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Anno 123 - n. 3
23 gennaio 1987
L. 700
Sped. abbonamento postale
Gruppo 1 bls/70
In caso di mancato recapito riapedire
a: casella postale - 10066 Torre PeUice.
delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
AIDS; PROBLEMI E PREGIUDIZI
Il virus moralista
Sono il primo a rallegrarmi
sinceramente quando le tensioni
si sciolgono e si può intraprendere un dialogo costruttivo. Al
ludo alla visita del generale Jaruzelski in Italia. Chi l’avrebbe
detto neirsi, al momento della
tristemente famosa « autoinvasione », che sarebbero passati
relativamente pochi anni, per
giungere ad avere rapporti normali con un paese dell’Occidente? Credo sia giusto essere contenti, perché è una preoccupazione in meno, un segno, forse
piccolo, di una realtà che va verso il miglioramento. Forse qualcuno si ricorda che nel clima
di allora c’era in Occidente chi
pensava addirittura di intervenire militarmente nelle questioni
interne della Polonia, e forse
qualcuno si ricorda anche della
decisione degli USA di applicare
le sanzioni nei confronti di quello sfortunato paese. Oggi ia Polonia può godere (si fa per dire!) dei prestiti del Fondo Monetario Internazionale ed ha così un debito con l’estero di circa 30 miliardi di dollari. Ma, dicono gli esperti, ci sono segni per
una ripresa economica. Non sono assolutamente in grado di
dare una valutazione in materia. Vedo le cose così come le
vede il semplice uomo della strada. A questo proposito, pur rallegrandomi per il nuovo corso
in atto, non posso non esprimere il mio stupore.
Per anni, infatti, puntualmente ogni giorno la stampa e la
televisione ci hanno informati
su tutte le nefandezze che venivano compiute in quel paese.
Le vicende quotidiane di Solidarnosc, dei suoi leaders, in particolare Lech Walesa, hanno avuto gli onori delle cronache. Non
c’era foglia che si muovesse in
Polonia, senza che subito i nostri giornali dessero un grande
rilievo al fatto. Ho avuto occasione d’incontrare dei fratelli
polacchi in questi ultimi anni.
Debbo dire che essi si mostravano un po’ stupiti del rilievo
dato alle notizie che li riguardavano: le cose da loro non erano meglio che nel passato, ma
non sembrava loro che esse
fossero neanche tanto peggio!
Propaganda, reticenza? Può darsi. Mi astengo dal giudicare,
perché non ho mai avuto strumenti per compiere verifiche
oggettive.
Ma ora le cose sono cambiate, non in Polonia, ma sui nostri
giornali. Improvvisamente si scopre che quella sfinge del generale Jaruzelski, perennemente
inespressivo, dietro a quel paio
di occhiali neri che lo fa tanto
assomigliare a un generale golpista sudamericano, è un uomo
capace di dialogare coi giornalisti (ma cosa pensavano, che
fosse scemo?), in grado di fare
battute, di stare in società (forse pensavano che fosse una
scimmia?) e di evitare elegantemente le trappole di giornalisti radicali!
Sono contento che si scopra
l’umanità di Jaruzelski; ma ho
soltanto la punta di un sospetto che mi rode: non sarà mica
perché oggi Jaruzelski vale qualcosa come 2.500 miliardi di lire
per la Fiat? E si sa, quando
si tratta di denaro, come diceva
Vespasiano, « non olet ».
Luciano Deodato
Forse ciue milioni di portatori sani negli USA - I gruppi a rischio - Ancora anni per realizzare
un vaccino - La « psicosi da Aids »: vessazioni e cattiverie contro malati e « diversi »
Secondo una stima del Pentagono, i cittadini americani portatori del virus HTLV-III, agente eziologico dell’Aids, sarebbero fra uno e due milioni. La ma.ssima densità sarebbe registrata
a New York, dove il 2% delle
persone sarebbe sieropositivo.
Secondo stime italiane, nel 1991
potrebbero esservi nel nostro
paese diecimila malati di Aids
conclamata.
In Italia, a differenza di altri
paesi, la categoria più esposta al
contagio è quella dei tossicodipendenti, che conta da sola oltre
la metà delle vittime della terribile malattia. « A rischio » sono
anche — è noto — gli omosessuali, i soggetti sottoposti a ripetute trasfusioni di sangue, i
figli di genitori infetti; ma un numero crescente di casi riguarda
persone al di ¡fuori delle categorie pericolose (il 5-6% oggi, ma
si prevede che supereranno il 10
per cento). La prognosi di un malato di Aids è per solito infausta
in meno di due anni, mentre essere portatori del virus equivale
— se i progressi scientifici non
muteranno la situazione — a una
condanna a morte entro una
quindicina di anni, visto che il
10% dei portatori sviluppa ogni
anno la malattia conclamata.
Secondo l’Accademia Nazionale
delle Scienze degli Stati Uniti e
la rivista scientifica Nature i tempi per la realizzazione di un vaccino sono i seguenti: 1-2 anni per
la sperimentazione su animali,
1-2 anni per la sperimentazione
umana su un ristretto gruppo di
volontari, 2-3 anni di sperimentazioni cliniche più allargate. In sostanza, passeranno ancora almeno 5-6 anni prima dell’uso del
vaccino su larga scala.
Una ’’peste del 2000”?
Non è dunque immotivata l’etichetta di « peste del 2000 » che è
stata affibbiata all’Aids. Solo che,
rispetto alla peste e a altre malattie infettive che hanno decimato popolazioni antiche, esistono delle differenze: innanzitutto,
la diffusione del morbo, che, per
quanto ampia e crescente, è infinitamente inferiore a quella delle
antiche epidemie o — per restare
ai giorni nostri — a quella delle
malattie cardiovascolari, che so
no di gran lunga la prima causa
di morte nei paesi svilupnati, o
delle « normali » malattie infettive, che sono il flagello del Terzo
Mondo. In secondo luogo, HTLVIII è un microorganismo molto
meno contagioso dei suoi illustri
predecessori: Yersinia vestis,
Mycobacterium tuberculosis, Vibrio cholerae, Salmonella tvvhi
e via infettando. Le modalità di
trasmissione sono essenzialmente due: il contatto con sangue
contaminato (drogati, politrasfusi) e i rapporti sessuali con soggetti malati o portatori sani
(omo — ma anche eterosessuali).
Due aspetti, però, spiegano i
toni particolarmente emotivi con
cui l’uomo comune pensa e parla
dell’Aids: la completa impotenza
— un tempo frequente, oggi inusuale e angosciosa — della medicina di fronte a una malattia; c
il carattere « moralista » del virus
dell’Aids, che sceglie le sue vittime di preferenza fra persone disapprovate come drogati, omosessuali, e anche eterosessuali libertini che cambiano un no’ troppo spesso partner.
Così, oltre all’Aids, abbiamo ora
la « psicosi da Aids »: a Treviso,
DENTRO LA VITA DEI CREDENTI
U Evangelo
della fede e delVamore
« Ora che Timoteo è giunto qui da presso a voi e ci ha recato
liete notizie della vostra fede e del vostro amore e ci ha detto che
serbate del continuo buona memoria di noi desiderando di vederci... » (I Tessalonìcesi 3: 6).
Come è noto la prima epistola
di Paolo ai Tessalonicesi è presumibilmente il più antico scritto raccolto nel Nuovo Testamento. Una nozione fondamentale di
questo scritto è quella di "evangelo”, che compare ben sei volte
per indicare il buon annunzio di
Gesù Cristo e dell’opera di Dio
per noi. Questo dimostra che ormai l’uso di questo termine era
consolidato nella chiesa cristiana, facendo parte del nuovo linguaggio adottato per l’annunzio
di Gesù Cristo. Questo consolidamento è stato così saldo che ha
resistito fino a oggi e non c’è catecumeno, per quanto negligente,
che non sappia il significato della parola ’’evangelo” ("buon annunzio”).
In questo contesto colpisce, invece, il fatto che la prima volta
che è stato usato il verbo ’’evangelizzare” in uno scritto cristiano
giunto fino a noi, lo è stato non
per indicare l’azione del predicare la venuta, la morte e la risurrezione del Cristo per noi, ma
per dare notizia della vita di una
comunità cristiana. Alla lettera il
passo su cui stiamo meditando
suona così: ’’Timoteo ci ha evangelizzato sulla vostra fede, sul
vostro amore, sulla buona memoria che avete di noi”. In altre
parole Paolo non ha timore di
chiamare evangelizzazione anche
la vita dei credenti, il rapporto
di amore che c’è tra di loro, il
ricordo tutto particolare che si
instaura tra persone che hanno
meditato insieme l’evangelo di
Gesù Cristo. Si evangelizza non
solo annunziando il Cristo, ma
anche annunziando la fede e l’amore dei credenti e il rapporto
che si instaura tra di loro e il
modo con cui si ricordano.
Queste osservazioni ci spingono da un lato a evitare un eccessivo pessimismo sulla chiesa e
dall’altro alla sobrietà. Evitare
un eccessivo pessimismo: l'evangelo non è la chiesa, certamente;
la supera di anni-luce. Ma pure
l’annunzio di quello che caratterizza una comunità autentica, la
fede e l’amore, è anche evangelo.
Non è una pura e semplice informazione umana, un’analisi di
comportamenti o di fenomeni psi
cologici. E' evangelo, è una notizia che coinvolge, che trasforma
la vita di chi l’ascolta, che fa
crescere chi è già credente —
come Paolo —.
Spinta alla sobrietà: una certa
tendenza ad annunziare se stessa
la chiesa l'ha pur sempre, ma ben
spesso su aspetti sbagliati, sulle
realtà che costituiscono immagine, sulle sue opere, sulla sua storia, sulle sue realizzazioni. Paolo
ci invita, invece, a limitare la
qualifica di « evangelo » alle notizie che riguardano le realtà che
non fanno immagine, che non si
pesano e non si misurano: la fede e l’amore; le realtà cioè su
cui non si può bluffare, che appartengono soltanto al giudizio
di Dio. Un utile banco di prova
per tutti noi può dunque essere
allora una domanda così formulata: chiesa, che cosa può essere
annunziato su di te? La tua fede e il tuo amore, o soltanto la
tua realtà storica, magari corposa e potente, ma ambigua sulle decisioni intime e sul modo
con cui tu ti incontri col tuo Dio?
Dalla risposta a questa domanda
dipende, in fondo, anche la nostra possibilità di annunziare l'evangelo fondamentale: quello di
Gesù Cristo.
Claudio Tron
ai clienti che « sembrano » essere omosessuali o drogati o prostitute, i bar servono le consumazioni in bicchieri di plastica,
« per prevenire il contagio »; per
lo stesso motivo, a Palermo un
un giovane tossicodipendente malato di Aids è stato « espulso »
dal reparto ospedaliero dove era
stato ricoverato, ad opera degli
altri degenti, e da allora è
costretto a pernottare all’aperto, su ima panchina del
parco dell’ospedale. Dulcis in fundo, la British Medicai Association
ha chiesto che non venga più accettato come donatore di sangue,
oltre a chi appartiene a una delle consuete categorie « a rischio », anche chi negli ultimi
quattro anni ha avuto contatti
sessuali con più di un partner,
o il cui partner abituale rientri
in quest’ultima categoria!
Mass media e.titoli
”a sensazione”
La lista delle stupide vessaizioni, delle inutili cattiverie a cui
sono sottoposti i portatori della
sindrome di immunodeficienza
acquisita o chiunque altro, spesso anche solo per il pregiudizio
dell’ignorante uomo della strada,
sia semplicemente sospettato di
esserlo, ovviamente non si ferma qui. Virtualmente ogni giorno i giornali riportano episodi
di questo tipo; e a nulla vale che
mass media e scienziati si affannino a ripetere che il contatto
occasionale e anche la convivenza con un malato o un sieropositivo non sono significativi fattori di rischio; o che, se i bambini malati di Aids non devono
frequentare le scuole materne,
ciò non è per difendere i sani
dal contagio, ma per non esporre loro, i malati, alla trasmissione di infezioni che, banali in soggetti normali, potrebbero essere
gravissime in pazienti immunodepressi.
Forse l’unico provvedimento
che potrebbe arginare la psicosi
dilagante sarebbe, da parte degli organi di informazione, la rinuncia a esibire nomi e cognomi e storie personali delle vittime del morbo; ma, si sa, sono
queste le notizie che fanno vendere, e allora il mostro « deve »
essere sbattuto in prima pagina
(e pazienza se questo vanifica la
pur corretta, ma meno spettacolare informazione scientifica
spesso compiuta dagli stessi media).
Già abbastanza terribile è
l’Aids di per se, ma con HTLVIII si sta purtroppo diffondendo in Europa e in America, tenace, stupido, ignorante, il virus
di un senso comune che non solo disconosce totalmente amore
del prossimo e solidarietà umana, ma crea anche continuamente una falsa identità di buonisani contrapposti ai cattivi-malati (o « untori », il che è anche
peagio) puniti da Dio o dalla Morale violata.
Paolo Fiorio
2
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2 commenti e dibattiti
23 gennaio 1987
A PROPOSITO DELL’ANNO MARIANO
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Ruminare l'Evangelo
Un primo motivo per cui essere grati a papa
Wojtyla è che quest'anno, rilanciando il culto di
Maria, e scavando così un abisso nei confronti dei
«fratelli separati», egli dirada ogni equivoco e
qualsiasi illusione sulle sue intenzioni ecumeniche.
Un altro motivo per cui gli dobbiamo essere
grati è che in qualche modo Wojtyla ci obbliga a
tornare a riflettere su quella figura evangelica che
noi protestanti emarginiamo talvolta troppo in fretta nella nostra riflessione di fede.
Soffermiamoci su un esempio: « Maria serbava
in sé tutte quelle cose, collegandole insieme in cuor
suo » (Luca 2: 19).
I V. 6 e 7 parlano della nascita di Gesù. Certo
con la nascita di un bambino viene al mondo qualcosa di nuovo. C’è attesa per ogni bambino che nasce. Ma solo quando riceve l'annuncio dei pastori
Maria può collegare e capire tutte le cose che le
erano accadute negli ultimi mesi. Aveva ricevuto
l’annuncio dell'angelo, ma « si domandava che
cosa volesse dire ». Come faceva quella giovane
puerpera a sapere che quel bambino non era come
i bambini che le sue amiche avevano messo al mondo?
L’annuncio dei pastori apre a Maria una prospettiva che va ben oltre l’attesa che i genitori
hanno nei confronti della nascita del primogenito.
Maria è evangelizzata dai pastori e capisce.
Maria ci viene presentata non come la tesoriera, la mediatrice o la dispensatrice della grazia,
ma come un prezioso esempio di fede. Essa riceve
Vevangelo, lo serba in se, lo accoglie al centro della
propria vita. E’ il suo tesoro, la sua promessa, la
sua ragione di vita. I verbi usati da Luca ricordano il Salmo 1: «Il cui diletto è nella legge dell’Eterno e su quella legge medita giorno e notte ».
Hans-Ruedi Weber, nel suo libro « Emmanuel »,
scrive: « Nell’odierna ricerca di una spiritualità che
dia vigore, questa antica pratica della "ruminatio"
dovrebbe essere riscoperta. Travolti come siamo
da un eccesso di parole e di immagini, impegnati
in troppe attività, impazienti per i troppo scarsi
risultati immediati, dobbiamo imparare di nuovo
a "ruminare" la Parola di Dio come faceva Maria ».
Poco prima Weber, parlando dell’insegnamento dell’eremita Antonio del IV sec. ne cita un brano in
cui si dice, fra l’altro: «Cerchiamo di non essere
come i cavalli, recitando continuamente le parole
di Dio senza obbedirne nessuna. Cerchiamo piuttosto di somigliare al cammello, ripetendo ogni
parola di Dio e conservandola in noi finché l’abbiamo vissuta ».
L’evangelo è un tesoro prezioso da non far
scivolare via, da tener dentro, da ruminare, da vivere. Anche se non lo hai ancora capito bene, mettilo dentro, è come un lievito che fa lievitare la
pasta.
Come rispondiamo oggi all’annuncio dell’evangelo di Gesù Cristo? In Luca ci sono due tipi di
risposta. Quella dei pastori che vanno per le contrade a predicare e quella di Maria. In fondo non
siamo tutti capaci di fare come i pastori, cioè
andare in giro per i quartieri della nostra città
e predicare l’evangelo a tutti. Forse abbiamo dei
pudori. Ma almeno incominciamo con Maria. Se
non ci sentiamo di fare subito come i pastori possiamo almeno essere come lei: ruminare l’evangelo, fame il tesoro della nostra vita, carne della nostra carne. Se l’evangelo ci fa essere come Maria,
prima o poi ci farà essere come i pastori.
La Maria dell’anno mariano del papa divide i
credenti, la Maria dei Vangeli ci indica la strada
dell’unità: accogliere l’Evangelo di Cristo e farne
la nostra ragione di vita.
Valdo Benecchi
DIBATTITO
E’ nata una bambina
E’ nata una bambina, la prima
bambina « programmata »!
Forse è stato sempre un segno
degli sposi, poter decidere prima il sesso dei loro figli, anche
se le preferenze sono diverse da
caso a caso e soprattutto da
società a società.
Oggi la genetica ha reso possibile anche questo, almeno in
im caso in Italia. La scienza e la
tecnica hanno reso possibili cose che un tempo erano inconcepibili; la manipolazione di
quella che è chiamata la « natura », in un campo così delicato e
squisitamente umano, quale è
la procreazione, non è di oggi.
Assistiamo a fenomeni di vario
tipo, alcuni dei quali corrispondenti a esigenze in sé legittime,
come il superamento della sterilità per coppie desiderose di
aver figli, altri molto meno convincenti e non raramente divenuti oggetto di sfruttamento
criminale.
La « programmazione » del
sesso rimane im fatto a sé, perché rimane nell’ambito della
coppia ed è da essa liberamente deciso. Tuttavia il fatto e la
prospettiva che esso apre hanno
avuto risonanze diverse nell’opinione pubblica.
Per gli uni si apre una nuova
prospettiva di speranza, una
nuova possibilità data all’uomo
di non subire condizionamenti
incontrollabili, ma di essere responsabile in uno dei settori
più emozionanti della propria
personalità: dare la vita a nuovi esseri, essere « genitore ».
Per altri il fatto e la prospettiva suscitano perplessità piuttosto gravi. Alcuni sono per principio contrari ad ogni novità,
specialmente riguardante la sfera della sessualità, con un richiamo abbastanza generico alla « natura ». Altri non nutrono molta fiducia nell’uomo e
sanno per esperienza che ogni
nuova potenzialità acuisce anche
le tendenze negative dell’animo
umano.
Dare giudizi non è facile e
richiede seria rifiessione. Ci permettiamo alcune considerazioni.
La poesia
L’attesa di un bimbo è piena
di poesia, almeno quando essa
avviene nel calore di una vita
di coppia animata dall’amore
reciproco. Il figlio c’è già, anche se non lo si vede, ma lo si
sente e spesso i genitori gli
parlano in quei momenti in cui
10 stesso legame di coppia diventa particolarmente dolce.
Chi sarà? Sarà im bambino o
una bambina? Le aspettative sono diverse, specialmente quando
ci sono già altri figli. In genere
ci si prepara a ricevere o l’uno o
l’altra, perché i, figli sono sempre figli. E’ anche molto umano
desiderare il maschietto se c’è
già la femminuccia, oppure la
femminuccia se c’è già il maschietto.
