1
w.
ECO
DELLE VALLI VALDESI
Spett.
BIBI^IOIBCA VALCeSB
TORI« PBLLICB
(Twino)
Settimanale
della Chiesa Valdese
Anno XCI — Nnm. 32
lini ropia Itr* 30
ABBONAMENTI
Eco: L. 1.300 per I’intemo
L. 1.800 per Testerò
Eco e La Luce: L. 2JB00 per Tinterno | Spedi*, abb. posule ■ 1 Groppo
L. 2400 per l’estere | Cambio d’indirizso lira 50
TORRE PELIJCF. — 11 Agosto 1961
Ammio. Claudiana Torre Pellice • C.C.P. 2-17557
Il rischio della fede e del servizio
Cari fratelli e sorelle in Cristo
Lo scenario del nostro testo è costituito da una strada: la via, che mena a Gerusalemme. Una delle tante
\de, lungo le quali gli uomini s’incontrano, s’ignorano, commerciano, discutono, soffrono, sperano, combatto
no e muoiono. Non nella penombra di
un tempio, non in una riparata oasi,
non fra gli anfratti di un ritiro spirituale, ma sulla strada polverosa, segno dell’attività, del commercio, dell’agitazione, degli scambi di pensiero,
Gesù avanza verso la morte. Così egli
santifica la strada, la realtà più profana degli uomini: non potremo più
percorrere nessuna delle nostre grandi o piccole strade senza pensare che
Gesù passa per le vie di Biserta o di
Berlino, di Londra, Roma, New York,
Mosca o anche semplicemente per le
vie delie nostre piccole città e paesi,
insignificanti e ignorati dai più. Egli
sfugge perennemente alla tentazione
dei suoi discepoli di chiuderlo e bloccarlo nei loro templi e riprende le vie
battute da milioni di anonimi e di
ignoti, che le percorrono. Cristo è là
in mezzo alla nostra generazione, prima che noi ve lo portiamo con la
nostra predicazione o con i nostri sa
cramenti, indipendente come sempre
e pronto come Sempre a rispondere al
pianto e alla gioia dei nostri contem
poranei, pronto come sempre a rivolgere una vocazione a chi desidera o a
chi non desidera essere disturbato.
L’evangelista Luca ci presenta tre
interlocutori e tre risposte di Cristo.
Matteo, che ignora il terzo, ci dice
che il primo era uno scriba ed il secondo un discepolo. Queste indicazioni possono essere molto utili per meglio configurare questi tipi e comprendiamo che, ad esempio Calvino,
ravvisando nel primo interlocutore la
prefigurazione di tanti umanisti del
suo tempo, amanti della verità, ma
non pronti a morire per la verità, lo
descriva dicendo : « Era uno scriba,
abituato a vivere in pace ed a suo
agio, ad essere in grande onore, il
quale non avrebbe potuto sopportare
il vituperio, la povertà, la persecuzione e la croce. Vuole sì seguire Cristo,
ma sogna una vita facile e piacevole e delle case piene di ogni bene,
mentre i discepoli di Cristo devono
camminare fra le spine e giungere alla croce attraverso continue miserie
LUCA 9: 5 7-62
ed an.gosce ». La presentazione del
Vangelo di Luca è, neila sua voluta
schematizzazione ed universalismo,
molto più impressionante: i tre interlocutori sono chiamati rispettivamente « qualcuno », « un altro », « un altro ancora». Questa sobrietà non ci
porta nell’anonimato, ma ci pre.senta
degli uomini, che sono solo conosciuti da Dio nel loro profondo, nella loro ultima realtà. Sono degli uomini
che non possono nascondersi dietro
le qualifiche « laici o ecclesiastici, lavoratori o intellettuali, operai o datori di lavoro», ma sono degli uomini
nelia nudità del loro essere ultimo,
come si possono vedere nella luce della creazione o nel giorno del giudizio
finale: uomini davanti a Dio e non
solo uomini inseriti negli schemi consueti delle società umane.
Il primo interlocutore dice a Gesù
« Io ti seguirò dovunque tu andrai »
Egli esprime così la gioia della sco
perta del Signore, la sorpresa mera
vigliosa che vale la pena di vivere
per una causa, portato da un uomo.
Non si può certo dire che in quel m,omento seguire Gesù fosse la cosa più
facile e naturale. Egli aveva predetto
la sua morte, aveva rifiutato la via
della potenza, aveva accettato il ruolo del profeta indifeso. Ma vi è una
grandezza nel Cristo spoglio sulle vie
del mondo, che non è certo inferiore
a nessuna grandezza terrena. Se la
vioJenza, la ricchezza, il potere esercitano il loro fascino su milioni di
uomini, non ci possiamo stupire che
la figura di Gesù, nella sua solitudine
grandiosa, nella sua elevazione di vita interiopet*nella-sua limpidità morale eserciti un fascino ben più profondo sull’uomo della strada, sul solitario che si è sentito veduto, misurato
da’qualcuno che gli paria con pto
rità e con decisione. E’ lo slancio di
uno scriba, ohe sa apprezzare le parole fatte di insegnamento elevato, di
moralità integra, dì verità assoluta.
E' lo slancio di un entusiasta, che
ammira quello che deve essere ammirato nella persona di Gesù. E’ lo slancio di un giovane ricco, che ama Gesù
il grande insegnante di morale, e che
porta nel cuore una brama di vita
XV AGOSTO
La festa del XV agosto avrà luogo nel territorio della comunità di
S Secondo, sotto i castagni della località Inverso Cavoretto.
La località è raggiungibile a piedi da S. Secondo a 15 minuti per la
strada carrozzabile. Gli automezzi potranno accedere al luogo stesso
deila riunione dove sarà sistemato un parcheggio per tutti i veicoli.
Dal centro di S. Secondo, sia per chi proviene da Torre Pellice che
per chi giunge da Pinerolo, cartelli indicatori segnaleranno la direzione
della località Inverso Cavoretto. Giovani della comunità di S. Secondo
provvederanno a smistare i veicoli sul luogo del parcheggio. Si prega
di attenersi alle loro indicazioni. u ** »
Sul luogo della riunione funzionerà sin dal mattino un ricco buffet
con rinfreschi, bevande, frutta ecc. La località è anche provveduta di sor
9®"*®- . . . 1 u i
Nel pomeriggio la comunità di S. Secondo organizza accanto al buffet una vendita di beneficenza cui tutti sono cordialmente invitati.
In caso di cattivo tempo la riunione avrà luogo nel tempio di
S. Secondo.
programma
MAT'
Ore 10
N O
Culto presieduto dal pastore Ermanno Rostan : Inno 2
__ Confessione di peccato: Inno 105 Testo: Marco
IO; 17-31 __ Inno 191 — Predicazione — Inno 186.
Ore 11 “ Il past. G. Bouchard, di Biella - Ivrea, parlerà sulle pro
spettive che si aprono alla nostra opera di testimonianza
nel tempo presente, ad un secolo dalla fondazione delle
prime chiese dell Evangelizzazione.
POMERIGGIO
Ore 14,30-15,30 - Intervista pubblica di pastori e delegati delle comunità dell'Evangelizzazione che hanno celebrato quest'anno
il centenario della loro fondazione e messaggio dei fratelli
del VI Distretto.
Una Corale formata da membri delle Corali di S. Germano e Torre
Pellice accompagnerà gli inni ed eseguirà nel pomeriggio un programma
di cori. -i 1 u
Si raccomanda la puntualità ed il silenzio sia durante il culto che
durante la conversazione del mattino. Inoltre, mentre si ringrazia la
Chiesa di S. Secondo per l'ospitalità, si ricorda che il modo migliore
per esprimere tale riconoscenza sarà di lasciare la zona pulita e non
come dopo un bivacco.
eterna, che solo in Cristo può essere
saziata. E’ lo slancio di un Simon Pietro, che si sente sicuro di non tradire
' Suo Maestro, anche se tutti gli altri lo tradiranno.
Quello slancio è giustificato dalla
persona del Cristo, che non insegna
soltanto delle cose belle e buone, ma
che ci pone sempre davanti alle questioni ultime: salvf^a o perdizione,
amore o odio, vitati© morte, testimonianza o tradimenti, obbedienza intima o ipocrisia farfeaica, schiettezza
luminosa o menzogna tenebrosa. L’aspirante discepolo 'deve aver capito
molte cose intorno »1 Cristo. E il suo
cuore risponde con entusiasmo, con
un programma di dedizione concreta;
Ti seguiterò dovunque.
Abbiamo tutti, cari fratelli, dei lati
di somiglianza con quest’uomo. Cono
sciamo Tentusiasmo delle prime ore
deila fede, Tentusiasmo della prima
chiamata alla predicazione, l’ardore
par le prime occasioni per un servizio
missionario, la prima scoperta del valore infinito delTEvangelo per noi e
per gli altri. QuelTentusiasmo è anche
diventato collettivo: non da soli, ma
con altri abbiamo sentito la bellezza
Pubblichiamo quasi integralmente il testo della predicazione tenuta dal past. Carlo Gay
nel culto d’inaugurazione del
Sinodo Valdese 1961.
di queU’impegno senza riserve, senza
frontiere, senza limiti. Non credo che
facciamo della reto.,’ica se diciamo che
quel grido è stato spesso il grido di
tante chiese evangeliche e anche il
grido della nostra chiesa valdese. In
risposta alla semplicità della Parola
divina i primi valdesi sentirono l’attrazione del Cristo della via di Gerusalemme, del Cristo povero, semplice,
pellegrino. E via via nella nostra storia, questo slancio si è ridestato: nell’ora della Riforma la scoperta della
miserabilità dell’uomo e la sconvolgente carità di Cristo determina Tentusiasmo di migliaia di semplici credenti e di centinaia di predicatori del
TEvangelo, che si alzano dalle loro
cattedre o dalle loro campagne o da!
tavolo dell’artigiano per andare sulle
vie del mondo col grido: ti seguirò
dovunque tu andrai. E in ogni ora,
iri cui abbiamo avvertito la realtà che
nulla poteva salvare la nostra gente
se non Cristo, Tentusiasmo ha destato degli uomini per predicare, evangelizzare, percorrere le vie della nostra nazione e le vie delle missioni
perchè questa era là intima persuasione, che ci invadeva. La storia dell’evangelizzazione, della missione e
delTemigrazione, è piena di questi
slanci, di queste volontà di servizio,
di questi impegni radicali. Non solo,
ma la estensione della missione e la
autorità della Parola di Cristo ci han
no fatto e ci fanno oggi sentire il
peso di questo « dovunque tu andrai » :
geograficamente: fino alle estremità
della terra; poi nelle complicate vie
della politica, delTeconomia, del pensiero degli uomini, nella pace e nella
guerra, nella prosperità e nella miseria, nella sofferenza e nel benessere,
fra gli amici e fra i nemici.
