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Anno VII
numero 8
del 19 febbraio 1999
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LA LIBERTA
DEI PRIGIONIERI
«Lo Spirito del Signore è sopra di
' me; perciò mi ha unto per evangelizzare i poveri; mi ha mandato ad
annunziare la liberazione ai prigionieri, e ai ciechi il ricupero della vista;
a rimettere in libertà gli oppressi, e a
proclamare l’anno accettevole del Signore»
Luca 4,18
V’ALE forse la pena, dopo aver ripreso le parole di Gesù sulla libertà, incontrare anche quella più importante in cui siamo noi (cioè i tralduttori) che gli mettono in bocca la
' parola liberazione quando in realtà
Gesù ha parlato, più limitatamente, di
luce, di remissione, di perdono. Quello
che noi traduciamo «libertà», «liberazione», dalla traduzione latina Vulga^ ta è reso semplicemente con «remissione». I prigionieri segregati nei sotterranei di un carcere duro vengono alla
luce. Non è poco, certamente. Può anche essere sinonimo di libertà. Ma in
un tempo di pentitismo e di perdonismo, siamo anche abbastanza sospettosi sul valore reale di un dare la luce
I ai prigionieri e persino agli oppressi.
■Né ci soccorre il passo di Isaia 61, 1-2,
le Gesù cita nella sinagoga di Nazat, perché le circostanze e il significa■to di questo passo, anzi, la figura stes^sa del profeta che ha scritto queste parole, ci sono del tutto sconosciuti.
’C'allora, compiamo un arbitrio
JCi quando traduciamo con liberazione 0 libertà delle parole che hanno
una senso più ristretto? Forse infondo,
no. Se è Gesù che dà la luce e il perdono, queste cose che sarebbero di per sé
misure pratiche abbastanza banali,
diventano libertà. Gesù trasforma i
nostri perdonismi e i nostri pentitismi
in libertà. Per questo trasforma anche
il giubileo ebraico. «Lo Spirito mi ha
mandato a proclamare l'anno accettevole del Signore». Nemmeno quello
prescritto dal Levitico (cap. 25) era
mai stato celebrato in modo rigoroso.
Anzi, pare che non sia mai stato celebrato, o quasi mai. Una celebrazione
fantasma di libertà, diventa in Cristo
momento vero di liberazione.
Le ragioni di questa Msformazione
sono le stesse che danno vita ai pochi discorsi in cui Gesù parla della libertà in modo esplicito. Il giubileo
ebraico diventa libertà perché, in fondo, cessa di essere giubileo, cessa di essere anno santo, cessa di essere tempo
limitato, cessa di essere prescrizione legale, cessa di riguardare le proprietà e
gli schiavi e diventa realtà vivente, incarnata, nuova, totale. Come abbiamo
detto per noi che la Settimana della libertà è veramente della libertà se cessa
di essere settimana, così ci sentiamo di
dire apertamente ai fratelli cattolici che
il giubileo è vero giubileo se cessa di essere anno santo. Per essere vero giubileo, il giubileo deve essere costante. La
liberazione a intermittenza non è figlia
della verità ma deWillusione. La liberazione centrata sulle celebrazioni e sulle
cerimonie rischia fortemente di non essere centrata sulla verità. I pellegrini
che vengono a Roma per lucrare le indulgenze devono essere informati che
non sono loro a essere invitati a Roma
ma è il Cristo che è mandato a loro e
all'umanità intera: «Lo Spirito... mi ha
mandato». A questo movimento iniziale di Gesù segue certamente il movimento di risposta dei discepoli quando
accolgono l'invito; «Venite dietro a me,
venite a me» e poi «Andate per tutto il
mondo». Ma, appunto, questo è il movimento di risposta, non il pellegrinaggio. Il centro della libertà a cui siamo
invitati non può essere altro che Gesù
Cristo e lo spazio della libertà in cui
siamo inviati non può essere altro che il
mondo intero.
Claudio Tron
SET'riMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE BATTISTE, METODISTE. VALDESI
La ricerca delle certezze biologiche nel voto alla Camera sulla procreazione assistita
«Chi sono mia madre e i miei fratelli?»
Alla maggiore fragilità dell'Identità oggi si risponde con la biologia invece che con la cultura
e la spiritualità. Ma le relazioni con il prossimo contano di più del nostro patrimonio genetico
MASSIMO APRILE
IL discorso si presenta simile,
nella sua impostazione di fondo,
a quello sul divorzio e sull’aborto.
L’argomento è altrettanto controverso. Non è possibile definire bene o male in assoluto la procreazione medicalmente assistita. La situazione concreta della coppia che
decide di farvi ricorso appare soggetta a troppe variabili per fare una
legge che renda giustizia veramente a tutte le circostanze.
Per ragioni filosofiche e religiose
la coscienza di alcuni ne è stata
turbata e questo merita rispetto.
Ma se questo turbamento era dovuto anche al timore che questa
legge, secondo il testo in un primo
tempo presentato, aprisse lo spiraglio a più ardite concessioni nel
campo della procreazione assistita,
tale timore era infondato. Infatti la
proposta di legge licenziata dalla
XII Commissione affari sociali, presieduta dall’on. Marida Bolognesi,
era di mediazione, era tesa a regolamentare il caos che contraddistingue l’attuale situazione, facendo chiarezza sul divieto di clonazione umana e di sperimentazione
selvaggia sugli embrioni umani, e
introducendo una regolamentazione della donazione e conservazione dei gameti e delle strutture autorizzate all’applicazione delle tecniche di procreazione assistita.
L’approccio culturale della proposta di legge era allineato con
molti altri paesi europei. Essa lasciava uno spiraglio aperto a quei
casi, statisticamente pochi, in cui
una coppia di comprovata sterilità
possa ricorrere all’inseminazione
eterologa (cioè con seme di donatore esterno alla coppia) se quella
omologa si fosse dimostrata infruttuosa. Era permesso inoltre l’accesso a questa pratica anche per le
coppie stabili ma non unite dal
vincolo matrimoniale. Naturalmente era prevista, come per l’aborto, l’obiezione di coscienza del
personale sanitario. Il 4 febbraio
però, passava alla Camera un
emendamento che vietava l’inse
minazione eterologa e questo determinava le dimissioni della relatrice della proposta di legge, on.
Bolognesi. Tutta la questione è
dunque di nuovo in alto mare.
C’è da chiedersi oggi come mai
quello stesso fronte cattolico progressista e laico che vinse la battaglia su divorzio e aborto, questa
volta non sia stato in grado, mentre
la sinistra è al governo, di difendere
questa legge che pure era di compromesso (veniva accantonata infatti la possibilità del ricorso alla
procreazione medicalmente assistita da parte di coppie omosessuali e donne singole). Non è facile rispondere a questa domanda. Si
possono fare varie ipotesi. La Chiesa cattolica romana col suo magistero appare oggi più forte; c’è poi
una certa ansia di diversi partiti e
partitini di accreditarsi come più
cattolici di altri, specie in prossimità di nuove tornate elettorali.
lo vorrei accostare a queste
un’altra ipotesi, più culturale, anzi,
oserei dire, più spirituale. Oggi c’è
indubbiamente una maggiore fragilità delle identità personali e collettive. È divenuto più difficile rispondere alle domande: chi sono?
dove vado?. La fase storica che viviamo è di crisi di progetti. Ecco
che si cerca, forse, nelle certe radici
biologiche quello che non si riesce
più a trovare nella cultura e nei nostri percorsi umani e spirituali. Se
come cristiano, ad esempio, sapessi declinare meglio al presente la
mia fede, se sapessi dire con maggiore chiarezza spirituale chi è quel
Gesù nel quale ho creduto, e a quali fondamentali impegni mi chiama
in materia, ad esempio di giustizia,
di lotta ai razzismi, più equa distribuzione delle ricchezze probabilmente non mi farei spaventare dagli spauracchi agitati da coloro che
hanno visto in questa proposta di
legge un cedimento dei valori della
famiglia e della legge naturale.
Rio de la Piata
Concluso il Sinodo
della Chiesa valdese
Dal 7 all’11 febbraio si è
svolto a San Gustavo, nella provincia argentina di
Entre Rios, il Sinodo della
Chiesa evangelica valdese
del Rio de la Piata che raccoglie i deputati delle 25
chiese locali valdesi dell’
Uruguay e dell’Argentina
per un numero complessivo di 6.200 membri confermati su una popolazione ecclesiastica di circa
14.000 persone. Durante
il culto di apertura, presieduto dalla pastora Ana
Maria Barolin e con la
predicazione di René Kroger, docente di Nuovo Testamento all’Isedet, la Facoltà teologica di Buenos
Aires, è stato consacrato
al ministero pastorale il
candidato Dario Barolin.
Nel corso del Sinodo, si
sono svolte tre manifestazioni pubbliche: la prima
sulla recente Vili Assemblea del Consiglio ecumenico delle chiese tenutasi
a Harare, Zimbabwe; la
seconda sul Giubileo e
l’anno 2000; la terza sulla
storia, la vita e le preoccupazioni attuali della
Chiesa valdese nel Rio de
la Piata. Al termine del Sinodo è stato confermato
come moderatore della
Mesa vaidense, l’organismo esecutivo corrispondente per l’area europea
alla Tavola valdese, il pastore Delmo Rostan.
Per il leader luterano Noko
«Sanno di passato le
indulgenze del Giubileo»
Il servizio stampa della Federazione luterana
mondiale (Firn) ha intervistato il segretario generale della Firn, il teologo
africano Ishmael Noko,
sulla bolla di indizione
del Grande giubileo del
2000 e sulle sue ripercussioni sul dialogo cattolico-luterano. Noko ha affermato che «per molti
luterani, non molto familiari con la teologia cattolica, questa bolla è giunta
come una sorpresa», perché si ritiene che la pratica delle indulgenze sia
qualcosa che «appartiene
al passato». Ma probabilmente, ha aggiunto Ishmael Noko, lo stesso sa
pore di passato lo hanno
provato anche molti cattolici. Noko riconosce
che la stessa bolla sottolinea comunque il fatto
che le indulgenze non si
sostituiscono all’opera di
giustificazione operata
da Dio solo in Cristo.
Tuttavia sarebbe utile discutere la questione dal
punto di vista dell’ecclesiologia, visto che la concessione delle indulgenze
nella dottrina cattolica è
fondata sulla dottrina dei
tesori della chiesa, acquisiti dalle buone opere di
Cristo e dei santi, e che
«la chiesa viene considerata come la custode di
questo tesoro». (nev)
Se le nostre radici culturali e
spirituali affondassero più profondamente nella verità dell’Evangelo, scopriremmo con maggiore
immediatezza che siamo determinati, nella nostra personalità, dalla
qualità delle relazioni che intratteniamo con il prossimo molto di
più che dal nostro patrimonio genetico. Un bambino nato senza
un padre biologico identificabile,
ma con dei genitori amorevoli, sarebbe meno esposto a turbamenti
e distorsioni della sua personalità
che un bambino con genitori biologici certi ma incapaci di accoglierlo e aiutarlo a crescere. Forse,
a questo punto, gioverebbe ricordarsi di quella retorica domanda
che Gesù rivolse ai discepoli che
gli presentavano le inquietudini
dei suoi fratelli e sorelle in carne:
«Chi è mia madre e chi sono i miei
fratelli? Chi fa la volontà del Padre
mio che è nei cieli mi è fratello,
sorella e madre».
MEDITAZIONE
Dina e / suoi fratelli
di GIUSEPPE PLATONE
A PAGINA^
PROCREAZIONE S
Il pluralismo è un diritto
di ROLLIER, ROSTAGNO, TROTTA _
A PAGINA J
CULTURA
Il «Rimpatrio» di Minatoli
di CARLO RAPINI
■
«EDITORIALE
70° dei Patti lateranensi
di GIANNI LONG
»COMMENTO
Tra ragione e oscurantismo
di ALBERTO CORSANI
2
í
PAG. 2 RIFORMA
Della Parola
VENERDÌ 19 FEBBRAIO 199Q
venerdì
«Dina, la figlia che
Lea aveva partorita
a Giacobbe, uscì per
vedere le ragazze del
paese. Sichem, figlio
di Camor l’Ivveo,
principe del paese, la
vide, ki rapì e si unì
a lei violentandola.
Poi egli rimase
affezionato a Dina...;
amò la giovane e
parlò al cuore di lei.
E disse a Camor suo
padre: “Dammi
questa ragazza in
moglie”. Or Giacobbe
udì che quegli aveva
disonorato sua figlia
Dina; e siccome i suoi
figli erano ai campi
con il suo bestiame,
Giacobbe tacque
finché non furono
tornati. (...)
I figli di Giacobbe
risposero a Sichem
e a suo padre Camor,
ma parlarono loro
con astuzia, perché
quegli aveva
disonorato Dina...
Dissero loro: “...non
possiamo dare
nostra sorella
a uno che non è
circonciso...
Acconsentiremo
alla vostra richiesta
soltanto a questa
condizione: se sarete
come siamo noi,
circoncidendo ogni
maschio tra di voi”.
(...) Ma il terzo
giorno... due dei figli
di Giacobbe,
Simeone e Levi,
fratelli di Dina,
presero ciascuno
la propria spada,
assalirono la città
che si riteneva
sicura, e uccisero
tutti i maschi. (...)
Allora Giacobbe disse
a Simeone e a Levi:
“Voi mi causate
grande angoscia” (...)
Ed essi risposero:
“Nostra sorella
dovrebbe forse essere
trattata come una
prostituta?”
(...) Allora Giacobbe
disse alla sua
famiglia e a tutti
quelli che erano con
lui: “...partiamo,
andiamo a Bethel;
là farò un altare al
Dio che mi esaudì
nel giorno della
mia angoscia”»
(Genesi 34,1 - 35,3)
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DINA E I SUOI FRATELLI
Alla violenza usata contro Dina i suoi fratelli rispondono con la violenza
omicida. Giacobbe si dispera e va a stare a Bethel, il luogo indicatogli da Dio
GIUSEPPE PLATONE
Milleduecento anni prima di Cristo. Giacobbe arriva nella terra di Canaan: sua figlia Dina, abituata a vivere nelle
tende dei pastori nomadi al seguito della transumanza del bestiame, è attratta dalla città. Essa
è di fronte a lei come un mondo
inesplorato e dal suo campo nomadi entra in questo insieme di
case e di strade che ai suoi occhi
dovevano rappresentare un’immensa meraviglia. È il passaggio
dalla povertà alla ricchezza.
La violenza contro Dina
U
N giovane principe, figlio
del gran re, la vede, la pedi
na e la violenta. Abituato ad usare la gente per le proprie finalità,
il rampollo del potere non ha
particolari rimorsi. Ma giorni dopo, ripensando a ciò che aveva
fatto, si accorge di essersene innamorato. Il padre della vittima,
Giacobbe, attende il ritorno dei
suoi figli dal pascolo e, nell’incontro che avrà con il padre
dell’aggressore, si propone un
matrimonio riparatore. E qui i
fratelli di Dina, Levi e Simeone,
architettano con la menzogna
una tremenda vendetta. Chiedo
no e ottengono che tutti i maschi
della città si circoncidano per essere uguali agli ebrei. Così Dina
potrà sposare un ebreo circonciso. È la condizione che viene posta prima di cedere in matrimonio Dina a Sichem. Il popolo della città ovviamente accetta questo sacrificio pur di non contrastare il proprio re. E al terzo giorno, che secondo la tradizione era
il giorno più critico dopo aver ricevuto una ferita, i fratelli di Dina piombano nelle case dei sichemiti febbricitanti e uccidono
tutti i maschi. Insomma l’onore
di Dina è lavato con il sangue. Di
fronte a questo genocidio, Giacobbe dirà ai suoi figli: «Voi mi
avete causato una grande angoscia». E i figli risponderanno al
padre: «Dovevamo permettere
che nostra sorella dovesse essere
trattata come una prostituta?».
Gli stranieri in mezzo a noi
L'angoscia di Giacobbe
Preghiamo
Vediamo sempre due sole vie
difendersi o controbattere
lasciarsi dominare o trionfare.
Gesù, tu hai seguito un’altra via
hai lottato, ma non con le armi
hai sofferto, ma non sanzionato l’ingiustizia
eri contro la violenza, ma senza violenza.
Vediamo sempre due sole possibilità
lasciarsi soffocare o strangolare gli altri
avere paura o far paura
essere colpito o colpire.
Tu hai tentato un’altra possibilità
e i tuoi amici l’hanno sviluppata
si sono fatti arrestare
hanno patito la fame
hanno esteso il campo d’azione.
Seguiamo sempre il cammino tracciato
assumiamo i metodi di questo mondo
veniamo disprezzati e disprezziamo
gli altri e infine noi stessi.
Facci ricercare vie nuove:
abbiamo bisogno di più fantasia
di uno specialista del riarmo,
è di più astuzia
di un commerciante d’armi.
Dorothee Sòlle
(tratto da In attesa del mattino della Cevaa)
La Bibbia contiene molti racconti di violenza. Ma questo
è il primo della serie dove un atto di violenza evolve in causa di
guerra. I verbi che spiegano l’aggressione nei confronti di Dina
sono gli stessi di quelli utilizzati
per definire la profanazione del
tempio. Dina è come un oggetto
sacro che fa parte del clan. L’antica legislazione ebraica prevedeva anche il modo di riparare
al danno subito (Deut. 22, 28).
Ma la violenza non osserva le regole, le infrange perché la vendetta, in questo caso moltiplicata per cento, deve compiersi rapidamente. Più tardi Giacobbe,
sul suo letto di morte, rivedendo
la sua vita avrà a dire ripensando a quei giorni di sangue: «1
miei figli. Levi e Simeone, hanno
usato le loro spade come strumenti di morte e di violenza...
maledetta la loro ira perché è
stata violenta e il loro furore è
stato crudele» (Gen. 49,5-7).
Gli studiosi ci spiegano che
questo episodio di violenza circoscritta che si allarga rapidamente a macchia d’olio è tipico
delle fasi di trasformazione sociale di una qualsiasi civiltà primitiva: il popolo ebraico dalla dimensione nomade al seguito del
bestiame ha identificato una terra in cui finalmente insediarsi,
ma questa terra è abitata da altre
popolazioni che vivono li da
tempo. La contrapposizione per
il dominio del territorio conduce
a varie forme di scontro, specie
contro i soggetti più deboli della
società: le donne e i bambini.
IN altri termini è un po’ quello
che succede oggi con le avanguardie di altri popoli che entrano nel nostro paese legalmente
o illegalmente. Anche qui nascono violenze, razzismi, odii.
Ma queste cosiddette «invasioni» hanno in sé una grande carica positiva. Se continua così la
tendenza demografica italiana
nel 2030 gli italiani saranno scesi a meno di 40 milioni di abitanti, una soglia che non potrà
più dare dinamicità economica
al paese che sarà soprattutto un
paese, e già lo è, di anziani. O gli
italiani si mettono a fare più figli
(come fanno per esempio i paesi
luterani europei come la Danimarca o la Svezia, dove nascono
figli quasi tre volte tanto che da
noi) oppure dovremo cominciare a guardare a queste persone
giovani che entrano nel nostro
paese come a una grande risorsa
economica, umana e culturale.
Tra gli immigrati, spiegano recenti ricerche, è molto alto il numero dei diplomati e dei laureati. I corsi di apprendimento della lingua italiana sono in alcune
città molto affollati. Ognuno di
loro che, grazie anche alla cooperazione delle istituzioni, riesce ad entrare nel mondo del lavoro (non in nero, ma con i necessari contributi), significa ricchezza e sicurezza per lui o per
lei e per tutti noi.
Del resto, diciamocelo chiaramente noi stessi, come evangelici cresciamo oggi in Italia prevalentemente grazie agli immigrati
evangelici che vengono nel nostro paese. Ma il problema, come
ci spiega il testo, è tutt’altro che
facile: lo scontro di civiltà, di culture, di abitudini è sempre latente. Può esplodere da un momento all’altro. In cento anni dall’Italia sono emigrate 30 milioni di
persone, oggi ci sono 58 milioni
di italiani all’estero. Un altra Italia. Siamo un grande paese di
emigranti, e tra l’altro questa
emigrazione continua, a piccoli
numeri, da parte nostra in paesi
ricchi come il Canada, gli Stati
Uniti, la Germania, l’Australia...
La nostra vicenda si conclude
con l’affermazione che Dio fece
a Giacobbe: «Alzati, vai ad abitare a Bethel...» (cap. 35, 1). Dopo
la violenza, il viaggio di Giacobbe continua verso la direzione di
Bethel, verso Dio. Nel racconto,
la posizione del patriarca si è
scontrata con quella dei suoi fi
gli. Sono due logiche, due mondi che si contrappongono: la
cultura guerrafondaia, bellicosa,
aggressiva, collerica e violenta; e
la cultura della prudenza, della
riflessione, del lasciare sedimentare le cose e trovare una soluzione soddisfacente. Queste due
scuole di pensiero attraversano
tutta la Bibbia. La linea che noi
vogliamo seguire è quella che ci
conduce là dove il Signore atteso è il re di pace, come dicono
Isaia o Zaccaria, che ci parlano
del Messia che viene a noi come
un uomo giusto e vittorioso,
umile... Egli parlerà di pace alle
nazioni, il suo dominio si estenderà da un mare all’altro e dal
fiume sino alle estremità della
terra» (Zc. 9,9 ss.).
Contro ogni violenza
INSOMMA, dalle spade sguainate contro i febbricitanti sichemiti da parte di Levi e Simeone sino a Gesù Cristo che
ordina a Pietro: «Riponi la spada
nel fodero perché tutti quelli
che prendono la spada, periranno di spada» (Mat. 26, 52). C’è
qui tutto uno sviluppo che conduce ad un Signore che rappresenta la fine di ogni violenza.
Ma la storia è andata in un’altra
direzione.
Tuttavia questa parola di pace, di giustizia, di salvaguardia
del creato, questa parola di libertà, è ancora presente e viva
tra noi. Si fa faticosamente strada tra le ingiustizie del mondo e
qui le parole non sono più sufficienti. Occorre compiere anche
delle azioni significative che ci
mettano in comunione con
quell’umanità che ama e testimonia della giustizia contro
ogni forma di violenza. E non
importa se quell’umanità con
cui ci troveremo a camminare
fianco a fianco non crede nel
Dio della Bibbia. È un’occasione
per noi di farglielo conoscere. Il
realismo biblico di riflesso ci ricorda che anche i luoghi in cui si
raccolgono i credenti sono intrisi di soprusi, di piccole o grandi
violenze quotidiane, di ipocrisie.
C’è insomma il rischio che le
ombre di violenza e di morte
cbe hanno caratterizzato il nostro secolo «cristiano» si allunghino sinistre anche sul prossimo. Un cristianesimo, quello
che chiude il secolo, molto più
vicino a Levi e Simeone che non
a Dina. Dio non voglia che Dina
venga nuovamente violentata.
Note
omiletiche
Si intrecciano qui due
narrazioni: una sui fatt;
oggettivi e una di carattere generale sulla necessità che ogni nuovo insediamento richiede vincoli
nuovi matrimoniali ed
economici. Un caso famiIlare diventa un caso nazionale. Sichem, da città
diventa l'individuo che
violenta Dina. Simeone e
Levi, da tribù, si trasformano in individui insaziabili nella loro vendetta
(vedi l'elenco dettagliato
del saccheggio). Il gesto di
violenza viene fatto rientrare nell'ambito dell'innamoramento da parte
«dell'uomo più onorato in
tutta la casa di suo padre»
(v. 19). Il racconto è molto
lineare, anche se ogni
tanto ci sono alcune ingenuità. Sembra improbabile che due soli uomini,
pur applicando la legge di
guerra (Deut. 20, 13ss) anche se in circostanze diverse, riescano da soli ad
uccidere tutti i maschi della città e per di più saccheggiarla.
Questo impatto violento con Canaan smentisce
tutto l'insegnamento patriarcale e innesta quella
cultura della violenza che
da sempre accompagnerà
Israele. Questa esplosione
di violenza costruita sulla
menzogna riduce, nell'economia del capitolo, tutti al silenzio. Non interviene Dio, non interviene Dina. L'ultima parola è ancora quella degli assassini
che la pronunciano per
coprire il lamento di Giacobbe. Questa pagina di
violenza, con tutte le altre
(e non sono poche e sono
anche molto spaventose,
compresa la beatitudine
rivolta a «chi afferrerà!
tuoi bambini e li sbatterà
contro la roccia» del salmo 137), fa capire UM
volta di più che la Bitóia
parte dalla realtà quotidiana. Dai massacri dei
primi insediamenti sino
agli amici guerriglieri armati di Gesù, il cuore dei
messaggio biblico emerge
a fatica in questo inestricabile intreccio di crudeltà
e generosità.
Generazione dopo generazione l'umanità raccontata nella Bibbia ha
praticato la sua violenza,
ma accanto e dentro questa violenza è stato pronunciato e vissuto il messaggio del Re di pace. È
nel vivo della conflittualità
del quotidiano, non nei
sogni di un mondo che
non esiste, che deve essere
seminato il messaggio
nuovo. Le cose spesso si
mescolano o si confondono ma alla fine appaiono
chiare. Giacobbe conclude
la sua vita condannando la
violenza armata, il sopruso, la collera. Un insegna;
mento estremo per chi
verrà dopo a non concede;
re troppo aile logiche di
dominio. Purtroppo servirà
a poco. Qgni generazione
farà la propria esperienza,
rifarà, amplificandoli, gh
stessi errori. Tuttavia la
memoria del passato pud
servire a non ricadere in
errori inutili e disumani. La
Bibbia ci fa vedere quanto
questo processo di appmn;
dimento di una logica di
pace e di riconciliazione
sia faticoso: 2.000 anni di
civiltà cristiana lo dimostrano ampiamente.
Per
approfondire
- Dante Lattes, Nuovo
commento alla Torah, Carucci, Roma, 1986.
- Klaus Westermanni
Genesi, ed. Flemme, Casale, 1989.
- Gianfranco Ravasi,
libro della Genesi (2S-50)i
Paideia, Brescia, 1972.
- Rashi di Troyes, Co^
mento alla Genesi, Marie'"
ti. Casale, 1985. ,
- Luis Alonso Schoeke'
Dov'è tuo fratello,
deia, 1985.
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Primo
Dopo il voto alla Camera sulla fecondazione eterologa
Il pluralismo etico è un diritto
Non tutto ciò che la scienza permette è moralmente e
giuridicamente lecito, ma va difesa la libertà responsabile
Un conflitto tra integralismo e laicità
PAG. 3 RIFORMA
■■
PIERO TROTTA*
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II
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ALLORCHÉ nel nostro paese devono essere affrontati e risolti sul piano legislativo problemi riguardanti la
sfera della libertà delle persone, aventi direttamente o indirettamente risvolti etici,
scatta il medesimo meccanismo. La Chiesa cattolica ha le
sue convenzioni morali e
pretende siano imposte a tutti attraverso l’introduzione
nelle norme di limiti e divieti.
Si tratta del classico conflitto
ira integralismo e laicità nel
quale la Chiesa di Roma si è
storicamente trovata sempre
dalla parte della repressione,
in nome della presunta verità
delle sue concezioni e del
conseguente obbligo di tutti
dìconformarvisi.
La vicenda che ha caratterizzato l’iter del progetto di
le^e Sulla procreazione assistitane è un esempio. È noto
che i cattolici considerano legittima la procreazione solo
allorché essa avvenga tra soggetti legati dal vincolo del
matrimonio. Conseguentemente essi ritengono moralmente censurabile ogni forma di inseminazione che interessisoggetti non coniugati
0 che si realizzi attraverso
l’utilÌEzazione di materiàle
gene1icq,estraneo ai coniugi.
Ergo, lailgge deve vietarlo. E
poiciéappare evidente che
iafei^logismo è aberrante,
ecce venire fuori in Parlamento e nei dibattiti pseudoculturali, a giustificazione
della pretesa di introduzione
del divieto, espressioni come
«difesa deU’identità biologica» 0 «della paternità e maternità genetica» 'che richiamano sinistramente il linguapio proprio delle teorie
razziste. Ovviamente, a parte
lastmmentalizzazione politica, non potevano non rimanerne colpiti nella fantasia i
nipotini delle ideologie fondate sulla difesa della razza
sriana e i nuovi cantori di
guella celtica.
Con ciò non si vuole afferm«e che tutto ciò che la
scienza permette può consitlptarsi moralmente e talvolta
giuridicamente lecito. Nella
dire
Nuovo
ah, Ca'
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I Casa- I
delicata materia della genetica sarebbe auspicabile una
seria discussione, anche in
Parlamento, sulla fondamentale differenza che esiste tra
la fabbricazione dei beni materiali e le tecniche procreative, con la'conseguente opportunità di vietare i casi limite dell’utero in affitto o in
comodato.
Sarebbe altresì auspicabile
l’instaurazione di un rigido
controllo pubblico sull’uso
del materiale genetico, che ne
limiti ogni manipolazione.
Sarebbe infine giusto che il
Servizio sanitario nazionale
prima di accordare le necessarie prestazioni a chi non
può procreare senza l’inseminazione accerti, in forme non
vessatorie, che il nascituro
trovi un ambiente idoneo a
garantirgli assistenza, educazione e affetto.
Ma dopo di ciò, sia lasciata
a tutti la possibilità di avvalersi della libertà di procreare
nelle forme possibili. Ora che
il guaio è avvenuto con la
classica alleanza tra le forze
clericali e la destra più retriva, da sinistra e da parte dei
sedicenti liberal-democratici
si piange sul latte versato. Ci
si doveva e ci si dovrà pensare prima. Se opporsi laicamente alla pretesa dell’integralismo cattolico viene dispregiativamente definito, da
autorevoli esponenti di tali
forze, come anticlericalismo
(o con l’uso del termine laicismo in una accezione sconosciuta ai nostri vocabolari):
se ogni critica al diffuso clericalismo viene qualificata come «antistorica guerra di religione», le conseguenze non
possono che essere quelle di
dare spazio alle tendenze più
illiberali. Sarei tentato di dire: ben gli stia! La verità è che
purtroppo: mal ci sta!
