1
ECO
BIBLIOTECA TALDESB
10066 TORBE PEIL ICE
DELLE YAUI VALDESI
Settimanale
della Chiesa Valdese
Anno 110 - Num. 24
Una copia Lire 100
ABBONAMENTI / I’interno
1 L. 4.500 per Testerò
Sped. in abb. postale - I Gruppo bis/70
Cambio di indirizzo Lire 100
TORRE PEULICE - 15 Giugno 1973
Anun.: Via Cavour, 1 bis • 10066 Torre Pellice - c.c.p. 2/33094
Sia santificato il tuo nome
ALLA RICERCA
DELL’IDENTITÀ’ CRISTIANA
« I cieli raccontano la gloria di Dio
e il firmamento annunzia l’opera delle sue mani ».
(Salmo 19:
1).
« Non v’è nessuno pari a te, o Signore,
né vi sono opere pari alle tue.
Tutte le nazioni che tu hai fatte
verranno ad adorarti
o Signore,
e daranno gloria al tuo nome ».
pregare non è che un giorno ti dicano « grazie », ma che siano capaci di adorare il Signore e amare
gli uomini della loro generazione;
solo questo conterà nella loro vita: solo questo conta fin da ora.
(Salmo 86: 8-9).
In un pomeriggio d’estate, un
uomo credente risaliva una valle
di montagna, piena di cascate, di
rocce e di larici: il sole splendeva
alto come se non dovesse mai tramontare, e la vita della città sembrava lontanissima: lontano il rumore delle macchine e il fumo
delle fabbriche, la tensione del lavoro da fare, l’ansia delle ultime
notizie, l'amarezza delle sconfitte,
il rimpianto degli errori compiuti.
Nulla di tutto questo: solo più la
pace delle grandi montagne, il rumore delle acque e delle foglie, la
bellezza di un fiore nascosto dietro una roccia. E l’uomo credente
si domandò: forse è qui la verità?
Non è forse falsa la giungla di
asfalto in cui vivo tutti i giorni e
non è forse invece vera solo la dimensione infinita e buona della
natura, madre serena e severa, immutabile ed eterna? Non è forse
qui la vera risposta a tutte le nostre angoscie,. a tutte le nostre domande?
Ma in quel momento all’uomo
credente che guardava venne in
mente la parola; « sia santificato
il Tuo nome »; ed egli capì che non
era possibile trovare nella natura
una verità che essa non contiene,
perché ne è solo lo specchio: il sole, le montagne, l’universo ha una
dimensione profonda che non è
sua, perché sta nel suo rapporto
col Creatore: ammirare l’universo
non risolve nessun problema. Bisogna andare oltre: bisogna santificare il nome di Chi l’ha creato,
lo mantiene e lo sviluppa. Il mondo è una cosa bella, ma è una cosa: Dio invece è una persona vivente: bisogna cercarla, riconoscerla, adorarla.
anche l’amore più perfetto non elimina le contraddizioni dell’esistenza, ma anzi, ti spinge a chiuderti davanti alle sofferenze degli
altri. Tu puoi amare una persona,
ma se ami quell’amore che provi,
ti allontani da Dio e dagli uomini:
diventi cieco e pigro. Credi di amare la vita, in realtà chiudi soltanto
gli occhi davanti alla morte.
E l’uomo, pensoso, guardò ancora: davanti a lui camminavano i
suoi figli: i muscoli tesi, i sacchi
sulle spalle, le voci squillanti che
sembravano un continuo richiamo
alla realtà: chiaramente protesi
verso la vita, capaci, forse, di guardare il sole. Non erano forse loro,
la vittoria sulla morte? Non erano
forse loro la vita che sarebbe continuata dopo, quando il suo lavoro e il suo amore d’uomo sarebbero stati spenti e consumati dal
tempo? Non era forse giustificato
l’orgoglio con cui egli posava il
suo sguardb^ sùTlé ^óro^esÌ€^ nido'-"
rate dal sole, la passione con cui
spiava in ogni movenza del corpo,
in ogni battere di ciglio, una somiglianza fisica o psicologica con la
sua donna e con sé stesso: una
promessa che questi ragazzi, un
giorno, avrebbero camminato anche loro sulla stessa strada, amato — e forse realizzato — gli stessi progetti? Non era forse la cosa
più bella di tutto, questo « farsi
un nome » mediante i propri figli?
Ma anche qui tornava la parola:
« Sia santificato il Tuo nome »:
non come figli tuoi valgono questi
ragazzi, ma come creature di Dio,
e l’unica vera speranza non è che
seguano le tue tracce, ma la strada di Gesù, e la cosa per cui devi
Mentre l’uomo credente pensava, s’era fatto sera. Già dalla mulattiera scendeva un gruppo di uomini. Era facile capire chi erano:
volti scavati, rughe sulla fronte,
mani abituate al lavoro. Erano degli operai che finivano la loro domenica. Domattina la sirena avrebbe suonato, e quelle mani si
sarebbero messe in moto, svelte e
precise: da quelle mani uscivano
tutti i beni materiali necessari per
la vita della società di oggi; da
quelle mani, forse, sarebbe stata
modellata la società di domani:
quella società più giusta e più
umana, .che tanti aspettavano.
L’uomo credente guardò con
simpatia quel gruppo di lavoratori, e ascoltò con commozione il
canto ritmato che usciva dalle loro bocche. Qui c’era un superamento del sottile egoismo che minava la sua vita di uomo felice:
qui non c’era l’illusione che la natura portasse una risposta agli errori dell’uomo. Valeva la pena di
associarsi a tuiel canto, e di ricordarsi che lag,- nella città fumosa, queste mani stanche preparavano Tavvenirc di tutti: e bisogna‘'viTessefè disposti a stringére lealmente queste mani, nel momento
dell’incontro, come in quello dell’azione.
Ma ancora una volta tornava
quella parola; « Sia santificato il
Tuo nome ». Cioè; l’avvenire che
un campo di responsabilità; non
era la pienezza, ma soltanto la giustizia: e proprio perché l’opera
loro ricevesse il suo vero significato era necessario che la Gloria di
Dio venisse segnalata a tutti, con
un discorso aperto e con tenace
pazienza. Perché nessuna opera
umana è valida, se non rispetta la
potenza creatrice del Signore.
Ma come dire queste cose —
spiegarle a tutti quanti, uomini,
donne, ragazzi? Un uomo può anche arrivare ad intuire che dietro
la grandezza della natura, dietro
la bellezza d’un amore vero, dietro
il rigoglio della vita dei nostri figli, dietro l’interesse appassionato
che pòrta avanti la storia, c'è una
forza che viene da Dio. Ma nessuno è capace di spiegare questa intuizione a qualcun altro, di comunicargli questa esperienza indimenticabile.
// cristiano
e il potere
Una conferenza
di Raniero La Valle a Torino
Raniero La Valle, giornalista ben
noto ai Torinesi per la sua collaborazione al giornale “La Stampa" dal febbraio 1969 al giugno 1971 nella rubrica
"Uomini e religioni", ha esposto questo importante problema che coinvolge tutta la cristianità in una conferenza organizzata dalla rivista cattolica
Il Foglio”.
questi uomini preparavano non
era un orizzonte di gloria, ma solo
Ma a questo punto l’uomo si accorse che quella frase che da ore
gli frullava per la testa — « sia
santificato il tuo nome » — non
era un proverbio, non era uno slogan: era una preghiera: e la ripetè, a bassa voce: « Signore, tu che
ci hai fatti e ci hai amati, fatti conoscere a noi: aiutaci tutti a scoprire la tua gloria e a capire la tua
Parola: dacci il senso della misura e della speranza, dacci la forza
di amare e il coraggio di costruire;
insegnàdT h;ùahmqtte”c©swi3m
ciamo, a guardare sempre verso
di te: e in ciò, sia santificato il Tuo
nome ».
E gli parve che le vette dei monti e le teste dei bambini, lo sguardo della donna e il canto di quegli
uomini potessero anche fare da
coro a questa preghiera.
Nonostante quanto qualcuno potrebbe credere, il discorso di Raniero La
Valle non ha avuto come scopo principale la verifica della scelta politica
del cristiano; egli infatti riconosce che
oggi è necessaria una demitizzazione
di questo problema. Bisogna tenere
presente, a questo proposito, che il
cristiano non è un uomo speciale ma
è con gli altri e per gli altri e perciò
deve trovare soluzioni comuni a problemi comuni con gli altri uomini, il
perciò falso e segno di conservatorismo credere in una società cristiana
che oltrepassi i limiti offerti oggi dal
marxismo da una parte e dal capitalismo dall’altra. In sostanza l’identità
del cristiano non va ricercata nella
fenomenologia politica ma più a fondo nel confronto con la Parola di Dio.
In questo senso il problema più profondo è la questione del potere, che
precede il discorso politico ma che naturalmente lo influenza.
Raniero La Valle ha esordito ricordando come il potere sia stato dichia
« Così parla l’Eterno, il tuo redentore:
Io sono il tuo Dio,
che t’insegna per il tuo bene,
che ti guida per la via che devi seguire.
Se tu sarai attento ai miei comandamenti
la tua pace sarà come un fiume
e la tua giustizia come le onde del mare.
E il tuo nome non sarà cancellato
davanti al mio cospetto ».
(Isaia 48: 17-19).
Mentre l’uomo credente rimuginava questi pensieri, guardò vicino a sé: al suo fianco c’era la donna della sua vita: quanti anni di
amore c’erano nascosti dietro la
curva di quelle spalle, dietro il
profilo di quel volto: quanta gioia,
quanto dolore anche, ma vissuto
in comune. C’era la certezza di
aver condiviso una vicenda unica
e irripetibile, che nulla avrebbe
mai potuto cancellare.
Non era per caso qui, quella verità che la natura non era in grado di dare? Qui, nell’espansione
vitale di due persone che vivevano
insieme tutto il tempo che era loro dato e compivano insieme tutto ciò che le loro forze avrebbero
loro permesso di fare? Non era
lui, l’amore, « più forte della morte »? Non era qui l’unica possibilità di pienezza che sia concessa
all’esistenza umana? Non valeva
la pena di dimenticare tutto il resto, per gioire sotto il sole nel pieno rispetto delle più profonde leggi della vita?
Ma anche questa volta tornò in
mente a quell’uomo la parola: «sia
santificato il Tuo nome ». Perche
LE DIMISSIONI DELL’ABATE FRANZONI
Un esempio da Roma
Questa predicazione è stata rivolta, alcuni
mesi fa, agli ascoltatori del Culto Evangelico
radiotrasmesso, nel quadro di una serie di predicazioni sul Decalogo. Siamo riconoscenti al
pastore che ci ha permesso di pubblicarne il
testo.
Giovanni Battista Franzoni, abate
della comunità benedettina di San Paolo fuori le mura, a Roma, ha preannuciato domenica scorsa le sue prossime dimissioni dalla carica che attualmente ricopre (equiparata a quella di vescovo: don Franzoni partecipa
alla Conferenza episcopale italiana in
corso in questi giorni): egli lascerà
quindi l’abbazia per costituire una nuova comunità di religiosi e laici, legata
non più a una basilica ma a una borgata romana, alla periferia anonima
di una grande città, che potrebbe essere « il nuovo deserto » nel quale Dio
dà appuntamento al suo popolo.
Da anni don Franzoni è in polemica,
ora aperta ora latente, con la curia
romana. L’anno scorso, dopo un’indagine condotta da un emissario del Vaticano, fu oggetto di una « ammonizione apostolica ». Si ventilò da più parti, in quella circostanza, l’ipotesi di
una rimozione dell’abate benedettino.
Ora don Franzoni s’è rimosso, per così dire, da sé. Il Vaticano vedeva di
mal occhio certe sue iniziative e gli
rimproverava una eccessiva libertà e
indipendenza di giudizio. Don Franzoni
si è contestato ben più radicalmente;
ha messo in questione la sua stessa
qualità di abate e quindi la sua appartenenza alla chiesa gerarchica. Lasciare l’abbazia e scegliere la borgata è
certamente un passo evangelico non
comi .ne. Un ulteriore passo evangelico
in quella direzione sarebbe: lasciare il
monacheSimo e assumere la comune
condizione di credente e di uomo. È
bene combattere la gerarchia e smantellarla svuotandola di significato evangelico. Ma l’obiettivo finale non può
essere soltanto una chiesa senza gerarchia, dev’essere una chiesa senza
clero, una chiesa del tutto sclericalizzata. Tutte le chiese hanno le loro forme più o meno marcate, più o meno
istituzionalizzate di clericalismo.
L’occasione offertasi a don Franzoni per comunicare il suo ripensamento
e la sua decisione è stata l’inizio del1’« anno santo » indetto da Paolo VI e
inaugurato proprio domenica scorsa.
Prendendo sul serio l’invito del pontefice a celebrare un anno santo « reale»,
don Franzoni ha cercato questa «realtà » non nella tradizione della chiesa
e neppure nelle parole del pontefice
ma nella Bibbia. Qui 1’« anno santo »
(o giubileo) ricorreva ogni cinquanta
anni e era un anno di liberazione generale: terre, schiavi, case — tutto veniva affrancato e riscattato senza indennizzo. « Ognuno di voi tornerà nella sua proprietà, e ognun di voi tornerà nella sua famiglia » (Levitino 25: 10).
« Le terre non si venderanno per sempre; perché la terra è mia, e voi siete
da me. come forestieri e avventizi »
(Lev. 25: 2Ì). Il giubileo impediva dunque l’accumulazione della ricchezza e
la perpetuazione della proprietà di be
ni appartenuti ad altri. Ristabilendo i
diritti di Dio sul suolo ( « la terra è
mia») e sulle persone («nessuno di
voi danneggili suo fratello, ma temerai il tuo Dio » Lev. 25: 17), il giubileo
ristabiliva il diritto dei poveri, degli
schiavi, degli espropriati, dei nullatenenti. Scompariva il rapporto proprietario-dipendente e quello padroneschiavo, perché i beni erano ridistribuiti e ciascuno ridiventava proprietario o meglio amministratore di una
parte della terra di Dio. Nessuno restava senza niente e nessuno aveva più
del suo. Il giubileo creava una situazione di fondamentale uguaglianza di
tutti verso Dio e di ciascuno verso il
prossimo.
Se questo è l’«anno santo» reale cioè
biblico — una grande operazione contro ogni sorta di capitalizzazione e proprietà perpetua e una generale ridistribuzione dei beni, che spettano a
tutti perché sono di Dio — è chiaro
che la chiesa non lo ha mai celebrato
e presumibilmente non lo celebrerà
mai! La chiesa celebrerà l’anno santo
non reale di Paolo VI fatto di discorsi,
pellegrinaggi, liturgie, devozioni. Ben
diverso sarebbe celebrare l’anno santo
reale: implicherebbe da parte della
chiesa cattolica la spoliazione volontaria delle sue inestimabili ricchezze
Paolo Ricca
(continua a pag. 2)
proclamazione della sovranità dell’uomo su ogni cosa: lo possiamo verificare nel Salmo 8. ma la croce, questo
evento cosi paradossale, pone fine al
trionfo del potere sull uomo. Infatti la
croce si pone come criterio di discernimento del potere. In tutto l’evangelo
questa problematica del potere si presenta più viva che mai. Si presenta
sotto vari aspetti; principalmente nella messa in discussione della legge che
esprime lo strumento del potere. In
Paolo poi si ha la consapevolezza della
lotta contro il potere, contro la negazione dell’identità deU’uomo. Questo
secondo Raniero La Valle è il significato di Efesini 6: 10 e seguenti.
Non è certo una proposta anarchica
quella che scaturisce da questo brano.
Anzi in questa frase c’è il riconosci;
mento che la comunità necessita di
un ordine che non scaturisce dal pot^
re, bensì dalla diakonìa cioè dal servizio. In questo senso il potere non va
respinto ma convertito; nel momento
in cui si adempie il rovesciamento del
potere in servizio, si cambia la natura
stessa del potere.
Se dopo questi discorsi, ha prosegmto R. La Valle, osserviamo la situazione mondiale, possiamo forse essere
sfiorati da un’ombra di pessimismo. I
poteri si sentono sempre più autorizzati a opprimere; credono che tutto sia
loro concesso. Il potere si impone attraverso manifestazioni sempre diverse; vengono a crearsi centri di collegamento dei vari poteri. Di fronte alle
torture naziste si credeva d’esser giunti al fondo della ferocia umana, ma
pochi anni dopo si verificarono episodi analoghi in Algeria ad opera di uno
stato cristiano quale la Francia; oggi
poi abbiamo le torture in Brasile, in
Grecia, in Vietnam; la guerra in Vietnam rappresenta un modo sempre più
sottile del potere per imporsi (torture ed armi biologiche sempre più raffinate). Tutto questo è indice del regresso dell’ùomo che tende a sprofondare sempre più nella vita animale.
Questo non deve essere un motivo per
abbandonare ogni speranza, ma anzi
un incentivo a sperare in un decadimento del potere. Potrebbe sembrare
paradossale, un discorso del genere,
ma non lo è in quanto il potere, pròprio nel momento in cui tocca il culmine, vive un deperimento. Si sente
minacciato seriamente e ricorre ad
abusi sempre più grandi per sopravvivere. Per chiarificare anche questo concetto ci si può rifare ad esempio all’episodio degli indemoniati di GADARA.
Attualmente il potere si sente minacciato dalla rivoluzione mondiale e dalla contestazione che risorge contro le
repressioni quotidiane.
