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SETTIMANALE DELLE CHIESE
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Anno Vili - numero 35-15 settembre 2000
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[BIBBIA E ATTUALITÀ
CONDIVIDERE
IL PANE
«Date voi loro da mangiare»
Marco 6, 37
IL giorno sta per declinare, non c’è
la possibilità di andare in qualche
posto a comprare del pane per tutta
la folla che seguendo Gesù ha dimenticato i propri bisogni elementari. Di questi si occupa Gesù, non in
modo miracoloso ma con un invito
chiaro: «Date voi loro da mangiare».
La situazione oggi è ben differente, la
parola di Gesù cade su un terreno
completamente diverso: noi siamo
l’umanità globale e globalizzata dispersa in tutto il mondo. Ma il problema è rimasto sostanzialmente lo
stesso e c’è chi parla di una mancanza oggettiva di pane mettendo ü dito
sulle gravi ferite del pianeta: saremmo troppi, le risorse non basterebbero, l’ecosistema si troverebbe allo
sbando e perciò sarebbe purtroppo
normale che alcuni siano esclusi dalle risorse che ci nutrono. C’è pure
chi dice: andremo noi a comprare
faremo comunque il possibile per
dare il nostro contributo. È quanto
fanno i membri della nostra chiesa
impegnati in opere di aiuto e benefi
cenza come bazar e sottoscrizioni.
Gesù però è più radicale. Gesù
vede che non siamo pronti a un
impegno completo e perciò ci invita:
date voi loro da mangiare. Ricordate
la parabola del contadino ricco (Lu
ca 12, 16-20)? Lui è il prototipo del
nostro modo di vivere. Vede la sua
raccolta, vede che i suoi granai sono
troppo piccoli per contenere tutto e
si prepara quindi ad adeguare le
strutture al suo ricco raccolto. Gli altri sono fuori dal suo orizzonte. C’è
dietro tutta la paura di perdere lo
status quo, paura che oggi ci spinge a
una globalizzazione sempre più sfre
nata e a inventare sempre più mezzi
di esclusione. La nostra cecità ci rende incapaci di cambiare veramente la
situazione. Perciò l’invito insistente
di Gesù: date voi loro da mangiare.
Guardando le nostre ricchez
ze ci accorgiamo che oggettiva
mente non c’è mancanza e che le
mancanze di chi soffre sono invece
provocate da noi e dal nostro modo
di vita e consumo. Paesi con agricoltura fiorente del Sud del mondo coltivano la soia per le nostre vacche e
sono talmente nelle mani delle multinazionali che non riescono a nutrire a buon prezzo la loro popolazione.
La desertificazione di grandi strati del
Sud del mondo, ma non solo di esso,
è risultato dello sfruttamento delle
multinazionali. Noi invece in Europa
buttiamo via tonnellate di prodotti
agricoli per mantenere alti i prezzi.
Ora si sta presentando la questione
dei cibi geneticamente modificati,
annunciati ancora una volta come
svolta decisiva nella qualità e nella
lotta alla fame, saranno invece un altro mezzo di esclusione di chi già ora
non ha niente. Gesù ci invita a condividere, a un cambiamento di vita.
Contro la fame e l’ingiustizia siamo
chiamati a tessere una rete di solidarietà che realizzi la condivisione di
tutto ciò che siamo e abbiamo. Il miracolo arriva là dove uomini e donne
dal cuore duro scoprono che si guadagna condividendo e non si perde
affatto, proprio il contrario dell’inse^amento di chi non ha interesse che
il mondo cambi.
Jens Sielmann
Risposta alla «Nota» e alla «Dichiarazione» del cardinale Joseph Ratzinger
Cristo, la chiesa, le chiese
nuovi documenti vaticani, fedeli alla lettera ma non allo spirito e ai toni del Concilio
Vaticano II, sono un passo fuori dalla realtà ecumenica degli ultimi quarantanni
PAOLO RICCA
IL cardinale Ratzinger colpisce ancora. Lo ha fatto con due docu-menti di cui s’è molto parlato nei
giorni scorsi. Il primo, datato 30 giugno 2000 ma reso noto solo il 2 settembre, è una «Nota sull’espressione
“Chiese sorelle’’» che - precisa lo
stesso Ratzinger in una lettera d’accompagnamento indirizzata ai presidenti di tutte le Conferenze episcopali cattoliche - è stata «approvata
dal papa» nell’udienza del 9 giugno
2000. Perciò le sue indicazioni e conclusioni «devono essere considerate
autorevoli e vincolanti», anche se la
«Nota» non sarà pubblicata negli Acta Apostolicae Sedis, che sono la
«Gazzetta ufficiale» del Vaticano.
Il secondo documento non è una
semplice «Nota» ma una «Dichiarazione», anch’essa «ratificata e confermata» dal papa nell’udienza del
16 giugno scorso e datata 6 agosto
2000. S’intitola Dominus lesus e
tratta dell’«unicità e universalità salvifica di Gesù Cristo e della Chiesa».
È senza dubbio la «Dichiarazione» il
documento più importante: la «Nota» ne è semplicemente una logica
conseguenza.
Qucd è la sostanza teologica della
«Dichiarazione»? La si può riassumere così: un’energica, categorica affermazione della centralità ed esclusività di Gesù Cristo nell’opera di salvezza, e quindi della centralità ed
esclusività della chiesa che è il suo
Corpo, e quindi della centralità ed
esclusività della Chiesa cattolica romana che, secondo la fede cattolica,
ne è la continuazione nella storia: «la
Chiesa di Cristo - dichiara il documento - malgrado le divisioni dei
cristiani, continua ad esistere pienamente nella Chiesa cattolica» (n. 16).
Quest’ultima affermazione è, ovvia
mente, il clou dell’intero discorso
L’opinione pubblica (così come si
esprime attraverso i grandi quotidiani d’informazione) l’ha accolta fred
damante, come una «nota» stonata
nell’anno del tanto declamato giubileo, delle richieste ostentate di perdono e dei pubblici pentimenti per
gli errori del passato: in sostanza un
colpo di freno al dialogo interreligioso e all’ecumenismo. Le chiese cristiane diverse dalla cattolica hanno
manifestato delusione, in qualche
Segue a pag.5
! Ratzinger in Italia
Dure reazioni
degli evangelici
Tra gli evangelici italiani sono state
molte le reazioni ai documenti del
card. Ratzinger. «Come protestanti
italiani - afferma il moderatore della
Tavola valdese, pastore Gianni Gente
- siamo sbalorditi e addolorati». Per il
moderatore «Nessuno può dirsi “gestore” della grazia di Dio. Il criterio di
salvezza è l’amore». Per il pastore Domenico Tomasetto, presidente della
Federazione delle chiese evangeliche,
«non è l’essere nella chiesa a garantirci la salvezza, quanto piuttosto rincontro con Gesù Cristo a donarci la
salvezza e a metterci in comunione
nella chiesa». Per Aldo Casonato, presidente dell’Unione delle chiese battiste, tutte le chiese hanno «gravi carenze» di fede, speranza e amore,
«per questo tutte devono invocare la
misericordia e l’amore di Dio», (nev)
m Ratzinger all'estero
Così si ostacola
il dialogo
Sono molte le reazioni a livello internazionale ai documenti del card.
Ratzinger. Secondo il teologo Tom
Best, membro di «Fede e costituzione» del Cec, «si rischia così di oscurare la testimonianza comune delle
chiese». Per la Chiesa anglicana l’arcivescovo di Canterbury, George Carey, ha affermato che la sua Comunione di chiese «non può accettare,
nemmeno per un momento, che i
propri ministeri e il sacramento eucaristico abbiano delle “deficienze”».
Il presidente della Chiesa evangelica
tedesca, Manfred Kock, descrive i
«segnali provenienti da Roma» come
un «ostacolo al dialogo». Per il presidente delle Chiese evangeliche svizzere, past. Thomas Wipf, la Dichiarazione riflette soprattutto problemi
interni della Chiesa cattolica.
M Valli valdesi
Più allievi al
Collegio valdese
Il Collegio valdese di Torre Pellice
ha inaugurato venerdì 8 settembre il
nuovo anno scolastico con la notizia
che il numero degli allievi è in crescita e nella consapevolezza che il compito della scuola del futuro sarà sempre più quello di preparare i ragazzi
all’assunzione di responsabilità collettive e di fornire loro gli strumenti
per avere uno sguardo critico sul presente. Alla cerimonia inaugurale ha
partecipato Tullia Zevi, già presidente
del Consiglio dell’Unione delle comunità ebraiche in Italia, che ha tenuto la prolusione sul tema «Minoranze e globalizzazione». Sono intervenuti anche il past. Luciano Deodato, il moderatore Gianni Genre e Marina Bertiglia, provveditore agli studi.
Segue a pag. 7
STUDIARE LA
BIBBIA DA LAICI
Uno strano clima di polemiche arroventate segna il ritorno dalle ferie. Più
aspro che mai si riaccende lo scontro
ideologico tra cattolici e laici. Già lo
scorso maggio la legge sulla parità scolastica provocava un vespaio per il problema che vi è implicito del finanziamento pubblico alle scuole private. In
luglio, l’approvazione al Senato del
progetto di legge sull’immissione in
ruolo dei docenti di religione, denunziava con ogni evidenza quell’inestricabile pasticcio giuridico che il Concordato ha regalato alla scuola italiana,
«assicurandovi» la presenza di un’ora
di religione confessionale; sicché il «caso» recèntemente segnalato dai giornali è quello del preside di un liceo classico di Prato il quale (forse per aprire un
varco nelle maglie del Concordato?) rifiuta di nominare un’insegnante di religione designata dal vescovo, e la diocesi ricorre al Tar della Toscana. Vedremo come finirà. «La strana coppia», titolava La Repubblica a proposito dello
stridente contrasto tra i due papi recentemente beatificati, Pio IX e Giovanni XXIII; beatificazione improvvida, soprattutto la prima, supportata da
improbabili riletture e revisioni storiografiche, che sono un insulto alla cultura e al senso comune. Infine, l’attacco
sferrato con la Dominus Jesus, documento di terribile arroganza teologica,
sconcertante per i laici, serio intralcio
sul cammino ecumenico.
Cade in questo clima la proposta del
ministro De Mauro di introdurre nella
scuola lo studio della Bibbia che, ha dichiarato, dal punto di vista didattico è
una «bomba conoscitiva», cogliendo
effettivamente l’enorme potenziale
culturale e formativo di questo antico
libro, che nulla ha da invidiare ai grandi classici della letteratura mondiale. Il
ministro, si dirà, ha scoperto l’acqua
calda, se è da un pezzo che sosteniamo,
insieme a qualcun altro in Italia (si ricorderà la proposta del «doppio binario», confessionale e culturale, avanzata nel 1984 dal cattolico Pietro Scoppola) l’idea di introdurre nella scuola un
insegnamento religioso di carattere
storico-culturale. Il ministro apre dunque solo un nuovo capitolo della vecchia querellei Nell’attuale clima di pe
sante neointegralismo la proposta possiede un’indubbia valenza positiva.
In primo luogo perché in essa è implicita la distinzione fondamentale tra
religione come opzione che appartiene
alla sfera privata della coscienza individuale, e religione come grande fatto
culturale, costitutivo della coscienza e
dell’identità collettiva. Sulla base di
questa semplice distinzione, così ostica
per tutti gli integralismi, è possibile
guardare la Bibbia come un grande codice laico, guardare con occhi laici alla
Bibbia, essere laici (come i credenti
possono esserlo) per studiare e comprendere la Bibbia. In secondo luogo la
proposta è incoraggiante perché in
qualche modo sembra riaprire il fronte
di ima battaglia apparsa finora spropositata 0 perduta in partenza, quella per
rimettere in discussione la presenza
stessa di un’ora confessionale nella
scuola. Se è giusta l’impressione che,
insieme con l’indignazione per il dilagante clericalismo, va maturando nel
paese una più attenta e consapevole coscienza laica, è anche giunto il momento di riaprire, come credenti e come
chiese, una consultazione per ridefinire
strategie e progetti in una situazione
che può aprire spiragli inaspettati.
Rosanna Ciappa
2
PAG. 2 RIFORMA
All’As
Della Par
VENERDÌ 15 SEnEMBRE2nnn VENERDÌ
«Beati quelli che
si adoperano
per la pace,
perché saranno
chiamati
figli di Dio...»
(Matteo 5,9)
«^Wi lascio pace;
vi do la mia
pace. Io non vi
do come il
mondo dà.
Il vostro cuore
non sia turbato
e non si
sgomenti. Avete
udito che vi ho
detto: 'lo me ne
vado, e torno da
voi”; se voi mi
amaste, vi
rallegrereste che
10 vada al
Padre, perché
11 Padre è
maggiore di me.
^^Ora ve Vho
detto prima
che avvenga
affinché,
quando sarà
avvenuto,
crediate.
^°Io non parlerò
più con voi per
molto, perché
viene il principe
di questo
mondo. Egli
non può nulla
contro di me;
ma così
avviene affinché
il mondo
conosca che amo
il Padre e opero
come il Padre mi
ha ordinato»
(Giovanni 14, 27-31)
31
Nelle foto, Immagini di
una moneta di Vespasiano contenente (sopra) il
volto dell'imperatore e
(sotto) l’immagine deiia
pax romana.
La pace siede in trono
con in mano un ramo d’uiivo e uno scettro.
ADOPERARSI PER U PACE
L'avvento della pace non è un «miracolo» imprevisto ma un processo che coinvolge
molti aspetti della vita umana e sociale. Cè una stretta relazione tra pace e giustizia.
GREGORIO PLESCAN
Romani... predatori del
«li
mondo intero, adesso che
mancano terre alla loro sete di
totale devastazione, vanno a
frugare anche il mare; avidi se
il nemico è ricco, arroganti se
povero, gente che né l’oriente
né l’occidente possono saziare;
loro soli bramano possedere
con pari smania ricchezze e
miseria. Rubano, massacrano,
rapinano e, con falso nome, lo
chiamano impero; infine, dove
fanno il deserto, dicono che è
la pace..».
Cornelio Tacito (55 ca.-117
d.C. ca.), storico romano, nella
biografia del suocero Agricola,
attribuiva al capo britannico
Calcago questo discorso che
avrebbe dovuto infiammare gli
animi dei suoi connazionali
contro gli invasori prima della
battaglia.
I vari volti della pace
La pace ha sempre avuto sfumature e accezioni diverse;
nel linguaggio abituale il termine «pacifici» è sinonimo di
«mansueti», ma questo non vale per tutti: spesso «pace» e «pacificazione» significano conclusione vittoriosa di un guerra.
Dato il contesto storico-politico
in cui Gesù si mosse (non dimentichiamo che nel secolo in
cui egli visse sulla terra la Palestina venne funestata da una
serie di guerre e battaglie, che
culminarono con il sacco del
tempio di Gerusalemme del 70
d.C.) possiamo immaginare
che, quando pronunciava questa beatitudine, sapeva quanto
questa parola fosse ambigua.
La Bibbia riserva al termine
«pace» (il famoso «shalom»)
una gamma di sfumature diverse, spesso legate alla situazione
storica contingente: non man
cano per esempio i brani in cui
se ne parla più in senso militare
che irenico: «Quando ti avvicinerai a una città per attaccarla,
le offrirai prima la pace. Se acconsente alla pace e ti apre le
sue porte, tutto il popolo che vi
si troverà ti sarà tributario e
soggetto. Ma se essa non vuole
far pace con te e ti vuole fare
guerra, allora l’assedierai...»
(Deuteronomio 20,10-12).
Sappiamo che la storia di
Israele ha avuto fasi diverse e
gli episodi che vanno dall’arrivo
nella terra promessa alla fine
del periodo monarchico testimoniano di un’interpretazione
militarista della pace: la vocazione di Israele è vissuta come
una conquista e la pace ne è il
sigillo. È all’epoca dei grandi
profeti che vivono al tempo dei
terribili conflitti con assiri, babilonesi ed egiziani, che si concluse con l’esilio, che si pone il
problema di una diversa interpretazione. La parola «pace»
inizia a significare misericordia
anche per gli sconfitti.
La Scrittura dedica a questo
tema una riflessione precisa e
anche capace di svelare i rischi
di una pace facile; non è sempre facile, né serio, ignorare la
complessità della politica:
«...dal più piccolo al più grande, sono tutti quanti avidi di
guadagno; dal profeta al sacerdote, tutti praticano la menzogna. Essi curano alla leggera la
piaga del mio popolo; dicono:
“Pace, pace”, mentre pace non
c’è» (Geremia 6,13-14). Può anche esserci una «pace falsa», relativamente faciie da raggiungere quando si finge o si soffocano i conflitti, spesso di natura
economica.
bambino ci è nato, un figlio ci è
stato dato, e il dominio riposerà
sulle sue spalle; sarà chiamato
Consigliere ammirabile, Dio
potente. Padre eterno. Principe
della pace» (Isaia 9,6).
Anche se la pace completa è
irrealizzabile, ciò non significa
che essa sia sconosciuta alla
realtà quotidiana. È importante
sollevare la relazione tra pace e
giustizia; «l’opera della giustizia
sarà la pace e l’azione della giustizia, tranquillità e sicurezza
per sempre» (Isaia 32, 17). L’avvento della pace non è un «miracolo» imprevisto, ma un processo che coinvolge molti
aspetti della vita umana e sociale. La «pace» veterotestamentaria è dunque qualcosa di
più che un’assenza di guerra.
Gesù ha parlato più volte, anche in maniera complessa, forse anche apparentemente contraddittoria, della pace. Lo ha
sempre fatto tenendo presente
la complessità dell’esistenza e
la facilità che si ha di «contrabbandare» una situazione falsamente pacifica per una autentica. Se dunque abbiamo questa
beatitudine, troviamo anche affermazioni come «Voi pensate
che io sia venuto a portar pace
sulla terra? No, vi dico, ma
piuttosto divisione...» (Luca 12,
51-52): una convinzione forte e
esclusiva, come la fede cristiana, può portare conflitto e non
irenismo.
Preghiamo
Signore dei disperati
Difensore di chi ha perso ogni speranza
Tu che piangi con la donna straziata
perché i suoi figli non sono più
Fa’ che anche noi rifiutiamo la consolazione facile
Finché la violenza del forte non finirà
Finché la disperazione delle vittime non scomparirà
Nel nome di Gesù Cristo.
Amen
J. Morley
Gran Bretagna
Gesù, Principe della pace
CON il passare del tempo e
col diminuire dell’indipendenza nazionale, perché Israele
diventa una provincia di grandi
imperi, la riflessione biblica allontana l’idea della pace piena
dall’esperienza quotidiana.
L’umanità da sola non ha la possibilità di giungere a una pace
definitiva e duratura; questa
sarà compiuta solamente nei
tempi messianici. Un brano biblico che noi usiamo per il periodo dell’Avvento ha questa
origine, e non è un caso che la
tradizione cristiana abbia visto
nel neonato la prefigurazione di
Gesù, il Messia: «...poiché un
...perché saranno chiamati
figli di Dio
IL mondo pagano dell’epoca
di Gesù usava correntemente
la parola «figlio di Dio», riferendola a faraoni, re orientali, imperatori romani... Anche se
non è sempre chiaro se questo
titolo fosse legato a una persona specifica o fosse un «culto
dello stato», questa parola era
connotata da un significato
preciso e non sempre piacevole. Poche generazioni prima del
Cristo, nel 168-167 a.C., gli
ebrei stessi avevano dovuto subire le prepotenza di questo tipo di regnanti, quando il re
straniero Antioco IV Epifane li
costringeva a riti pagani fin nel
tempio di Gerusalemme: «Ogni
mese, quando il re celebrava il
giorno della sua nascita, tutti
venivano costretti a mangiare le
vittime dei sacrifici. Nella festa
del dio Dioniso, c’era l’obbligo
di partecipare ai cortei, portan
do corone d’edera» (II Maccabei 6, 7). Queste immagini sono
conosciute anche dalla Bibbia,
che hanno origini differenti e
talvolta oscuri, soprattutto due.
Gli angeli
SONO esseri materiali a metà
strada tra uomo e Dio. Il riferimento più antico (e meno
chiaro) a ciò si trova in Genesi 6
ed è collegato al racconto del
diluvio universale. Gli angeli (e
gli umani) ne sono la causa prima; «...avvenne che i figli di Dio
videro che le figlie degli uomini
erano belle e presero per mogli
quelle che si scelsero fra tutte».
(Questo rapporto (decisamente
innaturale) è preso come esempio della malvagità e corruzione
umana, anche se non sappiamo
quale fondamento possa avere
un racconto simile. Anche nel
libro di Giobbe troviamo un riferimento analogo alla discendenza divina; «Un giorno i figli
di Dio vennero a presentarsi
davanti al Signore, e Satana
venne anch’egli ih mezzo a loro...» (Giobbe 1, 6).
I credenti
Questa parola viene però
usata anche con un significato spirituale, più vicino al nostro modo di pensare: «A tutti
quelli che l’hanno ricevuto [Gesù] ha dato il diritto di diventar
figli di Dio: a quelli, cioè, che
credono nel suo nome» (Giovanni 1, 12): essere «figli/e di
Dio» significa credere in lui. A
partire da ciò, l’apostolo Paolo
e la letteratura legata a Giovanni aggiungono un nuovo elemento: è figlio/a di Dio chi
mantiene un legame con lui.
Questa è l’origine della vocazione cristiana e dell’etica: «Infatti
tutti quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio, sono figli di
Dio» (Romani 8, 14); «Da questo sappiamo che amiamo i figli
di Dio: quando amiamo Dio e
osserviamo i suoi comandamenti» (1 Giovanni 5,2).
Le due interpretazioni sono
irrimediabilmente lontane e inconciliabili? Non necessariamente; non dimentichiamo che
nelle lingue bibliche, ebraico e
greco, la parola «angelo» non
significata «essere extraterrestre» ma piuttosto umano. Esso
infatti significa «messaggero»;
nel nostro caso, di Dio.
(Settima di una serie
di otto meditazioni)
Note
omiletiche
Parlare di pace è più
difficile di quanto sem
bra: quando si analizzano
i tentativi, anche cristiani
di raggiungerla e mantel
nerla si vede che non è
sempre chiaro che cosa s¡
intende con questa paro,
la. Esperienze personali e
panoramica sulla storia ci
mostrano come sia arduo
definirla e operarsi pe,
essa. Anche limitandoci a
uno sguardo veloce ci
rendiamo conto che tutti
siamo continuamente in
bilico fra ie ragioni del
pacifismo e le situazioni
in cui il conflitto diventa
un evento praticamente
inevitabile. Se per eseij.
pio guardiamo alla storia
dei valdesi, ci rendiamo
conto che se la prima
metà è stata contrassegnata dal pacifismo, la seconda ha visto l'accettazione della guerra come
uno strumento possibile
anche per I cristiani.