* avvocato e membro del Consiglio della Federazione delle
chiese evangeliche in Italia
Si è guardato alla tutela
anziché al diritto
SERGIO ROSTAGNO*
La sinistra deve chiedersi
se ha elaborato con profondità sufficiente il concetto di laicità e se la sua strategia sia ben calcolata. Da anni, infatti, promette una vera
intesa con i cattolici e poi la
vediamo spesso messa in ginocchio. Non mi convincono le motivazioni che hanno spinto la maggioranza
dei deputati ad approvare
l’emendamento che ha cambiato il segno della proposta
di legge.
Prima occorre garantire la
libertà di ricorrere al seme
cosiddetto eterologo, se persone adulte lo considerano
augurabile. Poi occuparsi
delle eventuali, peraltro remote, conseguenze che la co
sa può avere sulla personalità
del bambino e dell’adolescente o sulla coppia. Capovolgere le due cose, o confonderle nello stesso momento legislativo, non sembra una procedura logicamente e giuridicamente chiara. Essa configura un modo
di procedere ispirato piuttosto al concetto di tutela che
al concetto di diritto del cittadino. Nel merito occorre ribadire una volta di più il
principio che non si possa
imporre una legge restrittiva,
se non in base a considerazioni dettate da un interesse
superiore e generale.
* docente di teologia sistematica alla Facoltà valdese di teologia
di Roma e membro del Gruppo di
lavoro sui problemi etiti posti
dalla scienza (costituito dalla Tavola valdese nel 1992)
L’emendamento approvato dalla Camera
«È vietato il ricorso a tecniche di procreazione medicalmen^
te assistite di tipo eterologo» (art. 4, comma 3)
La legge del Signore
SERGIO ROSTAGNO
Nel Salmo 1 si parla della «legge del Signore».
Applicandola siamo sulla
giusta strada, eludendola
siamo invece su una strada
che non porta a nulla. Ovvero che porta al nulla. Saremroo futili e leggeri, se non
prendessimo sul serio l’avvertimento. Ma che cos’è la
“rogge del Signore»? «La leg8e del Signore» è (anche) il
titolo di una pellicola del
rose che, in modo garbato e
Penano, sembra dire che la
decisione etica in definitiva non può essere che personale e che le teorie sono
Sempre astratte. Questa
“morale» non piace ai severi
redattori di un settimanale.
Che hanno qualificato il film
m questione come «western
Ppmposo e con una morale
Piscutibile» («Venerdì di RePubblica» del 25 gennaio
corso). Ma no, anzi. Torperò, al Salmo,
rii a ” si contesta resistenza
due vie. Si contesta che si
possa sapere in anticipo la
susta. Qui siamo di fronte al
jeinma che nessuna legge
_^^osa 0 morale ha saputo
finora risolvere: o c’è una
struttura autoritaria che enuncia la «legge del Signore»: oppure c’è la coscienza,
cioè il soggettivo. A vero dire, esiste anche l’esortazione, che si situa in un certo
senso a metà tra i due. C’è
già un dialogo, di un discepolo di Platone (Clitofonte),
che termina con una considerazione interessante rivolta dall’interlocutore a Socrate: finché esorti, posso ascoltarti e anche darti ragione:
se pretendi di «fondare» (dare ragioni ultime), allora non
sei più convincente.
Il problema etico sorge
proprio dall’applicazione
ultima e pratica. Qui, noi
siamo sempre di fronte a diverse esigenze. La decisione
personale, può essere una
via obbligata, ma non è la
soluzione pulita del dilemma etico. La coscienza non
è mai a posto del tutto. La
scelta ci porta in una zona
di responsabilità sofferta.
Proprio in questa zona, allora, cogliamo meglio il significato della «legge del Signore». La «legge del Signore» è
la formale promessa, mediante la quale il Signore Id
dio si lega alla propria parola di grazia e di benedizione.
La legge è la legge «del Signore», cioè la legge alla
quale egli per primo si sente
legato, mediante una promessa che non verrà mai
meno, incarnata (secondo i
cristiani) in Gesù Cristo.
Tutta la nostra etica è
quindi sostenuta, nelle sue
scelte, da questa scelta, che
sta a monte delle nostre
scelte. Questo significa in
primo luogo che la nostra
scelta, per quanto critica e
provvisoria, sarà sostenuta
«a priori» da quella scelta.
Però significa anche che
ogni nostra scelta si deve
confrontare con quella fondamentale scelta. In quella
scelta abbiamo il criterio
delle nostre scelte. Però, ancora, quando vogliamo giustificare le nostre scelte, lo
possiamo fare soltanto con
parole nostre, con ragioni
contingenti, spiegabili e non
«fondabili»: convincenti, ma
solo fino a un certo punto.
(riflessione tenuta il 31 gennaio scorso nella chiesa metodista di via XX Settembre a Roma
durante un’assemblea sul tema
dell’eutanasia)
Occorre pensare a proposte in positivo
ANNA ROLLIER*
PARLARE di ciò che non
avremmo voluto e non
vogliamo costituisce un esercizio vano e sconfortante che
rischierebbe di prendere
molto tempo. Infatti, a cominciare dal testo unico di
légge sulla procreazione medicalmente assistita che (come ci si poteva attendere da
una proposta di legge frutto
di un lunga serie di compromessi al ribasso) proibisce
tutto e, anziché introdurre
regole e standard minimi per
tutelare la salute dei soggetti
coinvolti nella procreazione,
produce modelli e sanzioni:
continuando con lo spettacolo e la qualità del dibattito
parlamentare che non era
volto a promuovere la riflessione sulle problematiche
sollevate dalle biotecnologie
applicate alla procreazione,
ma costituiva soltanto ciò
che è stato felicemente definito «materializzazione del
caos primigenio di incubi,
paure e fantasie», l’elenco sarebbe interminabile.
Proviamo invece a pensare
e a dire ciò che desideriamo,
a fare delle proposte che, oltre a fornire uno stimolo al dibattito pubblico su questioni
che toccano i fondamenti della convivenza tra donne e uomini, possano costituire delle
indicazioni di percorsi possibili per garantire la sicurezza,
la libertà e i diritti di donne,
uomini e bambini.
Proponiamo la creazione di
uno strumento di tipo amministrativo che permetta al governo di affrontare questioni
urgenti quali il controllo delle
strutture e la regolamentazione del mercato e della ricerca.
Proponiamo che venga effettuata a livello internazionale una valutazione multidisciplinare approfondita dei
dati raccolti in 20 anni di applicazione delle tecniche di
procreazione assistita e che
su questi dati venga promossa una campagna di informazione pubblica per chiarire
(per quanto ciò è possibile allo stato attuale delle procedure) i limiti e i rischi delle
pratiche diagnostiche e degli
interventi «terapeutici» e la
loro efficacia.
Proponiamo l’attuazione
di una corretta e approfondita campagna di informazione e formazione (che potrebbe avere inizio con la scolarizzazione ed essere svolta, a
diversi livelli, durante tutto
l’iter scolastico) riguardante i
rischi di derive eugenetiche
connessi alle tecnologie utilizzate nell’assistenza alla
procreazione nel tentativo di
arginare il riduzionismo genetico e il rifiuto dell’altro
che ad esso sempre si accompagna.
Proponiamo, infine, che
nel dibattito, nelle scelte e
nelle decisioni, pubbliche o
personali, attinenti alla procreazione assistita l’accento
venga posto sul concetto di
coscienza del limite nel rispetto assoluto dell’autodeterminazione femminile.
* bioioga, docente all’Università di Milano, rappresentante
della Federazione delle chiese
evangeliche in Italia nella Commissione ecumenica europea
chiesa e società (Eeccs)
È in atto
uninvoluzione
GIANNI ROSTAN*
Quello delia fecondazione assistita è un problema che ci riguarda come cittadini. E come cittadini pensiamo che, per quanto sia importante la biologia, l’aspetto
principale di cui tenere conto
è quello delle relazioni sociali. In sostanza non è tanto essenziale essere genitori biologici quanto che il figlio nasca all’interno di una solida
relazione affettiva.
Da questo punto di vista
che ci sia una fecondazione
eterologa o no è secondario,
esattamente come avviene
per i figli adottati. La fecondazione eterologa andrebbe
considerata come una delle
possibilità oggi a disposizione per soddisfare quel desiderio di essere genitori che
credo sia importante anche
dal punto di vista cristiano.
Il mio giudizio personale è
che il voto alla Camera dei
deputati sulla fecondazione
assistita sia l’ultimo segnale
di un’involuzione in atto. È
paradossale constatare che
quando i democristiani erano ufficialmente al governo il
paese abbia fatto importanti
passi in avanti sulla strada
della laicità: penso, ad esempio, alla legge sul divorzio, e
non solo. Oggi, invece, proprio quando al governo c’è la
sinistra, si torna indietro su
punti importanti che attengono ai diritti civili. C’è solo
da augurarsi che si tratti di
un rigurgito passeggero.
* moderatore della Tavola valdese: intervista pubblicata su «Il
Manifesto» del 7-2-99
Ogni settimana...
RIFORMA ti fa conoscere un mondo evangelico più grande
di quello che puoi conoscere con la tua esperienza diretta.
L’abbonamento ordinario costa 105.000 lire (invariato dal
1997): se il tuo reddito familiare non te lo consente, puoi utilizzare liberamente l’abbonamento ridotto di 65.000 lire,
oppure puoi fare un abbonamento semestrale che costa
55.000 lire; se, invece, hai qualche risorsa in più, aiutaci con
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Insomma, ci sono diversi modi per non rinunciare a
RIFORMA.
Gli abbonamenti decorrono, per dodici o sei mesi, dal giorno
di ricevimento della prima copia del giornale.
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PAG. 4 RIFORMA
VENERDÌ 19 FEBBRAIO
\/ENERD
Intervenendo al Forum economico mondiale di Davos (Svizzera)
Il patriarca ortodosso Bartolomeo di Costantinopoli ricorda
ai potenti della terra che «l'uomo non vive di solo pane»
Il patriarca ecumenico di
Costantinopoli, Bartolomeo,
ha ricordato ai leader politici
ed economici di tutto il mondo convenuti a Davos (Svizzera), in occasione del Forum
economico mondiale, che
«l’uomo non può vivere di
solo pane». Citando il Nuovo
Testamento, Aristotele ed
Euripide il patriarca, considerato come «primus inter
pares» nella gerarchia ortodossa, ha dichiarato ai ricchi
e ai potenti riuniti a Davos
che il potere e il denaro devono essere messi al servizio
dell’umanità e non il contrario. In un discorso di tre cartelle pronunciato il 2 febbraio
scorso sulla mondializzazione, il patriarca ha affermato:
«Nella scala dei valori, non
c’è alcun dubbio che la persona umana occupa un posto
più elevato che non l’attività economica; e che il progresso economico diventa
utile quando, e solo quando,
serve a promuovere i valori
non economici che compongono la cultura umana».
Pur approvando alcuni
aspetti della cooperazione internazionale «nei settori dell’economia, del commercio,
delle telecomunicazioni e de
ll patriarca ecumenico di Costantinopoli, Bartoiomeo (a sinistra), insieme al patriarca di Mosca Aiessio II
gli scambi», il patriarca ha
messo in guardia contro una
mondializzazione che «divora» altri aspetti della cultura,
come «il pensiero, la volontà
artistica, e i lati contemplativi
della vita. Qual è il vero benefìcio per l’umanità se la mondializzazione porta al venir
meno del suo potere creativo
e dei principi fondamentali
della coesistenza e della so
pravvivenza, come la giustizia, la reciprocità, la solidarietà tra individui e tra popoli,
il rispetto per la persona umana, fondamento incrollabile
della nostra esistenza e della
nostra coesistenza?».
Stabilendo un paragone tra
la mondializzazione economica e la chiesa nel mondo, il
patriarca ha fatto notare: «La
Chiesa ortodossa ha sviluppa
to l’idea dell’ecumenicità spirituale, una forma di mondializzazione che proclama che
tutti gli esseri umani, di ogni
razza, lingua e cultura, devono essere uniti dai legami
dell’amore, della fraternità e
della cooperazione. È vero
che la chiesa invita tutti ad
unirsi a una religione, ma non
fa dipendere la fraternità,
l’amore e la preoccupazione
per gli altri dall’adesione a
una determinata religione.
Perché la chiesa è amore per
tutti, vive l’unità dell’umanità
nella sua pienezza. Da questo
punto di vista, l’ecumenicità
cristiana si differenzia molto
dalla mondializzazione. Essa
è fondata sull’amore del prossimo e sul rispetto della persona umana che cerca di servire. La mondializzazione è
prima di tutto motivata dal
desiderio di sviluppare il mercato, e di riunire differenti
culture in una nuova, secondo le convinzioni di coloro
che hanno un’influenza mondiale». Purtroppo, ha constatato il patriarca, la mondializzazione porta di solito alla
«crescita del dominio economico dei giganti della finanza,
al di là delle frontiere nazionali e culturali». (eni)
Dovrebbe avvenire entro il 2002
Verso l'integrazione di nove
chiese protestanti americane
Dopo 39 anni di dialogo i
rappresentanti di nove chiese
degli Stati Uniti hanno approvato, in linea di massima,
la creazione, entro l’anno
2002, di una nuova associazione ecumenica. Le nove
chiese rappresentano complessivamente circa 17 milioni di membri. Questa associazione, denominata «Churches uniting in Christ» (Chiese che si uniscono in Cristo),
non porterà ad una fusione
ufficiale ma affermerà il riconoscimento reciproco del
battesimo e, in seguito, del
ministero. Le chiese sono: la
Chiesa episcopale (anglicana), la Chiesa presbiteriana
degli Stati Uniti, la Chiesa
cristiana (Discepoli del Cristo), la Chiesa unita del Cristo, la Chiesa metodista unita, la Chiesa cristiana metodista episcopale, la Chiesa
metodista episcopale africana, la Chiesa metodista episcopale africana di Sion, e il
Consiglio internazionale delle chiese comunità.
La nuova associazione «dovrebbe significare un rapporto molto più profondo di
quello che avevamo prima»,
ha spiegato Lewis Lancaster
Jr, segretario generale ad interim della commissione preparatoria, al termine di un incontro svoltosi a Saint Louis
(Missouri) dal 20 al 24 gennaio scorsi. Pur precisando
che l’obiettivo dell’associazione non era di creare una
«super» chiesa protestante,
come vorrebbero alcuni protestanti preoccupati per il calo dei membri e delle risorse
finanziarie delle chiese storiche, Lewis Lancaster ha espresso l’augurio che essa
permetta il riavvicinamento
tra le chiese protestanti, più
progressiste, e le chiese evangeliche, più conservatrici.
«Nel contesto americano, è
difficile per i semplici membri di chiesa capire lo scandalo dei nostri particolarismi
religiosi», ha osservato Lancaster, riferendosi alla tradizione delle chiese di dividersi
in nuovi gruppi.
Tuttavia, l’accordo tra le
nove chiese si trova davanti
ad un ostacolo importante: i
rappresentanti della Chiesa
episcopale hanno infatti dichiarato di non poter trasmettere la proposta alla loro
conferenza generale finché
non verrà risolto un conflitto
sul riconoscimento della leadership della chiesa. Pertanto
soltanto otto chiese dovrebbero procedere.
Lancaster ha precisato che
la nuova associazione «dovrebbe significare qualcosa»
per i membri di chiesa in
quanto riavvicinerà diverse
chiese a maggioranza bianca,
come la Chiesa presbiteriana
e la Chiesa metodista, e tre
delle grandi chiese nere: la
Chiesa cristiana metodista
episcopale, la Chiesa metodista episcopale africana e la
Chiesa metodista episcopale
africana di Sion. Salvo alcune
eccezioni, le chiese Usa non
sono generalmente miste sul
piano razziale, e la commissione preparatoria ha invitato le chiese a «pronunciarsi
teologicamente contro il razzismo», e contro il «privilegio
della pelle bianca» (eni)
Negato il permesso del Sabato
Lussemburgo: avventisti fanno
ricorso alla Corte europea
Due famiglie avventiste
hanno intrapreso una causa
legale presso la Corte europea per i diritti umani dopo
che il sistema scolastico dello
stato del Lussemburgo ha negato ai loro figli il permesso
di osservare il sabato come
giorno di riposo e di culto.
Fino agli inizi degli Anni 90
gli avventisti godevano di
particolari accordi con le autorità lussemburghesi che
permettevano agli studenti
avventisti di assentarsi dalle
lezioni scolastiche durante il
giorno di sabato, riferisce
Jacques Trujillo, responsabile delle questioni relative alla
libertà religiosa della Chiesa
awentista locale. Tuttavia,
dal 1993 le autorità lussemburghesi hanno cominciato
a considerare ogni eccezione
al regolamento come un problema per la gestione complessiva del sistema scolastico. In un primo tempo il caso è stato portato davanti ai
tribunali del Lussemburgo
poi, lo scorso dicembre, all’attenzione della Corte europea. Pur comprendendo la
necessità di regole relative
alla frequenza scolastica, le
famiglie hanno fatto appello
al rispetto della libertà religiosa e al rispetto della dichiarazione internazionale
sui diritti umani: tra i diritti
protetti da questa convenzione esiste anche il diritto
di osservare il giorno di riposo di propria scelta.
Questo caso sottolinea una
situazione di discriminazione
nei confronti di una minoranza religiosa, situazione
che deve essere risolta così
come è stata risolta nella
maggior parte dei paesi del
mondo, riferisce Trujillo. «Gli
avventisti non hanno intenzione di sconvolgere l’ordinamento scolastico o di accre
scerne i costi amministrativi
- dice Trujillo -. Chiedono
che venga loro riconosciuto
lo stesso diritto dato alle religioni di maggioranza e cioè il
diritto di veder riconosciuta
la scelta del giorno di riposo.
È inaccettabile che la libertà
religiosa dipenda dal numero
di membri di una chiesa o
che il rispetto del pluralismo
si realizzi solo quando non ci
sono differenze». (bia)
Sarebbe la prima volta in un paese ortodosso
Progettata una visita del papa in Romania
La Chiesa ortodossa romena ha provvisoriamente accettato il progetto di una visita di Giovanni Paolo II in Romania. Sarebbe la prima visita del papa in un paese a
maggioranza ortodossa.
La proposta coincide con
gli sforzi messi in atto per risolvere la questione dei beni
ecclesiastici confiscati sotto il
regime comunista ai grecocattolici (legati a Roma ma
che praticano la liturgia
orientale) e restituiti, nella
maggior parte dei casi, a
chiese ortodosse. In Europa
orientale questa questione è
stata uno dei principali ostacoli ai rapporti tra ortodossi e
cattolici romani dopo il crol
lo del comunismo. Un portavoce della Chiesa ortodossa a
Bucarest, Costo! Stoiku, ha
dichiarato che questo progetto è stato approvato dalla sua
chiesa durante un incontro
svoltosi il 28 gennaio al quale
hanno partecipato rappresentanti della Chiesa minoritaria greco-cattolica.
L’incontro ha riunito a
Blaj, nella Romania centrale,
15 vescovi e arcivescovi sotto
la copresidenza del metropolita greco-cattolico Lucjan
Muresan e del metropolita
ortodosso di Moldavia e
Bukovina, Daniel Ciobotea.
Allà riunione non c’erano
rappresentanti della Chiesa
cattolica romana della Ro
mania, ma era presente il vescovo Francesco Tamburrino, del Vaticano, in qualità di
osservatore.
«La Romania - ha detto
Costol Stoiku - conta la più
grande minoranza cattolica
di tutti i paesi ortodossi...
Una visita di Giovanni Paolo
II sarebbe di grande importanza per i cristiani romeni e
per le relazioni ecumeniche
nel mondo». Circa l’87% dei
cittadini romeni (23 milioni)
sono ortodossi, i greco-cattolici sono 700.000 e i cattolici
romani 1,5 milioni.
La visita del papa, secondo
le ultime precisazioni, dovrebbe aver luogo i prossimi
7 e 8 maggio. (eni)
I luterani in tutto il mondo
erano 61,5 milioni alla fine del '98
GINEVRA — Secondo cifre fornite dalla Federazione lutej,
na mondiale (Firn), i luterani nel mondo alla fine del 19986»
no 61 milioni e mezzo, con un incremento di oltre 300,in
unità rispetto all’anno precedente. L’aumento maggiorp a
L'opi
in ma
rispetto all’anno precedente. L'aumento maggiore A
fedeli è stato registrato in Africa, dove i luterani sono pass»
da 9 milioni e 100.000 a 9 milioni e 350.000. La Germania, ^
oltre. 14 milioni di fedeli, continua ad essere la nazione coni
maggior numero di luterani registrati. (nev/ah
Romania: progettata una nuova
cattedrale ortodossa a Bucarest
BUCAREST — A 120 anni dal primo progetto, a Bucarest,j
Romania, prende corpo l’iniziativa di edificare una nuo*
cattedrale ortodossa. Secondo il vescovo Vincentin Ploestej
lu, responsabile finanziario del patriarcato ortodosso ronit
no, sarà in stile bizantino classico e potrà ospitare finoi
3.000 fedeli e sarà «un segno della nostra fede alle soglie ¿n
nuovo millennio e al tempo stesso un ringraziamento al S
gnore per la fine del comunismo». (nevki
Usa: quanto tempo dedicano
i pastori alla preghiera quotidiana?
BUENOS AIRES — L’Agenzia latinoamericana di comuni»
zinne Ale ha diffuso alcuni curiosi dati ricavati da un sondaj
gio svolto negli Stati Uniti interrogando 572 pastori protestali
di tutte le denominazioni sul tempo da loro dedicato alla pie
ghiera. Secondo il sondaggio, il 57% dei pastori prega penne
no di 20 minuti al giorno e il 34% tra i 20 minuti e un’ora; li
media è di 22 minuti giornalieri. Lo stesso sondaggio svolto»
Australia ha dato una media di 23 minuti e in Nuova Zelanà
di 30, mentre per il Giappone e la Corea ha registrato rispetivamente 44 e 90 minuti di preghiera giornaliera. (nw/nltí
Docenti evangelici latinoamericani
sui pericoli della globalizzazione
SAN JOSÉ — A San José di Costa Rica oltre 100 docenti universitari evangelici dei paesi latinoamericani, convocali
dall’Associazione internazionale per la promozione dell’ed»
cazione cristiana (Aipecs), hanno dibattuto a fine gennaiosii
tema «Educatori cristiani nel XXI secolo». In un messa^oiit
dirizzato a tutti i colleghi del continente vengono sottolineai
i pericoli di una globalizzazione economica e culturale eie
produce povertà, omologazione e ingiustizia» e si auspwcie
i cattedratici latinoamericani adottino invece «una prospiva economica guidata dalla spiritualità cristiana, che protegga la dignità dell’essere umano». (neviàì
Il Cec contro la repressione
della libertà di stampa nello Zimbabwe
GINEVRA — Il Consiglio ecumenico delle chiese (Cec) haaj-i
giunto la sua voce alla protesta internazionale per la duratepressione contro la libera informazione in atto nello Zimbabwe. L’ultimo episodio registrato è l’arresto di due giomil
sti di Harare, successivamente liberati dopo aver subito, se j
condo quanto dichiarato, episodi di tortura. Secondo il Cecsi
tratta di «segnali inquietanti e minacciosi che, la storia inse j
gna, precedono sempre una più vasta campagna di repressione di tutti i diritti umani nelle società militarizzate», (nevléi
■ Un professore di teologia può continuare
ad insegnare anche se non è più cristiano
GOTTINGA — Il professor Gerd Ludemann, pur avendo
pubblicamente rinnegato il cristianesimo, può continuare
insegnare alla Facoltà di teologia di Gottinga, in Germania
teologo protestante ha però rinunciato alla cattedra di Nuov0(
alla caiicruia \
Testamento e insegna ora storia e letteratura paleocristianij
Per diversi mesi la Chiesa evangelica della Bassa Sassonia
Facoltà di teologia avevano fatto pressione per ottenere ledi,
missioni del teologo. Nel dicembre scorso, il presiden'fj
dell’università gli ha però dato la possibilità di rimanere nelli;
Facoltà con uno statuto speciale. Gerd Lùdemann si è dichiSrato molto sollevato da questa soluzione che ha accettai»
purché i suoi diritti di docente venissero mantenuti. Qu®*®
decisione, ha detto Lùdemann, indica che un professore ^
teologia può essere non cristiano. Il professore Lùdemann.^
anni, aveva destato molto stupore, un anno fa, quando dichiarò di non considerarsi più cristiano. (apidW
Mongolia: il governo promette di restituii^i
le 10.000 Bibbie sequestrate
ULAN-BATOR — Il governo mongolo ha promesso di
re le 10.000 Bibbie per bambini destinate alla Società bP'"
mongola, che erano state sequestrate l’anno scorso. In cofflP®J
so non intende restituire le 600 videocassette sequestrate c
pretesto che il loro contenuto presenta il cristianesimo co^
superiore al buddismo, diffuso nel paese. (Le Christiartis’''^
Usa: il 43% degli americani
va in chiesa una volta la settimana
NEW YORK — Un sondaggio realizzato dall’istituto G&W
un campione di 19.761 adulti americani che dichiarano di ®s
re «nati di nuovo» rivela che in media il 43% degli statunP .
partecipa ogni settimana a una riunione ecclesiastica. Sol
27% dei metodisti americani va in chiesa ogni settimana, P
tre sono il 60% fra i pentecostali, il 43% nella Chiesa di Crisi
38% fra i battisti del Nord, il 37% fra i battisti del Sud, e » “..
(Le Christianisa
fra i luterani e nella Chiesa episcopale.
ECCO
convir
tutto sul
trio» dei v
Resterà st
re «un’alt
fatti postu
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ginevrino
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eratinsciti
strato à
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diafere s
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Un'edizione della Claudiana ci offre il resoconto di Vincent Minatoli
La «vera» storia del Rimpatrio
L^opera del pastore-letterato che fu scelto da Arnaud per raccontare la vicenda
in maniera ufficiale è ora accessibile grazie al lavoro del compianto Enea Balmas
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ECCO il libro* per chi è
convinto di sapere ormai
tutto sul «Glorioso Rimpatrio» dei valdesi nel 1689-90!
Resterà stupito di apprendere «un’altra storia». Esce infatti postuma, grazie alla cura
attenta di Albert De Cange e
di Augusto Comba, l’ultima
grande fatica di Enea Balmas,
che ricostruisce magistralmente la «storia della formazione» della tradizione storica del Rimpatrio, una storia
che si rivela molto più complessa di quella che potrebbe
apparire dalla semplice lettura della famosa Histoire del
«pastore-colonnello» Henri
Arnaud, pubblicata 20 anni
dopo i fatti.
Vi furono innanzitutto le
«relazioni» dei partecipanti,
alcuni dei quali, come lo studente in teologia Paul Reyaaudin, avevano tenuto un
«diario» degli avvenimenti;
poi le prime «storie» parziali
edite in Inghilterra, Olanda e
Germania. Era dunque necessario trovare uno «storico ufficiale» che, raccogliendo le varie fonti, avesse la capacità di
dare all’opera una veste letteraria adeguata. Questa persona venne individuata da Arnaud in un pastore-letterato
ginevrino di origine lucchese:
Vincenzo Minutoli. Questi,
grazie a un influente amico
allar^rte del duca di Savoia,
eramscito a avere in mano il
«tdatk)»|di Reynaudin, sequestrato®! sabaudi, e a mostìario al vecchio Giosuè Gianaveflo; si vantava addirittura
di avere salvato i valdesi convifléendo il duca a effettuare il
brusco cambiamento di alleanze del giugno 1690.
Così, finanziato dai Signori
di Ginevra, Minutoli comincia a scrivere la sua Storia del
ritorno. Pacifista nel fondo
dell’animo, amico del famoso
filosofo ugonotto Pierre Bayle
che era contrario alla «presa
d’armi» dei valdesi, il lucchese vede nell’impresa la lotta
di uri popolo per la libertà di
coscienza, senza nasconderle i lati oscuri, gli errori, le
®udeltà; alterna momenti di
viva partecipazione a altri di
distacco critico velato di ironia. Un bel testo che, naturalmente, non piacerà a Arnaud né ai Signori di Ginevra,
sempre timorosi di offendere
il potente vicino francese, e
resterà manoscritto. Viene
ora tradotto in italiano per la
prima volta. Dodici anni dopo Arnaud in Germania, lavorando abilmente di lima,
modificherà radicalmente il
testo del Minutoli per pubblicare la «sua» storia; mira a
salvaguardare un’immagine
rispettabile dei protagonisti e
a esaltare i propri meriti di
capitano. Ma, soprattutto, è
per lui essenziale presentare
il Rimpatrio come l’iniziativa
spontanea, folle a viste umane, di un manipolo di prodi
che poteva contare unicamente sulla costante protezione di Dio, a cui spetta il
merito del successo. In una
lettera a un amico svizzero,
del 5 luglio 1690, Arnaud scrive: «Sono stato considerato
un temerario e un impruden
te. Eppure i fatti dimostrano
che è stato Dio a determinare
tutte le nostre vicende; e ora
il povero Arnaud se la fa con i
generali, ed è amato da tutti
coloro che poco tempo fa lo
avrebbero divorato. Questa è
opera di Dio, a Lui solo sia la
gloria» (p. 322).
