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I
IL DIAVOLO
„Umiliatevi dunque sotto la potente
mno di Dio, affinché egli vi innalzi a
suo tempo; gettando su di lui ogni vostra preoccupazione, perché egli ha cura dì voi. Siate sobri, vegliate; il vostro
avversario, il diavolo, gira come un
leone ruggente cercando chi possa divorare» . _ ^ „
I Pietro 5, 6-8
Questa esortazione conclusiva
dell’epistola punta in due direzioni: ritorno a Dio, espresso con l’imperativo «umiliatevi», e lotta ai diavolo,
espressa con i tre imperativi: «Siffie sobri, vegliate, resistete». Come dire: chi
si consegna a Dio non è dimissionario
ma trova in lui Inforza e il coraggio di
resistere all’avversario, al diavolo. Se
ver i lettori dell’epistola di Pietro il
diavolo è chiaramente individuabile
mila persecuzione («l’incendio che dinmpa in mezzo a voi» 4, 12) i cui effetti devastanti sono la dispersione, la
sofferenza, la nostalgia dei tempi antecedenti la fede, il pericolo della resa
e del relativo conformismo,^ oggi dove
potremmo individuare l opera del
diavolo, come potremmo smascherarlo in modo preciso e concreto?
/L termine «diavolo» in greco deriva
da un verbo che significa «dividere,
separare, interporsi». La sua caratteristica è dunque di introrriettersi, di
separare le persone fra di loro e da
Dio. Il diavolo è l'avversario (in ebraico «satan») che esercita il suo potere
dentro e fuori di noi, nella dimensione spirituale ma anche materiale, a
livello individuale ma anche collettivo. È spietato: «...gira come un leone
ruggente cercando chi possa divorare»
(5, 8). Proviamo a dargli un norne
moderno: chiamiamolo «spirito di intolleranza». Lo spirito di intolleranza
soffia sulle nazioni, sui goverrii, nelle
nostre case, nelle chiese, negli individui. È uno spirito che respiriamo come l’aria, penetra nei nostri cuori,
nelle nostre menti, nelle giunture del
nostro corpo e viene a noi attraverso
la politica, i giornali, la televisione, la
cultura dominante. È spirito di divisione, di antagonismo, di voglia di affermazione. È dallo spirito di intolleranza che nasce il razzismo, Tinsoffierenza, il disprezzo del diverso, l autoglorificazione, l’incomprensione.
LO spirito di intolleranza è parte
del nostro Dna e va combattuto
con una strategia espressa dai tre imperativi «siate sobri, vegliate, resistete». Siate sobri: se nei capitoli precedenti la sobrietà è collegata al ritorno
di Cristo e alla fine dei tempi (1,13; 4,
7), ora è legata all'azione del diavolo.
Essere sobri è la capacità di rimanere
lucidi e riconoscere con obiettività e
coerenza che mentre Dio è «l’amen», il
fedele anche nelle avversità, il cliavolo
è il traditore che inganna. Vegliate: significa non lasciarsi cogliere di sorpresa né imbrogliare; non essere complici del male ma agire da sentinelle e
denunciarlo senza pietà. Resistetegli:
indica una lotta attiva, che il testo
completa con raggiunta «stando fermi nella fede» (v. 9).
La vittoria sullo spirito di intolleranza è possibile soltanto a condizione che la lotta sia «nella fede», in
Cristo, con lo Spirito di Cristo che ha
già vinto lo spirito di intolleranza,
l’ha già inchiodato sulla croce convertendolo in spirito d'amore. Credere in
Cristo significa umiliarsi sotto la potente mano di Dio e sottrarsi al dominio dello spirito di intolleranza. Cw
porta alla croce, alla sofferenza, che
accomuna «ì fratelli sparsi per il mondo» (v. 9), e la cui assenza è campanello d’allarme di infedeltà al Vangelo.
Resa a Dio e lotta al diavolo: beato chi
trova la giusta misura di questo percorso della fede in Cristo.
Francesco Casanova
I problemi che dovrà affrontare il cancelliere socialdemocratico Gerhard Schroder
Una Germania più moderna e più aperta
/ compiti per il nuovo governo si possono sintetizzare in una frase di un teologo tedesco del
b »1» im e pai, .Pdpre mo.. C«ce /Ita B eppvep
WERNER KRIEG*
FRANCOFORTE — Negli ultimi
giorni della campagna elettorale la
vittoria di Gerhard Schröder nori
sembrava più tanto sicura. Dai
sondaggi lo scarto fra i due candidati non appariva molto ampio e la
Demoskopea dava i due partiti
maggiori sempre più vicini come
percentuale di voti. Ma alla fine
tutto si è sciolto con grande rapidità: pochi minuti dopo la chiusura dei seggi il cambiamento alla
guida della cancelleria era ormai
una cosa più che evidente. Ma la
sorpresa più grande di queste elezioni è venuta dal Pds, l’ex partito
comunista. Nessuno credeva che
ce l’avrebbe fatta a superare la barriera del 5% dei voti. La maggior
parte dei tedeschi non vede nessuna soluzione di continuità tra la
Sed, il vecchio partito comunista
della Repubblica democratica tedesca, e l’attuale Pds, che considera un partito antidemocratico.
Gli elettori hanno dato nel nuovo
Bundestag una netta maggioranza
ai partiti della sinistra e ciò può significare che l’armistizio politico e
sociale degli ultimi anni si è spezzato. Il nuovo cancelliere, Gerhard
Schröder che guiderà una coalizione rosso-verde, e i ministri rossoverdi che nominerà, si troveranno
condizionati dall’enorme successo
che hanno ottenuto. Al candidato
socialista gli elettori hanno concesso un prestito sulla fiducia: sarà in
grado di onorarlo?
Il 27 settembre 1998, il giorno delle elezioni, si concludeva a Wittenberg il Kirchentag della diaconia,
organizzato per i L50 anni della costituzione del Comitato centrale del
servizio diaconale. Il teologo di Amburgo Johann Hinrich Wiehern, nel.
settembre del 1848, l’anno della rivoluzione, in un discorso improvvisato rimasto famoso, esprimeva con
una frase incisiva il compito della
futura diaconia: «L’amore ha la vista
acuta e può vedere tutto». Nel 1998
non ci potrebbe essere una frase più
adatta per descrivere i compiti di un
nuovo governo tedesco.
Una manifestazione antirazzista a Berlino
Ci sono molte cose evidenti che
devono essere cambiate, per quel
che riguarda l’amore, la solidarietà,
la rettitudine; anche coloro che
hanno la vista meno acuta riconoscono che nella società tedesca si va
creando un divario crescete tra
ricchi e poveri, mentre chi sta nel
mezzo si sente sempre più insicuro.
Vi sono strati della società tedesca
in cui i figli sono considerati un rischio, una minaccia di povertà, e
non solo dove le famiglie sono numerose, ma anche dove c’è un figlio
solo. La povertà è ancora, in genere,
una questione individuale, ma è
una sorte che in questo paese condividono ormai moltissime persone, tedeschi, stranieri, apolidi. La
povertà in Germania, per esempio
l’esclusione di interi gruppi, dall assistenza minima garantita per legge,
è una sfida particolare.
Una delle principali cause della
povertà è la disoccupazione e combatterla è assolutamente prioritario. Sono necessarie riforme incisive del sistema tributario e del sistema sociale. Riforme che non favoriscano solo un determinato ceto,
ma creino possibilità reali di riequilibrio sociale e di redistribuzione del reddito. Sono urgenti riforme dell’elefantiaco apparato amministrativo. Solo così si può
rafforzare la sussidiarità, che è quel
sistema di solidarietà che sottrae
all’amministrazione statale quanto
più è possibile della gestione del
sociale, per affidarla alle persone
per mezzo delle chiese, del volontariato organizzato, delle associazioni di cittadini e via dicendo. La
società deve concentrare i suoi interventi su coloro che ne hanno bisogno. Purtroppo vige sempre la
norma che chi guadagna di più gode di agevolazioni fiscali e detra
Emancipazione del 1848
La Regione Piemonte
sostiene le celebrazioni
I
Religione a scuola
Pari opportunità
ma fuori dall'obbligo
Per la prima volta in
Italia una Regione contribuisce finanziariamente
alle celebrazioni per la
concessione da parte del
re Carlo Alberto dei diritti
civili a valdesi ed ebrei nel
1848. Lo ha fatto la Regione Piemonte approvando
una proposta di legge presentata dal gruppo regionale dei Democratici di
sinistra. Lo stanziamento
per il 1998 è di 200 milioni
che verranno destinati a
finanziare progetti di Province, Comuni, Comunità
montane, nonché di enti
e associazioni culturali e
religiose. Secondo il diessino Marco Bellion, relaI tore del provvedimento.
«il riferimento alle leggi
emanate nel 1848 non ha
valore unicamente commemorativo e di riconoscimento del contributo
che le minoranze valdese
ed ebraica hanno dato alla crescita democratica
della società piemontese
e italiana. Significa anche
porre all’attenzione dei
cittadini il fatto che la libertà va garantita dalla
legge e conquistata dai
cittadini». Nella relazione
che accompagna la legge
si evidenzia che «ricordare quella pagina di storia
può costituire un riferimento esemplare per una
storia piemontese di domani». (nev)
Chiedere allo stato che
nel curriculum scolastico
vi sia un insegnamento
religioso «significa anche
obbligarlo ad attivare un
regime di pari opportunità per ogni tipo di confessione, non come si è
verificato in Italia con
l’istituzione discriminatoria dell’lrc», molto meglio
che ciascuna confessione
sviluppi la propria attività
informativa e catechetica
«secondo la propria concezione, senza pretendere
dallo stato ciò che è di loro esclusiva competenza».
Così è scritto in una lettera indirizzata al ministro
della Pubblica istruzione
dai partecipanti alle
«Giornate teologiche»
dell’Istituto di formazione
evangelica e documentazione di Padova (Ifed) tenute in settembre sul tema «Quale progetto educativo». Nella lettera si
esclude, per la loro natura
religiosa e non neutrale,
sia la possibilità di un insegnamento della Bibbia
«come semplice fatto culturale e aconfessionale»,
sia «la possibilità di studiare il “fatto religioso” in
sé e per sé». In questa materia, conclude la lettera,
la scuola pubblica dovrebbe avvalersi, senza
oneri per lo stato, del solo
contributo esterno degli
organismi confessionali.
zioni, mentre chi ha uno stipendio
fisso paga fino all’ultimo marco.
E c’è ancora una cosa, non certo
secondaria. La Germania è un paese di immigrazione: la realtà dinamica di un paese che si trova nel
cuore dell’Europa rende necessaria
la doppia cittadinanza. Abbiamo la
possibilità di proporre come iriisura per l’Europa comune non i limiti
rigidi del modello di Schengen, ma
il mantenimento delle porte aperte
con l’innalzamento della quota di
accoglienza degli immigrati.
La consuetudine alle differenze
culturali e ambientali, la concorrenza per le risorse sociali ed economiche e le sfide globali di un
mondo ormai unitario esigono da
coloro che sono parte in causa nei
processi politici formativi una
enorme capacità di progettazione,
richiedono cioè proprio vista acuta
e amore. Abbiamo la possibilità di
diventare una società più moderna
e più aperta. I politici certamente
hanno la vista acuta: Dio doni a loro e a noi l’amore necessario.
* Pastore evangelico,
direttore del Diakonisches Werk
dell’Hessen-Nassau di Francoforte
■EDITORIALE
Quelli che... il calcio
di ALBERTO CORSAMI
A PAGINA M
Il valore del lavoro
di ANDREA RIBET
A PAGINA O
. FRANCIA
Unioni di fatto per legge
dì JEAN-JACQUES PEYRONEL
GIOVANI
Notiziario Fgei
sul Congresso gioyanile
2
PAG. 2 RIFORMA
All’Ascolto Della Parola
VENERDÌ 9
OX[OßRE
«In seguito Gesù si
fece vedere di nuovo
ai discepoli in riva
al lago di Tiberiade.
Ed ecco come
avvenne: Simon
Pietro, Tommaso
detto Gemello,
Natanaèle, i figli di
Zebedèo e altri due
discepoli di Gesù
erano insieme.
Simon Pietro disse:
“Io vado a pescare”.
Gli altri risposero:
“Veniamo anche
noi”. (...) Ma quella
notte non presero
nulla: Era già
mattina, quando
Gesù si presentò
sulla spiaggia,
ma i discepoli non
sapevano che era
lui. Allora Gesù
disse: “Ragazzi,
avete qualcosa da
mangiare?”. Gli
risposero: “No”.
Allora Gesù disse:
“Gettate la rete dal
lato destro della
barca, e troverete
pesce”. I discepoli
calarono la rete.
Quando cercarono
di tirarla su non
riuscirono per la
gran quantità di
pesci che conteneva.
Allora il discepolo
prediletto di Gesù
disse a Pietro: “È il
Signore!” Simon
Pietro udì che era
il Signore. Allora
si legò la tunica
intorno ai fianchi
(...) e si gettò in
mare. Gli altri
discepoli invece
accostarono a riva
con la barca,
trascinando la rete
con i pesci (...).
Quando scesero
dalla barca videro
un focherello di
carboni con sopra
alcuni pesci. C'era
anche pane. Gesù
disse loro: “Portate
qui un po’di quel
pesce che avete preso
ora”. Simon Pietro
salì sulla barca e
trascinò a terra la
rete piena di
centocinquantatre
grossi pesci. (...)
Gesù disse loro:
“Venite a far
colazione”. Ma
nessuno dei
discepoli aveva il
Corano di
domandargli: “Chi
sei?”. Avevano capito
che era il Signore.
Gesù si avvicinò,
prese il pane e lo
distribuì; poi
distribuì anche il
pesce. Era la terza
volta che Gesù si
faceva vedere ai
discepoli da quando
era tornato dalla
morte alla vita»
(Giovanni 21, 1-14)
RICONOSCERE GESÙ CRISTO
Il riconoscimento di Dìo è possibile solo se Gesù, in cui Egli si è incarnato
ci viene incontro e si fa riconoscere come il nostro Signore e Salvatore personale
MAURO PONS
CHI ha voluto continuare e
chiudere il quarto Vangelo
con questo ultimo capitolo, lo
avrà anche fatto per motivazioni ecclesiologiche, ma probabilmente perché ha voluto prolungare il fascino e gli effetti
delle scene del capitolo precedente, le quali narrano del riconoscimento del Risorto come il Salvatore ed il Signore,
come Dio, da parte dei suoi seguaci. Ripetizione, dunque, ma
anche compimento o completamento narrativo.
L'orizzonte del mondo
INNANZITUTTO cambia il
paesaggio degli avvenimenti:
non più un sepolcro e un giardino adiacente: non più una
stanza chiusa ma, ora, il mare
di Tiberiade, la pesca notturna,
l’apparizione aurorale di Gesù,
la barca e il fuoco di brace. Da
luoghi chiusi passiamo a luoghi aperti; da una prospettiva
tutta giocata in una dimensione appartata, nascosta, il racconto si apre a un orizzonte
molto più vasto, quello del
mondo. Da un tempo che racchiude l’esperìenza e resistenza del singolo o dei singoli si
passa a un tempo, quello del
lavoro, della fatica quotidiana,
che comprende ogni esperienza e ogni esistenza umana.
Inoltre sono mutati e si sono
ampliati i «segni»: non più le
bende, il sudario, la voce, le ferite, ma un vero e proprio miracolo, la pesca inaspettata e incredibile. Infine, ritorna il tema
del «riconoscimento» («non sapevano che era Gesù»), ma in
maniera del tutto differente,
dove l’attenzione si concentra
sul discepolo prediletto da Gesù
e su Pietro, illuminando i loro
atteggiamenti in una prospetti
va del tutto nuova. Se in Giovanni 20 il discepolo prediletto
aveva solo «creduto», qui, è lui a
«riconoscere» Gesù e a proclamarlo «Kyrios». «È il Signore».
Pietro, invece, compie ora quel
che non aveva fatto nel capitolo
precedente: riconosce, crede e,
slanciandosi verso Gesù, ama.
Infine la conoscenza si estende
misteriosamente a tutti: nessuno osa chiedere «Chi sei?», perché tutti adesso sanno.
Dunque il continuatore del
quarto Vangelo «riscrive» Giovanni, e lo fa servendosi dei
Vangeli stessi: indubitabile il richiamo alla pesca miracolosa
tramite la quale Pietro è «pescato» da Gesù in Luca (5,1-11); indiretto, ma sicuramente presente, quello a Pietro che cammina sulle acque in Matteo (14,
28-33); indubbio l’obliquo parallelismo fra la «pienezza»
adombrata qui dai pesci e quella indicata dal vino a Cana; certo il simbolismo eucaristico,
sottolineato dalla coincidenza
di questo episodio con quello
della distribuzione dei pani e
dei pesci dopo la loro miracolosa moltiplicazione in Gv. 6,11.
vanneo, sublimare il riconoscimento della rivelazione.
La sublimazione
del riconoscimento
Preghiamo
Camminando sulla spiaggia ho incontrato delle orme,
profonde, un profilo netto che indicava un passo
sicuro.
Incoraggiato, speranzoso, mi sono affrettato
nell’ inseguimento,
non volevo proseguire questo viaggio da solo.
Quando ti ho visto di spalle, non potevo riconoscerti,
figura indistinta, come altre potevi lasciarmi
indifferente.
Ma, voltandomi, hai pronunciato il mio nome.
Anch’io, dunque, sono.
IL continuatore di Giovanni
fa tutto questo non solo per
proclamare la riabilitazione, la
chiamata e il martirio di Pietro
(a cui nella seconda parte del
capitolo Gesù chiede tre volte
se lo ami e alle cui tre risposte
affermative egli ingiunge: «Pasci le mie pecore», aggiungendo poi la profezia sul modo nel
quale egli morirà) né solo per
chiarire il futuro del discepolo
prediletto, che proprio qui si
dichiara testimone e scrittore
di tali fatti. Ma lo fa anche per
sublimare il riconoscimento
nella gioia della sua ripetizione
ed esaltazione. Protagonista
della scena, infatti, qui non è
un altro - Maddalena, Pietro,
Tommaso, il discepolo prediletto - ma soltanto Gesù. È lui,
umano e divino insieme, che
agisce e orchestra il tutto. E il
capitolo era iniziato con parole
significative; «In seguito Gesù
si fece vedere di nuovo ai discepoli» (letteralmente: «Dopo
questi fatti Gesù si manifestò di
nuovo»). Il continuatore vuole,
seguendo il programma gio
II problema della fede
Alla fine della nostra riflessione ci ritroviamo riportati
là dove essa era iniziata. Oggi,
forse più di ieri, la fede cristiana
nasce da una consapevolezza
che si rinnova del continuo in
noi; nella nostra esistenza noi
non siamo soli. Il problema della fede non è l’adesione acritica
a una immagine o a un concetto di Dio. La nostra coscienza
non è mossa alla ricerca di Dio
da una sorta di nostalgia di
questo «altro» che non comprendiamo nella sua totale e radicale alterità da noi. Non è
l’abisso che ci separa da Dio a
spaventarci o a creare dubbi e
questioni, ma piuttosto il fatto
che ci è sempre più difficile riconoscere le tracce della sua
presenza nel mondo, nella nostra realtà, nella nostra umanità
come nella nostra esistenza.
Non è il silenzio di Dio ad angosciarci, quanto piuttosto il timore di essere incapaci di
ascoltare la sua voce quando
egli ci chiama, quando egli si rivolge a noi e ci parla. Dunque il
problema attuale della fede cristiana è dato dall’apparente impossibilità di riconoscere Dio
nella sua rivelazione.
piace, perché non rinuncia a
nulla della sua umanità; anzi
questa fede, consapevole della
dignità e profondità delle sue
domande, riesce ad entrare in
una relazione vera, reale, trasformatrice, significante anche
per il partner divino. Il processo di riconoscimento messo in
atto attraverso la figura di Giuseppe indica un modello a cui
possiamo richiamarci quando
la nostra fede deve essere testimoniata. Ogni testimonianza
ha rilevanza quando sa farsi interprete della storia di salvezza
in cui Dio coinvolge l’essere
umano. L’annuncio della salvezza di Dio può essere compreso solo alla luce del dispiegamento della sua realizzazione nella nostra vita concreta: il
suo orizzonte non può che essere la nostra storia. In questo
contesto la fede diventa proclamazione profetica.
L'irrompere del Cristo
risorto nella nostra vita
Le varie modalità
del riconoscimento
1 testi biblici che abbiamo
analizzato ci hanno posto
di fronte ad alcuni esempi di
modalità del riconoscimento.
Ognuna di esse ha in sé una
sua validità. Mi sentirei di dire
che ognuna di esse è stata vissuta da noi in qualche momento, in qualche stadio o fase della nostra ricerca di fede, nel nostro cammino di discepolato o
nella risposta che abbiamo saputo o voluto dare alla vocazione che abbiamo ricevuto. Attraverso Abramo abbiamo visto
l’essere umano catturato dalla
riflessione approfondita sul
senso da dare alla propria esistenza. Dio si muove ad incontrarlo nella vocazione, quest’
ultima lo mette in movimento,
letteralmente in cammino, ma
Abramo non rinuncia alla propria soggettività per annullarsi
nella divinità che si rivela.
Questo esempio di fede ci
Quando poi smarriamo la
fede, e questo succede più
spesso di quanto noi pensiamo, succede anche quando
continuiamo ad andare in
chiesa, anche quando ci comportiamo da bravi cristiani/e,
il riconoscimento di Dio in Gesù Cristo esige un travaglio interiore che è esperienza reale
dell’abbandono di Dio. Nel
vuoto esistenziale, nel «male
di vivere», dove il «rivo strozzato gorgoglia», dove è «l’incartocciarsi della foglia riarsa»,
dove è «il cavallo stramazzato», nel dolore che rende muti
e la croce personale rende evidente il vuoto della tomba di
Gesù; dobbiamo risentire il
suono della voce di Dio che ci
chiama: nella preghiera che
invoca, la risposta che è nel
nostro nome pronunciato da
chi ci ama veramente.
Ma, ci dice il nostro testo che
annuncia l’irrompere del Cristo
risorto nella nostra vita che pone limite al dolore dell’abhandono nella quotidianità dell’agire delle nostre mani, il riconoscimento di Dio è possibile
solo se Gesù, in cui egli si è incarnato, ci viene incontro e si
fa riconoscere come il nostro
Signore e Salvatore personale.
(Ultima di una serie
di quattro meditazioni)
Note
omiletici*
. " ''angelo di Gio,
SI conclude cosi; «¿J
ce ancora molti altri
miracolosi davanti J , v
discepoli. Quei Kpk 6
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questi fatti sono „.imni
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Gesù è il Messia » n
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--"■II» OlANMAi
per mezzo di lui av *------
vita» (Gv. 20, 30-31)
secondo tempo fu è a;
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attualmente è il suo asedu«
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tunesimo capitolo Pe tale dell
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originalità. Cosi lite Kekèun;
della trasformazione ¡a 125 cf
discepoli in «pestatoi,venienti
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.......ivenicLl*-*
predicatori dell'Evang ¡.„er l’ult
di Gesù Cristo, temat «asettiir
presente in tutti i Vani Slelic
canonici, anche qui «S, I n„
attraverso le formei A
racconto di miracolo,;
ricchito però di numeri |.hiques
elementi simbolici, tri tìscono a
quali spicca il riferimen nella pei
al numero dei pesci pea mtile dell
ti. In questo caso il nuii eco di Pai
ro di centocinquantat jKis,Ilre5
sembrerebbe voler indiì jeseanglii
re il grandioso successo »¿elle vai
¡I rarattpro l iniv/arcala/li ^ .
carattere universale
tn .
la predicazione aposto cj
ca. Secondo Gerolam
uno dei Padri della chie
gli antichi zoologi avr '
bero conosciuto prof
centocinquantatrè spi I ’
di pesci. Dunque la «pe jesonopr
apostolica» assume un Ipife, Ge
rattere universale, pere fàlcune
nessun popolo ne sarei ideli, hi
escluso e tutti possono ve con 1
sere «raccolti» nella r il muti
della chiesa universi trambe
che può accoglierli ti inaiti
senza lacerarsi, come s
cede invece nel raccoi p .
parallelo di Luca (5,10). ^
Qualche incongrue!! ^ F
è riconoscibile nella col
cazione dell'episodio
lago di Tiberiade. Noi sor diffi
spiegato perché i discef lesta doi
li vi si siano recati: foi liùdopc
in risposta alla richiei mi di B
generica di Gv. 20,2 'az (igg;
Perché non tutti, ma so * avviati
in sette? L'impressioijjj^ione
immediata è che l'auto
del testo riprenda la chi ^gn^e g
mata dei primi sei disc ^ ,,,
poli di Gesù (Giovanni ^ .
35ss.), a cui sarebbe sta “ P™
aggiunto, per gualcì e
motivo speciale che a n .1°
sfugge, anche Tommas distagg
Interessante anche 1^ se
petizione della scena p< taeuna
cedente con il discepo pettate g
prediletto che riconosi e ¿alle e
(«crede») immediatame hg^ jsjgj.
te Gesù nell'uomo sul|ratterà *
riva, e con Pietro che
precipita in acqua pi igj.
quando i discepoli sceL^
dono a riva dalla bar ^ '
trovino già pronta per gere
ro la «cena»: Gesù ha g tà
predisposto tutto per per
«cena eucaristica». And iropna
la richiesta di portare .né si è
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inutile: il testo non dice losciutc
verrà utilizzato per il loffossibili
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raggiungerlo a nuoto.
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approfonCIlL scopali
- H. Strathmann, Il aiission
gelo secondo Giovani ¿ano pt
1973. He e il j
Brescia, Paideia,
- R. Schnackenburg,^ ^a,mis
Vangelo di Giovanni, £>' zioni p;
scia, Paideia, 1975. zione d
_P. Boitani, «/-Serene gli
Bologna, Il mulino, li«
Vorrei ringraziare^
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PAG. 3 RIFORMA
OTTOBRE 1998
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Seduta del Comitato centrale della Conferenza delle chiese europee (Kek)
Dove vanno le chiese europee?
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L'integrazione tra Eeccs e Kek
chiese unite, Europa allargata
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UN altro passo importante è stato compiuto a
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esci pesi ;ntile dell archimandrita
0 il nuiii eco di Parigi Jérémie Caliluantat j^s.ll resto è costituito da
iler indir jese anglicane ed evangelisuccesso e delle varie famiglie, riforersaledi (¡aduterana, battista ecc. e
dicline significative mino^nSie ‘ vecchio-cattoli
, la Chiesa hussita, alcune
0 proc »tì>e) chiese di tipo caritré spi Wiioo. 1 vecchio-cattolici,
1 la ape lesoEO presenti in Svizzera,
me un ìgé, Germania e Cechia
le, peri Alcune decine di migliaia
e sarei ¡deli, hanno in corso tratossono re con le chiese anglicane
nella r ji mutuo riconoscimento;
ilversi mmbe si comprendono
la inalterata trasmissione
come s J’a^torità apostolica.
(5^10) dovrebbe chiarire
naruer ^ possono fare insieeHa col - chiese così diverse! Ebbeisodio : ’ mentre un tempo poteva
je. Nor ser difficile rispondere a
I discei lesta domanda, ora non lo
iati: foi liùdopo il successo dei rarichiei mi di Basilea (1989) e di
. 20,2 :az (1997) e dopo che si soi, ma so ) avviati processi di colla''"ssioijirazione e di riconciliazio
II segretario generale della Kek, past. Keith Clements
co riconoscimento fra le
chiese, il rispetto di alcune
scelte che non fanno male a
tobre preparerà una bozza,
che subirà le inevitabili correzioni e verrà presentata a
un convegno di livello europeo che si dovrebbe tenere a
Graz in maggio 1999 (una
settantina di persone per
metà cattoliche e per metà
invitate dalla Kek). Per la fine
del millennio un testo emendato verrà fatto circolare fra
le chiese in vista di esser
adottato.
Naturalmente le cose non
vanno tanto lisce. Innanzitutto occorrerebbe che i cattolici ufficialmente riconoscessero le altre chiese cristiane come tedi, ovvero riconoscessero se stesse come
una parte delle chiese cristiane: solo cosi si potrebbe
pensare di avviare il recipro
nessuno, ma sono caratteristiche di adorazione dell’una
o dell’altra chiesa. È probabile, per esempio, che si pervenga o si ribadisca il riconoscimento del battesimo
(con evidenti difficoltà per i
battisti); più difficile, ma degno di battaglia, è il riconoscimento del matrimonio
(con evidenti difficoltà per i
cattolici) e così via.
Questo lavoro dovrebbe
evidenziare la vera vocazione
delle chiese cristiane; essere
al servizio della riconciliazione e della creazione della pace nel mondo, per non prestarsi mai più a diventare
avallo di nazionalismi o di ri
vendicazioni di una parte
dell’umanità contro un’aùra.
11 sogno della «conciliarita»
come suprema autorità fra le
chiese, cioè la convocazione
di un concilio universale,
non fatta da un papa ma decisa dalle chiese fra di loro,
sembra avvicinarsi. Sarebbe
un modo per rimettere Cristo
al centro anziché le chiese e
la «nuova umanità» che nasce dall’Evangelo al posto
delle tradizioni immutabili
della nostra storia.
Il Comitato centrale della
Kek ha discusso della continuazione del lavoro del Decennio ecumenico, decidendo di continuarlo, sia pure
non come settore separato
ma all’interno di tutti i suoi
settori. In realtà, a parte la
gioia per la confluenza della
Eeccs, questa seduta del Comitato centrale è stata sofferta e difficile, perché ha dovuto decidere alcuni tagli (un
posto intero e un metà tempo) in uno dei settori, che a
molti di noi sembrava del
tutto irrinunciabile: il lavoro
fra i rifugiati e gli sradicati.
La mancanza di fondi, dovuta a gravi ritardi o incapacità
di contributo delle chiese, ha
obbligato a questo taglio, pur
riconoscendo che si tratta di
un settore dove le chiese sono più richieste di solidarietà
e hanno necessità di una visuale comune. Il problema è
che molte altre organizzazioni di tipo diaconale e assistenziale esistono già nelle
chiese più organizzate; la
Eeccs rafforzata dall’entrata
nella Kek dovrebbe costituire
il loro coordinamento e lavorare a fissare fintiti e obiettivi
al loro impegno.
metà settembre verso l’integrazione fra la Conferenza
delle chiese europee e la
Commissione ecumenica europea per chiesa e società
(conosciute di solito con le
sigle Kek e Eeccs). 11 Comitato centrale della Kek e l’Assemblea generale dell’Eeccs
si sono infatti riuniti vicino a
Bruxelles per le loro sedute,
che per una parte del tempo
si sono svolte in comune, e
hanno avuto lo scopo di portare avanti il progetto di integrazione sul piano giuridicoamministrativo.
Le due entità sono abbastanza diverse; infatti la Kek
ha una dimensione europea
in senso largo e raccoglie un
gran numero di chiese da
tutta l’Europa, fino agli Urali,
compresa l’Armenia e l’Azerbaijan, mentre l’Eeccs raduna chiese e Federazioni di
chiese di paesi dell’Unione
europea, ossia dall’Europa
occidentale. La Kek ha sede a
Ginevra, l’Eeccs a Bruxelles,
una per aver più diretto contatto con il Consiglio ecumenico delle chiese, 1 altra per
mantenere rapporti con
l’Unione europea e, tramite
l’ufficio di Strasburgo, con il
Parlamento europeo. La Kek
ha un sistema di voto per
persona, ì’Eeccs per membro
collettivo. Integrare due sistemi così diversi ha richiesto un lavoro da certosini,
compiuto nel tempo da appositi comitati.
Le principali decisioni
sull’integrazione erano già
state prese in passato. Ora si
trattava di rivedere la Costituzione dell’Eeccs in modo
da farne una Commissione
della Kek, pur mantenendo
la sede a Bruxelles per ragioni di opportunità, se non al
tro per avere un domicilio legale in uno dei paesi dell’Unione europea e poter
quindi godere di eventuali
sussidi. La Svizzera, come si
sa, è... extracomunitarial
L’anno prossimo l’Eeccs
cesserà dunque di esistere
come organismo indipendente e diventerà la Commissione di chiesa e società della
Kek. Ma l’Assemblea di quest’anno ha già delineato un
programma articolato in sette gruppi di lavoro; sull integrazione europea, su pace e
sicurezza, sui rapporti NordSud, si problemi economici
sociali ed ecologici, su diritti
umani e libertà religiosa, sul
Bose: VI Convegno ecumenico internazionale sulla spiritualità ortodossa
La spiritualità della chiesa ortodossa nella Russia di Stalin
® ..... 1- j-.__11«»^« i-ooUò otnnra P. teol02ÌC<
i, che sono faticosi ma cer
disi concreti: basti pen
Ite all’accordo in Irlanda
je sta prima di Pasqua. Natu^gl£t límente sono dei processi
le a n ‘olio fragili, che basta poco
inmas distruggere, occorrono male la I wità, senso di responsabina pr tàeuna ferma volontà di riicepo pettate gli altri e di imparaonosi e ttaUg esperienze recipro
tanna hg tratta e non si
° latterà mai di fare un coaI che
ervo di indistinti, anche se
to. ignoranza qualcuno po
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¡ scei ' Pensarvi, ma si tratta di
bari “hoscere per poter meglio
per I' Agüere e mantenersi in una
ha g ladeltà denominazionale»
per 'on per cieco rispetto alla
And ttopria tradizione ma pettate ihé si è convinti nella proI tut >na coscienza, dopo aver co'°®9uto ed esaminato altre
Da una decina d’anni esigono stabili rapporti con il
•?t|olicesimo, tramite il Con
dj J'glio delle conferenze epiII ^opali europee (Cees), sono
Il i/a fondate alcune com!ani che ripar
3 Otto per esempio la missio-- ^ . P*'oselitismo, l’ecolo
go, missioni di pace in situajoiii particolari e, in attuaone di una raccomandazioy/.j y® c* Graz, la formulazione di
■dà “00 «Charta Ecumenica»
eri e sia una specie di pron*■« rapporti reciproci
L ni, ^ chiese. Su quest’ultimo
j Ponto si sta formando un
^ ]L^PPo di lavoro molto riatto che verso la fine di ot
Br
CESARE MILANESCHI
PRESSO la comunità mo-nastica di Bose (BI) dal
16 al 19 settembre scorsi si è
tenuto il VI Convegno ecumenico internazionale sulla
spiritualità ortodossa, sul tema: «L’Autunno della Santa
Rus-santità e spiritualità in
Russia in un tempo di crisi e
di persecuzione (1917-1945)».
Questi convegni, organizzati
dalla comunità di Bose in
collaborazione col Patriarcato di Mosca, sono una delle
poche esperienze di dialogo
fra Chiesa cattolica e Chiesa
ortodossa russa, dopo le difficoltà emerse negli anni piu
recenti, soprattutto a motivo
degli uniati.
Dei cinque convegrii tenuti
negli anni precedenti, la comunità di Bose ha già pubblicato gli atti. Questo convegno, il sesto della serie, ha offerto agli ortodossi russi la
possibilità di parlare con
molta franchezza di un periodo drammatico della loro
storia recente, e come tale
non facile da analizzare. Si
sono delineate tuttavia le linee più significative della
spiritualità ortodossa ernerse
in quel periodo di crisi e di
persecuzione, e si sono ricordate le figure di maggior rilievo per la testimonianza
della fede.
