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Anno 113 — M. 45
19 novembre 1976 — L. 150
r.L'A VAl UÜ'bb
10066 TORRE PEI LICE
Spedizione
abbonamento postale
\ Gruppo /70
delle valli valdesi
Un giornale di Chiese
non di individui
Le linee su cui intendiamo proseguire il lavoro del giornale in costante confronto con le chiese e i loro organismi
0 SALMO 2
A chi ci chiedesse qual’è la ragion d’essere della nostra esistenza di evangelici oggi in Italia, noi
potremmo rispondere — con termini che sono abbastanza usuali
nelle nostre assemblee — che motivo e scopo del nostro esistere è
di esprimere la protesta evangelica in un paese che rimane profondamente marcato dal cattolicesimo
non solo in campo religioso, ma
anche nella cultura, nella politica,
nel costume, nella struttura sociale.
Ad evitare che questa protesta
evangelica sia una pretesa aggiungeremmo che con essa non intendiamo « mettere avanti » noi stessi, come contenuto della protesta,
bensì il messaggio dell’evangelo
come è stato riscoperto e riaffermato dalla Riforma del XVI secolo, non nel senso della ripetizione di una ortodossia immobile,
ma nel senso di un principio da
rivivere costantemente nel mutare delle situazioni.
Ma al fine di avanzare una proposta concreta, che abbia un corpo oltre che un’anima, aggiungeremmo ancora che riteniamo di
dover essere portatori di questa
protesta non tanto come singoli
evangelici slegati gli uni dagli altri, ma come chiese, comunità di
persone unite nella comune vocazione pur nella diversità relativa
dei modi di intendere la vocazione stessa.
Se questo è vero per le nostre
chiese — e pensiamo e speriamo
che pur con le nostre diversità
queste linee generali esprimano
il nostro comune denominatore —
allora ciò deve comportare alcune
conseguenze anche per uno degli
strumenti di cui le nostre chiese
dispongono e cioè questo giornale. Riassumeremmo queste conseguenze nei seguenti punti;
1. Il nostro giornale ha da
essere aperto verso l’esterno e avere presenti non solo e non tanto le nostre comunità quanto la
società in cui le nostre comunità
vivono e intendono esprimere la
protesta evangelica.
D’altra parte non potrà essere
concretamente espressione di questa protesta se non esprimendo la
vita, la ricerca, le sperimentazioni, le iniziative delle nostre comunità nella diversità delle situazioni e nella varietà delle impostazioni.
Di conseguenza, nella redazione del giornale intendiamo privilegiare i fatti concreti che esprimono i nostri vari tentativi di vivere la protesta evangelica nel nostro paese — pur con tutti i nostri molti limiti — rispetto ai meno produttivi dibattiti teorici e astratti. In questo vorremmo che il
giornale fosse uno stimolo per tutti noi a fare e non solo dire.
2. 11 nostro giornale ha da essere strumento di una proposta
che è portata avanti da singoli individui inseriti nei più diversi contesti sociali e professionali.
D’altra parte esso non potrà servire concretamente come strumento se non esprimendo molto più
la realtà di comunità di credenti
che non le opinioni di singoli individui.
Di conseguenza intendiamo pri
vilegiare i risultati di elaborazioni comunitarie, frutti del lavoro
di gruppi, assemblee, chiese, organismi, di tavole rotonde, interviste, inchieste promosse dal giornale, rispetto a interventi slegati
dei singoli, per i quali intendiamo riservare uno spazio. In questo vorremmo che il giornale —
e le iniziative che esso promuoverà — siano uno stimolo ad essere sempre più comunità che vive e cresce insieme e sempre meno individualisti che coesistono isolati.
3. La protesta evangelica di
cui il giornale vuol essere strumento non può che essere ancorata alla Parola di Dio come punto di riferimento primo e insostituibile per la vita dei credenti e
delle comunità.
D’altra parte il riferimento alla
Parola di Dio non può avvenire
se non nel costante ripensamento
critico della fede e dell’esistenza
che caratterizza il « principio protestante » espresso dalla Riforma.
Di conseguenza intendiamo privilegiare la ricerca biblica e teologica condotta in uno spirito di
apertura critica, rispetto ad un discorso biblico strumentale rispet
to ad altri fini di carattere ideologico, siano essi di tipo politico o
di tipo fideistico. In questo speriamo che il giornale costituisca un
contributo per la costruzione di
una fede adulta e consapevole offerto ai membri delle nostre chiese e a tutti coloro che leggono il
giornale.
Queste linee di lavoro non vogliono essere né rigide né definitive nella loro formulazione. Al
contrario intendiamo verificarle
periodicamente nel confronto da
una parte con le comunità e dall’altra con la Tavola Valdese e il
Comitato Permanente Metodista
con cui l’attuale Comitato redazionale ha iniziato, in un recente
incontro, un utile dibattito sulla
funzione e sulla linea del giornale.
> B aramente la Bibbia parla del riso di Dio. Si
JL1, legge, nella Scrittura,
che Dio parla ed ascolta, vede e conosce, si rattrista
e si commuove; ma l’idea che
Dio possa ridere ci pare incompatibile con la sua maestà e con la sua santità.
Eppure, nel salmo secondo,
che è un salmo regale, Dio
ci è presentato come un Dio
che ride ed ha i suoi motivi
per ridere. Quali sono questi
motivi? Sono essenzialmente
due: il primo è dovuto al tumulto dei popoli, il secondo
(ne parleremo nel prossimo
numero) riguarda l’ostilità
Rompiamo i loro legami e
gettiamo via da noi le loro
funi.
La storia delle nazioni è lina storia di ribellioni, di insurrezioni e di tumulti contro Dio. Anche le nazioni che
si dicono cristiane portano il
peso della loro responsabilità in questo senso. La descrizione dei tumulti e dei complotti dei popoli è condotta
con estremo vigore: da una
parte le nazioni si agitano,
dall’altra i popoli ’’meditano
cose vane”, insensate, contrarie alle vie di Dio, che sono
vie di giustizia e di pace, nel
servizio del prossimo.
Quando Dio ride
dei popoli contro il suo Figlio, l’Unto di Dio.
Perché tumultuano le nazioni e meditano i popoli cose vane? I re della terra si ntrovano e i principi si consigliano insieme contro PEterno
e contro il suo Unto, dicendo.
Se le Chiese ...
È orniai tempo di rinnovi
dell’abbonamento. Le 5.000
che chiediamo non pagano
neppure la stampa: abbonarsi al giornale delle Chiese a
questo prezzo rientra dunque
fra le cose "minime” che occorre fare subito, sapendo
che la gestione rimane deficitaria. Per questo l’abbonamento sostenitore di 10.000
può aiutare a colmare questo
vuoto, permettendo a tutti dì
continuare a leggere e tenersi
informati sulla vita delle nostre Chiese oggi.
Intendiamo prossimamente
promuovere una campagna di
.nuovi abbonamenti, pur contando soltanto sulle nostre
deboli forze. Se però le singole Chiese locali ci aiutano...
Il dr Julio de Santa Ana, vice-segretario del Consiglio mondiale
delle chiese, durante la sua conferenza a Bari
MESSAGGIO DELLA TAVOLA ALLE CHIESE
Mettere i doni in comune
Cari fratelli,
la Tavola ha lungamente discusso sulla vita della nostra chiesa, e
ha pensato bene di riassumere la sua opinione nell ordine del giorno
che vi sottoponiamo: perdonateci se la cosa vi parrà presuntuosa o
superflua, ma ci sembrava doveroso informarvi del nostro pensiero,
e così forse contribuire al dialogo voluto dal sinodo.
La Tavola, informata dai
suoi delegati dello sviluppo
avuto in questi due mesi dal
dibattito aperto nella chiesa
a seguito dell’ultimo sinodo
(art. 25 e 26/SI/1976),
constata che vi emerge da
una parte l’ansia d’una ripresa della vita spirituale e delr iniziativa evangelistica e
d’altra parte l'esigenza di
non isolarsi dal travaglio
della società italiana proprio in uno dei momenti più
duri della sua storia recente;
auspica che le diverse esigenze vengano confrontate
in uno spirito di ascolto e di
reciproca franchezza;
ritiene che lo scopo d’una
autentica fedeltà evangelica
oggi possa essere raggiunto
mettendo in comune i doni
e non contrapponendoli gli
uni agli altri;
è persuasa che questo mutuo riconoscimento possa avvenire non nella contrapposizione delle parole, ma nel
confronto delle iniziative e
delle esperienze e, dovunque
è possibile, nel lavoro svolto
insieme per progetti capaci
di coinvolgere credenti diversi in vista di scopi comuni.
In questo spirito raccomanda all’attenzione delle
chiese la mozione recentemente approvata dall’assemblea della Federazione (cfr.
Eco-Luce n. 44 del 12.11).
Siamo sempre ed ancora in
un mondo violento, dove le
nazioni accrescono il loro potere dominando sui deboli e
sui poveri della terra. Le vite
umane non contano di fronte
all’avidità delle nazioni ed al
loro terrificante orgoglio. Esistono le potenze e le superpotenze. L'interesse politico ed
economico prevale su tutto e
non ha rispetto per l’uomo;
sotto il segno di quell'interesse si compiono cose inique e
massacri sanguinosi. Il mercato delle armi, sempre più perfezionate e micidiali prospera e fa prosperare anche le
piccole nazioni che producono
e vendono gli armamenti.
Non s-i riesce a fermare le
guerre; la Russia e gli Stati
Uniti potrebbero scatenare
un finimondo, rendendo attuali le parole della Sacra Scrittura: ”I cieli infocati si dissolveranno e gli elementi infiammati si struggeranno”.
Che cosa fa Iddio in questa
situazione? Dice il salmista:
Colui che siede nei cieli ne
riderà, il Signore si befferà
di loro e della loro strapotenza. Tutte le potenze e le grandezze mondane hanno il loro
tempo segnato da Colui il quale opera nella storia e la domina. Le ideologie e la politica delle nazioni non sono eterne, anche se talvolta credodono di esserlo. Dio ne ride, e
quel ridere di Dio dovrebbe
renderci umili e cauti. Il riso
di Dio è dunque un giudizio^
sulle nazioni della terra. Si
parla di democrazia e di dittatura, di individualismo e di
collettivismo, di marxismo e
di liberalismo; anche queste
grosse realtà hanno una dimensione terrena e peritura.
Non divinizziamole, non -lasciamole dominare sulla nostra esistenza, perché Dio ne
riderà; egli può ridere della
nostra scienza, della nostra
cultura, persino della nostra
teologia. Se poi ci mettessimo
a fare i piccoli dittatori o \
piccoli signori, pieni di noi
stessi e della nostra vanità,
Dio ne riderebbe ancora. Non
per allontanarsi da noi, ma
per aiutarci a tornare a Lui,
il Padre che ci attende.
Ermanno Rostan
SOMMARIO
p. 2 - 30 anni di vita de «Il Callo»
p. 3 - Dalla IV Assemblea della
Federazione
p. 4-5 - Concordato e
protestanti
2
19 novembre 1976
I TRENT’ANNI DELLA RIVISTA GENOVESE
La prima lettera che ricevo come direttore del giornale è accompagnata dalla preghiera di
"volerla stampare così com'è,
senza tagli né aggiunte". Acconsento volentieri (come potrei deludere il primo desiderio espresso?) ma colgo l'occasione, al di
la del caso particolare, per alcune note rivolte a tutti coloro che
scrivono al giornale.
— Normalmente una lettera
può sostenere in modo efficace
la propria tesi in una cinquantina di righe a stampa (una cartella di circa trenta righe). Dire
le stesse cose in uno spazio più
largo significa togliere lo spazio
ad un'altra lettera.
— Nei casi in cui un intervento debba essere più lungo della
media indicata è necessario prendere accordi con la redazione
perché un giornale va accuratamente programmato nei suoi
spazi.
— Nei casi di lettere troppo
lunghe al direttore non rimane
che scegliere: o riportarne degli
stralci, o rispedire perché l'autore stesso riduca.
— La necessità di tagli o di
non pubblicazione può anche essere dovuta a toni non confacenti ad un giornale che si vuole
evangelico.
Un'ultima nota: le richieste di
non tagliare non sono espressioni, certo involontarie, di una
certa sfiducia nella capacità di
chi fa il giornale di ridurre senza travisare o alterare il pensiero
di chi scrive? E non sono anche,
altrettanto involontariamente, èspressione di una certa fiducia
nel considerare indispensabile
tutto quello che scriviamo?
Il direttore
Egregio Signor Direttore,
Desidero fare alcune osservazioni in
merito all’articolo di Bruna Peyrot della scorsa settimana, sullo spettacolo
presentato dal nuovo gruppo filodrammatico di Luserna San Giovanni, composto totalmente da appartenenti alla
EGEI, la cui recitazione, per esser
quella di principianti, ho trovato
buona.
Sono andata a questo spettacolo in
primo luogo per dimostrare la mia
buona volontà nel sostenere, con la
mia modesta presenza, lo sforzo tendente a far rivivere una filodrammatica che, nei decenni passati, è stato
un vanto della Chiesa di San Giovanni, e in secondo luogo per rendermi
conto deH’indirizzo con cui questi giovani vogliono impostare un dialogo
con chi non condivide in tutto o in
parte le loro posizioni.
Il pastore Taccia ha infatti parlato
di dialogo, quando, alTinizio della serata ha presentato attori e copione.
Non sono solita « parlare con giri di
frasi » e chi mi conosce lo sa molto
bene..
Debbo pertanto rilevare con disappunto che il sistema seguito dal gruppo filodrammatico non può portare ad
un dialogo.
Le solite accuse alle generazioni
meno giovani con affermazioni che potrebbero essere offensive se non fossero dei luoghi comuni indimostrabili,
dei giudizi presuntuosi sugli stessi nostri antenati, i quali, guarda un po’,
non sapevano leggere la Bibbia. Certo
non vi era ancora Karl Marx nei secoli passati.
11 tono astioso nelTaceusa che, mol
FGEI
Torino-Rivoli
Il gruppo FGEI di TorinoRivoli si riunisce tutti i giovedì,
alle ore 21 in via Bertela 63.
Il gruppo ha deciso di dedicare alcune serate alla preparazione del IV congresso FGEI
che si terrà a S. Severa dal 5 all’8 dicembre. Pertanto il programma delle prossime serate è
così, suddiviso:
18.11 : La questione giovanile, relatore D. Rostan.
25.11: Tavola rotonda sulle proposte presentate dai vari
gruppi politici sulla «riforma della scuola».
2.12 : Lettura della Bibbia oggi
e riforma della chiesa, relatore G. Tourn.
9.12: Relazione del congresso.
Per ulteriori informazioni rivolgersi a Giulia D’Ursi (755.256)
o a Bruno Piovano (679.026).
ti hanno tante Bibbie nelle loro case,
ma non la leggono o non sanno interpretarla. In che senso?
Il solito equivoco sulla insensibilità
di coloro che non militano nella Chiesa con ideologie partitiche sui gravi
fatti del mondo di oggi : vedi Libano,
Irlanda, Apartheid, eoe. ecc.
Ho tanto l’impressione che questi
giovani agitano tali fatti per scopi politici più immediati.
Hanno dato la loro firma a Amnesty International? Non lo so. So invece che io l’ho data.
Non far politica nella Chiesa non
significa non partecipare a questi eventi, significa non sfruttarli per altri fini.
Dopo U Sinodo e la petizione così
contrastata che però ha dato fastidio
a molti si è giunti all’invito di discutere di « fede e politica » nelle Comunità.
Si parla di dialogo e sono certa che
molti che si trovano sulle mie posizioni saranno presenti nelle assemblee di
Chiesa e nelle riunioni quartierali. Mi
sto tuttavia domandando se il dialogo
è possibile quando è presente uno spirito di intolleranza in questi giovani
che nella giornata della Riforma hanno portato sulla scena un lavoro non
certo adatto per Tedificazione delle
Comunità.