La realtà storica che emerge dalla vasta ricerca di Balmas è diversa; il Rimpatrio è
la prima tappa di un grand
dessein, messo a punto dai
capi ugonotti con l’appoggio
delle Potenze protestanti, che
mira alla sollevazione delle
popolazioni ugonotte del Sud
della Francia per costringere
Luigi XIV a concedere la libertà di culto. Gli arditi che si
accingono ad attraversare la
Savoia non sono upi gruppo
di «montanari folli» guidati
da un pastore d’anime, ma
un contingente in divisa, bene armato e fornito dì denaro, con i suoi ufficiali e addirittura istruito da militari
prussiani. Essi sanno'che il
duca di Savoia ha dovuto
concentrare altrove le sue
forze a fianco dei francesi lasciando sguarniti i fortini di
difesa della Savoia; non saranno ostacolati dai soldati
ducali almeno fino all’arrivo
nelle valli valdesi.
Il modesto episodio valligiano era dunque inserito
nel quadro della strategia
militare europea; e questo gli
ha assicurato una risonanza
enorme. Non è esagerato dire
che, a quel tempo, gli occhi
di tutta l’Europa sono concentrati sull’azione di quel
manipolo di arditi, prima con
scetticismo, poi con sincera
I sermoni sulle montagne
«Il signor Arnaud ci faceva tre sermoni aUa settimana, e la
preghiera due volte al giorno, quando i nostri nemici non ce
lo impedivano. Nessun distaccamento partiva se non dopo
aver implorato il soccorso divino; quando i nostri giungevano da qualche parte per pernottare, non si coricavano né si
alzavano senza pregare nuovamente. Nelle nostre baracche
sin dall’alba alcuni leggevano uno o più capitoli delle Scritture, poi si cantavano alcuni,salmi, seguiti da una preghiera.
Ciò avveniva tre volte al giorno. Ecco come trascorreva la
nostra vita fra quelle montagne».
(dalla Relazione di Daniele Robert, p. 362)
ammirazione. Ne nasce un
numero incredibile di articoli, libelli, scritti di propaganda in molte lingue europee.
Tra questi uno straordinario
proclama emesso a Villasecca
nel dicembre 1689, in cui i
valdesi comunicano a «Imperatori, Re, principi, e Stati cristiani» i motivi per cui essi
hanno preso le armi contro il
loro legittimo sovrano.
Un altro merito di questa
opera è quello di rendere finalmente accessibile al lettore italiano il corpus delle testimonianze dirette dei partecipanti, ricche di notazioni
molto interessanti. Eccone un
esempio: la guerra del ’600 ha
regole molto crudeli, consente di torturare e uccidere i
prigionieri. Circondati da un
esercito venti volte superiore,
i valdesi sono obbligati a
mantenere il segreto più assoluto sul loro numero e le loro basi. Perciò uccidono i prigionieri e spesso anche i
montanari savoiardi trasferitisi nelle proprie terre, che essi considerano occupanti
abusivi. Le poche volte in cui
si fanno commuovere e lasciano in vita qualcuno, se ne
dovranno poi pentire amaramente. Salvano la vita solo ad
alcune donne che accettano
di seguirli per curare i feriti,
cucinare e... per altre «mansioni» non meglio precisate.
Perfino quando i valdesi sono
sotto assedio alla Balziglia,
nel «castello» sono presenti
alcune donne; una di esse salva arditamente gli assediati
bloccando una pericolosa
scalata francese in un punto
non custodito. Di queste donne, del loro destino, non si sa
più nulla: come avranno fatto
a seguire gli spericolati montanari nell’ardita fuga notturna seguendo le ripide piste da
camosci di Tron Poulat, lungo le pendici scivolose del
Ghinivert? Uno dei tanti misteri non chiariti di questa vicenda affascinante.
(*) Vincent Minutoli: Storia
del ritorno dei valdesi nella loro
patria dopo un esilio di tre anni
e mezzo (1698). A cura di Enea
Balmas. Torino, Claudiana, 1998,
pp 571, £52.000.
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La prima pagina del testo originale del Minutoli
Dal «Manifesto» di Villasecca
«Non deporremo le armi»
«Noi, abitanti delle suddette Valli, considerando che
non vi sono leggi divine o deliberazioni umane in forza
delle quali possiamo giustamente essere scacciati dalla
nostra terra natale e interdetti nell’esercizio della nostra antica religione, che entrambe, Luna e l’altra, noi,
come i nostri padri, abbiamo
goduto e posseduto da moltissimi secoli. E considerando
che Sua Altezza Reale, e i
suoi predecessori, hanno più
volte ratificato a favore nostro e dei nostri antenati le libertà del nostro paese, la
proprietà dei nostri beni e il
libero esercizio della nostra
religione; e che tali ratifiche
sono state dichiarate leggi irrevocabili e perpetue. E parimenti considerando che noi,
abitanti delle suddette Valli,
siamo persuasi nelle nostre
coscienze che è nostro dovere rivendicare e difendere la
nostra religione e le nostre
proprietà con la spada, per
ché ci sono state riconosciute sul fondamento di giuste
ragioni dai nostri Prìncipi;
pertanto, confidando nella
protezione, nell’aiuto, e nell’assistenza delTIddio onnipotente, Signore degli eserciti, dichiariamo e rendiamo
noto a tutti gli Imperatori,
Re, Prìncipi e Stati liberi cristiani, che deliberiamo di
mantenere, rivendicare e
salvaguardare la nostra vita,
la nostra religione, le nostre
libertà e proprietà ricorrendo apertamente alla forza, e
assumendone la difesa; e di
non deporre le armi finché
non ci saremo procurati il libero e pacifico possesso del
nostro paese, dei nostri beni,
vite, religione e delle nostre
libertà, allo stesso modo che
ne godevamo prima dell’anno 1684; come è enunciato
in tutte le ratifiche concesse
a noi e ai ricordati nostri antenati».
(dal Manifesto di Villasecca,
6 dicembre 1689, p. 462)
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' È uscito in Inghilterra il volume di Prescot Stephens che illustra una vicenda plurisecolare fatta di fede e passione civile
La storia dei valdesi è una storia europea basata sul rapporto costante con il Signore
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Presenta come un libro speIII idrico, incomprensibile e
^®8gibile; al tempo stesso
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stesso vastissimo arco temporale né, come del resto fa
notare lo stesso Bouchard, è
la prima storia dei valdesi a
avere un respiro autenticamente europeo. Naturalmente, questo libro è diverso da
altri perché ogni storia narrata assume un colore diverso a
seconda della voce che la
narra; questa però non è la
sola ragione. Ancora una volta è bene ricordare il giudizio
di Bouchard, che giustamente sottolinea la peculiarità del
punto di vista di questo autore; Stephens infatti guarda alle vicende valdesi certo in
prospettiva europea, ma privilegiando senza dubbio l’angolo di osservazione legato
alle vicende inglesi. Ancora
più specificamente, risaltano
con particolare interesse le
pagine dedicate al Seicento,
un secolo così importante
per la storia europea, e non
solo, eppure così difficile da
interpretarsi, estremamente
contraddittorio nelle sue infinite luci e ombre.
Nei capitoli 20, 21, e 22
l’autore collega la storia del
minuscolo popolo valdese alle vicende della politica internazionale del tempo. I legami
con l’Inghilterra della prima
rivoluzione e i «Massacrati
Santi» delle Alpi sono ben conosciuti; ma il libro di Stephens ci offre l’occasione di
ricordare che i valdesi facevano parte (anche se nel molo di «trascurabile pegno», secondo la definizione dell’autore) del grande scenario
della politica europea della
seconda metà del secolo.
La fine del Seicento, e in
particolare gli anni che vedono la revoca dell’Editto di
Nantes, sono dominate dallo
scontro fra Luigi XIV e Guglielmo II d’Orange; uno
scontro che non era semplicemente rivalità per la supremazia in Europa, ma scontro
di due civiltà diverse. Il Re
Sole di Francia era simbolo
di un assolutismo che non si
fermava nemmeno di fronte
al segreto delle coscienze dei
propri sudditi, mentre il secondo rappresentava il modello di sovranità fondata su
contratto e consenso che troverà nei Trattati sul governo
di Locke la propria sistemazione teorica.
Anche se certo non è possibile per l’autore esaminare
ogni aspetto di un periodo
così complesso nello spazio
necessariamente ridotto di
un volume che abbraccia un
arco temporale tanto esteso,
le pagine dedicate alla seconda metà del Seicento sono
un’occasione per ripensare,
alla luce anche dei contributi
storiografici apparsi in occasione dell’anniversario del
Glorioso Rimpatrio, il senso
della presenza valdese in un
momento storico così essenziale per la nascita dell’Europa moderna. Per citare solo
un esempio che neanche
Stephens ricorda, ai valdesi e
alle vicende della loro Rentrée viene accordato un risalto di primo piano in una delle polemiche filosofico-politiche più celebri della fine del
diciassettesimo secolo, ovvero l’aspro duello verbale che
oppone l’intellettuale raffinato Pierre Bayle all’arcigno pastore Jurieu: strano vedere
con quali toni di disprezzo il
raffinato «preilluminista»
parli dei valdesi, che equipara quasi a dei «briganti».
Ogni recensione che si rispetti ovviamente deve anche
fare le pulci per modo di dire
al testo preso in esame, anche
se questo non è compito faci
le per chi debba parlare di un
lavoro come quello di Stephens. Se forse un lato d’ombra si può trovare, questo riguarda forse le pagine finali
nelle quali l’autore, da vero
amico dei valdesi qual è, si dimostra fin troppo ottimistico
e poco incline a vedere anche
i lati d’ombra della vita delle
chiese valdesi di oggi. Infine,
un’ ultima cosa deve essere
detta di questo libro, che certo esula dall’ambito strettamente scientifico di una ricerca, che pure non manca di
valore scientifico. Il sottotitolo è «A study in faith, intolerance and survival»; questo è
un indizio del fatto che The
Waldensian Story non è sempliQGmente una ricostruzione
storica, ma è anche una testimonianza di fede. Nelle pagine di Stephens non c’è solo la
storia della resistenza di un
gruppo dissidente e minoritario contro le «Citadels of
power», ma c’è soprattutto la
storia del rapporto fra una
comunità di credenti e il proprio Signore. La storia di
Stephens contribuisce a riflettere un'identità: ma non è
solo un’identità di gruppo
fondata sulle ferite dolorose
della memoria, ma una identità di fede, fondata su una
vocazione.
(*) Prescot Stephens: The Waldensian Story. A study in faith,
intolerance and survival. Lewis
(Sussex), The Book Guild, 1998,
pp. XXl-375, in Italia £ 51.000.
Par I vostri acquisti, per gli abbonamenti ai periodici evangelici
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MILANO:
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6
PAG. 6 RIFORMA
VENERDÌ 19 FEBBRAIO 199g
Il pensiero critico di Leonardo Sciascia a dieci anni dalla scomparsa
La confusione di un mondo irredimibile
Lo scrittore e intellettuale siciliano seppe scandagliare con rara lucidità
gli abissi di una società viziata da falsità, intrighi, lotte di potere e ambizione
ANTONIO DI GRADO
STA scritto sul marmo di
una lastra tombale, a Racalmuto, nel cuore arido della Sicilia del feudo e della
zolfara, della violenza mañosa e del rovello pirandelliano: «Ce ne ricorderemo, di
questo pianeta». Quelle parole di estremo disincanto e
di struggente nostalgia Leonardo Sciascia le prese in
prestito dallo scrittore francese Villier de ITsle-Adam,
per suggellare una vita intera
e l’istante supremo in cui
Tavrebbe abbandonata. Aveva detto del Vice, che fu l’ultimo dei suoi poliziotti dubbiosi e votati alla sconfitta, e
precisamente quello che nel
testamentario romanzo II cavaliere e la morte' alla verità
e alla morte simultaneamente approda: «Pensò: che confusione! Ma era già, eterno e
ineffabile, il pensiero della
mente in cui la sua si era
sciolta». Allo stesso modo,
con la stessa smorfia di sgomento, dieci anni fa, il 20 ottobre 1989, Leonardo Sciascia si congedò dalla «confusione» di questo mondo «irredimibile»: e chissà se anche lui, come il suo Vice, aveva intravisto, prima di spirare, «il cancello della preghiera» sia pure senza varcarlo,
restando rispettosamente
sulla soglia.
Anche di questo si parlerà,
come all’indomani della morte, ora che le trombe del decennale daranno il via a qualche pigra celebrazione, fra le
tante che questo paese immemore dedica alle sue coscienze più vive, per rimuoverne l’ardua lezione sotto
strati di rassicurante retorica.
E anche di questo, fra l’altro,
trattano i numerosi contributi critici raccolti da Matteo
Collura sotto il titolo Leonardo Sciascia. La memoria, il
futuro, per un’edizione davvero speciale^ ricca di immagini inedite e di testi (tra gli
altri, una gustosa «intervista
impossibile» di Sciascia a Napoleone), dell’Almanacco
Bompiani.
Alcuni compagni di strada,
o fedeli esegeti, vi si cimentano con l’arduo compito di
evocare, di circoscrivere, un
vuoto incolmabile. Un vuoto:
ovvero l’assenza, sulla scena
del dibattito politico-culturale, di un uomo-contro, di un
intellettuale anticonformista
e demistificatore come Sciascia, dalle provocazioni imprevedibili perché proponevano sempre un’ottica diversa, straniante, irritante perché programmaticamente avversa al luogo comune, alla
opinione consolidata, alle
tronfie certezze del Palazzo e
al vaniloquio omologato dei
media: insomma un’etica del
dubbio e della ricerca, inevitabilmente infinita e contraddittoria, della verità. È una
verità remota e inafferrabile
quanto si vuole, e quanto
prescrive un’etica laica e rigorosa, dilemmatica, autocritica
e perciò sempre inappagata,
ma è una verità che esiste:
guai a confondere Sciascia
con il suo prediletto Pirandello, con la nichilistica ontologia del «pirandellismo», con
quegli inganni metafisici che
Sciascia, nella sua opera,
sempre si ostina a decifrare, a
ricondurre a una semplice,
smascherabile impostura.
E tuttavia suscita ancora
fastidio, oggi come ieri, il ten
tativo di molti di appendere,
su quel «cancello della preghiera», referti di lesa laicità
o di conversione in extremis,
superficiali e inopportuni come i pomposi funerali cattolici subiti dall’incolpevole
Sciascia in quel triste novembre ’89. Lo scrittore fu, semmai, cristiano come ogni laico coerente e problematico
può e anzi deve essere in un
paese cattolico: coniugando
Montaigne e Pascal, dubbio e
azzardo, e provando a riempire lo stesso tragico vuoto di
valori denunziato dai congiurati della Controversia lipdritana\ «Abbiamo tentato di inventare il cristianesimo in un
paese che è cristiano solo di
nome; e abbiamo dato alla
vuota maestà del diritto un
contenuto di umanità, di giustizia».
Più rispettose furono, dieci
anni fa, le voci di provenienza protestante: da Giorgio
Tourn che aveva appassionatamente commentato su La
luce le divagazioni del Vice
sciasciano su II cavaliere, la
morte e il diavolo del luterano Dùrer, a Tullio Vinay, che
rievocò uno Sciascia prontamente accorso alTappello rivolto dal Servizio cristiano di
Riesi agli intellettuali isolani.
E su queste e altre sollecitazioni converrebbe ancora indagare: per scoprire, a esempio, che il giovane Sciascia
ebbe maestro a Caltanissetta,
di studi e di vita, non solo Vitaliano Brancati (un magistero a distanza, questo dello
scontroso e tediato Brancati,
modello di libero pensiero e
di corrosiva ironia, di spiriti
liberal e di laceranti inquietudini, come quelle della «governante» calvinista Caterina
Nell'opera del pittore la profonda cultura del Nord
L'«Urlo» di Munch, quadro da ascoltare
ELIO RINALDI
IN antitesi alle luminose
opere pittoriche di Henri
Matisse nella esuberanza cromatica della «gioia di vivere»,
abbiamo incontrato, in recenti rassegne, alcune tele tra le
più significative della intensa
attività di Edvard Munch (Loten 1863-Ekely 1944). L'uomo,
indubbiamente è al centro del
suo interesse nel dramma
dell’esistenza della vita: in tale ottica, evidentemente, si
sente solo di fronte a tutto ciò
che lo circonda con i conseguenti conflitti psichici e le
derivanti paure.
È storicamente certo che
nella formazione etica di
Munch fu seguita la tradizione popolare tipica dei drammaturghi e degli scrittori più
noti dell’epoca quali Ibsen,
Strindberg e Kierkegaard, che
si concretizza in Munch con
una tenace angoscia esistenziale (come scrive il critico
d’arte Eduard Huttinger nella
collana «I maestri del colore»). Più che un artista, Munch è da «vedere» come un
pensatore che traduceva le
proprie idee in immagini
emozionali, non però per fini
estetico-illustrativi, ma per rivelare la genesi dell’opera artistica nel suo intrinseco sviluppo. Solo così possiamo
«ascoltare» il grido: come interiore espressione dell’uomo
contro ogni forma di contenuta vitalità; in sostanza è
T«Urschei» dei tedeschi quale
esplosivo e primordiale urlo
generato dall’affannosa angoscia personale
Secondo Kierkegaard la risultante è data dalla complessità di singolari stati
d’animo: malinconia e, soprattutto, smarrimenti esistenziali: qualche psicologo
ha paragonato tali scoraggiamenti a uno dei punti di riferimento della corrente espressionistica. A proposito del celebre quadro L’urlo, lo stesso
Munch confessava; «Ho senti
Un particolare da «L’urlo»
to questo grande grido venire
da tutta la natura», pensiero,
questo, che ci riporta a quanto scriveva l’apostolo Paolo
nella lettera ai Romani (8, 22):
«...tutta la creazione geme ed
è in travaglio».
Munch, che scopriamo nella tristezza e nell’inquietudine, oltre la sua introspezione,
avvertì, pur nella presenza di
Dio, i vdori più genuini della
nostra esistenza attraverso la
sequenza dei cicli umani
espressi nei «fregi pittorici
della vita» (Oslo National Galerie). .L’artista fu per la Norvegia quello che Cézanne
rappresentò per l’arte francese. La tendenza alla spiritualità si espresse in una ricerca
simbolistica, così per l’amore
e il sesso, come per la malattia e la morte.
Pensiamo pertanto che il
Munch, nel tormento panico
dell’esistenza abbia risposto
alle inquietanti domande
che si poneva Gauguin: «Da
dove veniamo? Che cosa siamo? Dove andiamo?». Proprio a tali problematiche l’artista risponde: «lo non dipingo quello che vedo, ma quello
che ho visto», tanto che perfino il paesaggio è «sentito» in
una proiezione spirituale in
reconditi segni che vanno al
di là dei nostri pensieri: un
continuo dualismo che non
trova legami con la nostra natura umana o nella credenza
paganeggiante del destino,
ma nella visione cristiana della fede nell’onnipresenza di
Dio. Il fine principale quindi,
è il dovere dell’essere umano
di «glorificare Dio e di goderne per sempre».
Leher - cfr. l’articolo di Sergio N. Turtulici, Riforma n. 3,
p. 6), ma anche il pastore valdese Calogero Bonavia (18941979), singolare figura di intellettuale e di altrettanto irrequieto uomo di fede, poligrafo (un suo poemetto, Iservi, del ’23, è un raro esempio
di poesia religiosa accesa e
visionaria, tra Jacopone e
Whitman; e nel ’27 pubblicò
a Torre Pellice, con la Claudiana, i Commenti al Vangelo) e maestro di generazioni di giovani (Sciascia lo ricorda nell’intervista La Sicilia come metafora-, e a rileggere oggi Bonavia, di lui colpisce l’insistenza sul «problema di dare ordine al mondo»,
replicato negli stessi termini
in tante pagine sciasciane).
Nient’altro che spunti,
congetture, ipotesi di ricerca;
sulle quali converrà tornare,
dissipati gli incensi del decennale, per riprendere alcuni nodi che tramano l’opera
di Sciascia (il senso tormentoso della responsabilità individuale e quello della generale correità nel «contesto», il
nodo della giustizia e la scelta
di «contraddire» e «contraddirsi», per non dire di quei
detectives insieme giusti e
peccatori) e per affrontare
quel capolavoro di stile e di
moralità, anzi di impervia religiosità, che è II cavaliere e la
morte, a partire dal quale,
forse, occorrerebbe rileggere
Sciascia sotto una nuova luce
austera e radente, luterana e
pascaliana.
(1) L. Sciascia: Il cavaliere e la
morte. Milano, Adelphi, 1988.
(2) M. Collura (a c. di): Leonardo Sciascia. La memoria, il futuro. Almanacco Bompiani, Milano, 1998, pp 158, £ 40.000.
Leonardo Sciascia
La fondazione «Leonardo Sciascia»
Luogo di studio e memoria
La Fondazione «Leonardo
Sciascia» ha sede a Racalmuto, la Regalpietra sciasciana,
dove il Comune le destinò,
ancor vivo Sciascia, il bell’edificio déco dell’ex centrale elettrica, poi ristrutturato
dall’architetto veneziano Foscari. Lo scrittore avrebbe voluto che si intitolasse a Diego
La Matina, l’eretico racalmutese «di tenace concetto»
protagonista di Morte dell’Inquisitore-, prima di morire ne
stabilì regole e finalità, patrimonio e organigrammi. Del
lascito sciasciano fanno parte
circa duecento tra dipinti e
stampe, tutti ritratti di scrittori; la biblioteca, in cui spiccano le prime edizioni e le
traduzioni delle opere di
Sciascia: il nutrito carteggio
in via di catalogazione, pre
zioso spaccato di mezzo secolo di vita letteraria e civile
europea.
Presieduta dal sindaco (vicepresidente Aldo Scimè) e
diretta da Antonio Di Grado,
la Fondazione è anzitutto un
luogo di studio e di produzione scientifica. Lo dimostrano
il suo nutrito curriculum di
iniziative e di incontri, recentemente premiato dalla presidenza del Consiglio, e le sue
pubblicazioni: gli atti dei
convegni [Sciascia e l’inquiàzione-, Sciascia e il Settecenti
Sciascia e la tradizione dei siciliani), il catalogo della mostra La Sicilia, il suo cuori,}
volume di racconti e di imsioni degli Amici della Ncn,
gli studi sciasciani di Claude
Ambroise in corso di pubbicazione.
Dibattito a Asti, a partire dal libro di Eugenio Stretti
Il movimento pentecostale, vicenda italiana
GIANLUCA NIGRO*
SALE di culto chiuse, i
membri della comunità
schedati, i pastori incarcerati. Una repressione di stampo medievale che per il movimento pentecostale italiano è stata la norma fino alla
fine degli Anni 60. Questo è
stato uno degli argomenti di
cui si è discusso venerdì 15
gennaio al salone-teatro dell’associazione «Regala un
sorriso» durante la presentazione del libro II movimento
pentecostale, recentemente
edito dalla Claudiana. Ospiti
della serata sono stati l’autore Eugenio Stretti, il pastore
della Chiesa pentecostale di
Asti (facente parte delle Assemblee di Dio in Italia), Enzo Martucci, e il candidato
pastore Maurizio Abbà delle
chiese evangeliche metodiste
di Alessandria e Bassignana.
È inoltre intervenuta la corale della Chiesa pentecostale
Adi di Asti, che ha aperto e
chiuso la serata cantando
due inni della tradizione
pentecostale.
La serata è stata aperta
dall’intervento del pastore
Stretti che ha ripercorso brevemente la storia del movimento pentecostale italiano;
una storia segnata purtroppo
dall’incomprensione e dalla
repressione. Tale repressione
tocca il suo apice con la famigerata circolare BuffariniGuidi del 1935 che, sulla
scorta di «autorevoli» perizie
psichiatriche, vietava l’esercizio del culto pentecostale
perché si trattava di «pratiche
religiose contrarie all’ordine
sociale e nocive all’integrità
fisica e psichica della razza».
Questa circolare, benché
in contrasto con la Costituzione della Repubblica italiana, che garantisce la libertà dei singoli cittadini in
materia religiosa, rimase
purtroppo in vigore fino al
1955, con le conseguenze di
cui si è già detto. La storia
dei pentecostali italiani è segnata da un’altra particolarità, come ha ben sottolineato il pastore Stretti, cioè
quella di essere fin dagli inizi
una storia «tutta italiana», a
differenza di quelle di altre
denominazioni protestanti
presenti in Italia. Il movimento nacque infatti in seno
alla comunità italiana emigrata in America alla fine del
secolo scorso, si diffuse inizialmente nelle Little Italy
delle metropoli americane e
si radicò infine nel nostro
paese grazie all’opera di
evangelizzazione di personaggi come il Lombardi, che
rientrò in Italia per diffondere il messaggio pentecostale.
Successivamente ha preso
la parola il pastore pentecostale Enzo Martucci, che ha
innanzitutto sottolineato una
particolarità del libro del pastore Stretti, cioè che l’autore
non appartiene al movimento pentecostale. Fino a oggi
infatti tutti i testi dedicati alla
storia del pentecostalisro®
italiano erano stati scritti
dall’interno e per l’interno
del movimento. Martucci ha
poi presentato brevemente la
realtà attuale delle Assemblee di Dio in Italia, che contano oggi più di mille cornunità sparse su tutto il territorio nazionale.
È infine intervenuto il coO"
didato al pastorato Maurizi®
Abbà, che ha richiamato l’at'
tenzione dei presenti suU’iiH'
portanza di riunioni com«
questa anche, e soprattutto,
per il movimento ecumenicoun movimento che può ere
scere proprio a partire
dal
l’incontrarsi e dal conoscersi
delle varie componenti
del
mondo cristiano del nostro
paese.
* Centro cultur‘d
protestante di Alessana
Nev Abbonamenti
notizie evangeliche bollettino settimanale e-mail: L. 30.000
agenzia stampa bollettino mensile su corta: L. 45.0<»
della federazione
delle Chiese abbon. cumulativo ^ settimanale+mensile L. 6Uevangeliche in Italia Versamenti sul c.c.p. 8244100? intestato a: nev-noHzie evongeH
e-mail: via Firenze, 38 - 00184 Romo tei. 06-4825120
fed.evangelica@agora.stm.it fax. 06-4828728 J
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Fondato nel 1848
L’UTOPIA DI DIO NEL CULTO DI RORÀ — «Che
si spezzino le catene del debito dei paesi poveri nel mondo! che il Signore ci aiuti a saper condividere concretamente! che il giubileo sia quello biblico, un tempo di giustizia e di libertà dalla tirannia economica, e non quello
delle indulgenze papali!». Questo il messaggio dato nel
culto organizzato dai bambini e dai giovani della Chiesa
valdese di Rorà, domenica scorsa, secondo la proposta
suggerita dal Servizio istruzione ed educazione della Fcei
che, con un libretto intitolato «L’utopia di Dio», insieme
all’Unione delle chiese avventiste, invita tutte le chiese a
confrontarsi con le sfide del giubileo biblico non solo per
^ «Settimana della libertà» ma nella vita di tutti i giorni.
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VENERDÌ 19 FEBBRAIO 1999 ANNO 135 - N. 8 LIRE 2.000 - EURO 1,03
In autunno ci si conta; il
rituale è sempre il medesimo: che si tratti di settembre o
di dicembre, le recite del 17
febbraio iniziano in autunno
con la «conta» dei possibili attori e collaboratori. Segue la
scelta dei copioni, sempre difficile, con il passaggio obbligato attraverso il fatto che si è
in pochi e ciò che si vorrebbe
fare non si può fare; e poi le
interminabili discussioni tra
chi vorrebbe portare in scena
un pezzo storico, chi una farsa, chi un dramma impegnato.
Alla fine si sceglie e quasi mai
quello che si vorrebbe, ma va
bene così, fa lo stesso; e subito iniziano le prove, leggendo
prima il copione, decidendo
poi le parti e iniziando a lavorare. E qui nasce un altro pro
LE RECITE DEL XVII FEBBRAIO
UN SEGNO
TULLIO PARISE
blema: il regista occorre oppure no? In genere noi siamo tutti un po’ refrattari all’idea di
avere un qualcuno che ci guida e ci segue nelle nostre prove: il regista, quando c’è, è sicuramente utile ma a volte
non lo accettiamo e allora ecco che si discute all’infinito
sulla qualità della nostra recitazione. Ma piano piano le cose vanno avanti e passa gennaio. A febbraio inizia l’agita
zione: mancano pochi giorni e
poi c’è la «prima», dobbiamo
fare le locandine, decidere le
repliche, trovare i costumi, e a
chi diamo la colletta?
E alla fine eccoci al 17 febbraio, all’iperfibrillazione della vigilia, alla sala piena (troppo per i termini di legge), agli
sguardi attraverso il sipario,
all’inevitabile successo perché
ogni comunità applaude sempre le proprie filodrammati
che. Ma alla fine che cos’è
che spinge tutti gli anni alcune persone a impegnarsi, a ritagliare ore al proprio tempo
libero, a studiare a memoria
un copione quando non abbiamo neanche voglia di leggere
il giornale? Eorse, malgrado
le nostre lamentele, abbiamo
ancora forte in noi il senso
della comunità; forse tutto
sommato ci piace calcare queste povere scene. Forse anche
questo è un segno dell’amore
di Dio che ci porta a condividere un progetto e a portare
avanti un’idea, anche fosse
soltanto e semplicemente lo
stare insieme per divertimento
e spirito di servizio: non dobbiamo cercare lontano, il senso delle nostre recite è tutto lì,
qualunque sia il copione.
Pinerolo
strategie per
ctìnbattere
l'alcolismo
I bevitori «problematici» in
Italia, secondo le stime dell’
Istituto superiore di Sanità,
sono oltre 11 milioni ( 1 milione in Piemonte); gli alcolisti
veri e propri sono 3 milioni in
Italia e 215.000 in Piemonte.
È allarme dunque: il 20% della popolazione è coinvolta in
problemi di alcoldipendenza.
Si calcola che circa 30.000
persone muoiano ogni anno
per cause legate all’alcol.
