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bpetc.
Eiì;i:;t3c;a Valiosa
ECO
( io.'inD)
TOnaZ t~2LLICi:
DELLE VALLI VALDESI ^
" Gettate lungi da voi tutte le vostre trasgressioni per le quali avete peccato, e iatevi un cuor nuovo e uno spirito nuovo
Anno LXXXVII - N. 49
Una copia L> 30
abbonamenti
k Beo: L. 1.200 per l’intemo i Eco e Lo Luce: L. 1.800 per l’interno | Spediz. abb. postale - 4 Gruppo I TORRE PELLICE
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, IJ Dicembre 1957
Torre Pellice ■ C.C.P. 2-17557
La Parola della vita
Tempo di avvento
« L’altissimo ti benedirà con benedizioni del cielo ì). Genesi 49: 25
Tempo di Avvento, tempo in cui il cielo si avvicinò in un modo
tutto speciale alla terra. Alcuni angeli scesero a recare i messaggi del
mistero di amore del Padre, nel dare il suo diletto Figliuolo per la redenzione del mondo. Altri angeli furono gli annunziatori della nascita ed
in schiera scesero glorificando Iddio e proclamando pace in terra.
Non mancarono rivelazioni in sogno (Luca 1 : 20) (Matteo 2: 12)
nè segni nel cielo, che animarono i Magi d'Oriente ad intraprendere
il lungo viaggio.
Ma di tutto questo che cosa seppe il mondo? Quel mondo che, in
Erode, appena n'ebbe notizia tentò di uccidere il Fanciullino!
E che cos'è tuttora questo mondo dove, come da noi, si sente
bestemmiare il nome di Dio e del suo Figliuolo; dove s'ignorano o si
trasgrediscono i suoi Comandamenti ; si calpestano i richiami della
coscienza, dono prezioso fatto all'uomo?
E che dire della crescente indifferenza dei popoli cristiani per la
loro religione, fino a perderne la conoscenza e lasciar morire tutti i
valori della vita spirituale?
Dove? In chi si manifesterà in questo Natale, una presenza intima,
gioiosa del Signore?
Colui che un giorno disse: «Imparate da me che sono mansueto
ed umile di cuore», (Matteo 11 : 29) discese in umiltà rivestendo carne
della nostra carne, nascendo in una stalla, deposto in una mangiatoia.
E come allora la nascita del Redentore fu manifestata agli umili ed ai
cuori sinceri, così lo sarà anche in questo tempo per coloro che lo bramano e sono pronti a cantare con gli angeli : « Gloria a Dio e pace in
terra ».
in quel tempo ecco l'umile sacerdote Zaccaria che, recatosi al tempio per offrire nell'ora stabilita il profumo, riceve da un angelo l'annunzio della nascita di un figlio, che in potenza di Spirito preparerà al
Redentore : « un popolo ben disposto » ed in « conoscenza di salvezza,
mediante la remissione dei peccati» (Luca 1 : 17 e 77).
Ed ecco l'angelo Gabriele presentarsi a Maria per annunziarle che
da lei, per intervento divino, nascerà il Figliuolo dell Altissimo. Ed ella,
in canto di lode ed esultanza, esprime la sua gratitudine.: « poiché il
Signore ha innalzato gli umili » e « non ha riguardato alla bassezza
delia sua ancella» (Luca 1 : 47 e 52).
A Roma, ad Atene ed a Gerusalemme la notte in cui nacque il
Redentore fu una notte come un'altra; e nel silenzio profondo, le sentinelle trasmettevano il richiamo della vigilanza dalle mure turrite. Ma
nell'umile cittadina di Betleem (casa del pane) secondo le profezie
nacque Colui, che doveva essere al centro della storia (Michea 5: 1).
Ne è data notizia a degli umili pastori, che di subito si recheranno
dal nostro Redentore e torneranno al loro gregge : « glorificando e
lodando Iddio ». ^ •
E se verranno degli uomini considerati d importanza, i Magi
d'Oriente, son tali da non scandalizzarsi dell'umiltà di quella nascita,
ma si prostreranno ad adorare il Redentore e gli offriranno ¡..lor tesori,
senza sapere di quale utilità avrebbero dovuto essere per la fuga e
l'esilio in Egitto.
Lo scrittore della lettera agli «Ebrei» insiste nei capitoli 7, 8 e 9 a
dimostrare, che l'opera compiuta dal Cristo ha un'efficacia di valore
eterno, compiuta « una volta per sempre ». E Pietro affermava che i
doni che ne derivano, sarebbero: «per quanti il Signore ne chiamerà»
(Attti 2: 39). „ , , , ,,,.
E' buona cosa cogliere le occasioni come quella del tempo dell Avvento, per ravvivare in noi e nella Chiesa« il primiero amore», (Apocalisse 2- 4) che spesso in questo nostro pellegrinaggio terrestre si
copre di polvere, come i fiori ai bordi delle strade movimentate dal
turbinìo della vita, che reca preoccupazioni, difficoltà, afflizioni, stanchezze, sconforti.
Profittiamo di questo tempo, per far del nostro cuore una piccola
Betleem, dove si rinnovi la freschezza della gioia e della pace recata
dal Natale e, nonostante tutto, ravvivare la fede, la speranza, lodando
Iddio ed offrendo frutti di bene e doni alla sua gloria.
Forse in questo momento ti senti abbattuto, incapace di rialzarti.
Ricordati delle parole dei Salmisti : « L'Eterno rialza tutti quelli che son
depressi» (Salmo 145: 14). Ricorda quel che si legge m Isaia 41 : 13:
« lo, dice l'Eterno, son quegli che ti prendo per la mano destra e ti dico:
Non temere, io ti aiuto ». , . , ^ • i
Ti senti forse indegno? Ragione di più perche il Cristo rinasca ne
tuo cuore. Ricordati l'amore sublime del Padre nella parabola del fi^iuol
prodigo: «Mentre il figliuolo era ancora lontano, suo padre lo vide e
fu mosso a compassione e corse (corse, capisci?) e gl. s. g.ttò al collo e
lo baciò e ribaciò». «Il Signore è lo stesso ieri, ogg. e m Eterno».
(Ebrei 13:8). j i ■ i^
L'Altissimo ci benedica con benedizioni del cielo.
Virgilio Sommani.
Si inaugura a Bobbio Paiiioe
ià nuova saia doiio
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Veduta della nuova sala
L'inaugurazione della NUOVA SALA avrà luogo, Dio volendo, domenica 15 dicembre, alle ore 14.
Le Autorità e la popolazione di
Bobbio sono cordialmente invitati.
L'invito è pure rivolto a tutti gli
amici della Valle, nonché a coloro
che, in un modo o nell'altro, hanno
dimostrato interessamento per la nostra opera.
Dopo l'inaugurazione ufficiale, il
Professore Baridon Dott. Silvio proietterà due films in francese : « Terres
en périi » e « Devoir de Zouzou ».
Con un'amichevole tazza di thè si
chiuderà la cerimonia.
Alle ore 20,30 la filodrammatica
locale presenterà il dramma : « LA
GLORIOSA CANAGLIA», tre atti di
Carlo Repossi.
Il CULTO DEL MATTINO sarà presieduto dal Vice-Moderatore, Pastore
Roberto Nisbet.
Una sentenza della Certe Cnstitnzinnale
Una recente sentenza della Corte I
Costituzionale c’interessa molto da
vicino ed è stata variamente commentata dai giornali‘italiani. La Corte doveva decidere .se Tart, 404 del
Codice Penale, éhe commina da uno
a tre anni di reclusione a chiunque
offende in pubbiico la_ religione dello
Stato, fosse compatibile con_ Tart. 8
della Costituzione, che stabilisce la
assoluta parità tra i culti e le confessioni religiose.
Bieco in breve, i fatti che hanno dato origine alla sentenza. Il pretore di
Mineo, in provincia di Catania, aveva chiesto l’intervento della Corte
Costituzionale in conseguenza di un
processo in cui un tale Sebastiano
Scaccianoce era imputato di aver vio
lato l’art. 404 del Codice Penale, avendo in un bar vilipeso una immagine
sacra e quindi offeso la religione dello Stato ».
