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Anno 112 - N. 3
24 gennaio 1975 - L. 100
BIBLIOTECA VALDESE
10CM36 TÓRRE PEIL ICE
Spedizione in abbonamento postale
I Gruppo bis/70
ddk valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
BRUXELLES. 12-16 GENNAIO 1975
il tribunale Russell ha fatto
ciò che la chiesa dovrebbe fare
I potenti sotto accusa - Conclusi i lavori del Tribunale Russell 2° - Il diritto deH’uomo
diventa diritto dei popoli alla autodeterminazione - Il potere politico giudicato dalla
coscienza civile - La chiesa come luogo e spazio di difesa delToppresso
A Bruxelles, il 18 gennaio, dopo otto
giorni d’intenso lavoro, s’è conclusa la
seconda sessione del « Tribunale Russell »
suirAmerica Latina, con una sentenza di
condanna delle autorità al potere in Brasile, Cile, Uruguay, Bolivia, Guatemala,
Haiti, Paraguay, e nella Repubblica Dominicana. La lista è lunga! Il motivo della condanna sono le « ripetute e sistematiche violazioni gravi dei diritti dell’uomo », tali da costituire, nel loro insieme,
« un crimine contro l’umanità ». Il governo brasiliano è dichiarato colpevole del
crimine di « genocidio ».
Vengono inoltre condannate alcune società multinazionali che, come la ITT in
Cile, hanno favorito o promosso colpi di
stato fascisti, e il governo degli Stati Uniti per aver incoraggiato tali attività. Vengono espressamente menzionati nella sentenza di condanna i presidenti Nixon e
Ford, e Henry Kissinger, « la cui responsabilità nel colpo di stato fascista in Cile
è risultata evidente al Tribunale anche in
base a documenti pubblicati negli Stati
Uniti ». L’accusa contro Kissinger era
stata pronunciata con particolare vigore
da un testimone non sospetto, l’ex-presidente della commissione esecutiva della
CEE, Sicco Mansholt.
« Crimini contro l’umanità », è questa
la denuncia di fondo che parte dal Tribunale Russell. Il pensiero va al processo
di Norimberga celebrato alla fine della
seconda guerra mondiale. Ma allora gli
imputati erano vinti e ammanettati, oggi
invece sono liberi e potenti: le sorti dell’umanità dipendono In parte da loro.
Non si può non rilevare che la sentenza
di Bruxelles getta una luce sinistra su
alcuni protagonisti dell’odierna politica
mondiale. Un uomo come Kissinger, ad
esempio, spesso presentato e considerato
come un abile risolutore di conflitti e
quindi, tutto sommato, come uomo di
pace, risulta in realtà al servizio della
pace delle « multinazionali » più che della pace dei popoli. Il Tribunale rende
dunque anche un servizio politico non
trascurabile. La sentenza, relativa alla
drammatica situazione deH’Anierica Latina (i valdesi dell’Uruguay ne sanno
qualcosa!), individua precise responsabilità e non esita a fare i nomi. E’ chiaro
America Latina Nairobi 1975 p. 3
Commento dell'Episto- la di Giacomo p. 2
Ecumenismo di verti- ce e di base p. 4
Integrazione: Sestri - Sampierdarena p. 5
Perosa Argentina : La situazione alla Giiter-
mann p. 6
che se il Tribunale estendesse, com’è auspicabile, la sua attività anche ad altri
paesi e continenti, la lista purtroppo si
allungherebbe alquanto.
Ma qual è, in sostanza, il valore dell’attività del Tribunale Russell? Questo,
ci sembra: che quest’organismo, presieduto a Bruxelles da Lelio Basso, promuove la creazione di un nuovo diritto
internazionale, che allarga la nozione
tradizionale dei diritti dell’uomo: oltre
che come diritti individuali essi devono
essere riconosciuti come diritti collettivi,
cioè come il diritto dei popoli (e non solo
dei governi!) a disporre di loro stessi e
delle risorse del paese, e a scegliere liberamente il proprio regime pohtico ed economico. Dal, diritto 4®# -Stastis Si passa,
dunque al diritto dei 4opòHf una svòlta
storica.
Lo stesso Tribunale Russel, in cui di
solito vengono rivendicati e difesi i diritti dei popoli contro gli abusi e le violazioni commesse dai rispettivi governi, è
una tappa importante di un processo necessariamente lento ma, speriamo, irreversibile.
documentazione che raccoglie mediante
la testimonianza diretta e personale dei
perseguitati politici, delle vittime delle
dittature e dell’oppressione. Il Russell
vale come tribunale ma almeno altrettanto come tribuna. Dove potrebbero parlare queste vittime, di solito non illustri?
Chi le ascolterebbe? Come potrebbero
rendere pubblica la loro testimonianza?
Nella Bibbia è Dio che ascolta i miseri e ne fa valere i diritti. L’oppresso viene ascoltato, la sua voce udita, il suo diritto difeso. Egli non è abbandonato ai
nemici. « L’Eterno fa giustizia e ragione
a tutti quelli che sono oppressi » (Salmo 103, 6). Se la chiesa si ricordasse di
questo, farebbe lei quello che fa il Tribunale .Russell t ,s^reb^. |ei iL.lgogo iii
" cui le VfttMe vengòhò'àscòlfà'tè e aifese,*
e la loro testimonianza è resa pubblica.
La chiesa — va da sé — non ha da diventare tribunale: basta per questo il
« tribunale di Cristo » di cui parla la
Scrittura (2 Corinzi 5, 10). Potrebbe però
diventare la tribuna dei perseguitati, la
comunità in cui vengono uditi e difesi.
Vorrà diventarlo?
Ma il valore del Tribunale Russell, più
ancora che nelle sue sentenze, sta nella
Paolo Ricca
SUD-VIETNAM
una tragedia che continua
Continua nel Sud-Vietnam la strage di un popolo
Thieu può sempre contare sull’appoggio della CIA
I giornali di questi giorni segnalano le
vigorose azioni militari del Pronte di Liberazione contro le roccaforti di Thieu.
Il G.R.P. (Governo Rivoluzionario Provvisorio) si è, dunque, stancato di attendere l’applicazione degli Accordi di Parigi. Fino a quando ero nel Sud Vietnam,
ed anche molto dopo, era sempre Thieu
ad attaccare per primo. Tutte le testimonianze raccolte sul luogo (anche quelle
dei soldati) ne erano concordi. Ciò era
facilmente spiegabile perché gli Accordi
rappresentavano una vittoria del G.R.P.
mentre essi non sono stati mai, nei fatti,
accettati da Thieu, né osservati dagli
americani. Anche la popolazione si è
stancata dì attendere. Subiva ogni repressione, ogni ingiustizia, la fame, sempre
aspettando che gli Accordi, accolti con
grande gioia anche se da Thieu tenuti
muant^ti, fossero applicaci. Da li^lio son
cominciate le manifesta^oni di massa,
persino del clero conservatore che è stato uno dei maggiori appoggi del dittatore. Si sono organizzati nei territori controllati dal Regime molti movimenti : contro la corruzione, per le libertà democratiche, per la difesa degli operai, per la
libertà di stampa, per l’applicazione degli
Accordi, e via dicendo. Dapprima Thieu
non ha reagito, non ha impiegato la Polizia. Poi, d’accordo con la CIA, Thieu
ha studiato un nuovo piano di repressione, il piano « Comète », la cui machiavellica applicazione è rivelata in un documento segreto. Gli arresti e le torture si
sono intensificati, dato che mai erano
cessati.
Una lettera di un amico mi dà dei particolari. La lettera è spedita dal Laos. Il
23 novembre 185 prigionieri politici del
carcere di Chi HOA’ e 160 di quello di
Tan Hiép sono stati deportati a Con Son.
Ormai ognuno sa che cosa ciò significhi:
gabbie di tigre, gabbie di buoi, torture
inenarrabili. Una quindicina di studenti
sono stati arrestati, solo tre ragazze sono state rilasciate. Il 20 novembre il sig.
Hong van Dan, di 61 anni, è morto alla
Polizia Nazionale in seguito a torture.
Questo per citare alcuni esempi, ma gli
arresti continuano e si moltiplicano le
vittime per gli interventi della Polizia.
Chi mi scrive è continuamente pedinato
da agenti ogni volta che esce di casa.
Nella lettera mi si parla apche di una
ragazza che per lunga e atroce prigionia
era paralizzata ed aveva disturbi mentali. L’amico mi dice che è stata rilasciata, ma i disturbi continuano e comincia
appena a tenersi in piedi sorretta dai familiari. È un particolare di una immane
tragedia.
Pino a quando? Oggi la radio diceva
che Ford ha chiesto altro finanziamento
per sostenere Thieu. Ma è proprio possibile che si voglia distruggere quel popolo fino all’ultimo abitante? EJipure Topimone pubblica non si muove. Le notizie
terrificanti che vengono dal Sud Vietnam,
sono come fatti che riguardano altri. •
Tullio Vinay
badate a
voi stessi
(MARCO 13: 9)
La storia è brutale. Violenza, chiama violenza e odio genera odio, in
un cerchio chiuso che pare non avere via d’uscita. La civiltà occidentale si sente minacciata e vittima di
una grave ingiustizia perché i popoli arabi produttori di petrolio hanno applicato nei suoi confronti le
leggi dell’economia da sempre praticate dall’occidente nei confronti
degli altri popoli. E perché mai
avrebbero dovuto essere, i produttori di petrolio, più teneri nei nostri
confronti?
Le venuta di Gesù non ha portato
alcun miglioramento a questo carattere brutale della storia. Ha detto
anzi che tale carattere di violenza
si andrà accentuando fino al momento in cui « vedrete il fìgliuol dell’uomo venire sulle nuvole del cielo ». Non assicura nemmeno ai suoi
discepoli un posto tranquillo, un
porto sicuro lontano dalla tempesta.
Anzi, ve li caccia dentro. Saranno
fatti comparire davanti a governatori e re per cagione di lui e si creeranno fratture e divisioni all’interno
stesso delle famiglie, per cui il fratello denuncerà il fratello e lo farà
arrestare.
I discepoli sono però avvertiti:
badate a voi stessi! Cioè non lasciatevi prendere nel giro, per rispondere anche voi con la violenza alla
violenza di cui siete vittime. Non lasciatevi abbagliare dalla potenza dei
vincitori del momento, sappiate rimanere dalla parte giusta, dalla parte di Gesù, dalla parte della vittima!
Certo nella storia dell’umanità vi
sono uomini che rifiutano questa logica della violenza, che preferiscono
subire la violenza piuttosto che procurarla. Gesù è il primo di questo
genere di uomini. Badate quindi di
diventare anche voi uomini di quel
tipo, badate di rimanere tali fino alla fine, senza lasciarvi tentare o contaminare dallo spirito della violenza.
Certo che se tu rinunci a qualche
affare vantaggioso perché è in contrasto con la tua coscienza, sei uno
stupido. Se poi ti impegnerai perché
la violenza istituzionalizzata non
continui ad essere la regola indiscussa di tutti rapporti umani, sarai addirittura considerato elemento pericoloso e sovversivo. Ringraziato sia
Dio che ci sono dati uomini di questo genere, come Albert Schweitzer o
Martin Luther King o Tullio Vinay
e molti altri, meno conosciuti.
Ma non è sufficiente che vi siano
alcuni: badate a voi stessi! Noi dobbiamo essere di quel genere di uomini. Noi che ci richiamiamo al nome di Cristo! Non siamo chiamati
alla rassegnazione, al silenzio (quanto gradito dagli operatori di violenza!), ma a parlare: dite quel che vi
sarà dato in quell’ora; perché non
siete voi che parlate, ma è lo Spirito
Santo.
br.
»A.
2
TÏT!
a colloquio
con i lettori
Abbiamo ricevuto questa settimana alcune lettere e questo ci offre l’occasione
per fare una precisazione. Il titolo che
abbiamo dato alla nostra rubrica è infatti diverso da quella precedente: “i lettori ci scrivono”; intenzionalmente. Siamo
infatti convinti che occorra un frequente,
costante scambio di opinioni tra il gruppo redazionale ed i lettori ma questo debba avvenire rispettando due criteri. Occorre che le lettere diano un contributo
costruttivo, affrontino cioè problemi generali non personali; tutti devono scrivere ma non per sé, per aiutare gli altri,
per recare un contributo alla ricerca comune e non semplicemente perché qualcosa non piace.
In secondo luogo occorre brevità. Dieci righe bastano per esprimere un’idea o
dare un suggerimento. E nostra intenzione dare la massima libertà alle opinioni
in un dibattito fraterno, colloquiare nel
rispetto di ognuno ma chiediamo di essere aiutati in questo anche da chi scrive.
Il pastore Conte ci invia questo scritto,
che più che lettera è un contributo, che
avremmo voluto inserire in un discorso
più vasto, speriamo riprendere il tema
un’altra volta.
Torino, 12 gennaio 1975
Caro direttore,
nell’articolo {n. 1/1975, p. 8) sul recente processo a Torino contro due preti pinerolesi imputati di propaganda antimilitarista trovo confermato quanto già letto in una notizia di cronaca
su « La Stampa » ; Paolo Ricca, intervenuto
fra i testimoni a difesa, alla richiesta da parte
di un avvocato di spiegare il senso del « Date a
Cesare... », citato da un giudice, ha risposto :
« La citazione mi pare fuori luogo poiché il problema non è il servizio militare, ma il tributo ».
Dissento. Nel dibattito sul tributo a Cesare è
chiaro che la domanda tendenziosa degli avversari di Gesù è una trappola : vogliono comprometterlo, o davanti ai romani in quanto ribelle,
o davanti agli ebrei in quanto collaborazionista o
per lo meno acquiescente. Non si trattava di
servizio militare, per la semplice ragione che i
romani mai avrebbero ’’coscritto” e armato una
popolazione per loro infida e ribeUa come queUa
giudaica; ma non era affatto in gioco una pura
questione fiscale, bensì il riconoscimento di im
(di quel) potere statale, con tutto ciò che comporta. Mi pare strano che, in un tempo in cui,
non di rado con pesanti forzature, si dà una
lettura politica del Nuovo Testamento, si sorvoli il chiaro contesto di questa inesauribile parola del Signore.
Certo, essa è diventata — in forte misura anche nella chiesa, nella sua teologia e nella sua
prassi — una specie di codificazione di una spartizione di poteri sul ’’profano” e sul ’’sacro”;
forse è stato in questi termini totalmente difformi da quelli evangelici, che il giudice militare torinese ha posto il problema.
Il problema rimane comunque serio, ed è il
problema dello Stato. Dietro il problema delle
forze armate e del servizio militare, il vero problema (come non si è mai dato Uno Stato senza
« giustizia », così non se n’è mai dato uno senza « forze armate », e mai ne è nato uno nuovo
né si è mantenuto senza le armi). Se attraverso
quasi due millenni la grande maggioranza della
chiesa, inclusa la sua riflessione teologica, ha
ritenuto di non impegnarsi in un pacifismo integrale (se ha da essere, dev’essere integrale, ovviamente), è stato proprio soltanto per conformismo all’ambiente, per rinnegamento dell’Evangelo, oppure trovava effettivamente nella Bibbia
degU agganci di rispetto (critico!) per lo Stato,
per la sua funzione e contro le sue disfunzioni?
Il fatto che questa linea si sia richiamata unilateralmente a certe indicazioni bibliche e ne
abbia trascurate altre non può essere ’’sanato”
invertendo semplicemente le carte.