A questo punto il cristiano, rendendosi conto che questa messa in discusErika Tomassone
(continua a pag. 2)
I
2
pag. 2
N. 24 — 15 giugno 1973
Riunite Renja Je comiiiiità di base
per un'Tinuoiiaéennr evangelica in Italia
NOTE DI STORIOGRAFIA VALDESE - 16
Roma (adista) - Cinquecento persone in
rappresentanza di 80 fra comunità e gruppi
hanno preso parte al convegno « Comunità,
Bibbia e lotta di liberazione » organizzato dal
movimento delle comunità di base dal 2 al
3 giugno.
Dopo i saluti portati dal movimento francese « Echanges et Dialogue », in un intervento introduttivo Giorgio Girardet ha detto
che in questi ultimi due anni le comunità di
base sono passate dal momento del rifiuto e
della contestazione al momento costruttivo
della « riappropriazione » della Bibbia e di
una ricerca « teologica » di base. Sempre all’inizio è stato letto un documento comune
delle riviste COM, IDOC, Nuovi Tempi, dove
si dice fra l’altro : « Le riviste, nell’ambito
della comune scelta di campo, si riconoscono
dunque espressioni di posizioni diverse, sia
per quanto riguarda l’analisi politica in senso
stretto, sia relativamente all’ampio ventaglio
di motivazione. Tuttavia intendono trovare il
loro terreno comune nel porsi come momento
di confronto e di dialogo fra le esperienze che
credenti e non credenti portano avanti neUo
sforzo pratico e teorico di un’alternativa socialista ».
I lavori sono poi continuati in 4 commis
sioni : « Lettura della Bibbia e lotta di libera
zione », « Comunità, prassi sacramentale e mi
nisteri », « Cultura e teologia cattolica tra
dizionale e post-conciliare, calate nell’insegna
mento e nella catechesi », « Rapporti con
l’istituzione ecclesiastica locale e nazionale »
Le commissioni hanno presentato altrettant
documenti che sono stati letti e migliorati in
sede di assemblea conclusiva. Essi sono stat
presentati, per volontà comune dei porteci
panti, non come documenti conclusivi, ma
come materiale di riflessione e di stimolo alle
singole comunità. Infatti è stato osservato da
qualcuno che le comunità di base non intendono realizzare il manifesto di una nuova
teologia poiché la pratica evangelica e la meditazione biblica sono legate alla vita delle
singole comunità locali. Soltanto il documento della 4® commissione ha riaffermato una
precisa linea anticoncordataria e ha specificato
precisi obiettivi di lotta : « Il concordato individuato come l’espressione organica di questa
compromissione va combattuto per ottenere
l’abrogazione rifiutando conseguentemente an
che i privilegi che ne possono derivare, attraverso: il rifiuto del matrimonio concordatario,
dell’insegnamento di religione, dell’organizzazione dei cappellani militari ». Un altro motivo comune ai documenti della terza e quarta commissione e ad altri interventi è stato il
ribadire l’importanza di estendere e rafforzare
la controinformazione attraverso le riviste e i
fogli che si riconoscono nel movimento di
« rinnovamento evangelico in Italia ».
Non sono mancate difficoltà ed errori; significativo è Tesempio avvenuto nella terza
commissione. Il documento approvato dalla
commissione dopo snervante dibattito, veniva
presentato, la mattina successiva, in un testo
per metà cambiato rispetto a quello originario
Dopo alcune vivaci precisazioni la terza com
missione decideva di allegare agli atti del Con
vegno le due versioni del documento premei
tendo che il fatto accaduto era da imputarsi
a (( gravi errori di metodo ». Questo episodio,
unito a un prevalente silenzio sulla lotta anticoncordataria, hanno ridimensionato la prova di maturità che il movimento delle comunità di base sta offrendo con l'impegnarsi,
sia pure in modo ancora stentato, sul terreno
della prassi sacramentale, della lettura della
Bibbia e della « meditazione teologica ». Sul
piano organizzativo il movimento ha riaffermato la necessità di un costante collegamento
e ha riconfermato la segreteria di collegamento. Circa il (c Bollettino di collegamento nazionale fra le comunità cristiane in Italia » è
emerso Torientamento di sostituirlo con un
mezzo più modesto : o un ciclostilato, affidato a una comunità che su designazione del
movimento ha compiti di raccordo e dì collegamento, oppure chiedere a COM di mettere
a disposizione delle comunità di base un foglio supplementare a scadenza mensile.
A conclusione del convegno è stato approvato il testo di una lettera da inviare a a La
Stampa » di Torino, che nel generale silenzio
sul convegno dei quotidiani dì informazione
ha presentato questo avvenimento sotto il
titolo : « I cattolici del dissenso chiedono
Taborto subito ». In realtà è stato comunicato che la questione dell’aborto non è stata
oggetto approfondito di discussione di nessuna commissione né tanto meno dell’assemblea conclusiva.
La Prima dispersione valdese
I- incontro coi resti dei Pietrobrusiani e degli Enriciani è stato proficuo contribuendo a dare ai seguaci di Valdesio una più coerente visione ecclesiologica
Un esempio da Roma
(segue da pag. 1)
e la loro restituzione agli espropriati.
In verità runico modo reale, cioè biblico, di celebrare l'anno santo sarebbe di mettere in questione il nesso
profondo oggi esistente tra chiesa e
capitale.
Ma meglio ancora sarebbe non celebrare alcun « anno santo », che in effetti non ha ragione d’essere in ambito
cristiano. Malgrado tutto il suo valore
di liberazione dal dèmone del possesso e della sopraffazione, il giubileo biblico è soltanto « ombra dei futuri beni » (Ebrei 10: 1), cioè ombra dell’unico anno che l’evangelo conosca e annunci: « l’anno accettevole del Signore » (Luca 4: 19), inaugurato da Gesù
e tuttora in corso. In realtà 1’« anno
santo » è, secondo il Nuovo Testamento, tutto il tempo che va dalla apparizione di Gesù fino al suo ritorno. Indire un « anno santo » non ha senso:
ci siamo già, da quando Gesù ha cominciato il suo ministero. Tutto quello che l’antico giubileo conteneva co
ll cristiano e il potere
(segue da pag. 1)
sione del potere è segno degli ultimi
temni, può assumere maggiore responsabilità.
Il cristiano deve guardare alla sua
libertà ricercando nella rivelazione biblica la connessione tra 1) annuncio
del rovesciamento del notere in servizio, 2) annuncio della fine del tempio,
3i annuncio della fine della legge. Queste tre componenti non vanno separate; infatti ogni potere si costruisce un
tempio e la legge esprime lo strumento di questo potere.
In questa liberazione radicale c’è la
strada verso l’identità del cristiano nella politica.
Il discorso di Raniero La Valle si è
rnostrato dunque basato su di una
rigorosa ricerca biblica ed aperto anche alla situazione storica della società; in un certo senso non ha fatto che
riaffermare quanto si poteva pensare
dopo la lettura del suo libro Dalla parte di Abele. E. T.
me liberazione individuale e riscatto
sociale, come annuncio della signoria
assoluta ed esclusiva di Dio e quindi
della fondamentale uguaglianza non
teorica ma pratica fra gli uomini, è
presente nell’« anno accettevole » inaugurato da Gesù. Se non ha senso indire un « anno santo », ha senso vivere
1’« anno accettevole » di Gesù includendovi i contenuti salutari (sia socialmente che spiritualmente) del giubileo biblico: uno di questi è certamente la rottura del patto tra chiesa e
capitale.
Don Franzoni ha parlato della periferia anonima delle grandi città come
del possibile « nuovo deserto » in cui il
popolo di Dio si deve recare. Anche
questa indicazione pare evangelicamente ben orientata. Il deserto in senso cristiano non è l’eremo, la solitudine conventuale, l’isolamento monastico; non
sono i grandi e puri silenzi interiori,
non sono le contemplazioni solitarie. Il
« deserto » del cristiano non può che
essere popolato di uomini; è quello il
luogo della vera santificazione. Così è
nella Bibbia, così è stato per i Riformatori. i quali giustamente hanno dernolito i conventi. Don Franzoni, dirigendosi verso una borgata, sembra
orientarsi in questa stessa linea: lasciare l’abbazia non dovrebbe significare solo lasciare un edificio, una posizione una carica ma dovrebbe significare l’abbandono di una mentalità, di
un modo di concepire la presenza e
l’azione cristiana nel mondo. Dovrebbe
significare lasciarsi veramente l’abbazia alle spalle, e non trasportarla, in
altra veste, nel cuore della borgata.
Se Quest’ultima eventualità si avverasse, il valore evangelico dell’operazione
verrebbe compromesso o annullato.
Ma c’è da sperare il meglio.
P. R.
iiiiiiiiiiMiiiiiiMiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiMiimiiiiiiiii
a Una missionaria delle Chiesa unita della Giamaica e del Gran Caimano, che
durante i sette ultimi anni ha lavorato fra
i migranti antillani a Sheffield (Inghilterra)
è stata consacrata pastore dalla Chiesa pre
sbiteriana d’Inghilterra subito prima che es
sa si unisse con la Chiesa congregazionalista
Madge Saunders fa ora parte del corpo pasto
rale della Chiesa riformata unita in Inghil
terra e nel Galles.
Un Comitato dell’ONU per disciplinare
le società multinazionali
Le Nazioni Unite hanno promosso in questi
giorni un’inchiesta su vasta scala sulle società
multinazionali la cui crescita costante minaccia di intaccare, secondo numerosi esperti, attravenso la manipolazione del commercio e
della finanza internazionali, la sovranità di
molti governi. Si ricorderanno, in particolare,
i vari interventi di denuncia, fatti a più riprese dal presidente cileno Allende; ma il fenomeno ha dimensioni planetarie. Scopo finale deH'inchiesta — afferma un rapporto del
Segretario generale Kurt Waldheim — è la
pubblicazione di un codice etico che disciplini le relazioni tra i Paesi sovrani e le grandi
compagnie e istituisca un meccanismo internazionale per garantire il rispetto di questo
codice.
Il primo passo è stato ora compiuto con la
creazione di un Comitato composto di venti
funzionari governativi e capi d’industria. Essi
riferiranno le loro conclusioni, formulando
proposte, al Consiglio Economico e Sociale dell'ONU (ECOSOC) entro l’estate.
Il Consiglio Economico e Sociale delle Nazioni Unite si è pronunciato contro la tortura
dei prigionieri. Il Consiglio ha espresso una
viva preoccupazione per le notizie che giungono da punti diversi sulle torture cui .sarebbero oggetto persone tenute prigioniere a titoli diversi. La preoccupazione viene espressa
in una lunga risoluzione contro la pena capitale adottata dal Consiglio con 13 voti favorevoli. zero contrari e 12 astensioni. Il documento non precisa nomi di Paesi o località, ma si
riferisce genericamente alla tortura che viene
usata contro i prigionieri in ogni parte del
mondo.
Se diamo uno sguardo ad altre fonti
cattoliche anteriori, contemporanee <>
di poco posteriori ai due controversisti ricordati nelle ultime puntate, ci
accorgeremo che, accanto alle caratteristiche generali così bene puntualizzate da Bernardo di Fontcaude e da
Alano da Lilla e valevoli grosso modo
per tutto il Valdismo della fine del secolo XII, altri dati peculiari emergeranno qua e là dalle notizie sporadiche forniteci da qualche cronista o
polemista rninore, e ci consentiranno
di avere un’idea più chiara della varietà delle dottrine professate allora dai
Poveri di Lione.
Con la scomunica e l'esilio da Lione, presumibilmente avvenuti nel 1182,
comincia la dispersione vera e propria, che si andrà sempre più accentuando nel periodo successivo all’anatema di Verona del 1184. Questa forzata migrazione si fece innanzi tutto
lungo due direttrici opposte: una verso sud lungo la valle del Rodano nel
Delfinato e in Provenza e poi in Linguadoca ed oltre i Pirenei fino in Catalogna, l’altra verso nord lungo la
Saona fino a Toul e a Metz in Lorena.
Erano precisamente le regioni percorse nel secolo precedente dagli eresiarchi Pietro di Bruis e Enrico detto anche « l’italiano », ed ora disseminate
di gruppi più o meno consistenti di
Catari.
Qra la decretale Ad abolendam diversarum haeresium pravitatem ( « Per
sopprimere la malvagità delle varie
eresie »), promulgata a Verona dal papa Lucio III con l’approvazione del1 imperatore Federico I Barbarossa,
non scherzava minimamente sulla sorte riservata agli eretici. Mentre a Roma nel 1179 erano stati presi di mira
solo gli Albigesi, a Verona nel 1184
vengono aggiunti i Poveri di Lione,
addirittura identificati con gli Umiliati, nonché gli Arnaldisti, i Passagini e
1 Giosefiti. Quel che in quell’anno
preoccupa di più la Curia è il fatto di
accorgersi dell’attiva presenza di gente che, benché non inviata né autorizzata, si arroga il diritto di predicare
m pubblico o in privato senza il permesso della Santa Sede o dei vescovi
locali. A costoro vengono subito accostati tutti quelli che intorno ai sacramenti (eucaristia, battesimo, confessione,^ matrimonio ecc.) osano pensare — il latino del documento dice "sentire”! — ed insegnare cose in contrasto col rnagistero romano. Allo scopo
di prevenire e stroncare in tempo questa duplice iattura, la decretale fa appello sia alle autorità civili che alle
gerarchie ecclesiastiche locali, fondando quella che fu giustamente chiamata « inquisizione vescovile »:
« Tutti gli arcivescovi o vescovi, personalmente o per mezzo dei loro arcidiaconi o altre persone oneste e capaci, dovranno una o due volte l’anno
visitare le parrocchie delle loro diocesi (specie) dove corre voce vi siano
degli eretici, ed ivi indurre tre o più
testimoni degni di fede, o se necessario tutto il vicinato, a giurare di denunciare al vescovo o all’arcidiacono
gli eretici a loro noti, nonché chiunque partecipi a riunioni segrete o il
cui comportamento contrasti con quello comune dei fedeli. Quindi il vescovo o l’arcidiacono convocherà gli accusati e, se essi non si purgheranno
dei delitti loro imputati o se, dopo tale ptiTgdzioYic, scivoleranno di nuovo
nella perfidia, verranno puniti secondo il giudizio dei vescovi. Se poi qualcuno non vorrà prestar giuramento,
stimandolo cosa superstiziosa e biasimevole, lo si giudichi ipso facto come eretico e perciò passibile delle pene prescritte. Queste, inflitte sia agli
eretici veri e propri che ai sospetti, ai
relapsi e ai loro fautori e protettori
consisteranno, da parte della Chiesa’
nell’anatema e nella consegna al braccio, mentre da parte dello Stato si
procederà alla messa al bando con l’esilio, la confisca dei beni, la distruzione delle case, l’infamia e l’incapacità
civile! » (v. Enchiridion fontium valdensium, t, I, pp. 50-53).
Pare che sulle prime i Poveri di Lione siano stati perseguitati solo in base al primo capo d’accusa riguardante la libera predicazione, prova quanto successe nel 1199 in Lorena dove,
al dire del vescovo Bertram di Metz
confirmato dal cisterciense Cesario
di Heisterbach — si erano rifugiati dei
predicatori valdesi, già condannati a
Montpellier in Linguadoca come eretici. Come abbiamo visto più sopra,
l'anatema di Verona spingeva città e
stati a farsi il braccio secolare della
Chiesa: così nel 1192 gli Statuti Sinodali di Toul in Lorena inducevano preti e laici ad impadronirsi dei malcapitati valdesi e a consegnarli in catene
al vescovo, mentre gli editti dei re di
Aragona (nonché conti di Barcellona
e di Provenza) Alfonso II nel 1192 e
Pietro II nel 1197 comminavano ai Vaidesi e agli altri eretici non solo la pena dell’esilio ma anche quella, con
Pietro II, del rogo! A Metz, i valdesi
dicevano di aver ricevuto direttamente dallo Spirito Santo la facoltà di
predicare e, forti della protezione di
qualche signorotto locale in lite col
vescovo per futili motivi, andavano liberamente in giro facendo proseliti. Il
papa, messo in allarme dal vescovo,
vuol essere più ampiamente edotto su
« quei laici, uomini e donne, che,
spinti dal desiderio di conoscere le Sacre Scritture, si sono fatti tradurre in
lingua romanza i Vangeli, le Epistole
paoline, i Salmi e altri libri. Ora —
scrive il papa — se tale desiderio di
comprendere i testi sacri e di trarne
esortazioni è lodevole in sé, tuttavia
sono da deprecarsi sia le riunioni segrete, sia e soprattutto l’usurpazione
fatta deH’ufficio della predicazione ed
il conseguente scherno gettato sui preti che vi si oppongono, entrambi motivati dall’insistenza valdese di non voler ubbidire che a Dio solo ».
Malgrado queste buone intenzioni
del pontefice, l’inchiesta — come riferisce il cronista Aubry des Trois-Fontaines — terminò bruscamente con la
estirpazione dei valdesi, previo il rogo
dei libri da loro tradotti (v. Enchiridion cit., pp. 91-95).