■Jn fatto ancora: assistiamo alla
contemporanea presa di coscienza
della responsabilità cristiana da parte di tutte le chiese dalle più istituzionali alle meno conformiste.
Ma proprio di fronte a questa presa di coscienza, acquista il suo valore
d‘ precisazione e di responsabilità la
parola del Cristo : « Le volpi hanno
delle tane e gli uccelli del cielo dei nù
di, ma il Figliuolo dell’uomo non ha
dove posare il capo ». Alla serietà o
alla retorica del cristianesimo del nostro tempo Gesù oppone la serietà del
rischio della fede. Noi dovremmo, come singoli e come chiesa, come pastori e come laici, esserne letteralmente
sconvolti. Gesù non contesta la bellezza di diventare suoi seguaci, nè
limita la portata delTimpegno del credente entro le mura di una città o
i confini di una nazione, ma ci rammenta il peso delTimpegno, il prezzo
della sofferenza, del sacrificio. Diventa necessario che paura, incostanza,
tentazione siano vinte per seguire il
Cristo, che non intende darci garanzie terrene, sicurezze umane, ma intende portarci con sè fino ai piedi dela Croce del Calvario. Un commentatore ha notato che lo stesso verbo
esprime qui « posare il capo » e nel
capitolo della passione di Giovanni
« e chinato il capo, rese lo spirito ».
Questo camminare con Cristo nella
insicurtà di ogni ora, nel buio della
fede, nella sua morte e nella sua risurrezione, nella partecipazione alle
sofferenze, in una testimonianza che
non sia verbale, ma sia verace testimonianza, questa fusione della nostra
vita col ristìiio di essere cristiani è la
esigenza, che la parola del Signore
ci mette dinanzi. Se gli animali selvatici possono trovare requie al loro
vagabondaggio nelle tane o nei nidi,
il Figliolo dell’uomo non ha nessuna
possibilità di riposo, di capitalizzazione, di sosta, non conosce nessuna sta
s: contemplativa. Egli non cessa di
essere un estraneo, un pellegrino in
questo mondo, che va verso una patria migliore ma solo attraverso la
sofferenza in tutte le patrie terrene,
8 vuole che noi ridiamo quotidianamente il primo posto a quello che veramente è necessario oggi come cristiano anziché a tutte le garanzie terrene, mondane o ecclesiastiche, nelle
quali vorremmo adagiare il nostro
spirito. Cristo non intende avere p>er
discepoli degli uomini, delle comunità, delle chiese semiincoscienti, ma
degli uomini, che prima di partire
con lui, hanno valutato il costo della
loro decisione, come il costruttore della famosa torre deve fare bene i suoi
conti per non restare poi a metà,
quando ha iniziato la costruzione.
Chiesa valdese, che porti nel tuo nome il nome di uno dei pochi, che nella storia umana vissero il rischio della fede, nella rinunzia ad ogni garanzia materiale ed ecclesiastica, fino a
quale punto ti senti tu di calcare le
orme di Colui, che non ebbe dove posare il capo? O quante volte invece,
calcolando quello che puoi perdere attraverso una reale, attuale, contemporanea fedeltà al Cristo, vivi, forse
anche faticando, in un equilibrio oculato e prudente, troppo prudente, fra
la Parola incandescente di Cristo e
una vita comoda, che non ricorda
gran che il pellegrinaggio del tuo Signore! La prima lezione, ohe Gesù ci
dà nella sua scuola, è che rinunciandc a noi stessi, portiamo la nostra
croce.
4« 4! >)>
Il secondo interlocutore della via di
Gerusalemme è più modesto del primo. Non si decide da solo, non fa
delle dichiarazioni compromettenti,
ma oppone alla chiamata del Cristo
dei motivi plausibili e sacri per ritardare l’ora dell’obbedienza.
L’ardua via del Cristo pone inevitabilmente ad ognuno di noi delle
scelte gravi. Il discepolo, così, è chiamato -lall’evangelista Matteo, si trova davanti ad un dovere preeliso:
« seppellire suo padre ». La legge e i
commentari antichi davano ogni precedenza a questo atto di pietà! Il discepolo non compie soltanto una cosa
lecita, ma doverosa e sacra. Ma Gesti
scorge, dietro a tutta questa pietà profonda ed affettuosa, la tattica del ritardo e, con il duro linguaggio della
strada, gli dice : « Lascia i morti seppellire i loro morti, ma tu va ad annunziare il regno di Dio ». Sono parole, che si ripetono male in un tem
pio, dove le volte sembrano esserne
profanate: si dicono più facilmente
sulle strade degli uomini, dove c’è mi
nore delicatezza e maggiore crudezza.
Il Pust. neoconsacrato. Don. Pierluigi Jalla
Per questo un gruppo di commentatori ha trovato più prudente spiritualizzare questa parola di Gesù: i morti
non sarebbero i defunti, ma i morti
spiritualmente, gli uomini nei quali
la insensibilità, la corruzione, il materialismo hanno inoculato un veleno
mortale. Camminano, contrattano, ingannano e si divertono, ma sono morti, che non sanno neanche di essere
morti. Chi ha sperimentato la vita
vera, che in Cristo è donata, li può
abbandonare al loro destino, perchè
tanto non vi è nulla da fare con loro:
la famiglia insensibile al messaggio
dell’Evangelo, la patria sorda alla Par
rola di Dio, la società immersa nella
idolatria del denaro, lo stato, che si
ammira nella sua potenza materiale...
e così via: tutto questo va lasciato.
Questa interpretazione può avere alcuni lati profetici: può venire l’ora
nella quale un « no » radicale detto ad
una società, che si dice cristiana, «no»
radicale ad un famiglia, che si crede
a posto con Dio ed è invece immersa
nel suo egoismo, possano avere un
serio valore di richiamo, ma io credo
che qui si tratti veramente, letteralmente di un ostacolo concreto: la
morte di im padre e che, proprio davanti a questo affetto, Gesù accampa
la priorità assoluta della predicazione del Regno di Dio.
Anzi, cari fratelli, è questa meravigliosa visione del regno di Dio, che
declassa ogni altra esigenza umana,
sia pure sacra. Il profeta Giona deve
provare l’ansia e il rischio della morte per accettare la seconda investitura. In questo senso tutto quello che
ci impedisce di seguire Cristo in mode assoluto e primiero sente la morte. Nella luce splendida delTannunzio
del Regno diventano pallide e secondarie anche le più importanti opere
delTuomo. Non perchè non abbiano
un valore nella luce della creazione
d’ Dio, ma perchè l’urgenza del Regno di Dio preme con la sua potenza
(continua in pagina!
Solidarietà delle Chiese
Come ogni anno, im gruppo numeroso di ospiti ci ha attestato la solidarietà di varie chiese sorelle ed organizzazioni amiche. Anzitutto, la delegazione della Chiesa Metodista ohe,
guidata dal Presidente past. Mario
Sbaffl, era costituita dai past. P. P.
Grassi e S. Carile, dalTing. E. Gualtieri e dal sig. S. De Ambrosi. Pure
presenti i PEist. Manfredi Ronchi,
Presidente dell’Unione delle Chiese
Battiate d’Italia, il Past. Guido Miegge per la Società Biblica, il sig. M.
Sinigaglia per l’A.M.E.I. e il sig. F.
Toppi per le Assemblee di Dio in Italia. Gl» altri ospiti graditi, che hanno quasi tutti rivolto il loro messaggio nel pomeriggio e nella serata di
martedì, erano il Right Rev. Andrew
Jamieson Moderatore della Chiesa
Presbiteriana d’Inghilterra, il Dr.
John Garfield Williams delTInterChurch Aid (organismo del Consiglio
ecumenico), il Dr. E. Emmen della
Chiesa Riformata d’Olanda, il Past.
Paul Conord per TEglise Réformée de
Flanee, il Dr. Julius Bender per la
Chiesa Evangelica del Badén, il Dr
Hellstern rappresentante delTHEKS
di Zurigo, il Past. J. De Roulet per la
Federazione delle Chiese Protestanti
Svizzere e la Chiesa Evangelica del
Jura Bernois, il Past. Francisco Manzanas per la Chiesa Evangelica di Spagna, il Past. H, Ingerfurth per il
Freundeskreis di Düsseldorf, il Cap.
Stephens per la W.A.S. d’Inghilterra,
il Past. R. Hardmeier per le Chiese
Riformate di Basilea e Zurigo; i sigg.
Poèt per l’Union Vaudoise de Marseille.
Domenica 20 agosto, ore 15
RIUNIONE
AL COLLE DELLE FONTANE
In caso di cattivo tempo si terrà
nella scuola quartierale
A causa delle ferie il prossimo numero dell’Eco, con il resoconto dei
lavori sinodali, uscirà il 25 agosto.
2
M S
L’ECO DELLE ?AIiJ VALDESI
’ 11 agosto 1961 — N. 32
A
la
Gli orrori degni di un campo di concentramento in un
clima di disorientamento generale ancora maggiore
Nel clima creato dal processo Eiclimann,
molti hanno ripreso a ricordare, con una
documentazione che difficilmente può raggiungere l’eccesso, gli orrori dei campi di
concentramento, talvolta con fini politici
più o meno espliciti. Le condanne del nazismo sono rifiorite in grande quantità e,
a volte, venate anche di una buona dose di
farisaismo.