Non vorrei essere frainteso : 1) sono lieto dell’assoluzione per un (non) reato di opinione; 2)
altrettanto che alcuni fratelli nostri abbiano in
quella sede reso testimonianza; 3) ritengo giusto che fra noi non solo gli antimilitaristi militanti (e coerenti) debbono sempre render conto
del fondamento evangelico del loro atteggiamento, ma altrettanto lo debbono coloro che accettano il servizio militare (senza per questo essere necessariamente dei militaristi, o gente sor:
da e pigra nei confronti dell’esigenza di riformare le strutture militari; si potrebbe rileggere
pure Luca 3, 13-14). Penso però che rimettere- in luce una linea evangelica rimasta troppo
in sordina o rifiutata, non implica necessariamente che si metta la sordina ad affermazioni
evangeliche in tensione con quella o da essa
discordanti.
Gino Conte
Da un messaggio del past. Vinay abbiamo estratto i punti essenziali:
Grazie, Gino Conte, per la fatica sostenuta in
ben 15 anni a dirigere il giornale della nostra
Chiesa. Nessun redattore può accontentare tutti,
ma se ho capito il tuo « Commiato » hai sempre cercato il dialogo fra la pluralità delle opinioni. Tu conosci le mie idee e so che non sempre sei d’accordo con esse. Sai però che tutti e
due cerchiamo di seguire il Cristo. E questo
non dovrebbe bastare a tener vivo il dialogo ed
esser insieme nella ricerca? Non ho mai amato
la polemica, che uso definire un’assurda « partita di ping-pong », ma ho sempre desiderato la
ricerca anche con chi è di opinione diversa. E
quante volte questo confronto mi ha fatto riflettere su mie prese di posizione sbagliate...
Proprio per questo, perché hai cercato di comprendere gli altri, ti sei sforzato di dare la parola ad ognuno, ti ringrazio per la tua grande
fatica. E nel ringraziarti vorrei e^rimere un
desiderio, questo: che nella nostra chiesa possiamo trovare unità di ricerca, in spirito fraterno, anche quando le nostre opinioni e la maniera di esprimere la nostra fede in Gesù Cristo,
sono, come ora, tanto diverse.
Tullio Vinay
Un analogo messaggio di ringraziamento del fratello Marco Piovano della comunità battista di Torino ci è giunto e lo
abbiamo trasmesso al past. Corite.
Il Direttore
_____COMMENTO ALL’EPISTOLA DI GIACOMO
una vita cristiana
autentica
RAI-TV
E' ormai giunto alla sua sesta puntata il Mosè
che la TV ha messo in onda a fine dicembre
scorso, suscitando reazioni, specie la puntata del
passaggio del mare..
Al terminò deiremisslene apriremo au quosta '
pagine un dibattito per valutare nel sue-complesso Il programma; invitiamo i lettori a darci il loro
parere rispondendo in poche righe al due Interrogativi di fondo : vi sembra che queste programma sia stato utile o meno per una conoscenza della Scrittura? Quali episodi hanno, a vostro parere,
presentato meglio il testo biblico e quali lo hanno
invece deformato?
introduzione
al Nuovo Testamento
BRUNO CORSANI — Introduzione al
Nuovo Testamento, voi. II.
Il secondo volume dell’opera del prof.
Bruno Corsani della Facoltà valdese di
Teologia è in corso di stampa. Si tratta
di un volume di circa 300 pagine che esamina i problemi delle lettere apostoliche
del N. T. I giudizi molto positivi sul I volume ed il successo di vendita rendono
molto atteso il volume.
Sottoscrivendo entro il 31 gennaio presso la libreria Claudiana il volume viene
ceduto al prezzo ridotto di L. 6.000.
Il primo capitolo ci presenta alcune caratteristiche di una vita cristiana autentica, non finta.
w. 2-4: una fede autentica si caratterizza per la capacità di affrontare e superare le prove. Queste possono essere
di ogni genere, e il loro effetto sulla fede non è necessariamente negativo: anche se talvolta la prova può mettere in
pericolo la fede, più spesso ha un effetto
positivo, temprando il carattere cristiano
e portando il credente a piena maturità,
facendolo essere «perfetto e completo,
sotto ogni aspetto ». Perciò egli può anche rallegrarsi nella prova — non per un
morboso compiacimento delle difficolà e
delle mortificazioni, ma per la fiducia che
egli ha nella vittoria della fede sulla tentazioiio-.''
w. 5-8; un aiuto nella lotta contro le
prove è cosituito dalla preghiera, mediante la quale il credente può chiedere a Dio
la saggezza necessaria. Da parte di Dio
si .può contare sulla sua bontà, perché
« Dio dà a tutti volentieri e generosamente ». Ma da parte delTuomo occorre
pregare con fede e senza dubitare. L’insistenza sulla fede è in armonia con l’insegnamento di Gesù, cfr. p. es. Mt. 17: 20 ;
21; 22.
w. 9-11: un’altra caratteristica della vita cristiana consiste nel cercare la propria soddisfazione nei valori autentici
della vita, non in quelli esteriori ed effimeri come p. es. il denaro. La fede deve
condurre il ricco a rendersi conto della
vanità del suo prestigio sociale che « passa via come un flore di campo » e non
gli è di nessun aiuto nel giorno del giudizio: rispetto al potere che gli danno le
ricchezze mentre è in vita, non può aspettarsi altro che abbassamento, umiliazione. Ecco la vera contentezza, la vera fierezza che può dargli il denaro (sono pa
Èibri > recensioni
biografia di
una generazione
celebrazione di un trentennio
Il titolo è amaro, perché questo trentennio è il trentennio della « prise du
pouvoir » di una classe politica, quella
democristiana, emersa « improvvisamente
da una Italia della quale la maggior parte degli italiani colti dell’epoca non sospettava neppure resistenza » ; « De Gasperi e Dossetti, i giovanotti di Luigi Gedda e Carlo Carretto, i pretini e le monache di clausura di La Pira, gli attivisti
sindacali e i nuovi managers piazzati negli enti pubblici emergevano dalle parrocchie e dai salottini della piccola borghesia di provincia, dai circoli ricreativi
e dai consigli di amministrazione delle
casse rurali come dalle catacombe di un
mondo dimenticato, e quindi represso ».
Il testimone Forcella si considera un
vinto, in quanto ai vinti pare competere
soprattutto la funzione di scrivere le loro
memorie, osserva l’Autore che non a caso parlano tutti oggi... fuorché i democristiani. I vincitori infatti le memorie le
scrivono solo quando vanno in pensione.
Le prime pagine di questo volumetto
sono le più belle, perché riflettono la condizione sperduta e spaesata di un giornalista professionista che improvvisamente
licenziato dal suo giornale si trova disoccupato, emarginato da quelle informazioni di prima mano che il Potere gli trasmetteva, costretto a leggere il giornale
conìe tutti noi, senza conoscere le cucine
segrete dei tagli e degli oculati travasamenti mediati dagli addetti ai lavori. Su
queste mediazioni giornalistiche (che sono le manipolazioni quotidiane dei giornali cosidetti indipendenti che dispongono di noi perché noi leggiamo quello che
loro decidono di farci leggere) sarebbe
stato interessante che l’addetto ai lavori
Enzo Forcella fornisse la sua autorevole
testimonianza, ma evidentemente lui non
vuole ancora andare in pensione o fare il
salto nella controinformazione.
Le pagine che più coinvolgono sono
quelle dei « contributi alla biografia di
ima generazione » in cui l’Autore rievoca
la sua giovinezza fascista, un dramma
che felicemente Forcella riassume cosi;
« Cresco accettando il fascismo come un
dato di natura, la cornice entro la quale
si svolge la nostra vita. Una cornice e un
destino diversi sono inimmaginabili ». Pa
gine in cui si rispecchia la crisi di chi ha
poi fatto quasi ineluttabilmente la Resistenza e che, passato dalla penuria all’abbondanza, di questa non saprà più fare
a meno perché l’ha vissuta come una conquista. Una generazione che volente o nolente si è imborghesita, di questo Forcella è consapevole ma sorvola quando accenna al conflitto generazionale del ’68;
certo non sorvolare significava rimettere
tutto in questione, e questo l’Autore non
si sente di fare e allora ripiega sul mestiere, sul suo mestiere, e salito sulla collinetta dello storico, ci offre qualche buon
saggio di indagine psico-sociologica della
nostra recente storia o meglio dei suoi
protagonisti, una indagine indubbiamente più utile per capire l’Italia della metastoria fatalistica della Morante.
Ne esce fuori Taffresco limpido e patetico di un Gramsci che nel suo isolamento ( anche dal partito dopo che ha criticato Stalin) discute senza interlocutore
problemi che ancora oggi dibattiamo (si
vedano le critiche all’educazione permissiva) mentre la sua Sardegna e l’Italia lo
ignorano, e quello di un De Gasperi che
fa il piccolo scrivano vaticano e postilla
una Illustrazione con moralismo politico
che lo induce ogni volta che bisogna scegliere tra i neri ed i rossi a scegliere i
primi (si veda in Spagna) che almeno la
libertà alla Chiesa cattolica la garantiscono !
Togliatti intellettuale duttile e réalista
avrà la meglio su Gramsci, così il mediocre De Gasperi avrà la meglio su tutte le intelligenze dell’Italia liberale e radicale e socialista, così come quando del
nostro Risorgimento sono rimasti in primo piano soltanto Cavour e Vittorio
Emanuele II. Forcella propone mi pare
una linea di ricerca per qualche giovane
studioso; cercare tra le pieghe delle biografie della nostra classe dirigente la
spiegazione di tante arretratezze e tante
involuzioni e delusioni dalla resistenza ad
oggi : in questa prospettiva il compromesso storico appare a Forcella un aggiustamento all’italiana anziché lo sbocco verso
un rinnovamento.
A. C.
Enzo Forcella: Celebrazione di un trentennio, Mondadori, 1974.
role ironiche, come diceva già il ven. Beda). Il povero invece può contare sul rovesciamento dei valori che avverrà nell’ultimo giorno (« essere fieri » o « gloriarsi», come dice la Riv., non è un incitamento all’orgoglio spirituale, ma un’immagine che significa certezza, possesso
sicuro), cfr. in proposito 2: 5.
V. 12: anche qui è annunziato un capovolgimento radicale : le tentazioni sono
per il credente motivo di felicità («beato... »), perché, superato il collaudo della
prova, egli « riceverà in premio quella vita eterna che Dio ha promesso a coloro
che lo amano» (l’espressione «la corona
della vita», della Riv., è ambigua; può
anche significare « la corona, che è data
dalla vita ». Invece il significato vero del
testo è «la corona — cioè il premio —
che consiste nella Vita »).
v. 13-18 : questi vv. sembrano rispondere a una riflessione di questo genere: Se
Dio premia la mia resistenza alla tentazione, è dunque Dio stesso che la mette
di proposito sulla mia strada. Il male però non ha presa su Dio ed egli non tenta nessuno. La vera origine delle tentazioni è dentro l’uomo, nel suo «desiderio cattivo » che esercita su di lui la stessa attrazione nefasta che l’esca ha per
il pesce, attirandolo inesorabilmente ad
abboccare all’amo. Invece di « desiderio
cattivo » la Riv. usa « concupiscenza ».
Essa, grazie al consenso delTuomo genera il peccato, e il suo ultimo frutto è la
morte: cfr. Rom. 6: 23. Questa genealogia dolorosa è la conseguenza della nostra separazione da Dio. Per chi è in comunione con Dio vale invece la sequenza del V. 12, prova-perseveranza-vita; infatti i doni di Dio sono unicamente buoni (v. 17); egli «non cambia» nei nostri
confronti. Egli ci ha dato la vita mediante la Sua parola perché noi fossimo Tinizio (le primizie) del mondo nuovo che
vive della sua grazia e della sua sovranità.
w. 19-25 : ecco ora un invito ad « ascoltare » e « accogliere » veramente quella
Parola che Dio ha piantato in noi e fa
crescere nei nostri cuori; la parola della
predicazione evangelica. Ascoltare attentamente vuole anche dire parlar poco e
non andar subito in collera, ma riflettere (v. 19-20) e soprattutto fare in modo
che TEvangelo ascoltato diventi vita vissuta (vv. 22-25). L’Evangelo deve trasformare i credenti in strumenti della sua
potenza rinnovatrice. Non lo si può ascoltare (o leggere) con la superficialità con
cui ci si guarda allo specchio! Ma chi si
lascia giudicare e dirigere dalTEvangelo
è trasformatao in una creatura nuova, in
un uomo libero (v. 25), che fa la volontà di Dio non per schiavitù ad una legge
(legalismo) bensì per abbandono gioioso
e riconoscente alTEvangelo che non si limita a denunziare il peccato, ma ne libera i credenti.
vv. 26-27: il capitolo termina con due
massime sulla « religione ». Il termine
greco indica la pietà cristiana nelle sue
forme esteriori (l’adorazione, il culto), si
riferisce cioè alle osservanze e alle pratiche religiose : se sono accompagnate
dall’amore per il pettegolezzo o per il litigio o per le dispute cavillose, quelle forme di pietà non valgono nulla. Direi di
più; l’Antico Testamento definiva «cose
vane » gli idoli pagani. Quindi il non frenare la propria lingua può trasformare
la fede in idolatria!
La seconda massima (v. 27) descrive
il vero culto che Dio gradisce; la misericordia attiva verso il prossimo, che è
possibile a chi si las-cia permeare dall’amore di Dio. Una carità suggerita da altri motivi (ambizione, compiacimento di
sé, ricerca di meriti) non sarebbe più un
atto religioso puro, perché sporcato da
preoccupazioni di questo mondo di peccato.
Riassumendo, questo capitolo ci descrive da una parte povertà, prove e tentazioni, desideri cattivi e peccato. Però di
fronte a queste realtà fin troppo note fa
risplendere la speranza di un capovolgimento delle cose che in parte si conoscerà forse soltanto nel giorno del giudizio,
ma in parte si può già realizzare in questa vita, come «primizia» del Regno di
Dio, grazie alla potenza delTEvangelo —
purché esso sia accolto con fiducia e lasciato operare nella nostra vita senza inquinarlo con secondi fini.
B. Corsani
3
AMERICA LATINA
il continente dalle vene aperte
L’ora della verità per il protestantesimo sud-americano - L’America Latina alla ricerca di
una sua teologia - Un presente doloroso ed un avvenire difficile per la chiesa valdese
Nairobi
1975
Il dilemma protestante
In mezzo a un quartiere tra popolare e
ceto medio c’è Camacuà: la via della Facoltà evangelica di teologia. Il maggior
centro culturale di tutto il protestantesimo sudamericano di lingua spagnola. Una
bella biblioteca, un nutrito corpo di professsori {tra cui due valdesi: Ricciardi e
Berton, ai quali siamo debitori della paziente opera di traduzione e di mediazione, oltre che di un’accoglienza indimenticabile), un gruppo di studenti provenienti
da sei o sette nazioni, attenti e inquieti:
un orecchio alla teologia, uno alle voci del
tempo.
