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Anno 112 - N. 6
14 febbraio 1975 - L. 100
Spedizione in abbonamento postale
I Gruppo bis/70
BiB'.iCTiCA VALJ2SE
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ddle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
Libertà come possesso
0 come vocazione?
La formula cavourriana « Libera chiesa in libero
concessa alla libertà responsabile
stato » resta attuale - Dalla libertà
La riflessione, alla quale ci chiama il
XVII Febbraio 1975, può tradursi nelle
domande : Fino a che punto furono e sono le nostre comunità evangeliche sostenitrici di una libertà, che generi profondi mutamenti nelle coscienze e nella società OPPURE fino a che punto furono
e sono comunità cultuali, che difendono
la loro libertà interiore sul fronte del loro culto, della loro vita spirituale o al
massimo entro le mura delle loro famiglie? Fino a che punto la vecchia tolleranza è superata non a causa dell’innegabile invecchiamento delle istituzioni religiose, ma a motivo della coscienza dei
figli di Dio riscoperta nella conoscenza
deìYEvangelo?
Queste domande si fanno acute perché
nellTtalia del 1975 ci ritroviamo di fronte alla situazione, inimmaginabile per
molti italiani del 1848, di un paese, che
discute ancora sulle variazioni linguistiche di un Concordato anziché essere disposto a liquidare l’ambiguità concordataria con i bazar dei suoi politicanti e
con i suoi effetti funesti per i credenti e
i non credenti del nostro tempo.
Sul piano storico, le risposte non possono prescindere dal pensiero di Alessandro Vinet. E’ nota la sua influenza su
Camillo Benso Cavour, ma va considerata l’autorità morale e teologica del Vinet su molti pastori valdesi, che vissero
più da vicino le prime vicende risorgimentali. Vinet muore nel 1847, ma il suo
pensiero accompagna quei pastori con i
suoi scrìtti, che affollano le loro non ricche biblioteche. E’ nota la formula, che
da lui ha tratto una particolare valorizzazione: « libera chiesa in libero stato ».
Per Vinet la libertà di coscienza e la libertà religiosa sono fonte e frutto di un
cristianesimo autentico, che rifiuta i privilegi delle chiese costituite e la protezione degli stati.
« Se dobbiamo scegliere, dobbiamo
preferire la persecuzione più vivace alla
protezione più indiretta ». « Vinet, scrive
Vinay, vuole distruggere il rapporto fra
la convinzione religosa e la società civile
perché « menzogna e radice di menzogna ». « Ogni governo si fa papa nei
confronti della chiesa che esso protegp ».
« La chiesa libera è potente come l’anima che è immortale; l’altra (la chiesa di
stato) è forte come questo mondo, che
passa ». La conseguenza nel campo del
diritto è la tesi della separazione della
Valutazioni del Mosè televisivo
Cile : evangelici con Pinochet?
Nel 1849 i Valdesi dissero no alla « chiesa di
stato »
Genova : Convegno interregionale delle comunità
di base
Risultati e commenti alle votazioni nelle elementari alle Valli.
p. 5
p. 6
chiesa dello stato, quale migliore garanzia per un cristianesimo autentico.
La chiesa valdese ha seguito la hnea
vinetiana quando in una dichiarazione del
1849 ha significato al governo piemontese
che « ogni ostacolo o restrizione posti
dallo stato alla sua attività e allo sviluppo della vita interione sarebbero lesivi
della sua autonomia. La falserebbe come
chiesa e tenderebbe a dsitruggerla ». Ma
la sua prassi è stata spesso ispirata ad una
tradizione di chiesa perseguitata, che
esprime gratitudine al sovrano per qualche diritto, che le sarebbe stato semplicemente dovuto e senza suppliche interminabili. la riviviscenza della formula del
1849 nel 1943 non poteva essere efficace,
perché ormai si avvertiva che una chiesa
non è libera perché si chiama « libera »,
ma solo se si libera da condizionamenti
sociali e politici, che tendono a farla
complice di una conservazione non illuminata. La vecchia contrapposizione teorica fra chiesa e stato è ormai sostituita
dalla contrapposizione fra Evangelo e società, nonché dalla ricerca del ministero
profetico della « predicazione politica »
della comunità.
La componente mazziniana e garibaldina del bagaglio delle altre chiese evangeliche italiane le ha rese più agguerrite
contro le pretese dello stato liberale e
clericale. Ma questa diversità di stili e di
orientamento non ha impedito che la
marcia graduale verso la libertà, fonte e
frutto della comunione con Cristo, e la
conquista delle varie libertà (cultuali, associative, personali, di stampa e di opinione ecc.) sia stata per tutti lenta, difficile, ostacolata in ogni suo passo.
Gli Evangelici non si sono visti calare
nel loro campo una libertà « liberamente
ed interiormente riconosciuta » ma se la
sono vista conteggiare da una mentahtà
intollerante o integralista. Essi hanno trovato sul loro sentiero la mentalità perennemente concordataria di vecchi e nuovi
stampi della maggioranza cattolico romana. Non di rado quella mentalità è
stata accolta da compagni di viaggio,
che l’hanno sottovalutata nella sua potenza di annegamento delle coscienze.
La via della libertà di coscienza, fermento delle altre hbertà perché fondata
in Cristo, è ancora sempre lontana dal
traguardo. Ma le nostre comunità non
possono non percorrerla perché è in gioco la loro e l’altrui vera liberazione.
Nota - Leggere nel libro La posizione
delle chiese evangeliche di fronte allo
stato (Claudiana 1969) le relazioni di Valdo Vinay su: significato e limiti della teologia del separatismo di Alessandro Vinet
e di Giorgio Spini su: Rapporto delle chiese evangeliche italiane con lo Stato durante il Risorgimento. Carlo Gay
_____A KIEV PROCESSATO UN PASTORE BATTISTA
La libertà religiosa:
un problema aperto
Dal fisico russo dissidente, Andrei Sakharov rOccidente ha appreso la notizia
della pesante condanna inflitta (5 anni di
carcere e 5 di esilio) a Kiev, al pastore
battista Georgij Vins. Tutto si è svolto
nel più grande segreto e questo non ha
favorito il Consiglio Ecumenico delle
Chiese, deciso in questa circostanza ad
uscire dalla sua abituale riserva.
Il pastore Vins, ingegnere e laureato in
economia, è l’esponente di un gruppo di
battisti dissidenti che ha rotto i rapporti
con l’Unione Battista dell’U.R.S.S. (membro del C.E.C.) È frequente all’interno
del movimento battista che si creino situazioni di attrito fra coloro che si richiamano ad una chiesa ufficiale, riconosciuta dallo Stato, e coloro che, per motivi
essenzialmente teologici, lo rifiutano.
Dissidente e figlio di dissidente (il padre, pastore lui pure morì nel 1943 in caihpo di lavori forzati) Georgij Vins non è
al suo primo arresto. A quanto è dato sapere sarebbe ora accusato sulla base dell’articolo 209-1 del codice penale ukraino.
Informato da cristiani russi il C.E.C.
ha preso posizione in due tempi: il 14 novembre il segretario Philip Potter si è
rivolto al ministero della giustizia dell’Unione Sovietica chiedendo: che l’accusa fosse resa nota, che un giurista potesse assistere al processo e che fosse garantita la difesa deH’imputato. Non ottenendo risposta i dirigenti del C.E.C. hanno
indirizzato il 30 gennaio una seconda let
tera insistendo sul « diritto fondamentale di ogni uomo di vivere secondo la propria convinzione religiosa liberamente
scelta ».
Il processo ha avuto luogo come si è
detto; si attende a Ginevra di sapere se
il pastore Vins ricorrerà in Appello, sarebbe questa infatti una ulteriore possibilità per esercitare una qualche pressione sui dirigenti del paese.
(adattato da "La Vie Protestante")
Il caso Vins, letto senza prevenzioni
ideologiche, nello spirito di libertà e di
comunione che richiede il caso, si presta
a due ordini di considerazioni.
Esso riapre, o mantiene aperto, il problema del rapporto tra fede cristiana e
Stato socialista. Non si tratta qui dei due
casi diversi, della libertà di credere personalmente, interiormente in un paese
socialista, o del rapporto evangelo-socialismo ma della possibilità di esprimere la
fede in uno Stato di tipo socialista.
In secondo luogo il processo di Kiev
presenta una novità di non poco conto: il
Consiglio Ecumenico è intervenuto presso le autorità in favore dell’imputato ed
ha reso pubblico il suo intervento. Chi
ricordi la risposta che il segretario Potter
diede quest’estate a Torre Pellice, su questo preciso argomento: rapporti fra CEC
e paesi dell’Est, può valutare la novità
del fatto. Un C.E.C. più coraggioso, più
libero da condizionamenti occidentali?
Giorgio Tourn
V were
VEvangelo
LUCA 6: 47-48
Le grandi nevicate di Frali degli anni scorsi hanno fatto meditare sulla
parabola di Gesù quando delle case
sono crollate per essere state costruite pochi metri oltre il limite imposto
dalle valanghe o gravemente danneggiate perché era stata fatta economia nel cemento armato dei tetti.
Gesù ha usato questa immagine
per dirci che la vita di un uomo, di
una comunità, di una società deve
essere vissuta al posto giusto ed al
modo esatto.
In tempo di XVII febbraio pensiamo in modo particolare alla « storia » della Chiesa Valdese. Essa può
essere considerata utilmente anche
da questo punto di vista: che cosa è
successo quando queste parole di
Gesù sono state messe in pratica o
meno, pur tenendo conto della relatività in cui sappiamo ossèrvare la
Parola di Dio.
Gesù usa, in questa parabola, tre
espressioni:
Venire a me. Questa frase è stata
molto usata in tempi passati non ancora molto lontani. Le è stato dato
un significato eccessivamente spirituale ed intimo. Mi sembra piuttosto indicare la vicinanza all’Evangelo di tutta la vita del credente e
della chiesa. Non tanto una intimità
con il Cristo (che è sempre il Signore ) quanto il fatto che la nostra vita
è « vicina » all’Evangelo e alle sue
indicazioni, è vissuta su linee che
non si discostano troppo da quelle
che Gesù ci ha indicato.
Ascoltare le mie parole. Il senso
di questa espressione è evidente.
Non sottolineeremo tuttavia mai abbastanza questo fatto: vivere come
credenti nel mondo significa seguire
le indicazioni della Parola di Dio
perché VEvangelo non lo inventiamo
noi. Sembra ovvio, ma se consideriamo la nostra vita e quella delle
nostre chiese ci accorgiamo che ogni
volta che cerchiamo di comprendere ed interpretare VEvangelo questo
rischio si presenta in modo molto
concreto.
Infatti non si tratta semplicemente di ascoltare VEvangelo, ma di
VIVERLO. Il che vuol dire scegliere
di essere pecore in mezzo ai lupi,
deboli in un mondo di violenti, discepoli di un Signore ancora e sempre crocifisso. Significa vivere per
contraddire le speranze ed i metodi
di questa nostra generazione senza,
tuttavia, allontanarci da essa. Significa vivere votati alla sconfitta se
non alla distruzione. Tutto sembra
dirci di « sì ». Tranne Gesù Cristo
il quale ha detto ben forte di « no ».
Vivere in questo modo, noi e le
nostre chiese, significa edificare sulla roccia e su fondamenti ben profondi e poter rimanere in piedi
quando la fiumana che ci investe
avrà raggiunto tutta la sua forza.
Franco Davite
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a colloquio
con I lettori
« Temo ohe il suo ”A colloquio” del n. 4 toglierà l’illusione di poter colloquiare con Lei a
quanti non sono del Suo stretto entourage ».
Con Questa entrata in materia brusca e
recisa Un lettore, di S. Germano Chisone,
inizia la sua lettera e prosegue:
« Per qualche osservazione di carattere grafico da parte dei lettori Le salta la mosca al naso e, invece di farci un pensierino, li tratta da
sciocchini che usano più gli occhi che il cervello... ».
Spiacente di aver dato questa impressione che da buon avvocato il nostro lettore non si è lasciata sfuggire, volevamo
solo dire che le critiche al nostro lavoro
sono costruttive se scendono alla sostanza delle cose più che stare alla forma.
Le osservazioni circa il contenuto del
nostro giornale non sono mancate, qualcuno lamenta una eccessiva parzialità ed
unilateralità, un eccesso di « politica »;
sono le critiche già rivolte in passato al
direttore G. Conte; faremo del nostro meglio per essere meno parziali...
Come avevamo preannunziato lo scorso
numero, pubblichiamo la lettera della sorella torinese con la risposta di Sergio
Rostagno.
La vecchia abbonata, di scarsa cultura (soprattutto in campo sociale-politico), che per la sua
chiesa si adopera, pur conscia dei propri limiti,
apre il n. 3 de « La Luce » scorre rapidamente
il trafiletto a pag. 6 sulla vertenza « Giitermann », firmato S. R. Pensa che esso rifletta il
pensiero di un sindacalista, il cui compito —
crede di sapere — è quello di tutelare gli interessi e di far rispettare i diritti dei lavoratori;
si rende conto dei problemi gravissimi e vitali
sia per i prestatori d’opera che per i datori di
lavoro, nulla ha da eccepire. È però colta da un
subito ripensamento, rilegge più attentamente
l’articolo, perché accanto a parole come « solidarietà », « coraggio », « forza », « di fronte (meno male che non è stato scritto ’’contro”) ai metodi dei ricchi proprietari », vede scritto : « la
persona di Cristo », « il vemgelo », « malvagità ».
La vecchia abbonata è smarrita, è colta da
un dubbio: che S. R. sia persona che non conosca solo la legge, ma anche la parola di Dio?
Si domanda; e allora se S. R. sa ascoltare la
voce che viene dall’alto, invece di esacerbare gli
animi e di incitare gli uni contro gli altri, perché non tenta altra via per affrontare i suddetti
problemi, invocando su tutti la potenza dello
Spirito che illumina?
La vecchia abbonata apre il Vangelo, legge alcuni passi in Matteo V, in 1 Giovanni, in Romani XIV... nel suo cuore, un po’ ingenuo, risuona l’eco di un cantico « le sacre pagine sol
danno aita... ». Vorrebbe capire. Può sperare che
qualcuno le risponda?
MOSE’, LA LEGGE DEL DESERTO
E' ancora Mosè quello della TV?
E’ possibile trasporre la Bibbia in TV? -1 tentativi di ieri sono fallimentari, quello di oggi
è problematico - Il Dio di Mosè e il Dio dell’Evangelo
Dice il regista...
Dove si situa il « Mosè »? In un’intervista apparsa sul Notiziario della RadioTV italiana, il regista Gianfranco Da Bosio ha dichiarato che l’opera intende rigettare una interpretazione della figura
di Mosè « in termini di retorica del trascendente »; la storia di Mosé interessa
« in quanto storia esemplare di uomini... »: « l’uomo, ridotto alla condizione di
schiavo, si proietta verso la conquista
della libertà, nella ricerca morale, nella
ricerca, dentro di sé, del senso autentico
di una libertà, che non gli è stata consentita. Di qui le leggi del monte Sinai. Mosè
le offre al popolo come un codice di libertà ». Ed alla domanda se Israele non'
ricercasse piuttosto Dio che la libertà, il
regista ha risposto che non vede la contraddizione: « poiché il Dio del Vecchio
■Testamento è un Dio inteso come fonte
di Legge, cioè di regola morale conquistata nella libertà, acquisita nel libero arbitrio ».
Si è quindi rinunciato coscientemente
agli effetti speciali ed agli orpelli di cui
questo genere di spettacolo è stato sempre ornato. Parole analoghe mi sono state dette dallo sceneggiatore Vittorio Bonicelli. Ambedue si sono, inoltre, seriamente informati sul piano bibliografico,
raccogliendo un’ampia documentazione
(ho controllato!), il che è per lo meno insolito per dei non-specialisti.
