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Roma, 15 Maggio 1909
Si pabbllea ogni Sabato
ANNO II N, - 20
LA LUCE
Propugna gl’interessi sociali, morali e religiosi in Italia
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ABBQNAMEKTI
Italia: Anno L. 5,00 — Semestre L. 1,50
Estero : » » 5,00 — « « 3,00
Un numero separato Cent. 6
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Direttore e Amministratore : B. Celli, Via Magenta 18, Roma
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La scienza e la fede
« È vietato l’iogresse »
Non avete mai visto sul cancello d’uno stabilimento
industriale o su l’usoio d’un laboratorio qualsiasi questa scritta a mano o a stampa ed a grandi caratteri :
« E’ vietato l’ingresso alle persone non addette al lavoro ?»
Certuni ammettono ocm noi volentieri che nella vita
comune, nell’ arte, nel commercio, la fede entri e vi
abbia la sua ràgiòn d’essere ; ma non si rassegnano
ad ammettere ch’ella -entri del pari ed abbia la suà
brava ragion d’essere anche nel vasto e glorioso campo
della Scienza. Su la porta trioniale della Scienza essi
sarebbero disposti a scrivere n caratteri di fiammai:
« È vietato l’ingresso alla iede3 » Secondo loro, fede
e scienza sono incompatibili comeihdiavoló e la croce;
si escludono reciprocamente. '
È proprio così? ih ,
Vediamo ! ; ì . ' ■; ■ ;
Sensi e fede
,S*'
Nei begli anni ridenti della prima giovinezza — ve
ne rammentate?—si iraeooglievano .francobolli esteri
0 antichi con uno zelo degno di miglior causa-Un mio
amico caro, che non .èpiù di primissimo pelo, prosegue a raccoglierne e ne ha empite tutte le cantere
d’un cassettone e di qualche altro mobile ancora, con
profonda disperazione della sua buona signora,' che
nelle cantere del cassetìone preferirebbe riporre in
■beirordine la biancheria stirata.
Ora la scienza, anzitutito,, facomeilmip caro amico ;
la scienza è una grande raocoglitrice, non di francoibolli — intendiamoci — ma di fatti.
Piove ? Ecco un fatto. Tira vehto? Ecco un altro
fatto. Grandina P Ecco un altro fatto ancora. Quanti
fatti ha raccolto la scienza e -quanti ne .raccoglierà,
certo, anche in avvenire! I fatti che .la scienza ractcoglie sono di due sorta: esterni (come il piovere, il tirar vento, il grandinare) ed interni.: un sentimento
■o di piacere o di dolore, un desiderio qualsiasi, un
atto di volontà, ecco altrettanti fatti interni. Per non
complicare,lasciamo da banda i fatti interni — di cui si
■occupa quella scienza relativamente giovanissima che
si chiama Psicologia, la quale adesso tende a divenire
scienza sperimentale — e diamo un’ occhiata invece
agli altri fatti, ai fatti esterni cioè, di cui eì ocempano
con tanto amore le scienze fondaméntalmente sperimentali, come la Fisica, la Chimica, la Fisiologia, 1 Astrpnomia, eccetera, eccetera. *
io domando: Con qual mezzo lo scienziato raccoglie
1 fatti appartjnenti alla sua scienza piàrticolare ? Col
mezzo dei sensi — ecco la risposta — éol mezzo dei
sensi ch’egli spesso e volentieri rafforza servendosi
di preziosi strumenti, ^er esempio del telescopio o
del microscopio.
Ora io affaccio un'altra domanda : sensi, che sono
l’unico mezzo onde lo scienziatp si inetta in relazione
col mondo di fuori, con l'univèrso inlménso che l’av-*
volge da ogni parte, i sensi sono essi infallibiii come
il Papa quando parla ex cathedra ?mille volte
noi € La psicologia insegna ohe si dànno^^allucinazioni psicologicamente identiche alle percezioni ; alle
quali allucinazioni non coriisponde fuòri nessuna
causa d’eccitamento sensi ai possono
paragonare ai servi ; e, come moltisstei servi di questo brutto mondo, i sensi non sono sempre fedeli.
Nelle sedute spidstiche si commettono di tanto in
tanto dei « trucchi eEusapià Paladino ne deve aver
qualcheduno su la coscienza ! Anche ì sensi commettono dei trucchi. Eppure si continua a creder loro :
è proprio ia'storia dell’Eusapia, Sicuro ! Si contiuna
a creder loro, a credere (notate bene questo termine)
e ci credo anch'io ; ma non saprei e nessuno saprebbe
dimostrare se i sensi siano o non siano veramente
degni di fede. Gi si erede, come — nonostante i trucchi — il prof. Enrico Morselli crede a quella figur ina
ideale che è Eusapia Paladino.
È vietato l’ingresso ? No di certo : fin dal bel principio noi scorgiamo la Scienza a braccetto con la Fede.
Ragione e fede
Da fanciulli, non ci si accontentava di raccoglier
franeotoolli. Quando ne avevamo messi assieme, non
dirò una cassettonata come il mio amico, ina una discreta quantità — un sogno ci tormentava tutti quanti
■come un!ossessione : bisogna, dicevamo allora a noi
stessi,, bisogna che tu ti procuri un bell’albo,, per disporvi in ;perfetto ordine il tuo tesoro 1 e noi sospiravamo il momento beato in cui il babbo, in occasione del .Natale o del nostro compleanno, ei avrebbe
finalmente .portato a casa l’albo desideratissimo.
Un’aspirazione consimile e più alta ancora ri tro»
viamo nella scienza. Ella non s’accontenta di raccogliere o di osservare i fatti: dopo averli osservati e
raccolti, li Ordina. E non li ordina solamente, ma
cerca di discernere le relazioni che potrebbero correre
tra un fatto e l’altro. La scienza non è da rassomigliare soltanto ai cronisti che, nel più fitto del Medio
Evo od anche nei primissimi secoli della nostra letteratura, seritvevano via via, Fun dopo l’altro, gli avvenimenti contemporanei, senza darsi nessun pensiero
■di scoprire se un avvenimento dipendesse da l’altro,
se un av^venimento avesse qualche a^ddentellato .in un
alitro.; la scienza si può invece assomigliare alla storia, alla storia critica, alla storia nel moderno e vero
senso del .vocabolo; alla storia, che non si restringe
a registrar fatti ,(come la massaia registra nel taccuino
le spese della-giornata 0 i capi di biancheria consegnati
alla lavandaia) ma che si sforza e s’ingegna di sorprendere tra i fatti quel qualsisia legame che li unisce insieme, poiché un legame, un legame ci ha da
essere...
Un lampo attraversa il cielo guizzando, e ci abbarbaglia. Di lì a q.ual ohe momento, una romba profonda,
prolungata, a cui tien dietro immediatamente uno
schianto che fa rintronare tutta la casa. I nostri ragazzi si tappano presto presto le orecchie e strillano.
Abbiamo avuto, prima una sensazione di luce, poi
una sensazione di suono. L’una è succeduta all’altra
a pochi secondi di distanza.
C’è un legame tra una sensazione e l’altra ? — La
scienza si propone di scoprirlo, se mai ci fosse. Nel
caso, da noi considerato, del lampo e del tuono, la
scienza dà il suo responso e dice : Sì, c’è un legame :
il lampo è la causa del tuono; la folgore, scoppiando,
ha prodotto quell’orrendo frastuono.
Ma su che si appoggia la scienza per ciò affermare?
In altri termini : chi pone in relazione reciproca lampo
e tuono ? chi li pone in relazione di causalità ? — La
ragione ! — Sta bone : la ragione. Ma la ragione non
sbaglia mai? é infallibile? Noi .siamo costretti a rifarci il quesito propostoci per rispetto ai sensi. Le
infilza proprio tutte la ragione? — « Accanto alle sue
scoperte » risponde Enrico Bois « e accanto alle sue
trovate di' genio, la ragione umana ha accumulato un
monte di errori e di assurdità madornali ».
Non siete voi persuasi che quanto sostiene qui il
Bois sia vero? Se non siete'^persuasi, dimostrate a lui
e a me — che in questo, momento rappresentiamo la
parte dello scettico—r ,<iimostrateci, <ve ke prego, che
la ragione non ha mai tradito anima nata. Per dimostrar questo, voi dovreste ricorrere... A che cosa ? Alla...
ragione stessa, e vi agitereste invano in un circolo
vizioso, dal quale ogni uscita vi sarebbe preclusa ; se
pure non voleste come noi sollevarvi a volo su l’ali
della fede.
Io di certo non saprei dimostrare che la ragione
non abbia mai errato e non erri ; ma, ciò nondimeno,
la ragione mi fa l’effetto d’ essere in fondo in fondo
una buona figliola: ed io credo che, nei più dei casi
almeno, ci sia da fidarsi.
Ma ecco che la fede riapparisce !
Dopo aver osservato i fatti, la Scienza li ordina e
ne va investigando le cause ; ed anche in questo secondo stadio-della propria azione la Scienza ha a consigliera fedele e a soccorritrice efficace la Fede.
A pancis disce omnes
Io spero che nessuno dei miei cortesi Lettori sarà
tanto ingenuo, da stimare che un uomo di scienza
abbia mai verificato tutti i fatti, tutti i fenomeni possibili ; ed io spero del pari che nessuno sarà neppur
tanto »’ingenuo, da credere che tutti gli uomini di
scienza abbiano mai potuto nè possano insieme compiere questo lavoro, che è affatto inattuabile. La faccenda corre ben altrimenti.
In tantissimi casi, lo scienziato sì fida de’ suoi colleghi e di quanto i suoi collpghi assicurano d’aver
sperimentato. Ora, quest’è fede bell'è buona; fede
nella chiaroveggenza dell’uomo, ma fede.
Lo scienziato ha anche fede nella Natura. S’è staccata dal ramo una mela ed è venuta perpendicolarmente a cadere al suolo, sfiorando il naso al dotto
ricercatore e ordinatore di fenomeni ? Costui ne arguisce che quel corpo (la mela), abbandonato a sè medesimo, tende verso il centro della terra, e il centro
della terra raggiungerebbe, se nel suo cadere non incontrasse ostacoli. Un uccellino, ferito a morte, precipita nella stessissima maniera che la mela di cui s’è
parlato. E il, dotto ricercatore e ordinatore dei fenomeni della natura, osserva questi fatti e centinaia e
forse anche migliaia di altri fatti consimili ; . ma che
cosa sono mai, sian pure, centomila fatti al paragone
di tutti quelli che potrebbero prodursi e che in verità ogni giorno si producono ? Nondimeno, da quel
numero relativamente minimo di osservazioni che gli
han dato sempre identici risultati, il dotto osservatore trae una conclusione : « Tutti i corpi . egli dice
« tutti i corpi quando siano abbandonati a sè stessi
— piombano a perpendicolo verso il centro della
terra » ed egli s’affretta così a stabilire una legge
generale e — potremmo anzi dire — universale, ch’egli chiamerà « la legge della gravità *. Ha egli visti
e osservati tutti i corpi mentr’essi cadevano ? Nemmen
per sogno ! A paucis disce omnes : da pochi fenomeni,
anzi da pochissimi egli ha cavato una conclusione e
l’ ha estesa a tutti quanti i corpi, che si contano a
miliardi; ha — come si dice — generalizzato, cioè affermato di tutti quanti quel che in verità egli non
ha visto prodursi se non in pochi. Oh qui davvero
la fede si tocca con mano!