Nel chiedere l’intervento della Corte Costituzionale, il pretore aveva os
servato come, a suo avviso, l’art.^ 404
in cui si fa chiaramente menzione
della « religione dello Stato » _ sembrasse in contrasto con la Costituzione. Questa, infatti, spiegò il magistrato « non attribuisce un particolare riguardo a una data religione, ma po
ne tutte le confessioni sul medesimo
piano di parità nei confronti dello
Stato»; mentre invece il Codice penale stabilisce una disparità di trattamento secondo che l’offesa sia diretta contro la religione cattolica o
contro dei culti ammessi. Pertanto, i
reati compiuti contro la religione cattolica romana sono sottoposti ad una
sanzione più severa di quella che, nello stesso Codice, è contemplata per
gli altri culti.
La Corte Costituzionale, nella sua
sentenza, ha innanzi tutto spiegato
che il Codice penale vigente non limita allatto il libero esercizio dei culti e, quindi, la libertà delle varie confessioni religiose, nè limita la condizione giuridica di chi profani un culto diverso da quello cattolico. Ha però, sottolineato come la Costituzione,
pur ponendo tutte le confessioni religiose sul medesimo piano riguardo
alla libertà di culto, per quanto concerne la Chiesa cattolica ne differenzia la situazione giuridica rispetto ai
rapporti con io Stato, in conseguenza del trattato lateranense del 1929.
Ed ha concluso dicendo : «D’altra pai^
te questa differenziazione ha fondankento anche nella rilevanza che ha
avuto ed ha la Chiesa cattolica in
ragione della antica ininterrotta tradizione del popolo italiano, la quasi
totalità del quale ad essa sempre appartiene ». , .
Con tutto il rispetto dovuto ai giu
dici della Corte Costituzionale, rite
ni.amo di dover sottoporre la loro
sentenza o, meglio ancora, la sua giustificazione conclusiva, ad alcune osservazioni d’ordine giuridico e morale.
Qui evidentemente non è in discussione l’episodio speciale del cittadino
di Mineo. E’ in discussione un problema assai più vasto ed importante che
la sentenza stessa pone di fronte alla
coscienza di ogni cittadino democra^
tico e, in modo particolare, di ogni
italiano non cattolico romano.
L’art. 404 jfa parte di un gruppo di
articoli del Codice penale che concernono i delitti contro il sentimento re
ligioso. Chiunque commetta uno dei
delitti preveduti negli art. 403, 404,
40.5 è nunito a termine dei nredetti
articoli, ma la pena è diminuita
se si tratta di un uelitto contro i culti ammessi. Il Codice penale è ancora
quello del regime fascista; e già allora il Guardiasigilli Rocco giustificava la disparità di trattamento tra
religione dello Stato e culti ammessi
col fatto che «dopo gli accordi dell’il Febbraio 1929 la Chiesa cattolica
gode di una situazione giuridica di
particolare forma e di una posizione
di speciale prestigio ». Gli attuali giudici della Corte Costituzionale non
hanno fatto altro che sanzionare le
norme di quel tempo, come se nulla
fosse mutato nella concezione dello
Stato e del diritto. Hanno confermato una distinzione fra i culti, i ministri di culto, le funzioni religiose e
gli oggetti del culto che è dovuta assai più a delle considerazioni di pre
stigio, d’ordine storico o confessionale, che non strettamente giuridico.
Infatti, il principio della uguaglianza dei cittadini dinanzi alla legge è
principio costituzionale londamentar
le. I privilegi non dovrebbero essere
ammessi e tanto più inammissibile ci
sembra la deroga al principio di uguaglianza, quando si tratti della legislazione penale. Insamma, a noi pa
re che nel giudicare della gravità o
meno di un reato si d^bba tener conto non di un criterio teologico o religioso, ma unicamente di un criterio
etico e giuridico. Purtroppo, una religione « ufficiale dello Stato » è sempre in grado di recar pre^udizio alla
indipendenza e sovranità reciproca
tra Stato e Chiesa nonché alle supreme esigenze della giustizia.
★
Ma non si può non sottolineare per
quali ragioni d’ordine morale la sen
tenza non ci soddisfa. Già il Sen,
M.ariano D’Amelio, in un commento
al progetto dell’attuale Codice pena
le diceva : « ...Innanzi tutto, qualunque sia il culto, il delitto offende
sempre ed ugualmente l’idea del divino, cui il culto è dedicato. Bisogna,
poi, rendersi conto che i credenti in
un culto ammesso dallo Stato non
sono meno offesi dal delitto di quello
che siano i cattolici per l’offesa al
proprio culto. Quel sentimento merita
un’uguale tutela. Dal punto di vista
sociale, infine, l’offesa di un culto
diverso dal cattolico può apparire anche una persecuzione religiosa e più
terribili, quindi, ne sono gli effetti.
A tutto ciò va aggimito che il fatto
che ciascuno dei culti ammessi nello
Stato sia professato da piccole minoranze consiglia per lo meno una eguale protezione, giacché la legge deve
accordare la sua protezione sopratutto alle minoranze, a causa della loro
debolezza ».
Pertanto, in questo caso noi non
difendiamo particolarmente il cittadino di Mineo e non intendiamo negare che il cattolicesimo sia la religione professata dalla maggioratìza
degli italiani. Vogliamo soltanto affermare che una legge, la quale si
propone di tutelare il rispetto del sentimento religioso, non deve, con un
duplice criterio di valutazione, comineiare a ferire, sia pure inconsapevolmente, questo sentimento e sanzionare una disparità di carattere
« religrioso » fra i cittadini: come se
Dio, il Signore ,non fosse l’unico Dio,
Padre di tutti e sopra tutti, come se
la persona e l’oggetto del culto cattolico fossero religiosamente più importanti e più degni d’essere tutelati
di fronte alla legge di quanto non lo
siano le persone e gli oggetti dei culti
ammessi.
La giustificazione della sentenza,
secondo alcuni giornali, sarebbe stata approvata di stretta misura e grazie all’intervento del presidente della
Corte. Comunque è stata approvata
e ciò è significativo. Non ci saranno
interventi papali per porre argine ad
uno zelo, forse, eccessivo. Al contrario, ci saranno e già ci sono state parole di vivo compiacimento e, in molti ambienti facilmente individuabili,
sorrisi furbeschi, pieni di speranza
per l’awenire.
Ermanno Rostan
Per il Natale dei vostri fanciulli
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IL CUORE DEL SOLE
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per i fanciulli, in modo da tener desto il loro interesse. Lo raccomandiamo alle Chiese ed alle famiglie.
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(•L- ^ 1í #.
L’ECO DELLE VALLI VALDESI
I rapporti con il Cattolicesimo romano
L'artìcolo del doti. Luigi Rochat e quello del Redattore, pubblicati
la settimana scorsa, hanno suscitato ben presto altri due interventi. Pubblichiamo pertanto volentieri i due articoli dei Past. T. Salma e G. Conte,
come segno di un reale interesse per il problema ora in discussione.
Prima di procedere oltre, ci sia comunque permesso fare alcune
osservazioni generali.
L'esortazione alla carità tanto nella discussione dell'argomento
quanto nell'eventuale dialogo o nella stessa polemica con il Cattolicesimo è ovvia. Che non sempre essa ci sia stata, è vero ; ma è altrettanto
vero che l'altra parte ha in questo campo una notevole responsabilità.
L'atteggiamento di certi ambienti cattolici italiani verso il Protestantesimo non favorisce sempre un'atmosfera di carità. E' comunqué chiaro
che la carità dovrebbe essere preminente, pur nel dissenso sulle idee o
sulle dottrine.
E la carità deve anche condurre all'umiltà ; ma, a questo riguardo,
alcune considerazioni ci sembrano necessarie. Possiamo affermare con
sicurezza che oggi, nei nostri ambienti, salvo le solite eccezioni, non c'è
alcun orgoglio settario nel modo di giudicare tanto la nostra Chiesa
quanto il Protestantesimo in generale. Questi anni di crisi e di ripensamento ci hanno abituati a compiere un esame introspettivo, che è stato
utile ai fini di una maggiore obbiettività e di una più vera umiltà di
fronte al Capo della Chiesa, cioè Cristo.
Ma non dobbiamo neppure esasperare questa nota e dare all'umiltà
il tono di una rinunzia a ciò. che è vero, profondamente vero, non perchè ci è stato tramandato dai padri, ma perchè l'Evangelo lo insegna.
