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SKTTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE BATTiSTE, METODISTE, VALDESI
venerdì 23 DICEMBRE 1994
anno 2 - NUMERO 49
MESSAGGIO ALLE CHIESE
LA LUCE
DEL NATALE
KONRAD RAISER*
11 1994 è stato un anno di
contrasti, un anno di luce e
di ombra. Sì, in verità, una luce nuova si è alzata sui popoli
del Sud Africa, della Palestina e deir Irlanda. Vi sono stati clamori di festa e lacrime di
. gioia. Ma. nello stesso tempo,
gt’ . tenebre quasi impenetrabili si
sono abbattute sul popolo
r mándese; e nessun barlume è
L venuto a illuminare la nera
fi" - disperazione degli abitanti
della Bosnia. dell’Angola e
del Caucaso, schiacciati dalla
sofferenza.
Ancora una volta, celebriamo Natale e proclamiamo;
«In lui (Gesù) era la vita, e la
vita era la luce dégli uomini,
e la luce splende nelle tenebre, e le tenebre non l’hanno
ricevuta» (Giovanni 1,4-5).
La lotta tra la luce e le tenebre fa parte della nostra vita.
Per vivere, o anche per so'J|i. pravvivere, attingiamo la nostra energia nella certezza di
vedere un giorno spuntare la
luce di un’alba nuova, pur
lunga che sia la nostra notte.
Crediamo che le tenebre non
vinceranno mal la luce. Eppure, a volte, quando la luce e
Poscurità si affrontano con la
violenza che sta sconvolgendo r Africa oggi, la nostra
certezza viene ad essere seriamente scossa. Le attese e le
speranze suscitate dal clima
di dignità che ha contrassegnato le elezioni in Sud Africa si sono rapidamente dileguate di fronte all’incomprensibile tragedia del Ruanda.
Abbiamo bisogno della luce per vivere. E di fronte ai
terribili eventi dell’anno
1994, non possiamo fare a
meno di porci questa domanda: «La luce di Cristo continuerà a brillare nel mondo, o
sarà travolta dalle tenebre?».
L’evangelista Giovanni proclama: «La Parola è diventata carne ed ha abitato per un
tempo tra di noi...; e noi abbiamo contemplato la sua
gloria» (Giovanni 1, 14).
Questa testimonianza dei primi tempi è stata confermata
di generazione in generazione, fino a oggi. Malgrado il
male che regna nel mondo,
abbiamo visto la gloria di
Dio. Per questo celebriamo il
Natale.
Coloro che sono stati porta
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ti alla luce sono chiamati ad
essere «la luce del mondo»..
Essi devono rispecchiare la
luce che ha brillato su di loro.
In un luogo invaso dall’oscurità, anche la luce più incerta
è fonte di speranza. La solidarietà e la cooperazione ecumeniche hanno permesso di
portare luce nella vita di molta gente. Portare luce: è quanto hanno cercato di fare il
Programma ecumenico di osservazione della situazione in
Sud Africa e il Programma di
azione delle chiese in Ruanda.
Coloro che sono immersi
nelle tenebre e che aspettano
che la luce venga a brillare
nella loro vita in questo tempo di Natale non si trovano
soltanto in Ruanda, in Bosnia, in Angola o nel Caucaso. Sono dappertutto: nei nostri villaggi, nelle nostre città,
nelle nostre grandi metropoli.
A Natale, molti cristiani accendono candele per simboleggiare la nascita di Cristo,
luce del mondo. Portiamo oggi questa luce di Natale nei
luoghi oscuri che ci ¿ono
ovunque intorno a noi affinché, come dice Matteo nel
suo Vangelo, «essa faccia luce a tutti quelli che sono m
casa».
* Segretario generale
del Consiglio ecumenk o
delle chiese
-o ^ -*.?i
La natività secondo l'Evangelo di Giovanni: la gloria divina della vita umana
Natale: Dio cammina sulle nostre strade
GINO CONTE
Ai lettori
Buon Natale
E
Buon Anno
questo è l’ultimo
numero del 1994
Arrivederci
al 6 gennaio 1995
«...e la Parola è diventata carne ed ha
abitato per un tempo tra noi...»
(Giovanni 1, 14)
Dopo le incursioni di Matteo e di Luca negli «Evangeli dell’infanzia», il
modo teologico in cui vogliono annunciare l’incarnazione, con Giovanni si torna alla sobrietà; non è però quella di Paolo, centrata sulla croce, né il silenzio di
Marco, che si ferma sulla soglia del mistero del Figlio di Dio. Sono passati anni,
la riflessione è proceduta, sono emersi
problemi e il quarto Evangelo non h elude, anzi. Dopo la poesia dei racconti di
Matteo e di Luca, oscillanti fra
il macello, carichi di riferimenti alla biblica storia della .salvezza, il prologo giovanneo suona strano, con il suo linguaggio a spirale, in un ritornello di parole e
concetti come Parola (o Verbo), luce, vita, tenebre, mondo... senza l’ultima parte, specie il V. 14: «La Parola è diventata
carne», saremmo parecchio disorientati.
Per capire quel che Giovanni vuole dire, e perché, ricordiamo che come in tanti fenomeni religiosi, anche nelle chiese
cristiane ci sono sempre stati credenti
che si credevano più intelligenti e spirituali degli altri: Paolo ne aveva già incontrati nell’effervescente chiesa di Corinto. S^sso si chiamavano «gnostici»
(dal greco «gnosi», conoscenza): erano
quelli che «sapevano», giunti a un livello
di conoscenza religiosa superiore a quella dei credenti qualunque. Non dei semplici «intellettuali»: l’intellettuale serio è
umile, comunque nella chiesa di Gesù
Cristo dove c’è un solo Maestro e si è
tutti discepoli e fratelli, e sa di dover parlare, e pregare, in modo che tutti capiscano e siano edificati; altrimenti tradisce
quella conoscenza che è dono, per l’utile
comune. Non è dunque il fatto di essere
intellettuali che rende «gnostici»: gnostico è chi pretende che la sua conoscenza
lo renda superiore agli altri, sì che si
rompe la comunione; è chi nella sua ricerca non si accontenta di ciò che Dio ha
dato e dà a tutti, e pensando di salire a
chissà quali vette sprofonda nella confusione e nell’astrazione. Ce n’è sempre, di
gente così. E questi ginnasti del ragionamento stravolgono la figura di Cristo: la
sua vita reale, i miracoli, la crocifissione,
la resurrezione non erano per loro che
storie simboliche, buone per i sempliciotti, ma lo gnostico risaliva a ciò che i
simboli indicavano, a ciò che era avvenuto in cielo, a Dfb. Insomma, questi
«gnostici cristiani» respingevano Gesù
in quel cielo di cui avevano la chiave solo loro, cervelloni o «spirituali doc» capaci di superare la banalità della materia... e di immergersi in verità ghiacce
ed eterne sull’Essere (Dio) e sulla Parola
(Logos, in greco) sua emanazione.
Proprio qui li prende in contropiede.
con grandiosa ironia, il prologo di Giovanni. L’autore conosce tutto questo strano mondo, si serve del suo vocabolario
tanto che qualche studioso ha voluto vedere in Giovanni uno gnostico... ma allora non si capisce il cuore del prologo, che
scatta come un rovesciamento: «La Parola - sì, quel Logos che fin dal principio
era con Dio, era Dio - è diventata carne»,
un essere umano ben preciso, storico:
Gesù. Non si è chiusa in Dio ma si è volta a noi, è stata uno di noi. È finita con il
Dio riservato ai sapienti e agli iperspirituali (assonanze profonde con Mt. 11, 25
ss, e con I Cor. 1, 17-31). In Gesù Dio
sfugge ai cenacoli e va per le strade e le
vite degli uomini qualunque, di noi.
Giovanni, difficile che possa essere
l’apostolo pescatore, è un intellettuale
che ha capito che Dio, in Gesù, è per tutti; il suo Evangelo è quello di un teologo
che si misura con la cultura, ma scrive
per la chiesa e circa la natività, con la
potenza di sintesi che lo caratterizza, si
ricollega allo scarno messaggio originario, dopo le volenterose amplificazioni di
Matteo e di Luca. Non è un regresso ma
va oltre quanto la chiesa ha vissuto in
quei decenni; la piena umanità di Gesù è
recisamente affermata, la croce è ben
presente fin dal prologo; ma qui, come in
tutto l’Evangelo, Giovanni afferma e
contempla come forse nessun altro la
gloria divina di questa vita umana così
inerme e offerta.
Auguri ecumenici
Il sì di Dio
agli uomini
«Nella lieta consapevolepa
del legame dato dalla professione di fede nell’unico Dio,
porgiamo un saluto cordiale
ai cristiani della Chiesa cattolica, delle chiese ortodosse,
delle chiese antiche e delle
chiese della Riforma.
L’illimitato “sì” di Dio verso gli uomini, le donne e i
bambini di questo mondo che
cogliamo nella Sua fedeltà,
nel Suo amore e nella Sua
misericordia si manifestò nel
bambino di Betlemme. Ricordando e celebrando in questi
giorni la nascita del nostro
Salvatore, vogliamo esprimere l’immutata fiducia nella
forza di Dio che si rinnova
continuamente e che vuole
cambiare nel bene noi e questo mondo.
Come i pastori nelle campagne intorno a Betlemme lasciarono i pascoli per raggiungere il luogo della natività, il messaggio natalizio
degli angeli ci invita a abbandonare i nostri schemi e punti
di vista rigidi per poterci aprire al messaggio liberatore del
figlio di Dio e all’incontro
con lui.
La gioia per la nascita di
Gesù ci richiama in particolar
modo alla solidarietà e alla
comunione
- con coloro che hanno dovuto lasciare il loro paese come Maria e Giuseppe,
- con coloro che sono poveri e senza tetto come i pastori,
- con coloro che sono alla
ricerca della verità come i tre
magi.
Auguriamo a voi, a tutti gli
uomini, le donne e i bambini
nel mondo e anche a noi stessi, la pace che Dio ha concesso a questo giorno e a tutti
quelli che seguiranno, la grazia del Cristo Gesù e la comunione ricca di benedizione, alla quale lo Spirito Santo
non cessa mai di chiamarci».
Card. Carlo Maria Martini,
Chiesa cattolica ambrosiana;
padre Traian Valdmann, Chiesa romena ortodossa; ierom.
Demetrio Fantini, Chiesa ortodossa russa del Patriarcato di
Mosca; padre Sarkis Sarkissian, Chiesa apostolica armena; past. Katharina Hess, past.
Holger Sanse, Chiesa tristiana
protestante; past. Lidia Maggi,
past. Paolo Spana, Chiesa battista; past. Antonio Adamo, past. Salvatore Ricciardi, Chiesa
valdese; past. Giovanni Carrari, Chiesa metodista.
Ecumene
Visita alle chiese
della Polonia
pagina 2
AuG Ascolto
Della Parola
Il nuovo di Dio
pagina 6
2
PAG. 2
RIFORMA
venerdì 23 DICEMBR^qq.^
Organizzata dal Cec in occasione del «Decennio di solidarietà con le donne»
Una visita ecumenica alle chiese in Polonia
PAUL KHIEC
Sono stato invitato ad accompagnare Nicole Fischer, del Consiglio ecumenico delle chiese (Cec), in una
visita alle chiese in Polonia.
Le chiese membro del Consiglio ecumenico polacco sono
la Chiesa augsburghiana polacca (luterana), la Chiesa
cattolica polacca (nata il secolo scorso negli Usa), la
Chiesa Mariavite (fondata dai
francescani in questo secolo),
la Chiesa ortodossa polacca, e
le chiese riformata, metodista
e battista. La visita, svolta nel
quadro del «Decermio ecumenico di solidarietà delle chiese con le donne», ha avuto
luogo'dal 28 noverribre al 5
dicembre 1994. Per la prima
volta nei suoi quasi 50 anni di
vita, il Cec ha deciso di inviare sistehiaticamente, nel giro
di tre anni, delegazioni di
donne e uomini a tutte le sue
324 chiese membro; oltre 100
chiese nel mondo hanno già
ricevuto tali visite.
Non è un caso che la Polonia sia stato il primo paese
europeo ad essere visitato; si
trattava infatti di sentire le
voci dell’Est europeo, dell’ex
blocco comunista dove spesso le chiese conoscono meglio la nostra realtà che non
noi là loro. Oltre ai colloqui
con le direzioni e con i gruppi
di donne delle sette chiese
menzionate, abbiamo avuto il
privilegio di sentire altre persone, come la donna che dirige la Società biblica polacca
(una delle due sole donne al
mondo con una tale responsabilità fra le 120 Società nazionali esistenti). Abbiamo
avuto contatti anche con il dirigente e l’amministratrice
del Consiglio ecumenico nazionale, con studenti in teologia luterani e con il decano
ortodosso della Facoltà ecumenica di teologia.
Il popolo polacco vive la
propria storia come quella di
un paese dominato da altri,
sente l’intreccio fra società e
Chiesa cattolica romana, e
atttraversa un momento storico molto particolare in seguito alla caduta del regime comunista. Su una popolazione
di 39 milioni di persone, circa
il 90% si considera aderente
alla Chiesa cattolica romana,
Mche se la partecipazione attiva è molto minore. Le altre
chiese formano piccole minoranze: quelle riformata, metodista e battista (circa 5.000
membri ciascuna) o più grandi come la Chiesa cattolica
polacca (50.000), la Chiesa
Manavite (30.000), la Chiesa
luterana (90.000), e la Chiesa
ortodossa polacca (circa Un
milione di membri).
Tutti i rappresentanti delle
chiese che abbiamo incontrato
hanno sottolineato l’influenza
storica e attuale della Chiesa
romana. Salvo qualche riconoscimento positivo tutte, in
vari modi, si sentono limitate
o forse anche minacciate da
questa grande istituzione che
è presente ovunque. Risulta
quindi strano che queste chiese accettino un modello di
donna basato sul concetto di
una Maria che nella società è
santa, .sottomessa e silenziosa.
Ancora oggi viene accettato e
giustificato il fatto che la donna, come potenziale madre,
sia pagata meno di un uomo
per Io stesso lavoro. Più volte
abbiamo sentito avversione
nei confronti del «femminismo», evidentemente concepito come un nemico della famiglia, considerata un valore
primario per i polacchi.
Nell’ambito delle chiese,
rnentre gli uomini responsabili hanno sostenuto di avere
Il presidente polacco Lech Walesa è un cattolico fervente
molto rispetto e apprezzamento per le donne, convinti
che siano ascoltate come dovrebbero essere, esse timidamente smentivano. In certe
chiese (ortodossa, cattolica
polacca. Mariavite), non è
prevista l’ordinazione delle
donne ma è significativo che
anche in quelle chiese che
hanno legami con chiese sorelle nel mondo, come la metodista, la luterana, la battista
e la riformata, in tutta la loro
storia ci sia stata una sola
donna ordinata, il giorno prima di andare in pensione.
La nostra visita aveva lo
scopo di invitare le chiese a
considerare che cosa hanno
fatto e che cosa fararmo per le
donne nel Decennio inaugurato nel 1988. In un incontro
avvenuto nel 1993 si era notato come in molti paesi il
Decennio avesse stimolato lavoro e solidarietà fra le donne, ma non avesse toccato i
dirigenti e le comunità nella
loro globalità. Le delegazioni
inviate dal Cec presentano alle chiese alcune domande che
implicano solidarietà; quali
sono i ruoli e la voce delle
donne nella chiesa? che cosa
si deve fare per difendere le
donne dalle violenze che dilagpo e di cui si sente sempre
di più parlare oggi? che cosa
possono fare le chiese per
aiutare le donne ad avere opportunità e diritti pari agli uomini nel mondo di lavoro?
che sostegno possono dare le
chiese alle donne che in modo particolare soffrono per
razzismo, xenofobia, e per gli
effetti delle migrazioni?
Abbiamo conosciuto donne
e uomini molto in gamba e
chiese vive, che permettono
di sentirsi incoraggiati nonostote le grandi preoccupazioni in questi difficili anni di
transizione. Le opere diacon^i sono poche, ma la voglia
di rispondere ai bisogni sociali e spirituali delle donne
nella società è limitata più dai
mezzi materiali che dalla
mancanza di sensibilità e di
iniziativa individuale.
Un altro punto positivo è la
Facoltà ecumenica di teologia
dove studiano insieme più di
400 donne e uoinini di tutte le
denominazioni, inclusi alcuni
studenti della Chiesa cattolica
romana. In tutte le chiese, c’è
una-forte base di teologhe; si
tratta principalmente di donne
sotto i quarant’anni, ma donne più anziane sono state la
spina dorsale delle comunità
nei decenni del comunismo e
oggi sono attive nelle diverse
realtà comunitarie e in una
commissione del Consiglio
ecumenico polacco.
Attualmente, la Società biblica rappresenta la strada più
percorribile per un ecumenismo fra le chiese. Chiesa romana inclusa; al suo interno
infatti le chiese stanno facendo insieme una traduzione
della Bibbia che non sembra
condizionata dalla chiesa
maggioritaria. Ci sono tanti
aspetti di questo periodo storico che pesano, ma sembra
prevalere un senso di'sollievo
e di ottimismo, almeno fra le
persone che abbiamo incontrato a Varsavia. Abbiamo
sentito che i tempi sono più
duri in campagna e Ciertamente, in città, c’è la paura per
l’emergente criminalità e le
insicurezze di fronte alla sfida del mondo capitalista e
consumista. È stato rilevato
che i membri delle chiese
protestanti, a causa della loro
etica e della loro rigidità, sono forse svantaggiati in questi
tempi in cui ci si deve adattare e arrangiare.
Nel Consiglio ecumenico
polacco non è facile trovare
interessi comuni e dialogo fra
alcune delle chiese tanto diverse fra loro, come per
esempio gli ortodossi e i battisti. I battisti hanno perso
mo_lti rnembri a causa dell’
emigrazioné dopo la seconda
guerra mondiale. Ora stanno
sviluppando una tipografia a
Varsavia e un centro per conferenze fuori città.
Dal Mondo Cristiano
Colloqui internazionali fra
luterani e avventisti
JONGNY (Svizzera) —11 presidente del ramo europeo deli
Chiesa cristiana avventista del settimo giorno, Edwin Lu^
scher alla fine dell’anno andrà in emeritazione. L’attuale vii'»
presidente, lo svizzero Ulrich Frikart, reggerà commissari
mente la presidenza fino all’Assemblea generale della Chip«
avventista che si terrà l’anno prossimo a Utrecht, in Olanda ^
che dovrà eleggere il nuovo presidente. Ludescher ha guidai!
sm dal 1975 il settore della Chiesa avventista che comprenrip
12 nazioni dell’Europa centromeridionale, il Nord Africa il
Mozambico e l’Angola. In questa zona vi sono oltre 3.600 òn
munita avventiste con più di 400.000 membri battezzati. Il nap
se europeo dove la presenza avventista è più forte è la Roma
MOntin aderenti. Gli avventisti sono oltre
140.000 m Angola e circa 100.000 in Mozambico. I delegati
della «Divisione euroafricana», nella loro seduta autunnale X
SI e tenuta lo scorso novembre a Jongny in Svizzera, si sor!
anche occupati del problema della crescita del fondamentali!
smo religioso e dell’intolleranza. Nel frattempo, a Darmstadt
m Germania, sono stati avviati per la prima volta dei colloaui
intemazionali fra la Chiesa avventista e la Federazione Interna
mondiale dai quali è emerso il desiderio reciproco di superare i
pregiudizi e le immagini preconcette dell’una e dell’altra parte
Una seconda consultazione è prevista per il 1996.
Intervi
La
imf
- Quali
Jtalia i
chiedono
tChivien
cono o n
Tre cristiani imprigionati in
Arabia Saudita
a ^ residenti in Arabia Saudita sono stati
amestati il 26 agosto a Riyad perché stavano facendo uno studio biblico m casa, insieme a cinque connazionali. In Arabia
ìjaudita^e vietata qualunque riunione cristiana pubblica o privaa. Gh 8 credenti sono lavoratori filippini: quattro o cinque di
oro sono stati rilasciati, ma sono ora sotto sorveglianza della
«polizia religiosa» saudita. Joël Cunanan, identificato come il
«capo» del gmppo e almeno due altri sono rimasti in carcerein ottobre e stato celebrato il processo. Cunanan ha intenzione
di ntomme m patna per studiare teologia e diventare pastore.
Due cristiani filippini arrestati in Arabia Saudita nel 1992 furono condannati a morte dal tribunale; la sentenza doveva essere
eseguita il giorno di Natale: dopo l’appello personale rivolto al
governo saudita dal presidente delle Filippine, Fidel Ramos i
due furono scarcerati la vigilia di Natale ed espulsi dal paese.
Un musulmano dell’Arabia Saudita che si converte al cristianesimo viene condannato alla pena di morte.
A un anno dalla rivolta popolare diretta dall'esercito zapatista
■ ■ —--V.H.W
Il molo delle chiese nel Chiapas
Battisti romeni in assemblea
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tutto ahi
luterana
luto
yersario
laehiesi
tobre, p
pegni. L
que ora
avere ui
le chiesi
con rapi
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Il primo gennaio 1994 una
rivolta di autoctoni e di contadini del Chiapas, nel Sud-Est
del Messico, diretta dall’Esercito-zapatista di liberazione
nazionale (Ezln), metteva in
scacco il governo messicano.
Gli insorti esigevano libertà,
giustizia e democrazia, nonché il soddisfacimento di una
serie di rivendicazioni socioeconomiche in favore degli
abitanti della zona.
Da allora, il vescovo cattolico della diocesi di San Cristobai, Samuel Ruiz (proposto
come candidato al Premio
Nobel della pace) è diventato
il mediatore tra gli insorti e le
autorità federali. «Esiste un
reale impegno delle chiese del
Chiapas. Nella diocesi di San
Cristobai è nata una chiesa
nuova, impegnata, autoctona»
spiega Gerardo Gonzales, segretario della commissione di
coordinamento dell’Assemblea del popolo nello stato del
Chiapas, di passaggio in Svizzera a metà dello scorso novembre, all’inizio di un giro
di solidarietà che lo porterà in
diversi paesi europei.
Tuttavia, sottolinea Gonzalez, i cattolici non sono gli
unici a giocare un ruolo importante. Diverse chiese protestanti hanno acqui.sito un alto livello di coscienza sociale
e si trovano confrontate alle
vecchie strutture di potere incarnate dal sistema dei «cacicchi». Nella zona di San
Juan Chamula, esse hanno inquadrato una buona parte dei
20.000 autoctoni, espulsi dal
potere tirannico dei cacicchi.
«Questi ultimi controllano la
vendita dell’alcol e delle candele, e le feste tradizionali.
Siccome gli evangelici sono
contro il consumo di alcol e
si oppongono a certe forme di
libertinaggio e di preghiere,
essi vengono accusati di offendere la tradizione» spiega
Gerardo Gonzalez.
L’aspetto fondamentale del
problema è socio-politico, dato che le persone espulse dalle
loro terre per via della decisione arbitraria dei cacicchi
locali esigono nuovi diritti.
Vari gruppi religiosi, tramite
il Movimento cristiano impegnato, partecipano fin dall’
inizio alla Convenzione nazionale democratica. La Convenzione, nata dopo la rivolta
del Chiapas, rappresenta
l’istanza principale di coordinamento popolare; ha concluso la sua seconda seduta la
prima domenica di novèmbre
a Tuxtla Guerrero, capitale
dello stato. «A quell’incontro
c'erano 1.500 delegati provenienti da tutto il paese, 300
invitati .speciali e un centinaio
di giornalisti. L’assemblea ha
eletto una nuova direzione e
ha adottato un programma di
lotta a breve e medio termine», spiega Gonzalez, che è
membro della direzione nazionale democratica. #
Questo nuovo programma
di azione politica comprende
una mobilitazione nazionale
che potrebbe portare a uno
sciopero nazionale per chiedere la formazione di un governo di transizione, un’Assemblea costituente e una nuova
Costituzione. Queste richieste, che sono state formulate
inizialmente nel Chiapas,
stanno per diventare la piattaforma di lotta di vari settori
sociali dell’intero paese, assicura il giovane dirigente. «Va
ricordato che 30 famiglie accumulano nelle loro mani la
ricchezza del Messico (che
conta 80 milioni di abitanti),
creando così una grande polarizzazione. La povertà colpisce metà della popolazione;
e 30 milioni di messicani conoscono una situazione di
estrema povertà, vale a dire
che vivono nella miseriq».
«Da qui derivaf’importanza del ruolo di coscientizzazione e del messaggio di fede
e di organizzazione popolare
messa in atto da importanti
settori cristiani, nel Chiapas
e in tutto il paese» conclude
Gerardo Gonzalez. Fin dall’
inizio molti catechisti hanno
raggiunto l’Ezln. Il principale
dirigente dell’Ezln, il vicecomandante «Marcos», la cui
vera identità è ignota e che rimane in clandestinità, usa nei
suoi discorsi riflessioni e immagini dal forte contenuto
teologico e sociale.
Gli osservatori e giornalisti
locali hanno insistito sulla
«formazione religiosa di Marcos» e, qualche mese fa, la
Compagnia di Gesù ha respinto gli attacchi dei media governativi che lo accusavano di
essere all’origine dell’Ezln e
assicuravano che Marcos era
membro di un ordine religioso
presente in Messico.
(Eni)
ni — Il 25 e 26 ottobre scorso i battisti rome
e io deirnnT°"‘ÌfCluj-Napoca per Tassemblea e il Consin H n T ^ discusso
mnn. f ' •'aPPi'esentanti dell’Unione battista ro
conpgazioni di lingua romena, sia quelli
Ì iomeT ungherese di Romania, formata dalle chie
una svolta ungherese. I battisti romeni si trovano a
non devoL ? t governo ha stabilito che
non devono esistere organizzazioni parallele divise su base lin
fn^uÌuniVa "1^‘ndi fondersi
n un unica organizzazione di chiese ed elaborare un nuovo sta
ieralé presentati all’Assemblea ge
nerale che SI terra nel maggio 1995 e che dovrebbe sancire
unione dei due rami del battismo romeno.
Ecuador: legge controversa
sulla religione a scuola
^ comunità accademiche, politiche e religiose
dell Ecuador sono in effervescenza da quaiido il CongressÒ ha
le dd Sese Per «"u alla settimana in tutte le scuo
Ro2 ifArmapI H f’ P‘"*’^’dca istruzione,
■ j dato le dimissioni. Arteaga difendeva il
?oSei di re dello stato in materia di educazione; seno oer^nl ® molto importante per lo sviluppo uma
afr.?; I ? T per coltivare i valori reli
giosi. la famiglia, ad esempio»; questo punto di vista è condivi
deini Lna^SZ"r"h "' sindacato
Ìenircfv^LTni? ^'’’urnato i suoi membri alla «disubbivènsa Ì questa legge e ha chiesto che
degli educatori ha in eostituzionalità. L’Unione nazionale
aegi! educatori ha inoltre dichiarato che la pubblica istruzione
non deve essere m mano alla chiesa. Puuonca isti uzione
Zurigo: il primo Sinodo
ecumenico delle donne
ghfsJ ^/fsTOlto sa^i'^nr?ecumenico delle donne zuridi Zurigo Modk-i Sm"’? novembre nella sede del parlamento
invitS f ^ ^ consigliere nazionale di Zurigo ha
re. La quesSÌKr ’ “na strategia di contropote
do deHaf ^ uguaglianza tra uomini e donne nel mon
^^udove c è la volontà si trova anche la via» II Sinodo
re del ^ tlefinito tre obiettivi; il riconoscimento del valobtmh- ™ salariato nella famiglia e l’educazione dei
v^Sv'isToi'ie del ^^1 lavoro salariato e una nuo
partecimiraTue^st ‘’«""e hanno
P necipato a questa giornata organizzata dal movimento femminile ecumenico di Zurigo. Le prese di posizTonè^el SiSo
saranno trasmesse alle autorità civili ed ecc lsiasttÌ J ^ S
al mondo economico ecclesiastiche nonché
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PAG. 3 RIFORMA
Intervista a Klaus Engelhardt, della Chiesa evangelica tedesca
La comunione di Leuenberg è
iiiiportante per le piccole chiese
_ Quando una delegazione
v/é-ne in visita in
Itdia i protestanti italiani si
chiedono come prima cosa:
iChi viene a visitare: il Vaticano o noi?». Vescovo Engelhardt, lei chi viene a visi
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seaiaeliiviato
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«L$ visita è rivolta innanzitutto alla comunità evangelica
luterana di Roma. Non ho potuto partecipare al 175“ anniVffsario della fondazione della chiesa, festeggiato il 30 ottobre, perché avevo altri impegni. La visita avviene dunque ora: ne approfitto per
avere un incontro anche con
le chiese protestanti italiane e
con rappresentanti della Chiesa cattolica romana».
