1
LA BUONA NOVELLA
GIORNALE DELLA EVANGELIZZAZIONE ITALIANA
Scgiieiidn la vorilk netU carità
Efks. IV. 15.
Si distribuisce ogni Veuerdì. — Per caduu Numero ceutesimi 10. — Per caduua linea d’inserzione centesimi 20.
Condizioni d’Aiscioriazione :
Per Torino - Un Anno L. — A domicilio L. « • — Provincie L. 0 *0.
Sei mesi » S. — * 3 &• — . 3 9^^.
Tre mesi • t. — . * »* ~ - t S«.
Per Francia e Srizzera franco a destinazione, e per l’Inghilterra franco ai confine lire »
per un anno, e lire S per sei mesi.
Le Associazioni hì ricevono : in Toritio aH’liflIxIo «l4*l 4»lornnlo, viale dol Re, num. Si.
— A Genova, allu t'ttppollii f ulUcMe. mura di S. Gliiara.
Nelle provincie, presso tuUi gli (I/Jicii ¡totlali per mezzodì K<i^/ea, rito dovranno essere ìutUU
franco al Direttore della Hi ìma Novki.l.v e non altiinirnli.
All'estero, ai HOi^nenti indirizzi: I.«i?<nr.A, dai sigu. Nisshett e 0. lihrai. ‘il Roruers-slreet;
pAiut;i, dallalibreriaC. Meyrucis, rue Trotjcliel, Nimes, dal sig. Pcyrol-Tinel libraio; Lio:«r;
dai sigg. Dcnis et Petit Pierre lihrai, rne Neuve, 18; Gl-^rviia, dai sig. K. Heroud libraio
Losa.i:<a, dal sig. Delafontaine libraio.
ISomiuario.
ia Civiltà Novella. — Una visita alle Chiese evangeliche italiane dei Grigioni. VI. — Ai padri e
alle madri. — Appello in favore della libertà
di coscienza. — Notizie. — Annunzi.
LA CIVILTÀ NOVELLA.
Tale è il titolo di un nuovo giornale di cui ci
sono siati graziosamente inviati i primi numeri,
e che, dal po’ che ne abbiamo letto, ci dà luogo
a sperare che i principii francamente e schiettamente cristiani avranno in lui un altrettanto
fervido quanto valente propugnatoca^
Egli v’ha del tempo che, in cuor nostro, facciamo voti a Dio, perchè d’in mezzo ai nostri
connazionali cattolici, e d’in mezzo al clero specialmente sorgano quegli uomini di fede che
— cristiani nell’intimo dell'animo, non per
tradizione, nè per politica, ma per imperante
necessità di coscienza ; altrctlanlo alieni al razionalismo quanto lo sono alle superstizioni ;
tanto più schiavi deli’Evangelo, in fatto di religione, che sono più indipendenti dagli uomini ;
non inalberando altra bandiera che la croce ;
nè con altro nome volendo essere chiamati che
con quello di cristiani — dicano ai loro più
prossimi anzitutto, poi ai loro conoscenti, poi
a quanti sono quelli cui potranno far giungere
l’eco della loro voce, ciò che sia in sostanza
«ssere crisliano, la via che, per potersi chiamare tale meritamente, convenga battere ; e si
facciano in mezzo a loro non colle parole sollanto, ma coi fatti, e con questi più ancora che
colle parole, apostoli di un rinnovamento religiosonazionale, italiano, nello stesso tempo che
schiettamente evangelico; di un rinnovamento
religioso che prenda lo sue mosse dalla coscienza, che a ridestarla ed a darle forza miri
sovr’ogni altra cosa; di un rinnovamento tale,
in una parola, quale lo sospirano in segreto
migliaia e migliaia infra di noi, e diciamo pure
(ulti coloro di cui lo scellicismo da un lato cd
il bigottismo o lo spirito settario dall’altro non
hanno ancora intieramente dissecato od oscurato la mente ed il cuore.
Chè se le nostre preghiere in tal senso trovassero nell’apparizione del giornale che annunziamo il loro esaudimento, noi non avremmo
parole abbastanza per ringraziarne Iddio ; ed
avvegnaché su più punti di secondaria importanza (ciò che non può mancare] dovessero allontanarsi dalle nostre le vedute dolla Ciriltà
Novella; avvegnaché in essa trovassimo, a più
riguardi, un antagonista anziché un commilitone, non ci riescirebbe per ciò meno gradila
la di lei apparizione, nè meno cordiale sarebbe
il saluto che fìn da ora le mandiamo, chiedendolo scusa so con queslo noslro attestato di simpatia, lo apprestiamo qualche brutto rabuffo
per parie dell'Armonia.