L'umiità non esclude la fermezza anche fino al martirio, per motivi di
coscienza. Se noi. Protestanti, riteniamo di dover riesaminare certe nostre posizioni, ci sia permesso dire che il Cattolicesimo deve avere il
coraggio e l'umiltà di riesaminare le sue, e non sono poche. Ora, a questo riguardo, la Chiesa cattolica romana in questi tempi sembra poco
sensibile alla voce dell'umiltà e del ravvedimento. Ci sono, indubbiamente, delle coscienze sincere che odono quella voce; ma la Chiesa in
sè manifesta ogni giorno la sua volontà di dominio e la sua sicurezza
d'essere per tutti e in tutti i campi della vita religiosa, sociale e politica
« maestra di verità ».
Su quella via è diffìcile che ci si possa incontrare senza distinguere
nettamente le proprie posizioni. Questo non significa che non ci si possa
parlare o che non si possa pregare insieme. In questo caso, però, l'umiltà
ha dei limiti che riteniamo per ora invalicabili. Qui non è in giuoco il
nostro sentimentalismo o l'esistenza di qualche nostra Chiesa; sono in
giuoco alcune verità fondamentali del Cristianesimo di Gesù e degli
Apostoli.
Anche Paolo ad un certo punto dovette resistere a Pietro, quando
vide che non procedeva con « dirittura rispetto alla verità del Vangelo ».
Egli dice nella lettera ai Galati :o; io gli resistei in faccia perchè egli era
da condannare ».
C'è una resistenza che deve manifestarsi, sia pure nella carità e
neU'umìItà. Red.
La Chiesa non è alia vigìlia
di nna revisione dogmatica
Era prevedibile la duplice reazione
alla decisione sinodale circa lo studio
dei rapporti tra protestantesimo e cattolicesimo, decisione che, com'è noto, risale ad un ordine del giorno della conferenza del II Distretto.
Duplice reazione: da parte dei Vaidesi che non vedono, come il dottor
Luigi Rochat, di cui l'articolo pubblicato nell'Eco merita un cenno d'onore, la necessità di un supino accoda
mento a certe momentanee esigenze
ecumeniche verso un « embrassonsnous » con il cattolicesimo, determinate da pressioni inconfessate ma riconoscibilissime di indubbio sapore
politico; e da parte dei cattolici, come quelli che nell'Eco del Chisone si
sono rallegrati di vedere quanto prima valdesi ed evangelici in Italia
scendere a Canossa, pena l'isolamento, o addirittura — che so — il taglio
dei rifornimenti dall'estero?
Reazione prevedibile. Chi scrive
queste righe, nella sua qualità di
membro della conferenza del II Distretto, ebbe appunto a scendere dal
seggio della presidenza, che occupava per cortese consenso dell'assemblea, per poter precisamente spiegare, Cassandra inascoltata, quanto sarebbe inevitabilmente successo; alle
Valli, una battaglia di più (inutile come le altre) nella tensione certo non
diminuita di questi ultimi anni fra
Valdesi e cattolici, alimentata dalla
mala fede, ormai ben nota, dei polemisti dell'Eco del Chisone. Dico alle
Valli. Perchè, rendiamocene pure conto — e questo è forse il solo punto
sul quale si può concedere qualche
cosa aH'avversario in questa polemica nella polemica — fuori delle Valli
le decisioni sinodali e le loro conseguenze sembrano interessare nè pun
to nè poco la popolazione italiana,
tagliati come sono gli evangelici fuori dalla vita nazionale dalla congiura
del silenzio e dalla sproporzione enorme, inumana, delle loro forze in confronto con quelle della maggioranza
cattolica.
E quanto sarebbe anche successo
fuori delle Valli, nel campo di quella
che noi chiamiamo « evangelizzazione », chi scrive potè facilmente prevedere. Poiché non è da pensare, anche se valanghe di lettere non siano
ancora, pervenute sul tavolo di lavoro
•della Commissione nominata dal Sinodo, che queste lettere non siano
state pensate... Tutti sanno che gli italiani non scrivono nè spesso nè volentieri. La prassi comunissima nei
paesi anglosassoni delle « lettere al
direttore » (che in Italia s'è voluta introdurre nelle riviste deformandola e
riducendola a consultorio pubblico,
mentre nei paesi anglosassoni non si
tratta di chiedere consigli ai direttori
di giornali, ma di...ammonirli, od almeno di esprimere i proprii pareri,
in via democratica e presbiteriana —
come giustamente ricorda’ il termine
il dottor Rochat!) non è comune fra
noi. E perciò molte osservazioni e pareri sono rimasti nelle penne dei nostri correligionari del Veneto (penso
a Chioggia, dove sono stato quindici
giorni or sono, e dove l'opera evangelica ribolle di un fervore a malapena contenuto), del Basso Lazio, del
Napoletano, del Brindisino, della Sicilia — ometto volontariamente una
folla di altri nomi — ma non sono
stati per questo meno efficacemente
espressi, nei volti stupiti, nelle espressioni interrogative di certe frasi pro
EVANGELIZZAZIONE O RIFORMA?
La nostra presenza protestante in Italia
Sono in parte responsabile della
doppia pagina incriminata, sul numero dell’Eco dedicato alla Pesta
della Riforma. Penso che gli autori
interverranno direttamente ; voglio
soltanto precisare che l’articolo del
past. Toum come quello del past.
Girardet riproducono nelle parti essenziali gli studi da loro presentati
ai Campo Unionisti di quest’estate,
ad Agape, a conclusione di una serie
di studi sulla situazione attuale del
Cattolicesimo. Ancor freschi delle decisioni sinodali, pareva di non poter
ripensare meglio il senso della Riforma. La reazione è stata viva, ed
anche il Redattore fa delle riserve
sulla validità della posizione di certi
« ecumenici » che si azzardano a cercare nel Cattolicesimo una Chiesa
sorella.
Mi dispiace se, in mala fede, l’Eco
del Chisone o simili confratelli abusano di nostre parole, di nostre confessioni per trame trionfante conferma della nostra misera situazione, e buoni auspici per il grande ritorno: non per questo dobbiamo essere meno sinceri, con noi stessi, meno liberi nella nostra discussione.
Ma ancor più mi importa che continui a delinearsi quella divisione,
fra noi, sulla valutazione della missione della nostra Chiesa. Sono andato a rileggere nelle annate passate di «Protestantesimo» l’ampio ed
interessantissimo dibattito su: «Evangelizzazione o riforma? », originato da xm articolo di Giorgio Spini:
la questione si allarga ad abbracciare il senso stesso della nostra presenza protestante in Italia.
Alla domanda che in quel dibattito si poneva: Italia terra di missione o Italia da riformare? il dott.
Rochat e quanti a lui si uniscono
rispondono evidentemente che l’Italia è una terra pagana, (qui il giudizio sulle idee del dott. Rochat ci sembra esagerato, n. d. r.) da conquistare all’Evangelo rifcimato; e se so
no passati i tempi della virulenta
polemica desantisiana, cui accennava il past. Tourn, è pur vero che, di
fronte alla Chiesa Cattolica, siamo
spesso in un atteggiamento che non
è fraterno: fraterno non nel senso
sentimentale di lunana simpatia,
ma di una fraternità di fede, membra — dolorosamente — disgiunte
dell’unico Corpo di Cristo.
Sarebbe assai interessante (e considero questo dibattito, che mi auguro più largo possibile, essenziale) sapere se i nostri lettori, i nostri membri di Chiesa condividono l’opinione,
e l’amarezza del dott. Rochat o meno. Se cioè sono anche loro stupiti
e trovano difficilmente scusabile una
affermazione come questa: I cattolici appartengono alla Chiesa di Cristo alla stessa stregua di noi e con
noi..., in bocca protestante, e pastorale per giunta! Ah, questa teologia...
* * •
Mi sono coscienziosamente riletto
sii articoli in questione, e di nuovo
me ne sono rallegrato, come la prima volta che li avevo avuti sott’occhio; vi trovo felicemente raccolti
grande chiarezza, il deciso NO, senza equivoche « aperture », ma in ima
profonda carità, una grande speranza nel « giorno del Signore » in cui
saremo raccolti neH’unico ovile dal
solo Pastore. Se alcune espressioni
possono suonare paradossali, bisogna intendere il discorso nel suo insieme, e non stralciare certe frasi
soltanto, come ama fare una polemica fin troppo nota. Ad esempio,
l’affermazione sopra citata era fatta
nel senso che tale affermazione ammette ed accetta tutto quello che
viene a contraddirla ed alla fine conclude: eppure io voglio vedere la presenza di Cristo in quella Chiesa: si
tratta di fede, quella fede che tra
l’altro confessa di credere « la santa
chiesa universale», creazione divina
dello Spirito Santo.