~I cattolici e gli evangelici
hanno seguito, con grande interesse i lavori della Commissione mista cattolico-romana ed evangelico-luterana
su «Chiesa e giustificazione».
Avrà dei colloqui in Vaticano
anche su que.sto argomento?
Come pensa che si possa
¡fondere questo documento
àstudio in Italia?
’ «La Chiesa evangelica tedesca (Ekd) è una comunione
di chiese luterane, riformate e
udite. Non spetta quindi a me
dìfettamente portare avanti il
dialogo tra la Chiesa cattolica
eie chiese luterane ma le questioni legate alla comprensione e al significato della dottrina della giustificazione avranno certamente uno spazio nelle mie conversazioni in Vaticano, perché sono di primaria
importanza nel progetto che si
interessa della condanna della
dottrina, cioè nel processo nel
quale in Germania, sin dal
1981, stiamo valutando se e
fino a che punto le reciproche
condanne dottrinali del tempo
della Riforma sono oggi superate e hanno perso il loro significato nella separazione
delle chiese».
-1 protestanti in Italia sono una piccola minoranza,
che deve quindi gridare forte
per farsi sentire. Per questo
vengono regolarmente rimproverati di al:,are la voce in
modo inopportuno e, quando
tpiesti rimproveri hanno effetto, di tacere in modo inopportuno. Secondo lei che sostegno possono attendersi i
protestanti italiani dalla
Ekd? Che attenzione riserva
la Ekd alle piccole chiese di
minoranza e ai loro problemi
nel processo verso l’unità
delle Chiese europee e che significato attribuisce la Ekd al
«processo Leuenberg» ?
«Alla prima domanda rispondo che la Ekd è ben conscia di far parte di una più vasta comunione ecumenica e,
in essa, della comunione fra
le chiese protestanti, naturalmente non solo dell’Europa.
Già per questo non può fare a
meno di prestare grande attenzione alle piccole chiese di
minoranza, perché da noi in
Germania il numero dei cristiani distanziati fra loro è notevole e noi possiamo imparare molto daU’esperienza di
qiieste chiese. L’Ekd è lieta
del fatto che fra piccole chiese di minoranza e singole
chiese membro dell’Ekd si
siano create delle relazioni
intense di fraternità, che naturalmente comprendono anche
forme di sostegno.
L’Ekd come tale non sa' rebbe in grado di intessere
fltieste molteplici relazioni
bilaterali di fraternità, che
riescono meglio alle sue
chiese membro. Compito
.tlell’Ekd, accanto alle relaf zioni bilaterali che del resto
Il vescovo Klaus Engelhardt
anche lei conduce, è piuttosto
quello di curare la comunione con le piccole chiese di
minoranza nell’ambito degli
organismi già esistenti come
la Conferenza delle chiese
europee o la Commissione
ecumenica europea per chiesa e la società.
Per quanto riguarda il secondo punto il Sinodo dell’
Ekd ha voluto evidenziare
espressamente nel novembre
del 1993 l’importanza della
Comunione di Leuenberg per
il rafforzamento della comunione fra le chiese protestanti
in Europa. L’Ekd è cosciente
del fatto che proprio la Comunione di Leuenberg permette alle piccole chiese protestanti di minoranza, che ne
fanno parte, di sperimentare
l’appartenenza a una Comunione più grande che trascende i confini del loro paese».
- L'Italia viene considerata talvolta come il «laboratorio del moderno per tutta
l’Europa» (Paul Virilio). Il
moderno è l’onnipresenza
dell’immagine. Cosa hanno
da dire gli «uomini della parola» rispetto a questo fenomeno che interseca televisione e politica?
«Anche gli “uomini della
parola” non possono negare il
fatto che le immagini (pensiamo solo alla Somalia o alla
Bosnia) hanno un forte impatto politico e che la televisione è diventata un generatore di potere politico di enorme importanza. Si possono
trarre almeno due conseguenze. Primo, che i mass media
devono sottostare a una legislazione rigorosa ed effettiva
che metta sotto controllo e limiti il loro potere. Secondo,
che bisogna fare ogni sforzo
comune per favorire e mantenere una cultura politica grazie alla quale il ruolo trainante sia affidato agli argomenti
e alle parole, e non solo alle
emozioni e alle immagini».
Nella cappella ecumenica di Fiumicino
Culto protestante
t.
«Waiting for Christmas»,
A.spettando Natale, è il tema
del primo culto evangelico
che è stato celebrato nella
Cappella dell’aeroporto internazionale di Roma Fiumicino, giovedì 15 dicembre alle
ore 18. La cappella è sempre
stata ecumenica, ma finora vi
si sono svolte solo celebrazioni a cura della cappellania
cattolica. Nel giugno 1992 il
Servizio rifugiati e migranti
(Srm) della Federazione delle
chiese evangeliche in Italia
decideva di prevedere una
presenza del servizio negli
aeroporti, luoghi in cui appariva di capitale importanza
che immigrati o rifugiati trovassero qualcuno che li accogliesse e li aiutasse ad orientarsi anche rispetto ai propri
diritti. L’istituzione di centri
di informazione e di accoglienza alle frontiere era prevista dalla legge Martelli, ma
non era applicata.
Vari sono stati i contatti e
gli incontri dei rappresentanti
del Srm sia con gruppi di volontariato interessati alla difesa dei diritti degli immigrati
sia con i responsabili della
cappellania cattolica presso
l’aeroporto di Fiumicino. La
cappella infatti era subfto apparsa come un luogo cruciale
essendo collegata direttamente alla zona transito, zona in
cui avvengono in genere tutti
i respingimenti di stranieri. Il
cappellano cattolico è stato
per molto tempo l’unico che
poteva fungere da riferimento
per persone in difficoltà. La
porta di comunicazione diretta con la zona transito era stata poi chiusa e gli esecutivi
delle chiese evangeliche hanno dovuto così chiedere alle
autorità il permesso di accesso: per ora solo gli avventisti
l’hanno ottenuto.
Nell’aeroporto lavorano anche evangelici di varie denominazioni che si mostrano
molto interessati a che in vengano organizzati momenti di
testimonianza di fede evangelica. Si è così deciso di cominciare con un culto interdenominazionale il 15 dicembre: sono intervenuti luterani,
valdesi, pentecostali, avventisti e altri, e anche il vescovo
della Chiesa evangelica unita
del Baden, Klaus Engelhardt,
presidente del Consiglio della
chiesa evangelica tedesca, di
passaggio proprio quel giorno
all’areoporto. Il culto ha segnato un momento di inizio
per un lavoro che si preannunzia importante anche se
non certamente facile.
A colloquio con il pastore professor Walter J.’Hollenweger
La ricerca pentecostale serve
alla spiritualità protestante
ANNA MAFFEI
LO scorso 7 dicembre a
Caserta si è svolta una
conferenza a più voci sul dialogo tra carismatici cattolici e
pentecostali, organizzata dall’Istituto di studi storici e teologici «Giovan Francesco
Alois». Uno degli oratori era
Walter J. Hollenweger, professore emerito di teologia
(nella sua lunga carriera accademica ha insegnato in varie università, fra cui quelle
di Birmingham, Amburgo,
Friburgo, Berna e Zurigo) e
tra i massimi esperti mondiali
del movimento pentecostale.
In occasione della sua venuta
in Italia, abbiamo voluto rivolgergli alcune domande
partendo proprio dai temi
della conferenza di Caserta.
- Quali sono i maggiori
punti di contatto fra il movimento pentecostale e il cattolicesimo ?
«C’è una radice cattolica
nel pentecostalismo che è stata trasmessa attraverso John
Wesley e il movimento di
santità del secolo scorso. Wesley ha letto molti testi cattolici e li ha poi tradotti per i
suoi predicatori laici. Questo
spiega perché la dottrina del
libero arbitrio, che non è certamente dottrina della Riforma, sia entrata nel movimento pentecostale, come anche
l’importanza dei miracoli.
Nella maggior parte dei paesi
inoltre il movimento pentecostale ha struttura episcopale;
dove poi questo non è esplicitato, come in Italia, il presidente si comporta come un
vescovo. C’è un dialogo avviato da ormai 20 anni anche
fra pentecostali e Vaticano i
cui documenti sono già stati
pubblicati».
- Come si pongono i pentecostali italiani rispetto a questo dialogo ?
«Le chiese pentecostali italiane, a parte alcune eccezioni, pensano che dialogo sia
compromesso. Negli altri
paesi le cose stanno un po’
diversamente anche se le situazioni cambiano molto da
paese a paese».
- Perché i pentecostali italiani hanno questo atteggiamento?
«Perché sono stati perseguitati durante il fascismo e
la Chiesa cattolica in questo
ha giocato un ruolo negativo.
Le ferite di quel periodo non
sono ancora sanate».
- Avvertiamo però una certa chiusura anche nei confronti degli altri evangelici,
che è certo un ostacolo al
dialogo interevangelico...
«Sì, questo è vero. I pentecostali hanno la percezione di
essere un popolo prescelto da
Dio: e lo sono, Dio ha dato
loro molto, ma questo non è
una ragione valida per separarsi dagli altri. Conosco molto bene il presidente delle Assemblee di Dio in Italia, da
giovani eravamo nello stesso
istituto di formazione poi abbiamo preso vie diverse; io
ho continuato a studiare all’università e poi ho insegnato in varie facoltà teologiche,
ho per molto tempo lavorato
per il Consiglio ecumenico
delle chiese. Anche se ora sono un pastore riformato e
condivido una teologia diversa da quella delle chiese pentecostali, la mia esperienza
spirituale rimane di tipo pentecostale. Da un punto di vista ecumenico i più aperti fra
i pentecostali sono gli olandesi e gli inglesi, i più restii sono gli italiani. Molti penteco
Pentecostall nell’America Latina
stali in Europa frequentano
Facoltà universitarie di teologia, fanno i loro dottorati:
questo non vuol dire perdere
la propria identità».
- Alcune chiese di tipo pentecostale recentemente sono
anche entrate a far parte a
pieno titolo della Federazione delle chiese evangeliche
italiane. Evidentemente l’apporto culturale e teologico
del protestantesimo storico è
da loro considerato utile per
la propria identità: questo
processo è avvenuto anche
altrove?
«Sì, in molti luoghi: la riflessione esegetica più approfondita sui testi biblici fa
superare il settarismo e si arriva a considerare che anche
gli altri cristiani hanno una
loro spiritualità. Ci si separa
solo quando non ci si conosce
e si pensa così di proteggere
la propria identità; d’altra
parte il contatto con gli altri
rende consapevoli di avere
qualcosa di importante da
condividere. Alcune nostre
istituzioni teologiche sono
così aride, così noiose, così
lontane dalla vita di tutti i
giorni che le questioni che i
pentecostali portano all’interno della vita universitaria sono molto rilevanti: ho visto
questo molte volte».
- Lei è stato molte volte in
America Latina e ben conosce
il fenomeno della crescita di
chiese evangeliche, soprattutto pentecostali, in quel contesto. Nei nostri giornali spesso
si descrive questo fenomeno
con il termine sette: si pensa
che dietro a questi gruppi ci
sia la «longa manus» della
destre religiose americane
che spingono a un atteggiamento connivente con i potentati dei vari paesi nei quali
questi gruppi vivono. È così?
«Ci .sono stime attendibili
secondo le quali circa 8.000
persone ogni giorno in America Latina lasciano la Chiesa
cattolica e la maggior parte
diventano pentecostali. La
Chiesa cattolica è in profonda
crisi in America Latina, e divisa al suo interno: un aspetto
della crisi è attribuibile ai legami storici del cattolicesimo
con il colonialismo, col capitale, con la classe dirigente e
con l’egemonia culturale europea, legami che le hanno
sottratto credibilità presso la
gente. Anche i pentecostali
sono divisi: alcune chiese dipendono dall’America e fanno anch’esse il gioco dei neocolonizzatori anche se in modo meno appariscente: questo
è il caso del Guatemala. Gran
parte del pentecostalismo latinoamericano però è indigeno,
indipendente dalle missioni
americane, non riceve aiuti
economici, ha una propria or
ganizzazione e dialoga con i
cattolici, soprattutto con le
comunità di base».
- E con le altre chiese protestanti?
«Con le chiese protestanti
c’è in genere un buon dialogo. La maggior parte delle
chiese pentecostali sono presenti nei Consigli nazionali di
chiese evangeliche e ne rappresentano la grande maggioranza; le cose cambiano da
paese a paese. Credo che comunque il futuro sia nella
cooperazione in senso teologico, sociale e politico: alcune delle chiese pentecostali
latinoamericane partecipano
al Consiglio ecumenico delle
chiese (Cec)».
- Quante Unioni di chiese
pentecostali sono nel Consiglio ecumenico?
«Ce ne sono 12, alcune di
queste molto grandi. Ci sono
paesi, specie africani, che nel
Cec sono rappresentati solo
da pentecostali».
- Pensa che ci sia maggiore apertura in Africa verso
gli altri protestanti perché la
spiritualità africana è di tipo
pentecostale in tutte le denominazioni?
«Sì, direi proprio di sì, penso che le chiese africane siano chiese pentecostali, non
ideologicamente ma spiritualmente».
- In molte zone in Italia le
chiese evangeliche federate
stanno portando avanti un
progetto che cerca di integrare nelle stesse comunità credenti italiani e immigrati. In
questa fase ci stiamo rendendo conto che se veramente
vogliamo accogliere persone
provenienti da altri contesti,
particolarmente africani, abbiamo bisogno di riformare
la nostra vita comunitaria e
anche i nostri culti. Qual è la
posizione dei pentecostali?
«Musica, danza e preghiera
per gli ammalati, questi sono
gli elementi indispensabili
per avvicinarsi alla sensibilità spirituale africana. E importante trovare anche delle
forme liturgichè nuove, formare dei gruppi che lavorino
sulla liturgia e riescano a integrare questi tre aspetti, che
sono tutti e tre collegati al
corpo: nel pentecostalismo il
corpo ha un ruolo molto importante».
- Dunque meno razionalità, più partecipazione corporale?
«Certo, e questo va bene
anche per gli italiani che sono gente che comunica molto
col corpo; avviene così nei
contesti non ecclesiastici: il
canto, la gestualità, la musica. Perché dunque non rendere anche il linguaggio liturgico più comprensivo anche
dell’aspetto corporale?».
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4
PAG. 4 RIFORMA
Vita Delle Chiese
^p|
VENERDÌ 23 DICEMBR^.^
Il campo invernale di Agape apre un confronto sulla politica
La partecipazione e il karaoke
FERRUCCIO JARACH
Il tradizionale campo invernale di Agape, che si svolgerà a Frali dal 26 dicembre
al 1° gennaio, si pone l’obiettivo di riflettere su come uscire dalla situazione di confusione individuale, sociale e
politica dell’Italia. Quali che
siano le opinioni politiche è
innegabile che molti non
comprendono ciò che sta accadendo e si sentono impotenti di fronte a una situazione politica nella quale ogni
valore etico si è smarrito.
Agape affronta la nuova situazione politica italiana mettendo sul tappeto una serie di
domande aperte: come ritrovare una voglia e una capacità di partecipare, di dare il
proprio contributo al corso
degli eventi? Come liberare
ciascuno di noi dai condizionamenti sempre pii! forti ai
quali è soggetto? Come recuperare a scuola, al lavoro, nel
tempo libero quegli spazi di
scelta, di intervento autonomo e creativo che troppo
spesso sono negati? Nel campo si avvierà un lavoro di ricerca sulle possibili risposte.
Cantava alcuni anni fa Gaber che «libertà è partecipazione». Libertà è possibilità
di scelta, è consapevolezza, è
capacità di mettersi in gioco,
è una presenza attiva nella
realtà che anima il nostro vivere: una realtà che va compresa per poterla accettare o
Villasecca
Vendere
la scuola di
Pian Faetto?
CLAUDIO TRON
Una veduta invernale di Agape
Come vivere in
QUESTA SOCIETÀ
E RIUSCIRE ANCHE A
SORRIDERE
CAMPO INVERNALE
DI Aqape
26 DICEMBRE - I® QENNAIO
Relazioni di Gianna Urizio («La Tv all’epoca del
karaoke»), Loris Campetti («Lavoro, i\on lavoro»), Gruppo giovanile
88 di Capaci («Le ragioni di un impresa»), Francesca Spano ( «Agape e la
politica»).
Video, foto e animazione
di Alice nella città («I
modi e le forme della politica»), Tano D’Amico
(«I centri sociali»).
Per informazioni: segreteria
di Agape tei 0121/807514
modificare. Solo da una attiva
partecipazione può originare
quello scambio di informazioni, di idee, di immaginario, che può portare a una crescita individuale e sociale.
Non è certo questo il quadro auspicato da coloro che
reggono le sorti del sistema
politico e deU’informazione
oggi in Italia, i quali cercano
di realizzare il loro progetto
rendendo passiva la gente,
espropriandola della possibilità di dare un contributo costruttivo agli eventi. La televisione, feticcio di questa fine
secolo, è simbolo di questo tipo di comunicazione, che avviene in un solo verso, e nella
quale i ruoli di emettitore e di
ricevente non si scambiano
mai: lo spettatore partecipa
inerte a quanto accade, impossibilitato a rispondere, a
reagire... Questo paradosso si
verifica nella maggior parte
dei paesi del capitalismo
avanzato, anche se forse non
si esprime con la volgare arroganza di questi giorni italiani. L’eccezionale sviluppo
degli strumenti per la trasmissione e l’elaborazione delle
informazioni dovrebbe consentire un elevato grado di
partecipazione attiva e consapevole ad eventi anche lontani nello spazio, ma tale partecipazione viene scoraggiata e
circoscritta ad ambiti ben delimitati dell’esistenza.
Nella collana «Folklore» è uscito il volume
Viaggiatori britannici
alle valli valdesi, _
Introduzione di Giorgio Toum
Presentazione di Esther Rntz Menascé
pp 360,125 lll.nl, L 42.000
Il volume presenta in italiano una scelta, di testi di alcuni
viaggiatori inglesi e scozzesi che tra il 1753 e il 1899 visitano le valli valdesi e scoprono con stupore l’«lsraele deile
Alpi», un piccolo popolo di Dio rimasto fedele alla sua Parola attraverso le più sanguinose persecuzioni. Ogni visitatore pubblica il resoconto del suo viaggio, spesso
accompagnato da splendide incisioni: nasce cosi e si afferma il
«mito» valdese in Europa. Dalle
osservazioni dei viaggiatori riemerge la vita quotidiana nel
«ghetto» valdese con te sue miserie e angherie e anche con la
straordinaria tenacia e costanza
delia popolazione.
ÊÊ w: ■ mmedUrice
Claudiana
VIA PRINCIPE TOMMASO, 1-10125 TORINO
TEL. 011/868.98.04 - FAX 011/650.43.94 - C.C.P. 20780102
Al campo invece non saranno necessari sofisticati
mezzi di comunicazione per
scambiarsi idee ed emozioni,
grazie ai caldi e severi edifici
in pietra e legno incastonati
nel bosco di abeti in fondo alla vai Germanasca, che dal
loro sorgere hanno ospitato
tante persone andate lassù per
parlare e ascoltare, per giocare, o per vivere il silenzio della montagna. Cioè per comunicare, con gli altri, con se
stessi, con la natura, senza bisogno di inutili mediazioni.
In genere, i campi di Agape
sono destinati a specifiche fasce di età, in modo da consentire una gestione del lavoro e del tempo libero consonante con le esigenze di chi
vi partecipa, e da ottenere
gruppi affiatati e uniformi; il
campo invernale invece tenta
di andare oltre queste barriere, aprendo canali di comunicazione nuovi tra persone di
età anche molto diverse: è infatti aperto a tutti. Se ciò crea
alcune difficoltà di gestione
ed organizzazione, d’altra
parte risulta molto stimolante,
poiché altrove si tende in genere a restringere il dibattito
aH’interno di gruppi omogenei per età, religione, opinione politica, città di appartenenza limitando così le possibilità di vero confronto dialettico di crescita attraverso il
dialogo tra pensieri diversi.
Gli scorsi mesi, nella nostra chiesa, sono stati
segnati come di consueto
daH’inizio delle attività. Tra i
fatti da segnalare menzioniamo l’apporto di una nuova
monitrice alla scuola domenicale: ’V^alentìna Ghigo
Guglìeimet, che partecipa
anche alla Filodrammatica;
la rielezione di Emidio Barus alla carica di anziano; il
perfezionamento della vendita dell’ex scuola di Combagarino e l’avvio delle trattative per la vendita di quella di
Pian Faetto. Le vendite non
fanno piacere, d,a un lato,
perché segnalano una riduzione delle nostre attività; ma
dall’altro indicano anche che
qualcuno, malgrado tutto, è
ancora interessato a curare
gli edifici dei nostri villaggi,
e questo ci rallegra.
Per quanto riguarda la
scuola di Pian Faetto segnaliamo fin d’ora che l’assemblea di chiesa del 29 gennaio
prossimo dovrà prendere una
decisione definitiva: le possibilità sono tre, cioè 1) vendita alla.persona attualmente
interessata; 2) vendita a un
offerente disposto a un prezzo più alto; 3) impegno a rimettere in sesto l’edificio e
decisione sul suo uso futuro.
Se qualcuno è interessato alla
seconda possibilità è pregato
di farsi vivo prima del 29
gennaio.
Purtroppo l’autunno ci ha
portato dei nuovi lutti: ci
hanno lasciato Elena ClotVarizia ved. Peyronel; Luigia Terrier ved. Peyran e
Italo Genre. Ognuno di loro
lascia il vuoto di una vita più
o meno lunga, ma comunque,
in modi diversi, molto intensa. Li ricordiamo con riconoscenza per quello che il Signore ci ha dato nelle loro
persone.
Discreta la partecipazione
al concerto, nel tempio, sabato 10 dicembre. La corale, il
quartetto «Nugae» e il coro
dei «Cantori di Osasio» hanno presentato una parte del
loro repertorio di canti natalizi. La raccolta delle offerte
per il soccorso delle popolazioni e la ricostruzione delle
zone alluvionate del Piemonte ha fruttato un po’ più di
mezzo milione.
37vn00^''
Una «borsa di studio» può aiutare un/a bambino/a che frequenta «La Noce» a scuola, in
comunità o per le terapie di riabilitazione.
Per partecipare basta inviare, da soli, con
amici o con la comunità un contributo costante di L. 150.000 mensili.
CeiTtro diaconale «La Noce», Istituto valdese,
via Giovanni Evangelista Di Diasi 8, 90135 Palermo
c.c.p. postale n. 12975900, Palermo
c.c.p. bancario n. 10/1746 presso Istituto bancario
San Paolo di Torino, sede di Palermo (CAB 04600
ABI 01025)
Evangelici e battisti di Mondovì
Costituita la chiesa
EMMANUELE PASCHETTO
Nonostante qualche presenza sporadica di protestanti, in Mondovì non era
mai esistita una comunità
evangelica di una certa consistenza: non al tempo della
Riforma perché la forte presenza riformata a Cuneo, Caraglio, Dronero, Busca ecc.
non era riuscita che a lambire
il Monregalese, prima di essere spazzata via dalla Controriforma; non agli inizi del nostro secolo, quando la predicazione del colportore battista
Francesco Bo aveva raccolto
una decina di persone e il piccolo gruppo si era disperso
dopo la sua morte.
La testimonianza evangelica a Mondovì è ripresa quasi
per caso all’inizio degli anni
’80 con le visite del pastore
battista di Cuneo a due o tre
evangelici abitanti nella zona.
Le visite si trasformavano in
incontri di studio biblico e in
culti in famiglia, con una decina di persone. Poi, per qualche anno, gli evangelici furono ospiti della sede cittadina
del Psi. Il culto si teneva attorno ad un tavolo: alle spalle
dei pastore campeggiava il ritratto di Karl Marx...
Quando il numero dei partecipanti cominciò a crescere
si decise di affittare un locale
idoneo. L’inaugurazione avvenne nell’autunno del 1989,
con un culto dell’allora presidente dell’Ucebi Paolo Spanu, presenti il vescovo mons.
Enrico Masseroni, un gruppo
di amici cattolici del Sae, capeggiato da Maria Martinetti,
e fratelli e sorelle di altre comunità evangeliche. Ora gli
evangelici del Monregalese si
sono costituiti in chiesa autonoma, con una ventina di
membri e una popolazione
complessiva di oltre 40 persone e domenica 4 dicembre
hanno voluto festeggiare questo evento.
Per questa festa hanno preparato un motto: «I colori
della fede», per ricordare che
la fede è vita e gioia e per
sottolineare che la loro chiesa
è un arcobaleno raccogliendo
infatti credenti di diverse nazionalità: il pastore Herbert
An^ers è tedesco, e ne fanno
parte inglesi, finlandesi, argentini, brasiliani, gabonesi,
zairesi e naturalmente... italiani. Vi sono battisti e valdesi, luterani e Fratelli, presbiteriani e apostolici: la chiesa
è membro dell’Unione batti
La '
tutti i
delle 1
tale e
Ricorda
Chiese
Éanzii
Il pastore Domenico Tomasello
predica aila comunità riunita
sta ma dalla stessa è stata riconosciuta, su sua richiesta,
come «Chiesa evangelica».
11 locale era stracolmo al
culto pomeridiano: di nuovo
rappresentanze dt varie chiese consorelle, l’inossidabile
Maria Martinetti e gli amici
del Sae, don Francesco Tarò,
responsabile della diocesi per
l’ecumenismo e il dialogo,
che ha portato il saluto dei
vescovo. C’erano Roberto
Mollica, presidente dell’Associazione battista piemontese, e il pastore Domenico Tir
musetto che ha rappresentato
rUcebi, come vicepresidente
e ha tenuto la predicazione.
Un culto gioioso e significativo: i giovani e i bambini
hanno illustrato con il canto
e con una breve rapprerátazione la realtà di'una chiesa
multietnica e pluridenominazionale. I pastori presenti
hanno imposto le mani sugli
anziani e sui diaconi eletti
dalla comunità, invocando su
di loro l’assistenza dello Spirito Santo: nelle preghiere il
pastore Paschetto si è ispirato
alla liturgia riportata nella
«Tradizione apostolica» di
Ippolito, vescovo di Roma
alla fine del II secolo.
La chiesa «madre» di Cuneo, tramite il suo anziano
Angelo Begnamino ha consegnato alla neonata chiesa il
registro dei membri e quello
degli atti liturgici, a significare il «taglio del cordone
ombelicale» con la comunitì
d’origine, rassicurando chei
rapporti di fraternità e di aiuto reciproco resteranno invariati. Che il Signore aiuti le
sorelle e i fratelli di Mondovì
a rinvigorire la loro testimonianza conservando l’apertura e la disponibilità che sinora li ha caratterizzati.
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Nella collana della Società di studi valdesi è uscito il n. 14
Giorgio Spini
Studi sull’evangelismo
italiano tra Otto e Novecento'
262 pp., L. 33.000
Il volume raccoglie 15 saggi di Giorgio Spini sui momenti più significativi nella storia del protestantesimo
italiano, utilissimi per ricordare il faticoso cammino
delia libertà religiosa nel nostro
paese.