Ecco intanto como saggio dello spirilo di cui
si mostra informalo il nuovo giornalo, e come
prova che le nostre speranze non sono cosi infondate come a taluno potrebbe sembrare, parte
dell’articolo in cui la Ciriltà Novella rendo
conto dei principii che le saranno norma nel
trattare che farà di argomenti religiosi. Dislinguendo dal critlianeshno il romanesimo, essa
così si esprime in ripianfi irlJt'ieSf uWmo r
«Ora il romanesimo è ridotto a tal punto chc
è una vera e vivente antitesi del Crislianesimo,
quale l’abbiamo nel nuovo Testamento e ne’
Padri j)rimilivi della Chiesa. Le cose come ora
stanno non possono durare. I sacerdoti più pii
e santi, le persone più religiose e devote, i più
scrupolosi osservalori delle pratiche e delie leggi
romanistiche sentono tulli ed ammettono cho
troppe assurdità si sono introdotte nel romanesimo, che è instante cd inevitabile un qualche
mutamento di cose. Un colale mutamento poi
è da loro desideralo e temuto nel tempo stesso;
desideralo, perché se ne sente il bisogno (parlo
dei galantuomini, non degl'ipocriti e dei gesuiti) ; temuto, perché si ha un presentimento,
che insieme con la parie disciplinare, se no vada
in aria anche la parie dogmatica a cui essi si
attengono pertinacemente , come a verità necessarie a credersi per salvar l'anima.
* Ad ogni modo le cose come ora sono, in
fatto di religione, non possono durare, non solo
agli occhi dei filosofi e dei politici, ma eziandio,
come sopra os.servammo, agli occhi degli stessi
più pii sacerdoti. Il romanesimo come ora è,
ha per lo meno questi due enormi difetti ; non
è più idoneo a rendere morale chi si è scartalo
dalla virtù, nè a consertare morale chi ancor
tale è. Quando una religione è giunia a sidatlo
segno, ella è morta, o vive ancora di quella vilii
con cui durò il paganesimo quattro o cinque
secoli dopo Cristo. Ma di più osiamo aggiun •
gere un terzo peccato del romanesimo ancora
maggiormente enorme ed inaudito , ed è che
non solo non è idoneo nè a moralizzare, nè a
mantener morale, ma per soprammercato è ler
ribilmenle demnralizzatore opprimendo la naturale giustizia, cho è secondo Cicerone, non
SCRIPTA, SEI) NATA LKx, sotlo UH cwnulo di Uggì
umane bene spesso sudle « contradditorie. Cosï
vi é la scomunica per chi non si confessa almeno una volla all’anno ; ma non vi 6 la scomunica per chi ruba. Si negano i .sacramenti a
un Sanlarosa, ma si benedico invece a un tiranno fedifrago o spergiuro. Vi dannale l’anima
se non andato a messa, ma se si tratta di bugie,
di simulazioni, d’i()ocrisie, o non la macchiato
neppure, o con uno spruzzo d’acqua benedolta
potete lavarvela.
« Ora noi troviamo, che è assai più cristiana
il semplice filosofo, cho non il romanista ; perciocché se con la dollrina di Crislo, che corto
nessun nega aver per baso la legge naturale,
paragoniamo la dottrina loro , a giudizio di
chiunque che abbia buon senso si troverà che
quella del filosofo ò consentanea col Vangelo,
mentre-quelTd fOmSflÌsla'concònìa porfetlamenlo con quella do’Farisei, cho no ora la
negazione.
< Intanto dovendo pur conchiudere, per non
essere eccessivamente lunghi, diremo che la
Civiltà Novella non ha la pretesa, né di predicare una nuova religione, nè di dettarla da filosofessa; credo lullavia d’aver diritlo a diredi
quando in quando il suo parere in si alto soggetto, e reclamare separazione della Chiesa
dallo Stalo, liberlà di coscienza, libertà di parola, liberlà di culto. Sappiamo già per anticipazione, chc caritatevolmente saremo chiamati
atei, socialisti, empii, comunisti, e se v’ha
qualche cosa di peggio per metterci in niala
voce; ma lutto ciò non ci sgomenta e batteremo innanzi il noslro cammino confidenti nella
verilà, nella giustizia, e nel buon senso di chi
ci leggo ».
UNA VISITA
alle Chiese evangeliche itniiaoe
dei GrigioDÌ.
VI.