« Un esatto e sincero esame delle cose » nota il Renouvier « ci obbliga ad attribuire il carattere di credenza alTaffermazione di ogni legge che ecceda i dati
sperimentali ». E questo medesimo filosofo definisce
le leggi scientifiche dicendo eh’ esse sono t relazioni
(o rapporti) generali che la fede (’egli usa il vocabolo
croyance) estende oltre ilimiti di ciò che l’esperienza
ci fa conoscere ». Dal lato suo, quella bella mente di
Edmondo De Pressensé esprime questa stessa giustissima idea, così : « Fissai’e una legge, determinare le
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LA LUCE
condizioni onde i fenomeni si riprodurranno... altro
non è che un servirsi del presente per giudicare dell'avvenire ». Quanta fede non richiede questo ardito
giudizio !
Gli scienziati sono tutti consciamente od inconsciamente ricchi di fede! Sentite che cosa dica l’un d’essi,
uno scienziato veramente autentico, il celebre fisico
Raoul Pictet. t Una precisa esperienza di tutt’i corpi
non è stata fatta mai : quest’è certo. Se si tenga conto
di tutti i corpi noti in chimica, o minerali o vegetali
o animali, ben può asserirsi che l’esperienza della
caduta dei corpi non è stata fatta nemmeno su la
millesima parte dei composti riconosciuti e che portano un nome nel dizionario scientifico ; e si potrebbe aggiungere, senza tema d’esagerare, ch’essa non è
stata fatta nemmeno su la milionesima parte dei corpi
esistenti. Quant’a me, non 1’ ho verificata — servendomi della macchina di Atvrood e del pendolo — per
più di trenta o quaranta corpi. L’ ho verificata co’
miei studenti, per qualche metallo comune, ad esempio, e por una serie di materie organiche, per dei
gaz e per brani di carne umana e di cervello. Queste
esperienze tuttavia si riferivano a corpi svariatissimi ;
onde, scorgendo che del piombo, delle penne, della
carne, delle piante obbedivano alla legge di gravità,
ci sembrò la verificazione tanto completa e concludente, che senz’altro e per una fiducia immensa ncìl’ordine della Natura, non durammo fatica a considerare la legge o l’ipotesi come compiutamente verificata. I più severi critici non se ne sono mai lagnati ».
Dunque avete udito? Una fiducia, cioè una fede,e
una fede immensa nell’ordine della Natura!
La scienza ha fede nei sensi, quand’ella osserva i
fenomeni; ha fede nella ragione, quando li ordina e
li mette tra loro in relazione di causalità ; ha fede
nell’uomo e nell’ ammaliante natura, quando, saggia
B ardimentosa, crea le leggi dei fenomeni universali.
Lampi di genio
Sapete voi in qual modo le Sacre Scritture definiscano la fede? Se non lo sapete, apritele al capitolo
undecimo dell’Epistola agli Ebrei. Troverete questa
proposizione ; « La fede è (riferiremo la parola greca
del testo originale) Vélegchos (cioè Vargumentum, come
si direbbe in latino; o la prova, come si direbbe in
italiano) delle cose invisibili ». Secondo questo passo,
l’uomo di fede discerne ciò che altri non discerne;
s’impossessa di ciò che neppur lui vede con gli occhi
del corpo.
Se tale è la definizione dell’uomo di fede,, né dob^
biamo concludere senz’esitare che lo scienziato di
genio è un uomo di fede.
S’è detto, in uno dei precedenti articoletti, che gli
scienziati si valgono dei sensi, per scoprire, per raccogliere, per osservare i fatti che avranno a costL
tuire la materia delle varie scienze particolari. Ma
quest’affermazione — un po’troppo assoluta — richiede un’attenuante. E’vero che nei più dei casi, è vero
che per solito le cose procedono così. Questa è la regola; ma — chi non Io sa? — ogni regola ha le sue
eccezioni. Ed anche questa regola le ha : talvolta (e
questo è veramente maraviglioso !) lo scienziato di
genio osserva i fatti, senza ricorrere ai sensi; e allora evidentemente, egli si comporta come un uomo
di fede; e però, come qualsiasi uomo di fede, disceme quello a cui i sensi non arrivano, vede l’invisibile.
Pensate a Cristoforo Colombo! Lo si giudicò pazzo I
Ma non era pazzo. Pazzi eran piuttosto que' bei tipi
di monaci che a Salamanca gli ridevano sgangheratamente su la faccia. Colombo non era pazzo; ma in
un lampo di genio, che gli avea squarciato dinanzi
quel misterioso velo che ai più cela le « cose invisibili », aveva scorto di là dell’Oceano immenso stendersi una terra ancor vergine; ch’egli, a prezzo di
ansie infinite e di pericoli d’ogni maniera, riuscì poi
a toccare, benedicendo Iddio.
Pensate a Copernico! « In cospetto dell’artificioso
sistema tolemaico, Copernico s’avanza e crea di sana
pianta un’ardita concezione del mondo celeste. La
teoria copernicana non era frutto dell’osservazione,
poiché l’osservazione diretta sempre indurrà a supporre e a credere che il sole giri attorno alla terra
6 non viceversa; era invece... una congettura ardimentosa, che quel dotto Polacco avea attinta com’egli
stesso racconta - in libri di alcuni antichi scrittori ».
{Raoul Pictet).
Che Copernico vedesse l’invisibile, è solennemente
dimostrato dal fatto che la sua scoperta « non fu ammessa nel mondo dei dotti se non dopo una lotta più
che secolare ». Dunque, egli solo — fintantoché non
sorse il nostro sommo Galileo — impersona la fe e
scientifica, e ci fa l’effetto d’un gigante che emerga
da la cintola in su, di tra una turba di pigmei; i
quali, schiavi d’una fede religiosa mummificata da la
tradizione, impassibili o col sorriso dello stupido su
le labbra, guardano distratti o con avversione al Genio
possente che, in un lampo rivelatore, ha compiuto
un atto di fede tra i più grandiosi e i più rischiosi
che la storia ricordi.
Sapete voi come sia stato scoperto uno dei membri
più giovani (giovane rispetto a noi !) di quella celeste
famiglia a cui anche la nostra Terra appartiene ? .sapete voi come sia stato scoperto il pianeta Nettuno?
Lo narra il Pictet nel suo Etude critique du Matérialisme et du Spiritualisme par la Physique expérimentale; e lo narra, tra gli altri, anche lo Zanotti Bianco nel suo libro : Nel Regno del Sole.
Il pianeta Nettuno fu scoperto dal francese Leverrier, ed ecco in quale maniera. Notando — come,
prima di lui, l’ingleae Adams avea notato — che alcuni pianeti (oppure un pianeta, Urano) « non obbedivano con rigore ai passaggi stabiliti dai calcoli nelle
formule d’uso, » cioè notando che si verificavano —
come in Astronomia si dice — delle perturbazioni
nella sfrenata corsa di un astro o di alcuni astri attraverso i cieli; e tenendo conto dell’ipotesi newtoniana relativa alla gravitazione universale, il Leverrier ebbe anch’egli — come Cristoforo Colombo e
come Copernico — il suo lampo di genio, e pensò :
Di certo un astro sconosciuto percorre le vie del firmamento e produce quelle perturbazioni. E, senz’altro,
fortemente credendo a questa supposizione, assai più
che molti Cristiani non credano all’E vangelo, il Leverrier si mise a tavolino a far computi; e i computi
laboriosi gli dettero questi risultati : la massa materiale che, non vista, passeggia a suo bell’agio gli spazi
celesti, dev’essere diciotto volte e mezzo all’incirca più
grande che la massa della Terra e deve seguire un’orbita trenta volte maggiore, E così, con la gioia che
— da Archimede in poi,. certo, anche prima d’Archimede — ha provato ogni scopritore nell’ineffabile
momento della scoperta — il Leverrier lanciò al
mondo il suo formidabile :: Eùrelea (« ho trovato !- »);
e gridò agli Astronomi : Puntate là il telescopio, verso
la tale costellazione; cercate-, e troverete.
I telescopi d’ogni specola sii volsero al punto indicato; e — oh maraviglia ! —la notte del 23 settembre
1846, due astronomi. Galle e d’Arrest, videro per i
primi, attraverso l loro strumemti, il nuovo pianeta!
< Il Leverrier aveva parlato col tono della certezza
— dice poeticamente Raoul Pictet — aveva comandato
alla Natura di porre là, in quel punto preciso, l’astro
che doveva annullare le anomali perturbazioni : e laNatura aveva obbedito ! »,
Frugando con cura nell’attrae-atissima storia delle
Scienze, non sarebbe difficile moltiplicare esempi
come quelli riferiti. Huyghens — prima che alcun occhio umano avesse mai distinto il famoso anello di
luce che avvolge Saturno —lo aveva imaginato e predetto. In Chimica, certi corpi semplici « come il GalliOj.
non furono scoperti se non mercè d’un’occhiata sintetica, la quale indusse ad ammettere una lacuna
in una data .famiglia di corpi raggruppati secondo
l’ordine del loro peso atomico ». {Raoul Pictet). « E”
meraviglioso » nota Max Verworn nel suo magnifico trattato di Filosofia Generale « il veder con
che dono divinatorio Galeno abbia accennato col
pneuma a una parte costitutiva dell’aria, di cui pure
egli non poteva saper nulla. Pure Galeno esprime
chiaramente l’idea, che si possa un giorno riescine ad
isolare nell’aria quella parte costitutiva, che rappresenta il pneuma. Passarono migliaia d’anni, prima
che l’ipotesi di Oaleno venisse confermata dalla scoperta dell'ossigeno fatta da Priestley e Lavoisier ».
€ Un uomo di genio » scrive il Cantoni nella sua
monumentale opera sul Kant * può... anticipare colla
potenza del pensiero i risultati dell’esperienza... Quieste
anticipazioni dell’esperienza sono più frequenti e più
importanti pel progresso delle scienze naturali di quel
che generalmente si crede. Certamente la scienza della
natura si fa col metodo sperimentale. Ma, se lo- tol
gano di mente i corti d’ingegno 1 non bastano la pura
osservazione e l’esperimento per fare la scienza dei
fatti naturali... Spesso le concezioni filosofiche, come
le scoperte scientifiche, dipendono da un lampo della
mente : sono momenti nei quali il filosofo (ma io direi
più volentieri : lo scienziato) prova le sue gioie più
grandi e più pure, momenti nei quali anch’egli può
dire col poeta : « est Deus in nobis ».
Questi lampi del Genio portan un nome, o cortesi
Lettori : si chiamano divinazioni. E questi lampi del
Genio cingono d’una fiammante aureola di gloria la
Fede, che nella Scienza — come in religione — ha
i suoi splendidi e ben meritati trionfi.
Vi preghiamo di ieggere
L’articolo pubblicato nel numero scorso — La
Vita è la Fede — quello che qui precede immediatamente — La Sciensa e la Fede — come pure
tre altri articoli che seguiranno nei numeri venturi,
sotto questi rispettivi titoli : 1) L’ipotesi scientifica
e la fede, 2) Il problema dell’esistenza e la fede,
3) Fede naturale e fede religiosa costituiscono un
solo tutto e saranno tirati in un opuscolo a parte
da le pagine fittissime, senza interlinee, il quale
non costerà se non 4 centesiiai. Porto acarico del
committente. Non ci mandate per ora il danaro, ma
favoriteci subito per cartolina copiose ordinazioni.
Il lavoro non contiene che una sola idea ; ma quest’idea potrebbe fare un po’ di bene. Chi ha a cuore
l’evangelizzazione dovrebbe vendere o regalare molte
copie di detto opuscolo. Rivolgersi a B. Celli, Via
Magenta 18, Roma.