Dall’opera della Società biblica
alla storia degli avventisti in Italia, dai protestanti nel Risorgimento all’atteggiamento di fronte alle leggi razziali, all’avventurosa predicazione degli emigranti convertitisi negli U.S.A.:
un panorama di storia evangelica di grande interesse.
— Ê mmetfíüice
Claudiana
VIA PRINCIPE TOMMASO, 1 -10125 TORINO
TEL. 011/668.98.04 - FAX 011/650.43.94 - C.C.P. 20780102
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Vita Delle Chiese
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lo chei
‘ di aiuIO invaaiuti le
londovì
estimoaperture sino
f-g: «... Servite il Signore con
t integrità e fedeltà»
^ (Giosuè 24, 14)
La Tavola, augurando a
tutti i lettori e a tutte le lettrici di Riforma e àtWEco
delle valli valdesi buon Natale e buon anno nuovo, ricorda e raccomanda alle
; ibhiese di partecipare al fi^«jianziamento delle borse di
i'studio per il Centro diaconale «La Noce» di Palermo.
La partecipazione al costo
globale di una borsa di stu^0 (costo di 3,5 milioni) è
stata fissata in 1,5 milioni,
che possono essere raccolti
anche con uno sforzo congiunto di più persone, o più
gruppi di persone.
La Tavola fa anche presènte che, a fronte della difficile situazione finanziaria
che si prospetta (a oggi) per
la chiusura di fine anno, le
chiese possono e debbono
ricordare ai membri di
chiesa che le contribuzioni
versate e contabilizzate nei
registri della chiesa con da
ta anteriore al 31 dicembre
1994 possono essere defiscalizzate fino al tetto massimo di due milioni per
ogni cittadino-contribuente
(chi fa il «740»). Ciò comporta un sensibile risparmio sulle tasse da pagare:
per un reddito imponibile
di 30 milioni, una contribuzione annua di 1 milione
(circa il 3 per cento) comporta un risparmio sulle
tasse da pagare di 270.000
lire (il che significa che il
«costo» reale per il contribuente è di sole 730.000 lire), mentre per un reddito
imponibile di 60 milioni,
una contribuzione di due
milioni (circa il 3 per cento) porta a un risparmio di
680.000 lire (il che significa che il «costo» reale per
il contribuente è di sole
1.320.000 lire). La Tavola
ritiene che questi risparmi
possano aiutare a colmare
la distanza che ancora deve
essere coperta per arrivare
al pareggio dei bilanci.
Un amico dei valdesi siciliani
Carlo Schiìpbach
______CHRISTIAN GYSIN_______
1,1 22 novembre è deceduto nell’ospedale di Riehen, nella Svizzera tedesca,
dove viveva dal 1991, Carlo
Schiìpbach, all’età di 99 anni.
Era sempre vivo in lui il ricordo del suo incontro, nel
1924, con la comunità valdese di Palermo, durante il suo
impiego, come corrispondente estero, al Credito italiano.
Da allora si sentiva valdese.
Ho conosciuto il fratello
Carlo Schùpbach più di 30
anni fa. All'unione giovanile
di Basilea ci aveva fatto vedere le sue diapositive delle
valli valdesi e della Sicilia.
Aveva amici ovunque ci fosse una chiesa valdese.
Dal 1959, con il pensionamento, iniziò a viaggiare visitando comunità valdesi, tenendo e organizzando conferenze in Svizzera, in Germania e in Inghilterra, sempre
parlando della Chiesa valdese
e illustrando le sue diapositive. Tutti i suoi amici, dall’
«Unione dei giovani impiegati cristiani» ai suoi parenti,
hanno ricevuto il suo saluto
per l’avvento, da lui scritto,
pubblicato e spedito in più
lingue. Così egli raccoglieva
dei fondi che amministrava e
faceva arrivare dove gli era
noto un bisogno (per Palermo,
per asili infantili, ecc.).
Conosceva le chiese valdesi
da cima a fondo, anche quelle
del Rio de la Piata; quando
nel 1966 arrivava a Montevideo con il piroscafo partito da
Genova era già buio, e la luce
sul molo inesistente, ma egli
non si perse d’animo e intonò
l’inno «Celebriamo il Signore» facendosi così riconoscere
dalla famiglia che lo attendeva. Nel 1976 la sua corsa a
zigzag per l’Italia ebbe una
battuta d’arresto per un collasso mentre si trovava a Riesi.
Fu rimpatriato con l’aereo del
soccorso svizzero: da allora i
familiari gli avevano vietato
di avventurarsi da solo nei
suoi giri. Così aveva il permesso di recarsi a Torre Pellice per il Sinodo se poteva fare
il tragitto in macchina con
me: i suoi amici poteva incontrarli tutti lì. In quei viaggi gli
era impossibile annoiarsi perché in ogni località era già
passato, su ogni picco della
Svizzera era già arrivato con
il Club alpino svizzero, e sul
passo del Gran San Bernardo
era arrivato fino all’ospizio in
bicicletta nel 1918.
Dopo la morte della moglie
nel 1983 si era trasferito
all’asilo «Humanitas» di Riehen, lasciando la casa a uno
dei suoi tre figli e non aveva
più l’energia per mandare il
suo saluto d’avvento. Tutti i
suoi indirizzi sono poi stati
raccolti dal comitato «Waldenserhilfe der deutschen
Schweiz». I suoi anni da pensionato li ha vissuti interamente da ambasciatore viaggiando sempre, a sue spese,
per la Chiesa valdese. Questo
lo ha talmente arricchito dal
punto di vista spirituale, che
malgrado la sua infermità in
ultimo si sentiva parte e partecipe della vita di tutti i suoi
amici in Italia e in Sud America, grazie alla mutua corrispondenza che ha continuato
a mantenere.
La sua storia ha un che di
incredibile: siamo grati al Signore per questa vita di gioiosa e impegnata testimonianza.
cerca
f ORTOPEDICO-TRAUMATOLOGO
’,Cfeposto a dare un periodo di servizio volontario (minimo 3 mesi) presso
l’Ospedale protestante di Ndoungué (Camerún).
L’ospedale è attrezzato per la chirursia ossea (compreso amplifi^ore di brillanza).
informazioni rivolsersi a A/ìarco-Tullfo Fiorio via S, Giacomo dei
Japri, 109/A 80131 Napoli tei. n. 081-5469377
Battesimo nella Chiesa valdese di Trieste
Quando la fede
è dubbio e speranza
_______RENATO COI8SON______
. .TVT on è facile avere fede, perché Dio ha
permesso che avessimo dei
dubbi, affinché la nostra fede
non fosse cieca. Il Signore
però mi ha dato il dono più
grande che potesse farmi, la
grazia di credere in lui; mi ha
dato la grazia di credere nella
sua legge, la legge dell’amore, che Gesù ha portato fra
noi, del fare agli altri quello
che vorresti fosse fatto a te;
mi ha dato la speranza della
vita eterna, con la sua resurrezione che ha mostrato la
sua vittoria sulla morte. In un
mondo dove soltanto in pochi
si ricordano del Signore, e
molti assumono a idolo il
proprio egoismo e la propria
avidità, lo Spirito di Dio mi
ha dato la grazia di poter confessare: Gesù Cristo è il Signore..
Spero di poter dimostrare
in questa vita la mia gratitudine verso il Signore tentando
come posso di mettere in pratica gli insegnamenti di Gesù,
e chiedo di venir battezzato
nel suo nome».
Con gioia e riconoscenza al
Signore, la comunità valdese
di Trieste ha accolto domenica 11 dicembre questa confessione di fede del giovane
Raniero Bordon, vivendo'
con lui il momento del battesimo e raccogliendosi attorno
alla mensa del Signore.
Nel «dopo culto» abbiamo
avuto modo di incontrare il
padre di Raniero, Willer, deputato e responsabile nazionale di Alleanza democratica,
venuto apposta da Roma, e
diversi amici e compagni di
università, curiosi di conoscere meglio il nostro piccolo
mondo evangelico triestino.
Con Raniero, da alcuni mesi, si riunisce un bel gruppetto di «catecumeni adulti»
provenienti da varie esperienze di fede e desiderosi di
entrare in una più stretta comunione con noi. Riconosciamo in questo gruppo un
dono che Dio ci fa, che ci
rallegra e ci fortifica nella
nostra vita comunitaria.
Cattolici e battisti a Siracusa
Uniti contro la mafia
Durante la sua recente visita in Sicilia il papa, in occasione dell’inaugurazione di
un santuario mariano a Siracusa, si è pronunciato dando
una spiegazione alla lacrimazione della «Madonna delle
lacrime», che risale al 1953:
si sarebbe trattato di un segno
di dolore per lo sterminio degli ebrei nei lager nazisti.
Nei decenni passati lo stesso fenomeno, anche a causa
di propaganda poco «ecumenica» nei riguardi dei protestanti, era stato sovente attribuito alla presenza, nelle vicinanze, della chiesa battista
di via Agatocle, ma proprio a
Siracusa ultimamente il dialogo fra gli stessi battisti e la
locale parrocchia cattolica
(via Specchi) sembra vivere,
un momento più felice: un
segno incoraggiante viene infatti dagli incontri ecumenici
ripresi dopo la pausa estiva.
che coinvolgono le due chiese. Il 17 e 19 novembre circa
25 persone hanno preso parte
a due serate, una presso la
chiesa battista e l’altra presso
quella cattolica.
Il primo incontro è stato
dedicato alla piaga sociale
della mafia: un problema che
ha sensibilizzato tutti e .coinvolto molti. Il secondo incontro, culminato in un’agape,
ha visto uno studio sulla formazione della Bibbia: il fratello Enrico Maltese, della
Chiesa battista, ha presentato
l’argomento suscitando interesse e desiderio di dialogo
costruttivo. Il parroco, don
Carlo D’Antoni, ha chiesto
che questo tema venga sviluppato in uno dei due incontri mensili, già in programma
fino al giugno prossimo, che
avranno luogo alternativamente presso le due comunità
siracusane.
Abbonamento annuo L. 23.000 - Estero L.
28.000 Sostenitore L. 30.000 - Una copia L.
3.000 da versare su c.c.p. n. 14603203 intestato a «L’amico dei fanciulli - Tavola Valdese» 20159 Milano - Via Porro Lambertenghi 28
Cronache
GIOIA DEL COLLE — È stata una domenica particolare
quella del 27 novembre per la Chiesa battista, perché ha
avuto l’onore e la gioia di ospitare una coppia missionaria
scozzese: Anna e David Mac Tarlane, insieme ai figli
Diann, Elizabeth, David. Il conduttore della comunità,
Edoardo Arcidiacono, ha espresso la gioia da parte di tutti i
presenti per l’opportunità di trovarsi insieme alla famiglia
missionaria, che svolgerà in Puglia l’opera di annuncio
dell’Evangelo. Successivamente il missionario David Mac
Parlane ha predicato sul testo di Malachia 1, 6-14. È stato
un culto speciale, anche perché accompagnato da nuovissimi canti che hanno dato una nota di allegria e di gioia, coinvolgendo tutta la comunità e rinnovando i cuori dei presenti
con uno spirito di fraterno affetto; la giornata è proseguita
con un’agape fraterna. Alla famiglia missionaria auguriamo
un proficuo lavoro nell’opera del Signore.
GRAVINA — Dal 16 al 20 novembre sono stati organizzati
presso la chiesa battista degli incontri canori curati dal fratello Jim Watts. Scopo di tali incontri è stato quello di imparare nuovi canti e inni che non dovrebbero mai mancare
nei nostri momenti comunitari. Nelle Sacre Scritture infatti
si ripete spesso l’esortazione a lodare e celebrare il Signore
con canti, come ha spiegato la pastora Green durante il culto di domenica 20 novembre commentando Efesini 6, 9:
«Parlandovi con salmi ed inni e canzoni spirituali, cantando
e salmeggiando col cuor vostro al Signore».
• Domenica 4 dicembre abbiamo celebrato Formai consueta
«Festa della raccolta», una giornata di ringraziamento al Signore per i frutti della terra che egli ci concede durante tutto
l’anno. Al culto hanno partecipato anche i ragazzi della
scuola domenicale. È seguita un’agape a cui hanno partecipato circa 70 persone. Particolarmente gioiosa è stata l’atmosfera durante la preparazione e la condivisione del pranzo. Un ringraziamento a tutte le sorelle che si sono prodigate per la buona riuscita di questa giornata di festa.
TORRE PELLICE — Domenica 11 dicembre ha avuto luogo
il «bazar delle missioni». È un appuntamento che si rinnova ogni anno alla Foresteria e che permette rincontro di
persone che hanno a cuore l’opera di evangelizzazione e di
sviluppo condotta dalle chiese evangeliche del Terzo Mondo. Il Gruppo missioni-Cevaa di Torre Pellice, che si riunisce regolarmente, oltre ad appoggiare con la preghiera e il
finanziamento l’attività generale della Cevaa quest’anno
sostiene in particolare l’ospedale di Ndoungue nel Camerún, un’opera di assistenza curata dalla chiesa metodista
nel Benin, e aiuta eon sussidi gli studi universitari di una
studentessa africàna a Roma.
• L’Evangelo della resurrezione è stato annunciato in occasione dei .funerali dei fratelli Mauro Gönnet, Anna Margherita Coisson, Giovanni Enrico Beux.
CAMPI INVERNALI — Due importanti appuntamenti per i
tradizionali «campi invernali» dei Centri di incontro evangelici. Al Centro ecumenico Agape (Frali) si svolgerà dal
3 all’8 gennaio il campo studi nazionale della Federazione
giovanile evangelica italiana su fede e politica. «Noi e la
politica: uno sguardo al passato e uno al futuro»: questo è il
tema dell’incontro che prevede, tra l’altro, laboratori e dibattiti su «che cos’è la politica», «Protestanti e politica»,
«1974-1994, come è cambiata l’Italia».
Presso il Centro metodista di Ecumene (presso Velletri,
Roma), dal 27 dicembre al 1° gennaio 1995 si svolgerà un
seminario su «Media e società», realizzato in collaborazione con il Servizio stampa, radio e televisione della Federazione delle chiese evangeliche in Italia e con la rivista
«Confronti». Il seminario affronterà temi quali il rapporto
fra media e democrazia, costume, religione e legislazione:
prevista, fra gli altri, la partecipazione di Alberto Abruzzese, padre André Joos, Massimo Ghirelli. Altri incontri, destinati in particolare ai giovani, sono previsti al Villaggio
battista della gioventù di Santa Severa (Roma), dal 29 dicembre al 2 gennaio («Musica: cultura o divertimento?») e
al Centro Bethel, sulla Sila Piccola (Catanzaro), dal 27 dicembre al 2 gennaio («Chiese e giovani. C’è un “oggi” per
le nostre chiese?»).
Nella collana «Nostro tempo» è uscito il n. 53
Albert Schweitzer ^
Rispetto per la vita
traduzione di Giuliana Gandolfo
pp. 156+12 ili. f.t.,L. 24.000
Gli scrìtti più importanti neH’arco di un cinquantennio
raccolti da Hans Walter Bàhr
Pur essendo stato riconosciuto un «genio dell’umanità», il «medico della giungla» è ancora sconosciuto in Italia come pensatore profondo e straordinario
anticipatore. Eppure il suo
pensiero acquista oggi una
particolare attualità. Il suo «rispetto per la vita» è un vero
«manifesto» capace di rinnovare l’etica nella sua totalità e
di consentire l’affermarsi della
pace nel mondo minacciato
dalla catastrofe nucleare ed
ecologica.
-m mmeannce
Claudiana
VIA PRINCIPE TOMMASO, 1-10125 TORINO
TEL. 011/668.98.04 - FAX 011/650.43.94 - C.C.P. 20780102
6
PAG. 6 RIFORMA
All’Ascolto Della Pai
VENERDÌ 23 DICEMBRE 19q^ L sped®
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NATALE
IL NUOVO DI DIO
PAOLO SBAFFI
Un altro Natale nella nostra storia. Un’altra solenne ricorrenza che riguarda
l’inizio della nostra storia della salvezza. E tra pochi giorni
anche un nuovo anno secondo
il calendario convenzionale.
Natale! Festa che si ripete.
Festa sempre uguale? Forse,
ma solo nel caso in cui la si
strumentalizza per farne una
nostra festa, come le ferie, o
un lungo ponte festivo di cui
vale la pena approfittare...
Natale
è sempre nuovo
Ma se si considera il senso biblico evangelico
del suo messaggio. Natale è
sempre nuovo. Non è semplicemente diverso perché un
anno è passato e le situazioni
personali, quelle sociali e
quelle del paese e del mondo
non sono più come l’anno
scorso..., ma è nuovo perché
il nuovo di Dio è sempre più
avanti delle novità della storia. Tanto più avanti se si
pensa, come ad alcuni sembra, che la storia invece che
progredire regredisca, invece
di costruire speranza, riproponga vecchie tristezze.
Eppure, quanti di noi e
quante volte abbiamo avuto
speranze di una nuova umanità, un’umanità sognata dalle generazioni che ci hanno
preceduto. Abbiamo sognato
un mondo che avrebbe bandito la guerra come criterio
per risolvere le controversie
tra uno stato e l’altro; abbiamo sognato la fine deH’arroganza totalitaria; abbiamo
sognato di costruire una nuova qualità della vita; abbiamo sognato al grido «Disarmo, giustizia, pace...». Ebbene, questa nuova umanità è
ancora tutta da costruire. E la
speranza da riporvi è tutta da
riconquistare.
Noi vorremmo che da questo Natale nascesse un nuovo
tempo, un tempo libero da
ogni trascinamento del passato, disponibile per un futuro umano! Un tempo liberato
dai vecchi valori dei particolarismi, dei nazionalismi, dei
regionalismi, dei razzismi
(con tutti i loro stantii e truculenti luoghi comuni e le loro irrazionalità: antisemitismo, antislamismo, antimeridionalismo, intolleranza religiosa e arroganza di ogni tipo...), un tempo liberato che
diventi uno spazio senza divieti inspiegati e discriminanti, un tempo senza preconcetti e senza regole, un
tempo che permetta di costruire un mondo in cui si sia
capaci di ritenere qualcosa di
buono, vero e giusto, in linea
con il messaggio evangelico
della vita.
Un mondo in cui si possano creare nuovi rapporti,
nuove fraternità, nuova solidarietà e nuove e felici prospettive per tutti.
Un mondo in cui accada
che confessare Dio come Padre e Creatore non voglia dire
emarginare glj altri, ma significhi amarli anche se le specifiche confessioni di fede sono
diversificate, caratterizzate da
storie diverse.
Un mondo in cui si abbia la
convinzione che Dio offre la
libertà al di sopra di tutti i
nostri vecchi e nuovi settarismi. Un mondo in cui sia
possibile a tutti di crescere
come figli di Dio.
Confessare Dio
nei mondo
Signore, tu sei stato propizio ulta tuu terrò, hui ricondotto Giacobbe dalla deportazione. Hai perdonato l’iniquità del tuo popolo, hai cancellato tutti i suoi peccati. Hai
placato il tuo sdegno, hai desistito dalla tua ira ardente.
Ristoraci, o Dio delta nostra salvezza, fa’ cessare la tua
indignazione contro di noi. Sarai adirato con noi per sempre? Prolungherai la tua ira d’età in età? Non tornerai forse a darci la vita, perché il tuo popolo possa gioire in te?
Mostraci la tua bontà. Signore, e concedici la tua salvezza.
Io ascolterò quel che dirà Dio, il Signore: egli parlerà di
pace al suo popolo e ai suoi fedeli, purché non ritornino ad
agire da stolti! Certo, la sua salvezza è vicina a quelli che
lo temono, perché la gloria abiti nel nostro paese. La bontà
e la verità si sono incontrate, la giustizia e la pace si sono
baciate. Im verità germoglia dalla terra e la giustizia guarda dal cielo. Anche il Signore elargirà ogni bene e la nostra terra produrrà il suo frutto. La giustizia camminerà
davanti a lui, e seguirà la via dei suoi passi»
(Salmo 85)
Noi vogliamo confessare
il nuovo di. questo Dio
che si è fatto umano. Ma già
lo sappiamo: è nel confessare
il Dio che si fa nostro in Gesù
Cristo, che è possibile scoprire il contenuto, della nuova
umanità. Si tratta, però,, di
confessarlo con coraggio e
determinazione. Torna alla
mente un vecchio detto rabbinico (siamo sempre legati alla
tradizione di Israele...!) nel
quale è detto: «Quando non
mi confessate, io non sono»,
il che presuppone: «quando
mi confessate, io sono».
Ecco, guardate, a quale
punto Dio è diventato umano!
Al punto di giocare la propria
stessa persona nella confessione o non confessione della
sua creatura!...
Ma noi sogniamo un mondo in cui lo si «confessi». E
in quest’atto di confessarlo
noi ci leghiamo volentieri alla sua libertà: non alle nostre
schiavitù, ma alla sua volontà; non ai nostri desideri,
ma alla sua autorità. Questo è
il nostro desiderio più
profondo: che possiamo diventare veramente liberi, che
possiamo crescere nella libertà dei figli di Dio. In questo, e solo in questo, abbiamo
la base della nostra speranza.
Fare diventare realtà
l'inno all'amore
«Infatti tutti quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio,
sono figli di Dio. E voi non avete ricevuto uno spirito di
servitù per ricadere nella paura, ma avete ricevuto lo Spirito di adozione, mediante il quale gridiamo: “Abbài Padre!”. Lo Spirito stesso attesta insieme con il nostro spirito
che siamo figli di Dio. Se siamo figli, siamo anche eredi;
eredi di Dio e coeredi di Cristo, se veramente ci appassioniamo con lui, per essere anche glorificati con lui»
(Romani 8, 14-17)
«Or sappiamo che tutte le cose cooperano al bene di
quelli che amano Dio, i quali sono chiamati secondo il suo
disegno. Perché quelli che ha preconosciuti, li ha pure predestinati a essere conformi all’immagine del Figlio suo, affinché egli sia il primogenito tra molti fratelli; e quelli che
ha predestinati li ha pure giustificati; e quelli che ha giustificati li ha pure glorificati. Che diremo dunque riguardo a
queste cose? Se Dio è per noi chi sarà contro di noi?»
(Romani 8, 28-31)
«Chi ci separerà dall’amore di Cristo? Sarà forse la tribolazione, l’angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il
pericolo, la spada? Com’è scritto: “Per amor di te siamo
messi a morte tutto il giorno; siamo stati considerati come
pecore da macello”. Ma, in tutte queste cose, noi siamo più
che vincitori, in virtù di colui che ci ha amati. Infatti sono
persuaso che né morte, né vita, né angeli, né principati, né
cose presenti, né cose future, né potenze, né altezza, né
profondità, né alcun’altra creatura potranno separarci
dall’amore di Dio che è in Cristo Gesù, nostro Signore»
(Romani 8, 35-38)
Perciò continuiamo a sperare, con un sogno che
non vuole essere una fuga
verso l’impossibile, ma un
sogno per il quale e nel quale
costruiamo progetti e del quale verifichiamo la portata, un
sogno in nome del quale regoliamo la nostra vita e i nostri rapporti con gli altri, un
sogno che prende il posto dello scetticismo e del disfattismo imperanti, un sogno come quello di Martin Lu-ther
King che vedeva finalmente
uomini e donne di ogni paese,
razza e cultura procedere insieme verso la terra promessa
della giustizia, della libertà e
della pace, il sogno che Dio
stesso ha fatto (se mi è permesso pensarlo...) per la
realtà umana e per la sua storia con la sua venuta nel Gesù
di Nazaret.
E lo stesso sogno che troviamo nell’inno all’amore di
Corinzi 13. Occorre farlo diventare realtà: ed è già realtà
se sappiamo ravvederci ogni
giorno, ricontrollare cioè ogni
giorno i criteri dei nostri atteggiamenti e comportamenti
nei confronti gli uni con gli
altri e con le reali esigenze
del nostro tempo.
Tuttavia, attenzione, noi
possiamo anche avere bellissimi pensieri e pronunciare
elevate parole, ma se non abbiamo amore siamo simili a
fEditor
L ¡I diritto
ìRegi
Via
inti
un bronzo risonante e a un
cembalo tintinnante.
Possiamo prevedere future
conquiste della scienza e investigare i segreti delle origini delle cellule, delle molecole, degli atomi e delle particelle e ricavarne nuove informazioni così da sapere quasi
tutto e vantarci della nostra
conoscenza..;, ma se non abbiamo amore disponibile verso chiunque attenda con pazienza o impazienza la realizzazione del suo sogno di libertà e di benessere legittimo,
tutto ciò non significa nulla!
E non è tutto: noi possiamo
organizzare catene di solidarietà, distribuire cibi ed esportare economia e (secondo
qualcuno) democrazia, ma se
non abbiamo rispetto per la
dignità nella diversità degli
altri, tutto il nostro darci da
fare non significa nulla.
3) Dio ci ha amati nella nostra particolare identità, senza
discriminante alcuna, e ci ha
rispettato fino al punto di farsi uno di noi.
Per questo possiamo asso-.
ciarci alla dichiarazione
dell’apostolo Paolo e dire,
anche noi: «Io sono persua
so che né morte, né vita, né
angeli, né principati, né cose presenti, né cose future,
né potenze, né altezza, né
profonditcì, né alcun'elitra
creatura potranno sej>ararci
dall'amore di Dio che è in
Cri.sto Gesù, nostro Signore»
(Romani 8, 38).
L'Evangelo di Natale
Possiamo anche mettere a
rischio il nostro contingente militare nel nome
deirOnu per fare giustizia,
.ma se non abbiamo amore i
nostri interventi non riusciranno mai a procurare giustizia e vita vera durevoli. Noi
dobbiamo capire che si può
es.sere vanagloriosi ed egoisti
anche nel pensare di dare se
stessi per le cause che riteniamo giuste (visto che sono le
nostre cause!), ma finché sono le «nostre» esse non potranno produrre vero futuro
per gli altri.
Infatti, tre cose durano: fede, speranza e amore. Impariamo di nuovo dall’Evangelo
di Natale:
1) Dio si è fidato, contro
ogni logica, di noi, anzi: si è
«affidato» a noi e ci ha sopravvalutati.
2) Dio ha posto in questa
nostra umanità ogni sua speranza, noi perciò abbiamo in
lui ogni possibilità di esprimere speranze espres.se e inespresse.
Preghiera
Ho il sogno che gli uomini e le donne si leveranno e
giungeranno a comprendere che sono fatti per vivere insieme, come fratelli e sorelle.
Ho ancora il sogno, questa mattina, che un giorno ogni
nero di questo paese, ogni persona di colore nel mondo,
sarà giudicato sulla base della sua indole, e non per il
colore della sua pelle, e ogni uomo rispetterà la dignità e
il valore della persona umana.
Ho ancora il sogno che un giorno (...) la fraternità
Sara qualcosa di più che poche parole alla fine di una
preghiera, ma sarà invece al primo posto in ogni programma legislativo.
Ho ancora il sogno oggi che un giorno «il diritto scorrerà come l’acqua e la giustizia come un rivo perenne».
Ho ancora il .sogno oggi che in tutti i Parlamenti degli
.stati e i Consigli comunali delle città saranno elette delle
persone che agiranno giustamente e ameranno la misericordia, camminando umilmente dinanzi al loro Dio.
Ho ancora il sogno oggi che un giorno la guerra finirà, che gli uomini trasformeranno le loro spade in vomeri e le loro lance in roncole, che le nazioni non si leveranno piu l una contro l’altra e non progetteranno più
la guerra. (...) '
Ho ancora il sogno oggi che ogni valle sarà colmata e
ogni monte e ogni colle sarà abbassato, i luoghi .scabri
saranno appianati e i luoghi tortuosi saranno raddrizvedrà ^ ^^Snore .sarà rivelata, e ogni carne la
Ho ancora il sogno che con questa fede potremo mettevo * consigli di disperazione e portare nuova lu
ce nell oscurità del pessimismo. Con questa fede potre^ accelerare il giorno in cui vi sarà pace sulla Terra e
buona volontà verso gli uomini e le donne. Sarà un gior
mattino canteranno irniente e i
Jiga al Dio grideranno di gioia.