Io aveva, da un’ora incirca, lascialo dietro
di mo la velia del Giulier , colla sua casa di
rifugio, il suo laghetto dal cupo aspetto, e lo
misteriose colonne, che paiono |>iantalo là
per fare la disperazione degli antiquarii (1),
(1) Nel punto più elevato del odile, veggonsì
due colonne dette volgarmente colonne Giuliane,
2
quando sopra una rupe alquanto sporgente
sulla via lessi, scolpile nel granito, queste due
parole : Bi >i arrivo. È queslo il saluto benevolo cho manda, ncH’antico suo dialetto, ai forestieri die vengono a visitarla, la bella Engadina. Feci alciini passi ancora, e mi trovai a
fronte di una delle scene di natura più grandiose e più soavi ad un tempo, ch’io avessi mai
contemplato. Dirimpetto a me, a mezzogiorno,
gl'immensi ghiacciai del Rosegh , del Bernina
e della Rondasca, confondendo coll’azzurro del
cielo le loro vette folgoreggianti di luce, mentro
■si ammantavano i fianchi e la iiase in nere selve
di Pinus Zembra intarsiate qua e là da massi
di larici dai verdeggianti rami; in fondo della
vallata larga non più di un miglio, una collana
(ii laghi ameni, la di cui tinta verde-viva li faceva rassomigliare ad altrettanti smeraldi; sulla
sponda di quei laghi numerosi villaggi che non
paiono villaggi, ma piuttosto gruppi di villeggiature, tanto .sono eleganti e ri.splendenti di pulizia i fabbricati che li compongono; e nello
spazio lasciato libero dall’acque, e su ambo i
pendii dei monti, dove cessano le foreste, vaghe
praterie ovo miriadi di gente, uomini e donne,
signori e contadini, scorgevansi affacendati chi a
segare, chi ad ammucchiar covoni, chi a disperderli, chi a rinchiudere in vasti loggiati, un
fieno di una fragranza senza pari, unico prodotto di quelle aspre regioni, e di cui il raccolto non desta minor allegria, e non chiama
meno gente in campo che sui nostri poggi le
vendemmio..... ecco lo spettacolo che mi si
offerse dalle alture di Siha plana, e che ritrovammo lo stesso in tutta la estensione dell’Engadina alta, l’unica che abbiamo visitata.
Ma il clima di quella valle è rigidissimo atteso l’alta sua elevazione, che supera in più
luoghi abitati i 6000 piedi : l’inverno vi dura
nòve mesi, con un freddo che arriva spesso ai
26 gradi; ed anche d’estate, cioè nei mesi di
giugno, luglio ed agosto, non è raro di vedere
l’intera vallata coperta dalla neve : ciò che non
impedisce quegli abitanti di preferirne il soggiorno a quello di qualsiasi fra i paesi forestieri , anche i più favoriti dalla natura, in cui
si recano quasi la generalità degli uomini a
procacciarsi, colle vario professioni di confettieri, di liquoristi, di birrai, di cioccolattieri,
quelle vistose sostanze che fanno di quelle alte
regioni, per natura fra le più povere, uno dei
paesi più ricchi o più prosperi che esistano.
Oh ! quanto avrei bramato potervi far sosta
anch’io per alcuni giorni! ma il tempo stringeva, epperciò, ricongiuntomi col mio compagno, non più tardi dcH’indomani mattina per
tempo ci ponemmo in cammino per Poschiavo.
La via chc da Sarnaden mette a questo borgo,
per la valle di Pontresina, ed il monte Bernina
in prospettiva dei larghi ghiacciai del Rosegh e
del Morlerntsch, dovrà dirsi, quando sarà del
nome che alcuni vogliono derivato da Giulio Cesare, allri dalla festa di Giid che celebravano i
Celti antichi. Queste colonne di i piedi di altezza,
sono dello stesso granilo di cui il naonle è composto, senza piedistallo , nè capitello, nè iscrizione, e non attrarrebbero affatto l’attenzione del
viaggiatore, se non fosse conosciula la remota
loro antichità.
tutto ultimala, uno dei passi, per arditezza o per
sublimità di prospettive, più rimarchevoli delle
Alpi; e non puoi allrimenli che maravigliarti,
sentendoti a dire che tali lavori, degni di un
grande Stato, sono opera, non già del governo
di quel piccolo Cantone, ma sibbene dei singoli
comuni sul di cui territorio vengono eseguili.
L’aria che si respira ed il clima che si gode
scendendo il pendio meridionale del Bernina ,
non sono più quelli dell’alta Engadina. Al Pinm Zembra proprio delle regioni più fredde,
succede su quel pendio l’abete e il faggio ; i
campi di^biade presto alternano colle praterie;
e giunti che si è a Poschiavo, quantunque situato appiè dei monti e a poca distanza di vasti
ghiacciai che fanno corona alla vallata , alberi
fruttiferi di vario sorta vengono a rasserenare
e far lieto lo sguardo.
Arrivati colà alle due pomeridiane, e fermati vici solo quel tempo che bastava per ristorarci
alquanto , e prendere col pastore signor Poz/.y
gli opportuni concerti per una raunanza che era
nostra intenzione di avere l’indomani, ci rimettemmo in via per Brusio, comune, come ho
detto più sopra, situalo all’estremo confine dei
Grigioni, verso la Valtellina, e a due ore all’incirca di Poschiavo.
Giulio da Milano, proto secolare e dottore in
teologia, fu lo strumento di cui, nel decimosesto
secolo, si valse Iddio per gettare in quella località le fondamenta di una chiesa evangelica. Il
sacro macello che spinse fino ad essa i suoi
truci furori, l’avrebbe, al pari di tante allre,
spenta nel sangue, qualora Iddio non l'avesse
misericordiosamente preservata. L^ vittime tuttavia non le mancarono, fra cui degna di singolare ammirazione è una vecchia più che otto genaria, per pome Lena Mollet. Esortata da
quei cannibali a mutar religione: « E come,
«rispose ella coraggiosamente, farei io tale
« una ingiuria al mio amoroso Salvatore, il
« quale mi ha fino ad ora mantenuta nella sua
< conoscenza, che di abbandonarlo, per porre
« la mia confidenza nelle creature, e scambiare
« con umane tradizioni la eterna di lui parola?»