O pensiamo di essere l’imica vera
Chiesa? La tentazione della «setta»
ci spia. Facciamo volentieri dell’ironia suU’aflermazione cattoliòa: extra
ecclesiam nulla salus, fuori della chiesa (beninteso, romana) non c’è salvezza. Ma se rifiutiamo di riconoscere, al di là delle gravi differenze, la
fraternità dinanzi all’unico Capo e
Signore, non vuol dire che facciamo
nostra quell’affermazione, considerando che fuori del Protestantesimo
non c’è salvezza?
E anche se il Cattolicesimo non
vuol seguirci su questa strada, noi
siamo chiamati a portare l’Evangelo riformatore alla nostra e a tutte
le Chiese, come a tutti gli uomini.
Poiché la Riforma non è un complesso di dottrine (del tipo dei canoni del Concilio di Trento), purificate dalle « tradizioni umane » ma
diventanti ben presto esse stesse
tradizioni, sacro deposito...; la Riforma è il «manifesto» della vivente Parola di Dio, che di generazione
in generazione riforma la Chiesa di
Gesù Cristo: libera sovrana Parola,
verità vivente e incarnata che nessuna, nessima Chiesa può monopolizzare.
Non siamo riformati perchè crediamo quello che hanno detto Lu
tero o Ualvino, come il cattolico ere
de quel che proclama il Papa; siamo
riformati perchè, richiamati dalla
loro voce profetica, crediamo che
Dio ci parla e che ciò che Egli ci di.
ce nella sua potenza e nella sua gra
zia riforma, purifica, rinnova la nostra vita cristiana, quotidianamem
te. La Verità non è in noi, posseduta, anche se siamo chiamati ad
essere i vili vasi di terra che conten
gono e trasmettono il tesoro, ma nella Parola soltanto, ed essa non è
legata a nulla e a nessuno. In questo spirito mi pare che dobbiamo,
senza falsi entusiasmi, ricercare un
dialogo fraterno con la Chiesa cat
tolica, con i membri che la costituiscono; e se spesso si ridurrà ad un
monologo, non sia per questo meno
fraterno, di quella fraternità di fede
di cui si parlava.
Ancora due note: anzitutto, il po
polo italiano sarà generoso, pieno di
desiderio di giustizia e di libertà.,
(come mai, però, lo dimostriamo co
si poco, e la barca nazionale va avanti come può?), deluso e incerto
senza più fiducia nei partiti politici
disgustato dalla religione della Ghie
sa Romana (non sempre; ed in certi
casi non in modo del tutto « puro »,
cioè per motivi di coscienza, bensì di
noia e di disinteresse); certo ci sono
ambienti e strati umani che anelano a ciò che non conoscono, e ricevono come ima liberazione l’Evangelo; ma è pur vero che in tante delle
nostre città e delle nostre campagne
l’Evangelo è predicato da protestanti, e forse più di quel che crediamo
anche da cattolici, e molta gente se
ne infischia perchè ha altro da pensare che incontrare l’Iddio vivente.
Allora tutta la Chiesa deve, accettare
di essere la « voce di uno che grida
nel deserto », attendendo il giorno
di Dio.
Infine, guardiamoci dalle generalizzazioni : la realtà, anche quella
cattolica ( come la nostra!) è complessa. Per cui, se è giustificato riconoscere nella Curia un indirizzo sem
pre più «mariano» e se non risulta
che essa senta urgente l’imperativo
di strappare tante masse a credule
superstizioni e portarle alla maturità dell’Evangelo, non credo che questo giudizio tocchi tutto il Cattolicesimo; e se anche la dottrina ufficiale identifica il Vaticano, il Papa con
la Chiesa Cattolica, io non lo credo,
e mi pare che molti aspetti della vita cattolica, pur con le gravi riserve
che spesso sentiamo di dover fare,
non sono affatto estranei aH’opera
dello Spirito Santo.
Gino Conte
nunciate sottovoce, negli atteggiamenti perplessi. Perchè? Non siamo
qui in Italia, come diceva il pastore
Ayassot a Milano, perchè ci siamo
stati posti da Dio? La nostra, a dispetto di tutti gli oppositori, non è un'opera di annuncio dell'Evangelo, in
contrasto primordiale con tutte le organizzazioni — ecclesiastiche o no —
che nascondono l'Evangelo sotto il
moggio della loro liturgia, del loro
dogma, della loro gerarchia, del loro
magistero?
E mi sia lecito, proprio in sede di
questa discussione, di chiedere, non
soltanto che cosa significhi l'attuale
tentativo di sterzata suggerito dall'alto (da troppo alto!), ma che valore
esso abbia, nei confronti di una serie
ormai lunga e felice, di trattative che
la nostra Chiesa Valdese va intrecciando con la Chiesa metodista d'Italia, per una unificazione delle forze
di ambedue queste veterane della
evangelizzazione della nostra patria.
Si è parlato, con autorevolezza, da
parte dei metodisti, del carisma del
metodismo italiano, garibaldino ed
evangelistico, non sempre evidente
nel valdismo, alquanto propenso a
« piemontesizzare » il problema religioso in Italia (l'epiteto era di Gangale, non ancora invecchiato nei suoi
giudizi sul « revival » evangelico italiano). Ma come si potrebbe conciliare il carisma metodista con il quietismo valdese di questo scorcio di
tempo? Lo spirito, diciamo pure aggressivo dei fratelli metodisti con
l'acquiescenza valdese che promana
dall'iniziativa di cui qui si parla?
E perciò, proprio perchè siamo
presbiteriani e l'autorità della nostra
chiesa viene dalla base (mi scusino i
lettori del termine preso a imprestito
dal linguaggio politico), bisogna che
noi ritorniamo alla base, ed alla base
domandiamo che cosa bisogna fare,
come dobbiamo comportarci, non soltanto di fronte al cattolicesimo — per
i Valdesi, gli otto secoli della nostra
storia sembrano costituire una lezione
sufficiente! — ma anche di fronte alle tendenze ecumeniche oggi preva
lenti.
Forse ci siamo troppo buttati da
quella parte, forse ci siamo troppo
compromessi con un organismo che,
ricordiamocelo, non è altro che un legame federativo, e non è e non può
diventare normativo per noi ; forse,
per le nostre amicizie con l'estero,
per favorire queste amicizie nei loro
rapporti diretti con il Vaticano, per
non essere da meno dei sovrintendenti che di passaggio per Roma vanno
ad ossequiare il pontefice romano;
forse perchè un Poster Dulles protestante ha un figlio gesuita, dobbiamo
anche noi prepararci a ricevere un degno sacerdote di santa romana Chiesa
nel nostro salotto, e sia pure con il
cuore in subbuglio, prepararci a chiedere una cortese udienza all'ordinario diocesano. Forse Pietro Valdo sta
per esser canonizzato e per ricevere
un secondo abbraccio dal papa...
Comunque sia, stiano pure tranquilli i Valdesi che stanno gettando
un grido d'allarme. La Chiesa Valdese
non è alla vigilia di una revisione
della sua fede evangelica. La carenza
della nostra vita ecclesiastica e sinodale, spesso deprecata, che fa del nostro massimo organismo dottrinale e
disciplinare un istituto non sempre in
grado di attuare le deliberazioni prese, sarà questa volta — per un paradosso che non è privo di umorismo
— l'àncora di salvezza in questo intricato gioco di pressioni, in cui la fede e la politica, una volta ancora, vogliono mescolarsi a nostre spese:
l'episodica attuale non andrà al di là
dei limiti impostile, precisamente, dalla contingenza. Perchè le commissioni
sinodali passano, i colpi di timone si
esauriscono, i consigli ecumenici fanno il loro tempo, ma la Chiesa non
passa. E non passa neppure la Chiesa
Valdese, a quanto pare.
Teodoro Balma.
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la coniiHista della lana
L’iiomo cerca di dominare il tempo e lo spazio, ma il movente del suo operare è l’orgoglio, non la gloria di Dio
Domandavo un giorno ad un giovane astronomo se egli preferisse contemplare il cielo stellato ad occhio
nudo o con l’ausilio di un potente telescopio. « Certamente ad occhio nudo », mi rispose; « perchè è assai più
bello, imponente e suggestivo ». Ed è
proprio così, coi mezzi naturali del
nostro organismo umano, che amavamo contemplarlo con stupore durante gli anni più belli della nostra
giovinezza pensosa. Non altrimenti
l’hanno contemplato i poeti, gli artisti, i filosofi, i mistici ed i profeti; e
così pure lo contemplava l’antico salmista quando esclamava : « I cieli
raccontano la gloria di Dio »!
