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L. 400
Anno 118 - n. 1-2
8 gennaio 1982
Sped. abbonamento postale
I gruppo bis/70
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delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
Punti
di vista
UNA RIFLESSIONE BIBLICA SUL TEMPO
Quattordici anni, uccìde la sorella, ne nasconde il cadavere in
campagna; due giorni dopo uccide anche la madre perché aveva intuito la terribile verità.
Un fatto agghiacciante di cronaca, ma non diverso da tante
altre notizie simili. Per noi che
a Riesi abbiamo conosciuto bene
i protagonisti di questa tragica
storia è stato tremendo, inutile
dire cose trite e ritrite sull’ambiente nel quale è maturato questo dramma. Qui vogliamo dire
qualcosa circa la nostra responsabilità, non quella generica dì
membri di una società sbagliata
e inumana, ma quella di persone
che, come noi, da anni conoscevano questa famiglia.
Quando qualche anno fa Mariella aveva subito una brutta avventura ( era stata violentata e seviziata per vari giorni in una
casa di Caltanissctta), avevamo
cercato di aiutarla e la madre
stessa ci aveva pregati di trovare
per lei una sistemazione in qualche istituto perché, se fosse rimasta a Ri'si, il suo destino e‘a
segnato: da disonorata a prostituta, senza scampo.
Ci eravamo rivolti ai vari istituti per minori della nostra chiesa ma nessuno si era sentito di
accoglierla chi per un motivo
chi per un altro. Così Mariella
era stata mandata a Palermo in
un istituto di suore, da cui naturalmente scappò presto, incominciando così un va’ e vieni da un
istituto all’altro, con soggiorni a
casa, dove la fama di quanto
le era accaduto le attirava intorno una folla di uomini senza
scrupoli che ritenevano lecito
approfittare di lei.
Poco prima di Natale la madre
di Mariella ci aveva fatto sapere
di volerci parlare, certamente
a proposito della figlia, ma non
abbiamo saputo trovare il tempo di passare a casa sua, e ora
è troppo tardi e ci sentiamo inquieti e in parte responsabili di
quanto è accaduto, sìa come singoli che come chiesa evangelica
che vanta tutta una serie di opere
sociali. Ci rendiamo conto con
sgomento che investiamo molto
denaro ed energie negli istituti
per anziani, ma che le nostre
opere per ragazzi e giovani si
stanno riducendo sempre di più.
Questo perché i ragazzi in difficoltà hanno bisogno di molto
amore, comprensione e tempo, il
tutto senza alcuna garanzia di
risultati positivi; e allora chi vuole rischiare? Sono pochi coloro
che vogliono impegnarsi in questo campo, perché è molto più
difficile aiutare qualcuno a vivere, a dare un senso alla sua vita, che occuparsi di chi la vita
l’ha già vissuta. Come credenti
dobbiamo meditare su tutto ciò,
per vedere in che direzione sia
più giusto andare, ma una cosa
è certa: non possiamo lasciare
senza risposta la moltitudine di
ragazzi che ci passano accanto
con i loro problemi troppo grandi e che vediamo sparire senza
aver dato loro nulla che li aiuti
a vivere.
Nella e Luciano Deodato
Il nostro futuro è già nel passato
Chi ha ’’visto” l’intervento decisivo di Dio in Gesù Cristo ha un’alba, un sole, nel suo avvenire: ma è il passato di Israele e soprattutto del Cristo ciò che gliene dà la certezza orientatrice
« Nel giorno della prosperità godi del bene, e nel giorno dell’avversità rifletti. Ilio ha fatto l’uno come l’altro ».
(Ecclesiaste 7: 14)
Nel momento — convenzionale,
lo sappiamo — del volger dell’anno non è fuori luogo domandarci: come avvertiamo il fluire del
tempo, che senso ha per noi? La
reazione più corrente e banale è:
già finito un altro anno! E' sintomatico, noi diciamo quasi istintivamente: « già finito », piuttosto
che « già ricomincia » un altro
anno. Quanto più invecchiamo,
tanto più il centro di gravità della no.stra vita sembra situarsi nel
passato: nel momento degli slanci e delle speranze giovanili, nel
momento della pienezza delle
forze, del fiorire degli affetti, della pienezza della vita familiare e
delle responsabilità di lavoro e
civili.
Il tempo
nella Bibbia
Che testimonianza ci hanno lasciato, gli uomini della Bibbia,
circa il loro modo di porsi, da
credenti, il problema del tempo?
Nelle parti più antiche dell'Anti
co Testamento non c’è alcuna riflessione astratta sul tempo, proprio come non c’è circa lo spazio: come lo spazio è semplicemente l’ambito vitale dell’uomo,
creato e conservato da Dio, così
il tempo, il corso del tempo è visto come il teatro degli interventi operativi di Dio, e su questa
radice s’innestano gl’ interventi
degli uomini. Come Dio dà all’uomo, dà al popolo una terra,
così gli dà un tempo per vivervi.
Ma — e qui la fede d’Israele si
distanzia dalle religioni naturali
— in questo fluire del tempo, nel
perenne rinnovarsi dei cicli naturali, manifestazione della fedeltà
d’amore del Dio creatore, non si
pscur-sce otfatm In ‘-iiq p,cszn7a
il suo intervento. Anzi, neùa compagine serrata dei fenomeni naturali e di quelli storici, Dio manifesta all’improvviso la sua libertà
d’intervento: la volontà e la capacità di fare qualcosa di nuovo,
di operare un nuovo inizio, di
preannunciare cose che « non
sono ancora » ma che saranno. E
ogni adempimento parziale, ogni
apparire di una novità parziale, o
non definitiva, il dono fatto o rinnovato di una terra, di una discendenza, di una liberazione
inattese, stimolano Israele e sfi
dano il mondo circostante a scoprire e vivere l’Iddio vivente come l’Iddio suscitatore della speranza. Né il mondo naturale né
la storia dei popoli sono un cerchio chiuso e il loro tempo non
è un corso rigorosamente obbligato: Dio ha un suo giorno, e « in
quel giorno », per il bene e per il
male, Israele e le nazioni vivranno il suo intervento. La storia, il
tempo ha dunque un senso, un
orientamento. Se vogliamo raffigurarlo graficamente, il suo
schema non è quello del cerchio
dell’eterno ritorno di tutte le cose; bensì la linea tracciata da un
vettore teso in avanti.
Proprio perché crede — quando crede — nell’intervento liberamente sovrano di Dio, Israele
dà da un lato un’importanza così
grande al passato: è il passato
nel quale appunto Dio è intervenuto. Ma questo passato non è
mai soltanto passato: proprio
perché Dio è il vivente, quando
egli parla, Dio è per Israele il
Dio del presente, dell’oggi: ricordare il passato è dunque in realtà
POLONIA
I protestanti con Solidarnosc
In Polonia l’intero gruppo dirigente di Solidarnosc è in carcere.
Gli operai sono costretti manu
militari a riprendere il lavoro, le
libertà sindacali conquistate con
la lotta nell’agosto 1980 sono soppresse. Eppure c’è qualcuno che
qui da noi cerca di giustificare,
di spiegare che si tratta del minor male di fronte ad una possibile invasione sovietica; c’è chi
dice che « in fondo se lo sono
voluto » alludendo aeli estremismi di Solidarnosc; c’è chi guarda con sospetto questi operai di
Solidarnosc « sono cattolici, adorano la madonna nera » e quasi
quasi giustifica Jaruzelski.
Certo nel mondo esistono altre
situazioni di oppressione e di violazione dei diritti dell’uomo. In
Turchia dove alcuni militanti sindacali sono stati condannati alTergastolo perché sospettati di
essere socialisti; in Uruguay dove
vi sono migliaia di prigionieri
politici in un carcere chiamato
dal regime « Libertà ». nella repubblica di El Salvador dove migliaia di persone di sinistra sono
state assassinate barbaramente
nell’ultimo anno; in Guatemala e
in Argentina dove continuano le
sparizioni degli oppositori al regime; in Afghanistan dove continua la guerriglia contro l’URSS;
in Iran dove settimanalmente vi
sono centinaia di condanne a
morte per motivi politici; in Sud
Africa dove vige il terribile regime dell’apartheid.
Sono atti e regimi che dobbiamo condannare con forza perché
dove si imprigionano degli uomini sulla base delle loro convinzioni politiche personali si attacca il concetto stesso di democrazia, conquistato con fatica dall’umanità e col contributo importante di molti nostri fratelli protestanti.
Perché quando si ricorre alla
forza nei conflitti sociali, quando si usano i carri armati, e
quando questo viene fatto in un
contesto che si dice « socialista »
non possiamo cercare giustificazioni: questi atti vogliono cancellare un cammino di promozione umana che è proprio non
solo della Polonia ma di tutta
l’umanità.
Perciò concordiamo con quanto scrive Philip Potter, segretario generale del Consiglio Ecumenico delle Chiese, all’indomani
del golpe di Polonia:
« Siamo profondamente preoccupati di fronte all’ aggravarsi
della situazione in Polonia dove
le autorità si sono sentite in obbligo di proclamare la legge marziale e la sospensione dei diritti
civili e politici (...). Noi speriamo
che il dialogo si sostituisca allo
scontro, che una soluzione paci
fica sarà trovata per calmare le
tensioni e per togliere il più presto possibile lo stato di assedio
che reca con sé molti pericoli.
E’ in questo spirito che noi
esprimiamo il nostro sostegno
agli sforzi di riconciliazione
esplicati dalle chiese in Polonia e preghiamo perché la saggezza e la forza animino i loro responsabili e più particolarmente
l’arcivescovo Glemp il cui appello alla ragione e al dialogo è il
solo approccio costruttivo ».
La nostra solidarietà col popolo polacco non è equivoca né si
presta a tatticismi. Come protestanti non siamo sicuramente favorevoli al culto mariano e alla
religiosità popolare che vi è in
Polonia, eppure oggi noi preghiamo il Signore che dia la forza ai
responsabili delle chiese ed in
particolare di quella cattolica,
per ottenere la fine dello stato di assedio, la libertà degli arrestati e il ripristino delle garanzie democratiche in quel paese.
Da protestanti ricordiamo che
il tema della lotta per una società più giusta, partecipata e vivibile è una ricerca nella quale come chiese, membri del CEC, siamo partecipi. Una ricerca che ci
impone oggi di dire NO al golpe
del generale Jaruzelski.
Giorgio Gardiol
vivere l’oggi con l’Iddio perennemente presente e operante. E sempre per la stessa ragione, a causa della sua fedeltà, lahvé il Dio
della storia è oggi anche il Dio
che padroneggia l’avvenire, che
ne dispone: « Sappi dunque che
Jahvé, il tuo Dio, è Dio. Questo
Dio fedele mantiene il suo patto
e la sua misericordia fino alla
millesima generazione verso quelli che lo amano e osservano i suoi
comandamenti, ma fa rappresaglia contro "colui che lo odia’’ e
lo fa perire. Qsserva dunque i comandamenti che oggi ti do »
(Deut. 7: 9-11). Chi vive ben radicato nel Patto è coinvolto come
membro del popolo di Dio nell’intervento di Dio attuatosi prima della sua generazione e così
pure in quello che si attuerà in
seguito. « Le cose nascoste appartengono a lahvé, il nostro Dio, le
cose r-velate a noi e ai nostri figli in perpetuo» (Deut. 29: 28).
Ciò che è nascosto è l’avvenire,
ciò che è rivelato è la parola storica: la promessa e l’orientamento. Passato, presente e avvenire
sono dunque indissolubilmente
intrecciati, per il credente di
Israele.
Procedere guardando
in faccia il passato
Ecco dunque un modo di considerare il tempo, e di viverlo,
assai diverso da quello che ci è
abituale: a differenza da noi,
l’Israelita vede le epoche del passato come qualcosa che è squadernato davanti a lui, mentre noi
pensiamo che il passato sia dietro di noi: « Io mi ricordo dei
giorni di prima (letteralmente:
che sono davanti a me) e medito
su tutte le tue opere » canta il
Salmo 143: 5. Colui che è dietro
di me, nel passato mio e del mio
popolo, della mia chiesa, è in
realtà anche e soprattutto colui
che è davanti a me, che è con me
Gino Conte
(continua a pag. 5)
SOMMARIO
□ Valdesi in Uruguay, di
C. Delmonte, p. 4
□ AlVascolto della Parola, a cura di G. Conte,
P. 5
□ Credenti e sviluppo economico, a cura di G.
Gardiol, p. 7
□ L’adozione speciale, di
J.J. Peyronel, p. 11
□ L’obiezione di coscienza oggi, di R. Peyrot,
p. 12
2
2 vita delle chiese
8 gennaio 1982
Nuova
serie
LA CHIESA BATTISTA DI ALTAMURA HA UN NUOVO TEMPIO GUIDA ALLA BIBBIA
Una storia di fede e di coraggio
A vent'anni dall’unione della
Luce e dell'Eco delle Valli vaidesi e a 12 dalla confluenza di
Voce Metodista in un unico settimanale con il mantenimento
delle due testate, l’Eco-Luce inizia una nuova serie in conformità
con la decisione dell'ultimo Sinodo.
Diciamo anzitutto che i cambiamenti che la nuova serie presenta sono molto circoscritti.
Non cambia la linea generale del
giornale; non cambiano le due
testate i cui lettori — probabilmente a ragione — non ritengono si debba rinunciare all'una in
favore dell’altra, o insieme a favore di una terza; non cambia il
carattere forzatamente composito di un settimanale che è insierne giornale delle chiese all’opera
in diversi Paesi e giornale locale,
pur limitato a determinati settori, di un ristretto comprensorio
del Piemonte che chiamiamo Valli valdesi.
Anche il cambiamento nella
grafica, che pure è quello più rilevante a prima vista, è molto limitato, non discostandosi molto
dal passato e soprattutto costituendo il completamento di un
rinnovamento che il giornale ha
gradatamente avviato più di un
anno fa con la consulenza grafica di Umberto Stagnaro.
Diciamo questo non per scusare o minimizzare i cambiamenti,
ma per sottolineare il fatto che
nel lavorare a questa nuova serie
siamo stati condotti non dal mito
che il nuovo sia buono in sé e
serva di per sé a migliorare, ma
dal desiderio di cambiare in modo funzionale a esigenze di utilità.
Così il rinnovamento grafico è
in funzione di uno stile unificato
che compensi l’impossibilità di
disporre di quella varietà e vivacità di impaginazione e presentazione che ccnìsentirebbe una
stampa a freddo (offset) e la riduzione del formato corrisponde
all’adeguamento ai formati standard della carta.
Delle 2 pagine aggiunte alle 10
che il giornale ha avuto in questi ultimi 2 anni, una è stata destinata ad allargare il settore « vita delle chiese » nella prospettiva di una crescente presenza delle chiese sul giornale, e di una
trasformazione che intendiamo
avviare; vedere con uno stesso
sguardo d’insieme la vita delle
chiese dentro e fuori delle valli
(pag. 2 e 3) ed i loro problemi
generali (p. 4), anziché mantenere la rigorosa separazione costituita da un settore Valli (vita ecclesiastica e civile) concentrato in
4 pagine in fondo al giornale. In
questo pensiamo di attuare una
maggiore fusione tra la Luce
e l’Eco tornando così ad altri periodi di questi vent’anni in cui le
cronache delle chiese sono comparse fuse nella stessa pagina.
Nella pagina 2 continueremo ad
inserire notizie relative alle chiese hattiste in riferimento alla crescente collaborazione che deriva
dal rapporto tra Battisti, Metodisti e Valdesi,
L'altra pagina apoiunta sarà dedicata a temi biblici in risposta
ad una delle richieste più chiaramente emerse dal sondaggio condotto l’anno scorso tra i lettori.
Di questa pagina farà parte uno
studio biblico settimanale nella
rubrica « all’ascolto della Parola » curata da Gino Conte e altro
materiale di formazione e informazione biblica.
La nostra speranza è che questa nuova serie corrisponda ai
criteri indicati. In riferimento a
questi — più che a generiche impressioni di maggiore o minore
gradimento — saranno benvenute le reazioni dei lettori che aiuteranno la redazione a compiere
una prima verifica.
Franco Giampiccolì
E’ stato inaugurato domenica
13 dicembre il nuovo tempio battista di Altamura, in provincia
di Bari, riferisce l’agenzia nev:
un momento lungamente atteso
da una comunità che come altre
realtà evangeliche del meridione
ha alle spalle una dura storia di
discriminazioni e di soprusi.
Formatosi sul finire del secolo attorno alla figura del neoconvertito Antonio Cammisa, il
primo nucleo di evangelici di Altamura fu costituito da scalpellini, manovali, muratori e contadini che chiesero e ricevettero
l’assistenza spirituale del pastore battista della vicina comunità
di Gravina di Puglia.
Con lo sviluppo della testimonianza e della presenza evangelica nella città si moltiplicarono
gli episodi di intolleranza da parte del clero cattolico locale, in
alcuni casi anche con carattere
persecutorio. Contemporaneamente, come in tutte le comunità meridionali, la dura legge dell’emigrazione costringeva i giovani ad abbandonare la comunità. Fu un periodo di significativi atti di fede e di coraggio : il
primo asilo infantile della città
sorse come espressione sociale
della comunità battista; la prima iniziativa cooperativistica in
Altamura fu una cooperativa di
consumo voluta dalla comunità
« per esprimere la propria soli
darietà cristiana ai più poveri e
per liberarsi dal giogo della discriminazione religiosa » : un’iniziativa per opporsi da cristiani
alla dittatura fascista che in
quel periodo ostacolava e reprimeva il movimento cooperativistico.
La seconda ondata migratoria
dell’ultimo dopoguerra impone
alla comunità un nuovo atto di
fede e di coraggio: per contrastare l’esodo forzato, ogni risorsa viene spesa per fondare una
copisteria che dà lavoro ad alcuni giovani e che successivamente viene trasformata in una
cooperativa tipolitografica, ancora oggi in fase di espansione.
Il tempio e i locali sociali annessi che sono stati inaugurati
realizzano un sogno inseguito
dalla comunità da molti anni, ma
sono anche significativamente
una nuova struttura che la comunità vuole offrire al servizio
del quartiere, il più popolare della città, e degli evangelici della
Puglia e Lucania. Una chiesa
aperta (e la sua struttura architettonica conferma questa scelta) che ospita il pastore, le attività sociali della comunità e la
cooperativa tipografica. Successivamente vi troveranno ospitalità un Centro diaconale gestito
dalle comunità hattiste della zona e un Centro biblico-teologico
per la preparazione dei laici, so
stenuto dalla Federazione regionale delle chiese evangeliche.
Alla cerimonia di inaugurazione hanno partecipato oltre 500
persone: le comunità evangeliche della regione, alcuni parroci cattolici, rappresentanti del
comune, del PCI, PSI e CGIL.
Il pastore Piero Bensi, presidente dell’Unione battista, ha sottolineato in un messaggio la particolarità dell’occasione : non una
cerimonia formale, ma un preciso impegno per la giustizia,come risposta alla chiamata idei
Signore. |
PROTESTANTESIMO
IN TV
CONVERTIRSI
ALLA PACE
Lunedì 18 gennaio 1982
II rete, ore 22.40 circa
A livello mondiale, europeo e
nazionale, un po’ dappertutto le
chiese starmo prendendo coscienza della necessità per i credenti
di essere « facitori di pace ».
La trasmissione del 18.1 offre
filmati sulla consultazione del
Consiglio Ecumenico ad Amsterdam, sulle iniziative delle chiese
olandesi e su quanto accade in
Italia.
DALLE CHIESE
Una mozione sulla pace
PACHINO — Domenica 20 dicembre la chiesa valdese di Pachino ha approvato con un’astensione una mozione in cui è detto :
« ...convinta di avere un suo
ruolo nella storia come comunità
di credenti a cui è stato affidato
il compito di annunziare l’avvenuta riconciliazione tra Dio e gli
uomini in vista della costruzione
di un mondo nuovo dove regni
la giustizia — base fondamentale per la pace —;
preoccupata per le tensioni
presenti nel nostro mondo che
sono effetto di una situazione di
sfiducia tra i popoli che trova
la sua radice in una visione egoistica del mondo, in una volontà
egemonica, di oppressione e di
sfruttamento dell’uomo sull’uomo e di popoli sopra altri popoli ;
esprime, in questo momento
particolare, la sua solidarietà
col popolo polacco che è stato
brutalmente fermato nel suo tentativo di costruire una società
più democratica;
si rallegra per l’iniziativa presa dal Consiglio del XVI Circuito di organizzare in Sicilia, a Comiso, per la prossima primavera un convegno europeo delle
chiese cristiane sul tema impellente della pace e del disarmo;
si impegna di pregare e di lavorare per la buona riuscita del
convegno medesimo;
auspica che detto convegno
sia non solo occasione per esprimere la volontà di un superamento dei blocchi e una protesta contro la logica degli armamenti, ma diventi occasione per
una concreta ricerca di una strada che porti alla riconciliazione
tra gli uomini e tra i popoli, sulla base della riconciliazione tra
Dio e gli uomini, dove pace, giustizia, libertà non siano vuote
parole, utopia o speranza futura, ma una realtà di vita ».
Bazar valdo-metodista
CATANIA — Sabato 5 dicembre alcuni membri della Chiesa
valdese di Catania — con la collaborazione di due sorelle della
Chiesa battista — hanno gestito
un « bazar » di beneficenza abbastanza riuscito, sia come occasione di incontro per le due
comunità, sia dal punto di vista
dell’incasso.