Nini Boèr
C subito perla («canda
volta il gallo canto'.
LLO
Pionieri
di un
cattolicesimo
critico
Eravamo negli anni 30. E accadde che ci ritrovammo, del
tutto casualmente, da parrocchie diverse di Genova, a gruppi
di due o tre, a partecipare alla
messa domenicale di padre Acchiappati (dell’Oratorio che si
richiama a san Filippo Neri). A
Genova, nella chiesa in via Lomellini. Era il commento di padre Acchiappati all’Evangelo che
ci faceva ritrovare insieme. Via
via andavamo riconoscendoci in
tale esigenza. E diventammo
amici.
Venne il tempo, non potrei
precisare quando — non pensavo davvero che un giorno potessi essere invitato a scrivere
queste informazioni — che ci
accordammo a riunirci settimanalmente, per un incontro, diremo « culturale », particolarmente sui problemi che poneva
allora il rapporto tra fede e politica, tra Chiesa e Stato, e sul
comportamento del cristiano comune nella « vita di tutti i giorni ».
Le riunioni si svolgevano a
San Filippo, o nell’abitazione
dell’uno o dell’altro di noi. Padre Acchiappati partecipava, ma
insisteva perché responsabili della iniziativa, anche nei rapporti
con la gerarchia ecclesiastica, si
fosse noi laici; aprendoci, diversi anni prima .del concilio, alla
figura ed alla realtà della Chiesa come « popolo di Dio », e al
diritto e al dovere dei laici di
esprimere liberamente e sinceramente le proprie opinioni ed
aspirazioni, anche nei confronti
delle gerarchie.
Vennero gli anni 40. Qualcuno
di noi fu arrestato dalla polizia,
tenuto al « fresco » per qualche
’’EVANGELIZZAZIONE E PROMOZIONE UMANA’
Il vivace convegno
di cattolici «ubbidienti»
Il convegno su « Evangelizzazione e promozione umana » era
stato proposto tre anni or sono
in vista di una riflessione sulla
missione della Chiesa e sul suo
inserimento nel mondo. Anziché
riunire soltanto i vescovi, come
in passato, questo convegno doveva coinvolgere tutta la comunità ecclesiale italiana.
In vari strati della Chiesa si
guardava a questo convegno con
grande speranza di reale rinnovamento: in un « convegno di
base » e non di « vertice », dovevano emergere le forze vive presenti nella Chiesa, e da un confronto critico si dovevano trovare nuove linee per un’azione
comune.
In effetti l’esclusione dal convegno delle « comunità di base »,
la scelta dei delegati laici da parte dei vescovi, la scelta degli
oratori e dei vari responsabili
di commiissione da parte del
nuovo vertice organizzativo del
convegno, il tentativo di smorzare le voci critiche affiorate nel
convegno stesso sono una reale
convalida al timore che le posizioni integriste prendessero il sopravvento su quelle rinnovatrici.
Il convegno non ha espresso
alcun documento finale, né ha
tratto conclusioni sul proprio
lavoro. Verranno elaborate alcune linee per un piano pastorale; verranno individuate e portate avanti alcune — poche —
proposte.
Con quale criterio? Quali proposte, quali risultati del convegno verranno privilegiati?
Anche il « punto di partenza »,
che viene presentato come proseguimento delle linee emerse
nel convegno, sarà in realtà vagliato e diretto accuratamente
dal vertice che imporrà la propria linea anche per il lavoro
futuro nelle varie diocesi.
Resta tuttavia un fatto positivo, a dispetto di tutte le manovre integriste: il lavoro elaborato dalla « base » resta una
forza viva che non si può soffocare con piccoli giochi di potere. Se forze di rinnovamento
veramente esistono nella Chiesa
cattolica proromperanno nella
loro forza dinamica « nonostante » le limitazioni di qualsiasi tipo che la gerarchia vorrà ancora imporre.
TRE EPISODI
Vorrei ricordare solo alcuni
momenti, i più vivaci, dei lavori
del convegno.
Innanzitutto la conferenza del
prof. Franco Bolgiani, che ha
addirittura costituito il « caso »
del convegno. Inaspettatamente
— forse — il docente di Storia
del Cristianesimo deH’Università
di Torino, considerato fino a ieri
un moderato, ha attaccato la
Chiesa cattolica degli ultimi 30
anni, soprattutto nella sua linea
politica, dando un giudizio fortemente critico del suo programma restaurativo.
Ip secondo luògo vorrei rico^
dare la « comunicazione » di Don
Riboldi del Belice, che da anni
sta portando avanti un lavoro
di riscoperta comunitaria dell’Evangelo e di presa dii coscienza sociale e politica fra i baraccati delle zone terremotate.
Don Riboldi terminava con
queste parole: « Talvolta mi
chiedono se sono un prete di sinistra. Io rispondo: Sono tanto
di sinistra che voi, dell’estrema
sinistra, mi sembrate di destra.
Sono un prete scomodo? Cristo
è scomodo. La nostra comunità
è scomoda ».
Questo finale è risultato vera
mente « scomodo » per il convegno. Infatti nei comunicati ufficiali il suo discorso finisce un
pochino prima. E non risulta
nemmeno l’altra frase: « Che
cosa ha fatto la Chiesa? La Chiesa italiana è stata assente, ha
taciuto. Forse ha pregato. Se
uno ha fame tu dici l’Ave Ma■¥ja?f».' f ■
Terzo episodio: dopo la comunicazione di Egidio Negrini,
si sono levate nella sala del convegno vivaci discussioni: una
rappresentanza di operai ha presentato ufficialmente una nota
di dissenso nei confronti delle
linee esposte dall’operaio « scelto dai vertici del convegno ».
« La promozione umana —
hanno detto — è partecipazione
alle lotte operaie. Si nega la liberazione dell’uomo se si tenta
di staccare la Chiesa dal mondo
operaio ».
Lietta Pascal
tempo, e poi rilasciato, ma di
continuo controllato. Uno fu inviato al campo di concentramento di Mauthausen, di dove fece
poi ritorno alla fine della guerra. Padre Acchiappati dovette
rifugiarsi ai monti, nell’alto Piemonte. Il gruppo divenne, di necessità, clandestino, ma riuscì a
tener duro.
Venne la Liberazione e tornammo a respirare all’aria aperta. Ritrovandoci inizialmente, di
nuovo, a San Filippo. Col proposito, fra l’altro, di dare il via
in quel quartiere ad una di quelle iniziative cosiddette pratiche,
che intendeva occuparsi degli
emarginati del quartiere (vecchi,
uomini e donne nella miseria
più nera, ladruncoli di piccolo
cabotaggio, prostitute).
Frattanto, uno di noi, ebbe
l’idea di pubblicare un ciclostilato od uno stampato mensile,
ove esprimere le nostre aspirazioni e speranze e riflessioni sulla vita civica e su quella religiosa (Il Gallo, appunto, con un
motto evangelico, a chiarificazione: « ...e sùbito per la seconda volta il gallo cantò... » (Marco 14, 72). Fuori del gruppo ci
fu chi volle intendere il sottotitolo come una presa di posizione preconcetta contro le gerarchie e le istituzioni ecclesiastiche.
Ma proprio nel corsivo di presentazione esprimevamo chiaramente che le quattro pagine della pubblicazione (di più non ci
avrebbero consentito le nostre
possibilità economiche, avendo
rifiutato, per una scelta unanime, ogni tipo di sovvenzione
estranea al gruppo) uscivano con
l’intenzione di riflettere criticamente sul nostro comportamento durante il ventennio fascista,
e sul nuovo corso di cose, di
fronte a possibili nuove tentazioni e cedimenti: « Soprattutto
per noi stessi abbiamo voluto
sul frontespizio di questo foglio
lo squillo che segnò le parole
della pavidità, nell’alba del deicidio »; e, più avanti, nel medesimo corsivo: « Per queste ragioni esula dalle nostre esigenze ogni necessità di platea; e, al
tempo stesso, ci ripugna l’aria
Eegreta della chiesuola o del
club per iniziati; peripatetici
per temperamento saremo crocchio e cappannello, alla luce del
sole, parlando aperto che tutti
(segue a pag. 8)
npll rapporto Chiesa-Mondo nella
^Teologia Protestante contemporanea
K. Barth
« L’Iddio che governa il
mondo è lo stesso Dio che si
è rivelato in Cristo. È importe essere consapevoli che non
esistono due tipi di governo
nel mondo: un regno spirituale, cristiano, religioso da
una parte e un regno secolare, profano, esteriore dall’altra. Il mondo, la natura, la
storia sono governati dallo
stesso Dio, l’Iddio sovrano
che riconosciamo in Gesù
Cristo... Il regno di Dio, di
Cristo, non può essere diviso
in due settori diversi ».
Sono parole di Karl Barth,
espressioni programmatiche
che spiegano il suo costante
interesse e la sua presa di posizione di fronte agli avvenimenti politici del suo tempo:
ancora pastore a Safenwil militava attivamente nelle fila
del socialismo, fondava sindacati e organizzava lotte di
lavoratori, sostenendo che
« la politica interpreta la predicazione e la predicazione
interpreta la politica » ; nel
1934, a Barmen, prendeva posizione contro il nazionalsocialismo sottolineando fra
l’altro « l’appartenenza della
intera vita del cristiano al
suo Signore e il conseguente
rifiuto di qualsiasi dualismo
spirituale, della falsa separazione fra sacro e profano » ;
in seguito prendeva posizione sulla situazione politica e
ideologica delle Chiese nei
paesi comunisti; condannava
l’armamento atomico e discuteva sull’unità di fede di
fronte a divergenti decisioni
politiche dei membri di una
stessa comunità cristiana.
Il pensiero di Karl Barth
sui rapporti fra Chiesa e Stato è espresso nel breve scritto « Comunità cristiana e comunità civile ». In esso vengono delineati i compiti specifici delle due comunità, il
loro reciproco rapporto, i limiti imposti dallo Stato alla
Chiesa e viceversa.
Queste due realtà « istituzionali » sono viste da Barth
nell’immagine di due cerchi
concentrici, tenuti insieme
dalla grande speranza del
Regno di Dio, o, se vogliamo,
di una terra di uomini liberati e redenti. L’elezione di
Dio è avvenuta in Cristo ed
è irreversibile: essa comporta una visione di speranze, in
cui il mondo è coinvolto quanto la Chiesa.
« La comunità cristiana
stessa esiste in questo tempo
dii Dio concesso agli uomini;
in questo spazio in cui la vita
temporale dell’uomo è ancora protetta dall’irruzione del
caos... Essa considera strumento visibile di questa protezione la comunità civile :
nel tentativo esterno, relativo e provvisorio di « umanizzare » la condizione dell’uomo, lo Stato cerca di evitare
il peggio stabilendo per tutti
(cristiani e non cristiani) un
ordine politico... La comunità
cristiana sa che senza questo
ordine politico non vi sarebbe nemmeno un ordine cristiano e ringrazia il Signore
di consentirle di vivere al riparo della comunità civile
come un circolo piccolo racchiuso in un circolo più grande... ».
Il compito specifico della
Chiesa nei confronti dello
Stato è quello di un costante
« richiamo » al Regno di Dio,
non in una sua identificazione con questo Regno, ma
nemmeno nella richiesta allo
Stato di diventare sempre più
« il Regno di Dio ».
Barth sottolinea fortemente il carattere escatologico
della manifestazione del Regno di Dio sulla terra «un
regno dove Dio sarà tutto in
tutti, senza difetti, né problema, né contraddizione; la
sovranità di Dio su un mondo riscattato ».
In questa direzione si muove tutta l’umanità, più o meno consapevole della propria
elezione in vista di questo
Regno. G.G.P.
3
19 novembre 1976
DALLA IV ASSEMBLEA DELLA FEDERAZIONE ■ BARI 31 OTTOBRE - 3 NOVEMBRE 1976
INTERVISTA AL PRESIDENTE DELLA FEDERAZIONE LA CONFERENZA DI J. DE SANTA ANA
Portare la Federazione nella comunità
Verso un costante ed utile dialogo nella chiesa
1. Come valuta e cosa implica
secondo lei la mozione centrale
votata dall’assemblea?
Uno degli argomenti che maggiormente hanno polarizzato l’attenzione dei delegati all'Assemblea di Bari è stato indubbiamente quello dei rapporti con le
chiese evangeliche italiane che
non fanno parte della Federazione. La mozione centrale riflette
l’andamento di questo dibattito.
Le chiese facenti parte della Federazione, tramite i loro delegati, hanno chiaramente espresso
la loro totale disponibilità per
un colloquio ed una collaborazione fattivi con le altre chiese. E
questo non nel senso che le chiese federate pretendano di aver
qualcosa da insegnare alle altre
e nulla da imparare, ma al contrario proprio nel senso dello
« scambio reciproco di doni ». È
soltanto in questa pluralità di
posizioni e di modi di intendere
e predicare l’Evangelo che le
chiese possono veramente interrogarsi le une le altre e trarre
giovamento dal confronto, che finora è avvenuto in misura assai
limitata. La conseguenza principale di questa presa di posizione è chiaramente il rifiuto del
diritto alla Federazione di avere
o di imporre una determinata
« linea » teologica o politica.
Una comunità o una denominazione — se lo vogliono — hanno la piena libertà di stabilire
una determinata linea per il loro operare ed il loro modo di leggere la Bibbia (benché le recenti
vicende del Sinodo valdese e le
altre tremila firme presentate ci
insegnino di essere cauti nel seno delle denominazioni stesse);
ma !a Federazione non può avere questa libertà, se vuole essere veramente >+- come è stato
affermato'— il luogo d’incontro
di diverse visioni e lo strumento
per realizzare il fine « Uniti per
i’Evangelo ».
Certo, questa grande chiarezza dell’Assemblea di Bari su questo punto, pone il Consiglio in
una situazione molto difficile e
delicata nel tentare di realizzare
uno degli scopi indicati nello statuto: « manifestare l’unità della
fede e ricercare una comune linea di testimonianza ». Non sarà certo facile ricercare questa
« comune linea di testimonianza » con denominazioni che hanno una diversa impostazione teologica e diverso modo di concepire la lettura biblica. Ma questo è il mandato che abbiamo
ricevuto, che vieta al Consiglio
di stabilire una sua propria « linea », ma lo obbliga ad un lavoro di paziente, fraterno colloquio
per cercare quanto v’è di comune, diremmo: «il minimo común
denominatore » fra le varie posizioni. Ciò vale non solo per quanto riguarda la lettura della Bibbia, ma anche per quanto attiene all’ormai annoso problema
dell'atteggiamento cristiano nei
confronti della società. Anche qui
la Federazione deve fare uno
sforzo per accettare prima e
quindi far capire ad altri che diversità di posizioni possono e
debbono convivere nella Chiesa,
in una costante e benefica diaT0Ll i 0^ '
Mi sembra superfluo aggiungere che questo lavoro va svolto
nella ricerca di una sempre maggiore fedeltà alla Parola di Dio,
che è il supporto di tutta la mozione centrale.
2. Nel corso dell’assemblea è
stata sottolineata ripetutamente la
importanza centrale che assume^
la trasmissione ’’Protestantesimo”
nella sua nuova veste e collocazione. Come vede la funzione del
servizio stampa-radio-televisione
nel prossimo triennio?
È difficile dare una risposta
così « a caldo » ad una domanda
piuttosto complessa come questa. Per quanto riguarda la
« stampa », fallito il tentativo di
avere un giornale unico per le
chiese della Federazione, bisognerà studiare qualcosa di nuovo e vedere se si potrà far realmente qualche passo avanti. Per
dio, sia la rubrica « Protestantesimo », mi sembra che le indicazioni deH’As'semblea vadano
nel senso di un potenziamento di
questo servizio e di un salto di
qualità, nei limiti, ovviamente,
delle nostre possibilità: L'accento è stato posto anche sulla necessità che le nostre rubriche
radiofoniche e televisive siano
sempre più e ¡sempre meglio una
« predicazione » ed una « testimonianza » all’Evangelo; insomma, se vogliamo usare una parola tanto bella, ma tanto consumata dall’uso, diciamo che questo servizio deve diventare la nostra punta avanzata di « evange’izzazione », intendendo questo
termine nel suo significato più
alto. In questa prospettiva il servizio dovrà studiare a fondo in
quale modo suscitare la collaborazione delle denominazioni non
federate.
