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LA BUONA NOVELLA
GIOUNALE DELLA EVANGELIZZAZIONE ITALIANA
Segnando la verilà nelU carità
Epkh. IV. iS.
Si dislriboisce ogni Venerdì. — Per fadiiii Numero centesimi 10, — Per cadmia linea d’inserzione centesimi 20.
Coiidixioui d’Aüsociazione t
Per Torino — Ud Anno L. S. — A domicilio L. « . — Pkoviscie L. U *o.
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Tre mesi ■ f, — . » »4 _ , » 5«.
Per Francia e Sriizera franco a destinazione, e per l'Iughiiierra franco al contine lire » M
per un anno, e lire S per sei mesi.
!.► AKSOiMazinni si ricevono : in ToniM) uU'Iiniiisla «l«*l Giornale, viale del Re, num. SI,
— A fiftiova, alla Cappella Valiloii«-, mura di S. Chiara.
Nrlle prnvincie, pre^sn miti (5IÌ l'/Jini posinii perinpitodi K(ii//ia, che dovranno essere inviati
franco al Direltore della Hco.na Novki.l.\ e nun altrintenli.
All'estero, ai seguenti indirizzi: i.o:«Dr.A, dai sigK. N’ìbsIioH e C. librai, 21 Bcrners-streel;
Parkìi, dallalibreriaC. Meyrn. is, rueTroncliet, 2; Nisiks dal aig. IVyrot-Tinei libraio; Liomr:
«lai aiig. Deni» et Pelil PitTn; lilnai, nie Neuve, i»; Oi.'iitvii*, dal sig. E. Beruud libraio
Losvf.iA, dal sig. Delafoniaine tiiiruiu.
iSolumario.
Appendice : Cenni storici sulla Riforma iu Italia nel
secolo XVI, — Breve saggio intorno alle principali
cxintrarieti tra le dollrine della Chiesa Kotnana t
quelle delle Chiese evangeliche.—Felicità e Dovere.
— Lo Stato romano svelato, IX. —Notizie ; Spagna.
America. Oriente. — Annunzii.
VARMONIA E IL VESCOVO Di GANU.
I teologhi déìVArmonia , coni’è naturale,
stati combattendo a prò del vescovo di Gand e
contro tutto il civile giornalismo europeo, che
ha testò d’accordo levate alte grida pel rivoluzionario atto vescovile con cui viene fulminala
l’università di Gand.
Cotesto tentativo, che falli stante l'avanzata
civiltà delle popolazioni belgiche, e dell’Europa in generale, è uno dei tanti assalti con
cui or qua or là i clericali cercano di abbattere
le libere istituzioni. Ch’eglino vogliano ricondurre l’umanità alla barbarie per dominarla a
loro talento 6 un fatto già noto, sul quale non
occorre fermarsi. Ma il bello si è che i detti
clericali fan mostra in pari tempo di essere
amanti del progresso scientifico ; per esempio,
APPENDICE
CENNI STORICI
DELLA RIFORMA IN ITALIA
NEL SECOLO XVI.
XXX vm.
Anche a Ginevra, a Rsisilea, a Zurigo, i profughi italiani ebbero amorevole ricovero , e col
decorso del tempo la facoltà di riunirsi in congreghe evangeliche ; le quali indi a poro diventarono Chiese italiane regolarmente costituite,
con amministrazione tulta propria e con servizio
e pastori speciali. Adir vero la ciltà di Ginevra,
dominata allora dairinflueiiza di Calvino e retta
da quel tale spirito d’intolleranza che talvolta
trascorreva ad eccessi degni della cattolica Inquisizione, e facea scandaloso contrasto co’dolci
dopo d’aver noi ammirato nel num. 221 gli
sforzi che fa VArmonia per sostenere il vescovo
di Gand, vi leggiamo nello stesso foglio, riguardo al Congresso scientifico dolla Rochelle,
questo parole ; « La Chiesa pertanto non può
c a meno di benedire la scienza, purchò edifi« chi e non distrugga ; e la scienza edificherà
« ogni qual volla prenda le mosso da Dio, che
* si chiamò Deux scientiarunì. Ogni maniera
«di scienza, lasciò scritto Platone, segregata
« dalla giustizia e dalla virtìi, non è che un’at« titudine a fnr male , e non uua vera sag« gezza >.