Se 1 insistenza di Valdesio e dei suoi
seguaci si fosse limitata alla sola esigenza della libera predicazione, essi
probabilmente avrebbero finito per seguire l’esempio di Durando d’Qsca;
ma, ostinandosi a voler ubbidire á
Dio piuttosto che agli uomini, sguinzagliati dall’inquisizione vescovile e
messi al bando dalle autorità civili, si
accorsero ben presto che, per sopravvivere, dovevano organizzarsi in comunità autonome e spesso anche nascondersi, giungendo così in un tempo relativamente breve alla rottura completa con Roma. Ciò facendo, i Valdesi si
trovarono nelle identiche condizioni di
tutti coloro che in quelle stesse regioni li avevano preceduti sulla via della
opposizione al magistero romano, siano essi d’ispirazione patarinico evangelica come i Petrobrusiani, gli Enriciani, gli Arnaldisti e gli Umiliati o
adepti più o meno coscienti dell’anti
cc dualismo orientale come i Cataroalbigesi. Fu allora che, oltre alTatteggiarnento donatista comune a tutte le
eresie medioevali, i Valdesi mutuarono, specie dai seguaci di Pietro di
öruis e del monaco Enrico, sia il rifiuto dei suffragi per i morti e pertanto del purgatorio, sia l’avversione verso 1 luoghi di culto e in particolare
una sostanziale svalutazione dei sacramenti. Sta il fatto che proprio per mento dei Petrobrusiani e degli Enriciani SI fece strada tra i seguaci di Valdesio la concezione che la chiesa consiste in una semplice congregazione di
fedeli, dove i riti siano ridotti al minimo indispensabile, i sacramenti
svuotati di ogni senso magico, la predicazione itinerante, la cura d’anime
poggiando solo sulla lettura dei Vangeli, sulla recitazione dell’orazione domenicale e sulla confessione reciproca
dei peccati.
È probabilmente constatando ciò
che gli autori del canovaccio d’origine
cronistico-inquisitoriale ricordato all’inizio di queste note sentirono il bisogno di concludere il racconto delle
vicende dei primi valdesi col dire che,
una volta « moltiplicatisi e dispersi
nelle provincie e regioni circonvicine »,
essi finirono col mescolarsi con altri
eretici, « bevendone gli errori » (cf.
puntata 3). Finora le influenze rintracciate si possono agevolmente far risalire al filone patarinico-evangelico, ma
nei due primi decenni del secolo XIII
si noteranno anche tracce di catarismo presso due gruppi particolari di
valdesi rispettivamente di Linguadoca
e di Provenza. È ciò che vedremo nella prossima puntata.
Rabat, 3 giugno 1973.
Giovanni Gönnet
caccia e pesca
— ha soggiunto —- di una proposta di legge
per la pena di morte per quanto si riferisce
al sequestro di minori di anni 14- ».
(MAL)COSTUME POLITICO
Si è concluso nei giorni scorsi il congresso
democristiano a Roma. Ecco alcune note marginali lette su La Stampa di Torino: «...I
734 delegati... rappresentano una minoranza
quasi insignificante rispetto alla grande massa
di persone che riescono a penetrare con raccomandazioni e astuzie o di prepotenza nella
sala del congresso, col compito di osanare o
di inveire a comando. Lo spettacolo è deprimente. La quantità o la qualità dei consensi o
dei dissensi è diventata soprattutto una faccenda dì claque, organizzata dai luogotenenti
dei capi... Le molte centinaia di intrusi... magari non afferravano un solo concetto dei discorsi fatti, ma stavano li a scalmanarsi con
applausi o grida di riprovazione, secondo gli
ordini ricevuti... L’inquinamento dell’assemblea con massiccie dosi di faziosità organizzata significa un ulteriore avvilimento per i
delegati qui giunti da ogni parte dTtalia...
con la convinzione di poter dare un personale contributo alle decisioni che il loro partito
avrebbe preso. Niente di tutto questo : nello
studio deH’on. Fanfani i capi delle correnti
avevano deciso quasi tutto ancor prima che
si aprisse il congresso, e adesso i delegati si
vedono sopraffatti da una folla villana, proterva, priva di qualsiasi delega ».
LO SCANDALO DEL « REGIO »
Diversi cittadini torinesi si son visti recapitare la seguente lettera, il cui testo è stato
ora anche pubblicato dal periodico « L’incontro » di aprile, e ricevuto solo ora a causa dei
disservizi postali :
(c Egregio signore, Lei non è "un’autorità’'
e non è fra i trecento sorteggiati (ndr: per la
rappresentazione inaugurale del teatro): tuttavia il Regio Le costa la Sua quota di 10 miliardi e continuerà a costarLe 5 miliardi Tanno per deliziare 40 mila persone. Si ritiene
soddisfatto della destinazione del Suo denaro?
La spesa annua di gestione consentirebbe ?a
costruzione di :
— 800 AULE SCOLASTICHE
~ 4000 VANI
— 2000 POSTI LETTO IN OSPEDALE
— 3 INCENERITORI DI RIFIUTI
I disoccupati, gli operai licenziali, i baraccati, i pensionali, i bambini senza asili, i degenti nei corridoi degli ospedali sì rallegrano
che oggi si avveri in questa città la profezia
di Isaia: "...E si troveranno assieme allo stesso pascolo gli AGNELLI e il LEONE...”.
Il partito radicale di Torino
Via Venaria, 85/8 ».
IL TESCHIO
SOTTO IL « DOPPIOPETTO »
Notizie
suiie minoranze
Si è tenuto a Saint Malo in Bretagna dal
24 al 27 maggio il 22° Congresso dell’Unione
Federalista delle Comunità Etniche Europee
(UFCE). Quest’organizzazione rispetto all’Associazione Internazionale per la Difesa delle
Lingue e Culture Minacciate (AIDLCM) ha
un carattere più nordico, più politico ed è
limitata all’Europa; ed appare anche nel
complesso più moderata. Vi si assiste a una
lotta fra germanici e slavi, le cui culture non
sono precisamente le più minacciate, anche
se vi sono loro minoranze in Paesi a predominanza d’altra cultura. Ma c’erano anche,
tra gli altri, lapponi, frisi e albanesi.
Presidente uscente il sudtirolese Volgger,
deputato del SVP al Parlamento italiano. Nuovo presidente Jòrgensen, della minoranza danese nella parte settentrionale della Repuhblica Federale Tedesca.
Nella sua relazione il segretario generale,
il danese Povl Skadegard, ha ricordato Einteressamento del Prof. Giuseppe Gangale, dell’Università di Copenhagen, per gli albanesi e
i greci di Calabria e per le conseguenze delle
alluvioni. Ma è il Gangale di Doxa! Questo
nome dirà poco ai giovani, ma molto a ehi ricorda la cultura protestante in Italia negli anni trenta.
* *
L’8 giugno, su iniziativa del Movimento
Sviluppo e Pace, cattolico di sinistra con sede
a Torino in Via Magenta 12 bis, si è tenuto
in quella città, presso il Club Turati, una tavola rotonda su 1 kurdi tra nazionalismo e
rivoluzione, con la partecipazione di Azzat
Said Nimi, Joyce Lussu, Guido Valabrega e
Osvaldo Coisson.
I kurdi (due o quindici milioni?) abitano fra
quattro mari: Mediterraneo, Nero, Caspio e
Golfo Persico. Oppressi dai turchi, dagli arabi. dai persiani indoeuropei eppur solidali
con i palestinesi. Situazione e problemi assai
simili a quelli degli occitani, e molto più tragici- g. m.
(dai giornali) - L'avvocato Tremaglia. parlamentare del movimento sociale italiano che
ha condotto con altri legali le trattative coi
banditi, relativamente al rapimento a Bergamo del bimbo Mirko Panettoni (successivamente rilasciato a Pontida), ha tenuto una
conferenza stampa per illustrare un progetto
di legge che intende presentare in Parlamento. Egli ha detto di parlare come deputato e
come uomo che ha vissuto il dramma dei genitori del bimbo rapito. « Mi farò promotore
RECHERCHE
SUR LES ALPES OCCIDENTALES
VILLE MONTAGNE, La Tour, 3fl
juin ■ 1er juillet 1973, Journées d’études sur
Comme prévu lor.s du séminaire de La Tour
(Torre Pellice) du mois d’octobre passé, ce séminaire aura une suite dans des journées
d études. Les premières journées d’étude.s se
se tiendront à La Tour samedi 30 juin et dimanche I" juillet. On a choisi un sujet vaste
mais délimité: les rapports entre la ville et la
montagne. Ont déjà assuré leur participation
plusieurs participants au séminaire de La Tour
et Monsieur Pierre George.
Des précisions seront données ultérieurement. Tous ceux qui sont intéressés à venir
à ees journées d'études devraient se mettre
en contact le plus tôt possible avec le Secrétariat de Tlnslitut Universitaire d'Etudes Européennes de Turin, Corso Vittorio Emanuele. 83 - 10128 Torino (Italia) - Téléphone:
553.269 - 544.193 - Adresse télégraphique:
Eurostudi Torino.
3
15 giugno 1973 — N. 24
Notiziario Evangelico Italiano
pag. 3
Un convegno delle « Assemblee di Dio » a Brozzi, alle porte di Firenze
felle senza letela speciale „ ... ... .■ t
L’ordine del giorno votato dal Consiglio della FCEI sul UflS ìBSlB hS I POntBCOStBll IH TOSCBIIB
Disegno di legge che prevede « Modifiche al Codice
penale in materia di tutela del sentimento religioso »
Come ha riferito, nel numero scorso, Alfredo Sonelli, il Consiglio della
FCEI, riunito a Ecumene il 2 e il 3
giugno, nel corso dei suoi lavori ha
dedicato particolare attenzione al disegno di legge presentato al Senato
dal Ministro di Grazia e Giustizia, on.
Guido Gonella, democristiano, il 21
maggio 1973, disegno di legge con il
quale si vuole estendere a favore delle confessioni religiose non cattoliche
la tutela, in materia di vilipendio, che
gli articoli 402-405 del Codice Penale
assicurano attualmente alla religione
cattolica quale « religione dello Stato
italiano ». Pubblichiamo ora il testo
dell'ordine del giorno votato, al riguardo, dal Consiglio della FCEI.
Il Consiglio della Federazione delle Chiese evangeliche in Italia,
riunito ad Ecumene (Velletri) il 3 giugno 1973,
presa conoscenza del disegno di legge n. 1141 presentato al Senato il 21 maggio 1973 dal Ministro di Grazia e Giustizia e recante « modifiche al codice penale in materia di tutela del sentimento religioso »,
disegno di legge che secondo la presentazione fattane dal Ministro di
Grazia e Giustizia ritenendo « l'idea del Divino ed il suo culto un patrimonio morale prezioso dell'uomo stesso e, come tale, meritevole di
essere garantito, a prescindere dall'oggetto e dalle diversificazioni delle
varie fedi religiose » e la religione in genere « un mezzo valido per il
raggiungimento dei fini ètici dello Stato », intende estendere a tutte le
confessioni religiose professate nello Stato la stessa tutela in materia di
vilipendio che gli articoli 402-405 del codice penale assicurano attualmente alla religione cattolica;
richiamandosi all'ordine del giorno votato dall'Assemblea della Federazione tenutasi a Firenze nel novembre 1970;
ritenendo che il dettato Costituzionale sulla eguale libertà delle
confessioni religiose di fronte allo Stato non si attua instaurando discriminazioni fra cittadini credenti e non credenti;
ribadisce il principio fondato sull'Evangelo il quale ignora la categoria del diritto a proprio vantaggio;
respinge il criterio in virtù del quale il pensiero e la predicazione
della Chiesa possano o debbano essere difesi mediante speciale tutela
penale offerta dallo Statuto e quindi la configurazione di una tutela penale differenziata delle chiese, dei loro ministri e del loro patrimonio
rispetto alle ordinaria tutela penale predisposta per le associazioni, le
persone ed i beni ;
esprime la propria opposizione, a nome delle Chiese ed Opere
facenti parte della Federazione, all'iniziativa legislativa del Governo,
denunciando l'esistenza dei reati di vilipendio ed in generale della tutela penale della religione, come espressione della confessionalità dello
Stato e della sua tendenza ad integrare la Chiesa nelle strutture di potere;
richiede che in sede parlamentare la proposta governativa venga
adeguatamente emendata sì che essa, invece di introdurre posizioni penalmente privilegiate in favore delle confessioni religiose, sopprima
ogni reato di vilipendio ideologico in tema di religione come avvio verso l'abolizione totale di tale figura di reato di opinione in qualsiasi campo e, anziché ipotizzare delitti contro il sentimento religioso, essa stabilisca norme penali protettive delle libertà costituzionali in tema di
religione, con diretto riferimento a quanto previsto dall'art. 19 della Costituzione ;
in via subordinata, chiede venga stabilito che i reati di cui agli
articoli 402-405 siano perseguibili non d'ufficio ma solo a querela di
parte.
A Brozzi, ai limiti di Firenze, domenica 27 maggio è stata inaugurata una
sala di culto dei pentecostali aderenti
alle « Assemblee di Dio ». È la realizzazione di un progetto a lungo perseguito con sacrifici di danaro, di fatica, da
una comunità ferveiite, servita da un
pastore ricco di doni e dedizione.
Nella grande sala gremita da oltre
200 persone si sono dati convegno i
pentecostali di una diaspora toscana
che si fa sempre più estesa; con loro
erano nella gioia dei fratelli, pastori
in particolare, delle diverse chiese fiorentine, nonché un’ampia scelta di
screzione degli invitati è dipesa la lun’’missionari” anglosassoni. Dalla dighezza di un servizio che, finalmente,
ha dato spazio anche a quello che diremmo il predicatore d'ufiìcio: il fratello R. Bracco di Roma. È stata, la
sua, una appassionata perorazione che
raggiungeva tutti noi: non abbandonare l’antico fervore, soddisfatti d’avere
”un tempio”, ma servirsi sempre del
locale come di uno strumento adatto
a vivere insieme l’adorazione, la fraternità evangelica.
È stata una occasione per osservare
da vicino il ’’fenomeno” pentecostale,
e per riflessioni non sempre allegre sui
miei toscani. Sarebbe infatti proprio,
parlare di una nuova comunità in Firenze piuttosto che di Firenze; si tratta di immigrati meridionali, o di figli
di immigrati che nel marcato accento
popolare del luogo immettono ancora
trasparenti inflessioni del dialetto di
origine. Ma i toscani sono rari, essi
restano quelli di sempre, cortesi e ironici, faziosi in politica e indifferenti ai
messaggio cristiano, beghini ottusi o
atei spavaldi. Questi pentecostali del
Sud sono a Brozzi non perché una
’’strategia” evangelistica li abbia condotti a scegliere l’estrema periferia,
ma perché la città relega gli immigrati
in alcune strade marcescenti del centro oppure ai margini. Ed il loro pericolo è di chiudersi in un’isola etnicoreligiosa, sopportala più q meno benevolmente da una popolazione che, come dicevo, perpetua una sua tradizione d’indifferenza o di chiuso conformismo.
Nell’assemblea inaugurale numerose
erano le rappresentanze di gruppi e
comunità che sì sono formate nelle
province toscane, i n realtà, nel trapasso dal Sud al C ntro-Nord si verifica un vaglio, una emorragia: si perdono gli elementi meno solidi, restano
coloro nei quali la P;’rola dì Dio aveva
operato in profondità. E nella evoluzione del movimento si percepisce lo
sforzo di dare una struttura, libera ma
solida, a energie destinate altrimenti
a disperdersi; i pentecostali, almeno
quelli delle Assemblee di Dio, disegnano ormai chiaramente una chiesa di
tipo presbiteriano-congiegazionalista.
Mentre passavo per le viuzze della
vecchia Brozzi tornavo a ricordare un
nilllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllilllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllIIIMIIIIIIIIIIIIIINIilllIlilllllllllllllllllllllllll
“Innalzate il vessil della croce.....................................................................................................................................................
A Firenze una cinquantina di credenti, predicatori dell’Evangelo, hanno affrontato il problema dell’evangelizzazione in Italia.
1 cinquanta partecipanti al convegno fiorentino nell’Istituto Comandi
hanno cantato con l’entusiasmo dei
fanciulli il vecchio inno del risveglio,
nella certezza che il Signore può ancora dare la gioia di « accrescere la
greggia » e di « condurre nuove alme al
Signor ». Per questo, a fine maggio e
per lo spazio di tre giorni i convenuti
hanno fraternizzato insieme; erano
provenienti dalle chiese le più diverse: Chiesa Libera (10), Chiesa Battista (10), Chiesa dei Fratelli (5), Pentecostali (2), Valdesi (2), Metodisti (1),
Mennoniti (1), Nazareni (1), Salutisti
(1) ed un gruppo di Pastori e conferenzieri americani tra i quali ricordiamo il dr. Olfrod, dr. Di Cangi, dr.
Thomson, dr. Gyger nonché rappresentanti di case bibliche.
Domenico Maselli, anima dell’incontro, ha preparato con un gruppo di responsabili il congresso, seppur nel difficile clima delle avversità postali. Interpreti fedeli: P. Bensì e A. Chiarelli.
Accoglienza festosa all’Istituto dove
si è fraternizzato col gruppo di lavoro
e coi bambini.
NON TENGO NULLA PER ME
1 conferenzieri nei vari studi hanno
sottolineato alcuni elementi di fondo
in riferimento alla strategia della evangelizzazione: Dio ha compassione di
noi e si dà interamente per mezzo di
Gesù; perciò noi dobbiamo dare tutto
per Lui a beneficio degli altri e consacrarci al Suo servizio interamente;
nessuno spazio dev’essere tralasciato.
Se non riusciamo ad essere simili a
Lui non abbiamo il diritto di presentarlo al mondo; Dio vuole delle copie
origincili, cioè che esprimano nella vita quello che Dio è stato per noi. Così
possiamo essere dei veri predicatori
della Parola.
I CALLI DEL CAMMELLO
Si dice che quando Giacomo morì
le sue ginocchia erano simili a quelle
del cammello; si seppe infatti che l’apostolo passò molta parte del suo tempo a pregare in ginocchio. E noi quan
to tempo consacriamo alla preghiera
personale o con la famiglia? Se non
lo facciamo non abbiamo diritto di
chiederlo agli altri.