Difiimla Eaiiiinlia tedesca, presso Trieste, cerca sirluuUlQ rQllUyilu gnorma istruita, non sotto 20 anm,
per insegnare la lingua Italiana. In cambio lezioni
di tedesco e musica e piccola mesata. Rivolgersi A. G
Redazione Luce.
CCniinNI del Pastore André-Viollier. — Volume
UUninUlll di 180 pagine. — Prezzo di favore L. f,20.
__Dirigere con Cartolina-Vaglia alla Traduttrice: Carmen Silva, 9 Via Rusconi — Como.
DIll’OIICIÜOLO MMIJL. CERO BEREDIIIO
In un fine, spiritoso, breve articolo il Corriere
della Sera, (1) che è quanto dire uno dei più seri
ed elaborati quotidiani d’Italia, si occupa del discorso
dell’on. Murri a Verona. Con signorile degnazione
10 scrittore tira le orecchie al focoso prete e gli
vuol mostrare che l’ideale religioso cristiano suo
ricorda un po’ l’anfora del vasaio oraziano, dalla
volgente rota mutata in appena modesto orciuolo.
E fin qui l’è cosa che riguarda il Murri soltanto,
11 quale ha provato di saper cacciare da sè le mosche
senza il bisogno di aiuto d’altri.
Ma lo scrittore serotino svolgendo la trama della
elegante e discreta ironia allarga il ragionamento,
e, per deridete il sogno del Murri — e non del Murri
solo —' di un cristianesimo che interessi più la coscienza intima del popolo, trova modo di parlare del
« temperamento latino,, il temperamento della grande
folla semplice ed eternamente pagana ».
E tema non è nuovo e ha tutta 1’ aria d’ essere
una rifioritura del vecchio rancore italico contro il
protestantesimo che — protervia sacrilega ! — ha
vulnerato di insanabile ferita l’orgoglio latino di dominio mondiale, e l’ha vulnerato qpando esso già
s’acquetava airimperio delFaspersorio, visto che quello
dell’asta era venuto meno.
E’ dunque inteso, il temperamento- latino — badiamo però, quello della folla semplice, perchè il
temperamento latino della gente colta, come è lo
scrittore del Corriere, è troppo immune da quella
malattia dello spirito che è una coscienza « religiosa
profondamente sentita », e nella, sua sanità si infischia’ di tutte queste cose o tutt’ al più pensa che
solo mette conto di valersi delle energie religiose
per la tutela dell’ordine politico e sociale — il temperamento latino, dicevo, vuole che il popolo si accosti a Dio per mezzo del santo patrono, rozzo fantoccio di legno o di carta pesta, e che la spiritualità sua si estrinsechi collo sparo dei mortaretti.
Questo è inteso, come è inteso, e se non lo è dovrebbe esserlo, che * ciò. che di pagano sopravvive
nel cattolicismo non è insomma un elemento ignobile
da buttar via col piccolo calcio misurato d’un sillogismo ingenuo, ma ii gesto proprio dell’uomo mediterraneo che si rivolge a Dio, la più profonda
necessità di una razza che ha fatto sempre rientrare,
è vero, il divino nell’ umano, ma che aveva in ciò
l’indistruttibile istinto di santificare l’umano».
Che sia una profonda necessità della razza saremmo quasi tentati d’ammetterlo, quando si legge che
anche il bravo tenente Calderara, il quale non è
un’unità della folla « semplice », tosto che non ebbe
più a bordo del meraviglioso aeroplano il fido Wright,
pensò, imitando un augusto esempio, anche questo
non della folla semplice, di appiccicarci con quattro
bullette un metallico S. Cristoforo alipede, gesto
religioso latino imitato ad ogni angolo di via dalle
(1) Corriere della sera del 6 maggio.
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LA LUCE
compagnie di assicurazione contro l’incendio mediante
piccole targhe di latta coll’ effigie di un leone o di
un toro.
Questo paganesimo cristiano rieuopre qualche cosa
di religioso, non lo nego 5 ma è il qualche cosa
degenerativo che più propriamente vuole la qualifica
di superstizioso. E chi ha mai detto che la superstizione sia irreligiosità?
Ma badi lo scrittore del Corriere a quel che c’è
di grave nella argomentazione sua, se vera. Se si
tratta di necessità della stirpe — il che noi neghiamo
— bisogna concludere che la nostra stirpe si trova
in condizione di ben grande inferiorità rispetto alle
stirpi che i mortaretti e le madonne dagli occhi
mobili e dall’effigie trasudante, e i santi abili a ritrovare oggetti perduti ed a procurare un parto felice alle puerpere, giudicano religiosità di poco superiore a quella delle tribù africane.
Delle premesse la illazione necessaria sarebbe che
quelle popolazioni del nord seppero trovare la forza
— tratta dalle profonde energie della loro stirpe di
barbari ? — di emergere ad una religiosità superiore, spirituale, fatta nel suo insieme, pur dopo avere detratte le numerose eccezioni, di convinzione
personale, di fede non irrazionale ; mentre questa
« gente mediterranea », — bella frase ; gente mediterranea ! — cosi prossima ai più famosi centri di
civiltà, sarebbe incapace di questo.
E un’altra illazione sarebbe che lo scoppio di feticismo religioso che fiacca ogni forza di sana reazione umana nelle grandi sventure dovute a cataclismi, la poca coscienziosità e la violenza d’istinto
per cui vanno famose le nostre « folle semplici », a
confronto di altre resteranno mai sempre legate alla
poetica e commovente spettacolosità delle turbe in
processione con sai variopinti, stendardi, di taumaturghi, statue grottesche, baldacchini frangiati. In
verità preferiamo sperare col Murri che un Cristianesimo « non pagano » è possibile anche in Italia,
e preferiamo lottare colla fiducia di aiutarne l’avvento.
Ma un sospetto mi coglie, ed è che in fondo in
fondo a scrutare ben addentro lo scetticismo elegante dello scrittore del Corriere si giunga a ben
altra conclusione della sua, e che la constatazione
di fatto ultima non sia quella di un modesto orciuolo
rimasto nelle mani dal vasaio cattolico-modernista,
ma che si tratti invece di un... cero benedetto cui
segrétamente, quasi iuconsciamente. sia rimasta avvinta l’anima dello scrittore latinamente incredulo;
cero che, dimenticato là in un cassetto del tavolino,
ritornerà forse in onore quando, ool trascorrere degli anni la gran macchina papale non apparirà più
come strumento di governo politico e sociale, ma
come l’unico veicolo, per quanto rugginoso, per avviarsi al gran viaggio dell’altra vita.
OQaplo,palchi
tJii*aItra fessura
in una gran Nave
■ ■■ .gr>
Il giorno 8 corrente si iniziò a Eòma in ¡Via delrUmiltà il III Congresso Nazionale degli studenti
universitari cattolici. ¡
Nella seconda, seduta, l’ordine del giorno portando
« Mezzi di propaganda per l’azione universitaria »
si venne a parlare della rivista cattolica - Studmm e precisamente se sia conveniente che detta rivista
si occupi di questioni religiose. Evidentemente una
parola d’ordine superiore aveva predispose le cose.
E’ interessante seguire la disastrosa discussione
tra i bollenti giovani tenaci delle loro libertà religiose e i ligi aU’antorità. »
Martire, direttore della rivista per la moralità
Vita, comincia col dire ¿che ragioni di j opportunità
impediscono che la rivista Studtuw si occupi di questioni religiose, mapiconosce l’impossibilità, di trascurare tali questione. » ¡n:
, Cecconi prende la parola per dire che non capisce come mai una rivista cattolica non si> debba
occupare dei problemi religiosi. ,
Ghiri nega anch’esso l’opportunità di interessarsi
di tali problemi. Per lui la crisi religiosa odierna
non interessa più della quadratura del circolo. Basta
che lo studente conosca il catechismo.
A questa terrificante dichiarazione stupidamente
clericale, la discussione si fa vivacissima.
Martire e Cecconi scattano e protestano focosamente contro il Ghiri, il quale imperterrito prosegue
dicendo che la decantata crisi religiosa non è che
un dilettantismo e uno sport.
Martire con vivacità confessa che l’ufficialità religiosa impedisce lo sviluppo degli studi religiosi;
confessa che la disciplina impone il silenzio, ma intanto afferma che la crisi religiosa si impone alla
coscienza moderna e che quindi tutti debbono interessarsene.
Cecconi l’ossequio alla disciplina e alle legittime autorità, ma erede di non dovere supina
acquiescenza ai voleri di esse.
Ghiri presenta un ordine del giorno a cui si sollevano molte proteste e Cecconi ne presenfa un
altro colla certezza di vederlo bocciato : « Il Congresso ritenendo la rivista Studiam debba occuparsi
di questioni religiose, ma consapevole che la trattazione di questi problemi non può essere affidata a
persone incompetenti, delibera che la Direzione incarichi persone autorizzate a tale scopo ». Poi termina dicendo : « l’ufficialità ci vuole ignoranti e noi
confesseremo di essere ufficialmente degli ignoranti,
privatamente dei giovani colti. Questo diremo ai nostri avversari nelle Università ».
Passò l’ordine del giorno Ghiri, cioè quello predisposto dall’autorità, la quale non vuole che una
rivista cattolica di laici si occupi di religione.
AU’indomani la seduta m. del Congresso fu consacrata a questioni personali per il fatto dei resoconti giornalistici circa la seduta antecedente. Il Cecconi si ritirò dall’assemblea protestando e fu seguito
da nove suoi amici.
Conosco questi bravi giovani ; e del resto il loro
desiderio di occuparsi del problema religioso li rivela per quel che sono; sinceri, onesti e religiosi;
ma l’autorità ecclesiastica d’or innanzi li coprirà di
diffidenza; essa vuole l’ubbidienza cieca nella gioventù, non vuole la coscienza della propria dignità
e la dignità di una fede ragionevole.
A. M.
GERE^DE
Dal Vaticano è partita una nuova enciclica. Ma che
povera cosa ! Solita fraseologia, non senza qualche
espressione alla maniera del S. Uffizio. Come contenuto, una geremiade, una lamentazione, ecco tutto.
« Incipit lamentatio Jeremiae prophetae ».
E di che si lamenta il Vaticano?
Lo domandate ? Si lamenta della Primogenita che ha
voltate le spalle alla Madre. Si lamenta, senza nominarli, dei transfughi (Minocchi, Murri, Bartoli). Un po’
della consueta rifrittura contro il Modernismo. Il solito preconcetto, la solita indimostrata premessa che la
Chiesa (papistica) ha l’esclusività della religione santa
e vera. E qui è tutto.
Un burlone qualsiasi — per svagarsi un par d’orette
— avrebbe potuto, senza far troppa violenza alla propria imaginazione, mettendosi a tavolino, redigere
l’enciclica; tanto è vero che questa non è che una seguela di luoghi comuni vaticaneschi noti ormai anche
ai bimbi, senza una sola idea che non sia già stata
espressa, senza un’idea originale, senza un lampo che,
guizzando, illumini e riveli qualche nuovo orizzonte.
Evidentemente, il Vaticano è esaurito.
Acquerelli del prof. Pascheffo
Il prof. P, A. Paschetto ha incominciato a illustrare le Valli Valdesi con bellissimi acquerelli ch’egli fa riprodurre in splendide cartoline postali. È
uscita la prima serie, la quale comprende 4 acquerelli, che si riferiscono j a Torrepellice : la serie infetti è intitolata : Torre-Pellice.
