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ECO
DELLE VALLI VALDESI
Spett.
BIBLIOTECA VALDESE
TORRE PELLICE
(Torino)
Settimanale
della Chiesa Yaldese
Anno XCV - Num. 48 ABBONAMENTI 1 Eco: L. 2.000 per rinterno 1 Spedizione in abbonamento postale - II Gruppo TORRF PEIXICE — 3 Dicembre 1965
Una copia Lire 4(1 / L. 3.Ü0Ü per l’estero ' Cambio di indirizzo Lp-" SO Ammin. Claudiana Torre PeUice - C.C.P. 2-17SS7
a Giunta del Consiglio Federale delle Chiese Evangeliche d'Italia,
rifacendosi al mandato ricevuto dalla Assemblea 1963 del Consiglio stesso, invita tutte le Chiese evangeliche in Italia a voler dedicare la DOMENICA 12 DICEMBRE alla celebrazione della
L‘
Domenica della Pace
indicendo, ovunque sia possibile, manifestazioni e culti a carattere interdenominazionale.
Anche nel nostro tempo, mentre la pace è continuamente minacciata e, spesso, tragicamente infranta, la Chiesa ha un proprio messaggio
ed un proprio appello da rivolgere agli uomini ; sia a quelli che fomentano guerre e discordie, e fanno ricorso alla forza, e giustificano la violenza, sia a quelli che nel campo sociale e politico si affaticano per affermare il principio della pacifica convivenza fra i popoli e si adoperano per
organizzare azioni e manifestazioni pacifiste.
La Chiesa, oggi come sempre, ha il compito di ricordare agli uomini che la pace è dono di Dio e che solo l'accettazione di questo dono di
ordine spirituale può creare il presupposto duraturo per una pacifica
convivenza fra gli uomini e per la soluzione pacifica dei problemi che
ogni tempo pone all'umanità. La Chiesa deve proclamare che questa
« pace di Dio » ricevuta nella fede in Gesù Cristo, è una pace che dobbiamo non solo annunciare agli uomini ma vivere fra gli uomini in ogni
aspetto dei nostri rapporti col prossimo. La Chiesa deve predicare con
fedeltà quel■« vincolo della pace» che infrange ogni barriera nazionale o razziale e che ha come condizione il riconoscimento e l'accettazione della giustizia di Dio.
« Il frutto della giustizia sarà la pace, e
tranquillità e sicurezza per sempre » (Isaia 32;
l'effetto
17).
della giustizia,
MARIO SBAFFI
Presidente del Consiglio Federale
delle Chiese Evangeliche d'Italia
Pace sulla terra
La testimonianza di Dietrich Bonhoeffer
« Pace sulla terra » : non è un problema, è un comandamento dato con
l’apparizione stessa di Cristo. Di fronte a un comandamento sono possibili
due atteggiamenti: l’ubbidienza assoluta, cieca detrazione, oppure la domanda apparentemente pia del serpente: «Dio ha forse detto...?». Questa domanda è il nemico mortale delrubbidienza, e quindi il nemico di
ogni vera pace. Forse che Dio non
conosce abbastanza bene la natura
umana? forse che non sa che le guerre devono avvenire come « leggi di
natura»? Non voleva forse dire, Dio,
che dobbiamo sì parlare di pace, ma
che non la si deve poi tradurre troppo
alta lettera dei fatti? Non voleva forse dire, Dio che dovevamo sì lavorare
per la pace, ma che per ragioni di
sicurezza dovevamo tener pronti carri
armati e gas venefici? Infine — e_ questa mi pare la posizione più seria —
ha forse detto, Dio : « Non devi dlfen
dere il tuo popolo »? ha forse detto.
Dio: «Devi abbandonare il tuo prossimo al nemico »?
No, Dio non ha detto tutto questo;
ma ha detto che ci dev’essere pace
fra gli uomini che dobbiamo ubbidirgli prima di porre tutte le altre domande : questo è quanto ha voluto
dire. Chi discute il comandamento di
Dio prima di ubbidire, lo ha già rinnegato.
Ci dev’essere pace, perchè Cristo e
nel mondo; cioè, ci dev’essere pace,
perchè c’è una Chiesa di Cristo, e a
causa di essa soltanto il mondo vive
ancora. E questa Chiesa di Cristo vive contemporaneamente in tutti i popoli, al dì là di tutte le frontiere etniche, politiche, sociali, razziali; e_ i
fratelli che costituiscono questa Chiesa, mediante il comandamento dell’unico Signore Gesù Cristo, cui prestano ascolto, sono legati fra loro più
inseparabilmente di quel che possano legare fra loro gli uomini tutti i
vincoli della storia, del sangue, delle
classi, delle lingue. Tutti questi vincoli terrestri sono certo validi, non
sono indifferenti; ma dinanzi a Cristo non sono neppure assoluti, ultimi.
Perciò per ì membri dell’Ecumene,
nella misura in cui rimangono in comunione con Cristo, la sua parola e
il_ suo comandamento di pace sono
più santi, più inviolabili di quel che
possano esserlo le più sante parole e
le più sante imprese del mondo naturale; poiché essi sanno che chi non
è capace di odiare padre e madre per
amor suo, non è degno di lui e mente,
quando si dichiara cristiano. Questi
fratelli in Cristo obbediscono alla
Sua parola; non dubitano e non di
PRESENZA E LIBERTA’ SOVRANA DI DIO
11 mistero dello Spirito
D‘
|ue settimane fa il prof. Bruno Corsani
ci ha vivacemente riferito sulle battute
d'inizio del Ilio anno accademico della
facoltà Valdese di Teologia, a Roma. Siamo
leiti, ora, di pubblicare lo scritto di uno studente iìt teologia, che ha condensato per noi
nelle sue linee principali la prolusione che
il prof. Vittorio Subilia ha tenuto su 11 mi
stero dello Spirito"; come già annunciato,
tale studio sarà pubblicato su "Protestantesimo’’, ma certo molti apprezzeranno, per il
tema appassionante e la stimolante trattazione, questo ’digest' di cui siamo assai grati
a Emidio Campi.
re
sentono ma osservano il suo comandamento di pace e non si vergognano,
in contrasto col mondo, di parlare anzi di una pace eterna. Non possono levare le armi gli uni contro .gli altri,
poiché sanno che così leverebbero le
armi contro Cristo stesso. Per loro,
in ogni paura e tormento della coscienza, non c’è alcuno scampo di
fronte al comando di Cristo che ci
sia pace. Dietrich Bonhoeffer
Il pastore Dietrich Bonhoeffer, una delle
figure dominanti della Chiesa confessante
in Germania, scriveva queste parole nel
1934: la satanica ideologia nazista saliva
all’apogeo. Nell’aprile 1945, alla vigilia
della liberazione, dopo lunga detenzione
egli veniva impiccato nel campo di Flossenburg. La sua figura è stata rievocata
sulle nostro colonne, nello scorso aprile,
dal pastore Giorgio Tourn, nel ventesimo
anniversario della sua morte; e ora, dello
stesso autore, esce nella collana « I testimoni » della Claudiana, « Dietrich Bonhoeffer e la Chiesa confessante». Nel convegno di fine agosto della F. F. V., alla
Rocciaglia di Pradeltorno, è stata studiata
un’opera di questo teologo: « Nachfolge »
(in francese, « Le prix de la grâce »);
e il campo invernale di Agape, per giovani e cadetti, sarà centrato sulla figura e
sul pensiero di questo testimone. Testimone non di « qualcosa », ma di Qualcuno,
non di un ideale, ma di una Persona: il
Signore. Vi sono forse modi diversi di ubbidire al comandamento di pace: importante è che resti salda la radice di questo
comandamento, la comunione con Colui
che è la nostra pace; una comunione che
certo, spesso, porta al rischio, o all’assurdo secondo la stolta sapienza del momlo.
Una duplice consafievolezza percortutta la prolusione del prof. Subilia nella sua intuizione centrale come nella elaborazione delle singole
sezioni; da una parte la consaf>evolezza che il mistero dello Spirito Santo, non essendo un 'problema astratto
o qualche impiessionanto tecrema
metafìsico, ma il punto centrale della
vita del credente, il problema in cui
è in gioco la fede e l’incredulità, il
vero o il falso Evai^elo, l’utilità o la
inutilità della predioazione cristiana,
ha bisogno di una attenta meditazione da i>arte della Chiesa; dall’altra
consapevolezza della inadeguatezza
delle formule dottrinali le quali
molto spesso sono di ostacolo alla
chiarificazione e alla comprensione
di questo mistero dello Spirito e rischiano di assorbire e limitare in
schemi umani la sua libertà.
Dopo una breve introduzione in cui
si constata « l’incertezza della dottrina ecclesiastica sullo Spirito Santo ».
il prof. Subilia articola la prolusione
in tre punti essenziali.
« :fc 4t
Nella prima parte dello studio è il
problema cristologico che dà l’avvio
al discorso sullo Spirito. Infatti, dopo
essersi chiesto se la scomparsa di Gesù dalla scena del mondo indica un
« tempo in cui il cogitrassegno è l’as.s-enza di Dio », il ijpoT. Subilia osserva che il Nuovo Testamento dà a
questo interrogativo una duplice risposta : da un-d parte vi sono "dei testi
che affermano la presenza personale
e diretta del Signore dopo l’Ascensione (cfr. Gv. 14: 18-19; Mt. 28: 16);
daU’altra vi sono testi che parlano di
un consolatore il quale sarà « vicarius Christi ». Il legame tra queste
due promesse, apparentemente divergenti, è dato da quella presenza del
Signore tra gli uomini che il Nuovo
Testamento chiama parousia (ritorno)
intendendo — con K. Barth — per
parousia le apparizioni del Risorto ai
discepoli, l'azione dello Spirito, la manifestazione finale del Signore. Ora,
se Cristo è veramente risorto, per cui
si può dire di lui che è lo stesso ieri,
oggi, in eterno (Ebr. 13: 9). che è il
Vivente nei secoli dei secoli (Ap. 1:
17-18), la promessa dello Spirito non
si riferisce ad un altro, ad un vicario
che avrebbe preso il suo posto. Per
il fatto che egli è il Vivente agisce
in mezzo a noi e « dopo la conclusione della sua aw'entura terrestre non
c’è stata una pausa, una interruzione, ma c’è una continuità della sua
persona ». Se Cristo è veramente risorto si può affermare con l’apostolo
Paolo: il Signore è Spirito (II Cor.
3: 17).
# * *
Nella seconda parte, ohe serve da
base di manovra per le successive
considerazioni, si cerca di chiarire e
delineare biblicamente le caratteristiche di questa presenza attuale del
Signore nello Spirito. Partendo dall’esame filologico del termine ebraico
ruach e del greco pneuma (indicanti
ambedue vento, soffio) i quali «esprimono con esattezza il proprio contenuto : presenza ben reale, ma che non
si può afferrare e di cui non si può
disporre »; dopo aver esaminato alcuni testi specifici (I Cor. 2: 9-16;
Rom. 8: 26) il prof. SubUia afferma
che parlare evangelicamente della
presenza dello Spirito significa rico
noscere che « si tratta di una realtà
che ha allo stesso tempo im carattere
di vicinanza e di lontananza, di distacco e nello stesso tempo di immediatezza, di evidenza e nello stesso
tempo di non evidenza; si tratta di
una realtà partecipe di quella tensione che si è creata tra la resurrezione di Gesù e il suo ritorno, per cui il
Signore è assente, lontano, eppure
presente in mezzo ai suoi di una presenza che si configura in maniera
nuova ed inconfondibile ». E quindi
« ...vivere nell’economia dello Spirito
significa vivere il tempo delle primi
zie, ma non del raccolto, il tempo della fede e non della -visione; vivere
sapendo che ogni cosa è stata adempiuta, ma che non è ancora il tempo
della manifestazione cosmica di questo adempimento ».
* * *
Nella terza e ultima sezione, che è
la parte propriamente sistematica
dello studio, il prof. Subilia registra
l’emancipazione del pensiero cristiano da quello biblico. Il pensiero cristiano — egli dice — pressato dalla
esigenza di distinguere dove la presenza dello Spirito è reale e come è
riconoscibile, si è lasciato condurre
a rendere constatabile questa presenza, ad oggettivarla, sostituendo una
illusoria oggettività al rischio di affidarsi unicamente alla promessa e alla
fedeltà di Colui di cui non si può disporre.
Le tappe di questa oggettività si registrano sul terreno del Nuovo Testamento. Mediante « criteri dogmatici »
(cfr. I Cor. 12: 3: I Gv. 4: 1-3) o «criteri etici» (Gal. 5: 16; I Gv. 3: 14-19)
si stabiliscono, anche se in via negationis, dei mezzi di riconoscimento dello Spirito.
Ma è nella chiesa primitiva, preoccupata dal dilagare dell’eresia gnosti
CONTINUA
IN SESTA PAGINA
Leggere fa parte
del costume protestante
Già in passato in varie nostre comunità qualche pastore o qualche responsabile laico si prese a cuore la
diffusione del nostro libro evangelico,
riprendendo, almeno all’interno delle
nostre comunità, qualcosa dell’eredità
di colportaggio che il valdismo ha
sempre vissuto intensamente nei momenti migliori.
Ma quest'anno la P.U.V. ne ha fatto
uno degli scopi essenziali del proprio
impegno. Nella sua circolare alTinizio
dell’anno ecclesiastico, il segretario
della P.U.V., past. Giorgio Bouchard,
cosà scriveva.
« In questi anni la nostra Casa Editrice sta facendo un grosso sforzo per
accrescere la diffusione e la penetrazione del libro evangelico, dentro e
fuori il nostro ambiente: a tutti i livelli, vengono pubblicati libri di notevole valore, e si cerca anche di renderli interessanti per la mentalità moderna.
« Si tratta di un lavoro di primordiale importanza; oggi le nostre comunità sono sommerse da un mare
dì propaganda — di varie provenienze — che rischia di confondere loro
completamente le idee, e comunaue
impedisce loro di orientarsi in modo
sicuro sui nuovi problemi che si affacciano all’attualità. Occorre aiutarle a chiarirsi le idee, a orientarsi, a
scegliere. Oggi più che mai abbiamo
bisogno di sapere con grande chiarezza chi siamo e che cosa vogliamo.
« Ma è difficile che questo chiarimento avvenga, se non impariamo a
usare dei buoni libri evangelici per
documentarci, per formarci, per meditare ».
L’impegno che viene chiesto ai nostri giovani, è di non limitarsi (scaricando {wi magari la responsabilità,
in effetti, sulle spalle del solito volenteroso) all’esposizione e alla vendita
all’uscita dai culti e dalle riunioni (e
pur sarebbe già molto se questo venisse fatto regolarmente in tutte le comunità, e si può essere molto grati a
coloro che curano questo servirio!):
si tratta piuttosto di costituire un
gruppo di volontan che si impegnino
a -visitare poco a poco ma sistematicamente tutte le famìglie delle comunità, sia fornendo immediatemente le
no-vità via via presentate, sia raccogliendo ordinazioni e curando poi la
sollecita consegna. Questo vale in primo luogo per le pubblicazioni della
Claudiana, ma non in modo esclusivo; opere pubblicate da altre case editrici, evangeliche e non, possono rivestire un reale interesse per quella formazione e quella maturazione personale a cui si accennava.
Sappiamo che in alcune comunità,
dove questo servirio già veniva svolto,
rapinilo P.U.V. l’ha intensificato, e
che in altre Timpegno è stato assunto
seriamente e con slancio; forse restano comunità in cui non si fa nulla
in tal senso, e ci permettiamo di insistere caldamente su questo lato della nostra vita protestante. (Questa è
anche la ragione per cui presentiamo
spesso libri (protestanti e non, «religiosi» e non) sulle nostre colonne, e
desidereremmo anzi farlo più spesso
e più largamente. Quanto al servizio
di colportaggio airintemo delle nostre comunità, cosi iniziato, esso potrà pure essere un periodo di rodaggio e di preparazione a un’azione più
larga, almeno per alcuni: dal vivaio
di questi colportori dilettanti (ci perdonino l’espressione!) ix)trà forse risultare qualche vocazione particolare
che faccia rivivere, in forma moderna, debitamente preparata, il vecchio
ministero del colportore : indubbiamente un vecchio « dono » valdese
che ha oggi nuove possibilità di
esplicarsi.
Un ringraÆîamento oha Dio non avrà gradito
Si mol’.iplicano e intensificano le critiche
alla politica estera americana, che in vari
casi è una tipica politica di forza. La puhblicazionee. in esclusiva mondiale, su
« Look » e su « L’Espresso » di un articolo
del giornalista americano Eric Sevareid,
che narrava la sua ultima intervista con
Adlai Stevenson, ambasciatore degli S. U.
presso le N. U., due giorni prima della sua
morte, ha rivelato — per ciò che concerne
il Vietnam — che non corrisponde a verità
raffermazione tante volte reiterata da parte
del governo nordamericano, secondo cui il
Viet Minh non avrebbe m?i accettato di negoziare la pace; al contrario, nel corso
deli’ullimo anno, per ben due volte, grazie
pure alla mediazione del segret.ario delle
N. U., U Thant, i dirigenti di Hanoi si
erano dichiarati disposti a tali negoziati.
ma la Casa Bianca aveva ignorato la propos;a, giudicandola retorica e inconsistente. L'articolo non è stato smentito. Durante la scorsa settimana, sono morti 240 militari americani (oltre a quasi 500 feriti);
nella giornata di domenica, due interi battaglioni sudvietnamiti, con numerosi « consiglieri ), militari americani, sono stati fatti
a pezzi dai -viet-cong.