Si può evangelizzare l’Italia nella
misura in cui si chiede intensamente
la guida del Signore e si vive ogni
giorno sotto il controllo e il governo
dello Spirito Santo. Viviamo un tempo
in cui le forze sataniche sono scatenate su tutto il fronte e dove l’apatia, lo
spirito di rinuncia, Tindifferenza, la
stanchezza delle chiese possono essere vinte soltanto e unicamente con la
preghiera.
I grandi risvegli nascono, esplodono
soltanto quando le comunità sanno
costituire quelle cellule preziose: non
dimentichiamo Wesley o i Valdesi del
Medioevo.
LO SPIRITO VITTORIOSO
Gli ostacoli non mancano: nella prima comunità cristiana del libro degli
Atti ci sono: mormorii, dispute, liti
che sorgono a seconda delle situazioni; ora si tratta di ingiustizia ora di
inserimento di culture diverse come la
pagana; e in tutti i casi la comunità
affronta il problema con la guida dello Spirito e la chiesa non crolla; anzi
si moltiplica, s’espande. Dapprima c’è
la ventata spontanea delTevangelizzazione e poi subentra un tempo di maggiore riflessione e di organizzazione
sui problemi dottrinali e logistici.
Lo stesso avviene oggi: situazioni
gravi come il razzismo, mutamento di
civiltà, culture comportano un linguaggio diverso, metodi e strategia diversi,
preparazione e letteratura diverse. Occorre informarsi, conoscere la situazione e operare nella certezza che l’inventore di linee nuove è lo Spirito del
Signore.
LA NOSTRA ORA
L’analisi della situazione italiana offre una panoramica di chiese, organismi, gruppi, opere diversissimi; i doni sono diversi e perciò possono costituire una ricchezza per la testimonianza. L’uno scopre il sacerdozio uni
versale, l’altro la necessità dell’indagine approfondita della Scrittura;
l’uno la potenza dello Spirito Santo,
l’altro l’ordine e la stritilura per non
cadere nella confusione. L’uno avvertirà che se i problemi dell’anima sono essenziali, quelli del corpo non possono essere trascurati, e viceversa;
l’uomo è una unità e Gesù ha perdonato e anche guarito.
L’incontro di Eirenze nato per ricercare insieme una via per meglio testimoniare è stato prezioso per conoscerci, per confessare la presunzione delle nostre sicurezze dogmatiche, perciò
esclusive, nonché dei nostri metodi di
lavoro. Si è quindi deliberato di nominare un Comitato di studio tendente
a fornire una chiara informazione sulla situazione delle nostre chiese, in riferimento all’azione ed ai metodi di
evangelizzazione.
Si è lanciato l’appello per la creazione, laddove non esistono, di cellule
di preghiera in vista dell’intervento e
della direzione dello Spirito Santo per
l’evangelizzazione in Italia; si è prospettato l’idea di altri incontri per una
ulteriore conoscenza reciproca, per
ascoltarci meglio gli uni gli altri, dopo aver ascoltato umilmente il Signore. Gustavo Bouchard
ragazzo che tante volte passava in bici per quel borgo desolato: « Brozzi,
Peretola e Campi - la peggior genìa
che Dio stampi », dicevano a Firenze.
Rivedevo la piana bollita dalle acque
di palude, la gente che sbirciava con
sospetto « il forestiero », i cavallai e i
vetturali dalla mano lesta e dalla frusta proibita... L’Evangelo era giunto
appena in altre borgate, ma la piana
tra Firenze e Prato era terra proibita.
Oggi, per grazia del Signore, s’è impiantata una comunità che a viso aperto testimonia il Vangelo, e nella potenza dello Spirito speriamo che delle
creature si convertiranno, e cresca un
piccolo popolo fedele. Nella sua grazia, sembra che oggi il Signore affidi
proprio in particolare ai fratelli pente
costali il duro compito di raggiungere
il popolo minuto, quella massa che il
"Valdismo non arriva a contattare seriamente.
Il « pericolo » d’ogni Chiesa è sempre quello di passare da un «movimento» a una « istituzione », di abbandonare le origini proletarie per accomodarsi nel perbenismo piccolo-borghese, di
scambiare l’edificazione del Corpo di
Cristo con la costruzione d’infrastrutture murarie. Questa esperienza noi
Tabbiamo fatta, e la paghiamo. L'augurio più fervido è che i nostri pentecostali sappiano restare popolo di
Dio, ma popolo, che annunzia al nostro
popolo la liberazione del Vangelo..
Luigi Santini
INCONTRO ECUMENICO DI STUDIO AD AGAPE
GBir n NAZAREIH
nella sua e naia nastra staila
Data: 12-21 luglio 1973
Direzione: Doriana Giudici, Bruno Rostagno.
Quota: Lit. 10.000, caparra 2.000.
Lingue: italiano, francese, spagnolo tedesco.
L’incontro ecumenico a cui vi invitiamo
presenta due motivi di interesse :
1) Si tratta di un ineontro di base. Questo carattere si è andato via via aceentuando
nella storia ormai decennale del campo ecumenico di Agape; quest’anno in modo particolare l’ineontro è aperto a tutti coloro che
sono impegnati in nuove esperienze ecclesiali,
nella linea di un rinnovamento evangelico
della chiesa.
2) Il dibattito è centrato sulla figura
di Gesù di Nazareth; da un lato si tratterà
di fare una lettura attenta dei Vangeli, dall’altro di analizzare alcune immagini contemporanee di Gesù. In ogni tempo Gesù è stato al
centro della fede cristiana; tuttavia in passato
(e oggi ancora, in certi settori della cristianità) ci si è rivolti prevalentemente al Cristo
degli altari; oggi siamo in molti a prendere
come punto di partenza della nostra riflessione di fede la figura umana, storica di Gesù.
Si stabilisce così una relazione immediata tra
ciò che sappiamo di Gesù, deUa sua scelta in
favore degli umili, e la nostra lotta per una
nuova società; inevitabilmente vediamo Gesù
con contorni attuali e respingiamo le raffigurazioni arcaiche della sua persona. Questo accade ai cristiani militanti nei movimenti rivoluzionari in America Latina, accade a cristiani
militanti nel Black Power, accade — in una
prospettiva non teistica — ai marxisti europei,
accade a noi.
Ma proprio dall’incidenza che Gesù ha nella nostra storia siamo spinti a cercare di saperne di più sulla sua storia, per non finire
nell’arbitrario e non costruirci un Gesù di comodo, a nostra immagine e somiglianza. Sorgono così due ordini di problemi; il primo,
che sarà affrontato nelle due relazioni di Bouttier, riguarda la possibilità di ricostruire
un’immagine attendibile di Gesù, partendo
dai dati del Nuovo Testamento e dalle notizie che abbiamo della storia palestinese di
quel tempo; il secondo, che emergerà nelle altre relazioni, riguarda la verità delle interpretazioni profetico-politiche della figura di
Gesù nel nostro contesto storico. Tra questi
due poli si muoverà la ricerca dei partecipanti
all’incontro.
Le relazioni principali saranno le seguenti;
Michel Bouttier (Montpellier); Fede in Cristo e vita di Gesù e Gesù e gli Zelati; .Agostino Zehbinati (Genova-Oregina) ; Il rapporto con Gesù nella nostra esperienza comunitaria; Arnaldo Nesti (Firenze) ; Gesù socialista, una tradizione anarchico-socialista ita
liana; Georges Casalis (Parigi); Il riferimento a Gesù nella prassi politica per una
nuova società; Mario Cuminetti (Milano);
L’importanza del nostro contesto storico per
l’interpretazione di Gesù. A conclusione, una
tavola rotonda su ; Che cosa significa oggi
confessare la nostra fede in Gesù Cristo?
Oltre alle relazioni, al lavoro di gruppo, ai
dibattiti, resterà del tempo per rincontro personale e fra gruppi. Le serate potranno essere
utilizzate per conversazioni informative.
Informazioni e iscrizioni ; Segreteria di
Agape, 10060 Prali (Torino).
Torre Pellice, 6-8 luglio 1973
Quarto incontro
franco-svizzero-italiano
dei focolari
interconfessionali
Luogo: Foresteria Valdese di Torre PeUice.
Torre Pellice si trova a 15 Km. da Pincrolo
e a 53 Km. da Torino. Presso la Foresteria ci
sono camere a due letti e qualche camera a
un letto.
Quota: Per il soggiorno completo (dalla
cena del venerdì 6 al pranzo della domenica 8) ;
— per gli adulti e ragazzi superiori ai 12
anni; L. 6.000 ;
— per bambini ; riduzione.
Programma: L’argomento generale sarà il
seguente; « Eucaristia, divisioni dei cristiani
e coppie interconfessionali ». Si articolerà in
diversi momenti;
— Presentazione del testo ecumenico di
Dombes (pastore Bruston);
— Punto di vista delle coppie interconfessionali (italiana, svizzera e francese);
— Punti di vista teologici (pastore Sonelli,
p. Beaupère, d. Mario);
— Meditazioni e preghiere su testi eucaristici (d. Ghidelli);
— Conferenza pubblica il sabato sera su
« Il gruppo di Dombes dagli inizi a oggi: una
esperienza ecumenica » (Beaupère - Bruston).
I dettagli verranno precisati insieme la
sera d’inizio. Le lingue usate saranno l’italiano e il francese. L’invito è esteso a preti, pastori, fidanzati e sposi e a membri di chiesa
interessati al problema.
Iscrizione alla segreteria, Ada e Ubaldo Cavagnero. Via Moffa di Lisio 15, 10064 Pinerolo, tei. (0121) 70.704, entro il 20 giugno.
Radwio salutista a Bobbio Peliice
La rubrica tv
“PROTESTANTESIMO,,
Giovedì 14 giugno, ore 18,30, sul II canale; L’Esercito della Salvezza: un «corpo» di
evangelizzazione che, per la sua singolare attività di testimonianza ha goduto spesso il
favore della letteratura e della cinematografia.
Anche recentemente il pubblico televisivo ha
rivisto questa organizzazione protagonista di
un gustoso film di alcuni anni fa, « Bulli e
Pupe ». Ma l’Esercito della Salvezza è proprio quello che questa letteratura ci ha fatto
conoscere? « Protestantesimo » ne presenterà
brevemente la storia, per soffermarsi poi, con
la collaborazione di tre « soldati », sugli aspetti caratteristici dell’opera di testimonianza di
questa organizzazione, sulle sue finalità e sulle sue attività nel nostro paese.
Nei primi due giorni di giugno, ha avuto
luogo al Centro Salutista di Bobbio Pellice,
l’annuale raduno delle Unioni Femminili di
Torre Pellice, Torino, Milano e Roma sotto
la presidenza dei Capi Territoriali Colonnello
Fivaz e Signora e colla partecipazione della
Colonnella Cachelin, venuta espressamente
dalla Svizzera. Era pure presente la Segretaria
delle Unioni Femminili d’Italia Colonnella
D’Angelo.
Profondi e particolarmente efficaci i vari
messaggi della Colonnella Cachelin, che ad
una grande conoscenza della Parola di Dio,
unisce una viva carità, senza la quale malgrado i nostri grandi ideali, i nostri discorsi, i nostri dibattiti siamo soltanto « rami risonanti e squillanti cembali ».
Commovente la serata in cui con proiezioni
luminose e dettagliate descrizioni, i presenti
hanno visto e udito parlare dei luoghi dove
Gesù nacque, visse, operò, e fu crocifisso; pareva loro di camminare cop Lui come lo fecero i discepoli.
L’Esercito della Salvezza ha dedicato alla
famiglia l’anno 1973. Hanno quindi partecipato attivamente al raduno anche le famiglie delle Unioniste. Interessante la manifestazione di alcune giovani, che hanno accompagnato alcune marce salutiste con i tamburelli e che hanno cantato un inno dell’Unione Femminile.
Era bello consumare allegramente nell’accogliente refettorio i pasti preparati e serviti
con gioia, non è mancata una buona tazza di
caffè, né una tazza di tè al termine delle riunioni pomeridiane.
Con qualche rimpianto i partecipanti al raduno hanno lasciato Bobbio Pellice e le perso
ne incontrate, ma arricchiti nel cuore e nello
spirito, riconoscenti al Signore e desiderosi di
vivere ognor più presso a Lui, vigilanti nelattesa del suo ritorno.
Nell’immensa angoscia umana del nostro
tempo i Salutisti sanno ascoltare, capire, aiutare e cercare coloro che hanno bisogno di
aiuto. Ecco perché li amiamo, li stimiamo e
li ringraziamo. Lina Varese
Campo F.G.E.I. ad Adelfia
Testimoni deii'Evangeio
nelia lotta di classe
Dal 1° all’ll agosto si svolgerà ad Adelfia il
3° campo studi della FGEI su; «Testimoni
deii’Evangeio nella lotta di classe ». L’incontro, la cui direzione è affidata a Sergio Ribet o
Mary Granatelli, si articolerà in una serie di
dibattiti su « La predicazione ieri », a cura di
Paolo Sbaflì; « Protestantesimo e proletariato » di Paolo Ricca; « Una comunità significante ed una predicazione valida oggi » di
Gianna Sciclone e Salvo Rapisarda; « Lotta
per il socialismo e predicazione della croce »
di Marco Rostan. Sergio Ribet svolgerà inoltre una relazione sul tema ; « Il sottosviluppo
biblico e le sue conseguenze ». Il campo prende le mosse dal 2° congresso FGEI dove si affermava che la fede non si esaurisce nella lotta per il socialismo e che la pratica sociale
può essere arricchita dalla fede e viceversa.
La quota di partecipazione è di L. 15.000 più
2.000 di iscrizione e va inviata a Mary Granatelli, via Calabria 2/D 20075 Lodi (Milano) c.c.p. n. 3/30476.
4
pag. 4
CRONACA DELLE VALLI
ANGROGNA:
IMPORTANTE RIUNIONE DEL CONSIGLIO COMUNALE
Nuove
Servizi
opere pubbliche
sociali
Il dialetto valdese della Val Germanasca
Teofilo G. Pons, Dizionario del dialetto valdese della Val Germanasca (Torino), Torre
Pellice (Società di Studi Valdesi) 1973, pp.
C-275, con 2 Cartine e 16 Tavole f. t.
TdV. I
Come avevamo preaimunciato sul
numero scorso ad Angrogna il Consiglio Comunale del 5 giugno doveva
affrontare importanti decisioni; opere pubbliche molto impegnative, servizi sociali da avviare e realizzare.
— Per quanto riguarda le strade è
stato approvato il progetto del Geom.
Mantelli per il completamento della
strada Torre Pellice-Pra del Torno fino al Ponte Barma Fredda (la spesa
prevista in 50.000.000 di lire sarà a
carico della Regione); approvati anche
i maggiori lavori per la bitumatura
della strada di Prassuit (importo lire
2.200.000).
— Per quanto concerne l’acquedotto
comunale si è deliberato di appaltare
i lavori del secondo lotto (circa lire
6.000.000).
— Con altre due delibere si è affrontato il problema urbanistico: all’architetto Lusso è stata afiìdata la
redazione del regolamento per attuare
le opere di urbanizzazione primaria
(strade, acquedotti, fognature, illuminazione); i contributi dei privati per
l’esecuzione di tali opere saranno computati in lire 700 al metro cubo.
— Il Consiglio ha in seguito afErontato il problema dei Servizi Sociali, soprattutto per gli Anziani, per il quale
si erano prospettate due soluzioni:
servizio di visite domiciliari e "foyer”
invernale. Queste proposte erano scaturite dagli incontri avuti con la popolazione, soprattutto con gli anziani
stessi, in occasione delle riunioni frazionali promosse con la collaborazione
dell’assistente sociale Sig.ra Gaietti; il
Consiglio le ha fatte proprie ed in
concreto ha affidato il servizio di visite domiciliari alla Sig.ra Emma Charbonnier, di Torre Pellice, prendendo
intanto in affitto la casa parrocchiale
valdese del Serre come sede del "Foyer”; nella cattiva stagione le persone
anziane isolate potranno trasferirsi al
"Foyer”, che sarà inoltre un « centro
d’incontro » per gli anziani della frazione; in estate i locali potranno servire ad ospitare anziani provenienti
da altre località.
— Per queste grosse responsabilità
che si è assunto il Comune di Angrogna riceverà contributi dalla Regione
e dall’A.A.I.
In conclusione si può affermare che
fra gli impegni attuali e quelli previsti
per l’anno venturo (bitumatura da
Prassuit alle Porte, sistemazione della
piazza del Capoluogo, piazzale a valle
del capoluogo, rifacimento della Baussan-Giovo) il Comune di Angrogna sta
affrontando un grosso sforzo (circa 24
milioni, oltre i contributi della Regione) che si spera dia i suoi frutti.
R. Gay
APPUNTI E RIFLESSIONI
AL TERMINE DI UN ANNO SCOLASTICO
I ragazzi “difficili,,
Riteniamo che in una scuola dell’obbligo questo problema si presenti frequentemente e sempre con aspetti diversi ed inquietanti.
Spesso pochi elementi condizionano
la vita di un’intera classe, mettono
seriamente in crisi gli insegnanti, fan
no sorgere la tentazione della « maniera forte » come toccasana della situazione. In effetti sarebbe più semplice
e comodo liberarsi dell’elemento di disturbo che cercare di risalire alle cause del suo comportamento. Per individuare tali cause, a livello di scuola media, ci è parso indispensabile un incontro preventivo con i maestri che hanno seguito i ragazzi prima di noi. Collocare mentalmente l’alunno nel suo
ambiente, rendersi conto delle difficoltà che ha incontrato, non accoglierlo
come uno sconosciuto, permetterà in
parte di prevenire le sue reazioni e di
evitare certi errori.
