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ECO
DELLE VALLI VALDESI
BIBLIOTECA VALDESE
TORRE PELLICB
Sellimanale
della Chiesa Valdese
Anno XCVl
Una copia
N. 42
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TORRE PELLICEr — ottobre 1966
Ammin. Claudiana Torre Pellice - C.C.P. 2-17557
la riforma, o
Il numero della « Riforma » che vi presentiamo quest’anno, è un po’ sui generis.
L’abbiamo pensato in modo sistematico. E se
qualcuno ci rimprovererà di aver ricorso più
del dovuto alle forbici, utilizzando materiale
di altra stampa, facciamo notare che anche
questa scelta richiede impegno e ha un suo
valore e un suo significato.
Che cosa significa, per noi oggi, nell’Italia
postconciliare del 1966, celebrare l’anniversario dello squillo che destò l’Europa, della
voce che si levò, da parte di Dio, a proclamare che la coscienza del cristiano era vincolata alla Parola di Dio, ad essa soltanto, e in
essa trovava la sua splendida libertà?
Vi presentiamo uno scritto di G. Tourn,
che melle a fuoco con passione l’attualità della protesta di Lutero e degli altri che come
lui si sapevano vincolati alla Parola; la irriducibilità di questa protesta al cordiale, aperto incameramento che la teologia romana sta
tentando nei confronti delle posizioni, del
messaggio della Riforma.
Se, per ciò che riguarda i Riformatori, essi
sono irriducibili a questo tentativo di captarli
e integrarli, non cosi si può dire delle Chiese
protestanti odierne, e molto concretamente
delle nostre Chiese evangeliche italiane. E
non parliamo di quelli che, a torto o a ragione, sono considerati filocattolici — ci sembra evidente che a sud delle Alpi (come dei
Pirenei?) le posizioni estreme taizéane sono
inconcepibili — ma del profondo conformismo
<e cattolico », presente assai più di quel che
non pensiamo nell’intimo della nostra vita
di fede c nelle nostre strutture ecclesiastiche.
Anche di questo cerchiamo ripetutamente di
parlare, in altre pagine : la « apertura » e la
crisi odierna, nei rapporti interconfessionali,
ci sembra aver dimostrato che il « cattolicesimo » come posizione di fondo travalica di
molto ! limiti confessionali della Chiesa di
Rom.a £ un discorso che appena cominciamo a late- ma che andrà fatto, e a fondo.
Riccribamo in particolare, certe pagine delle
ultim.-i opere di Vittorio Subilia, come pure
gh alàiozzi di riflessione, ricchi di penetranza e di stimoli, coni muti nalTultimo « Quaderno di Diakonia », nel quale Sergio Rostagno ha pubblicato un saggio su « L’esistenza
della Chiesa », su cui contiamo tornare più
ampiamente.
La Riforma è stata una riscoperta teologica; solo in tal modo ha potuto plasmare, così
in profondità, per secoli, una civiltà (sì tratta
evidentemente di una conseguenza, non del
senso o dello scopo per cui Dio l’ha suscitata!); presto però il messaggio è divenuto pesante « deposito » tradizionale, sempre più
stancamente ripetuto. Crediamo che sia possibile « riforma », oggi, nelle nostre comunità come nel nostro paese, soltanto se oggi
come nel XVI secolo una chiesa, un popolo
accetteranno di mettersi alla scuola di Dìo,
della sua Parola, accetteranno di prepararsi
alla loro vita di testimoni di Cristo, tutti tesi
aU’esterno, con lo stesso impegno con cui accettano di prepararsi alla loro vita sociale e
produttiva; se accetteranno di applicare anche alla vita della fede la regola per cui chi
si ferma, già comincia a morire, naturalmente consci che per il cristiano ha senso unicamente un movimento che sia determinato e
orientato dalla vivente Parola di Dio, il resto
è attivismo religioso ed ecclesiastico fine a
se stesso.
Per questo vi presentiamo con gioia particolare i segni di un rinnovamento d interesse biblico-teolsgico, ehe ci vengono da certi
ambienti del nostro paese, spesso proprio da
ambienti cattolici, che dovrebbero muovere
noi, e la nostra editrice e i nostri lettori a
gelosa e appassionata emulazione.
La Riforma non è storia passata — sia
pur gloriosa — la Riforma è l’illimitata so.
vrana libertà di Dio. La Riforma è oggi. Ma
si può sempre contristare lo Spirito Santo. Si
può passare accanto al Signore della storia,
Gesù Cristo.
Il pastore
Guido Comba
Il 22 ottobre è mancato, a Roma,
il Pastore Guido Comba. Il servizio
funebre è stato celebrato in quella
città il 23, e lunedi 24 numerosi colleglli, fratelli e sorelle si sono raccolti attorno ai familiari, nel tempio
di Torre Pellice. Il breve servizio
liturgico c stalo presieduto dal past.
F. Sommani, mentre il Vicemoderatore, jiast. A. Deodato, esprimeva a
nome della Tavola e della Chiesa
Valdese un ricordo pieno di riconoscenza al Signore per questo servitore che scompare. Un gruppo di
ospiti ortodossi di Villa Olanda
una delle ultime opere da lui sostenute — hanno cantato un inno alla
potenza di risurrezione che è in Cristo. Ricorderemo più ampiamente
questo ministero; ai familiari la nostra viva, fraterna simpatia.
Permane attualissimo
il confronto con la coscienza inquieta
ma libera di Martin Lutero
mMhì 2 NOVEMBRE
Su Protestantesimo (1/1966) Giorgio
Tourn ha pubblicato questo studio critico sul ’’Lutero” di G. Miegge; si tratta
di uno scritto che va ben al di là di una
segrutlazione bibLografica, e per questo
lo riprendiamo, offrendolo a una più
ampia cerchia di lettori. red.
Invano, «fogliando le annate della nostra
rivista e le ra«co<lte della nostra stamipa
evangelica, .aibibiama cercato una presentazione critica, una recensione, sia pur breve,
di questo volume ipoibblicato dalla Claudiana nel 1946. Il Lutero di Giovanni Mieg
ge, die l’eiditore Feltrinelli propone ora
alTattenzione della nostra critica in bella
veste lipoigrafica con una esauriente prrfazione di V. Vinay e so.jto un titolo inesatto
{si tratta infatti di una ricerca sull sorgere
della crisi teologica della Riforma e non
di una biografia della gioven ù di Lu eroj,
visse durante 20 anni nel più ovatta .0 silenzio. Non sembrarono accorgerBi detla
sua presenza gli ambienti evangelici troppo
impegnati nella ricostruzione delle loro
strutture ecdesiasliche, non ne fecero caso
gli ambienti culturali disinteressati al problema religioso e diiusi nella loro sufficienza cattolica 0 laicista.
Che significato può dunque avere, a distanza di due decenni, la recensione di
questo volume? Una valutazione crl.ica
postuma o una presentazione storico-critica
inattuale? Una siuislificazione morale del
nostro silenzio o una segnalazione bibliograifiica .puramente documentaria? Ques.o
sarebbe forse il caso nostro, se non si
trattasse della personalità di Lutero aa un
lato e della penna di Giovanni Miegge dall’altro. Gì si aocorgo inf atti,, a distanza di
anni, che il rmnufio di IFiUemborg giganteggia tuttora sull’orizzonte della s.oria
moderna e continua a porre alla coscienza
cristiana grandi interrogativi e che d’altra
parte rincontro con la sua coscienza inquieta ma libera, suggerito da Giovanni
Miegge negli anni del dopo guerra, permane attualissimo nel nostro ambiente.
L’ Italia catloLca, prudentemen.e r iormiista, cautamente impegnata nel dialogj
ecumenico, deve ancora .scoprire quel Lutero. La anancanza delle .premesse teo.og.ebe indispensabiji .per intendere una c isi
spirituale, lo scarso in.eresse per j probLmi ecclesiologici, il peso della polemica
cattolica tradizionale criticamente assurda,
ma pisiico.ogicamente irrigidita, sembrano
rendere impossibile la comprens.one del
dramma della Riforma. Mistero di iniquità o ridicola avventura di una coscienza individuale ferma.asi a mezza strada, 1 complesso di problemi e di inteiToga.ivi che
soig.gia.cque alle vicende .di que. decennio
del XVI secolo che vide la fine del Med o
Evo permane tuttora enigma.ico nella nostra storiografia. Il presen.are Lutero come
un credente assetato di verità e di fede laddove isi continuano a considerare valide e
definitive in sede critica le calunnie del
Grisar e del Denifle con il loro corollario
di analisi pseudo psicologiche e le derivazioni gratuite del Buonaiuti fu impresa
disperata, e dobbiamo confessarlo, di scarso
successo. V. Vinay ha documentato in modo
esa.urienite su queis.a stessa Riv.is.a (3/1962,
pp. 158-178) la situazione della s.oriografia
callOtka riguardo a Lutero ed ha punlualiz.
zato ancora recentemente il problema nella
prefazione al voiiume del Miegge.
Si può dunque affermare che il Lutero
di Giovanni Miegge non giunge con 20 anni
di ritardo, ma giunse, nel ¡946, con 20 anni
di anticipo e si trova ora perfettamente inserito net contesto culturale che gli conviene, perchè, sia pur con ritardo e sospetto, il catlolices mo italiano, aprendosi
al problema ecumenico non po rù evi are
l’incontro con Lutero ed un l.u e o diverso
dal mostro di demonicità o dal caso clinico- La storie grafia tedesca, cattolica, è
ormai ben oltre .e .posizioni del Grisar, ci
ricorda il Vinay, è oltre la stessa rivalutazione onesta e prudente del Lorlz, si sta
nmovemlo verso una nuova e iipprofond.tii
coiinprensione del Riformatore. DeH’uomo
anziluUo, della sua crisi personale, del travaglio di que.la fede catlolira di agostiniano nutrito di S. Scrittura e di occamlsmo; della sua teologia stessa ed in ultima
analisi della sua Riforma.
Questo cammino storiografico è irreversibile: abbandonare le calunnie significa
scrivere onestamente la s'or’a , ma scrivere onestamente la storia della Riforma significa ascoltare la voce di Lutero, lasciarsi
interrogare. La crisi del 1517, che si suole,
con semplificazione anedottiica, situare nella notte del 30 ottobre (quando « il martello di Lutero che affiggeva le lesi alla
porta della cappella di Witlenberg risvegliò
l’anima della Germania ») ha aperto nella
cristianità non solo una nuova era sul piano ecclesiastico ma una serie di interrogativi a cui il cattolicesimo ha rifiutato di
rispondere e che ora ritrova sul suo cammiao- Questa crisi e le sue radici esegetiche nei commenti anteriori eJ i suoi .sviluppi nelle grandi opere polemiche posteriori non è più per uomini come l’Essen o
il Brandeburg un problema eselusivamenie
storiografico, un nodo di influenze e di
dogmatiche da eciogiliere con l’ausilio di
meticolose ricerche di archivio e neppur
più un problema spirituale, quello delTanìmo e della spirilualilà indiividuale o ere esiaslica di Lutero e dei luterane.simo, l’inserimento insomma di un nuovo maitre
spirituel nella serie dogli altri maîtres spirituels del cristianes'mo. È un prob ema
ecumenico.
L’uomo che la bolla Exsurge Domine ncn
ha fatto tacere (come tacquero 1 valdesi
medioevali, gli Albìgtsi, Hus a Costanza)
non avrebbe forse par alo ed agito perché il
Signore, la cui « caui: a » era .stata invo.cala
in modo stolto ed in sspousab le dal vacuo
ed incredulo Leone X .poneva la Sua parola
nelle mani del mona o ribeLe t non del
nunzio? La Chiesa nm ha forse in modo
affrettato e superficiale soffocato una voce
autenticamente profetica che la chiamata al
pentimento? È questi, Tinterrcga ivo a cui
giunge presto o tardi una ricerca libera ed
ecumenica.
L’ombra ,di Lutero, non lo spet.ro di un
rimorso dissipato, ma la presenza inquietante della sua voce, ha aperto il Conc.lio
di Trento ed i .gesviiii non ebbero tor o di
vederla dietro l’evaiigelismo serio e pastorale di Fole, era presente nell; stesso modo
durante le laboriose stesure dei documenti
del Vaticano II. Se il mondo moderno è
presente nello .sohem^^ XIII? «hi> non
gli uomini .della Riforma, rapprésenlano la
filigrana del De Ecclesia, del De Oetuiuenismo, del De Divina Revdatione? La filigrana certo, non la sostanza, la sotterranea inquietudine, l’interrogativo spesso eluso, la voce aippena .percettibile. Quel’ombra, è bene dirlo con pacata serenità, non
è esorcizzabile con un prudente dosaggio
di testi sacri nei Decreti conciliari e neppure con abili concessioni ttrmino.ogiche.
Lutero non più di Calvino e non .più di
Kart Barili non è ricuperabile nel quadro
di una teolcgia romana. Non lo è la sua
pietà, non lo è la sua spiritualità, non lo è
la sua teoloigia. Altri uomini altrettanto
evangelici e idiplomaticaimente «pericolati
hanno tentato questo esiperimento ne!
xvi secolo senza suocesso: Lutero non si
elimina con la scomunica, non s: cspe.le
dal corpo ecclesiale (per adoperare un a.g
gettivo romano), ma neppure si incamera
con qualche concessione; gli s può solo
rispondere con argomenti vai di, radicati
cioè nella parola di Dio.
Indubbiamente i migliori e seri studiosi
della Riforma lo sanno, g’i studiosi cat oliiei intendiamo, e considerano pe ciò del
tutto insufficieute nel dialogo con .lui ¡1 terreno della probità storiografica, muovendo
invece alla ricerca dell’int ma, radicale interrogazione di Lutero .stesso, que la de l’esse .stesso della Ohiesa : la sua fedeltà alla Parola. Di questa problematica il volume del Miegge rapipresenta l’indispensabile
premessa ed a differenza di al r! studi,
forse più recenti, .pone i termini della questione nella loro esatta collocazione. Il capitolo sulla theologia crucis è esemplare a
questo riguardo e può solo essere approfondito, superato, sviluppato ma n;n taciuto e Miegge era trop.po sensibile e accorto teologo per non awer ire che questo era il nucleo centrale della disputa,
non .solo, ma che questo nucleo doveva
essere isolato in modo esatto ed enunciato
in termini teologicamente validi per 1 dialogo ecumenico odierno. Proprio perchè
era uomo di dialogo avvertì una così .profonda simpatia ed una comunanza di sensibilità con il giigante del dialogo Mar in
Lutero. Con quel Lutero esegeta, docente,
credente in ricerca egli co'lloquiò durante
gli anni dèi conflitto, non solo perchè quel
modo di discorrere e di meditare era congenito al suo ispirito, ma perchè avvertì inoonsciamenle ohe ogni dieconso ecclesiastico del futuro .si sarebbe pos o in termini
di dialoigo secondo il metodo riforma.o.
Lungi dall’essere l’anarchico relgioiso,
l’individualista ribelle, iU fazioso, Lutero
fu intimamente uo.mjo di dialogo, lo d'mostra in modo sufficientemente chiaro il suo
profondo .spirito pastorale, la sua pietà; se
nelUesercizio della sua opera, de! suo ministero non seppe sempre attuare una impoistazione dialogica (vedi l’os.ina o rifiuto
delle tesi di Zwingli), questo si deve imputare alla sua psicologia, Io spirito era
pronto ma la carne delbole, ed è interessante .sottolineare la differenza di sens’bilità esistente tra lui e Cavino; saremmo
tentati di dire ohe da buon riformato Calvino seppe piegare la carne r!be le al dialogo ecumenico.
Sostanzialmente però erilrambi fu. on; esponenti di quel tipo di dialogo non romano, nutrito di inquietudin.; e di umiltà,
CONTINUA
IN OTTAVA PAGINA
■ miiiitiiiiiiiliiciiiiiiiiiiiiiiiiitiii
OBIETTIVO il FUOCO
sull’ evangelizzazione
Come abbiamo annunciato, dal 27
ottobre al 4 novembre alla Kongresshalle di Berlino si tiene un Congresso
mondiale per l’evangelizzazione, organizzato da chiese e movimenti al di
fuori delTorganizzazione del Oonsiglo ecumenico (il che non significa:
in funzione polemica verso di esso ; se
mai, è quest’ultimo ohe ha passato
assai in sordina la preparazione di
questa manifestazione). Vi partecipa,
invitato dal comitato organizzatore,
che fa capo alla grande rivista americana « Christianity to-day », il past.
Ermanno Rostan, e attendiamo senz’altro che egli ci riferisca su questo
congresso.
Pare indubbio che ci sia, qua e là
nelle chiese e per il mondo, un risveglio d'interesse per Tevangelizzazione; senza tuttavia raggiungere atfatto Tunanimità nè sui sistemi nè soprattutto sugli scopi. Gli uoiiiini che
si sono riuniti, ad esempio, a Ginevra per la conferenza ecumenica
« Chiesa e Società » hanno idee piut.
tosto precise sull’evangelizzazione :
una testimonianza attraverso l’azione
sociale; queste voci, ricche di molte
sfumature, non sono affatto assenti
neppure fra noi.
È interessante notare che negli Stati Uniti, la patria di Billy Graham, le
campagne di quest’ultimo e di coloro
ohe seguono la sua via sono molto
discusse. Ancora recentemente il pastore S. Bilheimer, direttore della
Commissione per gli affari internazionali del Consiglio nazionale delle
Chiese negli USA, parlava di certi pericoli insiti nell’evangelizzazione di
massa condotta secondo uno stile che
gli pare superato : « È irragionevole
Sono stanca
di freddo
di grigio
di opaco.
Stanca
di una terra dura
che si chiude
sugli esseri
che ho amato.
Io aspetto
un altra terra:
i cieli aperti
sopra lei
dissolvono il dubbio;
ride la giustizia,
muore,
uccisa dalla luce,
la gelida indifferenza.
L’amore
ignora la paura
nella terra
che io aspetto
ed i pallidi crisantemi
non conoscono tombe.
MIRELLA BEIN ARGENTIERI
Ma
cercare di rispondere alle esigenze degli uomini di una comunità, se si ha
una concezione individualista della
salvezza. (...) La maggior parte dell’evangelizzazione di massa condotta
attualmente nel mondo si rivolge agli
uomini in modo individualista, e in
tal modo fa senz’altro più male che
bene (•••). Invitando gli uomini in una
comunità che non è del nostro tempo, si offre loro una pietra o un serpente, non del pane e del pesce. Ma
non basta. È una grave disobbedienza
offrire soltanto un’idea tradizionale e
superata della comunità cristiana agli
uomini che sono alla ricerca di nuove forme comunitarie nella società
contemporanea». Non possiamo ohe
concordare in larga misura, per quanto ci rifiutiamo di porre in questa
CONTINUA
IN SESTA PAGINA
Ma sì,, amici lettori, con nostro sommo rincrescimento siamo costretti a
elevare, quest’anno, il canone di abbonamento.
Come ! —• vi direte — se ci hanno
appena detto che il bilancio del settimanale era in pareggio! Purtroppo, i
costi tipografici sono in aumento costante (come gli altri), e la Tipografia Subalpina ci ha avvertito che con
il prossimo gennaio, in seguito a un
notevole scatto dei costi tipografici, il
preventivo del nostro settimanale andava considerevolmente riveduto ; e
non possiamo darle torto.
Eccoci quindi nella spiacevole condizione di dovervi annunciare ohe .per
il 1967 il canone d’abbonamento è così
fissato : L. 2.500 per Tinterno e L.
3.500 per l’estero, mentre il prezzo della copia singola sarà, dal 1« gennaio,
L. 50. Confidiamo nel vostro realismo
e nel vostro appoggio; brontolate pure, come brontolate Quando andate a
comprare un chilo di zucchero o un
nuovo paio di scarpe e li trovate più
cari dell’ultima volta... Ma come, nonostante i brontoliì, li comprate, cosi
continuate a leggerci, se credete che
ne valga la pena (con sana immodestia, noi crediamo di si!).
Vi preghiamo, d’altronde, di non
credere che dal 1» gennaio saremo
assai più ricchi, alTamministrazione
del settimanale. L’aumento del canone d’abbonamento copre infatti a
stento quello dei costi preventivi. Ci
permettiamo quindi di ricordare che
ogni offerta ci sarà particolarmente
gradita e preziosa, non solo come un
segno amichevole e fraterno di solidarietà e di appeggio — con tutti i dissensi profondi o parziali che non
ignoriamo! — ma come concreta f>ossibilità di curare sempre meglio il
nostro settimanale, e di pubblicare
ogni tanto un numero doppio, come
quello che oggi vi inviamo.
Una cosa non muta: gli abbonamenti vanno versati sul conto corrente postale n. 3/17.557 intestato alla Libreria Claudiana, Torre Pellice (Torino), specificando la causale del versamento, e scrivendo — è una raccomandazione insistente e sempre necessaria — con grande chiarezza, possibilmente in stampatello, nome e indirizzo; in caso di cambiamento d’indirizzo, non dimenticate di versare
L. 50 per le spese vive della sostituzione della targhetta nell’indirizzario.
Se vi è possibile non attendere la fine dell’anno, eviterete code chilometriche agli uffici postali, e faciliterete
di molto il lavoro alla nostra amministrazione: sii fraterno nelle piccole
cose, ci permettiamo di parafrasare,
e vi salutiamo con fraterna fiducia.
L’Eco-Luce
2
pag. 2
28 ottobre 1966 — N. 42
Il loro cattolicesinio e il nostro P» «""■
No, non siamo nella Sicilia religiosa, documentata da Leonardo Sciascia e da Tullio
Vinay, siamo nella evoluta Lussemburgo, dove
in questo mese si sono svolte con il rilievo
di festa nazionale le celebrazioni mariane,
nel 3® centenario di quel 10 ottobre 166b,
quando il « magistrato della Città » elesse solennemente la ss.ma Vergine, « Consolatrice degli afflitti », a a Patrona civitatis ».
Paolo VI aveva pronunciato alla Radio Vaticana, collegala con Radio Lussemburgo,
un messaggio pubblicato su « L’Osservatore
Romano» (10-11.10.1966), e il quotidiano
vaticano ha poi pubblicato (19.10.1966) una
cronaca delle celebrazioni (da cui abbiamo
tratto pure questa fotografia); il pontefice
augurava che « le celebrazioni attuali siano
VoccasionCi nel primo anno postconciliare, di
un approfondimento della vita di fede sotto
la guida sicura di Maria ». E’ noto che Giovanni XXIII e Paolo VI hanno insistito e insistono quanto i precedenti pontefici sull’importanza della pietà mariale, e così risulta
dai documenti conciliari. Paolo VI nell’enciclica Mense Maio (24.4.’65) per il mese mariano, e ora neH’enciciica Christi Matri
(15.9.’66) invitando alla recitazione del Rosario in favore della pace dichiarava : a Questa preghiera è infatti adatta alla mentalità
del popolo, è assai gradita alla Vergine e
efficacissima per impetrare i doni celesti. E
il Concilio Ecumenico Vaticano II, sebbene
non espressamente ma con chiara indicazione, ha infervorato l’animo di tutti i figli della Chiesa per il Rosario, raccomandando di
stimare grandemente le pratiche e gli esercizi di pietà verso Maria Santissima, come
sono state raccomandate dal Magistero nel
corso dei tempi »; e ricordava di avere « durante la celebrazione del Concilio, tra il plauso dei Padri e delVorbe cattolico, proclamata
Maria, la Madre di Dio, invocata come Regina della pace„ Madre della Chiesa, confermando solennemente una verità delVantica
tradizione ».
Paolo scriveva ai cristiani di Roma (1: 22
e segg.); «Dicendosi savi, son diventati stolti
e hanno mutato la gloria deU’incorruttibile
Iddio in immagini simili a quelle deU’uomo
corrultibile... Per questo Dio li ha abbandonati, nelle concupiscenze dei loro cuori, alla
impurità... essi, che hanno mutato la verità
di Dio in menzogna e hanno adorato e servito la creatura invece del Creatore ». Questa bambola ricoperta d’oro e portata a spalle fra l’esultanza religiosa di un popolo (siamo così lontani dal biblico « vitello »?) è la
X
espressione più grossolana dell’intima religiosità naturale deiruomo. Non sappiamo se
queste forme grossolane saranno prima o poi
superate, nella Chiesa di Roma. Quello che
sappiamo è che, come ha detto Karl Barth,
« il dogma mariano è il dogma centrale del
Cattolicesimo », niente affatto — come sempre si sente dire — un elemento marginale
e in vìa di superamento. Le ricerche di nu
La virtù
non sta nel mezzo
« Tutto quello che la tua mano trova da fare, fallo con
tutte le tue forze; poiché nel soggiorno dei morti dove
vai, non v’è più nè lavoro, nè pensiero, nè scienza, nè
sapienza y>. Eccl. 9: 10
La vita è movimento, lavoro, possibilità di far del bene o del
male. AU’inizio della sua vita, « l’uomo non sa neppure se amerà o se
odierà » (Eccl. 9: 1). Questo lo saprà alla fine, se la sua vita sarà
stata veramente vita.