Quando Gesù definisce
felici coloro che sono pacifici ci invita a riflettete
sulle diverse sfumaturee
interpretazioni che anche
noi diamo a questa parola. Pensando al brano di
Giovanni 14, 27, per esempio, «vi lascio pace; vi do
la mia pace, lo non vi do
come il mondo dà...», siamo costretti a domandarti
in cosa consista la «nostra» pace e in quale senso quella di Gesù è l'opposto. Potremmo parafrasare la beatitudine così: felici coloro che portañola
pace di Dio ai mondo
(quindi né la pace «militare», né quella «falsa»);
questi saranno angeli, nel
senso biblico del termine:
messaggeri divini.
Usare questa parola,
oggi, è curioso: gli angeli
sembrano essere esclusiva
dell'immaginario del cattolicesimo e del neopaganesimo new age. Osi
dovrebbe però domandare perché accettiamo di
lasciarci «scippare» senza
motivo concetti e immagini profondamente nostre. Non possiamo dimenticare che ogni pastore valdese e metodista
che viene consacrato sottoscrive la Confessione di
fede del 1655 che contiene un articolo, il 7°, che
ne afferma esplicitamente l'esistenza. Questa riflessione è particolarmente significativa commentando questa beatitudine,
nella quale Gesù utilizza
parole che nel suo tempo
avevano un significato
(pace = guerra vinta; figlio di Dio = persona
dotata di un potere umano illimitato) e,lo ribalta,
svelandocene uno nuovo.
Una predicazione su
questa beatitudine po;
trebbe analizzare alcuni
episodi in cui la parola
«pace» è stata fraintesa e
confrontarli con quello
che è il significato biblico:
la pace prevede sempre la
giustizia? Allo stesso modo possiamo confrontara
i diversi modi di intendere i «figli di Dio»: ariche
se non viviamo più o'
tempo dei faraoni ci p^o
capitare di veder appad'^®
delle persone che si pto;
pongono come «modeh
di pacificazione»; ma lo
sono veramente? Invece
Gesù ci propone di essere
i suoi angeli: i messaggo^'
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L'incontro si svolgerà nella capitale alsaziana dal 17 al 22 aprile 2001
Verso rincontro ecumenico di Strasburgo
Lo hanno annunciato il 31 luglio scorso I presidenti della Conferenza delle chiese europee e del
Consiglio delle Conferenze episcopali europee. Dovrebbe essere firmata la «Carta ecumenica»
Il prossimo «Incontro ecunienico europeo» promosso
dalla Conferenza delle chiese
europee (Kek) e dal Consiglio
delle conferenze episcopali
europee (Ccee) si svolgerà a
Strasburgo (Francia) dal 17 al
22 aprile 2001, sul tema «Io
sono con voi tutti i giorni, sino alla fine dell’età presente»
(Matteo 28, 20). Lo hanno
annunciato, in una lettera inviata il 31 luglio alle chiese
membro della Kek (protestanti, anglicane, ortodosse e
vecchio-cattoliche) e alle
conferenze episcopali cattoliche d’Europa, i presidenti
dei due organismi, rispettivamente il metropolita greco-ortodosso di Parigi, Jeremie, e il cardinale Miloslav
Vlk di Praga. Gli «incontri
ecumenici europei», di dimensioni più ridotte rispetto
alle due grandi «assemblee
ecumeniche europee» svoltesi a Basilea nel 1989 e Graz
1997, vengono organizzati da
Kek e Ccee sin dal 1978 (l’ultimo ebbe luogo a Santiago
de Compostela nel 1991, sul
tema della missione ed evangelizzazione in Europa), con
la partecipazione dei membri degli organi direttivi degli
organismi promotori, più un
certo numero di consulenti
ed invitati.
L’incontro del 2001 avrà
però un carattere particolare:
«Sarà il primo evento ecumenico europeo - scrivono nella
lettera Jeremie e Vlk - a segnare l’inizio del nuovo millennio. Avrà luogo la settimana dopo Pasqua, che proprio
l’anno prossimo cade nella
indire
L'eredif^
la «guerra
bbia
La violai'
0 della Bib\za (Mot®
, L'arte
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Momento della seconda Assemblea ecumenica europea di Graz (giugno 1997)
stessa data (15 aprile) sia per
le chiese di tradizione orientale che occidentale».
I partecipanti a questo incontro non saranno solo i
membri del Comitato centrale della Kek e dell’Assemblea
generale del Ccee, con altri
leader delle chiese europee,
ma anche un eguale numero
di giovani sotto i trent’anni.
In questo modo si spera di facilitare un reale incontro,
condivisione e dialogo non
solo tra le confessioni ma anche tra le generazioni, nel
tentativo di affermare una vi
sione per il futuro della fede
cristiana in Europa. Sarà un
modo per assolvere l’impegno, preso alla seconda Assemblea ecumenica europea
di Graz nel 1997, «di coinvolgere i giovani, affidando loro
la visione ecumenica per il
futuro e l’impegno a portare
avanti il processo conciliare
su giustizia, pace e salvaguardia del creato». Inoltre, scrivono ancora i due presidenti,
«speriamo che rincontro si
concluda con la firma della
“Carta ecumenica” la cui
bozza è attualmente in di
scussione in tutte le chiese
membro della Kek e nelle
Conferenze episcopali cattoliche d’Europa».
Complessivamente, parteciperanno all’incontro duecento persone: 50 leader delle chiese protestanti e ortodosse, 50 vescovi cattolici e
100 giovani. L’auspicio del
metropolita Jeremie e del
cardinale Vlk è che eventi simili, che coinvolgono diverse
generazioni di credenti, vengano promossi, nel periodo
pasquale del 2001, anche a livello nazionale o locale, (nev)
DAL MONDO CRISTIANO
i Argentina
A fine ottobre grande incontro
ecumenico nella storica Plaza de Mayo
BUENOS AIRES — Il 28 ottobre prossimo la storica Plaza
de Mayo di Buenos Aires vedrà la più grande riunione ecumenica mai tenuta in Argentina. Con lo slogan «Cristo unisce» infatti, cattolici, protestanti, ortodossi e anglicani si riuniranno per celebrare insieme i 2.000 anni dalla nascita del
Signore. All’evento, organizzato dalla Commissione per
l’ecumenismo della Conferenza episcopale argentina e dalla
Federazione delle chiese evangeliche in Argentina, hanno
aderito anche le chiese pentecostali del paese. (nev/icp)
Alleanza rifornnata moniJiale
Dal latino all'inglese per farsi capire
meglio da tutti i membri di chiesa
BANGALORE — Non facilita la comprensione immediata,
l’espressione latina «Processus confessionis»: così il progetto
promosso da tre anni dall’Alleanza riformata mondiale (Arm)
cambierà il proprio nome nell’espressione inglese «Covenanting for justice in thè Economy and thè Earth». E questa la decisione presa dal Comitato esecutivo dell’Arm, nel suo incontro annuale a fine luglio in India. L’espressione «Processus
confessionis» era stata adottata dal Consiglio generale nel 97
per indicare uno specifico programma dell’Arm che invita
tutte le chiese membro a dedicarsi «a tutti i livelli della loro
vita» in un processo di «impegno e progressiva cornprensione
dell’ingiustizia economica, dei processi economici globali,
della distruzione ecologica». Il Segretariato dell’Arm, che ha
la sua sede a Ginevra, dovrà ora trovare una traduzione adeguata in francese della nuova espressione inglese. (nev/eni)
Repubblica ceca: incontro ecumenico
L'esperanto aiuta le comunità cristiane
ad abbattere le barriere
JANSKÉ LÀZNÉ — L’esperanto, come nelle intenzioni del
suo ideatore nel 1887, il medico polacco Zamenhof, potrebbe
essere una lingua comune per superare le barriere culturali.
Questa è l’idea che ha animato l’incontro ecumenico che si è
svolto nella Repubblica ceca dal 5 al 12 agosto scorso, a cui
hanno partecipato 50 rappresentanti di confessioni cristiane
da dieci paesi del mondo. «L’Esperanto aiuta le comunità
cristiane ad abbattere le barriere culturali e linguistiche - ha
spiegato uno degli organizzatori è una lingua iteutra, seriza influenze politiche o economiche, che può aiutare i cristiani nella condivisione della parola di Dio». (nev/eni)
Alla presenza del patriarca e di centinaia di vescovi ortodossi
Mosca: consacrata la nuova cattedrale
La tragedia del sottomarino Kursk ha eclissato quello
che doveva essere il momento culminante delle celebrazioni del millennio della
Chiesa ortodossa russa il 19 e
20 agosto scorsi: la consacrazione della cattedrale del Cristo Salvatore e la cerimonia
di canonizzazione di 1.000
martiri del XX secolo, tra cui
10 zar Nicola II e la sua famiglia. Preghiere speciali sono
state dette per i membri del
Kursk e per le loro famiglie
durante le liturgie solenni del
week-end. Il patriarca Alessio
11 e centinaia di vescovi e
preti ortodossi russi e stranierei hanno partecipato alle
cerimonie. Il patriarca Alessio ha recitato una preghiera
per i «costruttori, i decoratori
e i benefattori» della cattedrale, alla presenza del primo
ministro russo Mikhail Kasyanov e del sindaco di Mosca, Yuri Luzhkov, il quale ha
svolto una parte importante
nella promozione dell’opera.
Dieci anni fa la costruzione
della cattedrale sembrava poco probabile, per non dire
impossibile. Alcuni intellettuali affermavano che la Russia non poteva offrirsi un simile lusso, mentre altri criticavano il progetto di ricostruzione. Poco dopo l’inizio
tlel cantiere, alcuni detrattori
hanno parlato di irregolarità
finanziarie da parte delle autorità comunali e della stessa
chiesa. Ma il simbolismo storico del progetto era troppo
forte perché l’idea venisse
abbandonata. La prima chiesa edificata sul sito, la cui costruzione era durata 43 anni
c che si era conclusa nel
1883, commemorava uno dei
fatti più alti della storia russa,
la vittoria su Napoleone nel
1812. Eppure, nel 1931, la
chiesa fu distrutta su ordine
di Stalin che voleva erigere al
suo posto un monumento alla gloria del comunismo. Dopo vari tentativi, il progetto
fu abbandonato, e l’enorme
buco scavato fu trasformato
in una piscina all’aperto.
Tuttavia i moscoviti non
avevano perso il ricordo della
chiesa che c’era prima. Fin
dalla fine degli Anni 80, mentre stava crollando il comunismo e i cristiani cercavano il
modo di riparare decenni di
ateismo, un piccolo gruppo di
fedeli ha cominciato a fare
campagna per la sua ricostruzione. Nel 1994, il progetto
trovò un «promotore» nella
persona del sindaco di Mosca,
uomo dalle grandi ambizioni
politiche e che, con la cattedrale, ha lasciato la sua impronta sulla linea d’orizzonte
della città. Ma Yuri Luzhkov e
i sostenitori del progetto dovettero affrontare una vivace
opposizione. Nel 1995, lo
scrittore Igor Yarkevich dichiarava (e molti altri la pensavano come lui) che «la ricostruzione della cattedrale e gli
scandali politici e finanziari
che seguiranno inevitabilmente, scaveranno definitivamente il fossato tra il paese e
la Chiesa e l’ortodossia».
Molti conflitti scoppipono
a proposito degli interni della
cattedrale, in particolare tra
l’architetto Alexei Denisov e
gli 80 membri della sua équipe e Zurab Tsereteli, direttore
dell’Accademia delle belle arti. Nonostante queste liti tra
artisti, e tra la città e la chiesa,
il sindaco mandò avanti il
cantiere. Luzhkov non è stato
eletto presidente della Russia,
come sperava, ma ha rafforzato la propria fama. L’artista e
prete Leonid Kallnin, diventato coordinatore capo dell’o
pera artistica della cattedrale
nel 1998, ha detto che Luzhkov si è rivelato il «timoniere» di questo gigantesco progetto. Il costo della ricostruzione non ha cessato di crescere man mano che l’edificio
si alzava. All’inizio le autorità
parlavano di 150-200 milioni
di dollari Usa, poi di 300 milioni. Recentemente, il responsabile aggiunto del Fondo di ricostruzione ha precisato che il costo globale dei
lavori intrapresi negli ultimi
sei anni è da valutare sui 500
milioni di dollari Usa. (eni)
Eletta dal Consiglio della Conferenza mennonita mondiale
Una donna laica a capo dei mennoniti
La Conferenza mennonita
mondiale, che conta oltre 70
chiese membro nel mondo,
molte delle quali rifiutano di
ordinare donne pastori, ha
appena nominato per la prima volta una donna alla sua
presidenza. Nancy Heisey,
di Harrisonburg, in Virginia
(Usa), è stata eletta presidente
nel corso della riunione triennale del Consiglio della Conferenza mennonita a Città del
Guatemala, nel luglio scorso.
Assumerà l’incarico in occasione dell’Assemblea che si
svolgerà nel 2003, e suben
trerà a Mesach Krisetya, dell’Indonesia. Incaricata di corsi (studi biblici e storia della
chiesa) alla Eastern Mennonite University, Nancy Heisey
ha fatto notare che «nelle
chiese mennonite e nelle altre, coloro che vengono in
chiesa la domenica e danno il
loro tempo per la chiesa, sono donne e laici», e ha proseguito: «Non voglio criticare la
direzione della chiesa, ma
penso di dare un volto a
quelle centinaia di migliaia di
fedeli che sono le forze pulsanti della chiesa».
Grandi celebrazioni per l'anniversario dell'incoronazione
Stefano, primo re cristiano dell'Ungheria
Mentre gli ungheresi celebravano l’anniversario dell’incoronazione del loro primo re. Santo Stefano, dal 19
al 21 agosto scorsi, l’ecumenismo ha fatto un grande balzo in avanti con il riconoscimento del santo patrono del
paese da parte delle chiese
ortodosse: «È la prima volta
che un santo occidentale è
stato ufficialmente accettato
dalle chiese ortodosse - ha
detto Bela Harmati, vescovo
presidente della Chiesa luterana ungherese Questo privilegio unico è importante
non solo per l’Ungheria ma
anche per il resto del cristianesimo».
Per il presidente del Consiglio ecumenico ungherese, il
vescovo Mihai Markus, della
Chiesa riformata, questo riconoscimento conferma «i buoni rapporti ecumenici» esistenti in Ungheria. Il vescovo
Markus ha aggiunto che la
partecipazione del protestan
ti alle celebrazioni di questo
anniversario, il più grande
evento ecumenico mai organizzato in Ungheria, dimostra
che le chiese protestanti hanno «la loro parte nell’eredità
cristiana nazionale».
Circa il 67% dei 10 milioni
di ungheresi sono cattolici, il
20% riformati e il 5% luterani.
L’Ungheria conta diverse comunità ortodosse, nonché
88.000 ebrei e 3.000 musulmani. Anche se le chiese protestanti non condividono la
venerazione dei santi in uso
nel cattolicesimo e nell’ortodossia, per tutti i cristiani ungheresi Santo Stefano occupa
un posto particolare perché è
il fondatore dello stato e il
primo re cristiano.
Il patriarca ecumenico di
Costantinopoli, Bartolomeo,
e il cardinale Angelo Sodano,
segretario di stato del Vaticano, e rappresentanti della
Comunione anglicana, della
Federazione luterana mon
diale e dell’Alleanza riformata mondiale, hanno assistito
alle celebrazioni. Al servizio
ecumenico celebrato nella
principale chiesa luterana di
Budapest, hanno assistito il
primo ministro, Viktor Orban, e il presidente ungherese, Ferenc Madl.
Santo Stefano è «un simbolo ecumenico ideale», ha
detto il vescovo Harmati,
perché ha preceduto lo scisma tra il cristianesimo occidentale e quello orientale:
«Roma e Costantinopoli hanno esercitato un’influenza
sullo sviluppo cristiano del
paese, per cui il significato
ecumenico di questa iniziativa potrebbe benissimo rafforzarsi col tempo», ha fatto
notare il vescovo.
Santo Stefano (975-1038) è
stato riconosciuto come il
primo re magiaro dal papa
Silvestro II, ed è stato canonizzato dalla Chiesa cattolica
romana nel 1083. (eni)
La Conferenza mennonita
mondiale, le cui chiese membro contano 835.000 membri
battezzati in 50 paesi, ha appena celebrato il suo 75° anniversario. La Conferenza è
stata fondata in Europa nel
1925 per rafforzare l’azione
missionaria e la formazione
teologica in tutto il mondo. Il
Consiglio della Conferenza
comprende oltre 100 membri, fra cui 10 donne. «Ho servito la chiesa in quanto laica.
In quanto donna mennonita,
ho avuto in genere un’esperienza molto positiva, ma so
benissimo che altre donne
hanno avuto molte difficoltà
e hanno dovuto lottare», ha
detto ancora Nancy Heisey.
I mennoniti fanno risalire le loro origini a movimenti protestanti della Svizzera all’inizio del XVI secolo
(spesso chiamati anabattisti
perché praticavano il battesimo degli adulti) e all’azione
di Menno Simons, prete cattolico olandese che ruppe
con il cattolicesimo e raggiunse gli anabattisti nel
1536. Menno Simons proponeva una vita di nonviolenza.
Oggi i mennoniti sono noti
per la loro opposizione alla
guerra e al servizio militare,
per la loro azione al servizio
della giustizia sociale e dei
più poveri e, in molti casi, per
un’interpretazione conservatrice della Bibbia. Secondo
Nancy Heisey, i contributi
più importanti che i mennoniti danno al mondo è la loro
«fedeltà al messaggio di pace
di Gesù» e i loro sforzi per
«applicarla nella vita pratica». A suo parere, la storia del
popolo mennonita nel mondo dimostra quanto questo
comportamento sia «essenziale per la loro testimonianza cristiana». (eni)
4
PAC. 4 RIFORMA
Cultura
venerdì 15 SETTEMBRE 2000 VENEf
m II riuscito convegno che si è svolto a Torre Pellice il 27-28 agosto
m ^ m M ññ m
Giuseppe Gangale profeta delle minoranze
Una figura multiforme tra filosofia, teologia, linguistica; un rapporto problematico
con la tradizione riformata; un'attività appassionata e instancabile di animazione culturale
ANTONIO DI GRADO
Lutero sì rifiutò dì deponere conscientiam. La medesima caparbia volontà di
resistenza intellettuale animò, negli Anni Venti del
ventesimo secolo e alle soglie
del fascismo, un gruppo di intellettuali evangelici aggregati
intorno al carisma e all’inquieta ricerca del filosofo calabrese Giuseppe Gangale. La
loro rivista, perciò, si chiamò
luteranamente Conscientia.
Della bella antologia di Conscientìa {Una resistenza spirituale. «Conscientia» 19221927, a cura di Davide Dalmas e Anna Strumia) appena
pubblicata dalla Claudiana si
parlerà, presto, su queste colonne. Ma intanto su Gangale
e sulla sua avventura spirituale e culturale si è celebrato un
denso convegno {Giuseppe
Gangale, profeta delle minoranze), quasi in appendice al
Sinodo, dal 27 al 28 agosto a
Torre Pellice.
Complessa e tormentata,
nel segno della conversione e
di sempre nuove scommesse
e rotture, la vita di Gangale;
Giorgio Bouchard, aprendo i
lavori, ne ha ripercorso i vari
segmenti: le radici meridionali, gli studi a Firenze, la conversione e l’adesione alla
Chiesa battista, la scoperta
cruciale di Calvino, lo studio
di Hegel e dunque l’affiliazione alla grande tradizione
dell’hegelismo meridionale, la
collaborazione appassionata
con Gobetti e la condivisione
del mito della mancata Riforma in Italia, l’avventura di
Conscientia (di cui Gangale fu
prima redattore, poi indiscusso leader e palpitante anima)
e quella delle edizioni Doxa,
poi l’antifascismo e l’esilio,
infine l’attività all’estero di
linguista, di collaboratore di
Louis Hjelmslev, di difensore
delle minoranze etniche, linguistiche, culturali, religiose.
Quante vite in una! E non
di tutte al convegno si è parlato: anche a causa di qualche
defezione, non si è trattato
per esempio del linguista, né
del letterato, ovvero del ricco
dibattito letterario su Conscientia ma anche della preziosa qualità letteraria della
scrittura di Gangale. Ma era
naturale, data la cornice e i
relatori, nonché la recentissima pubblicazione dell’antologia (presentata, nel corso
dei lavori, da Sergio Ribet),
che il convegno privilegiasse
gli aspetti teologici e filosofici, e perciò il segmento degli
Anni 20 e di Conscientia, che
rappresenta del resto un crocevia, anzi lo snodo decisivo,
della biografia e della speculazione gangaliane.
«Per il mondo evangelico
Gangale è ciò che Gobetti è
per il mondo liberaldemocratico, Gramsci per quello socialcomunista, Dorso per
quello meridionalistico»: così
ha detto Bouchard, incastonando l’obliato filosofo calabrese al centro e nel pieno
della coscienza intellettuale e
civile novecentesca. E in effetti è a quei nomi, è a quelle
vette, che Gangale si relaziona e va riferito. In primo luogo a Gobetti; significativa,
perciò, la relazione di Alberto
Gabella, vicepresidente del
Centro studi Piero Gobetti di
Torino, che individuava affinità e analogie fra i due intellettuali, dall’idea che senza
rivoluzione religiosa non ci
sia stato moderno al giudizio
sul Risorgimento, dallo stile
«profetico» al principio per
cui «ciascuno è sacerdote di
se stesso», che radica la libertà politica nella libertà interiore «come forte sentire».
Ma così come occorre riferire Gangale a quei grandi nomi, allo stesso modo a
Gangale rimandano cento altri nomi di protagonisti e
comprimari della cultura italiana, tutti in varia misura debitori del suo magistero e delle sue provocazioni, tutti grazie a lui attratti, più o meno a
lungo, nell’orbita del «neoprotestantesimo». Basta scorrere l’elenco dei collaboratori
di Conscientia per imbattersi
in figure come Corrado Alvaro, Antonio Banfi, Lelio Basso,
Nicola Chiaromonte, Tommaso Fiore, Giuseppe Prezzolini, Adriano Tilgher, Sebastiano Timpanaro. Utili, a
sondare questo composito arcipelago, le relazioni di Alberto Cavaglion, che si è occupato della polemica del riformista e positivista Treves contro
i neoprotestanti di Conscientia', di Saverio Festa, docente
nell’università di Salerno, che
ha trattato i rapporti fra Gangale e gli intellettuali meridionalisti, da Salvemini a Fiore, da Sturzo a Dorso; e di
Paolo Bagnoli, docente di
Storia delle dottrine politiche,
sulle edizioni Doxa.
Un nodo ineludibile è stato
poi affrontato da Franco Scaramuccia, pastore battista;
perché, appunto, Gangale fu
battista? E Scaramuccia ha
raccontato l’evoluzione del
progetto di un giornale unico
degli evangelici italiani nel
settimanale battista (ma al
servizio della causa evangelica e aperto tutte le voci) Conscientia, prima diretto da
Carmelo Rapicavoli, poi con
Gangale più decisamente
antifascista, tanto da subire
sequestri e censure. Gangale
fu avverso al pedobattismo,
e perciò scelse il battismo,
ma nella variante «calvinistizzata» dai puritani. Nel secondo dopoguerra fu valdese, poi si allontanò («le chiese storiche non hanno futuro») e manifestò interesse
per i pentecostali («è il popolo che ha un futuro»).