A questo punto ci deve fare seriamente riflettere la considerazione (da
noi puntualmente verificata) che ogni
ragazzo difficile ha alle spalle situazioni familiari o sociali che non è retorico definire tragiche.
Per questo respingiamo la teoria
della « mela marcia » applicata a degli
esseri umani e ne deduciamo che sarà
compito dei compagni non meno che
dell’insegnante cercare di capire l’alunno disadattato, aiutarlo ad inserirsi affettivamente nella comunità scolastica
ed a liberarsi dei propri condizionamenti interiori. Non si possono certo
indicare dei metodi prefabbricati; essi devono essere cercati insieme, caso
per caso, in uno spirito di collaborazione e nella consapevolezza che non
si potranno evitare difficoltà e delusioni.
In questa prospettiva la presenza del
ragazzo difficile diventa un’occasionene di maturazione per la classe e per
le farniglie stesse che dovranno essere
sensibilizzate e magari coinvolte, con
utili suggerimenti o concrete forme di
aiuto ai compagni dei loro figli.
Certo a volte i problemi sono più
grandi di noi e si avverte allora la necessità urgente dello psicologo, del medico, dell’assistente sociale, operatori
purtroppo tuttora assenti dalla scuola.
Risalendo ancora più a monte è chiaro che in una società più giusta ed
umana non si presenterebbero tutte le
situazioni drammatiche che determinano così gravi conseguenze sulla psiche
del ragazzo (o si presenterebbero meno esasperate).
Possiamo quindi concludere che, anche in questo campo, la nostra « buona volontà » non va esplicata solo nella considerazione dei casi singoli, ma
deve operare nel quadro di un’analisi
approfondita delle situazioni di ingiustizia della società in generale.
Mirella Bein Argentieri
Educazione sessuale
Può forse essere utile esporre alcuni
dati emersi da un breve corso di educazione sessuale extrascolastico tenuto
con un gruppo di ragazzi della scuola
media di Perrero i cui genitori avevano autorizzato lo svolgimento del corso stesso. Su 25 ragazzi della seconda
inedia 12 vi hanno partecipato, valdesi e cattolici in proporzione uguale a
quella della classe. Sui criteri adottati
e sui dati emersi possiamo sottolineare questo:
1) Nelle famiglie nessuno dei partecipanti era stato « istruito » con le
favole dei cavoli o delle cicogne, ma
tutti i partecipanti, almeno a partire
da una certa età, avevano ricevuto informazioni esatte sull’origine della vita umana.
2) Non ha creato particolare imbarazzo il fatto che il corso fosse misto, per i due sessi. I ragazzi sono stati molto corretti nelle loro domande
e si sono dimostrati altrettanto interessati alle questioni riguardanti l’etica del sesso — improntate alla necessità della parità dei sessi, al valore
fondamentale ed unico della coppia
nei fatti sessuali ecc. — quanto a quelle riguardanti il funzionamento biologico puro e semplice della vita sessuale.
3) Il corso è stato utile non solo
per le informazioni che è stato possibile dare e correggere — i ragazzi hanno informazioni su tutto quello che
riguarda il sesso, ma estremamente
distorte o sommarie —, ma anche per
la formazione generale, che manca a
causa dell’imbarazzo che c’è ancora in
molti quando si affrontano questi argomenti. Per esempio uno va molto
più tardi dal medico quando avverte
disturbi all’apparato sessuale che
quando li ha da altre parti. Ancora,
soprattutto le ragazze, insieme alla
naturale curiosità che hanno, si portano dietro anche una certa ansia e un
certo timore, in particolare per quanto riguarda la maternità. Purtroppo
non è altrettanto diffuso il timore per
cose ben più pericolose quali il fumo
o l’eccesso dell’alcool. Rendersi conto
che è meno pericoloso avere un figlio
che fumare è importante in un’età
emotiva come l’adolescenza o la preadolescenza. O ancora, pur essendo i
fatti dello sviluppo carichi di emozione individuale, può facilitarli il sapere
che sono normali e che ognuno va loro
incontro, in modo più o meno tumultuoso: cosi per le « cotte », un tempo
viste come una pretesa prematura di
avere qualcosa che spetta solo più tardi, anziché come stadio normale in un
certo periodo della vita, verso una
capacità piena di amare. Infine è parso
utile far conoscere ai maschi i meccanismi della vita sessuale femminile,
che era loro quasi totalmente ignota,
in vista di un maggior rispetto delle
compagne e anche di un maggior equilibrio affettivo. (Sia detto tra parentesi, le ragazze erano molto più informate sui caratteri maschili che non
viceversa).
Naturalmente, come abbiamo detto,
l’evoluzione psicologica e fisica del
sesso, non può essere spogliata da
una certa drammaticità, ma sembra
ogni volta più necessario, man mano
che le generazioni hanno un anticipo
nell’età della maturazione sessuale,
proprio perché i nostri figli saranno
sessualmente maturi sempre più giovani, togliere almeno i falsi drammi
dovuti ad ignoranza o a non completa
informazione.
Claudio Tron
La pubblicazione dell’atteso Dizionario di T.
G. Pons — che esce con un certo ritardo rispetto alla data di stampa, in parte a motivo
di difficoltà di ordine tipografico di cui si vede traccia nella lunga lista dell’errata-corrige
— viene a colmare una grossa lacuna nel
campo degli studi sulle parlate valdesi. Esso
si presenta del resto anche come la prima
opera del genere nell’àmbito delle raccolte
dialettali relative alle varietà di provenzale
parlate sul versante italiano delle Alpi.
Con un lessico di « oltre 7000 vocaboli »,
che include la quasi totalità del patrimonio
dialettale della 'Val Germanasca, e « oltre
700 proverbi, 350 nomi di piante e fiori di
montagna » (p. X), il Dizionario, benché « destinato al pubblico ’’patoisant” in genere,
piuttosto che ai linguisti e ai dialettologi di
professione » (p. X), costituirà anche per questi ultimi un ottimo strumento di informazione e di lavoro.
Precedono la raccolta vera e propria, un’ottantina di pagine introduttive, che comprendono; Notizie geografiche sulla Valle (pp.
XIII-XVI), Cenni storici sulle vicende del popolo valdese (pp. XVII-XXI) e sui contatti e
rapporti di questa con le parlate delle aree circostanti (provenzale d’oltralpe e piemontese)
e con le lingue di cultura (italiano e francese)
che sulla parlata hanno variamente influito
(pp. XXXIII-XXXIX). Quindi le indieazioni
per la lettura del testo. Segni di trascrizione e
note fonetiche (pp. XLI-XLV), e una piccola
grammatica. Appunti morfologici (pp. XLVIILXXXIV), ambedue di A. Genre. Infine, una
Bibliografia dialettale valdese (a cura di T. G.
Pons e A. Genre) ehe dà conto a degli scritti
attinenti alle parlate valdesi attuali o recenti
(letteratura e studi vari) », per i quali non si
disponeva sinora di un elenco bibliografico
(pp. LXXXVII-C). Completano il volume, un
centinaio di interessanti disegni etnografici di
G. Grill (Tavv. f. t.) e due Cartine (area occitanica e Val Germanasca) di P. Oudry.
L’idea di preparare un Dizionario valdese
risale al 1890. Nacque in seno alla ’’Société
d’Histoire Vaudoise” (l’attuale ’’Società di Studi Valdesi”), nella quale l’interesse per il patrimonio dialettale delle Valli era stato suscitato dal fiorire in quegli anni di studi storico-linguistici sui testi della letteratura valdese medioevale e, in misura minore, sulle stesse parlate valdesi (cfr. per un’informazione
più ampia, le pp. XXX e XXXI del Diz.).
A proposito di questi ultimi, va ricordato
che in quegli stessi anni era uscita sull’Archivio Glottologico Italiano (XI) (1890), pp. 309415; XII (1892), pp. 28-32, l’importante ricerca di G. Morosi su L’odierno linguaggio
dei Valdesi del Piemonte, imperniata sulla
parlata di Prali, in cui si riportava una notevole messe di vocaboli. La raccolta era destinata ad arricchirsi successivamente, poiché
l’autore aveva in mente (v. Morosi, op. cit.,
p. 328). di ampliare il suo lavoro in varie direzioni, « riprendendo », tra l’altro, e « completando l’opera di Chabrand e Rochas d’Aiglun » {Patois des Alpes Cottiennes (Briangonnais et vallées VaudoisesJ et en particulier
du Queyras, Grenoble-Paris 1877), nella quale
i termini relativi alle nostre parlate — su cui
gli autori erano del resto male informati —
si trovano inseriti, senza alcuna indicazione
che li evidenzi, nel materiale raccolto oltr’alpe
che costituisce il nucleo del lavoro. La morte
di Morosi, sopravvenuta poco tempo dopo, pose fine anche a questo progetto.
Già in precedenza però era apparso in Germania il lavoro di A. Róosiger, relativo alle
colonie valdesi del Wiirttenberg, Neuhengstett
(Bourset), Geschichte und Sprache einer Waldenser-Colonie in Württenberg, Greifswald
1883, con un glossario di circa 450 vocaboli.
E anche in séguito, mentre del Dizionario progettato dalla ’’Société d’Histoire Vaudoise”
non si parla più, si registra tutta una serie di
studi che rivelano, sia pure talvolta in forma
marginale e quindi con risultati quantitativamente modesti, un ininterrotto interesse per
la registrazione del nostro lessico e si pongono pertanto su un’ideale linea di prosecuzione
che dal progetto iniziale della ’’Société d’Histoire Vaudoise” giunse sin al presente Dizionario. Citeremo fra questi; Die Sprache der
Waldenserkolonien in Serres und Neuhengstett (Württenberg), ZRPh, 50 (1930),
pp. 437-483, di Boger e E. F. Vogt, con le risposte alle 1920 domande del questionario dell’Atlante linguistico francese; Waldensian
Speech in North Carolina, ZRPh, 54 (1934),
pp. 500-513, di U. T. Holmes, con le risposte
alle prime 412 domande dell’Atlante italosvizzero; Beiträge zur Wort- und Sachkunde
des Germanasca-Gebietes, ’’Archivum Romanicum”, 23 (1935), pp. 377-430, di E. Hirsch
(circa 700 voci); La parlata provenzaleggiante di Inverso Pinasca (Torino) e la penetrazione del piemontese in Val Perosa e in Val
San Martino, Torino 1966, di Ilia Griset, con
un indice di circa 1500 vocaboli, ecc. Un importante contributo recano poi le inchieste (8
complessivamente) degli Atlanti linguistici
francese, italo-svizzero e italiano (v. nella
Bibliografia cit. sopra).
Ora, tanto dal punto di vista metodologico,
quanto nei risultati, il Dizionario di Pons si
qualifiea, e in parte è ovvio, come qualcosa
di alquanto diverso, nei confronti ; sia dei
glossari aggiunti alle monografie, in genere
con funzioni di riferimento; sia delle inchieste svolte per conto (o sul modello) degli
atlanti linguistici, sulla base di un questionario ridotto e precostituito, concepito per un
rilevamento da effettuarsi su scala nazionale;
sia anche del Dizionario del 1890 che, a giudicare dal rapporto presentato nel 1891 alla
’’Société d’Histoire Vaudoise” dalla commissione incaricata della sua compilazione (v. P.
Rivoire, Rapport présente à la Société d’Histoire Vaudoise sur la méthode à suivre dans
la composition d’un Dictionnaire Vaudois,
’’Bull. d. la Soc. d’Hist. Vaud.”, 9 (1891),
pp. 75-79), avrebbe dovuto farsi con criteri di
raccolta non molto dissimili da quelli adottato nelle inchieste per gli atlanti linguistici.
Frutto di oltre cinquant’anni di ricerche
portate avanti con lo scrupolo dello studioso e
con la coscienza, l’amore e la dedizione di
Uria delle 16 tavole f. t., con disegni di G. Grill, che arricchiscono il
Dizionario del Prof. T. G. Pons.
un ’’patoisant” che crede nei valori espressi
dalla parlata che viene registrando, l’opera di
Pons è molto più di un elenco di voci dialettali. A chi sappia leggerlo, esso offre un vasto
panorama degli usi e costumi della Valle, della vita sociale ed economica di questa comunità montanara a lungo esclusa da contatti regolari col mondo esterno, a motivo della fedeltà ad un ideale religioso e di libertà che ne
ha fatto una minoranza tra le stesse finitime
minoranze montane di parlata provenzale. Una
comunità che tuttavia ha saputo reagire ed
uscire dall’isolamento in cui era costretta,
aprendosi alla cultura esterna con una tenacia
e uno slancio che, date le circostanze e le
condizioni di vita, hanno per certi aspetti del
prodigioso. Il prezzo pagato per raggiungere
questa meta, difficilmente può essere inteso
da chi non ha vissuto o conosciuto la miseria
e i drammi quotidiani della nostra gente.
Queste cose appartengono in parte al passato, fortunatamente. Un passato abbastanza vicino comunque ; il tempo non ha cancellato
ancora la traccia dei campi ricavati sulle rocce con terra di riporto per trarne qualche prodotto in più, degli squallidi casolari in cui la
povertà costringeva le famiglie dopo le fatiche giornaliere. Un riflesso di tutto ciò traspare chiaramente nel Dizionario, attraverso
la fraseologia, i proverbi, le espressioni caratteristiche. E insieme note di costume, di ambiente; vestigia di antiche e ingenue credenze; illuminazioni sulla moralità locale, non
di rado ancora improntata a un rigore di
stampo calvinista; e cosi via.
Quanto al lessico, della cui ricchezza si è
già detto, non sarà inutile rilevare che Taverne iniziata la raccolta mezzo secolo fa ha permesso all’Autore di includervi una lunga serie di vocaboli, attinenti per esempio alla terminologia delTartigianato o alla nomenclatura botanica, che sarebbe quasi impossibile
raccogliere al giorno d’oggi.
Nelle pagine introduttive, le notizie geografiche e storico-linguistiche saranno certamente utili, oltre che ai destinatari del Dizionario, anche e soprattutto a quanti sono digiuni di cose valdesi.
Gli Appunti morfologici, per quanto contenuti necessariamente in limiti ristretti, dovrebbero infine bastare, assieme al capitolo
Segni di trascrizione e note fonetiche, a dare
un’informazione generale sulle caratteristiche
articolatone e grammaticali più salienti della
parlata. In particolare, qualora venisse varala
dalla Regione la proposta che prevede l’introduzione nelle scuole elementari (e medie inferiori?) di un insegnamento relativo al patrimonio culturale locale, essi potranno anche
essere utilizzati dagli insegnanti per le lezioni.
Fra le ’’pecche” del Dizionario, si può segnalare una certa povertà di rinvii (che
avrebbero facilitato la lettura) tra le forme
sinonimiche, o la mancata traduzione dei proverbi, per la quale i non ’’patoisants” dovranno ricorrere ai numerosi lavori sull’argomento pubblicati in precedenza dall’Autore
(v. la Bibliografia cit.). Altri comunque potranno, con maggiore obbiettività giudicare
l’opera sotto questo aspetto.
È ora auspicabile che la lettura del Dizionario provochi nei ’’patoisants” della Valle una
collaborazione attiva (il discorso riguarda la
prossima edizione) che contribuisca ad arricchire l’opera — che rispecchia eminentemente la situazione di Massello — di quelle voci
che eventualmente non vi comparissero. È
certo comunque che essa è destinata a costituire, per gli utenti della parlata, uno stimolo
alla presa di coscienza del valore delle proprie
tradizioni e, per i ’’patoisants” delle valli vicine, un punto di riferimento e un incitamento alla raccolta e pubblicazione di lessici
analoghi. Il che rappresenterà un altro merito
non piccolo dell’Autore.
■A. Genre
ORGANIZZATA DALLA PRO LOCO DI PRAMOLLO
Si è aperta la mastra di Pittura
e artigianato infantile
Si è aperto il 3 giugno a Ruata la mostra
di pittura e artigianato infantile, organizzata
dalla Pro Loco di Pramollo con la collahorazione degli insegnanti locali.
Nella sala valdese erano esposti i 150 disegni migliori, scelti tra i 600 circa provenienti
da vari Circoli didattici della zona e in una
saletta vicina si potevano ammirare i lavoretti di artigianato dei bambini.
La Commissione che ha dovuto stabilire la
graduatoria dei dipinti da premiare non ha
certo avuto un lavoro facile e su alcune scelte
si potrebbero sollevare obiezioni; in realtà è
molto difficile giudicare un dipinto infantile,
perché bisogna valutare molti aspetti spesso in
contrasto tra di loro; la spontaneità, il senso
del colore, la sicurezza del tratto, l’originalità
del tema, sempre tenendo conto dell’età dei
piccoli artisti.
Alcuni lavori esposti appartenevano decisamente al genere « cartolina illustrata » che in
molte scuole è ancora il preferito, altri risen
tivano un po’ troppo dell’influenza dell’insegnante.
Molto spontanei e vivaci erano invece i dipinti collettivi di una scuola a tempo pieno
di Pinerolo.
Anche i lavori di artigianato erano molto
graziosi, ma si notava la mancanza di quegli
oggettini di legno che un tempo tutti i ragazzini sapevano fabbricare.
Nel pomeriggio, il Presidente della Pro
Loco, sig. Guido Peyronel, insieme col Sindaco di Pramollo e l’insegnante di Ruata, Vanda Long, hanno consegnato le medaglie d’oro
ai premiati ; le scuole di Pinerolo ne hanno
portato via una buona parte, con evidente
soddisfazione dei due Direttori didattici presenti.