3. Il Consiglio è stato criticato
in passato dagli uni perché in alcune Occasioni ha preso posizione in proprio di fronte a fatti o
problemi nazionali (es. divorzio)
al di fuori di mandati delle chiese, dagli altri perché lo ha fatto
troppo raramente.
Quali devono essere, secondo
lei, modalità e procedure per il
Consiglio in questo campo?
Ovviamente, il Consiglio sbaglia sempre, qualunque cosa faccia. Questo è uno slogan tipico
del popolo; italiano, cui purtroppo non sanno sottrarsi gli evan
Alla luce di quanto detto nella
risposta alla prima domanda, si
può affermare che questo argomento delle prese di posizioni
sarà nel prossimo triennio ancora più difficile di quanto non sia
stato nel passato. Il Consiglio e
la Giunta dovranno trovare un
giusto equilibrio fra la indispensabile tempestività con cui vanno fatte queste cose e la necessità di consultare gli organi responsabili delle chiese, anche di
que’le non federate, in taluni casi. La ricerca della « comune linea di testimonianza » non può
in ogni' caso prescindere dalla
necessità che i credenti siano
presenti con chiare indicazioni
nei massimi problemi che travagliano il nostro popolo.
4. Dove vede lei il fulcro ed il
centro di tutto il lavoro della Federazione?
Non certo al vertice, ma alla
base. Il vero lavoro della Federazione non è quello che si può
fare nell’ufficio di Roma o che
può svolgere il Presidente o il
Consiglio. Il vero lavoro è quello
dei tre servizi fondamentali (studio - educazione - radiotv), che
devono sempre più avere vita autonoma (nei limiti dello statuto)
e quello delle federazioni regionali, le ùniche che siano in grado di portare veramente la Federazione nelle comunità. Il Consiglio e la Giunta hanno il compito appunto di stimolo e di suggerimento per il lavoro dei servizi e delle federazioni regionali.
La speranza cristiana
non è a buon mercato
« L'Evangelo non è una predicazione staccata dal contesto sociale: è invece un annuncio ed
una azione che prendono consistenza grazie alla partecipazione
attiva a quei processi che caratterizzano la vita quotidiana del
credente e della comunità cristiana ». Mentre l’Assemblea della
Federazione delle chiese Evangeliche in Italia entra nel vivo dei
suoi lavori, il rappresentante del
segretario generale del Consiglio
Mondiale delle Chiese ha sintetizzato in questo modo, nel corso
della conferenza pubblica tenutasi all’Hòtel Jolly di Bari, il tema intorno a cui ruotano le discussioni assembleati.
Il dr. Julio de Santa Ana, nato a Montevideo, in Uruguay, si
è laureato in teologia e scienze
religiose all’Università di Strasburgo. In America Latina è stato direttore del centro ecumenico degli studi di Rio della Piata
dal '63 al ’68 e successivamente
segretario generale del movimento ecumenico « Chiesa e società
in America Latina » che è uno
dei promotori dell’incontro « Cristiani per il socialismo » (il primo incontro mondiale con questo « titolo ») che si è svolto a
Santiago del Cile nell’aprile ’72.
Successivamente è stato direttore del dipartimento di estensione culturale all’Università di
Montevideo. Ma con il cólpo di
stato militare nel suo paese, de
Santa Ana è stato costretto a la
1 SERVIZI DELLA FEDERAZIONE
ISTRl JZIOI ME ED EDUCAZIONE
Per questo servizio la Federazione
ha poche forze e pochi mezzi. Ma qu^
sta constatazione non deve farci dimenticare che nelle nostre chiese, proprio nel campo dell’elaborazione teologica, della formazione dei laici, e
della ricerca di nuove vie di testimonianza evangelica, si fa e si produce
parecchio.
Il compito del servizio non è dunque di produrre in proprio del materiale, né di organizzare convegni, ma
di aiutare le chiese a evitare la dispersione delle iniziative, e quindi di
aiutarle a risparmiare energie e a dare
alla loro attività la massima efficacia.
In pratica il servizio si dovrebbe articolare secondo queste tre funzioni
organizzative :
1) mettere in contatto coloro che producono;
2) incrementare la circolazione del
prodotto;
3) recepire il significato di quanto si
sta muovendo alla base delle comunità, e di quanto stanno muovendo le comunità di base.
IPer necessità o per inerzia, i va■ ri centri (Facoltà di teologia,
commissione teologica battista, centri
giovanili, collettivi teologici, case editrici, ecc.) si concentrano sul proprio
lavoro, ignorando spesso quanto fanno
0 intendono fare gli altri. Con la pazienza del tessitore e l’ingenuità e la
freschezza del nuovo arrivato, il servizio studi deve, a costo di essere importuno, intraprendere la vasta opera
di smantellamento di questa incomunicabilità, in modo che si arrivi, al più
presto, al coordinamento delle varie
iniziative. Quest’opera deve certamente includere anche quanto fanno nel
campo della formazione le chiese non
:"ederate.
2 11 materiale che i vari centri c
• collettivi producono deve essere
disponibile per tutte le chie.se. Cosi,
per es., i corsi per la formazione quadri dell’Unione battista, o i nuovi canti che diversi gruppi stanno sperimentando. La raccolta e distribuzione di
questi materiali è ormai compito della
Federazione, attraverso il servizio studi.
3 Più difficile, ma non meno im• portante, è la documentazione e
l’intervento sui problemi della società
italiana. Ma per questo il lavoro di
Com-Nuovi tempi, della FDEI e della
FGEI, nonché delle comunità di base,
deve essere pienamente sfruttato. An
ventare, ma adoperare.
Ciò che avviene nella società ha comunque un riflesso nella base delle
chiese. Indipendentemente dal lavoro
di formazione, le nostre chiese stanno
cambiando. Come? In che direzione?
Non dovrebbe essere compito del servizio studi seguire questa trasformazione e orientarla?
Per fare tutto questo, per coordinare
il lavoro di tanta gente, tutta beninteso convinta di essere la sola a compiere un lavoro che valga, il servizio non
dispone di alcun potere. La sua sola
forza sta nell’informazione. I membri
del servizio devono essere bene informati su tutte le iniziative in eorso o
in progetto nel protestantesimo italiano e nel movimento delle comunità di
base. Non soltanto, ma devono essere
informati sui principali progetti di
studio a cui si lavora nell’ambito del
consiglio ecumenico, perché la Federazione non è un club di provincia.
Le poche persone che si potranno
rendere disponibili per questo servizio potranno evidentemente far fronte
soltanto a una parte di questi compiti. Bisognerà scegliere i più urgenti.
Noi abbiamo semplicemente voluto
indicare lo spazio reale di questo servizio. Si tratta di esigenze che non si
possono ibernare, ma a cui bisogna cominciare a rispondere. Non dare attuazione a un servizio studi cosi concepito potrebbe significare il progressivo
svuotamento della Federazione ed eliminare il servizio studi oggi potrebbe
preludere all’eliminazione della Federazione domani.
Stampa, radio, televisione
4
Il servizio stampa e Radio Televisione si trova di fronte ad una realtà profondamente mutata rispetto a 3 anni
fa perché da allora si sono verificati
questi mutamenti:
A) La nascita di radio e televisioni
private; u * t
B) L’avvio della riforma della RAI
che significa:
1. Un nuovo spazio ed una nuova
collocazione della Rubrica Protestantesimo;
2. L’ipotesi di una apertura di nuovi spazi nelle 5 testate e nelle 5
reti;
3. Decentramento regionale RAI;
4. Diritto di accesso.
Questa situazione impone un potenziamento del Servizio per affrontare le
nuove possibilità di predicazione e di
testimonianza che ci sono offerte.
Un assetto funzionale del Servizio
comporta :
Potenziamento e ristrutturazione
I ■ dell’organico deH'Ufficio.
Consulenze: possibilità di utilizzare un ventaglio più ampio di
esperienze teologiche che riflettono la
intera area dell’evangelismo italiano e
l’impegno diretto dei responsabili delle ehiese appartenenti alla Federazione e della Facoltà di teologia.
3 Collaborazioni esterne : necessità
• di organizzare a livello locale
gruppi che si impegnino con regolarità
suggerire idee ed esperienze su cui
Verifica dei modi è dei termini
di una apertura del Servizio verso le chiese non federate.
5 Attività di formazione quadri
• per il lavoro radio-televisione e
la preparazione dei predicatori.
Un Servizio cosi ristrutturato dovrebbe :
I) Migliorare la qualità delle trasmissioni K Protestantesimo » e « Culto Evangelico ’; 2) Costituire uno strumento di stimolo e di collaborazione
tecnica a disposizione delle realtà locali perché utilizzino il decentramento
della RAI-TV e le radio private locali; 3) Migliorare l’utilizzazione del diritto di accesso; 4) Gestire gli spazi
che si aprono per l’interesse delle reti
e delle testate alle problematiche etico-religiose.
^ ^ ^
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1
2.
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.. Gruppo di studio sul Servizio
Stampa RAI-TV esprime all’Assemblea
l’esigenza che venga sviluppato dal
Consiglio della Federazione, con il minimo di spesa e il massimo di impegno, una attività di informazione per
porre tutti i servizi federali in condizioni di incidere con il loro lavoro, in
modo tempestivo, sui vari problemi
ehe affiorano nel Paese dove siamo
chiamati a rendere testimonianza al
Signore.
Si auspica che l’attuazione di una
tale attività consenta al Consiglio di
svolgere una vaRda funzione di stimo
sciare l’Uruguay (quattro anni
fa) per ragioni politiche. Da allora, lavora appunto al Consiglio
Mondiale delle Chiese a Ginevra,
dove è segretario del settore che
si occupa dei problemi della partecipazione delle chiese allo sviluppo.
EVANGELIZZAZIONE
E LIBERAZIONE
Il dr. de Santa Ana ha esordito ricordando che l’Assemblea
si svolge a Bari, nel meridione,
cioè in un’area travagliata da
gravi problemi che condizionano
la vita del nostro paese, quali
la disoccupazione, il sottosviluppo, l’emigrazione: problemi che
il Nord ha « delegato » al Sud,
che paga i costi del settentrione
sia italiano che europeo. Ora le
Chiese non possono ignorare tutto questo. L’Evangelo, infatti, è
liberazione, e questa dimensione liberatrice apre la prospettiva per l’analisi della situazione
nella quale il credente vive e per
l’azione all’interno di questa.
Evangelizzare vuol dire proclamare la liberazione che Dio ci dà,
vuol dire gemere, soffrire. Questa
azione come quella di Gesù Cristo, non può essere trionfalista;
per essere cristiani occorre essere seguaci della Croce. È in questa direzione che le chiese del
Consiglio Mondiale hanno lavorato nel corso della V Assemblea
che si è svolta l’anno scorso a
Nairobi.
Esse hanno fatto l’analisi delle situazioni d’ingiustizia quali il
razzismo, , la crescita ineguale, le
correnti migratorie, la discrimi. nazione della . donna, ; la violenza
dei diritti dell’uomo, etc. SOho
ingiustizie presenti riel nostro
tempo, ha detto de Santa Ana,
come segno e conseguenza di
strutture ingiuste, quali le multinazionali e il militarismo. Coloro che vogliono restare fedeli al
messaggio evangelico, non possono restare indifferenti di fronte a queste ingiustizie. Il fatto
che Dio, in Gesù Cristo, ha fatto una opzione per i poveri e gli
oppressi, indica ai cristiani il
cammino da seguire nella lotta
per la giustizia. Questa deve essere una azione contro le strutture di ingiustizia ed in favore
delle strutture che possono assicurare una più larga partecipazione di tutti nel processo di presa di coscienza e di intervento
nelle decisioni che coinvolgono
la vita di tutti. In sostanza —
ha chiarito l’oratore — è una azione che punta verso la democratizzazione radicale, popolare
di tutta la società. E su questo
punto infatti che convergono le
aspirazioni delle masse oppresse
e di tutte le chiese che si ritrovano nel Consiglio Mondiale delle Chiese.
Per il movimento ecumenico,
questo tipo di azione non può essere altro che una azione collettiva, comunitaria, nella quale
tutti hanno un loro ruolo, una
loro funzione: una azione nella
quale i cristiani ed i non cristiani che vogliono la giustizia possono collaborare. In questo senso, questa azione diventa di per
sé una azione missionaria. Cioè
non vi è missione cristiana là
dove le chiese non sono spinte
a ricercare la giustizia. La predicazione dell’Evangelo si fa attraverso la lotta e l’impegno concreto per il progresso sociale e
la creazione di strutture economiche, sociale e politiche che
permettano una esistenza più
umana a tutti coloro che oggi
sono le vittime dell’ingiustizia.
La speranza cristiana non è una speranza a buon mercato: la
strada che questa speranza ci indica è piena di gemiti e di sofferenze — ha concluso Julio de
lianta Ana rifacendosi al cap. 8
della lettera di Paolo ai Romani —. E se rimaniamo fedeli, la
sofferenza rimane inevitabile come inevitabile è stato il calvario
per Cristo. Rispondere a Cristo
vuol dire affrontare una lotta, una lotta non facile che affrontia-
4
19 novembre 1976
Testo integrale della trasmissione « Protestantesimo » del 14.11.76
Riprende la discussione
COMBA
Negli ultimi mesi i partiti politici italiani hanno ripreso il
discorso sul Concordato, cioè su
quei Patti conclusi nel 1929 per
regolare i rapporti tra lo Stato
Italiano e la Chiesa romana. Può
sembrare una questione lontana
dalle preoccupazioni presenti del
Paese. Si tratta tuttavia di un
nodo politico di grossa importanza, la cui soluzione è stata rinviata per decenni e che oggi sembra tornato di attualità.
Infatti, il presidente del Consiglio si è impegnato a riferire
nei giorni prossimi, il 18 novembre, alle Camere, su questa materia.
Se si tralasciano i dibattiti avvenuti a suo tempo all'Assemblea
Costituente, il primo atto parlamentare che riguarda questa
materia è del 1965: una mozione
dell’on. Lelio Basso a cui fu dato seguito soltanto due anni dopo, alla fine del '67 con una mozione, approvata allora dalla
mag^oranza di centro-sinistra
che impegnava il governo a prospettare al Vaticano l’opportunità_ di una revisione del Concordato. Negli anni successivi
non ci furono altro che vaghe
promesse governative e la chiara assenza di una volontà politica di affrontare il problema.
Nel 1971 la Camera tornò sulla
materia per indurre finalmente
Paolo Ricca di precisare qual’è
la posizione dei protestanti italiani in questo dialogo che avviene nel nostro Paese sulla questione dei rapporti stato-chiesa.
Dialogo che per essere inquadrato correttamente deve essere
appunto collocato in quel pluralismo voluto e prefigurato dalla
Costituzione della Repubblica.
Giuristi e partiti
MARCIOTTA
Richiamerei senz’altro le posizioni culturali più autorevoli.
Direi che in genere la dottrina
si è espressa unanimemente sul
superamento storico del Concordato, pur con diverse sfumature.
temolo, il più autorevole e il
più anziano degli studiosi di questi problemi, di fronte all'impotenza della società civile e politica a sciogliere il nodo del Concordato, si è pronunciato per la
tesi delle cosiddette « foglie secche »: far cadere gli articoli del
Concordato ad uno ad uno attraverso l’opera della Magistratura, soprattutto della Corte Costituzionale, ed anche del parlamento.
D’Avack parla invece di un
« concordato separatista », un
concetto non ben determinato e
no mutato la fisionomia del problema della revisione del Concordato nella coscienza civile
del Paese.