Il teologo cristiano potrà forse criticare ta terminologia umanistica invece che
teologica e segnalare quindi la sua inadeguatezza al soggetto; ma un elemento importante mi sembra che debba essere riconosciuto: il regista e lo sceneggiatore
hanno compreso che la Legge data da Dio
è anzitutto grazia. Iddio ha salvato e liberato il proprio popolo; l’aiutà ora a
darsi delle strutture nelle quali la libertà
e la salvezza ottenute trovino la loro
espressione: il Patto. Si tratta dunque di
un annuncio evangelico, non legalistico.
D’altra parte la storia della presa di
coscienza di un popolo, quello che possiamo chiamare una lotta di liberazione, anche se senza dubbio presente nelle storie
dell’Esodo e dei Numeri, non costituisce
certamente l’elemento chiave della narrazione: c’è anche, ma v’è molto di più. E
questo « di più » è stato visto da una recensione apparsa su L’Unità del 31.XII.’74,
a sigla g. c.
L’Unità
Secondo il quotidiano comunista, l’impresa è destinata al fallimento, a causa
del genere prescelto, lo sceneggiato, assolutamente inadatto al tema. « La Bibbia,
risultato di una elaborazione collettiva,
orale e scritta, durata secoli, è un’opera
molto complessa, che non può essere considerata alla stregua di una pura leggenda, né alla stregua di una cronaca storica.
Tuttavia, come rilevano alcuni studiosi...,
il Grande Libro, ’’piuttosto che come cronaca storica, va inteso come testimonian
A chi non crede serve poco
al credente non dice nulla
Gentilissima Signora,
perdonerà se non posso soffermarmi su ogni
punto da lei toccato. Per venire subito alla questione centrale: prima di tutto chi dice che sia
mancata — da parte mia o di altri credenti che
hanno seguito la faccenda Giitermann — l’invocazione dello Spirito o che (affermazione non
solo gratuita) abbiamo esacerbato gli animi?
Nel migliore spirito possibile, prendendo spunto dai tre brani biblici da lei citati, vorrei dire
che comunque il messaggio hiblico non può venir usato per esortare la vittima a tender il collo sotto la scure del carnefice, né per spingere
l’agnello nella bocca del lupo.
I fatti : una Ditta di propria iniziativa sospende dal lavoro un quarto dei suoi operai e propone al resto di lavorare di più; gli operai allora scendono in sciopero ed ottengono di fare a
turno tutti quanti un periodo di sospensione di
un mese su quattro. Nessuno cercava divisione,
ma accordo con la Ditta su questo punto e l’accordo fu raggiunto solo dopo aver dimostralo risoluta fermezza da parte operaia.
I bei passi biblici che lei cita la confortano
nelle sue idee? Per me invece sono l’annuncio di
una realtà nuova, in nome della quale non ci è
lecito, come credenti, acquiescere ad una sistemazione delle cose come quella che proponevano
i cervelli della Giitermann.
Io mi trovavo anche di fronte al fatto che i
valdesi presenti non riuscivano a metter insieme la loro fede e la loro azione se non, nel migliore dei casi, balbettando le parole dei discepoli : Signore, salvaci, siam perduti (Mt. 8: 25).
Era possibile che quésto fosse Tatteggiamento
che sorgeva come risposta alla predicazione della
chiesa? Era possibile ancora riconoscere in quelle strane parole l’eco di un annuncio fedele dell’Evangelo? Signora, in quel momento ho pensato che spesso noi abbiamo prima ridotto il messaggio biblico alla misura dei languori decadenti
di una classe in decadenza, e poi lo abbiamo propinato in questa forma alla gente semplice come
pane della vita. In questo siamo stati veramente
infedeli. Perciò ho poi detto e scritto le cose che
Thanno lasciata smarrita.
Sergio Rostagno
La ristrettezza di spazio ci costringe invece a rinviare gli scritti di E. Pinardi e
G. Peyrot.
il direttore
Molte e varie possono essere state le
reazioni suscitate dalle sette puntate televisive, cerchiamo di evidenziarne alcune soltanto.
Per una mentalità protestante questo
Mosè è chiaramente il frutto di una interpretazione cattolica precostituita. Basta a questo proposito la melodia dello
«Sch’mà Israel» (= Ascolta Israele) di
chiara eco di messa. Mosè è il simbolo
del capo, della guida sicura, che sa tutto,
che prevede tutto, paterno. A varie riprese infatti Mosè predice al popolo che
libri - recensioni
È in libreria il volumetto « Gesù Cristo
libera e unisce», edito dalla Claudiana,
contenente i documenti preparatori per
la 5“ assemblea ecumenica di Nairobi,
tradotti dal past. Carlo Gay.
Etopo una breve presentazione seguono 4 studi biblici raccolti sotto 4 temi:
Gesù Cristo liberatore, ma quale liberatore? (testi di Marco); Un ricordo vivente (testi dell’Antico Testamento); 'Vivere
liberi (testi di Romani); Vivere insieme
(testi di Giovanni).
Le sei sezioni in cui è diviso il tema della conferenza sono esposte nelle ultime
pagine in forma sintetica, facendo sempre riferimento alla ricerca ecumenica
compiuta negli ultimi anni dalle assemblee ecumeniche.
Una breve lista di libri da consultare
chiude il lavoro. L’opuscolo, dal prezzo
di L. 500, si può acquistare presso le librerie , evangeliche o ordinare alla Claudiana a Torino.
RAI-TV
Mercoledì 19 prossimo la Rai inizia un
programma di una serie di cinque trasmissioni consacrate al movimento valdese medievale, nel quadro delle celebrazioni deU’8° centenario di Valdo.
La trasmissione va in onda alle ore
20,30 sul Terzo Programma. Interverranno successivamente i prof. Raul Manselli, V. Vinay, V. Subilla, G. Spini e R. Cagna. La competenza storica, e la collocazione culturale degli studiosi interessati,
rende questo ciclo particolarmente interessante e meritevole di ascolto.
avrà, riceverà questo o quello (manna,
quaglie, acqua etc.). Ma la «predizione»
più sconcertante avviene quando dice al
popolo : « Ora salirò sul morite Sinai per
ricevere la legge di Dio » (cito a memoria). Questo Mosè è già il « vicario » ante litteram di Dio sulla terra, non uno
strumento per mezzo del quale agisce nella storia degli uomini.
Il danno e la pericolosità di tale presentazione può avere delle conseguenze
incalcolabili, facilmente strumentalizzabili ai fini più disparati.
Al non credente questo Mosè biblico
non serve granché perché in fondo non
è tanto grandioso quanto si dice.
Mosè, come qualsiasi altro fatto biblico, può essere presentato soltanto da chi
ha fede. Il racconto biblico è un racconto « da fede a fede », è una testimonianza
che lo scrittore biblico ha reso all’Iddio
vivente, di quanto Egli ha fatto, attraverso Mosè appunto, nella storia degli uomini.
Al credente il Mosè televisivo non dice
nulla o quasi, o addirittura può uscitare
in lui delle reazioni negative. Manca di
quella tensione che non può verificarsi
in chi, chiamato da Dio per una missione particolare, dura e rischiosa, non vorrebbe tuttavia fare quello che sta facendo ma lo fa suo malgrado, che non crede
molto in ciò che Dio gli dice. Questo Mosè teso e dubbioso non ha nulla in comune con quello televisivo : un uomo che,
capito di che si tratta e di chi si tratta,
va avanti sereno e sicuro.
Le nuvole e la colonna di, fuoco non
erano forse il segno che Dio era innanzi
a lui indicandogli il cammino? Non si capisce, perché siano stati omessi questi
episodi e quello della roccia di Horeb
che avrebbe splendidamente messo in luce il dubbio, la tensione interiore di Mosè.
Proprio qui egli ha posto la prima
grande ipoteca sulla propria entrata nella terra promessa. Ed ò àncora l?i che i
telespettatori sarebbero stati chiamati ad
eisere partecipi del fatto che la fede non
si ha una volta per tutte, ma che può essere ogni giorno perduta ed ogni giorno
ritrovata. Questo poteva essere uno dei
punti cruciali per aiutare i telespettatori
a capire il dramma di insicurezza, di perplessità, di dolore da parte di chi è chiamato da Dio a svolgere una missione, un
comnito con un popolo che rimpiange addirittura il mondo di morte dell’Egitto!
È veramente diffìcile leggere la Scrittura con l’occhio del credente.
Oppure si è 'Voluto presentare un Mosè
di evasione e di consumo?
A. Rutigliano
za di fede”... Ciò significa che essa non
ci offre la rappresentazione di alcuni
eventi da interpretare, ma, al contrario,
l’interpretazione di quegli eventi, già elaborata secondo esigenze e scopi precisi... ». Ma nello sceneggiato sono appunto
questi elementi interpretativi che rimangono nascosti dietro all'azione. Anche i
dialoghi ne risultano fuori luogo, non
avendo alcun contatto vivo col resto.
Raniero La Valle
Non dissimile è la posizione di Raniero La 'Valle (Il Tempo illustrato, 10.1.
1975). Egli considera tutta l’opera « un
atto di violenza » che per altro risale già
agli autori biblici stessi, quando hanno
trascritto la tradizione; d’altra parte la
loro motivazione era la fede, sicché « una
eventuale lettura ’’laica”, ’’orizzontale”,
della storia di Mosè, sarebbe o un’opera
di critica religiosa, e quindi antagonistica, o un’opera priva del suo oggetto ».
•Purtroppo però il La Valle continua il
discorso volgendo Tindice accusatore contro l’Antico Testamento stesso: « Il Dio
di Mosè, e ancor più nella sommaria e ruvida rappresentazione televisiva, è un Dio
duro ed esclusivo, un Dio padrone che fa
scendere daU’alto una sue legge esigente
ed astratta, un ’’Deus ex machina” che
opera prodigi e mortifica la storia, un
Dio che indurisce il cuore del Faraone solo per poter manifestare meglio la sua
potenza... Ma questo Dio, appunto, non è
il Dio di Gesù Cristo, il Dio che ha abbattuto il muro di divisione tra eletti e
non eletti, il Dio che ha umanizzato e demitizzato la legge iscrivendola non sulla
pietra, ma nei cuori, il Dio che si è fatto
debole per condividere l’impotenza dell’uomo... ».
Questa impostazione abbastanza diffusa in ambienti cattolici tradizionalisti, è
molto antica: non riguarda lo sceneggiato, ma quel fondamentale problema di
ogni teologia che sono i rapporti tra Antico e Nuovo Testamento. Il La Valle lo
imposta secondo le linee di Marcione, che
sosteneva che non vi era posto per l’Antico Testamento nelle Scritture della Chiesa cristiana. Questa tesi venne respinta
dalla Chiesa, e questa condanna è stata
periodicamente ripetuta, anche in epoca
abbastanza recente (Ad esempio dai Sinodi di Barmen nel 1934). Il cristiano confessa proprio l’identità del Dio apparentemente così duro dell’Antico Testamento
con quello apparentemente meno duro
del Nuovo. Queste cose nel Protestantesimo sono, grazie a Dio, ormai ovvie; in
altre confessioni si fanno strada in forma più lenta.
Nonostante le critiche l’opera dovrebbe ridestare negli spettatori l’interesse
per i testi biblici; non fosse che per il
confronto tra lo sceneggiato e quello che
il testo proclama. Se questo risultato venisse raggiunto avremmo a che fare con
un fenomeno nonostante tutto molto positivo. Ma se questo risultato non fosse
raggiunto, ci troveremmo di fronte ad
uno spettacolo di più e nient’altro, spettacolo che ha saputo suscitare dibattiti in
ristretti ambienti d’avanguardia, ma ohe
per il resto il pubblico ha soltanto subito.
Alberto Soggin
Pareri sul Mosè
« Molto curata e dettagliata la ricostruzione
dei fatti; molto aderente alla realtà storica; ritmo narrativo sempre sostenuto; ottima ricostruzione degli ambienti e dei costumi; il cast degli attori è ottimo ». Questi alcuni giudizi dei
telespettatori su « Mosè ».
I pareri dei telespettatori dopo la prima puntata dello sceneggiato : piaciuto « molto » o
« moltissimo » al 72% degli interpellati e « discretamente » al 25% mentre solo il 3% ha
espresso un giudizio poco favorevole. Il successo
del « Mosè » è stato confermato da una seconda
indagine dopo la terza puntata del programma.
Alla domanda « ha gradito questa trasmissione? »
il 77% degli intervistati ha infatti risposto
« molto » o « móltissimo », il 21% discretamente » mentre il 6% ha espresso un parere negativo.
(Dal notiziario della Rai-TV)
Hanno collaborato: Giorgio Bouchard,
Franca Coisson, Luciano Deodato, Dino Gardiol, Sergio Rostagno, Liliana
Viglielmo.
3
AMERICA LATINA
il continente dalle vene aperte
Il Perù: un insieme di popoli trapiantati - Lima, capitale con 4 milioni di abitanti - La
politica dei generali peruviani - Storia d’Italia raccontata agli Studenti del M.C.S.
echi
Dal Rio de La Piata a Lima
Il Movimento Cristiano Studenti ci ha
invitati a tenere alcune conferenze nel
Perù: due passi dal Rio de La Piata, abbiamo pensato nella nostra crassa ignoranza subalpina. Invece sono sei ore di
volo. L’aereo fa scalo a Santiago del Cile:
« I signori passeggeri in transito sono
pregati di non scendere dall’aereo durante la fermata » avverte al microfono la
hostess con voce normale. È giusto: la
realtà cilena di oggi è meglio vederla un
po’ da lontano, con un certo distacco: si
acquista un miglior senso delle proporzioni. Del resto, anche se fossimo scesi,
a che cosa sarebbe servito? Al massimo
a pensare a quanti, negli ultimi tredici
mesi, sono entrati in questo aeroporto
per prendere la via dell’esilio, lasciando
dietro di sé famiglie, rimpianti, sconfitte.
A queste cose è meglio non pensare: fanno male alla pressione.
Così rassicurati, sbarchiamo a Lima.
Ormai parliamo correntemente lo spagnolo (gli sventurati uditori delle nostre
conferenze si sbellicano dalle risa, certo
per una forma esotica di cortesia), e l’America Latina possiamo dire di conoscerla. E invece no: il Perù è una realtà completamente diversa dal Rio de la Piata,
più che la Scandinavia non sia diversa
dalla Sicilia. Un dentista, diventato chissà come membro dello MCS ci spiega pazientemente che i popoli latino-americani
sono di tre tipi:
— popoli trapiantati (Argentina, Uruguay ecc.), cioè nazioni interamente formate da immigrati europei del secolo
scorso, culturalmente abbastanza vicine
all’Europa;
— popoli nuovi (Brasile, Haiti, S. Domingo ecc.), cioè nazioni formate in buona parte da discendenti degli schiavi negri, da lavoratori europei e da qualche indiano scampato al massacro: il tutto ben
rimescolato in un’amalgama originale,
lontana sia dai modelli africani che da
quelli europei;
— i popoli « testimoni »: cioè i discendenti di quelle civiltà che hanno assistito alla conquista spagnola senza soccombere perché erano troppo ftumerosi. Non
che i conquistadores non abbiano fatto il
possibile, anzi: un secolo e mezzo dopo
l’arrivo di Colombo la popolazione dell’attuale America latina era calata da
70-90 milioni a 3.500.000. Ma le vecchie
civiltà del Messico e del Perù, pur piegando il capo davanti all’invasore, hanno
« tenuto », e ora cercano di riprendersi.
