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Anno 128 - n. 14
3 aprile 1992
L. 1.200
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Gruppo II A/70
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a: casella postale - 10066 Torre Pellice
delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
BUDAPEST, 24-30 MARZO
protestanti
di fronte all’Europa
180 delegati hanno rappresentato In una storica assemblea un’ottantina di chiese europee
Una
con
INTERVISTA AL MODERADOR DELLA MESA VALDENSE
forte sintonia
le chiese italiane
« E’ la prima volta nella storia
che il protestantesimo europeo si
incontra in quanto tale, qui a Budapest », ha esordito Paolo Ricca
prima di presentare la sua relazione sull’ecumenismo interprotestante. 180 persone infatti si sono date
appuntamento nella capitale ungherese dal 24 al 30 marzo, per
dare vita alla prima « assemblea
protestante europea ». Provenienti
da 27 paesi, esse rappresentavano
tutte le chiese protestanti storiche
europee.
In questa grande e bellissima
città, capitale mitteleuropea carica di storia e di cultura, ma anche
simbolo di un passato prossimo
che sembra già remoto, si è svolto
questo atteso raduno della grande
e variegata famiglia protestante
del vecchio continente europeo ormai senza frontiere. Budapest, città-ponte tra Buda e Pest, ma anche tra Est e Ovest, era il luogo
più indicato per manifestare la volontà dei protestanti europei di
incontrarsi e di confrontarsi affinché la voce della Riforma sia chiaramente espressa nel concerto delle chiese e dei movimenti chiamati a costruire una nuova Europa
unita.
All incontro hanno partecipato
180 delegati in rappresentanza di
80 chiese protestanti, oltre 40 giornalisti e numerosi invitati e osservatori. Tra questi ultimi erano
presenti il vescovo cattolico John
Radano, rappresentante del Consiglio pontificio per l’unità dei cristiani, e il metropolita ortodosso
Darnaskinos, del patriarcato ecumenico in Svizzera. Numerosi anche i rappresentanti provenienti
dalle nuove repubbliche europee:
Russia, Ucraina, Slovenia, Lettonia, Estonia.
L assemblea, pienamente riuscita malgrado alcune carenze organizzative, è stata convocata per
« promuovere la testimonianza e
il servizio comuni delle chiese
protestanti in Europa » e per portare un « contributo alla preparazione dell’Assemblea generale della Conferenza delle chiese europee
che si svolgerà nel settembre ’92
a Praga ».
Il prof. Lukas Vischer, uno dei
promotori più convinti dell’iniziativa, nella conferenza stampa introduttiva ha spiegato che,, dopo
il crollo dei regimi totalitari nel^’Est europeo, si sentiva il bisogno
di riunire le chiese protestanti che,
in fondo, « non si conoscono veramente », il che impedisce loro di
dare una risposta spirituale forte
e unitaria in un periodo storico di
grandi trasformazioni politiche,
economiche, sociali e culturali.
Alla critica espressa da alcune
chiese (in particolare dalle chiese
luterane scandinave, che hanno
mandato solo osservatori) di voler
contrapporsi al cattolicesimo e al
l’ortodossia, Vischer ha risposto
che non si trattava di un’iniziativa contrapposta ma parallela al
Sinodo dei vescovi europei a Roma e alla Binassi delle chiese ortodoss e a Istanbul. Il vescovo
Martin Kruse, di Berlino, ha sostenuto l’utilità e la necessità di
un tale incontro proprio nel rispetto della pluralità delle confessioni cristiane esistenti in Europa.
« La cristianità europea — ha detto parafrasando l’apostolo Paolo
— è un corpo dalle molte membra ».
Benché minoritario, il protestantesimo ha avuto un ruolo essenziale nella nascita e nello sviluppo dell’Europa moderna, precorrendo Tllluminismo dal quale è
stato poi fortemente influenzato.
Tale contributo, basato su una
concezione creativa e non antitetica del rapporto tra fede e ragione, non può mancare nel momento in cui l’Europa è confrontata,
spesso drammaticamente, alle sfi
Jean-Jacques Peyronel
(continua a pag. 3)
I valdesi del Rio de la Piata, stretti dalle difficoltà economiche dei
loro paesi, dedicano una grande attenzione al settore ecumenico
Le giornate di Hugo Malan, pastore valdese a Colonia Cosmopolita e moderador della Mesa
vaidense, sono ricche di incontri,
dibattiti pubblici, visite. Lo incontro alla Foresteria valdese di
Torre tra una visita e l’altra e gli
chiedo subito: come va? Qual è
la situazione generale in Argentina ed Uruguay?
« Sono venuto aui anche con la
richiesta di quattro persone di
ottenere il certificato di nascita
del bisnonno. Sono persone che
vogliono diventare italiane perché credono che la doppia cittadinanza dia loro maggiori garanzie per il futuro. C’è la coda davanti all’ambasciata per questo
tipo di pratiche ».
La situazione economica in Argentina ed in Uruguay è peggiorata moltissimo per molta parte
della popolazione. I piani economici riescono a ridurre l’inflazione ma al prezzo di un vertiginoso
aumento della disoccupazione.
Sono stati licenziati migliaia di
impiegati pubblici nelle scuole,
negli uffici, alle poste.
« Il risultato è sì un risparmio
dei costi dello stato, ma anche
servizi inefficienti. Per esempio
a Montevideo non si distribuisce
che saltuariamente la posta e bisogna ricorrere ad altri mezzi di
tipo privato per far recapitare le
lettere ».
In questa situazione le chiese
valdesi che operano in Argentina
ed Uruguay hanno il problema di
far quadrare i conti.
« La Mesa vaidense ha deciso
di pagare i pastori solo con i soldi che vengono dalle chiese locali
sudamericane. Questa decisione
è stata particolarmente pesante
per le famiglie pastorali. Dall’ottobre scorso i pastori non hanno
mai ricevuto l’assegno pieno, solo acconti. E questo succederà
ancora in questo mese di marzo.
La crisi economica tocca infatti
le famiglie valdesi, anche quelle
tradizionalmente "benestanti”; c’è
minore disponibilità alla contribuzione. Il Sinodo che si è svolto
a Ombues de Lavalle dal 16 al 20
febbraio ha dedicato molto del
suo tempo a questa questione. Si
è dibattuto prima in commissione
e poi anche in plenaria. Si è ri
ERODE ANTIPA E GIOVANNI BATTISTA
Il dovere di scegliere
« ...Il re ne fu grandemente rattristato; ma a
motivo dei giuramenti fatti e dei commensali,
non voile dirle di no; e mandò subito una guardia con l’ordine di portargli la testa di lui ».
(Marco 6: 26-27)
Si dice che molti elettori rischino di restare
a casa, o di andare... a pesca. Non ho intenzione
di schierarmi con coloro che hanno troppo creduto all’idea di « sistemarsi », alla propria invulnerabilità, e anche all’infantilismo del corpo elettorale. Il primo teorema in politica, come in omiletica (scienza? della predicazione), è che la gente
non è imbecille, e che niente la irrita più dell’essere tenuta da parte, o di non poter ascoltare che
autogiustificazioni o autoglorificazioni.
Semplicemente, per queste persone, per questi
fratelli, vorrei ricordare brevemente ciò che capitò a un uomo che, anch'egli, secondo l’Evangelo
di Marco, rifiutava di scegliere. Si tratta di Erode
Antipa, uno dei figli di Erode.
Tutti sanno che questo Erode Antipa aveva,
fra le altre sue miserie, una vita coniugale assai
complessa; aveva infatti sposato la propria nipote,
moglie del di lui fratello.
E Giovanni Battista, che sembra essere stato
meno intransigente su altre nefandezze di Erode
Antipa, allora saltò su per dire senza alcun timore:
« E’ proibito! ». Proibito senza dubbio tanto per
la legge civile che per quella religiosa. Parte
dal deserto per incontrare il reuccio e ricordargli,
a rischio della propria vita, che le leggi valgono
per tutti.
Ovviamente egli si ritrova subito in prigione,
non a causa di Erode, che pur apprezzando il
suo coraggio non gradisce di essere stato ripreso
in pubblico, ma a causa di Erodiade, moglie di
Erode, incarnazione perpetua della sua colpa.
Quest’ultima non è più regina né donna, è trasgressione. Sa che finché Giovanni Battista sarà
lì, lei non potrà incarnare nient’altro che la col
pa di Erode. Anche nel loro letto regale, Giovanni
Battista sarà frapposto a loro. Allora decide:
« Giovanni Battista deve morire ».
Il fatto è che — ed è qui che questa stona
diventa molto attuale — Erode non vuole separarsi da Giovanni Battista più di quanto voglia separarsi da Erodiade. Alla fine apprezza il Battista,
lo rispetta, lo protegge e lo ascolta anche volentieri; crede anche che tale situazione possa protrarsi, senza dover scegliere tra Giovanni Battista e Erodiade.
Da « buon » re, come crede di essere, sa molto bene che dovendo scegliere, conviene di più
tenersi un buon ministro piuttosto che un’amante.
Ma la cosa più semplice è avere tutti e due, e
soprattutto non dover mai scegliere.
Per una di quelle fatalità di cui ci si accorge
solo dopo, sceglierà la morte di colui che voleva
salvare, che incarnava la ragione, la legge, i buoni consigli... E per una colpa solo sua a lui verrà
poì'tata la testa sanguinante del Battista su un
piatto: l’ultima cosa che avrebbe voluto, la peggiore di tutte. Non avendo voluto scegliere per tempo si ritrova con un delitto — e che delitto — sulle spalle.
Adesso non venitemi a dire, voi astensionisti,
che questo non potrebbe mai capitarvi, che non
avrete mai, a metà del vostro pranzo, la testa di
un amico sulla coscienza. Andate in Germania a
chiedere ai pastori che nel 1930 sostenevano che
quanto stava accadendo non li riguardava! E
soprattutto che i cristiani non dovevano scegliere, perché non era quello il ruolo della chiesa.
Andate a chieder loro quante teste di Giovanni
Battista si sono visti servire poco tempo dopo!
Alcuni, che non potrebbero rispondervi se non
attraverso questa storia, potrebbero dirvi che è
proprio la loro che hanno essi stessi messo sul
piatto. Non perdiamo, quindi, la testa. Votiamo
e scegliamo!
Alphonse MaiUot
Il pastore Hugo Malan, moderador della Mesa Vaidense.
nunciato per questo alla serata
pubblica del 17 febbraio. Ogni
deputato di chiesa ha spiegato la
situazione della sua chiesa ed ha
illustrato gli impegni finanziari
che questa assumeva. Si è poi
formato il bilancio preventivo
della Mesa; si è così potuto meglio sperimentare la solidarietà
tra le chiese che hanno di più e
le chiese che hanno di meno. Dalla discussione è venuta fuori una
decisione che dovrebbe garantire
per tutto Vanno (da aprile '92 a
marzo ’93) lo stipendio regolare ai pastori ».
Stipendio che non è sicuramente alto (375 mila lire mensili in
Argentina, 290 mila lire mensili
in Uruguay). Il Sinodo, esaminando la situazione finanziaria, ha
anche evidenziato il fatto che i
motivi della crisi non riflettono
solo la situazione di crisi generale ma anche una crisi spirituale
sul significato della contribuzione alla chiesa.
Contribuzioni
proporzionali
« L’esperienza delle chiese italiane ci è stata molto utile —
continua Hugo Malan —, abbiamo
deciso di proporre una disciplina nella contribuzione. La contribuzione alla chiesa deve essere
proporzionale al reddito, personale e periodica. Ed abbiamo insistito su quest’ultimo concetto
del dono periodico ». Insomma
anche in Uruguay e Argentina si
fa strada l’idea delle « 3 p ».
Se queste sono state le preoccupazioni principali, le chiese
valdesi in Sud America dimostrano una nuova vivacità; 27 pastori, due nuove appena consacrate: le pastore Claudia Tron e
Giorgio Gardiol
(continua a pag. 5)
2
fede e cultura
3 aprile 1992
OPERE DI BONHOEFFER
Un'audace
impresa editoriale
Due classici della spiritualità cristiana vengono tradotti sulla
base dell’edizione critica ora in corso di pubblicazione in Germania
La pubblicazione, in un unico
volume, di due importanti e famosissime opere di spiritualità’
inaugura un’audace impresa editoriale della Queriniana: si tratta della traduzione delle principali opere di Bonhoeffei’, sulla
base dell’edizione critica in corso di pubblicazione in Germania.
Le opere previste (oltre a quelle incluse in questo volume:
Sanctorum Communio; Atto ed
essere; Creazione e caduta; Sequela; Etica; Frammenti da
Tegel; Resistenza e resa) sono
già state tradotte e hamio avuto
larghissima diffusione anche in
Italia; di alcune, come Resistenza e resa, esiste anche im’edizione italiana criticamente molto
pregevole la novità di questa
nuova edizione Queriniana consiste nell’apparato critico e nelle Postfazioni elaborate dai curatori dei DBW (Dietrich Bonhoeffers Werke, l’edizione completa dell'opM5 bonhoeffenano):
un condensato del meglio della
ricerca su questo grande padre
della chiesa del XX secolo. Augurando all’iniziativa il meritato
successo, esprimo la speranza
che alle opere fin qui annunciate venga aggiunta una scelta degli scritti « minori »: sicuramente l’edizione critica tedesca aggiungerà non poco materiale a
quanto fin qui raccolto nei sei
volumi delle Gesammelte Schriften, e solo parzialmente tradotto’; data la ricchezza teologica
degli scritti anche occasionali di
Bonhoeffer, è più che auspicabile che essi vengano resi accessibili al lettore italiano nella misura più ampia possibile.
I testi presentati in questo volume sono ormai due classici della spiritualità cristiana. Vita comune illustra la concezione bonhoefferiana della comunità confessante, così come è stata messa
in pratica a Finkenwalde, il seminario in cui i pastori della
Chiesa confessante ultimavano
la propria preparazione in vista
di un ministero che sarebbe stato caratterizzato da difficoltà e
prove drammatiche. Retta dottrina, sottolineatura del Sermone sul monte e centralità del
culto, il tutto in un’atmosfera
di intensa concentrazione e disciplina spirituali; questi i capisaldi della vita comunitaria nella concezione di Bonhoeffer. A
oltre cinquant’anni di distanza
dall’uscita del libretto, il nostro
protestantesimo, alla ricerca di
una proposta spirituale incisiva,
trova in questo testo una sfida
potente: non è obbligatorio essere d’accordo con Bonhoeffer
(Barth, ad esempio, formulava
serie riserve) né, tantomeno, tentare di replicare Tesperimento
di Finkenwalde: è invece indispensabile, per una teologia e
una vita di fede che si vogliano
evangeliche, confrontarsi con serietà con le affermazioni mozzafiato di Vita comune.
II saggio di introduzione alla
preghiera dei Salmi si inserisce
nella grande tradizione protestante (non priva, però, di importanti radici nella tradizione
antica e medievale) di una preghiera « oggettiva », estroversa,
attenta alla concretezza già data
della parola di Dio più che ai
moti dell’animo umano. A
Finkenwalde il Salterio veniva
pregato con assiduità, in modo
che nel giro di una settimana
lo si recitasse per intero, comunitariamente. In effetti, il gusto
per i Salmi può nascere solo
dalla consuetudine con essi e
con il loro lin^aggio. Bonhoeffer propone di pregarli « con
Cristo », cioè di riferirli a lui e
di recitarli assieme a lui: opporre a questa intenzione considerazioni « storico-critiche » o simili significherebbe, naturalmente, fraintenderla in modo grossolano. Le comunità del Nuovo
Testamento e la chiesa antica
hanno imparato a pregare alla
scuola dei Salmi, e la loro esperienza di Cristo crocifisso e risorto si è imposta spontaneamente come unica possibile chiave interpretativa. Non credo che,
per la chiesa della fine del XX
secolo, il problema si ponga in
termini sostanzialmente diversi
e, in questo senso, il breve saggio di Bonhoeffer rimane altamente stimolante.
Fulvio Ferrarlo
‘ D. BONHOEFFER, Vita comune. Il
libro di preghiera della Bibbia, a cura
di G. L. Müller e A. Schönherr, tr.
it. di M. C. Laurenzi. V. 5° [primo
ad uscire) delle Opere di Bonhoeffer,
ed. it. a cura di A. Gallas, Queriniana, Brescia, 1991, pp. 194, L. 28,000.
’ D. BONHOEFFER, Resistenza e resa. Lettere e scritti dal carcere, a
cura di E. Bethge, ed, ital. a cura
di A. Gallas, Cinisello Balsamo, Edizioni Paoline, 1988’.
’ D. BONHOEFFER, Gli scritti, a cura di M. C. Laurenzi, Queriniana, Brescia, 1979.
FIRENZE
Rembrandt e la Bibbia
Un’opera che continua ad essere messaggio vivente di fede cristiana
« Quando desidero riposarmi
non sono gli onori che cerco,
ma la libertà »; così si esprime
nella sua eccezionale genialità
Rembrandt, il cui « ritorno » (dopo le celebrazioni per il III centenario della morte, 1669) è stato salutato da folle di studiosi
di tutto il mondo nelle mostre
antologiche di Berlino, Amsterdam e Londra (quest’ultima sarà
aperta fino al 24 agosto prossimo).
Promosso dal Centro evangelico di cultura « Pier Martire Vermigli » di Firenze, il 16 febbraio
il professore di storia dell’arte
Elio Rinaldi ha tenuto una conferenza sul tema Rembrandt e
la Bibbia, collegando l’attività artistica del genio olandese con il
suo fedele e altamente spirituale
messaggio evangelico.
In questa « ripresa » non va
dimenticato che tra i maggiori
critici va annoverato il pastore
olandese Visser’t Hooft, che fu
autorevole rappresentante del
Consiglio ecumenico delle chiese (Rembrandt et la Bible,
Neuchâtel, ed. Delachaux et
Niestlé).
L’oratore, dopo la presentazione del pastore Conte e dello
storico prof. Caponetto, ha rilevato che l’artista ricercò sempre
nelle sue numerosissime tele a
soggetto religioso e nelle sue
note acqueforti ia verità eterna,
in una disperata, personale energia tesa alla liberazione da ogni
tradizionale tematica.
Nelle dolorosissime vicende
della sua famiglia (in pochi anni scomparvero la giovane sposa e tre dei quattro figli, tra
cui il ventisettenne Tito), Rembrandt seppe trovare la forza di
isolarsi dal mondo; fu in questa
solitudine che trovò l’unico vero
conforto nelle pagine meravigliose della Bibbia, il solo libro,
si noti bene, trovato dal notaio
all’atto della morte nell’inventario dei beni.
In un paese come l’Olanda dove il protestantesimo era presente con il suo culto privo di immagini, sorse il genio di Rembrandt che, in un modo del tutto originale, fu spiritualmente
il più eloquente e uno dei più
sublimi pittori religiosi.
Il primo grande segreto
sta indubbiamente nella sua
libertà di cristiano che gli
permise di scegliere il tema biblico sacrificando una sterile,
stereotipata tradizione per una
visione rivissuta non solo attraverso le qualità pittoriche ma nella sua posizione di credente; così, coraggiosamente, seppe sostituire a qualsiasi atteggiamento
di esterna partecipazione trionfalistica (vedi il fiammingo
Rubens) la sua testimonianza cristiana in un’arte che « predicava » la buona novella. L’artista
ricreò una « mitologia biblica »
come in un secolo a lui precedente era stata ricreata una mitologia classico-pagana.
La famosa luce « spirituale »
fosforescente su fondi scuri mo
PROTESTANTESIMO IN TV
« Evangelici nel Mezzogiorno »: con questo titolo la trasmissione ha illustrato la sera del 22 marzo alcuni nostri
interventi in quella realtà che
così drammaticamente si pone, oggi più che mai, all'attenzione di tutti, e ha proposto un’analisi del loro significato.
Non dunque una presentazione sistematica della presenza evangelica nel Sud (presenza che affonda le sue radici nella storia del nostro
paese), come il titolo poteva
far pensare.
Conduceva Paolo Naso, au
co-religioso (pensiamo a quanto ancora incida la superstizione, e non solo nel Sud);
— il nostro Dio non si
rassegna di fronte al male e
neppure di fronte alla morte
(come ci dimostra la resurrezione di Gesù), ed è questo che dobbiamo annunciare
e rendere evidente;
— è essenziale proporre
per i giovani nuovi modelli
che siano in alternativa a
quelli dominanti del « più
forte » e del « più furbo ».
G. Priulla, dell’Università di
Catania, nega l’esistenza di
una società civile pulita con
^Mezzogiorno
tore di un libro sulla questione meridionale e direttore di
’’Confronti”.
Qualche esempio:
— A Palermo si è aperta
nell’89 una Comunità alloggio
per minori colpiti da provvedimenti penali, che vuole costituire un’alternativa al riformatorio.
— Un lavoro di animazione
giovanile è avviato a Napoli
per creare nuove forme di
aggregazione. (Parlano delle
due esperienze gli operatori
B. Toscano e F. Gioia).
— Ancora a Napoli l’ospedale evangelico, un’isola di
efficienza, rischia di chiudere
per l’inefficienza dell’ente pubblico, che non corrisponde le
rette dovute, come ci spiega
L. Cirica del Comitato di gestione.
Gli altri intervistati (i pastori Sergio Aquilante, Anna
Maffei, Mauro Pons) concordano sulle considerazioni nel
merito, che così si possono
sintetizzare:
— si tratta, con le nostre
modeste forze, di dare segnali di speranza e di creare
« luoghi di criticità »;
— è tuttora necessario ostacolare il compromesso magi
trapposta al mondo politico
corrotto. In ambedue i campi ci sono forze positive e
negative (anche se — mi permetto di aggiungere — di
fronte al comportamento
scorretto dei politici la società civile finisce col sentirsi «assolta»).
