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LA NOSTRA FATICA
«La vostra fatica non è vana nel Simore»
I Corinzi 15,58
Quante volte d sembra che la nostra fatica sia inutile e travolta da
forze enormemente più grandi di noi?
Ci sembra allora che non l’apostolo
Paolo ma un altro predicatore più antico di lui dica la verità sul mondo:
«Vanità delle vanità, tutto è vanità.
Che vantaggio ha l'uomo da tutta la
sua fatica in cui si affatica sotto il sole?» (Ecclesiaste 1, 3). Possiamo immaginare la fatica di lavorare una terra
dura e polverosa sotto il fiato bollente
del sole, anche se non siamo più sovrastati dalla natura nella nostra vita
quotidiana, benché in realtà lo siamo
sempre, come ci ricordano i disastri
provocati dai terremoti. Oggi però anche noi che abitiamo in una società
tecnologica facciamo l’esperienza di
una fatica continua che non riesce a
migliorare il mondo, a creare condizioni di vita dignitose per tutti. Anche
lo stressante ritmo di lavoro di oggi sarebbe giudicato daU’Ecclesiaste «vanità», in ebraico «hàvel».
Ma questa parola ci trasporta alle
origini dell’umanità: «hàvel» è
anche il nome di Abele, soffio fugace,
mia troncata, sprecata. Non è solo la
nostra fatica che può essere sprecata,
ma anche la vita stessa, come Abele
ucciso dal fratello Caino. Il testo biblico ci colpisce con significati nascosti
nei nomi: Abele-vanità-vita sprecata, e
Caino-acquistare (Genesi 4, 1). Ed è
Adamo-il terrestre, la creatura fatta di
terra (in ebraico «adamà») che deve
fare i conti con questo acquisto e questo spreco: quale vantaggio ha l’uomo
(adam) da tutta la fatica che compie
sotto il sole? Quale senso ha l’esistenza? L’Ecclesiaste è un vecchio saggio e
ha visto molte cose della vita, la sua risposta è: non c’è nessun vantaggio. È la
constatazione di un fallimento totale.
Il vecchio predicatore ha fama di filosofo scettico e disincantato, ma chi lo
giudica così vede soltanto l’apparenza
perché, in realtà, egli parla di fede; di
fede in Dio e non negli sforzi umani.
Lo capiamo soltanto dal finale quando ci invita a avere timor di Dio e a osservare i suoi comandamenti «perché
questo è il tutto dell’uomo» (12,13-14).
L’Ecclesiaste ci insegna che tutto viene
da Dio: la fatica e la gioia, il cibo e il
vino, la saggezza, il lavoro e il riposo
(3,11-13). Nulla è risultato dell’ajfanno umano, ma tutto è donato da Dio.
CONTRO l’assurdità della vita sprecata neH’affanno c’è il dono di
L>io. Anzi: Dio è il dono. Dio che si dona senza farsi meritare, gratuitamente, Dio che si «spreca» per noi. Dio che
incontriamo in Gesù Cristo. Gesù è la
risposta di Dio a Abele-vita sprecata e
nnche a Caino-umanità fratricida; Geaù è la risposta anche all’Adamo terrestre che si affanna nella polvere e a
Eva-vita che vede morire i suoi figli. O
nteglio: Gesù è una domanda rivolta a
tutti costoro, a noi tutti. Più che una
risposta, Gesù ci rivolge un invito che
rimane aperto e aspetta la nostra adesione, l’invito a fidarci del dono di Dio
® a essere liberati dal peso del nostro
uffànno. È così che le parole delTEcclesiaste si ricongiungono all’incoraggiarnento che l’apostolo Paolo rivolge ai
credenti. La morte ci ricorda la vanità
ui ogni sforzo umano che si estingue
riellafine di tutto, ma «ringraziato sia
^io che ci dà la vittoria per mezzo del
Signore nostro Gesù Cristo» (I Corinzi
i3, 57). Sì, la nostra fatica, se non è
«nel Signore», non può trasformare il
Concio nel Regno di Dio, .né le nostre
chiese in perfette comunità di gioia e
d amore. Ma nel Signore Gesù-dono di
LLio la nostra fatica e la nostra vita
non sono sprecate, bensì diventano do
no per noi e per il nostro prossimo.
Francesca Cozzi
SKT riMANALK DKI.LK C HIKSK KVANC.KUCHIi HAT I IS I K, MI. l'ODlS FK, VALDESI
Con le politiche del 1948 si inaugurava il periodo dell'onnipotenza democristiana
Te lo ricordi quel 18 aprile...
Il «regime» neoclericale venne contrastato non solo dalle sinistre^ ma anche dai laici e dai
protestanti in nome della libertà di religione e di parola, della libertà dal bisogno e dalla paura
GIORGIO BOUCHARD
"TV I colpo, la Camera dei deKKLf potati si è trasformata in
una Camera inglese»: così «La
Stampa» commentava i risultati
elettorali all’indomani del 18 aprile 1948. E infatti, con il 48,5% dei
voti, la Democrazia cristiana conquistava oltre la metà dei seggi.
Come si era potuto produrre questo risultato inaudito? Le spiegazioni sono molte. La più importante è forse questa: dal 1922 al
1945 la Chiesa cattolica aveva potuto rafforzarsi enormemente in
Italia, all’ombra di un sostanziale
patto di alleanza con il regime fascista: e ciò mentre liberali,, repubblicani, socialisti e comunisti venivano gettati nelle carceri, costretti
all’esilio o molto più semplicemente assassinati.
E infatti, le poderose organizzazioni cattoliche si presentarono
compatte all’appuntamento elettorale, sotto la veste di «Comitati
civici», mobilitando milioni di attivisti, e migliaia di parroci. Dietro la
Democrazia cristiana stava però
anche l’America, e non un’America banale: l’America che aveva appena offerto all’Europa il più grande piano di rilancio economico
che si fosse mai visto dopo il New
Deal rooseveltiano: il Piano Marshall. La stessa America, certo,
aveva finanziato la spaccatura del
sindacato e la nascita della Cisl, e
cominciava a riempire l’Italia di
spie e di collaboratori: l’Italia costituiva infatti una cerniera vitale
nello schieramento antisovietico.
La sinistra si presentò male a
questo appuntamento storico: a
quell’epoca Pietro Nenni era filosovietico, e impose il «Fronte popolare»: tutte le sinistre in un’unica lista, come se l’Italia fosse la
Spagna della guerra civile. Il «colpo di Praga», con cui nel febbraio
’48 un duro regime stalinista veniva imposto alla Cecoslovacchia (e
il protestante lan Masaryk veniva
«suicidato» giù da una finestra)
suonò la campana a morto per le
illusioni di Nenni e di tanti altri:
Otto per mille
Comizio di Aicide De Gasperi in piazza Duomo a Miiano ii 13 apriie 1948
l’illusione che l’eredità della Resistenza fosse sufficiente a garantire
la democraticità del governo che le
sinistre avrebbero instaurato in
caso di vittoria.
La vittoria democristiana diede
il via a un lungo decennio clericale, non sempre caratterizzato dal
buon governo sul piano amministrativo. Certo, Alcide De Gasperi
era un sincero democratico, ma al
suo fianco già cominciava a emergere la figura che più ha pesato
sulle sorti morali e politiche della
prima Repubblica: Giulio Andreotti. Nell’Italia di quegli anni, la produttività veniva sviluppata, la classe operaia veniva compressa e la
creazione della Corte Costituzionale come quella delle Regioni veniva sapientemente ritardata. An
cora nel ’57-58 il vescovo Fiordelli
poteva condurre una violenta
campagna contro una coppia di
Prato, rea di essersi sposata solo in
municipio (e intanto le banche tagliavano i fidi al «concubino»).
Erano quelli che Mario Rossi ha
chiamato «gli anni dell’onnipotenza». Si voleva «riportare l’Italia a
Cristo»: si creò soltanto un regime,
pervasivo quanto superficiale.
La sinistra, intanto, si leccava le
ferite: amministrava (bene) le province deH’Emilia, della Toscana e
dell’Umbria, realizzando una singolare coincidenza di ideologia stalinista e di prassi socialdemocratica.
E quando nel 1956 il Cardinal Lercaro tentò di espugnare Bologna contrapponendo il prestigioso Dossetti
al comunista Dozza, andò incontro
a una memorabile sconfitta. Chi si
opponeva più apertamente al regime neoclericale erano però gli intellettuali laici, raccolti intorno alla
rivista «Il Mondo» (da cui nascerà
negli Anni 50 «L’Espresso», e negli
Anni 70 «La Repubblica»): ma i «laici» avanzavano anche interessanti
proposte politiche e sociali, ispirate
a una forma di liberal-socialismo di
modello inglese: temuti e derisi,
questi «laici» finiranno per incidere
sulla storia più di tanti altri.
Accanto ai «laici», i protestanti: il
18 aprile molti di loro avevano votato per Mario A. Rollier, ex partigiano di Giustizia e libertà, candidato socialdemocratico, favorevole
al Piano Marshall. Una grossa minoranza votò invece per il «Fronte
popolare», dove era candidato un
uomo del valore di Bruno Revel.
Tutti si trovarono poi d’accordo
nel ’53, quando la Democrazia cristiana tentò di stabilizzare il suo
regime mediante la cosiddetta
«legge truffa», nel votare a favore
delle liste che si opponevano a
questo tentativo. Dei 190.000 voti
che fecero fallire il disegno democristiano, almeno 20.000 erano voti
di protestanti.
E naturalmente, tutti gli evangelici si trovarono d’accordo nel lottare a favore della libertà religiosa,
che il regime democristiano voleva
limitare sulla base delle lepi fasciste. Intanto le chiese battiste raddoppiavano i loro membri, i pentecostali impiantavano una comunità in ogni villaggio del Sud, nascevano Agape, Ecumene (dopo
dure lotte). Santa Severa. Dopo
aver fatto fronte dignitosamente al
regime fascista (e ai plotoni d’esecuzione) il mondo evangelico italiano cominciava a manifestarsi
per quello che è oggi (e spero rimanga): una componente autonoma della società italiana, fondata
sulla confessione della fede, ma
anche irrevocabilmente legata ai
temi della libertà. Una libertà intesa nel senso della celebre formula
rooseveltiana: libertà di religione,
libertà di parola, libertà dal bisogno, libertà dalla paura.
Dimenticati i metodisti
sui modelli 101 e 730
Le caselle per la scelta
dell’otto per mille dei
modelli 101 e 730 per la
dichiarazione dei redditi delle persone fisiche
portano quest’anno un
errore: là dove si indica
la Chiesa evangelica valdese è sparita la specificazione «Unione delle
Chiese valdesi e metodiste». Per questo motivo il
moderatore della Tavola
valdese, Gianni Rostan,
ha scritto al ministro
delle Finanze, Vincenzo
Visco, affermando che
«questo errore di omissione è, per questa Tavola valdese, fatto assai
grave perché non tiene
in considerazione un fat
to sostanziale e cioè 1’
integrazione delle due
confessioni, valdese e
metodista, avvenuta nel
1975 in un’unica chiesa:
la Chiesa evangelica valdese, Unione delle Chiese valdesi e metodiste.
Le sarei perciò molto
grato-prosegue il moderatore - se volesse porre
urgente rimedio a questo
errore». Sui modelli 101
e 730, tra l’altro, non
vengono mai indicati gli
scopi per cui vengono
utilizzate le somme derivanti dall’otto per mille
da cui risulterebbe che
solo la Chiesa cattolica
ha quelli religiosi. Mancanza di spazio 0 altro?
Eletta a Manipur
Prima donna avventista
al Parlamento indiano
Nelle recenti elezioni
politiche svoltesi in India, vinte dal partito nazionalista di destra che,
per la prima volta, ha
sconfitto il partito del
Congresso guidato da
Sonia Gandhi, è stata
eletta una donna avventista, Kim Gangte. Si tratta della prima donna
eletta alla Camera bassa
nello stato indiano di
Manipur. Laureata nell’
università avventista in
India, lo Spicer Memorial College, Gangte ha
ottenuto un Master presso l’Università di Fune.
È sempre stata molto attiva nella difesa dei diritti umani a Manipur ed è
stata segretaria generale
della società per i diritti
umani a Manipur. Gangte ha anche svolto l’attività di insegnante presso
la scuola professionale
avventista di Jowai, nello
stato di Meghalaya. Fino
alla data delle elezioni,
era docente neH’università di Manipur. Gangte
frequenta la chiesa avventista di Nuova Delhi
ed è molto interessata
alle questioni relative alla libertà religiosa e dei
diritti umani. Non solo
è la prima donna eletta
nel suo stato, ma è anche la prima avventista
ad entrare nel Parlamento indiano. (bia)
UOMINI E DONNE DEL MONASTERO DI
ROSE. Nostra visita alla comunità monastica fondata da Enzo Bianchi nei
pressi di Biella, trent'anni fa, e composta oggi da una sessantina di uomini e
donne. Sveglia alle 5, silenzio assoluto
alle 20. Tutti lavorano, ma il suono
della campana richiama tutti al ritmo
antico della vita monastica. (pag. 3)
L'EUTANASIA E IL SUICIDIO ASSISTITO. È il nuovo documento di studio
del «Gruppo di lavoro sui problemi
etici posti dalla scienza» costituito dalla Tavola valdese. Si tratta di una questione che tocca un numero crescente
di persone nella fase avanzata della
vita e, pur coinvolgendo la società civile e religiosa, le famìglie innanzitutto,
viene unilateralmente «consegnata»
nelle mani dei medici: solo in tempi
recenti ha ricevuto un'attenzione popolare. (inserto Testi & Documenti)
GIOVANI «CONTRO». Il suicidio nel carcere di Torino dell'anarchico Edo Massari e le manifestazioni successive degli
squatter sono un'ulteriore occasione
per riflettere, come credenti e come
cittadini, sul disagio giovanile, (pag. 6)
2
PAG. 2 RIFORMA
All’Ascolto Della Parola
VENERDÌ 17 APRiij: jj^ERDÌ
«Mentre
camminavano per
la via, qualcuno
gli disse: “Io ti
seguirò dovunque
andrai”. E Gesù gli
rispose: “Le volpi
hanno delle tane e
gli uccelli del cielo
dei nidi, ma il
Figlio dell’uomo
non ha dove
posare il capo”.
A un altro disse:
“Seguimi”.
Ed egli rispose:
“Permettimi di
andare prima
a seppellire mio
padre”. Ma Gesù
gli disse: “Lascia
che i morti
seppelliscano i
loro morti; ma tu
va’ ad annunziare
il regno di Dio”.
Un altro ancora
gli disse: “Ti
seguirò Signore,
ma lasciami
prima salutare
quelli di casa
mia”. Ma Gesù gli
disse: «Nessuno
che abbia messo
mano all’aratro
e poi volga lo
sguardo indietro,
è adatto per il
regno di Dio”»
«Se uno viene a
me e non odia suo
padre, sua madre,
e la moglie, i
fratelli, le sorelle
e perfino la sua
propria vita, non
può essere mio
discepolo. Chi di
voi infatti volendo
costruire una
torre, non si siede
prima a calcolare
la spesa, per
vedere se ha
abbastanza per
poterla finire?
Perché non
succeda che,
quando ne abbia
posto le
fondamenta e non
la possa finire,
tutti quelli
che la vedranno
comincino
a beffarsi di lui,
dicendo:
“Quest’uomo
ha cominciato
a costruire
e non ha potuto
terminare”»
(Luca 9, 57-62
14, 25-30)
LA VIA STRETTA DEL DISCEPOLATO
Il discepolato proposto da Gesù significa essere disposti ad andare in fondo
con lui nell'osservanza del primo comandamento: «Non avrai altro dio»
ANNA MAFFEI
Luca d racconta che fin dal
giorno dell’apparizione dei
due angeli all’ingresso del sepolcro di Gesù, ormai vuoto, cominciò la riflessione dei discepoli a partire dai loro ricordi.
«Ricordate come egli vi parlò
quando era ancora in Galilea»,
dicono infatti gli angeli alle
donne sconvolte dall’assenza
del corpo di Gesù. Tutto, alla luce dell’annuncio di resurrezione, assume un altro aspetto,
completamente nuovo. Noi siamo come quei discepoli, noi
leggiamo normalmente gli
eventi riferiti a Gesù con gli occhi di chi sa già cosa è venuto
dopo. E noi ci siamo sempre resi conto che questa prospettiva
post pasquale ci dava una chance in più di comprensione rispetto ai discepoli storici di Gesù, sempre un po’ disorientati,
sempre incapaci di capire fino
in fondo cosa stava avvenendo.
Noi non solo ci avvaliamo della
Pasqua per capire la croce e tutto il resto, ma ci serviamo anche
della riflessione successiva,
quella che già gli evangelisti e
gli altri autori degli scritti neotestamentari ci danno attraverso
la loro particolare «memoria»
dei fatti. Leggiamo poi il tutto
con 2.000 anni circa di teologia
cristiana alle spalle.
Se tutto questo ci aiuta a capire ciò che avvenne fra il rabbi
Gesù e i suoi discepoli, tutti questi filtri potrebbero anche impedirci di ritrovare in quei testi la
freschezza di quella relazione
unica eppure per noi cosi cruciale. Alla luce di quanto detto
vorrei condurre una riflessione
su alcuni testi molto particolari,
quelli che mi piace definire come i «contro-sermoni» di Gesù.
Mentre stava avviandosi a Gerusalemme Gesù infatti, ci dice
Luca, comincia quasi a scoraggiare il discepolato. Dice ad un
discepolo entusiasta di pensarci
bene perché ciò che lo aspetta è
solo precarietà («il Figlio dell’uomo non ha dove posare il
capo»), ad un altro che, se si
hanno altre priorità, è meglio lasciar perdere («lascia i morti
seppellire i loro morti»), che se
si ha la tendenza al rimpianto, meglio non cominciare proprio («nessuno che abbia messo
mano all’aratro e poi volga lo
sguardo indietro è adatto per il
Regno di Dio»). Ci sono poi anche altri passi simili: «Chi di voi
volendo costruire una torre, non
si siede prima a calcolare la spesa per vedere se ha abbastanza
per poterla finire? Perché non
succeda che quando ne abbia
posto le fondamenta e non la
possa finire, tutti quelli che la
vedranno comincino a beffarsi
di lui». Altri casi in cui, sempre
in Luca (12, 51) Gesù dice che
non è venuto per portare pace
ma a dividere le famiglie. La domanda che viene spontanea è:
perché? Perché Gesù tende a
scoraggiare il discepolato e non,
al contrario, come invece facciamo noi, ad incoraggiarlo?
che ambigua provenienza. Vi
erano pescatori e rivoluzionari,
c’erano ex indemoniate (Maria
Maddalena) e donne di buona
famiglia (però scandalosamente
allontanatesi da casa come Giovanna, moglie deH’amministratore di Erode), c’era perfino un
-ex esattore delle tasse, quindi un
collaborazionista di Roma. Non
si può dire che si trattasse di un
bel futuro gruppo dirigente! No,
Gesù non intendeva operare
una cernita fra le persone, e il
suo gruppo non appare mai del
tutto chiuso. Gli elenchi dei simbolici «dodici apostoli», che presentano vistose differenze fra loro nei diversi Evangeli, testimoniano di una certa elasticità perfino nell’appartenenza alla cerchia più ristretta ci coloro che
vivevano con Gesù. Ma se così è,
allora perché Gesù sembra scoraggiare gli aspiranti discepoli?
Che cosa voleva Gesù?
Pensiero
«È infinitamente più facile soffrire in obbedienza a
un comando umano che nella libertà di una propria azione.
È infinitamente più facile soffrire in comunità che
in solitudine.
È infinitamente più facile soffrire pubblicamente e
corif onore che isolati e nella vergogna.
È infinitamente più facile soffrire impegnando
resistenza corporea che impegnando lo spirito.
Cristo sofferse liberamente, in solitudine, appartato e con vergogna, sofferse nel corpo e nello spirito,
e da allora molti cristiani con lui».
Dietrich Bonhoeffer
(da «Resistenza e resa» Lettere e appunti dal carcere.
Bompiani, Milano, 1969, p. 71)
La prima risposta che è stata
fornita dalla storia della chiesa è che Gesù in fondo era un
aristocratico: i suoi dovevano essere pochi ma buoni, pochi ma
disposti a grandi sacrifici, pochi
illuminati prescelti per seguirlo e
per essere mandati in missione.
Gli altri erano il popolo, la gran
massa che doveva ascoltare, essere guidata, seguire, obbedire.
È sorta da qui, anche da qui, la
divisione, che grandi conseguenze ha avuto nei secoli, fra
clero e laici. Un’aristocrazia che
è poi diventata oligarchia.
Era davvero questo che Gesù
voleva? Dai dati che abbiamo
(non molti) non sembra che il
gruppo intorno a Gesù fosse un
gruppo «scelto», socialmente
elitario, intendo. Era al contrario
un gruppo composto da persone di diversa, e in alcuni casi an
No al discepolato leggero
UNA risposta molto contingente che si può desumere
da qualche scarno accenno è che
Gesù aveva nel suo ministero
fatto l’esperienza di persone che
l’avevano seguito per un po’ e
poi si erano stancati. Perché?
Perché non è facile vivere la precarietà, perché dopo un iniziale
entusiasmo vengono fuori altre
priorità, perché è umano guardare dopo un po’ a ciò che si è
perso (pensate alle mitiche pignatte di carne di egiziana memoria!). Perché ci si ritrova pentiti rispetto alle divisioni, anche
all’interno delle famiglie, che
l’adesione al movimento di Gesù
aveva provocato. Insomma Gesù
aveva probabilmente già avuto
esperienza che tanti avevano
agito con leggerezza, e semplicemente non avevano retto. E allora Gesù avverte: non vi fate illusioni, il discepolato non è una
passeggiata. Quando poi si comincia a profilare, nel cammino
verso Gerusalemme, l’ombra sinistra del martirio, gli avvertimenti verso i suoi stessi discepoli diventano più frequenti. Parla
di sofferenza e morte per sé, parla di prendere la propria croce e
seguirlo se si voleva continuare a
stare con lui.
Chiediamoci però a questo
punto se il fatto che Gesù scoraggiasse un discepolato leggero
fosse solo legato alla storica
contingenza del suo itinerario
terreno, oppure no. Come legge
re tale atteggiamento con una
prospettiva post pasquale? Gesù, il suo insegnamento di parola e di vita, credo sia stata la migliore esegesi del primo comandamento, «Non avrai altro dio».
E se Gesù incarnava la pretesa
assoluta di Dio sulla sua vita, e
la croce, ma anche la risurrezione, ne sono state la manifestazione, il discepolato proposto da
Gesù significa essere disposti ad
andare in fondo con lui nell’osservanza di tale comandamento.
Significa amare Dio veramente,
anche se questo implica una vita
scomoda e anche delle perdite,
umanamente parlando.
Almeno in una circostanza abbiamo la percezione precisa che
le parole rivolte ai discepoli in
una concreta circostanza del
ministero pubblico di Gesù,
l’evangelista le riporta come se
Gesù le rivolgesse anche ai discepoli delle future generazioni.
Dopo il discorso su Gesù, pane
di vita, l’evangelista Giovanni
dice che «molti dei suoi discepoli si tirarono indietro e non andavano più con lui» (6, 66). A
questo punto Gesù formula una
domanda, che, secondo me, rivolge anche oggi a ciascun credente quando si trova in difficoltà con la propria fede, o
quando gli eventi della vita lo disorientano: «Non volete andarvene anche voi?».