Gli uomini del nostro tempo, troppo affacendati a tormentare e sfruttare la terra, raramente si curano di
contemplare la profondità dei cieli infiniti, scintillanti di miliardi di luci,
per tentare di cogliere il significato arcano delle silenziose parole che esprimono la potenza e la gloria dell’Eterno, che « i cieli dei cieli non possono
contenere » nè limitare. Se qualche
volta si degnano ancora di sollevare
lo sguardo dai campi e dalle officine,
dalla scena quotidiana delle loro fatiche, dei loro interessi immediati o dei
loro febbrili divertimenti, è per lamentarsi delle vicissitudini atmosferiche o
per seguire distrattamente il volo assordante degli aerei possenti e veloci
che cantano a loro modo la gloria degli uomini.
Ma ora tutto il mondo è a rumore,
non per salutare con gioia il sole che
sorge a dar vita alla terra, non per
contemplare la placida luna che riflette nella notte i raggi solari o le innumerevoli faci degli astri gravitanti negli spazi infiniti, ma per tentare di
scorgere la debole luce riflessa da quei
piccoli corpi artificiali che la scienza
umana ha saputo finalmente proiettare oltre la stratosfera terrestre. E già
l’uomo sogna di poter dominare il tempo e lo spazio, per conquistare la luna come primo passo verso una più
vasta esplorazione di Marte, di Venere o di altri pianeti più lontani. V’è
persino chi si perde a farneticare di
prodigiosi viaggi siderali per dar fondo a tutti i misteri dell’Universo. Ma
tutto questo delirio della fantascienza
— che peraltro potrebbe avere domani qualche modesta parvenza di realtà — sembra avere per movente principale l’orgoglio dell’uomo e per scopo la dimostrazione della sua potenza e della sua signoria sugli esseri e
sulle cose.
Infatti, il primo risultato di questi
nuovi vittoriosi passi nella esplorazione del nostro piccolo angolo di universo è stato una formidabile esplosione di speculazione politica, accompagnata d’altra parte da sentimenti di
apprensione e di sgomento da parte
dei popoli che potrebbero sentirsi minacciati dai primi possessori di quei
nuovi congegni scientifici. Quello che
dovrebbe rimanere sopirà un piano
moralmente elevato di emulazione
scientifica, nella grande e nobile sfera di ricerca delle leggi che reggono
la meravigliosa struttura dell’Universo, minaccia già di risolversi domani
in un disastroso sconquasso della civiltà, seguito poi dall’ineluttabile abbrutimento morale della razza umana.
Perchè mai? Semplicemente perchè
l’uomo tende sempre a riferire a se
stesso ed alla sua volontà di potenza
quello che, secondo l’ordine divino,
concerne la struttura e lo sviluppo
progressivo della Vita Universale. Ma
in ultima analisi, il piccolo essere umano vale in quanto sa di far parte
di una più grande Realtà, in cui la
materia dipende dalla mente e dallo
spirito, non viceversa. L’uomo non
crea nulla, nemmeno un granel di sabbia: egli si serve soltanto di quello
che esiste e lo usa secondo lo sviluppo delle sue facoltà derivanti da Dio.
Sia i minuscoli satelliti artificiali che
le future astronavi non sono una sua
creazione, ma soltanto una sua invenzione basata su sostanze e leggi preesistenti che egli scopre ed applica a
scopi più o meno buoni ed elevati. E
la stessa sua intelligenza non dovreb
be mai renderlo orgoglioso e prepotente, poiché è soltanto un riflesso terrestre della Mente suprema che ha
creato e regge gli astri e gli atomi.
E nel caso particolare che oggi desta tanta meraviglia, il bombardare la
luna con un missile ad alto esplosivo
sarebbe una inutile bravata; e l’approdarvi con possibilità di ritorno non
ci rivelerebbe molto più di quello che
gli astrofisici già conoscono sulla conformazione di quel corpo inerte, le
cui funzioni vitali appartengono ad epoche remotissime del nostro sistema
solare. E quanto a farne il primo pilone movente di un gigantesco ponte
planetario, non ne vediamo l’urgente
necessità. E del resto non sarebbe forse gran ventura per gli abitanti di
Marte il veder sbarcare sul loro suolo i nuovi colonizzatori, che hanno fin
qui devastato la terra con le loro guerre di conquista e di sterminio.
D’altra parte l’esplorazione fisica
del nostro sistema solare può servire
a dilatare i limiti del mistero della vita, senza dare all’uomo la chiave del
problema dell’essere e del divenire.
Perchè dietro la figura del mondo materiale e sensibile, si muove ed opera
un altro mondo spirituale. E questo
mondo, che in sè racchiude tutto il
mistero della vita, non può essere esplorato con missili spaziali o con
satelliti artificiali, anche quando potessero recare a bordo esseri umani.
Perchè « le cose che occhio non ha
vedute, che orecchio non ha udite e
che non sono salite in cuor d’uomo,
sono quelle che Dio ha preparate per
coloro che ramano e che Egli rivela
per mezzo dello Spirito; perchè lo Spirito investiga ogni cosa, anche le cose
profonde di Dio ».
Ma le cose profonde di Dio sono
rivelate gradualmente e saggiamente
all’uomo che, alla conoscenza del mondo fisico, sa premettere la conoscenza
di se stesso in modo da sviluppare il
suo vero « Io » fatto ad immagine di
Dio, trasformando a poco a poco l’uomo naturale in uomo spirituale. Soltanto per questa via i misteri dell’Universo possono diventare per l’uomo
divine parole di sapienza e di vita,
secondo la « mente di Cristo ».
G. Francesco Peyronel.
L’ECO PELLE VALLI VALPEIW
Dialogo
con i fmieiii
catiolioi
À cura della F.U.V. è stato pubblicato un fascicolo contenente sei
studi sull’importante questione dei
nostri rapporti con il cattolicesimo,
visti sotto l’angolo di utui possibile
impostazione ’’ecumenica”. Gli studi
sono del Post. Gino Conte, Sandro
Sarti, Past. Giorgio Tourn, Prof. Giovanni Miegge, Past. Giorgio Girardet.
Chi desiderasse questo fascicolo lo
richieda direttamente al Past. Alberto Taccia, Via del Minatore 3 a, Verona, versando L. 150 per rimborso
spese sul c/c 9-656 intestato al Past.
Taccia.
— S
Notizie in breve
* Ndla G^munia Orientale i veacovi cattoliri, poco dopo quelli protestanti, hanno
dichiarato apertamente rincompatibilità
della cerimonia della « consacrazione della
gioventù » con la fede cristiana. Questo atteggiamento ha già provocato un incidente:
un pastore di Schwerin (Meklemburgo) è
stato arrestato sotto Taccusa di aver rifiutato « onorevole sepoltura » ad una giovane
che aveva partecipato a quella cerimonia.
* Una voce singolare, a proposito delle
trattative per l’unione di varie chiese in
Inghilterra: l’arcivescovo di Canterbury ha
messo in guardia contro la tentazione della
potenza terrena, cui sarebbe sempre più
esposta una più grande Chiesa.
* Un recente « sondaggio » ha destato viva
preoccupazione nella Chiesa di Norvegia.
è apparsa infatti l'assai bassa frequenza al
culto domenicale. Il maggior "concorrente" del culto celebrato in chiesa è il culto
radiotrasmesso.
* « Lo Sputnik segna Voltavo giorno ddJa
creazione del mondo. I sette altri sono narrati dalla Bibbia, e ciò che essa dice è frutto d’immaginazione. Ma questo ottavo giorno, che dà alla Terra una seconda Luna,
è una creazione nuova e socialista. La Bibbia non può competere ». —■ Dalla stampa
della Germania Orientale.
* A proposito dello sviluppo della situazione delle Chiese sorte dalla Missione, una
personalità ecumenica indiana, R. B. Manikam, ha affermato : « E’ venuto il tempo
del missionario che si mette dietro al carro per spingerlo, anziché davanti per tirarlo ».