Particolare apprezzamento
hanno riscosso le relazioni
sui seguenti argomenti; l’esegesi biblica dei Vangeli del
vescovo Grigory Lebedev;
l’impegno teologico ed ecumenico di Vladimir Lossky,
fondatore dell’Istituto di San
Sergio di Parigi; il dramma
della personalità lacerata di
Pavel Florensky quale si rivela nelle sue «Lettere dal lager»; la testimonianza di fede
e le sofferenze dei monaci
russi dopo la chiusura dei
monasteri; l’importanza di figure particolari come il patriarca Tichon e il metropolita Serafim.
Le relazioni su questi argomenti hanno trovato, oltre
che un pubblico molto attento costituito da circa un centinaio di specialisti, anche un
contesto molto appropriato
nella vita comunitaria di Bose. La comunità infatti fin
dalla sua nascita è impegnata
in un confronto ecumenico
delle spiritualità cristiane,
con particolare riferimento
alla tradizione ortodossa russa. A Bose è stata curata la
pubblicazione di due collane
di testi sulla spiritualità russa, una presso l’editore Gribaudi e l’altra presso l’edizione Qiqaion che ha sede nella
stessa comunità.
Le due collane hanno già
prodotto una ventina di testi.
Anche per il futuro, la comunità nutre un progetto di largo respiro sul tema della spiritualità. Nei giorni 4 e 5 ottobre 1998 è stato organizzato
un Convegno su «Silvano del
Monte Athos», e dal 15 al 18
settembre 1999 si terrà a Bose il VII Convegno ecumenico internazionale di spiritualità russa, sulla situazione
della Chiesa ortodossa dal
1945 all’epoca di Gorbaciov.
Il motivo di questo interesse
è la considerazione dell’ortodossia nota solo nella sua
realtà storica e teologica in
sé, ma anche come una vocazione per la Chiesa universale, soprattutto nella sua dimensione escatologica, come
ha affermato Enzo Bianchi
durante la tavola rotonda che
ha concluso il convegno.
La spiritualità vissuta e studiata dalla comunità di Bose ,
ha sempre avuto del resto, firi
dal suo sorgere alla fine degli
Anni 60, una marcata dimensione ecumenica. Alcuni dei
suoi membri provengono
dalle chiese riformate della
Svizzera e della Francia, oltre
che dalla Chiesa ortodossa.
Inoltre per il maggio del 1999
si annuncia un Convegno internazionale sulla spiritualità
protestante, in collaborazione con diverse Facoltà teologiche protestanti d’Europa.
Alleanza riformata mondiale
L'Arm ricerca un nuovo segretario generale
1 5 + ri ofO n.
Avvicendamenti in vista
afi’Alleanza riformata mondiale (Arm). Il 1° aprile del
2000 scadrà il mandato di
Milan Opocenskij, attuale
segretario generale; d’altra
parte, l’Arm annuncia la vacanza del posto di segretario
esecutivo per il dipartimento di teologia. Per ambedue i
posti vengono richiesti, fra
l’altro: solida preparazione
teologica, attitudine a riflettere teologicamente sulla situazione del mondo contemporaneo, esperienza di
retta della vita delle chiese
riformate nel mondo e del
movimento ecumenico,
sensibilità per la diversità
culturale e religiosa, capacità organizzative, amministrative e di comunicazione,
attitudini al lavoro di gruppo, conoscenza delle lingue
(inglese, francese).
Eventuali candidati dovranno inviare; a) curriculum vitae e foto tessera; b)
nome e indirizzo di tre persone di riferimento; c) un testo che descriva in che mo
do il candidato intendereb
be svolgere il suo compito.
Le candidature per il posto di segretario esecutivo
del dipartimento teologico
vanno inviate a; Dr. Milan
Opocenskij, Ware General
Secretary, P.O. Box 2100,
1211 Genève 2, Svizzera. Data limite: 30 novembre 1998.
Per il posto di segretario
generale, inviare a; Rev. Elizabeth Nash, 1 Edwards Lane, Nottingham NG3 5GF,
Gran Bretagna. Data limite;
28 febbraio 1999.
la legislazione europea e, in
fine, su bioetica e biotecnolo
già. Certe questioni, come «le
donne nella società», «etnicità, religione, conflitti» e altre, saranno oggetto dell’attenzione di più di uno dei
gruppi di lavoro.
La domenica 13 settembre
le due assemblee hanno tenuto un culto in comune. La
predicazione è stata affidata al sottoscritto (perché in
passato ho avuto modo di
lavorare tanto per la Kek
quanto per l’Eeccs) sul testo
«Voi siete la luce del mondo».
Cristo, ho detto, è la luce, noi
risplendiamo di luce riflessa,
che si manifesta nel praticare
«bontà, giustizia e verità» (Ef.
5, 9); ma la giustizia ha una
posizione centrale, senza la
quale anche l’esercizio della
bontà e la predica della verità diventano impossibili.
Giustizia in tutti i campi, ma
segnatamente in quello economico perché, come è stato
detto, «non esiste una comune casa europea se gli uni vivono al piano nobile e gli altri in cantina.
Il lunedì 14 l’Assemblea generale dell’Eeccs ha ricevuto
la visita di Jacques Santer,
presidente della Commissione europea. In un ampio discorso, parlando con accenti
di grande convinzione, Jacques Santer ha insistito
sull’importanza di un graduale allargamento dell’Europa, che peraltro richiede ai
paesi più ricchi uno sforzo di
solidarietà. «Integrandosi alla
Kek - ha aggiunto Santer l’Eeccs già dimostra di guardare verso questo futuro allargamento. L’Europa, che è
stata pensata come Europa
delle nazioni e dei popoli e
deve diventare sempre di più
l’Europa dei cittadini. La collaborazione delle chiese con
la Commissione europea non
è prevista da nessun regolamento o decisione, è dunque
informale, ma è importante
per far giungere ai cittadini il
messaggio europeo».
Dopo la conferenza qualcuno ha osservato che le
chiese non vanno viste soltanto come cinghie di trasmissione dall’alto verso il
basso, ma anche come un
mezzo per far presenti alle
istanze europee le esigenze e
le aspettative dei cittadini, e
magari anche per far sentire
la necessità di una qualche
forma di controllo democratico. Santer ha ricordato l’importanza del cristianesimo,
ma anche dell’ebraismo e
dell’islamismo nella formazione della cultura europea.
Ha poi rivendicato l’importanza di «dare un’anima all’Europa»; «Non basta ricordare i principi della costruzione europea quali la riconciliazione, la pace, la giustizia, la libertà o la dignità
umana; occorre applicare
quei principi...», ha detto.
Sul piano pratico e per non
interrompere i programmi in
corso, i vecchi «gruppi di lavoro» dell’Eeccs continueranno ad operare ancora per
qualche mese, in attesa che
le nuove strutture giuridicoamministrative siano defini1 tivamente messe a posto.
4
PAG. 4 RIFORMA
»1ÄII
Intervista a Elena Covini,
Il Sae: una scuola,
I
VENERDÌ 9 OTmpp
presidente del Segretariato attività ecumeniche
una palestra, una frontiera
Al Sae l'ecumenismo si impara e si pratica. Il Sae è soprattutto una vita vissuta
. ‘ 4- • ^ I I ' --------una vua vitSSULO
in sintonia da credenti «diversi» che non vogliono continuare ad essere «divisi
»
EMMANUELE PASCHETTO
D A meno di due anni Ele
na Covini, di Milano, è
succeduta come presidente
del Sae (Segretariato attività
ecumeniche) a Maria Vingiani, fondatrice dell’associazione. Elena Covini è una
persona schiva e tenace, una
delle socie del Sae di maggiore esperienza e, nonostante
le difficoltà che sembrano
agitare le relazioni interconfessionali dopo l’assemhlea
di Graz e in vista del Giubileo, ha la preparazione e le
capacità per affrontare con
successo questa delicata fase
della collaborazione e della
crescita ecumenica. L’apporto di Elena Covini al Sae si
evidenzia in diversi aspetti
della riorganizzazione del1 Associazione e nelle stesse
settimane di studio al Passo
della Mandola che in questi
ultimi due anni hanno accentuato l’ampliamento dei
propri orizzonti dedicando le
sessioni al rapporto con le altre religioni.
Abbiamo chiesto ad Elena
Covini di parlarci della sua
visione dell’ecumenismo, del
Sae oggi, delle realtà consolidate, dei problemi e delle
speranze, della funzione che
questo movimento può svolgere nel panorama religioso e
non del nostro paese.
- Come vede la situazione
delle relazioni ecumeniche
nel nostro paese?
«La situazione italiana è
anomala rispetto agli altri
paesi europei, per due motivi: il primo è la stragrande
maggioranza di cattolici che
tradizionalmente hanno caratterizzato la popolazione
italiana; il secondo è la presenza, sul territorio nazionale, dello Stato Vaticano, che è
anche la sede del capo della
Chiesa cattolica. Il papato,
come è noto, è uno dei nodi
ecumenici ancora irrisolti: un
papato così presente nella vi
- Che cos’è oggi il Sae, a
cinquantanni dalla sua fondazione?
«Uso le parole di un mio
amico evangelico, il prof.
Paolo Ricca: il Sae è una
scuola, una palestra, una
frontiera. Al Sae l’ecumenismo si impara, si pratica e si
cercano possibili percorsi di
comunione; spesso si soffre e
si prega insieme. Il Sae è soprattutto una vita vissuta in
sintonia da “diversi" che non
vogliono continuare ad essere "divisi”».
- Quali sono i problemi, i
contributi specifici che può
dare?
Uno dei problemi del Sae
Soedìzio''®
fwcasod'
,1 minen*«
L'Editore si
Dottorato «honoris causa» in teolS
al professore Paolo Ricca ^
HEIDELBERG — AI prof. Paolo Ricca, docente di ct
cristianesimo alla Facoltà valdese di teologia di Z '
conferito il dottorato «honoris causa» in teologia dpi?'^
cht-Karls-Universitaet di Heidelberg in Germania. ii r
della Facoltà di teologia della prestigiosa Università h
di conferire il titolo al teologo valdese per onorarne i] i
prezioso contributo scientifico. La decisione è stata m
lo scorso giugno dal Senato dell’Università tedesca Ih
«honoris causa» verrà attribuito nel corso di una cerini
la cittadina universitaria tedesca il 10 febbraio 1999.
M Danimarca: in crisi la Chiesa luterana
KOPENAGHEN -- Al 10“ Kirchentag della Chiesa k ,
della Dariimarca, che si è svolto nello Jütland nella nri!
timana di luglio, hanno partecipato circa 1.500 perso™
to meno di quanto si attendessero gli organizzatori r
era; «Il futuro della Chiesa danese». Un’inchiesta delis
lup, commissionata dalla chiesa stessa, ha evidenzi»^
tt"?i nilflnri ci rtiifìn 1 j-„ — . 1%
tra quanti si definiscono credenti un terzo non freque«
ni l
Elena Covini, presidente del Sae
ta nazionale aumenta le occasioni di conflitto e di reazioni emotive da una parte e
dall’altra. Nonostante ciò, e
forse anche a causa di questa
situazione, l’ecumenismo
non rischia di cadere nel dimenticatoio. La dialettica vivace che caratterizza le reazioni ad alcune iniziative e
posizioni cattoliche, suscita
l’esigenza di chiarimenti più
pacati, di conoscenza reciproca approfondita, in ultima
analisi di dialogo. C’è chi persegue questo scopo da tempo
e con costanza; il Segretariato per l’ecumenismo e il dialogo della Gei, presieduto da
mons. Chiaretti, il Sinodo
delle chiese valdesi e metodiste, che ha approvato un documento molto significativo
e, in campo laico, il Sae».
- Quali sono i dati acquisiti
da cui non si torna indietro?
«Non credo sia il caso di
elencare dati concreti e
quantificabili. È importante
che molti abbiano maturato
una coscienza ecumenica e
avvertano la responsabilità
personale ed ecclesiale di
progredire nel dialogo e di
educare in questo senso le
nuove generazioni. Più si
crescerà nella capacità di
ascolto, di dialogo, e di paziente attesa che maturino le
menti e i cuori e più, di fatto,
ci si avvicinerà all’unità che
cerchiamo e che Cristo vuole
da noi. La consapevolezza
collettiva dell’importanza
dell’impegno ecumenico
non è ancora raggiunta in
nessuna chiesa, ma solo il
senso di responsabilità ecclesiale di coloro che l’hanno
capito può garantire il “non
ritorno” da quanto fino ad
oggi si è acquisito».
è la difficoltà a rendersi visi
bile, a farsi conoscere da più
persone per operare nelle comunità. Il Sae non ha grandi
strumenti per comunicare, si
diffonde soprattutto attraverso il lavoro dei gruppi locali presenti in tutta Italia e
costituiti da soci che organizzano localmente incontri e
corsi formativi. Il convegno
estivo su tematiche dell’ecumenismo ha sempre una vasta eco anche sulla stampa,
ma occorrerebbe essere ancora più incisivi. Il Segretariato ha avuto spesso il ruolo
di mediatore e di promotore
di traguardi ecumenici importanti: per esempio la giornata per la conoscenza dell’ebraismo, accettata anche
dall’Assemblea di Graz, e il
documento sui matrimoni
interconfessionali al quale i
soci Sae hanno dato un contributo decisivo. Per rendere
più visibile ed efficace la sua
presenza il Sae sta potenziando il settore “informazione”, con la diffusione di pieghevoli, la stampa di un Notiziario, l’accesso a Internet e
la preparazione di un video
che ne illustra le finalità e le
attività. Naturalmente rimane sempre prioritaria la
stampa e la diffusione degli
Atti del convegno estivo».
la chiesa, e solo il 25% si rivolge a un pastore quando
problemi o delle necessità particolari.
Il segretario della Firn auspica relazion
più strette fra luterani e anglicani
GINEV^ — Il Segretario generale della Federazione lui
na mondiale (Firn), Ishmael Noko, ha auspicato un accoi
livello mondiale per una piena comunione ecclesiale fra» i
cani e luterani. Noko ha affermato davanti al Sinodo mom
della Comunione anglicana, tenutosi a Lambeth ai pm
agosto, che questo sarebbe «il primo passo naturale»i
1 accordo di Porvoo tra gli anglicani della Gran Bretama
chiese luterane del Nord Europa e del Baltico.
Uzbekistan: leggi religiose restrittive
Il dibsttito sulls DichÌ3r3ziori6 lut6r3no-C9ttolic3 sulls giustific3ziori6
Il dialogo ecumenico è giunto al sodo
Le varie prese di posizione sulla Dichiarazione congiunta stanno dando origine
a un dibattito maggiormente approfondito e a rapporti più franchi tra le chiese
Non poteva andare meglio di così:
nessun partecipante al dialogo ecumenico si è lasciato fuggire l’occasione di trovare un punto su cui poter ricamare. Ed anche coloro che si erano
precedentemente limitati a osservare
gli avvenimenti trovano ora la via verso la ribalta. Una volta ci si lamenta
delle troppe cose teologiche in comune, l’altra si sottolinea criticamente il
troppo poco nella prassi ecclesiastica
comune. Che cosa ha fatto sì che si sia
usciti dalla stanchezza della discussione in Italia? Come si spiega il vivace
scambio di lettere fra il card. Cassidy,
padre Duprey del Segretariato per
l’unità dei cristiani e il Sinodo delle
chiese valdesi e metodiste? In ogni caso si discute di nuovo vivacemente, le
risposte non vengono semplicemente
accettate quali sono, ma esaminate e
anche respinte.
Ciò che più si nota è l’evidente spostamento degli accenti. È vero che ancora si discute sulla giustificazione come il o uno dei principi della teologia
della Riforma, ma il tema attuale della
polemica viene ricavato da un’affermazione incidentale in cui il card. Cassidy poneva domande sulla vera autorità delle decisioni sinodali nell’ambito
delle chiese evangeliche, oggi e in futuro, e nell’insegnamento della Chiesa
luterana. E con questo si tocca un nodo rilevante per continuare il lavoro
nel dialogo ecumenico: attraverso che
cosa si giustifica la chiesa nei suo agire? Oppure, per dirla in modo meno
teorico e più teologico: come agisce
Dio nella e attraverso la chiesa?
Il dubbio espresso dal card. Cassidy
si riferisce alla mancanza di un’autorità dottrinale unitaria nelle chiese luterane e certo anche a una successione
apostolica che non viene considerata
teologicamente decisiva nel luteranesimo. In altre parole: che cosa succede
se i Sinodi di importanti chiese luterane nei prossimi anni saranno indotti a
correggere su punti essenziali la loro
approvazione della Dichiarazione congiunta? Le chiese luterane si richiameranno allora all’indipendenza della parola di Dio che sempre e di nuovo si
impone accanto e contro il ministero
nella chiesa e si fa ascoltare? Un’associazione di chiese può garantire che
una decisione, pur presa quasi unanimemente, possa avere continuità
quando si predica l’opera straordinaria
dello Spirito divino tramite la Parola?
Ironizzando, si potrebbe dire: una
chiesa che dà troppo spazio al libero
agire di Dio è, per altri, un partner inaffidabile. Le si andrà incontro con molta prudenza. Anche nell’affetto più
grande, il partner non potrà fare altro
che esprimere i propri dubbi.
Le chiese della Riforma e la Chiesa
cattolica si sono sempre trovati in questo rapporto. Perciò, nella domanda
del card. Cassidy, non ci sarebbe nulla
di nuovo se non ci fosse stato qualche
cambiamento globale. Il mondo occidentale è oggi pieno di immagini e anche di dubbi sull’efficacia della Parola.
Le chiese della Riforma sono ancora
senza immagini, ma i dubbi sulla Parola non sono mai stati così presenti nelle nostre chiese come oggi. Noi stessi li
nutriamo oltre misura. Trascuriamo la
predicazione perché l’uomo del nostro
tempo non può stare seduto in silenzio
per più di dieci minuti e non ascolta
per più di cinque.
Noi siamo alla ricerca di nuove fonti
di insegnamento. Jörg Zink dice: «La
Chiesa del futuro si dovrà nutrire alle
fonti della mistica». Ma non comunichiamo la nostra situazione al partner
nel dialogo ecumenico. Non la condividiamo con lui. Qui vedrei i prossimi
passi da compiere. L’inquietudine è già
nata, forse da essa potrà sorgere un
cammino comune.
per il Convegno pastorale della Chiesa evangelica luterana in Italia (Celi)
pastore Hartmut Diekmann
TASKENT — In Uzbekistan sono state approvate alcuneli
relative alla libertà delle minoranze religiose più restrittit ^
quelle in vigore ai tempi dell’Unione Sovietica. Le chiese 1«
devono registrasi o riregistrarsi, ma possono farlo solo sei
no almeno 100 membri (neirUnione Sovietica occorrevan
membri): e poiché molte comunità evangeliche non raggiu ■
no questa cifra, la loro presenza e attività non saranno con '
rate legali. La registrazione costa a ogni comunità l’equival
di 350 dollari. Se si pensa che un pensionato nell’UzbekisW
ceve più o meno l’equivalente di 25 dollari il mese, si com]
derà renormità di questa cifra. Nessuna comunità locale,
importpe libri o altro materiale, né può gestire dei cor
educazione religiosa per i bambini. Ciò può essere fatto soi
un organismo religioso centrale, che a sua volta deve farsi
strare o riregistrare, ma può farlo solo se comprende al
otto congregazioni registrate, che devono essere presenti,
meno otto regioni differenti del paese. La Federazione ba,
europea ha inviato una protesta al governo deH’Uzbekii
chiedendo la revisione di questa nuova legge. [t
SI
MIC
-Ir
ti» d
colta
Torri
culto
Bruti
le, la
desi
foto
in oc
nico
Uruguay: fondata l'«Associazione
cristiana degli autisti di taxi»
MONTEVIDEO — Taxi e Bibbia: singolare iniziativa a Moi •
video (Uruguay) dove oltre 60 guidatori di auto pubblidieh
no fondato l’«Associazione cristiana degli autisti di taxi»,
aderenti si riuniscono ogni mezzogiorno per un’ora di pre^
ra e (li studio biblico e durante i turni di lavoro si impegnai
inserire nelle loro radio nastri di evangelizzazione e a sollec
re i clienti a riflettere su temi della fede cristiana. (nevk
Bolivia: le Assemblee di Dio
hanno deciso di inviare missionari in Asii
LA PAZ — Le Assemblee di Dio, la più grande organizzai^
ne evangelica di Bolivia, hanno deciso per la prima voto
inviare missionari in Asia. La chiesa, che conta 1.200 con
nità e 100.000 membri, ha infatti deciso di inviare una copi
di missietnari in India e un missionario in Giappone. U
coppia si trova già in Brasile dove esercita il suo ministt
presso immigrati di lingua spagnola. Le Assemblee di Dio
Bolivia gestiscono radio locali nelle città di Santa Cruz, C
chabamba. Ormo, Sucre, Tarija e Sorata, vicino a La Paz. C
ca sei milioni di abitanti (su una popolazione di sette roili®
sono cattolici romani, ma il paese conta moltissime chi*
protestanti, e in particolare molte chiese pentecostali la *
crescita si è accelerata dagli Anni 60 in poi con l’arrivo dii
merosi missionari. Secondo l’Aeenzia rii nntizie dall’Amai^
------- 1 ixilll WVÍ 111 pwi lavili 1 Cll**
merosi missionari. Secondo l’Agenzia di notizie dall
Latina e dai Caraibi (Ale), circa il 10% dei cristiani
(un milione) appartiene alle Assemblee di Dio.
Brasile: crolla il tetto della «Chiesa
universale del Regno di Dio>
SAÖ PAULO — Almeno 23 persone sono state uccise e p®
nn .. .. . .. ... '-¿jS
400 ferite dal crollo del tetto di una chiesa nella periferia
Paulo, il 5 settembre scorso. In quel momento la chiesa era m
mita di 1.300 fedeli. 11 locale, un ex cinema, era affittato d?
«Chiesa universale del Regno di Dio», una delle chiese con ilr
alto tasso di crescita in Brasile. Molti dei membri di quella cH^j
sa provengono da ambienti operai di periferia, come a
dove è avvenuto l’incidente. La Chiesa universale, fondata^
1977 da Edir Macedo, conta oggi tre milioni di fedeli e o i
2.000 luoghi di culto in tutto il Brasile. La Chiesa universale, *:^;
spesso ha sostenuto candidati alle elezioni politiche, possi«,j
molti beni, tra cui una banca e una catena di mass media,
terza del paese. Nel 1995 la Chiesa universale aveva fatto p
re di sé quando uno dei suoi responsabili aveva insultato,
rante un programma televisivo, una statua di Nostra
deH’Apparizione, patrona del Brasile, per protestare contr ^
venerazione dei santi da parte dei cattolici romani.
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, Spe'^'^' ma 20/B legge 662/96 - Filiale diTorino
«*^'°Tmancato recapito si prega restituire
tic«*® “¿ presso l’Ufficio PT Torino CMP Nord.
•* si impegna a corrispondere il diritto di resa.
Fondato nel 1848
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SI APRE A TORRE PELLICE L’ANNO ACCADEMICO DELLA FACOLTÀ VALDESE DI TEOLOGIA
— In occasione del 150° anniversano delle «Lettere Patenti» di Carlo Alberto, l’anno accademico (il 144°) della Facoltà valdese di teologia di Roma si aprirà quest’anno a
Torre Pellice, domenica 18 ottobre. La giornata prevede il
culto alle 10 con la comunità locale presieduto dal pastore
Bmno Corsani e, nel pomeriggio, alle 17, nell’aula sinodale, la prolusione tenuta dal pastore Giorgio Tourn su «I valdesi tra Illuminismo e Romanticismo», 1798-1848. (Nella
foto il prof. Sergio Rostagno predica a studenti e professora
in occasione della visita del segretario del Consiglio ecumenico delle chiese, Konrad Kaiser, nel 1993).
VENERDÌ 9 OTTOBRE 1998
Sono questi per tutte le nostre comunità i giorni in
cui si riorganizzano le attività
in cui i responsabili dei gruppi si ritrovano per definire
programmi e orari. Già gli
orari; dovrebbe bastare fissare
un giorno e un’ora, verificare
se i locali dove si svolgerà
rincontro sono disponibili e
poi dare avvio all’attività. Ma
così non è! Provate a verificare cosa succede se per caso
per fissare un orario si convoca una riunione con i diretti
interessati; di solito la metà
dei partecipanti esce soddisfatta della proposta finale, gli
altri brontolano e magari rinunciano a partecipare.
Ma come ci poniamo di
fronte a questi problemi organizzativi quando ad essere in
LE ATTIVITÀ DEI RAGAZZII
SE C'È TEMPO...
CARMELINA MAURIZIO
gioco è la partecipazione alla
scuola domenicale o al precatechismo dei nostri figli? Viviamo in un territorio, come
si può considerare in senso
lato quello delle valli valdesi,
ricco di proposte culturali e
sportive spesso di livello elevato e avanzato. Ebbene che
cosa succede se mio figlio fa
parte della squadra di hockey
e ci sono gli allenamenti proprio nel giorno in cui ci sarebbe il precatechismo? Cosa
fare se mia figlia ha lezione
di pianoforte proprio nel pomeriggio in cui c’è scuola domenicale? O ancora cosa si fa
se alla domenica mattina mio
figlio che gioca a calcio in
una bella squadretta deve disputare una partita di campionato? Se all’apparenza questi
sono problemi da poco e da
risolvere volta per volta o
sbrigativamente o ancora se li
si ritiene problemi del singolo
e non della comunità forse fi
si sta sottovalutando. Quando
si è alle prese con orari e attività emergono visioni diverse
e confusione sul ruolo che ha
per noi la vita di comunità,
sulla priorità da dare a quella
o queir altra attività dei nostri
ragazzi, spesso non è chiaro
qual è in definitiva lo spessore che intendiamo dare come
individui, come famiglia e
come genitori, ma anche come comunità ad un percorso
di fede, che comincia da
bambini con la scuola domenicale. Non è solo questione
di orari allora, ma un’occasione per riflettere e porci di
fronte alla nostra fede da vivere in armonia e in equilibrio, con la responsabilità di
essere testimoni soprattutto di
fronte ai più giovani.
Pinerolo
Ztl: che cosa
ne pensa chi
vive in centro?
La zona a traffico limitato
(Ztl) di Pinerolo, dopo due
anni dalla sua istituzione,
continua a far discutere. I
commercianti e gli artigiani
della zona appoggiati dalle
associazioni di categoria fanno presente da tempo le difficoltà per loro derivanti dalla
chiusura al traffico del centro
storico e ne chiedono la riapertura almeno parziale (da
un recente sondaggio condotto dalle associazioni su 118
esercenti del centro storico 90
ritengono che la Ztl porti un
danno tale alle attività da essere necessaria la riapertura al
traffico della zona). D’altra
parte quasi un anno fa le associazioni di categoria avevano presentato al Comune un
progetto per la riapertura di
almeno due vie, che fungessero da asse di attraversamento del centro in attesa della
costruzione di parcheggi e
strutture adeguate intorno alla
zona. Oggi r amministrazione
di Pinerolo ha deciso di sapere come la pensano in merito
le persone che svolgono un’
attività e che risiedono nella
zona della Ztl e il sindaco,
Alberto Barbero, ha scritto alle associazioni di categoria
per comunicare l’intenzione
del Comune di affidare a un
sociologo l’incarico di svolgere una ricerca statistica sulla Ztl. Alla Cna di Pinerolo
prendono atto della decisione
dell’amministrazione che renderà possibile verificare il
problema basandosi sulla popolazione residente; «Per noi
~ dicono alla Cna - ora si
batta di conoscere la metodica dell’indagine, essendo poco il tempo a disposizione, e
capire quale sarà la compartecipazione delle associazioni.
Occorrerà soprattutto capire
però che cosa fare nel fratlempo per tamponare l’emorfagia causata dalle continue
chiusure di attività commerciali nella zona».
Villar Pellice; tre giorni di dibattiti e riflessione sul possibile sviluppo della società montana del domani^
La Crumière diventa museo e centro di formazioni
PIERVALDO ROSTAN
Il nome Crumière, fino a
pochi anni fa, veniva semplicemente associato a una
fabbrica, un feltrificio per la
precisione, con una storia secolare alle spalle, più o meno
alla stregua di tanti altri opifici tessili insediatisi fa l’800 e i
primi del ’900 nelle valli alpine sfruttando quasi sempre
l’energia prodotta da un salto
d’acqua. La Crumière, o meglio la Nuova Cmmière, per la
verità rappresentava anche un
non comune esempio di capacità di autogestirsi da parte di
un gruppo di operai diventati
imprenditori di se stessi di
fronte al rischio di chiusura
minacciato dalla proprietà; nel
1985 infatti, abbandonati dal
gruppo francese Dollfus &
Noack, alcuni operai decisero
di dar vita a una cooperativa
per proseguire l’attività del
feltrificio. In questi dieci anni
l’attività è stata addirittura potenziata, aumentando le commesse in molti paesi esteri e
garantendo lavoro, unica esperienza in alta valle, a una quarantina di persone.
Restavano però molti spazi
inutilizzati, anzi a rischio di
crollo, come avvenne per la
vecchia ciminiera caduta
qualche anno fa; ed ecco che
inizia l’avventura del museo
Crumière; ci sono i soldi europei per il recupero dei siti
industriali degradati (quasi
tutti nelle zone di pianura e
dunque anche in questo caso
la fabbrica di Villar Pellice ha
una sua specificità) e ci sono
alcune persone che cominciano a ragionare su un recupero
della Crumière. La scorsa settimana si è inaugurato il primo lotto; non un semplice
«taglio del nastro», ma tre
giorni per riflettere su tematiche legate alla montagna.
Ambiente, lavoro, turismo,
agricoltura, scuola, servizi alla persona; insomma la società dell’Alpe si è confrontata, evidenziando peculiarità,
ricchezze e debolezze, esperienze e strade da scoprire. Il
tutto con esperti provenienti
da diversi paesi europei oltre
che dall’Italia; qualcuno è arrivato a Villar portando semplicemente la propria relazione e altri, partecipando alla
tre giorni, si sono fatti maggiormente coinvolgere nel
clima di amicizia e condivisione che è scaturito dal con
Taglio del nastro alla Crumière: con il sindaco di Villar Pellice, Sergio
Davit, è Doriana Giudici, del Consiglio nazionale economia e lavoro
brica tuttora attiva, si fondono
memoria e produzione, dove
le testimonianze non solo
quelle «del buon tempo antico» ma quelle di un lavoro
ben preciso, collocato in una
specifica comunità come
quella villarese e proiettato
verso i mercati mondiali. Il
museo prevede spazi per con
fronto di esperienze diverse
ma sempre legate alla montagna ed alle sue attività.
Dunque un museo; uno dei
tanti? Non proprio, hanno ribadito l’assessore provinciale
Giuliano e quello della comunità montana, Bruna Peyrot;
questo è uno spazio dove, grazie alla vicinanza con la fab
Chi si accingesse a scrivere la storia
del protestantesimo in Italia nel secolo XIX non potrebbe ignorare o sottovalutare la grande importanza avuta in
tale campo dall’opera modesta e sconosciuta del colportaggio. Molte chiese
evangeliche traggono la loro origine proprio dall’opera oscura di colportori che
erano insieme predicatori e testimoni, e
che seminarono in tutta la penisola a migliaia gli esemplari dei sacri testi e dei
trattati religiosi (...).
Nel 1855 era all’opera J.-P. Coìsson, il
quale lavorava nelle valli del Cuneese e
nei grossi borghi della pianura, con risultati non molto soddisfacenti; in cinque
mesi di quell’anno infatti esitò soltanto
132 Bibbie e 135 N. T., in mezzo a gente
diffidente ed ignorante. Più facile e più
fecondo il colportaggio esercitato nelle
città di Asti e Alessandria, e soprattutto
sulla Riviera di Ponente; quivi si può dire appunto che la Comunità di Vallecro
IL FILO DEI GIORNI
COLPORTORI
AiiftllSTO ARMANP-HUOON_
sia-Bordighera debba in parte il suo sorgere alla diffusione delle Sacre Scritture.
Anche a Genova e nei suoi dintorni furono attivi i colportori agli ordini di Geymonat; la già fiorente chiesa di Favaie
aveva avuto al suo inizio la lettura di una
Bibbia e lo stesso si deve dire della chiesa di Rio Marina (...).
La Società per i Trattati religiosi a Torino e poi quella per le Pubblicazioni
evangeliche a Firenze ebbero sempre alle
loro dipendenze dei colportori, a cui veniva dato un modesto mensile più una
percentuale sulle vendite (in genere il
30%). Essi erano probabilrnenm nello
stesso tempo agenti e colportori di Società bibliche e allineavano sulle loro
bancherelle i libri e le Bibbie, qualche
volta anche con grave rischio personale a
causa del fanatismo religioso di certe popolazioni 0 del clero; come a Carignano
(Piemonte) dove nel 1857 il sacrestano
cattolico, comprate le Bibbie di un colportore, le stracciò e le incendiò davanti
alla gente; come a Girgenti, dove la stessa scena avvenne per opera del clero locale; come ad Aosta dove un colportore
fu assalito nottetempo e rischiò di essere
assassinato come un malfattore. Anche i
militari vennero seguiti e a loro si dedicò
una pubblicazione speciale, «Il piccolo
compagno del soldato», che fu diffusa in
particolar modo tra i mobilitati del 185960, del 1866 e del 1870.
(da Cento anni di stampa evangelica,
ed. Claudiana. Torre Pellice, 1956)
vegni (davvero suggestive le
ristrutturazioni eseguite), sale
a valenza didattica, un centro
di documentazione; ma è in
previsione anche il domani,
un futuro fatto di un secondo
lotto già finanziato all’80%
dalla Regione (oltre 4 miliardi) ma per il quale occorre ancora trovare un miliardo e
mezzo entro fine dicembre;
non è poco, ma è necessario
per chiudere un’operazione
che non è solo bella ma che
deve diventare anche economicamente sostenibile. «Abbiamo approntato un percorso
per in finanziamento da parte
della comunità locale - spiega
l’assessore Peyrot - prevedendo anche la costituzione di
una società a capitale misto
pubblico e privato». Dovrà
essere realizzata una foresteria per poter ospitare scolaresche o gruppi, spazi per corsi
di formazione o anche piccole
iniziative imprenditoriali. Ci
saranno due anni di tempo per
completare l’opera, quegli
stessi 24 mesi che sono stati
impiegati per il primo lotto
concluso secondo le tempistiche previste a livello europeo.
Occorrerà inoltre prevedere
la gestione di questa struttura
che attualmente, senza quelle
entrate che possono derivare
da una struttura ricettiva che
fra l’altro potrebbe contribuire ad affrontare una vera e
propria emergenza per l’intera vai Pellice dopo la chiusura di vari alberghi risulterebbe monca. Sulla gestione è
comunque ottimista l’assessore Bruna Peyrot; «Abbiamo
avuto in queste settimane tali
e tante proposte da occupare
1 questa struttura per almeno
300 giorni a partire da ottobre
con convegni, corsi di formazione industriali, telelavoro,
distacchi universitari, seminari e così via. È tutto da formalizzare; transitoriamente la
gestione sarà affidata alla
Nuova Crumière, al Comune
di Villar Pellice e alla Comunità montana vai Pellice e poi
si dovrà costituire una gestione apposita».