Ebbene, proprio in questo clima ed in
mezzo a queste condanne, è bene, nel sedicesimo anniversaiio dal lancio della bomba atomica su Hiroshima (6 agosto 1945),
ricordare che gli orrori della guerra non sono il monopolio del nazifascismo, anche se
non v’è, naturalmente, alcuna ragione per
assolvere, del tutto o in parte, quest’ultimo.
Hiroshima non ha visto cose più belle di
Mathausen e continua, oggi, grazie all’intervento di coloro che vanno fieri della loro opposizione al nazismo, a soffrire cose
che non hanno nulla da invidiare, per il
raccapriccio che suscitano, ai campi di concentramento.
La Feltrinelli, benemerita per la diffu-'
sione a prezzi modici, di vari documenti
sulla storia del nazismo, fra cui va ricordato in particolare « 11 flagello della svastica » di Lord Russel, ha finito recentemente di stampare un interessante, anche
se raccapricciante, «Diario di Hiroshima»,
di un medico scampato alla tragedia e che
l’ha, tuttavia, vissuta anche nei suoi momenti più tragici : il dottor Michihiko Hachiya.
Sono forse un po’ noiosi certi particolari autobiografici dell’autore, il quale non
aveva in mente di dare alle stampe gli appunti presi e scritti variamente durante i
due mesi successivi alla tragedia. Ma se c’è
un mezzo che forse ancora oggi può essere
efficace per cacciare la noia anche di chi
più ne è afflitto, credo che sia proprio la
lettura di questo libro o il ricordo delle
cose che descrive. Un lampo ed una detonazione (non avvertita da chi era molto vicino al luogo dell’esplosione a causa del
brusco mutamento della pressione dell’aria) ne sono stati l’origine. Una nnvola
di una bellezza mai vista l’ha segnalato a
coloro che si trovavano ad una certa distanza. Colni che ha lanciato la bomba è
ora impazzito fra i « Non mi slnpisce » di
quelli che, al suo posto, avrebbero fatto
esattamente quello che fece lui.
Nei campi di concentramento tutti erano
in grado di vedere quali erano le cause
dei mali. A Hiroshima il disorientamento
non era tanto nella sofferenza di coloro
che erano stati colpiti o nella loro morte
ma nei sintomi che ogni giorno erano di
versi, del male di fronte al quale l’igno
ranza e l’impotenza dei medici erano la
tragedia più terribile. Del resto lo stato
dei colpiti non era allegro. Narra un testimone oculare : << 1 loro volti non esiste
vano più. Occhi, naso, bocca, tutto era
stato mangiato dal fuoco, e pareva che le
orecchie si fossero liquefatte; non si capiva più qual era il volto e quale la nuca.
Ce n’era uno col viso irriconoscibile, senza
labbra, si scorgevano i denti bianchi che
gii spuntavano in fuori; mi chiese un po’
d acqua, ma non ne avevo. Ho congiunto
le mani e ho pregato per lui. Non ho detto niente, credo che la richiesta d’acqua
sian state le sue ultime parole ».
« Ho visto cisterne per gl’incendi, piene
fino all’orlo di morti, come se ve li avessero bolliti dentro. Accanto ad una di queste cisterne c’era un uomo, ori'ibilmente
ustionato, accoccolato vicino ad un cadavere, e l’uomo beveva l’acqua piena di
sangue. Se avessi tentatjì d’impedirglielo,
non sarebbe servito a niente, perchè aveva
perso la testa ».
Nell’unico ospedale rimasto in piedi la
situazione non era migliore: tutti i ricoverati erano affetti da diarea e vomito; alalcuni avevano fino a sessanta evacuazioni
al giorno; nè c’era il tempo di andare ai
gabinetto, il quale, perciò," era stato sostituito dall’ingresso dell’ospedale, con quali
risultati per l’igiene, è facile capirlo. Più
tardi si verificarono numerose piccole
emorragie sottocutanee o macule, che spesso provocavano la morte anche di quelli
che non avevano avuto nessuna ustione.
L’atmosfera in qnella città distrutta era
di silenzio e di tenebre. L’unico rumore
erano i lamenti dei colpiti. Fra le rovine i
ladri avevano cominciato a cercare tntto
quello che non era stato irrimediabilmente
rovinato. Quest’atmosfera non fu certo migliorata quando si diffuse la notizia della
sconfitta.
La pelle degli ustionati, di cui alcuni
sopravvissero parecchio, assomigliava molto di più alla corteccia di un larice che a
quella di un uomo normale. Due uomini
che erano vicini al momento dell’esplosione, rimasero saldati assieme. Le ombre degli oggetti rimasero stampate dalla radiazione atomica.
Dopo vario tempo si verificava in alcuni
pazienti la perdita dei capelli, seguita, in
molti casi, dal decesso. La temperatura
oscillava fra i 40 e i 42». Nel sangue il numero dei leucociti e delle piastrine si era
ridotto molto al di sotto del necessario per
poter vivere.
Ho spigolato qua e là, alcuni dei particolari raccapriccianti del libro citato. Forse alcuni, c molti, erano già noti. Non è
oggi per noi, di importanza capitale conoscere il corto ed il lungo di Hiroshima,
come non è necessario sapere tutto quello
che si faceva nei campi di concentramento.
E’ un po’ di moda dire che bisogna che
queste cose siano conosciute perchè non
capitino mai più. Cosi è stato di moda dire che bisognava insegnare la storia valdese perchè non si facessero matrimoni misti e i valdesi non cedessero di fronte al coninge cattolico.
Ebbene di fronte alle rievocazioni delle
brutture dèi campi di concentramento esistono dei nazisti e dei fascisti anche oggi,
come di fronte alla tragedia di EUrosliima
esistono ancora oggi persone disposte a fare la gnerra, come si sono avuti matrimoni misti e cedimenti da parte di chi sapeva
la storia valdese. L’unica ragione capace di
prevenire il male e di prevenirlo efficacemente è la fede cristiana.
Gli uomini avranno un bel conoscere
tutte le brutture di questo mondo: non c’è
alcuna ragione in esse per evitarle. Non
esiste una sensibilità umana universale che
possa veramente imporsi contro il male;
neanche quando esso provoca le peggiori
sofferenze nel prossimo. Ci sarà sempre del
cinismo e l’unico rimedio contro di esso
è la fede. Tutto il resto è retorica. Anche
Il pseudo-fede di cui quasi sempre si accontenta la nostra cristianità dal ILI-IV secolo in poi. I primi cristiani avevano trovato la ragione per rifiutare la guerra prima che si fossero visti i disastri della bomba atomica e dei campi di concentramento. Chi non sente di dover rifiutare la
guerra tradizionale, non sente nemmeno il
dovere di rifiutare quella atomica. Ed approva, lo voglia ammettere o no, quello
che abbiamo descritto.
E se manca quella fede è perfettamente
inutile rievocare quello che è stato. Se c’è,
non è essenziale rievocare orrori, perchè si
sia spinti a rifiutarli. La loro rievocazione può, al massimo, confermare la validità
delTopposizione del credente, non crearla.
c. t.
Convitto Maschile Valdese
Torre Pellìce
V
Sono aperte le iscrizioni per il prossimo
anno scolastico al Convitto Maschile Valdese di To-rre Pellice per alunni che frequentino le Scuole EhmeiUari, la Scuola
Media, il Ginnasio e Liceo Classico e le
Scuole di Avviamento.
E’ indetto altresì un concorso per il go
disnento di 2 posti semigratuiti (metà rei
ta) presso il Convitto Maschile Valdese.
I titoli validi per concorrere sono le vo
tazioni conseguite alla fine del iwesente
anno scolastico. Sono ammesisi solo ragazzi
la cui famiglia sia di modeste condizion
economiche. Tenrpo utile per la prese.nta
zione dellla domanda: 10 Settembre.
Per informazioni e per ricevere prò
spetti ilinstrati scrivere semplicemente, an
ohe su cartolina po<stale, a : Convitto Fal
dese - Torre Pellice (To).
SIMPATIA
Nella Tipografia Subalpina, dove si
stampa "L’Eco delle Valli", c’è atmosfera di tristezza perchè uno dei membri della sua grande famiglia, il giovane Marco Riva è perito a vent’anni
in un incidente sulla strada. Marco,
sempre allegro ed attivo, era da alcuni anni al lavoro nella Tipografia e
ultimamente era, fra l’altro, particolarmente incaricato della targhettatura degli indirizzi dei nostri giornali.
Il lavoro, come la vita, continua ma
c’è un senso di vuoto fra le limnype
e i tavoli di impaginazione: ed è con
questa fraterna simpatia che, nella salda speranza cristiana, pensiamo ai genitori e ai parenti di Marco.
Il Professor Miegge negli anni difficili (1943 - 1945)
Maestro ed amico
Ho conosciuto il Prof. Miegge negli anni difficili del 1943-45 quando
egli, con il Prof. Davide Bosio ed il
Past. S. Colucci aveva accettato di tenere dei corsi per quegli studenti che
le vicende belliche avevano tagliato al
Nord e casualmente accentrato nella
zona di Torre Pellice.
Di questo periodo, della vita di Nino Miegge su cui molto si potrebbe
scrivere, desidero ricordare due aspetti: il professore e il consigliere degli
studenti.
Il professore
Era incaricato di leggere, fra l’altro,
le dispense di dogmatica del Prof. Ernesto Comba che, scritte da un seguace del Frommel, avevano un indirizzo
a.ssai diverso da quella teologia che h
direttore di "Gioventù Cristiana" aveva fatto conoscere in Italia: il rinnovamento biblico di K. Barth.