Ferve la polemica negli Stati Uniti; sabato 27 si è avuta una manifestazione a
Washington, una marcia di alcune diecine
di migliaia di persone che chiedevano la
fine della guerra vietnamita ; questo non
significa che la maggioranza dell’opinione
pubblica americana rinneghi la « politica
forte » di Johnson, Rusk e McNamara (tre
protestanti), ma è pur sempre un segno da
registrare.
La manifestazione di Washington ha avuto riflessi di appoggio anche in altri paesi; ir. Italia — mentre si svolgeva la polemica sull’intervista concessa .la Fanfani a
a Mauro Calamandrei de « L’Espresso », in
cui il nostro ministro degli esteri, attualmente presidente delTAssemblea delle N.
U., ha larvatamente criticato il volo italiano ami Cina all’ONU, con tutta una susseguente serie di smentite e controsmentite poco convincenti — si sono avute manifestazioni in appoggio a quella che contemporaneamente si svolgeva a Washington,
a Roma e a Torino. In quest’ullima città,
ha partecipato pure un gruppo di giovani
evangelici (forse anche altrove, ma su questo non possiamo dar notizie e maggiori
particolari, al momento di andare in macchina). La stampa « indipendente » ha mi
nimizzato le manifestazioni, o ha voluto
spacciarle come « di estrema sinistra », in
realtà Io schieramento dei gruppi rappresentati era assai più ampio, e quella clefinizione è volutamente disonesta, anche se
è sempre facile che manifestazioni di questo genere siano sfru tate propagandisticamente a fini di parte.
Ma, in questo campo, un punto ha particolarmente attirato la nostra attenzione,
nei giorni scorsi : il 25 novembre era il
Thanksgiving Day. il « giorno del rendimento di grazie al Signore ». In un suo
messaggio alle lrnpi>e operami nel Vietnam
il presidente Joluison ha detto fra l’altro:
« ...Oggi alziamo la nostra voce in una uni
CONTINUA
IN QUINTA PAGINA
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pag. 2
N. 48 — 3 dicembre 1965
Contro il npico doll'Qomo
Un monci£o~buddista vietnamita scrive a
Martin Luther ^KtÀ’gi Aon sono suicidi!
Su « Fellowship » del settembre 1965 è
comparsa questa lettera, inviata nel giugno
scorso a M. L. King da un monaco buddista
vietnamita, a proposito dei suicidi di buddisti, bruciatisi vivi a Saigon per protestare
contro la prosecuzione della guerra. Questa
lettera è estremamente significativa, e non
solo ci aiuta a comprendere una mentalità
che ci è straniera, e una concezione religiosa
che non possiamo in alcun modo condividere,
ma ci fa riflettere su una passione per la pace (e per le azioni creatrici di pace) a cui
noi cristiani siamo spesso cosi sordi. In questi ultimi giorni^ a tre riprese pure dei bianchi si sono trasformati in torcie viventi: il
primo, un quacchero, dinanzi al Pentagono
di Wàsnington^ il secondo, uno studente, dinanzi alla sede delle ISazioni Unite, la terza,
una donna.
L’autocombustione dei monaci buddisti
vietnamiti nel 1963 è difficile da comprendere per le coscienze cristiane occidentali.
La stampa parlò allora di suicidi, in realtà
non si è affatto trattato di suicidi; nemmeno
di protesta. Ciò che i monaci espressero nelle
lettere lasciate prima di ardersi essi stessi, non tendeva che a scuotere, a inquietare
i cuori degli oppressori e ad attirare l’attenzione del mondo sulle sofferenze patite dai
Vietnamiti. Autodistruggersi col fuoco significa provare che ciò che si dice ha somma importanza. Nulla è più doloroso che bruciarsi
da sè volontariamente. Dire qualcosa mentre
si sopporta questa sorta di tormento, significa dirla con molto coraggio, con molta fermezza, determinazione, sincerità. Nel corso
della cerimonia dell’ordinazione, praticata secondo la tradizione Mahanya, il candidato
monaco è invitato a cauterizzarsi in uno o
più punti del corpo facendo il voto di osservare le 250 regole di un bhiskshu, di vivere
la vita d’un monaco, di raggiungere l’illuminazione e di consacrare la propria vita
alla salvezza di tutte le creature. Naturalmente, si possono dire queste cose seduti
confortevolmente in poltrona; ma quando
queste parole sono pronunciate inginocchiato
davanti alla comunità dei sangha e colui che
le pronuncia sperimenta questa sorta di torture, esse espimono tutta la serietà del cuore
e ■ della spirito, e il loro peso è assai maggiore.
Antohruciandosi, il monaco vietnamita afferma con tutta la sua forza, con tutta la
sua determinazione, che può sopportare le
maggiori sofferenze per proteggere il suo popolo. Ma perchè bruciarsi fino a morirne?
La differenza fra bruciarsi e bruciarsi mortalmente è una differenza di grado, non di
natura. Un uomo che si brucia troppo forte,
deve morirne. L importante non è .-opprimersi, ma ardere, fi suo vero scopo è l’espressione della sua volontà, della sua determinazione, non la sua morte. Secondo la credenza
buddista, la vita non si limita a un periodo
di 60-80-100 anni: la vita è eterna. La vita
non è confinata soltanto nel corpo, è universale. Di conseguenza, esprimere la propria
volontà bruciandosi, non vuol dire commettere un atto di autodistruzione, bensì compiere un atto costruttivo, cioè soffrire e morire per il bene del proprio popolo. Non si
tratta di suicidio. 11 suicidio è un atto di
autodistruzione che può avere queste cause:
1) mancanza di coraggio di vivere e d’affrontare le difficoltà; 2) disfatta di fronte alla
vita e perdita di ogni speranza; 1) il desiderio di non-esistenza (abhana).
Quest’autodistruzione è considerata dal
buddhismo come un crimine fra i più gravi.
Il monaco che si brucia non ha perso coragaio, nè speranza, e non desidera affatto non
più esistere. Al contrario, è molto coraggioso,
pieno di speranza e aspira a Uxi avvenire
buono. Non pensa di autodistruggersi, ma
erede al risultato positivo del suo atto di
autosacrificio per il bene di altri. Come il
Buddha che, in una delle sue vite anteriori
--- come narra una delle storie di Jataka —
si diede in pasto a un leone affamato che
era sul punto di divorare i propri piccoli Ì1
monaco è convinto di praticare la dottrina
della più^ alta compassione, sacrificandosi per
attirare ] attenzione del mondo e cercando di
ottenerne Taiuto.
Credo con tutto il cuore che i monaci che
si immolano cosi non desiderano in alcun
modo la morte dei loro oppressori, ma solo
un mutamento della loro politica. Il loro nemico non è luomo; si chiama: intolleranza,
fanatismo, dittatura, cupidità, odio e discriminazione, realtà tutte latenti nel cuore delI uomo. Sono pure convinto con tutto il cuore che la lotta che state conducendo a Birmingham {Alabama, n.d.r.) per la parità e
la libertà non è in realtà diretta contro i
bianchi ma solo contro Tintolleranza, Iodio
la discriminazione. Questi sono i veri nemici
dell uomo, non 1 uomo stesso. Nel nostro infelice paese cerchiamo disperatamente di gridare: non uccidete Tuomo. anche in nome
deiruomo! uccidete piuttosto i veri nemici
dell uomo presenti ovunque nei nostri cuori
e nei nostri spiriti!
Ora, in seguito alLaffrontarsi delle grandi
potenze nella nostra patria, quotidianamente
centinaia, migliaia di contadini vietnamiti e
dei loro figli perdono la vita e ii nostro
paese è senza misericordia, tragicamente lacerato da una guerra che data già da venti
anni. Sono convinto che, poiché siete stato
impegnato in una delle lotte più dure per la
parità e i diritti umani, siete fra coloro che
comprendono perfettamente e condividono
con tutto il cuore la sofferenza indescrivibile
del popolo vietnamita. I grandi umanisti del
mondo non vorranno tacere: neanche voi.
Si dice che TAinerica ha una salda base religiosa e che le sue guide spirituali non permettono che le sue dottrine politiche ed economiche siano private del loro elemento spirituale. Non potete rimanere silenzioso, voi
che siete già passalo airazicne, poiché in voi
anche Dio è in azione, secondo Tespressione
di Karl Barth. E Albert Schweitzer, con la
sua in-sistenza sul rispetto per la vita. E Paul
Tillich, con il suo coraggio di esistere, e
quindi di amare, E Niebuhr. E McKay. Flet.
cher. E Donald Harrington. Tutti gli umani
tari religiosi, e altri ancora, non incoraggeranno resistenza e il perpetuarsi della vergogna che Tumanità subisce nel Vietnam. Di
recente, un giovane monaco buddista, Thich
Ciao Thanh, si è autodistrutto col fuoco per
attirare Tattenzione sulle sofferenze subite
dai suoi compatrioti, sofferenze causate da
questa guerra non necessaria. Un’altra giovane buddista, la monaca Hue Thienh, stava
per fare la stessa cosa, con la stessa intenzione, ma non riuscì a mettere in atto il
suo intento perchè non ebbe il tempo di sire,
gare il fiammifero, fermata dagli astanti.
Nessuno, qui, desidera la guerra. Perchè ci
si batte, allora? per chi?
Ieri, in una classe, uno dei mìei studenti
pregava così : « Signore Buddha, aiutaci ad
essere vigilanti e pronti a realizzare che non
siamo le vittime gli uni degli altri; siamo
vittime della nostra ignoranza e di quella
degli altri. Aiutaci ad evitare d’impegnarci
noi pure sempre più nel reciproco sgozzamento, a causa deH*altrui volontà di raggiungere il potere e il predominio ».
Scrivendovi come buddhista, professo la
mia fede nelPAmore. nella Comunione e negli Umanitari del mondo, il cui pensiero e
il cui atteggiamento dovrebbe guidare tutta
l umanità nella ricerca del vero nemico dell'uomo- Nhat Hanh
E’ appena necessario ricordare che v’è contrasto profondo fra la fede religiosa che qui
si esprime e VEvangeìo: fra la fede spiritualistica nell Amore e la fede nella redenzione storica nel Cristo incarnato; fra la credenza larvatamente panteistica nelVimmortalità delVanima che si reincarna e la dottrina
biblica deWuomo, personale e irripetibile unità psicofisica chiamata a conoscere la morte e
la risurrezione per grazia; fra la auTorendenzione deir umanità e la redenzione in Cristo.
Un cristiano non può quindi in alcun modo
riconoscere valido questo « servizio al mondo a; ma come non essere scossi da questa
passione per i sofferenti? vergognosi per la
nostra apatia? Come non ricordare che il Signore Gesti Cristo ha detto che « in quel
giorno verranno da Levante e da Ponente e
si siederanno a mensa con Abramo... e i figli
del Regno saranno lasciati fuori »?
AVETE RINNOVATO
IL VOSTRO
ABBONAMENTO?
VALDES[E MUO^Tj
DECISIONI E rinvìi
Il problema della stampa è sempre
collegato strettamente in ogni ambiente specifico a quello degli studi
e della diffusione della cultura. In
un paese come il nostro, dove il oro^
testantesimo costituisce una minoranza esigua sul piano quantitativo, per
lungo tempo quasi del tutto e vclutamente ignorata, ma da ultimo non
trascurata sul piano qualitativo di
un suo apporto eventuale, la diffusione del pensiero protestante, della pubblicistica evangelica, specie per le
opere teologiche di maggior impegno,
ha dovuto necessariamente orientarsi in via principale su un lavoro di
mediazione dall’estero, e solo più modestamente ricorrere alle proprie risorse interne. Tuttavia oiccorre riconoscere che un apporto diretto nel
campo degli studi umanistici e specie nel campo religioso e teologico',
anche il piccolo ambiente evangelico
italiano ha saputo darlo e nel tempo
e più specialmente in quest’ultimo
periodo nel quale è cominciato ffnanco un effettivo ricambio con il mondo
protestante intemazionale.
Le funzioni di alcune librerie e della Casa Editrice Claudiana si rendono sempre più necessarie per la diffusione dei libri e quindi del pensiero e dei valori propri del mondo evangelico non solo nei nostri specifici ambienti di chiesa. Anche nel quadro
dei rapporti tra valdesi e metodisti
crediamo di poter affermare che ormai da anni, per un comune orientamento dei nostri rispettivi corpi pa
storali e dei ceti colti delle nostre
comunità, la diffusione della cultura
religiosa e della pubblicistica in genere ad orientamento protestante,
avviene mediante canali comuni che
attingono alle medesime fonti.
Un campo dove viceversa le nostre
chiese si sono mantenute sinora distinte orientando a criteri diversi le
rispettive attività, è quello deila pub
blicistica popolare e della stampa periodica, strum.ento questo di prima
ria importanza per una proficua, più
ampia ed immediata circolazione delle idee attraverso un’opera di semplificazione e di volgarizzazione che può
raggiungere più larghi strati della nostra popolazione evangelica.
Pertanto nel processo integrativo
in corso tra valdesi e me.todisti si
osserva in questo campo anzitutto
uno scompenso distributivo ; poiché
laddove sul piano degli studi e della
cultura è in atto attraverso convegni, riunioni, comitati di riviste ecc.,
un’osmosi di reciproco apporto, sui
piano della pubblicistica più corrente e della stampa periodica le nostre
comunità rispettive vivono in un reciproco isolamento. E’ vero, se si vuo
APPUNTI PASTORALI
Elogio delle vecchie
zitelle
I pensieri sono avviati da un veochio album di fotografìe, o da quelle immagini in
dagherrotipo bigie, marroncine, inquadrate
nelle cornicette a tassello e amorosamente di.
sposte su un tavoli.no, o lungo una parete.
Persone scomparse, gruppi di credenti davanti alle facciate impossibili delie nostre
chiese; il ricordo della confermazione col pastore barbuto, le ragazze in crinoline e i giovanottini appesi al primo colletto auro. C'è
anche la gita in montagna con gli amici, e
poi quella al mare; neH’album le la vedi
crescere — Lei — dai primi anni fino ai
quaranta, quando vengono i parenti e le loro famiglie, le amiche e le loro famiglie.
Ora non è che una anziana sorella sola, e
puoi solo immaginare con uno sforzo che non
è Slato sempre cosi : un giorno è stata la
bambina per la quale i genitori hanno trepidato e sperato naturalmente Tavvenire d’una
sposa cristiana; è stata quella giovane splendida che rivedi nelle fotografie : bella della
bellezza ch’è fornita dagli anni e dalla semplice schiettezza d’un pensiero nutrito di
ideali; un giorno è stata la donna che, in un
tempo in cui era eccezione, ha lavorato e
s’è guadagnato il vivere con dignità, vincendo
il pregiudizio con la forza del carattere.
Oggi non è che una delle tante vecchie zitelle che vivono ai margini del mondo, e
nella loro comunità tramontano in silenzio.
E lo .spietato pregiudizio del mondo non è
detto che non abbia fatto breccia r.nche nelle chiese; quello « zitella » comporfa a volte
una punta di spietata ironia che viene da chi
dovrebbe apprezzare e onorare uno stato urna,
namente m.iJcomodo e pesante, accettato come la prova della fede. Infatti, quasi sempre alle spalle di una vecchia zitella evangelica vi tono degli affetti rifiutati, v’è l’immagine dì un giovane uomo che non fu possibile accettare per compagno della vita. E
tutto questo per restare fedele aH'Evangelo,
per non venire a compromessi con la propria
coscienza.
Certo, queste sorelle non parlano volentieri di quanto hanno sperimenta’o da giovani. conservano intatta una pudica riservatezza che le fa grandi in dignità; ina quel
vuoto d’affetti familiari, che ogni anno si fa
piu pesante, è un richiamo pressante rivolto
alla famiglia dei credenti,
•,el loro osservare, con la pacata lucidità
eh è propria delle persone anziane, il costume
del nostro tempo e certi atteggiamenti delle
giovani generazioni ammiriamo tanta carità
dove potremmo riscontrare l’accidia e la rivolta. il risentimento. Anche in questo sono
davvero evangeliche, le nostre vecchie zitelle!
Lm 'empo le giovani avevano nel matrimonio l’unica « professione » accettata per
buona dalla società: oggi invece la donna ha
strada aperta a quasi tutte le professioni, e
i genitori fanno di tutto per assicurare alle
figlie una posizione « indipendenl<^ ». Senza
confronti migliore è la situazione della ragazza che oggi dove discutere la possibilità di
un legame matrimoniale: caduti i pregiudizi,
essa ha come chiunque la possibilità di guadagnarsi il pane, ha le previdenze che le assicureranno una veceliiaia senza lo spettro
della miseria... Eppure il matrimonio è il
miraggio, direi lo scupo per il quale lutto si
mette in gioco, e non si rinunzia neppure a
rinnegare la propria fede, a diventare spergiure davanti a Dio ed alla sua comunità.
Queste considerazioni mi vengono lileggen.
do una decisione deirultimo Sinodo; stasera
nella riunione i giovani parleranno dei matrimoni misti, certo non verranno le ragazze
0 quei ragazzi che in cuor loro benno già
deciso per l’ambiguità c il compromesso, e
chi verrà sentirà forse la responsabilità della fede come un impaccio e una pesante ipoteca. Vorre' che venisse una di quelle vecchie
coltelle che hanno negli occhi chiari e sul volto illuminato i segni d'una fede vittoriosa
e portasse il tesoro della sua esperienza. Ma
so che questo non avverrà, e i gicvanl di
porteranno invece con sè i pregiudizi,
la beffa a ogni ideale, il terrore della solitudine che affligge il nostro tempo.