Ricordo di un impero
Il Perù, dunque, appartiene a questo
terzo tipo: metà della sua popolazione è
formata da Indios; molti sono i meticci;
i bianchi sono pochi, ma in compenso
hanno il denaro e il potere. Ma il vecchio
Perù sta cercando di risollevare il capo,
di ricuperare la sua identità culturale. Il
dentista, amabile e fraterno, ci accompagna a visitare una mostra artigianale di
contadini delle montagne: vediamo dei
prodotti semplici, dai colori stupendi; dei
volti affilati di montanari, bruciati dal
sole dei 4.000 metri: portano le tracce
della fame, il ricordo delle umiliazioni,
ma anche un'inesausta fierezza contadina. I loro antenati vivevano nell’Impero
degli Inca. Oggi, questo impero torna ad
essere presente alla coscienza di molti
peruviani: il nostro amico dentista parla
continuamente dell’« Impero », proprio
come noi parleremmo dell’epoca di Dante o di Machiavelli.
Il giorno dopo, gli studenti ci fanno
visitare la città: 4 milioni di abitanti (il
Paese ne conta in tutto 15). Una parte vive nel centro, vivace e dignitoso; molti
vivono nei nuovi sobborghi («pueblos jovenes » li,chiama il governo), lontani 10-20
chilometri dal centro: sparse su colline
aride e polverose, migliaia di casette fatte di mattoni o di stuoie, a perdita d'occhio. La « civiltà » è presente con tre se
Recife (bip-snop) — Quando il premio
Nobel per la pace fu attribuito a Kissinger e a Le Due Tho, sebbene il « cessate
il fuoco » non sia mai stato rispettato nel
Viet-Nam, molti norvegesi dissentirono
da tale decisione, e crearono un « premio
alternativo», che fu attribuito a Helder
Camara, arcivescovo di Olinda e Recife.
Recentemente Camara ha comprato,
con parte della somma ricevuta, ca. 8.000
ettari di terreno nella sua diocesi, per
creare delle cooperative agricole.
gni caratteristici: autobus moderni per
andare al lavoro, chiese cattoliche (come
a Buenos Aires, il prete è quasi sempre
presente e solidale in questi quartieri popolari) e scuole nuovissime.
Generali bonapartisti
e padri gesuiti
Il Perù infatti è governato da abili generali di tipo bonapartistico i quali sono
riusciti a creare un regime forte che incanala la spinta di rinascita nazionale
verso mete chiaramente fissate: liquida^zione dell’analfabetismo (agli indios si
insegna sia lo spagnolo che la loro fingua, il Queshua), indipendenza politica
dagli Stati Uniti, creazione di una industria nazionale, e contemporaneamente
apertura ai capitali stranieri. I generali
affermano, nei loro documenti ufficiali,
che questa è la « terza via » tra capitalismo e comuniSmo: la via peruviana, che
valorizza la tradizione nazionale nel contesto universale della cultura umanistica
e cristiana.
Di cristiano, o Comunque di cattolico
c’è effettivamente parecchio nel Perù di
ieri e di oggi: da religione dei conquistatoci, il cattolicesimo è diventato religione popolare, largamente accettata. Nella
città si vedono moltissime scuole religiose, si leggono i nomi di molti ordini
religiosi, e si avverte la presenza discreta ma efficace dei « Padres » della invitta
Compagnia di Gesù. I vescovi peruviani
hanno chiesto al papa il permesso di consacrare sacerdoti degli uomini sposati:
nell’attesa, si danno da fare per sviluppare il ministerio dei diaconi (la chiesa
cattolica ha circa 1.000 diaconi in tutto il
mondo: di questi, oltre la metà sono al
servizio dei cattolici latino-americani).
Visitiamo anche l’Università cattolica:
edifici moderni, biblioteche appena iniziate ma bene impostate, laboratori modernissimi. Qua e là delle lapidi che ringraziano il governo della Repubblica Federale di Germania, o del Regno Unito di
Gran Bretagna per i doni che hanno permesso questa o quella realizzazione. Uno
studente cattolico ci mostra, con accenti
alquanto critici, quella che si può chiamare la « facoltà di ingegneria ». Ogni
anno, egli ci dice, si presentano circa 2000
aspiranti: 50 riescono a superare l’esame
di ammissione, otto arriveranno alla laurea. Come spiegarsi questo fenomeno?
Giusta severità in un tempo in cui il dovere dello studio è malamente trascurato? O per caso questi otto super-laureati
sono destinati ad occupare domani le posizioni-chiave nell’industria nazionalizzata dei generali cristiani? Perbacco, che
anche qui sia in arrivo la « formula democristiana »?
Dimenticato il fascino dell’Impero peruviano, ossessionati dal ricordo dei politici Piccoli Storti e Malfatti, la sera ci
sfoghiamo. Al gruppo di studenti cristiani, piccola élite ecumenica di un protestentesimo fortemente minoritario, raccontiamo la recente storia d’Italia, polemizziamo contro l’integralismo e la teologia della rivoluzione, riproponiamo testardamente Barmen e Barth (questa teologia vi mette in grado di dire qualcosa,
commenterà il dirigente del gruppo: cioè
di dare alcune risposte; non ci par poco,
a dire il vero).
Poi il discorso si allarga di nuovo alla
realtà tremenda di questa America Latina: conquistata da sempre, dissanguata,
incatenata ma piena di vitalità: ancora
colonia, ma già dotata d’una fisionomia
propria: un mondo dell’avvenire.
(continua)
G. e T. Bouchard
New York (soepi) — «Il popolo cileno
non può mantenere il silenzio davanti all’azione orchestrata dal marxismo internazionale contro la nostra patria. La coscienza e la sensibilità morale della chiesa evangelica cilena sono colpite dall’infamia commessa alle Nazioni Unite, dove il nostro governo è stato volgarmente
calunniato, accusandolo di ignorare i
principi più elementari dei diritti dell’uomo, e questo sulla base di testimonianze
che non sono neppure state documentate... ».
Così, si apre una dichiarazione resa
pubblica il 13.XII scorso durante una riunione di 2.500 protestanti cileni, e alla
quale era presente addirittura il generale
Augusto Pinochet. La dichiarazione prosegue poi sul medesimo tono, accusando
le manovre del marxismo intemazionale
volte ad impadronirsi del Cile e a « distruggere i più alti valori spirituali », ed
esaltando all’opposto l’azione dei golpisti. « La sollevazione delle forze armate
ha costituito nella storia del nostro paese la risposta di Dio alla preghiera di
tutti i credenti che vedono nel marxismo
la forza satanica delle tenebre portata al
suo parossismo ».
La dichiarazione è sottoscritta da 32
personalità evangeliche cilene, tra le quali figurano, oltre al vescovo della Chiesa
metodista imita, Juan Vasquez, molti pastori pentecostali, qualche presbiteriano
e qualche battista. ESsa ha provocato
profonda perplessità negli ambienti del
Consiglio Ecumenico, che ha deciso di
inviare sul posto una propria delegazione
per far luce sulla questione.
Paul MClearj, specialista del C.E.C. per
l’America Latina, ha detto: «Questa dichiarazione rappresenta in effetti una
rottura nella comimità cristiana e non
corrisponde alle affermazioni fatte finora dalla Chiesa metodista cilena e dal
suo vescovo ».
È certo molto triste dover constatare
come sia riuscito alla giunta militare di
spezzare l’unità delle chiese evangeliche
cilene, e come queste ultime si siano lasciate irretire in questo gioco diabolico.
Certo c’è da domandarsi fino a che punto tale dichiarazione sia spontanea, e quali pressioni abbia esercitato la giunta per
provocarla.
Intercomunione?
• Sul problema della intercomunione,
sulla possibilità cioè che cattolici e protestanti partecipino insieme alla Eucaristia o alla Santa Cena, sono da segnalare due prese di posizione. La prima è
quella del Cardinale Willebrands (olandese), Presidente del Segretariato per la
unione dei cristiani. Egli ha rilasciato
una dichiarazione molto ambigua, nella
quale in sostanza vien detto che sono le
chiese locali a dover decidere, ma secondo principi generali, e senza entrare in
opposizione con la chiesa universale. Come a dire (se ben intendiamo) che le
chiese locali sono libere di decidere...
quello che è consentito dall’alto,!
La seconda dichiarazione è della Commissione per il dialogo che ha pubblicato
un documento nel quasi si afferma che
l’intercomunione è possibile, ma solo in
alcuni casi ben precisi: 1) qualora avvenga nel corso di una messa o di un culto;
2) quando si tratti di situazioni eccezionali, come per es. matrimoni misti ecc.;
3) rintercomunione deve essere reciproca.
È interessante notare che tale dichiarazione è stata categoricamente rifiutata
dal Vaticano, quasi a conferma della impressione di cui sopra circa la dichiarazione di Willebrands. Pare che la Commissione non si sia data per vinta, ma
conti far approvare la propria posizione.
Dobbiamo confessare che capiamo poco questo ecumenismo liturgico e sacramentale, costruito, sia pure con fatica,
dai vertici ecclesiastici; ma comprendiamo ancor meno l’atteggiamento di chiusura del Vaticano.
dal mondo cristiano
dm enea
Toronto (Relazioni Religiose) — Il pastore Cahi Choon Kim, Moderatore della
Chiesa presbiteriana della Corea, ha dichiarato a Toronto (Canada) che il servizio segreto statunitense (la CIA) collabora attivamente col governo sud-coreano
nella « persecuzione sistematica dei cristiani ».
(içia
CILE
Protestanti divisi
di fronte al golpe
32 personalità ’’evangeliche” cilene conedannano il marxismo e plaudono il regime fascista del generale Pinochet
Seul (bip) — L’Assemblea generale della Chiesa presbiteriana in Corea ha pubblicato un documento nel quale, pur dichiarando di non condividere l’ideologia
comunista, denuncia il sistema e i metodi anti-democratici dell’attuale governo;
chiede insistentemente a quest’ultimo di
liberare i responsabili delle chiese, gli
studenti e le altre persone attualmente in
prigione per motivi politici; denuncia
inoltre la corruzione dilagante dei responsabili della vita politica. La dichiarazione,
infine, descrive la situazione estremamente difficile nella quale la Chiesa è costretta a vivere.
Hong-Kong (soepi) — Nel corso di un
colloquio organizzato dal CEC tra mussulmani e cristiani dell’Asia, tenutosi dal
4 al 10 gennaio, è stato vigorosamente condannato il proselitismo. « Ogni tipo di
coercizione nascosta o palese, grossolana
o sottile, continua ad essere utilizzato per
convertire gli aderenti di una fede ad
un’altra. Questi metodi, indegni del cristianesimo e dell’islamismo devono essere abbandonati». Tre sono essenzialmente le motivazioni di tale presa di posizione: a) il fatto che la distribuzione dei
soccorsi vien fatta in genere sulla base
dell’appartenenza ad una fede religiosa,
più che sul reale bisoco dell’individuo;
b) rinsegnamento religioso scolastico viola la libertà di coscienza dei bambini; c) ì
governi spesso non garantiscono la libertà di stampa e l’indipendenza delle università.
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a
(soepi) Due gravi episodi d’intolleranza religiosa si sono verificati recentemente in Spagna. Il 13 nov. ’74 un giovane
avventista, Francisco Gelabert Santane, è
stato condannato da un tribunale militare a tre anni di carcere, per essersi rifiutato d’assistere alla Messa.
Il Codice militare infatti prescrive alle
nuove reclute di prestare giuramento di
fedeltà alla bandiera nel corso di una
Messa. Pino a poco tempo fa, tuttavia, i
protestanti potevano chiedere l’esonero
da un tale obbligo. Ma dal marzo scorso
le autorità militari hanno inasprito la
legge, sebbene ciò costituisca una grave
violazione della libertà religiosa.
Ogni azione intrapresa dall’Associazione degli avventisti, e perfino dal responsabile cattolico dei cappellani militari,
presso il Ministero della giustizia è rimasta senza risposta. Il caso di Santane
non è isolato : si sa che altri 4 o 5 avventisti rischiano la medesima condanna.
Difficoltà anche per i Testimoni di
Geova, ai quali il governo spagnolo ha
negato il permesso di avere il giorno di
Natale un loro grande radtmo presso
Barcellona. Secondo le previsioni a questo raduno avrébbero dovuto prendere
parte più di 30 mila persone. È la prima
volta che il governo spagnolo nega un
permesso per un tal genere di assemblee.
Lourdes (Bib-Snop) — Una comitiva
composta da cattolici e protestanti ha
compiuto un pellegrinaggio a Lourdes.
Come era prevedibile, la comitiva ha anche visitato i luoghi storici della resistenza degli Ugonotti nelle Cevenne e il locale Museo del Deserto che conserva il ricordo delle dure persecuzioni subite nel
passato. A Lourdes la comitiva ha preso
parte alla processione del Rosario e poi,
sulla via del ritorno, ha avuto modo di
rendere visita a un paio di famosi monasteri.
4
XVII FEBBRAIO 1848
XVII FEBBRAIO 1975
L’offerta era: “Chiesa di stato,,
ma i Valdesi dissero no
Nel quadro dello Statuto i Valdesi sono tollerati - La ricerca difficile di una posizione
evangelica - Essere nella nazione senza essere "statali”
La condizione giuridica dei Valdesi dopo l'editto di emancipcizione era fondata
su alcune indicazioni di principio: infatti, se le patenti del 17 febbraio, come è
noto riconoscevano la parità dei diritti
civili e politici ai Valdesi, vi era stato aggiunto in forma abbastanza perentoria
« Nulla è però innovato quanto all’esercizio del loro culto ed alle scuole da essi
dirette »; inoltre, l’articolo primo dello
Statuto (4.III.48) stabiliva che la « religione cattolica, apostolica romana è la
sola religione dello stato. Gli altri culti
sono tollerati conformemente alle leggi »;
con la legge Sineo dal giugno dello stesso
anno veniva eliminata, poi ogni discriminazione tra cittadini per motivi confessionali. Mancavano quindi disposizioni precise che esprimessero la volontà
dello stato nei riguardi delle minoranze
religiose (valdesi e israeliti): e in particolare, di fronte all’attività evangelizzatrice dei Valdesi sorgevano gravi problemi pratici circa l’apertura di templi, la
diffusione di Bibbie, la propaganda e la
polemica, ecc.
Culti tollerati
Che cosa significava che i culti minoritari erano tollerati «conformemente alle leggi? » Di quali leggi si voleva parlare? Non certamente dell’ultima legislazione concernente i Valdesi e risalente al
1740, in cui la loro libertà di cittadini era
viziata di gravi imposizioni di origine
confessionale ; o almeno lo si sperava.
Si doveva pensare quindi a nuove
’’leggi”, che non esistevano ancora.
Il periodo 1849-1851 fu pertanto caratterizzato da un sostenuto interesse della
Chiesa Valdese davanti al progetto di una
legislazione che la concernesse, e d’altra
parte dalla volontà dello stato di arrivare
all’emanazione di norme precisa riguardo
ai culti minoritari.
Interessante, quindi, a 125 anni di distanza, rivedere brevemente la posizione
cui si attenne la Chiesa Valdese, e la
concessione dei rapporti stato-chiesa che
la sorreggeva.
La proposta Pinelli
Verso la metà del 1849, il Consiglio dei
ministri, presieduto dal D’Azeglio, prendeva in esame « la necessità di riordinare le amministrazioni particolari ai Vaidesi ed agli Ebrei », ed il ministro dell’Interno Pinelli nominava una commissione
di dieci membri incaricata dello studio
del problema e di una relazione. Ad essa
era stato chiamato a partecipare Amedeo
Bert, pastore delle legazioni protestanti a
Torino, ben introdotto negli ambienti politici della capitale.
