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DELLE VALLI VALDESI
Past. TACCIA Alberto
10060 ANGROGNA
Settimanale
della Chiesa Valdese
Anno 98 - N. 22 Una copia lire 5U ABBONAMENTI f Eco: L. 2.500 per Tinterno [ L. 3.500 per l’e?iero Spediziqne in abbonamento postale - I Gruppo bis I Cambio di indirizzo Lire 50 TORRE PELLICE \mmiii. Claudiana Torre - 31 Maggio 1968 Pellice - C.CJ. 2-17557
Due prospettive in tensione o in opposiMione 7
__ _ . .... ^
speranM cristiana
e ia vittoria di Cristo
Il Regno di Dio,
zio radicale sni
Noi ci troviamo a vivere in un
momento in cui la chiesa cristiana ha (lavanti a sè molte più
possibilità d’azione di quanto non
avrebbe potuto pensare ancora pochi anni or sono; malgrado le tempeste che si profilano all’orizzonte,
l’ultimo terzo del nostro secolo è
infatti assai diverso dai decenni che
l’hanno preceduto: negli anni delle
due guerre mondiali —- e delle loro
enormi conseguenze — l’umanità si
trovava presa in mezzo ad una massa singolare di calamità, di speranze, di novità: e l’insieme di (jueste
cose molto contradittorie dava a
molti l’impressione di assistere —
o di partecipare — ad una svolta
decisiva della storia del mondo. Oggi ancora molti hanno giustamente
la sensazione che compiti decisivi e
difficoltà tremende ci aspettino, ma
pochi sognano trasformazioni rapide e radicali della vita associata:
anche i programmi più seri e meglio
motivati hanno bisogno di anni, forse di secoli, per diventare realtà.
Oggi la parola è ai tenaci, a chi è
dotato d’una pazienza profonda e
lungimirante.
In questa situasione, la chiesa si
ripreserita all’attenzione di molti
uomini, come una comunità dotata
di tenacia, di pazienza, perchè fondata su di una speranza dal respiro
infinito: siamo cittadini del mondo,
dotati però d’una speranza che non
è del mondo. Si direbbe che si possa applicare ancora una volta il detto del profeta Isaia (40: 30-31): «/
giovani si affaticano e si stancano,
i giovani scelti vacillano e cadono,
ma quelli che sperano nelVEterno
acquistano nuove forze, s’alzano a
volo come aquile; corrono e non si
stancano, camminano e non si affaticano ». La forza di questa speranza è comune a tutti i credenti, a
tutti quelli che sono di Cristo, indipendentemente dal fatto che essi
siano personalmente gente ottimista o })essimista, forte o debole: è
questa speranza che regge la testimonianza di milioni di credenti nel
mondo di oggi. Ma come si esprime
questa speranza? Essa può esprimersi in due modi assai diversi.
La speranza cristiana può
inersi nella serena coscienza
espri
di
un cammino ascendente del cosmo
c didl’umanità verso una meta si< lira, finale e positiva: la storia universale avanza a ondate irregolari
ma grandiose verso il suo compimento: come la risacca, essa subisce degli arretramenti, ma a differenza di essa li ricupera per procedere sempre un po’ più avanti. Questo accade non perchè la storia dell’uomo e del mondo abbia dentro
di sè un principio necessariamente
positivo, ma perchè essa ha fuori
di sè un grande polo d’attrazione:
il Kegno di Dio.
Perciò la chiesa si presenta agli
uomini come la comunità di (pielli
che conoscono per rivelazione il
senso segreto della storia universale, e con le sue parole e le sue azioni risveglia negli uomini una speranza che in fondo al loro cuore è
già presente. La chiesa diventa così
il cappellano d’una marcia speranzosa verso il futuro, e insieme il
consolatore di quelli che sono calpestati da questa storia: i deboli, i poveri, gli ultimi.
riconciliazione e sintesi finale o gindimondo che passa, bisturi risanatore ?
La predicazione di questa chiesa
avrà un tema obbligato: Tunità. Sia
l’unità vista come finale riconciliazione di ogni cosa, come sintesi definitiva ed eterna delle infinite contraddizioni che hanno mosso la storia del mondo; e sia l’unità come
tappa intermedia, come punto di sicurezza e focolare di energia; cioè
T 1 giorno deirAscensione il culto- '
* radio è stato tenuto dal past. Gior.
gio Bouchard. La sua predicazione,
di cui siamo lieti di pubblicare qui
il testo, verteva su questo passg della
lettera agli Efesini (1: 15-21):
« Avendo udito parlare della vostra
fede nel Signor Gesù e del vostro
amore per tutti ( santi, non resto mai
dal render grazie per voi, facendo di
voi menzione nelle mie preghiere, affinché l'Iddio del Signor nostro Gesù
Cristo, il Padre della gloria, vi dia
uno spirito di sapienza e di rivelazione per la piena conoscenza di lui,
ed illumini gli occhi del vostro cuore, affinchè sappiate a quale speranza
egli vi abbia chiamati, qual sia la
ricchezza della gloria della sua eredità nei santi, e qual sia verso noi
ohe Crediamo IHfhmensità della sua
potenza. La qual potente efficacia
della sua forza Egli ha spiegata in
Cristo^ quando lo risuscitò dai morti
e lo fece sedere alla sua destra nei
luoghi celesti, al di sopra di ogni
principato e autorità e potestà e signoria, e d^ogni altro nome che si
nomina non solo in questo mondo,
ma anche in quello a venire ».
tante piccole sintesi che permettano agli uomini travagliati di riposare un poco e di sentire il profumo
dell’eterno sulla loro vita provvisoria e piena di contraddizioni.
Da parte sua, la chiesa cercherà
la propria unità come contrassegno
della validità del proprio messaggio, come manifestazione della forza deH’Evangelo, che tiene insieme
anche uomini molto diversi, che
I prossimi cinque anni decideranno
se resta al nostro paese qualche possibilità di trasformarsi in uno Stato
moderno, aperto alla partecipazione
delle classi lavoratrici al potere, o se
è destinato ad adeguarsi al modello
di una repubblica sudamericana. Questo sembra essere il significato più
probabile dei risultati delle elezioni
del 19 maggio e della sconfitta del partito socialista unificato, che per primo
nella storia d’Italia ha tentato, senza
riuscirci, di portare gli umili nella
« stanza dei bottoni ».
È impossibile valutare il significato
delle ultime elezioni senza rifarsi agli
ultimi otto anni della nostra storia
parlamentare e politica. Nel 1960,
quando si parlò per la prima volta di
« centro sinistra », l’Italia era l’ultima
delle grandi nazioni democratiche europee a ncn avere ancora sperimentato un governo socialista. Il sistema
di caste che domina la vita pubblica,
le incrostazioni di vecchi privilegi, le
strutture sociali e le impalcature burocratiche costituivano un sistema tetragono a qualsiasi rinnovamento.
Dopo la Liberazione, De Gasperi, un
abile statista senza fantasia, aveva ricostruito il vecchio stato umbertino e
giolittiano, spegnendo le speranze che,
durante la lotta contro il fascismo,
avevano agitato tutti i partiti, non
esclusa nemmeno la democrazia cristiana. Forse c’era stato nella sua
mente un proposito diverso, quando
nel 1945 e nel 1946 aveva offerto a Nonni una compartecipazione al potere.
Ma, allora, Nenni aveva rifiutato e nel
’48 fu eretta la « diga » a protezione
delle vetuste e scricchiolanti strutture
della società.
Cinque anni dopo la diga — democrazia cristiana, liberali, repubblicani
può far da ponte tra situazioni contradittorie e umanamente inconciliabili.
In questo caso, fa speranza cristiana si presenta dunque come la nostra capacità di guardare tutte le
cose da un punto di vista più alto :
e da (juesto punto di vista più alto,
rivolgere un messaggio misurato e
positivo agli uomini in lotta.
E poi c’è un’altea visione, più severa, meno ottimistica: essa ricorda il detto deirpEcclesiaste (5:2):
« Dio è in cielo e tk sei sulla terra ».
Sa che- il rapporto tra il-Regno di
Dio e il cosmo è di giudizio, di confronto, non di continuità e di fine;
sa che la storia umana cerca, bensì
il Regno di Dio, ma come un cieco
cerca il sole : a a tastoni », come ha
detto l’apostolo Paolo ad Atene
(Atti 17: 27).
In questo caso, la chiesa non può
farsi ministra d’ottimismo verso il
mondo, perchè ha un incarico ben
più importante : aprire gli occhi ai
ciechi, dire la ve)^à sul Regno che
viene e sul mondo che passa : dire
che il Regno viene come un giudizio sull’infinita messe di ingiustizia e di violenza di cui gli uomini
forti hanno riempito il campo della
storia; e poi affermare che (juesto
giudizio è l’unica vera speranza del
mondo, perchè pone fine al male,
come un bisturi risanatore. Questo
messaggio è scomodo, perchè impone ravvedimento ai potenti, speranza agli stanchi, coraggio ai deboli e
agli umili: ma questo è rincarico
che ci è stato affidato. Difficilmente
esso si potrà tradurre in pacate visioni generali dell’uomo e deUa storia, ma in compenso, esso sboccherà
direttamente nella predicazione e
neH’azione : perchè nel momento
stesso in cui annuncia il Giudizio,
la chiesa sa e dice che il Regno è
11(1111(111 II II t. ...........
stato anticipato nella storia umana :
quanto alla sostanza, nella vita e
nella morte di Gesù, (quanto alla
forma nella sua risurrezione. In
quel momento il Regno di Dio si è
rivelato in tutta la sua pienezza e in
tutta la sua diversità rispetto al
mondo: e il passo della lettera agli
Efesini, letto prima, ne sottolinea
le dimensioni infinite, trascendenti.
Cristo Risorto è la misura della diversità di Dio rispetto al mondo :
egli ha introdotto, e continua a introdurre nel mondo un fermento di
novità che nulla può arrestare. Sperare in Cristo significa andare alla
ricerca di questo fermento sconcertante, che quando si rivela ci sorprende ogni volta con la sua novità.
Sperare in Cristo significa anche
agire con fermezza ogni volta che
abbiamo scoperto (juesto fermento ;
agire in modo che i potenti si ravvedano, gli stanchi ricevano speranza, i deboli e gli umili prendano
coraggio: affinchè sia possibile vivere qui ed ora, anche se solo in
parte ed in speranza, una parabola
della vittoria di Cristo. Poiché la
giornata di oggi ci ricorda che (questa vittoria è insieme presente ed
eterna. Giorgio Bouchard
IN FRANCIA
miiimiKiiiimiiiii
Giornate del Cinbas
23-24 agosto lOBB
Chiesa e etica
deiia riveluzìeee
Nel corso di due lunghe riunioni tenutesi
a Torino il 12 e il 26 maggio, un buon numero di amici intervenuti dalla città ma anche dalle Valli e da Milano, ha messo a
punto il programma delle prossime « giornate del Ciabas », che si terranno nello storico tempio delle Valli Valdesi il venerdì
23 e il sabato 24 agosto, immediatamente
prima del Sinodo. Ricordiamo che uno degli intenti con cui sono state rilanciate le
« giornate », la scorsa estate, è stato proprio quello di toccare questioni vive della
vita della Chiesa, alla vigilia del Sinodo e
approfittando deila presenza in Val Pellice
di delegati di tutte le nostre comunità.