AH’interno di questo gruppo è
stata poi avanzata dopo il referendum un’ipotesi che come vedremo ha trovato poi una certa
fortuna nel mondo politico: l’ipotesi di un concordato-quadro:
un concordato che contenga pochissime norme fondamentali
che sanciscono l’ordine rispettivo dello stato e della chiesa, già
delineato dall’art. 7 della Costituzione. Queste norme dovrebbero determinare le competenze
relative, garantendo però i diritti fondamentali e inviolabili dei
cittadini e rinviando per tutte le
altre materie, che oggi sono regolate dal concordato e da alcune norme del trattato a leggi dello stato vincolate a previe intese con la chiesa cattolica, come
11 febbraio 1929 - Foto ufficiale della ratifica dei Patti Lateranensi
con i due firmatari: il Cardinal Gasparri e Benito Mussolini al centro.
In piedi da sinistra: in ministro Rocco, il sottosegretario Giunta,
mons. Borgoncini Duca, Vavv. Pacelli, mons. Pizzardo, il ministro
Mosconi
ne dello stato e contro le leggi
di supporto ad una sola religione. Più recentemente tuttavia
l’on. Gonella, che ha svolto la relazione sul Concordato al seminario parlamentare della DC ha
ripreso posizioni più vecchie: ha
parlato di riconsiderazione solo
le forze politiche hanno proposto in questi ultimi mesi con
rinnovato interesse, e che io ho
cercato sia pure molto brevemente di riassumere. E forse il
prof. Ricca potrebbe cominciare
a dirci cosa pensa di queste posizioni.
CONCORDATO E PROTESTANTI
GIURISTI E PARTITI - PRENDERE DA CESARE? - IL NODO POLITICO E I
PUNTI CALDI - LE INTESE - DIRITTI CIVILI E DIRITTI ECCLESIASTICI
il governo ad iniziare le trattative. Nel frattempo il Vaticano
si era dimostrato più volte accessibile all’apertura di un discorso. Le attuali prese di posizione dei partiti e l’impegno del
presidente del Consiglio lasciano pensare che tutto il problema arrivi finalmente a maturazione.
Ma quali sono oggi i termini
della questione? Quali i principi
coinvolti? Quali sono le posizioni assunte dalle diverse forze
politiche e culturali del nostro
paese? Abbiamo chiesto al prof.
Francesco Margiotta-Broglio, che
da anni si dedica allo studio di
questi problemi di sintetizzare
la situazione quale appunto
emerge dalle diverse posizioni
che sono state espresse. E abbiamo chiesto d’altra parte al
prof. Giorgio Peyrot e al prof.
che soprattutto non consente di
valutare l’ampiezza della revisione che proporrebbe.
Barile ritiene invece che si
debba procedere ad un accertamento parlamentare del superamento storico dei Patti del Laterano soggetti come tutti i trattati alle clausole di superamento, o comunque di procedere ad
una denuncia unilaterale dei
Patti stessi da parte italiana.
Il gruppo dei giuristi più giovani si è invece pronunciato con
molto favore sulla proposta
avanzata dall’on. Lelio Basso
nella passata legislatura di modificare gli articoli 7, 8 e 19 della
Costituzione, tagliando così in
un certo senso la testa al toro
della revisione concordataria.
Questo gruppo ha anche dato
molto rilievo alle vicende del referendum che certamente han
oggi accade per le confessioni
religiose diverse da quella cattolica.
Quanto ai partiti e ai movimenti politici, cominciando dal
partito ancora di maggioranza
relativa, la DC, bisogna dire che
la DC non sembra avere una posizione univoca. Certamente il
segretario della DC, Zaccagnini,
e il programma elettorale della
DC si erano pronunciati per un
accordo quadro, e una serie di
accordi di settore che sostituissero il Concordato vigente, tutti
però coperti dalla garanzia costituzionale che l’art. 7 oggi appresta al Concordato del ’29. Lo
attuale ministro della Giustizia,
Bonifacio, aveva parlato in una
intervista prima delle elezioni
della necessità di riaffermare la
netta separazione dei poteri e si
era dichiarato contro la religio
di alcune clausole sulla base dei
lavori della Commissione da lui
presieduta, i cui atti sono stati
recentemente pubblicati da Spadolini e che in sostanza modificava soltanto quattro articoli del
Concordato e ne aggiungeva due
nuovi abbastanza infelici.
Prendere
da Cesare?
RICCA
Stato e
nella Costituzione
Per facilitare l’inquadramento del problema,
riportiamo integralmente gli artt. 7, 8, 19 della Costituzione. Inoltre, poiché nel dibattito di "Protestantesimo"
si è citata la proposta
di legge Basso, la riportiamo come esempio di
sostituzione del concordato con "intese"
estese alla chiesa cattolica.
fica hanno diritto di
organizzarsi secondo i
propri statuti, in quanto non contrastino con
l’ordinamento giuridico
italiano.
I loro rapporti con lo
Stato sono regolati per
legge sulla base di intese con le relative rappresentanze.
Art. 7 - Lo Stato e la
Chiesa cattolica, sono,
ciascuno nel proprio
ordine, indipendenti e
sovrani.
I loro rapporti sono
regolati dai Patti Lateranensi. Le modificazioni dei Patti, accettate dalle due parti, non
richiedono procedimento di revisione costituzionale.
Art. 19 - Tutti hanno
diritto di professare liberamente la propria
fede religiosa in qualsiasi forma, individuale
o associata, di farne
propaganda e di esercitarne in privato o in
pubblico il culto, purché non si tratti di riti
contrari al buon costume.
« Art. 7. ’Tutte le confessioni religiose hanno
pari dignità sociale e
sono eguali di fronte allo Stato; esse godono
altresì) di pari libertà
nell’esercizio del loro
ministero.
Ad esse la Repubblica riconosce e garantisce il diritto di darsi
propri ordinamenti, in
quanto non contrastino con l’ordinamento
giuridico italiano, nonché la piena indipendenza nello svolgimento della loro missione,
escluso ogni intervento
dello stato ».
rantite, nonché i diritti costituzionali garantiti ai cittadini.
Le attività ecclesiastiche, in quanto afferenti ad interessi diversi
da quelli propriamente
spirituali, sono disciplinate dal diritto comune, nel rispetto della indipendenza delle
confessioni religiose ».
Il PCI si è invece impegnato
con molta serietà nello studio di
questo problema e si è pronunciato per una revisione profonda sia del Concordato che delle
norme concordatarie del Trattato, e di tutto l’insieme della legislazione ecclesiastica vigente.
Anche il PCI, stando ad un recentissimo editoriale delTUnità,
sembra orientato a lavorare sull’ipotesi del concordato-quadro.
Per il PSI un editoriale molto
recente dell’on. Craxi si è pronunciato in favore di un accordo di pochissime norme fondamentali, in sostanza un accordoquadro, che precisino gli ordini
rispettivi dello stato e della chiesa e rinviino per le materie ecclesiastiche alle leggi dello stato
vincolate da intese come già accade per le confessioni diverse
dalla cattolica.
Art. 2. L’art. 19 della Costituzione della
Repubblica Italiana è
sostituito dal seguente:
Per il PRI il sen. Spadolini,
uno dei più impegnati studiosi
di questo problema, ha parlato
di revisione profonda ma anche
lui si è pronunciato in favore di
un accordoquadro che sostituisca il concordato vigente e che
in pochi articoli richiami i principi nei quali possano riconoscersi sia la chiesa del Vaticano Il sia lo stato repubblicano.
Art. 8 - Tutte le confessioni Religiose sono
egualmente libere davanti alla legge.
Le confessioni religiosa fiiverse dalla catto
Proposta
(1972)
Basso
Art. 1. Gli artt. 7 e 8
della Costituzione della
Repubblica Italiana sono sostituiti dai se
(nionH •
«Art. 8. I rapporti
tra lo Stato e le confessioni religiose sono
regolati per legge sulla base di intese con le
relative rappresentanze ;
tale regolamentazione
deve rispondere alle
specifiche effettive esigenze avanzate dalle
singole confessioni, senza comunque ledere la
libertà religiosa e Te
on 1 a al 1Q TV7.n a t.iit.t.f» ffa
« Art. 19. La libertà
della fede e della coscienza è inviolabile.
Tutti hanno il diritto
di professare liberamente la propria fede
religiosa in qualsiasi
forma, individuale o associata, di farne propaganda e di esercitarne
in privato o in pubblico il culto, purché non
si tratti di riti contrari al buon costume.
Il PLI in un convegno recentissimo si è dichiaralo contrario alla revisione e favorevole
ad una abrogazione del concordato nella speranza che questa
possa essere consensuale. Altrimenti si è dichiarato favorevole
all’abrogazione delTart. 7, penso
nel senso della proposta già presentata da Basso.
La discussione sulle
materie religiose è pienamente libera »
La posizione dei radicali è abbastanza nota, benché ci siano
più voci alTinterno del PR: una
denuncia unilaterale del Trattato e del Concordato è stata richiesta anche con un o.d.g, presentato dai deputati del PR.
Passando ora alla discussione
con i colleghi qui presenti, vorrei
che potessero esprimere una loro oninione sugli strumenti che
Ecco, io vorrei anzitutto fare
un passo indietro, nel senso di
ricordare a noi tutti qual’era la
situazione originaria della chiesa. Oggi noi parliamo della chiesa e immediatamente pensiamo
a questa grossa organizzazione
mondiale carica di storia, di diritti e sovente di privilegi: una
vera c propria potenza numerica, economica, politica e diplomatica. Ma la chiesa non è stata sempre così, e questo va ricordato. E può anche darsi che
la chiesa di domani non sia come la chiesa attuale — molti lo
auspicano — e sia più simile a
quella che era la chiesa dei primi tempi, che altro non era se
non una rete di comunità di credenti che si raccoglievano liberamente, che erano fraternamente collegati fra di loro e che erano per così dire disarmati, non
avevano altra forza che quella
della fede, della speranza e dell’amore. In quelle chiese, un’idea
di concordato fra comunità cristiane e stato romano era totalmente assente. Perché? Essenzialmente per due motivi.
Il primo era l’esempio di Gesù: ve l’immaginate Gesù che
cerca un concordato con Pilato?
È assurdo anche solo pensarlo.
Gesù ha affrontato i poteri l'eligiosi e politici del suo tempo,
ma non ha patteggiato con nessuno di essi. Facendo i concordati la chiesa fa il contrario di
quello che ha fatto Gesù. E una
chiesa che fa il contrario di quello che ha fatto Gesù che chiesa
è? Gesù aveva detto ad esempio:
« date a Cesare quello che è di
Cesare ». La chiesa del concordato ha per così dire trasformato questa parola facendola diventare più o meno questa:
« prendete da Cesare quello che
è di Cesare », o comunque « prendete da Cesare tutto quello che
potete ».
Il secondo motivo per cui una
idea di concordato nella cristianità primitiva era totalmente
assente è che in fondo la prima
5
19 novembre 1976
chiesa cristiana aveva un'unica
passione: quella del Regno di
Dio; e del Regno di Dio vicino.
Il suo problema cioè non era
come accordarsi con lo stato,
ma come accordarsi, come conformarsi con il Regno di Dio vicino. Lo stato in qualche maniera per i primi cristiani era
una realtà abbastanza marginale: un quadro, una cornice. La
realtà essenziale era il Regno di
Dio ed è quindi rispetto a questo
Regno che i cristiani si conformavano. Ora una chiesa da concordato è una chiesa che non è
più protesa in questa maniera
verso il Regno di Dio, una chiesa imborghesita, dobbiamo dire,
una chiesa che ha perso di vista
l’essenziale della sua missione.
Quindi concludo dicendo: il concordato è contrario alla natura
stessa della chiesa; per cui oggi
in Italia da un punto di vista
cristiano, la prima cosa da fare
è abrogare il concordato.
MARCIOTTA
a una legge vecchia alle norme
penali sul vilipendio in materia
di religione; si pensi alla devoluzione di beni e di denaro pubblico alle opere e alle attività
confessionali. Occorre quindi
senza indugio revisionare anzitutto laicizzare, quantomeno deconfessionalizzare, questo settore...
La ringrazio di questa precisazione che sembra metta in luce
con molta chiarezza quelli che
MARGIOTTA
sono i profili religiosi del problema. Ci troviamo però di fronte a un nodo politico, come dicevamo prima, un nodo giuridicopolitico, di cui forse il prof. Peyrot potrebbe delinearci le linee
principali.
...che poi non ha bisogno
revisione costituzionale...
di
PEYROT
Il nodo politico
PEYROT
Eh sì, effettivamente la posizione dovrebbe essere quella
enunciata dal prof. Ricca, ma è
che attualmente abbiamo sul
tappeto una situazione completamente differente, ed è questa
che bisogna affrontare.
MARCIOTTA
Non ci sono Gesù e Pilato...
PEYROT
Appunto... ci sono molti Pilati,
forse!
MARCIOTTA
Ma pochi Gesù...!
PEYROT
Ecco, noi attualmente sul tappeto abbiamo soltanto i due ordini del giorno del '67 e del '71
votati dalle Camere, e le proposte e la relazione che il prof. Spadolini ha recentemente pubblicato, emanate dalla Commissione ministeriale Gonella. Tutto il
resto di cui il prof. Margiotta ci
ha dato illustrazione costituisce
un insieme di opinioni, di supposizioni, di avvisi interessanti
e sommamente autorevoli ma
che sono limitati ad una delle
parti in causa e sono compietamente al di fuori di una trattativa di là da venire. L’altra parte, ancor oggi, è chiusa in un
oculato riserbo, articolato al momento da una serie ripetuta ma
generica di dichiarazioni di disponibilità, ma anch’essa la trattativa non l’ha aperta. Ora, se si
dovesse pervenire ad una modificazione più o meno radicale della situazione in atto, e che sia
accettata dall’altra parte, perché
questo la nostra costituzione
vuole tutt’ora, io penso che le
proposte della Commissione ministeriale Gonella siano da considerarsi oggi del tutto superate
e insufficienti e quindi la materia è da riporre su un piano completamente diverso. Ed inoltre
queste proposte denunciano una
concezione che a mio avviso è
inaccettabile. La Commissione,
per esempio, ha perfettamente
intuito a proposito delle intese
— argomento che ha trattato di
riflesso — che queste convenzioni fra lo stato e le confessioni diverse dalla cattolica, pur
auspicabili, devono avere per
oggetto punti diversi da quello
della libertà religiosa, la quale
trova invece piena garanzia unicamente nell’art. 8 della Costituzione. Ogni convenzione, dice
la relazione in proposito, diminuirebbe la portata di questo
principio e rischierebbe di rendere la confessione che fosse
parte in essa « più eguale », come si suole scherzosamente dire, di altre confessioni. Viceversa, quando poi vediamo il testo
delle proposte della Commissi(>
ne, rinveniamo in esse un ultimo articolo, l’art. 45 bis, in cui
le due parti, lo stato e la chiesa
romana, intendono riaffermare
il diritto alla libertà religiosa
spettante alla persona umana,
mentre in altro comma si precisa che alla chiesa cattolica come alle altre confessioni religiose e ai singoli individui « restano » garantiti i diritti di libertà
riconosciuti dalla Costituzione
italiana. E si conclude con questa norma: « gli accordi fra la
S. Sede e lo stato italiano non
pregiudicano in alcun modo le
intese dello stato con le confessioni religiose diverse ». Ci mancherebbe altro!! Io non so se
alla sensibilità della Commissione sia sfuggito che una proposizione di questo genere in fondo suona somma sfiducia verso
la stessa chiesa romana, perché
sembra che essa debba essere
costretta al rispetto della costituzione della Repubblica italiana attraverso una norma concordataria, come se la costituzione
non fosse aH’indirizzo di tutti i
cittadini italiani, cattolici compresi; o come se si pensasse che
la chiesa romana, nelle sue
espressioni gerarchiche, non creda alla libertà di religione, tant’è che occorre obbligarla a questo rispetto attraverso una norma che dovrebbe essere inserita
in un concordato. D’altra parte
queste stesse proposizioni inficiano il carattere sovrano delle
norme costituzionali italiane. Tali norme, e i diritti di libertà che
esse garantiscono, non necessitano invero di un avallo da parte
di una qualsiasi confessione religiosa, la confessione cattolica
romana compresa; significherebbe, come affermava prima una
frase della relazione, un modo
scherzoso di considerare la Chiesa cattolica più uguale di tutte
le altre. Ora, se questo scherzo'
non può essere imbastito nelle
intese, tanto meno può essere
imbastito nel concordato.