I dipinti e gli oggetti di artigianato messi
in vendita hanno fruttato alla Pro Loco una
somma notevole e questo ha confermato l’indubbio successo della manifestazione.
Liliana Viglielmo
5
15 giugno 1973 — N. 24
Vita, problemi, prospettive delle chiese valdesi
pag. 5
L'Asilo IlaldesG
di Luserna San
per persone anziane
Giovanni
Parliamo dalla Diasiwra ACCOltO in Gomiania
il Coretto del Collegio Valdese
Venezia, 5 giugno 1973
Caro direttore,
Ho letto con vivo interesse sul n. 21 de « La
Luce » la pagina su « Topera evangelica sulla
riviera adriatica », e mi sono ricordato che,
qualche anno fa, ad un convegno di evangelici
a Pordenone, era stata lanciata la proposta di
fare, durante la stagione estiva, qualcosa di
simile per Pareo che va da Monfalcone a lesolo
e Cavallino.
Detto lavoro avrebbe dovuto essere seguito
dalle chiese di Trieste e Pordenone.
Qualcuno osservò, allora, che si poteva fare
un lavoro analogo anche a Chioggia-Sottomarina, dove esisteva, ed esiste, una piccola co*
munita con locale di culto.
Questa attività avrebbe potuto essere segui*
, ta^ dalle chiese di Venezia e Padova. Dopo,
però, non se ne fece niente, né da una parte
né dall’altra.
Perché non si riprendono in esame le due
questioni per studiarle in sede di comunità
triveneta?
Io penso che ne varrebbe la pena.
Cordiali saluti
Arturo Bogo
Ecco lo stato dei lavori della costruzione della nuova ala dell'Asilo Valdese.
Siamo ormai al tetto, ma molta strada deve ancora essere percorsa. Ringraziamo vivamente tutti coloro che hanno dato un contributo per quest'opera. Il
recente e continuo aumento dei costi ci pone attualmente dei grossi problemi
finanziari. Abbiamo bisogno più che mai della costante e generosa solidarietà
di tutti coloro che comprendono il significato di testimonianza e di servizio di
quest'opera. Le offerte possono essere versate sul c/c 2/16947 intestato a Asilo
Valdese, 10062 Luserna San Giovanni {Torino). A titolo di ringraziamento e ricevuta continuiamo la pubblicazione degli elenchi delle offerte.
ELENCO DEI DONI PERVENUTI
NEL MESE DI APRILE 1973
Alessio Lìdia Lina L. 10.000; Fraschia Laura e Renato in mem. di Placido Mondon
5.000; Unione Femminile di Bobbio Pellice
20.000; N.N. Bobbio Pellice) 5.000; Conti
Giovanni (Roma) 10.000; In mem. di Giulio
Martinat la moglie e i figli (Maddalena Mar
tinat) U.S.A. — 20 dollari — 29.200; N.N
(Vercelli) 10.000; Vera Di Francesco (Mila
no) 10.000; Ada Cassino Negri (To) 5.000
sorelle Acinellì (To) 5.000; Ellen Horler (Zu
rigo) 40.000; A.T. (Bellonatti) 10.000; Ta
gliabue Adriana (Mi) 20.000; Montaldo Ade
lina 10.000; Monnet-Benech Lina (Angrogna)
5.000; fratelli e sorelle Fenouil in mem. dei
genitori 11.000; i sessantenni di Torre Pelli
ce e Comuni limitrofi in mem. dei compa
gni scomparsi 18.000; Enrico Favout e famiglia in mem. di Arturo Peyrot 25.000; Pons
Filippo (Rossenghi) 10.000; Gatto Salvatore
(Torino) 50.000; Gino Costabel (2® versam.)
30.000; Costantino Pietro 5.000; un amis de
l’Asilo 2.000; Piston Susette 2.000; Fraschia
Vittorina 10.000; Bersandi Emma in mem.
della cognata Irene 5.000; Bianca e Stefano
Revel in mem. di Irene Bersandi 10.000; Bruno e Graziella Bersandi in mem. della mamma
10.000; Gisola Dorino in mem. della cugina
Irene Bersandi 5,000; Gisola Maria in mem.
della nipote Irene Bersandi 10.000; Catalin
G. e Leonilde 5.000; Rostagnol Giovanni e
Matilde (2“ vers.) 10.000; famìglia Artus
5.000; Danna Nino e Nuccia 20.000; Ricca
Edoardo 1.000; Berlin Emilio e Lisa 2.000;
Goss Giovanni 2.000; Giulia Revel in Paschetto in mem. di Odin Giulia (S. See.)
10.000; Attilio Revel in mem. dì Odin Giulia
(S. See.) 10.000; Gian e Polette in mem. di
Caffarel Federico 5.000; Caffarel Carlo e Lina
in mem. di Caffarel Federico 5.000; Rostagno
Leony in mem. di Caffarel F. (5 dollari)
Ü.S.A. 2.950; Alessander e Elda Zhigin in
mem. della zìa Alice Bounous 30.000; .41do
e Erica Malan in mem della zia Alice Bounous 30.000; Meynet Mario e Albina '2"
versam.) 5.000: Malan Rina e Bruno 5.000;
sorelle Prochet (Casa Diaconesse); 20.000;
Ricca Enrico e fam. 30.000; Caterina De
Beaux (Casa Diac.) 10.000; in rie. di Guido
Robba la moglie e le figlie (Ge) 20.000; Tourn
Carolina ved. Favat (T. P.) 10.000; Tourn
Adelina e Emma 5.000; Merkli con tre amiche. Winterthur 10.000; N.N. (rie. Asilo)
1.000: Casa della Gioventù Vallecrosia 34.000;
Reynaud Lea 1.000 Aline e Silvio Bellion in
mem. loro cari (T.P.) 20.000; lotti Letizia
10.000; Genre-Bertin Ida 10.000; M.A.F. in
mem. di Emilia Peyrot-Gay 40.000; Geymet
Paolo (V. Peli.) 5.000; fam. Buffa in mem, di
Artus Eliseo 5.000; Goss Adele in mem. del
marito Arturo Rivoira 5.000; Elisa e Gino
Gönnet 10.000; Bastia Maria 5.000: Martinat Eglantina in mem. della sorella Paimira
5.000; Bonnet Oreste e Elda 5.000; R. .Tahier
20.000; Girardon Ferdinando e Erica 20.000;
Benecchio Albino e famiglia 6.000; Ines Malanot-Riva 30.000; N.N. (rie. Asilo) 1.000;
Marauda Federico e Sorelle ricord, il caro
amico Ido Mondon 20.000; Gottlulf Zilly
(Germania), 80 marchi, 16.640; Chiesa di Roràà. colletta di Pasqua, 35.000; Chiesa di .ingrogna, colletta di Pasqua, 37.000; Chiesa di
S. Giovanni, colletta di Pasqua, 72.000; Malan Maddalena ved. Sapei (Airali) 50.000;
N.N. (Airali) 20.000.
ELENCO DEI DONI PERVENUTI
NEL MESE DI MAGGIO 1973
Laura Cavazzani (Calosso) 3.000; Pons-Virginia e Alberto 30.000; Pons Walter 20.000;
Durand Maddalena ved. Bulgoni 2.000; Suor
Lidia (Casa Diaconesse) 5.000; Pons Filippo
in mem. di Elisa Long ved. Giordan 10.000:
Pavarin Giacomo 10.000; Ivonne Godino-Costantino (To) 30.000; A.P.A. 10.000; Unione Femm. di Luserna S. G. in mem. di Elisa
Benech 5.000: Unione Femm. di Luserna S.
Giov. per giornata 29 aprile 10.000: Eulalia
e Esmeralda Tron in mem. della mamma
20.000: famiglia Peyronel-Cortellazzi in mem.
di Arty Peyrot (To) 20.000: Flora Tourn in
mem. di Esterina Gay 10.000; Peyronel Melanie (rie. Asilo) in mem. di Salvagiot Enrichetta 5.000; Bianca Bagnata in Vinay
20.000; Ribet Elisa (S. Germano Ch.) 10.000;
Chiesa Valdese di Villar Pellice, colletta di
Pasqua 75.000; Chiesa Valdese di Pramollo
id. 40.000; Chiesa Valdese di Torre Pellice,
id. 81.050; Chiesa Valdese di Villasecca, id.
53.700;Chiesa Valdese di Napolì-Vomero. id.
19,170; Chiesa Valdese di Cosenza, id. 6.700;
Chiesa Valdese di Dipignano-’Cosenza, id
5.520; Chiesa Valdese di Napoli, Via Cimbri
id. 26.000; Chiesa Evangelica dì Como, id
12.000; Chiesa Valdese di Vittoria, id. 7.000
Chiesa Valdese di Bordighera-Vallecrosia, id
50.000; Chiesa Valdese di S. Secondo, id
30.000; Chiesa Valdese di Palermo, id
20,000; Chiesa Valdese di Livorno, id. 10.000
Chauvie Giovanni Davide e famiglia in mem
del fratello Federico (Angrogna) 25.000; Co
munità e Comit. di Assistenza dì Via Noma
glio (Torino) 20.000; Riccardo e Margheri
ta Balmas, in memoria di C. A. Balmas
10.000; Pastore Ermanno Rostan e Signora
Elsa in mem. di Irma Beux 5.000; Maria Finette Prochet in mem. di E. Gay 10.000; Ernesta Vola in mem. di Elisa Revel-Benech (3°
vers.) 20.000; Maria Luisa De Michelis (Pinerolo) 10.000; B.L.E. in mem. di Enrichetta
e Giovanni Bouchard (S, Germano Ch.) 5.000;
Adele Pontet in mem del marito (S. Germano
Ch.) 5.000; Comitato Valdese di Parigi, colletta del 17 febbraio 33.042; Unione Femminile di Ge-Sampierdarena 20.000; in mem. di
Arturo Peyrot, la moglie e le figlie 500.000;
Martinat Erminia in mem. dei Genitori (Bibiana) 3.000; Bersandi Emma in mem. della
cognata Irene (2° vers.) 5.000; Prof. Teofiio
G. Pons (T. P.) 10.000; Giulia Tron-Roman
in mem. di Est. Gay ed Elisa Revel-B. 20.000;
L.M.G. 2.000; Ada Bertalot in mem. di Elisa
Giordan 5.000; Buffa Luigia 5.000; Mario e
Nella Sereno in mem. di Est. Gay 5.000;
Claudio e Cristina Boer in mem. di Est. Gay
10.000; Niny Boer 6.000; famiglia Bruno
(To) 10.000; Reynaud Lea 1.000; Chiesa
Evang. di lingua italiana di Basilea 500.000;
Ricci Enzo e Letìzia (Ivrea) 3.000; famiglia
Janin-Canale (Ivrea) 3.000; Bertarione Bice
(Ivrea) 5.000; Benedetto Olivio e Bice (Ivrea)
10.000; G. e K. Comba (Torre Pellice)
100.000; Malan Attilio 3.000; Rosetta Vittone
5.000; Tinette e Rina Bertin in mem. di Luisa Albarin 10.000; Pellegrm Silvia ved. Costantino 3.000; Elsa Carstanien (Como)
12.000.
Alla redazione di questo numero
hanno collahorato Augusto Armand
Hugon, Lamy Coisson, Gustavo Malan, Roberto Peyrot, Elsa e Speranza Tron.
iiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiitiiitiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiniiim
Villar Penosa
In questo periodo abbiamo ricevuto parecchie visite da fratelli di altre comunità e da
gruppi delle Colonie Valdesi di Germania.
Queste visite hanno arricchito la nostra comunione fraterna e ne ringraziamo il Signore.
— L’anziano Flavio Micol della chiesa di
Pomaretto, ha presieduto il nostro culto del 6
maggio dandoci un apprezzato messaggio. Lo
ringraziamo sentitamente.
— Abbiamo amministrato il santo battesimo ai seguenti fanciulli : Rosina di Ernesto e
Rina Travers (Inverso); Sabrina di Enrico e
Ada Vinçon (Dubbione); Roberto di Enzio e
Marisa Chambon (Inverso). II Signore benedica questi agnellini del suo gregge!
— Al culto del 20 maggio Ugo Berton di
Villar Pellice e Consolata Bosio che avevano
contratto matrimonio nel municipio di Torino, hanno chiesto la benedizione sulla loro
unione.
Il 26 maggio due antichi catecumeni del
nostro Pastore, Susanna Baridon e Silvio Bertin, in una cornice di intimità, hanno celebrato
le loro nozze nel nostro tempio. A queste due
coppie porgiamo gli auguri affettuosi della
comunità.
— AlTalba del 29 aprile ci ha lasciati il
nostro fratello Giovanni Baret dei Tupini, di
anni 67. Il servizio funebre ha avuto inizio
zio in via Piave, all’abitazione deU’estinto, ha
proseguito nel tempio di S. Germano e si è
concluso nel suddetto cimitero con grande
partecipazione di parenti ed amici. Alla vedova ed alle figlie esprimiamo la nostra cristiana
simpatia, invocando su di loro le consolazioni
dell’Eterno.
Il 4 giugno hanno avuto luogo a Vivian le
esequie della nostra sorella Alessandrina Costabel in Peyran, di anni 66 che il Signore ha
richiamato a Sé dopo lunghe sofferenze. Al
marito, agli otto figli, la nostra solidarietà nel
dolore. « Vegliate e pregate — ha detto Gesù
— perché non sapete in quale giorno il Signore verrà ».
Eìnrico Geymet
Al termine di un anno denso di successi e di soddisfazioni,, il Coretto del
Collegio Valdese di Torre Pellice, diretto da Carletto Arnoulet, ha compiuto, dal 30 maggio al 4 giugno, un viaggio in Germania per una serie di
concerti. L’invito per tale tournée era
stato rivolto, il 19 novembre dell'anno
scorso, in occasione delTinaugurazione
del nuovo Convitto di Villar Perosa,
dall’O.K.R. pastore Katz, presidente
del Gustav Adolf Werk, e dal pastore
Schofer, presidente dei Valdesi di Germania.
Durante questo giro il Coretto ha
eseguito ben quattro concerti, rispettivamente a Mühlacker, a Palmbach, a
Gaienhofen ed infine a Singen, davanti
a tremila persone radunate in occasione della Gustav Adolf Fest del BadenWürttenberg.
Il vasto e vario repertorio del nostro
coro ha ovunque suscitato applausi e
consensi al di la delle più ottimistiche
previsioni: il pubblico è stato sempre
numeroso e composto, in buona parte,
di giovani: ciò ci ha favorevolmente
sorpresi e ha permesso agli studenti
di allacciare tutta una serie di nuove
conoscenze. Abbiamo avuto l'impressione che, almeno nelle chiese visitate,
ci sia una notevole partecipazione dei
giovani; forse perché l’ambiente stesso della chiesa offre loro spazio ed
una vasta gamma di possibüi attività
che da noi, purtroppo, non sussiste: i
giovani ci sono parsi, pur nella molteplicità delle idee, delle opinioni, delle
attività uniti, e non indifferenti alla
vita delle loro comunità oppure frazionati in gruppetti e clan chiusi, come
sovente, ci pare, succede in mezzo a
noi. Si tratta, ripetiamo, solo di una
impressione che varrebbe comunque
la pena di approfondire.
Ma ritorniamo al nostro viaggio:
l’accoglienza nelle colonie Valdesi, specie a Gross Villars dove abbiamo trascorso due notti, è stata di una gentilezza e di un calore che ci hanno
profondamente colpiti: nella stessa
Gross Villars, a Mühlacker, a Perouse,
a Pinache, a Palmbach, abbiamo fatto
conoscenze nuove ed esperienze indimenticabili: abbiamo lasciato questi
luoghi, che i nostri antenati raggiunsero quasi tre secoli fa per sfuggire
alle persecuzioni, arricchiti moralmente e spiritualmente e con Timpressione che questi contatti con fratelli lontani siano insostituibili per la nostra
cultura, intesa nel senso lato e più
completo del termine; cogliamo qui
l’occasione per ringraziare i pastori
Schofer ed Eiss che ci hanno condotti
e guidati nelle colonie valdesi.
Di qui attraverso la Schwarzwald,
con un viaggio indimenticabile, abbiamo raggiunto Gaienhofen sul lago di
Costanza, per il nostro terzo concerto;
qui, tra il pubblico, abbiamo rivisto e
salutato con piacere il pastore Ermanno Genre, che si trova in Germania
per motivi di studio.
Durante le nostre esibizioni, nell’intervallo, la professoressa Amalia Geymet ha sempre presentato e commentato una serie di diapositive sulle nostre Valli, con particolare riguardo ai
nostri istituti di istruzione, il Collegio
e la Scuola Latina, ed alle loro attività.
La nostra visita in Germania si è
conclusa con la partecipazione, come
abbiamo già detto, alla festa del
Gustav Adolf Werk del Baden-Württen
Nonostante la distanza notevole, tra la Svezia e i Valdesi delle Valli del Piemonte ci furono delle relazioni di un certo interesse: esse furono dovute allo spirito della solidarietà
protestante, che non conosceva frontiere e che
fu una caratteristica dei secoli scorsi.