L’intenzione del governo fu accolta con
favore, almeno nella colonia protestante
a Torino, e con interesse notevole nelle
valli: si ignorava, è vero, quale via essa
avrebbe preso, ma non si ignorava certo
il parere del partito clericale, il quale
continuava ad affermare: « La statuto...
nel dichiarare la religione cattolica, apostolica, romana, religione dello Stato, accorda soltanto agli altri culti, ove esistenti, una tolleranza conforme alle leggi,
le quali leggi anteriori allo Statuto, non
abrogate per esso, seguitano in tutto il
loro vigore. Queste leggi sono affatto restrittive di tempo e di luogo, né mai dal
Governo si permise che si allargassero...
Intanto il ministro Pinelli, in settembre
1849, esprimeva il proprio punto di vista
in una serie di punti ,cui la Commissione
avrebbe dovuto riferirsi, pur riconoscendole « la massima libertà nelle proposte
che credesse di fare ». Senza entrare qui
nei dettagli, ci basterà constatare come
l’opinione del ministro muovesse in sostanza da presupposti giurisdizionalisti, e
cioè tali da permettere allo stato una
certa ingerenza ed un certo controllo nelramministrazione della Chiesa Valdese,
ed anche nella sua fisionomia organizzativa generale.
Bert e la Tavola Valdese
La visione del Pinelli non riusciva sgradita al pastore Bert ed alla colonia protestante di Torino, che arrivavano anche
a vedere di buon occhio' la presenza dello
stato nel finanziamento della chiesa e
dei pastori : dal momento che « vengono
dal governo stipendiati i preti e protette
le istituzioni », anche i culti minoritari
« godono dei medesimi vantaggi ».
Di tutt’altro avviso invece si manifestò
la Tavola Valdese.
Convocata una seduta allargata, in data
27 settembre 1849 (siamo sempre in ammirazione della rapidità con cui le pratiche ed i problemi venivano affrontati!),
veniva studiata la situazione ed elaborata
una dichiarazione di principio: il corpo
pastorale, convocato d’urgenza, ne veniva
nello stesso giorno informato, e l’approvava appieno.
La dichiarazione riaffermava una volta
di più la linea tradizionale, e cioè quella
del separatismo, rivendicando la piena
autonomia della Chiesa.
Si trattava di sette punti, di cui i principali erano i seguenti: « La società confessionale valdese deve essere riconosciuta come ente morale, sotto il nome che
essa si è conquistato nella storia e che
essa si è dato nella sua costituzione ecclesiastica, quello cioè di Chiesa evangelica
valdese: essa vi ha diritto per averlo riscattato in secoli di prove... »; « La Chiesa Valdese, essendo tale in virtù della sua
regola di fede e della sua costituzione,
deve governarsi da sé sola, in un modo
assolutamente indipendente, secondo i
suoi principi, e nei limiti del diritto comune; qualsiasi ostacolo o restrizione
posto dallo stato alla sua attività o al suo
sviluppo, sarebbe un attacco al suo diritto di autonomia, ne falserebbe la figura di Chiesa e tenderebbe alla sua distruzione »; « La Chiesa Valdese ha le sue
norme per fronteggiare da sola le spese
del suo culto ».
Autonomia
Emerge chiaro da queste dichiarazioni
(come da molti altri documenti del tempo) quanto alla Chiesa Valdese fosse chiaro il concetto dell’autonomia e cioè del
separatismo, che eliminava automaticamente qualsiasi idea di concordato con
10 stato o di giurisdizionalismo da parte
dei vari ministeri.
•k if i(
Non possiamo in questa sede rievocare
le fasi ulteriori della vicenda: ci basterà
sapere che l’opposizione valdese al progetto ministeriale si protrasse a lungo, ed
ancora due anni dopo un altro passo nello stesso senso non ebbe seguito.
La posizione chiaramente separatista
veniva ancora nel 1855 riassunta molto
bene dal deputato valdese Malan, allorché fu esaminata in Parlamento una proposta tendente ad un’imposizione tributaria sui cittadini valdesi, onde assicurare e regolamentare le entrate del culto:
11 deputato rispose allora semplicemente: Poveri, ma liberi!
Augusto Armand-Hugon
società di
studi valdesi
L’opuscolo del prof. E. Balmas dedicato
in occasione del XVII febbraio alla comunità di Pramollo, è in libreria al prezzo di L. 500.
Il primo XVII Febbraio
Il 29 febbraio 1848, il prof. Antonio Monastier, insegnante al
Collegio valdese di Torre Pellice, scrive al figlio Pietro Amedeo studente a Losanna una lunga lettera per metterlo al corrente degli ultimi
avvenimenti. Da questo messaggio redatto di getto, sotto Pimpressione
delle grandi giornate del febbraio 1848, abbiamo estratto i brani che
seguono :
Carissimo Amedeo
La tua lettera è giunta a conclusione
della festa. Come saprai il Re ci ha emancipati. Come leggerai sulla Concordia
ovunque si fanno banchetti per la costituzione. Alle Valli non ci si era mossi sin
qui. Nella Costituzione non c’era alcun accenno ai Valdesi, Geymonat tutto felice
si stropicciava le mani dicendo: « i Valdeis soun com a l’erou denanz» (i Valdesi sono come prima).
Quando i Valdesi hanno saputo della
loro emancipazione hanno organizzato subito una festa invitando il sindaco a mettersi alla testa ma ha risposto che non ne
voleva sapere;... avresti dovuto vedere che
agitazione per i preparativi... i negozi hanno dovuto mandare corrieri per rifornirsi di bandiere a Torino ma non facevano
in tempo ad arrivare che erano vendute...
Giovedì mattina, giorno della festa, tutte le finestre erano imbandierate... la compagnia di S. Giovanni attraversava Torre
tamburo in testa, bandiera al vento e cantando coll’azzurra coccarda... Si sono diretti verso il cortile del Collegio... qui si
sono formate le nostre compagnie e... ci
si è incamminati verso i Copnieri, tamburo in testa, cantando coll’azzurra e gridando Viva il Re!
Il tempo era splendito, non ho mai visto nulla di più bello, gli uni cantavano,
gli altri gridavano, gli altri piangevano.
Ho cantato, gridato e pianto la mia parte e tua madre continuava a ripetere: « Se
Amedeo fosse qui... ».
Ai Coppieri ragazzi e ragazze in galleria cantavano mentre entravano le bandiere... Il sig. Melile era già sul pulpito,
ha letto un salmo di lode e fatto un magnifico discorso. Dapprima ha^ parlato dei
nostri padri, indi della libertà... passando
infine alle esortazioni... Il tempio era
gremito, tutti piangevano...
Ci si è poi incamminati nuovamente
verso Torre e giunti sulla piazza tutti gridavano: «Viva il Re! Viva l’Italia! Viva
Pio IX ». I cattolici sono andati far benedire le loro bandiere noi abbiamo aspettato sul ponte; facendo il giro della città
sempre cantano coll’azzurra siamo andati a pranzo... I posti tirati a sorte... un in
sieme di preti (quindicina) di anziani di
ministri, di gente di Luserna... insomma
oltre 300 persone. Il sig. Malan salito su
una sedia ha fatto uno splendido discorso
in italiano; dopo di lui un prete ha letto il
suo discorso... altri discorsi... il sig. Medie
ha brindato al marchese d'Azeglio ed ai
nostri generosi fratelli piemontesi. Infine si è fatta una colletta per i poveri ed
una sottoscrizione per le famiglie povere
i cui figli stanno per andare a difendere
la patria. La sera grande illuminazione
e così è finito il giovedì.
Venerdì mattina il sig. Parander è giunto da Torino annunziando che la nostra
emancipazione sarebbe stata pubblicata
il giorno stesso. Era di venerdì e la notizia si è sparsa ovunque. Al tramonto un
fuoco sul Castelluzzo ha dato il segnale e
subito è stato un fuoco da tutte le parti.
Non si è mai visto nulla di simile, da
tutte le parti si gridava, schioppi, petardi
e carabine; in un baleno Torre è stata tutta illuminata, il tamburo ha convocato
le bandiere e tutti in piazza a cantare coll’azzurra e gridare evviva. I vecchi dicono che non hanno mai visto nulla di simile, ora possono morire in pace...
A Torino c’è stata ieri una grande festa,
62 corporazioni ed i valdesi facevano la
63esima...
Vedete cari amici quanto abbiamo motivo di benedire Dio. Ha messo nuovamente in evidenza la chiesa valdese in
Piemonte, per così dire l’ha insediata a
Torino. Tutto questo è incoraggiante per
voi, amici, che sarete chiamati a giocare
chi sa quale ruolo nel Piemonte di domani.
Non v’è dubbio che Dio ha lasciato sussistere la nostra chiesa in modo miracoloso non perché nasconda la luce sotto il
moggio. È invece perché rischiari l’Italia.
Quale nobile missione si apre dinnanzi a
voi amici cari, quanto invidio la vostra
sorte. Preparatevi dunque alla missione...
non trascurare l'italiano... non lasciatevi
abbattere dalle difficoltà, le supererete
con l'aiuto del Signore...
( La miasiva i pubblicata, nel suo testo originario [francese] nel Bollettino della Società di Studi
Valdesi, n. 49, p. 57-62).
Fu libertà
quella
del 1848?
Abbiamo rivolto al prof. Maselli,
autore di una recente opera sulla storia della Chiesa dei Fratelli in Italia,
alcune domande sulla condizione giuridica e politica del mondo evangelico
della metà 800.
Il 17 febbraio 1848 aprì un periodo
di libertà fra i Valdesi?
No. In realtà apri, soltanto un periodo
di ipoerita tolleranza. Rimase pienamente in vigore tra l’altro il divieto di proselitismo e propaganda protestante e tutte
le pene previste dal Codice in vigore per
reati a mezzo stampa. Se ne renderanno
conto i primi evangelici di Genova negli
anni dal 1852 al ’54. Nel 1852 il Mazzinghi
si fece 10' mesi di carcere per propaganda protestante. Rimase in pieno vigore
l’art. 1“ dello Statuto che affermava : « La
Religione cattolica apostolica romana è
religione di Stato; gli altri culti ora esistenti sono tollerati secondo le leggi ».
Il ’48 segnò dunque solo la concessione
ai Valdesi dei diritti civili e politici.
Soltanto a partire dal 1854 — che è l’anno della trasformazione dello Stato Sabaudo da monarchia costituzionale a monarchia parlamentare — iniziò una revisione della legislazione in senso più liberale. Il Cavour, dopo tale anno, sembra
disposto ad accordare una certa libertà
religiosa, ma non dappertutto, per esempio non la concede nei piccoli centri o
nelle campagne dove il « fanatismo » del
popolo è maggiore. Poi vi saranno alti e
bassi continui; tutte le volte che lo stato
tenderà a riavvicinarsi alla chiesa (come
ad esempio durante il tentativo di conciliazione del deputato moderato Fazzari)
inevitabilmente ritornano le difficoltà per
i protestanti. ,
Qual è l’atteggiamento della Chiesa
Valdese e del suo organo esecutivo nei
confronti della politica cavourriana?
Fu un atteggiamento ispirato dal banchiere Malan che non voleva dare noie al
governo, data anche la forte incidenza
che sul Cavour riusciva ad avere l’Inghilterra dello Shaftesbury. La rottura
con gli Evangelici italiani (liberi) a Genova nel 1854 per la famosa questione
della chiesa della Madre di Dio è dovuta
proprio al fatto che la Tavola Valdese
non voleva dare noie al governo, mentre
invece Mazzarella e Desanctis videro in
questo atteggiamento un pericoloso cedimento morale. Pur senza cedere troppo
alle generalizzazioni si può dire che di
solito i Valdesi erano moderati, filo-sabaudi, mentre gli Evangelici italiani (Costantino Reta, Rossetti, Mazzarella ecc.)
erano mazziniani o al minimo garibaldini. Dopo l’Unità questa è stata una grossa difficoltà per l’espansione valdese in
Italia, data la massiccia identificazione
fra Valdesi, piemontesi e sabaudi o governativi.
L’atteggiamento della Chiesa valdese verso il governo ha favorito o no
il processo per lo sviluppo della libertà
religiosa in Italia?
Porrei il problema in modo diverso.
L’interesse del mondo protestante internazionale per l’Italia essendo uno degli
appoggi su cui il governo liberale poteva
contare, ha favorito la causa della libertà religiosa in Italia. Certo in questa corrente di simpatia degli stranieri verso l’Italia i Valdesi hanno un posto centrale
come parte più nota e pubblicizzata del
mondo evangelico italiano. Che poi tutti
gli evangelici abbiano partecipato, sia pure in misura diversa, alla lotta per la libertà religiosa in Italia è verissimo. Quindi la presenza protestante è certamente
servita alla causa delle libertà in Italia.
Forse, a mio avviso, vi hanno partecipato più i « liberi ». Se l’atteggiamento della Chiesa Valdese fosse stato allora più
preciso ed esigente verso la Destra storica (cioè non si fosse limitato a chiedere autorizzazioni per aprire nuovi locali
di culto) le cose sarebbero indubbiamente andate più in fretta e meglio per tutti
gli italiani.
5
F
GENOVA
Convegno inter - regionale
delle comunità di base
Dairitalia evangelica
Con una relazione dell’abate Franzoni,
tenuta al teatro deH'Amga la sera del 25
gennaio, s’è iniziato il Convegno interregionale delle comunità di Base: vi hanno
preso parte delegazioni di Torino, Milano, Sardegna, e naturalmente della Liguria.
I temi trattati in tre commissioni sono
stati i seguenti: Comunità di Base e Ministeri della Chiesa; Comunità di Base e
incontro di Cristo tra le masse degli oppressi e sfruttati; Comunità di Base di
fronte alla crisi dell’Istituzione ecclesiastica e di fronte alla ricerca da parte dei
cristiani impegnati nelle lotte di liberazione di un modo nuovo di vivere la fede.
II documento riassuntivo della commissione sui ministeri dichiara esplicitamente che « i ministeri sono diventati patrimonio esclusivo di una casta sacerdotale
gerarchica, mentre l’obbiettivo della comunità è l’appropriazione dei ministeri
da parte del popolo dei credenti »; così
pure « la lettura e la spiegazione della
Parola di Dio non dev’essere demandata
ad una “élite” di competenti che fungano da interpreti e mediatori tra il Padre
ed il popolo perché uno solo è il Maestro ». E così pure in riferimento all’Eucarestia si dichiara che tuttora il prete
è ancora l’unico depositario d’un carisma
privilegiato tra gli altri...
Queste dichiarazioni ci ricordano quello che pochi anni fa il teologo Giovanni
Fraser nella rivista « Communauté des
disséminés » affermava: « La edificazione
della liturgia, la formazione teologica, l’esercizio dei ministeri e la preghiera stessa, autentica proprietà della comunità,
sono stati accaparrati dal clero come un
autentico furto, mentre i laici hanno permesso che il furto avvenisse ed avvenga ».
Se da un lato ci auguriamo che il sacerdozio universale sia vissuto nelle comunità di base senza ritorni, dall’altro
lato le dichiarazioni citate sopra ci riguardano anche noi evangelici delle chiese tradizionali dove i laici, più dei pastori oggi favoriscono in tutti i modi il furto ed il monopolio dei doni da parte del
pastore.
Nel documento: incontro di Cristo tra
le masse degli oppressi e sfruttati si ricorda, senza menzionarlo esplicitamente,
l’invito del pontefice, rivolto a tutti, per
mettersi in cammino verso Roma, in occasione dell’anno santo; si sottolinea che
gli oppressi non sono disposti a percorrere quella via e neppure le comunità di
base; occorre invece mettersi nelle condizioni dei miseri per andare a Cristo
morto e risorto.