Gli Evangelici tutt'ora esistenti in Brusio e
nei circonvicini villaggi sommano a circa 300.
Pastore di quella piccola chiesa è il signor Leonardi, nel qualo fummo lieti di ravvisare non
che un vigilante guardiano d’anime, un valente
propugnatore delle pure dottrine evangeliche
iu faccia aH’invadente razionalismo.Portatici da
lui e dettogli chi noi fossimo ed il nostro desiderio di rivolgere, all’indomani per tempo, alcuno parole di cristiano aiTetto alla di lui congregazione, non «olo egli vi acconscnfl di buon
grado, ma con una premura che ci commosso
mandò immantinento attorno, sebbene la notte
fosse giunta, gente per far avvisati i suoi parrocchiani della nostra venula e del nostro intento. La mattina seguente, alle 8,0 ad onta che
fosse allora la stagione dei più forti lavori campestri, che chiamano parte della popolazione
sugli alti monti, un buon nerbo di persone,
circa i tre quarti di quella piccola greggia, trovavansi riunite nel grazioso tempietto di Bivio.
Un cantico maestrevolmente eseguito, con accompagnamento d’organo diede principio alla
funziono, dopo del quale essendo noi stati pre
sentati all’assemblea dal signor Leonardi, ed
implorata che ebbimo la presenza infra di noi
del divin Capo della chiesa , rivolgemmo, l’un
dopo l’altro, a quei buoni alpigiani quelle parole chc ci dettava il cuore , dichiarando loro
specialmente quale fosse e ciò che fosse quella
Chiesa che ci aveva mandali a visitarli e porgere loro mano di fratellanza, il vivo suo desiderio di dividero con essi loro, quando lo bramassero, lo benedizioni che si era compiaciuto
Iddio di compartirle, e la speranza sua di averli
presto a compagni nell’opera misericordiosa
e grande, in vista della quale <;ssi al pari di noi
erano stati certamente conservati, quella cioè
di ridonare l'Evangelo all’Italia. La non interrotta attenzione con cui vennero a.scoltate le
nostre parole, la viva commozione cho era facile scorgere su tutte quelle fisionomie ci accertarono chc parlavamo a gente disposta ad udirci,
e tutt’altro cho indifferente allo cose cho erano
loro dette. Lo strette di mano, i ringraziamenti
per la visita fatta, lo caldo istanze perchè venisse presto ripetuta, con cui vecchi e giovani,
uomini 0 donne ci accomiatarono all’uscir del
tempio, ci confermarono in quella persuasione
e nella speranza chenon sarebbe stata una gita
inutilo la nostra.
Confortali da questa prospettiva, riprendemmo con animo lieto, in compagnia deH’ottimo
Leonardi, che non ci volle lasciar così presto,
la via di Poschiavo.
(Continua.)
AI PADRI E ALLE MADRI
Si è parlato o si parla continuamente sul
modo più acconcio di educare i fanciulli, si
fanno programmi, stampansi manuali per glf
educatori, ma in generale non si cercano i veri
principii dove realmente esistono e dove si trovano esposti in termini chiari e precisi, vogliam
dire nelle Sacre Scritture, le quali, non i soli
principii offrono della scienza educativa, ma
anzi di tutto le scienze.
Come semplice esempio , erodiamo utile di
additare alcuni luoghi del santo Libro che stabiliscono regole assolute , osservando le quali
si può essere certi di non errare, e di ottenere
ottimi frutti. E siccome i primi e naturali istitutori de’ fanciulli devono essere i lor genitori,
cosi dedichiamo ai padri e alle madri le poche
righe chc stiamo scrivendo, sia che appartengano alla chiesa cattolica romana o alla evangelica, ciò non importa.
Nondimeno, in particolare, i cattolici-romani
badino a questo precetto eh’ esponiamo per
primo e ch’è la base di tutto il resto, analogamente alla premessa fatta; al precetto di educare i figliuoli nella conoscenza dolla Bibbia :
Davide esclama nel salmo CXXXVIII «Io adorerò verso il Tempio della tua santità, e celebrerò il tuo Nome, per la sua benignità, e per
la sua verità ; perciocché tu hai magnificata la
tua parola, sopra ogni tua fama. Tutti i ro della
terra ti celebreranno. Signore, quando avranno
3
udito le parole della tua bocca ». So volelo dunque cho i vostri figliuoli conoscano la verilh, o
padri callolici-roinani, educateli nella paro’a
del Signore dove si trova pura ed inlera, e anzi
tutto imparatela voi cotesta parola cho i vostri
maestri non v’insognarono, e fra le allre cose
ella v’infonderà nello spirilo il necessario e
fermo convinciniento chc il buon successo della
educazione dipende moltissimo dai genitori.