Martin Luther King
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Naso, pp 177-178, Claudiana, 1993)
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1994
Spedizione in abb. postale/50 - Torino
in caso di mancato recapito si prega restituire
il mittente presso l’Ufficio PT Torino CMP Nord.
L’Editore si impegna a corrispondere
Il diritto di resa.
Fondato nel 1848
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NATALE 1944
Natale 1944, Natale di cinquant’anni fa. Frugando nell’archivio della Tavola valdese abbiamo trovato questa relazione
del pastore di Pomaretto, Guido Mathieu, che elenca numerose
date nel corso del 1944-45 (notizie di fucilazioni, di perquisizioni, di sabotaggio) e che, al 25 dicembre 1944 contiene questa
descrizione del culto.
«È Natale ed abbiamo la gioia di poter avere un
buon culto di Santa Cena. Sono presenti una diecina
di soldati tedeschi protestanti. Ne approfitto per rivolgere anche a loro un messaggio di circostanza tradotto in tedesco da un diacono. Essi sono visibilmente commossi e viviamo istanti di ineffabile atmosfera
ecumenica. Sentiamo che soltanto la Chiesa può unire ciò che la vita con i suoi contrasti disgiunge e separa. Alcuni di essi partecipano alla Santa Cena con
atteggiamento di profonda adorazione.
Alle ore 18 faccio sonare a lungo la campana secondo il desiderio del Comandante, mentre sulla
piazza di Perosa viene acceso un albero di Natale per
iniziativa del Comandante stesso. La sera di Natale a
‘tarda ora il villaggio del Clot Inverso Pinasca, che
sembra riposare cullato dalle buone impressioni della
giornata, è d’un tratto risvegliato dallo scalpitio di
scarponi e da mmori di armi.
È una pattuglia di repubblicani e di tedeschi camuffati di bianco che viene per razziare pollame e
preziosi. Gli uomini sono tutti riuniti in una stanza
dove li interroga un ufficiale, mentre le donne sono
costrette ad aprire le stalle ed i pollai e a lasciare
prendere secondo l’avidità dei predoni. Proteste
mosse all’indomani al Comando del presidio».
V T T
V. 1
venerdì 23 DICEMBRE 1994
ANNO 130 - N. 49
LIRE 1300
Viviamo, purtroppo, in un
mondo e in un’epoca in
cui abbondano i misfatti più
vari e in cui non di rado coloro che li compiono rimangono
impuniti oppure ricevono una
punizione che potremmo ironicamente definire simbolica.
Perciò quando veniamo a conoscenza di notizie che riguardano la condanna di persone che si sono macchiate di
qualche crimine sentiamo
spesso una sensazione di soddisfazione e pensiamo che
ogni tanto capita pure che
qualcuno paghi per le sue colpe e non riesca a farla franca.
Quando, invece, constatiamo
(e questo accade spesso, purtroppo) che le lungaggini burocratiche e la scarsa efficienza delle istituzioni umane la
UNA GIUSTIZIA NON VENDICATIVA
CONVERSIONE
DONATO MAZZARELLA
sciano impuniti i colpevoli,
allora pensiamo, almeno per
consolarci, che alla giustizia
divina non si sfugge e che prima o poi gli sbagli si pagheranno salati.
Il nostro sfogo è ben comprensibile, ma ci siamo mai
chiesti se il nostro è desiderio
di giustizia o piuttosto sete di
vendetta? Penso che come
credenti dobbiamo porci questo interrogativo non dimen
ticando quello che il Signore
ci dice nella Bibbia: «Io non
mi compiaccio della morte
dell’empio, ma che l’empio
si converta dalla sua via e viva» (Ezechiele 33, 11). Prima
di chiederci se sia possibile
che un criminale si converta
domandiamoci se noi desideriamo davvero la sua conversione o piuttosto la sua punizione (o addirittura la sua eliminazione). Certamente to
gliere di mezzo il peccatore è
molto più sbrigativo mentre
adoperarsi perché abbia la
possibilità di convertirsi richiede tempi molto più lunghi ed è sicuramente più scomodo perché a impegna in
prima persona ad uscire dal
ruolo di giudici e a farci davvero prossimo.
Questo non significa che
gli errori debbano passare
sotto silenzio: è giusto che
chi sbaglia debba pagare, ma
in modo dignitoso così che
possa percepire che gli viene
concessa la possibilità di
comprendere di aver sbagliato e di poter cambiare e che
la pena da scontare è un’esigenza di giustizia e non
l’espressione della vendetta
della società.
Regione Piemonte
|Via ai piani
integrati
La Regione dà il via ai piani integrati, in particolare per
il recupero di aree degradate.
Il provvedimento è stato approvato dal Consiglio regionale nella seduta del 6 dicembre, con l’opposizione di ambientalisti e Rifondazione comunista (astenuti Ccd, Fri e
Piemont).
«La caratteristica di fondo
del piano integrato - ha spiegato il relatore, Alberto Buzio
- è costituita dal fatto che
consente, in termini concreti,
di considerare il metodo della programmazione come asse portante delle politiche e
delle attività che determinano
le scelte territoriali e urbanistiche a favore delle localizzazioni delle iniziative edilizie. Con questo strumento si
accresce la possibilità di realizzare abitazioni, insediamenti. infrastrutture e servizi,
impiegando risorse pubbliche
e private, in particolare per il
recupero del patrimonio edilizio esistente attuando inoltre concrete politiche per il
sostegno dei livelli occupazionali nel settore edilizio e
nell’indotto».
«Si continua a legiferare è il parere di Chiezzi (Rifondazione comunista) - ed agire sul tipo del “fatta la legge
trovato l’inganno”, prevedendo ampi spazi di lassismo
che vanno a incidere sulla tutela dell’ambiente». Per Bodrero (Lega Nord) la norma
«non prevede sufficiente controllo sui piani regolatori e
sul territorio dal punto di vista idrogeologico».
In particolare gli strali
dell’opposizione ambientalista si sono rivolti all’articolo
8 del quale hanno proposto
invano l’eliminazione perché
«consente una deregolazione
- totale». Per l’assessore all’
Urbanistica, Ugo Cavallera,
«non vi è nessuna volontà di
deregulation, né di stravolgere l’ordinamento urbanistico
vigente ma di concedere una
certa ela.sticità e autonomia
ai Consigli comunali».
A ottocento giorni dalla data di inizio dei campionati mondiali di sci del Sestriere
Mancano i soldi e i progetti dello Stato
GIORGIO GARDIOL
Mancano meno di 800
giorni all’apertura dei
campionati del mondo di sci
del Sestriere, ma i lavori previsti dall’accordo di programma tra il governo e la Regione
sono ancora allo stadio della
progettazione. Il governo ha
nominato due «commissari»,
ring. Livio Dezzani e il campione di sci Piero Gros.
Lunedì 5 dicembre si è tenuta, nella sala consiliare del
Comune di Sestriere, una riunione per fare il punto sulla
situazione. Presenti una trentina di amministratori della
vai di Susa e della vai Chisone e gli eletti nel collegio della Camera on. Alida Bonetto
(Lega Nord) e Lucio Malan
(ex Lega Nord) e il sen. Claudio Bonansea (Ccd). I parlamentari hanno raccontato la
«vicenda romana» dei lavori
promessi: una storia ricca di
appuntamenti mancati con i
responsabili ministeriali, di
promesse e niente di fatto.
Nessuna decisione finora è
stata presa; anzi nella discussione su come finanziare i lavori di riparazione dei danni
Una visione di Sestriere senza neve i'8 dicembre scorso
dell’alluvione il ministro per
le politiche comunitarie. Cornino (Lega Nord) ha sostenuto che è possibile stornare 1
fondi per i campionati mondiali di sci per far fronte ai risarcimenti dei danni degli alluvionati. Per evitare troppe
discussioni il governo sarebbe inoltre orientato ad abbinare i Mondiali di sci ai «giochi del Mediterraneo» di Bari. Per il Sestriere sarebbero
però disponibili solo 30 miliardi di lire mentre ne servirebbero almeno 450 in tre anni. Con i miliardi a disposi
zione si potrebbe fare qualcosa per la viabilità in vai di Susa (a Cesana), ma niente per
quanto riguarda gli impianti e
l’aumento della ricettività.
L’ing. Dezzani pensa però
che potranno arrivare altri 50
miliardi dal Coni e che bisognerà programmare lavori per
80 miliardi al massimo. «Presto sarà presentato un programma dei lavori per l’accoglienza - ha detto ancora
Dezzani le Comunità montane e i Comuni dovranno valutarlo e dire la loro in 15
giorni e poi si potrà iniziare».
I sindaci però sono meno
ottimisti: per Jaime, sindaco
di Sestriere, «per accogliere
degnamente i mondiali occorre potenziare i servizi, in primo luogo l’ospedale di Susa,
poi creare i parcheggi e aumentare la pianta organica
del Comune, ma con la legge
attuale non è possibile». Per
il sindaco di Cesana, Riccardo Formica, «i lavori stradali
ben difficilmente si faranno
in tempi brevi perché l’Anas
vuole appaltarli tutti in un
unico pacchetto». Alcuni di
questi lavori devono ancora
essere progettati.
In vai Chisone sono previsti paravalanghe sulla «coupure» di Fenestrelle e una variante della statale 23 tra Porte e Perosa; inoltre si prevede
il completamento dell’autostrada tra Airasca e Pinerolo
la cui progettazione è stata affidata dall’Anas all’Ativa (la
società autostradale che gestisce la tangenziale di Torino)
la quale potrebbe realizzarli
in «autofinanziamento», ma
si devono ancora terminare le
progettazioni e le procedure
per la valutazione di impatto
ambientale.
Ho sempre sentito dire che fino al
1922-23 il pastore di Pomaretto
saliva una volta al mese ai Paure (borgata a un’ora e mezza dal capoluogo) per il
culto di quartiere. Una volta la settimana
e sempre di sera la riunione di preghiera
(lettura della Bibbia, commento, preghiera, cantici) era tenuta dal maestro
della scuola Beckwith dei Paure. Tali
riunioni venivano sospese se i lavori dei
campi erano in pieno svolgimento. Questa riunione di preghiera tenuta dai maestri aveva luogo anche ai Cerisieri e agli
Aymars, borgata vicina. La lingua in cui
si svolgeva la riunione era unicamente il
francese.
Nel 1937 frequentavo la I elementare
nella scuola Beckwith dei Cerisieri e la
nostra maestra, Erminia Mathieu di Pomaretto, ci insegnava per un’ora al giorno il francese servendosi della Bibbia.
Imparavamo a leggere, a riassumere e a
rispondere alle domande orali in francese, sempre su temi di storia biblica. Im
ILFILO DEI GIORNI
LA MAGISTRO
REMO RIBET
paravamo anche i cantici dello Psaumes
et cantiques', noi dei quartieri non frequentavamo la scuola domenicale, sostituita da queste lezioni, svolte sempre
nella prima ora della giornata scolastica.
Nel 1939 ripetevo la 1 con la maestra
Irma Ribet del Podio di Pomaretto e ricordo che questa lezione mattutina non
era più svolta in francese ma in italiano;
e così è stato fino alla III; frequentai la
IV classe al capoluogo con una maestra
cattolica. Lidia Torello di Perosa Argentina. Ricordo che era il pastore di
Pomaretto, Guido Mathieu, a farci lezione di religione valdese, due volte la
settimana per un’ora per volta (il mercoledì e il venerdì).
I maestri delle scuole di quartiere si
mobilitavano per due feste all’anno: la
festa dell’albero'di Natale durante la
quale in ogni scuoletta si accendevano
gli alberelli e numerose recite e canti intrattenevano gli abitanti delle borgate
che accorrevano in massa; la festa del 17
febbraio per cui tutti gli scolari delle borgate sotto la vigile guida del maestro e
dell’anziano del posto scendevano al capoluogo inalberando con orgoglio la
bandiera della scuola (ogni borgata aveva il suo tricolore con la .scritta «Scuola
di ...»); partecipavamo al corteo aperto
da un tamburino e al culto. Gli abitanti
delle borgate del podio non partecipavano ai festeggiamenti ma, se le giornate
erano soleggiate, scendevano nelle vigne
del Ramìe a potare.
(testimonianza raccolta da
Franco Calvetti, La beidana, 3/1986)
In Questo
Numero
Media di Luserna
Da molti anni si parlava
e ai parla lultora di un nuovo edificio per la scuola
media di Luserna San Giovanni. Con il preside, Tarditi,' e il sindaco, Ghibò,
parliamo dei problemi logistici ma anche di altre
quotidiane difficoltà vissute dagli operatori scolastici
e dagU allievi.
Pagina II
Grossista DI valle
Il Piano di ecosviluppo
della vai Pellice prevede,
nel capitolo dedicato all’
agricòltùra, la realizzazione di un centro di vendita
per i prodotti delle cooperative locali. Ne parliamo
con Enzo Negrin, responsabile per la Comunità
montana del settore agricoltura.
Pagina n
Angrogna
Il Consiglio comunale
ha approvato il bilancio di
previsione 1995. Fra le altre decisioni prese nel corso della seduta, la conferma delfici al 6 per mille,
l’affidamento all’Acca del
servizio di acquedotto, la
revisione parziale della
pianta organica.
Pagina n
Cross-country
Michela Chiadò, giovanissima di Pinasca, si dedica attivamente alla specialità ippica del cross-country: uno sport per vivere a
contatto con la natura e
con gli animali.
Pagina III
Mahatoio
È stato approntato un
progetto di ristrutturazione
dell’impianto di Pomaretto, che lo metterà al pari
con le normative attuali in
vigore in Europa.
Pagina m
8
PAG. Il
L’attuale sede della scuola media di Luserna
OLTRE DUE MIL^RDI IN BILANCIO — È di 2 miliardi e
132 milioni il bilancio ’95 della Comunità montana valli
Chisone e Germanasca, approvato dal Consiglio venerdì 16
dicernbre. Un bilancio tecnico, senza grossi progetti visto ormai 1 imminente termme della tornata amnìinistrativa. Stanno per partire i lavori al mattatoio di Pomaretto, i progetti
Interreg, in particolare quello sul turismo minerario, dovrebbero passare con il nuovo anno dalla fase di studio a quella
operativa. Con la primavera dovrebbe essere redatto anche il
piano di sviluppo: una verifica dell’esistente è già stata effettuata nei mesi scorsi. Da segnalare infine anche l’impegno della Comunità montana nella gestione della piscina di
valle a Perosa nell’ordine del 25% dei costi; la parte restante
continua ad essere coperta dalla Provincia di Torino.
FEDERALISTI E LIBERALDEMOCRATICI — Questo è
il nome che ha assunto alla Camera il nuovo gruppo formato dagli esuli della Lega Nord, fra cui il deputato pinerolese
Lucio Malan, a cui si sonò uniti il ministro alla Sanità Raffaele Costa, Alberto Michelini e un altro deputato uscito dal
Patto Segni. Obrettivi del gruppo «Federalismo, liberismo e
democrazia deU’altemanza» sono illustrati dall’on. Malan:
«Ci proponiamo di essere una specie di laboratorio - ha
detto - dove le diversità, anziché dar luogo a scontri come
quelli a cui stiamo assistendo ora, si sviluppino in un dialogo sereno e costruttivo. Per l’immediato intendiamo sostenere l’attuale governo, in quanto espressione del voto degli
elettori; presto lanceremo iniziative concrete attese dai cittadini che ci hanno eletti».
CORSI DI SCI DELLA COMUNITÀ MONTANA — La
Comunità nwntóna vai Pellice organizza dei corsi di sci in
pista per principianti, sciatori medi e corsi di perfezionamento per i ragazzi delle scuole della vai Pellice; i corsi
avranno inizio il 4 e 5 febbraio; per iscrizioni o informazioni telefonare a «Spazio giovani» presso la Comunità montana (953131) entro il 15 gennaio.
PRELIEVI IDRICI SOTTO INCHIESTA — In seguito ad
esposti presentati daH’As.sociazione pescatori riuniti della
vai Pellice, il Servizio opere pubbliche e difesa del suolo
della Regione Piemonte ha disposto una serie di sopralluoghi nel bacino del torrente Pellice. Il 13 dicembre nel vallone dei Carbonieri (Comuni di Bobbio e Villar Pellice) sono
state riscontrate alcune gravi irregolarità nell’impianto
idroelettrico Pralappia-Frapì della ditta Valdis; la documentazione relativa a tali irregolarità è stata inoltrata alla
Procura della Repubblica di Pinerolo. Il 15 dicembre, in un
altro sopralluogo, è stata invece presa in esame la situazione del basso Pellice, spesso completamente asciutto per i
prelievi a scopo irriguo a monte e a valle del ponte di Bibiana. «È emerso chiaramente — dice l’Associazione dei
pescatori riuniti - il contrasto tra gli interessi degli agricoltori e la necessità di garantire al corso d’acqua un minimo
di possibilità vitale. Auspichiamo che i problemi emersi nel
corso dei sopralluoghi possano costituire un ulteriore stimolo a concrete iniziative per una corretta gestione del torrente Pellice, rispettando tutti gli interessi ma anche il diritto alla vita del corso d’acqua».
E Ec»'Delle Iàlli ìàldesi
VENERDÌ 23 DICEMBRE I9g¿
Parliamo dei problemi attuali con il sindaco Chibò e con il preside Tarditi
Potrà nascere presto la nuova scuola media?
Uollo
L'at
PIERVALDO ROSTAN
Di una nuova scuola media
si parla a Luserna ormai
da tantissimi anni; il progetto
è stato cambiato nel tempo,
spostata addirittura l’area su
cui dovrebbe sorgere la nuova
scuola. Ora sembra-si stia
muovendo qualcosa,' una prima gara di appalto è stata indetta. Qual è oggi la situazione della scuola media di Luserna (tra l’altro sede di presidenza anche per Torre Pellice
da un paio d’anni accorpata)?
«/ nostri 211 allievi - dice
il preside, Mario Tarditi - sono sostanzialmente dislocati
su tre sedi: il corpo principale, il prefabbricato e alcune aule collocate nel palazzo municipale. Nel prefabbricato e nella sede centrale
ci sono le classi a tempo prolungato, in municipio quelle a
tempo normale; nel seminterrato della sede ci sono i laboratori. Negli edifici che ospitano ora la scuola media ci
sono vari problemi: il piano
superiore della sede centrale
è privo di scala di sicurezza
(cosa che riguarda anche la
scuola elementare). Nella sede abbiamo anche il problema dei servizi igienici;
l'edificio risale al 1936 e poco è cambiato da allora. Sono
bagni non solo vecchi ma anche insufficienti; mancano
anche i servizi per portatori
di handicap fisici, le carrozzelle in molti punti non potrebbero passare: per ora non
abbiamo casi del genere altrimenti non so come potremmo
gestirli. Ultimamente abbiamo avuto numerosi incontri
con ramministrazione comunale che si è impegnata a fare
interventi urgenti». La cosa è
confermata dal sindaco.
Ohibò, che promette: «Gli interventi sui servizi saranno effettuati per una prima tranche
al piano terreno fra pochi
giorni, nelle vacanze di Natale. Faremo altri lavori in altri
periodi di chiusura delle
scuole».
La media ha anche problemi di arredi, mancano sedie
che quotidianamente vengono spostate fra aule e laboratori: «Abbiamo acquistato
una cassetta degli attrezzi aggiunge il preside - e ne
stiamo aggiustando per conto
nostro». La questione di fondo, che risolverebbe effettivamente il problema alla radice, è quella della nuova sede. «E certamente una questione di denaro - dice il
prof. Tarditi —; ma tutto si
trascina dalle precedenti
mmsmi
Il Consiglio ha anche attribuito all'Acea il servizio 6\ acquedotto
Angrogna approva il bilancio
Con una seduta particolarmente lunga il Consiglio comunale di Angrogna ha approvato lo scorso 15 dicembre il bilancio di previsione
per il 1995: 1 miliardo e 133
milioni che, dedotte le spese
per il personale e la gestione
ordinaria, non consentono
certo particolari sogni. Forse
la cifra più importante riguarda un mutuo di 100 milioni
per la rete stradale, a cui ne
andranno aggiunti altri 40 per
la manutenzione. L’amministrazione, che ha confermato
Pici al 6 per mille (gettito
dell’anno passato circa 75
milioni), ha anche deciso di
mantenere invariate le tariffe
dei .servizi a domanda individuale (la mensa scolastica).
Ancora sui servizi è stato de
ciso di confermare alla Comunità montana, ormai non
più Ussl, la gestione dei servizi socio-assistenziali.
Avrà una qualche ripercussione per i prossimi anni sui
Comuni della vai Pellice la
decisione di accendere un ulteriore mutuo da parte della.
Comunità montana per ultimare il palaghiaccio di Torre
Pellice. Detratto un cospicuo
onere che graverà sul Comune proprietario della struttura,
le altre municipalità si accolleranno una quota di ammortamento calcolata in base agli
abitanti: Angrogna verserà
una cifra per i primi due anni
di 1 milione e mezzo e successivamente, per altri 18 anni, 590.000 lire annue.
Di una certa importanza la
decisione di conferire al consorzio pinerolese Acca il servizio dell’acquedotto; attualmente buona parte del
paese è servita di acqua potabile ed è in corso di realizzazione l’estensione della rete
alla zona orientale. L’Acea si
assumerà gli oneri della gestione acque potabili compresa la costruzione del tratto ancora mancante di rete fra Pradeltorno a Chiot dl’Aiga. Il
Consiglio ha infine rivisto la
pianta organica del personale
(unica novità sostanziale la
possibilità di assumere un
geometra comunale) e autorizzato la cooperativa Mount
Servin ad ampliare la struttura ricettiva della Vaccera, di
fatto collegando i due edifici
esistenti.
amministrazioni. Sono stati
forse fatti troppi progetti e
pagati molti professionisti;
l’attuale amministrazione mi
sembra più sensibile ai problemi della scuola». Peraltro
il sindaco conferma che «con
avviso pubblico abbiamo indetto la gara per appaltare i
lavori, ed entro la seconda
metà di dicembre.si dovrebbe
sapere chi sono i concorrenti. dopo di che procederemo
all’affidamento lavori. In
quefio primo lotto ci sono le
16 aule più i laboratori;
mancherebbe la zona servizi
cui si potrebbe supplire con i
grandi saloni che abbiamo
nella scuola. Nel complesso
si tratta di un lotto funzionale». Incertezza ancora per
quanto riguarda la dislocazione della nuova scuola: «Il
primo progetto serio per la
nuova scuola media individuava già l’area Pavarin
- continua il sindaco -, poi è
stata cambiata perché il Co
mune era diventato proprietario di un ’altra area in località San Giorgio; in seguito
quel terreno è stato ceduto
all’Ussl per altri servizi».
Mentre i costi dell’operazione sembrano attestati sul
miliardo e ottocento milioni
per questo primo lotto di intervento rimangono interrogativi sui tempi e metodi della
realizzazione. Sarà dunque
una scuola nuova e più funzionale come edificio, più
adeguate possibilità per la didattica; non è che anche la
macchina scolastica avrebbe a
sua volta bisogno di un rinnovamento radicale?
«Effettivamente il mondo
della scuola in generale è
vecchio e molto bloccato; occorrerebbe maggiore-autonomia, certo controllata per
non dar vita ad una specie di
mercato, dove le scuole possano assumere in modo più
netto e costruttivo una veste
di progettualità - conclude il
preside Tarditi -. Oggi accade che troppo sovente vincoli
vari blocchino esperienze
nuove e interessanti: tutto
passa attraverso la sperimentazione ma occorre chiederla
due anni prima e comunque
esiste un tetto del 4° a livello
provinciale. Ci si può in sostanza trovare di fronte a dei
no per il semplice fatto che si
è superato questa soglia, senza valutare l’opportunità o la
validità di un progetto. Invece
la .scuola ha bisogno di potersi adattare meglio e in modo
più snello ai bisogni che vengono dalla .società e dalle famiglie. Incontriamo con una
certa regolarità i genitori e
vediarpo come ci sia l'esigenza di un confronto e della ricerca di una scuola che formi; se è vero che oggi circa il
95% dei ragazzi continua dopo le scuole medie è anche
vero che bisogna sapersi
orientare meglio nella scuola
e nella società».
)CC
MILEI
Val Pellice: il settore agricolo nel Piano (di ecosviluppo
Un grossista per i prodotti doc
ERibA BONANSEA
Da alcune settimane si
parla del Piano di ecosviluppo della vai Pellice,
voluto dalla Comunità montana e presentato in alcune
assemblee: i settori chiave riguardano ambiente, agricoltura e turismo legati in realtà
fra di loro.
Sul settore agricolo desta
curiosità e interesse l’idea di
un «grossista di valle», una
valle che oltre alla zootecnia
e ai prodotti derivati dal latte, vede una discreta produzione neh settore frutticolo,
delle verdure, del miele ma
che spesso deve fare i conti
con produttori le cui aziende
hanno dimensioni assai piccole. «Il primo passo - spiega il responsabile del settore
agricoltura della Comunità
montana, Enzo Negrin — potrebbe essere la creazione di
un punto dove raccogliere e
vendere i prodotti delle cooperative agricole della valle.
La nostra Comunità montana
è riuscita ad ottenere importanti finanziamenti e così dare il via a lavori di ristrutturazione di un punto di vendi
ta a Luserna San Giovanni:
lì si potranno trovare i formaggi prodotti a Bobbio dalla latteria sociale come le
confetture o le conserve della
cooperativa Terranova di
Luserna o, ancora, il miele
dell ’Associazione apicoltori,
la frutta della cooperativa di
Campiglione, i prodotti dell’azienda Frutto permesso di
Bibiana e il vino della Cantina .sociale di Bricherasio. Se
i lavori di ri.strutturazio saranno ultimati in tempo il
“grossista ” potrebbe aprire
nella prossima primavera».
In parallelo ci sarà anche
un secondo passo: creare una
società formata dalle cooperative, dalle aziende trasformatrici ed eventualmente da
singoli agricoltori, che consenta di facilitare la fornitura
a supermercati, negozi o ristoranti della zona, nonché
alle strutture turistiche o ricreative della valle; in questo
caso i prodotti distribuiti dovranno essere dotati di un
marchio che li possa identificare facilmente come prodotto-qualità.
^ Un’«agenzia» di valle è
l’altra parte del progetto per
il potenziamento agricolo del
Piano di ecosviluppo; un’agenzia che potrebbe diventare un raccordo fra ente pubblico (in questo caso la Comunità montana) e i singoli
privati nei vari settori (turismo, agricoltura, commercio,
artigianato); si tratterebbe di
una classica situazione di
«sinergia» fra risorse locali e
vari settori.
Conte agirà nel concreto
questa agenzia? «Farà ricerche e fornirà consulenza e
assistenza alle imprese su
opportunità di finanziamento
per uno sfruttamento mirato
delle risorse locali - spiega
l’assessore all’Agricoltura
della Comunità montana,
Marco Bellion -. Sarà dunque sufficiente una struttura
leggera, almeno all'inizio
perché in seguito Tagenzia
potrebbe gestire in proprio
dei servizi effettuando tutte
le operazioni necessarie. La
vai Pellice ha notevoli ri.sorse in particolare ambientali e turistiche; utilizzarle al
meglio potrebbe contribuire
a migliorare le possibilità di
occupazione, specialmente
nel terziario».
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Appuntamenti
22 dicembre, giovedì —
PINEROLO: Presso il teatroincontro di via Caprini, alle
21,30, si svolge una serata gospel con gli statunitensi «Tony
Washington singers»; ingresso
£ 15.000, prevendite da Rogirò dischi.