Com’è noto, per Chiesa i clericali intendono
la casta loro, non già la congregazione doi credenti in Cristo : ebbene, sia pure; stando allo
riferite parole deH’.lrmom'a dovrebbero dunque
i preti, vescovi, ecc., benedin: tutli coloro cho
fanno progredire la scienza e in ispecie quella
scienza che prende le mosso da Dio , e quindi
la scienza delle scienze, cioè il Vangelo , ch’i'
iiifine la »eia vcramcnUi
Posto ciò, perchè mai,o dottori lìeìVArmonia,
avete voi criticato un istante prima, ossia iiell’articolo , L'inseynamcnlo pubblico nel Belyio,
l’abate (’.ioberti, dicendo chc « profferì la balzana sentenza, che Yeinites, docete , era stato
detto non tanto ai chierici, quanto ancho ai
laici, ecc. ?» Non è già una balzana sentenza
cotesta : Gesìi Cristo , umanamente parlando ,
era laico ; laici furono gli apostoli ; laici tutti i
discepoli in genere, ai quali discepoli, non solo
ed amorevoli dettami del Vangelo, non accordava
siffatto benefizio che con molta cautela, e a quei
soltanto che noti erano per inappuntabili convinzioni, 0 che abbracciavano addirittura le credenze della Chiesa ginevrina, ritenute colà come
uniche e vere credenze ortodosse. Fra i più
illustri italiani primeggiarono in quelle chiese
Ochino, Martire e Galeazzo Caracciolo. Quest’ultimo, addolorato per le discordie surte fra’ riformali di Napoli, non libero al tutto di manifestare apertamente, come desiderava , la sua
fede , perchè circondalo in casa da’ pregiudizii
della famiglia e fuori dalle persecuzioni del
S. Uffizio, lasciò segretamente la patria e ritirossi a Ginevra dove, abiurando formalmente la
religione romana , fece solenne professione di
fede evangelica. Giovanni Calvino lo ebbe in tal
pregio, che in attestato d’amicizia e di ammirazione gli dedicò ¡'suoi Commentarii sulla Prima
Epistola ai Corinti. 11 seguente brano può dare
un’idea dell’alto concetto che Calvino aveva di
lui: « Quantunque,sono parole della dedica, non
< aspettiate voi il plauso degli uomini, pago
d’allora ma d’ogni tempo, ei disse appunto di
andare e d’insegnare la di lui dottrina.
La sentenza gioberliana, che [>oi d’altra parte
non ò altroché una semplice verilà evangelica,
riesce di certo balzana pei clericali e non grata
all’orecchio loro, come quella che attacca un
[irivilogio della casta. Eglino considerano l’insegnare como un lor diritto, di cui se nc servono in modo che no risulti l’elTetto contrario
da quello che dovrebbe essere : noi invece ri.-iguardiamo Yennlus, docele, come un precetto,
come un obbligo cristiano di aprire le menti e
I)iù ancorai cuori alle verilà lasciateci da Gesù
Crislo : e rilcniamu davvero, che la fede e la
raijù/iie derivano ameiulu« da Dio, buouisximt
e grandissimo, sonjente unica della rerilà immutabile ed eterna; — che Dio stesso trasfuse
neU'umana natura questo desiderio del vero ;
— che multiformis sapientia Dei occultatur
in omni co<jnitione et in ovini natura (Vedi il
num. 221 dell’.Irmonia).
C’ò tale ua contratto fra i »addetti pan.ii e 1«
costante regola di condotta dei clericali, che se
dovessimo qualiiicarli ci converrebbe usare
espressioni che dalla carità cristiana ci sono
vietate ; d'altra parto l’opiniono pubblica li
tiene già in quel conto che meritano; e se l’opinione pubblica è da essi derisa, noi la riteniamo per la regina del mondo.
« come siete della testimonianza di Uio, e nemc meno sìa mia intenzione di celebrar qui le vo(stre laudi, non dimanco non devono i lettori
c ignorare ciò che può recar loro grande utilità
( e frutto; cioè che una persona naia da famit glia illustre, abbondante di ricchezze e di onori
( e posta come in uno stato di felicità , avendo
• moglie nobilissima e castissima e bella gene« razione di figliuoli, e vivendo insieme in una
«maravigliosa concordia, in una lunga e conti« nua prosperità della loro nobile e onorala
« condizione; che quesla persona dico, per divec nire soldato di Gesù Cristo, abbia abbandonalo
« la patria, disprezzato un paese fertile e ameno,
f il pingue patrimonio e l'abitazione non meno
« comoda e deliziosa, e siasi spoglialo di tutto lo
« splendore della famiglia in cui era nato, e pritvandosi del padre, della moglie, de’ figliuoli,
(dei parenti, degli amici, e rinunziando a tutti
«gli allettamenti del mondo siasi contentato di
« adattarsi a questa noslra bassezza e di non a1« trimenti vivere che di una vita modesta e popo( lare che se fosse eguale a tutti noi. lo propongo.
2
LA BUONA NOVELLA
----------rii-ii.irf-¿ri. „a.—
BREVE SAGGIO
intorno alle principali conlrarietà tra le dollrine delLi Chiesa romana e quelle delle Chiese evangeliche.