I genitori attenti alle loro responsabilità cercano sempre di
non avere preferenze a priori, di
disporsi a ricevere con uguale
gioia chi arriva, perché nessun
figlio possa sospettare che... era
stato desiderato un altro! Si preparano i due nomi e il corredino che valga per tutte le evenienze. Quando poi i figli sono nati si svolge ^orno per giorno
11 rapporto diretto che, nell’identità dell’affetto, ha le sue
tonalità relative alla personalità
di ciascuno. Quando i figli sono
« ben distribuiti » la « poesia »
funziona perfettamente e non
c’è l’interesse per la « programmazione ». Ma non è sempre
cosi.
La prosa
Quando frequentavo la Facoltà
di Teologia a Roma, conoscevo
un ciabattino col quale mi intrattenevo volentieri. Desiderava ardentemente una bambina.
Aveva avuto cinque figli, senrpre
nella speranza che il prossimo
fosse una bambina, ma era sempre arrivato il maschietto. Non
credo che i suoi figli si sentissero « non desiderati », perché
era evidente che li amava. Ma
il desiderio della bambina rima
LA SBANDATA
Il mio articolo del 1° agosto, pubblicato da « La Luce » sotto II titolo
« La sbandata », conteneva, in base a
precisazioni critiche e citazioni letterali, pesanti giudizi sull’operato delle
autorità della nostra Chiesa, che avevano deciso di impegnarla in campo politico, seguendo gli insegnamenti di Carlo Marx.
Gli interessati non fecero una piega, come si usa dire, e non lo giudicarono degno di discussione o di
un qualsiasi riscontro.
A distanza di quasi cinque mesi è
intervenuto a sorpresa il prof. Giorgio
Rochat, con lo scritto apparso su « La
Luce » il 19 dicembre u.s.; sono in
dovere di rispondere dato che sono
stato gratificato di veri e propri insulti e lo faccio anche per riguardo ai
lettori che certamente sono rimasti
frastornati e si sono sentiti presi in
giro.
Rochat ha accomunato il mio articolo ad un recente dibattito sulla
TEV per coinvolgerlo in questa condanna: si tratta di « interventi ricchi di
ittcomprensioni, di accuse reciproche,
di vittimismi gratuiti ».
E poi, senza alcun accenno al vero
contenuto del mio scritto, che ho qui
sopra sommariamente ricordato, ha
emesso la seguente inconsulta, perentoria e denigratoria sentenza: « ”La
sbandata” presenta una caricatura faisa e bugiarda deiie posizioni combattute daiia TEV, che sfido chiunque a
documentare ». Benché io non sia
riuscito a dare un significato plausibile a questa frase sconclusionata, mi
permetto di affermare che essa è un
capolavoro di irrazionalità e di capziosità, che squalifica il suo autore
moralmente e professionalmente.
Renato Paschetto, Milano
neva nel fondo dell’animo, anche se non si sentiva più il coraggio di « provare ancora ».
Questi era im uomo che sapeva equilibrare i suoi sentimenti, ma ci sono casi ben diversi: ci sono figli che portano
per tutta la vita il peso del sospetto, talvolta della certezza
di non essere « voluti », ma solo
« accettati », se non addirittura
« sopportati ». Non raramente
certe deviazioni, anche nel campo della sessualità, hanno la loro radice in questo « complesso » del « non voluto ».
* * «
Ho riferito questi casi per rilevare che il problema della
« programmazione » del sesso
dei figli non è così semplice,
come del resto nessun problema
che tocchi profondamente la
personalità dell’uomo. Rimane il
problema della « manipolazione »
della « natura ». Ne parleremo
in seguito. Alfredo Sonelli
Il lettore chiamato in causa ha diritto alla replica. Non sarebbe però più
opportuno evitare le accuse reciproche?
(G.G.)
MI DISSOCIO
Ho seguito la trasmissione televisiva di «Protestantesimo» del 12.1.1987
sul problema dell'omosessualità.
Non contesto la « regia » del programma, ma la mancanza assoluta dell'altra voce, che ha reso la trasmissione priva di obiettività e forse credibilità, su un problema così delicato
(e sul quale, lo si sa, non tutti la pensano allo stesso modo] e che mi ha
portato a ritenere che • quella voce » voleva essere data come l’unica
condivisa dalla Chiesa evangelica in
Italia. E' così? in tal caso mi dissocio, così come non posso accettare
il commento del pastore valdese.
Perché non leggere i passi della
Scrittura, invece di accennare solo
le epistole nei quali trovarli?
Con quale autorità si è raccomandato di non prendere in considerazione
Fondo di solidarietà
Nel pubblicare qui sotto l’elenco delle offerte pervenuteci
nello scorso mese di novembre,
desideriamo ricordare ai lettori che attualmente il Fondo sta
raccogliendo delle sottoscrizioni
allo scopo di sostenere il progetto del Chipembl Farm College dello Zambia (Africa). Quest’opera è una scuola d’agricoltura integrata nel piano governativo avente lo scopo di potenziare una politica agricola diretta
verso rautosufflcienza alimentare.
Questo progetto concerne essenzialmente la bonifica di terreni paludosi e malsani e la installazione di una adeguata pompa
unitamente alla costruzione del
relativo sistema di irrigazione.
Questa scuola agricola si trova
nei pressi della capitale Lusaka e fa parte di uno dei più
grandi centri della Chiesa evan
gelica dello Zambia, che comprende anche una scuola secondaria femminile ed un ospedale. Esso fa parte di uno dei progetti segnalati dalla CEVAA, al
di fuori del suo bilancio.
Abbiamo voluto nuovamente
ricordare la cosa ai nostri lettori, nella viva speranza di incentivare le offerte e poter così
provvedere al più presto ad un
invio di una certa consistenza.
Ricordiamo che le offerte vanno inviate al c.c.p. n. 11234101
intestato a La Luce - Fondo di solidarietà, V. Pio V, 15, Torino.
L. lOO.OC'O: Chiesa Valdese Susa;
Olindo Bufalo.
L. 50.000: Paolo Michelin Salomon
e Olga Lesuy.
L. 20.000: Gabriella Grillo; Giovanni Vezzosi (2 vers.).
Totale L. 290.000. Totale precedente
L. 4.377.049 - in cassa L. 4.667.049.
quei testi perché scritti in epoche di
culture diverse dalla nostra?
Quanti e quali altri passi della Scrittura devo ignorare perché « fuori
moda », e chi deve decidere in merito per me?
Grazie dell'ospitalità.
Paola Nisbet Tron, Torre Pellice
ANTICONFORMISMO
E ’POLITICIZZAZIONE’
Caro Direttore,
pur avendo « il cognome finente in
consonante » e pur parlando « in francese » (che però è la mia prima lingua), non mi sento di appartenere a
quella « noblesse » a cui accenna il
fratello Romussi nella sua lettera del
5 dicembre scorso.
Con ciò non intendo fare le difese
d'ufficio della TEV, (...) però il fatto
che oggi, nel nostro piccolo mondo
valdese, esista la TEV e vi operi con
le sue circolari e i suoi convegni,
pone a me, in quanto storico di qualsiasi fenomeno religioso che sappia
di anti-conformismo, un piccolo problema, quello cioè delle cause del
sorgere e dell'affermarsi di quell’associazione di « testimonianza evangelica ». Che nella nostra chiesa si avverta l'esigenza di un risveglio, nessuno lo contesta, per cui, quando mi
incontro con qualche responsabile della TEV, non lascio passare l’occasione senza dichiarare apertamente la
mia solidarietà, pur rifiutando di associarmi personalmente, e ciò per
un dissenso di fondo sul rifiuto o
meno di « far politica ».
Certo, bisogna intendersi sull'affermata o presunta « politicizzazione »
della nostra chiesa. Per conto mio ripeto cose ormai note, cioè che il fratello è anche uomo e cittadino, che
vive nel mondo e si trova ogni giorno a contatto di gomito coi suoi simili, in officina, sui campi, negli uffici, a scuola, negli ospedali, nei sindacati, nei partiti eco., e perciò non
può non interessarsi delle cose concrete della vita, del paese in cui vive, deile grosse questioni dalla droga,
dei crimini, della disoccupazione, delle ingiustizie, delle discriminazioni
ecc. e, quel che più conta, non dovrebbe far a meno, in chiesa e fuori, di testimoniare della propria fede
personale, di libero credente nella sola
grazia del Signore. Sarebbe davvero
strano il contrario!
Giovanni Gönnet, Roma
NORME IGIENICHE
AL CEC?
Il SCEPI del 21 novembre 1986, n.
40, p. 4, sotto il titolo « Le biberon
continue de tuer », annuncia che il
Segretario generale del Consiglio
ecumenico delle Chiese (CEC) ha
mandato un « messaggio » a tutte le
Chiese membro e agli organismi associati, ricordando che « il CEC si trova da molti anni agli avamposti della
lotta » contro I « sostituti artificiali del
latte materno » e chiedendo a tutte
le Chiese del mondo di associarsi a
questa lotta e di condurre un'azione
sistematica di educazione e di controllo per sostenere la lotta stessa.
L'annuncio ci ha fortemente rallegrati e stimolati; attendiamo con ansioso
interesse che il Consiglio ecumenico
lanci un appello mondiale perché tutti i cristiani di convinta fede, indipendentemente dalle denominazioni confessionali di appartenenza, si puliscano le suole delle scarpe sul tappeto prima di entrare in casa, si lavino le mani prima di andare a tavola, si versino dell'alcool sulla pelle
in caso di scalfitture, si mettano un
disinfettante nel naso respirando aria
infetta, ingoino pastiglie di Ascriptin al
primi sintomi d'influenza, ecc., in modo da promuovere un ecumenismo
concreto.
Un ecumenista diverso
Cambio dì indirizzo
Marco Jourdan comunica il suo
nuovo indirizzo: Maizstrasse 18 - 8045
Zurigo (CH) - tei. (01) 462.57.56,
-1^
3
23 gennaio 1987
fede e cultura 3
IL DIARIO DI UNA DONNA
Resonance
Appunti rapidi, incisivi. Riferimenti culturali noti e meno noti ma sempre interessanti sul
cammino di una donna che, con
forza e fantasia, ricerca rapporti umani autentici nel cuore della società consumista e inquinata che tutti conosciamo. « Resonance » ‘ di Rina Caponetto è
im invito a guardare, con calma
e profondità, dentro noi stessi
nelle varie stagioni della vita.
Diviso in cinque parti il libro
è un insieme di brevi fogli di
viaggio, frammenti, osservazioni, citazioni, riflessioni estemporanee. Apparentemente slegato, in realtà dal libro-mosaico
della Caponetto emerge la complessa personalità di una donna
in ricerca che sogna il « fuggire
dalla città pazza, nevrotica » per
andare verso un mondo nuovo
che non c’è ma che può nascere
dal travaglio di chi, oggi, lotta
per la solidarietà e la giustizia.
L’instancabile sognatrioe che alla durezza della società contemporanea, in cui contano soprattutto denaro e prestigio, contrappone, giorno dopo giorno,
la propria sensibilità di donna
e di poetessa suscita emozione.
In sostanza il libro testimonia
della volontà di una donna (anzi,
ben di più, di una madre) che
cerca di capire e di farsi sentire mentre la vita scorre via
troppo in fretta e non resta che
« una tavolozza di pensieri ».
G. P.
LA RIVISTA
PROTESTANTESIMO
L’ultimo numero dell’annata
1986 di Protestantesimo ‘ si apre
con un contributo di Hans-Martin Barth sulla teologia di Leonardo Boff. Vivace e documentato anche l’intervento di Gianni Long sul III centenario di
Johan Sebastian Bach; da meditare e discutere il saggio di
Claudio Tron su problemi di
teologia pratica. Come sempre
ima lunga serie di recensioni
di libri di teologia e storia, italiani le stranieri, concludono
l’annata ’86 di una rivista che
rimane prezioso strumento di
lavoro e informazione teologica, accessibile, spesso, anche a
chi non ha una preparazione
specifica di tipo accademico.
‘ RINA LYDIA CAPONETTO, Resonance, pp. 191, L. 12.000 (per ottenerne copia rivolgersi all'autrice; Via Pio
V, 15 - 10125 Torino).
' Protestantesimo, rivista trimestra
le della Facoltà Valdese di Teologia
Via Pietro Cossa 42, 00193 Roma. Ab
bonamento 1987: L. 20.000 da versar
si sul c.c.p. 14013007 intestato a Li
breria di Cultura Religiosa, Piazza
Cavour 32 - 00193 Roma.
PER LE NOSTRE FILODRAMMATICHE
Riscopriamo
i drammi valdesi
In questi anni di celebrazioni (dall’esilio del 1686 al Rimpatrio
del 1689) i testi teatrali si prestano anche a nuove rielaborazioni
Sono a disposizione delle filodrammatiche giovanili operanti nell’ambito delle nostre
comunità, i copioni teatrali qui
sotto indicati.
Avvertenza - Dopo ogni titolo
sono indicati, nell’ordine, il nome dell’autore, il luogo in cui
si Svolge l'azione e la data, il
numero degli atti o tempi o quadri del copione (A.), e il numero dei personaggi (P.); ed eventualmente qualche altra sommaria indicazione.
* * *
I Calvinisti, di Giorgio Spini,
XVI secolo. A. 3, P. 8.
I Valdesi di Calabria, di Jacopo
Lombardini. 4 episodi, P. 13.
Definizione dell’autore: « mistero ».
La consegna dei Padri, di Vittorio Subilia, nei pressi di Ginevra, inverno 1687. A. 3, P. 20.
II segreto della monaca (Suor
Felicita), di Teodoro Balma,
nel monastero delle Recluse
di Montpellier, nel 1416, una
suora decide di convertire alla fede valdese le sue compagne. A. 2, P. 7.
Giovanna di Carignano, di Èva
Lecomte, vicenda del 1560, a
Carignano. A. 3, P. 7.
L’Editto, di Emilio Tron sen.
(tradotto dal francese), a Perpignano, Francia. Dramma dell’eresia in pieno ambiente cattolico, 1196. A. 5, P. 15.
L’ispirazione del passato, di
Charles Bost, tradotto e adattato dal pastore Emilio Corsani. Scena unica. P. 10.
Primavera 1690, di Virgilio Sommani. Si svolge all’aperto, fra
prati, boschi e rocce. A. 3, P. 8.
Scritto per giovani tra i 6 e
18 anni.
Mamma, di Samuele Tron. Si
svolge a Bibiana, nell’autunno
del 1686. A. 5, P. 7.
Il delitto di padre Ignazio, di
autore sconosciuto. Episodio
delle p>ersecuzioni del 1690.
A. 3, brevi, P. 13.
Liberazione, di autore sconosciuto. Vicenda drammatica che si
svolge fine maggio 1655, dopo
le Pasque Piemontesi. A. 1,
P. 7.
Giaffredo Varaglia, di L. e T.
Balma. Bozzetto in due tempi.
it
il fcastìmonio
Mensile dell’ Unione Crisliana Evangelica Ballisla d’ilalia
Abbonamenti 1987
Abbonamento ordinario L. 25.000
Estero L. 40.000
Sostenitore L. 50.000
Cambio indirizzo L. 2.000
1 copia L. 3.000
1 copia arretrata L. 3.500
Versate su CCP n. 16551509 intestato a:
« il testimonio» - Borgo Ognissanti, 6 - 50123 FIRENZE
il primo a Roccapiatta, il secondo in Piazza Castello, a
Torino. A. 2, P. 10.
La cuffletta azzurra, di L. R. Nel
castello di Bossatera. A. 3 e
un quadro. P. 7.
Nella bufera (dal francese). Durante le Dragonate, in Val Pragelato, poco prima della Revoca dell’editto di Nantes,
1685. A. 1, P. 6.
I partigiani valdesi, di T. Balma.
Anni 1944-45 a Torre Pellice e
a Pinerolo, un fatto veramente accaduto. A. 3, P. 9. Rappresentato nel 1946 a Palermo e
nel 1969 a Rorà.
Ottavia Solaro, di T. Balma. A. 3,
P. 11. E’ il terzo episodio di
una trilogia, « I Villanova Solaro », e presenta la storia di
una nobildonna di quella famiglia, divenuta la vittima delle persecuzioni nel Saluzzese,
dal 1608 al 1611. Ottavia viene
uccisa alla fine del dramma.
Per informazioni, rivolgersi a:
T. Balma, Box 22, 6951 Carnago
(Svizzera).
FGEI
Materiali per
l'animazione
L’Vni Congresso FGEI ha ribadito l’importanza che i metodi e gli strumenti di animazione
e di conduzione hanno per il lavoro dei gruppi FGEI locali, dei
collettivi regionali, degli staff
dei campi giovanili, nei progetti
di aggregazione giovanile. Ha
quindi dato mandato al Consiglio di nominare un gruppo di
lavoro a livello nazionale che
promuova e raccolga una documentazione sulle tecniche di animazione (guida alla discussione,
giochi che favoriscano i processi di comunicazione e decisionali etc.).
Pertanto chiediamo a tutti coloro che sono in possesso di
materiali di inviarli a: Vittorio
Opioni, Viale Jenner 10, 20159
Milano. Il materiale verrà riorganizzato e inviato a tutti i gruppi che ne faranno richiesta.
PROTESTANTESIMO IN TV
« Protestantesimo » ha affrontato la sera di lunedì 12
gennaio, ore 11.15 circa, il tema dell’omosessualità in rapporto alla fede. Il titolo del
servizio era infatti; « Querelle: gli omosessuali credenti ci
interrogano », In ambito protestante l'argomento fa ancora problema nonostante le
pubblicazioni, i convegni e le
riflessioni condotte negli ultimi anni e di questo non dobbiamo meravigliarci in quanto, fortunatamente, non abbiamo nessun Ratzinger che
sa ed offrendo il suo impegno
per le varie attività. Questo
episodio ha costituito un’esperienza dolorosa per la chiesa ed ha innescato una riflessione ed un dibattito interni
che si sono conclusi con le
dimissioni di 30 membri e l’accoglimento successivo della richiesta del giovane, tramite il
battesimo, in un clima pacificato.
Al di là delle decisioni in
merito della chiesa di Cagliari, è interessante notare che
la « querelle » ha portato quei
Omosessualità
possa emettere sentenze definitive in merito a questa come ad altre questioni.
La trasmissione ha scelto la
via delle interviste a numerose persone — uomini e donne — direttamente coinvolte
nel problema. Alcune di esse
non hanno avuto difficoltà a
lasciarsi riprendere dalla telecamera, altre hanno preferito non farsi riconoscere.
Dai filmati sono emerse le
difficoltà da loro attraversate, sia a livello psicologico
personale (sensi di colpa alla
scoperta della propria « diversità», paura, solitudine ecc.)
sia nel rapporto con la famiglia e con l’ambiente (genitori che respingono i figli, altri
che fingono di ignorare ecc.).
Tutti gli intervistati erano credenti ed hanno asserito di aver ritrovato serenità nella fede e la certezza di essere accettati dal Signore quali sono. Non si sentono colpevoli
in quanto non si è trattato
per loro di una scelta ma di
un modo di essere. La parte
più significativa ed emblematica si è avuta però con il resoconto della vicenda di un
giovane omosessuale di Cagliari il quale si è rivolto apertamente alla comunità battista dichiarando la sua condizione, chiedendo di essere
accolto come membro di chie
credenti ad interrogarsi sul
modo di affrontare in generale la lettura della Bibbia. Se
infatti si recepiscono letteralmente i versetti riferiti all’argomento non si può che avallare la concezione che identifica omosessualità e peccato,
se invece si fa lo sforzo —
come si è espresso il pastore
Berlendis intervenuto in trasmissione — di distinguere
« il dato culturale dal dato rivelato » la risposta diventa
ben più problematica. (Il pastore ha fatto notare come ad
esempio anche gli eunuchi
fossero emarginati nell’Antico
Testamento). Si tratta in sostanza di non respingere l’idea di un’interpretazione critica della Bibbia tenendo fermo il messaggio fondamentale della Rivelazione ma non
ignorando gli strumenti culturali oggi a nostra disposizione (in campo psicologico,
sociologico ecc.).