...che non ha bisogno di revisione costituzionale: può essere
fatto in modo indipendente. Questo appunto deve avvenire in
modo indipendente da quelli che
sono gli esiti di un’eventuale
trattativa, per ora soltanto prospettata.
Il secondo punto è che occorre avviare le intese, di cui fa parola l’art. 8 della costituzione,
con altre confessioni religiose.
Questo per avere un parametro
diverso dal concordato, a disposizione del paese, per valutare
il programma di coordinazione
dei rapporti fra stato e confessioni religiose voluto dalla costituzione. Così, se si opera in
questo settore a titolo primario,
si può aprire concretamente un
discorso su un’eventuale alter
nativa alle norme concordatarie,
anche per regolare i rapporti tra
lo stato e la chiesa romana. Ora
bisogna considerare infatti che
le chiese protestanti le quali
hanno esaminato questo problema che le riguarda direttarnente vedono l’intesa di coordinazione con lo stato per regolare i
loro rapporti fuori di ogni possibile acquisizione di privilegi e
al di là di ogni possibile esercizio di potere non solo sulle coscienze dei cittadini, ma soprattutto e neppure nei confronti
delle strutture politiche e giuridiche del paese. Quindi c’è una
grossa differenza tra concordato ed intese, secondo che li vedono rispettivamente le confessioni religiose direttamente interessate.
dovrebbero
contrario.
servire proprio
al
MARCIOTTA
E lei, prof,
pensa?
PEYROT
Peyrot, che ne
MARCIOTTA
Io condivido questo punto di
vista: le intese sono uno strumento previsto dalla costituente e inserito nella costituzione;
non sono le chiese protestanti
che hanno voluto far ricorso a
questo strumento di regolamentazione dei loro rapporti. Lo
hanno trovato e per lealismo verso la costituzione, quel lealismo
che le chiese hanno manifestato
a più riprese, intendono che questa forma di garanzia abbia
suo seguito.
il
Proprio questo discorso delle
intese vorrei riprendere. Corne
ho detto prima alcuni partiti
hanno ripreso con un certo favore l’ipotesi che è stata avanzata di estendere per via concordataria le intese previste dall’art. 8 per le confessioni diverse dalla cattolica anche alla chiesa cattolica in Italia. Che cosa
ne pensate, alla luce della vostra
trentennale esperienza di rapporti non sempre facili anzi
spesso non facili con la repubblica?
MARCIOTTA
Ma finora intese non ne sono
mai state stipulate.
PEYROT
Le intese
RICCA
Ma, io a questo proposito sarò
lapidario: io trovo che le intese
possono e debbono anche essere
avviate, dato che tra l’altro sono
previste dalla costituzione, quindi sono anche un obbligo costituzionale. Ma è più un obbligo
è che queste intese non servano
di nuovo a privilegiare la chiesa.
Anzi, direi di più: siccome potrebbe darsi che in particolari
situazioni storiche e politiche lo
stato abbia interesse, un interesse suo, a privilegiare unilateralmente la chiesa, forse uno
degli scopi primari delle intese
MARCIOTTA
Anch’io sono senz’altro d’accordo su questo giudizio che il
prof. Peyrot dà sul testo preparato dalla Commissione Gonella
e soprattutto su questo sorprendente articolo 45 bis in cui sembra che la chiesa cattolica debba garantire la libertà religiosa
anche dei non credenti o dei credenti in altre fedi religiose.
Quanto alla posizione dell’altra
parte certamente non si hanno
segni chiari, tranne alcune generiche dichiarazioni di disponibilità. Un fatto nuovo c’è stato
nei giorni scorsi con l’accettazione della modifica sostanziale
dell’articolo relativo alle feste
religiose riconosciute agli effetti
civili. C’è stata una modifica, ai
sensi dell’art. 7 della costituzione: cioè un’accettazione dell’altra parte di una modifica proposta dallo stato. Però poniamo
che le trattative si debbano aprire. Se le trattative si dovessero
aprire, secondo lei prof. Peyrot,
quali sono i punti più caldi, i
nodi più difficili da sciogliere del
complesso della legislazione ecclesiastica, non del solo concordato ovviamente?
Potremmo dire alle chiese
di oggi: cercate prima
i diritti degli altri,
e poi anche i vostri diritti
vi saranno dati
in sovrappiù; ma prima
cercate i diritti degli altri.
dello stato, in fondo, che un obbligo della chiesa. Quindi dovrebbe essere lo stato a promuoverle, e non la chiesa. L’unica
cosa che a me pare essenziale.
dovrebbe essere proprio quello
di impedire questa eventualità.
Cioè mentre il concordato servì
e serve in sostanza a creare dei
privilegi per la chiesa, le intese
Beh, intese, in senso stretto,
ai sensi dell’art. 8 della costituzione, no. Queste intese previste
dall’art. 8 sono in definitiva una
garanzia per la libertà e 1 indipendenza delle istituzioni ecclesiastiche, perché significano che
lo stato ’ non può legiferare in
modo unilaterale in senso contrario alle chiese, senza la loro
partecipazione. Questo è il significato. Ora, naturalmente le intese non possono prestarsi, ne
le chiese protestanti intenderne)
prestarsi, a quanto risulta dai
loro stessi documenti, a questo:
che attraverso le intese possano
essere offerte o da loro recepite
delle forme di privilegio allo scopo di continuarne la garanzia
verso terzi, cioè verso altra chiesa che oggi ne gode. A questo le
chiese protestanti si nfiutano.
Ora, purtroppo, questa iniziativa
che’ lo stato avrebbe dovuto
preoccuparsi di avanzare, pcr u
rispetto, per l’attuazione della
norma costituzionale, i governi
che si sono alternati in questo
trentennio non Thanno avvertita. E pertanto sono state le chiese protestanti che hanno dovuto prendere loro Tiniziativa, purtroppo infruttuosa, fino ad oggi, perché con ogni sorta di argomenti, da ultimo quello che
le intese non potrebbero essere
trattate prima della revisione
del concordato, i governi non
hanno mai voluto dar luogo all’avvio di queste trattative. Ce
poi un punto che giustifica l’iniziativa che le chiese protestanti
hanno preso per dar l’avvio alle
intese: è che esse desiderano veder cessare nei loro confronti
quella legislazione opprimente e
repressiva che il regime fascista
aveva verso loro rivolta nel 19291930 e che tutt’ora sussiste per;
ché nessuno si è preoccupato di
disfare questo bagaglio di limiti
alla libertà e all’esercizio delle
attività religiose, perché interessano soltanto le minoranze.
Diritti civili e diritti ecclesiastici
MARCIOTTA
I punti
caldi
PEYROT
Beh, anche qui bisogna fare
una premessa sottolineando che
la revisione del concordato e il
concordato in sé non sono tutto
ciò che concerne la legislazione
ecclesiastica. Vi sono altri due
punti altrettanto se non forse
più importanti e che richiedono
forse una priorità di esame rispetto alla stessa revisione del
concordato. Punti che in questo
trentennio avrebbero dovuto essere affrontati dalle autorità
dello stato: anzitutto una revisione della legislazione ecclesiastica extra-concordataria, in cui
prima e dopo la costituente, ma
soprattutto in quest’ultimo trentennio è stata impressa una forma di confessionalismo nel senso cattolico particolarmente
marcata. Si pensi per esempio
alle forme di assistenza pubblica di ogni tipo e secondo ogni
modalità; si pensi alla situazione della scuola pubblica statale
e non statale e quella delle scuole private; si pensi per passare
Grazie prof. Peyrot; io vorrei
fermarmi su un ultimo problema, che a mio avviso finisce per
essere uno dei problemi centrali della revisione del regime di
rapporti fra stato e chiesa: il
problema della situazione finanziaria delle chiese: come risolvere i problemi finanziari delle
comunità religiose. Come forse
molti sanno, in alcuni paesi come la Repubblica Federale Tedesca e alcuni cantoni svizzeri il
problema è risolto attraverso
una contribuzione dei fedeli di
cui lo stato si fa collettore attraverso le imposte: cioè il cittadino che si dichiara praticante paga una certa percentuale
sul reddito che lui dichiara allo
stato. Non so se in Italia, paese
paradiso degli evasori, questo
sarebbe un sistema introducibiie. Probabilmente si scoprirebbe
che l’Italia non è un paese a
maggioranza cattolica, ma sicuramente a maggioranza atea...!
Ma a parte questo vorrei sentire dal prof. Ricca che cosa lui
pensa di questo problema
finanziamento
religiose.
delie
del
confessioni
se da parte dello stato è da
escludere in maniera rigorosa.
E questo per due motivi, essenzialmente: anzitutto per una
questione di principio, e il principio è questo: la chiesa deve
autofinanziarsi: se non si autofinanzia, qualche cosa non funziona nella chiesa. Cioè sono i
credenti che devono mantenere
la chiesa, e non i cittadini. Certo, le chiese possono aiutarsi tra
di loro economicamente, questo
accadde anche nel secolo apostolico, ci sono chiese con maggiori disponibilità e altre più povere; questo va benissimo, ma
il principio fondamentale secondo il quale la chiesa deve autofinanziarsi non può essere derogato per nessun motivo. Il secondo motivo è legato alla situazione italiana: tutti sanno che
siamo in un paese in cui mancano le scuole, mancano gli ospedali, mancano i posti di lavoro,
mancano le case popolari, e in
una situazione di questo genere
sarebbe indegno e anticristiano
devolvere alle chiese delle somme che dovrebbero essere destinate a case, ospedali e via dicendo.
mo, quali sono le premesse teoriche?
RICCA
RICCA
MARCIOTTA
Ecco, la premessa teorica in
fondo la possiamo riassumere
nella formula che gira attualmente tra le chiese e anche fuori, cioè il concetto della « chiesa per gli altri ». Perché in fondo il disagio profondo che uno
avverte, come cristiano, quando
si parla di concordati e cose di
questo genere, è che emerge una
chiesa che in fondo anzitutto si
preoccupa di se stessa, si preoccupa di affermare e legalizzare
i propri diritti. Ma questo non è
il suo compito. Io direi: la chiesa si preoccupi un po’ meno di
se stessa e dei propri diritti, e
un po’ più degli altri e dei diritti degli altri. Si preoccupi un
po’ meno dei diritti ecclesiastici, e un po’ più dei diritti civili.
La chiesa in fondo ne ha già di
diritti: mentre c’è tanta gente
che non ne ha nessuno. Allora
qui potremmo richiamare una parola di Gesù, che un giorno disse ai suoi discepoli: « Cercate
prima il Regno di Dio e la sua
giustizia, e tutte le altre cose vi
saranno date in sovrappiù ». Allora noi potremmo dire alle chiedi oggi: cercate priina i di
se
Ecco, dal nostro punto di vista un finanziamento delle chie
Prof. Ricca, ma dietro a questa posizione pragmatica, dicia
ritti degli altri, e poi anche i vostri diritti vi saranno dati in sovrappiù; ma prima cercate i diritti degli altri.-
6
19 novembre 1976
cronaca delle valli
ALLE VALLI OGGI
TORRE PELLICE
Il dramma Nasce un nuovo Collettivo Biblico
dei
montanari
L’ultima assemblea del 3" circuito Val Germanasca ha ripreso un dibattito già iniziato tempo addietro circa i problemi dello spopolamento nel tentativo di
ricercare delle indicazioni per il
futuro.
Lo spunto per queste riflessioni è stato dato dalla costituzione
del circuito, avvenuta lo scorso
anno, che non ha solo funzioni di
collegamento fra le diverse comunità, ma vuole rispondere ad
esigenze più vaste che si presentino sul territorio. Balza immediatamente agli occhi la complessità dell'argomento, che andando
ben più in là del problema parrocchiale, investe la vita del valligiano in tutti i suoi aspetti.
Dal problema dell’occupazione
e del pendolarismo a quello dei
servizi (scuole, ambulatori, servizi domiciliari, sgombero neve);
dai problemi che concernono in
particolare la comunità dei credenti (culti, riunioni quartierali,
catechismi).
Dalla discussione ci è parso di
intravedere che il dramma della
gente di montagna è quello di
condurre una battaglia a livello
individuale per resistere nei luoghi di origine.
Esaminando le valli retrospettivamente possiamo individuare
come l’organizzazione di tipo agricolo-patriarcale abbia resistito fino agli anni 50-60.
Chi aveva lavoro in miniera o
nell’industria della vallata riusciva ancora a curare il proprio
campicello. A questo tipo di
struttura sociale la chiesa, da secoli, ha risposto con l’organizzazione in parrocchia. La chiesa e
la piazza del paese rappresentavano i punti di incontro e di dibattito naturali a cui la gente
c.Qnfluiva. dopo una settimana di
lavoro.
Lo spostamento fuori della valle delle industrie di maggior rilievo (anni 1955-60) ha costretto
molti lavoratori a un pendolarismo non resistibile o a scendere
in fondo valle. Lo spopolamento
ha portato di conseguenza ad una riduzione dei servizi essenziali, obbligando altre famiglie a loro volta ad abbandonare la zona.
In questa nuova situazione anche le attività centrate sulla parrocchia sono andate in crisi.
Possiamo dire che il quadro sociale di riferimento è cambiato
con la trasformazione da società
contadina a società industrializzata. Noi stiamo vivendo in questo momento di transizione. Per
trovare degli sbocchi per il futuro, dobbiamo prendere coscienza di ciò che sta avvenendo in
noi e sopra di noi, dobbiamo saper analizzare, dobbiamo poter
compiere delle scelte. Senza una
riflessione comunitaria non è
possibile pensare di individuare
degli sbocchi. Dobbiamo auindi
partire dall’entità dell’emigrazione, vedere che cosa ha significato per coloro che si sono trasferiti e vedere quali sono i problemi che hanno dovuto affrontare
nel loro nuovo insediamento.
Dobbiamo analizzare i problemi
dell’occupazione, le linee di tendenza nell’impostazione dei serviz.i.
In questa situazione c’è chi è
pessimista, è stufo di parole e
vuole vedere fatti; c’è chi è emarginato, c’è chi ha coscienza di
esserlo, c’è chi asserisce che questa eventuale presa di coscienza
giungerebbe troppo tardi, a spopolamento avvenuto, c’è chi pensa che comunque è un’operaz.ionc da tentare poiché il fondo
valle si è popolato di coloro che
sono scesi.
C’è chi è nostalgico dei tempi
passati in cui si riconosceva e
non vede che prospettive tristi
per i propri figli; c’è chi ritiene
che la comunità dei credenti possa ugualmente riscoprire una
sua vocazione evangelica nel ricercare con gli altri una soluzione a questa grossa serie di problemi.
Questi non sono che appunti
preliminari per una ricerca ed
un dibattito che si prevede di
poter continuare nei mesi prossimi e di cui terremo informati
i lettori. Adriano lX)ngo
Un gruppo giovanile di Torre
Pellice ha avanzato, nell’ambito
della comunità valdese e cattolica del luogo e a gruppi presenti
in altri comuni, la proposta della
formazione di un collettivo biblico a carattere ecumenico a
Torre Pellice con la previsione di
allargarlo a tutte le comunità
della Valle qualora si raggiungano dei risultati soddisfacenti.