Anna Strumia, che del libro
della Claudiana è uno dei
due curatori, ha trattato il
«mito della mancata Riforma», vero e proprio leit-motiv del dibattito italiano di
quegli anni, evocando l’antifascismo di Gangale (il quale
definiva cattoliche, e lo stesso affermava su Conscientia
Giuseppe Rensi, l’ideologia e
le scenografie del regime; del
resto, lo scrittore Curzio Malaparte aveva presentato
Mussolini come «uomo della
Controriforma») e le sue aperture al marxismo, visto
come termine ultimo della rivoluzione protestante. A proposito, invece, dell’intreccio
gangaliano Calvino-Hegel,
Giovanni Rota, studioso di filosofia, puntava sull’hegelismo di Gangale, mentre Giorgio Tourn leggeva il libro di
Gangale su Calvino alla luce
di una domanda: si tratta di
un’interpretazione di Calvino
o piuttosto, attraverso Calvino, di Gangale stesso?
Come conclusive, possiamo adottare le affermazioni
di Sergio Rostagno: Gangale
introduce la teoria protestante là dove sembra che non ci
sia posto per essa. E ancora;
Gangale ha insegnato, nel
dialogo con la cultura, una
via per l’unità del protestantesimo italiano. Ma una conclusione non poteva esserci,
laddove si è assistito piuttosto a un Work in progress, colto dal numeroso pubblico nel
suo farsi, nella sua contraddittoria e appassionata dialettica, di cui il ricco dibattito
(da segnalare, fra gli altri, gli
interventi di Giorgio Spini e
della vedova Gangale, Margherita Uffer) è stato un inevitabile, e inevitabilmente
aperto, prolungamento.
«Gangale chi era?», si era
domandato in apertura Bouchard. Le risposte non potevano che essere tante, a meno
che non le si unifichi in quella
data da Pawel Gajewski (organizzatore, fra l’altro, dell’oratorìo-recital Parole e immagini di una vita): «Era prima di
tutto un grande convertito».
Presentazione pubblica di un nuovo libro sui valdesi
La storia valdese secondo Prescot Stéphens
MARIA ROSA FABBRINI
La presentazione del libro
di Prescot Stephens, The
Waldensian Story (The Book
Guild, 1998), organizzata dalla Società di studi valdesi e
dal Gruppo di studi Val Lucerna, è arrivata nella quiete
postsinodale come un’occasione benefica di riflessione e
discussione. Un incontro
particolarmente piacevole,
presieduto da Aldo Comba,
introdotto da Erica Scroppo e
vivacizzato dall’intervento di
Giorgio Bouchard, in cui si è
parlato di storia valdese con
la consapevolezza che questa
piccola storia non appartiene
solo a noi, ma a un ecumene
e quindi è studiata da punti
di osservazione diversi.
La corrente di simpatia e di
sostegno che fin dal ’600 ha
visto il mondo anglosassone
attento alle vicende valdesi,
trova continuità nel lavoro
dell’autore, presidente onorario della Waldensian Church
Mission. Poco meno di 100
anni separano la prima visita
alle Valli di Gilly da quella di
Prescot Stephens, ancora ragazzo. Ma, a differenza di Gilly, Stephens maturò l'idea di
scrivere il libro solo dopo un
lunghissimo tèmpo: fu l’esito
naturale di un percorso, spirituale e intellettuale, alimentato dal costante accumulo di
ricerche, testimonianze, materiale, contatti con professori
(come Giovanni Gönnet, Amedeo Molnàr, Augusto Armand-Hugon, Valdo Vinay), e
da una poderosa bibliografia,
tutta anglosassone, attentamente mediata e meditata
Il risultato è questa storia
valdese, lontana da influenze
culturali segnatamente italiane o mitteleuropee, scritta da
un credente che è anche cit
m mmedìtrice
Claudiana
via Princ. Toniaso, 1 - Torino
tei. 011-6689804 fax 6504394
http://w«m.arpnet.it/~
vaidese/claudian.htm
tadìno inglese, anglicano
evangelico. Un personaggio
non storico che ha assimilato
la struttura mentale dello
storico, abituato a entrare in
relazione con il dissenso, a
considerarlo fonte di pluralità e di ricchezza e non elemento di separazione.
Il libro, pur così diverso
nell’impostazione da I valdesi di Giorgio Tourn, ha tuttavia in comune con questo la
stessa intuizione: su una base
di identità mobile, animata
dallo Spirito e dal discepolato
cristiano, quella valdese è
una vocazione ininterrotta.
Stephens, nato nel 1918, è il
tipico esponente di una generazione che non ama i protagonismi, non si espone, ma
lavora molto: cerca contatti
evangelici sempre, particolarmente quando alla fine
della guerra viene in Italia ed
entra a far parte dello staff
del generale Alexander, comandante delle forze alleate
nel Mediterraneo. Successivamente fu attivo, come già il
padre, nell’organizzare viaggi
in Italia: solo che quando se
ne occupava il padre, e la
«guida storica» in terra valdese era Jean Jalla, i turisti si
spostavano a dorso di mulo
per vedere i luoghi storici,
compiendo a volte avventurosi avvicinamenti come documenta la foto che ritrae padre e madre Stephens in cordata al Bars d'ia tajola.
Il libro ha ottenuto un
grande successo di critica e
di pubblico in Inghilterra e in
America, è stato apprezzato a
molti livelli, compreso quello
cattolico, ed è quasi esaurito.
Le recensioni nella stampa
valdese sono state pubblicate
su Riforma n. 8 del 19 febbraio 1999, a firma di Debora
Spini e nel Bollettino della
Società di Studi valdesi n. 182
del giugno 1998, a firma di
Osvaldo Coìsson.
Nel dibattito che ha concluso la serata, alcuni interessan
Corsica
Convegno
sull'eresia dei
«Giovannali»
La sede di «Conscientia» a Roma, piazza San Lorenzo in Lucina
ti interventi hanno proposto
riflessioni che impegnano
storici e teologi, come il bisogno di tradurre in senso comune i risultati di una corretta esegesi attenta a distinguere, nella storia valdese conosciuta, ciò che appartiene alla
categoria del mito e ciò che
invece attiene alla storia basata sui documenti e sulla loro
interpretazione critica.
Per il secondo anno, a Garbini, nell’interno della Corsica meridionale, si è tenuto
nell’antica chiesa di San Giovanni Battista un convegno
sulle eresie medievali e in
particolare quella dei «Giovannali», un movimento insurrezionale montanaro innestatosi su una dissidenza
di francescani radicali mezzo
secolo dopo la vicenda di fra
Dolcino, e come quella finita
con la strage di tutti gli insorti, vittime della crociata della
chiesa romana (circa 1360).
Sui «Giovannali» hanno
parlato il prof. Laurent Pedinielli, sui catari Lucette Charles, della Société du souvenir
cattare, sui valdesi Piero Deimastro di Biella e sui dolciniani, sottolineando le analogie con i Giovannali, il prof.
Gustavo Burat, coordinatore
del Centro studi dolciniani.
L’incontro ha avuto molto
successo, la chiesa non era
sufficiente a contenere il numeroso pubblico giunto da
ogni parte della Corsica e la
stampa e la televisione ne
hanno dato ampia eco con
interviste ai relatori.
LIBRI
Dostoevskij
Ricavati da una serie di appunti rinvenuti fortunosamente
molti anni fa, i frammenti di scritti del filosofo e teorico della
letteratura ungherese Gyòrgy Lukàcs a proposito di Dostoevskij sono ora disponibili per la cura di Michele Cometa [Dostoevskij, Milano, SE,
2000, pp. 164, £ 30.000). Si tratta di scritti
giovanili che affrontano il problema etico
nell’opera del grande scrittore russo, confrontando l’irruzione del male nell’animo
dei personaggi, dilacerati tra la vita concreta e l’insegnamento del messaggio cristiano. Non mancano i riferimenti ad autori di
area protestante come Kierkegaard e Ibsen.
RADIO
Culto radio
Ogni domenica mattina alle 7,27 sul primo canale
radio Rai, predicazione e notizie dal mondo evangelico italiano e estero, appuntamenti e commenti di attualità.
TELEVISIONE
Protestantesimo
Rubrica televisiva di Raidue, a cura della Federazione delle chiese evangeliche in Italia, trasmesse
a domeniche alterne e, in replica, il lunedì seguente alle ore 24
circa e alle ore 9,30 del lunedì successivo. Domenica 17 settembre, ore 23,50 circa, andrà in onda: «Usa: pena di morte»;
«Il giubileo degli oppressi»; «Terza di copertina». La replica
sarà trasmessa lunedì 18 alle ore 24 e lunedì alle 9,30 circa.
Nella chiesa metodista di Gorizia
I «Koheleb>: appuntamento
con la musica klezmer
«Per tutto c’è il suo tempo... un tempo per piangere e
un tempo per ridere; un tempo per fare cordoglio e un
tempo per ballare». La musica dei Kohelet 3, è come una
citazione dal libro dell’Ecclesiaste: da una parte è caratterizzata da una gioia entusiasmante, dall’altra è melanconica e misurata, una musica
piena dello humour yiddish;
ed è anche musica critica,
che rimugina tra sé.
I testi che il trio porta alla
luce provengono dalla tradizione musicale della cultura
ebraica, dal mondo dei Rom
Cri:
e da diversi popoli dell’Europa orientale (Macedonia,
Ucraina, Bulgaria, Grecia,
Ungheria, Albania, ecc.)-H
pubblico sperimenta dal vivo
che l’umanità diversificata in
tanti popoli è una sola sul
piano delle emozioni umane.
l Kohelet 3 (Èva Hanushevsky, voce e sax; Kurt EdlmaU,
voce e clarinetto; Bodhan
Hanushevsky, voce, accordeon, chitarra) mettono pO'
poli e culture «in contatto»
tra loro a Gorizia il 30 settembre per il loro concerto. L’appuntamento è alle 18 iiello
chiesa metodista di via Diaz
caso
sentii
hapa
tro». 1
Ini
In^
lo è.
sensi
semb
quari
vissu
catto
diale
quell
confi
so; a
con i
zioni
dialo
men
pregi
un pi
mun
vagu
meri
tradì
e lav
vari!
divei
ne e
fond
lia),
Graz
tinui
nute
com
appi
coni
sore
racc
dell’
La
ger
dall
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BRE200(| venerdì 15 settembre 2000
Vita Delle Chiese
PAG. 5 RIFORMA
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Cristo, la chiesa, le chiese
caso una comprensibile, risentita irritazione. Più d’uno
ha parlato di un «passo indietro». Ma lo è veramente?
In un senso, Io è, eccome!
In un altro senso, invece, non
Io è. Lo è, sicuramente, nel
senso che la Dichiarazione
sembra mettere tra parentesi
quarant’anni di ecumenismo
vissuto anche con la Chiesa
cattolica ai più svariati livelli;
dialoghi ufficiali (in Italia
quello sui matrimoni interconfessionali, appena concluso; a livello mondiale quello
con i luterani sulla giustificazione per fede, e così via) e
dialoghi non ufficiali ma non
meno fecondi, settimane di
preghiera per l’unità celebrate
un po’ dappertutto, azioni comuni su «Giustizia, pace, salvaguardia del creato», innumerevoli incontri di studio,
traduzioni interconfessionali
e lavoro biblico in comune a
vari livelli, colloqui teologici e
diverse iniziative di formazione ecumenica, l’esperienza
fondamentale del Sae (in Italia), le assemblee di Basilea e
Graz, e l’elenco potrebbe continuare. Tutto questo è avvenuto e continua ad avvenire
come se i cristiani coinvolti
appartenessero a chiese che si
considerano reciprocamente
sorelle. In questo «come se» è
racchiuso il segreto e la forza
dell’ecumenismo.
La «Nota» del card. Ratzinger è completamente fuori
dall’orizzonte dischiuso da
questo «come se» che descrive perfettamente l’esperienza
ecumenica nella quale si vive
già, sia pure per momenti e
frammenti, quello che non è
ancora vissuto dalle chiese,
ma che, secondo la promessa
di Dio, lo sarà. Si vive, cioè, in
quel comune movimento verso Cristo che è il movimento
ecumenico, una fraternità e
sororità cristiana, che è una
realtà vera e benedetta, anche
se le chiese globalmente considerate non la condividono
ancora. In questo senso, la
«Nota» del card. Ratzinger
- per quanto formalmente
ineccepibile stando alla lettera del Vaticano II - è certamente un passo indietro, ma,
a ben guardare, è soprattutto
un passo fuori della realtà delTecumenismo -vissuto e
di ciò che esso è venuto costruendo, sia pure a fatica ma
sicuramente non invano, da
quarant’anni a questa parte.
C’è però un senso in cui la
Dichiarazione del card. Ratzinger non è un passo indietro. Non lo è perché non c’è
mai stato da parte del magistero cattolico quel passo
avanti rispetto al quale la Dichiarazione costituirebbe un
passo indietro: il card. Ratzinger non cita se stesso né il
Vaticano I ma il Vaticano II.
Ne cita la lettera, certo, non
lo spirito, e tanto meno lo
spirito innovatore che -vi soffiava. Ma la lettera è quella.
È il Vaticano II, e non il card.
Ratzinger, che ha creato la distinzione tra «chiese» (utilizzato per la comunità cattolica e quelle ortodosse) e «comunità ecclesiali» (destinato
alle comunità protestanti e a
quella anglicana, di cui Roma
non riconosce l’episcopato).
È il Vaticano II, e non il card.
Ratzinger, che dichiara, proprio nel documento sull’ecumenismo, che «solo nella cattolica Chiesa di Cristo (...) si
può ottenere tutta la pienezza dei mezzi di salvezza» e
«solo al Collegio apostolico
con a capo Pietro, il Signore
ha affidato tutti i tesori della
Nuova Alleanza» (n. 3). Dunque Ratzinger, neppure si
può dire che interpreti i testi
in senso restrittivo, semplice
Yillaggio della Gioventù
Lunsomare Pyrsi, 13 - 00050 Santa Severa (Roma)
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mente li ripropone, accentuando (questo sì, con forza)
i tre sola presenti innegabilmente nei testi conciliari, in
singolare contrasto con quelli
della Riforma: al posto del sola fide, sola gratia, sola Scrittura, la Dichiarazione ribadisce il sola chiesa (cattolica
romana), solo episcopato (in
comunione con il vescovo di
Roma), sola eucaristia (celebrata da ministeri ordinati da
vescovi nella «successione
apostolica»). Non sono no■vità, ma vederle ripetute con
tanta enfasi fa indubbiamente un certo effetto.
Ci si chiede: perché proprio ora? La risposta è semplice. L’ecumenismo, malgrado tutto, avanza in tutte le
chiese e Roma teme che la
«ecclesiologia delle chiese sorelle» (come la chiama Ratzinger stesso), che tra l’altro è
quella fatta propria dal Sinodo valdese nel documento
suir«Ecumenismo e il dialogo interreligioso» del 1998 (n.
42a), faccia scuola anche in
casa cattolica, e piano piano,
intensificandosi i rapporti
con altre chiese, si faccia strada nell’animo di molti. È contro questa visione della chiesa
che la «Nota» è indirizzata. In
sostanza, Roma teme che la
chiesa cattolica finisca per
considerare se stessa «chiesa
sorella» - quindi una chiesa
tra le altre e come le altre, un
po’ come accade nel Consiglio ecumenico delle chiese - dimenticando che la sua
vocazione è di essere «mater
et caput omnium ecclesiarum» (madre e capo di tutte
le chiese), come sta scritto in
tutte lettere nella basilica di S.
Giovanni in Laterano - la basilica papale - in Roma.
E qui veniamo al punto
cruciale che è questo: nei
quarant’anni successivi al Vaticano II molte cose sono
cambiate nella chiesa di Roma e di conseguenza nei suoi
rapporti con le altre chiese e
viceversa, ma la sua autocoscienza, almeno a livello di
magistero, e quindi la sua posizione nei confronti delle altre chiese non è cambiato
neppure di un millimetro.
Potremmo dire: tutto è cambiato e nulla è cambiato.
Sembra impossibile, ma è così. Oggi come ieri e avant’ieri
la chiesa di Roma continua a
considerarsi la chiesa, non
una chiesa, la chiesa di Cristo
nel senso vero e pieno del termine. Le altre sono o «chiese
particolari» (è il caso delle
chiese ortodosse) oppure non
sono veramente chiese ma
«comunità ecclesiali», semichiese potremmo dire, chiese
a metà o anche meno (è il caso delle chiese protestanti o
evangeliche). Secondo la
«Nota» infatti possono essere
Per godersi i privilegi della terza età
^^Mio padre è andato a
vivere da solo
Quando mio padre mi ha detto: "il desiderio di
indipendenza non va in pensione", io gli ho
proposto una soluzione residenziale.
Lui cercava un posto tranquillo, immerso nel verde,
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considerate «chiese sorelle in
senso proprio solo quelle che
hanno conservato un episcopato o un’eucaristia validi»
(n. 11). Noi, secondo Roma,
non siamo una «chiesa sorella» per il semplice motivo che
non siamo una chiesa.
L’autocoscienza della chiesa di Roma e la sua pretesa di
essere «madre e capo di tutte
le chiese» non si sono modificate. Essa non vuole diventare «chiesa sorella». L’unico,
piccolo spiraglio aperto nel
1995 dalla proposta di Giovanni Paolo II di rivedere le
forme di esercizio del primato papale è rimasta sinora lettera morta, anzi si direbbe
che stia accadendo il contrario: il papa è, per così dire,
sempre più papa e la chiesa
di Roma è sempre più papale.
E allora? Che dire? Che fare? Nulla di particolare, dato
che in fondo non c’è nulla di
nuovo. Quando il Sinodo valdese decise, fin dal 1962, di
ditilogare con la chiesa cattolica se questa avesse desiderato dialogare con noi, era
ben consapevole dell’inevitabile asimmetria che Roma
porta con sé nel dialogo, a
motivo delle pretese che accampa nei confronti delle altre chiese e del mondo intero. Finché queste pretese
- che noi non riconosciamo
come legittime - non impediscono il dialogo né lo condizionano in alcun modo, andiamo avanti «sperando contro speranza» (Romani 4,18).
Certo non si può dialogare
alTinfinito. Il dialogo non è
fine a se stesso e deve portare
frutti. Se non ne porta, -vuol
dire che è un albero sterile,
che rende improduttivo anche il terreno. Si potrà pazientare per un po’ (Luca 13,
6-9), poi lo si taglierà. Ma siamo appena agli inizi. Quarant’anni sono pochi rispetto
ai molti secoli di separazione.
Piuttosto, la «Dichiarazione»
e la «Nota» del card. Ratzinger suggeriscono tre considerazioni finali.
1. La prima è che Roma ha
paura della sororità (tra chiese). Teme che lo spirito ecumenico, continuando a soffiare, finisca per s-vuotare l’idea
stessa del primato. Perciò lo
riafferma con forza ostinata,
come sentendolo minacciato.
Roma vuole avere il primato,
oggi come ieri. Questo nodo,
intimamente legato all’istituzione papale, dovrà essere
sciolto, considerando il fatto
che il primato romano, così
come continua a essere proposto e quasi propagandato,
non ha futuro ecumenico.
2. Il fatto che Roma non ci
consideri «chiesa sorella» e
neppure «chiesa» ci dispiace
ovviamente ma non ci turba.
Ci dispiace perché rivela
quanto sono diverse e distanti le nostre concezioni ed
esperienze di chiesa: il cammino da compiere per giungere a un’intesa, se mai vi
giungeremo, è molto lungo.
Non ci turba perché i nostri
criteri per stabilire se si è o
non si è chiesa sono completamente diversi. «Dove due 0
tre sono riuniti nel mio nome, qui sono io in mezzo a
loro» dice Gesù (Matteo 18,
20): è questa la pietra angolare della dottrina cristiana della chiesa. I suoi distinti-vi, secondo la nostra fede, sono la
Parola di Dio predicata, il
Battesimo e la Cena celebrati,
la sequela di Cristo praticata.
È nello specchio di queste tre
realtà che ogni comunità,
esaminando se stessa, può
valutare se è, oppure no, una
chiesa cristiana. Ma prima
ancora di questi distintivi occorre guardare più in alto,
nell’elezione di Dio, che è la
radice e matrice della chiesa.
3. Ma che senso ha - si
chiederà qualcuno, legittimamente - dialogare con Roma?
Non è tempo perso? Fatica
sprecata? I due documenti di
cui abbiamo parlato non dimostrano forse per l’ennesima volta che alla fine Roma è
sempre uguale a se stessa,
con la sua presunzione e le
sue inaccettabili rivendicazioni? Il sottoscritto ritiene
che valga la pena, per due ragioni. La prima è che la maturazione di una coscienza
ecumenica è lentissima in
ogni chiesa. Anche noi, alla
prova dei fatti, siamo meno
ecumenici di quanto ci illudiamo di essere. Nelle chiese
c’è molta retorica ecumenica
ma il vero ecumenismo è
merce rara, sia come mentalità, sia come comportamenti. Si progredisce con grande
fatica. Non bisogna quindi
stupirsi dei grandi passi
avanti che non si fanno, ma
piuttosto stupirsi dei piccoli
passi avanti che si fanno. In
tutte le chiese l’ecumenismo
è oggi ancora un fenomeno
minoritario. Molti segnali (tra
questi la «Nota» e la «Dichiarazione» di Ratzinger) non
sono incoraggianti. Ma il coraggio delTecumenismo non
dipende dai «sì» o dai «no»
degli uomini di chiesa, dipende dal «sì» della promessa
di Dio. A questa noi guardiamo, è essa la stella polare che
orienta la rotta della navicella
ecumenica, e la fa avanzare.
La seconda ragione è questa: il vero dialogo, quello che
conta di più, è il dialogo di
Dio con l’umanità e, al suo
interno, con le chiese più che
il dialogo delle chiese tra loro. La speranza che accompagna ogni dialogo tra le
chiese è che per suo tramite il
dialogo di Dio con le chiese
prenda corpo e vita. Certo,
siamo sempre più pronti a
parlare che ad ascoltare. La
speranza è che il dialogo ci
insegni ad ascoltare: non solo
noi stessi, non solo gli altri,
ma Dio. Per questo è bene
non smettere di dialogare.
Finché si può.
Paolo Ricca
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P.S. In un’intervista rilasciata a Silvia Giacomoni [La
Repubblica del 9 settembre) il
card. Martini afferma che il
card. Ratzinger, accostando il
dialogo ecumenico a quello
con le altre religioni, usa per
entrambi «un tono un po’ forte contro il relativismo, mette
i puntini sulle i. Ma il dialogo
non si fa con i puntini...».