Sul piano della « resa » televisiva è stata felice la scelta di privilegiare l’incontro diretto con le persone rispetto
alle disquisizioni teoriche. I
termini della questione risultavano infatti più chiari ed
immediati, anche se ne è derivata una certa ripetitività
forse inevitabile data l’analogia delle situazioni presentate. Mirella Argentieri Bein
FACOLTA’ VALDESE DI TEOLOGIA
Roma
Cattedra di teologia sistematica
sulla cristologia
di Schleiermacher
Il seminario si terrà nella sede della Facoltà (via P.
Cossa 42, nelle vicinanze di P. Cavour) nelle seguenti date:
venerdì - 3 aprile 1987 - dalle ore 15 alle ore 19
venerdì - 10 aprile 1987 - dalle ore 15 alle ore 19
Testo base:
F. Schleiermacher, La dottrina della fede, a cura di S. Sorrentino, 2 voli., Brescia, Paideia 1981 e 1985.
Il seminario verte in particolar modo sui paragrafi 14,
30, 91-105 ed è coordinato dai prof. S. Rostagno della Facoltà Valdese e S. Sorrentino dell’Università di Salerno.
Sono disponibili alcuni posti per partecipanti esterni.
Iscriversi versando lire 10.000 sul ccp 24717001 intestato a
Facoltà Valdese di Teologia - Segreteria.
Per informazioni telefonare o scrivere al prof. Rostagno,
via P. Cossa 42, 00193 Roma, tei. 06/361.97.29.
4
4
ecumenismo
23 gennaio 1987
EGITTO ALLA CHIESA ’’RIMOSTRANTE” OLANDESE
Cristiani copti: tra l’antico Una decisione
Amon-Ra e il moderno Allah di rottura
Con i suoi rigorosi costumi l’ondata islamica continua a salire Accolto a grande maggioranza il matrimonio
emarginando la componente cristiana - E’ possibile un dialogo? di omosessuali - La reazione delle altre chiese
« Tutti gli uomini e tutte le
creature ti adorano e la lode sale sino a te, dall’alto dei cieli,
dallo spazio immenso della terra, dalle profondità dell’oceano... Tu sei uno, soltanto uno e
non c’é un altro... Tu, i cui nomi
sono innumerevoli e molteplici ».
Non è un salmo ma il brano di
un inno alla divinità egiziana Amon-Ra ( « capo di tutti gli dei »)
del II millennio prima di Cristo.
Arnon per gli egizi significava
« l’invisibile », colui « di cui si
sente la voce, ma non lo si può
vedere », il puro spirito creatore.
Nella loro limga parabola faraonica gli e^zi hanno adorato spesso gruppi di divinità in triade
(per es.: Osiri-Iside-Horo> in cui
il padre aveva un ruolo superiore alle altre due. Nella triade il
figlio aveva mi ruolo di mediazione e di giudizio nei confronti
dell’umanità. Un altro elemento
costante ed impressionante della teologia egizia concerneva la
credenza della vita dopo la morte e che fosse necessario mangiare la divinità per entrare nelretemità. In un’antica tomba nel
villaggio di Deir el-Medina si
possono notare affreschi raffiguranti il paradiso d’oltretomba,
0 scene di battesimo o la caccia
al serpente, raffigurante il male.
Ci sono molti parallelismi tra
l’antica religione egiziana e l’ebraismo (si pensi all’arca del
patto e all’egiziana barca del
sole o al tabernacolo del tempio
di Gerusalemme e a quelli dei
templi faraonici per non dire
delTobbligo, tra gli antichi egizi,
della circoncisione) e il cristianesimo: la stessa croce egiziana,
pressoché identica a quella cristiana, è simbolo di vita eterna.
L’infinita serie di impressionanti somiglianze spiega, forse,
il fatto che l’Egitto abbia immediatamente accolto, nel I secolo,
il cristianesimo. Cristo ha rappresentato la risposta all’attesa
reli^osa di oltre tremila anni
coltivata dalla civiltà faraonica.
La religione degli antichi egizi,
forse, ha esercitato un ruolo profetico nei confronti del nascente
cristianesimo e quest’ultimo ha
reinterpretato e superato gli elementi della religiosità popolare
e di stato che animavano i riti,
1 culti e le feste del mondo faraonico.
Ma duemila anni dopo il cristianesimo in Egitto rischia oggi
di estinguersi progressivamente.
I cristiani copti (vale a dire egiziani), circa 10 milioni su 47 milioni di abitanti, costituiscono,
a partire dai grandi Concili ecumenici del V secolo quando alcune chiese nazionali, per divergenze dogmatiche, si staccarono
definitivamente dalla chiesa di
Roma, una realtà a sé stante.
« La Chiesa ortodossa copta —
mi dice un diacono nella chiesa
di S. Sergio nell’antico ghetto
copto del Cairo — per certe cose
è rirnasta ferma al V secolo, ma
al di là delle apparenze liturgiche e di tradizione siamo proiettati in avanti ».
E’ difficile
essere cristiani
Attualmente i cristiani in Egitto sono psicologicamente discriminati. I movimenti islamici
fondamentalisti non vedono di
buon occhio la presenza dei cristiani catalogata tra le « undici
cose impure » per un vero musulmano. Mesi fa « Le Monde »
riportava la notizia di dieci musulmani egiziani che, essendosi
convertiti al protestantesimo.
Nel Monastero copto di San Macario, ad una quarantina di chilometri dal Cairo, si possono visitare tre suggestivi edifici ecclesiastici
del cristianesimo primitivo. Oggi il Monastero ospita un centinaio
di monaci.
vennero arrestati e rischiano
tuttora due anni di galera con
l’accusa di « disprezzo dell’Islam ». « C’è una forte tendenza oggi in Egitto — mi precisa
un professore universitario egiziano il quale mi prega di non
fare il suo nome ’’per prudenza” — ad imporre a tutti la rigorosa osservanza delTIslam.
Difficilmente un cristiano impegnato riesce a far carriera nel
nostro Paese ». Il presidente
Hosni Mubarak ha preso alcune
volte le debite distanze dai fondamentalisti islamici ma non
può ignorare il punto di vista di
un quinto dei 458 deputati del
Parlamento al Cairo. Sadat nel
1981 venne ucciso da un raggruppamento di fanatici («Anatema e fuga ») integralisti, non
ancora debellato.
Mentre sale la marea dei ’’Fratelli musulmani” specialmente
tra studenti, intellettuali e professionisti, qual è il destino dei
cristiani in Egitto? Secondo il
vecchio monaco del grande monastero copto di San Macario
nel deserto di Giza non ci sono
grossi problemi.
La comunità di oltre cento monaci fa colture sperimentali, gestisce un piccolo ospedale e ha trasformato decine di
ettari di deserto in terreno fertile. « I musulmani vedono quello
che facciamo e ci apprezzano lasciandoci tranquilli — dice il
vecchio padre Geremia — purché non si faccia proselitismo ».
Ma il convento è circondato da
mura possenti e il portone d’ingresso è blindato. Benché la Costituzione affermi che « lo Stato
garantisce la libertà religiosa »
(art. 18) in realtà chi non è musulmano rischia una crescente
discriminazione. ’Allah u akbar’:
Allah è grande, e non accetta
compromessi. I ’’Fratelli musulmani”, lui in barbetta e lei con il
’’chador”, ritengono che il Dio
dei cristiani veicoli consumismo
e materialismo, l’unica salvezza
del Paese sta nelTadottare integralmente la legge coranica. Il
turista non avverte granché di
questa trasformazione in atto,
vive in un paradiso dorato. E’ rispettato da tutti perché rappresenta la maggiore industria del
Paese (un milione di dollari all’anno). Ma chi vive oggi in Egitto, con antenne internazionali,
avverte che l’Islam, con i suoi
castigati costumi, avanza inesorabile orientando l’identità dell’antica culla del cristianesimo
primitivo verso la Mecca. E nessuno può opporre resistenza perché non troverebbe sufficienti
consensi. C’è anche chi, più ottimista, ritiene che al di là delle
frange estremiste, tra Islam e
cristianesimo potrà nascere un
nuovo dialogo al servizio di un
paese che vive col sorriso sulle
labbra la propria condizione di
diffusa povertà, alle soglie del
Terzo Mondo.
Giuseppe Platone
IMPROVVISA SCOMPARSA IN NICARAGUA
Georges Casalis
Al momento di andare in macchina ci
telefona da Parigi il nostro collaboratore
Walter Monnet per darci la triste notizia
dell’improvvisa scomparsa del teologo cvangelico Georges Casalis, avvenuta in Nicaragua dove si trovava per tenere un
corso di teologia.
Nato nel 1917, Casalis era stato per 21
anni pastore dell'Eglise Réformée de France e poi professore di teologia. Attualmente in emeritazione dirigeva il « Musée
Jean Calvin » di Noyon, casa, natale del
riformatore, nel Nord della Francia. Grande amico della chiesa valdese è stato per
molti anni frequentatore e collaboratore
di Agape.
Alla moglie Dorothée l’espressione della simpatia cristiana da parte della redazione del nostro giornale che nel passato
ha ospitato numerosi interventi di Georges.
La Chiesa riformata olandese
detta « Fraternità dei Rimostranti » (Remonstrantse Broederschap) ha deciso di dare la possibilità a coppie non sposate Reterò od omosessuali) di invocare
la benedizione del Signore sulla
loro unione nel corso di un culto pubblico. Questo a partire dal
1“ gennaio 1988.
La « Fraternità dei Rimostranti » è così la prima chiesa in Europa a dichiararsi ufficialmente
disposta ad accogliere pienamente coppie non sposate.
La « Fraternità », una delle più
antiche chiese riformate olandesi, forte di circa 10.000 membri,
ha preso questa decisione nel
corso di un’assemblea del comitato centrale (la COZA), tenutasi
a Rotterdam il 29 novembre ’86.
Hanno votato a favore 83 membri, contro solo 8.
La ragione per la quale i « rimostranti » hanno deciso di accogliere coppie, anche omosessuali, e comunque non regolarmente sposate, è essenzialmente
la tolleranza; anche se ciò comporta una modifica delle loro discipline. Essi tuttavia ritengono
ingiusto discriminare in chiesa
quelle forme di relazioni umane
che si sviluppano nella società
civile. Donne e uomini che scelgono forme di convivenza diverse dall’istituto matrimoniale di
tipo tradizionale, devono poter
fare pienamente parte della vita
della chiesa. La chiesa invocherà
la benedizione solo su quelle relazioni che si stabiliscono tra
adulti.
La decisione deU’assemblea di
Rotterdam giunge dopo una di
scussione durata alcuni anni a
livello di chiese locali. La Sig.ra
Reul Verlaan, presidente dell’apposita commissione sinodale che
ha portato avanti il progetto, ha
dichiarato che mai in passato
una proposta è stata discussa in
modo tanto approfondito a livello di base.
Un certo disagio è però emerso riguardo all’eventualità che
coppie conviventi, ma iscritte ad
altre chiese riformate, chiedano
la benedizione sulla loro uhione.
La « chiesa rimostrante » ritiene
che non sarebbe giusto dar loro
una risposta negativa, ma non
vorrebbe — come ha dichiarato
il presidente Harteveld — che
questo fosse inteso come un sistema per acquisire nuovi membri di chiesa.
I « rimostranti » si sono anche
molto preoccupati delle reazioni
delle chiese sorelle, anche perché, fra l’altro, sono attualmente in corso dialoghi per una unione con chiese riformate e luterane olandesi. Il presidente del
Sinodo della Hervormde Kerk,
che è la più numerosa chiesa riformata olandese, è stato molto
critico nei confronti della decisione dei « rimostranti »; egli ha
precisato, infatti, che le unioni
non matrimoniali non possono
essere equiparate al matrimonio, nè possono essere considerate analoghe all’unione tra Cristo e la Chiesa.
II presidente del Sinodo della
Chiesa Ri-riformata (Gereformeerde Kerken), Dr. Kouwenhoven s’è dichiarato d’accordo con
la decisione dei « rimostranti »,
sebbene intraweda nella benedizione di una unione tra omosessuali un germe di sacramentalismo.
Il segretario generale delle
« chiese rimostranti » ha così
spiegato la decisione presa:
« Tutte le nostre chiese hanno
discusso per anni il problema
delle relazioni tra uomini adulti.
Siamo giunti alla convinzione
che il progetto di due uomini, i
quali cercano di costruire in modo responsabile una vita comune, vada preso molto sul serio.
Va considerato con la stessa serietà con la quale consideriamo
un matrimonio di tipo tradizionale. Chiediamo alle coppie di
omosessuali, o di conviventi, la
promessa di fedeltà reciproca.
Per questo non possiamo negare
la benedizione, in chiesa, sulla
loro promessa ».
L’assemblea di Rotterdam na
suscitato un enorme interesse da
parte dei mass media ohe hanno
come invaso la sala in cui essa
si teneva. Ma i « rimostranti »
hanno sopportato questa invasione, grazie alla loro proverbiale tolleranza!
Susanne Labsch
Echi dal mondo
cristiano
a cura di Susanne Labsch
Gli angiicani
contro i'apartheid
(spp) — L’arcivescovo di Canterbury, R. Runcie, nel corso di
una visita a Ginevra e Losanna
in occasione del 450“ anniversario della Riforma in Svizzera ha
più volte affrontato il problema
dell’apartheid in Sud Africa,
esprimendo il proprio appoggio
all’azione condotta da ’Tutu e
Boesak e pronunciandosi a favore di sanzioni economiche nei
confronti del governo di Pretoria.
Religione
a scuola
(spp) — Il Consiglio sinodale
della chiesa cantonale riformata di Zurigo ha criticato il pro
getto di riforma dei programmi scolastici che prevedono la
facoltatività dell’insegnamento
della religione e si è dichiarato
disponibile ad una collaborazione con la chiesa cattolica per
assicurare l’insegnamento della
religione, in particolare nelle
scuole secondarie superiori.
Timori per la
libertà religiosa
(epd) — Promossa da credenti cristiani ed ebrei è nata negli
USA un’associazione per la IL
bertà religiosa. L’associazione si
prefigge lo scopo di lavorare
contro l’intolleranza esercitata
da gruppi di « evangelicals » di
destra. Questi gruppi vorrebbero anche eliminare la separazione, sancita dalla Costituzione
americana, tra Chiesa e Stato.
5
23 gennaio 1987
prospettive bibliche 5
ALL’ASCOLTO DELLA PAROLA
EVANGELICI ED ECUMENICI
Romani 3: 21-31
Cari fratelli e sorelle!
Anzitutto vorrei ringraziarvi
tutti molto cordialmente per
poter essere qui con voi. Per
me è un regalo, bello e prezioso.
Molte grazie.
Vorrei poi dire che il testo dello
studio biblico è tratto dal capitolo 3“
della Lettera ai Romani, ed è riprodotto, come sfondo, sui manifesti e
sui programmi della nostra Assemblea. Ve lo leggo:
Ora però, indipendentemente dalla legge, è stata manifestata una. giustizia di
Dio, attestata dalla legge e dai profeti:
vale a dire la giustizia di Dio mediante
la fede in Gesù Cristo, per tutti i credenti. Poiché non c’è distinzione: tutti
infatti hanno peccato e sono privi della
gloria di Dio, e sono giustificati gratuitamente per la sua grazia, mediante la
redenzione che è in Cristo Gesù; il quale Iddio ha prestabilito come propiziazione mediante la fede nel sang^ie d’esso,
per dimostrare la sua giustizia, avendo
Egli usato tolleranza verso i peccati commessi in passato, al tempo della sua divina pazienza; per dimostrare, dico, la
sua giustizia nel tempo presente ; ond’Egli
sia giusto e giustificante colui che ha
fede in Gesù.
Dov’è dunque U vanto? Esso è escluso.
Per qual legge? Delle opere? No, ma per
la legge della fede; poiché noi riteniamo
che l’uomo è giustificato mediante la fede, senza le opere della legge. Iddio è
forse soltanto l’Iddio dei Giudei? Non è
Egli anche l’Iddio dei Pagani? Certo, lo è
anche dei Pagani, poiché v’è un Dio solo,
il quale giustificherà il circonciso per fede, e l’incirconciso parimenti mediante
la fede. Annulliamo noi dunque la legge
mediante la fede? Così non sia: anzi, stabiliamo la legge.
Il grande « però » di Dio
Il testo comincia con un « Ora però ». Cosi inizia non solo il nostro
testo ma anche la nostra salvezza,
cioè la rivelazione e l'esperienza delI la giustizia di Dio. « Ora però » dice
È; Dio. E' il grande « però » di Dio nella nostra vita, nel nostro mondo. Il
grande « però » della misericordia
in mezzo alla nostra crudeltà. Il
grande « però » della riconciliazione
r in mezzo alla nostra inimicizia. Il
r grande « però » della vita, anzi della
vita eterna, in mezzo alla nostra
morte. Il grande « però » della veri^ tà in mezzo alla nostra confusione.
« Ora però » significa che Dio en% tra in scena, anche sulla scena di
questa Assemblea generale. Egli entra in scena anche per quanto concerne il nostro motto « Evangelici
ed ecumenici ». Dio stesso vuol dare un contenuto a questi concetti alla luce di Romani 3. Perciò ci dobI biamo chiedere: Che cosa significa
« ecumenico » in questo capitolo
terzo della Lettera ai Romani, e più
particolarmente in questa pericope
(3: 21-31) che costituisce « il centro
teologico ed architettonico della Lettera ai Romani » (O. Kuss) e proprio
per questo è il sancta sanctorum delI l'intero messaggio biblico, cioè il luoI go in cui viene detta la verità più
I alta e più profonda su Dio e sull'uomo?
Ecumene di peccatori
La risposta è chiara come il sole:
« Tutti hanno peccato e sono privi
della gloria di Dio » (v. 23). Questa
è l'ecumene di cui qui in primo luogo si parla: l'ecumene dei peccatori, l'ecumenicità del peccato. « Tutti
La meditazione biblica che segue è stata pubblicata, nell’originale tedesco, suiPAnnuario 1987 dell’Evangelischer Bund, l’Alleanza Evangelica (protestante) tedesca. Tale meditazione era stata tenuta a Bensheim,
lo scorso settembre, in occasione delle celebrazioni per il centenario dell’Alleanza, a cui il prof. Ricca era stato invitato. In occasione della « settimana dell’unità », siamo lieti di pubblicare questa incitazione, che
si propone alla nostra riflessione e al dibattito.
a cura di GINO CONTE
hanno peccato... » — ecco l'unità realizzata da sempre! Questa è la prima, grande, comunità ecumenica che
la Bibbia conosce! Stranamente però, nelle Linee per il dialogo ecumenico elaborate e pubblicate dalTEvangelischer Bund in occasione del
1° centenario della sua esistenza,
questa ecumene (nel peccato) quasi
non è menzionata, mentre Paolo la
mette in grande evidenza. « Ecumenici » lo siamo su tutta la linea perché tutti abbiamo peccato e siamo
privi della gloria di Dio. L'ecumene
umana è quella dei peccatori. Ciò
che ci unisce è anzitutto quel che
ci manca: non, come sovente si dice, quello che abbiamo in comune
ma quello di cui manchiamo in comune: manchiamo tutti della gloria
di Dio.