Di teologia, comunque, in questi giorni,
ne facciamo poca: raccontiamo alcune
esperienze italiane (Agape, Riesi, Cinisello, la FGEI, il dissenso cattolico), poniamo il problema della comunità e della
predicazione, riduciamo il marxismo a
pura « scienza galileiana », confessiamo la
nostra ignoranza filosofica e il nostro interesse per il movimento operaio nella
sua dimensione storica pura e semplice,
concludiamo dichiarando che la teologia
barthiana è l’unica stella polare per dei
cristiani che vogliano testimoniare in fina
società socialista (o nel suo processo di
formazione) e illustriamo questa convinzione costringendo tutti quanti a passare
una mattinata sulla Confessione di Barmen, scovata da un valdese neH’angolo più
tranquillo dell’archivio. Un discorso, in
sostanza, d’una rozzezza intollerabile (ma
devono pazientare: è l’anno del centenario valdese, come ricordiamo loro ad ogni
occasione): una sfida («desafio»), lo definirà cordialmente il Rettore: forse non
è proprio una gran sfida, ma certo viene
raccolta e la discussione spumeggia, serrata, interessante, talvolta umiliante: alla
fine con finezza degna degli antichi hidalgos ci regalano una bella serie di volumi
sulla teologia della liberazione. Abbiamo
capito: questi volumi mancavano alla nostra biblioteca (anche spirituale). Li leggeremo l’anno prossimo.
Eppure, Camacuà 282, abbiamo lasciato un poco del nostro cuore tra le tue
mura di mattoni rossi: perché ci abbiamo trovato dei fratelli, e dei fratelli responsabili. D’una responsabilità, a dire il
vero, alquanto pesante: il protestantesimo ispano-americano sta infatti vivendo
un’ora difficile, e tocca a Camacuà di portare sulle sue spalle il peso teologico e
culturale di questo momento.
L’ora della verità
Qualcuno dice che questo protestantesimo sta vivendo la sua « ora della verità ». Perché? Perché è nato alFombra delle grandi forze protestanti del secolo
scorso, e deve sopravvivere in un momento in cui queste realtà sono contestate dall’anima stessa dei popoli latinoamericani.
echi
dal mondo cristiano
Bangkok (Soepi) — Una delegazione del
Comitato per la ricostruzione in Vietnam
(fondato dal Consiglio Ecumenico delle
Chiese nel 1972), durante un suo viaggio
nella Repubblica Democratica del Vietnam per definire il programma di aiuti,
ha avuto modo d’incontrarsi con gli evangelici di Hanoi. La Chiesa evangelica del
Vietnam è stata fondata nel 1912, e conta oggi 26 pastori ed una quarantina di
comunità. Ad Hanoi i culti hanno luogo
regolarmente ogni domenica sera; la scuola domenicale ogni domenica pomeriggio. Ogni mercoledì i membri di chiesa
si ritrovano per una riunione di preghiera, il giovedì per un breve culto e il sabato sera per lo studio biblico.
Pamela Gruber (Segretario generale del
Consiglio delle chiese della Nuova Zelanda) che ha preso parte al viaggio, ha dichiarato al suo ritorno: « Abbiamo trovato una Chiesa fedele all’Evangelo e pienamente partecipe alla vita del paese ».
Hanno collaborato a questo numero:
Bruno Bellion, Alberto Gabella, Giovanni Conte, Dino Gardiol, Arnaldo
Geme, Raimondo Geme, Enrico Geymet, Graziella Jallà, Anna Marnilo,
Salvatore Navarria, Ermanno Rostan,
Teofilo Pons, Sergio Rostagno, Alberto Taccia, Liliana Viglielmo.
Alcune chiese sono essenzialmente comunità di immigrati dall’Europa centrosettentrionale: tengono ancora una parte dei culti nelle lingue germaniche, il loro baricentro culturale, umano, teologico,
è nella Mitteleuropa. Altre sono invece
chiese missionarie, « lanciate » nell’800
dallo sforzo inesauribile dei predicatori
anglosassoni: per molto tempo hanno
avuto una posizione di indubbia leadership, con iniziative spesso ricche e coraggiose. Parlano spagnolo da sempre, sono
chiese di professanti, ma il loro baricentro spirituale, culturale è tra la Gran Bretagna e gli Stati Uniti: e questo, in un
momento in cui lo sforzo principale dei
popoli sudamericani consiste proprio
nell’emanciparsi dalla tutela e daH’egemonia nordamericana.
Aggiungiamo la composizione sociologica di queste chiese: quasi tutte partite
dagli ambienti popolari (salvo alcune comunità di commercianti », la cui passione
missionaria non-ci è parsa travolgente),
sono ora approdate ai lidi insidiosi e malfermi del ceto medio. Soprattutto gli intellettuali figli di questo ceto medio sentono acutamente il travaglio della crisi: si
sentono quasi apolidi, sono, a nostro superficialissimo avviso, troppo critici sulla
situazione delle loro chiese, sono ansiosi,
pessimisti, talvolta scettici.
Certo, il protestantesimo latino-americano è a una svolta: non può più essere
un’appendice delle chiese dell’Atlantico
del Nord, deve scoprire un volto proprio.
Ma il volto d’una minoranza è dato dai
compiti che essa si trova di fronte. E ci
pare che in questa nazione che si cerca,
dove la cultura positivista tramonta e il
cattolicesmio risente di una pesante ipoteca integralista, una minoranza protestante cosciente della sua fede e capace
di lavorare in mezzo al popolo, abbia uno
spazio relativamente ampio: sicuramente
più ampio che in Italia.
Il prezzo della testimonianza
E i valdesi? Interroghiamo in proposito un giovane intellettuale luterano, attento e bene informato. La risposta è sorprendente: i valdesi sono numericamente
una delle chiese più piccole in quest’area,
ma relativamente sono la più forte. Perché? Perché i valdesi hanno ben poco a
che fare col mondo germanico-anglosassone da cui derivano le altre chiese di immigrati, e non sono debitori della loro
nascita allo sforzo missionario nordamericano. I valdesi sono giunti qui cent’anni fa, come parte integrante di quell’iinmigrazione latina che ha fatto l’Argentina e l’Uruguay: sono venuti fianco a fianco con le migliaia di italiani e di spagnoli che hanno popolato queste campagne, e hanno presto imparato la lingua
di questi ultimi: e quel tanto di francese
che i loro dirigenti parlavano, permetteva loro di essere consapevoli del clima
culturale di quell’epoca, che era appunto,
d’ispirazione francese.
Rispondo: ma qui la chiesa valdese è
lacerata da profondi contraddizioni, ha
un avvenire diffìcile, un presente doloroso. Certo, mi risponde sorridendo l’amico
luterano: dentro l’ambiente valdese c’è la
lotta di classe, e si riflettono i contrasti
nazionali: ma questo è il prezzo che paga
qualsiasi chiesa che partecipi realmente,
e non solo idealmente, alla stòria del paese in cui vive: vada in Uruguay, caro pastore, e vedrà che lì i valdesi sono la chiesa più profondamente radicata nella
realtà nazionale.
Umiliati (ma non offesi) dalla sapienza
dell’amico luterano (e dire che non è
neanche di origine tedesca!) reprimiamo il nostro inveterato pessimismo e pigliamo l’aereo per Montevideo.
C. e T. Bouchard
Un vescovo coraggioso
Gli atteggiamenti anticonformisti del vescovo luterano
Scharf suscitano reazioni - Lezione di coerenza
sua Chiesa e ne parla e scrive continuamente, ora rivolgendosi alle autorità ed
ora incoraggiando i pastori e le chiese.
Con l’esasperarsi del Nazismo, i suoi messaggi si fanno più rari, ma risuonano ancora fino al 1° Natale di guerra nel 1939.
Ha il coraggio di denunziare apertamente
alcuni pastori che insegnano un cristianesimo germanico ed esigono dai loro catecumeni delle professioni di fede in questo senso.
Il 14 marzo 1942 è chiamato a parlare
in una cerimonia dedicata agli eroi; non
parla di eroismi né di Hitler, ma del lutto delle madri e delle vedove che rivolgono al cielo il loro disperato « Perché? ».
Chiamato alle armi, dovrà partire egli
stesso e sarà prigioniero in Italia. Seguono tre anni di silenzio...
Il 22 ottobre 1945 risuona nuovamente
la sua voce per il culto di apertura del
Sinodo della Chiesa Confessante del
Brandeburgo, e, da quel momento non si
dà più riposo, proporrà, sempre uguale,
il suo messaggio cristiano in tutte le circostanze della vita che lo circonda, a proposito del Vietnam come di molti altri
argomenti.
Non ignora le istanze della teologia moderna : menziona Bultmann, ma anche Albertz Martin, professore di Berlino, che
nel 1921 ha pubblicato im lavoro sulla Sacra Scrittura seguendo il metodo critico
storico ma che giimto alla Rivelazione e
a Gesù Cristo, si ferma : la croce e la resurrezione non possono essere spiegate
dalla mente umana, sono un intervento
di Dio nella storia. Scharf riconosce a
tutti una funzione nel servizio di Dio, agU
esistenzialisti come ai fondamentalisti,
ma sembra nutrire una predilezione speciale per Albert Schweitzer: la fede che
si traduce nel concreto.
È benefica questa predicazione che ricorda continuamente le parole di Gesù:
« I cieli e la terra passeranno, ma le mie
parole non passeranno ». È benefica per
degli uomini che furono delusi dalla propria generazione e, non meno, da quelle
che seguirono.
Credo che Scharf abbia reso un servizio alla Chiesa tutta: protestante ed anche cattolica perché oggi, quello che più
manca a tutti è la coerenza. E. Geymet
Per due volte, nel novembre e nel dicembre scorso la stampa ha parlato dell’emozione provocata nel campo luterano
tedesco da una visita che il Vescovo
Scharf, invitato da autorità governative,
ha fatto a Ulrike Meinhoff incarcerata
come terrorista e partecipante ad imo
sciopero della fame.
Questa visita ha irritato tutta una tendenza conservatrice che ha richiesto, anche a mezzo della stampa, le dimissioni
del vescovo, che egli si è rifiutato di dare.
Nella sua visita infatti, egli ha semplicemente recato quel conforto che la Scrittura vuole si rechi ai carcerati, esortando la Meinhoff a desistere dal suo digiuno.
L’episodio avrebbe avuto per me il valore di un qualunque fatto di cronaca, se
non avessi avuto vicino a me im volume
scritto proprio dal vescovo in causa ed
inviatomi con una dedica gentile, per il
mio 70“ compleanno. Il titolo è: Per una
coscienza politica della Chiesa ed il sottotitolo che ne rivela la particolare importanza : « Discorsi e messaggi dal 1932
al 1972 ». Vale a dire : Discorsi e scritti
che questo credente ha tenuto nell’epoca
del Kaiser, sotto la repubblica di Weimar, sotto il Nazismo, durante la guerra
e, per concludere, durante i trent’anni seguiti alla guerra, con i movimenti teologici, filosofici e sociali che li hanno caratterizzati.
Discorsi che dimostrano la validità di
una fede e di un atteggiamento cristiani
sia perché a pochi è dato di vivere in posti di responsabilità per così, lungo tempo, sia perché troppa gente ha parlato e
parla secondo il vento che soffia ed ha
buon giuoco a scrivere la storia chi non
ne visse le vicende o chi ebbe la ventura
di viverle in esilio... mentre la fede vera
e la predicazione valida, a parer mio, trovano il loro banco di prova soltanto presso chi è stato sempre nella mischia.
Kurt Scharf, nato nel 1902, ebbe spesso in casa sua ospiti illustri (anche il nostro Caruso), si dedicò al Pastorato e salì,
presto a posti di responsabilità. Quando
si comincia a parlare della Chiesa Confessante egli se ne fa un apostolo fin dal
primo momento; sente intensamente la
marea di distretta che sale attorno alla
Dai 23 novembre al 10 dicembre di
questo anno si riunirà a Nairobi, capitale del Kenya, la quinta Assemblea generale dei Consiglio Eumenico delle
Chiese. Il tema centrale sarà : « Gesù
Cristo libera e unisce ». L'Assemblea si
annuncia imponente: 700 delegati di
271 Chiese, tra cui la Metodista e la Valdese; se si aggiungono i consulenti, gli
osservatori, gli invitati, i giornalisti, il
personale amministrativo, si arriva a
circa 2500 persone. Nessuna assemblea
del Consiglio Ecumenico è mai stata così numerosa e rappresentativa.
Ma vi è un'altro motivo che contribuisce a fare di questa assemblea uno degli avvenimenti più importanti dell'anno: lo sforzo per superare la supremazia bianca nella chiesa e nella teologia,
sforzo che ha avuto nell'assemblea di
Bangkok del 1972 uno dei suoi momenti decisivi, farà qui un altro passo avanti. Il peso dei rappresentanti del terzo
mondo sarà infatti maggiore che in tutte
le precedenti assemblee. Indubbiamente
la scelta della sede contribuisce a questo
movimento di crescita : per la prima volta, l'assemblea si riunisce in Africa. Finora si è riunita due volte in Europa
(Amsterdam 1948 e Uppsala 1968), una
volta in Nord America (Evanston 1954)
e una volta in Asia (New Delhi 1961).
PIU’ LAICI PIU’ GIOVANI
Una novità dovrebbe anche esserci
nellla scelta dei partecipanti : più donne, più laici, più giovani,è l'invito rivolto dal Consiglio alle Chiese membro per
la composizione delle loro delegazioni.
Lo stesso invito fu rivolto dalla ^Conferenza delle Chiese Europee per l'assemblea di Engelberg nello scorso settembre ; con scarso successo : l'assemblea
abbondava più che mai di alti dirigenti
ecclesiastici, non certo in età giovanile.
Forse le Chiese non europee avranno
meno difficoltà a raccogliere l'invito.
Di fronte a questi presupposti favorevoli (numero di Chiese presenti, accresciuta importanza dei delegati del terzo
mondo, maggiore partecipazione della
base ecclesiastica), stanno i grossi e diffìcili problemi che l'assemblea dovrà affrontare. L'assemblea di Uppsala nel
1968, apertasi sotto il colpo dell'assassinio di M.L. King, accogliendo in parte
gli stimoli della contestazione giovanile,
ma soprattutto valendosi del lavoro fatto a partire dalla Conferenza su « Chiesa
e società» a Losanna nel 1966, aveva
invitato le Chiese a un maggiore impegno per la giustizia e per la lotta contro
il razzismo. Da questa presa di posizione è nato il programma di lotta al razzismo, entrato nella sua fase operativa
nel 1970. L'assemblea di Nairobi dovrà
valutare quanto è stato fatto, e non è
difficile prevedere che questo sarà uno
dei momenti caldi, visto che il Programma del Consiglio Ecumenico ha incontrato vivaci resistenze in Europa e in Nord
America. Si dovrà tra l'altro decidere se
creare una banca mondiale per il finanziamento dei paesi sottosvilupoati ; decisione non priva di pericoli, perché potrebbe favorire un tipo di sviluppo importato dall'occidente.
PROBLEMI APERTI
Accanto al problema razziale e al problema del sottosvilupoo, il programma
dell'assemblea chiede un contributo sui
maggiori problemi che il mondo di oggi
deve affrontare: inflazione, crisi alimentare ed energetica, violazioni dei diritti
dell'uomp e ingiustizia sociale.