Questi dati, già pesanti a livello nazionale, diventano ancora
più complessi nelle realtà
montane e in questo senso il
Pinerolese non fa eccezione: i
dati in possesso degli operatori dei servizi per le dipendenze fanno stimare in 25.000 le
persone che nell’ambito dei
47 Comuni del territorio delf Asl 10 hanno problemi alcol
correlati.
Nel biennio ’97-98 all’ospedale Agnelli di Pinerolo vi
sono stati circa 500 ricoveri
l’anno (su 10.000 ricoveri
complessivi) per patologie legate all’alcol. Per 300 casi si
può parlare di alcolismo vero
c proprio: il problema colpisce per l’80% gli uomini e per
il 20% le donne, prevalentemente nella fascia di età fra i
50 e i 70 anni, e aumenta in
percentuale risalendo le valli
Pellice e Chisone che hanno
Ognuna il 25% dei ricoverati.
Le degenze ospedaliere, insieme al servizio di day hospital,
rappresentano un costo valumto in oltre 2 miliardi.
Per far fronte al problema, e
oon l’obiettivo di ridurre del
15% i ricoveri ospedalieri enfrp il 2000, i tre servizi per le
dipendenze, coordinati dal
primario Remo Angelino lavoreranno sul «Progetto alcolismo 1999-2000». Il lavoro
dei tre team (vai Pellice, vai
Ghisone e Pinerolo) dovrebbe
coinvolgere tutti, dal medico
di famiglia al medico di ospedale, dallo psicologo ai club
di alcolisti e al privato sociale.
L'utilizzo del cippato consente di ricuperare energia contenendo anche l'abbandono del territorio boschivo
Torre Pellice: il complesso scolastico si scalda a legna
DAVIDE ROSSO
Non siamo tornati al tempo in cui ogni alunno doveva portare a scuola un pezzo di legno da utilizzare nelle
stufe per riscaldare l’ambiente, ma la legna continua ad essere un ottimo combustibile.
Se si aggiunge lo sviluppo
tecnologico e l’esperienza
consolidata nei paesi del Nord
Europa, nella vicina Svizzera
o in Austria, ecco che si sta riscoprendo l’uso della legna da
riscaldamento non solo per le
singole abitazioni, ma anche
per complessi edilizia più ampi o addirittura per interi
quartieri. In estrema sintesi
l’idea dell’amministrazione
comunale di Torre Pellice è
quella di utilizzare il legname
di risulta dei boschi e il ricavato dalla pulizia degli alvei
dei fiumi come combustibile
per il riscaldamento degli edifici pubblici.
L’intenzione è quella di realizzare così contemporaneamente due scopi: migliorare la
gestione di un territorio sempre più coperto di boschi e ottenere energia dagli scarti legnosi che inevitabilmente andrebbero dispersi. «Abbiamo
cominciato a coltivare quest’
idea - spiega Piervaldo Rostan, assessore all’Ambiente e
Agricoltura del Comune di
Torre Pellice - all’inizio degli
Anni 90 e ora si è realizzata.
Nel corso dell’autunno infatti
la Sea (Società energetica aostana), vincitrice dell’appalto
che avevamo indetto, ha realizzato un impianto di riscaldamento a “cippato”, cioè legna triturata, che serve l’intero complesso scolastico di
Torre Pellice (scuole materne,
elementari e medie) oltre che
l’istituto Alberti, la vicina palestra, la biblioteca comunale
e la Galleria d’arte contemporanea; sabato 20 febbraio
rimpianto verrà ufficialmente
inaugurato ma in realtà è in
funzione già dal dicembre
scorso e produce l’acqua calda
che riscalda quasi 20.000 metri cubi del complesso scolastico. L’opera è stata possibile
anche grazie a un contributo
regionale per il risparmio
energetico e in considerazione
del fatto che in precedenza per
scaldare gli stessi edifici avevamo ben quattro differenti
impianti, alcuni ormai vecchi
e soggetti a elevate spese di
manutenzione».
L’intera struttura realizzata
dalla Società aostana oltre che
Il legname può essere «cippato» direttamente nel bosco
dalla caldaia vera e propria,
che garantisce i 20° costanti
di calore agli edifici serviti, è
composta di un silos interrato
da 100 metri cubi per lo stoccaggio del combustibile, che
verrà rifornito quattro volte al
mese nei periodi più freddi
per un totale di 200 tonnellate
di materiale all’anno, e da una
griglia mobile (sorta di tapisroulant) che serve per il trasferimento alla caldaia del
«cippato». L’impianto viene
gestito da un sistema informatico ed è collegato telemáticamente sia con la sede di Aosta
della Società, sia con una ditta
di manutenzione di Pinerolo,
sia con il Comune di Torre
Pellice che possono così tra
l’altro accorgersi di eventuali
malfunzionamenti o anomalie. La Società aostana, che è
impegnata per contratto a gestire l’intera struttura per 15
anni, penserà in proprio all’approvvigionamento del legname necessario alla produzione del «cippato» ma questo
dovrà però provenire per la
maggior parte dalla pulizia
dei boschi del Comune e da
quella dei fiumi, dalle potature delle alberate cittadine e
dei giardini privati.
Nel 1597, dopo gli scarsi risultati ottenuti dalle Missioni dei frati Cappuccini che si erano adoperati per convertire i valdesi con prediche, scuole, minacce e soprattutto elargizioni di denaro, fu
inviato in vai Perosa il governatore Ponte
con le sue milizie per obbligare i valdesi
a restituire le chiese occupate e a demolire i templi costruiti fuori dai limiti consentiti. A Pinasca i valdesi avevano fatto
un accordo pacifico con i cattolici; siccome la popolazione cattolica era ridotta a
meno di un sesto e la chiesa era stata costruita coi danari della Comunità, ma risultava troppo grande, questa sarebbe stata usata dai valdesi, mentre i cattolici
avrebbero usato il tempio costruito dai
valdesi al Dubbione. Il Ponte, sobillato
dai frati, volle invece la restituzione della
chiesa di Pinasca, e di fronte al rifiuto la
fece chiudere, apponendovi i sigilli sabaudi. La domenica seguente i valdesi
IL FILO DEI GIORNI
A RINASCA
_________a cura di MARCO ROSTAN______
erano divisi: chi voleva comunque predicare nel tempio di Pinasca, chi voleva andare a occupare quello del Dubbione.
Prevalsero i primi e il Ponte volle vendicarsi preparando un’imboscata per impadronirsi del ministro valdese. Il quale
però, la domenica seguente, andò a predicare a "Villar e riuscì a evitare di esser
preso grazie aH’allarme dato da un mandriano: insieme ai parrocchiani scappò
sui monti circostanti e poi in vai Pragelato. Le truppe si vendicarono con il saccheggio di molte case di eretici a Pinasca
e Dubbione, bruciarono il pulpito e il tavolo della Cena a Pinasca, e la casa del
pastore Felice Ughetto, che morì poi in
carcere, dove era stato tradotto con il padre e un fratello. Il figlio Bernardino ottenne la libertà simulando un’abiura che
poi non mantenne. Con i soldati in valle,
fu facilitata l’azione dei missionari che
spesso prendevano per fame i riformati
più poveri e ottennero anche dal duca di
esentare dalle tasse i cattolici e cattolizzati. Ma le cifre di coloro che abiurarono
sono assai inferiori a quelle vantate dai
Cappuccini; tra le più famose abiure,
quella del capitano Bernardino Giaiero di
Pramollo, in seguito alla quale i frati sperarono che tutto Pramollo tornasse cattolico: ma l’esempio di Giaiero non fu seguito né dalla sua famiglia né dagli abitanti di Prqmollo.
(da A. Pascal, I valdesi in Val Perosa, ¡2001700, Società di studi valdesi. 1957)
Gli accordi infatti prevedono che i 2/3 del legname necessario debba provenire dalla
vai Pellice ed è già allo studio
la realizzazione da parte del
Comune in collaborazione con
l’Acea e la Provincia di un’
area recintata per la raccolta
del legname sia pubblico che
dei privati, che dovrebbe sorgere nelle vicinanze dell’area
sovracomunale di conferimento dei rifiuti del consorzio
Acca. «Questo tipo di utilizzo
degli scarti del legname, nel
nostro auspicio - aggiunge
Rostan - permetterà una migliore gestione del bosco: abbiamo visto, proprio in questo
periodo, quanto questa sia importante al fine di evitare gli
incendi. E nemmeno va dimenticata la gestione della vegetazione che cresce nell’alveo dei fiumi: l’anno scorso
siamo riusciti a far ripulire il
Pellice nel tratto comunale,
ma a parte alcune cataste di
legno regalate ai privati, la
maggior parte del legno è stata bruciata lungo le sponde del
torrente: è davvero fantascienza pensare ad un intervento
regolare di taglio degli alberi
che crescendo nei fiumi può
creare pericolosi sbarramenti
in caso di piene e ad un utilizzo del legname, di basso pregio, per il riscaldamento? Noi
speriamo che con questa iniziativa, che è la prima del genere nel Pinerolese, si crei un
“circolo virtuoso” del legno.
La ditta Sea sta cercando di
contattare falegnamerie della
zona, cooperative di boscaioli
per recuperare il materiale. In
altre realtà, intorno ad impianti come quello sorto per le
scuole di viale Dante, sono
nate vere e proprie attività
economiche, capaci di utilizzare il legno per realizzare pali di sostegno, assi e preparati
per mobilifici, e con gli scarti
il riscaldamento degli edifici.
Dunque, oltre ad utilizzare
una fonte energetica locale e
rinnovabile, speriamo si possano creare nuovi posti di lavoro e avere ricadute economiche sul nostro territorio».
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VENERDÌ 19 FEBBRAIO I99q yg^ERD
«NON GRIDARE AL LUPO» — È questo il titolo di una
mostra che sarà aperta dal 22 febbraio all’ 11 marzo nei locali del Circondario di Pinerolo in via dei Rochis 12. La
mostra verterà sul tema dell’utilità del reinserimento del
lupo nelle zone montane e sarà effettuata mediante esposizione di tavole illustrative complete di testo esplicativo,
con la proiezione di video e di materiale audio. La mostra
è promossa in collaborazione fra Provincia di Torino,
Wwf e il tecnico Roby Janavel. L’esposizione è visitabile
dal lunedì al giovedì dalle 9 alle 13 e dalle 14 alle 16; il
venerdì dalle 9 alle 12.1 gruppi interessati possono contattare il Circondario al te. 0121-393174.
SCUOLA CHE CAMBIA — La Federazione nazionale insegnanti della sezione di Torino e la Federazione lavoratori
della scuola uniti, sezione di Pinerolo, organizzano dal 26
febbraio al 26 marzo un corso di aggiornamento sul tema
«Sopravvivere in una scuola che cambia», con l’obiettivo di
individuare i punti di disagio dei docenti e dei dirigenti scolastici e le soluzioni praticabili. Gli incontri si svolgeranno
tutti il venerdì dalle 17 alle 19 presso l’istituto tecnico Buniva di Pinerolo, direttore responsabile Adriano Ballon: per
informazioni e adesioni ci si può rivolgere a Umberto Ottone, tei 0121-397571, o all’Associazione lavoratori pinerolesi, tei 0121-321720. L’iscrizione è gratuita, non vi è un numero chiuso e per gli insegnanti il corso è autorizzato dal
Provveditorato agli studi di Torino.
LA CIOV DIALOGA ANCHE CON LE RDB — La Ciov si
impegna a convocare nelle materie oggetto di contrattazione sindacale anche le rappresentanze di base; è questo il risultato di un ricorso presentato dalle RdB Cub nei confronti
della Ciov: il collettivo Alp-RdB Cub degli ospedali valdesi era stato escluso dalla contrattazione in materia di incentivi ma la pretura di Pinerolo, lo scorso 9 febbraio, ha accolto il ricorso presentato in base allo statuto dei lavoratori.
PIANO DI PROFILASSI PER BOVINI E OVICAPRINI
— La Comunità montana vai Pellice promuove per l’anno
in corso una nuova campagna di controllo e profilassi delle
principali infezioni parassitane gastrointestinali e polmonari negli allevamenti bovini e ovicaprini della vai Pellice. Gli
allevatori interessati a effettuare il trattamento antiparassitario si devono recare al Servizio agricoltura della Comunità
montana vai Pellice, via Caduti per la libertà 6 a Torre Pellice (tei. 0121-953547), entro il 19 febbraio per gli allevamenti ovicaprini e entro il 26 febbraio per quelli bovini.
I NUOVI STRUMENTI DELLA POLITICA EUROPEA
— Cambiano gli strumenti a disposizione di quanti sono
impegnati ogni giorno sul territorio; dall’Unione europea
stanno derivando nuove opportunità e possibili risposte ai
problemi della montagna e del suo territorio. La Comunità
montana vai Pellice organizza per venerdì 27 febbraio, a
partire dalle 9, presso la sede di corso Lombardini a Torre
Pellice, un incontro sul tema: «Agenda 2000: i nuovi strumenti della politica europea»; interverrà il dott. Domenico
Vassallo, esperto di iniziative comunitarie.
CONCORSI NELLA SCUOLA — Sono ancora aperte le iscrizioni ai corsi di preparazione alla prova scritta del concorso
nella scuola superiore per quanto riguarda la lingua francese
e quella inglese. I corsi sono organizzati da «Lingua e nuova
didattica» e prevedono 20 ore di lezione presso la scuola elementare Cesare Battisti di Pinerolo, tutti giovedì a partire dal
25 febbraio. Il costo è di lire 180.000, comprensive della
quota associativa Lend più contributo specifico al corso di lire 120.(X)0. Informazioni e iscrizioni sono possibili presso il
Liceo valdese di Torre Pellice (tei. 0121-91260) oppure durante rincontro iniziale nella sede di svolgimento.
Conferenza provinciale degli «Stati generali» a Pinerolo
Tra ¡I Piemonte e PEuropa
DAVIDE ROSSO
T a montagna, cerniera
Nv 1 tra il Piemonte e l’Europa» è stato il tema dei lavori
dell’ultima Conferenza provinciale degli Stati generali
del Piemonte di giovedì 11
febbraio, svoltasi al teatro Incontro di Pinerolo. «La proposta degli Stati generali - ha
dichiarato il presidente del
Consiglio regionale, Sergio
Deorsola, nel corso dell’incontro - è quella di raccogliere ipotesi e stimoli dalle varie
realtà provinciali allo scopo di
elaborare un piano di sviluppo
condiviso. Questo nuovo modo di rapportarsi e di far politica, basato sulla concertazione e sulle sinergie per la ricerca di obbiettivi comuni ci ha
già permesso di approntare significative realizzazioni da
offrire alle comunità locali».
L’incontro di giovedì in particolare, a cui hanno partecipato diversi studiosi, rappresentanti della politica locale, della Provincia e della Regione,
si poneva come obbiettivo di
«raccogliere e discutere le indicazioni provenienti dal territorio per disegnare il futuro
delle zone montane, sulla base delle loro identità, ambientali e culturali, che non devono essere stravolte, ma bensì
valorizzate e tutelate».
La giornata, che è stata articolata in due sessioni di studio («La montagna della città:
la relazione tra Torino e la
montagna nel XXI secolo» e
«Per una politica europea della montagna»), è stata ricca di
suggestioni e relazioni propositive riguardo al ruolo che la
montagna può e dovrà ricoprire in futuro sia nei suoi rap
porti con la città (Torino in
particolare il cui modello di
crescita lo porta ad avere un
rapporto con la montagna
sempre più determinante e
strategico, si pensi alla candidatura olimpica per il 2006)
sia in un contesto europeo. Se
nella prima sessione, infatti, si
è evidenziato che città e montagna non possono fare a meno Luna dell’altra e che questo doppio legame è indispensabile per costruire un futuro
che non può permettersi di lasciare ai margini parti importanti del paese, nella seconda
parte della Conferenza è stato
sottolineato che le Alpi possono fungere da cerniera tra il
nostro paese e l’Europa, ricoprendo un ruolo di unione anziché di divisione, ridiventando punto di comunicazione
fra i diversi versanti alpini e
tra il Nord e il Sud europei.
Nel corso dell’incontro è
stato ricordato che sui due
versanti delle Alpi vivono 13
milioni di persone e ben il
40% di queste sul versante
italiano. «Deve nascere di qui
- ha sottolineato l’economista
Ruggero Cominotti - l’impegno dell’Italia per una politica della montagna, nel quadro
dei vincoli della convergenza
e delle politiche della coesione a livello europeo, con particolare interdipendenza fra le
valli alpine dei due versanti».
Dal punto di vista economico
il territorio montano è caratterizzato da sacche di abbandono, invecchiamento e povertà ma a queste fanno riscontro aree di grande sviluppo e di attrazione di risorse
umane e finanziarie. «Purtroppo però - ha detto Luigi
Gaido, dell’Università di
Il recente convegno della Fgei-Valli
Noi e il Giubileo
MASSIMO GNONE
Peccato che non si sappia
approfittare delle occasioni, che si abbia timore di stare
insieme, di uscire dai soliti discorsi e dalle solite facce; peccato che non si colga il momento, una giornata di divertimento e nuovi incontri, un
culto, un pranzo e un paio d’
ore di confronto e gioco. Non
occorreva proprio un grande
impegno, una grande messa in
discussione, questa volta, per
accogliere l’invito della Ced
(Commissione esecutiva distrettuale) e della giunta FgeiValli, per ripetere l’esperienza
dell’anno passato a San Secondo in cui ci si era interrogati a proposito della propria
chiesa e del possibile ruolo
dei giovani aH'interno di essa.
Domenica 14 a San Germano per rincontro giovanile del
I distretto dal titolo «Giubileo
e (a) noi!?», si era davvero in
pochi, una ventina, tenendo
conto degli ancora numerosi
gruppi giovanili presenti nelle
valli. Non stiamo a piangerci
addosso. Limitiamoci soltanto
a domandarci ancora una volta
il perché, sperando che qualcuno. magari tra gli assenti
sappia ri.spondere. Forse le dinamiche insite nelle nostre comunità non permettono rincontro a più ampio respiro; si
ha paura della Fgei, del presunto covo di intellettuali che
si evita, ma non si conosce.
Finite le considerazioni a
margine andiamo a scrivere di
un incontro interessante e ben
riuscito, anche grazie alla partecipazione della comunità, e
soprattutto dei giovani, di San
Germano. Evitando la cronaca, si è riflettuto sulla posizione delle nostre chiese a proposito del giubileo, sul senso originario del giubileo biblico.
La predicazione del culto preparato dalla giunta Fgei e proposto alla comunità, è stata su
Levitico 25, capitolo fondamentale per una riflessione sul
rapporto tra messaggio teologico e regole sociali: la remissione dei debiti, la liberazione
degli schiavi e delle terre. Immediato il riferimento alla
«Settimana della libertà» della
Federazione delle chiese
evangeliche in Italia e dell’Unione italiana delle chiese
cristiane avventiste del 7°
giorno, iniziata appunto domenica 14 e che prevede la riflessione e l’organizzazione di
dibattiti all’interno delle nostre comunità che affrontino la
questione del debito internazionale e delle conseguenti ripercussioni sulle economie
dei paesi più poveri.
Dopo la lauta pas^ta e pomodoro, nel pomeriggio un gioco
che voleva toccare principalmente il tema della remissione
dei debiti, oggetto della campagna «Jubilee 2000» a cui
hanno aderito il Cec (Consiglio ecumenico delle chiese) e
la Fcei; la discussione si è
spostata dall’insufficienza di
questo procedimento all’opportunità di limitare il dibattito all’occasione offertaci dalla
scandalosa iniziativa del Giubileo romano. La risposta delle nostre chiese, si è sottolineato, deve essere forte e non
condizionata da politiche falsamente ecumeniche certamente inadatte alla situazione.
Sergio Deorsolà, presidente del
Consiglio regionale
Grenoble - la capacità di progettazione nelle aree montane
è per definizione debole, anche se in crescita; essa può
essere adeguatamente stimolata, supportata e integrata.
Su questo piano si individuano le maggiori possibilità di
interdipendenza tra città e
montagna». La proposta che
sembra emergere comunque
dalla Conferenza è quella di
puntare su uno sviluppo montano basato su due concetti: la
qualità e il territorio. L’obbiettivo delle politiche, e stato più volte sottolineato sia
dai politici che dagli studiosi
intervenuti, deve essere quello di creare i presupposti sociali perché le opportunità
che nascono dal territorio alpino vengano percepite e
sfruttate. Ma soprattutto si è
parlato da più parti della necessità di una graduale ricolonizzazione della montagna
dove in questi ultimi anni si
assiste non tanto ad uno spopolamento del territorio quanto ad un graduale invecchiamento della popolazione.
Il problema Skf
La Fim-CisI
sulle cause
della crisi
«La crisi Skf ha origini
congiunturali e strutturali» denuncia la Fim-Cisl di
Pinerolo che la scorsa settimana ha fatto circolare un comunicato sindacale dal titolo
«Quale futuro per la Skf?».
Paragonando il ’98 col ’97,
«aumenta il fatturato (-t-12
miliardi in Italia) ma calano
gli utili (-21 miliardi), si fanno investimenti ma calano le
rendite», denuncia la Firn.
Ecco due possibili origini
della crisi: «La crisi in Asia
(ma cosa succederà con il
Brasile e forse domani con la
Cina?) ha prodotto perdite di
quote di mercato; il mercato è
“drogato” a causa dell’abbattimento dei prezzi, i costi di
produzione sono alti» puntualizza Enrico Tron; ma ci sono
anche cause strutturali: «L’
amministratore delegato Sune
Carlsson afferma che il primo
obiettivo è fare utili a qualsiasi costo, tralasciando le attività che non danno profitto;
diventa difficile immaginare
e sperare che se il gruppo ha
dei problemi, e in Italia va
leggermente meglio, non si
venga coinvolti nella crisi del
gruppo». Urge pertanto, secondo la Firn, una presa di
posizione «seria» da parte
della dirigenza italiana con
interventi correnti. «Non vorremmo - conclude preoccupato Tron - che succedesse
quello che è già successo altrove: in Svezia qualcuno decide per tutti e agli altri non
resta che piangersi addosso».
Provincia di Torino
Interventi
urgenti dopo
gli incendi
Il possi
Da
La presidente della Provincia, Mercedes Bresso, ha scritto all’indomani degli incendi
che hanno devastato centinaia
di ettari di territorio regionale
al presidente della Regione,
Enzo Ghigo, per sollecitare là
richiesta della dichiarazione di
calamità naturale e di stato di
emergenza dopo gli incendi
che hanno colpito il territorio
della provincia di Torino. La
gravità del disastro nella nostra provincia (solo in vai Pellice sono andati in fumo oltre
50 ettari di bosco con quattro
case) richiede, secondo la presidente Bresso, «un pronto intervento» per provvedere alla
bonifica e al rimboschimento
di aree che debbono ritrovare
il loro alto pregio ambientale.
Per la zona di Piossasco
(dove è già stato deliberato
che venga istituito un parca
provinciale), la presidente
Bresso chiede anche alla Re
gione di autorizzare l’Ipla
(Istituto per le piante da lei
gno) a sostenere la Provincia
«nella progettazione della bo*
nifica ambientale e di un rim<
boschimento attento alle qualità ambientali dell’area».
Anche alcune forze politiche
si sono mosse sul tema: i Ds
hanno presentato un’interro- |
gazione in Regione sia sulle
prospettive di riforestazione
delle aree bruciate che sul risarcimento dei gravissimi
danni subiti in diverse zone |
del Piemonte; i gruppi di opposizione in Provincia hanao
proposto di adottare un r^O:
lamento per la combustiti
dei residui vegetali.
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alcuni per
soprattutti
Regione Piemonte
Bollo auto
modalità di
I tat
linv
pagamento
È attivo dall’8 febbraio il
numero verde della Regione
Piemonte sulle modalità di
pagamento del bollo auto. Telefonando al n. 800-667788
dal lunedì al venerdì in orario
9-12,30 e 13,30-15,30,1 cittadini piemontesi potranno essere informati sugli sviluppi
della situazione.
Si ricorda che attualmente si
può pagare presso gli uffic i
postali e le concessionarie pe(
la riscossione dei tributi. Chi
sceglie l’ufficio postale deve
ritirare e compilare un apposi"
to bollettino di conto corrente,
mentre chi vuole rivolgersi
agli sportelli delle quatta
concessionarie (Conrit, nel caso della provincia di Torino)
compila un modulo e effetw®
il versamento senza dover so
stenere costi aggiuntivi.
15 febbraio ci si potrà recare
dai tabaccai aderenti all’iiH'
ziativa e muniti deirappareo
chiatura «Lottomatica»: la
semplice indicazione della taf'
ga permetterà di definire lao* '
fra da pagare e di rilasciar
una ricevuta. Dopo la sotto
scrizione formale di un acco^
do nazionale con le Regioni:
si potrà continuare a pagara
bollo anche agli sportelli Ad
CONTRO IL DISAGIO
Associazione Arcobaleno
via Roma 41 (secondo P'arfi
LUSERNA S. GIOVANb»
Tel. 954401 - Orario 17 alle 1^
Si ringrazia l’editore per io gpaziocon^^^
9
f
j 1999 venerdì 19 FEBBRAIO 1999
E Eco Delle ^lli Aàldesi--------^
PAG. Ili
)nno II possibile futuro della tratta ferrata Pinerolo-Torre Pellice
Da ferrovia a tramvia veloce?
po
La trasformazione della linea ferroviaria Pinerolo-Torre
. pollice in tramvia veloce non
è utopia né ipotesi avventuroProvin- lo studio di fattibilità che
ha scrit- ^provincia di Torino sta realizzando ha già messo aleuni
■satinaia ■ ' nti fermi e altre ipotesi
sgionale ^gito operative. Come è noto,
®gione, ritualmente Tutilizzo della
citare la ^^^tta ferroviaria è elevato in
zione di j|(,un¡ periodi della giornata,
stato di .„orattutto al mattino e alla
incendi :
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I quattro
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se zone HOCKEY GHIACCIO
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a haniw Vslpéllice Sparea in A2 di
an r^ ghiaccio nel posticipo
ìustim dellajó“ giornata: i valligiani
sipo imposti sull’Amatori
[ Asiago per 6-5 al tempo supI plementare. È stata una partiI la tutta in salita, con i veneti
i in vantaggio dopo 10’ per 2-0
eVasicko che accorcia le distanze a 13” dalla fine del
primo tempo. I biancorossi si
Pprtano in vantaggio all’inirio del secondo tempo con
' ana doppietta di Berti in 5’
ma devono subire il ritorno
- lingli ospiti che si riportano in
vantapio e chiudono i primi
10’ di gioco sul 5-3. Nella
terza frazione da registrare
¡ salo la rete del 4-5; la partita
jsnnnbra persa quando viene
tolto il portiere per far posto a
“puomo di movimento in
P'ri. A 8” dal termine la rete
ani pareggio con De Zordo.
p va al supplementare, con
««morte improvvisa»: chi
|*apa per primo vince. È
|Johnny Volante a realizzare,
I aopo 49” (]j gioco la rete del
Accesso. Troppo forte invece
Como di questi tempi per
apa Valpellice Sparea ancora
'■TOaneggiata; domenica sera
®lla pista di casa la difesa,
Ppvadi Pellegrini e De Luca,
*n trovata subito in difficoltà
fronte alle folate offensive
'•ariani. Dopo 13’ del pri
sera mentre in altri momenti
l’utenza è ridotta. Soprattutto
si ha l’impressione che la
maggior parte degli utenti sia
concentrata sull’intero percorso Torre Pellice-Torino, mentre è minore il numero di
quanti preferiscono il treno
sulla tratta breve fra Torre e
Pinerolo. L’idea della Provincia è quella di trasformare la
tratta in tramvia utilizzando
motriei delTAtm dal costo di
DPte
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Regione
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croci ugonotte in
oro e argento
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delmastro
(gioielli)
via trieste 24
H 0121/397550
Pinerolo (To)
mo tempo la partita era già
abbondantemente compromessa con il 3-0 degli ospiti e
la rete di Melotto in chiusura
di tempo ha solo in parte riaperto i giochi. Nella seconda
frazione il Como allunga con
l’ex Bertotto ma deve subire
il ritorno dei valligiani che si
portano sul 3-5 grazie alle reti
di Tomasello e De Zordo; segna ancora la squadra lombarda col capocannoniere
Alex Silva e nel terzo tempo
chiude il discorso: ¡finisce 8-3
per il Como sempre più capolista del girone A. La Valpe
resta a 4 punti e perde Alessandro Rossi: il portiere valligiano, vero punto di forza
nella prima parte della stagione, per l’accordo di farm
team sale in Val d’Aosta per
giocare in A1 e dal Courmaosta arriva il ventenne Gianluca Testa. Dopo la trasferta di
martedì 16 a Como, domenica ultimo viaggio in pulmann
dell’anno: il Valpellice sale,
per la quarta volta in questo
campionato, ad Asiago.
TENNIS TAVOLO
Una sola vittoria e quattro
sconfitte per le squadre della
Valpellice impegnate in serie
C e D: in D2 la squadra A ha
perso in casa per 1 -5 contro il
Moncalieri (unico punto di
Ghirardotti), la squadra B ha
perso sempre per 1-5 dal Rivoli (punto di Cesano). In
Cl, malgrado 3 punti di Davide Gay, sconfitta per 3-5 a
Casale; l’unica vittoria è arrivata in C2 sul campo del
Fiat: il 5-4 porta la firma di
Migliore (3), Sergio e Giuliano Ghiri. Anche la DI ha perso per 1-5 (punto di Belloni)
a Torino col Crdc.