Ma è tutto qui quel che c'è da dire sulla nozione « ecumenico » alla
luce di Romani 3? Forse che Paolo
conosce solo questa ecumene umana? Non ce n'è alcun'altra? Sì che
ce n'è un'altra! Paolo conosce anche
un'ecumene divina. In che cosa consiste? Nel fatto che Dio non è solo‘
« il Dio degli ebrei » ma anche « il
Dio dei pagani ». « Sì, per certo, anche dei pagani » (v. 29). Paolo deve
ripetere la sua affermazione ardita:
« Sì, per certo, anche dei pagani »,
perché ad essa ci opponiamo con
tutte le nostre forze: No, tu sei il
mio Dio, il mio specchio, devo potermi specchiare in te! Tu non sei il
Dio dei pagani, no, sarebbe troppo,
sarebbe eccessivo!
Il Dio anche dei pagani,
degli « altri »
Il pagano! Il totalmente altro da
me, lo sconosciuto, l'inconcepibile,
il temibile, il pericoloso, colui che
pensa, parla, agisce diversamente da
me. Dio di questi altri, sì, per certo,
anche di questi altri! Ecco l'ecumenismo di Dio, che Paolo annuncia in
tutta la Lettera ai Romani. Così Paolo riempie di contenuto il termine
« ecumenico », a partire da Dio. Dio
è ecumenico — meglio ancora: Solo
Dio è veramente ecumenico, perché
Egli solo è, nelle profondità del suo
essere e del suo agire, il Dio dell'altro, di colui che pensa, crede, agisce
diversamente, il Dio tuo quindi oltre che mio, Dio dei Tedeschi ma
anche dei Turchi, sì, per certo, anche dei Turchi; il Dio dei cristiani
ma anche dei musulmani, Dio dei
credenti e altrettanto degli increduli, Dio degli adulti e altrettanto dei
bambini, Dio degli uomini e altrettanto delle donne.
Ma possiamo e dobbiamo andare
oltre, avventurarci in veri e propri
campi minati, cioè evocare questioni di vita e di comportamento complicate e controverse. Lo faremo con
una serie di interrogativi. Ad esempio: il Dio degli sposati è anche il
Dio dei divorziati? — Dico per davvero il Dio dei divorziati, cioè, alla
luce di Romani 3, non solo il loro
giudice, poiché la giustizia non consiste solo nel fatto che Dio è giusto
ma anche nel fatto che Egli rende
giusti (v. 26) — quindi anche il Dio
dei divorziati, il Dio che li rende
giusti. Questo infatti ci capita sovente, quasi inconsapevolmente: di
fare di Dio colui che giustifica noi e
che giudica gli altri. Per cui Dio è,
sì, « giusto e giustificante al tempo
stesso » come dice Paolo, ma « giustificante » solo per noi e « giusto »
(giudice) solo per gli altri. Ma così
l'ecumenismo di Dio, la sua capacità e volontà di essere il Dio degli
ebrei e anche dei pagani, viene perduta di vista, e Dio non è più onorato come Dio, Dio — potremmo
dire — non è più lui. O meglio: noi
non siamo più capaci di riconoscerlo e quindi di confessarlo nella sua
verità.
Altre domande. Dio è solo il Dio
degli eterosessuali? Non è egli forse anche il Dio degli omosessuali (e
non solo il loro giudice), il Dio totale di Romani 3: 26, « giusto e giustificante » colui che ha fede in Gesù? Per un ebreo del tempo di Paolo era altrettanto scandaloso sentirsi dire che Dio era « anche il Dio dei
pagani » quanto può esserlo per un
eterosessuale di ogni tempo sentirsi dire che Dio è anche il Dio degli
omosessuali. Ma se questa è la realtà di Dio, in che modo essa traspare
dalla realtà delle nostre chiese? Ancora: Dio è solo il Dio dei forti o anche dei deboli, dei vincitori o anche
degli sconfitti nella battaglia della
vita, di chi si 'realizza' o anche di chi
si arrende perché non ce la fa? Se
Dio è davvero anche il Dio di questi
e di tanti 'altri', come lo si potrebbe
esprimere nelle nostre comunità?
Troppo ecumenico?
La nostra chiesa è all'altezza di
questo ecumenismo mozzafiato di
Dio? Possiamo essere ancora più taglienti e chiederci: Siamo in grado
di sopportare questo ecumenismo
di Dio? Non è forse troppo pericoloso per noi, per il nostro cristianesimo? Non è forse il caso di dire che
questo Dio è davvero troppo ecumenico per i nostri gusti? Non sarebbe meglio che Dio fosse effettivamente soltanto il « Dio degli
ebrei », cioè il Dio della nostra tribù, della nostra confessione, del nostro popolo, della nostra cultura, del
nostro mondo, della nostra storia,
la stella più bella del nostro firmamento; quindi ancora prevalentemente e fondamentalmente un Dio
bianco, un Dio europeo, un Dio protestante, un Dio cattolico-romano,
un Dio occidentale, forse un po' socialdemocratico, e persino, in qualche ambiente almeno, segretamente
democristiano!
Sì, sembra lecito porre la domanda: il nostro Dio non sarebbe forse,
consciamente o inconsciamente, un
Dio ancora tribale, « giustificante »
solo per la nostra tribù e « giusto »
per tutto il resto? Se però osiamo
presentarci come « ecumenici » (e
il motto della nostra Assemblea ci qualifica come tali), allora
dovremmo, come chiese, cercare di
imparare qualcosa dalla sorprendente ecumenicità di Dio e cercar di
crescere in quella direzione. Se il
nostro ecumenismo odierno è sempre di nuovo malaticcio e timido, la
ragione è che sempre di nuovo facciamo di Dio un Dio tribale, perché
non riusciamo a sopportare il suo
incomparabile ecumenismo. Dio è
anche il Dio dei pagani, sì, per certo, anche dei pagani! Ma proprio per
questo, a ben guardare le cose, « ecumenico » lo è Dio soltanto!
Che Dio sia ecumenico,
questo è evangelico!
Se con queste osservazioni abbiamo in qualche modo circoscritto la
nozione « ecumenico », abbiamo pure, allo stesso tempo, illustrato la
nozione « evangelico ». L'Evangelo
infatti non è altro che l'ecumenicità
di Dio, il lieto annuncio che Egli è
anche il Dio dei senza Dio, il lieto
annuncio che Egli non è un Dio tribale. Che Dio sia ecumenico, questo
è evangelico!
Ma ora l'ultimo passo. Tutto questo — cioè l'ecumenicità di Dio come contenuto dell’Evangelo — vale
« mediante la fede sola » (v. 28).
Cioè: Dio è ecumenico e agisce ecumenicamente perché Egli vive ed
opera senza di te. « Mediante la fede sola » significa: senza il tuo contributo, senza le tue opere, senza i
tuoi meriti (v. 24). « Mediante la fede sola » significa: « indipendentemente » da te (v. 21). Se Dio fosse
anche solo un poco dipendente da
noi, sarebbe presto trasformato nel
Dio della nostra tribù. Questo infatti è ciò che vogliamo: rendere Dio
settario — settario come noi. Vogliamo in fondo privarlo della sua
ecumenicità, vogliamo privatizzarlo,
tribalizzarlo, riconvertirlo in un
« Dio degli ebrei » — cioè nostro —
soltanto.
Senza di te, ma per te
Ma grazie a Dio, Egli non dipende
da noi, non è nelle nostre mani. Perciò non perde la sua ecumenicità e
l'Evangelo resta evangelo. Non dobbiamo dare la brutta notizia che il
Dio che non era solo degli ebrei ma
anche dei pagani, ora sarebbe ridiventato degli ebrei soltanto. No, questa brutta notizia non c’è. L’Evangelo dell’ecumenicità di Dio sussiste,
e avanza nella chiesa e nel mondo —
e nei cuori, sì anche nei cuori, persino nei nostri cuori, che pure vorrebbero un Dio un po’ meno ecumenico e quindi un po’ meno evangelico!
Concludo. « Evangelici ed ecumenici » è il motto della nostra Assemblea. Bene! « Ora però », il nostro
testo comincia a parlare e ci lascia
questo messaggio inatteso: Dio solo
è evangelico perché Dio solo è ecumenico, essendo il Dio dell’altro non
meno che tuo — e ciò « mediante la
fede soltanto », cioè completamente senza di te, e d'altra parte completamente per te.
Paolo Ricca
6
6 obiettivo aperto
23 gennaio 1987
VIAGGIO TRA ANTICO E NUOVO EGITTO
Dalle Alpi alle Piramidi
Accanto agli splendidi reperti archeologici dell’era dei Faraoni la realtà
di un paese africano economicamente povero ma ricco di umanità
Egitto: si tratta di un grande paese che molti desiderano
conoscere, attratti dal fascino
del suo passato, dell’era dei faraoni, e dal mistero che lo avvolge ancora oggi con tutti i
suoi contrasti; im paese che,
malgrado la limitatezza dei suoi
mezzi, ha osato molto nella sua
storia, impegnandosi per la sua
autodeterminazione, dopo secoli di sottomissione a nazioni straniere e fino al 1922 sotto la protezione della Gran Bretagna; un
paese che, nonostante le forti
pressioni da parte delle superpotenze nel secondo dopoguerra,
con grande dignità, non ha voluto perdere la sua identità di
paese africano, a prezzo anche
di una non indifferente arretratezza economica e sociale.
Anch’io da tempo desideravo
poter conoscere quel grande
paese. L’occasione mi è stata
data dal viaggio organizzato dalla chiesa valdese di Angrogna
sotto la guida ed animazione dei
pastori Giuseppe Platone e Gérard Cadier.
Questo viaggio in Egitto si inserisce in un piano dtt istruzione e di crescita comunitaria con
sopralluoghi nei paesi che sono
stati teatro degli avvenimenti
biblici. Nel 1983 era già stato
organizzato un viaggio in Israele, nel 1985 im altro viaggio in
Turchia.
Per la verità, gli aspetti di
studio biblico sono stati un po’
sacrificati per dare maggiore
spazio alla conoscenza dei monumenti della antica civiltà egiziana, straordinaria per la sua
ricchezza e modernità.
La guida egiziana, Ashraf Sadek, che ha accompagnato il
gruppo per tutto il periodo, ha
fatto del suo meglio per fare
apprezzare le meraviglie che via
via si incontravano; egittologo di
professione e autore di numerose pubblicazioni scientifiche in
diverse parti del mondo, ci ha
trasmesso amore, entusiasmo e
simpatia per il suo paese. Così
risalendo la valle del Nilo dal
Cairo, la capitale, fino ad Abu
Simbel, a 50 chilometri dal confine con il Sudan, abbiamo visitato i posti storici più significativi: le grandi piramidi di Giza e
Saqqara, i resti dell’antica capitale a Menfi, i templi dedicati
alle divinità egiziane ad Abydos
e Benderà, la città di Luxor con
il tempio di Karnak e la necropoli nella Valle dei Re e delle
Regine; più a sud ancora abbiamo incontrato Assuan, nota in
particolare per la costruzione
della grande diga sul Nilo, costruita nel secondo dopoguerra.
La località più a sud è stata Abu
Simbel che si affaccia ora sul
grande lago artificiale Nasser,
della lunghezza di ben 500 chilometri e della larghezza media
di 10 chilometri.
I contrasti
Sono tante le impressioni che
si accumulano in un viaggio cosi ricco. Nel tentativo, però,
interpretarle e sintetizzarle, si
potrebbe dire che il turista che
viaggia in Egitto è sorpreso dalla presenza di numerosi contrasti che investono il paese.
La prima serie di contrasti è
rappresentata dal confronto della vita all’epoca dei faraoni con
la vita di oggi, quasi 5000 anni
dopo. Ciò che colpisce immediatamente è la perfezione, l’amore, il gusto del bello, il rispetto
per l’altro che traspaiono dagli
edifici e da tutti i reperti dell’era faraonica.
Pare evidente che ci si trova
di fronte ad una civiltà ricca
ed ingegnosa che, malgrado la
mancanza di tecnologia, è riusci
ta ad escogitare soluzioni inedite per la costruzione e la messa in posa di monumenti grandiosi che hanno sfidato i secoli. Il grande ingegno e soprattutto l’organizzazione che hanno
permesso la realizzazione di tali
meraviglie sembrano andati completamente perduti e non se ne
trova più traccia nella vita quotidiana di oggi. Visitare l’Egitto,
rifiettendo su questi aspetti, fa
quasi pensare di vedere le immagini di un film di fantascienza.
Venendo invece ai giorni nostri, un’altra serie di contrasti
è rappresentata dalla grande disomogeneità nella distribuzione
della ricchezza nel paese: accanto alle relativamente poche ville,
ma di gran lusso, che si vedono ad Eliopoli, vicino al Cairo,
sorgono infinite piccole case di
fango e di mattoni crudi, composte di un unico vano; la camera da letto è sul tetto piano,
fatto di carme. Il mezzo di trasporto più diffuso sembra essere l’asinelio: se ne sono visti
tantissimi, tutti con la propria
scorta giornaliera di erba fresca, quasi ad indicare: « ad ogni
giorno basta il suo affanno »...
Ma accanto ad essi, sporchi, tristi, magri, mansueti, è parcheggiata una Mercedes 500, nera,
con i vetri fumes ed il radio-telefono. La cosa che sconvolge
di più è la lucentezza della carrozzeria lavata di fresco, in mezzo alla polvere che rende smorti
tutti i colori. Si tratta di un modesto esempio che ci invita, però, a riflettere sulla giustizia sociale, sui modelli di sviluppo,
sulla necessità di controllo sociale.
Sull’onda sempre dei contrasti vissuti in quei pochi giorni
di visita, è evidente al turista
occidentale la profonda diversità di impostazione di vita tra i
paesi europei e l’Egitto; è evidente la nostra sfacciata ricchezza, con tutte le sue conseguenze, di fronte ai bisogni fondamentali dell’uomo nel mondo.
Visitare l’Egitto ha voluto dire
riflettere sui problemi della coesistenza, sulla responsabilità di
tutti, nazioni e singoli, nello sviluppo equilibrato del mondo.
Nonostante queste riflessioni, il
turista occidentale continua a
vivere con il suo stress, per poter scattare una fotografia in
più, anche dove è esplicitamente
proibito, o per acquistare un oggetto ad un prezzo scontatissimo, senza rendersi conto della
disparità della trattativa, e farne
comunque sfoggio con il proprio compagno di viaggio. A questo turista, l’egiziano sa rispondere con un sorriso disinteressato, augurando uno splendido
inizio di giornata, secondo l’antica tradizione musulmana. E’
successo a noi, al mattino presto, aspettando il sorgere del
sole ai piedi delle grandi piramidi di Giza. Cosi abbiamo scoperto una ricchezza, che noi abbiamo perso nei nostri rapporti interpersonali, che né assistenti sociali né psicologi sono in
grado di insegnarci di nuovo, nel
nostro lavoro di tutti i giorni,
nella qualità della nostra vita.
Forse, però, il contrasto più
evidente è rappresentato dal Nilo, il grande fiume, che in mezzo
al deserto dona gratuitamente
la vita lungo il suo percorso,
per più di 1000 chilometri.
In questo scenario di volti assai diversi tra loro, abbiamo ancora sperimentato quanto si può
fare nella cooperazione internazionale, se lo si vuole: i templi
di Abu Simbel che rischiavano
di andar perduti a seguito della
costruzione della grande diga
sono stati salvati per intervento
dell’UNESCO, con un lavoro di
oltre 9 anni che ha visto la partecipazione di molte nazioni. Il
lavoro è consistito nel taglio dei
templi in blocchi, nel loro trasporto in altra zona sicura e
nella ricostruzione dei templi,
mantenendo le stesse caratteristiche. E’ stata un’opera di cui
si può giustamente essere fieri.
Un viaggio molto ricco ed intenso; ma anche una occasione di
incontro e di studio di grande
beneficio per tutti i partecipanti.
Andrea Ribet
Il dio Anubi controlla la pesatura del cuore di Anhai mentre Thot
registra il risultato nella scena del giudizio finale tratta da un « Libro dei morti» della XX Dinastia (1196-1070 a.C.).
DOVE E QUANDO LA SCRITTURA INCONTRA LA CULTURA EGIZIANA
La Bibbia e l’Egitto
Siamo in Egitto. Qui Abramo,
nomade trasmigrato da Ur dei
Caldei nella terra di Canaan,
venne per sfuggire alla carestia;
qui Giuseppe, sfuggito alla gelosia dei fratelli, venne rivenduto
dagli Ismaeliti a Potifar; qui
Giacobbe e la sua tribù si stabilirono e gli ebrei divennero numerosi, sì da rappresentare un
pericolo agli occhi del faraone
che li assoggettò a lavori for:mti;
qui Mosè, come Giuseppe « egizianizzato» anche nel nome (Es. 2:
10; Gen. 41: 45) e inserito nel potere, tornò dall’esilio della terra
di Madian per liberare, ubbidendo all’ordine di Dio, gli ebrei
oppressi.
Ma qui i luoghi biblici non
coincidono con le località del
grosso traffico turistico e gli itinerari biblici sono diversi dai
percorsi turistici. Se è facile, ad
esempio, sulle gradinate del teatro di Efeso rievocare la scena
del tumulto di Atti 19, nulla di
simile è dato sperimentare a Giza, Karnak, Abu Simbel, né tra
le pareti istoriate delle tombe
sotterranee della Valle dei Re.
Forse bisognerebbe andare nel
delta orientale per ritrovare le
tracce delle città di Pitom e di
Ramses, le cui abitazioni furono costruite coi mattoni di paglia e fango, fabbricati dagli ebrei, simili a quelli che ancor
oggi servono per costruire le misere abitazioni lungo il Nilo. O
affrontare il duro percorso del
Sinai, non certo agibile per il
turismo di massa.
Ebrei in Egitto
Quattrocento anni secondo Genesi 15: 13, quattrocentotrenta
secondo Esodo 12: 40 durò la
permanenza degli ebrei in Egitto: alcuni storici fissano verso
il 1620 a.C. l’insediamento di
Giacobbe e dei suoi nella terra
di Gosen e verso il 1228 l’esodo.
Una presenza, quindi, di 4 secoli. Una presenza sulla storicità
della quale non si nuò dubitare,
così come nessuno niù dubita
sulla storicità delle vicende narrate nell'Esodo nel loro nucleo
centrale, se pure ammantate, come quelle riferite dalla Gesnçsi,
da forme di leggenda e quasi di
favola, che rimangono uno dei
più suggestivi ricordi dei nostri
primi approcci, nella nostra infanzia, con la Bibbia. Quattrocento anni.
Eppure di questa lunga storia
degli ebrei in Egitto, alla quale
fanno così frequenti riferimenti
Genesi, Esodo, Numeri, si ricercherebbero invano riscontri puntuali nella documentazione egiziana, pur così ricca nelle mi
riadi di iscrizioni ohe riempiono
ogni centimetro quadrato delle
mura dei templi votivi e funerari, nelle fresche pitture delle tombe, nei segni dei papiri. Soltanto
una stele (lastra di pietra recante iscrizioni e rilievi) reca una
iscrizione su Merneptha (uno dei
figli del grande Ramsete II) nella quale è riportato inequivocamente ed esplicitamente il nome di Israele: per tradizione
Ramsete II si considera il faraone oppressore degli ebrei e Merneptha quello dell'esodo.