Le riunioni sono state assai vivaci e sono affiorate parecchie divergenze. La maggioranza è quindi convenuta su questo tema : « Chiesa e etica della rivoluzione », articolato in quattro sottotemi. Daremo più
avanti, quando saranno stati assicurati ’
vari oratori, il programma dettagliato; si
'tengano comunque presenti fin d’ora queste date importanti, che s’inseriscono fra le
« giornate storiche », organizzate dalla Società di Studi Valdesi, e la sessione sinodale.
iiiiiiiiiiiiMimiimiiiiilliimiiiiiii
iiimimiiimiiiiMimiiiiiiiii
Dopo le elexioni politiche
Il centro-sinistra
sempre più a destra
La de riacquista voti della destra rassicurata, la sinistra si rofl'orza con la secca sconRtta del psu: verso
una radicalizzazione dell’alternativa manichea e il
tramonto delle possibilità di una soluzione moderata ?
e socialdemocratici — conservava a
stento la maggioranza. Minacciava di
incrinarsi e cedere, se non si fosse allargata la base di governo includendovi i socialisti. Nei primi mesi del I960
si cominciò a parlare vagamente di
« centro sinistra » : la risposta della
destra fu il governo Tambroni, che
costituì, un sondaggio della possibilità
di costituire invece un governo di
« centro-destra ». Cominciò con l’accettare i voti dei fascisti, proclamandoli
« non richiesti nè desiderati », ma considerandoli evidentemente preziosi. Nel
luglio di quell’anno, il goverrio Tambroni fu spazzato da una reazione popolare: cadde nel sangue di cinque
morti e centinaia di feriti, colpiti dalla polizia durante i tumulti di piazza
scatenatisi a Genova, Reggio Emilia,
Parma, Palermo e Catania.
Il primo tentativo della destra di
scongiurare, con un governo « forte »,
il pericolo del ((centro-sinistra» era
fallito, ma aveva dimostrato quanto
lungo e difficile sarebbe stato rinserimento dei socialisti nell’area del potere. Si procedette con cautela; il governo delle <( convergenze parallele »
di Pantani portò alle elezioni del 1963.
I socialisti si erano dovuti limitare a
sostenerlo dall’esterno : ma avevano ottenuto la nazionalizzazione delle fonti di energia, nel 1962.
Le successive elezioni, nel 1963, si
tennero in un clima di reazione furibonda. Per la prima volta si parlava
apertamente della possibilità di un
cambiamento. Non più <( convergenze
parallele », ma governo di (( centro sinistra», con ministri del P.S.I. Bastò
ventilare questa possibilità di un roseo
e moderato esperimento socialista per
terrorizzare le destre. I sintomi della
recessione economica, dovuta ad uno
squilibrio della bilancia commerciale
con l’estero, furono esasperati dalla fuga di capitali oltre i confini ; quel
(( muro del denaro » contro cui, in
Francia, ii erano già infranti prima
Le Chiese Protestanti
di fronte
ai moti studenteschi
Parigi (bip) — La Federazione protestanife
di Francia ha diramato la seguente dichiarazione : « Condividiamo il generale sentimento provocato dallo scatenarsi delle violenze
nel Quartiere Latino, qualunque siano le
cause precise di una situazione drammatica
che non deve durare;
« Deploriamo l'intervento massiccio delle
forze di polizia, che ha reso più difficile il
dialogo fra professori, studenti e responsabili dell'Educazione nazionale;
« Chiediamo in modo particolare alle autorità governative di prendere a breve scadenza delle iniziative che pongano fine ad
una prova di forza che non ha esito costruttivo.
« L ufficio del Consiglio della Federazione protestante è persuaso, in vista della ripresa di un dialogo col mondo universitario,
che delle misure giuste e coraggiose avrebbero senz’altro un adeguato riscontro da
parte degli studenti e dei professori.
« Esso formula parimenti il voto che studi urgenti siano intrapresi sui problemi posti
dallo sviluppo delle varie conoscenze, sulla
democratizzazione dell’insegnamento superiore, sulla riforma delle strutture dell’Università, sui rapporti fra i vari studi ed il
loro sbocco in una società in trasformazione ».
Ecco ora i punti salienti della dichiarazione dei responsabili parigini della Federazione protestante dell’insegnamento :
« Il nihilismo imperioso di certi caporioni ci scandalizzava. Ora la risoluta sollevazione di una massa di studenti di fronte
alla repressione ci rende consapevoli. Si
tratta delle strutture dell’università e della
democratizzazione dell’insegnamento, ma
non solo di questo... Come stupirsi che ì
giovani si rivoltino, con un impeto che è
scusabile nei giovani, contro il mondo atomizzato che li circonda, contro l'avvenire
prefabbricato che li attende? Cosa v’è da
stupirsi se, di paese in paese, la loro rivolta
e la loro contestazione si rassomigliano?
Noi possiamo essere stupiti dalle facilitazioni di cui dispongono in confronto a chi li
precedette; essi invece sono colpiti dal loro
isolamento e dalla loro impotenza.
« Nel momento in cui a Parigi si aprono
delle trattative di pace, che cose che attira
su di noi l’attenzione del mondo; quale
spettacolo stiamo offrendo? Il ritiro delle
forze di polizia, la rapida votazione di una
amnistia non basteranno a ricondurre l’ordine: ma senza di ciò l’ordine, senza il quale
non si crea nulla di duraturo, non si ristabilirà.
« L’importante non è condannare dei governi, delle autorità, ^ note o ignote, che
traggono dalle nostre abdicazioni o dalle
nostre divisioni una potenza che lo sviluppo tecnico ha reso mostruosa... È l’ora del
{continua a pag. 4)
della guerra due governi di tendenza
radicale. Il maggior giornale italiano
dipingeva i socialisti come nemici del
genere umano più funesti di Caligola,
come cavallo di Troia del comunismo ;
perfino l’ex re, da Cascais, si era sentito in dovere di lanciare un proclama
agli italiani, denunciando <(un regime
estraneo alla storia e alla tradizione
nazionali, imposto all’Italia in un’ora
di generale turbamento degli spiriti».
La vecchia società corrotta e ingiusta
si sentiva minacciata.
Nel segreto delle cabine, una larga
percentuale di elettori democristiani
che avevano sempre votato per la (( diga contro il pericolo rosso », sentendosi traditi, abbandonarono le sottane sotto cui avevano fino ad allora
cercato protezione e si spostarono a
destra. Il partito liberale, che si presentava come custode e garante della
più rigida intransigenza conservatrice, li accolse e vide, inaspettatamente,
raddoppiare i propri voti.
Il governo di centro sinistra che si
formò dopo le elezioni nacque in un
clima apocalittico di crescente disagio economico e di violenta reazione
psicologica. Pietro Nenni aveva dichiarato : (( Il nostro partito è disponibile
per le grandi cose, le grandi novità, le
grandi riforme ». In realtà quel che
volevano i socialisti erano cose già
vecchie e scontate in tutti paesi civili: che tutti pagassero le tasse in
proporzione alle loro ricchezze, compresa la cedolare sulle azioni; che si
vedesse chiaro nella gestione della federconsorzi bonomiana ; che si programmasse lo sviluppo economico (come in America volevano da tempo perfino i grandi monopoli industriali);
Giorgio Martinat
{continua a pag. 4)
2
pag. 2
N. 22 — 31 maggio 1968
II
Risveglio., non è ancora morto >-» i-ega femminile Torrese
in visita ai Nidi della Olivetti
A Losanna, incontro delle delegazioni del mondo intero della « World evangelical fellowship », vale a dire delle Chiese che normalmente non aderiscono
al « Consiglio ecumenico delle chiese » e rappresentano le comunità del
mondo che più credono ancora nell'evangelizzazione.
Sono andato a Losanna senza sapere
bene di che cosa si trattasse : ho notato subito uno spirito sereno, fraterno
con cui sono stato accolto, in un clima gioioso di creature che avevano
dato la loro vita per il servizio del Signore. Infatti la nota più viva che
animava i discorsi riguardava la « nuova nascita » per cui la domanda che
mi hanno rivolto con estrema naturalezza era: «quanti sono i nati di
nuovo nella sua chiesa? » Non c’era
nulla di formale o di pseudopietista
nel parlare di risveglio: c’erano uomini che avevano passato un’esistenza
in missione, oppure giovani che operano con estrema modestia nei punti più
duri della missione sia del lato climatico sia sotto altri profili; ricordo il
tratto gentile del missionario svizzero
al lago Ciad dove ha la famiglia e dove il clima è pesante ; eppure egli parlava con naturalezza del suo lavoro,
con modestia, come se si trattasse
d’un’opera normale; rivedo un altro
delegato al lavoro ad Hong Kong, dall’aria di fanciullo che crede nell’amore
di Cristo per la salvezza del mondo e
che parlava del suo rientro in sede
con naturalezza pur sapendo che mille
difficoltà lo attendevano. Non dimentico il segretario internazionale Mr.
Dennis Clark che dalla sua conversione avuta in Isvizzera ha tratto ispirazione per uiL trentennio di lavoro missionario in Asia e ora come Segretario
della W.E.F.
I GIOVANI
RIVEGLIANO L’INDONESIA
Sono commosso nell’udire il messaggio d’un giovane indonesiano : racconta seppure fugacemente la situazione
^el suo paese e lo stato di profondo
torpore che s’era determinato nelle
chiese prima dei conflitti politici. Poi
il risveglio : tré giovani si sono incontrati ai pie’ d’una montagna ed
hanno preso in mano la Bibbia, l’hanno meditata e pregato ardentemente
assieme domandando a Dio che desse
loro lo Spirito Santo; nel giro di pochi anni la missione dei tre travolge
ogni ostacolo: nei villaggi e nelle case i giovani cantano, pregano, meditano le Scritture : un’aura nuova di vita
gioiosa, libera in Cristo, si diffonde
nei punti più diversi dello stato indonesiano e dei « nati di nuovo » per la
grazia di Dio si riuniscono insieme per
trasformare radicalmente la vita dei
villaggi con l’amore e lo Spirito del
Signore.
« CONFESSATE
GLI UNI GLI ALTRI
I VOSTRI FALLI »
Ascolto il pellegrino di Dio F. Vangioni, messicano: racconta l’opera di
risveglio nel Brasile, in Argentina ed
in Spagna dove le chiese non ufficiali
conducono campagne di evangelizzazione ; una sera il predicatore invita
le persone a raccontare le loro pene e
ricevere una parola di conforto e di
perdono del Signore; per lunghe ore
sfilano uomini, donne e giovani, ricchi e poveri: ad un tratto nella folla
c’è una signora, distinta; si vede che
appartiene ad un ,rango elevato ; è infatti una donna ricca che ha sposato
un uomo ricco e con una professione
brillante : e nell’incontro la donna racconta il suo « inferno » familiare tessuto di infelicità, vizi, miseria morale ;
nel confronto con la Parola di Dio lo
Spirito scende, trasforma quella donna e le dona la gioia della « nuova
creatura ». Siamo confortati dalle notizie del Brasile dove il movimento
pentecostale continua la sua avanzata,
e dove « per pretesto o per sincerità
Cristo è annunziato ». Ricordo la testimonianza di Espinosa del Messico il
quale narra come la mano pesante
della chiesa romana abbia cercato ^di
schiacciare il moviniento evangelico e
dove la chiesa « sotto la croce » ha
saputo essere fedele.