La risposta di Pietro
La risposta di Pietro è bella
perché è onesta: «Signore, da
chi andremmo noi? Tu hai parole di vita eterna». È onesta perché vola basso, almeno nella prima parte. Pare dire: il discepolato è difficile e siamo rimasti in
pochi. Anche noi forse ce ne andremmo. Il problema è che non
sapremmo dove altro andare.
«Tu hai parole di vita eterna»:
mettere Dio al primo posto è
quasi impossibile (e noi infatti
spesso non lo facciamo), è difficile non vivere di rimpianti e saper conservare la speranza. Ma il
fatto è che nonostante tutto (e
tutto comprende anche le nostre
incomprensioni e infedeltà) noi
intuiamo che solo tu hai parole
che ci danno la vita, che ci sanno
guarire, tu solo riesci a comunicarci un perdono senza fine, a
seminare in noi profondamente
la vita. Dunque restiamo.
(Prima di una serie
di tre meditazioni)
Note
omiletichi
del discepolato, dell
gnificato e delle sue!
seguenze alla lucelDiJ?/ 5(
morte e della risurre^oé
di Gesù. Un comn,^ Il
molto conosciuto e m,
pertinente del primot,
biblico, in particola,
quello che si trova ne|f
GIUSEI
lume «Sequela» (Que,| ^ y di
presi
eh Bonhoeffer nel seco," Hi c
capitolo della prima p!^?^«ione
denominato appunto ror^epsi
chiamata a seguire Get^errr'r ann ,
Il cóntesto di tutto il ||le lasciare t
come si sa, è quello di»nucle° ^
testare un'idea di grjcittà- Sono
che è in realtà solo ¡¡dire: Avente
renza teorica a una doisure e la tie
na, perdono dei pettge sembra i
superficialmente «int,portarsele \
come verità generale,,¡neno la lut
me concetto cristiano fede parad
Dio». La grazia cosi coi amici che s
pita è, secondo un'espipteparare,
sione celebre di BonhuLrtà il crii
fer, «grazia a buon p„ „ì;. Son
zo», «è rinnegamentol' Baiducc
.la vivente dittai60 quam
rinnegamento dell'inij“ ^
nazione
la parola vivente diOì“
"deÌaSiìmunitàmo
... . ^ rii Pi
>pre2^
Dio» (p. 21). Acaropre¡^
invece, secondo Bonfi»^ *
fer, è l'Evangelo e la gì®'?®
zia: «È a caro prezzo pjChi ® rncoi
ché ci chiama a seguire, di cattolici
grazia perché chiama aitorinesi pe:
guire Gesù Cristo» (p.2|e commeni
Il testo di Luca 9,56tConcilio Vi
è per Bonhoeffer un pj rienza verri
to di partenza molto aà ta fuori To
to a tutta la sua trattali l’altipiano
ne che ha nelle duepn palvreaef
posizioni «solo chi crei
obbedisce, e solo chioi
bedisce crede» la sua»
gliore sintesi (p. 43).
primo caso contempli
to nei testo: «Ti segÉ
dovunque tu vada»
hoeffer richiama la fi
mentale verità che ibino può scegliere la vteii
discepolo volontaria»
te, nessuno può chiama secontadir
da se stesso: «L'abisso ft molto gusti
l'offerta spontanea di» Damele,un
Un modi
Trent’ar
trova? L’aul
ce tra le cu
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(trecento
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ra, lumino:
fronte ad ui
in filosofia I
frequenta li
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spirituali a
conti su qc
hanno via \
resto ne av
to parlare,
guirlo e la reale via al»
seguito resta aperta,Mi
quando Gesù stessoffr
ma, egli supera aniiie
questo abisso» (p. 39).
Il secondo caso haatl*
fare con l'alternativa fu
legge e sequela. Ine
caso, l'obbligo di I
seppellimento del prop« .
padre. Nulla si deve por« “ue
fra Gesù e il chiamato,f» derno n
se anche la cosa piùgra» muno c
de e sacra come la legji ®ttO un ba
«Questa chiamata, que* go un avi
grazia è irresistibile»!‘Stando qi
40). Il terzo caso rappo sono non
senta il discepolo che poMesideri: r
a Gesù delle condiziofpra. Siam
«Questo terzo vuole se9«glovaf,g^ ^
re, ma nell'attimo stessdacQgjjggj ^
cui lo dice, non vuole Pheggici se
farlo. Nella sua stessaVjijig
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ferta annulla già ['"¡lÌdipercepii
gno di seguire; '"™,di essere c
volontà di seguim non
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l'obbedienza» (p. 40). 8 te
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l'obbedienza» (p- t . f;- Nel commentare "el v
brano, ma anche l'al Atóndate
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vangelo ui i-uto. ■ - di
ma, Paideia editrice, j
scia, 1983.
.lOf I 1
- Eduard Schweizer,
Good News accordi
Luke, John Knox
Atlanta, 1984.
- I. Howard l'44'’A
The Gospel of L^j
commentary on tn
ek text. The PaternoS'líg
3
prue 17 aprile 1998
PAG. 3 RIFORMA
Una visita alla comunità monastica fondata da Enzo Bianchi 30 anni fa
Uomini e donne del monastero di Bose
Oggi sono una sessantina. Sveglia alle 5, silenzio assoluto alle 20. Tutti lavorano
% il suono della campana richiama tutti al ritmo antico della vita monastica
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Trent’anni dopo cosa si
trova? L’auto si inerpica veloce tra le curve che salgono al
piccolo paese di Magnano
(trecento abitanti). E una
fredda mattinata di primavera, luminosissima. Arrivo di
jlontariani» fronteadun complesso di capuò chiam secontadine, restaurate con
: «L'abisso fc molto gusto. Mi accompagna
mtanea di » Damele, un giovane studente
infilosofia che da alcuni mesi
frequenta la nostra comunità
valdese di Torino e che ha
avuto importanti esperienze
spirituali a Bose. 1 suoi racconti su questa comunità mi
hanno via ■via incuriosito. Del
resto ne avevo da anni sentito parlare. Così passeremo
si deve por» ®'toa due giorni in questo
chiamato,ta ®odemo monastero,
cosa piùgra* In uno dei cortili interni,
ome la legs' **0 un balcone in legno legamata, que* gd un avviso in bacheca:
esistlbile»! "Stando qui, molte cose poscaso rapp't sono non rispondere ai tuoi
polo che poMesideri; non fermartici soe condiziofipra. Siamo una comunità
:o vuole seg giovane, povera, semplice:
ttimo stesi ^accettaci come siamo e cornon ji'sggici se non siamo fedeli
la'^aià l'impiÌ ^“Selo, cercando però
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anche l'alfCacondato da boschi. In fonè opportui C una chiesetta romanica
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’ il mori rh^ PLoti di Milano,
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e Paternel'
, 1978.
delle chiese cristiane di Milano. Il primo ufficio nella cappella è a mezzogiorno e trenta; conto circa sessanta monaci tra uomini e donne, col
saio bianco che sfilano silenziosi inchinandosi di fronte a
un icona del Cristo; candele,
atmosfera raccolta. La liturgia, accompagnata da un leggero suono d’organo, prevede il canto di un salmo a due
voci (maschile e femminile),
la lettura di brevi testi biblici,
silenzi, preghiere e un brano
di un padre della chiesa. Fuori dalla cappella i monaci e le
monache non portano il saio,
hanno abiti semplici e moderni; il pranzo, in piccoli refettori distinti, si svolge in silenzio rotto solo da un brano
di musica classica.
Nel pomeriggio, nel grande
orto, incontro una giovane
donna francese che lavora la
terra (anche se non ha certamente mani da contadina) e
scopro, chiacchierando, che
è protestante. È venuta a trovarla, in questi giorni, un’amica dal monastero protestante francese di Pomeyrol,
Marie; quest'ultima lavorò
anche al Servizio cristiano di
Riesi negli Anni 70. Cado un
po’ dalle nuvole: sapevo del
pastore riformato svizzero
Daniel Attinger, che lavorò
anche presso la Chiesa valdese di Torino e Biella negli Anni 70 e che era membro effettivo della comunità di Bose e
un obbligo; l’ospite, nel segreto della sua stanzetta e nei
boschi vicini può fare ciò che
vuole, ma isolarsi in un monastero non è facile. A cena
finalmente si parla: due sorelle rompono il ghiaccio, ci
presentiamo, tutto si svolge
in modo rilassato, sereno, essenziale. Dopo cena visito
l’esposizione dei prodotti del
lavoro dei monaci e delle
monache; tanti libri; il monastero ha un’editrice che produce moltissimo. Enzo Bianchi, il priore, è particolarmente prolifico, il suo bestseller è: «Pregare la Parola)),
introduzione alla lectio divina, un libro che è già stato
tradotto in ben undici lingue.
Dovrei incontrare il priore
ma mi avvisano che all’ultimo momento è arrivato un
prete in crisi e l’appuntamento salta. Mi rendo conto
che è molto impegnato, Bose
non è una sinecura.
Il grande silenzio
Dopo cena, alle 20, inizia il
grande silenzio che si romperà solo con la preghiera
mattutina delle 6 in cappella.
In uno dei refettori incontro
di nuovo Sylvie, membro da
undici anni della comunità e
l’amica Marie di Pomeyrol.
Siamo tra protestanti in un
monastero cattolico (fa un
certo effetto!): Sylvie spiega
che ha cercato le fonti della
Riforma protestante e quindi
Su questo prato verrà costruita la nuova chiesa
che attualmente vive a Gerusalemme in una piccola fraternità consociata. Sono, lo
avverto intimamente, prevenuto contro l’inginocchiarsi
davanti all’icona, il saio bianco, l’idea stessa di monastero. Il pomeriggio trascorre tra
vari incontri; c’è relativamente movimento, tutto però si
svolge in modo pacato e direi
ordinato. Una ragazza di Varese è qui per «esercizi spirituali», un’altra sulla sedia a
rotelle ormai da lungo tempo
vuole un incontro con un
monaco.
Platone a Bose
Studio biblico per ospiti
Alle cinque del pomeriggio
inizia lo studio biblico per gli
ospiti, lo conduce la sorella
Raffaella. Affrontiamo un
brano del sermone sul monte
in Matteo: l’analisi, pacata e
approfondita, con citazioni
ebraiche e greche, denota
senza spocchia una preparazione specifica di ottimo livello. Raffaella non è teologa,
fa la pittrice, dipinge icone.
Dopo un’ora di studio biblico
c’è qualche domanda frammista a varie brevi riflessioni
da parte della decina di ospiti; quindi Raffaella scivola
via, semplice, dimena, lasciando dietro di sé 1 impressione di una riflessione teologica ed esegetica fresca e arricchente.
Appena il tempo di sgranchirsi le gambe e occorre andare di nuovo in cappella per
il vespro. Ovviamente non è
quelle del cristianesimo primitivo ed è approdata a questa forma di -vita comune, intensa sotto il profilo liturgico,
teologico, biblico. Bose rappresenta per Sylvie un modo
concreto, approfondito, di vivere intensamente la vita cristiana, fuori non dal mondo
ma dalla mondanità. Il monastero, dopo inizi piuttosto
turbolenti sotto il profilo del
rapporto con la gerarchia,
oggi dipende moralmente
dalla Chiesa cattolica da
quando il cardinale Michele
Pellegrino, negli Anni 70, ha
riconosciuto in qualche modo la legittimità di questa
esperienza monastica.
Nella comunità vivono anche degli ortodossi ed effettivamente se ne avverte l’influenza. L’eucarestia è celebrata con il pane (cotto dagli
stessi monaci) e il vino. È un
prete che distribuisce il pane
e due fratelli distribuiscono il
vino: alle donne non è ancora
concesso, e questo per non
scandalizzare e procedere a
piccoli passi. «Non vogliamo
- dice Sylvie - correre troppo
veloci, come forse ha fatto
Taizé (monastero nel centro
della Francia che accoglie annualmente migliaia di giovani da ogni parte del mondo,
ndr) che ha finito col perdere
il rapporto con le chiese
riformate pur essendo nato
come esperienza protestante». Il dogma della transustanziazione degli elementi?
Glissiamo, sembra del resto
un relitto di un passato ecclesiastico più che biblico. Marie, che viene dalla comunità
monastica femminile protestante di Pomeyrol, nel Sud
della Francia, ritiene che la
vita monastica sia come il
matrimonio: è un’alleanza
stipulata davanti a Dio che
non va mai spezzata; per
questo il fidanzamento deve
essere sufficientemente lungo e approfondito prima di
convolare a nozze.
Una lunga preparazione
Per diventare monaco a
Bose ci vogliono almeno otto
anni tra postulato, noviziato,
probandato e infine professione monastica definitiva.
Alla prima professione monastica di Bose in cui vennero consacrati sette monaci
parteciparono nel 1973 il gesuita Eugenio Costa, il pastore valdese Carlo Gay e don
Cesare Massa. Oggi la parte
cattolica del monastero, diciamo il novanta per cento, si
pone nel quadro della diocesi
e il vescovo Giustetti, ricorda
un opuscolo illustrativo del
Centro, «vigila sul cammino
della comunità ed è il garante
della comunione».
In cappella sfoglio un grosso libro rilegato, «La preghiera dei giorni»; è il «Common
Prayer Book» della comunità
monastica che cantando i
salmi e altri testi della fede
suscita un’atmosfera di grande mistica. Svegliarsi all’alba
fa un certo effetto; è ancora
buio ma c’è già movimento.
La camera è spartana ma
confortevole, con l’essenziale, interpretazione moderna
della cella monastica; tutti i
mobili in legno massiccio sono realizzati dalla falegnameria del Centro; c’è anche un
laboratorio di ceramica, 12
monaci lavorano a pieno
tempo nell’editoria. Qui insomma lavorano tutti, tra
preghiere personali e collettive, liturgie e responsabilità
lavorative non c’è tempo da
perdere. Gli unici che, per così dire, oziano o meglio vagano tra i cortili, i prati, gli orti
e i boschi di Bose sono gli
ospiti ma il suono della campana li richiama al ritmo antico della vita monastica.
Da Bose a San Salvarlo
Rimettendo a posto la borsa per rientrare a Torino riguardo il mio piccolo librettino di spiritualità «Un giorno,
una parola»; mi sembra proprio una cosina da niente rispetto al librone delle preghiere dei monaci e dei loro
canti. Avverto il deficit di una
spiritualità troppo frettolosa,
sbrigativa che non sa contemplare, fermarsi e andare a
fondo. Mentre attraversiamo
il paesino deserto di Magnano mi sembra di scendere dal
monte Tabor, e penso anche
al destino di quei paesi che
hanno ospitato accanto grandi esperienze comunitarie
come Frali, nelle valli valdesi,
con il suo Centro ecumenico
di Agape o Riesi, in Sicilia,
con quel grande kibbntz protestante che è opi il Servizio
cristiano. Esperienze accanto, non dentro; il lievito non
ha fatto fermentare la pasta.
Dall’autostrada di Ivrea si
comincia a intravedere lontana, sotto una cappa grigia,
Torino. Ci tuffiamo di nuovo
lì dentro, nella babele di San
Salvario, con gli spacciatori e
le risse diurne e notturne. Arrivo a casa, mia figlia ha la
febbre a quaranta, il ragazzo
si è dimenticato di fare la
spesa, mia moglie è via per
qualche ora in una riunione
di donne, mi hanno cercato
La vecchia chiesa romanica di Bose
per organizzare un dibattito
sull’ennesimo tema di attualità, non menziono le altre telefonate che ingolfano la segreteria.
Bose è ormai lontana. Il
ritmo appena percepito di
quella vita diversa, ritmata da
una disciplina tesa a vincere
la realtà del peccato mi sembra quasi irreale. Ma imbrigliare il forte contrasto tra fede e peccato non rischia di ridimensionare il sacrifico di
Cristo, anzi sostituirlo con
pratiche religiose? Non c’è il
rischio di illudersi che sia
possibile, attraverso una disciplina di forte concentrazione mistica, di risalire la
china del peccato e vincerlo?
E il libero assoggettamento
monastico non rischia di presentarsi con le sue dure regole, frutto anche di un’esperienza di millecinquecento
anni, sullo stesso piano, de
facto, dell’Evangelo? Ma l’Evangelo non è anche libertà
da regole fisse visto che lo
Spirito soffia dove vuole e
cambia gli animi e le situazioni? Sono primi, forse superficiali interrogativi che mi
vengono in mente. I monaci
esprimono comunque una
grande cultura di pace e di
fraterna, calorosa accoglienza. L’aspetto, maschile e femminile, che caratterizza la vita dei monaci è decisamente
positivo; non solo, ma l’attenzione per la Parola biblica
è centrale. Capisco anche il
bisogno di togliersi sia dal
mondo (da questo mondo)
sia dalla mondanità.
Perché la separatezza?
Tuttavia laicamente io rivendico una vita normale di
fede nelle contraddizioni del
quotidiano. La separatezza
non mi convince. Il fascino
del cristianesimo sta anche
in questa grande ricchezza di
esperienze diverse. E l’intelli
genza nostra oggi, dopo duemila anni di scomuniche,
chiusure, anatemi, deve esercitarsi non più nella contrapposizione ma nella reciproca conoscenza. Bose è
anch’essa una miniera da cui
attingere: si tratta in sostanza della proposta di un etica
eccezionale, ai limiti del possibile; una scelta dura come
spesso è duro l’Evangelo in
alcune affermazioni di forte
radicalismo. Per tutti valga il
testo di Marco 10, 29: «Gesù
rispose: In verità vi dico che
non vi è nessuno che abbia
lasciato casa, o fratelli, o sorelle, o madre, o padre, o figli, o campi, per amor mio e
per amor dell’Evangelo, il
quale ora, in questo tempo,
non ne riceva cento volte
tanto: case, fratelli, sorelle,
madri, figli, campi, insieme a
persecuzioni e, nel secolo a
venire, la vita eterna».
Nessuno a Bose ti chiede di
rimanere, anzi sono già troppi loro tant’è che progettano
di costruire un altro edificio
perché la cappella è ormai
troppo piccola per accogliere
tutti. Nel grande prato, antistante il monastero, un nastro teso tra paletti delimita
l’area in cui sorgerà la nuova
chiesa del monastero ecumenico di Bose. Nell’ultimo ufficio a cui ho partecipato alla
fine, un monaco dopo avere
pregato per la crisi balcanica
menziona nella sua intercessione anche la Chiesa valdese... e io prego per loro. E credo che continuerò a farlo,
anche perché si tratta pur
sempre dello stesso Dio di
Abramo, di Isacco, di Giacobbe e di Gesù Cristo. Sul
foglietto lasciato sul tavolo
nelle camere destinate agli
ospiti leggo: «Tu non sei venuto qui per evadere, ma per
riconfermarti nella fede e
nell’impegno a favore dei fratelli con cui vivi».
L’orto della comunità
4
PAG. 4 RIFORMA
VENERDÌ 17 APRIIJ 1^
Roma: incontro tra una delegazione della Cei e esponenti dell'ebraismo
«Voì^ ebrei^ fratelli maggiori nella fede»
All'incontro, svoltosi a Roma il 16 marzo scorso in occasione dei 60 anni dalle
leggi razziali antiebraiche del '38, erano presenti il rabbino Elio Toaff e Tullia Zevi
Pubblichiamo il messaggio
pronunciato dall’arcivescovo
Giuseppe Chiaretti, presidente
del Segretariato della Conferenza episcopale italiana (Cei)
per l’ecumenismo e il dialogo.
GIUSEPPE CHIARETTI
La nostra presenza, in
questo luogo pieno di
memorie, in rappresentanza
del Segretariato della Cei per
l’ecumenismo e il dialogo,
vuole essere un segno di amicizia e di speranza: l’amicizia
nostra con voi «fratelli maggiori», in quanto primogeniti
nella fede, che avete tante cose da dirci traendole dal tesoro della secolare tradizione
biblica: la speranza che la
pianta malefica dell’antisemitismo sia sradicata per
sempre dalla storia, a cominciare dalle nostre abitudini
culturali e linguistiche.
In questi giorni ricordiamo
i 150 anni delle libertà civili
concesse da Carlo Alberto ai
valdesi e agli ebrei nel suo
Regno, ed è ricordo gioioso
che ci trova partecipi. Ma ricordiamo anche i 60 anni
dalle leggi razziali, antiebraiche in Italia: ed è ricordo dolorosissimo, che ci interroga
e ci inquieta. «L’antisemitismo non ha alcuna giustificazione ed è assolutamente
condannabile», ha ripetuto
per tutti con ìermezza e chiarezza Giovanni Paolo II il 1
novembre 1997, nel suo discorso ai partecipanti al Simposio vaticano sui rapporti
tra cristiani ed ebrei.
Dalla comune fonte biblica
amiamo ricordare a questo
proposito due imperativi di
uso frequente: shemà ascolta!
e zekòr, ricordai; e una parola
inequivocabile: teshuvà, atto
di pentimento.
E vero che, come Lei ha
detto, signor rabbino {Elio
Toaff, rabbino capo di Roma), «vi fu in Italia antisemitismo di Stato e non di popolo»; ma questo fatto non toglie che si tratti d’una pagina
oscura della storia recente
del nostro Paese. La comunità ecclessiale, anche per
lunga acritica coltivazione di
«interpretazioni erronee ed
ingiuste della Scrittura» (Giovanni Paolo II), non seppe
esprimere energie capaci di
denunciare e contrastare con
la necessaria forza e tempestività l’iniquità che vi colpiva. Scattò spontaneamente
però la solidarietà umana e
cristiana della gente, e in particolare di tanti sacerdoti e
religiosi, quando si passò dalla violenza delle parole alla
violenza sull’uomo: la carità
venne a mitigare in qualche
modo la carenza della profezia, anche se non bastò a fermare la «catastrofe».
Rievochiamo con disagio,
ma con profonda e consapevole teshuvà, queste vicende,
per dire che non vogliamo e
non possiamo dimenticarle;
e le ricordiamo per imparare
ad ascoltare di più l’Eterno,
amante della vita, unico Signore di tutti, per far nostri
pensieri e comportamenti
aperti alla piena verità biblica, a partire dalla eminente
dignità dell’uomo, sulla quale abbiamo scelto di riflettere
nell’ultima giornata di solidarietà con l’ebraismo il 17 gennaio scorso. Ripensiamo con
piacere a questa iniziativa avviata dieci anni fa dal nostro
segretariato, per una corretta
presentazione dell’ebraismo
nella predicazione e nella catechesi. Essa è stata accolta
anche a livello europeo: abbiamo voluto proporla, infatti, nell’Assemblea ecumenica
di Graz del giugno scorso a
I
Giovanni Paoio II con il rabbino Elio Toaff e la presidente Tullia Zevi
tutte le chiese d’Europa, ottenendovi piena adesione. In
quella occasione molto mi
colpì la nostra ferma presa di
posizione, tanto da meritare
anche il compiacimento del
prof. René Samuel Sirat, rabbino capo di Francia, che era
presente.