Tale gruppo ha formulato la
seguente proposta che non vuole
essere in alcun modo vincolante,
ma bensì dovrebbe essere considerata come una pura indicazione che potrebbe risultare utile
per determinare il significato di
collettivo biblico.
Un’analisi sulla diffusione degli interessi che la religione suscita attualmente a livello locale ha fatto nascere l’esigenza di
un approfondimento dei testi biblici. Mezzo idoneo per concretizzare questo approfondimento
ci sembra sia un collettivo biblico che tenga presente alcuni
principi di partenza oggettivi ed
essenziali:
— lo spirito ecumenico che deve animare tale iniziativa per
permettere un più proficuo e
ricco scambio di idee;
— il collettivo dovrà essere impostato in modo da permettere Teffettiva partecipazione
di gruppi o di persone di diversa formazione culturale,
di diversi interessi, .di differenti impostazioni ideologiche;
— gli studi che verranno effettuati dovranno avere per costante riferimento la realtà
in cui viviamo e quindi il testo che verrà assunto per lo
studio dovrà permettere questo co'legamento;
— i risultati emersi da questi
incontri dovranno giungere
alle comunità valdesi e cattoliche della valle.
Partendo quindi da questi
principi abbiamo formulato
la seguente proposta circa la metodologia da seguire negli incontri:
— lettura del testo scelto;
— introduzione al brano di un
membro del collettivo, che
varierà da incontro a incontro, diretta da una parte ad
inquadrare storicamente il
brano, dall’altra a rimettere
in risalto le differenze esistenti nelle varie edizioni del testo scelto;
— socializzazione e delle riflessioni e dei probeimi che ogni
membro avrà ricavato dalla
lettura;
— dibattito sui punti più stimolanti.
Si invita tutti i gruppi e le singole persone che si sentono interessate a questo tipo di discorso
ad intervenire ad un primo incontro, volto a permettere un
confronto iniziale sui metodi,
isulle modalità e sui tempi, che si
terrà Lunedì 22 novembre nei locali del Centro incontro di Torre Pellice (sotto i portici del municipio).
Lucilla Borcarello
Un albo regionale
per i maestri di sci?
P.d.l. n. 128: « Istituzione dell’albo regionale dei maestri di sci
e regolamentazione dell’insegnamento dello sci », presentato dal
consigliere Calsolaro (PSI).
Lo sci è diventato, in questi
anni ,un fenomeno di massa; ma
le norme che lo regolano sono
ancora le stesse di quando era
praticato da pochi. È il caso della normativa che riconosce esclusivamente alla FISI (Federazione italiana sport invernali) — il
cui giudizio, spesso arbitrario, è
insindacabile — la facoltà di designare i maestri di sci. E’, tra
l’altro, l’unico caso in cui una associazione rilascia l’abilitazione
a una professione.
La proposta di legge prevede
la creazione di un « Albo regionale dei maestri di sci », che deve essere affidato secondo criteri
di autogestione ai maestri stessi.
Vengono proposte due qualifiche: maestro e allievo-maestro.
Una Commissione tecnica regionale indica i criteri per la valutazione dei candidati; ie prove tecniche e teoriche, i criteri generali per l’insegnamento dello sci
nelle scuole. Questa Commissione tecnica — di cui fanno parte
ROM ARETTO
Incontro degli amici
della Scuola Latina
Come ogni anno, l’associazione « Amici della Scuola Latina »
ha avuto la sua giornata di incontro fraterno. I partecipanti
si sono ritrovati, numerosi, al
ristorante « Bel sito » dove subito dopo il pasto si è cercato
di fare il punto sull’attività dell’associazione. La presidente, signora Itala Beux, ha tracciato
le grandi linee dell’attività dell’anno trascorso. Ha ricordato
che, quest’anno, gli Amici hanno organizzato soltanto una serata in proprio, anche perché
altri gruppi hanno offerto il loro contributo a favore della nostra Scuola. Pensiamo in particolare alla serata organizzata
dal Coro Edelweiss nei locali
offerti dalla famiglia Pons. I ragazzi hanno proseguito la raccolta della carta da macero. Grazie anche al trasporto della carta assicurato gratuitamente dai
sigg. Mainero-Pons-Biamino si è
cos'. potuto far fronte ad un terzo delle spese di riscaldamento.
La sig.ra Beux ha ricordato anche la corrispondenza degli alunni con i missionari Tron-Nisbet
all’Asmara e il modesto ma significativo aiuto inviato dai ragazzi per una famiglia rimasta
senza casa in seguito ai noti disordini di quel paese africano.
Menzionati anche i contatti con
la Scuola di Waldenberg, lo
scambio di corrispondenza con
alcune scuole olandesi. Il si".
Diehl, un fratello tedesco, ha
fatto dono di un ottimo proiettore cinematografico, che si è
già rivelato assai utile ed un
gruppo giovanile tedesco ha procurato uno scaffale utilizzato
per riporre i libri della « biblioteca in prestito d’uso».
Le visite si sono susseguite
frequenti e gradite: gruppi italiani, delle Cevenne, gruppo diaconale tedesco, insegnanti austriaci ecc.
La presidente ha terminato
ricordando l’aiuto prezioso del
pastore Stollreiter e indirizzando un saluto al presidente
uscente del Comitato del Collegio-Scuola Latina e al sig. Franco Sappè (anch’egli «scaduto»,
nonché ai due nuovi membri del
Comitato, sig. Daniele Ghigo,
presidente e sig. Alfredo Poet.
Un pensiero per il past. Geymet,
che non ha potuto essere presente e per il past. Enrico Tron. Il
past. Conte ha portato i saluti
del sig. Ghigo, ammalato.
Brevi discorsi del dott. Gardiol, del dott. Ribet, del pastore
Mordant, che abbiamo visto con
piacere in mezzo a noi con la
Signora, del past. Stollreiter.
Anche il past. Renato Coisson
e la Signora erano per la prima
volta in mezzo a noi. Siamo riconoscenti al sig. Coisson per
aver accettato di curare l’insegnamento biblico nella nostra
scuoletta.
La Signora Rivoira ha diretto
con la consueta maestria il gruppo di giovani cantori, dopo che
la Cassiera aveva dato un quadro realistico ma non scoraggiante delle finanze dell’associazione.
Desideriamo dire una parola
di riconoscenza alla sig.ra Beux
per tutto quello che ha fatto come presidente dell’Associazione.
Siamo spiacenti che abbia dovuto declinare una rielezione,
nella certezza, però, che chi accetterà ora questa responsabilità continuerà a dare un forte
impulso a questo sodalizio.
G. C.
maestri di sci e rappresentanti
delle organizzazioni sindacali —
è anche la Commissione giudicatrice per gli esami di abilitazione
a maestro e per il rilascio del
brevetto di allievo-maestro.
Infine, ferma restando una
competenza generale amministrativa della Giunta regionale,
si afferma il principio della priorità alla gente di montagna per
quanto riguarda istituzione, organizzazione e funzionamento
delle scuole.
Da: « Notizie della Regione
Piemonte », n. 10, ott. ’76.
PRIMO CIRCUITO
L’Assemblea del circuito è convocata per domenica 28 novembre alle ore 14,30, nei locali della Casa Unionista di Torre Pellice. All’ordine del giorno l’impostazione del lavoro per il prossimo anno t con particolare ritfefimento al lavoro per i giovani e dei giovani) e l’elezione del
nuovo consiglio.
Un particolare appello è rivolto a tutti i membri dell’assemblea affinché siano presenti ed
il circuito sia messo in grado di
funzionare.
sf! *
I pastori e i predicatori laici
del circuito hanno ripreso i loro incontri settimanali di studio
in vista della preparazione in comune della predicazione. Tali incontri hanno luogo ogni mercoledì mattina, alle ore 9,15, al presbiterio di Luserna San Giovanni. Il programma dei prossimi
incontri è il seguente: 24 nov.
Studio di Giovanni 1: 19-28; 1°
die. Giovanni 1: 29-34 ; 15 die.
Giovanni 1: 35-42; 22 die. Giovanni 1 ; 43-51.
BOBBIO PELLICE
Prenotatevi!
Ritoccato solo in misura minima, pubblichiamo
nelle pagine 4-5 il testo
della trasmissione televisiva « Protestantesimo » di
domenica 14.11 che conserva così la vivacità del linguaggio parlato.
Di queste due pagine
stampiamo un estratto che
è a disposizione delle chiese che lo vorranno usare
per il lavoro con i catecumeni, per incontri con
gruppi cattolici, per far conoscere la nostra posizione.
Una quindicina di chiese hanno già prenotato un
migliaio di copie. Riceviamo prenotazioni non oltre
il 30 novembre alla redazione di via Pio V 15, Torino, tei. 65.82.67. Il costo
dell’estratto è di L. 50 la
copia.
Comunità Montana
Ual Chisono
e Germanasca
Prenotazioni delle
patate da seme
Rendiamo noto che sono aperte le
iscrizioni per le prenotazioni delle patate da seme.
Invitiamo gli interessati a ordinare
i quantitativi desiderati al più pre.sto.
entro giovedì 25 novembre, al Messo
Comunale.
E’ necessario conoscere la quantità
di semente complessiva non oltre tale
data per non correre il rischio di rimanere senza patate.
Riportiamo qui sotto i prezzi forniti dalla ditta importatrice.
Il Consiglio della Comunità Montana esaminerà al più presto, la possibilità di intervenire, con un.'contributo
per ridurre il costo della semente, come già avvenuto negli anni passati.
Bintje Olanda L. 70.000/q.le-f
IVA 3% = L. 72.000
Majestic L. 80.000/q.le
IVA 3% = L. 82.400
Bea L. 80.000/q.le -|
IVA 3% = L. 82.400
Kennebec L. 50.00/q.lc +
IVA 3% = L. 51..500
Sirtema L. 75.000/q.le -f
IVA 3% = L. 77.250
Edzina L. 80.000/q’le -t
IVA 3% = L.82.400
Non sono disponibili altre varietà.
Come già precisato, il prezzo sopra
indicato è quello preventivato dalla
ditta fornitrice, se la Comunità interverà con un contributo, il prezzo ])cr
Tacquirente potrà essere inferiore.
Come già negli anni scorsi, si cercherà di spuntare i prezzi migliori, anche in relazione al mercato.
Il prezzo prevede, come gli altri anni, il trasporto fino al Comune di residenza.
• Il 15 novembre a Pìnerolo è
nata Elisa, primogenita dei coniugi Mauro Charbonnier e Nicoletta Negrin, residenti nel nostro comune in Via Cromwell.
Ai genitori e alla piccola tanti
auguri !
• Assemblea. Sabato 27 novembre, alle ore 20,30, nella sala unionista, avrà luogo un importante
incontro con la popolazione su
iniziativa della Amministrazione
Comunale. In particolare verrà
illustrato il funzionamento del
servizio (reso ora obbligatorio)
di raccolta dei rifiuti solidi urbani. Verranno anche illustrate
le modalità per la denuncia obbligatoria della superficie abitabile ai fini del calcolo della imposta dovuta.
• Venerd’i 5 novembre, a Pinerolo, si sono uniti in matrimonio Oreste Gönnet (Courtilet) e
Elvira Albarea (Giornà). A questa coppia di sposi che fissa la
sua residenza al Pidone la comunità formula i migliori auguri. In modo particolare augura
alla sposa una rapida guarigione.
• Domenica 14, nel corso del
culto domenicale, è stato amministrato il battesimo a Danilo
Artus di Guido e Susetta Pontet del Podio. Al piccolo e ai
suoi familiari rinnoviamo l’espressione della nostra preghiera di intercessione.
Comunità Montana
Val Pellice
Assemblea
sui consultori
Come già reso noto la Comunità Montana Val Pellice ha presentato domanda alla Regione
per la concessione del contributo per l’istituzione del Consultorio Familiare rivolto all’assistenza sociale, sanitaria e psicologica al singolo, alla coppia, alla famiglia ed alla maternità.
È ora urgente redigere il Regolamento del Consultorio Familiare.
Per questo si indice un’Assemblea pubblica lunedì 22 novembre alle ore 21 presso la sala
consiliare del Comune di Torre
P©11ÌC6.
Si invitano i gruppi, le associazioni, gli organi collegiali della scuola, la popolazione ad essere presenti anche portando
oroposte, suggerimenti ed esperienze al fine di poter predisporre un regolamento che risponda
alle effettive esigenze della popolazione della Val Pellice.
Torre Pellice, 16.11.1976.
Il Presidente
Arch. Pier Carlo Longo
7
19 novembre 1976
CRONACA DELLE VALLI
VILLA OLANDA
ROBA’
C'è ancora posto
per altri
Villa Olanda, un'antica costruzione sul territorio di Luserna San Giovanni, è avviata a
diventare, sempre di più, una
casa di riposo per anziani. Acquistata nel 1958 dal Consiglio
Ecumenico delle Chiese di Ginevra fu destinata in origine, nella donazione fatta alla chiesa
valdese, a "casa per profughi".
La caratteristica iniziale si è a
t ut foggi mantenuta (vive infatti nella casa una piccola colonia
di profughi russi) sviluppando
parallelamente un servizio di
ospitalità per persone anziane.
La casa è gestita da un comitato, nominato dalla Tavola, presieduto dal pastore Achille Deodato.
L’attuale direttore Franco Peyronel, venticinquenne^ è figlio
del precedente direttore Luigi
Peyronel, prematuramente scomparso sette mesi fa. Siamo andati a trovare il giovane direttore e chiacchierando con lui sul
nuovo lavoro, gli abbiamo rivolto alcune domande.
— In che cosa consiste il suo
lavoro?
— Vorrei premettere che fin
dalla prima volta che venni qui
con mio padre, Villa Olanda mi
colpi per le sue persone anziane cos'ri bisognose di queirafletto che li aiutasse a far sentire
meno gravoso il peso della vecchiaia. Beh, penso che mio padre in questo punto ci sia riuscito in pieno e anche se qualche volta lo vedevo stanco capivo che era soddisfatto, capivo
che era riuscito a far avere a
questi anziani il calore di una
famiglia. Sinceramente quando
dovetti andare a lavorare a Torino, mi spiacque allontanarmi
da questa gente che posso dire
mi ha insegnato indirettamente
a vivere. Nonostante il mio lavoro ogni volta che potevo venivo qui per dare un piccolo aiuto, una piccola parola, un segno
di solidarietà cristiana per queste persone che in vita loro dopo un’esistenza di sofferenze, una
vita non sempre facile, cercano
riposo in un’atmosfera serena.
Quando mio padre mancò, oltre
al dispiacere personale ho pensato al dolore di queste persone
anziane. In seguito mi dissero;
« Quel giorno abbiamo perso un
papà ». Sinceramente essendo
stato sempre molto vicino a mio
padre e al suo lavoro ho capito
la gravità di questo vuoto, la
perdita di un punto di riferimento intorno a cui si organizzava
la vita quotidiana. Sicché senza
dubbi ho lasciato il mio lavoro
a Torino e sono venuto qui. Sono venuto soprattutto per queste persone anziane, per portare
avanti quest’opera ip cui non ci
sono orari, dove ci vuole un’infinita pazienza, dove anche quando tutto sembra vada male non
bisogna lasciarsi scoragggiare
perché si sarà sempre realizzato, almeno parzialmente, quel
SERVIZIO MEDICO
festivo e notturno
Comuni di ANGROGNA - TORRE
PELLICE - LUSERNA S. GIOVANNI
- LUSERNETTA - RORA'
Dal 20 al 26 novembre 1976
Don. MARINARO
Viale De Amids, 22 - Tel. 90036
Luserna S. Giovanni
FARMACIE DI TURNO
Domenica 21 novembre 1976
FARMACIA INTERNAZIONALE
( Dr. Imberti)
Via Arnaud, 5 - Tel. 91.374
Domenica 21 novembre 1976
FARMACIA VASARIO
(Dott.ssa Gaietto)
Via Roma, 7 - Tel. 90.031
Martedì 23 novembre 1976
FARMACIA MUSTON
{ Dr. Manassero )
Via della Repubblica, 25 - 91.328
AUTOAMBULANZA
Torre Pellice ; Tel. 90118 - 91.273
VIGILI DEL FUOCO
Torre Pellice : Tel. 91.365 - 91.300
Luserna S. G. Tel. 90.884 - 90.205
Villa Olanda circondata
da un parco secolare.