E cosa dire delle comunità dell’Uganda dove alcuni anni or sono il risveglio sorto nella chiesa anglicana si è
diffuso in quasi tutte le chiese recando uno spirito nuovo nel convulso travaglio di nazioni di recente rese indipendenti.
DI FRONTE ALLA CULTURA,
AI PROBLEMI SOCIALI
Si è avvertito nelle discussioni di
gruppo e in sede di riunioni plenarie
l’urgenza di tenere conto delle diverse
situazioni culturali delle nazioni dove
revangelo è predicato, ma con preciso
riferimento alla Parola di Dio nella situazione contemporanea. Si sono avvertite due tendenze: l’una direi più
tradizionale che considerava sufficente l’annunzio del puro evangelo, quasi a
prescindere dal contesto sociale, mentre secondo l’altra si avvertiva la importanza deU’inserimento dell’evangelo nella vita dell’uomo previa conoscenza del contesto sociale e culturale
del paese. Questa diversità di impostazione nella predicazione dell’evangelo
era avvertibile nei colloqui, nelle discussioni private estremamente valide
per un reciproco arricchimento. In tema di teologia si è ritenuto di vigilare
sugli elementi che formano la base
teologica del W.E.F.
Si è deliberato di promuovere scambi di lavoratori cristiani tra uno stato
e l’altro laddove è politicamente possibile; si è deliberato di incoraggiare
maggiori relazioni fra tutti gli organismi rhissionari e chiese locali; in riferimento agli altri movimenti ecumenici si è auspicato una maggiore comprensione reciproca e rispetto a mptivo delle differenti situazioni in cui
i singoli membri che ne fanno parte
si possono trovare. Concordavo pienamente con quanti dissentivano ad
esempio dalla linea del Consiglio ecumenico delle chiese in riferimento ad
un certo tipo di ecumenismo praticato con la chiesa romana, vedi matrimoni misti e personalmente non concordo neppure sulla linea direi politica
NOVITÀ CLAUDIANA
ROLAND DE PURY
Alle origini della libertà
Tentazione di Gesù
e condizione umana
pp. 134 - L. 650
« Gesù ha vinto la tentazione ma la Chiesa, sua
sposa, vi ha ceduto ».
per cui l’esempio dell’incontro a Heraclion è quanto mai significativo.
Purtroppo ero a Losanna come osservatore ed a titolo personale dato
che la nostra chiesa aderisce al Consiglio ecumenico delle chiese ; d’altra
parte ritengo che una nostra presenza ufficiale o almeno ufficiosa possa
essere utile per la nostra chiesa, soprattutto per quella tendenza pietista
che caratterizza le varie chiese aderenti, per lo Spirito evangelistico che
le anima. L’aria di crisi delle nostre
Unioni e delle nostre comunità non è
soltanto ascrivibile ad un insufficiente inserimento nel campo sociale o ad
una insufficiente visione dei nostri problemi. Non aspettiamo soltanto la
voce d’un profeta che dovrebbe venire
ma mettiamoci in ascolto umile della
sua Parola e in uno spirito di preghiera ed allora il Signore risponderà e
manderà il Suo Spirito perchè come
« nati di nuovo » possiamo risvegliare
le nostre chiese in vista d’una concreta, profonda testimonianza nel contesto politico e sociale del nostro tempo e con metodi ohe i tempi ci consigliano purché « Cristo sia predicato »
e creature « nate di nuovo » ravvivino
il clima triste delle nostre chiese alle
quali è stato affidato il compito : « Lux
lucet in tenebria ».
Gustavo Bouchard
PERSONALI A
Nel presbiterio d; Ombues de Lavalle. in
Uruguay, la piccola Karin Irene è venuta
a tener compagnia alla sorellina Ingrid.
Alia famiglia del pastore Gerald Nansen
i nostri fraterni rallegramenti ed auguri.
Pro Collegio Valdese
In memoria di Ines e Davide Jalla :
Miranda, Alma e Edoardo Giraud, Pinerolo L. 10.000 ; Nella Greppi Giampiccoli, Firenze, . 10.000; Silvio Long,
Lugano L. lO.OOC
Bellissima giornata quella del 15 maggio
che trasformò la gita della Lega Femminile
a Ivrea in un grande sueeesso. Siamo liete
di avere con noi una sorella non valdese,
che ci dice quanto goda dell'atmosfera amichevole che aleggia nell’autobus; un solo
fratello, il signor Ribet; conosce bene TOlivetti, essendone stato rappresentante a Firenze. Come 1 anno scorso a Bergamo la Società di Cucito aveva preso Tiniziativa (e
già Tinfaticabile presidente Ade Varese progetta una gita per il 1969).
Con Raoul Ailier ripetiamo : « Nous /crons ensemble des rêves — Nous prierons
apres nous verrons! — Dieu nous conduira ».
Appena giunti a Ivrea, siamo accolti dal
pastore Rostan e dalla, gentile ^Signora. Ci
avviamo verso gli stabili Olivetti e con una
guida cortese ed efficace visitiamo i Nidi
dalle aule spaziose, in mezzo alla verzura,
con attrezzature moderne.
Il nido accoglie i piccolini che hanno già
vissuto 5 mesi e per i primi giorni le madri stanno loro vicine. Vengono affidati alle
giovani infermiere che se ne occupano con
tenero impegno fino a 3 anni. Bellini quei
rampolli titubanti, tenendosi due a due per
mano, aggrappati alla coppia che lì precede,
lunga fila serpeggiante attraverso l’aula, tutti puliti e felici. Altri giocavano nei prati,
0 in un rettangolo sabbioso come in riva al
mare, ovunque sorvegliati : una pediatra,
due medici, un ginecologo, tre specialisti ortopedici vegliano sulla salute di tutti i dipendenti della Ditta Olivetti.
Visitiamo una villa patrizia trasformata
in scuola materna. Nelle stalle d una volta si
trova un piccolo asilo con 30 bambini, graziosi nella divisa allegra della Ditta. Dal belvedere ammiriamo l’estensione della città
pittoresca, sorta tra colline, addossata alla
montagna e che si distende nella pianura.
Dappertutto alberi bellissimi, piante e fiori
curati dai giardinieri.
In una sala ammiriamo i lettuccì a castel
lo facilmente pieghevoli per far posto ai ta
velini aH’ora del pasto. Alcuni bambini di
3 anni si danno da fare per sistemare i pìat
ti. 1 fanciulli numerosi sono divisi in grup
pi e così imparano a vivere, giocare, man
giare e dormire insieme. Un gruppetto, pri
ma di mettersi a tavola, ha cantato una can
zoncina mimata.
Nascono 100 bambini al mese! e ci sono,
in media, 120 matrimoni, ogni mese, nella
grande famiglia operaia d'Ivrea. Per la scuo.
la materna si è costruito un altro Asilo a
padiglione con due aule per 30 bambini.
Una decina di giorni fa s’è aperto un Asilo
nella zona operaia, offerto ai bambini che
SAH SECONDO
— La domenica ddÌW Palme la Comunità
ha avuto la gioia di àc^ < gliere nel suo seno
otto membri di Chiesa : (rardiol Ivana, Gay
Nella. Griglio Eliana, /¡anavella Mafalda,
Pons Emma, Griglio Pin o. Martinat Luciano
e Micol Enzo.
Il Signore, che hann.) promesso di servire, li aiuti e li guidi sulla vìa del servizio
e della fede.
— I culti del tempo di Pasqua sono stati
ben frequentati e la Corale ha recato il suo
valido ed apprezzato contributo.
— Il 23 aprile si sono svolti i funerali
di Roslaing Ida ved. Don, deceduta alla Rìvoira aU'età di anni 82. La nostra sorella,
molto provata nei suoi affetti più cari durante la sua vita, è stata sempre sorretta ed
a’ulata da Dio nel quale ha confidato fino
alla fine.
Il Signore fortifichi la fede ed illumini
la speranza di coloro che piangono.
— Il primo maggio sono stati uniti in
matrimonio: Long Carlo Alberto (Ponte San
Martino) e Paschetto Matilde (Brea).
A questi giovani sposi, rinnoviamo i migliori auguri per un lungo cammino insieme. sotto la benedizione del Signore.
— Domenica 5 maggio sotto gli auspici
della Corale, è stata effettuata una gita al
lago d’Iseo. A Bergamo, accompagnati da
una sorella di quella chiesa, abbiamo visitato la città alta. Anche se il tempo imbronciato non ci ha permesso di ammirare le
bellezze del lago, siamo stati rallegrati dal
sole sulla via del ritorno e, soprattutto, dallo spirito fraterno e gioioso che ci ha accompagnati durante tutta ]a gita.
— La domenica 12 maggio la nostra Comunità è stata lieta di ospitare le Corali della Val Chisone per la Festa di Canto. La nostra Corale ha partecipato alla ben riuscita
manifestazione.
— I bambini della Scuola Domenicale sì
preparano a partecipare alla Festa di Canto
che avrà luogo a Pramollo, domenica 26
maggio.
— L’Assemblea di Chiesa è convocata per
domenica 9 giugno : verrà data lettura della
Relazione morale e finanziaria del Concistoro per l’anno 1967-68. Verranno pure nominati i delegati alla prossima Conferenza
Distrettuale ed al Sinodo.
non sono tutti figli di dipendenti Olivetti.
Al centro dell’immenso rettangolo Olivetti,
si trova il nucleo sociale. La Biblioteca amena (romanzi), che serve anche ai pensionati,
accoglie chiunque desidera avere libri in
prestito. Al piano superiore si trova la Biblioteca Culturale, dove intorno a tavoloni
possono lavorare, leggere ed istruirsi, coloro
che ne hanno il desiderio. L’abbonamento
a lutti i giornali europei offre una grande
varietà di lettura periodica, riviste tecniche
circolanti. Le succursali Olivetti si trovano
in varie parli del mondo: Barcellona, Giappone, Messico, Brasile, Russia ecc.
Un Cine club funziona nel cinema locale
a turni vari, che permettono a tutti di recarvisi nelle ore libere.
ftn^nn visitato gli impianti da dove
. 0 macchine da scrivere escono ogni
giorno. Un altro centro di macchine contabi.’i e sorto a Agliè.
Malgrado tutte quelle officine, Ivrea ci è
parsa graziosa e pittoresca, in mezzo a cocuz
zoli verdeggianti. Nei giardini le rose già
sono in piena fioritura. Alberi rigogliosi e
vari, mura coperte di foglie spruzzate da
cascate! E pensando a Torre Pellice, dove
campi e giardini sono stati ingoiati dalle
strade sempre più larghe e divoratrici, ci
meravigliamo della delicatezza degli ingegneri che hanno saputo conservare alla cittadina industriale tanti viali, giardini ameni, prati e parchi!