Sapete ora che cosa dice il Signore a voi tutti,
o padri e madri ? « Educa il tuo figliuolo nella
via per la quale egli deve camminare » : questa
via è nelle abitudini <ldl’obbedienza ; e in vero,
se riflellesi che «per la disubbidienza dell’un
uomo que’ molli sono stati costituiti peccatori »
(Paolo ai Romani, V, 19), si vedrà quanto sia
importante il divino comandamento suddetto;
noi lo troviamo annunzialo nel capo XVIII,
vers. 19 della Genesi quando il Signore si palesa ad Abramo dicendo cho « ordini a’ suoi
figliuoli ed alla sua casa, dopo sè, ch’osservino
la via del Signore, per far giustizia e giudicio :
noi Io troviamo nel Vangelo di Giovanni allorché Gesìi Cristo dichiara che per avere il suo
amore, la sua amicizia, per essere suoi discepoli infine, è d’uopo farn tutle le coso ch’ogli
comanda (XV) : noi lo troviamo in Malachia,
capo II, vers. 2, « Se voi non ubbidite, e non
vi mettete in cuore di dar gloria al mio Nome,
ha detto il Signor degli eserciii ; io manderò
contro a voi la maledizione, ecc. » : e poi, che
andiamo cercando? non ha dato Gesù Crislo il
più luminoso esempio d’obbedienza e verso il
Padre celeste, e verso la madre terrena e il di
lei sposo Giuseppe? non ci è detto ch’egli era
loro sogget'lo? (Lcca, II, 5l)!
Se i genitori educheranno nella conoscenza
della Bibbia e nell’obbedienza in generale, i figliuoli, non sarà loro difficile di ammaestrarli
contemporaneamente a non camminare per la
strada ch’essi vorrebbero, imperciocché < la
follìa é attaccata al cuor del fanciullo : la verga
della correzione la dilungherà da lui» come si
legge nei Proverbi, XXII, 15. Conquesto nome
di verga non bisogna però intendere che i genitori stieno tulio dì colla bacchetta in mano
per flagellare il figliuolo: ciò sarebbe una crudeltà, nè ollerrebbesi l’eiTotto desiderato : non
ò così materialmente che devesi intendere la
parola di Dio; la verga migliore è quella che
mira allo spirito, e al cuore ; neireducare i fanciulli è mestieri aver sempre in mente la maniera con cui Iddio ammaestra i suoi figli, ed
ecco, diciamolo ancora una volta, la necessità
assoluta di conoscere la Bibbia ; della quale
necessità, speriamo in Dio, i cattolici-romani
alla iìn fine si persuaderanno. Ora come opera
il Signore? Con tenerezza, con alTezione, con
pazienza, non escluso le correzioni, le [)rove,
poicliò l’indulgenza non deve essere ccce.ssiva,
0 chi ama il fanciullo gli procura por tempo la
correzione, mentre v’ù ancora della speranza
(vedi Proverbi) : ma so[ira tutto con tenerezza
ed affezione « con viscere di misericordia, di
benignità, d'umiilà, di mansuetudine » (Colossesi, III, 12), e con pazienza «imperciocché
bisogna dar loro insegnamento dopo insegnamento, linea dopo linea ; un poco qui, un poco
là», senza fretta, senza ira, anche quando ar
riva la necessità della correzione, dolla ])rova,
in quella guisa cho Iddio agì nel deserto col
popolo ebreo per ricondurlo sul diritto cammino.
Abituando i figliuoli all’obbedienza voi, o
padri e madri, li abituerete eziandio alla fede,
alla preghiera, a ricercare con cura i mozzi di
grazia per approfittarne; li abiluorcte nel pensiero continuo della salvezza delle animo loro,
a dir sempre la verità e a tener conto del tempo;
ma ricordatovi cbe l’insegnamento |«iù efficace
sarà quello cho eglino riceveranno dal vostro
esempio : e se vi rammenterete ogni dì, ogni
momento, delle promesso conlenule nella Sacra
Scrittura, avrete pur sempre nella mento cbo
la grazia é il più potente di tulli i principii, e
che si ottiene colla preghiera; pregale dunque
che l’educazione che dato ai vostri figliuoli sia
dal Signore benedetta.
Dicemmo di educarli nella fedo, perché la
fede ronderà ad essi facile l’obbedienza, secondo il beH’esempio di Àbramo e d'Isacco
(Genesi, XXII) ; dicemmo di educarli nella preghiera , a cui naturalmente conduce la fede
stessa , come vediamo in Saulo , dopo la sua
conversione che da Anania fu trovalo in orazioni : «Voi bramale, e non avete, ecc., perciocché non domandato », oppure: « Voi domandale, e non ricevete; perciocché domandato
male » (Epistola di Jacobo) : dicemmo in .somma di educarli neU’abitudine di ricercare tulli
i mezzi di grazia , fra cui vi sono i pubblici o
pubbliche preghiere, in quella guisa che leggesi negli Atti: « Or, dopo che avemmo passati quivi que’ giorni, partimmo, e ci mettemmo
in cammino, accompagnati da tutti loro, con le
mogli, 0 figliuoli, ecc., e postisi inginocchioni
in sul lilo, facemmo orazione».