* Un appello speciale è stato lanciato questo mese negli Stati Uniti dal Church World
Service, affin di raccogliere un milione di
dollari per finanziare il programma 1958
che prevede la distribuzione oltremare di
più di 300,milioni di libbre di prodotti alimentari, del valore di 40 milioni di dollari.
Quando si ricorda il passalo
Il IV Novembre, dovunque in Italia, migliaia di ex-combattenti
(molti portavano sul petto i segni
del valore e nel corpo le traccie delle loro sofferenze) — si sono recati
in corteo ai monumenti dei Caduti;
e dopo avervi deposto una corona,
sono sostati vicino ad essi, in raccogumento, ricoraando...
Hanno ripensato a quegli anni
travagliati in cui la Patria chiedeva
tutto per la salvezza comune ed i
suoi figli —- anziché perdersi in discussioni apparentemente ideali, ma
spesso molto egoistiche o fuori dalle realtà della vita erano preoccupati di una sola cosa: compiere il duro dovere necessario perchè
giustizia e libertà non fossero soffocate, nel mondo, dalla invadente
smania di dominio di qualche popolo prepotente ed incivile.
Ogni anno ,nella data commemorativa, molti cittadini compiono
quell’atto di rispettoso omaggio e ricordano il passato, mentre la folla
che li circonda e vive oggi in libertà
grazie al loro sacrificio, li osserva
con un senso di tollerante bonomia,
ma non certo con riconoscenza : se
non addirittura con indifferenza o
con lo spirito critico e la sicumera
di chi è convinto di esser più evoluto ed intelligente di loro in ogni
campo.
* *
All’inizio dell’anno ecclesiastico,
una lunga fila di membri di Chiesa
si è avvicinata alla Sacra Mensa con
spirito di raccoglimento.
Il Signore, istituendo la Santa Cena, aveva detto: « Fate questo in
memoria di me ». I fedeli, ubbidienti, ricordano il suo sacrificio accostandosi ai simboli del suo corpo e
del suo sangue, rotto e versato per
loro.
Più di una volta ci siamo domandati perchè Gesù abbia chiesto ai
suoi discepoli di « fare questo in memoria » di Lui.
Voleva egli fórse semplicemente
esortarli a non dimenticare? Voleva
egli spingerli ad un semplice esercizio di memoria verso un fatto storico? Ovvero voleva egli richiamarli
alla doverosa riconoscenza, ben sapendo come la creatura umana dimentichi facilmente?
E’ stato detto che in ogni atto di
Gesù, c’è sempre stata la preoccupazione del vero hene delle creature
umane. Non è dunque per sè che
Gesù esorta a « far questo in memorai » di lui; ma perchè egli sa che
Nos hlrondollos
Novembre a disparu. Novembre à la
robe grise dont le seul nom évoque la
"fête" des morts et les chrysanthèmes,
ces fleurs des cimetières, si belles mais
au parfum si âcre. Novembre, infiniment plus mélancolique que son frère.
Décembre, qui lui, est donc illuminé
par la joie de Noël.
Novembre, plus triste même que Janvier qui apparaît au coeur de l hiver
dans une robe blanche mais qui a déjà
sa face tournée vers le printemps... Ce
printemps tant désiré par nos "hirondelles” dans leur exil des grandes villes, par nos "hirondelles" qui commenceront à rêver d’une chose merveilleuse: le retour au pays! Novembre n’évoque pas seulement le brouillard, les
longues nuits, les feuilles mortes, il me
fait penser au départ de tant de jeunes
filles de nos Vallées que les nécessités
de la vie poussent vers de lointains rivages...
Il m’en souvient... c’est un souvenir
d’antan: dans un grand port, par un
jour de Novembre, une foule d’émigrants attend le moment du départ.
C’est le moment des séparations au milieu du tumulte et de la confusion.
Je vois un homme se détacher brusquement du petit garçon qu’il tenait
tendrement par la main. L’enfant comprend finalement qu’on l’a triché, qu’il
ne montera pas dans ce beau bateau.
Son père l’a quitté, son père avec qui
il faisait si bon marcher la main dans
la main.
Dans son désespoir, il se jette par
terre en sanglotant et c’est cette image
que son père emportera...
Plus loin, c’est une aïeule qui prend
congé de son petit-fils. Elle n’a plus de
larmes, elle, mais répète les mots tendres qu’elle lui disait quand il était enfant. Lui aussi doit se détacher de cette
étreinte en promettant de revenir bientôt et d’envoyer de l’argent, mais la
grand’mère branle la tête. Elle sait bien
qu’elle ne le reverra jamais... Je détourne la tête pour ne plus voir cette
scène douloureuse.
Autour de moi il n’y a qu’une foule
anonyme... Non pas: plus loin j’aperçois un visage familier. C’est le pasteur
U accompagne une jeune fille, une vau
doise sûrement, une de nos ’’hirondel
les”. Je la reconnais à sa mise si sim
pie, à ce je ne sais quoi, qui caractéri
sait les jeunes vaudoises d’autrefois.
Ua jeune fille devant la mer menaçante et écumanle, devant cette mer
qu’elle n’imaginait pas si effrayante, a
comme un geste de recul. On dirait qu a
la dernière minute elle a peur que son
coeur flanche... Le pasteur Ui soutient
et trouve dans son grand coeur ce qu’il
faut pour donner du courage. H se penche vers elle. Que murmure-t-il dans
son oreille?
Peut-être qu’il ne faut pas regarder
en arrière pour ne pas devenir, comme
le dit la Genèse, dans son image si effi
cace, une "statue de sel’’... Et voilà
que la jeune fille s’en va, elle a relevé
la tête et s’en va courageusement, fragile hirondelle, portée par la foule...
Elle n’est plus qu’un point noir. Le
pasteur, qui Va suivie des yeux, se tourne vers moi qui ai pu enfin me frayer
un passage jusqu’à lui.
Il me raconte, avec un soupir, une
pathétique histoire de pauvreté, de dettes à payer pour que le père ne doive
pas vendre ses terres. On l’a prié d accompagner la jeune fille au bateau. Ses
parents ne pouvaient pas se le permettre, ils sont trop pauvres... Le pasteur
lisse sa longue barbe du geste qui lui
est habituel. Il continue: pour aider ses
parents à élever leur nombreuse famille la fille aînée a dû se sacrifier et partir pour l’Amérique où on lui a fait
espérer du travail...
C’est égal, dit-il, elles sont courageuses nos ’’hirondelles", quelquefois
même héroïques, car "partir c’est mourir un peu".
Près de nous les vagues battent les
flancs du grand bateau. Il y a dans l’air
de Novembre, une grande tristesse et
un bruit sourd et profond comme un
sanglot...
Le pasteur, à la longue barbe et au
grand coeur, murmure à mi-voix la
prière de l’église pour les "hirondelles” que les nécessités de la vie poussent année après année vers de lointains
rivages...
G. Tron.
compiendo quell’atto con animo di
discepoli riconoscenti, essi riceveranno nuovi doni spirituali e nuove
forze. Ricordare Gesù con amore, significa essere arricchiti dal suo amore.
Ma non possiamo fare a meno di
pensare che il partecipare alla Santa Cena « in memoria » del Signore
sia un atto completamente diverso
da quello che compiamo, per esempio, quando ci accostiamo riverenti
ai monumenti dei Caduti, per ricordare il loro sacrificio.
Vicino a quei monumenti noi ricordiamo con riconoscenza un passato per molti lati triste e glorioso.
Ma vicino ai simboli del sacrificio
della croce noi non possiamo solo
pensare al passato, ài Salvatore che
in un giorno lontano diede la sua
vita per noi. Perchè Cristo non è
solo un Salvatore che ha vissuto con
noi sulla terra, in un dato periodo
storico, per compiere una missione
a nostro favore, a costo della vita:
ma è un Salvatore vivente il quale
ha continuato a vivere con noi e ad
aiutarci ogni giorno, arricchendoci
ogni giorno dei doni della sua Grazia.
Io non posso, celebrando, la Santa Cena, pensare solo al sacrificio
che Cristo ha compiuto, un giorno,
per me, sulla croce. Non posso guardare solo al passato per compiere
queU’atto in memoria di lui. Come
potrei solo guardare a quel lontano
passato quando il Signore è li con
me e vive nel suo Spirito in me ed
opera in me e mi circonda della sua
presenza benedetta, ogni giorno?