Dòpo indicibili sofferenze,
la verità ha vinto sulla menzogna. Tale vittoria, però, è
sempre fragile, ha bisogno di
continua vigilanza e di permanente conversione. Da
parte sua la Chiesa cattolica,
a partire dal Concilio Vaticano II, grazie all’incontro di
due uomini di fede, Jules
Isaac e Giovanni XXIII, la cui
memoria è in benedizione,
ha virato decisamente su altre rotte, togliendo ogni giustificazione pseudoteologica
all’accusa di deicidio e di
perfidia e alle teorie della so
stituzione, con il conseguente «insegnamento del disprezzo», matrice di ogni antisemitismo. Ha pure riconosciuto con Paolo, che i doni
del Signore sono irrevocabili
e che ancor oggi Israele ha
una missione propria da
compiere: quella di testimoniare Tassoiuta signoria dell’Altissimo, a cui deve aprirsi
il cuore di ogni uomo.
I tempi che volgono ci
chiedono, quale che sia il nostro passato, di riconoscere la
verità anche dolorosa dei fatti e delle responsabilità. E la
Chiesa cattolica anche in Italia mostra molto chiaramente che non intende sottrarsi a
questo dovere, nonostante ritardi o qualche incauta voce
ancora attardata su pregiudizi duri a morire.
Lasciamo agli storici di fare
del loro meglio per ricostrui
re la verità dei fatti ancora
intrisi di emotività. Quanto a
voi, solo l’Eterno sa attraverso quale iniqua e immane
tribolazione siete passati rimanendo eroicamente fedeli
alla vocazione di testimoni
del Suo nome. A noi è chiesto di accelerare la rimozione
dei pregiudizi e ingiustizie e
di favorire stima e rispetto, aprendo la mente e il cuore alla fraternità che ci accomuna
nell’amore dell’unico Signore e Padre.
È un cammino di purificazione delle memorie per il
quale chiediamo fiducia e benevolenza, oltre che il perdono del Signore «lento alTira e
grande nell’amore» (Salmo
108, 3). È un segno di pacificazione che vorremmo condiviso, per darne testimonianza insieme in questo nostro tempo ancora così discorde e lacerato, collaborando alla difesa della libertà e
della giustizia, dei diritti civili
e religiosi di tutti gli uomini,
a cominciare dal nostro Paese e dovunque tra i popoli.
Con questi sentimenti siamo qui a rendere omaggio,
signor rabbino capo e signora presidente, a voi, ai vostri
collaboratori, ai rabbini e ai
membri delle comunità
ebraiche italiane, con la fiducia che la svolta positiva dei
nostri rapporti, nel rinnovato
contesto di libertà civili e religiose, ci porti a darci la mano
della alleanza per cooperare
insieme al bene di tutti in
prospettiva del Regno.
Francoforte: Raiser all'incontro di «Noi siamo chiesa»
Preparare un concilio universale per il 2001
PAWEL GAJEWSKI
CINQUE mesi dopo l’incontro internazionale di
Roma, ha avuto luogo a Francoforte (7-10 marzo) una importante riunione del movimento internazionale «Noi
siamo Chiesa» (Imwac). I
venti delegati presenti rappresentavano i seguenti paesi: Germania, Austria, Belgio,
Spagna, Stati Uniti, Olanda,
Italia e Portogallo.
Per motivi di efficienza, il
lavoro è stato diviso in quattro parti. La prima sull’identità del movimento; la seconda sull’organizzazione del
movimennto a livello internazionale: la terza per decidere
iniziative comuni; la quarta
parte è stata riservata al dialogo con il segretario del Consiglio ecumenico delle chiese
(Cec), Konrad Raiser, invitato
all’incontro di Francoforte
per parlare del «Concilio universale», una proposta formulata nel 1968 alla IV assemblea generale del Cec di
Uppsala e rielaborata dallo
stesso Raiser nel ’96.
Durante rincontro di Francoforte tutti i delegati hanno
proposto un consistente numero di iniziative fino al
2004, ciascuna con diverso
peso strategico. Tra le iniziative di carattere ecumenico le
più importanti sono: la partecipazione ufficiale di una delegazione deirimwac all’ottava assemblea generale del
Cec nella capitale dello Zimbabwe, Harare, dal 3 al 14 dicembre 1998, l’impegno del
movimento per avviare nel
2000 un processo conciliare,
come proposto dal Cec, per
porre fine alle divisioni, alle
lotte, agli anatemi che ancora
sono presenti alTinterno delle chiese stesse: la partecipazione e la collaborazione a
un possibile forum mondiale
delle chiese e delle famiglie
cristiane che potrebbe essere
convocato dalle istituzioni e
organizzazioni ecumeniche
tra la Pasqua e la Pentecoste
del 2001. Un altro problema
affrontato a Francoforte ha
riguardato la recente istruzione del Vaticano relativa alla collaborazione tra laici e
clero. Questo documento ha
suscitato molti problemi di
ordine teologico e pastorale.
Alla riunione di Francoforte è
stata proposta una lettera
aperta a tutti i vescovi, affinché essi rispondano a dieci
domande riguardanti alcuni
punti di vista dell’istruzione
che al movimento paiono insoddisfacenti.
Il Vaticano ha chiesto spiegazioni
Clinton non poteva ricevere
la comunione da un prete
Il Vaticano ha chiesto spiegazioni alla Conferenza dei
vescovi cattolici del Sud Africa (Sacbc) dopo che Bill Clinton, membro della Chiesa
battista del Sud negli Stati
Uniti, ha ricevuto la comunione in una chiesa cattolica di
Soweto il 29 marzo scorso al
termine della sua visita in Sud
Africa. Secondo l’insegnamento cattolico romano, i
non cattolici non sono autorizzati a ricevere la comunione in chiese cattoliche. Perché
possano riceverla, devono
credere nella «presenza reale»
del Cristo. Devono inoltre accettare l’autorità papale.
Durante la sua ultima sessione plenaria nel gennaio
scorso, la Conferenza episcopale del Sud Africa aveva approvato un direttorio sull’ecumenismo in Africa australe, che indicava i requisiti necessari per permettere ai non
cattolici di condividere i sacramenti cattolici. Secondo
tale direttorio, «le persone
che desiderano un sacramento cattolico devono:
chiederlo personalmente;
trovarsi nell’impossibilità di
ricevere il sacramento dal
proprio ministro di culto;
manifestare la fede cattolica
ed essere pienamente disposti a ricevere il sacramento».
Il prete della parrocchia,
Mohlomi Makobane, ha spiegato di aver dato la comunione al presidente Clinton e a
sua moglie Hillary, membro
della Chiesa metodista unita,
sulla base delle indicazioni
contenute nel direttorio, ma
di non aver verificato prima
se essi rispondevano ai criteri
richiesti.
Meno di 24 ore dopo, il segretario di stato del Vaticano,
card. Angelo Sodano, ha chiesto una spiegazione, ha detto
il segretario generale della
Sacbc, che ha aggiunto che il
direttorio si era ispirato alle
norme sull’ecumenismo pubblicate dal Vaticano nel 1993,
e che una copia era stata inviata a Roma per approvazione o rifiuto. Ma fino a quel
momento il Vaticano non
aveva ancora risposto, (eni)
Dal Mondo Cristian(
'..
Austria: inaugurato un monumento
ai valdesi della Stiria
GRAZ — 600 anni fa, nel 1397 a Steyr, cittadina austriaca!
cui prenderà nome la regione della Stiria attuale il cui capoli!
go è Graz, vennero convogliati un migliaio di valdesi rastreü
nella zona e portati davanti al tribunale dell’inquisizione. Fn!
no interrogati e torturati. Chi riuscì a dimostrare di non essa
valdese ebbe salva la vita, lo stesso avvenne per chi abiurò, i».
dopo un periodo di incarcerazione fu costretto a portare si»
alla morte sugli abiti un segno di riconoscimento che lo bolla*
come ex-eretico. Un centinaio circa, gli irriducibili, furono b
piccati e bruciati vivi. La presenza valdese nella Stiria subì»
colpo mortale e in breve scomparve. A ricordo di questi fai
terribili, a sei secoli di distanza, è stato eretto un monumento
Steyr, voluto e finanziato da una coppia: Hans e Irmgai,
Braunsberger. All’inaugurazione del monumento hanno
cipato eminenti rappresentanti della cultura austriaca, autotit
civili e religiose. Si è pregato per tutti i cristiani che nel monj
sono perseguitati per la loro fede. (Der Deutsche Waldenst
4 Gran Bretagna: un Padre Nostro moderno
LONDRA— Il Sinodo della Chiesa anglicana introdurrà ali
svolta del millennio accanto alla preghiera del Padre Nosti
tradizionale una versione moderna. In essa la richiesta «N«
esporci alla tentazione» sarà sostituita dall’espressione: 4
stienici nel tempo della prova». Così ha deciso a grande maj
gioranza il parlamento ecclesiastico anglicano, l’il febbrai
scorso, a Londra. Se un referendum, che verrà tenuto nel coi
so dell’anno, sarà favorevole, l’edizione modificata del Padj
Nostro comparirà accanto a quella tradizionale in uno dt
due testi liturgici della Chiesa. La versione moderna del Pads
Nostro risale al 1975 e dovrebbe mettere gli anglicani al pass
con i loro partner ecumenici, tra cui la Chiesa cattolica ei
metodisti. Secondo David Sancliffe, vescovo di Salisbur;
«prova» è una traduzione più esatta della parola greca «peirà
smòs» rispetto a «tentazione». Alcuni critici, come il vescovi
di Norwich, Peter Nott, hanno obiettato che la versione mo
derna, anche se da anni è conosciuta in Inghilterra, non godi
di popolarità presso la gente: la forma tradizionale è quelli
che quasi tutti usano in esclusiva. (epi¡
La prossima Conferenza di Lambeth
si svolgerà dal 18 luglio al 9 agosto
LONDRA — Si svolgerà dal 18 luglio al 9 agosto la prossima
Conferenza di Lambeth, l’incontro che ogni dieci anni riunisce tutti i vescovi e arcivescovi della Comunione anglicana
nel mondo. La Conferenza (convocata per la prima voltati
1867, prende il nome dalla residenza ufficiale a Londra del
primate anglicano, sede dei primi incontri) quest’anno saia
ospitata dall’Università del Kent. (nevioij
^ Russia: 30° congresso dell'Unione battisfe
MOSCA — La nuova legge russa sulla libertà di coscieme
sulle associazioni religiose, fortemente restrittiva per tutlele
chiese eccetto che per quella ortodossa, è stata al centro del
dibattito al 30° congresso dell’Unione dei battisti russi (Mosca, 17-20 marzo). Erano presenti 374 delegati delle chiese e
oltre 200 ospiti, in maggioranza pastori di tutte le denominazioni; tema del congresso, il versetto dell’Evangelo di Matteo;
«Venga il tuo regno». Il pastore Pyotr Konovalchik, rieletto
presidente dell’Unione, ha sottolineato la necessità di giuif
gere ad una «pacificazione» tra le chiese, senza peraltro rinunciare ad un forte sforzo di evangelizzazione «perché tioo
siamo una setta straniera e le nostre comunità sono orma
fortemente radicate nella storia russa». (nevlenìi
Romania: reazionari religiosi all'opera
BUCAREST — Alcuni ortodossi della destra radicale e un se
natore di un partito democratico cristiano hanno presentato a
Romania una proposta di legge per vietare non solo l’abortj
ma anche ogni mezzo anticoncezionale. I proponenti dicono 9
aver tratto ispirazione dallo «Spirito Santo, donatore di vita*
Anche sotto il regime dittatoriale di Ceausescu l’aborto eri
proibito, a meno che una donna non avesse partorito altneni
cinque bambini. L’Unione degli studenti cristiano-ortodossi
rumeni e la «Legione», un’organizzazione di estrema destri
conducono azioni contro omosessuali e contro l’«incontrollati
diffusione delle sette» e in queste iniziative hanno spesso 1 ap
poggio del clero ortodosso romeno. (ReformiertePressi
- Albania: coordinare la presenza battista
TIRANA — Il Comitato per l’Albania della Federazione bat
tista Europea (Ebf) si è incontrato recentemente ad
per chiudere la prima fase dell’intervento battista in Albani
iniziata 5 anni orsono. Si sta creando un’Agenzia per la coopf
razione battista in Albania (Ibca) in cui l’Ebf avrà il suo rap
presentante. Il pastore bulgaro Theo Angelov, presideni
dell’Unione battista di Bulgaria ed ex-presidente dell’Ebf mP
presenterà la Federazione battista. La crisi alltanese dei
scorso anno ha costretto i missionari stranieri a lasciar
paese per motivi di sicurezza, ed alcuni non sono ancora rie
trati, ma le comunità albanesi hanno saputo sopravvivere
difficoltà. Le comunità in relazione con TIbca sono at
mente tre: due in Tirana e una a Bregu. Il primo ¡nconi
dell’Ibca si svolgerà a Tirana nell’ottobre del 1998. “
l i Norvegia: il governo offre un milione
di dollari all'agenzia avventista Adra
OSLO — Il Ministero degli Esteri norvegese ha dato a
l’agenzia avventista per lo sviluppo e il soccorso, un mu
di dollari per l’acquisto delTequipaggiamento necessario F
completare la costruzione di cento pozzi nel Sudan se
trionale. Adra formerà professionalmente anche dei
nici per la manutenzione dei pozzi, mentre i Aj(!)
fruiranno di corsi sulla salute e l’igiene.
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«PORTE APERTE ALLO SPORT PER TUTTI» è il
titolo di una manifestazione che, su proposta della Provincia
di Torino, si svolgerà domenica 19 aprile in 46 Comuni. Nel
Pinerolese diverse cittadine hanno deciso di aderire: a Pinerolo. Torre Pellice, None, Candiólo gli impianti sportivi saranno aperti, gratuitamente, a tutti. Mai come in questa occasione vale la massima «L’importante è partecipare»; sarà
possibile provare sport diffusi come il calcio o il volley, ma
anche altre attività meno note: per tutti una giornata di festa.
Pinerolo approfitterà dell’occasione per una prima inaugurazione del suo palaghiaccio, per ora però, senza ghiaccio...
venerdì 17 APRILE 1998
Mentre ero intenta a preparare il culto di Pasqua, sfogliando distrattamente un giornale, sono rimasta
colpita da una notizia: a partire dalla prossima domenica ci
sarà T ostensione della Sindone a Torino. Già, ricordo tutti
i cartelli intorno a Torino che
segnalano non solo come arrivare al luogo dell’ostensione,
ma anche che parcheggio scegliere: chi ci vuole arrivare
non si può sbagliare.
Nella luce dell’annuncio pasquale del Cristo risorto mi
sembra ancora più assurdo,
anzi preoccupante, tutta questa attenzione per la Sindone;
non mi interessa in questo
momento la discussione sulla
sua autenticità. Quel lenzuolo
mostra il ritratto di un uomo
L'OSTENSIONE DELLA SINDONE A TORINO
IL SIGNORE
È VIVENTE!
ANNE ZELL
morto, segnato dalla tortura.
Perché venerarlo? Che cosa
aggiunge alla mia fede? Che
speranza mi dà?
La morte la conosciamo, il
suo potere, la sua faccia... fin
troppo bene la conosciamo! E
se veramente vogliamo vedere
il volto del Cristo sofferente,
lo intravediamo nella faccia di
ogni uomo, donna, bambino
che deve soffrire, che è esposto al disprezzo, alla violenza,
alla morte. Per vedere il volto
del Cristo sofferente a Torino
(o altrove) non ho bisogno di
andare al luogo dell’ostensione della Sindone.
Ciò che più mi preoccupa
da questa attenzione per la
Sindone è però il fatto che rivela la nostra (sì, anche la nostra) intenzione di lasciare il
Cristo nella tomba, di soffermarci a constatare, a descrivere il malessere, la nostra preoccupazione invece di impegnarci per trovare spazi per la
vita. Alla fine le donne, che
andavano con aromi e profumi
alla tomba, non hanno però
imbalsamato il corpo di un
morto, ma annunciato la vita
nuova: «Egli vive», e noi con
lui. Non soffermiamoci allora
a guardare il volto di un morto. Per smentire il giudizio degli squatter che Torino (emblematica di molte nostre
città) sia una città dei morti, ci
vogliono ben altri segni che
non una segnalazione perfetta
per arrivare alla Sindone.
In Piemonte
['artigianato
è in buona
salute
È un artigianato tutto sommato in salute quello che
emerge dai dati diffusi recentemente dall’osservatorio regionale, con 10.424 imprese
artigiane nate in Piemonte nel
corso del 1997 (di cui 5.354
nella provincia di Torino); per
contro hanno cessato la loro
attività 7.440 aziende (4.085
nella nostra provincia). Il totale delle aziende in tutto il Piemonte sfiora le 120.000 unità,
con 233.000 persone occupate. «Questi dati testimoniano
la vitalità del settore - dice
Gilberto Pichetto, assessore
all’Industria e Artigianato della Regione Piemonte - e la
grande capacità di qùesto
comparto di offrire nuove opportunità di lavoro».
Dei tre settori in cui si può
dividere l’artigianato piemontese, attività manifatturiere (31,5%), servizi (34,4%) ed
edilizia (31,5%), è quest’ultimo quello dove nell’ultimo
mino vi è stato il maggiore incremento con quasi 2.000
rniità in più: ora più del 25%
degli impiegati nell’artigianato lavora nell’edilizia. Anche la «durata in vita» delle
attività pare confermare la capacità di tenuta dell’artigianale piemontese; i dati infatti
parlano di un 40% circa di imprese che hanno una vita compresa fra i 5 ed i 15 anni, di un
31% che supera i 15 e di un
19% che ha una vita fra i 2 ed
4 anni. Il 7,3% delle imprese
sono al primo anno di attività.
l*are anche confermata la tradizionale struttura familiare
del settore dove 6 aziende su
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9nque dipendenti. La nota
menata sembra emergere comunque dai dati relativi alla
scarsa quantità di esportazione
^l’estero delle nostre impreappena l’l,2%, in gran
parte dal settore manifatturie''e, vende fuori dall’Italia una
parte dei propri prodotti.
A colloquio con il rabbino Aharon Cohen, preside di un liceo religioso femminile a Gerusalemme
Troppi estremismi si confrontano in Medio Oriente
______PIERVALDO ROSTAN______
La Pasqua 1998 passerà
probabilmente alla storia
come la data dell’accordo fra
protestanti e cattolici nell’Irlanda del Nord; una guerra
per motivi religiosi (certamente non solo per quelli)
suona tanto più assurda proprio nei giorni delle feste pasquali. Quest’anno c’è stata
anche la coincidenza, abbastanza rara per altro, fra la Pasqua cristiana e quella ebraica. Con il mondo ebraico abbiamo avuto recentemente occasione di confrontarci in occasione di un seminario sulla
diversità svoltosi in vai Pellice: fra gli ospiti più apprezzati anche un rabbino, Aharon
Cohen, da 25 anni preside del
liceo femminile religioso
«Amalia» di Gerusalemme.
«Uno dei pochi licei ad integrare ragazze non solo da tutta Israele - spiega il rabbino
Cohen - ma anche da 21 paesi diversi. Ci sono classi eterogenee con giovani provenienti da famiglie di elevato
livello socio-economico ed altre ragazze provenienti ad
esempio dal Nord Africa o
dallo Yemen». E proprio in
questo mix di differente estrazione sociale pare stia il successo di questa scuola: «All’inizio avevamo studenti solo
dalle famiglie più povere e alla maturità arrivava appena il
30%; da quando anche le figlie della famiglie più benestanti hanno deciso di iscriversi a questa scuola siamo
arrivati al 98-99%».
C’è dunque una netta divisione negli istituti scolastici
fra ragazzi e ragazze? «Nelle
.scuole religiose c ’è la divisione - spiega il preside del liceo
di Gerusalemme - e per due
fondamentali ragioni: non vogliamo contatti liberi fra ragazzi e ragazze, i giovani devono prepararsi da .soli ad affrontare la vita e in secondo
luogo la scuola deve dare una
formazione differente a seconda delle prospettive. I ragazzi, che potranno diventare
rabbini, devono dedicare molto tempo a determinati argomenti, diverso è per le ragazze che si preparano alla vita
familiare». Siamo evidentemente in un mondo lontano
dal nostro. «Il mondo moderno non si è dimostrato valido
- aggiunge il rabbino Cohen e per questo noi continuiamo
ad insegnare le cose dell’Antico Testamento».
Il rabbino Cohen, a Milano
fin dal 1957 per insegnare la
propria madrelingua alla
scuola ebraica, si è anche sposato in Italia; «Mi piace occuparmi delle piccole comunità
piuttosto che delle grandi si
nagoghe, a Pisa (85 ebrei), ad
esempio, mi considerano un
po’ come il loro rabbino».
Con Aharon Cohen riflettiamo anche sul recente documento pontificio sulla Shoah.
«È un atto molto positivo - dichiara il nostro interlocutore aspettavamo da anni un “mea
culpa” del mondo cattolico su
quei fatti. Per molti anni sono
Come si fa quando si vuole costruire
una chiesa? I metodi sono molti.
Negli Anni 80, quando mi occupavo
dell’Alleanza riformata mondiale, ebbi
l’incarico di visitare le chiese della Nuova Zelanda che appartengono all’Alleanza. Poche settimane prima del mio arrivo, la Chiesa presbiteriana (di origine
europea, pakeha, come dicono là) aveva
adottato una disposizione secondo la
quale, prima di cominciare i lavori di costruzione di un nuovo edificio, occorreva
aver raccolto il 75% della spesa preventivata. Si sa che una volta terminati i lavori è molto difficile raccogliere offerte
per gli eventuali deficit residui. Ne sappiamo qualche cosa! Qualche giorno più
tardi visitai una chiesa riformata costituita da oriundi delle isole del Pacifico (la
chiamano Pie, cioè «Pacific Islanders
Church): sono persone che dalle varie
piccole isole dell’Oceano vengono in
Nuova Zelanda in cerca di lavoro.
Parliamo della costruzione di chiese.
IL FILO DEI GIORNI
COSTRUIRE
ALDO COMBA
Lo stile è diverso da quello delle chiese
di origine europea. Gli oriundi hanno un
modo di vita molto più libero, popolare,
aperto alla festa. Si rimane insieme per
qualche ora, si parla di tutti gli aspetti
della vita della chiesa e anche della costruzione dei locali di culto: ci trovavamo appunto in uno che era stato costruito di recente. Durante la conversazione
mi vien fatto di menzionare quella disposizione di cui ho detto sopra di avere
il 75% del denaro necessario prima di
cominciare i lavori. Si mettono tutti a ridere: «Con quel sistema - mi dicono non faremmo mai niente!».
E mi spiegano come tanno: «Quando
da noi si vuol costruire una chiesa il pastore e il Concistoro tracciano le linee
dove andranno le fondamenta. Magari
fanno anche un piccolo scavo; poi organizzano una festa. Vedendo lo scavo la
gente pensa che è una cosa seria. Con i
soldi raccolti alla festa si gettano le fondamenta e si elevano i muri fino a un
mezzo metro d’altezza; a quel punto i
soldi sono finiti, dunque altra festa con
bazar, lotterie e tutto il resto. Con i doni
si an'iva a portare le pareti a due metri,
festa, poi a livello del tetto, festa, poi al
tetto! Quanto più sale la costruzione, tanto più la gente è entusiasta perché vede
qualche cosa. L’entusiasmo è tale che se
la festa conclusiva ha luogo dopo il 27
del mese (si fa per dire) il compito del
pastore non è quello di esortare i fedeli a
essere generosi, ma semmai il contrario;
“Non date tutto il salario del mese per la
chiesa! Tenetene almeno un po’ per la
famiglia!’’». Paese che vai...
stati troppo silenziosi rispetto
a un periodo storico e a un
avvenimento drammatico;
però, a mio parere, il papa
Pio XII ne esce troppo bene:
forse non si è voluto toccare le
sue responsabilità. Non ci furono prese di posizione rispetto a quello che accadeva nei
campi di concentramento: il
papa avrebbe dovuto andare
in quei posti, far sentire la voce del suo dolore...».