Purtroppo molti vivono, come se fossero già morti. Non amano
e non odiano. Non fanno male a nessuno, ma non fanno neppure
bene a nessuno. Anche molte Chiese sembrano più morte che vive.
La città non si accorge di esse. Oh, magari facessero del male! La
città le criticherebbe, le combatterebbe. Se facessero del bene, provocherebbero reazioni ancora più gravi. E’ difficile infatti far del
bene, senza provocare grosse discussioni, senza esporsi a critiche e
persecuzioni di ogni genere. Cristo fu crocifisso per aver fatto del
bene!
L’autore dell’Ecclesiaste ci esorta a vivere la nostra vita come dei
vivi, non come dei morti, a Tutto quello che la tua mano trova da
fare », di bene o di male, « fallo con tutte le tue forze ».
Si tratta di un’esortazione assai dura. Sembra di sentir parlare
Lutero. Se pecchi, pecca con tutte le tue forze, « pecca fortiter »,
pecca più forte di come sei abituato a peccare. Ma se credi, credi ancora più forte, « crede fortius »,. credi con tutte le tue forze.
La nostra tentazione più grave è la tiepidezza. Come gli antichi
pagani, molti di noi sono convinti che la virtù stia nel mezzo. Non
vogliono essere nè dei peccatori nè dei giusti, nè freddi nè ferventi.
Ma il Signore dice: cc Cosi, perchè sei tiepido, e non sei nè freddo nè
fervente, io ti vomiterò dalla mia bocca » (Ap. 3: 16).
Dovremo dunque deciderci a far qualcosa. Si tratta innanzitutto
di prendere posizione: O con Cristo o contro Cristo. Per far questo
abbiamo pochissimo tempo a disposizione. « Nel soggiorno dei morti
dove vai, non v’è più nè lavoro, nè pensiero, nè scienza, nè sapienza ».
Quello che hai da fare, dunque, devi farlo subito, mentre sei ancora
in tempo.
Vuoi compiere l’opera di Cristo? Allora dovrai essere un uomo
per gli altri, come Cristo è stato un uomo per gli altri. Quello che è
tuo non è più tuo. Il tuo tempo, il tuo denaro, la tua forza, la tua intelligenza, il frutto del tuo lavoro, niente è più tuo e tu stesso sei per
gli altri, per la tua Chiesa, pér la tua città, per i poveri, per quelli
che tutti disprezzano.
Ma tu, forse, non ti senti di essere cristiano fino a questo punto.
E allora, rompi ogni indugio. Se non vuoi essere per Cristo, abbi il
coraggio di essere contro Cristo. Che cos’è che ti fa paura? Credi forse di scampare al giudizio di Dio con la tua tiepidezza e con la tua
indecisione? Non hai sentito che il Signore ha giurato di vomitare i
tiepidi dalla sua bocca? E allora, a che ti serve essere tiepido? Ascolta dunque il consiglio che il Signore stesso ti dà. Se non vuoi fare il
bene, fai almeno il male; se non vuoi essere caldo, abbi almeno il
coraggio di essere freddo. Non hai mai pensato che Giuda è stato
molto più in gamba di te? Tu tradisci il Signore e non ci guadagni
niente; Giuda ha tradito il Signore e ci ha guadagnato 30 denari!
Tu preferisci far consistere la tua vita nell’avere invece che nel
dare; preferisci comandare invece di servire; preferisci stare con la
gente del tuo rango, invece di abbassarti verso quelli che stanno al
di sotto di te. Ma allora, perchè pretendi di essere cristiano? Solo per
far tutte queste cose in cattiva coscienza? Oppure pensi di poterti
beffare di Dio? Sai bene che due signori non si possono servire. Cosi
se non ti senti di essere un vero cristiano, abbi almeno il coraggio di
essere un vero peccatore. Per te infatti vai meglio essere un pubblico
peccatore, che essere un falso cristiano, un ipocrita e un fariseo.
Questa è Talternativa di fronte alla quale tutti noi siamo posti
dal Signore all’inizio di quest’anno ecclesiastico 1966-67.
Samuele Giambarresi
merosì teologi, che hanno afflancato e seguito il lavorio contemporaneo della teologia
cattolica (quella « progressista »!) e i lavori
e i risultati del Vaticano II, l’hanno autorevolmente documentato.
Alla fine del suo saggio suWEcclesiologia
del Concilio Vaticano II — che ora sarà ripubblicato dalla Claudiana nel quadro di un
ampio saggio critico su tutti i documenti conciliari, che prolungherà le linee de « Il problema del Cattolicesimo » e che recherà il titoo « La nuova cattolicità del Cattolicesimo »
— V. SubiJia scriveva : « La teologia cattolica mantiene la distanza fra il Dio trinitario
e la creatura umana Maria: ma appunto per
mettere maggiormente in luce la sua convinzione fondamentale della necessità della cooperazione della creatura all’opera divina (seguono vari riferimenti al De Ecclesìa)... E’
proprio per questa cooperazione, fondata sul
presupposto della buona volontà, della disponibilità dell’uomo di fronte a Dio, cioè su un
ottimismo antropologico strettamente collegato con le antiche posizioni semi-pelagiane caratteristiche del Cattolicesimo, che la mariologia è presentata come una ’’apoteosi religiosa dell’umanità” (arciv. G. B. Montini) e
che parallelamente la dottrina della Chiesa è
presentata come ’’esaltazione dell’umanità’^
(Paolo VI).., Mentre all’epoca della Riforma
venivano contrapposti, in una maniera che a
noi oggi appare un poco scolastica e astratta,
Dio e l’uomo, la grazia e la natura, la predestinazione e il libero arbitrio, la fede e le
opere, oggi la posizione cattolica ha uno sviluppo più organicamente sistematico... Nella
esaltazione mariologica viene a galla il senso
intimo e ultimo della fede cattolica. Come
si è espresso un acuto dogmatico svedese,
P. E. Persson: « Maria, colei che è senza peccato, la mediatrice di tutte le grazie, diventa
così in ultima analisi la personificazione della Chiesa, infallibile e mediatrice di tutte le
grazie. La mariologia non è affatto un prodotto casuale della teologia romana, ma una
chiara conseguenza della sua concezione della
Chiesa e del ministero cristiano e per conseguenza della sua concezione della redenzione ».
Ci troviamo insomma di fronte a « una
Chiesa che ritiene di agire in persona Christi’, che proclama se stessa ’mater et magistra‘, che esalta la propria 'bellezza’, la ’maestà’ della propria istituzione, il ’prodigio’ della propria fedeltà religiosa e sociale, in cui
divina et humana pars conexae copulantur’
(l’aspetto divino e quello umano, intimamente uniti, si fondono), che riflette sull’umanità il disegno dell'Incarnazione e della Redenzione e fa apparire il ’Christus totus’
(sono tutte espressioni di Paolo VI), di fronte
a questa Chiesa che glorifica se stessa invece
di chiedere misericordia, che ubbidisce alla
propria autorità invece di confessare il proprio peccato, che richiede sottomissione alla
propria legge invece di sollecitare udienza
all’Evangelo, che proclama il proprio nome
invece del nome del ^^ignore ». Così V. Subilla, ma subito notava che di fronte a questa Chiesa « le Chiese della Riforma non
possono predicare le proprie fedeltà passate
e sostituirle con mistiche moderne ».
Non possiamo, insomma, di fronte a questa immagine puerile e a tutto il profondo
sfondo religioso che le sta dietro, sederci
semplicemente fra i beffardi, con senso di
sprezzante superiorità, laica o ecclesiastica.
Il secondo comandamento è stato detto e continua a risuonare anche per noi. Nella forma
caricaturale di questa immagine, ci sfila davanti l’intima religiosità pagana che si annida irriducibile in ognuno di noi. Di « idoli » — nella concretezza della carne e del
sangue, del cuore e del pensiero — ne
abbiamo a bizzeffe; ma la vera e più grave
tentazione — quella che il cattolicesimo ha
accettato ufficialmente, dogmaticamente, ma
che è costantemente presente in tutta la chiesa, in ogni crcdentè — è di mescolare il nostro paganesimo profondo e l’Evangelo, di
illuderci di adorare e servire il Creatore mentre adoriamo e serviamo la creatura, di porre Tetichetta cristiana sulla glorificazione dei
nostri « valori » più alti. Quando, in un nostro inno che invoca la venuta del Regno,
noi cantiamo « o voi che amate il Vero, il
Bello, il Ben » (che cos'è? la civiltà occidentale? quella marxista?); quando chiamiamo
cristiana una democrazia, un partito (nella
Germania occidentale, ad esempio, pure vari
protestanti sostengono TLnione democristiana); quando battezziamo cristiani uno status
quo o una rivoluzione, una ideologia (liberalismo, marxismo, laicismo), una filosofia
(tomismo, esistenzialismo); quando assolutizzìamo una teologia; quando osserviamo con
segreto compiacimento, affiancate, le « autorità
civili e religiose »; quando facciamo della
Libertà e della Socialità, magari anche cercando la loro diffìcile combinazione, il sommo bene cristiano; quando consideriamo cristiano e benedetto un matrimonio per il fatto di essere stato celebralo in un tempio, da
un ministro di culto; quando celebriamo la
« domenica della famiglia cristiana », quella
« della pace » o il « giorno (cristiano?) dei
morti »; quando diciamo, se non « Dio e Pa
tria », « Dio e Mondo » (la religione deirONU
sonnecchia, come ogni forma di cattolicesimo
nel nostro uomo naturale!); quando nella più
alta esaltazione religiosa, in qualunque aspetto
della vita religiosa e sociale e culturale e
politica e professionale e familiare e personale, noi vibriamo del «Dio con noi»; non
siamo forse, proprio allora, in piena tentazione? non stiamo forse proiettando e divinizzando e adorando i nostri « valori » umani, personali e collettivi, magari i più nobili
ed elevati? non stiamo adorando la creatura
le sue opere, i suoi affetti, i suoi pensieri,
i suoi programmi, le sue aspirazioni — anziché il Creatore?
L avvertimento di Paolo ci fa morire sulle
labbra ogni sorriso e sdegno superficiale di
fronte a questa immagine. E.s.sa è la materializzazione visibile del « cattolicesimo », ma
il « cattolicesimo » — cioè una religiosità
sincretistica e naturale fortemente colorala
di cristianesimo - è in ognuno di noi, in
ognuna delle nostre comunità, in ognuna
delle nostre Chiese. Come una tentazione,
una prova. Gino Conte
un ministero fra i carcerati
Cari amici,
Sono ormai passati vent’anni da
quando ricevetti la prima lettera di
un carcerato, un giovane, che avevo
conosciuto bambino, pei perso di vista. In seguito a tragiche circo.;ti.nze,
egli si trovava in carcere, a scontare
una lunga pena. Gli risposi subito e
ne seguì una corrispondenza molto
regolare.
Non avrei mai immaginato, allora,
che da quella semplice corrispondenza personale ne sarebbe derivato tutto un vasto lavoro di assistenza Un
lavoro che non ho cercato, per il quale in fondo non mi sento la persona
più indicata, ma che in un certo senso si è imposto a me ed al quale non
ho potuto sottrarmi.
A quel primo corrispondente, infatti, se ne sono aggiunti altri, e poi altri ancora, fino a raggiungere un numero abbastanza considerevole. Sono
centinaia e centinaia i nomi che trovo nel mio ^hedario, quasi tutti ormai persi di vista. Ma al posto di
questi ne sono venuti sempre dei
nuovi, di modo che il numero complessivo rimane pressoché invariato.
Attualmente i corrispondenti regolari sono una quarantina, a cui si
aggiungono i ccsidetti « occasionali »,
specialmente nelle ricorrenze di Na^
tale e Pasqua, e una quindicina di
liberati rimasti in contatto.
Come già detto altre volte, il lavoro
si svolge essenzialmente per mezzo
della corrisponaenza, invio di buone
letture, pacchi, aiuti finanziari. Molto apprezzato è sempre il Calendario
« Buon Seme », offerm dal Messaggero Cristiano di Valenza, che ringraziamo di cuore.
Molti mi chiedono : ci sono dei frutti, dei risultati di questo lavoro?
Questo è difficile da dirsi: è facile
farsi delle illusioni fondandosi su
belle frasi scritte; d’altra parte non
dobbiamo neppure nensare che tutto
sia inutile; dobbiamo seminare con
fede, lasciando a Dio di compiere il
resto. Ma crediamo che, se anche
molti semi vanno inevitabilmente
perduti, altri porteranno :1 loro frutto a suo tempo.
Citiamo qui alcuni brani di lettere
ricevute recentemente :
« ...Tutte queste prove di fraterna
solidarietà hanno molto influito sull’animo mio; s,, mi sento mutato in
meglio; anzi posso dire che tale metamorfosi ebbe inizio da quando iniziai la corrispondenza con lei. Non
ero abituato ad essere trattato eoa
parole di affettuoso conforto... ».
« ...Pino a poco tempo fa ero una
testa pazza, ma ora, dopo le prove di
bontà da lei fornitemi, mi sonr convinto che le soddisfazioni della vita
si possono trovare al di fuori e al di
là delle soddisfazioni materiali, e in
tale campo mi prometto di ricercarle,
quando, coll’aiuto di Dio, avrò riacquistata la libertà... E Lei, cara sorella, avrà contribuito in misura determinante, a riportarmi sulla retta
via ».
Esaminando il bilancio, troverete
anche quest’anno una somma considerevole spesa per i liberati dal carcere.
Abbiamo avuto dei casi particolarii) Il bilancio di questo servizio sfiora,
quest'anno, le 900.000 lire. (n.d.r.)
mente pietosi; alcuni, direi, tragici.
Purtroppo il problema del lavoro
per un liberato dal carcere diventa
sempre più difficile.
Alcuni esempi : un quarantenne,
uscito già da 7 anni, sposato, con
ima bimba, lavorava con profitto al1 estero, quando ad un certo momento gli viene chiesto il certificato penale. Conseguenza: è licenziato. E
questo si è verificato ripetutamente,
ogni volta che aveva trovato un altro’
lavoro. Attualmente egli, tornato in
Italia, cerca disperatamente una occupazione, avendo dato fondo a tutti
1 suoi risparmi. Pochi giorni fa mi
scriveva queste accorate parole:
« Io francamente, non mi sento colpevole di questo dramma; colpevoli
sono gli uomini che non hanno saputo dirigermi verso la strada maestra; che non hanno voluto tendermi
una mano, per dare ad una creatura
la pcssibilità di rifarsi una vita, per
cancellare un passato sepolto, per dimenticare le sofferenze dello spirito
e della carne ».
È giusto che un disgraziato debba
portare per tutta la vita le conseguenze di un fallo commesso in gioventù (molto spesso nel caos dell’immediato dopoguerra ) ? !
Un altro, uscito nel mese di Novembre, ha potuto trovare un modesto
lavoro soltanto in Agosto, grazie al1 interessamento di un suo ex-compagno di prigionia che lo ha anche espilato i primi temei in casa sua.
Cfe n’è uno che soffre di attacchi
epilettici, e più volte gli è capitato,
dopo aver trovato un lavoro, di essere
costretto a lasciarlo a causa del suo
male.
Molti escono di carcere debilitati
nella loro salute ed incapaci di compiere un lavoro pesante.
Ringraziamo vivamente Agape, che
ha accolto ed ospitato uno di questi
casi per circa sei mesi, permettend:;gli cosi di fortificarsi nella salute e di
reinserirsi nella società.
Siamo grati ai nostri collaboratori
e collaboratrici che, dopo averci chiesto dei nominativi, fi seguono con
regolarità e fraterno interesse. Ringraziamo tutti voi, che coi vostri
doni, in denaro ed in natura, e col
vostro incoraggiamento, ci avete permesso di continuare questa nostrr,.
sia pur molto modesta, opera di assistenza.
L’inverno si avvicina, e già abbiamo ricevuto diverse richieste di indumenti di lana (maglie, calze, pullover, eoe.). Saremo grati a chi potrà
procurarcene.
_E dobbiamo presto pensare anol'?
ai doni natalizi. Contiamo c me re :
pre sulla vostra generosa collabora
zione. Ogni dono, anche minimo, sarà
ricevuto con riconoscenza. Non è tanto il dono in sé che ha valore, quan'o
lo spirito col Quale viene offerto.
« In quanto l’avete fatto ad uno <Ji
questi miei minimi fratel'i, rave(e
fatto a me» ci dice Gesù (Matteo 25: 40).
Vi sarò grata se vorrete inviare le
vostre offerte póssibilmente entro i!
mese di Novembre, onde facU tare la
preparaz’one dei doni natalizi.
Con ringraziamenti anticipati e fraterni saluti.
Selma Longo
Torre Penice (Torino)
Tutto il suo bagaglio
« Il treno a vapore che collega Elisabethville a Fort Franqui percorre il
tragitto in sei giorni. Eravamo saliti
alle tre in un vagone di prima pieno
di soldati trasferiti. Due bianchi fra
i negri. Non c’era posto per noi. Allora il capotreno intervenne e pregò un
impiegato del convoglio di cederci lo
scompartimento che occupava.
« Si trattava di uno scompartimento di servizio, in cui si ammucchiano
i materassi che, al venire della notte,
permettono di trasformare in cuccette i sedili del vagone. Questo scompartimento era riservato all’impiegato
incaricato di questo lavoro e di vegliare ai confort dei viaggiatori.
« Descrizione dello scompartimento: simile a tutti gli scompartimenti
ferroviari. Ma, al posto dei viaggiatori, pile di materassi sui sedili. Sotto la
finestra, un tavolino. Su questo tavolino: una lametta da barba, una hibhia, qualche seme di peperone; nella
rete, un pesce secco.
« Dopo averci installato ”da lui’’
l’impiegato — uniforme kaki di boy
africano — spinse la sua discrezione
e la sua gentilezza fino a ritirarsi dallo
scompartimento per lasciarci soli, e
passò in un furgone.
« Al cader della notte, venne per il
suo servizio, distribuendo i materassi
ai viaggiatori, andando e venendo per
il vagone. Un po’ a disagio per avergli preso il posto e confusi di privarlo del suo scompartimento, lo invitammo a passare la notte con noi. Rispose che verrebbe, ma si installò nel
corridoio, non senza aver preso la
sua bibbia — in Ungala — che si mise
a leggere, lì nel corri:,oio, con la stessa semplicità con cui avrebbe letto il
giornale.
« All’improvviso, la richiuse e la
porse ai soldati dello scompartimento
vicino, i quali la lessero a turno, con
la massima serietà.
« E' tutto. (Dimenticavo di dire che
aveva diviso con noi due arance comprate per via) ».
Ho annotato, così come veniva,
questo racconto fattomi da un amico
del Congo.
Così viaggia un impiegato del treno a vapore che collega Elisabethville
a Port Franqui. Un africano. Un negro. Un cristiano. Un povero.
Tutto il suo bagaglio: una bibbia,
una lametta da rasoio (senza rasoio)
e un pesce scoio. Aveva dunque tutto
quello di cui aveva bisogno, quel ferroviere: per la faccia, per lo stomaco
e per il cuore. Anche se non avessimo
più nulla da dargli, avremmo pur sempre tutto da imparare da lui.
Jean Vivien
(da «La Vie protestante»)
3
N. 42 — 28 ottobre 1966
pag. 3
= UN SAGGIO DEL SEGRETARIO USCENTE DEL C. E. C.
I L'ecumenismo
I è la risposta al sincretismo
spirituale sempre più trionfante?
~ Og'gi, con la stessa intensità che nel I secolo, la chiesa cristiana è esposta
— alla tentazione del miscuglio religioso, a cui TEvangelo è irriducibile
NELLA SVIZZERA
Dopo aver cercalo di dare una daifinizione .precisa del termine « ncretismo, rifiutandone l’uso troppo generico e restringendone il isigniificato a quella « var'elà
specifica del comportamento reiigioso «
per cui « la rivelazione storica non è stala
un fent'ineno unico, essendo parecclii i
sentieri die conducono alla divinila », cosicché « conviene armonizzare il ineg.io
possibile tut i i concetti religiös per giungere ad una religione universale utile agli
uomini » — rAutore Irattcia un .breve schizzo della istoria del isincretiisino nel suo rapporto con la Chiesa cris lana, .per la quale — egli alìerma — esso è mul o più dannoso del più deciso ateismo. Vediamo infatti come la prima ondata di sincretismo,
quella apparsa nel secolo precedente l’Esilio a contatto con la ideologia assira, minacci di privare Israele del senso della
sua vocazione .speciifica, di popolo che ha
incontralo il Dio uniico, e anziché eos-ituire un arricchimento lo impcver.'SCa e lo
confonda; come. la iseconda ondala, che
raggiunge il suo apice al tempo deTlmpero romano, che manifesta una grande
varietà ili espressioni (dal culto de; Dio
Sole al mitracismo e al manicheismo, dal
monoteismo filosofico di Giuliano ai sistemi gnostici), minacci di offu.scare agli
occhi della Chiesa primitiva la p.triala
universale e cosntica idell’opera redenlrjce
di Cristo; come la terza ondala, che pervade l’Europa de] xwii secolo at raverso la
doUrina della religione naturale, nello sforzo di giungere ad un credo universale in
cui tutto può essere rivelazione, faccia di
Cristo un elemento di un’imanensa sintesi
religiosa; e come la quarta ondata, quella
odierna, muovendo dallo s udio delle re-’iguini comparate, metta oggi in dubbio la
pretesa del cri.stianesimo di esisere la sola
ed unica fede e cerchi di costruire « una
religione veramente universale, capace di
unire gli uomini in una comunità di adorazione e di servizio, improntando le relazioni intcrnazionai. a quell’etica comune
che è loro ma.ncaia fino ad oggi ». La ccnclusione di ques.o excurs-as è che, se le
forine in cui il siiti retismo si presett'a
possono essere infinite e diverse, nelLi sua
essenza esso rimane n una protesta contro runicità della rivelazione storica ».
Eecu porcile la Chiesa cristiana, che secondo l' -\. è oggi fortemenle sincroCista in
molti dei suoi membri, deve decidersi a
«prendere sul serio» il sincretismo; cioè
conoscerlo, confutarlo, e, soprattutto, d,mostrare che il eri.stianes.nio risponde perfeUami'iilc alle aspiraz'oni del s'niret smo
riguardo alla fede universale. At raverso
pagine suggestive l’A. illusitta a queis.o proposito ratteggiaimenlo assunto dalla Chiesa
ipriniiliva nei confron i del s.ncretismo.
L’irriducibilità del sinctetismo ad cri
stianesimo è assoluta; -s;a che esso aile.1
ranima umana (cdie, secondo l’A.,
« naturaliler syncrelistiia » !) con sugges io
ni di carattere culturale (gu.sto della catto
licitàj o di carattere umani,ario (-senso d
solidarietàj, per caso la Rivelaz one non rap
presenta mai qualcosa di assoiu o e defi
nilivo. È impoisisibil e includervi una teo
logia dell’trriducihilità umano-divina, fon
data sul postula o di uiia r.velazione uni
ca di Dio nella storia. Perciò, -secondo i’A.,
« 1-a Chiesa non -ha .ea-g-i o -come avrebbe
dovuto alla sfida -del sin-cretismo », non ha
proclamato l’universa smo della fede cristiana, non ha rispcs-tj al a vera domanda
che le veniva formu ata. L’esip raziore oggi coisì diffusa ad una religione riisponlenle ai bisogni del inon-do attuale, che è
alla radice delle tendenze sin-cretistielie moderne, è perfettamente legittima, e la Chiesa deve sentirsi « pa-storalmenle responsabile » di coloro che giustamente nutrono
tale a-spi razione, deve aiutarli a di-stin-guere
il vero dal falso, mentre pare o-ggi aver
perduto di vista proprio raapeUo autenticamente universalisli-co del .suo messaggio.