CAPO 111. —Il bene della fede, ossia la salTazione mediante la fede.
Non ostante la fede comune in Gesù Cristo esiste qui una triplice divergenza : I» intorno al peccalo onde dobbiamo essere salvati ; 2" intorno al
merito ed airefficacia del sacrifizio di Gesù che ci salva; 3" intorno alla via per cui si consegue la giustificazione, ossia la divina dichiarazione, e
l’accertamento della .salvazione nostra.
DOTTRIM-4 ROMANA.
Quello che è detto peccato originale , nop è
che la perdita di una certa giustizia primitiva,
la quale sarebbe stata per grazia sopraggiunta
airuomo pur già creato simile a Dio. Nei peccati attuali si distinguono i veniali , dei quali
con penitenza s’ottiene rimessione, mentro molti
sono mortali ‘o irréraissibili. Gesù Cristo ha
espiato col suo sacrifìcio il solo peccato originale che egli cancella in ciascheduno nel battesimo, ed in quanto ai peccati attuali bensì ne
ha tolto la colpa, ma non la pena, che ognuno
deve anzi espiare con penitenze, con messe o
con pratiche dalla Chiesa proscritte, ovvero ancora colle pene del purgatorio (1).
La giustificazione è considerata como una
infusione di giustizia, come una lenta e progressiva comunicazione della natura divina;
non ò distinta dalla santificazione; quindi non
è un bene che ad ognuno che crede in Gesìi
Cristo, mediante la sola fede che a luilo unisce,
sia istantaneamente conferito da Dio, ma piuttosto un bene che ognuno deve procacciarsi e
conseguire senza sapere mai so 1 otterrà.
(1) In un saggio dommatico come questo non
<;i conviene indicare ragioni poco teologiche che
])ur’ebbero la maggiore influenza sulla formazione del dorama romano che non data-che dal
1439. Vedete j^er tutte le quistioni particolari di
controversia, i libri di Trivier , di Puaux , ecc.
Noi ci limiteremo a citare le principali dichiarazioni della Scrittura, ohe sono evidentemente
contrarie al Purgatorio^ e q,uelle meno chiare,
cui suole prevalersi la Chiesa romana. Leggete
Lue., 11, 49; XVI. 23; XXIII, 43, Afoc., II, 10.
Cor., V, 1. Eb. IX, 27. Rov., VIIL l. 34. I.Ep.
UI s. Giov., I, 7. Ap., XIV, 13, e persino un passo
del libro apocrifo della Sapienza, IX, 6. Seóondo
quelle parole delljlhSacra Scritturi» ò impossibile
d’ammettere il Purgatorio. D’altra parte si citano I. Cor..XV,29. I.Pikt.,III, 18-20. I. Cor.,
m, 11-15. Fil., Il, 10. Apoc., V, 13; XXI, 27.
Intesi rettamente e conformemente alla dottrina
generale della Sacra Scrittura, quei passi sono
lontanissimi dalla dottrina romana.
« quasi in uno specchio, agli occhi dei lettori,
«le vostre virtuti acciocché essi imitandole for«mino la vila loro; e sarebbe sconvenevole che
«io, da cui sono più da presso cnnoscinto, con« templándole come in una chiara luce, non mi
«sentissi dalle medesime maggiormente e vivaci mente commosso. »
Fu Galeazzo Caracciolo che stabili a Ginevra
il corpo della Chiesa evangelica italiana, co’.suoi
particolari regolamenti; ed egli, al dire di Nicolao Balsani «colla sua autorilà, col suo esem«pio, colla pietà singolare, colla sua vigilanza
«e diligenza fu la salda colonna che sostenne
«in piede questo spirituale edifizio ». Non sapremmo dove trovare un più bel tipo evangelico, di cui crediamo prezzo dell’opera dare uno
schizzo.
Galeazzo Caracciolo era dolce e grazioso nel
conversare; trattava assai famigliarmente col
basso popolo, come se lutti fossero suoi congiunti ed uguali; li salutava e fermavasi a parlare con essi per le vie, domandando conto minutamente delle loro famiglie, dei loro bisogni,
DOTTRINA EVANGELICA.
Non si^conosce quella giustizia originale esistente oltre la perfezione morale o la somiglianza primitiva con Dio; il peccato originale
non è considerato come la perdita di un soprapiù di bontà, come uu male in qualche modo
negativo che si dilegua davanti l’acqua del battesimo, ma come un pervertimento del cuore
umano, come un male positivo da cui ci convieno essere redenti e purificati non altrimenti
cho per un puro sacramento.
Secondo la Scrittura non vi è che un peccato
solo per cui non vi è più rimessione , cioè la
bestemmia contro lo Spirito Santo, perchò liiun
peccatore giunto a tale segno di ribellione è più
capace di ravve<iimento ; d’altra parte la morte
sarebbe la giusta pena, o, come dice s. Paolo,
il salario d’ogni qualunque peccato ; quindi la
distinzióne dei Romani è tenuta como arbitraria.