Sante parole (queste ultime). Il fatto è però che quelli
del card. Ratzinger non sono
«puntini sulle i». Sono alcuni
pilastri dell’ecclesiologia cattolica romana, sui quali lo
stesso Vaticano II ha costruito
il suo discorso sulla chiesa.
ICRONACHE DELLE CHIESEI
TORRE PELLICE — Domenica 27 agosto il culto è stato tenuto
dal past. Jean-Félix Kamba ’Nzolo, che ha così avuto l’opportunità di salutare la nostra comunità dove ha lavorato
fino a pochi mesi fa.
• Si sono celebrati recentemente i matrimoni di Luca Ricca
e Monica Falco e di Andrea Beckert e Donatella Cesan. Alle due coppie di sposi gli auguri di tutta la comunità.
• Si sono svolti nelle ultime settimane i funerali dei fratelli
Alberto Benecchio e Alberto Odin. TUle famiglie in lutto la
simpatia cristiana della chiesa tutta.
SAN GERMTÌNO — È scomparso ultimamente, dopo un lunghissimo periodo di sofferenza, il nostro fratello Luigino
Urigu. Alla moglie, al figlio e a tutti i suoi congiunti va la
nostra simpatia. Essa va anche alla famiglia di Elio GaUiano, che abitava a Venaria ma la cui mamma era di San Germano: qui egli ha voluto essere sepolto. Tìltre famiglie sono
state provate recentemente: a tutti e a ognuno vogliamo ricordare che in Cristo siamo passati dalla morte alla vita.
SAN SECONDO — Le domeniche 20 e 27 agosto i culti sono
stati presieduti rispettivamente dai pastori Ruggero Marchetti e Giuseppe Ficara, che ringraziamo -vivamente.
• La comunità è stata allietata dalle nascite di Samuele, di
Marina Paschetto e Ernesto Asvisio, e di Martina, di Simona Costantino e Giuseppe Castiglione. Un caro augurio ai
genitori e un benvenuto a neonati.
PRAROSTINO — A Tiziana Codino e Roberto Martinat, che si
sono sposati sabato 9 settembre, la comunità esprime i più
affettuosi auguri per una serena vita insieme.
AGENDA
17 settembre
FERRARA —Alle 17, al Loggiato del Castello Estense, la Chiesa
cristiana evangelica organizza una commemorazione pubblica
di Fanino Fanini (1520-1550), martire evangelico dell’Inquisizione, nel 450° anniversario della morte. Sarà presentato il volumetto di Carlo Bertinelli «Panino Fanini» (ed. Udcc).
23 settembre
BOLOGNA —Alle 17,30, nella chiesa metodista (via Venezian
3), si tiene lo spettacolo «Voci di donne nella Bibbia; Èva, Regina di Saba, Maddalena», tre monologhi tratti da testi ebraici
e biblici con musiche di Jolando Scarpa. Interprete Simonetta
Venturini, regia di Alì Zarei.
23-24 settembre
VELLETRI — Al Centro Ecumene si tiene la seconda edizione
del «Forum della cultura», con inizio alle 10 del sabato. Relazioni di Jean-Paul Willaime («L’identità protestante nell’Europa del 2000»), Samuele Bernardini («La centralità della metropoli nella elaborazione culturale»). Massimo Aquilante («Una
proposta specifica: il rapporto tra socialismo e cristianesimo»), Massimo Aprile («Come cambia il protestantesimo italiano nella società multietnica»), Rosanna Ciappa («Per una
scuola laica e pluralista»). Alle 17,30 tavola rotonda sul tema:
«Quali prospettive per un protestantesimo moderno nel postmoderno» (Giorgio Tourn, Paolo Naso). La domenica dibattito generale con introduzione di Franco Giampiccoli sul tsm^«Individuare percorsi futuri di riflessione comune e di iniziative». Per informazioni tei. 06-9633310.
30 settembre
LANUVIO (Rm) — A partire dalle 10, al Monastero di Vallechiara (v. F. Parata 2), a cura della Banca etica, si tiene il convegno:
«Denaro e fede cristiana. Testimonianza e impegno dei cristiani
per un uso responsabile del denaro». Intervengono fra gli altri
don Luigi Ciotti e il prof. Daniele Garrone.
6
PAG. 6 RIFORMA
VENERDÌ 15 SEnEMBRE 2000 VENERO)
QUALE ONU
PER IL XXI SECOLO?
lEAN-IACQUES PEYRONEL
Il recente Vertice del
millennio ha
dimostrato che un
cambiamento
radicale è urgente
«In questo tempo in cui gli esseri umani hanno imparato a decifrare il codice della vita e sono
capaci di trasmettere il loro sapere in qualche secondo da un
continente all’altro, nessuna madre al mondo può capire che suo
figlio sia condannato a morire di
malnutriiione o di una malattia
evitabile»: con queste parole, il
Segretario generale dell’Onu,
Kofi Annan, ha iniziato il suo discorso di apertura al Vertice del
millennio svoltosi presso la sede
dell’Onu, a New York, dal 6 all’8
settembre, di fronte ad oltre 160
capi di stato e di governo. E lo ha
terminato con un grido d’allarme: «Vi supplico... di non accontentarvi di inten- ■mhbbmh
zioni, ma di considerare la vostra dichiarazione [finale] come
un piano d’azione, e di far sì che
essa venga pienamente attuata». Alla fine è
stata approvata
una dichiarazione nella quale i ®**®®****
paesi membri dell’Onu si impegnano a ridurre di metà, entro il
2015, il numero di persone che
vivono in uno stato di povertà
estrema, a ridurre il flagello
dell’Aids e a creare le condizioni
di accesso all’educazione di base
per tutti i bambini del pianeta.
L’appello di Kofi Annan è suonato come una confessione di
impotenza da parte di colui che
ha la responsabilità di dirigere
un’organizzazione che dovrebbe
essere una sorta di governo
mondiale. I 15 membri, permanenti e non, del Consiglio di sicurezza, che si sono riuniti il 7
settembre, hanno dovuto prendere atto del sostanziale fallimento dell’Onu di fronte ai conflitti e alle guerre che, negli Anni
90, hanno insanguinato buona
parte del pianeta, in particolare
in Africa. Aprendo la riunione,
Kofi Annan ha ammonito: «Molti oggi stanno perdendo fiducia
nella capacità di questa organizzazione. Tutte le risoluzioni e le
dichiarazioni del mondo non
cambieranno nulla a questa
realtà». Ma l’Onu non ha soltanto il compito di prevenire i conflitti e di mantenere la pace. Ha
e dovrà avere sempre di più in
futuro un ruolo eminentemente
politico di governo e di regolazione delio sviluppo sociale,
econornico e ambientale dell’intero pianeta. Come ha detto la
vicepresidente del Vertice, signora Tarja Halonen, presidente della Finlandia, nel mondo
sono interdipendenti e tutti i
problemi devono essere affrontati in un’ottica multilaterale. I
paesi del Terzo Mondo sono stati concordi nel denunciare i rischi della mondializzazione e
nel ribadire l’urgenza di annullare il debito dei paesi poveri.
Questi paesi non chiedono carità
o assistenzialismo, chiedono un
nuovo tipo di sviluppo basato
sui bisogni concreti delle persone e dei popoli, e dicono basta
alle ricette imposte finora dai
paesi ricchi attraverso il Fondo
monetario intemazionale (Fmi),
la Banca mondiale (Bm) o l’Organizzazione mondiale del commercio (Wto). Fidel Castro, nel
iiiiiliyillilllllllll^ suo applauditissimo intervento, lo
ha detto senza peli sulla lingua: «Il
caos regna nel
nostro mondo in
cui leggi cieche
vengono presentate come norme
divine che dovrebbero portare
la pace, l’ordine e
■■■■**■■ il benessere (...)
Tre dozzine di paesi ricchi che
monopolizzano il potere economico, politico e tecnologico ci
hanno radunati qui per servirci
di nuovo le stesse ricette che
non hanno avuto altri effetti che
renderci più poveri, più sfimttati, più dipendenti».
Nella dichiarazione del Forum
del millennio che si è tenuto
presso la sede dell’Onu dal 22 al
26 maggio scorso, i 1.350 rappresentanti di organizzazioni
non governative (Ong) provenienti da 106 paesi, avevano lanciato un appello per la creazione
di un fondo mondiale per l’eliminazione della povertà, per
l’istituzione di una forza di pace
di volontari, per l’adozione di
regole di comportamento vincolanti per le multinazionali, per
una moratoria della produzione
e vendita di armi pesanti e leggere, per una democratizzazione
delle istituzioni di Bretton
Woods (Fmi e Bm) e del Wto.
Sarà presa in conto questa dichiarazione, sostenuta anche dal
Consiglio ecumenico delle chiese (Cec), nella quale è esplicita la
richiesta di controllare le forze
ormai onnipotenti del mercato e
di dare voce e peso alla società
civile? Per il Cec, una tale richiesta si fonda sul riferimento profetico del legame inscindibile tra
giustizia e pace e sulla profonda
convinzione che, come amava ripetere Tullio Vinay parafrasando il detto di Gesù, «l’economia
è fatta per l’uomo e non l’uomo
globalizzato di oggi, tutti i paesi per l’economia».
REDAZIONE CENTRALE TORINO:
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Croce, Paolo Fabbri, Fulvio Ferrarlo, Giuseppe Ficara, Pawel Gajewski, Giorgio Gardiol, Maurizio Girolami, Pasquale lacobino, Carmelina Maurizio, Luca Negro, Luisa
Nitti, Nicola Pantaleo, Emmanuele Paschetto, Gian Paolo Ricco, Fulvio Rocco, Marco Rostan, Mirella Scorsonelli, Florence Vinti, Raffaele Volpe.
DIRETTORA RESPONSABILE Al SENSI DI LEGGE: Piera Egidi.
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et r-»\ ordinario- L. 170.000; v. aerea: L. 195.000; semestrale: L. 80.000;
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valli valdesi) £ 30.000. Partecipazioni: mm/colonna £ 1.800. Economici: a parola £ 1.000.
La testata Riforma è registrata dal Tribunale di Pinerolo con il numero 176/51.
Riforma-L'Eco delle valli valdesi è il nuovo titolo della testata
L'Eco delle valili valdesi registrata dal Tribunale di Pinerolo con il
n. 175/51 (rtKXlifiche registrate il 6dicembre1999).
Il numero 34 dell'8 settembre 2000 è stato spedito dall'Ufficio
CMP Nord di Torino, via Cebrosa 5, mercoledì 6 settembre 2000.
1998
Associato alla
Unions stampa
psfkKWca Italiana
2H3lr5i0aggm)
Cattolici in New Economy
Contraddizioni
Vittorio Macioce dedica
una riflessione, sul numero
di luglio-agosto della rivista
di teoria politica della destra,
ad alcuni concetti della New
Economy che ben si accorderebbero con l’etica cattolica. «Quando si parla di Soru
scrive a proposito del creatore della Tiscali - non è
marginale ricordare la sua fede cattolica. 11 signor Tiscali
ritiene che la net economy si
adatti particolarmente bene
all’etica economica del cattolicesimo». Precisando meglio: «Il Qoncetto di rete, di
integrazione, l’idea che la
forza delle aziende Tmt (telefoniche, media, tecnologiche) stia nelle capacità di aggregare e avvicinare soggetti
distanti non sono indigesti al
Dna cattolico, anzi rimandano ai suoi principi: comunità, parola, verbo». Non solo: anche il governatore della
Banca d’Italia, Antonio Fazio, manifestamente cattolico, «insiste sull’interpretazione del mercato come “comunità economica”, che
quindi basa la propria esistenza su una forte carica
morale». Inoltre «...la new
economy come paradigma
socio-culturale piace anche
perché focalizza l’attenzione
sull’importanza del capitale
umano che (...) include le
abitudini personali e sociali,
la cultura di cui ogni soggetto è interprete e messaggero». Di fronte al problema di
conciliare competizione e
solidarietà «la soluzione conclude l’articolo - è legata
all’etica comunitaria dei cattolici che si sposa con i principi dei mercato globale».
LA STAMPA
Battisti del Sud
Nel commentare il pellegrinaggio di alcuni seguaci del
vescovo scismatico Lefebvre
(scomparso nel 1991) a Roma, Orazio Petrosillo (9 agosto) scrive: «...da questo pellegrinaggio dei lefebvriàni ernerge anche una clamorosa
contraddizione. Come si può
essere scomunicati per volontà di scisma da Roma e poi
presentarsi come pellegrini
proprio a Roma per invocare
un’indulgenza plenaria che
arriva ai fedeli tramite la potestà apostolico-papale? Non
è certo marginale la circostanza che per ottenere l’indulgenza giubilare bisogna
pregare per il romano Pontefice ed essere, evidentemente, in comunione con lui».
In un commento del 27 luglio Claudio Gorlier, noto
studioso di letteratura e cultura nordamericana, accenna
alla recente Convenzione dei
battisti del Sud tenutasi in
Florida e riferisce che il presidente rev. Albert Mohler jr.
ne ha ricavato un documento
che «secondo le sue stesse
parole esprime “una battaglia contro la modernità".
Guerra all’aborto, all’omosessualità, all’eutanasia; rivendicazione del ruolo subordinato della donna nel
matrimonio e nell’attività pastorale». E più avanti: «Il reverendo Mohler condanna il
razzismo e rivendica il nascere di chiese “etniche” (...).
Ma, con il massimo rispetto
per la memoria di Martin
Luther King (...), gli afroamericani non sono ammessi nelle chiese dei bianchi».
libero
Il mondo pentecostale
Un articolo di Marino Parodi (18 agosto) attesta un’attenzione non, banale per il
mondo pentecostale: «I pentecostali propongono la riscoperta dello Spirito Santo,
la terza persona della Trinità
che coincide in sostanza con
l’amore di Dio, in tutte le svariate potenzialità. Ovvero i
“carismi”, ovvero appunto
doni dello Spirito Santo, naturali e soprannaturali, cari a
San Paolo e agli Atti degli
Apostoli: profezia, guarigione
delle malattie, discernimento, locuzioni e visioni interiori (...). Un ritorno al cristianesimo delle origini, insomma,
in tutta la sua prepotente spiritualità, la quale infatti, pur
senza scomparire nei secoli
successivi, costituiva la nota
dominante della prima chiesa primitiva». E in conclusione: «La riscoperta della spiritualità delle origini costituisce una rivoluzione silenziosa, ma di importanza capitale
in seno al cristianesimo contemporaneo, che va ben al di
là della Chiesa pentecostale e
varca i confini delle svariate
confessioni, cattolica, protestante e ortodossa».
Liberazione, pubblica un trafiletto: «La condanna di Galileo da parte della Chiesa?
Colpa anche dei protestanti.
Il grande scienziato pisano
maltrattato dalla Chiesa? Anche nei confronti dei suoi accusatori occorre pietà. Ad affermarlo è monsignor Walter
Brandmuller, presidente del
pontificio Comitato scienze
storiche (...). Per capire il caso Galileo occorre partire dai
presupposti del suo tempo, e
in particolare “dalle preoccupazioni di natura fortemente
religiosa (gli attacchi protestanti) che impedirono a Urbano Vili di affrontare il caso
Galileo con la calma che ci
parrebbe oggi opportuna”».
Sette In Sud America
II, GAZZETTINO
Spigolature
Alla vigilia del Giubileo dei
giovani, un sondaggio fra ragazzi (18-25 anni) a cura del
mensile «20 anni» fornisce risultati sconcertanti, di cui il
quotidiano veneto dà notizia il
17 agosto, fra i quali il seguente: «...ben il 29% delle intervistate è convinta che il padre
del socialismo, Marx, abbia
fondato la religione protestante. Solo il 19% ha fatto il nome
di Martin Lutero». Lo stesso
giornale, il 24 agosto, in pieno meeting di Comunione e
Il vescovo Luciano Monari,
al rientro dal Brasile dove ha
visitato una serie di missionari, viene intervistato dal quotidiano piacentino (3 agosto)
anche sui rapporti tra cattolicesimo e sette. «Da questo
punto di vista - risponde a
Fausto Fiorentini - il Brasile è
una realtà in movimento. 11
futuro, sotto l’aspetto religioso, è difficile da immaginare.
Certamente è un popolo che
ha un’anima religiosa forte. È
anche un paese che, da un
punto di vista culturale, ha
vissuto un’esperienza di distacco dalla dimensione religiosa nel secolo scorso e anche nel nostro; c’è un’élite
culturale di origine fondamentalmente positivista che
in un modo o nell’altro incide
nelle scelte concrete sociali e
politiche del paese. C’è una
specie di mescolanza di sette
diverse, una mentalità, per alcuni aspetti, anche clericale,
una forte presenza della dimensione religiosa». E in conclusione, in riferimento agli
immigrati in Italia, «...i popoli
del Sud America sono portatori di una forte spiritualità e
la loro presenza tra noi può
rappresentare anche un arricchimento». Un modo equilibrato e non pregiudiziale di
guardare al problema.
IN perfetta sintonia con
l’inconcepibile beatificazione di Pio IX (il papa avverso agli ebrei e ai protestanti, alle società bibliche e
al libero pensiero) il cardinale Ratzinger, prefetto della
Congregazione per la dottrina della fede, ha presentato
martedì 5 settembre il suo
documento «Dominus Jesus». Partendo dal concetto
che la salvezza umana è data
solo attraverso Gesù Cristo,
il cardinale Ratzinger riafferma che è indispensabile la
mediazione salvifica della
chiesa. L’unica chiesa di Cristo sussiste soltanto nella
Chiesa cattolica romana, governata dal successore di
Pietro e dai vescovi in comunione con lui. La Chiesa cattolica non è una tra le tante,
ma è la sola vera chiesa. La
chiesa è necessaria alla salvezza e la salvezza è solo nella Chiesa cattolica. Le chiese
esa e
SSHìtÈÌÉù
PIERO bensì
protestanti non sono chiese
in senso proprio. La Sacra
Scrittura non può essere letta fuori dal magistero della
Chiesa cattolica.
Di fronte a queste espressioni così drastiche e intolleranti, e d’altra parte tante altre simili, non ho parole di
commento. Solamente, con
tutta umiltà ma altrettanto
fermamente, ringrazio Dio di
avermi fatto nascere in una
famiglia protestante. Non
perché io creda che i protestanti siano migliori dei cat
ìlGKornale
Il pericolo calvinista
Lo scrittore e saggista cattolico Vittorio Messori viene
intervistato da Marcello Veneziani (22 agosto), il quale
gli chiede testualmente: «Di
fronte al musulmano, alla
new age, al giacobino, al calvinista, chi ritieni che metta
più in pericolo il cristianes!- '
mo?». Risposta: «...la Riforma
protestante è stata una delle
più gravi sventure che abbiano colpito l’umanità. Spezzò
l’unità cristiana europea (..,).
Lutero è un monaco spretato
che morì di indigestione di
birra e wùrstel; gonfio di
odio e di ira, col desiderio di
vendicarsi della sua giovinezza di frate. È una macchietta però è simpatico. A
differenza dell’intellettuale
Calvino con il suo odio ideologico, la sua disumanità, la
sua ipocrisia. L’intolleranza
protestante è la madre della
chiesa di stato e del nazismo.
Si sono bruciate più persone
nella Ginevra di Calvino che
nella Roma dei papi».
IL FOGLIO
GII anglicani
e l'assunzione di Maria
Nella rubrica dedicata ai
«50 anni fa», il quotidiano di
Giuliano Ferrara (17 agosto)
riporta la notizia del no degli
anglicani al dogma che Pio
XII proclamò nel 1950: quello
dell’assunzione in cielo della
Madonna. «L’arcivescovo di
Canterbury - si legge - diffonde una nota in cui afferma
che la Chiesa d’Inghilterra
rende onore alla madre di
Gesù Cristo ma contemporaneamente deve rilevare che
non c’è la più piccola prova
nelle scritture e negli insegnamenti della Chiesa antica
della sua assunzione corporale in cielo. Per questo la
Chiesa d’Inghilterra si rammarica profondamente che
la Chiesa cattolica romana
abbia voluto con questo atto
aumentare le differenze dogmatiche della cristianità».
tolici. Non l’ho mai pensato.
Ma ringrazio Dio perché la
mia famiglia mi ha messo in
mano la Bibbia fin da ragazzino, come luce sul mio sentiero, senza impormi particolari interpretazioni.
Ringrazio il Signore perché
è nella comunità protestante
che ho imparato a stare in
piedi in mezzo alla genuflessione generale e a non aver
paura di camminare contro
corrente; lo ringrazio perché
è lì che ho imparato che la
salvezza è un dono assoluto
di Dio in Cristo senza condizioni; è lì che ho imparato
che la mia fede è un rapporto personale con Dio attraverso Gesù Cristo e non una
realtà sacramentale regolata
dalle encicliche papali; è nella comunità protestante che
ho capito che nessuna chiesa ha il monopollo della verità e perciò ho imparato ad
accostarmi agli altri con tolleranza e comprensione,
senza dogmatismi preconcetti e senza pregiudizi.
Mantenendo intatto l’affetto
e la stima per i tanti amici
cattolici credenti, che in
questo momento stanno soffrendo, benedico il Signore
per essere nato e cresciuto
protestante.
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(Rubrica «Un fatto, un cn/wmento» della trasmissione di
Radiouno «Culto evangelico*'
curata dalla Federazione delie
chiese evangeliche andata lo
onda domenica 10 settembre)
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i Comparto agricolo regionale
Piano di sviluppo rurale
«Dare risposte precise a quanti interagiscono con il comparto agricolo regionale e puntare a una produzione sempre più
di qualità» è l’intento del Piano di sviluppo rurale 2000-2006
preparato dalla Regione Piemonte che è stato presentato venerdì 8 settembre a Torino. «Il Piano - ha spiegato l’assessore
all’Agricoltura della Regione, Deodato Scanderebech - prevede investimenti per quasi 2.000 miliardi in un settore, l’agricoltura, che rappresenta una risorsa che in tempi brevi sarà un
bacino importante da cui attingere per sostenere lo sviluppo
della Regione». Per intanto l’agricoltura rappresenta il 3% del
valore aggiunto piemontese e l’assessore ha invitato tutti a un
incremento e a una maggior divulgazione dei prodotti tipici.
»
» A San Germano il 17 settembre
Festa deH'Asilo dei vecchi
La grande famiglia degli ospiti, dei parenti e degli amici
dell’Asilo dei vecchi di San Germano Chisone si ritroverà domenica prossima 17 settembre per la consueta festa di fine
estate. Alle 14,30 ci sarà l’apertura del bazar: verranno esposti i
lavori eseguiti dagli ospiti dell’Asilo e dalTUnione femminile
di San Germano. Non mancheranno come tradizione il banco
dei dolci, della pesca, la sottoscrizione a premi, il buffet. Una
giornata per sostenere l’attività di questa importante struttura
e per portare neUa casa la gioia e la fraternità della società e
della chiesa rinsaldando vincoli di amicizia che, come si vede
dalla foto relativa a una passata edizione, riescono a coinvolgere rappresentanti di un po’ tutte le generazioni.