Non è necessario sottolineare la
correttezza con cui Miegge ha presentato un corso che pure non specchiava il suo pensiero teologico, (mi sarei rifiutato di prendere la penna, per
scrivere solo una cosa del genere, tanto essa è ovvia per lui), ma per ricordare come questa situazione delicata,
per non dire difficile, in cui si è trovato è stata l’iKcasione per un confronto teologico sereno e profondamente
La storia valdese alla ribalta
La seduta annua della Società di Studi Valdesi
Come tutti gli anni, la Società di
Studi Valdesi esce dall’ombra severa
degli studi, per presentarsi al pubblico; il suo tradizionale pubblico sinodale, non eccessivamente numeroso,
ma fedele ed attento. La seduta annua
ha avuto luogo il 6 agosto 1961, nell’aula sinodale; l’ha presieduta il pre
sidente della società prof. A. Armand
Hugon, il quale dà inizio ai lavori con
la lettura della Relazione dell’attività svolta nell’anno sociale 1960-61.
Esordisce ricordando i soci defimti;
il signor Giovanni Gönnet (Lusema
San Giovanni) e prof. Giovanni Miegge; di quest’ultimo egli ricorda brevemente la complessa opera di studioso, con particolare riferiinento alla sua attività nel campo della storia
della Riforma.
La Società di S. V. ha pure dato il
suo modesto contributo alle celebrazioni d’Italia ’61, offrendo alla mostra
storica di Palazzo Carignano materiale di sua proprietà; altro materiale è stato messo a disposizione della
mostra storica organizzata dalla città
di Pinerolo a Pinerolo, ed alla Chiesa
Valdese di Torino per altra mostra
storica nei locali di via Pio V.
Viene sottolineato il successo dei
convegni di storia della eresia e della
Riforma organizzati dalla nostra società.
Un cordiale saluto viene rivolto al
pastore W. Artus, presidente della
Ccmm. distrettuale del distretto Rio
Platense.
« # «
La relazione finanziaria viene presentata dal cassiere sig. Arturo Vola:
è leggermente soddisfacente perchè se
ne deduce che ci sono i soldi per pa
gare il bollettino! Purtroppo la metà
dei soci non è in regola col pagamento della quota anntta.
L’oratore ufficiale della serata è il
pastore Santini, che, con parola piana e persuasiva, presenta un documentato capitolo dello storia dell’evangelismo italiano: Palermo e la Sicilia dal 1861 al 19^.
Premesso che la Riforma non è passata invano in Sicilia (come hanno
dimostrato i recenti studi di Pascal
Castiglione, Caponetto), il primo periodo della storia deH’Evangelismo a
Palermo (e in Sicilia) (1861-1886) ci
presenta il sorgere di comunità che
non hanno in alcun modo consapevolezza di questa eredità. A caratterizzare l’ambiente in cui sorgono queste
comimità nuove, l’oratore legge due
lettere di Bettino Ricasoli (il successore di Cavour) in cui l’affermazione
della libertà di coscienza viene fatta,
100 anni fa, con una forza ed un convincimento quasi religiosi.
Tre tappe, in questo primo periodo
di storia. Sono semplici laici siciliani che, conosciuto TEvangelo a Marsiglia, ritornano a Palermo, dove danno la loro testimonianza; poi viene
l’attività dei colportori; poi Topera
organizzatrice del pastore : tre momenti successivi che l’oratore ritiene
di poter individuare in tutta la storia delTevangelismo siciliano e che
spiegano il primato laico di questo
evangelismo. Un altro elemento caratteristico è dato dalTintervento della collaborazione inglese che ha nello
Due amici scomparsi
A poche ore di distanza l’una dall’altra, due lettere da Brooklyn (New
York) ci hanno recato la notizia della
dipartenza di due fedeli amici della
Chiesa Valdese.
Il primo è il Rev. Phillips Packer
Elliot, D. D. Pastore nella First Presbyterian Church di Brooklyn, per diversi anni Presidente della American
Waldensian Aid Society. Fino all’ultimo egli si è interessato alla nostra
Chiesa con profondo attaccamento.
Quando poteva, in estate, il Dr. Elliott
faceva un viaggio in Europa e non
dimenticava mai di includere una visita alle Valli. E>ue anni fa e l'anno
scorso venne a Torre Pellice e jxii visitò varie nostre Chiese in Italia. Lo
rivedo al pranzo del XVII Febbraio
a New York, circondato da amici Vaidesi; ho avuto il privilegio di presiedere una riunione nella sua Chiesa
nel mese di Maggio e di averlo al mio
fianco durante la serata annuale della AWAS a New York, sempre pronto a perorare la causa della nostra
opera di evangelizzazione.
Era una bella personalità, intelligente, aperta, piena di vita ed estremamente gentile.
La sua parrocchia ne sentirà dolorosamente la mancanza e, più ancora, la sua famiglia. Mentre ricordiamo il Dr. Elliot, pensiamo con simpatia alla sua Signora ed ai suoi figli. Li taenedica Iddio nell’ora del lut
to e santifichi il loro dolore nella speranza.
L’altra figura che vogliamo ricordare e la cui improvvisa dipartenza
cl ha dolorosamente colpiti è quella
del Rev. Augusto Hugon, Pastore della Mount Olivet Community Church
e anziano ministro della New York
City Mission Society
Il Pa.st. Hugon era nato a Torre
Pellice ed aveva studiato al Collegio
Valdese prima di partite per gli Stati
Uniti nel 1922. Sono stato varie volte
accanto a lui negji ultimi mesi; lo
ricordo in modo speciale nella bella
gita fatta a Comwall per ritrovarci a
pranzo con un bel gruppo di Valdesi.
Anche questa dipartenza ci priva di
un fedele amico; per 34 anni il Pastore Augusto Hugon aveva lavorato alle
dipendenze della « City Mission » dopo- aver esercitato un breve ministero
anche a favore di una chiesa italiana; e non aveva dimenticato il paese
natio, la chiesa dei padri.
I Valdesi di New York sono certamente afflitti da questa morte e lo
siamo anche noi. A nome della Ghie
sa Valdese esprimiamo alla vedova e
ai familiari pensieri di simpatia e di
cristiano incoraggiamento. E che il
Signore ci aiuti a servirLo « mentre è
giorno», seminando la buona semenza in attesa che altri possano rallegrarsi nella mietitura.
Ermanno Rostan
Stewart e particolarmente in Simpson
Key due figure di primo piano.
Periodo di grande interesse perchè
si scorgono già i sintomi di fenomeni che, in bene ed in male, si accentueranno nei periodo successivi : l’emigrazione (interna in questo periodo) a tutto vantaggio dei potenziamento dell’opera delle Chiese nel Centro-Nord; diffidenza verso i diseredati
(combattuta dal Simpson) e progressivo imborghesimento della Chiesa ;
impostazione del problema dell’istruzione (scuole).
* * *
Il secondo periodo (1886-1902) è
strettamente legato al lungo e benedetto ministero del pastore Arturo
Muston. Cambia totalmente la fisionomia della -Chiesa; gli evangelici di
origine straniera si inseriscono nella
comunità; è, putroppo, anche il periodo della tentata contaminazione
politico-massonica di Saverio Fera, e
di un piccole scisma.
« 4!
Dal 1902 al 1916 è il periodo della
grande crisi; il terremoto di Messina
e la miseria; il problema sociale in
tutta la sua gravità ; l’emigrazione
(verso rAmerica) - la guerra. E’ il
pericolo di sfaldamento di una comunità che non affonda ancora saldamente le sue radici nell’humus locale.
* # #
1917-1927. La ripresa col ministero
del pastore Enrico Pons: l’inserimenio della comunità nella vita di Palermo, culminante nella costruzione del
tempio, e nella fedele testimonianza
di un umile membro di Chiesa che,
fedele fino alla fine, andrà a morire
al confino, per non rinnegare il suo
antifascismo di credente.
H: « 4:
Il pastore W. Artus porta il saluto
della Società di Storia Valdese del Sud
America; ringrazia la società madre
e la esorta a continuare il suo cammino che è prezioso anche per la figlia sud-americana.
« 4:
L’attività e la sistemazione del museo sono oggetto di un intervento del
Moderatore, pastore E. Rostan che
auspica il loro potenziamento. Il Seggio esaminerà con la Tavola le varie
possibilità.
4t 4> 4:
Per acclamazione il seggio in carica viene riconfermato. rep.
DiAKONiA
Ecco il sunmnario dell’iiltiimo fasricolo
iI/5, agosto 1961):
G. Girardet: Struttura c scuso del Sinodo — A. Combii: Risooprire i doni dello
Spirito — Incontri ad Agape: « Nuove vie
di lestiiinonianza nel mondo di oggi » —
E. Müller Gimgloff: Te.stimoni di Cristo
nel inondo — T. Vimiy: L’ordine nuovo
di CriiSlo — G. Cnnnlwi: La eliiesa di minoranza e il suo rompilo — Le A-eeademie
Evanigel-iclie in Germania — Gli Istituti
per laici in Olanda.
Ri-condiamo ohe questo periodico trime.slrale, edito a cura della Commissione permanente per i ministeri, per la redazione
del past. G. M. Girardet, può essere richiesto alla «Redazione di DIAKONIA»,
Agape, Frali; per le offerte si prega di
servirsi del e.c.p. n. 2/20957, intestalo a
Giorgio Girardet, Frali (Torino).
costruttivo per tutti noi che abbiamo
avuto accesso a questa parte della teologia non solo su delle dispense ~
evidentemente indispensabili, ma necessariamente riassuntive •— ma il più
delle volte per mezzo di una discussione diretta e del confronto di quei
testi che spesso egli posava sul suo
tavolo: rExpérience Religieuse di G.
Frommel ed un volume, dal tipico taglio nero e copertina bianca, della
Dogmatik di K. Barth, presentati ed
anSizzati da quella mente cKuta e
chiara che è stata quella del Prof.
Miegge.
So che le mie ossa di teologo sono
assai minute, ma so anche che una
buona parte della loro relativa soli dirci si è formata a questa scuola.
Il consigliere
Non ostante l’interesse di questo
studio non si può tuttavia dire che
esso rappresentasse l’unico e spesso il
principale problema per dei giovani
che hanno vissuto quel periodo dovendo prendere una posiz.ione personale.