Eppure cosi è cominciata, così s’è affermata la nostra evangelizzazione, questo ha
permesso alle comunità dì durare: la forza
di sacrificarsi e di rinunziare, anche quando
sembrava di perdere qualcosa di noi stessi.
Questa forza nella fede s’è manifestata in
tanti modi diversi, certamente, ma ritengo
che non possiamo dimenticare la testimonianza di tante anziane sorelle sole. Esse hanno
rinunziato anche per coloro che banno una
casa; anclie per questo le nostre famiglie non
possono diventare la feroce tribù degli affetti
dominali dal sacro egoismo dei consanguinei,
ma qualcosa di vivo c di aperto, e di fraterno verso le creature sole. Luca
fintegrazìone
sul piano della stampa
le, che i pastori e taluni laici ricevono e leggono anche i periodici 'dell’altra chiesa, ma in genere essi sono
pressoché avulsi dalle comunità dell’altra denominazione, privando in tal
medo il processo stesso dell’integrazione di uno dei suoi maggiori possibili facitori: lo scambio delle idee e
la reciproca conosicenza del pensiero
dell’altro ambiente su quelli che sono
i problemi propri delle nostre chiese
e le tematiche più correnti delUevangelismo nostrano.
I tentativi di operare costruttivamente anche in questo settore, invero non sono mancati ; decisioni sono
state prese, ma i rinvìi sono stati
maggiormente opsranti. Fin dal 1959
il nostro Sinodo aveva invitato « la
Tavola a proporre alla Chiesa Metodista di creare un nuovo giornale
comune che sostituisca ” La Luce ” e
” Voce Metodista ” raccogliendo le
istanze comuni ed aprendosi a Più
larga impostazione evangelica allo
scopo di presentare al nostro paese
il pensiero evangelico ed ecumenico »
(A. S. 1959, art. 19). Un tal voto in
effetti conteneva due istanze diverse,
runa diretta ad unificare la stamna
ecclesiastica interna, l’altra a varare
un nuovo periodico aperto verso lo
esterno che si facesse portatore del
nostro pensiero. Ma ecco che insor
COMUNICATO
La Tavola Valdese, in seguito
alla nomina del Pastore Aldo
SbafFi quale titolare della Chiesa di Milano, proclama la vacanza della Chiesa di Genova.
La designazione del nuovo
pastore dovrà farsi a norma degli articoli 14, 15, 16, 17, 18,
25, 26 dei Regolamenti Organici.
Roma, 2 novembre 1965.
Il Moderatore
della Tavola Valdese
Neri Giampiccoli
Per una spìncevole svisin redazionale. iiues'o comunicalo appare con
una sellimnna di ritardo. Ce ne
scu.fiamo vivamente con tutti e in
particolare con i più direltameiile
interessati. red.
sero « difflccità di ordine amministrativo » che parvero insuperabili, ma
ncn impedirono al Sinodo Metodista
del 1960 di « autorizzare il Comitato
Permanente a procedere nella via
della unificazione» dei giornali, precisando la linea seguente : « oreazio^
ne di una unica testata diversa da
quelle esistenti: istituzione di un comitato di redazione misto valdesemetodista che abbia sede in un centro dove esistano concrete possibilità
di collaborazione per entrambe le denominazioni; orientamento del periodico in senso tale da rispondere alle
esigenze ecclesiastiche di entrambe
le denominazioni ed a quelle della
evangelizzazione del nostro paese : responsabilità del direttore verso i Sinodi delle due Chiese».
Queste specifiche indicazioni, pur
nella loro' rigidità furono apertamente condivise dal nostro Sinodo di
quello stesso anno che « in merito alrunificazione de ” La Luce ” e di ” Votodista ” mediante la creazione di un
nuovo organismo comune », non esitò
ad invitare « la Tavola a procedere
di intesa con il Comitato Permanente della Chiesa Metodista alla più sollecita realizzazicne, possibilmente entro il corrente anno, della, concorde
volontà espressa dai due Sinodi »
(A. S. 1960, art. 17).
Ma queste decisioni parvero ad alcuni l’eS'preìsione della volontà comune impaziente di attuarsi, ad altri,
voti imprevidenti come il bruciar le
navi dopo lo sbarco, per cui anziché
spianar la via all’evento fecero insorgere « complessi problemi » e « serie
difficoltà» che strinsero in un nodo
gordiano le questioni della sede, della
scelta del direttore, della periodicità
del progettato nuovo giornale al punto che solo un taglio reciso avrebbe
potuto scio'gliere. Per cui dopo oltre
un anno di studi la Tavola ed il Comitato Permanente, nell’ottobre 1961,
« riaffermata la validità delle esigenze espresse dai loro Sinodi di creare
un giornale rispondente alle necessità interne delle comunità e della nresent-azicne del messaggio evangelico
al nostro popolo, viste le difficoltà di
attuare la modalità indicata dai Sinodi — unificazione de ” La Luce ”
e della ” Voce Metodista » — decidono di dar vita ad un periodico che
sia strumento di testimcnianza evangelica nel pa,ese ».
In tal medo dando vita a ’’Presenza Evangelica” le due amministrastrazioni davano l’avvio ad una sola
delle due istanze promosse dal nostro
CONTINUA
IN QUINTA PAGINA
/ lettori
ci scrivono
C’è digiuno
e digiuno ...
Una lettrice, da Londra :
Giunsi all’entrata della metropulìlana e ne scesi i gradini. Aspettando il treno tirai fuori la copia
de « La Luce », 29 ottobre. Mi soffermai a lungo cui paragrafo riguardante le donne straniere ed il
loro digiuno. Perfetto atto di solidarietà, dissi fra me. Con ìKetodi
aggiornali e diretti hanno saputo
dimostrare di volersi inserire nei
vivo del problema. Sono con loro
anche perchè l’atto è stato legale
e perfettamente demociralico, senza dubbio da incoraggiarsi e da
ripetersi ogni qual volta vi sia una
situazione di tensione. Anzi, prendiamo la palla al balzo, come si
suol dire, e giacché il Sinodo ha
proposto di studiare il tema della
non violenza, e poìoliè il digiunare
fa parte di essa, perchè non inserire nel programma: Digiuno piil)blico e privato — Suo valore e risultato alla luce del Sermone sulla Montagna? Certo, dissi fra me
e me, dove sarebbero mali oggf
Russeìl, Martin Luther King, Gandhi ed una schiera di altri ignoii,
se avessero digiunato o predicalo
solo in privato? Questa è l’era delle
masse e della reazione di massa.
Ad un certo punto bisogna scenre in piazza e starci finché i furgoni della polizia non vengono a
prenderci. È’ vero che il Cristo Ita
det-o; (( Quando fai digiuno, ecc. »,
nia Eg.li ha parlalo alle turbe, ha
<‘ainiiiiiiato con esse e le lia sfamale quando non avevano di che mangiare. Anciie qui in IngiiilleiTa vi
sono due correnti dì pensiero: quelli che dicono: La pace, va bene,
ma discutiamone. Altri dicono: Lace, pace: dimostriamolo con la nostra presenza fisica. E pei quello
bisogna avere un ceirlo allenami nto. Se vogliamo, restiamo sulla difenisiva, scoraggiamo i tenui legami, ¡ piccoli alti di solidarietà, ma
allora, che lo.^a metiere al loro nubi o ?
Un fiotto di aria fredda nij colpi in n eiu) volto. 11 mio treno slava giungendo. Vi saMi e jriegai la
copia del se)limanale.
Lilluiia Manzi
La nostra lettrice si riferisce alla
notizia, da me commentai(t negativamente, del digiuno osservato insieme da un gruppo di donne cattoliche, protestanti nonché un aderente alla Christian Science, n(d.
foyer « Unitas ». a Roma, durante
la discussione dello schema 1H da
parte del ConciHo; lo scopo del digiuno era quello di impetrare ViUuminazione di Dio sui dibattiti e le
de.Hberazioni. e trovavo incoerente,
da parte protestante, associarsi a
una manifestazione tipicamente cuttolica, ove il digiuno non e- s\'Ondo la linea biblica, manifestazione
di umiliazione, bensì « opera » meritoria atta n provocare il favore di
Dio, a far pressioni sulla sua grazia, Era c¡uesto il problema in gioco: non si trattava affatto di una
generica manifestazione non-violenta, ma di una specifica manifestazione confessionale, secondo me
inaccettabile per un protestante.
Il digiuno dei nonviolenli si situa al di fuori sia della problematica protestante sia di quella cattolica: non è nè un atto di mediazione, nè un opera meritoria, è un
mezzo di espressione e in qualche
modo di pressione sull’ojùnione
pubblica, sullo stesso piano delle
marce, del sedersi per le vie e sulle piazze, ecc. ; il « sermone deTa
montagna » non c*entra con tutto
questo, mi pare; molti pacifisti non
hanno nessun bisogno di Cristo —
o tutCal più lo considerano un
« maestro » utilizzabile in apcoggio
ni loro ideali, per certi luti della
sua predicazione. Il digiuno di cui
parla Gesù è un atteggiamento davanti u Dio: rinvilo a digiunare
« nel segreto » lo indica ncttimenle; non si tratto solo di una messa
in guardia nei confronti dell'ipocrisia, ma proprio di un richiamo alVimmediatezza del rapporto con il
Signore. C’è digiuno e digiuno, insomma. Rispettiamo tutti, mt non
confondiamo. g. c.
Abbiamo
ricevuto
Per il Collegio Viildese: Ollavio
Procliel (Roma) ¡n memoria di MarceTo Bounous, L. 10.000.
Ringraziamo e trasmelliamo.
l’Eviiiiiìflo alla Badio Vi
dalla üvizzfra Italiaua
Domenica 5 dicembre. Conversazione evangelica alla radio, ore 9,15, Past. Guido
Rivoir. Alia TV, ore 22,10: !.a Parola del
Signore, Fasi. Guido Rivoir.
Domenica 12 dicembre. Conversazione e*
vangeliia alla radio, ore 9,15, Past. Otto
Rauch.
3
3 dicembre 1965 — N. 48
pag. 3
libri
PER LE VOSTRE LETTURE
RER I VOSTRI DONI
no 1 -1«. Se a qualcuno interessasse.
Sermone sul monte letto . ,
, . . . . Enciclopedia
da un eristiano socialista Britannica
Per facilitare rincontro
con l’Antico Testamento
Non si può parlare dì questo libro senza
fare prima un cenno storico sull'autore, essendo tra l’altro la prima volta che questi viene presentato ai lettori italiani. Leonhard Ragaz (1868-1945) di origine rurale
grigionese, vive la sua gioventù negli anni
in cui la Svizzera conosce il Movimento sociale al suo insorgere. Accentrò i suoi studi
ed esperienze di vita attorno ad un socialismo
religioso, che secondo lui non poteva essere
vissuto e sofferto che vocazionalmente. Lo
studio del Regno di Dio, le letture di Marx,
gli scritti in favore del movimento operaio,
alternano le sue esperienze pastorali e Tinsegnamento di teologia presso TUniversità
di Zurigo.
« L.Ragaz si distìngue dai suoi .contemporanei — scrive Giovanni Miegge, nella
introduzione al libro da lui accuratamente
preparata — per un'esigenza di assoluto
che lo trascina verso posizioni sempre più
radicali ». Aderirà nel 1913 al partito socialdemocratico, dedicandosi, poco dopo, ad
un'opera di educazione popolare e di predicazione sociale. (( Ma il suo socialismo religioso - - commenta Miegge — era volutamente rimasto al di fuori da contrasti politici, mantenendo al di sopra della lotta di
classe Tunità della comunità civile e religiosa e assuinrndo in particolare una funzione mediatrice tra la chiesa ed il ceto ope
raio ». La sua rinuncia alla cattedra universitaria per dedicarsi interamente ad un’opera di predicazione sociale e popolare è un
chiaro segno di una profonda esigenza di
coerenza interiore.
« I] clima spirituale — aggiunge Miegge in cui vive Ragaz passa dalla forte
impronta kantiana, albi ,teologìa hegeliana
dalla quale trasse una fede ottimistica nella
provvidenza divina operante nella storia, ed
iniine a Ritschl il quale gli rivelò l'importanza del concetto del Regno di Dìo negli
scritti del Nuovo Testamento ».
Ragaz conosce il socialismo svizzero a Coirà; un socialismo moderato, occupalo di leghe
di inni no soccorso, di cooperative, di unìverista popolari, ecc. e nello stesso tempo
intraprende lo studio di K. Marx, cc Tutta
quest'ansia di giustizia sociale — osserva
Miegge è per luì la prova che i valori
dcirEv.mgelo sono compresi e ricercati dalla
sua generazione, come da poche altre nel
passato; egli vede prossimo l’avvenlo dì una
società permeata di valori cristiani di libertà. solidarietà, giustizia. Ragaz continuerà
a cercale negli avvenimenti contemporanei
rimpronla della provvidenza divina ».
L’introduzione di G. Miegge, da cui abbiamo stralciato qualche pensiero, è una
vera guida e premessa alla conoscenza delie
tesi essenziali su cui L. Ragaz ha basalo il
suo « socialismo religioso » ed un invito ad
una atteiUa e meditata lettura anche per
coloro elle odono il nome di Ragaz per la
prima volta.
* * ❖
11 lil)r<j nasce da quella singolare forma
d’istruzione biblica e di predicazione laica
che Ragaz h?i maturato nel continuo alternarsi di anni dedicati alla lotta operaia,
alla predicazione laica, all'insegnamento ed
aU’apostolato. Il « sermone sul monte » viene presentato sotto forma di domande e risposte, ed è concepito come un catechismo
biblico. Ma tale forma non è essenziale o
la migliore — - dice Ragaz stesso — e potrebbe essere modilìcata. In realtà, il discepolo che interroga è un'interlocutore assai
intelligente, che ravviva con le sue domande il discorso; cosi più che di catechismo
dovremmo parlare di « dialogo ». Il centro
di tali lezioni, commentari, o dialoghi, si
trova nel postulalo che il « sermone » rappresenta la Magna Charta del Regno di Dio.
L interpretazione che Ragaz dà al Sermone
•sul monte non è quella di un insegnamento
teorico otl astratto; non si tratta di teoria,
iiia di c( messaggio » e precisamente « ...il
messaggio del Regno dì Dio che si presenta
in contrasto con il regno del mondo e che
deve suscitare dei seguaci ». Quésto contesto
non è mai perso di vista durante tutta la
stesura del libro e nell’interprelazione di
ogni versetto del « sermone » quel a contrasto » di cui si è detto sì rivela come un
annuncio rivoluzionario che è rivoluzione
della morale, della religione, della Chiesa.
Leggendo il libro si rimane a volte sconcertati e stupiti per certe affermazioni, certe
critiche massicce ed intransigenti alla religione ed alla chiesa protestante, ma il tutto,
se sì guarda a fondo, è presentato con amore,
con un amore per quella verità che ha diritto di farsi luce su ogni « travestimento »
del Regno di Dio, che fin ora ci è stato presentalo. Versetto per versetto viene demolito
d concetto erroneo che il « sermone » è una
semplice morale borghese o una fantastica
utopia; e si presenta così come un insieme
estremainenle realistico, a volte come runico realismo che vale quanto Dio. L autore
usa questo particolare linguaggio per mettere in luce il significato sociale del sermone, delle beatitudini, e rivoluzionare ovunfiue i vecchi concetti, come quello della
povertà e della morale cristiana. Sentire
parlare di classi sociali, di cultura proletafia, di possesso e proprietà indivisa, di S.
Francesco, di Tolstoj, di Gandhi, di non-vioIcnza, di legge, di diritto, di giustizia, è
come sentirci ripetere senza sosta che il
sermone » vive ancora per ì nostri giorni
Per le vostre ordinazioni,
ricordate :
libreria CLAUDIANA
Via Principe Tommaso, 1 ■ TORINO
e scompare solo quando vogliamo far regnare sul mondo il nostro cristianesimo anziché solo Cristo e il Regno di Dio.
Quando anche il movimento operaio svizzero si orientava verso il bolscevismo subendo rinfluenza della rivoluzione russa,
Ragaz predicò più apertamente il suo « socialismo religioso » combattendo questa evoluzione che gli sombrava pericolosa per
l'avvenire del movimento operaio il quale
accoglieva con crescente favore i metodi della violenza; ma egli non si dichiarava nonviolenlo solo perchè era contrario alla violenza od al servizio militare, ma perché questa rappresenta un possesso ed ogni possesso
separa da Dio e dal fratello; egli era anche
contro la menzogna, contro la mondanìzzazione, contro il falso amore cristiano perchè
tutto ciò allontana da Cristo, da Dio, dal
vero messaggio rivoluzionario del « sermone »
Il sermone sul monte, scrive Ragaz, è dominato da un’autorità sola: Gesù Cristo;
senza di lui si potrebbe parlare soltanto di
codice morale, con Lui diviene messaggio,
promessa e comandamento di Dio.
La preoccupazione dell'autore è anche
quella che il messaggio del Sermone giunga
nella sua pratica realtà fino all’ultimo degli
uomini; quindi si incontrerà spesso nel libro
un’avversione alle interpretazioni teologiche
difficili, dogmatiche, parziali o limitate.
« Così^ con questa teologìa, — scrìve l'autore — si impedisce agli uomini il libero
accesso al sermone sul moirte» e quindi a
Gesù. Non è necessario che a spiegare il
(( sermone » sia un professore di dogmatica
o di etica, poiché esso si spiega da solo,
nella sua enunciazione ».