Detto le quali cose, di un’ullima dobbiamo
far cenno ; della necessità di acquistare una
veduta chiara del male che trascina .seco il
peccato, e se i genitori prima non se la formano, come mai potranno comunicarla ai figliuoli! eppure ognuno di noi dovrebbe sapere
che tutti pecchiamo e siamo privi della gloria
di Dio [Rom., ili, 23); dovrebbe sapere che se
un cieco guida un allro cieco, amendue caderanno nella fossa ; dovrebbe sapere che niun
vivente sarà trovalo giusto al cospetto del Signore (Salmo CXLIII); dovrebbe sapere quindi
l’importanza che ne risulta di andare crescendo
nella conoscenza del noslro Salvatore Cesù
Crislo; nella conoscenza della sua risurrezione
e della comunione dello suo sofferenze (Filippesi, III, IO).
Ora , terminando queste brevissime parole ,
vi diremo, o padri e madri, non prediale che gli
esposti prmcipii risguardino sollanto la salvezza
eterna delle animo vostre e di quello do'vostri
figliuoli, cho appartengono esclusivamente alla
religione, prosa nel senso ristrelto dei legami
verso Dio : anzi tutto ò d’uopo osservare che i
legami verso Dio comprendono puro i legami
verso i noslri simili ; in secondo luogo , quei
principii , insegnandoci appunto il modo con
cui dobbiamo regolarci col prossimo, nel medesimo tempo diventano principii di vera cultura ; cosicché, educando 1 figliuoli secondo i
divini precetti delle Sacre Scritture, queglino
diventeranno cristiani [irima di fatto e non di
nome, indi buoni cittadini o uomini civili.
Il nulriro i famelici, il rifocillare gli assetali, ecc., é corto un culto cho si presta a Dio,
ma è puro un beneficio cho appartiene ai corpi,
un beneficio sociale; un’opera di carità religiosa
e privala cho diventa civile e pubblico, per cui
la carità fraterna si manifesla coirorezione dei
varii insliluli pii, educativi, di ricovero o lavoro,
di sanità, pei bambini, poi maiali, per gli orfani, pei vecchi o [)or la correzione dei giovani.
E giacchi' parlammo a principio dell’obbcdionza
come sacro dovere di religione o fondamento
crisliano, osservasi com’ella sia pure un dovere
ed una viriti sociale ed universalo perché comune a tulli gli uomini, vale a dire a tutte lo
monti libere, ed eziandio necessaria ad ogni
comunanza. Qual’é quel cittadino die, so anni
la patria sua, non debba obbedire allo ¡loliticho
leggi; e dovo, so non nel Vangelo, imparerò
egli l’osservanza dei doveri, a considerarsi suddito e non sovrano? 1 re medesimi sono soggetti all’obbedienza, perché non v’ha che Iddio
cho abbia il diritto di primeggiare e di comandare sovrannmcnle, assolulamenlo; (icr cui la
sudditanza , anche di elezione , verso la creatura , resta sempre subordinala a quella cho
riguarda il Creatore. E pur troppo si vedono
uomini preslaio vassallaggio c si può dir cullo
ad allri uomini, o perchò? perché non furono
educati colle massimo della sapienza divina,
perché non sanno condìirsi col lume della fedo
e colla prudenza cristiana, senza di che il beno
medesimo diventa malo, e spesso volle ciò cho
il mondo chiama eroismo non é che cieco fanatismo religioso o civilo secondo i casi. La fratellanza tra gli uomini ò dogma religioso cho
si fonda suU’eguaglianza , laonde Gesù Cristo
ha dello cho comandare é servire, e che deo
esser ullimo chi vuol esser primo ; ebbene, non
é colesto divenuto pure un dogma civile? ed
ancorché molli ritengano essere una scoverta
umana, nondimeno ciò é falso, poiché la storia
ci mostra che gli antichi sapienti non ne ebbero,
alcuna idea; egli è uscito dal Crislianesimo,.
cioè, la religione l’ha dato alla civiltà como
tante altre verilà.
Per ullimo, e termineremo, in chc consistono,
o padri c madri, lo usanze virtuose del cilladino? NoU’abborrimenlo dei disordini, dello
ingiustizio , dei tumulti, quand’anche fossero
indirizzali ad ottimo lino, perchò il fino noa
giustifica i mozzi, come insegnano i gesuiti
consistono nella moderazione, nella prudenza,
nel rispetto delle leggi o delle persone e via
discorrendo : or tulle questo coso non avelo
forso obbligo d’insegnarlo ai vostri figliuoli
como doveri di religione? E dove potete voi o
possono i fanciulli impararle so non nella Bibbia? Ecco dunque cho educando i figli nella
conoscenza della rivelazione, dei precetti evangelici, della volontà di Dio, avrete, senza nemmeno accorgervi, eziandio formalo dei cilladini
saggi, illuminali, virtuosi, attivi, pronti a difendere la pairia e a farla prosperare.