Un centinaio di persone — per
lo più membri di chiesa, ma anche amici e conoscenti — hanno
affollato i locali di via Cantarella, soffermandosi davanti ai tavoli sui quali era ordinata la
merce da acquistare, o presso il
bar allestito per l’occasione a
sorseggiare una tazza di thè e a
gustare torte casalinghe, o ancora in una stanza dove, a due riprese, sono state proiettate diapositive « storiche » sul Centro
giovanile di Adelfia, dall’epoca
delle tende ai giorni nostri, mentre due giovani si occupavano
dei bambini.
Un piacevole momento di aggregazione fraterna, che ha visto anche la partecipazione di
molti fratelli e di molte sorelle
quasi del tutto assenti dalle normali attività ecclesiastiche.
Ad Adelfia — prescelta come
destinatario della beneficenza —
andrà circa un milione di lire
per l’acquisto di nuovi letti a castello.
Stranieri in Italia
PISA — La comunità valdese
ha organizzato il pomeriggio del
5 dicembre un incontro con alcune coppie di coniugi interessati al problema della cittadinanza
dei mariti stranieri. Erano presenti il Sen. E. Lazzari (M.P. sin.
indip.), la Sig.ra F. Cecchini, presidente del Consiglio Provinciale
di Pisa e il Sig. O. Ripoli, vicesindaco della città.
La Sig.ra Cecchini ha illustrato
le varie proposte di legge giacenti al Senato, alcune tendenti a
rendere automatica l’acquisizione della nazionalità italiana al
momento del matrimonio, altre
richiedenti l’esplicita richiesta
dello straniero dopo un certo
periodo dal matrimonio. Proponeva inoltre di presentare al
« Tribunale 8 Marzo » le varie situazioni individuali, più o meno
penose o paradossali.
Il Sen. Lazzari rilevava la dimensione sociale del problema,
che è più grosso di quanto appaia a prima vista, non solo per
l’alto numero di stranieri ormai
viventi nel nostro paese, ma anche per l’attuale momento di
chiusura della società italiana e
la crisi economica che rovescia
sugli stranieri molti pregiudizi
che un tempo accompagnavano
gli italiani emigrati all’estero.
Egli si dichiarava scettico sull’au.
tematismo della concessione, perché favorirebbe l’abuso; proponeva invece di partire col cercare
il consenso sulle garanzie per la
tutela dei figli di queste coppie
miste e di graduare nel tempo
l’ottenimento del diritto di cittadinanza.
Il Sig. Ripoli spezzava una lancia in favore deH’iniziativa, ripromettendosi di farsi promotore
nella Giunta Comunale affinché
questa emetta un odg in merito.
Egli evidenziava inoltre la necessità di costituire un raccordo
con le forze politiche per un coordinamento e caldeggiava in
particolare contatti con le presidenze del Parlamento, tramite
l’invio di una delegazione ad hoc.
La discussione che ne seguiva
era viva e partecipata, arricchita
dalle personali e dolorose esperienze delle coppie presenti.
In margine alla riunione possiamo notare che il Consiglio
Provinciale ha approvato un odg
di appoggio all’iniziativa, mentre
la circoscrizione cittadina n. 5 ha
inviato un telegramma in tal senso alla presidenza del Senato.
Anche due parrocchie cattoliche
hanno assicurato il loro interessamento.
Hai rinnovato
l’abbonamento?
Imitiamo
una felice
iniziativa
Leggo sul bollettino di una delle nostre chiese che il concistoro
ha deciso di regalare per Natale
a tutte le famiglie della comunità
un lezionario biblico.
La notizia mi rallegra, soprattutto per quelle famiglie che vivono alla periferia della chiesa,
facendosi vive solo in rare occasioni: ogni tanto nei concistori
si discute se si debbano cancellare dalla lista dei membri le persone che sembrano aver dimenticato gli impegni assunti il giorno
del battesimo o della confermazione. E’ una proposta che ha
sempre suscitato in me un nrofondo disagio; se dei fratelli si
stanno allontanando da noi, mi
pare che li si debba sì cercare,
ma non tanto per chiedere loro
maggiore assiduità, collaborazione anche finanziaria e così via;
sono tutte cose necessarie, ma se
una persona non sente più il bisogno della comunione fraterna,
credo che il nostro primo dovere sia di andarla a cercare per
esserle vicini nelle sue difficoltà,
per darle qualcosa.
In secondo luogo, la decisione
di questa chiesa mi sembra particolarmente felice, perché con il
lezionario ripropone alle famiglie
una guida a quella lettura quotidiana della Bibbia che è stata per
secoli luce e alimento della fede.
E’ giusto che una chiesa chieda
attenzione prima di tutto non
per se stessa e per le sue attività,
ma per la Parola di Dio.
Per questo ho sentito il bisogno
di parlarne, nella speranza che
questo buon esempio sia imitato
da molti, se non nella medesima
forma, nel medesimo spirito.
M. G.
Personalia
La redazione e i tipografi dell'EcoLuce esprimono la loro affettuosa simpatia a Dino Ciesch per la perdita del
Papà spentosi serenamente all'età di
9S anni.
r -------^
Comitato di Redazione: Franco
Becchino, Mario F. Berutti, Dino
Ciesch, Niso De Michelis, Giorgio
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Peyrot, Giuseppe Platone, Marco Rostan, Mirella Scorsonelll, Giulio
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« La Luce •: Autor. Tribunale di
Pinerolo N. 176, 25 marzo 1960.
• L'Eco delle Valli Valdesi »: Reg.
Tribunale di Pinerolo N. 175, 8 luglio 196P
Stampa: Cooperativa Tipografica
Subalpina - Torre Pellice (Torino)
V_____________________________
3
8 gennaio 1982
vita delle chiese 3
COLLEGIO VALDESE DI TORRE PELLICE
SAN SECONDO
Per un rinnovamento spirituale dettate ii denaro nei pozzo
Tengo a ringraziare pubblicamente Arturo A. Cericola per la
chiarezza con cui ha saputo delineare la problematica attuale
del Collegio (cfr. «Eco-Luce» del
27/'ll/’81), che verte essenzialmente su due punti; il ricupero
del carattere evangelico-protestante dell’istituzione, e i mezzi
della sua sopravvivenza come tale. Sono due vecchi problemi,
che sono nati insieme fin da
quando, 150 anni fa, si decise,
soprattutto per l’impulso del colonnello Beckwith, di creare a
Torre Pellice — come si era fatto l’anno prima a Pomaretto —
una scuola secondaria tipicamente valdese; ma, strano a dirsi, la
questione finanziaria ha quasi
sempre sopravanzato quella dell’identità protestante.
Per rendercene conto, basta
dare un’occhiata alla pur pregevole rassegna cronologica fatta
da Osvaldo Coi'sson nel n. delril/9/’81 di questo giornale, in
cui tra i professori del passato
è ricordato solo Gustavo Vinay,
quando ormai è risaputo che il
problema dell’identità protestante è strettamente connesso con
quello del personale (uomini e
donne) chiamato ad esserne la
spina dorsale. Oggi come oggi,
dalle statistiche rese note dal comitato sinodale del Collegio e
della Scuola Latina (cfr. Relazione della Tavola al Sinodo 1981,
p. 175), risulta che, su 35 insegnanti attualmente in servizio a
Pomaretto (Scuola Latina) e a
Torre Pellice (Scuola Media e
Ginnasio-Liceo), solo 16 sono
evangelici, cioè meno del 50%.
Che un insegnante non evangelico valga, dal punto di vista professionale, quanto il suo collega
protestante non c’è dubbio, ma
il « punctum dolens » non sta
nella professionalità, ma nella caratterizzazione vocazionale in
senso valdese-evangelico-protestante.
Non ero presente il 23 agosto
scorso all’annuale riunione degli
ex-allievi del Collegio, e me ne
dolgo; non ho nemmeno tra le
mani l’opuscolo curato dal presidente dell’Associazione degli
Amici del Collegio sul làO” anniversario dell’istituzione; ma dal
resoconto di Coisson vedo che
l’autore stesso si augura che
qualcuno completi l’unica storia
del « Collège », quella di Davide
Jahier del 1902, rimasta ferma
al primo settennio 1831-1837. Ora
il ricordo del Jahier torna a proposito: fu uno di quella schiera
di docenti che veramente diedero
lustro al Collegio, alla Chiesa
Valdese e a tutto il protestantesimo italiano, con i suoi ben 33
contributi storici — quanti sono
registrati nella Bibliografia Valdese di Armand Hugon-Gonnet
del 1953 — che vanno da Valdesio di Lione alla prima metà del
secolo presente. Ma che dire dei
suoi colleghi altrettanto valorosi, gli altri Jahier, i Jalla, Coisson, Falchi, Lo Bue ecc. fino ad
Augusto Armand Hugon, Gino
Costabel e Teofilo Pons? Nella
maggior parte furono e sono storici, e la storia valdese fu ed è.
oltre l’insegnamento delle rispettive discipline, l’interesse precipuo della loro multiforme attività professionale e culturale. Ben
venga dunque una storia attuale
del Collegio e della Scuola Latina vista proprio sotto l’angolo
visuale degli uomini (ed anche
delle donne) che vi impressero
l’impronta della loro personalità
di autentici valdesi e protestanti.
Dunque, per il futuro del Collegio — come della Scuola Latina — l’esigenza primaria è quella di disporre di elementi umani
veramente « consacrati ». E qui il
discorso coinvolge tutti quanti
fra noi, che in un modo o nell’altro, nella scuola elementare,
in quella secondaria e all’Università, ci siamo dati all’insegnamento : solo carrierismo, o qualche cosa di più significante? Ci
dobbiamo domandare perché uomini come G. Vinay, M. Miegge, R. Jouvenal (per non citare
che i più noti) non sono più rimasti al Collegio, e perché altri
uomini (compreso il sottoscritto) non hanno sentito quella vocazione. Quando la relazione della Tavola parla di « molte defezioni d’insegnanti », essa vuol forse suggerire che per costoro il
Collegio è stato considerato,
« fante de mieux », come un semplice trampolino di lancio? Per
conto mio, do volentieri la mia
testimonianza : l’interesse da me
nutrito per la storia valdese —
che data dai giorni, purtroppo
brevi, della mia permanenza scolastica prima a Pomaretto (19231924) e poi a Torre (1924-25 e
1925-26) — nacque proprio leggendo le opere non solo dei due
Comba, ma anche dei Jahier,
Jalla e Pons, come pure dell’indimenticabile Arturo Pascal.
Oggi non mancano associazioni, comitati e commissioni interessate aH’avvenire del Collegio,
ma dalle diagnosi fatte sembra
che gli interessati o i responsabili si preoccupino, a prescindere dal problema finanziario, più
della funzione sociale (o grosso
modo culturale) dei nostri istituti d’istruzione secondaria che
non della loro caratteristica
« confessante », anche se questa
sia stata messa fortemente in rilievo dal pastore Marco Ayassot
nel suo resoconto sinodale (cfr.
«Eco-Luce» del 14/8/81). Se la
mia impressione è esatta, vedo
alla base dell’intera questione
Un grosso equivoco, quello cioè
di confondere rinnovamento protestante con rinnovamento culturale. Infatti, da qualche anno si
insiste, in alto e in basso, su un
certo « asse culturale » valdese
alle Valli, come se esso fosse (o
dovesse essere) il toccasana delrafflosciamento religioso del cosiddetto « popolo-chiesa » ; ma, è
bene ripeterlo fino alla noia, non
ci può essere asse culturale che
non sia innanzitutto asse spirituale. Chiarito questo punto, che
il futuro del Collegio si risolva
nel senso della sua « privatizzazione » (ipotesi Cericola) o della
sua attuale dipendenza dalla chiesa (ipotesi Ayassot), è cosa di
minore importanza, sempre che
non si dimentichi che il Collegio, sorto anche in vista della
preparazione secondaria dei nostri pastori, fu il nucleo iniziale
della Facoltà Valdese di Teologia, la cui esistenza prese inizio
nel 1855 proprio nei locali del
« Collège ».
Dato ciò, tutte le suggestioni
di Arturo A. Cericola sono preziose, anche sotto il profilo logistico ; alloggi nelle « maisonnettes » costruite, se non erro,
proprio per gli insegnanti del
Collegio; riapertura dei convitti, anch’essi edificati ad hoc; pagamento di rette e istituzione di
borse di studio; ricupero delle
strutture sportive; nuovi livelli
o indirizzi didattici — la fortuna
del Liceo linguistico battista di
Rivoli insegni! —; infine, il rilancio dall’esterno e verso l’esterno, sia con corsi, seminari
e dibattiti a cura di docenti universitari e non, italiani e stranieri, sia anche — perché no? —
con l’afflusso di studenti esteri,
affidati al nuovo Collegio ristrutturato da genitori delle chiese
protestanti consorelle europee e
extraeuropee. Anche qui sia di
sprone l’iniziativa presa dallo
stesso Cericola di organizzare a
Pinerolo, in pieno ambiente scolastico statale, una conferenza
pubblica su Valdo e Francesco,
alla presenza non solo di ben 350
studenti, ma anche di un buon
numero di insegnanti, compreso
qualche docente universitario.
Perché non si potrebbe fare lo
stesso fin da ora nei nostri istituti di Torre Pellice e di Pomaretto?
Giovanni Gönnet
ANGROGNA
Sabato 9 riprendono le Scuole Domenicali e i Catechismi. I Monitori si
incontrano alle 16.30. Alle 20.30 riunione del Concistoro per la verifica annuale delle liste dei membri comunicanti ed elettori.
• Prossime riunioni quartierali: lunedì 11 Baussang, martedì 12 Martel,
mercoledì 13 Prassuit-Vernè, giovedì 14
Odin-Bertot.
TORRE PELLICE
Domenica 10 gennaio l'Assemblea di
Chiesa sarà dedicata alla elezione dei
deputati al Sinodo e alla Conferenza
Distrettuale.
1« DISTRETTO
Incontro
pastorale
Il prossimo incontro pastorale del I distretto avrà
luogo lunedì 11 gennaio a
Torre Pellice, casa unionista, con inizio alle ore 9.
Riflessione biblica (Franco Davite).
Tema del giorno: Ole Jensen. Condannati allo sviluppo!
Pranzo a Villa Olanda (ore
12).
S. SECONDO — Questo è lo
slogan intorno al quale i ragazzi
della scuola domenicale hanno
organizzato la loro festa natalizia. Il pozzo non è uno dei tanti
che sono scavati a S. Secondo,
ma uno che deve ancora essere
scavato nel Ciad (Centro Africa).
Con altre scuole domenicali i
ragazzi di S. Secondo hanno aderito all’invito della Chiesa Riformata di Francia in favore delle
popolazioni di quel paese devastato dalla guerra e dalla desertificazione progressiva. Il risultato della colletta alla serata unito
al denaro raccolto nella scuola
domenicale stessa ha superato
ampiamente il mezzo milione e
costituisce un aiuto non solo
simbolico a questo progetto. Il
resto della serata è stato di carattere tradizionale ben condotto
da attori e coristi (anche piccolissimi) con molto impegno e
buon successo.
• Il 23 dicembre si è spenta
la Sorella Raimondo Olimpia all’età di 86 anni (Centro). Di carattere solitario, da molti anni
non usciva di casa ed è sempre
stata assistita dalla sua nipote
Olimpiuccia Besson, alla quale
esprimiamo simpatia e solidarietà. I funerali si sono svolti nel
Tempio il 24 dicembre.
• Il 27 dicembre il pastore di
CONVEGNO
MONITORI
1° CIRCUITO
Domenica 17 gennaio 1982 a
partire dalle ore 15 si svolgerà
nei locali della Sala Unionista
di Torre Peliice il secondo degli incontri annuali di preparazione per i monitori del 1° Circuito. Il programma prevede:
ore 15: presentazione della sequenza « La parola e la storia " su alcuni profeti dell’A.
T. a cura di Daniele Garrone.
Discussione eventuale,
ore 16.30: Thè.
ore 17: esposizione e discussione sui dati della inchiesta sui
monitori e la scuola domenicale.
ore 18.30: proposta e scelta di
alcuni canti,
ore 19: chiusura.
Si raccomanda la partecipazione dei monitori.
2® e 3® Circuito
Domenica 10 gennaio,
dalle 15 alle 18.
Sede: Convitto di Pomaretto.
Come deciso nell’ultimo
convegno, i monitori si ritroveranno per preparare
insieme una serie di lezioni
di Scuola domenicale sul
tema della pace.
Introduzione a cura dei
monitori di Pinerolo.
Incontro musicale
GRUPPO POLIFONICO DISCHI - STEREO - MUSICASSETTE - NASTRI
del Civico Istituto Musicale « Gorelli » MUSICA FOLK - POP - CLASSICA - JAZZ
diretto da Pier Giorgio Bonino e
CORALI VALDESI Pnnrprtn
di Pinerolo - San Germano dirette da Elda Ttirck wUAiWlil lU di ATTILIO SIBILLE
sabato 9 gennaio, ore 21 Via Roma, 8 TORRE PELLICE
Tempio Valdese - Pinerolo
Pinerolo ha celebrato nel nostro
Tempio il funerale di Mario Costantino, di anni 77, residente a
S. Secondo (Miradolo) ma membro della chiesa di Pinerolo.
• Le riunioni quartierali riprendono il 6 e l’8 gennaio rispettivamente a Combe e Grotta.
L’argomento; « essere protestanti
nella dispersione ».
Visita agli anziani
e ammalati
POMARETTO — In occasione
del Natale, gli alunni della Scuola Latina hanno visitato gli anziani ed i malati della zona, accompagnati da un bel gruppo di
mamme e da qualche insegnante.
Ogni ragazzo aveva confezionato
un suo piccolo dono personale.
Nel pomeriggio del 16 dicembre gli alunni della I e II media, hanno visitato gli anziani di
Pomaretto e Perosa, recandosi
ir ben 65 case; per ogni visita, i
gruppi avevano preparato una
preghiera spontanea, dei canti e
delle letture bibliche tratte dal
Nuovo Testamento. Contemporaneamente, gli alunni provenienti
da Villar Perosa e San Germano
si sono recati alla Casa di Riposo di San Germano Chisone e ne
hanno intrattenuto gli ospiti con
un piccolo programma di canti e
danze folkloristiche, concludendo poi con delle letture bibliche
e con delle parole di augurio.
La classe III, accompagnata
dalla sig.ra Laura Rivoira, ha visitato i malati dell’Ospedale valdese di Pomaretto ed ha eseguito un programma di canti natalizi.
POMARETTO — Oggi domenica 3 gennaio ha avuto luogo la
già preannunciata Assemblea di
Chiesa. Sono stati votati i nuovi membri del Concistoro in sostituzione di quelli che hanno
dovuto lasciare l’incarico per
scadenza di quinquenni (3 o più).
Risultano votati : Long Massimo,
Ribet Daniela in Richaud (Fleccia); Ribet Luciano (Lausa);
Ribet Sergio (Masselli); Massel
Nella in Balma (Maurini); Marchetti Silvana in Tron (Perosa);
Jahier Silvio (Pomaretto).
Sono anche stati confermati i
non scaduti.
Hanno lasciato l’incarico : Marchetti Luigi, Micol Flavio, Bleynat Bruno, dot Levy e Rostan
Viola.
A Marchetti Luigi rimane l’incarico di cassiere.
Appuntamenti
Incontri Ecumenici
A FAMOLASCO domenica 10 alle ore
15 secondo incontro ecumenico del
gruppo biblico. Il past. Sergio Ribet
proseguirà lo studio sulla prima parte
del Vangelo di Marco dominata dal
cosiddetto « segreto messianico ». Libera partecipazione.
A TORRE PELLICE, al Centro d'incontro giovedì 14 alle ore 20.45 collettivo
biblico con il past. Giorgio Tourn che
concluderà il laborioso ciclo di studi
fatti nel corso del 1981 sull'Epistola di
Paolo ai Romani.
Concerti
LUSERNA SAN GIOVANNI. Organizzato dalla filodrammatica domenica 10 c.
m. alle ore 15.30, avrà luogo nel tempio un concerto del Gruppo Cameristico Monregalese diretto dal M.o Vittorio Galoppini.
Nel programma musiche di Haendel,
Beethoven. Gounod. Galoppini.
■ Per mancanza di spazio siamo costrctìi a rinviare la pubblicazione di aldine cronache. Ci
scusiamo coi lettori e i collaboratori.
4
4 vita delle chiese
8 gennaio 1982
VALDESI IN URUGUAY
Verso l’urbanizzazione
A colloquio
con i lettori
La chiesa valdese del Rio de la
Piata sta facendo uno sforzo finanziario importante — in mezzo alla crisi — per costruire un
tempio nella città di Young, nel
dipartimento di Rio Negro.
La città di Young si trova nel
dipartimento di Rio Negro; questo dipartimento, unito a quello
di Paysandù e a parte di quello
di Salto, forma il presbiterio del
Nord Uruguay. Il pastore di
Young abita a Fray Bentos, capitale del dipartimento di Rio Negro, dove si svolse il sinodo rioplatense del 1981. Ci sono quindi
nel dipartimento tre comunità:
Fray Bentos, sede pastorale, Nueva Vaidense e Young, queste due
ultime collegate, con i membri di
chiesa che formano un solo nucleo. Tutte queste comunità vaidesi hanno un totale di 490 membri battezzati. La attenzione pastorale è stata centrata negli anni passati sulla comunità di Nueva Vaidense, però lentamente si
sta spostando verso la città di
Young — che ha circa 14.000 abitanti su un totale di 49.700 per
tutto il dipartimento di Rio Negro. La città di Young raddoppia
la sua popolazione nello spazio di
dieci anni. E si caratterizza così
come un centro in via di sviluppo.