6
PAG. Il
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E Eco Delle ^lli Vai.desi
«Nuova Crumière»; i dibattiti che hanno caratterizzato la «tre giorni» di Villar Pe||
La montagna fra agricoltura e turismo
DAVIDE ROSSO
PIEHVALDO ROSTAN
I balestrieri di Roccapiatta a Torre Peilice
LUCI E COLORI DELLE VALLI — È questo il titolo di
una mostra di Lidia Delloste che dal 29 settembre al 30 ottobre e ospite, presso il Centro culturale valdese di Torre
Fenice, dello spazio denominato «Una finestra su...». L’artista SI e via via specializzata nell’uso degli acquerelli e dei
pastelli; i suoi soggeni sono prevalentemente naturalistici,
con vampate di colori vibranti che colgono istanti di vita; i
SUOI disegni sembrano rievocare un passato lontano, di altri
ternpi La mostra sarà visitabile in orario di ufficio, dal lunedi al venerdì dalle 9 alle 12,30 e dalle 14 alle 17,30.
RIAPERTO IL BUCO DI VISO — Nell’ambito degli impegni
assunti per celebrare i 40 anni della sua fondazione, il Rotary
Club di Saluzzo ha provveduto a ripulire e adeguare la storica gallena che, poco sotto il colle delle Traversette, mette in
comunicazione Francia e Italia. Sabato 26 è stata festeggiata
la riapertura del tunnel, realizzato nel 1480 dal marchese di
iialuzzo per agevolare i commerci con il Delfinato.
ANCHE PRESSO I
CIKCONDARI — Presso i circondari della Provincia di
tonno e disponibile un nuovo servizio: è infatti possibile
prendere visione di tutti i contratti d’appalto indetti dalla
Provincia. La sede dell’ufficio di Pinerolo è in via dei Rochis 12, presso l’Istituto Marie Curie (tei. 0121-393205) ed
e aperta tutti i giorni eccetto il venerdì, dalle ore 9 alle 13 e
dalle 14 alle 16.
LIONS CLUB A CONVEGNO - Sabato 12 settembre si è
U *1 4“ Congresso distrettuale dei Lions
Club. Il distretto 108 I A3 annovera 42 club e si colloca
nell area Piemonte sud-occidentale e l’estrema Riviera di
Ponente: i 140 delegati hanno rappresentato gli oltre 1 700
iscntti II governatore, prof. Gustavo Ottolenghi, ha presentato all assemblea dei delegati le linee guida per il ’98-99,
tra cui 1 irnpegno a favore delle adozioni a distanza e dei
portatori di handicap. L’assemblea, dopo aver approvato le
relazioni di bilancio, ha designato la città di Pinerolo quale
sede del prossimo incontro a conclusione dell’anno sociale.
DOMENICA TRE CITTÀ D’ARTE - Toma in vai Peilice
«Citta d arte a porte aperte»; questa volta al centro dell’attenzione saranno ben tre Comuni nello stesso giorno: Angrogna, Lusemetta e Torre Peilice; sarà possibile visitare i
luoghi .Storici e quelli dell’arte e della cultura, ci saranno
mercatini di prodotti locali, manifestazioni sportive e dimostrazioni. Nel pomeriggio, a Torre Peilice la tradizionale castagnata con esibizione del gruppo «I danzatori di Bram».
FAMIGLIA, AMBIENTE E SALUTE MENTALE — A 20
anni dalla legge 180, l’associazione per la difesa degli ammalati psichici (Diapsi), in collaborazione con i servizi di salute mentale, organizza un dibattito che avrà luogo venerdì
16 ottobre, alle 20,45, nella biblioteca della Casa valdese di
Torre Peilice. Interverranno Bianca Genre della Diapsi vai
Peilice, lo psichiatra Enrico Pascal, il primario del servizio
psichiatrico per le valli Peilice e Chisone Emanuele Fontana,
il pastore Alberto Taccia. La Diapsi presenta queste tematiche periodicamente anche a Radio Beckwith il terzo lunedì
del mese alle 19,30 e il giovedì successivo alle 10,15.
NUOVI ORARI PER GLI UFFICI DI PINEROLO — Gli
uffici comunali di Pinerolo da lunedì 5 ottobre rispettano i
seguenti orari: lunedì, martedì e giovedì ore 9-11 e 1516,15; mercoledì ore 9-11 e 15-18,30; venerdì ore 11-12 30
I settori «Lavori pubblici» e «Urbanistica» saranno chiusi al
pubblico nelle giornate di martedì e giovedì. Questo orario
non sarà però applicato alla biblioteca, al centro rete, agli
asili nido, alI’i.stituto musicale «Gorelli», ai cimiteri, ai'centri sociali e al parco giochi, che conservano i consueti orari.
OPERATO IL NUOVO VESCOVO DI PINEROLO —
Niente ingresso, come da programmazione, domenica 4 ottobre per il nuovo vescovo di Pinerolo, mons. Pier Giorgio
Debernardi; una operazione urgente e improvvisa all’intestino, con esito definito dai medici felice, ha fatto rimandare a data da destinarsi il giorno dell'ingresso in duomo.
DA PINEROLO PER LA «BATAILLE DES REINES» —
La Comunità montana Pinerolese pedemontano, in occasione della tradizionale «Bataille des reines», combattimento
fra mucche valdostane che si svolgerà domenica 18 ottobre
all’arena di Ao.sta, organizza un pullman per gli agricoltori
della zona. Partenza alle 8 dalla piazza di San Secondo e
soste a Pinerolo, Roletlo, Frossasco e Cumiana; iscrizioni
lino al 15 ottobre presso la sede della Comunità montana a
Pinerolo, tei (fi 21-77246. Durante la giornata sarà visitato
anche il caseificio Mombarone a Settimo Vittone.
Come dare una risposta ai
bisogni economici della
popolazione, alla necessità di
un ruolo attivo degli abitanti
nel rafforzamento dell’economia locale e della vita sociale e culturale? A confrontarsi sulle strategie di sviluppo sostenibile, si sono dati appuntamento politici, sociologi, sindacalisti, tecnici nella
tavola rotonda di giovedì 1°
ottobre che si è tenuta nell’ambito del convegno «La
montagna delle idee» svoltosi
a Villar Peilice nei locali della
Crumière dal 29 settembre al
1° ottobre. I relatori si sono
dimostrati in completo accordo sulla necessità di una reale
integrazione ambientale-socio-economica del territorio
montano al fine di uno sviluppo dello stesso. In quest’ottica
per Franco Agliodo, del collegio sindacale Nuova Crumière, se la Crumière può essere
un volano per le altre iniziative di sviluppo «anche perché
è un’industria che ha superato
la crisi attraverso un forte investimento personale dei dipendenti, e perché porta avanti parallelamente il progetto di
ristrutturazione del vecchio
sito industriale», rappresentando un modello di come oggi occorra investire su se stessi, per Roberto Confalonieri,
coordinatore del gruppo ambiente del Cnel (Consiglio nazionale economia e lavoro), è
da sottolineare l’importanza
di dare «un’immagine» alla
montagna per il suo sviluppo.
«La coesione sociale - ha
detto Confalonieri - è il vero
elemento di crescita che garantisce la possibilità di creare
sul luogo un governo democratico di sviluppo». Ma la
nostra è l’epoca dei confini ed
è normale la ripresa delle radici, ha ricordato il sociologo
Bruno Manghi affermando:
«Bisogna però fare attenzione
a un’accentuazione radicale
del territorio che è destinata al
fallimento se immessa sul
mercato economico. Qui noi
viviamo in un processo di sviluppo, il problema nostro è
non uscire dalla società del
A di là delle molte relazioni che si sono susseguite nei tre
giorni di confronto alla Crumière di Villar Peilice, un «filo rosso» ha unito gli interventi, quasi fornendo una chiave di lettura
della montagna alla soglia del terzo millennio. Una montagna
che può essere abitata, gestita, salvaguardata solo da persone
che la conoscono perfettamente e che in essa, o su di essa, vivono senza abbandonarsi a progetti faraonici. In questo senso
agricoltura e turismo (non certo quello esasperato dei grandi
impianti o quello banale delle seconde case) rappresentano due
attività in grado di coesistere e di sostenersi a vicenda.
benessere. Bisogna quindi attivarsi per correggere lo sviluppo in corsa». Ma dove c’è
benessere, per l’assessore al
Turismo della Regione Piemonte Ettore Racchelli, c’è
anche sviluppo solo se c’è la
capacità di dare prospettive.
«Il turismo - ha detto Racchelli - è un’industria. In Piemonte i prodotti economici da
vendere sono la montagna, i
laghi, la cultura, il patrimonio
ambientale. Il problema è: come venderli? Che il turismo
sia non solo un’industria qualsiasi ma la prima in Italia, lo
ha ricordato anche Luigi Chiabrera, presidente dell’Azienda
turistica locale vai Susa e Pinerolese, che ha però voluto
sottolineare le posizioni perse
in questi anni nel panorama
mondiale. «Troppo spesso oggi quando si progetta non si
pensa come vendere poi il patrimonio che abbiamo - ha affermato -. Da noi, rispetto ad
altre realtà, mancano i posti
letto e una adeguata legislazione in materia. Si punta
spesso sul turismo escursionistico della giornata che porta
solo danni all’ambiente, mentre il vero problema è quello
di creare dei percorsi attraverso grandi progettualità».
L'agricoltura
Bisogna puntare a modificare e qualificare i flussi turistici sulle Alpi; lo hanno ribadito vari interventi, dall’assessore al Turismo del Dipartimento delle Hautes-AIpes,
Pierre Eymeud, all’assessore
alla Cultura della Provincia di
Torino, "Valter Giuliano. Se il
turismo che sceglierà le Alpi
come meta non sarà più solo
quello del mordi e fuggi domenicale che gradisce i prati
verdi e fioriti ma che spesso
li insozza con cartacce oliate,
non sarà soltanto quello dello
sci sui grandi impianti ma anche un flusso di persone che
amano confrontarsi con la
cultura locale, conoscerne la
realtà produttiva, il pensiero e
rispettarne le tradizioni, allora c’è spazio per un uomo che
viva sulle montagne gestendo
il territorio e coltivandolo; e
si tratterà di una persona che
comunque, ben difficilmente
riuscirà a vivere, nelle parti
più montuose, soltanto di
quanto riuscirà a ricavare dal
terreno coltivato. Si potranno
allora recuperare antiche capacità e conoscenze, ritrovare
l’uomo agricoltore e artigiano
nello stesso tempo, magari in
grado di utilizzare un <
ter collegato alla rete 1
e per metà del suo ten
vorare la terra.
È un’agricoltura
quella che si può confi!
per il futuro, ma non mi
gata al territorio. Sempn
no persone riescono ostrovare un’occupazione
luogo di residenza; ragri, f
tore è, per eccellenza, un !
queste. E se grazie alle nn,
tecnologie o alla possibj concreta e normata di metit,
in pratica potrà realiza
esempi di pluriattività, a, ■
mo probabilmente un agrit
tore orgoglioso di esseri
consapevole del ruolo cheJ
giocare nell’economia loci
Intreccio di agricoltural
tigianato e turismo; è qu’l
la ricetta per clare prospe^
a un comparto come qujj _ pj
agricolo che in montagna co ì"® '
tinua a perdere addetti ano camm
se presenta qualche caso dii r
torno, magari senza alca, dii
tradizione familiare alle a. ,
le. Gli incontri di Villar Pd
ce hanno permesso di mette
in rete anche esperienze im
vative in questo campo; q
correrà che una legislaz’ioi ®
europea che richiede a tal W'®
determinati standard prodtiB P®: #
vi sappia però distinguere soasòfi
grandi infrastrutture della pi pero, me
nura da quelle agricolo-arl fad'unti
gianali della montagna. sibili dire
In caso contrario perdei! indicare,
mo per sempre un patrùnon quista lo
di conoscenze e capacita pi sapabor
duttiva. La montagna nond ggj,(jian
ve essere né un museo sof mnnuot
vetro né subire le speculai
ni che si .sono viste negli
ni 60. Oggi la montagna nc
deve più essere terra néi
conquista né di consumo, i
turismo di cultura, di vaW
zazione delle produzioni tia
che e perché no. di agricolti
ra. Nello specifico della v
Peilice l'adeguamento de{ ®ne,
alpeggi in quota, la creazioi l'ala d
di una nuova sede pter la Cai gna n<
fina sociale di Bricherasio, su ten
costituendo polo caseario colo ir
Bobbio Peilice utilizzando! strutti
produzioni di ben quattri avend
cooperative della zona posso gg^gg
no rappresentare segnali chi (,
ci si sta muovendo nella giu
sta direzione.
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Uno dei locali restaurati della fabbrica di Villar Peilice
Beni culturali, mostre e musei a Pinerolo
Un mese di iniziative
CARMELINA MAURIZIO
FERMATI I FALSI ISPETTORI POSTALI — Avevano
ingannato numerosi anziani, specie in vai Peilice, fingendosi ispettori delle Poste; abbordato un anziano si qualificavano come dipendenti delle Poste incaricati di verificare
la validità dei biglietti bancari posseduti dai pensionati ed
eventualmente .sostituirli. In que.sto modo avevano truffato
diverse persone che solo tardi si rendevano conto dell’accaduto. I fermati, due nomadi, un uomo e una donna, sono
stati denunciati a piede libero.
Sono numerose anche quest anno le iniziative connesse alla manifestazione
«Guardare, ascoltare, conoscere, giornate per la valorizzazione dei beni culturali», alla sua sesta edizione, che si
svolgerà per tutto il mese di
ottobre a Pinerolo. Le proposte sono varie e vanno dalle
mostre ai concerti, dalle visite
guidate alla pre.sentazioni di
libri, e all’interno delle giornate sono anche previsti appuntamenti importanti come
«Città d’arte a porte aperte» e
«Città d’arte in musica».
Si è cominciato proprio dalla musica con il concerto
svoltosi domenica 4 ottobre
per celebrare il 150" anniversario della fondazione della
Società generale fra gli operai
di Pinerolo, e al tema della
mutualità in Italia e in Europa
sarà dedicato il convegno di
sabato 10 che si svolgerà
all auditorium del Liceo
scientifico, alle 9; domenica
11 arriveranno a Pinerolo rappresentanze delle società operaie da tutta Italia e sfileranno
per le vie della città a partire
dalle 11. Mercoledì 14 lo
scrittore Alessandro Barbero
presenterà il suo ultimo lavoro, «Romanzo russo» al salone del Circolo sociale, alle 21,
mentre venerdì 16 si svolgerà
una conferenza con presentazione del libro «Giocare sulla
pietra» di Carlo e Luca Gavazzi; sabato 17 sarà la volta
della presentazione di «La
maschera di ferro» di Mauro
Maria Perrot.
Domenica 18 l’appuntamento è con «Città d’arte a
porte aperte», con visite guidate, viaggio alla scoperta dei
castelli del Pinerolese «Le dimore sognate» e mostra mercato dei prodotti tipici
«L'enogastronomia del Pinerolese», alla sera neH’ambito
di «Città d’arte in musica» si
svolgerà il concerto dell’organista Claudio Morbo e dal
soprano Francesca Lanza nella chiesa di Santa Croce;
sempre domenica 18 si inaugurerà la mostra «Il cuore di
Pinerolo», alla sua seconda
edizione, estemporanea di
pittura ad invito per le vie e
le piazze del centro storico.
Consiglio comunale di Angrogna
Tre interpellanze
Prende coipo nel Consiglio
comunale di Angrogna il ruoJo di stimolo esercitato dalla
minoranza. NeH’ultima riunione si sono avute tre interpellanze da parte del consigliere Gianbattista Zimino,
con relative risposte dell’assessore Ezio Borgarello, sulla
consistenza e l’uso degli immobili di proprietà comunale,
sui rapporti fra Acea e Comune, su alcuni aspetti insoddisfacenti delle attrezzature antincendio. Dal canto suo il
sindaco ha fatto il punto sullo
stato di attuazione dei programmi: tra le cose da segnalare c è il buon funzionamento dell’ufficio tecnico, i lavori
per adeguare l’edificio scolastico. un primo intervento
sulla strada della Vaccela,
uno stanziamento per ristrutturare un locale pres.so il municipio e destinarlo alla squadra Antincendi bo.schivi.
Grossa di.scussione ha su•scitato la convenzione che
istituisce un’unica Autorità di
ambito per l’organizzazione
del servizio idrico integrato:
si prospetta infatti un inevitabile aumento delle bollette per
l’acqua e i previsti ritorni economici per la manutenzione
del territorio montano sono
insufficienti. È stato criticato^
l’atteggiamento troppo remis
sivo della Comunità' montani
e numerose richieste miglio'
rative sono contenute nella
delibera di approvazione.
Molta preoccupazione infine,
di fronte alle proposte di sanzioni presentate dalla ditta data Logos per le irregolarità riscontrate nelle denunce delLiei, Iciap, Tarsu. Poiché n
Consiglio intende distinguere
nettamente gli errori involontari dalle incompletezze dall’evasione vera e propria^
colpire decisamente quest ultima, si è costituito un gruppi
di lavoro che proporrà al Consiglio decisioni ben ponderateTra le notizie positive va
segnalato che il progetto di ristrutturazione dell’ex Pom^
d’oro, con trattoria, bar e ca^
mere, già decaduto nelle pos
sibilità di finanziamento eu
ropeo per le vicende pohticn
dei mesi .scorsi, è stato pre*
in mano da privati e presen U'
to nella recente riunione de
Commissione edilizia.
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“«.aFGEI riparla di politica
NOTIZIARIO DELLA FEDERAZIONE GIOVANILE EVANGELICA ITALIANA
CONGRESSO DELLA FEDERAZIONE GIOVANILE EVANGELICA
ULLE NOSTRE TRACCE
V
ottobre 1998
I nond
leo SOI
:culaà
tagnacti
letti and camminare inseguendo tracce moiteplici e
caso dii rende il nostro passo inquieto, il peraleni difficile e la meta a tratti disperata, fa
spi ^ procedere un vagabondare. È lo spaesaH-^ mento del partire, la paura dell’inizio, quando
Qi metta ^j^glto siamo stati fermi o quando per molimnn™ toabbiamo percorso strade già definite e per
nsla7il fluesto sicure. Ogni partenza è una vertigine
de a tn! «"Is che blocca il respiro. Appena partiti,
1 produti parò, gà sentiamo che è il nostro stesso pasnguere soasòrprenderci, esso assume un ritmo legdellapi gero, mentre lo sguardo, prima spaventato, si
:olo-ait fad’un tratto curioso, libero di fronte alle posna. sibili direzioni che le molteplici tracce sanno
perder! indicare. E il respiro riprende, il suo ritmo conatrimoB qgista lo spazio del corpo. Così, serenamente
acitàpq vagabondi, decidiamo il nostro cammino, e
guardiamo lontano. Allora la meta, che avevamo quasi dimenticato, si mostra inaspettatamenteairorizzonte, ed è visibile, di una visibi\lMfiuo\ia delicata, a colori tenui... come
fella dei sogni...
Stando aWa metafora, mi piace pensare
he la Federazione, facendo sosta ad Ecu[lene, abbia guardato dentro di sé e puntato
sguardo fuori di sé per scorgere poi una
, ¡nuova traccia da seguire. Mi riferisco alla moo dej bone, proposta dal “gruppo politica” e approcazion rata dal Congresso con cui la Fgei si impela Cai gna nel progetto di un laboratorio che rifletta
su tematiche politico-sociali. Con questo articolo mi piacerebbe, oltre che esporre i cardini
strutturali del progetto, ragionare un po’,
avendo fatto parte del gruppo politico, sulla
genesi, il senso e le prospettive di tale progetto. Mi piacerebbe mostrare come esso sia un
ulteriore espressione di una già definita identità della nostra Federazione, come insomma
le condizioni di possibilità dell’iniziativa fossero già presenti nel tessuto biografico e, osiaroo, nella vocazione della Fgei.
Farei innanzitutto chiarezza su come si
struttura e cosa vuole essere questo laboratorto, L’intenzione è di muoversi in più direzioni.
Innanzitutto fornire ai gruppi strumenti utili di
enalisi e discernimento, comprensione e valutszione di alcune dinamiche che costituiscono
it contesto socio-politico in cui viviamo oggi.
Raccolte di schede, bibliografie, preparazioni
bi seminari e convegni regionali, contatti con
cario
ando li
[uattro
possoali chi
Ila giu
i eco
esperti, come mezzi perché la federazione
cresca in consapevolezza storica, il che è
possibile solo a partire dalla conoscenza degli
scenari politici e sociali all’interno dei quali ci
muoviamo.
In secondo luogo, e conseguentemente, il
laboratorio vorrebbe affiancare come soggetto prepositivo il Consiglio nell’attenzione a
possibili iniziative di partecipazione politica e
a possibili prese di posizione della Federazione su temi particolarmente critici (il rapporto
della federazione con Libera è un esempio di
“partecipazione politica”, come lo è l’adesione
ad una manifestazione, la pubblicazione di articoli, la sottoscrizione di petizioni o la redazione di documenti tematici eco.). Le proposte
di impegno vorrebbero inoltre, individuando
partner possibili o significative iniziative locali,
coinvolgere quei gruppi
locali interessati a giocare maggiormente la propria presenza sul territorio.
Tale progetto per “un
lavoro di analisi dell’esistente e rielaborazione
di prospettive, perché la
federazione si impegni in
azioni visibili nella società” (da “Mozione
Gruppo Politica”) è ancora ad uno stadio formale, la determinazione
dei contenuti che verranno trattati, e delle tematiche su cui impegnare il proprio lavoro, saranno decisi dal Consiglio e dal gruppo di perso-ne che questo nominerà come responsabili
del laboratorio (sta poi a tutti e tutte noi, come
è ovvio, dare delle proposte, magari scrivendo al Notiziario o contattando il Consiglio). Il
fatto che tali contenuti non siano già stati decisi rispecchia la volontà di rendere il laboratorio luogo di decisione collettiva, di dialogo
reale, di confronto e, perché no, di conflitto,
tra pluralità di suggestioni, interessi, progetti e
prospettive possibili.
Questa intenzione getta luce sul senso del
progetto. Vorrei chiarirlo ulteriormente pre
mettendo che procederò più soggettivamente;
non credo infatti alla neutralità degli sguardi
(uno sguardo parte sempre da un punto ben
preciso e decide costantemente la direzione
verso cui indirizzarsi) e non posso quindi raccontare della genesi, del senso, delle prospettive del progetto nato al congresso, senza raccontare di me, di cosa leggo nel proget-to avviato e di cosa mi aspetto. Parlare di
tracce, percorsi frammentati, spirito di ricerca
mai esaurito, “pluralismo”, allude ad un orizzonte culturale e politico privo di riferimenti interpretativi stabili e predefiniti (pensiamo al
ruolo che ha avuto il marxismo nella storia
della Fgei ), ed è facile individuare in questo
orizzonte il tono di un epoca, la cosiddetta post-modernità. A livello politico questo “vuoto
POUTICA
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■ Il Xlll Congresso riconosce che la FGEI in questi anni ha nnaturato un’identità narrativa, in
'T'ivimento e consapevole di essere crocevia di molteplici tracce. È nella passione e nell irn
pegno per un cammino comune che le differenze si incontrano e si
«tà. intrinsecamente politica, si esprime nella testimonianza,
che la federazione sia pronta per un lavoro di analisi dell esistente ed elaborazione di prò
®Pettive, perché si impegni in azioni visibili nella società. ^
Date queste premesse il Congresso dà mandato al Consiglio di:
- costituire un laboratorio che fornisca alla federazione strumenti per comprendere e valutare il contesto politico-sociale in cui muoversi pro-positivamente.
Il Congresso racccomanda che tale laboratorio indirizzi la propria azione a piu livelli:
- produzione di materiale tematico ( bibliografie, raccolta di schede, convegni e seminari)
' -pCorduSe. «politica loiale per I gruppi (contatti astemi, .Isibllltà sul tarntorìo,
càrnpagne di sesibilizzazione) , . - j hi
■ proposte al Consiglio su possibili prese di posizione della federazione nei confronti di te
C'atiche socio-politiche particolarmente critiche.
Il Congresso ritiene che oggi sia urgente elaborare un progetto politico avente come
«»biettivo L società veramente pluralista e garante della libertà di ognuno e ognuna di vive^ le proprie diversità come imprescindibile patrimonio collettivo.
Dà pertanto mandato la Consiglio di;
* ‘ considerare questa urgenza come fonte tematica per il prossimo campo stup,
• gestire l'organizzaizone di questo tenendo conto del contributo del laboratorio.
ideologico” può creare le condizioni per due
atteggiamenti che considero poveri nei contenuti ed elitari nelle forme: da un lato una superficiale ed ingenua “apoliticità , magari atteggiata a disillusione ma che, in realtà, nasconde scarsa responsabilità di sé e del mondo, e dall’altro un relativismo politico per il
quale, spento qualsiasi sguardo che punti lontano, non rimane altro che lasciar fare ai “ragionieri dello stato” (i “politici” ora si chiamano
“tecnici”...) quanto possono per pacificare tutti
con tutti, accettando tutto da tutti.
Mi sembra che in questo contesto di crisi
dei punti di riferimento forti, la Fgei abbia saputo ripensarsi accorgendosi di quelle potenzialità creative presenti in ogni crisi, evitando
così il rischio delle posizioni che sopra ho definito essere povere ed elitarie. Nuove immagini occupano le nostre riflessioni e i nostri incontri e, se apparentemente sembrano “deboli”, in realtà sono queste stesse immagini a fare della nostra identità un identità politica “forte”. Seguirò una di queste immagini, a titolo di
esempio.
Quando parliamo di “identità frammentate”,
usiamo una immagine che rivela un’identità
fluida, in divenire che si compone di “diversità” intrecciate tra loro. Con ciò raccontiamo
un modo di essere singole e singoli (dentro
ognuno/a di noi scopriamo una moltitudine,
scopriamo tanti possibili “io”, molteplici “diversità” di cui viviamo contemporaneamente la
forza destabilizzante e le potenzialità di crescita), raccontiamo un modo di essere gruppo
Fgei (i nostri gruppi locali, le nostre giunte sono formate da persone tra loro diverse, anche
radicalmente, nel modo di vivere la fede, la
comunità e la società e tuttavia vogliamo, anche nel conflitto, proseguire insieme), raccontiamo un modo di essere società (vediamo
persone irrigidite in categorie “a margine” per
ché considerate, in accezione negativa, “diverse” ed effettivamente escluse dal “cenacolo della maggioranza normale”; carcerati, tossicodipendenti, prostitute, zingari, pazzi ...
sono gentilmente accolti in “strutture-riserve ,
di cui condanniamo la realtà disumanizzante
in quanto privante dignità, rispetto e libertà).
Con questi racconti di “identità frammentate” tra le labbra possiamo vivere i nostri dolori, impostare le relazioni, lavorare nei gruppi,
progettare la Fgei e guardare al mondo. Come siamo tra noi, così possiamo proporci nei
confronti della società, le immagini che agitano la Federazione, possono benissimo agitare la società in cui viviamo. Se dunque percepiamo di crescere grazie alle diversità che incontriamo in noi e fuori di noi, e non le escludiamo perché destabilizzanti e
improduttive o non conformi a
presupposti normativi, se parliamo guardandoci negli occhi,
e non sulla superficie più o
meno atletica o più o meno
elegante dei corpi e accettiamo la sfida di uno sguardo
“non diseguale” che ci mette in
discussione, se viviamo il nostro tempo come percorso di
crescita collettiva, e non di
scalata individuale o di accumulo di “cose”, ecco che abbiamo trovato nel nostro vissuto quotidiano (“partendo da
sé”) possibili categorie con cui
scoprire cosa accedere e cosa
rifiutare di ciò che accade intorno a noi. Insomma è la nostra stessa diversità, di protestanti chiamati alla responsabilità,
di singole/i che hanno scelto di percorrere un
cammino collettivo, per le quali la qualità ancora si impone sulla quantità, il rispetto
sull’oppressione, la dignità dei molti sul privilegio dei pochi, che può mostrarci delle tracce
da seguire per conoscere le dinamiche sociopolitiche in cui viviamo, riconoscere le fratture
che ci rendono critici nei confronti della società e proporre/opporre alternative possibili.
Quello che ho scritto è solo un esempio,
una suggestione, uno spunto, e quello che
personalmente leggo nell’essere Fgei oggi;
probabilmente non tutte/i la pensano così, ma
questo non è un problema nel contesto di una
Fgei essenzialmente “dialogante” che cresce
nel confronto e, di nuovo, nelle diversità intrecciate, penso comunque che, guardando a
quello che siamo, alle immagini con cui lavoriamo troveremo mille altri spunti ché ci permettano la seria realizzazione di un progetto
potenzialmente forte e profetico. Uso l’aggettivo profetico perché nessun vero profeta ha
mai rivendicato come propria la forza delle
parole gridate, e questo permette l’incontro
della fragilità delle parole umane con la forza
del senso che le precede e le accompagna.
Se pensiamo infatti la nostra identità come
“preceduta” e “accompagnata” dal Dio in cui
crediamo, dal Dio che, per essere, chiede lo
spazio dei nostri corpi e il tempo delle nostre
biografie allora il desiderio di esporci diventa
un compito profetico.
La testimonianza “parte da sé”, incontra
l’altro da sé, e chiede di esplodere “fuori di
sé” profetica e spregiudicata, nella quotidiana
passione per il mondo e nella quotidiana lotta
per la dignità degli uomini e delle donne che
lo popolano.
Samuele Pigoni (Codroipo)
8
V *-i -/■/
Hotiziar/ofgei
rr^
M iP*^rw-? ' ^ congresso guardandoci intorno abbiamo visto c^j^nti fratelli e sofellé
de a FGEI nrancavjno all appuntamento, che il numero dei gruppi è diminuito e che l’app#enenza ^ta f^ra. one taivofe è poco sentita. Ci siamo quindi chiesti/e se questo fosse*il
sintomo di un disagio rispetto alle classiche forme di aggregaziond'di gruppo.
Forse è passano avviare una riflessione sui perche dei giovani e delle giovani evanaeli
(3 dovrebbero ritrovaisi in un gruppo locale. •
Scegliamo tre verbi per cercare di chiarire questo intei rogativo
fare, essere ed esporsi
Si sfa in un gruppo per fare delle cose insieme. Sono le attività svolte che danno un senso al ritrovar^ insieme; sono i progetti, che il gruppo elabora porta a termine, a costituire là
sua Identità. E tale identità non sarà fissa, ma potrà mutare in seguito alla scelta di nuovi impegni.
Si sta in un gruppo perché si è giovani ed evangelici insieme. Si riconosce e si accetta
quella che e la nostra identità basata sulla memona protestante e sulla realtà che cì troviamo a vivere e se ne fa la pietra su cui costruire.
Si sta in un gruppo per esporsi al mondo insieme. Si riconosce di essere stati posti a vivere in un contesto parziale e preciso e si sceglie di acquisire un punto di vista su tale contesto, SI riconosce la propria fede e si vive la propria vocazione in un gruppo.
Queste tre possibili risposte non sono necessariamente alternative, possono integrarsi
completarsi o fare parte di un percorso che ci porti ctell’essere aH'esporci al fare, o viceversa
a seconda delie nostre esperienze. Tutto ciò ha un senso se fatto insieme ad altre persone
con cui confrontarsi e dialogare e non in un percorso solitario.
Analizzando poi lo stato di salute dei gruppi locali siamo arrivati alla conclusione che
all interno della federazione molti sono quelli che hanno delle difficoltà a condurre un lavoro
di crescita comune. Secondo noi esistono due tipologie di gruppo locale disagiato; il gruppo
carente di forze perché poco numeroso e quello più nutrito, ma che, o a causa di un ricamrao generazionale o perché sto nascendo, non sa ancora ben gestire gii strumenti che ha a
dis^sizione. o non ha interiorizzato i modi per animare il gruppo. Alcuni gruppi poi incontrano difficoltà a rapportorsi con le loro comunità sia perché non vengono loro dati gli spazi nec»ssan, sia perché talvolta ci si aspetta troppo da loro. Di conseguenza molti gruppi vivono
situazioni di isolamento e di frustrazione. a
Abbiamo riflettuto sulle possibili soluzioni e pensiamo che parole come responsabilità delega. formazione, visibilità e trasparenza siano fondamentali.
Crearne che possa essere utile che i gruppi facciano un percorso di formazione sia acquisendo materiali, tecniche e bibliografia sia partecipando alle iniziative che la FGEI e i *
certm giovanili organizzano.
Può essere infatti utile che i gruppi più giovani apprendano le tecniche di animazione e di
coalizione di un gruppo per gestire la loro vita quotidiana, che conoscano le possibilità ofir™ ® per prenderne parte attivamente. Riteniamo che il lavoro del
te rMltà^li debba lasciare delle tracce in brevi docurrtenti scritti e che si conservi memona delle fonti e della bibliografia utilizzata per pensare e organizzare un progetto di lavoro. 1
Hi F^artóone capace di essere leggera nel suo modo di presentarsi e *
a pregare alto gruppi debba, però, essere precisa nel vivere attivamente la propria vita
Ooveri nel confronti gii uni degli altri e
oeiia r eoe razione tutta.
hKM rtmgUnwM wcnuMla«. «
^»11« mM VM Ma Mkuw». wm di MMwWt» WpMrMM • tavorime I. »Isibl
AGGREGAZIONE - CONTENUTI
UNA FALSA ALTERNATIVA
(Dall’intervista a Debora Spini per Ratiio
Beckwitb , a cura di Massimo Gnone)
Di cosa Si deve occupare la Federazione,
di aggregazione o di contenuti?
Credo che spesso sia una falsa dicoh>mia,
perché se non c’è un corr^nuto su che cosa
l’aggreghiamo la gente? (per metterla in ma a
fare dei giochi certo non c’è bisogno che to
faceta la fgei, d sono tante poiispot^'ve, associazioni non c’è alcun bisogno di
cr^rdite Mto questo ih salsa protestante). Noi
oi poniamo # problema dell’aggregazione perché ci inieressa che esista e che vada avanti
un ambiente in cui giovani donne e giovani
uomini evangelid, o desiderosi di farsi interrogare da una proposta evangelica, possano incontrarsi.
Perché vogtiamo che si incontrino? Non
deve essere fine a se stesso. Se vogliamo
die edsta una fedmazione giovanile evangelica è perdié la rileniamo uno strumento adatto a un lavoro di ptedioazrone, un lavoro die
certamente non d appartìene totalmente.
OuirKH se una dhotomia esiste, c’è piuttosto neHo stile d lavoro, negli strumenti die si
preeWigono, più die negli scopi veti e phìpri.
Vonei mettere in rdazhm 9 d^mo che
c’è stato qui al Congresso con qudh avvenuto al S9iodo, ovvero sia quello su Giovani e
Chiese. Anche ^ questo caso mi sembra die
non si troverà sokjzkine al dilemrm 'feontemito-aggregadrm’’ se non maverso im seria,
soUrkile dividrm dèi lavoro Im Fgei e Chiese.
lo sono pd ixxivinta die laddove si fa una
buona aggregazione, che secondo me è la
costnjzfone di un buon 9ve9o di vita comunitari, ndi si potranno non avere dei buoni contenuti, e là dove d sono dei contenuti soM,
discussi, dialogati, non imposti ma maturati
cdfettivamente, si può essere sòbastanza fermi nella speranza che allora l’aggregazione
avvenga.
CAMn fCRMéZlÚNE
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FORMAZIONE
Formazione: questa è stata una delle parole chiave di questo ultimo congresso.
Da più parti si è sentita la necessità di fermarsi a riflettere sul lavoro svolto localmente
nelle giunte e nei gruppi, alla ricerca di una
maggiore preparazione per svolgere una delle
attività più impegnative ed importanti per la
igei.