22 dicembre, giovedì —
torre PELLICE: Alle 21.
presso la sede di cor.so Lombardini 2, Consiglio della Comunità montana vai Pellice:
all’ordine dei giorno bilancio
preventivo e servizi socio-assistenziali.
23 dicembre, venerdì —
PEROSA ARGENTINA: Alle 20,30 si svolge il Consiglio
comunale; in discussione il bilancio di previsione, il costo
dei servizi, la pianta organica
del jtersonale, i rapporti con la
Pro Loco e la locale squadra
di calcio.
23 dicembre, venerdì —^
TORRE PELLICE: Alle 21
si svolgerà, con partenza da
Santa Margherita, una fiacco
lata fino agli Appiotti e ai giardini di piazza Muston dove
verranno distribuiti cioccolata
calda e dolcetti.
29 dicembre, giovedì — PINEROLO: Presso il teatro-incontro in via Caprini, alle 21,
si svolgerà uno spettacolo di
cabaret musicale piemontese
del gruppo «Tre lilu», quattro
elementi che presentano le proprie canzoni in piemontese accompagnandosi con chitarra,
contrabbasso e clarino.
6 gennaio, venerdì — PERRERO: Dalle 15, presso il
Centro culturale, la Pro Loco
oiganizza la tradizionale festa
dei bambini con momenti ricreativi e uno spettacolo dedicato ai piccoli.
6 gennaio, venerdì — PERRERO: Pre.sso il Centro d’incontro di Maniglia, alle 20,30,
Gian Vittorio Avondo presenterà una serata di diapositive e
illustrerà il suo ultimo libro dedicato alla vai Chisone e Sestriere.
7 gennaio, sabato — PRAGELATO: Alla palestra comunale, alle 21,30, si svolgerà
una serata di ballo occitano; ingresso £ 5.000.
8 gennaio, domenica — INVERSO PINASCA: Presso
rOstu’ del povr-om, alle 21,
per la rassegna Piemonte in
musica, il chitarrista Davide
Ficco proporrà brani di Ponce,
Villa Lobos, Margola, Powell,
Lauro e Ban ios.
15 gennaio, domenica —■
TORINO: Si conclude, presso
Palazzo Carignano, l'esposizione delia mostra storica «Una
stretta di mano. Le bandiere
della solidarietà». Orario feriale 9-18,30, domenica 912,30; lunedì chiu.so.
SOS ALCOLISMO
Poliambulatorio
Villar Perosa: tei. 51045-51379
Ospedale Pomaretto
Tel; 82352-249 - day ospitai
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Il 23 DICEMBRE 1994
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’genia rì■ for’'ca il
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^colloquio con Michela Chiadò, giovane atleta di Rinasca
L'attività del cross-country è
occasione per amare la natura
MILENA MARTINAT II i --
D del
tn’aìntapubCoigoli
turircio,
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La
rilene al
óre
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nte
liando avevo tre anni
mio papà mi faceva
sul dorso del muto del
di Vallunerò (Massel¡If^ve abbiamo una baita,
^esso invece, con casco,
%rtdruga" [un giubbotto di
c^ca dura, ndr], camicia e
padani bianchi, felpa scu^Stivali, mi diverto a fare
hfe di cross country, detto
(itàRano consci campestre».
A dire questo è una ragazza
113 anni, Michela Ghiado,
esidgnte a Rinasca, che proggjie: «Amo molto la natura
: rff dnihtali. Quando andavo
fy scuola elementare du¡■0^l’intervallo andavo con
.¡eirniei compagni a vedere i
•avalli che erano in un recinoche confinava con quello
iella scuola, poi i miei genitiri mi hanno dato la possibiM di imparare a cavalcare;
(li hanno comprato un puleimo che ho visto nascere; lo
ascio in maneggio, ogni
pmo vado a dargli da manIpfere, d curarlo, a pulirlo e a
^ irgli le coccole. È bello e
mportante stargli vicino».
Quando hai cominciato a
¡areggiare? «Nel maggio ’92,
tnpo’ per gioco - spiega Mi,Ma—. Un mio amicO’ mi ha
:ominto a fare una gimeana
iSan Germano; pioveva a
lirotto ma mi era piaciuto
■ mito. Così ho poi deciso di
vendere la patente A2ec
equitazione campagna) che
emente di fare gare di fondo
’■cross categorìa F (ostacoli
ino a 90 cm). Quest’anno ho
Éziato a fare le gare del
'mpionato regionale di
tosí di campagna».
Checos’è questa specialità?
’Sano gare diverse dai conprsi ippici, si è più liberi lice ancora Michela Il perWSO di gara è in un grande
orato con ostacoli fissi (muri,
iéhie di galline...} vi è tanto
fazw per galoppare, non colie nei concorsi ippici dove
”110 è più limitato». Dopo le
lare regionali, in cui vi è una
stegoria unica per maschi e
’àmmine e .senza limiti di età.
‘ la partecipato alla selezione
® i due posti Júniores per il
leiBonte (11-18 anni, maschi
fenimine insieme) per i
campionati nazionali, e ha
lartecipato ai nazionali di Roaadall’8 all’ 11 dicembre.
lA
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ìli.
ISO
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'e
9
Michela Chiadò ai campionati regionali svoitisi a Carmagnola
La cosa più importante per
Michela è sicuramente il rapporto con il cavallo; «Il mio
primo cavallo. Rio, lo vedo
ogni giorno - prosegue -.
Adesso mi hanno comprato
una nuova cavalla, Helen, di
cinque anni; quando la cavalco sento che è lei che decide, ha la sua personalità, cerco di fidarmi di lei. I cavalli
hanno un grande istinto;
spesso è lei che insegna a me,
io stringo le gambe e le faccio sentire di andare, ma è lei
che decide quando staccare
per gli ostacoli. Con Helen
mi manca ancora la possibilità di poterla accudire e cavalcare quotidianamente perché fino alla prossima settimana sarà a Ivrea».
Nelle
Chiese Valdesi
POMARETTO — Martedì 27 dicembre, alle 10 all’Eicolo grando, si incontra il gruppo interessato al lavoro
per il Madagascar. _
• Lunedì 2 gennaio, ore 20, riunione quartierale ai Masselli; mercoledì 4 ai Pons.
MONITORI III CIRCUITO — Il periodico incontro
dei monitori del terzo circuito si svolgerà domenica 15
gennaio, nelle sale adiacenti il teatro.
VILLASECCA — Domenica 29 gennaio, nel corso del
culto ai Chiotti, si terrà l’assemblea di chiesa finanziaria di
inizio anno.
PERRERO-MANIGLIA — L’Unione femminile si
riunirà alle 14,30 del 4 gennaio.
RORÀ — Giovedì 12 gennaio, alle 20,30, si svolgerà
la riunione alle Fucine.
PINEROLO — Domenica 8 gennaio il culto sarà presieduto dal past. Paolo Ribet, che secondo le indicazioni
dell’assemblea di chiesa potrebbe essere candidato alla designazione pastorale a partire dal 1996. L’assemblea elettiva si svolgerà il 29 gennaio.
ANGROGNA — Il culto d.i domenica 8 gennaio sarà
presieduto da Franco Taglierò che, secondo le indicazioni
raccolte dal Concistoro, potrebbe essere candidato a pastore della comunità a partire dall’autunno 1995; l’assemblea '
elettiva si svolgerà il 15 gennaio.
Poma retto
Un consorzio
di utenza per
il mattatoio
MAURO MEYTRE
Il mattatoio di Pomaretto
avrà un futuro: l’attività è
stata sospesa per dare inizio ai
lavori di ristrutturazione previsti. Essendo una struttura a
«capacità limitata» e tuttora
funzionante, permette di usufruire della deroga alla normativa Cee; con l’applicazione della legge comunitaria
sarà l’unico mattatoio pubblico funzionante nel Pinerolese.
Il progetto di ristrutturazione che prevede interventi sia
sulla struttura dell’edificio
esistente sia rispetto alla dotazione di attrezzature di lavoro
è stato messo a punto attraverso un lavoro di collaborazione tra l’Ufficio tecnico della. Comunità montana valli
Chisone e Germanasca e il
Servizio di veterinaria delrUssl 42. Si prevede un costo
dell’opera superiore ai 160
milioni; uno sfarzo non indifferente, còme spiega il dottor
Ribet, presidente della Comunità montana, e pertanto è stato garantito dalla Provincia un
contributo sostanzioso.
I lavori dovranno essere
terminati entro fine febbraio
prossimo come termine ultimo per l’adeguamento della
struttura alle nuove norme.
Sul piano quantitativo si prevede un incremento dell’utilizzo, per giungere ai 1.000
capi annui abbattuti contro gli
attuali circa 600. Sul piano
qualitativo è previsto l’utilizzo di una nuova linea di macellazione igienicamente superiore all’attuale, che riprende le esperienze tecniche
attualmente all’avanguardia e
sperimentate nel Nord Europa, ispiratrici delle nuove
norme Cee.
Non in ultimo si sottolinea
la funzione della struttura in
valle come «osservatorio ornitologico», per mirati interventi di prevenzione, funzione utilissima soprattutto rispetto alle zoonosi (infezioni
comuni ad animali e uomini).
Il presidente Ribet, per quanto riguarda la gestione, parla
di un «consorzio di utenza»,
mentre la proprietà rimane
del Comune di Pomaretto.
Quale carattere essenziale, è
comunque importante Fuso
del mattatoio come servizio
pubblico di cui andranno definiti i criteri gestionali.
Il Barathier è un liquore naturale ottenuto
tramite ia macerazione di erbe sceite,
raccoite in Vai Germanasca in periodi
che variano secondo ia fioritura,
ii Barathier viene prodotto
daiia ditta Bernard su ricetta centenaria
custodita geiosamente.
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Una proposta per la Bricherasio-Barge
Dal treno alla bici
ERICA BONANSEA
Venerdì 16 dicembre, al
teatro Silvio Pellico di
Bagnolo Piemonte, si è tenuto un dibattito su come utilizzare l’ex ferrovia-Bricherasio-Barge. La Provincia di
Cuneo ha condotto uno studio di fattibilità per considerare la possibilità di usare il
sedime férroviario per la costruzione di una strada che
'fcolleghi Bagnolo con la provincia di Torino. In questa
maniera si risolverebbero anche i problemi della viabilità
di Bibiana fornendole una
circonvallazione. La costruzione di questa terza strada
per collegare i primi Comuni
della provincia di Cuneo al
Pinerolese richiederebbe però
spese molto alte e avrebbe un
notevole impatto ambientale.
In contrapposizione un ccf
mitato, costituitosi a Bagnolo
e a Cavour, appoggiato alla
Legambiente di Barge, ha
presentato un progetto alternativo per l’utilizzazione del
sedime ferroviario; costruire
una pista ciclabile di circa 3’
metri di ampiezza e lunga 11
km, che partendo da Bricherasio si snodi attraverso la campagna fino al centro di Barge.
L’ex stazione di Bagnolo diventerebbe uno spazio pubblico adibito ad attività socio-ricreative e gli edifici ferroviari
di Barge sarebbero sfruttati
per la costruzione di un ostello della gioventù. «In Italia
c’è stato uno sviluppo abnorme del trasporto su strada ha commentato Elisabetta Roberti di Legambiente - ma
non si può continuare a pensare che l’utilizzo di automezzi possa costituire ancora a
lungo una soluzione per tutti i
problemi di viabilità».
I promotori del progetto
della pista ciclabile hanno
sottolineato che per risolvere
i problemi di viabilità, di Bibiana sarebbe sufficiente costruire una circonvallazione
del centro abitato più stretta,
e quindi meno dispendiosa,
anziché utilizzare il sedime
della ferrovia. Per quanto riguarda il raccordo tra Bagnolo e la provincia di Torino,
un primo passo consisterebbe
nel migliorare il fondo stradale della provinciale che è
in pessime condizioni.
II progetto della pista ciclabile di collegamento del resto
ben si inserisce nei progetti
della Regione Piemonte per
la promozione della bicicletta, perché sarebbe collegato
ai percorsi ciclabili del Parco
del Po e avrebbe un raccordo
anche con il piano di ecosviluppo della vai Pellice che
prevede la costruzione di piste ciclabili sul territorio di
Luserna San Giovanni.
Popolo e
chiesa nelle
Valli valdesi
Il richiamo che il pastore
Gianni Genre ha fatto a una
presunta realtà «popolo chiesa» alle Valli (cfr. Eco delle
valli valdesi del 18 novembre)
si presta, lo si voglia o no, a
qualche equivoco. Per conto
mio giudicai quel binomio
uno stereotipo fin da quando,
nel 1977, uscì il libro di Giorgio Tourn intitolato appunto I
Valdesi, la singolare vicenda
di un popolo-chiesa.
Popolo e chiesa: due realtà
distinte, che solo in un determinato periodo della storia
valdese convissero strettamente unite, cioè dal 1561 al
1848, nel cosiddetto «ghetto»
alpino, quella .specie di «riserva indiana» imposta ai valdesi
dai sabaudi in omaggio al
principio già melantoniano
del «cuius regio eius religio».
A livello storiografico ne
tentò, a metà del secolo scorso, una rivalutazione vistosamente apologetica lo storico
Alexis Muston con il suo
CORI e CANZONI
delle Valli Valdesi
Due audiocassette della
CORALE valdese
di Torre Pellice.
Un regalo per voi
e per i vostri amici.
Libreria Claudiana
10066 Torre Pellice (To)
L’Israël des Alpes, con un
chiaro riferirnento _al popolo
eletto dell’Antico Testetmentor-
Certo, sarebbe bello se i
valdesi alle Valli fossero anche chiesa valdese: ma in
questa ipotesi (o con quella
speranza), non si rischia forse
di confondere due realtà diverse, la «chiesa militante»
dei soli credenti convinti, e la
«chiesa di massa» (o di popolo se volete), presso la quale
si può essere valdese anche
solo per diritto di nascita?
Che poi le Valli siano
«l’unico lembo d’Italia in cui
nelle comunità si riflettono
davvero la ricchezza, la miseria e la complessità della società civile che ci circonda»,
mentre «altrove, quasi ovunque, le nostre chiese hanno
qualcosa di elitario, almeno
dal punto di vista culturale»,
è una questione tutta da rivedere e approfondire, specie alla luce di una constatazione
più realistica dell’impatto che
tutto l’evangelismo (ivi compreso quello delle Valli) ha attualmente sul complesso della
società civile e religiosa del
nostro paese, in cui esso è immerso e non solo circondato.
Giovanni Gönnet - Roma
RADIO
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EVANGELICA
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FM 96.500
tei. 0121/91.507
VISUS
di Luca Regoli & C. s n
10
PAG. IV
LE INIZIATIVE DELLE CHIESÈ VALDÈSÌ ALLE VALLI
NATALE E GAPODANNO
ANGROGNA Sabato 24, al tempio di Pradeltomo, culto a
cura della corate con predicanone di Italo Pons. Domenica
25, al tempio del capoluogo, culto presieduto dal pastore
Toum con Santa Gena e corale. Sabato 31, alle 20,45, al
tempio del Serre culto con Santa Cena presieduto dal pastore Pasquet. Domenica 1° gennaio il culto tenuto da Valeria
Fusetti si svolge alle 10 nel tempio del capoluogo.
BOBBIO FELLICE — Domenica 25 al tempio alle 10 culto
di Natale. Domenica 1° gennaio il culto con Santa Cena si
tiene alle 10,30 nella sala.
LUSERNA S. GIOVANNI — Giovedì 22, alle 10, culto con
Santa Cena all’ Asilo e al Rifugio. Sabato 24 al Ciabas, alle
21, culto con partecipazione della corale. Domenica 25 agli
Airali, alle 9, culto con Santa Cena e al tempio alle 10 culto
con Santa Cena e corale. Sabato 31, alle 21 nel tempio, culto con Santa Cena. Domenica 1° gennaio, i culti sono alle 9
agli Aitali e alle 10 nel tempio.
PERRERO-MANIGLIA — Domenica 25 culto a Maniglia
con scuola domenicale e catechismo. Sabato 31, alle 20,
culto a Perrero.
PINEROLO— Giovedì 22 dicembre, alle 20,45, presso il
centro sociale di via dei Rochis (San Lazzaro), ha luogo una
celebrazione ecumenica del Natale preparata dalla Comunità di base e dalla chiesa valdese. Venerdì 23, alle 21, concerto di Natale nel tempio. Domenica 25; alle 10, culto con
Santa Cena. Domenica 1° gennaio il culto si tiene alle 10.
POMARETTO —- Sabato 24, alle 16, festa di Natale al Centro
anziani di Perosa, preparata da valdesi e cattolici; merenda
della scuola domenicale. Domenica 25 culto con Santa Cena all’ospedale, alle 9; alle 10 culto con Santa Cena al tempio con i bambini della scuota domenicale e con la corale.
Alle 20 riunione natalizia ai Cerisieri. Lunedì 26, alle
14,30, festa di Natale all’Inverso Clot con la scuola domenicale. Sabato 31, alle 20,30, culto con Santa Cena al tempio e alle 22 incontro fraterno all’Eicolo grando. Domenica
1 ® gennaio ^e 10 si tiene il culto con Santa Cena.
PRALI —; Giovedì 22, alle 20,30 culto con Santa Cena. Dot menica 25, alle 10,30, culto con Santa Cena e con la partecipazione della corale. Alle 20,30 festa dell’albero con recite della scuola domenicale e con la corale. Venerdì 30 concerto delle corali del III circuito al tempio, aDe 20,30. Domenica 1° gennaio, alle 20,30, culto di Capodanno.
PRAMOLLO — n culto di Natale, con Santa Cena e patecipazione della corale, si tiene alle ore 10. Il culto di Capodanno, con Santa Gena, si tiene il 1° gennaio.
PRAROSTINO — Il culto di Natale (benché il 25 sia la quarta ^menica del mese) 1(I b?1 tempio, con Santa
---^3eaa »p^tecipazione delia eonde. Lune^fSo, allenii, nella sala del teatro, avrà luogo la festa di Natale della scuola
domenicale e del precatechismo. Il 1° gennaio, alle ore 10,
si tiene il culto di Capodanno con Santa Cena e partecipazione della corale.
RORÀ— Venerdì 23, alle 20,30, replica della festa dei bambini della scuola domenicale alla sala del teatro. Domenica 25,
alle 10, culto di Natale con Santa Cena e partecipazione della corale. Domenica \° gennaio, alle ore 10, si tiene il culto
di Capodanno.
SAN GERMANO — Domenica 25 si tiene il culto di Natale
con Santa Cena e partecipazione della corale. Il 1° gennaio
si tiene il culto di Capodanno con Santa Cena.
SAN SECONDO — Giovedì 22 culto, alle 10, a Casa Turina
con la partecipazione di un gruppo deH’Unione. Domenica
25, alle 10, culto di Natale con Santa Cena e corale. Lunedì
26 festa dei bambini, alle 20, pressala sala. Sabato 31 culto
liturgico di fine anno, alle 20,30. Domenica 1° gennaio il
culto si tiene alle 10.
TORRE PELLICE — Sabato 24, alle 21, culto al tempio dei
Coppieri con il coretto. Domenica 25, alle 10, culto al tempio del centro con la corale. Sabato 31, alle 21, culto al centro. Domenica 1° gennaio i culti si tengono alle 9,30 (Coppieri), alle 10 (al Centro in francese), e alle 10,30 (Appiotti
con Santa Cena).
VILLAR PELLICE — Giovedì 22, alle 16,30, culto natalizio
alla Miramonti con Cena del Signore. Venerdì 23, alle 21,
nella sala unionista, presentazione di diapositive «Come
eravamo...» del pastore Roberto Jahier, a Villar dal 1930 al
1948. Domenica 25, alle 10,30, culto con Santa Cena. Martedì 27, alle 20,30, incontro festa alla scuola del Teynaud.
Sabato 31, alle 20,30, culto liturgico di fine anno con Santa
Cena. Domenica 1° gennaio, alle 10,30, culto di Capodanno
VILLAR PEROSA — Sabato 24, alle 20,30, culto e festa nella scuola Beckwith di Vivian. Domenica 25 culto con Santa
Cena nel tempio; partecipa la corale. Domenica 1° gennaio
il culto alle ore 10 si tiene al Convitto.
VILLASECCA — Sabato 24, alle 20, si tiene il culto con Cena del Signore al Trussan. Domenica 25, alle 10, culto di
Natale con Cena del Signore al tempio dei Chiotti. Lunedì
26, alle 10, celebrazione dei bambini e dei catecumeni, con
recite e canti, nel tempio di Villasecca. Sabato 31, alle 20,
culto di fine anno nella sala dei Chiotti. Domenica 1 ° gennaio, alle 10, culto con Santa Cena nella sala dei Chiotti.
E Eco Delle mLi moEsi
VENERDÌ 23 DICEMBRE 1994
Alimentazione, nutrizione e mangiare sano
La ciotola d^argilla
VALERIA FUSETTI
Il menu che vi propongo
quest’anno per festeggiare il Natale in famiglia è gustoso ma leggero, dato che
non mi sembra sia necessario trascorrere il pomeriggio
cercando disperatamente di
digerire il pranzo. È più bello e utile conversare con i
familiari, giocare con i bambini, fare due passi se la stagione lo permette. Per tutte
queste ragioni vi consiglio
di iniziare il pasto con una
deliziosa «minestra Crécy»,
una vellutata francese che
anziché appesantirvi preparerà il vostro stomaco al
cappone ripieno.
coperta per 10 minuti. Aggiungete l’acqua calda, il riso e il sale e fate cuocere
sinché carote e riso non siano disfatti. Frullate il tutto:
se è troppo denso aggiungete acqua calda o latte. Versate in una zuppiera con il
rimanente burro a fiocchetti.
Servitela calda, con la zuppa
reale e il parmigiano a parte.
Minestra Crécy
Per 4 persone: 400 gr di
carote pulite e affettate; 1(X)
gr di burro. 1,2 It di brodo
vegetale ó acqua; 3 cucchiai
di riso semintegrale; sale e
pepe quanto basta; 1 confezione di piccoli bignè per
zuppa reale. Fate cuocere le
carote a fuoco basso, con un
cucchiaio di burro e la teglia
Cappone ripieno
Quando comperate il cappone, se è possibile fatevi
disossare il petto. In 50 gr
di burro fate insaporire il fegato con 2 foglie di salvia.
Aggiungete 100 gr di prosciutto crudo tritato, 100 gr
di mollica bagnata nel brodo (anche di dado), un pugno di prezzemolo tritato
con 1 spicchio d’aglio, 2
tuorli d’uovo, alcuni cucchiai di parmigiano grattato,
sale, pepe e noce moscata
quanto basta. L’impasto deve essere sodo.
Farcite il cappone con il
ripieno, cucitelo e avvolgetelo in una salvietta legando
strettamente le estremità.
Mettetelo in una pentola
con acqua salata e portate
ad ebollizione. Lasciate
cuocere per un’ora e mezza.
Durante l’ultima mezz’ora
di cottura aggiungete patate
sbucciate, in quantità sufficiente da poter fare un’ottima purea. Levate il cappone
dal suo involucro, disponetelo su un piatto da portata e
contornatelo con la purea di
patate. Accompagnate il tutto con alcune ciotole di saisine saporite e piccanti. Deliziosa la salsa di rafano.
Come contorno crudo vi
consiglio una insalata di indivia belga: tagliate a fette
sottili 600 gr di indivia e
mettetela in un’insalatiera.
Stemperate in una scodella
6-8 cucchiai di olio d’oliva
extravergine con 3 cucchiai
di aceto (meglio se di mele), 1 cucchiaino di senape,
1-2 cucchiai di mandorle
tritate finemente, sale e pepe quanto basta. Sbattete
con una piccola frusta in
modo da amalgamare bene
il tutto e versate il condimento sulle strisce di indi
PINEROLO SCIVOLA
IN BASSO — Nel campionato dilettanti di calcio la
capolista Grosseto passa come un rullo sul campo di Pinerolo; dopo mezz’ora era già
2 a 0 per gli ospiti e per la
formazione di Bortolas la
partita poteva considerarsi finita. Nel secondo tempo la
terza rete degli ospiti ha chiuso definitivamente la partita.
Finito il girone di andata il
campionato si ferma per le feste natalizie; alla ripresa, il 7
gennaio, il Pinerolo sarà ancora in casa, nel derby col
Nizza Millefonti: bisognerà
cominciare a pensare seriamente alla classifica.
LUSERNA: RISCATTO
IN TRASFERTA — Scon
fitto in casa, il Lusema toma
alla vittoria nel campionato di
calcio Promozione sul difficile campo del Pedona; per i
valligiani basta la rete al 48’
di Rosso ed è di nuovo 4° posto in classifica. Prossimo
turno l’8 gennaio, in casa.
DUE VITTORIE PER IL
VOLLEY PINEROLO —
Doppio successo per le formazioni pinerolesi di pallavolo in Cl; l’Arredacasa nel
campionato maschile ha superato il Colombo Genova
per 3 a 1 allontanandosi dal
fondo classifica. Il Magic
femminile è rimasta l’unica
formazione imbattuta e dunque solitaria capolista superando in trasferta il Geam Milano per 3 a 1 in concomitanza con la prima sconfitta
deiritalbroker Genova.
In seconda divisione prima
vittoria per il 3S Lusema opposto alla seconda in classifica Kennedy Torino; 3 a 2 il
punteggio con parziali di 15 a
5; 17 a 15; 8 a 15; 9 a 15 e 15
a 12. Successo anche per gli
allievi del 3S vittoriosi a Bardonecchia per 3 a 0.
PALLAMANO: SCONFITTA DI MISURA —
Sconfitta per 23 a 21 del 3S
Lusema all’esordio casalingo
nel campionato maschile di
serie D; di fronte al Camillo
Imperia i valligiani hanno
ben giocato e combattuto; è
mancata un po’ di fiducia nel
finale e gli ospiti hanno potuto chiudere i vantaggio. Nelle
file dell’Imperia ha giocato
Alessandro Bonavera a lungo
giocatore di serie A e della
nazionale, autore di ben 14
reti per la propria squadra.
La squadra femminile che
gioca in serie C ha perso a
Torino con l’Einaudi per 12 a
8; la squadra di Goss ha commesso tre errori su tiri di rigore che hanno condizionato
l’andamento di una partita
molto equilibrata. Sugli scudi
il trio Gaydou, Bellion e Corveglio, tre ragazze che potranno costituire per i prossimi anni la spina dorsale della
formazione.
TENNIS TAVOLO —
Due sconfitte e una vittoria
per la polisportiva Valpellice.
In Cl netta sconfitta casalinga col Ciriè (5 a 1) con il
solo Davide Gay in grado di
andare a punto. In C2 regionale sconfitta per 5 a 0 per il
trio Piras, Rossetti e Arnoulet, quest’ultimo all’esordio
in campionato. In serie D2 invece, malgrado la partenza ad
handicap dopo due .sconfitte, i
valligiani Peracchione, Battaglia e Genre (a sua volta esordiente) hanno recuperato vincendo per 5 a 2. I campionati
registrano ora una nuova sosta per dar spazio a tornei regionali e nazionali.
TORRE PELLICE — Il
cinema Trento propone, giovedì e venerdì, ore 21,15, Il
profumo della papaia; sabato 24, ore 20 e 22,20 e domenica, ore 16, 18, 20, 22,10 Nightmarè before Christmas;
lunedì, ore 16, 18, 20, 22,10 e
martedì, ore 21,15,1 visitatori; giovedì 29, ore 21,15, I
Flintstones; venerdì 30, ore
21,15, Il mostro; dal 1° al 3
gennaio, ore 16, 18, 20 e
22,10 Lo specialista; il 5 (ore
20 e 22,10) e il 6 gennaio
(ore 16, 18, 20 e 22,10)
Quattro matrimoni e un funerale.