Fondato nel 1848
.... La prolusione di Tullia Zevi per l'inaugurazione dell'anno scolastico del Collegio valdese
Come umanizzare la globalizzazione?
Il carattere mondiale dell'economia e della circolazione delle merci e delle persone obbliga a
ripensare le strategie volte alla tutela e alla valorizzazione delle minoranze nella società
MASSIMO GNONE
Responsabilità
collettiva e lucida
preoccupazione per la
società in cui viviamo.
Uno sguardo capace di
trascendere il quotidiano
e interrogarsi criticamente sul presente. Non
è poco: sono orizzonti
che la scuola, al di là del
suo molo istituzionale di
agenzia formativa, dovrebbe porsi. Eppure il
rischio di trasformarsi in
ente dispensatore di servizi (a pagamento) è dietro l’angolo; rischio grave, un pericolo che invaliderebbe i buoni propositi e le sane ambizioni di
qualunque istituto, riducendo la crescita personale al scintillante percorso fra i lustrini di un
facile ottimismo.
Il Collegio valdese sta
crescendo, aumentano
gli iscritti e la qualità
dell’insegnamento: i primi passi del nuovo anno
scolastico, al via venerdì
8 settembre con la tradizionale inaugurazione in
un’Aula sinodale gremita, sono il segno chiaro
di una volontà forte di
proseguire, anche in direzione degli obiettivi di
cui sopra. Ma bisogna vigilare. È un monito che
arriva anche da Tullia
Zevi, già presidente del
Consiglio delle comunità
ebraiche in Italia. «In
(juesta sala gioco in casp>, esordisce con un sorriso all’inizio della prolusione sul tema «Minoranza e globalizzazione», introducendo la platea atnella sua biografia:
in bilico costante fra l’atività giornalistica e l’imPagno per la fede e l’ientità. «Mio padre era
1 a antifascista; nel
^^88 ci disse “quei ma
Tullia Zevi nella Sala dei professori del Collegio valdese
un cornssione al
mgelico»
ione deW
ndata ia
tembre)
Ff®side, Elio Canale
scalzoni vogliono farci fare la fine del topo”: così
scappammo negli Stati
Uniti». Oltreoceano incontra «l’unico grande
maestro»: Gaetano Salvemini. Alla fine della guerra «volli subito contribuire alla ricostruzione delle
comunità ebraiche italiane»: Tullia Zevi è la prima
donna eletta nel Consiglio, nel 1983 diventa
presidente, carica che
mantiene per 15 anni.
«C’è un passato che accomuna valdesi ed ebrei
- dice Zevi -: siamo simili per storia e vocazione,
per le comuni battaglie;
antifascismo, lotta partigiana; l’impegno costante per un’Italia unica e
pluralista, contro il razzismo e la xenofobia. Oggi
c’è una sfida nuòva, aperta da questa cosiddetta
“terza rivoluzione industriale”; la globalizzazione non è una dottrina
economica o politica, ma
un fatto. I suoi risultati
possono essere buoni o
cattivi, tocca a tutti noi
“umanizzare” la globalizzazione, perché nessuna
comunità è indipendente
dalle decisioni prese altrove». Quale ruolo possono avere le minoranze?
«Dobbiamo dare un messaggio di solidarietà e
speranza alle persone che
arrivano nel nostro paese; batterci per una scuola pubblica come “casa
comune”, dove il fatto religioso sia spiegato e non
predicato; adeguare le
istituzioni all’Islam». C’è
l’esigenza di «un quadro
etico comune per affrontare insieme i problemi
del mondo e condividere
l’aspirazione alla felicità».
Un messaggio che riflette anche l’intervento del pastore Luciano
Deodato: «La terra come
dono di Dio all’umanità
- è il commento del Salmo 115 - uno spazio di
conoscenza del quale
siamo responsabili». Il
moderatore Gianni Genre, rivolgendosi agli studenti, cita TEcclesiaste:
«Sappiate vivere la vostra
giovinezza nell’amicizia,
con allegria». All’inaugurazione partecipa anche
Marina Bertiglia, provveditore agli studi della provincia di Torino:
«Nelle scuole bisogna incentivare l’impegno personale e il senso del limite, il valore delle differenze e un’identità fondata sui valori».
Alla fine del pomeriggio
c’è ancora tempo per
qualche parola con Tullia
Zevi, che ritorna sugli ultimi passi della Chiesa
cattolica: «La beatificazione di Pio IV e il documento Dominus Jesus
precludono un dialogo
già difficile; anche Tor
Vergata significa soltanto
“come è potente la Chiesa”, ma non siamo più un
continente bianco e cristiano. Dobbiamo assumerci i mali del mondo».
Incontro pubblico a Porte
Le Olimpiadi e la
circonvallazione
«Informare i cittadini
portesi sulle prospettive
di realizzazione della circonvallazione di Porte».
È sostanzialmente questo lo scopo dell’incontro
pubblico, dal titolo «Statale 23: prospettive a seguito della legge per le
olimpiadi 2006», che si
terrà sabato 16 settembre, alle ore 9,30, in vai
Chisone nella palestra
comunale in località Malanaggio di Porte.
«La legge “per le olimpiadi del 2006” - dice il
sindaco di Porte, Laura
Zoggia - così come è stata approvata dalla Camera prevede sia interventi
di costruzione di una variante al tratto di statale
che attraversa la nostra
cittadina sia opere che
migliorino lo scorrimento delle auto all’altezza
dell’abitato di Porosa, sia
interventi di miglioramento della strada nel
tratto di alta valle della ss
23. Ci è sembrato importante dare un’informazione precisa sullo stato
delle cose alla popolazione direttamente interessata invitando tra l’altro
anche i parlamentari
Giorgio Merlo e Elvio Passone, oltre al vicepresidente del Comitato olimpico, Rinaldo Bontempi,
e vari esponenti degli enti locali». L’incontro di
sabato mattina però non
vuole essere solo un momento puramente informativo, dovrà servire anche per raccogliere le impressioni dei portesi che
da anni attendono la variante della ss 23, una circonvallazione dell’abitato che più volte si sono
visti promettere e per cui
da più parti sono arrivate
garanzie di interventi
senza che poi nulla si
concretizzasse.
«Questa volta le speranze sembrano concrete
- dice Laura Zoggia - anche se la legge deve ancora passare in Senato. La
nostra speranza comunque e che il tutto vada in
porto al più presto in modo che Porte possa avere
in tempi brevi la variante
che chiede ormai da anni
e che il previsto completamento dell’autostrada
Torino-Pinerolo rende indispensabile».
■CONTRAPPUNTO I
QUANDO L'ECUMENISMO
RIMANE CATTOLICO
MARCO ROSTAN
In una serata organizzata nel quadro del Sinodo
valdese e dell’Assemblea
battista si è parlato a lungo
di riconciliazione e di memoria. È interessante sapere che su un tema simile
(per la riconciliazione delle
memorie, sottotitolo: la
Riforma protestante e i vaidesi) la Commissione per
l’ecumenismo
e il dialogo del
Piemonte-Val
d’Aosta, con la
collaborazione dell’Uciim
(i maestri cattolici) e della
Regione Piemonte, organizza un corso
di formazione m—
rivolto principalmente a sacerdoti, diaconi, insegnanti di religione cattolica, presidi e direttori didattici. Il corso si
svolgerà a Torino, nell’ex
seminario arcivescovile di
via XX settembre 83, sotto
la responsabilità del vescovo di Pinerolo, Pier Giorgio
Debernardi, nei sabati 7 ottobre, 11 novembre, 2 dicembre, avvalendosi delle
lezioni di Giovanni Grado
Merlo, Aldo Moda, Giorgio
Tourn, Renzo Savarino,
Giorgio Bouchard, Domenico Maselli, Emanuele Paschetto. Paolo Ricca.
Nel segnalare questa importante iniziativa non
possiamo evitare di constatare, da un lato, il segno di
attenzione e di apertura
che viene da parte della
Commissione cattolica per
l’ecumenismo e il dialogo,
presieduta dal vescovo di
Pinerolo, e dall’altro il fatto
che, rivolgendosi il corso in
particolare a religiosi e laici che insegnano religione
cattolica nella scuola, accentua anche presso le famiglie l’idea che in tale ora
si possa svolgere un discorso religioso più ampio di
quello confessionale. Bisognerebbe invece che la
Chiesa cattolica la smettesse di giocare sull’equivoco:
come tutti sanno, secondo
il Concordato, nella scuola
deve essere assicurato, per
chi vuole, l’insegnamento
della religione cattolica,
non delle lezioni di insegnanti cattolici, approvati
dal vescovo, sulle altre religioni 0 sulla loro storia.
Questi docenti, infatti,
avendo seguito un bel corso
di aggiornamento, conoscerebbero meglio la storia valdese e la Riforma, ma nel
medesimo tempo dovranno
spiegare ai loro alunni che
quella cattolica è l’unica ve
ra chiesa, che le altre, se vogliono essere tali, devono
rientrare sotto l’omhrello
romano e che, in particolare, quelle protestanti non
sono vere chiese perché
non hanno mantenuto la
successione apostolica tramite i loro vescovi e la «genuina sostanza del mistero
eucaristico», come afferma
-------------- l’ultimo do
Accanto ai segnali
di apertura,
permangono
diverse concezioni
della chiesa
comento della Congregazione per la
dottrina della
fede, che ovviamente un
insegnante di
religione cattolica non si
può permettere di ignorare, dal momento che non è la posizione personale del cardinale
Ratzinger, ma la dottrina da
sempre centrale e decisiva
in tutto il cattolicesimo.
Ecco dunque la contraddizione: da un lato nel cattolicesimo proseguono le
tante aperture nei nostri
confronti e significativamente il vescovo invita sacerdoti e laici a sentire una
serie di lezioni sulla Riforma tenute da protestanti;
dall’altro il modo in cui la
Chiesa cattolica intende se
stessa impedisce di comprendere nella sua verità il
fondamento evangelico della protesta valdese e riformata contro la messa e contro la mediazione delia gerarchia sacerdotale, e, soprattutto, rimane insoddisfacente e inadeguato il
quadro istituzionale scolastico nel quale potrebbero
essere riversate le conoscenze acquisite nella frequentazione del corso. Solo
modificando tale quadro, e
cioè attraverso una rinuncia della Chiesa cattolica al
suo insegnamento in vista
di una diversa presenza dei
fatti religiosi nel programma scolastico obbligatorio
per tutti, all’interno delle
materie storiche o comunque svolta da insegnanti
sottratti a un controllo ecclesiastico, un corso di formazione come quello qui
segnalato potrebbe essere
sentito come segno di reale
ecumenismo. Continuiamo
a sperare in questo ravvedimento, anche se i fatti, come la mezza decisione del
nostro Parlamento di immettere in ruolo gli insegnanti di religione cattolica,
oppure la revisione indotta
nella storia del Risorgimento con la beatificazione di
Pio IX, vanno esattamente
in direzione opposta.
8
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PAG. 8 RIFORMA
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VENERDÌ 15 SEnEMBRE2nn«
200 MILIONI PER IL CENTRO STORICO — Un
contributo di oltre 200 milioni arriverà al Comune di Torre Pellice dalla Regione Piemonte per
lavori nell’isola pedonale: un apposito progetto
era stato presentato dall’amministrazione torrese ed è stato ammesso al finanziamento
nell’ambito di un programma per il recupero dei
centri storici. «È una vera boccata d’ossigeno ammette l’assessore Alessio questo contributo
potrebbe consentirci di liberare risorse comunali su altri settori». E già la «lista della spesa» si dimostra assai lunga: «Abbiamo un progetto per
risistemazione strade redatto dall’ing. Badariotti
per circa 400 milioni», aggiunge l’assessore alla
viabilità. In prima linea il ponte di Blancio oggi
al limite della transitabilità, le strade danneggiate dalla pioggia di giugno, la canalizzazione delle acque piovane lungo la collina del forte.
DOMENICA SI APRE LA CACCIA AL CINGHIALE —
Da domenica si apre la caccia al cinghiale (nelle
ultime annate venatorie ne sono state abbattuti
da 4 ai 500 per anno); nel mirino dei 1.000 cacciatori del Pinerolese saranno anche lepri, fagiani e volpi. Intanto dopo la prima settimana di
caccia questo è il bilancio per le due specie cacciabili: 80 caprioli abbattuti (21 in vai Pellice sui
50 previsti, 35 a Pragelato sui 70 possibili, 15 in
bassa vai Chisone, su 50, 9 in vai Germanasca,
su 80); tre i mufloni abbattuti sui 30 possibili,
tutti in vai Pellice.
POCHI MEDICI PER L’EMERGENZA: INTERVIENE
L’ASL — Ogni anno nel territorio pinerolese vi
sono 6.000 interventi di pronto soccorso grazie
all’intervento dei mezzi delle otto «Croci» (Verdi
e Rosse) presenti a Pinerolo e valli. Si tratta di
45.000 ore prestate da medici, infermieri e personale volontario sulle ambulanze: una spesa di
4 miliardi per il personale e 1.790 milioni per i
rimborsi alle «Croci». Mancano però medici e
infermieri per coprire tutti i turni e tosi il 1° settembre il direttore dell’Asl 10, Massa ha approvato un progetto per utilizzare fuori orario i medici dell’Asl con esperienza di soccorso: 1.50()
ore aggiuntive prestate dai medici con 120 turni
di 12 ore. A coordinare il tutto il dr. Paolo Ribet
dell’ospedale Agnelli.
LA CHIESA VALDESE A BRICHERASIO — Durante
la festa di Bricherasio, dal 17 al 24 settembre, la
Chiesa valdese di Luserna San Giovanni è stata
invitata ad esporre un banco di libri Claudiana;
contemporaneamente la sala valdese ospiterà
una mostra sulla Bibbia curata dalla Società biblica. Domenica 24 alle 18 si terrà il culto.
I Programmazione europea per il 2000-2006
La risorsa paesaggio
Le valli valdesi, insieme alla vai di Susa, sono coinvolte
in un mirato un progetto di sostegno allo sviluppo rurale
V0JERDÌ
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DAVIDE ROSSO
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culturali con particolare
attenzione al paesaggio
rurale alpino». Sarà questo il tema «catalizzatore» che le Comunità
montane valli Chisone e
Germanasca, Pellice e
Susa indicheranno alla
Regione nella manifestazione di interesse al
«Leader plus», un programma di sostegno dello sviluppo rurale che
rientra nella programmazione per il 2000-2006
della Comunità europea.
L’adesione al progetto,
unitamente all’indicazione di una linea guida individuata (la natura nel
caso delle valli Chisone,
Germanasca, Pellice e Susa), un analisi del territorio, verrà presentata il 29
settembre prossimo alla
Regione la quale prowederà a una prima valutazione prima di inviarlo
aUa Comunità europea.
In questi giorni le tre
Comunità montane stanno spiegando, in una serie di riunioni dedicate
soprattutto agli operatori
economici e culturali del
territorio, le linee e le direttive dei progetti Leader
cercando di far conoscere
e allargare le base della
partecipazione all’iniziativa. «Il “Leader plus” è
un progetto per aree
omogenee - dice Piervaldo Rostan, consigliere
con delega alla Montagna
DANNI DA LUPO? C’È L’INDENNIZZO — La Provincia di Torino, in collaborazione con Wwf e altri
enti, tra cui i parchi, ha determinato un fondo
per danni da canidi. Possono usufruirne tutti coloro che salgono in alpeggio in provincia di Torino; l’importante è segnalare l’attacco immediatamente ai numeri 011-4530059 oppure 03388494539 e al servizio veterinario di zona. Vengono rimborsate 120.000 lire per ogni pecora o capra uccisa, 50.000 lire per il ferimento. Si stima
che in Italia vi siano circa 500 lupi e oltre un milione di cani randagi o rinselvatichiti; non sempre è dunque il lupo a provocare i danni.
NUOVO UFFICIO IN PROVINCIA — Dal mese di settembre è attivo nella sede centrale della Provincia di Torino, in via Maria Vittoria 12 a Torino, il
rinnovato Ufficio relazioni con il pubblico (tei.
011-8612611; e-mail urp@provincia. torino. it)
che si trova ora nella Sala degli specchi. La portineria è stata invece spostata all’ingresso del palazzo di via Maria Vittoria 16.
IL PIEMONTE A VENEZIA — Anche la Regione Piemonte ha avuto un ruolo di primo piano quest’anno alla 57” edizione della Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, peraltro da due anni diretta dal piemontese Alberto Barbera. Tra le iniziative, è da menzionare
soprattutto la costituzione da parte della Regione Piemonte e dalla Città di Torino della Fondazione Film Commission Torino-Piemonte,
un’agenzia per la promozione e l’incentivazione della produzione cinematografica, televisiva
e audiovisiva che sta già sostenendo registi come Gianni Amelio, Dario Argento, Mimmo Calopresti, Guido Chiesa.
gioielli
VI ASPETTIAMO
nei nuovi locali di
via Savoia 12 a Pinerolo
tei. 0I2U397550
e all’Ambiente della Comunità montana vai Pellice -, che si configurino
come aree rurali con una
bassa densità demografica e non più di 60.000
abitanti. Attualmente abbiamo individuato un’area che raduna il territorio delle tre Comunità
montane più alcuni Comuni limitrofi». Il Leader
plus tra l’altro prevede
che gli interventi ad esso
legati siano di carattere
«immateriale» cioè «ricerche di mercato, organizzazione di reti di operatori, organizzazione e qualificazione di prodotti e
servizi» ponendosi in maniera complementare ad
altri progetti già attivi, o
da attivare, sul territorio.
«Questo - spiega Gian
Claudio Magra, tecnico
della Comunità vai Pellice - ha fatto sì, tra l’altro,
che la scelta cadesse sull’area composta dalle tre
Comunità dove esistono
già dei progetti comuni
che vanno avanti da anni.
Il tema poi della natura
permette di lavorare su
tutto il territorio su tre sistemi di oggetti; le filiere
agricole e la gestione ambientale, la rete culturale
legata agli ecomusei e
quella dei prodotti e degli
itinerari turistici».
Il Leader quindi si presenta come uno strumento in più che dovrebbe portare, nelle previsioni degli amministratori, dai 5 agli 8 miliardi
di investimenti (di cui il
70% a carico della Comunità europea), per lo
studio di servizi e soprattutto di creazioni di reti
che favoriscano lo sviluppo locale; si tratta ora
di vedere quale sarà la
partecipazione del territorio al progetto in termini di idee e volontà di
investimento.
Una «onlus» a Bricherasio ; p
«Centro vita» attivo ffjsti
per i disabili
DANIEIA GRILL
Ricostruzione di ambiente vaidese ai museo di Rorà
IL concerto di martedì
5 settembre a Pinerolo, che ha visto alternarsi
sul palco numerosi gruppi locali e non, come gli
Africa Unite e i Persiana
Jones, è stato organizzato dal «Centro vita» di
Bricherasio con l’intento
di far conoscere al pubblico questa associazione e per promuovere le
sue iniziative; per saperne di più abbiamo parlato con la presidente Daniela Gili, che ci ha raccontato la storia del Centro e spiegato di che cosa
si occupa.
«Il “Centro vita” di Bricherasio è una «onlus»,
cioè un’associazione non
lucrativa di utilità sociale, e ha il compito di fornire aiuto e appoggio a
gruppi di genitori di ragazzi portatori di handicap. Mentre all’inizio
eravamo poco conosciuti
e abbiamo faticato un
po’ a crescere, adesso,
anche grazie all’interessamento di vari enti locali, possiamo dire che è
stato compiuto un notevole passo avanti; attualmente siamo circa 160
associati e ovviamente
non tutti i soci hanno il
problema di un disabile
in casa; teniamo conto
inoltre che le nostre porte sono aperte a chiunque ha bisogno di un
aiuto, e non trattiamo
solo casi di disabili fisici,
ma anche mentali».
La struttura del «Centro vita» contiene una
pellice si r
celeratore
re ai patte
un lapis®fi
Nel Pinerolese
Sei nuove
farmacie
I La struttura per anziani di Luserna San Giovanni
Nuovi progetti per l'Asilo
palestra in cui gli utenti
possono eseguire i lo^
esercizi motori sotto U
guida degli assistenti
medici; vi è il coinvolgjl 5 f ” fu
mento di un fisiatra Xf
periodicamente fornisca nel
alle famiglie inforniazio. ^
ni sulla salute dei ragaz.
zi: «Sarebbe utile - as.
giunge Daniela Gili - •«r- ,. ,
maggior utilizzo delle
nostre strutture da parti „
degli utenti, proprio per
il fatto che la tetraplegi, “„¿yC
SI cura soltanto con l’e- * rin
sercizio costante». Inoltre
il centro è in contatto
continuo con medici stranieri dei laboratori più
all’avanguardia sul prò.
blema dell’handicap,e
sovente ospita dottori
che provengono dalla
Russia, dalla Polonia e
dalla Gran Bretagna.
Spiega ancora Daniela
Gili: «Uno dei servizi più
importanti che noi forniamo è quello dell’in.
formazione legislativa riguardo all’handicap. Seguiamo attentamente le
variazioni e le frequenti
modifiche apportate alla
legislazione e siamo a disposizione di chiunque
abbia domande 0 dubbi
sull’argomento: chi noi _ cguferrr
conosce le leggi non sa ¿gjjg
nemmeno che cosa possono offrire a livello assistenziale e quali sono le
agevolazione e le possibilità che danno». Uno degli ultimi e recenti obiettivi del «Centro vita» ei rneiitale (
progetto di organizzare a montana
breve scadenza (si spera definitiva
già nel prossimo mese di m stampa
ottobre) un incontro-di- gijg (jj gj
battito sulle nuove tecni- ¿gUa soci
che a trattamenti meta- lunedì t
bolici promosse da alai- giunta d
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FEDERICA TOURN
Nel corso dell’estate
sono state aperte nel Pinerolese 6 nuove farmacie e nel prossimo futuro
se ne prevede l’apertura
di altre 3. Altre 5 potrebbero essere aperte più
avanti portando il numero totale a 53, da 39 che
erano, con un aumento
del 36%. La scelta della
Regione, e di conseguenza dell’Asl 10, è quella di
aprire nuove sedi farmaceutiche per offrire ai cittadini un servizio migliore; le prime 6 farmacie
aperte si trovano a Cumiana, Pragelato, Pinerolo, Virle, Osasco e Campiglione ma sono già predisposti gli atti amministrativi per nuove farmacie a
San Pietro, Macello e
Garzigliana; l’apertura di
ulteriori presidi a Porte,
Roure, Angrogna, Prali e
Rorà è subordinata all’accettazione delle sedi da
parte dei farmacisti.
A Pinerolo dal 28 agosto è aperta la decima
farmacia al servizio della
zona Serena finora priva
del servizio; a Pragelato è
la prima farmacia in luogo di un piccolo dispensario aperto poche ore la
settimana, come a Virle;
a Cumiana si è aperta la
seconda farmacia, mentre per Osasco e Campiglione si tratta della prima. «È un importante
passo in avanti - commenta il direttore dell’Asl
10, Ferruccio Massa -; i
cittadini dei piccoli centri
non dovranno più affrontare i disagi dovuti ai frequenti spostamenti per
procurarsi i farmaci».