! I soggetti trattati sono ; 1) Copiers — 2) Grands
— 3) Colombieres — 4) Barmaciabrira.
Noi ci congratnliamq ¿vivamente col bravo e giovanissimo pittore che ónora arte e religione.
Palestina
E’ uscito il secondo volume della Geografia Biblica della Palestina con illustrazioni, autore Bart. Pons. Questo secondo volume del formato stesso dei Commentari pubblicati da la Premiata Tipografia Claudiana (Firenze, Via de’ Serragli 51)
comprende 210 grandi e nitidissime pagine,
e porta per sottotitolo : B lido del Mar
Grande. Lire una solamente.
Questo bel volume e quello che ha veduto la luce precedentemente dovrebbero
entrare nella libreria di ogni evangelista,
di ogni insegnante evangelico, di ogni cristiano desideroso di conoscere il più addentro possibile la soave Storia evangelica,
che ha il Cristo per centro.
CROCE AZZURRA
Si domandò all’esploratore polare Nausea: « Ha
ella portato eoa sè dell’alcool, quando fece la spedizione in slitta verso il polo Nord? » — ^ No »,
rispose ; « se avessi fatto cosi, non sarei più ritornato ». (Da L'Ami).
I*
H: ^
Fra i 30.000 nomini comandati dal generale sir
F. Treves nella guerra sndaffricana, i primi a soccombere, durante una marcia forzata sotto l’ardente
sole, non furono — racconta il generale stesso —
nè i più mingherlini, nè i meno robusti, nè i più
grassi, nè i più magri, ma i bevitori di alcool. (Da
L’Ami).
*
* *
A Londra, dal 18 al 24 luglio, si terrà un congresso internazionale contro l’alcoolismp. Siamo dolenti di non trovar spazio per pubblicare il lungo
e importantissimo programma.
L>a 5“ Conferenza Crespi
Angelo Crespi, a Milano, trattò nella sua terza
conferenza il problema dell'insegnamento religioso.
Egli mostrò come la disciplina scientifica, estetica,
etica, filosofica sia insufficiente da sè a formare il
carattere, poiché trascura la coltura di preziose facoltà. Onde il Crespi identifica il problema della formazione del carattere col problema dell’educazione
religiosa. Non esiste alcun libro — egli disse — più
atto all’edncazione etica che la Bibbia. Disse come
nelle nature più alte appare più intima Farmonia
tra morale e religione. Altro è insegnamento religioso confessionale, altro è coltura religiosa. Del
primo devono occuparsi le Chiese; della seconda non
può disinteressarsi lo Stato, poiché la religione ha
una storia e un contenuto che è impossibile separare dalla coltura. Non si tratta di dare un’eretta
0 due di catechismo; il problema è più ampio e più
importante, come si vede. L’oratore ha fede in un'armonia sempre più grande fra le varie facoltà dello
spirito umano. Disse della sua commozione nell’assistere all’apertura delle lezioni in alcune scuole inglesi, inaugurate da una conferenza del direttore in
una grande aula 0 in un parco. I maestri devono essere missionari, e molti maestri inglesi sono tali.
Aggiungo che il bravo giovane oratore — da me
interpellato — riconobbe la vitalità e l’influenza del
Cristianesimo evangelico, pur stimando che non sia
forma atta a sodisfare il nostro popolo. Ma riconobbe
altresì che ancor meno a tal fine risponde Informa
modernista 0 qualunque altra consimile.
Giovanni Griot.
NOPniil Famiglia forestiera, evangelica cede una, due
llHillUI camere mobiliate, sito centrale; signor Gagliano, Via Raffaele Conforti, 10. (Rettifilo-Stazione).
4
LA LUCE
I
I Simboli cattolico^ PBf saiiFe
II Corriere della Sera. Q maggio, in un articolo
pretenzioso, ma snperficiale e ingiusto, contro la conferenza dell’on. D. Romolo Murri a Verona, deride
come frutto di stravagante fervore murriano il credere che il temperamento latino — il temperamento,
s’intende, della grande folla semplice ed eternamente
« pagana » — debba rinunciare ai suoi simboli, per
avvicinarsi col breve passo della sua anima infantile a Dio.
Il Corriere può rallegrarsi di aver ragione...
I simboli sono usati dalla grande folla semplice
e da altri... e non solo per avvicinarsi a Dio...
A Centocelle, presso Roma, il tenente Calderara è precipitato disgraziatamente coll’Aereoplano
Wright dall’altezza di 15 metri.
Mentre stiamo esaminando l'apparecchio precipitato, scrive il Giornale d'Italia, ci capita tra le
mani una delle innumerevoli asticelle dell’aeroplano
che porta inchiodata su una delle sue facce una
placca in rilievo. Rappresenta l’efflgie di San Cristofolo, il protettore degli automobilisti, con una
iscrizione invocatoria che corre lungo i lembi della
medaglia.
— L’aveva fatta mettere appena ieri ! — aggiunse
il tenente Savoia. — Sembra che non gli abbia portato fortuna I »
Ah I quella folla semplice eternamente pagana !
R. m.
II Z’ articolo dello Statuto
Tutti sanno che il primo articolo dello Statuto è
concepito in questi termini : « La Religione cattolica apostolica romana è la sola religione dello Stato.
Gli altri culti ora esistenti sono tollerati conformemente alle leggi. » E i contemporanei Decreti Reali
pubblicati in Piemonte, riguardanti la emancipazione
dei Valdesi e degli Israeliti, si limitarono a dire che
quanto ai loro culti nulla si intendeva innovato.
L'articolo suddetto dello Statuto e i Decreti contemporanei interpretati alla lettera, non v’ha dubbio,
fanno emergere il concetto della religione ufficiale
dello Stato, e quello di una mera tolleranza a riguardo degli altri culti, con le restrizioni e gli inceppamenti della libertà religiosa quali si contenevano nell’antica legislazione. Ma in realtà non fu
cosi. Invero molti privilegi, immunità e favori di
cui godevano la Chiesa cattolica e i suoi ministri
furono aboliti, come la esenzione dei chierici dalla
leva ; i loro tribunali speciali, ecc. Inoltre, le scuole
e le opere pie vennero man mano sottratte al carattere ecclesiastico, e il codice penale non conserva
più traccia del sistema confessionale e della ufficialità di una religione di fronte alle altre, come era
nel vecchio codice — il quale parlava dei ministri della
religione dello Stato e dei culti tollerati — poiché
parifica tutti i culti e i loro ministri. E perciò non
si può più parlare di tolleranza per i culti cattolici,
dappoiché la tolleranza, di cui é fatta parola nel
primo articolo dello Statuto, si é convertita in libertà ;
e tanto in virtù di nuove disposizioni legislative
emanate dal 1848 infino ad ora, quanto in forza di
tutte le istituzioni costituzionali insieme armonizzate,
è indubbiamente garantita a tutti i cittadini piena
libertà di coscienza, ed ai segnaci dei culti piena
ed illimitata facoltà di praticarli. E si noti ancora
che non é necessario che i culti acattolici siano
espressamente ammessi per legge. E, invero, la
Cassazione di Roma nel 1892, con dotta sentenza,
(riportata fra gli allegati dell’on. Luzzatti nel suo
recentissimo libro : La libertà di Cosciensa e di
Scienza), statuiva che l’art. 140 del Codice penale
relativo alla libertà dei culti ammessi nello Stato
si applica a qualsivoglia culto esistente, senza dnopo
che sia stato espressamente ammesso per legge, e
quindi anche iW'Esercito della Salvessa.
Adunque il primo articolo dello Statato non é
affatto incompatibile con la libertà dei culti. — Ma
dal momento che il suddetto articolo materialmente é
rimasto nello Statuto quale é l’interpretazione che
gli venne data, sia dagli scrittori di diritto Costituzionale, sia dalla giurisprudenza del Parlamento ?
Alcuni giuristi vedono in qnell’articolo la recognizione della preminenza di fatto della religione della
maggioranza. Ma questa interpretazione non é ammissibile, perchè non è ufficio delle leggi la semplice attestazione di un fatto. Rimane invece l’altra
interpretazione per la quale lo Stato, deve scegliere
il rito cattolico, quando si tratti di accompagnare
taluni dei propri atti con cerimonie religiose, come
le benedizioni delle bandiere e delle navi e i funerali ufficiali. Cosi fu detto in Parlamento fin dal
1866, quando il Ministro deH’interno Chiaves, nel
rispondere ad una interpellanza del deputato Corte
sui deplorevoli fatti d’intolleranza religiosa avvenuti
in Barletta, affermava: « L’art. i‘ dello Statuto non
solo agevola, nè può agevolare in modo alcuno gli
eccessi di questa natura, ma nulla toglie alla libertà
di coscienza. Che cosa vuoi dire l’art. !■ dello Statuto, allorché statuisce che la religione cattolica è
la sola religione dello Stato ? Non vuol dire altro,
e ciò si è detto e ripetuto in Parlamento per lo
passato, ed è ornai fuori di contestazione, se non
che lo Stato dichiara che tutto ciò che esso farà e
dovrà fare con rito religioso, sarà fatto con rito cattolico. Questa e non altra è la significazione di quest’articolo dello Statuto ».
{Atti del Parlamento N' 277, pag. 1083).
Ecco adunque a che si riduce il famoso primo
articolo dello Statuto, contro il quale taluni inveiscono senza comprenderne la natura e il significato.
Esso è oramai lettera morta, e non costituisce punto
un ostacolo alla assoluta indipendenza dello Stato
dalla Chiesa ed alla piena laicità delle sue istituzioni.
E perciò è evidente che quando si facesse una
revisione dello Statuto, il primo articolo non verrebbe più mantenuto, come pure altri articoli che
già subirono opportune modificazioni e correzioni.
Hnpieo ]|Weyniei'
Risveglio
Riprendiamo oggi il nostro viaggio e seguiamo
un altro evangelista, il Dott. L. W. Munhall che,
da oltre 40 anni, percorre il paese evangelizzando.
Anche costui vediamo spesso prender parte ad ogni
campagna avente per iscopo la guerra al peccato e
la conversione del peccatore. Egli aveva appena
finite le adunanze che doveva presiedere in Chicago
che lo vediamo partito per l’America Centrale e
precisamente per la zona detta del Canale di Panama. E là non si contenta di predicare, ma prende
la penna e scrive le sue impressioni. In pochi tratti
ci descrive le città di Panama e di Colon, le loro
condizioni igieniche e morali ; ci fa passare davanti
agli occhi, come in un cinematografo, le migliaia
degli abitanti : negri della Giamaica e delle isole
Barbado, spagnuoli, messicani, irlandesi, americani
del Nord, francesi e italiani. — Di religione non
si parla molto nella zona ; ma bensì d’ogni sorta di
divertimenti : combattimenti di tori e di galli, giuochi
d’ogni specie, birrerie e « bars ». — Vi sono, in
tutta la zona, cinque sole chiese evangeliche ; ed
anche queste vivono una vita stentata. Il governo
degli Stati Uniti, che ha intrapreso il taglio ddl’itsmo, vi mantiene 15 cappellani per rispondere
ai bisogni religiosi degli operai (11 protestanti e 4
cattolici). Delle cappelle sono poi state erette nei
punti più importanti della zona.