Un po’ prima dì mezzogiorno, per evitare
l'ingorgo alle ore di punta — un automobile
ogni 3 persone — ci ritroviamo nel pullman
riconoscenti per quella visita istruttiva ed
interessantissima.
Che bella passeggiata nel verde delle colline; ammiriamo il lago Sirio, dominato dal
Castello di Montalto; il lago più piccolo di
San Michele. Ancora alcuni chilometri (
giungiamo al lago pittoresco e sereno di Vi
verone. La giornata è magnifica; il cielo lini
p!dissimo e Tarietta del lago tempera di cal
do. Non c“è bisogno dì augurarsi buon ap
petito! Dopo il pranzo possiamo gironzolare
o sederci ed ammirare questo luogo tanto
carino e nei giorni festivi terribilmente affollato; boe, cabine, proprietà private, reti
metalliche impediscono di fare un giretto
in riva al lago. Penso all’Africa dagli orizzonti infiniti, ai laghi solitari, dove solo alcune capanne danno segno di presenza umana e dove nessuno avrebbe l’idea di stabilirsi proprietario unico.
Alle 3 precise torniamo a Ivrea, alla Sala,
che i nostri fratelli e sorelle affittano, pagando un prezzo piuttosto alto. Nella città
industriale la vita è molto cara!
Da 70 anni la chiesa non ha mai ottenuto un luogo di culto centrale e suo. Ultimamente. una caserma poco dignitosa le fu of.
feria, ma aspettando il nuovo tempio che si
sta costruendo, la comunità s’è felicemente
sistemata in quel locale più centrale e luminoso. La Scuola Domenicale si tiene nel sottosuole. 11 tempio sorgerà sulla strada provinciale, in una zona popolosa e sarà così adatto ad una migliore testimonianza. La spesa,
ci dice il pastore Rostan. è già coperta da
più di L. 30.000.000 doni tedeschi e la piccola comunità valdese locale ha già versato
alla Tavola 7.000.000 di lire. Il terreno è
stato loro regalato dalla Olivetti in memoria,
della moglie di Camillo Olivelli, la quale
era valdese, una Revel. Nella sala accogliente alcune gentili sorelle della giovane Lega
famminile ci hanno preparato il tè e dolci:
una graziosa fanciulla offre a ognuna di noi
un ciclamino.
Il canto « Non foglie no, che il vento invola » e la preghiera del pastore ci uniscono
tutti in un pensiero di profonda fraternità.
Alle 17 prendiamo la via del ritorno. Alle
19,30 « Arnaud » che vi aveva viste partire
allegre e spensierate, la mattina, ci rivede
gioiose e riconoscenti per la bella giornata
vissuta insieme, affiatale, amichevoli, felici
e pronte a riprendere il peso, più o meno
leggero, della vita quotidana.
Graziella Jalla
LETTORI CI SCRIVONO
E’ tutt’alfro
che piccola cosa
Un lettore, da Torino:
Caro direttore,
mi perdoni se mi permetto esporLe
un mio caso personale che, pur essendo piecola cosa, a confronto delle
molte questioni ben più importanti
di culi Ella si è dovuta occupare, in
questi ultimi tempi, sul Suo giornale,
sarei lieto potesse essere giudicato da
Lei e dai Suoi lettori quale testimo
nianza, sia pure modesta, in un mon
do in cui è talvolta un po’ difficile po
ter testimoniare : il mondo del lavoro
Prima di entrare in argomento, mi
consenta di fare un breve preambolo,
che prende lo spunto dal sermone del
Pastore Ayassot, da me ascoltato domenica 19 maggio a Torino, circa la
necessità di trasferire nella vita di ogni giorno quanto udito durante il
Culto, ad evitare che il Culto stesso,
finisca per costituire, soltanto, una
parentesi senza traccia o, addirittura,
una perdita di tempo, per chi vi ha
partecipato.
Meditando tale sermone, ho avuto
la sensazione che qualcosa in me sia
cambiato, da quando ho incominciato
a frequentare i Culti, e ad ascoltare
la Parola del Signore.
Certamente, questa trasfonnamone
doveva avvenire, altrimenti avrei potuto continuare ad essere quello di
prima, e quindi non è il caso che me
ne faccia un vanto, assumendo l’antipatico atteggiamento del fariseo della parabola...
Passando dalla posizione di « cattol!co anagrafico », indifferente, nella
quale ero vissuto per tanti anni, all’Evangelo, qualcosa è cambiato in me,
tanto da farmi meditare ogni cosa
da un punto diverso da quello con il
quale ero solito valutare <t prima », le
cose.
Non voglio annoiare alcuno con la
enunciazione delle molte opinioni che,
alla luce deU’Evangelo, ho sentito di
dover rivedere in me, desiderando
solo fare una breve esposizione dello
stato d’animo ■ in cui oggi mi, trovo,
che mi porta a prendere decisioni che
sono, per me, di estrema importanza.
Trovandomi alle dipendenze di un
Cotonificio, in qualità di Direttore, e
dovendo realizzare un programma che
comporta il licenziamento di quindici Operai, e la conseguente ripartizione del lavoro attualmente fatto da
questi Operai sugb altri (con aumento
del carico di lavoro di questi ultimi
— già quasi al limite della sopportazione), io, interrogando la mia coscienza di Evangelico, mi rifiuto di
farlo, deciso a rassegnare le dimissioni, piuttosto di compiere una azione
che verrebbe a privare del lavoro dei
capi famiglia, per di più di età che
ben difficilmente può loro eonsentire
di trovare un’altra occupazione.
Mi sento, in questo momento, come l’obiettore di coscienza che si ri
fiuta di sparare; e proprio in conseguenza di quei principi evangelici che
ho accettato, promettendo di venire
ad essi mai meno, al momento della
mia ammissione e professione di fede nella Chiesa Evangelica Valdese,
mi sento in dovere di lasciare ad altri il tremendo incarico che la Ditta
alla quale appartengo mi ha imposto.
In quest'ora di meditazione e di
sofferenza, sento che questa è l’unica
via che, come Cristiano, io debbo seguire; non posso soffermarmi sul fatto che, a 45 anni, affrontando la disoccupazione, debbo trovarmi una sistemazàone, in un campo qualsiasi,
assolutamente nuovo per me; nè posso lasciarmi afferrare dalla paura per
il futuro, mio e della mia famiglia,
poiché soltanto in una direzione posso indirizzare i miei passi : la via che
l’Evangelo mi dice di seguire, nel
difficile momento che sto attraversando.
Confido solo nell’aiuto del Signore,
certo che lo Spirilo Santo, come mi
ispira in questa ora così triste per
me. non mancherà di aiutarmi.
Mi perdiSni,- caro direttore, se mi
sono permesso indirizzarLe la presente, che vuole essere soltanto una affermazione di coerenza cristiana, che
non può conoscere alternativa, e gradisca i miei più rispettosi saluti.
In caso di pubblicazione della presente, voglia omettere il mio nome.
(lettera firmata)
Le buone
intenzioni
I
Un lettore, da Villar Perosa: I
Caro direttore,
ho letto il rilievo di un lettore al
mio ringraziamento al doti. A. Manganare per il dono consegnatomi a
favore del Collegio Valdese di lire
200.000, quasi che noi avessimo con
ciò voluto fare della propaganda elettorale. Orbene non è la prima volta
che debbo ringraziare il doti. Manganare per dei doni fatti alla mia comunità. Se posso inviare frequenti
lettere pastorali alla mìa chiesa lo
debbo a lui che mi ha regalato un
ottimo duplicatore. Recentemente in
una adunata con i nostri fratelli di
Germania egli parlava con commoventi espressioni della sua simpatia
dei Valdesi. Forse il rilievo in og; getto recherà del danno alla mia chie.
! sa : da un’altra parte infatti mi si è
i detto questo: abbiamo una somma a
j disposizione per la propaganda elet' torale, ma pensiamo che piuttosto che
spenderla per far correre delle macj chine a far chiasso per le strade, sìa
I meglio spenderla per un’opera di bej ne e la metteremo a Sua disposizione...
: Io risposi; la darò al Collegio ValdeI se, che ne è il più bisognoso. Io non
i so se dopo il rilievo letto questi noI bili amici vorranno ancora mandarI mi il loro dono. Mi dolgo ad ogni mo.
do del rilievo fatto e affermo che un
po’ più di spìrito buono nei nostri
discorsi non guasterebbe. Affermo
che attorno a noi esistono ancora persone nobili e buone,
Enrico Geymet
Spero che la comunità di Villar
Perosa non mi chieda i danni!
G. C.
Ancora
la Grecia
Un lettore, da Torino:
Caro Conte,
che il signor Fournaris autore delTarticolo da te pubblicato con gran
rilievo « E' l'ora dei tecnici » non sia
un fascista è possibilissimo, ma non
ha nessuna importanza, quello che
conta è il valore oggettivo delle sue
prese dì posizione, che anche a me —
come al prof. Viola — paiono tipicamente parafasciste, perchè si sforza dì
giustificare il suo collaborazionismo
con il regime dei colonnelli, invece di
contribuire ad abbatterlo e ad isolarlo sul piano internazionale. Che poi
questo regime sia più nasseriano che
fascista mi suona strano.
Non mi risulta che i colonnelli
stiano attuando una riforma agraria,
nè che roligarchia sia stata liquidata
(è di oggi la notizia che il grande ar.
malore Stavros Niarkos ha deciso di
trasferire la sua sede da Londra ad
Atene e pare che gli altri armatori lo
seguano), nè che il monarca sia stato
deposto (come accadde a Faruk), nè
che le gerarchie ecclesiastiche siano
in crisi, che anzi Jeronymos benedice
Papadopulos « Uomo della Provvidenza » come già era accaduto ad un
certo Benito Mussolini, Il fatto che
la Grecia sia stata esclusa dalla lista
dei paesi europei per i quali il Governo americano ha imposto la riduzione degli investimenti, assicurando
in tal modo un incremento degli investimenti privati americani in Grecia,
mi pare sintomatico, tanto più se colleghi questo provvedimento al fatto
ormai noto che il colpo di stato dei
colonnelli aveva l’appoggio della CIA
e della NATO.
Che la democrazia in Grecia sia
sempre stata oligarchica è fuori dubbio, e pertanto sono d’accordo con te
quando affermi che non ha senso battersi per una restaurazione dell’« ancien regime »; ma si tratta di sapere
se ci si batte per una Grecia libera
dalla tutela americana, e rinnovata
nelle sue strutture sociali, veramente democratica, o se si contribuisce a
consolidare il regime dei colonnelli,
magari rendendo quosto regime più
efficiente e quindi solido. Il signor
Fournaris ha scelto questa seconda
strada e si illude di poter liberalizzare un regime fascista o meglio cerca
di illudersi per giustificare il suo opportunismo. L’importante è che non
ci illudiamo almeno noi che l’esperienza del fascismo e delle illusioni
liberali bene conosciamo.
Alberto Gabella
Non mi illudo nè. credo, ho illuso.
G. C.
3
31 maggio 1968 — N. 22
pag. 3
UNA CORRISPONDENZA CON IL SEGRETARIO GENERALE DEE C.E.C.