(Foto concessa dal
past. E. Geymet).
l’amore del prossimo che ci spinge a guardare oltre.
Questo è il mio lavoro, un lavoro non facile ma ritengo pieno di soddisfazioni morali.
— A che funzione risponde
Villa Olanda e chi ospita?
— Villa Olanda è una costruzione antica; un tempo era uno
dei migliori alberghi del Piemonte. Decaduto venne utilizzato dalla Tavola Valdese per
farne una casa per profughi russi, ma pian piano la piccola colonia russa si estingue data l’età
avanzata, ciononostante riteniamo che la casa possa avere una
sua funzione in relazione al problema degli anziani. A tutt’oggi
pur non essendo provviiita dei
modernissimi conforts può offrire, a persone anziane autosufficienti, un soggiorno gradevole,
un grande parco e camere confortevoli. Ma soprattutto un ambiente che cerca di trasmettere
una reale fraternità. In questo
momento oltre ai profughi russi
abbiamo un certo numero di
persone anziane che hanno trovato neila nostra casa un ambiente sereno. C’è tuttavia ancora posto per altri.
— Quali sono le nuove prospettive per il futuro sostenute
da lei e dal Comitato per Villa
Olanda?
— Essendo Villa Olanda una
Casa di Riposo (ente morale) il
nostro impegno sarà di occuparci di persone che non vogliono
più restare sole. Offrire ospitalità temporanea a convalescenti
che usciti dall’ospedale o da una
malattia non se la sentono di
tornare subito a casa propria.
Comunque persone autosuffìcienti, che sebbene abbiano i soliti
acciacchi della vecchiaia possano andare e venire, insomma
badare da soli a se stessi.
— La comunità Russa di reUgione ortodossa che abita a Vil
la Olanda da molti anni che rapporti ha con la Chiesa Valdese?
— I membri della colonia russa sono molto riconoscenti alla
chiesa valdese per quanto ha
fatto e continua a fare per tutti
loro.
Al principio della loro permanenza, quando le condizioni fisiche lo permettevano ancora,
hanno partecipato a culti nel
tempio di Torre Pellice interessandosi anche ad altre manifestazioni della nostra chiesa.
La radio televisione bernese,
anni fa, riprese canti e aspetti
della colonia russa che ha costituito e costituisce per noi vaidesi un interessante mornento
di fraternità.
Vorrei approfittare di questa
intervista per ringraziare tutti
coloro che ci hanno aiutato, e
che continuano a manifestarci
la loro solidarietà.
(Intervista raccolta da
Giuseppe Platone)
LUSERNA
SAN GIOVANNI
• L’Unione Femminile si è riunita domenica 14 novembre per
la sua prima seduta. È stato
eletto il comitato responsabile.
Un saluto e un ringraziamento
particolare alla sig.na Alilo Yvonne che per anni si è occupata
direttamente di questa attività
e che lascia il comitato pur continuando a frequentare il gruppo. Sarà compito del comitato
predisporre il programma annuale di attività. Si invierà un
invito personale a un maggior
numero di sorelle di Chiesa, per
incrementare il numero delle
partecipanti.
• La Società di cucito promuove una vendita di lavori, in vista di eventuali regali natalizi,
giovedì 25 novembre e 9 dicembre alle ore 14,30 al presbiterio.
Tutti sono invitati a fare una
capatina, non mancheranno di
trovare qualcosa di utile e interessante.
• Domenica scorsa il gruppo
dei giovani con alcuni trattori
ha fatto il tradizionale giro
presso gli agricoltori per raccogliere offerte in natura per l’Asilo. Malgrado l’annata non troppo favorevole i doni sono stati
abbondanti : desideriamo esprimere il più vivo ringraziamento
ai generosi donatori, a chi ha
messo gentilmente a disposizione i trattori e ai giovani per il
servizio reso.
• Domenica 21 nov. culto con
rifiessione comunitaria nel Tempio sul testo di Marco 8/34-38.
• Sabato sono state tumulate
nel Cimitero di Luserna S. Giovanni, provenienti da Genova, le
ceneri di Ida Alimonda Peyrot.
Alle figliole e ai familiari rinnoviamo l’espressione della nostra
fraterna solidarietà in Cristo.
• È deceduta presso l’Asilo Valdese la signorina Lidia Caveglia,
di anni 80. Appassionata di pittura, era molto conosciuta alle
Valli per i suoi dipinti di soggetto valdese, assai apprezzati.
Ringraziamento
Il sottoscritto Enrico Zoppi, commosso per il fraterno gesto di solidarietà
avuto in occasione del suo grave intervento chirurgico, ringrazia di cuore TANA. TANFI, la Società Arti e
Mestieri, il gruppo <c Amici di S. Giovanni » e quanti si sono prodigati per
dimostrargli in modo tangibile il loro
aiuto e la loro affettuosa simpatia.
Ringrazia inoltre il prof. Ferrando,
la , sua équipe medica, il personale dell’Ospedale Agnelli di Pinerolo per la
assistenza durante l’intervento e la Direzione dell’Asilo Valdese di Luserna
San Giovanni con il suo personale per
le cure fraterne in questo suo periodo
di convalescenza.
Luserna S. G., 14 novembre 1976.
Enrico Zoppi
PINEROLO
• È deceduta, sabato 13, all’Ospedale Civile la nostra sorella
Agnese Ferrerò ved. Cairus. Il
funerale si è svolto lunedì 15. La
comunità esprime un sentito
ringraziamento a tutti coloro,
amici e fratelli di chiesa, che si
sono prodigati nelle cure e nella
compagnia ad Agnese Cairus, in
special modo negli ultimi tempi.
• Domenica 21 si svolgerà per
i catecumeni deìTultimo anno un
incontro con il cattolicesimo pinerolese. E questa la seconda
giornata tematica del IV anno
di catechismo; la prossima, prevista per dicembre, prevede l’incontro con la propria corhunità.
11 tentativo di sviluppare un tema nel corso di un’intera giornata s’inquadra in un nuovo modo d’affrontare il catechismo (in
questo caso si tratta d’affronta'
re situazioni dal vivo) che desta
l’interesse dei catecumeni.
• Alla Foresteria di Torre Pellice, il 28 novembre, appuntamento per la comunità pinerolese. L’incontro conviviale e fraterno vuol esser tutto dedicato
ai sigg. Deodato, pastore e signora, che per tanti anni hanno
condiviso i problemi e lavorato
per la ’crescita evangelica’ della
chiesa pinerolese.
cerneva la scadenza di due membri del Concistoro; non si è proceduto a nessuna rielezione nell’attesa di fare dei sondaggi nei
diversi quartieri per presentare,
alla prossima assemblea, nuovi
candidati.
Sull’impegno finanziario richiesto dalla Tavola, che prevede l’aumento contributivo del
22% per il ’77, l’assemblea pur
impegnandosi per il necessario
adeguamento non ha voluto —
per così dire — impegnarsi per
gli assenti. Sicché la richiesta
sarà tenuta presente e divulgata senza un’adesione formale,
come era già stato fatto per
l’anno precedente per altro con
pieno adempimento della richiesta rivolta alla comunità dalla
Tavola Valdese.
• Sabato 27 sera presso la sala
unionista la filodrammatica di
Luserna San Giovanni presenterà : « Tre scene sulla Riforma :
ieri e oggi». Tutti sono cordialmente invitati.
SAN SECONDO
ANGROGNA
• Una quarantina di membri
hanno partecipato, domenica
14, alla assemblea di chiesa
convocata per ascoltare la relazione dei deputati alla Conferenza Distrettuale e al Sinodo.
La relazione, tenuta dalla signora Barbiani, ha avviato un utile
dibattito sul tema, ormai discusso da più parti, fede e politica.
Sono emerse diverse posizioni
( « TEvangelo ha nulla a che fare con la politica », « Bisogna
tradurre storicamente l’annuncio evangelico » etc.) che hanno, pur nella vivacità delle repliche, mantenuto un chiaro confronto di posizioni.
Un’altra questione posta alla
attenzione dell’assemblea con
• Il gruppo filodrammatico della comunità di S. Giovanni ci
ha presentato sabato sera « La
riforma ieri e oggi ». Il pubblico
era scarso e ce ne dispiace non
solo per gli attori, ma anche
perché il lavoro e l’interpretazione meritavano una maggiore
partecipazione.
• L’Assemblea di chiesa del 14
ha ascoltato la relazione sul Sinodo del fratello Daniele Ghigo
ed ha approvato il bilancio preventivo per il 1977. È stata accettata la somma di L. 5.300.000
quale versamento alla cassa centrale. Il bilancio quadra sulla
cifra di L. 8.750.000.
• Le riunioni quartierali dal 24
novembre al 10 dicembre saranno presiedute dal past. Ruben
Artus dell’Uruguay. In questo
periodo non vi saranno visite
nelle case. Vi raccomandiamo
di partecipare alle riunioni in
cui sarà presentata la Chiesa
Valdese del Rio de la Piata.
• Il Comune di San Secondo
non ha una scuola media per i
circa 80 alunni. Il trasporto a
Pinerolo crea dei problemi. Quest’f-ino il Comune ha chiesto il
contributo di lire cinquemila alle famiglie suscitando vivaci proteste che lunedì, 15 u. s. si sono
trasformate in manifestazioni
con blocco degli Scuolabus.
Un incontro avvenuto in Comune la sera stessa sembra avviare il problema a soluzione.
Altre notizie la prossima settimana.
Domenica 21 novembre alle
ore 10,30 avrà luogo l’assemblea
di chiesa annunciata. AlTo.d.g.
il preventivo di spesa per l’anno
1977, il problema delle contribuzioni, la lista dei membri elettori, l’elezione di membri del
Concistoro e varie.
L’assemblea di chiesa avrà
luogo nella sala della comunità
che è stata ripulita in questi
giorni (sono state sostituite tutte le lose del tetto rotte in questi anni) e che sarà d’ora in
avanti il luogo di culto domenicale fino alla buona stagione.
Ringraziamo i fratelli che si
sono prestati per questi lavori
come pure coloro che hanno
provveduto alla provvista di legna. Anche le ultime famiglie
che erano ancora nelle zone alte di Rorà con il loro bestiame
sono ritornate nella zona delle
Fucine e del capoluogo ricostituendo così la piccola unità delle borgate abitate d’inverno.
Doni per l’Asilo
di Luserna S. Giovanni
Elenco dei cloni prevenuti nel mese
di ottobre.
RIV-SKF - Centro Attività Sociali di Villar Porosa 100.000; Notaio Luigi
Poet (Pinerolo) 10.000; Codino Elena
(Pinerolo) 10.000; L. M., in mem. di
Lina Bounous ved. Türk (Pinerolo)
50.000; Calia Venere (Mi) 50.000; In
mem. di Carlo Armand Hugon, la sorella Amalia e la cognata JourdanArmand Hugon 10.000; Lanzerotto
cav. Danilo, in mem. di Leone ed Elba Lanzerotto (Vi) 50.000; P. Comba
10.000; Tina e Mario Rivoir, in mem.
di mamma e papà 10.00; Pia Falchi,
in mem. di Lina Varese e Laura Jervis 10.000; Goss Giovanni 2.000; Bèrtalot Ada 5.000; Mourglia Lena e
Guido 30.00; Lilia Malacrida (Como)
4.000; Ilda Rivoir (S. Germano) 100
mila; Albert Besson (T. P.) 200.000;
Silvia e Mario, in mem. della mamma Anita Ricca-Bastia (T.P.) 400.000;
I condomini di viale XXV aprile, fiori
in mem. della sigtra Anita Bastia
(T. P.) 75.000; In mem. deUa cara
cugina Anita Bastia, i cugini RaviolMoUea e Adriana (iirard (T. P.) 30
mila; Jeanne del Pesco, in mem. della sig.ra Anita Bastia 5.000; In mem.
di Paolo Condola, la moglie Elsa Cendola-Comba (T. P.) 30.000; Bruno
Falchi, in mem. della sig.ra Anita Bastia 20.000; Odetto Ivonne, in mem.
di Edmondo Vola 50.000; In ricordo
di Andrea Gay, i compagni di scuola (T. P.) 19.500; Luciana e Aldo
Vola, in mem. di Ricca Anita ved.
Bastia (T. P.) 50.000.
Pro deficit Asilo
Guido Ribet L. 100.000; In mem.
di Pauline Gönnet Villa : il nipote
Davide Rivoiro Pellegrini 10.000, il
marito Francesco Villa 100.00, la figlia Yolanda Rivoiro Pellegrini 100
mila; Mourglia Lena e Guido 40.000.
E’ aperta così una sottoscrizione
speciale per l’estinzione del debito di
L. 24 milioni, rimasto su un totale
di 250 milioni che rappresenta il costo totale della costruzione del nuovo
progetto, della ristrutturazione di parte del vecchio edificio e di tutti gli
impianti, attrezzature, mobili e suppellettili per il funzionamento dei servizi. I versamenti possono essere eseguiti sul c/c n. 2/16947, Asilo Valdese, 10062 Lus. San Giov. (To).
« Buona cosa è aspettare in silenzio la salvezza dell’Eterno ».
(Lamentazioni 3 ; 26).
Si è spenta serenamente a Genova il
9 novembre
Ida Alimonda ved. Peyrot
Lo annunciano con profondo dolore
le figlie Elena e Maria, la sorella Rita.
La famiglia ringrazia vivamente tutti coloro che hanno dimostrato la loro cristiana simpatia.
L. S. Giovanni, 13.11.1976.
RINGRAZIAMENTO
I familiari del Compianto
Carlo Felice Ribet (Carlin)
veramente commossi per l’imponente
dimostrazione di stima e di amicizia
tributata al loro caro Spomparso, ringraziano di cuore il Medici che lo hanno curato durante la sua malattia, le
Autorità, il Pastore Paolo Ribet, l’Associazione Alpini di Ferrerò e tutte le
gentili persone che, con l’aiuto prestato, con fiori, scritti, parole di conforto
e la partecipazione ai funerali, si sono
uniti a loro in questa dolorosa circostanza.
Ferrerò, 18 ottobre 1976.
8
8
19 novembre 1976
130 anni de‘Il Gallo’ La repressione sud-americana
spara in italiano_____________
(segue da pag. 2)
possano intendere, ma senza la
smania di far proseliti » (Il Gallo - n. l - gennaio 1946 - p. 1).
Come la pubblicazione si sia
diffusa oltre le nostre previsioni, e quale impegno di tempo
comportasse mantenere la periodicità mensile, non avevamo
previsto.
E così dovemmo rinunciare in
parte al lavoro di quartiere e
ad altri impegni pratici possibili, dal lavoro per gli emarginati,
a quello sindacale, a quello di
partito. Decidemmo, di comune
accordo, di dedicarci in parte
al lavoro redazionale, ad iniziative concrete già in atto, secondo le attitudini di ciascuno, in
una pluralità di scelte rispettata
da tutti, presenza unificante per
tutti la fede nel Cristo vivo e
operante nel mondo attraverso
gli « uomini di buona volontà ».
Bastarono tuttavia pochi numeri del Gallo stampato — che
frattanto aveva dato un nome al
gruppo, fino ad allora anonimo
— per destare riserve in una parte della cattolicità genovese, gerarchia e base.
Allo scopo di affermare chiaramente che nessun sacerdote o
religioso, anche se amico del
gruppo, era responsabile sotto
nessun titolo del gruppo stesso,
e che la responsabilità era pienamente dei laici, nel 1950 trasportammo la sede della redazione e delle riunioni nell’abitazione di un’amica, in Galleria
Mazzini, ove ancora ci ritroviamo.