SONO quasi giutni al
■
_ varo due nuovi prò
getti all’Asilo valdese di
Luserna San Giovanni. Il
primo è il cosiddetto
«Progetto residence», che
prevede la predisposizione di 8 minialloggi da assegnare a singole persone autosufficienti: la ristrutturazione dei locali
è quasi finita e si prevede
di occuparli tutti entro il
1° novembre. «La lista
d’attesa è aperta - precisa il direttore dell’Asilo,
Tullio Parise - 6 sono già
destinati, ma per gli altri
2 c’è ancora la possibilità
di fare richiesta».
Si tratta di monolocali
con angolo cottura, ingresso e un bagno ampio; nella struttura che li
ospita ci sono 2 locali per
le attività collettive e gli
ospiti, oltre a usufruire
all’occorrenza di aiuto
infermieristico, possono
fare il bagno assistiti dal
personale dell’Asilo. La
retta è di 2 milioni al mese, comprensivi di vitto,
lavanderia, riscaldamento e altre utenze; in caso
di necessità, inoltre, gli
ospiti del residence hanno garantito in via prioritaria il passaggio all’Asilo. E non è tutto: entro la
fine dell’anno si liberereranno anche 3 alloggi per
coppie nel «Residence
Beckwith», il vecchio residence che dispone di 8
alloggi più grandi (anche
qui la retta è di 2 milioni
a testa). «Oltre all’Asilo
come presidio per persone non autosufficienti,
vogliamo creare con il
vecchio e il nuovo residence una zona a sé, indipendente e sotto il
coordinamento di un responsabile, che sarà individuato tra il personale
dell’Asilo e nominato entro l’anno», continua il
direttore.
Il secondo progetto riguarda invece l’assistenza diurna organizzata:
«L’Asilo ha sempre fatto
attività diurna come centro aperto per le persone
che venivano solo per il
pranzo o a passare la
giornata da noi - spiega
Parise - ora si tratta di rilanciare questo lavoro a
livello territoriale, individuando un paio di persone che se ne occupino».
Per la precisione un responsabile a tempo pieno e un operatore, entrambi Adest e già dipendenti dell’Asilo, che organizzino la vita di questi
ospiti (massimo 12, anche non del tutto autosufficienti). È un servizio
disponibile dalle 8,30 alle
18 dal lunedì al sabato,
pensato a integrazione
delle famiglie, che continuerebbero ad accudire
agli anziani la sera e durante i festivi. L’anziano
verrebbe prelevato a casa
con un pulmino e riportato la sera, provvisto (su
richiesta) anche della cena calda «al sacco»; all’Asilo, oltre a consumare
pranzo e merenda e a
usufruire della lavanderia, del bagno assistito,
della fisioterapia o della
ginnastica preventiva,
potrebbe partecipare a
diverse attività di tipo sociale (dalla lettura dei
quotidiani al gioco delle
bocce). Costo; non più di
50.000 lire al giorno (il
prezzo è ancora orientativo). Il servizio di assistenza diurna dovrebbe cominciare già a fine anno o
all’inizio del 2001.
ni medici moscoviti; l’incontro sarà a porte aperte per chiunque sia inttressato e per chiunqui
voglia seguire le noviti
sull’argomento.
montana
i
r Istituto Corelli
Iscriiioni
aperte
Vali
Tipo di retta posti tariffa giorn. tariffa mensile
Ospite non autosufficiente privato _ l 34 Ospite non autosufficiente in Convenzione con l’As110 40 Ospite non autosuffic. in Convenzione con le AsI 2 e 8 40 Ospite autosufficiente nei Residences L ?4 Ospite in Centro Diurno 12 * Si richiede un supplemento di L. 100.000 per ogni occupar ** In caso di utilizzo di bilocale dei Residences da parte di sarà aumentata del 30%; qualora successivamente si liber golo, lo stesso verrà offerto all’ospite in questione; in cast comunque rimanere nel bilocale, la retta verrà aumentata d< L. 117.000 L. 63.250 L. 60.000 L, 50.000 Ite una cam una person asse un loc D quest’ultin 3l 100% L. 3^559.000* L. 1.925.000* L. 1.825.000* L. 2.000^00** L. 1.500.000 era singola, a sola, la, retta ale ad uso sin- 10 desiderasse
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clarinetto, sassofono, » Francia
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scrizioni rivolgersi alla
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PAG. 9 RIFORMA
Difficoltà per le strutture di Torre Pellice e Pinerolo
ivo gistrutturazioni e gestioni
gravose: il ghiaccio è a rischio
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apista ai primi freddi; al
piU tardi, si spera, a mefà ottobre. Anche se la
Situazione sembra diffi' "i pile dopo il forfait delpW iWtey Club Val Pellice
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di Torre Pellice: servono
25-30 milioni per iniziare
l’attività invernale, che
comprendono i contratti
Enel, Italgas e le liquidità necessarie prima dei
nuovi incassi. Neanche
gli enti locali sono in grado di mettere a bilancio
, la cifra. Così arriva la
proposta di affidare la geequenti gjjgjjg gUg società Agess,
già titolare del progetto
Crumière. «C’è una disponibilità che deve ancora essere formalizzata
- conferma il presidente
della Comunità montana, Claudio Bertalot
per questa esigenze serve
qualcuno che abbia la
giusta competenza e
l’Agess ha la caratteristica di'essere un ente strumentale della Comunità
montana». La decisione
definitiva, a giornale già
in stampa, dopo il Consiglio di amministrazione
della società previsto per
lunedì e la seduta di
giunta della Comunità
montana in programma
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Il Palazzo del ghiacce a Torre Pellice
mercoledì. «I campionati
giovanili iniziano a ottobre, bisogna sbrigarsi»,
commenta Bertalot.
Stessa sorte, ma con
problemi maggiori e tempi dilatati, per la struttura pinerolese. Il palazzetto è chiuso. «Dobbiamo
aspettare la fine del secondo lotto - dice l’assessore allo Sport di Pinerolo, Giampiero Clement
sono piccole opere che
richiedono una decina di
giorni di lavoro. Dopo la
dichiarazione di agibilità
da parte della Commissione di vigilanza vedremo cosa fare».
Rispetto alla possibilità
di gestione dell’Agess,
l’assessore Clement è
cauto. «Non lo escludo,
ma siamo ancora indietro e non ne abbiamo ancora parlato a livello di
giunta e di maggioranza.
Personalmente non conosco l’Agess e mi sto
documentando». Tutto
questo non prima della
fine dell’anno: il regolamento comunale prevede poi la possibilità di
scegliere fra trattativa
privata e gara pubblica.
In vista dei giochi olimpici del 2006 la struttura
fa gola a molti. Per quanto riguarda l’Agess, e soprattutto «per una gestione razionale delle risorse», Pinerolo non
chiude la porta. «Si può
pensare a un’ipotesi
transitoria - afferma Clement - che preveda una
convenzione semestrale,
ma se questa è un’opzione auspicabile da parte
pubblica potrebbe non
essere gradita ai privati».
Una ditta tedesca cerca personale
Sviluppi alla Beloit
DAVIDE ROSSO
CONCLUSO a fine luglio l’acquisto della
Beloit Italia dalla multinazionale americana
che ne era proprietaria
l’ossolano Romano Nugo,
e il gruppo di imprenditori che a lui fanno capo,
ha incontrato, martedì 5
settembre, il sindaco di
Pinerolo, Alberto Barbero, per un primo colloquio esplorativo sulla
questione urbanistica relativa agli stabili ex Beloit.
Temi sul tappeto: la ristrutturazione dei locali
di via Martiri del XXI ma
soprattutto la questione
dell’area ex fonderie.
Nulla di definitivo ovviamente è emerso dall’incontro anche se pare
essere già in cantiere un
nuovo incontro allargato
anche ai capigruppo del
Consiglio comunale pinerolese. «Per quel che
riguarda gli interventi dice Barbero - ovviamente ci sarà una verifi
ca per cambiare l’atmale
destinazione urbanistica
degli spazzi di via Vigone
da postindustriale a residenziale così come richiesto dalla nuova proprietà che vedrebbe in
questa operazione un
modo per reperire nuove
risorse da investire nel rilancio dell’azienda».
Intanto dalia Germania in agosto era arrivata
al sindaco Barbero una
lettera, scritta dalla Upcon, una ditta tedesca
che si occupa di macchinari da cartiera così come la Beloit, che rendeva
noto di avere la necessità
di personale specializzato, ingegneri e disegnatori soprattutto, per aumentare il proprio organico e chiedeva a Barbero di farsi latore presso i
lavoratori Beloit di questa proposta. «Ho ritenuto di inviare copia della
lettera agli attuali dirigenti dell’azienda e ai
sindacati perché ne
prendano visione».
8 settembre allora e oggi
Cinque volte no
Partecipazione internazionale al IV raduno
Giunti a Rorà oltre 150 Tourn
Foto di gruppo dei partecipanti al convegno
I
ordii
j Uno studio di Paola Bianchi sul Bollettino della Società di studi valdesi
Valdesi nel Consiglio comunale di Cuneo
Nelle ultime Conferen, ze del primo distretto si è
I spesso parlato di come
ristabilire un collegamento con le numerose
famiglie valdesi trasferitesi nella pianura, da Brifino al* cherasio al Cuneese. In
zioni p0 questa prospettiva è inco 2001) teressante leggere, suliel civifl l’ultimo bollettino della
e «A. G Società di studi valdesi
o. Cofflf (n. 185) una ricostruzio)ile iscH' ne della presenza religiocomposj sa in questa regione nel
orale,® 500 e ’600, curata da
3, canW Paola Bianchi, di cui rino, violi portiamo alcuni brani,
itrabb^ Già luogo di passaggio
>6’per gii «eretici» della
)fono, Trancia meridionale fin
tremo ' dal 1200, nel Cuneese si
cussioO' consolida un ceppo catasarmoo ro-valdese sul quale si
, istituito innestano nel ’500 le dotgioco f tnne di Lutero e di Calvia b regione è vicina al
ica dell marchesato di Saluzzo e
segnan ^la Francia, ha relazioni
aterna e commerciali con la Proro divo venza e la Svizzera, vi
mterapi ransitano numerosi eisicale. rciti con forte presenza
requen fidati luterani e ugo
5icd-^’ -'vui con torte pn
equeiiB di soldati luterani
erie "P«?. inoltre dopo
rl^ f^hanforan e di Frali
^°"’Upoii?'"bnità valdese del
iella a’fT^Rice-Chisone aveva incoin,P‘;““sificato la sua azione
proselitismo. Forse
oni sm|^nche per lo sfilaccia
" sriiaccia
a da **fo della presenza
3 partire dagli
ioitj ^9 ^al ’500, si erano
" auu, SI erano
i alla .. b^iti gruppi di proteitfta . oltre che a Cuneo,
Borgo San
conoFvaimazzo.
con
14
is«„ Cervasca, Fe.
j„°ba. Demonte, Monte®so. Montemale, Val
grana, Robilante, Vernante e vallate.
Le tensioni con le autorità ducali spinsero
molti all’emigrazione
verso la Svizzera; il più
noto è Gian Luigi Pascale, che prima aveva avuto
un inizio di carriera militare presso la guarnigione di Nizza Marittima e a
Losanna ebbe modo di
seguire le lezioni di Théodore de Bèze, prima di
partire pastore per la Calabria, cui seguirà l’arresto e il rogo.
Nel 1565 da una lista
dei sospettati risultava
che buona parte dell’élite urbana di Cuneo, militari ed ecclesiastici (più
di 140 persone compresi
anche alcuni di Borgo,
Robilante, e Cervasca)
avevano abbandonato la
Chiesa cattolica per la
fede evangelica. Molti di
questi erano stati nominati nel Consiglio comunale, ma il continuo
braccio di ferro tra la cittadinanza ed Emanuele
Filiberto impose un anno
dopo la loro sostituzione
con cuneesi di provata
fede cattolica. Dopo il
Concilio di Trento le visite dei vescovi nelle loro
diocesi e il controllo ecclesiastico si intensificarono provocando numerosi casi di abiura dalla
fede riformata, anche se
resistevano forti nuclei di
protestanti nelle vallate.
A Caraglio, che nel 1557
era passato nelle mani
dei francesi, la comunità
protestante chiese che le
fosse inviato un pastore.
I signori locali (i Solaro)
avevano contribuito a
proteggere gli eretici, in
particolare Giovan Battista Solaro aveva combattuto dalla parte protestante in vari scontri nel
Cuneese e si rifugiò poi,
con due fratelli e le rispettive mogli, a Bobbio.
Ancora una volta, a fronte della relativa tolleranza locale, Emanuele Filiberto, nel 1566, intervenne con le sue truppe alloggiate a forza nelle case
dei sospetti (il cui elenco
arrivava a 900 persone),
imponendo la sostituzione del segretario del
Consiglio comunale e
raffidamento di scuole e
istituti di beneficenza ai
soli cattolici fidati.
Anche in vai Maira e a
Dronero le vicende sono
interessanti; a Dronero,
che aveva usufruito del
ripristinato diritto delle
comunità di presentare 3
nomi per l’elezione del
podestà, fu eletto nel
1561 Vincenzo Follotti,
uno dei sostenitori più
noti dei riformati. Dopo
la morte di Emanuele Filiberto, il suo successore
Carlo Emanuele I, che
aveva fatto costruire i
forti di Bersezio e di Demonte, puntò soprattutto sull’opera dei predicatori gesuiti e cappuccini
che intensificarono il loro intervento anche in
valle Stura, dove l’arcivescovo di Torino, Carlo
Broglia, nel 1595 aveva
constatato che su 2.000
anime che avrebbero do
vuto partecipare alla
messa, solo 600 lo facevano. In altre località, come a Limone e Vernante,
fu soprattutto l’estinzione del ramo familiare Savoia-Tenda, nel quale
molti erano stati ugonotti, a ricondurre la' popolazione sotto il controllo
cattolico-sabaudo. Limone e Vernante furono poi
assegnate a una nuova
diocesi, più vicina, quella
di Fossano, e in seguito si
rafforzarono i vincoli fiscali delle comunità nei
confronti del clero.
Con l’inizio del ’600
l’Inquisizione, dopo aver
stroncato l’eresia, incomincerà un lavoro di disciplinamento e di «conquista religiosa» del «popolo superstizioso da cristianizzare». (m.r.)
Sono stati circa 150 i
Tourn che hanno preso
parte al quarto raduno
mondiale delle famiglie
Tourn, che si è svolto domenica 10 settembre a
Rorà. Molti i Tourn provenienti dal Sud America
(era presente anche Guido Tourn, sindaco di
Alejandra, la cittadina argentina gemellata con
Rorà), moki quelli di casa
nostra, pochi i francesi e
gli svizzeri. Dopo aver
partecipato al culto tenuto dal pastore Giorgio
Tourn, i convenuti si sono ritrovati nella piazza
del paese, dove sono stati
accolti dal saluto del primo cittadino Giorgio
Odetto, che ha ricordato
qual era la vita di Rorà in
passato: «Non.importa
essere rimasti a Rorà - ha
detto il sindaco - l’importante è mantenere la
volontà di ricordare il
passato, le radici, le origini montanare».
ROBERTO MALAN
8 settembre 1943; pochi, pochissimi erano i
sopravvissuti al periodo
fascista ancora attivi e
combattenti per la democrazia e l’antifascismo in
Italia 0 rientrati dall’esilio. Molti, moltissimi furono gii appartenenti alle
più giovani generazioni
di allora: c’eravamo anche noi. Tutti, quel giorno, erano stati chiamati a
una decisione: c’erano
quelli, anche fra i più giovani, che nella Resistenza
già avevano operato e
quelli che poterono aspettare ancora un po’ di
tempo ad attuare la loro
decisione, ma tutti dovettero scegliere fra democrazia e fascismo.
E fu la lotta di Liberazione; fu guerra per chi
salì in montagna, boicottaggio e sabotaggio per
chi operò in città o nelle
campagne e per chi, prigioniero di tedeschi, rifiutò il ricatto nazista. Fu
schiavitù per chi si mise
al servizio dei nazisti. Il
popolo aveva scelto. Ferché questa scelta quasi
unanime nelle valutazioni e nei comportamenti,
questo quando incora
non si conoscevano le
atrocità e le complicità
dei fascisti nei delitti contro l’umanità? Ferché
questa scelta quando la
propaganda, la stampa,
ma soprattutto la scuola
avevano tenuto i cittadini
all’oscuro dei valori civili
e avevano imposto l’oscurantismo della mistica
fascista? Fu ragionamento, analisi per qualcuno,
ma per i più fu l’istinto, fu
il risorgere dalle ceneri di
20 anni di distruzione dei
valori antichi che ognuno
per conto suo possedeva
nel suo Dna.. Il nemico
era il fascismo, la prepotenza, il disporre dei cittadini. L’uomo mandato
dalla Frowidenza, l’uomo che spedisce la «pi
bela gioventù» a morire
per togliere la libertà ad
altre genti. «Madri, non
fateli più i vostri figli, che
ve li tolgono così per
mandarli a morire» fu il
grido, nei diversi dialetti e
patuà, udito lungo le
pensiline delle stazioni
da cui. partivano le tradotte. Questi i motivi della decisione di quel giorno. E fu contro il fascismo
e i suoi uomini, contro le
sue nefandezze, contro
l’inciviltà.
8 settembre 2000: in
questi 57 anni i tentativi
di togliere valore alla
spontaneità degli italiani
nel ritrovare se stessi sono stati infiniti. Si è giocato sul significato di
espressioni come «guerra
civile», «ordine costituito», «fedeltà al giuramento», «tedeschi cattivi e italiani brava gente» e ancora «i morti sono tutti uguali». No: non fu guerra
civile ma guerra contro
l’inciviltà. No; il potere
costituito si deve annullare ed esautorare se è liberticida. No: i giuramenti richiesti ed estorti, pretesi senza alternativa,
non sono un impegno a
diventare complici. No;
non si confondono i fascisti con gli italiani di
quei momenti; e furono
anche, più di quanto
pensiamo, i tedeschi che
non accettarono il nazismo e qualcuno, ma pochi, che lo combatterono.
No: è stolto parlare in
questo contesto di morti
tutti uguali; ben lo sappiamo che da morti torneremo tutti alla terra
nello stesso modo, ma
noi il giudizio su quei
morti lo diamo di quando
erano vivi.
Perché ho voluto oggi
sviluppare questi miei
pensieri? Perché oggi,
anche se le tempeste
provocate da fascismo e
nazismo si sono placate,
sotto la superficie delle
acque apparentemente
calme sembrano agitarsi
per riemergere tutte le
peggiori proposizioni
che portarono nella competizione politica e nella
organizzazione dello stato alla nascita del bubbone fascista. Non ci stupiremo se vedremo nascere, e forse è già nato,
chi ci chiederà il potere
perché uomo mandato
dalla Provvidenza e perché se lo sente dentro,
lui, di essere stato mandato da Dio.
Dichiarazione della Comunità di base di Pinerolo
Non c'è soltanto il Vaticano
«L’ultima dichiarazione
vaticana Dominus Jesus
ha destato sorpresa e
scalpore per la sua chiusura dogmatica e la sua
arroganza culturale e teologica. Ma chi si stupisce
è ingenuo». Con queste
parole la Comunità di base di Pinerolo-Associazione Viottoli ha preso
posizione rispetto all’ultimo documento ufficiale
NELLE CHIESE VALDESI BHHHB
LUSERNA SAN GIOVANNI — Domenica 17 settembre, alle 15, riunione alla Briolera presso la faniiglia
Pisani. Domenica 1° ottobre culto di ripresa attività.
POMARETTO — Culto al Centro anziani di Perosa
Argentina, venerdì 22 settembre, alle 16.
PRAMOLLO — Domenica 1“ ottobre ore 10, culto
con assemblea di chiesa. All’ordine del giorno la relazione del deputato al Sinodo e comunicazioni sulla
situazione degli stabili.
SAN SECONDO — Domenica 17, alle 10, culto presieduto dal predicatore locale Rino Cardon. Lunedì
18 alle 20,45 riprende l’attività della corale: rivolgiamo un caloroso invito a quanti volessero impegnarsi
in questo prezioso servizio; abbiamo bisogno di voci
nuove e speriamo in tale occasione di dare il benvenuto a fratelli e sorelle che vogliano dare il proprio
contributo.
VILLASECCA — Domenica 17 settembre, alle 9, culto a Combagarino; nel pomeriggio, alle 15, a Bovile.
vaticano in merito al rapporto fra la Chiesa cattolica e le altre fedi. «L’ortodossia cattolica - prosegue il gruppo di Pinerolo
- non è sostanzialmente
cambiata e pensa di avere il monopolio della salvezza. Negare che esistano altre vie di salvezza
aventi pari dignità del
cristianesimo sembra oggi un’affermazione incredibile per una persona
sana di mente e di media
cultura. Ma il papato è
una struttura accecata
dalla spirale del potere e
non riesce a vedere oltre
gli interessi di una casta
che è prigioniera delle
proprie ideologie, di una
rozza arroganza e, in
questo caso, di una ridicola ignoranza biblica.
Certo, non può un burocrate e capo di stato come il papa essere esperto
in teologia (sarebbe troppo esigere tale competenza in un papa che è
occupato soprattutto nella gestione del potere e
nella cura dell’immagine), ma almeno potrebbe
consultare qualche altra
voce oltre i teologi di corte e i cardinali di curia.
Però attenzione: sarebbe
grave se noi dessimo eccessiva importanza a
questo sproloquio di un
potere in delirio e in disperata difesa di sé. La
teologia vaticana va presa
per quel che è: una difesa
di posizioni di potere priva da sempre di solide
basi bibliche e culturali.
Occorre acquisire e diffondere una nuova coscienza cristiana che sappia, in obbedienza alla
parola di Dio, rimanere
libera dai ceppi ideologici
che le gerarchie cattoliche vogliono imporre al
popolo di Dio. È importante lavorare, studiare,
pregare e fare comunità e
fare teologia in una dimensione nuova, nutrita
di confronto, di apertura,
di humour, di libertà. Ma
c’è dell’altro: il conclave
si avvicina e si sta scrivendo l’identikit del nuovo papa. La curia vuole
garantire una totale continuità sui temi della morale, del magistero, della
disciplina ecclesiastica».
10
PAG. 10 RIFORMA
E Eco Delle Yalu "Iàldesi
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.w»« Iniziativa deH'associazione «Il sassolino bianco»
Inizia a Bobbio il soggiorno
di sedici ragazzi bielorussi
DANIELA CRILl L’associazione «Sasso- Bobbio Pellic
Pinerolo
Concorso
ippico
SONO arrivati in vai
Pellice i 16 ragazzi di
Radun, città della Bielorussia, con l’accompagnamento di una maestra
e di un’interprete, che
per il terzo anno consecutivo trascorreranno 5
settimane di «vacanza e
studio» al Centro vacanze
dell’Esercito della Salvezza di Bobbio Pellice, fermandosi fino al 7 ottobre.