Gesù Cristo ha espiato, col suo sacrifizio, peccato originale o peccati attuali,'e ne ha tolta la
pena non meno che la colpa avendo solTcrto
egli giusto per noi ingiusti (I. Piet., Ili, 18) ;
e so l'opera sua non doveva essere considerata
solamente com^passiva, ma altresì come attiva , qual’è, al riscatto s’aggiunge il merito
della sua ubbidienza o della sua virtù.
La giustificazione è l’imputazione gratuita di
quella giustizia passiva ed attiva di Gesù Cristo
a chiunque riceve con fede l’Evangelio ; è il
privilegio e l’irrevocabile dirilto di figli a chi
crede di vero cuore in Gesù da Dio riconosciuto
per pura grazia, per la sola considerazione di
quella fede medesima.
de’loro guadagni e di tutto quanto li riguardava.
Era diligentissimo nel visitare gli ammalati e i
poveri specialmenle,cui consolava con soccorsi
materiali e con pietosi ragionamenti. Nò meno
diligente era ueH’ascollare e leggere e meditare
la divina parola, in cui, comedicea spesso, trovava un particoinrè ricreamento e diletto; vigilantissimo poi aH’ufficio di seniore a lui commesso; amava stornar gli odii, comporre le liti
è pacificare gli animi, valendosi in ciò del suo
retto giudizio, dell’esperienza che avea delle
cose umane e dell’autorità di che godea fra’ membri di quella chiesa ch’egli stesso aveva fondalo
con tanto zelo e si grandi sacrifizi. E benché
non si mostrasse in cosa alcuna superiore a nessuno, pure non v’era persona che tale noi reputasse. Egli era amalo ed onoi;alo dai pastori, dai
magistrati e dal popolo. Non s’imprendevano
gravi negozi senza pria chiederne a lui consiglio; non v’era festa o splendido convito cui egli
non presiedesse; la sua modestia, la gentilezza
de’ suoi modi, facevano risaltare vie maggiormente la nobiltà de’ suoi natali; non ostante che
PASSI DELLA SACRA SCRITTURA.
Rom. V, 12, per un uomo il peccato è entrato nel mondo, e per lo peccato la morte ; ed
in questo modo la morto è trapassata in tutti
■ gli uomini, per esso nel quale tutti hanno peccato. (La sola eccezione insegnata dall’apostolo,
e da tutta la Scrittura è Cristo, nuovo Adamo,
capo 0 principio d’una nuova umanità : peroj;chò egli nacque perla virtù dello Spirito Sanlo,
e tutta la pienezza dolla divinità abita corporalmente iu lui. Ma l’eccezione non avea da
estendersi e non ò stata estesa alla sua madre,
la quale difatti nel suo cantico ispirato, si riconobbe peccatrice, rallegrandosi nel suo Salvatore.
Ro«., V, 18, per una offesa il giudicio è
passato a tutli gli uomini, in condannazione ,
perciocché siccomo per la disubbidienza dell’uii
uomo quei molti sono stati Costituiti peccatori,
cosi ancora per l’ubbidienza dell’uno quegli altri
molti sono costituiti giusti.
Col., V, 21 , perciocché egli ha fatto esser
peccato per noi colui che non ha conosciuto
peccalo : acciochè noi fossimo fatti giustizia di
Dio in lui.
Rom., rv, •'). .Via a colui che non'opera, anzi
crede in colui cho giustifica l’empio, la .sua fede
gli è imputala a giustizia. Ef., 23, 25.
Rom., Ili, 23, 29.
Giustificati adunque per fede, abbiamo pace
ajipo Iddio. Giov., I, 12.
Rom., Vili, I. Ora dunque non v’è alcuna
condannazione per coloro clie sono in Cristo
Cesù. Ef., v. 31-39.
Ef., II, 8, perciochè voi siete salvati per la
grazia, mediante la fede : e ciò non è da voi, è
il dono di Dio.
egli volesse dimenticarli ed il suo animo rifuggisse da qualunque mondana distinzione. Non vi
era personaggio di conto che passando per Ginevra non amasse visitarlo e discorrere con lui:
cosi fecero don Francesco e don Alfonso d’Este,
fratelli del duca di Ferrara, e il principe di Salerno e Ottavio Farnese duca di Parma e Piacenza, ed altri magnali che lo stimavano in basso
stato più che ne’ tempi in cui egli brillava nella
splendida corte dell’imperatore Carlo V. Galeazzo Caracciolo mori a Ginevra nel 1586, ia
età di 09 anni e 4 raesi. La sua vila può dirsi
una catena non interrotta di travagli e sagrifizi
sostenuti con mirabile costanza per la fede di
cui fu seguace ed apostolo, ed una pruova di
quanto può negli umani petti la religione. Di lui
a luiigo parla e con lode, nella sua sloria, il
grande e sfortunato Giannone, allri ne scrissero
più diffusamente; e noi siamo dispiacenti (li
non avergli potuto consacrare che un cenno
brevissimo.