In Irlanda, abbiamo detto
all’inizio, sembra avviato un
processo di pace; in Medio
Oriente, negli ultimi tempi, i
rapporti col mondo islamico
sembrano peggiorare: «Io credo - afferma Aharon Cohen che la voce dei leader religiosi
dovrebbe essere più forte, da
entrambe le parti. Si può avere dialogo fra ebraismo e
Islam, ma sembra che i politici
delle due parti influenzino negativamente la situazione: non
sono ottimista. Da parte nostra c’è rispetto per l’esistenza
dei palestinesi, ma ho gran timore che loro vogliano cancellare Israele. Ci sono molti
pae.si islamici, ma occorre anche riconoscere un territorio a
Israele; loro parlano di “territori occupati”: quei territori,
dati agli ebrei, furono in
realtà occupati da altri al tempo dell’esilio. In tempi recenti
ricordo la risoluzione Onu del
’48: i palestinesi non erano
d’accordo e scatenarono la
guerra, poi vinta da Israele.
Bisogna allora cercare di vivere insieme, senza il concetto
aggressivo della guerra: a un
certo punto sembrava si fosse
arrivato ad un “modus vivendi”, poi tutto .d è complicato.
Gli estremisti sono di nuovo
più forti, specie nel mondo
islamico; anche in Israele si
fanno strada gli “ultra” ma
non mi sembra che comandino, anche se il governo è cambiato ed è più di destra».
Dalla conoscenza e dal
confronto può nascere la reciproca comprensione. Non
sembra purtroppo che tutto
questo, in Medio Oriente, sia
ancora prossimo.
8
PAG. Il
w?mil
Eco Delle \àlli \àldesi
VENERDÌ 17 APRII^
Cronache
DI NUOVO A RISCHIO LA PENSIONE DEI MINATORI
— Sono di nuovo a rischio i diritti alla pensione con 30 anni di contributi per i minatori della vai Germanasca (nella
foto l’ingresso alla miniera «Gianna»). Dopo una discussione assai complessa seguita alla riforma pensionistica del
1995, il ministero del Lavoro aveva consentito che i lavoratori delle miniere, con almeno 30 anni di contributi di cui
15 nel sottosuolo, potessero andare in pensione e ciò ovviamente in deroga alla riforma e tenendo conto di un lavoro
svolto particolarmente usurante. Ma alla luce della nuova
riforma l’Inps ha ritenuto che il provvedimento del ministro non avesse più valore e quindi non consente più ai minatori con 30 anni di lavoro di andare in pensione, cosa che
ha creato viva preoccupazione fra i minatori della Luzenac
Val Chisone. «È un atteggiamento inaccettabile e contraddittorio - ha detto il responsabile della Cgil di Pinerolo,
Vincenzo Bertalmio se il ministro non dovesse rinnovare
la disponibilità espressa un anno fa, dovremmo attrezzarci
per far valere le ragioni dei lavoratori».
PASQUA CON LA NEVE — Più che a Pasqua sembrava di
essere a Natale; per due giorni, proprio nel week-end pasquale, oltre i mille metri è caduta una fitta nevicata. Neve
mista a pioggia anche fino agli 800 metri e temperature assai
più fredde dell’inizio di aprile: la neve non è però bastata
per riaprire le piste a Prali (la stagione pertanto può dirsi
chiusa). Resteranno invece da verificare i danni subiti dalle
colture, e in particolare da quelle frutticole in piena fioritura.
SCOSSA DI TERREMOTO — Era l’l,05 di sabato quando
una scossa di terremoto, di magnitudo inferiore ai 4° della
scala Richter, ha ricordato a tutti che il Pinerolese è classificato come zona sismica. Nessun danno, comunque, a cose o
persone; solo un po’ di paura, soprattutto ai piani più alti
delle abitazioni. L’epicentro del sisma, avvertito in tutta la
zona, è stato individuato verso le pendici del Monviso.
SULLA BELOIT MERLO INTERROGA — In merito alle
prospettive dello stabilimento Beloit di Pinerolo, su cui gravano ipotesi di pesanti ristrutturazioni (si parla di 130 licenziamenti ma voci più pessimistiche arrivano a temere la
chiusura della fabbrica). Fon. Giorgio Merlo ha presentato
al ministro del Lavoro una interrogazione per sapere «di
fronte ad un panorama poco incoraggiante e a tinte fosche,
quali sono le iniziative concrete che il ministro del Lavoro
intende attivare per evitare un pericoloso avvitamento della
situazione occupazionale della Beloit. E qual’è la strategia
politica del ministero per scongiurare che aziende che fanno
parte di una multinazionale vengano sacrificate sull’altare
di una selvaggia ristrutturazione industriale».
54 MILIARDI AL PIEMONTE PER IL GIUBILEO — An
che il Piemonte riceverà parte dei fondi destinati dal governo agli interventi per il Giubileo. Sui 1.886 miliardi previsti, 54 arriveranno in Piemonte (il presidente Ghigo si è dichiarato poco soddisfatto ed ha chiesto al governo ulteriori
contributi); va ricordato che dallo stesso stanziamento nazionale erano già stati assegnati 100 miliardi per il restauro
della cupola guariniana, del duomo e di palazzo reale gravemente danneggiati dall’incendio di un anno fa.
I NUOVI ORARI DI APERTURA DEI NEGOZI A PINEROLO — Secondo l’ordinanza relativa agli orari dei negozi nel Comune di Pinerolo, per gli esercizi commerciali a
sede fissa, ecco le fasce massime di apertura: apertura antimeridiana non prima delle ore 7,30 per il settore alimentare
e non prima delle ore 8 per il settore non alimentare; chiusura serale per tutti i settori non dopo le ore 20 con l’ora solare o dopo le 21 con l’ora legale. La chiusura infrasettimanale non subisce grandi modifiche: i negozi alimentari,
esclu.se le macellerie, sono chiusi il mercoledì pomeriggio; i
negozi non alimentari e le macellerie il lunedì mattino.
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ARREDA
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ESpOsiziONE ElAboRATORÌO:
VÌA S. SECONdo, 58 - « 0121/201 712
ABBADIA ALPINA ^ PINEROLO (To)
(di ÍRONTE aIIa caserma AlpÌNÌ «BcRARdi»)
VeTRÌNA NOVÌTÀ - vicolo CÍRAud/pORlici vìa ChÌAppERO
Un comitato, nato lo scorso dicembre, si occupa dell'iniziativa a livello cittadino pa al(
Una moschea per gli immigrati di Pinerolo! L'ai
FEDERICA TOURN
Ci sarà presto una moschea a Pinerolo? Un locale in cui i musulmani del
Pinerolese possano ritrovarsi
per la preghiera rituale senza
correre fino a Torino, e che
sia al contempo un punto di
incontro per gli immigrati di
religione islamica della zona?
Questo è il progetto caldeggiato da anni da alcuni musulmani e messo in cantiere
lo scorso dicembre dal neonato «Comitato prò moschea»,
che vede al suo interno anche
don Franco Barbero e alcuni
membri della Comunità di
base di Pinerolo. La richiesta
non è nuova: il Coordinamento di accoglienza stranieri di
Pinerolo, che comprende tutti
i gruppi di volontariato interessati all’accoglienza degli
stranieri, aveva già più volte
discusso sull’opportunità di
costruire una moschea e dei
bagni pubblici nuovi.
Ma quali sono le priorità
dei diretti interessati? Abdelmjid Fitas sta per aprire un
negozio di oggetti artigianali
a Pinerolo e, dice, è dal 1986
che «batte su questo tasto della moschea». Spiega perché:
«Vorremmo una moschea innanzitutto per avere un posto
dove pregare, che sia all’occorrenza anche un luogo di
incontro; ci piacerebbe poi
mettere nello stesso locale
anche una scuola araba in cui
insegnare la lingua ai figli degli immigrati, e perché no,
anche agli altri bambini. Certamente saranno necessari anche i bagni, per poterci lavare
prima della preghiera». L’esigenza di una moschea, racconta Abdelmjid, è molto
sentita tra gli immigrati. «I
benefici derivanti da un even
tuale luogo di incontro per i
musulmani sarebbero molti interviene Noun Eddine E1
Benna, che lavora in un caseificio a Frossasco e fa parte
del «Comitato prò moschea»
-: La presenza di una moschea servirebbe da richiamo
positivo per tutti i ragazzi immigrati che vivono nella strada o che sono a rischio di
droga e alcolismo». «Non solo, potremmo diventare un
punto di riferimento per gli
stranieri, aiutando i disoccupati a trovare lavoro e fornendo informazioni a chi ne ha
bisogno», aggiunge Abdelmjid. Le risorse necessarie
sono da ricercare nel lavoro
volontario e nelle offerte, almeno fino a quando, dice
Noun «non si potrà usufruire
di un 8 per mille destinato alla comunità islamica».
Una moschea che sia un
punto di preghiera, di aggregazione e di confronto fra immigrati di fede islamica,
quindi. Un progetto che però,
come abbiamo detto, non cresce isolato, perché è sostenuto dall’amicizia e dall’aiuto
di tanti cristiani, che cercano
di approfittare di quest’occasione per sviluppare una solidarietà interreligiosa e interculturale. A questo proposito,
racconta Anne Zeli, che è pastora nella chiesa di Pinerolo
e ha assistito agli incontri
«prò moschea», sono in previsione un bollettino informativo, dibattiti pubblici e anche
una festa cristiano-islamica
probabilmente a giugno.
«Peccato non aver ancora
sentito l’opinione delle donne» suggerisce però la pastora Zeli, ricordando che anche
le mogli e le sorelle partecipano agli incontri, ma separate dagli uomini.
PIE
L’interno della moschea di Roma
Prossimo anche un nuovo
incontro del Comitato, necessario per fare il pùnto della
situazione. Il problema principale è trovare il luogo adatto in cui costruire o allestire
la moschea. La soluzione più
probabile sembra ora l’utilizzo di un prefabbricato, visto
che pare diventata impraticabile l’occupazione di una
chiesa cattolica non utilizzata, come aveva proposto
Franco Barbero in un primo
tempo. Ma quanti sono gli
immigrati nella nostra zona?
La risposta è tutt’altro che facile, considerando il mondo
sommerso degli irregolari:
Abdelmjid e Noun calcolano
a mente una trentina di stranieri senza permesso di soggiorno, ma il numero è certamente molto più alto. Per
quanto riguarda i «regolari»,
secondo i dati dell’anagrafe, a
Pinerolo al 31 dicembre 1997
sono registrati 258 cittadini
extracomunitari, 155 maschi
e 103 femmine, su un totale
di 34.412 residenti. Sempre a
Pinerolo, i movimenti migratori nel corso dell’anno scorso hanno interessato 1.029
emigrati e 899 immigrati, d
che vanno sempre assorti
tenendo conto della bassa s
talità (239 neonati) rispettoi
tasso di mortalità (pari a 3f
deceduti).
Certo questi dati non es»
riscono nemmeno in partei
vasto panorama dell’immi
grazione nel Pinerolese, m
possono essere uno spu®
per una prima riflessione sti
la necessità di dare vocei
una parte considerevole dell
popolazione, e la moschei
potrebbe essere una buoii
occasione. Per una questioni
di diritti di ognuno e di buon
convivenza fra tutti; «Siam
noi che veniamo da un altri
paese a dovere dare il buoi
esempio - commenta Abdelmjid, che dice di non aver
mai assistito a episodi di vero
e proprio razzismo - ed è evidente che quando sei inserito
nel tessuto sociale è più facile
essere accettati». Anche sei
problemi, se non altro bumcratici, restano molti. Meglio
comunque adottare il punto di
partenza di Noun, che conchde: «Al mio paese si dice ck
chi cerca il bene, lo trova»,
Intervista alla presidente, Mercedes Bresso, intervenuta nei giorni scorsi a Pinerolo
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Provìncia: la sfida del decentramento
Una n
La presidente della Provincia di Torino, Mercedes Presso, ha raggiunto Pinerolo due
volte nel giro di una settimana, prima per presentare i
progetti di stazione passante,
poi per inaugurare ufficialmente la sede del Circondario
in via dei Rochis: un’occasione per dimostrare l’attenzione
delia Provincia ente verso la
provincia territorio. Il Circondario è anche un segno di decentramento portando gli uffici più vicini ai cittadini e agli
amministratori locali. Proprio
questi ultimi anni che hanno
visto la giunta Presso alla guida della Provincia sono stati
caratterizzati da forti spinte al
decentramento. E stato semplice? «Si è trattato per certi
versi di una “sfida” e per altri
una opportunità - ci ha detto
la presidente Bresso -; le decisioni e il controllo dovrebbero essere più vicine ai cittadini: le leggi ci obbligano a
organizzarci meglio e a meglio coordinarci fra enti locali.
I processi decisionali sono di
per sé spesso molto lunghi e il
poter lavorare insieme fra enti
è un elemento positivo e utile
per accelerare determinate decisioni. Molte scelte, ad esempio sulla viabilità, vanno decise insieme, fra enti diversi e
questa sorta di “partenariato”
a cui spesso siamo ricorsi è
chiaramente positivo».
- A proposito di viabilità il
Pinerolese da anni attende il
completamento dell 'autostrada; periodicamente sembra di
essere vicini alla soluzione ma
i lavori non iniziano mai...
«Si tratta di un classico
esempio di un problema complesso in cui il lavorare insieme può portare alla soluzione.
Siamo a buon punto; poche
sere fa abbiamo raggiunto un
accordo credo definitivo con
tutti i Comuni del sistema
tangenziale torinese che chiedevano la liberalizzazione
della circolazione ma in questo modo impedivano il finanziamento del completamento della Torino-Pinerolo:
ci sarà il casello a Beinasco
ma si costruirà anche una viabilità alternativa in modo da
consentire a questi Comuni di
avere un accesso non autostradale e gratuito verso Torino. In questo modo si potrà
completare la Torino-Pinerolo
ma anche di migliorare il sistema di viabilità sul sistema
tangenziale, ivi compreso un
sistema di tariffazione più
leggero con suddivisione in
fasce orarie. Siamo dunque in
dirittura di arrivo: tocca al governo (che ha come termine
massimo il mese di giugno)
firmare la concessione».
- La Provincia di Torino ha
assunto nuove competenze
anche per il settore dell 'istruzione secondaria (tant'è che
la presidente ha anche inaugurato un plesso atteso da
vent’anni e cioè il nuovo Itis);
ma qual è il progetto di intervento e razionalizzazione della Provincia per il polo scolastico di Pinerolo?
«Abbiamo recentemente
deciso di aderire, come Provincia, al consorzio dell’Università ma stiamo già interve
nendo concretamente: il liceo
classico passa alla Provincia e
verrà liberato in modo che
l’Università possa avere uno
spazio ampio a disposizione.
Gli sviluppi universitari di Pinerolo sono molto rilevanti e
quindi l’appoggio degli enti
pubblici è necessario. In cambio degli spazi del liceo clas
sico prenderemo dal Comune
di Pinerolo gli spazi dell’«
caserma Fenulli che ha sua
volta ha bisogno di una ristrutturazione notevolissinii
[le prime stime parlano di
miliardi ndr]: ci sarà spazio
per il liceo classico e magan
anche per il Circondario io
una posizione centralissima».
LIL
>TA
«No ai tagli
alla Beloit»
Un gruppo di lavoratori della Beloit di Pinerolo, preoccupati delle voci di ristrutturazione dell’azienda che parlano
tra l'altro di un taglio di 150
posti di lavoro nel loro stabilimento, hanno inviato in questi
giorni ai parlamentari Elvio
Passone, Giorgio Gardiol e
Giorgio Merlo, oltre che al
sindaco di Pinerolo e ali 'europarlamentare Rinaldo Bontempi (all'iniziativa hanno
aderito anche i sindacati confederali Fiom, Firn, Uilm e
Aìp), la .seguente lettera.
In questi giorni la direzione
Beloit ha preannunciato dei
pesanti tagli all’occupazione,
con reali rischi di chiusura di
alcune unità produttive.
La gravità di queste decisioni non sono solo un problema per le lavoratrici e i lavoratori della Beloit Italia e
delle loro famiglie ma and*
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Da alcuni anni a Bricherasio opera la multinazionale Trw
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Nelle scorse settimane 1’
Ad ha rilanciato l’attenzione degli automobilisti
guil’importanza dell’uso delle
cinture di sicurezza come
norma di sicurezza nella guida- per in verità si tratterebbe
di’un obbligo di legge da
molti anni ma solo il 10% dei
conducenti lo rispetta. Inoltre
c’è la possibilità di installare
sulla propria autovettura il sistema di protezione denominato air bag. Pochi sanno
che questi sofisticati e precisi
sistemi vengono prodotti anche in vai Pellice, a Bricherasio in un’azienda leader del
settore il cui direttore è l’ing.
Dante Libanore, la Trw.
L’air bag (letteralmente
dall’inglese «sacco d’aria»)
ha la funzione di proteggere
l’automobilista in caso di
incidente e conseguente contraccolpo; nascosto nel volante dal lato del guidatore o in
un apposito cassetto sull’altro
lato del veicolo l’air bag è
pronto ad entrare in funzione,
cioè a gonfiarsi d’aria costituendo un importantissimo
cuscino di protezione in caso
di urto violento. Il tutto in una
frazione di secondo: in 30
millesimi di secondo il «palloncino» si gonfia con 60 litri
d’aria. Una centralina computerizzata riesce dunque ad inviare il segnale di apertura a
grandissima velocità a seguito
di un impatto di elevata violenza. Ma a proteggere l’automobilista non c’è già la cintura di sicurezza? «E la domanda di miti utenti - puntualizza l’ing. Libanore - in realtà
le due funzioni si integrano:
la cintura di sicurezza, contrariamente a quanto pensano
molti utenti, è concepita per
essere usata a media e bassa
velocità, cioè sotto gli 80
bn/h. A queste condizioni si
raion de»’
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Lo stabilimento Trw a Bricherasio
riesce effettivamente a ridurre
in modo deciso i rischi di impatto col volante o il vetro anteriore. Superati certi valori
di velocità si è pensato di realizzare un ulteriore “freno
dolce ” al corpo sbilanciato in
avanti: l’air bag si gonfia e si
sgonfia ammorbidendo la caduta».
I costi dell’air bag sono gestiti dalle case produttrici di
autoveicoli «comunque, a dispetto della grande tecnologia impiegata, siamo poco oltre le 300.000 lire per il lato
guida», spiega ancora il direttore della Trw. A Bricherasio,
davanti allo stabilimento
sventola, insieme alla bandiera italiana, anche quella americana ma, come tutte le multinazionali «intelligenti», la
sede centrale ha scelto di lasciare la massima autonomia
al management locale. Nel
mondo l’azienda ha 80.000
dipendenti e lavora nell’industria spaziale (satelliti), in
quella della componentistica
elettronica e infine in quella
automobilistica. A Bricherasio si produce air bag per tutte le case automobilistiche.
«Abbiamo un rapporto privilegiato con tutto il gruppo
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Una mostra in vai Chisone
I bambini e la lettura
. LILIANA VIOLIELMO______
Come sviluppare nei bambini l’amore per la lettura-restituendo ai libri quel posto privilegiato che è stato loro per secoli e che soltanto da
poco tempo viene insidiato
ot^lla televisione? Questo
obiettivo che ragionevolmente
°gni insegnante si pone ha
°rfginato nei locali delle biPhoteche comunali di Villar
ofosa e di San Germano una
raostra davvero interessante,
attendo dal principio che chi
a scrivere una storia è anche
intento di leggere quelle
ontte da altri, sono stati composti e raccolti libretti prodot.P'^ambini: pochi disegni
orati per la scuola materna,
sconti più elaborati per le
j°le elementare e media,
ji-**orie di fantasia molto
hanno fatto la parte
... ma erano anche
album fotografici
erb^ i^^®Pr;he svolte in clas.se,
^®hage e racconti in
di 11^*? ^ francese, risultato
ami" ®''®'"o durato più di un
¿ere” Per conclu
ttel salone dell’oratorio
di \ni '’“'Otte
ahinn ^ Porosa, un gruppo di
tato * scuola ha presen
le , . ^ adattamento teatrabro benissimo) del li
dovp Dahl, Matilde,
che am bambina
tura L’^,^"ormemente la letvere ; ^ sventura di vittna famiglia ignoran
te e grossolana che la contrasta in continuazione. Matilde
si libererà dei suoi orribili genitori andando a vivere con la
sua maestra, che la capisce.
Per rimanere nelTambito
delle scuole di valle, sono da
segnalare i due ultimi quaderni editi dalla Comunità montana Chisone e Germanasca
per la collana «Una valle per
amica». Il primo, tratto da un
giornalino ecclesiastico di alcune scuole elementari della
vai Germanasca, è intitolato
Tuttinsieme e racconta, tramite testimonianze raccolte dai
bambini, come molti lavori
venissero svolti in forma cooperativa, soprattutto nelle
borgate più isolate, rendendo
così possibile la vita anche in
condizioni disagiate.
Il secondo libretto, Divertirsi, in parte formato da testimonianze provenienti dalla
vai Germanasca e in parte di
testi scritti da bambini di Pragelato, rievoca giochi e giocattoli inventati e costruiti con
fantasia e abilità, a volte punti
di partenza per burle e mariuolerie, sostituiti ora da prodotti industriali costosi e sofisticati e dall’onnipresente televisione. Anche i giochi di
gruppo sono praticamente
scomparsi nei villaggi e per
saperne qualcosa non rimane
che interrogare qualche persona anziana o leggere pubblicazioni di tipo rievocativo come
questa, in distribuzione presso
la Comunità montana.
Fiat - aggiunge l’ing. Libanore - ma lavoriamo anche
per Peugeot e Renault, Ford
e Volkswagen».
Quando la Trw arrivò in vai
Pellice, tre anni fa, sembrò
che si aprisse una nuova stagione di grande espansione
occupazionale; in realtà il numero dei lavoratori non si è
ampliato più di tanto... «Fa
Trw si stabilì in vai Pellice
con grandi programmi di
espansione - ammette il direttore dell’azienda - e lo testimoniano le notevoli superfici ancora a disposizione: il
settore auto ha pochi settori
in cui si può prevedere un’espansione; uno di essi è quello dell’air bag. Oggi in stabilimento operano 60 persone
e produciamo il 70% degli
air bag montati su vetture
Fiat: purtroppo in questo periodo la crescita della domanda non è stata quella
ipotizzata. In Germania l’air
bag è di serie su quasi tutte le
vetture: mi aspetto che anche
in Italia si avverta meglio
l’importanza di questo sistema di sicurezza la cui conseguenza ovvia sarebbe un aumento nella produzione e
nell’impiego nel settore».