L’indivi'dualismo ereditato dal Rinascimen10, la divisione de le Chiese, l’atteggiaraenlo -ste-Siso dei cris i-ani -che sovente coneonsiderano il -cristianesimo cerne un’espressione particolare del fenomeno religio-so, non fanno -che portare acqua al mulino del sincretismo. Urge quindi che i -crisliani ris-co-prano che « Gesù Cr-sto non è
venuto per portare un contributo al tesoro
religioso deh’umanità, ma per attestare che
Dio riconieilia in lu; il mondo con se
slesso». Urge che essi insegnine al mondo
che il vero ed unico universalismo è Gesù
Cristo. Questo universa-l-ìsano autentico, è
insie-me già reai.zza.o, nella Chiesa che
rappresenta la nuova umanità, e non ancora realizzalo, poiché troverà il -suo compimento nella riconciliazione ultima del
mondo. Donde il d ppio ruolo di les'.imonianza che la Chiesa è chiamata a -svolgere.
L’ultimo capitolo è dedicato alle tappe
segnate dal Moviinenio E-oumenico neU’elaborazione di una dottrina «pe-cifica dell’undversalismo cristiano, e si chlu-de con una
vigorosa aft'ermazittne della necessità vi ale
per la Chiesa di « entrare nel mondo con
l’Evangelo del solo salvatore»; al sincretismo non si può rii.sipon-dere con l’introversione, ma al con.rario con il dina-mismo missionario.
Di lettura a-pipa s o.nante e scorrevo e,
questo libro dovri hlie venir diffuso neile
nostre comunità, dove le eredità e le tentazioni del pen-siero -sincreti-stico pesano
ancora mollo fortemente, e dove introvereioni -secolari impediscono un approccio -di
testimonianza cliiaia e con.sa-pevo.e al mondo circostante. Rita Gay
{da « Proleslanlesimo »)
Chiese evangeliche
di lingua italiana
ZURÌGO (ÿpp) — A Zurigo i delegati
delle 1(> comunità di lingua italiarea della
Svizzera si sono cosiituiti in Associazione.
Questa decisione segue quella dell'assemblea
tenutasi in giugno a Losanna, nel corso
della quale era stato approvato lo statuto
dell’Associazione delle Chiese Evangeliche di
lingua italiana della Svizzera (ACELIS).
Pur rispettando rautonomia delle comu
nità locali, l’ACELIS si propone di raiFor*
zare i legami fra le comunità della Svizzera
alemanna, romanda e del Ticino, aiutandole nella proclamazione deU’Evangelo verso
la popolazione italofona del paese. E’ stata
designata una commissione esecutiva; pr©sieduta dal past. Salvatore Corda (Adliswil,
ZH), avrà in particolare il compito di esaminare la questione dei matrimoni misti,
come pure casi di discriminazione confessionale.
appunti
W. A. VISSER T HOOFT - La fede
cristiana di fronte al sincretismo.
Traduzione di Aldo e Fernanda
Comba, « Nostro tempo », Claudiana, Torino 1966, p. 144, L. 1.300.
BELLLNZONA (soepì). -—^ Si è compiuto
un buon passo verso l’unità del protestantesimo nel Canton Ticino : a Bellinzona 26
laici e 9 pastori, delegati dalle loro assemblee
di chiesa, hanno costituito la Federazione
delle Comunità evangeliche riformate del Ticino. Sotto la presidenza del past. G. Hauptmann, di Bellinzona, l’assemblea costituente
ha designato i membri del Sinodo e del Consiglio sinodale e approvato lo statuto della Federazione, che già era stato accettato
dalle comunità stesse.
La Federazione si è proposto il compito di
servire l’Evangelo di Cristo, di proclamarlo
alla quasi totalità dei 16.000 protestanti residenti nel Cantone, come alle migliaia di
turisti di passaggio che riempiono alberghi e
campings.
Ogni comunità rimane autonoma e unita
all’Associazione delle comunità dì disseminati nella Svizzera centrale e nel Ticino, e
per suo tramite alla Federazione delle Chiese
protestanti svizzere.
iiiiiiiiMiiiiiMiiiiiiiiiiminiiqtHim«
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MARIO JAHIER
ba-sai
libro de-c;l
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sciarsi iiri
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gilMllJ
in re
lativi
(I:
qii
Ito -su alcuni ipas i del
l-el-l’,pigola a-i Col.ssesi
rEivaiige.o rifiuta di lain una filosofia o in
tra a-ntroipo.enlrir-a ; aigcosa al Criislj -signifi-ca
qualche cosa; ogni tenne l’Evangelo comiplelan.
dolo con altre rivelazioni conduiee alla negazione del dono unico di Dio. Particolarmente ricco e inleressan e è l’eisanie die
l’A. fa della terminologia neotesiame-ntaria
nel suo ra-pporto di formale idenli.à e di
sostanziale diversità con quella della cu tura ellenistica; per cui il mes.saggio orginario semibrerebbe aver eredi ato dall’e.Icnismo una deformante a-pparenza s.nrret'ista, mentre in realtà lutili -gli elementi di
carattere sincre.islico integrali alla narra
zione evangeii'ca -sono suibetrdinat a una
struttura cr-i-slocenlrica e lestimo-niiano della volontà della Chiesa di portare il messaggio della salvezza al mondo rircostan e
con un linguaggio ad esso a-ocess.b; e.
Eravamo in molti nel cimi.ero di
Torre Pellice, lunedì 17 ottobre, attorno alla bara di Mario Jahier, un caro
amico scomparso. Non si parlava e,
in realtà, non si poteva parlare nel
silenzio che ci avvolgeva, un silenzio
turbato dalla tristezza e dal pensiero
di quanti erano nuovamente nel lutto.
Diversi di noi rievocavano in silenzio gli anni della vita studentesca al
Collegio Valdese, quando Mario Jahier, già universitario, s’era legato a
noi da sincero affetto, ci seguiva nella nostra attività, ci donava la sua
amicizia ed il suo incoraggiamento.
Altri guardavano verso le montagne
illuminate dal sole che tramontava:
montagne delle Valli Valdesi da lui
molto amate e che, purtroppo, furono per lui motivo di dolore pochi anni or sono, quando gli rapirono il
figlio minore: Mariolino. Lo rivedevo
anche nella sua bella casa di Buenos
Aires, quando ancora tutta la famiglia era riunita in un’atmosfera di
serenità e di gicia: una casa lontana,
ma piena di ricordi Valdesi, dove
Mario Jahier ritrovava tutti i suoi
cari dopo giornate di attività intensa
nel suo vasto campo di lavoro.
Lui, che era cosi legato alla terra dei
padri, ne rimase a lungo lontano per
le circostanze della vita. Poi riprese
più volte la via del ritorno ed erano
incontri frequenti con i suoi amici di
un tempo. Era impegnato nel suo lavoro e la sua es stenza si svolse oer
vari anni senza gravi scosse e senza
turbamenti. Poi a breve distanza
dalla morte improvvisa del figliuolo,
Fra le riviste
La rivista riformata francese « Foi et Vie »
cura annualmente due « quaderni » speciali,
l'uno dedicato a i< studi ebraici », l’altro a
questioni bibliche. L'ultimo di questi Cahiers
bibliques, pubblicati sotto la direzione di Pierre Bonnard, è uscito or ora (4/1966) ed è dedicalo a una « Initiation à la question synoptique ». Dopo una nota introduttiva,
P.-A. Harlé presenta « Le problème synoptique »; j. Dujiont, « L'interprétation des Béatitudes »: P. Geltrain, « Les récits de la
Passion dans les Synoptiques »; seguono ampie note esegetiche sul « Padre nostro », a cura di .1. Dupont e P. Bonnard; note esegetiche di P. A. Harlé sulla pericope sinottica
a tre testimoni, la tempesta sedala; un raffronto fra i tre rneeonti sinottici dell’episodio
di Gesù nel Getsemani, a cura di F. Pelcé;
chiude il fascicolo una bibliografia sommaria
(192.5-196.5) sulla questione sinottica. Un
«quaderno» che raccomandiamo (p. 110,
L. 1.000).
L’ultimo n. 9/1966 dei « Cahiers de la
Réconciliation », sotto il titolo tc Dieu maudit
l'arme atomique », raccoglie vari articoli e
documenti relativi alle questioni poste dall'armamento atomico, con particolare riferimento alla situazione francese e alle prossime discussioni in seno alla Chiesa Riformata
di Francia. Questi quaderni mensili (direz.,
J. Lasserre, 42 Cours Fr. Roosevelt, 69
Lyon - 6«, France; il periodico dipende dai
gruppi di lingua francese del Movimento internazionale della Riconciliazione) oltre ad
articoli e a un ampio notiziario, riportano
sempre ricche indicazioni bibliografiche e recensioni di pubblicazioni pacifiste.
¡Nel n. IV/1966 della « Revue de Théologie et de Philosophie » :
E. Biuìinneh — L’optimisme leibnizien et le
mal.
A. RivtEB - Un débat sur la tragèdie grecque. Le héros, le ’nécessaire’ et les dieux.
D. VOIN Ai.i.mex - L’apocalyptique juive et
le retard de la parousie en li Pierre 3:1-1.3.
Ampia Itibliografia.
Nel n. 3/1966 de «La Revue Réformée yt-.
V. SnniLiA - Lecclé-siologie du deuxieme
Concile du Vatican.
P. Petit — Quelques livres calboliques.
Bibliographie.
Bulletin de l'Alliance Evangélique Française.
Il n. 5 (sett. ’66) del « Bulletin du Centre
Protestant d'Etudes » della Svizzera romanza
riporta uno studio di R. Mehl, Le fait politique, approche et signification, presentato
alla 3« Rencontre romande d'universitaires
protestants, dedicata a « Autorità e morale
politica ».
ecco la triste dipartenza di una figlia.
Margherita, mogiie di pastore, a Catanzaro. Un nuc o lutto, una nuova
dolorosa esperier. :a, coraggiosamente
affrontata e sopportata.
Dopo le separazioni avvenute e dopo le prove, Mario Jahier sperava di
tornare presto in patria e di rimanere
qui con la sua famiglia. Il suo ritorno,
purtroppo, non è avvenuto come tutti
avremmo desiderato. Una morte subitanea a Buenos Aires, un profondo
dolore per i suol cari, un incontro
mesto e silenzioso a Torre Pellice,
nella luce della speranza cristiana.
« Il cuor deU’uomo medita la sua via,
ma TEterno dirige i suoi passi».
Non possiamo fare a meno di ricordare Mario Jahier n-eH’cra del suo
trapasso. Egli lasciò le 'Valli e seppe
dare altrove la sua testimonianza di
vita e di fede. Conobbe le ore della
gioia e della prova; fu stimato per la
serietà del suo lavoro e fu amato dai
suoi cari e dai suoi amici. La sua
spoglia mortale riposa nella pace del
cimitero ; ma noi crediamo, anche per
lui, ad un’altra pace, ohe è il dono di
Dio in Cristo Gesù.
La vita umana è un cammino ohe
noi percorriamo. Ci sono delle -tappe
segnate da Dio oltre le quali non possiamo andare. Si vorrebbe ancora
camminare ccn i nostri cari, ma ormai il loro tempo è terminato. Non
possiamo che affidarli con fiducia,
pur nel dolore, a Colui che ci ha
amati in Cristo e che, per mezzo di
Lui, ci ha dato « una consolazione
eterna e una buona speranza». Nei
nostri pensieri, il ricordo di Mario Jahier non è disgiunto da tm senso di
viva solidarietà con i suoi cari che
piangono. Una sdidarietà nel dolore
e nell’amicizia, ma anche nella fede
in Colui che è « il primo e l’ultimo, e
il Vivente ».
Ermanno Rostan
peva rifiutarsi ad ogni richiamo od
obbligo di indole « sociale » per dedicare il suo tempo libero alla famiglia
la cui compattezza. ed unità egli considerava piustamente un bene maggiore.
Per essere stato testimone di quella profonda — ©d ai nostri giorni
piuttosto rara — unità familiare, per
averla gustata anch’io in diverse circostanze, per quel che essa ha significato per me tutte le volte ohe frequentavo il «dulce hogar» della famiglia Jahler-Parise, rendo qui grar
zie al Signore e vedo confermata la
parola ben conosciuta del Signore :
«La pioggia è caduta e s;n venuti i
torrenti e i venti hann^ soffiato ed
hanno investito quella casa- ma ella
non è caduta perchè era fondata sulla roed-a».
Sì, la casa, cioè la famiglia che n::i
circondiamo con la nostra più profonda e fraterna simpatia non è caduta, malgrado tutte le prove e tutte
le avversità, ma è rimasta salda ed
unita perchè era ed è fondata sulla
roccia. Silvio Long
Doni in memoria
di Mario Jahier
Signora Quattrini, L. 20.000 per il Collegio; pastore Silvio Long (Lugano): per il
Collegio L. 10.000, per Scuola Latina 5.000,
per Rifugio Carlo Alberto 5.000, per ricostruzione Ospedale di Pomaretto 5.000; Mathieu Geraldo e fam.. Torre Pellice, per il
Collegio 10.000, per Scuola Latina 5.000;
Eline Quattrini, per il Collegio 10.000.
... ...................
Borse di studio
Le mie parole vogliono essere una
affettuosa testimonianza resa, non
aH’attività professionale di Mario
Jahier che pur fu intensa e coronata
da successi non indifferenti, non tanto ai talenti ricevuti dall’amico -scomparso, che pur furono molteplici e
che egli seppe far fruttificare in circostanze spesso -difficili e-d avverse,
ma a qualche cosa -di più intimo, di
più profondo e di ben maggiore valore.
A qualche cosa che ho potuto sentire e vedere nei frequenti contatti
che ho avuto la gioia ed il privilegio
di mantenere per più di trenta anni
con lui e con la sua fam glia: qualche cosa che mi colpiva, quasi mi
stupiva e sempre rasserenava e tonificava il mio spirito. Era il «posto»
che sapeva dare alla sua famìglia, la
cui unità spirituale e-gU cercava e curava sovra ogni altra cosa, accompagnato meravigliosamente dalla compagna della sua vita.
Preso da una attività professionale intensissima, nel turbinio di una
enorme metropoli come lo è Buenos
Aires, egli sapeva astrarsi da ogni
altro impegno, sapeva dimenticare le
sue preoccupazioni professionali, sa
Willy Jervis,,
La Commissione nominata per l’assegnazione delle Borse di studio « Willy Jervis »
comunica : E’ bandito per l’anno scolastico
1966-67 il concorso per l’assegnazione di una
Borsa dì studio di L. 25.000 (venticinquemila) per studenti delle scuole secondarie
oriundi delle Valli Valdesi, senza distinzione
dì confessione religiosa, con preferenza agli
iscritti ad un Istituto Magistrale, al Collegio
Valdese (Liceo Ginnasio e Scuola Media) e
alla Scuola Latina di Pomaretto.
I candidati devono presentare i seguenti
documenti unitamente alla domanda: a) Pagella dell’ultimo anno scolastico o documento equivalente, da cui risulti la promozione
alla classe successiva per esami o scrutinio
nella sessione estiva, con una media non inferiore ai 7 decimi, compreso espressamente
nel computo anche il voto di condotta; b) certificato su carta libera dell’Agente delle imposte; c) stato dì famiglia; d) dichiarazione
di non godere dì altra Borsa di importo superiore alle 25.000 lire.
Domande e documenti devono essere presentati alla « Commissione Borse di Studio
Willy Jervis » presso la presidenza del Collegio Valdese (Torre Pellice) entro 30 giorni dalla pubblicazione del presente bando.
Torre Pellice, 28 ottobre 1966.
Il Presidente della Commissione
Il primo giorno
di scuola
Non senza una punta di orgoglio,
sabato 1“ ottobre, ho accompagnato
a scuola mia figlia. Il primo giorno
di scuola della primogenita! C’era
con noi anche mia moglie, ma non
era chiaro agli estranei se lei andava à scuola per accompagnare la figlia oppure semplicemente per riprendere il suo posto di insegnante
della seconda classe. Una cosa e l’altra, certamente, ma sono stato contento quando il Direttore Didattico,
incontrandoci, ha capito il motivo
della mia presenza e ha espresso
parole di compiacimento.
Davanti all’edificio scolastico, ecco il solito assembramento di alunni, di insegnanti, di genitori, come
in migliaia di scuole italiane. Non
mi soffermerei su questa mia esperienza perchè è un’esperienza di
tutti; se lo faccio è perchè ciò che
per gli altri è scontato, per chi invece vi si trova la prima volta sente
un sapore particolare di freschezza,
di gioia e, perchè no?, di speranza.
Anche il nonno, pur lontano, ha voluto essere vicino alla nipotina con
una lettera di augurio per il suo primo grande giorno. Hanno ragione i
tedeschi che fanno regali, come alla
befana, ai bambini che vanno a scuola la prima volta.
Intanto i minuti passano, davanti
alla scuola. Una dopo l’altra le varie classi entrano nelle rispettive
aule, con i loro insegnanti. C’è un
po’ di chiasso, ma via, è il primo
giorno di scuola! C’è anche tanta allegria, tanta soddisfazione, e il buon
regolamento non vuole mostrarsi arcigno proprio oggi, subito subito.
Mia figlia non entra, è lì fuori con
tutti i compagni. La maestra di prima non è arrivata. Un momento, arriverà. Oggi il regolamento sarà buono anche con gli insegnanti. Passano altri minuti, passa mezz’ora,
niente, la maestra non viene. Povera figlia, che delusione! Gli altri sono già zitti nelle loro aule, sui loro
banchi; solo la voce delle insegnanti
giunge discreta, di tanto in tanto,
ora dell’una, ora dell’altra. Oh! non
c’è da allarmarsi, può trattarsi di
qualche indisposizione che, biricchina, non ha rispettato il calerulario
scolastico.
Sì, tutto quello che volete, ma mia
figlia c’è rimasta male, e gli altri
con lei. Ci sono rimasto male anch’io, perchè non dirlo? Cominciamo bene, penso io, e, da uomo malvagio che sono, giù pensieri grossi,
pesanti, probabilmente fuori posto.
Mi vergogno di riferirli, ma confesso di averli fatti, basta.
Mia figlia e gli altri di prima sono
stati accolti, quattro per banco, nell’aula di mia moglie. E io che le
avevo detto che la mamma è maestra degli altri bimbi, mentre per
lei c’era una maestra tutta sua, sono
stato smentito. Mi è sembrato di
leggerlo nei suoi occhi; papà, mi
hai ingannata.
Un po’ sono stato ingannato anch’io perchè non starei qui a scrivere queste cose se mia figlia, oggi sabato 15 ottobre, non aspettasse ancora l’arrivo della sua maestra. A
scuola c’è andata lo stes,so, dalla
mamma, con orario ridotto, ma non
vale, dice lei, io voglio la mia maestra. Non capisce che la titolare della sua classe insegna in un altro paese e il suo posto non è stato ancora
rimpiazzato.
Vorrei un po’ conoscere quei bugiardoni che parlano di insegruinti
disoccupati, in Italia! Oppure...?
Dite voi qualche cosa.
Giulio Vicentini
VOCE DELLA BIBBIA
Radio T.W.R. Mo-nteca-rlo « Onde Medie »
int. 205 (Kc 1466): G. N. Ariini parla
ogni venerdì ore 23,30.
Radio T.W.R. Montecarlo « Onde Corte »
mt. 49 (Ke 5950): Samuele Negri parla
ogni saibato ore 13,20.
Zia Erma parla ai bambini ogni domenica ore 13,35.
4
pag. 4
28 ottobre 1966 — N. 42
RELIGIONE, NELLA STORIA ANTOLOGICA
DEI PROBLEMI FILOSOFICI
Dimensione problematica e laica
della fede cristiana
B Profili
= di teologi
contemporanei
I pensieri di Einsiein
Alcuni mesi or sono abbiamo accennato alla pubblicazione del grosso volume ” Religione ”, curato dal prof. Mario Miegge nella ” Storia antologica dei
problemi filosofici ” diretta da Ugo Spirito per l’editore Sansoni. I curatori dei
vari volumi già usciti li hanno presentati in una conferenza a più voci; di
queste presentazioni, pubblicate sul bollettino bibliografico « Sansoni-notizie »
riportiamo quella del prof. Miegge.
In on'opera come la Storia antologica dei
problemi filosofici la questione di fondo che
si poneva ai curatori dei singoli volumi, e
che si pone ora ai lettori, è indubbiamente la
seguente : è possibile stabilire, in un così
vasto arco dì periodi storici, un collegamento,
una unità, che non si riduca a giustapposizione di testi e documenti, il cui significato dovrebbe essere colto piuttosto nella dimensione
sincronica dei singoli periodi storici, delle
singole formazioni socio-culturali? Questo rischio esiste e va discusso con franchezza.
A me pare che una risposta possa essere
fornita quando si ponga l’accento sui due ultimi termini del titolo della collana : « problemi filosofici ». In effetti, come è stato detto molto bene dal professor Calogero e dal
professor Spirito, questi termini stanno a in^
dicare che non si è voluto proporre una Storia delle Idee (che sarebbe indubbiamente
una astrazione) ma si son prese le mosse da
una nozione delTatteggiamento filosofico più
guardinga ma anche più feconda, che è ben
quella che abbiamo appreso nella scuola di
Ugo Spirito : che, cioè, l’unità del filosofare
è assicurata dalla interrogazione critica, dal
questionare che riconduce a problema ciò che
era tranquilla certezza di un possesso di verità.
Ora se questa interrogazione è valida per
noi oggi (ed è valida, socraticamente, nella
quotidianità, perchè riguarda le scelte in cui
siamo inevitabilmente implicati come uomini
« politici ») è certamente lecito estenderla
nella dimensione storica, ritrovando anche nel
passato, e in situazioni storico-sociali ben diverse dalle nostre, la costante di un tale questionare. Dunque : documentazione (antologìa) storica del farsi problema di varie cose,
di vari atteggiamenti deH’uomo.
Ma, a questo punto, una questione particolare sorge a proposito del volume che a me
è stato affidato: fino a che punto la materia
che in esso è presa in esame (e che va sotto
il nome, un poco ambiguo, di « religione »)
può dar luogo a interrogazione, può dal luogo
a quella riduzione a problema, che è stata il
filo conduttore del nostro lavoro?
In effetti, nel corso di un recente dibattito
su questa pubblicazione — al quale ho avuto
la gioia dì prender parte a fianco del professor Spirito — è emersa, in modo singolare,
da punti di vista opposti, una identica contestazione : che, cioè, la « religione » non sarebbe campo di problemi e quindi non si
giustificherebbe un volume su tale argomento
in una collana come la nostra.
Da una parte si domandava : se la religione è fondata sulla Rivelazione, se dunque il
’’logos” è qui sovrumano e sacro, a questo
punto non c*è questione che si ponga, non si
può ridurre questa materia « sacra » a problema. Ridurre Toggetto della fede a problema significherebbe già operare una scelta e
collocarsi fuori dal terreno della fede.
DalTaltra parte sì obbiettava che non vi è
luogo a problemi là dove Toggetto è stato
interamente risolto nelle interpretazioni scientifiche: che. in verità, per quanto concerne
la « religione ». la pratica può considerarsi
archiviata, poiché le scienze psicologiche, sociologiche, storiche, hanno interamente risolto
nel loro ambito il fenomeno religioso. La « religione » quindi potrà essere oggetto di un
Sapere ma non certo di una interrogazione.
Queste due obbiezioni hanno in comune
un elemento: che. cioè, la materia di questo
volume viene isolata e privilegiata. In un
caso viene privilegiata positivamente, perchè
è « sacra » e non dà luogo a problemi: nell altro caso negativamente, perchè è « preistorica ». o per lo meno propria dì una storia
superata, oppure appartiene al dominio della
patologia e quindi, se c'è luogo a interrogazione. sì tratterà di una questione di diagnosi e di terapia, e questo non è un compito filosofico.
Ora è ovvio che la nostra ricerca muove
precisamente dal rifiuto dì tale privilegio, sia
esso inteso positivamente o negativamente.
Ma in questo siamo confortati da affermazioni che, venendo ancora una volta da parti opposte, mantengono in questo campo tutta la
portata deU’interrogazione, del problema. E
se vogliamo parlare (sebbene questo tipo di
classificazione sia sempre precario ed equivoco per chi ha un mìnimo di dimestichezza
con le questioni della /ede), se vogliamo parlare di increduli e di credenti, diamo innanzi
tutto la parola alPincredulo.