I gruppi locali costituiscono la struttura portante della federazione, sulla loro esistenza e
buona salute si basa la possibilità per essa di
funzionare correttamente. Visto che la fgel è
stata concepita come un coordinamento tra
gruppi giovanili, se questi venissero a mancare o fossero In difficoltà sarebbe tutta la federazione a ritrovarsi bloccata. Incapace di
esprimere e portare avanti qualsiasi riflessione. Ed eravamo, purtroppo. In poche persone
a questo ultimo congresso, alcuni del rappresentanti de! gruppi mancavano e II numero di
osservatori era nettamente Inferiore a quello
del precedenti, segno evìdenté di un malessere che attraversa I giovani e le giovani che
della fgel fanno parte. Accantó a questa conta
se ne poteva fare un’altra guardando II numero di gruppi federati presenti In Italia, che In
questo ultimo anno ha subito un decremento.
Non solo si ha la sensazione di essere In pochi, anche rispetto a tutti I e le giovani che si
potrebbero coinvolgere, ma anche di essere
male organizzati.
Le giunte regionali hanno necessità di Imparare quali siano I loro diritti e doveri nel
confronti degli organi territoriali delle chiese,
come si parla a giovani ed adulti, come si prepara un convegno; I gruppi hanno sovente difficoltà a trovare anche solo qualcosa da fare
durante l’anno per dare un senso ai f
Insieme, oppure hanno Idee, ma non ri
poi a realizzarle se non sono seguih mall'in
animatore o da un pastore. ' .
Non è certo questa la situazione di
gruppi e di tutte le giunte In Italia, eli .«cito
realtà capaci ed In buona salute. Sièpi Elettivi vi
quindi di cercare di mettere In comunii Keline
noscenze e le capacità presenti nella fe . Ìnres.
zlone. oerché esse dlvantlnn
zlone, perché esse diventino effettiva, t'auind
un patrimonio largamente condiviso, cj e
creare delle occasioni di formazione 's¡¡ noi
la necessità di Incontri ben organizzata Zacht
zati alla formazione, consapevoli del fak Menzk
non sempre la via informale della chiaca 1 non
dell’amicizia o della frequentazione dics, o le in
convegni è sufficiente a trasmettere abilk !Lf; la
E stato quindi deciso di ampliare lep iche
bilità per le giunte di incontrarsi e scant Iciso.
informazioni e capacità anche oltre //m« T Qual’
to del consiglio allargato (: riunione delot tri aiovai
glio fgel allargato alle segreterie regioni Per c
sollecitare il consiglio a seguire più da vie tenso c
nuovi gruppi o quelli in difficoltà, ed è s Male i
scritto un documento a-,
Esso vuote essere uno stimolo peri Mette
nuova riflessione sul senso di ritrovarsi k [n cam
me a parlare, insieme a riflettere sulla m .¡omzh
Identità di giovani protestanti, insieme a f d Quei
correre il sentiero della fede, insieme a ii -centri c
moniare, Insieme a fare delle cose. Tutto, pur nel
può anche essere fatto da soli e da sote,' rose da
pensiamo che per noi sia fondamentale ¡¡o
franto ed il dialogo con altri fratelli e altre
relie, è attraverso le relazioni che Dio cip
e testimonia di Sé. ^
Tuttavia la classica forma di aggregai
in gruppi pare non trovare più consenso, so
pochi I gruppi, federati o meno, presenti iti Og
comunità e talvolta anche se ci sono paren an’im,
sentano come pressante l’invito ad uscirei ■ Wguscio della comunità alla ricerca di coti mene
con altri fratelli e sorelle. cosa
Fondamentale in questo tentativo di ere
ta della federazione è la consapevolezza] tatioi
non è compito esclusivo della fgel parlai
giovani e farli parlare, anche le chiese deà
no sentirsi coinvolte e devono aiutarci. Bh
gna imparare a dialogare tra generazmt,
conoscendo il valore e le capacità di Mi
parti e accettando anche metodi di lavoro
suali o nuovi.
cc
Isabella Mica (Mila '"eno
ma k
Il Congresso tra le altre cose sì è anche
soffermato a riflettere sul suo funzionamento
cercando di sfruttare l’occasione in cui tanti
erano presenti per trovare delle soluzioni a
delle esigenze che sorgono durante l'anno
quando ci troviamo di fronte ed alcune questioni.
È emerso da più parti II desiderio di avere
maggiori occasioni di contatto e scambio di
esperienze sia tra le varie realtà regionali che
tra > singoli gruppi che magari si affacciano
per la prima volta a vedere chi c’è e come
Hùnzhna” questa federazione. A questo scopo sembra die ii Notiziarìo non basti e non
bastino n^pure ì bollettini per cercare di
scambiati Idèe t suggerimenti. Si è periato
ddi’occadime del consiglio allargato dove le
sègtél&tie regionali hanno l'bccasione di farlo,
ma ii tempo è forse troppo poco. In più è
emersa anche l’esigenza di far sentìte la federazione’’più vicma o presente Detta cosi sicuramente a molti non è chiaro cercherò di
spiegarla meglio. Più volté è stato notato in
questo congresso come mancasse detta gente, come fosse un congresso tranqum, come
quest’anno tre^ gruf^ non fossero rappre*
sentati. Tutto questo ha portato alcune persone a pensare die forse la Federazione non
fosse semita come parte <9 sé da fttpoe persone, Cosa si fotenda con parte <9 sé lo lascio
a voi dedfrare. B allora sr' é sentito 9 bisogno
di chiedere al cmsigfio di far vedere die la federazione c'è, si è d9esto al coniglio <9 fare
un ulteriore sforzo <9 immagine. È evidente a
tutti come ai più nel mondo evangelico sia
pressoché sconosciuto 9 ccmtenuto dei lavori
die la ^ ha nei suor focontri. Beh cerdiiamo
<9 farli emergere, <9 farli conoscere non solo
attraverso i resoconti ma anche cercando <9
incentivare le notizie e attraverso <9 esse le
partecipazioni ai nostri incontri. 9 dfoamto su
questi temi è stato abbastanza acceso, ma
ha ooinvolfo, come è ovvio, la parte di persone die su9a base delia loro esperienza hanno
vissuto questa esigenza più <9 attri che ancora non hanno avuto l’occasione per rendersene conto.
vo ir
Come concludere questa preve espod
ne dei problemi che riguardano due moÉ
Da una parte alcune voci si sono levate]!
far si di creare almeno un altro incontrai
nuale di carattere tecnico, dall'altra la risi
ad essere maggiormente presente sul tei
rio anche a livello locale senza nulla togl
alla cosiddetta autonomia dei gruppi o
giunte. A noi di farci venire in mente i
migliori per coinvolgere sempre più psi
che siano disposte a dialogare con noi n*
solo sui temi da noi proposti, ma
sui temi di interessi per il mondo
evangelico italiano.
Laura Casorio (Castigll
fmmsmviiii
, Í - ■', -è ' •
M XUI Congresso, prendendo W
òMvildtraiìone l’utilità di un peroofS»
di formazione e di scambio fra
raaltà regionali, valuta posìtivamenj
l'oeeasione del Ctinsli^ allargato: w
tavia ritenendo tf«iu«icìtnte » »topo «
«no delicato aP*incontro fra » sag»
invilii qiiwsiv wwtw «v
* ors^totìEiafi Ito incontro naiiona»
dedicato al confronto fra esperiem»
rBgfOnttn ^
•invitore a tote incenbo una faPP?*;
senttma dei Consiglio in modo ^
«toaifutotoO vrwtga a conoscer«» or
leinitiattveedllfteollàdiltofegtónì
* autofinantiafei totalman» nm
reatotawiona di »» irüziattva
«organlttafe un uiwriore inr^^
eactoilvaman» dtdteato al conw^
«^»(Mfanxa tagonaii, demani^
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COSA CI
aspetta
IL NUOVO CONSIGLIO:
.nell'Intervista a Sandro Spana per Radio
‘SlMith a cura di Massimo Gnone)
>ome’nuovo segretario del consiglio appeuscito da queste elezioni, quali possibili
Wi vedi per il Consiglio?
ornane FI e linee che il consiglio seguirà sono quelnella fe .espresse dal congresso con le sue mozioffettivan „¡Zindi per prima cosa costituire, portare
iviso ci Ini/ e stimolare questo laboratorio politico
one.’sii Zpoi farà le sue pensate e lavorerà. Altra
lizzatili isa che il consiglio dovrà tenere da conto è
del falli Menzione e la cura per i gruppi più giovani,
I chiaca Le non hanno gli strumenti o forse non hanle dica, lo le informazioni necessarie per portare
-neabili [vantila propria vita di gruppo: in questo cre<are /e„ che il consiglio abbia proprio un compito
e scant mcIso da svoigere.
're ilnn Qual’è l’importanza del rapporto con i cenoe de/c( tri giovanili?
regionai i Per quanto riguarda i rapporti con i centri
'iè da vii ijenso che non sia ii consigiio ma piuttosto
>’ ed ès ftfta la federazione che possa svolgere un lavoro di rete molto importante tra i centri, un
efo Per\ mgetto per tutti: creare un tavolo comune, o
mvarsi'min campo comune, magari itinerante, per la
sulla Od fimazione delle staff che organizzano i cam'ueme of pi. Questo sarebbe molto importante perché I
'eme a II .centri come S. Severa, Ecumene ed Agape,
se. Tutto ipor nella loro specificità, hanno moltissime
da sole,; cose da condividere e credo che proprio le diantaleik
ii e alti
Dio ci
St'
NUOVO/E REVISORE;
Laura Casorio
Emanuela Lops
Paolo Montesanto
* Marta D’Auria B
Sara Grasso B
'd/OA
Barbara Grill M
Daniele Del Priore V (nuovo Cassiere)
* Enzo Marziale B
Lula Nitti M
8f)r
'G/n Sandro Spanu B (nuovo Segretario)
(*nuove/o elette/o)
V
I SUOI PRIMATI
versità possano fare sì che la formazione assuma una ricchezza che non ha quando è fatta soltanto nei singoli centri.
Come vedi adesso la relazione tra Fgei e
Chiese?
E' una relazione sana, perché continua a
mantenere gli aspetti di tensione e di contrasto e allo stesso tempo più che in altre generazione la federazione e I gruppi giovanili che
aderiscono allq federazione sono presenti
nelle chiese. C’è un problema che riguarda la
presenza giovanile nelle chiese ma che non
investe in prima istanza la federazione: io ritengo fondamentale il fatto che le chiese si intendano come il luogo dove le diverse persone, e quindi anche le persone di diverse età,
possano incontrarsi. La federazione senza
dubbio deve partecipare a questo processo,
che è già in atto con dei progetti che la fgei
ha avviato, ad es. a Napoli, dove abbiamo
cercato di mettere assieme federazione, gruppi giovanili non aderenti, anche vicino alle
aree pentecostali, pastorl/e e laici/che Interessati/e a questo problema.
) di ere,
cuseua - --,-1- .
IMPRESSIONI, CONFRONTI E SENSAZIONI
SI CONTINUIAMO COSI!
esenti ni Ognuno di noi nella sua vita da un peso e
IO parer ■ ^'importanza alle cose, alle persone, e ai
1 uscirei ! luoghi che incontra. Per quanto riguarda Ecu, eli coni mene, esso racchiude in se sia il luogo che la
cosa che le persone che sono state fonda
mentali nella mia vita. E infatti ancora una vol
olezzai fadevo ringraziarlo: è grazie al Centro che ho
parlaM tzmsciuto la Egei. Non parlo per frasi fatte,
m ini piacciono e poi sono un tipo che se
[mse la sente una cosa non riesce a farla
iene. Questi quattro giorni a contatto con la
^gei mi hanno fatto capire molte cose.
È la seconda volta che partecipo a un Congresso della Fgei da quando frequento Ecua (Mimtfsne, la prima volta fu nel settembre del ‘93,
Tma lo seguii In modo molto passivo, conosceI vo Infatti Ecumene da poco e non essendo
asposi
mon
evate
•ontro.
a rispi
;ul tea
a togl
oi 0 á
te im
' persi
1 noi n
opratili
giovai
iones
evangelico non sapevo neanche bene cosa
fosse la Fgei, capii solo che era un gruppo
scatenato di oltre 150 ragazzi che so divertirono da matti. Erano talmente tanti che noi
del carppo lavoro dovevamo pranzare e cenate dopo di loro visto che il refettorio non era
abbastanza grande.
Adesso, dopo cinque anni, il congresso
della Fgei è tornato a Ecumene e io ho avuto
IO possibilità di parteciparci, ma questa volta
Ih modo meno passivo.
Qualcosa In questi cinque anni è sicuraihente cambiata, ora non riesco a capire cose, purtroppo sono esterno alla Fgei (anche
®e mi piacerebbe frane parte) e molti dei discorsi fatti non riesco a inquadrarli bene.
Nonostante tutto sono stato colpito da
Qrosso impegno, dall’organizzaziOhe e
dell'entusiasmo con cui il Congresso è stato
iodato avanti. »f )|
Per quattro giorni, circa 100 giovani hanno
bsrtecipato agli incontri, hanno discusso, si
Sono confrontati sugli argomenti, hanno fatto
teiere le proprie proposte e mozioni con la
diessima serietà e serenità, ii tutto condito da
de mix di divertimento che devo dire la verità
don mi dispiace.
Non è certo facile sostenere un congresso
del genere e nello stesso tempo trovare la forza di divertirsi fino a sera e poi la mattina dopo riprendere di buon’ora, come se niente
fosse. Certo questo è stato per noi di Ecumene un esempio da cui trarre insegnamento.
Ho sentito dire in giro che la Fgei sta attraversando un momento particolare, che ci sono difficoltà nell’incontro con le altre generazioni e problemi nel gestirla, beh (ripeto) non
ci sono dentro e forse mi sto sbagliando, ma
dall’esterno ho visto una voglia di fare (o ricominciare come dir si voglia)che non è specchio di una crisi; ho notato che circa 100 giovani di tutta Itaiia erano contanti di stare lì e
che credevano in ciò che facevano e dicevano, inoltre hanno accolto me, persona sconosciuta e non evangelica, in modo eccezionale, mi hanno fatto sentire a mio agio e uno di
loro.
La domenica sera, quando ii Congresso è finito e
tutti sono andati via, io sentivo ia stessa aria di malinconia din quando finisce un
campo lavoro di 30 giorni
ad Ecumene, sentivo che li
conoscevo tutti da anni anche se non li conoscevo? lo
credo che queste cose nella vita contino molto, che
chiunque entra a far parte
della Fgei si sente come mi
sono sentito io, ma allora
quale crisi ragazzi, non date retta ai maligni e credetemi: continuate così che siete una potenza!
A Ecumene ci hanno insegnato che ii vivere in comunità sia nel divertimento che nei momenti
seri è molto importante.
Valori come questi ci hanno formato e ci
hanno fatto crescere, ed è stato bello poter
dividere una parte df questa nostra crescita
con la Fgei. È nata così un’integrazione e un
confronto fertilissimo, un rapporto di collaborazione cominciato con l’invito fatto alla commissione giovani (in quanto Ecumene) a partecipare ad alcuni convegni delia Fgei che si
tenevano a Venezia e a Roma, e che speriamo continui a lungo.
Una sola cosa ci è dispiaciuta, ma spero
sia dovuta a coincidenze: la differenza tra le
presenze avute cinque anni fa e quelle di
quest’anno.
E in ultimo, ma non perché sia meno importante delle altre, ma solo perché io ho
l’abitudine di conservare le cose più belle per
la fine: un grazie personale per le emozioni
che mi avete fatto provare durante i momenti
di preghiera, i canti poi erano eccezionali, ti
facevano nascere da più profondo del cuore
una voglia di cantare che era più forte del tuo
silenzio e che non riuscivi a trattenere. Mi è
solo dispiaciuto che per motivi di orario non
ho preso parte al culto.
Congratulazioni e grazie di cuore per tutto.
eppure il vento soffia
ANCORA
Sensazione di feiicità nei rivedere tra i giovani tematiche reiative a fede e politica, frutto
non casuaie, di uno stimolante lavoro sulla testimonianza in questi anni, espresse da alcune mozioni e dalla scelta del prossimo campo
studi.
Molte volte nelle nostre chiese sempre in
riforma, di fronte a richieste di impegno nel
civile e nel sociale, numerose sorelle e fratelli
latitano. Impressioni di assenze di generazioni, anche in questo congresso, dove non
c’erano né pastori né diaconi, in un momento
storico da leggere con estremo interesée, perché a mia memoria, mai come ih questo tempo i giovani della federazione sono stati così
inseriti nelle chiese. Eppure di campi tra generazioni se ne vedono anche nei nostri centri ma chissà per quale ragione, in questi importanti momenti di rielaborazione dellè chiese, alcune persone mancano alVappeflo^
Stimolante il lavoro su identità è generi,
con un impegno chiaro a sostenere gruppi di
ricérca come REFO e con una mozione che
esprime con entusiasmo la volontà di iniziare
a lavorare in gruppi misti per condividere tutto
il patrimonio di riflessione che il pensiero della
differenza ha elaborato anche nelle nostre
chiese.
Affascinante il lavoro sulla liturgia e la spiritualità culminati in un culto dove si respirava
la libertà, dalla danza alla narrazione, guidati
anche dal pirotecnico maestro Carlo Leila.
Sorpresa, da parte di un membro della redazione, di come G.E. nella sua edizione più
vicina al dibattito congressuale, venga letta e
trovata interessante.
Accattivante, anche grazie al suo humour
da far invidia alla più consumata cabarettista,
la relazione di Debora, per non parlare della
passione profusa nella gestione della presidenza del seggio.
FGEI che si interroga su chi è per poi impegnarsi concretamente alTinterno e all'esterno delle nostre chiese (Progetto Yugoslavia o
Essere Chiesa Insieme), in questi tempi vien
voglia di cantare la famosa canzone di Berteli
“Eppure il vento (dello Spirito Santo) soffia
ancora’’...
Simonpietro Marchese (Roma)
CORALITÀ’
(Dall’intervista a Debora Spini per Radio
Beckwith, a cura di massimo Gnone)
Qual’è la differenza maggiore tra questo
Congresso e gli altri a cui hai partecipato?
Il primo a cui ho partecipato è stato qui ad
Ecumene 15 anni fa, e non sono tanto pochi.
Direi che la prima caratteristica che salta agli
occhi è quella di una maggiore coralità, lo ricordo Congressi della Fgei in cui era molto
più netto il confine tra quelle persone che erano in grado di assumere un ruolo di leadership e quelli che invece dovevano seguire.
Questo confine adesso si è stemperato, si vede che esiste una molto maggiore capacità di
tutti e di tutte di gestire il Congresso da soli/e.
Non si hanno più magari deiie forme di
espressione che per noi erano irrinunciabiii,
quaii ad esempio lunghissimi, tostissimi e
compiicatissimi documenti, si preferisce sicuramente una comunicazione più frammentaria, più leggera, però anche per questo molte
volte più fluida.
In questo Congresso si è parlato di politica
come nuova politica della Fgei: cosa c’è di
nuovo nel modo di affrontare la politica?
In realtà questa attenzione alla politica non
è poi così nuova nella Fgei degli aitimi anni,
perché nel 95 c’è stato un momento molto importante nella vita della Federazione, il Campo Studi ad Agape nel quale si è pariate esattamente di politica. Se he è parlato in una maniera ben precisSi ovvero sia si è notato che
in questo momento della vita della Fgei esisteva un bisogno molto vivo di ripensare, riarticolare, mettere a punto proprio le parole per
parlare di politica, le categorie attraverso cui
organizzare la nostra analisi politica. Mi sembra che in questi ultimi anni questo lavoro di
forgiarci delle categorie si sia abbastanza sedimentato all’interno della Federazione. Questo ha fatto sì che a questo Congresso alcune
persone abbiano pensato che fosse arrivato il
momento di fare un passo avanti, ovvero riabituarci tutti e tutte quante noi a questo lavoro
di osservazione della realtà, in particolare
quella del nostro paese. ... Non vogliamo dare una linea alla Fgei, vogliamo essere sicuri
che la Fgei sia un luogo dove di queste cose
si possa parlare, dove ci si possa confrontare,
e il dibattito sia di un certo livello e maturità.
10
Hot/ziarìofgei
CROAZIA
Uno dei percorsi che la Federazione ha
scelto di seguire è quello degli incontri internazionali con persone appartenenti a culture
e tradizioni diverse dalla nostra. L’incontro
con laltro/a avviene partecipando ai convegni
preparati dalle organizzazioni a cui la FGEI
aderisce oppure portando avanti dei progetti
autonomi. In questo spirito di incontro e collaborazione è partito anni fa il “Progetto Albania” cha ha coinvolto ed entusiasmato molti
fgeini e molte igeine, ma che dopo aver attraversato alterne vicende, si trova in una fase di
stallo.
Su mandato dello scorso Congresso sono
stati presi contatti, tramite il Servizio Rifugiati
e Migranti della FCEI, con giovani luterani
croati. I contatti sono proseguiti fino all’organizzazione a maggio di un incontro in Croazia
a cui ha partecipato una delegazione italiana.
Dati gli esiti positivi ottenuti in quell’occasione
e data la volontà di entrambe le parti di continuare il cammino iniziato insieme è in preparazione un altro incontro. Questa volta si svolgerà in Italia, a Venezia, dal 23 al 25 Ottobre.
In Croazia abbiamo cominciato a conoscerci, non solo come persone ma anche presentando il contesto sociale in cui viviamo, interrogandoci a vicenda su come si possa vivere la propria cristianità nella vita di tutti i
giorni. Sono emersi punti di vista interessanti,
legati alle diverse identità ed esperienze
dei/delle partecipanti (in particolare la parte
croata è stata segnata profondamente dalla
guerra). Alcuni di questi probabilmente verranno ripresi a Venezia, quando ci confronteremo sui diversi modi in cui viviamo la fede
nello stesso Signore. Durante l’incontro verrà
preparato il culto domenicale che verrà condiviso con la comunità locale e che sarà frutto
del confronto tra identità diverse.
Il congresso FGEI appena conclusosi si è
rallegrato del lavoro fin qui svolto e si augura
IDENTITÀ’ RELATIVE
Il XIII Congresso FGEI riunito ad
Ecumene nei giorni 3-6 settembre
1998:
prendendo atto deH’avvio di un
progetto di incontro e di scambio con
giovani evangelici/che della Croazia in
collaborazione con il Servizio Rifugiati e Migranti della FCEI, si rallegra
: degli esiti positivi finora ottenuti, ìifì
particolare in occasione del convegno
italo-croato tenutosi a Slavonski Brod
(Croazia), nei giorni 1-3 maggio
1998.
Il XIII Congresso ritiene che l'incontro con le sorelle e i fratelli croati
sia l’occasione per confrontarsi direttamente con le tensioni e i conflitti che ]
hanno dilaniato l'Europa negli ultimi j
anni. La comune ricerca di feoe e il i
dialogo tra culture diverse costituisco- (
no un momento di arricchimento centrale nella vita della Federazione.
9
!
I
li XIII Congresso dà mandato al
Consiglio di assicurare che l’iniziativa
di scambi con la Croazia prosegua,
sempre in collaborazione con il Servizio Rifugiati e Migranti della FCEI. e di
promuovere il più ampio coinvolgimento possibile di fgeini e fgeine in
essa.
che si possa continuare in questa direzione,
raccomandandosi il maggior coinvolgimento
possibile di fgeini e fgeine. L’appuntamento è
quindi il 23-25 Ottobre a Venezia. (Per prenotazioni contattare entro il 30 settembre Noemi
La Fata, e-mail valdesi@doge.it, fax
041/5286797)”.
C’è un qualcosa di rassicurante nei racconti che ci provengono dalla generazione dei
nostri nonni a proposito della società in cui
essi sono cresciuti: comunità circoscritte,
spesso contadine, a misura di persona, contraddistinte da ritmi e ruoli ben definiti, mestieri tramandati da genitori a figli, tradizioni e riferimenti culturali solidi, ancorché lacerate a
volte da esperienze drammatichp quali la
guerra, l’emigrazione, là povertà.
Definire oggi le proprie appartenenze sembra un esercizio molto meno semplice: da un
lato, la società moderna che popoHanrio appare molto’più libera ed incline ad accogliere lo
sviluppo di identità originali ed autonome, non
predestinate fin dalla nascita; d’altra parte, affrancate/! dalle tradizioni e dalle Ideologie,
profondamente consapevoli di quanto sia relativa e pàrziale la nostra conoscenza del
mondo, un po’ smarritl/e nei processi di globalizzazione, avvertiamo un senso di sradicamento e di fragilità derivante dall’incapacità di
individuare con qualche precisione ciò che ci
definisce e da cui dipendiamo. Per di più: la libertà si scontra con le limitate opportunità
(cfr. il tasso di disoccupazione, in particolare
nel Sud Italia), la tentazione di essere prometeicamente padroni del proprio destino stride
da subito con la constatazione di essere parte
di un sistema non facilmente modificabile. Ed
Infine: la storia ci insegna che la cultura individualista e liberale in cui viviamo genera differenze, premia chi ha la costanza ed i mezzi
per imporsi ma penalizza ulteriormente chi è
debole e senza risorse.
Di questo e di altro si è parlato in varie circostanze durante il XIII Congresso ed in particolare nel gruppo di lavoro “Identità relative”.
La conclusione della riflessione su questi temi
è di tipo politico. È ormai urgente che si pensi
ad un progetto di società che coniughi l’uguaglianza dei diritti e delle opportunità con la
HOW TO BE AN EVERYDAY CHRISTIAN?
Questo è il titolo che i giovani della chiesa
luterana di Croazia hanno dato al primo convegno giovanile croato-italiano che si è tenuto
a Slavonski Brod nel week end del primo
maggio scorso. Il nostro gruppo di sette italiani provenienti da tutto il nord Italia si è formato pian piano nelle varie stazioni attraversate
dal treno, uno degli eredi del mitico Orient Express, che collega Svizzera e Italia a Slovenia
e Croazia, due dei nuovi _________
stati dell’Europa dell’Est.
Per noi la partenza è
stata come un viaggio verso l’ignoto: pochi di noi
erano già stati in Croazia,
ma nessuno si era già
spinto così lontano al suo
interno. Inoltre tutta la preparazione di questo evento era avvenuta esclusivamente tramite e-mail o telefono, quindi non
sapevamo neppure quali facce avremmo incontrato ad aspettarci. Slavonski Brod, poi,
ma chi sa in Italia dove si trova questa città...
Slavonia... ci si sente penetrare nel cuore del
mondo slavo, qualcosa che da noi si conosce
veramente poco. Quando si parla di Croazia
inoltre, non si può fare a meno di pensare a
quello che è successo in questi ultimi anni, è
un Paese reduce da una guerra, chissà come
vive la gente, quale segno ha lasciato tutto
ciò?
Mentre ci ponevamo tutte queste domande il nostro treno procedeva lento attraverso
le splendide valli della Slovenia, fino ad arrivare in Croazia, dove a Zagabria abbiamo tro
vato ad aspettarci, con tanto di cartello di
benvenuto, i nostri nuovi amici Croati. La nostra titubanza è stata investita da un’ondata di
entusiasmo e di gioia. Ci hanno fatto subito
scendere dal treno (in teoria noi facevamo tutto il viaggio su quello stesso treno) per farci
fare un giretto nella bellissima piazza di fronte
alla stazione... ‘tanto il treno sta fermo una
mezzora...’ Per molti di noi il primo impatto è
stato un pò troppo travolgente: parlare in inglese, e questi croati
che lo parlano benissimo e velocissimo... per
fortuna avevamo tra noi
una ragazza fresca fresca dall’Inghilterra, che
ha potuto fare da traduttrice a quelli di noi
che proprio l’inglese non lo masticano!
Così nell’ultima parte del viaggio abbiamo
cominciato a conoscere dal vivo i nostri amici,
finire di mettere a punto il programma delle
nostre attività... fino all’arrivo a Slavonski
Brod nel tardo pomeriggio. Questa città si trova lungo le rive della Sava e possiede una
città gemella al di la del fiume, Bosanski Brod,
che però si trova già in Bosnia... questo significa che la guerra è passata da lì! Infatti ne
abbiamo potuto vedere i segni durante le passeggiate sul lungofiume: il ponte distrutto due
volte e ricostruito alla meno peggio, case sfregiate se non semidistrutte. Ci hanno detto che
a Bosanski Brod è peggio, quasi tutta la città
è stata distrutta durante la guerra. Uno del
nostri amici una volta collaborava con una ra
mozione su ESSERE CHIESA INSIEME
Il XIII Congresso riconosce che l’incontro con I fratelli e le sorelle stranieri/e e il processo
“essere chiesa insieme” (ECI) sia una delle sfide che caratterizzano la vita della FGEI e delle chiese.
Il XIII Congresso crede che tale incontro implichi che ciascuno metta in discussione la
propria identità in un cammino paziente di confronto e dialogo.
Il XIII Congresso d9 mandato al Consiglio di individuare le occasioni di incontro e di conoscenza con I fratelli e le sorelle stranieri/e favorendo la pratica dell’accoglienza, l’attenzione
alle diverse spiritualità che essi/e esprimono e a dare loro la parola.
Il XIII Congresso è consapevole che nel processo “ECI” siamo chiamati/e a riflettere su
temi di etica, teologia e spiritualità; pertanto d9 mandato al Consiglio di verificare la possibilità di organizzare un convegno in cui affrontare uno o più di questi temi in uno spirito di attenzione e di ascolto non preconcetto.
Il XIII Congresso ringrazia il servizio rifugiati e migranti per quanto fatto insieme fino ad
oggi e raccomanda al Consiglio di continuare la collaborazione con esso.
dio laggiù, e passava il ponte tutti i giorni, ma
adesso non gli è mai più capitato di andare di
là dal fiume.
Comunque di tutti questi eventi e problemi
non se ne è mai parlato apertamente durante
i lavori del convegno, quasi che non si volesse più troppo dar peso a tutto ciò; solo nelle
conversazioni private si riusciva a far loro raccontare come avevano vissuto quegli avvenimenti. Infatti il tema centrale del convegno
era l’essere cristiani: in comunità, nella vita di
tutti i giorni, nella società. Abbiamo trovato
molti punti in comune tra le nostre realtà italiana e croata, ma anche delle differenze di
impostazione. La Croazia è reduce da decenni di ateismo, in cui le chiese, e quelle protestanti in particolare, non potevano esprimersi
ed erano praticamente scomparse. Qra invece si professa un Croazia cattolica e la minoranza si sente veramente piccola piccola. Le
chiese si sono riempite, ma perché vengono
distribuiti degli aiuti alle persone, che succederà quando finiranno? Il messaggio che si
cerca di trasmettere viene accolto o le persone sono ormai troppo abituate all’ateismo per
ascoltare il messaggio biblico? Cosa può
spingere un giovane del giorno d’oggi a impegnarsi in una comunità, piuttosto che seguire
solo la mondanità?
Quasi tutti questi interrogativi sono per ora
senza risposta, ma tutti loro erano molto interessati al nostro modo di lavorare e di essere
organizzati anche a livello Egei, per avere
nuovi spunti per il loro lavoro, che sta ancora
muovendo i primi passi, tra mille difficoltà dovute anche a problemi interni alla chiesa. Il
confronto è stato veramente arricchente, abbiamo scoperto nuovi modi di esprimere la
propria fede: l’uso continuo di candele (forse
eredità delle missioni norvegesi?), il bisogno
di sentire la spiritualità, le testimonianze di fede... alcune cose ci sono sembrate strane,
non sono mancati anche alcuni momenti di
tensione, ma tutto ciò fa parte della scoperta
di un nuovo mondo, e tutto si è risolto facilmente.
L’ora della partenza è arrivata presto, ci
attendevano di nuovo lunghissime ore di treno, ma questa volta avevamo con noi una
buona scorta di dolci croati e di panini incredibili per affrontare il viaggio, e quel che più
conta è che siamo partiti con nuovi progetti
per il futuro: un convegno a Venezia per questo autunno e l’avvio di una più stretta collaborazione fra le nostre attività giovanili.
Pierdavide Coisson (Trieste)
possibilità di autorealizzazione, di costru ■
ed espressione della propria identità pei^
le e collettiva: una società che renda po^
l’incontro tra identità diverse e ne fece'
punto di forza. “Pensare globalmente edl
localmente” è uno slogan che torna: onl
a livello del gruppi e delle comunità affk
tale modello di società non sia solo un’ba
è imprescindibile dalla riflessione. Per
profondire questi temi, l’appuntamento ^
prossimo campo studi Egei, a cui tutti e h
Siamo invitati/e fin d’ora a partecipare nm
rose/i.
Giorgio Bonnet (Tpifi
iodone
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■ -di:
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Il XIII Congresso riconosc
centralità dei gruppi per la vita d
federazione, considerando il fort,
continuo ricambio cui essa è soggei
per propria natura in questo momenì
raccomanda al Consiglio di;
- rendere la FGEI maggiormente
sibile al mondo giovanile BMV
aderente ad essa con tutti gli strumer
ti a sua disposizione.
- essere pronto insieme ai grupj
locali più vicini a sostrenere le nuov
giunte e i nuovi gruppi federeati là di
ve non c’è continuità.
Dato I
si adatti
sito a cui
pppo.
Probi
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sui cartel
Scher
elle, ma
Abbiamo
dei grup
hanno di
no detto
va colpit
care. In i
★
: mozione sui
M RAPPORTI
ECUMENICI
fNTERNAZIONALI
Il XIII Congresso, riconoscendo che
la partecipazibne a incontri ecumenici
internazionali ci permette di crescere
come singoli/e, di riflettere sulla nostra
identità, di confrontarci con fedi e cui'
ture differenti dalla nostra, ribadisce
l’importanza del lavoro che la FGEI fa
nell’ambito dei Rapporti Ecumenici Internazionali (REI).
Al fine di coinvolgere un numero
sempre maggiore di fgeini e di fgeine
nel lavoro dei REI, dà mandalo al
Consiglio di:
Incaricare il gruppo di lavoro sugli
esteri, composto dal/dalla responsabile esteri e dai/dalle corrispondenti nazionali dei movimenti a cui la FG®
aderisce, di organizzare una consultazione esteri nazionale; _
Preparare un vademecum sui R“
della FGEI, da distribuire ai gruppi
che abbia funzione informativa e fon
mativa.
Raccogliere e rendere disponibile f
materiale prodotto negli incontri internazionali.
Raccomanda al gruppo che si occupa dei REI di utilizzare lo strument
del Notiziario quale;
Agenda degli incontri internaziona h
Luogo di resoconto dei
emersi dagli incontri cui la FGEI n
partecipato con delle delegazioni.
comi
delle
nidi
fualit
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C|ues
rifles:
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In
prop
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costruì
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da Po,
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na: opei]
^ità affif),
'o un’if
’e. Per
mento è
tutti e (|j
^3re nini
iet(Toii
Il XIII Congresso riconosciuto l’imI portante ruolo svolto dalll'animazione
I ¡musicale nellambito della riflessione
! .jjgiia fGEI sul rinnovamento innologie liturgico, da mandato al Consiglio
di:
- individuare a livello locale delle
persone che producano e raccolgano
‘'materialefmusica e/o testi) per la realizzazione di una raccolta di canti ad
uso della Federazione giovanile e in
prospettiva delle chiese
- nominare un rappresentante FGEI
, aH'interno del GRUME
promuovere la partecipazione di
‘•■fgaini/e alle iniziative promosse dalla
il in questo ambito.
cendol
vita ai|
il fortei
soggei
momeii
mentet
IMV noi
strunni
Imusica e
liturgia
Dato un testo, comporre una melodia che
si adatti ad esso: questo è stato l’arduo comoito a cui abbiamo dovuto far fronte nel nostro
ai grupi PPP°
I “ Dmh
le nuovs
ati là do?
Probabilmente se avessimo saputo fin
dall’inizio cosa ci aspettava ci avremmo pensato due volte prima di scrivere il nostro nome
sul cartellone del “Gruppo musica”.