Un (c sermone » che conduce sopra un
monte il quale sovrasta ogni dogmatica,
ogni religione e tutto il cri.stianesiino : un
monte di Dìo e degli uomini. E* proprio
questo, la libertà da ogni teologia o religione, che lo rende il grande segno della rivoluzione del mondo, della morale e della
religione, operata da Dio stesso. Certo il
sermone non è l'unico messaggio del regno
di Dio; ei sono le parallele, i miracoli, la
croce, eec. e si deve pensare a tutto ciò per
capire il Sermone sul Monte. Ma è in questo senso — conclude Ragaz - che << ...tutto l’Evaiigclo e lo stesso Cristo devono essere intesi anche a partire dal sermone sul
monte ».
Da queste pur brevi considerazioni sul
libro si può senz'altro dedurre che il « sermone sul monte » che L. Ragaz ci presenta
non si può e non si deve leggere come un
libro comune, o anche come un libro problematico, serio, educativo, o costruttivo,
ma va letto, meditato e studiato come un
« messaggio dialogato » che ci può insegnare a vivere nella vita pratica di ogni giorno
il sermone sul monte nel suo messaggio rivoluzionario. p .t.
LEONHARD RAGAZ ; Il sermone sul
monte. Introduzióne di Giovanni
Miegge. Comunità, Milano 1963,
p. 23Ò, L. 1.200.
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LIBRI RICEVUTI
EMIL BRUNNER
LA NOSTRA FEDE
Traduzione dal tedesco di Salvatore Corda.
Pagg. 170 — L. 800. Casa Ed. Battista —
Roma 1965; anche presso la Claudiana.
La letteratura teologica divulgativa evangelica in lingua italiana mancava di un testo senipliee ed aggiornato di introduzione
all’Antico Testamento. A parte j testi per i
catecumeni ed i famosi libretti di introduzione dei Prof. Comba e Longo (questi
ultimi per altro pregevoli e ricchi di dati,
ma non aggiornati agli studi più recentiIili realtà non avevamo altro da mettere nelle mani di quanti, per desiderio personale
d; approfondimento delle proprie conoscenze bibliche, o per necessità di un servizio come monitori o nel campo giovanile, avessero bisogno di orientarsi meglio
nello studio e nella lettura dell’Antico Testamento.
La lacuna è ora in parte colmata dal libro che presentiamo, tradotto e pubblicalo
dalla Casa Editrice (cattolica) Boria. E
questo un altro frutto della nuova sensibilità di alcuni ambienti cattolici verso i protestanti, di cui non solo rispettano e talora riportano il pensiero, ma anzi non esitano a diffondere nel mondo cattolico italiano opere teologiche scritte da autori
Calvino pre-capitalista ?
MAX WEBER - L’éthique protestante
et l’esprit tlu capitalisme, sitivi d’un
autre essai. Plcn. Paris 1964, p. 324.
Con cinquanl’anni di ritardo il pubblico
di lingua francese è in grado di conoscere
direllumente que.sla grande opera di M. Weber, che non conosceva spesso se non attraverso .sunti semplificatori. 11 lettore è
co.!pitu ilaU’acutezza delle analisi di M.
Weber, dal suo senso delle sfumature, dalla
volontà di evitare le spiegazioni unilaterali
c di non cos'.ituire una causalità sociologica di tipo mouolitiio. La filiaz'one (die porla dalla dottrina calvinista della prodestina/ione al puritane-sinio che cerca nella condotta rotti, nel lavoro metodico, nell’allilivi à ccoirmiica efficace la certezza della
salvezza, non costituisce per il Weber l’tini'■a origine dello spirito c.ipitalista moderno. Ha soltanto cercato di mettere in evidenza come un’etica teologica aveva potuta formare le motivazioni psicologiche grazili alle quali lo spir^ capitalista aveva ricevuto in Ocòidefitè’ion impulso decisivo.
Certo, il movimento di idee analizzato dal
Weber si è verificaio 150 anni dopo la Rll'i ima, e i puritani, ¡ melodisti, i battisti
( he vi hanno contribuito si erano già allontanali parecchio dal pensiero originale della Riforma. M. Weber lo sa e lo dice: vede
( liiaramente, ad esempio, che una religione
delle opere aveva ricacciato indietro la dottrina della giustificazione per grazia. Forse, tuttavia, ha conservato la confusione
ccrreme fra spirito del Calvinismo e spirito del Capitalismo. Se il Calvinismo di Calvino Ila avuto un’influenza suH’evoluzione
del pensiero economico, non lo ha certo
fat o con la sua dottrina della predestinazione bensì con altre idee che .\ndré Riéler ha egregiamente esaminato nel suo lihro. lj(i pensée économiqiie et sociale ile
Calvin. Ma in un’epoca quale la nostra, in
ini la sociologia ovvero è d’ispirazione
marxista e tende a minimizzare la causalità delle idee e delle credenze, ovvero è
¡.mámente empirica, il libro di Max Weber
ha lina importanza metodologica considerev'.ile. Debbiamo rallegrarci al pensiero clic
tutte le sue opere maggiori ci saranno ofl’cr c in versione francese, e felicitare vivanicnle i resimnsabili di quest’impresa.
Roger Mehl
Abbiamo letto questa recensione sul \.
2/1965 della « Revue-d’Histoirc et de Pliilosopbie Religieuse » (p. 302-303). Ci pare
utile segnalare quest’opera ai nostri lettori. INeiriminediato dopoguerra, le Edizioni
de! Leonardo avevano pubblicato una versione italiana del famoso saggio del Weber.
Tale edizione italiana è totalmente esaurita, e stame lieti (in attesa di una ristampa
nella nostra lingua) che sia almeno disponibile la edizione francese: in essa al saggio fondamentale ne segue un altro, più
breve ma ancb’esso assai interessante: «Les
sectas protestantes et l’esprit du capitalisme ». .Sul problema, ricordiamo queste
opere :
.Anpriì Biklek: Lq pensée éconamique et
sociale de Calvin. Georg, Genève 1959,
p. .562, L. 4.000.
André Biéler: L’umanesimo sociale di
Calvino, Piccola Collana Moderna n. 5,
Claudiana, Torino 1964, p. 106, L. 600.
In edizione popolare la storia «popolare» di Giorgio Spini
L’età moderna da cui proveniamo
Non ero stato di quelli che avevano potuto permettersi la teltura di questa belliissima opera al .suo primo apparire, in sontuosa edizione illustratissinia, presso l’Editore Cremonese: tanto più lieto e gra'.o
sono stato, alla ripubblieazione integrale
in tre maneggevoli volumetti della simpatica e varia « Piccola Biblioteca Einaudi ». Mi -sono ingolfato nella lettura con
una vera passione, e al termine, la mia
istintiva reazione è questa; se solo avessi
avuto una guida come questa, al liceo, come sarebbe stalo diverso ¡1 mio studio I
Altre voci, più della mia autorevoli in
fatto di scienza storica, hanno già valutato e valuteranno quest’opera, soltolineandone pregi . molteplici, forse qualche
unilateralità o carenza. La mia è la reazione di un lettore « comune », di media
cultura, quello appunto a cui le collane come
la PBE sono rivolte; ed è reazione senz’altro entusiastica, e grata.
L’esposizione non potrebbe essere più
felice; ricca, calorita. piena di vivacità,
estremamente plastica, mai appesantila anche neH’affrontare problemi economici, filosofici e dogmatici massicci. Evidentemente, si tratta di un’opera divulgativa; ma
divulgativa a un livello molto alto, pur
restando nella forma perfettamente alla
portata del lettore medio. Bai è questo il
gran merito dell’opera: la storia narrala
In queste pagine è realtà viva e palpitante,
appassionante più di un romanzo, piena della
grandezza e della miseria della civiltà moderna, elle fino a ieri è stala, non si può
negarlo. ■ essenzialmente civiltà (( occidentale ». E’ raro, credo, trovare una tale capacità di sintesi. E l’autore stesso ha coscienza di fare opera di pioniere e auspica che,
nel campo della storiografia contemporanea che Ita anch’essa conosciuto profondi
rivolgimenti, dalle innumerevoli indagini
monografiche, si cominci a poco a poco a
teudere alle prime sintesi, nelle nuove
prospettive delineatcsi negli ultimi decenni.
Intento delio Spini è scrivere una storia
<( popolare », cioè « storia delle couvinziotii morali, religiose, politiche delle masse
popolari », e non dunque solo storia di
potenze dinastiche, militari, ideologiche,
economiche, culturali. Gli si deve dare atto
di essere riuscito nel suo intento: se i
(( grandi uomini » e le « grandi idee » ricevono netto risalto, si sente veramente che
l’humus della storia nel suo divenire, nel
suo evolversi e involversi, è il popolo, non
la bruta massa ma la società nei suoi nessi
complessi.
Grande pregio di questa k Storia » è lo
sforzo, nel complesso riuscito, di dare adeguato risalto a ogni lato della vita umana; è tutto un susseguirsi di pagine da
antologia, sia che si datscriva la situazione
sociale ed economica di un determinalo
periodo, sia die si valuti l’incidenza, anche a livello popolare, della problematica
filosofica conlemporainea, o di que.la religiosa. L’uomo, il popolo è via via visto
immerso nel suo tempo, lappa del grande
flusso della storia, ed è tutta la sua esistenza nei suoi molteplici aspetti a risultare dalle vivide pagine. Non vsi è abituati,
in opere storiche divulgative, a veder fallo
più spazio alla presentazione e alla valutazione di una situazione di mercati e di
un dato sistema finanziario, che non al
succedersi di battaglie e paci e ancora battaglie; ancora meno siamo abituati a trovare organicamente inserito, e indubbiamente consideralo come spina dorsale del
flusso storico, l’evolversi del pensiero filosofico e etico; e infine, si allarga il cuore
a trovare così ampio e cordiale riconoscimento della portata del fattore religioso,
e una presentazione della fede cristiana
nei suoi vari orientamenti confessionali che
non ei stupisce certo nello Spini, ma ohe
è rarissima, anche nel mondo culturale, in
Italia.
Soffermandoci su quest’ultimo aspetio,
penso che siano giuslificalé alcune critiche
mosse dal prof. V. Vinay (su «Protestantesimo » 3/1964) presentando l’editio princeps di quest’opera: la valutazione wn- po’
troppo positiva della funzione di Erasmo
nel movimento della Riforma; il giudizio
non del tutto aggiornato su Zwingli più
umanista che riformatore. Aggiungerei, che
!a presentazione cordiale, quasi partecipe
delle varie linee in seno al cristianesimo
e in particolare al protestantesimo (ma il
concetto storico è mollo più ampio e meno preciso di quello teologico) via via esaminate, lascia una impressione un poco disorientante. Lo sforzo obiettivo e cordiale
di comprendere nei loro moventi e nelle
loro problematiche complesse Lutero e gli
anabattisti, Calvino c gli spiritualisti erasmiani. i gesuiti e i giansenisti, gli anglicani e i puritani, i nonconformisti, i
pietisii e i metodisti rimane talvolta, mi pare,
un poco superficiale. Ma qui ci si aggancia ad un problema vivissimo per noi oggi, tuttora aper:o e diballulo, che è alla
base del modo di iiuttosiare e valutare lo
ecumenismo, sia sul piano iulerconfessionale (in particolare nei confronti del cattolicesimo) sia sul piano interdenominazionale (in particolare riguardo al confronto attualmente avvialo in seno all’evangelismo italiano). Veramente, l’alternativa
callolico-proteslante è sempre ben netta;
non altreitanto apitrofondita la diversificazione teologica fra le varie correnti
(( evangeliche », considerate — secondo me
in modo non sempre abbastanza critico come componenti complementari, mentre
in vari casi si è trattato di vere alternative. Questo non infirma comunque il valore delToipera, proprio da questo punto di
vista «che cj sta particolarmente a riiorc;
si (ratta di una scelta, che vale la pena di
ascoltare e valutare.
Non potrei raccomandare abba.stanza
quest’opera. Se ormai il mito della « storia maestra di vita » è sepolto sotto cumuli di macerie « uormali » o radioattive, resta il fatto che solo nella prospettiva storica possiamo individuare fatti e idee di
oggi, impostazioni di pensiero e di vita.
Un grazie di cuore al prof. Spini per averci dato una storia così viva, diremmo carne e sangue nostri; e l’augurio che sia
mollo Ietta, proprio fra noi.
Gino Conte
GIORGIO SPINI - Storia dell’età moderna. Einaudi Torino 1965, 3 voli,
indivisibili, p. 1120, L. 3.500.
evangelici. 11 punto di par:enza è dato dall’esigenza di quel rinnovamento biblico
( he è lungi dall’aver esaurito le sue istanze, ma che anzi si diffonde anche in ambienti cattolici. Ne fa fede la prefazione
al nostro libro scritta dal padre gesuita Anlotiio Cannìzzo. E tanto più dobbiamo rallegrarci che il testo di un professore (b
teologia evangelico, venga diffuso a .soddi-fare tale esigenza.
Non c’è infatti rinnovamento biblico se
non c’è ascolto umile e attenta della Parola e, prima di questo, studio, approfondimento e conoscenza del messaggio bib ico.
Nello studio della Scritiura la parte più
difficile è rappresentata .-.ppunla daU’.Antico Testamento, che non sembra dare, a prilla lettura, un messaggio di immediato ascolto e di facile comprensione. Questo dà
luogo a parecchie incomprensioni, pregiudizi, errate valutazioni dei fatti e dei pensieri, eppure induce a una scelta arbitraria tra quello che si comprende di iiiù, o
,i tocca » di più, a scapito di altre parti del
testo che vengono completamente trascurale, privando così la Chiesa e la fede dei
credenti di un aspetto talora importante
della rivelazicne biblica. All’esigenza di
ovviare a tutto questo, risponde il libretto
del Prof. M. Acliard, ed in gran parte ci
riesce dimostrando competenza ed esprinx ndosi con chiarezza.
V'engono date notizie sulla composizione,
formazione, trasmissione del testo e.sponendo con semplicità e senza pretendere di risolvere alcuni problemi di critica biblica.
Segue un inquadramento geografico e storico (questo forse un po’ troppo succinto,
tua soccorre una tavola cronologica in appendice), che permette al lettore di situare
nello spazio e nel tempo gli avvenimenti
e le vicissitudini della storia di Israele. AnI Ile il contributo, recente e sommamente
iiileressante , dell’archeologia biblica, alla
loniprcnsione del linguaggio dell’Antico
Tcstanieiilo. viene riferito con brevità
e ( lilarczza. Un capitolo centrale tenta poi
di afferrare il messaggio dell’Antico Teslalacnlo. dando così unità teologica ad un
Icslo peraltro cosi divèrso nella sua forma
letteraria, come nella sua composizione storica.
L’.Antico Testamento è la storia della alleanza di Dio con un popolo determinato
al fine di preparare l’avvento del suo Regno rn Cristo Gesù.
E’ dunque in questa prospettiva che l’Antico Testamento deve essere Ietto: non è
una raccolta di frasi o massime consolanti
o esarlative indipendenti da ogni contesto;
non è neppure un semplice documento storici: del passalo che più nulla ha da dirci
perchè ormai totalmente superato dall’Evangelo, e non dobbiamo neppure leggerlo, per vincolarlo di più al Nuovo Teslamento, semplicemente come una parabola
0 Olla allegoria della persona o dell’opera
di Gesù. Bisogna conoscere l’Antico leslaiiicnlo per diventare « uomini biblici », il
elle non vuol dire essere infarciti di versetti.
Ltiisi. acquistare una sensibilità ispirata e
creala dalla concezione biblica della presenza e del rapporto con Dio, del suo mode di agili" nella storia e nella vita del
1 uomo, e dal modo infine conio Cristo ha
impastalo ogni rapporto umano nel rinnovamento di tutte le cose, di cui r.Aiilico
i'estamento è anch’esso testimone e annunciatore. L’.Antico Testamento, sia tnire in
forma diversa e ben differenziata dal Nuovo, annuncia dunque Cristo e il Regno di
Die nel suo divenire.
La lettura dell’Antico Testamento corregge (erse l’errato spiritualismo individtialisla, che può sorgere da una lettura troppo
unilaterale e incompleta del Nuovo Lesta
mento. Il Cristo non è morto sulla croce
unicaincnìe per i nostri « guai » spirituali. ma per gettare le fondamenta di una
nuova umanilà, di una nuova terra e di
nuLVi cieli.
li libro .si raccomanda dunque da sè, an(lie se molli lo troveranno in alcune parli
farse incompleto o troppo .abbrevialo. Tuttavia esso non è stato scritto per specialisti, ma per quanti, ."^enipllci credenti, desiderano avere una guida chiara e breve
per una più approfondila comprensione dell’Antico Testamento.
Alberto Taccia
ROBERT MARTIN-ACHARD - Incontro con l’Antico Testamento. Casa
Editrice Boria, Torino 1965, L. 900.
OSCAR CULLMANN - Cristo e <1
tempo. Il Mitlino, Bologna 1965,
p. LXXVI-296, rii., L. 3.000.
PAUL EVDOKIMOV - L’Ortodossia.
Traduz. di Maria Girarcet. Il Mulino, Bologna 1965, p. XXXVI-536,
L. 3.500.
HEINRICH SCHLIER - Il tempo della Chiesa. Il Mulino, Bologna 1965,
p. XXXII-532, L. 3.5C0.
RAFFAELE PETTAZZONI - L’essere
supremo nelle religioni primitive.
Piccola Biblioteca Einaudi, Torino
1965, L. 900.
ANDRE’ AESCHIMANN - Pour qu’on
lise les paraboles. Les Bergers et les
Mages, Paris 1965, p. 128, L. 1.100.