3
CAPO IV. — La vi*« della fede.
Tutti convengono che la condotta deve essere consentanea colla fedo ; nondimeno v’è una doppia cagione di coutrarietù Ira la Chiesa romana
e gli evangelici, perchè è tutt’altra la loro idea della fede; i!“ perchè, secondo gli evangelici, la fede non essendo esteriore assentimento, ma
dovendo stare nel cuore, ha relazione assai piìi intima e necessaria con tutta la condotta.
QUALE DEVE ESSERE LA VITA DEL CRISTIANO
SECONDO LA FEDE ROMANA.
I. Dovrà essere una vita conforme ai precetti della Chiesa : frequente confessione e partecipazione ai sacramenti, osservanza scrupolosa delle feste e dei digiuni, divozioni ai santi,
alla Madonna specialmente, ed eziandio alle
imagini ed alle reliquie, voti, rosarii, pellegrinaggi ed allre pratiche saranno le più chiare
prove d’una vita di fede.
i. La fedo« già un principio di giustir-ia propria ; ella è una prima disposizione la quale
(iorroborata dalie opere può condurre a salvazione ; quindi si opera per avere il premio, per
salvarsi, per guadagnare il cielo ; non è più la
gratitudine verso Iddio che ci ha amati tuttoché
peccatori indegni, non è più l’amore che è il
principio della morale, o della vita del fedele,
ma spesso è il timore ovvero il vanto d’una
propria giustizia, como ne fatmo prova i lanti
ordini religiosi, i più ascetici specialmente, ed
i tanti precetti, lo tanto regole più o meno casuistiche cui conduce il sistema romano.
Come c’è una fede informe ed una fede formata, cosi s’ammette una vita più o meno mondana, ed una vita consecrata , e Ira quelli che
^ffiungono airelerna- -salvpKaa , c’è pur una distinzione tra i .'anti, i quali non passando poi
purgatorio sono canonizzati dal papa, cui conferiscono il tesoro dei loro meriti, delle loro
opere soprarogatorie, onde li dispensi a titolo
d’indulgenza agli imperfetti.
QUALE DEVE ESSERE LA VITA DEL CRISTIANO
SECONDO GLI EVANGELICI.
1. Deve essere una vila cristiana nel senso
che non più essi vivono, cioò non più la loro
vecchia natura, ma Cristo vive in loro : vita
animala dallo Spirito di Dio, uniformata alla
parola di Dio, e ciwiforme s’addicc a figli di
Dio.
a) Vale per la morale non mono che per la
dommatica il princiftio che la fede fa dipendere
l’individuo dal Signore e non dalia Chiesa,come
vogliono i Romani ; chi dal S'gnore solo spera
d’attendere la salvazione deve pur ubbidire al
Signore solo, ed uniformarsi strettamento alla
sua parola e non mai ai comandamenti o tradizioni d’uomini.
2. Non reca pregiudizio alla moralo il |)rincipio della giustificazione per la fedo, corno è
posto da s. Paolo, e riconosciuto dagli evangelici, anzi lo dà forza o vigore. Per la fede siete
rivestiti della giustizia di Cristo, perchè [ler la
fede ricevete Cesù Cristo medesimo ; orso avete
Cristo, il suo spirito di amore, di santità , di
gloria dimorerà in voi, vi rigenererà, vi santificherà, vi glorificherà. La fede che è la condizione della giustificaziono, è altresì il principio
della rigenerazione c della santificazione totale
e perfetta.
3. Senza la rigoQqrazione, senza la, santificazione nessuno vedrà il Signore, nè il suo regno celeste secondo l’Evangelio; quindi ognuno
è tenuto di rivedersi, di convertirsi, di cercare
Iddio, di tendere alla perfezione. Ciascuno d’altronde porterà il suo proprio poso. Non vi può
essere una classe di ¡?anti che abbiano dei meriti per i fedeli, i quali o hanno la feti(!, ed
allora in vero sono nella comunione di Cristo
come membra del suo corpo, e saranno salvi e
santi per lui e non per i santi ; o non l’hanno,
ed allora sono condannati a portare il peso della
propria risponsabilità.
PASSI DELLA SACRA SCRITTI HA.
Niuno aduuqiie. vi giudici^ in mangiare od
in bere, o per rispetto di feista , di oalendi e di
sabati. Col., Il, 16. Perchè vi si imporrebbero
ordinamenti : non toccaro, non assaggiare, non
maneggiare, secondo i comandamenti o lo tradizioni degli uomini, v. 20-22.Kf. Tim., IV,l--’5.