E’ stato anche ribadito —
se ancora ce ne fosse bisogno — che gli interventi nel
sociale non sono estranei al
messaggio evangelico ma ne
sono la logica conseguenza.
La trasmissione, valida nei
contenuti, non ha presentato
le varie iniziative dal vivo.
Conoscere i destinatari degli
interventi e non solo gli
operatori avrebbe maggiormente vivacizzato il discorso.
In apertura la rubrica si
era aperta con una dichiarazione dì soddisfazione per l’esito delle votazioni in Sud
Africa e per l’autocritica operata da quelle chiese protestanti che per tanto tempo
hanno tollerato e addirittura
difeso la vergogna dell’apartheid.
Al termine, una pertinente
riflessione sulla parabola del
figliol prodigo.
Mirella Argentieri Bein
strava intimamente il cuore dell'uomo toccato dalla grazia divina; il resto è posto nell’ombra.
Una delle opere più conosciute:
Il pezzo dei cento fiorini è, in
sintesi, tutto il capitolo 19 dell’Evangelo di Matteo, in cui Cristo è al centro di una folla bisognosa, mentre La ronda di notte parte da un fatto di cronaca
per giungere ad una visione che
è come un inno di indipendenza.
E’ impossibile trattare le numerosissime opere di natura
evangelica; nell’anno della morte dipinse il Figliol prodigo dove
si rappresenta ai piedi del Padre che accoglie misericordioso
chiunque riconosce il proprio
peccato. Per ultimo, come non
rievocare i tanti autoritratti nei
quali l’artista si rappresentò, non
certo per esibizionismo, ma per
studiare le trasformazioni del
suo volto dove i solchi delle
rughe sono quelli della sua coscienza.
Possiamo concludere, quindi,
che Rembrandt ci rivolge ancora
oggi, a distanza di oltre 300 anni,
un messaggio vivente tratto dalla sua fantasia di artista, ma
Soprattutto di cristiano.
Raramente un uomo ha lasciato come lui un testamento personale che appartiene allo stesso tempo a tutta l’umanità.
La conferenza, corredata da apposite diapositive, ha permesso
di conoscere anche in forma visiva i valori tecnici di questa
straordinaria personalità.
Sabato 4 aprile — TORINO: Alle
ore 15,30 presso la Chiesa di Gesù
Nazzareno (via Duchessa Jolanda ang.
via Palmieri), organizzato dal SAE
avrà luogo un dibattito sul tema Ecumenismo in terra di missione... quale
testimonianza? Parleranno il past. Bruno Tron, suor Eugenia Bonetti, missionaria della Consolata, e padre Ottavio
Fasano, frate cappuccino. L'incontro
terminerà con una cena comune. Tutti
sono vivamente invitati.
Sabato 4 aprile — ROMA: Presso la
Chiesa evangelica internazionale (via
Chiovenda, 57) con inizio alle ore 9,
si tiene la giornata nazionale di preghiera delle donne. Per informazioni
tei. 06/7216400 (Rosanna Lilli).
Venerdì 10 aprile — GENOVA: Il
ciclo di incontri organizzato dal SAE
su « Peccato, msericordia e salvezza ■>
prevede per le ore 17,30, nella sala
della Banca di Genova e S. Giorgio,
una conferenza dei proff. Paolo Ricca
e don Giampiero Bof sul tema; Misericordia e giustizia di Dio.
Sabato 11 aprile — MILANO: Alle
ore 15, nella sala al 1° piano di via
Sforza 12/a, si tiene l'ultimo incontro della serie dedicata all'etica protestante.
Sabato 11 aprile — UDINE: L'Associazione culturale evangelica « Guido
Gandolfo » organizza per le ore 18,30,
presso la sala Ajace (piazza Libertà),
una conferenza del prof. Paolo Ricca
sul tema; Il papato come problema
ecumenico.
Domenica 12 aprile — ROMA: Per
la serie di incontri organizzati dal SAE
sulla testimonianza dei credenti e la
diaconia politica, alle ore 16, presso
le suore francescane missionarie di
Maria (via Giusti, 12) si tiene un incontro a cui partecipano Paolo Naso,
giornalista di « Confronti », e Roberto
Portile, cattolico, studioso di problemi
economici, sul tema: Testimonianza comune e questione economica.
Venerdì 17 - martedì 21 aprile —
MONTEFORTE IRPINO (Av): Si svolge
il campo single di Pasqua. Il programma prevede gli arrivi il venerdì, la
gita agli scavi di Pompei e a Sorrento, con pranzo al sacco, il sabato;
il culto ad Avellino e un giro per
Napoli la domenica; una conferenza e
una passeggiata il lunedi. Per informazioni tei. 081/8848955 oppure 0825/
682698.
2-3 maggio — PRATO: Presso il palazzo comunale l'Associazione laica di
cultura biblica « Biblia », col patrocinio del comune, organizza un convegno in collaborazione con l'Accademia
italiana della cucina, dal titolo: il cibo
e la Bibbia; ’’Andate, mangiate carni
prelibate e bevete vino dolce”.
Saranno presentate relazioni sui temi: Il cibo nella Bibbia: « videro Dio,
mangiarono e bevvero » (prof. Paolo
De Benedetti); Il linguaggio dei cibi
(avv. Giovanni Goria); Mangiare davanti
a Dio o mangiare Dio? Riflessioni sulla comunione e sul sacrificio nella storia comparata delle religioni (prof. Aldo Natale Terrin); Dacci oggi il nostro
pane quotidiano (prof. Folco Portinari);
La simbologia biblica del mangiare e
del bere (prof. Antonio Bonora); Il vino e la Bibbia (prof. Daniele Garrone):
Regole alimentari ebraiche (rav. Sergio
Sierra); Cena pasquale ebraica ed eucarestia cristiana (prof. Carmine Di
Sante). Per informazioni e iscrizioni;
« Biblia », via A. da Settimello 129 50040 Settimello (Fi). Tel. 055/8825055,
fax 055/8824704.
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3 aprile 1992
commenti e dibattiti
IL DOCUMENTO DELLA SINASSI ORTODOSSA
«A tutti gli uomini
di buona volontà»
Le preoccupazioni per la questione uniate - Le perplessità su alcuni sviluppi recenti nel contesto ecumenico
I protestanti
di fronte all’Europa
Il 15 marzo 1992 — domenica dell'ortodossia — i
14 primati delle chiese ortodosse di tutto il mondo,
riuniti al Panar (sede del
Patriarcato ecumenico di
Costantinopoli, Istanbul),
hanno sottoscritto una dichiarazione comune sui temi dell'unità ortodossa,
dell'ecumenismo e dei problemi etici nella società
contemporanea. I primati
presenti erano: il patriarca
ecumenico Bartolomeo di
Costantinopoli, i patriarchi
Parthenios di Alessandria
d'Egitto, Ignazio di Antiochia, Diodoro di Gerusalemme, Alessio di Mosca,
Paolo di Belgrado, Teoctist
di Bucarest, Maxim di Sofia, gli arcivescovi Seraphim di Atene, Wasyli di
Varsavia, Dorothej di Praga e Giovanni di Carelia
(Finlandia). Assenti, ma
ugualmente firmatari del
documento in quanto rappresentati da altri prima
ti, il patriarca georgiano
Elias e l'arcivescovo cipriota Crisostomo. Pubblichiamo di seguito una sintesi
del documento, e la traduzione dei brani che riguardano il movimento ecumenico.
Il documento si apre
con l'elenco dei partecipanti ed un saluto rivolto, oltre che ai vescovi e ai fedeli ortodossi, a « tutti gli
uomini di buona volontà ».
I problemi del
nostro tempo
Di fronte ai gravi problemi che affliggono il nostro
tempo e alle difficoltà in
cui vivono molte chiese
ortodosse, i primati ritengono di doverli affrontare
unitariamente, accogliendo
il pensiero di San Paolo:
« Se un membro soffre,
tutti soffrono insieme»
(I Corinzi 12: 26). Di fronte alla crisi del nostro tempo e al crollo delle « ideologie antropocentriche »,
molte persone cercano sicurezza nei nuovi movimenti religiosi oppure in
un « attaccamento idolatrico ai valori materiali di
questo mondo ». In questa
situazione occorre che l'ortodossia sappia offrire una
più profonda unità sia sul
piano spirituale che su
quello canonico.
Purtroppo questa unità
è compromessa da « gruppi
scismatici » che entrano in
concorrenza con le strutture canoniche della Chiesa ortodossa. I primati invitano tutte le chiese locali ortodosse a condannare
questi movimenti e ad astenersi dalla comunione coti
loro. Il documento prosegue affrontando i problemi della partecipazione ortodossa al movimento ecumenico:
Messaggio
« Con grande afflizione
e angoscia constatiamo che
alcuni ambienti all’interno
della Chiesa cattolica romana intraprendono attività che sono assolutamente
contrarie allo spirito del
dialogo nell’amore e nella
verità. Abbiamo partecipato con sincerità agli incontri ecumenici e ai dialoghi
bilaterali.
Dopo il crollo
del comunismo
Dopo il crollo del regime ateo comunista da cui
molte chiese ortodosse sono state fortemente perseguitate e tormentate, ci
aspettavamo un aiuto fraterno o almeno una comprensione della difficile situazione creatasi dopo cinquanta e persino settanCanni di spietata persecuzione. Questa situazione è
sotto molti aspetti tragica
dal punto di vista delle risorse economiche e pastorali delle Chiese ortodosse
in questione.
cc Terra di
missione »?
Invece, a detrimento del
desiderato cammino verso
l’unità cristiana, i paesi tradizionalmente ortodossi sono stati considerati ’’terra
di missione” e, così, strutture missionarie sono costituite al loro interno e
i' proselitismo viene praticato con tutti quei metodi
che sono stati condannati
e rifiutati da decenni da
tutti i cristiani. In particolare, ricordiamo e condanniamo le attività degli uniati dipendenti dalla Chiesa
di Roma in Ucraina, Romania, Slovacchia orientale, Medio Oriente e in altri
luoghi contro la nostra
Chiesa. Ciò ha creato una
situazione incompatibile
con lo spirito del dialogo
nell’amore e nella verità,
che era stato iniziato e
promosso dal defunto papa Giovanni XXIII e dal
defunto patriarca ecumenico Atenagora I. Questo ha
inferto una dura ferita al
dialogo, rendendo difficile
la guarigione. Nei fatti
questo dialogo si è già ristretto alla discussione del
problema deU’uniatismo,
finché non si giunga ad
un accordo in materia.
Fondamentalismi
protestanti
Lo stesso può essere affermato per certi fondamentalisti protestanti, che
sono impazienti di predicare nei paesi ortodossi
che si trovavano sotto il
regime comunista. Il considerare questi paesi come
una ’’terra missionis” è
inaccettabile, visto che in
questi paesi il Vangelo è
stato predicato per molti
secoli. E’ a causa della loro
fede in Cristo che i fedeli
di questi paesi spesso hanno sacrificato persino le
loro vite.
In riferimento a questo
tema, ricordiamo che ogni
forma di proselitismo —
che va chiaramente distinto dall’evangelizzazione e
dalla missione — è assolutamente condannata dagli
ortodossi. Il proselitismo
(...) avvelena le relazioni
tra cristiani e distrugge il
cammino verso la loro
unità ».
Il Consiglio
ecumenico
A proposito dei rapporti
con il Consiglio ecumenico
delle chiese, il documento
afferma:
« Mossa dallo spirito della riconciliazione, la Chiesa ortodossa ha partecipato attivamente per molti
decenni agli sforzi per il
ristabilimento dell’unità
cristiana, che costituisce ed
esprime l’inviolabile comando del Signore (Giovanni 17: 21). La partecipazione dell’intera Chiesa
ortodossa al Consiglio ecumenico delle chiese mira
precisamente a questo. E’
per questo motivo che essa non approva qualsiasi
tendenza che mini l’obiettivo iniziale in vista di altri interessi ed opportunità. Per lo stesso motivo
gli ortodossi disapprovano
decisamente certi recenti
sviluppi aH’interno del contesto ecumenico, quali l’ordinazione delle donne al sacerdozio e l’uso di un linguaggio inclusivo in riferimento a Dio, che crea seri ostacoli al ristabilimento dell’unità ».
Proseguire
il dialogo
Il messaggio prosegue
augurandosi il proseguimento del dialogo ecumenico, e passa ad affrontare una serie di sfide in
campo etico: la necessità
che il progresso sia accompagnato da giustizia, amore e pace; il problema della genetica, dell'ecologia (i
primati propongono che il
1" settembre diventi una
giornata di preghiera per
l'integrità del creato in tutte le chiese ortodosse),
dell'unità europea. A proposito del conflitto jugoslavo il messaggio afferma:
« Siamo profondamente
rattristati a causa del conflitto fratricida tra serbi e
croati in Jugoslavia e per
tutte le sue vittime. Pensiamo che ciò che è richiesto da parte dei leader
ecclesiastici della Chiesa
cattolica romana e da tutti
noi sia una particolare attenzione, responsabilità pastorale e saggezza da Dio,
in modo che si possa evitare lo sfruttamento del
sentimento religioso per
scopi politici e nazionali ».
Il messaggio si chiude invitando tutti i fedeli ortodossi a restare uniti accanto ai loro « pastori canonici » e « chiamando tutti i
credenti in Cristo alla riconciliazione e alla solidarietà nell'affrontare i seri
pericoli che minacciano il
mondo nel nostro tempo ».
(NEV)
(segue da pag. 1)
de della modernità. Ma, per
questo, è necessario un approfondito confronto tra
protestanti per precisare e
all’occorrenza riformulare i
fondamentali orientamenti
di fede delle chiese nate
dalla Riforma.
Certo, come ha detto il
prof. Jiingel di Tübingen
nella sua forte relazione introduttiva, non si tratta affatto di fare i trionfalisti o
di voler imporre una forma
di integrismo protestante
che sarebbe del tutto estraneo allo spirito evangelico.
Si tratta invece di affrontare i problemi della testimonianza cristiana in uno
spirito di « sobrietà evangelica»: no all’Europa «cristiana » dei secoli passati,
no alla demonizzazione della secolarizzazione, no alla
glorificazione della tradizione protestante, no al tentativo di affermare la propria
identità in concorrenza o in
contrapposizione alle altre
confessioni cristiane. L’unico compito delle chiese protestanti è di annunciare non
se stesse ma il Signore Gesù, insieme alle altre chiese.
Il culto e il
lavoro in gruppi
Dopo il culto solenne di
apertura celebrato nella
grande chiesa ■ riformata di
piazza Calvino, i partecipanti hanno affrontato le varie problematiche, suddivisi
in sei gruppi di lavoro: a)
evangelizzazione in Europa;
b) responsabilità comune
nella diaconia; c) chiesa,
stato e economia; d) nazione, nazionalismo e minoranze; e) stile di vita responsabile; f) relazioni interconfessionali.
In ognuno dei gruppi è
stata portata avanti, per tre
giorni, una riflessione attenta e approfondita dei
numerosi problemi con i
quali sono confrontate le
chiese nei vari paesi europei. Ovviamente la questione della situazione delle
chiese dell’Est europeo, dopo la caduta dei regimi comunisti e dopo il ripristino
di una libertà ancora piena di sfide e di contraddizioni, è stata al centro delr attenzione. Spesso sono
emerse, da parte dei delegati dell’Est, posizioni che a
molti occidentali sono apparse eccessivamente conservatrici e non sufficientemente critiche rispetto alr incipiente economia di
increato.
I rapporti fra
chiese e potere
Allo stesso tempo sono
state espresse, con molta
onestà, le compromissioni
tra chiesa e potere sia all’Est che all’Ovest.
Ciò ha portato l’assemblea a fare una profonda
confessione di peccato e a
prendere nuova coscienza
della libertà che i credenti
hanno in Cristo, libertà che,
in ogni tipo di società, deve
rendere liberi dalle tentazioni idolatriche. Se non è
sottoposta a continuo e arti
colato controllo democratico, l’economia di mercato
rischia di diventare il nuovo idolo della moderna Europa. In questo quadro, è
stata ribadita con molta forza la necessità per tutte le
chiese di impegnarsi a fondo nel processo conciliare
su « giustizia, pace e integrità del creato ».
Un’altra grande questione al centro del dibattito è
stata quella delle minoranze
e delle nazionalità all’interno dell’Europa. Anche questa questione tocca drammaticamente i paesi dell’Est
(per esempio la situazione
degli ungheresi nella Transilvania rumena, per la quale ha lanciato un accorato
appello il vescovo Làszlo
Tokès, presnte all’assemblea). Ma la situazione delle
minoranze protestanti è difficile anche nella maggior
parte dei paesi del Sud Europa (un po’ penalizzati, tra
l’altro, in questa conferenza, dal predominio quasi assoluto della lingua tedesca).
In ogni caso, le minoranze
devono lottare per la tolleranza e per la libertà di coscienza per tutti e non per
rivendicare privilegi confessionali o nazionalistici.
Le questioni ancora aperte sono tante, ivi compresa
quella del troppo debole
ecumenismo interprotestante (l’Italia è una felice eccezione) e quella dei rapporti
con le chiese pentecostali,
anch’esse fondate sulla Parola. Nel messaggio finale
(che pubblicheremo nel
prossimo numero), rassemblea riafferma con forza il
principio basilare della fede riformata, «la giustificazione per grazia mediante la sola fede », da cui deriva il modo specificamente
protestante di vivere la fede
nella chiesa e nella società.
A questo si accompagna il
«sacerdozio universale» dei
credenti che si manifesta
con la piena responsabilità
di tutti, con l’uguaglianza
tra uomini e donne, con « il
superamento di modelli di
comportamento gerarchici
all’interno del popolo di
Dio ».
’’Carta sociale
per l’Europa”
Infine, l’assemblea invita
tutti i cristiani europei a impegnarsi per l’adozione di
una « carta sociale per l'intera Europa » che garantisca condizioni di vita dignitose per tutti. Ora, dopo
questo incontro a carattere
consultivo, non si tratta di
andare verso la creazione di
una nuova struttura protestante paneuropea ma di
proseguire l’impegno e la riflessione, con « coraggio,
fantasia e amore », all’interno degli organismi ecumenici esistenti (KEK, CEC,
Concordia di Leuenberg) e
in collaborazione fraterna
con le altre chiese cristiane.
Quattro giorni di intensa
discussione non sono certo
bastati a chiarire tutti i problemi né a spianare le differenze teologiche e culturali che ancora sussistono tra
le varie chiese protestanti.
Ma è estremamente positivo
che, per la prima volta,
tutto il mondo protestante
europeo abbia potuto confrontarsi liberamente al suo
interno, in una sede non ufficiale. Proprio questo carattere di « riunione di famiglia » informale, voluto dai
promotori, ha permesso ad
ogni delegato di esprimere
schiettamente il proprio
punto di vista sulle varie
questioni affrontate. In ogni
gruppo di lavoro sono stati
discussi problemi teologici
di grande importanza per il
futuro della testimonianza
cristiana in Europa. Ed è
chiaro, per esempio, che il
fenomeno della secolarizzazione viene affrontato diversamente all’Est e all’Ovest,
così come i problemi di ecologia, di economia e di ecumenismo. Eppure, su tutte
le questioni, si è giunti a un
notevole consenso, anche
perché il comitato organizzatore, malgrado il poco
tempo a disposizione, era
riuscito ad inviare a tutti i
partecipanti un bel documento preparatorio.
Dopo quaranta
anni di ’’gelo”
Più volte i delegati dei
paesi dell’Est hanno detto di
aver molto da imparare dalle altre chiese, dopo 40 anni di congelamento della loro vita ecclesiastica e teologica. Hanno chiesto comprensione per il passato e
aiuto fraterno per il presente, non solo materiale
ma soprattutto spirituale,
perché la libertà appena
conquistata genera immense
speranze ma anche molte
paure. D’altra parte la loro
esperienza di cattività ha
molto da insegnare alle chiese dell’Ovest. Le chiese dell’Est sono come convalescenti appena uscite da una
lunga malattia mentre le
chiese dell’Ovest sono alle
prese con altre malattie che
ancora non hanno colpito
quelle dell’Est. In questo
senso l’assemblea di Budapest è stata una bella esperienza di «cattolicità» della
chiesa, cosa alla quale i protestanti sono poco abituati.
Quest’esperienza dovrà essere proseguita a livello interprotestante ma anche a livello ecumenico con le altre
confessioni. In Europa e nel
mondo, infatti, la cristianità ha bisogno di più voci
per rispondere efficacemente a tutte le sfide del tempo
presente e per testimoniare
fedelmente il nome del suo
Signore, Gesù Cristo.
Jean-Jacques Peyronel
Protestantesimo
in TV
DOMENICA 5 APRILE
ore 23,30 circa - RAIDUE
Replica
LUNEDI’ 13 APRILE
ore IO - RAIDUE
In questo numero:
l’Assemblea ecumenica
europea di Budapest e
un servizio filmato sulla situazione politica in
Irlanda; conclude l’I-l-l,
la risposta alle lettere
dei telespettatori.