4
pag. 4
N. 48 — 3 dicembre 1965
Letture
iirenne p>er i nosfri
a €iu»ai di . Subili»
Il monito commovente e grave dei bambini di Terezin TI 1 • •
"ìiA- T\- ■ ^ I ^ bambini non pensano:
iViio Dio, noi vogliamo vivere!,, giocano con le immagini della fantasia
Poesie e disegni dei "bambini di Terezin 1942-1944. Lerici Ed., Milano 1965,
L. 2.500.
Segnaliamo questo libro che è prima di
lutto un documento dei più commoventi.
Contiene 22 poesie e 45 disegni fra i 4000
disegni e le 66 poesie composti da bambini
e ragazzi ebrei che hanno soggiornato a Terezin fra il 1942 e il 1944.
Il 15 marzo 19,39 le truppe tedesche entravano in Praga. In quel tempo i ragazzi ebrei
frequentavano le scuole pubbliche, ma alla
fine di quell anno ne erano completamente
esclusi. NelTaulunno del 1941 cominciò la
deportazione. Terezin, cittadina costruita su
bastioni, 60 km. a nord di Praga, apparve ai
nazisti come luogo ideale per uno dei loro
« campi », e dalTottobre di quell’anno ’41
cominciò a funzionare come « ghetto » perla raccolta di ebrei cèchi e boemi. In pochi
Una scuola «attiva»
stupendamente viva
La lezione
degli alunni
di S. Gersolè
I Quaderni di S. Gersolè - A cura di
Maria Maltoni - Pref. di Italo Calvino. Ed. Einaudi, L, 3.000.
E’ un luogo comune che i bambini, a
volte, possono insegnare qualche cosa ai
grandi. In questa raccolta, è vero sen’altro. Ci troviamo di fronte .ai diari dei
bambini di una scuola elementare d¡ un
villaggio nei pressi di Firenze, S. Ger.solè. Il libro — una bellissima edizione
Einaudi — è stato ristampato, tanto successo ha riscosso la sua prima edìzìnoe,
e della e-cuola delia maestra Mailtoni a S.
Gersolè si è parlato assai. Certo a lei, die
ora è a riposo, va la Ioide maggiore per
la riuscita di quest’opera.
Che dei ragazzi tra gii 8 e i 12 anni
rLescano a scrivere non solo molto bene,
ma a incantarci con la precisione dei loro
rapporti, a cogliere con umorismo, con
realismo, eon -sentimento le vicende della
loro vita,, le attività dei campi, de) prati,
deUa parroccihia, dei lavoro semplice di
ogni giorno, è cosa veramente straordinaria e rivela un insegnamento dei più intellìigenitì.
Questi bambini della campagna risultano — come osserva Italo Calvino — singolarmente diversi da quelli -delle città, ma
quello che non so, è se quelli delle città,
nella lettura del libro, siano interessati
solo dalla scoperta di una diversità oppure da qualche cosa di più. C’è sopratutlo
in questi diari una serietà di vita, una
solidarietà così umana e genuina che impedisce ogni retorica, ogni caUlveria an<die nei litigi, nel « rubar ciliege » e nelle
burle, una scoperta scanzonata della realtà, non per Irasifigurarla o per imbruttirla,
che fa percorrere il libro con vera gioia
e con lieta sorpresa e lo fa chiudere ritenendo nel cuore un senso di amore per la
vita, per questa vita che è ancora seria e
bella: questo insegnano gU alunni di S.
Gersolè.
mesi la cittadina, che non contava più di
7.000 abitanti, contenne 40.000 deportati che
arrivavano a scaglioni, in lunghi convogli,
disponendo lì di 1 mq. e mezzo di spazio per
ognuno. Fra i deportati vi furono 15.000
bambini, in genere strappati alle loro famiglie. A 14 anni venivano considerati adulti
e dovevano, come tali, lavorare dalle 80 alle
100 ore settimanali. Per i più piccoli il cornando tedesco non previde organizzazioni
scolastiche, ma ci furono maestri c maestre
che illegalmente improvvisarono sistemi di
scuola ed è grazie a loro che dopo la guerra,
durante la campagna per la documentazione
delle atrocità naziste, furono rinvenuti questi
Sloggi che ora sono patrimonio dello Statuì
Zìdovska Museum (Museo Ebraico di Stato)
di Praga.
« Siamo abituati a piantarci su lunghe file
alle sette del mattino, a mezzogiorno e alle
sette di sera, con la gavetta in pugno, per un
po di acqua tiepida dal sapore di sale o di
caffè 0. se va bene, per qualche patata. Ci
siamo abituali a dormire senza letto, a salutare ogni uniforme scendendo dal marciapiede e risalendo poi sul marciapiede. Ci siamo
abituati agli schiaffi senza motivo, alle botte
e alle impiccagioni. Ci siamo abituati a vedere la gente morire nei propri escrementi,
a veder salire in alto la montagna delle casse
da morto, a vedere i malati giacere nella Loro
sporcizia e i medici impotenti. Ci siamo abituati all'arrivo periodico di un migliaio di
infelici e alla corrispondente partenza di un
altro migliaio di esseri ancora più infelici... ».
(Petr Fischi, anni 15,
morto a Auschwitz nel 1944)
Hanno saputo, questi ragazzi, scrivere con
tanta soave dolcezza, «on tanta dignità, esprimere la nostalgia profonda di casa, di fiori,
di festa, dire tutta Fansia di vivere, di essere
amati, Fansia di tutto ciò che avevano perduto e che sentivano come loro diritto:
Vorrei andare sola
dove cè un'altra gente migliore,
in qualche posto sconosciuto
dove nessuno più uccide.
Ma forse ci andremo in tanti
verso questo sogno,
in mille forse
' e perchè non subito?
(Alena Synkovà, anni 16,
ritornata dopo la liberazione)
E' impossibile commentare le espressioni
di questi ragazzi maturati in quella specie
di prova, non si può che leggere e guardare,
restare senza fiato, e pensare che ogni limile
è stato veramente superato. Come farà il popolo tedesco e come farà la nostra generazione
a confessare a Dio e alla storia quello che è
stato fatto?
Di nuovo Vorrore ha colpito il ghetto,
un male crudele che ne scaccia ogni altro.
La morte, demone folle, brandisce una gelida
che decapita intorno le sue vittime. {falce
I cuori dei padri battono oggi di paura
e le madri nascondono il viso nel grembo.
La vipera del tifo strangola i bambini
preleva le sue decime dal branco.
Oggi il mio sangue pulsa ancora,
ma i miei compagni mi muoiono accanto.
Piuttosto di vederli morire
vorrei io stessa trovare la morte.
Ma no, mio Dio, noi vogliamo vivere!
Non vogliamo vuoti nelle nostre file
II mondo è nostro e noi lo vogliamo migliore.
Vogliamo fare qualcosa. E’ vietato morire!
(Èva Pickovà, anni 12,
morta ad Auschwitz nel 194.3)
Terezin non era che una tappa. Fultima.
I convogli arrivavano, i convogli ripartivano.
Di quasi tutti questi piccoli autori si è potuto
rintracciare la breve vicenda : morti ad Auschwitz. Solo 100 dei 15.000 sono ritornati.
II 7 maggio 1945 Terezin è stala liberata
dalle truppe sovietiche.
La ragione di questo libro? Quella detta
dal commento che segue la documentazione :
« i bambini di Terezin domandano agli uomini di oggi un impegno a cui non è possibile
sottrarsi: impedire che si ripeta ciò che è
accaduto, che altri ghetti rinascano, che altre
Terezin funestino la terra ».
Per gli adulti, ricordiamo :
JOSEF BOR
Il « Requiem » di Terezin
Longanesi, Milano 1965, L. 1.000
Nel Lager di Terezin, ov'era stato raccolto il fiore delFintelllghentsia ebraica, in faccia allo scatenarsi della ferocia nazista, alla
presenza di Eichinann, viene eseguilo, come
una sfida alle potenze del male, il « Requiem » di Verdi. Un’opera di singolare
poesia.
PER 10-13 ANNI
ENID BLYTON - L’isola dell’avventura. Bompiani, L. 750.
Il Lugli, nella sua Storia della letteratura
per l'infanzia dice : « I bambini non camminano : balzano, corrono, danzano. I bambini
non parlano : gridano, schiamazzano, cantano, ridono. I bambini non pensano: giocano
con le immagini della loro fantasìa con lìmpida logica e spietato razionalismo : logica e
razionalismo infantili ».
La fantasia, la immaginazione, sono certo
fra le più spiccate doti infantili (doti che
vengono perennemente frenate dagli adulti
con proibizioni e restrizioni) e che, in campo
di letture trovano il cibo per la loro fame
nel libro di avventura. Se vogliamo, il libro
di avventura impegna le migliori forze del
ragazzo, lo rende attento al coraggio, alla
prontezza, allo slancio, spesso anche all’azione buona e gli fa sentire il desiderio di una
vita valida, eroica o, diciamo, antì-borghese.
che valga la pena di essere vissuta. Il libro di
avventura risponde alla esuberante mentalità
infantile, ma siccome gioca su sentimenti ancora oscuri e primordiali, la scelta di esso
è particolarmente delicata.
Presentiamo perciò volentieri due libri del.
la Blyton, autrice inglese ben nota ai lettori
dei « Delfini di acciaio », la simpatica edì
zione lucida, pulita, economica e pratica per
i giovanissimi. La Blyton ha una fantasia
viva e feconda e sa immaginare storie divertentissime. In questo libro 4 ragazzi, che
vivono sulla costa, riescono a raggiungere
un’isola molto nebulosa e misteriosa dove li
impegna un'avventura delle più serie e complicate. Coraggio, immaginativa, desiderio di
chiarezza e di onestà sono sullo sfondo di
tutto il racconto che ha una traina molto
appassionante.
PER 10-13 ANNI
ENID BLYTON - La nave dell’avventura. Bompiani, L. 750.
Gli stessi 4 ragazzi, protagonisti de L'Isola
dell'avventura, fanno in questo libro, una
crociera nel Mediterraneo. Per caso vengono
in possesso di una antica mappa che rivela
la presenza di un tesoro in una sperduta e
disabitata isola dell’Egeo. Casi fortunati e
contrattempi si alternano rendendo mollo
drammatica l’impresa del ricupero del tesoro
e tengono viva l’attenzione del lettore fino
alla line del libro. I sentimenti generosi dei
ragazzi, il loro animo buono e la loro lealtà
danno all’avventura il fascino di antiche
eroiche gesta.
scienza
Se la
già
li interessa...
OLTRE I 10 ANNI
P. MORTON - Attività scientifiche per
giovanissimi. Armando Armando
Ed., L. 1.000.
E’ un libro che dà in modo molto semplice. ma « scientifico )) delle nozioni su
l'aria, l’acqua, il calore, la terra, elementi
fondamentali della vita, e accompagna le nozioni con esperimenti e ricerche che le convalidano. Questi hanno il pregio di non essere costosi nè pericolosi per Fincolumità dei
ragazzi e dei loro vestiti!
J. P. STEPHENSON e Altri - Le sorgenti della scienza. Armando Armando Ed., L. 2.000.
Il sottotìtolo del libro è « esperienze per
tutti » ed il suo pregio è infatti di servire ai
ragazzi e interessare anche- gli adulti. Gli
esperimenti descritti conducono alla fabbrica,
zione di apparecchi domestici o scolastici come termometri, macchine fotografiche semplici, binocoli ecc. con minima spesa.
M. BLACKER-FREEMAN - Storia di
Albert Einstein. Fr.lli Fabbri Ed.,
L. 900.
« Questo bambino ,.è tonto. Il maestro
indicò il ragazzino che sedeva tranquillo sul
banco... — Non riesce a capire le cose più
elementari. Guardatelo un po’. —- Tutta la
classe si voltò a guardare Albert Finstein ».
Questo libro è una buona biografia di
Einstein, scrìtta per ragazzi, con nrio e con
fedeltà e permette dì seguire il grande scienziato nelle sue lotte col Ialino e la gromma
lìca e nella sua meravigliata scoperta del
mondo della scienza.
La storia della Riforma narrata ai giovani
Due amici da non dimenticare
Per molti giovani, Calvino e Lutero sono
dei nomi, accompagnati magari dalle reminiscenza di alcune maldestre parole nei libri di storia o di un capitolo del breve corso di storia della Chiesa, al catecliismo.
Come già ha fatto fra noi Ciorgio Tourn
{Calvino e la Riforma a Ginevra, « I lestimoni » 2, Claudiana, Torino 1965, L. 750),
Denise Hourticq ha voluto, con due agili
volumetti, permettere a giovani e meno
giovani di afferrare più pienamente il sens) e la portala della vita dei due grandi Riformatori. Farlo in cosi brevi pagine sembra impossibile; eppure TA. è certamenle
riuscita a dar vita in modo complulo a
ques:i nostri due Amici.
Forse il volumetto su Lutero ha un andamento piu vivace, più « cinemalograifii o n
(mi pareva di rivedere Tottimo film su
Lutero, di qualche anno fa, purtroppo non
penetrato in Italia); ma anche il « Calvino 1) si legge tutto d’un fiato senza che lo
scritto, leggermente più scolastico, sia mai
di diffìcile lettura.
I due Rifonnalori oi appaiono in tutta'la
loro umanità e in tutta la loro vera grandezza di uomini afferrali dalla volontà di
Dio. La capacità che essi hanno avuto di
e.ssere disponibili dove e quando la Paiola di Dio li chiamava, questa loro vita
non tracciata tranquillamente a tavolino,
ma quasi giorno per giorno, dal « non posso
altrimenti » di Lutero o dal « Dio primo
servito » di Calvino, rimangono un modello per noi tutti e specialmente per quanti di noi devono decidere quale linea generale seguire nella loro vita.
I dubbi e gli errori dei Riformatori non
sono taciuti dall’A. Si vedano per questo
1.' belle pagine che tracciano la lotta interiore di Lutero prima di giungere, a Worms,
alla certezza incrollabile che la sua posizione è biblicamente fond.ata; oppure il
‘.cemento di Calvino al momento della prova di forza con ¡1 Cran Consiglio ginevrino.
Nella collana « I testimoni », della
Claudiana: 1. G. ToL-RN — Giorgio
Appia. dalle Alpi alla Sicilie (Lire
500): 2. G. Tot Rl\ — Giovanni Calvino e la Riforma a Ginevra (L. 750);
3. G. Toi'RN — Dietrich Bonhoefjer e
la Chiesa confessante.
quando sembrava anche troppe facile cedere éd evitare espulsione e umiliazioni. Nè
viene taciuto il dramma di Lutero di frone all’ampiezza del movimento scatenato
dalla isua protesta, di fronte a tanti avvenimenti che sfuggivano alla .sua direzione,
alla sempre difficile coesistenza di Chiesa e Stalo.
Ci pare anche che TA. abbia ben sottolinealo il carattere più localizzato deToper.i pastorale di Lutero, mentre quella di
Calvino si è estesa a tutta l’Europa, con
una « parrocchia » che andava dalla Francia all’Au.stria, dalTIngliilterra alla Germania, dalla Spagna all’Italia, alla Fclonia.
Due uomini, i nostri, cosi diversi e insosli'lnihili, due nomini salutarmente inquietanti per il lettore che voglia averli come
amici nella lolla di lutti i giorni, che non
(l'iiiicnllclii che la loro opera è stala o da
Dio ». Giovanni Conte
DENISE HOURTICQ - Calvin mon
ami. Histoire de la Réforme racon
tèe aux jeunes n. 5, Labor et Fides,
Genève 1963 p. 82, L. 650.
DENISE HOURTICQ - Luther mon
ami. id. n. 6, Labor et Fides, Genève 1964, p. 94, L. 650.
Fra i volumetti precedenti della me
desima collana segnaliamo :
ALBERT PINET - Dits et aventures
de François Bouillot (la vita appas
stonante di uno dei tipografi di
Calvino).
ALBERT FINET - Voyages et combats du Sire d’Esquilas (un nobile
ugonotto nella bufera delle guerre
di religione in Francia).
Incontro con un mondo in evoluzione e ricerca
La vittoria dei tempi nuovi
KARL BRUCKNER - La vittoria dei
tempi nuovi - La Scuola Ed., Brescia, L. 1.300. (per 12-14 anni).
Le edizioni d| narrativa di altri paesi
.•ii moltiplicano e saluiiamo con gran piacere le traduzioni di tanti imporlanij libri
per ragazzi. K. Bruckner —- austriaco — è
Fautore di « II gran sole di Hiroshima )) che
abbiamo già segnalalo come uno dei capolavori moderni nel campo della lelleralura
infanlile.
Questa volta Fautore ri conduce in Tur<*liia, la Turrhia alFalba della sua indipendenza, quando il generale Mustafà Kemaì rivendieò la litberià del paese, allorrltè, sotto il sultano Maometto Vi, dopo la
prima guerra mondiale, l’impero ottomano fu diviso fra i popoli vinranli. Kemal,
mandato per mantenere Fordìnc turbalo sopratluilo dai torbidi provocali dai
greci, riuscì invece a cacciarli e, dopo aver
destituito il sultano e is-liluito un parlamento, si adoperò alla trasformazione del
la Turchia in Stato moderno. Aprì scuole,
labbricihe, centrali, costruì strade, iniziò
l’islriizione dei contadini e avviò la donna alla parità, abolendo, prima di mito,
quel velo che la separava daH’umaniià maschile.
Tutta quest’aria di rinncvamenlo spira
nel nostro libro. Il ranmila si svolge ni un
piccolo villaggio dell’interno, dove le antiche, pesanti usanze cozzano con le idee
nuove che roniincianc a serpeggiare e che
prendono forma eon Farrìvo di una giovane che, coni.' tanti altri, sj dedica volontariamen e all’itisegnamemo ai conladìni.