PALLAVOLO
Doppia sconfitta per le due
squadre di Pinerolo in serie
B; le ragazze del Magic Cerniti in B1 hanno subito un
netto 0-3 ad opera del Pink
volley Biella, seconda in
classifica, mentre il Body Cisco ha perso al tie break a
Novi contro il Mangini. Nel
campionato allieve il 3S è
stato superato dal Lasalliano
per 3-0 mentre in prima divisione femminile il 3S Luserna ha vinto a San Francesco
al campo per 3-2.
circa 500 milioni Duna. Questo tipo di materiale rotabile è
in grado di raggiungere la velocità di 75 km/h, con tempi
più brevi per decelerare o accelerare: da questa considerazione deriva l’ipotesi di inserire alcune nuove fermate in
zone di particolare insediamento abitativo o in prossimità di industrie. La Provincia ipotizza così la riapertura
di stazioni abbandonate come
Airali e Cappella Moreri,
nonché la possibilità di creare
nuove fermate ad Airali sud e
Pinerolo sud. Il servizio dovrebbe così guadagnare utenti
servendo zone nuove.
Per la gestione l’ipotesi della Provincia di Torino si muove sul soggetto misto Fs-Satti
0 Atm-Satti; la cadenza dei
tram sarebbe ogni mezz’ora
nei momenti di punta e ogni
ora nel periodo di «morbida».
L’idea nel suo complesso non
è peregrina: il Politecnico sta
effettuando uno studio che si
dovrebbe concludere a breve:
1 convogli potrebbero entrare
direttamente in stazione a Pinerolo grazie al più breve, rispetto al treno, raggio di curvatura. I lavori alla linea elettrica e le modifiche alle banchine e sul materiale rotabile
esistente in Atm si potrebbe
realizzare in appena sei mesi.
Torre Pellice
Teatro
al femminile
Dal 19 febbraio al 26 marzo
a Torre Pellice, al teatro del
Forte, la compagnia pinerolese Nonsoloteatro propone tre
spettacoli al femminile nell’ambito della rassegna «Muse donne tra musica letteratura e teatro». Si tratta di una
trilogia di spettacoli interpretati da donne, tra canto, recitazione, ricordi, humour e comicità. Il primo spettacolo,
che inaugura la rassegna venerdì 19 febbraio alle 21,15,
sarà «Inno all’amore», dedicato a Edith Piaf, presentato
dalla compagnia di Raffaella
De Vita, cantanie, attrice e
autrice. Ci sarà poi sabato 6
marzo, sempre alle 21,15, lo
spettacolo delle Sorelle Suburbe «Per un pungo di bambole», ideato, scritto e recitato
da Tiziana Catalano e Luisella
Tamietto, che propongono
quadri e siparietti, in cui si
succedono dialoghi e monologhi di bambole e tra bambole,
che le due attrici fanno parlare, facendo dire loro ciò che
pensano di se stesse e del
mondo che le circonda. Venerdì 26 marzo Raffaella De
Vita dedica la sua voce a Milly, la celebre cantante nata ad
Alessandria nel 1908. L’ingresso a tutti gli spettacoli costa £ 15.000, ridotto 10.000.
Un commosso ricordo di Bruno Agli
Uno dei settemila...
«Se volete capire la storia
dei valdesi, dovete venire a
Pradeltorno in un giorno di
pioggia, come questo». Con
queste parole l’amica Toti
cercava di confortare la nostra comitiva che in un giorno
freddo e piovoso aveva raggiunto le Valli per visitarne i
luoghi storici. A Pradeltorno
vengono in molti da ogni parte, del vecchio e del nuovo
mondo. Ancora non si è interrotto il pellegrinaggio di coloro che vengono a vedere «i
settemila che non hanno piegato il ginocchio a Baal».
Uno di quei settemila era
senz’altro Bruno Agli, che insieme a sua moglie Ilda ha
saputo rendere accogliente
per tanti anni i luoghi della
memoria valdese. Il suo è stato un autentico ministero di
custodia della memoria, una
memoria non museale ma
aperta al futuro e alla speranza, come testimoniano le numerosissime pagine di firme
e di espressione di gratitudine
che si leggono leggere sul libro dei visitatori del tempio e
del Coulege dei Barba. Nonostante i problemi e le fatiche di cui la vita e la quotidianità pochi risparmiano,
Bruno, con Ilda, ha sempre
trovato tempo e energie da
dedicare alla sua terra e alla
storia del suo popolo: quella
passata, ma anche quella futura con un servizio di accoglienza che molti hanno avuto modo di apprezzare.
Quando parlavo con Bruno
Agli e insieme si commentavano i fatti del giorno, le notizie più o meno importanti,
ma soprattutto quando parlavamo della sua malattia, mi
rendevo conto che forse stavo
parlando con l’ultimo «Barba» di Pradeltorno, di certo
PRIVATO acquista mobili
vecchi-antichi e oggetti vari;
tei 0121-40181.
avevo davanti un maestro di
vita, di fede e anche di cultura. In lui ho conosciuto un
saggio, un uomo di pace. Da
lui ho ricevuto non poche lezioni di teologia pratica. Mi
ha insegnato ad amare ancora
di più le Valli e la sua gente,
nonostante le immancabili
contraddizioni. E poi mi ha
insegnato a guardare le montagne, mi ha insegnato a vedere i colori dei fiori, a riconoscere il verso delle poiane
e dei cerbiatti, mi ha insegnato a riscoprire le ricchezze
inalienabili con le quali Dio
mi aveva benedetto.
Con il groppo che stringeva
la gola e gli occhi umidi di
nostalgia lo abbiamo riconsegnato alla sua terra, alla montagna. Nel silenzio che è seguito ho sentito le poiane che
venivano a salutarlo. Anche
le primule sono fiorite anzitempo come se corressero per
arrivare in tempo a salutarlo.
Ciao Bruno, indimenticabile
amico di Pradeltorno.
Bruno Giaccone
San Marzano Oliveto
SERVIZI
VALLI
CHISONE < GERMANASCA
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
telefono 167-233111
Guardia farmaceutica:
(turni festivi con orario 8-22)
DOMENICA 21 FEBBRAIO
San Germano Chisone: Farmacia Tron , tei. 58771
VAL PELLICE
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festjva:
telefono 167-233111
Guardia farmaceutica:
(turni festivi con orario 8-22)
DOMENICA 21 FEBBRAIO
Villar Pellice: Farmacia GayPiazza Jervis, tei. 930705
CRI - Torre Pellice, tei. 953355
Croce V. - Bricherasio, tei. 598790
18 febbraio, giovedì
PINEROLO: Alle 20,45 a
Palazzo Vinone «Parole e silenzi», convegno sulla figura di
Giovanni Arpiño, con interventi di Roberto Antonetto, Massimo Scaglione, Marino Boaglio
e Bruno Quaranta.
19 febbraio, venerdì
PINEROLO: Al teatro Incontro alle 20,45 il «Teatro
delle dieci» presenta «L’ultimo
caffè» di G. Arpiño. Ingresso
lire 34.000.
PINEROLO: Alle 21, nella
chiesa di San Giuseppe concerto del duo Turicchi Salvai, violoncello e pianoforte, musiche
di Chopin, Brahms, Beethoven.
LUSERNA SAN GIOVANNI: Alle 17,30, nella sala mostre del Comune, incontro sul
futuro dell’azienda tessile Turati di Lusernetta. Intervengono
amministratori, sindacalisti,
rappresentanti dell’azienda.
TORRE PELLICE: Alle
20.30, al Centro culturale, incontro di formazione per nuovi
accompagnatori di musei e luoghi storici valdesi.
RADIO BECKWITH: Alle
ore 16,30 il dr. Ugo Malcangi,
nefrólogo, parlerà su: «Prevenzione e diagnosi nefropatie e
malattie renali».
20 febbraio, sabato
TORRE PELLICE: Alle
15.30, nella biblioteca della
Casa valdese il Centro culturale valdese invita a un incontro
sul tema «La libertà nella chiesa come libertà della chiesa»,
con Giorgio Tourn e Pawel
Gajewski.
21 febbraio, domenica
PINEROLO: Al teatro Incontro per la rassegna «Di Festa teatrando», alle 16, andrà in
scena «Pirù, Pirù» della compagnia Walter Broggini. Ingresso lire 6.000.
PINEROLO; Alle, 14,30, a
San Lazzaro incontro coppie
interconfessionali; all’odg; approfondimento sulla Cena del
Signore e programmazione
dell’incontro di luglio con le
coppie francesi e svizzere.
22 febbraio, lunedì
PINEROLO: «Per una scuola pubblica e libera in una società laica» è il titolo di un dibattito organizzato dall’Alp e
dal coordinamento studenti superiori di Pinerolo, con la partecipazione di Gianna Tangolo
del Comitato torinese per la
laicità della scuola. L’incontro
si svolge alle 17 nell’auditorium del liceo scientifico.
25 febbraio, giovedì
TORRE PELLICE: Alle
15.30, per l’Unitrè, alla biblioteca della Casa valdese, concerto con Domenica Peyrani,
clarinetto, e Carla Rebora, al
pianoforte, musiche di Debussy, Mendelsshon, Schumann.
26 febbraio, venerdì
TORRE PELLICE: Alle
21, alla Bottega del possibile,
l’Associazione per la pace e
Amnesty International organizzano un dibattito sulla nuova
legge sull’obiezione di coscienza, con la presenza di Roberto
Minervino, della Lega obiettori
di coscienza di Milano.
TORRE PELLICE: Alle
20.30, alle scuole mauriziane,
incontro-dibatttito sul tema: «11
giubileo nella Bibbia e oggi»;
introduzione del proesso Bruno
Corsani.
Cinema
TORRE PELLICE — Il ci
nema Trento ha in programma, giovedì 18 e venerdì 19,
ore 21,15, My name is Joe di
Ken Loach; sabato 20, ore 16,
20,10 e 22,10, domenica 21,
ore 16, 18, 20,10 e 22,10, lunedì ore 21,15, La gabbianella
e il gatto.
BARGE — Il cinema Comunale propone, venerdì, ore
21, Lola corre; sabato, ore 21,
Conflitto di interessi: domenica, ore 15, 17, 19, 21, lunedì,
martedì e giovedì, ore 19,30 e
21 La gabbianella e il gatto.
RIO DELLA PLATA —
Dall’ 11 al 20 febbraio saranno ospiti delle Valli Silvia E.
Benech Baridon e sua figlia
Karina, rappresentanti della
Chiesa valdese del Rio della
Piata; in particolare saranno
presenti venerdì 19 a Luserna San Giovanni.
3" CIRCUITO — Domenica 21 febbraio a Perrero
incon,tro del collettivo teologico dalle 15,30 alle 17,30.
ANGROGNA — Domenica 21 febbraio, a partire
dalle 10, al presbiterio in'contro per monitori e organizzatori per i campi estivi
del Bagnòou. Riunione martedì 23 febbraio al Mattel.
LUSERNA SAN GIOVANNI — Sabato 20 febbraio, alle 21, alla sala Albarin, replica della serata comunitaria, con la rappresentazione del gruppo teatro «I
fucili di madre Carrar»; i posti sono limitati. Da giovedì
25 febbraio alle 20,45 al presbiterio inizia una serie di
studi biblici condotti dal pastore Mario Berutti su «Il
documento sinodale sulla
bioetica alla luce dei testi biblici». Riunioni quartierali:
lunedì 22 febbraio a Bricherasio, martedì 23 alle Vigne.
POMARETTO — L’Unione femminile si riunisce
all’Inverso il 26 febbraio, alle ore 14,30. Le prossime riunioni quartierali saranno il
24 ai Maurini e il 26 a Porosa alle ore 20,30.
PRAMOLLO — Sabato
20, alle 20,30, replica della
commedia brillante «Il padre
della sposa».
PRAROSTINO — Domenica 21 febbraio, alle 10,
assemblea di chiesa: all’odg
esame del bilancio consuntivo 1998 e preventivo 1999.
SAN SECONDO — Sabato 20, alle 20,30, rappresentazione della filodrammatica «Sganarello», atto
unico di Moliere, prenotazioni presso E. Avondetto
(tei. 0121-5000282). Martedì 23 alle 20,30 studio biblico. Mercoledì 24 riunione
quartierale a Combe.
TORRE PELLICE —
Riunioni quartierali: martedì
23 ai Simound, mercoledì 24
ai Bouissa, venerdì 26 agli
Appiotti. Sabato 20, alle 21,
nel tempio, replica dello
spettacolo della Filodrammatica «L’importanza di
chiamarsi Onesto».
VILLAR PELLICE —
Riunione quartierale lunedì
22 febbraio al Teynaud.
VILLASECCA — Le
prossime riunioni quartierali
saranno il 22 a Villasecca, il
23 a Pian Faetto e il 24 a
Roccia; Inizio ore 20.
Con riferimento a quanto
pubblicato [e desunto dalla circolare della chiesa di Pramollo,
ndr] sul n. 7 del 12 febbraio de
L’eco delle valli valdesi, circa
la presentazione della studentessa in teologia Milena Martinat, precisiamo che la tale presentazione alla Chiesa di Pramollo é stata programmata per
il culto del 17 febbraio.
Ruben Vinti
sovrintendente 2° circuito
L'Eco Delle Valli Valdesi
Via dei Mille, 1 -10064 Pinerolo
tei. 0121-323422; fax 323831
recapito Torre Pellice
tei, 0121-933290; fax 932409
Sped. in abb. post./50
Pubblicazione unitaria con Riforma
non può essere venduto separatamente
Reg. Tribunale di Pinerolo n. 175/60
Resp. ai sensi di legge Piera Egidi
Stampa: La Ghisleriana Mondovl
Una copia L. 2.000
10
PAG. IV
■■
E Eco Delle ^lli moEsi
VENERDÌ 19 FEBBRAIO 1999
venerdì
Confederazione Nazionale delIArtigianato
della Piccola e Media Impresa
INFORMA
Assocladone ProTineiale di Torino - Via Avellino 6 - Tel. 011/4617.666 - Fax 4617.694
Informazione pubblicitaria
Lettera aperta della Cna al governo centrale e alle istituzioni torinesi
Artigianato: emergenza occupazione
«Senza un forte intervento pubblico impossibile creare nuovi posti di lavoro»
L’artigianato e la piccola
impresa si confermano un
elemento decisivo per la tenuta e lo.sviluppo dell’economia torinese. Va tuttavia segnalato che se l’artigianato
continua a rappresentare un
importante volano di opportunità di lavoro imprenditoriale, comincia a venir meno la
sua capacità di assorbire
nuova manodopera e quindi,
di riflesso, nel lungo periodo,
la capacità del settore di
continuare ad avere una funzione forte sul terreno dell’occupazione.
Oggi l’artigianato occupa
nel suo complesso 99.396
persone. Quasi il 44% è impiegato nel settore manifatturiero, il 24,5% circa nell’èdilizia, mentre per il rimanente
31,5% si distinguono il settore delle riparazioni (9,6%), i
trasporti (6,8%) ed i servizi
alla persona (8,6%). Positivo
è anche il rapporto tra iscrizioni e cancellazioni all’albo
regionale delle imprese artigiane.
Stando ai dati più recenti
disponibili presso l’Osservatorio regionale dell’artigianato, relativi al mese di novembre ’98, lo scorso anno il tas
so di crescita delle imprese
artigiane è stato del 2,9% con
4.246 nuove registrazioni e
3.869 cessazioni. Il 38% delle
imprese artigiane torinesi ha
poi una vita media piuttosto
elevata che si attesta tra i 5 e
i 15 anni e oltre il 27% supera
i 15 anni, li 19.7% ha invece
una vita di 2-4 anni ed il
12,9%, pari a circa 7.500
aziende, è al primo anno di
attività. Meno dinamica appare invece la performance in
rapporto alla capacità di penetrazione sui mercati stranieri. Solo 495 aziende dichiarano di avere rapporti
con l’estero, pari allo 0,8%
del totale. Il dato balza comunque ad un più rassicurante 2,4% in riferimento al
solo comparto manifatturiero.
Le imprese che fino ad oggi
hanno dimostrato una maggiore aggressività all’estero
sono quelle dei settori orafo e
metalmeccanico. La tenuta
dell’occupazione rimane però
la nota dolente di questo quadro congiunturale tutto sommato roseo. Nell’arco del ’98
gli addetti sono passati da
102.099 a 99.396, con un calo del 2,7%, ma nell’arco dei
sei anni precedenti, dal ’92 al
’98, la flessione è stata di oltre il 18% con una perdita in
valore assoluto di 22.235 addetti. I tagli occupazionali
maggiori si sono avuti nel
comparto manifatturiero (27%) e nei servizi (-27,6%).
E questi dati, a nostro avviso,
sono il segnale evidente del
fatto che alcune cose devono
cambiare in Italia.
Negli ultimi anni il paese
nel suo complesso ha indubbiamente conseguito una serie di risultati positivi di cui
diamo atto all’attuale coalizione di governo; aumento
della coesione sociale, risanamento dei conti pubblici,
controllo dell’inflazione, equilibrio dei conti con l’estero,
uniti ad una riduzione significativa del tasso ufficiale di
sconto. Sono risultati che ci
hanno permesso di essere
tra gli undici paesi che hanno
dato vita all’euro. Adesso
però occorre mettere a punto
misure concrete a sostegno
dello sviluppo delle imprese
ed in modo particolare per le
imprese artigiane e le pmi.
Ma non solo. Anche la pressione fiscale rimane ancora
troppo alta rispetto a quanto
avviene nel resto dell’Europa
dell’euro e questo a fronte,
spiace dirlo, di un’inefficienza generalizzata dei servizi e
delle infrastrutture. E proprio
il fisco rappresenta il principale freno allo sviluppo delle
imprese.
Così com’è concepito oggi,
il fisco penalizza chi produce, frena i processi di riorganizzazione e di ristrutturazione delle imprese e non stimola ad assumere nuova
manodopera. Per questo noi
diciamo che la riduzione della pressione fiscale e degli
oneri sociali è fondamentale
per il rilancio degli investimenti e per l’occupazione. Ai
livelli ai quali è giunto (per
Tante buone ragioni per scegliere CNA
■ Assistenza fiscale e tributaria ■ Sicurezza lavoro
■ Contabilità ordinaria e semplificata ■ Consulenza legale
■ Consulenza del lavoro-paghe ■ Assistenza messa a norma
■ Consulenza ambientale: rifiuti, scari- dei locali
chi, emissioni in atmosfera ■ Formazione professionale
■ Inizi e modifiche di attività ■ Promozione commerciale-export
■ Costituzione di società ■ Consulenza gestionale e marketing
■ Creazione d’impresa con piani ■ Servizi specializzati: autotrasporto,
di fattibilità edilizia, tessile e abbigliamento
■ Assistenza nel rapporto con gli Enti ■ Servizio assicurativo
■ Credito agevolato ■ Previdenza: patronato EPASA
Associati
Pinerolo - Via Chiapperò 15 - Tel. 0121 -795340 - 75161 - Fax 0121 -794911
Luserna S. Giovanni - via 1° Maggio 59 - Tel. 0121-909400 (aperto martedì e giovedì pomeriggio)
un’impresa artigiana si può
arrivare al 60% del reddito),
il carico fiscale rischia inoltre
di alimentare nuove preoccupanti fughe nel sommerso.
Un sommerso che nelle sue
molteplici forme nel nostro
paese interessa 5 milioni di
persone, a fronte di 22 milioni di occupati, e che sottrae
500 mila miliardi alla contabilità nazionale.
Nella sola provincia di Torino si stima che il «nero»
raggiunga una percentuale
superiore al 25% delle ore
complessivamente lavorate e
che interessi oltre 80.000
persone. E se da un lato è
innegabile il fatto che molti di
questi problemi possono essere risolti solo dal governo
centrale, alle istituzioni locali
chiediamo una maggiore attenzione al ruolo dell’artigianato e delle piccole imprese,
là dove per esempio si definiscono azioni di concertazione come i patti territoriali.
Daniele Vaccarino,
presidente Cna di Torino e
provincia
Paolo Alberti, segretario
Cna di Torino e provincia
«IMPRESA DA IMPRESA»
Trasmissione d’imprese di particolare valore
socio-economico
Che cos’è
«Impresa da Impresa» è una iniziativa nata per favorire la
trasmissione d’impresa con l’obiettivo di: salvaguardare le attività artigianali di particolare valore socioeconomico; offrire
un’opportunità a chi vuole intraprendere un'attività imprenditoriale neH’artigianato.
A chi è diretta
Ad imprenditori che desiderano vedere la propria opera
continuare nel tempo attraverso la cessione deH’impresa a
persone che sappiano svilupparla mantenendone vive le tradizioni. Ad aspiranti iinprenditori che vogliono misurarsi con
la realtà del lavoro artigiano e sono disposti a subentrare in
un’azienda con la volontà di farla crescere, coniugando tradizione e moderna gestione.
Come si svolge
Attraverso «Impresa da Impresa» l’artigiano che intende
cedere la propria attività viene assistito nella fase di valutazione economica e finanziaria della sua impresa e nella individuazione della persona più adatta a succedergli. A sua volta, il futuro imprenditore potrà usufruire, nel cammino di costruzione della sua nuova identità professionale, di un servi-zio di consulenza tecnica da parte di esperti e di un perioda
di affiancamento in azienda con l’artigiano cedente. «Impift
sa da Impresa» è un progetto promosso dalla Provine
di Torino, dall'Agenzia di Sviluppo CODEX e da CNA.
Per informazioni: Numero Verde CNA 167-812040.
Bari: Se
j0iportanti
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partecipa:
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' interreligio;
Bonus fiscal
per le imprese
Legge n.26^7 ’’Incentivi automatieP’
L’agevolazione consiste nella concessione di
un bonus fiscale che può essere utilizzato parzialmente o totalmente per il pagamento, presso il concessionario della riscossione, delle
imposte che affluiscono sul conto fiscale delle
imprese beneficiarie.
L’intensità del Bonus Fiscale è pari al
Aree agevolate; tutto il territorio nazionale, anche le pmi ubicate nelle aree depresse
possono presentare la domanda, usufruendo
della stessa intensità d’aiuto prevista dall’art.
1 della legge 341/95.
15%
deirinvestimento agevolabile
per le piccole imprese
7,5%
per le medie imprese
Investimenti ammessi: acquisti di
nuovi macchinari e impianti, da utilizzare nel
ciclo produttivo o a supporto del ciclo stesso,
acquistati in relazione alla creazione di un
nuovo stabilimento, airampliamento, ammodernamento, ristrutturazione, riconversione,
riattivazione o alla delocalizzazione di un impianto produttivo preesistente. In tali ambiti
sono ammesse le seguenti spese:
Beneficiari: piccole e medie imprese industriali, imprese di produzione, di servizi e
di servizi alla produzione, imprese di servizi
nel settore delle telecomunicazioni, servizi
d’informatica e connessi servizi di formazione professionale, servizi di trasferimento tecnologico e d’intermediazione dell’informazione, servizi di consulenza tecnica economica. Nel rispetto dei parametri che individuano
le piccole e medie imprese.
macchinari ed impianti
attrezzature di controllo della produzione
unità e sistemi elettronici per l’elaborazione dei dati
programmi e servizi di consulenza per
rinformatica e le telecomunicazioni
servizi finalizzati all’adesione ad un sistema di gestione ambientale normato, ovvero all’acquisizione del marchio di qualità
ecologica del prodotto, purché connessi ad
uno dei programmi d’investimento dei
punti precedenti.
La compilazione delle domande deve essere effettuata dal 18 febbraio al 23 marzo
Per saperne di più
anni
COGART Pinerolo sn
Cooperativa Artigiana di Garanzia
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Corso Roma 20 - Tel. 0175/240144 - Fax 0175/475758
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1999
^— Vita Delle Chiese a
A Bari la presenza del Patriarcato ortodosso di Mosca si è consolidata
Settimana di preghiera per l'unità dei cristiani
La partecipazione crescente delle chiese avveniste a questo appuntamento
ecumenico migliora anche la collaborazione tra le diverse chiese evangeliche
PAG. 7 RIFORMA
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Bari: Sono due le novità
importanti che hanno caratterizzato quest’anno a Bari la
jelebr^ione della Settimana
di preghiera. La prima è la
partecipazione attiva della
locale Chiesa awentista del
settimo giorno. Nella veglia
di preghiera conclusiva, nella
cattedrale di San Sabino, alla
presenza di più di mille cattolici, battisti, avventisti, vaidesi e ortoàossi, romeni, greci, russi e ucraini la predicazióne intensa e ardente, che
la colpito particolarmente i
presenti, è stata curata dal
pastore awentista Franco
Evangelisti. Due corali hanno
animato la celebrazione: la
corale awentista Maranhata,
e quella ecumenica diretta
dal maestro Bepi Speranza,
composta da 56 elementi,
cattolici, evangelici e ortodossi. Hanno concelebrato
insieme all’arcivescovo Mariano Magrassi, pastori e laici
rappresentanti le tre grandi
tamiglie cristiane. Un momentoforte della celebrazione è stata la benedizione
deil’acqua con la partecipazione di un gruppo di bambine e bambini di Ceglie. La seconda riguarda le due giornate dedicate al dialogo ebraico-cristiano con il rabbino
Laras di Milano e al dialogo
interreligioso con una confe
renza del cardinale Arinze. La
presenza ortodossa a Bari si è
consolidata con la firma di
un’intesa fra il Comune e il
Patriarcato di Mosca, che
prevede la cessione al Patriarcato di vari locali della
chiesa russa di Bari, per l’ospitalità ai pellegrini russi alla basilica di San Nicoia, e
per le celebrazioni liturgiche
degli ortodossi russi e ucraini
residenti a Bari. Le chiese di
Bari e dintorni sono in un periodo di riflessione e di scambio di opinioni e di esperienze, forse alla vigilia di un processo che potrebbe portare
alla costituzione di un Consiglio locale delle chiese.
Vigevano: Venerdì 22 gennaio nella cappella del Seminario vescovile si è tenuto un
primo incontro ecumenico
con il gruppo battista della
chiesa di Casorate Primo residente in questa città. Già altri
anni, l’ultimo incontro era
avvenuto nel 1996, gli evangelici e gli ortodossi (il past.
Carrari e padre Valdman) erano stati invitati a presiedere
una serata della settimana di
preghiera. Al gruppo battista
si sono affiancati alcuni credenti pentecostali e della locale assemblea dei Fratelli.
L’incontro è stato presieduto
dal pastore Bruno Colombo
aiutato validamente da sorel
‘ Un Incontro della Settimana '98 nel tempio valdese di Milano
(foto Zibecchi)
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Commissione Sinodale
per la diaconia
n Qiornata di formazione per direttori/e
Firenze 12 marzo 1999
nominazione: strumento per la gestione del cambiamento
^li obiettivi della giornata, legati alla riflessione sul ruolo
®lla formazione all’interno di un’opera diaconale, consenptanno di appropriarsi di strumentazioni operative applicam all’interno delle proprie realtà. Le modalità di lavoro
^.^®''®dono una forte attivazione dei partecipanti chiamati a
flettere sulle proprie e altrui esperienze nell’ambito della
“inazione. Si richiede quindi a tutti i direttori di prepararci a raccontare e documentare eventuali attività formative
Evolte al personale della propria struttura.
Domande guida
ae cos’è la formazione? A chi e quando serve? Come si
®aua un piano di formazione? Come si evidenziano i bisoformativi? Quando e come si progetta un’iniziativa formativa? Come si valuta una formazione? Quanto costa la
'orinazione?
Programma
9 introduzione;
9,15 che cosa intendiamo per formazione;
11 intervallo;
ore 11,15
esperienze di formazione nella diaconia;
D pausa per il pranzo;
D piano di formazione, progettazione
e valutazione di un’azione formativa;
ore 16 intervallo;
ore 16,45 il punto sulle giornate di formazione dedi
cate ai/le direttori/e.
Conduttore della giornata di formazione
è Gianluca Barbanotti.
Il pastore Franco Becchino
le e fratelli della comunità. È
stata una prima occasione
per iniziare un percorso ecumenico ma allo stesso tempo
per presentare la nuova attività di testimonianza e di
evangelizzazione del gruppo
battista di Vigevano.
Casorate Primo: Domenica
24 gennaio, nella chiesa di
San Vittore, si è avuto un incontro ecumenico con molti
partecipanti cattolici e battisti. Don Sante Torreta ha tenuto una breve, sostanziosa
omelia e il pastore Colombo
ha presieduto l’incontro. Il
percorso ecumenico fra le
due comunità prosegue con
incontri e attività comuni durante l’anno e vi è anche un
buon rapporto tra i singoli
credenti, nel rispetto reciproco delle diversità.
Savona: La chiesa metodista ha avuto due incontri con
i cattolici per la Settimana di
preghiera. Domenica 17 gennaio, su proposta dell’associazione delle religiose della
diocesi di Savona, ha ospitato
nel pomeriggio un gruppo di
cattolici, vescovo in testa, per
un incontro di conoscenza
reciproca, privo di liturgie e
riti, ma imperniato su letture
bibliche e canto, commenti e
preghiere, il tutto condotto
con semplicità e scioltezza.
Giovedì 21 gennaio invece, in
una parrocchia del centro, vi
è stato uno studio biblico con
dibattito, condotto a due voci
dal past. Franco Becchino e
da don Giampiero Bof, incaricato diocesano per l’ecumenismo, sul testo di Apocalisse 21,1-7.
Aosta: Durante la Settimana di preghiera ci sono stati
tre incontri con liturgia ecumenica. Lunedì 18, nella parrocchia di Crarvensod, hanno
parlato il pastore Ruggero
Marchetti e don Paolo Papone. Mercoledì 20 l’incontro si
è svolto ad Aosta, per la prima volta nei locali della Chiesa cristiana awentista del
settimo giorno. Hanno parlato Oreste Labbrone, frate
cappuccino, e Giuseppe Marrazzo, pastore della chiesa
ospitante. Fra i presenti stipati nell’accogliente saletta vi
era anche il vescovo con alcuni sacerdoti. La manifestazione è stata ripresa dalla
Rai/tv. Quest’incontro è stato
da noi particolarmente sentito perché ha segnato l’inizio
di un rapporto concreto con
questi fratelli evangelici. Vanda Monaja, predicatrice locale, insieme al parroco Aldo
Armellin, ha parlato, suscitando vivo interesse e consenso, durante l’incontro del
22 gennaio nella chiesa parrocchiale di Sant’Orso, ben
nota per essere dedicata al
patrono della città. È stato
per molti un momento veramente speciale udire in una
chiesa cattolica la predicazione della Parola dalla voce
d’una donna.