Per poter capire bene il senso
di questa opera che si sta intensificando possiamo cercare di fare un parallelo con un’altra situazione. Il presbiterio di Colonia sud, che comprende la parte
meridionale del dipartimento di
Colonia, ha cinque comunità. Il
dipartimento comprende in totale 110.000 abitanti e le comunità
valdesi di questo presbiterio hanno 4.819 membri battezzati.
In Uruguay vivono, secondo il
censimento del 1975, 2.782.000 abitanti, dei quali 1.363.300 sono uomini e 1.418.700 donne. 1.238.100
abitanti vivono a Montevideo, capitale del paese, e 1.543.600 vivono aH’interno del paese. L’Uruguay è diviso in 19 dipartimenti,
ognuno con il suo capoluogo che
è quasi sempre il centro popolato più importante. La chiesa valdese ha comunità nella zona del
litorale occidentale, in una parte
del dipartimento di Salto, e in
quelli di Paysandù, Rio Negro,
Soriano e Colonia. Inoltre vi sono valdesi nella capitale, a Montevideo, e alcune famiglie nel dipartimento di San José, tra Colonia e Montevideo; in più altre
Le linee
continue
indicano i
dipartimenti
(provincie);
quelle
tratteggiate,
con i numeri,
i presbiteri
(circuiti).
comunità nel dipartimento di Rocha, unito a Montevideo, formano il presbiterio orientale. Le comunità valdesi del nord del dipartimento di Colonia e il dipartimento di Soriano formano il
presbiterio di Colonia nord e Soriano; così si completano i quattro presbiteri in Uruguay. L’area
rioplatense è complessivamente
formata dai quattro presbiteri
uruguayani (nord; est; Colonia
nord e Soriano; Colonia sud) e
dai due presbiteri argentini, quello del sud argentino e quello del
nord.
La costruzione di un tempio
in una città dell’interno del paese, a Young, la prima città che
avrà un tempio nel dipartimento di Rio Negro aH’infuori del
suo capoluogo, indica se si vuole
un cambiamento nella visione
geografica della ubicazione delle
nostre comunità. La chiesa valdese è stata finora una chiesa di
« colonie », cioè di popolazione
rurale, contadina; ora essa cerca
di trasformarsi in una comunità
anche urbana, con comunità nelle città deH’interno del paese, come in questo caso. Bisogna dire
che questo processo è iniziato da
alcuni anni, ma è certo che la costruzione del tempio di Young
tende ad accentuare questa tendenza. Forse è anche una indicazione significativa che sarà da
analizzare, come sintomo di una
trasformazione necessaria per
una testimonianza migliore e più
impegnata. E' anche vero che
questa trasformazione è lenta
perché la comunità di Montevideo nella città più grande del
paese, con quasi la metà della
popolazione di tutto l’Uruguay,
ha più o meno 200 membri battezzati. La maggior parte dei
membri della chiesa valdese continua a vivere nelle comunità del
dipartimento di Colonia; qui ci
sono le prime chiese che si sono
costituite, parlando da un punto
di vista storico.
La costruzione di un tempio
nella città di Young, per la quale
c’è negli ultimi anni uno sforzo
finanziario prioritario, deve affrontare la situazione di crisi nella quale si trova tutto il paese da
un po’ di tempo. Non c’è dubbio
che questo rende difficile lo sforzo finanziario, però in quasi tutte le comunità della chiesa valdese rioplatense si sono realizzate collette per questo scopo secondo le indicazioni delTultimo
sinodo. Le famiglie che vivono a
Young, all’incirca quaranta, presentano questa sfida a tutte le
comunità dell’area rioplatense;
resta infatti davanti a noi la domanda;, «Sarà arrivato il tempo della trasformazione delle nostre comunità da chiese rurali a
chiese urbane? Siamo preparati
per affrontare questo cambiamento? ».
Carlos Delmonte
FEDERAZIONE DELLE CHIESE EVANGELICHE IN SICILIA
Appoggio al progetto Comiso
Questa volta, a differenza di
due anni fa, l’assemblea della
FCES ha respirato l’aria salubre
del rilancio, dei programmi concreti e, perché no, dell’entusiasmo.
Erano rappresentate le Chiese
battiate di Catania, di Lentini
via Caltanissetta (una nuova adesione) e di Siracusa, le Chiese
metodiste di Palermo e di Scicli
e le Chiese valdesi di Messina, di
Catania e di Riesi. Del tutto assenti le Chiese calabresi e quelle
della Sicilia meridionale e occidentale (Cosenza, Pachino, Vittoria, Caltanissetta, Grotte, Agrigento, Marsala, Trapani; le altre
comunità non hanno mai aderito alla Federazione, o hanno ritirato la loro adesione).
Dopo una breve meditazione
biblica del presidente della Federazione, il pastore battista S. Rapisarda, e l’elezione della presidenza dell’Assemblea i lavori si
sono aperti con una relazione
dello stesso Rapisarda, che ha
riproposto in rapida successione
le iniziative svolte in questi due
anni — in particolare un convegno sul battesimo, segnato da un
discreto successo di partecipazione — e ha messo sul tappeto
tre questioni: l’impegno dell’evangelismo siculo-calabrese per
la pace, la formazione dei predicatori locali e l’apertura agli
evangelici non federati di un
prossimo corso di predicazione
radiofonica.
Al centro del dibattito l’assemblea regionale ha discusso e fatta sua la recente proposta del
Consiglio del 16" circuito (cfr. La
Luce 4.12.’81) di organizzare un
convegno di cristiani sulla pace
da tenersi a Comiso in primavera. Ha dato mandato al nuovo
Consiglio di contribuire con uomini e mezzi al lavoro preparatorio e ha avanzato la proposta
di fare del convegno di Comiso
non soltanto una occasione di in
contro per le chiese europee, ma
di coinvolgere in qualche modo
anche le chiese del terzo mondo
e quelle dei paesi che si affacciano sul Mediterraneo per recuperare il ruolo che la Sicilia ha
svolto non solo nei confronti dell’Europa, ma anche nei confronti degli altri paesi mediterranei.
Altri mandati per il Consiglio
riguardano il coordinamento dei
predicatori laici, e si è discusso
pure della realizzazione di seminari di predicazione che coinvolgano le chiese non federate.
Il confronto sul battesimo, in
atto tra le chiese BMV e già avviato col convegno deH’8.12.1980,
è stato subordinato al convegno
di Comiso, ma non è stato accantonato.
Per quanto riguarda il Consiglio, è stato riconfermato quello
precedente e cioè Salvatore Rapisarda, presidente; Ettore Panascia, vicepresidente; Edwige
Schmidt, consigliere.
INTERPRETAZIONI
DIVERSE?
Riferendomi alio scritto del sig. Aldo
Rostain del 12 novembre s.a., non per
polemica ma per una fraterna riflessione, confesso che sono rimasto turbato
da come esso conclude... « nella schiavitù di Cristo e la fede in Dio ».
A me pare che la Bibbia non dice
che siamo schiavi di Cristo, afferma
che di Cristo siamo coeredi. L'apostolo
Paolo scrivendo ai Romani insiste sull'immenso valore della giustificazione
« per la fede in Gesù Cristo mediante la
grazia di Dio ».
Il sig, Rostain afferma... « per questo
ci siamo battuti... Bibbia alla mano... »:
ed a me viene in serio dubbio che TEV
0 non TEV non leggiamo la medesima
Bibbia, 0 altrimenti le nostre interpretazioni sono diverse. La salvezza diventa, 0 meglio si rivela fatto storico in
Gesù Cristo ed è concepita quale liberazione. Sono convinto con l'apostolo
Paolo che l'uomo è salvato (Romani
5: 9; 10: 9 ecc.). da Dio «in» Gesù
Cristo, liberato dal peccato, dalla perdizione, dalla morte. Non schiavitù ma
gioiosa liberazione, una novità di vita,
ancor di più una rivoluzionaria azione
di Dio mediante lo Spirito che opera.
Or dunque se fine della vita è l'intima
comunione con Cristo la condizione
della schiavitù è di gran lunga secondaria considerato ohe in Cristo non ci
sono più né padroni né schiavi (Gal.
3: 28).
Cristo libera. Cristo è il gran liberatore: meditiamo bene insieme Luca 4:
18; Giov. 8: 36; Rom. 7: 23.
Cordialmente
Luigi Vighetto
RICHIESTA DI INNI
Caro Direttore,
in occasione delie feste, molte persone si sono rivolte alle librerie evangeliche per acquistare dischi o cassette di inni natalizi e di cantici, ma
pare proprio che non ce ne siano più.
Visto che abbiamo la fortuna di avere molte valenti corali, vorrei lanciare
ai loro responsabili un appello perché,
magari per il prossimo Natale, ci regalino la gioia di ascoltare, insieme ad
alcuni inni natalizi, una selezione dei
nostri più bei cantici e dei nostri tradizionali canti popolari.
Non essendo un tecnico non saprei
valutare le difficoltà da superare, ma
quello che so è che oltre a rallegrare
molte persone (in particolare quelle
più sole) questo sarebbe un ottimo
strumento di edificazione e di cultura.
Spero perciò vivamente che, unendo tutte le forze, la cosa si potrà realizzare.
Grazie per l'ospitalità.
Evelina Pons
MESSIA DI HAENDEL
Desidero esprimere attraverso il settimanale « Eco-Luce » il mio sincero
e vivo apprezzamento alla Redazione di
Protestantesimo, per aver in modo veramente lodevole ed egregiamente diffuso alla televisione la trasmissione del
21 dicembre 1981 dedicata ad un Concerto Natalizio avente come tema il
« Messia » di G.F. Haendel, eseguito
in forma magistrale dalla magnifica
composizione dei membri della Corale
Evangelica Internazionale di Firenze.
Coloro che hanno seguito con serietà il programma, avranno certamente
dedotto che gli Evangelici (e diciamolo
pure con un certo tono di orgoglio) cantano veramente bene. Aggiungo i sinceri ringraziamenti alla Corale e in modo particolare al suo solerte direttore
James Watts per averci fatto rivivere
momenti sereni e gioiosi in questo
mondo così travagliato e privo di Certezza Cristiana. Auspico che programmi come questi possano essere diffusi
più frequentemente nel corso dell'anno
affinché prossiamo attingere una volta
più che mai il nostro zelo per il canto
e principalmente la gioia di poter rendere Lode e Gloria al nostro Salvatore
e... mi pare che il canto dell'Alleluia
(con il quale il programma si è chiuso) sia il pieno meriggio della Magnificenza al Signor Gesù.
Molto cordialmente in Cristo,
Ivo Blandino, S. Antonino di Susa
RICCARDO BORSARI
Nel Natale del 1946 moriva il Pastore
Riccardo Borsari, e il ricordo induce chi
scrive ad affrontare un argomento che
si ricollega ad un certo tipo di protestantesimo, quale fu appunto quello da
lui esercitato e che ha rappresentato
un momento significativo del metodismo.
Formatosi alla scuola di Murri e del
Modernismo, amico e compagno di E.
Buonaiuti, egli preferì esercitare il suo
pastorato in una città dove si potesse
« fare cultura ». In un momento in cui
imperavano la cultura cattolica controriformistica e l'ignoranza fascista, Riccardo Borsari, non « allineato » come diversi suoi colleghi, da alcuni di essi
avversato, seguì e maturò un movimento di pensiero che traeva origine dalla
sua profonda cultura umanistica, dal
suo acuto raziocinio scientifico e da
un battagliero spirito puro wesleyano.
Ebbe numerosi discepoli, che lo seguirono alla Biblioteca Filosofica di Palermo, la sola, se non andiamo errati,
a non essere legata alle Università dove, ovviamente ed ufficialmente dominava li neoidealismo di Gentile. Rifuggì
dal facile misticismo pietistico e dalla
evangelizzazione indiscriminata. Fu ecumenico ante litteram, nei fatti di tutti i
giorni, anche se contrario ad un ecumenismo fondamentalista e istituzionalizzato. Voleva dei credenti coscienti,
preparati alla lotta, per sviluppare un
movimento culturale che desse vita alla
mente oltre che aH’anima.
L'azione di Wesley, che girava per i
paesi ad insegnare alle genti a riflettere sui doveri e sui diritti che venivano
loro dall'essere cristiani, e il metodismo, nato dall'anglicanesimo ma che
ad esso si opponeva, in una sfera di
uomini di raffinata cultura e di parlamentari, furono messi in atto da Riccardo Borsari che sentì il protestantesimo come una missione profondamente
laica ed illuminante.
Ci sembra che i tempi — con logici
mutamenti — ripropongano il medesimo
problema; il protestantesimo deve essere inteso eticamente come strumento
di lotta per un mutamento radicale dello
status socio-politico-economico e non
può non avere un fondamento che si
riallacci al concetto umanistico di « libero arbitrio », che cercava, nella perfezione della mente, la liberazione dell'uomo. Essere protestante vuol dire
avere coraggio e « pensare »; certo attraverso lo studio della Parola, ma con
lo scopo di mutare i tempi. « Pensare »
per rinnovare il concetto di ■■ Chiesa »:
« pensare » per rinnovare la comunità e
la società. Non credo che sia sufficiente, oggi come allora, andare in Chiesa
per abitudine o per dovere o anche
per « impegno » o » responsabilità »;
credo sia neceèsario « pensare » che
cosa, oggi, significhi « essere Chiesa »,
far « vivere » la Chiesa.
La predicazione di Riccardo Borsari
non è stata affidata a nessuno scritto,
poiché egli era umile e schivo, ma chi
lo ricorda, ricorda anche la sua parola
che penetrava, sconvolgeva le coscienze, poneva rindividuo di fronte a se
stesso: era vita vissuta e meditata.
Chi scrive si augura che l'opera di
evangelizzazione si proponga appunto
di far « pensare » per far maturare l'individuo, per convincerlo della esistenza
di verità suprema e morale e del fatto
che l'intelligenza deve essere libera.
Anna Maria Grimaldi
Hanno collaborato per questo numero: Alunni II media
Pomaretto, Domenico Abate,
Ivana Costahel, Franco Davite, Bruno Gabrielli, Dino Gardiol, Giovanni L. Giudici, Nino Gullotta, Antonio Kovacs,
Luigi Marchetti, Giuseppe
Molinari, Paola Montalhano,
Giovanni Peyrot, Salvatore
Rapisarda, Franco Taglierò,
Cipriano Tourn.
5
8 gennaio 1982
prospettive bibliche 5
UNA COMUNICAZIONE DEL COMITATO DI TRADUZIONE
Procede la revisione della TILC
Sul discusso testo di Matteo 16: 18 la Traduzione interconfessionale
in lingua corrente non cambia ma chiarisce il testo con una nota
Il nostro futuro
Nella -riunione del 17-19 giugno
1981 il comitato di traduzione
italiano, responsabile del testo
del NT « Parola del Signore » ha
lavorato alla sua revisione in vista della seconda edizione che
farà parte delTintera Bibbia. Si
tratta di un esame attento delle
osservazioni ricevute che ha bisogno di parecchie riunioni. Quella del mese di giugno è stata
completamente dedicata alla revisione dei vangeli sinottici. Il comitato ha preso in considerazione un buon numero di suggerimenti, osservazioni, critiche ecc.
Tra queste molte si riferivano al
testo -di Mt. 16: 18. Il comitato ha
perciò seriamente riesaminato
questo testo alla luce delle indicazioni ricevute e ha deciso di
rendere pubblico il risultato della sua discussione, cosciente del
carattere straordinario della sua
decisione. Normalmente i lettori
prendono atto di una discussione
dopo la revisione.
Il comitato tiene però a sottolineare che il -dibattito è stato
franco e oggettivo e che il risultato finale è stato accolto all’unanimità. In primo luogo il comitato constata che la sfumatura data
alla forma verbale greca lego,
nella traduzione di « Parola del
Signore » assicuro, contiene una
imprecisione e che il carattere
solenne della -dichiarazione esige qui l’impiego di dico. Quindi,
ed è molto più importante, il comitato ha preso atto che il semplice « e » iniziale della frase in
troduttiva di Mt. 16: 18 non esprimeva chiaramente la sua relazione al contesto precedente. Si tratta di una relazione importante,
poiché il V. 18 può essere interpretato e capito soltanto in rapporto al V. 17.
La promessa del v. 18 è condizionata dalla rivelazione del Padre (v. 17). Per esprimere in modo
chiaro questa relazione il comitato ha deciso di introdurre il v. 18
nel .seguente modo: Per questo ti
dico...
In seguito il comitato si è dedicato alla frase principale del
V. 18: Tu sei Pietro e su di te,
come su una pietra, io costruirò
la mia chiesa. Ha esaminato dettagliatamente le differenti posizioni esegetiche. Ha constatato
che la traduzione data riflette bene il punto di vista esegetico
maggioritario di oggi e ciò senza nessuna discriminazione confessionale. E' infatti la posizione
difesa dalla maggioranza degli
specialisti sia cattolici sia protestanti, e tra questi ultimi anche
neotestamentaristi conservatori,
appartenenti alTAlleanza Evangelica Europea. Per questo il comitato non ha sentito la necessità di cambiare la traduzione di
quella frase. Ha tuttavia preso in
considerazione anche resistenza
di un’esegesi minoritaria tradizionale molto antica.
Per evitare ogni malinteso il
comitato aggiunge la nota seguente: « Gesù dà a Simone un
nome nuovo. In Gv. 1: 42 il nome
è Cefa, parola aramaica che significa « pietra », « masso roc
cioso ». Qui il testo originale usa
la forma greca Petros, Pietro,
che nel NT è usata sempre e soltanto come nuovo nome di Simone. C’è quindi, un gioco di parole: Pietro (Cefa) e pietra (Cefa) indicano la medesima persona.
Nella nostra traduzione le parole su di te esplicitano questo
rapporto non sempre chiaro in
altre traduzioni del tipo: Tu sei
Pietro e su questa pietra...
Altra traduzione possibile: Tu
sei Pietro, pietra sulla quale... »
Per meglio sottolineare la distinzione importante tra esegesi
biblica da una parte e interpretazione confessionale più tardiva
dalTaltra, si aggiunge la spiegazione seguente: « Oggi le chiese
non sono concordi nella spiegazione del testo. C’è però consenso su questi dati biblici: 1. La
promessa è fatta a Simone quando accoglie la rivelazione del Padre (16: 17) non quando agisce
istintivamente Q6: 23); 2. Tutti
gli apostoli, Simone compreso,
sono chiamati "fondamenta” della chiesa (Ef. 2: 20; Ap. 21: 14);
3. Pietro non è la pietra angolare: solo Cristo lo è (Mt. 21: 42;
Me. 12: 10; Le. 20: 17; Atti 4: 1;
1 Pt. 2: 7) ».
Così il comitato ha giudicato
bene di agire con tutta serenità.
Jan de Ward
Consigliere
nelle traduzioni dell’ABU
(segue da pag. 1)
e che mi vuole con sé oggi.
E, all'opposto, per l’Israelita
l’avvenire non è davanti a lui, ma
se lo porta per così dire sulle
spalle: secondo Geremia 29: Il
Jahvé dichiara: « Io so che progetti ho fatto per voi: progetti di
pace e non di sventura, per darvi
un avvenire e una speranza »; il
termine ebraico qui usato per avvenire indica ciò che è dietro di
me, ciò che mi segue. Sempre
ovviamente in base alla fedeltà
di Jahvé al suo patto, della quale
già gli interventi passati sono stati segno eloquente. Una sfumatura
che riflette qualcosa di questa
particolarità espressiva, la ritroviamo anche nel nostro vocabolario neolatino: quando parliamo
degli «antecedenti» (persone o
fatti che, letteralmente, ci « camminano davanti ») o dei « posteri » (coloro che, letteralmente, ci
vengono dietro, ci stanno alle
spalle).
In poche parole, possiamo riassumere questa visione biblica del
tempo con le parole di uno studioso dell’A.T., H.W. Wolff: « In
quest’ottica l’uomo si sposta nel
tempo come un rematore che
avanza voltando la schiena all’avvenire: tende alla sua méta orientandosi in base a ciò che vede
davanti a sé: questa storia svelata attesta ai suoi occhi il Signore
deU’avvenire ». Questo è tanto
più vero, tanto più profondamente, pienamente e definitivamente vero per chi ha « visto »
l’intervento decisivo di Dio in
Gesù Cristo. C’è un’alba, c’è
un sole nel suo avvenire: ma è
il passato d’Israele e, soprattutto e definitivamente, il passato di Gesù di Nazareth, il Cristo, che gliene dà la certezza
orientatrice.
La saggezza
deH’Ecclesiaste
In questo quadro va ascoltata
la riflessione delTEcclesiaste sul
tempo. Egli conosce il Dio biblico: « Dio ha fatto ogni cosa bella
a suo tempo. Persino del tempo
più lontano (Israele non conosce
la nozione e il termine filosofici
di « eterno », « infinito »: anche lo
sconfinato ha in Dio il suo principio e la sua fine) ha dato loro
coscienza, sebbene l'uomo non
possa cogliere dal principio alla
fine l’opera che Dio compie »
(Eccles. 3: 11). Ma dalla conoscenza incerta e imperfetta del
presente e del futuro, dall’incapacità di abbracciarne la totalità
delle circostanze, e tanto meno di
determinarle (6: 10), il Predicatore non trae la conseguenza di abbandonarsi al vuoto godimento
né alla rassegnazione scettica.