Il primo incontro tra Svedesi e Valdesi fu
occasionato da uno strano episodio, di cui furono protagonisti il principe Carlo Gustavo,
futuro Carlo X di Svezia, e il giovane studente
di teologia Giovanni Léger, futuro moderatore
e storico dei Valdesi. Narra infatti questi nella sua monumentale storia valdese (pubblicata a Leyda nel 1669), trovandosi egli a Ginevra come studente nell’anno 1638, ebbe a salvare dalle acque del lago Lemano i futuro re :
(c ...il principe stava prendendo un bagno nel
lago, alle Eaux Vives, quando fu impigliato
per un piede da certe erbe pericolose che vi
si trovano, senza potersene liberare: nessuno
dei presenti ebbe il coraggio di correre in suo
aiuto, e lo si dava ormai come morto. Ma come mi si vide apparire da lontano ed ero considerato un forte nuotatore, mentre tutti gridavano al soccorso, mi tuffai con un coltello
in mano, e tagliai le erbe che tenevano avvinto il principe : poiché aveva bevuto molto,
egli si aggrappò a me disperatamente, e finii
per colare a fondo con lui: saremmo morti
entrambi, se la provvidenza divina non ci
avesse portati su un banco di sabbia, dal quale si poteva emergere con la testa e respirare.
Cosi fummo salvi. Il principe, oltre ad una
generosa ricompensa, volle che lo accompagnassi nei suoi viaggi in Europa al suo servizio. ma il mio professore alTUniversità mi
dissuase ricordandomi che io dovevo tornare
alle Valli per servirle comme pastore... ».
Alcuni anni dopo, nel 1665, si verificarono
le terribili Pasque Piemontesi, la feroce persecuzione nella quale i Valdesi rischiarono di
essere del tutto distrutti: era allora moderatore Giovanni Léger, che fece conoscere all'Europa protestante quello che stava soffrendo la
minoranza valdese in Piemonte. Fu soprattutto Cromwell. protettore di Inghilterra, a difendere la causa dei Valdesi, appoggiato dai
principi e dalle nazioni protestanti. Occorre
ricordare allora la lettera che Carlo X scrisse
il 23 giugno ad Olivero Cromwell, per appoggiare la sua azione. Essa diceva, tra l’altro :
« ...Quello che apprendiamo del massacro e
della desolazione dei Protestanti sudditi del
Duca di Savoia sia dalle vostre lettere che
dalla fama pubblica, ci ha profondamente toccati. Infatti, oltre alle ragioni di umanità, che
ci spingono ad avere compassione dell’innocente, si tratta qui della causa dei protestanti
che deve essere per noi comune; e l’odio degli avversari deve rendere comuni le nostre
gioie e le nostre tristezze... Vi promettiamo
pertanto, in nome dell’orrore e dell’angoscia
che abbiamo sentito per si grandi crudeltà
commesse contro i Valdesi, che non mancheremo di scrivere al Duca di Savoia e di intercedere il più fortemente possibile perché egli
revochi i suoi atroci editti, e permetta il ritorno alle loro case a quelli che il ferro e il
fuoco non hanno ancora sterminato. E faremo
sentire al Duca quanto vivo è il risentimento
nostro per una così grande calamità, e quanto
da vicino essa ci tocchi... Siamo altresì pronti
a prendere con V. A. quelle decisioni e fare
quei passi che possano servire a sostenere la
causa degli evangelici... ».
Una lettera di protesta fu infatti inviata al
Duca di Savoia Carlo Emanuele II.
In quel tempo, Carlo X invitò anche in Svezia il moderatore valdese Giovanni Léger. suo
antico salvatore; ma questi non ebbe il tempo di accettare l’invito.
Nel 1825, allorché i Valdesi stavano per
costruire il loro ospedale di Torre Pellice. una
grande colletta fu fatta tra tutti i prostestanti d’Europa : ed è da ricordare che in quella
occasioné, il re Carlo XIV, vivamente interessato, contribuì anch’egli con una generosa
offerta per l’opera filantropica lanciata dai
Valdesi e destinata a rimanere viva ed utile
anche ai giorni nostri.
Circa un secolo fa si sviluppò in Svezia un
vivo interesse per i Valdesi ; la nota scrittrice
svedese Fredrika Bremer, pubblicando nel
1860 a Stoccolma il suo libro « Lifvet i gam
Vacanze al mare
Pensioni familiari e
alberghi confortevolì
Bassa stagione da L. 2.200-2.400
Media stagione da L. 2.800-3.200
Alta stagione da L. 3.500-3.700
Informazioni : Revel Egidio
Hôtel Elite
47045 Miramare di Rimini
berg. Questa associazione aiuta molti
studenti delle nostre scuole con consistenti borse di studio e noi le siamo
particolarmente grati di ciò: abbiamo
cercato di esprimere questo nostro
sentimento col canto e, forse, ci siamo
riusciti: domenica sera eravamo tutti
fratelli ed amici: i nostri studenti
chiacchieravano e familiarizzavano non
solo con i loro coetanei, ma anche con
gli. autorevoli rappresentanti del Gustav Adolf, molto meno austeri di ciò
che in un primo momento poteva apparire.
Così è con vero rammarico che abbiarno dovuto lasciare Singen e la Germania, ma in tutti si era formato il
fermo proponimento di continuare e
intensificare questi rapporti e contatti
con i fratelli tedeschi.
RORA’
Questa Scuola domenicale ha preso parte
alla Festa di Canto a Torre Pellice dove è
stata accolta con simpatia. Con la collaborazione di alunni della Scuola domenicale, di
catecumeni ed ex>catecumeni, i quali hanno
cantato e recitato, ha avuto luogo la Festa della Mamma al Capoluogo e alle Fucine.
La gita di Chiesa è riuscita grazie a Dio
che ci ha accompagnati e ci ha concesso un
tempo eccezionalmente bello e grazie all’accoglienza ed alla generosa ospitalità delle Chiese
di Aosta e di Ivrea con i loro Pastori rispettivi sigg. Peyrot e Rostan: riconoscenti ringraziamo sentitamente ed aspettiamo la loro
visita quassù.
La nostra sorella Clementina Mourglia ved.
Goss, Magna Menta, ha terminato il suo tribolato pellegrinaggio terreste all’età di quasi
87 anni : la salma è stata inumata nel Cimitero dì Rorà; una folla ha presenziato al funerale. Rinnoviamo al figlio e famiglia, ai
congiunti la simpatia della Comunità.
L. C.
LA SVEZIA E I VALDESI
la verlden » dedicava ai Valdesi una trentina
di pagine; nella sua corrispondenza (pubblicata nel 1920 a Stoccolma da Johanson e
Kleman, « Fredrika Bremer brev »), si trovano diversi accenni ai Valdesi. Essa era anche
amica di un’altra scrittrice, Mathilda Foy,
che nel 1865 pubblicava « Alpernas Israel,
eller Waldenserna forr och nù », un grosso
volume di 450 pagine dedicato alla storia dei
Valdesi (tradotto poi anche in norvegese).
L’anno prima Jakob Nils Tersmeden aveva
tradotto e pubblicato in svedese un’altra storia valdese; nel 1876, Ebba Ramsay scriveva
un’articolo di 35 pagine sulla rivista ; (c Frideborg. Folkkalender fòr 1876 »; nel 1921,
nella raccolta di saggi « Hàgkomster och
Livsisintryk av Svenska Man och Kvinnor »,
Upsala, veniva ancora pubblicato il resoconto
di Waldemar Rudin, « Ett besòk hos Valdenserna i Italien, 1874 ».
Si tratta quindi di una lunga tradizione di
amicizia e di rapporti che non è molto conosciuta per adesso, ma di cui esistono vari documenti che saranno oggetto di studio di un italiano interessato ai rapporti tra Italia e Svezia nei secoli.
(Notizie raccolte dal prof. Augusto Armand Hugon e pubblicate sulla circolare
della chiesa di Villar Perosa).
San Germano
Chisone
— Ricordiamo che l’attività della Scuola
Domenicale si è chiusa, per quest’anno, con
una bella gita a Parant, sopra ManigUa. Il
tempo incerto fino aU’ultimo, ci ha per fortuna permesso di godere di questa giornata in
alta montagna e tutti ì gitanti hanno fatto
senza troppa fatica la camminata di un’ora
dal luogo dove abbiamo lasciato i pullman
alle miande di Parant. Dopo il culto del mattino ed un pasto consumato da tutti con
grande appetito i ragazzi si sono lanciati in
una caccia al tesoro regolata dai monitori e
ricca di vari ed eccitanti imprevisti, il tutto
coronato da premiazioni e festeggiamenti vari.
Un grazie a quanti hanno organizzato questa giornata ed a coloro che sono venuti incontro al pastore che aveva presieduto in mattinata il culto dell’Ascensione a San Germano. Una piccola riflessione : guardavamo con
una certa tristezza i bei prati di Parant che
non servono più a nessuno; il buon fieno di
montagna, anche lassù, non si fa più.
— Il saggio della nostra Scuola materna ha
avuto luogo domenica 10 giugno, in presenza
di un foltissimo pubblico. I nostri piccoli
hanno dato vita ad una specie di gioioso
(C happening », fatto di canti, di danze e di
molta spontaneità ed erano fieri di mostrare
a tutti i risultati dei loro lavori manuali di
tutto l’anno.
Pesca e lotteria hanno permesso di dare
un colpo di mano a questa utilissima attività
della nostra comunità. Un grazie sincero alla
Sig.ra Ebe Pons Bouchard per la passione con
cui svolge il suo lavoro ed a tutti e tutte
coloro che hanno contribuito alla buona riuscita di questo incontro con i genitori dei bimbi e con quanti hanno seguito il lavoro della
nostra scuoletta.
— In accordo con l’Unione Femminile, il
Concistoro ha deciso di ripartire in questo
modo le 850.335 ricavate dall’ultimo bazar:
per manutenzione immobili 400.000; per Scuola materna 100.000, per Scuola materna di
Pachino 50.000, per Casa di Riposo di S. Giovanni 100.000, per bollettino ed opera Blesi 20.000, quote Federazione Femminile 10
mila, quote borse di studio F.F.V. 20.000, fondo cassa Unione 150.335. Ci rallegriamo per
la possibilità che così ci è data di sostenere,
sia pure soltanto un poco, il lavoro di altre comunità nostre, alle Valli e fuori.
Mercoledì 13 giugno u. s. ha avuto luogo
nel nostro tempio il matrimonio di Paolo
Comba e di Paola Simonetta. Facciamo i nostri migliori auguri a questi giovani sposi che
si stabiliscono, se non andiamo errati, a San
Pietro Val Lemina.
Giovanni Conte
Il marito, il figlio ed i familiari tutti della compianta
Ines Paschetto
nata Romano
commossi per la grande dimostrazione di affetto dimostrata nella dolorosa circostanza, ringraziano tutti coloro che, con scritti, parole e presenza
hanno voluto essere loro vicini.
Prarostino, 5 giugno 19.73.
6
pag. 6
I NOSTRI GIORNI
N. 24 — 15 giugno 1973
Riflettendo sulla relazione del Governatore della Banca d’Italia
La situazione economica
ripresa della programmazione?
La relazione del Governatore della
Banca d’Italia presentata il 30 maggio
scorso costituisce, con la Relazione generale sulla situazione economica del
paese del Ministro del Bilancio, uno
dei principali documenti annuali di politica economica fornendo, accanto ad
una relazione generale sulla situazione
trascorsa e presente, le linee dell’azione futura a breve e medio termine che
si impone nello sviluppo operativo del
piano quinquennale e delle conseguenti politiche economiche a lungo termine. Queste relazioni hanno assunto
poi ancor maggior importanza per lo
svilimento ormai totale della programmazione che ha ridotto la politica economica ad insieme disorganico di azioni episodiche e contingenti. Certo il
governo Andreotti-Malagodi, con il
suo orrore per ogni intervento riconducibile alla precedente politica di
centro sinistra, ha suonato definitivamente il requiem per la programmazione, ma ormai il ciclo di riflusso si può
dire concluso per cui i responsabili
della programmazione, intuendo la
possibilità di salire nuovamente sugli
altari, fanno l’autocritica analizzando
« le cause che hanno impedito all’esperienza di programmazione di conseguire le finalità ad essa assegnate e di
individuare le condizioni di un suo rilancio » (come ha affermato recentemente Giorgio Ruffolo).
Ma torniamo alla recente relazione
del Governatore della Banca d’Italia
Guido Carli. Come sempre, accanto
alle note più strettamente tecniche di
politica monetaria, Carli ha prospettato polemicamente « una certa idea
dell’Italia » (come si è espresso l’editorialista de "La Stampa’’).
OSTILITÀ’ VERSO
L’INDUSTRIA PRIVATA?
Carli sostiene che in Italia, in contrapposizione a quanto avviene nel resto dell’Europa occidentale, si è sviluppato un atteggiamento di ostilità
nei confronti dell’impresa privata contrapposto ad un netto favoreggiamento del settore pubblico dell’economia,
anche mediante la stessa legislazione.
Così, invece di prendere un provvedimento di appoggio congiunturale quale la pur promessa fiscalizzazione degli oneri sociali (che avrebbe permesso di equilibrare il costo totale del lavoro agli altri paesi europei), si preferisce se^ire la politica dell’aumento
dei fondi di dotazione degli enti economici pubblici. Si è creata così una
condizione obiettiva di incertezza dell'imprenditore privato, sempre più
spinto a trasferire la propria impresa
ad altra più grande o ad enti pubblici.
« Ne è derivata un’incertezza del quadro istituzionale che credo — ha detto
Carli — abbia influito negativamente
sul processo di accumulazione ». Con
questi termini il Governatore della
Banca d’Italia accetta la tesi ormai
corrente che vede la crisi che ha colpito l’economia italiana come crisi di
profitto.
Lucio Magri, sul "Manifesto”, spiega
molto bene il concetto di crisi del
meccanismo di accumulazione: « Il risparmio, pur abbondante, non si trasforma in investimento, non mobilita
l’abbondante forza lavoro disponibile,
e non si rivolge quindi ai crescenti
bisogni insoddisfatti; ristagna nelle
banche, in impieghi speculativi, o se
ne va all’estero. Ciò avviene perché i
capitalisti (ma sarebbe preferibile il
più comprensivo termine di risparmiatori) non si attendono un profitto che
li spinga ad investire ». La crisi dei
profitti ha creato quindi una crisi degli investimenti e cioè una crisi della
domanda di beni durevoli o strumentali; l’offerta è cresciuta essenzialmente per l’aumento della produttività degli impianti esistenti di modo che lo
sviluppo è stato inferiore alle possibilità del sistema ed il livello di occupazione è notevolmente sceso.
Inaugurata a Mosca
una mostra di Chagall
Mosca, 6 giugno. - Presente una grande
folla di invitati, è stata inaugurata a Mosca
una mostra di litografie di Mare Chagall, mai
organizzata finora nell’Unione Sovietica, dove
il pittore è sempre stato al bando. Alla cerimonia era presente lo stesso Chagall, che accompagnato dalla moglie e da Nadia Leger,
vedova del pittore francese Fernand Leger,
era arrivato lunedì scorso a Mosca, tornando
per la prima volta a 85 anni nell’URSS, il
Paese natale abbandonato nel 1922. La mostra occupa tre sale della galleria « Tretiakov », ma non è aperta al pubblico. Vi potranno accedere, anche nei prossimi giorni, solo le persone munite di uno speciale invito.
Le autorità sovietiche non hanno evidentemente aneora deciso dì togliere il bando per
quanto concerne le opere del pittore, molte
delle quali sono conservate da oltre 50 anni
nei sotterrànei dei musei dell’Unione Sovietìea, e pur volendo rendere un omaggio a Chagall, sì sono per ora fermate a mezza strada,
scegliendo la formula inconsueta di una mostra « per inviti ».
H S'inaugura in questi giorni una nuova
linea aerea diretta Mosca-Atene, servita
dalI’Aeroflot, la compagnia di bandiera sovietica, con trireattori « Tupolev 154 ».
PER UN’EFFICIENZA GLOBALE
IN UN REGIME DI MERCATO
Per superare questa situazione occorre eliminare le limitazioni nel campo delle società e del mercato azionario e condurre una politica economica
che,' dettati gli indirizzi fondamentali,
assicuri il libero esercizio delle scelte
imprenditoriali. Così, in una nuova
prospettiva che riconosca la funzione
vitale ed intermediatrice tra domanda
ed offerta del mercato, l’esigenza di
giungere ad una economicità nella gestione delle imprese e la necessità di
non estendere ulteriormente l’area
pubblica, i profitti potranno riprendere livelli accettabili e trasformare gli
attuali sintomi di ripresa in un dato
reale e consistente. Così per Carli il
problema dell’inefficienza del settore
pubblico, ivi comprendendo non solo
le aziende di servizi ma anche le società di proprietà pubblica, non si pone perché, a causa delle interferenze
politiche, il processo di selezione delle dirigenze è deteriorato; occorre pertanto contenere il settore pubblico con
una politica governativa che sani la
lamentata carenza dell’azione governativa nel campo delle riforme sociali
(in modo che le richieste sindacali
vengano depurate di questa nuova ed
importante componente) invece di intervenire con interventi misericordiosi
« atti a conquistare gratitudine alle arciconfratemite che li compiono » (ma
la storia dell’Italia economica è piena
di salvataggi di aziende in crisi).
UN LIMITATO
CAMPO D’AZIONE
PER IL GOVERNO?
In questa prospettiva di rivalutazione del mercato ben scarso peso ha
l’annotazione dell’obbligo dell’intervento della pubblica autorità per orientare tali libere forze del mercato verso
obiettivi che incontrino il consenso
dei cittadini e per impedire lo spreco
delle risorse ed il degradamento dell’ambiente fisico e sociale. « L’efficienza dell’intero sistema, infatti, è data
dalla sua capacità di soddisfare fini
che, in quanto rilevanti per la società
nel suo complesso, trascendono quelli
immediati delle singole unità produttive ».