D’altra parte la Bibbia non fa
i nomi dei faraoni: non di quello che accolse Abramo, né di
quello « che non aveva conosciuto Giuseppe », né di quello che
lasciò andare Mosé ed i suoi inseguendoli poi sino al Mar Rosso, né di quello con il quale Salomone strinse alleanza sposandone la figlia. Forse, parlando
genericamente del faraone, che
significa « casa del re » (noi diremmo il Palazzo), senza indicarne volta a volta il nome, si
vuole indicare emblematicamente il potere.
Semplici assonanze
bibliche
I rapporti tra la cultura egiziana e la Bibbia sono numerosi
ed alcuni esempi valgono a documentarlo.
Intanto il nome arabo dell’Egitto, « Misr » che deriva forse
dall’ebraico «Misraim».
E poi: quasi certamente una
sezione dei Proverbi riprende
pressoché testualmente massime
di un libro di sapienza egiziano,
e le canzoni d’amore egiziane
trovano dei parallelismi nel Cantico dei Cantici; nella novellistica egiziana v’è un racconto ohe
narra di un semidio che rifiuta
le proposte amorose della moglie di suo fratello, in termini
simili alPepisodio di Giuseppe e
della moglie di Potifar. Nella lode di Akhenaton al disco solare
ricorrono espressioni («Come sono numerose le tue opere! Sono
celate alla vista degli uomini. Qh
unico Dio senza eguali, tu hai
fatto la terra secondo il tuo desiderio ») che paiono quelle del
Salmo 104.
La moltitudine delle divinità cgiziane e le convinzioni religiose
sulla morte e sull’aldilà sono
certo agli antipodi delle concezioni ebraiche e cristiane: ma è
presente un accentuato senso dell’eternità e v’è il concetto della
resurrezione dei corpi. E si resta perplessi di fronte ad alcune raffigurazioni che sembrano
scene battesimali, di fronte a certe triadi di divinità che da tre
diventano una, come nel caso ai
AmomRa-Hrakhte. Semplici assonanze, e non più, ma che forse
spiegano perché a suo tempo il
cristianesimo venne recepito in
Egitto con relativa facilità.
Terra di rifugio
Cristianesimo, in Egitto, vuol
dire Chiesa copta. Secondo la
tradizione copta Giuseppe, Maria ed il piccolo Gesù sarebbe) ')
rimasti in Egitto tre anni e me/
zo ed al Cairo, nelle chiese copte di S. Barbara e di S. Sergit/
si mostra una cripta, che sareb
be stata la dimora della sacra
famiglia. Ancora una volta, l’Egitto appare non come terra di
oppressione, ma come terra tdi
asilo: « Giuseppe si alzò, di notte prese con sè il bambino e sua
madre e si rifugiò in Egitto '
(Mt. 2:14). Terra di rifugio, come lo era stata per Àbramo incalzato dalla carestia, per Giuseppe che vi aveva trovato una
sistemazione, per Geroboamo
quando Salomone lo cercava pe)
farlo uccidere (I Re 11: 40) e
per quel nucleo di ebrei fuggiti
dalla loro terra di fronte alla
conquista babilonese, che si ritrovano, 700 anni dopo Mosé,
nell’isola Elefantina, di fronte ad
Assuan, nella colonia militare egiziana. Terra di oppressione e
di asilo, volta a volta, in una vicenda alterna nella quale gli uomini appaiono protagonisti, mentre protagonista è il Signore della storia.
Aldo Ribet
Più di 500
Musei
Perno delle concezioni dell'antica
religione degli Egizi era la tomba
sulla quale si proiettavano le speranze nella rinascita e nella continuazione della vita dopo la morte. L'arredo funebre più ricco che ci sia
pervenuto è quello di Tut'ankhamon
(« il Faraone dimenticato ») — visi
bile oggi nel Museo del Cairo — anche
se doveva essere modesto in confronto a quello di altri Faraoni le cui tombe furono depredate nell'antichità. Nel
XIX sec. sorsero in Occidente i primi
Musei che esponevano oggetti egizi.
Fu Napoleone Bonaparte a dare un
primo fortissimo impulso allo studio
dell'antico Egitto, testimoniato anche
dalla ricchezza di reperti che si trovano oggi a Parigi e specialmente a
Torino dove ha sede uno dei Musei
tra i più importanti del mondo.
7
23 gennaio 1987
area rioplatense 7
PAPA WOJTYLA VISITA L’ARGENTINA E L’URUGUAY
r'
Il papato e la
libertà deirEvangelo
I valdesi sudamericani prendono posizione sulla visita di Giovanni
Paolo II - Rifiuto del dogma e della diffusione dello spirito "papale”
di Carlos Delmonte *
E’ stata preannunciata la
visita del papa nei nostri
paesi. Arriverà al Rio della
Piata alla fine di marzo 1987.
Ci sembra importante dedicare qualche articolo del
Mensajero Vaidense alla riflessione su questo avvenimento. La televisione uruguaiana sta mandando in onda una serie di trasmissioni
sulla vita e la personalità di
Karol Wojtyla. Dobbiamo
dunque chiederci che significato ha il papa per gli evangelici riformati. Lo facciamo
con totale rispetto per tutti
i fratelli che sentono il dovere di collegare la loro fede
alla loro ubbidienza al pontefice romano. Lo facciamo
con totale rispetto per la
persona di Karol Wojtyla,
come credente e fratello in
Cristo. Ma lo facciamo, perché non possiamo nascondere il nostro punto di vista
su questo tema cruciale. Lo
facciamo perché pensiamo
che non è sulla base di silenzi calcolati e di sottintesi diplomatici che si può instaurare un rapporto sincero e
durevole tra i credenti. Diremo quindi, onestamente,
ciò che pensiamo del papato
romano.
Vicario di Cristo
Per quanti sforzi di comprensione e di immaginazione si possano fare, e tenendo conto del peso di quasi
duemila anni di storia della
istituzione papale e delle
trasformazioni che si sono
verificate nel corso dei secoli, francamente non riusciamo a trovare analogie tra
Gesù di Nazareth e la lunga
serie di pontefici romani. Ci
sembra che il Gesù degli Evangeli e la istituzione papale siano in contraddizione. Non riusciamo ad immaginare Gesù come papa. Non
comprendiamo e tanto meno accettiamo che i pontefici romani si siano attribuiti
il titolo di « vicari di Cristo ». Comprendiamo il ragionamento che vede nel papa il successore di Pietro, ma
non possiamo tollerare che
i papi si siano appropriati
del titolo di « vicari di Cristo ».
La funzione del papa
Il papa domina il vertice
di una struttura gerarchica
di cui fanno parte molti credenti distribuiti in tutto il
mondo; per costoro egli è la
suprema autorità; la sua parola « lega e scioglie ». Può
formulare contenuti di fede
in dogmi che devono essere
accettati come verità indiscutibili, e può invalidare sacramenti celebrati. Le decisioni del papa sono incontestabili. Nel cattolicesimo
romano nessuno ha mai discusso il principio del primato del vescovo di Roma.
Il primato del vescovo di
Roma e Tinfallibilità sono
due componenti dello stesso
concetto; sono le due facce
della stessa medaglia. Non è
concepibile il primato senza
infallibilità e Tinfallibilità
senza primato. Da qui il suo
trono, la sua posizione dominante e dominatrice. Da
qui i suoi poteri spirituali e
politici. Da qui l'immagine
di un monarca che regna su
tutto e su tutti. Da qui il concetto di un « vicario » del Figlio che è « Padre ».
Siamo d’accordo con i riformatori: non possiamo accettare, non la persona del
papa — cosa che è fuori discussione — ma l’istituzione
papale in quanto tale. Non
aveva ragione Calvino quando diceva: « Il regno (dei papi) cadrà quando l’Evangelo
sarà recuperato in tutta la
sua integrità »? Pensiamo
che Pietro abbia molti altri
successori. Dietrich Bonhoeffer subì come Pietro il martirio a causa della sua fede.
Martin Luther King ha portato la chiesa a superare un
limite che non era mai stato oltrepassato, quello della
integrazione razziale; come
Pietro, che indusse la chiesa
dei suoi tempi a superare la
divisione tra cristiani di origine ebrea e di origine pagana.
Ci sono poi altri due argomenti che si possono approfondire. Il primo è che
nel Nuovo Testamento la
chiesa di Roma non ha mai
avuto la pretesa di esercitare alcun dominio, un « primato » sulle altre chiese e
tanto meno su tutta la cristianità. Non esiste nessun
testo biblico che lo affermi.
E’ un fenomeno molto tardivo, che si è manifestato intorno all’anno 200 d.C. e non
appartiene né al Vangelo né
alla chiesa apostolica. Il secondo è che il famoso passo
di Matteo 16: 18 « Tu sei Pietro... » non afferma la preminenza del vescovo di Roma. A noi sembra contrario
alla Scrittura che la chiesa
« debba » avere un « capo
visibile ».
Un ministero di unità
Non c’è continuità tra il
Pietro dei Vangeli e il vesco
vo di Roma. Il problema è
un altro: sapere se le chiese
cristiane oggi vogliono creare quello che non esisteva
nella chiesa primitiva, un
ministero ^di unità per la
chiesa universale/Guesto ministero non è né previsto né
ordinato nelle Scritture; nella chiesa apostolica non esisteva. Ciò non vuol dire che
non possa esistere adesso.
Nelle Scritture non esiste
neanche il ministero del moderatore, presente nella
struttura ^ ecclesiastica presbiteriana riformata. Senza
dubbio non consideriamo illegale la sua esistenza e la
sua funzione. Le chiese possono, se vogliono, creare
questo servizio; possono, in
questo modo, rispondere ad
una necessità, a condizione
che tale servizio non contraddica il messaggio dell’Evangelo.
Non neghiamo che nella
chiesa possa esistere un ministero per l’unità, ma non
accettiamo che questo ministero abbia una « supremazia » sugli altri, perché così
si dà vita ad una concezione
gerarchica dell’unità. L’unità gerarchica non è ciò che
la chiesa apostolica ci mostra. L'unità gerarchica non
è ciò che Gesù ci ha lasciato, e per questa unità Gesù
non ha pregato. Gesù ci ha
parlato di fraternità: « Costoro sono tutti fratelli »
(Mat. 23: 8). Alla luce di queste parole di Gesù il titolo
di papa, « Padre » e più
ancora « Santo Padre », non
è evangelico e dovrebbe sparire subito. « Non chiamate
nessuno sulla terra vostro
padre, perché uno solo è vostro Padre, colui che sta nei
cieli » (Mat. 23: 9). Noi preghiamo con Gesù per una
chiesa universale in cui la libertà sia ugnale per tùtti,
credenti e ministri, una chiesa veramente fraterna, in cui
tutti siamo ffatelli e nessuno è padre. Crediamo in una
chiesa libera, fraterna, unita; una chiesa ubbidiente all’unica autorità, quella del
Signore. Crediamo che raggiungeremo una unità seguendo un percorso comunitario non « autoritario », mediante il confronto fraterno
e libero di tutti i credenti.
Struttura
e spirito papale
Gesù ha pregato affinché i
cristiani siano tutti una cosa sola tra di loro e con Lui
« perché il mondo creda »
(Giov. 17: 21). Questa preghiera contiene una promessa, la promessa più grande
deH’Evangelo: la fede del
mondo. E’ chiaro che l’unità dei cristiani potrà favorire la fede, la capacità di credere, del mondo, se è « distinta » nei contenuti e nelle
forme da tutto quello che il
mondo già conosce. Una unità ottenuta sacrificando la
libertà e la fraternità non
dirà niente di nuovo al mondo. Il mondo potrà credere
quando vedrà un’unità maggiore di quella che già conosce; questa è l’unità che
« Dio Amolé ». In questo senso, la nostra impressione è
che il papato sia al servizio
di una istituzione gerarchica, più che al servizio dell’annuncio dell’Evangelo. Il
papato serve a salvaguardare un’istituzione gerarchica
unipersonale da tutto ciò
che intende — internamente
o esternamente — sottoporla a giudizio, anche dei Vangelo stesso. Il papato è al
servizio di una « unità gerarchica » istituzionale.
A questo punto dobbiamo
dire chiaramente che le nostre riserve ad accettare il
papato non nascono da una
mentalità « ristretta e settaria ». Non nascono da vecchie ferite ancora aperte.
Qui è in gioco qualcosa di
molto profondo: il rapporto
del Signore con la sua chiesa, la sovranità « effettiva »
e non apparente del Signore, cioè la sua libertà, il suo
onore, il carattere della sua
presenza e della sua azione
tra gli esseri umani. È in gioco la realtà della sua grazia; è
in gioco, in fondo, rEvangelo.
Non è una questione di sentimenti o di antipatie, non è
una questione di complessi,
non si tratta di essere o non
essere ecumenici. E’ una
questione che riguarda la
nostra stessa fede. Il dogma
del papato è l’espressione
completa, monolitica, coerente del dogma cattolico
della chiesa. Lo rifiutiamo
perché non possiamo sostituire la fede nel Signore con
la fede nella chiesa.
Ci sono molti « papati ».
Lo spirito « papale » non si
incontra solo nella chiesa
cattolica romana, ma anche
in altre chiese, comprese
quelle protestanti. Non pochi pastori e laici evangelici
sono « piccoli papi » nelle
loro comunità. Questo pericolo di « essere più papisti
del papa » è presente in tutte le comunità, in tutte le
istituzioni ecclesiastiche, nessuna esclusa.
Combattere questo principio, quindi, non significa solo opporsi ad una « struttura », ma anche combattere
uno « spirito » che non aleggia soltanto in Vaticano, ma
in molti altri luoghi. E questo « spirito », purtroppo, si
insinua dove vuole.
Riassumendo
Pensiamo che Lutero aveva ragione a dire: « Il papato è inutile per la chiesa perché non esercita nessuna
funzione cristiana ». Soltanto se un giorno arrivasse ad
esercitare una funzione cristiana, se un giorno diventasse utile all’Evangelo, potremo considerarlo utile per
la chiesa e diventerà una
struttura ecumenica. Ma non
sarà il papato così come lo
conosciamo ora; sarà un ministero senza primato, senza infallibilità, un ministero
che esprimerà nella libertà e
nella fraternità l’unità di
tutti i cristiani.
* direttore del Mensajero Vaidense.
8
8 vita delle chiese
23 gennaio 1987
fe..
25 GENNAIO: GIORNATA MONDIALE CONTRO LA LEBBRA
Una vocazione
al servizio dei lebbrosi
L’aiuto al malato non deve essere soltanto pratico ma deve consistere nell’annuncio della presenza di Dio - Varie forme di solidarietà
CHIESA BATTISTA DI CUNEO
La « Giornata mondiale contro
la lebbra » è stata istituita nel
1953. Da allora, ogni anno, l’ultima domenica di gennaio le chiese riflettono in modo più approfondito e circostanziato sull’impegno nel debellare questa terribile malattia di biblica memoria.
« Con sole 25.000 lire — precisa
il pastore Archimede Bertolino,
attivo segretario della « Missione
evan^lica contro la lebbra » per
l’Italia — oggi si può curare bene im ammalato di lebbra ». La
Missione evangelica sostiene decine di centri, ospedali, dispensari sparsi nell’Asia del Sud, nell’Est e Sud-Est Asiatico nonché in
Africa. Nella sede della Missione
a Londra lavora da anni il pastore battista Silvano Perotti, vice-segretario internazionale e segretario per l’Europa della Missione, il quale funge da « uomo
volante » che collega continuamente la vasta rete intemazionale dei vari centri di cura e prevenzione della lebbra.
Perotti sinora era l’unico italiano a tempo pieno per la Missione. Tra poco im’altra persona italiana, di estrazione evangelica, lavorerà nel campo della
Missione. Si tratta di Vilma Basano, della Chiesa dei Fratelli di
Ivrea la quale, dopo aver compiuto un anno di studio a Londra
e in Scozia, è stata accolta dal
Comitato internazionale della
Missione come candidata missioniiria.
Ragioniera, fisioterapista, 26
anni, Vihna Basano è entrata in
contatto con la «questione della lebbra » nel corso di una conferenza dello stesso Perotti tenuta anni fa ad Ivrea. « Fui colpita — dice Vilma — dal fatto che
molte persone rifiutassero di stare in contatto con i lebbrosi. Il
rifiuto, l’emarginazione dell’umanità del lebbroso è stata la
molla che mi ha spinta ad interessarmi del problema ».
Messasi a disposizione della
Missione Vilma, dopo avere lavorato tre anni in Italia in una
scuola per bambini handicappati, sta ora terminando i corsi biblici presso im istituto biblico
inglese. «Ai suoi operai la Missione richiede una buona conoscenza biblico-teologica proprio
per dare un fondamento approfondito alla sete di servizio. Del
resto io stessa non vorrei aiutare ü lebbroso soltemto dal pimto
di vista fisico — precisa Vilma
— ma vorrei mostrargli la presenza di un Dio d’amore che dà
dignità anche a chi è malato ».
Superato Tesarne del Comitato
internazionale di Londra Vilma
sta ora trascorrendo un periodo
di riflessione, preghiera e preparazione biblica prima del grande
« balzo » verso l’Indonesia, TAfrioa, l’India. Una preparazione
che dovrà essere completata da
un corso di medicina tropicale
e dalTapprendimento della lingua
del luogo in cui Vilma lavorerà.
« La Missione chiede a chi intende impegnarsi a fondo nella
ctira dei malati di lebbra — precisa il pastore Bertolino — una
valida conoscenza della lingua inglese e una buona preparazione
biblica. Vogliamo guarire le persone ammalate nel nome di Cristo: agire e testimoniare di Colui che per primo si è chinato
sul lebbroso toccandolo e sanandolo ». Ma la Missione è in espansione o riduce orogressivamente il proprio raggio d’azione? « Nell’ultima conferenza cii
Singapore, a cui ho preso parte.
abbiamo esaminato — continua
Bertolino — la richiesta pervenutaci dal Sud America di allargare in quella zona del globo la
nostra azione. Purtroppo non abbiamo potuto accettare questo
invito poiché non abbiamo abbastanza mezzi e personale per
aprire un nuovo fronte di lotta
contro una malattia la cui vastità rimane enorme ».
Chiedo a Vilma se si sente,
quasi alla vigilia della sua partenza per qualche grande lebbrosario del Terzo Mondo, come una diaconessa in senso classico.
« Non indosserò nessuna particolare divisa. Non è escluso, se il
Signore lo vorrà, che domani possa sposarmi e continuare in quest’opera. Non ho fatto nessun voto, sono aperta al futuro. Non
mi differenzio — dice Vilma,—
in nulla dagli altri credenti se
non per la scelta specifica di lavorare a fianco dei lebbrosi per
la loro salvezza fisica e spirituale ». Ma non si sente un po’ sola
nel compiere una scelta così radicale? « A volte sì — risponde
Vihna — ma poi penso che il Signore abbia chiamato non soltanto me ma anche la mia comunità di Ivrea a condividere questa vocazione di servizio. Io spero ohe molte persone — aggiunge Vilma — mi sosterranno nel
mio lavoro con la loro preghiera, da parte mia m’impegno ad
inviare regolari notizie sull’attività che svolgerò ».
Dietro un volto un po’ spaurito, sorridente, parlando con lei
emerge ima volontà ferma e generosa, ma Vilma non ha voglia
di parlare di sé. « Non vorrei avere i riflettori addosso o che
mi si mettesse su di un piedistallo. La cosa per me più importante — aggiunge la nostra
IMPORTANTE
INIZIATIVA FCEI
Lo straniero
dentro
le tue porte
L’art. 16 della nuova legge
sull’immigrazione stabilisce
le procedure per la regolarizzazione degli immigrati clandestini.