Airinizio di un suo recente saggio Francis
Jeanson (unito da molti legami, sia pure talora di dissenso, con Jean Paul Sartre) riporta una citazione dello scrittore cattolico Péguy : « La foi 9a ne m'étonne pas — dit
Dieu. —• Ce n'est pas étonnant. J'eclate telIcment dans ma création ». « Moi — aggiunge Jeanson — ga m'étonne » E quale sia la
natura di questo ’‘étonnement" risulta dal libro e dal suo titolo stesso: La foi dati incroyant (Exl. du Seuil, Paris, 1963).
« Qa m’étonne» significa dunque: 1 atteggiamento della fede costituisce per me un
problema. Non posso archiviare « la foi » in
un dossier psicoanalitico o storico-crìtico. Perchè? Intanto, perchè i « credenti » non sono
dei reperti archeologici, ed è avvenuto che,
nei momenti decisivi della guerra d Algeria,
l’incredulo Jeanson si sia trovato a fianco
(magari nel suo stesso ’’réseau” clandestino)
Abbiamo a più riprese — anche recensendo il pregevole volumetto del cattolico BruNERO Gherardiini : Protestantesimo oggi —
lamentato la carenza di una presentazione
taluni che motivavano questa loro scelta con della teologia protestante, specie di quella
la loro fede di credenti. (Mentre molti solidi contemporanea, che sia alla portata della
incroyants” si sono limitati alPattendismo!). media dei membri delle nostre comunità, e
E poiché Jeanson è un uomo serio, non si è che li aiuti a penetrare in questo mondo
limitato ad accettare questi credenti come
compagni di strada, facendo magari qualche
riserva mentale sulla insensatezza della loro
motivazione. Ha ritenuto invece che, se dovevano essere dei compagni, occorreva prendere in considerazione appunto la loro motivazione. Anche se tale motivazione non era
per lui valida. Ma di questo rifiuto occorreva
ancora rendere ragione. E nel far questo —
cioè nel tentativo dì spiegare a se stesso e
ad altri la propria incredulità — Jeanson. a
ragione o a torto, è venuto ad ammettere che
l’atteggiamento della fede poteva valere in
un certo qual modo anche per Vincroyant.
Ovvero, che il problema della fede esorbita
in larga misura dal terreno cosiddetto religioso.
Ma questa interrogazione dell’incredulo sarebbe possibile se la posiziono del « credente »
rimanesse al di qua dell’interrogazione? Lo
sarebbe, forse, ma non si presenterebbe allora
possibilità di comunicazione tra gli uni e gli
altri.
Ora, che il terreno della fede (qualificata
dal riferimento alla Rivelazione) sia sterile di
interrogazioni, questo può essere sostenuto soltanto da chi non si è preso la pena di affrontare i testi cosiddetti sacri della fede che
a noi qui interessa: quella dei cristiani.
Testi « sacri »? Assai poco, dal momento
che sono stati scritti da uomini viventi nella
storia, uomini sottoposti innanzi tutto al travaglio di una interrogazione.
In effetti, se di « rivelazione » qui si tratta, occorrerà ben dire che, daU’inizio alla fine. essa ha sempre lo stesso carattere : carattere di una richiesta, dì una chiamata (« vocazione ») che vien posta in una storia, e viene posta molto precisamente di contro a talune certezze ben consistenti (certezze di carattere religioso) e di fronte a ben stabilite
potestà (politiche e sovente sacerdotali). E
queste certezze e queste potestà sono facilmente mandate in frantumi da questa interrogazione. « Rivelazione », quindi, che si pone volutamente nella incertezza, nella ambiguità di una richiesta che non porta di per
se nessuna garanzia.
Ed è l’appello ad abbandonare il paese degli avi (e i suoi dèi) per recarsi in una terra promessa ancora ignota, nella quale sì vivrà sotto le tende (questo è il caso di Abrahamo. che è chiamato « il padre di coloro
che credono »).
E* l’annello a lasciare le ricchezze del paese d’Egitto (e l’adozione a figlio della figlia
del Faraone, il re-dio) per il deserto (e questo è il caso di Mosè).
E’ l’appello ad affrontare, da laico mandriano. il potere dei sacerdoti dei re d’Israele (e questo è il caso di Amos, il profeta).
E’ l'appello a confessare «Kiirios Christós»
(Gesù Cristo è il Signore) di contro a «Kúrios
Kaisar» (Cesare-Dìo), accettando quindi di
essere condannati a morte perchè atei e, in
quanto atei, sovversivi (e questo è il caso dei
destinatari delle Lettere dell’apostolo Paolo).
E non è dunque strano che, finalmente,
questa fede riconosca l'Evangelo del Regno
nella storia di un "rabbi“ errante che mise
in questione la certezza del Tempio e fu
quindi liquidato, ovviamente, dalla gente pia.
Se dunque vi è qui chiamata (vocazione) a
credere, è proprio perchè qui (come suol dire il professor Vittorio Subilia) Dio ha voluto farsi discutibile: si è messo in discussione
attraverso questa chiamata storica. E dobbiamo riconoscere che ciò che viene qui contestalo è precisamente la « religione ». il « sacro ». Dopo questo sarebbe difficile negare
che nella fede vi sia problema.
La fede cristiana ha dunque questa dimensione problematica e laica. E per questo può
avvenire che, ancora nella seconda metà del
secolo XX. essa susciti stupore tra quegli uomini che seriamente intendono non già consacrare il mondo ma cambiarlo.
Mario Miegge
che per i più di loro è quanto mai misterioso, e che non pochi guardano con aperto
sospetto. Non è opera da poco; ma constatiamo che i nostri « Centri evangelici di cultura » — dove esistono... — dovrebbero puntare decisamente su questo aspetto, anziché
volteggiare nelle zone più singolari : sarebbe
davvero un servizio prezioso reso alle nostre
comunità^ insostituibile e urgente.
Uguale esigenza è avvertila in altre Chiese. Alcuni mesi or sono, un gruppo di teologi protestanti francesi — i proff. Jean Rose,
Maurice Carrez e André Dumas — ha tenuto in varie comunità della regione parigina
della Chiesa Riformata di Francia una serie
di conferenze su alcuni fra i maggiori teologi
protestanti contemporanei, il cui pensiero e
la cui azione è stata ed è determinante per
la nostra generazione e per quelle che verranno. E ora queste conferenze sono state raccolte in un fascicolo della rivista tc Foi et
Vie» (3-1966, p. 112, L. 950):
RUDOLF BULTMANN: Foi et raison (A.
Dumas).
KARL BARTII : Existence et traditlon (J.
Bosc).
OSCAR CULLMANN : Instant et temps (M.
Carrez).
PAUL TILLICH : Christianisme et culture
(J. Bosc).
CH.-H. DODD : Pensée biblique et pensée
grecque (M. Carrez).
DIETRICH BONHOEFFER : Une égl ise pour
les non-religieux (A. Dumas).
Segue una notevole bibliografia, naturalmente in francese.
Nel corso della primavera anche il settimanale « Reforme » aveva pubblicato tutta
una serie di articoli sui teologi protestanti
contemporanei, in cui altre figure apparivano
accanto a quelle menzionate. Nella modestia
delle nostre possibilità, ecco un esempio anche per il nostro futuro lavoro redazionale.
alla Claudiana
SËIU'IZIII
DI liiFWÄ
BIBllOGetFII't
Vi ricordiamo che la Claudiana ha lanciato ultimamente un « Servizio di segtialazione
delle novità librarie », che ci auguriamo possa essere molto utile a tanti lettori, specie a
coloro che sono impossibilitati a frequentare
una libreria evangelica. Il protestante è un
uomo che legge, ma non sempre gli è facile
raggiungere libri di interesse particolare che
lo aiutino a irrobustire la sua fede. Questa
e. ad esempio, la ragione per cui così spesso
presentiamo libri sulle nostre colonne: questo è lo scopo della nostra attività editoriale
e libraria: e questo è lo scopo di questo nuovo « servizio « istituito dalla Claudiana.
Seguendo varie rubriche (Teologia e filosofia - Ecumenismo - Esegesi biblica, commentari - Etica e problemi sociali - Storia e
biografia - Narrativa e teatro, ecc.) verranno
via via presentate, con un breve giudizio le
novità librarie: la scelta non verrà tanto fatta mediante omissioni, ma cercando di puntualizzare la tesi_ il contenuto dell’opera.
Questo servizio e assolutamente gratuito
(anche se naturalmente saranno bene accette
le offerte per coprire le spese vive): si vuo
ricevere questo bollettino bimestrale richiedendolo alla Claudiana. Via Principe Tommaso 1. Torino.
A leltura ultimala si può dire che valeva ben la pena di scorrere queste pagine
a carattere antologico, in cui a un’elucubrazione scientifica a cui un comune mortale non capisce assolutamente niente segue
la rievocazione di una figura che non imporla proprio niente di conoscere o no, poi
alcuni appunà politici che ripetono, magari senza alcuna novità, quello che si è letto poche decine di pagine prima, poi un
po’ di filosofia o di pedagogia, talvolta trattate in un modo superficiale fino alla nausea —- ma perchè la superficialità dovrebbe
essere interdetta solo ai igrandi uomini,
mentre è ipermessa a tutti?
Desideravamo sapere che cosa la scienza
può dire alla vita e, in qualche modo, queste pagine ce lo hanno dello; o meglio, ci
hanno detto quel.o che uno scienziato può
dire alla vita umana, a quella ohe viviamo
lutti noi; la scienza esatta... Tuttavia, quante volte, proprio su queste pagine, vien da
pensare che anche le altre manifestazioni
di pensiero sono esatte; quante volle si
sente ohe lo scrittore non è un politico, perchè la politica ha un’esattezza che egli non
conosce; o la pedagogia o la s ossa filosofia
0 la psicologia. Eppure non possiamo dire
di non aver imparato nulla: sulla pace, sulle possibilità di un’unificazione politica di
tutto il mondo, sull’antisemitismo, sulla
libertà di pensiero, sul sccialismo.
La ¡»ice: « La potenza inconlrollala dell’alomo ha cambialo ogni cosa tranne il
nostro modo di pensare, e così noi siamo
trascinati verso una catastrofe senza paragone ». Alla pace bisogna educare; non
basta volerla. Il servizio mili'are lascia una
impronta in chi lo presta, fa ale per la pace
mcndiale, anche se egli è soggettivamente
convinto di non volere la guerra. In effe ti
l’atomo non ha crea o un problema; ha solo
reso più urgente di riso'lverne uno già esistente. La fine della seccnda guerra mondiale ha portalo rAmerica alla vittoria, ma
non alla pace. Intanto la scienza ha moltiplicalo apavenlosamente le armi offensive
ma non quelle difensive. E le rivalità fra i
due blocchi non sono affatto legate ad un
diverso sistema politico; se l’America e la
Russia fossero entrambe capitaliste o comuniste, la loro OiS.iliià non ne sarebbe
affatto diminuita. 11 vero guaio è che domina la men a’.ità tipica del militarismo che
consiste nelTanteporre i problemi non
umani (armi, basi s ra egiohe, materie prime, ecc.) a quelli umani (desideri, pensieri,
educazione, psicologia, ecc.). Se un’epidemia minacciasse il genere umano, tutte le
potenze concentrerebbero i loro sforzi per
vincerla ; ma la guerra ohe è un pericolo
che viene daH’uomo non spaven a nessuno,
anzi, tutti ci giocano con una leggerezza
impressionante. Si cerca, piu tosto che la
pace, qualche elemento che permetta di incolpare gii altri di non volerla. Intanto il
tragico destino degli scienziati è di dare,
loro malgrado, ali’umanità dei mezzi più
orribili e meno costosi, in rapporto alle
possibilità di distruzione, per fare la guerra e i politici si preoccupano molto più di
renderla orribile che di prevenirla.
Per uscire da questa situazione esiste, secondo Einstein, mTunica via: quella di
un’organizzazione politica sopranaziorude.
Per la sua cos'iluz'one Einstein dà anche
preposte pratiche; dovrebbero riunirsi un
rappresentante americano, uno russo ed
uno inglese: in tre ci si me te faci'men'e
d’accordo. Troviamo naturalmente singolare
che quei tre debbano essere scelti in base
alle potenze mondiali meglio armale anziché, per esempio, a quelle più affamate; ma
questo non preoccupa eccessivamente il
Nostro, come non lo preoccupa, nel contesto delle rifle.ss!oni che stiamo esponendo, che sia un po’ incongruente dire, come
dice, che non è necessario che l’America
rinunzi all’armamento atomico (al'ora la
Russia non possedeva anco”a il segreto).
Un gruppo di scienziati scvielici non mancò infatti di rilevare che l’organizzazione
<ome la proponeva lui sarebbe s ato un
efficace strumento per l’imposizione di un
dominio imperialista americano sul mondo
intero. A parte un dissenso sulle modaltà
di attuazione, ci sembra tuttavia che l’idea
non dovrebbe essere ccnisiderata utopis ica.
Un’organizzazione internazionale non pub
e non deve avere solo dei mezzi di pressio
L’antisemitismo: gli ebrei hanno a’traverso la storia una vocazione a cui il s o
ZWINGLI
il terzo uomo della Riforma
Dei tre grandi riformatori del xvi secolo :
Lutero, Calvino e Zwingli, quest ultimo è
certo il meno conosciuto, anche nel nostro
ambiente evangelico. Segnaliamo perciò con
piacere ai lettori della « Luce-Eco » il libro
di Jacques Courvoisier. professore di storia
ecclesiastica all'università dì Ginevra, sul Riformatore svizzero del cantone di Zurigo, che
viene a colmare questa lacuna.
Si tratta di cinque conferenze tenute al
« Theological Seminary » di Princeton nel
1961. in cui FA. espone in forma semplice
e piana la vita, l opera e soprattutto il pensiero del Riformatore.
La prima conferenza, che serve da introduzione al libro, tratta della giovinezza del
Riformatore, mettendo in risalto la sua formazione umanista e i suoi rapporti con 1 Umanesimo: poi la sua rottura col medesimo,
la sua « conversione » alle idee della Riforma e la sua rottura col vescovo di Costanza.
A Zurigo, dove è richiamato dal « Consiglio », Zwingli incomincia la ^^na opera di
Riforma che sì estenderà più tardi a Basilea
e a Berna. Terminando LA. accenna brevemente alle tristi circostanze in cui il Riformatore cadde sul campo di battaglia nella
guerra del 1531, con le note parole: «Che
importa? possono uccidere il corpo, ma non
l’anima ».
I cinque capitoli del libro sono una chiara
esposizione del pensiero teologico del Riformatore.
II primo capitolo tratta della « Parola di
Dio » nei tre significati di questo termine :
a) Gesù Cristo: b) l’Evangelo: c) La Santa
Scrittura. La Parola dì Dìo è potente ed efficace e seguirà la sua via altrettanto sicuramente quanto il Reno segue il suo corso.
Essa è anche chiara perchè Gesù Cristo, la
Parola di Dio è la luce del mondo.
Il secondo capitolo s'intitola: L'Asse cristologico. L’A. dimostra come per Zwingli la
cristologia sia la « colonna maestra » della
sua teologia, l'asse del suo pensiero: Cristo è
la sola via di salvezza, la sola «porta aperta
alla salvezza, per cui nulla può reggere al
paragone nè essere posto accanto ».
Nel terzo capitolo l’A. tratta del pensiero
di Zwingli sulla Chiesa dimostrando come il
Riformatore « veda nella chiesa visibile la
Chiesa nel senso pieno di questa parola, e
come egli affermi di trovare negli scritti
apostolici le indicazioni fondamentali per
permettere a questa Chiesa di trovare o di ritrovare le sue strutture essenziali, il che si
gniiica che la disciplina e i ministeri voluti
dal Cristo gli sono indispensabili».
Il capitolo quarto tratta dei Sacramenti.
Battesimo e Santa Cena. Zwingli si scosta
qui sosprattutlo dagli altri Riformatori: critica non solo la dottrina cattolica, ma anche
quella luerana e quella degli Anabattisti che
accentuano troppo l'aspetto individuale del
Sacramento. Il Riformatore zurighese mette
piuttosto in evidenza l'aspelto comunitario,
perchè il sacramento è innanzitutto necessario alla Chiesa.
Infine il capitolo quinto, uno dei più interessanti. tratta dei rapporti fra Chiesa e
Stato nel pensiero del Riformatore, il quale
sviluppa una teologia politica specificamente
cristiana in funzione délai signoria di Cristo.
Con questo libro, che ci auguriamo sia
presto tradotto in italiano, l'A. ci presenta
un ritratto vivo del terzo dei « Grandi » della Riforma. Une lettura jiiacevole. interessante, e indispensabile a chiunque voglia conoscere più <la vicino Ulrico Zwingli.
Cipriano Tonni
JACQUES COURVOISIER: Zwingli,
théologien réformé. Cahiers théologiques 53» Delachaux & Niestlé, Neuchâtel-Paris 1965, p, 102, L. 1.100.
niamo tenta di risjpondere: e l’accog'ienza
dei profughi in Palestina supera di gran
lunga queLo die ci si potrebbe aspettare
in quelle condizioni lecnidie. È vero che
Israele rischia iseonpre di ricominciare la
danza intorno al vilello d’oro, ai fini materiali ed egoistici. Ma non è questa la ragione deiraniiisemitismo. Questo è, infaili
il ris-ullalo di un processo per cui si deviano i rancori di un ipo-pcvo su un capo
espiatorio; la scelta degli ebrei è dovuta
alla debolezza della loro dispersione, alla
cons'iderevolezza dei risultati culturali e
polìtici ottenuti da loro come singo.i, che
turba ogni potenza die abbia a temere un
risveglio culturale e politico; non certo
alla loro razza, poiché, come ogni altro
gruppo umano, essi isono una razza (m's’.a.
L’antisemitismo ha comunque crealo una
classe di profughi, non per colpa di Hi ler
solo, ma di miti quelli che lo lianno ascoltato. « Quanto più crudele è ringìusilizia
che gli uomini cominellono contro un individuo o contro un popolo, tanto p'.ù profondo è il loro odio e il loro disprezzo per
la vittìctna ».
La libertà: nulla, neppure ¡1 conseguimento di grandiosi risultali economici, come è avvenuto in Russia, giustifica la soppressione, anche solo temporanea, della libertà. Questa, del resto, non è ma data.
E cerne la iseejta di uno che faccia le paro c
incrociate: può essere quella che vuole, ma
solo una è giusta e riflette la vera bberlà.
e la libera scelta va difesa altre lan o nel
mondo occidentale quanto in quello orientale, perché la concentrazione del- no ere
eccnoniko nelle mani di pochi è altre an >
nociva alla libertà, quanto la concentrazione del potere politico.
Il socialismo: in questo quadro Eins ein
è favorevole al socialìsmc : non per ra iinni
economiche o politiche, ma, direi, ps co'ogidie: l’uomo moderno vive tu io Immers
nella società, la sua vita individuale gli è
ogni volta più oarpita, ma sente la socie è
come una minaccia, innanzitutto per il su'?
denaro. 11 socialismo potrà fargliela s n i e
come una protezione, che .superi il qna Ir >
esclusivo della concorrenza.
Valeva la pena di leggere, dicevaiiiu nil’inizio. Ed è vero. Ma raccomandiamo anche al futuro lettore di non perdere ij.
pazienza nella lettura a causa della form
perchè questa raccomandazione pure è n •
cessaria. m. c. tren
ALBERT EINSTEIN: Pens’eri dei'Ji
anni difficili, Boringhieri, Tori’
1965, pagg. 258, L. 900.
UN’OPERA DI OSCAR CULLMANN
Il Nuovo Testameli
Ci voleva davvero la -mano d’un maestro,
per riuscire a condensare in 125 pagine, •‘•a
pure per un terzo in coi-po piccolo, una so:
ma così grande di informazioni; per Ct.’!durre con tanta tranquilla sicurezza al
verso la foresta, a tratti così intricata, d- a
ricerca storica, filologica, teologica sul Nii'- .o
Testamento: per riuscire ad esprimere t u
tanta semplicità c con linguaggio così ino — paiono, queste,, caratteristiche mo! o
marcate delle opere cullimnniane — questioni critiche spesso aggrovigliate, delinei-dò
infine l'essenza comune degli scritti neotC"!amentari: ed ecco, abbiamo fra le mani un
volumetto orienlatore, di alta divulgazio ne,
lietissimi che sia stato incluso nelfuniverMile economica {« Que sais-je? ») delle Pressi'.?
Universitaires de France, il che permette li
auspicare e prevedere una largissinia difl-jsione; c lietissimi pure che ne sia iu prer;»razione una traduzione italiana, curata, ‘ia
Luciano Deodato per le edizioni de « Il Mollino » (anche se lemiamo che non potrà reggere la concorrenza dì prezzo deU’edizioMe
francese: L. 450!). Da quando si è esaurùo
il pregevole volumetto di Francesco Lo Bue.
« Che cos'è il Nuovo Testamento? », edito
anni fa dalla Claudiana, sentivamo fortemente la mancanza di un'opera come questa, c ee
ne ripromettiamo molli frutti fra i cateuumeni e nelle nostre comunità.
Per chi conosce il seguito delle opere del
Cullmann, è evidente come in questo volumetto tutte le sue molte e svariale ricerche
precedenti sono messe a frutto, con un’intelligenza e una sensibilità che, in questo
laico, sono autenticamente « pastorali ». Da
studioso serio, presenta in tutta chiarezza le
numerose questioni critiche che s’impongono
al lettore del Nuovo Teslamentoj ma le presenta in modo tale, senza asprezze, con una
pacatezza che non ha carattere « conservatore », sì da non turbare alcuna coscienza
dìspo.sta a ricevere la testimonianza che in
questi scritti ci è resa, in modo normativo,
da parte del Signore che ha operato con il
suo Spirito Santo negli autori e nella chie.sa
cui questi scritti si sono imposti.
La prima parte è dedicala alla storia del
lesto (manoscritti, traduzioni, edizioni, ecc.);
la seconda, di gran lunga la più ampia, alla
introduzione ai vari scritti: la terza alla formazione del Canone; mentre la conclusione
delinea quella che per il Cullmann è l’essenza comune del pensiero teologico del Nuovo Testamento (c lo ricollega direttamente
e strettamente aH'Antico): la confessione
della fede in Cristo quale Signore, centro di
tutta una storia della salvezza di cui noi pure, oggi ancora, siamo parte. La ricerca biblica e teologica procede senza soste, e anche
questa non sarà che una tappa; una lappa,
però, che le nostre comunità devono raggiungere: leggendo « Il Nuovo Testamento » di
0. Cullmann, molli credenti torneranno con
fame rinnovata e con più profonda sensibilità al pane di vita che è neH’Evangclo attestato dai 27 scritti della nostra raccolta canonica. g. c.
OSCAR CULLMANN - Le Nouveau
Testament. «Que sais-je?», Presses
Universit. de France, p. 128, L. 450.
5
N. 42 — 28 ottobre 1966
pag. 5
La problematica biblico-teologica nell'editoria italiana
La Casa
PAIDEIA
Come leggiamo in una pagina del
« Giornale della Libreria » (Numero speciale dedicato alla Fiera del
Libro di Francoforte), la Casa Paideia è sorta nel 1946 come editrice
della omonima Rivista (diretta dal
prof. Vittore Pisani delPUniversità
Statale di Milano; direttore responsabile il prof. Giuseppe Scarpai, dell’Università Statale di Genova) alla
quale si affiancava sporadicamente e
senza programmi particolari qualche
pubblicazione di carattere filologico.
Tuttavia, la data di nascita della
Paideia quale cesa editrice si può
porre nel 1962, quando sotto la guida del prof. G. Scarpai, essa inizia
a stampare seguendo un preciso prooramma editoriale. Secondo informazioni da noi direttamente assunte,
la casa Paideia è ditta individuale e
non dipende nè economicamente nè
moralmente da ente alcuno; questo
spiega la estrema snellezza e vivacità del suo lavoro.
Nel programma fissato nel 1962 e
in gran |)arte ormai realizzato, la
Paideia ba intrapreso la traduzione
di opere ormai classiche nel settore
della filologia, della teologia e della
filosofia. Si tratta di opere di mole
talvolta rilevante e di impegno economico e redazionale addirittura eccezionali, tali da destare rammirazione e lo stupore, ma bisogna convenire che di tali opere il pubblico
italiano aveva bisogno o almeno desiderio. Nè basta a spiegare lo slancio della Casa Editrice il mutato
clima religioso post-conciliare, perchè molte opere erano state programmate e avviate prima del Concilio.
Chi prende in mano i libri della
Paiileia resta subito colpito anche
dairacciiratezza grafica, sia per la
correttezza del testo sia per l’eleganza delFimpostazione e delle rilegature. Questa rispondenza di forma e
di contenuto ci fa pensare a un impegno l i gilè in chi ha voluto distinguersi in questi ultimi anni con una
Casa editrice nuova.