Scherzi a parte, non è stato un compito facile, ma ci siamo riusciti e perfino divertititi.
Abbiamo proceduto i questo modo: i relatori '
del gruppo, Carlo Leila e Marta D’Aurià, ci
hanno dato dei testi da analizzare, poi ci hanno detto di sceglierne uno, quello che ci aveva colpito di più, che avremmo dovuto musicare. In che maniera? Semplice, alcuni di noi
j hanno inventato di sana pianta ritmo e melodia, altri invece hanno preso a prestito la musica da canti noti inseriti nella raccolta dell’innariopristiano. Il tutto tenendo in consideraziwe quelle che secondo noi erano le esigendel testo.
Operazione difficile ma tutto sommato non
possibile, come non lo è il mandato che il
Il Congresso ha affidato al nuovo Consiglio
Iella Federazione. Esso mira a coinvolgere i
giovani (e i meno giovani) delle comunità
nell’elaborazione di nuovi canti che possano
essere utilizzati sia dalla Federazione giovanile che dalle chiese durante i culti, contribuendo ad attuare, così, quel rinnovamento innologico e liturgico che l’animazione musicale ha
già avviato in questi ultimi anni.
E’ bello pensare che la Federazione giovanile si impegni in questa direzione, lo è soprattutto per chi come me ama la musica, uno
bei linguaggi più antichi ed universali esistenti
e può attraverso essa parlare e testimoniare
di Dio.
Emanuele Aprile (NA)
ndo che
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¡rescere
a nostra
di e cui
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FGEI fa
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li igeine,
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rnibile il
:ri inter
5 si oc
umento
zionalil
nteniiti
gei ha
MASCHI E.........FEMMINE
In confidenza, il motivo per cui io abbia
scelto questo gruppo di lavoro del XII Congresso è la certezza/desiderio del realizzarsi
di un dialogo fra i generi, dai momento che fra
essi ancora esiste il segno evidente di un'incapacità di comunicazione e soprattutto comprensione; indubbiamente ciò è il frutto di una
certa lentezza culturale che ha contraddistinto
e ancora segna la società italiana, tuttavia
l’aspirazione a una società più moderna e disinvolta e soprattutto la volontà di affermazione e coscienza di sé deila donna hanno saputo scardinare modelli desueti, e prima d’ogni
altra cosa creare una visione nuova e moderna dei ruoli di genere in ogni ambito della vita
comune, nonché neila coscienza deiie persone; infatti le nuove generazione sicuramente
possiedono già una sensibilità totaimente dissimile da quella che l’educazione comune
aveva trasmesso ai nostri genitori.
E’ inoltre emersa la certezza che così some ia donna ha raggiunto una coscienza del
sue essere femminile, il genere maschile fluttua ancorato ai modelli tradizionali, mentre chi
li rifiuta radicalmente può solo maturare una
coscienza di sé-individuo-maschile: manca infatti un nuovo modello di essere maschile, o
comunque una consapevole presa d’atto
dell’inutilità dell’antico modeilo. Si potrebbe
affermare che oggi nonostante la società sia
ancora troppo improntata al maschile, quello
del maschio sia in effetti un sesso debole, la
cui condizione non è generata da una subordinazione, ma proprio dall’inutilità di una supremazia più che mai obsoieta, e inoitre dallo
smarrimento neila ricerca (e neli’accettazione)
di un nuovo ruolo e modo di essere: in altre
parole, la figura del “maschio”, e tutti i simboli
di potenza ad esso associati, producono oggi
o una viva perplessità, o addirittura una risata.
La formazione di un gruppo di iavoro di genere misto, all’indomani delle esperienze già
vissute daila Egei nella riflessione sui generi,
potrà sicuramente cercare ie opportunità di
ampliare queste e altre problematiche; sarà
inoltre possibile attuare un dialogo tra donne
e uomini a prescindere dai condizionamenti
sui spesso siamo indotti dalla società: se pensiamo che la donna è stata per secoli ciò che
l’uomo voleva che fosse, nella realtà e nell’immaginario, forse i tempi cominciano a essere
maturi per una cultura dell’altro-da-sé anche
nella sessualità; senza dimenticare che la
tu
mozione sulle
FINANZE
Il xm Congresso si rammarica della
disattenzione di molti gruppi e sìngoli/e nella raccolta dell’autofinanziamento confermando la tendenza negativa degli ultimi anni.
Dà mandato al Consiglio di promuovere iniziative di sensibilizzazione.
Invita I gruppi a considerare l’autofinanziamento come un momento di
partecipazione e responsabilità nei
confronti della Federazione.
Individua nelle giunte e nelle segreterie regionali il luogo deputato alla ricerca di finanziamenti sia tra i gruppi
federati, sia tra le nostre chiese.
Conferma l’atto 39 del XII Congresso che individuava la quota minima di
£25000 medie annue di adesione per
persona.
«wsÌ;»e;Sl^.yTWGlA
'I XIII Congresso individua nella liturgia un luogo di incontro stimolante fra la FGEI e le
®°fhunità. Il culto è infatti un momento fondamentale di incontro intergenerazionale della vita
'•elle chiese, nelle quali si avverte la necessità di un reale confronto tra le diverse espressiotli fede. Le ampie possibilità della liturgia come luogo di confronto di esperienze e di spiri•“elltà, sono testimoniate dal processo “Essere chiesa insieme”, che ha visto nella liturgia un
'”®zzo per la costruzione di una chiesa multiculturale. Riteniamo che sia importante che
questa riflessione si possa sviluppare direttamente fra i gruppi FGEI e le loro comunità. Tale
'•flessione inoltre si inserisce nel percorso di ricerca di fede intrapreso dalla FGEI negli ultimi
anni e apre la federazione ad una collaborazione diretta con la FCEl.
•• XIII Congresso dà mandato al Consiglio di
a) individuare uno o più gruppi locali interessati a lavorare sulla liturgia con lo scopo di:
■ raccogliere in schede di lavoro da far circolare all’Interno della Federazione materiale
'aformativo, tecniche di animazione, culti FGEI...
'instaurare un rapporto di collaborazione con la rivista “Rete di liturgia” della FCEl
•avita inoltre i gruppi a sperimentare nuove forme di liturgia coinvolgendo attivamente la
i^'oprìa comunità.
f]) verificare la possibilità di avere un rappresentante FGEI nel costituendo sen/izio “spiri,^®lità, musica e liturgia” d^ia FCEI.
strada da percorrere è ancora lunga, specie
da parte maschile, tuttavia volta alla riscoperta di un’autenticità del rapporto uomo-donna,
al rispetto reciproco e a una paritaria comprensione.
Paolo Montesanto (Torino)
Il XIII Congresso riconosce l’importanza di momenti di riflessione ed elaborazione di problematiche quali; la diversità tra uomo e donna, l’identità del
singolo individuo, le relazioni di genere che caratterizzano ii nostro essere
uomini e donne nel sociale e nel privato.
Ritiene inoltre necessario utilizzare
momenti di confronto per raggiungere
un maggior coinvolgimento di singoli
uomini e donne finalizzato ad una consapevole intesa tra i generi
In seguito a questa riflessione, il
Congresso dà mandato al Consiglio
di:
- formare un gruppo di lavoro misto
che promuova e coordini tali riflessioni
aH’intérno della Federazione e delle
chiese, cercando di mantenere i contatti con le iniziative inerenti queste tematiche, come il campo sulla maschilità ad Agape e il convegno organizzato a Casa Cares dalla REFO- Rete
Evangelica Fede ed Omosessualità;
- di nominare due rappresentanti
della FGEI che seguano la riflessione
avviata dalla REFO.
Ho partecipato al gruppo sulla differenza di
genere spinta da due curiosità: 1) ascoltare le
esperienze di giovani donne Igeine, per capire se potevo ritrovare anche con loro, nonostante le differenze di età, il piacere e la forza
di “stare tra donne”; 2) scoprire come sono i
giovani maschi della Igei interessati a riflettere su cosa significhi vivere, pensare, relazionarsi, riconoscendo di partire da un punto di
vista parziale.
Ho quindi fatto delle scoperte molto interessanti.
Sono rimasta piacevolmente colpita dal
modo di intervenire dei ragazzi: quasi tutti
hanno evitato discorsi generali e distaccati del
tipo “La situazione della donna è...”, “I rapporti
tra uomini e donne dovrebbero...”, ed hanno
invece praticato quello che di solito spontaneamente le ragazze fanno, ovvero II Partire
da sé, raccontando le proprie esperienze ed
esplicitando difficoltà e desideri. In particolare
da molti è stato espresso il bisogno e la voglia
di ritrovarsi anche fra soli uomini, con modalità diverse dai “soliti discorsi da Bar” e con la
possibilità di condividere emozioni e sentimenti con persone del proprio sesso.
Ascoltando le ragazze, con i cui racconti
mi sono molto identificata, ho capito quanta
consapevolezza abbiano della propria “differenza”: la diversità che sperimentano nei rapporti con l’altro sesso è da un lato fonte di autostima. e rivendicata, da un altro lato generatrice di tensione e sofferenza per i’impossibiiità di essere “davvero capite” da un altro. In
ogni caso mi sembra che nessuna creda più
neila complementarietà tra i generi: nessuna
si percepisce come mancante di qualcosa, incompleta se è senza un ragazzo; ci sentiamo
comunque delle persone intere, indipendenti,
e contemporaneamente attirate nelie relazioni
con amici, amanti, uomini, così diversi da noi.
Bettina König (Pinerolo)
E’ uscito il Numero 3, Agosto 1998,
del bolletino della
Rete Evangelica
Fede e Omosessualità
R.E.RO.
Segreteria:
Henry Olsen, via della Stella 5, 00036 Palestrina (Roma)
tei 06-9534622 - E-Mail henry@itelcad.it
ccp 97740005 intestato a Henry Olsen
La R.E.F.O. ha anche organizzato un convegno di studio:
DIVERSE FAMIGLIE... FAMIGLIE DIVERSE
24-25 ottobre 1998 Casa Cares, Reggello (FI)
■ t..........................................
mozione sulla
TESTI
Il XIII Congresso riconosce il buon lavoro svolto negli ultimi 30 mesi sulla testimonianza.
I gruppi che hanno lavorato sulla testi
monianza, ne hanno privilegiato l’aspetto
narrativo, immaginando di poter parlare
di Dio come Colui/Colei che sceglie di lasciarsi raccontare dalle nostre parole. Le
parole che pronunciamo su Dio vivono
nel tempo. Esse sono i racconti dell’intrecciarsi della storia di Dio con le nostre
esistenze. I
II XIII Congresso auspica che il cam- |
mino iniziato in questi anni venga prose- |
güito privilegiando l’analisi dei diversi |
modi di intendere e vivere la testimonian- !
za, nella Federazione come nelle chiese. |
Il XIII Congresso dà mandato al Con- |
sigilo di:
Verificare la possibilità di organizzare
un campo giovani in collaborazione con
uno dei centri giovanili o il percorso in
una chiesa, al fine di proseguire la riflessione intrapresa e coinvolgere il maggior
numero possibile di giovani, evangelici e |
non, in un comune percorso di ricerca.
Accogliere la proposta della redazione
di GE e garantire la raccolta e la pubblicazione di materiale relativo ai culti tenutisi negli ultimi anni nel corso di incontri a
carattere nazionale (congressi, campi
studi ecc.).
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Oal diario di Paàió ,
E' fora del tramonto, fora più rk^ rMa sta^wm (Ximvafìta, If dato tinge te tpsso la case,
te arance dei mio gi^dho f^ofuntesist faria e tutto mi hvita alle scrittgra. Ho Emione, ma dii
tjuesif giorni, di scrìvere una iettera'SÙ ^¡^ìesi, eBodanddi a realizzare ccmcretantente nella toro
wte ffuotichana i'msegnanmto £i/ C/isto. ta cosa piò Importante, per me, è che vivmo in&eme,
affettuosamente nella reaproatà d^famore e di una salda fede cerne Cr^to ci ha insegnato.
Cos'ò infatti più torte dell'unità fra le persone, cos'é più forte di un credere che dà la forza di non
vacUlarB 0. nella sofferenza, di smpifftam?
Vorrei eso'tarii af unita convmoettt dìe tutto ha un senso perche tutto evita ia wfa viene da
Dm e np'gena u lui e la nastra aioia piu grande
Un combattimento può essere sosterHtto con fermezza Se fatto con lo Spirito di Dio in noi; ia
softorenza piò essere sopportata se rimaniamo gli um con gli altri. Credere in Dio è credere ai
suoi doni, e il dorm piu g’arde e *a esSvezza Questo messaggio vo'rei aa'e -ù FiHppesi, i quali
hanno dimostrato di voler progvCBre ndfEvangeio. di voler quindi partecipare atovamente a c'o
che Dio compie nella vita cB tolti i giorni. Che la pace sia con loro, e con tutti gl! uomini che hanno salda fiducia nella vita, affinché ngffe lotte dell’anima e nei combattimenti esterni rafforzino la
Etoso, 4 agosto 59 Fa calao fremendarrente caldo 4 stento tana Denega qua in pngiore
La puzza si fa soffocate: prende dto gaia, bnicia, durante il giorno fa impazzffe: efi noffa é appena soppurtdh,le E bum M< serrtofa che non possa esistere un mondo <S perp^ e ccéori oltre l'umidità scura diquele mura. ■
Efeso, 6 agosto 59. Ho passato la ffiama/a di ieri con gli occhi sbarrali contro S soffitto: ne conosco ogn, pieqa ogni rilievo ogni buco, ogn ampe La se's scor<^a chioso li dado, sono stato
picdiiato violentementB - non so perché. Ho la fetóre e mi bnidano gli occhi.
Efeso 7 agi'sto 59 Cinque e mezza dei mattmo un ti u d na rapilo ho visto i nw® fratelli
di Filippi Eponone e il suo quatto aperto sincero amico fede e sul quale c> potresF mettere la
mano sü/ fjrvm. Cteopa, capace á un affetto straordinario Fimacc e le sua risata cnstaUina. che
e una porta del paradiso. Tecla, le sue parole misurate e profonde e poi tutti gH aM Ho sentito
la Spirito Santo sostenermi, lo stesso che sostiene anche loro. Ho sentilo il toro amore, concreto, che si può toccare, chs mi investe anche se seno lontano. Anche se non li vxio. U ho tutti di
fronte ne posse sentire la voce So ohe combattono anche lem gioirò dopo giorno, le mille prove che anche v deve scontare in carcere la \riotenza l'ignoranza, la superfìcia
irto Li so vicini e queste mura nore cadono, il mare che ci chviae sì apre
Efeso, 8 agosto 59. Ho sonito a FBif^i; è la terza lettera: chissà
se mai arnveranno^ Passo momenti alterni, in alcuni sento
l'amore di Dio. la passione per le cose nuove die sta preparando ohe mi brucia dentro, sento n vigore dello Spìnto animarmi. in altri le pietre dt questo carcere sono f unico onz
zonto, e credo di impazzire.
Efeso, 9 agosto 59. E’ tardi. Ripenso a quanto mi succede, npermo alla stona d’Israele, ripenso a quanto capisco dì
qvtoHo che è successo a Gesù, aito sua morta e alto sua risuiredoto. E' possibile che dotore e pranza, sofferenza e gioia siano
cosi mttecciati. funo to tocaa adlattro^ Che uno si neghi con /'altro?
Eppure il Cnsto è risorto Crederà pensare, sapem che quel morto e vivo
nuovo è una Mila’ una visiona enorme, proprio la':vtolme<S cpKfffuar^d Nazaret vivo
tff nuovo, Dio morto, che respira, mar^ e parta m'attra volto al sud, è to ìris^ie che-t^trugge
quaato mura naia, cAa ape» to vista atri mare. L'estotema, con tesuef^agh^ Ha sue tragectto, é
rMta a quanto è suceeaso al CiU^ Corrt^ìoarta a tptotfevento Oserò t$yìta,- ^sàoare Cristo
costa caro, e io pago con H carcera Pradaeae f/ Cristo è innànitìtotos to oot^mià radien ¿he
ogm es/stanea comapontto alla tua. etra opru aoffamssa, mswdié a¿S»^ tsnuia da
t^'evento ché ci mnito eapaa ìrtvere to vffa, tonesinwwm, toireaeoccQmttofe. perché
$imnortvdtìMavffa.ifmo^a(te(ffìoaDto, ‘
Santo/torto ttoffaurqmrtHiovenrtíléfpeOtdanirard^^ un maér l ■
Dal culto di chiusura. Itesti sono tratti da Gibran, Gesù figlio deiruotno
NATAMELE
Si dice che Gesù di Nazareth fosse umile e mansueto. Era giusto e retto, dico!
no' ma debole, e dinanzi ai forti e ai potenti facilmente si confondeva; e al cospetto deH'auloiità era come un agnello tra i leoni.
Ma io dico che Gesù aveva autorità sopra gli uomini, e conosceva il suo poi»
re e lo proclamava tra i monti di Galilea, e nelle città della Giudea e della Fenìcie.
Quale uomo arrendevole e mansueto direbbe mai: “lo sono la vita e la via ani,
venta ^
Quale uomo umile e sottomesso direbbe: “lo sono in Dio, nostro Padre, e il noii
stro Dio, il Padre, è in me'?
“Colui che non crede in me, non crede in questa vita e neppure nella vita etet>
na“. Quale uomo incurante della propria forza si esprìmerebbe in questo modo?
Quale uomo dubbioso del domani proclamerebbe: "Il vostro mondo passerà e
diverrà nuH’altro che cenere dispersa prima che passino le mie parole"?
Dubitava forse di se stesso, quando volevano confonderlo con una prostituta^
e lui disse: “Chi è senza peccato scagli la prima pietra“?
Temeva l'autorità, quando scacciò i mercanti dal cortile del tempio benché
avessero la licenza dei sacerdoti?
Aveva le ali spezzate quando gridò a gran voce: “Il mio regno è al di sopra
vostri regni della terra“?
E cercava rifugio nelle parole quando disse e ripete ancora e ancora. “Distruggete questo tempio e lo ricostruire in tre gioìni"?
Era un codardo colui che levando la mano con-'
tro uomini autorevoli li chiamò 'bugiaidi. obbro^
briosi, spregevoli, perversi“?
Si può chiamare umile e mite un uomo ca^pace di apostrofare in questi termini i goverr^
tori di Giudea?
No! L'aquila non edifica il suo nido sui salia^
'piangenti. E il leone non si cerca una tana tra le
'felci.
Il disgusto mi assale e le viscere mi si rivoltarmm
"gono sentendo i codardi chiamare Gesù umile e mansueto per gìu-\
( CULTI
CONGRESSO
edifici,
dormire
't Sfor
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roche
ne rigu.
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stificare la loro stessa codardia, e i calpestati parlare di Gesù come di un verme*,
che splende al toro fianco, per avere conforto e compagnia
Sì, il mio cuore è colmo di disgusto verso uomini sfnBII: È il cacciatore \
quello che io voglio annunziare, e lo spinto indomito della montagna
RACHELE, UNA DISCEPOLA
Continuo a domandarmi se Gesù fosse un uomo di carne e sangue come
noi, o un pensiero incorporeo della mente, oppure un’idea penetrata nella vi' sione degli uomini.
Potrebbe essere stato solo un sogno di uomini e donne innumerevoli nello stes
so istante, durante un sonno più profondo del sonno e un'aurora più serena di ogni altra aurora.
Così può sembrare: e nel narrarci il sogno avremmo cominciato a crederlo evento realmente accaduto, e nel
conferirgli corpo con la nostra fantasia e voce con il nostro anelito l’avremmo reso sostanza della nostra sostanza.
Ma in verità lui non fu un sogno. Per tre anni gli rimanemmo vicini, e lo vedemmo con occhi bene aperti in pieno
giorno.
Toccammo le sue mani, e lo seguimmo da un luogo all’altro. Udimmo i suoi discorsi e fummo testimoni delle
sue opere. Eravamo forse pensieri che Inseguivano altri pensieri, o sogni nella regione del sogno? Davvero credi
questo di noi?
I grandi eventi sembrano sempre estranei alla nostra vita di ogni giorno, benché la loro natura possa radicarsi
nella nostra natura. Ma nonostante improvvisi appaiano e improvvisi dileguino, misurano in realtà quanto gli anni e
le generazioni.
Gesù di Nazareth era lui stesso il Grande Evento. Quell’uomo di cui conosciamo padre e madre e fratelli, era lui
stesso un miracolo operato in Giudea. Sì, tutti i suoi miracoli, posti ai suoi piedi, non giungerebbero all’altezza della sua caviglia.
E i fiumi di tutti gli anni non laveranno II nostro ricordo di lui.
. Era una montagna ardente nella notte, e un tenero calore dietro le colline. Era tempesta in cielo, ed era mormorio nel velo di vapori al sorgere del giorno.
Era un torrente che scrosciava dalla vetta al piano per distruggere tutto ciò che incontrasse. Ed era come il riso
di un bambino.
Ogni anno attendevo primavera per venire in questa vaile. Attendevo i gigli e il ciclamino, ma poi si rattristava la
mia anima, poiché ogni volta speravo di gioire della primavera e non potevo.
Ma quando Gesù venne nelle mie stagioni, fu luì l'autentica primavera, la promessa di tutti gli anni a venire.
Colmò il mio cuore di gioia; e come le viole, timida cosa, crebbi alla luce della sua venuta.
E ora il mutare delle stagioni in mondi non ancora nostri non cancellerà il suo spirito d’amore da questo nostro
mondo.
No, Gesù non era un fantasma, né un’immagine creata dai poeti. Era un uomo come te e come me. Ma solo al
tatto e alla vista e all’udito: per il resto era diverso.
Era un uomo di gioia; èd era sulla via della gioia che si faceva incontro ai dolori degli uomini. E fu dal tetto del
suo dolore che vide la gioia degli uomini.
Contemplava visioni che noi non vedevamo, e udiva voci che noi non sentivamo; e parlava come a moltitudini
invisibili, e sovente attraverso di noi parlava alle generazioni future.
E Gesù stava il più delle volte in solitudine. Si trovava fra noi, e non era con noi. Stava sulla terra, ed era del
cielo. E solo nella nostra solitudine ci è dato visitare la terra della sua solitudine.
Ci amava di tenero amore, li suo cuore era come il torchio deile uve: potevamo avvicinare i nostri calici e riempirli di lui.
Una sola cosa di Gesù non capivo: con chi lo ascoltava, scambiava scherzi, facezie e giochi di parole, e rideva
con tutto il cuore, persino quando si manifestavano lontananze nei suoi occhi e tristezza nella sua voce. Ma ora
comprendo.
Spesso mi figuro la terra come una donna incinta del suo primo figlio. Quando Gesù nacque, tu lui il primo figlio. E quando morì, fu il primo uomo a morire.
Non parve Infatti anche a te, in quel venerdì di tenebra, che la terra fosse placata, e che i cieli fossero in guerra
con i cieli?
E non sentisti, quando il suo volto scomparve alla nostra vista, di eddere nuH’altm che un ricordo in un velo di
nebbia?
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PALLE RELAZIONI DEI/LLE RAPPRESENTANTI FGEI NEI CENTRI GIOVANILI
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Cari fratelli e care sorelle, cari amici e care amiche, prima di raccontarvi del mio trascorso mandato
come rappresentante fgei nel comitato di Adelfia,
voglio ringraziarvi della splendida opportunità che mi
avete offerto nel nominarmi in tale comitato.
Infatti Adelfia, luogo da sempre a me caro, è ed è
stato, per me come per tanti/e di noi, luogo di incon
y comunione, ricerca e crescita comune.
purtroppo però nei due anni appena trascorsi molte sono state le difficoltà che Adelfia si è trovata a dover affrontare e superare al meglio delle proprie possibilità:
-prima fra tutte la mancanza di un direttore/a (che da statuto dovrebbe essere l’organo esecutivo del comitato).
-la mancanza di una rete di “amici/che” che potesse supportare il lavoro del centro.
-l’assoluta mancanza da parte dei gruppi e delle Chiese di una progettualità concreta su Adelfia.
-il susseguirsi, negli ultimi anni, di una serie di comitati “nuovi” e perciò privi della dovuta esperienza.
-infine il continuo doversi rapportare con una struttura non proprio al meglio delle proprie possibilità poiché in attesa di ristrutturazione.
Oggi le cose a Adelfia, rispetto a due anni fa, sono molto cambiate e le prospettive per la vita
futura del centro sono sicuramente più rosee, siamo in parte riusciti (ma c’è ancora molto da fafe) a riallacciare i contatti, creando anche dei momenti di discussione e di incontro, con una rete
di persone (i cosiddetti “amici”) vicine a Adelfia che possano supportare il centro nei vari momenti della sua vita.
Contemporaneamente sono nati in alcuni gruppi,
in particolare in un gruppo giovanile non federato
di Catania coordinato dal Pastore Italo Pons e
nella fgel siciliana, alcuni progetti di lavoro su
Adelfia che hanno arricchito, insieme agli altri, di
contenuti la vita del centro.
Rispetto poi al grande problema della ristrutturazione posso finalmente annunziarvi che questa è attualmente in corso e che quindi già dal prossimo anno Adelfia potrà
ospitare (compresa la staff di servizio) una cinquantina di persone all’interno degli
■edifici, ferma restando la possibilità di ospitare aimeno altri venti volenterosi campisti disposti a
■dormire in tenda.
! Sfortunatamente la Tavola Valdese non ha ancora nominato un direttore, ma invitandoci ad
aspettare ci promette ricchi premi e cotillons per il prossimo futuro, anche se personalmente spero che all’Interno della fgei vi sia qualcuno con le capacità adatte a ricoprire questo incarico. Infine riguardo alla poca esperienza e alla scarsa longevità dei comitati di Adelfia non credo che esialtra soluzione che sperare che i prossimi, ed in particolare il prossimo composto in buona
parte da fgeini/e, abbiano miglior fortuna.
Laura Testa
Agape
La partecipazione, in qualità di rappresentanti
della Federazione, alle riunioni del Comitato Generale del Centro, inevitabilmente costringe a confrontarsi con attività diverse, spesso lontane dalle proprie, ma che proprio per questo ti coinvolgono, facendoti conoscere i vari aspetti della vita di Agape,
al di la della frequentazione dei campi.
A prescindere da quelle che sono le “normali attività” agapine (campi, manutenzione ordinaria,
campo lavoro), gli ultimi anni verranno ricordati anche per il tormentato lavoro di rifacimento tetti.
Grazie alla sottoscrizione indetta tra gli Amici e le Amiche di Agape, e che ha dato risultati superiori alle migliori aspettative, la copertura del salone e del bar è oggi terminata, permettendo così
di iniziare i lavori nei bagni delle casette, ormai pesantemente danneggiati. Importanti novità
vengono dal “Servizio Informazioni”: dopo un periodo di “rodaggio” il vecchio bollettino si presenta oggi con una nuova veste grafica, nuovi spazi di informazione e un nuovo nome, “Agape Immaginaria”.
Il progetto, oltre ad alleggerire notevolmente il carico di lavoro del gruppo residente, ha permesso la nascita di una redazione alla quale partecipano, oltre alle persone che si sono rese disponibili, i rappresentanti dei vari organi esecutivi di Agape. In seguito a varie discussioni in seno
ai Comitati si é inoltre deciso di modificare il trattamento economico e la sistemazione giuridica di
chi entra a far parte del gruppo residente. I nuovi assunti godranno pertanto di un nuovo contratto che, lasciando invariato il rapporto privilegiato che Agape ha con il volontariato, riconosce al
residente una condizione lavorativa in senso stretto. Per quanto riguarda i campi per bambini e
per adolescenti, negli ultimi anni si sono sviluppati vari temi, non ancora esauriti, che hanno portato alla nascita di veri e propri “filoni”. Si è parlato di
Bibbia, di incontro con la diversità, di crescita personale, per poi passare, con gli adolescenti, a
trattare di politica sociale e di soggettività. Continua, con buoni risultati, la sperimentazione del
campo intergenerazionale. Tra i campi per
adulti, ci sembra importante segnalare la rinnovata internazionalità del campo teologico, lo
scambio con il Centri giovanili di Corrymeela (Ulster) e Rattwik (S) e la sempre buona partecipazione al
campo di formazione.
L’Assemblea degli Amici e delle Amiche (AAACE) che si tiene ogni anno a fine
estate, é il luogo in cui si valuta il lavoro fatto e si esprimono progetti e nuove linee guida, ad uso
di Gruppo residente. Comitati e più in generale di chi prende parte al lavoro del Centro.
Quest’anno si é discusso in particolare del progetto Culturale di Agape, nel tentativo di individuare nuovi filoni di campi da aprire. Moltissimi gli spunti ricevuti a cui si tenterà di dare risposta: un
campo politico nazionale, un campo ecumenico, un campo sull’identità maschile, un campo sulla
famiglia, un campo sul pensiero debole...
Renato Del Priore,Barbara Grill,
Giovanna Ribet
mene
In questi due anni e mezzo il Comitato Generaie (CG) di Ecumene ha subito vari cambiamenti, ed ha affrontato sfide non sempre facili da gestire, ma
che hanno visto il centro e le sue attività crescere in modo consistente. Anche il lavoro giovanile ha visto il formarsi e il crescere di un gruppo di ragazzi e
ragazze che partecipano attivamente al Centro e al lavoro del Campo Giovani, ma molto è ancora da fare...
1.1. lo stabile
Ecumene ha bisogno di grossi interventi sulla struttura che consentano al Centro di operare a pieno regime su un arco dell’anno più vasto e di poter investire sull’ospitalità di gruppi che hanno esigenze differenziate. Questo comporta un carico di investimenti economici straordinari e sul personale che il
CG sta mettendo in opera per i quali ha bisogno anche della solidarietà delle chiese. Da segnalare come dato positivo l’attivo di bilancio del ‘97 che fa ben
sperare nelle possibilità del centro di potere addivenire ai risultati che il CG si è proposto.
1.2. lo statuto.
Il Sinodo ha approvato nel ‘97 lo statuto di Ecumene, che è stato emendato dal Sinodo di quest’anno. La modifica dello statuto è dipesa dalle tensioni che hanno investito Ecumene nello scorso anno
dalle quali il CG esce con un buon compromesso che va incontro sia a chi sente maggiormente le esigenze del legame istituzionale tra Ecumene e il metodismo italiano, sia a chi è più sensibile alla realtà
dinamica e in movimento che caratterizza la composizione dell’Assemblea degli amici di Ecumene. Rimane invariata la rappresentanza di due componenti del CG eletti dal Congresso della FGEI.
1.3. la rete (campi giovani, rapporti tra centri, commissione giovani)
Il dato più interessante per la federazione è la crescita in termini numerici e di responsabilità di un gruppo di giovani che in questi ultimi anni (in particolare negli ultimi due) ha organizzato il Campo Giovani estivo oltre ad essere presente al Centro come Campo Lavoro. I campi, rispettivamente sulle droghe sulla sessualità, hanno aggregato un numero sempre maggiore
persone e hanno visto la partecipazione attiva e appassionata di uno dei due rappresentanti FGEI. A questo proposito Ecumene e Santa Severa stanno portando avanti un progetto co
. # . .. . r# . . _______: _____ i; ______a ÌAoÌAmA r»All’orrìKltA Ho! AorririA for-m QTÌr»no Hi Qanta .Qnx/ora P
di
imune per la formazione delie staff dei campi. Nei due anni passati
i due centri hanno organizzato due giornate di formazione insieme nell’ambito del campo formazione di Santa Severa. E
>••••••••••••••••••••••••••••••••••• ancora un’esperienza allo stato embrionale
S. Severa
Basta dare uno sguardo alla pagina 3 della Relazione del Consiglio FGEI uscente
peravere un’idea di quanto numerosi siano stati gli appuntamenti della Federazione che
hanno avuto luogo nel Villaggio: il Convegno di animazione teologica - Aprile 96, due
Consigli allargati - Qttobre 96 e 97, il Campo MCS Progetto Sud - Gennaio 97, l’ultimo
Campo Studi - Maggio 97, il pre-Congresso Toscana-Lazio-Sardegna - Maggio 98.
Il Centro di Santa Severa, come in passato, non ha rappresentato una struttura ri- .- ....- ' ' ®
cattiva che ospita degli eventi, ma uno dei luoghi dove i giovani che costituiscono la nostra Federazione creano e vivono lo spirito della FGEI stessa.
Nel cambiamento nella direzione del Centro che è avvenuto con l’assunzione di Emanuele Troiani come Direttore, accompagnatao
<laun rinnovamento completo del Comitato del Villaggio, noi rappresentanti FGEI siamo rimasti gli unici due membri del precedente Co't'itato a comporre il nuovo.
Venendo ai temi dei Campi che il Centro ha proposto è difficile trovare dei punti di sintesi. Il Campo Giovani, dopo una serie di espehanze sul tema del “lavoro", quest’anno si è spostato su quello della “famiglia” che, crediamo, stia interessando anche alcuni gruppi del
Faderazione.
h Campo Cadetti, che costituisce un luogo di forte formazione per molti fgeini/fgeine nonché un serbatoio di partecipanti per i futuri
^iupi Giovani, viene impostato sempre su delle tematiche che riguardano l’identità degli adolescenti a confronto con le diverse realtà
sociali e Istituzionali.
^Jha nuova esperienza va consolidandosi, ovvero il Campo Formazione Staff che, nel Dicembre 97, ha preso il posto di quello che
! *f»ll Campo Invernale dì Santa Severa: l’obiettivo è quello di avere un Campo dove le partecipanti e i partecipanti possano essere “foralla conduzione dì un campo e dove ognuno possa maturare il proprio impegno, non solo come fruitore del Centro, ma anche co'''»Maffista.
IJn’ìmportante novità è rappresentata dai Campi Famiglie: anche per questi si è pensato di seguire un metodo adottato per i Campi
®^vanì e Cadetti; le staff vengono composte da giovani che lavorano, assieme a persone più grandi, con un pastore o una pastora,
'^’•»parienza che contribuirà a favorire l’incontro tra le diverse generazioni - spesso difficile anche nelle nostre Chiese - e che atteriel Centro l’abitudine a popolarsi dì persone dì età diverse in perìodi diversi.
'ri tutti i campi che hanno vita a Santa Severa, aldilà del tema proposto, rimane caratterizzante la volontà di coinvolgere i partecipati in una dimensione di Comunità, costruita nella condivisione di tutti i momenti della giornata e alimentata dal canto e dallo studio
“‘•J« Bibbia: il Villaggio vuole rimanere un luogo di ospitalità e di testimonianza.
. ®i*arclando verso il futuro, il Villaggio sta maturando sempre più la volontà di collaborazione con gli altri Centri che sul nostro territo^ Operano: lo scambio di esperienze e la condivisione di momenti di riflessione e formazione sul lavoro nei centri giovanili rappresenta^^ri’esigenza che deve trovare fomie concrete per realizzarsi. In tale processo hanno un ruolo privilegiato e di responsabilità i rappre
•ritanti FGEI nei diversi centri.
Il Villaggio, insieme ad Ecumene, può avere un ruolo essenziale nella vita della FGEI
del centro Italia che, allo stato attuale, manca di un lavoro organico e coordinato. Tra le
persone che frequentano questi due Centri e che, a vario titolo, sono legate alla Federazione devono essere individuate coloro che possono impegnarsi in un lavoro dì supporto ai gruppi locali del centro Italia.