Gal., IV, y-12.
Co.sì adunque cia.scun di noi renderà ragiono
di se stesso a Dio. Rom., XIV, 12.
Fedo,Speranza,Carità. I. Co».,XIII. I. Tes.
1, 3, l’opera della fodo, la fatica della carità ,
e la pazienza della speranza : tutto a ciò si riduce.
Cho l’iddio nostro vi faccia degni di questa
vocazione, e compia tutto il bene]>lacito della
sua bontà, e l’opera della fede, con potenza.
2. Tess., I, n.
Voi vedete adunque cho l’uomo è giustificato
per l’opero, e non per la fede solamente. Giac.,
II, 2i.
Gesù rispose, o gli disse. In vorità, in verilà,
io ti dico, che se alcuno non è nato di nuovo,
non può vederp il regno di Dio. Giov.,111, 3-7.
Se alcuno non è nato d’acqua o di Spirito,
non può entrar nel regno di Dio.
Non maravigliarti ch’io l’ho detto che vi convien nascer di nuovo. IL Cor., 17. Gal.,VI,
15. Et-., IV, 24. Col., UI, IO.'Rom., VI, 22.
II. Cor,, VII, I. l. Tess., IV. II. Tess. II, 13.
Ebr., XII, U, ccc. Col., Il, 16. I.Tess., IV,
3-5; Matt., VI, 5-8; XV. 9-12.
(ContinuaJ
FELICITÀ E DOVERE.
la occasiono dell«, partenza per il Canada di
alcuui membri dell’ottima istituzione dei giovani
discoli, da qualche anno formatasi in Londra, il
direttore dello stabilimeuto rivolgeva loro, sulle
attinenze che esistono tra la felicità ed il dovere,
le seguenti parole che stimiamo bene di proporre
alla considerazione dei nostri lettori : « Io credo
Hi dovervi dire qualche cosa in riguardo al modo
con cui mi sono regolato verso di voi; poiché,
quantunque io non vi debba conto veruno dei
raotÌTÌ che mi fanno agire, egli può esservi utile
rosa il conoscerli. Voi avete potuto pensare che
se era mio scopo di procacciarvi soddisfazione, del
tutto singolare era il modo con cui mi vi accinj,'evo. Or bene, io vi dirò francamente che questo
non è mai stato il mio scopo, e che voi non avete
nè anco il diritto di cercare ad essere felici. Spesse
volte io fui colpito dell’aria di felicità che scorgesi negli allievi di questo stabilimento ; ma se
mai ci avete badato, vi sarete accorti che la fe
licità vi viene sopratutto quamio noa la cercate.
Quando siete stati il più felici? Porse quando
l’intera .giornata l’avete spesa in traccia ai divertimenti e in soddisfare le vostre inclinazioni?
Non fu egli piuttosto quando non vi curaste della
felicità e che solo badaste al dovere? — Ricordatevi di questo : la strada del dovere è la strada
alla felicità. Quando vi troverete in forse sul
da farsi, ciò che non può mancare di accadervi
di quando in quando . cercate ove sia il vostro
dovere. Se mi domandate ; come mi verrà fatto
di ravvisarlo? — Io vi rispondo : che avete una
Bibbia ed una coscienza; interrogatele. Non vi
prendiate pensiero della felicità; attendete al vostro obbligo. Io non m’impegno a provvedere
alla felicità di nissuno fra voi ; non me ne sono
incaricato per nissun verso ; ma io ho cercato di
porvi in istato di adempiere al vostro dovere,
ben sapendo che avrà felicità quel giovane che
attende al dovere. Quand’anche io ne avessi la
facoltà, non vorrei allentare nemmeno una fra
le difficoltà che vi stanno a fronte. Voi le potete
vincere ; voi le dovete vincere, ed io credo che
certamente voi le vincerete *.
LO ST.\TO ROMANO SVEL.MO
IX.
Mancanza di continuità nel Goterno.
« La Corte di Roma é tenuta in perpetua mobilità pel corto regno dei papi, per l’avarizia, per
lo spirilo di odio e di gelosia che mantiene separati i cardinali. Cotesti dignitarii fra loro vivono
in una apparente armonia colla civiltà : usano
molte etichette e forme melate; trattano come
da potenza a potenza: il più sovente transigono
trovano ripieghi e sacrificano all'occorrenza le
creature loro; ma in secreto cercano sempre di
soppiantarsi e sono ripieni d'orgoglio. Ad ogni
mutamento di papa, vedesi la maggioranza dei
cardinali rivolgersi con acerbità contro il cardinal ministro ed eleggere uno de’suoi nemici. La
vita media dei papi essendo di sette anni,ed una
fazione non governando sempre durante tutto
un regno, si può giudicare della mobilità negli
impieghi. Nessuna stabilità nei progetti utili
4
della Corte di Roma, nessuna regola, nessun ordine possibile : havvi perpetua mobilità, eccetto
nell’odio al progresso ».