4
4
vita delle chiese
LONDRA: INCONTRO TRA SOCIETÀ’ MISSIONARIE
3 aprile 1992
CRONACA DELLE CHIESE DELLE VALLI
Ieri povertà, oggi miseria " “»derador
® Tìrirtn iin Tìprinrtn trflSpnrRn in crorp la auota fissata ha appro
La situazione drammatica dei paesi africani è
sponsabili della Cevaa e del Consiglio per la
« Oggi in molti paesi del Terzo
Mondo la povertà è diventata
miseria »: così il delegato della
Chiesa del Madagascar, Hery
Ramambasoa, riassumeva la
drammatica situazione in cui
versano molti paesi dell’Africa,
sempre più abbandonati a loro
stessi. « In certe zone del sud del
Madagascar i contadini, per sopravvivere, sono costretti a mangiare il riso tenuto da parte per
la semina, imboccando una via
senza uscita... ».
Queste preoccupazioni, con tutta la loro drammaticità ed urgenza, sono rimaste il punto di
riferimento costante nell’incontro svoltosi a Londra all’inizio di
marzo, in cui CEVAA e CWM
hanno confrontato le proprie
azioni di testimonianza e di servizio.
CEVAA (Comunità evangelica
di azione apostolica) e CWM
(Consiglio per la missione nel
mondo) stanno da anni vivendo
rm’esperienza parallela.
La CEVAA la conosciamo bene,
perché la nostra chiesa è fra i
membri fondatori che nel 1971
hanno deciso di proseguire l’opera della Missione di Parigi in una
nuova realtà di comunità fra vecchie e nuove chiese.
Similmente nel 1976 è nato a
Londra il CWM, erede di alcune
società missionarie inglesi, con
l'analoga preoccupazione di mettere su un piano di perfetta parità vecchie e giovani chiese. Se la
CEVAA è composta da 47 chiese
di Africa (15), America Latina (1),
Europa (29) e Pacifico (2), il
CWM conta 30 chiese di Africa
(5), Caraibi (2), Europa (6). Pacifico (7), Asia del Sud (4). Asia dell’Est (6). Due chiese africane, la
Chiesa unita dello Zambia e la
Chiesa di Gesù Cristo in Madaga,scar, fanno parte di entrambi gli
organismi.
Realtà ugualmente composite
dal punto di vista denominazionale; la CEVAA annovera chiese
riformate, luterane, battiste, metodiste e libere, il CWM comprende chiese congregazionaliste,
presibiteriane, riformate, Chiesp
di Cristo, metodiste, quacchere
ed anglicane.
Leggendo le linee programmatiche del CWM ci si trova di fronte alle stesse preoccupazioni che
sono alla base della CEVAA:
condivisione delle idee, delle persone e dei mezzi per una missione che sia per tutti gli uomini e
pKìr tutto l’uomo nelle sue preoc
SCHEDA
Testimonianza nel mondo
CEVAA CWM
costituita il 30.10.1971 costituito il 18.7.1977
42 chiese membro 5 chiese associate 30 chiese membro Africa; 5 chiese in 4 paesi
Africa: 15 chiese in 13 paesi (Madagascar - Zambia - Malawi (Benin - Costa d’Avorio - Togo - Sud Africa)
Camerún - Gabon - Centrafrica - Caraibi: 2 chiese in 2 paesi
Senegai - Madagascar - Mozam- (Guiana e Giamaica)
bico - Riunione - Maurizio - Le- Europa: 6 chiese in 2 paesi
sotho - Zambia) (Gran Bretagna e Olanda)
America Latina; 1 chiesa in 2 paesi Asia del Sud: 4 chiese in 2 paesi
(Rio de La Piata) (Bangladesh e India)
Europa: 29 chiese in 3 paesi Asia dell’Est: 6 chiese in 6 paesi
(Francia - italia - Svizzera) (Hong Kong - Malaysia - Corea Pacifico: 2 chiese in 2 paesi Myanmar - Taiwan - Singapore)
(Nuova Caledonia e Polinesia) Pacifico: 7 chiese in 7 paesi (Nuova Zelanda - Kiribati - Gui- nea - Isole Salomone - Samoa - Tuvalu - Nauru)
Sede: Parigi, 12me de MiromesniI, Sede: Londra, 11 Carteret Street,
tei. 42652458. tei. 01-2224214.
Casa valdese di Rio Marina - Isola d’Elba
La direzione comunica che sono aperte le prenotazioni
presso la Casa che entrerà in funzione dal
1° aprile 1992
Si offrono particolari facilitazioni a quei pastori che
siano disponibili ad offrire il loro contributo spirituale
durante il loro soggiorno.
Sono previste riduzioni speciali per nuclei familiari e
per situazioni particolari.
Rivolgersi alla direzione:
Sig.ra Ornella Grein - Piazza Mazzini, 1
tei. 0565/96.26.56 - 96.21.41 - Fax e tei. 0565/96.27.70
Stata discussa da remissione nel mondo
cupazioni tanto spirituali ohe materiali.
Altre società missionarie europee e americane guardano oggi ai
modelli CEVAA/CWM per giungere ad impostare il proprio lavoro in forma meno direttiva e
paternalistica prendendo sul serio l’autonomia delle giovani
chiese.
La consultazione ha voluto essere un momento di confronto
sulle strade seguite e sulle risposte date di fronte alle sfide del
nostro tempo. Nicole Fisher del
CEC ha introdotto la prospettiva
più ampia del mondo ecumenico,
Ben Masilo, del Lesotho, ha portato la voce drammatica della
sofferenza del Terzo Mondo e
Marc Lenders della CEE (Comunità economica europea) la sfida che le chiese ricevono dalla
costruzione di un’Europa sempre
più ’’obbligata” a difendere i propri privilegi.
CEVAA e CWM, in confronto
ad altre società missionarie, non
hanno molte possibilità finanziarie (il che porta molte giovani
chiese a cercare altri partner,
indebolendo di fatto questi organismi), e nella realizzazione del
loro progetto trovano molte resistenze e remore, ma rimangono
i soli tentativi validi di costruzione di rapporti diversi in cui
l’amore di Cristo dia uguale valore e dignità ad ogni partner
senza discriminazioni e incertezze.
Soprattutto il lavoro di animazione teologica, la ricerca di
nuove possibili forme di scambio
di persone (Nord-Sud e SudNord) e la preoccupazione per la
formazione dei giovani e delle
donne sono stati riconosciuti co
me elementi essenziali per la costruzione di queste nuove comunità. Riconosciuto valido lo scambio di esperienze fin qui realizzato, è stato deciso di continuarea
camminare in stretto collegamento per il reciproco arricchimento
che ne può derivare.
Renato Co'isson
FCEI
Appello
Per le popolazioni
colpite
dal terremoto
In seguito al terremoto che ha
colpito la Turchia, alcune agenzie protestanti tedesche e svizzere sono già entrate in azione
sia con l’invio di generi alimentari di prima necessità che con
l’esplorazione di canali affidabili per un intervento diretto. A
queste agenzie farà riferimento
anche il Consiglio ecumenico delle chiese (CEC), che non dispone in Turchia di canali propri.^
Come in altre emergenze la Federazione delle chiese evangeliche in Italia si è dichiarata disponibile a raccogliere e a convogliare alle agenzie all’opera in
Turchia e al Consiglio ecumenico le offerte che perverranno
dalle comunità. Il Consiglio della FCEI incoraggia tutti coloro
che vorranno esprimere la loro
solidarietà verso le vittime di
questa sciagura ad utilizzare il
conto corrente postale numero
38016002 intestato alla Federazione delle chiese evangeliche, via
Firenze 38, 00184 Roma, specificando nella causale « prò Turchia ».
(NEV)
Dopo un periodo trascorso in
Germania con contatti con rappresentanti delle chiese, il moderador della Mesa vaidense pastore Hugo Malan ha trascorso
alcune intense giornate italiane.
A Roma prima, alle valli e a
Torino poi, ci sono state numerose occasioni di incontro e riunioni pubbliche; fra i temi affrontati la situazione non facile in cui si trovano a testimoniare dell’amore di Cristo le
chiese valdesi del Rio de La Piata, il recente Sinodo, la posizione delle chiese rispetto alle celebrazioni che si vanno organizzando per l’arrivo di Cristoforo
Colombo in America nel 1492.
Il pastore Malan è così intervenuto a Pinerolo, Torino, durante il culto a Torre Pellice e,
sempre a Torre Pellice, durante
un concerto di musica andina
organizzato da Radio Beckwith,
di fronte a quasi 300 persone in
prevalenza giovani, che hanno
ascoltato con interesse il suo
messaggio.
Incontro fra chiese
VILLASECCA-PERRERO —
Pienamente riuscito l’incontro
tra le chiese di Villasecca e Perrero, animato dai ragazzi che si
riuniscono sotto la guida di Patrizia Massel. Sabato 28 marzo
un discreto gruppo delle due comunità, infatti, si è riunito nella sala delle attività di Perrero
per un’agape fraterna e per una
serata di canti e scenette umoristiche. Un primo passo, speriamo, per una collaborazione
tra le due comunità nel loro insieme. Pino a oggi ci sono state attività settoriali comuni (monitori, corali) ma questo è stato il primo incontro a livello
generale. Pensiamo che la soddisfazione dei partecipanti invoglierà un’intensificazione di questa esperienza.
CIOV e diaconia
VILLASECCA — Domenica 5
aprile il culto sarà presieduto
dal pastore Paolo Ribet, il quale introdurrà la riflessione sulla ristrutturazione della CIOV
e della gestione degli istituti di
assistenza della Chiesa valdese.
Inaugureremo, pertanto, in questo modo l’esperimento dei culti a tema, deciso dall’ultima assemblea di chiesa.
Al termine del culto agape fraterna, con consumazione dei cibi portati dai partecipanti.
Unione femminile
TORRE PELLICE — Domenica
5 aprile, alle ore 15, Toti Rochat sarà ospite dell’Unione femminile e presenterà le sue esperienze di lavoro con detenuti ed
ex detenuti del carcere di Avellino. L’incontro è aperto a tutti gli interessati.
• Ci hanno lasciato Graziella
Pasquet ved. Perrin e Maria
Jahier ved. Ribet; la comunità
è vicina alle loro famiglie con
cristiana simpatia nella certezza
della resurrezione in Cristo.
gere la quota fissata ha approvato l’impegno finanziario verso
la cassa centrale per il 1993.
Per quanto riguarda le deputazioni alla Conferenza distrettuale, l’assemblea ha eletto quali titolari: Giovanna Charbonnier Re, Speranza Puy Mondon,
Katia Catalin, e quali supplenti:
Gabriella Negrin, Laura Bricco
Gönnet. Deputata al_ Sinodo è
stata eletta Maria Luisa Gönnet
Poggio; supplente: Speranza Puy.
• La nostra sorella in fede
Giuditta Pontet non è più tra
noi. Ai familiari di Giuditta rinnoviamo la simpatia cristiana di
tutta la comunità.
Auguri
Bazar
SAN GERMANO CHISONE —
Si terrà domenica 5 aprile, con
inizio alle ore 15, l’annuale bazar di beneficenza organizzato
dalle sorelle dell’Unione femminile. In questo pomeriggio ognuno avrà l’occasione per acquistare i prodotti preparati dalle
signore, aiutando così a sostenere le opere della chiesa.
Unanimità
BOBBIO PELLICE — L’assem
blea di chiesa del 22 marzo, esaminata la relazione finanziaria
1991, ha approvato aH’unanimità l’operato del concistoro. Anche all’unanimità ha approvato
il preventivo di spesa per il 1992.
Con la viva speranza di raggiun
POMARETTO — Auguri da tutta la comunità a Stefano Breuza, di Arturo ©d Enrica Baret,
nato negli scorsi giorni.
• La cristiana simpatia della
comunità va alla sorella Valentina Ribet e famiglia per la
morte del compagno e padre Federico Baret, deceduto nella sua
abitazione all’età di 91 anni e
alla sorella Cesarina Bounous e
famiglia per la perdita del loro
caro Antonio Bordignon.
Culto ai dalla
LUSERNA SAN GIOVANNI —
Il culto pomeridiano alla Cappella dei dalla riprenderà domenica 5 aprile, alle ore 18, ed avrà
luogo per tutta la stagione estiva ogni prima domenica del mese.
• Le lezioni di studio biblico
sulla Cena del Signore termineranno venerdì sera con un incontro, alle ore 20,30, presso il
presbiterio.
Confermazioni
PRAROSTINO — Durante il
culto del 12 aprile, domenica delle Palme, i catecumeni Luisa
Bertalot, Barbara Forneron, Rossano Godino, Daniela Grill, Monica Monnet e Paola Paschetto
confermeranno la loro fede in
Gesù Cristo e l’appartenenza alla comunità.
Nel pomeriggio saranno festeggiati al presbiterio insieme
ai loro genitori con un tè preparato dall’Unione femminile.
• Nelle ultime settimane tre
famiglie della nostra chiesa sono state provate per la perdita
dei loro cari: Enrico Daniele
Avondetto, Giulio Cesare Avondetto, Enrico Monnet.
La comunità esprime a tutti
la sua cristiana solidarietà.
Assemblea di chiesa
PINEROLO — Durante l’assemblea di chiesa del 23 febbraio, poi aggiornata al 15 marzo, i revisori dei conti Sergio
Malan, Stefania Chiapperò e
Vanda Peyronel Godino hanno
presentato il loro lavoro e i presenti hanno approvato la relazione finanziaria 1991.
• Rinnoviamo ancora la nostra solidarietà fraterna alla famiglia che piange il nostro fratello Ercole Costabel, di 70 anni, che ci ha lasciato dopo lunghe sofferenze sopportate con
grande coraggio.
Lutto
PRALI — Dopo una lunga malattia, domenica 22 marzo è
mancata la sorella Ida Martinat
in Genre, di 85 anni. Al marito,
ai figli, ai nipoti e a tutti i parenti di « Dando Idà » va la
simpatia, la solidarietà della comunità; ringraziamo inoltre il
prof. Claudio Tron che ha celebrato il funerale in assenza del
pastore, impegnato in una conferenza ecumenica in Francia.
• Domenica 22 marzo, data
l’assenza del pastore, ha predicato il past. Sergio Ribet: molte grazie per il messaggio.
5
3 aprile 1992
vita delle chiese 5
FIRENZE: ASSEMBLEA DELL’AEV
CORRISPONDENZE
Per un confronto
fra i volontari
Importanti i momenti di discussione per mettere in comune le esperienze, discutere i ’’percorsi” dì ciascuno, interrogarsi a vicenda
E’ stata buona la partecipazione aH’assemblea annuale dell’Associazione evangelica di volontariato (AEV) svoltasi a Firenze dal 20 al 22 marzo.
Una ventina di giovani volontari provenienti dalle valli vaidesi, da Riesi e da Monteforte
Irpino hanno avuto, in questi
giorni, l’opportunità di incontrarsi, conoscersi, confrontare le diverse esperienze di servizio, divertirsi.
Il programma ha alternato momenti di svago ad altri di discussione ed incontro: c’è stato tempo per conoscere i giovani impegnati con il corso di
formazione diaconale, i quali
hanno spiegato le motivazioni
che hanno portato alla scelta
di frequentare tale corso e come quest’ultimo sia articolato.
C’è stato tempo per una breve
visita a Siena e per partecipare all’inaugurazione dei nuovi
locali della casa di riposo « Il
Gignoro », un’opera che funziona anche grazie al servizio svolto da alcuni volontari. Durante
l’assemblea svoltasi la domenica
sono stati spiegati i punti salienti della nuova legge di regolamentazione del volontariato; è
stato approvato il bilancio dell’anno 1991 ed il preventivo per
il 1992 ed eletto il consiglio dell’associazione, formato da cinque membri: Adriano Longo,
presidente; Sergio Nisbet, vicepresidente; Assunta Menna, cassiere; Marco Fraschia e Manuela
Davit, consiglieri.
Una forte sintonia
(segue da pag. I)
Simone Bessire de Brandt, due
studenti alla Facoltà di Buenos
Aires, attività in piena espansione a Lascano (città al confine dell’Uruguay col Brasile).
Le chiese valdesi seguono le
indicazioni del Consiglio ecumenico delle chiese e si impegnano
nell’ecologia, nel lavoro sociale
verso le fasce più deboli della società, nel lavoro educativo. Ed è
soprattutto il terreno ecumenico che caratterizza l’azione delle
nostre chiese. Per la seconda volta ha partecipato al Sinodo una
delegazione della Chiesa cattolica e questa volta c’era anche un
vescovo (Pablo Galimberti) della
Commissione per il dialogo ecumenico dell’episcopato uruguayano. Un francescano, lo storico
Mario Cayota, presidente della
Democrazia Cristiana uruguayana, ha parlato sul tema delle celebrazioni del V centenario della
conquista.
Rapporti ecumenici
« I rapporti con i cattolici in
Uruguay e Argentina sono buoni
soprattutto a livello delle parrocchie, dove si organizzano insieme
molte attività sociali. A livello nazionale collaboriamo alla pari nel
Servizio ecumenico per la dignità umana — sottolinea il moderador Malan —. L'impegno ecumenico principale è però nell’ambito delle chiese protestanti e di
quelle della Concordia di Lettenberg. La Chiesa metodista ha firmato nel novembre '91 la Concordia di Leuenberg. Quindi il processo di comunione va avanti e
si allarga Non solo più quattro
chiese ( valdese, riformata argentina, luterana unita e evangelica
del Rio de la Piata) ma ora anche con i metodisti. Con i melodisti abbiamo poi un’ottima
collaborazione territoriale: tre
dei nostri pastori servono già ora
in chiese metodiste ed un metodista collabora al Centro Emmanuel.
Il Sinodo ha poi voluto intensificare i rapporti con queste chiese decidendo di iniziare un processo di unificazione della stampa evangelica e riformata. Così
.SI è sospesa la pubblicazione autonoma del Mensajero vaidense,
che però continuerà sotto forma
di inserto della rivista Dialogo ».
Anche qui la problematica è
abbastanza vicina a quella delle
chiese italiane che hanno deciso
di dare vita al periodico Riforma
che conterrà come inserto L’eco
delle valli valdesi.
Concludendo il nostro colloquio il moderador non mianca di
ringraziare i fratelli valdesi
« de Italia » per il progetto molto
apprezzato di « interscambio de
personas », per le offerte del XVII
febbraio per l’opera con gli indios Toba e ner il programma di
acquisto di 4 auto per i pastori.
« L’auto da noi costa carissima.
Una Fiat Uno costa 16 milioni di
lire. Una cifra proibitiva per le
nostre casse. Però l’auto è indispensabile viste le distanze che
un pastore deve percorrere per
visitare i parrocchiani.
A Lascano il pastore non ha un
mezzo e i parrocchiani sono sparsi nell’arco di oltre un centinaio
di chilometri. E’ difficiie in queste condizioni sviluppare il lavoro di evangelizzazione. I soldi per
le auto sono gli unici che possiamo accettare come solidarietà dei
nostri fratelli italiani perché servono a sviluppare il lavoro della
chiesa e non al mantenimento
dell’esistente ».
Giorgio Gardlol
La preghiera
messa in pratica
Al termine della « giornata mondiale » è sorto
il desiderio di ripetere l’esperienza nel ’93
Vengono eletti quali revisori
dei conti Franca Recchia e Marco Jourdan. Infine si propone
la nomina di un referente anche
nel Sud d’Italia, dove la realtà
del volontariato evangelico è viva e vivace. Viene proposto Sergio Borroni.
E’ proprio durante l’assemblea
che nascono le proposte di nuovi incontri tra volontari: l’esperienza di trascorrere insieme
qualche giorno è positiva e va
ripetuta, per permettere rincontro ed il confronto di realtà
diverse. C’è chi ha scelto il volontariato perché ha del tempo
disponibile inutilizzato e p>ensa
di sfruttarlo bene in questo modo; c’è chi vuole imparare una
lingua e visitare un posto nuovo;
c’è chi sente in sé la vocazione
di questo servizio.
Le motivazioni
del volontario
Ma le motivazioni che stanno
alla base della scelta di volontariato non sono che una parte
di ciò che una tale esperienza
può significare; c’è anche l’incontro con il prossimo, lo spirito
di un servizio che spesso si svolge in situazioni non facili...
La scelta di volontariato non
deve essere limitata ai sei mesi
o all’anno in cui ci si impegna
per il servizio; deve essere un’esperienza che si ricorda e che
si fa propria per tutta la vita,
anche in situazioni ed ambientdiversi.
Nell’assemblea è stata rilanciata anche la proposta del bollettino di collegamento per i volontari. Finora ne è uscito un
solo numero, ma visto l’interesse
suscitato si può pensare a nuove pagine scritte da volontari
per altri volontari. Inoltre, dal
momento che le distanze geografiche limitano le possibilità di
incontro, il bollettino potrebbe
essere un buon mezzo di informazione e collegamento tra il
Nord ed il Sud... e anche tra
« vecchi » e « nuovi » volontari.
Manuela Davit
VILLA SAN SEBASTIANO —
Il 6 marzo c’era la festa della
giornata mondiale di preghiera.