Le nostre chiese dovrebbero
attrezzarsi in tempi brevi
per fornire un servizio di assistenza agli immigrati per la
regolarizzazione della loro
posizione.
Il Serrizio Migranti della
Federazione delle Chiese. Evangeliche in Italia organizza un seminario per la preparazione di chi vuole svolgere tale servizio.
Se ci saranno sufladenti iscrizioni (da comunicare telefonicamente al seguente numero della Federazione: 06/
47.55.120) il seminario avrà
luogo ad Ecumene (Velletri)
con inizio alle ore 18 del 14
febbraio e termine con il
pranzo del 15 febbraio. Le
si>ese di soggiorno sono a
carico del Servizio, è previsto un contributo per le spese di viaggio.
Bruno Tron
S>ervizio Migranti PCEI
^ «
Lettera aperta
ai fratelli cattolici
Vilma Basano di Ivrea lavorerà
in un lebbrosario della « Missione evangelica contro la lebbra ».
intervistata — è che si colga l’azione di Dio nella storia degli
uomini. Noi italiani amiamo
spesso esaltare le persone o avere degli idoli su cui proiettare
le nostre passioni o le nostre
frustrazioni. Cerchiamo invece
un confronto diretto con il Signore e in quel confronto lasciamoci guidare dalla sua mano anche se ci porta lontano, al di là
dei nostri programmi e dei nostri calcoli ».
Lottare contro la lebbra significa anche questo. Forse è più
difficile accettare questo « vis à
vis » con Dio che non dare l’offerta alla Missione e mettersi a
posto la coscienza per il resto
delTanno. « D’accordo — conclude il pastore Bertolino — ma
non tutti possono intraprendere
un cammino così eccezionale. Si
può, anzi si deve collaborare con
chi lavora nei lebbrosari con le
proprie risorse economiche e spirituali. Il nostro aiuto rende ancora più prezioso il lavoro di chi
è in ’’prima linea” nel debellare la malattia più antica ».
Giuseppe Platone
Visita del
Moderatore
MESSINA — Tra le attività
significative più recenti segnaliamo l’incontro che la nostra
chiesa ha avuto con il Moderatore Franco Giampiccoli. Era
una visita attesa e a lungo desiderata (da 9 anni un Moderatore non visitava la nostra comunità) durante la quale abbiamo potuto discutere i problemi concernenti T« ora di religione» e il futuro della nostra
comunità. Ma al di là dei problemi specifici l’incontro con il
Moderatore ha dato vita ad uno
« stare insieme » ricco di riflessioni e di speranza. Nel tempo
di Natale l’Unione Femminile ha
organizzato un Bazar che si è
rivelato come una preziosa occasione di incontro sulla quale,
in verità, non si contava molto
date le pessime condizioni atmosferiche. Infine una nota simpatica: abbiamo accolto con
gioia i fratelli luterani per il
culto presieduto dal pastore Alberto Saggese.
Pubblichiamo qui di seguito
ampi stralci di una lettera aperta inviata dai membri della chiesa battista di Cuneo e provincia
ai cattolici del cuneese.
Care sorelle e cari fratelli in
Cristo,
ci troviamo nuovamente nel
periodo della « Settimana di Preghiera per l’unità dei Cristiani »
e desideriamo in proposito comunicarvi alcune nostre considerazioni e perplessità. Lo facciamo con affetto, ma con franchezza, ritenendo che il dialogo possa risultare più. proficuo se si è
fatta chiarezza su alcuni nodi essenziali.
Dagli incontri avuti con voi negli anni passati a Cuneo, Mondovì e Possano, abbiamo ricevuto
impressioni contrastanti. Talora
ci siamo trovati coinvolti in riunioni piuttosto formali che ci
hanno messo a disagio: ci pareva di essere stati convocati per
garantire la pluralità delle voci
e per autenticare il « nuovo corso » del Cattolicesimo. Altre volte, invece, abbiamo vissuto incontri semplici e genuini, attorno alla Parola di Dio, nella meditazione, nel canto, nella preghiera.
Rendiamo comunque grazie al
Signore per tutti questi incontri.
Ora però esistono diversi fatti
che ci lasciano turbati, e che
non possiamo fare a meno di evidenziare.
Rileviamo come la Chiesa Romana continui a mantenere con
il Concordato privilegi e favori.
Su questo versante vi sono solo
delle novità formali — una veste più moderna ed efficiente,
un linguaggio più adatto ai nostri tempi — che non intaccano
una sostanza e dei contenuti che
non possiamo condividere.
Assistiamo alla disinvolta operazione « religione nella scuola »,
con il suo contorno di omissioni,
mezze verità, pressioni. Ci paiono inaccettabili le accuse di volere la discriminazione rivolte a
coloro che chiedono soluzioni diverse per l’insegnamento religioso nella scuola pubblica.
Poiché sappiamo che molti di
voi condividono le nostre preoccupazioni e muovono critiche analoghe a questa situazione, consapevoli che il compromesso costantiniano è un grave ostacolo
per la testimonianza all’Evangelo, vi invitiamo ad una presa di
posizione più netta su queste
realtà negative.
Ci stupisce poi che il Pontefice Romano ritenga di poterci
rappresentare come capo della
Cristianità. Corteseniente, ma
fermamente, riaffermiamo che il
nostro unico Capo è Cristo e che
l’equazione Cristianesimo = Cat
tolicesimo non è esatta.
Da ultimo abbiamo appreso
che il Pontefice ha proclamato
l’« Anno Mariano », e attendiamo con timore le iniziative che
lo animeranno e le conseguenze
che ne scaturiranno. Noi abbia
mo un profondo rispetto per Maria, madre di Gesù, ma non possiamo accettare che la sua figura diventi un passaggio obbligato per l’unità ecumenica.
Così come vi diciamo, con franchezza, che l’unità a Roma o intorno al Pontefice non ci interessa. Crediamo infatti che tutti
i Cristiani possano ritrovarsi unicamente alla Croce di Cristo
e intorno a Lui solo, che è Via,
Verità e Vita.
La lettera prosegue dichiarando la propria disponibilità ad un
dialogo franco, sereno, e ad un
incontro attorno alla Parola del
Signore. Nel frattempo la chiesa
battista di Cuneo non ha accettato di partecipare alle celebrazioni della « settimana di preghiera per l’unità dei cristiani »,
secondo un programma deciso
unilateralmente da parte della
chiesa cattolica locale.
Protestantesimo
in TV
Lunedì 26 gennaio
ore 23 circa - RAI 2
In questo numero la trasmissione dedicherà un ampio spazio alle Chiese avventiste e pentecostali in occasione della recente firma delle Intese.
Seguiranno le rubriche
« uno -I- uno » e « H riflettore ».
Incontri
TORINO — Il Centro Evangelico di
cultura, le Comunità Cristiane di base, e le redazioni de II foglio e Tempi di fraternità organizzano per venerdì, 23 gennaio, alle ore 21 precise
nella Sala Valdese di via Pio V, 15
(1° piano) una presentazione del volume « Tornerò tra la gente ». Il cammino di una donna nella Chiesa, di
Maddalena Masutti, edito dalla Claudiana. Partecipano l'autrice e donne che
vivono esperienze diverse all'Interno
della Chiesa.
TORINO — Venerdì 30 gennaio, alle
ore 21, presso il Centro Valdese di via
Pio V 15, r piano, è convocata l'Assemblea dei soci del Comitato Torinese per la Laicità della Scuola per
l'elezione del Consiglio direttivo. Sarà presentata la Relazione morale e
finanziaria dell’attività del Comitato.
CINISELLO BALSAMO — Il Centro
Culturale Jacopo Lombardini organizza per martedì 27 gennaio, in via Monte Grappa 62/b (4° piano) alle ore 21,
un incontro sul tema Nuove frontiere
della genetica: interrogativi scientifici, etici e giuridici. Intervengono Roberto Labianca e Gianbattista Picinali.
DOSSIER
Finanziamenti ecclesiastici
L’Eco-Luce n. 5 del 6/2 prossimo conterrà un dossier
completamente dedicato alla
questione dei finanziamenti
ecclesiastici (0,8%, INVIM,
defiscalizzazione dei redditi
fino a 2 milioni per le offerte alla chiesa). Il materiale,
predisposto dalla Commissione per i rapporti con lo Stato della Tavola valdese, ha lo
scopo di contribuire al dibattito in corso nelle chiese.
Le chiese che desiderano
acquistarne copie dovranno
far pervenire le ordinazioni
alla nostra amministrazione
entro venerdì 30 gennaio (tei.
011/655278). Costo di ogni
copia lire 250. Il dossier è inviato a tutti gli abbonati.
9
23 gennaio 1987
vita delle chiese 9
FGEI E UCEBI
CRONACA DELLE CHIESE DELLE VALLI
}Ì^.' ■
Solidarietà con TAfrican Collettivo biblico
National Congress
ecumenico
In occasione del 75° anniversario della fondazione deH’African National Congress l’Unione
delle Chiese evangeliche taattiste in Italia ha espresso, tramite il proprio presidente Paolo Spanu, un messaggio di solidarietà a Benny Nato, che dell’ANC è rappresentante per l’Italia. « I Battisti italiani — è
scritto nel comunicato ■— sono
impegnati nel far pressione sul
Governo italiano per il rilascio
dei prigionieri politici, per la
fine delle violenze del regime
contro la popolazione, per l’adozione di severe sanzioni economiche contro Pretoria, per il disinvestimento delle banche italiane in Sud Africa (...) ». Il Comitato esecutivo dell’UCEBI inoltre « conferma la sua profonda solidarietà al popolo oppresso del Sud Africa e sostiene
l’African National Congress nella speranza che possano presto
realizzarsi le giuste attese di
pace e libertà degli oppressi del
Sud Africa ».
In un altro comunicato, invece, sempre da parte delle Chiese battiste, si trasmette alla
Presidenza del « Comitato Norvegese per l’attribuzione del
Premio Nobel » una richiesta di
attribuzione del Nobel per la
pace 1987 a Nelson Mandela.
Leader deH’African National C'ongress, da 24 anni in carcere, è,
nelle parole della richiesta dell’UCEBI, « l’uomo giusto per
rappresentare il popolo del suo
paese al fine di costituire una
società libera e civile ». In Sud
Africa « solo negli ultimi sei mesi del 1986 sono stati arrestati
24 mila uomini, donne e ragazzi
anche al di sotto dei 18 anni,
perché rivendicano la fine dell’apartheid, un Sud Africa libero
dal razzismo e dalla discriminazione e dove possano convivere
con uguali diritti e doveri neri,
bianchi, meticci e indiani ».
Dunque « i principi a cui si ispira Nelson Mandela sono l’unità
e l’emancipazione civile e politica di tutti nella propria patria, una società multirazziale
libera da discriminazioni razziali, religiose e politiche, il primato
dei princìpi democratici e dei
diritti umani e politici ».
In questi stessi giorni, sempre
in occasione dell’anniversario
dell’ANC, anche il Consiglio Nazionale della Federazione Giovanile Evangelica ha inviato un
messaggio al rappresentante in
Italia. « Proviamo un certo imbarazzo — si dice — ad esprfi
mere la nostra solidarietà all’ANC per i suoi 75 armi di vita
e di lotta contro il regime dell’apartheid. Questo soprattutto
perché, anche noi, troppo spesso, non siamo riusciti ad andare oltre le rituali mozioni di
solidarietà, mancando di quella
incisività necessaria per costringere il nostro paese al suo doveroso contributo per la fine
del razzismo in Sud Africa. (...)
Da quando l’ANC è stato costretto alla clandestinità sappiamo
che la sua vita è divenuta ancora più difficile anche perché
molti dei suoi leaders sono stati imprigionati o costretti all’esilio, mentre lo stillicidio è continuato inesorabile. Tuttavìa questo non ha impedito sia alle
nuove generazioni bianche e nere sudafricane, sia a popoli lontani come il nostro di ricono
scere la statura morale e l’autorevolezza del movimento così
come è espressa in maniera
pregnante ed universale nella
’’carta della libertà” ».
Il documento del Consiglio
FGEI afferma in chiusura: « Come credenti in Gesù Cristo, che
è state solidale con gli oppressi fino alla morte per crocifissione, noi riteniamo che Dio
stesso abbia così espresso la
sua parzialità a favore di tutti
coloro che gridano per la giustizia, la pace, la libertà. Se Dio
in Cristo ha dunque preso su
di sé la storia di sofferenze e
di peccato degli uomini, è aperta la porta perché tutti gli uomini facciano della libertà, dell’amore e della speranza di Gesù la loro storia. Questo è al
tempo stesso un augurio per
voi ed un impegno che noi,
giovani evangelici italiani, vogliamo riconfermare con forza ».
Infatti « la vita deH’ANC appartiene alla storia di liberazione di tutti i popoli e, nella sua
complessità e contraddittorietà,
è anelito di liberazione anche
per noi ». A. C.
COMO
Rilancio del Centro 'Andreetti'
Nonostante le proibitive condizioni delle strade, si è comunque
svolto il 17 e 18 gennaio, con una
discreta partecipazione, il convegno di studio sul tema: « L’etica
di Paolo: linee di lettura ». La
relazione introduttiva è stata tenuta dal past. Salvatore Ricciardi, il quale ha delineato diversi
possibili approcci al pensiero di
Paolo (cristologico, pneumatologico, escatologico, sacramentale).
La discussione, vivace, si è concentrata soprattutto su due tematiche. Anzitutto se è legittima
una lettura « sacramentale » del
messaggio dell’apostolo, e in secondo luogo la questione dell’etica, a partire da Romani 12 e
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mensile sulla tematica:
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dalle nozioni di sacrificio, ubbidienza nella vita, culto.
Il programma del Centro prevede un altro convegno per il 21
e 22 marzo. Il tema proposto è:
« La fraternità nella Bibbia e
nella nostra esperienza ». La relazione introduttiva sarà a cura
di Paolo Naso.
Questi due convegni si inseriscono in un programma di rilancio del Centro; uno strumento da
valorizzare al meglio per la vita
delle chiese della Lombardia (ma
non solo). Fra l’altro il comitato
di gestione ha anche approvato
una serie di lavori di manutenzione che renderanno il Centro
più agibile ed accogliente.
SOCIETÀ’ DI STUDI
________________VALDESI
Valdesi in TV
Contrariamente a quanto annunciato sul numero precedente, la serata in anteprima con
l’équipe della RAI che ha girato una trasmissione nelle valli
alcuni mesi fa non è avvenuta
a causa del maltempo. Non è
ancora nota la data per il nuovo incontro che verrà comunicata tempestivamente.
Nel frattempo la RAI ha iniziato la messa in onda del programma sulla rete regionale piemontese ; la prima puntata è
stata trasmessa martedì 20 gennaio alle 19.30 e le altre due verranno proposte nei due martedì successivi (27 gennaio e 3 febbraio) sempre alle 19.30.
Successivamente, in data non
ancora nota, il programma verrà riproposto su ima rete nazionale.
Sono invece confermati gli incontri per vedere insieme i videotapes girati da Présence Protestante: sabato 14 febbraio alle 20.45 presso il Collegio valdese e domenica 1° febbraio alla Casa di riposo per anziani
di Liuserna S. Giovanni alle ore
15.30.
torre PELLICE — Malgrado il maltempo ed il black-out
si è svolto giovedì 15 gennaio il
previsto incontro del Collettivo
biblico ecumenico. Il tema « Shalom e pace, nella pratica e nella
elaborazione teologica della liberazione» è stato presentato
da don Fianco Barbero.
Parlando dei movimenti di liberazione don Barbero ha precisato che essi sono attivi non solo nell’America Latina ma anche fra le popolazioni nere dell’Africa ed in Asia (Corea e Filippine).
Tracciando un quadro della
situazione è stato posto un accento particolare sulle Filippine
e sul ruolo che la chiesa cattolica ha giocato, sia col regime
di Marcos, sia ora col governo
di Cory Aquino.
Sullo specifico dello ’’shalom”
in rapporto con la teologia della liberazione non è possibile
scindere il concetto di pace dalla giustizia, anzi è proprio da
essa che è possibile raggiungere l’autentico shalom.
Attualmente in Sud America
sta nascendo una generazione
di teologi locali, diversi da quelli di origine occidentale con i
quali ci si è fin qui confrontati;
la chiesa ufficiale pare ignorarli
ma nel frattempo esiste la tendenza a sostituire lentamente i
vescovi con persone di maggior
fiducia.
Il dubbio è che la chiesa si
prepari, nel caso di mutamenti,
alla gestione di nuove situazioni politiche.
Lutto
POMARETTO — Lunedì 12
gennaio ha avuto luogo il funerale della nostra sorella Leger
Mélanie in Molinero di Inverso
Rinasca, deceduta presso l’Ospedale di Pomaretto all’età di anni 59'.
Ai familiari nel dolore la simpatia cristiana della comunità
tutta.
Scuola domenicale
VILLAR PERO S A — Laura
Bouchard, per un’attività commerciale che d’orà in poi . l’occuperà anche al sabato, ha dovuto, con rincrescimento suo e di
tutti, interrompere la sua attività di monitrice. Il gruppo dei
piccoli è ora affidato a Sandra
Bleynat, Antonella Griot e Danila Vinçon.
• Riunioni quartierali: 22.1 ai
Tùpini (presso la fam. Ghigo);
27.1 a Vivian; 29.1 a Piaccia
(presso la fam. Ghigo).
• Il concistoro si riunisce sabato 31.1 alle 20.30.
• Il 16.1 ha avuto luogo il funerale di Mario Fomerone, di
anni 71.
Auguri
blea di chiesa con il seguente
o.d.g.: Relazione finanziaria - Le
nostre Foresterie: come gestirle? - Varie.
• Domenica 18 si sono svolti
i funerali di Giovanni (Jean) Daniele Long, deceduto a 53 anni
alla Pounsa (Sonagliette). Ai familiari rinnoviamo la nostra simpatia in Cristo.
FERRERÒ - MANIGLIA MASSELLO — Le comunità di
Perrero-Maniglia e di Massello
si rallegrano con il loro pastore
Lucilla Peyrot e con il marito
Mauro Meytre, per la nascita
del piccolo Simone.
Ringraziano anche sentitamente tutti i collaboratori, pastori
e laici, che durante il periodo
di congedo per maternità del
pastore, assicurano un regolare
svolgimento delle attività.
Assemblea
ANGROGNA — Domenica 25
gennaio, alle ore 10, presso la
Sala Unionista, si terrà l’assem
8abato 24 gennaio
n L’E8ILI0 VALDE8E
PEROSA ARGENTINA — Si svolge
sabato 24 gennaio, alle 20.30, presso
la Sala Lombardini una tavola rotonda, organizzata dal III circuito e curata
dalla Società di Studi valdesi, sul tema 300 anni fa alle valli; la débàclel'esilio.
□ «CULTURA DELLA
PACE E PR0TE8TANTI
NEL PINER0LE8E »
PINEROLO — Alle ore 16 si tiene
l’assemblea bimestrale del Progetto
pace, nei locali della chiesa valdese
di Pinerolo, via dei Mille 1, con il
seguente programma:
ore 16: discussione suH'lniziativa di
Difesa Strategica (SDÌ) degli USA,
le cosiddette « guerre stellari », e
sulle possibili conseguenze per la
pace nel mondo. Introduzione di
Tilman Poister;
ore 18: discussione sulla situazione
e sulle prospettive del Progetto
pace.
Il termine è previsto per le 19.30
circa.