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Laura Casorio, Enzo Marziale
che deve strutturasi meglio in modo da potere costituire un tavolo comune di crescita culturale e di fede per chi organizza i campi, ma
che allo stesso tempo sia rispettosa delle diverse esigenze che Ecumene e S. Severa
hanno. Anche in quest’iniziativa la FGEI ha
avuto un ruolo di ponte e di rete, ma il grosso
del lavoro è tutto da fare. Indubbiamente le
occasioni di formazione sono funzionali alla
FGEI stessa, che può proporsi come rete di
comunicazione e come volano per avviare e
facilitare questo tipo di lavoro.
Nel processo di aggregazione giovanile ha avuto un ruolo determinante la Commissione Giovani di Ecumene della quale fa parte anche Jacopo, rappresentante FGEI
Scopo della Commissione Giovani è quello di ricostituire il
vincolo, al momento un po’ logoro tra Ecumene e le chiese
locali. Nello scorso anno la Commissione Giovani ha cominciato a viaggiare per sponsorizzare le attività del Centro soprattutto quelle che riguardano il lavoro giovanile. Un rappresentante della Commissione Giovani è stato eletto nel CG e
tale commissione è fortemente impegnata nell'animazione
dell’attività giovanile del Centro. Anche questo è un ambito
molto rilevante per il lavoro della Federazione. Commissione
Giovani e gruppi locali possono diventare interlocutori significativi sia per il lavoro ad Ecumene che per il lavoro nei gruppi locali, grazie anche allo scambio di idee e di materiali.
Tuttavia la FGEI è ancora assente da Ecumene. È necessaria una più numerosa partecipazione al Campo Giovani.
Questo darebbe modo alla FGEI di confrontarsi con una
realtà che le è nuova e allo stesso tempo consentirebbe di
rafforzare la formazione e la vita di campo ad Ecumene. Se il
lavoro giovanile è qui decollato è pur vero che la FGEI può
dare il suo contributo in termini di animazione, esperienza, vita comunitaria. È necessario l’impegno delia FGEI e dei suoi
rappresentanti affinché Ecumene trovi un maggior radicamento nelie chiese e perché sempre più Ecumene possa essere un iuogo dove la FGEI si confronta con le plurime realtà
giovanili che qui lavorano e fanno il loro percorso di fede.
Jacopo Vagelli, Sandro Spanu
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I CAMPI GIOVANI
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Droga e droghe.
ssere e
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ocasione di
siamo:...ma
sono come le onde: esse muovo la tua mente".
bme un dolce profumo nel vento, a volte sei in grado di percepirlo, puoi
nosci ogni piccola cosa che è nella tua mente ma pensavi di aver dimen
“l I
respirarlo'
ticato”.
“La mem'^pè come un lampo nel buio della notte che illumina la mie emozioni.”
Questi soi^piccoli pensieri trovati scritti qua e la sui cartelloni appesi sulle mura di Agape e che ho copiato su un piccolo blocco notes dai fogli colorati. Un blocchetto uguale a
quello che è stato distribuito a tutti i/le partecipanti e membri della staff del Campo Giovani
Internazionale 98 di Agape; una sorta di diario dove ognuno poteva lasciare traccia dei momenti che stava vivendo al campo.
Il titolo - La comunità delle memorie - rende l’idea del campo, ovvero quella di coinvolgere i/le campisti, arrivati in gruppi divisi dalla diversa nazionalità, nella costruzione di una comunità attraverso la condivisione delle memorie che ognuno ha.
Si è partiti dalle memorie individuali, per passare a quelle che riconosciamo avere in comune come membri di un popolo nazionale; una visita ai luoghi della storia valdese è stata
un’occasione per portare l’attenzione alla storia di un popolo e della sua chiesa che preserva
e rinnova la propria identità di minoranza significativa anche coltivando la propria memoria.
Non posso e non voglio farvi un resoconto dei vari momenti del campo, ma vorrei utilizzare questo prezioso spazio del Notiziario per condividere alcuni concetti sul valore della memoria, così come sono usciti fuori dai lavori. ¡
Guardando da un punto di vista politico, il prendere coscienza che ogni totalitarismo inter- I
viene sulla memoria delle persone che lo subiscono - deformandola per conformarla alle
esigenze del potere - determina l’attenzione che ogni comunità democratica, quale la no- '
stra, deve avere nello sviluppare gli strumenti con cui costruiamo e preserviamo le nostre memorie. Saltando la nostra memoria, può scomparire la coscienza di appartenenza ad un gruppo e con essa la nostra
identità.
La sfida delle nostre generazioni sarà quella di arginare i pericoli connessi a quel processo indispensabile quanto naturale della globalizzazione. Un’immagine è stata descritta durante una relazione che credo abbia
avuto notevole significato e valore: la condivisione delle nostre memorie renderà le nostre iden- •
tità simili a una corda, la quale viene costruita affasciando faticosamente tanti fili; è questo lavoro paziente, a partire dai tanti isolati fili, che la rende resistente; ma lo spezzarsi di un solo di essi
può compromettere la tenuta di tutta la corda.
La conoscenza e l’incontro tra le diversità, attraverso la condivisione delle memorie e dell’identità a esse connessa, eviterà che alla globalizzazione si accompagni la perdita di identità o il fiorire di violenti integralismi e nazionalismi.
Enzo Marziale
Un viaggio attraverso i bisogni veri e artificiali che condizionano il nos
di vivere il nostro tempo e le nostre relazioni: in un posto come Bethel,
te facile evitare di relazionarsi con gli altri, nascondere le proprie esigenzi
di essere, questo viaggio non poteva che trasformarsi in una sempre nu
confronto e di riflessione, alla ricerca di un contatto più vero con ciò che in (
chi siamo? in che misura i bisogni indotti dalla società, intesi come droghe alle quali ci siamo
assuefatti, intervengono nella formazione della nostra personalità e nelle nostre relazioni?
,.4JafimdQ,,d^^ “droghe personali”, attraverso una sorta di carta d’identità (drug
pass), abbiamo poi esplorato il nostro rapporto con i mass media, religione, fede, sesso, famiglia, per arrivare a conflontare le nostre conoscenze e relazioni con la droga nel senso più
specifico. In particolare alfcentro del dibattito é stata posta la delicata questione della legalizzazione delle droghe leg|ere, seguita dalla stesura di varie proposte di legge. Un curioso
contributo al dibattito é st^ta la visione di una serie di diapositive curate da alcuni centri sociali di Roma, parte di un pvoro da loro realizzato per una mostra su “Droga e antiproibizionismo”. Intervento significafivo quello dei giovani dell’ex Germania est che hanno illustrato il
grado di evoluzione delle ¡oro istituzioni nei confronti delle sostanze stupefacenti, rivelandoci
la maggiore elasticità nel’approccio con le droghe leggere. Su un piano parallelo si sono
svolte la presentazione, cp parte di Prisca Giaiero (Torino), di una petizione popolare contro
lo sfruttamento del lavoro ininorile, accompagnato dalla visione di un dossier sull’argomento,
e la visita di Michela Busc|emi, la prima donna costituitasi parte civile al primo maxi-processo
antimafia, che col toccanti racconto della sua vicenda ci ha dato il concreto esempio di chi é
uscito dagli schemi di una|mentalità chiusa nella paura e ha deciso di combattere la mafia attraverso la propria testimc|iianza, a viso scoperto e a rischio della propria vita.
Interessante idea, infirp, quella di lasciare l’organizzazione dei tre laboratori indipendenti
dal tema principale del c|mpo (improvvisazione teatrale, musica e drammatizzazione), agli
stessi campisti. lnsomma| dodici giorni di lavoro intenso e costruttivo per campisti e staffisti.
dove il gioco degli schieramenti ha tenuto alto
sono stati animatamente doinvoltill!
continuo confronto/scontro in cui i ragazzi
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no, centomila famiglie"
ientomila famiglie è il titolo del campo giovani tenutosi al villaggio della gioventù jda 1° al 13 agosto
nte ed appassionante esplorazione di un ambito così privato ed universale allo|stesso tempo, dal
ino tantissime domande, ad esempio: la famiglia è garanzia di felicità? Cosa faremo noi uomini e noi
famiglie? E quante variazioni tipologiche ne esistono? Tante domande, dicevo, per le quali trovare
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risposte fisse o da cristallizzare nel tempo, non è proprio possibile, anche perché le relazioni aH’intferno del nucleo familiare sono vissute diversamente se si è uomini o se si è donne, se si è adulti o bambini; gli imm|iginari simbolici, le
prospettive e le aspettative corrono sempre il rischio di essere inficiate o disattese proprio perch^ il nostro contesto
storico-politico-sociale è più che mai cangiante. Lo spirito di questo campo non era quello di dare i|sposte o offrire un
modello di famiglia, chiaramente, ma quello di riflettere insieme su un fatto che ci vede coinvolti|in prima persona.
Grande spazio in questo campo è stato lasciato ai laboratori dando ampio margine espressivo a tutti i campisti, infatti
dai tre laboratori di musica, pittura e della parola sono venuti fuori dei prodotti “artistici” assolutam|nte estemporanei,
nella misura in cui ognuno dei campisti ha rivisitato, senza filtri e censure, questo tema con piena ìbertà creativa. Importanti i giochi di animazione, come la richiesta fatta ai campisti di redigere una definizione di famiglia come da vocabolario, o la simulazione di una discussione parlamentare su una proposta di legge che consenta lafegalizzazione delle coppie di fatto e la loro iscrizione ad un pubblico registro. Ai momenti di studio animati si sono ^ternati due fondamentali interventi, quello della professoressa Carla Facchini sociologa della Famiglia all’Universtità |i Milano, che ci ha
illustrato le notevoli mutazioni della famiglia a partire dalla rivoluzione industriale ad oggi, e quello (|i Herbert Anders il
divertentissimo pastore della comunità battista di Cagliari, che ha curato per tutta la durata del campfD il filo rosso teologico della mattina, animando con simpatiche sorprese le visite ad alcune famiglie bibliche. In concìùsione si potrebbe
proporre l’ipotesi che l’esistenza della famiglia sia basata sulla responsabilità che Dio ci ha affidate!. Volevo ancora ricordare che il gruppo staff di questo campo dai simpaticissimi Claudia Aiani, Herbert Anders, Saia Abbate, Stefano
Venditti, Sandro Spanu, Vitea Allegra, Giorgio Tagliasacchi, Dario Monaco e il sottoscritto Luciano (|aglio che vi saluta
e vi invita ai futuri campi al villaggio della gioventù.
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SESSO!!!....a se|tire questa parola molte persone si imbarazza
sullo scherzo o sullcf scientifico, un po’ come Proietti in un suo vece
ma quest’anno ad Edumene si è parlato proprio di questo.
La staff, piuttosto Eterogenea, era composta da uno dei rappresentantVFG® nel Comitah
e da alcuni ragazzi “feterani” del campo lavoro, con l’ausilio di un collaboratore esterno (Monica Salom) e di un Supervisore molto attivo (Stefano D’Archino).
Il campo si è svojio dal 17 al 23 agosto ed ha cercato di analizzare il tema seguendone )
moltepìicTsviÌùppr§iamo partiti da animazioni sui pregiudizi e la terminologia che ruotano iri'
torno al sesso, per passare poi a nodi fondamentali come il femminismo, il pensiero della dif- ) più, p
ferenza e l’omosessualità. A tal proposito abbiamo avuto l’onore di ospitare Franco Grillini, Com
presidente onorario dell’Arcigay, in un pomeriggio che si è rivelato denso di domande edif
scoperte ma soprattutto di “conoscenza”. Franco ci ha presentato il percorso d’identità che
gli omosessuali italiani hanno seguito e mi ha colpito fortemente quanto tutto questo si esplichi in una forte attenzione alla situazione “reale” presente nella società
'* • ' - italiana, principalmente sui temi legati all’educazione sessuale, quasi
assente nel panorama italiano. Ma fondamentalmente il “problema
omosessualità” si concretizza in una questione di libertà e di rispetto
dell’altro: sono rimasto amareggiato nel rendermi conto che in Italia ancora ci si uccida per paura di non essere “accettato”. I giorni seguenti
sono stati dedicati alla pornografia ed alla prostituzione, con un occhio
di riguardo al concetto di violenza, cui è stata dedicata un’animazione
molto toccante.
Inoltre (e non dite che è poco per una settimana) sono stati proiettati
due film: “Tutto quello che avreste voluto sapere sul sesso, ma non
avete mai osato chiedere...” ed “Il bacio della donna ragno”; è questa
una piacevole, non che utile, abitudine ad Ecumene, che spero vedere
presto attivata anche in altri contesti...; soprattutto, non sono mancate
le feste serali.
Ma bando ai resoconti ed andiamo al sodo: possiamo dire che il
Campo Giovani è fondamentalmente riuscito nonostante permangano,
ad Ecumene, problematiche legate all’età media dei partecipanti 3l|tola Scù,
campo ed alla sua composizione. |®ascuoi
Se l’avere un età media relativamente bassa, ma caratterizzata an-1 stila cioè
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che da forti differenze generazionali, è un fatto certamente stimolante,
così non si può dire dell’avere solo cinque campisti.... Il Campo Giovani
di Ecumene, infatti, è fondamentalmente snobbato dai giovani evango
lici ed è frequentato principalmente dal campo lavoro del centro, qua®'
in blocco. Campo lavoro, che si caratterizza per una forte eterogeneità
di provenienza, tanto regionale quanto di confessione religiosa.
Non sto qui a annoiarvi sull’utilità, per un confronto stimolante e se*
reno, di un luogo “aperto” come Ecumene, ma tengo a precisare quanto i centri evangelici, tutti, fanno per la FGEI e quanto la FGEI può (e seI condo me dovrebbe) fare per essi.
I Per soddisfare la vostra curiosità non posso che consigliarvi di leggere la relazione dei rap
j presentanti FGEI nel Comitato Generale di Ecumene, ma soprattutto invitarvi a venire prosai
i mámente ad Ecumene.
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REDAZIONE: a Torino C/o Riforma, via S.Pio V 15,10125 Torino (Fax 011/657542); a Napoli C/o Riforma, via Foria 93, 80137 Napoli (tei 081/291185, Fax 081/291175).
REDATTORI/TRICI: a Torino Michela Bellino, Cristina Ferrara, Bettina König (coordinatrice - tei 0121/543819), Manuela Molinari, Paolo Montesanto,Elia Piovano, Simona Piovano, Loredana
Recchia, Pietro Romeo. A Napoli Deborah D'Auria, Marta D'Auria (coordinatrice - tei 081/273194), Lula Nitti.
, HANNO COLLABORATO A QUEST^lMMERO: GioreÄ Bonnet, Pi^avide Coissj^, Luciano Ciro Gioj|i^assimo Gn^ip, Noemi Lajata, Manuela Lops, SimonPietro Marchese, En
jo Marziale,Isabella Mica, Samuele^^pii, Debor^S^^TJacopoV/ÄpIli.
JRRISPONDENTI REGIONA^^^tina luri P^y^^li, SarahJ^^nelli, Mari^^zarello, Gi|^^a Puggiqg^f]p6natella l^^pigno, Orian^flEullier, Paolo Testa. ^
Fascicolo interno a RIFORMA n. 46 del 29 novembre1996. Reg. Trib. Pinerolo n. 176/1951. Responsabile ai sensi dTlegge: Piera I
Fotocomposizione: AEC - Mondovi. Stampa: La Ghisleriana - Mondovi.
gidi. Edizioni Protestanti srl^i^an Pio V n. Ts^is, 10125 Torino:
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Consiglio della Comunità montana Chisone e Cermanasca
Approvata TAutorità dì ambito
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Anche il Consiglio della
Comunità montana Chiane e Germanasca, come siLramente tutti gli altri Conili comunali del territorio,
Lavuto il 28 settembre un
"nto problematico nel suo
irdine del giorno. Si trattava
/jll’approvazione della convenzione istitutiva dell’Autorità d’ambito per l’organizzaàone del servizio idrico integrato, ossia dell’organismo
che dovrà avere in gestione
l’intero ciclo delle acque
neH’Ato (Ambito territoriale
ottimale) 3 «torinese», coincidente quasi completamente
con il territorio della provincia di Torino.
Il consigliere di minoranza
piergiuseppe Daviero, annunciando l’assenza intenzionale
del suo gruppo, contrario per
principio alla legge Galli
suE’uso delle acque e quindi
anche alla sua applicazione,
ha espresso un energico dissenso su tutta l’operazione,
definita «un brutto affare».
Secondo Daviero l’aver raggnippato sotto un’unica normativa tutto il territorio nazio
------1 naie senza tener conto delle
W innumerevoli differenze esiA A stenti denota unicamente l’incpcità dei poteri pubblici di
far funzionare come si deve
7 acquedotti e fognature. Questi
ambiti territoriali (e la parola
«ottimale» suona un po’ come
lina presa in giro) smuovono
un.giro vorticoso di miliardi,
maunire la città di Torino con
¡Comuni di montagna non
mi ceno favorire questi ulti* Sarebbe un minor male
ilrmgere l’ambito più prosmo al solo Pinerolese o podella dif- 3 più, per dare anche ai pic3 Grillini, “li Comuni un più consistennde e di ïpotere contrattuale,
ntità che interventi successivi alai espli- ® considerazioni di Daviero
ì società sostanziale con
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Uno scorcio di Perosa Argentina
prevalsa una linea più morbida, dettata più che altro dalla
necessità. Il presidente Erminio Ribet, che per due anni
aveva partècipato a tutte le
trattative, ha fatto osservare
che era impossibile tagliarsi
fuori dalla convenzione, che
pure prevede gestioni in economia, senza autoescludersi
anche dai finanziamenti e che
nessun Comune potrà mai assumersi in proprio il rifacimento dei depuratori, costruiti da pochi mesi e mai funzionanti. Terminato il dibattito, il punto all’ordine del
giorno ha ottenuto 18 voti a
favore, 3 contrari e 12 astensioni. Subito dopo è stata votata con generale consenso
una mozione per chiedere
che si suddivida l’Ato 3 in
sub-ambiti più limitati, ritenuti più rispondenti alle necessità della popolazione.
In precedenza, e con maggiore soddisfazione, si era dato parere favorevole al progetto di variante della strada statale 23, nel tratto corrispondente all’abitato di Porte. Con
un percorso in galleria di cir
ca 2 chilometri e due ponti sul
Chisone, la statale sarà collegata alla circonvallazione di
Pinerolo, con un notevole
snellimento del traffico. E stata tuttavia presa in considerazione la possibilità di un rallentamento pericoloso al ponte di san Germano, causato
dalla carreggiata troppo stretta. L’Anas eseguirà dei lavori
di sbancamento che dovrebbero risolvere il problema.
A tarda ora sono passati velocemente gli altri punti
all’ordine del giorno, tra cui
l’adesione al piano territoriale
di intervento per l’infanzia e
l’adolescenza della Provincia
di Torino, con un finanziamento di 100 milioni l’anno
per tre anni, la ripartizione
delle spese per la piscina di
Perosa in gestione alla società
Due Valli di Luserna San
Giovanni (la quota prò capite
per i Comuni passa da 17.000
lire circa a più di 27.000), la
salvaguardia degli equilibri di
bilancio. Il presidente ha
chiesto tuttavia di discutere lo
stato di attuazione dei programmi a breve scadenza.
proiettati
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3 dei rape prossi
Inizia un nuovo anno alla Scuola musicale della vai Pellice
Insieme per studiare musica
Sta per riaprire i battenti la
Scuola di musica della vai
pellice, con sede a Luserna
S® Giovanni, con molte no^itasia nelle proposte, sia
nella
gestione e negli obietti
W' Da quest’anno innanzitut® la Scuola di musica diventa
®a scuola intercomunale, ge* 'la cioè in consorzio dai Co^uni di Angrogna, Bobbio,
“‘'"ana, Luserna San Gioanni Lusernetta, Rorà, Torrellice e Villar Pellice, olche dalla Comunità inonda, mentre la direzione artire«? ^ quella organizzativa
atto, come avveniva già
negli anni passati, patrimonio
dell’Associazione musicale
divertimento. «Si tratta - dice
Daniele Griot, presidente
dell’Associazione - di un
nuovo modo di offrire un servizio culturale al territorio,
garantendo sia la qualità, grazie all’esperienza che abbiamo maturato nel corso degli
anni in ambito didattico e musicale, sia l’efficienza dal
punto di vista organizzativo,
in base al rapporto di fiducia
che gli enti pubblici che si
stanno facendo carico della
esistenza e della sopravvivenza della Scuola musicale di
fondazione «Doti. Enrico Gardioi»
Via Beckwith 1 - 10066 Torre Pellice (To)
Bando di concorso
P6r l’assegnazione di borse di studio per l’università
Or
fi ' ®*'JPenti valdesi che intendano avviarsi agli studi universitaesercitare nelle Valli le professioni di medico, notaio, av^^^0, spnrotQKi« HrhipHprp lina horsa di
studio
segretario comunale, possono richiedere una borsa di
per l’a.a. 1998/99, entro il 20 ottobre 1998, indicando:
tscoltà universitaria prescelta (Medicina o Giurisprudenza)
economiche personali e familiari (copia della di^ 'azione dei redditi)
intendono pagare con la borsa
to ''^formazioni rivolgersi alla Presidenza del Colle
012iq^’ Beckwith 1 - 10066 Torre Pellice (To) - tei.
'^1260, fax 0121-932272, e-mail collegio@tpellice.it
valle hanno stabilito con noi».
Attualmente chi si rivolge
alla Scuola musicale di Luserna San Giovanni può contare sull’offerta sia di corsi
individuali, come nel caso di
quasi tutti gli strumenti, sia
collettivi e corali; in particolare quest’anno sono previsti
27 corsi, tra i quali ben quattro sono novità assolute, ovvero quelli di insieme fiati,
armonia e arrangiamento,
violoncello e canto moderno
e jazz; ritornano poi corsi collaudati come quelli rivolti ai
bambini per quanto riguarda
musica gioco, il coro di voci
bianche, propedeutica musicale e i laboratori musicali;
molti i corsi per strumento
dalla batteria al violino, dal
pianoforte alla chitarra classica e moderna, dalle tastiere
elettroniche al sassofono, dal
flauto dolce e traverso alla
tromba e trombone, dal basso
all’organo; non mancano poi
i corsi di educazione
all’ascolto, di improvvisazione, composizione, canto classico, teoria e solfeggio, oltre
alla possibilità di attivare corsi di aggiornamento per insegnanti. Tutti i corsi inizieranno da lunedì 26 ottobre, nel
frattempo è possibile chiedere
informazioni e iscriversi il lunedì, mercoledì e venerdì
presso la segreteria della
Scuola di musica dalle 16 alle
19, tei. 0121-900245.
Una scuola elementare torinese
«Accordo culturale»
in materia dì religione
_______FRANCO CALVETTI________
Venerdì 25 settembre ventitré ragazzini e tre loro
insegnanti scendevano dal
treno a Pinerolo con l’argento
vivo nelle gambe e con gli
occhi spalancati per l’attesa
di conoscere cose nuove. Che
cosa aveva di speciale quel
manipolo di alunni di una
quarta elementare della scuola Collodi di Torino? Di speciale hanno le loro famiglie e
le loro insegnanti di classe.
Fra queste due componenti si
è stabilito un «accordo culturale» in fatto di religione. Un
percorso che cerca di superare quell’operazione antipedagógica, antidemocratica, antilibertaria delle circolari Falcucci conseguente al Concordato Craxi-Casaroli del 1984.
L’itinerario che porta a
questo passo, per cui a scuola
tutti si sentono a loro agio e
la dimensione religiosa di
ognuno non viene mortificata, parte dall’adesione dei genitori alla proposta delle insegnanti circa il progetto di cultura religiosa (non storia delle
religioni) che esse intendono
portare avanti, avvalendosi
della facoltà che è loro data
dalla premessa dei programmi del 1985. Da quel momento tutti gli alunni usufruiranno dell’intero orario di lezione per svolgere una ricerca di
grande portata educativa entrando in contatto con le diverse realtà religiose tramite
letture, documenti ma soprattutto con il dialogo.
Dopo aver lavorato sulle
mitologie del mondo antico,
sull’induismo, sul buddismo,
quest’anno i ragazzi saranno
messi in contatto con le minoranze acattoliche: protestanti in Italia, ortodossi,
ebrei. L’anno prossimo sarà
la volta dell’islamismo e delle religioni-mode del new
age. Chi pensasse che il programma è troppo ambizioso
per scolari così piccoli si sbaglierebbe: ogni argomento, se
opportunamente mediato
dall’insegnante, può essere
percepito anche da alunni
piccolissimi e innescare una
riflession.
Dunque questi alunni e
queste maestre «speciali» sono sbarcati a Pinerolo e dopo
un’attraversata vociante del
centro storico si sono ritrovati
davanti al tempio valdese accolti dalla pastora Anne Zeli.
Una sosta davanti ai bellissimi cartelloni preparati dalla
scuola domenicale sulla storia
dei valdesi, l’ingresso al tempio e poi l’osservazione silenziosa di tutto lo spazio cultuale, le cento domande a raffica, le risposte pacate di Anne
che riuscirà persino a infilarsi
la toga, a parlare di Santa Cena, di Sinodo, di vita comunitaria. Prima di lasciare il tempio viene dato risalto al fatto
che i protestanti sono stati
chiamati «il popolo della Bibbia», per cui leggo ai bambini
il Salmo 23.
Ancora una breve corsa sotto i vecchi portici, interrotta
dall’incontro e il saluto del
prof. Bruno Corsani, l’entrata
nel duomo di San Donato. Il
duomo si presenta in tutta la
sua spettacolarità, le spiegazioni di carattere soprattutto
artistico trovano una platea attenta e curiosa. E alla fine si
parla del nuovo vescovo e
qualcuno afferra che sarà uno
della piramide gerarchica della chiesa, gerarchia sconosciuta ai valdesi. Fortunati questi
allievi a trovare insegnanti e
famiglie così rispettose per
«costruire l’uguaglianza e liberare le differenze».
Il liceo scientifico dì Pinerolo
35 anni del «Curie»
CARMELINA MAURIZIO
Ha 35 anni il Liceo scientifico di Pinerolo, nato
appunto nel 1963 quando l’allora preside Marzari Chiesa
volle lo scientifico come sezione staccata del classico
«Porporato»; dieci anni dopo,
nell’anno scolastico ’73-74 il
liceo scientifico ottenne l’autonomia dal «Porporato» e fu
intitolato al Premio Nobel
Marie Curie. Per ricordare
questa ricorrenza i docenti del
Liceo scientifico pinerolese,
che ha un bacino di utenza assai vasto (circa 1.000 studenti
provenienti da Pragelato a
Barge, da Orbassano a Giaveno, da None e da Torino, suddivisi in 40 classi) hanno realizzato un progetto che prevede una serie di incontri rivolti
soprattutto al territorio, per interrogarsi e riflettere sul futuro prossimo della scuola e delle istituzioni, senza dimenticare il passato. A inaugurare le
manifestazioni celebrative dei
35 anni del «Marie Curie» ci
sarà sabato 10 ottobre il presidente della Camera dei deputati, Luciano Violante, che incontrerà studenti e cittadini alle 20,45 presso l’auditorium
del liceo in un incontro dibattito su: «Legalità e riforme».
Fino alla fine di novembre
si susseguiranno poi diverse
iniziative, tra cui segnaliamo
il 26 ottobre una tavola roton
da su «Riforme? E la scuola...», e giovedì 29 ottobre una
conferenza dibattito su «Insegnare la letteratura del Novecento» con il professor Romano Luperini, docente di Letteratura italiana all’Università
degli studi di Siena. Dal 23 al
30 novembre saranno allestite
due mostre: una sui libri sugli
ebrei in Italia e sull’antisemitismo e una dei disegni di Roberto Terracini, rifugiato in
vai Pellice durante la persecuzione razziale; venerdì 27 novembre invece si svolgerà un
convegno su «La storia di noi
tutti», momento di riflessione
a sessant’anni dalle leggi razziali in Italia. Parallelamente
alle iniziative citate gli studenti propongono un concerto
di allievi ed ex, in collaborazione con il civico istituto di
musica «Corelli», uno spettacolo teatrale su Primo Levi,
un laboratorio teatrale sulle
differenze religiose e un laboratorio di storia sull’applicazione delle leggi razziali.
INCONTRI «MIEGGE» —
Domenica 18 ottobre, alla Casa valdese, con inizio alle ore
16, prima seduta degli incontri teologici «Giovanni Miegge»; letture da Kierkegaard
«Timore e tremore»; alle 17
verrà seguita la prolusione
dell'Anno accademico della
Facoltà. Il lavoro del gruppo
continua nella serata.
BOBBIO PELLICE — Sabato 10 ottobre alle 14,30 primo incontro della scuola domenicale nella sala delle attività; alle 15 incontro al presbiterio dei catecumeni del
precatechismo e alle 15,30 incontro per i catecumeni del
catechismo. Domenica 11 ottobre alle 14,30 primo incontro dell'Unione femminile
LUSERNA SAN GIOVANNI — Domenica 11 ottobre si
svolgerà la Festa del raccolto,
con culto alle 10, vendita ed
esposizione dei prodotti offerti a partire dalle 14,30 nella sala Albarin, che sarà aperta a partire dal pomeriggio di
sabato per l'offerta dei prodotti; alle 19 merenda sinoira, prenotarsi entro giovedì 8
all'Asilo (900285) o pastori
Pasquet (900271) e Berutti
(954478); prezzo lire 20.000.
MASSELLO — Il culto di
inizio attività avrà luogo domenica 11 ottobre alle 11,15
con cena del Signore.
PINEROLO — Giovedì 8 alle 15 incontro di apertura
delie attività dell'Unione
femminile. Domenica 11 alle
10 culto di apertura delle attività, alle 12,30 pranzo comunitario. Mercoledì 14 alle
20.30 incontro coi genitori
dei catecumeni. Gita a Parigi
dal 30 ottobre al 2 novembre: costo presumibile di lire
300.000, chi fosse interessato
può rivolgersi entro il 15 ottobre ad Antonella (tei.
930179) o ad Anne (76603).
POMARETTO — L'incontro dell'Unione femminile di
Pomaretto si svolgerà mercoledì 14 ottobre alle 14,30
presso l'Eicolo grando; quella dell'Inverso avrà luogo venerdì 16 alle 14,30. La corale
si riunirà tutti i martedì alle
20.30 a partire dal 13 ottobre. La scuola domenicale
inizierà sabato 10 ottobre alle 14,30.
PRAMOLLO — Domenica
11 ottobre sì svolgerà l'assemblea di chiesa per definire le prossime attività e ascoltare le relazioni sui lavori della Conferenza distrettuale e
del Sinodo da parte dei deputati.
PRAROSTINO — Domenica 11 ottobre alle 10, nel
tempio di San Bartolomeo,
culto di apertura delle attività con la partecipazione
della corale.
SAN SECONDO — Domenica 11 ottobre alle 10 culto;
alle 12,15 agape comunitaria
a cui seguiranno alcuni interventi per celebrare i 40 anni
dalla costruzione del tempio,
in serata concerto del gruppo
musicale «Scacciapensieri». In
vista della Festa del raccolto e
del bazar del 18 ottobre
quanti sono interessati a consegnare i propri prodotti potranno farlo entro il 16 ottobre presso la sala.
TORRE PELLICE — Giovedì
8 ottobre alle 17, alla Casa
unionista, coretto dei piccoli.
Studio biblico: lunedì 12 ottobre, al presbiterio, alle 20,45,
secondo studio biblico su «In
te saranno benedette tutte le
genti (Gen. 12)».
VILLASECCA — Giovedì 8
ottobre, alle 14,30, incontro
dell'Unione femminile. Venerdì 9 ottobre, alle 20, si ritrova la corale.
VitaNuova
EDGARDO POGGIO S.A.S. ASSICURAZIONI
^asileset
Agente generale
Maria Luisa POGGIO GÖNNET
Via Raviolo, 10/A
Tel, 0121-794596
10064 Pinerolo
FAX 0121-795572
16
PAG. IV
E Eco Delle Iàlli mLDESi
VENERDÌ 9 OTTOBRE 19Q8
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HOCKEY GHIACCIO
L’HC Valpellice ha giocato sabato sera una gara amichevole
contro gli svizzeri del Chiasso, vincendo per 3-2 al termine di
tre tempi assai «tirati». 1 valligiani sono andati in vantaggio al
7’ con l’aostano Berti ma hanno subito il pareggio al 15’; nel
secondo tempo una sola rete, a vantaggio degli ospiti e nel terzo tempo la rimonta grazie ai nuovi acquisti De Zordo e Cicilano. Sabato 10 comincia il campionato, l’impegnativa e avvincente A2 che vedrà al via 8 squadre e trasferte lunghissime;
si inizia da Feltre, ore 20,30, diretta su Radio Beckwith; prima
partita in casa il 20 col Como.
CORSA IN MONTAGNA
Anche due atleti pinerolesi hanno partecipato a Lucca a una
gara nazionale di corsa in montagna: fra le juniores Federica
Bertin è giunta 5“* mentre Fabrizio Cogno si è classificato 8° e
primo fra i piemontesi.
TENNIS TAVOLO
Buona giornata per la Valpellice in CI e C2; la prima squadra ha superato il San Francesco Novara per 5-2 mentre in C2 i
valligiani hanno superato, ancora per 5-2, Livrea. Male invece
la DI battuta per 5-0 dal Pinasca che lotta per risalire in C2.
CORSO DI DANZE OCCITANE
Il Gruppo di balli popolari della vai Pellice organizza il lunedì
sera ore 21-23, al Ciao di via Volta 5 a Torre Pellice, un corso
di danze occitane. Il corso, iniziato il 5 ottobre, si articola in 10
incontri ed è monografico: saranno prese in esame le «danze
della Castellata», del territorio dell’Alta vai Varaita, quindi tutte
le danze dei territori di Casteldelfino, Bellino, Ponte e Chianale.
Il corso, tenuto da Alfredo Philip, non tratterà solo dei balli ma
anche degli altri aspetti della cultura: a questo proposito sarà organizzata una visita nei luoghi delle danze. Per informazioni e
iscrizioni rivolgersi a Gigi Sapone, tei. 0121-91076.
IL RITORNO DEL LUPO
In seguito all’abbandono di molte aree montane, in questi ultimi anni si sono create le condizioni per un ritorno del lupo .
La Pro Loco di Angrogna e il Servizio agricoltura della Comunità montana vai Pellice organizzano per venerdì 16 ottobre alle 21, alla sala unionista di San Lorenzo, una serata di informazione e dibattito, per parlare di biologia della specie e dell’attuale situazione sulle Alpi Occidentali, di randagismo canino e
delle tecniche di protezione delle greggi. Intervengono Riccardo Brunetti, veterinario dell’Ausl 10, Pier Giorgio Meneguz del
Dipartimento di patologia animale dell’Università di Torino,
Claudio Goia, tecnico dell’Associazione provinciale allevatori.
9 ottobre, venerdì — TORRE PELLICE: Alle 20,30, alla
rotonda di piazza Muston, concerto con i complessi Background, Dilemma, Eucalictus,
Eightyears, Fast Forward.
9 ottobre, venerdì — LUSERNETTA: Alle 21 balli occitani.
9 ottobre, venerdì — VILLAR PEROSA: Alla biblioteca comunale, alle 20,45, diapositive di D. Castellino su «suoni, luci, colori».
10 ottobre, sabato — TORRE PELLICE: Alle 15 per le
vie del paese concerto della
Floreal Band, alle 21 concerto
del Coro alpino vai Pellice.
10 ottobre, sabato — ANGROGNA: Alle 20,30, alla biblioteca comunale, torneo di
carambola indiana a cura di
Valdo Giusiano.