Dal (atalogo e dai foglietti informativi è facile cogliere le linee culturali e le collane in cui si articola
la sua attività editoriale.
A parie una collana musicologica condotta con ridilli criteri filologici, le tre linee di allivilà sono quelle accenna.e sopra:
studi filologici, filosofici, teologici.
Nella « Biìdioteca di sludi classici »
sono apparse alcune grandi opere; La Tragedia Greta e La L’berla Greca di M. Pohlenz, il Virgilio di Büchner, ¡1 T-ularco
di K. Ziegler: altre seguiranno, come il
Tacito del Synic, mentre alcune collane
minori raccolgono cpere va.ide di minor
mole.
Accanto a una « Collana di studi fi.osofici )) — in cui è apparsa Ira 1 altro la Semmitica dada Percezione di E. Maigigioni
« Paideia » è impegnala nella versione italiana della granile Storia delta filosofia di
F. Copleslon, in otto volumi (ne sono usciti due), e prepara un Corso di Ti osofia Tomista in «ette volumi, a cura dei prtiesson
deirinslitul Catliolique di Parigi.
Ma la maggior produzione è nel settore
biblico-leologiro.
Non ci è possibile, qui, pubblicare vere
e proprie recensioni delle principali opere
eseigeti'cbe e teologiche edite da «Paideia».
Desideriamo però almeno presentare quelle di maggior rilievo, e di maggiore interesse per i nostri lettori.
Allo stalo attuale delle pubblicazioni,
non esiste in italiano un testo di Introduzione al Nuovo Testamento che possa essere affiancalo all’opera di A. Wikenhauser
(p. 512, in bross. L. 3.009, rileg. L. 5.W01
e infatti a distanza di tre anni dalla prima
è uscita la seconda edizione completamente riveduta, condo la sul.a quarta ediz. tedesca. È il testo di base su cui i nostri
studenti in teologia affrontano questa diiciplina.
Nella medesima collana segnaliamo poi
le due onere esegetiche forse di più al o
rilievo nel catalogo Paideia (a parte, ovviamente, il Lessico del N.T.): la Lettera
ai Gnlati (p. 312, broes. L. 2.500, rileg.
L. 3.500) e la iMtera agli Efesini (p. 400,
bross. L. 3.000, rileg. L. 4.000) di Heinrich
Schlier. Questo teologo era luteraiu), ed è
passato al cattolicesimo; entrambi questi
commenti erano programmati per il grande Comimeutario al N.T. del Meyer. Il volume sull’Epistola ai Galati è infatti annosa uscito in quella collana, mentre il votime sull’Epistola agli Efesini è posteriore
Ila decisione dello SeMier; già questo confbnto è di allo interesse. Entrambe quest opere, e in partieolare la seconda rapptisentano momenti importanti deiresegesi
palinica. Sulla « Theologische Litcraturzeiunig », la ma.ggiore rivista bibliografica
teoygica tedesca, uno studioso della leva
Si parla sempre più di un boom biblico, anche in Italia- Non abbiamo
gran fiducia nella bibbia Fabbri ecc. o in quelle teohnicolorate di De Laurentiis, come pure in una certa riscoperta cattolica della Bibbia come
libro devozionale, ove la massa cattolica giunge ora, con secoli di ritardo
e « saltando » l’esperienza dell’ortodossia protestante, a, un pietisrno
edizione ventesimo secolo. Certo, non vogliamo « accorciare il braccio
del Signore », ma la nostra perplessità è profonda, pur notando con sconcerto e angoscia la povertà di conoscenza biblica sostanziosa, la scarsità
di un ascolto costante della Parola, di cui le nostre comuiutà « evangeliche » danno così spesso prova. Tanto più ci rallegra, per le conseguenze imprevidlbili che comporta, il profondo rinnovamento degli
studi biblici, esegetici e teologici, che sta finalmente rimbalzando anche
a sud delle Alpi. . . .
Si moltiplicano, presso le migliori case editrici cattoliche, eccxejiastiche e laiche, le pubblicazioni di notevole interesse teologico e spesso
di alto livello scientifico, del tutto inconsueto nella nostra lingua ; appaiono sempire nuove collane e riviste specializzate, e non sono pochi
pure gli editori non specializzati che inseriscono, a ritrno sempre più serrato, nei loro cataloghi opere e talora intere collane di carattere biblico,
teologico, mentre la storia della chiesa (e del protestantesimo) si esprime anch’essa sul nostro mercato librario. E, finalmeiite, pare giunto il
gicrno in cui il ghetto spirituale italiano, almeno a livello culturale, si
va aprendo, e sempre più numerose le pubblicazioni protestanti d’oltralpe acquistano diritto di cittadinanza nella nostra lin^a.
Ci proponiamo di documentare, per i nostri lettori, questa effettiva
« apertura », profondamente rallegrante. La storia dirà se ci troviamo di
fronte a un processo di cattolicizzazione del pensiero protestante mediato al pubblico italiano, oon la più limpida buona fede; a una sorta di
utilizzazione di esso, bene inquadrato e integrato in un sistema che non
tollera alternative radicali. Ma noi confidiamo, non già nella meccanicità
della Parola, e della nostra parola protestante, bensì, nei disegni dello
Spirito vivificante. Ed è con gioia autentica, con limpida riconoscenza al
Signore che ci accingiamo a questa perlustrazione nelTeditoria italiana.
Il primo posto, ci pare indiscusso, spetta a una « piccola » Casa, nata
di recente: Paideia, di Brescia. Ci siamo rivolti al suo direttore e animatore, il prof. Giuseppe Scarpat, dell’Università di Genova.
Si pubblica in edizione italiana l’opera
maggiore prodotta
dal nostro secolo e senza dubbio
da molti secoli in materia di esegesi
e di teologia neotestamentaria
tura di E. Kasemanii ha scritto, recensendo
questo commentario: .« Come protestante ho
letto con gioia e insieme con dispiacere il
commento di H. Sohlier alla Lettera agli
Efesini, commento originariamente destinato alla collana del Commentario del
Meyer. Frutto di un lavoro decenna e, esso
Va senza dubbio annoverato fra i più importanti commenti dèi nostro secolo e anche per i futuri esegeti della Lettera agli
Efesini costituirà un limite non facilmen e
superabile ».
Fra i commenti biblici, a livello scientifico, eegnaliamo ancora quello di F. Montagnini a II libro di Isaia (cap. 1-39) (p- 255
L. 1.500) e, uscito in questi giorni, un commento critico di F. Festorazzi a Genesi 1-11;
La Bibbia e il problema delle origini- Gli
inizi dd.a storia della salvezza (p. 385, L2.500). È imminente una Introduzione ai
Vangeli deU’infanzia.
Nella « Biblioteca di cultura religiosa »,
tra gli altri titoli segnaliamo: K. Priimm,
Il messaggio della lettera ai Romani (p.
2:14, L. 1.200); J. Blinzler, Il processo a
Gesù (p. 450, L. 3.000), uno studio accurato
e basilare sulla passione di Cristo; J. Jeremías, Gii agrapha di Gesù (p. 160, L. 1.500)
fra quelle cattoliche, alcuni brevi saggi di
K. Raliner: Esegesi e dogmatica; Che cos’è
l’eresia; Il latino lingua della Chiesa; L’Episcopato riella Chiesa; di ,P. Benoit: Rivelazione e ispirazione; di H. Sobiirmann
La tradizione dei detti di Gesù; di St.
Lyonnet: Dieci meditazioni su S. Paolo; fra
quelle prolestan.i la nota Lettera a un Pastore della Germania Orientale di Karl
Bartb, e alcune interessanti operette di J.
Jeremias: Il discorso della montagna; Il
significato teologico dei reperti del Mar
Morto; Il problema del Gesù storico.
Nel complesso, l’orientamento della scelta è piuttosto conservatore, il che però non
significa affatto che le questioni critiche
più brucianti non siano affrontate. Se un
consiglio è lecito e gradito, per il futuro,
è che, per ciò che conceme la teologia protestante, non si temano ¡gli autori più di
rottura, dal Bullmann e i suoi discepoli,
allo Ebeling, al Bonhoeffer, ai Tiilich. Se
infatti è innegabile che l’adesione pura e
semplice a certe tesi, poniamo bultmanniane, di vari decenni or sono rappresenterebbe oggi un « ritardo di cultura », si tratta
pur sempre di una tappa che non può essere semplicemente per quanto la
Una casa editrice dichiaratamente
cattolica riconosce, nella concretezza del suo programma editoriale, la validità e Futilità della ricerca biblica e teologica protestante :
un ghetto secolare si sta spezzando
la racco'.ta più completa dei ’’delti” extracanonici di Gesù, inclusi quelli del Vangelo
secondo Tommaso, con ampio coiiunenlo
filologico e teologico. Allendiamo con particolare interesise e piacere la prossima pub.
blicazione, annunciata in questa collana,
dello studio di .1. Jeremias su Le parabole
di Gesù, un testo ormai claissico, senz’altro lo Studio odierno più ricco e completo
suirargomento (J. Jeremias è protestante).
Non esegetico, ma dogmatico, 1 ultimo
saggio pubìtlicato: Dio è realtà (p. 320, L.
1.800) di W. Knevels, docen.e prò estante
airuniversità di Berlino. Non abbiamo ancora avuto tempo di esaminare il volume e
dobbiamo limitarci alla presentazione dcll’editore: «Quello che presenitiamo è un
libro di baltaglia. W. Knevels è un teologo
pro'.eBlanle die accomuna rinlima adesione
allo spirilo della riforma e la aiperla ostilità a una teologia radicale ispirala aU’esistenzialismo. Nel campo protestante, non
meno che presso i ca: olici, si è accesa la
polemica sulla ’’demiiologizzazione” di R.
Bullutann. La nuova dottrina ha avuto la
forza di spezzare la teologia protestante,
che corre il rischio di arroiocarsi definitivamente isu due posizioni estreme e contrapposte: l’ortodossia dell’interpretazione letterale e l’esistenzialismo di un ermeneutica
’’dcmilologizzanle”. Dio è realtà: questo
il titolo del libro. Il trascendente si fa immanente. Esclusa la radicalità di una trascendenza solo concettuale e di un’immanenza ridotta ad esistenza, il Kneveis rivaluta il ’’mito” nella cui verità l’uomo trova la formulazione più profonda della sua
esperienza religiosa. Nonostante le nosire
riserve di caltclici, abbiamo ritenuto opportuno tradurre questo volume in un momento in cui molli studiosi italiani stanno
per cadere in quelle posizioni che anche la
teologia protestan e ritiene superale e discutibili. Non vorremmo che l’adesione al
Bullmann e all’esistenzialismo teologico
significasse per gli studiosi italiani un ritardo di cultura ». Questi -giudizi sono un
poco sommari e senz’altro discutibili, ma
proprio da questo appare l’interesse vivissimo di qnes'o «libro di battaglia», nel vivo del dibaltito teologico odierno.
Non possiamo infine non segnalare l’elegante « Biblioteca minima di cultura religiosa », che raccoglie in agili e piacevoli
volumetlti opere brevi significative (il prez,
zo si aggira sulle L. 500 cad.); segnaliamo.
problematica evolva raipidamente, in campo teologico come in ogni altro. Rimane
il fatto che il servizio che « Paideia » sla
rendendo è veramente di primordine, merita pieno appoggio e ci auguriamo lo trovi sempre maggiormente.
Ricordiamo concludendo che questa Casa
editrice pubblica, per l’Associazione Biblica Italiana — l’organismo cattolico che
prepara una nuova versione « concordala » del Nuovo Testamento, di cui abbiamo
parlalo in pa-ssato — due riviste; una a livello delle comunità, per i « Gruppi Biblici »: «Parole di vita» (bimeslrale, abbcnameiilo annuo L. 1.500) e Tallra a livello scientifico (5 igro-ssi fascicoli annuali,
L. 3.000); nonché gd «Atti » delle recenti
«Settimane Bibliche».
È infine in progetto un grande commentario seien ifico al Nuovo Testamento, in
25 volumi («Paideia» è coeditrice per l’Italia della Bibliotheca Novi Testamenti della Herder di Friburgo i- B-). E ci pare dimostrato il livello e l’.mpegno con cui è
perseguilo il prograimraa di una specializzazione editoriale nel campo degli studi biblici ri-gcrosamen'.e scientifici, con un distacco nello dalle pubblicazioni teologiche
per lo più frammentarie e di carattere divulgativo che alcuni editori hanno messo in
catalogo, facendo leva sulla curiosità o su
interessi epidermici. Pur senza negare in
assoluto l’ulililà di tali iniziative, è del tutto contestabile che su questa via si po-ssa
giungere a un reale rinnovamento della -cui.
tura religiosa italiana, e -di quella biblica
in particolare.
«Paideia» è casa editrice cattolica e non
contrabbanda merce protestante: dice sempre apertamente quale libro è protestante.
La produzione protestante, edita e programmata, ba quindi un significalo del tutto particolare; si può parlare fortse di simpatia e
di stima, ma è evidente cJie di tali opere
si riconosce la validità e la utilità (anone
se nelle varie Premesse editoriali si fa spesso cenno a qualche riserva, come è ovvio
in (Ili si professa apertamente cattolico).
Detto lutto questo noi dobbiamo tultava
osservare die a formare la gloria di una
Gasa Editrice basterebbe l’aver osalo impegnarsi nella versione italiana del Theologisches Wörterbuch zum ¿Neuen Tcstametlt
di Kittel-Friedrich. L’opera esce in italiano
col titolo Grande Lessico del Nuovo Testamento. Ne parliamo a parte.
Soltanto chi sa che cos’è «il Kittei»
può comprendere il grido di stupore
e di gioia che si è levato quando si è
saputo che un editore italiano, sinora
unico fra tutti i suoi colleghi dei
paesi latini, osava impegnarsi nell’edizione italiana di quest’opera monumentale e preziosa.
Il Theologisches Wörterbuch zum
Neuen Testament è un g^rand? lessico
esegetico-teologico, la cui pubbl caz’one è stata avviata nel 1933 da G. Kittei, di poi ripresa da G. Friedrich e
ancora in fase di pubblicazione. Sono
già usciti sette massicci volumi in 4»,
ed è in fase di pubblicazione l’ottavo
e ultimo. Le voci principali occupano,
ognuna, parecchie decine di pagine,
sì che per ogni concetto si ha una
vera e propria monografia, che segue
con regolarità questo schema: il vocabolo e il concetto (e derivati) nel
greco profano; nell’Antico Testamento (attraverso la versione greca dei
Settanta), spesso con un capitolo sul
giudaismo; nel Nuovo Testamento.
Molte di queste voci sono dovute ai
migliori specialisti mondiali.
« A causa del Kittei — scriveva Vittorio Subilia su « Protestantesimo »,
1-1964, presentante con gioia quasi incredula il primo fascicolo dell’edizione italiana — ha potuto essere definito il secolo dell’esegesi». E proseguiva : « Ora, ohe la massima e più
organica espressione della esegesi protestante del nostro secolo appaia nel
paese che ospita il centro del Cattolicesimo ad opera di un editore cattolico, è un fenomeno che esula dal
campo librario: senza esagerazione si
può tranquillamente dire ohe trascende lo stesso campo dei rapporti interconfessionali, investe quel processo
di trasformazione della nostra civiltà, che si sta attuando mediante noi
e nonostante noi, di cui non è possibile prevedere tutte le conseguenzy e
che è difficile interpretare in tutte le
sue componenti ».
Piccole differenze fra 1’edlzione italiana e quella originale: la dispiosizione su colonne, la trascrizione dei
termini ebraici in caratteri latini, il
formato più ridotto (S» grande) e di
conseguenza la mole minore dei volumi, infine meno marcata che nell’originale la differenza dei corpi tipografici. Ma il vero grosso problema
era quello della traduzione. Il prof.
Subilia, nella presentazione citata e
in quella dei fascicoli successivi (pubblicata su «Protestantesimo» 2-1966),
sottoponeva le voci già pubblicate ad
un attento esame critico, confrontan
dolé con l’originale, per controllare
se la versione era stata condotta non
solo con competenza filologica, ma
con sensibilità e obiettività teologica:
apparivano indubbiamente alcune
mende — poi via via largamente
eliminate, nei successivi fasc.coli —
che davano comtmque la riprova della estrema difficoltà e delicatezza dd
lavoro (e del resto « quali traduzioni
al mondo, a cominciare da quelle protestanti della Bibbia nelle nostre lingue moderne, sono prive di questi difetti?»); nel complesso, crediamo che
questi rilievi critici, mossi da un autentico spirito di collaborazione, abbiano un poco giovato a una maggiore aderenza al senso originale; ma
« se abbiamo voluto essere pedantemente precisi in questo elenco di rilievi negativi — scriveva il nostro
teologo — è stato per potere affermare con coscienza tranquilla che in
tutte le sue altre parti, cioè nella
quasi totalità delle sue pagine, l’opera nella versione italiana si presenta
condotta con piena aderenza all’originale e per potere quindi raccomandarne convintamente la sottoscrizione (...). L’iniziativa va sostenuta
senza incertezze e propagandata
con fermezza (—)- Si tratta di
un lavoro immenso, di cui è difficile dal di fuori rendersi conto, un
servizio di valore incomparabile reso
alla comprensione della Bibbia e del
suo messaggio. Se qualcuno, non abituato alla consultazione corrente del
Kittei, fosse ancora dubbioso sulla
sua utilità 0 pensasse che è uno strumento riservato all’alta specializzazione, dovrebbe andarsi a leggere, a
titolo di esperimento, certe voci. Pensiamo alla inesauribile ricchezza di
motivi, considerati nella prospettiva
dell’Antico Testamento, del Giudaismo, dell’Ellenismo, del Nuovo Testamento nelle sue varie parti, di voci
come quelle comprese in questi fascicoli: per es. battesimo, diacono e
diaconessa (con trattazione della
questione dei ministeri femminili), la
concezione della donna, del matrimonio, del peccato, del discepolato e dell’insegnamento, delle immagini e della immagine di Dio, del Regno, che è
« vicino », della risurrezione, della pace, ecc. Termini e concetti ohe si s:no
incontrati innumerevoli volte nella
Bibbia acquistano un rilievo, una
molteplicità di risonanze assolutamente insospettati... ».
«Chi può valutare dove può giungere e che cosa può produrre l’inincomparabile sugli ambienti della
fluenza di questo materiale di valore
cultura italiana, cattolica, protestante ed extra-confessionale, se sapranno registrarne la comparsa nella propria area lin-guistica non con disfattistica indifferenza, ma con intelligente consapevolezza? ». Questo interrogativo di V. Subilia rimane naturalmente aperto.
Siamo comunque lieti di poter sottolineare ohe gli ambienti cattolici
hanno risposto in modo rallegrante:
l’eco nella stampa cattolica è stato
notevole, a cominciare dall’« Osservatore Romano » che il 21-12-’63 segnalava l’inizio di quest’opera che definiva « l’opera più completa e gigantesca che gli studi biblici mondiali
moderni ci abbiano saputo dare », e il
prof. Scarpat ci ha detto quanto sia
stata positiva la risposta del clero nei
seminari come nelle parrocchie.
Da parte protestante, i 100 sottoscrittori di cui ci parla il prof. Scarpat
non sono così pochi; ma potrebbero
senz’altro essere di più e ci auguriamo di tutto cuore ohe lo diventino,
non solo fra il corpo pastorale delle
Chiese evangeliche, ma anche fra
quei membri di chiesa ohe vogliono
nutrire di cibo solido la loro fede : innumeri voci di questi fascicoli potrebbero offrire materiale di lavoro a
quei « seminari » teologici che dovrebbero costituirsi, almeno nelle nostre
maggiori comunità.
Quanto al mondo della ouitura
extra-confessionale, le parole del nostro teologo trovano conferma in
quelle che F. Della Corte, ordinario
di letteratura latina presso FUr.iversità di Genova, ha scritto su «Maia»
(4-1964) : « Il Kittei ha inaugurato
trent’anni fa un nuovo metodo di ricerca : la storia dei più importanti
vocaboli del greco biblico viene esaurientemente studiata fin dalle sue
lontanissime origini omeriche, nzlle
sue più recenti accezioni neotestamentarie, soprattutto quando il v_ cabolo è traduzione di uno o più termini ebraici nei LXX, per giungere alle
sfumature del greco ellenistico e alla
cristallizzazione del greco cristiano,
m tal modo una voce del Lessico assume spesso la mole di un sagg'o vero e proprio e la sua utilità trascende
gli studi biblici; il Lessico è ormai
strumento indispensabile alle ricerche sia di storia della filosofia sia di
storia delle religioni, ma anche il filologo classico trova la risposta a
certi suol problemi nelle trattazioni
che gli sono offerte dal Kittei e dai
suoi collaboratori».
(1) In inglese, oltre aU’avvio della versione
integrale, la S C M Press ha pubblicato in
collana (Bible Key Words) una serie di
« voci » di importanza più rilevante, e l’esempio è ora seguito dalla Labor et Fides
di Ginevra (« Evangile »).
UNA GRANDE IMPRESA EDITORIALE
Grande Lessico del Nuovo Testamento
Fondato da Gerhard Kittei, continuato da Gerhard Friedrich
Edizione italiana a cura di F. Montagnini e G. Scarpat
— Il Grande Lessico del N.T. (glnt) è il fruito di 40 anni di lavoro dei maggiori
biblisti, teologi e filologi tedeschi.
— Il Grande Lessico è attualmente la più informata storia delle parole greche da
Omero ai Padri della Chiesa.
L'edizione italiana, che è la traduzione integrale c fedele del testo tedesco, sarà
completata entro il 1972.
Il lo e il 2« volume, rilegali in tutta tela costano L. 16.000. cadono.
Il 3o volume è in corso di stampa.
La sottoscrizione a fascicoli si può chiedere in qualunque momento. Ogni fascicolo
costa L. 2.500 e si spedisce unicamente contrassegno.
I fascicoli arretrati si spediscono solo su specifica richiesta. I fascicoli già rilegati in
volume non si possono spedire sciolti. Ai sottoscrittori sul volume arretrato viene concesso lo sconto del lO ’o.
Rivolgersi a PAIDEIA. Via Solferino 17, Brescia, ovvero alle Librerie evangeliche.
6
pag. 6
28 ottobre 1966 — N. 42
Il centenario del Tempio di Ferrerò 0bÌ6llÌV0 d fUOCO
Dna tappa, guardando con riconoscenza al passato, ma soprattutto, con impegno, ail’avi/eiiire
sull' evangelizzazione
« Splendide journée, après les pluies
torrentielles des jours passés». Cosi,
nell’ottobre del 1866 r«Echo des Vallées Vaudoìses » iniziava la cronaca
deirinaugurazione del Tempio di Ferrerò.
A distanza di im secolo, se la giornata del 16 ottobre scorgo non era
proprio « splendide », tale è apparsa
agli occhi di quanti, organizzatori e
partecipanti, avevano, nei giorni precedenti, spiato invano nel cielo uno
spiraglio che promettesse la fine di
un ostinato diluvio.
La ricorrenza di un centenario è
un evento al quale non tutti possiamo partecipare nel corso delle nostra
esistenza; era quindi giustificata la
particolare solennità che si è voluto
dare alla giornata commemorativa. Il
tempio era gremito quando alle 10 il
Vice-Moderatore pastore Achille Deodato è salito sul pulpito per presiedere al culto, e certo il pensiero commosso di molti andava a quell’altro
culto, di consacrazione e rendimento
di grazie che aveva concluso un lungo periodo di ostacoli e difficoltà. Nel
silenzio attento e raccolto il pastore
Deedato ha svolto la sua meditazione
prendendo come testo alcuni versetti
del ventesimo capitolo di Esodo ;
« Fammi rm altare di terra, e su questo offrimi un olocausto... Io verrò a
te in qualunque luogo e ti benedirò ».
Premesso che, come ai tempi biblici
dove Dio si era manifestato venivano
eretti altari, anche oggi dobbiamo vedere la presenza e la volontà di Dio
laddove sorge un tempio, è necessario che la comunità abbia un luogo
in cui riunirsi. Dio può essere adorato
ovunque, è vero, ma abbiamo noi veramente la capacità di raccoglierci
in meditazione ovunque? È facile che
fuori del tempio dimentichiamo Dio,
ma dove una comunità si raccoglie in
comunione fraterna la presenza di
Dio è più manifesta e reale, e lo Spirito si unisce alla Parola per vivificarla. Se la comunità diserta il culto
il tempio diventa un rudere. Prima
della costruzione di questo tempio,
per generazioni i fedeli si sono riuniti
in grotte, in fienili, in qualche casa.