PINEROLO — La multisala Italia, propone, alla sala
«5cento» S.P.Q.R., fino al 28
dicembre; feriali 20,15 e
22,20, prefestivi 20,15 e
22,30, domenica 14,30 16,30,
18,15, 20,15 e 22,20. Per i
giorni successivi il programma è da definire.
Per la pubblicità su
XE VALLI VALDESI
tei. 011-655278, fax 011-657542
BARGE — Il cinema Comunale ha in programma, venerdì 23, sabato 24 e domenica 25 (ore 16, 18,30, 21),
Forrest gump; da lunedì (ore
15, 17, 19, 21) a mercoledì
28, Quattro matrimoni e un
funerale; giovedì 29, ore
19,30 e 21, Nightmare before Christmas;.il 30 e 31 dicembre vedranno la proiezione di Pulp fiction. Domenica
r gennaio, ore 15, 17, 19,21,
e lunedì 2, I visitatori; martedì 3, ore 19,30 e 21 Baby
Birba; il 4, 5 e 6 gennaio
(Epifania ore 15, 17, 19, 21)
Botte di Natale. Sabato 7 II
cliente; da domenica 8 (ore •
15, 17, 19, 21) al 12 gennaio
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indicati l’orario di inizio è 21.
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DOMENICA 25 DICEMBRE
Lusema San Giovanni: Farmacia Savelloni - Via F. Blando 4 - (Lusema Alta), tei.
900223
LUNEDÌ 26 DICEMBRE
Torre Pellice: Farmacia Muston - Via Repubblica 22, tei.
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DOMENICA GENNAIO
Torre Pellice: Farmacia Muston - Via Repubblica 22, tei.
91328
Ambulanze:
CRI - Torre Pellice, tei. 91996
Croce Verde - Bricherasio, tei.
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Attualità
PAG. 7 RIFORMA
^collaborazione tra medico e pastore verso i malati
^illa Befanìa: «Dare giorni alla
liita e dare vita ai giorni»
HAHCO TULLIO FLORIO
i^raternitcì, rispetto, li» bertà, veri tei, accompa0mnto: queste le parole
; del seminario che ha
poto luogo all’ospedale
(¡angelico «Villa Betania» di
iajoÌi il 9 e IO dicembre
Si è trattato di una tratta del corso di teologia
. ptórale della Facoltà valdefé teologia di Roma, a cui
, ^0 partecipato gli studenti
lai 3° e del 4° anno, guidati
laiprof. Ermanno Genre.
labato 10 dicembre si è
ifOlto il seminario vero e
apprio, la mattina dedicato
DJiiodo particolare ai medici
ijil^'infermieri dell’ospedaJ pomeriggio ai pastori e
¿visitatori. Il seminario era
aperto anche al pubbli: iit^iÉe ha partecipato in buon
jpÈro, venendo dalle chiese
Èvangeliche di Napoli, Portiti, Pozzuoli. Abbiamo così
piato ascoltare due lezioni
-d^ p'of Genre e una relazio¿^ll’oncologo deiro.spedateidbtt. Giuseppe Barberis.
Et^proecio al paziente onco'ffgico, e in genere a chi è
to^ito da malattie difficilìiÉte guaribili (a parte la siiiipione di difficoltà comune
i tutti coloro che sono coitretti a vivere in una realtà
¡(^gèttivante» quale è quella
ii nn ospedalfe; per cui deve
ssére una prima preoccupatone dell’operatore tenere
' mto del «soggetto» ammaSto come persona e non solWò come «materiale umaB») è un approccio delicato,
àlvolta difficile e richiede
;'osservanza di alcuni princij che corrispondono ai con«ttidi cui all’inizio,
l primo, \'d fra terni tii , pofehbe sembrare una cosa ovlia. In realtà, per avvicinarsi
■'i sofferente, per potere dare
L’ingresso dell’ospedale Villa Betania di Ponticeili
una speranza a coloro che
non hanno speranza, è necessario entrare nella loro condizione, sentire su di sé il peso
di una situazione che è difficile da portare. Invece è facile
per il medico vedere le cose
con distacco professionale,
per il pastore restare nell’ambito delle espressioni pie, per
il visitatore non lasciarsi
coinvolgere da una realtà che
fa paura. D’altra parte, come
veniva sottolineato dai dfle
conferenzieri, occorre anche
che questa immedesimazione
non arrivi a una identificazione completa con il sofferente,
se si vuole riuscire a dargli
consolazione e forza per affrontare la prova. I malati, peraltro, non sono tutti uguali:
varia molto la loro psicologia,
fino al caso di malati pieni di
fede e di forza morale, che
sono in grado di consolare e
di incoraggiare quelli che
stanno loro vicino.
Tuttavia ci sono anche coloro che hanno bisogno della
testimonianza evangelica: la
fede può vacillare nel tempo
della prova. In certi casi la
malattia è stata occasione di
riflessione, e persone che non
si erano mai poste dei perché
»bili
-ari.
bbe
uatla e
Lu112
fenvegno a Palermo sugli imrhigrati
Serve una nuova legge
MIRELLA MANOCCHIO
J
I) ealtà e utopia potrebbe
' IVtradurre il tema «Quale
®8,ge per gli immigrati?»
•foposto dall’Associazione
■ciliana emigrati e famiglie
^Sef) e da altre associazioni
Santa Chiara, Ellai, 11Usef, Zingari oggi) e con
5 partecipazione del Servizio
®8f3nti della Federazione
W chiese evangeliche, nel^pérsqna di Anne-Marie
^pré. E stato anche il filo
■induttore di un’intera gior(domenica 11 dicembre)
presso il Centro diaco7*6 di Palermo e che ha teimpegnati circa un céntimo di persone, immigrati e
^atiani, sia nell'ascolto del
®ntenuto dei vari disegni di
sia nel ricercare la mi>aore soluzione dei problemi
partire dalla propria espe”6aza diretta o indiretta. Non
®Mcato il momento comu■ ^0 più forte costituito dal
hanno partecipato
palici e laici) presieduto da
Napolitano, che ha da. “6ll’immigrazione una vi^ite biblica, e da un’àgape
^tewa, che ha permesso di
■ttinuare discussioni e
*^bio di pareri.
*1 Jichiamo sovente di An'Marie Dupré al realismo
™>ton cacciarsi in un vicolo
non ha frenato i parte
cipanti dal cimentarsi con affermazioni di principio ispirate alla grande tradizione illuminista e socialista dell’Europa. Il momento politico italiano è rimasto costantemente
aH’orizzonte e ci ha posti in
posizione di resistenza per
aprirci il varco verso collaborazioni propositive e di lotta.
In questa linea due passaggi
sono senrbrati molto importanti, e dovrebbero galvanizzare le attività prossime future delle varie realtà associative e sindacali.
La prima impresa è quella
di studiare le diverse proposte
legislative (al momento ne
esistono sei) per verificare la
possibilità di suggerimenti
convalidati dall’esperienza e
da ampio consenso. Certamente questo lavoro preparatorio serve a saldare o rinsaldare tra di loro, e questa è la
seconda e più difficile impresa, organismi e associazioni
che dovranno muoversi insieme verso il grande raduno antirazzista nazionale, che è stato programmato a Roma per
il prossimo febbraio.
A conclusione di una giornata ricca di spunti e di determinazioni non è fuori luogo
pensare che il tempo è maturo
per mettere in campo uno
schieramento di idee e di forze mosse da alti ideali di giustizia e di uguaglianza.
sul senso della vita possono
avere bisogno della testimonianza di un fratello. Questa
testimonianza evangelica non
può essere imposta a chi non
ha fede e non la ricerca: non
si può e non si deve approfittare di un momento di debolezza (fisica e psicologica)
per cercare di chiamare una
persona alla fede. Significherebbe violare la sua coscienza, mancarle di rispetto, distruggere la sua libertà. A
questo proposito il prof. Genre citava quanto scritto da
Dietrich Bonhoeffer in una
delle sue lettere dal carcere;
altri nel dibattito parlava di
terrorismo psicologico contro
alcune tendenze a inserire
nella testimonianza al lettò’^
del malato un forte richiamo
al ravvedimento e ad una accettazione della salvezza in
Cristo che in quelle condizioni non è libera, è indotta dalla
paura della morte e per questo stesso non è autentica.
Il tema della verità è però
anche al centro di un’altra
esigenza fondamentale: il
malato ha diritto di conoscere
la verità sul suo male, cioè
sull’essenza reale di questo, e
sulle prospettive di cura e di
guarigione. Mentire al malato
per il medico è facile e comodo, ma non rispetta la dignità e la libertà del degente.
E necessario che il medico
metta a disposizione del suo
malato una parte sufficiente
di tempo e che lo sappia avvicinare con spirito fraterno.
Certe verità non possono essere annunziate senza riguardi, senza tenere conto di
quanto potranno essere causa
di preoccupazione, di paura,
di disperazione. Molto può
aiutare il medico la collaborazione del pastore, degli infermieri, dei visitatori, eventualmente dell’assistente sociale. È in questo spirito che
sono nati ed esistono, specie
all’estero, i «gruppi Balint»,
di cui uno si è costituito a
«Villa Betania».
Quando finisce il compito
del medico presso un malato
«terminale»? Non ha fine,
finché il paziente è in vita.
Non deve essere trascurata,
infatti, quando non c’è più
speranza di agire contro la
malattia, la terapia sintomatica, volta a diminuire le sofferenze. Per utilizzare lo slogan
del seminario «Dare giorni
alla vita e dare vita ai giorni:
cure mediche e assistenza
spirituale all’ammalato», il
medico darà comunque «vita
ai giorni» provvedendo ad attenuare i guasti alle funzioni
vitali e a combattere il dolore
ma a dare «vita ai giorni» sono chiamati, non meno dei
medici e degli infermieri, il
pastore e i visitatori. Si parla
di accompagnamento del malato: si tratta di alleviare le
sue sofferenze, fisiche e psichiche, qualche volta anche
per tempi prolungati.
Campagna «Venti ó\ pace 1995»
Bisogna dimezzare
la spesa militare
«Meno cannoni, più pensioni» questo il titolo del rapporto per il 1995 della campagna «Venti di pace» che
raccoglie le proposte avanzate al Parlamento dal cartello
delle maggiori associazioni
italiane impegnate per la pace. Il rapporto esprime la netta opposizione della campagna alla manovra economica
varata dal governo, che ha lasciato praticamente inalterato
il bilancio della difesa a fronte dei pesanti tagli alle spese
sociali.
Rispetto allo scorso anno
sono, infatti, soltanto 166 i
miliardi in meno per le spese
militarli vale a dire un taglio
39 volte inferiore a quello,
per fare solo un esempio, che
ha colpito la sanità. Il bilancio per il 1995 rappresenta
anzi, per il ministro della Difesa e per le gerarchie militari, solo un momento di pausa
rispetto al grande progettò di
trasformazione delle forze armate che va sotto il nome di
«nuovo modello di difesa».
Se per i pensionati, come
ha recentemente dichiarato il
ministro Previti, le illusioni
sono finite per la struttura militare invece le prospettive
non potrebbero essere più rosee: il programma di riarmo
delle Forze armate potrà contare su una spesa complessivadi 55.000 miliardi in 10 anni
per i soli sistemi d’arma, e la
professionalizzazione della
difesa voluta da Previti comporterà un prevedibile aggra
vio di costi di 50.000 miliardi. Tutto questo mentre nel
mondo la spesa militare è caduta del 3,7% nel periodo
1987-1994 e mentre l’Onu, in
vista del prossimo vertice di
Copenaghen sullo sviluppo
umano, chiede a tutti i paesi
membri una riduzione del 3%
l’anno della spesa militare
per dieci anni.
Al modello di un esercito
fondamentalmente professionale e rivolto alla difesa degli
interessi nazionali, la campagna «Venti di pace» oppone
invece una riforma dell’esercito come pubblica sicurezza
internazionale dentro i compiti istituzionali delle Nazioni
Unite. Per questo chiede che
il progetto di «nuovo modello
di difesa» sia discusso in sede
parlamentare per rendere manifeste le opzioni di valore e
le scelte di politica estera che
10 sostengono. «Venti di pace» chiede-inoltre il dimezzamento della spesa militare tra
11 1995 e il 2005 in linea con
il documento preparatorio
delle Nazioni Unite in vista
del vertice di Copenaghen; il
taglio di 5.000 miliardi del
bilancio della difesa, a vantaggio di scuola, sanità, pensioni, eooperazione allo sviluppo, riconversione dell’industria belliea; l’approvazione della riforma della legge
sull’obiezione di coscienza;
un’audizione della Commissione difesa sull’attuazione
della legge 185 relativa al
commercio di armi
Seminario «Per una nuova idea di scuola^
Pubblico e privato?
Alcuni esponenti dell’opposizione parlamentare del Partito popolare (Ppi) e del Partito democratico della sinistra
(Pds) si sono incontrati il 6 dicembre scorso a Roma per rilanciare il documento «una
nuova idea di scuola» presentato a luglio (cfr. Riforma n.
31). I lavori sono stati conclusi da una tavola rotonda a cui
hanno partecipato il ministro
della Pubblica istruzione,
Francesco D’Onofrio, Sergio
Cofferati segretario della
Cgil, Giancarlo Lombari della
Confindustria, Claudia Mancina responsabile cultura del
Pds, il popolare Sergio Matta
rella ex ministro dell’istruzione, e il prof. Stefano Rodotà.
Il ministro D’Onofrio si è
detto interessato alla proposta e ha fatto notare di non
aver presentato egli stesso un
progetto di legge in materia,
«perché su queste materie il
consenso deve essere il più
ampio possibile, più della
maggioranza di governo».
Ha espresso riserve sul «buono scuola» ed è stata più possibilista sulla detrazione fiscale delle spese di istruzione
invece Claudia Mancina, che
ha affrontato la questione
della «parità» tra pubblico e
privato.
I cimiteri di Torino sono più laici
Locali senza simboli
Paolo Ferrerò, capogruppo
di Rifondazione comunista
nel Consiglio comunale di
Torino (e già segretario della
Fgei) è il primo firmatario di
una mozione approvata all’
unanimità dal Consiglio stesso (in data 7 novembre) che,
vista la necessità di rispettare
ogni credo religioso e laico,
impegna il sindaco e la giunta a «dotare i due cimiteri di
Torino di un locale ove non
siano presenti simboli distintivi escludenti, ove possano
tenersi cerimonie religiose e
laiche».
L’approvazione di questo
ordine del giorno è avvenuta
parallelamente alla discussione relativa alla nuova convenzione con la Curia arcive
scovile per lo svolgimento
del servizio religioso cattolico nei cimiteri cittadini.
Paolo Ferrerò ha dichiarato
che questa decisione «segna
un passo positivo sulla via di
una maggiore laicità dello
stato italiano (...) che gli amici e i parenti di un defunto,
qualunque sia il loro credo,
religioso o laico, abbiano un
locale ove potersi riunire per
un momento di raccoglimento
dovrebbe essere un presupposto del vivere civile». In particolare si ricorda che a Torino
vive tuttora una forte tradizione laica, accanto alle presenze storiche di protestanti
ed ebrei e, in questi ultimi anni, anche alla presenza di immigrati di fede islamica.
Intesa battista
Un passo
in avanti
Nella seduta pomeridiana
del 14 dicembre la Commissione Affari costituzionali
della Camera dei deputati ha
approvato all’unanimità, in
sede referente, il disegno di
legge n. 1.430 «Norme per la
regolazione dei rapporti tra lo
Stato e l’Unione cristiana
evangelica battista d’Italia».
Relatore del provvedimento è
stato l’onorevole Domenico
Maselli, pastore evangelico
eletto nelle liste progressiste
a Lucca.
Dopo aver ricordato che
l’Intesa con l’Unione cristiana evangelica battista (Ucebi), in attuazione dell’articolo
8 della Costituzione, è stata
firmata nel marzo 1993 e attende quindi da più di un anno di essere presa in esame
dal Parlamento, Maselli ha
affermato che per i battisti è
«fondamentale la scelta dell’
individuo nella sua libertà religiosa» e che, sin dal loro
sorgere nell’Inghilterra del
’600, essi hanno affermato il
principio dellq separazione
tra stato e chiese. Il provvedimento verrà ora sottoposto
all’approvazione dell’assemblea di Montecitorio.
Avventisti
Delibera sulla
crisi italiana
Il Comitato dell’Unione
delle chiese cristiane avveni'^te del 7°~giórno (ZMcca) nella sua seduta straordinaria
del 7 dicembre 1994 ha adottato la seguente delibera.
«Considerata la situazione
di particolare tensione venutasi a creare nel paese a causa
delle dimissioni del procuratore della Repubblica Antonio Di Pietro (al quale esprimiamo tutta la nostra sincera
stima per il rinnovamento apportato assieme alla procura
di Milano, sotto la guida del
procuratore Francesco Saverio Borrelli e tutti i magistrati
e collaboratori); vista anche
la forte tensione fra il mondo
giudiziario e il mondo politico, preoccupato della situazione in cui versa il paese; rivolge un appello alle istituzioni dello stato affinché, per
il bene del popolo italiano
tutto:
- si riporti nell’ambito del
dettato costituzionale la separazione dei poteri;
- si metta fine agli attacchi
squilibrati contro la giustizia;
- si faccia di tutto per creare un clima di maggior serenità nel paese.
Invita perciò tutte le comunità avventiste a pregare per
le autorità e per tutto il popolo italiano».
// Comitato delTUicca ha
deciso inoltre di lanciare una
petizione da inviare al governo affinché in Italia la scuola
sia articolata su cinque giorni la settimana, da lunedì a
venerdì, allo scopo di dare
alle famiglie italiane la possibilità di avere più tempo per
stabilire un rapporto migliore
fra genitori e figli.
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12
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PAG. 8 RIFORMA
VENERDÌ 23 DICEMBRE
Quattro secoli fa si chiudeva l'esistenza del famoso compositore Pierluigi di Palestrina
L^armonia e il contrappunto^ strumenti di
Pierluigi per elevare la musica a perfezione
FERRUCCIO CORSARI
Conservatorio di Torino,
1994: il gruppo vocale
inglese «Pro cantione antiqua» presenta un programma
interamente dedicato a Palestrina e a Orlando di Lasso:
di questi due musicisti ricorre
quest’anno I’anniversario della morte, e in tutta Italia vari
gruppi corali hanno celebrato
la ricorrenza adeguatamente.
Giovanni Pierluigi, detto il
Palestrina dalla sua città natale, a 30 km da Roma, visse
quasi sempre in Roma stessa,
dove diresse le «cappelle» di
San Giovanni in Laterano,
Santa Maria Maggiore e la
«Giulia» del Vaticano. Il significato della sua musica
può compendiarsi in tre termini: perfezione, purezza,
elevazione. Ciò lo dipinge anzitutto come eccelso compositore di musica sacra, ma Palestrina fu valente autore anche di madrigali amorosi, che
tuttavia più tardi sconfessò,
mostrando vergogna per la
loro frivolezza. Bisogna evitare di considerare Pierluigi
«padre» della musica polifonica: essa aveva avuto splendido sviluppo in Francia e
nelle Fiandre, arrivando però
a eccessi nell’intreccio di
«parti» vocali e nelle complicazioni di ardite fioriture, tanto da rendere non percettibile
Palestrina presenta al papa Giulio Ili il «Missarum liber Primus»
il testo sacro; Palestrina, con
la levigatezza sonora e con
l’equilibrio compositivo a lui
propri, risponde perfettamente alle sollecitazioni del Concilio di Trento che richiedeva
ai musici sia una maggiore
evidenza dei testi sia una
maggiore spiritualità del messaggio musicale.
La chiarezza del discorso
musicale di Palestrina è evidente nella famosa Missa Papae Marcelli: qui il canto «a
cappella» (cioè senza il so
vraccarico di strumenti accompagnatori) e la perfetta e
serena architettura sonora
esprimono la consapevolezza
di un fede sicura, esente dalla
drammatica ricerca del vero.
Questa composizione riuscì a
dissuadere i cardinali più rigoristi, che avrebbero voluto
escludere del tutto la musica
dal rito sacro; essa mette in
evidenza l’interiorità dell’anima, senza concessioni alle
descrizioni o della natura ambiente o degli eventi esteriori.
Il senso di immaterialità e
di dolcezza che emana dalle
messe e dai mottetti di Palestrina, oltre che dai presupposti sin qui accennati, deriva
anche da altri due fattori: la
capacità di pervenire, senza
mai provocare forzature o
confusioni, a un felice incontro tra la «verticalità» (armonia, ossia successione logica
di accordi) e 1’«orizzontalità»
(contrappunto, sviluppo parallelo di più voci distinte); in
pari tempo bisogna notare
che seppure il suo ambiente
musicale sia quello, arcaico e
indeterminato, del tono-modo
gregoriano (e dal canto gregoriano Palestrina ritorna a
prendere numerosi temi per
le proprie opere), egli è però
già incline a risoluzioni e cadenze orientate verso le tonalità maggiore e minore, che
in quell’epoca cominciavano
a affacciarsi.
Infine, una curiosità: l’inno
135 dell’Innario cristiano
evangelico del 1969 («Sotto
ogni ciel...») riecheggia il tema del Kyrie della Missa Aetema Christi muñera di Palestrina: fra le 93 messe che egli
compose (93 opere, tutte sul
medesimo testo!) un piccolo
gioiello è pervenuto a una raccolta liturgica dei protestanti
italiani. Un piccolo, inconsapevole dono di una grande
mente e profonda anima.
Un libro sul rapporto con gli immigrati
Oltre l'emergenza
ENRICO FUMERÒ
Come e perché aiutare gli
immigrati? L’uomo che
non ha un riparo per la notte o
si ammala appare in condizioni di bisogno evidenti e il
modo per soccorrerlo è chiaro
a tutti: ma non ci si può limi-,
tare all’emergenza. Si scopre
allora che la domanda iniziale
è tutt’altro che banale e implica, in primo luogo, il superamento del primo impulso di
solidarietà immediata e istintiva (oppure del fastidio,
dell’ostilità, dell’indifferenza). Gli immigrati hanno caratteristiche personali eterogenee e inusuali rispetto a quelle
di chi è interno al sistema: riconoscere la necessità di aiutarli non significa che si sappia anche come farlo.
E sbagliato, per esempio,
assimilare l’immigrato ai tanti
marginali preesistenti, con il
risultato di creare una categoria di svantaggiati che annulla
ogni specificità e finisce per
ridurre la condizione di immigrato a una sorta di patologia.
E ancora: quando si superi il
momento dell’emergenza e
dell’approssimazione, quale
strategia adottare? Le proposte estreme vanno dalla conversione totale dello straniero
alle regole e ai modi di vivere
della società che lo accoglie,
all’accettazione dell’immigrato in relazione a una determinata opportunità economica,
nel rispetto della sua diversità
e nel presupposto di un possibile rientro al paese di origine. Il contatto fra popoli e
culture porta con sé un’infi'nità di nodi e dilemmi: merito
di una recente indagine* dell’
Istituto ricerche economicosociali del Piemonte è di aver
saputo accostare all’ articolato panorama dei problemi il
panorama delle possibili risposte, dei tentativi di soluzione, delle politiche messe in
atto durante gli ultimi anni da
enti pubblici, da associazioni,
da chiese. Basata sullo studio
comparato di quanto si è fatto
e si fa in due aree urbane
esemplari, Torino e Lione,
questa ricerca documenta e
analizza il difficile lavoro di
costruzione di forme di convivenza che diano spazio e dignità a tutti gli abitanti della
città, quali che siano la loro
origine e la loro cultura.
(*) Ires, Istituto ricerche economico-sociali del Piemonte: Le
chiavi delia città, politiche per
gli immigrati a Torino e Lione.
Torino, Rosenberg & Sellier,
1994, pp 287, £45.000.
PROTESTANTESIMO
RIVISTA TRIMESTRALE
PUBBLICATA DALLA FACOLTÀ VALDESE DI TEOLOGIA
VIA P. COSSA 42-00193 ROMA - FAX: 06/3201040
4, quarto trimestre T994 - voi. XLIX
□ E. E. Green, Indirizzi di cristologia femminista □ E.
Tomassone, Cesù-Sophia □ A. Cassano, L'etica politica delle prime comunità anabattiste □ Studi critici: C.
G. De Michelis, La Bibbia dei Patriarcato di Mosca □
P. Comba, Scienza e religione □ Rassegne: E. Genre,
li culto riformato □ Recensioni
Una conferenza sui rapporti interpersonali
Famiglie moderne
TIZIANA COLASANTI
Sabato 19 novembre si è
tenuta presso il Centro
culturale protestante di Milano una conferenza sul tema:
«Modelli familiari e relazioni
interpersonali»; relatrice è
stata la psicoioga e saggista
Rita Cialfi Gay, che ha illustrato al pubblico i maggiori
cambiamenti che la famiglia
ha attraversato negli ultimi
trent’anni in seguito ai cambiamenti tecnologici e alle
conseguenti mutazioni di ordine sociologico.
Non è stato infatti solo
messo in crisi il modello di
famiglia patriarcale, ma la
stessa famiglia nucleare,
frutto dei cambiamenti più
recenti, ha subito delle trasformazioni: esistono non
soltanto e non semplicemente famiglie nucleari, ma spesso famiglie con più figure
genitoriali (in seguito a separazioni e divorzi), famiglie
monosessuali, famiglie con
un solo genitore.
Dall’esterno inoltre tutti
questi tipi di famiglie «denormalizzate» subiscono sollecitazioni a volte positive
(dalla scuola) ma spesso decisamente discutibili (esempio classico è quello dei
mass media).
Come adattarsi ai nuovi
cambiamenti e alle nuove circostanze senza che i componenti di questa società in miniatura ne risentano? Rita
Gay ha sottolineato che in seguito a questa realtà mutevole
e spesso destabilizzante anche la ricerca psicologica è
passata da una definizione lineare dello sviluppo del bambino (rappresentato da Piaget
e dalla sua .scuola) a un orientamento più dialettico, che
considera i momenti di crisi
non più come una disastrosa
eccezione ma come realtà da
affrontare e risolvere all’interno del nucleo familiare. Lo
sviluppo è insomma una serie
di momenti critici e il loro relativo superamento.
Non è più possibile applicare la vecchia etica delle relazioni a questa analisi della
realtà: la realtà storica è comunque diversa dal tempo in
cui la formazione della stessa
coppia era determinata dalle
famiglie d’origine degli sposi
o da pressioni sociali. Oggi i
componenti della coppia si
scelgono indipendentemente
da modelli spesso precostituiti e fissi.
La coppia è dunque «norma a se stessa». Questa nuova situazione ha sviluppato
un’etica dell’autorealizzazione dei membri del nucleo familiare: è un passo avanti
nella libertà dell’individuo.
Purtroppo a questo si affianca un’insufficiente accentuazione sulla responsabilizzazione dei singoli componenti, in particolare dei figli.
Come ovviare a questa caratteristica delle moderne famiglie che porta spesso a
un’eccessiva considerazione
del proprio io in funzione
egocentrica e egoistica? Potenziando la rete di relazioni
intorno alla famiglia, anche
per consentire ai suoi più
piccoli componenti di relativizzarsi nel contatto con altre
persone e di non aver paura
delle diversità.
L'etica della responsabilità
è o dovrebbe essere comunque una prassi comune e di
casa presso i protestanti, insieme al senso di appartenenza a una dimensione comunitaria che sviluppi sia le relazioni precostituite che quelle
informali in vista della realizzazione dei valori della solidarietà e della fratellanza.