Dibattito sugli indirizzi ecumenici
alla vigilia di Upsala
Il pastore Blake risponde ai rilievi e alle riserve che avevamo mosso alVintervista concessa a “Le missioni cattoliche
99
L^uoi ì ricorderanno che sul nostro nu0 6 (9 febbraio '68) avevamo riportato
iniegralmente un’intervista concessa dal pastore E. C. Blake, segretario generale del
Consiglio ecumenico delle Chiese, alla ri-vista « Le missioni cattoliche ». « Verso
Upsala 1968 », cui avevamo faito seguire
un nostro commento; «Non siamo d'accordo, pastore Blake, e ce ne dispiace assai! ».
Abbiamo poi ricevuto, tramite il dr. van
■den Heuvel. direttore della Divisione delnniorrnazione del C.E.C.. l'invito a rivol
gere. in seguito a quello scritto, una serie
di domande al past. Blake. E così abbiamo
fatto, apprezzando vivamenie la disponibilità del segretario generale del C.E.C. a rispondere anche alle obiezioni del modesto
foglio ufficioso di una piccola, anche se antica Chiesa membro del C.E.C., e questo
nella mole di lavoro che la preparazione di
un'Assemblea generale deve rappresentare
per la staff del C.E.C.. a Ginevra.
Ecco lo scambio di lettere, che pensiamo
possa interessare i nostri lettori e di cui
anzi ci sen'tiamo loro debitori.
e nostre domande
Torino, 24 aprile 1968
Caro Pastore Blake,
Ho ricevuto dal dr. van den Heuvel
la gradita offerta di rivolgerLe alcune
domande, cui Lei avrà la bontà di rispondere, per chiarire alcuni punti in
discussione. Da qualche tempo, infatti,
certi indirizzi seguiti dall’esecutivo del
•C.E.C., in particolare nei confronti
della Chiesa cattolica romana, suscitano in parecchi di noi vive perplessità e talvolta aperto dissenso. Ho visto
che Lei ha cordialmente risposto già
ad altri interlocutori. Tengo a dirLe
che, se sono stato fra quelli che hanno
deplorato come si sono svolte le cose
ad Heraklion (non tanto che i rappresentanti d" " E C vi si siano recati,
ma che nt ^ i bo ano parlato chiaro,
alto e loiU r 1 o 1 divido le critiche
di cui c si it t V ( ttto la parte del Suo
' rapporto relativo al problema della trascendenza : penso invece che quel richiamo era giusto e di alta importanza. Ma quello stesso richiamo alla trascendenza, necessario nei confronti del
rischio di svuotare la testimonianza a
Cristo nell’impegno nel mondo, non
va rivolto anche nei confronti del rischio dell’orizzontalismo pan-ecclesiastico? Il nuovo umanesimo « ateo » non
ha segreti punti di contatto con il nuovo umanesimo ecclesiastico, che trova
nella Chiesa di Roma la sua espressione più compiuta? Ecco alcuni degli interrogativi che agitano me, come molti altri e in particolare i miei collaboratori della redazione.
Attendendo con gratitudine Le risposte che vorrà inviarci, e pensando
con stima t r i a i ave responsabilii r v sulle spalle. Le
invìo il 1 1 i i ale saluto
Gino -Conte
NOTA. Alla lettera erano allegate le domande che seguono :
1. - Nell’intervista pubblicata su « Le
Missioni Cattoliche », la quale riflette
bene, mi pare, l’orientamento attuale
del C.E.C. nei suoi rapporti con la
Chiesa di Roma, Lei dice che « la divergenza con la Chiesa cattolica è di
ordine ecclesiologico ». Che cosa intende dire? Per noi tale divergenza è di
ordine teologico, non quindi una questione di strutture, ma di fede, essendo in gioco, molto più che rapporti
fra cristiani, il rapporto con Dio.
z. Dai presupposto fondamentale
o r T,te le altre questioni (va
r e del risveglio del laicato catt.iiiro. negli incontri ad alto livello,
a > qui vorremmo solo sapere
con niu precisione qual’è il Suo pensiero nel confronti di una eventuale domanda di ammissione nel C.E.C. da
parte della Chie.sa cattolica romana.
Lei ha dichiarato: « Noi del C.E.C. dobbiamo essere aperti a tutte le domande di ammissione », ma riconosce che
un passo di questo genere porterebbe
un vero sommovimento sia nel C.E.C.
sia nel Cattolicesimo romano. A noi
pare che tale passo potrebbe essere
compiuto solo a condizione che il CEC
non sia più quello che è e che le Chiese che lo hanno costituito hanno voluto e creduto e sperato, o che Roma
non sia più Roma. QuaTè la Sua opinione?
2. - Tuttavia, non pare probabile, in
ogni caso a breve scadenza, una domanda d’ammissione da parte della
Chiesa cattolica romana; lo ha ripetutamente dichiarato il gruppo misto
di studio. Viste le difficoltà teologiche,
si segue la via pragmatica : fare insieme. Non Le pare che que.sto costituisca un ritorno a una tappa che si poteva considerare superata? Se ciò che
conta è dare una testimonianza, in
che misura possono dare una testimonianza comune Chiese che non credono e non predicano lo stesso Evangelo? Se ciò che conta è dare un aiuto,
perchè questo ripiegamento infraecclesiastico, anziché impegnarsi decisamente, ad esempio, in una collaborazione con gli organismi delTO.N.U.
(P A.O., U.N.E.S.C.O., Uff. Intern. Sanità, B.I.T., ecc.)?
3. - Negli ultimi anni, il C.E.C. ha
imboccato decisamente la via della collaborazione con la Chiesa di Roma. In
base a quali criteri è stato deciso e
attuato questo passaggio dalla fase
dell’osservazione reciproca a quella
della collaborazione, passaggio di cui
non ci risulta che gli organismi esecutivi del C.E.C. abbiano ricevuto
mandato dall’ Assemblea di Nuova
Delhi?
4. - Per concludere, non Le nasconderemo che la parte della Sua intervista dedicata aH’ecumenismo in Italia
ci è dispiaciuta. Lei pare avallare la
solita‘spiegazione psicologizzante dell’atteggiamento di una minoranza in
passato perseguitata e quindi chiusa,
sospettosa, ecc. A parte il fatto che
non pochi evangelici italiani sono fra
i più « aperti » che si possano immaginare (e a nostro avviso anche troppo), anche da noi si è cercato di studiare seriamente il cattolicesimo romano e di incontrare a viso aperto i
cattolici. Lo scorso anno, in occasione
di una Sua venuta a Roma per un incontro con personalità cattoliche, Lei
ha avuto occasione di incontrare degli
italiani; Lei conosce la posizione del
prof. Vittorio Subilia, che il C.E.C. ha
invitato come teologo consulente a
Upsala e che ha dato un indirizzo determinante, anche se non esclusivo,
alle nostre Chiese. Le pare che questo
indirizzo, che informa pure il nostro
modesto lavoro redazionale, giustifichi quel giudizio di « condizionamento psicologico » che Lei ha pronunciato?
5. - Quale Le sembra il compito e
rapporto possibile, nell’ambito del
C.E.C. e in particolare riferimento alle questioni di cui abbiamo parlato,
del piccolo protestantesimo italiano e
di una piccola Chiesa riformata come
quella valdese?
^5 „3:1
rispostR di E. C. Blake
Ginevra, 21 maggio 1968
Caro Pastore Conte,
Le sono molto grato per la Sua lettera del 24 aprile. Ho coscienza che alcuni dei nostri amici migliori, specialmente nelle piccole Chiese membri, le
cjuali vivono nei cosiddetti paesi cattolico-romani, non hanno condiviso l’en; iasrno generale delle nostre Chiese
■ ori a proposito del rapido svilup’U'ïllç relazioni fra il Consiglio e la
Chi :' a cattolica romana. Lo comprendo perfettamente e Le assicuro che i
Suoi dubbi e i Suoi interrogativi sono
presi dal C.E.C. in considerazione altrettanto seria quanto le richieste di
relazioni più numerose e più profonde
di quelle che già esistono. Lei comprende di certo che anche nella nostra
staff coesistono, in proposito, opinioni
;i verse e tutti noi abbiamo bisogno
urocedere con integrità e chiarezza.
La situazione delle nostre Chiese membri è assai svariata, anche in merito
alle loro relazioni con la Chiesa cattolica romana : dimensioni e storia
giocano, da entrambe le parti, un ruolo importante.
Perciò, la cosa di fondamentale im
pcrtanza è per tutti che noi siamo
ubbidienti a ciò che lo Spirito dice ora
alle Chiese. In ogni comunità cristiana v’è un fermento di rinnovamento
che unisce i cristiani. Penso al movirnento del rinnovamento biblico, di
rinnovamento liturgico, di rinnovamento nel servizio e nella testimonianza a livello locale, alla ricerca di
strutture per l’unità che abbiamo in
Cristo, allo studio comune e alla comune attività missionaria. Come in
tutte le epoche della storia della Chiesa, rinnovamento significa travaglio.
Vi sono forze di rinnovamento e di
riforma; vi sono pure forze di reazione e di Controriforma. Le Chiese hanno accettato il movimento ecumenico
e hanno costituito il Consiglio ecumenico per coordinare, facilitare, intensificare e potei^iàie le forze di rinnovamento-e di riforina nella Chiesa universale. È stato un atto di fede, non
l’estensione di ciò che già esiste. Il
Consiglio ecumenico è quindi un elemento critico nella vita delle Chiese,
anche della Chiesa cui apparteniamo.
Nella Sua lettera, accenna al pericolo dell’« orizzontalismo pan-ecclesiastico ». Se capisco bene l’espressione.
si riferisce a una pura collaborazione
di denominazioni senza che emergano
mai decisioni di fede fondamentali. È
un pericolo effettivo e mi rallegro che
Lei vi si riferisca. Evidentemente abbiamo bisogno di più=«che di un semplice inclusivismo orizzontale. La traccia di studio per la Sezione I, preparata per Upsala, lo mette in evidenza
nella discussione circa il significato
della cattolicità. A New Delhi abbiamo potuto affermare che l’unità, la
quale è dono e volere di Dio, è in via
di essere resa visibile
n quando tutti coloro che, ovunque, sono battezzati in Gesù Cristo e lo confessano come Signore e Salvatore, sono
condotti dallo Spirito Santo a una comunione piena ».
Abbiamo pure affermato che questa
unità dev’essere tale che i membri, in
qualunque luogo,
« sono uniti all'intera comunione cristiana di tutti i luoghi e di tutti i
tempi... ».
Questo, naturalícente, ha suscitato il
problema dei r rto fra comunità locale e comunu iver"aie. Cattolicità
non significa ‘ ito riunione univer
sale di tutti 1 c'istiam. ma anche la
verità dì Dio riv lata in Gesù Cristo,
che abbraccia nin. A Upsala riaffermeremo che e l isto a chiamare all’unità ed e IO innto Santo ad aiutarci a tra“ e le nostre differen
ze nell’es] r m a fede, ad aiutarci
a trovare un e “ione comune della
fede che Egli rn.i destata nella sua
Chiesa.