Passo passo, nelle riunioni culturali, andammo rendendoci conto che si parlava spesso di Evangelo e di evangelizzazione, ma
che di fatto noi pure — come la
grande maggioranza dei cristiani fra i quali si era nati e cresciuti — si conosceva l’Evangelo
come a pezzi e bocconi, e pronti
e facili noi pure a brandire un
passo o l’altro dei testi per giustificare i nostri rispettivi punti
di vista, i nostri propositi, i nostri comportamenti. Nacque così la scelta di mutare la riunione « culturale » del mercoledì in
una lettura continuata e sistematica del Nuovo Testamento,
tenendoci al corrente con i lavori più recenti di esegesi, cattolici e non cattolici. In questo
novembre 1976 entriamo ormai
nel 26" anno di tale esperienza
e siamo persuasi che è pervenuta ad essere l’esperienza vitale
dell’unione del gruppo e della
sua continuità, in una presenza
critica non preconcetta nei confronti della istituzione ecclesiastica, e con uno spirito ecumenico che ci ha portato a stringere amicizie con gruppi e movimenti, cattolici e no, in Italia
ed all’estero, (per esempio, con
l’iniziativa valdese di Tullio Vinay ad Agape) e a dare inizio,
con i Valdesi locali, al tempo del
pastore Aldo Sbaffi, a riunioni
di preghiera in comune, anche
prima del Concilio.
Alla riunione per la lettura
settimanale delTEvangelo sono
venuti accompagnandosi, nel corso degli anni, un tempo settimanale di preghiera in comune, ed
una riunione, al sabato sera, per
la preparazione del quaderno
monografico di luglio-agosto, cui
partecipano anche non credenti
e amici in ricerca.
Era naturale che la nostra
scelta di schietta attenzione alla
parola della gerarchia, accompagnata dalla nostra scelta di
presenza critica non preconcetta
Sottoscrizione
per il Libano
Le chiese battista e valdese di Torino organizzano una sottoscrizione in
favore delle popolazioni
palestinesi e libanesi. La
somma che sarà raccolta
verrà utilizzata per l’acquisto e l’invio di medicinali.
Chi volesse partecipare
a questa sottoscrizione è
pregato di servirsi del
ccp 2/39878 intestato a Roberto Peyrot (C. Moncalieri 70, Torino), specificando sul retro : « Fondo
di solidarietà; per il Libano ».
nella Chiesa e l’assunzione della
iniziativa indipendentemente da
« assistenti ecclesiastici ufficiali », destasse riserve e anche sosp>etti da parte dei cattolici della base e delle gerarchie. Nel
1971, in seguito ad un nostro articolo collegiale che era apparso a Milano (con l’imprimatur
della curia milanese) su la rivista La Missione, ci fu chi si allarmò a Roma, trasmise l’allarme a Genova, e ci trovammo in
una situazione non facile con la
gerarchia. Ci fu a nostro carico
anche una àpecie di processo,
dopo il quale i cinque componenti la commissione nominata
dalla Curia (ai quali era stata
affidata la lettura di parecchie
annate della pubblicazione) conclusero che non risultavano esserci « errori formali » nel Gallo,
e sottoponevano all’accettazione
del gruppo alcune proposte che,
in sé, non portavano mutamenti alla linea del Gallo, gruppo e
pubblicazione; la linea, come ho
detto prima, di « presenza critica obbiettiva non preconcetta »
nella Chiesa.
La linea, infatti, non è mutata affatto in questi ormai quindici anni, dal 1961, mentre il
Gallo^ pubblicazione e gruppo,
sono andati mutando, « nella
continuità » della linea stessa,
col sopraggiungere di giovani di
varia provenienza e formazione.
Anche i giovani confermano
che la loro amicizia nasce soprattutto dalla riunione evangelica del mercoledì, e dalla riunione di preghiera, rispettosi delle diverse scelte nel campo dell’azione pratica. Siamo ormai tre
generazioni a ritrovarci insieme
ed a scoprire che, nell’amicizia
del Cristo, si può essere amici e
intendersi anche fra generazioni
diverse, in una libera scelta di
presenze, diremo operative, nella libertà dei figli di. Dio.
Quanto al gruppo, ed alla pubblicazione, li abbiamo posti nella mano di Dio, e dureranno fino a quando risponderanno alla
sua volontà di Padre — che è
Padre e non padrone — che conosce ciascuno di noi, e il gruppo, e la Chiesa, più intimamente di quanto nof stessi ci si possa conoscere e conoscerla.
Nando Fabro
Che in America latina esistano pressoché esclusivamente regimi militari, che con la violenza hanno imposto dittature sanguinarie, è cosa ormai nota. Meno noto, ma altrettanto sicuro
è un progetto per la creazione
di un’alleanza di difesa sull’Atlantico del sud, come ha dichiarato nel settembre scorso il ministro degli esteri della giunta
militare argentina Guzzatti. Di
questa « internazionale nera »
farebbero parte il Brasile, l’Argentina, l’Uruguay e il Sudafrica.
In America latina la repressione sistematica di ogni opposizione ha portato anche ad un
« giro di vite » nei confronti della Chiesa cattolica, che, seppur
con notevole ritardo, ha iniziato
a seguire l’esempio di mons. Helder Camara, il battagliero vescovo nonviolento di Olinda e Recife. Anche qui l’Italia, al di fuori di ogni considerazione politica, concorre ad armare la mano
degli oppressori, anche se gli
USA vi svolgono un ruolo in misura assai più rilevante. Anche
qui aerei e missili, motocannoniere e armi leggere, cannoni e
radar costituiscono il solito
« budget » bellico fornito dalla
nostra nazione.
Più precisamente al Brasile la
Macchi ha fornito più di cento
esemplari dell’MB-326GB, jet di
addestramento e controguerriglia, durante gli ultimi cinque
anni, probabilmente, per un valore approssimato totale di una
cinquantina di miliardi di lire.
Analoga fornitura per l’Argentina, anche se di dimensioni più
modeste. L’OTO Melara ha fornito alcuni esemplari del suo
cannone navale leggero compatto da 76/62 alTArgentina, nello
stesso periodo, per un prezzo
unitario di 250 milioni di lire.
I Cantieri del Tirreno hanno
venduto probabilmente una decina di corvette al Venezuela e
due sommergibili all’Ecuador
(come riferisce l’Istituto Affari
Internazionali di Roma). La Brada ha venduto sicuramente 3
cannoni antiaerei da 40/70 al Venezuela e 8, nella versione binata, al Perù. L’Aeritalia ha venduto all’Argentina 2 G-222, da
consegnare entro il 1976 (prezzo unitario circa 2.500 milioni di
lire).
Insomma, tutta una serie ragguardevole (per valore economico e strategico) di forniture
belliche indiscriminate, che conferma una politica estera ben
precisa e coerente nella realtà
dei fatti. Lo stesso mondo industriale ha rilevato con soddisfazione il mutato atteggiamento
della pubblica amministrazione,
che, peraltro, proprio nel settembre scorso, ha patrocinato a
Genova una fiera di bellica navale. Lo stesso Corriere della
Sera, il 25.9.76, ha rilevato « che
il governo italiano, messa da
parte ogni altra considerazione,
ha pensato di doverli appoggiare » : col risultato di numerose
commesse militari, tra cui sei
fregate per il Venezuela e quattro per il Perù.
È indubbiamente assai pericoloso cercare uno sviluppo industriale ( ed una ripresa economica) basandosi su una intensificazione produttiva 'delTindustria bellica, poiché i pericoli
connessi a tale scelta sono molteplici. D’altronde, si pone il
problema di una profonda crisi
che attualmente sta travagliando l’intera nostra economia con
livelli disoccupazionali assai elevati. Il problema, certamente,
non è di facile soluzione e va
affrontato con delicatezza e serietà, poiché la demagogia (soprattutto in tale settore), rischia
di procurare danni ancor peggiori. È d’altronde altrettanto
chiaro che occorre una volontà
politica chiara e decisa ad affrontare il tema e a risolverlo,
con misure adeguate ed opportune. In realtà, però, tale disposizione non esiste, per dar luogo ad un atteggiamento del tutto opposto.
Da una posizione di tolleranza,
il governo si è volto ad un appoggio netto, testimoniato proprio
in occasione di una risoluzione
presentata dai Paesi «non allineati» per imporre un embargo
totale sulle forniture di armi e
munizioni all’Africa del sud (a
causa dell’atteggiamento sudafricano verso la Namibia), il 19
ottobre u.s., al Consiglio di Sicurezza deU’ONU a New York.
LA SETTIMANA INTERNAZIONALE a cura (di Tullio Viola
Neo-nazismo in Germania
Una malattia profonda della civiltà occidentale, iniziatasi
in modo più o meno occulto da
lungo tempo (certo almeno da
un secolo), esplosa poi in regimi
autoritari che abbiamo purtroppo tutti conosciuto, continua ogni tanto a manifestarsi in episodi ripugnanti ed allarmanti. Si
chiama genericamente « fascismo » e all’Italia spetta l’onore
di averle dato il nome.
Ma gli episodi più gravi di questa orribile malattia si riscontrano, a nostro parere, in Germania, dove la malattia ha preso il
nome di « nazismo », oggi più
precisamente di « neo-nazismo ».
Del neonazismo abbiamo più
volte scritto su queste colonne.
Oggi vogliamo segnalare due episodi che ci sembrano particolarmente gravi.
1) « 7Z fatto è accaduto in una "Casa di Cultura" alla periferia di Mannheim, dove un migliaio di nostalgici della "Grande
Germania" si sono riuniti domenica I.IL’76, per fare omaggio alla memoria di Joachim Peiper,
l’antico boia-colonnello delle SS,
che forse è morto quest’estate,
in Francia, nell’incendio della sua
casa nei pressi della cittadina di
Vesoul. Sala decorata coi colori dell’antico Reich tedesco (nero, bianco e rosso), con quelli
della Germania contemporanea
(nero, rosso e giallo oro) e con
quelli della Francia, per ben sottolineare che "qui si onorano i
morti di entrambe le parti".
Gli oratori hanno espresso il
proprio pensiero con grande prudenza. Pareva, ascoltandoli, che
fossero loro i migliori difensori
dello Stato Costituzionale e della libertà, tanto che il pubblico
è rimasto un po’ deluso: certamente sarebbe stato pronto ad
applaudire,, se fossero state pro
nunciate parole più forti. La manifestazione, organizzata dal presidente della DVU ( = Unione del
popolo tedesco) Frey, era stata
dapprima proibita dal consiglio
municipale di Mannheim, che è
socialdemocratico. Il Frey è direttore di un settimanale di estrema destra, la "National Zeitung”.
In un secondo tempo la manifestazione fu autorizzata dal tribunale amministrativo di Karlsruhe, il quale tuttavia vietò l’inaugurazione d’una stele in memoria
del Peiper.
La cerimonia ha avuto inizio
con la lettura di telegrammi di
solidarietà inviati da antichi camerati che combatterono nelle
Fiandre, nella Vallonia. in Italia
e in Ispania, insieme ad altri telegrammi di ex colonnelli francesi. (...) .
"Vi sono taluni (ha voi detto
il Frev), come ver es. la Banda
Klarsfeld. che s’ostinano nel far
portare ai soli tedeschi la responsabilità della seconda guerra
mondiale. Perché? Noi siamo dispiaciuti per ^ tutte le ingiustizie
commesse sotto il III Reich e
durante la guerra, ma noi esigiamo dagli altri la stessa confessione, cioè il riconoscimento del
fatto che noi non siamo i soli
colpevoli".
La DVU, vuole, secondo le parole del suo presidente, difendere la libertà, la cultura, la civiltà, ’’l’Europa delle nazioni” dall’imperialismo sovietico. Essa reclama l’unità tedesca e la restaurazione delle frontiere del 1937.
Ma, dietro questo programma si
nascondono delle nostalgie ben
più pericolose. In un fascicolo
venduto all’ingresso della Casa
di Cultura, la DVU pone la domanda: "È proprio vero che 6
milioni di ebrei sono morti durante la guerra?” E, in testa al
fascicolo, una citazione di Himm
L’Italia, rappresentata dall’ambasciatore Piero Vinci, si è astenuta con motivazioni chiaramente speciose, quale la situazione
politica africana in via di modifica ecc. Questo atto, ultimo di
una lunga serie, è assai grave
proprio in un momento in cui il
governo, fortemente condizionato dalla sinistra, dovrebbe operare in una ben chiara direzione.
Questo, almeno per il settore
dell’industria bellica, ora non avviene assolutamente.
Maurizio Simoncelli
ler: "Noi abbiamo dovuto costruire i forni crematori per bruciare
i cadaveri di molti prigionieri
morti di malattie infettive. Su
questo fatto si è mentito, e di
questa menzogna si è poi fatto
il nodo scorsoio per impiccarci".
Fuori della Casa di Cultura, alcuni giovani maoisti protestavano contro la riunione neo-nazista. Ma un cent naio di poliziotti forniti di caschi, proteggevano
quella riunione senza tanti riguardi ».
2) «Il ministro democratico
cristiano e presidente del Land
della Bassa Sassonia (Germania
Fed.) Ernst Albrecht, si è pubblicamente espresso a favore della
tortura, in certe situazioni estreme. La sua presa di posizione ha
però provocato vive reazioni da
parte degl’intellettuali della Germania Occidentale.
L’Albrecht ha difeso "sul piano etico" il ricorso alla tortura
in casi estremi, trattando una tesi di filosofìa pubblicata col titolo: "Lo Stato come Idea e come
Realtà". Ecco un es. di "caso estremo” da lui architettato:
"Supponiamo che una banda di
criminali riesca ad impossessarsi d’una bomba atomica e minacci di lanciarla su una grande città. La polizia riesce ad arrestare
uno dei componenti la banda.^ Ma
la catastrofe atomica non può essere evitata che se i poliziotti ottengono, al più presto possibile,
da quell’uomo, delle indicazioni
sul nascondiglio dei suoi complici" ».
Risparmiamo il seguito del ragionamento fatto dall’ Albrecht,
perché ogni lettore se lo può immaginare. A noi sembra di riconoscervi la mentalità tipica dei
gesuiti del sec. XVII.
(Da «Le Monde» del 9.11.’76).
cristiana
in marcia
Padre Ernesto Balducci, una
delle figure più rappresentative
del cattolicesimo progressista
italiano degli anni ’60, ha tenuto
una conferenza per 1’« Associazione Culturale Italiana » dal titolo ; « La lunga marcia della
coscienza cristiana : dalla conservazione alla profezia ».
L’Oratore ha esaminato le varie tappe attraverso le quali si
è giunti ad una visione nuova
della teologia, rivolta non tanto
a spiegazioni dogmatiche, quanto ad esprimersi nella prassi :
una teologia che diventa antropologia. Il confine oggi non è
segnato da Chiese e confessioni,
e nemmeno da partiti, il cui programma è ancora legato alle
strutture esistenti. La linea di
demarcazione è segnata invece
dalla consapevolezza di una rottura con le strutture al servizio
del mondo della produzione e
del consumo, proiettati verso
una nuova realtà, che Balducci
chiama « utopia », la costruzione
cioè di un mondo dalle dimensioni nuove : è la nuova polis
contrapposta all’antica.
Questa rottura si manifesta
anche aH’interno della stessa fede cristiana : una religiosità tradizionale infatti, un’immagine di
Gesù svigorita, intimista, una
fede smorzata che si preoccupa
della bontà, delTirenismo, della
obbedienza, possono essere ancora al servizio del « sistema »,
come soddisfacimento delle tendenze individualistiche dell’uomo
massificato del nostro tempo.
Diversa è la potenza rivoluzionaria di una fede autentica
nel Cristo crocifisso e risorto. È
la fede che spinge all’azione coraggiosa, alla costruzione comunitaria di un mondo nuovo. Una
fede che esce da posizioni di
languido quetismo per gettarsi
nella battaglia giornaliera.
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8 luglio 1960
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