Comunità alloggio-Uliveto di S. Giovanni
Ristrutturazione al via
Se dovessimo fare la conta
diremmo: «...e adesso tocca
proprio a... te!!». La fortunata
è la Comunità alloggio Uliveto nella sua sede di Strada
Vecchia di San Giovanni che
ha iniziato i lavori di ristrutturazione. Una ristrutturazione
molto attesa e sofferta, un po’
perché sono tanti anni che se
ne parla, un po’ perché molte
sono state le incognite rispetto
al finanziamento regionale
(600 milioni su 2 miliardi previsti di spesa) e un po’ perché
è un grosso impegno a cui far
fronte e sono molte le preoccupazioni. «Questa ristrutturazione, come molte altre volte abbiamo detto, era assolutamente necessaria - spiega la
direttrice, Claudia falla - sia
per poter essere in regola con
la classificazione dei presidi
socio-assistenziali sia perché
l’Uliveto, anche se confortevole, non rispondeva ai reali
bisogni dei suoi ospiti. Tra un
anno e mezzo, al massimo
due, la nostra Casa sarà veramente come ci serve (due comunità distinte, ciascuna per
10 ospiti) e speriamo che diventi anche (è così che T abbiamo pensato) un Centro
aperto alTestemo».
Infatti nel nuovo progetto
sono previsti una palestra, un
salone polivalente e un anfiteatro per spettacoli all’aperto
che serviranno agli ospiti ma
anche al territorio. La speranza dei responsabili della Casa
è di poter diventare una struttura che offra servizi interni
ed esterni per disabili e non
solo. «Ogni tanto - dice
Claudia falla - siamo spaventati per “l’ambizione” di tutto
questo ma pensiamo al contempo che, in un momento in
cui l’assistenza alle fasce deboli viene sempre più minata,
sia necessario guardare avanti
proponendo alternative alla
sola residenzialità. Speriamo
di essere accompagnati in
questo cammino».
E per festeggiare l’inizio
dei lavori è stato organizzato
un concerto che si terrà nel
tempio di Luserna San Giovanni sabato 18 aprile alle
ore 21. Il gruppo «Swing
Low Gospel Choir», diretto
dal maestro Alessandro Cora,
offrirà una serata di musica
gospel. Non ci sarà invece la
tradizionale festa dell’Uliveto a fine giugno dato che la
Casa non sarà agibile; non
mancheranno tuttavia le occasioni di informare sull’andamento dei lavori.
Una veduta dell’Uliveto a Luserna San Giovanni
Al via il 19 aprile la seconda edizione della manifestazione
Città d'arte a porte aperte
FEDERICA TOURN
Si apre domenica 19 aprile
la seconda edizione di
«Città d’arte a porte aperte»,
un progetto promosso dalla
Provincia di Torino che l’anno scorso aveva coinvolto 22
Comuni del territorio provinciale e visto 70.000 partecipanti. Quest’anno i Comuni
che hanno aderito al circuito
turistico delle «Città d’arte»
sono 48, tra cui Torre Pellice,
Luserna, Lusernetta, Angrogna e ovviamente Pinerolo.
L’obiettivo, come è stato illustrato l’8 aprile a Palazzo Cisterna a Torino dall’assessore
al Turismo, Silvana Accossato, durante la conferenza
stampa di presentazione dell’iniziativa, è di «organizzare
visite gratuite alle bellezze
artistiche dei nostri paesi per
migliorare il senso di appartenenza dei cittadini ma soprattutto per portare alla ribalta il
patrimonio artistico e culturale piemontese e inserirlo nel
circuito turistico nazionale e
intemazionale».
È un progetto che coinvolge molti servizi: dall’associazionismo, alle istituzioni, agli
imprenditori locali, nell’ottica
di fornire una risposta il più
possibile completa alle esigenze dei visitatori. «Un primo risultato lo abbiamo già
raggiunto facendo lavorare in
collaborazione più Comuni ha sottolineato Piero Tirone
della Proget, consulente della
Il cinema Ritz a Pinerolo
Provincia per questa iniziativa - perché ragionare insieme
di turismo è un primo passo
verso la valorizzazione del
territorio».
Le novità rispetto al 1997
saranno comunque molte: innanzitutto sarà valorizzata
l’offerta enogastronomica,
con la predisposizione di menu tipici a prezzo convenzionato; in qualche caso, come a
Pinerolo, le proposte di degustazione saranno inserite nel
percorso turistico fra chiese e
cortili. A fianco della visita
ai monumenti e alle ricchezze verranno proposte anche
delle manifestazioni culturali
di altro tenore, come una serie di concerti d’organo, che
sono ancora in via di organiz
zazione, e una mostra fotografica itinerante che renderà
conto dell’esperienza delle
«città d’arte». Inoltre sono
disponibili pacchetti turistici
che uniscono la visita a Torino a diverse zone della Provincia, e comunque è sempre
possibile trovare una guida
nella «città aperta» che si
vuole visitare. E stata anche
attivata una collaborazione
con le Ferrovie, che dovrebbero diffondere la conoscenza dell’iniziativa; anche i gazebo informativi predisposti
nelle 48 località interessate
saranno uguali e facilmente
riconoscibili per fornire una
accoglienza omogenea.
La speranza, ovviamente, è
che quest’anno si ripeta e anzi si incrementi il successo
dell’anno passato, magari
portando nel nostro territorio
turisti provenienti da altre regioni o dall’estero (Tanno
scorso T80% dei visitatori si
è spostato soltanto nelTambito della Provincia o di zone
limitrofe). Per quanto riguarda le nostre valli e dintorni,
ecco le date: Pinerolo 17
maggio e 18 ottobre (domenica di chiusura della manifestazione), Cavour e Villafranca Piemonte 21 giugno,
Luserna San Giovanni 19 luglio, Torre Pellice, Angrogna
e Lusernetta 11 ottobre. Per
qualsiasi informazione, è
possibile rivolgersi alle Pro
Loco dei Comuni o direttamente in municipio.
INCONTRI «G. MIEG
GE» — Domenica 19 aprile, alle 17, nella sala delle
attività di San Secondo, incontro teologico del gruppo
cG. Miegge» sul tema della
cristologia.
MONITORI 3“ CIRCUITO — Domenica 26
aprile, al teatro di Pomaretto, alle 10, incontro di animazione per i monitóri con
Jean-Daniel Coi'sson.
ANGROGNA — Sabato
18 aprile a partire dalle 8,30
campo di lavoro alla Rocciaglia in previsione della
riapertura per la stagione
estiva. Domenica 26 aprile
giornata comunitaria dei
bambini della scuola domenicale con i propri genitori;
dopo il culto al capoluogo,
passeggiata fino a Giacupunt dove verrà consumato
un pie nic e ci sarà una caccia al tesoro.
BOBBIO PELLICE —
Il 19 aprile, alle 14,30, nella
sala delle attività: incontro
dell’Unione femminile con i
nuovi membri di chiesa e i
loro genitori. Domenica 26
aprile assemblea di chiesa
con elezione di tre deputati
alla Conferenza distrettuale
e di un deputato al Sinodo.
A seguire, bazar organizato
dall’Unione femminile.
LUSERNA SAN GIOVANNI — Domenica 19
aprile, alle 10, nel tempio,
culto gestito dai ragazzi del
precatechismo. Domenica
26 aprile, durante il culto
nel tempio, assemblea di
chiesa sull’Asilo dei vecchi.
Le prossime riunioni quartierali saranno il 17 aprile,
ore 20,30 agli Airali e mercoledì 22 aprile ai Peyrot.
PERRERO-MANIGLIA
— Martedì 21 aprile, alle
14,30 incontro dell’Unione
femminile. Domenica 26
aprile assemblea di chiesa
per eleggere i deputati al Sinodo e alla Conferenza distrettuale.
PINEROLO — Domenica 19 aprile, alle 10, culto
con assemblea di chiesa:
all’ordine del giorno l’elezione dei deputati al Sinodo
ed alla Conferenza distrettuale e di un nuovo membro
del Concistoro per la zona
di Piossasco.
POMARETTO — Le
prossime riunioni quartierali
saranno venerdì 17 a Perosa
e mercoledì 29 ai Maurini,
entrambe alle 20,30. Domenica 26 aprile culto all’Inverso Clot.
TORRE PELLICE —
Lo studio biblico del lunedì
alle 20,45, riprende il 20
aprile con incontro sul tema:
«Il matrimonio». Domenica
19 aprile alle 15, l’Unione
femminile riceverà la visita
di Antonella Visintin di Torino che parlerà sul tema:
«Ecumenismo nell’ottica
femminile». L’incontro si
svolge in Foresteria.
VILLAR PELLICE —
Sabato 18 aprile, alle 15,
nella sala del teatro, l’Unione femminile offrirà un ricevimento ai catecumeni confermati e ai loro familiari.
Un gruppo di giovani animerà il pomeriggio. Martedì
21 aprile, alle 21, alla sala di
piazza Jervis, incontro sul
tema: «Psiche e malattia.
Quale rapporto?»; interviene
Marco Rolando, neuropsichiatra a Pinerolo.
VILLASECCA — Domenica 19 aprile visita della
scuola domenicale di Pinerolo, che parteciperà al culto
con una serie di canti; questo culto sostituisce la lezione del 16 aprile. Giovedì 16
aprile, alle ore 20, riunione
quartierale a Morasso.
10
PAG.
IV
i E Eco DELLE "\ÀLLI %LDESI i
VENERDÌ 17 APRILE 1998
Una nuova struttura a Torre Pel lice
Il teatro del Forte
Anche Torre Pellice avrà
un teatro in piena regola, con
poltroncine adeguate, controsoffittatura, impianto illuminotecnico e fonico e un palcoscenico attrezzato professionalmente. Si chiamerà teatro del Forte e verrà ufficialmente aperto, dopo piià di un
anno di lavori di ristrutturazione, con la nuova stagione
teatrale. Nell’attesa, sabato
18 aprile alle 15,30 lo spazio
ristrutturato dell’ex Salone
opera gioventù della parrocchia di San Martino, in cui è
stato realizzato il teatro, viene
presentato al pubblico.
A gestire la parte artistica
del nuovo teatro sarà Guido
Castiglia, il direttore artistico
della compagnia Nonsoloteatro di Pinerolo, mentre quest’
ultima si occuperà della gestione amministrativa. «Abbiamo scelto Castiglia - spiega il parroco di san Martino,
don Armando - perché lui e
la sua compagnia in campo
teatrale hanno l’esperienza
adatta a gestire questo spazio
in modo utile». È stata inoltre
costituita una commissione,
che fa capo a Castiglia, incaricata di fare da tramite tra la
direzione e la comunità e di
occuparsi delle piccole manutenzioni del teatro.
Che cosa può significare
l’apertura di un teatro a in vai
«LO SCAMBISTA» A PlNEROLO — Dopo il successo della prima edizione
svoltasi l'anno scorso a novembre, l'associazione culturale «Fantasy Factory»
organizza per domenica 19
aprile, all'Expo Fenulli, la
seconda edizione (ore 919) de «Lo scambista», mostra e scambio di dischi e
fumetti usati, video, cd,
spartiti e riviste musicali.
Pellice? «Può essere una grande occasione per tutti - spiega
Castiglia - perché un teatro
non è semplicemente uno spazio per la rappresentazione di
spettacoli ma un luogo in cui
si diffonde cultura, un’occasione di incontro e dialogo,
uno spazio di creazione dove
le emozioni, i desideri e i sogni, le storie e le memorie si
possono materializzare in luci,
suoni, immagini e parole».
Un teatro può quindi diventare uno stimolo rivitalizzante
per tutti i componenti di una
società, dai bambini agli anziani, un progetto che non soltanto offre delle idee ma anche le raccoglie con la collaborazione attiva dei cittadini.
«Il Teatro del Forte - dice ancora Castiglia - si fonda proprio sulla volontà di far emergere una cultura che mantenga
viva la propria memoria e che
al tempo stesso sia aperta alle
esigenze di creatività e di
espressione di tutti, al di là
delle antiche barricate tra cattolici e valdesi. A questo proposito mi pare significativo
che la realizzazione di questo
teatro sia stata voluta fermamente dal parroco della chiesa
di San Martino e da alcuni
membri della comunità cattolica tórrese, ma che la direzione artistica sia stata affidata a
me, valdese». Lo stesso concetto viene ribadito da don
Armando; «La comunità cattolica ha sempre avuto a cuore
l’esigenza di uno spazio come
questo, che fosse promotore di
cultura e di idee per il tempo
libero, e ha tutta l’intenzione
di viverlo apertamente in una
dimensione dichiaratamente
interconfessionale».
Per qualsiasi informazione
sul nascente Teatro del Forte,
è possibile rivolgersi a «Nonsoloteatro», tei. 323186.
Cantavalli a Perrero
Dal mare
alle Alpi
Sabato 18 inizia la 12“ edizione del Cantavalli, ormai
tradizionale viaggio musicale
per i paesi delle valli Chisone
e Germanasca organizzato
dall’associazione «La cantarana». Gli appuntamenti col
folk saranno tutti alle 21,15
con biglietto di ingresso a
10.000 lire.
La rassegna parte da Perrero, dove nel centro sportivo
culturale si esibirà il gruppo
«Per le vie dell’Oltregioco».
Sei musicisti noti al pubblico
del Cantavalli per la loro attività con «I tre martelli» di
Alessandria e «La rionda» di
Genova, legati da un’antica
amicizia e dalla volontà di
sperimentare nuove invenzioni e di percorrere strade poco
battute. Due voci («Ciacio» e
Laura) unite da un’intensa carica interpretativa, sostenute
da quattro musicisti folk fra i
più apprezzati nel Nord Italia;
un repertorio che si rifà alle
musiche di un’area che dalle
coste del Mediterraneo sale
lungo la dorsale appenninica
(l’Oltregioco, appunto) fino
alle Alpi francesi, con spunti e
suggestioni diversi e la frequente inclusione di nuove
composizioni. Non stupisca
l’accostamento di una monferrina a un tango, o l’incursione
di una tarantella in una melodia ligure. C’è dunque tutto il
Nord-Ovest nel concerto di
Perrero, a dimostrare che, anche se i suoni di Irlanda o
Bretagna garantiscono sempre
il pienone ai concerti, uno
spazio doveroso, e piacevole,
merita anche il folk, tradizionale o di ricerca, delle regioni
italiane. Al concerto di Perrero (e anche in questo caso si
tratta di appuntamenti abituali), seguirà il ballo.
Appuntamenti
et:
O
Il «Cilo» di Pinerolo informa
Per lavorare all'estero
Da questa settimana diamo inizio a quella che vuole essere una
rubrica periodica di «servizio». In questo spazio, che sarà gestito
in collaborazione con il centro di iniziativa locale per l’occupazione (Cilo) di Pinerolo, verranno date di volta in volta delle informazioni rivolte soprattutto a chi deve orientarsi nel mondo del lavoro o a chi vuole saperne di più sulle opportunità che questo può
dare. Qui verranno dati sostanzialmente degli spunti, delle linee
guida che ognuno poi potrà approfondire autonomamente magari
rivolgendosi direttamente al Cilo o a altri centri .specializzati.
Un’esperienza lavorativa
all’estero di due o tre mesi
costituisce per molti giovani
un modo diverso di sfruttare
le vacanze scolastiche o universitarie. Occorre però informarsi con un certo anticipo
per raccogliere le indicazioni
necessarie e quindi muoversi.
L’ufficio Cilo (centro di
iniziativa locale per l’occupazione) di Pinerolo può essere
in questo senso il luogo adatto per ottenere informazioni.
Infatti qui oltre a trovare pubblicazioni di tipo generico si
possono consultare anche
guide specifiche su alcuni
paesi europei, indicazioni per
i laureati che intendono trascorrere un periodo di stage
aziendale, guide specifiche
per il lavoro alla pari e altro
ancora. Al Cilo è possibile
poi avere il bollettino «Lavorare per la Cee» e «Lavorare
per le Nazioni Unite», per chi
vuole usufruire della possibilità di lavoro nelle organizzazioni internazionali (qui i requisiti principali, oltre al superamento di una selezione
spesso difficile, sono il possesso di una laurea e l’ottima
conoscenza di una lingua
straniera). Inoltre l'ufficio è
abbonato alla pubblicazione
«Lavoro notizie», che è una
ricca fonte di informazione
sulle novità del mercato del
lavoro e dello studio all’estero. Il notiziario è curato
dall’associazione Eurocultura
e informa su nuovi sviluppi,
tendenze e offerte nell’ambito
del lavoro, della formazione,
delle lingue e del turismo.
Ci sono comunque vari modi per lavorare temporaneamente all’estero. Ci si può
orientare su un lavoro salariato con scadenze più o meno
lunghe; le occupazioni più comuni sono come personale in
ostelli, alberghi e ristoranti,
nella raccolta della frutta oppure si può cercare un imbarco a bordo di una nave come
aiuto di cucina o di camera.
Un’altra possibilità è il lavoro
alla pari (un periodo trascorso
presso famiglie che offrono
vitto e alloggio in cambio di
alcune faccende domestiche e
della cura dei bambini), o i
campi di lavoro, una forma di
occupazione non remunerata
che abbraccia ambiti diversissimi (ecologico, sociale, agricolo, archeologico) e che dà
la possibilità di vivere una vita comunitaria con giovani di
altri paesi. Infine ci si può rivolgere ai villaggi turistici dove sono molte le mansioni richieste, animatore, cuoco, cameriere, istruttore sportivo.
In Europa oggi anche in seguito al trattato di Maastricht
la mobilità dei lavoratori è diventata una realtà praticabile
e l’Unione europea cerca di
creare opportunità per permettere di lavorare in ogni
paese del suo territorio, anche
per breve periodo. Con la rete
Eures 350 euroconsiglieri
consigliano, informano e
orientano i candidati o le imprese aperte ad assunzioni internazionali. Esiste poi a livello comunitario una banca
dati di offerte e richieste di
lavoro che è possibile consultare quindicinalmente (anche
presso il Cilo). Un’altra iniziativa è il programma «Leonardo Da Vinci» che permette di partecipare a stage di tirocinio e scambi. La durata è
di 3 mesi con spese tutte a carico dell’Unione europea e
possono parteciparvi i giovani tra i 18 e i 28 anni con titolo di studio fino al diploma.
Per quanto riguarda gli altri
continenti è possibile fare
delle esperienze (anche se un
po’ più lunghe) sia di volontariato sociale o ambientale,
sia di lavoro agricolo o di lavoro di altro genere; è possibile trovare altre informazioni presso il Cilo di Pinerolo
in via del Duomo 1 il martedì, il mercoledì e il venerdì
dalle ore 9 alle 12 o il giovedì dalle 14,30 alle 16,30.
16 aprile, giovedì — PINEROLO; Alla libreria Volare,
corso Torino 44, alle 18, incontro sul tema «Il mezzo secolo
d’oro della medicina torinese»
con il prof. G. Cosano, dell’Archivio scientifico e tecnologico
dell’Università di Torino.
16 aprile, giovedì — TORRE PELLICE; Alla biblioteca
della Casa valdese, alle 15,30
per rUnitrè, concerto per flauto
e pianoforte con Alessandra
Crosta e Nadia Testa: Beethoven, Donizetti, Doppiar.
16 aprile, giovedì — TORINO; Al teatro Agnelli per la
rassegna «Il teatro delle religioni» ore 21, «Thérèse» su
Santa Teresa di Lisieux. Lire
15.000, ridotto lire 10.000.
17 aprile, venerdì — PINEROLO; Nella chiesa di San
Giuseppe, alle 21, concerto per
pianoforte con Aldo Sacco.
17 aprile, venerdì — SAN
SECONDO; Alle 20,30, al
Centro polivalente che ospita la
biblioteca, mostra del Centro
culturale valdese «Dalle Valli
all’Italia». Alle 21 conferenza
degli storici Giorgio Tourn e
Giorgio Rochat sul tema « 18481998: 150 anni di libertà». La
mostra sarà aperta fino al 24
aprile, ore 9-12 e 15-18.
17 aprile, venerdì — TORRE PELLICE: All’ospedale,
dalle 8,30 alle 11,30, prelievo
collettivo di sangue per la sezione locale Fidas.
17 aprile, venerdì — BIBIANA; Al cinema parrocchiale alle 20,45 incontro su:
«Se in famiglia qualcuno beve,
chi ha più bisogno di aiuto?»,
con Nicola Lezza, del Servizio
di salute mentale vai Pellice.
17 aprile, venerdì — TORRE PELLICE; Nella sede del
Cai, piazza Gianavello, alle 21,
serata di diapositive dedicata al
Madagascar a cura di A. Magnano e A. Forneris.
17 aprile, venerdì — TORINO: Al teatro Agnelli, alle
21, rappresentazione di «Il Giglio e la spada» con la compagnia «Edoardo Secondo teatro», per la rassegna «Il teatro
delle religioni»
18 aprile, sabato — LUSERNA SAN GIOVANNI:
Alle 21, nel tempio, concerto
del gruppo «Swing Low Gospel Choir» diretto da Alessandro Cora; offerte a favore della
Comunità alloggio Uliveto.
18 aprile, sabato — OSA
SCO: A villa Ninfea, alle 21,
la compagnia «I dubi d’Usasch» presentano la comemdia
brillante dialettale «Le lengasse èd Ciaciaret» di A. Fassi. Si
replica domenica 19.
18 aprile, sabato — PINEROLO: Nella chiesa di San
Giuseppe, alle 21, i giovani del
Gruppo Alt Teatro presentano
«11 miracolo di Santa Odilia»,
ingresso lire 5.000.
18 aprile, sabato — BAGNOLO: Al teatro «Silvio Pellico», alle 21, in scena «Rubato
in silenzio» del Gruppo del
Cerchio. Ingresso lire 15.000
intero, lire 12.000 ridotti.
18 aprile, sabato — RINASCA; Nel salone parrocchiale
della frazione Dubbione spettacolo teatrale della compagnia
«Renato Clot», alle 21.
18 aprile, sabato — PINEROLO; Presso lo spazio espositivo «En plein air» alle 21 presentazione del libro d’artista di
Andrea Nisbet «Senza titolo» e
inaugurazione della mostra.
19 aprile, domenica — BAGNOLO; Al teatro Silvio Pellico, alle 21, la compagnia «Il
gufobuffo» presenta «Acqua a
catinelle». Ingresso adulti lire
10.000, bambini lire 5.000.
20 aprile, lunedì — SAN
SECONDO; Alle 21 nella sala
riunioni del municipio si svolgerà un’assemblea pubblica su;
presentazione della variante n.2
al vigente Prge, orientamenti
per la formazione di eventuali
varianti parziali di L.R. 41 del
29/7/97, orientamenti per la
formazione di recupero di ex
Casa Gallea, introduzione della
recente riforma «Bassanini»
nelle procedure edilizie.
20 aprile, lunedì — PINEROLO: Nella sala al pianterreno del seminario, alle 20,45,
incontro su: «Fiori e piante delle nostre Alpi» con il professor
Maggiorino Passet-Gros.
21 aprile, martedì — TORRE PELLICE: Alle ore 21, alla Bottega del possibile, incontro con Claudio Canal sulla crisi del Kosovo.
23 aprile, giovedì — TORINO: Al «Centro Salsara», via
Principe Tommaso 55, alle
17,30, Franca Ineaminato parlerà su «Aromaterapia sottile».