Non conosco ocuna dichiarazione
del Consiglio er lenico che potrebbe
essere classific: 1 come « orizzontalismo ». Nei mio nsiero. il termine è
collegato a que; he e stato definito
l’istituzione di m ' super-Chiesa, l’uniformità organi:- iva dell’aspirazione
umana. Il Cor;, i lio ecumenico e il
movimento ecu; nico nel suo complesso sono “en stati fermi nel respingere un simi e significato di ecumenicità. Attraverso gli ultimi anni,
sappiamo che e state; 10 Spirito a guidarci passo per passo, forzandoci a
collegarci nei nostro lavoro per un’unità organica, ncercanuu ii rinnovamento nel culto, nella testimonianza e nel
servizio. Lo ammettiamo, però: il movimento ecumenico è in pericolo costante di perversione In tutte le Chiese vi sono forze che sperano nelTunità
per motivi errati. Vi è chi sogna il ristabilimento di una Chiesa potente,
capace di dominare la società. Altri
lavorano per l’unità nella speranza di
raggiungere un fronte comune contro
il comunismo. Altri ancora hanno assunto una posizione talmente spiritualizzata, da farli parlare volentieri di
unità spirituale, senza però vedere
l’esigenza di una Chiesa una, capace
di celebrare il culto, di servire e di testimoniare trascendendo frontiere culturali e nazionali. A me pare che l’ecumenicità autentica si rallegra del collegamento in vista del rinnovamento
presente in tutte le Chiese, piuttosto
che irritarsi per le tentazioni e per la
forze negative che sono all’opera.
Le domando : questo concetto di cattolicità, che accomuna la fede nell’Intero Evangelo e la fede nella Chiesa
di ogni tempo e luogo, non ci impone
di unire le nostre mani, di pregare, di
agire con tutti coloro che confessano
Cristo quale Dio e Salvatore? L’isolamento da Chiese, la cui realtà effettiva fpractice) pensiamo che, a tutt’oggi, non raggiunga il livello che noi
sappiamo dover essere quello della
Chiesa, può aiutarci a stimolare in
loro il rinnovamento? Possiamo rallegrarci del rinnovamento cristiano che
è in atto in altre Chiese, in cui riconosciamo che Cristo è all’opera, senza desiderare di avvicinarci a Lui? È
forse possibile limitarsi a osservare il
rinnovamento, o non dobbiamo piuttosto unirci ad esso? È a causa della risposta che abbiamo data a queste domande, che Cattolici romani e Protestanti sono stati in grado di avvicinarsi gli uni agli altri.
La Sua lettera passa poi a chiedere
se ciò non significa che contribuiamo
a una specie di umanesimo ecclesiastico, che Le pare abbia trovato la sua
espressione più compiuta nella Chiesa
cattolica.
Devo limitarmi a rispondere alla domanda nel suo complesso, sorvolando
su alcuni punti sul quali dissento dalle
Sue espressioni. Perciò non intendo affrontare la domanda se la Chiesa cattolica romana è più tentata dall’umanesimo di quanto lo siano i Protestanti. Non parlerò del carattere sacramentale della teologia cattolico-romana, che~mi pare 'Importante à~questo
proposito. Permetta che mi riferisca al
punto centrale della Sua domanda; il
Consiglio ecumenico sta cadendo in
preda all’umanesimo moderno?
Proporremo alla prossima Assemblea che lo studio centrale in seno al
C.E.C., dopo Upsala, si accentri sul
l’uomo. Nel corso di tutto il nostro dibattito degli ultimi anni abbiamo scoperto sia una convergenza nella riflessione su quel che è l’uomo, sia la nostra difficoltà di fondo nelTesprimerlo
in termini che rendano ragione al tempo stesso alla testimonianza biblica,
alle scienze sociali e alle trasformazioni che l’uomo affronta, determina egli
stesso e a cui soggiace. È una discussione in atto in tutte le Chiese, anche
in quella cattolica romana. Forse qui
è il punto in cui sento una punta spiacevole nella Sua lettera : Lei parla della Chiesa cattolica romana in termini
di immutabilità. Non parla forse di
una situazione pre-conciliare? Il dialogo e la discussione, la diversificazione e il mutamento non hanno trovato posto in tutte le Chiese? E non è
forse per questo che il conflitto fra
posizioni prefissate e discussioni scontate ha ceduto il posto a una ten
sione che sarà più produttiva che distruttiva?
All’interno di questa situazione nuova, i singoli e le Chiese hanno da
adempiere a compiti diversi. Dove possibile, dobbiamo procedere quanto più
lontano è possìbile; altrove dovremo
restare fermi e cauti. 'Vi è chi è chiamato a guidare, e chi ad ammonire.
Ma i progressisti vivono grazie all’esistenza dei conservatori e viceversa.
Soltanto insieme possiamo essere la
Chiesa.
Spero che Lei pubblicherà la nostra
corrispondenza sul suo periodico, poiché i problemi di cui parliamo sono
problemi di fondo. E sarò molto lieto
di continuare, se mi darà un po’ di
tempo per riflettere sulla risposta da
dare alle Sue risposte.
Cordialmente
Eugene C. Blake
Continuando il discorso
Torino, 24 maggio 1968
Caro Pastore Blake,
La ringrazio assai per aver trovato
il tempo, in questa densa antivigilia di
Upsala, di rispondere lungamente, a
me e ai nostri lettori. Noto che Lei ha
risposto più alla mia lettera che alle
domande vere e proprie, che invece
rappresentavano per me 1 punti di
molto più importanti. Sarò quindi lietissimo se Lei vorrà continuare la conversazione su quei punti, che mi paiono
essenziali. Mi rendo conto che Lei risponde implicitamente ad alcune di
quelle domande, ma vorrei una risposta più netta, pur comprendendo quaiito sia difficile parlare a nome di un
Consiglio indubbiamente assai composito.
La formula unitaria raggiunta a
Nuova Delhi è più una formula, appunto, che una confessione di fede comune ; appena si va oltre la « facciata» (mi si passi questo termine), affiorano le diversità e, comunque nel
caso della Chiesa cattolico-romana,
scoppiano le divergenze. Ripetere oggi, semplicemente, una confessione di
fede trinitaria o cristologica, rifacendosi a puntualizzazioni dottrinali che
erano « calde » più ieri di oggi, non significa confessare la fede qui e ora;
occorre individuare le puntualizzazioni problematiche di oggi, e di fronte a
quelle vedere se siamo in grado e in
che misura, di confessare la fede, e di
confessarla insieme.
Ecco la ragione dell’atteggiamento
negativo di fronte a un ingresso, de
iure o de facto, della Chiesa cattolica
romana nel C.E.C;: la formula di Nuova Delhi può essere senz’altro sottoscritta da quella Chiesa; eppure sentiamo che nel fondo non vi è vera comunione fra noi.
Lei mi rimprovera di parlare della
Chiesa di Roma « in termini di immutabilità ». Occorre intendersi : sono
convinto che nessuna Chiesa conosce
oggi le trasformazioni che quella sta
vivendo; ma il quadro, abbastanza
oggettivo, che abbiamo di queste trasformazioni, dai documenti conciliari
e pontificali alle innumeri realizzazioni ecclesiastiche, non permette di parlare di questi mutamenti, di queste
« variations » in termini di riforma. Di
riforma ce n’è una sola, impostata nel
X'VI secolo per la Chiesa universale, e
quello che sta avvenendo nella Chiesa
di Roma non è questa riforma. Parlo
della sistuazione di oggi, non di una
situazione pre-conciliare. Se molte posizioni romane sono mutate, il loro
perno non soltanto è rimasto fisso, ma
si è enormemente rafforzato: la Chiesa madre e maestra, norma. Perciò,
mentre mi rallegro sinceramente per
quei fermenti di rinnovamento che sono indubbiamente operanti nel cattolicesimo, cerco di non perdere mai di
vista il fatto che, finché restano in
quel quadro, finiscono soltanto per
rafforzare la vitalità di un organismo
potentemente assimilatore che credo
intimamente e decisamente estraneo
alTEvangelo.
Le alternative poste dai Riformatori
restano vere e nette. Ecco perchè mi
lasciano perplesso le Sue parole su
progressisti e conservatori e sulla loro reciproca necessità, le guide e i frenatori. 'Vi sono dei casi — e quando
il dibattito confessionale è autentico
e confessante, è appunto uno di questi
casi — in cui la verità non è la somma di due verità sia pure in dinamica
tensione: aut-aut. Con questo, è evidente quanto le nostre Chiese protestanti abbiano, esse per prime, bisogno
di riapprendere la forza di quelle alternative che gli uomini della Riforma
hanno avuto la chiarezza e il coraggio di porre, con la forza dello Spirito
Santo ; e abbiano bisógno di reimparare a confessare il solo nome che è stato dato agli uomini affinchè siano salvati.
Riconosco che l’accenno all’umanesimo ecclesiastico era troppo superficiale e attendiamo con viva aspettativa il frutto del lavoro di Upsala in
proposito. È però un fatto che la concentrazione d’interesse sulla chiesa è
proporzionale al diminuire d’interesse
per Dio ; parliamo molto più della chiesa — fra noi e al mondo ■— che di
Dio. E questo è già « cattolicesimo »,
umanesimo ecclesiastico. Perciò pensavo che il Suo richiamo alla « trascendenza », nel rapporto della scorsa estate, non andasse solo rivolto alla sinistra politica, ma almeno altrettanto
alla destra ecclesiastica.
Grato per la Sua attenzione e ben
lieto se vorrà, tempo permettendo, continuare il discorso. La saluto fraternamente .
Gino Conte
Notiziario
ecumen ico
a cura di Roberto Peyrot
IL CEC E GLI AIUTI
ALLA NIGERIA ED AL BIAFRA
Ginevra (soepi) — Due delegati del CEC
sono rientrati a Ginevra dopo un viaggio di
una settimana nel Biafra (che — come è
noto — ha da tempo dichiarato la propria
indipendenza e per questo motivo è in sanguinosa lotta contro il resto della Nigeria).
Scopo del viaggio era di far pervenire a
tutte le vittime della guerra dei viveri e
delle medicine, in conformità alle decisioni
del comitato esecutivo del CEC, la cui divisione di assistenza (DESEAR) aveva già
fatto giungere al Consiglio cristiano della
Nigeria importanti quantità di viveri e medicinali ed aiuti finanziari. Non era però
riuscita a venire in aiuto alle due parti, impossibilitata a causa del blocco.
L’aereo ha ora potuto atterrare senza inconvenienti e così i vari aiuti hanno potuto
essere inoltrati agli ospedali ed ai centri sociali cristiani.
Al suo rientro a Ginevra uno dei delegati,
M, Murray, ha dichiarato : « Il nostro viaggio ci ha condotto in tutti i luoghi, teatro
della zona dei combattimenti e ci ha permesso di constatare come i vari ospedali e
tutte le organizzazioni sociali, agricole, ecc.
funzionino regolarmente malgrado il conflitto ».
La DESEAR ha deciso di portare l’ammontare del suo appello in favore degli aiuti
alle due parti da 2.50 mila a 500 mila dollari (oltre 300 milioni di lire). La cosa permetterà agli studenti bloecati in Europa di
proseguire negli studi e di inviare maggior
quantità di viveri e medicine alle chiese
delle due parti.