Spagna. — Altro incarceramento per motivo
religioso. — Don Angelo Herreros de Mora, nipote dell’ex-ministro Garcia de Herreros, venne
ultimamente, nel modo più violento, arrestato iu
Aladrid e dato in mano ad un tribunale ecclesiastico. Questo accadeva la sera del 27 agosto p. p.
Il signor De Mora passeggiava nel Prado,quando
venne assaltato da un tale con colpi di mazza
sul capo e sulle spalle, accompagnati dal grido;
al birbante. Immantinente circondato da molta
gente, egli fu posto in arresto e tradotto al palazzo del governatore. Ivi trovossi il vicario generale che lo richiamò come dovendo essere
giudicato da giudici ecclesiastici. D’allora in poi
egli sta iu prigione, ed ecco per qual delitto:
Il signor De Mora è evangelico zelantissimo.
Da molto tempo egli celebra in casa il culto domestico, legge e spiega la Bibbia con degli amici,
e tieno carteggio con evangelici di varii paesi.
Finalmente egli ha pubblicato una storia della
Compagnia di Gesù; ed il proprio zio , essendo
ministro , iirmò nel 1835 la soppressione di
questa società in Ispagna. Siccome il signor De
Mora, sebbene amico personale di Espartero, non
occupavasi di politica nè disimpegnava nissun
pubblico uffizio, non si può se non a motivi relij<iosi attribuire il di lui arresto. Finalmente ei
paie che la persona che l’ha colpito ed arrestato
sia un proprio nipote del Vicario generale, alla
j'resenza del quale egli comparve dapprima. Ora
questo funzionario della chiesa cattolica è cono.vciutissimo per la sua intolleranza, ed è lo stesso
che ultimamente chiedette che fosse soppressa
la Bibbia che la Società biblica britannica e forestiera faceva stampare in Madrid.
{Le Lien.)
America. — Il Mormonismo. — Stando ad una
storia di questa setta immorale, venuta testé alla
luce, il numero dei seguaci di essa sarebbe d’incirca 116,500, ripartiti come segue : In America
68,700; iu Europa 39,000(frai quali 32,000Inglesi
0 Irlandesi, 5,000 Svedesi, 1,000 Tedeschi o Svizzeri, 500 Francesi, e 500 di nazionalità diverse);
in Asia 1,000 ; nell’Australia e la Polinesia 2,400;
iu Africa 100; in altri luoghi 1,800. Vi'sono inoltre circa 8,500 scismatici, Strangiti, Rigoniti,
VVightiti, ecc., ecc. L’autore , anche tenendo
conto dei membri sconosciuti, non crede che il
totale dei Mormoni oltrepassi i 126,000. Certo
un tal numero è troppo assai, tuttavia egli è
molto minore di quello che si potea temere dal
rumore che da qualche anno a questa parte è
riuscita a destare quest’ incredibile aberrazione
dello spirito umano. Noi siamo fortunati di poter
soggiungere, dietro rapporti degni di fede, che
su varii punti, cosi in Inghilterra come in America, dove tale setta avea fatto abbondanti reclute,
1 suoi progressi paiono fermati. Le rivelazioni
scandalose fatte, cosi sui costumi dei capi come
sui patimenti delle loro vittime , hanno avuto
gran parte in questo risultato.
{L'Espérance.)
Oriìsntb. — Progressi dell’Opera biblica. — Si
legge nella corrispondenza d’un agente biblico :
I Io feci testé, nell’inleresse dell’opera uostra,
un giro da cui rimasi convinto che i Musulmani cominciano a prendere seriamente a cuore
la Bibbia e il Cristianesimo biblico. Diventano
di più in più indifferenti per le preghiere loro,
per i lor pellegrinaggi, le feste, i digiuni : si ha
un bel gridare dall’alto dei minareti : « Ve« nite alia preghiera, venite ; la preghiera vai
« meglio del sonno , del cibo : Non havvi altro
c Dio che Iddio, e Maometto è il suo profeta».
Cotesto invito non attrae che picciolissimo numero di fedeli. Lo stesso è nell Egitto; non si
trova al Cairo una sola antica moschea che non
cada in rovina. Esiste la tradizione che allorquando ft.grande moschea d'Omar, costruita da
lui dopo la conquista della città , declinerebbe,
la sorte dell’ islamismo sarebbe decisa : ora , i
muri del suddetto edificio cominciano a crollare.