Dopo un’accurata preparazione
(in 2 riunioni) sul problema delle Alpi e sulla liturgia, il gruppo femminile di Villa San Sebastiano decideva di celebrarla
quest’anno in modo diverso. Essendo toccate dal tema, « Vivere nel creato con saggezza », e
dal desiderio di far conoscere questa possibilità di riunirsi,
abbiamo pensato di invitare anche le donne cattoliche. Anche
gli altri anni erano state invitate, ma senza successo perché
era stato fatto un invito a voce.
Invece quest’anno abbiamo fatto dei manifesti, che sono stati
esposti nei negozi del paese e
abbiamo distribuito dei biglietti con l’invito in cui si spiegava
il significato della giornata. In
tutto questo siamo state appoggiate dal prete del posto, che ha
molto collaborato, invitando più
volte durante la messa tutte le
donne (e uomini) cattoliche a
venire, spiegando che è una cosa ecumenica e quindi riguardava anche loro.
Benché vi fosse stato molto impegno da parte di tutte le
donne evangeliche nella preparazione di questa giornata, alcune
di noi erano scettiche sull’affìuenza delle sorelle cattoliche.
Malgrado la nostra poca fede la
serata è riuscita bene: tutti
(eravamo più di 50) sono stati
toccati, in particolar modo i cattolici, perché per la prima volta
sono venuti a conoscenza del vero significato di questa giornata.
E’ stato perfino espresso il desiderio di organizzarla insieme il
prossimo anno.
Durante la liturgia è stata proposta una « giornata ecologica »
per pulire le strade circostanti
il paese. Questa idea è stata accolta molto bene e dopo la liturgia, mentre si degustavano i
dolci locali, si è messa a punto.
E’ stato deciso di ritrovarsi il
sabato seguente. Anche per questa iniziativa avevamo poca fede, ma abbiamo dovuto ricrederci. Circa 30 persone si sono trovate insieme e per tutto il pomeriggio hanno raccolto con
trattori e mezzi vari molti rifiuti. Oltre quest’attività si pensa
di fare qualche cosa per rende
RAI
Una Samarcanda religiosa
Un’iniziativa di RAI 2 ha suscitato reazioni da parte della stampa;
l’interesse per la ’’religione in TV” porterà al confronto aperto?
La seconda rete RAI ha recentemente inaugurato due nuovi
spazi televisivi dedicati all’informazione religiosa cattolica: « Il
prossimo tuo » (in onda ogni domenica a partire dal 22 marzo)
e « Madre Teresa: preghiera »
(dal lunedì al venerdì per quattro settimane, a partire dal 23
marzo). L’iniziativa di RAI 2 ha
suscitato commenti e reazioni
sulla stampa, riferiti al problema complessivo di come proporre i temi religiosi in TV. In merito a questo dibattito, l’agenzia
NEV ha raccolto l’opinione di
Fulvio Rocco, caporedattore della rubrica televisiva « Protestantesimo », in onda su RAI 2 a
domeniche alterne (ore 23,30
circa) e curata dalla Federazione delle chiese evangeliche in
Italia (FCEI).
« I segnali di nuovo interesse
per la ’’religione in TV” — ha
dichiarato il responsabile di
’’Protestantesimo” — indipendentemente dai motivi contingenti che possono aver suggerito le recenti iniziative di RAI 2,
suscitano senza dubbio la nostra attenzione. E’ evidente che,
se si tratta di aprire nuovi spazi riservati esclusivamente ai
cattolici, accentuando così gli
squilibri già notevoli tra le possibilità offerte alla confessione
di maggioranza e quelle minime
previste per tutte le altre (penalizzate oltretutto dagli orari di
messa in onda), non ci sembra
che questo vada nella direzione
del pluralismo e del dialogo che
noi da sempre auspichiamo ».
« Se, invece — presele Rocco — questo nuovo interesse
conducesse al superamento de
gli spazi riservati a ciascuna
confessione per consentire un
confronto aperto e un dibattito
senza preclusioni sui grandi temi teologici, ecclesiologici ed
ecumenici e la necessaria sprovincializzazione del confronto
interreligioso in Italia, questa sarebbe, a nostro parere, la strada maestra per dare alla ’’religione” il giusto posto nella programmazione televisiva. Una
’’Samarcanda religiosa”, suggerisce qualcuno. E perché no? Del
resto in Francia esiste già una
iniziativa che va in questa dir^
zione: è un programma mensile che sì intitola ’’Agape”, fondato sull’incontro tra cattolici e
protestanti e sull’intervento non
soltanto degli ’’esperti” ma della gente comune ».
(NEV)
re più sensibile l’amministrazione comunale (scrivendo un articolo sul giornale e una lettera
aperta al sindaco) verso i problemi dell’ambiente. Adesso riguardando indietro siamo grati
di aver iniziato un discorso che
speriamo di poter approfondire
nei prossimi anni.
Tre
conferenze
VENEZIA — In poco tempo,
tre conferenze sono state organizzate nella nostra chiesa.
La prima, che si è svolta
il 7 febbraio, è stata più precisamente una tavola rotonda, alla quale hanno partecipato come relatori il pastore Salvatore
Ricciardi, il pastore luterano
Frithjof Roch e padre Tede Vetrati, dell’Istituto di studi ecumenici S. Bernardino, presentati dal pastore Eugenio Stretti.
Il tema: Movimento ecumenico
e dialoghi interconfessionali.
Senza pretendere di dare un
resoconto dettagliato delle tre
relazioni, segnaliamo alcuni punti interessanti con qualche breve flash. Il pastore Ricciardi ha
quasi identificato l’essere cristiani con l’essere ecumenici, ed ha
ricordato come lo Spirito soffi
dove vuole, su tutte le chiese
e anche al di fuori.
Si è soffermato su un punto
nodale nel dialogo, cioè il linguaggio, notando che si possono usare le stesse parole anche
con significati profondamente diversi. Il pastore Roch ha fatto
un excursus sul percorso del dialogo luterano-cattolico attraverso i documenti stilati che, mentre non possono nascondere alcune divergenze forti su argomenti quali il ministero, la tradizione e la Scrittura, hanno però contribuito a fare piazza pulita di divergenze che non avevano ragione di essere. Ha osservato che l’ecumenismo non
fa perdere la propria identità,
ma può modificarla. Padre Vetrai! ha esaminato il movimento ecumenico in relazione ai
dialoghi interconfessionali, osservando che l’ecumenismo non
è solo un problema di relazione
ma di maturazione, e che può
esistere un ecumenismo anche
al di fuori dei dialoghi. Riferendosi all’assemblea di Canberra, ha ricordato che esistono divisioni che non sono solo quelle ecclesiali, e che l’ecumenismo
è necessario anche fra primo e
terzo mondo.
Erano presenti alla tavola rotonda una quarantina di persone, molte delle quali sono intervenute.
Una seconda conferenza, che
aveva per tema « Il protestantesimo italiano fra teologia e storia », è stata tenuta dal pastore
Eugenio Stretti dopo l’agape del
23 febbraio, organizzata per la
ricorrenza del 17 febbraio. Ne
è stata già data relazione su queste pagine.
Il 19 marzo il pastore Claudio Martelli ha tenuto una conferenza sul tema « Predicazione
evangelica e impegno sociale: la
Chiesa metodista a Venezia »,
nella quale ha esaminato la storia del metodismo con particolare riferimento alle opere organizzate nel XIX secolo a Venezia, quale la scuola professionale di Cannaregio; in un quartiere popolare in cui la miseria era
diffusissima, era un’opera che
toglieva dalle strade molti ragazzi per avviarli a lavori specializzati e dignitosi ed aveva,
fino alla sua chiusura, una certa rinomanza.
6
6 prospettive bibliche
3 aprile 1992
ALL’ASCOLTO DELLA PAROLA
C’è chi soffre: perché Signore?
« E passando vide un uomo, ch’era cieco
fin dalla nascita. E i suoi discepoli lo interrogarono, dicendo: Maestro, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché sia nato cieco? Gesù rispose: Né lui peccò, né i suoi
genitori; ma è così, affinché le opere di
Dio siano manifestate in lui. Bisogna che
io compia le opere di Colui che mi ha
mandato, mentre è giorno; la notte viene
in cui nessuno può operare. Mentre sono
nel mondo, io son la luce del mondo »
(Giovanni 9: 1-5).
Se la nostra vita di singoli e di gruppo
piccolo (famiglia) o più grande (chiesa, città, stato) scorresse sempre via liscia, molte
domande e molti problemi ci sarebbero risparmiati. La spensieratezza sarebbe la nostra bandiera e coltivare la gioia e il piacere il nostro obbligo e dovere. Lfna volta si
pensava che esistesse da qualche parte una
« torre d’avorio », un luogo al riparo da
tutti i problemi e le difficoltà della vita, un
luogo superprotetto e sicuro in cui rifugiarsi.
Ma la vita ci insegna che la torre d’avorio non esiste, così come non esiste una vita senza problemi e senza contraddizioni.
La fantasia si può anche sbizzarrire, in
quanto sognare non costa nulla, salvo perdere il contatto con la realtà storica quotidiana. L’isola di « Utopia » non è stata ancora scoperta, nonostante il fatto che molti ne parlino come di cosa esistente. La crudezza della vita, con le sue amarezze e le
sue contraddizioni, ci strappa bruscamente
dal mondo dei sogni nel quale cerchiamo
rifugio e ci sottrae le nostre piccole « utopie » quotidiane, dominio più della fantasia che della realtà, piccoli spazi di sopravvivenza psichica, lontani dalla realtà.
Tutti noi, che pur facciamo riferimento
all’Evangelo, a Gesù Cristo, ci siamo posti
una volta o l’altra la domanda fondamentale: perché Signore? Dinanzi ad una sofferenza per noi incomprensibile, ad una morte prematura, a pesanti imprevisti, ad un
dolore inspiegabile, anche noi, come i discepoli di Gesù, ci siamo chiesti: perché.
Signore? E poiché noi oltre che credenti in
Gesù Cristo siamo anche figli del razionalismo e dell’illuminismo, o almeno siamo
segnati a fuoco da queste correnti culturali,
amiamo le idee chiare e distinte e ricerchiamo il rapporto di causalità fra un fatto e
l’altro, fra un’idea e l’altra. Sulla ricerca
delle cause « gira » l’intero mondo scientifico moderno, e quella ricerca affascina
anche noi, tanto che non ci contentiamo
più di porre semplicemente la domanda ma
andiamo anche alla ricerca della risposta
più valida, quella che ci convince di più
sul piano umano e razionale. Anche noi come tanti altri nel nostro tempo, come tutti,
cerchiamo la risposta alla domanda: « Perché, Signore? ». Ci appassioniamo talmente in questa ricerca che alla fine ci lasciamo affascinare e spesso sedurre dalle risposte che sentiamo attorno a noi.
La ricerca umana
di risposte
Le risposte degli altri, quelle che sentiamo ripetere attorno a noi, sono molto diverse tra di loro e possono soddisfare le
esigenze di molti, dagli intelletti più raffinati alle persone più semplici, dalle persone religiose a quelle agnostiche e anche
atee. Qui vedremo brevemente le più comuni.
A. C’è la risposta, rivestita di panni religiosi, che dice: tutto quello che accade
dipende direttamente da Dio, il bene e il
male; noi non possiamo far nulla, anzi dobbiamo accettare quello che ci viene, riconoscendo e rendendo così onore alla sovranità di Dio. Se tutto dipende dalla volontà
di Dio, allora noi dobbiamo piegarci a quel
li problema del male e dell a sofferenza è sernpre stato al centro della riflessione filosofica e religiosa (pensiamo al libro di Giobbe). Ma è
anche al centro degli interrogativi di qualsiasi persona comune, cristiani compresi. Quasi sempre il problema viene affrontato con una domanda (perché?) alla quale si cerca di dare una risposta razionale, rassicurante. Ad una domanda di questo tipo fatta dai discepoli, Gesù risponde in modo sconcertante: il male non esiste per essere spiegato razionalmente, ma per essere superato, sconfitto, manifestando così la potenza di Dio. A questa sfida siamo chiamati a rispondere, ogni giorno e
ovunque, (red.)
la volontà e accettarla: dobbiamo rassegnarci.
In questa risposta si equipara Dio al fatalismo: questa non è la risposta biblica
alla nostra domanda, si tratta invece di una
risposta pseudoreligiosa che non ha nulla
a che fare con il Dio di Gesù Cristo, con
il Dio della Bibbia. Non può essere quindi
la risposta dei credenti. L’invito alla rassegnazione non è mai biblico. La fatalità non
si accetta fra cose umane, figurarsi se si
deve accettare nel rapporto che abbiamo
con Dio.
B. C’è poi la risposta, anche questa rivestita di panni religiosi ed anche biblici, che
ha dalla sua la razionalità e la chiarezza:
Dio è santo e buono, quindi non può volere il nostro male e la nostra sofferenza.
Se però male e sofferenza esistono, allora
vuol dire che hanno una origine diversa:
provengono dal diavolo! E’ il diavolo, non
Dio, l’origine di tutte le contraddizioni, di
tutto il male e di tutti i nostri problemi.
Questa è una delle risposte più comuni, che
sentiamo ripetere anche nel nostro piccolo
mondo evangelico: ha dalla sua anche alcune indicazioni bibliche, spesso lette
troppo superficialmente. Così, senza che ce
ne accorgiamo, e tranquillizzando però la
nostra coscienza, cadiamo molto facilmente
nel dualismo, facendo saltare il forte monoteismo di tutte le pagine bibliche. Per
dirla con categorie kantiane: per risolvere un problema di « ragion pratica », solleviamo un gran vespaio nel campo della
«ragion pura». Abbiamo allora i nostri gravi problemi nel collocare questa figura
« diabolica » al suo posto: le dobbiamo riservare lo stesso livello di Dio (uno principio del bene e l’altro principio del male);
oppure la dobbiamo collocare allo stesso
livello dell’umanità; oppure ancora la dobbiamo collocare a metà strada fra Dio e
l’uomo (introducendo così una nozione
gnostica)? Problemi ontologici e metafisici
di tutto rispetto. Così facendo crediamo di
aver risposto ad una domanda, ma apriamo
la strada a problemi ben più grandi e complessi. Il diavolo non è la risposta biblica
alla nostra domanda.
C. C’è poi chi vuole affrontare il problema dal punto di vista della metafisica pura, come nel caso di Ivan Karamazov ne
I fratelli Karamazov. Per Ivan, lucido e
appassionato ricercatore, fornito di una
chiarezza e di una logica « aristotelica »
anche nell’amhito della teodicea, il solo
pianto di un piccolo bimbo è la più chiara
e semplice dimostrazione della non esistenza di Dio. Una sofferenza senza colpa fa
cadere in frantumi l’ipotesi dell’esistenza di
Dio, la supposta esistenza di Dio. Un discorso parallelo l’aveva già fatto in precedenza Hume: « Se Dio, che è buono, vuole
evitare il male, ma non può, allora non è
onnipotente; se può evitare il male ma non
vuole, allora non è buono. Se invece egli è
buono e onnipotente, allora da dove viene il
male? ». Se i tre attributi di Dio (bontà, potenza, volontà) non possono sussistere tutti
e tre insieme, allora si deve postulare un
« dio dimezzato », che in fondo significherebbe la negazione dell’idea di Dio o della
sua esistenza. Siamo al paradosso: per poter sostenere l’idea del male, dobbiamo negare la realtà di Dio, o almeno del Dio
biblico.
In questo caso la razionalità è elevata a
sistema, viene vista come un criterio assoluto, quasi che essa potesse rispondere ad
ogni domanda e porsi così come criterio anche della realtà di Dio. La presunzione
umana non ha confini.
D. C’è, infine, un’altra risposta, e la troviamo nel testo di Giovanni 9, dove viene
presentata dagli stessi discepoli di Gesù. La
sofferenza viene vista come conseguenza del
peccato. Chi pecca, paga; chiunque sta
soffrendo vuol dire che ha peccato. Non c’è
sofferenza se non per colpa di chi la sta
subendo. Peccatore e colpevole (oltre che
condannato!) sono la stessa persona: trovato l’uno si è scoperto anche l’altro. In
questa domanda si intrecciano elementi
presenti nel secondo comandamento ed elementi derivati da Ezechiele 18 e da Geremia 31: 29-30. Nel caso di quella persona
nata cieca: se c’è malattia, vuol dire che
c’è stata colpa; ma di chi? Sua, secondo
Ezechiele e Geremia, oppure dei suoi genitori, secondo il comandamento e la speculazione rabbinica sull’argomento? Il teorema deve reggere e così si va alla ricerca dei
motivi che possano confermarlo. C’era l’effetto (la cecità fin dalla nascita), ma la
causa rimaneva nascosta e un po’ misteriosa: bisognava chiarirla del tutto, così
che quel teorema fosse salvo. Trovata la
risposta, ci si rassicurava la coscienza e si
poteva continuare a dormire sonni tranquilli e indisturbati. Per questo si chiedeva
l’avallo di Gesù.
In tutte queste risposte ci sono due aspetti comuni: da una parte sono risposte che
guardano indietro e dall’altra, più tragicamente, sono risposte che non coinvolgono,
non impegnano quelli che le danno e quelli che le ricevono nei confronti di chi si
trova attualmente nella sofferenza. Si tratta
cioè di risposte che non stabiliscono un rapporto, una relazione fra le persone, ma che
soddisfano soltanto la razionalità, l’intelletto o una pseudoreligiosità. Se come controprova poniamo a tutte le risposte precedenti la domanda: « E allora che si può
fare? », la risposta sarebbe sempre e semplicemente « niente ». Molto misera.
La risposta dell’Evangelo
Dinanzi ad un problema difficile e doloroso, dinanzi alla sofferenza e al male, dinanzi alle varie forme della contraddizione,
tutta la Bibbia, e in questo caso anche Gesù, non pone la domanda « perché? », ma
la domanda « che fare? ». Non si tratta
quindi della domanda che guarda al passato, né di quella che dà soddisfazione all’intelletto per aver risolto un problema filosofico o metafisico, ma che lascia le cose
esattamente come prima, anzi, peggio di
prima perché consente un maggior grado di
distanziamento: infatti « risolto un problema, è bene pensare al successivo ».
In tutte le pagine dell’Antico Testamento
prima e del Nuovo Testamento poi (salvo
alcune pagine del libro di Giobbe e qualche salmo, che vogliono replicare ad una
impostazione che non gradiscono), non interessa affatto la ricerca delle « cause »,
quanto il fine, lo scopo. La domanda non è
quindi « perché? », ma piuttosto « a quale
scopo? », « come uscirne? ». Israele e la
chiesa non si chiedono perché si trovano
nei guai, quanto « come uscirne? », « chi
ci trarrà fuori? » e poi « a che cosa è servito tutto questo, che cosa ci insegna? ».
Se non sapete nuotare e qualcuno vi spinge in acqua, la prima reazione non è quella
di dire « chi è stato? », ma quella di gridare per ricevere aiuto e uscire da una situazione pericolosa. Soltanto dopo, una volta in salvo, si va alla ricerca dell’eventuale
colpevole. Se siete ammalati di una strana
malattia e vi dicono che la causa è da^ attribuirsi ad una specie particolare di virus
che attacca soltanto in circostanze del tutto
eccezionali, ecc. ecc., a voi tutto questo non
interessa. E’ inutile discettare sulle circostanze e sulla natura del virus, mentre il
malato muore. Meglio, molto meglio per il
paziente che venga data prima la medicina
necessaria e poi, passato il pericolo, si discuterà ampiamente come la cosa si sia potuta verificare.
Gesù non si mette a discutere con i suoi
discepoli sui massimi misteri dell’esistenza,
né sulle probabilità statistiche della presenza di quel particolare virus o sulla causalità
metafisica della morte, della malattia e della sofferenza di quella persona specifica.
Gesù non cerca di spiegare le cause o di
sviscerare un difficile problema filosofico,
vera sfida alle menti filosofiche o teologiche
più raffinate: Gesù aiuta, Gesù guarisce!
Detto in forma di paradosso, ma chiara: il
male non esiste per essere spiegato razionalmente, ma per essere superato. Il male
non deve essere interpretato, ma eliminato. sconfitto.
La presenza del male (e, in collegamento,
della sofferenza e del dolore) nella vita dei
singoli e nella storia resterà sempre razionalmente inspiegabile: nessuna spiegazione
è soddisfacente al cento per cento. L’unica
cosa da fare è combatterlo. Il male non è
un problema da discutere accademicamente, ma un nemico da sconfigere. Questo
è il senso primo e centrale della risposta
che Gesù dà ai suoi discepoli. « Né lui peccò, né i suoi genitori; ma è così affinché
le opere di Dio siano manifestate in lui »
(Giovanni 9: 3). Si potrebbe quasi dire che
il male esiste perché Gesù possa sconfiggerlo e manifestare così la potenza di Dio. E
le parole di Gesù sono una sfida e un impegno che lui per primo si assume; e avviene il « miracolo ». Finché si parla di un
problema non accade nulla; quando si cerca di superarlo allora accadono quelli che
si chiamano i « miracoli ». Anche noi siamo il più delle volte coinvolti nella ricerca
delle cause, anziché nella ricerca delle soluzioni, anche noi partecipiamo a quel mondo
di tenebre che Gesù è venuto a illuminare:
« Bisogna che io compia le opere di Colui
che mi ha mandato, mentre è giorno; la
notte viene in cui nessuno può operare.
Mentre sono nel mondo, io sono la luce del
mondo » (Giovanni 9: 4-5).