« Questa è una certa idea dell’Italia,
l’immagine di un paese più giusto e
più libero di com’è oggi » commenta
i’editorialista de “La Stampa”, ma certo questa idea non manca di richiamare alla memoria le mirabili pagine dell’Einaudi delle « Lezioni di politica
economica e sociale » con quel certo
sapore di cose passate di stagione e
che si ama intellettualisticamente riproporre controcorrente, quale testimonianza dell’altrui inguaribile cecità.
CE’ ANCORA SPAZIO
PER IL RIFORMISMO?
Ma se — come dice Francesco Forte
— « vi è parecchio buon senso in molte delle considerazioni generali di Carli, sui cattivi andazzi della nostra economia, sui difetti del sistema monetario internazionale, sulle lacune del
Mercato comune europeo, sulle deficieqze dello Stato italiano, sulle tendenze più recenti nelle rivendicazioni
dei lavoratori, sulla importanza della
efficienza nell’economia », l’impressione
che si ha è di una diagnosi valida curata con strumenti poco adeguati non
solo con le nuove tendenze del pensiero economico ma anche, ancor più,
con le nuove esigenze poste dalla società proprio nel momento in cui dopo i convegni economici della D.C. e
del P.S.I. e quello del Mulino con ¡1
dialogo Amendola-Agnelli si è avviato
un dibattito quanto mai ampio ed articolato sullo spazio e sul ruolo del
riformismo nel prossimo futuro della
società italiana. Ma su questo tema
riprenderemo il discorso sui prossimi
numeri.
Renato Balma
ALLA CORTE D’ASSISE DI IMPERIA
Uia stnteiza demacratiia
Giovanni Quaranta assolto con la formula più ampia — Imponente schieramento delle forze di polizia contro il « pericolo » dei nonviolenti
Imperia, 9 giugno 1973 - Giovanni Quaranta, di cui abbiamo parlato nelle « cronache
antimilitariste » del numero scorso, è stato
assolto dall’accusa di aver « istigato alla disobbedienza » (art. 266 c. p.) i militari a bordo del cacciatorpediniere « Intrepido », ancorato nel luglio 1970 a Portomaurizìo (Imperia) e aperto alla visita del pubblico. Il Quaranta aveva lasciato a bordo della nave un
opuscolo di don Milani « L’obbedienza non è
più una virtù », scritto nel 1965 per controbattere un ordine del giorno dei cappellani
militari che avevano definito l’obiezione di
coscienza « estranea al comandamento cristiano dell’amore » e « espressione di viltà ». Il
giovane, scoperto, era stato arrestato e poi
incolpato — a piede libero — del reato di cui
sopra.
Iniziatosi il processo nel 1971, i difensori avv. Bruno Segre di Torino e Giuliano
Vassalli di Roma sollevarono subito l’eccezione di legittimità del suddetto articolo in
relazione alTart. 21 della costituzione italiana
che sancisce la « libertà di manifestare liberamente il proprio pensiero colla parola, lo
scritto 0 ogni altro modo di diffusione ». La
Corte costituzionale, con una sentenza che ci
limitìeuno a definire ambìgua, respinge detta
eccezione, per cui il processo è ripreso in
Corte d’Assise.
Non staremo qui a riassumere le argomentazioni del pubblico ministero (che ha assolto
la sua parte con una grinta ed una retorica
degne del « cattivo » dei films polizieschi);
diremo solo che alla fine della sua requisitoria
I II Messico e la Repubblica Democratica
Tedesca hanno deciso di stringere relazioni diplomatiche nel « desiderio di rispettare i principi della Carta delle Nazioni Unite
e di aumentare i loro scambi sulla base dell’uguaglianza, del rispetto e dell’interesse reciproco ».
^ Il Governo giapponese intende creare un
centro di energia nucleare per far fronte al previsto aumento delle richieste di uranio arricchito. Lo ha detto oggi un portavoce
del Ministero per il commercio e l’industria.
Uno degli scopi dell’erigendo centro è quello
di accumulare uranio acquistato da fonti diverse. Attualmente il Giappone dipende per
l’acquisto di questo prezioso materiale radioattivo quasi interamente dagli Stati Uniti.
H[ Entro l’anno verrà resa obbligatoria in
Olanda l’analisi del sangue, per controllare gli automobilisti sospetti di aver bevuto
troppo alcool, che sono causa di un numero
crescente di incidenti stradali.
IH Uno scafo trialare di fabbricazione sovietica è entrato a far parte della flottiglia
dei battelli ad ala portante della compagnia
marittima trapanese che gestisce i servizi di
collegamento turistico tra i porti della Sicilia
settentrionale e l’arcipelago delle Eolie. La
« Freccia di Vulcano » — questo il nome del
nuovo battello — sarà impiegata sulla linea
Palermo-Cefalù-Isole Eolie. L’aliscafo, che dispone di 130 posti, sviluppa una velocità di
37 nodi.
HI Si è tenuta a Beirut una conferenza internazionale di tre giorni sulla protezione
del Mediterraneo contro rinquinamento, per
impedire che diventi un immenso « Mar Morto ». Vi hanno partecipato rappresentanti di
oltre cento città arabe ed europee. Essa aveva
lo scopo di attirare l’attenzione sui pericoli
dell’inquinamento nel bacino mediterraneo, di
indagare sulle sue cause maggiori e di valutare e confrontare le legislazioni vigenti per
proteggere le città che si affacciano su questo
mare.
LA CULTURA
RUSSA
IN PERICOLO
Sotto questo
titolo, Jean - Marie
Domenach ha pubblicato un articolo
su « Le Monde » (dell’8 c.), riportato
il giorno seguente su « La Stampa ».
L’articolo, nobilissimo e col quale noi
pienamente concordiamo, è un grido
d’allarme per quanto sta accadendo
ai più valorosi esponenti della cultura
russa che il regime sovietico tende,
lentamente ma sicuramente (se altri
fattori, per ora imprevisti, non interverranno), a ridurre al più completo
silenzio.
Scrive il Domenach: « Nell’Ottocento gli intellettuali russi, da Herzen a
Lenin, trovarono in Occidente rifugio
e ispirazione. (...) Oggi che aiuto gli
offriamo? Guardiamo alla Francia: il
governo, compiacente verso l’URSS,
non fa nulla che possa ostacolare la
sua politica di normalizzazione culturale. Il PCF non osa dire pubblicamente quello che pensa la maggior
parte dei dirigenti e la quasi totalità
dei suoi intellettuali ».
« Non osa dire... » Il Domenach è fin
troppo buono perché chi occupa una
posizione in vista ed esposta al vento
della battaglia politica, come ad es.
Roland Leroy, membro del segretariato del Partito Comunista Francese,
qualcosa deve pur dire (ma Roger Garaudy ha avuto il coraggio di dire la
verità!). Ed ecco infatti come il Leroy
ha risposto sull’argomento, nel corso
d’un dibattito tenutosi, alla fine di
maggio, all’Assemblea Nazionale Francese (v. « Le Monde » del 26.5.’73).
« Ho sentito pronunciare i nomi di
certi scrittori sovietici. Voi ve ne servite come se fossero dei limoni da
spremere. Voi parlavate del genio di
Evtuscenco quando pensavate che fosse un po’ antisoviético: oggi voi non
ne parlate più. Tarsis, che voi dicevate rinchiuso in un ospedale psichiatrico dell'URSS, ha scelto la libertà ed è
andato in Inghilterra... (Applausi sui
banchi della maggioranza). Ma voi
avete applaudito troppo presto. Tarsis è ora in USA, in un ospedíñe psichiatrico. Kravcenko s’è sucidato in
USA. Voi non parlate più di Tibor
Dhéry, che consideravate un eroe. Ma
voi fate silenzio su di lui, dal giorno
in cui egli è apparso nell’Ungheria socialista: Dhéry è stato intervistato nel
film d'Aczel, per l’emissione "A armes
Echi della settimana
a cura di Tullio Vioia
égàles", di cui il sig. Peyrefitte ha vietato la diffusione ».
Il deputato Pierre Bas ha allora chiesto al Leroy di pronunciarsi sul caso
Solgenizin, ed ha ottenuto la seguente
risposta:
« A Solgenizin è stato conferito il
premio Nobel, mentre a suo tempo .si
erano ignorati Gorki e Tolstoi. Dimostrazione evidente del fatto che il conferimento di quel premio non viene
deciso soltanto in forza di ragioni letterarie ».
Queste risposte del Leroy suonano
offesa alla sensibilità, delicata e profonda, di tante personalità russe perseguitate. Il Leroy ha voluto accennare soltanto ad alcuni casi particolari
che gli son sembrati far polemicamente comodo (a parte che ha sbagliato
sullo scrittore Tarsis, il quale si trova
da tre anni a Berna, ove lavora e sta
bene in salute, come poi « Le Monde »
del 10-11 c. ha notificato), ma egli
avrebbe dovuto nominarne altri, per
es. quelli di Larissa Daniel e del generale Grigorenko (v. questo settimanale,
n. 13 del 30.3, e n. 21 del 25.5.’73). Comunque sia, noi osserviamo al Leroy
che non tutti hanno tanta forza d’animo da poter affrontare impunemente
l’esilio, soprattutto se la delusione ha
demolito in loro un’ideologia nella
quale avevano sperato e creduto tutta
la vita. E la risposta del Leroy sul Solgenizin, è addirittura stupida: infatti
chi cita il nome di questo scrittore come uno dei più alti e più luminosi della contestazione russa, lo fa o lo dovrebbe fare evidentemente perché lo
ha letto e non perché allo scrittore sia
stato conferito un premio.
FRA ISRAELE
E GERMANIA ORIENTALE...
...i rapporti si mantengono pessimi, e ciò fa singolare contrasto coi
rapporti fra Israele e Germania Occidentale, che invece stanno normalizzandosi (soprattutto in virtù della visita di Brandt a Gerusalemme, nei
giorni scorsi). Informa infatti « Le
Monde» (del 6 c.) che «Israele si pronuncerà contro l’ammissione della
Germania Orientale all’ONU. Così ha
dichiarato Abba Eban, ministro degli
esteri israeliano, in
un’intervista concessa alla rivista
"Quick". L’Eban ha
detto testualmente:
"Noi non sosterremo il progetto della
Germania Orientale,
di divenir membro delVONU, neppure
se dovessimo essere i soli a prendere
quest’atteggiamento”.
A giustificare la posizione assunta
dal suo paese, l'Eban ha addotto tre
motivi: 1”) La Germania Orientale s’è
sempre rifiutata di riconoscere le proprie responsabilità storiche verso
Israele; 2”) la Germania Orientale
adotta verso Israele un atteggiamento
d'ostilità estrema, molto più di quella
di tutti gli altri Stati socialisti del blocco orientale; 3”) numerosi vecchi nazisti occupano tuttora delle posizioni
direttive nella Germania Orientale ».
SULLA RELAZIONE
DI GUIDO CARLI...
...recentemente tenuta all’assemblea della Banca d’Italia, Eugenio Scalfari ha pubblicato un lungo e interessante articolo ne « L’Espresso (Economia e finanza) » del 10 c. Ne togliamo
il passo seguente:
« Carli ha concluso la sua relazione
citando un brano di Giustino Fortunato tratto da un discorso pronunciato ni.10.1900, poco dopo l’assassinio
di Umberto I. Non si poteva scegliere
un testo più castigatorio e sferzante
di quello per descrivere agl'italiani sé
stessi e la classe che li governa. Ma
Carli, nonostante le apparenze, è stato
pietoso ed ha censurato il testo di don
Giustino con alcuni puntini sospensivi. Per curiosità sono andato a rileggermi i passi tagliati. Eccoli:
“Questi i germi del passato che ci
scorrono tuttora nelle vene: un passato di vera anarchia, poiché nessun popolo è stato mai più abituato, da secoli, alla licenza, all’impunità, al regime del favore, a tutto ciò ch’è dissoluzione, non organizzazione sociale e
politica. E Se l’Italia non vuole, prima
o poi, tornare ad essere ciò che era,
un semplice museo di curiosità artistiche, un semenzaio di cantanti, di
ballerini, di cicisbei, il paese per antonomasia dei banditi, essa deve tutta
rifarsi da capo nell’intima sua essenza morale” ».
Dello stesso parere di Giustino Fortunato era anche fra Girolamo Savonarola. E lo siamo anche noi, perché
evangelici.
ha chiesto per il Quaranta ben un anno e
quattro mesi di reclusione, ignorando del tutto le dichiarazioni pacifiste deH’ìmputato e
le motivazioni ideali del suo gesto.
La difesa, sempre affidata a Segre e a Vassalli, ha smontato punto per punto le argomentazioni del p. m. e ha chiesto alla giuria popolare di assolvere l’imputato perché il
fatto non costituisce reato o, in linea subordinata, per mancanza di dolo, cioè per mancanza della volontà di indurre i militari alla
disobbedienza, ma neU’intento di proporre
loro le grandi tematiche del pacifismo, del disarmo, deU’ambiguità del concetto di « patria » nel cui nome sono stati commessi tanti
massacri e tante violazioni della sovranità di
altri popoli, anche lontani, eco. ecc.
Dobbiamo dire con soddisfazione che la
corte, presieduta dal giudice Garavagno, ha
recepito totalmente le istanze della difesa,
per cui Giovanni Quaranta è stato assolto colla formula più ampia e cioè « perché il fatto
costituisce reato », in omaggio cioè alla democrazia, alla libertà di pensiero.
La città di Imperia fin dalle prime ore del
mattino brulicava di poliziotti e di carabinieri, chiamati anche dalle città vicine e la
popolazione si stava chiedendo con apprensione se era successo qualcosa di grosso, quale
la cattura imminente di una banda di criminali, o se magari qualche « colonnello » nostrano avesse posto in atto un golpe. A chiarire le idee, un folto gruppo di nonviolenti, venuti anche da Torino, ha esposto alla popolazione — mediante un corteo con striscioni e
cartelli, con un comizio e con la vendita dell’opuscolo incriminato — quali erano i motivi di tale schieramento di forze: non staremo a riportare alcuni commenti uditi, non
del tutto benevoli. Intanto, davanti al palazzo di giustizia, dove si svolgeva il processo,
parecchi giovani del movimento nonviolento
si sono trovato l’ingresso sbarrato, col pretesto
che l’aula era gremita, mentre essa era ancora incompleta.
Al termine del processo, conclusosi alle 15.
un folto gruppo di persone ha inscenato una
calorosa dimostrazione di simpatia a Quaranta,
dimostrazione che le forze dell’ordine si sono
affrettate a soffocare e a disperdere.
Questa, la cronaca. Vorremmo ora fare alcune annotazioni in margine a questo processo.
La Costituzione antifascista parla chiaro :
chiunque può manifestare liberamente il proprio pensiero, anche mediante scritti altrui. Si
consente perfino che i fascisti continuino a
parlare e ad agire, ma per chi tenta di responsabilizzare l’opinione pubblica, anche da un
punto, diciamo così, etico-religioso, sul gravissimo pericolo cui va incontro l’Italia e il mando intero colla nefasta politica dei blocchi militari e con l’insensata corsa agli armamenti,
c’è il rischio della galera e l’accusa di essere
dei « sovversivi » o dei vigliacchi.
Di conseguenza il processo — nella logica
della mentalità corrente — ha avuto una sua
ragion d’essere : infatti neppure in fase di
istruzione il giudice — di fronte a un « mostro sacro » qual’è l’esercito (in questo caso
rappresentato dalla marina) — ha avuto la
sensibilità democratica o il coraggio di prosciogliere l’imputato. Si è dovuti giungere ad
un processo per riconoscere pienamente la
legittimità dell’azione di Giovanni Quaranta.
C’è voluta una sentenza di Corte d’Assise per
stabilire che un libro, in libera vendita nelle
edicole e nelle librerie, può essere anche letto da un militare che, se non andiamo errati,
è un cittadino come gli altri (o meglio : dovrebbe esserlo).
Una considerazione finale : l’incredibile
schieramento delle forze dell’ordine ed il loro
comportamento. È veramente sconsolante il
constatare ancora una volta come esse vengano impiegate in modo così massiccio ed intimidatorio in caso di manifestazioni che nascono per dimostrare contro palesi situazioni
di ingiustizia, e per di più organizzate da movimenti dai quali, in fatto di democrazia e di
rispetto dell’individuo, esse stesse avrebbero
tutto da imparare.
Roberto Pevrot
Il sesto Congresso
di diritto penale militare
AlI’Aja si è tenuto alla fine di maggio il IV Congresso della « Società Internazionale di diritto penale militare e di diritto
della guerra », che si è costituita a Strasburgo nel 1955 con lo scopo di studiare comparativamente il diritto penale e disciplinare
militare, di ricercare Tarmonizzazione dei diritti interni con le convenzioni internazionali
in materia e di promuovere un diritto della
guerra che rispetti i diritti dell’uomo. Un
problema terribilmente arduo, in termini paradossali! ^
La Società, che conta mille membri, e composta di docenti universitari, magistrati sia
civili sìa militari, avvocati e ufficiali appartenenti a 35 paesi. Tema di studio di questo
congresso : il « cessate il fuoco » e Tesecuzione delle pene privative di libertà inflitte a militari: individuazione del trattamento. Il Consiglio direttivo è presieduto da J. Glissen. professore all’Università di Bruxelles e generale
della magistratura militare; ne e vicepresidente Vittorio Ventre, consigliere del tribunale
supremo militare di Roma. La delegazione italiana al congresso è formata da una settantina di partecipanti fra i quali il sottosegretario
alla Giustizia, on. Pennacchini.
Direttore responsabile: Gino Conte
Reg. al Tribunale di Pinerolo
N. 175 - 8/7/1960
Coop. Tip. Subalpinn - Torre Pellice (Torino)