L'anniversario dell'autore di musica vocale
Orlando dì Lasso
tra sacro e profano
Figura assai diversa da
Pierluigi da Palestrina è
quella di Orlando Di Lasso
(Roland de Lassus, nato nel
1532), fiammingo di Hainaut,
compositore fecondissimo,
con quasi 2.500 opere, fra cui
700 mottetti. Orlando coltivò
i generi musicali vocali più
disparati, con varietà di argomenti e di stili e straordinaria
capacità di assimilare e sintetizzare gli apporti di varie
culture e ambienti. Ciò gli fu
reso più facile dai numerosi
viaggi che lo portarono dalle
Fiandre a Milano, Napoli,
Roma; ma anche dalla frequentazione di numerose
corti sfarzose e vivaci di cultura e mondanità, all’opposto
di Palestrina, chiuso per lunghi anni nelle austere cappelle musicali romane. Terminò
la sua esistenza a Monaco,
dove fu al servizio di un duca
(Alberto V di Sassonia) vivamente interessato ai problemi
della musica sacra e alle succitate istanze del Concilio tridentino.
A tali attese Lasso rispose
parzialmente, usando anch’
egli talvolta il «declamato»
sillabico e i temi liturgici come base per messe e mottetti;
preferì poi ricorrere come
tanti altri a temi della musica
vocale profana e popolare,
sui quali costruiva sapienti e
geniali strutture polifoniche;
non intese volgere l’animo
suo e degli ascoltatori a ideali climi celesti, bensì espri.
mere la realtà e i contrasti dei
sentimenti umani, con uno
stile drammatico e teso, coloristico e suggestivo, pur senza ricorrere a una meccanica
descrittività sonora. Un umanista disse di Orlando Di
Lasso: «Ha così bene intona^to la musica al senso delle
parole, che esprime il nerbo
di ogni sentimento e ci rende
quasi visibile l’azione».
Fra le sue opere citiamo i
Salmi penitenziali, quattro
passioni e 56 messe. Per i testi dei mottetti scelse brani
dai Salmi, dai Vangeli, dal
Cantico dei Cantici, dalle
prose mistiche del Medioevo,
delle quali seppe esprimere
musicalmente la tenerezza, la
purezza e la grazia. In campo
profano non disdegnò di coltivare con arguzia talora maliziosa, sempre brillante, la
canzone popolare amorosa,
spesso basata su arie di danza, e il Lied tedesco. Stimato
e protetto da ricchi e colti
mecenati, non ebbe difficoltà
di carriera o per la pubblicazione delle sue opere, ma conobbe drammatiche crisi interiori che si traducono in
non poche pagine agitate e irrequiete, anch’esse immagine
di un’epoca, come quelle di
Palestrina.
CENTRO CULTURALE VALDESE
Le biblioteche
MARIELLA TAGLIERÒ
Anche se non ancora
adeguatamente conosciute, le due biblioteche
collocate presso il Centro
culturale valdesè hanno accresciuto nel 1994 la loro
attività. Ci sono oltre 250
persone iscritte (40 in più
rispetto all’anno precedente) e molti utenti frequentano la sala di lettura, con
particolare intensità nel
mese di agosto (150 presenze) e un centinaio di
presenze negli altri mesi.
Come è noto la Biblioteca
valdese si è costituita nel
1890 con la fusione della
Biblioteca pastorale (nata
nel 1845) con quella del
Collegio. Il suo patrimonio
è di circa 70.000 volumi, di
carattere storico e teologico,
con particolare riguardo al
protestantesimo e alla storia
della Chiesa. Vi sono inoltre centinaia di periodici, di
cui 90 in corso attualmente.
L’altra biblioteca è quella
della Società di studi valdesi, costituitasi insieme alla
Società stessa, nel 1881,
che si è arricchita con doni
e lasciti e che attualmente
consta di oltre 11.0(X) volumi, con una ricca sezione di
opuscoli, con oltre 200 periodici, di cui 69 in corso,
per la maggior parte espressione dell’evangelismo italiano ottocentesco e contemporaneo.
Vi è dunque una positiva
tendenza alla crescita dell’
u.so pubblico delle biblioteche, ma il rapporto fra il
numero di utenti e il bacino
di utenza è ancora assai
basso. Occorre individuare
meglio il tipo di pubblico a
cui ci si vuol rivolgere, te
nere conto della rete di biblioteche pubbliche presenti sul territorio e offrire servizi e fondi librari adeguati
ma è soprattutto sul piano
organizzativo che occorre
migliorare, a cominciare
dalla modernizzazione dei
cataloghi e dalla gestione
ordinaria della biblioteca,
per la quale la collaborazione di apprezzati volontari è fondamentale ma non
sufficiente.
Proprio il tipo di biblioteca (diversa da una norniale
biblioteca civica) e la fre;
quentazione di numerosi
studiosi, anche dall’estero,
esige una continua consulenza da parte della bibliotecaria; inoltre vi sarebbe la
necessità di poter acquistare
più libri, soprattutto pef
quanto riguarda l’aggiornamento deH’attualità. Un
passo avanti è stato fatto
con la costituzione dell’associazione «Amici della biblioteca», nel marzo di quest’anno: vi sono coinvolte
una trentina di persone che
aiutano la biblioteca proprio nel settore degli acquisti o degli abbonamenti.
Qualcuno si è impegnato
direttamente per reperire
materiali di particolare interesse di cui la biblioteca
non dispone. Una prossima
assemblea farà il punto su
questo tipo di collaborazione oltre che sulle prospettive più generali.
Ricordiamo che responsabili delle biblioteche sono
Mariella Taglierò, per quella valdese, e Bruna Frache,
per quella della Società o]
studi valdesi, e che gli orar*
di consultazione sono dallo
9 alle 12 e dalle 15 alle 1'
dal lunedì al venerdì.
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PAG. 9 RIFORMA
fslovità Claudiana: i viaggiatori inglosiialla ricerca del senso della vicenda valdese
Il «romanticismo della libertà»
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GIORGIO BOUCHARD
Con questo bel libro' la
Claudiana ci offre un’
opera insolita e piena di fascino: le relazioni scritte da
viaggiatori inglesi e scozzesi
¿bpo una visita nelle valli
^desi. Alcune sono dei veri
epropri libri, destinati a grande fortuna e a molte traduzioni; altre sono, semplicemente,
fcttere al proprio amore rimasto nella brumosa Britannia,
altre infine sono dei veri e
propri «manifesti» che spronano all’azione in favore del
piccolo «Israele delle Alpi».
Là prima è del 1753, l’ultima è del 1899, ma il grosso si
addensa intorno alla metà
'dell’Ottocento, la stagione
del Risorgimento italiano. Gli
autori sono spesso dei pastori,
àitglicani o presbiteriani; sono dei romantici, naturalmente: ammirano il Monviso (e
non sanno che un loro compatriota lo ha già conquistato), si immergono nella bellezza dei valloni e nel fulgore
dei prati, e fissano le loro impìfessioni in schizzi e disegni,
che raggiungono nelle incisioni del Beattie^ un livello
itistlco innegabile.
' Tuttavia sono anche uomià' dotati d’una solida cultura
classica: citano in latino Orario e Virgilio, paragonano la
difesa di Angrogna alla battaglia delle Termopili’; conoscono la grande letteratura
inglese del ’700 ma hanno
anche letto Rousseau, e sanno chi è il Canova: in altre
parole, sono lontani mille miglia da quello stereotipo del
piccolo borghese «vittoriano» che il nostro secolo ideologico'* ha ritenuto di poter
disegnare.
• No: questi uomini .sono degni contemporanei di Carlyle
e (qualcuno) di Gladstone; il
loro non è quel romanticismo
reazionario che tanto male ha
fatto all’Europa (e al mondo):
Il ponte suH’Angrogna all’Ingresso di Torre Pellice (da Acland, «Illustrations of the Vaudois» 1831)
è il romanticismo della libertà. Questi figli dell’Impero
britannico sono capaci di definire come segno di «straordinario amore fraterno» il
soccorso prestato dai valdesi
ai soldati della Rivoluzione
francese sconfitti dai cosacchi
di Suvarov e di lasciar capire
che il torrente Chisone sta davanti ai valdesi come il Rubicone davanti ai legionari di
CesareL..
Certo, come arrivano alle
Valli se ne innamorano (succede anche a noi, quando ci
torniamo dopo aver passato la
vita in giro per il mondo’), vi
cercano le tracce dell’incorrotta chiesa apostolica e anche le analogie con la Chiesa
d’Inghilterra: il moderatore
Rodolfo Peyran sarà perciò
descritto come un venerabile
episcopos (notando che in casa tiene i ritratti dei riformatori, ma anche di Newton e
dei re di Prussia...), le distinzioni tra valdismò medievale
e moderno saranno un po’
sfumate (per non dire confuse), la semplicità dei costumi
e l’austerità della vita dei valligiani verranno debitamente
accentrate. Eppure, questi
pellegrini della storia non sono venuti qui alla ricerca di
un mito, sono venuti alla ricerca di un senso: il senso
della testimonianza evangehca nella storia universale, il
senso della rivoluzione liberale che ormai batte alle porte
d’Italia.
Perciò il loro itinerario romantico sbocca, con grande
naturalezza, in programmi
d’azione: Gilly crea il Collegio, altri spalleggiano la costruzione degli ospedali di
Torre Pellice e Pomaretto,
quasi tutti parlano con grande
stima del colonnello Beckwith. Questi programmi di
azione sono, chiaramente, tutti rivolti verso l’Italia: uno dei
viaggiatori è il giovane Robert Walter Stewart, presbiteriano scozzese, che sarà con
Matteo Prochet l’artefice della nostra strategia evangelistica in Italia, ma anche gli altri
partecipano alla medesima atmosfera: sono dei pii credenti
del Risveglio, si aspettano
che la «meretrice vestita di
rosso»* vada in crisi, che
l’Italia sperimenti una vera
riforma spirituale e morale**;
pensano che il senso della vicenda valdese consista nell’
essere testimone e attrice di
questa riforma. In termini laici e moderni, si potrebbe dire
che questi amici del mondo
valdese avevano «l’ottimismo della volontà» ma anche
a noi hanno dato un po’ di ottimismo: grazie dunque alla
Claudiana, ai curatori del volume, e a Enea Balmas che di
questa impresa è stato un po’
il nume tutelare.
(1) Viaggiatori britannici alle valli valdesi, a cura di Giorgio
Tourn, prefaz. di Esther Fintz
Menascé. Torino, Claudiana,
1994, pp. 344, £ 42.000.
. (2) Le incisioni, a dire il vero,
sono del Bartlett: la Claudiana he
ha pubblicate molte nella sua
prestigiosa collana «Storici vaidesi» à cura di Enea Balmas.
(3) Sarà poi Edmondo De
Amicis a consacrare questo paragone in un celebre capitolo del
suo «Alle porte d’Italia» («Le
Termopili valdesi»).
(4) Alludo al libro di un protestante tedesco: K. D. Bracher, «Il
secolo delle ideologie», Bari, Laterza, 1984.
(5) v. p. 125.
(6) v. p. 191.
(7) Nel suo secondo viaggio
Gilly dice di aver provato «la
sensazione di tornare a casa» (p.
147).
(8) Il Vaticano, secondo la lettura Risvegliata di Apocalisse 17.
(9) Uno dei viaggiatori parla
di «nuova era della Chiesa di
Cristo in Italia» (p. 246).
Un riferimento che emerge dagli ultimi racconti di Mario Rigoni Stern
Idee riformate nella regione delPAltipiano
PAOLO T. ANGELERI
Cinque racconti pubblicati
in un delizioso libretto***
(in copertina una xilografia di
Frans Masereel) della collana
«Hgae del Melangolo: un libro che si legge tutto d’un
fiato, come sempre per i lavori di Mario Rigoni Stern. In
particolare l’ultimo racconto,
*a «Lettera a Jacopo da Bassano», è un pretesto per parafi con entusiasmo del pitto1® cinquecentesco la cui fami8ha era originaria deU’AItiptano di Asiago.
fl nonno di Jacopo, Jacomo
de Gallio (Gallio è uno dei
^tte Comuni dell’Altipiano),
tra sceso in pianura, «perché
4« 1447 Sigismondo era vequassù con il suo eserciportare rovina» (p. 78).
fi padre di Jacopo, Francesco
d® Bussano, ritornò sull’Alti? Friza, per sottrarsi
«1 inquisizione. «Forse denro di sé sentiva l’influsso dei
''Movimenti riformatori lederr'hi, che a Vicenza in quel
^fnpo erano stati fiorenti e
^ i quali continuò ad aver£
^Pporti anche a Bassano,
ove si erano rifugiati molti
belli tirolesi che avevano
alla rivolta contadina
P ^ 7525» (p. 81 ). Con questi
inncesco, pittore anche lui
^enie il figlio Jacopo, riuscia a «comunicare nella norn lingua» [il dialetto cim
bro dell’Altipiano, simile al
tedesco] e parlava di «Martinas Lutherus, il capo della rivolta religiosa e di Michael
Gaismayr, capo di quella
contadina» (p. 81).
Un delicato ritratto del pittore bassanese a cui si aggiunge un suggerimento interpretativo che vai la pena riferire: «Neri Pozza ha scritto
che alla fine dei tuoi giorni
gli occhi ti erano diventati
quasi orbi, ed era per questo
motivo che i tuoi ultimi grandissimi capolavori erano scuri. Ma io non credo, Jacopo,
che questa sia la ragione di
quella maniera di dipingere
che i critici dicono quinta
maniera di Jacopo, dove la
luce 'viene sentita come colore e come materia: era il crepuscolo che ora volevi dipingere, la tua prenotte. Forse il
prenatale che viene dopo un
tramonto. Lumeggiature nella
notte buia, come uno splendore sovrumano che inizia al
mistero arcano. La stupefacente illuminazione di Jacopo, diranno ancora gli studiosi dell’arte nei secoli che
seguiranno la tua morte; invece è una luce che può venire solo da dentro, quella che
tu ci hai manife.stato verso la
fine della tua lut^a vita operosa» (p. 93). j
La lettera è anche il pretesto per una sorta di consegna
spirituale: «Von ù solo - di
ce Rigoni Stern - che i miei
racconti dessero al lettore
una piccola parte di quanto
tu hai saputo darci». Pittore
di luminosità, anche Rigoni
come Jacopo: riferimenti sobri, appena accennati, a cose
e ricordi lontani. «Era proprio bella l’isola di Cefalù
con il suo limpido mare, gli
ulivi, l’odore del timo e della
salvia, il sole e le donne greche, i muretti a secco attorno
agli orti dove maturavano fichi dolcissimi» (p. 26). «Andava la slitta nella notte che
rifletteva le stelle nei cristalli
di neve (...) la luna che stava
sorgendo illuminava gli alberi sul dosso della montagna e
la luce si diffondeva tra i ra
mi carichi di neve» (p. 11).
Colori, odori, profumi. Una
bottiglietta di acqua di colonia che gli viene sequestrata
da un caporale tedesco diventa pretesto di nostalgie; sensazioni, richiami a cose vicine e lontane, a contatti ravvicinati con la natura. Aspettando l’alba: anche noi
aspettiamo l’alba fra le brume notturne di questo crepuscolo di secolo e l’attendiamo volentieri al fianco di
Mario Rigoni Stern, amico e
compagno che sa far compagnia.
(*) Mario Rigoni Stern,
Aspettando l’alba. Genova, Il
Melangolo, 1994, pp 93, £
11.000.
William Beattie
Musica
Canti gregoriani per Natale
È dedicato al canto gregoriano l’ultimo numero della rivista
«Amadeus», che unisce a una serie di rubriche e articoli tematici un compact disc con incisioni commentate da autorevoli critici. Giunta al 6° anno di vita, la rivista è probabilmente la più autorevole tra quelle che «accompagnano» un disco: questo settore è per la verità una specie di giungla in cui compaiono e spariscono le testate e si commercializzano incisioni non sempre valide, oppure «storiche» ma con difetti tecnici notevoli, anche
per i costi solitamente contenuti. Il numero natalizio di «Amadeus» si sofferma dunque sul canto gregoriano e in particolare
su brani dedicati alla ricorrenza della natività: sono incisi su cd
un brano della liturgia vespertina del giorno di Natale, una messa del giorno stesso, un inno legato alla liturgia delle ore (messe
e canti per le ore canoniche sono i grandi campi in cui si articola la produzione gregoriana) e alcuni brani dedicati alla vigilia.
La guida all’ascolto è completata da un utile glossario per entrare in un linguaggio che parla di antifone, responsori, tropi. Nel
corpo della rivista fanno seguito un articolo dedicato alla Teiralogia wagneriana dei Nibelunghi (la Walkiria ha dà poco aperto
la stagione della Scala) e le rubriche su dischi, jazz, danza.
Amadeus, die. 1994, De Agostini-Rizzoli. Rivista + Compact disc,
£ 16.400. Per abbonam. Rcs Rizzoli periodici, via A. Rizzoli 2, 20132
Milano (tei. 02-27200720).
IVISTE
Letteratura e quotidianità
Sono numerose ormai le riviste che propongono nuovi e giovani scrittori. Sono a volte redatte da amici, spesso hanno veste
povera, per ragioni di budget ma anche di precise scelte; non
mancano quelle che scoprono veri talenti,«ma generalmente tutte si propongono di dare spazio, di lanciare nuove potenzialità
che nel nostro paese esistono ma sono difficili da valorizzare.
Una di queste è II Maltese, che si pubblica in una zona considerata forse marginale (l’Astigiano, con diffusione prevalente su
Genova) rispetto ai «giri» ufficiali della produzione letteraria.
Pubblicata come supplemento a Stampa alternativa (l’editrice
che ha lanciato i «Millelire»), la rivista esce quattro volte Tanno, si presenta con ottima carta e un impianto grafico sobrio ma
di qualità, senza quelle sbavature che vogliono apparire alternative a tutti i costi. Il n. 15, ultimo uscito per quest’anno, presenta alcuni racconti (l’apertura è affidata a Carlo Lucarelli,
che non è più un esordiente, con un racconto «Il negro» imbevuto di tragica attualità - i traffici intorno alla prostituzione
delle immigrate - ma anche di profondità umana), poesie e il
consueto spazio per una storia a fumetti, che peraltro in questo
caso sono fumetti spezzati da brevi testi. La realtà di ogni giorno è più filtrata, invece, in un altro racconto («La stazione», di
Matteo Guamieri), che parte dall’abbandono di una stazioncina
ferroviaria per riflettere sul tempo che passa inesorabile, sui
giorni sempre uguali e sempre destinati ad arrivare alla fine.
Chiude il numero un’intervista allo scrittore Pino Cacucci, autore tra l’altro del roipanzo «Puerto escondido» e del relativo
adattamento per il film di Gabriele Salvatores.
Il Maltese. Abbonam. a 4 numeri annui £ 25.000. Ccp n. 10958148,
intestato a Marco Drago, via Alfieri 34 - 14053 Canelli (At).
Apjpuntamenti
L’Altopiano di Asiago
Venerdì 23 dicembre — FIRENZE: Alle ore 21, presso la
chiesa metodista (via de’ Benci 9), il coro polifonico «Musica
harmonica» diretto da Piero Beni tiene un concerto di Natale
organizzato dal Centro culturale protestante «Pietro Martire
Vermigli».
Domenica 8 gennaio — ROMA: Alle ore 16, presso le suore francescane missionarie di Maria (via Giusti 12), la pastora
Adriana Gavina, la teologa cattolica Cettina Militello e la
teologa ortodossa Elena Velkovska parlano sul tema «Donne e
uomini interrogano le chiese», nell’ambito del corso di formazione ecumenica del Sae.
14
VENERDÌ 23 DICEMBRE
UN VIAGGIO PER CAPIRE LA COMPLESSA REALTA DELL'AMERICA LATINA
LE IDENTITÀ NASCONO DAI GRANDI PROCERI
GIORGIO TOURN
Sbarcammo a Baires, cioè a
Buenos Aires, come l’anno scorso a Washington, pieni
di curiosità per quello che ci
aspettava, ma né la distesa
delle sue costruzioni viste
dall’alto nel sole primaverile
né l’aeroporto, simile a tutti
gli aeroporti ( più Malpensa
che Dallas) ci dissero molto.
E neppure la giornata in città,
dove ci fermammo presso la
Facoltà di teologia a riposare
e pranzare con il primo asado,
a passeggiare, a fare i primi
acquisti, fornì una idea chiara
del luogo dove ci trovavamo;
Certo le prime impressioni
erano forti: l’equiparazione
della moneta nazionale al dollaro (come se noi pagassimo
il caffè ò la telefonata in marchi), la corsa degli autobus
(tutti privati dopo la cura Menem) che sembrava una caccia al passeggero più che un
servizio pubblico, l’impossibilità di reperire una cartolina
e un francobollo, di cambiare
un travel-chèque. Impressioni
che si moltiplicheranno nei
giorni seguenti ma che non
forniranno mai una risposta
all’interrogativo di fondo: dove siamo capitati?.
Non certo in un paese del
Terzo Mondo, di quello che
si continua a definire così,
impropriamente, dopo la
scomparsa del Secondo; non
certo in un’area sottosviluppata: smentisce questa ipotesi
non solo la visita a Punta del
Este con i suoi grattacieli (anche se il Terzo Mondo è pieno di grattacieli) ma anche
ciò che si vede attorno; forse
questa è solo la periferia del
Primo Mondo in crisi, anzi la
sua periferia più esterna che
inizia a decomporsi, che avvia quel processo di degrado
che prima o poi lo distruggerà. A Wall Street, nel cuore
o nel cervello dell’Impero, si
può ancora Credere che il liberismo selvaggio mantenga
giovane il sistema come la
ginnastica l’organismo, ma le
macchie della cancrena si
manifestano all’estremità degli arti, e qui si è davvero ai
confini del mondo, sotto il
buco nella cappa d’ozono.
Questo è un interrogativo per
il domani, per me si trattava
di capire l’oggi.
E dell’oggi non si riuscirà,
neppure dopo giorni di viaggio, di esperienze, di incontri,
a delineare una immagine
chiara; l’impressione che aveva dato Baires quella mattina,
di disorganico, incompiuto,
sovrapposto si manterrà, si
confermerà fino a diventare
la chiave di lettura dell’intera
realtà rioplatense. «Che impressione hai avuto del paese?». «Tante e nessuna, bravo
chi capisce». Questo non è un
mondo, un universo ma un
terreno alluvionale, un’immensa frana (se non avesse
assunto una valenza negativa
si potrebbe usare il termine
discarica) dove materiali più
diversi si sono accumulati,
sovrapposti senza amalgamarsi. E così oggi perché così è stata la storia.
Poche ore erano state sufficienti a Dallas per comprendere il paese (comprendere:
conoscere è ben altra cosa,
non basta la vita) perché
l’identità era così forte che si
imponeva da sé, non occorreva sforzarsi di comprendere,
di organizzare le sensazioni e
le impressioni, la realtà ti afferrava, tutto ti diceva dov’
eri. Qui sulle sponde di questo estuario smisurato la
realtà si frantuma, l’identità si
dissolve, la percezione chiara
del paese non c’è perché il
paese non c’è.
L’immigrato messicano che
varca la frontiera degli States
in cerca di lavoro non parlerà
forse mai la lingua del nuovo
paese ma dopo poche settimane sarà «americano» come
tutti, e non solo perché berrà
Coca Cola e indosserà i jeans,
ma perché il nuovo universo
lo ha integrato; qui invece
l’immigrato europeo, che pure ha perso dopo pochi anni
la sua lingua e la sua identità
(!’immigrato latino), non pare
averne trovata una nuova, e
neppure suo figlio; stenta a
diventare argentino o uruguayo perché Argentina e
Uruguay sono realtà geografiche, aree economiche, nazionalità storiche, non identità
umane.
A immagine di Baires, più
che capitale, simbolo, immagine del fallimento di una na
zione e oggi cancro distruttore della stessa, che pur avendo alle spalle una vicenda secolare, edifici storici, monumenti, resta una non città, affascinante, adorabile, piena di
vita ma agglomerato di case,
coacervo di frammenti
Forse in nessuna parte del
mondo (in Australia, in Sud
Africa?) come sulle rive del
Rio de la Piata si avverte 1’
Europa come una realtà incombente. Non solo come
luogo di origine, radice dell’albero genealogico della
maggioranza degli abitanti,
ma radice della propria esistenza, realtà da cui non si
può prescindere. Anche lo
statunitense non può prescindere dall’Europa, come dalla
madrepatria, toma a visitarla
da turista e la saccheggia come i romani saccheggiarono
la Grecia, accumulando nei
suoi musei le testimonianze
di una cultura ormai lontana,
che crede ancora sua, ma afferra cose e persone con la
spontaneità ingenua del ragazzo che fruga nei cassetti
delle nonne. Qui invece non
ci sono musei di tesori euro'pei, né Raffaello né Rembrand, non si arraffa (per
mancanza di soldi?), si sogna,
come adolescenti che non
possono più identificarsi con
i genitori ma non sanno e non
possono staccarsi da loro. Qui
l’Europa non è solo riferimento culturale, generico
luogo di provenienza a cui
tornare in visita, è dentro
l’anima, nel sangue, forse
non è mai stata abbandonata.
Pochi sono partiti verso le
Americhe con l’idea di non
tornare mai più, il sogno è
forse sempre stato il ritorno;
tuttavia nel Nord la forza della realtà non solo impedì il ritorno ma modellò l’uomo; nel
Sud non potè farlo; le pianure
della pampa potevano apparire analoghe alle praterie del
West: in realtà erano altro,
erano spazi vuoti che nessuna
civiltà ma solo l’anima poteva riempire. Di qui il senso di
profonda nostalgia del folclore rioplatense; solo a un orecchio ingenuo i suoi ritmi possono parere vivaci e gioiosi
(come la canzone napoletana); sono pervasi invece di
un’intrinseca nostalgia, riflettono il rassegnato languore
dell’Andalusia unito alla
stanchezza del vivere della
plebe italiana, due delle massime espressioni culturali
dell’Europa di ieri. Quale
danza comunica più del tango
la sconfinata tristezza della
solitudine e del desiderio
inappagato? Che hanno in comune il cow-boy e il gaucho?
Il cavallo, per il rimanente
nulla, da un lato sta la brutalità della colt nei film western, dall’altraTa raffinatezza
delle cinture, degli speroni.
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dei coltelli in argento del pie.
colo museo di Montevideo.
Permane così l’impossibilità di cogliere, di percepire
un’immagine unitaria: resta
un sovrapporsi di immagini;
che si tratti della confusa Bai- teioi, ha
res o degli orizzonti sconfinati della pampa, sempre avverti quel senso di frammento, di
provvisorio, di incompiuto, di
«essere ma non esserci»; i]
paese esiste ma non esiste ciò
che nel linguaggio della cultura europea si definisce una
«nazione»; solo una immensità popolata di migranti senza radice.
Ho percorso le migliaia di
chilometri del viaggio leggendo l’ultimo saggio sulla,
storia del popolo argentino di|
un grande giornalista argentino; spiegare tutto con la sto-,
ria o la geografia è forse un*
po’ semplicistico, ma a guardare quella costa che da Bo-j
ston va fino a New York e
paragonandola con la distesa
di sabbia che da Porto Aiegre
va fino a Bahia Bianca, con al
centro l’immenso estuario del
Rio de la Piata, si comprende
la tesi sostenuta da alcuni storici: senza porti e senza approdi non può nascere una
vera colonia. Ma è altrettanto
vero che gli uomini che fondavano, con Juan de Garay
nel 1580, la prima Buenos
Aires erano ben diversi dai
puritani del Massachusetts.
Forse sta qui il nodo della
questione: le identità si costituiscono solo dove ci sono
ideali forti e gli imperi non
nascono dal potere ma dai
grandi progetti, Faffarismo
mercantile produce solo il
VENERO
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1994
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Lapide a
Guardia
Piemontese
Utì lettore di Milano, il sig.
[jjicini, ha scritto al «Corriere
della sera» una lettera pubblicata lunedì 12 dicembre, in
cui si lamenta lo stato di dan(leigiamento della lapide che
aGuardia Piemontese ricorda
i valdesi massacrati nel ’500
per ordine dell’Inquisizione.
Secondo l’estensore della letica è già da alcuni anni che
¿parole del testo sono state
cancellate e che la lapide non
òstata sostituita.