Stando alla lettera di quest’ultimo versetto sembra che soltanto Gesù sia la luce del
mondo, soltanto lui risolva le nostre contraddizioni, lenisca le nostre sofferenze e
sconfigga il male, come la luce che fuga le
tenebre. Ma il Gesù di Matteo ci dice con
molta forza: « Voi siete la luce del mondo » (Matteo 5: 14a, con tutto quel che
segue nei versetti 14b-16), associandoci alla
sua azione di sconfiggere il male. Anzi, con
il dono dello Spirito Santo e con la potenza ad esso connessa, ci dice: « In verità, in
verità vi dico che chi crede in me farà anch’egli le opere che io faccio; e ne farà di
maggiori... e quel che chiederete nel mio
nome, lo farò; affinché il Padre sia glorificato nel Figlio. Se chiederete qualcosa nel
mio nome, io la farò » (Giovanni 14:
12-14). Queste parole costituiscono un impegno, una promessa e una sfida per tutti
noi. Beato chi le vivrà nella loro pie
nezza.
Domenico Tomasetto
7
3 aprile 1992
obiettivo aperto
IL QUARTO CENTENARIO DELL’ARRIVO DI GALILEO ALL’UNIVERSITÀ’ DI PADOVA
I diciotto migliori anni della mia vita
I complessi rapporti del filosofo e scienziato pisano con l’autorità ecclesiastica e con la scuola aristotelica Gli studi di meccanica e le osservazioni astronomiche - Lasciò la città nel 1610 per andare alla corte dei Medici
Dei tanti anniversari che cadranno quest’anno, tutti comunque offuscati dalla controversa ricorrenza che riguarda
l’impresa di Colombo, ve n’è uno assai particolare. Non si
tratta di una nascita, né di una morte, né della prima pubblicazione di un’opera fondamentale, bensì del ricordo di
un avvenimento culturale dai molti risvolti e dalle importanti conseguenze.
Infatti il 7 dicembre 1592 Galileo Galilei dava inizio alle
sue lezioni presso l’Università di Padova, in cui insegnò fino
al 1610. Si tratta del periodo che egli stesso riconobbe come
il migliore della sua vita, durante il quale prese forma il
nucleo della sua « nuova scienza », con l’elaborazione delle
più importanti intuizioni sul moto e durante il quale ebbero inizio le famose indagini astronomiche, fonti di inaspettate scoperte. Soprattutto per ricordare i diciotto anni passati
da Galileo a Padova si terranno in città, lungo tutto l’arco
del 1992, convegni e manifestazioni, a partire dall’incontro
organizzato nello scorso febbraio dall’Accademia patavina di
scienze, lettere e arti.
Personalità geniale e controversa, brillante e insofferente, il
giovane Galileo Galilei (aveva 28
anni quando, mentre era a Pisa,
fu chiamato ad insegnare nell’ateneo veneto) trovò a Padova
un’Università, o Studio, tra le più
rinomate in Italia, assai frequentata anche da stranieri; un ambiente culturale vivace e stimolante anche da un punto di vista
tecnico per la vicinanza con Venezia ed il suo Arsenale; un gruppo di ecclesiastici ed amici assai
attenti ed interessati alle novità
in campo fisico e astronomico e
di spirito piuttosto aperto di
fronte ai problemi dottrinali. Era
un ambiente sicuramente stimolante e abbastanza libero, secondo la normale tradizione della
Repubblica veneta, gelosa della
sua indipendenzia politica, culturale e, finché potè, religiosa.
Nel corso del convegno dello
scorso febbraio sono emersi particolari interessanti e curiosi circa il rapporto tra Galileo e la comunità cittadina di Padova. Si
può ad esempio citare la caratteristica principale della sua abitazione: situata a poca distanza
dall’Università non ospitava solo
Galileo, la sua famiglia e qualche
servitore; vi trovavano spazio e
ottimo trattamento anche studenti privati, a cui il matematico
impartiva lezioni a pagamento. O
si può ricordare il suo rapporto
con TAccademia Delia, un’accademia militare sorta in città nel
1608, della quale pare abbia stilato il programma di studi per la
parte che riguarda le matematiche applicate e l’ingegneria militare.
Le notizie di maggior peso, tuttavia, hanno riguardato soprat
SCHEDA
Da leggere
Di Galileo sono state curate numerose edizioni complete degli
scritti Per quanto riguarda le edizioni più recenti di singole opere
ricordiamo:
Sidereus Nuncius (Annuncio sidereo), intr., traduz. e commento a
cura di Piero Giustini, Roma, 1978.
Il saggiatore, pref. di G. Giorello, intr. e commento di L. Sosio,
Milano, 1992.
Dialogo sopra i massimi ’
a cura di L. Sosio, Tonno, 1991.
Dialoghi e dimostrazioni matematiche, intr. e commento di E. Giusti, Torino, 1990.
Innumerevoli i testi su Galileo.
L’ultimo in ordine di tempo, di grande competenza scientifica, è S^
DRAKE, Galileo, pioniere della
scienza, Padova, 1992.
tutto il rapporto tra lo scienziato
e gli ambienti culturali cittadini,
in particolare quello ecclesiastico
e quello universitario. Per quanto riguarda l’Università, bisogna
innanzitutto ricordare che le
principali scuole dell’epoca erano
quella filosofica e quella medica.
I titolari di cattedre filosofiche
(tra le quali era però compresa
anche la filosofia della natura,
che si occupava di fisica e altre
scienze naturali) o mediche rappresentavano quindi il gradino
più alto, sia come prestigio che
come stipendio, nella casta già
abbastanza privilegiata dei professori universitari.
Galileo, pur con rammarico,
non poteva entrare a far parte
della ristretta cerchia dei filosofi o dei medici, poiché il suo incarico di « insegnante delle matematiche » era considerato puramente propedeutico e secondario
rispetto agli insegnamenti principali, né si intrawedeva la possibilità di un cambiamento nella
sua qualifica. La filosofia aristotelica, allora dominante nell’ateneo, si intrecciava fortemente
con le esigenze di dominio e di
potere, sui corpi e sulle coscienze, manifestate dalla teologia (e
dall’ideologia) della Controriforma cattolica. Giudizio religioso e
giudizio filosofico, quindi, finiva^
no per essere spesso sovrapposti
ed inscindibili: il confronto con
i «filosofi», di solito di provenienza a vario titolo ecclesiastica,
rappresentanti di una cultura ufficiale conservatrice e anticopernicana, dalla duplice veste di controllori dell’ortodossia religiosa e
filosofica, era dunque obbligato
per chiunque volesse divulgare
intuizioni o ricerche particolarmente nuove, soprattutto nel
campo delle scienze naturali o
mediche.
Tra l’altro non va dimenticato
che agli inizi del 1600 la professione di fede cattolica era ancora
obbligatoria per chiunque intendesse laurearsi a Padova, malgrado molti fossero gli studenti
non cattolici (luterani tedeschi in
particolare): per costoro verrà
creato il curioso istituto della
« laurea privata », che evitava la
confessione di fede perché non
prevedeva la proclamazione pubblica.
Tuttavia non si può affermare
che gli aristotelici padovani, e
quindi i « filosofi » ufficiali, rappresentassero un gruppo omogeneo e concorde, o che mancasse
totalmente la libertà di esprimere
le opinioni più varie. Gli inquisitori di Padova si dimostrarono
spesso più tolleranti che in altre
città.
Inoltre, le scuole teologiche
francescane e benedettine della
città rivelavano una forte tendenza verso il superamento dell’aristotelismo e verso uno svecchiamento degli strumenti esege
tici. Non a caso molti frati si dimostravano assai interessati alle
ultime novità in campo scientifico.
Il rapporto tra Galileo e gli
aristotelici padovani, allora, non
fu così chiaramente conflittuale
come spesso lo si è voluto presentare. In realtà il dialogo, il
confronto, lo scontro tra l’ortodossia aristotelica e idee « nuove », portate in città da studenti,
professori, intellettuali provenienti da tutta Europa, hanno un
ruolo determinante per l’evoluzione intellettuale del giovane
matematico pisano.
Galileo è impressionato dal rigore logico e dagli utili suggerimenti metodologici ricavabili dalle opere dello Stagirita e dei suoi
commentatori: infatti li accoglie
sostanzialmente nei suoi lavori,
ma nello stesso tempo riafferma
una lettura di Aristotele e delle
Sacre Scritture più ricca ed aggiornata, con riferimenti ad altri
importanti autori antichi, in particolare Archimede, e moderni,
come Copernico.
L’accordo con il
copernicanesimo
Proprio il sistema di quest’ultimo Galileo aveva ripetutamente
dichiarato di appoggiare nel 1597,
affermando anzi di essere giunto
anche da solo alle stesse conclusioni. Nelle discussioni private e
nei rapporti epistolari, risulta
spesso profondo e convinto l’accordo sul copernicanesimo e su
altre questioni scientifiche o filosofiche tra Galileo e i suoi interlocutori padovani: colleghi dell’Università, intellettuali, ecclesiastici. E questo anche se in quegli anni, malgrado le convinzioni
personali dei singoli e la situazione di inadeguatezza e fragilità
in cui si trovava il sistema aristotelico-tolemaico, difficoltà interne e mancanza di prove convincenti rendevano il copernicanesimo un sistema ancora difficile
da giustificare e da accogliere tra
gli scienziati, al di là dei divieti
e delle scomuniche dei teologi.
In ogni caso Galileo non assume, né in fondo può permettersi
di farlo, un atteggiamento di pubblica sfida e di aperta polemica
contro i conservatori nei vari dibattiti culturali a Padova durante i diciotto anni della sua permanenza. Evita di parlare del copernicanesimo (che la Chiesa cattolica, dopo tentennamenti e indecisioni, condannerà ufficialmente nel 1616) nelle sue lezioni
universitarie, riservandolo agli
studenti privati; mentre durante
la vicenda dell’« interdetto » a
Venezia di papa Paolo V, nel 1606,
non si schiera a favore della Repubblica, come al contrario fecero la maggior parte dei professori e degli intellettuali padovani (e
fu per questo criticato dallo stesso Paolo Sarpi).
A Padova Galileo si interessò
soprattutto di meccanica, dedicandosi anche, sia pure in modo
discontinuo, all’astronomia, che
finì per costituire la parte più
visibile della sua attività (ma
forse non quella a cui egli dava
maggiore importanza). Nel 1604
fu visibile in cielo una supernova: l’oggetto celeste, comparso
aH’improwiso e scomparso dopo
qualche tempo, molto luminoso e
lontanissimo dalla terra, fu discusso e studiato da Galileo, che
ne fece oggetto di lezioni universitarie di grande richiamo.
Si trattava sicuramente di un
colpo molto duro per l’ipotesi tradizionale dell’ immutabilità dei
cieli, nei quali nulla doveva nascere o scomparire, se non in riferimento a fatti miracolosi o
provvidenziali precisi. Ma non
poteva ancora essere presa come
ima prova decisiva a favore del
sistema copernicano.
Galileo continuò le sue osservazioni astronomiche, intuendo per
primo le potenzialità del cannocchiale, un nuovo strumento recentemente inventato, che egli
migliorò tecnicamente ed imparò
ad usare con grande abilità.
Solo dopo qualche anno, forte
della grande massa di dati raccolti, desideroso di comunicare
agli altri astronomi i risultati del
suo lavoro, temendo di essere
preceduto nel dar notizia di molti fatti, decise di dare alle stampe
a Venezia nel 1611 il Sidereus
Nuncius. Si trattava di un’opera
destinata soprattutto agli astronomi dell’epoca, a cui Galileo si
rivolgeva in cerca di consenso ed
incoraggiamento, sapendo che
molte delle cose contenute in essa rappresentavano anche una ulteriore confutazione del sistema
tolemaico. Il favore con cui fu accolta l’opera ed altre importanti
scoperte astronomiche ed approfondite osservazioni di carattere
fisico convinsero nel 1613 Galileo ad accogliere definitivamente
e senza riserve il sistema copernicano, pur rifiutando in seguito
le leggi di Keplero, sembrandogli
l’introduzione di orbite ellittiche
un’inutile complicazione del sistema.
Il Sidereus Nuncius è la prima grande opera di Galileo e
L’Università di Padova.
forse Tunica tra le maggiori completata e stampata nel periodo
trascorso a Padova. Tuttavia di
tale periodo, le cui ricerche ed
osservazioni comunque influenzeranno le opere successive, rimangono appunti, dispense manoscritte, lettere e documenti in
grado di testimoniare della varietà degli interessi e della molteplicità degli interlocutori di Galileo.
Nel 1610 Galileo abbandona Padova e la sua Università per recarsi a Firenze, alla corte di Cosimo II de’ Medici. Tra i motivi
della sua partenza, si è sempre
ritenuto che i principali fossero
l’assicurazione di non avere più
obblighi di insegnamento per potersi dedicare completamente alla ricerca e la nomina a « Filosofo e Matematico primario del
Granduca », con stipendio, autonomia e soprattutto prestigio
adeguati (finalmente anche Galileo si può fregiare del titolo di
« filosofo » per occuparsi legittimamente di teorie fisiche e ragionamenti scientifici).
La partenza da Padova e l’arrivo a Firenze segnano l’inizio di
quel periodo in cui Galileo, finalmente sicuro dei suoi mezzi e
delle sue idee, si dedica interamente al compito di delineare,
nei suoi punti fondamentali, la
« scienza interamente nuova » ri
In un affresco del secolo scorso,
Galileo presenta il suo cannocchiale al Senato di Venezia.
guardante il « moto locale » e
un’attendibile costituzione dell’universo. Tuttavia, se si consid ra che la Repubblica di Venezia
era probabilmente disposta a
concedere a Galileo più o meno
le stesse cose che egli poi ottenne a Firenze, e se si pensa che a
Padova non solo lasciava un nutrito gruppo di amici e discepoli,
ma anche la donna con cui aveva
vissuto per più di dieci anni e che
gli aveva dato tre figli, si e spinti
a credere che vi fossero altre motivazioni nel trasferimento. E un
argomento, questo, su cui gli storici e i biografi hanno indagato a
lungo senza arrivare a conclusici
ni definitive. Tra le tante ipotesi,
una fra le più suggestive e quella secondo la quale Galileo, inipegnatosi in un programrna di ricerca imponente e rivoluzionarm,
non era poi in cerca di nuovi stimoli o nuove gratificazioni.
Erii era però convinto che solo
riuscendo a far accettare alla
Chiesa le sue conclusioni m materia di fisica e di astronomia (e
anche, incidentalmente, di esegesi biblica) avrebbe ottenuto quel
riconoscimento necessario a sancire definitivamente la grandezza
della sua opera. Per questo, rimanere alle dipendenze di uno
stato come la Repubblica veneta,
in perenne contrasto con il papato proprio per la sua indipendenza politica, diplomatica e culturale, sarebbe stato controproducente per la carriera di uno studioso in cerca del più ampio riconoscimento in ambiti delicati e
controversi. Ed ecco in che modo, allora, si può leggere il rifiuto
di Galileo di prendere posizione
a favore di Venezia sulla questione dell’interdetto.
Sempre in questo senso andrebbe considerata anche la co
stante ricerca, da parte sua, di attenzione e consenso tra i religiosi, specialmente gesuiti, impegnati nello studio delle scenze, e le
sue continue ed aperte dichiarazioni di ifedeltà alla Chiesa, al papa, agli insegnamenti del magistero in materia di fede. Galileo, spostandosi a Firenze, sperava quindi di trovare un ambiente in
maggiore sintonia con quello della curia romana, un ambiente in
grado di proteggerlo e di aiutarlo nei suoi rapporti con la suprema autorità ecclesiastica del cattolicesimo.
Si tratta di un’ipotesi, una congettura attendibile, anche se piuttosto difficile da provare. Tuttavia è un fatto che soprattutto tra
i gesuiti, nei quali Galileo riponeva molte speranze (andate poi
inevitabilmente deluse) durante
la sua disputa con l’Inquisizione,
le idee copernicane e galileiane,
tanto rivoluzionarie da essere
considerate eretiche, furono accolte e studiate con interesse, ottenendo un sostanziale consenso.
Consenso che non venne certamente meno con l’abiura di Galileo e la formale condanna delle
sue idee, ma fu semplicemente
meno esplicito e dichiarato.
Alberto Bragaglla
8
8
ecumenismo
3 aprile 1992
CEVAA
Importante è la chiamata
A confronto con la realtà del Camerún: il lavoro dell'ospedale, un
culto con grande partecipazione, l’importanza del canto collettivo
r
Echi dal mondo
cristiano
Alba e Marco Tallio Fiorio si trovano da circa due mesi a
Ndongué, nel Camerún. Membri della chiesa cristiana di Napoli/
Vomere sono stati inviati nel Camerún nel quadro degli scambi
tra le chiese facenti parte della CEVAA (Comunità evangelica di
azione apostolica). Marco, in particolare, presta la sua opera in
qualità di ortopedico presso l’ospedale di Ndongué.
Da loro abbiamo ricevuto questa corrispondenza, testimonianza
di un incontro di fede con fratelli e sorelle di un’altra chiesa.
Domenica 9 febbraio 1992, ore
9; 220 persone, quattro corali
che si alternano, due pastori:
uno predica, l’altro presiede la
Santa Cena.
Ci troviamo nella chiesa del
villaggio di Ndoungué 2, formatosi intorno alla missione evangelica alla fíne del secolo scorso, per l’affluenza di varie
etnie in questa regione montuosa del Camerún. Gente che lavora all’ospedale che fu della
missione (oggi ospedale protestante) o che in qualche modo
gravita su di esso (commercianti,
piccoli artigiani) e gente che
vive dei prodotti del suolo, banane e caffè essenzialmente.
Di Ndoungué 2 fa parte anche
una scuola teologica p>er evangelisti (37 studenti), una « ferme
école » (scuola agraria con annessa fattoria); ma le persone
legate a queste attività, leggermente discoste dal villaggio,
hanno un altro culto presso la
scuola teologica.
E’ una domenica particolare
perché c’è il culto con Santa
Cena, con un’affluenza discretamente superiore rispetto agli altri culti domenicali. Ma i gruppi di canto non mancano anche
nelle domeniche ordinarie, abbiamo visto, a dimostrazione dell’importanza del canto corale
nel culto di questi credenti. Le
corali si alternano, qualche inno
viene cantato daH’assemblea nel
suo complesso. Vi è comunque
una grande partecipazione di
tutti. Il canto delle corali è molto curato, a più voci, sp>esso
introdotto da una voce solista
quasi sempre femminile, ben
ritmato, talvolta dal battito delle mani. Notevole la cura delle
coloriture con dei diminuendo
molto suggestivi, magari accompagnati dal crescendo del battito
delle mani. Alle volte il canto
è accompagnato dalla danza.
Il pastore legge nel cap. 6
di Isaia la vocazione del profeta
e i primi 10 versetti del cap. 15
di I Corinzi, Il tema del sermone
è la vocazione. Sono parole semplici, ma profonde. Non sapremmo dire per quanto tempo il
pastore ha parlato, ma non è
arrivato a stancarci!
Segue una relazione minuziosa dei lavori del Sinodo svoltosi
a Edéa negli ultimi giorni.
Sia il sermone che la relazione, pronunciati in francese, sono
tradotti in un linguaggio strano
che ricorda l’inglese, ad uso dei
più anziani. Questo linguaggio,
ci dicono, deriva dal miscuglio
di un dialetto locale con l’inglese. Le lingue parlate nel paese sono circa 200, come le etnie,
e oggi alle nuove generazioni è
insegnato il francese come lingua unificante.
Viene poi il momento della
presentazione dei due nuovi arrivati che, come dice il pastore,
VERSO IL DECIMO CONVEGNO DELLE COMUNITÀ’ DI BASE
Fra utopie e vita quotidiana
Riceviamo c volentieri pubblichiamo.
Fra poche settimane le Comunità cristiane di base (Cdb) italiane si incontrano per il loro
X Convegno nazionale. Oggi le
Cdb vivono una fase nuova, propositiva, che è poco conosciuta.
Le chiese, specialmente l’ufficialità cattolica, non hanno né
voglia né interesse a parlare o
scrivere delle Comunità di base,
specialmente in Italia. Si preferisce dire che esse appartengono ad un tempo passato, alla
stagione conciliare e sono state
bruciate dalla loro ingenuità.
Le ragioni sono evidenti. Là
dove le Comunità di base hanno messo un minimo di radici,
si è dimostrata impraticabile la
« polìtica del recupero » istituzionale. In sostanza le Comunità
di base, senza più polemizzare
contro vertici ecclesiali verso i
quali conservano tuttavia una
notevole libertà critica, non sono
diventate funzionali ed utili a
nessuna istituzione ecclesiastica.
Continuano a rifiutare la sacralità dell'istituzione gerarchica
del cattolicesimo, ma non si
sentono affatto rappresentate
dalla teologia e dalla prassi delle chiese protestanti.
Forse in questi ultimi dieci
anni le Comunità di base italiane hanno fatto più seriamente
i conti sia con le possibilità positive dei vari cattolicesimi nostrani, sia con le acquisizioni e
i limiti delle Chiese della Riforma.
La vicenda dell’otto per mille
è appena un « punto », sia pure
rilevante, delle differenze che
caratterizzano le Comunità di
base rispetto alle altre istituzioni ecclesiastiche.