Naturalmente si può temere che di
fronte a problemi così gravi l'assemblea
non sappia far altro che esprimere pii
desideri e dichiarazioni generiche. Tutto
dipenderà da chi parlerà e da chi sarà
ascoltato: se a Nairobi si darà più voce
a coloro che vivono concretamente le
realtà e i conflitti di oggi, dall'assemblea
verrà certamente una parola utile per il
mondo e per la chiesa. Ma per questo
occorrerà che si sappia partire veramente, e non formalmente, dalla realtà che
si vuol proclamare: «Gesù Cristo libera
e unisce ». Ciò che si può e si deve attendere dall' assemblea è soprattutto
questo : un'espressione attuale e convincente della fede.
Bruno Rostagno
4
L’ECUMENISMO: un problema tuttora aperto
ecumenismo di vertice
di base
ecumenismo
IL GAFFE’ ECUMENICO di base, vedendo nell'ecumenismo una
Vi sono sempre, nella nostra esistenza, mistificazioni della chiesa
delle realtà che viviamo intensamente, ^
che sono al centro dei nostri pensieri, e
delle realtà che diamo per acquisite,
senza pensarci troppo. Una di queste è
il cosiddetto ecumenismo. La sorte di
questa parola è veramente esemplare.
Al principio indicava un compito difficile, capito da pochi : affermare l'unità dei
cristiani e cercare di viverla, non rassegnandosi agli abissi che serarano le chiese tra di loro. Ora è una parola entrata
nel linguaggio comune: basta che un
pastore e un prete prendano un caffè
insieme, ed ecco che quel faffè sarà naturalmente « ecumenico ».
Ecumenico significa tutto, perché non
significa più niente. Ecco allora che diventa necessario distinguere, specificare. Dire ecumenico non basta più, bisogna distinguere i tipi di ecumenismo.
Una delle grandi distinzioni, che sembrano spiegare tutto, è quella tra ecumenismo di vertice ed ecumenismo di
base. Certo, a salvarsi è soltanto l'ecumenismo di base, per fortuna; ma, di
nuovo, rischiando di essere generico e
di richiedere a sua volta altre distinzioni.
Infatti, di ecumenismi di base ce ne sono
tanti.
ALLA BASE
Ecumenismo di base è quello di Taizé,
o almeno vuole esserlo: migliaia di giovani che si incontrano, mettendo insieme l'odio per le strutture, per le istituzioni, per la società occidentale, e la
sete di rapporti umani più autentici. E'
il Concilio dei giovani, che si contrappone più o meno intenzionalmente al Concilio dei vescovi, o alle Assemblee ecumeniche degli alti dirigenti ecclesiastici,
e rivolge la sua sfida a tutta la Chiesa :
Al VERTICI
L ecumenismo di vertice è più semplice da definire. Infatti le basi sono diverse, i vertici, invece, si assomigliano sempre. Ma anche qui ci può essere un
equivoco : dicendo « ecumenismo di vertice », infatti, si pensa agli incontri ad
alto livello, tra teologi, o tra dirigenti,
che sembrano ignorare il popolo dei credenti. In realtà, l'ecumenismo di vertice
è prodigo di esortazioni ab oopolo dei
credenti. Il concetto che i laici sono parte attiva nell'ecumenismo è passato anche nelle alte sfere. Purché le direttive
continuino a venire, appunto, dai vertici.
Purché l'ecumenismo sia quello voluto
e deciso dall'alto.
Quando ci si chiede, da parte cattolica, di non dialogare soltanto con il
« dissenso », ma di tener presente la
realtà totale della chiesa cattolica, che
implica la comunione con la gerarchia,
noi rispondiamo: «siamo per un ecumenismo di base ». Qui l'espressione
assume il suo vero significato, che è polemico, di protesta. Per quale ragione
un ecumenismo « diretto » dovrebbe essere più autentico di
« dal basso »?
Questo tipo di ecumenismo si definisce, mi sembra, in base a tre motivi.
Il primo è il confronto comune con
l'Evangelo. Non è l'ecumenismo del buon
senso, non è la dottrina che si piega alla
un ecumenismo
pressione popolare. E' una ricerca comune, che implica una seria rilettura biblica.
Il secondo, è l'attenzione per i veri
problemi. I temi dell'ecumenismo non
possono essere dettati da istruzioni dal
vertice; sono imposti dalla realtà che
viviamo. Un dialogo tra credenti che
escluda il mondo e le sue lotte, non è
un dialogo autentico.
Il terzo, è la disponibilità a compiere
atti significativi. Un ecumenismo senza
impegno è, come ha detto Philip Potter,
un ecumenismo a buon mercato. Atti significativi non sono la stessa cosa che
atti simbolici : sono atti che cambiano
veramente le cose. E se si vuol essere
veramente al servizio del mondo, molte
cose nella chiesa devono cambiare.
In questo movimento, il Signore può
suscitare dei servitori che avranno autorità, perché indicheranno la via da seguire. Perciò un ecumenismo autentico
è sempre in tensione con la chiesa uffciale. Se i dirigenti della chiesa accettano queste condizioni, non saranno certamente esclusi dal dialogo ecumenico.
Ma se tenteranno di farci credere che
non vi è opoosizione tra ecumenismo e
chiesa stabilita, dovranno sentirsi dire
che si sono impadroniti, una volta di più,
di ciò che non è loro. Se l'unità della
Chiesa è in Cristo, l'ecumenismo non
può non avere una funzione critica nei
confronti della Chiesa così com'è attualmente.
Bruno Rostagno
GINEVRA
atelier ecumenico
di teologia
« Soddisfatti del vostro Dio? » Questo
il titolo ” propagandistico ” dell’Atelier
ecumenico di teologia costituitosi a Ginevra a Pasqua 1974.
Quale il suo obiettivo? « Restituire la
teologia al popolo di Dio, cioè: a) permettere agli uomini di oggi di ritrovare
la coerenza della fede cristiana e di esprimere nella loro vita e con la loro vita la
loro appartenenza a Cristo; b) offrire un
luogo in cui sia possibile lo scambio reciproco su alcuni temi importanti di oggi;
c) prendere sul serio quanti vivono ai
margini della chiesa, con i loro problemi,
le loro attese e le loro critiche ». Perché
un Atelier Ecumenico di Teologia? « Il nostro proponimento non è quello di creare
un nuovo istituito universitario. La nostra intenzione è quella di lavorare in
comune, di essere gli uni al servizio degli
altri, per permettere a ciascuno, qualunque sia la sua professione e la sua formazione culturale, di esprimere la sua esperienza di fede, così come è, positiva o negativa ».
Atelier - « perché in un atelier si lavora
in comune in vista di una medesima opera, avendo a disposizione gli strumenti
necessari — Ecumenico — perché riunisce
cristiani di diverse confessioni e di formazione diversa — di Teologia — perché
si tratta di Dio nel nostro mondo, nella
nostra vita personale ».
/ corsi — 2 ore settimanali serali — sono costituiti di una parte « informativa »
e di una parte di « lavoro pratico », animati da un tandem di insegnanti (l’uno
cattolico, l’altro protestante. Il lavoro è a
gruppi; ciascuno ha la libertà di scegliere
nel gruppo di animatori teologici un consigliere che lo segue nel suo cammino.
L’Atelier è al servizio soprattutto degli
adulti impegnati nella vita attiva e che incontrano i grossi problemi dell’uomo contemporaneo. Non è richiesto alcun diploma, ma una seria motivazione.
alla ricerca di un nuovo ecumenismo
L'orientamento della comunità metodista di Bologna: rifiuto di un ecumenismo come
senza altra sicurezza che Cristo: un po- pufo riavvicinaiTiento confessìonale deirevangelìsiTio italiano e della chiesa cattolica
polo povero, che vive in modo contemplativo e si adopera per la pace, portatore di gioia e di festa liberatrice per
gli uomini, col rischio di essere perseguitato a causa della giustizia? ».
^ Ecumenismo di base è quello dei Bambini di Dio, che non vogliono saperne di
chiese e sognano un cristianesimo rigenerato attraverso la semplicità, l'ingenuità della vita.
Ecumenismo di base, perché no?, è
quello del cattolico e del valdese che si
incontrano sul lavoro e hanno un'idea
approssimativa delle differenze tra le rispettive chiese, ma in compenso sanno
che è possibile vivere insieme.
Chi non può accettare il linguaggio
tra il mistico e il politico-utopistico dei
giovani di Taizé, l'atteggiamento evasivo dei Bambini di Dio, l'ecumenismo
senza problemi di molti membri di chiesa, rifiuterà l'etichetta, sceglierà il lavoro
Pinerolo
collettivo
di ricerca biblica
Dal mese di Novembre è in corso úna attività
ecumenica di carattere biblico nel quadro di un
Collettivo di Ricerca Biblica. Un primo ciclo
di riunioni si è avuto da Novembre a metà dicembre; un -secondo è iniziato a metà gennaio.
Nel primo è stata condotta una indagine sulla
situazione interclassista delle comunità cristiane
del pinerolese (cattolica e valdese) a cura di alcuni gruppi di giovani attivi nella zona e di Agape. Il lavoro è poi proseguito con una serie di
studi biblici, introdotti ogni volta da un gruppo, su testi biblici aventi come tema l’agape. I
risultati dell’esperimento non sono molti e visibili subito; si è avvertito via via una certa difficoltà a meditare insieme la Parola senza introdurre subito i problemi di attualità e trarre
delle conclusioni immediate, ma il senso del lavoro è chiaramente tracciato, un passo innanzi
rispetto ad incontri generici di tema religioso
nel contesto delle Settimane dell’Unità di alcuni anni or sono.
Riflettendo su quelle esperienze, abbiamo capito che, in fondo, da una parte si
contribuiva a perfezionare quella facciata di progressismo e di apertura, che negli anni immediatamente post-conciliari il
cattolicesimo ostentava, e che era funzionate alla costruzione indolore del grande
disegno integralistica così bene architettato dai documenti conciliari.
Dall’altra parte abbiamo temuto che venisse compromessa una predicazione evangelica autentica sia perché la predicazione
finiva per essere istituzionalizzata, quasi
svuotata della sua carica critica, sia perché sospetta di compromesso con una
chiesa che nei secoli ha imposto una religione idolatrica ed oppressiva e la cui
presenza nel mondo non è certo in funzione dell’annuncio del Regno, del mondo
nuovo, ma del privilegio e del potere.
SOLIDARIETÀ’
CON GLI EMARGINATI
A quel punto la comunità ha scelto di
solidarizzare con la redazione della rivista
« il Regno » che nel 1971 veniva licenziata
in blocco perché le istanze di autenticità
evangelica, di liberazione dell’uomo che
derivano dal messaggio di Cristo e che i
redattori della rivista ritenevano si dovessero esprimere anche tramite gli strumenti di informazione al di fuori di ogni
condizionamento, avevano impensierito
la gerarchia che, come è noto, tutto o
quasi tutto tollera, ma non che sia intaccata la sua autorità che continua ad essere al centro della ecclesiologia cattolica romana.
-Con questa solidarietà, la comunità faceva la sua scelta ecumenica. Con questo
non intendo in primo luogo scelta di un
settore del cattolicesimo, quanto piuttosto le linee su cui muoverci in questa
come in qualsiasi altra componente della
realtà con cui in un modo o nell’altro dobbiamo fare i conti. Quelle linee le abbiamo viste confermate ed arricchite in particolare dall’ultima Conferenza della Chiesa Metodista e dagli obbiettivi che il nostro settimanale si propone in particolare
quando sostiene che « leggeremo l’Evan
gelo con i metodi, gli orientamenti, la
sensibilità di cristiani riformati, di credenti cioè che si rifanno alla Riforma
evangelica del XVI secolo ».
Un discorso che non vuole affatto essere né polemico né confessionale, ma che
esprime un modo di presenza, di predicazione e di rapporti che può dare, e ciò
naturalmente va detto senza presunzione
e con grande senso di responsabilità, un
contributo di rinnovamento di fede, di
rinnovamento culturale e politico del nostro paese immobilizzato da una religiosità di oppressione e di potere da cui
trae ispirazione un modo di governare
che ha messo in ginocchio il paese.
Pertanto, l’ecumenismo va vissuto o rifiutato o combattuto nella misura in cui
agevoli o impedisca quelle istanze di rinnovamento che sono poi espressione di
un corretto rapporto con il Signore Gesù
cosi come ci viene testimoniato nell’Evangelo. Istanze che comportano per noi continuamente una onesta e franca autocritica e nel contempo una critica molto
chiara nei confronti di quei cattolici con
cui riteniamo possibile fare un cammino
comune e che, per intenderci, genericamente definiamo del dissenso o di base.
A proposito di autocritica penso che essa
potrebbe salutarmente evidenziare quanto conformismo religioso e quanti residui
clericali siano ancora presenti nelle nostre comunità.
Attualmente la comunità di Bologna fa
parte della « Segreteria di collegamento
tra i gruppi cristiani di base di Bologna ».
I gruppi, fino a qupto momento, sono
quindici. Fra gli altri; comunità cristiana
di Sasso Marconi, comunità giovanile di
S. Procolo, cooperativa CEP (la prima
redazione di CQM composta vdagli ex redattori del Regno). Il lavoro si articola
in due momenti.
1) Studio biblico mensile nei locali
della chiesa metodista. Finora è stato seguito il programma della rivista: « La
Scuola Domenicale ».
2) Dibattiti pubblici. Il primo ha avuto come tema « I credenti e la crisi » ed
è stato introdotto da Giovanni Franzoni e
Valdo Spini. Il prossimo tema sarà « I
credenti ed il potere ».
3) Seminari di studio. E in una fase
di avanzata organizzazione un seminario
sul tema «Sacramenti ed evangelizzazióne » che si svolgerà nei giorni 8-9 febbraio. Gli studi saranno introdotti da:
Mario Cuminetti, Filippo Gentiioni, Bruno
Rostagno.
Quei gruppi hanno in comune alcune
scelte importanti da cui tante altre derivano.
Primato della Parola di Dio con cui ci
si misura. Da qui la centralità dello studio biblico portato avanti con gli strumenti che la critica biblica ci fornisce.
Un ascolto « politico » della Parola di Dio
e non mera esercitazione esegetica, ascolto della Parola non come fatto culturale,
ma come azione di Dio nella storia.
OBIETTIVI
SEMPRE DA RISCOPRIRE
Rifiuto di ogni interpretazione integralistica della realtà. Non esiste un partito
cristiano, una società cristiana, una dottrina sociale cristiana, ma la testimonianza dell’Evangelo in ogni situazione e vicenda umana. Inoltre si va chiarendo il
senso del sacerdozio universale dei credenti. Queste non sono cose che vanno
da sé, non sono una premessa acquisita
e definita, ma sempre e di nuovo obbiettivi da riscoprire e rivivere.
Concludendo, posso senz’altro dire che
l’attuale esperienza ha in sé una certa
validità. Ma aggiungo che a questo punto, a mio avviso, bisogna incominciare a
porci degli interrogativi molto seri. Non
potrebbe anche questa attività rappresentare un ulteriore alibi? Questo accadrà se i gruppi si limiteranno ad incontrarsi per delle riflessioni e per dei dibattiti. Sarà un avvenimento intellettuale fine a se stesso se non sarà seguito da
precisi sbocchi concreti, da precise scelte
di presenza e di testimonianza nella città
Il pericolo diventa meno nebuloso quando dai discorsi emergono nei gruppi delle componenti interclassiste.
Un’occasione importante in questo senso mi pare essere il seminario sui sacramenti in programma.