Domenica 25 gennaio
□ INCONTRO ECUMENICO
PINEROLO — In occasione della
« settimana per l'unità dei cristiani »
presso il Convento dei padri Cappuccini (via De Amicis 2 - San Maurizio)
si tiene tra le 14.30 e le 18 un incontro sul tema « Il cammino dell'ecumenismp: esperienze, valutazioni,
prospettive ».
Intervengono Sergio Ribet, Antonio De Nanni ed alcuni esponenti di
gruppi, comunità e chiese.
______8abato 31 gennaio________
□ CONVEGNO MONITORI
1° CIRCUITO
TORRE PELLICE — Alle ore 16.30 alla
Casa Unionista sono convocati I monitori delle Scuole Domenicali del 1°
Circuito per discutere questioni relative alla festa di canto, inni, culto
dei bambini.
Domenica 1° febbraio
n A88EMBLEA
1° CIRCUITO
LUSERNA S. GIOVANNI — Alle ore
14.30 si terrà l’Assemblea del Primo
Circuito tradizionalmente dedicata ad
un argomento di studio e riflessione
di particolare attualità per la vita delle chiese.
Venerdì 6 febbraio
n COORDINAMENTO
8TRUTTURE
RECETTIVE
TORRE PELLICE — il previsto incontro (rinviato per ragioni di maltempo) del coordinamento delle strutture recettive valdesi della Val Pellice
si terrà presso la Foresteria Valdese
alle 20.30. I membri dei vari comitati sono tenuti a parteciparvi.
10
10 valli valdesi
‘■isl
23 gennaio 1987
Fondo
valle
Ci ha colto tutti impreparati.
La prima grande nevicata di quest’anno è arrivata abbondante,
tanto copiosa da farci gridare
« all’emergenza ». Eppure l’avevamo attesa, l’avevamo invocata.
« Se non nevica, come faremo
quest'estate per l’acqua? »; « Nevicasse, almeno le malattie se ne
andrebbero »: sono i discorsi
(poco scientifici) che abbiamo
sentito (e magari fatto) nei bar
e nelle strade.
Cerano poi gli esperti in lunario: «Non nevicherà, non è ancora la luna », gli esperti del calendario dell’abate di Chiaravalle: « Il tempo che fa a Santa Bibiana, dura un mese e una settimana ».
Poi quando è arrivata la tanto
invocata neve noi, abitanti del
fondovalle, abbiamo continuato
a borbottare e a lamentarci. Questa volta contro le autorità
amministrative cui compete lo
sgombero della neve dalle strade
e che devono garantirci la viabilità ed i trasporti Non avevano
forse detto, l’anno scorso, che una nuova nevicata non li avrebbe colti di sorpresa, che avevano predisposto un « piano neve »
adeguato?
Ma il piano annunciato non è
scattato tempestivamente e siamo stati subito ’’all’emergenza’’,
fin da mercoledì quando erano
scesi 40-50 cm. di neve. Si sono
chiuse tutte le scuole della provincia.
Tra le otto e le dieci di sera si
è messa in moto tutta una rete
di genitori ed allievi per informare della decisione del Provveditore. E bisogna dire che ha
funzionato: solo pochi allievi si
sono presentati a scuola giovedì
ed hanno trovato ad attenderli
pochissimi insegnanti e bidelli.
La televisione, la radio, i giornali hanno cominciato a descriverci la nostra emergenza.
Così il venerdì finalmente si
è mossa la protezione civile: l’esercito è arrivato con gli elicotteri, i gatti delle nevi ed altri
« potenti » mezzi.
Le strade sono state lentamente sgomberate dalla neve e dal
ghiaccio, gli amministratori hanno fatto nuove dichiarazioni che
« l’anno prossimo... ».
Rimane invece seriamente il
problema di un nostro comportamento di fronte ad un evento
naturale come quello di una nevicata. Siamo ormai disabituati
a reagire positivamente. Sono gli
altri — coloro che abbiamo delegato col nostro voto — che devono pensare a togliere la neve.
Ed è vero perché costoro hanno anche questi compiti, ma forse un po’ di solidarietà (un colpo di pala, uno spintone ad una
auto impantanata) non guasterebbe.
E le autorità? Non sono sicuramente migliori di noi. Perché
per esempio chiudere come prima cosa le scuole? Quale esempio educativo dà una scuola che
non sa affrontare i disagi di una
nevicata? Perché non si affrontano seriamente i problemi legati alla neve, costruendo un piano di sgombero decentrato, con
responsabili e mezzi adatti alla
bisogna? Perché all'interno di
un piano del genere non viene
previsto fin dall’inizio l’impiego
di militari?
Forse perché si vuole parlare
per mesi dopo di provvedimenti
per far fronte alle « eccezionali
nevicate del gennaio ’87 »?
Giorgio Gardlol
SETTIMANA DELL’UNITA’ DEI CRISTIANI
Per una storia del movimento
ecumenico nel pinerolese
Tesi di un cattolico pinerolese - Incerto quadro del mondo valdese
- Dal disgelo al dialogo, ma a quale livello? - Un movimento di pochi
La storia del movimento ecumenico nel Pinerolese è probabilmente ancora da scrivere. Vogliamo tuttavia segnalare a
quanti sono interessati un recente lavoro di Antonio Denanni. Si tratta della tesi di diploma che questo cattolico pinerolese ha discusso, nell’anno accademico 1984-1985, presso l’Istituto Superiore di Scienze Religiose dell’Università di Urbino, relatore il prof. Piergiorgio Grassi, dal titolo : « Il movimento
ecumenico nel pinerolese. Materiali di ricerca e linee interpretative ».
Il volume, di 179 pagine, comprende tre capitoli e una appendice, contenente cinque documenti : Direttorio ecTimenico
della Diocesi di P. (1970) — Il
doc. sul matrimonio (Sinodo ’71)
— Linee di azione ecumenica
(Conf. I Distr. 1972) — Matrimoni intere. : indie, pastorali
(Diocesi 1981) — Doc. sull’ecumenismo (Sinodo ’82).
Il primo capitolo, sul Pinerolese in generale, termina con
una breve analisi della chiesa
cattolica pinerolese e della chiesa valdese. Il secondo capitolo,
« La storia del movimento ecumenico pinerolese », parte dal
decennio tra il 1960 e il 1970, per
giungere fino al 1984. Interessante la p>eriodizzazione proposta;
im primo periodo, definito di
« attesa e di attenzione reciproca», viene individuato dall’annuncio del Vaticano II (gennaio
1959) alla fine del Concilio stesso (1965); im secondo periodo,
definito di « disgelo », andrebbe
dal 1965 al 1978 (convegno svoltosi a Torre Pellice sul tema della « conciliarità », il 9 febbraio,
con relazioni di Michele Pellegrino, arcivescovo di Torino, del
vescovo ortodosso Emilianos Timiadis e del pastore valdese Gino Conte), n terzo periodo, fino ad oggi, che potrebbe definirsi di « dialogo ».
H terzo capitolo, « Valutazione delle realtà odierne», oltre
ad un « bilancio provvisorio »
presenta una tesi, desimta nelle
grandi linee dal sociologo della
conoscenza P. L. Berger (la secolarizzazione darebbe origine
nelle confessioni affini ad una
tendenza alla fusione), per relativizzarla : « In un rapporto di
forze squilibrato com’è quello
tra cattolici e valdesi, la pressione della secolarizzazione verso
una possibile apertura ecumenica si avverte molto poco. Deve
essere molto forte e porre in
causa la stessa sopravvivenza
del gruppo per sortire dei risultati in tal senso, altrimenti la
ricerca dell’identità confessionale prevale sulla spinta verso l’unità» (p. 118).
Alcune critiche, « dovere d’ufficio » in una segnalazione; la
« chiusura nella propria identità
confessionale » sembra essere costante rimprovero rivolto al valdismo (cfr. p. 76, p. 83, p. 106 e
seguenti); come se si potesse
FORTI DISAGI, MA LIMITATI ALLA VIABILITÀ’
Molta neve, troppa!
A distanza esatta di un anno da una « eccezionale » nevicata, le Valli sono state nuovamente messe alla prova da precipitazioni cui ormai non eravamo abituati da anni; circa
un metro a Torre Pellice, ancora
di più in alta valle.
Ben presto i piani previsti dai
comuni sono saltati; i ritardi nell’intervento dei mezzi provinciali sulle arterie di competenza,
la continuità della precipitazione
hanno contribuito ad isolare ben
presto parecchie borgate.
I sindaci dei comuni della C.
Montana Val Pellice, riunitisi,
hanno dichiarato lo stato di emergenza e si è così arrivati all’intervento dell’esercito, con
mezzi cingolati. La C. Montana
ha operato con i mezzi a sua
disposizione, gli « unimog » e
le pale; altri mezzi sono stati
messi a disposizione dalla Provincia. Gli uffici, turnando il personale, sono rimasti in funzione
giorno e notte nel periodo cruciale anche se scio dopo alctmi
giorni la circolazione stradale è
ritornata entro livelli di accettabilità; Pradeltomo, la zona verso Villanova, l’Indiritto di Villar
ed alcune borgate di Rorà i punti più colpiti. Nei due comuni
principali sono intervenuti un
buon numero di spalatori ed i
mezzi di parecchie ditte private,
una ventina a Luserna e poco
meno a Torre Pellice.
Un cingolato dell’esercito è finito fuori strada mentre operava a Rorà ed è stato richiesto
l’intervento di un elicottero per
liberarlo. Presto ancora per avere cifre precise sulle spese
che andranno a gravare sui bilanci comunali; ipotizzare un ripetersi dell’anno scorso è quanto mai probabile.
Un’ultima nota riguarda il
traffico ferroviario che ha subito forti ritardi e soppressione
di convogli; la mancanza di circolazione notturna ed il numero ridotto di corse hanno
impedito che la linea mantenesse la costante, necessaria transitabilità.
dare un vero ecumenismo facendo astrazione dalle identità
confessionali. C’è qui un nodo
su cui l’ecumenismo dovrà necessariamente tornare ; im conto è saper relativizzare anche la
propria identità confessionale,
altra cosa chiedere all’altro di
non avere identità propria per
poterlo incontrare; ma un dialogo tra identici non sarebbe un
inutile monologo?
Una certa incertezza nel dipingere il mondo valdese; che
avrebbe una « visione della vita
spirituale come fatto personale,
interiore » (p. 29), che sarebbe
dotato dì un « Consiglio dei pastori » (p. 48, p. 80), (che ha o
avrebbe avuto un compito istituzionale nell’ecumenismo), e altre imprecisioni di questo tipo
che denotano una conoscenza
della chiesa valdese ancora impacciata anche se non viziata da
pregiudizi di comodo.
In compenso, una documentazione solida, una descrizione
precisa, Tidentiflcazione corretta e non trionfalistica dei problemi («im movimento di poche
persone» è il sottotitolo di imo
dei capitoli; le iniziative base
sono giustamente ricondotte, oltre a momenti di incontri saltuari, a quattro costanti; i gruppi biblici, il gruppo dei matrimoni misti, gli incontri della settimana per l’unità dei cristiani
e di Pentecoste; cfr. p. 81 e
P. 91).
Non è sempre chiara, ma qui
la responsabilità non è (solo)
dell’autore, la distinzione tra
chiesa locale (la diocesi, il I distretto?) e la chiesa nel suo insieme (i vescovi italiani, il Vaticano, il Sinodo?) ; ad esempio ;
«La Luce» è un giornale «locale » (da leggere in parallelo
con « L’Eco del Chisone », come
spesso fa il ricercatore), o è
espressione « delle chiese valdesi e metodiste »?
Nel complesso, un’opera assai
utile per chi è al lavoro nelle
chiese (e nell’ambiente culturale
e sociale) del Pinerolese. A mia
conoscenza, è consultabile presso il vescovato di Pinerolo,
presso il presidente della CED
del primo distretto, presso la
biblioteca della Facoltà di Teologia a Roma. Potrebbe essere
utile diffonderne le parti salienti, almeno nel ristretto gruppo
degli « addetti ai lavori » ecumenici nella zona, come la Diocesi
di Pinerolo ha fatto con una
scheda, curata dalla Commissione Diocesana per rEcumenismo,
per il Convegno ecclesiale dell’8-ll ottobre 1986, che riprende
i punti principali della ricerca
aggiornandola in alcuni particolari. Sergio Ribet
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TORRE PELLICE
Guida all’ascolto
musicale
A partire dal 28 gennaio verrà
aperto, presso la Biblioteca Comunale « Alliaudi » di via C, Battisti 11 a Pinerolo, uno spazio
per l’ascolto della musica.
Si tratta di una iniziativa che
intende offrire occasioni per conoscere e capire la musica, grazie alla collaborazione di un giovane che svolge il servizio civile
presso l’Amministrazione cittadina, diplomato in pianoforte.
Quattro i filoni individuati; introduzione alla musica, la musica classica, la musica afroamericana, la musica pop.
Per ciascuno di questi argomenti verrà messo a disposizione del materiale in cassette, libretti d’opera, opuscoli redatti a
fini didattici.
Lo spazio di ascolto rimarrà
aperto con il seguente orario:
martedì ore 15-17.30, giovedì ore
10-12, sabato ore 14-16.30.
Per andare
a teatro
L’Amministrazione comunale di Pinerolo ha aderito alla
proposta della Provincia di Torino che, assumendo a proprio
carico una quota del prezzo del
biglietto, offre ai cittadini non
residenti nel capoluogo la possibilità di fruire di 5 spettacoli
allestiti a Torino dal Teatro
Nuovo.
La finalità dell’iniziativa ed i
contenuti di ogni singola rappresentazione verranno illustrati al
pubblico il giorno 28 gennaio
alle ore 21 presso l’auditorium
comunale di corso Piave, da
funzionari della Provincia e del
Teatro Stabile.
Funzionerà un servizio di biglietteria decentrato presso la
Biblioteca comunale di via Battisti.
Il primo spettacolo proposto
sarà « Il Sindaco del rione sanità» di E. De Filippo, previsto
per venerdì 20 febbraio presso
il Teatro Alfieri.
Bollettino comunale
a Torre Pellice
E’ di questi giorni la pubblicazione del terzo numero del
bollettino comunale di Torre
Pellice nel corso della attuale
legislatura.
Nato come strumento di informazione alla popolazione si
trova in distribuzione presso il
palazzo comunale, negli uffici
della Pro Loco, nelle rivendite
di giornali ed in alcuni locali
pubblici.
Luserna S. Giovanni:
raccoita differenziata
# Hanno collaborato a questo
numero: Domenico Abate,
Daniele Macris, Luigi Marchetti, Roberto Peyrot, Bruno Ros taglio, Piervaldo Rostan, Vittorio Suhilia, Liliana
Viglielmo.
Anche il comune di Luserna
S. Giovanni ha assunto una delibera per arrivare alla raccolta
differenziata dei rifiuti; oltre al
recupero del vetro è prevista
l’installazione di appositi contenitori per il deposito di materiale ingombrante tipo frigoriferi e lavatrici attualmente spesso « destinati » alle discariche
abusive lungo il Pellice.
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i
11
23 gennaio 1987
valli valdesi 11
FRALI
TORRE PELLICE
Turismo invernale
minore in crisi
Sergio
Albarin
Le prime copiose nevicate hanno restituito un po’ di ottimismo agli operatori turistici
e agli esercenti di Frali, messi
in crisi da un inizio di stagione
a dir poco catastrofico. La mancanza di neve nel periodo delle
vacanze invernali ha causato un
danno ingente soprattutto alla
società che gestisce gli impianti
di risalita, ma anche ai negozianti, agli albergatori e a tutti
quelli che dal turismo, direttamente o indirettamente, ricavano un qualche reddito.
Quando non compare la neve
naturale, abbondantemente diffusa e gratuita, si pensa subito
a sostituirla con la neve artificiale, purtroppo molto limitata
e costosa: perciò la settimana
scorsa è stata organizzata una
riimione per valutare la possibilità di fornire anche Frali di
tm piccolo impianto che fabbrichi la neve quando ce n’é bisogno.
La proposta, illustrata dal sindaco Grill, ha trovato abbastanza favorevoli i presenti, che erano appunto i rappresentanti delle categorie più interessate; non
sono mancate tuttavia obiezioni
e perplessità; prima fra tutte la
considerazione che non sono i
commercianti né gli albergatori
a disporre delle piste di sci, ma
la società delle seggiovie. I cannoni per sparare la neve presentano anche altri inconvenien
ti : sono costosi sia come costo
iniziale, sia come spese di manutenzione; richiedono una grande quantità di acqua e di energia elettrica per il loro funzionamento; ricoprono un’area insufficiente per accontentare la
richiesta degli sciatori.
I più convinti sostenevano, invece, che in prospettiva di altri
inverni asciutti e ventosi era necessario attrezzarsi per non veder sparire anche i turisti fissi
con quelli occasionali, che anche soltanto l’utilizzo delle piste
dei due ski-lift per bambini
avrebbe assicurato la copertura
delle spese e che gli amministratori della segpovia erano nella
posizione migliore per prendersi a cuore il problema.
La società, però — è stato detto — non ha grossi capitali di
riserva che le permettano di sdfrontare tranquillamente anni
di magra come questo e ancora
disporre di fondi per gli investimenti : come intervenire, allora, in questo caso? Si è proposta una colletta, oppure una sottoscrizione con prestiti ad interesse zero, e, nel frattempo, di
prendere contatto con i dirigenti della società per un sondaggio sulle loro intenzioni.
Da questo si può capire che
non seno certamente i pralini a
definire la neve una « calamità
naturale », come un po’ assurdamente è stato fatto l’anno
scorso in sede di Comunità Montana. Sullo sviluppo turistico di
Frali si possono esprimere valanghe di critiche: è certamente
irrazionale e improvvisato. E’ anche vero che alle molte persone
oneste e animate da buone intenzioni si sono aggiunti elementi non sempre affidabili, ma
quando si tratta di perdita di
posti di lavoro, così preziosi oggi, non si può fare a meno di
essere seriamente preoccupati.
L. V.
Gli ex coralisti, gli anziani della
Corale Valdese di Torre Pellice e moltissimi amici sono stati dolorosamente colpiti dalla immatura morte di
Sergio Albarin ohe, ancor giovanissimo, dal 1945 al 1970 fu un fedele
membro del sodalizio nel gruppo dei
tenori. Lo ricordano per il suo Impegno e per il brio e l'allegria che
suscitava nelle attività locali e valligiano ed inoltre quando la Corale
torrese partecipava a validi concerti a
Marsiglia, Ginevra, Vergèze, Cully ecc.
E della Corale Sergio amava parlare con sincera emozione, come pure
delle sue Valli dalle quali, per ragioni di lavoro, aveva dovuto allontanarsi.
d. a.
INTERVISTA AL SINDACO DI TORRE PELLICE
Golf: il comune
è favorevole
ma non gestisce
In merito all’ipotesi di un
campo da golf in Val Pellice abbiamo sentito anche il Sindaco
di Torre Fellice, Armand Hugon.
Se la posizione assunta dai proprietari dei terreni si può defi
BRICIOLE DI STORIA VALDESE
Ricorrenze centenarie nel 1987
1387: è l’anno in cui l’inquisitore Settimo di Savigliano inizia, nella Chiesa di S. Donato a
Pinerolo, vari processi contro i
Valdesi. Fra gli inquisiti sono ricordati i «barba» Turin di Torre, Cardon di Pragelato e Pascal
di S. Martino e un certo Lorenzo
Baudoira che viene multato di
200 piccoli fiorini.