Se Dio ha voluto essere adorato qui
non aveva forse imo scopo preciso?
Anche la nostra generazione deve sar
pere interpretare qual’è il suo compito in qu^to tempo, ha concluso
l’oratore, e portare il suo contributo
affinchè questo centenario segni per
questo tempio una rinascita, e non
una condanna.
All’uscita del culto ci si è salutati
a limgo, sul sagrato, tra parenti ed
amici che non si rivedono che nelle
grandi occasioni. Erano presenti i par
stori Lamy Coisson, colla signora e
figlia, e prof. Luigi Micci e signora,
per molti anni conduttori di questa
comunità, ed i fedelissimi signori
Poet, giunti espressamente da Marsiglia.
NeU’tmpossibilità di trovare un locale in Ferrerò una sessantina di partecip>anti si è quindi avviata verso
Frali dove un ristorante locale aveva
preparato un pranzo che si è svolto
in una atmosfera di cordiale intimità.
Nel pomeriggio, ritorno a Ferrerò dove si è tenuto un rapido bazar movimentato dall’arrivo di altri Amici e
membri della comunità, e di quelle
vicine.
La riunione celebrativa pomeridiana ha visto il tempio più che mai affollato. Erano presenti il prof. Armand-Hugon, i pastori Franco Davite, presidente della Oommissione Distrettuale, Giorgio Toum, Cipriano
Toum, Gustavo Bouchard, E. Ganz
ed E. Geymet col pastore G. Stollreiter di Berlino, inoltre le corali di Frali
e Riclaretto, venute a prestare la loro
collaborazione a quella locale.
Ha esordito il pastore di Ferrerò
leggendo i messaggi di quanti non
avevano potuto intervenire persoiiaimente, tra cui il Moderatore, il pastore A. Janavel ed il sig. Oreste Canal dall’Amerioa; quindi la parola è
stata data alla signora Foet di Marsiglia, che, pKjrti i saluti della comunità, si è particolarmente soffermata
sulla necessità di nutrire lo spirito
dei nostri figli, affinchè diventino degni degli antenati che sedevano cento anni fa in questo tempio.
Il prof. Armand-Hugon ha qoiindi
parlato della nascita del tempio, ricordando ohe fino al 1848 i valdesi
non potevano abitare nè costruire case proprie in Ferrerò. Fer volere della
Tavola Valdese, l’edificio fu iniziato
nel 1863, ma difficoltà sopravvenute
colla prefettura di Finerolo ne interruppero la costruzione per 20 mesi.
Quando finalmente potè essere inaugurato, un muro alto tre metri lo nascondeva verso la pia2s:a, l’ingresso
era laterale e seminascosto, poiché
dall’esterno non si doveva poter vedere che in quel luogo esisteva un
luogo di culto non cattolico. L’oratore ha ancora ricordato i nomi dei
pastori susseguitisi in questi cento
anni ed i professionisti ed amministratori usciti da questa comunità.
Il pastore Davite, riferendosi al
« muro », per cui la chiesa che esisteva non doveva essere vista, si è chiesto Se ora la situazione non sia capovolta, e vi siano chiese «visibili»,
ma che in realtà non esistono, testimoni di un tempo ormai passato, e
invita a meditare sulle necessità di
una chiesa vivente e visibile.
Il pastore prof. Micol ha ricordato
con commozione i 10 anni passati a
Ferrerò ed i numerosi parrocchiani di
allora che oggi sono scomparsi.
Il pastore Lamy Coisson ha ammonito che gli evangelici guardano ai
valdesi come ad un esempio di consacrazione. Dobbiamo guardare all’avvenire perchè la meta non è ancora raggiunta. « Noblesse oblige, vaudois de la vieille roche! ».
E con questo appello che suona
monito ed incoraggiamento ha termine la riunione. Tutti questi messaggi
sono stati seguiti con grande attenzione e certamente hanno lasciato le
loro tracce nei nostri animi. Le corali
hanno aggiunto, cantando alcuni dei
nostri inni, una nota suggestiva contribuendo alla buona riuscita del pomeriggio.
Vogliamo ancora ringraziare tutti
gli intervenuti e la prof. Gigliola
Ribet per aver voluto partecipare alla
nostra gioia e contribuito in modo
tangibile, assieme alla comunità, per
la realizzazione di un’opera all’interno del tempio, destinata a ricordare
questo centenario.
NiMiiiiiiiiimiiimiiiii
Progressi e rischi ecumenici altuaii
neii'anaiisi di un teoiogo cattoiico
ROMA (soepi). — Il p. Jeròme Hamer,
O. P., vicesegretario del Segretariato vaticano
per Punita dei cristiani, in un importante
discorso sulla situazione ecumenica attuale
pronuneiato nel quadro del congresso di teologia riunito reeentemente a Roma, ha affermato che la dichiarazione sull’unità adottata
nel 1961 dall’Assemblea del Consiglio ecumenieo delle Chiese a Nuova Delhi costituisce « un programma considerevole di cui, in
quanto cattolici, dobbiamo rallegrarci ».
Infatti, superando la « neutralità ecclesiologica » che si contestava alle dichiarazioni
anteriori del CEC, essa dà una definizione
assai netta deU’unità per la quale il CEC
prega e lavora : una unità visibile, organica,
fondata suUa confessione di Cristo, su una
stessa fede apostolica, sulla predicazione dello stesso Evangelo, sulla celebrazione della
stessa eucaristia, suU’unità della stessa preghiera, sull’impegno eomune in un’unica testimonianza e in un unico servizio, infine su
un corpo di ministri riconosciuto come tale
da tutti.
Se, agli occhi del p. Hamer, si tratta di
un vero programma di azione ecumenica, bisogna tener conto, d’altro lato, che il CEC,
come del resto tutti i cristiani, si trova oggi
a dover affrontare una situazione nuova caratterizzata dalla « crisi dell’interpretazione
della Scrittura » e dallo « imperativo dell’azione comune ».
Riferendosi alle attuali tendenze dell’esegesi bibUca, e in particolare alla scuola bultmanniana, il p. Hamer mette in guardia
contro una critica che compromette lo sforzo ecumenico nella misura stessa in cui
mette in questione l’unità della rivelazione
nel Nuovo Testamento, e quindi pure l'unità
della Chiesa seeondo il Nuovo Testamento.
Al contrario il p. Hamer si sforza di mostrare come il dialogo fra cattolici, protestanti e
ortodossi può essere fecondo a proposito dell’ermeneutica, cioè del modo di presentare
all’uomo di oggi il messaggio biblico.
Il p. Hamer, infine, si rallegra sia dei risultati della Conferenza del CEC su Chiesa
e Società (luglio ’66), sia della Costituzione
« Gaudium et Spes » (chiamata ancora Costituzione pastorale) e dei passi del Decreto
sull’ecumenismo che chiamano anch’essi tutti i cristiani a impegnarsi nella costruzione
del mondo, si tratti deUa lotta per la pace o
dello sviluppo della giustizia sociale e internazionale, e a definire i fondamenti di questa azione comune su una base biblica.
Non per ostilità preconcetta e meschina,
per più profonde ragioni che tutto il nostro
modesto lavoro redazionale dovrebbe aver
chiarito, siamo piuttosto portati a rovesciare
progressi e i rischi dell’ecumenismo odierno,
rispetto alla valutazione dello studioso cattolico. Che i teologi cattolici — intendiamoci.
quelli progressisti, quelli aperti e vivi, quelli
che hanno determinato il Vaticano II e continuano a determinare, non senza opposizioni,
il periodo delle attuazioni postcnciliari — definiscano rallegrante la linea su cui marcia
il movimento ecumenico ufficiale, è cosa che
ci allarma profondamente, e dovrebbe allarmare le personalità di questo organismo.
La « crisi delVinterpretazione della Scrittura » non è un nemico esterno, di fronte a
cui bisogna trincerarsi: e una situazione in
cui si trova oggi Unterà teologia cristiana;
è, alla lettera, una situazione di « tentazione » in cui il Signore sta conducendo tutta
la sua chiesa, con il tipico carattere ambivalente della tentazione, che può sfociare nella
apostasia ovvero (e questa è certo la ’’intenzione di Dio!) in un rafforzamento e in un
approfondimento della fede, in un rinnovamento della capacità di testimonianza. Queste crisi non si possono evitare, a rischio di
opporsi al Signore stesso. Roma non può non
vedervi un attentato alla sovranità (divina)
del Magistero (le tesi moderniste, ora parzialmente accolte, sono ormai svuotate di
ogni forza eversiva dell’istituzione), quindi,
nella sua prospettiva, alla realtà stessa della
fede e della vita cristiana. Ma altro deve essere l'atteggiamento della chiesa reformatareformanda (questo non significa ovviamente che debbiamo accettare senza critica le
tesi bultmanniane!).
Quanto all’u imperativo dell’azione comune », abbiamo già espresso in passato le nostre perplessità. Indubbiamente, si possono
fare alcune cose in comune (ma non vedo,
ad esempio, perchè si dovrebbe collaborare
con organizzazioni assistenziali cattoliche piuttosto che con quelle delle Nazioni Unite o
con quelle nazionali); ma la linea accennata
da « Chiesa e Società » ( Ginevra 1966) non
® — checche sia stato scritto da parte cattolica, ad es. su una pur bella rivista come ”Il
Regno” — lo schema XIII protestante-ortodosso; almeno, speriamo ardentemente che
non lo sia! I presupposti — e quindi, in modo assolutamente inevitabile, l’attuazione ___
dell azione sociale cattolica sono profondamente diversi dai nostri. Se vi sono delle cotivergenze, si tratta purtroppo di fenomeni di
cattolicizzazione, che venano la vita delle
chiese cristiane anche al di fuori del cattolicesimo romano, e su cui cominciamo appena a riflettere in modo critico.
C è seriamente da chiedersi se potrà mai
essere trovata una ’’base biblica” a una ’’costruzione del mondo”, che sembra prescindedere dal fatto che chiesa e mondo — cioè
concretamente uomini che sanno della signoria di Cristo e uomini che non lo sanno —
vanno insieme verso la grande "crisi”, la distruzione e la nuova creazione, che non verrà nè un attimo prima nè un attimo dopo
il momento stabilito dal Signore.
SEGUE DALLA FRIMA FAGINA
forma cos; radicalmente alternativa
la questione: forse che l’appello apostolico a costituire il corpo di Cristo
non è rivolto al singolo? certo alla
sua coscienza pienamente umana, sociale, non alla sua intimità religiosa.
Sta di fatto che Silly Graham trascina delle folle. In luglio una sua
campagna di evangelizzazione a Londra ha raccolto un buon milione di
persone. Si dirà che le folle si trovano dappertutto dove c’è qualche « vedetta», ed è vero, ma è anche vero
ohe qui qualcuno, sia pure in modo
discutibile e parziale, annunciava TEvangelo. Si irride spesso ai metodi
dell’« Associazione Billy Graham », e
abbastanza con ragione : « La mia
équipe vende il miglior prodotto della
terra — è stato Billy Graham a dichiararlo a ’’France Soir” — perchè
dovremmo vergognarci di usare per
l’Evangelo i metodi ohe riescono cosi
bene ai mercanti di sapone? ». C’è
molta « passione per le anime », lì dietro ; c’è anche parecchia « American
way of fife » ; ci sono certo anche interessi meno confessabili, e non abbiamo dimenticato la pubblica intervista in cui Billy Graham aveva biasimato quella parte del protestantesimo americano che si opponeva alla
politica (estera in particolare) governativa, tentando di squalificarla con
facili slogan pio-politici e sostenendo
apertamente la validità deH’intervento nel Vietnam. Sono fatti indicativi.
Sarebbe però ingiusto dimenticare
la seria preparazione, sul piano spirituale, di queste campagne. Nei giorni
scorsi, dal 16 al 23 ottobre, il pastore
canadese Leigbton Ford, cognato di
B. Graham, ha diretto una campagna
di evangelizzazione al Falazzo delle
Esposizioni di Ginevra; essa è stata
lungamente preparata dall’Azione comune di evangelizzazione, in collaborazàone con le comunità evangeliche
e con la Chiesa nazionale protestante
di Ginevra. Il tema, « L’Evangelo per
un mondo nuovo », è stato studiato
nelle comunità ginevrine neirinvemo
scorso. Gli oratori, nelle riunioni serali, saranno tradotti in francese, tedesco, italiano e spagnolo. Due cori,
ognuno di 500 voci, costituiti dalle
corali di varie comunità, offriranno il
loro servizio, mentre varie diecine di
« consiglieri spirituali » hanno ricevuto una preparazione particolare per
accogliere e aiutare le persone che risponderanno agli appelli rivolti al termine di ogni riunione. La campagna
è stata concepita, preparata e condotta non soltanto rivolta all’esterno,
ma alTinterno stesso delle comunità.
Indubbiamente, il contenuto di questa predicazione è un Evangelo « ridotto»: si legga infatti il classico
« Face con Dio », p l’impressione è veramente di un Evangelo in 16<>, angusto, anche se vi sì esprime una fede intensa e indiscutibile. Gli « evangelisti» sono un po’ considerati la
« forza d’urto » là dove la « normale »
predicazione evangelica non giunge;
ma questo insistente appello al sentimento, questa assènza di dimensioni ampie e profonde nell’annuncio del
Cristo Signore, questo accentuato e
spesso conformistico moralismo, è veramente, non diciamo tutto quello
che si può dire deU’Evangelo, ma la
parte essenziale dell’Evangelo?
Secondo il « Soepi » del 13-10-1966, in
Inghilterra vi è stata nelle scorse settimane una vivace discussione su
questi problemi. L’arcivescovo di Canterbury, in una lettera al « Times »,
ha risposto alle critiche sollevate dalle riserve che egli aveva in precedenza espresso sulla campagna d’evangelizzazione di Billy Graham, a Londra.
Il dr. Ramsey scrive : « Quando sono
stato interrogato al riguardo, ho riconosciuto volentieri che questi metodi
ottengono delle conversioni, ma ho
aggiunto che questo genere di campagne non modifica gran che la situazione religiosa in Gran Bretagna. Ho
detto pure che avevamo bisogno di
un’evangelizzazione ohe accordasse
uno spazio più largo al contenuto sociale della fede cristiana e alle difficoltà della fede sul piano intellettua
le. Penso che valga la pena dire questo, ad evitare che, soddisfatti dei
vecchi metodi, non vediamo ohe è assolutamente necessario innovare ».
Il « Church of England Newspaper »
commenta : « Porse è vero che Billy
Graham non ha modificato di molto
le abitudini religiose degli inglesi. Ma
la Chiesa d’Inghilterra l’ha fatto? ».
E il « Church Times » conclude :
« Quest’incidente potrà essere utile se
servirà a rendere attenti la Chiesa
d’Inghilterra e tutti i suoi vescovi al
fatto che la Chiesa attuale trascura il
suo primo dovere, quello di evangelizzare in questo paese, sotto qualsiasi
forma coerente ».
Intanto, nei paesi di lingua francese viene programmato il film prodotto
ultimamente dalla suddetta Associazione Billy Graham : « Gioventù ribelle ». Non è molto probabile che
questo film giunga in Italia. Per
quanto, neH’attuale clima ecumenico,
forse « questo » tipo di evangelizzazione è accettabile, nelle sale parrocchiali. Ne abbiamo letto, su « Réforme », una stroncatura meditata e circoistanziata e un’apologià appassionata; e su « Paix et Liberté », il settimanale protestante belga, una assai ampia presentazione, sostanzialmente
positiva, con qualche riserva. Non ci
è evidentemente possibile dare un
giudizio valido; ma l’impressione
confenna le riserve espresse prima
non tanto verso i metodi, ma proprio
nei confronti del contenuto di questo annuncio evangelico, che sotto
ogni apparenza di modernità, si riduce al più moralistico conformismo,
con una superficiale opposizione di
bene e male (tipo western, per intenderci), l’orrore per il peccato supremo,
il sesso, la facilità sconcertante della
« soluzione finale » al meeting Biily
Graham. Come se la ribellione delia
gioventù si riducesse alla voglia di
andare liberamente a letto insieme.
Come se TEvangelo fosse un tonico
contro l’angoscia (lo è anche, ma io
si può forse presentare cos., in partenza?). Come se gli increduli fossero, ipso facto, dei cretini. Abbiamo
poca fiducia che la gioventù ribelle si
lascerà « domare » da film del genere
(pochi genitori, del resto, si illuderanno). E, dopo tutto, per fortuna.
Luci e ombre intorno a quello che,
con ingiusto sarcasmo, è stato chiamato « il play boy di Dio ». Billy
Graham parlerà anch’egli alla Koagresshalle di Berlino, al Congresso
mondiale per Tevangelizzazione di cui
abbiamo parlato. Ne udiremo l’eco.
Il dissenso può essere profondo, n a
rimane il fatto che anche uomini come lui — accanto ad altri, su altre
linee — richiamano la chiesa a n-m
fare quello che invece fa continuamente e istintivamente : a non rinchiudersi in se stessa, ma a ricordare
che vive in funzione del mondo. E per
non smentire il nostro hobby, vi .'icordiamo a conclusione un bel volumetto pubblicato ultimamente dalla Société Centrale d’EVangélisation
(della Chiesa Riformata di Francia):
« Une Eglise pour les autres ». La
nostra. g. c,
+ Per la ipriima volla, una donna è c inoderaiore » della Chiesa presbileriana d
Trinidad e Grenada ( Antille) ; questa Chirsa conta tre donne pas ore.
-4r La Chiesa riformata della Slovaochia lui
tenuto, nella prima quindicina di se.'.tcìiìhre, una conferenza su « Chiesa e Sociolà », cui lianno partecipato 120 pastori e
laici.
PERSONALIA
Si sono sposati, a Torino, Giorgio
Giampiccoli e Mirella Loik. Fartecipiamo alla loro gioia con il nostro
augurio fraterno.
La fede
e i quattrini
Una lettrice, da Torre Pellice:
Signor Direttore,
copio dal n. del 21-10-66, dalFarticolo « Ripresa autunnale »: « ...che
costruisca una casa e ne affitti i locali
per provvedere alle proprie spese ecclesiastiche o al fìnanziamento di un
viaggio missionario proprio non... ».
L'unica è distruggere gli stabili vaidesi o lasciarli rovinare, come spesso
accade, e continuare e intensificare la
richiesta di denari alFestero ; cioè di
chiedere Felemosina! Non vi pare?
Aimée Jalla
No, runica è essere più generosi^
avere più fede con i nostri soldi; pensando a come il Signore valuta i soldi
che, nella chiesa, non esprimono la fede vissuta qui e ora.
Una lettrice, da Torre Pellice:
Sig. Conte, ho letto con molta at
tenzìone il Suo articolo sulla « Ripresa autunnale » e mi sono vivamente
risentita (e con me penso lo saranno
molte altre persone...) per quanto Lei
dice sui Bazar... Come tante altre cose
nostre anche questa dev’esser buttata
a mare, non è vero? Ma non ha pensato Lei, che pure è di idee così progressiste, che ci sono tante donne nelle nostre Valli, che non solo non possono comprare e ricomprare un oggetto ma forse nemmeno possono far
quelPofferta e sono invece profondamente felici e confortate di dare una
parte del loro tempo (preso quasi sempre tutto da fatiche casalinghe monotone ed estenuanti) per le opere della
loro Chiesa? Perchè i nostri bazar
con tutte le loro pecche e difficoltà
(quanto ne ho sentito parlare nei vari
Congressi femminili!...) vedi caso!,
portano un notevole contributo alle
opere della nostra Chiesa (diaconia,
asili, istituti ecc.I). Certo è una vecchia istituzione e scomparirà anche
quella come tante altre del nostro
vecchio tempo, quando però i giovani
non si sposavano solo civilmente, facevano la loro confermazione regolarmente, esisteva una Pra del Torno,
non vi era carenza di vocazioni pastorali, le nostre chiese non erano semivuote!
Ma oggi tutto quello che non è
progressista e sinistroide non va più
anche se all'atto pratico invece chi lavora sodo per la nostra Chiesa e si fa
promotore di istituzioni di grande utilità è proprio gente che non la pensa
come voi. Molti saluti.
A. Forese Theiler
Suiroriginalità
del valdismo
Un lettore, da Oslo:
Caro Direttore,
nella sua commossa rievocazione di
Delio Can timori, con la quale ci sentiamo tutti compartecipi (cf. UEco-La
Luce del 7-10-66), l'amico e collega
Salvatore Caponetto afferma ad un
certo punto che nelFultimo Convegno
di studi sull eresia e sulla riforma in
Italia il sottoscritto avrebbe « insinuato il dubbio sull’autonomia del movimento valdese delle origini, commisto
coni è con altri movimenti ereticali ».
Sia pure introdotto lì per lì per giustificare un’opinione del lutto opposta
(li Cantimori, il giudizio di Caponetto
mi pare un po’ troppo sbrigativo, dando per scontato ciò che in me era, caso mai, solo un’ipotesi di lavoro. Sta
il fatto che. tra le problematiche da
me avanzate al Convegno, insistevo in
particolare sulla difficoltà di rintracciare. tra tante correnti di vnldesìa più
o meno affette di sincretismo ereticale,
un filone che si potesse riconoscere
come espressione di quel valdesismo
autentico che spesso, in storie valdesi
anche contemporanee, viene affermato (( sic ■ et simpliciter » come caratteristica di tutta la diaspora valdese dei
secoli XIII.XV. La realtà è ben diversa. A questo mio interrogativo tentò
di rispondere Giorgio Peyrot, ed è a
quest ultimo, non a me, che replicò
Delio Cantimori, sostenendo che per
lui « il movimento valdese fu autonomo, originale, originalissimo ». Ma anche il giudizio deH'ilIuslre scomparso
va preso e accettato cum grano salis,
cioè occorre saper dire che cosa in quel
movimento fu « autonomo, originale,
originalissimo ». In altre parole non si
tratta di (( insinuare il dubbio sulla
autonomia del movimento valdese delle origini », ma di saper discernere
ciò che fu originale da ciò che fu e
rimase cattolico apostolico romano o
da ciò che via via fu accettalo e fatto
proprio dalle precedenti o coeve correnti eterodosse dei Pielrobrusiani,
Enriciani, Catari. Begardi, Beghini,
Spirituali, Fraticelli ecc. Un tale argomento c di troppo lunga trattazione perchè possa essere sviscerato in
una semplice <c lettera al Direttore »,
e perciò rimando gli interessati alle
riviste o opere specializzate (Bollettino
della Società di Studi Valdesi, Rivista di Storia e Letteratura religiosa
deirUniversità di Torino, Tauspicata
nuova Storia valdese annunziata dalla
Claudiana, un mio prossimo volume
sulle Confessioni di fede valdesi prima
della Riforma, ecc.).
Giovanni Gönnet
Nuovi indirizzi
Fast. Alfredo Seorsonelli, Via Andrea del Sarto 12/14, Genova-Seslri,
tei. 47.26.64.
Fast. Giorgio Bouchard. Via Monte
Santo 10. Ciniseìlo (Milano), tei.
92.80.82.6.
Fast. Valdo Bcnecchi, Via G. Venezian .8, Bologna, tei. 23.92.27.
Abbiamo ricevuto
Per Anna abbiamo ancora ricevutoi
N. N. (Aosta) L. 1.000; Urrione Fenminile (Sanremo) 10.000.
Per l’EcoLuce, Mélanie Peyroiel
(Lus. S. Giovanni) L. 300; Mario fessetto (Vicenza) 1.000; Graziella JUa
(Torre Pellice) 1.000; A. E. bns
(Nizza) 1..500; Ada D’Ari (Rirani)
L. 525 Grazie!
7
N. 42 — 28 ottobre 1966
pag. 7
DALLE NOSTRE COMUNITÀ
Ancora una visita viiiarese
aiie coionie vaidesi di Germania
Eravamo urna treniina (la nostra Cerale
e i Trombettieri oltre a Suor Susanna ospite d’onore) e abbiamo trascorso g ornate
inidimenldcabi i.
Come des'orOvere le accoglienze cesi fraterne ed affettuose ricevute in ogni villaggio? JNe eravamo e ne s anto ancora prjfondamente conianossi.