Qualche tempo fa crasi costituita una federazione
delle chiese evangeliche, la quale invitava appunto
il Sig. Munhall a recarvisi per una campagna evangelistica. Ed egli di nuovo ci descrive le difficoltà
e ci fa conoscere i risultati del suo lavoro. — La
popolazione essendo molto sparsa, non è possibile
aver adunanze un po’ numerose ; l’operaio, che la
vora otto o nove ore al giorno nel fango e sotto
un sole tropicale, non ha sempre la forza nè la
volontà di seguire un servizio religioso ; i divertimenti mondani distolgono pure gli operai dal frequentare le riunioni ; ed infine, un grande ostacolo
proviene dalla inconsistenza e dall’indifferenza dei
cristiani di nome. — Quanto ai risultati, senza avventurarsi a pronunziar giudizi precipitati, l’evangelista dichiara che una fedele testimonianza è stata
resa, i credenti sono stati confermati nella fede,
sono state condannate le opere malvagie ad ogni
sorta d’iniquità, alcuni furono ricondotti e riconciliati a Dio e qualche peccatore oppresso ha ritrovata
la pace del cuore.
A proposito del Dott. Munhall, il giornale che
riceviamo in questo momento racconta l’aneddoto
seguente : Mentre, ultimamente, si trovava a Saratoga Springs, N. Y., per una serie di riunioni di
risveglio, nel tornarsene a casa una sera verso le 10,
s’imbattè in un assembramento di persone che circondavano due giovani distinti ch’erano venuti alle
mani. — Appena vide di che si trattava, il Munhall
si fece largo tra i curiosi e, piantatosi in mezzo ai
due contendenti, disse loro : « Smettete cotesto
pugilato. Dovreste vergognarvi. Che cosa direbbero
le vostre rispettive madri se sapessero ciò che succede qui ? Se non smettete, chiamo la polizia. » A
quelle parole i due litiganti sparirono e la turba dei
curiosi si disperse.
L’indomani, l’evangelista, entrato in un negozio
vide un negro che gli chiese : « Non siete quel
signore che fece cessare il duello ieri sera dietro
alla sala del Congresso ? « — « Si, » rispose ; « e
tu eri là ? » — Sulla risposta affermativa del negro
il sig. Munhall soggiunse : < Allora perchè non li
hai separati ?» — « Separati ! ? » riprese il moro ;
« mi avrebbero conciato per le feste !» — « Eppure non mi fecero nulla, » disse l’evangelista ; a
che, l’altro di rimando: « Ve ne sareste accorto se
non aveste avuto una Bibbia in mano I »
Sarà dunque la vista della Bibbia che valse ad
incutere timore e riverenza a quei due giovani?
ovvero il semplice sangue freddo del vecchio predicatore? Comunque, un fatto simile dimostra il
coraggio e la calma del servo di Cristo. Nella sua
gioventù, il Dott. Munhall lavorò nell’officina di un
fabbro-ferraio e possiede tuttora quella forza fisica
che acquistò col lavoro manuale ; egli non è mai
stato malato e dice non saper che cosa sia la stanchezza. Eppure, egli lavora quanto mai e non cessa
dal predicare, esortare, incoraggiare e confortare.
F. Grill
AYYenture di due copie della Bibbia
Una è capitata a me, potrei dire, l’altra me l’hanno
raccontata ieri.
La prima la intitolerei volentieri : Un episodio
della vita del buon ladrone, avvertendo però che
non si tratta di quello che fu crocifisso con Gesù,
ma di un caro vecchio contadino di qui che è ancora vivo e vegeto, benché un po’ curvo e quasi
completamente sordo.
Per un seguito di circostanze che sarebbe inutile
raccontare adesso, ho dovuto lasciare alcune casse
di libri in una soffitta accanto alla quale il mio
buon contadino fu occupato diversi giorni a segar
legna. Il lavoro è faticoso; l’nomo è avanzato in età;
ogni tanto ha bisogno di riposo. Amante della rifiessione e della lettura, il mio vecchio ha adocchiato le casse di libri, che non son chiuse con cura,
e un bel giorno si fa ardito, stende la mano, afferra
qualcosa, leggiucchia, e si addentra alquanto nei misteri dommatici della Rivista Cristiana; poi si avvede che è roba un po’ indigesta per lui, e cerca qualcosa di più digeribile; ed ecco quel che mi capita
un giorno di venire a sapere.
Lo incontro per la strada, e per disgrazia avevo
un po’ fretta. Mi ferma.
I — Le devo chiedere scusa — mi dice.
5
LA LUCE
Ho buoni polmoni, ma vedendo che un sorriso può
•questa volta sostituire molto bene la voce, mi limito
a rivolgere al buon vecchio il più indulgente dei miei
sorrisi interrogativi.
—■ Ho trovato un libro là tra i snoi, e l’ho portato a casa — continua. — E’ nn Nuovo Testa•mento.
— Ha fatto bene! gli tuono nelle orecchie.
— Le domando scusa ! Io sono cattolico; mi scusi
sa; sono stato allevato in quella religione; ma mi
piace assai leggere le parole di Gesù Cristo.
Io approvo coi più energici segni di testa. Egli
prosegue : »
— Se Ella volesse vendermi quel libro, ne sarei
proprio grato.
— Se lo può tenere liberamente — gli grido;
—- io ne ho molte altre copie.
— Quanto Le debbo dare ?
Allora guardandomi in giro per assicurarmi di
non destar troppo l’attenzione delle persone che si
trovassero nei dintorni dentro il raggio di 30 metri,
gli urlo :
— Non voglio niente. Glie lo regalo volentieri. Se
lo legga; e io sono contento del bene che ne potrà
ricavare. Non voglio niente, ha capito ?
Nei suoi occhi passò un raggio . di allegrezza e
di gratitudine; e stringendomi fortemente la mano,
mi disse :
— Quest’estate Le porterò nn canestro di patate.
— Vada per le patate — conclusi — vedendo che
•ciò quietava la sua coscienza. E me ne andai lasciando giubilante e commosso il mio buon ladrone.
E’ forse un lembo del regno dei cieli che questo violento ha rapito. Dio lo illumini e lo benedica !
«
Ut »ic
Quest’altra, dicevo, me l’hanno narrata ieri, mentre
andavo a predicare. E’ commovente, e la raccontai
subito subito dal pulpito.
Me la raccontò un brav’uomo che non conoscevo,
un contadino anche lui.
« Mia sorella — mi diceva egli — è stata serva
per parecchio tempo in una famiglia del paese di
Usseanx, in Val Pragelato. Quegli abitanti furono
Valdesi una volta, ma all’epoca delle persecuzioni
dovettero abiurare quasi tutti, ed ora son tutti cattolici.
Orbene, nella famiglia in cui mia sorella si trovava in servizio c’era un vecchio, vecchio assai, il
padre, mi pare anzi il nonno del padron di casa.
'Questo buon vecchio viveva una vita assai ritirata,
e un po’ separata dal resto della famiglia. La domenica quelli di casa sua, religiosissimi, andavano
tutti quanti alla messa. Egli non vi si recava mai,
ed i snoi, ormai avvezzi al suo umore originale, lo
lasciavano libero e solo. Allora egli discendeva in
una specie di cantina, un sotterraneo della vecchia
casa. Là, nascosto fra due assi, si trovava un libro,
una Bibbia. Il vegliardo aveva collocato una tavoletta in tal modo che vi cadesse sopra e molto davvicino la scarsa luce che veniva da un buco largo
meno d’un palmo; e 11 tutto solo e silenzioso si concentrava nella lettura della Parola di Dio. Un giorno
mia sorella, che egli aveva saputo esser Valdese, si
•ebbe le sue confidenze. E il vecchio seguitò in quella •
sua abitudine fino alla morte ».
Non vi par commovente ? A me veniva in mente
la Bibbia che Lutero trovò incatenata in convento;
e più ancora mi venivano in mente quelle parole di
Paolo : Io son prigioniero, ma « la Parola di Dio
non è prigioniera ».
Giuseppe Bunebetti.
I Signori F. Rostan e L. Rostagno sono
tornati in Italia, dopo alcuni mesi di deputazione all’estero, ed hanno ripreso la
■direzione dei rispettivi Distretti.
nnUPPCRBIZBCCl buona camera, bene ammobiliata’
iirril IDnuOOuyi per stagione estiva al mare. Ri'
volgersi alla Signora Heghi, Via Cavour, 14, Ventimiglia.
Gaardapclo attorno
(Noterelle e Spigolature)
Secondo il Giornale d’Italia, il Pontefice avrebbe intenzione di fondare in Roma una scuola per lo studio
esegetico delle S. Scritture.
Se ne deve sentire infatti il... bisogno, poiché nella
massima Università romanistica — la Gregoriana —
fino ad alcuni anni or sono non si davano nemmeno
gli esami su l’Esegesi ! Chi sa tuttavia che esegesi ad
mnm Delphini si farà nella scuola di là da venire !
Un’esegesi rigorosa, veramente scientifica non potrebbe
che riescir mortale alla religione papistica.
*
I Cattolici romani degli Stati Uniti d’America fanno
voti perchè il numero dei cardinali di quella nazione
sia portato a sei. Se quella nazione fosse cattolica romana, meno male, ma, come ognun sa, la potente repubblica è invece cristiana evangelica.
*
♦ * •
Pare che l’on. Muiri — secondo uno dei soliti inter'
vistatovi — non abbia intenzione di prender moglie.
Padronissimo !
a:
* *
Un miliardario americano regala a Pio X una splendidissima automobile.
Peccato non esser prigionieri !
*
at :C
La conferenza del prof. Greco — annunziata nel numero scorso — su « Cristo negli scritti di Rapisardi
Carducci, Graf e Fogazzaro », pur rivelando un animo
gentile, mite e religioso, è riescita una ben meschina
cosa. Difficile l’arte oratoria !
Nel discorso agli studenti congressisti, Pio X ha
ripetute le solite idee sul modernismo ; ha confuso fede
con religione ; ha sostenuto che fede (cioè religione)
papistica e scienza vanno perfettamente d’accordo ; che
la fede viene dall’ascoltare, onde, (notate la peregina
applicazione ! !) il magistero della Chiesa e la necessità
della sottomissione docile per parte delle pecorelle; e
che, come dice S. Paolo alle Chiese della Galazia, nessuno deve attentarsi ad aggiunger nulla (ammirate la
esegesi rigorosa ! 1) a quel che insegna la... Chiesa.
Quel sapientone che è il Corriere della Sera, riferendo il discorso del Papa, gli mette in bocca questo
sproposito : « Anche San Paolo scrivendo ai fedeli di
Oallisia... »
Madornale l’ignoranza biblica in Italia!
yclla Penisola c «clic 3;ole
Fozaaretto
Con vivo dolore apprendiamo che il pastore cav. uff.
Giacomo Weitzecker ha dato, per il primo luglio venturo, le sue dimissioni.
Torrepellice
Importante seduta della giovanile società letteraria
La Balsiglia. Presiedeva il sig. T. Giraud. Presero
parte attiva ed encomiabile i signori H. Pons, U. Eynard, U. Pellegrin, J. Subilia,
— Nel tempio, adunanza generale degli alunni di tutte
le scuole domenicali di Val Pollice. Presiedeva il pastore A. Jahier. Allocuzione del prof, dalla sul canto
sacro. Adunanze consimili avverranno anche nelle valli
di Porosa e S. Martino.
Torino
— Il 9 di questo mese, inaugurazione del nuovo organo.
— Il prof. Meynier, libero docente di medicina alla
R. Università, ha terminato le sue otto apprezzate conferenze, a favore del Foyer.
— Il prof. Giovanni Rostagno della nostra Facoltà
teologica fiorentina tiene quattro conferenze speciali.