VERSO IL RICONOSCIMENTO
DI TUTTE LE CHIESE IN SVIZZERA
Berna (hip) — Mentre la maggior parte
dei partiti politici ha raccomandato il « si >1,
mentre il consiglio sinodale della chiesa riformata ha preso unanime posizione in favore del riconoscimento ufficiale della chiesa
cattolica e la stampa era pure favorevole,
soltanto con una maggioranza del 64% il
cantone di Sciaifusa ha riconosciuto la chiesa cattolica. Da questo fatto, deriva che i
membri della chiesa cattolica avranno l’obbligo, al pari dei protestanti, di pagare l’imposta ecclesiastica parrocchiale, cosa che finora era facoltativa per essi.
Come faceva notare un manifesto del Comitato d'azione per il riconoscimento delle
parrocchie cattoliche, « la maggior parte dei
cantoni hanno accordato alle chiese — in
primo luogo a quelle evangelica riformata e
cattolica — lo statuto di corporazione di diritto pubblico. Rimarranno solo più i cantoni del Vallese e del Ticino a non aver ancora dato l’uguaglianza dei diritti alle comunità riformate. Per contro, le parrocchie
cattoliche non sono ancora riconosciute nei
cantoni di Vaud e di Basilea-Cittào.
4
■pag. 4
N. 22 — 31 maggio 196»
11 centro - sinistra
sempre più a destra
(segue da pag. 1)
che si rivedesse il Concordato e si impedissero de frodi fiscali del Vaticano;
che la terra fosse sottratta all’avidità
degli speculatori; che si riformassero
la scuola e l’assistenza sanitaria.
Per la destra, erano rivendicazioni
rivoluzionarie, che mettevano in discussione le vecchie strutture, su cui
si fondavano i suoi privilegi. Pochi mesi dopo, quando il governo di centrosinistra entrò in crisi, ne approfittò
per tentare la restaurazione con la
complicità di un generale dei carabinieri e dei carri armati. Non ci riusci,
ma il governo che si riformò dopo la
crisi del luglio 1964, di centro sinistra
aveva solo più il nome: una semplice
etichetta, per coprire la solita vecchia
merce.
I socialisti erano stati costretti a rinunciare non solo alle « grandi cose »
per cui si erano dichiarati disponibili,
ma anche alle piccole riforme. Pietro
Nenni disse più tardi che insistere per
realizzarle avrebbe significato l’impossibilità di costituire il governo e il passaggio del potere alla destra, pronta a
raccogliere e a controllare i tumulti
popolari con i carabinieri di De Lorenzo, che aveva preparato i campi di
concentramento per i capi delle sinistre. Il partito socialista tornò nella
« stanza dei bottoni », ma in un angolo, degradato da alleato a vassoio,
compensato solo con qualche briciola
del sottogoverno. Le riforme vennero
insabbiate, qualcuna che giunse in porto era così edulcorata e annacquata
da non poter più intaccare le vecchie
incrostazioni delle caste e dei privilegi. La possibilità di premere i « bottoni » era rimasta prerogativa delle dita
democristiane e dei cervelli della destra economica.
Questo spiega l’apparente paradosso per cui il « centro sinistra » è stato,
la scorsa settimana, approvato dall’elettorato di destra che lo aveva cosi,
selvaggiamente osteggiato agli inizi, e
rifiutato dagli elettori di sinistra che
lo avevano promosso. Il travaso di voti dai tre partiti di destra in declino
(fascisti, monarchici e liberali) alla
democrazia cristiana, ha appunto questo significato. Il partito cattolico è
tornato ad essere la «diga» contro il
pericolo rosso : i timori che tradisse
si sono rivelati infondati. Anzi, quello
che era potuto sembrare un tradimento, appare ora come un’abile manovra
politica: il partito socialista è stato
sottratto alla schieramento di sinistra,
inglobato nelle vecchie strutture, disattivato e reso innocuo. La sua defezione ha fugato definitivamente il pericolo di un successo del «fronte popolare ».
Anche gli elettori di sinistra hanno
condiviso questo giudizio. Per questo
hanno rifiutato, in larga percentuale.
il loro voto al partito socialista, il grande sconfitto di queste elezioni. Tra i
due grandi blocchi, di destra e di sinistra, lo spostamento dei suffragi è
stato minimo : solo l’l,2 per cento è riuscito a varcare il diaframma a sinistra della democrazia cristiana. I due
blocchi restano pressoché intatti, uno
di fronte all’altro. Ma entro i due blocchi, gli spostamenti sono stati sensibili, e contribuiscono ad accentuare la
contrapposizione : la lotta politica
sembra polarizzarsi su democrazia cristiana da un lato e comunisti dall’altro.
I partiti che rappresentavano una
sfumatura, la possibilità di una soluzione moderata, sono in declino. Tra
cinque anni, se questa tendenza alla
radicalizzazione si accentuerà, le possibilità di scelta dell’elettorato italiano
si ridurranno in pratica a un’alternativa manichea: o con l’acqua santa
della democrazia cristiana, sempre più
conservatrice, o con il diavolo del comunisti. La responsabilità di questo
spetta in gran parte al partito cattolico, che sopraffacendo e avvilendo
l’alleato socialista ha fatto fallire il
primo esperimento di una società nuova e moderna in Italia. Non sappiamo
se i socialisti torneranno al governo.
Se lo faranno, malgrado tutto, con
una forza di contrattazione diminuita
dalla grave emorragia di voti, ben difficilmente potranno indurre la democrazia cristiana a ravvedersi e a promuovere un « centro sinistra » più incisivo : è facile pensare che essa considererà il psu sempre meno come un
alleato e sempre più come un vassallo,
condannandolo a una fine ingloriosa
per la prossima scadenza elettorale.
Giorgio Martinat
LUSERNA SAN GIOVANNI
Concerto
di musica
e canto sacro
Sabato 1° giugno - ore 21
La Corale della Chiesa Evangelica
di Losanna-Bellevaux darà un concerto nel Tempio Valdese. Saranno
eseguiti cori di Bach, Mozart, Schütz,
Haendel e musiche per organo di
Buxtehude e Anonimo (XVll sec.)
Invito cordiale a tutti i membri ed
amici delle Chiese della valle. Ingresso libero.
1! concerto sarà ripetuto a FRALI
la sera di domenica 2 giugno, alle
ore 20,30.
N. d. r. : nel prossimo numero pubblicheremo un prospetto dei voti di lista nei vari
Omuni delle Valli Valdesi, con un commento di Giorgio Martinat.
DONI RICEVUTI
PER ECO -LUCE
Da Luserna S. Giovanni ; Emilia Pons
250; Matilde Pons 250; Franco Bonnet 500;
Pietro Grand 500; Elio Peyrot 500; Enrichetta Berlin 500; Clelia Girardon 500; Re.
migio Pasquet 200; fam. Migliotti 200;
Giovanni Catalin 300; Giuseppina Arnoulet
500; Enrico Gay 500; James Gay 500; Ester
Bonjour Gitili 500; Paolo Favout 500.
Da M Hanoi Ferruccio Avondetto 500;
fam. Balmas 500; Margherita Gay 1.000;
Donato De Angelis, in mem. di Lidia De
Angelis 2.000; Madeleine Revel 500; Ottilia Jaeger 500; Paola Cignoni 500; Elvina
Cougn 500; Giulia Berloli 500; Marina Bas
signana 1.500; Giuseppina Quagliaroli 1.000
Ib Guldbrandsen 2.500; Ida Gürtler 500
Luisa Stein 2.500; Stellina Fabbri 2.500
Albertina Corsini 2.000; Xenia Vigano 500
Bianca Pavoni 500; Celio Longhi 500; De
nise Rosselli 500; Aline Barzaghi 500; fam
Griot 500; Elisa Andrei 300; Aldo Gay 500
Maria Luisa Villani 500; Adriana Tagliabue 500.
Gra2iie! (continua)
..........................................................................
luiiiiMiinHHiHmnimiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiimiimiiiiiiiiiiiiiiiiMiiiiimim
iiiiiiitiiiiiiiiiiiiiiiiiMiiiiimiitiii
uiiiiiitimiiiHiHiiiniiiiiniiiuii
Chiese Protestanti e moti studenteschi
(segue da pag. 1)
risveglio e dell' unione dei cittadini del mondo, non per condannare degli uomini, ma
per rompere un ingranaggio fatale; risveglio
che consenta agli insegnanti...di rispondere
per primi alle grida dei giovani, che ci dicono di voler discutere con noi e che le
nostre frontiere e le nostre strutture non
hanno più alcun senso.
« Insegnanti di ogni livello e di ogni paese,
uniamoci per metterci assieme al servizio
della verità, della vita... Ad una rivolta di
carattere mondiale non vi può essere solo
una risposta francese. Noi possiamo rispon
VALLI VALDESI
Giornate Diaconali
In accordo con le Direzioni delle Opere Evangeliche assistenziali ed
educative della zona Valli-Valdesi, Torino, il Comitato delle Diaconesse
ha organizzato un incontro aperto a tutti coloro che lavorano presso tali
Istituti o sono comunque interessati all’opera che in essi e per essi
si compie.
Dove e quando
Gli incontri avranno luogo:
— Domenica 9 giugno al Castagneto di Vìllar Pellice
— Domenica 16 giugno alla Miramonti di Villar Pellice
Chi è Hivitato a partecipare
a) sono invitati a questi incontri innanzitutto coloro che nei no
stri Istituti prestano stabilmente o saltuariamente la loro opera a qualsiasi titolo; , j- X
b) coloro che prestano servizio presso Istituti evangelici al di fuori
della zona indicata e che possono partecipare;
c) tutti gli evangelici che sono impiegati presso Istituti assistenziali non della nostra Chiesa; • . •
d) infine tutti coloro che hanno interesse per il lavoro assistenziale sia per trovare in esso una indicazione vocazionale, sia per dare al
convegno una collaborazione nella riflessione o nella ricerca comune.
Perchè questo incontro
Lo scopo delle « Giornate diaconali » sarà di :
a) offrire una giornata di distensione e di incontro fraterno tra
tutti coloro che nella nostra Chiesa hanno un iriteresse o una vocazione, particolarmente nel campo deU’assistenza agli ammalati, ai veccm,
ai bambini, ai giovani.
b) studiare insieme il problema del lavoro come vocazione, confrontando i dati biblici con la situazione presente;
c) discutere insieme sul come la nota della testimonianza cristiana
possa apparire con più chiarezzo nel nostro lavoro individuale e nell’opera dei nostri Istituti (cosa c’è che non va e cosa si potrebbe fare);
d) indicare delle proposte pratiche sul proseguimento di questa riflessione e sulle possibilità che già possono essere attuate.
Il programma
Il programma delle giornate (uguale per entrambe) sarà il seguente:
ore 9,30 - arrivo, saluti, presentazioni
ore 10 - Past. GIORGIO TOURN: il lavoro come vocazione (studio
biblico)
- Dott. MARCO GAY : il lavoro, oggi
ore 11 - libertà
ore 12,30 - pranzo in comune
ore 14,30 - discussione di gruppo e mozioni finali
ore 17,30 - té, e quando si vuole... partenza
Quanto costa
Il prezzo di tutta la giornata, pranzo e té compreso, L. 1.000.