Questa iniziativa di accoglienza viene portata
avanti dall’associazione
«Sassolino bianco», con il
coordinamento locale di
alcuni membri dell’Associazione evangelica di volontariato, Aev, e la collaborazione di volontari e
di varie Pro Loco che si
sono prodigate per far si
che i ragazzi si sentissero
un po’a casa loro. ^
L’associazione «Sassolino bianco» ha sede a Firenze, ed è un’associazione nazionale di volontariato che si occupa della gestione di iniziative
rivolte in particolar modo al mondo dell’infanzia; porta avanti numerosi progetti di aiuto
umanitario verso i minori in difficoltà come, ad
esempio, quelli della Bielorussia. Da pochi mesi è
nata una sezione locale
per la gestione del soggiorno a Bobbio Pellice,
soggiorno che permette
ai ragazzi di poter passare delle vacanze in ambienti lontani dalle zone
contaminate dalle scorie
radioattive di Cernobil;
inoltre per gli stessi ragazzi è possibile usufruire di cure mediche presso l’ospedale di Pisa.
«I ragazzi ospitati a
Bobbio Pellice provengono da un orfanotrofio
lontano dalle zone ritenute più colpite dal disastro di Cernobil, e dunque non soggetto agli
aiuti umanitari che sono
arrivati in tutti questi anni - spiega Roberto Charbonnier, rappresentante
dell’associazione - l’istituto versa in condizioni
gravissime e noi, oltre a
portare avanti il discorso
di ospitalità, vorremmo
intervenire anche materialmente nella realizzazione di alcuni lavori
nell’orfanotrofio, con
progetti di ristrutturazione interna. Parte delle
spese è coperta dal contributo deH’8 per mille
della Chiesa valdese, ma
non è sufficiente e per
questo chiediamo il contributo di chiunque sia
interessato ad aiutarci».
Ex deportato, lavorò per anni conne falegname
E morto Alberto Benecchio
ENRICO GAY
DOPO lunga malattia
è deceduto all’ospedale di Pinerolo Alberto
Benecchio, ex deportato,
rientrato in Italia nell’agosto del 1945. Riprese
allora il suo lavoro di falegname alla Stamperia
Mazzonis di Torre Pellice
e con grande interesse e
volontà per più di 15 anni
fece parte dell’Unione
giovanile dei Coppieri in
qualità di suggeritore della filodrammatica in col
laborazione con Attilio
Pasquet. In quegli stessi
anni (’54-57) i giovani
dell’Unione sotto la sua
guida ampliano la sala
giovanile e rifanno il pavimento della chiesa dei
Coppieri contando sull’
aiuto gratuito di due falegnami palchettisti della
ditta Pasquet di Torre
Pellice, Emilio Travers e
Rinaldo Bouvier, coadiuvati dal muratore Angelo
Domine. Una ventina di
giovani partecipò ai lavori, con grande impegno di
tutti tanto più che si lavorava alacremente la sera,
dalle 20,30 in poi.
In quel periodo presidente dell’Unione giovanile era Silvio Martinat;
fu proprio «Bertu» Benecchio a costruire per
l’Unione il primo tavolo
da ping pong e a farci da
maestro. Grazie Bertu,
per il tuo impegno e per
la tua pazienza verso noi
giovani di ieri. Gli ex
unionisti che ti hanno
conosciuto ti ricorderanno sempre con affetto!
DAVIDE ROSSO
COMINCERANNO con
il 14“ Concorso ippico internazionale di salto
ostacoli Csi-A, che si terrà
il 15,16 e 17 di settembre,
le due settimane dedicate
all’ippica in piazza d’Armi a Pinerolo (il 22, 23 e
24 si terrà il 13“ Concorso
ippico nazionale di salto
ostacoli tipo-A). Angelo
Distaso, ormai da anni
anima dei concorsi ippici
pinerolesi, è raggiante:
«Anche quest’anno, a dimostrazione dell’importanza dei concorsi pinerolesi, abbiamo una richiesta di partecipazione
superiore alla disponibilità effettiva. Per il concorso internazionale abbiamo dovuto respingere
più di 100 cavalli avendo
già occupati i circa 280
posti disponibili e il numero delle richieste di
iscrizione per quello nazionale è anche superiore». Sembra tutto pronto
quindi per questo settembre ippico che per
numeri e nomi dei partecipanti si prospetta interessante e combattuto.
Chiesa valdese di Pramollo
Visita in Germania
IVANA COSTABEL
L> 8 e 9 luglio scorsi
I una dozzina di persone della comunità di
Pramollo, insieme a un
gruppo della comunità di
Angrogna, soprattutto
coralisti, hanno partecipato ai festeggiamenti
organizzati per i 300 anni
della fondazione della
comunità di Neuhengstett, in Germania, rispondendo a un invito
rivoltoci un anno fa.
Si tratta di una comunità fondata dai valdesi
fuggiti da Bourcet. Molte
delle vicende e dei fatti
salienti dei primi anni
successivi all’arrivo dei
«Bourcetin» in quei luoghi ci sono stati narrati,
ahimè in tedesco, nel
corso di una eccellente
rappresentazione teatrale a cui abbiamo assistito
il sabato sera. La parte
più «culturale» dei festeggiamenti prevedeva
una serata di dibattiti
con la partecipazione
di personalità politiche
e rappresentanti delle
chiese locali, intercalati
dai canti delle corali di
Angrogna e di Neuhengstett e da brani suonati
dalla banda e il culto domenicale che ha raccolto
più di 500 persone. A entrambi ha partecipato il
professor Paolo Ricca,
che abbiamo rivisto con
piacere e ascoltato come
oratore tedesco.
Il nodo centrale delle
manifestazioni è stata
però, la spettacolare sfilata di 86 carri o gruppi
che nel pomeriggio della
domenica ha percorso
tutte le vie della cittadina, tra ali di folla che non
avremmo mai immaginato. Già perché a sfilare
c’eravamo anche noi! Col
carro numero 7 gli angrognini, vestiti col costume
valdese e cantando, trainavano una coppia dei
monumenti di Sibaud e
Chanforan, simboli della
storia valdese. Col carro
numero 74 alcune pramolline, con bambini,
trasportavano un carico
di fieno e attrezzi vari,
simbolo dell’antico lavoro contadino. È stata una
festa di tutto il paese e di
quelli vicini, le case erano addobbate con bandierine preparate per 1’
occasione e rami di abete, tutta la popolazione
ha partecipato, al di là di
ogni nostra immaginazione. E dopo ci aspettavano quantità sorprendenti di squisite torte fatte in casa! Sfidando il
freddo, siamo pure stati
accompagnati a Wilbad,
nella Foresta nera, una
località bellissima, di cui
però la nebbia e la pioggia non ci hanno permesso di godere appieno.
Sono state due giornate molto intense, si sono
instaurati rapporti di
amicizia sincera con le
famiglie che ci hanno
ospitato molto fraternamente, con le persone
che ci hanno fatto da
guida e da interprete e,
non meno importante,
anche tra di noi, angrognini e pramollini, che
magari prima ci conoscevano solo di vista.
«Les harmonies» in trasferta
La terra dei nuraghi
Un viaggio nella Sardegna dei nuraghi e della
tradizione musicale: una
esperienza, quella del
coro «Les harmonies»,
particolarmente coinvolgente. Dopo la visita alle
Valli del coro «Juvenes
cantores» di Sinnai (Ca),
e il successo dei tre concerti a Frali, al Forte di
Fenestrelle e a Luserna
San Giovanni, organizzati con la collaborazione
degli enti locali, per i sardi è arrivata la possibilità
di ricambiare l’ospitalità.
Dal 24 al 31 agosto i coristi de «Les harmonies»
hanno infatti visitato la
provincia di Cagliari.
«Lo scambio - racconta la presidente, Adriana
Prochet - è nato dalla
proposta di una nostra
corista con origini sarde:
ci siamo trovati subito a
nostro agio con il coro
"Juvenes cantores”. Un
viaggio è anche l’occasione per vivere insieme,
seppur per un breve periodo. «In Sardegna siamo stati ospitati in una
scuola media allestita allo scopo di accoglierci al
meglio: questa era la
APPUNTAMENTI
14 settembre, giovedì
PINEROLO: Alle 21, nell’area spettacoli della Festa
dei giovani, incontro col filosofo ed ex sindaco di Venezia Massimo Cacciaci sul tema: «Nuova economia,
vecchie povertà: lavoro, società, diritti».
ANGROGNA: Alle 21, nella sala delle attività culturali, il Gruppo teatro Angrogna presenta il video «Gino classe 1924: una storia di Resistenza», per la regia
di Enrico Venditti.
15 settembre, venerdì
SALUZZO: Nello spazio espositivo dell’ex quartiere
militare di via Montebello, alle 20,30, convegno su
«Salame, formaggio, vino & c. Il gusto e il business».
PINEROLO: Alle 21, per la Festa giovani, nell’area
spettacoli, incontro su «Il grido e le speranze che vengono dcilla periferia del mondo». Padre Alex Zanotelli
e il comico Beppe Grillo affronteranno la questione
del debito, del consumo critico, del commercio equo
e solidale.
BRICHERASIO: Alle 21, nella scuola media, presentazione del libro di Lorenzo Tibaldo «Leggere, scrivere e far di conto».
TORRE PELLICE: Alle 15, alla biblioteca comunale,
ultimo incontro del laboratorio di lettura fiabe, per
bambini e ragazzi dai 4 anni in su.
16 settembre, sabato
PINEROLO: Alle 18, alla Festa giovani, incontro con
Gerard Lutte: «Giovani del Sud e del Nord del mondo», violenza e liberazione. Alle 21 concerto finale
con «Gli amici di Roland».
BRICHERASIO: Per la «Festa dell’uva», si svolge il
cross della vendemmia, esibizione di musica e danze
eccitane, pedalata ecologica. Tel 0121-59105.
17 settembre, domenica
FRALI; Sagra della patata, con pranzo a base di patate provenienti da coltivazione biologica, riscoprendo le tradizioni delle borgate di Frali.
SALUZZO: Nel pomeriggio visite guidate al territorio delle terre del Marchesato, partendo dal Villaggio
del gusto (ex caserme di via Montebello). Alle 17,30,
cabaret con Franco Neri.
BRICHERASIO: Alle 9,30, «Cross della vendemmia», corsa podistica non competitiva; alle 14,30 pedalata ecologica dei quattro Comuni, tra Bricherasio,
Garzigliana, Osasco e San Secondo.
VILLAR PEROSA: Gran polentata alle Caserme.
18 settembre, lunedì
TORRE PELLICE: Alle 20,30, nella sala consiliare
della Comunità montana in corso Lombardini 2, secondo incontro del ciclo promosso dalTAcat vai Pellice sui problemi legati alTalcolismo; tema dell’incontro «L’alcol e i suoi effetti».
22 settembre, venerdì
TORRE PELLICE: Alle 21, nel tempio, concerto della «Brass band», fanfara svizzera dell’Esercito della
Salvezza. Entrata libera.
prima volta che stavamo
insieme una settimana
intera, abbiamo imparato a conoscerci, a conoscere i nostri pregi ma
anche i nostri limiti».
Con la possibilità di visitare le realtà locali; la
città di Cagliari, i cavalli
selvatici e i nuraghi preistorici. «Lo scambio è
stato anche gastronomico - continua Adriana
Prochet in vai Pellice i
sardi hanno ricevuto in
dono i cioccolatini della
Caffarel, mentre laggiù ci
è stato regalato il miele
dell’azienda Tabani». In
Sardegna «Les harmonies» si sono esibiti due
volte dal vivo, ma «queste non sono state le uniche occasioni per cantare insieme e divertirsi».
Qualip rogetti per il futuro di «Les harmonies»?
«Ricambiare la visita del
coro "Marmolada” di Venezia e iniziare il gemellaggio con un coro di
Marsiglia con il quale
avevamo già avuto un
concerto. Nel prossimo
mese dovremo riprendere le prove in vista dei futuri concerti».
È di Luserna, gioca nel Genoa
Il terzino Nicola
ERMINIO PODESTÀ
Davide Nicola, che di
professione fa il calciatore nel ruolo di terzino,
dopo una parentesi in
prestito alTAndria, all’Ancona e al Pescara è tornato al Genoa calcio. Lo
incontriamo allo stadio
Pio XII al termine di una
seduta di allenamento
con i suoi compagni; un
buon giocatore, ormai
ventisettenne; un forte
legame con le Valli; è nato infatti a Luserna San
Giovanni. Gli chiediamo
di parlarci un po’ della
sua carriera calcistica e
delle sue origini.
«Sono nato a Luserna
San Giovanni in una famiglia cattolica pur essendo una zona in maggioranza abitata da vaidesi. Da piccolo mi sono
trasferito con i miei a Vigone, un paese che dista
25 km da Luserna. Qui,
nella locale società calcistica, ho iniziato a giocare nelle squadre dei ragazzi e quindi sono passato per due anni nel Pinerolo per poi ritornare
al Vigone e sono stato
notato dagli osservatori
del Genoa che mi ha acquistato e ho disputato
con questa squadra il
campionato “primavera”. Quindi sono stato
ceduto in prestito prima
all’Andria e poi all’Ancona per fare esperienza».
- Dopo essere ritornato
a giocare nel Genoa per
due anni ecco un nuovo
allontanamento con il
prestito al Pescara dove
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stagione da dimenticare
a causa di un grave infortunio che lo ha tenuto
fermo per sei mesi...
«All’inizio della stagione scorsa infine sono
ritornato definitivamente al Genova e ho avuto
grosse soddisfazioni perché ho giocato un campionato da incorniciare».
- Adesso sta per iniziare una nuova avventura.
Come vede l’immediato
futuro?
«Non come età, ma come militanza in questa
squadra sono uno dei più
vecchi. E dopo tanti anni
desidero vedere il rovescio della medaglia. Credo che questa squadra
abbia le potenzialità per
tornare in serie A».
- Lei che è vissuto in
un’ambiente prettamente
protestante che cosa pensa dei valdesi?
«Io ho tanti amici vaidesi, mi sono sempre trovato bene con loro. Non
ho ancora fatto una mia
personale scelta di fede e
dunque non mi sento di
fare delle valutazioni in
merito. Mi interesso ai
vari problemi religiosi,
ma finora sono ancora in
ricerca. Un giorno avrei
desiderato fare il volontario in missione per fare
una esperienza di quel
genere. Ma in questo momento la mia missione è
la mia famiglia. Ho un
bambino e un altro in arrivo. Al servizio verso il
prossimo ci pensa mia
sorella che fra qualche
giorno partirà come missionaria nel Kenia. Per
me in seguito si vedrà».
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20 e 22,20.
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Italia (1966). e la sua passione per la riflessione teologica in un’epoca in cui poche
donne ancora a mia conoscenza in Italia sembravano
impegnate in questo campo,
aveva fatto nascere fra noi
ima bella amicizia.
A quel tempo collaboravamo insieme nel Consiglio nace, 95335S rionale dell’allora Federazio” ne femminile valdese, e ci occupavamo in particolare della doppia pagina delle donne
su L'eco delle valli valdesi-La
luce. La nostra corrispondenza rivela idee diverse, lei critica sull’attivismo degli evangelici, e io portata a nuovi indirizzi. Ma l’affetto superava
le divergenze di visuale.
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Trotta «Vigilare sulla laicità»
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Premetto di essere pienamen
te d’accordo con l’autore cir
ca il fatto che noi evangelici
(ma anche i laici) dobbiamo
continuamente vigilare che la
scuola sia e rimanga effettivamente laica. Tuttavia nel caso
in esame (mi riferisco al progetto di legge circa il ruolo de
gli insegnanti di religione già
approvato dal Senato) mi permetto di fare alcune considerazioni, dettate anche dalla
mia lunga esperienza di docente negli istituti di stato:
1) Innanzitutto la stragrande maggioranza degli insegnanti di religione in servizio
sono laici (e non sacerdoti,
come 50 anni fa) e quindi
hanno, come tutti gli altri
colleghi, obblighi familiari.
Perciò mi sembra giusto che
dopo un certo numero di anni di servizio il loro rapporto
di lavoro dia maggiori garanzie di stabilità. La contrazione della natalità oltretutto si
riflette sulla formazione delle
classi e perciò il loro status di
precari (oggi sono «incaricati
annuali») li espone a un continuo rischio di improvvisa
cessazione del rapporto di lavoro, con le conseguenze che
tutti possiamo immaginare.
2) Se ho ben capito, il progetto di legge recita: «Destinandoli agli insegnamenti
curricolari per i quali risultano abilitati», il che fa pensare
che ciò valga solo per coloro i
quali hanno altra abilitazione
che dia accesso ad altro insegnamento. Se riflettiamo sul
fatto che ancora oggi lo stato
impiega non abilitati per incarichi annuali di insegnamento (anche se definiti
«supplenze») e che da tempo
esistono i «passaggi di ruolo»
(docenti che, immessi in ruolo per una data materia 0 in
un dato tipo di scuola possono cambiare materia o tipo di
scuola se per essi abilitati),
non mi sembra che ciò possa
essere considerato un grosso
privilegio nei confronti degli
altri colleghi.
3) Si deve inoltre considerare che il nullaosta ecclesiastico può essere revocato per
il venir meno dell’appartenenza alla Chiesa cattolica
oppure, nel caso di ecclesiastici, per l’abbandono dell’
Una bibbìa tanti giochi
Un libro attivo per accompagnare
i racconti biblici
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Volume 1
Antico Testamento
64pp.,cod. 348
Volume 2
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Testamento
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Ogni volume, formato 23x32 cm, costa L. 15.000, Euro 7,74
Dopo il grander successo di II popolo del Libro, ecco il logico
seguito: i racconti della Bibbia trasformati in giochi per i bambini
in cui essi hanno una parte attiva che li fa entrare ancora meglio
nello spirito del racconto stesso.
Far scoprire ai bambini i racconti della Bibbia è una avventura af
fascinante; i piccoli entrano in un mondo dove le regole abituali
non hanno valore.
Claire Musatti
Guida a
Una bìbbia tanti giochi
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Il libretto per i genitori, monitori, catechisti
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Tra gli oppositori del fascismo c'era anche Liutprando Saccomani
Ustica 1927, un pastore evangelico al confino
VALDO snra
A Ustica, al confino, nel 1927, c’erano
un po’ tutti. Da Gramsci a Bordiga,
da Giuseppe Romita a Massarenti, dai
libici a Giuseppe Berti e a Giuseppe
Bentivogli. Ma c’era anche un pastore
evangelico, Liutprando Saccomani. A
Ustica opera un Centro studi e documentazione veramente meritorio di cui
è presidente Franco Foresta Martin.
Con il Comune di Ustica e l’appoggio
della Regione Sicilia, il 28 e 29 apsto si
sono svolte due giornate di studio dedicate a Nello Rosselli, lo storico fiorentino, fratello minore di Carlo, ii teorico
del «Socialismo liberale». Nello al confino fu condannato due volte e in Ustica
in particolare fu ristretto a due riprese,
una prima dal giugno 1927 al gennaio
1928, e una seconda neO’agosto 1929,
come rappresaglia per la fuga da Lipari
di Carlo insieme a Francesco Fausto
Nitti e agli altri compagni.
In quest’epoca di denuncia pubblica
di paure o dì nicodemismi degli uomini
di cultura verso il regime fascista, Nello
Rosselli rappresenta un punto di riferimento molto preciso in senso contrario. Per le premure del presidente della
Giunta per gli studi del Risorgimento,
Boselli, è deU’intelligente storico fascista Gioacchino Volpe, a Rosselli viene
fatta un’offerta molto vantaggiosa: firmare una dichiarazione (che non sarebbe stata resa pubblica) in cui Nello si
impegnava ad attendere unicamente
agli studi. Ma lui rispose che, da liberale
convinto, riteneva suo dovere occuparsi
delle vicende del suo paese, e avere verso l’esecutivo un atteggiamento costante di critica.
Le due giornate di studio hanno ben
tratteggiato le caratteristiche di storico
e di antifascista di Nello Rosselli. L’autore ài Mazzini e Bakunin e di Carlo Pisacane doveva finire ucciso da 17 pugnalate, insieme a suo fratello Carlo, a
Bagnoles de TOme il 9 giugno 1937. Gli
autori materiali del delitto furono i cagoulards francesi, ma il mandante fu il
governo fascista italiano. Per i loro servigi, i cagoulards ottennero una cassa di
mitra Beretta.
Ma non è questo l’argomento di questo intervento. Piuttosto ci troviamo di
fronte a un’ennesima prova del carattere aperto e cordiale di Nello Rosselli.
A Ustica c’era dunque anche il pastore
evangelico Liutprando Saccomani.
Nella mostra fotografica sul confino
presentata nella sala del convegno, egli
figura a più riprese accanto agli confinati. Di che cosa era colpevole? Qualcuno dice che la sua colpa era quella di
avere, in una predica, parlato male di
san Francesco; altri parla di una colpa
precedente a quella, e cioè di avere tenuto un affollato comizio durante i
precedenti moti agrari di Gioia del Colle, che portarono anche a morti e feriti,
e di cui il fascismo sì sarebbe al momento buono ricordato. Il Centro di
Ustica adesso, comunque, vuole ricostruirne la biografia.
Ma torniamo alla vita del confino, dove si erano ricreati gruppi per appartenenza politica o regionale. Il problema
era che Saccomani era un po’ un pesce
fuor d’acqua in un ambiente del genere: voleva vendere delle Bibbie, ma pare
che nessuno volesse comprargliele. Fu
Nello Rosselli, un ebreo, che lo invitò a
casa sua, per leggere insieme alcune
pagine della Bibbia. Di questa sua esperienza ha anche scritto nei suoi ricordi
dal confino. Credo che sia bello ricordare questo momento di intimità e di
ricerca comune tra il futuro martire antifascista e il nostro pastore evangelico
e aver sentito, così come a me è capitato, ricordare in queU’isola Liutprando
Saccomani e la sua testimonianza.
Chi avesse ricordi o documentazione
da segnalare, può prendere contatto
con il Centro studi e documentazione,
' Isola di Ustica, cortile Calderaro 1,
goÓlOUstica
(e-mail: centrostudiustiea@tin.it).
abito talare, ovvero per aver
manifestato idee, anche politiche, non in linea con gli insegnamenti cattolici. Credo
che in questi casi l’approvazione del suddetto progetto
di legge garantisca al docente
stesso una libertà di coscienza che attualmente è molto
limitata dalle sue necessità
economiche. Mi meraviglio
anzi che la Chiesa cattolica
non abbia posto il veto alla
possibilità del reimpiego di
codesti docenti in altri insegnamenti: i più anziani si ricorderanno il caso del prof.
Ernesto Buonaiuti (anche se
la situazione in quel caso era
alquanto diversa).