— La colletta prò pastori emeriti e vedove di pastori
ha prodotto, nella parrocchia, L. 465, con un enormè
progresso su gli anni decorsi.
— Il 5 e 6 corrente, bazzar di beneficenza a prò
della Chiesa di lingua italiana.
Sanremo
(Matusio) Nella nostra Chiesa abbiamo avute tre
conferenze speciali sopra i temi seguenti : I. Crisi cFanime nella Chiesa romana. II. Il socialismo e il moderno cristianesimo-sociale. III. I tre problemi della
vita umana. Nulla diremo del contenuto di queste conferenze, limitandoci a rilevare che il pastore aveva
fatto il piano di esse in guisa che la seconda fosse più
importante della prima e la terza più della seconda.
Per la prima conferenza il nostro Tempio fu pieno di
gente, per la seconda pieno zeppo, per la terza rigurgitante. Furono, come al solito, uditorii misti : accanto
al manovale il poeta, accanto all’operaio 1’ avvocato, il
medico, l’ufficiale. Le conferenze furono d’indole piuttosto popolare. Parecchi operai, estranei alla Chiesa e
socialisti, incontrando il pastore per via gli espressero
la loro soddisfazione per le cose udite nella seconda
conferenza. Tra gli uditori — specie nella seconda e
terza conferenza — notammo quel che di meglio conta
Sanremo in fatto di cultura. Il poeta Ettore Meschino
— l’autore dei « Lauri » — di passaggio per Saniemo,
assistette alla prima conferenza con molta soddisfazione.
Lo stato maggiore del locale partito socialista, tra cui
si contano personalità di prim’ordine, assisteva in corpo
alla seconda. Nella terza notammo facce intelligentissime di operai seguire senza batter ciglio e con una
espressione che dinotava la piena comunione di spirito
con l’oratore, l’intero discorso che durò un’ora e mezzo.
Che il Signore ponga il suggello della sua benedizione su queste nostre fatiche !
Firenze
Giovedì scorso, bazzar e Garden-Partg a beneficiò
dell’opera della Chiesa evangelica Valdese di Via Serragli 51, nel giardino del palazzo Salviati. Il comitato
promotore era composto di 15 signore e signorine.
Ftoma
Il prof. Giorgio Bartoli (e non Bartholdi, come l’han
chiamato alcuni giornali d’oltralpe) ha proferito giovedì scorso l’ultima conferenza di questa prima serie.
Lunedi, i Membri del consiglio di Chiesa, e gli Evangelisti valdesi presenti in Roma offrivano all’ egregio
uomo una cena di commiato.
Il Presidente del Comitato non potè intervenire per
indisposizione.
Il prof. Bartoli si reca a Chieti, ove terrà conferenze
cinque sere di seguito. I nostri auguri dal cuore.
mesi (Sicilia)
(G. B.) Nella mattinata del 1“ Maggio la società
« Fratellanza giovanile », da poco tempo costituitasi,
faceva una gita in campagna insieme col suo direttore
sig. Enrico Tron, ministro evangelico. Molta allegria
fraterna. Al ritorno in paese erano ad incontrarla la
musica cittadina suonando l’Inno di Garibaldi, e un
buon numero di operai non evangelici con a capo l’avv.
G. Pasqualino.
In piazza Garibaldi, il signor Enrico Tron, dinnanzi
a molto pubblico, pronunziava con parola vivace un
discorso, attirandosi la simpatìa di tutti i lavoratori
e parlando del giorno solenne del 1» maggio festeggiato in tutto il mondo civile.
Prese quindi la parola Tavv. G. Pasqualino, il quale,
movendo da Carlo Marx, terminò con un inno al suffragio universale e all’istruzione.
Poiché tutto è proceduto con la massima calma, speriamo che nel venturo primo maggio il proletariato di
Riesi potrà affermarsi più solennemente ancora, e abbracciare con nobile slancio 1 più alti ideali, tra i quali
primeggia il rinnovamento interno, radicale di ogni
individuo, rinnovamento che è la condizione indispensabile d’nna trasformazione sociale imperitura.
Patti Nuovi
Col 1- numero d’aprile s’è principiato a pubblicare il promesso studio storico psicologico
del Prof. G. Bartoli:
Il TraiDonto di Roroa
Apriamo un nuovo abbona»mento a tutto il 31 dicembre p.
V. per sole lire DUE. Chi dunque ci manderà una cartolina
vaglia da L. 2, riceverà tutti i
numeri della LUCE dal 1* aprile
al 31 dicembre.
Non tardate a mandarcela, indirizzandola in Via Magenta
18, ROMA.
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LA LUCE
OLTRE LE f\LV\ E i flflRl ^
Francia.
Tonneins — È morto il pastore Stefano Brezzi, discendente da una famiglia delle Valli Valdesi del Piemonte, la quale diede in passato al nostro glorioso
popolo pastori ed eroi.
Livron — Al convegno, a cui sono accorsi cristiani
evangelici di Francia e di altrove, lo spirito di Dio si
è fatto chiaramente palese. Nella pi ima giornata si
sono udite 3 relazioni sul Bisvegiio (relatore Neel), sul
Modernismo (relatore Bertrand), sul Pragmatismo (relatore Bois)
Notevole fra tutte la relazione sul Bisvegiio. « Lo
vogliamo tutti » ha detto il pastore Neel. « Lo vogliamo,
anzitutto e energicamente, individuale; ogni altro risveglio sarebbe illusorio, se non si cominciasse da quello
individuale, personale di ciaschedun uomo. Ma è necessario del pari il risveglio di tutto V uomo e di ogni
nomo, il risveglio spirituale e sociale ; è necessario
immediatamente ».
Nîmes — Nel suo ultimo rapporto su gli « Asili
Evangelici » di Nîmes l’ottantacinquenne Kriiger aveva
detto che egli si apparecchiava a lasciar la terra per
un mondo migliore. Il cristiano filantropo è infatti entrato in quel mondo migliore il 20 aprile scorso.
Parigi — 112 maggio, dedicazione di un nuovo luogo
di culto, nella parrocchia di Perrenx.
— La scuola preparatoria teologica di Parigi (Batignòlles) comprende 33 alunni.
— Anche a Parigi, ci si servirà di tende per l’evangelizzazione popolare.
Sainte-Foy — Il sinodo delle Chiese Libere di Francia,
quivi adunato, ha dato prova di molta solidarietà e
fraternità cristiana, rivedendo la famosa confessione di
fede del 1849 — opera del tutto umana, come ogni altra confessione di fede, e quindi perfettibile o modificabile. È hello il vedere come Gesù Cristo, figlio di
Dio, Salvatore sia stato posto in piena luce. C. Luigi,
dando conto di esso sinodo nel periodico ch’egli dirige
— « L’Eglise Libre » — conclude eccitando le Chiese
Libere a levarsi, a guardare innanzi, a adempiere a
tutto il loro dovere, con l’aiuto di Dio e per la gloria
di Gesù Cristo! ' ' '
Svizzera
Zurigo — Ebbe luogo una conferenza teologica. Tra
i lavori lettivi, notiamo quello del Dr. Lütgert dell’università germanica di Halle su la croce del Cristo e
lo spirito del Cristo.
Ginevra — E’ stata eretta la gran tenda della
Zeltmission, ove si terranno radunante popolari d’evangelizzazione, in francese (oratore R. Saillens di Parigi)
e in tedesco (oratore Henrichs). La tenda ha un diametro di metri 40 e può contenere 2500 persone. Vi
si predicherà ogni sera.
Berna ~ La festa commemorativa del 4' centenario
di Calvino avrà luogo domenica 4 luglio.
Spagna
Barcelona — L’ospedale evangelico ha aggiunto un
nuovo pa'diglione agli edifizi già esistenti.
Inghilterra
— E’ morto Reader Harris, consigliere reale. Era
uomo di fede incrollabile e di spiritualità squisita.
— Pel suo 80‘ compleanno, il generale Booth, dell’Esercito della Salvezza, ha ricevuto un monte ui lettere e di telegrammi, tra cui quelli del principe di
Galles e del re di Danimarca.
__ L’arcivescovo anglicano di York,, ha dato udienza
a una deputazione di chiese presbiteriane ed ha espresso
la propria fiducia in un lavoro unanime sul fondamento
del medesimo cristianesimo. Ecco un prelato anglicano
che non si farà.» papista 1
— Sessantaseiesimo congresso dell’Alleanza Evangelica, sotto la presidenza di Lord Kinnaird.
Scozia
(Italico) La Chiesa nazionale di Scozia ha fatto altre
due rilevanti perdite.
Il rev. Dr. Teodoro Marshall, che mori subitamente in
treno, fu moderatore dell’ultima assemblea generale
Egli era figlio di Lord Cnrriehill, magistrato stimato
ed autorevole. ^
Il Principal (Rettore) dell’ università di Aberdeen
Rev. Dr. Marshall Lang, per lunghi anni ministro apprezzatissimo dell’importante parrocchia di Barony a
Glasgow. Il sfto figlio è tino dei due primati di Inghilterra, arcivescovo di York.
ER01NB YHLDESI
Nuota Serie
XVI .
ÌHargherila Crosso
la madre del Duce del Rimpatrio
Nella legione degli eroi che colla parola della vita
nudrirono il popolo valdese o colla spada lo difesero
dai nemici, uno ve n’è che assurse a special grandezza,
perchè al tempo stesso fra i pastori e fra i capitani
valdesi, si distinse ; è colui il quale nell’ora più tetra
della nostra storia, quando del popol nostro più non
esistevan che miseri avanzi sparpagliati nell’ esigilo,
seppe quei superstiti raccogliere, riformarne un popolo
ed a questo render la patria perduta, riconquistandola
con inaudito valore dalle mani del potente usurpatore.
Egli è Enrico Arnand, il pastore colonnello, il duce
invitto del « Glorioso Rimpatrio ».
Se intorno a tanto eroe, com’è ben naturale, ricerchiamo con cura ogni ragguaglio atto a farcelo conoscer meglio, è ragionevole che ceichiam di conoscere
chi fu colei che più di tutti dovè contribuire a formarlo per l’opera grande ch’ei compi, cioè chi fu sua
madre.
Disgraziatamente quello che possiam sapere di lei è
poca cosa, ma sono dati tanto più preziosi dei quali
dobbiam far tesoro.
Fra le città del marchesato di Saluzzo le quali nella
seconda metà del secolo 16.mo diedero il più forte contingente alla chiesa evangelica piemontese, trovavasi
Dronero. Essa è famosa nei nostri annali come l’ultima
che ebbe il privilegio di sentir predicar dal pulpito il
Varaglia, e come quella che diede ai Valdesi gl’insigni
pastori Bonelli (martire a Palermo) Garino (che converti Pramollo) Garnieri e Ripert. In Dronero si tenne
nel 1567 in uno dei primi palazzi un celebre sinodo
delle chiese del marchesato, ed in Dronero diedero nel
1617 i Riformati di quella regione la ultima battaglia
contro il vescovo di Saluzzo ed il suo codazzo di preti
e di soldati. Nel 1618 si videro tante famiglie lasciar
Dronero anziché abiurare e prender rifugio in regioni
ove era permesso il culto valdese.
Fra le più cospicue di esse notavasi la famiglia Grosso
nella quale distinguevansi fra gli altri i due fratelli
Giovan Battista avvocato e Vincenzo mèdico. (Gilles
II, 217). Ove si sia rifugiata quella famiglia, non ci è
detto ; ma nel 1641 troviamo una donzella a lei appartenente sposata a un distinto Valdese del Delfinato
residente nella città di Embrun.