L’accostarsi alla S. Cena non è
quindi solo un atto detta memoria,
un ricordare un dato avvenimento,
ria pure con cuore riconoscente e
devoto. E’ anche un incontro col Salvatore che un giorno diede la sua
vita per me: è una intensa realizzazione della sua presenza con me, in
in e : è una vera comunione col Cristo
^ Vente e operante.
Nei loro canti spirituali i mistici
credenti negri hanno espresso quel
sentimento, quando hanno chiesto:
« Eri tu presente quando hanno crocifisso il mio Signore? ».
Il tempo, lo spazio non esistono
più. Quando — oggi — io ricordo
la croce, io son con le pie donne ai
piedi della croce; e il Salvatore risorto, vivente, glorioso, è oggi con
me, quando io mi accosto ella S. Cena « in memoria di lui ».
Non con tristezza io ricordo il sacrificio redentore: ma con riconoscenza, esaltandomi nella visione della infinita potenza di vita che emana
da quel sacrificio, per tutti gli uomini, in ogni tempo ed in ogni luogo.
Non fermo gli occhi alla materialità di un pò di pane e di tm pò di
vino, come taluno vorrebbe fare: ma
attraverso a questi mistici simboli,
contemplando il Salvatore vivente,
glorioso che è con noi sempre, fino
alla fine dei tempi, io confesso la inia
fede in Cristo e ubbidisco al suo ordine supremo: « Fate questo in memoria di me ». Paolo Bosio
4
è uscito
Emilia Coisson
SIONGHISO
Storia di un Catechista
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Valli Valdesi
Notizie dalle
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Claudiana - Torre Pellice
delle Valli
Lavori di rostauro
a Rodoretto
Per rapprossìmarsi della stagione
invernale iJ Concistoro ha dovuto
interrompere la sua opera di riparazione agli stabili, intrapresa all’inizio di quest’anno ecclesiastico. Sono
tuttavia stati portati a termine,
grazie al bel tempo dei mesi passati,
alcimi urgenti lavori, quali: il rifacimento del soffitto dell’appartamento della scuola di Villa; il pavimento delle stanze dell'edificio scolastico
di Fontane adibite ad alloggio delrinsegnante governativo, ed infine la
sopraelevazione dell’ antica scuola
quartierale di Serrevecchio.
Chi conosce il vallone di Rodoretto sa che il villaggio di Serrevecchio
è saldamente costruito sul^ roccia
che, col nome di Eicialeirass, scende
quasi a picco sul Rio Dorato e che
fino a pochi anni fa esso era accessibile soltanto con sentieri che si inerpicavano lungo i fianchi scoscesi del.Ora, una buona mulattiera allaccia questo quartiere a
quello di Fontane, permettendo di
fóre i trasporti con un piccolo carro.
Tuttavia que.st’ultima opera ha impelato le possibilità finanziarie
della nostra piccola chiesa : però,
dalla sopraelevazione di quell’edificio sono risultate due attraenti stanze che, lo speriamo, nella prossima
estate potranno accogliere una famiglia desiderosa di godere l’aria salubre dei nostri monti ed ammirarne
il superbo panorama. Ringraziamo
quanti hanno disinteressatamente
collaborato nella realizzazione di
questo progetto, che da anni stava
a cuore ai membri del nostro Concistoro, ed in particolare rAmministrazione del Comune di Salza di
Pinerolo che, ancora una volta, ci
vorrà dare il suo generoso apporto
fornendoci, in parte, il legname per
il tetto ed i pavimenti, che sarebbero di non indifferente gravame finanziario per la nostra Comunità.
Desideriamo pure dire il nostro
grazie agli Amici lontani e vicini
che sempre si interessano alla vita
della nostra chiesa: Mr. e M.me
Henry Garrou di New York che ci
hanno fatto un dono di L. 5.000 in
memoria della Famiglia Giov. Giacomo Pons (Amaud) e di Francesco
Garrou di Chicago (U.S.A.) éS al
Pastore Emerito, sig. Enrico Pascal,
che ci ha fatto pervenire tramite la
V. Tavola la somma di L. 50.000 per
la manutenzione di una sua casa sita nel quartiere delle Fontane e recentemente donata alla Chiesa.
Finalmente anche Rodoretto ha il
suo anparecchio televisivo! Quanto
era nel pensiero di non pochi ha trovato la sua felice attuazione in
una donazione delle Società Talco e
Grafite Val Chisone. Siamo grati alla ^cietà Val Chisone ed alla Sig.ra
Villa in particolare per questo suo
atto, che permette a non pochi Rodorini di trascorrere in modo piacevole ed istruttivo le lunghe serate
invernali.
Uitimamente nella scuola di Fontane abbiamo amministrato il Battesimo al piccolo Pascal Renzo di Enrico e di Peyran fida. Il Signore benedica questo agnello della Sua
greggia e coloro che l’hanno presentato al S. Battesimo.
Rinnovate l’abbonamento
Il prezzo del giornale
e, di L.fl-200 annue (estero L. 1.600)
Abbonamentoacumulotìvo a «L’Eco delle Valli Valdesi»
e a «La Luce» interno Lire i.800 estero Lire 2.500
Il pellegrinaggio valdese
nell America del Sud
il Comitato organizzatore del Pellegrinaggio Valdese nel Sud America
( Uruguay ed Argentina ) ha preso nota con piacere che il numero delle
iscrizioni sinora pervenute consentirà
l'effettuazione del viaggio, com'era
stato preannunziato. I dettagii e ie
condizioni saranno comunicati a quanti si sono attualmente iscritti al pellegrinaggio.
Nell'interesse di coloro che hanno
chiesto informazioni e soio fino ad
esaurimento dei posti prenotati dai
Comitato, si comunica ancora quanto
segue :
T ) Il viaggio avrà luogo press'a poco
fra il 20 settembre ed il 20 novembre 1958, via mare, con partenza
da Genova, permanenza di circa
un mese nell'Uruguay e nell'Argentina del Nord, e ritorno Montevideo-Genova.
2) E' prevista la visita alle varie colonie valdesi del Rio della Piata, oltre, naturalmente, alla partecipazione di tutti i pellegrini alle celebrazioni del Centenario, organizzate
dalle Chiese Valdesi del Sud America.
3 ) La quota di partecipazione è fissata in L. 320.000, ivi compreso viaggio, soggiorno, trasferimenti nelle
regioni rio-platensi, operazioni di
imbarco e sbarco.
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Prima di comprare un apparecchio radio AA. F. od un televisore, assicuratevi che siano di prima qualità e che il fornitore
possa darvi la necessaria assistenza tecnica.
Troverete da
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Vasto assortimento lampadari.
4 ) Il Comitato chiuderà necessariamente le iscrizioni al limite previsto nelle trattative con la compagnia
di navigazione e non potrà ulteriormente accettare l'adesione di altri
partecipanti.
5 ) Per ogni ulteriore informazione, rivolgersi al Comitato per il Pellegrinaggio Valdese nel Sud America,
presso la Società di Studi Valdesi,
Torre Pellice (Torino).
Il Comitato
past. Guido Rivoir
prof. Teofìlo Pons
prof. Augusto Armand Hugon
Una modesta ma urgente
preghiera
Rinnovando il vostro abbonamento
all’Eco delle Valli, vi preghiamo di
aggiungere un dono per diminuire il
deficit del giornale. Qualsiasi dono,
anche modesto, ci dirà che desiderate sostenere la nostra fatica.
Cartoline con versetti
La Claudiana ha un ricco deposito
di belle cartoline con dei versetti biblici. Ve ne sono da L. 10, L. 15, L. 30
e L. 50.
PRALl
Lunedi scorso si è svolta la cerimonia religiosa di inaugurazione dell’anno scolastico. Gli alunni valdesi,
che costituiscono la quasi totalità
della jx>polazione scolastica, si sono
riuniti nel Tempio, accompagnati dagli insegnanti. Nel corso della sua allocuzione il Pastore ha sottolineato
l’importanza dello studio della Bibbia
come base di ima fede chiara e di
una condotta irreprensibile.
Rinnoviamo le nostre condoglianze, anche dalle colonne del giornale,
alla famiglia di. Francesco Pascal,
deceduto a Ghigo il 18 novembre
scorso.