24 aprile, venerdì — SAN
SECONDO: Alle 21, nella .sala della biblioteca, «La beidana» presenta l’ultimo numero
Verso il 53° anniversario del 25 aprile
Per non dimenticare
Ecco alcuni degli appuntamenti previsti per festeggiare
il 53° anniversario della Liberazione. Innanzitutto a Perosa
Argentina sabato 18 aprile alle
ore 16,45, nella sala della Comunità montana, viene presentato dai ragazzi della scuola media «C. Gouthier» di Perosa un video dal titolo «La
Resistenza vista con gli occhi
dei ragazzi»; rincontro è
coordinato dai proff. Gian
Vittorio Avondo e Valter Bruno. Mercoledì 24 aprile, a
Porte, tradizionale fiaccolata
commemorativa: il ritrovo è
alle ore 20 presso i campi
sportivi di Malanaggio, alle
20,45 saluto del sindaco e del
presidente della Comunità
montana valli Chisone e Germanasca; alle ore 21 verrà
inaugurata la strada pedonale
che da San Martino conduce a
Porte, dedicata a un partigiano
del Comune di Porte morto
durante la Resistenza, e prenderà il via la fiaccolata. La serata proseguirà alle ore 22 nella palestra di Manalaggio con
la partecipazione della banda
musicale di San Germano, dei
bambini delle elementari di
Porte e gli interventi dell’on.
Rinaldo Bontempi e del sinda
dedicato al ricordo del 1848 e
alla concessione delle Lettere
Patenti ai valdesi e propone un
dibattito su «L’eco delle valli
valdesi»,
24 aprile, venerdì — PINEROLO; Nella chiesa di San
Giuseppe, alle 21, concerto di
quintetto per pianoforte e archi
con il Trio Debussy, B. Sartorio e R. Bracci.
24 aprile, venerdì — TORRE PELLICE: Alla Bottega
del possibile, ore 9-12 e 13-16,
incontro sul tema «L’anziano
oggi: il punto di vista di un geriatra», con il dottor Danilo
Mourglia.
27 aprile, lunedì — TORRE PELLICE: Alle 21, nella
sede di via Roma 7, è convocata l’assemblea dei soci della
Cooperativa operaia di consumo per esaminare l’andamento
dell’attività annuale.
co. Nella palestra è allestita
anche la mostra di cimeli e testimonianze del periodo 19221945 di Tiziano Giustetto.
A Perosa Argentina verrà
inaugurata sabato 25 aprile alle ore 16 la mostra pubblica
«Per non dimenticare» allestita all’interno dei rifugi antiaerei in via Roma. La mostra,
dovuta al lavoro della III A
della scuola media statale «C.
Gouthier» e dell’Unitrè di Perosa Argentina, è nata in seguito al viaggio della memoria a Monaco, Dachau e
Mauthausen. La visita alla
mostra e ai rifugi è possibile il
26 aprile dalle ore 15 alle 17,
il 27 dalle 10 alle 11,-50 e dalle 14 alle 15,50 e il 28 aprile
dalle 10 alle 12,50 e dalle 14
alle 15,50. Alla giornata di
presentazione del 25 aprile
parteciperanno fra gli altri
i’on. Luciano Violante, presidente della Camera dei deputati, il vescovo di Pinerolo,
mons. Giachetti, il pastore Luciano Deodato, presidente della Ced. Alle ore 18,30 sempre
in via Roma, il Gruppo teatro
Angrogna presenta «La storia
di Gino, classe 1924» e «Bella
ciao, canti e testimonianze
della Resistenza».
USSL 42
CHISONE • GERMANASCA
Guardia medica:
Ospedale di Pomaretto, 81154.
DOMENICA 19 APRILE
San Germano Chisone: Far
macia Tron , tei. 58787
Ambulanze:
Croce verde, Perosa; tei. 81000 ,
Croce verde. Porte : tei. 201454
USSL 43 - VALPELLICE
Guardia medica:
telefono 932433
Guardia farmaceutica:
DOMENICA 19 APRILE
Luserna San Giovanni: Farmacia Gribaudo - Via Roma
19 (Airali), tei. 909031
Ambulanze:
CRI - Torre Pellice, tei. 91996
Cr. Verde - Bricherasio, 598790
USSL 44 - PINEROLESE
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
Ospedale di Pinerolo, tei. 2331
Ambulanza:
Croce Verde, Pinerolo, tei. 22664
Cinema
TORRE PELLICE — li ci
nema Trento ha in programma,
giovedì 16 e venerdì 17 (ore
21,15) Aprile di Nanni Moretti;
sabato, ore 20,15, e domenica
ore 16 e 18, Flubber, sabato
ore 22,10, domenica ore 20 e
22,10 e lunedì ore 21,15, Qualcosa è cambiato
PINEROLO — La multisala Italia (tei. 393905) propone,
alla sala «Scento», La maschera di ferro feriali 19,45 e
22,20, sabato 19,45 e 22,30,
domenica 12 e lunedì 13,
14,45, 17,15, 19,45 e 22,20.
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vecchi-antichi e oggetti varitei 0121-40181.
L'Eco Delle Valli Valdesi
Via dei Mille, 1 - 10064 Pinerolo
Tel. 0121-323422; fax 323831
Redazione Torre Pellice (TO)
tei. 0121-933290; fax 932409
Sped. in abb. post./50
Pubblicazione unitaria con Riforma
non può essere venduto separatament
Reg. Tribunale di Pinerolo n. miw
Resp. Piera Egidi
Stampa; La Ghisleriana Mondovi
Una copia L. 2.000
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17 APRILE 1998
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Vita Dellje Chiese
PAG. 5 RIFORMA
Un nuovo documento di studio del Gruppo di lavoro su etica e scienza
Il problema delKeutanasìa
fy/on si tratta solamente di un problema della medicina ma, come tutti quelli che
riguardano la vita e la morte di una persona, investono anche la fede e la società
ERMANNO GENRE
IL «Gruppo di lavoro sui
problemi etici posti dalla
sciWa» propone questo documento sull’eutanasia all’attenzione delle comunità
evangeliche e di chiunque sia
interessato aH’argomento.
Perché l’eutanasia? Perché è
Questione che tocca un numero crescente di persone
nella fase avanzata della vita
e pur coinvolgendo la società civile e religiosa, le famiglie innanzitutto, viene
unilateralmente «consegnata» nelle mani dei medici: solo in tempi recenti ha ricevuto un’attenzione popolare. È
più che certo che spetti in
prima istanza alla medicina e
ai medici affrontare e discutere questo problema, ma come ogni altra questione che
tocca la vita e la morte di una
persona, è un tema che non
può essere confinato nello
spazio clinico; esso investe,
direttamente, la società, le
discipline umane, la chiesa e
la teologia. Una ricerca interdisciplinare, come si ama dire oggi, e così deve essere.
Si tratta, è bene ricordarlo,
di un documento di studio,
di orientamento e di ricerca
per chiunque voglia approfondire per proprio conto
l’argomento. Il tema è però
uno di quelli che meritano di
essere studiati in comunità,
perché sia la domanda di eutanasia, sia le risposte a essa,
si situano sempre in un contesto di relazioni. La domanda di eutanasia è personale.
Con questo numero di Riforma i lettori trovano un quaderno
dedicato dal «Gruppo di lavoro nominato dalla Tavola valdese
sui problemi etici posti dalla scienza» alla questione dell’eutanasia e del suicidio assistito. Due membri del Gruppo, un teologo e un medico ne illustrano gli scopi e le caratteristiche.
e non può che essere tale, riferita all’unicità di quella vita e di quella sofferenza insopportabile e degradante;
la risposta invece coinvolge
l’intera rete relazionale che
ha accompagnato la vita di
quella persona. Nell’ambito di quella rete relazionale
si situa anche la chiesa, con
i suoi riferimenti, le sue domande, le sue certezze e incertezze, le sue proposte.
L’eutanasia pone molte questioni, di ordine giuridico,
morale in senso lato, eticoprofessionale del medico,
teologico-pastorale. Nel documento si è cercato di fornire ai lettori un’informazione per quanto possibile ampia dei problemi medici, etici
e pastorali che l’eutanasia
pone oggi. Non era possibile,
per la natura del testo, entrare nel merito delle questioni
più strettamente bibliche e
teologiche, ci si è attenuti
strettamente all’ambito della
pratica medica e di quella
pastorale.
I problemi e gli interrogativi posti dall’eutanasia sono
tanti e tali che talvolta rischiano di chiudere la discussione prima ancora di
aprirla, e la stessa domanda
del malato senza speranza di
guarigione e sofferente viene
così coperta da un silenzio
imperdonabile. È proprio in
questo punto che si pone la
particolarità di un accompagnamento medico e pastorale all’ascolto della domanda
dell’altro, un ascolto che non
può essere segnato da risposte già preconfezionate.
Il documento non era ancora in stampa che già pervenivano le prime osservazioni
critiche: non vi è da parte di
nessuno la pretesa di aver
detto l’ultima parola, vi è
però la speranza che possa
«servire» alla riflessione e al
confronto. Il documento assume una posizione che
mette in questione il punto
di vista tradizionale e difeso,
fra l’altro, dalla morale cattolica secondo cui l’eutanasia è
sempre e comunque una
grave violazione della legge
di Dio. Qui di dice invece
che, in determinati casi, la
domanda di eutanasia del
malato grave può e deve essere accolta, al di là dei
«principi» teorici che rifiutano un confronto con l’insistenza della domanda. Il documento intende aprire una
riflessione sia nelle chiese,
sia nell’ambito della cultura
italiana, laica e religiosa, che
rompa il silenzio e interroghi
in profondità quelle posizioni di tipo dogmatico che si
dimostrano carenti e ambigue nella relazione con la
persona malata. La formula
zione del testo non intende
porsi in polemica con l’atteggiamento ufficiale della
Chiesa cattolica: a noi interessa il dialogo, non la contrapposizione. Tutti infatti
intendono difendere il senso
della vita e della morte, il valore della vita e del morire,
oltre ogni ideologia.
Le nostre considerazioni
sul tema eutanasia si situano,
per certi aspetti, più vicine
alla riflessione del mondo laico che non alle direttive del
magistero cattolico (per
esempio la problematicità e
l’ambiguità del concetto di
«sacralità della vita»). Per altri
versi invece ci sentiamo pienamente solidali con le posizioni assunte da studiosi cattolici. Vi è, nel cattolicesimo
italiano, più di una posizione
su questo argomento, anche
se nei testi ufficiali non appare che la rigida posizione del
magistero. Probabilmente
sarà la pratica, soprattutto la
pratica medica e pastorale,
ad aiutarci a superare quegli
ostacoli di ordine teorico-dottrinale che attualmente sembrano segnare posizioni assai
lontane le une dalle altre. In
ogni caso ciò a cui nessuno si
può sottrarre è l’attenzione
rivolta a quella domanda insistente, inquietante, che la
persona malata grave e sofferente ci rivolge; quel punto
delicato in cui la vita e la
morte si riassumono nell’attesa di un gesto di carità cristiana e a cui neppure le cure
palliative possono dare adeguata risposta.
Il dibattito e le esperienze sull'eutanasia e il suicidio assistito
6IANNI FORNARI______
Abbiamo assistito, in
questi anni, a un crescendo di interesse verso i
problemi suscitati dalle persone affette da malattie inguaribili e gravemente invalidanti, sia nell’ambito degli
specialisti, medici e operatori sanitari, sia nel grande
pubblico. Si ha l’impressione
che in Italia questi temi non
siano ancora adeguatamente
^ontati dai mezzi di comunicazione e non costituiscano argomento di dibattito sufficientemente ampio
mentre altrove, specie nei
paesi di cultura anglosassone, essi sono oggetto di discussione molto sentita. Nella letteratura specializzata,
soprattutto nelle riviste di
oncologia, e nei congressi le
problematiche legate all’eutanasia e al suicidio assistito
sono riportate e discusse in
ttn numero rilevante di articob e interventi.
Lo sviluppo della medicina.
per quanto riguarda le tecniche di rianimazione, la chirurgia dei tumori, la radioterapia e la chemioterapia,
consente di mantenere a lungo in vita persone colpite da
traumi gravi, da malattie
neurologiche e da tumori. Il
prolungamento dell’esistenza, spesso ben oltre quanto
sarebbe consentito dall’evoluzione spontanea delle malattie, pone al centro dell’attenzione la qualità dell’esistenza stessa: gli ammalati, i
loro familiari e i medici si trovano spesso ad affrontare
lunghi periodi caratterizzati
da sintomi come il dolore, la
difficoltà di respirazione e
l’impossibilità ad alimentarsi, l’immobilità assoluta, stati
di debolezza estremi, consapevoli del fatto cbe l’esito
sarà certamente la morte. Le
stesse terapie sono talvolta,
di per se stesse, origine di disturbi non indifferenti.
Pare giustificato, quindi, da
un lato un impegno della società e della medicina per or
centro studi per il cristianesimo sociale
Borgo Riccio 13 - 43100 Parma - tei. 0521/238551
Il consueto Convegno di Mezzano (Parma) si terra quest
anno nei giorni l°-3 maggio e affronterà la questione della
immigrazione, nel quadro del tema, oggi così centrale e utdella società aperta, multiculturale, ecc. Il titolo è
^olti, diversi, ma non troppi. Immigrazioni nelle società italiane
ine millennio. 11 Convegno sarà introdotto, sabato mattina,
a una relazione di Giovanni Mottura (Università di Modeseguirà una tavola rotonda a cui prenderanno parte Doijunico Maselli, Sergio Rostagno, Bruno Tron e Anne Marie
^Pté per il Servizio rifugiati e migranti Fcei, un rappresentante della Caritas; siamo in attesa di conferme da parte del
"^mistero degli Affari Sociali e del ministero degli Interni. Il
'battito del sabato pomeriggio sarà aperto da alcuni intert’unti che riflettono esperienze di base (centri d accoglienza,
associazioni di immigrati, amministratori locali, ecc.). Le
ttonclusioni si terranno la domenica mattina. La predicaziodurante il culto sarà svolta da Bruno Tron e da Vivian
jwoloku, collaboratore del Centro per l’immigrazione di
merrno. Per le prenotazioni rivolgersi a Massimo Aquilante
'borgo Riccio 13 - 43100 Parma. Tel. 0521-238551).
ganizzare un sistema di assistenza ai malati terminali e di
cure palliative in grado di rispondere efficacemente ai
bisogni di queste persone,
dall’altro un serio e pacato
dibattito riguardo alla eventualità che, nonostante le migliori cure, un paziente possa
desiderare di abbreviare il
tempo dell’esistenza ponendo anticipatamente fine alle
sofferenze, ritenute non più
tollerabili.
In Olanda il Parlamento ha
approvato nel 1994 la legge
che consente al procuratore
di non incriminare il medico
che abbia praticato l’eutanasia (vale a dire che abbia procurato la morte del paziente,
su sua esplicita richiesta, mediante un’iniezione letale)
purché siano state rispettate
precise e rigide norme. Lo
stato dell’Oregon (Usa) ha
oggi in vigore una legge, conosciuta come «Death with
Dignity Act», che decreta la
non punibilità del medico
cbe prescrive a un paziente
(che ne faccia esplicita richiesta e abbia una previsione di vita inferiore a 2 mesi)
farmaci necessari al suicidio:
si parla in tal caso di suicidio
assistito. Questa legge è stata
approvata con un primo referendum popolare a stretta
maggioranza e successivamente confermata, a più ampia maggioranza, da un altro
referendum cbe ha respinto
una proposta di abrogazione.
È di questi giorni la notizia
della prima paziente che ha
usufruito di tale legge: una
donna di 80 anni ammalata
di cancro del seno. Pur accompagnate da discussioni e
polemiche, queste leggi hanno raccolto il consenso della
maggioranza dei cittadini,
evidenziato da tutti i sondaggi eseguiti in questi come in
altri stati^ ad esempio la California. È evidente come le
notizie facciano riferimento a
paesi a prevalente cultura
protestante. Tuttavia, recentemente, il terzo canale della
televisione pubblica spagnola ha trasmesso un filmato
contenente la testimonianza
di un uomo completamente
immobilizzato da oltre 20 anni che è finalmente riuscito,
seppure in modo non legale,
ad ottenere dal suo medico
l’aiuto per il suicidio: il filmato ha suscitato aspre critiche
ma ha anche avviato, in un
paese a grande mapioranza
cattolica, un dibattito parlamentare su una proposta di
legge sul suicidio assistito.
È giunto il tempo che anche in Italia si awii questo
dibattito, con iniziative parlamentari e con una campagna di sensibilizzazione
dell’opinione pubblica, che
credo molto sensibile a questi temi. Il documento del
Gruppo di studio sulla bioetica, senz% pretendere di fornire risposte conclusive, si
situa in questa linea.
Agenda
17 aprile
NUORO — Alle ore 18, alTAuditorium della biblioteca
«Sebastiano Satta», si tiene un incontro pubblico sul tema: «L’attualità del pensiero di Martin Luther King a
trent’anni dalla morte». Intervengono Bruno Gambardella, coordinatore del Centro culturale protestante M. L.
King («La Parola che libera: Martin Luther King»); Marina
Moncelsi, insegnante («L’intolleranza del diritto: le leggi
razziali»): Herbert Anders, pastore battista («Nessun razzismo in Italia? Gli esclusi della società del benessere»).
Moderatore dell’incontro Piero Pili.
NAPOLI — Alle ore 20,30, presso la Comunità evangelica
luterana (via Lontano 1), il prof. Paolo Gamberini, gesuita,
parla sul tema: «Lo spirito di torpore e la libertà», nell’ambito del ciclo di incontri su «La libertà - Dio e l’uomo». Per
informazioni Ilka Sobottke (tei. 081-7430386).
UDINE — Alle ore 18, nella sala della chiesa metodista (p.e
D’Annunzio 9), Andreas Kohn, candidato pastore, parla sul
tema: «Libertà sofferta - I valdesi in Calabria», per l’organizzazione del Centro culturale evangelico «G. Gandolfo».
BERGAMO — Alle ore 18, presso la sede del Centro culturale protestante (via Tasso 55,1 piano), Elena Bein (insegnante di storia e filosofia, membro della Commissione di
studio governativa sull’educazione interculturale), e Rita
Gay, psicoioga, introducono un dibattito sul tema: «Modelli di famiglia nella riflessione protestante. Una ricognizione storica e uno sguardo al futuro».
18 aprile
CATANZARO — Alle ore 17, nella sala concerti del Comune, (via Jannoni), le chiese valdesi di Catanzaro e Vincolise
e il Segretariato per l’ecumenismo e il dialogo dell’Arcidiocesi Catanzaro-Squillace organizzano un incontro ecumenico dal titolo: «La mia libertà è la tua libertà. Indivisibilità
del diritto di cittadinanza nella nuova Europa». Intervengono il prof. Sergio Rostagno, la prof. Ada Cavazzani (Università della Calabria) e il prof. Gianni Mazzillo, docente di
Teologia fondamentale allo Studio teologico calabro.
19 aprile
VARESE —Alle 15,30, presso la Chiesa evangelica battista
(via Verdi 14), il pastore Giorgio Bouchard tiene una relazione sul tema: «Gli evangelici e l’Unità d’Italia» nell’ambito dell’annuale convegno delle chiese battiste lombarde.
VICENZA — A partire dalle ore 16, presso la Chiesa evangelica metodista (via S. Faustino 10) si tiene il bazar di primavera organizzato dalTattività femminile.
ALBANO — Alle ore 11, in via Risorgimento 87, si tiene una
celebrazione ecumenica che comprende tra l’altro un incontro con Gigi De Paoli, del movimento internazionale
«Noi siamo chiesa», sul tema: «Verso un Concilio universale», per l’organizzazione della Comunità evangelica ecumenica e del Gruppo ecumenico di Albano.
21 aprile
TORINO — Alle ore 21, nel tempio valdese di corso Vittorio
Emanuele 23, per la II Stagione organistica, l’organista
Alessio Corti esegue musiche di Pachelbel, Buxtehude e
Johann Sebastian Bach. Ingresso lire 15.000.
23 aprile
TORINO —Alle ore 16 e alle ore 20,45, nella sala di via Pio
V 15 (I piano), il past. Giorgio Bouchard conduce il secondo
incontro sui profeti: «La coscienza di fronte agli imperi».
24 aprile
MONDOVÌ — Alle ore 21, presso la sala della «Famija
Munregaleisa», il pastore Giorgio Tourn tiene una conferenza sul tema: «150 anni di libertà. 1848-1998».
Radio e televisione
CULTO EVANGELICO: ogni domenica mattina alle 7,27 sul
primo programma radiofonico della Rai, predicazione e
notizie dal mondo evangelico italiano ed estero, appuntamenti e commenti di attualità.
PROTESTANTESIMO: rubrica televisiva di Raidue a cura
della Federazione delle chiese evangeliche in Italia, trasmessa a domeniche alterne alle 23,40 circa. Domenica 19
aprile andrà in onda «Riscoprire Martin Luther King; Otto
per mille; Chiaroscuro - un fatto, un commento». La replica andrà in onda lunedì 27 aprile alle ore 9 circa.
AVVERTENZA: i programmi relativi a questa rubrica vanno
inoltrati 15 giorni prima del venerdì di uscita del settimanale.
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gioventù evangelica
SOTTOSCRIZIONE 1998
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sostenitore...............90.000
estero....................60.000
«3 copie al prezzo di 2»..90.000
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versamenti da effettuare sul ccp n. 35917004 intestato a:
gioventù evangelica
via Porro Lambertenghi, 28
20159 Miiano
14
PAG. 6 RIFORMA
VENERDÌ 17 APRILE J9qg ^j^eRI
Riforma
Giovani «contro»
Piera Egidi
«E do, uno che finiva sempre dentro»: così ha amaramente commentato il suicidio del giovane anarchico il
vescovo Bettazzi, antico pacifista di «Pax Christi». Lo conosceva personalmente da tanti anni, nel suo ruolo di curatore d’anime. Un ruolo di ascolto, di condivisione, di
amore che tutti noi credenti, nell’universale sacerdozio
delle coscienze, tentiamo quotidianamente di praticare, e
che dovremmo fare con molta più generosità. Nel nostro
lavoro, nella nostra professione, incontrandoci ogni giorno con il nostro vicino di gomito che è poi banalmente il
nostro «prossimo» e tante volte non ci pensiamo, tiriamo
avanti nella nostra grigia insipienza quotidiana.
Ogni morte intenzionale, ogni suicidio è un dito d’accusa per ciascuno di noi: di qualsivoglia aggettivo politico o culturale o razziale si identifichi questa vita negata.
Se è un vecchio che muore per abbandono, se è un adolescente che protesta con il linguaggio della negazione di sé
contro gli «altri» (famiglia, scuola, amici) che sembrano
non comprenderlo, se è un giovane che non ne può più,
nelle sue scelte controcorrente, di «sbagliarle tutte». E
giovani, adolescenti, anziani sono gli anelli più fragili di
una società spietata che lascia a riva i suoi detriti, tutti
coloro che non sanno né possono conformarsi, e neppure
superare creativamente i rozzi modelli mercantili che
imperano: salute, bellezza, ricchezza, denaro, successo.
In questo momento storico di grande trasmutazione,
alle prese con gli effetti sociali devastanti di quella che è
stata chiamata la «terza rivoluzione industriale», che modifica l’economia, le città, i modi di vivere, i sentimenti,
insieme all’emergere della forza bruta di un mercato parallelo e non meno potente di venditori di morte, di corruzione e violenza, che cosa rimane, oggi, di antiche solidarietà? Tutto sembra svuotarsi e inaridirsi, la gente si
chiude nelle difficoltà del vivere. Quelli più robusti, gli
adulti lavoratori, padri e madri di famiglia, tirano avanti
a testa bassa, preoccupati delle mille incombenze quotidiane, e i bambini, gli adolescenti, gli anziani vengono il
più delle volte lasciati soli. Soli con il diaframma di uno
schermo televisivo, di una realtà, fantasmatica e virtuale,
soli al bancone di una birreria o tra le luci assordanti di
una discoteca. Soli a gridare, i giovani, spesse volte una
rabbia convulsa, una voglia di sberleffo e di spregio,
un’ansia distruttiva che sembra l’unica alternativa alla
solitudine dello sballo e della rinuncia. Per l’incapacità o
l’impossibilità o la sfiducia di formulare più parole. Non
sono alieni, questi giovani, sono figli nostri.