Bruckner dìi'c di avere perccTSo l’Anatolia in lungo e in largo: per questo, oltre
che per la vivace vena dello scrittore. ¡1 libro è così vivo e cosciente dei problemi e
delle aspirazioni del popolo lun o : è per i
ragazzi un vero incontro con un mondo in
evoluzione e in ricerca, ii’ansia di imparare, di scrollarsi di dosso l’ignoranza, domina lutti i personaggi: un libro davvero
ispiratore per i nowirì giovani.
Quando la legge
si impone agli
ANTOTNE REBOUL, La ne\e d'^ve
restare bianca. « I premiati del mondo», Marzocco, Firenze 19o4, L 1 500.
Non possiamo non esprimere alla Casa
Marzocco il piacere di vedere tradotti i libri
di valore che riunisce nella sua collana « I
premiali del mondo », già segnalata da noi
varie volte. La neve deve restare bianca ha
avuto il Gran Premio della Radio-Tv. francese 1963, istituito per promuovere una letteratura di alto livello per i giovani.
L’azione di questo libro si svolge in Groenlandia, in quel silenzio e in quella solitudine bianca interrotta solo dagli spari dei
cacciatori canadesi. E’ il 1940 : Inghilterra e
Germania sono entrate in guerra e i cacciatori sono militarizzati con Fincarico di sorvegliare i territori del Gran Nord. Ma nel
Gran Nord esiste una legge che impone una
solidarietà assoluta dell'uomo verso l’uomo :
« ...Tutto intorno a noi riflette la calma, la
pace. Uccidere un solo uomo qui significherebbe macchiare per sempre questi luoghi.
Dio non può volere una cosa simile. Non
riuscirei mai. credo, a sparare su un uomo,
chiunque fosse. Rimarrei paralizzato », dice
Grìffith, uno dei cacciatori. Egli ed i suoi
compagni, uomini eccezionalmente forti nel
corpo e neH’anìma, semplici, onesti uomini,
privi di retorica e di aureola, hanno la loro
linea di condotta ben definita. L’intelligenza
e l’astuzia e la pratica del Nord li salvano
nelle loro imprese permettendo loro di raggiungere i loro .scopi senza servirsi della
violenza. La guerra è qui una lotta, sì, ma
che tiene conto della persona altrui.
E la volpe portò,
lo suo astuzia
P. L. TRAVERS, La volpe nella manpatoia. « I delfini d’acciaio », Bompiani, Milano 1964, L. 800.
Come la tradizione vuole, tre bimbi vanno a portare « per i bambini poveri » i propri giocattoli vecchi sotto l’albero di Natale,
all’uopo innalzato nella cattedrale dì S. Paolo
a Lo/idra. Ma, niente da fare: impossibile
per i bambini estrarre alFultimo momento
i giocattoli amici dalle proprie tasche! L’autrice di Mary Poppins conosce molto bene
l’animo infantile, è piena di indulgenza per
questa « avarizia », sulla quale, come su
questo genere di tradizione, fa tutto il suo
ben noto humour, che qui esilara forse più
noi adulti che i bambini stessi. Poi, per
quelli che non hanno saputo « dare », rac
della solidarietà
uomini in lotta
conta una fiaba, la leggenda degli animali
(illustrata da bellissime incisioni di Thomas
Bewick, 1753-1828) che nella notte di Natale acquistano la parola e portano i loro
doni alla stalla di Betleem. Fra essi una piccola volpe rossa porta al Bambino la sua astuzia, dono grande perchè non è una piccola
cosa, per la volpe, ma con essa Gli dà vetamente tutta sè stessa.
Mondadori
ragazzi
Le novità di Mondadori in questa stagione
sono parecchie. Olire quelle costose dei
« Grandi Libri d'Oro » (L, 3.000 cad.): Le
Meraviglie della Natura — Le Meraviglie
della Musica — Le Gesta di Cid - Storia
Universale Illustrata che hanno pregi notevoli, segnaliamo la a Biblioteca Anni Ferdi »
che raccoglie i classici della letteratura infan.
tìle in forma economica e jiralica:
FINO AI 10 ANNI
R. H. Ra.spk —- Il Barone di Münchhausen
(L. 400) racconta le imprese fantastiche e
di\ertentì del bizzarro barone in un iimnc
di immaginativa e di inverosimiglianza
che ci lascia senza fiato di generazione in
generazione!
W. Disney — Davy Crockett (L. 400) ])resenta il pojiolarissimo eroe del Texas, cosi
caro al cuore degli americani, un tipo tra
il reale e j1 leggendario che compie aweiilure aiTascinanli.
C. Perrault — Storie del tempo che fu (Lire 400) raccoglie alcune note fiabe che rappresentano la morale dei liambini. sono
un modo delicato e fantasio.<o per dire le
co.se come stanno.
OLTRE I 10 ANNI
T. GAirriER — - Capitan pracassa (voi. doppio L. 800). Già il titolo dice ¡1 brio di
questa storia in cui il giovane capitano,
invaghitosi di Isabella, segue nelle loro
peripezie un gruppo di girovaghi, per città
e villaggi della Francia dei Seicento.
L. Alcott — Piccole donne (voi. doppio
L. 800). Troviamo questo libro in tutte le
Collane, in tutte le edizioni, in tutti i formati e a tutti ì prezzi. Forse preferiremmo ora libri più moderni, ma in fondo noi
non possiamo che rallegrarci che questa
letteratura protestante, tipica eco del Puritanesimo americano al tempo della guerra
dì Secessione, incontri ancora sempre successo e ei auguriamo clic pedagogicamente
influisca bene .sulle nostre piccole donne.
5
3 dicembre 1965 — N. 48
pag. 5
Tbilancio del concilio^
L'aggiornamento
ecclesiologico:
I VESCOVI E IL PAPA
Iniziamo, con questo articolo, l’esame della Costituzione dogmatica sulla
Chiesa ( De Ecclesia), che va ccwisiderata non sole come il testo conciliare
di gran lunga più importante ma anche come 11 documento-chiave per
l’interpretazione dell’intero Vaticano
II. Tutta l’opera del Concilio ha
nel De Ecclesia il centro che la unifica e la illumina : è come il cuore del
messaggio del Concilio. Presentando
la Costituzione ai fedeli delle loro diocesi, i vescovi di Francia hanno scritto: « Noi la consideriamo come la pietra fondamentale dell’ edificio del
Concilio Vaticano li e della nostra
azione apostolica negli anni futuri ».
Il De Ecclesia si compone di 8 capitoli, suddivisi in 69 paragrafi. Lo
stile del documento è piano e solenne.
Colpisce l’assenza quasi totale di pimte o anche solo di accentuazioni polemiche. Il discorso si svolge in chiave
positiva, affermativa, pacatamente,
senza sussulti polemici : si vuole esporre la verità cattolica, non difenderla
contrapponendola ad altre. Il tipo di
argomentazione non è più quello scolastico: il pensiero non procede per
successive deduzioni da una verità
generale e d’altra parte i testi della
Sacra Scrittura non sono più addotti
solo a riprova e conferma delle tesi
enunciate ma spesso ne costituiscono il contenuto stesso.
UN’ABBONDANZA INSOLITA
DI CITAZIONI BIBLICHE
E’ davvero sorprendente, a questo
proposito, constatare, nel De Ecclesia, soprattutto in certe sue parti, una
abbondanza insolita (tanto più ner
un testo teologico cattolico) di citar
zioni bibliche: interi paragrafi sono
ecstituiti quasi esclusivamente da versetti tratti dall’Antico e dal Nuovo
Testamento. Tutte le immagini bibliche della Chiesa sono coscienziosamente elencate. L’impressione che se
ne ricava è quella di una dottrina
cattolica della Chiesa che, pur conservando immutati i suoi lineamenti
fondamentali quali sono stati fissati
dai concili precedenti (in particolare
quello di Trento e il Vaticano I) e dal
magistero pontificio (in particolare
con l’enciclica Mystici Corporis di
Pio XII), si è ora, arricchita di numeresi elementi e fermenti biblici, che
prima erano sottaciuti o sottovalutati mentre ora sono sottolineati e
pesti in bella evidenza, così da conferire alla nuova ecclesiologia (dottrina della Chiesa) cattolica un aspetto biblico ohe prima non aveva. Questo aspetto biblico del De Ecclesia
non è solo fermale, ciè non dipende
solo dalla scelta di un linguaggio e di
un vocabolario. Molti pensieri dsUa
Costituzione ccnciliarre sono biblici
non nel loro rivestimento linguistico
ma nella loro sostanza.
E' legittimo dedurne che l’ecclesioIcgia cattolica votata dal Concilio si
è avvicinata alla nazione biblica ed
evangelica della. Chiesa? Su singoli
punti, senza dubbio : vi sono interi
paragrafi e molte affermazioni del
De Ecclesia che qualsiasi evangelico
potrebbe sottoscrivere. Ecccne alcune : la dottrina tipicamente biblica
della Chiesa come popolo di Dio (e
non solo come gerarchia) occupa,
nella Ccistituzione, un posto di^ rilievo; il sacerdozio universale dei credenti ccoic pure la giustificazione per
grazia mediante « il battesimo dalla
fede » e non secondo le opere sono
chiaramente allei mati; i vari_ ministeri nella Chiesa non sono più visti
in primo luogo come un potere (notestasi da esercitare ma come un
servizio (diakonìa) da rendere; la
Chiesa stessa non è più concepita
come entità anzitutto giuridica, come
società perfetta e visibile, ma come
« mistero », come compagine sa.cra
umano - divina di natura^ essenzialmente sacramentale e spirituale; il
governo della Chiesa, pur restando
monarchico e gerarchico, non è piu
assolutista in quanto si vanno «istituendo, a quanto pare un po’ a tutti
i livelli (cioè a Roma, tra papa e vescovi; nelle singole diocesi, tra vesco
vo e sacerdoti; nelle isingole parrocchie tra sacerdote e laici) forine, sia
pure sui generis, di gcvemc' collegiale e comunitario. Tutti questi elementi ci sono nel De Ecclesia e, guardando ad essi, è lecito e doveroso parlare di un miglioramento in ^enso
evangelico deila ecclesiologia cattolica.
Senonchè, nel De Ecclesia, ce arr
che tutto il resto : c’è, come .
più di prima, il primato e imiaiiiDilità del papa ; c’è la discriminazio^ ^
clericale tra gerarchia e laicato, -ra
i quali corre una differenza
di grado e di funzioni ma di essenza; c’è la sostanziale identiflcazio
ne (anche se più sfumata che ne
passato) tra la Chiesa di Cristo e la
Chiesa romana; c’è l’importanza '’Ji
le della gerarchia per l’esistenza '
sa della Chiesa ; c’è la mediazione gerarchico-sacramentale defila
c’è una nozione sincretistica dellu versalità della Chiesa; c’è scpr.anuiio
— è inutile nasconderselo —.
milazicne, ora latente ora nm ^. P"
ta, tra Cristo e la Chiesa per cui que_
st’ultima trova in se stessa,
nel Regno, il segno di gravitazione
della fede e della vita cristiana.
Assistiamo all’estensione del dogma del Vaticano I:
i vescovi, altrettanti piccoli «Vicari», «cristi in terra»
Sono tutti infallibili, ma ce n’è uno più infallibile degli
altri - l consiglieri del papa non sono più solo gli
uomini della Curia; ma ai vescovi è attribuita voce
soltanto consultiva
Ora, l’illusione di molti protestanti
è che questi elementi, in evidente contrasto con l’insegnamento apostolico
sulla Chiesa, sono destinati a scomparire o a perdere molto della loro
importanza. Ma nulla autorizza a coltivare queste illusioni. L’impressione
è piuttosto che il cattolicesimo odierno sappia armonizzare, nella sua dottrina della Chiesa quale risulta dalla
Costituzione conciliare, elementi che
a noi paiono francamente inconciliabili e incompatibili gli uni con gli altri, dando così vita a una nuova sìntesi teologica, che non sembra — onesto è il punto — nè artificiosa nè provvisoria nè precaria ma al contrario
ben strutturata e organica, nella quale coesistono, senza escludersi o neutralizzarsi, anzi integrandosi a vicenda, elementi biblici ed elementi non
biblici. In questa sintesi, nella quale,
come evangelici, non ci possiamo certo ritrovare, consiste l’aggiornamento
ecclesiologico che il Concilio Vaticano II ha elaborato e sancito.
♦ ♦ *
Non è qui fi caso di addentrarci in
un’analisi dettagliata dei singoli capitoli della Costituzione conciliare sulla
Chiesa. Conviene piuttosto cercare di
isolarne i temi centrali e soffermarsi
su questi. A nostro avviso, essi seno
tre : il tema dei vescovi e del loro rapporto con il papa e con i sacerdoti;
il tema del laicato, dei suoi rapporti
con la gerarchia e della sua missione ;
il tema della Chiesa e del suo rapporto con il Signore da un lato e col
mondo dall’altro. Ciascuno di questi
temi sarà oggetto di un articolo a sè.
Oggi tratteremo, per sommi capi s’intende, il rrimo di essi.
CONSOLIDATA LA POSIZIONE
DEL CAPO (il papa),
SI RAFFORZANO LE BRACCIA
(i vescovi)
E’ stato detto, non senza ragione,
che se il Vaticano I è stato « il Concilio del papa», il Vaticano II è stato
« il Concilio dei vescovi » ; oppure che
come il Vaticano I ha consolidato la
pcisiZiOne del capo della Chiesa (cioè
il papa), cosi il Vaticano II doveva
rafforzare «le braccia» (cioè i vescovi). In effetti questo è avvenuto. La
figura del vescovo è stata al centro
della riflessione conciliare e il tema
della collegialità episcoipale, di cui
tanto si è discusso e che è stata infine approvata, merita la qualifica
ohe gli è stata data di « tema nevralgico dell’interc Vaticano II ».
Nel De Ecclesia troviamo, in nuce,
una teologia del vescovo, il cui fulcro
ci sembra esiere questo: la presenza
di Cristo nella Chiesa (e quindi nel
mondo) si individua in me do speciale
e primario nella gerarchia e in particolare nel vescovo. « Nella persona
dei Vescovi... il Signore Gesù Cristo è
presente in mezzo ai credenti» (par.
21); «i Vescovi, in modo eimnente
e visibile, svolgono il ruolo di Cristo
stesso come Maestro, Pastore e Pontefice e agiscono in sua vece» (par. 21).
I vescovi « non devono essere considerati vicari dei Pontefici Romani ».
perchè essi stessi sono «vicari e legati di Cristo» (par. 27). Tanto ohe
«chi li ascolta, ascolta Cristo; chi li
disprezza, disprezza Cristo» (par. 20).
Quando insegnano in comimione col
papa i vescovi « devono essere da tutti ascoltati con venerazione, quali testimoni della divina grazia e verità»
(par. 25).
UNA INFALLIBILITÀ’
COLLEGIALE, PERO’...
I vescovi, come singoli, non sono
infallibili; ma lo sono nel loro insieme come corpo : « L’infallibilità promessa alla Chiesa risiede anche nel
corpo dei Vescovi, quando esercita il
supremo magistero col Successore di
Pietro» (par. 25); in tal caso essi
«enunziano infallibilmente la dottrina di Cristo» (par. 25). Perciò alle
loro definizioni « si deve aderire con
l’ossequio della «fede» (par. 25). E
come il papa è « il perpetuo e visibile
principio e fondamento dell unita sia
dei Vescovi sia della massa dei fsdeli » CCS', i singoli vescovi sono « il visibile principio e fondamento di unità nelle loro Chiese particolari»
(par 23) Le comunità locali di fedeli
«sono anch’esse chiamate chiese in
quanto aderiscono ai loro pastori»
[cioè ai vescovi] (pag. 26). La comunione eucaristica infatti, che si crea
intorno airaltare e nella quale il corno dei fedeli si raccoglie in unita, non
è possibile senza vescovo: «ogni legittima celebrazione dell’Eucaristia e
diretta dal Vescovo» (par. 26). Lindispensabile presenza del vescovo in
singola comunità è assicurata
dal sacerdote. I sacerdoti, infatti
« saggi collaboratori dell’ordine Episcopale e suo aiuto e strumento... rendono per così dire presente il Vescovo nelle singole comunità locali di
fedeli» (par. 28).
Che cosa si deduce da queste citazioni? Due cose, ci pare: la prima è
che stiamo inequivocabilmente assistendo afi’estensione del dogma del
Vaticano I a tutto il corpo episcopale
cattolico. Il vescovo diventa insomma
nella sua diocesi una specie di piccolo
papa : è anche lui « vicario di Cristo »
o, in termini più grossolani, « Cristo
in terra ». Il « Vicario di Cristo » non
è più solo a Roma, ma in ogni sede
vescovile. Quello che il papa è a livello universale, lo è il vescovo sul
piano locale. Cristo si rende presente
agli uomini nella persona di ogni vescovo. Il vescovo personifica Cristo.
Le funzioni di Cristo come Profeta,
Sommo Sacerdote e Re vengono assorbite nella funzione di insegnamento, santificazione e governo propria
di ogni vescovo. Quando parla e agisce il vescovo, purché sia in comunione con gii altri vescovi e col papa, è
ipso facto Cristo che parla e agisce.
Perciò i fedeli « devono tenersi uniti
al loro vescovo come la Chiesa a Gesù
Cristo e come Gesù Cristo al Padre »
(par. 27). L’unione tra i fedeli e Cristo passa per il ve.sccwo o meglio viene assunta nell’unione tra i fedeli e il
vescovo.