Ma, probabilmente, le chiese
« ufficiali » non amano parlare
di Comunità cristiane di base
perché devono prendere atto
che esse, a dispetto di facili
profezie e scomuniche, non sono
poi così ingenue. Se si percorre
anche solo velocemente l’elenco
delle produzioni teologiche nell’area delle Comunità di base
italiane, ci si deve rendere conto che non sempre si tratta di
sprovveduti, di sognatori solitari, di isolette tagliate fuori dal
continente. La loro riflessione
cristologica ed ecclesiologica
(che in parte si collega alia Riforma e in parte se ne distacca
nitidamente) trova oggi confronti e riscontri significativi.
Anzi, spesso le Comunità di
base italiane, cedendo ad un certo isolazionismo, non hanno esse stesse valorizzato adeguatamente la loro ricerca biblica e
teologica in corso. Inoltre, in
questi ultimi anni le Comunità
di base italiane hanno superato
un complesso di inferiorità, cne
almeno in parte le affliggeva,
ne-, riguardi delle comunità dell’America Latina. Ora, mentre è
tramontata una certa « illusione » delle esperienza' di base
latinoamericane sulla conversione della grande chiesa ai poveri,
l’analisi delle Cdb italiane ha dimostrato una indubbia validità.
Quella che sembrava in America
Latina una valutazione troppo
rigida dell’istituzione ecclesiale,
una visione troppo « occidentale » e ideologica, ora è largamente condivisa dai credenti e
da molti teologi e teologhe di
hanno risposto: « Eccomi, manda me! » alla chiamata del Signore. Parole lusinghiere, che
ci fanno sentire molto più umili — servi inutili — e ci fanno
ricordare che non è la risposta
che conta, ma proprio la chiamata. Dobbiamo ringraziare il
Signore in ogni momento della
nostra vita, e qualunque sia
l’appello che egli rivolge ai suoi
in ogni parte della terra.
Ora tocca a Marco rispondere
in poche parole al fraterno benvenuto della comunità. Dopo questo incontro, nei giorni successivi ci vedremo salutare con
espressioni di grande calore, dovunque ci spostiamo.
Ancora due parole per la Santa Cena e per la colletta. Riferiamo insieme di questi due momenti del culto, perché ad entrambi la comunità partecipa
come una unità e nell’individualità dei singoli, che non viene
annullata. La Santa Cena si fa
con il calice unico. Tutti (e sono
più di duecento!) si tengono per
mano, formando un unico cerchio che parte dai due lati del
tavolo e si addentra nei due
ampi corridoi che separano le
tre file di panche. Si canta per
tutto il tempo in cui viene distribuito il pane e il vino.
La colletta si fa invece avvicinandosi in fila al tavolo dove
si deposita l’offerta, mentre canta una corale. Gli anziani provvedono a contare contestualmente il denaro, annunciando poi
aH'asserablea il numero dei presenti e rimporto della colletta.
Il culto si chiude con la benedizione, quasi due ore e mezzo dopo il suo inizio; un’esperienza veramente edificante.
Alba e Marco Tullio Fiorio
quel continente. La politica vaticana, che ha estromesso o
emarginato le voci più scomode
della teologia della liberazione,
ha « tagliato le gambe » ad una
buona parte del movimento di
base più radicale ed ha lasciato
sopravvivere o, addirittura, crescere anche in America Latina
quelle realtà che sono totalmente
< obbedienti » alla gerarchia. Resta il nome di « Comunità di
base », ma l’esperienza è pilotata dall'istituzione ufficiale e governata clericalmente (••.).
Il tema del convegno, « Fra
utopia e vita quotidiana », sarà
introdotto da due relazioni che
si svolgeranno nel pomeriggio
di venerdì 1” maggio. A Franco
Barbero è assegnato il tema biblico: Gesù di Nazareth: quando
l'utopia si fa storica. Enzo Mazzi,
della comunità delTIsolotto, tratterà della Scelta comunitaria.
11 sabato 2 maggio sarà interamente dedicato a gruppi di
ricerca, osservatori e laboratori
(Etica e democrazia nella società complessa. Chiese-teologie-religioni, Simholi-gesti-parole).
Una particolarità: questo convegno sarà molto segnato dall’ascolto della Parola di Dio e
dalla preghiera, accogliendo una
pressante proposta della Comunità di base di Pinerolo. E’ possibile prenotarsi e partecipare.
Chi è interessato si ritenga invitato.
Per informazioni si può telefonare ai seguenti numeri (tutti i
giorni): 081/5534150 oppure (0121/
76481.
Carla Gaietto
cdb di Pinerolo
Candidati
USA — Jerry Bro\vn, ex governatore della California, è di origine cattolica romana. Ha ricevuto una formazione di prete
ma ha lasciato il seminario dei
gesuiti a causa dei voti « di povertà, di carità e di ubbidienza »
che non avevano più senso per
lui. In seguito, ha studiato le
religioni precolombiane e il buddismo zen. Pur non essendo
membro di alcuna chiesa, si
considera cristiano.
BiU Clinton, governatore dell’Arkansas, è membro da dieci
anni di una Chiesa battista di
cui frequenta regolarmente il
culto. Dà la sua contribuzione
alla chiesa di Little Rock e fa
parte della corale.
Tom Harkin, senatore dello
lowa, che ha appena annunciato il ritiro della sua candidatura, appartiene da sempre alla
Chiesa cattolica romana ma non
ne condivide le posizioni in materia di aborto.
Bob Kerry, senatore del Nebraska, è membro da una decina d’anni della Chiesa congregazionalista di Lincoln, affiliata all’United Church of Christ, conosciuta per le sue tendenze liberali e per il largo ventaglio di
opinioni teologiche esistente al
suo interno.
Paul Tsongas, ex senatore del
Massachusetts, è membro della
Chiesa ortodossa greca.
Pat Buchanan, commentatore
televisivo, è un cattolico romano convinto che dà molta importanza ai valori giudeo-cristiani
per la società americana.
Il presidente Bush, repubblicano, appartiene alla Chiesa episcopale (comunione anglicana)
di cui frequenta regolarmente il
culto. « Non c’è dubbio — ha dichiarato — che Gesù Cristo è
il mio salvatore e il mio Signore. Ma — ha aggiunto — non
ne parlo volentieri in pubblico ».
(SPP)
’’Eurodiakonia”
BRUXELLES — I rappresentanti di opere diaconali dei paesi della Comunità europea, nel
febbraio scorso, hanno deciso di
formare, sotto il nome di « Eurodiakonia », un’organizzazione
comune per la diaconia in Europa. I fondatori rappresentano
opere diaconali di confessione
protestante, ortodossa e anglicana. Scopo di questa nuova organizzazione è di aiutare gli emarginati della Comunità europea a
trovare uno spazio che rispetti
la loro dignità umana. Finora infatti la Comunità europea ha dimostrato più interesse per i problemi economici o industriali
che non per la difesa degli esseri umani.
(SPP)
Cercasi sponsor
BONN — Secondo informazioni provenienti dalla centrale missionaria dei francescani a Bonn,
molte chiese indipendenti africane cercano ricchi sponsor negli
Stati Uniti, in particolare fra le
grandi chiese metodiste, battiste
0 luterane. Il fenomeno, già noto da decenni in America Latina, si sta sviluppando ora sul
continente africano, in particolare nel Lesotho, nel Malawi, in
Ghana, in Nigeria, in Kenia, ecc.
1 francescani ritengono che ciò
non deve stupire perché queste
chiese indipendenti reclutano di
solito i propri membri negli
strati più poveri della popolazione. I responsabili di queste chiese, che ricevono aiuti da una comunità religiosa influente negli
USA, possono così mantenere
scuole e cliniche. Hanno anche
un parco macchine imponente,
il che aumenta ulteriormente il
loro prestigio fra la popolazione.
I francescani di Bonn ritengono che la ricerca di aiuti materiali presso le chiese americane
avrà poca influenza sul sentimento religioso degli africani, ma
che il collegamento con chiese
degli USA potrebbe cambiare
fortemente la natura di queste
chiese indipendenti. Così il collegamento della chiesa del vescovo Dixon, in Liberia, con i
« Don Ste'wart Ministries » ha
conseguenze teologiche in quanto questa chiesa americana predica « un vangelo moderno della prosperità » per il quale il
cristiano autentico deve essere
ricco, perché la povertà è un segno di peccato e di mancanza
di fede: il vescovo Dixon predica questa singolare teoria in un
paese povero come la Liberia.
(SPP)
Stasi
BERLINO — Secondo il ministro dell’Interno della Sassonia,
Heinz Eggert, anche cattolici
sono stati « collaboratori informali » della Stasi. L’ex pastore
evangelico di Oybin ha precisato, in un’intervista; che Ta Stasi
aveva ovviamente cercato collaboratori anche all’interno della
Chiesa cattolica, ma che era stato più facile per i cattolici mantenere le distanze rispetto allo
stato. Grazie all’organizzazione
centralizzata della Chiesa cattolica, sotto le direttive di Roma,
essi erano diplomaticamente meglio protetti, ha dichiarato.
(SPP)
Rinuncia
BERLINO — Il 16 marzo il
teologo e psicoterapeuta tedesco
E. Drewermann ha reso pubblica
la sua rinuncia ad esercitare
l’ufficio sacerdotale. Si conclude
così, almeno dal punto di vista
canonico, una lunga vicenda che
ha fatto discutere i credenti, non
solo in Germania, e ha spaccato in due l’opinione pubblica.
Autore di numerosi volumi di
teologia, esegesi e psicologia del
profondo, Drewermann era stato messo sotto inchiesta per alcune affermazioni contenute nella sua ultima opera, « Chierici,
psicodramma di un ideale », che
criticava duramente la formazione dei seminaristi e la mentalità clericale presente nella Chiesa cattolica.
(ARISTA)
SAE
Convegno
a Loreto
Si svolgerà a Loreto dal 30
aprile al 3 maggio il tradizionale convegno di primavera del Segretariato attività ecumeniche
(SAE), nell’ambito del quale si
svolgerà anche l’assemblea annuale dei soci del SAE. Con il
tema « 1492-1992: l’ecumenismo
in Europa tra memoria e profezia », il SAE vuole proporre una
lettura in chiave ecumenica di
un anniversario che non è solo
quello della « scoperta » dell’America, ma anche quello della cacciata di ebrei e arabi dalla Spagna. Fra i relatori del convegno l’ebrea Lea Sestieri, il
musulmano Fouad Allam, l’ortodosso Petre Coman, i protestanti Maurizio Girolami e Paolo Ricca, i cattolici Piero Stefani e
Luigi Sartori.
Le iscrizioni al convegno si
chiudono il 6 aprile. Per informazioni rivolgersi alla presidenza del SAE, via Cava Aurelia
8/3, 00165 Roma.
(NEV)
9
valli valdesi
3 aprile 1992
RIAPERTA LA FERROVIA PINEROLO-TORRE PELLICE
Oggetti
Torna il fischio amico
Un grande entusiasmo ha salutato l’arrivo della corsa inaugurale
del treno - L’automatizzazione e il progetto di regionalizzazione
Spezzaginocchi, scorticatore, sedie per streghe, banco di stiramento, ceppi e mannaie, gogne...
Sono i più impressionanti di una
serie di « antichi strumenti di
tortura » esposti a Pinerolo, con
corredo di note storiche.
L'orrido, certo, fa richiamo; e
così anche la mostra storica, l’oggetto del passato, curioso, su cui
tanto si è sentito raccontare. Alcuni provano un’istintiva repulsione, altri invece portano i bambini alla mostra; ma non è sul
« è giusto/non è giusto, buon gusto/cattivo gusto » che si focalizza la questione. La questione è
quella della distanza.
Distanza da quegli strumenti:
pratiche crudeli esistono tuttora
in molte parti del mondo, ma_ si
sono aggiornate con l’elettricità
e addirittura con l’elettronica
(tranne nei paesi meno sviluppati, come hanno dimostrato i filmati sul Kuwait occupato dalle
truppe irachene).
Poi c'è una certa distanza della
nostra epoca dalla «fisicità»: nonostante la moda di diete, palestre, ginnastiche (che per molti
hanno a che fare piuttosto con
l’aspetto esteriore) abbiamo difficoltà a rapportarci con il corpo
(lo dimostra il disagio «collettivo » di fronte all'immagine della
bambina-Benetton appena nata).
E poi, soprattutto, quegli strumenti di tortura non potrebbero,
da soli, parlare. L’atrocità avveniva dalla relazione tra quegli aggeggi diabolici (anche se costruiti a volte proprio per estirpare il
demonio dagli ossessi) con un
corpo. Diversamente non ci può
essere tortura. E’ roba del passato.
Noi però, qui nelle Valli, siamo
abituati ad avere non solo mo
Una gran folla ha accolto, sabato scorso 28 marzo, a Torre
Pellice ma anche a Luserna,
l'arrivo del treno inaugurale dopo i lavori dì ammodernamento;
c’erano molti amministratori,
pendolari, pensionati ma anche
giovani, i gonfaloni di molte
associazioni, delle ragazze in costume valdese, gente comune
che ha dimostrato in tutti questi anni il proprio attaccamento
ad un mezzo di trasporto antico
quanto moderno.
Mentre il treno « inaugurale »
faceva il suo ingresso in stazione un lungo applauso ha salutato la riapertura al traffico di
questa linea.
« Le FS sono state di parch
la — ha detto nel suo saluto il
sindaco di Torre Pellice, Armand
Hugon —; i treni riprendono_ a
circolare nei tempi prestabiliti.
Anche questo è segno di una
volontà nuova delle FS che in
questi mesi hanno saputo essere per tutti noi un luogo di
confronto, costruttivo e sereno,
che ha visto impegnati in prima
fila anche i pendolari. Non fu
così in un non lontano passato
ed è per questo che vogliamo
ringraziare il direttore del compartimento di Torino, ing. Barbera, ed il suo staff ».
Il sindaco ha poi concluso auspicando che in questo rifiorire
di rami secchi si possano trovare soluzioni adeguate anche
per rendere passante la stazione di Pinerolo e si sappia creare anche una rete effettivamente integrata di trasporto _ locale.
Nel suo intervento il direttore
compartimentale Luca Barbera
ha ricordato che « è importante
riuscire ad aumentare ancora
l’utilizzo della linea: oggi abbiamo ridotto notevolmente i costi,
ma ancora, per ogni lira incas
Si discute di
tossicodipendenze
SAN GERMANO CHISONE —
Si è tenuto, venerdì 27 marzo,
un incontro-dibattito sul tema
della droga organizzato dalla
Consulta per le tossicodipendenze delle valli Chisone e Germanasca. Dopo un’introduzione da
parte dei rappresentanti della
Consulta il dibattito si è sviluppato, assumendo talora torri
drammatici, in molte direzioni;
in modo particolare ha diviso
gli animi la proposta della legalizzazione della vendita della
droga. Quello delle tossicodipendenze è un problema complesso, su cui è praticamente impossibile avere delle certezze; è
inevitabile che la discussione si
accenda. E’ molto importante,
tuttavia, che il confronto continui e che la Consulta riceva uri
appoggio convinto da parte di
tutti.
L’accoglienza all’« amico treno ».
sala, ne spendiamo tre. Il sistema Italia non può più sopportare una dispersione di risorse:
occorre regionalizzare i trasporti in modo da ridurre i costi
sociali. Bisogna proseguire nel
confronto appena iniziato con
Regione e Provincia in modo da
evitare sovrapposizioni di corse
fra treni ed autobus ».
Dopo questi interventi hanno
ancora parlato il sindaco di Lusema, Longo, quello di Angrogna, Coisson, per anni presidente
del Comitato di difesa della ferrovia e il presidente della Comunità montana vai Pellice.
Ha fatto seguito una breve visita del paese, del museo valdese, un rinfresco in Comune ed
il ritorno a Torino dei rappresentanti delle FS.
Dal pomeriggio il via ufficiale
alle corse, per altro con qualche
problema di « rodaggio »: in alcuni casi i passaggi a livello
paiono non chiudersi; ciò causa
la « marcia a vista » dei convogli e conseguenti ritardi nelTarrivo dei treni ai passaggi a livello successivi.
Restano intanto presenziate le
stazioni di Torre Pellice e Bricherasio, con orari spezzati e copertura comunque sia del mattino che del pomeriggio. Punti di
vendita biglietti a_ terra si trovano a Torre Pellice e Luserna
(uff, Pro Loco), Bibiana (tabaccheria piazza S. Marcellino), Bricherasio (cartoleria, via del Bedale), Pinerolo (rivendita giornali interno stazione).
Piervaldo Rostan
Mostra d’arte alla
Galleria ES
PINEROLO — Venerdì 10
aprile alle ore 21 ES Galleria
d’arte di Pinerolo inaugura la
personale di Daniele Galliano,
giovane pittore nato nella stessa città piemontese nel 1961.
Galliano dipinge, con un acrilico coloratissimo e caratterizzato dal tratto e dall’esecuzione veloce, soggetti dal vivo che rappresentano giovani donne « à la
toilette », scene di mercato animate da zingare, enigmatici ritratti dal vago ricordo mitteleuropeo.
La mostra resterà aperta fino
alla fine di maggio con i seguenti orari; mercoledì-domenica;
16-19,30; sabato: 10-12,30, 16-19,30;
chiuso lunedì e martedì.
CENTRO CULTURALE VALDESE
.sire temporanee su temi specifici
(etnografici, o sulla vita delle
chiese, come nell’estate del Centenario), ma ad avere oggetti
esposti in permanenza nei nostri
musei.
Anche se i mestieri scompaiono, sopravvivendo nei ricordi dei
più anziani e nelle ricerche delle
scolaresche, c’è qualcosa in più:
la continuità che ci viene dalla
fede, che ci mette quotidianamente in contatto con un mondo che
per altri aspetti sarebbe lontano
da noi, anche di secoli.
Nel ritrovarci a studiare la Parola di Dio ci sentiamo accomunati a generazioni di credenti, al
di là dei complessi fenomeni sociali e culturali che si sono prodotti fino a noi.
Questa consapevolezza, almeno
così la vedo io, ci permette di
non essere moralistici nei confronti di una mostra "impressionante"; e ci permette di distinguere tra i vari modi di avvicinarsi al passato e ai problemi
dell'identità.
Un’identità non la si può costruire perché lo si è deciso a tavolino; deve esserci una motivazione più profonda, l’idea, la consapevolezza che determinate relazioni sociali, che precisi modi
di confrontarsi con il mondo
avevano un senso riel passato e
hanno ancora molto da dirci oggi,
anche se oggi le relazioni sociali
si sono rese più complesse e ogni
identità è un’identità fatta di
molti frammenti.
Per questo occorre conoscere
la storia e al tempo stesso la realtà di oggi: se manca tutto questo
si rischia di finire sotto vetro, di
non riconoscersi più.
Se invece questo rapporto funziona, anche ciò che è sotto^ vetro ci parla e ci può essere di stimolo anche per il futuro.
Alberto Corsani
CONSIGLIO COMUNALE DI LUSERNA
parla di Villa Olanda
L'altra America
Si è discusso di Villa Olanda
durante il Consiglio comunale di
Luserna San Giovanni, mercoledì scorso 25 marzo. Di fronte al
comunicato stampa della Tavola valdese che annunciava la
chiusura della casa per anziani,
il consigliere dei Verdi, Gardiol,
ricordando la frase contenuta
nella deliberazione programmatica che aveva accompagnato
l’elezione dell’attuale giunta, «sostegno per iniziative volte al
mantenimento di Villa Olanda »,
presentava una interrogazione
urgente per sapere « se e quali
iniziative di sostegno siano state avviate e se si ravvisi l’opportunità di intervenire nel momento attuale sia promuovendo
un incontro con la Tavola valdese sia proponendo soluzioni
alternative adeguate ».
Il dibattito sul tema è stato
lungo e appassionante; in molti hanno sottolineato l’importanza delle strutture per anziani in
valle e alla fine è stato deciso
di chiedere urgentemente un incontro alla Tavola valdese; Tappuntamento è stato successivamente fissato per il 17 aprile.
Fra gli altri argomenti affrontati dal Consiglio segnaliamo i
mutui per la nuova scuola media, il regolamento che determina i criteri per concedere contributi e sovvenzioni a gruppi
ed associazioni e la variante al
piano regolatore con le relative
controdeduzioni.
Diversi interventi hanno infine caratterizzato l’approvazione
della nuova regolamentazione
della raccolta dei rifiuti ingombranti.
I cassoni utilizzati finora erano a disposizione di tutti, anche dei cittadini non residenti;
con il nuovo regolamento essi
saranno collocati in un’area chiusa, nei pressi del bocciodromo,
e sarà cura di chi gestisce il
peso pubblico consentire l’accesso ai cittadini; anche i non residenti potranno portare lì i loro rifiuti ingombranti, ma dietro pagamento^ di una somma
in denaro.
La discussione ha coinvolto
anche altri aspetti della raccolta rifiuti, in particolare la raccolta differenziata che in molti
casi, in particolare per la carta
e il cartone, non funziona. « Si
dovrebbe — ha detto l’assessore Della Donna — arrivare presto ad una convenzione con
TAPI che ritirerebbe la carta
avvalendosi di un congruo numero di appositi contenitori ».