Certo, possono essere fanatizzati, manovrati, gestiti.
Ciascuno di loro è certo responsabile eticamente e penalmente dei suoi atti. Eppure, quanti adulti significativi ha incontrato ciascuno di loro sulla sua strada? Una
strada che vede l’unica possibilità nell’essere intransigentemente «contro», nell’unico spazio dei centri sociali
autogestiti, in cui attuare l’unica forma di comunicazione, tra eguali, diversi da tutti gli altri e contro tutti.
Quante occasioni di confronto reale hanno avuto?
Quante possibilità di lavoro? Quanti luoghi di vero studio e formazione, in una scuola lasciata a se stessa per
decenni, non riformata e vivificata? Dove docenti, non
considerati socialmente, sottopagati e frustrati si barcamenano tuttavia in un’impari lotta che dovrebbe vedere
formidabili strumenti per arginare il degrado sociale e
l’incultura sempre più massificata.
Eppure la scuola, pubblica e di stato, è ancora uno dei
pochi fattori sociali di aggregazione «trasversale» ancora esistenti. Non lo è più la fabbrica, per le mutazioni
economiche. Non lo è più la famiglia, sempre più in crisi. Tra tanti adulti distratti, preoccupati ed esausti, è ancora la scuola a poter costituire un reale luogo di incontro. Nella furia generale di deregulation che sembra andare per la maggiore ovunque, stiamo attenti a non
smantellare questa imponente possibilità di integrazione sociale e culturale, di dialogo e di ascolto. La morte
intenzionale di un anarchico ci interroga e ci giudica
tutti, come credenti e come cittadini.
Riforma
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Croce, Paolo Fabbri, Fulvio Ferrarlo, Giuseppe Ficara, Giorgio Gardiol, Maurizio
Girolami, Pasquale lacobino, Milena Martinat, Carmelina Maurizio, Luca Negro,
Luisa Nitti, Nicola Pantaleo, Gian Paolo Ricco, Fulvio Rocco, Marco Rostan, Mirella Scorsonelli, Florence Vinti, Raffaele Volpe.
DIRETTORA RESPONSABILE Al SENSI DI LEGGE: Piera Egidi.
REVISIONE EDITORIALE:Stelio Armand-Hugon; GRAFICA: Pietro Romeo
AMMINISTRAZIONE: Ester Castangia: ABBONAMENTI: Daniela Actis.
STAMPA: La Ghisleriana s.n.c. Mondovì - tei. 0174-42590.
EDITORE: Edizioni Protestanti s.r.l.-via S. Pio V, 15 bis -10125Torino.
PiibbUcazIone settimanale unitaria con L'Eco delle valli valdesi;
noni
1998
Associato alta
Unione stampa
periodica italiana
Tariffe inserzioni pubblicitarie: a modulo (42,5x40 mm) £ 30.000.
Partecipazioni: mm/colonna £ 1.800. Economici: a parola £ 1.000.
Riforma è il nuovo titolo della testata La Luce registrata dal Tribunale di Pinerolo con il n. 176 del 1' gennaio 1951. Le modifiche
sono state registrate il 5 marzo 1993.
Il numero 15 del 10 aprile 1998 è stato consegnato per l'inoltro postale all'Ufficio CMP Nord, via Reiss Romoii 44/11 di Torino mercoledì 8 aprile 1998. __________________________________
I È urgente affermare un nuovo modello di umanità
L^economia mondializzata
Nel nostro futuro ci saranno solo i tagli all'occupazione, alla
spesa sociale, alla democraziaì La responsabilità delle chiese
SALVATORE RAPISARDA
SCHROEDER, lo sfidante
di Kohl alla cancelleria tedesca, è convinto che l’euro
provocherà disoccupazione.
Qualcuno pensa che abbia
ragione, altri, gli euroentusiasti, dicono di no o non dicono niente a questo riguardo,
preoccupati come sono di
mandare in porto la grande
operazione comunitaria. La
gente comune non sa che cosa attendersi, ma è molto
probabile che nemmeno i
politici sappiano a cosa andiamo incontro. Ignacio Ramonet, direttore di Le Monde
Diplomatique, sostiene che
«molte delle decisioni vengano prese alla cieca e i politici
che le prendono procedono a
tentoni». In realtà, sostiene
Ramonet, il vero deus ex machina delle decisioni è il mercato, il mercato nella nuova
dimensione della mondializzazione, fortemente condizionato dalle nuove tecnologie dell’informazione e dalla
velocità con cui vengono trasferiti ingenti capitali.
Dunque possiamo dire di
essere in presenza di una realtà a due livelli: da una parte
i padroni delle risorse finanziarie, gestori dei fondi comuni di investimento e dei
fondi pensione (che negli
Usa muovono circa 6.000 miliardi di dollari, una somma
capace di mandare alla bancarotta molti stati); dall’altra
stanno i politici, i sindacati, i
governi. Con i loro processi
decisionali questi stanno
perdendo le loro tradizionali
funzioni guida e appaiono
sempre più ostaggi dei padroni delle finanze. Al contrario, gli altri appaiono spigliati e decisi. Si dice che Bill
Clinton sia l’uomo più potente del mondo. In realtà Bill
Gates, il padrone della Microsoft, col suo bilancio superiore a quello delle Filippine, è molto più potente, perché i suoi processi decisionali
sono più rapidi e rispondono
all’unico verbo comprensibile; il profitto. Ecco perché i
politici, sotto la minaccia della fuga dei capitali, non possono fare altro che ubbidire
ai diktat dei padroni delle risorse finanziarie.. Così la democrazia è violata. Non per
nulla si assiste a una grande
disaffezione per i temi della
politica e, al contrario, crescono i fondamentalismi, i
localismi, i conflitti etnici e
tribali e anche quelli religiosi.
Alla mondializzazione dell’economia fa riscontro la
frammentazione delle idee.
In questo quadro di arretra
Lavoro «alternativo» nel centro di Napoli
mento culturale e politico,
tutto a beneficio dei gestori
delle finanze e della tecnologia, specialmente di quella
informatica, i posti di lavoro
vanno necessariamente a diminuire. Schroeder è facile
profeta, ma non per via dell’euro, bensì per via della ristrutturazione del mercato,
per via della mondializzazione. «Reddito e produttività»,
non più la società, è la parola
d’ordine nel nuovo assetto
globale, senza cuore, senza
radici, senz’anima, perché
dislocato in base a criteri di
redditività. Il mercato, con la
sua logica, non ha posto per
la solidarietà sociale che si
esprime in termini di occupazione, di servizi, di opportunità di sviluppo.
Maastricht, con i suoi parametri, i vari esperti di finanza, i gestori delle banche centrali non fanno altro che imporre tagli all’occupazione,
tagli alla spesa sociale, tagli
alla democrazia. Ne nasce
una pseudo-politica, o una
politica di destra, conservatrice e asservita. Il Sud non
ha lavoro, le manifestazioni
di Napoli e di Palermo lo
hanno riportato a galla, e il
vento delia mondializzazione
non porta nulla di nuovo. È
triste, comunque, constatare
che la riduzione dei posti di
lavoro, lo smantellamento
delle conquiste sociali, lo svilimento della democrazia
non colpiscono soltanto il
Sud. La mondializzazione
ECCOCI dunque giunti a
Pasqua, una giornata di
gioia e di speranza, una festa
fra le più esaltanti per i cristiani: ce le hanno detto le
campane che hanno suonato
a stormo questa mattina presto. Ma non è stato così per i
discepoli di Gesù. Gli Evangeli ce li descrivono la mattina di Pasqua come storditi,
delusi per quel eh# era successo iì venerdì precedente.
Possiamo immaginare i loro
discorsi: «Pensavamo che
fosse lui che avrebbe ristabilito il regno a Israele, ma ormai è in un sepolcro»; «Come
abbiamo potuto lasciarci
strappare un maestro così
meraviglioso?»: «Forse dovevamo combattere con le spade»; «Che volete: Pilato, Caiafa, Erode sono sempre i più
forti: la giustizia non può
vincere contro la malvagità».
Ma mentre facevano questi
discorsi, tenendo le porte
non risparmierà alcuna parte
del mondo, perché risponderà a logiche che hanno a
che fare soltanto col profitto.
Di fronte a questo scempio
di ciò che fin qui abbiamo
considerato umano rimane
una lotta continua per l’affermazione dei diritti della persona, del suo primato
sull’economia, della spartizione e della difesa delle ricchezze, naturali e economiche. Al circolo vizioso della
guerra, dell’inquinamento
deve sostituirsi il circolo virtuoso della pace, della difesa
del creato. C’è un grande bisogno di eticità nel campo
del lavoro, nell’uso del tempo, nell’uso delle risorse.
A questo riguardo le chiese
non possono salire in cattedra, a causa dei ritardi, dei silenzi e della lunga frequentazione del potere. Ma lo spirito profetico, lo spirito del Signore, soffia dove vuole e
raccoglie le ossa secche, il resto che vuole tornare a vivere.
Così come le nostre chiese si
sono battute al fianco di altri
contro le armi nucleari, che
non erano altro che sperpero
di risorse, negazione della
democrazia e minaccia contro l’umanità, esse oggi hanno da farsi portavoce di un
nuovo messaggio contro lo
stritolamento di quell’ottanta
per cento dell’umanità che
ben presto sarà fuori gioco, e
per l’affermazione di un nuovo modello di umanità che
sappia valorizzare tutti.
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PIERO bensì
sbarrate per timore dei giudei, ecco che Gesù risorto
appare loro: «Sono io, non
temete, sono il vostro Signore, pace a voi!». E per quei discepoli smarriti tutto cambia
all’improvviso. Allora capiscono finalmente che la
menzogna non è più forte
della verità, che i potenti di
questa terra sono poca cosa
di fronte a Dio.
Diciamo la verità; nonostante le nostre campane,
noi siamo molto simili ai discepoli delusi e scoraggiati.
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libàal
Vescova e presidente?
Abbiamo dato notizia (n
15, pag. 4) della candidatura
a presidente della Repubblica
austriaca di Gertraud Kroll. H
periodico diretto da Ferdinando Adornato le dedica sul
n. del 2 aprile un articolo con
foto. «La signora Kroll - scrive Lorenzo Benedetti - era finora nota a una cerchia non
troppo ampia per la sua carica ecclesiale [viene definita
‘‘primo titolare femminile di
una diocesi evangelica austriaca, quella del Burgenland”) e per il suo intenso impegno sociale». Il suo successo è in ascesa, e tuttavia «c’è
chi teme (...) che una religiosa alla poltrona di presidente
possa mettere a rischio la separazione fra stato e chiesa
in un paese dalla forte tradizione clericale; voci preoccupate si levano anche da esponenti ecclesiali evangelici (in
Austria il 4, 4 per cento della
popolazione è protestante),
preoccupati di un possibile
coinvolgimento politico. Per
fugare simili paure, la stessa
Kroll ha voluto sottolineare
di essere ora sospesa da qualsiasi incarico ecclesiale e dallo stipendio».
H i a r i 0
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Protestanti a Cuba
Un ser'vizio viene dedicato
da Gabriella Saba (11-17
marzo) ai cambiamenti della realtà evangelica nel paese
di Castro; «Divisi tra 53 chiese, gli evangelici sono oggi
300.000, circa il triplo rispetto
ai cattolici. Pentecostali, episcopali, metodisti, presbiteriani sono i più nutnerosi, ma
sono in crescita anche chiese
minori. I luoghi di culto (-)
sono molti di più delle chiese
cattoliche: 1.666, contro 635.
(...). I protestanti sono rappresentati da tre deputati».
Segue una ricostruzione storica che spazia dagli anni in
cui i primi anglicani furono
espulsi dall’isola allora governata dagli spagnoli e «con
trollata dalla Chiesa cattoh
ca», finché nel 1866 ottenne
ro la libertà di culto. In segui
to gli evangelici «si schierato
no a fianco degli indipenden
tisti nella guerra contro la
Spagna», per poi spaccarsi; i
fedeli a Batista scapparono
gli altri, contadini, restarono
e «furono proprio gli evangelici (...) ad avviare le trattative
tra Fidel Castro e la Chiesa,
nel novembre dell’84».
prima di incontrare il Risorto. Noi guardiamo i telegiornali, ascoltiamo i giornaìi radio, leggiamo i nostri quotidiani e siamo veramente
sconsolati. La violenza criminale, l’arroganza e l’ipocrisia di tanti politici, la corruzione di giudici, di medici
e di tanti funzionari pubblici, lo sfruttamento della prostituzione, le mille ingiustizie quotidiane, la fame crudele di due miliardi di creature umane, ci sembrano
mali inarrestabili.
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Abbiamo la sensazione
che il male abbia l’ultirne
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di bene che conosciamo non
abbiano la facoltà di contrastarlo gridiamo:
quando. Signore?». E il ffw
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Giobbe esclama: «Ma io s
che il mio Redentore vive
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noi, ma ora vive in eterno
l’ultima parola sarà la sua ® i
male, anche quello che
noi, sarà sconfitto. Quest
la nostra fede!
(Rubrica «Un fatto, c
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le difficoltà
del «fare»
In riferimento alla lettera
Hi Mario Alberione pubblicata sul n. 15 di Riforma, vorrei
rilevare:
1) Valutazione storico-critica delle esperienze di evangelizzazione del secolo scorso Lascio agli storici l’arduo
compito, anche se mi sembra che molto sia già stato
detto e scritto. I risultati poi
si vedono, quasi tutte le nostre chiese al di fuori delle
Valli sono nate dall’opera di
evangelizzazione dei nostri
nonni e bisnonni, italiani, inglesi, ecc.
2) Investimenti nell’opera
di evangelizzazione. Intanto
quanto detto su Riforma,
nella pagina sull’impiego
dell’otto per mille, non significa che non spendiamo una
lira in evangelizzazione. Dice
solo che non usiamo neppure una lira dei fondi otto per
mille per quello scopo, il che
è ben diverso. A ben guardare, le nostre chiese esistono
per evangelizzare, per cui
tutto quello che si spende
(assegni pastorali inclusi) fa
parte degli investimenti per
l’evangelizzazione. Potremmo forse togliere i pochi milioni che spendiamo per aggiustare gli stabili, anche se
questi sono comunque finalizzati al bilancio globale della chiesa e quindi, in ultima
analisi, servono per fornirci i
mezzi per evangelizzare.
3) Progetto di diffusione
capillare dei libri della Claudiana. È vero, nel 1996 Mario
Mberione e un gruppo di
amici avevano scritto alla Tavola una lettera, datata 30
agosto. La Tavola ha anche
lisposto, in data 8 settembre,
con apprezzamento e anche
qualche consiglio. Non se ne
èfatto nulla, dice Alberione.
Ma chi doveva portare avanti
il progetto? 1 16 firmatari o la
Tavola? Io penso i 16 firmatari, che invece si sono accontentati di scrivere, senza
poi cercare di realizzare il loroprogetto.
E molto bello ricevere consigli, idee, spunti creativi, ma
dovrebbe essere anche ovvio
che non sono sempre «gli altri» a doversi agitare. Qualche volta anche i «creativi»
dovrebbero cimentarsi con le
difficoltà del «fare». Imparare
a «fare» è almeno altrettanto
Itnportante che il voler insegnare agli altri a fare.
Ma, si sa, fra il dire e il fare...
Un caro saluto.
Gianni Rostan - Roma
■ Tony Blair
0 lo statalismo?
Il ritorno a Downing Street, dei laburisti al governo
d’Inghilterra sotto la nuova
guida di Tony Blair era stato
salutato con simpatia da questo nostro giornale. Blair è un
protestante impegnato e ha
riportato all’onor del mondo
la sinistra inglese. Di Blair si
parla molto in giro, questo
giornale ha qualche remora
parlarne. Blair è protestante
di un paese dove la Riforma
ha lasciato il segno e la sinistra è molto diversa da quella
italiana. Il laburismo ha nel
patrimonio genetico i cromosomi del metodismo, dell’anglicanesimo, della tradizione
liberale, il principio protestante dell’etica del lavoro.
Poiché attribuisce al lavoro
valenza etica, poiché vede
che il lavoro nel mercato globale si coniuga con liberalismo, flessibilità d’orario e di
retribuzione, efficienza, innovazione, formazione, buone
scuole, bilanci statali in nero,
con gli strumenti in definitiva
utili al sistema paese per
competere vantaggiosamente
nel mondo, Blair, inglese e
quindi pragmatico, persegue
le politiche giuste per creare
lavoro, in continuità con le
politiche thatcheriane. Il New
Labour Party al governo crea
lavoro, incentiva impresa e la
disoccupazione inglese è la
più bassa d’Europa.
Gran parte della nostra sinistra ha invece iscritto nel
patrimonio genetico lo statalismo pedagogico-assistenziale, i lavori socialmente utili, la mitologia delle 35 ore.
L’etica del lavoro i protestanti
italiani la studiano con la storia della Riforma alla Facoltà
di teologia, tra di noi c’è chi la
vive coerentemente nella vita
privata ma nella vita pubblica
ci siamo fatti compagni di
strada di movimenti che non
ce l’hanno nelle loro tavole
normative. Blair, così diverso
da noi, ci fa problema. Il governo nostro che sale sul treno dell’euro nei riguardi della
realtà esplosiva della disoccupazione del Sud non sa trovare altro che vecchie ricette
verniciate a nuovo che se attuate ci faranno perdere il
convoglio europeo perché da
Maastricht partiremo tutti
insieme ma la legge della globalizzazione vuole che reprobi e clandestini vengano fatti
scendere alla prima stazione.
Allo stesso modo noi protestanti italiani di fronte al lavoro ebe manca non facciamo che ripetere sterili prediche che ci alleggeriscono la
coscienza e non troppo il
portafoglio.
Sergio N. Turtulici
Pinerolo
Nella collana «Introduzioni e manuali» è uscito
Bruno Corsani
Introduzione
al Nuovo Testamento
Volume II
Epistole e Apocalisse
Seconda edizione aggiornata
pp. 313, L. 42.000
Con questo volume dedicato alle Epistole e Apocalisse si conclude la
seconda edizione, Interamente riscritta e aggiornata, del-la fondamentale Introduzione al Nuovo
Testamento del prof. Corsani. Intlispensabile strumento di lavoro
per una esatta comprensione del
N.T., scritto con linguaggio piano e
semplice che lo rende accessibile
ogni lettore. Un'opera di cultura
biblica serena e obbiettiva che non
Pub mancare nelle case di coloro
bhe mettono la Parola del Signore
81 centro della
VIA PRINCIPE TOMMASO, 1 -10125 TORINO
TEL. 011/6M.98.04 - FAX 011/650.43.94 - C.C.P. 20780102
http://wwwÆrpnet.lt/~valdese/claudlan.htni
V La comunione
di Clinton
Durante la loro visita in
Sud Africa, il presidente Clinton, di dichiarata fede battista, e la moglie Hillary (metodista) hanno ricevuto da
un prete cattolico, durante la
messa a cui hanno preso parte, la «comunione». Il fatto
lascia molto perplessi, perché vede coinvolti un prete
cattolico imprudente e personaggi di fama mondiale
che nell’occasione si sono
comportati con leggerezza e
irresponsabilità.
Come battisti non dovremmo solo dissentire dal loro
operato, ma richiamare questi fratelli a una più decorosa
manifestazione della loro fede. Vorrei vedere se un membro delle nostre chiese confidasse candidamente, dopo
aver assistito a una messa
cattolica, di essersi presentato davanti al sacerdote per ricevere T«ostia consacrata».
Verrebbe da chiedergli e
chiederci se veramente ha
creduto nel Signore Gesù Cristo e se il pastore che ha amministrato il battesimo di
conversione per conto della
Chiesa non abbia agito troppo precipitosamente.
In un’epoca come la nostra,
caratterizzata da compromessi e promiscuità di ogni tipo, è
bene sapere dare un taglio
netto a tutto ciò che può influire sulla «chiarezza» della
nostra posizione teologica. È
necessario evitare tutte le
«sfumature» equivoche, per
dare credibilità alla nostra testimonianza evangelica.
Adriano Dorma
San Gillio (To)
mé
Nessuno può
giudicare...
Ho ascoltato la rubrica:
«Un fatto, un commento» del
pastore Piero Bensi, radiotrasmessa la mattina del 22
marzo e ho notato che verso
la fine è stato evidenziato il
silenzio del pontefice Giovanni Paolo II sul «silenzio»
del pontefice Pio XII circa lo
sterminio degli ebrei ordinato da Hitler. Tale osservazione negativa riguardante il documento pontificio «A memoria» è stata fatta anche da
vari esponenti dell’ebraismo
sia in Italia sia negli Stati
Uniti d’America. Tutti costoro invano hanno atteso che
Giovanni Paolo II esprimesse
un suo giudizio riguardo al
suddetto silenzio di Pio XII.
Il motivo per cui l’attuale
pontefice felicemente regnante ha omesso di esprimere un suo giudizio sul
comportamento di un suo
il sostegno delle chiese italiane al progetto Aidrom
Per i bambini di strada in Romania
Prosegue il sostegno delle chiese italiane
all’associazione ecumenica romena Aidrom
per il lavoro con i «bambini di strada» di Bucarest. Dopo il contributo valdese e metodista dai fondi dell’otto per mille (80 milioni
di lire, versati nel 1997 per il tramite dell’agenzia umanitaria evangelica svizzera
Heks), la Federazione delle chiese evangeliche in Italia (Fcei) ha inviato nelle scorse
settimane 12,5 milioni di lire, raccolti nelle
chiese o inviati spontaneamente da telespettatori dopo una trasmissione di «Protestantesimo», la rubrica di' Rai2 curata dalla
Fcei, sulTargomento. L’agenzia Nev ha
chiesto al segretario generale di Aidrom, il
laico luterano Christian Teodorescu, di illustrare le finalità dell’iniziativa. «La casa per
bambini di strada “Santa Macrina’’ - ha detto Teodorescu - è stata inaugurata ufficialmente il 19 gennaio di quest’anno, ma il lavoro è iniziato nel 1995 con un programma
medico e alimentare (un ambulatorio e una
mensa). I bambini di strada a Bucarest sono
circa 3.000; alcuni di essi sono finiti sulla
strada perché hanno lasciato gli orfanotrofi
statali, nei quali vivevano comunque in
condizioni disastrose, mentre altri sono stati abbandonati dalle famiglie oppure inviati
per strada a mendicare o rubare. Con la disponibilità di un nuovo edificio, quello
inaugurato a gennaio, per il quale valdesi e
metodisti hanno fornito l’arredamento,
possiamo ora proseguire il programma medico-alimentare ma anche ospitare temporaneamente fino a dieci bambini, avviando
così un programma di reinserimento (ritorno nelle famiglie, affidamento, adozione,
inserimento scolastico o avviamento professionale). Giornalmente, i nostri cinque
“operatori di strada” riescono ad assistere
20-30 bambini».