IL CENTRO VITALE:
NON LA PAROLA DI DIO,
MA IL VESCOVO
Da questo nasce una seconda considerazione : l’ordine episcopale appartiene all’essenza della Chiesa, ne è il
centro vitale. Senza^ vescovo non c’è
legittima celebrazione defi’eucaristia,
quindi non c’è vita cristiana senza
vescovo non c’è sacerdote, quindi non
c’è assoluzione dei peccati ; senza vescovo non c’è unità della Chiesa locale perchè egli ne è il fondamento.
Ma la Chiesa non vive forse della
Parola di Dio? Forse che le Chiese
in cui non ci sono vescovi sono tutte
morte? Lutero era forse un vescovo?
La Chiesa non è come risuscitata, in
quel tempo, grazie alla Parola di Dio
predicata appunto non dai vescovi?
E’ ben vero — e non si può non rallegrarsene — che la Costituzione conciliare afferma che « tra i principali
doveri dei Vescovi eccelle la predicazione del Vangelo» (par. 25): ma che
cosa debbiamo pensare, quando si
scopre che questa affermazione è ripresa nientemeno che dai documenti
del Concilio di Trento?!
I vescovi, sia come singoli, sia nel
loro insieme come corpo (o collegio),
sono in senso assoluto e rigoroso soggetti al pontefice romano. Il collegio
episcopale partecipa con il papa al
governo della Chiesa universale, essendo anch’esso « soggetto di suprema e piena potestà su tutta la Chiesa» (par. 22). Ma questa partecipa
zione dei vescovi al governo della
Chiesa avviene solo nel senso e nei
limiti fissati, senza appello possibile,
dal pontefice romano. Il papa resta
il vicario di Cristo i»r eccellenza, è
il « Pastore della Chiesa universale »
ed ha su di essa « una podestà piena,
suprema e universale, che può sempre esercitare liberamente» (par. 22).
La dottrina, del primato e delfiinfallibilità del papa sancita dal Vaticano I
viene di nuovo proposta « a tutti i fedeli come oggetto certo della fede »
(par. 18). Soprattutto fiinfallibilità
del papa viene fortemente sottolineata: si afferma che il pontefice romano
è infallibile (s’intende, quando non
parla come persona privata) « in virtù del suo ufficio », in quanto egli « è
il maestro supremo della Chiesa universale, nel quale risiede a titolo personale il carisma deU’infallibilità, che
è quello della Chiesa stessa» (par. 25).
Perciò le sue definizioni « sono giustamente dette irreformabili per se
stesse e ncn ner il consenso della
Chiesa... per cui non abbisognano di
alcuna approvazione di altri nè ammettono appello alcuno ad altro giudizio» (par. 25). Infatti ,« quando il
Pontefice Romano, o il Corpo dei Vescovi con lui, definiscono una dottrina, lo fanno conformemente alla Rivelazione stessa» (par. 25). Del resto,
anche quando il papa non parla ex
cathedra, i fedeli devono prestargli ^
« religioso ossequio di volontà e di intelligenza » e « aderire con sincerità
alle sentenze da lui date» (par. 25).
IL DONO E’ DI DIO
MA NON VALE NULLA
SENZA L’ASSENSO DEL PAPA
Che cosa risulta da tutto ciò? Risulta che la dottrina della collegialità
episcopale, che avrebbe potuto introdurre un fermento rivoluzionario nella concezione cattolica del governo
della Chiesa, è stata interpretata e
concretata alla luce ed entro i limiti
della dottrina del primato papale.
L’esercizio effettivo dei poteri collegiali dei vescovi dipende in modo
esclusivo dal papa, e non dai vescovi
stessi. I poteri del ccllegio, pur provenendo direttamente da Dio per via
sacramentaie (cioè con la consacrazione episcopale) e non dal papa per
via giuridica (cioè con il conferimento della giurisdizione su una diocesi),
seno nulli senza il papa. Tutto è nelle
sue mani. Comunque i vescovi sono
ora associati a lui, nel governo della
Chiesa cattolica, sia pure in posizione subordinata. Il papa non è più
solo e i suoi consiglieri non sono più
solo gli uomini della Curia.
E’ noto che la collegialità ha già
trovato una applicazione concreta,
sul piano istituzionale, con la creazione del « Sinodo dei Vescovi », le cui
caratteristiche e funzioni sono state
fissate dal papa e rese note all’assemblea conciliare il 15 settembre scorso.
Ma proprio questo « Sinodo dei Vescovi », che pure è senza dubbio il
risultato più vistoso del Concilio sotto il profilo istituzionale, dimostra
che la collegialità è in fondo, almeno
per ora, ben poca cosa. Sì,, certo, si
avrà un allargamento del vertice della piramide gerarchica cattolica, un
certo ridimensionamento dei poteri e
dell’infiuenza della Curia, un più stretto e diretto rapporto tra il papa e la
Chiesa senza che in mezzo vi sia il
diaframma della Curia romana. Tutte cose buone. Ma è proprio questo
che si sperava? Nulla di più? Dopo
tutto, un Concilio non succede tutti i
giorni.
Paolo Ricca
L’integrazione
sui piano
deiia stampa
SEGUE DALLA SECONDA PAGINA
Sinodo nel 1959, per cui nel Sinodo
del 1962 venne riaffermata la « esigenza che la stampa periodica divenga pienamente uno strumento di integrazione fra la Chiesa Valdese e la
Chiesa Metodista» (AS. 1962, art. 14).
Questa istanza su cui si sono successivamente soffermati i rispettivi organi direttivi, non ha ancora potuto
trovare una felice espressione risolutiva. Le notizie sull’altra Chiesa che
appaiono con scarsa continuità sui
rispettivi periodici delle due denominazioni, dimostrano ad im tempo la
necessità dell’informazione reciproca
e l’inadeguatezza del mezzo adottato,
incapace in sè di alimentare una discussione su temi comuni. E’ inoltre
palmare che, se ’’Presenza Evangelica ” è in una certa misura « strumento di testimonianza evangelica nel
paese », manca invece un neriodico
che sia « strumento di integrazione >i
tra le chiese delle due denominazioni
e ohe tratti al livello interno delle nostre comunità i problemi più vivi delle medesime. Quello che occorre infatti è, come han ben visto i due Sinodi, un foglio che sviluppi la conoscenza reciproca dei nostri rispettivi
ambienti, promuovendo un dibattito
comune su problemi comuni, elimiminando l’assurdo dispendio di doppie energie e di doppi costi.
Orbene sembra che il tempo sia venuto perchè quest’opera venga compiuta; e se pensiamo all’esempio che
ci viene dai cantoni svizzeri di lingua
francese, dove la popolazione evangelica è ben più numerosa che da noi,
ben più differenziata per orientamento, per g-usto, per cultura ed esigenze
di’ stampa, può darsi che una soluzione la si trovi anche da noi. Leggiamo infatti su La vie protestante del
22-10-1965 che « da tempo i dirigenti
del Semeur Vaudois e del Lien, giornali rispettivi della Chiesa nazionale
vodese e della Chiesa libera di quel
cantone, si sono precccupati delle
conseguenze della fusione delle loro
chiese sulla stampa. Essi pensarono
ad una fusione dei giornali che rappresentavano con La vie protestante.
Furono presi contatti. Furono intraprese trattative. Furono norninats
Commissioni di lavoro. Si stabili subito un clima eccellente e in qualche
mese il progetto di fusione fu preparato ». Quindi i corpi pastorali responsabili dei giornali furono chiamati a
decidere ed essendosi pronunciati favorevolmente nel giro di un mese, con
i primi del 1966, la nuc»’a Vie protestante uscirà, con edizicmi alle volte
differenziate, quale settimanale unico delle Chiese dei tre cantoni di Ginevra, Losanna e Neuchâtel e delle
altre zone svizzere di lingua francese.
Così, l’unificazione del servizio stampa interna a queste chiese è un^ fatto
compiuto e come ben osserva 1 editoriale sopra citato « il protestantesimo
di lingua francese disporrà d’ora in
avanti d’im settimanale che farà risuonare con maggiore autorità in tutti i nostri cantoni la voce della Riforma nella sua unità e nella sua diverìità».
Questa larghezza di vedute, questa
prontezza d’azione risolutiva, questa
capacità di fondere insieme le cose
preesistenti, questa messa al bando
degli orgogliuzzi di testata, di sede,
di direzione; questa dimostrazione di
saper scegliere il meglio e potenziarlo
fuori da ogni lambiccato e meschino
dosaggio proporzionale, viene a proposito ad illuminare i nostri ambienti valdesi e metodisti come un esempio che sarebbe ridicolo trascurare.
Giorgio Peyrot
PRIMO DISTRETTO
Incontro dei Concistori
a Cnserna S. Gioranni
Mercoledì, 8 Dicembre, i membri dei
Concistcri delle Valli sono invitati a
partecipare ad una riunione comune
nella Sala Albarin a Luserna S. Giovanni con inizio alle ore 9,30.
Il Concistoro di Torre Pellice prepara collegialmente la presentazione
deU’argomento che sarà discusso :
Il Concistoro ed i suoi compiti
Si prega di prenotarsi al più presto
presso il Past. Jahier per il pranzo
in comune. Sarà organizzato un pullman da Frali per la Val Germanasca
e Chisone.
Il Presidente della Commissione
Franco Davite
Culto radio
ore 7.40
Domenica 5 dicembre
Past. FRANCO GIAMPICCOLI
Domenica 12 dicembre
Past. FRANCO GIAMPICCOLI
DONI RICEVTI
PER ECO-LUCE
Federica Valeri (Roitia) 3.000; Anna ?oggin Blaauw (Roma) .100; Angelo Ad s (Torino) l.OOfl; Milca Cornelio Falcili (Luccai
1.000; Lidia Lantarel (FirenzeI 500; Lilia
Malacrida (Como) 1.000; O. E. Kup-per
(Palazzoloi 500; Mélanie Peyrorel (Lu.«rna S. Giovanni) 500; Mary Roland (Torre
Pellice) 200; William May (Torino) 2.0OT;
Emilia Giordan (Torre Pe lice) 200; Liline
Beux (Luserna S. G.ovanni' 500; Guglielmo Piaso (Vintebbio) 200; Beniamino Calvi (Milano) 500; Mario Bassetto (Vicenza)
1.000; Davide Caruso (Vasto) 200; Guido
Malan (Torino) 3.000; Fontana Barn- (Villar Pellioe) 200; Lina Rossetti (Torino)
200; Giovanni Mantelli (.Alessan.-lria) 500;
Guido Giordano (Torre Peli irei 50; Angela Lenta Lunati (Torre Pellice) 200; Laura Jervis (id.j 1.000; Lina Benecli (id.)
200; Alda Cougn (id.) 500; Giuseppe Arranfl Bosc (id.) 500; Davide Jalla (lire-a)
500; Clorinda Guerrini (Firenze) 1.(00
Bruno Ispodamia (-«ainpierdarena > l.(!00;
Susetta Artus Martinelli (Crema) 3.000;
Cinzia Tessoni (Parma) 200; Gabrie a Titta Dreher (Roma) 1.000; .Alice buchini
(Napoli) 500; Dora Pelrai (Liise-na S.
Giovanni) 500; Xenia Vigano (Milano)
3.000; Giuseppe Giorgiolè (Livorno- 500;
Giovanni Bruno (Torino) 200; Attilio Polis
(Poinaretto) 1.000; Caterin-a Ercone (Pomara Moni.) 300; Alda Beux (Pinerolo)
1.000. Grazie! > Continua)
Un ringraziamento
che Dio non avrà gradito
SEGUE DALLA PRIMA PAGINA
taria preghiera di ringraziamento per il
vostro coraggio e la vostra dedizione ».
Immaginiamo quanto questo sia di conforto
ai fanti di marina che muoiono e uccidono
nella savana vietnamita in un confiiUo logorante e assurdo, spesso ferocemente inumano. Soprattutto, siamo (-uriosi di sapere
a chi il presidente Johnson ha rivolto la
sua preghiera; forse a Marte, o a Molocli.
percliè come potrebbe avere osato rivolgere
airiddio vivente questa preghiera bla-fema?
Lunedi ma tina, la BBC ha dato notizia
die ieri i (inque vescovi (-attolici del'a
Rhodesia, seguendo Fe-sempio del vescovo
anglicano di Salisbury, Cedi Altlerson, hanno aperlamcnle biasimalo Fatteggiamenlo
del governo ribelle di Smith. Nel corso
della stc.ssa trasmissione, si affermava die.
av’f’iido il « governo n rhodesiano cessato di
ritrasinel'ere da radio Sali.shiiry le trasmissioni hritannidip. la Gran Bre'.agna in-tillerà quanto prima una nuova eniittenle
nella Beciuaiiia (un rrole'.loralo ancora
soggetto al eoiitrollo inglese), al confine
rhodesiano sud-occidentale, in modo da
informare dire'.taiiiente i rliodcsiaiii. Cominciano i primi torbidi, le prime regressioni ; i Ili-imi riflessi di tensione razz ale
in altri paesi africani. Sono i niomeiiti in
cui si vede a nudo ciò die la Parola diiama la rat leale e rovinosa a stoltezza n delTuoino.
6
pag. 6
N. 48 — 3 dicembre 1965
Il mistero
dello Spirito
SEGUE DALLA PRIMA PAGINA
ca, ohe il tentativo di oggettivare lo
Spirito raccliiudendolo in formule
dottrinali o ecclesiastiche raggiunge
la forma piena. Questo è documentato nell’opera di Ireneo, rAdversus
Haereses, in cui egli afferma : Ubi
enim Ecclesia, ibi et Spirìtus Dei; et
ubi Spiritus Dei, illic Ecclesia.
Nella formula Ubi Ecclesia, ibi et
Spiritus Dei, dice il prof. Subilla, è
la radice del Cattolicesimo, dal protocattolicesimo del secando secolo al
cattolicesimo progressista del Concilio Vaticano II. Proprio nel disooiso
lU apertura della III sessione del Var
ticano II la antica formula di Ireneo
ha riecheggiato per bocca di Paolo
VI, il quale parlando ai vescovi cattolici ha affermato : « La chiesa è qui.
Nei siamo la Chiesa... Ora, se qui è
la chiesa, qui è lo Spirito Paráclito
che Cristo ha prc<messo ai suoi apostoli ». Ma, ancora più evidentemente,
padre Congar, uno dei caposcuola del
cattolicesimo progressista, ha tracciato le linee maestre di questa concezione. Partendo dalla affermiazione
che il Signore è lo Spirito, nel senso
già esposto, si opera in Congar un
salto qualitative dal Signore alla
Chiesa; la Chiesa in quanto corpo
del Cristo risorto è anch’essa animata dallo Spirito^; la Chiesa, come prolungamento dell’ Incarnazione è in
possesso dello Spirito. Lo Spirito è
così inteso come un dato ormai entrato nella storia e da cui non può
essere sottratto; esso possiede deterniinate caratteristiche di visibilità e
di constatabilità che si partecipano
all’istituto ecclesiastico che ne è l’àutcrevole depositario, (cfr. Paolo VI:
« Lo Spirito Santo è l’anima del corpo mistico che... lo viviflca, lo abilita
a compiere atti soprannaturali, in un
certo senso lo divinizza ». E padre
Congar: «in virtù della presenza dello Spirito, questo corpo fla Chiesa!
è la sola realtà sacra del mondo, la
sola che, presa fra le cose di questo
mondo, si è cambiata nella sua qualità ontologica, per quanto conservi
le sue apparenze esteriori di cosa appartenente a questo mondo»). Si ha
rimpressione di trovarsi di fronte ad
una specie di « transustanzazìone ecclesiologica » che sfocia poi necessariamente nella continuazione del triplice ministero del Cristo, profetico,
sacerdotale, regale. La Chiesa romana, in segiùto a questa oggettivazione
dello Spirito diviene alter Christus
a cui è dovuta la massima obbedienza
in quanto rappresentante e vicaria
del Signore!
Dinanzi a questa nozione dello Spirito concepita in modo tale da rendere lo Spirito disponibile all’uomo nella dottrina, nei segni sacramentali,
nei ministri, nell’istituzione sacrale,
c’è da domandarsi con l’autore dello
studio se « reconomia dello Spirito
ohe è venuta precisamente a troncare ogni tentativo di sacralizzazione
del divino non venga qui accantonata, abolendo cos’i lo scandalo dell’Evangelo e il salto della fede».
Ma c’è un altro modo — prosegue
il prof. Subilia — di oggettivare lo
Spirito ; « quello di dissipare lo Spirito nel biblicismo e nello spiritualismo », modo a cui il protestantesimo
sembra essere particolarmente sensibile. Nel primo caso (il biblicismo),
contrariamente a quanto la Riforma
del XVI sec. si è sforzata di fare,
si opera «un processo di sclerosi formale per cui la Farola invece di essere intesa come verbum vivum ohe
crea la fede, viene ad essere assimilata ed identificata senza riserve con
la Scrittura». Nel secondo caso (lo
spiritualismo) «la fede invece di essere fondata su Cristo subisce uno
spostamento in senso antropocentrico e soggettivistico».
Dopo aver registrato tutte queste
deviazioni del pensiero cristiano dalla dottrina bìblica dello Spirito, il
prof. Subilia termina quello che egli
ha definito «un esordio al discorso
sullo Spirito » affermando l’urgenza
e la necessità di ima seria riflessione
sul mistero dello Spirito.
Per quanto riguarda la Facoltà di
Teologia questo appello ci è parso un
monito prezioso da realizzare in un
impegno di studio e di ricerca durante ranno accademico appena iniziato:
è un impegno però che non. ouò e
non deve limitarsi ad una piccola
cerchia di persone, ma estendersi a
tutte le comunità evangeliche perchè
è soltanto dalla meditazione della parola di Dio e dalla riflessione sul mistero dello Spirito che esse potranno
riscoprire il senso della loro vocazione e quindi l’urgenza dell’annunzio
evangelico.