Era dessa Margherita Grosso, sposa a Francesco Arnaud, colei che il 30 settembre 1641 diventava madre
di Enrico Arnaud. ,
Anche Embrun era celebre già nella storia Valdese
prima di dare i natali al nostro maggiore eroe, perle
gesta nefande a danno dei Valdesi perpetratevi dagl’inquisitori Roselli e Cattaneo e dagli arcivescovi Bayle
e Rostain.
Ma dal giorno in cui Lesdiguières l’avea presa, nel
1585, Embrun aveva nelle sue mura una fiorente chiesa
evangelica cui apparteneva la cospicua famiglia degli
Arnaud, nella quale era entrata pel matrimonio la rifugiata donzella di Dronero che fu madre di Enrico
Arnaud.
Margherita Grosso, divenuta ormai Margherita Arnaud, ebbe oltre all’Enrico un altro figlio Daniele ed
una figlia. Maria, ambo i quali, emuli di Eurico, lasciarono nobile ricordo di sè nella storia valdese ; Maria
andata sposa a Giacomo Gautier a Torrepeilice sopportò
senza debolezza, con eroica fermezza di fede, tre anni
di atroce prigionia nel tempo nefasto dello sfacelo e
dell’esilio dei Valdesi; e Daniele combattè a fianco del
fratello dopo il Rimpatrio, come capitano nel reggimento valdese al servizio di Vittorio Amedeo IL
La madre loro, di valorosa stirpe, cresciuta in mezzo
alle persecuzioni, temprò i figli suoi per le aspre lotte
che li aspettavano e infuse loro la sua fermezza e la
sua indomita fede. Presto ahimè 1 dovettero essi lasciarla, « per fatto di religione », ci dice la storia.
Forse trattavasi di ribellione alla prepotenza pretina,
come quella che poco dopo avveniva al pastore Elia
Jaurin obbligato a fuggire da Embrun perchè avendo
rifiutato di salutar l’ostia in una processione T aspettava severa condanna.
A ogni modo, presto si rivelarono i figli di Margherita Grosso degni della madre loro. Enrico aveva soli
15 anni quando lasciò Embrun per venire alle Valli,
nel 1656. Rivide egli mai più la madre diletta ? Visse
essa tanto da udire i patimenti ed i triónfi straordinari del figlio ? L’igneriamo. Ma quest’è certo, che i
semi gettati da lei per 15 anni neH'animo del fanciullo
che Dio le avea dato portaron frutti di straordinaria
benedizione a tutto il popolo Valdese. .
Non basta questo a meritarle un posto fra le eroine
valdesi ? (Vedi Comba ; Enrico Arnaud, Firenze 1889
pag. 10, 11). Teofilo Gag.
ALLh “VmA nOMA
La firma Vera Bona significa una persona in astratto
0 in concreto ? Rappresenta Enrico Filizianì o un portavoce qiialsiasi, per vendere sotto l’etichetta di un’astrazione della merce avariata e di cattivo gusto ? Ebbene :
questa volta voglio credere che sotto quella firma si
nasconda il signor Enrico Filiziani, e per rispetto alla
sua persona rispondo ancora una volta.
Egli mi prende in ballo naturalmente nel suo articolo del 2 corrente ; « Modernismo e Protestantesimo »,
e, si capisce, non per lodarmi. Ora io lo prego di credere che io non fui mai modernista : se non lo crede
a me, lo domandi a D. Romolo Murri, agli egregi scrittori del Binnovamento e a tutti i modernisti autentici d’Italia. Con ciò, il suo articolo che si potrebbe intitolare ; « Dal modernismo al protestantesimo » non
ha fondamento, e non vale un’acca. Un vero modernista, cioè, un modernista logico che abbracci il sistema nella sua integrità, non è più evangelico che
cattolico. li signor Filiziani mi permetta di dirglielo
in faccia : egli non conosce nè il modernismo, nè il
cristianesimo secondo il Vangelo che io mi glorio di
professare. Nè ciò mi stupisce. Egli confonde l’Evangelismo col protestantesimo, il che è un errore. Il
protestantesimo è qualche cosa di negativo; e una negazione non è religione. 11 protestantesimo è un mero
punto di partenza, una protesta contro gli errori, le
sopraffazioni e le idolatrie di Roma, uno sbarazzare il
terreno dagli inutili ingombri del medioevo, un lavacro
purificatore, un fuoco divorante, una spada della giustizia di Dio contro la sciocca tirannia degli uomini
sulle coscienze umane delle quali è solo giudice Dio.
Al di là di queste negazioni, si erge l’edificio evangelico, un corpo cioè di dottrine che è professato, nei
suoi punti sostamiali, dalla maggioranza dei cristiani;
è difeso da un numero quasi infinito di txomini pii e
dotti; è sparso a preferenza fra le nazioni più ricche,
piùf'civili e più evolute del mondo; il quale, finalmente,
ha per sè le promesse di Dio e del suo Cristo e il trionfo
avvenire.
La Vera Boma ignora questa dottrina evangelica
positiva, e non vuole che si conosca. Perciò ammonisce- i suoi lettori « di evitare ogni polemica su argomenti specialmente dottrinali coi seguaci del protestantesimo ».
Benissimo 1 sciamo io. Cosi fanno anche i preti mussulmani. Per impedire che i loro ciechi seguaci si
accostino al cristianesimo, proibiscono colle scomuniche
e, quando occorre, anche colla violenza, di disputare
di cose religiose, di leggere libri dei cristiani, di entrare nelle, chiese dei giaur e di venire a qualsiasi
contatto con essi loro. Benissimo ! ripeto di nuovo io l
La Vera Boma si trova al livello intellettuale del
Corano, anzi al di gotto, perchè « i giovani turchi »,
hanno le idee più larghe di lei. Il Cardinal Polo, che
era un uomo dotto e pio, al Concilio di Trento « ammoniva i padri di leggere i libri degli avversari (i
protestanti) ma non con animo da avversari » : la Vera
Boma raccomanda a’ suoi lettori di non disputare cogli
evangelici.! Inutile proibizione ! Non volete disputare,
perchè non sapete e non potete 1 Se foste un poco più
ferrati in Sacra Scrittura, in Patristica, e nella Teologia
del Vangelo, non vi parrebbe vero di fare un po’ di
réclame al vostro giornale 1 Ma tant’è : uno sciancato
non corre a cimentarsi nel torneo di lotta all’Adriano ^
Prima di finire, rimando alla Vera Boma la solita
sciocca e villana accusa di * movimento quattrinaio »
che essa rivolge al movimento evangelico italiano, e la
esorto a non cantar mai su quel tono ; perchè sarebbe
assai facile ritorcere l’argomento contro di lei. Ascolti
un mio consiglio : lasci di siffatte armi ! Sono a doppio
taglio e v’hanno pochi che le sappiano maneggiare
senza tagliarsi 1
Finalmente, v’è un’altra insinuazione misteriosa contro certi « giornaletti cattolici i quali stampano articoli antiprotestanti e si prestano volontieri al ginochetto
dell’attacco simulato e pagato che deve servir di pretèsto alla polemica ». A chi va questa botta? Me lo
saprebbe dire l'Araldo Cattolico f Se va a lui, lo compatisco proprio di cuore 1 II suo zelo per confutarmi
gli ha fruttato il danno, le beffe e l’uscio addosso !
Giovgio fiaptoll
7
LA LUCE
IL TRAMONTO DI ROMA
Studio di sforia e di p$icolo
dei Prof. G. Bartoli.
— Bramerei fare un’osservazione sulla risoluzione
prima — disse il padre gesuita.
— Dica pure, Reverendo Padre — rispose il cardinale.
— Il Nuovo Sillabo è già fatto e,da un pezzo. Perchè
non si pubblica ?
~ Come sa lei, che è già pronto ?
— Oh bella! È stato compilato alla Università Gregoriana; sfido io! — disse una voce.
— Ciò veramente non è esatto — replicò il padre
gesnita. — L’Università Gregoriana c’entra veramente,
ma il Sillabo non fu compilato da noi.
— Beh ! beh ! — ritornò a dire la voce — se non è
zuppa, è pan bagnato. Distinzioni scolastiche, seconde
intenzioni, reticenze, quisquilie legali. Voi altri avete
trovati gli errori e i cardinali della Sacra Romana 1
Inquisizione li hanno numerati : uno, due, tre, quattro.
Mi spiego bene ?
Cachinni più o meno soppressi accolsero la scappata
della voce.
— E la risoluzione delle delazioni ? — disse un altro
— non sembra essa contraria alla carità del Vangelo?
— Di che delazioni parla lei? — domandò il cardinale.
— Intendo la risoluzione settima : « Sorvegliare da
vicino i modernisti per flagellarli di santa ragione,
quando i loro costumi ne dessero il destro ». Ora,
pare a me, che questa risoluzione sappia d’inquisizione, di spionaggio, di delazioni a mille miglia; e
ciò è contro il Vangelo.
— Che Vangelo d’Egitto! — sciamò seccato il cardinale — M’è diventato modernista anche lei ? I modernisti hanno sempre in bocca Cristo, Cristo, Vangelo, Vangelo. Io grido invece: Chiesa, Chiesa, autorità, ubbidienza, soggezione !
— Ho capito ora, Eminenza — si corresse tutto
umilmente l’audace.
— Basta così. So bene che cosa Vostra Signoria intende. Ora, per spiegare la settima risoluzione, dirò
che tutti 0 quasi tutti i sacerdoti e religiosi modernisti sono scostumati o inclinati ad esserlo. Conviene
quindi, tenerli d'occhio, e poi, se cadono, colpirli a
morte. Non ci vuole misericordia. Prima il bene dèlia
comunità, poi quello deH’indìviduo ! Prima la Chiesa,
poi il fedele !
—• Io conosco, tuttavia, parecchi modernisti assai
edificanti in fatto di costumi — osservò uno dei monsignori.
— Ne conosco anch’io uno — confermò il cardinale — e perciò è tanto più pericoloso. Ah ! quel giovanotto audace ! Tutti lo conoscono ! Ha grande ingegno ! ha gran seguito...
Il nome di D. Ottavio passò sottovoce intorno la
tavola.
— Io conosco anche dei preti intransigenti, che sono
porci — disse con un sorriso fino ed arguto il Barone.
— Beh 1 beh ! lasciamo là questo argomento ! Dei
peccati ve ne sono anche fra coloro che tengono la
retta fede e non transigono col mondo moderno. Ma
almeno essi hanno la fede, e quando c’è la fede è facile far bucato. Ma quando non c’è più la fede?
Questo concetto del cardinale fu seguito da un coro
di approvazioni.
— I più dei modernisti — tornò ad insistere il Barone — si dice sieno preti colti, civili e di costumi
specchiati.
— E sia — replicò vivacemente il cardinale. — Se,
dunque qualche modernista vive di tal maniera da
non lasciarsi attaccare nella vita, attaccatelo nelle dottrine. E che ci sta a fare il Santo Uffizio ? Se è
un eretico, o si ritratti pubblicamente o esca dalla
<jhiesa.
-- E se non volesse uscire? - disse una voce.
— Lo so, lo so. E’ la tattica dei modernisti. Spargono le loro eresie, ma non vogliono uscire dalla
Ghiesa. Allora, mano alla spada !...
— Vostra Eminenza dimentica che siamo nel secolo
ventesimo — interruppe di nuovo il Barone.