Iscrizioni
Devono essere fatte entro il 5 giugno al Pastore Alberto Taccia,
10060 Angrogna (Torino), tei. 91.4.44.
dere colla speranza di essere ascoltati se
non colla sola arma dell’ubbidienza alla
nostra vocazione, (antro laguerra e la violenza, la fame, la segregazione e l’ignoranza ri.
Anche i professori e numerosi studenti
della facoltà di teologia protestante di Parigi hanno redatto una dichiarazione (sottoscritta dai proff. Casalis, Dumas, Stauffer,
Asmusscn e da 42 studenti), in cui fra l’altro vien detto : « A lunga scadenza ci auguriamo che questa esplosione drammatica
aiuti la rottura delle barriere che sussistono
fra studenti e professori, fra giovani ed
adulti, fra Università e Stato. A breve scadenza crediamo che la cessazione della violenza non possa avvenire se non con una
effettiva realizzazione delle promesse del
ministro dell'educazione di un’amnistia degli studenti incriminati.
« Come cristiani, siamo contro la violenza, che distrugge i rapporti umani, ma nel
contempo crediamo che le situazioni che
originano la violenza debbano essere esaminate a fondo con lealtà, coraggio e reciproco spirito di verità ».
Anche il comitato francese della conferenza per la pace ha rilasciato una sua dichiarazione ;
» ...Salutiamo gli studenti in lotta per l'av\enire loro e degli altri giovani, per la libertà dell'università e per un mondo meno
inumano... Chiediamo a tatti i cristiani di
di manifestar loro una effettiva solidarietà. Cìtiediamo al governo di trovare soluzioni diverse dalla repressione, di cui denuticiamo le provocazioni e le hratalità intal leni bili ».
Il «hip» dà poi notizia di una '.estimonianza del prof. Casalis. dalla quale risulta
chiaramente che la provocazione « chiaro e
rivoltante « c partita dalle forze di polizia:
« abbiamo visto gendarmi e poliziotti agire
come degli ubriachi o per lo meno come
dei drogati; uomini ai quali i toro stessi
ufficiali avevano grandissinta difficoltà ad
imporre un minimo di controllo ».
♦ . *
Il lettore stesso potrà facilmente rendersi
conto della straordinaria analogia, non solo. coi nostri moti studenteschi, ma, purtroppo anche dello stesso comportamento
brutale delle « forze deU'ordine » che è
stato autorevolmente denunciato anche qui
in Italia.
C'è da augurarsi, ora che è passata la
kermesse elettorale, che i nostri parlamentari, mantenendo le loro reiterate promesse. si pongano subito all'opera per rimediare e sanare, senza compromessi, una così vitale questione coiti è quella studentesca con riforme veramente serie, che rispettino appieno le nuove esigenze ed i giusti diritti dei vari' ordini di scuole (e non
solo delle Università), e richiamino energicamente tanta parte della classe docente al
fatto che la scuola non è un loro feudo ove
possono fare il bello e cattivo tempo, ma
che si tratta di un « servizio » naturalmente
fra i più qualificati, che essa deve rendere,
attraverso ai giovani, a tuKo il paese.
R. P.
POMARETT
Ricorddamo le attività prossime: Domenica 2 Giugno: culto di Pentecoste con Santa Cena; nel pomeriggio il saggio della Scuo.
la Materna alle ore 14,30 al teatro con offerte per la Scuola Materna.
Echi della settimana
NON SONO INFORMATI
Luciano Vasconi su « L'Asirolabio »
(del 5-5'68) commenta un penoso incidente
accaduto a Praga il 27-4. nel corso d’una
dimostrazione contro la guerra del Vietnam.
'< Moliì studenti in piazza, compreso un
gruppo ai nord-vietnamiti ospiti all’università di Praga. Il corteo arriva all'ambasciata U.S.A. Due vietnamiti riescono a scalare
a muro dell edificio e si portan via la hanClient a stelle e striscie. Corrono verso la
Moldava per gettarla nel fiume. Vengono
malmenati dagli altri dimostranti, e la polizia li trascina via a fatica. Gli studenti di
Praga tornano con il vessillo americano alì’ambasciata (quello tirato giù dai vietnamiti o un altro pescato chissà dove) e dicono che sì, sono contro la guerra, ma non
vogliono "offendere la bandiera". // personale U.S.A. è gongolante.
Non è la peregrinazione della bandiera
a render penoso l'enisod'o, sono le botte ai
vietnamiti. C'è latto un sottofondo a spiegare l'episodio di collera: l'U.R.S.S. ha
chiesto alla Cecoslovacchia, e questa accettato, un ingente sforzo economico per sostenere il Vietnam e. in generale, i paesi del
Terzo Mondo. Pochi giorni prima dell’incidente il primo ministro Cernik ha illustrato
con rudezza lo stato dell’economia nazionale, e ha ammesso che per vent’anni gl’interessi dei lavoratori sono stati sacrificati
sull’altare della società perfetta del domani,
con una caterva di sprechi, d'investimenti
sbagliati e improduttivi. Il quadro è stato
realistico, rallarme giustificato, l'impegno
di riportare ordine encomiabile, anche se
costerà ai lavoratori un periodo di austerity. Ma una parte della popolazione, che
non aveva digerito gli aiuti a Nasser e a
tanti altri pseudoregimi socialisti del Terzo
Mondo, finisce per mettere nello stesso sacco l’Egitto e il Vietnam. I sacrifìci sono stati duri, il benessere è sacrosanto, ma dove
va a finire Vinternazionalismo? L'episodio
del 27-4 non va generalizzato ma ridotto
alle sue reali dimensioni: è la reazione esasperata di un gruppo e non certo di tutta la
gioventù di Praga e della Cecoslovacchia.
È anche questa una triste eredità dello stalinismo, di un modo di esercitare il potere
che non ha mai chiesto, ma preteso a comando, l'adesione popolare. Oggi se ne avvertono le conseguenze nefaste, che si ripercuotono nella stessa inversione di rotta.
Quando gl'ideali del socialismo vengono
soffocati dalla hurocrazid, è arduo farli rinascere e rivivere. È una dura lezione per
tutti ».
Questo commento ci richiama al colloquio che abbiamo avuto a Torino, la sera
del 4-5-1968, col dr. Milán Opocenski di
Praga, pastore della chiesa boema e segretario europeo della FUACE (Federazione
Mondiale delle Associazioni Studentesche
Cristiane). Alla domanda rivoltagli da una
signorina (assistente nella Facoltà di Magistero dell’Università di Torino): « Che cosa potrebbero fare i giovani dell'Occidente
per collaborare con quelli dell'Oriente? »,
l’Opocenski ha cosi risposto : « Fate tutto
il possibile per venire a Praga, come turisti
o in altro modo. Parlate coi nostri studenti.
Esponete loro i vostri problemi. E informateli: ne hanno molto bisogno ».
ANALISI D'UNA CRISI
■y^ René Payot. sul « Journal de Genève » del 25-26-5. indaga sui precedenti della
gravissima crisi che la Francia s<a attraversando.
« L’anno scorso m'incontrai a Parigi con
dei ministri mollo inquieti. Durante la campagna elettorale essi avevano constatato che
non v'era circolazione di corrente fra il vertice e la base (...). Confidando in una maggioranza riposante (”majorité de tout repos"), certo di non doversi mai urtare ad
un’opposizione seria, il potere aveva presa
l'abitudine di non preoccuparsi più del Parlamento, nè (più in generale) di quegl’intermediari che rappresentano i diversi settori
della vita economica. In allo si decideva, si
governava in modo autoritario. E il cittadino provava il sentimento umiliante di non
partecipare alla vita pubblica, il sentimento
che lutto venisse elaborato al difuori di luì.
per la volontà d'un sol uomo.
Proprio questo .sentimento di frustrazione,
il giorno in cui gli studenti hanno innalzato lo stendardo della rivolta, ha agito come
una mìccia attraverso tutta la popolazione. A hhUimo assistito ad una specie di generazione spontanea del malcontento. Si
tratta d’un fenomeno straordinario, d ordine essenzialmente psicologico, perche in fin
dei conti non si riesce a vedere quali ragioni
d'ordine materiale comune possono avere
gl'ingegneri delle centrali atomiche e i facchini dei mercati generali, per mettersi in
.sciopero insieme.
Erano ormai mesi che gli osservatori pni
attenti constatavano: essere il regime ormai
nulla più che ima facciata. Gli ordini, le
consegne radevano dall’alto, mentre in una
vera democrazia le derisioni devono risultare da un confronto delle ideologie e trovare il consenso della maggioranza. Un
fiance.se ci dichiarava: "Noi non abbiamo
fatto la Rivoluzione ’ per esser trattati come dei bambini".
Oltre a ciò .si era accumulato, negli animi
e negli spiriti, un malcontento latente dalle
più svariate origini. Maurice Schumann, che^
è deputato d’una regione industriale, mi
diceva: il regime è perduto, se non trova
una rapida soluzione al problema del libero
impiego. Nulla inquieta l’operaio tanto
quanto la prospettiva della disoccupazione.
Tuttavia non bisogna credere che il malcontento sia stato provocato unicamente da
conflitti interni. Schierandosi con gli Arabi
contro Israele, il generale s’è estraniato alla
.simpatia di migliaia di francesi; impedendo
la creazione d'un'Eiiropa unita, egli ha delusa una parte della gioventù, che sognava
una vera comunità occidentale. In un tempo, come il nostro, nel quale solo i grandi
spazi influiscono sul dominio dell’economia
e della tecnica, un nazionalismo ristretto
non può soddisfare gli spiriti. L’epoca di
a cura di Tullio Viola
Déroulède-, delia trombetta e del paniaione rosso è passata per sempre (...).
Le Sinistre (nel voto di sfiducia) non
hanno ottenuto ì 244 voti necessari (al loro
successo). Anche con l'appoggio compatto
della corrente di Centro, esse avrebbero
d’altra parte ancora bisogno dì alcuni voti
gollisti o giscardiani. Ma, ascoltando il discorso. del resto notevole, del sig. DuchameP, si è perfetlamente rapito che il Centro è diviso... ».
Noi ci chiediamo se non vi siano latenti
pericoli, in certo modo analoghi, anche per
lo Stato Italiano, d’andare incontro al collasso in un avvenire non lontano. Speriamo
perciò ardentemente che il nostro regimenon abbia mai più a confidare, come nei
passati cinque anni, in una « majorité de
toni repos ».
N(ìte: ‘ Ci sembra evidente che il francese*H89 9^' rifarsi alla Rivoluzione del
“ Paul Déroulède (1846-1914). fervente
nazionalista, uno dei fondatori della « lega
dei patrioti » lottò tutta la vita contro la
Repubblica, sia apertamente che cospirando. e sognando sempre la rivincita dopo
Sédan.
Jacques Duchamel, capo della frazione
di centro, nel discorso cui s'accenna (tenuto
a Palazzo Borbone il 21 c.), ha detto; «Prima la "grandeur" ed ora il caos ».
Gisèle, Mario, Guido e le loro famiglie, strettamente uniti nel dolore, an
nunciano la improvvisa morte del loro
caro
Charles Rollier
avvenuta in Ginevra il 15 maggio 1968.
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Tip. Subalpina s.p.a. - Torre Pellice (To)