4
Appello in favore della libertà
di coscienza
particolarmente indirizzato agli uomini che
reggono i diversi Stati europei dalla Società
religiosa degli Amici, riunitasi a Londra,
in seduta annuale, nell’anno corrente 1856.
Mentre l’attenzione de’ nostri concittadini è
rivolta alle varie quistioni che tendono a togliere
gli ultimi ostacoli che si frappongono alla libertà
di coscienza nella Gran Brettagna, e che nei diversi Stati del Continente d’Europa esistono ancora tante cose incompatibili colla vera libertà
religiosa, noi risguardiamo comedovere l’esporre
brevemente a coloro che, siccome noi, si chiamano Cristiani, e in particolare agli uomini che
siedono al potere , quali sieno agli occhi nostri
i grandi principii del Vangelo del nostro Divino
Salvatore su questo importante argomento.
Che la coscienza debba esser libera e che,
nelle materie di dogma e di culto religioso,
l’uomo non sia responsabile che dinanzi a Dio,
sono verità coteste chiaramente insegnate uel
Nuovo Testamento, e confermate dallo spirito
generale del Vangelo, nonché dall’esempio del
nostro Signore e de’ suoi discepoli. Il comandamento « Dà a Cesare le cose di Cesare, a Dio
quelle di Dio » stabilisce i limiti veri del potere
civile. La solenne risposta degli apostoli Pietro
e Giovanni, « Giudicate voi stessi s’è giusto obbedire a voi piuttosto che a Dio » (questione che
è per loro una ragion sufficiente per non sottomettersi all’ordine espresso del Consiglio di Gerusalemme, che proibiva di predicare le verità
del Vangelo , nuove in quel tempo), c’insegna,
sotto pratica ferma, in che consistano que’ limiti.
E d’altra parte, ciò che l'apostolo Paolo scrive
ai fedeli di Roma, sotto un principe qual’era
Nerone , ci mostra all’evidenza che , in materia
puramente civile, il cristiano deve sottomettersi
all’autorità civile; dal che ne segue che la libertà
di coscienza non deve mai servire di scusa in ciò
che fosse incompatibile col dover nostro verso il
prossimo, o colla nostra perfetta obbedienza alla
legge e all’ordine nelle cose temporali. « I principi (dic’egli) non sono a temere per le buone
azioni, ma per le cattive. Vuoi dunque non temer
i potenti? Fa il bene, e tu sarai lodato; imperciocché il principe è ministro di Dio pel tuo
bene. Ma se tu fai il male, temi, perch’egli non
porta la spada in vano; è ministro di Dio e vendicatore per punire colui che fa il male. Laonde
è necessario d’essere sottomessi, non solo a cagione della pena, ma eziandio a cagione della
coscienza >.
Che bella armonia , confrontando i testi suddetti, fra la vera libertà di coscienza nelle cose
che appartengono a Dio, e la vera obbedienia al
magistrato in quelle che spettano al governo civile!
E com’è evidente per altri passi del Vangelo,
degli Atti degli Apostoli, delle Epistole e del
Libro dell’Apocalisse, nonché perla condotta dei
primi cristiani, durante e dopo i giorni apostolici, che il regno del nostro Signor Gesìi Cristo
non è di questo mondo, nè deve ingrandirsi colla
spada, e che, in materia di fede, non dobbiamo
subordinare le nostre convinzioni all’auforità
politica, nè regolare la nostra condotta sulla sapienza o le decisioni de’principi di questo mondo;
che dobbiamo anche solTerire i torti che ci vengono fatti, e sofferirli pazientemente, e che la
benedizione di Colui che noi chiamiamo Maestro
e Signore riposa , non sui persecutori, ma sui
perseguitati per cagione della giustizia 1 Nulla
havvi in tutto il Nuovo Testamento che autorizzi
il potere civile, sia a colpire con punizioni quelli
che professano particolari credenze , sia ad accordare certi vantaggi a coloro che ne professano
altre.
Allorquando i discepoli volevano far discendere il fuoco del cielo per consumare chi avea
rifiutato di ricevere il loro Maestro, Egli indirizzò
ad essi con solennità questo rimprovero: «Voi
non sapete di quale spirito siate animati ». Simile
esempio, e nessuno oserà contraddire, non condannava già in anticipazione, e nel modo il più
esplicito,jpon solo i crudeli roghi del medio evo,
ma eziandio le forme le più dolci di persecuzione
dalle quali furono quelli surrogati ne’ tempi moderni? La nota caratteristica del Vangelo è la
misericordia; le sue armi non sono carnali, ma
spirituali; i suoi argomenti non sono di forza,
ma di persuasione e d’amore. Il cristiano, qualunque sia il suo rango e la sua influenza tra gli
uomini, non può considerare come mezzi legittimi di sostenere la religione o diffonderla, ciò
ch’è incompatibile colla dolcezza e la bontà del
Signore.