Concretamente si sono fatte due proposte: restituire ai poveri le ricchezze del
Vaticano, delle varie opere e parrocchie,
e liberarsi dal Concordato.
Nel documento si accentua l’elemento
della liberazione dalle strutture oppressive della società mentre rimane in ombra
l’elemento spirituale dell’annunzio delTEvangelo, capace di liberare l’uomo non
soltanto « dai dominatori di questo mondo di tenebre ma anche dalle forze spirituali della malvagità » che operano nella
profondità del cuore umano.
Rileggendo il documento preparatorio
e quello di sintesi sulla « crisi dell’istituzione ecclesiastica » si avverte una critica dura verso un’istituzione cattiva, perché si è comportata male, si è compromessa con il potere politico ed economico. Si dichiara pure da parte di taluno
che « nel Vangelo non è prevista la gerarchia della chiesa cattolica » mentre
poi non appare chiaro il rifiuto dell’istituzione « tout court ».
Questo mi fa pensare alle solenni di
Federazione Evangelica
calabro-sicula
Si è tenuta a Messina il 10 dicembre
scorso un’assemblea dei delegati battisti,
metodisti e valdesi in vista della costituzione di una Federazione Evangelica calabro-sicula. Il progetto è stato approvato nelle sue linee generali e sono state
tracciate le linee generali dello Statuto.
Il comitato organizzatore (A. Bones,
S. Rapisarda, U. Schirò) ha nel frattempo proseguito il suo lavoro, raccogliendo
una serie di documenti e di proposte che
sono ora all’esame delle chiese.
L’assemblea costituente, che doveva
aver luogo nel mese di febbraio, è stata
rinviata in data 18-19 marzo prossimo,
per permettere una adeguata preparazione.
chiarazioni delle nostre chiese sul sacerdozio universale: quando poi si entra in
una chiesa si scorge sempre in fondo
quell’omino vestito di nero che compie
il miracolo del culto, tutto da solo, dal
principio alla fine, tranne qualche esperimento di partecipazione dei fedeli, rapidamente soffocato. Siamo del resto nel
tempo del compromesso a tutti i livelli!
Questo interrogativo se l’è posto uno
dei componenti la commissione su Fede
e Politica. Dichiarava infatti: cosa rimane della fede di tanti militanti dei partiti di sinistra soprattutto più estremi?
« Dopo alcuni anni di militanza politica —
proseguiva lo stesso interlocutore — gli
ex credenti dichiarano: “questi problemi
di fede non ci interessano più” ».
E l’interrogativo non possiamo non
raccoglierlo e domandarci: quale immagine di Dio si è presentato a quei giovani? quale influenza hanno lasciato gli anziani sul problema fede e problemi concreti?
È troppo comodo liquidare le scelte
giovanili con una frase fatta senza sentirci corresponsabili di non aver cercato
di camminare con loro, soprattutto di non
aver intensamente pregato per noi e per
loro.
Gustavo Bouchard
Convegno di Studio
Dall’Araldo Apostolico, mensile della
Chiesa Apostolica in Itaiia, dello scorso
gennaio, riportiamo qualche cenno sul 16°
convegno di studio organizzato a Napoli
dalla Chiesa Apostolica nei giorni dall’l
al 4 novembre u. s. Il motto del convegno era «Chiamati a libertà».
Come giustamente nota la rivista apostolica, «è delicato l’inserimento di una
problematica teologico nel nostro mondo
apostolico, legato ancora, almeno per
molti aspetti ad un essenziale afflato mistico, a certa compiaciuta spiritualità fatta di sensazioni, oltre che a certi valori
emblematici intangibili ». È quindi interessante e significativo che nonostante
tali difflcoltà siano stati invitati come conferenzieri, oltre ai pastori Howells e Affuso della Chiesa Apostolica, anche il pastore valdese Bertalot ed il pastore metodista Becchino. Il tema della libertà è
stato quindi sviluppato nei suoi diversi
aspetti teologici e dottrinali, giuridici, sociali e politici.
L’Alleanza Evangelica
Sempre dall’ambiente apostolico ci è
pervenuto il bollettino « Horeh » ( dicembre ’74) del distretto di Napoli della suddetta Chiesa. In esso vi è una decisa presa di posizione contraria alla costituenda
Teatro Angrogna a Cinisello
Non è poi tanto difficile lavorare insieme - Basta cominciare - Le occasioni di presenza non mancano
Cinquecento persone gremivano la sala
del consiglio comunale di Cinisello, la sera di sabato 1“ febbraio, quando i giovani del « gruppo teatro Angrogna » hanno
cominciato a cantare alcuni fra i migliori di quella serie di canti popolari itaiia-„
ni che da qualche settimana stanno presentando in varie occasioni al pubblico
del pinerolese.
Questa volta il pubblico era sensibilmente diverso: lavoratori e studenti di
Cinisello, alcuni intellettuali di Milano. Il
« gruppo teatro Angrogna » aveva infatti
accettato l’invito del centro « J. Bombardini », di sostenere con la sua presenza
e col suo canto la presentazione pubblica del recente volume della Claudiana
sul Cile. Al gruppo di Angrogna si erano
aggiunti diversi giovani della FGEI di
Pinerolo, per cogliere l’occasione d’un
contatto con l’esperienza di Cinisello.
Mano a mano che i canti si susseguivano, crescevano gli applausi: non per semplice riconoscimento della bella esecuzione musicale da parte di persone che non
sono certo dei « professionisti della canzone », ma uomini e donne impegnati nel
duro lavoro quotidiano: ma piuttosto riconoscimento per l’impegno, la partecipazione, la serietà che trasparivano dietro lo sforzo di far rivivere, attraverso la
canzone, la vicenda culturale e civile del
nostro popolo.
Dopo gli « Angrognini », Giorgio Rochat (un po’ angrognino anche lui, per un
verso) ha presentato il volume, che decine di persone hanno acquistato all’uscita. Infine, la parola ai cileni: un gruppo
di rifugiati, appositamente venuti dal
Paese che li ospita, hanno cantato le loro
canzoni: il campo, la miniera, i progetti
di tre anni fa. Le canzoni che oggi sono
costretti a cantare « in terra straniera ».
Alla sera, negli angusti locali della « comune », lunga conversazione tra giovani
lavoratori di Cinisello e « angrognini » :
chi siete, che cosa fa^te, siete tutti « vaidesi », come possiamo restare in contatto? La mattina dopo, visita alla «comune» in cui imperversa il più assoluto disordine, i locali della scuola serale, una
occhiata ai prati (si fa per dire) lì intorno.
Poi ci ritroviamo tutti insieme per lo
studio biblico: il testo è quel capitolo 25
di Isaia a cui si è riferita la Claudiana
nella presentazione del volume sul Cile.
Ma studiamo tutto il capitolo: non solo
il « canto dei tiranni », ma anche la promessa messianica, l’orizzonte della Risurrezione: si discute, ci si urta con la Parola nella sua pienezza, si cerca di rispettarne la profondità, la ricchezza. E il
canto di « Sta con me Signor », che conclude la discussione, non è semplice
proiezione di sentimenti interiori: è una
preghiera, espressa come possiamo, come sappiamo.
Pranzo comunitario in una cooperativa ( siamo troppi per i locali della « co
mune»), e poi gli addii. Dispiace vedervi partire, giovani « angrognini » e pinerolesi. Ma vi salutiamo con gioia, perché
ci avete latto un bel regalo, e ve ne siamo grati. Non è poi tanto difficile lavorare insieme. Basta cominciare.
jacopo
La Federazione Evangelica
prende posizione
suiraborto
«Esaminato sotto il profilo giuridico,
sociale e morale il problema dell’aborto,
specialmente nelle sue attuali dimensioni di fenomeno di massa,
denuncia la campagna reazionaria
scatenatasi in base a leggi in difesa dell’integrità della stirpe risalenti all’epoca
fascista, e culminata con l’arresto di persone che hanno preso apertamente posizione al riguardo,
ritiene urgente un radicale cambiamento dell’attuale legislazione in materia, in quanto essa, con il suo carattere
primitivo, di fatto non protegge la vita
che pretende di tutelare ma favorisce arbitri, discriminazioni e speculazione, a
tutto danno della salute della dignità e
spesso della vita delle donne, specialmente di quelle appartenenti alle classi sociali popolari,
afferma che l’aspetto morale della
questione investe un problema di libertà
e di responsabilità che tocca ognuno e
che non può risolversi scaricando ‘soltanto sulle donne il peso delle contraddizioni esistenti in una società che non
può sopportare il libero corso della fecondità naturale e non sa provvedere a
un controllo delle nascite umanamente
accettabile,
invita le comunità evangeliche ad approfondire l’esame già avviato su questi
temi per assumere esplicitamente posizioni che, anche su questa particolare
materia, rendano testimonianza all’evangelo di Gesù Cristo, che è evangelo di
amore e di liberazione ».
Torino
È in corso da alcune settimane nella
comunità valdese di via Principe Oddone un esperimento di incontro comunitario su settimana che favorisca una riflessione sul problema del culto. Nato dalla
esigenza di un gruppo di fratelli di ricercare una forma di culto più aderente
alle proprie esigenze spirituali e comunitarie, che permetta un più valido incontro nella ricerca della parola, il culto
serale prosegue la sua esperienza con risultati poco appariscenti ma validi.
Alleanza Evangelica Italiana, della quale
non sappiamo molto di più di quanto ci
dica proprio questo bollettino. L’impressione che ne ricaviamo è che comunque
essa voglia porsi un po’ come alternativa
della Federazione delle Chiese ^angeliche, mirando a raccogliere adesioni soprattutto negli ambienti cosiddetti fondamentalisti. I motivi per i quali « Horeb »
respinge l’impostazione data alla A.E.I.
sono diversi. Innanzitutto viene contestato il fatto che persone praticamente autonominatesi fondatrici di tale organismo
chiedan«! ai futuri aderenti la sottoscrizione di una confessione di fede. In secondo luogo si critica l’esclusione dei
« gruppi » e delle « comunità » dalla costituenda Alleanza che deve avere come
membri solo «persone fisiche», facile
tentazione alla fondazione di una nuova
«chiesa». Si disapprova infine fortemente la chiusura preconcetta nei confronti
delle Chiese Federate, ritenute inquinale
dalla politica, « covo di comunisti », e si
sottolinea il pericolo che l’Alleanza Evangelica faccia dell’« Ecumenismo di destra », sostituendo alla predicazione dell’Evangelo la propaganda anticomunista.
L’Alleanza Evangelica sembra invece
raccogliere molti consensi nella Chiesa
del Nazareno, come si legge sul numero
di ottobre-dicembre del suo notiziario.
Lodando « l’ottimo lavoro fatto dal comitato provvisorio » viene annunciata la
prima assemblea generale di tale associazione per il 23 novembre 1975 a Firenze,
e ci si augura « che questo organismo sia
la via che il Signore indica per l’evangelizzazione del nostro Paese ».
Nelle chiese dei Fratelli
Il numero di dicembre del « Cristiano »,
periodico di collegamento fra le chiese
evangeliche dei Fratelli porta il commiato del vecchio direttore Abele Biginelli,
che dopo 21 anni viene sostituito da Samuele Negri. Ci ha colpito in tale numero un articolo molto polemico nei confronti del Consiglio Ecumenico delle Chiese che viene accusato di burocratismo e
di verticismo e di avere stravolto il messaggio cristiano sovvertendone l’applicazione pratica. « La parola del CEC è contro quella della Scrittura», in quanto —
secondo l’articolista — il Consiglio Ecumenico accusa Dio di ritardare il ristabilimento del Suo Regno e impegna la
Chiesa a sostituire Dio stesso nella Sua
opera. La prova più evidente di tutto ciò
è data dall’appoggio che il CEC dà ai
movimenti insurrezionali che praticano la
violenza e dalla sua incapacità di denunciare le persecuzioni che colpiscono i cristiani nei paesi dell’Est europeo. Rilevando infine che molte chiese membro di tale organizzazione non sono d’accordo con
l’attuale linea l’articolista ricorda che secondo la parabola di Gesù «una casa divisa contro se stessa» non può durare.
Il Messaggero Avventista ha 50 anni
Dalla stampa avventista, mentre rileviamo che la rivista « Il Messaggero Avventista» festeggia il cinquantenario della
sua nascita, abbiamo notato un lungo articolo a puntate apparso sull’altro periodico « Segni dei Tempi », nel quale si affronta, sia pure da una angolatura limitata, il problema- della critica che il marxismo ha rivolto e rivolge tutt’ora al cristianesimo, particolarmente sul piano
etico.
Desideriamo infine segnalare la ripresa
delle pubblicazioni, sia pur in veste più
dimessa, della rivista « Certezze », dei
Gruppi Biblici Universitari. Nel primo
numero della nuova serie (gennaio ’75)
compare una lunga ed interessante intervista a Dom Franzoni.
E. Paschetto
Gomitato di Evangellzzaziono
Un Comitato di Evangelizzazione è stato costituito a Roma, coordinatore Abele
Biginelli, in vista di un’azione in occasione dell’anno santo. Vi possono partecipare singoli credenti o comunità in forma organizzata, rivolgendosi all’U.C.E.B.
a Roma. Alcune date sono state scelte per
una particolare azione: Pasqua, l’inizio di
maggio, di giugno, il mese di luglio; già
200 giovani inglesi, tedeschi, francesi si
sono impegnati per l’estate.
6
alle valli ieri
Le frasi
celebri
cronaca
DECRETI DELEGATI
Eletti i rappresentanti nelle elementari
I risultati delle elezioni nei 3 Consigli di Circolo di Villar Porosa, Porosa Argentina e
Torre Pollice - Anche queste consultazioni hanno evidenziato quanto emerso gli scorsi
anni; tensioni fra una parte progressista e un’altra conservatrice
Il ritorno del 17 febraio è, ancora una
volta, a prescindere da polemiche e contrasti interpretativi, un invito a ricordare e valutare con uno sforzo di obiettività
fatti, uomini e parole del tempo dell’Emancipazione, temi costitutivi della
sinfonia celebrativa.
Il TEMA ECUMENICO: i« I nostri cari
fratelli separati... », non è Paolo VI che
parla , ma Monsignor Charvaz, il fedelissimo Vescovo di Pinerolo, che nel 1844
pronunzia il discorso, l’orazione ufficiale
per inaugurare il nuovo tempio cattolico
di Torre Pellice, presente la maestà regale
di Carlo Alberto, che il Vescovo saluta
novello « Salomone »; « I cari fratelli separati... » non hanno varcato la soglia del
tempio, ma il nostro Vescovo precorre
ranno santo 1975; anche lui proclama:
Venite, la porta è aperta; anzi ha una
profetica visione: li vede entrare tutti « i
cari fratelli separati ».
I quali (fratelli separati) salutano il re
con l’inno fatidico, anche se non proprio
travolgente:
Con l'azzurra coccarda sul petto,
con italici palpiti in core,
come figli d'un padre diletto
Carlo Alberto veniamo al tuo pie’;
e gridiamo esultanti d’amore:
Viva il re! Viva il re! Viva il re. »
II TEMA SABAUDO, forse che Carlo Alberto non ha rimandato in caserma il
mezzo squadrone dei reali carabinieri a
cavallo perché « Non ho bisogno dei carabinieri in mezzo ai Valdesi »? E forse che
Ami Combe, il sindaco valdese, non ha
ricevuto la croce di cavaliere dell’ordine
dei SS. Maurizio e Lazzaro?