Per questi giovimi il professore è
diventato il consigliere e l’amico. Un
amico a cui si dava del Lei perchè
era professore e per il senso di rispetto che aveva creato in noi, ma che pure abbiamo sentito veramente e profondamente amico e solidale con noi
di fronte ai grandi problemi che ci us.sillavano, tanto che presso di lui più
d’uno, credo, depositò quel me.s.saggìo
che avrebbe dovuto essere trasnic.s.so
alle nostre famiglie ,se fosse capitato
quel che ogni giorno poteva succedere: con lui abbiamo discusso i più
grossi problemi della politica e della
resistenza attiva o passiva e tutti abbiamo trovato comprensione ed una
parala di consiglio, tanto chi aveva
scelto la via della resistenza armala,
quanto chi ne aveva presa un’altra, e
quando chi aveva impugnato le armi
si trovò di fronte alla esigenza della
obbiezione di coscienza trovò in lui
un appoggio ed un consiglio fraterno
il cui valore e la cui portata potranno
difficilmente essere pienamente valutati.
Una parola di una persona impegnata, che aveva pure fatto delle .scelte molto precise in quel momento, ma
che ha .saputo prima di tutto e segna
tutto essere un credente ed avere una
parola, di equilibrio e di pace che non
molti hanno saputo o potuto dire in
quella atmosfera, arroventata proprio
perchè essa non è stata un compromesso od un disinteresse per quei problemi e per quel momento ma l’impegno di un cristiano che ha saputo mettersi di fronte al suo tempo con spirito critico ed acuto quanto con fede
indiscussa e chiara.
Franco Da viti:
Novità
alla Claudiana
A M. HUNTER: Gesù e la predicazio
ne apostolica. Introduzione alla teologia del Nuovo Testamento - Traduzione di F. Giampiccoli. - pp. 159,
L. 800.
« Si tratta di una piccola opera — si legge nella prefazio’e dell’Autore appositamente scritta per l’edizione italiana — ma
ha per oggetto il più importante tema clic
esista al mondo: la condiscendenza di Dio
verso noi uomini manifestata nella storia
in ciò che ho chiamato ”11 Fatto di Cristo”. Questo Fatto, èome è esposto negli
Evangeli, con i suoi commentatori apostolici — S. Paolo, S. Pietro, S. Giovanni e
gli altri — attraverso i quali il Cristo vivente ha interpretalo la sua opera terrestre, forma il tema del mio libro... Se il
mio volumetto aiuterà qualcuno dei miei
fratelli in Italia a comprenlere il Nuovo
Testamento più profondamente e a proclamare il Cristo con maggiore potenza e al'egrezza, sarà per me una vera gioia ».
V ¡30MMANI; Dal tormento alla calma. - pp. 155, L. 500.
Nella sua qualità di insegnante, educatore, pastore e predicatore, dalle doli noti
comuni, Virgilio Sommani ha avuto modo
di penetrare nell’animo dei piccoli e dei
grandi, per conoscerne gli intimi impulsi,
gli slanci, le depressioni. Per lui, il prohlema del tormento di un’anima è un problema di fede, il quale non può avere l.i
sua buona slouzione che nella fede nell;’
promesse e nella realtà di Dio. Le collane
di passi biblici opportunamente scelti ed
accostati come le conversazioni ebe le precedono e accompagnano, mirano appunto
alla soluzione, per ognuno, di quell’angoscioso problema, pur fecondo.
3
11 agosto 1961 ^ N. 32
L’ECO DELLE VALU VALDESI
PM- 3
GIOVANNI MIEGGE:
tesHmonianze
L’uomo del dialogo
E’ difficile raccogliere e ordinare i
propri pensieri in uno stato d’animo
di profondo turbamento quale quello
in cui la notizia della morte di colui
che senza contestazione era considerato come l’uomo di maggiore autorità
della Chiesa Valdese ha gettato tutti
quelli che da lunghi anni seguivano
con sempre nuovo e ammirato stupore
le manifestazioni molteplici della ricchezza e della penetrazione del suo
pensiero.
Dire oggi di un uomo che non è
specialista di un solo limitato settore,
significa squalificarlo, tanto la nostra
cultura è andata via via perdendo in
questi ultimi secoli il senso della universalità e si è frazionata in competenze particolari. Questa legge sembrava subire una stupefacente eccezione
nella personalità di Giovanni Miegge.
Pungolato dalla nostra ristrettezza di
uomini da un lato e dall’altro dalla
necessità vivacemente avvertita di una
presenza del fermento protestante nel
succedersi di situazioni storiche, politiche e culturali deH’ultimo trentennio nel nostro paese, portato altresì
dalle circostanze, in cui elemento certo non ultimo era il suo stato di salute che lo aveva obbligato a interrompere attività iniziate e ad assumere
più lardi nuovi compiti, Miegge era
stato condotto ad ocouparsi di settori
molto diversi della scienza teologica
del nostro tempo. E quando giungeva
il momento di pronunciarsi, la sua
era la parola autorevole, la parola
necessaria e orientatrice, che portava
chiarezza nei problemi, che rivelava
non solo quella apertura d’interessi
che è il costante appannaggio delle
intelligenze vive, ma una estensione di
letture, una informazione senza lacune e una sicurezza di giudizio quali
soltant.i la lunga dimestichezza della
specializzazione può conferire e che
comunicava ai suoi lavori l’alto livello
e la validità necessaria per trovare
udienza al di là e al di fuori della
piccola patria valdese, come dimostrano i dottorali honoris causa di cui è
stato insignito dalle autorità accademiche di Università tedesche, inglesi
e francesi, la traduzione di varie sue
opere in lingue di diffusione mondiale, rinsegnamento svolto all’Istituto
Ecumenico di Bossey e ohe avrebbe
dovuto ma non potè svolgere in una
delle massime Università americane,
quella di Princeton, rattenzione che
spiriti sensibili della cultura italiana
gli hanno manifestato e ohe ha avuto
il suo felice contraccolpo nella pubblicazione di suoi importanti contributi da parte di Case editrici e di
riviste non protestanti eppure non
chiuse a una problematica religiosa
extra-cattolica.
Sarebbe difficile citare un teologo
contemiporaneo, anche di grandi dimensioni, che abbia toccato campi così diversi dello scibile teologico e che
si sia espresso in ciascuno di essi con
la stessa tranquilla padronanza, con
la stessa illuminante chiaroveggenza,
come ha saputo e potuto fare Miegge,
rivelando una sorprendente possibilità di accappiare la lineare intuiz:ione
latina alla rigorosa metodologia tedesca. Per rendersene conto basta ricordare alcuni suoi contributi indimenticabili.
Nel campo della teologia sistematica: Cristo Dio, al tempo ormai lontano delle non superate edizioni « Doxa »; Protestantesimo e Spiritualismo,
piccolo gioiello a cui bisognerà pur
sempre rifarsi a evitare ricorrenti confusioni; Il battesimo dei fanciulli, lu«da messa a punto di un problema
nei cui confronti la cristianità contemporanea sente di avere cattiva coscienza; le ineguagliabili presentazioni di
Barth, dalle prime discussioni con cui
è stata introdotta in Italia la Teologia
della crisi alle esposizioni liberamente
critiche dei grossi successivi tomi della Dogmatik nelle riviste « Gioventù
Cristiana », « L’A'ppello », « Prote
stantesimo »; Per una fede, trascrizione in linguaggio accessibile alla mentalità della cultura moderna dell’eterno problema evangelico di Dio e dell’uomo; le comunicazioni che davano
il tono alle « Giornate teologiche del
Ciabas », i cui partecipanti, sulla traccia delle sue indicazioni inaspettate e
avvincenti avevano modo di assumere
chiara e responsabile coscienza dei
problemi chiave del momento.
Nel campo della storia della Chiesa e della storia del dogma: dopo le
presentazioni di La Libertà del cristiano e di II servo arbitrio, il grande
Lutero, che rimane senza contestazione la più autorevole monografia italiana sulla crisi spirituale del monaco
tedesco e che soltanto le vicende delrimmediato dopoguerra e la difficoltà
della lingua hanno impedito di essere
più adeguatamente conosciuto allVstero; La Vergine Maria, modello di documentazione e di equilibrio critico
su uno dei problemi di più grave disunione fra le Chiese; la Modernità di
Marcione e altri piccoli ma decisivi
contributi sul Cristianesimo del II
secolo, cerniera storica fra il Cristianesimo apostolico e il Cristianesimo
cattolico; su piano divulgativo le piccole antologie patristiche, il racconto
caldo di partecipazione di uno dei
momenti più critici della storia reli
giosa e politica italiana, L’Eglise sous
le joug fasciste.
Nel campo della teologia pratica :
la Guida dell’Anziano, il Manuale biblico; i Catechismi (in collaborazione
col collega Aime), il volume, apparso
in inglese e ohe aspetta ancora la sua
traduzione italiana, su La libertà religiosa.
Più recentemente, negli anni del suo
secondo insegnamento romano, il Prof.
Miegge si era cimentato nella teologia esegetica, raggiungendo rapidamente anche in questo campo una
maestria che non poteva non colpire
i competenti : il saggio su Bultmann,
ULvangeio e ii Mito, può essere
qualificato senza esitazione fra le più
acute produzioni che siano apparse
nella vastissima letteratura sull’argomento. A questo saggio di Teologia
del Nuovo Testamento, sono da aggiungere l’utile Dizionario biblico, da
lui diretto, i successivi commentari
apparsi in veste di dispense lito^afate su L’Epistola ai Calati, L’Epistola
ai Romani, L'Evangelo di Giovanni,
Il Sermone sul Monte, ecc.