O. N.
C’è un’altra America, che non
è quella dei conquistadores e degli indios sterminati, un’America
più vicina a noi come epoca e
come rapporti di conoscenza: il
paese degli emigranti che a partire dall’ultima metà del secolo
scorso vi si trasferirono non cer^
to con propositi di occupazione
armata, ma per trovare il pane
per sé e per i propri figli.
Di questa emigrazione, e in
particolare di due insediamenti.
Valdese nel North Carolina e Villa Elisa in Argentina, si è parlato sabato 28 marzo nella sala
Lombardini di Perosa, nel secondo degli incontri organizzati
dal Centro culturale valdese.
Aldo Ribet ha rievocato le vicende della fondazione della comunità di Valdese, di cui ricorrerà il centesimo anniversario
nel 1993, costituita in massima
parte da famiglie della vai S.
Martino che, in mezzo a vicissitudini e difficoltà di ogni genere, riuscirono finalmente a
trovare un posto su quella terra ancora da coltivare e raggiunsero in seguito una certa
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agiatezza. Ha ricordato anche,
fra le tante, la figura quasi manageriale del past. Carlo Alberto Tron, che promosse l’iniziativa di espatrio, con quel sorprendente tentativo, poi fallito, di
gestione collettiva della terra.
A poca distanza da Valdese,
tuttavia, la riserva degli indiani Cherokee, confinati sulle montagne, sta a ricordare come anche nella lotta per resistenza c’è
chi ha perso tutte le battaglie
ed è condannato alla pura sopravvivenza.
La piacevole chiacchierata si
è poi conclusa con la proiezione
di diapositive scattate da Aldo
Ribet durante una visita a quella comunità.
Molto simili le peripezie degli emigranti della vai Pragelato, rievocate da Ugo Piton; in
questo caso è un missionario
della valle che convince alcune
famiglie a partire per l’Argentina per colonizzare delle terre
non ancora sfruttate; anche in
questo caso le difficoltà sono
enormi, dal viaggio terrificante
(devono lasciare a terra tutti i
bagagli), all’ostilità dei coloni
già stabiliti sul posto in precedenza.
Tuttavia l’insediamento resiste
e recentemente si sono ristabiliti i contatti con i discendenti
dei primi emigrati, i quali hanno conservato un vivo desiderio
di conoscere le loro radici e si
sentono ancora parte della terra di origine.
Con queste note nostalgiche si
è concluso il simpatico incontro; il prossimo appuntamento,
fra un mese, sarà dedicato ad
un’analisi storica dell’istruzione
nelle valli Chisone e Germanasca, a cura di Renzo Tibaldo.
Liliana Viglielmo
10
10 valli valdesi
3 aprile 1992
VOTA
Dunque domenica e lunedì si vota
per rinnovare Camera e Senato; mentre pubblichiamo qui le segnalazioni
degli ultimi appuntamenti elettorali
della settimana, ricordiamo che nella
circoscrizione Torino-Novara-Vercelli sono presenti 19 liste: DC, Lega Piemont, Lega casalinghe e pensionati,
Rifondazione comunista, MSI, PRI, Pensionati, Verdi (sole che ride), PSDI,
PSI, Federalismo, Verdi verdi. Lista referendum, Lega Nord, PDS, Piemont
liber, PLI, Rete, Lista Pannella; al Senato, collegio di Pinerolo, sono presenti 16 simboli: Lega Piemont, Federalismo, Rifondazione comunista, DC,
Pensionati, PLI, Verdi verdi, MSI, Verdi (sole che ride), PRI, Lista referendum, Lega Nord, PDS, Lega casalinghe
e pensionati, PSDI, PSI.
Pochi i candidati evangelici: nessuno al Senato nel collegio di Pinerolo,
6 alla Camera: due Verdi, Erica Malan e Libero Ciuffrida, uno del PDS,
Marco Bellion, uno nella Lista Pannella, Attilio Sibille, due nel PLI, Giorgio Mathieu e Cristina Rostan.
NON VOTARE LE LISTE PENSIONATI
— H Sindacato pensionati della CGIL
invita con un manifesto a scegliere
• nell'ambito dei partiti della sinistra
i candidati da votare, evitarrdo di farsi catturare dai partitini dell'ultima
ora » che si sono appropriati . del nome dei Pensionati ■>.
I pensionati della CGIL invitano inoltre « i candidati e gli eletti dei partiti della sinistra a portare avanti con
la massima priorità i problemi dei
pensionati ».
PSI — Il quotidiano ■ Note, documentazioni, informazioni » pubblica un
appello di Marco Gay, Giovanni Ayassot, Livio Gobello, Eugenio Maccari a
votare il « nostro candidato » Beppe
Garesio.
PDS — Giovedì 2 aprile, alle ore
20,30, presso il bocciodromo di Cavour, si svolge un incontro sul tema
« Quale futuro per l'agricoltura del Pinerolese? »; intervengono il consigliere regionale Lido Ribba ed i candidati
Sergio Anelli, Marco Bellion, Rinaldo
Bontempi.
ANCHE NEL PINEROLESE UN INSETTO PERICOLOSO
Attenti alla mosca
L’esplosione improvvisa del caldo potrebbe favorire la comparsa di
questa bestiola, la cui puntura può provocare rilevanti conseguenze
Una piccola, fastidiosa mosca
è comparsa in molte zone del
Piemonte ed anche nel Pinerolese. Si tratta di minuscoli ditteri (abitualmente lunghi appena
3 millimetri) che possono essere nocivi e pericolosi per l’uomo e per gli animali che vengono punti (con la formazione di
ecchimosi, papule, rigonfiamenti) per le conseguenze generali
delle loro pimture, che possono
anche dare avvelenamenti gravi
accompagnati da difficoltà di respirazione, accelerazione circolatoria, disturbi nervosi, ecc.
Al momento della puntura non
si sente dolore perché la saliva
dell’insetto contiene un anestetico locale, oltre ad un anticoagulante che ha lo scopo di favorire la suzione del sangue. Dopo
l’attacco, sulla pelle compare
una goccia di sangue ed iniziano le reazioni, che sono molto
variabili in funzione della sensibilità dei soggetti colpiti, ed in
relazione al grado di immunizzazione e al numero delle punture.
Le manifestazioni di gonfiore
sono a volte imponenti (le gambe possono raddoppiare di volume) e giustificano il ricorso
al pronto soccorso ospedaliero.
Di questo piccolo dittero del
genere « simulium » solo le femmine sono ematofaghe e pungono in quanto hanno bisogno di
nutrirsi di sangue per poter deporre le uova. Hanno un apparato boccale succhiatore perforante, con mandibole taglienti e
raspanti che lacerano più che
pungere e, in certi paesi, posso
no essere un vero flagello per
uomini ed animali (Canada e
URSS). Nelle aree danubiane il
bestiame può essere assalito da
nugoli di queste mosche che penetrano in massa nella gola degli animali, causandone la morte per choc anafilattico e per la
tossicità della saliva emolitica.
Nel 1923 si ricorda, nei Balcani,
una moria di oltre 20.000 bovini causata dai simulidi.
Nei paesi tropicali esistono poi
numerose specie di « simulium »
che trasmettono all’uomo alcu
ne filariosi che causano cecità
a migliaia di persone ogni anno.
In Africa occidentale si calcola che circa il 10% degli abitanti sia cieco a causa dell’oncocercosi trasmessa da questo
pericoloso dittero.
In Italia la presenza di queste mosche è, per fortuna, molto limitata ed esse diventano pericolose solo quando si sviluppano in gran numero in seguito
ad improvvisi innalzamenti della temperatura in primavera. La
siccità favorisce nettamente, come questa primavera, la diffusione dei simulidi.
A Bratislava, dieci anni fa, furono registrati ben 81 casi di ricovero in ospedale di persone
punte da queste mosche.
La lotta è diffìcile in quanto
le uova e le pupe di questi insetti sono totalmente resistenti
agli insetticidi.
C’è da sperare che le condizioni climatiche favorevoli allo
sviluppo di questi ditteri si presentino con scarsa frequenza.
Anche se la natura del veleno
di cui sono dotati non è ben
nota, sembra assodato che la
maggior parte degli animali
(compreso l’uomo) può giungere
ad un buon livello di immunizzazione se viene sottoposto gradualmente alle punture.
I. E.
PEROSA ARGENTINA
POMARETTO
L’ora di ...marketing
La “Gerla
n
21 marzo 1992, 1° giorno di
primavera: un ritorno gradito in
mezzo a noi, un appuntamento
che sta diventando tradizione;
una corale torinese vuole offrire il suo canto per un’opera della Chiesa valdese.
« E’ un momento particolarmente diffìcile per la sanità e
quindi anche per l’ospedale di
Pomaretto — sottolinea il dott.
Maina, direttore sanitario —. Ma
una serata come questa, che vede una così grande partecipazione di persone, ci fa sentire la
solidarietà della gente, che ci sostiene nel nostro lavoro ».
Anche la colletta, che ha superato abbondantemente il milione di lire, ha dimostrato quanto quest’opera sia ritenuta valida e di primaria importanza.
Scorriamo il programma della
serata: La violetta. Le rossignol.
La fanfare du printemps... sembra proprio un concerto alla primavera. Per ogni canto, poi, il
programma visualizza anche la
partitura del soprano: questo
per chi, patito della musica, volesse seguire nota per nota canto e direzione.
Ma questo gruppo corale non
ha bisogno di seguire una partitura: segue il proprio maestro,
senza distrazioni, con una perfetta fusione di voci, con un’incredibile armonia di timbri. Non
si sente il bisogno di consultare
la partitura; non serve. Serve un
orecchio attento e curioso a seguire le voci che si inseguono, si intrecciano, si sostengono
e si respingono; vogliono imitare gli strumenti di un’orchestra.
Particolarmente suggestive sono le armonizzazioni di Leone
Sinigaglia, che il coro rende e
interpreta in modo molto originale. E di questo autore viene
riprodotta in ultima pagina del
programma la partitura iniziale
della Pastora fedele, vecchia canzone popolare piemontese.
A questo punto il concerto termina, un ultimo applauso, un
« bravo » veramente al direttore
del coro, Roberto Bertaina; un
echeggiare delle ultime note...
E il libretto del programma ci
segue fino a casa, dove potremo provare a cantare alcune di
queste canzoni, seguendo quei
puntolini neri aggrappati al pentagramma, con o senza gambette, solitari o a grappoli, i cui
suoni si intrecciano e si ascoltano in equilibrio perfetto.
Paola Revel
Una lezione teorica sul marketing, ossia sulle tecniche di vendita di un prodotto, ma anche
del suo lancio sul mercato tramite un’adeguata pubblicità, ha
occupato l’ultimo incontro del
corso per agricoltori organizzato dalla Comunità montana Chlsone e Germanasca.
La relazione, svolta dal consulente per l’agricoltura, dr. Colomba, poteva sembrare a prima vista abbastanza inconsueta
per un ambiente valligiano in
cui le vendite non sono certo
precedute da sofisticate ricerche
di mercato o accompagnate da
piani complessi di commercializzazione ma si basano più che
altro sui contatti personali e
sulla conoscenza diretta dei mercati più convenienti: aveva sen
>Lampogas
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liAGENTE NE PARLA?
LAMPOGAS NE PRORUCE !!
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^011*6965571/2 I PICCOLI SERBATOI E BOMBOLE AD USO
0116965573 ¡CIVILE, INDUSTRIALE ED AGRICOLO
Manifestazioni
PINEROLO — In occasione del ventennale dell'incendio del Teatro Sociale, mercoledì 8 aprile, dalle ore 17,30
(davanti ai resti del teatro) si svolge
una manifestazione pubblica organizzata dai gruppi consiliari Gruppo per l'alternativa, Lega Nord, PDS, PLI, PRI,
Rifondazione comunista.
Teatro
POMARETTO —- Presso il cinema
teatro Edelweiss, sabato 4 aprile, alle ore 21, il gruppo « Gran Badò » presenta « Recita », momento in cui un
gruppo di attori raccontano al mondo
il bisogno dell'uomo di comunicare.
ANGROGNA — In occasione dei 20
anni di attività, il Gruppo Teatro Angrogna organizzerà, nel corso del 1992,
una serie di manifestazioni; si inizia
il 4, 11 e 18 aprile con lo spettacolo « E mi chanto » del gruppo stesso,
presso la sala valdese del capoluogo.
Inizio ore 21.
TORRE PELLICE — Sabato 4 aprile,
alle ore 21, presso il salone di via al
Forte, la Compagnia teatro « Vej e
giovo d'Buriasch » presenterà lo spettacolo « Pitost ohe 'ndè 'n galera ».
Concerti
TORRE PELLICE — Sabato 4 aprile,
alle ore 21, presso il tempio dei Coppieri, si svolgerà una serata di canti
con il coro « La draia » di Angrogna.
TORINO — Venerdì 3 aprile, alle
ore 21, presso il conservatorio « G.
Verdi » in piazza Bodoni il coro « CAI
Uget » dì Torino, diretto dal maestro
Mario Alila, presenterà un concerto dal
tradizionale repertorio di canti di montagna.
BIBIANA — Domenica 5 aprile, alle
ore 21, nella chiesa di S. Marcellino,
l'organista Mauro Barotto ed il coro
« Turba concinens » presenteranno il
concerto * Il suono e la vocalità »:
musiche dì Frescobaldi, Byrd, Tallis,
Purcell, Haydn, Liszt, Pachelbel, Bruck
za dubbio un’utilità di informazione per chi avesse in progetto di iniziare un’attività agricola senza sbattere il naso in troppi insuccessi dovuti all’inesperienza.
Infatti, se gli esempi del relatore che citava Barilla e Benetton, oppure il successo degli
orologi Swatch, erano un po’
fuori dalla portata dei presenti,
tutti potevano verificare come
un mancato controllo del mercato dell’actinidia avesse fatto
precipitare in pochi anni una
produzione che agli inizi era parsa molto promettente.
Nella realtà immediata, è molto diffìcile che un coltivatore possa muoversi da solo nel complesso mondo del marketing, è invece necessaria la creazione di
consorzi, anche se — ha rilevato il relatore — un appoggio
dell’ente pubblico è indispensabile, vedi fontina della Val d’Aosta e mele del Trentino.
Altre analisi riguardavano
l’identikit del consumatore che
ha più soldi da spendere, ma li
vuole spendere bene e il ciclo
di vendita dei prodotti che va
dalla fase di lancio e di sviluppo a quella di declino. Perciò
chi vuole dedicare tempo e denaro ad un’attività produttiva
nel settore ortofrutticolo deve
saper presentare un prodotto di
qualità e ben curato nella confezione ed essere al corrente delle tendenze di un mercato piuttosto variabile.
Questa la teoria; le applicazioni pratiche non sono state
trattate in modo particolare, forse perché lo scopo del corso era
unicamente l’aggiornamento e
non l’organizzazione.
Ancora due momenti pratici
concluderanno gli incontri nel
mese di aprile: sabato 4, visita
all’Istituto lattiero-caseario di
Moretta; sabato 25, visita ad un
centro analogo ad Abriès, in
Francia.
L. V.
Amnesty International
TORRE PELLICE — Venerdì 3 aprile,
alle ore 17, avrà luogo a Torre Pellice presso la sede in via Repubblica
3, secondo piano, la consueta riunione quindicinale.
Centro
culturale
valdese
Incontri con...
TORRE PELLICE — Per la serie degli « Incontri con... », venerdì 10 aprile, alle 20,45, presso la biblioteca della Casa valdese, Claudio Pavone introdurrà
il dibattito sul problema della
Resistenza come guerra civile,
presentando il suo libro Una
guerra civile. Saggio storico sulla moralità nella Resistenza.
Sempre alla biblioteca e alla
stessa ora, sabato 11 aprile, Anna Rossi Doria illustrerà il tema Storia del suffragismo.
Cinema
TORRE PELLICE — Il cinema Trento
ha in programma, venerdì 3 aprile,
ore 21,15, « Mai senza mia figlia »; sabato 4, ore 21, domenica 5, ore 18
e 21, lunedì 6, ore 21, «JFK, un caso ancora aperto ».
PINEROLO — Il cinema Hollywood
propone, fino all’8 aprile, <• Hook, capitano Uncino »; feriali 19,45 e 22,15,
festivi 14,45, 17,45, 19,45, 22,15.
Al Ritz, fino a lunedì 6, in visione
sarà « L'ultimo boy scout »: feriali 20,15
e 22,15, festivi 14,15, 16,15, 18,15, 20,15,
22,15.
All'Italia prosegue la proiezione di
« Scacco morta'e »; feriali 20 e 22,20;
sabato 20 e 22,30, domenica 15, 17,30,
20 e 22,20.
11
3 aprile 1992
lettere 11
DEVO TORNARE
SULLA QUESTIONE
Caro Direttore,
mi ero ripromessa di non intervenire più sulla questione di Villa Olanda se non con un massimo sforzo
finanziario in caso di riattamento e
di continuazione come casa di riposo
per anziani.
Il comunicato della Tavola (tra l'altro non eccessivamente chiaro) apparso sul numero del 27 marzo mi sconcerta e mi spinge a tornare sulla questione.
Come nel passato, sapendo di interpretare il pensiero di moltissimi
valdesi, protesto vivamente per la decisione di questa Tavola che non tiene conto del volere e delle necessità
della valle, dove il problema degli
anziani è particolarmente sentito. Per
di più mi sembra che la Tavola, con
questa intempestiva decisione, abbia
anticipato una questione che è stata
demandata esclusivamente al prossimo Sinodo.
Adele Theiler GardioI, Torre Pellice
GRAZIE
L'amministrazione comunale di Angrogna, i parenti ed il gruppo di amici del Foyer rivolgono un vivo ringraziamento a quanti hanno collaborato alle ricerche di Beniamino Agli,
detto Ricu, scomparso martedì 10 marzo senza lasciare traccia di sé.
La partecipazione di numerosi volontari coordinati dalla squadra antincendi boschivi di Angrogna e Luserna
San Giovanni, del soccorso alpino del
CAI intervenuto anche con quattro unità cinofile, dei vigili del fuoco di Torre Pellice, di Luserna San Giovanni,
Pinerolo e Torino, quest'ultimì intervenuti anche coi sommozzatori, di un
gruppo di guardacaccia della Provincia di Torino, ha consentito ricerche
a tappeto in tutta la zona più conosciuta dall'Aglì e lungo tutto il torrente Angrogna.
Purtroppo le accennate ricerche non
hanno dato esito e tutta la -popolazione è turbata ed incredula di fronte
a questa vicenda.
Mentre si ringraziano gli organizzatori dei gruppi intervenuti, i vigili ur
bani di Angrogna, Luserna, Torre Pellice, il CAI, i vìgili del fuoco, la Provincia di Torino, nonché i carabinieri
di Luserna, si segnala la necessità di
continuare le ricerche e dì avere qualunque indizio possa essere utile a
ritrovare Beniamino Agli (Comune di
Angrogna tei. 944153).
Franca Coìsson, sindaco di Angrogna
PRECISAZIONI
in riferimento all'articolo La notte
più lunga pubblicato sul n. 13 del giornale, si precisa che la CHE non ha
ancora ritirato le sanzioni del 1985,
che includono petrolio e cooperazione
militare. La Danimarca ha però ritirato il proprio veto e l'argomento sarà prestissimo discusso dal Consiglio
dei ministri CEE. E' già stato invece
ritirato il pacchetto delle sanzioni CEE
del 1986 (tra gennaio e febbraio di
quest'anno).
Ciò sarebbe a dispetto degli em
barghi decretati a suo tempo dall'ONU
(gli embarghi sarebbero obbligatori per
i paesi ONU) su petrolio e armi, ancora non aboliti.
Laura Carlodalatri, Roma
AMPIA RISPOSTA
Caro Direttore,
in seguito ai « massicci » interventi di replica di Giorgio Bouchard e
Sergio Aquiiante al mio articolo di
commento alla trasmissione di Protestantesimo sul « socialismo cristiano »
ho scritto un'ampia risposta agli autori. Ma la necessaria lunghezza di
tale risposta ne sconsiglia la pubblicazione sul settimanale. Desidero tuttavia far sapere che chi volesse avere copia della mia risposta può richiedermela direttamente in via Monte Grappa 62/b, 20092 Cinisello Balsamo (Mi).
Marco Rostan, Cinisello Balsamo
RINGRAZIAMENTO
« Abbi pietà di me, o Dio, perché Vanima mia cerca rifugio
in te, all’ombra delle tue ali io
mi rifugio »
(Salmo 57: 1)
I familiari della cara
Maria Coìsson in Comba
nell'impossibilità di farlo singolarmente, ringraziano tutti coloro che con presenza, fiori, scritti e parole di conforto
■hanno preso parte al loro dolore.
Un grazie particolare al dott. Broue,
al dott. Sappé, al past. Ribet, ai vicini
di casa e ai compagni di lavoro del
figlio.
San Germano Chisone, 19 marzo 1992.
RINGRAZIAMENTO
Le famiglie Janavel e Costantino ringraziano sentitamente tutti coIoto ohe
hanno partecipato al loro dolore per
la scomparsa della cara mamma
Elena Planchon
Un particolare ringraziamento per la
loro affettuosa assistenza al past. Pons,
al dott. Campra e alle signore Ida,
Franca e Rita.
FONDO DI SOLIDARIETÀ’ Villar Pellice, 25 marzo 1992.
r bambini di Ntoio
Ho incontrato recentemente il
past. Emmanuele Nfikè, da poco
nominato presidente della Chiesa evangelica del Camerún, ed
abbiamo parlato deH’àppello a
favore del Centro di Ntoio lanciato dal nostro Fondo di solidarietà.