Noi non reclamiamo la licenza di fare il male;
non sollecitiamo indulgente debolezza per gli
atti d'una immaginazione o passione sregolata ;
noi propugniamo la libertà di coscienza dinanzi
a Dio. La sua alta e santa prerogativa è di regnare sulla coscienza e d’imporre alle sue creature la fedeltà spirituale. Interdire con una legge
ciò che la coscienza prescrive come un dovere
religioso, e non urta per nulla le giuste esigenze
dell’ordine civile , è usurpare una giurisdizione
sulla quale il sovrano Giudice non diede alcun
diritto fondato sull'autorità del Vangelo ; ed imporre per legge , sotto pretesto di religione , la
pratica di certi servizi religiosi a coloro che li
considerano come non obbligatorii o che si riterrebbero colpevoli se vi si sottomettessero,
è certo grave offesa a Dio puro e santo. Un culto
forzato contraddice al Vangelo, pel quale ogni
atto religioso deve esser libero, secondo ia dichiarazione del Signore medesimo che disse :
« Coloro che adorano il Padre devono adorarlo
in ispirto e verità •. Quindi crediamo che ogni
assemblea, aperta per tutti, e non avente altro
scopo che il culto del Signore, debba essere non
solo al sicuro di qualunque interruzione ed ostacolo, ma eziandio accertata della protezione delle
civili autorità.
(Continua).'
tm rmr M X K m:
S. Vincenzo del Favalk — Cimitero evangelico.— I nostri lettori non ignorano come due
fra i membri deH’interessante famiglia Cereghino
di questo luogo, sieno diventati cagione per tutti
i loro e per i cristiani in genere, di grave afflizione, ritornando, non solo alcuni mesi souo, a
quegli stessi errori che aveano abbandonati, ma
ancora sforzandosi, di tutt’uomo, a ricondurvi
anche gli altri. I preti aveano fondato su questa
apostasia le più liete speranze e già avvicinavasi,
a loro dire, il giorno , in cui la famiglia tutta
avrebbe fatto ritorno alla messa. Grazie sieno
rese a Dio, siffatte speranze erano premature
uon solo, ma del tutto illusorie, come lo dimostra il fatto seguente : I Cristiani di Favaie avevano intrapreso due anni fa, dietro supposta au
torizzazione del Governo , la costruzione di un
cimitero ; ma la loro indigenza avea fatto sì che
l'intrapreso lavoro non avea potuto giungere a
compimento. Mesi sono , e con coraggio fatto
maggiore dalle vessazioni a cui erano fatti segno,
si posero di bel nuovo all’opera , ed ora cinta,
cancello, ed un portone da starvi al coperto più
di 15 persone, sono del tutto terminati, e sul
frontone di questo , sotto l'iscrizione capitale :
Camposanto dei Cristiani evangelici, leggonsi i
seguenti passi delle Sacre Scritture , di cui la
meditazione speriamo riesca proficua a parecchi
fra quei montanari che li leggeranno :
I viventi saniìo che morranvo, ma i morti non
sanno nulla. — Beati i morti che muoiono nel Signore. — A me il vivere è tristo, ed il morire guadagno. — Il sangue di Gestì Cristo ci purga da ogni
peccato. — Io sono, dice G. €., la risurrezione e
la vita; chiunque erede in me non morrà giammai
in eterno. — Se crediamo che Gestì è morto ed è
risuscitato, Iddio ancora addurrh con lui quelli
che dormono in Gesù.
A. iw iwtr iw ae *
AL
DEPOSITO DI LIBRI RELIGIOSI
Viale del Re, N" 31.
prezzo
Conférence de Chrétiens evangéliques
de toute nation à Paris, 1855. Compte rendu publié aunom du Comité
de L’alliance evangélique.par Guillaume Monod , un vol. in-8”. . » 5 »
Lettres écrites d’Orient par Emilibn
Frossard, l'un des pasteurs chargés
de commencer l’œuvre des aumôniers protestants auprès de l'armée
française, 1 vol. in-à" .... » 2 50
Du beau dans la nature, l'art et la poésie, etudes esthétiques par Adolfb
Pictet, 1 vol. in-8“.....» 3 50
Mystère des Bardes de l’ile de Bretagne
ou la doctine des Bardes Gallois du
moyen âge, sur Dieu, la vie future
et la transmigration des âmes. Texte
original, traduction et commentaire
par Adolphe Pictet, 1 vol. . . > 1 50
Divin Guide du Voyageur par le révérend J. Hamilton. Traduction libre
de l’anglais par Gabriel Naville ,
1 vol. in-12»........ 0 60
Importante pubblicazione.
LA RIFORMA IN ITALIA
NEL SECOLO XVI.
È un volume di 208 pagine, e si vende lire 2.
Noi raccomandiamo questo libro ai nostri lettori ; e coloro fra essi che vorranno farne acquisto , dovranno spedirne analoga domanda alla
Direzione della Buona Novella, unendo alla domanda un vaglia postale della somma suddetta,
e sarà loro spedito franco di posta.
Si avvertono i lettori che rimangono disponibili sole 300 copie.
<àroMNo Doluenico gerente.