Rimaneva un campo quasi del tutto
inesplorato per il nostro teologo: lo
Antico Testamento.- Qualunque suo
collega avrebbe recalcitrato di fronte
all’impresa e avrebbe potuto addurre
argomenti inoppugnabili al suo rifiuto : Miegge, a oltre cinquant’anni, ripren.ie in mano l’ebraico e dopo pochi anni è in grado non solo di darci
in dispense dei valorosi e informati
commentari su passi scelti della Genesi e del Deuteronomio, ma anche
delle brevi eppur promettenti sintesi
dei problemi posti da un secolo di studi su l’Antico Testamento. L’Editore
Feltrinelli gli aveva chiesto di condensare in una pubblicazione queste risultanze: ed egli già architettava nella
sua mente il piano dell’opera, quando
la morte lo colse. La ricchezza di tutto quello che ci ha dato e la disciplina di lavoro che gli è costato e a cui
egli si è lietamente sottoposto in contrasto con le disposizioni mediche,
non sono senza rapporto col logoramento che ha determinato l’improvviso crollo del suo organismo. Ma la
vita vale — è una delle sue ultime parole - per quello di cui .sappiamo
riempirla.
E la vita di Giovanni Miegge è stata veramente una vita piena, che ha
comunicato vita alla sua Chiesa. Egli
è stato essenzialmente l’iuomo del dialogo: tra la Chiesa cristiana e la
cultura moderna, tra il Protestantesimo europeo e la Chiesa Valdese, tra
la Riforma e il Cattolicesimo romano.
Quel suo oscillare tra il teologo e l’umanista, quella sua sensibilità culturale incapace di irrigidimenti, quel
suo irriducibile irenismo, ohe lo inserivano nella tradizione erasmiana o
melantoniana. potevano far sorgere
talvolta un senso d'inquietudine. Ma
erano a guardar bene sforzo costante
di capire e motivare le posizioni avversarie o comunque diverse, erano
espressione di una dialettica, di una
tensione attenta a non produrre rotture fra esigenze contemporaneamente
valide e, in definitiva, ricerca di mediare l’Evangelo aU’uomo moderno in
preda ai suoi problemi sociali e politici o semplicemente umani, alla sua
sottile ansia di esistenza.
A nome del Consiglio della Facoltà, dei Professori e degli Studenti che
lo hanno avuto gli uni e gli altri maestro e amico, noi esprimiamo la nostra commossa riconoscenza alla memoria di Giovanni Miegge, a cui molto è stato dato e che molto ha dato.
E chiediamo al Signore della Chiesa
di far sorgere in mezzo a noi altri
servitori della sua dimensione spirituale
Vittorio Subilia
Guida, oltre i bandii della Facoltà
¡1 soggiorno romano d'anteguerra
del prof. Miegge era stato troppo breve per noi studenti; eppure era rimasto vivo in noi il ricordo del suo tratto umano, ricco di comprensione e di
affetto, soprattutto nella crisi dei primi sermoni; ricordo quella mano paterna posata sulla nostra spalla per
rincuorarci e sollecitare in noi fiducia
nella nostra vocazione; ricordo quel
clima di famiglia che sera creato in
Facoltà, soprattutto quando si entrava in casa sua; poi, bruscamente egli
ci aveva lasciato per le Valli a motivo della sua infermità. Dopo un decennio le lezioni interrotte a Roma
sono riprese nell’ospitale direzione
del Convitto di Torre; ogni lunedì i
Pastori si danno convegno per rii affarsi nell’omiletica, nell’esegesi dell'Antico e del Nuovo Testamento, sotto la guida sicura e illuminatrice di
Miegge; egli fruga nel testo greco e
coglie idee di estrema originalità, autentiche perle messe davanti a noi con
modestia e semplicità di linguaggio
unitamente alla nota della chiarezza
e della profondità. Le note omiletiche per la domenica sono pronte arricchite dal dialogo, dove le situazioni delle parriKchie ed i problemi che
turbano i Pastori sono affrontati con
comprensione ed acume ad un tempo;
.si ritorna in parrocchia rinnovati in
conoscenza ed arricchiti nello Spirito, con una visione nuova, con un entusiasmo nuovo per l’opera del Signore. In quel tempo Giovanni Miegge
presiede i culti al Collegio: la eco dei
messaggi agli studenti giunge anche a noi; gli esordi sono stupendi,
tratti da fatti di vita del momento e
che possono affascinare lo studente
anche nel campo sportivo e poi il
pensiero è portato magicamente nel
cuore del problema spirituale e rimane afferrato in modo tale da lasciare
un .segno perenne nello spirito dello
studente. Come noi ricordavamo Mario Falchi, la schiera degli allievi di
quel tempo ricorda oggi con riconoscenza Giovanni Miegge.
Il soggiorno a Torre Pellice di
Miegge è stato ricco e fecondo per
tutti quelli che ihanno avvicinato; rimane il ricordo, rimangono i suoi
.scritti e più d’ogni cosa l’esempio che
ci ha dato e che rimane per noi suoi
alunni una indicazione ed una sollecitazione preziosa a riempire le ore
che passano di cose vere, profonde
Gustavo Bouchard
Il nostro professore
« Sono ancora tutto sconvolto per
la morte improvvisa del Professor
Miegge - Lo avevo visto recentemente
a casa sua ed era, come sempre, .sereno e profondo ».
Con queste parole un collega mi annunciava la scomparsa del ” nostro ”
professore. Credo che di più e di meglio uno studente non possa dire per
ricordare colui che, come altri ha detto, è stato senza contestazione una
delie maggiori figure del Protestantesimo non solo italiano, ìnternazJonale.
Chiunque apprendendo la dolorosa
notizia è rimasto profondamente seos
Compagno di molte generazioni
Giovanni Miegge non fu uomo sereno, chiuso nel mondo della meditazione e degli studi ma anima profondamente inquieta nel vivere cotidiano. Il suo sorriso e la limpidità del
suo scritto hanno sposso celata la sua
più intima natura: quella di un credente in sofferta ricerca.
Se abbiamo nel corso delle rievocazioni c delle commemorazioni ricordato la sua persona come quella di un
maestro, di un grande maestro, è pure
vero ohe egli è stato tale: maestro
di studi e di vita, di riflessione e di
servizio, soprattutto perchè fu maestro di inquieta ricerca. Se lo ricordiamo oggi con tanta commozione non
è solo per la sua cultura ma essenzialmente per questo fatto: egli seppe vivere fra noi come un perenne cercatore, un inquieto e sofferente cercatore.
In Lui si incontrarono e si fusero
in una sintesi rara rinquetudine dei
cercatori di verità del secolo XIX da
cui proveniva idealmente e la crudele
e cruda ricerca esistenziale degli uomini del sec. XX in cui visse.
Le apparenze hanno ingannato sovente i suoi interlocutori sorpresi dal
ìa curiosità del suo pensiero, dalla
originalità delle sue soluzioni, dalla
vastità della sua cultura; il dialogare
con lui era in realtà sofferta ricerca,
scavare in se stesso e nell’altro alla
ricerca di un qualcosa che sempre
sfuggiva, che non era la cultura o la
conoscenza nel suo più alto significato. e non era solo la verità ma la comunione.
Ricordare oggi colloqui con lui è
doppiamente difficile e crudele proprio perchè con lui i colloqui non erano colloqui di cultura e di scienza ma
di rischio, di interrogazione, di sofferenza. E’ questa comunità di uomini
che egli cercò, questa comunità che
egli Iavvisava nelTarticolo del Credo
che afferma la comunione dei santi.
Comunione con il passato, col presente, col futuro, con gli uomini che
ieri pensarono o soffrirono, con quelli
di oggi che pensano e soffrono, con
ogni uomo che già sia nel suo pensiero è uomo di domani.
Questa ricerca sofferente, inquieta
rischiosa di una comunione profonda
con i fratelli nella fede lo ha reso
maestro ma altresì compagno di molte generazioni. Compagno dei giovani
degli anni 30-35, dei giovani della
guerra, compagno e fratello della nostra generazione. Mentre molti giovani di Gioventù cristiana divenuti uomini si sistemavano nella vita e nel
pensiero, diventando uomini seri ed
impegnati, Giovanni Miegge giungeva alle soglie della nostra età giovane
inquieto. Mentre molti dei suoi studenti sembrano diventare oggi ordinati e seri funzionari ecclesiastici egli
rimane sino alla fine studente in ricerca di verità nella comunione della
fede.
Le fotografie che di lui pubblichiamo. documenti di un Giovanni Miegge in colloquio, in contatto, in incontri sono la vera immagine di lui, che
non seppe nè volle mai essere persona
sola ma uomo credente con altri credenti.
Proprio per questa volontà di comunione nella ricerca, per questa
umana comprensione del fratello che
non era la sentimentale, pianificata,
anonima indifferenza ma la piena assunzione dell’uomo con i suoi problemi e le sue inquietudini, Giovanni
Miegge permane vivo in mezzo a noi.
Giorgio Tourn
so, perchè è quasi impossibile immaginare la Facoltà priva della sua presenza, poiché sono profondamente
convinto che non si trattava semplicemente della sua presenza fisica, ma
egli sapeva far sentire la sua voce anche quando la stanchezza lo costringeva a rinunciare per qualche giorno
all’ insegnamento, egli era presente
con la sua fortissima personalità, .sempre. E lo sarà ancora.
Ed egli, che pure avrebbe potuto
sclvacciarci letteralmente con la sua
a npia cultura e la sua profonda preparazione, era sempre sereno e sapeva,
come forse nessuno, ascoltare. Questo
è forse il dono che maggiormente lo
rendeva vicino a chi lo conosceva.
Riusciva a non soffocare, anzi a far
.sorgere il dialogo col suo interlocutore , si trattasse di uno di noi, si trattasse di una delle grandi personalità con
cui aveva contatti proficui, come
lutti sappiano ed altri ha detto. E
in questo dialogo, sempre l’interlocutore .si sentiva profondamente colpito
dalla viva testimonianza di fede umilmente e fortemente vissuta, sempre
ha sentito la sua costante prerKcupazionc di non venir meno alla .sua responsabilità di predicatore e di pastore. Egli non era .solamente insegnante, era .soprattutto ’’Pastore”. Tale lo
avevo conosciuto al tempo in cui, studente alla .Scuola Media, ogni lunedì
mattina lo rivedevo al Culto del Collegio ed ascoltavo da lui la predicazione dell' Evangelo. Lo stesso, immutato, l'avevo ritrovato in Facoltà, sempre predicatore e pastore fedele e tale
rimarrà per me il professor Miegge.