Il TEMA DELL’ITALIANITÀ’: «Con
italici palpiti in core ». Forse che non sta
scritto, nel preambolo delle Lettere Patenti: « Prendendo in considerazione la
fedeltà e i buoni sentimenti delle popolazioni valdesi... »?
E ultimo, ma certo non ultimo, il TEMA BIBLICO (dopo tutto, siamo il popolo della Bibbia). Il pastore G. P. Melile
saluta lo Statuto e commenta « d’abondance et avec beaucoup de force » I Samuele II, 6-8.
Frasi e temi celebri. Ma c’è anche una
frase meno celebre, e un tema conturbante. Le parole le ha scritte Massimo d’Azeglio: « Je ne crois pas, moi, au protestantisme en Italie; on décatholisera, on ne
luthérisera, on ne calviniséra pas... ».
Scrive il fratello Roberto (Marzo 1848,
in II Risorgimento): « Hanno la maggior
parte dei vescovi dichiarato poter riuscire alla credenza cattolica perniciosissima
Temancipazione dei protestanti per essere tali comimioni dotate da ardente spirito di proselitismo e oltremodo attiva la
propaganda dei loro principi religiosi in
ogni contrada; essere inopportuna ogni
proposizione di riforme religiose al momento ove l’agitazione degli spiriti, prodotta dalla riforma civile, tutto commoveva lo Stato..., non aversi a sacrificare al
bene temporale dei protestanti il bene
spirituale dei cattolici... ».
D’altra parte è chiaro che fede viva e
proselitismo costituiscono un tutto inscindibile: lo affermano esplicitamente i
due fratelli d’Azeglio che non temono la
libertà di propaganda e il proselitismo
protestanti.
Roberto è esplicito: « Riconosciuto per
lunga esperienza infecondo il proselitismo del rigore e della persecuzione, sia
tentata ad apostolato della verità cattolica la via della carità e della fratellanza ».
La sfida dell’Emancipazione: un confronto leale, evangelico; del resto, scrive
Massimo, perché temere? La sua frase
non celebre, che abbiamo qUi sopra citato, è significativa: si potrà forse decatolicizzare l’Italia; mai la si farà luterana o
calvinista ». Visione premonitrice, un giudizio profetico sul secolo di « evangelizzazione » che stava per aprirsi ai valdesi,
montanari usciti « dalle incantevoli vaili,
rinchiuse fra due torrenti »? Conclusione
di un buon vecchio cattolico liberale, senza tentazioni mistiche o revivalistiche, che
guarda con distacco alle cose della Chiesa, ma sa che la Chiesa può anche morire, ma rimane veneranda l’istituzione?
Calcolo di un « politico » che sorride
con indulgenza alle follie della fede, perché sa che la conquista delle, anime, sotto
il sole latino di questa Rorna imperiale,
santa e cattolica, non può mai essere Riforma o Rivoluzione, ma correttivo, preservativo e conciliazione? Scetticismo?
Saggezza? Indifferenza?
L. A. Vaimal
I risultati delle elezioni per il Consiglio
di Circolo di Villar Perosa (che comprende le zone di Porte, Pramollo, Inverso
Pinasca, Val Germanasca) hanno superato le aspettative più ottimistiche. La partecipazione dei votanti è stata del 90%
circa; una media elevata, se confrontata
coi dati nazionali. Segno quindi di una
profonda maturazione politica ed espressione di una mobilitazione generale. Le
liste presentate erano solo 2: la prima
del « Comitato unitario per la democrazia nella scuola » raccoglieva le forze più
sensibili ad un suo rinnovamento; la seconda invece vedeva una coalizione delle
forze di centro-destra, arroccate su posizioni di mantenimento delle attuali strutture scolastiche.
La prima raccoglieva le adesioni degli
operai, dei contadini, degli immigrati, la
seconda, salvo le debite eccezioni, era
composta da rappresentanti del ceto medio. Quest’ultima ha raccolto il maggior
numero di adesioni in Villar Perosa; mentre i cornimi periferici hanno votato nella loro quasi totalità per la lista n. 1.
'È difficile dire quali siano state esattamente le componenti per mezzo delle
quali è stato raggiunto questo risultato:
sono di ordine politico, o religioso, oppure personale?
La questione andrà esaminata con calma. Una cosa è però certa: la DC ha subito una dura sconfitta, almeno in questa zona.
I genitori si sono espressi per un chiaro programma di rinnovamento globale
nel campo dell’istruzione. Esistono dunque la premesse, almeno a livello locale,
per condurre avanti una bella battaglia
per la democrazia, Tantifascismo e la libertà della scuola.
Diversa invece la situazione del Consiglio di Circolo di Perosa, dove si erano
presentate ben 4 liste di genitori e 3 di
insegnanti, ciascuna delle quali ha ottenuto 2 rappresentanti (salvo la lista II
degli insegnanti che ha 3 rappresentanti).
Villar Perosa
Consiglio di Circolo
Genitori - Lista n. I : Sola Gerolamo,
Giaiero Renato, Gino Augusto, Pons
Franca n. Acquadro, Laggiard Remo. Lista n. II: Castagna Alberto, Morero
Pier Cesare, Cagnasso Pier Giovanni.
Insegnanti - Lista n. I: Viola Rosina
n. Cena, Long Gino, Montesanto Giorgio,
Guyot Bruna n. Sandretto, Viglielmo Liliana. - Lista n. II : Siccardi Donata, Pons
Irma n. Spagnoletti.
Perosa Argentina
Consiglio di Circolo
Genitori - Lista n. I: Alliaud Flavio,
Nevache Ivo. - Lista n. II : Coutandin Laura n. Pero, Refourn Giovanni. - Lista n.
Ili: Varalda Francesco, Morero Ester. Lista n. IV : Pezzetti Luciano, Sorbino
Giorgio.
Insegnanti - Lista n. I : Laurenti Giovanni, Balma Maura n. Viretto. - Lista
n. II: Chapelle Carmela n. Dolce, Gardiol Rosa n. Gambino, Juvenal Ida n. Damiano. - Lista n. Ili: Galgani Maria, Raviol Elsa n. Gros.
Val Pellice
I genitori hanno partecipato alla prima consultazione elettorale per la formazione degli organi collegiali nelle scuole elementari con un marcato senso di
responsabilità. Benché in alcuni casi i
seggi non fossero vicinissimi a casa, né
purtroppo si poteva fare altrimenti, gli
elettori si sono presentati numerosi.
Su 1620 genitori si sono presentati alle
ANGROGNA
Dibattito aperto
sulla Comunità Montana
Sabato 8 febbraio nella sala comunale
di Angrogna ha avuto luogo una riunione indetta dalla Comunità Montana per
la programmazione e il pieno sviluppo
degli interventi da operare in Val Pellice.
L’architetto Longo, in qualità di Presidente, ha introdotto il discorso, rilevando la necessità di tener conto delle esigenze della popolazione dei vari comuni,
anche dei più piccoli, per poter creare un
piano di sviluppo corrispondente alle
aspettative e tendente a valorizzare l’uomo nel suo lavoro e nel suo ambiente.
I numerosi angrognini intervenuti non
hanno tardato a far conoscere le loro necessità e subito hanno elencato una serie
di carenze: in primo luogo hanno lamentato il ritardo dell’attuazione della rete di
distribuzione dell’energia elettrica, da
lungo progettata e promessa, facendo presente che molte zone della valle ne sono
ancora prive e molte altre non ne hanno
a sufficienza; in secondo luogo hanno manifestato l’esigenza di avere al più presto
un acquedotto comunale in molte zone
che ne sono ancora prive e che sono completamente senz’acqua in questo periodo
particolarmente asciutto; in terzo luogo
hanno confermato l’assoluta necessità di
avere più strade di collegamento alle strade principali per poter facilmente accedere alle ancora troppo numerose borgate isolate.
Un consigliere comunale ha insistito
per un intervento non soltanto a livello
di assistenza sanitaria in età scolare e
prescolare, ma anche per un’educazione
sanitaria per i primi anni di vita del bambino, decisivi per lo sviluppo successivo.
In ultimo qualcuno ha fatto, notare che
tutte le esigenze elencate avevano una
loro vera e giusta ragion d’essere, soltanto se si teneva conto dell’ambiente e del
carattere proprio della valle di Angrogna,
un comune essenzialmente agricolo; che
si è spopolato proprio perché non s’è mai
voluto dare importanza a quelle che sono
le sue risorse fondamentali e non s’è mai
cercato di intervenire per risolvere gli
enormi problemi deH’agricoltura montana. Ora finalmente qualcosa si muove con
la creazione della cooperativa di raccolta del latte, dove gli agricoltori s’incontrano e si parlano e scoprono di avere
molti problemi comuni che forse è più
facile risolvere insieme che a livello individuale. Grazie all’interessamento concreto e continuo dell’Ufficio Tecnico della Comunità Montana un primo passo si
è fatto, ma in mezzo a molte difficoltà e
incomprensioni e allora è lì che la Comunità Montana deve continuare ad intervenire sia a livello di informazione e
consulenza tecnica sia di disbrigo di pratiche burocratiche sia di richieste di contributi tali che non lascino morire le iniziative sul loro nascere. Inoltre si profila necessaria una continua consultazione
degli interessati per ogni decisione da
prendere, perché solo alla base è possibile individuare le reali esigenze della nostra gente. Infine occorre fare tutto il
possibile per frenare la speculazione edilizia che opera sotto il nome di turismo,
il quale, così concepito, non può che danneggiare il patrimonio territoriale del comune e sfruttare ancora una volta la
buona fede dei contadini.
L’architetto Longo ha risposto a tutti
dando le informazioni a disposizione e facendo notare che le esigenze manifestatesi ad Angrogna devono essere contenute in un piano di sviluppo che comprenda globalmente tutta la Val Pellice, ma
promettendo al tempo stesso di tener
presente il particolare carattere agricolo
delle alte valli, che può essere rivalutato
soltanto potenziando maggiormente gli
strumenti a disposizione, a cominciare
daH’ufficio tecnico. F. Coisson
urne ben 1207, smentendo le pessimistiche previsioni di chi li voleva disinteressati ai problemi della scuola. Una percentuale del 75% non è molto inferiore a
quella delle elezioni politiche o amministrative. Il personale della scuola ha naturalmente partecipato in modo quasi
compatto : il- 93% dei docenti e il 94% dei
non docenti.
Ecco i risultati:
Genitori: Lista n. 1 - voti 327. Eletti:
Charbonnier Fausta, Suppo Mauro. - Lista n. II - voti 724. Eletti; Gay Sergio,
Bouìssa Dario, Granata Giovanni, Croce
Mirella, Bovone Gianfranco, Fornerone
Alberto.
Per gii insegnanti eiementarl: Lista n.
I - voti 23. Eletti: De Rosa Carmen, Suppo Miranda. - Lista n. II - voti 34. Eletti :
Malan Enrica, Pellegrin Frida, Lageard
Dina, Martina Michelina.
Insegnanti di scuoia materna. Eletti:
Rovara Ombretta, Baretti Daniela. - Non
docenti; De Rosa Alfonso, Paschetto Tiziana.
Nel Consiglio di Circolo che si viene
cosi a formare hanno la maggioranza le
liste n. II. Ci aspettiamo che, nei tre anni in cui amministreranno le scuole elementari della valle, sappiano trovare
quelle soluzioni che favoriscano un ordinato sviluppo, evitando di accentuare
contrasti che si sono manifestati nella fase elettorale.
Poco da dire per i consigli di interclasse. Una sola nota interessante: a S. Giovanni, nella scuola a tempo pieno, sono
stati eletti in forte maggioranza genitori
favorevoli ad un tale tipo di scuola.
Ciò smentisce che la scuola a tempo
pieno non abbia incontrato l’approvazione dei genitori.
Paolo Gardiol
Doni per rAsilo
di Luserna San Siovannì
In mem. di Baret Seiina, i condomini 30.000,
i colleghi di Niny 30.000; Lidia Malacrida (Coma) 2.000; Elvira Rivoira (Rorà) 10.000; gli
zii Charlin in mem. del Pastore Renato Bertin
(Angrogna) 10.000; Ricca Anita ved. Bastia in
mem. del ÌEratello Riccardo (T. P.) 20.000; Compra Angela in mem. del fratello 10.000; Elena
e Enrico Bouchard (S. Germano Chis.) 10.000;
N.N. 5.000; La Rosa Edy e Giosuè in mem. di
Bert Caterina e Bertin GiuHo 50.000.
Diaconessa Emmi Baumann, Zollikerberg,
Svizzera 44.248; Comitato Vallone, Olanda
998.450; Campese Mary e Luigi (Pinerolo) 5.000;
Freundeskreis der Waldenser Kirche (Germania)
2.659.500; Chauvie Anita in mem. di Benech
Maria ved. Chauvie 3.000; Lisette Rostan (S.
Germano Ch.) 2.000; Olga e Livia Giacone (S.
Germano C.) 1.000; famiglia Lavizzari (Mi)
5.000; famiglia Mansenino (S. Remo) 15.000;
Frau B. Blatter (Zurigo) 3.300.
Chiesa Valdese di New York (USA, 100.000;
Codino Giulia (Pinerolo) 50.000; Rivoira Mariuccia (Pinerolo) 10.000; Citernesi Paola (To)
10.000; Malan Ernesto (To) 10.000; Sorelle
Cornelio (T. P.) 10.000; Pia Falchi (Mi) 10.000;
Elio Giacomelli (S. Giuliano T.) 50.000; in memoria di Edoardo Monnet, la moglie (To) 20.000.
Fornerone Elda (To) 15.000; Giordan-Bertalot
(Angrogna) 5.000; Apicella Vittorio (To) 30.000;
Lavizzari Guido (Mi) 10.000; Madeleine Revel
(Mi) 8.000; Gay Aldo (T. P.) 10.000; Libonati
Elia (Brindisi) 3.000; Oviglia-Gay Elsa (Torino)
5.000; famiglia Giaccaglia, amici e parenti in
memoria di Sandro Giaccaglia (To) 50.000; Giorgiolè Ester (Livorno) 2.000.
Vittoria Stocchetti (Ge) 5.000; Pons Onorina
10.000; NJM. (S. Giovanni) 2.000; Luigi e Margherita Bellora (Pinerolo) 5.000; Guglielmo c
Adriana Tagliabue 20.000; Bordizzo Adriana
(LeumanUollegno) 10.000; Alma e Giovanni
Bertalot in mem. di Armand Beux (S. Germano)
5.000; Amalia Balmas ved. Peyla in mem. del
marito (S. Germano) 50.000; Efisia Martini (To)
10.000; Geymont Susanna (rie. Asilo) 10.000
Albina Pellenc in mem. di Lina Varese (T. P.)
5.000; Magliana Lidia (To) 1.000.
Corale della Chiesa di 'Torino 65.500; Roncagliene Bruno (Pont Canavese) 6.000; SalvaraniRicci Letizia in mem. del marito (Ivrea) 50.000;
Lenzinger Evelina (Ivrea) 10.000; Baer Luisa
(Verona) 5.000; Ricordando Renato Bertin, un
amico (T. P.) 10.000; Rivoira Paimira (Rorà)
5.000; Mourglia Lena e Guido (Bibiana) 50.000,.
Ringraziamo molto vivamente per la solidarietà che continua a manifestarsi a favore della
nostra opera. Ricordiamo ohe per le offerte può
essere usato il c.c. n. 2/16947 « Asilo Valdese »
Lusérna San Giovanni (Torino).
7
delle valli
Pomaretto
Per il XVII febbraio oltre agli ospiti
ginevrini avremo anche una delegazione
metodista guidata dal pastore Franco
Carri di Vercelli e diaspora. Siamo contenti di avere dei fratelli metodisti proprio quest’anno che vede l’inizio dell’integrazione globale tra le chiese valdesi e
metodiste.