« Un missionario della Siria mi raccontò ohe
un distinto musulmano nella sua stazione, preso
diletto per la verità leggendo le Sante Scritture,
aveva espresso il desiderio di divenire evangelico : che i di lui parenti e vicini lo avevano assalito con minaccie; che ora dopo la pubblicazione del nuovo firmano, si mostra più coraggioso che mai.
« Non bisogna conchiudere da ciò che i Maomettani sieno sul punto di abbracciare iu massa
il Cristianesimo..... ma si può credere che fin
da ora la Previdenza prepara in mezzo ad essi
la via all’Evangelio. Molti comperano le Scritture di lor proprio moto, e le leggono con vivo
interessamento.....evidente è il primato del protestantismo sulle altro com.unioni cristiane corrotte. Uu musulmano intellig'eute diceva non è
guari ; « Se mai i discepoli di Maometto arrivano
« a mutar di religione, non sarà certo per diven« tar de’ cristiani che adorano degli idoli, delle
« immagini, dei quadri, ma per unirsi ai cristiani
« protestanti che adorano Iddio iu ispirito e ve« rità ».
« Le relazioni che ebbi coi Coiti d’Egitto mi
hanno molto rallegrato : in mezzo alla corruzione
conservarono grande genio per la pura Parola
di Dio; i lor preti e vescovi si oppongono alla
libera circolazione di essa, e vecchi e giovani
assai m’han chiesto Tuurat Ingil (la Bibbia intera).
« Altrettanto credo poter dire degli Armeni.
Il lor venerabile patriarca mi diceva un giorno :
« Voi siete accusati d'aver alterato la Scrittura,
« ed alcune delle vostre Bibbie furon brurùate :
« ma io souo certo ch’elle contengono la pura
« parola di Dio. È la stessa Bibbia che preciico
» tutte le domeniche alla mia greggia».
— Ascensione del monte Ararat. — Una corrispondenza diretta al Times annunzia que la prima
ascensione del monte Ararat è stata eseguita nei
primi giorni del mese di luglio da cinque Inglesi. Lo scrittore della corrispondenza, il Inagi
giore Stuart, non vi è riuscito che dopo essergli
stati falliti i primi tentativi, che i suoi compagni
poscia portarono a buon fine, con grau meraviglia degli stessi indigeni. Il 13 luglio . M.
Thursby, e il maggiore Stuart fecero un nuovo
tentativo, con buon successo. «Noi ci siamo avanzati lentamente e con precauzione, cosi scrive,
sino al terzo circa del còno. Là fummo costretti
di lasciar partire i Kurdi, che per superstizione,
temettero di montar più alto o di passar la notte
sulla montagna. Il domani abbiam continuato
l’ascensione , d'un’altezza di 14,000 piedi dal livello del mare. Noi abbtiimo assistito al levare
del sole, che illuminava nel tempo stesso vaste
porzioni della Russia, della Persia e della Turchia. A 9 ore|, abbiamo raggiunto la sommità,
dove io immersi nella neve una piccola sciabola
che avevo trovata ai piedi della croce d’Abich
(il professore russo Abich, aveva nel 1843 tentato
la stessa ascensione, ma senza successo). Noi
bevemmo altresì alla salute della Regina. La superficie della montagna presenta l’aspetto d’una
violenta azione vulcanica. La sommità è quasi
a picco , d’una forma triangolare; il diametro
della base essendo circa 200 yard, l’altezza ne è
di 300. La neve secca come polvere ; c’ immergemmo siuo a metà gambe. L’impressione
prodotta in me è stata che noi eravamo sopra di
un cratere riempito di neve.
« Come può immaginarsi, il nostro successo
fece molta sensazione nel paese. Si raccontava
come uu prodigio alle caravane che si recavano
verso l’Est, ed il Kamaikan de Bayazid ne fece
l’oggetto d’uu rapporto che spedì à Costantinopoli. Avuto riguardo al carattere sacro della
montagna e alle tradizioni conformi al dettato
delle Sacre Scritture, che sono sparse per tutto
1 Oriente, io son disposto a credere che il sentimento popolare attaccherà a questa spedizione
tutt’altra importanza che quella che potrebbe'
avere un semplice sviluppo di forza muscolare,
e che il nostro prestigio nazionale ne sarà accresciuto, ecc. ».
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AL
DEPOSITO DI LIBRI RELIGIOSI
Viale del He, ¡S" 31.
LA
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Prima veritlone italiana
dall’originale inglese
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HORÆ APOCALYPTICÆ
OSSIA
LE PROFEZIE DI DANIELE
E
L’.iPOÜlISSE DI S. G1ÜÏW.M APOSTOLO
Edizione torinese
Un voi in-i8° di 330pag., con mappe.
Pi-cxiEO lin. 1, 95.
Cira.<iNa UoBienlco gerente.