Valdo Benecchi
5
dalle nostre
comunità
SULLA VIA DELL’INTEGRAZIONE
Catania
Sabato 7 dicembre si sono incontrate,
nei locali della Chiesa Valdese di Catania
le rappresentanti della unione femminile
della Sicilia e della Calabria. Erano presenti le delegate delle Chiese di Pachino,
Caltanissetta, Reggio Calabria e di Catania con la responsabile regionale Prof.
D’Antona Eunice di Caltanissetta. Il tema dell’incontro regionale ha riguardato
i rapporti tra Chiesa e Stato in Italia.
Nella mattinata il gruppo si è riunito per
ascoltare una relazione dell’ insegnante
Pozzanghera Lilia di Reggio Calabria sui
rapporti tra Chiesa e Stato fin dai tempi
più lontani.
Nel pomeriggio, alla ripresa dei lavori,
la professoressa D’Antona Eunice, svolge
la parte storica del problema dal 1929 ad
oggi.
Si è svolta poi una interessante conversazione tra le socie alla quale hanno
preso parte la signora Giambarresi, D’Antona, Liggeri e altre. La Signora Giambarresi ha illustrato il delicato problema
dei rapporti tra l’insegnante evangelico e
i bambini delle scuole italiane in relazione
aH’insegnamento della religione cattolica
ed ha affermato che si possono ottenere
buoni risultati nel rispetto delle convinzioni degli alunni e dei genitori. Il Prof.
Navarria della Chiesa Valdese di Catania
ha ricordato il celebre detto; « Historia
concordatarum, historia dolorum », ha ricordato Cavour, il caso Bonaiuti e l’azione del prof. Temolo e del prof. Spini in
favore dei Pentecostali. Le applaudite relazioni delle due socie hanno attestato
l’interesse al problema di viva attualità
che l’unione femminile continuerà ad approfondire.
Ivrea
Ai lettori ed ai nuovi abbonati alla Luce inviamo alcune notizie della nostra comunità. Il ' periodo natalizio si è aperto
domenica 15 dicembre con un culto affidato quasi totalmente ai bambini della
Scuola domenicale. Già da alcuni anni
abbiamo rinunziato alle cosidette « recite » di Natale ed_ ai, « doni » per concen- _
trare l’attenzione dei giovani e degli adulti sul vero significato del Natale. Abbiamo
naturalmente rievocato il Natale biblico,
ma la parte centrale del culto è stata tratta dalla lezione della rivista (S.D.) di quel
giorno, cioè la rievocazione in atti e canti
della esperienza di Giona e del messaggio
che esso ci reca. I canti della Scuola domenicale si sono alternati con quelli della
numerosa assemblea di genitori e fratelli in fede.
Come già negli anni scorsi, un pranzo
specialmente riservato alla Scuola domenicale, preparato dalle monitrici e dai
monitori, è stato molto gradito.
Domenica 1 dicembre si è celebrata la
« giornata della solidarietà ». Esso sostituisce il tradizionale « bazar » dell’Unione
femminile ed ha lo scopo di raccogliere
una certa somma di denaro a favore di
vari Istituti di assistenza evangelici, nonché del Centro per bambini spastici nel
territorio di Ivrea. Dopo il culto, una
sessantina di persone hanno partecipato
al pranzo comunitario e nel pomeriggio
una « équipe » giovanile ha fatto trascorrere alcune ore di serenità e di gioia a
tutti i presenti. La somma raccolta è stata notevole per una comunità non numerosa e ne siamo grati a quanti vi hanno
contribuito.
Dopo l’esperienza fatta in passato circa
l’impossibilità di tenere delle riunioni serali, abbiamo deciso ritentare il giovedì
pomeriggio ogni quindici giorni anticipando l’orario alle 16,30. Per ora siamo
soddisfatti del cambiamento. Dedichiarno
quel pomeri ptrio allo studio comunitario
dell’epistola ai Romani; per ora il gruppo dei presenti va dai 15 ai 18; se il numero dei partecipanti si terrà a quella
quota , ne saremo soddisfatti e diremo:
puntiamo i piedi e teniamo duro contro
ogni stanchezza ed ogni scup.
Due membri della comunità hanno concluso la loro esistenza terrena, rispettivamente nei mesi di ottobre e di novembre: Enzo Ricci di Ivrea e Tedeschi Lina
di Strambino; quest’ultiina è deceduta
dopo un lungo periodo di sofferenze. Alla
nostra sorella in fede Letizia Ricci S»lvarani ed al nostro fratello Michele Tedeschi esprimiamo ancora la nostra simpatia cristiana.____________________________
Milano
Sestri ■ Sampierdarena
a cura di C. RONCAGLIOLO
e L. CONTERNO
Sestri Ponente e Sampierdarena; Tuna
comunità metodista e l’altra valdese nascono nel clima del Risveglio, nell’identico ambiente sociale con un itinerario
spirituale molto simile che le conduce
quasi spontaneamente all’integrazione.
Sguardo al passato
L’aura del Risveglio delle Chiese Libere, la predicazione del Gavazzi, ha soffiato anche nella zona ligure con conseguente preparazione del terreno per un ulteriore annunzio della Parola di Dio. Infatti la Chiesa Metodista Episcopale prosegue l’azione della Chiesa Libera. Sin dal
1894 nella zona di Pegli e di Voltri e successivamente nell’anno 1897 a Sestri viene
inviato il giovane pastore Umberto Sarubbi: TEvangelo è annunziato agli umili, ai
pescatori, alla gente emarginata della società; di fronte alla pesante ingiustizia
sociale la predicazione dell’amore e della
giustizia di Dio, la viva comprensione e
l’amore di quei credenti consentì un rapido affermarsi del gruppo e la nascita
d’una comunità efficiente.
Si succedono periodi alterni di vitalità spirituale e di stanchezza sino all’anno 1921 che è Tanno d’una crisi spirituale
profonda. Viene inviato dall’Opera Metodista il Pastore Ammenti il quale coi
suoi doni, il suo grande amore per i diseredati, riesce a galvanizzare gli stanchi,
gli sfiduciati; rinasce così la comunità
con una forte scuola domenicale ed una
promettente gioventù. Di lui si parla ancora oggi in ogni famiglia.
La comunità di Sampierdarena
Anche Sampierdarena riceve la Parola
di Cristo a mezzo dei Risvegliati delle
Valli Valdesi; infatti sin dal 1864 il Pastore Antonio Gay di Genova tiene riunioni bibliche settimanali al quale succede subito dopo l’evangelista fiesolano
Francesco Bruschi, il quale, con la famiglia penetra nell’ambiente misero della
città a mezzo di una scuola elementare
femminile e maschile. La scuola continuerà la sua bella missione con insegnanti delle Valli e per un lungo periodo. Interessante l’esperienza del maestro di
L'attuale chiesa valdese di Sampierdarena
scuola Enrico Corsani, padre dell’attuale
pastore Emilio, il qùale ebbe la responsabilità della comunità e della scuola ad
un tempo. Anche la chiesa di Sampierdarena ebbe i suoi periodi luminosi ed altri meno anche a seconda delle situazioni
storiche. Ricordiamo la crisi nel clima del
fascismo e la venuta felice del pastore
Carlo Lupo il cui ricordo e la cui missione sono molto vivi nella comunità.
Verso l’integrazione
Per vari periodi la comunità sestrese
fu abbinata a Savona; quella di Sampierdarena ora con Genova ora con la comunità valdese di Savona. Nel 1960, nella linea d’una più stretta collaborazione, decisa di comune accordo dal Sinodo e dalla Conferenza Metodista, si decise l’abbinamento delle due comunità. Era previsto l’alternarsi del pastore metodista col
valdese ogni cinque anni: in concreto per
varie-circostanze fu prolungato d’un an
no: infatti i pastori Roberto Nisbet e
Bruno Rostagno svolsero il loro ministerio per la durata di sei anni e per sei anni rimase il pastore Alfredo Scorsonelli,
per parte metodista.
Da vari decenni le due chiese hanno
avuto incontri, attività in comune per
cui l’integrazione non è stata una sorpresa. Tranne eccezioni tutte le persone mterpellate hanno dato un giudizio positivo sul ministero dei pastori che si sono
succeduti e taluni lo hanno ritenuto utile
per il reciproco arricchiinento di esperienze e predicazioni dichiarando che in
fondo l’integrazione esisteva già prima
sotto certi aspetti.
Attualmente nella linea della coUaborazione oltre alla comune predicazione, si
hanno in comime: la preparazione dei
monitori e monitrici, i corsi di catechismo, talune assemblee, studi biblici quindicinali, predicazione laica nel contesto
del Circuito.
in ricordo di Luigi Marauda
La casa paterna
I più anziani della nostra Chiesa alle
Valli ricordano ancora Giacomo Marauda, tipica figura di Pastore Valdese. Apparteneva alla generazione che
ha conosciuto una delle pagine più
belle della storia Valdese, quella dell’espansione della testimonianza evangelica fuori delle Valli e il fiorire un
po’ dovunque di scuole e istituti. Per
alcuni anni fa coadiutore del Pastore
Pietro Lantaret a Pomaretto, dove gli
Il past. Paolo Ricca ha tenuto martedì
14 e giovedì 16 due lezioni sul tema « significato della Riforma nel quadro della
libertà cristiana ». Le conferenze rientrano in un ciclo organizzato dalla Nuova
Corsia che affronta temi storici e teologici di attualità.
nacque il figlio Luigi, poi dopo un anno a Eodoretto venne chiamato a Pramollo. Qui per vent’anni esercitò un
fecondo ministero sulla linea dei Pastori del Eisveglio. Come molti altri
era convinto delle necessità di distinguere fra popolo e Chiesa, guadagnandosi così la taccia di settario. Dopo
vent’anni venne trasferito ad Aosta e
sul tramonto della sùa vita ricordèrà
questo periodo come fra i più incoraggianti. Pu poi nuovamente chiamato
alle Valli fino alla sua emeritazione.
Sarebbe puerile sostenere che allora
la no.stra Chie.sa fosse migliore. B’ pe
rò sicuro che allora erano ben chiare le
due linee maestre : da una parte il « risveglio », cioè la necessità di una rinnovata vita spirituale alle Valli, e un
impegno di testimonianza evangelica
in Italia.
Fu in questo clima che crebbe Luigi
Marauda, e fu seguendo una precisa
vocazione che, dopo avere completato
gli studi teologici a Firenze e a Berlino, si rivolse a Matteo Prochet, chiedendogli di essere impiegato nell’opera di evangelizzazione.
Anticamente era normale per i giovani pastori di fare il « tour de montagne », cioè di iniziare il ministero
pastorale in una delle parrocchie più
disagiare delle Valli. Con l’espansione
della Chiesa, il « tour de montagne »
venne sostituito da un soggiorno nell’Italia meridionale. Fu cosi che nel
1907 Luigi Marauda venne inviato a
Palermo come coadiutore del Pastore
Francesco Eostan. A quei tempi non
c’erano ancora i « rapidi » né tanto meno gli aerei. Dopo il lungo viaggio fino
a Mes,sina, quando già era ili vista della mèta, a causa di una frana, il suo
treno venne dirottato verso Catania.
A Palermo la sua prima conferenza di
evangelizzatore ebbe luogo nella Chiesa Metodista. Ma se era partito con
l’entusiasmo del neofita, ben presto dovette rendersi conto che la prinoa dote
di un evangelizzatore è la pazienza e
la lotta contro lo scoraggiamento.
Malgrado le prime delusioni, la sua
vocazione di evangelizzatore gli appariva sempre più chiara. Nella sua domanda di consacrazione al ministero
pastorale scriveva : « E’ mio desiderio
dedicarmi all’opera di evangelizzazione ».
La responsabilità nella Tavola
Non ci dilunghiamo sulle varie tappe del suo ministero, che sono già a
conoscenza dei nostri lettori. Ci limiteremo a ricordare la grande stima di
cui godette nella Chiesa, specialmente
alle Valli, tanto che la sua riconferma
a membro della Tavola e a Vice Moderatore aveva sempre un carattere qiiasi plebiscitario. Quello che caratterizzava questo servitore del Signore, mirabilmente coadiuvato dalla sua compagna, era il tratto signorile, che rendeva non solo facili, ma desiderabili i
rapporti con lui. Come membro dell’amministrazione doveva necessariamente occuparsi di situazioni non sempre piacevoli. Ma nessuno ebbe mai
l’impressione di trovarsi davanti a un
interlocutore autoritario.
Lo ricorderemo anche per la parte
avuta durante la guerra, quando il Moderatore e altri membri della Tavola
erano rimasti separati dal resto della
Chiesa. Allora egli era Vice Moderatotore. Dopo le feroci rappresaglie abbattutesi sulla Val Pellice nel febbraio
1944, il Prefetto Zerbino, poi fucilato
a Como alla fine della guerra, convocò
i Pastori a Torino, e in Prefettura, in
piedi, ascoltammo la sua arringa, in
cui annunziava, fra l’altro, l’arrivo di
speciali reparti di Mongoli, a cui veniva dato diritto di preda, nonché la
minaccia di fare irrorare di iprite i villaggi delle montagne. In conclusione i
pastori erano esortati a far opera di
persuasione presso i partigiani perché
ritornassero alle loro case. A un certo
punto Marauda interruppe questo fiume di non sacra eloquenza, presentando con parole ferme e dignitose la missione di giustizia e di pace da sempre
perseguita dalla Chiesa Valdese.
« Non a noi, o Eterno, non a noi, ma
al tuo nome dà gloria» (Salmo 11.")).
Siamo sicuri che è con questa parola che Luigi Marauda vorrebbe che si
concludesse questo omaggio alla sua
memoria. Eendiamo dunque grazie al
Signore per aver suscitato nella Chiesa questo servitore fedele, nella speranza che altri giovani vengano a prendere il suo posto.
Roberto Nisbet
6
alle valli oggi
la religione
nelle scuole
« La laicità della scuola nei programmi e nei metodi va difesa perché è un valore positivo e una garanzia di civile convivenza. L’opera educativa infatti si fonda sul pieno rispetto della formazione
autonoma della personalità del bambino
in seno al gruppo sociale di cui fa parte ».
Così afferma il documento programmatico elaborato dal « Comitato unitario
per la democrazia nella scuola » di Villar Perosa e Perosa Argentina, in vista
delle inminenti elezioni nelle scuole. Si
tratta di un’affermazione sulla quale si
gioca il problema del reale rinnovamento
della scuola pubblica. Ma si tratta anche di un punto su cui lo scontro tra le
varie posizioni diventa più violento.
Infatti non tutti sanno, purtroppo, che
l’art. 36 del Concordato tra il Vaticano
e ritaha dice : « L’Italia considera fondamento e coronamento dell’istruzione
l’insegnamento della dottrina cristiana,
secondo la forma ricevuta dalla tradizione cattolica ». E’ così che in base a quest’articolo i programmi delle scuole statali prevedono l’ora di religione (cattolica) come materia d’insegnamento; è così
che nei Sussidiari per le elementari devono esserci sempre dei raccontini più o
meno biblici; è così che all’inizio e alla
fine delle lezioni l’insegnante deve far
recitare agli allievi le preghiere, ecc. Ora,
chiunque, religioso o no, cattolico o protestante o ateo, può capire il senso di disagio di coloro che cattolici non sono, di
fronte a disposizioni del genere.
Va dunque bene rivendicare la laicità
della scuola; è una battaglia per la libertà di coscienza.