Chiavari: Come già lo scorso anno, anche quest’anno si
è avuto un incontro fra cattolici, evangelici e ortodossi in
occasione della Settimana di
preghiera per l’unità dei cristiani. C’era stato un primo
momento di preghiera comune, tenutosi il 5 gennaio
nella chiesa battista di Chiavari, introdotto da una breve
meditazione del past. Scara
Commissione Sinodale
per la diaconia
9° Convegno delle opere:
Firenze 13'14 marzo 1999
Consapevolezzct e lavoro: elaborazione e
rielaborazione della propria vocazione
Programma
sabato 13 marzo
saluti e presentazione del programma, a cura del
presidente Csd;
relazioni: studio biblico sul tema «Lavoro e vocazione: tra pubblico e privato» (prof. Mario Miegge);
pausa;
relazioni: «Auto.seIezione e selezione sociale: una
lettura sociologica della vocazione» (prof. Nedo
Baracani); dibattito sulle relazioni;
pausa per il pranzo;
relazioni: «Tra lavoro e assistenza» (dr. Sandro
Antoniazzi); dibattito;
pausa;
lavoro in gruppi;
assemblea generale: relazione dei gruppi e dibattito;
cena;
incontro delle Foresterie e Ca,se per ferie;
ore 9
ore 9,30
ore 11
ore 11,30
ore 13
ore 15
ore 16,30
ore 17
ore 18,30
ore 20
ore 21
domenica 14 marzo
ore 9
ore 10,45
ore 11
ore 12
ore 14,30
Costi
Pernottamento, L 33.000 per notte-, colazione, £ 6.000 (venerdì,
sabato, domenica); pranzo, £ 17.000 (venerdì, sabato, domenica):
cena£ 17.000 (venerdì, sabato).
assemblea generale: comunicazioni, conclusioni;
pausa;
culto di chiusura;
pranzo e partenze;
incontro dei centri giovanili;
Un momento di preghiera aH’Assemblea di Graz '97
muccia. L’incontro, alla presenza fra gli altri del vescovo
cattolico di Chiavari e del
parroco della Chiesa grecoortodossa di Genova, si è
svolto il 23 gennaio nel salone parrocchiale di Maria madre della Chiesa a Lavagna.
Accanto a testimonianze,
preghiere e canti dei più di
250 intervenuti, il momento
centrale è consistito nella
predicazione del prof. Paolo
Ricca. Fra gli evangelici, oltre
alla Chiesa battista, ha partecipato anche la Chiesa “Raggio di luce” di Lavagna.
Rapallo; In prosecuzione
di un uso ormai di parecchi
anni a sedi alterne, si è tenuta la consueta riunione fra
cattolici e protestanti. Quest’anno l’incontro è stato il 22
gennaio presso la basilica dei
santi Gervasio e Protasio e ha
visto la predicazione di don
Maurizio e del pastore Scaramuccia. Oltre 150 persone
hanno cantato e pregato insieme, oltre a dar vita ad un
suggestivo gesto simbolico
mediante l’acqua offerta agli
intervenuti a chiusura della
manifestazione come segno
dell’acqua viva, dono del Cristo a chi gli si affida.
Avellino: Segnaliamo l’intervista al pastore Antonio
Squitieri apparsa sul settimanale della diocesi di Avellino
«Il ponte», curata dal suo direttore, don Gerardo Capaldo. Nell’intervista il past.
Squitieri ha ricordato alcuni
momenti importanti del dialogo ecumenico in Campania, come la preparazione
comune all’Assemblea di
Graz del 1997, i convegni annuali organizzati sotto gli auspici della Conferenza episcopale campana per fare il
punto sulla situazione ecumenica e il contributo positivo del convento francescano
dei frati minori di Foci.
Il pastore Giovanni Carrari
FORMAZONE TEOLOGICA A DISTANZA
Facoltà valdese di teologia - Roma
in collaborazione con il Centro di formazione diaconale - Firenze
Coordinatore: Roberto Bottazzi - tei. 06/3210789 - fax 06/3201040
e-mail fvt.formadist@chiesavaldese.org
Seminario di Teologia pratica a Firenze
Un senso della vita da costruire
docenti
prof. Ermanno Genre, past. Jurg Kleemann
prof. Francesca Spano
temi
«Salute e malattia» - «La morte e il lutto»
«La conquista dell’identità»
Il seminario si rivolge agli studenti del Corso di Diploma a
distanza della Facoltà e agli studenti del Centro di formazione diaconale “G. Comandi” di Firenze.
Sono ammessi uditori.
Data:
Luogo:
5, 6, 7 marzo 1999.
Istituto Gould, via de’ Serragli 49,
50124 Firenze, 055/212576.
Programma: - sistemazione nella foresteria Gould: entro le
ore 13 o dalle 15 alle 15,30 di venerdì 5;
- inizio lezioni: venerdì 5 ore 15,30;
- fine lezioni, domenica 7 ore 12;
- fine test di verifica (solo studenti Diploma
a distanza): domenica 7 ore 16,30.
Quota: L. 140.000 (da versare al Gould): pensione
completa, dalla cena del venerdì al pranzo
della domenica in camere a più letti:
L. 20.000 per rimborso spese organizzative
(da versare al coordinatore).
Uditori: iscrizione aggiuntiva: L. 30.000
(da versare al coordinatore).
Si accettano iscrizioni entro il 19 febbraio
Rivolgersi a Roberto Bottazzi, Facoltà valdese di teologia
12
PAG. 8 RIFORMA
Vita Delle Chiese
VENERDÌ 19 FEBBRAIO
vener
Una nuova iniziativa istituita dal Consiglio della Fcei
Il volontariato internazionale
Ai giovani verrà proposto un anno di servizio diaconale
Riorganizzata anche la rubrica televisiva «Protestantesimo)
Il Consiglio della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (Fcei), riunito a
Roma il 30-31 gennaio 1999,
ha votato una serie di delibere relative all’organizzazione
degli uffici Fcei. Di particolare importanza le delibere relative alla trasmissione televisiva «Protestantesimo» (in
onda a domeniche alterne su
Rai2 alle 23,30 circa) e quelle
che istituiscono un nuovo ufficio per il volontariato internazionale.
Il Consiglio ha colto l’occasione di un avvicendamento
dei responsabili della rubrica
per varare una nuova organizzazione, imperniata sulla
figura di un direttore di testata (Paolo Naso, che manterrà anche l’incarico di direttore della rivista interreligiosa «Confronti») e un consulente alla valutazione dei
programmi (Fulvio Rocco,
che per oltre vent’anni ha
svolto le funzioni di direttore
di testata e di segretario del
Servizio stampa, radio e televisione della Fcei). Il Consiglio ha inoltre espresso apprezzamento per il lavoro
svolto dalla caporedattrice
uscente, Gianna Urizio, e ha
dato il benvenuto al nuovo
segretario del Servizio: Giorgio Gardiol, attualmente deputato al Parlamento, già direttore del settimanale evangelico «Riforma».
Dando piena realizzazione
a un mandato dell’ultima Assemblea Fcei (Torre Pellice,
1997), il Consiglio ha istituito
un nuovo ufficio per il volon
Una seduta del Comitato generale della Fcei
tarlato internazionale (Anno
diaconale), nell’ambito dell’ufficio di presidenza, e ha
deciso l’adesione della Fcei
alla Rete europea per l’anno
diaconale (European diaconal
year network - Edyn), un
coordinamento formato dalle
chiese protestanti di dieci
paesi europei che propone ai
giovani e alle giovani delle
chiese (e non solo) un’esperienza di volontariato internazionale nelle opere sociali
delle chiese e in altri centri.
«Il nostro lavoro - spiega
Pina Grosso, a cui il Consiglio
ha affidato l’ufficio - tende
non solo a organizzare lo
scambio di volontari fra i diversi paesi, ma soprattutto ad
assicurare una adeguata formazione dei volontari, in modo che i mesi trascorsi all’estero siano un’occasione di
autentica crescita dei giovani.
oltre che un sostegno per le
opere diaconali. Il nostro
partner, oltre ai membri della
Rete europea, sarà l’Associazione evangelica di volontariato (Aev), che da molti anni
organizza la presenza di volontari internazionali nelle
opere evangeliche italiane. Il
programma verrà realizzato
anche attraverso il progetto
dell’Unione europea “Servizio
volontario europeo” (Sve)».
Prima d’ora, all’interno della Fcei, le questioni del volontariato internazionale erano
di competenza del Servizio rifugiati e migranti (Srm): con il
progressivo sganciamento di
Pina Grosso dal lavoro del
Srm il Consiglio ha deciso di
ricercare un nuovo operatore
a pieno tempo per il Servizio
stesso, mediante avviso di
prossima pubblicazione sulla
stampa evangelica. (nev)
Scuole domenicali valdese e battista di Bari: teatro
Siamo anche noi abitanti di Piovillaggio?
LAURA QIANCANE NICOLETTI
IN un insolito e freddo pomeriggio di novembre, le
monitrici delle scuole domenicali delle chiese battista e
valdese di Bari, si sono ritrovate per scegliere il testo di
una recita per la festa annuale
dei bambini e delle bambine.
È stato scelto il racconto «Tutti aspettavano Gesù» riadattato da Liliana Viglielmo. Loredana Brunetti e Grazia Mascanzoni hanno modificato e
adattato il testo alle esigenze
dei piccoli attori e attrici. La
vicenda, messa poi in scena il
6 gennaio nei locali della
chiesa battista, si svolge a Piovillaggio dove, immaginate un
po’, tutti gli abitanti sono
convinti di essere buoni, bravi, degni di rispetto, insomma
migliori degli altri. Quanti di
noi, singoli o comunità, sono
convinti di essere proprio così? Essi sono tanto bravi che
Gesù sceglie Piovillaggio per
fare visita agli abitanti. Vengono predisposti tanti momenti di accoglienza, una cena d’onore e perfino dei fuochi d’artificio per sorprendere
Gesù e renderlo contento. Il
messaggio centrale del racconto è che Gesù prende le
sembianze di alcuni profughi
affamati che i «buoni» abitanti di Piovillaggio tengono nascosti in una fredda rimessa
per non rovinare l’immagine
del paese, quando Gesù arriverà. L’equivoco in cui inciampano non è forse spesso
il nostro? Anche noi non siamo pronti ad accogliere, accettare, rispettare ed essere
solidali con i migranti, gli
svantaggiati, gli handicappati
o le persone con idee e comportamenti diversi dai nostri.
La recita, dopo i soliti patemi delle prove, ha avuto suc
cesso e tutti gli attori e le attrici, fra esse Lilly, una bimba
eritrea da due mesi in Italia,
hanno dimostrato la loro bravura. È stato bello rivedere i
bambini e le bambine delle
scuole domenicali battista e
valdese lavorare di nuovo insieme. Grazie a Daniela Pietroforte per la scenografia e a
Maria Curci che ha curato i
canti, eseguiti dai bambini e
dalle bambine per i 200 spettatori evangelici e non. L’arrivo di un ritardatario Babbo
Natale (Tommaso Gelao) e
della Befana {Anna Fumò) ha
rallegrato piccoli e grandi anche con doni e dolciumi. La
serata è continuata con un
concerto del coro ecumenico
di Bari che diventa sempre
più numeroso e preparato.
Un ringraziamento all’attuale
direttore, il maestro Bepi
Speranza, e un abbraccio affettuoso «a distanza» ad Anna
Sinigaglia che diede vita al
coro ecumenico di Bari. La
serata si è conclusa con un
bazar organizzato dal gruppo
accoglienza della Chiesa battista. La stanchezza degli organizzatori è stata tanta, ma
ancora più grande la gioia
dello stare insieme, del condividere momenti di fede, di
preghiera e di lode al Signore.
Al Servizio cristiano di Riesi
Un seminario di liturgia per
ideare un culto più nuovo
Al Servizio cristiano di Riesi,
sabato 27 e domenica 28 febbraio, si tiene un Seminario di
liturgia organizzato dal Comitato dell’Associazione battista
di Calabria e Sicilia e dal Consiglio del 16” circuito. 11 Seminario si propone di esaminare
gli aspetti teorici e le possibili
realizzazioni pratiche legate a
una forma di culto pubblico
che vuole essere comunicativo e coinvolgente. Saranno
prese in esame le liturgie protestanti e i principali aspetti
del culto come anche la ricerca di nuovi modelli liturgici e
espressivi comprendenti preghiere, canti, simboli e gesti.
Il seminario è rivolto non
solo a pastori, ma a chiunque
esprime, o lo desidera, un
impegno nella conduzione
Nev agenzia stampa
notizie evangeliche
abbonamento annuo L. 60.000
da versare sul ccp 82441007
intestato a Nev - Roma
Lo afferma la Chiesa battista di Roma, via delle Spighe
In questo contesto non ci sentiamo
di partecipare a iniziative ecumeniche
La Chiesa battista di Roma,
via delle Spighe, nella sua assemblea ordinaria del 7 febbraio 1999, ha riflettuto sul
tema dei rapporti con la
Chiesa cattolica, nell’attuale
contesto storico. È ormai noto che negli ultimi tempi il
dialogo ecumenico con il
mondo cattolico si trova in
difficoltà. Tuttavia, i fatti recenti legati al Giubileo del
2000 spingono a un’ulteriore
considerazione, perché si sta
formando un quadro non
chiaro del modo in cui la
Chiesa cattolica si rapporta
ecumenicamente, almeno
nei confronti del protestantesimo. Questa difficoltà è oggettivamente diversa dalle
problematiche inerenti la
teologia delle due confessioni
religiose.
Tra le non poche difficoltà,
emerge drammaticamente
quella prodotta dalla Bolla
papale di indizione del Giubileo del 2000. La Chiesa bat
tista di via delle Spighe, ancorché convinta della sincera
volontà ecumenica sottolineata dal documento, rimane
sconcertata nel leggere che
l’indulgenza «è uno degli elementi costitutivi dell’anno
giubilare». Con chiarezza poi
il papa collega le indulgenze
al «tesoro della chiesa», ovvero al «sovrappiù di amore, di
sofferenza sopportata, di purezza e di verità» come contributo alla salvezza dei vivi e
dei defunti. Come protestanti, un simile invito ecumenico ci giunge inaccettabile. Le
indulgenze, elemento costitutivo dell’anno giubilare e la
dottrina della sola grazia e
della giustificazione per fede,
fondamentali per la fede evangelica, sono tra loro incompatibili, come espresso, a
esempio, nel testo di Efesini
2, 8-9 «infatti è per grazia che
siete stati salvati, mediante la
fede; e ciò non viene da voi; è
il dono di Dio. Non è in virtù
Una votazione all’ultima Assemblea generale dell’Ucebi (giugno ’98)
d’opere, affinché nessuno S(
ne vanti».
Inoltre l’assemblea dellf
Chiesa battista di via delj
Spighe rileva come il mondi
dell’informazione sia in gen^’
rale appiattito sulle posiziondel Vaticano, negando di fai)
to la pluralità delFinformaJ
zione e quindi offuscandon’
la completezza, proprio ni
momento in cui ne awem
con maggior forza l’esigenza,
Per le ragioni fin qui so»
mariamente espresse l’as:
semblea, pur riaffermando}
suo desiderio di restare fede'
le alla vocazione ecumenici
che è insita nella confessioi
della fede in Dio, il quale
dato Cristo risorto come «
po supremo» della chiesi
(Efesini 1, 22), ma anche eoa
sapevole e preoccupata perii
attuali ambiguità che turba
no il cammino ecumenico,
ritiene indispensabile che»
se siano superate per potei!
proficuamente continuare in
dialogo di speranza cristiana^
Pertanto, con rammarico,
Dope
levai
cide di non partecipare, ¡
tutta la durata dell’anno
bilare, a qualunque attivitàt
carattere puramente religio-,
so, con la Chiesa cattolica. ,
Ciò facendo, l’Assemblei
sa di rendere più evidente»
lacerazione già esistente nd'
corpo di Cristo. Tuttavia, essii
ritiene necessario agireii
modo da indicare gli aspetti
confusi del rapporto ecumenico, non offrendo loro il sostegno della sua presenza,®
vista di una più piena capacità di dialogo e di corminio (
ne, nell’attesa che Dio porti
«a compimento ogni cosali)
tutti» (Efesini 1, 23).
L’oste]
della pri
un fatto
vangelic
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braio he
culto di V
disposizi
tuttavia 1
ufflcialm
Gli evangelici genovesi ricordano Maria Luisa Crisanti
In Cristo la speranza di vita eterna
ANTl
ERMINIO PODESTTA
del culto pubblico o parti di
esso come letture, preghiere,
confessioni di fede, ecc. Saranno relatori Cristopher
Mattock, pastore a Lentini, e
Salvatore Rapisarda, pastore
a Siracusa.
Per prenotazioni e informazioni, rivolgersi a: Angela Lorusso Rapisarda (Catania), tei.
095-504077 oppure a Giuseppe Ficara (Trapani), tei. 092320951. Il costo per vitto e pernottamento è di £ 25.000.
Venerdì 12 febbraio, nella chiesa valdese di via
Assarotti, in rappresentanza
di tutte le chiese evangeliche
di Genova, erano in molti a
porgere l’ultimo saluto alla
sorella Maria Luisa Crisanti,
moglie del pastore Teodoro
Fanlo y Cortés e madre di
David e Isabel, deceduta al
termine di una lunga e dolorosa malattia. Si è trattato di
un segno concreto di solidarietà nei confronti di questa
famiglia in questo momento
di tristezza. C’è stato anche
uno spaccato di ecumenismo
perché era presente il parroco della vicina chiesa cattolica dell’Immacolata il quale
ha espresso parole di conforto anche a nome del cardinale di Genova, Tettamanzi.
Le parole della predicazione del pastore Guido Colucci, senza retorica e frasi fatte,
hanno contribuito a ravvivare la fede in Cristo risorto. Il
pastore, commentando il
passo della lettera ai Romani
cap. 8, 35-38, ha detto che
non si può eliminare il dolo
Librerie
CLAUDiANA
MILANO: via F. Sforza,
12/A;tel. 02/76021518
TORINO: via Principe
Tommaso, 1; tei. 6692458
TORRE PELLICE: p.za
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religiosa piazza Cavour, 32;
tei. 06/3225493
re e la sofferenza di fronte alla morte e, in questo caso,
davanti alla bara della sorella
Maria Luisa. Ma, alla luce
della resurrezione di Cristo,
c’è una speranza, non una
speranza consolatoria, fatta
di «forse», «chissà», ma una
speranza concreta della vita
eterna. Il pastore Colucci ha
concluso il suo messaggio
con le parole di Paolo dicendo che, alla luce della risurrezione, «né morte, né vita,
né angeli, né principati, né
cose presenti, né cose future,
né potestà, né altezza, né
profondità, né alcun’alW
creatura potranno separai
dall’amore di Dio che èli
Cristo Gesù, nostro Signo»
La corale ecumenica ei
gruppo ispano-americano“j
Genova hanno ripreso il®|
scorso della risurrezioit;
cantando «Cristo è risorH
della morte il dardo piùp®'
ter non ha». Il pastore Frai®
Becchino, a nome della Ji
vola valdese, e Saro Solari”*
a nome del circuito valdesi)
metodista, hanno esternai
solidarietà e partecipazioi»
alla famiglia Cortés.
mn©iyi.y
è ora di rinnovare o
di sottoscrivere
un nuovo abbonanìento <3.
Abbonamento annuo L. 30.000
Estero L. 35.000 - Sostenitore L. 40.000
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da versare su c.c.p. no 14603203 intestato i
L’amico dei fanciuiii - Tavola Valdese
20159 Milano via Porro Lambertcnghi 25
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\/FNERDÌ 19 FEBBRAIO 1999
Vita Delle Chiese
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stare fede.
cumenici
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Una proposta per la città subalpina e i suoi dintorni
Evangelici insieme a Torino
Dopo le iniziative unitarie legate all'estensione della Sindone
le varie comunità si riuniscono intorno a iniziative propositive
come
la chies
nche con
pata peril
:he turbaumenico,
ile che esper poteil
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t cristiana*
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to ecumeloroilso•esenza,®
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comunio- \
Dio parti
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i santi
L’ostensione della Sindone
della primavera 1998 è stata
un fatto positivo per gli evangelici torinesi perché li
ha spinti a prendere una posizione unitaria nei confronti
di una manifestazione idolatrica della Chiesa cattolica.
Già in passato c’erano stati
dei contatti fra i vari settori
dell’evangelismo della città,
che avevano prodotto qualche timida iniziativa unitaria
riuscendo a coinvolgere una
buona parte delle chiese. Ma
l'anno scorso tutti gli evangelici torinesi si riconobbero
nel documento preparato
dalla Cepe (Commissione
evangelica per l’ecumenismo), dal Cduc (Centro d’unione cristiana) e dalle Adi
(Assemblee di Dio in Italia)
che criticava fortemente l’ostensione e la venerazione
della Sindone.
Sullo slancio di quel momento unitario è nata la proposta di raccogliere le comunità evangeliche della città e
dei dintorni non più per dire
no a qualcosa, ma per proporre qualcosa di positivo su
cui mobilitare i credenti delle nostre chiese. Si è giunti
così aH’incontro del 6 febbraio nel grande locale di
culto di via Challant, messo a
disposizione dalle Adi (che
tuttavia non hanno aderito
ufficialmente all’iniziativa)
con la presenza di tutto l’evangelismo torinese. Un incontro di canto, di preghiera,
di ascolto della Parola. Tre i
predicatori designati: Emmanuele Paschetto, come presidente della Cepe, Luigi Sgrò,
in rappresentanza dell’Alleanza evangelica, Elia Chindamo per i pentecostali liberi. Tre gli argomenti sviluppati: il nostro mandato, la nostra comunione, la nostra
speranza. Molti i canti dell’assemblea e delle corali
(una valdese e una dei Fratelli). A sei pastori di diversa
estrazione è stato chiesto di
elevare al Signore una preghiera, a nome di tutti. Il popolo di Dio ha risposto, forse
non numeroso come ci si attendeva, circa 400 persone, e
ha mostrato di condividere
con gioia questo tentativo di
stare insieme per lodare il Signore e di proporsi l’annuncio comune del suo Evangelo.
Da molte parti si chiede
che questo incontro non resti
un fatto isolato, ma segni
piuttosto l’inizio della ricerca
di una comunione fraterna e
di un servizio alla città che
coinvolgano tutto l’evangelismo torinese. Non è facile.
Restano pur sempre i modi
diversi di leggere la Scrittura,
i complessi di superiorità, la
cultura della diffidenza coltivata per decenni con uno ze
lo degno di miglior causa,
l’enorme difficoltà ad accogliere la diversità come un
dono del Signore, un arricchimento, uno stimolo gioioso ad allargare i propri orizzonti e le proprie tende.
Si tratta di reincontrarsi,
coloro che godono di fiducia
da parte delle comunità e dei
gruppi, di programmare insieme senza voler strafare o
far prevalere un’idea o una linea sulle altre. Piccoli passi,
possibilmente condivisi da
tutti, molta pazienza, molto rispetto reciproco, molto
amore. Speriamo che non
prevalgano i timori, i miseri
interessi di gruppo, la voluta
ignoranza e la colpevole supponenza. Come giustamente
ha detto il pastore Paschetto,
parafrasando il «C’è un tempo per ogni cosa dell’Ecclesiaste», per decenni ci siamo
abbandonati al tempo delle
contrapposizioni, delle critiche e delle divisioni, ora è il
tempo di riunire, di costmire
insieme, di servire il Signore
d’un sol cuore.
Il 6 febbraio è stato un tentativo riuscito, ora si tratta di
trasformare un esperimento
che ha avuto successo in
qualcosa di più, in un programma che impegni le diverse comunità, in un esperienza che coinvolga ogni
credente evangelico torinese.
La Commissione lavoro della Fcei
Incontrarsi sul lavoro che cambia
AWTONELLA VISINTIN
cun’altii
separaiói
) che è il
I Signore».]
lenicaeij
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3 valdesei
esternai
;cipazioai
y
o Ö.
La Commissione lavoro
della Federazione delle
chiese evangeliche in Italia
(Fcei) si è riunita il 30 gennaio scorso per fare un primo
bilancio degli impegni e della
loro efficacia. Bruno Ricca ha
Valutato positivamente gli incontri con i giovani delle valli
J^Idesi sul lavoro che cambia. Si è trattato di un primo
confronto sulle strategie indi™uali, l’immaginario e le
^pettative, che ha prefiguralo per la Commissione un
Impegno più ampio con quello Ciuciale interlocutore in
ohe direzioni:
~ provando ad avviare una
collaborazione con la Fedel^aone giovanile evangelica
‘laliana (Fgei);
' preparando entro la fine
^•niarzo un’informativa su
Wontia sulle opportunità oferte da centri e strutture
.'’Angeliche in Europa per
“ùpware le lingue e/o, in si^lone di volontariato, acwire anche piccole profes®'®nalitào abilità.
D®rosimilmente a Bruno
v^®rrà richiesto dalla
i^oltà valdese di teologia a
Roma di tenere ai giovani un
ciclo di lezioni sul lavoro, al
fine di introdurre un tema
che per i membri di chiesa
diventa sempre più importante e sul quale interloquire
sia sul piano teologico che
dell’ascolto. Da qui sono state delineate alcune piste di
lavoro:
- predisporre un materiale
pensato per i pastori/e e per i
catechisti/e per riflettere e
discutere sul lavoro, corredato di spunti e proposte di animazione:
- approfondire la conoscenza dell’esperienza tedesca di includere nel percorso
di avvio al pastorato uno stage in azienda per sperimentare una condizione altrimenti non agita.
Il lavoro cambia, il lavoro
non si sa più dov’è, come
cercarlo, quanto durerà e a
quali condizioni accettarlo,
oltre al fatto che la domanda
di lavoro è diversa nel NordEst, a Milano o al Sud. Quali
spazi rimangono in questo
scenario per i valori tradizionali del protestantesimo della responsabilità verso l’azienda e verso il prodotto?
Per capire meglio tutto ciò
Abbonamento
alla rivista
per l’anno 1998-99
Abbonamento per l’interno ...............L.30.000
Abbonamento sostenitore per l’interno...L.50.000
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***^rasul c.c.p. n. 18345223 intestata a «Comitato Scuole Domenicali», via
Porro LambortenghI 28 - 20159 Milano
potremmo avviare una collaborazione con i nostri centri
culturali, mentre in qualche
comunità potrebbe partire
un’indagine attraverso un
questionario.
L’incontro organizzato
dalla Commissione chiesa e
società della Chiesa valdese
di Torino nel novembre scorso, con il pastore francese
Jean-Pierre Molina e con Doriana Giudici, ci ha posti di
fronte a un’esperienza centenaria di attenzione a questi
temi, quella della «Mission
populaire évangélique», nella
quale predicazione e diaconia cercano un equilibrio
nella contiguità. In questa direzione prosegue la preparazione del convegno da tenersi entro il prossimo giugno a
Ponticelli su «La presenza
delle comunità protestanti in
un’area di disagio sociale», in
vista della tessitura di relazioni locali e di un rilancio
delle opere evangeliche di
Napoli.
Verificando l’adesione della Fcei alla «Global March» a
Colonia il prossimo 5 giugno,
il prossimo incontro della
Commissione avrà luogo sabato 3 luglio.
# A Firenze
Ecumenismo
e dialogo
fra le religioni
___MASSIMILIANO PAGLIAI
IL dialogo ecumenico è una
necessità che trova il suo
fondamento nell’annuncio
dell’Evangelo. Per questo il
10° circuito ha organizzato il
30 gennaio a Firenze, presso
il Centro comunitario di via
Manzoni, un dibattito sul documento sinodale «L’ecumenismo e il dialogo interreligioso», invitando il prof. Paolo Ricca, il past. Gino Conte e
un parroco cattolico, don Angelo Pellegrini.
In un clima sereno e fraterno si è cercato di individuare
i pregi e i punti deboli del documento. I pregi sono stati
individuati nel fatto che il documento rappresenta la prima e chiara espressione delle
nostre chiese in fatto di ecumenismo, nella vitalità espositiva delle tematiche (una vitalità frutto del dibattito che
si svolge all’interno delle nostre chiese locali). E ancora
nella volontà di vivere la
realtà ecumenica insieme alla chiesa di Roma, in concetti
che esprimono la nostra «incompiutezza come cristiani»,
incompiutezza che unisce
cattolici e protestanti, e la
possibilità di una «unità nella
diversità» della chiesa di Cristo. I punti deboli sono rappresentati dalla mancanza di
una sezione dedicata al dialogo con la cultura laica; nel
mancato approfondimento
della questione interreligiosa;
nella necessità di un maggiore riferimento al fatto che il
mondo creda alla missione
della chiesa. Una chiesa nella
quale si possa vivere l’unità
di Cristo come dono di Dio.
Don Pellegrini ha evidenziato un eccessivo sbilanciamento del documento verso i
rapporti con la Chiesa cattolica, poche pagine dedicate
all’ortodossia, e mancanza di
ogni riferimento alla Chiesa
anglicana, e la mancanza infine di pronunciamenti per
quanto riguarda questioni
come il ribattesimo dei credenti, presente in alcune comunità evangeliche. Le successive domande rivolte ai
relatori hanno posto in evidenza alcune esigenze e diffi-.
coltà nel dialogo ecumenico,
la difficoltà di realizzare nella
pratica una diversità riconciliata, la necessità di una collaborazione che possa affrontare le grandi questioni sociali e i problemi etici. L’incontro nel suo insieme è stato
molto interessante e costmttivo, ponendo questioni che
potranno essere oggetto di
future riflessioni, utili alle nostre chiese, per la ricerca di
una sempre maggiore fedeltà
alla parola di Dio.