10 ottobre, sabato — TORRE PELLICE: Alle 17, al
Centro culturale, sala Paschetto, inaugurazione della mostra
di incisioni e opere scelte di
Publio Carnevali; la mostra resterà aperta fino ale 26 ottobre
con il seguente orario: giovedì,
sabato e dom. ore 15-18, i restanti giorni 14-17: tei. 932566.
10 ottobre, sabato — PINEROLO: Alle 21,15, al teatro Incontro, per la XIII rassegna di teatro dialettale commedia brillante in tre atti «A-ie
nen post per j’angei», ingresso
lire 13.000.
10 ottobre, sabato — INVERSO PINASCA: Alle 21,
in frazione Fleccia, il Gruppo
teatro Angrogna presenta «Fort
Village».
10 ottobre, sabato — TORRE PELLICE: Alle 21 per la
nuova stagione del Teatro al
Forte spettacolo a ingresso gratuito con «I Jazzinaria», in «Ma
l’amore no», canzoni italiane
degli Anni Quaranta in jazz.
10 ottobre, sabato — PINEROLO: AH’auditorium del liceo scientifico convegno inter
nazionale su «La mutualità in
Italia e in Europa tra presente e
futuro» con inizio alle 9,30; alle 20 cena di gala con concerto
del «Quintetto Architorti» al
circolo sociale di via Duomo.
10 ottobre, sabato — TORRE PELLICE: Nella zona pedonale, dalle 10 alle 12, si
svolgerà una raccolta di firme
per la petizione popolare, promossa dal Centro Nuovo modello di sviluppo, relativa allo
sfruttamento e alle condizioni
disumane di lavoro di adulti e
bambini e in special modo delle donne.
10 ottobre, sabato — LUSERNETTA: Alle 14,30, nella
chiesa di San Rocco, mostra fotografica di Guido Girardon su
«Lusernetta, Torre Pellice, Angrogna e la vai Pellice»; alle 16
la compagnia «Baracca e burattini» presenta la fiaba musicale
figurata «Hansel e Gretel»; alle
21 concerto della corale «Franco Prompicai» di Pinerolo.
10-11 ottobre — RORÀ:
Per le vie del paese si svolge la
tradizionale castagnata con
giochi, mostre e oggetti di artigianato in esposizione.
11 ottobre, domenica —
TORRE PELLICE: Alle
11,30, all’hotel Gilly, festa dei
15 anni del gruppo Val Pellice
dell’Aido.
11 ottobre, domenica —
BIBIANA: Mercatino d’autunno con sagra del bollito e delle
castagne.
11 ottobre, domenica — PINEROLO: Alle 11 celebrazione del 150° anniversario di fondazione della «Società generale
fra gli operai» di Pinerolo con
sfilata per le vie della città.
11 ottobre, domenica —
TORRE PELLICE: Nel tempio valdese, alle 17, concerto
dell’organista Walter Gatti,
nell’ambito di «Città d’arte in
musica».
11 ottobre, domenica — PINEROLO: Dalle ore 9 alle 19
all’Expo Fenulli, II edizione de
«Lo scambista» mostra e scambio di dischi usati, Cd, video e
riviste musicali. Ingresso libero.
11 ottobre, domenica — PlNEROLO: Nella chiesa di San
Lazzaro, alle 14,30, riprendono
gli incontri delle coppie interconfessionali. Si discuterà su:
«Lo stato attuale dei dialoghi
giustifica l’intercomunione?».
12 ottobre, lunedì — PEROSA ARGENTINA: Al padiglione Pian de la Tour rassegna zootecnica e sagra dei prodotti di valle.
12 ottobre, lunedì — TORRE PELLICE: Alle 20,30,
presso la sede del Centro culturale, conversazioni sul libro
«Poeti italiani del secondo
’900», a cura di Maurizio Cucchi e Stefano Giovanardi, coordina Davide Dalmas.
15 ottobre, giovedì — ANGROGNA: Nel tempio del
Serre, alle 21, dibattito sul tema «La sanità in vai Pellice,
dairUsl di valle all’Azienda
unica del Pinerolese, all’ipotesi
del Distretto montano potenziato», in collaborazione con il
Gruppo di medici di famiglia
della vai Pellice.
16 ottobre, venerdì —
TORRE PELLICE: Alla biblioteca della Casa valdese, alle
20.45, incontro dibattito sul tema «Famiglia, ambiente e salute mentale» a 20 anni dalla legge 180, con Bianca Genre della
Diapsi, Enrico Pascal, psichiatra, Emanuele Fontana, primario del servizio pischiatrico vai
Pellice e vai Chisone, Alberto
Taccia, coordinatore gruppo
volontari vai Pellice, conduce
Franca Coisson.
16 ottobre, venerdì —
TORRE PELLICE: Alle ore
20.45, nel salone della Comunità montana, a cura del Gruppo di studi Val Lucerna Francesca Rocci, dell’Università di
Torino, parlerà sul tema: «L’assedio di Torino del 1706».
)ERVIZI
VALLI
CHISONE - GERMANASci
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva'
Ospedale di Pomaretto, tei. 81154
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Guardia farmaceutica:
DOMENICA 11 OTTOBRE
Villar Perosa: Farmacia De
Paoli - via Naz. 29, tei. 51017
Ambulanze:
Croce Verde, Perosa: tei. 81000
Croce Verde, Porte : tei. 201454
VAL PELLICE
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
telefono 932433
Guardia farmaceutica:
DOMENICA 11 OTTOBRE
Torre Pellice: Muston - Via
Repubbiica 22, tei. 91328
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CRI - Torre Pellice, tei. 953355
Croce V. - Bricherasio, tei. 598790
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tei. 0121-933290: fax 932409
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Resp. ai sensi di legge Piera Egidi
Stampa: La Ghisleriana Mondovì
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Vita Delle Chiese
PAG. 5 RIFORMA
g Un viaggio in Gran Bretagna di alcune chiese battiste
Un'esperienza di grande arricchimento
NICOLA NUZZOLESE
VIRGINIA MARIANI
Lunedi 25 agosto, dopo
venti giorni, siamo rientrati da una gita evangelistica
a cui hanno partecipato fratelli e sorelle delle chiese battiste di Barletta, Gioia del
Colle, Bari, Mortola e Altamura, organizzata dal pastore David Mac Parlane per visitare le chiese battiste di Inghilterra e Scozia. È stata
un’esperienza stupenda: un
giorno a Oxford, uno a Londra e uno a Didcot per visitare l’Unione battista di Gran
Bretagna e gli uffici della
Baptist Missionary Society:
quindi abbiamo sostato per 5
giorni a Leeds, con visita a 5
chiese battiste, e poi altri 5 a
Bolto; terza e ultima tappa è
stata il Borderà, zona di confine in terra di Scozia nella
quale abbiamo conosciuto
altre comunità.
Ogni mattina, prima di uscire, il gruppo si riuniva per
condividere la meditazione
fatta a turno, a cui seguivano
preghiere spontanee e canti; a
sera ci si riuniva nuovamente
per raccogliere impressioni e
preghiere di ringraziamento e
lode. Tra una visita e l’altra alle numerosissime comunità.
il gruppo girava per vie piazze
cantando, distribuendo volantini e rendendo testimonianze pubbliche con brevi
momenti di predicazione.
Nelle varie chiese ospitanti
abbiams raccontato la situazione dei credenti evangelici
in Italia e, in particolare,
quella delle nostre comunità
battiste del Sud Italia, e ancor
più chiaramente delle cinque
chiese che rappresentavamo
e del lavoro che svolgiamo come Associazione delle chiese
battiste di Puglia e Basilicata.
Abbiamo eseguito un nostro
repertorio di canti corali, ma
ne abbiamo anche ascoltati
da parte loro di bellissimi e
ritmati: pensate che hanno
una raccolta in continuo divenire di oltre 800 canti!
Oltre a constatare che la
Gran Bretagna è una terra
bellissima, abbiamo vissuto e
partecipato a una diversa
sensibilità spirituale espressa
con la varietà liturgica del
culto, molto bello e coinvolgente. Dopo ogni culto o riunione particolare le persone
presenti si intrattengono per
gustare insieme pasticcini
con l’immancabile tè e per
chiacchierare. Spesso fanno
anche il barbecue al chiuso o
in giardino (anche se piovig
• Evangelici di Chiavari e Rapallo
L'annuncio della speranza
nel momento del dolore
Le chiese di Chiavari e di
Spallo si sono unite lunedì
21 settembre attorno alla famiglia De Luca in occasione
del funerale della giovane
Rosangela, morta a 20 anni
per le complicazioni successive a un trapianto di midollo. Le chiese battiste, metodiste e valdesi della Liguria
avevano nel mese di giugno
aiutato la famiglia, con le loro offerte, perché potesse
trasferirsi a Pesaro, onde assistere la ragazza nel periodo
della degenza. Tutti quelli
che la conoscevano, oltre a
lei e ai suoi familiari, erano
fiduciosi che la rischiosa
operazione potesse consentire a Rosangela quella vita
che lei desiderava, senza doversi sottoporre a trasfusioni
continue, diventate ormai
quasi mensili. Ma, nonostante il fatto che il midollo dottatole dal fratello Angelo
aveàse attecchito, alcune
gravi complicazioni insorte
hanno avuto il sopravvento
sulla fibra già provata e debilitata della giovane.
Nel comprensibile clima di
dolore di tutti quelli che hanno voluto testimoniare con la
loro presenza solidarietà e
simpatia alla famiglia De Luca, il pastore Franco Scaramuccia ha preso spunto, a
partire da Deuteronomio 30,
19-20, dalla consapevole
scelta di una diversa qualità
di vita fatta da Rosangela per
indicare ai presenti il dono
della vita eterna, che Dio ci
ha fatto in Gesù Cristo. La
croce raffigura in maniera indelebile l’amore di Dio, vicino agli umani, ai loro dolori,
alle loro sofferenze, alla loro
morte, ma è anche emblema
di speranza, che accompagna
la nostra fede, come ha accompagnato quella di Rosangela: la speranza della risurrezione, di una vita oltre la
vita, questa, sì, vera, piena e
senza limitazioni.
In televisione
PROTESTANTESIMO: rubrica televisiva di Raidue a cura
*1®Ila Federazione delle chiese evangeliche in Italia, trasmessa a domeniche alterne alle 23,40 circa e, in replica, il
unedì della settimana seguente alle ore 9,15 circa. Dome•Rca 18 ottobre andrà in onda: «Croce e martello. La contestazione nelle chiese 30 anni dopo».
Il Rifugio
Re Carlo Alberto
ricerca
Personale con qualifica ADEST da inserire
nel proprio organico
Inviare la domanda con dettagliato curriculum vitae a:
[Rifugio Re Carlo Alberto
^usset 1
.^62 Luserna San Giovanni (TO)
0121,90907
gina e fa freddo). Insomma,
tutti si muovono, giovani e
anziani, e ogni cosa la fanno
con grande organizzazione,
precisione e senso di responsabilità personale.
Ogni chiesa, inoltre, ha una
sua struttura polifunzionale:
ampi locali per le diverse occasioni e attività, ambienti
diversi per adulti, giovani e
bambini, corridoi pieni di tabelloni per informare degli
incontri e tavolini con libri,
opuscoli e notiziari, segreterie e pareti piene lii fotografie, stendardi, poster... Molte
chiese hanno impegni di carattere sociale e tutte curano
con amorevole interessamento i bambini, che svolgono molte attività ricreative e
manuali con monitori e monitrici che il più delle volte
sono animatori specializzati.
Siamo grati al Signore per
questa occasione offertaci e
per i benefici che ciascuno di
noi ha potuto conseguirne.
Come gruppo ci siamo ripromessi di condividere questa
arricchente esperienza nelle
nostre comunità, nelle quali
ora pieni di maggiore slancio,
entusiasmo e forza vogliamo
continuare a crescere e operare per l’avanzamento del
regno del Signore.
Firenze
I ragazzi
del «Gouid»
e il cinema
PASQUALE lACOBINO
CON il cortometraggio
Anima larga due giovani
fiorentini, Alessandro Riccio
e Adamo Antonacci, hanno
vinto il premio per la migliore colonna sonora al Festival
«Oscarino d’oro 1998», tenutosi a Lovere (Bg). La giuria
era presieduta dalla giornalista Natalia Aspesi di Repubblica, mentre l’attrice Maria
Grazia Cucinotta ha consegnato il premio.
Perché segnalarlo su Riformai Almeno per due motivi: innanzitutto perché il cortometraggio era coprodotto
dall’Istituto Gould-Centro
giovanile protestante di Firenze, un’opera evangelica
impegnata in interventi educativi rivolti all’infanzia e
adolescenza svantaggiata, e
poi perché alla realizzazione
hanno preso parte ragazzi e
ragazze attualmente ospiti
del Gouid, interpretando alcuni personaggi della storia.
Il cortometraggio è stato acquistato dalla rete televisiva
Canale 5 e sarà trasmesso
prossimamente.
Chiese italiane in Svizzera romancia
Ricordato a Prangins
il Glorioso Rimpatrio
Le due comunità italiane
della Svizzera romanda hanno ripreso la loro attività partecipando insieme al consueto incontro a Prangins per ricordare il 309° anniversario
del Glorioso Rimpatrio (è da
questa località sul lago Remano che i valdesi si imbarcarono alla volta della Savoia
dando inizio all’impresa che
li avrebbe riportati nelle loro
Valli). Dopo il culto mattutino nella locale parrocchia
riformata, con predicazione
del pastore Marchetti, e un
pranzo al sacco nella sala comunale seguito dalla relazione di Stefano Deodato, deputato della chiesa di Losanna
al Sinodo ’98, si è vissuto un
bel momento di raccoglimento (con il canto del Giuro
di Sibaud ) presso la stele
ebe, in riva al lago, ricorda lo
storico evento del 1689.
La chiesa di Losanna ha ripreso il 3 ottobre la serie dei
culti del primo sabato pomeriggio di ogni mese nei locali
della parrocchia di St. Jacques. La chiesa di Ginevra, oltre ai suoi consueti due culti
mensili (al pomeriggio della
prima e della terza domenica
di ogni mese) nell’«Auditoire»
di Calvino, ha vissuto e vivrà
in questi ultimi mesi del 1998
alcuni appuntamenti particolari. Il primo è stato la partecipazione, al pomeriggio di do
menica 20 settembre, a una
celebrazione ecumenica organizzata dal Recg in occasione
del cinquantesimo anniversario della fondazione del Consiglio ecumenico delle chiese.
I membri di 23 diverse comunità protestanti, ortodosse e
cattoliche si sono ritrovati,
dopo essere partiti da quattro
punti diversi della città, nella
cattedrale di St. Pierre, nella
cui navata centrale hanno
«costruito» una barca e issato
una vela (il titolo della celebrazione era proprio «Hissons les voiles») composta
dagli stemmi delle varie chiese: un segno di comunione al
fine di (questo è stato lo slogan della manifestazione)
«affermare la volontà di superare le diffidenze reciproche,
per operare insieme alla riconciliazione e alla pace in
questo mondo, nel nome del
Signore Gesù Cristo». A questo momento simbolico ha
fatto poi seguito un culto con
la partecipazione, delle corali
delle chiese presenti.
Domenica 4 ottobre alle
ore 11 nell’Auditoire si è tenuto un incontro comunitario con la Chiesa presbiteriana scozzese, in inglese e in
italiano. Domenica 1° novembre alle ore 10 vi sarà la
partecipazione al culto della
domenica della Riforma nella
cattedrale di St. Pierre.
Società di studi valdesi
Viaggio in Germania
La Società di studi valdesi organizza dal 18 al 25 maggio
1999 un viaggio in Germania in occasione del tricentenario
deH’emigrazione dei valdesi in terra tedesca. E prevista la
partecipazione alle manifestazioni ufficiali che avranno luogo nella cittadina di Olisheim nei giorni 22-23 maggio. In
precedenza e in seguito visite guidate dai sigg. Albert e Susanne De Lange alla città di Bretten (dove si alloggerà in albergo con trattamento di mezza pensione per tutto il periodo), Maulbronn, Stoccarda, Heidelberg, Foresta Nera.
Per questioni logistiche, dato il numero limitato di posti,
è urgente prenotarsi entro il 15 novembre p.v. e per ulteriori informazioni telefonare dalle ore 16 alle ore 18 dal lunedì
al giovedì alla Società di studi valdesi (tei. 0121-932765).
Chiesa metodista di Gorizia
La Bibbia nell'arte
MARIO COLAIANNI
Domenica 20 settembre
nella chiesa metodista di
Gorizia è stata presentata la
mostra di quadri intitolata
«La Bibbia nell’arte figurativa». Il pastore Renato CoYsson è stato invitato a introdurre con una breve presentazione i dipinti della predicatrice locale di Udine Giovanna Gandolfo Taverna. Nel
suo discorso, il pastore Col'sson ha fatto notare come nella nostra vita siamo continuamente bombardati da
immagini. Il mondo che ci
circonda ce ne offre molte e
spesso ricordiamo ciò che vediamo più di quello che sentiamo. Coisson ha rimarcato
come nella Bibbia vi siano
molte immagini, basti pensare a tutte le parabole citate da
Gesù. Un’immagine, un quadro possono rappresentare la
nostra fede, quello in cui crediamo? Possiamo trasmettere
una testimonianza cercando
di racchiudere in una cornice
il nostro essere cristiani?
Forse oggi la pittura è una
forma d’arte un po’ inusuale
per testimoniare l’essere
evangelici. La società ci su
bissa in continuazione di immagini, la maggior parte delle volte solo per ottenere una
superficiale attenzione o per
creare falsi simboli. Se il
compito di un pastore o di un
predicatore locale è quello di
trasmettere la parola di Dio
durante il culto, allora la pittura usata come strumento
per far riflettere le persone
sui contenuti dell’Evangelo
può dare una risposta concreta agli interrogativi espressi in precedenza.
Giovanna Gandolfo Taverna ha volutamente associato a
ogni quadro il versetto biblico
dal quale ha tratto l’ispirazione per dipingerlo. Spesso il
dipinto continua al di fuori
della tela, sulla cornice, quasi
a voler uscire e indurre l’osservatore a guardare oltre, a
capire il messaggio della parola di Dio: in quest’ottica
un’immagine, un dipinto possono dare una testimonianza
della nostra fede. La mostra,
già presentata con successo
presso la comunità di Udine
un anno fa, può offrirci molti
spunti di riflessione e dar modo alla comunità di aprirsi alla città e far riscoprire l’Evangelo grazie aUa pittura.
PINEROLO — Durante l’estate un buon gruppo della comunità con i due pastori si è recata per 12 giorni in viaggio di
studio «Sulle tracce di Martin Lutero», e poi a Praga e a
Traunstein, città gemellata con Pinerolo; altri hanno trascorso un periodo al mare o in montagna. Tuttavia i culti
sono stati tutti ben frequentati e siamo grati al prof. Bruno
Corsani, ai pastori emeriti Alfredo Janavel e Bruno Tron
che ci hanno portato il loro gradito messaggio, e ai pastori
Luciano Deodato e Ruben Vinti che hanno presieduto due
funerali. Flanno trascorso una domenica con noi dei rappresentanti della Chiesa di Gesù Gristo del Madagascar,
ospiti nei nostri locali; dopo il culto e durante il pranzo comunitario ci hanno fatto sentire i loro bei canti per cui li
ringraziamo vivamente.
• In questo periodo sono stati battezzati Michela Ribet,
Giulia Miola, Graziano Rostan, Alessandro Bounous, Stefano Raimondo. Sono stati registrati i matrimoni di Alessia
Fiorillo e Francesco Germinara; Davide Lagni e Nelly Arcala Lopez; Fabrizio Garro e Laura Costabello.
• in duomo, alla cerimonia di saluto al vescovo mons. Pietro Giachetti che lascia la diocesi ha partecipato a nome
della nostra chiesa l’anziano Franco Siciliano che, nel suo
discorso, ha ringraziato il vescovo per il cammino fatto insieme sulla via deH’ecumenismo, sperando che tutto quello
che ha iniziato possa continuare e portare frutto nel nome
del Signore e Salvatore che tutti ci unisce.
• Hanno terminato la loro vita terrena Giuseppe Griva, Gerardo Spagnuolo, Bruno Bertolin e Francesco Benech.
TORRE PELLICE — Due gruppi di fratelli tedeschi, provenienti
dalle comunità di Francoforte e di Walldorf, hanno partecipato con noi al culto di domenica 20 settembre. Abbiamo
gioito per la loro presenza e ascoltato con riconoscenza i
messaggi dei pastori Ludwig Schneider e Astrid Bender,
che li accompagnavano.
• Momenti di pacevole incontro sono stati i pomeriggi comunitari ai Simound e ai Coppieri: appuntamenti preparati con grande impegno dai rispettivi quartieri che richiamano sempre un buon numero di fratelli e sorelle. Ci prepariamo a ritrovarci il 18 ottobre all’Inverso, intorno alle tradizionali caldarroste.
• Formuliamo sinceri auguri a Alessandro Ribet e Norma
Rivoira, Roberto Danna e Monica Jovine, Ferruccio Soulier e Luisa Ricca, di cui è stato celebrato il matrimonio.
• Con cristiana simpatia siamo vicini alla famiglia di Carlo
Ribotta, che ci ha lasciato.
CASORATE PRIMO — Domenica 27 settembre, durante il culto, Cristiana e Giuseppe Reina hanno presentato al Signore
il loro piccolo Giona. Per la presentazione è stata usata una
liturgia delle chiese battiste inglesi. Sono state elevate a Dio
preghiere di ringraziamento e di richiesta di benedizione
sul piccolo Giona, al quale è stato dato un certificato con
versetti biblici e pensieri appropriati in ricordo dell’occasione e un dono da parte di tutta la comunità.
SAN GERMANO — Domenica 27 settembre la nostra comunità
si è rallegrata con le famiglie Torta e Reynaud in occasione
del battesimo di Ilaria Torta, di Massimo e di Sandra Sapei,
e di Federico Reynaud, di Mauro e Cinzia Bocchiardo. Il
nostro augurio è ebe il Signore dia ai genitori la forza per
mantenere fedelmente la promessa fatta davanti a Dio e alla sua chiesa di educare alla fede i loro figlioli.
• È deceduto dopo un lungo periodo di malattia Bruno Ribet, di 60 anni, oriundo di Pramollo. Alla vedova, alla figlia
e a tutti i parenti la chiesa di San Germano vuole esprimere
ancora la sua fraterna cristiana simpatia. Il Signore che solo può veramente consolare sostenga tutti i membri della
famiglia colpita dalla separazione dal loro caro in questo
momento di dura prova e sempre.
Per la pubblicità su
tei. 011-655278, fax 011-657542
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18
PAG. 6 RIFORMA
Riforma
Quelli che... ü calcio
Alberto Corsani
Se l’apostolo Paolo dovesse scrivere oggi il cap. 12 della 1
Corinzi diffìcilmente ricorrerebbe al paragone delle membra di un unico corpo: tanto sono cambiate e stanno cambiando le modalità cbe regolano i nostri rapporti con il
corpo stesso. Corpi fatti a pezzi dai serial killer, trapianti
(ultimo queUo di una mano), donazione di organi, eutanasia (è ancora riconoscibile come «nostro» un corpo che dà
sofferenze irredimibili alla persona?), tecniche di fecondazione assistita. 11 corpo sembra a poco a poco staccarsi dalla persona, affidarsi di volta in volta al tecnico che per
competenza ne risolve i problemi. A tutto, o quasi, sembra
possibile un rimedio, o un «miglioramento di prestazioni»:
dei muscoli, della respirazione (il famoso «cerotto»), della
resistenza. Fino agli eccessi, fino a esplodere in maniera
degna di un film di fantascienza, come nel caso dell’attrice
sfigurata da un trattamento al volto che avrebbe dovuto
ringiovanirla; in maniera tragica, come nel caso dell’atleta
americana il cui cuore è schiantato a 39 anni, pare in seguito all’assunzione eccessiva di farmaci; in maniera clamorosa, come il Ronaldo a cui sono saltati i nervi prima
della finale mondiale, forse per abuso di Voltaren.
E così il corpo dei calciatori, dopo quello dei ciclisti al
«Tour», appare come un vestito indipendente e slegato
dalla loro volontà (quando sono i medici di squadra a prescrivere strani farmaci) o dalla loro coscienza (quando sono essi stessi a consumarli con o senza consenso medico).
1 campioni che ricordavamo un tempo erano una sintesi di
estro, fantasia, tenacia con polpacci e muscoli; la volontà,
la tenacia andavano di pari passo con il fiato, con i calcagni, con i colpi di reni. Ora sembra che si stia scoperchiando addirittura una nuova «Tangentopoli» nei laboratori
sportivi, perché i test antidoping sembrano essere stati falsati o meglio, concepiti in modo tale da poter essere falsati. 11 presidente del Coni è già stato costretto alle dimissioni e fi’a poco dovremo parlare di «urine pulite».
Ma nonostante tutto, viene da pensare, il calcio va avanti, è ima macchina talmente imponente da superare avversità di ogni tipo, Tha già fatto altre volte: quando per esempio la gloria nazionale Paolo Rossi (migliore realizzatore al
Mondiale di Argentina ’78) fu coinvolto nello scandalo delle scommesse e delle partite truccate (poi risorse al Mondiale vinto in Spagna quattro armi dopo); quando l’acquisto di grandi giocatori toccò cifre simboliche: il Napoli che
acquistò il centravanti Savoldi per un miliardo, poi Maradona, fino a Ronaldo e compagni di oggi. Il calcio ha superato anche lo sconcerto degli episodi di violenza, i morti di
Bruxelles e il ragazzo di Genova, ha superato i «veleni» degli arbitraggi della primavera scorsa e veleggia nel nuovo
campionato secondo ruoli consolidati. I tifosi fanno i tifosi
(per i quali i calciatori «drogati» sono sempre quelli delle
altre squadre), i moralisti fanno i moralisti (da quando girano troppi soldi... considerazione vera, ma è vera anche
in altri campi, come Sanremo, e comunque non spiega tutto), i politici aggiungono del loro, da Berlusconi a Cocchi
Cori, partecipando anche alla divisione delle partite da
trasmettere nelle loro televisioni.
Gli atleti gravati dai sospetti finiranno per minacciare
quello sciopero che non hanno mai praticato, ma lo sciopero lo dovrebbero fare gli spettatori, se non riconoscono
più lo sport-spettacolo dei loro sogni. Servirebbe una rivolta silenziosa contro gli eccessi di aggressività, le esibizioni sciocche (come mimare una sventagliata di mitra dopo aver segnato un gol), l’ipertrofia di squadre di 30 persone nelle quali i ragazzini non riescono più a trovare un
modello (gioca poche settimane e si acciacca, o decide di
andarsene dove lo pagano di più). E soprattutto contro
l’eccesso di offerta: troppo calcio, troppo in tv, non sempre
di livello accettabile. Finito il mondiale, tempo due settimane e giù a sgambettare per il nuovo torneo che magari
(sempre in funzione della tv) sperimenta nuove regole che
richiedono più frequenti «replay» o fermo-immagine o più
telecamere. Non sono gli atleti dopati, è tutto il mondo del
calcio il vero, immenso, corpaccione drogato e gonfiato.
Ma se siamo pronti, domenica, a stare con la radiolina
all’orecchio, perché protestare?
VENERDÌ 9 OTTOBRE
E-Mail (Torino): riforma@alpcom.it
E-Mail (Napoli): riforma.na@mbox.netway.it
Uri: http://www.aipcom.it/riforma
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DIRETTORE: Eugenio Bernardini. VICEDIRETTORE PER IL CENTRO-SUD: Anna Maffei. IN REDAZIONE: Alberto Coreani, Marta D'Auria, Emmanuele Paschetto, Jean-Jacques Peyronel, Piervaldo Rostan (coordinatore de L’eco delle valli) Federica Tourn. COLLABORANO: Luca Benecchi, Alberto Bragaglia, Avernino Di
Croce, Paolo Fabbri, Fulvio Ferrano, Giuseppe Ficara, Giorgio GardioI, Maurizio
Girolami, Pasquale lacobino, Milena Martinat, Carmelina Maurizio, Luca Negro,
Luisa Nitti, Nicola Pantaleo, Gian Paolo Ricco, Fulvio Rocco, Marco Rostan, Mirella Soorsonelli, Florence Vinti, Raffaele Volpe.
DIRETTORA RESPONSABILE Al SENSI DI LEGGE: Piera Egidi.
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PubUlaaiam seWnmitì« unitarta con L'Eco delle velli veldeal:
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Riforma è il nuovo titolo della testata La Luce registrata dal Tribunale di Pinerolo con il n. 176 del 1* gennaio 1951. Le modifiche
sono state registrate il 5 marzo 1993.
Il numero 38 del 2 ottobre 1998 è stato spedito daH’Ufficio CMP
Nord di Torino, via Cebrosa 5, mercoledì 30 settembre 1998.
1998
Associato alla
Unione stampa
periodica italiana
Continua la riflessione su come cambia il lavoro
Il valore comunitario del lavoro
Dobbiamo recuperare un concetto di lavoro che sviluppi
la responsabilità individuale ma che non sia egocentrica
ANDREA RIBET
VORREI continuare la riflessione sulla formazione mirata aU’ingresso dei giovani nel mondo del lavoro
iniziata con l’articolo di Bruno Ricca sul numero 34 di
Riforma: i giovani devono
prepararsi a un nuovo modo
di lavorare. Le categorie del
lavoro si stanno modificando
rapidamente e con esse tutte
le nostre certezze vanno scemando; aumenta il disagio e
lo sconcerto, mentre la fiducia in un mondo migliore si
affievolisce costantemente.
Non è utile per nessuno pensare al passato con nostalgia:
è nostro compito cercare di
capire, e aiutare gli altri a capire, quali sono gli scenari futuri e come muoversi nella
nuova dimensione.
Sul numero 37, poi, Adriano Longo ha ripreso il tema
della formazione professionale, marcandone l’importanza, per essere in grado di
assumere decisioni corrette e
tempestive nel quadro della
vita delle chiese e delle opere
diaconali. Io mi domando se
la formazione professionale
dei giovani che si affacciano
al mondo del lavoro sia una
questione di cui le chiese devono farsi carico oppure no.
È probabile che in Italia non
ci sia altra organizzazione
che dedichi alla formazione e
alla promozione della cultura
tante risorse e tempo, compatibilmente con la loro dimensione, come le chiese
valdesi e metodiste: pensiamo alle scuolette Beckwith e
all’impegno neH’istmzione di
base in tutta Italia nel secolo
scorso; pensiamo alla formazione individuale dei credenti tramite la scuola domenicale e gli studi biblici; pensiamo al lavoro di formazione e
informazione tramite la capillare rete dei centri culturali su tutto il territorio nazionale. Ai membri di chiesa
vengono offerte molteplici
occasioni per formarsi, aggiornarsi, approfondire, dibattere, partecipare; e chi più
ne ha più ne metta. Manca,
però, una sensibilità nei confronti di un bisogno, spesso
esistenziale, dei giovani, che
è quello di aiutarli a comprendere il proprio ruolo e
soprattutto l’approccio da
adottare al momento della
loro prima grande decisione
nella vita, quella dell’ingresso
nel mondo del lavoro.
Non penso che sia compito
della chiesa sostituirsi agli uffici di collocamento e alle
agenzie di formazione e selezione del personale. Ritengo,
però, che sia suo compito dare ai giovani, nel momento
della loro formazione professionale, un supporto psicologico e culturale specifico: es
so può contribuire a dare un
senso di appartenenza, a formare la personalità e acquisire una certa autoconsapevolezza, a costruire l’identità
personale, tutti elementi utili
a superare più agevolmente
le difficoltà prodotte dall’evoluzione dei processi lavorativi e non solo.
In questa sede mi permetto
di indicare due possibili filoni di approfondimento. In
una società come quella attuale, in cui il lavoro è spesso
considerato uno strumento
(o una dolorosa necessità)
per acquisire risorse da spendere nel tempo libero in modo egoistico e utilitaristico,
potrebbe essere importante
trasmettere una diversa visione del lavoro: il lavoro può
essere vissuto quale risposta,
consapevole sia pure nei suoi
limiti, dell’uomo alla Grazia
del Signore, alle sue benedizioni di cui ci rende partecipi: attraverso il lavoro l’uomo
può lodare Dio, esprimendo
se stesso nella quotidianità.
Collegata a ciò, discende la
scelta del futuro lavoratore
tra le possibili attività lavorative e professionali nel grande ventaglio delle opportunità, a qualunque livello di
responsabilità e senza distinzione di sesso.
Un altro filone da sviluppare è quello di recuperare la
valenza sociale e collettiva,
oserei dire comunitaria, del
lavoro in contrapposizione a
una tendenza eccessivamente egocentrica: in una dimensione di questo genere riac
quista di nuovo valore anche
l’affermazione della Costituzione: l’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro. Questa
visione non è contrasto con
l’attuale evoluzione del lavoro; anzi il concetto di responsabilità individuale e quello
dell’approccio «proattivo»,
cioè l’attitudine di porsi nel
lavoro, e non solo, in modo
propositivo tendente a ricercare le soluzioni dei problemi, anziché attendersela dagli altri, si concilia bene con
le tendenze migliori esistenti
in questo momento nel mondo del lavoro.
Una formazione che permetta di interiorizzare queste
sensibilità potrà avere ricadute positive anche nella vita
delle chiese e delle opere diaconali, sia tramite l’impegno
professionale e lavorativo dei
singoli, sia tramite la loro
partecipazione libera e volontaria. È auspicabile che
qualche organismo ecclesiastico (mi permetto di suggerire la Commissione esecutiva
distrettuale o il circuito, con
opportuni strumenti) si faccia carico di una formazione,
al termine del periodo del catechismo, con la precisa finalità di offrire ai giovani un
supporto metodologico per
entrare nel mondo del lavoro
con maggiore consapevolezza. Forse, dopo una fase sperimentale, è possibile individuare un nuovo servizio
alTinterno delle nostre chiese
per dare delle risposte qualificanti ad alcuni bisogni esistenziali dei giovani di oggi.
Ci è venuta un’idea, una
piccola Idea, di quelle
che forse non contano niente. Ma un’idea non vale perché è grande o perché è piccola: vale se sa interessare. Vi
spiego subito tutto: arriva
una lettera, una fra le tante,
tantissime di questo genere.
Scrive quindi un amico sconosciuto: «Sono un peruviano figlio di italiani. Sono venuto in Italia con la speranza
di trovare un lavoro, invece
mi si sono aperte le porte...
del carcere. 1 miei genitori, in
Perù, ancora non sanno
niente perché non ho neanche un bollo per scrivergli.
Per favore, aiutatemi! Chiedo
solo qualche bollo per scrivere e mantenere i contatti con
i miei anziani in Lima. Nel
EUGENIO RIVOIR
ringraziarvi faccio auguri di
ogni bene, pace e prosperità
in ogni vostra onesta aspirazione estesa ai vostri cari».