Ogni qual volta dobbiamo constatare come la silicosi produca sofferenze e contribuisca ad abbreviare
talora di parecchi anni la vita dei
nostri membri di chiesa ci pare che
la Chiesa come tale dovrebbe interessarsi di questo prolema per conoscere le reali condizioni in cui vivono e lavorano tanti dei suoi membri
e per assicurarsi se effettivamente si
fa tutto il possibile per evitare il
male.
Abbiamo visto con piacere al nostro culto c'omenicale e ad alcime
riunioni quartierali il giovane Frank
Gibson, studente in teologia nordamericano, che passerà i mesi invernaii ad Agape per partecipare al lavoro che vi si svolge. I membri della
Comunità residenti ad Agape sono
intensamente occupati in questi giorni per la spedizione del programma
di attività del 1958 e per la preparazione del prossimo Campo invernale
a rui prenderanno parte alcune peiscnailtà ben conosciute come il nasi,ore Charles Brutsch di Berna e eli
scrittori Carlo Bo e Tristano Codignola che hanno recentemente confermato la loro partecipazione,
Anche l’Unione deiie Madri ha ripreso la sua attività riunendosi a
Ghigo durante la scorsa settimana.
Nei prossimi giorni si terrà una riunione anche a Villa.
Il Pastore ha assunto quest’anno
la direzione di uno dei corsi di istruzione religiosa nelle scuole, mentre
gl altri saraimo affidati agli insegnanti evangelici. E’ necessario che
le famiglie degli alunni collaborino
con gli insegnanti affinchè queste lezioni diano i migliori risultati.
I primi timidi sciatori hanno fatto
la loro apparizione ed il loro numero è destinato ad aumentare nelle
prossime domeniche. Intanto si sta
facendo qualche passo per migliorare le installazioni che permettano di
accogliere i turisti. Degno di elogio
è lo sforzo compiuto dal Sig. Ferrerò
che ha dotato il ;suo albergò a Villa
di un impianto di riscaldamento centrale. Ci rallegriamo con lui e speriamo che i turisti accorreranno numerosi se sapremo offrir loro sia negli alberghi, sia nelle case private, le
comodità moderne.
Délégués de la C.I.O.V.
à Cannes
^ C’est dans une vision lumineuse
d’azur... mais, plus encore, avec le
coeur rempli de doux souvenirs et de
reconnaissance, que nous sommes rentrés de Cannes, j
Le président dei la Commission des
Etablissements Hpspitaliers de l’Eglise Vaudoise, M. le pasteur Bert, y
avait été invité par la Colonie Vaudo’se ~ sur l’initiative de M. Frédéric Berthalot — et avec le concours
des deux pasteurs de cette ville, MM.
Monod de l’Eglise Réformée et Loup
de l’Eglise Libre. ;
Dès le samedi soir (30 nov.) M. Bert
accompagné de Mj. L. Marauda, eurent
une causerie à l’Asile Evangélique; et
le dimanche rnatin, les chaires du
temple de l’Eglise Libre et du temple
de la Rédemption (Eglise Réformée)
leur furent respectivement cédées; le
soir enfin, dans la grande Salle des
Thermes, un nombreux public ao
cueillit encore le message des pas
teurs locaux, de M. Stallé au nom des
Vaudois de Cannes, des deux dé!é
gués de la « C.I.O^V. », et prit contact
avec nos Oeuvresi Sociales à travers
un certain nombre de project’ons lu
mineuses.
Bilan de cette visite : recettes en faveur de nos Institutions; création
d’un Comité auxiliaire; bienfaisante
Communion d’âmfes, que le Psalmlste
d’Israël chantait ainsi : « Qu’il est
doux pour des frères de demeurer en
semble!... C’est là que l’Etemel envoie
la bénédiction».
Nous vous remercions encore tous,
chers Frères et Soeurs; et vous en
particulier dont nous avons été les
hôtes.
RO RA’
Matrimonio. Sabato 30 Novembre è
stato benedetto il matrimonio di Albina Rivoira e Goss Giovanni.
Un gruppo di parenti e amici ha
preso parte al servizio religioso nonché ad un simpatico trattenimento
fraterno. Iddio benedica gli sposi e
la madre dello sposo degente all’Ospedale di Torino.
Domenica 1 dicembre il culto è stato presieduto dall’anziano Aldo Toum.
Lo ringraziamo di cuore per la su?
collaborazione.
Domenica sera 8 dicembre il dr.
Giorgio Bouchard ha rivolto un interessante messaggio all’Unione Giovanile seguito da una simpatica conversazione sull’argomento trattato.
Pure domenica 8 dicembre abbiamo celebrato il battesimo di Edy Rivoira di Enrico e Cledy. Che Dio benedica la tenera creatura che il Signore ha concesso ai genitori nella
sua grazia.
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Il 2 dicembre, dopo lunga doloro
sa malattia, sopportata nella rasse
gnazione e nella fede, è deceduto
Reynaud Eugenio Bartolomeo, di Pomeano. Egli era entrato da poco nel
suo 77" anno di età. Il lungo corteo
di parenti e di amici, che ha accom
pugnato la sua spoglia mortale al
campo deH’estremo riposo, ha testimoniato della grande considerazione
e della stima in cui era tenuto.
Alla Vedova Sig.ra Eugenia Reynaud, per molti anni nostra apprezzata insegnante di religione nella
scuola di Pomeano, alle figlie e rispettive famiglie, ed ai parenti tutti,
rinnoviamo Tespressione della nostra
simpatia e della nostra solidarietà
cristiana.
11 Pastore, commosso per le molte
manifestazioni di cordoglio e di affetto ricevute in occasione della dipartenza per la patria celeste della sua
cara Mamma, e nella impossibilità
di farlo personalmente, ringrazia la
Comunità e tutti i numerosi amici
per la loro simpatia ed il loro affetto.
Doni per «L’Eco delle Valli»
Lisetta Gay (250); Madeieine Gysel (300) ; Edoardo Jaquet (250); Sciarone Elisa (200); Benech Daniele
(200); Martinat Giulio (200); Cnate
lain Claire (100).
Redallore: Ermanno Rostan
Via dei Mille, 1 - Pinerolo
tei, 2009
Sade e Amministrazione
Editrice Claudiana
Torre Pellice - '-c.p. 2/17557
Tipografia Subalpina ■ s. p. a.
Torre Pellice (Torino)
Prof. Dr. A. Roniscontro
Libero docente
in Clinica Odontoiatrica all'Univérsità
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DELLA BOCCA E DEI DENTI
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Tutta la settimana tranne domenica
e lunedì
Le famiglie Reynaud e Bounous,
commosse dalle dimostrazioni di affetto e di stima ricevute in occasione
della morte del loro congiunto
Eugenio Bartolomeo
Reynaud
ringraziano tutte le persone che hanno preso parte al loro dolore e che
sono state vicine durante la limga malattia dell’Estinto e nell’ora della separazione.
Un ringraziamento particolare rivolgono al Pastore E. Micol per le sue
affettuose parole di conforto, al Dott.
Bertolini per le amorose cure e alle
Signore Frida Reynaud e Elsa Plavan per il grande aiuto prestato.
« L’Eterno è il mio pastore,
nulla mi mancherà ».
(Salmo 13: 1)
Pramollo (Pomeano), 2 die. 1957.
La moglie Paolina Benech-Prochet,
le nipoti Lina col marito Matteo Sodano e bimbe Ada e Elda da lui tanto amate; Ida che le fu particolarmente vicina, ed i congiunti tutti,
commossi e riconoscenti per la grande dimostrazione di simpatia ricevuta nella dolorosa separazione terrena
del loro caro
Enrico Benech
dì
li 64
dal profondo del cuore ringraziano i
Sigg.ri Pastori Bertinotti e Pascal
per le buone parole di conforto, il
Dott. Gardiol per le lunghe affettuose impareggiabili cure prodigate al
loro caro, la piccola Bruna che fu
la sua cara compagna, i vicini di casa 8 gli amici che si prodigarono in
tanti modi nelTora della prova, gli
amici lontani, e quanti che con scritti o di presenza ai funerali furono di
conforto al loro dolore.
Luserna S. Givanni (Ai Prochet)
6 Dicembre 1957
L’8 dicembre è mancato all’affetto
dei suoi cari
Amedeo Malan
La famiglia sentitamente ringrazia
tutti coloro che da vicino e da lontano hanno preso parte al suo grande
dolore.
« L’anima mia s’acqueta in Dio
solo; da Lui viene la mia salvezza» (Salmo 62: 1)
Luserna S. Giovanni 11-12-1957
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