A Friburgo, dove abbiamo pernotta o, il
caro Pastore Hermann, nipotino del fu Pastore Calvino, li accoglie nel vsuo is itulo
con squisita gentilezza: a Pinache, tuta la
po,polazione t riunita davanti al tempio p r
darci il benvenuto (gli operai hanno cbiesto
vacanza). Le campane suonano a distesa,
CERIGNOLA
Malrimonio. - Domenica 24 luglio realizzavano il loro sogno d’amore la nostra sorella Bella Pianta Biagina e Di Gregorio Bartolomeo. Partecipazione gioiosa della Comunità. Ascolto attento della Parola da parte
di molti estranei e parenti dello sposo. Ai nostri giovani sposi, che risiederanno a Trani,
l’augurio di trovare sempre più il fondamento delia felicità nella benedizione del Signore.
Collaborazione laica. — Durante il periodo
sinodale, cioè le due domeniche di assenza
del Pastore, .'^ia la Comunità di Cerignola
che il gruppo di Trani ebbero i loro Culti
regolari che furono presieduti rispettivamente dai giovani fratelli Campanelli Mimmo e
Lauriero Michele. 1 loro messaggi furono
grandemente ajiprezzati.
PreHciilazione. Domenica 2 ottobre a
chiusura del Culto i coniugi Russo Pinuccio
ed E\angelina Scivales presentarono al Signore il loro piccolo Roberto Daniele. Avvertita da tutta la Comunità ed in particolar
modo dai genitori e parenti la preghiera di
riconoscenza all'Eterno insieme alPimpegno
di coadiuvare aU'opera della grazia con Tesempio c la eoiisacrazione.
Ripresa allività sociuli. — Il 1« ottobre
abbiamo riaperto il nostro Asilo raggiungendo subito una cifra d'iscritti che raggiunge la trcMilina. E' questo un indice dell’apprezzamento con cui è seguito il nostro lavoro da parte dei genitori.
Al Laboratorio abbiamo raggiunto il pieno animellendo fra le lavoranti una giovane
di famiglia veramente bisognosa mentre alla
peniiitima ammessa, circa quattro mesi fa,
abbiamo potuto affidare una macchina. Essa
cosi potrà concorrere ad alleviare il grave
peso economico dell’intera famiglia, sei sorelline più piccole ed il padre spesso disoccupato.
Convegno Responsabili F.U.V, del V Distretto. Mentre ogni responsabile in questa ripresa delle attività si va inserendo nel
campo specifico che gli è abituale, nulla di
meglio per una Comunità che di sentire come pulsa il battito del cuore di quella parte
più viva del Corpo di Cristo: i nostri giovani. Questo privilegio è toccato quest’anno
.alla nostra Comunità, che nei giorni di sabato e di domenica 15 e 16 ottobre, ebbe la
gioia di ospitare il Convegno. Desidero ancora ringraziare il suo Capo G.ruppo Collega
Salvatore Ricciardi e la sua gentile Signora,
il caro Collega Enrico Corsani, che potè essere con noi soltanto per il sabato, i giovani
e le giovani, co-ì vivaci e simpatici anche
se a volte un po' troppo critici, per il bene
■che ci hanno fatto. Ci siamo come sincronizzati sul piano dcH impegno ed ora chiediamo
al Signore la potenza dello Spirito che ci
faccia essere tulli più disponibili sulla via
per eccellenza: l'amore per gli altri, come
lo ha sottolineato il vibrante messaggio del
Culto del mattino })resiedulo dal Pastore
Ricciardi. g.e.c.
la televisione tedesca registra il nostro arrivo, i Troinxbet.leri di Pinache salutano i
nostri che rispondono anoh’essi con un
unico suono di lode, i. Pastore, il caro
Dott. Eiss ci rivoLge comimosse parole di
benjvenu.o, poi ci viene offerta una fraterna agape che si conclude con ntaignifìche fette dì torta fatte in onore degli
ospiti.
Queste scene si ripetono più o meno in
tulli i viliaigigi : a Rours&i (ora Neuhe ngsieli; siamo aortiti nel tempio per udire i
calorosi messaggi dei Pastore Wurst e del
Sindaco. Poi si passa nella sala parrocchiale ove prendiamo posto intorno a lunighi
tavoli coperli di dolci e i signori Soulier e
Tavmon rArmée ci mostrano il film e le
diapositive fatti l’anno scorso alile Valli.
A Serre ove siamo ospiti due notti, prendiamo ì pasti nèlle famiglie. Qui troviamo una donna che sa ancora can are in
(( paloìs )).
A Schònenberg cant amo il Giuro sulla
tomba di Arnaud e visitiamo la sua casa
trasformala in museo,
A Klein VUlars visitiamo la chiesa e il
eìmitero. Il Pastore Kùlm e il S ndaco ci
rivolgono un saluto e ci .nviiano neiraula
scolastica dove ha luogo un fra erno ricevimento. Sulla lavagno il maestro ha scritto: « Soyez les fiienvenns! ».
Qui gli operatori della leleivisione fanno
di nuovo capolino perchè desiderano registrare i nostri can ì. *
A Perouse, altri ricevimenti e una bel!a
riunione serale alla quale sono presenti
pure gli abitanti di Pinache e Serre« che
lianno noleggiato due torpedoni per seguirci nel nostro giro.
A Gros Villar, fondalo dagli antenati
della nostra comunità, ammiriamo la bella
chiesa con lo stemma valdese e la iscritta:
(c Que le Seiigneur en tou’e saison so il la
gc-rde de celie maison ».
Tutta la popolazione si è mobilitata e ci
saluta commossa col Sindaco ed il Pastore,
il caro siig. Martum e Siignora.
La nostra Fanfara intona « Lode all’Altissimo » e la Corale di G. V. risponde col
medesimo inno.
Dopo aver pranza.o nelle famiglie visitiamo il cimilero, adorno di fiori. (Quanti
nomi valdesi ci fanno battere il cuore!).
Dinanzi alla tomba del Pas ore Mondon
morto nel 1840, che fu l’ultimo Pas ore venuto dal e Valli, cantiamo l’inno « 0 beati » e le -nipotine del Pas ore ci ringraziano
commosse.
La sera, nelle scuole, riunione affolla’issima. Sono presenti due cari am c , i Pasteri Allinger e Sèbofer, venuli ...ì Pforzheim per salutarci.
Il 27 ci rechiamo a Stoccarda per essere
ricevuti dal vescovo luterano Do!t. Eichele
al quale rechiamo una lettera d’invito del
nostro Moderatore a visitare le Valli.
Egli ci accoglie con grande bontà e nei
nostri occhi resta impresso il ricordo del
suo luminoso sorr.so.
La mattina seguente alle quatiro, riprende la via del ritorno.
Gli abitanti di i^erre, cosi gentili e affettuosi, sono lutti lì a salutarci compreso il
sindaco Gilles con ¡1 Pastore Eiss e Signora.
Tutti hanno gli occhi pieni di lacrime e
mentre ci diciamo addio, ci sen.iamo veramente fratelli !
Ora, ci semibra di aver vissuto giorni di
sogno, di un me.aviglìoso sogno, (die è
però stalo una realtà ne è li prova la
ccncre'.a amicizia coi iios ri fratelli d’oltralpe ì quali, oltre ad averci accolti nelle loro
case come membri delle loro famiglie hanno ancora voluto colmarci eli doni.
Cari Amici, Iddio vi benedica! 1 vostri
fratelli delle Alpi vi sMu’ano e vi a tendono! E. G.
IVREA
Cambio del pastore
In applicazione delle decisioni recentemente prese dalla Tavola Valdese in merito
ai vari trasferimenti di pastori, per la sistemazione del campo di lavoro abbiamo avuto
nel mese di ottobre i seguenti culti particolari, ì quali hanno entrambi attratto al nostro locale di culto gran numero dì membri
di chiesa, amici e simpatizzanti.
Domenica 2 ottobre, culto dì addio, con
Santa Cena, del pastore Giorgio Bouchard
che è stato destinato ad un nuovo tentativo
di evangelizzazione di cui si è vista l'opportunìtà a Cinisello-Balsamo nella cintura industriale di Milano. Egli dopo un lavoro dì
ben otto anni svolto in particolari condizioni
di difficoltà prima per Tabbinamento con
la chiesa (consorella di Biella, poi con la carica dì segretario generale della F.U.V. ci
ha lascialo, ma di lui rimane traccia profonda per la sua forte personalità e la sua
vasta cultura. Il suo lavoro sia ad Ivrea che
nella Diaspora è sialo da tutti altamente
apprezzato. Gli rinnoviamo i migliori auguri per un felice esito del suo nuovo e non
facile lavoro.
Domenica 16 ottobre, ha avuto luogo secondo le norme dettate dalla nostra liturgia l’insediamenlo del pastore Ermanno Rostan effettuato dal pastore Ernesto Ayassot nella funzione di presidente della nostra Commissione Distrettuale ed alla presenza del vicepresidente della stessa dr. Baiardi.
Il Pastore Rostan, ormai quasi al suo 35<>
Culto radio
Domenica 30 Ottobre
Past. PIER PAOLO GRASSI
Roma
Domenica 6 Novembre
Past. PIER PAOLO GRASSI
Roma
VILLAR PERORA
anno di servizio pastorale ha coperto tali e
tanti incarichi al servizio della Chiesa Valdese e per ultimo, come è a tutti noto, anche quello di Moderatore per un settennio,
tanto da essere ormai ben conosciuto in tutte le nostre chiese.
Dopo la grave e lunga malattia subita
che lo ha tenuto per circa un anno lontano
dalla vita ecclesiastica, è stato lui stesso a
richiedere di essere assegnato ad Ivrea,
quando questa si era resa vacante.
Siamo lieti di vederlo giungere tra noi
con la sua famiglia e ci auguriamo che la
sua azione, data la sua lunga esperienza pastorale, sia veramente in benedizione per la
nostra chiesa e la sua diaspora che hanno
in lui il loro nuovo conduttore. D. J.
¡Sozze. - Alcune uos re sorelle in questi
mesi hanno celebra o il loro matrimemio
nella nostra cappella. Letiz.a Peyran di
Viivian con Antonio Scagnoil di Perosa; Rina Travers delTIniverso con Giovanni Giacomo Buffa di Praiiiollo e Pao'la Gardiol
degli Azzari con Antonio Vecohialo pure
di Villar. A queste care coppie auguriamo
una vita feliice sotto lo sguardo del Signore.
Battesimi. - Durante l’estate abbiamo posto il segno della Grazia su questi cari fanciulli: Marco, di Alfredo e Fiorentina
Gay don; Claudio, di Giuseppe e Albina
Zeppegno; Antonella di Sergio e Laura
Griot; ¡Norma Daniela di Mekbiore e Elena Roslagno. Giorgio Luigi di Regis e Marina Beux; Gisella e Gianni Enrico di Samuele e Rosanna Peyran. li Signore benedica questi teneri agnelli della Sua greggia!
Messaggi. - Durante ques i mesi vari predicatori si sono alternati ai nostri culti.
Ringraziamo perciò sentitamente per i loro
benefici messaggi, i pas.ori Alberto Ribet
di Pi-sa e Teodoro Magri di S. Giovanni, il
nostro studente in teologia Ermanno Genre
e i predicatori laici .Sergio Ribet di Pomaretto, Amo.s Vairos (saluliis a) di Milano e il
maestro Pasebetto di Torre Pellice nonché
il Pastore Bertalol di Venezia per i! suo
saluto e il fratello Puppo della chiesa
Pentecostale di Francia elle ci ha condo ti
in preghiera durante un cullo.
Visite estive. ■ Come (gli anni (scorsi abbiamo riviisto con piu: ere molti fratelli lontani tornati fra noi jier le vaicanze e così
pure vari amici c gruppi de l’estero. Fra
lutti, ricordiamo con particolare emozione
quello di Gros Vdlar che ha a'Ilogg a o
nella nostra Comunità e col quale ci siamo
sentiti parenti streni percliè sono proprio
i nostri antenati ohe hanno fondato il loro
villaggio. Questo gru pipo era dii'elto dal
Pastore Murtum e .''ignora; esso ha trascorso fra noi giornale (Serene, fraterne di
cui conserviamo un ottimo ricordo.
Visita delia Associazione Gas avo Adolfo.
Comprendeva una quarantina di Pastori
(alcuni con la moglie) tut.i presidenti delle
varie Gnstavo Adolfo di Germania, l’isti.uzione che porta ¡1 nome di un nobile re di
Sivezia e iche isi occupa di benefiche opere
missionarie in Euroipa e nel monào. Alloggiati nei nostri due a.berghi, sono stali favoriti da un tempo .splendido che ha permesso loro di visitare quasi tutte le nostre
comunità onde rendersi conto della situazione attuale delle chiese delle Valli.
La nostra cappella era il loro quartiere
generale, ogni mattina vi si riunivano per
celebrare il loro culto e per udire conferenze sulla nostra 8uria fatte idal Pastore
Allinger che è un comipeteute in tale materia.
Giunti il 6 settembre verso sera il giorno
dopo sono stati ricevuti in Munic pio nell’aula consigliare. Il vice 'sindaco, (Sig. Siccardi, ha portato loro un fraterno benvenuto al quale ha rii&poBle il presidente del
grup'po Dott. Jungbluth, il quale ha sotto,
linealo con comipiaicimento ohe il primo saluto ufficiale che ricevevano in queste valli
era di una amministrazione cattolica che
vive in buona armonia con quella valdese.
È quindi seguilo un rinfresco improntato
alla più fraterna cordialità. Poi i nostri
ospiti hanno proiseiguilo per la Val Pellice
ove, lo stesso giorno avevano una presa di
contatto con la Tavola Valdese e poi un
ricevimento nel municipio di Torre Pellice. L’8 settembre, visita alle istituzioni di
Pinerolo e alle 12,30 incontro nella cappella nostra con un grupipo di operai deba
RIV. Il fratello Valentino por.a un saluto
in tedesco a nome dei suoi coinpagni di
lavoro, poi gli ospiti can ano un inno e il
Doti. Junghlutb risponde in francese.
Quindi (gli operai tornano al loro laivoro
e i noistri ospiti scendono nelle ca-acoinbe
per partecipare ad un’agape fraterna che si
svolge in un’atmcsfera di serenità e di
gioia. Molti dei p.esenli parlano francese
e due Pastori parlano italiano, cosicché il
dialogo è più facile. Il 9 essi visitano la
Vaile d’Angrogna accol.i fraternamente dal
Pastori locali; il 10 sono a Bobbio e poi a
Villar Pellice ove il Pastore Micol dà loro
il benvenuto nei saloni della Miramonli.
L’il partecipano al cullo nella ebésa di
Torino, pranzano agli Artigianelli ospiti
della Comunità e, (guidaii dal Past. u4yassot
ne visitano le varie istituzioni; il 12 sono a
Frali e il 13 visitano le Scuole Professionali
di Villar Perosa. Il direttore, Ing. Gallo,
porge loro il beiiivenuto in ingieise nell’atrio
ove, con gentile pensiero. Ita fatto schierare
gli studenti valdesi ohe sono una iren.ina e
li presenta ad uno ad uno, così gli ospiti
si rendono con'.o che essi rappresentano
quasi tutte le comunità delle nostre Valli.
Poi il direttore presenta il corpo insegnante Ira i quali vi sono tre professori vaidesi. Si visita il refettorio, belliissiimo, lutto
in giallo, con delle (magnifiche vetra e che
riflettono un incomjparabile scenario di verde. Poi si passa nelle varie aule ove hanno
luogo le lezioni e si scende al piano inferiore nell’aula magna, altro bellissimo locale, ove sono ad attenderci i 130 studenti
dell’Istiluto in perfetto silenzio (cosa notata dai no'slri ospiti!).
Il Direttore (presenta gli scolari della
scuola e i professori (poi uno dei Pastori,
che si occupa parlicolarmen e della gioventù, si rivolge agli (Studenti diohbrando che,
sia noi che loro, abbiamo tutti dei problemi
da risolvere per la nostra vita quotidiana
e per il nostro futuro, ma, sia evangelici
che cattolici abbiamo una stessa base che è
Cristo, l’unico che ci può rendere forti e
viltorio'si al disopra delle lolle e delle incomprensicni umane. Il Pastore di Villar
ringrazia il direttore per la fraterna accoglienza e (poi l’initeressan'e visita continua
nelle sale adibite al disegno, ai torchi, al
collaudo e si conclude nel grande salone
officina, ove davanti ad ogni macchina in
funzione c’è un ragazzo: cosi ognuno dei
CANTO SACRO
L,a (commissione del Canto Sacro propone allo studio delle Corali e delle Scuole Domenicali, in vista delle Feste di Canto della primavera 1967, gli inni seguenti:
CORALI
Innario Cristiano N. 2 (I, 2, 3)
Innario Cristiano N. 53 (1, 2, 3)
Innario Cristiano N. 342 (I, 2, 3)
Raccolta « Corali e Cantici »: pag. 12 (I, 2, 3)
Psaumes et Cantiques N. 24 (I, 2)
Psaumes et Cantiques N. 159 (I, 2, 3)
SCUOLE DOMENIC.
Innario (Cristiano N. 43 (I, 2)
Innario Cristiano N. 333 (I, 2, 3)
Innario Cristiano N. 343 (I, 2, 3)
Psaumes et Cantiques N. 177 (1, 3)
Psaumes et Cantiques N. 274 (1, 2, 3)
NOTE ED OSSERVAZIONI
Le Feste di Canto avranno luogo, D. v., alle date e nelle località seguenti:
CORALI: Val Chisone: 30 aprile, nel tempio di Pinerolo; Val Pellice; 7 maggio, nel tempio di Luserna San Giovanni.
SCUOLE DOMENICALI: Val Chisone e Val Pellice: domenica 21 maggio, rispettivamente nei templi di Pomaretto e di Bobbio Pellice.
Per la Val Germanosea, la data e la località, previo accordo dei Pastori della
zona, saranno tempestivamente comunicate alle Corali ed alle Scuole Domenicali interessate.
minima 76
semiminima 92
semiminima 80
semiminima = 88
minima — 84
minima = 58
L I
semiminima 96
semiminima 88
semiminima = 100
semiminima 76
minima — 84
Per quanto concerne l'inno italiano N. 2 assegnato allo studio delle Corali, i Direttori tengano conto di quanto segue: dopo le parole della prima strofa: «accendi»,
« attendi », « fede », « carità », si effettui una pausa di minima per le quattro voci,
quale, ad esempio, essa risulta scritta nell’ultima battuta dell'inno; naturalmente quanto detto sopra, vale per le tre strofe.
Nell’inno francese N. 24 assegnato allo studio delle Corali, si effettui una pausa
di 2 tempi (corrispondente ad una nota bianca) dopo la terza battuta del primo rigo,
a pagina 47.
Ogni Corale sarà tenuta ad eseguire da sola un inno od un coro, a sua scelta; le
Corali alle quali ciò sarà possibile, potranno eseguire un inno ed un coro, ovvero anche due inni, ambedue di loro scelta.
Le Corali desiderose di ricevere la visita di un membro della Commissione si rivolgano al Pastore E. Aime, Bobbio Pellice (tei. 91.731).
I Direttori di Corali e di Scuole Domenicali sono pregati di segnalare tempestivamente al Presidente della Commissione gli inni ed i cori scelti per le esecuzioni particolari, onde evitare doppioni.
I Direttori di Scuole Domenicali desiderosi di far cantare inni a due voci, si rivolgano tempestivamente al Prof. Ferruccio Corsani, Torre Pellice (tei. 91.433) onde
disporre di un contralto adatto al canto a due voci e non a quattro voci quale risulta
negli Innari.
Le Corali che desiderano avere un determinato numero di copie di un inno o
coro poligrafato con duplicatore ad alcool, si rivolgano al prof. F. Corsani il quale
èin grado di fornire loro, per modico prezzo, quanto desiderato. Si raccomanda soltanto che gli inni da copiare siano leggibili e senza errori di trascrizione!
I Direttori di Corali e di Scuole Domenicali ed i Pastori possono servirsi del magnetofono transistors con bobine sulle quali sono registrati ormai numerosi inni e con
bobina vergine sulla quale potranno registrare ed ascoltare le loro esecuzioni. Una
istruzione facile e dettagliata sul suo funzionamento è acclusa al magnetofono che potrà essere ritirato alla Claudiana.
La Commissione invita le Chiese che non lo hanno ancora fatto, a voler effettuare il versamento delle quote a suo tempo indicate per il Canto Sacro.
Sarà effettuato per corrispondenza un facile corso di lezioni di armonia che sarà
messo a disposizione dei Direttori che lo desiderano. Tempestiva comunicazione ne
verrà data.
Alle Corali, alle Scuole Domenicali ed a tutti coloro che le dirigono, la Commissione invia il suo saluto fraterno e l’augurio cordiale di un lavoro fecondo, gioioso,
benedetto al servizio ed alla gloria del nostro comune Signore.
La Commissione del Canto Sacro
presenti lo può osservare al lavoro. Ed è
con questa bella visione di giovinezza e di
operosità che ci congediamo.
Sono quasi le 11,30 e i nostri ospiiti (si
affrettano verso la Casa di Riposo di San
Germano ove sono attesi. Qui trovano i ricoverati in procinto di mettersi a tavola e
allora le signore idei gruppo offrono di iscodellare loro stesse la minestra, recandola ai
vari tavoli. Poi, mentre i ricoverati mangiaiùo li rallegrano con alcuni canti.
Il 14 visitano la Scuola Latina e le istituzioni di Pomaretto, accolti fraternamente
dal Pastore e dalla Comunità che per l’occaisione si è mobilitata ed offre loro una colazione ricca, cosi dal punto di vista delle
vivande come da quello della cordialità e
del fraterno amore.
La sera, riunione d’addio nell’albergo
Olivero. Parecchi Pastori sono presenti; la
Corale di Villar canta alcuni inni, alternati da vari messaggi poi si prende commiato dai nostri ospiti, ringraziandoli con
commozione iper tutto quanto essi hanno
fatto e ancora vogliono fare per la Chiesa
Valdese.
R0RÁ
In margine
ad una serata ricreativa
In un’atmosfera di autentica gaiezza che
solo i bambini sanno dare si è svolta la serata ricreativa per i bambini della Parrocchia.
Riuniti nella sala delle attività i nostri
bimbi hanno dato vita con vivo entusiasmo
a giochi e passatempi che, a giudicare dalle
risate e dalPinteressamento dimostrati, sono
stati molto apprezzati; come è stato accolto
con massima gioia il filmino su Pinocchio,
questo intramontabile burattino che riesce
ancora oggi a far ridere anche i bimbi della
nostra epoca tormentata e piena di presunta
autosufficienza.
Di fronte a questi bimbi che hanno espresso tutto se stessi non possiamo fare a
meno di pensare a certe riunioni anche giovanili in cui vari complessi e pregiudizi
creano quell’atmosfera di stanchezza e di
vecchiezza togliendo così ogni nota di serenità e di gioia. Non è affatto vero che giocare sia una prerogativa dei bambini; ogni
età è buona per giocare. Lo spirilo si abbandonerebbe volentieri a passatempi divertenti, a giochetti di abilità se non fosse imprigionalo ed ostacolato dalle nostre reazioni negative ad una libera e spontanea espressione di se stesso.
Noi non sappiamo più sorridere. E. ciò
che è peggio, abbiamo perso il senso della
gioia.
Le nostre giornate come le relazioni con
i nostri simili ed anche con i nostri familiari, dove dovrebbe abbondare in modo particolare il sorriso c la comprensione, sono
trascorse e vissute in un’atmosfera di tensione e di pesantezza.
E questa mancanza di gaiezza e di gioia
nella nostra vita è tanto più grave se pensiamo che come credenti siamo chiamati a
vivere proprio nella gioia e nella gaiezza di
Cristo. Il credente che sa che il suo avvenire come il suo presente sono nelle mani
di Colui che in Cristo ha tolto la maledizione e la morte e ci ha dato un segno inequivocabile della sua volontà di salvezza nella
resurrezione di Gesù Cristo dai morti, questo credente non può non essere gioioso ed
allegro, e non può non portare nella propria
vita e nelle proprie relazioni col prossimo i
segni di questa gioia infinita. Nella »tostra
vita amiamo di più fermarci alla cupa e
mortale atmosfera del venerdì santo, ai
piedi della croce dell’Agonizzante e del
Morto pensando al nostro stato di creature
misere, spregevoli, morte, ma non sappiamo entrare nella gioia radiosa del giorno
di Pasqua, della resurrezione dei morti, nella gloria di Vincitore della morte, del Risorto. Ed è appunto in questa gioia radiosa che risiede il grande annuncio che la
nostra trasgressione è rimessa e il nostro
peccalo è coperto. Non sappiamo più o ancora vivere di quello stato di perdono annunciatoci dal Signore quando ci dice che
la nostra iniquità è tolta e il nostro peccato
è espiato.