Contributi per i bambini di strada della
Romania possono essere inviati sui conto
corrente postale numero 38016002 intestato alla Federazione delle chiese evangeliche in Italia, via Firenze 38, Roma, specificando nella causale: «Bambini di strada Romania». (nev)
predecessore reputo vada ricercato nella seguente norma: «Prima sedes a nemine
iudicatur» («la prima sede quella papale - non è giudicata da nessuno»), fatta approvare tra urla di proteste e
tumulti dal pontefice Simmaco durante un Sinodo tenutosi in Roma nell’anno 501, e
in seguito recepita nel vigente Codice di diritto canonico.
Si noti bene: «da nessuno»,
sia esso un Sinodo o un Concilio ecumenico latino o «a
fortiori», cioè a più forte ragione, un suo successore sulla «cattedra di Pietro».
Bruno Ciccarelli - Catania
Riflessioni
sul dialogo
ecumenico
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6 0 più abbonamenti
aito stesso indirizzo (l’uno)....................L. 27.000
da versare sul c.c.p. n. 18345223 intestato a «Comitato Scuole Domenicali», via
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Qualche riflessione critica
su come il dialogo ecumenico è vissuto e condotto aH’interno del protestantesimo
italiano (almeno per quanto
ne so, ascolto e vedo). Non
credo sia giunto il momento
di fare chiarezza. La chiarezza deve essere il presupposto
e la costante di ogni nostro
discorso e comportamento.
Invece vedo, in genere, ambiguità, silenzi e discutibili
sottigliezze. Nel nostro ambiente, almeno da un po’ di
tempo a questa parte, è d’obbligo essere ecumenicamente «educati» e «rispettosi». E
ciò non mi sta bene (mi sta
invece bene, anche nei segni
d’interpunzione, l’intervento
di Marco Rostan apparso su
L’eco delle valli valdesi del 30
gennaio).
Non si deve perdere l’«occasione» della celebrazione
del Giubileo (e il purgatorio,
che procurò qualche noia ai
nostri padri? Sciocchezze
medievali, «storicizziamo»);
non si deve insistere troppo
sulla distinzione tra amministrare l’eucarestia e celebrare
la cena (anche da parte di
rappresentanti istituzionali) ;
la riconciliazione assorbe tutte le differenze (ma conduce
e approda dove?); non soffermiamoci troppo, per favore,
sul passato (lontano e prossimo); cerchiamo di non dare
importanza a retaggi linguistici e di superare incomprensioni del momento; lasciamo perdere con perniciose assolutizzazioni e schematismo dogmatici; e così via.
Nel numero del 21 gennaio
di Famiglia cristiana Gianfranco Ravasi (attivissimo sul
fronte ecumenico) ha dedicato la sua rubrica settimanale
al tema «Per l’unità dei cristiani», e lo ha fatto con originalità. A una preghiera di Lutero, centrata appunto sull’unità, ha accostato un’invocazione di Max Thurian (un
protestante, pare, passato al
cattolicesimo), che nei primi
due versi recita: «Maria, madre dell’unità della Chiesa,/
aiutaci a superare ogni divisione». È proprio il caso di
andare avanti? Se la strada
intrapresa è quella descritta
e si intende più o meno proseguire lungo di essa, allora
suggerisco (dal mio punto di
vista è comunque la decisione migliore) di intensificare
ulteriormente e accelerare il
dialogo con i nostri fratelli
maggiori (gli ebrei).
Mentre per quanto concerne U dialogo con i fratelli separati è doveroso per il protestantesimo italiano interrogarsi e riflettere. Inoltre
vorrei ricordare un dettaglio
ormai, mi pare, dimenticato
(o rimosso): quella che Vittorio Subilia a proposito del
cattolicesimo definiva «la
teologia dell’et» (Scrittura e
tradizione) non era punto
(né è) una formula colta agitata da quattro anticlericali
ottusi e irriducibili e con
l’orologio fermo. In ogni caso
possiamo sempre cantare
con l’unico e grande menestrello dei nostri giorni Angelo Branduardi: «Si può fare, si
può fare/ si può prendere o
lasciare/ Poi dire e poi negare,/ si può fare, si può fare./
Si può crescere e cambiare/ e
continuare a navigare./ Si
può fare, si può fare».
Sergio Ronchi - Milano
IL PROTESTANTESIMO DEL '600
«Protestantesimo ieri e oggi: il Seicento» è il titolo del corso
dell'Università estiva organizzato a Torre Pollice dal Centro culturale valdese, dal 13 al 17 luglio prossimi, in collaborazione con la
Facoltà valdese di teologia e il Collegio europeo. Il corso è autorizzato come aggiornamento per-gli insegnanti di scuole medie e
superiori e al tempo stesso è riconosciuto come unità didattica
per gli iscritti al corso universitari di formazione a distanza della
Facoltà valdese di teologia.
Sono previste 30 ore complessive, nel corso delle quali si terranno le seguenti lezioni: L'Europa protestante fra Riforma e ortodossia (Emidio Campi); La Rivoluzione puritana (Claudio Pasquet, Pietro Adamo); Il Piemonte riformato da Carlo Emanuele I
a Vittorio Amedeo II (Giorgio Tourn); La Francia ugonotta. Da
Théodore de Bèze a Pierre Jurieu (Debora Spini); La giovane
America (Giorgio Spini).
Il corso si svolgerà presso la biblioteca della Casa valdese e la
sua segreteria è presso la Fondazione Centro culturale valdese
(via Beckwith 3, 10066 Torre Pellice, tei. 0121-932179; fax:
932566). L'iscrizione costa £ 200.000 (150.000 per gli iscritti al corso della Facoltà di teologia), con versamento sul ccp n. 34308106
intestato a Fondazione Centro culturale valdese o mediante assegno non trasferibile, e devono pervenire entro il 12 giugno. È
possibile su richiesta alloggiare alla Foresteria (tei. 0121-91801).
LA GLOBAL MARCH A TUTELA DEI MINORI
La «Global March», iniziativa internazionale di sensibilizzazione
sui problemi della globalizzazione, muoverà i suoi passi anche
dall'Italia, e precisamente il 1° maggio con partenza da Catania.
La Marcia farà tappa a Potenza, Sarno (Salerno), Napoli, Terracina,
Roma, Firenze, Lucca, Bologna, Bergamo, Milano e Verbania, per
confluire a Ginevra il 30 maggio.
La Global March nasce per iniziativa di circa 1.000 associazioni,
movimenti e sindacati in 97 paesi, e si propone di sensibilizzare
l'opinione pubblica e i governi in vista della Conferenza dell'Organizzazione internazionale del lavoro prevista a Ginevra nel giugno
prossimo sul tema dell'elaborazione di una nuova convenzione internazionale a tutela dei minori. Infatti, come risulta da più fonti,
nel mondo «globalizzato», sempre più alla ricerca di manodopera
a basso e bassissimo costo, veri e propri eserciti di bambini sono ridotti in condizioni di schiavitù.
Ognuno dei paesi in cui si snoderà la marcia sarà attraversato da
un gruppo di esperti del settore e di testimoni della realtà del lavoro infantile: in varie località perciò saranno organizzate manifestazioni mirate al coinvolgimento di governi, forze politiche, chiese, imprenditori, enti locali, sulla necessità di «proteggere e promuovere i diritti di tutti i bambini, specialmente il diritto a ricevere un'istruzione gratuita e a essere liberati dallo sfruttamento economico e dall'impiego in quei lavori che possono danneggiarne lo
sviluppo fisico, mentale e sociale». Referente italiano è Mani Tese,
via Cavenaghi 4, 20149 Milano (tei. 02-48008617; fax: 02-4812296).
16
PAG. 8 RIFORMA
Villaggio Globale
VENERDÌ 17 APRILE 1998
Gruppo di bambini dei Kurdistan turco
(foto Schrader/Boffa)
È stato arrestato il 21 marzo scorso nel Kurdistan turco
Dino Frisullo, dalla parte del popolo curdo
JEAN-JACQUES PEYRONEL
SABATO 21 marzo è stato
arrestato a Diyarbakir, nel
Kurdistan turco, il pacifista
italiano Dino Frisullo. Da allora Frisullo è detenuto nel
carcere turco di «Etipi Cezaevi» a Diyarbakir, accusato di
istigazione alla violenza e di
propaganda contro l’integrità
dello stato turco. Dovrebbe
essere giudicato da una Corte
di sicurezza dello stato e rischia il massimo della pena:
tre anni di detenzione.
Dino Frisullo è un noto pacifista, esperto di questioni
relative ai diritti umani, alla
pace, all’immigrazione, al diritto d’asilo, al razzismo e ai
diritti delle minoranze. In
questa qualità è consulente
di parlamentari italiani e di
varie istituzioni governative.
Inoltre è da tempo un punto
di riferimento prezioso per le
organizzazioni non governative (Ong) italiane e per le associazioni di migranti. Attualmente è segretario generale dell’associazione «Senzaconfine» nonché portavoce
dell’associazione «Rete antirazzista».
11 21 marzo scorso Frisullo
si trovava in Turchia insieme
a una delegazione di pacifisti
italiani per partecipare alla
festa di Newroz, la «festa del
Nuovo anno» dei curdi, e per
raccogliere informazioni sulle condizioni di vita dei curdi
e su eventuali violazioni dei
diritti umani. La delegazione
era composta di 25 persone,
rappresentanti di movimenti
pacifisti cattolici e laici, giornalisti, fotografi, avvocati,
consiglieri comunali e due
parlamentari italiani, Walter
De Cesaris e Luca Cangemi.
Al termine della festa si
formò un corteo spontaneo
che venne violentemente disperso dalla polizia turca. Diverse persone furono selvaggiamente pestate, tra cui
donne e bambini. Anche il
fotografo della delegazione.
Paolo Pellegrin, è stato ferito
e la sua macchina fotografica
è stata distrutta. Molti curdi e
tre cittadini italiani sono stati
fermati: due di loro, Giulia
Chiarini e Marcello Musto,
sono stati poi rilasciati ed
espulsi, mentre Dino Frisulli
è stato condotto al carcere di
massima sicurezza di Diyarbakir. Sembra che Frisullo
fosse già noto alle autorità
turche per le sue attività in
Italia di denuncia delle violazioni dei diritti umani. Nel
settembre scorso aveva partecipato al «treno della pace»
che aveva portato molti pacifisti, parlamentari e diplomatici di vari paesi nel Kurdistan turco.
Malgrado le proteste del
governo italiano e la richiesta
di scarcerazione, dietro cauzione, presentata da uno dei
trenta avvocati che si sono
messi a disposizione per la
sua difesa, Dino Frisullo è
tuttora detenuto nel carcere
di Diyarbakir, insieme a 25
curdi detenuti comuni. Dopo
l’appèllo lanciato dal giornale
«11 manifesto» il 25 marzo
scorso, al quale hanno aderito molti parlamentari e molte
associazioni e organizzazioni
religiose tra cui la Federazione delle chiese evangeliche in
Italia (Fcei), nulla si è mosso.
Il 26 marzo e il 2 aprile, il
Gruppo di riflessione di organismi e associazioni di ispirazione religiosa attivi nel campo delle migrazioni, di cui
fanno parte tra l’altro la Fcei
e l’Opera sociale awentista,
ha scritto due lettere all’on.
Emma Bonino, membro della
Commissione europea, per
sollecitare l’intervento delle
istituzioni europee.
Da parte sua, la senatrice
Tana De Zulueta si è impegnata a coinvolgere nella
protesta colleghi spagnoli e
inglesi. Secondo la Zulueta,
l’arresto di Frisullo è una
«provocazione» nei confronti
dell’Italia. «Non sarebbe certo la prima - ha detto - perché è noto che anche le navi
di profughi salpate dalle coste turche avevano avuto, per
partire, il beneplacito del governo di Ankara». E questo,
per fare pressione sul gover
no italiano affinché difendesse la causa della Turchia per
l’ingresso nell’Unione europea. A quel tempo, Frisullo
aveva denunciato, documentandolo, il coinvolgimento
della mafia turca nel traffico
di profughi e migranti curdi.
Questa vicenda è un’ulteriore conferma della drammatica situazione in cui è costretto a vivere il popolo curdo in Turchia. Il potere militare non riconosce alcuna
autonomia al territorio curdo e considera il Pkk (Partito
dei lavoratori curdi) come
un’organizzazione terroristica. Secondo Luisa Morgantina, dell’Associazione per la
pace, che faceva parte della
delegazione italiana a Diyarbakir, e secondo lo stesso
Frisullo, il popolo curdo in
Turchia vive nelle stesse
condizioni del popolo palestinese nei Territori occupati
da Israele. E la lotta dei ragazzi curdi contro l’«occupante» turco è molto simile a
quella dell’Intifada palestinese: una lotta a mani nude
contro i potenti cingolati
dell’esercito turco, fabbricati
e venduti dall’industria militare italiana. Ecco perché Dino Frisullp è un detenuto
«eccellente». Secondo le ultime notizie, la data di inizio
del processo doveva essere
resa nota il 14 aprile.
Secondo un rapporto dell'Istituto statistico europeo
Le donne europee sono più brave degli uomini
Le donne europee hanno
negli studi più successo dei
loro compagni maschi, il che
non impedisce agli uomini di
posizionarsi meglio nella corsa al posto di lavoro. Sono i
risultati, basati sulle cifre, di
un recente rapporto Eurostat,
l’Istituto statistico europeo,
dedicato all’insegnamento in
24 paesi: i 15 dell’Unione europea (Ue), 6 paesi d’Europa
centrale e orientale (Bulgaria,
Ungheria, Polonia, Repubblica ceca, Romania e Slovacchia) e infine Islanda, Liechtenstein e Norvegia.
Nell’insieme della Ue, non
meno di 124 ragazze ottengono il diploma di maturità, o
un equivalente a seconda del
paese, contro solamente 100
ragazzi. La percentuale tocca
livelli record in Svezia (185
ragazze contro 100 ragazzi),
come in Danimarca e in Finlandia (più di 140). Nell’Est
dell’Europa, percentuali impressionanti si rilevano in Polonia (253 ragazze contro 100
ragazzi) e in Romania (243).
Nel settore dell’insegnamento post-secondario, mentre vent’anni fa l’elemento
femminile era in tutti i paesi
Ue una minoranza, la media
dell’Unione raggiunge oggi
103 donne per 100 uomini. In
più della metà dei 24 paesi
esaminati, le studentesse sono più numerose degli studenti: la presenza femminile
più alta si riscontra in Bulgaria (153 per 100 uomini), in
Islanda (136) e in Portogallo
(131). In alcuni paesi Ue, la
percentuale femminile resta
relativamente modesta: 77
donne per 100 uomini in Germania, 89 in Olanda e 92 in
Austria. Non solo le donne
sono più presenti nell’insegnamento post-secondario,
ma esse ottengono anche migliori risultati degli uomini;
nel 1995, nell’insieme della
Ue si contavano tra i diplomati di questo livello di insegnamento 110 donne ogni
100 uomini. Il record spettava
al Portogallo, con 170 donne
ogni 100 uomini, seguito dalla Finlandia (136), dalla Svezia (134), dalla Spagna (133),
dalla Grecia (129) e dall’Italia
(128). Si riscontrava una proporzione minore di donne nel
Regno Unito (115), in Austria
(107) e in Danimarca (102). In
Olanda la percentuale era a
livello di parità (100).
La proporzione di donne si
limitava a 95 in Irlanda e a 83
in Germania. Né per il Belgio,
né per la Francia, né per il
Lussemburgo si dispone di cifre comparabili. Negli studi
post-secondari si continuano
a notare differenze di orientamento a seconda del sesso: le
donne si dirigono piuttosto
verso studi letterari o di ambito medico, compresi quelli
infermieristico, mentre una
notevole maggioranza di uomini sceglie architettura,
informatica, matematica,
scienze naturali e ingegneria.
Malgrado l’apparentemente impressionante successo
nello studio conseguito dalle
donne, a parità di diploma la
disoccupazione le colpisce in
proporzione più di quanto
colpisca gli uomini. Nell’insieme della Ue, si conta tra le
diplomate dell’insegnamento
superiore il 7% di disoccupate, contro il 5% solamente
presso gli uomini di uguale li
vello. È piuttosto nel Sud dell’Unione europea che le donne con diplomi di insegnamento superiore hanno difficoltà a trovare lavoro: in Spagna, si rileva a questo livello
di istruzione il 20% di disoccupate, contro l’ll% di uomini; in Italia il 10% contro il 5%
e in Grecia l’8% contro il 4%.
In altri quattro paesi della Ue,
si constata invece che la disoccupazione colpisce più gli
uomini muniti di diplomi di
insegnamento superiore che
le donne con lo stesso livello
di studi; questo caso si verifica in Portogallo (il 4% di disoccupati contro il 2% di donne), in Finlandia (l’8% contro
il 7%), in Svezia e nel Regno
Unito (il 4% contro il 3%).
Nel campo dell’insegnamento, spesso considerato
un settore «femminile», si nota che la percentuale di donne diminuisce a mano a mano che si sale nella gerarchia
professionale. Nell’insegnamento elementare, la maggior parte degli insegnanti
sono infatti maestre, mentre
nel secondario si rileva riguardo al sesso più o meno la
stessa percentuale; ma, sempre nel secondario, nell’insieme dei paesi europei esaminati, meno di un terzo dei
presidi d’istituto sono donne;
la percentuale spazia dall’
11% del Liechtenstein e dal
18% dell’Austria al 41% della
Svezia. (Eurofocus 8/98)
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notizie evangeliche
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Una dichiarazione dei segretario generale del Cec
Tutelare i diritti degli aborigeni d'Australia
Nel novembre scorso, durante una sua visita alle chiese dell’Australia, Konrad Kaiser, segretario generale del
Consiglio ecumenico delle
chiese (Cec), aveva difeso con
forza il diritto alla terra degli
aborigeni australiani. Ora
che è giunta in Parlamento
una nuova proposta di legge
al riguardo, Konrad Kaiser
mette in guardia le chiese australiane sui rischi di questa
L'Australia occidentale vuole riformare la legge vigente
No del papa alla liberalizzazione dell'aborto
Intervenendo in un dibattito che attualmente appassiona l’opinione pubblica
nello stato d’Australia occidentale, la liberalizzazione
dei diritti rispetto all’aborto,
il Vatictino ha lanciato un avvertimento affermando che
ogni società che uccide i propri figli non ha vero futuro.
Il Parlamento d’Australia
occidentale, che è il più
grande stato australiano, sta
esaminando due progetti
che mirano a riformare la
legge che attualmente consente l’aborto solo nel caso
in etti Iti vita della madre è in
pericolo. Tale legge però non
viene rispettata e migliaia di
aborti vengono praticati ogni
anno in quello stato, come
del resto in altri stati australiani che hanno leggi restrittive che non vengono applicate. I iniziativa che mira a
riformare la legge adottata
un secolo fa è stata presa dopo che, per la prima volta da
trent’anni, due medici abortisti sono stati posti sotto inchiesta il mese scorso.
In una lettera indirizzata
all’arcivescovo cattolico di
Perth, Barry Hickey, il segre
tario di stato Vaticano, card.
Angelo Sodano, scrive che il
papa Giovanni Paolo II «la
sostiene pienamente, così
come i vescovi dell’Australia
occidentale che si oppongono a questi sforzi [in vista
della liberalizzazione] e proteggono quelli che non possono difendersi da soli. Durante la sua visita [in Australia] nel 1986, Sua Santità ha
intravisto un grande avvenire per l’Australia occidentale
ma sottolinea che una società che autorizza l’assassinio dei deboli e dei senza difesa, in particolare una società che uccide i propri figli,
non ha vero futuro. Il papa
esorta la popolazione cattolica dell’Australia occidentale
a proteggere i bambini che
non sono ancora nati e la coscienza umana in un modo
che rispetti le esigenze più
fondamentali del diritto morale, che nessuno ha il diritto
di ignorare». ^
L’opzione della «decriminalizzazione» è già stata approvata dalla Camera alta del
Parlamento per uno dei due
progetti di riforma della legge che sopprimerebbe l’a
borto dal codice penale. Ma
prima della sua eventuale
adozione da parte della Camera bassa, 11 progetto dovrà
subire emendamenti sostanziosi. Questo progetto e l’altro, più conservatore, sono
stati trasmessi al Comitato
incaricato di esaminare gli
emendamenti.
Gruppi di militanti favorevoli alla liberalizzazione della legge hanno criticato l’intervento del papa. Per Margot Boetcher, presidente
dell’Associazione del diritto
legittimo all’aborto, «ciò cbe
pensa il papa è fuori tema.
Egli vive in una cattedrale
d’avorio e non ha alcuna
idea della situazione delle
donne». Molti gruppi hanno
manifestato davanti al Parlamento di Perth. Secondo
uno di questi, la Coalizione
cristiana per la scelta [dell’aborto], è preoccupante
che un clero composto di
uomini decida sulle linee da
seguire. La portavoce di quel
gruppo. Giare Jackson, ritiene che il papa sia tagliato
fuori da ogni contatto con
«la realtà della cultura in Australia». (eni)
proposta che, a suo parere,
gioca sulle paure dell'elettorato maggioritario bianco e che
equivale alla discriminazione
razziale. Da Ginevra, Kaiser
ha reso nota la seguente dichiarazione, che è stata inviata al Consiglio nazionale delle chiese in Australia affinché
la diffondesse nel paese.
«Dopo la mia recente visita
in Australia continuo a seguire gli sviluppi del dibattito sulla legislazione concernente gli aborigeni. So cbe il
dibattito parlamentare riprenderà la settimana prossima; nonostante le modifiche apportate al testo della
legge, credo che i problemi
fondamentali permangano.
È necessario ribadire ancora
una volta che non ci può essere riconciliazione senza
giustizia. Pur non ignorando
i diritti dei proprietari di bestiame, occorre garantire cbe
non avvenga nulla che possa
danneggiare ulteriormente i
diritti degli aborigeni per i
quali la terra è un elemento
essenziale di identità comune, intimamente connessa al
loro benessere spirituale. Per
questa sola ragione nulla de
ve essere fatto che pregiudichi la legittimità dei diritti
degli aborigeni.
I prossimi giorni saranno
un’occasione importante per
riaffermare che la tutela dei
diritti umani va oltre quello
che può essere legalmente
definito; che non è accettabile nessuna legislazione che
serva a cancellare i diritti di
un settore della comunità, e
che non ci può essere alcun
compromesso su questioni
attinenti alla discriminazione. 11 Consiglio ecumenico
delle chiese si unisce alle
chiese australiane nel chiedere a tutti i parlamentari di riflettere a fondo su queste
questioni che potrebbero di-^
videro gli australiani gli uni
dagli altri.
È da oltre trent’anni che il
Cec segue i dibattiti sui problemi della terra in Australia:
il nostro interesse non è venuto meno. Continueremo
ad essere solidali con i popoli aborigeni d’Australia. Siamo inoltre vicini alle chiese
dell’Australia che fanno la
loro parte affrontando queste questioni in cui sono m
gioco valori umani fondamentali».
«i
catt
espi
atti
che
te c
alto
midi e
mo
me
di c
ber
mei
bili
zia.
chii
dot
giai
ne ì
fav
che
lati
suo
veri
par,
jede
altt'
trai
ven,
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due
dig
te il
Per
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cog,
non
sto,
nell
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Canberra, 1991: gli aborigeni accolgono i delegati alla VII Assembla®
del Consiglio ecumenico delle chiese