Dio ci ha dato il tempo, e la coscienza di questo tempo perché
impariamo « il timore dell’Eterno » (3: 14), cioè quella vera e
profonda sapienza che consiste
nel seguire le sue direttive: « Nel
giorno della prosperità godi del
bene, e nel giorno dell’avversità
rifletti. Dio ha fatto l’uno come
l’altro» (7: 14).~Nelle ore buone,
essere ricettivo, per ricevere e
per dare: « Va’, mangia con gioia
il tuo pane... Tutto quel che la
tua mano trova da fare, fallo, finché lo puoi» (9: 7-10). Nelle ore
dure, rifletti ai doni immeritati di
Dio, ai suoi giudizi e richiami giusti. E anche in fondo al pozzo
puoi alzare la testa e gridare: « I
miei giorni (lett.: i miei tempi, le
tappe decisive della mia vita)
sono in tua mano! ». Ed è un malato grave che parla (Salmo 31:
16).
Gino Conte
Marco 4: 30-32
1. IL REGNO DI DIO
Nella predicazione di Gesù
Gesù ha predicato il regno di Dio. Su
questo, specialisti di critica biblica e semplici lettori della Bibbia son d’accordo.
Egli ha insegnato ai suoi discepoli a chiedere, nelle loro preghiere, la venuta del
regno, ha descritto il suo combattimento
contro gli spiriti maligni come irruzione
del regno, e questo regno ha annunciato
nelle parabole. Non ci sorprende quindi
che Marco sintetizzi tutta la sua predicazione nella parola « Il regno di Dio è vicino ».
Il regno di Dio non riguarda solo i cristiani, ma anche l’ecumene, nel senso originario di questa parola: tutti gli esseri
umani che vivono sulla terra.
« Tuo è il regno » è un’espressione tremenda per la sua portata. Non si tratta
forse di un’illusione, di una proiezione dei
nostri desideri? Spesso incontriamo queste obiezioni, e dobbiamo prenderle sul
serio. Troppo spesso gli uomini, davanti
a problemi immensi, si son rifugiati nei
sogni. Come possiamo distinguere dai nostri sogni il regno di Dio, annunciato da
Gesù e testimoniato dalla Bibbia?
Perché parlare in parabole
La nozione di regno di Dio non era più
comprensibile allora di oggi, e ha sempre posto non pochi problemi. La parabola del granel di senape intende presentare un aspetto essenziale del regno di
Dio rispondendo a questi problemi. Lo
fa, appunto, in parabola. L’espressione
« regno di Dio » è essa stessa una metafora, che unisce l’idea di un regno terrestre con la parola umana con cui indichiamo Dio. Così ha da essere, perché
non possiamo usare nessuna espressione
corrente per questa nuova realtà. Il regno
di Dio è diverso dalle comuni speranze
e sogni umani. Anche il modo in cui la
Bibbia parla del regno di Dio è un segno
di questa nuova realtà. E’ una realtà che
ci riguarda e ci incontra, sicché dobbiamo darle un nome, ma è ancora una realtà che « viene », per cui possiamo darle
a cura di Gino Conte
Iniziamo questa rubrica settimanale di studio biblico con una serie di 5 studi
sul tema del Regno di Dio che l’Alleanza Riformata Mondiale ha predisposto in
preparazione della sua Assemblea che si terrà quest’anno a Ottawa (Canada). Gli
studi sono stati tradotti, e in parte ridotti, da Sergio Ribet.
un nome soltanto in modo provvisorio
(in parabole).
Il granello di senape
Ciò che è nuovo inizia senza attirare
gli sguardi. Il regno di Dio è simile ad un
granello di senape, che può facilmente essere confuso con un granello di sabbia.
Oggi sperimentiamo con particolare intensità quel che significa piccolo, senza
difesa. La civiltà cristiana è in decadenza, si parla di un’epoca post-costantiniana. Ciò fa parte della « piccolezza » del regno di Dio, nel nostro tempo. La parabola ci insegna che non si tratta di una
situazione straordinaria. Ma dovremmo
vedere questa situazione in una nuova
luce, nella prospettiva divina. Vi son vari
tipi di « piccolezza ». Vi son cose piccole
senza significato, e cose piccole che ricevono il dono di avere in sé una grande
forza. La fede è l’aspetto attuale, « piccolo », del regno di Dio, che ha un grande
futuro. Quando il regno di Dio trova la
tede, diventa una grande forza. Chiunque
ha fede quanto un granel di senape, rimuove « le montagne », gli ostacoli che
separano gli uomini l’uno dall’altro e, soprattutto, da Dio. L’immagine di valli e
monti livellati è una immagine profetica
degli ultimi tempi, in cui Dio metterà fine ad ogni separazione dolorosa. Egli vivrà allora in comunione ininterrotta con
l’umanità.
Troppo spesso zoppichiamo dietro ai
movimenti ideologici del nostro tempo e
vogliamo mutare la società, anziché vivere per fede, quella fede attraverso la
quale peccatori perdonati partecipano
del l’avvenimento centrale, che ha un senso fondamentale per il mondo intero. In
questo invece sta la dignità e la prospettiva del granello di senape nel mondo
contemporaneo.
Il regno che viene
Il fondamento della nostra fede è la rivelazione di Dio in Gesù Cristo, e la meta della nostra speranza è la comunione
con Dio. La fede che muove le montagne
prepara la via del Signore in questo mondo. La meta dell’incontro è la « gloria »
di Dio. Dio è già il Signore, come leggiamo, ad esempio, nel salmo 103. Egli giudicherà il mondo, che è responsabile davanti a lui. Ma fin qui pochi ne hanno
coscienza e confessano « tuo è il Regno ».
Questo è il peccato, l’alienazione umana. Solo nel regno di Dio egli sarà riconosciuto come il Dio della creazione intera. Allora sarà vinto il peccato. Ma il
regno di Dio è più che questo : è la presenza di Dio che non proviamo, fin qui,
che nella fede. E’ salvezza. Questo si esprime nell’immagine della grande pianta,
dell’albero. Già nell’Antico Testamento,
in Ezechiele, l’albero, tra le cui fronde
vivono gli uccelli, rappresenta il regno di
Dio. La sua caratteristica sta nel fatto
che i piccoli, indifesi uccelli, che dipendono da Dio, trovano in lui rifugio. Sono
immagine degli uomini. Non i giusti, ma
quelli che, come peccatori, sanno di dipendere dalla grazia e dalla salvezza che
Dio dà.
L’immagine dell’albero e la metafora
del regno distinguono la nostra speranza dalla prospettiva delineata per l’umanità da molte altre visioni filosofiche o
religiose, dove spesso si parla di unione
con la divinità, di dissoluzione dell’uomo
in Un principio o in un’istanza superiore.
Nella tradizione cristiana la prospettiva
dell’umanità è presentata come comunione con Dio, come incontro, come un grande banchetto. La forma della speranza
cristiana è sociale, nel senso più profondo del termine.
Regno e nostra debolezza
Quando prendiamo sul serio la parabola del granel di senape ci appare subito la miseria dell’attuale situazione della chiesa, ma anche la promessa che le è
fatta. Da un lato, v’è troppa pietà e troppo poca fede. L’attività religiosa è vivace, e conosciamo il senso della vita spirituale. E tuttavia spesso abbiamo poca fede. Tendiamo a costruire le nostre speranze sulle nostre esperienze, e non prendiamo sul serio la prospettiva della fede.
Abbiamo poca fiducia nella promessa che
ci è solo accessibile nella forma frammentaria della parola umana. Non crediamo
che questo sia il preludio del vedere « faccia a faccia ».
Molti han cominciato a vedere che qui
qualcosa non funziona. Lo spiritualismo
è criticato, e molto s’è detto riguardo all’impegno cristiano nel mondo. Molti cristiani partecipano alla lotta per la giustizia sociale. Questo è necessario dove
gli affamati chiedono aiuto immediato e
non v’è altra forza che possa aiutare. Dove le chiese erano compromesse con le
forze dominanti, questa lotta serve per
rendere testimonianza all’autenticità della fede. Ma la chiesa non può e non deve
prendere il posto di un partito politico.
Dove questo tentativo è stato fatto, non
è stato felice.
Perciò, è meglio che i cristiani politicamente impegnati non dichiarino che la
loro posizione e il loro programma sono
la soluzione cristiana. Il peso della nostra
te.stimonianza non dipende dalla intensità
e varietà del diretto impegno della chiesa
nella vita pubblica. C’è fin troppa attività,
e ben poca efficacia cristiana, nel mondo.
L’efficacia della nostra testimonianza
dipende dalla nostra capacità e disponibilità a confrontare l’umanità, nei suoi
nuovi ordinamenti sociali, con il regno di
Dio, con la promessa e la grazia di Dio.
Solo allora potrà essere preso sul serio
anche il resto del nostro messaggio : « Cercate prima il regno e la giustizia di Dio,
e tutte le altre cose vi saranno date ».
6
6 fede e cultura
8 gennaio 1982
__________TRA LE EDIZIONI CLAUDIANA
Testimoni di Geova:
anaiisi di una scelta
Un rigoroso studio storico-sociologico esamina un fenomeno difficilmente collocabile
DIBATTITI
Nel volgere di un relativamente breve numero di anni i Testimoni di Geova sono riusciti a divenire un fenomeno di assai rilevanti dimensioni anche in Italia,
dove sono in fase di costante
espansione (con l’incredibile
tasso del 20-30 per cento annuo).
Dobbiamo confessare come protestanti che il fatto ci ha notevolmente disturbato: non solo
perché questo « cambiamento di
fede » nel nostro Paese è avvenuto e avviene all’insegna di un messaggio biblico stravolto; ma anche, se vogliamo essere sinceri fino in fondo, per la straordinaria abilità nel proselitismo dei
geovisti, che, indirettamente e
parzialmente, finisce per mettere
in discussione la nostra capacità di essere presenti e di allargare i nostri spazi.
Non manca tra noi chi tende
a rimuovere questa realtà fastidiosa, osservando che in fondo
si tratta di fenomeni basati sul
fanatismo, sull’effetto tranquillante della risposta precostituita,
sulla suggestione prodotta da appelli millenaristici (che funziona
sempre, soprattutto in epoche di
grandi insicurezze come la nostra), sull’effetto di promozione
culturale e sociale che i geovisti
sono in grado di proporre ad un
pubblico culturalmente sprovveduto.
Osservazioni giustissime, certo,
ma solo in parte, perché esse non
riescono ad esaurire tutti gli interrogativi che, sui più diversi
piani, sorgono a fronte di un
fenomeno così complesso. Uno
strumento assai utile per comprendere almeno qualcuno degli
aspetti di questa realtà è offerto dall’uscita del nuovo libro di
Miriam Castiglione, I Testimoni
di Geova: ideologia religiosa e
consenso sociale '.
L’opera, che ha già raccolto significativi apprezzamenti ai più
alti livelli accademici (si veda ad
esempio Alfonso di Nola sul
« Corriere della Sera ») costituisce un primo tentativo, ma estrernamente serio e documentato,
di analisi storico-sociologica della setta.
Dalle pieghe del
disagio sociale
Mentre il rigore scientifico dell’opera è indiscutibile, credo sia
lecito discutere le interpretazioni (ovviamente soggettive) che
l’autrice dà del fenomeno geovista.
Non vi è dubbio che questo « si
alimenta, si rinforza e si trasmette dalle pieghe del disagio
sociale ed esistenziale che la nostra stessa cultura ha creato e
continua a creare, alla stessa maniera di altre espressioni proprie
della religiosità subalterna (forme arcaico-magiche, movimenti
carismatici, ecc. ». 'Tuttavia non
me la sentirei di dare per scontato che, lungi dall’essere un movimento alternativo, quello dei
geovisti si collochi saldamente
nell’interno della struttura sociale esistente e dei modelli culturali egemoni e presenti sostanziose analogie col cattolicesimo
moderato.
È senza dubbio vero che si
tratta di un movimento a struttura autoritaria, ma questa appare oggi significativamente acefala: dopo i primi tre « papi »
(Russell, Rutheford e Knorr) la
leadership si è completamente
depersonalizzata.
Per una più chiara
prassi matrimoniale
Mi sembra inoltre che, relativamente al nostro Paese, il geovismo presenti alcune non trascurabili differenze rispetto alla
religionè dominante, dalla quale
paiono provenire per lo più i
neo-convertiti. I ministri, i pionieri, gli anziani — quale che sia
Tautorità ad essi riconosciuta —
non possiedono la sacralità e la
funzione mediatrice del prete.
Inoltre non va dimenticato che
il geovista pone pur sempre a
fondamento della propria fede la
Bibbia (quantunque nella traduzione addomesticata che sappiamo, letta in maniera rozzamente
fondamentalista e soprattutto interpretata attraverso una teologia aberrante).
Anche l’atteggiamento geovista
nei confronti dello stato e dell’autorità civile (rifiuto a portare le
armi, rifiuto al giuramento di fedeltà) ne fa un fenomeno a fondo contestativo, particolarmente
evidente nei paesi del Terzo Mondo.
Pur se si tratta di un tipo di
contestazione che ci trova del tutto dissenzienti (in quanto sovrastrutturale, fondamentalmente
equivoca, anti-storica e anti-biblica) sarebbe improprio paragonarla all’atteggiamento del cattolicesimo moderato, il quale invece tende al più completo riconoscimento dell’autorità statale, anzi ad una compenetrazione organica tra chiesa e stato (si pensi
all’Impero asburgico e, nel nostro secolo, alla Spagna franchista).
Le tecniche
della militanza
Ancora, vorrei aggiungere che
a mio parere uno dei principali
fatti ai quali è legato il successo
dei Testimoni di Geova è la capacità di questi a rendere operante — pur se in maniera distorta e in certo senso grottesca
— il principio del sacerdozio
universale: almeno nel senso che
tutti sono costantemente mobilitati in prima persona a dare la
propria testimonianza.
In chiese come le nostre, dove
siamo troppo facilmente inclini a
delegare ad altri (i pastori) il
compito fondamentale della evangelizzazione, non sarebbe male studiare da vicino e senza pregiudizi le tecniche usate dai geovisti, essendo pronti ad accogliere quel tanto o poco di buono
che in esse si può trovare.
Per tornare ad un discorso più
propriamente sociologico, sarebbe interessante analizzare il geovismo anche nella sua dimensione dinamica, partendo dai lineamenti storici efficacemente tratteggiati dall’autrice: quale evoluzione potrà avere il movimento?
Potrà (e come) essere «contaminato » dalla realtà circostante?
Dove vanno i numerosi geovisti
che ogni anno abbandonano la
setta? Dove potrebbero andare?
Ecco una serie di appassionanti interrogativi, possibile seguito
al libro della Castiglione.
Relativamente a quest’ultimo,
in conclusione, va anche menzionata la lucida introduzione di
Sergio Ribet, un vero e proprio
breve saggio, che analizza con
encomiabile chiarezza la tipologia della « chiesa » e della « setta » e la dialettica tra esse intercorrente.
Aurelio Penna
Pubblichiamo questo intervento che rilancia il dibattito sul
matrimonio nelle nostre chiese in riferimento ai rapporti chiesa e stato e alla testimonianza evangelica. Senza entrare nel
merito dell’intervento, notiamo solo che con l’espressione « matrimonio concordatario » non si può indicare né il matrimonio
in chiesa evangelica valido agli effetti civili regolato dalla legislazione sui culti ammessi del ’29-’30, né la forma certificativa
del matrimonio prevista dall’Intesa. Matrimonio concordatario
è solo quello canonico regolato dal Concordato, con tutte le
implicazioni di competenza che ne conseguono.
Sfondo storico
Avendo maturato una diversa
concezione teologica sull'argomento, dal 1965 ad oggi la nostra
chiesa ha discusso sul problema,
giungendo ad importanti documenti e decisioni approvate dal
Sinodo, che non sto qui ad
analizzare: relazione 1969 della
commissione di studio formata
da A. Sbaffi, A. Sonelli e A. Comba (cfr. «Attualità protestante»
n. 28); o.d.g. del Sinodo 1970
(art. 43); documento inserito nei
R.O. approvato dal Sinodo '71
(cfr. « Attualità protestante » n.
44); decisione della Tavola di
non chiedere più l’autorizzazione
al ministro degli interni per i
propri ministri (1972); art. 11
dell’Intesa che — per salvare le
diverse opinioni — giunge ad un
compromesso: mentre cioè nell’art. 43 del SI '70 si invitano i
nubendi cristiani a sposarsi in
municipio per poi testimoniare
la loro volontà di vivere nella fede del Signore alla comunità durante il culto (separazione reale
tra il momento civile e il momento religioso), l’Intesa « privilegia » i pastori i quali potranno
celebrare « valido agli effetti civili » un matrimonio senza leggere gli articoli di legge, non evitando però gli equivoci indicati
dalla commissione ’69 (v. Att.
Prot. n. 28, pp. 21-22).
La linea ufficiale della chiesa
valdese-metodista si muove dunque nella direzione bilaterale dell’Intesa e dell’art. 43/SI/’70.
Concordanze
I punti fermi su cui si è tutti
d’accordo sono tre: separazione
tra momento civile e momento
religioso (la chiesa ha il compito di predicare T Evangelo e
non quello di sostituirsi allo
Stato); il matrimonio in chiesa
ha senso solo se almeno uno dei
due è credente; separazione tra
momento costitutivo e momento
certificativo.
Conseguenze di questi punti sono: a) rifiutare il matrimonio
concordatario. Rifiuto che dovrebbe essere linea coerente di
tutte le comunità per non dare
origine ad equivoci e confusioni
dovute al fatto che ognuna fa
quello che vuole; b) invitare i
nubendi non credenti, o ai quali
chiaramente non interessa un incontro con la comunità di fede, a
non volere la cerimonia in chiesa. Rifiutare tale cerimonia significa volere una chiesa seria e
non qualunquista e superficiale;
c) convincersi che non è la cerimonia che fa il matrimonio « cristiano » e che la sua reale costituzione si ha non durante la cerimonia, ma è già avvenuta al
momento della libera decisione
degli sposi di voler vivere insieme per la vita. Tale convinzione
toglie ogni dubbio sul fatto che
è irrilevante Tuna o l’altra forma
certificativa anche per i coniugi
credenti, i quali non testimoniano la loro fede sposandosi in
chiesa, ma vivendo una vita basata sull’ impegno concreto di
ogni giorno.
Limiti di libertà
Anche se è vero che i nubendi
sono gli « artefici stessi del loro
matrimonio », non significa che
possano chiedere alla chiesa qualunque forma certificativa, anche
se in contrasto con la sua teologia del momento. Dal 1930 al 1960
e oltre, non si è posto tanto il
problema sull’opportunità o meno di celebrare il matrimonio
concordatario. L’autorizzazione
data ai pastori veniva vista come
una vittoria della chiesa protestante dopo secoli di intolleranza
e quindi ha una sua giustificazione psicologica e storica.
Oggi, che si è posto il problema
e si è vista la non fondatezza teologica del matrimonio concordatario, è necessario che si cambi, se è vero che la nostra chiesa
è una chiesa « riformata che deve sempre riformarsi » alla luce
UN LIBRO PER GLI EDUCATORI
“Bimbo disegna”
(1) Claudiana ’81. pp. 122. L. 4.200.
Il Bimbo disegna » di V. Rolando G. Bonansea - L. Missaglia è il titolo
del libro recentemente pubblicato dalla
casa editrice OMEGA di Torino. Si
tratta di un testo che si rivolge soprattutto agli educatori, insegnanti e genitori per chiarire l'importanza dell'evoluzione grafica del bambino a partire
dallo II scarabocchio ». fase primaria del
disegno infantile.
Il libro è costituito di due parti: la
prima sviluppa II rapporto stretto che
esiste fra l'espressione grafica e la
psicologia: la seconda completa II discorso puntualizzando che la competenza dell’Insegnante è di fondamentale
importanza. Il vero protagonista comunque rimane il bambino con la sua personalità, il suo mondo, la sua creatività e la scuola materna dovrebbe esse
re proprio II luogo dove egli riesce a
sviluppare le sue potenzialità sotto la
guida attenta dell'insegnante: il disegno infatti è un mezzo attraverso il
quale il bambino si esprime e, come
affermano gli autori, affina le sue capacità intellettive, percettive e motorie.
Ma non è sufficiente che si lasci libero il bambino di disegnare, bisogna
saperlo stimolare e capire. Così come
è importante « far parlare il bambino
e saperlo ascoltare » (vedi « Bimbo
parla • della stessa collana).
Il valore di questo testo consiste
proprio nel contribuire a favorire e
migliorare la preparazione dell'Insegnante attraverso una analisi concreta di uno degli aspetti più delicati
e importanti della vita di relazione del
bambino. Myriam Bein
del 'Vangelo.
Continuare come si è sempre
fatto senza una giustificazione
teologica ma solo di comodo, significa ”di fatto”: infedeltà al Signore che si vuole servire e che
ci invita ogni giorno alla conversione.
Essere chiari e fermi di fronte a degli sposi « ostinati » non
significa togliere loro la libertà
che è loro dovuta, ma significa
testimoniare in modo coerente
ciò che si crede.