Nev agenzia stampa
notizie evangeliche
abb. L. 60.000 -ccp 82441007
intestato a Nev - Roma
Federazione delle chiese evangeliche in Italia
Fédération protestante de France
Associazione internazionale dei cappellani di prigione (Ipca)
Vincere la violenza e Tisolamento
La religione nel mondo carcerario: quali paure? quali certezze?
Incontro di formazione proposto ai pastori che svolgono o hanno
intenzione di svolgere un ministero di cappellania nelle carceri.
Vale come aggiornamento pastorale.
Da lunedì 3 maggio (arrivo 2 maggio sera) a mercoledì 5 maggio
(partenza il 6 mattino).
Luogo: Siena;
Casa dei Ritiri - Villa «Santa Regina» via
Bianca Piccolomini, località Due Ponti, tei.
0577-221206;
Costo: spese di soggiorno, pasti, formazione, escursio
ni 180.000 lire;
Iscrizioni: presso il pastore Odoardo Lupi, via Derna 13,
56126 Pisa, tei. 050-28566;
Lingue ufficiali: francese e italiano.
PAG. 9 RIFORMA
Agenda
l
20febbraio ' ;Vv;
BARI — Alle ore 18, nella chiesa valdese (corso Vittorio
Emanuele 138), si tiene un incontro sul tema: «Chiesa cristiana e stato». Il past. Lorenzo Scornaienchi parla su: «Attualità della protesta valdese alla donazione di Costantino»
il dott. Biagio Starita parla su: «Rapporti fra chiese e stato».
TORINO — Alle ore 15,30, nel tempio valdese di corso Vittorio Emanuele, si tiene un incontro dal titolo: «L’utopia di
Dio. Le sfide del giubileo biblico nell’economia del mondo», con partecipazione di Daniele Benini, pastore awentista; Giuseppe Barbaglio, biblista cattolico; Doriana Giudici,
economista e teologa battista.
SARONNO —Alle 21, alla scuola Aldo Moro, il past. Giorgio
Girardet parla sul tema: «L’impegno dei cristiani alle soglie
del 2000 per la riduzione del debito dei paesi poveri».
FIRENZE — Alle 16, al Gignoro, la dott. Antonella Notarelli
parla sul tema: «La famiglia del malato e la rete dei servizi».
CINISELLO BALSAMO —Alle ore 17,30, al Centro culturale
«1. Lombardini» (via Montegrappa 62/b, p.t.), si tiene un
culto con predicazione del past. Fulvio Terrario.
MILANO — Alle ore 9,30, nella chiesa metodista (via Porro
Lambertenghi 28), si tiene il secondo incontro di aggiorna
mento per predicatori locali del 6° circuito. Il dott. Mario
Conetti introduce il tema: «Dai regni romano-barbarici
all’umanesimo cristiano (secoli XV-XIV)».
1
£ohhri»in
ROMA — Alle ore 16, presso il Sae (via Giusti 12), Carmine
Dì Sante e Daniele Garrone parlano sul tema: «La signoria
di Dio e il rispetto per il creato».
22-24 febbraio
ì
ROIVIA — A partire dalle 16,30 del 22 febbraio, alla Casa
valdese di via A. Farnese, si tiene l’incontro di aggiornamento delle donne pastore e diacene, che prevede animazioni liturgiche (K. Stobaus) e relazioni di Adriana Valerio.
L’incontro si conclude con il pranzo del 24.
JiMferjia,
MILANO — Alle ore 18, presso il Centro culturale protestante (via Sforza 12/a), per il ciclo «Incontri e scontri religiosi nella Bibbia», il past. Giovanni Carrari parla sul tema:
«Le nuove correnti religiose e di pensiero nel quadro del
cristianesimo nascente».
IVREA — Alle ore 21, nella chiesa valdese (via Torino 217),
per il ciclo di incontri sulla bioetica, il dott. Grosso parla
sul tema dei rischi ambientali.
UDINE — Alle 18, nella sala Scrosoppi (via Ellero), si tiene
una conferenza su: «Dio dopo Auschwitz» con il rabbino
Umberto Piperno, il past. Castelluccio e don Rinaldo Fabris.
!
fohhratn
TORINO — A partire dalle 16,45, nell’Aula 4 della facoltà di
Scienze politiche dell’Università (palazzetto Aldo Moro via
Sant’Ottavio 18), si tiene un convegno sul tema: «Minoranze cristiane alle soglie del Duemila: I protestanti e la Christian Science». Intervengono Luigi Berzano; Massimo Introvigne, direttore Centro studi sulle nuove religioni; Giorgio Bouchard; Ernesto Bretscher; Régis Déricquebourg
(Università di Lille); Christina Sloan (Christian Science in
Italia). Per informazioni telefonare allo 011-541950.
l
25 febbraio
TORINO — Alle 16 e alle 20,45, nella sala di via Pio V 15, per
il ciclo di incontri sulla bioetica, il dott. Gianni Pomari, oncologo e primario all’Ospedale valdese, e il past. Alberto
Taccia parlano sul tema: «Eutanasia: limiti e possibilità».
SONDRIO — Alle ore 21, presso il Centro evangelico di
cultura (via Malta 16), il past. Carlo Papacella parla sul tema: «Lettura attuale del Decalogo».
* I '
26‘28 febbraio
■
MOTTOLA — Il Servizio rifugiati e migranti Fcei organizza
nella chiesa battista (via Palagianello 69) un seminario su:
«Immigrati fra noi» rivolto alle chiese evangeliche di Puglia, Basilicata, Abruzzo, Molise e Calabria e alle associazioni del settore. Per informazioni tei. 06-48905101.
27fä)braia:
MILANO — Alle ore 17, al Centro culturale protestante (via
Sforza 12/a), il prof. Ugo Gastaldi parla sul tema: «Chiesa
sacerdotale — chiesa sacramentale — monacheSimo: strutture dell’ecclesiologia nei primi secoli».
FIRENZE— Alle ore 17, al Centro culturale protestante
«Pietro Martire Vermigli», il prof. Giorgio Spini parla sul tema: «Firenze: centro direzionale valdese nel tardo ’800 e
primo ’900». Moderatore il prof. Massimo Bubboli.
CULTO EVANGELICO: ogni domenica mattina alle 7,27 sul
primo programma radiofonico della Rai, predicazione e
notizie dal mondo evangelico italiano ed estero, appuntamenti e commenti di attualità.
PROTESTANT^ESIMO: rubrica televisiva di Raidue a cura
della Federazione delle chiese evangeliche in Italia, trasmessa a domeniche alterne alle 23,40 circa e, in replica, il
lunedì della settimana seguente alle ore 9,15 circa. Domenica 21 febbraio andrà in onda: «Il colore della criminalità;
Fuochi di libertà; Chiaroscuro». Replica lunedì 1° marzo.
AVVERTENZA: chi desidera usufruire di questa rubrica deve
inviare i programmi, per lettera ofax, quindici giorni prima
del venerdì di uscita del settimanale.
14
PAG. 10 RIFORMA
il
Riitorma
70^ dei Patti lateranensi
Gianni Long
Il calendario ci ricorda che l’11 febbraio cade il settantesimo anniversario del Concordato del 1929; o, meglio,
l’anniversario dei Patti lateranensi, che si componevano di
tre strumenti: il Concordato, appunto, poi modificato nel
1984, il Trattato, destinato a chiudere la «questione romana», e una Convenzione finanziaria (circa due miliardi in
titoli di stato pagati al Vaticano a saldo delle pendenze pregresse, tra le proteste dell’emigrazione antifascista).
Il Trattato chiudeva la «questione romana», aperta nei
1870 da parte dei cattolici, italiani e stranieri, che contestavano la legittimità dello stato italiano con Roma come capitale. Era un po’ la situazione odierna dello stato di Israele
di cui molti stati non riconoscono i confini attuali e Gerusalemme come capitale. A dire il vero, nel 1929 molte cose
erano mutate rispetto al 1870; ma certo era nell’interesse
dello stato italiano chiudere la vicenda. In questo senso il
Trattato fu una «concessione» della Chiesa cattolica all’Italia: la Santa Sede rinunciava a rivendicare gli antichi territori dello Stato pontificio e la città di Roma, accontentandosi del suo piccolo stato e della convenzione finanziaria.
La contropartita data all’Italia fu il Concordato che garantiva alla Chiesa cattolica una particolare posizione dentro la società italiana: varie trattative con il Vaticano erano
già state intraprese durante e subito dopo la prima guerra
mondiale ma la classe dirigente liberale, e in particolare la
dinastia sabauda rappresentata dai re Vittorio Emanuele
III, non erano disposti ad accettare una conciliazione che
andasse oltre l’accordo intemazionale. Fu la forza travolgente del fascismo a portare nel 1929 al «pacchetto» completo: Trattato, Convenzione e Concordato. Il regime aveva il controllo del Parlamento e del governo grazie alla legge elettorale Acerbo (supermaggioritaria) e alle leggi specitdi seguite al delitto Matteotti. Ma non era certo del consenso del paese. Con i Patti lateranensi, esso ottenne una
nuova legittimazione; quasi inesistenti i dissensi in Parlamento (tranne l’isolato Benedetto Croce che in quella occasione si beccò da Mussolini la definizione di «imboscato
della storia»), buono il successo internazionale, pieno il
consenso interno. Protestò, come già si è ricordato, l’emigrazione antifascista, ma in Italia aveva poca eco. Non
protestarono tanto le minoranze religiose, soddisfatte dalla legge sui «cuiti ammessi» che concedeva loro qualche
cosa dì simile al Concordato, soprattutto in materia di celebrazione dei matrimoni. Solo negli anni successivi esse si
sarebbero accorte di che cosa quella legge comportava in
termini dì controlli, repressioni e limitazioni di libertà.
Per qualche anno si credette che il buon affare fosse stato fatto dal fascismo e quello cattivo dalia Chiesa cattolica.
Poi il fascismo passò, come tutti i regimi polìtici. E allora si
vide chi aveva fatto l’affare migliore. Come si è detto, il
Trattato era in qualche modo una «concessione» della
chiesa allo stato italiano, mentre il Concordato era una
concessione dello stato, quello stato, alla Chiesa cattolica.
Ma indubbiamente avevano ragione i cattolici a ricordare,
negli Anni 30 e soprattutto nel periodo in cui si discuteva
la nuova Costituzione italiana (1946-47), che i due atti formavano insieme un contratto inscindibile: simul stabunt
aut simul cadent. Staranno insieme o cadranno insieme:
questa prospettiva ha determinato nei 70 anni trascorsi la
politica italiana. E alla Costituente è stato approvato l’articolo 7 che «costituzionalizzava» i Patti lateranensi (Trattato e Concordato insieme).
Negli Anni 70-80, dopo il Concilio, anche una parte rilevante del mondo cattolico parlava di superamento dello
strumento concordatario, di «foglie secche» del Concordato
del 1929 destinate a cadere. Ma il governo e il Parlamento
della Repubblica italiana, pressoché unanimi, hanno approvato nel 1984 il nuovo Concordato. Certo, nella Costituzione e nella storia più recente compaiono anche 1 «concordatini» (le Intese) con altre confessioni religiose. Ma a fare
la storia è sempre lo stesso principio: lo stato italiano e i
suoi governi sono legittimati dal riconoscimento della Chiesa cattolica e questo viene con i Concordati. In questo senso
ha pienamente ragione il quotidiano «Avvenire» che l’il
febbraio scorso dedicava al Concordato il titolo «Settant’anni e non li dimostra». Ma qualcuno, invece, ritiene che settant’annì di Concordato siano già una storia troppo lunga.
Riforma
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DIRETTORE: Eugenio Bernardini. VICEDIRETTORE PER IL CENTRO-SUD: Anna Maffei. IN REDAZIONE: Alberto Corsani. Marta D’Auria, Emmanuele Paschetto, Jean-Jacques Peyronel, Piervaldo Rostan (coordinatore de L'eco delle valli) Federica Tourn. COLLABORANO: Luca BenecchI, Alberto Bragaglia. Avernino Di
Croce, Paolo Fabbri, Fulvio Ferrarlo, Giuseppe Ficara, Giorgio GardioI, Maurizio
Girolami, Pasquale lacobino, Milena Martinat, Carmelina Maurizio, Luca Negro,
Luisa Nitti, Nicola Pantaleo, Gian Paolo Ricco, Fulvio Rocco, Marco Rostan, Mirella Scorsonelli, Florence Vinti, Raffaele Volpe.
DIRETTORA RESPONSABILE Al SENSI DI LEGGE: Piera Egidi.
REVISIONE EDITORIALE:Stelio Armand-Hugon; GRARCA: Pietro Romeo
AMMINISTRAZIONE: Ester Castangia; ABBONAMENTI: Daniela Actis.
STAMPA: La Ghisleriana s.n.c. Mondovì - tei. 0174-42590.
EDITORE; Edizioni Protestanti s.r.l. - via S. Pio V, 15 bis -10125Torino.
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1998
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parlodica Italiana
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Partecipazioni; mm/colonna £ 1.800. Economici: a parola £ 1.000.
Riforma è il nuovo titolo della testata La Luce registrata dal Tribunale di Pinerolo con il n. 176 del 1® gennaio 1951. Le modifiche
sono state registrate II 5 marzo 1993.
il numero 7 del 12 febbraio 1999 è stato spedito dall’Ufficio CMP
Nord di Torino, via Cebrosa 5, mercoledi 10 febbraioo 1999.
Commenti
VENERDÌ 19 FEBBRAIO igi
Laicità alle strette con il confessionalismo crescente
Tra ragione e oscurantismo
Molto pensiero laico dimentica che anch'esso ha dei limiti
e che nella fede religiosa c'è spazio anche per una vera laicità
ALBERTO CORSAMI
CHE il dibattito sulla fecondazione assistita, dopo e parallelamente a quello
sulla scuola privala, fosse destinato a portare in superficie
vistose contraddizioni nella
maggioranza di governo era
prevedibile. Che la Chiesa
cattolica facesse sentire in
merito tutto il proprio peso,
anche. Che poi tale dibattito
mettesse in crisi le coscienze
individuali, in parte trasversalmente agli schieramenti,
era preventivabile (io stesso,
protestante e militante della
sinistra, favorevole all’accesso delle coppie di fatto alla
fecondazione assistita, lo sarei molto meno alle single,
ma tutto è discutibile e la discussione è arricchente). Ma
è un fatto che se i «laici» si difendono riproponendo argomenti sterili, la loro battaglia
contro l’ingerenza ecclesiastica nella vita civile italiana è
destinata alla sconfitta.
Scrive Giancarlo Lunati su
«La Repubblica» del 6 febbraio: «Non c’è bisogno di riscoprire la religione (...).
L’etica laica è già sufficiente
per non perdersi e disperarsi». Mancano casomai, prosegue l’articolo, gli esempi, che
invece il papa sa offrire con
la propria persona. Ma più
avanti leggo: «L’etica laica
contiene in sé tutto quanto ci
può essere di alto e nobile
delle religioni storiche. Con
in più la forza della ragione
che è stimolo crìtico incessante. È certo più difficile
questo esercizio di quello
della fede, che è più rasserenante. 11 laico non può riposarsi mai: deve levarsi la mattina afflitto dai dubbi ed adoperarsi fino a sera per diradarli. Però in questa lotta sa
di essere forte e instancabile,
e che i valori di cui può essere portatore sono così solidi
da poter sfidare i tempi, al di
là della senescenza di altre
robuste fedi storiche».
Due osservazioni e una dedica: se il laico è così impegnato a confrontarsi con i
propri dubbi, non può dire,
come avviene più sopra, che
la sua etica «contiene in sé
tutto quanto ci può essere di
altro e nobile...», ma deve
ammettere che gli mancherà
sempre qualcosa; e non è la
sola ragione, fortunatamente,
a investire di dubbi la vita di
ognuno di noi. Grazie a Dio
(pardon) abbiamo anche dei
sentimenti e delle emozioni,
e spesso sono proprio questi
a mettere in crisi le nostre
più radicate convinzioni.
Spesso ce ne accorgiamo in
negativo, di fronte a atteggiamenti di intolleranza, magari
Albert Camus
nei confronti degli stranieri,
dettati da percezioni istintive
più che dal ragionamento
(del tipo: ci portano via il lavoro): oppure dettati da vecchi modi di analizzare la realtà; è tipico delle forze di sinistra fare previsioni in materia elettorale fidandosi delle
statistiche e di parametri tutti
perfettamente logici nel definire i comportamenti dei cittadini, poi regolarmente
smentiti dalle decisioni dell’ultima ora, dal discorso televisivo più convincente, dalla paura e dall’incertezza; così si sottovalutano gli atteggiamenti irrazionali degli
elettori, e quindi si prendono
le batoste. Altre volte ce ne
accorgiamo invece in positivo, quando vediamo che c’è
gente che lotta e si impegna
per una causa all’apparenza
persa, con ostinazione e pervicacia attaccandosi alla vita
e riempiendola di contenuti
(quelli che la vita di per sé, allo stato solo biologico, non
ha), a livello individuale oppure sociale. Se i commercianti anti-racket o gli individui penalizzati da una menomazione fisica dovessero affidarsi alla sola ragione non farebbero molta strada e non
susciterebbero neppure la
mobilitazione di loro compagni di strada.
Secondo: chi l’ha mai detto
che una vita di fede sia «più
rasserenante»? Siamo abituati a una fede che interroga.
forse ne parliamo di più in
campo protestante, ma le coscienze e le personalità permeate dall’interrogazione di
se stessi (caratteristica che ai
cristiani viene in parte dall’ebraismo) sono tante nella
storia del pensiero cattolico:
alla rinfusa. Agostino, Pascal,
scrittori come Julien Green e
soprattutto Bernanos.
La citazione viene infine
da uno spirito laico, Albert
Camus, dileggiato per anni,
che nel bel mezzo dell’infuriare della peste, neH’omonimo suo romanzo, così riflette; «Questa ora della sera,
che per i credenti è quella
dell’esame di coscienza, quest’ora è dura per il prigioniero o per l’esiliato, che non
hanno da esaminare che il
vuoto». Ragione sì; ragione
contro l’oscurantismo, dunque: ma l’esercizio della ragione è soprattutto un orizzonte a cui tendere, consci
dei suoi limiti. Tutta l’opera
di Primo Levi è segnata dallo
sforzo non già di razionalizzare (poiché egli ben sapeva
che non era possibile ricondurre a ragione l’annichilimento dell’umanità) ma di
passare al vaglio della ragione gli accadimenti umani;
una pratica di vita sempre
nella precarietà, e tuttavia
per lui necessaria ancorché
non definitiva. Quanto a noi,
sappiamo che la parola definitiva sul mondo e sulla no
stra vita non et spetta.
L> ASSEMBLEA generale
delle Nazioni Unite ha
dichiarato l’anno 1999 «anno
degli anziani». E a tempo giusto: nel mondo, infatti, le
persone ultrasessantenni sono attualmente 600 milioni, il
10% della popolazione, e fra
questi oltre 70 milioni hanno
più di ottant’anni. Cifre destinate ad aumentare nei
prossimi anni a causa del
continuo prolungamento
della vita. Un tempo, si sa, gli
anziani rimasti soli venivano
accolti in casa di uno dei figli
dove erano assistiti e si rendevano utili facendo compagnia ai nipotini. Oggi questa
soluzione è sempre più rara:
la nostra società frenetica
tende a emarginare le persone anziane, soprattutto se
non autosufficienti. Si moltiplicano le Case di riposo che
talvolta (lo vediamo spesso in
cZU
l'O
CiUù
L'anno degli anziani
PIERO bensì
televisione) non sono altro
che dei parcheggi indecenti
creati a scopo di lucro senza
alcun rispetto per le persone.
Vogliamo augurarci che
l’anno degli anziani riesca a
stabilire un principio fondamentale: che in qualunque
situazione le risorse economiche destinate agli anziani
siano usate bene, nel rispetto
della dignità e dell’identità
delle persone, privilegiando
finché possibile l’assistenza
¡iiSaaMMiilKi 6 !
iíSSIfiSjEíáJtSji.
; 8»«» dit Corti»» sit
Tüsûtà,
Scuola e Giubileo
il
domiciliare, che permette
all’anziano di continuare a
vivere nel suo ambiente, fra
le cose che gli sono Care e familiari. «1 capelli bianchi sono una corona d’onore», dice
la Bibbia. Onore dovuto dagli
altri ai capelli bianchi. E questo non perché le donne e gli
uomini avanti negli anni siano particolarmente buoni. Vi
sono anziani che dalla loro
lunga esperienza traggono
saggezza e tolleranza; ve ne
Sabato 2
15, a Bo
^iorC’ si
Azione d
loia, della ^
idini. La
la funz
_ nostra
jblica la d
Scrive Michele Serra il iifcuovere gli
gennaio: «Il ProvveditoratiTeconomic
agli studi di Roma informa iptano la li
personale scolastico che Ìnza dei c
giorno 6 febbraio è stata conijbblica e pi
cessa a tutte le scuole di Ro.fc a diverse f
ma e provincia un’udienz|a si fonda
particolare con il Santo Padiisegnatnent
(...) nella prospettiva delrelacrescit
Grande Giubileo”. Il comuni.là del giov:
cato (...) sarebbe insindacabifrtà e attrav
le se fosse stato diramato w fra una
Vaticano. Si tratta, invece, dfipw cultural
documento di un ente di staP, che recl
to, e in quanto tale è censuraibase a una
bile. Il Provveditorato agWcaoreligii
studi dovrebbe sapere di ri' P^.^,
volgersi, infatti, non solo a| idve specifi
insegnanti e agli studenti cat
tolici, ma anche a studenti e nostra
insegnanti di altre o di nessur®^o*'®.^°'
na fede religiosa. Bastavii^aRegioni
scrivere che l’invito del Papip ®ogani
era destinato "a tutti gli stiiF
denti cattolici di Roma e pro-P ®
vincia”, piuttosto che “atutttP™
le scuole di Roma e proviii'l??® uMiom
eia”, e si sarebbero sivate“
forma e la sostanza. IdempaP^^*“ re^on
Ja definizione di “Santo
dre”, che è tipicamente con-®,
fessionale (...). Dettagli?Po-J
irebbero esserlo se non rive ^
lasserò una convinzione, in
costume, un’abitudine: con- Pf,
siderare di fatto la fede catto-^
fica la fede di stato, e stupirsi .
ogni volta che sensibilitàd
verse lo fanno rimarcare».
scuola pubbli
-V r-v B-k -k tatti epertatti
rAllllri
»-■ W—A, tariamenìe pei
Sposare un protestante ‘®*®"^ern
itilifiritto a!
acce
Sem
La teologa cattolica Adriana Zarri intrattiene unata-«delle i
brica di colloquio con i lettori, e in questo spazio risponde (8 febbraio) alla Ietterai
una mamma preoccupati
perché la figlia («buona, reigiosa, osservante») intendi
sposare un protestante. «W
protestante - scrive Zarri-i
un cristiano a pieno titolo
le unioni interconfessioffi
vanno incoraggiate: sorroiB'
portanti segni ecumenici»,
prosegue: «Forse invece!
vorrebbe un vero cristiano
cattolico e non accetta un viro cristiano protestante pff
ché il protestante è anco»
legato allo stereotipo del
l’“eretico”. Lasci perdei!
l’eresia e guardi invece #
sua coerenza evangelica». iP'
fatti «la vera chiesa di Cris®
non è la cattolica come non
ì*dma cole
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la protestante. Entraino'«||„(Q3
pur nella fondamentale!^ P
deità al Vangelo, in parte
no anche infedeli e P®cc®
ci. E tutte debbono mettta
in cammino verso la chi®
dell’ultimo giorno».
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sono altri, viceversa, c|'®!*'’^5apri
chiudono in se stessi e div (|
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giudicare: gli uni ^ »quotaindihanno diritto al rispetto d
società perché sono crea
di Dio, molto spesso ind” ,
che hanno percorso un W™
tratto di strada e si prep¡ j,
all’incontro con il Sign,,
che ne siano
no. La loro dignità non
nella vita più o mono
che hanno vissuto, ma
fatto di essere oggedo
l’amore di Dio, per cui se
e rispettare gli anziani
aspetto di quel servizio
e al prossimo richiesto a
credente.
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(Rubrica «Un fatto,
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curata dalla Federazio^^^^M
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15
)ì 19 FEBBRAIO 1999
PAG. 1 1 RIFORMA
per la scuola
ica
pubbli<
)ileo
Sabato 27 febbraio, alle
15, a Bologna in piazza
ióre, si tiene una mani¡^ione del mondo della
àuola. della cultura, di tutti i
ttadini. La scuola pubblica
luna funzione primaria
jila nostra società: la Reibblica la deve istituire per
erra il 3] ¡¡uovere gli ostacoli di ordieditorati .economico e sociale che
informai sitano la libertà e l’uguaco che "i ^a dei cittadini. Scuola
stata eoa ibblica e privata rispondoole di Ho ) a diverse finalità: se la prll’udiemla si fonda sulla libertà di
into PadiLegnamento, per promuottiva delire la crescita della persona1 comunilàdel giovani in piena liiindacablrtà e attraverso il confronamatodlfrauna pluralità di posinvece,dionictdturali, le scuole printe di’stalte, che reclutano i docenti
è censura-bbase a una tendenza ideo~
3 rato adiígicao religiosa, rispondono
3ere di tili^g^P^® ^ esigenze eduri solo ai specifiche, legittime,
[denti cat
studentiCostituzione,
) di condividiamo.
Bastava La Regione Emilia Roma) del PatiF- arropndosi poteri che
in possiede, ha approvato
che ha l’ambizione
fare da «apripista» per la
¡ge nazionale sulla parità:
mozione di un sistema indo regionale, in cui si rinosce alle scuole private
lente con-®
ttagii? p(.Me pari le provvidenze sia
nnn rimborsante del finanziamendiretto che su quello dei
rtinp- rm"“'Prürrrti per il diritto allo
'ede eX^i^dio agli alunni. Tale legge
l?ite un irrimediabile vulnus
’ costituzionale.
d fccorieTibadire che solo la
r ”■ pcuola pubblica è scuola di
tutti epertutti: ogni risorsa fihamaria va impiegata priorianamenìfe per il suo sviluppo
la sua riforma, i contributi
ir il ditto allo studio, a cui
lica Adria- 'ssip accedere anche gli
le una tu- lnddelle scuole private,
;on i lettodo rispoii1 Ietterai
occupati!
uona, rei-i
>) intendi
tante. «Hi
e Zarri
tti gli sti-l
ima e prohe “a tuttel
e provins^vatela!
. Idemps]
Santo Pa
jà
estante
debbono escludere ogni rimborso dei costi delle rette. Solo la scuola pubblica o «comune» può trasformare la diversità in ricchezza di tutti.
Chiediamo l’adesione alla
rnanifestazione di tutti i cittadini, del mondo della scuola,
della cultura, degli esponenti
delle forze sociali e politiche.
Associazione «Progetto per
la scuola», Bologna; Comitato
bolognese Scuola e Costituzione; Comitato di difesa e riqualificazione della scuola
pubblica, Ferrara; Circolo
Condorcet, Ferrara; Comitato
per la difesa e riqualificazione della scuola pubblica, Parma; Coordinamento insegnanti per la scuola pubblica,
Modena; Comitato Scuola e
Costituzione, Ravenna; Movimento studentesco di Bologna; Csp Ravenna; Uds Emilia Romagna.
ii Un «partito
evangelico»?
Nella lettera pubblicata in
data 22-1-1999 alla pagina 11
intitolato «Un movimento
evangelico» un lettore del vostro settimanale esprime la
necessità di «fornire agli italiani» un partito evangelico
indipendente che possa rappresentare le minoranze religiose. Vogliamo informare
che un partito a base biblica
di estrazione evangelica è già
stato fondato da circa 5 anni
con il nome «Pa.c.e.» Patto
cristiano esteso.
Pa.c.e. è il primo partito a
base biblica in Italia nato nel
1994 dal proponimento di alcuni cristiani desiderosi di
portare la luce di Cristo anche negli ambiti politici e applicare in questi la morale
cristiana. Dopo la nascita di
Pa.c.e. i soci fondatori hanno
scoperto con grande gioia
che il loro proponimento era
stato già applicato in numerosissime nazioni in tutto il
mondo, nelle quali altri cristiani avevano fondato partiti
a base biblica. Con alcuni di
questi il partito Pa.c.e. è già
in contatto. Il partito conta
numerose sezioni in tutta Italia e ha già partecipato a numerose elezioni comunali
con ottimi risultati.
Per avere ulteriori notizie e
chiarimenti potete contattare
la segreteria nazionale ai seguenti recapiti: tei. 0965373001-372526; fax 0965371373; E-mail paceitrc@tin
.it, oppure visitare il sito Internet: http://web.tin.it/istitutofamiglia/pace.htm
Palma Moscato,
addetto stampa
Gallico (Re)
Le divisioni
fra i cristiani
Ho letto su un periodico
pentecostale un articolo dal
titolo «Le radici pentecostali», la cui parte iniziale è incentrata sulla prima epistola
di Paolo ai Corinti 3,9-15. Per
comodità di ragionamento
ne riporto una parte: «I riformatori del Cinquecento ripetevano del continuo i cardini
della fede riscoperta: “Solo
Cristo, Sola Scrittura, Sola
Fede, Sola Grazia”. La tentazione dei credenti di Corinto
non era di togliere Cristo ma
di aggiungere a Cristo elementi umani. Tentazione
questa mai debellata nel corso dei secoli dal cristianesimo ufficiale. Il “Solo Cristo”
dell’apostolo tendeva a sottolineare la unicità del fondamento della chiesa e su questo fondamento i Corinti dovevano vegliare se stavano
edificando con materiali preziosi (oro, argento, pietre
preziose) oppure con materiali ordinari (legno, fieno,
paglia) perché Iddio, nel suo
giorno, farà il collaudo dell’edificio attraverso il fuoco.