Il programma dei festeggiamenti non
subisce variazioni : falò il 16, corteo, culto, pranzo e recita nella giornata del 17.
La recita verrà replicata sabato 22.
Le riunioni quartierali con la presentazione del nuovo Eco-Luce stanno terminando, mentre per le prossime ci sarà
una consultazione approfondita sul problema dei convitti.
Luserna S. Giovanni
• Il Concistoro, nella sua seduta di venerd'i scorso, ha lungamente dibattuto il
problema della Scuola Materna che, se
negli altri Comuni della valle è stato risolto, da noi è ancora in alto mare per
motivi non del tutto dipendenti dalla nostra volontà.
Un’ampia esposizione fatta dal Pastore Taccia sulla situazione attuale della
Scuola ha puntualizzato i vari lati positivi e negativi del problema ed ha portato il Concistoro a convocare per il giorno 14 marzo alle ore 20.30, nella Sala Albarin, un’Assemblea di Chiesa affinché si
pronunci sul da farsi ed assuma, unitamente ai genitori interessati, la propria
responsabilità al riguardo.
« Al pranzo del XVII Febbraio la nostra comunità avrà il piacere di avere come ospite il Direttore dell’« Eco delle Valli », pastorè Giorgio Tourn, il quale parlerà sull’interessante argomento de « I
Valdesi nel primo decennio dopo il 1848 ».
Lo ringraziamo per aver accettato l’invito e gli porgiamo fin d’ora il più fraterno benvenuto.
La sera dello stesso giorno, alle ore 21,
il Gruppo Filodrammatico Valdese presenterà, nella Sala Albarin, la commedia
in tre atti di E. Bassano : « Uno cantava
per tutti ». Sarà pure presente la Corale.
La recita verrà replicata sabato 22 alle ore 21 e domenica pomeriggio alle 15.
• Domenica 9 u. s. ha avuto luogo il funerale del nostro fratello Stefano Revel,
spentosi dopo breve malattia all’età di 75
anni. Lunedì. 10 si sono svolti i funerali
di Giovanni Poet, di anni 56, dei Marauda.
Alle famiglie provate dal lutto rinnoviamo l’espressione della nostra profonda simpatia cristiana.
Bobbio Pollice
• L’Amministrazione comunale ha organizzato una serie di dibattiti pubblici,
particolarmente aperti ai giovani, per illustrare il funzionamento degli Enti pubblici (Comuni, Provincia, Comunità Montana ecc.). Le conversazioni, introdotte
dal sindaco e dal segretario comunale,
hanno ottenuto un notevole successo, se
si tiene conto del generale disinteresse
in questo tema.
• La sig.ra Rosalba Berger Ricca ha iniziato da qualche tempo la sua nuova attività di visitatrice domestica nel quadro
di interventi sociali della Comunità Montana. Dopo una prima presa di contatto
con i problemi locali ha cominciato ad
affrontare il suo compito nelle situazioni
specifiche. La sua attività è estremamente utile ed apprezzata da tutta la popolazione.
• Lunedi, 17 avrà luogo la consueta festa
dei bambini, seguita dall’incontro comunitario ed il pranzo nella sala; la sera i
giovani presenteranno una serata con recita del lavoro «Valanghe».
Pinerolo
Pomaretto: un’immagine di qualche anno fa.
Perrero
Villar Penice
Dopo lunghe sofferenze è deceduto a
soli 55 anni Attilio Poet. Il funerale ha
avuto luogo il 9 febbraio. Pochi mesi or
sono un altro fratello di Grangette, Enrico Poet, ci aveva lasciati. Ai familiari
esprimiamo la nostra simpatia cristiana.
Precisazioni
• Nella comunità : domenica sera ha avuto luogo un incontro a cui hanno partecipato i catecumeni di 4° corso con i loro genitori ed i membri del Concistoro.
Il problema esaminato insieme è stato
quello della confermazione; dopo uno
scambio di opinioni e di pareri si è com
venuto di avere la Confermazione il giorno di Pentecoste.
• Domenica 16 c. m. avrà luogo al termine del culto una assemblea di chiesa
per decidere in merito alle proposte fatte dalla Tavola al Concistoro sulla nomina del pastore titolare.
Etopo l’assemblea, alle 12,30, nella sala,
l’agape fraterna del XVII febbraio.
• In città : il rifornimento idrico sta diventando un problema in non poche case; sarà la stagione asciutta, sarà l’impianto dell’A.M.G.A., sta di fatto che numerose famiglie nelle zone alte della città e nei piani superiori vivono una situazione di disagio da settimane.
La strada del Pissaiot
Sull’Eco delle Valli n. 4, E. G. ha ripreso alcune considerazioni in merito al mio
articolo a proposito della strada del Pissaiot, Bastia, Arpanot, pubblicato sull’Eco del 24 gennaio. Vorrei a mia volta
fare alcuni rilievi in riferimento ad una
frase che si presta ad equivoci ; « A un
certo punto pareva aprirsi un nuovo spiraglio, grazie all’interesse del parroco don
Ricca il quale ha delle proprietà in quella zona ed era dispostoa contribuire per
il finanziamento dei lavori».
In verità il sedicente spiraglio non è
mai esistito e voglio documentare la cosa. La somma di cui disponevamo per
sostenere le spese della strada ammontava a L. 1.200.(X)0, mentre il preventivo
avanzato dalla ditta appaltatrice raggiungeva i 2 milioni. Interpellato, don Ricca
si dichiarava disposto ad anticipare la
somma mancante con la precisa clausola
di avere poi indietro il denaro. In altri
termini egli avrebbe cos'i ottenuto con un
mero prestito la valorizzazione delle sue
proprietà facendosi pagare la strada da
un piccolo gruppo di contadini. Qualcuno era propenso ad accettare ma di fronte alla mia contro-richiesta, cioè che il
parroco partecipasse all’operazione contribuendo per la somma eccedente lire
1.200.000 che avevamo raccolto, le cose si
arenarono. Adelchi Ricca
Decreti delegati
Stim.mo Direttore,
alcuni lettori del giornale da Lei diretto (nessuno di noi è abbonato o abituale lettore dell’Eco) ci hanno .segnalato la difficoltà da Lei incontrata nel reperire i. npmi dei componenti la
« Lista n. II » per le elezioni del Consiglio di
circolo di Torre Pellice per le scuole materne
ed elementari, al fine di pubblicarli nel contesto del servizio sui Decreti Delegati; difficoltà da
Lei evidenziata nella nota di presentazione al
« Comunicato » pubblicato a pag. 6 nell’ultimo
numero dell’Eco.
Certi di farle cosa gradita Le trasmettiamo, allegato, per l’archivio del giornale, copia del programma e della Lista n. IL
Ci rammarichiamo che delle circa 2.000 copie
di tali documenti distribuiti ai genitori della Val
Pellice neppure una sia pervenuta né a Lei, né
ad alcuno dei Suoi collaboratori, di cui, fra l’altro, ci era parso di avere notato la presenza ad
un intervento alla riunione di presentazione del
programma in questione e dei componenti la lista, tenuta in Luserna S. Giovanni (Capoluogo)
il 31 gennaio u. s.
Grati di questa informazione ai Suoi lettori.
Le inviamo i , nostri cordiali saluti.
Gianfranco Bovone, Mirella Dapiran
Croce, Sergio Gay, Imelda Costa Rossetto, Alberto Fornerone, Giovanni Granata, Dario Bouissa, Giorgio Frache
e Una parola di plauso rivolgiamo ai
giovani dell’Unione Giovanile che hanno
preso l’iniziativa di collaborare con il
Concistoro nella manutenzione degli stabili della comunità. Essi hanno già condotto a termine il rifacimento del palco
nella sala delle attività e si accingono a
rimettere a nuovo la scuola dell’Inverso
tinteggiando le pareti e riverniciando gli
infissi.
• La bacheca destinata - agli avvisi della
Chiesa è stata sostituita da una nuova,
ringraziamo i due fratelli che si sono incaricati di questo.
• Il 17, dopo rincontro nel tempio ed il
programma degli alunni delle scuole domenicali, pranzo comunitario alla Miramonti. La serata è organizzata dalla gioventù.
Torre Pellice
• Gli alunni delle Scuole Medie hanno
effettuato una serie di incontri con professori e pastori sul tema della storia
valdese, hanno anche effettuato una visita al Museo valdese sotto la guida di loro insegnanti ed accompagnatori.
• Le prenotazioni per il pranzo del XVII
febbraio oltre che alla Claudiana si raccolgono anche presso il fotografo A. Pellegrin.
Angrogna
Da alcuni giorni la « casa Pons » di
proprietà della Tavola ospita dei profughi cileni, due uomini e due donne che
hanno dovuto abbandonare il loro paese
in seguito al colpo di stato del settembre 1973. Due di loro hanno subito sevizie e torture. Ora si trovano ad Angrogna in attesa di avere il visto necessario
per recarsi in Svizzera, dove saranno
ospitati come profughi politici e sarà loro dato un lavoro. .
È per la comunità un’occasione per fraternizzare con loro, conoscere da Vicino
la situazione politica del Cile e dimostrare solidarietà con chi passa attraverso una dura esperienza di sofferenza e di
lotta.
PROGETTO MINI ALLOGGIO
Il Concistoro nella sua ultima seduta
ha accolto un suggerimento dell’Unione
Femminile di aggiustare in uno dei locali della chiesa un alloggetto che possa essere messo a disposizione di qualche anziano o isolato per l'inverno. Il progetto
dovrà ora essere studiato nelle sue varie
posr-.bilità. L’Unione Femminile dedicherà a questo scopo il provento del suo
prossimo bazar, mentre un amico di Torino ha già offerto 500.000 lire che ci incoraggiano nel portare avanti questo progetto.
Doni Eco-Lucé
Gino Giovannini, Roma 2.000; Mary e Anita
Long, San Germano Chisone l.ÓOO; Luisa Pons,
Torino 1.000; Bartolomeo Soulier, Torino 500;
Elsa Jouve, Alessandria 1.000; Norberto Ferrerò,
Villar Perosa 500; Lidia Rosa Brusin, Coazze
1.000; Cornuz Paul, Svizzera 9.000; ■ Eugenio
Long, Luserna S. Giovanni 1.000; Ezio Rostan,
Prali 1.000.
Paolo Sanfilippo, Chiavari 5.000; Eros Lala,
Roma 1.000; Gigi Pamio, Roma 3.000; Isabella
Peraldo Bert, Cándelo 1.000; Santina Albano
Lena, La Maddalena 1.000; Enrico e Fortunata
Pons, Torino 500; Eugenia Borione, orino 500;
Francesco Toma, Sansevero 1.000; Rachel Rostaing. Svizzera 500; Iolanda Davit, Torre Pellice 1.000.
Giulio Revel, Luserna S. Giovanni 500; Ranni
Merkli, Svizzera 1.000; Paimira Gay, GenovaPra 1.000; Rosa Giuliani, Roma 2.000; Carlo
Alberto Lena, La Maddalena 1.000; Carlo Antonioli, Charvensod 5.000; Sorelle Lena, La Maddalena 1.000; Rosa Peraldo, Chiavezza 500; Ilda
Soulier ved. Ruffino, Villar Perosa 500; Aldo
Sappé, Torre Pellice 500.
Walter Fritz, Svizzera 4.000; Luigi Rosati, La
Spezia 1.000; Claudio Bertin, Ivrea 2.000; Ines
Bassi, Parma 500; Alba Baldi Garrou, CastelnuoTO dei Sabbioni 500; Cinzia Tessoni, Parma
1.000; Geremia Cielo, Ruta 1.000; Felice Cattaneo, Genova 1.500; Celina Rostan, Prali 200;
Delfina Pascal, San Secondo 500.
Assely Coisson, Perosa Argentino 1.000; Alice Bogo, Mestre 1.000; Alberto Beux, Villar Porosa 100; Guido Rosa Brusin, Coazze i.OOO;
Amelia Bounous, Ge-Struppa 1.000; Melania
Malanot Grill, Riclaretto 1.000; Lidia Negretti,
Como 1.000; Bruno Spini, Firenze 5.000; Bruno Morena, Bergamo 1.000; Bruno Prelato, Perosa Argentina 2.000; Benelli-Barus, Torino 1.000.
A. Moneada, Canadá 4.400; Ermanno Balestrini, Fizzonasco 1.000; N. N. 100.000; Franco Falchi, Milano 6.000; Giosuè Ribet, Perosa
Argentina 500; Lina Beux, Luserna S. Giovanni
500; Hilda Genre Bertin, Pinerolo 5.000; Forconi Del Giudice, Pinerolo 5.000; Evelina Gay,
Pinerolo 3.000; Luigi Brauza, Pinerolo 500.
Giulia Godino, Pinerolo 500; Giulio Coucourde, Pinerolo 500; Cécile Forneron, Pinerolo 500;
Anna Balla, Torino 1.000; Laura Rostagno Avondetto, Torino 500; Céline Pastor, Bordighera
500; Vittoria Spelta, Torre Pellice 5.000; Chiesa Valdese, Pomaretto 20.000; Simone Romano,
Prarostino 1.000; Berteli Giulia, Prarostino
1.000.
Emile Sappé, Francia 2.570; Elsa Janin, Ivrea
3.000; Alpina Maciotta, Balma Biellese 500;
Alice Molinari, Genova 2.000; Alma Bertot, Riclaretto 1.000; Giulio Castagna, Inverso Rinasca
300; Elvira Charrier, Perosa Argentina 300;
Carmelo Ventrici, Svizzera 6.195; Elvira Filice,
Foggia 500; Clara Bodoira, Torino 1.000.
Elena Pascal, Torino 5.000; Emanuele Bosio,
Gallarate 5.000;Adelina Mondon, Luserna San
Giovanni 500; Marcella Mazunder India 4.000;
Evelina Taccia, Torino 1.000; Berutti Alice, Torino 1.000; Alberto Sciti, Torino 1.000; Matilde
Sibille, Torre Pollice 2.000; Resburgo Albertine,
Svizzera 1.000; Maria Di Paolo, Aitino 1.000.
Maddalena Cairus, VUlar Pellice 500; Ester
Grill in Bonjour, Luserna S. Giovanni 500; Domenico Di 'Toro, Svizzera 4.000; Ernesto Pini,
Bergamo 500; Sergio Cozzi, Trieste 1.000; Teresa Brando Livorno 500; Cesare Garuti, Firenze
1.000; Unione Femminile Valdese, Rimini
10.000; Antonio Carco, Catania 1.000; Caterina
Janavel, Villar Pellice 500.
Ferdinando Marangoni, Ivrea 1.000; Berta Endrici, Gardolo, 2.000; Eugenio Tron, Torino
1.000; Samuele Bouchard, Corneliano d’Alba
500; Vitale Jahier, Pomaretto 1.000; Giovanni
Rostagno, Torino 500; Arturo Grill, Torino
2.000; Enrico Mariotti, Torino 1.000; Albertina
Baret Peyrot, Pomaretto 1.000; Renato Pozzi,
Torino 1.000.
Grazie!
( continua)
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vita italiana
SS curs di emìlio nitti
Non politicizzare
le elezioni nella scuola
Un equivoco impegno - Liste unitarie o liste uniche? - Prospettive per una nuova politica scolastica
CRONACHE ANTIMILITARISTE
Torna in carcere
il primo obiettore italiano
Sono stati tutti d’accordo, partiti e sindacati, democratici e fascisti, nell’affermare che nelle elezioni per i nuovi organi collegiali della scuola non si dovesse
fare politica. Tali organi non devono essere minati — si è detto — dalTideologismo, dalla contrapposizione precostituita
dei diversi partiti, ma devono poter agire
in modo unitario per il miglioramento
delTistituzione scolastica. Per questo hanno avuto libero campo le associazioni di
genitori, aperte ad ampie convergenze,
per questo si è levato l’appello, riecheggiato anche dalla RAI-TV, alla costituzione di liste unitarie o addirittura uniche.