Il culto d’apertura dell’anno accademico è stato tenuto dal prof. J. A.
Soggin sul testo del sacrificio di Isacco (Gen. 22: 1-18). Il culto è stato
per tutti noi un richiamo alla ubbidienza della fede e alla necessità di
predicare meglio.
Emidio Campi
COMUNICATO
Il dott. Giancarlo De Bettini rende
noto alla Spettabile Clientela che le
visite private ambulatorie avranno
luogo in via Roberto D’Azeglio, 8
(presso l’abitazione) dalle ore 14 alle
ore 15 escluso il giovedì.
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le spese postali.
AHGR06NA (Serre)
— Ci congratuliamo con il Pastore Renato
Colsson per la sua elezione, avvenuta nella
Assemblea di Chiesa di domenica 28 novembre, a futuro conduttore della chiesa del
Serre, e gli auguriamo di potere compiere
in essa, non appena potrà essere insediato in
questa sua nuova sede, un buon lavoro benedetto dal Signore.
— Rinnoviamo le nostre espressioni di
solidarietà nella tristezza della separazione,
ma anche nella speranza cristiana, ai familiari di Coìsson Maria ved. Pistone deceduta
il 21 rovembre alla Buffa di Angrogna, alla
bella età di 89 anni. La salma è stata tumulata nel cimitero d: Angrogna Capoluogo il
23 novembre. B. C.
Domenica 28 novembre, subito dopo il
Culto presieduto dal Pasl. Bruno Costabel,
si è costituita l’Assemblea di Chiesa di tutta
la Comunità per la elezione del nuovo Pastore, in seguito alla proclamazione della vacanza. Presiedeva il vice-presidente della
Commissione Distrettuale, ing. Giovanni
Pontet, il quale constatava la legalità della
Assemblea in quanto che erano presenti 29
dei 48 membri elettori.
In qualità di vice-presidente del Concistoro, l'anziano Emilio Buffa metteva a punto la situazione e informava, ancora una voi.
ta, i membri elettori della possibilità di votare il Pastore disposto a svolgere suo mìnisterio tra di noi. A norma dei regolamenti
TAssemblea era già stata annunziata due domeniche consecutive dal pulpito ed erano
DALLE NOSTRE COMUNITÀ
TORRE PELLICE
Sabato 20 e domenica 21 novembre Ja
Filodrammatica dell’Unione Giovanile dei
Coppieri ha presentato « All’alba », quadri di
storia valdese scritti dalla Signora F.dina Ribet. La gentile scrittrice valdese ha saputo
riassumere con fine intuito evangelico i punti salienti della testimonianza valdese nei secoli più difficili. Nel primo quadro il barba
Lorent di Angrogna canta la sua storia e arriva, nelle vesti del mercante, al castello dei
conti di Luserna per portare il brillante più
prezioso della sua collezione, l’Evangelo. Viene così presentato il valdismo dei secob precedenti alla Riforma, nella semplicità e nella
arditezza della sua testimonianza. Il secondo
quadro ci porta alla vigilia del momento decisivo per il valdismo, nel 1530, quando i
Valdesi si mettono in contatto con i Riformatori e viene preparata l’adesione ufficiale
alla Riforma, che venne poi sancita nel Sinodo di Chanforan del 1532. Appaiono nella
scena i barbi Morel, Masson e Lorent. Con
tratti veramente delicati viene reso lo stato
d’animo di quella generazione, la quale viveva insieme la gioia profonda del dono che
il Signore avev.a fatto a loro col messaggio
della Riforma e, insieme, la tensione derivata dal nuovo atteggiamento che
tale adesione comportava, in pariicolare, il
passaggio dalla semiclandestinità alla professione pubblica della fede evangelica. Il terzo
quadro presenta TOlivetano impegnato nella
traduzione della Bibbia in france.sa, per incarico del Sinodo di Chanforan. Il popolo valdese è il vero protagonista fuori scena, perchè il quadro indica proprio ln_ slancio di
fede che spinse quella Comunità, così povera economicamente, ai sacrifici più duri pur
di mettere a disposizione di tutto il popolo
la S. Scrittura che allora era accessibile soltanto ai dotti. Infine, il quarto quadro riassume la testimonianza cruenta dei Valdesi,
nella rappresentazione della prigionia e della condanna del Pastore Goffredo Varaglia,
nel 1557, solo qualche anno prima delle ben
note Pasque piemontesi. Un quadro finale
presentò gli attori intorno alla Parola di Dio.
Caratteristica comune dei quadri della Signora Ribet è il profondo spirito evangelico
che li anima, l’intento costante di porre in
luce la grazia di Dio e di presentare i personaggi non come degli « eroi », ma come dei
credenti, posseduti e sospinti dalla potenza
dell’Evangelo; non retorica patriottarda, ma
gioiosa confessione di fede. Una rappresentazione, quindi, che invita alla più seria riflessione, e della quale siamo grati alla gentile Signora Ribet, rinnovandole qui il plauso che le abbiamo rivolto sabato 20 sera,
quando ha voluta essere presente aUa recitazione.
Un plauso cordiale va anche agli attori ;
Carlo Arnoulet, Franco Chanforan, Eder Negrin, Franca Ribotta, Marco Rostan, Paola
Roslan, Renato Sapei, Paola Taglierò, i quali, sotto la guida intelligente dell’instancabile signor Attilio Pasque!, ci hanno presentato una recitazione sobria e artisticamente
valida. Ci sia permesso di dare particolare
rilievo alle interpretazioni di Carlo Arnou
let che sono state quanto mai efficaci e al di
sopra del livello dell’attore dilettante. Bravi
gli attori dei Coppieri e auguri per il futuro!
Durante gli intervalli la Corale dei Cop
pieri, diretta dalla Signora Lina Varese, ha
cantato i Salmi 9 e 10 e Tinno 54 della Rac
colta francese e un inno del nostro Risorgi
mento « La rondinella dell’Aspromonte »
Anche alla Corale un plauso cordiale per
l’impegno e la sensibilità delle sue esecuzioni
A. S.
SAN SECONDO
— Domenica 5 dicembre, l’Unione Femmi.
nile avrà il piacere dì ricevere la gradita visita deUa missionaria signorina Anita Gay.
Dato che verrà proiettalo un film sulle
missioni abbandoneremo per l’occasione l'atrio del tempio per riunirci nella Scuola Um.
berlo I, alle ore 14,30.
— Sabato 11 dicembre alle ore 21, nella
Scuola Umberto I, il Coro Alpino della ProLoco di S. Germano Chisone, diretto dal M»
Claudio Canal, ci offrirà un ricco concerto
corale. Negli intervaUi, il pastore Roberto
Jahier proietterà una serie delle sue suggestive diapositive a colori.
- Sabato mattina 27 corr. vi era nella
nostra Comunità ancora una volta atmosfera di gioia, non senza però qualche espressione di commozione, per la celebrazione del
matrimonio tra Napoleone Rivoira di Rorà
e Marisa Pavarin di Luserna S. Giovanni.
Agli sposi rinnoviamo il nostro augurio più
sentito perchè questa loro unione sia benedetta dal Signore.
— Il nuovo anziano, Sig. Umberto Rivoira, eletto all’unanimità neU’ullima assemblea di chiesa, è stato insediato nel culto
di domenica 21 corr. A lui in special modo,
come a tutti gli altri membri del Concistoro,
rieletti pure unanimemente, tutta la Comunità ha espresso la propria gioia e simpatia
con l’augurio nel Signore che il loro mandato sia compiuto con fedeltà e con zelo per
la edificazione della Chiesa di Rorà.
— Innanzitutto vogliamo rivolgere un
particolare e cordiale saluto di benvenuto
tra noi al Pastore Giovanni Conte e Signora
di ritorno dalla missione in Rhodesia e diretti verso un altro campo missionario nella
lontanissima isola di Tahiti. Poi vogliamo
ringraziarlo per aver donato aH’Uiiione Giovanile la serata di giovedì 25 con la proiezione di ottime diapositive di quella esotica
ed affascinante terra d’Africa. Non solo, ma
lo ringraziamo fin d’ora per la serata di mar.
tedi 30 che vorrà dedicare al quartiere delle Fucine. Ai coniugi Conte la comunità di
Rorà col suo Pastore rivolge l’augurio fraterno più sentito affinchè il loro lavoro missionario sia fecondo ed edificante per quella
lontanissima isola, dove vivono dei credenti
che ci sono pur fratelli in Cristo.
— Ringraziamo di vero cuore l’anziano
Sig. Aldo Tourn per aver sostituito il Pastore nel culto di domenica 28 permettendogli di restituire la visita al Pastore Bouchard di Pomaretto.
LUSERNA S. GIOVANNI
Festà del Raccolto. — L’ultima domenica
di ottobre, nel gran salone della Casa Valdese dei Bellonatti, ha avuto luogo la nostra
annua Festa del Raccolto e della Riconoscenza. Nonostante l’incertezza del tempo, un
numeroso pubblico è accorso ad ammirare
la ricca esposizione dei più bei frutti della
nostra terra e del vario lavoro dei nostri artigiani e a fare larghi acquisti a ^utto beneficio delle locali nostre Opere di Assistenza.
Un gustatissimo « buffet » ha riunito intorno ai tavoli da thè lieti gruppi di vecchi
e nuovi amici della Comunità. Il Concistoro
esprime la sua viva riconoscenza a tutti e
a tutte coloro che si sono così efficacemente
adoperati per il buon esito della tradizionale
manifestazione.
Serata missionaria. — Il 24 novembre nella stessa Sala Albarin, alla presenza di una
numerosa assemblea, il Dott. Fattori ha presentato e illustrato il bellissimo film a colori
di Edmond Pidoux sull’opera della Società
missionaria di Parigi in Africa. Ottime la
proiezione e l’audizione, curate dal nostro
Maestro Paolo Gardiol e... generose le offerte
Dipartenze. — La Comunità è stata nuovamente provata, in queste ultime settimane, con la dipartenza di alcuni suoi fedeli
membri od amici : le nostre sorelle anziane
Elena Lasquin ved. G. Revel del Chalet richiamata dal Signore il 20 novembre in età
di 93 anni e Margherita Goss ved. Tonni di
Masurik, salita al Padre sul finire del suo
90o anno, e il nostro fratello Ernesto Jourdan
dei Bastia inferiori, dipartitosi improvvisamente dai suoi cari il 24 novembre in età
di 71 anni. Tre giorni prima egli era al suo
solito posto neirassembìca domenicale e in
essa egli lascia un sensibile vuoto. La Comunità ha pure espresso la sua profonda solidarietà nel dolore e nella cristiana speranza
alla Famìglia Bounous della Ca Neuva, per
rinaltesa dipartita a Torino di un caro gioviale amico della famiglia valdese San Giannina, il Dott. Lello Bounous di cui le esequie hanno avuto luogo nel nostro cimitero
il 4 novembre. Il Signore della Risurrezione
e della Vita sia la forza e la luce di tutti co.
loro che rimangono nel duolo.
Sposi. — Il 20 novembre hanno contratto
matrimonio nel nostro tempio Paolo Martinat da S. Secondo c Celina Genre. Il Signore guidi i loro passi nelle Sue vie. J
POMARETTO
Venerdì 10 dicembre la riunione alla
Cappella di Perosa, alle 20,30, si concluderà
con la Santa Cena. Un fraterno invito a tutti.
— Domenica 12 dicembre, alle 20,30, nel
teatro avrà luogo una recita presentata dalla
gioventù della parrocchia: intervenite numerosi!
— Domenica 5 dicembre, alle 14,30, avrà
luogo nel teatro un bazar di beneficenza.
Tutti sono cordialmente invitati a partecipare.
FRALI
La Comunità pralina invia il suo saluto
al membro del Concistoro Rocco Alabiso
che si è trasferito a Riesi con la sua famiglia per lavorare nel Servizio Cristiano con
Tullio Vinay e la Comunità impegnata in
queil’opera. La Comunità ricorda e invia il
suo saluto anche alla Signora Ines Alabiso
che ha collaborato per tutto il tempo della
sua permanenza a Prali come organista. A
questi nostri fratelli giunga Taugurio sincero che possano compiere il loro servizio con
gioia nel nuovo campo dì lavoro.
— Il 23 ottobre si sono uniti in matrimonio Dino Peyrot (Indiritti) e Franca Richard (Pomieri). Seguiamo con affetto questa nuova famiglia che si stabilisce a Perosa
e ricordiamo particolarmente la sposa che
è stata attiva collaboratrice nelle varie attività giovanili e della corale.
— L’Unione Giovanile ha eletto il seggio
per il nuovo anno nelV. persone di Franco
Grill, presidente; Marilena Marcoz, segretaria; Edina Pascal, cassiera; Sergio Peyrot,
Ugo Peyrot (Maizal), consiglieri. Auguriamo
loro ed a tutta l’Unione un anno sereno e
gioioso di attività.
— E’ stato pure ripreso il lavoro della
biblioteca nei nuovi locali del tempio e completamente riordinata. Accanto a libri della
vecchia biblioteca abbiamo ricevuto numerosi doni da amici di Prali e di fuori in modo che questa attività si presenta con oltre
400 volumi di vario genere per accontentare
le diverse esigenze dei lettori. Ricordiamo
e raccomandiamo a tutti questa attività. La
bibliotecaria, Nadina Richard, è a vostra disposizione prima e dopo ogni culto.
— Sta terminando il primo ciclo di riunioni quartierali in cui abbiamo fraternamente discusso la situazione della nostra
Comunità ed i vari problemi che abbiamo
davanti.
RQDORETTO
A causa dei periodi di assenza del Pastore
Renato Coisson, incaricato dalla Tavola di
una collaborazione nella Comunità di San
Germano Chisone, il lavoro nella nostra Comunità è stalo suddiviso fra vari collaboratori. Il Sig. Enrico Rostan (Agape) è stato
incaricato per tutto Tanno dei catechismi e
delTinsegnamento di religione a Fontane;
con la collaborazione della moglie si occupa
pure della scuola domenicale in quel quartiere. La Sig.ra Giuliana Tron ha accettato
di curare le lezioni di religione e l’insegnamento religioso a Rodoretto. Nei periodi in
cui il Past. Coisson è a S. Germano, il Pastore di Prali si incarica dei culti domenicali, spostati al pomeriggio, delle visite e delle riunioni quartierali; si è pure assunto Tin.
carico dell’insegnamento di religione alla
Paola.
— Domenica 14 novembre il vice-moderatore Past. Deodato ha avuto un incontro
con i membri dì Chiesa dopo il culto a Fon.
tane nel corso del quale ha spiegato le ragioni per cui la Tavola ha dovuto organizzare in questo modo il lavoro del Cast. Coisson ed ha discusso con la Comunità la situazione che si è creala quest’anno nella nostra Chiesa.
Direttore resp.: Gino Conte
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stati recapitali dagli anziani gli avvisi personali ad ogni elettore, mentre nelle riunioni quartierali, dove è possibile raggiungere
quasi lutti i membri di Chiesa, era stata data
ampia informazione della situazione.
Si procedeva quindi alla votazione a scrutinio segreto, che dava i seguenti risultati:
25 voti favorevoli al Past. Renato Coisson e
4 schede bianche. Il presidente deU’Assembica proclamava eletto il Past. Coisson. in
attesa del beneplacito ufficiale della Tavola.
A nor.na di regolamento veniva redatto contemporaneamente il verbale, controfirmato
poi da 5 elettori presenti.
Seguiva una relazione al Sinodo 1965.
letta dalla delegata Signora Emina Bertaloti
molto apprezzata dai presenti.
Al neo-eletto Past. Renato Coisson facciamo i più sinceri auguri per il miuisterio
che si aceinge a svolgere in questa Comunità e invochiamo su di lui le benedizioni
del Signore per il lavoro non facile nè indifferente che gli sta dinnanzi. f, C.
PERSONAL! A
Presso l’Università di Roma Gaetano Scimene ha conseguito, il 19 novembre, la laurea in medicina e chirurgia, a pieni voti e lode, discutendo
la tesi sul tema : « Aspetti ultrastrutturali della glicogenesi epatica », relatore il Prof. Luigi Cordorelli. Al
neo-medico i nostri più cordiali rallegramenti e auguri per la sua attività sanitaria.
Anna Ricca ha conseguito la laurea
in lingue moderne presso l’Università
di Firenze, a pieni voti e con invito
alla pubblicazione delia tesi. Ci rallegriamo vivamente e le rivoilgiamo i
più cordiali auguri per il suo futuro
insegnamento.
RINGRAZIAMENTO
Enrichetta Costabel, sentitamente
commossa per le espressiomì di simpatia ed affetto tributatele in occasione della dipartita di
Elena Lasquin
ved. Revel
(Tante Hèlène)
di anni 93
ringrazia in modo particolare i vicini
e gli amici e quanti altri si sono prodigati in vari modi in questa dolorosa
circostanza.
« L’Eterno è il mio pastore
nulla mi mancherà».
(Salmo 23: 1)
Chalet, 23 Noivembre 1965
Luserna San Giovanni
RINGRAZIAMENTO
I familiari del compianto
Arturo Barai
profondamente commossi per la manifestazione di simpatia resa al loro
Caro, ringraziano quanti hanno preso ,
parte al loro dolore.
Un ringraziamento particolare al
Dott. Quattrini, ai medici e Rev. Suore dell’Ospedale Cottolengo di Pinerc/lo, ai pastori sigg. Rivoira e Deodato, alla Sezione A.N.A. di Perrero,
ai vicini di casa.
Perrero 26 Novembre 1965.