E con questo nostro atteggiamento noi
veniamo a negare inconsapevolmente forse
proprio il punto centrale della nostra fede
e cioè che nonostante tutto, proprio nonostante ciò che siamo c sappiamo di essere,
proprio nonostante la nostra consapevolezza
di creature insufficienti e miserevoli, incapaci di essere ciò che il Signore ci chiama
invece ad essere, noi per grazia e nella accettazione della fede siamo passati dallo
stato di inimicizia e di morte all’amicizia ed
alla vita in Dio per mezzo di Cristo.
A. Rutigliano
8
pag. 8
28 ottobre 1966 — N. 42
Permane attualissimo
TORRE PELLICE
il confronto con Martin Lutero il “Piccolo Teatro F. Lo Bue,,
SEGUE DALLA PRIMA PAGINA
di sottomissione e di ricerca che riesce oggi
cesi difficile da intendere.
Lungi dall’essere un Ti ano r belle, un
Prometeo orgoglioso, il monaco Lulero
Lutero nella sala de palazzo imper ale a
Wornis non era che un pevero c misero
credente pieno di dubbi e di sofferenza in
attesa di una risposta, ma una risposta che
avesse due caratteristiche: cioè che fosse
fraterna e vincolan e penbè da Dio. Que.la
risposta non gli fu da a, gli venne detto
soltanto di obbedire e credere, rispos a
non da dialogo, ma da autorità.
Forse Giovanni Misgge non pensò a tutto questo nel redigere la biografia del suo
maestro Mar.in Lutero e nell’introdnrlo
garbatamente in un amb ente poco propenso ad accoglierlo. .Nel presentarlo però ai
lettori italiani impostò su queste basi la
ricerca e su queste basi s’ha da procedere.
L’ombra di Lutero u n è presente so'o
in sede cattolica; ogii in seno alla comunità riformata la sua voce risuona come un
imperioso richiamo alla fedeltà, alla coerenza, alla testimonianza. Si potrebbe tracciare una storia del protes antesimo illustrando le diverse e contradditor.e interpretazioni che .si sono date delta sua teologia e della sua opera. Il Lutero teologo,
il fondatore di una comuniià ecclesiastica,
l’uomo della pietà, il dottore de.la Ch esa,
il padre della comunità tedesca; e la sua
stessa teologia ha r.cevuto nel corso dei secoli interpretazioni nuove, diverse: teologia della gius ificazione, della signor a divina, della libertà individuale, del a predicazione, della ; crit ura.
Tutto questo è possibile e documentabile nei suoi scritti, nella massa sconfinata
delle lezioni, sermoni, libelli della Weiniarana. Chi fu in sostanza queU’uomo e
cosa pensò? Di generazione in generazione
gli SsOrici evangelici si sono avvicendati su
questo fronte di battaglia conseguendo ora
vistosi successi ora gravi rovesci.
DalTapoilogia alla religiosa classificazione
delle sue opere si è passati at raverso la
valutazione delle fon.i e delle influenze
per giungere alla ricerca più propriamente
teologica sul nucleo centrale del suo pensiero. Questo punto focale della sua problematica spirituale fu vista da una ricca
e seria scliiera di studiosi nel concetto della theologia crucis. A questa corrente si
riallaccia il Miegge. .Nel magis.rale capitolo sesto egli definisce appunto i termini
essenziali, l’apparato concettuale di cui
Lutero si servì per esprimere il suo pensiero alia vigilia della Riforma: il concetto di concup.iscentia e di superbia, la
dialettica del semper justus et peccator, la
categoria del sub contraria specie nella rivelazione, la definizione di Dio come absconditus. Tntto questo è di netto sapore
scolastico ed occamista, ed è sta.o largamente documentato che l’apparato teologico adoperato in queste ricerdhe da Lutero era present.e in tutti i suoi maestri: dove
sta dunque la personale, inconfondibile,
caratteristica nota luterana? Nella giustificazione forense? Nella fede come sottomissione al giudizio misericordioso di Dio?
I teologi della theohiia crucis hanno ravvisato questo carattere luterano nella nozione paolinica della croce come r.velazione di Dio; abbassamento, silenzio, povertà, umiliazione sono la forma s orica della
presenza del divino, il Deus abscondUus
diventa revelatus ne .l’equivocità coniestabi’e dell’uomo Gesù. La gius.izia div.na
passa al.raverso la cToce, la giusiitìcazione
passa a. traverso la morie a se stessi.
Una delle più recenti correnti della storiografia tedesca (cfr. G. Hennic: La questione della scoperta njormatrice di Lutero,
in: «Protestantesimo» n. 3-1963, pp. 148152) ha posto recenuneente in forse questa
inlerpretaz.one : la theologia crucis n„n
sarebbe che una forma sublime di sinergismo pelagiano, una espressione tip'ca de la
pietà monastica dell’Evo Medio, la vera
scoperta di Lutero si deve situare in un
altro contesto: è la scoper.a de-la Parola
come dimensione rivoluzionarla della comunità cristiana. V- Vinay, nella prefazione già citata al volume di Miegge, ridimensiona opportunamente questa tesi, riconoscendo alla indagine del Miegge la sua
fondatezza e la sua attualità
li problema però non è solamente quello
di risolvere il dilemma theologia crucis ■
tlieologut verbi come schema interpretativo
della teologia luterana, il problema è più
profondo, dietro l’analisi del Bizer non
sta solo un problema storiografico ma esistenziale, una problematica precisa, c è RBultmann e G. Bbeling, c’è dunque la ricerca di una giustificazione storica, di una
premessa storica nel tessuto stesso della
Riforma per ¿’elaborazione di una dogmatica nuova.
È proprio a questo punto che si ricongiungono le pazienti rivalu azioni cattolicite e le approfondite, spregiudicate indagini protestanti su Lutero: egli non pone soltanto domande alla non effettuata riforma di Roma, pone domande alla attuale
.situazione del proteslantesiino. Che cosa
sia la Riforma del xvi secolo si può definire in comune tra evangelici e cattolici, che
co.sa abbia voluto essere realmente (che
cosa Lutero abbia percepito in quegli anni
nel messaggio evangelico) ai potrà anche
elucidare, ma le due domande a cui cattolici e protestanti sono oggi in dovere di
rispondere ed a cui non hanno ancora trovato adeguala risposta sono le seguenti: ha
un senso oggi ¡1 proseguimento di quella
Riforma? In che cosa consiste realmente?
In questo il Lutero di Miegge è estremamente fnoderno ed attuale, ci aiuta a individuare la rispos a in una direzione particolare: tra la slor'a e la teologia. Il volume infatti non è una biografia (del tipo
di quella bellissima del Bainton, insnfficien.
le per altro, come giuslamen e no a il Vinay, per la sua mancata individuazione del
problema di Lutero nella cris spirituale),
ma neppure una indagine teolcgica, una
rie’aborazione di fonti, d; ipotesi, di ’etlure retrospettive; se si vuo.e è semiplicemente la vita del R formatore fino a
Worms. Al termine del capitolo sulla theologia crucis scrive il Miegge : « senza il concorso delle circostanze... Lutero avrebbe
continuato a professaree la sua theologia
crucis nella universi'à di W ttenberg; avrebbe scritto altri cemmen ari; avrebbe
fondato una scuola teologica... ?e da le
sue meditazioni è nata la Riforma, ciò si
deve a que la contingenza che domina la
stor a e 'a conduce sempre ri di 'à delle
intenzioni e dei calcol' degli uom ni ».
11 problema del’a Riforma non può dunque essere individua'o ¡n una e'aborazione
di concetti o di pos zioni dogmat che come non può risolversi in una pura concoin'lanza di fattori orici gici e ii'o’itici; la
risposta di Luterò fu l’e'aborarsi di euccessiive posizioni impegnate, il procedere ’n
una marcia di fedeltà. N^n diverisamin e
si pone oggi T problema della riforma re’
clima ecumenico, un a queste scel e siamo
tuttora largamente imprepara'l.
CiORCio Tourn
ha compiuto dieci anni
Comunicato
C.I.O.V.
CASA VALDESE DI RIPOSO
San Germano Chisone
L’Istituto attualmente ospita 60 persone anziane. Por il suo funzionamento che si desidera sempre meglio
rispondente alle necessità della Casa
ohe è stata riordinata negli ultimi
anni, occorre personale qualificato e
generico.
L’Amministrazione sensibile a questo problema desidera segnalare alle
Comunità ed ai lettori che, con le
dimissioni di personale che ha raggiunto il ’'ensionamento,_cercai
Una cuoca e tre generiche addette
a servizi varii nei piani, nonché un
giardiniere anche con mansioni di generico ,senza carico di famiglia. Il
personale ha un trattamento familiare ed i salari sono quelli previsti per
il personale di convivenze.
ORFANOTROFIO
FEMMINILE VALDESE
Torre Pellice
In previsione di completare inorganico del p>ersonale di questo Istituto,
l’Amministrazione notifica che è disponibile il posto di vice-direttrice.
Sarà data preferenza alle domande
corredate del certificato di studio di
scuola secondaria di 2“ grado.
Il rapporto di lavoro è regolato, nei
due Istituti, da precise norme di legge ed il personale gode di tutte le
assicurazioni previdenziali ed assistenziali.
Indirizzare domande alla C.I.O.V.
Torre Pellice, Via Roma 3, o alle Direttrici degli Istituti stessi che daranno tutte le informazioni richieste.
Il 9 ottobre 1956 per iniziativa di alcuni
studenti del Collegio Valdese venne formato
un (( Piccolo Teatro » che fu insignito del
nome del prof. Francesco Lo Bue. Lo scopo
principale dell’associazione era quello di tramandare e ricordare la memoria del benemerito insegnante del Collegio Valdese che tanto si dedicò alLeducazione della gioventù, attraverso la messa in scena di commedie o
l’organizzazione di conferenze e dibattiti.
Gli studenti così impegnati avrebbero potuto svolgere un’attività culturale e ricreativa
parallela ed a complemento della scuola stessa, continuando in parte l’opera educativa
svolta dal prof. F. Lo Bue e così repentinamente interrotta. Inoltre, con i proventi dei
biglietti e delle recite e le offerte delle conferenze gli studenti si proponevano di raccogliere fondi per costituire borse di studio da
devolvere ai loro condiscepoli meno favoriti.
L’iniziativa trovò subito una calda adesione
negli ambienti del Collegio, tra gli amici del
Collegio e tra gli ex allievi di F. Lo Bue.
La schiera di consensi aumentò quando finalmente i ragazzi del c( Piccolo » realizzarono
con successo la loro prima commedia e via
via l’attività del’associazione si sviluppò sempre con maggior successo : ogni anno variava,
necessariamente, il direttivo ma lo spirito che
aveva animato i fondatori era sempre presente favorendo anzi nuove iniziative; grazie anche al prezioso amico Giorgio Balmas che
offrì sempre la sua generosa collaborazione
si poterono organizzare con successo delle
« spedizioni » a Torino per assistere agli ottimi concerti deH’Unione Musicale.
Qualche anno dopo si poterono effettuare
« spedizioni » per gli spettacoli dello <c Stabile » incoraggiati in questo dalla campagna
che il Teatro Stabile stesso svolgeva per il ritorno al teatro.
L’attività degli studenti dei « Piccolo » sì
è da qualche anno improntata a realizzarsi su
due piani paralleli : da un lato organizzare
le « spedizioni » (lavoro tutt'altro che facile,
purtroppo non basta una semplice telefonata!) a Torino, offrendo agli allievi del Collegio e agli abitanti della Valle occasioni preziose per presenziare a spettacoli di alto livello.
Dall’altra mettere in scena in Torre almeno
una commedia all’anno e organizzare una
manifestazione culturale per non tradire lo
spirito del « Piccolo » che fondato a Torre, a
Torre deve svolgere la sua opera.
Quest’anno il direttivo (presidente L. Archetti; vice-presidente R. Lurona; consiglieri:
F. Camusso, M. Gatti, G. Cotta Morandini,
C, De Pettini, E. Genovesio) nella sua prima
seduta ha deciso di onorare degnamente il
decimo anniversario della fondazione del
« Piccolo Teatro » organizzando una serie di
manifestazioni a Torre alternate con tre
« calate » a Torino.
Il motivo di base che ha ispirato la stesura
del programma è stato quello di offrire un
consuntivo delle varie attività svolte dal
cc Piccolo » in questi dieci anni.
Le manifestazioni si apriranno VII novembre con la spedizione a Torino per assistere al (( Giardino dei ciliegi » di Cechov
e continueranno il 18 dello stesso mese con
un concerto in Torre del gruppo « Toscanini », il 25 sempre in Torre, il Teatro delle
dieci presenterà un suo spettacolo. In dicembre, il 2 avremo una conferenza sulla gioventù d’oggi, interverranno come relatori, un pastore, un sacerdote, un insegnante, uno psicanalista ed un sociologo. Il 7 dello stesso mese
miiiiiiiiiitinmiluiMiiiiiiiiiii
APPELLO URGENTE
Un focolare proteslanle
Per i figli della diaspora evangelica italiana, degli emigrati e delle Valli Valdesi
Il Convitto-Orfanotrofio ospita quest’anno più di 70 alunni, provenienti
da famiglie prevalentemente povere
della Diaspora, del campo di emigrazione e dalle Valli. Si tratta di casi
talvolta difficili per i quali occorre
provvedere di tutto : vestiario e parte
della retta mensile. Eppure si è senipre cercato di venire incontro alle situazioni più delicate, sotto il profilo
morale e finanziario nella fiducia di
poter trovare degli amici che ci tendono la mano per risolvere almeno il
problema delle finanze. Le borse del
distretto delle Valli e degli Amici della Scuola Latina non ci consentono
di poter far fronte ai numerosissimi
casi di particolare necessità per cui
rivolgiamo un caldo
appello
a quanti si interessano^ delle nostre
opere sociali perchè ci tendano la
mano sia con doni in natura sia con
borse per i casi più difficili da inviarsi
alla Direzione del Convitto-Orfanotrofio di Pomaretto. Per questo segno d’amore vi diciamo sin d’ora un
grazie riconoscente.
RICORDIAMO
che lo stabile è stato in buona parte
rinnovato, col riscaldamento centrale grazie all’interessamento della Tavola, a mezzo dell’ingegner Ravazzini.
Oltre a loro ringraziamo pure gli amici dell’estero, il gruppo di Agape che
ha offerto un lavoro volontario per
il riordino dello stabile nonché il
gruppo direttivo. Urge per tanti ragazzi e ragazze lo spazio libero all’esterno dove un grande prato della
Tavola confinante con l’Istituto non
è stato ancora valorizzato per mancanza di fondi. Per questo la vostra
collaborazione è preziosa.
Il Convitto-Orfanotrofio diretto da
una équipe di collaboratori ha lo scopo precipuo di formare i nostri ragazzi sotto il profilo morale e spirituale con particolari legami con la
comunità locale e l’Istituto della Scuola Latina.
Non dimentichiamo questa nostra
opera cosi preziosa per le famiglie
che necessitano d’un focolare protestante.
La Commissione
del Convitto-Orfanotrofio
POMARETTO
scenderanno a Torino per un concerto dei solisti deMa filarmonica di Berlino, in programma musiche della famiglia Bach; il 16 dicembre chiuderà le manifestazioni in Torre una
recita del Piccolo Teatro: in scena una commedia psicologica di J. Boynton Priestley. Infine giovedì 22 con la spedizione a Torino,
per assistere a « Se questo è un uomo » dì
Primo Levi si chiuderanno definillvamente
le manifestazioni per il decennale.
E’ nelle intenzioni unanimi del direttivo
offrire gratuitamente gli spettacoli in Torre,
8 ad un prezzo molto basso il biglietto per le
calate a Torino. La data delle manifestazioni
in Torre non sono ancora del tutto definitive,
il direttivo comunque terrà informali gli amici del « Piccolo » del calendario esatto del
decennale. L. Archetti
Sabato 22 c. m. nel Tempio dei Coppieri
il pastore Sonelli ha unito in matrimonio
due cari giovani di Torre Pellice, Italo
Cougn e Marily Ricca, entrambi simpaticamente conosciuti nella nostra Comunità.
La sposa è stata per alcuni anni monitri
ce molto apprezzata nella Scuola Domenicale dei piccoli, ed alcuni bimbi hanno loro espresso l’affetto e la riconoscenza della
Chiesa col canto dell’inno 259 della Raccol
ta Italiana.
Ai cari sposi rinnoviamo i nostri migliori
auguri dì ogni bene. L. V.
Suova cappella avventista
Sabato 22 corr. alle 10,30, ebbe luogo a
Torre Pellice rinaugurazione della Cappella
Avventista, creata con gusto e semplicità al
pianterreno della bella casa abitata dai missionari Long (Madagascar).
Numerosissimi i fratelli, venuti da Torino, Aosta, Asti, ecc., ai quali si unirono riconoscenti fratelli di Torre Pellice invitati a
questa bella cerimonia; così sin dalPinizio
la Cappella accogliente si riempì.
Giunto da Roma, il Pastore Agnelli, sovrintendente delle Chiese Avventiste d’Italia, , ci ricordò alcuni fatti storici. Un secolo fa, nel 1865, evangelizzati da uno straniero, i primi avventisti d’Europa furono
battezzati a Torre Pellice.
Dal treno, l’oratore aveva ammirato le
montagne, che si stagliavano, in quella bellissima giornata soleggiata, contro il cielo
sereno, e pensava che da quelle cime 10
secoli di storia contemplavano gli abitanti
della nostra cittadina. Secoli di lotte dure,
di sofferenze, di sangue, di fede, da cui è
scaturita la libertà.
L’oratore ricordò che i suoi primi passi
nel sentiero della fede erano stati guidati
dal missionario Long e gli pareva strano, oggi, di essere lui a prendere la parola.
Questi ultimi 40 anni non ci furono pastori avventisti a Torre Pellice, eppure la
realizzazione della Cappella è il frutto di
solidarietà, di preghiere e di benedizioni attraverso un secolo di perseveranza fiduciosa.
I servi dell’Eterno hanno saputo serbare la
Parola e predicarla e come Caleb che a 85
anni poteva esclamare : « Sono oggi ancora
robusto, com’ero il giorno che Mosè mi
mandò », così i servitori che ritroviamo oggi coi capelli bianchi, rimangono sempre
zelanti per l’opera del Signore. I servitori
di Dio non si contano, con un elenco di nomi più o meno lungo; quello che conta è
la fedeltà nel trasmettere e vivere il messaggio. La Cappella, forse, può parere non
molto spaziosa, ma basta che diventi sin
dall’inizio la Casa deH'Eterno, perchè quelli che l’adorano e lo servono « fioriscano nei
cortili del nostro Dio ». Porteranno ancora
del frutto nella vecchiaia per annunziare
che l’Eterno è giusto (Salmo 92: 12-14).
L’apertura di questa Cappella indica «una
porta aperta che nessuno può chiudere,
perchè pure avendo poca forza hai serbata
la mia parola e non hai rinnegato il mio
nome ».
Questo è Pavveuire. Tutti noi. fratelli
cristiani, ci siamo sentiti uniti nella riconoscenza profonda verso il Signore c,he ho
permesso che un nuovo luogo di culto sia
aperto, dove la Parola sarà predicata, dove
i fedeli pregheranno e, fortificati, annunzieranno a quelli che si sentono deboli e scoraggiati, che l’Eterno è giusto.
Egli è la Roccia, il nostro Rifugio d’età
in età.
Sulla parete, luminosa in leltere d’acciaio,
questa speranza : Egli viene. E Cristo era
G. .falla
con noi.
BOBBIO PELLICE
Ricordiamo l*Unione delle sorelle di Chiesa che si terrà per tu Ila la parrocchia domenica 30, ore 14,30 alla cappella.
Domenica alle 10,30 culto alla cappella
del Clot Inverso.
Ricordiamo la riunione del Concistoro e
responsabili fìssala per il primo novembre
a San Germano Chisone. Ricordiamo pure
il campo per responsabili ad Agape ai primi
di novembre.
SAN SECONDO
Commissìiiiiu I Uislriitiu
Coflvejìnn ilei Ooncistori
S. Germano Chisone
1» novembre 1966, ore 9,30
PROGRAMMA :
9,30-12,30; «La situazione economica
e sociale delle Valli ».
Pranzo in comune.
14,3017; «I confini delle p?rrocchio ».
Radio-IV della hmm Italiana
DOMENICA 6 NO’VEMBRE
Radio: ore 9,15, conversazione evangelica,
pastore Guido Rivoir.
Televisione; ore 10, culto evangelico da
(Bregaiglia, Grigioni) in occasione della
festa della Riforma. Predica il pastore
Franco Scopacaisa. Commento del pastore
Guido Rivoir. Ore 22,20, « La Parola del
Signore », pastore Silvio Long.
DOMENICA 13 NOVEMBRE
Radio: ore 9,15, conversazione evangelica
pastore Otto Ranch.
Televisione; ore 22,20, « La Parola del
Signo re », pastore Guido Rivoir.
Offerta di servizio e ospitalità
per studenti evangelici a Firenze
L’Istituto Gould mette a disposizione di studenti universitari evangelici
camere singole o doppie con o senza
accesso aUa mensa. Soprattutto si
agevoleranno i giovani disposti ad offrire la loro collaborazione nel tempo
libero per un servizio attivo fra i ragazzi ospiti del Gould. Per migliori
chiarimenti rivolgersi alla Direzissne
dell’Istituto Gould, Via Serragli, 49,
Firenze.
avvisi economici
OCCASIONE Vendesi macchina magìii ria
Dubiet n. 7. Rivolgersi Claudiana Torre
Pellice.
SIGNORA sola affitta bella camera, ambiente distinto, zona Baracca, eventualnn nte
uso cucina, a persona con referenzi ’( 1
lini Menotti, P.le Aquileia 12 - teh lono
46.37.04 - Milano.
Direttore resp. : Gino Conte
Reg. al Tribunale di Pinerolo
n. 175, 8-7-1960
Tip. Subalpina s.p.a. . Terre Pellice (To)
RINGRAZIAMENTO
« Gesù ha detto : ”Se uno mi
serve, mi segua; e dove sono io,
quivi sarà anche il mio soj vitore”». (Giov. XII, .'6)
Il Signore ha richiamato a Sé all’alba del 22 ottobre
Guido Comba
Pastore Valdese
Ne dànno il doloroso annuncio la
moglie Giorgetta Laurence, i figli Mirella, Emilio, Mario, il genero Bruno
Corsani, le nuore Jolanda Defilippis e
Anna Maria Cucciardi, il fratello Gustavo, le coignate, i nipoti, i nipotini,
e i parenti tutti. Le esequie hanno
avuto luogo a Roma, domenica 23
c.m., e l’inumazione a Terre Pelùce
luned; 24, dopo un servizio Utursico
nel Tempio.
Roma, via Torfiorenza 30.
24 ottobre 1966.
RINGRAZIAMENTO
La famiglia del compianto
Enrico Balmas
Sabato 22 ottobre abbiamo invocato la benedizione di Dio sui matrimoni di Favai
Bruno (Arbaud) e Michelin-Salomon Silvia
(Al)ses) e Richard Osvaldo (Frali) e Michelin-Salomon Anna Laura (Perla).
Mentre la comunità rivolge a questi sposi i suoi affettuosi auguri, domandiamo al
Signore di circondarli sempre con la sua
grazia e di accompagnarli ognora con la
sua benedizione. e. a.
commossa per la dimostrazione di
simpatia ricevuta per la dipartita del
suo caro, ringrazia di cuore quanti le
sono stati vicini nella luttuosa circostanza e in modo particolare i pastori
sigg. Ayassot e Jahier per le loro preziose parole di conforto.
« Le sofferenze del tempo prc
sente non sono punto da paragonare alla gloria che ha da
essere manifestata a nostro riguardo ». (Romani 8: 18)
Torino, 18 ottobre 1966.
Siamo mollo riconoscenti al Pastore Guido Miegge e alllnsegnante Edgardo Paschello che hanno presieduto i nostri culti
del 25 settemlire c del 23 ottobre.
— Domenica 2 ottobre è stata battezzata
Raffaella Balmas di Emilio e di Paimira
Maurino. Il Signore benedica questa bimba
e i suoi familiari.
Pensione Balneare
Faldese
BORGIO VEREZZI (Savona)
Direttore: F. Chauvle
Aperta tutto T anno
Spiaggia propria
Ideale per soggiorni
estivi e invernali