Ma questo discorso non ha avuto la
chiarezza necessaria, e non per incapacità ma per precisa scelta, e ancora una
volta sulla parola politica si sono accavallati numerosi equivoci emersi qua e là
in forme più o meno evidenti. Riteniamo
utile presentarne qualcuno di cui abbiamo avuto diretta conoscenza in questi
giorni.
Il NO alla politica dei partiti si è trasformato spesso in un generico qualunquismo per cui si è ritenuto necessario
emarginare nelle assemblee ed escludere
dalle candidature coloro che avessero una
chiara formazione politica. Di conseguenza sono stati valorizzati gli « apolitici »
che avessero capacità tecniche e « conoscenza della scuola ». In molti casi merito particolare è stato considerato l’essere in buoni rapporti col preside o col direttore e intere liste si sono proprio caratterizzate come composte da « amici
del preside ». Così dall’esclusione dei partiti si è approdati al clientelismo che è
certamente danno ben maggiore. Agli
schieramenti politici altrove si sono sostituiti schieramenti corporativi favoriti
d’altra parte dallo stesso decreto delegato. Così liste di docenti si sono agguerrite contro l’intromissione nella scuola dei
genitori e liste di non insegnanti si sono
costituite contro le prevaricazioni dei docenti. Cose del genere sono successe soprattutto là dove non si era favorita l’aggregazione di quegli ampi schieramenti
democratici che avrebbero potuto garantire la scuola sia dalla scorretta politicizzazione che da forme ancor più scorrette
quali il clientelismo, il qualunquismo e il
corporativismo.
Anche questi ampi schieramenti democratici non sempre hanno dato buoni risultati. Soprattutto qui a Napoli la DC
è stata presente a livello di comitati interpartitici ed ha fatto avanti i suoi candidati nelle liste unitarie, ma poi si è
scoperto che altre liste democratiche erano presenti nel medesimo istituto... D’altra parte spesso questi comitati interpartitici hanno pensato di risolvere il problema con una regolare e « onesta » spartizione delle candidature, preludio della
spartizione della gestione della scuola.
L’equivoco in questo caso è nato dall’interpretazione dell’espressione ampi schieramenti che in verità non dovevano essere realizzati attraverso la semplice somma di alcune sigle di partiti e sindacati,
ma dovevano scaturire da un confronto
di idee per la formazione di un programma sinceramente unitario, costruito sul
piano della concretezza e della realtà, per
l’individuazione delle soluzioni possibili
ai mali della scuola. Lista unitaria quindi è l’opposto della lista unica a tutti i
costi, specialmente se l’unicità comporta
una perdita di chiarezza. Ed è chiaro che
una lista realmente unitaria, nel senso
dell’unità dei lavoratori impegnati a realizzare una scuola efficiente per i loro figli, impone l’esclusione dei fascisti e di
coloro che, democratici a parole e per
opportunismo, sono antidemocratici nella prassi. E questo senza settarismi, ma
con rigorosa puntualizzazione di dati e
di fatti.
Tutti questi equivoci in realtà è stato
possibile evitare dove appunto dal libero
e democratico dibattito sono emerse proposte unitarie di base, cioè là dove vi è
stata una reale capacità politica. Può
sembrare un bisticcio di parole, ma la
politicizzazione dannosa ai nuovi organi
collegiali della scuola è stata evitata là
dove insegnanti, non insegnanti, genitori
e studenti hanno imparato a jare politica.
Si sa purtroppo che per un certo ceto medio, soprattutto nel Sud, la parola politica è sinonimo di intrallazzo, a causa dell’estraneità storica dello Stato dalla vita
delle masse ed a causa dei sistemi clientelari e coloniali adottati dalla classe dirigente borghese. Né si salva da questo
disgusto l’espressione politica scolastica
ed anche questo si spiega...! L’unica politica che si è fatta fino ad oggi nella scuola è stata la politica dell’inefficienza per
limitare di fatto, attraverso doppi e tripli turni, la mancanza di laboratori, biblioteche, attrezzature didattiche, il caroscuola, l’instabilità della condizioiie economica e giuridica degli insegnanti e del
personale, il diritto allo studio, garantito
invece a tutti i cittadini dalla Costituzione Repubblicana.
Ma là dove in questi giorni le liste per
i nuovi organi collegiali sono stati il punto di arrivo di un’ampia disamina dei
problemi dell’istruzione scolastica, si è
data dimostrazione che è possibile oggi
in Italia, nonostante tutto, accreditare
un nuovo concetto di politica e di politica scolasica in particolare. Si è affermato che è ora che la vecchia politica finisca e che è necessario che i nuovi organi collegiali compiano scelte precise,
maturate dal dibattito e dal confronto
sui problemi reali.
Come già è stato annunciato in un numero precedente, il 17 gennaio è stato arrestato Pietro Pinna, primo obiettore di
coscienza in Italia, segretario del Movimento Nonviolento e co-presidente della
Lega degli Obiettori di Coscienza.
Pinna, come avevamo spiegato a suo
tempo, era stato condannato a 4 mesi di
reclusione in base a uno dei cosiddetti
« reati di opinione » (il vilipendio alle
Forze Armate) per aver curato la pubblicazione di un manifesto nel quale si affermava che il 4 novembre, come ogni altro anniversario di vittorie militari, non
deve essere considerato giorno di festa,
ma di lutto.
Nell’agosto scorso egli aveva presentato nelle mani del Ministro di Grazia e
Giustizia una domanda di grazia; quest’ultimo aveva sospeso per sei mesi l’esecuzione della pena, in attesa di una decisione sulla domanda stessa. Ora, mentre la
domanda sta ancora fluttuando nei meandri della burocrazia ministeriale, i sei mesi sono scaduti e i carabinieri hanno prontamente eseguito l’arresto. Ma di questo
tutto sommato non c’è da stupirsi, perché tutti sappiamo che in Italia la giustizia (con la g minuscola) funziona così.
Ciò che invece ci interessa è la natura
della condanna di Pinna: essa si fnserisce in una interminabile serie di sentenze contro antimilitaristi, sindacalisti, giornalisti, attuate attraverso lo strumento
dei reati di opinione: cioè di quegli articoli del nostro codice penale che puniscono non già i fatti, ma le idee espresse dal
cittadino. Articoli che una nazione che si
autodefinisce democratica ed antifascista
dovrebbe vergognarsi di avere (anche se,
detto per inciso, dovrebbe vergognarsi del
suo intero codice penale, che porta ancora le firme di Vittorio Emanuele, Rocco e
Mussolini).
la settimana internazionale
a cura di tullio viola
UN POTERE ASSOLUTO
CHE NON COMPRENDIAMO
La Cina passa periodicamente attraverso nuovi e (per noi del tutto) inattesi
riassestamenti sociali, politici, ideologici.
Recentemente è stata sancita una nuova
Costituzione che attribuisce al partito il
predominio su ogni altra istituzione: persino « l'esercito non è più agli ordini del
ministero della Dijesa, ma della presidenza del partito ».
Contemporaneamente c’è stato un colossale cambio della guardia. « Il nuovo
governo cinese, presieduto da Ciu En-lai,
comprende dodici vice primi ministri e
ventotto ministri che sono in gran parte
membri dell’ufficio politico o del comitato centrale del partito ». Sono quasi tutti vecchi, o almeno persone anziane al disopra dei 60 anni.
Ma ciò che non comprendiamo è Tintramontabilità di Mao, malgrado la sua
età veramente tarda, malgrado il suo persistente ritiro dalla vita pubblica. (L’abbiamo però visto ricomparire, dopo tanto tempo, alla TV, in una stretta di mano, calorosa e interminabile, all’ospite
Franz Josef Strauss, uno degli uomini politici più fascisti e più antisovietici della
Germania Federale!). Così impariamo ormai a non credere che il potere assoluto
del presidente Mao (questo personaggio
veramente eccezionale, questo genio indubbiamente straordinario) sia suscettibile di cedimenti neppur minimi, vita naturai durante (cfr. i nostri art. « La Cina,
questa sconosciuta », e «Un culto in declino? », su « La Luce » del 6.4.’73 e del
12.1.’73).
« Qualcuno può cadere in disgrazia, come può entrare nelle grazie di Mao. Però
tutti indistintamente sono condizionati
dalle sue “direttive" e dai suoi gusti; la
preoccupazione di tutti gli esponenti e attivisti politici è di non prestare mai il
fianco all’accusa d’irriverenza, o infedeltà, o indifferenza nei riguardi del presidente Mao. Solo nel periodo 1960-62, nelle alte sfere del partito, ci si permise di
criticare il presidente Mao, allora in volontaria quarantena dopo il poco felice
varo del “balzo in avanti" e delle comuni
agricole. Ora non si sentono più stonature nel coro di esaltazione e venerazione
che inneggia ai meriti e ignora i demeriti di Mao.
Questo “punto di riferimento" sovrano,
elemento essenziale della cultura cinese
dalla fondazione del primo impero nel HI
secolo a. C., è tuttora un dato di fatto, di
cui viene offerta anche una giustificazione teorica in termini marxisti-leninisti.
Una spiegazione che parla del “capo naturale” del proletariato, come risultato
della lotta di classe, ed esclude qualsiasi
autoelezione e qualunque ricorso alle doti congenite del “genio” politico.
Il capo naturale del proletariato, si dice, è un prodotto storico della classe operaia. Durante la lotta di classe, egli si è
immedesimato con gl’interessi fondamentali e con le esigenze combattive del proletariato, diventandone un’espressione genuina, un “eroe" che fa parte del proletariato come il cuore dell’organismo. Nessuna meraviglia che si ripetano in un contesto nuovo i termini della teoria politica
imperiale, in particolare per quanto riguarda i fondatori di dinastie. Il “genio
della nazione" non può mentire ».
(Da « L’Espresso » del 2.2.1975).
IL NUOVO
« PRONTO INTERVENTO » USA
« Dall’agosto dell’anno scorso l’esercito americano ha costituito e sta addestrando un nuovo corpo speciale, formato da tre battaglioni ciascuno di 588 uomini, chiamati “Ranger Battalions”. Secondo i generali del Pentagono, queste forze sono “uno strumento che può essere
rapidamente aerotrasportato ovunque sia
richiesta la presenza militare americana.
(...) Essendo gli USA sempre più dipendenti, per i rifornimenti di materie prime, da paesi la cui amicizia può trasformarsi in ostilità in una notte, la creazione dei Rangers è una decisione logica"
(N. Y. Times, 25.10.’74). (...)
Nonostante la scarsa consistenza numerica, è fuor di dubbio che i tre battaglioni di Rangers possono essere un efficiente strumento di pronto intervento, una
specie di “volante" del Pentagono; anche
perché, in caso di attacco, i Rangers evidentemente costituirebbero solo la punta
di diamante, la forza d’urto del primo momento (per di più con l’appoggio dell’artiglieria e dell’aviazione) seguiti a ruota
dagli altri corpi, i marines e le truppe aerotrasportate normali. Ma i Rangers, al
dilà del giudizio sulle loro capacità militari, che interessa soprattutto i tecnici
del settore, rappresentano anche un sintomo, uno dei tanti, che la mentalità di
gendarme del globo, nonostante il Vietnam, è ancora ben viva fra i dirigenti
americani, militari e civili ».
(Dal « Manifesto » del 5.2.1975).
E ci sembra che proprio noi evangelici
dovremmo essere particolarmente sensibili di fronte alla palese ingiustizia che
nasce dall’esistenza di queste norme.
Dobbiamo infatti capire che quell’intolleranza che solo vent’anni fa faceva chiudere le nostre chiese, sciogliere riunioni
di preghiera, irrompere i carabinieri durante il culto e portare il pastore in caserma, e tanti altri soprusi che ben conosciamo; ebbene, questa stessa intolleranza e quella che ieri come oggi cerca
di chiudere la bocca di chi osa toccare le
istituzioni « sacre » dello stato.
Così Pinna definisce questa intolleranza
in una lettera scritta pochi giorni fa dal
carcere: « A partire dalla famigerata teoria della continuità dello stato, nulla mutando dei codici fascisti e avvalendosi
della stessa burocrazia del regime fascista, il potere politico che vi è succeduto
si è nuovamente costituito in regime, sì
che la restaurazione formale dei princìpi
di libertà e democrazia non ha avuto per
riscontro che una pratica sostanziale antidemocratica e antipopolare. Così abbiamo visto nel regime di questo trentennio
■post-fascista tranquillamente massacrare
operai e studenti a decine nelle piazze;
consumare impunemente il vile assassinio di Pinelli e l’infame prigionia, vero
sequestro di persona, di Valpreda; fornire a nome dell’intero popolo italiano la
piena comprensione alla criminale avventura degli USA in Vietnam; costellare di
basi straniere il nostro territorio e fare
della Sardegna una vera e propria colonia militare ad uso dei padroni americani; il sud continuare nello stillicidio dell’emigrazione e nella sua cronica condizione di sottosviluppo; perpetuare i privilegi economici e culturali della chiesa
romana; coprire i peggiori scandali e misfatti del profitto privato e della corruzione negli enti pubblici; prosperare, nel
cuore stesso degli organi dello stato, i
propositi golpisti, impazzare, tollerato e
foraggiato, il fascismo nostalgico.
Al centro di questa politica, sua forza
portante c’è quella formazione partitica
che ha egemonizzato il potere in una
ininterrotta gestione ormai trentennale
(già più lunga del precedente regime mussoliniano). Diciamo quindi in nome: Democrazia Cristiana ».
Di qui secondo Pinna nasce la necessità di battere la DC, e di costringerla ad
attuare nei fatti quei princìpi di democrazia che a parole essa proclama. Il nostro impegno pressante dovrà dunque essere quello della abolizione totale di tutte le norme repressive e liberticide del
codice penale.
« Henry Thoreau — conclude Pinna —,
il nonviolento americano teorizzatore della disobbedienza civile, fu visitato da un
amico in carcere nel quale si trovava per
essersi rifiutato di pagare l’imposta per
la guerra contro il Messico. All’amico che
gli chiedeva che cosa facesse in prigione,
Thoreau rispose con la domanda: ’Tu,
piuttosto, che cosa fai lì fuori?’ Non mi
trovo esposto a dover rivolgere a voi la
stessa domanda, perché so che lì fuori
avete già compreso che cosa io sto facendo, cioè che cosa mi ha portato qui dentro. Facciamo che in questa comune comprensione si intensifichi la comune azione, di liberazione ed elevazione per tutti ».
É un invito rivolto anche a noi. Già la
Tavola Valdese ha risposto esprimendo
la propria solidarietà a Pinna; e ci auguriamo che tutti gli evangelici sapranno
rispondervi in modo concreto, riservandoci di suggerire in un prossimo numero
alcune iniziative in questo senso.
Luca Negro Erika Tomassone
Comitato di Redaiiono: Bruno Bellion, Valdo Benecchi, Gustavo Bouchard, Niso De
Michelis, Ermanno Gente, Roberto Peyrot,
Paolo Ricca, Giampaolo Ricco, Bruno Rostagno, Giorgio Tourn, Tullio Viola.
Direttore: GIORGIO TOURN
Direttore responsabile: GINO CONTE
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Reg. al Tribunale di Pinerolo N. 175
8 luglio 1960
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