Non solo un uomo di ineguagliabile
cultura e di profonda capacità di insegnamento, ma anche e soprattutto
un testimone onesto e senza compromessi di quella verità ultima che ci dà
la certezza che la sua fatica non è
.stata vana, ma che i doni che ha ricevuti li ha fatti abbondantemente
fruttare per Cristo e per la Sua Civetta. Bruno Bellion
4
L’ECO DELLE VALLI VALDESI
11 agosto 1961 — N. 32
f
^CONTRO
PASTORALE
Venerdì 4 agosto un buon gruppo
di Pastori si è ritrovato nei locali della Casa Valdese per discutere assieme alcune questioni di interesse vivo
ed attuale.
Naturalmente non si è trattato di
argomenti che verranno dibattuti in
Sinodo e non è stato minimamente
un incontro tendente a creare un accordo fra U «clero» per influenzare
determinate discussioni o decisioni sinodali, ma è stato dedicato ad argo
menti che, pur avendo un vivo interesse per la « Compagnie des Pasteurs», per dirla con Calvino, non
sono all’ordine del giorno della prossima assemblea sinodale.
Dopo un culto presieduto dal Past.
Emerito Luigi Marauda, il Past. Aldo
Comba ha presentato, neH’incontro
del mattino, uno studio sul problema
della consacrazione e dell’ordinazione, oggi quanto mai attuale negli ambienti ecumenici e da noi risollevato
in una particolare prospettiva dalla
questione della riconsacrazione o meno di ex sacerdoti della Chiesa di Roma come Pastori della Chiesa Valdese. Il problema si è dimostrato assai
più vasto dell’aspetto specifico che lo
ha sollevato fra noi, ed è stato oggetto di una fraterna e appassionata discussione, e sarà ripreso ancora in un
prossimo incontro.
Nel pomeriggio il Moderatore ha
presentato alcuni aspetti ed alcuni
problemi di vita e di impelo pastorale, particolarmente sentiti oggi nella Chiesa, dopo di che si è passati a
discutere ed a scambiare le reciproche
esperienze ed impressioni sul nuovo
atteggiamento della Chiesa Cattolica
e specialmente di alcuni settori particolarmente avanzati di essa.
L’argomento che avrebbe dovuto essere presentato dal Prof. Miegge è
stato oggetto di un vivo scambio d’
idee e di esperienze, queste ultime assai diverse le une dalle altre a seconda di diverse situazioni o ambienti
cattolici con cui si è venuti in contatto e che hanno servito a meglio illustrare una situazione che non possiamo ignorare e che non è per noi
solo di grande interesse, ma nella qua
le siamo chiamati a dare un contributo con quella fraternità di amore
e fermezza di fede che l’Evangelo richiede da noi. F. D.
Direttore resp. : Gino Conte
Coppieri - Torre Peli. - Tel. 94TC
Sede e Amministrazione
Editrice Claudiana
Torre Pellice - c.c.p. 2/17557
Reg. al Tribunale di Pinerolo
________n. 175, 8-7-1960_______
Tipografia Subalpina . s. p. a
Torre Pellice (Torino)
Il rìschio della fede e del servizio
(segue dalia 1» pagina)
su Ogni altra realtà. In questo senso
il nostro candidato, lasciando la toga
dell’insegnante, l’opera feconda dell’ingegnere, ha fatto bene, non perchè queste servizi non siano utili e
non siano validi come servizi resi a’
prossimo nella luce dell’amore verso
Dio, ma perdiè egli sottolinea con
questa accettazione del ministerio
pastorale 1’ urgenza, che il mondo
sappia che Dio vuole rinnovare.
Questa urgenza della predicazione
del Regno di Dio, che non è del resto
il fatto di un singolo, ma è un lieto
dovere di tutta di Chiesa di Cristo,
diventa sempre più palese se pensiamo al nostro tempo.
In un mondo pieno di intime delusioni, nel quale la morte sembra prevalere con il suo strascico di tristezza
c disperazione, la predicazione del Re
gno di Dio acquista l'urgenza di un
messaggio di speranza: la speranza di
una vita eterna libera dalle attuali
contraddizioni, la speranza di una
terra rinnovata, la speranza del senso deH’esistenza umana.
In un mondo profondamente lacerato da contrasti di nazioni che rumoreggiano e di popoli che si commuovono cercando giustificazioni spirituali alla distruzione del prossimo,
l’annunzio della chiesa deve diventare, senza tardare oltre, un messaggio
di riconciliazione, un richiamo al perdono di Dio, che esige il perdono reciproco degli uomini!
In questo mondo, nel quale riappaiono, con il loro fatalismo mortale,
nazionalismo, conflitti razziali e sociali, in un mondo segnato dalle di
scriminazioni più nocive, come non
sentire l’urgenza dell’Evangelo come
messaggio^ dell’amore d|i Dio verso
cgni creatura?
Il mondo muore per mancanza di
c.arità e di pace e noi credenti nel
Regno di Dio, non abbiamo il diritto
di tacere, non abbiamo il diritto di
attardarci con i nostri bagagli sacri,
con le nostre antiche tradizioni, nel
passato, ma dobbiamo vivere nel presente come annunziatoli del Regno.
Non abbiamo il diritto di usare la tattica del ritardo, per evitare di esser-c
fedeli oggi al nostro mandato. Non
possiamo attendere che le ore dei travagli umani passino, per risorgere domani come eravamo ieri, senza cambiamenti, senza morte e quindi anche
senza risurrezione.
« Lascia dunque i morti seppellire i
loro morti, ma tu va ad annunziare
il regno di Dio ». Solo in queU’annunzio il mondo ritroverà refrigerio e speranza.
He si! sH
Ed infine il terzo interlocutore. Egli
.si rivolge a Gesù come al Signore,
con un riconoscimento che dimostra
una maggiore conoscenza intellettua!e o spirituale. Vi è questa volta, con
questa affermazione della signoria del
Cristo, un grado di maggiore ortodossia: l’autorità gli è riconosciuta formalmente. Ma quest’uomo è ancora
diviso nel suo cuore: è pronto a seguire Gesù, ma vuole prima accomiatarsi dalla sua famiglia. Era una co
a lecita poiché il grande Elia aveva
concesso al suo discepolo Eliseo di andare a salutare i suoi prima di avviarsi nell’avventura profetica! Negli
Evangeli vediamo che Levi e Zaccheo
si licenziano con buona coscienza dai
loro amici e compagni di lavoro prima di entrare neUa loro nuova vita.
L’atteggiamento del Signore dimostra
dunque che l’aspirante discepolo non
ò nè Eliseo, nè Levi, nè Zaccheo, ma
è un uomo dal cuore diviso, oscillante,
malferma, pronto al rischio oggi,
pronto a ritirarsi domani, continuamente fiancheggiato dalla tentazione
di tornare indietro. Non si abbandona sempre la via cristiana a causa
delle sue difficoltà e delle sue imper
vie salite, ma molte volte per delle
ragioni futili, banali, leggere, inconsistenti. Noi siamo, nelle nostre vite
nelle nostre comimità, soverchiati,
sommersi dalla mediocrità spirituale,
vuota, ma non per questo meno dannosa, iJerchè segno di una graduale
corruzione interiofe.
Ma a questo discepolo dal cuore diviso Gesù risponde: «Nessuno che abbia messo la mano all’aratro e poi riguarda indietro, è, adatto al regno di
Dio». Alla fragilità umana Gesù oppone il rischio de].la costanza. Quante volte, leggendo le relazioni delle
nostre chiese, abbiamo avvertito la
stanchezza di chi, dopo avere amara
mente e duramente lottato, ricade ne'
senso dell’inutilità di ogni sforzo
Quante volte, dopo avere aperto gli
occhi al vasto orizzonte del campo di
Dio, dopo avere partecipato con allegrezza e fiducia alla seminagione del
l’Evangelo e trovandoci poi di fronte
ad un magro raccolto, ci siamo scoraggiati ed abbiamo ripensato ai tempi dell’infanzia, della immaturità co
me a tempi beati| perchè tempi nei
quali altri e non noi dovevamo assu
mere la responsabilità di una vita cii
stiana! Quante volte, dopo avere prò
vato la chiamata della fede, abbiamo
preferito seguire la voce suadente del
buon senso mondano, della tranquillità familiare, quante volte abbiamo
guardato indietro^ verso l’Egitto, la
casa di schiavitù anziché tendere decisamente verso là terra promessa.
Ma la parola del Signore non lascia adito a questi compromessi, non
culla la nostra mediocrità. Se vi sono
le ore nelle quali Gesù viene a noi con
l’invito: «Venite a me voi tutti che
siete travagliati ed aggravati ed io
darò riposo alle anime vostre », vi sono dei tempi nei quali ci rimprovera,
rimette in piena .luce il senso della
nostra vocazione e ci accusa di non
avere guardato avanti, di non avere
arato con l’energia necessaria, di non
avere bruciato definitivamente i vincoli con il nostro passato. Molte sono
¡e applicazioni, che Timmagine dell’agricoltore chino suH’aratro possono
suggerirci, ma pernaettetemi di trarne
una sola: un agricoltore distratto fi
DALLE NOSTRE COMUNITÀ
POMARETTO
Domenica scorsa il culto è stato presieduto dal Pastore Giulio Vicentini della comiunità di San Giovanni Lipioni: ringraziamo il nostro collega per il messaggio
cosi semplice e profondo ad un tenipo die
egli ha annnniziato. Alia sua chiesa inviamo il nostro rinnovato pensiero solidale.
In tale circostanza abbiamo battezzato
Decker Laura di Enzo e Vilma Ribet nonché Giaiero Paolo di Renato e Ines Long;
ricordiamo anicora in questa sede i compiti
preziosi affidati ai genitori e soprattutto invochiamo «ul.le tenere creature la forza dello Spirito del Signore.