Se la chiesa viene vista come
un’azienda pubblica (chiesa-bar),
dove ognuno è libero di dire e di
fare quello che vuole senza un
serio confronto con la Bibbia, è
giusto che gli sposi facciano il
matrimonio che vogliono; ma se
la chiesa non è un bar, ma un insieme di credenti che vivono la
loro fede nella ricerca alTobbedienza nel Signore, essa deve avere il coraggio di prendere delle
decisioni concrete, anche se diverse da decisioni del passato.
Qual è la realtà?
Vi sono chiese e pastori che
assumono una posizione concordataria, chiese e pastori che assumono una posizione di netta
separazione, chiese e pastori che
decidono di volta in volta; chiese e pastori che scelgono la via
di mezzo.
Di fronte a questa confusione,
io chiedo che almeno i pastori
adottino una linea unitaria, non
per conformismo ma per convinzione e scelta teologica.
Certo, il sinodo non dà ordini
ma invita le chiese a fare delle
scelte, a porsi certi problemi, ma
ogni valdese o metodista ha il
dovere non di ubbidire ma di meditare seriamente sulle indicazioni provenienti dal Sinodo, per
confrontare tali decisioni con la
Bibbia e la sua vita.
Non si dica di no superficialmente! Se qualcuno cioè non è
d’accordo sulla linea teologica e
quindi sulle indicazioni pratiche
indicate dal Sinodo, dica le sue
perplessità con delle motivazioni
serie e meditate. E non sono serie e meditate le motivazioni secondo cui bisogna continuare a
celebrare il matrimonio concordatario o per -prestigio di fronte
ai cattolici, o perché si è fatto
così nel passato, o perché gli sposi lo pretendono per motivi loro,
o per non fare brutta figura di
fronte ai parenti e amici non protestanti.
E se qualcuno teme che, rifiutando il matrimonio concordatario, si possano perdere delle occasioni di testimonianza, rispondo: a) con la « strada di mezzo »
(l’Intesa) i parenti e amici vanno
in chiesa lo stesso, ma solo per
assistere al culto; b) la chiesa ha
centinaia di occasioni non equivoche per predicare il Vangelo
ed è colpa sua se non riesce a
sfruttarle.
Se qualche fratello ha quindi
delle motivazioni serie in contrasto con la linea ufficiale, lo dica
e — perciò — agisca in conseguenza (d’accordo col consiglio di
chiesa locale), ma se motivazioni
non ce ne sono, allora ci troviamo di fronte ad un atteggiamento incoerente e di fronte ad una
mancanza di solidarietà nei confronti di quei pastori che — per
motivi di coerenza e di linea politica e teologica della Tavola —
non hanno il permesso di officiare matrimoni agli effetti civili e
devono chiedere T« aiuto » dei
colleghi « autorizzati » per celebrarli.
Nino Gullotta
7
8 gennaio 1982
obiettivo aperto 7
CREDENTI E SVILUPPO ECONOMICO
E' « senza uscita » la strada delle transnazionali quali ricmesa, responsabile del disastro di Seveso?
Organizzato dalla Commissione per la partecipazione delle chiese
allo sviluppo del Consiglio ecumenico delle chiese (CEC) si è svolto
a Bad'Boll ( RFT ) tra il 23 e il 28 novembre un incontro mondiale sul
tema « le imprese transnazionali e la missione delle chiese ».
L'incontro di Bad-Boll costituisce una tappa di una lunga ricerca :
si trattava di raccogliere l'essenziale delle ricerche fatte negli anni
precedenti, di farne un'attenta valutazione e di stilare alcune raccomandazioni da presentare alle chiese.
Le numerose raccomandazioni adottate hanno sottolineato la necessità della vigilanza contro l'imperialismo e la politica di potenza
delle società transnazionali, dì una reale solidarietà delle chiese colle
vìttime dello sfruttamento delle imprese transnazìonali.
Le transnazionali infatti non sono soltanto una forza economica,
ma sono una potenza totalizzante : esse esercitano la loro influenza
in tutti i campi : da quello politico a quello sociale, da quello giuridico a quello militare.
Di qui la necessità che il programma di studio del CEC per
l'analisi delle azioni delle società transnazionali prosegua anche negli anni prossimi e che le chiese intraprendano azioni puntuali dì denuncia delle violazioni ai diritti fondamentali dell'uomo operati dalle
transnazìonali.
La "mistica” dei mercato
Qual è l’atteggiamento delle
chiese nei confronti del problema posto dalle azioni delle imprese transnazionali (Tnc)? Questa domanda è l’oggetto di uno
specifico « programma » del Cec
iniziato dopo che l’Assemblea di
Nairobi (1975) in una sua risoluzione raccomandava alle chiese
e al Cec di « ...sviluppare un programma di documentazione sul
ruolo delle Tnc a livello locale,
nazionale e regionale con lo scopo di permettere ai popoli di
partecipare alla elaborazione di
un ’nuovo ordine economico’... Le
Tnc infatti esercitano un grande
potere e controllo sulla vita dei
popoli. Il loro ruolo nei confronti dello sviluppo e della giustizia deve essere assolutamente
esaminato... ».
Dopo che questa raccomandazione è stata discussa nel ’76 e ’77
dal Comitato Centrale del Cec,
a partire dal 1978 si è iniziato un
programma specifico di studio
che si è svolto a livello mondiale con incontri nei vari continenti e che si è concluso con rincontro di Bad-Boll. L’importanza di questo programma che si
è valso anche del contributo di
centri di documentazione specializzati (per l’Italia ha fornito un
ottimo contributo Idoc di Roma), non risiede soltanto nell’aver svolto questa ricerca ad
un livello mondiale ma quello di
essere stato capace di far confrontare tra loro i responsabili
internazionali delle Tnc coi sindacalisti, con gli esperti di economia, politica, e di questioni
sociali. Così ad esempio a BadBoll erano presenti il vicepresidente dell’Unione delle Banche
Svizzere (UBS) e un dirigente
del sindacato nero del Sud Africa (SACTU) che aveva dovuto
abbandonare il suo paese perché condannato a morte per la
sua attività sindacale, attività
che certamente va contro gli interessi investiti dairUBS in Sud
Africa. C’erano inoltre rappresentanti delle principali Tnc nel
campo della chimica, dell’alimentazione, dell’elettronica, e
dirigenti politici e sindacali dei
vari paesi, oltre naturalmente
ad un buon numero di teologi,
pastori e responsabili di chiese.
Le chiese e le Tnc
La situazione del rapporto tra
le chiese e le Tnc è contradditoria. Da una parte vi sono gli
investimenti che alcune chiese
hanno fatto in azioni di qualche
Tnc. Quando queste chiese non
sono d’accordo con le loro pratiche cercano un dialogo critico
con le Tnc: è il caso per esempio delle chiese evangeliche tedesche, che sono pronte anche a
pagina a cura di G. Gardìol
fare azioni concrete di boicottaggio contro gli effetti più drammatici delle azioni delle Tnc.
Dall’altra vi sono le chiese del
Terzo Mondo che sono contrarie
alla stessa logica che sta alla base dell’esistenza delle Tnc e che
lottano contro di esse, appoggiate in questo da molti gruppi
di chiese anche dell’emisfero
nord, dei paesi « sviluppati ».
Vi sono poi le chiese dei paesi
socialisti che ritengono indispensabile il dialogo con le Tnc per
orientare la loro azione « verso
fini di sviluppo economico mondiale ».
La voce degli oppressi
A Bad-Boll i rappresentanti
delle chiese e delle Tnc hanno
potuto ascoltare la voce degli oppressi che chiedeva solidarietà
e denunciava il sistema delle Tnc.
Cos', ad esempio Neftalí Garcia,
biologo di Puerto Rico, ha denunciato con forza che gli investimenti delle Tnc petrolifere,
petrolchimiche e farmaceutiche
non solo hanno causato una
grave polluzione in tutta risola e non hanno risolto il problema della disoccupazione,
per cui i portoricani continuano
ad emigrare, ma hanno introdotto a Puerto Rico nuovi tipi di
malattia che causano la morte
(es. intossicazioni da mercurio).
Soledad Perpignan, psicoioga
filippina, ha descritto la logica
che ha permesso a Kavasaki di
trasferire la sua fabbrica dal
Giappone alle Filippine non solo
per avere minori costi della manodopera, ma anche per evitare
quegli accorgimenti contro la
nocività ambientale che in Giappone erano obbligatori. Ha inoltre raccontato come le Tnc del
turismo e le compagnie aeree organizzano la prostituzione a Manila.
George Kelly, sindacalista della General Motors a Detroit, ha
raccontato come le strategie delle Tnc di costruire un’« auto
mondiale » producano l’aumento
della disoccupazione; Björn Pejrus, sindacalista responsabile a
livello mondiale dei sindacati
dell’alimentazione, ha raccontato come le Tnc siano responsabili anche di omicidi di sindacalisti come è ormai provato in
Honduras. Ed altri esempi ancora sono stati fatti. A tutti ha
risposto Philippe De Veck, vicepresidente dell’UBS e membro
di molti consigli di amministrazione di Tnc, che non ha negato
questi fatti ma li ha definiti eccessi. « Le Tnc sono relativamente recenti — ha detto — dateci
del tempo per aggiustare la loro
logica di funzionamento ».
«E’ proprio questa logica che
va respinta — ha replicato Franz
Hinkelammert, economista e teo
logo tedesco che insegna in Honduras — perché è una vera e
propria mistica del mercato, del
denaro e del capitale ».
Una logica di morte
Infatti a partire dalla logica
del profitto ad ogni costo si costruisce tutta una visione della
vita e della società. Analizzando
i teorici della scuola di Chicago
(soprattutto M. Friedmann e F.
Von Hayek), Hinkelammert ha
dimostrato come soggiaccia alla
logica delle Tnc una logica di
morte. Si ragiona in termini di
diritto di sopravvivenza della
specie e non in termini di diritto
individuale alla vita, si nega la
validità della richiesta della giustizia sociale di fronte agli imperativi di mercato. Secondo la logica delle Tnc la democrazia politica non è possibile, è necessaria invece una repubblica dei
saggi (cioè di coloro che hanno
capito il funzionamento del sistema economico che in assoluto
è il migliore) per gestire la società. Agli altri non resta che
obbedire : di qui la giustificazione delle dittature e il diretto coinvolgimento delle Tnc in molti
colpi di stato.
Le responsabilità
dei credenti
Di fronte a questa situazione
è necessario quindi che i credenti prendano partito affermando
il diritto di ogni uomo di partecipare attraverso il proprio lavoro alla gestione, anche politica, della società e dei destini della propria impresa. L’obiettivo
che le chiese devono realizzare
è quello di collaborare con gli
uomini che lottano per una società più giusta, partecipata e
vivibile. Ciò significa che concretamente le chiese devono diventare « la chiesa dei poveri » cioè
assumere le posizioni degli sfruttati e dei non privilegiati.
Ciò potrà far apparire che le
chiese sono diventate « rosse, comuniste ». In alcuni casi la responsabilità dei credenti le ha
condotte ad essere a fianco di
tali movimenti, ma — come diceva un partecipante a Bad-Boll
— « la lotta per la giustizia e la
solidarietà sono proprie del cristianesimo e fanno parte integrante della missione profetica
delle chiese ».
Chiese e gruppi che desiderano maggiori informazioni possono rivolgersi a:
Dr. Marcos Arruda, WCC, 150
R.te de Ferney, CH 1211 Genève,
Suisse ;
oppure a :
Idoc, via S. Maria deH’Anima
80, 00186 Roma, tei. 06 6568332.
Che cosa sono le
imprese transnazionali
Molti la chiamano « multinazionale », ma questo termine
può dare origine ad una serie di confusioni perché si potrebbe
intendere che vi sia un controllo reale da parte di molti paesi
su questo tipo di imprese.
Una definizione che proviene dalla associazione dei managers definisce l’impresa transnazionale (Tnc) come «una compagnia che produce e vende merci in più di un solo paese,
guarda a tutto il mondo come il proprio teatro di operazioni
e si comporta di conseguenza ».
La natura delle transnazionali
Ci sono almeno quattro scuole di pensiero sulla natura
delle Tnc. C’è l’interpretazione neoimperialista che vede lo
Stato, e la sua politica estera, diventati in pratica strumenti
della ricerca di profitto e di espansione delle proprie Tnc.
C’è, poi, la scuola neomercantilista per la quale, al contrario,
sono le transnazionali a diventare strumenti della politica internazionale del loro paese. Ci sono, infine, due interpretazioni cosiddette « anazionali » ma opposte l’una all’altra : entrambe affermano che le Tnc sono un fenomeno sempre più
« anazionale » (nell’estate del ’68, parlando a un seminario
della Confindustria britannica. Max Gloor, generai manager
della Nestlé, disse : « Non dovete considerarci solo come una
società svizzera. Né dovete far lo sbaglio di credere che siamo
solo una multinazionale. Siamo un po’ nel mezzo. Siamo una
razza speciale. In una parola abbiamo una sola, speciale nazionalità : la nazionalità Nestlé ») ; ma la prima sostiene che
questa « razza speciale », tutto considerato, ha avuto un effetto globalmente positivo nel mondo; la seconda che, al contrario, le Tnc hanno operato ed operano in maniera distruttiva e negativa essendo esse stesse, più che al servizio dell’imperialismo, l’essenza stessa ormai deH’imperialismo.
Il peso delle transnazìonali
Quanto pesano le transnazionali? Spesso più di molti Stati
nazionali, quanto a « valore » economico. E, del resto, non
poche dittature del Terzo Mondo sono loro figlie, legittime e
illegittime. Come non pochi governi sono stati fatti cadere
da loro, o anche da loro (Allende e la sovversione alimentata
contro di lui dall’Itt in Cile, documentata da inchieste dello
stesso Senato americano, sono solo un esempio). Ma è anche
importante ricordare che spesso il controllo di alcune industrie chiave conta di più che quello di interi settori industriali o produttivi ormai « stanchi ».
Solo qualche dato indicativo, per dare un’idea; la fonte è
il Dipartimento del Commercio degli Stati Uniti. Gli investimenti diretti delle Tnc superano ormai i 350 miliardi di dollari (di cui 164, pari al 46,8%, sono di società con casa madre
statunitense). E queste Tnc, tutte insieme, producono più o
meno un terzo del prodotto mondiale lordo di oggi.
Negli Stati Uniti ci sono 3.450 compagnie transnazionali
(senza contare le banche) che possiedono o controllano 24.666
filiali con un fatturato annuo di 648 miliardi di dollari e oltre
7 milioni di dipendenti. Il peso delle Tnc americane nelle
esportazioni del paese è in aumento: 102 miliardi di dollari
nel 1977, cioè l’84% del totale. Il tasso di crescita delle Tnc
negli ultimi dieci anni è stato di circa il IO'’'», il doppio di quello delle economie dei paesi industrializzati, cosi, come il tasso
di profitto.
Le transnazìonali e ì lavoratori
Per il sindacato le Tnc sono un osso particolarmente duro. La « natura transnazionale» conferisce loro una forza contrattuale che sfugge all’industria nazionale ed altera l’equilibrio normale del potere tra padroni e lavoratori. La loro produzione, integrata com’è al di sopra e al di là dei confini nazionali, le immunizza (o quasi) dal contropotere sindacale diminuendo l’impatto sulla loro attività, ad esempio, degli scioperi. Scriveva di recente il « Financial Times » che, in effetti,
« i padroni multinazionali non giocano più secondo le regole » e, con una certa soddisfazione, aggiungeva che « la solidarietà internazionale dei lavoratori, per quanto proclamata a
gran voce, in sostanza poi contro di loro trova poca espressione pratica ».
E’ una valutazione realistica. Ma parziale (cioè non completa ed anche, chiaramente, di parte) perché qualcosa il sindacato ha cominciato a fare per controllare lo strapotere
transnazionale, ad esempio attraverso l’azione di alcuni Spi.
azioni di boicottaggio, pressioni concordate fra i sindacati di
diversi paesi nella stessa compagnia transnazionale. E’ vero,
è ancora poco e la divisione che c’è a livello di sindacalismo
mondiale non aiuta sicuramente. Ma qualcosa è stato fatto
e di più si può fare e si sta facendo, utilizzando anche — come è stato in Italia per il contratto dei metalmeccanici — lo
strumento della contrattazione per imporre, facciamo l’esempio, alla Fiat di non trattare i suoi operai brasiliani solo come limoni da spremere.
C’è un’altra strada, propriamente transnazionale, che il
sindacato sta anche tentando, pragmáticamente e con qualche
possibilità di successo, per piegare alle regole « normali » del
gioco la logica delle Tnc ed è quella dei codici di condotta.
Ma ormai è chiaro che essi (Gnu, Bit, Ocse, Cee) o diventeranno obbligatori (come pare possibile per quello Cee) o, altrimenti, resteranno semplici petizioni di principio. Da non
abbandonare neanch’esse, si intende. Ma sapendo che valgono
soprattutto, allora, come strumenti di pressione morale.
8
8 ecumenismo
8 gennaio 1982
RIAPERTA LA CATTEDRALE PROTESTANTE DI GINEVRA
A Saint-Pierre né aitari
né croce, ma “pietre viventi”
Echi dal mondo
cristiano
Dopo quattro anni di chiusura
per restauri la « Cathédrale
Saint-Pierre », la principale chiesa protestante di Ginevra, è stata riaperta al culto domenica 29
novembre. Due giorni prima aveva avuto luogo la cerimonia ufficiale della consegna delle chiavi da parte della Fondazione delle Chiavi di Saint-Pierre alla
Chiesa di Ginevra.
In quella occasione le varie
autorità civili, tra cui il Presidente della Confederazione Kurt
Furgler e il Sindaco di Ginevra
Claude Ketterer, erano stati ricevuti sui gradini di Saint-Pierre
dalla signora Nicole Fischer, Presidente del Consiglio Esecutivo
della Chiesa Nazionale Protestante di Ginevra (la prima donna ad occupare tale carica, analoga a quella del Moderatore nella Chiesa valdese).
Un museo in
preparazione
Nel corso dei lavori il pavimento della chiesa è stato tolto,
sotto di esso si sono fatti profondi scavi che hanno permesso
tra l’altro di scoprire i resti di
due cattedrali e di un palazzo vescovile del 4°-5° secolo con bellissimi mosaici, oltre ai resti di
una « piscina » battesimale risalente ai primi tempi della cristianità. L’antico pavimento è stato
sostituito da una grande soletta
di cemento. Al di sotto c’è uno
dei cantieri archeologici più importanti d’Europa e quando i lavori saranno terminati sarà un
museo di grandissimo interesse.
Al di sopra la chiesa ha riacquistato il suo aspetto normale.
Sia l’allocuzione ufficiale della
signora Fischer a nome della
Chiesa di Ginevra nella cerimonia del 27 novembre, sia il sermone del pastore Henri Babel
nel culto di domenica sono stati
centrati sul tema delle « pietre
viventi» (1 Pietro 2; 5). In questa chiesa, è stato detto, non vi
sono altari perché l’altare è nel
cuore dei credenti, né crocifissi
perché la croce è quella che ciascuno è chiamato a portare; la
permanenza stessa della chiesa
è affidata alle « pietre viventi »
che sono i credenti piuttosto che
alle pietre, pur pregevoli, che formano le mura del tempio. Farei,
Calvino, Beza, Turrettini sono
alcuni di coloro che si sono succeduti sul pulpito (non l’attuale,
che è ottocentesco) di Saint-Pierre per annunciare la Parola che
rimane al centro della vita della
comunità.
Gli oratori non hanno tralasciato di ricordare la vocazione
storica di Ginevra a « città di rifugio » per i perseguitati per
causa di religione, né l’attuale
vocazione ecumenica che ha visto sfilare in Saint-Pierre « pa
stori e cardinali, metropoliti e
rabbini... ».
Sole e scudo
Nel corso del culto è stato letto il Salmo 84 « l’Eterno è sole
e scudo » ( da cui deriva il motto
della Chiesa di Ginevra: « sol et
scutum ecclesiae genevensis »).
E’ stato anche cantato il Salmo
68, « Que Dieu se mentre seulement... », inno di battaglia dei
protestanti delle Cevenne, « la
sirène des protestants », come la
chiamavano spaventati i cattolici durante le lotte dei camisardi.
La preghiera di intercessione
è stata condotta con semplicità
e convinzione da una giovanissima ragazza, a cui rispondeva il
coro dei bambini della comunità,
segno che la chiesa non è cosa
dei notabili, civili o ecclesiastici,
ma dei credenti.
Il tempio rimarrà ora di nuovo aperto al culto, anche se i lavori nelle navate laterali e nelle
torri dureranno ancora alcuni
anni. La spesa si aggira sui dieci
o dodici milioni di franchi, forniti dallo Stato, dalla Città, ma soprattutto dalla Chiesa locale.
Una grossa spesa, certo, ma altrettanto è costato in qualche
minuto, pochi giorni prima, lo
scontro tra due aerei militari in
esercitazione sul Giura.
A. F. Comba
Il recente sinodo regionale Provenza - Costa Azzurra - Corsica
della Chiesa Riformata di Francia, a cui ho avuto il privilegio
di partecipare portando un messaggio a nome delle Chiese del
nostro II Distretto, si è tenuto
al « Centro Azur » di Sanary,
presso Tolone. Esso aveva al centro dei suoi lavori l’elaborazione
di un progetto di vita e attività
delle chiese della regione basato
su tre punti.