Mi rendo conto che detto
disegno di legge, se approvato, può dar luogo a utilizzi
impropri per giungere alla
meta attraverso percorsi più
brevi, ma quale legge in Italia
può dirsi tanto perfetta da
non dar luogo ad abusi o ad
usi impropri? Spero che questo mio intervento possa contribuire a un dibattito più
ampio su questo argomento
che investe il problema della
libertà di coscienza di tanti
docenti di religione; se non
vado errato nel nostro corpo
pastorale vi sono almeno due
ex insegnanti di religione cattolica: gradirei molto conoscere il loro parere in materia.
Paolo Olivieri - Napoli
ifGay Pride»
lettera aperta
Carissimo pastore Giuseppe Anziani, ho visto anch’io
la sera del 13 luglio su Raidue
il servizio dedicato dal programma condotto da Michele
Santoro al corteo conclusivo
del «World Gay Pride» e ne
ho riportato le sue stesse penose impressioni, anche perché quel montaggio ne ha
privilegiato, insistendovi di
proposito, le immagini più
apertamente repellenti. Con
l’effetto che sappiamo e di
cui la stessa causa omosessuale non aveva e non ha alcun bisogno. Che certuni fra
gli omosessuali, per affermare provocatoriamente la loro
identità negata, sentano la
necessità di trasformarsi in
osceni pagliacci non può che
riempire di tristezza; ne conosco altri che sono persone
serissime e non si sono affatto riconosciuti nelle gratuite
esibizioni di quel baccanale
romano e le hanno anzi duramente respinte come lesive
per il graduale processo di affermazione dei loro diritti.
Comunque, mi offende assai più che in concreto sia
stata questa l’unica clamorosa occasione, enfatizzata dai
mass media, di opposizione e
di protesta a Roma contro il
ben più scandaloso carnevale
sacro, lungo un intero anno,
del Giubileo cattolico, mentre la celebrazione del 400“
anniversario del rogo di Giordano Bruno a Campo de’ Fiori e la manifestazione del 1“
maggio alternativa a piazza
Navona, organizzata da una
parte della Cgil e da Rifondazione comunista, sono passate sotto silenzio.
Quanto al più specifico
problema della compatibilità
di una rivendicata condizione omosessuale con una altrettanto esplicita confessione e militanza cristiana, riconosco di non avere la competenza necessaria né in teologia né in etica per giustificarla, come tentano di fare altri
fra noi, senza portare per la
verità argomenti molto convincenti. Personalmente, mi
opporrei di sicuro all’affidamento del ministero pastorale nella mia comunità a persona che si dichiari pubblicamente omosessuale e si comporti di conseguenza.
D’altra parte, quanti adulteri, per rimanere nella sfera
sessuale, o ladri, anche a
danno della stessa chiesa, o
sfruttatori notori di operai o
altri poveri peccatori abbiamo tollerato, negli anni, nelle
nostre chiese? Perché dunque proprio e quasi solo gli
omosessuali devono fare tanto problema? La questione è
aperta come una piaga sanguinante e tale rimarrà, è
presumibile, per lungo tempo: nell’amore di Gesù Cristo
sta la risposta,ma non è facile né trovarla, né esprimerla.
Nel caso che ci interessa dire che nell’amore di Dio per
le sue creature, che si è manifestato nella croce del Golgota, non c’è paura, come diceva lo striscione della Fgei presente in quel corteo, non significava fornire una gratuita
né richiesta legittimazione al
più doloroso degli amori
umani (bene spesso assai
lontano dalla violenza di tanti
stupratori «etero», pedofili,
prosseneti, gestori di sexyshop, frequentatori di prostitute, esibitoti di nudo per
pubblicità, voyeurs...). Significava invece indicare anche in
quel luogo, anche tra «quelli»,
con qualche inevitabile rischio di fraintendimento, come capitava a Gesù, la possibilità e la speranza di una vita
nuova vìssuta nell’agape anche su questa terra, non solo
nel regno dei cieli. Altro per
ora non saprei, né vorrei dire.
Giacomo Quartino - Genova
i Germania
xenofoba
Nell’ultimo capoverso del
suo articolo «Gli schiavi di
Hitler» (Riforma n. 32), Giuseppe Platone riferisce l’opinione di Susanne Labsch:
«Quanto alla violenza neonazista di oggi, occorre coglierne la dimensione sociale legata alla mancanza di prospettive concrete della gioventù dell’ex Germania orientale», e poi parla delle
«ombre delle due dittature»
tedesche. È vero che nei Länder dell’ex Ddr ci sono più attentati neonazisti, ma anche
nell’Ovest ce ne sono tanti:
Solingen, Lubecca, Ludwigshafen, Düsseldorf...
Non è un fenomeno soltanto orientale, ma tedesco in generale. E, di più, gli attentatori
in maggioranza non sono disoccupati, e neppure provengono da famiglie distrutte. Già
il Servizio di sicurezza statale
(Stasi) della Ddr aveva osservato il fenomeno di gruppi
neonazisti e violenti, come
pure molto di più i servizi
nell’Ovest, ma qua e là lo minimizzavano. La violenza xenofoba, antisemita e nazista
dei giovani non si radica nella
ex Ddr, ma nella coscienza dei
genitori e nonni (più nell’Est,
perché qui mancava l’esperienza della convivenza con
stranieri). Questi giovani si
sentono gli esecutori eroici di
un’opinione generale, e non
si sbagliano tanto.
Non basta formulare dichiarazioni come quella di
Stoccarda (1946) o quella
odierna del Präses Kock, e
partecipare alle dimostrazioni contro la destra; c’è bisogno di un cambiamento di
coscienza pubblica e personale, che negli ultimi 55 anni
non si è verificato a sufficienza. Ne sono responsabili anche i politici e altre persone
di ruolo pubblico, che alimentano la xenofobia (contro gli immigrati che chiedono asilo politico) e che minimizzano il passato nazista.
Ne sono responsabili anche
le chiese, se non parlano
chiaramente dell’amore verso lo straniero e non lo praticano sufficientemente.
Tilman Hachfeld - Berlino
La rubrica
«Passatempo»
dopo la pausa estiva
riprenderà nei
prossimi numeri
PARTECIPAZIONI
«Quand'anche camminassi
nella valle dell’ombra
della morte non temerei
male alcuno, perché
tu sei con me»
Salmo 23, 4
È serenamente mancata
Yvonne Costantino Codino
di anni 91
Lo annunciano la nipote, le cugine e la comunità dell'Asilo valdese di Luserna San Giovanni.
Un grazie al pastore Claudio
Pasquet per la sua premurosa
assistenza spirituale e al dott.
Enrico Genesi.
Luserna San Giovanni
14 settembre 2000
Livio Gobello con Tatiana, unitamente a Elvina Bellion, Gabriella Charbonnier, Ermelinda
Pons e Marina Zoppi ricordano
con affetto e riconoscenza
Yvonne Costantino Codino
Luserna San Giovanni
14 settembre 2000
RINGRAZIAMENTO
«L’anima mia s’acqueta
in Dio solo; da lui viene
la mia salvezza.
Egli solo è la mia rocca»
Salmo 62, 1-2
I familiari del caro
Renato Crassi
vogliono esprimere il loro più
sentito ringraziamento per la
grande manifestazione di affetto
e conforto ricevuta in questo doloroso momento da tutti quanti
conoscevano e amavano Renato; parenti, amici, vicini di casa.
Un particolare pensiero va al
caro Renzo Genre, alla famiglia
Ida Paschetto e a Mirella. Un
commosso grazie al pastore Vito
GardioI per il suo messaggio di
speranza. Grazie ancora ai medici e personale infermieristico
che si sono prodigati per lui,
all’Ana di San Secondo, agli amici del Bar Italia, aH’amico Dario
Pons delle Onoranze funebri per
la sua disponibilità.
S. Secondo, 15 settembre 2000
Per la
pubblicità
su
tei. 011-655278, fax 011-657542
12
PAG. 12 RIFORMA
VENERDÌ 15 settembre 2onn
Al Gore è un battista del Sud, Lieberman è ebreo, Bush e Cheney sono metodisti
Il ruolo della religione nella campagna elettorale Usa
La religione e la moralità
dovrebbero svolgere un ruolo
importante nei prossimi mesi
durante la campagna elettorale per la presidenza Usa
nella quale sono impegnati
l’attuale vicepresidente, Al
Gore, per i democratici, e il
governatore del Texas, George
W. Bush, per i repubblicani.
La decisione di Al Gore di
scegliere il senatore Joseph
Lieberman come vicepresidente ha aggiunto un accento
religioso alla campagna dei
democratici; Joseph Lieberman è infatti il primo ebreo e
il primo non cristiano ad essere impegnato nella campagna presidenziale di un grande partito. La sua immagine è
quella di un uomo integro, legato ai valori morali.
Per Nancy Ammerman, docente al Seminario ecumenico di Hartford, «sarà difficile
per i cristiani evangelici (conservatori) affermare che Dio è
soltanto dalla loro parte», perché rispettano la religione di
Lieberman. «Questo cambia il
tono della campagna». Per Richard Land, presidente della
Commissione «etica e libertà
religiosa» dei battisti del Sud,
con il «ticket» Gore-Lieberman, sarà difficile per i sostenitori di Gore attaccare i conservatori «che cercano di far
pesare le loro convinzioni religiose sulle questioni frustranti di politica pubblica del
paese» (la Convenzione battista del Sud è la più grande
chiesa protestante degli Usa e
una deUe più conservatrici).
Secondo la Ammerman, potrebbe essere la prima volta
nella storia degli Usa che i
canditati di un grande partito
siano così versati in teologia
come Gore e Lieberman; ora.
Al Gore
George W. Bush
ironia della sorte, essi appartengono a un partito considerato più liberale e laico del
partito repubblicano. 11 «ticket» democratico, dice la Ammerman, ha mostrato la forza
durevole di due tendenze delle tradizioni religiose americane: il pluralismo religioso e
il liberalismo cristiano.
Joseph Lieberman, ebreo
praticante, ossérvànte del Sabato e del regime kasher, ha
citato il libro delle Cronache
durante l’annuncio ufficiale
della sua selezione come vice
di Al Gore. Al Gore, un battista
del Sud, ha studiato all’Istituto di teologia dell’Università
Vanderbilt nel Tennessee prirha di lanciarsi in politica. Ha
detto di essere stato influenzato dall’opera di Reinhold
Niebuhr, teologo protestante
americano liberale.
George W. Bush, un metodista unito, ha anch’esso parlato apertamente della sua
fede. Noto come un uomo un
po’ frivolo prima di entrare in
politica, egli ha parlato della
sua conversazione con l’evangelista Billy Graham a
metà degli Anni 80 come di
una svolta nella sua vita che
lo ha spinto a impegnarsi seriamente dal punto di vista
religioso. In quanto governatore del Texas, George W. Bush aveva istituito nello stato
una «giornata di Gesù» e aveva chiesto ai texani di compiere buone azioni nella tradizione di Gesù. All’inizio di
quest’anno aveva dichiarato,
durante un dibattito con altri
candidati repubblicani, che
Gesù è il pensatore che lo ha
maggiormente influenzato.
Dick Cheney, scelto come
vice di Bush e ex segretario alla Difesa del presidente Geor
ge Bush, padre del candidato
attuale, ha parlato poco di religione durante là campagna.
Anch’egli, come Bush, è un
metodista unito. Secondo Jay
Rock, direttore delle relazioni
interreligiose presso il Consiglio nazionale delle chiese
Usa, «siamo il paese più religioso del mondo eppure c’è
una netta separazione tra
chiesa e stato. Alla fin fine, è
difficile per i politici fare della
religione una posta in gioco».
La questione morale però
dovrebbe toccare la corda
sensibile degli elettori delusi
dal presidente Clinton la cui
presidenza è stata tribolata
dall’affare Monica Lewinsky.
La scelta di Lieberman, che è
stato uno dei primi a criticare
Clinton durante T«affare
Lewinsky», dimostra chiaramente che Gore cerca di
prendere le distanze da Clinton, ritengono alcuni osservatori. «Lieberman sembra
aiutare Al Gore a porre l’accento sulla moralità e a creare un’immagine [differente
da quella di Bill Clinton]», ha
dichiarato Nancy Ammerman, precisando che «i conservatori non perdoneranno
mai a Bill Clinton un certo
numero di cose».
Richard Land (della Convenzione battista del Sud)
ha sottolineato che Joseph
Lieberman è «un uomo che
prende sul serio la reUgione e
che mette in pratica questo
impegno nella sua vita», aggiungendo però che «Tefficacia potenziale» di questa
scelta è «ridotta a nulla» a
causa della posizione liberale
del senatore ebreo riguardo
all’aborto. Ha inoltre criticato l’appoggio del senatore ai
diritti degli omosessuali e del
Dick Cheney
Joseph Lieberman
le lesbiche nel campo lavorativo. Per Jay Rock, del Consiglio nazionale delle chiese, il
fatto che Lieberman sia un
ebreo praticante interpellerà
non solo gli ebrei ma anche i
membri di altre religioni. La
scelta del senatore ebreo è
stata generalmente vista come un grande passo nella
storia politica degli Usa, e alcuni l’hanno paragonata alla
vittoria storica di John Kennedy nel 1960 quando egli diventò il primo presidente
cattolico romano.
Tuttavia Abraham H. Foxman, direttore della Lega antidiffamazione, organizzazione di lotta contro l’antisemitismo, ha rimproverato al senatore Lieberman di usare troppo la religione a fini elettordi.
Il 28 agosto, la Lega ha messo
in guardia Lieberman contro
riferimenti troppo frequenti
alla sua fede nei suoi discorsi.
L’avvertimento è contenuto
in una lettera inviata a Lieberman in seguito a un discorso
pronunciato a Detroit nel
quale aveva chiesto il rafforzamento del ruolo della religione nella vita americana.
«Pensiamo che la religione
non dovrebbe essere utilizzata nella campagna e nell’arena politica - ha detto Foxman
Certo, non c’è nulla di male
a proclamare la propria fede e
ad andare in chiesa o alla sinagoga, ma questo è quasi
“colportaggio”».
Nel suo discorso di Detroit,
Lieberman aveva detto che la
sua nomina avrebbe incoraggiato la gente «a sentirsi libera di parlare della propria religione» e avrebbe rafforzato
l’idea che «c’è uno spazio per
la religione nella vita pubblica americana». (erti)
* Il Vertice del millennio per la pace
Konrad Raiser: «Un passo
sulla via del dialogo»
I
Il pastore Konrad Raiser,
segretario generale del Consiglio ecumenico delle chiese
(Cec), ha criticato alcuni
aspetti del Vertice del millennio per la pace nel mondo
svoltosi a New York dal 28 al
31 agosto scorso. In un’intervista rilasciata nei giorni
scorsi Raiser si è congratulato
per l’evento, salutato come
una «ricca esperienza», che
ha riunito leader religiosi nella sede dell’Onu a New York,
sottolineando che questi ultimi si sono impegnati a «riaffermare e sostenere la missione essenziale delle Nazioni Unite».
All’incontro erano presenti
rappresentanti delle grandi
religioni e dei principali movimenti spirituali del pianeta. Al termine dell’incontro è
stato adottato un progetto di
impegno a favore della pace:
i leader religiosi si sono impegnati, tra l’altro, a rispettare le altre tradizioni religiose, a condannare la violenza religiosa e a promuovere più uguaglianza tra
donne e uomini.
Il Vertice ha proposto di
istituire un Consiglio consultivo per l’Onu, ma gli organizzatori della conferenza
hanno detto che occorreva
prima creare un Comitato direttivo. Raiser ha fatto notare
che questa proposta è rimasta nel vago; ha poi osservato
che il Vertice non aveva «un
obiettivo chiaramente definito» se non quello di costituire
un forum che permettesse alla gente di riconoscere la
grande diversità delle tradizioni religiose nel mondo,
pur aggiungendo che deve
essere appoggiata l’azione
delTOnu nel mondo. Questa
«è importante e deve essere
sostenuta», ha detto Raiser.
Gli organizzatori dell’incontro ritengono che il Vertice permetterà ai leader religiosi di lavorare in stretta collaborazione con l’Onu in vista di promuovere la pace.
Ma, secondo Raiser, esiste
«un certo numero di reti interreligiose coinvolte nelle
questioni della giustizia e
della pace», quali la Conferenza mondiale per la religione e la pace e il Parlamento
mondiale delle religioni che,
come il Cec, hanno contatti
ufficiali con TOnu. «Non so
no convinto che la formazio.
ne di un altro organismo ci
porti più avanti», ha affermato. Ogni nuova organizzazione dovrebbe essere creata
«nell’ambito di un processo
trasparente e prudente, e
fondata su un forum più rap.
presentativo» rispetto al Vertice di New York. Raiser ha
precisato che le sue conclp,
sioni sono in parte dedotte
dal fatto che «i più alti responsabili religiosi» non erano presenti al Vertice (oltre al
papa era assente anche il Dalai lama, non invitato nella
sede dell’Onu per via delle riserve del governo cinese).
Raiser si è detto preoccupato dal fatto che alcuni partecipanti al Vertice, tra cui alcuni
leader indù indiani, «hanno
parlato di pace» mentre spesso incitano alla violenza nel
proprio paese. Intervenendo
nella grande sala dell’Onu,
Raiser ha chiamato i partecipanti a condannare l’uso della
religione come strumento di
violenza: «Ogni vera religione
vuole la giustizia, la pace e
l’armonia. Eppure, mentre
siamo riuniti qui per dialogare, siamo consapevoli del fatto che sono in atto guerre in
molte parti del mondo a nome della religione».
Raiser ha inoltre criticato i
leader politici che «mancano
di coraggio civico e di saggezza politica», e sono «più preoccupati di preservare gli interessi nazionali, e spessoi
propri privilegi personali che
non gli interessi collettivi dei
popoli membri delTOnu». Secondo Raiser, i responsabili
religiosi dovrebbero trovareil
modo di «creare una cultura
mondiale di rispetto reciproco che serva da modello per
coloro che hanno il compito
di governare, a tutti i livelli
della società».
Per Raiser il Vertice di New
York deve essere visto come
«un passo» in un processo
ecumenico di dialogo più vasto. «Occorrerà vedere, col
tempo, ciò che questo incontro avrà portato. È ancora
prematuro per dirlo». Tuttavia, ha concluso Raiser, «rimane fermo l’impegno del
Cec a promuovere il dialogo
interreligioso, e continueremo a mostrarci aperti nei
confronti di tutti coloro che
seguono la stessa via», f®”*)
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.V Visita di una delegazione ecumenica di cinque donne nel paese africano
Il volto femminile della Liberia dopo la guerra civile
KARIN ACHTELSTETTER
Monrovia è in festa.
Per la 153® volta, il 26
luglio 2000, si celebra l’anniversario dell’indipendenza
della Liberia, giorno di festa
nazionale. Già presto la mattina, le strade principali sono
chiuse al traffico che viene
deviato nelle strade laterali.
Si aspettano ospiti eminenti,
come il presidente della Nigeria, Olusegun Obasanjo, il
presidente del Togo, Gnassingbe Eyadema, il presidente
del Mali, Alpha Oumar Konare, e il capo di stato gambiano, Yahya Jammeh. A fianco
del presidente liberiano,
Charles Ghankay Taylor, essi
giungeranno verso mezzogiorno, accolti dall’Alleluia
del Messia di Haendel, al Padiglione del centenario addobbato con i colori nazionali: blu, rosso, bianco.
È una giornata inusuale per
iniziare una visita di solidarietà con le donne della Liberia. Una delegazione ecumenica internazionale*, composta di cinque donne, è venuta a visitare per una settimana donne e organizzazio
ni femminili della Liberia.
Queste cinque donne desiderano informarsi direttamente sulla situazione delle
donne e dei bambini nella
Liberia del dopoguerra. Desiderano inoltre testimoniare la loro solidarietà internazionale alle donne liberiane.
Ma prima di tutto desiderano ascoltare. Questa visita di
solidarietà è stata pianificata
e organizzata da rappresentanti del Consiglio ecumenico delle chiese (Cec), dell’Alleanza mondiale delle Unioni cristiane femminili (Uef),
della Conferenza delle chiese di tutta l’Africa (Ceta), e
della Federazione luterana
mondiale (Firn).
Davvero una giornata inusuale: una sala di gala riccamente decorata, signori in
frac 0 in smoking, signore in
vestiti da sera, toga o divisa,
segni di uno status sociale
eminente. La Corte suprema
è presieduta da una donna,
così come la Commissione
della riconciliazione, e le
donne occupano posizioni
dirigenti nella polizia e nell’esercito. Durante la guerra
civile alcune di loro hanno
combattuto per il Fronte patriottico nazionale di Charles
Taylor e sono arrivate fino al
grado di comandante.
«Le donne liberiane sono
diverse... particolari... molto
forti - dichiara una rappresentante delle Uef liberiane
-. La cultura liberiana ha
sempre avuto un’alta considerazione per le donne, ma
quando è scoppiata la guerra, le donne hanno superato
ogni limite. Eppure, sono
convinta che quello che hanno fatto durante la guerra ha
sempre avuto lo scopo di assicurare la sopravvivenza
delle loro famiglie».
Donne dalla parte dei vincitori, donne dalla parte delle
vittime. Donne al servizio
della pace e della riconciliazione, donne comandanti di
battaglioni di bambini soldati. La vita passata e presente
della Liberia è segnata da
questi ruoli differenti e, sembra, spesso contraddittori,
svolti dalle donne. L’Organizzazione mondiale della salute
stima che, durante i circa otto
anni di guerra civile in Liberia, più di un terzo delle circa
500.000 donne e bambini
sfollati siano stati vittime di
stupri. 1 dossier delle organizzazioni internazionali di aiuti
straripano di rapporti sulle
torture e gli assassini di ragazze, donne incinte e madri.
Altri rapporti, fatti da donne o
dedicati ad esse, mostrano
che alcune hanno preso parte
all’uno o all’altro campo, e
hanno occupato funzioni importanti nei diversi gruppi.
Infine, va menzionato l’intervento coraggioso di gruppi di
donne per la pace quali Women’s Peace Initiative, che
hanno contribuito ad instaurare la pace nel paese.
Da tre anni, una pace fragile regna in Liberia. La cerimonia solenne di commemorazione dell’indipendenza è
stata rabbuiata da nuovi atti
bellicosi nel Nord-Ovest del
paese, e le festività del Padiglione del centenario non
hanno fatto dimenticare la
forte presenza militare in
città, né hanno nascosto le
rovine lasciate dalla guerra.
Come vivono le donne e i
bambini in questo periodo
inquieto del dopoguerra? Come assumono il passato?
Quale sostegno aspettano in
Monrovia (Liberia): donne e bambini dell’etnia mandingo
futuro? A tutte queste do- Ginevra; Karin Achtelstett^^
mande e ad altre, l’équipe
ecumenica femminile intende riflettere subito. (Cec info)
* Le donne membro dell'équipe erano: Hélène Yinda,
Alleanza mondiale delle Uef,
Cec, Ginevra; Jessica
ga Nkuuhe. Isis, Ugan^
lian Chirombe,
mondiale delle Uef,
babwe; Ashley
Chiesa presbiteriana (usaj-