— E’ vero, è vero, purtroppo! Ah! in che tempi
viviamo ! Due secoli la, era presto fatto. Se l'eretico non
si ravvedeva, c’eia la carcere, il pan duro, la corda,
il fuoco: e buona notte sonatori. Ora invece, quei
messeri ci ridono in faccia e fanno il loro santo comodaccio. Ah ! che tempi, per bacco !
— Perdoni, Eminenza — disse monsignor Sitani
che fino allora aveva tenuto silenzio — io credo che
i mezzi fin qui proposti per impedire il dilagare delle
dottrine modernistiche siano più nocivi che vantag.giosi.
— Si spieghi — rispose il cardinale.
Tutti gli occhi si voltarono versò il monsignore, noto
per il suo senno e la sua bontà.
— Ecco il mio concetto. Credo inutile, anzi nocivo.,
il voler combattere i così detti errori moderni coi
metodi antichi. L’Inqnisizione ha ormai latto il suo
tempo e non può rimettersi in uso. Io direi di opporre dottrina sana alla malvagia, virtù a vita cattiva, amore ad odio, perdono ad offese, carità a colpa.
Io ripeto a quanti qui mi ascoltano le parole che Gamaliele disse al Concistoro dei giudei : « Rimanetevi
dal perseguitare questi uomini e lasciateli : perciocché,
se questo consiglio o quest’opera è dagli uomini, sarà
dissipata ; ma, se pure è da Dio, voi non la potrete
dissipare ; e guardatevi che talora non siate ritrovati
a combattere eziandio con Dio ».
Il cardinale non si contenne.
— E crede Lei — entrò a dire con forza — che la
dottrina modernista e protestante sia da Dio?
— Tutta certamente no, ma parte sì. Non c’é errore
che non contenga una parte di verità, perchè il puro
errore non esiste. Il male è nel bene. Ora io vi dico :
• per togliere il poco male, non sopprimete il molto
bene ; per impedire un picchio disordine, non togliete
altrui una giusta libertà ; per prevenire una colpa, non
commettetene voi una maggiore !
— Quale? — domandò ironicamente il cardinale.
— La colpa gravissima di limitare sempre più la
libertà umana, di ridurre a schiavitù le coscienze.
— Con questi suoi principii non si governa — sentenziò alto il cardinale.
— Non si governa una teocrazia, un mondo di
schiavi un monopolio, concedo ; nego tuttavia che
con questi miei principii, non si possa governare una
libera cittadinanza, una raccolta di fratelli.
— La Chiesa è una monarchia assoluta e il governo
di lei è despótico. La principale, anzi, l’unica virtù
nella Chiesa, ora, è l’ubbidienza.
— Allora — pronunciò spiccatamente il monsignore
— siamo al tramonto di Roma spirituale.
Un mormorio di disapprovazione corse per la sala.
Monsignore girò gli occhi calmi e sereni sull’assemblea.
— Signori — disse con accento solenne — aprite
gli occhi e non fatevi illusione. Guardate il Vaticano,
guardate Roma, guardate il mondo !... Che cosa è il
Vaticano per una gran parte di Roma ? Un palazzo,
un museo, la casa di un vescovo e nulla più. Roma
non è più Roma, T’antica Roma ; Roma papale muore,
e ogni giorno che spunta in cielo vede il tramonto
di lei. E che cosa è Roma pel resto del mondo? La
capitale di un popolo di liberi, e l’albergo del capo
di una frazione del cristianesimo. La maggioranza dei
cristiani così pensa di Roma, e buona metà, forse, degli
stessi cattolici non ne ha altro concetto. Roma materiale sì va continuamente cambiando. Esse cresce, si
allarga, si spande e assorbe ogni dì più Roma spirituale. Questa a poco a poco sparisce ; ecco la verità
che salta agli occhi di chiunque non li chiude a
bell’apposta per non vederla. Signori mìei, non illudiamoci! Noi assistiamo impotenti al tramonto di
Roma spirituale e papale!
Un freddo silenzio seguirono le parole dolorose del
monsignore.
— Ella è troppo pessimista — osservò il cardinale.
— Ma fosse anche vero quanto Lei asserisce, si dovrebbe combattere.
— Sì, combattiamo, ma colle armi di Cristo. Avrebbe
mai fatto uso Gesù della carcere, del rogo, del capestro, della censura dei libri proibiti, delle commissioni di vigilanza, per imporre alle coscienze umane
il suo giogo, quel giogo che egli dichiarò mite e
soave? Potete voi, signori, concepire il Cristo sotto
la veste di grande inquisitore, sotto la sottana di un
Torquemada ?
Il silenzio dell’assemblea incoraggiò l’oratore a continuare.
— Guardate il mondo fisico, il Cosmo. Esso è composto d’infinite forze, tutte operanti, tutte libere, tutte
godenti la loro piena attività. L’ordine, cioè l’eqnibrio di quelle forze cosmiche, non si ottiene già colla
loro soppressione, ma colla reciproca opposizione, che
sì bilancia nella bellezza e nell’ordine dell’Universo.
La vita del cosmo è una lotta dì cose vive ; non un
adunamento meccanico di cose morte. Tale deve pur
essere, a mìo credere, la vita della Chiesa: combattete, ma non sopprìmete ; Persuadete, non opprimete;
convertite, non uccidete ; illuminate, non spegnete !
— Accettando la sua teoria — osservò pronto il cardinale — noi, essendo forti, uccidiamo i nostri nemici. Perchè questa sua compassione per loro ? Anche
il Cosmo crea dei vinti.
— Perchè da quanto è stato proposto in questa adunanza non si vogliono vincere per mezzo dì una
guerra onesta, ma opprimere coll’inganno, colla prepotenza e colla tirannia. Voi impedite ogni giusta
lotta, ogni onesto combattimento. Voi prendete i lottatori, li legate, tagliate loro i nervi, poi dite loro :
combattete ! Ciò non è ginsto. Lasciate che le forze
vive nella Chiesa si agitino liberamente. Non cagioniamo una selezione a rovescio! I fotti dell’intelligenza, del cuore e dello spirito, mercè una ingiusta
oppressione, eliminati dal Governo e dalla vita attiva
nella Chiesa ; laddove i deboli, i fiacchi, i degenerati,
per mezzo di arti non belle salgono al potere !
Il cardinale sorrise. Gli altri membri dell’adunanza
diedero segni non dubbi di disapprovazione.
— E che cosa proporrebbe Vostra Signoria ? —
chiese il cardinale.
—Una cosa sola: libertà: « quella libertà, cioè,
onde Cristo, come dice l’Apostolo, ci ha liberati ».
La Chiesa primitiva crebbe, si propagò per tutto il
mondo e arrivò a maturità, perchè godette di questa
libertà interna, benché fosse all’esterno perseguitata.
La nostra Chiesa, invece, languisce e soffre perchè
manca di questa interna libertà.
— Belle teorie le sue, ma in pratica i metodi antichi restano ancora i migliori. Poi, la Chiesa è una
monarchia assoluta, e come tale non può usare i metodi delle libere repubbliche.
— Allora, Roma spirituale cala al tramonto.
— Spero che il cielo non permetterà mai tal cosa !
— gridò enfatico il cardinale — e che Lei, monsignore, sia oggi un uccello di cattivo augurio !
Con queste parole del cardinale si sciolse il convegno.
Il Turini raccomandò vivamente agli amici di mantenere il più assoluto silenzio su quanto si era detto
e progettato in quell’adunanza, il che essi promisero
di serbare fedelmente.
Ma fu tutto indarno. Durante la lunga tornata, Bice
Turini, la nipote del cardinale, stette silenziosa ad origliare ad una porta secondaria della sala e non le
scappò una sola parola di quanto si era ivi detto. Il
giorno dopo, D. Ottavio sapeva per filo e per segno
ogni o(isa.
V.
La ^furiata di ao iracoodo.
Sciolto il convegno, il cardinale Turini rifletté alle
parole di monsignor Sitani e si arrabbiò maledettamente contro se medesimo per aver permesso a quel
signore di pronunciare, come lui credeva, quelle evidenti eresie. Quanto più rifletteva, tanto più si accendeva d’ira e d’indegnazione, finché, non potendone
più, invio il suo segretario a casa di monsignore col
comando dì comparire issofatto alla sua presenza ; comando che in bocca dell’accorto segretario si cambiò
in umile preghiera.
Il Sitani abitava a poca distanza dal cardinale,
quindi in pochi minuti si trovò davanti al collerico
porporato.
Monsignore era un uomo notissimo a Roma per la
sua bontà, prudenza e carità. Stava per toccare la sessantina ed aveva un aspetto così venerabile che imponeva rispetto anche ai suoi più accaniti avversari.
Il cardinale subì il fascino dell’uomo di Dio e vistolo dinanzi a sè,, non ebbe il coraggio di fargli la
paternale che aveva preparata. Tuttavia gli volle dire
il fatto suo.
— Monsignore — disse con accento il più che potè
tranquillo — l’ho fatta chiamare per dirle che il suo
discorso tenuto al convegno mi ha dispiacciuto assai.
Mi tratteni allora perchè ho molto rispetto per Lei ;
ma la pessima impressione che ho provato io, è stata
condivisa anche dagli altri. Ella ci ha scandalizzati,
e le sue parole puzzavano a cento miglia di eresia.
Monsignor Sitani restò un^ istante silenzioso, poi
disse con grande tranquillità.
— Eminenza, potrei anche non risponderle, perchè
Ella non è mio superiore; ma a titolo di ossequio non
rifiuto un colloquio con esso Lei. Di che mi accusa
Vostra Eminenza ?
— Ella ha negato alla Chiesa il diritto di coazione.
— E lo nego — rispose con forza monsignore. —
La Chiesa non ha diritto a costringere colla violenza
le coscienze dei suoi sudditi e non l’ha questo diritto,
perchè Gesù, il divino Fondatore della Chiesa, non
glielo ha concesso.
(Continua).
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È un preparato speciale indicato per ridonare alla barba ed ai capelli bianchi
ed indeboliti, colore, bellezza e vitalità della pnma giovinezza senza macchiare nè
la biancheria nè la pelle Questa impareggiabile ci mposizione pei capelli non è una
tintura, ma un’acqua di soave profumo elle non macchia nè la biancheria nè la
pollo 6 che si adopera colla massima facilità e speditezza Essa agisce sul bulbo dei
capelli e deila iarba fornendone il nutrimento necessario e cioè ridonando loro il colore primitivo,
favorendone lo sviluppo e rendendoli flessibili, morbidi ed arrestandone la caduta. Inoltre pulisce prontamente la cotenna e fa sparire la forfora — Una
S'Ha bnttigUa baata per conseguirne un effetto sorpreuuenie
,, AT-rKSTA-TO
Signori ANGELO MIGONE & C. - Milano
Finalmente ho potuto trovare una preparazione che mi
ridonasse ai capelli e alla barba il colore primitivo, la freschezza e bellezza della gioventù zenza avere il minimo
dizturbo nell'applicazione.
Una sola bottigi a della vostra Anticanizie mi bastò od
ora non ho uo solo pelo bianco. Sono pienamente convinto che
questa vostra specialità non è una tintura, ma un’acqua che
non macchia nè la biancheria nè la pelle, ed agisce sulla cute
fi sui bulbi dèi peli facendo scomparire totalmente le pellicole e rlnfonàndo le radici dei capelli, tanto che ora essi non
cii^no più, mentre corsi il pericolo di divenute calvo.
Fciiza»! Enrico.
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