Il fuoco del giudizio divorerà
i materiali dell’egoismo,
dell’orgoglio umano, della
carnalità. Le fiamme bruceranno tutto ciò che non è
prezioso e il collaboratore di
Dio che avrà edificato con
materiali ordinari uscirà da
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Un'iniziativa della rivista «Confronti»
Bosnia: è questa la pace?
Seminario itinerante - 31 marzo-5 aprile 1999
marzo
Ore 20: incontro al porto di Ancona e imbarco; ore 22: partenza per Spalato. Cena e pernottamento a bordo della nave «Sansovino» in cabine a due letti con servizi interni.
invece 1« Sovedì I® aprile
Ptiina colazione a bordo; ore 6: arrivo a Spalato; partenza con autobus privato per MoitM; incontro con Z. Vojtulek, pastore metodista; pranzo al monastero francescano; visita
comunità «Agape»; partenza per Sarajevo; sistemazione in hôtel; cena e pernottamento a Sarajevo; incontro con un giornalista.
i p*erderi'®®tdì 2 aprile
|*tima colazione in hôtel; incontro con un rappresentante della Chiesa ortodossa; incon“0 con la Ong italiana «Sprofondo» e visita ai suoi cantieri edilizi; pranzo al Centro
«Sprofondo»; visita turistica della città; incontro con il missionario presbiteriano Jim
^mtns; cena e pernottamento in hôtel
muta colazione in hôtel; trasferimento a Pale; incontro con Ivo Marcovic delTAssociazio®e per il dialogo interreligioso «Faccia a faccia»; trasferimento a Sarajevo; incontro con la
®o®unità ebraica; cena presso Thòtel; partecipazione alla celebrazione pasquale in una
parrocchia cattolica; pernottamento presso l’hôtel.
®®enica 4 aprile
colazione in hôtel; trasferimento a Mostar; visita della moschea di Mostar; parten® per il porto di Spalato; ore 22; imbarco sulla nave «Sansovino».
rsa, eh»
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: arrivo a Ancona.
aindividuale è di £ 1.100.000 (£ 287.000 -i- £ 243.000 + DM 550) e comprende:
^tesaggio in nave della compagnia Adriatica sulle seguenti tratte: Ancona-Spalato e Spajl"’“™cona con sistemazione in cabine a due letti con servizi: trattamento di mezza penjJ*® Ir nave; tre mezze pensioni in camera doppia in hôtel a Sarajevo; trasferimenti in
privato; assicurazione Europ Assistance; assistenza di due accompagnatori di
Il abbonamento annuale individuale alla rivista Confronti.
sapevo yittotanon
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comprende:
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esto a<
to, tit^
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ebbra'«'
» ----- ai pasti; tasse di imbarco (circa £ 20.000); extra m genere e tutto quanto
R espressamente indicato.
enti dovranno essere effettuati nel modo seguente:
¿^•000 da versare con assegno o bonifico bancario intestato alla Soc. Coop. Com
_ UOVI Tempi, via Firenze 38, 00184 Roma, presso la Carispaq, corso V. Emanuele 299 Ron. 605525 CAB 03200 ABI 6040 entro il 25 febbraio 1999.
Cb»frversare con un assegno intestato alla Touring Express srl e da consegnare a
entro il 25 febbraio 1999.
portare in Bosnia e consegnare all’accompagnatrice.
’vatiA foc ¿?°’^Rzioni e prenotazioni rivolgersi a: Confronti ufficio programmi, tei. 06-4820503,
t '4827901. E-mail: coop.nuovi.tempi@agora.stm.lt.
Anche molti cattolici sono a disagio per le indulgenze
Il lavoro ecumenico deve andare avanti
Gentile signora Maria Sbaffi Girardet,
ho Ietto con molto interesse il suo articolo
su Riforma del 29 gennaio «Disagio ecumenico». Anni fa avevo avuto l’onore di incontrarla a una serata ecumenica a Pinerolo con
Maria Vingianl e il vescovo Giachettl. Ora,
dopo un lungo periodo a Pinerolo (18 anni) e
tre anni a Torino, mi trovo in Val d’Aosta e
anche qui mi interesso di ecumenismo. Abbiamo preparato insieme con il pastore Marchetti e il pastore Marrazzo (Chiesa awentista) gli incontri della Settimana ecumenica
che si è svolta recentemente.
Il suo articolo da una parte mi consola
perché dice che nonostante i «disagi» non si
deve «tuttavia rinunciare al cammino ecumenico». Anch’io ho sentito da parte dei pastori la parola «disagio» espressa in termini
chiari ma anche sereni, per te difficoltà da lei
elencate. Chiedo solo che i fratelli evangelici
tengano presente i numerosi fi-atelli cattolici
che nonostante i loro «disagi» portano avanti
nelle spesse pieghe della Chiesa cattolica il
lavoro ecumenico e sanno distinguere, come
nel caso del Giubileo, ciò che è veramente
essenziale e ciò che non lo è e che nulla aggiunge alla fede cristiana comune.
Il lavoro ecumenico che si fa nella diocesi
è lavoro totalmente nuovo, ma ormai quasi
ogni diocesi ha un suo ufficio ecumenico, indice questo di un piccolo ma significativo interesse. Le famose «riserve sulle indulgenze»
sono pure «riserve» per alcuni cattolici che
non vedono sufficientemente spiegata la
teologia che vi soggiace. Tuttavia non è questo l’elemento principale del Giubileo. Lei
del resto, che ha lavorato molto con il vescovo Giachetti, con don Mario Polastro, sa certamente molto più di me la metodologia
ecumenica che lentamente cerca di farsi
strada nel mondo cristiano.
Certamente, come ha sottolineato Raffaele
Volpe su Riforma del 29 gennaio, c’è un certo
pericolo di enfatizzare la Settimana ecumenica data la sua pregnanza in questi giorni, ma
, credo che il «silenzio ecumenico» non precluda veri incontri dove te differenze teologiche
vengano conosciute, spiegate e lavorate insieme, pur, forse, nella lentezza dei risultati.
La ringrazio sentitamente del suo articolo
che sarà tetto anche dagli altri frati. Fraternamente.
frate Oreste Fabbrone
Chàtillon (Ao)
queste fiamme annerito dal
fumo e con delle scottature
ma sarà salvo per Grazia, come si salvò Lot da Sodoma».
Ora, se te cose stessero veramente come te intende l’articolista, se ne dedurrebbe
(salvo che la verità non sia ritenuta di esclusivo possesso
di una sola parte) che tutti i
collaboratori di Dio, o presunti tali, appartenenti alle
molteplici denominazioni
esistenti nel mondo, qualunque cosa abbiamo edificato
sull’edificio cristiano, uscirebbero dalle fiamme del
Giudizio semplicemente affumicati e un poco abbruciacchiati. Le divisioni del
cristianesimo, si sa, sono uno
scandalo vergognoso, dunque una grave bestemmia
verso il cielo e verso l’unità
del corpo di Cristo. Parrebbe,
meditando su tale scandalo,
che il corpo di Nostro Signore sia stato a opera di tanti
falsi profeti egoisticamente
Vi ho trovati
su Internet
Sono una studentessa di
Bangor, in Galles. Studio teologia, e sono al mio ultimo
anno di corso. Mi scuso per
non sapere scrivere bene in
italiano.
Sono stata contenta quando ho trovato in Internet il sito di Riforma. Quando ero in
Italia avevo letto il vostro
giornale: inoltre mi piace
avere l’opportunità di leggere
dei testi in italiano e di trovare te notizie della Chiesa valdese. Ho passato un anno in
Italia, tre anni fa: due mesi al
centro di Agape, poi 10 mesi
presso la Casa di riposo II Gignoro a Firenze.
C’è un gruppo in Inghilterra r«Urc-Waldensian Fellowship», e ogni anno ha luogo
un viaggio di giovani che si
recano in Italia. L’anno scorso siamo andati a Ventimiglia
e Vallecrosia e vi abbiamo
passato dei bei giorni. Quest’anno andremo a Venezia, e
alloggeremo nella Foresteria
valdese. C’è sicuramente un
gruppo di giovani evangelici
provenienti da tutta Italia.
Penso che potremo passare
un periodo fantastico.
Susan Bell
Bangor - (Galles)
AI LETTORI
Il nostro settimanale non
pubblica lettere anonime.
Sono tali anche quelle che
non riportano l’indirizzo
completo (che ovviamente
non pubblichiamo) o ne riportano uno di fantasia.
Fate dunque attenzione
e, soprattutto, siate brevi
(«non per il gran numero
delle parole...»).
lacerato e ognuno di loro si
sia appropriato di una piccola parte di lui per ridurla a
propria immagine e somiglianza e sottometterla così ai
propri voleri. Una conseguenza molto triste di tal fatto è che quasi tutti coloro che
si definiscono credenti (a
motivo delle disunità esistenti) antepongono o oppongono la denominazione di appartenenza e la dottrina elaborata dalla stessa (in modo
adatto a giustificare la propria esistenza) agli insegnamenti della Sacra Scrittura.
Ad esempio; un cattolico è
tale prima di essere cristiano,
così dicasi per Testimoni di
Geova, per battisti, avventisti,
valdesi, pentecostali, anglicani, ortodossi, metodisti e innumerevoli altri ancora.
La verità più probabile è
che molti presunti collaboratori di Dio siano dei veri tizzoni d’inferno, che con le loro assurde filosofie allonta
nano le anime dalla sana dottrina. È certo che in gran numero tali tizzi allignano rigogliosamente in tutte le denominazioni e comunità. La paglia disturba molto però non
crea gran danno, ma le false
dottrine in contrasto mortale
con la verità, te pratiche manifestamente bugiarde, le
condannabili infedeltà di vario genere, il sostituirsi a Dio
nelle chiese e altri mille abominevoli cose non passeranno indenni. La Chiesa è il
tempio spirituale di Dio, chi
guasta tate tempio intaccando il fondamento della fede
non farà perdita soltanto
dell’opera sua, ma perderà
anche la sua anima. Nessuno
(pare dire la parola di Dio) si
faccia illusioni o inganni se
stesso, rassicurandosi consolatoriamente d’ottenere salvezza in ogni caso.
Giampaolo Caria
Quarto Sant’Elena
Parte
RINGRAZIAMENTO
«lo ho combattuto il buon combattimento, ho finito la corsa, ho
serbato la fede» (Il Timoteo 4, 7)
«L’Eterno è il mio pastore, nulla
mi mancherà» (Salmo 23,1)
La moglie Uria e i familiari del
caro
Bruno Agli
di anni 55
ex guardia caccia e pesca
profondamente commossi e riconoscenti per la grande dimostrazione di affetto e di stima tributata
al loro caro, ringraziano di cuore i
dottori Tarella, Palombo, Caracciolo, Boccadoro e tutto il personale del reparto di Ematologia del
prof. Pilori; il personale del reparto Trapianto midollo osseo; il personale medico e paramedico reparto Medicina d’urgenza dell’ospedale Molinette di Torino.
Un grazie alla dottoressa Borchiellini e al personale della Divisione di Medicina generale dell’ospedale civile E. Agnelli di Pinerolo e alla dott.ssa Paola Grand.
Ringraziano il pastore Franco
Taglierò, il nipote pastore Italo
Pons, i pastori Rostagno, Giaccone, Tourn, Marchetti, Mercurio,
Fiume, Abbà; il gruppo di amici
cantori; i dirigenti ed ex colleghi di
Bruno del Servizio tutela e protezione della fauna e della flora della Provincia di Torino; il circolo
Mûris; Il gruppo Ana di Angrogna;
l'Azienda agricola Albergian; la
Cri di Torre Pellice; i coscritti; i vigili urbani di Torre Pellice.
Un grazie a Rita Perassi e famiglia; agli amici e parenti e a tutte le persone che con presenza,
fiori, scritti e parole di conforto sono state loro vicino in questa triste circostanza. Grazie alle onoranze funebri (Bruno) di Crespo di
Bibiana.
Le offerte ricevute saranno devolute in parte all’Associazione
Aipe La Speranza per la ricerca
nel campo ematologico (ospedale
Molinette) e in parte al tempio di
Pradeltorno.
Torre Pellice, 18 febbraio 1999
«Ecco, io sto alla porta
e picchio; se uno ode
la mia voce e apre la porta
io entrerò da lui e cenerò
con lui ed egli meco»
Apocalisse 3, 20
Il 12 febbraio 1999, a Imperia,
circondato dall’affetto dei suoi cari, serenamente è mancato
Ugo Tomassone
di anni 70
pastore valdese
Lo annunciano, addolorati ma
fiduciosi nella resurrezione: la
moglie Laura, i figli Letizia e Marco, la nuora Enrica e i nipotini Valeria e Samuele.
Eventuali offerte in memoria
possono essere versate al Fondo
emeriti della Chiesa valdese.
Imperia, 19 febbraio 1999
«L’Eterno è la mia rocca,
la mia fortezza,
il mio liberatore»
Salmo 18, 2
Con il conforto della fede in
Gesù risorto, la comunità valdese
di Genova si stringe attorno al
proprio pastore Teodoro Fanlo y
Cortés e ai suoi figli David e Isabel e partecipa con fraterna solidarietà al loro dolore per la dipartita della cara
Maria Luisa Crisanti
di cui serberà sempre un affettuoso ricordo.
Genova, 19 febbraio 1999
16
PAG. 1 2 RIFORMA
Villaggio Globale
venerdì 19 FEBBRAIO
199?
Dopo il tragico assassinio del missionario Graham Staines e dei suoi due figli
Le violenze anticristiane fanno vacillare il governo indiano
Le ripetute violenze contro
cristiani da parte di fondamentalisti indù stanno provocando seri problemi al governo di coalizione dominato
dal partito nazionalista indù
Bharatiya lanata Party (Bjp).
Un ministro si è dimesso
Il 30 gennaio scorso si è dimesso Madan Lai Khurana,
uno dei leader del Bjp e ministro degli Affari parlamentari,
che aveva protestato contro
tali violenze ed era stato criticato dai sostenitori della linea dura del Bjp. Il 2 febbraio, parlando all’Istituto
sociale gesuita indiano di
Nuova Delhi delle difficoltà
tra nazionalisti indù e comunità religiose minoritarie in
India, Madan Lai Khurana ha
dichiarato di non essere pentito di avere criticato il trattamento inflitto ai cristiani da
parte di forze «pseudo Hindutva» (nazionalisti indù).
«Per me, Hindutva significa
rispetto uguale per tutte le
religioni», ha detto. Ha parlato in particolare dell’assassinio del missionario battista
australiano Graham Staines e
dei suoi due figli (vedi Riforma n. 6). Membri del Bajrang
Dal, gruppo fondamentalista
indù, che erano sospettati,
hanno smentito di avere avuto un ruolo in questo delitto.
Molti dei 17 partiti dell’alleanza hanno condannato gli
estremisti, presunti responsabili di questi delitti. Tre di
questi - Lok Shakti, Telugu
Desam e Trinamul Congress hanno minacciato di rovesciare il governo (che ha una
Atal Bihari Vajpayee, nuovo pfimo ministro indiano dai marzo 1998
maggioranza risicata al parlamento nazionale) qualora
continuassero gli attacchi
contro i cristiani. Ramakrishna Hedge, ministro del commercio e leader del Kok Shakti, si è dichiarato profondamente scosso dalle violenze
contro i cristiani e in particolare contro la famiglia Staines.
Appello alla tolleranza
Il forum cristiano unito
ecumenico sui diritti della
persona ha registrato, nel
corso del 1998, oltre 120 attacchi o incidenti contro cristiani, ivi compresi gli incendi di oltre 30 chiese nello stato di Gujarat durante la settimana prima di Natale. Anche
il governo dello stato di Gujarat è diretto dal Bjp.
Consapevole delle minacce
che gravano sul futuro della
coalizione il primo ministro,
Atal Bihari Vajpayee, ha osservato un digiuno il 30 gennaio scorso, giornata dei
martiri, e ha lanciato un appello alla «tolleranza religiosa» (il Mahatma Gandhi, profeta della nonviolenza e padre dell’India moderna, fu
assassinato il 30 gennaio
1948 da un fanatico indù).
Ma gli accaniti sostenitori
del nazionalismo indù sembrano poco disposti a seguire
Tappello alla tolleranza lanciato dal primo ministro. Il
presidente del Bjp, Kushabai
Takre, ribadendo le sue precedenti dichiarazioni, ha affermato che l’assassinio della
famiglia Staines «fa parte di
un complotto internazionale»
che mira a screditare il governo del Bjp. Lai Krishna Advani, ministro delTInterno, è
Celebrati a Luanda il 16 gennaio nonostante la guerra
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mmis&mmiim iv^A^ivt.i.1 \A. il iw iiiicaiw iivyii i i i VA
75 anni di presenza avventista in Angola
Il 16 eennaio .scorso lo .sta- dottor M. Carvalho e il dot- ho sono state interr
Il 16 gennaio scorso lo stadio di Luanda, capitale delTAngola, ha ospitato 61.000
avventisti. Partecipavano alla celebrazione del 75“ anniversario della presenza della
Chiesa avventista nel loro
paese. Il pastore Vasco Cubenda, presidente dell’Unione avventista dell’Angola,
aveva invitato il presidente
della Conferenza generale
avventista, Robert Folkemberg, T. Lynn Caldwell, direttrice delle relazioni pubbliche a livello mondiale, il pastore Ulrich Frikart, presidente della divisione euroafricana e il pastore Maurice
Verfaillie, direttore del dipartimento della libertà religiosa. Erano inoltre presenti varie personalità del mondo
politico, tra cui due deputati
dell’Assemblea nazionale: il
dottor M. Carvalho e il dottor B. F. Paiva.
Domenica 17 gennaio ha
avuto luogo la cerimonia ufficiale per commemorare i
75 anni di presenza avventista in Angola. Nel suo discorso, il presidente Folkemberg
ha evidenziato il ruolo pacifico e sociale che TEvangelo
può esercitare sullo spirito e
il cuore di ogni cristiano.
Questo messaggio è adatto
alla situazione di violenza e
guerra che caratterizza l’Angola da ormai 24 anni. A tale
cerimonia hanno assistito
circa 3.000 persone, mentre
nel pomeriggio più di 6.000
membri riempivano le gradinate .dello stadio della città.
Attualmente, a causa della
guerra che va avanti dal
1975, molte delle attività della Chiesa avventista a Huam
bo sono state interrotte, e
il personale della scuola è
stato trasferito, e non si sa
quando sarà possibile riprendere. La capitale offre
uno spettacolo veramente
triste: orfani, famiglie divise,
arrivo continuo di rifugiati,
crisi economica malgrado le
ricchezze del sottosuolo.
Il 18 gennaio i rappresentanti mondiali della chiesa si
sono incontrati con il corpo
pastorale locale; erano presenti oltre 140 pastori e amministratori delle missioni. A
fine mattinata, il presidente
Folkemberg e i suoi collaboratori’ sono stati ricevuti dal
presidente dell’Assemblea
nazionale. De Almeida, che
ha ringraziato la Chiesa avventista per l’influenza positiva che esercita nella società
angolana. (bia)
Relazione della Commissione Ue sull'occupazione
Unione europea: investire di più nei servizi
Vent’anni fa il tasso di occupazione nell’Unione europea era del 64%, mentre
quello degli Usa si attestava
sul 62%. Oggi nell’Ue esso è
sceso al 60,5% mentre negli
Usa raggiunge il 74%: uno
scarto che corrisponde a circa 34 milioni di posti di lavoro. Il bilancio tracciato dalla
Commissione europea nella
«Relazione congiunta sull’occupazione per il 1998» appare nell’insieme positivo. Ne
risulta che, in generale, gli
stati membri dell’Ue hanno
rispettato gli impegni assunti
a Lussemburgo nel novembre 1997. Si deplora però il
fatto che numerosi stati
membri non abbiano ancora
dato forma concreta agli
obiettivi strategici traducendoli in impegni di bilancio.
Fra i premiati vi sono la
Francia e la Spagna, i cui
«piani d’azione nazionale»
per l’occupazione sono stati
ritenuti «ben strutturati». Anche la Danimarca figura fra i
paesi citati per la serietà degli
sforzi compiuti. L’Austria, il
Belgio, la Finlandia, l’Irlanda,
il Lussemburgo, la Svezia e il
Regno Unito hanno ricevuto
una nota di merito, ma pos, sono fare di più. La Germania, la Grecia e l’Italia sono
invece state biasimate per
l’inadeguatezza e le carenze
rilevate nei loro piani. Il piano italiano, secondo la relazione, non prevede sufficienti misure preventive.
La Commissione sollecita i
15 stati membro a rivedere e
riformare i propri regimi fiscali e sistemi assistenziali e a
intensificare gli sforzi a favore
della formazione permanen
te, soprattutto nei settori delle tecnologie informatiche e
della comunicazione. Auspica
infine che vengano compiuti
maggiori sforzi per sfruttare
le potenzialità occupazionali
del settore dei servizi, nel
quale l’Ue risulta decisamente indietro rispetto agli Usa.
Nel 1997 la percentuale degli
occupati in questo settore era
del 39,2% rispetto al 54,2%
degli Usa. Secondo la Commissione, ogni futuro aumento del tasso generale di occupazione dipenderà sostanzialmente dairincremento
degli occupati nel terziario.
La Commissione auspica che
venga seguito con la dovuta
attenzione lo sviluppo dei
servizi di assistenza familiare,
che consentono di conciliare
l’attività professionale con la
vita familiare. (Eurofocus)
stato uno dei primi a sottolineare che il gruppo Bajrang
Dal non era implicato in questi delitti, nonostante alcune
prove. «Li conosco, hanno la
fedina penale pulita», ha detto ai giornalisti. Ma altri la
pensano diversamente. «Siamo convinti che questo atto
vigliacco sia l’opera di fondamentalisti senza cuore e senza pietà, la cui mentalità ed i
cui metodi sono quelli di terroristi», ha affermato all’indomani del delitto una dichiarazione del Consiglio nazionale
delle chiese dell’India, che
rappresenta 29 chiese protestanti e ortodosse. La dichiarazione parla di «atto premeditato» e aggiunge che il Consiglio lamenta il fatto che «il
nostro paese, noto per la sua
eredità spirituale, i valori della nonviolenza e della pace»,
scivoli verso un governo dominato dalle forze fanatiche.
Molti in India condividono
la preoccupazione del Consiglio. Il giorno dei martiri più
di 10.000 cittadini, tra cui gli
ex primi ministri I. K. Gujral e
Viswanath Pratap Singh, hanno partecipato alla marcia
per la pace a Nuova Delhi. «È
questo clima di odio e di intolleranza che ha causato la
morte del Mahatma Gandhi.
Ieri era il padre della nazione,
oggi è tutta la nazione ad essere minacciata», hanno affermato i partecipanti in una
risoluzione adottata al termine della marcia.
I diritti delle minoranze
James Massey, della Chiesa
dell’India del Nord e membro della Commissione nazionale per le minoranze, ha
dichiarato il 3 febbraio, di ritorno da un viaggio compiuto nello stato di Orissa per indagare sul delitto della famiglia Staines: «Dopo aver parlato con testimoni oculari,
sono convinto che non si
tratta di un complotto internazionale. Questi delitti sono
legati ai moti scoppiati in altre zone del paese».
«Siamo preoccupati di vedere Torientamento che sta
prendendo il paese nel campo dei diritti delle minoranze
e dei diritti fondamentali», ha
detto il segretario generale
del Consiglio nazionale delle
chiese dell’India, lype Joseph. «I moti si verificano soprattutto nelle zone tribali.
Autoctoni innocenti vengono
aizzati gli uni contro gli altri,
non cristiani contro cristiani», ha spiegato, sottolineando che questa violenza aveva
avuto tra l’altro come risultato di «unire cristiani di ogni
confessione».
Solidarietà fra cristiani
Il rafforzamento di questa
solidarietà fra le varie comunità cristiane era evidente
durante l’incontro ecumenico che si è svolto a Nuova
Delhi il 2 febbraio scorso. Responsabili del Consiglio nazionale delle chiese dell’India, della Conferenza episcopale dell’India, della Chiesa
battista unita, della Comunità
evangelica dell’India e delle
chiese pentecostali, hanno
deciso di decretare il 21 febbraio «Giornata nazionale di
preghiera per la pace, l’unità
e l’armonia comunitaria». «La
risposta della chiesa è la nostra determinazione a portare
avanti il mandato di amore e
di servizio dato da Gesù Cristo. Respingiamo categoricamente l’odio e la violenza,
anche di fronte alle peggiori
provocazioni», sottolinea la
dichiarazione firmata dal presidente del Consiglio nazionale delle chiese dell’India, K.
Rajaratnam, e dal presidente
della Conferenza episcopale
dell’India, l’arcivescovo Alan
Basii de Lastic.
Secondo le chiese“, circa 29
degli 980 milioni di abitanti
sono cristiani. (eni)
Lo afferma un pastore della capitali
Il Congo-Brazzavllle rischia
di «scomparire totalmente»
Un pastore protestante della Repubblica del CongoBrazzaville ha affermato che
il suo paese rischia di «scomparire totalmente» se la comunità internazionale non
interverrà immediatamente
per fare cessare i combattimenti tra opposte fazioni che
hanno già provocato la morte
di diverse migliaia di persone
dall’inizio delle violenze a
metà dello scorso dicembre.
Contattato per telefono a
Pointe-Noire, il grande porto
del paese dove ha trovato rifugio con la famiglia e con diverse migliaia di persone, il
pastore ha dichiarato all’agenzia Eni: «Se Pointe-Noire
verrà colpita, ciò potrebbe
provocare la scomparsa totale del Congo. Pointe-Noire rimane l’unico rifugio».
Il pastore, che proviene da
Brazzaville, la capitale, e che
deve conservare l’anonimato
perché, dice, quelli che a
Pointe-Noire parlano della
tragedia con stranieri rischiano di essere uccisi dalle
forze «lealiste» che appoggiano il presidente Denis Sassou
Nguesso, ha vivamente criticato il fatto che i governi e i
media stranieri ignorino la
tragedia che sta dilaniando il
suo paese. «Non si parla del
mio paese perché la Francia,
che ha riportato Sassou al
potere, non vuole che il suo
candidato venga macchiato»,
ha detto il pastore, aggiungendo che, siccome il Congo
è un piccolo paese (circa 2,5
milioni di abitanti) e principalmente francofono, è poco
noto ai media internazionali.
Questa regione dell’Africa
ha mantenuto legami molto
stretti con la Francia dal tempo delle spedizioni dell’esploratore francese di origine italiana Pierre Savorgnan de
Brazza negli anni 1870. Il
Congo è diventato indipendente nel 1960 ma da allora
ha avuto una storia tormentata, con diversi colpi di stato. Il
porto di Pointe-Noire è una
base importante della compagnia petrolifera francese Elf
Aquitaine in questo paese.
Denis Sassou Nguesso ha
preso il potere nell’ottobre
1997, dopo una guerra civile
di cinque mesi. Da allora l’ex
primo ministro, Bernard Kolelas, è in esilio. Il 18 dicembre scorso sono scoppiati
combattimenti tra coloro che
sono rimasti fedeli a Kolelas e
all’ex presidente Pascal Lissouba, e le truppe di Denis
Sassou Nguesso. Alcuni osservatori sottolineano però che il
conflitto si sta trasformando
in un conflitto etnico, come in
altri paesi dell’Africa centrale.
Il pastore ha dichiarato che
nel dicembre scorso i «cobra»
(milizie del presidente Sas:
sou Nguesso), hanno cou^
messo molte atrocità conti |
la popolazione. In una chies I
della capitale, i membri(l
chiesa sono stati accerchiai,
mentre erano in preghiera V
sedici di loro e un pastore st i
no stati uccisi. Villaggi inte a
della zona sono stati distrut ^
e molti abitanti, fra cui anzi; Ì*
ni e bambini, sono stati a; f
sassinati. «Ma la radio noni
detto niente, come se no|i^
fosse successo nulla», ha de f'
to il pastore. Quando rappre I
sentanti della Croce Rossa t
Brazzaville hanno chiesi i
l’autorizzazione di contare 1
corpi prima della sepoltura
tato.: i'
pastore parla di «genocidio»
le autorità hanno rifiutato.
t.
si dice molto preoccupai
per le «centinaia di migliali
di persone che si sono rifa
giate nelle foreste vicine £
Brazzaville e altrove per fug
gire la violenza. «Non posso
no mangiare, né bere, né col
tivare, a causa delle bombi
che cadono - ha detto - e ri
schiano di morire di fame» |
Gli organismi umanitari in
ternazionali hanno dichiara
to di non essere in grado d
localizzare le circa 150.001 y
persone dislocate.
Il Consiglio ecumenico dé
le chiese (Cec) ha mantenuti »
un contatto permanente coi p“
la Chiesa evangelica del Con
go, che conta circa 145.001^
membri. Il segretario genera' ^
le del Cec, Konrad Raiser.li!
scritto al segretario generai?
dell’Onu, Kofi Annan, pera
stenere gli sforzi tendenti
mobilitare l’attenzione inter i
nazionale di fronte al peggio-f
ramento della situazione. Rw
inoltre inviato una Jeftwai
presidente francese Jacquiì
Chirac: «Mi permetto dita
tervenire presso di Lei ogj,
nella sua qualità di dirigenti,
di un Paese che ha molte a
te in mano per giocare uifr
ruolo determinante a favo! '
di un impegno più impoi
te della comunità internazH)|
naie nel Congo-BrazzavilletJ
ha scritto Raiser. Huibert vi
Beek, responsabile delle rels
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