La seconda osservazione è questa ;
qualcuno dirà: «Son d’accordo con la
libertà di coscienza, però una scuola laica è una scuola atea, e perciò non la vogliamo! ». Certo, nessuno vuole una scuot
la atea, perché essa sarebbe un nuovo
modo di far violenza alla coscienza; anzi
si può anche ammettere che da parte dei
genitori o delle chiese vi sia il desiderio
d’insegnare la rehgione a scuola. Personalmente non condivido tale desiderio,
perché la « religione » è in realtà una testimonianza che si può ricevere dalla
propria comunità cristiana; è una testimonianza, e come tale non può essere
considerata come la matematica o il disegno; è una testimonianza, infine, che
ognuno di noi deve dare, e non possiamo
delegare ad altri tale compito. Comunque, lasciamo pure che chi vuole insegni o impari religione a scuola. Vuol dire
che, da parte nostra, continueremo a chiedere l’esonero per i nostri figli. Però qui
si apre una serie di problemi:* Infatti, se
posso anche essere contento che i miei
figli imparino in tal modo che l’essere
evangelici in Italia è una posiziohe scomoda e richiede una confessione di fede,
tuttavia mi dispiace profondamente che
questo diventi un grave fattore discriminante che nella scuola statale non dovrebbe esistere. Molto onestamente il
prof. A. Passerin d’Entrèves su « La
Stampa » del 14 c. m. ha definito l’impwsizione da parte dello Stato di una particolare dottrina religiosa « una flagrante violazione di quella libertà di coscienza » affermata dalla Costituzione repubblicana.
Si rimane quindi spiacevolmente sorpresi, anzi proprio addolorati nel constatare che, a parte la reazione scontata degli ambienti della democrazia cristiana,
questo punto del « Programma » non abbia trovato il debito appoggio da parte
delle forze di sinistra. SÌ ha così l’impressione che, a parte alcune eccezioni e le
frange di « eretici » politici, come i radicali o alcuni extra-parlamentari di sinistra, ancora una volta gli evangelici si
trovino,praticamente soli a dover lottare per la libertà di coscienza. Bisogna
che i nostri amici sappiano chiaramente
che una scuola pubblica, nella quale non
sia garantita la libertà di coscienza, non
potrà mai essere né antifascista, né democratica in senso pieno.
L. Deodato
PEROSA ARGENTINA
cronaca
borse di studio
e coraggio
nella vertenza Gutermann
ni^etoli^n gennaio si è tenuta a Perosa Argentina la preannunciata grossa maPn/tÌSonic® di lavoratori di tutto il Pinerolese, per sostenere la
fSÌÌS efSllS S? Una cooperativa di Cavour ha intanto
SinSom^®i®o prodotti agricoli a prezzo di costo agli operai in
vertenza Gutermann viene a collegarsi così alla situazione generale dell occupazione in Val Chisone-Ger- _____________°
manasca; basti pensare che gli occupati
oggi sono complessivamente in tutte le
industrie 5030, mentre nel 1963 la sola Riv
ne occupava 5200. Si parla già delle ripercussioni che potranno avere a Villar
Perosa le trattative Fiat, mentre la sorte
della Widemann a San Germano è attaccata alla speranza di commesse, in atte
La riduzione dell’ occupazione alla Giitermann 1940 - 1975
Anno Posti di lavoro compresi impiegati
1940^1941 1.200
1947-1948 1.300
1953 1.000
1956-1957 15o sospesi a zero ore e completamente rias'. sorbiti
1962 900
1973-1974 800
fine 1974 770
dopo gli ultimi
provvedimenti 600
sa delle quali i lavoratori sembrano propensi a scegliere il male minore per il
momento ed a farsi mettere in cassa integrazione per un certo periodo. Finora
pero non e stata presa nessuna decisione.
Dalle conversazioni avute con i valdesi
della Giitermann è emersa chiaramente
la necessità di sottolineare non solo il
motivo evangelico della solidarietà, ma
anche l’elemento del coraggio e della forza che sono suscitati dalla persona di
Gesù Cristo e che sono proprio il contrario di una mite rassegnazione di fronte ai metodi usati dai ricchi proprietari
verso i lavoratori. Nel nome del nuovo
mondo predicato dal vangelo occorre resistere alle malvagità e dimostrarsi solidali gli uni con gli altri, nell’interesse di
tutta la valle.
Lunedì mattina un gruppo di lavoratori evidentemente non bene informati sul
reale problema, ha tentato di entrare di
sorpresa nella fabbrica per andare a lavorare. Non per caso trovavasi lì anche
un gruppo di carabinieri che non sono
certo rimasti solo a guardare. C’era un
grave rischio di divisione tra i lavoratori
per questa tattica della tensione che veniva loro imposta dairesterno. Per fortuna grazie al senso di responsabilità del
consiglio di fabbrica e dello stesso signor
Muhlmann, direttore, che faceva di nuovo uscire coloro che erano potuti entrare nei reparti, tutto rientrava nell’autodisciplina dei lavoratori, alla quale qualcuno evidentemente preferisce la ba
garra. S. R.
l’ospedale di Pomaretto
In espansione l’attività interna ed esterna - Difficoltà finanziarie ed amministrative ne rallentano lo sviluppo
Abbiamo rivolto nello scorso numero
del giornale un appello ad amici e sostenitori per un potenziamento di alcuni reparti deH’Ospedale. Diamo qui alcune precisazioni riguardo alla nostra attività che
illustrano Tappello suddetto.
Da oltre sei mesi il numero delle prenotazioni giornaliere per i ricoveri si aggira ormai sulla ventina: l’Ospedale, al
completo, non può esaudire le richieste
che giungono da più parti e sarebbe necessario raddoppiare i posti letto secondo quanto la Ciov aveva già richiesto, sin
dal 1970, agli Enti competenti. Tale esigenza è stata sottolineata nella relazione
che il Medico Provinciale Dott. Fierro ha
ultimamente esposto alla Regione Piemonte e nella quale, inoltre, è stata evidenziata l’attività assistenziale esterna
che l’Ospedale svolge a favore della popolazione.
Ma, considerata la crisi economica che
investe tutti gli Ospedali, l’esiguità dei
fondi stanziati dalle leggi, ed i criteri di
distribuzione dei fondi sinora assegnati
dallo Stato alle Regioni, non vi sono per
ora speranze che detto programma possa
essere attuato in un prossimo futuro: il
costo previsto quattro anni orsono si aggirava sui 500 milioni, cifra che attualmente dovrebbe essere raddoppiata in relazione all’aumento dei costi.
Medicina sociale
In questi ultimi sei mesi in una serie
di incontri ai quali hanno partecipato i
rappresentanti della Comunità Montana,
i delegati di miniera con i sindacalisti, ed
i rappresentanti della Società Talco e
Grafite, si è svolto un proficuo lavoro che
ha già portato a risultati concreti. Le visite periodiche previste dalle leggi sono
state affidate all’Ospedale di Pomaretto:
si tratta di visite che vanno al di là di
quanto richiesto per legge, e che quindi
rappresentano un dato garante per la tutela della salute dei lavoratori.
Con la Comunità Montana è in discussione l’organizzazione di un servizio di
Geriatria mentre i Comuni di Pragelato
e di Perosa Argentina hanno richiesto
l’espletamento di una serie d’indagini diagnostiche relative ad iniziative di medicina scolastica.
Permane viva l’esigenza della diagnosi
precoce del diabete mellito e del riconoscimento della predisposizione ^a questa
malattia, la cui incidenza nella Valle è
doppia di quanto segnalino le statistiche
relative alla popolazione italiana.
Necessità di aumentare gli organici
Da quanto sopra risulta che il lavoro
da compiere potrà essere affrontato solo
se l’Os’-edale potrà aumentare il proprio
personale, particolarmente quello medico
e quello tecnico. Le leggi anticongiunturali attuali bloccano gli organici: ma noi
crediamo che con la collaborazione degli
Enti locali, ed in modo particolare con
l’intervento della Comunità Montana, possano esistere delle possibilità di superare le difficoltà economiche che sono alla
base delle leggi attualmente in vigore. Per
quanto concerne i Sanitari, ormai in numero di sette, essi sono appena sufficienti a sopperire le esigenze attuali: ma i
servizi di laboratorio e di radiologia sono
carenti di personale tecnico avendo registrato detti servizi un aumento di prestazioni di circa il 25%. Né vi sarebbero difficoltà economiche al riconoscimento di
ulteriori posti se l’Ospedale non fosse obbligato a gettar via ogni anno circa 30
milioni in interessi bancari per ottenere
anticipi di cassa a causa dei mancati pagamenti delle rette riconosciute da parte delle Mutue e dei Comuni.
In mezzo a queste difficoltà abbiamo
potuto provvedere i servizi di consulenza
di ortopedia e di urologia tramite la buona collaborazione esistente tra il nostro
Ospedale e quello Civile di Pinerolo: l’Ospedale di Pomaretto, mediante il Pr. Valerio Gay, ha fornito per alcuni mesi una
consulenza di cardiologia all’Ospedale Civile, nell’ambito di un significativo aiuto
reciproco.
Del tutto recentemente un amico evangelico che vuole mantenere l’anonimato
ha fatto dono di un apparato HewlettPackard che permette di seguire in Pomaretto malati che dovrebbero altrimenti
essere trasferiti a Torino. Ringraziamo
vivamente questo amico per la sua generosità.
Il rinnovamento del nostro ospedale si
presenta dunque come una lunga battaglia in cui tutti ci sentiamo impegnati per
il bene della nostra popolazione.
Coucourde Ilario, Operti Franco,
Tron Arnaldo, Varese Dario
Sono bandite le seguenti borse di studio valide per l’anno scolastico 1974-1975 per studenti
della Media e del Ginnasio Liceo di Torre Pellice
e della Scuola Latina di Pomaretto:
— Borsa di Studio Fontana Roux di L. 120.000;
— Borsa di Studio Arturo Long di L. 100.000
(con preferenza a studenti originari di PramoUo, Pinerolo, Rorà);
Borsa Anonima di 100.000 (solo per studenti del Ginnasio Liceo).
Le borse saranno assegnate in base ai titoli
di Merito scolastico ed alle condizioni economiche della famiglia.
Le domande in carta libera vanno indirizzate
al Preside del Liceo di Torre Pellice entro il
28-2-1975 corredate daUo stato di famiglia e da
una dichiarazione del pastore da cui risulti l’appartenenza alla chiesa Valdese. La commissione, composta dai Presidi dei tre Istituti, assegnerà le borse di studio a suo insindacabile giudizio..
Roma, 15 gennaio 1975
' Il Moderatore
Aldo Sbaffi
Roma, 15 gennaio 1975
E’ bandita la borsa di studio Willy Jervis per
l’anno 1975. La borsa ammonta a L. 50.000 esarà assegnata daU’apposito Comitato. Le domande devono essere rivolte al prof. Ermanno
Armand Ugon presso il Collegio Valdese coRa
stessa modalità delle altre borse.
Il Moderatore
Aldo Sbaffi
_______________San Seconda
Domenica 12 gennaio la comunità ha
ospitato il gruppo dei predicatori laici e
del Collettivo Bonhoeffer. Dopo il culto
alcuni fratelli hanno preso parte alla discussione della predicazione mentre alcune sorelle dell’Unione femminile davano
la loro collaborazione per l’ospitalità. La
stessa Unione, durante il periodo natalizio aveva visitato le persone anziane,
malate o isolate della Comunità. Continuano le riunioni di quartiere presso le
famiglie. Questo sistema oltre che dimostrarsi adatto a curare meglio le varie
zone dei quartieri più grandi, dà anche
un simpatico tono fraterno a questi incontri. Ringraziamo le famiglie che ci
hanno ospitato e quelle che si sono prenotate per le prossime riunioni.
Proseguono lavori di sistemazione alla
sala ed al presbiterio. Ringraziamo Luciano Martinat che ha offerto lavoro e
materiale per le saldature.
È deceduto improvvisamente all’età di
63 anni, mentre stava lavorando, l’agricoltore Godine Raimond dei Barbé. La
sua scomparsa ha colpito molto i vicini
ed i conoscenti che hanno circondato della loro solidarietà fraterna la famiglia
colpita dal lutto.
Domenica 19 i genitori dei ragazzi delle scuole elementari di S. Secondo, Prarostino e Macello si sono riuniti a S. Secondo per presentare una lista in vista
delle elezioni del Consiglio di Circolo. La
lista è stata composta fra i genitori di
questi tre Comuni. È stato anche discusso il programma la cui base è costituita
dal documento sindacale CGIL-CISL-UIL.
Per la sua formulazione definitiva i genitori si riuniranno venerdì prossimo.
Pramollo
La comunità ringrazia il pastore Geymet per la sua predicazione; il pastore
titolare ha predicato in quell’occasione'
a Villar Perosa.
Una parola di viva gratitudine alla signorina I. Costabel per aver sostituito il
pastore alla scuola domenicale.
È stato amministrato il battesimo a
Danilo, di Menusan Valdo e di Griglio
Franca (Pellenchi); la grazia del Signore accompagni questo fanciullo ed i suoi
familiari.
(Responsabili della CIOV
l’Ospedale di Pomaretto)
per
si vota
nella scuola
QUANDO
9 febbraio: dalle ore 8 alle ore 20
nelle scuole materne
ed elementari.
16 febbraio: id. nelle scuole medie.
23 febbraio: id. nelle scuole medie
superiori.
COSA
1) Consiglio di classe. - I rispettivi docenti, 4 rappresentanti dei
genitori (nelle superiori 2 rappresentanti dei genitori e 2 degli studenti). Durata: 1 anno.
2) Consiglio di circolo o di istituto.
In attesa del varo dei distretti
scolastici è sino ad ora l’organo
più importante. Durata 3 anni (a
parte la rappresentanza degli
studenti eletta ogni anno).
7
r
delle valli
ANGROGNA
cittadini di prima classe
cittadini di seconda classe
« Questo matrimonio non s’ha da fare »
la celebre frase del Manzoni ben si presta ad essere parafrasata in: questa strada non s’ha da fare. Il 1° febbraio 1974
gli abitanti delle località Pissaiot, Bastia
ed Arpanot, situate nel comune di Angrogna inoltravano all’amministrazione
comunale, una lettera, in cui esprimevano l’intenzione e la necessità di costruirsi, mediante l’apertura di un allacciamento e l’allargamento della stradina preesistente, una strada carrozzabile, che collegasse le loro frazioni all’arteria principale che, passando attraverso il Capoluogo, scende a Torre Pellice.
A tale scopo essi formulavano tre richieste: 1) che il comune inoltrasse domanda alla provincia per l’invio di una
pala meccanica; 2) che venissero forniti
i tubi di cemento necessari ad incanalare l’acqua dei due torrenti della zona;
3) che il comune facesse fare un progetto
dal suo tecnico. Tutti i proprietari concedevano gratuitamente il terreno per la
costruzione della strada, si impegnavano
a pagare il carburante per la pala meccanica e le mine necessarie a far saltare i
grossi roccioni che costeggiano per un
buon tratto i margini della strada. Il comune aderì prontamente alle richieste, di
fornire i tubi di cemento, e di far eseguire il rilievo tecnico dal geometra. Per la
pala meccanica invece, vennero prospettate numerose difficoltà. Dopo sei mesi
trascorsi in un alternarsi di promesse,
speranze, delusioni, gli utenti tentarono
a due riprese, di costruirsi la strada per
mezzo di una pala meccanica privata;
purtroppo i preventivi avanzati dalle due
ditte oscillavano fra i 2 e i 3 milioni di
lire, rendendo la spesa impossibile.