Dopo avermi espresso la sua
profonda riconoscenza per la
nostra iniziativa, da lui definita
« vitale » per Ntoio, Njikè ha
risposto ad alcune mie domande:
— Past. Njikè, perché ha definito « vitale », per Ntoio, la nostra iniziativa?
— La situazione economica
del Camerún è disastrosa. Sono
ormai due anni che i raccolti
del caffè e del cacao rimangono
invenduti, per la crisi mondiale
del mercato. Queste monoculture impiantate nel nostro paese
reco
delle valli valdesi
settimanale delle chiese valdesi e metodiste
Redattori: Alberto Corsani, Luciano Deodato (vicedirettore), Giorgio GardioI (direttore). Carmelina Maurizio, Jean-Jacques Peyronel, Piervaldo Rostan.
Comitato editoriale: Paolo T. Angeleri, Mirella Argentieri Bein, Claudio
Bo, Alberto Bragaglìa, Franco Carri, Rosanna Ciappa Nìtti, Piera Egìdi,
Adriano Longo, Emmanuele Paschetto, Roberto Peyrot, Sergio Ribet,
Mirella Scorsonelli.
Collaboratori: Daniela Actis (segreteria), Mitzì Menusan (amministrazione), Stello Armand-Hugon, Mariella Taglierò (revisione editoriale).
Stampa: Coop Tipografica Subalpina ■ via Arnaud. 23 10066 Torre
Pellice ■ telefono 0121/91334
Ragistrazions: Tribunale di Pinerolo n. 175. Respons. Franco Giampiccoll
REDAZIONE e AMMINISTRAZIONE: via Pio V. 15 - 10125 Torino ■ telefono
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Registro nazionale della stampa: n. 00961 voi. 10 foglio 481_________
EDITORE: A.I.P. - via Pio V, 15 • 10125 Torino - c.c.p. 20936100
Consiglio di amministrazione: Roberto Peyrot (presidente), Silvio ReveI
(vicepresidente). Paolo Gay, Marco Malan, Franco Rìvoìra (membri).
ABBONAMENTI 1992
Italia Estero
Ordinario annuale L. 52.000 Ordinario annuale L. 85.000
Semestrale L. 27.000 Ordinario (via aerea) L. 150.000
Costo reale L. 75.000 Sostenitore L. 170.000
Sostenitore annuale L. 90.000 Semestrale L 45.000
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Pio V. 15 - 10125 Tonno
Amministrazione dal fondo: Maria Luisa Barbería, Renato Coìsson, Roberto Peyrot
dalle multinazionali (pensate che
i camerunesi non bevono caffè!),
dopo averne condizionato lo sviluppo, si stanno rivelando nefaste perché soggette al capriccio
di altri, e l’economia del paese
Va a rotoli. La nostra chiesa, che
vive in questo contesto, ne subisce pesantemente il contraccolpo: le nostre casse sono vuote! Nel 1991 le comunità sono
riuscite a versare ai loro pastori
al massimo (e sono poche) otto
mensilità su dodici, mentre la
maggioremza è arrivata a cinquesei mensilità.
In questa situazione un’opera
sociale come Ntoio si trova senza appoggio e nella drammatica
prospettiva di dover chiudere.
— Ci vuole ricordare a quali
problemi Ntoio cerca di fare
fronte?
— Il centro sociale di Ntoio
accoglie bambini abbandonati, in
particolare orfani da tutto il
Camerún (è l'unica opera del
genere che abbiamo). Inoltre
cerca di scolarizzare i bambini
caratteriali e i piccoli delinquenti
delle grandi città. Attualmente
il Centro si occupa di un centinaio di bambini seguiti da sette
educatori a pieno tempo ed un
certo numero di volontari.
— Dopo il lungo servizio svolto da suor Gisèle, come avete
potuto continuare l’attività del
Centro?
— Suor Gisèle Paris, della comunità protestante di GrandChamp, fondatrice di Ntoio, è
rientrata in Francia dopo più di
35 anni di fedele servizio presso
la nostra chiesa, di cui siamo
profondamente grati al Signore.
Dopo una breve sostituzione di
un inviato tedesco, la nostra
chiesa ha potuto ora nominare
un pastore camerunese, Tehappi
Crispo, come direttore. Sarà affiancato da due educatori specializzati, un francese ed un
beninese. E’ un’équipe che dà
moto affidamento.
— Di cosa vive il Centro di
Ntoio?
—■ I parenti dei bambini, se
ci sono, danno quello che possono (molto poco). Viene coltivato un campo per avere un po’
di legumi, si allevano galline,
ma tutto questo non è sufficiente: dobbiamo pensare a tutto
per questi bambini: vestiti, medicine, materiale scolastico e pagare il personale. Il bilancio annuo si aggira sui 50 milioni di
lire. Speriamo di trovarli per
non dover chudere!
Ma è davvero così difficile tro
vare 50 milioni per salvare 100
bambini? Ci auguriamo di no.
Intervista a cura di
Renato Coìsson
RINGRAZIAMENTO
(c In pace io mi coricherò e in
pace dormirò perché tu, o Eterno, mi fai abitare in sicurtà »
(Salmo 4: 9)
I familiari di
Federico Baret
di anni 91
commossi e riconoscenti per la dimostrazione di stima e di affetto trihur
tata al loro caro, ringraziano tutti coloro che, con scritti, offerte e presenza
al funerale, sono stati loro vicini.
Un grazie particolare al dott. Rol,
al past. Sergio Ribet, aU'AVIS di Pomaretto, all’ANPI di Perosa Argentina, al sindaco e alTamministrazione comunale e ai vicini di casa.
Pomaretto, 27 marzo 1992.
RINGRAZIAMENTO
« Preziosa è agli occhi del Signore la morte dei suoi fedeli »
(Salmo 116: 15)
La moglie, i figli ed i familiari tutti
del compianto
Carlo Pastore
riconoscenti per la dimostrazione di
stima e di affetto tributata al loro caro,
ringraziano tutte le gentili persone che
in ogni modo hanno voluto essere vicini nella triste circostanza. Un grazie
-particolare al direttore, sig. Livio Gobello, ed al personale tutto dell’Asilo
valdese di Luserna S. Giovanni e alla
dott.ssa Omelia Michelin Salomon.
Villar Pellice. 1° aprile 1992.
RINGRAZIAMENTO
I familiari di
Enrico Monnet
nelTimpossibilità di farlo singolarmente, ringraziano di cuore quanti con parole, scritti e manifestazioni d’affetto
sono stati loro vicini in questa triste
circostanza.
Si ringraziano in particolare i) past.
Klaus Langenek, il sig. Mauro Mario,
raraministrazione comunale di Prarostino, il personale medico e paramedico
del reparto emodialisi dell’ospedale Civile di Pinerolo, i militi della Croce
Verde di Pinerolo, associazioni ed enti.
Prarostino, 3 aprile 1992.
« Quanto a me e alla casa mia,
serviremo l’Eterno »
(Giosuè 24: 15)
Nel suo 93° anno si è spenta
Maria Jahier ved. Ribet
Nella certezza che -oroviene dalla
fede in Cristo, le figlie Anna e Luisa
ed i familiari tutti la ricordano a quanti le hanno voluto bene.
Torre Pellice, 30 marzo 1992.
RINGRAZIAMENTO
« Egli ha fatto le Pleiadi e Orione, muta l’ombra di morte in
aurora e fa del giorno una notte oscura; chiama le acque del
mare e le riversa sulla faccia
della terra: il suo nome è l’Eterno »
(Amos 5 : 8)
I familiari di
Graziella Pasquet Perrin
nelTimpossibilità di farlo singolarmente, ringraziano quanti, di presenza o
con scritti, hanno preso parte al loro
dolore.
Un -ringraziamento particolare a tutto il personale del Rifugio Re Carlo
Alberto per l’amorevole assistenza, aL
l’Associazione volontari ospedalieri, ai
membri dell’UCDG, al -past. sig. Claudio Pasquet ed al rev. don Armando
Girardi per l’affettuosa dimostrazione
di affetto nella triste circostanza.
Torre Pellice, 28 marzo 1992.
Tristi per la separazione dall’amica
Graziella Perrin
ma fidenti nell’amore di D-io, Signore della vita, si uniscono al dolore della famiglia e deRa YWCAtUCDG le
socie di Genova e di Sanremo.
Genova, 28 marzo 1992.
« Ghi ama tutto scusa, di tutti
ha fiducia, tutto sopporta, mai
perde la speranza. L’amore non
tramonta mai »
(I Cor. 13)
Le socie e amiche dell’YWCA-UCDG
ricordano con profonda riconoscenza
Graziella Perrin
ex presidente nazionale
che tanto ha dato di sé ail’Associazione.
Comitato casa, personale e ospiti di
Villa Elisa si associano nel ricordo e
nella gratitudine.
Torre Pellice, 30 marzo 1992.
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3 aprile 1992
TRIESTE, 7-8 MARZO
AMNESTY INTERNATIONAL
La lotta nonviolenta
delle donne jugoslave
Come parlare di « donne e pace » in una terra dilaniata dal conflitto? - Drammatica denuncia da parte delle madri - Una rete di aiuti
« Oltre le etnie e i nuovi confini » era il titolo deU’incontro con
delegazioni di donne per la pace
che si è svolto a Trieste sabato 7
e domenica 8 marzo; la parte più
significativa è stata la tavola rotonda con donne della ex Jugoslavia.
Parlare di « donne e pace » in
una situazione di conflitto non è
teoria. « Per secoli abbiamo coperto con il nostro silenzio e la
nostra complicità la cultura maschile della violenza... In che cosa
sono diversi i nostri figli da quelli delle donne di altre etnie, popolazioni, stati? Non siamo disposte a mettere al mondo figli
perché questi siano mandati a
morire o a uccidere i figli delle
altre »; così si esprimeva il volantino.
C’era chi diceva che non si può
collegare « donne e pace » al tema della maternità; se così fosse il mondo sarebbe in pace, perché anche i generali hanno ima
madre.
Per una risoluzione
nonviolenta
La nostra storia di donne è
però una storia di risoluzione
nonviolenta dei conflitti, cioè non
distruttiva. A noi non è mai appartenuto il decidere sulle armi. Né ci appartiene il parlare
di vincitori o vinti.
Questa « rete » è nata in poco
tempo. Dopo l’irruzione di donne nel Parlamento serbo il 2 luglio scorso, il 4 luglio altre sono
andate dal console jugoslavo di
Trieste, e sono seguite altre iniziative a Venezia per trovare un
luogo di incontro: infatti non si
trattava di aiutare le une o le altre, ma tutte.
A Trieste erano aspettate an
che le donne di Belgrado, che sono state impossibilitate a venire
a causa delle tensioni in atto. In
apertura è stato letto un appello da Sarajevo: le donne di Bosnia stanno soffrendo tragicamente in questo periodo. Dicono:
« Siamo diverse ( ma non importa
il colore della pelle, la religione o
le abitudini), ognuna ha diritto alle proprie convinzioni. Noi madri
di Bosnia siamo le prime ad essere contro questa guerra folle... Il
lavoro nelle nostre fabbriche è
fermo perché non c’è materia prima, la gente è affamata, i bambini svengono a scuola; quando la
gente ci manda aiuto, interi camion spariscono. E’ stato distrutto l’ultimo ponte che ci collegava
con l’Europa... Ci sono stupri,
bambini cacciati dagli asili, dove
vengono messi i riservisti... La
maggioranza della gente ha risposto ”st” al referendum per il vivere insieme, eppure... Non vogliamo distruggere quello che abbiamo costruito insieme, la possibilità che i nostri bambini possano amarsi e giocare insieme... ».
Ma mancano i soldi. Ultimamente dieci donne sono morte di
parto perché mancano le medicine, manca anche il latte per i
neonati, mancano i farmaci per
gli ammalati di cuore e per gli
epilettici. Si sta organizzando una
rete di aiuti con chi rifiuta il richiamo sotto le armi.
« I mass media in questo paese sono indipendenti. Per un pelo si è evitata la guerra perché i
mass media hanno dato un appoggio a questa energia positiva
che voleva evitare il conflitto ad
ogni costo. Forse questa è la prima volta che i mass media hanno un ruolo simile. Questa energia positiva già esisteva anche altrove, come in Croazia; purtroppo là è stata bloccata da quei
SAIANO, 1® MARZO
Un appello all’Italia
Domenica 1° marzo ha avuto
luogo il terzo incontro sul tema
« Donne e nonviolenza » nella comunità « Grazia e pace » di Saiano (Cesena). Le partecipanti, in
vista delle prossime elezioni, si
sono impegnate a chiedere a tutti (elettori e candidati) di combattere la violenza nel nostro
paese, il commercio delle armi
(interno ed estero), la delinquenza organizzata, rifiutandosi di
sottostare alle sue imposizioni,
e di collaborare con tutte le forze come sindacati, scuole, chiese, associazioni e gruppi locali.
Particolare attenzione dovrà
essere dedicata a promuovere
l’educazione alla nonviolenza,
procedendo a piccoli passi verso una società e ima cultura
nonviolenta.
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mass media che manipolano l’opinione pubblica ».
D., di Capodistria, spiega che
la situazione non è favorevole
alla creazione di gruppi femminili ma che vogliono comunque
crearli. E’ una sfida, perché per
molte donne il prezzo da pagare è
troppo alto. I governanti, passati e presenti, privilegiano la
funzione di madre su quella di
donna, col risultato che poche
hanno opportunità a livello decisionale e rischiano di farsi strumentalizzare. Non ci sono soldi
per le organizzazioni civili, solo
per i partiti.
Sembrano tutti
usciti da un film
Altre donne hanno detto che in
Jugoslavia gli uomini, con le uniformi e le armi, sembrano usciti da un film, con i loro simboli
violenti. Si tratta allora di « convertire la società verso la nonviolenza ». « Bisogna lavorare per
un’idea diversa di stato. Avevamo la tutela dei diritti umani, e
la violenza ha cancellato tutto;
l’Europa ci chiede di rifare queste istituzioni; il fatto che esse
non ci siano più è pericoloso per
tutta l’Europa. La storia dei Balcani, dove le popolazioni sono
mescolate, è confusa. Più o meno
tutti hanno un nonno turco o bulgaro, ecc. ».
Le italiane che abitano zone
confinanti offrono a queste donne la possibilità di incontrai si tra
loro; questo aiuta loro stesse a
costruirsi una coscienza di pace
(ad esempio analizzando la vendita di armi del nostro paese).
Le « donne in nero », le « donne per la pace » e quelle di « fuori
la guerra dalla storia », con 1’« Associazione per la pace », i gruppi
in via di formazione di « Medicine per la pace » ed altri ancora
sentono la necessità di lavorare
insieme, coordinandosi. Inoltre
non mirano agli interventi umanitari anonimi, perché l’aiuto
crea relazioni importanti.
Marie-France Maurin
Prigionieri
del mese
Presentiamo qui ai lettori i casi di tre cittadini, i cui diritti
umani sono stati violati, appartenenti a tre nazioni diverse:
Mauritania, Birmania e Guatemala. Le informazioni relative a
questi casi sono state tratte dal
numero di febbraio del Notiziario mensile della Sez. italiana di
Amnesty International.
Sow Abou Mamadou - MAURITANIA
33 anni, ufficiale di marina. E’
stato arrestato alla fine del 1990
con altre migliaia di mauritani
neri, appartenenti al gruppo etnico Hal-Pulaar (o Pula). Sono
stati accusati di un presunto tentativo di colpo di stato. Dopo
l’arresto sono stati portati in caserme e stazioni di polizia della capitale Nouakchott, dove sono stati torturati ed alcuni di
loro impiccati e bruciati vivi.
Amnesty ritiene che la causa di
queste persecuzioni sia da ricercare nella loro origine etnica. Nell’aprile ’91 il governo ha
annunciato di avere liberato
quelli che erano stati arrestati
alla fine del ’90, ma tra questi
prigionieri liberati non c’era
Sow Abou Mamadou. Di lui non
si hanno più notizie, come di
molti altri prigionieri politici.
Amnesty teme che egli possa essere morto sotto tortura.
Si prega di rivolgere appelli
cortesi, in francese o italiano,
per ottenere notizie sulla sua
sorte, a:
Monsieur le Colonel Maaouya
Quid Sid Ahmed Taya
Président du Comité militaire
de salut national. Chef de l’Etat
BP 184 - Nouakchott Mauritanie - Afrique
U Nu - MYANMAR (Birmania)
85 anni, primo ministro della
Birmania dal 1960 al 1962. In
seguito al colpo di stato del gen.
Ne Win venne deposto e messo agli arresti per quattro anni. Dopo il suo rilascio e un
esilio di 11 anni, U Nu rientrò
in Birmania nel 1980, Durante le
manifestazioni per la democrazia del 1988 fondò la Lega per
la democrazia e la pace (LDP).
Dal 29 dicembre 1989 si trova
agli arresti domiciliari con la
moglie a Rangoon, su decisione
del Consiglio per la restaurazione della legge e dell’ordine dello stato (SLORC), la giunta mi
Un esempio concreto: le partecipanti si sono impegnate a
continuare il sostegno a Angela
M. Lombardo Benedetti per la
sua lotta nonviolenta per le case ai terremotati del centro storico di Salerno.
Sempre presso la comunità
« Grazia e pace » di Saiano (Cesena), il Movimento internazionale per la riconciliazione invita credenti e non credenti ad
un’assemblea sulla nonviolenza,
nel corso della quale sarà presentato il libro di Jean e Hildegard Goss-Mayr, La nonviolenza
evangelica.
L’inizio dell’assemblea è previsto per sabato 25 aprile, alle ore
10. I lavori si protrarranno anche nella giornata di domenica.
Per informazioni tei. 0547/326285.
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mq. in parte residenziale e in parte artigianale.
(Prezzo affare).
litare che governa U paese. Nel
1991 fu impedito alla Lega di
prendere parte alle elezioni, ma
queste furono vinte da un altro movimento di opposizione,
la Lega nazionale per la democrazia (NLD). Malgrado questa
vittoria, il potere rimase neUe
mani della giunta militare.
Per chiedere il rilascio dagli
arresti domiciliari di U Nu e
sua moglie, si prega di scrivere
con cortesia, in inglese o italiano, a:
General Saw Maung, Chairman
State
Law and Order Restoration
Council
Rangoon - Union of Myanmar
(Burma) - Asia
Axel Mejia - GUATEMALA
Impiegato presso la « Casa
Alianza », centro di assistenza
per i bambini di strada di Città del Guatemala. Axel Mejia ha
subito attentati, tentativi di sequestro e minacce, da quando,
nel novembre 1990, è intervenuto in difesa di tre bambini di
strada mentre venivano picchiati da 13 agenti del Sistema de
protección civica (SIPROCI).
Nel processo dell’aprile 1991,
Axel ha testimoniato contro due
agenti del Siproci, che avevano
partecipato al pestaggio dei ragazzi. Sono perciò aumentate in
seguito le persecuzioni e le minacce. Amnesty lo considera in
pericolo ed è preoccupata per
la sua sicurezza.
Si prega di scrivere in modo
cortese, in spagnolo o italiano,
chiedendo che sia salvaguardata
l’incolumità di Axel Mejia, a:
Presidente Jorge Serrano Elias
Presidente de la República
Palacio Nacional - Ciudad de
Guatemala
Guatemala - America
m
FlMAll
Prigioniero in Vietnam
John E Mai Huu Nghi (Chuong)
John E Mai Huu Nghi è un
monaco cattolico-romano, cittadino vietnamita, adottato come
prigioniero per motivi di opinione dal Segretariato internazionale di Amnesty International. Due
gruppi di Amnesty hanno avuto
l’incarico di adoperarsi al massimo per ottenere dal governo
vietnamita la sua liberazione: il
Gruppo 7 (Lidingo) della Svezia
e il (Jruppo 90 (Val Pellice) dell’Italia. La storia di questo monaco, ormai avanti negli anni,
ci turba molto. Egli è stato arrestato il 15 maggio 1987 vicino
alla città di Ho Chi Minh e in
questa città è stato processato
nello stesso anno. E’ stato condannato a 18 anni di internamento in campi di prigionia. Tra le
accuse quella di « minare l’unità dello stato » e di « fare propaganda contro il sistema socialista ». Ormai è in detenzione da
più di 4 anni e, per quanto si
sa, la vita nei campi è molto
dura per la scarsità del vitto e
la mancanza di cure mediche
adeguate. Non risulta ad Amnesty che egli abbia commesso atti di violenza o istigato altri a
commetterne. Amnesty ritiene
che sia detenuto a motivo della sua fede religiosa. Molti sacerdoti cattolici, anche assai anziani, sono stati condannati a
lunghissimi periodi di detenzione. Tutto questo è in contrasto
con l’art. 18 della Dichiarazione
universale dei diritti dell’uomo
(1948): « Ognuno ha diritto alla
libertà di pensiero, coscienza e
religione ».
Si pregano i lettori di chiedere con cortesia, in inglese o italiano, l’immediato rilascio di
John E Mai Huu Nghi a:
Vo Van Kiet, Prime Minister
(Chu Tich Bo Truong)
Hoi Dong Bo Truong
HA NOI - Socialist Republic of
VIET NAM
a cura di
Anna Marnilo Reedtz