Poi c’è una nota: «Gradirei
avere qualcosa da leggere,
possibilmente delle vostre
pubblicazioni. Grazie». La
lettera è finita, c’è solo il posto per l’indirizzo, è l’indirizzo di un carcere.
tetetyijei n )
SESA p
delaa.r.T 0
Chiese in Germania
Impegnato come moltissi.
mi giornali a delineare Ij
aspettative della Germania tispetto alle elezioni politiche,
il settimanale (23-29 setten.
bre) dedica un articolo anche
alla crisi delle chiese cattolica
e luterana (28 milioni di fede!
ciascuna). La loro visibilità(
sempre forte, specie se esseì
presentano unite, come
quando, nel 1997, denuncia,,
rono In un documento comune il «gelo sociale» con grande ira del cristiano Helmut
Kohl. In realtà le due chiese
sono in crisi di militanza, La
Chiesa cattolica, scrive Iacopo Sagredo, è «vincolata^
una guida suprema, il pap^'
con il quale le frizioni soni
innegabili» (si ricordane
r«istruzione pontificia sul
ruolo dei laici», che l’anné
scorso ne ridimensionava
ruolo, e un richiamo aU’ordi
ne sul problema dell’abortoj
«Ma non è - prosegue l’artì.
colo - che la Chiesa evangelica se la passi meglio, anches«
il problema è inverso: la fotti
autonomia locale delle Landeskirchen (Chiese territorial
dei vari Länder) porta a mi
frammentazione che riduc
le possibilità di unitaria ed el
ficiente azione ecclesiale, i
risultato è che entrambe!
chiese sono in preda a incel
tezze che ne indeboliscond
l’immagine mentre i fedeli se
ne vanno a frotte “abbatvàcw
nando” la chiesa, cessano an- 'he pai
che di versare le corrispettiv^MILAN
tasse ecclesiali».
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tema: «'
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Fuori dal coro
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tema: «'
Centro
Finalmente un articolo chf
offre una prospettiva diversa
sul caso Clinton. Sandro Por
telli, studioso di letteratutl
nordamericana, spiega li!
settembre) che «lo specifici
del puritanesimo non è (-■
l’essere particolarmente bt
gotto, quanto il non ammet'
tere la cancellazione delli
colpa attraverso rituali cotí
la confessione o la famigerat
“autocritica”. Nella cultuf
puritana, infatti, la colpa noi
è causa eli dannazione, ma^
gno di essa; non attiene al»']
re ma all’essere». E anco®'
«La società puritana era so
cietà teocratica, retta po'
non sulla gerarchia bensì s»
patto [covenant), aaz'4
doppio patto: quello dei
li fra loro, e quello tra 1 msi
me dei fedeli e Dio, ric9''*_
ma del patto originario
Dio e Abramo». Ogni gesto
questa cultura, «anche il
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minuto, ha rilevanza sacrau^ Centro
Prograr
tema:«
L’idea è questa, che sottopongo tranquillamente alla
vostra riflessione. Non possiamo quasi mai rispondere a
lettere come questa perché
non slamo dei grandi signori,
e abbiamo pochi soldi. Ma
siamo anche una grande famiglia di ascoltatori (o, se volete: un grande collettivo di
gente che ascolta). Allora, se
avete dei soldi per co^P..,
cento, mille fcancobo
qualche libro a chi ce lo
de, adesso sapete dove u r
tete mandare. E un gio
che viene da lontano p
scrivere una lettera ai go
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(Rubrica «Parliamone
me» della trasmissione^
evangelico» curata om 0
razione delle chiese evange^
in Italia andata in
nica 4 ottobre).
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Agenda
10 ottobre
—Alle ore 16, nel salone della Chiesa valdese di
orso Vittorio Emanuele II 23, Diego Novelli, politico e sagrista, e Franco Calvetti, pedagogista e scrittore, discutono il
»ma': «Cultura e comunicazione: valori da riscoprire». Presiede Piera Egidi. Verrà presentato il libro «I miei confini
erano altrove» di Rina Lydia Caponetto: partecipa l’autrice.
GENOVA —Alle ore 9,30, nei locali della chiesa battista di
via Vernazza 14, si tiene l’Assemblea congiunta del 5° cireuito valdese-metodista e del Coordinamento battista della Liguria e del Piemonte meridionale.
largherà — Alle ore 18, nella chiesa battista (via Canetti25), si tiene un concerto per flauto del Gruppo musicale
della comunità battista di Wetter (Germania).
SONDRIO — Presso la Mostra regionale dei prodotti della
montagna, al Polo fieristico di Morbegno, si apre lo stand a
cura del Centro culturale valdese (Torre Pellice) e della Comunità montana vai Pellice, che resta aperta fino a domenica 18. Alle ore 18 si tiene un concerto della corale valdese
diPinerolo. Nello stesso periodo, a palazzo Malacrida a
Morbegno, sono aperti la mostra «Dalle Valli all’Italia» a cura del Centro culturale valdese e uno stand della Claudiana.
MILANO — Alle ore 17, a cura del Centro culturale protestante, nella sala attigua alla libreria Claudiana (via Sforza
12a), per il ciclo di incontri su «Storie di donne, storia delle
donne. Percorsi di autorità femminile nella storia», Luciana
Tavernini, Claudia Poggi e Laura Minguzzi parlano su: «Sapere di sé, sapere divino: Ildegarda, Herrada, Rosvita, Marina, Eufrosinija, maestre di civiltà nel medioevo europeo».
L
11 ottobre
NAPOLI — Alle ore 17, nella chiesa battista di via Foria 93,
si tiene una conferenza di Pawel Gajewski sul tema: «Integralismo e tentativi di riforma nel cattolicesimo di oggi».
i
12 ottobre
MANTOVA — AUe ore 20,45, nella sala Isabella D’Este (via
G,Romano 13), per il ciclo di incontri su Bibbia e scienze
moderne organizzato dal Sae, il prof. Ledo Stefanini, docente di Ingegneria ambientale, parla sul tema «Bibbia e
fisica». Resta aperta fino al 16 ottobre, a Palazzo Ducale,
l’esposizione «La Bibbia in mostra».
TRIESTE — Alle 20,30, nella basilica di San Silvestro (piazzetta S. Silvestro 1), si tiene un concerto dell’organista Lorenzo Ghieimi, con musiche di Bruhns, Bohm, Krebs, Bach.
m 13 ottobre
IMESTE — Alle 18,30, presso la Casa delle suore di Sion
(eia Tigor 24), si tiene un incontro promosso dal Gruppo
“abbatvàOfi?cumenico di Trieste con il biblista padre Rinaldo Fabris,
che parla sul tema: «Dio Padre nel Nuovo Testamento».
3rrispettiv( MILANO —ore 18,30, nella sala attigua alla libreria
Claudiana (via Sforza 12/a), il pastore Antonio Adamo tiene il primo studio della serie «Convertirsi a Dio, gioire neliPSlÌ) ^P^ranza» (tema della prossima Assemblea del Cec), sul
«Convertirsi al Dio vivente», per l’organizzazione del
Centro culturale protestante.
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15 ottobre
TRIESTE —Alle ore 17,30, nella basilica di San Silvestro, i
proff. Giacomo Borruso e Gianfranco Hofer presentano,
per il Centro culturale elvetico valdese, il libro di Antonella
Caoli e Daniele Gouthier «Brufoli ed ideali. Un diario e un
dialogo intorno al Sessantotto da Torino a Trieste». Saranno presenti gli autori.
TORINO — Alle ore 15,30, nella sala Viglione della Regione
(via Alfieri 15), il prof. Giorgio Rochat parla sul tema: «La
difesa dell’identità valdese dinanzi al fascismo».
16 ottobre
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SONDRIO — Alle ore 17, a palazzo Malacrida di Morbegno, il pastore Giorgio Tourn parla sul tema: «1848-1998. Il
cammino della libertà religiosa in Italia».
^SSANDRIA —Me 21, alla Biblioteca civica (via Tripoli
10), il Centro culturale protestante organizza una conferen®del past. Giorgio Bouchard sul tema: «A 150 anni dalTe|”ancipazione di valdesi e ebrei. Protestanti e democrazia
n> Italia: il cammino verso la libertà». Introduce il prof,
nasco, dell’Ufficio diocesano per le relazioni ecumeniche.
P- 17 ottobre
BERGAMO —Alle ore 16, nella sala dell’Archivio di Stato
™ Tasso 84), si tiene la prolusione dell’anno sociale del
antro culturale protestante. Thomas Soggin presenta il
pgramma per il 1998-99; il prof. Emidio Campi parla sul
anta: «L’Editto di Nantes del 1598 e il suo significato per la
Gloria europea».
^ILANO — Alle ore 17, nella sala attigua alla libreria Clau(via Sforza 12/a), Susanna Peyronel parla sul tema:
APe, mogli, madri: donne nella Riforma del Cinquecento
«nano», per conto del Centro culturale protestante.
P^^ — Alle ore 16, nell’Aula magna del liceo «N. Rosa»,
jgl'^rganizzazione del Centro culturale «Piero Jahier» e
ygf ^^'no di ricerche di cultura alpina, don Ettore De Fag direttore de «La Valsusa», il pastore Luciano Deodato
di Eichetto, professore di filosofìa, presentano il libro
trai Egidi Bouchard «Incontri. Identità allo specchio
rade e ragione». Sarà presente l’autrice.
18 otto
^GHERA —Alle 15, in via Canetti 25, il past. Pasquale
dalla guida un laboratorio di omiletica organizzato
n federazione delle chiese evangeliche del Nord-Est.
ve^^^'^ENZA: chi desidera usufruire di questa rubrica de' programmi, per lettera ofax, quindici giorni priffnerdì di uscita del settimanale.
i Pagina Dei Lettori
Posta
PAG. 7 RIFORMA
Una data
importante
Mi permetto una precisazione in merito all’«occhiello» della redazione al mio articolo su Leuenberg [Riforma
del 2 ottobre, pag. 9): «Il 4 ottobre ricorre il 25° anniversario della Concordia di Leuenberg». Non è così. La Concordia, infatti, è stata presentata
nella sua stesura definitiva
nel marzo 1973, e nel marzo
1998 si è svolto a Strasburgo
il simposio, al tempo stesso
celebrativo e propositivo, di
cui il giornale ha riferito puntualmente. Il 4 ottobre è il
giorno in cui le nostre chiese,
come altre chiese europee,
sono invitate a ricordare
l’evento.
Effettivamente il mio articolo tace un elemento importante, perché è stata scelta
proprio questa data. Ebbene,
il 4 ottobre di quest’anno, negli Stati Uniti, verrà sottoscritta la Formula of Agreement (formula di consenso),
tra chiese riformate e luterane americane, una sorta di
equivalente americano della
Concordia, che costituisce
una prova ulteriore della fecondità ecumenica del documento leuenberghese.
Fulvio Ferrario - Milano
Il mio primo
Sinodo
Per mandato della mia
chiesa, ho partecipato al Sinodo quest’anno per la prima volta. È stata un’esperienza positiva sotto tanti
aspetti. Il Sinodo ha un fascino tutto suo: già nel corteo
che si forma la domenica pomeriggio all’uscita dell’Aula
sinodale fino alla chiesa e
con la folla che ascolta il culto inaugurale davanti al tempio, mediante altoparlanti,
perché dentro (oltre un migliaio di persone) non c’è posto per tutti. Questa è certamente una realtà lontana anni luce dalla nostra realtà locale. Inoltre interviste, telecamere, fotografi danno una
sensazione di apertura al
mondo esterno.
L’assemblea sinodale è
composta oltre che da deputati provenienti dalle nostre
chiese, comprese quelle del
Rio de La Piata e della Svizzera, anche da inviati delle varie chiese giunti, oltre che dal
nostro paese, da varie parti
La collaborazione tra battisti, metodisti e valdesi
Una cura pastorale condivisa
SALVATORE RAPISABPA
Lf ATTO sinodale sulla collaborazione con
I le chiese battiste [Riforma n. 35) mi rallegra molto. Esso risponde adeguatamente a
quanto auspicato dall’Assemblea delTUcebi
nel giugno scorso. Tra i tanti aspetti ivi menzionati mi piace riprendere la questione della collaborazione nella «cura pastorale». Vorrei che si evitasse una lettura riduttiva di
questa attività, limitandola al fatto che un
pastore o una pastora curi una chiesa di altra
denominazione. In questo caso, come appare dalTintervista al moderatore pubblicata su
Riforma n. 32, forse per brevità, ci si riduce a
parlare di numeri e di risparmi. Al contrario,
la collaborazione tra chiese bmv, come auspicato nelle Assemblea-Sinodo del 1990 e
del 1995, ha e deve avere una valenza ecclesiologica e teologica, quindi etica. Prima ancora che al risparmio economico o all’impiego di persone, è importante guardare al cammino e al lavoro che si può fare insieme, abbattendo qualsiasi divisione ingiustifÌGabile
di fronte al Signore e di fronte alla storia.
Negli ultimi due anni, come pastore della
Chiesa battista di Siracusa, ho fatto una
esperienza di cura pastorale che chiamerei
«allargata»: quattro famiglie valdesi e una
metodista, già diaspora della Chiesa valdese
di Pachino, sono entrate a fare parte della
comunità nel quadro del reciproco riconoscimento. Più che di cura pastorale mi piacerebbe parlare quindi di collaborazione, di
reciproco arricchimento nell’attuazione
della vocazione di ciascuno. L’inserimento
di fratelli e sorelle valdesi e metodisti nella
Chiesa battista ci fa percepire in maniera
sfumata, ma non cancella, le differen?;e denominazionali. Non consideriamo questo
un male. Quel che stiamo sperimentando è
che pastore e fratelli e sorelle lavoriamo assieme per mettere in pratica il mandato del
Signore.
E vero che ogni realtà locale ha le sue specificità e che non sempre è attuabile l’ospitalità sperimentata a Siracusa. Tuttavia la
collaborazione bmv trarrebbe un grande
vantaggio se alla nozione di condivisione
del lavoro pastorale si aggiungesse la nozione di collaborazione tra chiese (locali),
quindi si pensasse in termini di messa in
comune dei carismi e dei vari ministeri donati alla chiesa. Se oggi si tratta di pastori e
pastore battisti che curano chiese valdesi
domani, è auspicabile, saranno pastori e
pastore valdesi o metodisti che cureranno
chiese battiste. Tuttavia la collaborazione
deve essere vista in maniera più ampia, fino
al punto che, ove possibile, non vi sia un pastore che tiene due culti in rapida successione in luoghi diversi, spesso nella stessa
città o paese, ma vi sia una comunità di credenti che sappia riunirsi, specialmente nei
momenti di culto, superando le specificità
denominazionali, lasciando queste libere di
manifestarsi in altri momenti della vita ecclesiastica (Consigli di chiesa, assemblee,
commissioni). Un ulteriore auspicio è che
ciò, ove non danneggi la testimonianza, non
avvenga soltanto tra le piccole chiese: e
questo per dire con più forza che non ci si
muove per questioni di risparmio, ma in
ubbidienza alla chiamata dello Spirito.
del mondo. Molto edificante
il momento nel quale sono
state accolte due nuove chiese: una ispano-americana e
una coreana. Tutto ciò mi ha
fatto sentire «internazionale»
e ho potuto constatare di
persona come popoli diversi
tra loro per cultura, lingua e
costumi possono essere uniti
dall’unica fede nel Dio di Gesù Cristo.
Un altro aspetto che mi ha
colpito è stato quello culturale. Tutti i membri del Sinodo
sono stati concordi nell’affermare, e questo mi ha fatto un
immenso piacere, che la cultura (intesa non solo come
l’edificazione di musei o biblioteche ma come modo di
vivere e lavorare, di esprimere la propria fede) deve essere la base della formazione
dei nostri giovani. Nelle varie
discussioni e interventi è
emerso un clima di vera democrazia, alla cui base ci sono una raffinata educazione
comportamentale e il rispetto per le idee altrui.
Non nego che, a volte, leggendo gli ordini del giorno
proposti mi sono trovata in
RiraMA TARIFFE ABBONAMENTI ITALIA ESTERO
- ordinario £ 105.000 - ordinario £ 160.000
-ridotto £ 85.000 -viaaerea £ 195.000
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- semestrale £ 55.000 - semestrale £ 80.000
- cumulativo Riforma + Confronti £ 145.000 (solo Italia)
Per abbonarsi: versare l'importo sul ccp n. 14548101
IL CENTRO DIACONALE «LA NOCE»
ricerca un/a tecnico
in grado dì assumere la gestione del settore amministrativo
Sì richiede: diploma di ragioneria o laurea in economia;
- conoscenza deH’informatica e dei processi amministrativi e contabili per gestire autonomamente la contabilità, l’amministrazione dei
servizi e del personale;
- capacità di organizzare il lavoro di gruppo, di favorire lo sviluppo
professionale dei propri collaboratori e di operare in collegamento
con gli altri settori e con il Centro servizi amministrativi;
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Si offre: corso iniziale di formazione, adeguato periodo di inserimento, inquadramento e retribuzione come da contratto aziendale,
possibilità di alloggio.
- ospitalità per sopralluogo e primi contatti.
Inviare curriculum dettagliato entro il 30 settembre 1998 a:
Centro diaconale «La Noce» Istituto valdese - via Giovanni
Evangelista Di Diasi, 12 - 90135 Palermo. Tel. 091-6817941 (orario: 8-18 dal lunedì al venerdì, sabato 8-12); iax 091-6820118;
e-maìl: c.d.lanoce@mclint(.ìt
difficoltà in quanto non conoscevo abbastanza alcuni
argomenti e non mi sentivo
di esprimere giudizi né tantomeno di votare (i numerosi
documenti preparatori li avevamo ricevuti meno di ventiquattro ore prima!). Vi assicuro comunque che, una volta aperta la discussione,
ascoltando con interesse i vari interventi che sviluppavano ampiamente l’argomento
questo timore svaniva. Non
sempre questi erano concordi, ma ognuna di queste posizioni apportava sempre al dibattito qualcosa di costruttivo e di positivo.
Infine, voglio riferire come
il Sinodo sia aperto a tutti.
Nell’aula sinodale c’è una
balconata dalla quale il pubblico può seguire i lavori.
Tutti gli argomenti, anche i
più scontati sono stati dibattuti in pubblico. Ho vissuto
con gioia questa esperienza
sinodale e la ripeterei volentieri. Invito tutti voi a viverla
almeno una volta nella vita!
Filomena DAlonzo - Vasto
La lapide
di Cavour
Dopo aver presenziato domenica 27 settembre all’apposizione della lapide commemorativa del Trattato di
Cavour del 5 giugno 1561, desidero fare alcuni commenti.
Prima di tutto si è notato con
rammarico la mancata presenza del Tgr del Piemonte.
Un cronista era stato debitamente avvertito in anticipo
con le spiegazioni da lui desiderate. Peccato, perché si è
cosi persa un’occasione per
raccontare ai piemontesi
questo accordo tra i valdesi e
il loro sovrano Emanuele Filiberto di Savoia.
È stata comunque una manifestazione bene organizzata dalla Pro Loco di Cavour e
dall’amministrazione della
città, che meritano di essere
ringraziati e apprezzati per il
magnifico lavoro svolto. Nelle sale del municipio è stata
esposta una precisa documentazione esplicativa degli
avvenimenti che hanno preceduto e seguito la firma di
questo trattato che riconosceva il diritto all’eresia in
certi territori: incredibile per
quei tempi, in cui agiva con
estrema severità l’Inquisizione. Nella prima giornata della manifestazione l’intervento del pastore Giorgio Bouchard ha arricchito le conoscenze dei numerosi convenuti con le sue dotte spiegazioni, ricevendo prolungati
applausi. Nel giorno dell’inaugurazione della targa,
dopo un’introduzione del
sindaco Piergiorgio Bertone
e del presidente della Pro Loco, ha preso la parola il pastore Giorgio Tourn, che ha
illustrato con la sua solita
chiarezza e concisione il significato di questa pagina
della nostra storia che la città
di Cavour ha così degnamente onorato.
Ermanno Aimone - Torino
Nuovo indirizzo
Il pastore Domenico Dentico e signora comunicano il
loro nuovo indirizzo: condominio San Guido, via Morella
Levante 9 int. 6,17031 Albenga (Savona).
Facoltà valdese di teologia
Inaugurazione del 144- anno accademico
Culto d'apertura
Tempio valdese di Torre Pellice, ore 10
predicazione del prof. Bruno Corsani
Prolusione
Aula sinodale, ore 17
Prof. Giorgio Tourn
«I valdesi tra Illuminismo
e Romanticismo», 1798-1848
20
PAG. 8 RIFORMA
Villaggio Globale
VENERDÌ 9 OTTOBRE
Inizia in questi giorni il dibattito parlamentare sulla proposta di legge
Francia: verso un «Patto civile di solidarietà»?
Questo nuovo contratto civile, che intende offrire un inquadramento giuridico
alle unioni di fatto, suscita un grosso dibattito fra le forze politiche e nelle chiese
JEAN-JACQUES PEYRONEL
PRO 0 contro il «Pacs»?
Questa la grande questione che in queste settimane
sta mobilitando le forze politiche, la società civile e le
chiese di Francia. Ma che
cos’è questo «Pacs»? Si tratta
della proposta di legge presentata qualche mese fa da
due deputati della maggioranza circa l’inquadramento
giuridico delle unioni di fatto. Non sarebbe un matrimonio ma appunto un «patto civile di solidarietà».
11 21 settembre scorso le
commissioni parlamentari
hanno iniziato a esaminare il
progetto. 11 dibattito in aula è
previsto per il 9 ottobre. Nel
frattempo, l’annuncio imprevisto di questo progetto di
legge ha immediatamente suscitato un grosso dibattito fra
i gruppi parlamentari, nelle
chiese e associazioni, sulla
stampa. Il centro-destra è
piuttosto contrario ma teme
di passare per retrogrado agli
occhi deU’opinione pubblica;
la sinistra è favorevole ma è
consapevole dell’estrema delicatezza della questione.
La questione è essenzialmente una: a chi è rivolto il
Pacs? Alle sole coppie conviventi eterosessuali o anche
alle coppie omosessuali? A
quanto sembra, il testo della
proposta non lo dice esplicitamente ma lo lascia intendere. E questo ha provocato
la reazione delle chiese: la
Conferenza episcopale di
Francia, riunita il 14 e 15 settembre scorsi, ha adottato
una dichiarazione intitolata
«Una legge inutile e pericolosa», nella quale accusa il Pacs
di essere una sorta di «matrimonio bis» che di fatto legalizzerebbe l’unione fra omosessuali, togliendo così al regolare matrimonio civile e/o
religioso tra un uomo e una
donna il suo valore simbolico
e sociale. «La società - afferma tra l’altro la dichiarazione
Che cos'è il Pacs?
Il «Patto civile di solidarietà» (Pacs) dovrebbe prendere
atto del legame che unisce due persone che decidono di
stabilire tra loro un progetto di vita comune.
I contraenti sarebbero tenuti a un sostegno materiale e
morale nonché a un obbligo di solidarietà nei confronti di
terzi circa debiti contratti da uno di loro nell’ambito della
vita ordinaria.
Nessun contratto tra ascendenti e discendenti in linea diretta né tra imparentati fino al secondo grado incluso.
Impossibile contrarre un Pacs se si è già sposati o già impegnati in un Pacs.
II contratto avverrebbe dietro dichiarazione congiunta. 11
luogo della firma del contratto non sarebbe il municipio,
com’era stato proposto in un primo tempo, in quanto vi sarebbe un rischio di confusione tra matrimonio civile e Pacs.
Ora è stato proposto che il contratto venga firmato e conservato presso la cancelleria della Pretura.
Il Pacs decadrebbe per volontà o per decesso di uno dei
contraenti.
I beni dei contraenti sarebbero sottoposti al regime
dell’indivisione.
L’imponibilità fiscale comune diventerebbe effettiva dopo due anni dalla firma del contratto.
In caso di decesso o di separazione, vi sarebbe trasferimento del contratto di affitto.
Ogni straniero impegnato in un Pacs da due anni avrebbe
diritto a un titolo di soggiorno.
Il Pacs rischierebbe di aggravare ia crisi deiia famigiia tradizionaie?
- non è tenuta a riconoscere
tutte le associazioni affettive
che hanno a che fare con l’esperienza singolare di ognuno e con la sfera del privato.
La legge si può edificare solo
su delle realtà universali e
non su dei desideri, o addirittura su delle rappresentazioni affettive singolari». In conclusione, affermano i vescovi,
«la nostra convinzione è
semplice: il diritto offre abbastanza possibilità per regolare problemi sociali o economici incontrati da alcune
persone che non possono o
non vogliono sposarsi. Non è
necessario iscrivere nella legge un nuovo statuto relazionale che rischia di destrutturare ancora di più il senso
della coppia e della famiglia».
Anche il Consiglio della Federazione protestante di
Francia (Fpf) ha adottato una
dichiarazione intitolata «Elementi di riflessione sulla famiglia, la coniugalità e la filiazione riguardante il Patto
civile di solidarietà». Alla redazione del testo hanno partecipato tra l’altro Olivier
Abel, professore di filosofia e
di etica alla facoltà protestante di Parigi, Frédéric De Conninck, sociologo, Evelyne
Sullerot, una delle fondatrici
a suo tempo dei Consultori
familiari. A differenza della
dichiarazione cattolica, quel
lo della Fpf è un testo di compromesso che rispecchia le
varie sensibilità esistenti fra i
protestanti sulle questioni di
etica sessuale e familiare.
Tuttavia il documento solleva
una serie di questioni attinenti al valore sociale e politico del matrimonio civile, alla coniugalità e alla filiazione.
Se un contratto come quello
del Pacs dovesse di fatto sostituirsi al matrimonio, dice il
testo, si lascerebbe da parte
quell’elemento essenziale nel
matrimonio che è di «tessere
le differenze e in particolare
la differenza di sessi e la differenza delle generazioni».
Viene quindi posto chiaramente la questione del matrimonio omosessuale e quella
della filiazione. Su questo la
Fpf è concorde sulla necessità
di vietare l’adozione o la procreazione assistita alle coppie
omosessuali. Certo, riconosce
la pastora Caroline Bianco,
del «Centro del Cristo liberatore», una coppia gay non costruisce una famiglia ma è
necessario costruire una società più tollerante che non
escluda più gli omosessuali.
In un suo editoriale del 16
settembre, il giornale Le
Monde afferma che questo
dibattito riguarda la «democrazia dei costumi» e che esso va affrontato democraticamente, cioè laicamente.
Belgio: dopo la morte della giovane nigeriana all'aeroporto di Bruxelles
Le chiese chiedono una revisione delle leggi sui migranti
In seguito alla morte della
giovane nigeriana, deceduta
a Bruxelles dopo aver tentato
di resistere all’espulsione, i
responsabili di chiesa belgi
hanno chiesto la revisione
immediata delle leggi sui rifugiati. 11 22 settembre scorso
la ventenne Semita Adamu
era stata costretta a salire su
un aereo in partenza per
l’Africa. Di fronte alle sue resistenze. i poliziotti le avevano schiacciato un cuscino sul
viso per diversi minuti. La
giovane è deceduta poco dopo di emorragia cerebrale. Il
26 settembre, 80 organizzazioni di difesa dei diritti della
persona e una folla immensa
hanno partecipato a una cerimonia ecumenica nella cattedrale cattolica di Saint-Michel, a Bruxelles, per rendere
omaggio alla giovane donna,
che era musulmana.
Semita Adamu, detenuta
nel centro di Steenokkerzeel,
nei pressi dell’aeroporto di
Bruxelles, fin dal suo arrivo in
Belgio nel marzo scorso, aveva lasciato il suo paese per
sfuggire ad un matrimonio
forzato con un uomo di 67
anni. Nell’esprimere il loro
orrore di fronte a questo
dramma, i vescovi cattolici belgi hanno chiesto che
«vengano instaurate proce
dure più umane in materia di
espulsione quando il diritto
d’asilo non può essere concesso». L’ufficio del procuratore pubblico ha fatto osservare come l’utilizzo di cuscini
per calmare i rifugiati che si
oppongono all’espulsione sia
un procedimento «abituale».
Per il sacerdote Lode Vermeir, incaricato della pastorale presso i migranti a Bruxelles, l’utilizzo della forza in
simili circostanze rivela una
mancanza di rispetto della
dignità umana: «Questo fatto
drammatico dimostra ancora
una volta che la legislazione
riguardante i rifugiati e i richiedenti asilo deve essere
ripensata a vari livelli», ha
detto. Egbert Rooze, membro influente dell’Associazione protestante unita, che
raggruppa quattro chiese
protestanti, ha dichiarato di
ritenere normale che il ministro dell’Interno, Louis Tobback, si sia dimesso e ha accusato quest’ultimo, ministro da soli cinque mesi, di
aver ceduto alla pressione
degli elementi razzisti della
società belga, adottando un
atteggiamento ostile nei confronti dei richiedenti asilo: «È
pericoloso che membri dei
partiti tradizionali facciano
proprie le politiche dell’e
strema destra - ha detto -.
Dobbiamo rivedere le nostre
politiche di rimpatrio. I metodi usati sono troppo duri».
La Chiesa protestante unita del Belgio (Epub) ha reso
nota una dichiarazione in cui
«condanna l’eccesso di brutalità che ha provocato la
morte dell’immigrata Semira
Adamu... L’Epub sostiene
l’azione di tutte le organizzazioni che chiedono la revisione delle leggi e dei regolamenti sul diritto d’asilo e sul
rimpatrio forzato: in particolare è inaccettabile che venga
consentito di “soffocare” le
persone recalcitranti. Più in
generale, l’Epub insiste perché vengano discusse in Parlamento, e con le istanze amministrative e le associazioni
di difesa degli stranieri, le
misure positive proposte nel
quadro di un ritorno in patria di coloro che non possono ottenere lo statuto di rifugiato visto che, secondo il
ministro dell’Interno, sarebbero circa 15.000 le persone
che ogni anno si trovano in
questa situazione».
Per Jan Niessen, segretario
della Commissione delle
chiese per i migranti in Europa (Cerne) è necessario svolgere un’inchiesta approfondita e imparziale sulle circo
stanze della morte di Semira
Adamu: «È inaccettabile che
la polizia abbia bisogno di ricorrere a simili mezzi come
quello di schiacciare un cuscino sulla testa di qualcuno.
Rappresentanti di chiese e di
gruppi di aiuto ai rifugiati
dovrebbero partecipare all’inchiesta affinché nulla rimanga nascosto», ha detto
chiedendo una riforma radicale del sistema delle procedure d’asilo.
In seguito alle proteste e ai
numerosi appelli, il governo
belga ha temporaneamente
sospeso il rimpatrio non volontario di richiedenti asilo e
ha rilasciato una cinquantina
di detenuti nel centro di Steenokkerzeel. Per far fronte ad
un aumento considerevole
del numero di richiedenti, i
successivi governi hanno
emendato la legge sui rifugiati per renderla più restrittiva. Quasi il 93% delle richieste di asilo viene respinto. Nel 1997 le autorità belghe hanno ricevuto 12.400 richieste e, nei primi otto mesi
del 1998, 11.500. Almeno due
incidenti si erano già verificati in passato, provocando
la morte di due rifugiati nel
corso della loro espulsione:
un marocchino nel 1982 e
uno zairese nel 1987. (eni)
A dicembre nuovo referendum
L'isola di Porto Rico
diventerà il 51° stato Usa?
Molti portoricani si dicono
scontenti di vedere che il loro
futuro politico rimane incerto
e dipendente dagli Stati Uniti.
È quanto ha sottolineato una
delle presidenti del Consiglio
ecumenico delle chiese (Cec),
la portoricana Eunice Santana, davanti al Comitato dell’Onu sulla decolonizzazione.
Parlando a nome della Commissione delle chiese per gli
affari internazionali del Cec,
Eunice Santana, pastora della
chiesa dei discepoli del Cristo, ha dichiarato il 10 agosto
scorso ai membri di quel Comitato che i portoricani si
sentono «impotenti» in una
società segnata «dalla divisione, dall’intolleranza e dalla
dipendenza».
I dibattiti su Porto Rico si
svolgono presso le Nazioni
Unite mentre gli abitanti (3,8
milioni) di quest’isola dei
Caraibi, situata a 1.600 km a
sud-est di Miami, stanno ripensando alla propria storia
e dibattendo del proprio futuro. Dopo 400 anni di colonizzazione spagnola, l’isola è
stata ceduta agli Usa nel
1898, al termine della guerra
ispano-americana (Trattato
di Parigi). Nel 1952 venne
adottata la costituzione di
«stato libero associato» che
regola i rapporti con gli Usa.
I portoricani sono ufficialmente cittadini degli Stati
Uniti e possono usufruire di
vantaggi sociali ma non possono votare alle elezioni presidenziali e non sono rappresentati al Congresso Usa.
Lo Statuto di Porto Rico è
oggetto di molti dibattiti e
nel prossimo dicembre verrà
chiesto per referendum ai
portoricani se vogliono conservare lo statuto di stato libero associato oppure diventare il 51“ componente degli
Stati Uniti. In un precedente
referendum, svoltosi nel
1993, i portoricani avevano
approvato con scarsa maggioranza il mantenimento
dello statuto attuale. Meno
del 5% si era pronunciato a
favore dell’integrazione co!
me stato americano. I favori
voli a questa seconda ipote^
pensano che essa consenta
rebbe di stimolare l’econo.
mia e di ottenere una
mag.
gior rappresentanza politica.
Quelli che vogliono conservare lo statuto attuale rispondono che l’integrazione
porterebbe pregiudizio alle
ricche tradizioni culturali e
all’identità distinta di questo
popolo ispanofono, in parte
perché l’inglese diventerebbe allora la lingua ufficiale di
Porto Rico.
Per Eunice Santana, l’unica
soluzione per Porto Rico è la
fin dei conti l’indipendenza.
Le forze che vogliono che
Porto Rico diventi il 51“ stato
americano, ha detto, hanno
adottato in parte il ragionamento e l’analisi dei sostenitori dell’indipendenza, ma dimenticano che il rapporto
con gli Usa è un fardello oneroso che ha già provocato divisioni, anche all’interno delle famiglie. «Tutta la nostra,
vita ne risente», ha fatto osservare la Santana per la quale il referendum non è molto
di più che un «concorso di
popolarità»; infatti, dice, l'arbitro ultimo della sorte politica di Porto Rico sarà il Congresso Usa che solo può decidere se accettare o meno un
altro stato. È molto improbabile, ha aggiunto, che un
Congresso conservatore dominato dal Partito repuhbl^
cano sia a favore dell’integrazione di un’isola ispanofona.
La comunità protestante d
Porto Rico, che rappresenti
circa il 20% della popolazio-^
ne, si confronta da qualche
anno con il problema del dominio degli Usa, ha spiegato
la Santana. Il protestantesimo, introdotto dai missionari
americani un secolo fa, era
caratterizzato all’inizio dall’intreccio tra la «Buona Novella» dell’Evangelo erisimo'
e la promessa deH’«americanizzazione» e del «modo di
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Veduta parziale di San Juan, capitale di Porto Rico
Pubblicata all'Aia la sua biografia
Hendrik Colijn il torturatore
Hendrik Colijn (1869-944),
che fu primo ministro dell’Olanda nel governo conservatore dal 1933 al 1939, ebbe
un passato coloniale di sangue. Nello scorso aprile è stata pubblicata all’Aia una sua
biografia in cui si narra che
Colijn fece uccidere ad Aceh,
nelle Indie olandesi (l’attuale
Indonesia) nove donne e tre
bambini. Lo avrebbe fatto
per dimostrare che nessuno
doveva contestare l’autorità
coloniale degli olandesi.
Colijn fu ufficiale nella zona Nord dell’isola di Sumatra
dal 1895 al 1904 e in quel periodo vi furono delle sollevazioni popolari ad Aceh. L’au
tore del libro, lo storico
Amsterdam Herman Laf»
veld, documenta il
tingendo ad uno scam
epistolare fra Colijn e la
glie. Altri storici, non si sa p
quale motivo, avevano ta
to la vicenda. . ^
«Ho dovuto ammucchi
su una collinetta ° «a
e tre bambini che implo
no grazia, e farli {
scriveva Hendrik Colij •
stato un lavoro spiace
ma non se ne
meno. I soldati si sono P
meno, l soldati si ^ ,5
vertiti a infilzarli sulla
baionette». Colijn ¡^fO
1944 a Ilmenau,
dei tedeschi.
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