Questi in breve i fatti; a questo punto
si impongono alcune valutazioni. La nostra strada a quanto pare (ma non è stato controllato) figura nel novero delle
strade vicina,li. Il sindaco ci ha detto e ripetuto di aver pazienza, di aspettare, con
il tempo una pala meccanica sarebbe stata inviata anche nella nostra zona, ma la
precedenza spettava alle strade a manu
LUSERNA SAN GIOVANNI
Da alcuni anni, precorrendo di gran
lunga le decisioni dei decreti delegati, la
Scuola Materna Valdese di San Giovanni ha contatti regolari con i genitori, sia
per le questioni di ordine pedagogico e
didattico, sia per quelle di carattere amministrativo e organizzativo. L’Assemblea
dei genitori ha, a sua volta, due rappresentanti' nel comitato direttivo. Lo scorso mercoledì, in uno di questi incontri,
per l’occasione particolarmente ben frequentato, è stato dibattuto il tema del
futuro della nostra Scuola Materna. La
legge istitutiva della S. M. statale, pur
con tutte le sue riserve, le sue ambiguità
e la poca chiarezza che la contraddistingue, pone tuttavia il principio generale
che anche questo settore deve rientrare
nella sfera dei servizi sociali gestiti da
SERVIZIO MEDICO
festivo e notturno
Comuni di ANGROGNA - TORRE PELLICE LUSERNA S. GIOV. - LUSERNETTA . RORA'
dal 25 al 31 gennaio 1975
Dott. DE BETTINI GIANCARLO
Via D'Azeglio, 8 - Tel. 91,316 - Torre Pellice
FARMACIE DI TURNO
Domenica 26 gennaio 1975
TORRE PELLICE
FARMACIA INTERNAZIONALE ( Dr. Imberti)
Via Arnaud, 5 - Tel, 91.374 - Torre Pellice
LUSERNA SAN GIOVANNI
FARMACIA DOTT. PRETI
Via Inversegni - Tel. 90060 - Luserna
Martedì 28 gennaio 1975
FARMACIA MUSTON (Dr. Menassero)
Via della Repubblica, 25 - Tel. 91.328
AUTOAMBULANZA
Torre Pellice: Tel. 90.118 e 91.273
VIGILI DEL FUOCO
Torre Pellice: Tel. 91.365 - 91.300
Luserna San Giovanni: Tel. 90.084 - 90.085
Villar Penosa
tenzione comunale. A parte il fatto che a
questo tempo il sindaco non ha fissato
alcun limite, viene spontaneo un interrogativo: perché mai in una piccola entità
territoriale qual è il nostro comune esiste questa distinzione che declassa gli
utenti delle strade vicinali a cittadini di
serie B? Dunque le differenze di classe
esistono perfino nei piccoli comuni montani, almeno riguardo alle strade. Infatti
chi ha la fortuna di abitare nelle zone
servite da quelle comunali si ritrova ad
averle allargate ed asfaltate senza dover
spendere una lira, mentre chi abita lungo quelle vicinali, deve pagare di tasca
propria se vuole essere servito da strade
decenti; eppure le tasse e le imposte vengono pagate senza distinzioni da tutti gli
abitanti del comune. Per porre fine a questa ingiusta discriminazione tutta la rete
stradale dovrebbe passare a manutenzione comunale.
In fatto di ingiustizie, o se si preferisce, di scelte sbagliate, una spicca in modo particolare.
Nell’agosto 1974 il consiglio comunale
ha approvato il progetto di massima, per
l’asfaltatura del tronco stradale Pormaggia-Sonagliette, forse 1 km. di strada, scarsamente utile alla popolazione locale, situato però nella zona che potremmo definire il « quartiere residenziale » di Angrogna, piena di villette sorte dalla speculazione edilizia. Mentre si bilanciano milioni per asfaltare un tronco stradale che
serve soprattutto ai ricchi borghesi di
città, un gruppetto di famiglie locali abitanti in una zona veramente disagiata
lotta inutilmente da un anno per ottenere una pala meccanica che apra loro meno dì 2 km. di strada. Il 1975 vedrà finalmente soddisfatti il diritto e la giusta
aspirazione degli abitanti dell’Arpanot,
Bastia e Pissaiot ad avere una strada carrozzabile? L’amministrazione comunale
prenderà a cuore questo problema? Qualcuno porterà un aiuto concreto? Sono
tutti interrogativi che ci auguriamo vengano risolti in modo positivo.
Adelchi Ricca
scuola materna; verso una decisione
Oltre al culto di Natale, affollato come
sempre, ricordiamo la veglia del 24 sera
ove abbiamo udito uno studio del catecumeno Mauro Long e il Prof. Grillo,
predicatore laico di Udine e nostro gradito ospite, ci ha portato un saluto da
parte della Chiesa Metodista di quella
città.
Ricordiamo pure la festa della Scuola
Domenicale, rallegrata da im bell’abete,
dono del fratello Guido Costantino. Nel
programma : i Trombettieri diretti da Renato Rìbet, i canti dei nostri bimbi, la
recita : « Processo ad im Barba Valdese »,
preparata con impegno dai Catecumeni e
il «Recital sulla pace», opera dei nostri
Monitori. I giovanissimi hanno recitato
alcune poesie e la più applaudita è stata
la piccola Paola.
La colletta è stata destinata alla chiesa
dell’Asmara (L. 50.000).
La sera del 31 die. abbiamo ricordato
i nostri dipartiti e la mattina di Capodanno tre catecumeni; Marilisa, Daniele e
Mauro ci hanno presentato le loro riflessioni sul nuovo anno.
Il 5 genn. abbiamo avuto il piacere di
avere tra noi la sig.ra Tourn dei Chiotti
e la ringraziamo per la sua ottima predicazione. Un vivo grazie anche al Pastore
Pons di Pramollo che ha predicato il 12
gennaio.
Elezioni nella Scuola
La lista dei candidati del Comitato unitario per la democrazia nella scuola al
Consiglio del Circolo didattico di Villar
Perosa è la seguente: Sola Gerolamo
(Porte), Torano Isabella (Villar Perosa),
Laggiard Remo (Villar Perosa), Passina Diano (Villar Perosa), Acquadro
Franca in Pons (San Germano), Cogno
Mario (San Germano), Gino Augusto
(Perrero), Giaiero Renato (Inverso Pinasca).
Perrero
gli enti pubblici. In Val Pellice, ad eccezione di Luserna San Giovanni, tutti i
Comuni hanno aperto sezioni di S. M.
statale. Che si farà a San Giovanni? Che
intenzione ha il Comune? Pino a quando
il nostro servizio dovrà essere continuato? A questi interrogativi che nascono da
questioni di principio, se ne aggiungono
altri riguardanti la conduzione economica della nostra Scuola, sempre più diffìcile e onerosa. I nostri stipendi sono inadeguati e l’orario di lavoro è pesante. Il
problema diverrà insostenibile se, accogliendo la proposta dì riduzione d’orario
per cui si battono le insegnanti di S. M.
statale, sarà necessario assumere una seconda maestra per coprire l’arco della
giornata. Rifiutiamo peraltro di aumentare ancora le rette, operando una ingiusta discriminazione e sconfessando il carattere di servizio che la nostra opera ha
sempre avuto. Il contributo statale da
100 mila è stato portato quest’anno a 150
mila (quota parte dei 16 miliardi previsti per le 11 mila scuole materne private
il che fa una media di 1 milione e mezzo
a testa... dove sono andati a finire questi
soldi? chi sono i privilegiati?); un contributo della Regione di 400 mila lire e 300
mila del Comune completano il quadro
modestissimo delle sovvenzioni pubbliche. All’incontro erano presenti il Sindaco e il Direttore Didattico. Scopo del dibattito era semplicemente quello di porre il problema, sollevandone l’importanza nel nostro Comune, e chiarirlo in tutti i suoi aspetti con le persone competenti e responsabili. Il discorso dovrà ora
proseguire su due linee; a) nel Concistoro e alla Assemblea di Chiesa, per una
totale assunzione di responsabilità da
parte della Comunità che dovrà decidere sulla opportunità o meho di passare
dalla surroga allo stimolo, ponendo le
condizioni e le garanzie necessarie; b) sul
piano della comunità civile, iniziando con
un incontro da noi proposto, su iniziativa deH’Amministrazione comunale, con
le altre due scuole materne private del
Comune e allargando il dibattito a tutta
la popolazione.
A. T.
PInerolo
Angrogna
Torre Pellice
Domenica 22 dicembre, presso la Foresteria, ha avuto luogo la celebrazione del
Natale, con la partecipazione di tutte le
Scuole Domenicali della comunità.
Il culto è stato preparato interamente
dai ragazzi nel corso delle lezioni settimanali. Il testo scelto per la meditazione
(Marco 4, w. 1-20), tratto dal nostro programma annuale, è stato oggetto di ricerca e di riflessione per numerose lezioni;
le conclusioni sono poi state portate alla comunità sotto varie forme; preghiere e canti, mimi, scenette, cartelloni.
La partecipazione dei ragazzi, sia nel
corso della preparazione che dell'esecuzione, ci è sembrata più viva che negli
anni scorsi.
I monitori del Centro
Dopo lunghi e laboriosi contatti l’Amminìstrazione comunale di Torre rende
noto che a partire dal 15 febbraio prossimo il Dott. LUIGI AVANZI prenderà
servizio a Torre Pellice ed Angrogna, quale medico condotto interino ed ulflciale
sanitario.
S,P 0 SI
Annalisa Sfredda
e Giancarlo Pederzolli
annunciano il loro matrimonio nella
Chiesa Evangelica Metodista di Milano
il giorno'¡25 gennaio 1975, ore 12.
Rovereto (Tn) - Via Ferrari, 13
S. Germano
Associazione Commercianti
Su convocazione del sindaco, giovedì 16
gennaio 1 commercianti di Perrero si sono riuniti nella sala del Municipio: alro.d.G. il Piano comunale di Commercio. Alla seduta hanno assistito 1 membri della Giunta e quelli della Commissione del Commercio.
In apertura di seduta il sindaco ha illustrato brevemente la legge poi ha preso la parola l’ing. Daviero che, assieme
al collega Chiatarando, è stato incaricato
dalla maggior parte dei comuni delle valli Chisone e Germanasca della stesura
dei rispettivi Piani commerciali. Egli ha
spiegato ai presenti il complesso meccanismo di elaborazione dei dati, quindi ha
illustrato la situazione particolare di Ferrerò fornendo delle precise indicazioni e
anticipando quelle che potranno essere
le norme speciflche del Piano commerciale locale.
A poche settimane dalla morte della figlia Amilda, è deceduto dopo breve malattia Giovanni Alberto Poet della Ba'issa. Il servizio funebre ha avuto luogo lunedì 20 con larga partecipazione di parenti ed amici. Alle famiglie Poet e Pons
la nostra fraterna simpatia.
Lunedi 27 gennaio alle ore 20,45 presso
il Teatro Pinerolo Primavera, Via Marre,
il Collettivo Autonomo Musicale di Pinerolo presenta lo spettacolo di Dario Po;
Non si paga, non si paga, con la partecipazione di Dario Po e Franca Rame.
Occorre essere muniti della tessera del
Circolo « La comune », in vendita presso
il Collettivo Autonomo Musicale e presso i componenti la Redazione de « Il
Giornale di Knerolo e valli ».
Mercoledì 20 gennaio, alle ore 21, nel
salone del Cinema Roma, Via del Pino,
avrà luogo un’Assemblea-Dibattito sui
movimenti di liberazione nelle colonie
portoghesi. Interverrà un membro del
PAIGC (Partito africano per l’indipendenza della Guinea e Capo Verde); seguirà la proiezione di una pellicola e di
diapositive, quindi la discussione.
Sabato 23 gennaio alle ore 20,45, presso la Sala Unionista di S. Lorenzo, il
Gruppo Teatro Angrogna ripresenterà;
« Dai campi e dalle officine », una rassegna di canti popolari, del lavoro, dell’amore, della contestazione.
Un gruppo di catecumeni ha esaminato l’opuscolo « Anno Santo ».
Domenica 9 febbraio avverrà uno scambio con la comunità di Pramollo; il pastore Teofllo Pons predicherà a S. Germano, mentre il culto a Pramollo verrà
tenuto dai catecumeni sangermanesi di
III anno.
Domenica 23 febbraio gli stessi catecumeni presiederanno il culto a San Germano.
Nelle riunioni quartierali si sta esaminando l’Eco « nuova serie ».
Il Concistoro sì riunirà sabato 25 gennaio alle ore 20.
Marilena, commossa per le dimostrazioni di affetto ricevute in occasione della dipartenza della cara mamma
Frida Rostaing ved. Marcoz
ringrazia tutti coloro che hanno preso
parte al suo grande dolore.
Pomaretto, 1° gennaio 1975.
« Il suo sole tramonta mentre è giorno ancora» (Geremia 15: 9).
I familiari della cara scomparsa
Alma Poet in Bertalot
profondamente commossi e riconoscenti
ringraziano i medici ed il personale dell’Ospedale Valdese di Pomaretto. I Pastori Tourn e Rivoira. Tutte le persone
che sono state di aiuto e di conforto durante la sua lunga malattia.
Chiotti, 19 gennaio 1975.
« Non la mia, ma la tua volontà sia
fatta, o Signore» (Luca 22: 42).
Nel triste momento dell’impro'vvisa dipartenza del loro caro
Raymond Codino
la moglie, le figlie, il fratello e familiari
tutti, commossi e riconoscenti per la
grande dimostrazione di stima e affetto
tributati al loro caro, sentitamente ringraziano tutti coloro che con fiori, scritti, parole di conforto e presenza hanno
preso parte al loro dolore.
Ringraziano pure il Primario, i Medici,
le Suore, le Infermiere e il personale tutto della Traumatologia e del Pronto Soccorso dell’Ospedale Civile di Pinerolo.
Un grazie particolare ai Pastori Davite
e Gente ed al Rag. Remo Gardiol.
Prarostino, 13 gennaio 1975.
RINGRAZIAMENTO
I familiari del compianto
Cario Tomasini
ringraziano sentitamente quanti hanno
partecipato al loro lutto, di presenza o
con scritti.
Torre Pellice, 20 gennaio 1975.
8
8
lavorare per la pace
L intervento del pastore Tullio Vinay al dibattito sul tema
della pace svoltosi a Torino il 21 dicembre 1974
cronache antimilitariste
a cura di luca negro
Sabato 21 dicembre ha avuto luogo al
palazzo dello Sport di Torino un dibattito sul tema della pace a cui hanno partecipato rappresentanti di diverse posizioni politiche e religiose fra cui anche
il past. Vinay. A questa tavola rotonda la
stampa ha dato ampio spazio; un resoconto dettagliato ci viene ora offerto dalla rivista Nuova Società (N. 48) del 15
gennaio. Riproduciamo il sunto dell'intervento di Vinay.
Il pastore valdese Tullio Vinay ha sostenuto che il punto di partenza per « pace e evangelizzazione» è VAGATE, termine greco che indica nel Nuovo Testamento l'amore che Dio ha per gli uomini. Non
è la sublimazione dell’amore umano, che
normalmente è desiderio di possesso, ma
l’opposto. È il dono che Dio fa di sé agli
uomini, è un protendersi verso l’alto, un
abbassarsi per redimere le sue creature.