Passano cento anni ed eccoci
al 1487. E’ l’anno in cui il Cattaneo prepara la crociata contro i
Valdesi di Freissinière, Argentiere e Vallouise, che infierirà
Tanno seguente. Cattaneo viene
nominato inquisitore con bolla
di Innocenzo Vili del 27 aprile
1487. Il 23 giugno egli annuncia
da Pinerolo la crociata contro i
Valdesi del Delfinato. In agosto
scrive a tutti i curati della zona
di invitare tutti i Valdesi a dichiararsi tali entro 6 giorni. In
settembre il Parlamento di Grenoble mette il « braccio secolare » a disposizione di Cattaneo il
quale, in dicembre, ordina a tutti i Valdesi della Diocesi di Ernbi*un di abiurare entro 3 giorni.
Passiamo ad un altro secolo:
1587. Siamo di nuovo nelle Hautes Alpes ma questa volta i ruoli sono invertiti. Siamo nel pieno
delle guerre di religione in Francia e Tillustre capo ugonotto
François de Bonne duca di Lesdiguières conquista in quell’anno l'Argentière e Vallouise e, successivamente, in settembre, Guillestre e Fort Queyras, contro il
partito cattolico.
Alle Valli, probabilmente ad
Angrogna, il 12 gennaio 1587 il
pastore Gerolamo Miolo appone
questa data al suo manoscritto
della « Historia breve e vera de
graffar! de i Valdesi delle Valli »
che è il primo libro di storia valdese in ordine di tempo.
Passano altri cento anni: 1687.
Siamo nel periodo più tragico
della nostra storia: l’esilio. I
fatti del 1686 sono noti: in conseguenza della revoca delTEditto
di Nantes (1685) da parte di Luigi XIV, Vittorio Amedeo II è obbligato a seguire la politica del
suo potente zio e, con decreto
del 31 gennaio 1686, abolisce il
culto riformato nelle Valli, violando sia il trattato di Cavour
del 1561 sia quello del 1655. Malgrado l’intervento dei delegati
dei Cantoni protestanti svizzeri
che consigliano l’esilio e offrono
ospitalità nelle loro terre, i Vaidesi optano per la resistenza armata che si conclude in pochi
giorni in una disfatta contro le
preponderanti truppe franco-sabaude. Le carceri piemontesi si
riempiono di oltre 10.000 valdesi,
dei quali circa due terzi vi morranno di fame e di stenti. Rimangono sui monti i 200 « Invincibili » che continuano la guerriglia e inducono il Duca a promettere di liberare i prigionieri
e inviarli in Svizzera. Un primo
contingente di 70 parte dalla
prigione di Mondovì a fine dicembre ’86 e arriva a Ginevra il
14 gennaio 1687. Gruppi più numerosi partono in gennaio, febbraio e marzo. Gente indebolita
dai maltrattamenti della prigionia che deve affrontare il passaggio delle Alpi nella stagione
peggiore e ancora molti muoiono durante il viaggio. In Svizzera sono meno di 4.000 quelli che
vi giungono. I Cantoni protestanti, con alto sentimento di
solidarietà, accolgono e rifocillano questi poveri esiliati. Gli
accordi col Piemonte sono che essi saranno fatti proseguire verso
la Germania, nel Palatinato e
nel Württemberg, che già stavano accogliendo gli Ugonotti profughi dalla Francia e fra questi
alcuni gruppi di Valdesi di Val
Chisone, allora terra francese.
Ma la maggioranza soggiorna
in diverse località svizzere e di
qui, due anni dopo, potrà rientrare nelle sue Valli in conseguenza della vittoriosa azione
nota come « Il Glorioso Rimpatrio ».
Nel XVIII secolo non vi è nulla di particolare da segnalare
per Tanno 1787, anno in cui non
viene nemmeno convocato il Sinodo. (Nel XVIII secolo i Sinodi sono stati convocati annualmente, salvo tre eccezioni, fra
il 1700 e il 1716, poi, fra il 1718
e il 1795, ogni due o tre anni.
Al Sinodo del 1795 ne farà seguito un altro solo nel 1801).
Se avanziamo ancora di un
altro secolo, siamo nel 1887, abbiamo superato il fatidico 1848
e siamo usciti dal « ghetto ». I
fatti più salienti di cento anni
fa sono stati: l’inaugurazione di
una scuola-cappella a S. Secondo; un terremoto del 23 febbraio che ha distrutto in parte
l’Asilo Evangelico di Vallecrosia.
Il dott. Prochet, Presidente del
Comitato di Evangelizzazione, è
ricevuto, il 25 aprile, in udienza
privata dall’Imperatore di Germania ed in seguito, in giugno,
è ricevuto a Stoccolma dalla Regina di Svezia e a Copenaghen,
due volte dalla Principessa Reale. La riunione del 15 agosto ha
luogo, per la Val Pellice, al Colletto della Sea. Il Sinodo si riunisce a Torre, nel « Tempie
Neuf » dal 5 al 9 settembre. Il
15 novembre il Collegio della SS.
Trinità (Collegio Valdese) di
Torre Pellice celebra il suo cinquantenario. Il tempio di S. Giovanni è stato chiuso per qualche
settimana per restauri (spesa
5.000 franchi) ed è riaperto il 15
novembre.
Osvaldo Coi'sson
nire ricca di grosse perplessità,
così non è per Tamministrazione.
Dioe il Sindaco: « Le prime
voci, i primi incontri risalgono
all’estate scorsa; contattati dalle
persone interessate al progetto,
abbiamo sentito i proprietari
dei terreni, una trentina per
quanto riguarda Torre, e ci è
parso di vedere una certa disponibilità a capire meglio Tipotesi, pur essendoci anche qui
alcuni contrari ».
Dopo i contatti e gli incontri a
Villar, la situazione è estremamente fluida; certamente nulla è
stato deciso. « Tengo a precisare — aggiunge Armand Hugon
— che la nostra prima preoccupazione è stata quella di verificare se sui terreni interessati
lavorano delle persone che traggono il loro reddito dall’agricoltura, onde tutelarle. In linea di
massima ci siamo dichiarati favorevoli a questa struttura come ipotesi per incrementare il
turismo in valle, tenendo conto
che il tipo di impatto ambientale
sarebbe certo favorevole. Oltre a
ciò il Comune non gestirà certo
la vicenda, né prenderà decisioni in merito ».
Abbiamo colto l’occasione di
quest’incontro per verificare a
che punto sta l’iter burocratico
per la costruzione del campo
sportivo sull’area dell’ex discarica della Bertenga a cura della
Frovincia.
« Il consiglio comunale ha recentemente approvato e sottoscritto l’intesa con la Frovincia
e quindi, se i tempi verranno
rispettati, entro quest’anno dovremmo avere la nuova struttura sportiva ». P. R.
Comitati per la pace
POMARETTO — Il Comitato pace e
disarmo Valli Chisone e Germanasca
si riunirà giovedì 22 gennàio, alle ore
20.30 presso la sala consiliare del
Municipio di Pomaretto.
RINGRAZIAMENTO
« La mia grazia fi basta »
(2“ Corinzi 12: 9)
La moglie Caroly Pizzardi ed i familiari tutti, profondamente commossi per la dimostrazione di affetto e
simpatia espressa al caro
Riccardo Turin
ringraziano riconoscenti quanti hanno
dimostrato di prendere parte al loro
grande dolore con la presenza ai funerali, con scritti e parole di conforto.
Un grazie particolare al dott. Scaro.
gnina per le assidue cure prestate, al
pastore Bellion per l’assistenza spirituale, all’affezionata Nellina ed ai vicini di casa Rinaldo Malanot e famiglia Dominici per l’aiuto dato nella
triste circostanza.
Luserna S, Giovanni, 12 gennaio 1987.
RINGRAZIAMENTO
« Ecco io vengo verso Te perché sei l’Eterno, nostro Dio »
I familiari del compianto
Sergio Albarin
nell’impossibilità di farlo singolarmente, ringraziano sentitamente tutti coloro che, con la loro presenza o con
scritti, hanno dimostrato fraterna simpatia ed hanno partecipato al loro
vivo dolore.
Un ringraziamento particolare ai
Pastori Toum e Zotta, ai Donatori di
sangue Val Pellice, al Coro Alpino
Val PeRice ed al Coro Amicizia di
Bibiana.
Torre Pellice, 12 gennaio 1987.
RINGRAZIAMENTO
« Vegliate dunque perché non
sapete né il giorno né l’ora »
(Matteo 25: 13)
I familiari e i parenti tutti e Erminia Rivoira compagna affettuosa di
Daniele Costantino
anni 76
ringraziano l’équipe medica e il personale dell’Ospedale Valdese dii Torre
Pellice, i coniugi Toscano, il pastore
Tourn, i vicini di casa e in particolare
la signora Maddalena per il costante
aiuto, coloro che si sono prodigati in qualsiasi modo per portare aiUf
to e conforto nei momenti difficili,
la sezione Alpini, il figliastro Remo
Roland e tutti quelli che han preso
parte al funerale.
Torre Pellice, 14 gennaio 1987.
RINGRAZIAMENTO
« Se il Signore non edifica la
casa, invano vi si affaticano gli
edificatori »
(Salmo 127: 1)
I familiari di
Beniamino Peyrot
ringraziano tutti coloro che U hanno
sostenuti nel loro doloore. Esprimono
un ringraziamento particolare al personale ed ai medici deU’Ospedale di Pomaretto.
Frali, 12 gennaio 1987.
RINGRAZIAMENTO
I fami'liari di
Elsa Rossetto ved. Bonjour
sentitamente ringraziano quanti hanno
partecipato al loro dolore. Un ringraziamento particolare al past. Susanne
Labsch, al dott. Danilo Mourglia, ai
medici ed ai personale dell’ospedale
di Torre PeUice.
Luserna S. Giovanni, 5 gennaio ’87.
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8-9 milioni. Possibilità dilazioni - Mutuo. Telefonare ore pasti 011 /93993S9.
12
i2 fatti e problemi
23 gennaio 1987
DOCUMENTO « SEGRETO » DELLA GEI
CAMPO INVERNALE AD AGAPE
I programmi della religione Quale difesa?
cattolica
nelle scuole secondo la GEI
Approccio laico e approccio cristiano per una
pace che deve essere considerata inscindibile
Il documento, che sta circolando in forma riservata fra i vescovi italiani, suscita dure reazioni da parte della destra tradizionalista
(Relazioni Religiose) — La
Conferenza Episcopale Italiana
ha trasmesso ai vescovi, in bozza con la scritta « Riservato »,
un documento sull’insegnamento
della religione nelle scuole elementari italiane. I vescovi sono
invitati a comunicare d’urgenza
le lóro osservazioni, perché il
documento possa essere sollecitamente utilizzato nei negoziati
con il Ministero della pubblica
istruzione, per l’applicazione dei
programmi. Il documento della
GEI è stilato in sei pagine e
comprende un’avvertenza e tre
capitoli; natura e finalità; obiettivi e contenuti; indicazioni metodologiche. Nell’« avvertenza »
si precisa che il documento e
riservato e che « nessuno può
farne oggetto di pubbliche comvmicazioni senza l’autorizzazione della Segreteria generale
della GEI » e inoltre che il testo
è frutto del lavoro svolto da un
gruppo di esperti, coordinato
dall’Ufficio catechistico nazionale e dall’Uflficio nazionale della
pastorale scolastica. Il testo e
stato successivamente esaminato dalle commissioni episcopali
per l’educazione cattolica e per
la dottrina della fede. Ambedue
«hanno espresso un parere sostanzialmente favorevole ed
hanno offerto puntuali osservazioni, che sono state recepite
nel presente testo », il quale
« ha sicuramente bisogno di trovare in alcune parti calibrature
più esatte ». Nel prosieguo, il documento afferma che l’insegnamento della religione cattolica
(IRG) intende promuovere «un
primo accostamento, cultural
mente fondato, alla storia e ai
contenuti della Rivelazione cristiana, ponendola in rapporto
ai problemi fondamentali dell’esistenza ». Ha lo scopo di « favorire lo sviluppo della personalità degli alunni nella dimensione religiosa, promuovendo la riflessione sul loro patrimonio di
esperienza e di interrogativi, contribuendo a dare specifica risposta al bisogno di significato,, di
cui sono portatori ». Secondo il
documento, scrive l’Agenzia Relazioni Religiose, l’IRG perseguirà, in un rapporto di continuità educativa con le famiglie,
di cui rispetta le scelte e gli
orientamenti, « im corretto accostamento degli alunni alle
fonti, alle manifestazioni e alle
testimonianze storico-culturali
del cattolicesimo ». Nel primo e
nel secondo ciclo degli studi
elementari, l’alunno dovrà essere capace di cogliere la dimensione religiosa nell’esistenza e
nella storia, conoscendo le risposte che il cattolicesimo offre
alle questioni della vita; accostarsi al creato come dono di
Dio, da accogliere e custodire
con rispetto e responsabilità;
maturare atteggiamenti di attenzione e gratitudine di fronte
alla realtà percepita come mistero; scoprire il significato religioso ed umano dei principali
segni della religione cattolica
(avvenimenti, luoghi, riti); acquisire un metodo di approccio corretto ai testi sacri come fonte
privilegiata di documentazione;
conoscere la persona e il messaggio di Gesù testimoniati dalla Scrittura e annunciati dalla
Chiesa; comprendere la rilevanza dei valori etici cristiani; imparare gli elementi essenziali
del linguaggio cattolico e il rispetto verso chi vive scelte religiose diverse. Il documento
enumera poi altri « nuclei tematici », tra cui la vita aperta al
trascendente, la storia alla luce
della Rivelazione, le espressioni
dell’arte cristiana, e sottolinea
nella figura di Gesù « i tratti che
lo rivelano nella sua profonda
umanità», «uomo tra gli uomini » che porta a compimento le
promesse di Dio padre, dona
la sua vita dopo aver insegnato
ad amare il prossimo come se
stesso e risorge. Infine, il documento raccomanda agli insegnanti di far sì che l’IRC « trovi
coordinazione formativa con gli
altri insegnamenti » della scuola
elementare e di essere disponibili alla collaborazione con le
famiglie « evitando ogni forma
di discriminazione ». Secondo
l’Agenzia Relazioni Religiose,
questo docirmento-programma
della GEI è duramente criticato
negli ambienti della destra cattolica tradizionalista italiana,
che si autodefinisce in un documento, anch’esso inviato ai vescovi, « i fedelissimi del Santo
Padre ». Secondo il documento
dei « fedelissimi », il programma della GEI porta ad un’alterazione dei fatti e degli articoli
fondamentali di fede; trasforma
i rapporti interni della Ghiesa e
con le autorità civili, in forma
simile al « modello in uso negli
Stati dell’Est » e rischia di estendere « la grande piaga della dissidenza ».
Un giornale è
anche lavoro. Lavoro
per redattori,
tipografi,
correttori di bozze,
spedizionieri.
Paolo Griglio, 21 anni,
di Torre Pellice.
Da 6 anni è alla Cooperativa
Tipografica Subalpina
in qualità di factotum.
ABBONAMENTI '87
Scegli subito fra tre possibilità
Abbonamento ordinario
lire 31.000
Abbonamento a ’costo reale’
lire 50.000
(è II costo del giornale
diviso per
Il numero degli attuali abbonati)
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Diversi approcci si potevano
tentare, per un incontro sul tema «iQuale difesa?», ad Agape. Si poteva studiare l’argomento con un approccio « militare », con lo studio cioè dei
problemi della difesa e della
guerra dal punto di vista dell’organizzazione militare. Si poteva privilegiare un approccio
« individuale » : come il giovane
« normale », in età di leva, si situa rispetto al servizio di leva,
alla professione militare, alla
obiezione di coscienza. Si poteva infine tentare un approccio
« cristiano »: la nostra tradizione, le chiese cristiane oggi, e
via dicendo.
Queste proposte, che in sede
di preparazione del campo erano state avanzate da Giorgio
Rochat, sono state tenute in
conto ma probabilmente si sono anche mescolate, intrecciate,
al limite pasticciate nel corso
del campo.
Varie voci, e di spessore assai diverso, si sono sovrapposte.
Vi è stata xm’analisi delle Forze
Armate oggi, degli scenari internazionali, tradizionali e alternativi, di difesa; vi è stata una
analisi dell’obiezione di coscienza e del servizio civile (motivazioni, legislazione, problemi); in
filigrana, si è parlato della costruzione della pace : discorso
difficile, quando si passa troppo rapidamente da ideali altissimi a proposte minime, quotidiane, quando si rischia di confondere rigore dell’analisi e velleitarismi; in alcuni momenti,
si è fatto sentire l’urgente interrogativo su quali possano essere i soggetti storici della costruzione della pace, con tutte le
implicazioni etiche, teologiche,
politiche che questo comporta.
Tra i relatori, molte le voci
cattoliche. Il magistrato Rodolfo Venditti, incaricato di Diritto e procedura penale militare
alla Facoltà di giurisprudenza
di Torino, autore di vari testi
sulla obiezione di coscienza; Tonino Drago, attivo nel Movimento Internazionale della Riconciliazione, nonviolento coerente che pertanto ci ha esposto
con trasporto le idee della Difesa Popolare Nonviolenta; Don
Alessandro Zanotelli, direttore
di Nigrizia, la rivista mensile
dei missionari combonìani, edita a Verona, che appassionatamente ci ha fatto vivere il cìÌt
vario tra nord e sud del mondo
e ci ha richiamati alla coerenza
in quanto cristiani ; e Renato
Pomari, segretario della Lega
Obiettori di Goscienza, che, presentandoci il punto della situazione degli obiettori, non ha
mancato di presentarsi come insegnante dì religione.
Di taglio laico invece le relazioni di imeo Brouwer, del Gentro di documentazione e iniziative per la pace di Gatania, e di
Rodolfo Ragionieri, di Firenze,
che hanno analizzato rispettivamente le ipotesi strategiche del
USA
Razzismo
Preoccupante ripresa del razzismo in USA. Domenica 18 gennaio in occasione deH’anniversario della nascita di Martin Luther King, il governo aveva dichiarato la festa nazionale, ed
un po’ dappertutto negli USA
si sono svolte manifestazioni in
ricordo del pastore battista.
In Georgia, roccaforte degli
oltranzisti bianchi, un gruppo di
contromanifestanti del KKK
ha aggredito un corteo pacifico.
l’esercito italiano (e il « libro
bianco» di Spadolini), e le ipotesi di difesa tradizionale ed alternativa nell’ambito Nato.
Vorrei dire di « taglio laico »
anche le relazioni dei valdesi: il
prof. Giorgio Rochat (l’analisi
delle Forze Armate, istituzione
da studiare senza preconcetti,
inserita nella realtà italiana al
pari di altre istituzioni come la
scuola, o il sistema sanitario,
con i suoi pregi e difetti) e il
pastore Luciano Deodato, che ha
visto nella costruzione di un
concetto laico di pace proprio
una delle caratteristiche che
possono essere tipiche del movimento ner la pace di derivazione protestante.
Agape era piena, circa centoventi i partecipanti. Tra questi
due dozzine di bambini che si
sono autoorganizzati uno spazio
di gioco e dai quali non abbiamo dovuto difenderci, in quanto erano molto « pacifici ». Limitata la presenza di partecipanti solo ed esclusivamente vacanzaioli, il lavoro anche nei
gruppi è stato intenso e serio ;
il culto finale, molto sobrio, è
stato nei fatti parte integrante
del campo ; nella predicazione
Michael Ghalupka, residente di
Agape, ha sottolineato, a partire
da Luca 10: 1-12, che la pace che
Gesù porta non può essere divisa: resa o solo politica o solo
« spirituale ».
Sergio Ribet
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