Nei giorni 6 e 7 agosto, Pomarcito lia
ospitato un gruppo di fratelli e sorelle di
Forano venuti alle Valli per essere presenti alla consacrazione del loro amato Pastore Pier Luigi Jalla; abbiamo consacrato
una serata ai Foranesi ed abbiamo ascoltato il messaggio di Rocco Giuliani attraverso il quale abbiamo potuto prendere atto dell’opera silenziosa ed audace ad un
tempo di Pastori e insegnanti delle Valli
nel clima del rischio e della dedizione totale. Ci rallegriamo che l’opera continui e
si estenda oltre i limiti parrocchiali e che
l’opera sociale del passato progredisca con
le iniziative recenti per il bene dell’opera.
Ai nostri cari amici e fratelli in fede inviamo il nostro saluto alTettuoso. Molte cose abbiamo imparato quella sera: sotto
l’aapetto della fede abbiamo gioito per la
testimonianza data dai nostri fratelli in
un ambiente cattolico nora-bè per i sacrifici che compiono quei fratelli poveri i
quali ver-sano in incMlia L. 9..SOO a persona
per l’opera del Signore. Quelli che erano
presenti in chiesa sono rientrati edificati
con un nuovo desiderio di meglio servire
il Signore.
Annunziamo sin d’ora che avremo il
giorno 20 la visita del Pastore Giuseppe
Castiglione di Bari con un messaggio al
tempio, con una riunione pomerUlUma alVafterto alla « Ruina » dedVInverso. Tutta
la parroicoliia è invitata a prendere parte
a tale manifestazione alle ore 15 del giorno 20.
Martedì 8 alle ore 16 abbiamo celebrato
il servizio funebre alle Grange di Fenesitrelle del fratello Luigi Bertolin, decedu
to all’età di 79 anni ed in servizio da molti anni presso la famiglia Baudissard. Un
buon nucleo di persone del posto ha preso
parte al servizio religioso; in tale circostanza rEvangelo della Speranza è stato
annunziato nella terra ohe rimase valdese
per tanto tempo. Invochiamo sulla famiglia Baudissard e i suoi congiunti la consolazione del Signere.
AN6R0GNA (Capoluogo)
Domenica 30 luglio ha avuto luogo la
gita dei catecumeni con meta la Balziglia,
nell’alta vai di Massello.
Saliti al mattino fin quasi ai piedi delle
cascate del Pis, il nostro Pastore Sig.
Taccia ha celebrato quivi un breve culto.
Ha pre.so quindi la parola il pastore uruguaiano Sig. Artus, oriundo delle notstre
Valli, presidente della Commissione Esecutiva del VI Distretto, che ci ha portato
il saluto dei suoi cento catecumeni di Colonia Vaidense. Dopo il pranzo al sacco,
alcuni catecumeni sono saliti fino alla Cascate, ritornando con mazzi di stelle alpine. Nel pomeriggio abbiamo fatto ritorno
a Balziglia, dove il nostro Pastore ha presieduto la riunione quartierale in sostituzione del pastore locale.
Terminata la riunione è avvenuto l’incontro con i catecumeni massellini guidati
dal Maestro Claudio Tron, il quale ha rievocato brevemente la storia del Glorioso
Rimpatrio dei nostri avi, soffermandosi in
modo particolare sui fatti riguardanti la
Balziglia. E’ quindi seguita la visita al Museo Valdese <(el Rimpatrio, sempre sotto
la guida del Maestro Tron. Salito il ripido
sentiero che porta al vecchio Castello, ormai quasi distrutto, abbiamo cantato il
« Giuro » poi alcuni quiz a premio hanno
concluso la lieta giornata che il Signore
ha voluto concederci.
Jean Louis Sappé
LUSEBNA S- 6I0VAHNI
— Il culto di domenica 13 ai Bellonatti
(ore 10,30) sarà presieduto dal Paist. Dr.
Pierluigi Jalla.
— Culto al Ciabas ogni domenica alle
ore 15.
hìuin
Sabato pomeriggio, 5 corr. m., si sono
svoliti a Fontane i funerali di Pascal Pietro
Enrico, che il Signore ha riiohiamato a se
aU’età di 60 anni. Un folto gruppo di parenti ed amici ha preso parte al servizio
religioso. A tutti i familiari in lutto rinnoviamo l’espressione della nostra solidarietà cristiana ed invochiamo su di loro le
consolazioni del Signore.
Domenici scorsa, 6 corr. m., appena una
diecina di persone, compresi i bambini,
ha partecipato al culto. La grande maggioranza dei nostri Valdesi, al culto pubblico ha preferito i festeggiamenti in onore del patrono locale, olle avevano inizio
contemporaneamente al nostro culto con
« una grandiosa gara bocciofila ».
Rileviamo la cosa con dolore; e, di certo
non ci sluipiremmo se l’anno prossimo, in
oocasione di tale festività, certi nostri
membri di chiesa ci invitassero a non tenere (1 culto nel no'Stro tempio.
Domenica 20 Agosto, alle ore 15, avrà
luoigo la riunione al Colle delle Fontane.
In caso di caittivo tempo la riunione si
terrà nella scuola di detto quartiere.
Tipografìa “Subalpina,,
Torre Pellice
N. Il titoli da N. 1 obbligazione: 18, 23,
62 , 66, 67, 135, 144, 147, 157, 170, 193.
N. 101 titoli da N. 2 obbligazioni:
222, 301, 313, 315, 317, 322, 325, 338, 398,
406, 415, 434, 449, 483, 510, 513, 550, 569.
570, 572, 579, .582 , 591, 663, 694, 716, 736,
741, 791, 793, 7%, 800, 889, 893, 899, 916,
923, 925, 928, 931, 957, 996, 1019, 1020,
1061, 1079, lia5, 1108, 1109, 1135, 1170,
1179, 1197, 1209, 1236, 1277, 1280, 1362,
1365, 1384, 1421, 1427, 1466, 1470, 1508,
1537, 1543, 1563, 1601, 1606, 1607, 1620,
1634, 1636, 1648, 1651, 1657, 1690, 1691,
1699, 1705, 1729, 1756, 1764, 1770, 1787,
1839, 1865, 1897, 1967, 1970, 1973, 1974,
2012, 2033, 2037, 2061, 2074, 2080, 2152,
2189.
N. 20 titoli da N. 10 obbligazioni:
2241, 2255, 2256, 2284, 2290, 2300, 2304,
2337, 2381, 2385, 2400, 2410, 2448, 2449,
2465, 2520, 2541, 2547, 2554, 2568.
N. 5 titoli da N. 20 obbligazioni:
2612, 2615, 2619, 2625, 2650.
nirà per sciupare il campo e l’aratro e
S! manifesterà non solo inutile, ma
dannoso per sè e per i suoi. Vinciamo
la nostra distrazione e concentriamo
la nostra energia, la nostra lede, la
nostra sp ?ranza, nel settore del campo dove Dio ci ha posto. Allora non
peserà forse più sopra la nostra coscienza la dura accusa di non essere
adatti al regno di Dio.
Cari fratelli e sorelle in Cristo caro fratello nel ministero
La parola d’ordine di un gruppo dei
piccoli Phratelli di Gesù, confraternita
costituita, pochi anni or sono, da oltraggiosi credenti cattolici presenti col
lavoro e la preghiera nei punti nevralgici del mondo odierno là dove guerra, miseria, rivolta, corruzione trionfano, dall’Algeria a Hong-Kong, dai
centri musulmani d’Africa alle grandi città scristianizzate dell’Occidente
è la seguente: «Siamo debitori soltanto al Signore, se non abbiamo più
paura di nulla ». I tre interlocutori
del nostro testo avevano paura di tut
co; paura di soffrire, paura di annunziare il regno, paura di lasciare il certo per l’incerto. Ma là dove Cristo è
presente, là dove è invocato, la paura
è vinta e la testimonianza appare, fra
cadute e ricadute, fra pianti e dolori
fra delusioni e affanni, fra allegrezza
e amore. Il nostro testo non ci dice
che i tre interlocutori siano tutti tornati indietro, abbiano' abbandonato
il campo di Dio per il presente secolo ; anzi una benevola tradizione vide
in questi personaggi degli uomini come Filippo e Luca, quasi ad indicare
che la violenta parola del Cristo non
aveva distrutto i volonterosi e frenato i timidi, ma ne aveva purificata la
vocazione. Voglia Iddio che anche noi.
pastori e membri tutti delle nostre
chiese, accettiamo di percorrere più
decisamente e più fedelmente la via
di Cristo e con Cristo, finché la speranza trionfi sopra le tenebre delle
umàne sconfitte. E tu, caro amico,
che hai accolta la vocazione del Signore persevera in essa nelle ore liee e nelle ore tristi del tuo ministerio
pastorale, sapendo che la tua opera
non sarà vana nel Signore! Amen.
Carlo Gay
ROMA - Via IV Novembre
UN LUTTO
Mercoledì sera, 26 luglio u. s., ha chiuso la sua giornala terrena Ting. Edgardo
Peyrot sulla soglia deiroUtantesimo anno
di età. Dopo una vita attiva alle dipendenze dell’Ufficio tecnico del Comune di
Roma, da aleuni anni godeva di un meritato riposo quando una dolorosa inlermità
lo colse togbeudogli la facoltà della vista.
Prova elle egli seppe aot^eltare con animo
sereno e fiducioso illuminato da una luce
spirituale interiore, e circondato da una
larga cerchia di aauk-i a lui particolarmente affezionati. Colpito da una nuova infermità senza rimedio il tempo ha per lui
ceduto il posto aireteriiità.
I suoi funerali Itanno avuto luogo vener.
dì 28 luglio u. s. e la sua salma è stata
deposia nel ciiuitero del Verano alla piesenza dei parenti e degli amici più intimi.
Alla vedova signora Beatrice Filippini,
ai figli Arturo (in Spagnai e Giorgio nonelle a tutti i parenti rinnoviamo l’espressione della nastra viva simpatia cristiana;
insieme con loro, ci sentiamo confortati
dalla promessa del Salvatore: « Poiché Io
vivo, voi pure vivrete ».
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