1. Informazione e formazione.
La discussione relativa a questo
settore si è svolta intorno al giornale regionale « Échange » e al
progetto di una formazione biblico-teologica destinata in generale ai membri di chiesa ma in
modo più specifico ai membri
che assumono e intendono assumere servizi particolari nelle comunità, in special modo nei Consigli di chiesa.
2. Nuove metodologie di aggregazione. Pur senza abbandonare
modi tradizionali — tra cui le visite da persona a persona considerate responsabilità non dei soli pastori ma di membri di chiesa scelti e preparati a questo
compito — si è parlato di metodi di aggregazione più ampi
( gruppi giovanili, riunioni di preghiera, studi biblici, agapi fraterne con esame di particolari
problemi, culti, ecc.) con l’esigenza di una maggiore apertura
per consentire l’espressione della gioia della comunione fraterna.
3. Compiti specifici delle chiese della regione. E’ stata data
particolare attenzione al problema del turismo con la richiesta
che chiese e organismi regionali
stabiliscano contatti con le chiese protestanti dei paesi di provenienza dei turisti per una collaborazione nell’azione di testimonianza in questo settore. Altro compito specifico delle chie
se della regione è la cura di pensionati e anziani che sono particolarmente concentrati in questa
zona temperata della Francia,
per andare contro la corrente
della loro emarginazione.
Opere
e volontariato
A margine del Sinodo si è svolto un « colloquio sulla diaconia »
(in Francia le opere protestanti
non sono direttamente dipendenti dalla chiesa) con una relazione introduttiva del pastore
Daniel Lestringant che ha posto
con chiarezza l’alternativa tra
una gestione delle opere con criteri manageriali, al passo con i
livelli sindacali, e una conduzione che senza scadere sul piano
tecnico dia anzitutto i segni inconfondibili di un servizio del
prossimo nel nome di Gesù Cristo. E’ seguita una intensa discussione a gruppi con la partecipazione di operatori e di ospiti degli Istituti.
Molto curata è la preparazione e la regolamentazione del volontariato e cioè dei ministeri
ausiliari del pastorato. Mi ha
positivamente impressionato il
fatto che la predicazione non è
lasciata alla improvvisazione ma
è seriamente curata tanto a livello locale che regionale. Su
questa base non costituisce problema che sia un laico, debitamente incaricato, a celebrare un
culto con o senza sacramenti, a
celebrare un matrimonio o a
condurre un funerale.
Nell’insieme, un sinodo vivace,
breve, ben diretto da un « modérateur » energico e talvolta oppoftimamente sbrigativo, con interventi stringati, pochi inceppi
procedurali e una applicazione
semplice e scrupolosa dei regola
a cura di Renato Coisson
AD UN SINODO REGIONALE DELLA CHIESA RIFORMATA
Francia: un progetto per il sud
menti da parte di tutti senza bisogno di lunghe discussioni sulla
loro interpretazione e applicazione.
G. P.
Donne diacono nella
Chiesa Anglicana
(BIP/SNOP) — Il Sinodo (Generale della Chiesa Anglicana di
Inghilterra ha stabilito che le
donne possono essere ordinate
diacono.
Il ministero di diacono, pur
essendo, in teoria, uno dei ministeri fondamentali della chiesa
anglicana (accanto a quelli di
prete e di vescovo) è oggi poco
esercitato.
Il fatto che si voglia aprirlo
alle donne significa però la volontà di integrare le donne in uno
degli ordini tradizionali della
chiesa anglicana.
Alcuni osservatori giungono
perfino a pensare che questa decisione possa essere il primo passo verso l’accettazione delle donne prete.
Nella Chiesa di Inghilterra la
questione dell’ordinazione delle
donne si trascina da una decina
di anni, da quando cioè la riflessione condotta nella Chiesa aveva portato alle seguenti conclusioni: nessun ostacolo di principio ma, nel timore di creare difficoltà nel dialogo ecumenico
con i cattolici e gli ortodossi,
nessuna ordinazione di donne.
Chiesa Luterana
nel Centro Africa
(BIP) — «La piccola chiesa
luterana presente nel nord-est
della Repubblica Centrafricana
mi ha impressionato per il suo
spirito missionario » ha dichiarato un past. francese di ritorno
da una visita in quel paese e nel
Camerún.
« Questa piccola chiesa parla
in termini di espansione, e l’insieme del suo lavoro, ad esclusione della scuola biblica e della
scuola pastorale, è finanziato dai
suoi membri, ciò che è notevole
RAGUSA
Convegno ecumenico
Una trentina di persone hanno
partecipato, a Ragusa, a un Convegno di credenti siciliani impegnati per la pace e il disarmo. Vi
erano rappresentate le Comunità di base di Ragusa — che avevano organizzato il Convegno —
e di Modica, la FGEI di Catania, la chiesa valdese di Pachino,
il settimanale Com-Nuovi Tempi, il Comitato di Comiso: un
po’ pochi, in effetti, data l’importanza dell’iniziativa e delle indicazioni che ne dovevano scaturire.
La relazione introduttiva — a
cura degli organizzatori — senza
nascondere il momento di crisi
che tutti i comitati per la pace
in Sicilia stanno attraversando,
ha riproposto con forza la necessità di proseguire la lotta, soprattutto contro l’installazione
della base missilistica di Comiso
(a gennaio dovrebbero cominciare 1 lavori), ma in modo assai
più coordinato di quanto non si
sia fatto sinora ed escogitando
nuove forme di mobilitazione.
Il dibattito è partito da queste
tematiche generali per arrivare
poi — nel suo momento culminante — a discutere sul ruolo
specifico che noi credenti siamo
chiamati a giocare all’interno
del movimento, ad affermare la
esigenza di un m.aggiore collegamento anche tra i nostri gruppi
e le nostre comunità e ad auspicare la creazione di un coordinamento — per quanto possibile —
delle nostre iniziative di testimonianza.
Informazione, « educazione »
nostra e degli altri sui problemi
legati alla questione nucleare, rifiessione biblica e ricerca teologica sono le linee di lavoro sulle
quali il Convegno ha invitato i
credenti tutti a muoversi. Sono
state presentate alcune ipotesi di
intervento — ancora allo stadio
di proposte — che vorrebbero
fornire una prima risposta a
queste indicazioni: il Convegno
internazionale evangelico di Comiso della primavera, il Centro
di documentazione di Catania,
Si è inoltre discusso molto sulla proposta di una veglia a Comiso nella notte di Natale, proposta che il Convegno non ha
potuto far sua, anche per il ritardo con cui è stata presentata.
Un foglio di collegamento mensile, ciclostilato a Ragusa, servirà a mantenere i contatti al nostro interno. Le prossime scadenze: il Convegno FGEI Sicilia
del 9-10 gennaio a Palermo, purtroppo in coincidenza con un incontro regionale dei comitati a
Comiso, e un nuovo Convegno
ecumenico il 7 febbraio a Catania.
B. G.
per un paese così povero ».
Nel Camerún egli si è potuto
rendere conto della « forte e spesso preoccupante pressione che
l’Islam esercita sui cristiani di
quelle regioni, ma il lavoro va
avanti grazie anche all’apporto di
14 nuovi giovani pastori appena
usciti dalla Facoltà di Teologia ».
Chiese
e diritti deH’uomo
(BIP/SNOP) — Si è avuto recentemente a Strasburgo un Colloquio organizzato da AC AT (Azione Cristiana contro la Tortura ) sul tema « Chiese e Diritti
dell’uomo ». Si è partiti da alcune
constatazioni. Le diverse teologie riconoscono che i diritti fondamentali della persona umana,
già enunciati nel Pentateuco, si
accordano con tutto l’insegnamento cristiano, ma questi diritti
non sono mai stati seriamente
presi in considerazione prima dei
terribili eccessi posti davanti alla
coscienza dei cristiani dalla seconda guerra mondiale. Ma è
impossibile comprendere il passato partendo da una struttura
mentale del XX secolo.
Ad esempio, l’inquisizione partiva da presupposti oggi incomprensibili: prendere in considerazione soltanto i fatti, non i sentimenti né le idee e sopprimere
il più presto possibile coloro che
ad ogni modo erano votati all’inferno, oppure forzarli — e
perciò la tortura — a cambiare
atteggiamento per evitare loro
il castigo eterno.
Altra constatazione: sono persone o organismi extraecclesiastici che hanno obbligato le chiese a questa presa di coscienza.
Queste all’inizio sono state allergiche a questi problemi perché
portati avanti da uomini che si
definivano non cristiani. Ma peggio ancora, le chiese nel corso
dei secoli hanno perso di vista
la loro missione fondamentale —
fare prevalere una certa etica,
cioè un certo tipo di relazione
fra gli uomini — e questo perché
si sono ripiegate su loro stesse.
Oggi la chiesa in quanto istituzione esce da questo letargo.
Ma chi è la chiesa oggi: è la gerarchia o la truppa? E se la
truppa si mette in movimento
prima di aver ricevuto le istruzioni cosa succede? Certamente
il possibile conflitto fra il potere
dell’istituzione e l’impegno dei
singoli fedeli, riceve risposte diverse nelle diverse chiese.
Tuttavia il terribile flagello della tortura istituzionalizzata si
estende sul mondo distruggendo
dei corpi e rovinando irrimediabilmente degli spiriti. Bisogna
allora, per far fronte a tutto ciò,
creare un Istituto di Etica dove
si darebbe vita ad una teologia
adeguata? Oppure basta semplicemente rileggere la Bibbia « risvegliati » dall’interrogativo che
ACAT ed altri organismi umanitari pongono ai credenti aprendo
gli occhi su tutte le abitudini
che le chiese trasmettono a danno del rispetto dei diritti dell’uomo?
Se questa indicazione prevalesse, bisognerebbe ripensare la catechesi, ma anche la struttura
ecclesiale, e guardare da vicino
dove conducono, sul piano etico,
le recenti scoperte scientifiche o
tecniche, a partire dalle manipolazioni genetiche e l’utilizzo dell’informatica. Questo confronto
fra i fatti concreti e la Parola
potrebbe mostrare ai membri
delle chiese che dissociare la fede e la politica è altrettanto illusorio che dissociare la vita
dall’essere animato di vita.
9
8 gennaio 1982
cronaca delle Valli 9
CRESCE LA MOBILITAZIONE IN VAL PELLICE ||^ bt0V3
Auguri
ai
Una marcia per la pace
politici
Rivolgo l'augurio di buon anno
a quei credenti, protestanti, che
hanno assunto delle precise responsabilità politiche. L'augurio,
insamma, che in questo nuovo
anno queste persone possano incontrarsi e scambiarsi le proprie
esperienze. Nel corso del 1981 il
nostro giornale, nel riferire vicende e risvolti di questioni politiche o amministrative ha —
molto di rado — sottolineato il
perché di certe scelte politiche
fatte da credenti. Penso, tanto
per fare un esempio recente, a
quella serie d’interviste ad alcuni
personaggi politici della Comunità Montana Val Pellice: Franca
Cóisson, Pier Carlo bongo, Danilo Rivoira, ecc.
Come si coniuga il fatto di essere credenti, e per di più protestanti, con Vimpegno politico nel
partito o come indipendente?
Ecco — almeno per me — una
questione interessante che meriterebbe di essere ripresa e approfondita con i diretti interessati.
Anzi, mi auguro che un giorno,^
speriamo non troppo lontano, si
arrivi ad un confronto in diretta
tra quanti (dentro e fuori le Valli Valdesi, siano essi valdesi o
metodisti) hanno assunto, in questi anni, precise responsabilità
politiche nell'amministrazione
della cosa pubblica o all'interno
dei partiti.
Per una volta, e sarebbe utile a
tutti, si dovrebbe tentare di uscire dalla cronaca spicciola e cercare di capire quali sono i motivi di fondo che collegano la militanza politica alla fede evangelica e viceversa. Non solo, ma sarebbe anche notevole capire come la nostra chiesa recepisce fé
quindi noi) l’impegno politico dei
suoi membri ed è in grado di
orientarlo sulla base dell’Evangelo.
Mi rendo conto che e un grosso problema e forse per alcuni —
in questa stagione del riflusso e
dello scetticismo — è anche un
problema secondario.
Ma sono sicuro che i fratelli e
le sorelle evangeliche impegnati
sul fronte della politica attiva —
che è sì difesa dei diritti dell’uomo ma anche amntinistrazione,
con certi criteri, della cosa pubblica — attendono da tempo questo confronto. Non perché si
aspettino dall’alto del pulpito la
soluzione ai loro problemi — lasciamo questo stile ad altre confessioni — ma per avviare finalmente con serenità ed approfondimento, nell’assemblea dei credenti, il confronto sull’impegno
politico del cristiano. Finora, che
io sappia, questo confronto non
c’è stato. Nel passato ci sono stati scontri. Ci sono anche state, è
vero, dichiaraz,ioni personali, intuizioni e reazioni diverse ma
tutte un po' .slegate tra loro e
mai emergenti dall’ insieme dei
diretti interessati. In conclusione: il tempo è ormai maturo anche per il cospicuo numero di
credenti evangelici che vivono
responsabilità politiche precise
nel villaggio, nella città, nella regione — di arrivare ad un dibattito sulle ragioni di fondo e le
prospettive di certe scelte. E speriamo che questo avvenga nel
1982. Me lo auguro.
G. Platone
Non sono solo le grandi marce
per la pace (quelle che radunano
centinaia di migliaia di persone
e che si snodano per ore su lunghi percorsi metropolitani) ad
avere un grande significato politico, dovutogli dalla imponenza
della partecipazione, ma sono altresì le numerose iniziative locali, che si moltiplicano un po’ dovunque sul territorio nazionale,
che possono far sperare nella
costruzione di una cultura della
pace e di un grande movimento
pacifista. Certo, le grandi marce,
le autorevoli prese di posizione,
sono momenti di punta nell'azione di protesta e nell’espressione
di una volontà politica popolare
che miri ad influenzare concretamente le decisioni dei governi
nazionali e delle due grandi potenze. Ma esse avranno corto respiro, dureranno una stagione,
se non vi è un lavoro capillare a
livello locale che tenga vivo l’interesse anche quando i mass media non sono presenti con i loro
riflettori e che sappia far decantare analisi obiettivi e strumenti
dalle superficiali e, a volte, arnbigue prese di posizione iniziali.
In questa direzione si muove
il Comitato per la difesa della
pace e per il disarmo della Val
Pellice, il quale, ad un mese dalla sua costituzione, ha organizzato per dicembre una serie d’iniziative che mirano a dare un avvio in zona ad un simile capillare lavoro. Iniziative, quindi, che
rappresentano un momento di
aggregazione, di provocazione alla riflessione e al dibattito, di
richiesta di una presa di posizione. Ha dato l’avvio una serie di
proiezioni, per classi delle scuole
elementari medie e medie-superiori, di un film del regista russo
Ciukraj: «La ballata del soldato ». Nella mattinata di sabato
19 è iniziata sulle piazze principali di Luserna S. G. e di Torre
Pellice una raccolta di firme contro l’installazione degli euromissili in Italia, che continuerà durante il mese di gennaio con la
diffusione dei moduli in tutti i
comuni della Valle. Sempre il 19,
di pomeriggio, si è svolta una
marcia per la pace con partenza
dai cancelli della Microtecnica
1 fabbrica che produce materiale
bellico), fino a Torre Pellice dove, prima nel Salone Comunale
e quindi nel Salone Opera Gioventù, si è dato inizio ad una serie d’interventi di spettacolo e
non.
Il Gruppo Teatro Angrogna ha
recitato poesie di Brecht e di
Fortini, per poi lasciare il microfono all’avv. Bruno Segre,
Consigliere Comunale di Torino
e pacifista da lunga data, che ha
fornito all’uditorio un utile ed
interessante insieme di dati sul
problema degli armamenti, con
particolare riguardo alle connessioni in campo economico. Vi è
stata una sospensione per la cena, per riprendere alle 20,30 cOn
la proiezione del film sopra citato. Si è concluso con un concerto jazz condotto da sette valenti musicisti. Durante tutta la
manifestazione è continuata la
raccolta delle firme e sono stati
a disposizione una mostra antimilitarista e bancarelle di libri.
Tentando un bilancio della manifestazione, si può dire che lo
si può considerare buono, anche
se vi sono state varie difficoltà
di ordine organizzativo, fra cui
alcune, inspiegabili, sollevate dal
parroco di Torre Pellice, il quale,
mutando all’ultimo momento la
disponibilità dei locali nei quali
si dovevano svolgere gli spettacoli, ha costretto gli organizzatori ad apportare numerosi cam
biamenti al programma ed ha
creato disagi alla gente intervenuta. Alla marcia non sono convenute molte persone a causa
della lunghezza del percorso, del
freddo e della neve, ma i centoventi, centocinquanta partecipanti hanno dato vita ad un corteo molto vivace e colorato, che
ha saputo farsi notare e sentire
lungo il suo passaggio. Alla sera
molta più gente. In tutt’e due i
momenti vi è stata la nettissima
prevalenza di giovani, cosa questa che rispecchia un dato nazionale, così come la varietà della
composizione dei vari aderenti:
i partiti della sinistra vecchia e
nuova, le Chiese valdesi, quella
cattolica di Torre Pellice, Amministrazioni locali, gruppi e associazioni varie presenti sul territorio, due giornali (Cronache e
L’Eco delle Valli Valdesi), gli insegnanti dei Consigli di Circolo
ecc.
Naturalmente il lavoro del Comitato così iniziato continuerà
ora con forme di approfondimento dei temi connessi al problema della pace ed una diffusione capillare di informazioni.
Intanto le iniziative non mancano: da segnalare per venerdì
8 gennaio, alié ore 20,30, nel Salone Comunale di v.le Rimembranza in Torre Pellice, un dibattito organizzato dal Consiglio
del Circuito delle Chiese Valdesi
della Val Pellice, che avrà per
tema: « Iniziative per la pace in
Europa » e « Obiezione di coscienza e guerra nucleare ». Parleranno il dott. Roberto Peyrot
dell’« Eco delle Valli Valdesi » e
Aldo Ferrerò, primo obiettore di
coscienza valdese. Introdurrà
Giuseppe Platone, pastore di Angrogna.
Giovanni Borgarello
COMUNITÀ’ MONTANA VAL PELLICE
Niente politica in Consiglio
Rilevanza politica hanno avuto
le dichiarazioni fatte dal Presidente della Comunità Montana
Val Pellice, Franca Coì'sson, al
Consiglio e all’Assemblea U.S.L.
43, riunitisi il 22 dicembre u. s.,
sull’imminente adozione di atti
che istituzionalizzeranno la Conferenza dei Sindaci e quella dei
Capigruppo consiliari. E’ stata
anche comunicata la prossima
revisione dello Statuto della C.M.
e la predisposizione del Regolamento dcll’U.S.L. da parte dei
tecnici.
I rappresentanti di maggioranza hanno manifestato apprezzamento per le informazioni del
Presidente e proposto al Consiglio di recepirle per formalizzare
al più presto le Conferenze per
avviare il necessario confronto
fra le forze politiche ed i responsabili degli Enti locali.
L’insistente richiamo della minoranza sullo stato globale di
crisi che investe la C.M. e sulla
realtà locale della D.C. che ha la
maggioranza in alcuni Comuni
della Valle, con la quale la C.M.
come Consorzio obbligatorio di
Comuni deve confrontarsi, ha
rafforzato la maggioranza che ha
respinto la proposta di aprire un
dibattito politico in Consiglio.
Le forze politiche che sostengono l'attuale Giunta, affermando che non v’ò stata nessuna prevaricazione nei confronti degli
Amministratoli locali, hanno ribadito che le costituende Conferenze dei Sindaci e dei Capigruppo diverranno sedi appropriate per il dibattito richiesto
c per avviare il confronto necessario. Si potranno formulare
proposte avanzate che guardino
all’avvenire, dare corso ad una
riflessione su tutti i problemi e
gli episodi che hanno caratterizzato l’attività della Giunta, avviare e portare a soluzione i molti problemi che sono sul tappeto, esprimere il pensiero sullo
Statuto che sta per essere modificato e sul Regolamento delrU.S.L. la cui redazione non dev’essere lasciata ai soli tecnici.
Il Consiglio si è espresso in favore delie proposte del Presidente.
Per mancanza di tempo i Capigruppo, invitati dal Presidente
all’inizio della seduta, non hanno potuto proporre un ordine del
giorno di solidarietà con il popolo polacco, oppresso dalla proclamazione della legge marziale,
le cui fondamentali libertà sono
state abolite.
A. K.
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I comunisti
per il pinerolese
Pinerolo. Sabato e domenica
12-13 dicembre si è svolta la conferenza zonale del PCI. Tra le
proposte di impegno per il partito per l’attività amministrativa e politica nel pinerolese vi è
quella di uno sviluppo turistico
della zona, della difesa degli attuali livelli occupazionali, di una
iniziativa nei confronti della cultura nel pinerolese. Al termine
della conferenza Alberto Barbero è stato nominato responsabile
di zona.