E la croce. Non è in alcun modo una
teoria — ha sostenuto Vinay — nemmeno
un sentimento: è azione.
Ogni azione deve muovere i suoi pri
manifesto
anticoncordatario
L’associazione per la Libertà Religiosa
in Italia ha recentemente diffuso un Manifesto Anticoncordatario degli insegnanti italiani che riprende ed amplia l’iniziativa degli insegnanti della provincia di
MUano dello scorso autunno di non applicare i vigenti programmi riguaardo alla materia deU’insegnamento religioso.
Diamo qui il testo di questo Manifesto.
L’Associazione invita anche tutti coloro
che in qualche forma sono responsabili
del problema scolastico di impegnarsi
perché i temi anticoncordatari siano introdotti nell’attuazione dei Decreti Delegati.
Poiché in vista delle trattative per la
revisione del Concordato, il Vaticano ha
reso noto che non intende modificare,
salvo qualche ritocco, le posizioni tradizionali sull’insegnamento della religione
nelle scuole italiane, i sottoscritti insegnanti delle università e delle scuole di
ogni ordine e grado, credenti e non credenti,
premesso che è compito della Chiesa
cattolica e non dello Stato insegnare la
dottrina cattolica, mentre appartiene ai
fini istituzionali della scuola pubblica la
libera e autonoma indagine conoscitiva
del fenomeno religioso, così come quella
di tutti gli altri fenomeni della storia dell’umanità,
denunciano come antidemocratico e
manifestamente incostituzionale l’art. 36
del Concordato che pone a « fondamento
e coronamento dell’istruzione pubblica
l’insgnamento della dottrina cristiana secondo la forma ricevuta dalla tradizione
cattolica », nonché rassetto legislativo
che privilegia e finanzia le scuole e le
istituzioni culturali cattoliche,
dichiarano che, lungi dall’attenersi alla norma stabilita dall’art. 36 del Concordato, essi la trasgrediscono scientemente e deliberatamente nell’esercizio del
loro insegnamento perché essa contrasta
radicalmente con lo spirito della ricerca
e col metodo della scienza ed è nefasta
alla formazione dello spirito critico e
della mentalità scientifica degli alunni, a
tutti i livelli della pubblica istruzione,
plaudono all’iniziativa di quegli insegnanti elementari di Milano e provincia
che hanno ufficialmente dichiarato il loro rifiuto di applicare i vigenti programnii d’insegnamento elementare in tutto
ciò che concerne la normativa concordataria e, in particolar modo, la prescrizione, in essi contenuta, di porre la dottrina cattolica a « fondamento e coronamento di tutta l’opera educativa ».
Doni Eco-Luce
Angelo Actis, Nichelino L. 1.000; Clan
dino Paolucci, Roma 1.000; Guglielmo An
giolillo, Roma 1.000; Federico Schenone, Ge
nova 2.000; Carlo Roncaglione, Pont Cana
vese 1.000; Irma Zecchin, Venezia 1.000
Giulio Rivoir, Milano 2.000; Mario Desana,
Torino 1.000; Maria Luisa Villani, Firenze
1.000; Eva Melile De Filia, Firenze 1.000;
rida Long Meynier, S. Germano 500; N.N.,
Roma 450; Rita Koudijs, Melnate 2.000; Luciano Gattai, Firenze 1.000; Dino Costabello,
Novara 2.000; Evangelina Tomassone, Torino 5.000; Silvia Raimas, Milano 500; Tina
Ghelfi Cordone, Roccapietra 1.000; Evangelina Albano Zaccaro, Portogruaro 1.000,
Grazie ! f continua)
rni passi; nella linea della politica dell’AGAPE, secondo il pastore Vinay, ci sono due primi passi essenziali da fare: 1 ) la
lotta contro la fabbricazione e la vendita
degli armamenti, che non può interessare
soltanto i movimenti non violenti ed antimilitaristi ma soprattutto le organizzazioni sindacali. I sindacati non devono
proteggere soltanto direttamente gli operai (in materia di salari, di orario di lavoro, di tempo libero) ma devono proteggerli anche con lungimiranza, nell’opporsi alla fabbricazione di armi.
Il secondo passo essenziale — che Vinay ha definito « l’altro bersaglio » — riguarda la società dei consumi. Si tratta di
ritrovare una vita semplice, in cui i beni
culturali e spirituali sostituiscono in parte quelli materiali e non si sprechi ciò che
è indispensabile alla sopravvivenza di miliardi di persone. Quest’ultima azione potrebbe essere condotta come una « lotta
partigiana», nel senso che partendo da
pochi, molti e molti si aggiungerebbero
fino a forma.re una vera massa, per costringere le industrie a non produrre per
lo spreco, ma, cambiando direzione, produrre ciò che è necessario allo sviluppo
del Terzo Mondo, al quale per appropriati canali si dovrebbe far pervenire un flusso finanziario, frutto dei risparmi sui nostri^ consumi. Nulla si muterà se non si
sarà pronti a giocare la propria vita per
la giustizia nel mondo.
« Chi vuol conservare la sua vita — ha
sostenuto Tullio Vinay — diverrà, prima
o poi, strumento nelle mani di chi vuol
toglierla agli altri ».
anche l’Italia
ha ambizioni atomiche
Sono passati pochi mesi dalla prima
esplosione atomica indiana, che a suo
tempo aveva causato una... esplosione di
scandalo e indignazione in tutto il mondo, Italia compresa. Chissà se altrettante
persone saranno disposte a « scandalizzarsi », ora che anche l'Italia sta preparando la sua « mini-atomica »?
La notizia, riportata da vari giornali,
primo fra tutti « L’Europeo », può sembrare fantastica ma non lo è.
Anche se non siamo in grado di fornire
prove indubitabili, vi è una serie di indizi e di voci che ci danno la sicurezza che
qualcuno sta preparando qualcosa; sottobanco, naturalmente.
Anzitutto circolano insistentemente voci secondo cui non tutto l’uranio delle
centrali di Ispra e Saluggia andrebbe all’estero, ma che una parte di questo materiale sarebbe sottratta per scopi non
ben precisati. Uno scienziato, che ha voluto rimanere anonimo, ha fatto questa
dichiarazione alla Gazzetta del Popolo di
Torino:
— Non è improbabile che anche in Italia, sia pure in Quantità minime, materiale nucleare venga dirottato dalle centrali
di produzione a fini diversi da quelli stabiliti.
Questa denuncia è stata fatta oggetto
di una recente e agitata riunione del
la settimana internazionale
a cura di tul Ilo viola
NAHUM GOLDMANN
E IL PROBLEMA PALESTINESE
Su tale problema il presidente del
Congresso Ebraico Mondiale, che abbiamo già citato più volte (v. i nostri articoli: «Un Ebreo parla agli ebrei», e «Ricordatevi degli antichi profeti! » sui nn. 15
del 13.4.'73, e 16 del 20.4.’73), è stato nuovamente richiesto d’esprimere la sua autorevole opinione.
1) Alla domanda: «A che cosa attribuisce Lei la solitudine d’Israele? », il Goldmann ha risposto: « L'attribuisco, in larga ynisura, alla politica (e talvolta alla
mancata politica) svolta dallo Stato
d'Israele, fin dalla sua nascita 26 anni fa
e, ancor prima, dal movimento sionista.
Ho sempre ritenuto che uno Stato ebraico non avrebbe potuto sussistere, alla
lunga, in un oceano di ostilità arabe ».
Il Goldmann ha ricordato il suo monito, pubblicato nel 1917, subito dopo la
dichiarazione Balfour (con la quale il
governo inglese s’era pronunciato in favore d’una « patria ebraica »), su un giornale tedesco, che « ancor più importante
di quella dichiarazione, con tutto il suo
significato storico, sarebbe stata un'analoga dichiarazione da parte degli Arabi ».
« Il mio articolo (ricorda il Goldmann)
aveva suscitato una protesta generale:
come avevo potuto dare importanza a
dei "Beduini", che a quell'epóca non costituivano neppure degli Stati indipendenti, più che al potente Impero Britannico?
Treni’anni più tardi, dopo l’adozione,
da parte dell’ONU, d’un piano di spartizione della Palestina in due Stati, l’uno
ebreo, l’altro arabo (piano che aveva tutto il mio appoggio), io proposi a Ben Gurion di non proclamare unilateralmente
uno Stato ebreo. Benché gli Arabi fossero, a quell’epoca, deboli e isolati, io
sostenevo che non bisognava metterli di
fronte al fatto compiuto ». Ma anche questo consiglio, com’è ben noto, non fu
ascoltato.
« In seguito, il governo di Gerusalemme non ha saputo cogliere, con sufficiente energia, numerose occasioni che avrebbero forse potuto condurre ad una riconciliazione con gli Arabi, e ciò perché esso
non era disposto a dare il proprio consenso a delle concessioni necessarie. L’ultima di tali concessioni, nel tempo, s’era
presentata dopo la guerra dei sei giorni ».
2) Alla domanda: Potrebbe Lei suggerire una soluzione per il problema specificamente palestinese? », il Goldmann ha
risposto, fra l’altro: « La migliore soluzione consisterebbe nel far amministrare i
territori della Cisgiordania (cioè i territori occupati da Israele, nel 1967, ad Ovest
del Giordano), dopo che Israele li abbia
evacuati, dalle Nazioni Unite. Queste organizzerebbero un plebiscito, per permet
tere ai Palestinesi di scegliere fra uno
Stato indipendente e uno Stato confederato con la Giordania ».
Il Goldmann, tuttavia, nello stato attuale delle cose, « appoggia pienamente il
rifiuto del governo di Gerusalemme di
negoziare con l’OLP, cioè con un’organizzazione il cui "fine strategico" è quello di
distruggere lo Stato d’Israele e che si serve di metodi terroristi ». Ma ammette che
la situazione è fluida e che altre vie
d’uscita probabilmente s’apriranno in un
prossimo futuro.
Noi crediamo che il Goldmann abbia
ragione quasi in tutto. Diciamo « quasi »,
perché il suo giudizio, così fortemente
negativo, sulTOLP, non ci convince. Crediamo che Israele trarrebbe gran gran
beneficio nel riconoscere ufficialmente
TOLP, al più presto ed anche unilateralmente.
(L’intervista di cui sopra, è apparsa su
« Le Monde » del 9-l-’75X
IPOCRISIA
ic Henry Kissinger in vari discorsi s’è
detto vivamente preoccupato dell’avvenire dell’Europa. Ma che significato hanno
quei discorsi? In proposito, nell’articolo
di testa de « L’Espresso » del 12 c., si
legge:
« L’equazione ”spengleriana” ’ di Kissinger (debolezza degli USA = caduta
dell’Occidente; potenza degli USA = solsalvezza dell’Europa e dei due anelli più
deboli della catena, cioè Italia e Inghilterra) sembra proporsi un fine caritatevole e assistenziale. Gli europei sono cattivi e si comportano come gattini ciechi K
Giseard d’Estaing è un guastafeste ammalato di gratideur, Wilson un melanconico curatore fallimentare, dei governanti
italiani meglio non parlare, per carità
d'Occidente.
Non che in quest’analisi non ci sia una
parte di vero. Figuriamoci! Solo che il suo
punto di partenza nasconde un’altra dose
d’ipocrisia. Che l’Europa sia nei guai fino
al collo è cosa certa. Ma la situazione degli USA non è molto migliore. Una recessione in atto, 6 milioni e 'A di disoccupati, la bilancia dei pagamenti in progressivo sgretolamento, il potere delle multinazionali direttamente minacciato dalla
potenza dei petrodollari, sono altre verità certe. Le preoccupazioni per il "tramonte dell’Occidente“ (v. sopra) non c’entrano, o c’entrano secondo una prospettiva, quella kissingeriana, che ha poco da
spartire con i reali interessi d’Europa ».
' Dal nome dello scrittore tedesco Oswald Spengler (1880-1936), autore del libro; « Il tramonto
dell’Occidente » (1918-1922).
^ Si racconta che, in punto di morte, Stalin abbia esclamato : « Che farete senza di me, gattini
ciechi! ». La frase è divenuta celebre.
CNEN, l’organismo preposto al controllo
delle ricerche e della produzione nucleare in Italia.
È arcinoto il fatto che — oltre al materiale — non ci mancano né i tecnici né
la capacità di produrre una atomica, sia
pure di tipo semplice (mini-atomica). La
commissione per l’energia atomica degli
Stati Uniti pone l’Italia tra quei venti
paesi in grado di fabbricare ordigni nucleari.
Questa fabbricazione d’altronde è stata
r^entemente caldeggiata da più parti:
citiamo ad esempio l’ambasciatore Roberto Gaja, attuale segretario generale
della Farnesina, che lo ha fatto dalle pagine della Stampa di Torino.
Certo, il governo si guarda bene dalTincoraggiare simili posizioni; e proprio
pochi giorni fa è giunta una smentita del
ministro per la ricerca scientifica.
Ma nella nostra Italia è sufficiente la
smentita di un ministro? Sappiamo tutti
che, indipendentemente dalla sua buona
o cattiva volontà, il governo non è in
grado di controllare tutti gli organi dello
stato (vedi esercito: tanto è vero che le
stesse voci parlano di una situazione molto avanzata delle ricerche nel centro nucleare militare di Pisa).
Vi è comunque un fatto concreto che
implicitamente dimostra le intenzioni dei
nostri governanti. L’Italia, come è noto,
ha aderito al patto di non proliferazione
nucleare; eppure, dopo undici anni, non
lo ha mai ratificato, né è stato preso in
esame dal governo o dal parlamento.
Che cosa significa questo? Che al patto
ci riserviamo di aderire quando avremo
anche noi la nostra bombetta? Che crediamo in questo modo di garantire la pace e la sicurezza internazionale? Che pensiamo così di applicare l’articolo undici
della Costituzione (l’Italia ripudia la guerra...)? Non crediamo che ci sia bisogno
di dilungarsi suU’illusorietà, sull’assurdità, o peggio sulla criminalità di chi difende la bomba.
E evidente che, come ha scritto al governo un gruppo di scienziati, « non ci si
può fare illusioni: una bomba atomica
non può mai essere strumento di pace ».
E chiaro che, come ha scritto Sandro Qttolenghi sull’Europeo, « seguire la strada
nucleare significa, ancora una volta, alimentare, e al massimo livello raggiungibile, la strategia della tensione. Non per
nulla, gli appelli alla bomba italiana sono
venuti da persone che, in questo momento, sono sotto accusa per le varie trame
eversive degli ultimi anni ».
E giunto il momento di scegliere. Nel
maggio prossimo si riuniranno finalmente i paesi firmatari del trattato anti-nucleare per dare un assetto definitivo al
documento, giudicato «vitale per la storia, non solo politica e militare, dell’umanità ». E l’Italia deve scegliere come presentarsi alla riunione: se mantenere la
sconcertante e sospetta ambiguità di oggi,
o se scegliere seriamente la via della pace. « Si tratta di scegliere — ha dichiarato l’ex direttore del CNEN Felice Ippolito — se entrare in un consesso intemazionale di persone per bene, che fanno il
possibile per evitare la distrazione dell’umanità, o se rimanere definitivamente
in un gruppo di fetenti che inseguono chimere pericolosissime per tutti ».
Erika Tomassone e Luca Negro
Comitato di Redazione: Bruno BelMon, Valdo Benecchi, Gustavo Bouchard, Nìso De
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8 luglio 1960
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