II Comune acquista
il ’’Palazzo dei
Principi d’Acaja”
Pinerolo. Per 105 milioni il comune ha acquistato dal Seminario vescovile il Palazzo dei Principi di Acaja. Si tratta del rimanente del più vasto « Castello
Nuovo » costruito da Filippo I
d’Acaja nel 1318. Il salone al piano rialzato conserva tracce di
affreschi del ’400. Il Castello agli
inizi sarebbe stato destinato a
« parlatorio » per le udienze del
principe. Dal 1683 ha ospitato
l’ospedale di San Giacomo e poi
tra il 1836 e il 1894 ha ospitato
1’« Ospizio dei catecumeni » per
la cattolicizzazione dei bambini
valdesi. Attualmente è in pessime condizioni di manutenzione
ed è abitato da alcune famiglie.
Il comune ha intenzione di destinarlo a « sede di istituzioni culturali » dopo un restauro architettonico.
Importanti lavori
pubblici
Ferrerò. In un clima molto
freddo a causa della mancanza
di riscaldamento l’ultimo consiglio comunale ha deciso l’esecuzione di una serie di lavori: muri di sostegno per la nuova strada, sistemazione della strada per
le scuole del capoluogo e della
.strada per la borgata Forengo,
sistemazione di un’area di parcheggio a Ferrerò (con copertura del canale dei mulini) e a
S, Martino.
Sarà "lottizzata”
la collina?
Pinerolo. Sono stati attribuiti
incarichi per oltre 300 milioni a
professionisti legati ai partiti
DC, PSI, PSDI e PLI (cioè all’attuale maggioranza del comune) per la revisione del piano regolatore, l’estensione dell’area
per servizi sportivi e per la creazione di un’area industriale entrambe nel quartiere di San Lazzaro. L’incarico non precisa l’estensione di queste aree, né le
caratteristiche programmatiche
per la revisione del piano regolatore. Di qui la netta opposizione dei gruppi di minoranza (PCI
e DP) che hanno messo in guardia sulla possibile « lottizzazione » della collina e della nascita
di una « questione morale » per
Pinerolo. Di fronte a queste osservazioni la giunta si è impegnata a fornire le indicazioni
programmatiche entro il mese
di gennaio ’82.
Indesit: sospesi
i licenziamenti
None. Saranno sospesi fino al
28 febbraio ’82 i minacciati licenziamenti delle maestranze occupate nel settore « elettronica
civile » dell’Indesit. Lo ha deciso il consiglio di amministrazione dopo che i sindacati hanno
ottenuto un decreto dal Ministro
dell’Industria che permette il finanziamento di un plano di ristrutturazione aziendale.
10
10 cronaca delle Valli
8 gennaio 1982
PINEROLO 16-17 GENNAIO
INCONTRO AD AGAPE
Difficoltà per i lavoratori nell’82
Il 1981 si è aperto, per gli operai della Beloit, con la richiesta
e relativa messa in Cassa Integrazione ordinaria di 372 persone a 24 ore settimanali e 72 ad
orario completo per un periodo
di tre mesi, giustificato dall’azienda con la necessità di ridurre la produzione per mancanza
di ordini dovuta alla negativa
evoluzione dell’industria cartaria, con un utilizzo parziale delle
macchine o il loro impiego in
condizioni inferiori alla loro capacità produttiva, tale comunque da non giustificare nuovi investimenti.
Questa situazione si è protratta per quasi tutto il corso dell’anno ed ha interessato anche
la fonderia.
Nel mese di luglio l’azienda
pur con la situazione così, incerta per il futuro ha addirittura
tentato di chiedere lo straordinario « volontario », nel più collaudato stile delle aziende pirata.
Gli operai hanno saputo rispondere con un netto rifiuto
anche perché l’azienda ad una
richiesta di garanzie per il futuro rispondeva, il 22 luglio con la
Cassa Integrazione con inizio a
settembre, la quale interessava
239 persone a 16 ore e 106 a 24
ore settimanali. Le modalità con
cui la C.I. è stata usata per tutto
l’anno, è stata improntata alla
più selvaggia strumentalizzazione, impiegando il personale In
turni alterni scaglionato lungo
l’arco della settimana, in modo
da garantire la presenza costante in tutti i reparti di produzione.
Allo scadere di questo periodo,
che coincideva con la fine di novembre, in considerazione dell’alto numero di giornate di ferie
ancora da utilizzare e del ponte
di fine anno, per il mese di dicembre la C.I. non è stata richiesta.
Scatterà nuovamente per tre
mesi a gennaio interessando questa volta :
— 28 persone a 24 ore
— 312 persone a 16 ore
— 77 persone a zero ore.
Dopo questo periodo non sarà più possibile usufruire di C.I.
ordinaria, ma come è già stato
ventilato, si potrebbe dover ricorrere alla C.I. speciale con la
relativa dichiarazione di crisi
aziendale.
E’ per questo che, come è
emerso dalle assemblee che si
sono tenute durante le ore di
sciopero che gli operai hanno
fatto per tentare di far rientrare la richiesta della collocazione
a zero ore di 77 operai, si è manifestata una grave preoccupazione per il futuro, in quanto la
situazione è andata costantemente peggiorando malgrado le continue dichiarazioni di speranza
e di fiducia nel futuro che Manganare a nome della BELOITITALIA ha sempre fatto. Non
sono le speranze ma le certezze
che contano, e le zero ore sono
una realtà che gli operai devono
subire, in un’industria non legata a problemi di settori in crisi
come l’auto o gli elettrodomestici, ma nel campo dei beni strumentali ad alto contenuto tecnologico e per la quota maggiore
destinata all’esportazione.
Una domanda sorge spontanea; è possibile credere in una
industria multinazionale di circa
1.000 dipendenti che non disponga di una programmazione a lungo termine e oscilli costante
Più facile costruire
La Giunta regionale piemontese ha predisposto un progetto di
legge regionale per modificare
la legge 56 « Tutela ed uso del
suolo ». Secondo tale progetto di
legge costruire una casa o un altro edificio sarà più semplice.
Tra le modifiche previste le più
importanti sono le seguenti:
eliminazione della uniformità
normativa. Finora tutti i comuni
piemontesi da Torino, con oltre
un milione di abitanti, a Moncenisio, con 49 abitanti, erano sottoposti ad una eguale normativa.
In futuro i comuni con meno di
5.000 abitanti e con meno di 150
occupati nell’industria non avranno più Tobbligo di redigere un
piano particolareggiato di attuazione (PPA) ed avranno possibilità di rilasciare un maggior numero di concessioni edilizie e disporranno di standard urbanistici minori (al posto di 25 mq. per
abitante di servizi pubblici saranno sufficienti 18 mq.). I comuni
minori saranno anche esonerati
dall’adottare una delibera programmatica da allegare al piano
mente da una situazione di orario straordinario a Casse Integrazioni così lunghe e drastiche
senza avere disegni precisi?
Pensiamo di no, a meno che i
disegni non passino per un deciso ridimensionamento della
presenza a Pinerolo della BeloitItalia, cosa esclusa fino a questo
momento dall’Azienda in maniera categorica.
Saranno i fatti del 1982 a chiarirci probabilmente questa intenzione.
Il Consiglio di Fabbrica
della BELOIT-ITALIA
REGIONE PIEMONTE
regolatore (PRG);
piani particolareggiati. Finora
dovevano essere approvati dalla
Regione. In futuro sarà sufficiente l’approvazione da parte dei
singoli cornimi a condizione che
il piano regolatore sia conforme
agli indirizzi regionali, che sia
cioè approvato dalla Regione;
piani delle opere pubbliche. In
futuro jjotranno essere disgiunti
dal piano regolatore;
accelerazione delle procedure.
Nell’intento di rispettare rigorosamente i 180 previsti dalla legge
56 per l’approvazione del piano
regolatore, se il Comprensorio
non fornirà il suo parere nei 60
giorni previsti, la Regione procederà d’ufficio all’esame del piano regolatore stesso.
Il progetto di legge regionale
dovrà ora essere discusso dal
Consiglio Regionale e si prevedono tempi lunghi dati gli interessi che vi sono attorno alla questione edilizia che daranno probabilmente origine a molti emendamenti.
TESSUTI
CONFEZIONI
ARREDAMENTO
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Via Duca degli Abruzzi, 2 - PINEROLO (To) - (Telef. 0121/22671)
Chiesa valdese e Pinerolese
« La Tavola considera ¡1 rilancio alle Valli una questione di vita o di morte
per la nostra chiesa... » queste parole concludono una proposta della Tavola Valdese circa l’attività delle chiese alle Valli.
Il Centro Sociale Protestante di Pinerolo In collaborazione con Agape organizza un primo incontro per valutare questa proposta.
PROGRAWIWIA
Sabato 16 gennaio
ore 16 : arrivo e sistemazione;
ore 16.30: lettura della proposta della Tavola Valdese:
ore 17.15: gruppi di discussione:
ore 19.15: cena;
ore 21 : ■■ Esiste una cultura "valdese”? » discussione sul tema dell'« asse
culturale ».
Domenica 17 gennaio
ore 9 : « Caratteristiche socio-economiche dell'area pinerolese » relazione di
Giorgio GardioI;
ore 10.30: culto con la comunità di Prali;
ore 12.30: pranzo:
ore 15 : discussione in gruppi;
ore 16 : discussione generale;
ore 17 : chiusura dell'incontro.
Il costo dell'intero incontro è di L. 15.000 (oltre a L. 2.000 di iscrizione per
i non soci Cesp). Sono previsti sconti per partecipazione di più membri della
stessa famiglia.
Per iscriversi: scrivere o telefonare a Agape - 10060 Prali - tei. 0121/8514.
Appuntamenti culturali
PINEROLO. La Biblioteca contunale
« Alliaudi » organizza per sabato 16
gennaio alle ore 20t30 all Auditorium di
corso Piave, 7, la presentazione del secondo volume fotografico della serie:
« Come vivevano... », edito daila Claudiana, che-illustra i diversi aspetti della
vita quotidiana di Pinerolo e delle Valli Chisone e Germanasca alla fine deli'800 e nei primi decenni del nostro
secolo. Saranno presenti ii curatore
dell'opera, Carlo Papini, e i collaboratori: Raimondo Genre, Elena Pascal e
Margherita Drago.
interverranno Giancarlo Pazè, Carlo
Di Virgilio, Giuseppe Trombetto e Giorgio Tourn.
Seguirà un dibattito. L'ingresso è libero.
Dibattiti
TORRE PELLICE. Venerdì 8 gennaio,
alle ore 20.45, nel salone di viale Rimembranza Incontro-Dibattito su « Costruire oggi la pace », organizzato dal
I Circuito, intervengono: Roberto Peyrot su « Le iniziative per la pace » e
Aldo Ferrerò su « Obiezione di coscienza e guerra nucleare ».
L'incontro è aperto a tutti. Esso vuol
essere un momento di informazione e
confronto su uno dei temi più urgenti
del nostro tempo.
Segnalazioni
PINEROLO — Il Comitato di coordinamento pinerolese per la pace e il
disarmo, comunica che la prossima assemblea del « Comitato » si terrà venerdì prossimo 8 gennaio, alle ore 21,
presso il Centro sociale di S. Lazzaro
(via dei Rochis 3 - Pinerolo),
L'ordine del giorno dell'assemblea è
il seguente: 1) iniziative riguardanti la
situazione polacca; 2) relazione scritta
sui poligoni di tiro (assemblea dell'H
dicembre 1981): 3) relazioni di Alberto
Tridente durante le assemblee delri.12.81; 4) iniziative del Comitato piemontese.
Musica
PRAMOLLO — La Pro Loco e il Comune organizzano il 10 gennaio alle
ore 21 presso la sala del teatro di Ruata una serata di musiche e canti occitani con il gruppo Lou Bachas di Antibes.
L’ingresso è libero e tutti sono cordialmente invitati.
Bolli auto per il 1982
Tenuto conto degli arrotondamenti alle 100 lire superiori e della nuova maggiorazione deH’80%, ecco ii quadro della tassa di circolazione per i tipi di auto
più diffusi. Le tariffe entrano in vigore con il 1” gennaio, salvo per le vetture da
5 a 9 cavalli fiscali, per )e quali il periodo di tassazione annuale corrisponde al
1“ febbraio 1981 - 31 gennaio 1982.
TIPO DI
5 CV
6 CV
7 CV
9 CV
10 CV
11 CV
12 CV
13 CV
14 CV
15 CV
16 CV
17 CV
AUTO
(Fiat 500)
(Fiat 126)
e 8 CV (Panda 30,
(Fiat 600 - 850)
(Fiat 850 Special,
12
Diane, Citroën Visa)
18 CV
19 CV
20 CV
Renault 4)
A, 112, 127/900, Panda 45, Kadett 1000, Citroën Gs, Renault 5,
Fiat 900 E, Mini 90, innocenti 1000, Fiesta 900, Peugeot 104)
(Ritmo 60, Fiesta, Visa Super, Fiat 127/1050, Escort 1100, Kadett,
A. 112 Abarth, Fiat 147)
(Fiat 124, Alfasud 1.2, Volkswagen, 1.2, Renault 14, Pallas 1.2,
Visa 2, Citroën Gsa 1130, Kadett Dusso)
(Ritmo 65, Delta 1300, Beta e Fulvia, Capri, 131/1.3, Alfasud 1.3,
127 Sport, Citroën Gsa Club, Escort 1300, Taunus, Ascona 1.3)
(Fiat 1.5, Alfasud Sprint, Delta 1.5, Florizon, Ritmo 75, Ritmo
Super 85)
(Fiat 125, Alletta 1.6, 131/1.6, Bmw 315, Beta 1.6, Audi 80 GIs,
132/1.6, Giulietta 1.6, Ritmo 105, Argenta 1600, Escort 1600, Capri 1600, Taunus 1600, Ascona 1.6)
(Alletta 1,8, 132/1.8, Bmw 318 - 316, Giulietta 1.8, Bmw 518)
MESI
9.200
12.900
13.800
16.500
19.300
27.500
33.000
39.100
49.500
57.800
71.500
84.400
93.500
106.400
(Alfetta 2,0, 131/2.0, Audi 100, Bmw 320, Gamma e Beta 2.0, Giulietta Super 2.0, Argenta 2000, Maserati Merak 2000, Bmw 520,
Cx 2000, Taunus 2000, Ford Granada, Opel Record) 117.400
Per quanto riguarda la soprattassa diesel, le nuove tariffe sono le seguenti:
da 0 a 16 CV L. 300.000; oltre 17 CV L. 306.000;
ogni CV in più L. 18.000.
Nuove, infine, le tariffe autoradio/tv:
da 0 a 26 CV L. 10.095; oltre 27 CV L. 19.345.
Per, pagare la tassa c'è tempo fino al 20 gennaio 1982: cosi ha disposto il
Ministro delle finanze che ha prorogato il termine (che come è noto era fissato al 10 gennaio). La proroga interessa le auto con potenza fiscale da 10
CV in su, il superbollo Diesel e l’abbonamento autoradio.
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HI-FI - TV Color
Dischi - Musica
Strumenti musicali
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tecnica
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11
8 gennaio 1982
cronaca delle Valli 11
LE ALTERNATIVE AGLI ISTITUTI PER MINORI - 1
DONI
Che cos’è l’adozione speciale
Sempre più frequentemente
la cronaca riporta all’attenzione
dell’opinione pubblica il problema dei minori: dai bambini in
stato di abbandono relegati in
istituti agli adolescenti in rotta
con la famiglia, esposti ai rischi
tipici della nostra società; droga, prostituzione, delinquenza.
Anche se messa fortemente in
crisi negli ultimi anni, la famiglia rimane tuttora la cellula
di base della nostra società e
chi, per vari motivi, ne è privo
ha forti probabilità di rimanere
emarginato o comunque disadattato per tutta la vita. È, questo,
un dato di fatto drammatico, ampiamente dimostrato dalle statistiche. La tragica fine della giovane Palmina, bruciata viva, è
solo l’anello più recente di una
catena senza fine.
Pino a pochi anni fa, l’unica
risposta data a questa situazione era — ed è ancora troppo
spesso — il ricovero in istituto
dei minori in questione, una risposta cioè meramente assistenziale che sostanzialmente tende
più all’isolamento di questi soggetti dal resto della società che
al loro effettivo recupero. Oppure
vi era — e vi è tuttora — l’adozione classica, detta adozione ordinaria. In un caso come nell’altro si tratta di una politica assistenziale superata, risalente alla fine dell’ottocento (legge Crispí sull’assistenza del 1890). Nel
1937, il fascismo istituì una nuova forma giuridica, l’affiliazione,
che, come l’adozione ordinaria,
ha significato molto spesso una
sottrazione dei figli a famiglie
povere o in difficoltà nell’interesse di famiglie senza figli.
Nell’ultimo quindicennio qualcosa è cambiato sul piano giuridico, seppure con fatica e lentezze. Anche se permangono purtroppo le vecchie forme giuridiche, nuovi istituti giuridici e forme d’intervento sono stati creati
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A Luserna San Giovanni: mercoledì chiusa la farmacia Preti,
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festiva e notturna
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per rispondere prima di tutto all’interesse del minore: si tratta
dell’adozione speciale, dell’affidamento familiare, e delle comunità-alloggio per minori. Queste
tre forme di intervento sono state ottenute con la lotta di poche
associazioni preoccupate della
effettiva tutela dei minori in stato di abbandono. Meritano di essere conosciute appieno per favorire al massimo la loro applicazione e diffusione e per contribuire a eliminare l’assistenzialismo che crea e riproduce l’emarginazione.
L’adozione
speciale
Istituita con la legge n. 431 del
5 giugno 1967 allo scopo di tutelare prioritariamente l’interesse
del minore in condizioni di abbandono morale e materiale, l’adozione speciale avrebbe dovuto
essere accompagnata dall’abrogazione dell’adozione ordinaria la
quale, più che destinata a dare
una famiglia a chi non ce l’ha,
ha soprattutto lo scopo di assicurare la discendenza a chi non
ha figli, senza prendere in considerazione le capacità educative
e affettive dell’adottante. Gli unici requisiti per l’adozione ordinaria sono che l’adottante abbia
almeno diciotto anni in più dell’adottato e che non abbia discendenti legittimi. Nell’adozione
ordinaria, l’adottato assume il
cognome dell’adottante aggiungendolo al proprio, eredita dall’adottante e conserva i suoi diritti (anche ereditari) e doveri
verso la sua famiglia di origine.
L’adozione speciale ha una finalità opposta a quella dell’adozione ordinaria. Non mira, come
quest’ultima, a soddisfare esigenze degli adulti bensì a dare al
minore abbandonato una vera e
propria famiglia capace di dargli
affetto, calore umano, e stimoli, cose indispensabili per una
normale crescita psicofìsica e
per un pieno sviluppo della personalità. Attualmente l’adozione
speciale è limitata ai minori di
età inferiore agli otto anni privi
di assistenza materiale e morale
da parte dei genitori o dei parenti tenuti a provvedervi. Possono
fare l’adozione speciale solo i
coniugi sposati da almeno cinque
anni che abbiano una differenza
di età col bambino non inferiore
a 20 anni e non superiore a 45.
Possono fare questo tipo di adozione anche coniugi che abbiano
già dei figli. L’iter per ottenere
l’adozione speciale di un bambino è il seguente: la coppia aspirante dichiara la sua disponibilità al Tribunale per i Minorenni
il quale dispone dell’elenco dei
minori in stato di adottabilità.
Il Tribunale vaglia le varie richieste ed affida il minore a quella coppia che appaia più idonea
a venire incontro nel migliore
dei modi ai bisogni specifici del
minore. L’idoneità della coppia
viene esaminata sia prima delTaffìdamento preadottivo che durante l’affidamento preadottivo
(periodo di prova che dura da
uno a tre anni). Solo allora, se
l’inserimento del bambino si è
rivelato ottimo, il Tribunale dichiara l’adozione speciale. Da
quel momento, il bambino diviene figlio legittimo della coppia a
tutti gli effetti: ne assume il cognome perdendo il suo originario, tronca definitivamente i rapporti con la famiglia di origine. Il
vincolo con la nuova famiglia
non può più essere reciso. L’« adozione internazionale » non è
altro che l’adozione speciale di
un bambino estero in stato di
abbandono.
Nel 1978, a dieci anni dalla sua
entrata in vigore, la legge sull’adozione speciale aveva permesso di dare una famiglia a
oltre 30.000 minori, il che, tra
l’altro, è indicativo dell’altissimo
numero di bambini in stato di
abbandono esistenti’ nel nostro
paese. Eppure le richieste di adozione sono sempre state di gran
lunga superiori al numero di minori dichiarati in stato di adottabilità. Parecchi fattori hanno
intralciato finora una corretta applicazione di questa legge: a) il
limite di 8 anni di età per l’adottando esclude un’enorme fascia
di minori in condizioni del tutto
simili; b) moltissimi istituti per
minori evadono il loro dovere di
comunicare all’Autorità Giudiziaria gli elenchi trimestrali dei minori ricoverati in stato di adottabilità; c) la carenza di organismi e di strumenti dei Tribunali
per esercitare un controllo approfondito sugli istituti per minori; d) lo scarso controllo delle
Regioni sugli stessi istituti; e) la
indifferenza della grande maggioranza dei giudici tutelari i
quali, per legge, sono tenuti a vigilare sulla situazione dei minori ricoverati.
Per questo, è molto sentita la
esigenza di modificare l’attuale
legge onde renderla ancor più rispondente ai diritti dei minori.
Con questa intenzione, nel 1979,
sono state presentate in Parlamento tre proposte di legge da
parte della DC, del PCI e del
PSI. Tutt’e tre prevedono l’innalzamento dell’età dei minori
adottabili dagli 8 ai 18 anni, e
la semplificazione delle procedure giudiziarie. Nello stesso tempo però, queste proposte hanno
tendenza a riproporre la priorità
dell’interesse dell’adulto rispetto
a quello del minore, e solo una
(quella del PSD contempla l’abolizione dell’adozione ordinaria e
deH’affiliazione. Ultimamente poi,
il Ministero di Grazia e Giustizia ha presentato un’altra proposta di legge caratterizzata non
solo dal mantenimento ma dall’ampliamento dell’adozione ordinaria e da un più ampio potere
conferito ai giudici tutelari i
quali, notoriamente, si disinteressano di questi problemi. Intanto,
diecine di migliaia di minori rimangono in istituti dove subiscono danni psicologici irreparabili
e si moltiplicano i casi di compravendita dei bambini con l’uso
più o meno legale della legge
sull’adozione ordinaria che molti
tribunali privilegiano rispetto all’adozione speciale.
Jean-Jacgues Peyronel
Pro restauri Tempio
di Luserna San Giovanni
In Memoria
di Gobello Elisabetta, i nipoti Livio e
Gianni L. 40.000; dei genitori di Rivoira Ida 50.000; di Susanna, Prassuit Valdo e famiglia 10.000; di Peyrot Luigi,
Danna 20.000; di Ribet Giovanni,
N. N. 250,000; di Tourn Aldo, Tourn
Franco 250.000; di Bertin Tinette, Pontet
Marisa e Nella 20.000; di BelJion Giulio, Rochon Maddalena 10,000; dei loro
Cari, P.E.S. (Peyrot) 25.000; dei suoi
Cari, Malanot Aillaud Anna 30.000; dei
suoi Cari, N. N. (Bellonatti) 50.000; di
Enrica e Mario, Bellion Jolanda e Luigi 20.000; di Pontet Luisa, Pontet, Monnet, Bellion 50,000; di Tourn Enrichetta,
Gaydou Clelia 30.000; di Bachstadt Walter Maian, Malvicini Alberto 50.000; di
Gay Stefano, Beux Augusto ed Emilia
20.000; di Malan Guido, Medico, N. N.
250.000; del past. Davide Peyrot, N. N.
100.000; di Roberto Ricca, la moglie
50.000; di Epaminonda Ayassot Elisa,
Ayassot Emma, Emilia, Bebe, Lyli 100
mila; di Albo Roberto, Ayassot Emilia
ved. Albo 100.000; di Pastorello Adele,
Scroppo Piera 50.000; di Decker Guido
e Mariuccia, Monti Emilia e Paolo 80
mila.
In Memoria di Edina Ribet Rostain:
Rostagno Avondetto L. 50.000; Gabello Livio 30.000; Boldrin Alda 50.000;
Barbiani Mariuccia e Gino 50.000; N.
N. di Edina e Giovanni Marco ,1.000.000;
N. N. (Pinerolo) 60.000; Robba Pavese
Evelina 50.000; Sappè Franco 10.000;
Boër Nini e Piero 10.000; Tamietti Maria 10.000; Soc. di Cucito 100.000; Calvino Medie Alma 20.000; Peyrot Enrico
150.000; Rostain Aldo e Maria Teresa
60.000; Rostain Èva ed Enrico 150.000;
Costantino Scaglia Paola 10.000; Bertin
Gustavo e Laura 20.000; Bonjour Sorelle
10.000; Pasquet Enrico e Rita 150.000;
Ribet Vinçon Paola 150.000; Bouissa
Clementina 10.000; N. N. (Torre Pellice)
100.000; Gay Lidia 50.000.
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RINGRAZIAMENTO
« Uanima mia s’acqueta in Dio
solo; da lui viene la mia salvezza; Egli solo è la mia rocca
e la mia salvezza, il mio alto ricetto; io non sarò grandemente
smosso »
(Salmo 62; 1-2)
11 19 dicembre 1981 è mancata all’affetto dei suoi cari
Long Jenny ved. Martinat
di anni 87
La famiglia commossa per le manifestazioni di affetto e di simpatia ricevute nella triste circostanza, ringrazia
quanti hanno preso parte al proprio
dolore.
Un ringraziamento particolare a Guido Gay, ai compagni di lavoro e vicini di casa del figlio Remo, al pastore
Davite e signora, al Dott. Ros.
Prarostino, 21 dicembre 1981
« In quel medesimo giorno, fattosi sera, Gesù disse loro: Passiamo alValtra riva ».
(Marco 4: 35)
<( Beati quelli che s’adoperano
alla pace, perché essi saranno
chiamati figliuoli di Dio »
(Matteo 5: 9)
E’ improvvisamente mancato
Emilio Carrou
Alpino
Affranti ne danno l'annuncio : la moglie Nini, i figli Enrico, Erica e Alberto, le nuore Kitti ed Elena, il genero
Franco, le adorate nipotine Nicoletta e
Alessandra; le sorelle Alba, Elena col
marito Aldo Ribet e famiglia, il cognato Giuseppe Baldi; la suocera Teresa
Borio; il nipote Chicco Baldi e famiglia; Gianni Gay e famiglia; la cugina
Emilia Lantaret e parenti tutti. Con
viva riconoscenza ringraziano tutti
quanti hanno preso parte al loro dolore.
Torino, 21 dicembre 1981
Ezio e Vanna Besson ricordano con
profondo affetto il caro amico
Emilio Carrou
e partecipano al dolore della famiglia.
RINGRAZIAMENTO
Í familiari di
Mario Costantino
commossi per la dimostrazione di affetto ricevuto ringraziano tutti coloro
che hanno preso parte al loro dolore
Miradolo - S. Secondo, 27 die. 1981
RINGRAZIAMENTO
« Tu es un asíle pour moi, tu me
garantis de la détresse, tu m'entoures de chants de délivrance »
(Psaume 32; 7)
E' mancala il 20 dicembre 1981 a
Luserna San Giovanni
Liline Beux
Il fratello Edmond (New York),
cognata, i nipoti e i cugini ringraziano
per la testimonianza.
Esprimono particolare gratitudine alla direzione, al personale e agli amici
ospiti dell'Asilo Valdese per Lambiente di affetto e di reciproca solidarietà
che intorno a lei si era così sensibilmente formato.
Tjiiserna San Giovanni, dicembre 1981
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12
12 uomo e società
8 gennaio 1982
COSTRUIRE LA PACE
CONGRESSO PRI LAZIO
L’obiezione di coscienza, oggi A favore dell’Intesa
Pubblicato dalla Claudiana un piccolo manuale pratico utile per estendere una delle forme della protesta contro la guerra e gli armamenti
Fra i temi che il nostro settimanale tratta con maggior frequenza, quello della pace e del
disarmo sta giustamente prendendo uno spazio sempre maggiore: non passa numero in cui
non si dia notizia di marce della
no molto numerosi gli Enti che
accolgono le migliaia di obiettori che ogni anno si presentano.
Ve ne sono alcune centinaia (come ricorda il già citato opuscolo). Sono comunità terapeutiche,
centri per drogati, per anziani.
mente avviare un serio dibattito
sulla possibilità della sua riconversione ad uso civile.
Concludendo queste note, ricordiamo che la regolamentazione del servizio civile alternativo ha recentemente subito un
Il Partito Repubblicano, nel suo recente Congresso del
Lazio ha affrontato il tema dell’Intesa approvando all’unanimità’l’ordine del giorno che riportiamo. Si tratta di un evidente appoggio alle assicurazioni dateci dal governo e di uno
stimolo per il presidente del consiglio da parte del suo partito a superare le eventuali ulteriori difficoltà.
non SI dia notizia di marce della centri per urogau, pci
pace, di prese di posizione di per handicappati, organizzazioni ampliamento colla legge n 219
a: Amnestv Internatio- del 14 maggio 1981 che consente
Chiese, di istituzioni, di iniziati
ve, ecc. In un mondo che ormai
sembra abbia passivamente accettato la terrificante corsa agli
armamenti come unico « modus
vivendi » è più che mai necessario che, in quanto credenti, facciamo quanto sta in noi per denunciare, prima, e respingere,
poi, questa perversa escalation,
la cui potenzialità supera qualunque immaginazione: secondo
dati ufficiali (per altro sempre in
ecologiche. Amnesty International, il MIR, il Mov. cristiano per
la Pace, varie opere sociali della
Chiesa evangelica, ecc.
Tre proposte
Ma, oltre a questo rifiuto delle
armi ed a questo servizio svolto
nei riguardi dei sofferenti e dei
« minimi », sono state anche for
del 14 maggio 1981 che consente
ai giovani di leva residenti nei
comuni danneggiati dal terremoto del 1980, di prestare servizio
civile nelle zone terremotate, come già ampiamente illustrato nel
n. 34/36 di questo settimanale.
Ci auguriamo che molti nostri
giovani si sensibilizzino sempre
più a questi problemi (sperando
nello stesso tempo che gli adulti
dei due sessi trovino altri modi
validi di lavorare per il disarmo)
Il Congresso dei Repubblicani
del Lazio, riunito a Roma il 4-5-6
dicembre, nella consapevolezza
che la limitazione della libertà
di una parte dei cittadini costituisce una limitazione della libertà di tutti, richiama l’attenzione dei parlamentari repubblicani
sul ritardo da parte dello Stato
Italiano nella firma dell’Intesa
con le Chiese rappresentate dalla
Tavola Valdese.
Questa Intesa, già perfezionata e definita fra le due parti e
per la cui attuazione si sono già
impegnati esplicitamente i governi Forlani e Spadolini, dovrebbe porre fine ad una non più
dati ufficia fne^ « minimi », sono state anche tor- validi di lavorare per il disarmo accettabile differenza di tratta
ferTori Li rrelltàV^ordT^^^^^ malate delle proposte di azion ^ consigliamo loro di leggere il ^^^^o tra i cittadini per quel
Si fri Strategici (e cioè in- operative e divulgative contro il citato opuscolo della Clau- concerne il libero esercizio
mrcSntinentah) di teatro (rò crescente pericolo belli- ¿i^^a (dal modico prezzo di Lire
tercontmentali),_di teatro (.riser Tramite i movimenti nonyio- j oqq. qualche sigaretta in me
lenti e la Lega degli obiettori di uo...). Esso, oltre ad elencare in
coscienza sono state formulate apertura vari indirizzi utili, contre proposte specifiche. La pruna legislazione sull’obiezione
consiste in un controllo parla- coscienza, fornisce consigli
vati all’Europa, Russia compresa)
e tattici (a più breve gittata)
sono stimati in circa 20 mila. E’
stato calcolato che sotto i piedi
di ogni singolo individuo della
Ipllo A*. ^ J 11 di V--vj — J ■—■
terra'è come se ci fosse un « tap- mentare della esportazione delle pj-atjuj sul modo di fare le deterrà e come se c nqto 1 Italia e al ^ande e reca alcune testimonian
peto » di esplosivo ad alto potenziale che si avvicina alle quattro tonnellate. E tutto questo,
nel nome della « legittima difesa» principio sacrosanto all’ovest
come all’est. Ciononostante, la
ricerca e la produzione di armi
nuove continua, tesa alla realizzazione di quell’arma assoluta allo stesso tempo onnidistruggente
e indistruttibile (come dice Norberto Bobbio).
Di fronte a questa cultura, a
questa legalizzazione, a questa
« giustificazione » della violenza è
più che mai essenziale opporre
una metodologia, una cultura della nonviolenza. E’ quanto fanno
migliaia di giovani i quali, compiendo un passo che potremmo
definire di « disarmo unilaterale
personale » obiettano al servizio
militare scegliendo quello civile
sostitutivo, con un grosso sacrificio di tempo (il seryizio civile,
al pari di quello militare non
armato, è infatti più lungo di ben
otto mesi di quello di leva).
Una legge carente
La legge sull’obiezione di coscienza (n. 772 del die. 1972) oltre a recare la grave discriminazione di cui sopra, è quello che
aulii (com w ------ j. 1 \
quarto posto a livello mondiale).
La seconda richiede la pubblicazione di dette esportazioni; la terza è vòlta ad attuare una approfondita indagine sulle vere dimensioni della nostra industria
delle armi per poter successiva
ze di obiettori, -degne di meditazione.
Roberto Peyrot
(1) A che punto siamo col servizio
civile, Claudiana, collana « Attualità »,
1 noi T 1 nnn
che concerne il libero esercizio
della loro fede religiosa e prevede il libero accesso delle Chiese rappresentate dalla Tavola
Valdese per le pratiche religiose
e l’assistenza spirituale in tutte
le istituzioni pubbliche e collettive in cui tale diritto è già previsto per la Chiesa cattolica.
« Intese » con le « confessioni
religiose diverse dalla cattolica » sono esplicitamente previste
dalla Costituzione nello stesso
art. 8 che garantisce a tutte le
confessioni uguale libertà da
vanti alla legge; la Intesa con le
Chiese rappresentate dalla Tavola Valdese darebbe attuazione al
dettato costituzionale superando limiti e discriminazioni nell’effettivo esercizio della libertà
religiosa, non prevedendo alcun
onere finanziario da parte dello
Stato e nessun esercizio di potere nella vita pubblica del Paese: le Chiese rappresentate dalla
Tavola Valdese infatti non chiedono e non desiderano alcun sostegno finanziario da parte dello
Stato e faranno fronte direttamente ad ogni onere derivante
dalla loro attività.
Il Congresso dei Repubblicani
del Lazio chiede perciò che con
la sollecita firma di questa e, non
appena definite, delle Intese con
le altre confessioni religiose e
con la rapida approvazione delle
relative leggi di esecuzione da
parte del Parlamento si compia
un altro passo verso la completa
attuazione della Costituzione e
verso un effettivo rispetto per i
fondamentali diritti dell’uomo.
f.to Sandro Masini; Ludovico
Gatto; Mario Di Bartolomei;
Enzo Bernardi; Adriano Petrocchi; Anita Pino; Benito
Garrone; Alberto Balzani.
Rifiuto tutte le violenze
Pubblichiamo da «Azione nonviolenta» (sett.-ott. ’81) questa testimonianza di un obiettore che è stato arrestato a Peschiera il 10 ottobre durante una manifestazione antimilitarista Roberto Maggetto si trova ora nel carcere militare di
Porte Noccea (Roma), dove i lettori potranno scrivergli e protestare presso le autorità militari.
Mi chiamo Roberto Maggetto.
Ho inoltrato domanda al Ministero della Difesa per ottenere il
riconoscimento dell’o.d.c. (obiezione di coscienza) che la legge
concede a tutti coloro la cui « vita sia basata su profondi convincimenti religiosi o filosofici o morali». Tale domanda mi è stata renazione di cui sopra, e queiio cne spinta da una «
è. Ad esempio, la commissione f dei
nominata dal ministro della Di- ritto di giudicar q
fesa, la quale deve dare il prò- miei
prio parere sulla fondatezza o do i motivi . jp„ente
meno dei motivi del richiedente la legge, ha
non può in pratica valutare con produrre la seguente motivazm
serenità e giustizia le domande ne che io lascio al vostro giudi
(quante ne sono respinte!) e pertanto la sua operatività diventa
quanto mai inopportuna. Questo
fatto — ricorda il recente opuscolo della Claudiana sull’argomento (1) — portò a suo tempo alle
dimissioni dalla commissione dello psicologo valdese prof. Ezio
Ponzo, il quale precisava che (oltre alle carenze su ricordate) « i
colloqui, le domande fatte, non
sono state messe a verbale neppure sommariamente... malgrado
le mie sollecitudini ».
Un’altra carenza della legge è
stata successivamente ovviata, a
seguito di una nutrita assemblea
di obiettori e di Enti disposti ad
offrire posti di servizio civile avvenuta nel 1973, che richiedeva
l’istituzione di un corso di formazione preventivo da computare ovviamente nella durata del
servizio, poi concesso dal Ministero della Difesa. Detto corso
prevede alcune ore di lavoro pratico (come ad es. assistenza agli
invalidi) e studi sull antimilitarismo, la difesa popolare nonviolenta ed altri argomenti. Oggi so
zio così come mi è capitata fra
le mani (anche perché si commenta da sola).
Ecco dunque l’oracolo:
« Il giovane, non solo non ha
offerto validi elementi a conforto
della sua affermazione di contrarietà all’uso delle armi e della
violenza, ma con il suo comportamento nella vita di relazioni ha
dimostrato di non possedere quei
requisiti che la legge pone a fondamento del riconoscimento dell’obiezione di coscienza ».
Un curriculum di
violenze subite
A corredo di tale giudizio espresso dalla commissione sulla
mia persona, voglio allora aggiungere il mio « curriculum vitae ». Fin dai primi giorni di vita
la mia esperienza ha conosciuto
soltanto istituti e suore in quanto — abbandonato a 11 giorni
dalla nascita — ospitato i primi
6 anni in un orfanotrofio di Ve
nezia e dai 6 ai 16 presso 1 istituto cosiddetto «medico-pedagogico » Nordera di Caldogno (Vicen
Mi sono più volte chiesto perché, a differenza di altri, questo
istituto vantasse l’etichetta di
« medico-pedagogico » e per l’esperienza che ho avuto dovrei
trarre le seguenti conclusioni:
medico perché si faceva generoso
e abbondante uso di psicofarmaci (del tipo Noan, Neuleptil, Gar,
denal ecc.), pedagogico perché
l’educazione era garantita dalla
Chiesa nella sua espressione
femminile, cioè le suore.
Ecco qualche esempio di tale
pratica pedagogica. Se scappava
qualche parolaccia (non dico bestemmia!) il metodo educativo
prevedeva un cucchiaio (da cucina, non da caffè) colmo di sale
da prendere per via orale o, se
renitente, una dose di botte per
altra via. Le punizioni corporali
erano l’elemento base di questo
metodo educativo che si esplicava in una vasta gamma di raffinatezze:
— contenimento a letto
— due primi piatti invece del 2“
piatto
— bagno di ortiche (stagione
permettendo! )
— doccia fredda con gli indumenti addosso e successiva
esposizione al freddo
— pulizie forzate
— cella buia per svariato tempo
talvolta anche senza pasto.
Considerando che queste violenze erano fatte a bambini di
6/10 anni, indifesi pure dal fatto
di non avere alle spalle una famiglia che protestasse, si ha così una dimensione più vera del
dramma che vivevamo all’interno
dell’istituto.
Man mano che si cresceva in
età (e robustezza!) le violeiwe
corporali diminuivano per lasciar
posto a quelle psicologiche, in
forma di ricatto. Un solo esempio! Mentre per gli scolari delle scuole dell’obbligo sono consuete le gite culturali a Venezia,
Trieste, Ravenna per noi dell’istituto invece la gita culturale consisteva in visite guidate al vicino
manicomio e ad un istituto di
subnormali gravi per metterci a
confronto con realtà peggiori e
per dirci poi, al momento opportuno, « se non fai il bravo, se non
fai il buono andrai a finire là
o là ».
La maturazione
di una linea di vita
Fino a 16 anni dunque il mio
è stato un vissuto di violenza a
tutti i livelli, privo dell’iter normale di sviluppo in sensibilità
sociale e affetti che una famiglia
avrebbe potuto dare. E solo a 16
anni ho potuto lasciare l’istituto
medico-pedagogico grazie all’interesse di una giovane coppia
che mi ha sostenuto nel graduale recupero del mondo esterno.
Ho voluto così continuare gli
studi ed ho conseguito la maturità tecnica frequentando un
corso serale dal momento che,
durante il giorno, dovevo lavorare per mantenermi.
Naturalmente questo cammino dall’affido familiare alla ricerca di relazioni interpersonali
di amicizia, al trovar lavoro, casa, fino alla conclusione degli studi non poteva essere bruciato in
poco tempo ma ha avuto una
sua graduale e consolidata maturazione con l’inserimento concreto nell’attività lavorativa e
con la partecipazione diretta al
patrimonio ideale del mondo dei
lavoratori che, se per certi versi
ricalca ed evoca il mondo dell’istituto, per altri aspetti però
esprime una notevole ricchezza
di contenuti morali e sociali. Il
che mi ha condotto:
1) a riflettere con un certo
distacco sulla personale esperien.
za di violenza subita;
2) a maturare scelte conformi al rifiuto di tutte le violenze,
compreso il militarismo in quanto tale, e mi ha reso disponibile
a spendere un momento della
mia vita a favore della collettività. Il caso finisce qui.
Rinnegare me stesso
o finire in galera
A questo punto sono d’obbligo
alcune considerazioni.
La legge garantisce l’obiezione
di coscienza ma prevede una
commissione « inquisitrice » che
si arroga il diritto di giudicare
le profonde convinzioni religiose,
filosofiche o morali dell’obiettore
e di respingerle sulla scorta di
informazioni raccogliticce e poco
rispondenti al vissuto dell’obiettore.
Anche a me, come ho premesso, la domanda di obiezione è
stata respinta e di conseguenza
mi si offrono due possibilità: o
rinnegare me stesso accettando
di prestare servizio militare presso il corpo al quale sono destinato, oppure affrontare la galera.
Pur confessando una certa paura preferisco questa seconda alternativa:
— per coerenza con la crescita
sociale e la sensibilità antimilitarista maturate fino ad og
— per migliorare la legge sulla
scorta delle considerazioni
precedenti;
— per la stima che nutro e la
solidarietà che devo a quanti, prima di me, hanno pagato personalmente affinché l’obiezione di coscienza fosse riconosciuta.
Roberto Maggetto