Iletterati
del Golfo
di La Spezia
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«Non hai idea di quanto
siano belli gli ulivi, così grigi,
così delicatamente tristi; fanno continuamente pensare al
Nuovo Testamento. Quando
mi reco a Tellaro per la posta,
mi aspetto ogni volta di incontrare Gesù che discorre
con i propri discepoli, mentre
passeggio a mezza costa sonra il mare, sotto gli alberi
l’rigi e luminosi». Così deicriveva un mirabile angolo
del Golfo dei poeti lo scritto3 della I e inglese (e evangelico) D.
i costi-ii. Lawrence.
Il Golfo di La Spezia, sin
lai 1800, ha raccolto poeti e
na dai scrittori attratti dalle meraviarismo i die naturali: Byron, Shelley e
solo il ilei nostro secolo Lawrence
IO del-iiMno descritto un golfo ricco
di insenature, purtroppo deitinato, come è noto, alle industrie ai-miere e alla Marina.
Franco Fortini, recentenente scomparso, di padre
ibreo, con simpatie per il
nondo valdese, aveva scelto
li abitare in estate e nei peiodi di riposo non lontano da
fellaro, residenza oggi di
'^ario Soldati. Prima a Fiun^etta (Bocca di Magra) e
wi a Montemarcello, nell’eitremità orientale del golfo
F ----------------------
spezzino, Fortini non solo
trascorse periodi di sereno riposo ma diede anche vita nel
1961, con l’editore Einaudi,
Elio Vittorini, Vittorio Sereni
e i premi Nobel per la letteratura Eugenio Montale e Salvatore Quasimodo, a un sodalizio letterario volto a preservare anche l’estuario del
Magra e le bellezze naturali
del Golfo.
Nelle sue case di Fiumaretta e Montemarcello, Elio Vittorini (fondatore de «Il Politecnico») e altri intellettuali
di sinistra raccolti attorno ai
«Quaderni piacentini», vennero a contatto con una cultura evangelica poco nota. Fortini (al secolo Franco Lattes)
è stato un testimone solitario,
ma lo furono anche Mazzarella e Gangale, in un evangelismo a dimensione familiare
e in una cultura italiana di
matrice cattolica e marxista.
Il Fortini traduttore di Brecht e Proust testimoniò fra
l’altro del suo desiderio di
una Gerusalemme capitale
delle tre religioni abramitiche:«Quanto sei bella, Giglio
di Saron/ Gerusalemme che
ci avrai raccolti/ Quanto lucente la tua inesistenza».
Eugenio Stretti - La Spezia
Valli nostre
maschilista?
Vorrei una risposta alla domanda che mi sono posta sfogliando il nuovo calendario
«Valli nostre» per il 1995.
Perché quando i pastori, direttori di istituti, membri di
commissioni sono uomini il
loro nome è preceduto da
«doti.», «prof.», «ing.», mentre per le donne il nome è
preceduto da «signora» anche
se sono laureate? E ho un’altra domanda sul controverso
termine «pastora», a proposito del quale continuano i neologismi: dopo aver sentito pastora, pastorella, pastoressa
l’ultimo è stato «pastorina»,
detto molto seriamente riferendosi a una nostra donna
pastore.
Possiamo continuare a
chiamare pastore anche le
donne e a non inventare nuovi termini?
Vera Long - Pinerolo
Riforma
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con ordinanTa... a . ' I®®Peesabile Franco Giampiccoli. Le modifiche sono state registrate
'"“manza in data 5 marzo 1993.
I1«d, vì^r^,?bIÌ1994 è stato consegnato per l'inoltro postale all'Ufficio CMP
Romoli 44/11 di Torino mercoledì 14 dicembre 1994,
PAG. 1.1 RIFORMA
Franco Fortini e la fede cristiana
Nel 1959 il poeta e critico
Franco Fortini, recentemente
scomparso, era entrato in corrispondenza con il pastore
Paolo Sanfilippo con una sua
lettera indirizzata a quest’ultimo in cui chiariva fra l’altro la
sua scelta in merito alla fede.
Ecco il testo della lettera.
Milano, 2 marzo 1959
Egregio pastore, le sono
molto grato della sua intenzione. Il mio nome è Franco
Lattes, ed assunsi lo pseudonimo di Fortini - che è il
nome di mia mamma - nel
1938 quando le leggi razziali del fascismo mi avrebbero
impedito di firmare testi letterari col nome di mio padre, ebreo.
A contatto fin dall’adolescenza con ambienti evangelici e più particolarmente
valdesi, sono stato membro
della comunità valdese di
Firenze per circa 10 anni.
Nel 1946 mi sono sposato
con una ragazza svizzera,
anch’essa di religione evangelica. Tuttavia, aH’incirca
in quegli anni, ho cessato di
considerarmi membro di
quella comunità. Considero
nondimeno di importanza
decisiva per la mia formazione Tesperienza cristiana
di quegli anni, e debbo credere che nei miei scritti se
ne trovi traccia.
L’opera di Kierkegaard
da me tradotta su testi francesi e tedeschi per le edizioni di Comunità è Timore e
tremore.
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d* vxjk tran^siìct^ sait, fìrìtlH ' Pctiutz*. '*
oJfn* ttí* a Mmti ¡k pUtNcT *mdi ‘
Ivtlic dì Cyìitja ^
[Molti anni fa il giovane a Milano, che pubblicò anstudioso protestante Enea che i versi ora sotto il titolo
Balmas di Milano ebbe a de- di «Logos Christou».]
dicare un saggio sul mio la- creda ancora, con grati
voro, da un punto di vista tudine e rispetto, suo
cnstiano evangelico, sulla rivista «Presenza» allora edita Franco Lattes Fortini
Addio Faouzi
È passato un po’ di tempo,
caro Faouzi, da quando ci hai
lasciato, forse troppo tempò,
ma io non ho avuto né il coraggio né la forza di scriverti
prima perché volevo ricordarti vivo, e vivo sei qui in
mezzo a noi.
Può non sembrarti vero ma
per me tu sei stato molto importante; mi hai fatto capire
quanto veramente soffra un
extracomunitario nello stare
lontano dal suo paese, dai
suoi cari, dai suoi amici, dalle
sue tradizioni; mi hai insegnato tanto e per questo ti
devo ringraziare.
Caro Faouzi, per quel breve
ma intenso periodo in cui ci
siamo frequentati mi sono divertito tantissimo; a te ci tenevo molto, ti consideravo
uno dei miei migliori amici,
se non proprio il migliore per
la tua spontaneità e dolcezza
nel dire e nel fare le cose.
Tu appartenevi alla categoria dei veri Amici, quello con
la «a» maiuscola e in questo
mondo purtroppo di persone
come te ce ne sono davvero
poche. Quando sei rimasto
senza lavoro cercai per te e ti
feci lavorare nella ditta di
mio padre; ti portai a Bethel e
Monteforte per conoscere altri giovani: avevamo molti
amici in comune con cui uscivamo la sera.
Ora è giunto l’inverno e gli
alberi sono completamente
spogli delle loro foglie e si
scorge la nudità dei loro tronchi: mi sembra quasi di vedere me stesso, ormai senza più
protezioni o coperture; per
questo motivo ti ho scritto,
perché ormai non ci si può
più nascondere dietro a nulla,
bisogna accettare la realtà dei
fatti: non sei più tra noi. Ho
passato dei momenti terribili
a Firenze, dopo aver appreso
dell’incidente che ti è stato
fatale: ero solo senza alcun
conforto e ho pianto, sì, ho
pianto molto per un vero fratello che ora non è più tra noi.
Addio Faouzi.
Francesco Petrosillo
Firenze
Declassare
la politica
Considero offensive le affermazioni di Luciano Deodato, nell’articolo di fondo
del n. 48 di Riforma. Si offende la democratica e libera
elezione della maggioranza
del popolo italiano: poiché il
presepe napoletano si è arricchito della «figura di Berlusconi in mezzo a due carabinieri, il popolo esprime i suoi
giudizi e le sue speranze».
Non è condivisibile la strumentalizzazione della parola
di Dio quando si vuol fare intendere a scopi politici di par
clic di prima pagina
Natività
Nella foto, la Natività al centro della pagina della «Biblia pauperum»,
manoscritto di Heidelberg del XV secolo. Si vede una Maria piena di salute, in ginocchio, che adora il neonato:
la mangiatoia è vuota e Giuseppe cuoce il cibo. È una natività diversa dalla
natività classica a cui siamo abituati
dall’iconografia: mette in rilièvo la
nascita straordinaria di Gesù e la verginità di Maria.
te: «Il giudice Di Pietro è stato suscitato dall’Eterno».
Non dimentichiamo l’uso distorto della carcerazione preventiva, causa di tragiche
conseguenze. Di questo nessuno può essere orgoglioso e
neppure invocare la volontà
di Dio. E certamente utile che
su Riforma si scriva di politica e che il dibattito pluralistico sia alimentato ma ritengo
spropositato utilizzare gli articoli di fondo per fare una
certa politica. Questo significa prevaricare; siamo in tanti
a scriverlo.
Mi auguro che si possa declassare la politica dalla prima pagina perché il bene superiore è che Riforma sia il
giornale degli evangelici italiani, di tutti.
Roberto Mollica - San
Mauro (To)
Lutero
hussita
Nel concludere la sua recensione del volume di Romolo Cegna su Medioevo cristiano e penitenza valdese (v.
Riforma del 2 dicembre), Sergio Ronchi scrive che, dopo
la Disputa di Lipsia del 1519,
Lutero si sarebbe scoperto
«valdese». Le cose non stanno così.
A quella famosa disputa il
riformatore tedesco non fu accusato di «eresia valdese»,
bensì di professare idee già
espresse più di un secolo prima da Jan Hus. Fu allora che
Lutero, punto sul vivo, si sarebbe messo a consultare le
opere del boemo, scoprendo
di essere stato «hussita» senza
saperlo. Scrisse allora a Spalatino la celebre frase: «Siamo
tutti bussiti senza saperlo, anche Paolo e Agostino».
Sono io il responsabile del
traslato hussita-valdese. Rievocando l’incontro che nel
secolo XV si attuò tra le due
proteste valdese e hussita, che
poi Amedeo Molnàr idealizzò
nella cosiddetta «internazionale valdo-taborita», mi az
zardai a dire che, per somiglianza d’intenti e di situazio'nK si poteva affibbiare a Lutero anche l’epiteto «valdese»
(v. Riforma del 17 dicembre
1993). Unicuique suum.
Giovanni Gönnet - Roma
Grazie a tutti
Ciao, vi ricordate di me?
sono Emanuela: eccomi dopo
10 mesi dall’intervento subito
in America dove, grazie all’aiuto di tutti voi, ho iniziato
11 cammino della speranza,
speranza che c’è ancora qualcosa da fare per rendere la
mia vita più autonoma. L’intervento è riuscito bene, il lavoro della riabilitazione (7
ore al giorno) per i 3 mesi e
mezzo della mia permanenza
a New York ha dato buoni risultati.
Ora posso stare in piedi da
sola con i tutori, con il deambulatore, per circa 30 minuti;
con un piccolo aiuto posso
camminare per un’ora, uso di
più la mano sinistra, riesco a
stare seduta da sola e faccio
molti altri piccoli progressi.
Dovrò tornare in America per
i cicli di fisioterapia, per cambiare i tutori per la crescita e
per un altro intervento alle ossa del piede destro e della mano sinistra. Io sto continuando
a mettercela tutta, lavorando
con mia madre per almeno 23 ore al giorno, poi faccio 2
volte la settimana ippoterapia
e altre 2 volte nuoto.
Sono consapevole che questo è solo l’inizio di un lavoro
costante e attento di tutti
quelli che mi amano e mi
stanno aiutando a crescere.
Emanuela Di Marzio
Roma
«Insegnaci dunque a così
contare i nostri giorni che acquistiamo un cuor savio»
(Salmo 90, 12)
Campobasso: Il 23 novembre scorso il fratello Nicola
Zampino ha compiuto 90 anni. La Chiesa battista, per tale
occasione, invia a lui e alla
sua famiglia i più cari auguri
di una gioiosa e serena vita
nel Signore.
RINGRAZIAMENTO
«Ma io confido in te, o Eterno;
io ho detto: tu sei l'Iddio mio
i miei giorni sono in tua mano»
Salmo 31, 14-15
I figli e>i familiari di
Emma Long ved. Long
di anni 79
riconoscenti, ringraziano tutti
coloro che in qualsiasi modo hanno dimostrato affetto nei confronti
della loro congiunta, con presenza ai funerali, scritti e párele di
conforto.
Un ringraziamento particolare al
medico curante dott. Della Penna,
al personale medico e paramedico dell'Ospedale valdese di Pomaretto e ai pastori valdesi signori
Daniele Bouchard e Paolo Ribet
per le loro espressioni di consolazione e di fede.
San Germano Chisone
13 dicembre 1994
I necrologi
si accettano entro
le ore 9
del lunedì.
Telefonare al
numero 011655278 - fax
011-657542.
16
PAG. 12 RIFORMA
Villaggio Globale
VENERDÌ 23 DICEMBRE 1994
Un fenomeno simile a quello deirAmerica Latina sta.rodendo la società africana
1100.000 bambini della strada del Senegai
JOSEPHINE K. SAHVEE
Invadono le strade e le
piazze delle città, sempre
più numerosi, riconoscibili ai
lorcr stracci e alle loro scatole
di latta che usano per chiedere l’elemosina, in cerca di denaro o di cibo. I «talibés» o
bambini della mendicità costituiscono una calamità sociale che il Senegai vuole
estirpare. Sono circa 100.000,
dai 6 ai 14 anni, in situazione
di sopravvivenza, abbandonati a se stessi o sfruttati da marabutti che li costringono a
mendicare. L’esodo rurale,
conseguenza della siccità degli anni ’70, e la crisi economica hanno traviato un fenomeno religioso che all’inizio
intendeva essere la base di
un’educazione rigorosa, destinata ai bambini delle famiglie contadine diseredate. Gli
abusi hanno.preso un’ampiezza insospettata per cui i bambini sono diventati manodopera a buon mercato. Se il caso dei «talibés», riferito dall’
agenzia France Presse, preoccupa, per fortuna, le autorità
senegalesi, lo stesso non si
può dire dei bambini della
strada, un’altra calamità che
rode pericolosamente la società africana.
Questi non sono bambini
come i «talibés», i quali trascorrono la loro giornata nella strada e tornano «a casa» la
sera; i bambini della strada
invece hanno come unica «dimora» la strada: si trovano a
Lomé, ad Abidjan, a Donala,
a Bamako... In rottura totale
con le loro famiglie, hanno la
strada come eredità. Là si
prostituiscono, si drogano e
rubano; insomma si «arrangiano» per la loro sopravvi. venza quotidiana: disprezzati,
odiati, indesiderati, questi
eredi della strada che si trovano nei mercati e nei centri
commerciali, davanti ai cinema e, di notte, sui marciapiedi, costituiscono una nuova
tara della società africana.
Manodopera
a buon mercato
Se è vero che il fenomeno
«ripugna» ai governi che tentano di velarlo con improvvisi blitz della polizia per «raccogliere» questi bambini che
vengono «messi in ombra»
prima dello svolgimento di
incontri internazionali e poi
liberati, non è altrettanto vero
che questa tara sia oggetto di
una preoccupazione particolare da parte di questi stessi
governi. Prova ne sia che si fa
crudelmente sentire la mancanza di dati statistici, di studi e di analisi quando si cerca
di delineare il problema, almeno globalmente. Facile capire invece le possibili cause.
Secondo la Suzanne Aho,
assistente sociale, direttrice
degli Affari familiari, il bambino della strada, tra i 6 e i 18
anni, è figlio di famiglia rurale senza problemi particolari, mandato a frequentare la
scuola in città, da un «tutore»
più o meno parente, al quale
non è stato chiesto un parere e
che comunque non ha potuto
rifiutare. Le difficoltà materiali però hanno finito con
l’avere ragione della sua o.spitalità e il «protetto» si ritrova
nella strada suo malgrado.
Il bambino della strada è
anche il «migrante disadattato», vittima dell’esodo rurale
che si accentua a causa della
crisi economica che colpisce
il mondo rurale esposto ai rischi climatici: parte per tentare di fare fortuna in città. Data l’assenza di strutture di accoglienza idonee e in mancanza di una reale integrazio
ne. Il bambino della strada finisce rapidamente in ambienti
malsani, e viene recuperato
da bande «sospette».
Alla scoperta del
bambino della strada
Anche queste bande sono
costituite da giovani cittadini
disoccupati che hanno approfittato del venir meno della
pressione sociale e dell’indebolimento deH’autorità dei
genitori o, peggio, dell’atteggiamento irresponsabile di
genitori dimissionari, per andare in cerca di distrazioni o
di guadagni facili. Ma non si
deve puntare il dito solo sui
genitori: i bambini caratteriali
che sfidano continuamente
l’autorità dei genitori o educativa hanno per unico punto
di caduta la strada.
Parlare del bambino della
strada vuol dire affrontare il
problema della demografia
galoppante che genera famiglie pletoriche difficilmente
tutelate sul piano economico,
socio-culturale ed educativo.
Insomma, il bambino della
strada si rivela essere la somma della crisi economica che
imperversa tanto negli ambienti rurali quanto in quelli
urbani, dell’avanzata dell’individualismo che prevale
sull’espressione della solidarietà, del venir meno della'
pressione sociale, della disintegrazione della cellula familiare, della frantumazione delle famiglie... Con tali circostanze attenuanti. Il bambino
ha bisogno di essere non emarginato ma preso a carico.
Tentativi di riabilitazione
insufficienti
Nel Senegai, malgrado la
reticenza dei marabutti che
lamentano un attacco diretto
contro l’Islam, il governo,
con l’appoggio dell’Unicef
(Fondo delle Nazioni Unite
per l’infanzia) ha lanciato nel
’92 un programma basato sulla creazione di nuove forme
di solidarietà e ha rinunciato
alla repressione. L’obiettivo è
di far sì che 30.000 bambini
non chiedano più l’elemosina
da qui al 1996.
In cambio di aiuti alimentari e di materiale per migliorare le condizioni di vita dei
bambini, i marabutti si impegnano a non costringere più i
«talibés» alla mendicità. A
prescindere da questo caso
particolare, la ricerca di soluzioni al problema dei bambini
della strada in Africa sembra
essere lasciato sulle spalle
delle sole Ong (organizzazioni non governative) e delle
associazioni umanitarie. Nel
Togo, ad esempio, su una decina di associazioni interessate alla difesa dei diritti del
bambino, soltanto tre (di cui
una a Lomé) si occupano di
riabilitazione dei bambini
della strada.
La Jad (Gioventù in azione
per lo sviluppo) ha una sezione ragazzi e una sezione ragazze. La prima è stata aperta
nell’86, la seconda solo nel
’92. La responsabile, Delphine Bilakima, ha definito il
suo obiettivo come un tentativo di recuperare, per quanto
possibile, questi «indesiderati» e di assicurare la loro reintegrazione nella società. La
Jad lavora in collaborazione
con i servizi sociali del posto
e molto spesso con la brigata
per i minorenni per individuare i veri «casi».
Reintegrazione ragazze
Per le ragazze, il processo
di reintegrazione comincia
con un periodo di iniziazione
da tre a sei mesi, nel centro
gestito dalla Jad; le ragazze
ricevono una formazione di
base comprendente il cucito,
l’economia domestica e l’arte
culinaria. Nel corso dello
stesso periodo, vengono presi
contatti con le famiglie delle
interessate per il loro ritorno
«a casa»; la ragazza viene
quindi presa a carico non solo
dalla Jad ma anche dai propri
genitori oppure da membri
della sua famiglia.
Dopo un altro periodo di
transizione, fatto di visite sul
posto e di contatti più approfonditi tra la ragazza e i
suoi tutori, quest’ultima ha la
possibilità di imparare il mestiere di sua scelta, anche se il
suo campo di azione è abbastanza ristretto rispetto a quello dei ragazzi e si limita al cucito e alla pettinatura. Di solito, i contratti vengono firmati
dalla famiglia dell’interessata;
la Jad interviene solo nei casi
critici. Al termine dell’apprendistato, la Jad aiuta le sue
protette a sistemarsi per proprio conto. Anche se la battaglia non è vinta in anticipo
(alcune ragazze ritornano nella strada mentre altre si ritrovano con un bambino a carico, senza alcun sostegno), la
Jad riesce a strappare la maggioranza dei suoi protetti dalle
grinfie della strada. Purtroppo, di fronte all’ampiezza del
problema e tenendo conto dei
suoi mezzi limitati l’azione
della Jad, malgrado la sua efficacia, si rivela come una
goccia d’acqua nel mare. Anche se si tratta di un fenomeno nascosto, difficile da individuare, la minaccia che la
Jad rappresenta non sfugge a
nessuno e tocca ai governanti
cambiare sistema, essere diligenti onde ridefinire le loro
priorità, senza di che rischiano di vedere questi «emarginati» rivoltarsi contro di loro.
Sos a favore
degli emarginati
Riuniti per due giorni ad
Amsterdam, nel quadro di
una Conferenza sui diritti dei
bambini nei conflitti armati,
posta sotto l’egida deH’Unicef e di un movimento olandese chiamato Difesa intemazionale dei bambini, un centinaio di medici, ricercatori e
specialisti del Diritto umanitario internazionale, hanno
adottato il 21 giugno scorso
una dichiarazione che ehiede
a tutti i paesi membro delrOnu di non reclutare più
bambini di meno di 18 anni
nelle unità combattenti.
Secondo Koujdo Mally, direttore di Wao-Africa (Assoeiazione mondiale per la protezione degli orfani e bambini
abbandonati), non c’è bisogno
di dimostrare che questi bambini della strada, che non hanno più nulla da perdere, sono
quelli che si fanno ingaggiare
nei conflitti armati in Somalia, in Liberia, in Ruanda... recuperati da ognuna delle forze
in campo. Per rabbia, per desiderio di vendetta o convinti
di avere assicurata la razione
alimentare nei eampi, questi
bambini si fanno ingaggiare
e combattono senza preoccuparsi delle ferite e senza aspettare compensi straordinari: sono carne da cannone a
buon mercato, alimentano e
fanno durare i conflitti grazie
alla loro determinazione; inoltre si organizzano in bande armate, agendo per conto proprio e minacciando la sicurezza delle popolazioni.
Impegnarsi
in azioni concrete
È per questo che non solo le
associazioni che si richiamano alla difesa dei diritti del
bambino ma anche i governanti devono superare lo stadio delle conferenze stampa e
delle arringhe per impegnarsi
in azioni concrete basate su
una definizione di una politica
realistica di protezione e di
promozione della gioventù.
Malgrado gli effetti devastanti
della crisi economica, è possibile .sensibilizzare le popolazioni autoctone e portarle ad
impegnarsi personalmente,
appoggiandosi sul sentimento
di solidarietà ritrovata, allo
scopo di alleviare gli strati
svantaggiati e di evitare di
avere la mano sempre tesa
verso l’esterno. È pertanto ovvio che fin quando non vi saranno nuove disposizioni, fin
quando non si smetterà di fare la politica dello struzzo, vivremo in permanenza su una
polveriera e continueremo a
scavare la nostra fossa.
(tratto da Firn Information
n. 160, settembre 1994)
Jimmy Carter ha compiuto 70 anni
Ambasciatore di pace
e catechista
__________KONRAD EOE__________
Nella chiesa battista «Maranatha», nel paese di
Plains, in Georgia, la domenica i turisti si affollano per farsi fotografare con il più famoso membro di quella comunità. E la chiesa di Jimmy
Carter, l’ex presidente degli
Stati Uniti, la eui «diplomazia
privata» ha riscosso diversi
successi: l’ultimo è la resa dei
generali ad Haiti che ha preparato il ritorno del legittimo
presidente Aristide. A domeniche alterne Carter fa anche
il monitore della scuola domenicale e d’estate lo si vede
talvolta tagliare l’erba del prato davanti alla chiesa.
Il 1° ottobre Carter ha compiuto 70 anni. Oggi è molto
più stimato di quando, dal
1977 al 1981, era alla Casa
Bianca. Sconfitto nel confronto elettorale con Ronald
Reagan, Carter cominciò una
«nuova vita»: ad Atlanta fu
allestito un «ministero per gli
Esteri» alternativo, con 250
collaboratori, allo scopo di lavorare (qualche volta anche
in contrasto il ministero per
gli esteri ufficiale) per la
composizione dei conflitti armati. Il Centro creato da Carter è sostenuto finanziariamente da fondazioni e complessi industriali.
Nelle sue trattative Carter
cerca sempre «una base comune fra le parti, senza prendere all’inizio alcuna posizione in favore dell’una o
dell’altra». Qualche volta la
cosa riesce, qualche volta no:
all’inizio dell’estate questo
modo di procedere di Carter
ha avuto successo ed egli è
riuscito a raffreddare la crisi
nucleare innescatasi nella
Corea del Nord; l’anno scorso gli ha consentito di far terminare la guerra civile in
Etiopia mentre per quel che
riguarda la guerra civile nel
Sudan e in Liberia non è approdato a nessun risultato,
così come per la richiesta che
aveva rivolto ai membri del
Consiglio di sicurezza delrOnu di opporsi alla guerra
del Golfo.
Carter iniziò la sua carriera
politica negli anni ’60 come
deputato al Parlamento della
Georgia, eletto in una circoscrizione agricola conservatrice. Nel 1970 divenne governatore della Georgia, nonostante il maggior quotidiano dello stato lo bollasse come «un coltivatore di noccioline stupido, razzista e ultraconservatore». Carter si rivelò invece un governatore
progressista che migliorò i
rapporti frà le razze, diede
impulso all’economia e mpdernizzò la burocrazia sclerotizzata.
Dopo questi successi si
candidò, nel 1976, alla presidenza degli Stati Uniti: vinse
e annunciò che voleva «risanare» la nazione, spaccata
dalla guerra del Vietnam.
Disse che nella politica estera
gli Stati Uniti avrebbero dovuto nuovamente privilegiare
i diritti umani, perché questi
ultimi non erano in conflitto
con gli interessi degli Usa.
Sottoposto a una forte pressione da parte della destra,
Carter tuttavia potenziò gli
armamenti: creò le truppe di
«rapido intervento» da impiegare nel Terzo Mondo, favorì
la costruzione della bomba al
neutrone e avviò la produzione di razzi Pershing 2. Verso
la fine della sua presidenza
Carter era considerato un presidente irresoluto: fu in quegli
anni che la crisi del petrolio
raggiunse il suo acme, che
l’inflazione e i tassi di sconto
aumentarono e da ultimo ci fu
la presa in ostaggio del personale dell’ambasciata americana a Teheran da parte degli
estremisti islamici dell’Iran,
che durò oltre un anno e sfociò nel fallimento clamoroso
del tentativo di liberarli.
Altri ex presidenti scrivono
le loro memorie, tengono conferenze lautamente rimunerate, si danno da fare per mettere in buona luce e sfruttare la
loro eredità politica. Carter,
accanto alla sua attività per la
pace è impegnato anche in
iniziative caritative: così collabora con l’organizzazione
umanitaria cristiana «Habitat
for Humanity» (ambiente per
l’umanità) e nel lavoro manuale per costruire abitazioni
per i poveri.
. In tutte queste cose Carter è
soprattutto motivato dalla sua
fede che, come lui stesso ha
detto, è nata da una «esperienza di conversione» che risale al 1967 e che ha cambiato «drammaticamente» la sua
vita. L’azione di Carter «non
professionale» viene spesso
criticata dall’establishment
politico e dai circoli conservatori, anche perché più
d’una volta, come nel caso di
Haiti, non .segue le indicazioni del presidente ma viene
condotta sotto regia propria.
Il ministro degli Esteri degli
Stati Uniti, Warren Christopher, appartiene senz’altro
alla cerchia di coloro che lo
criticano ma ha lodato recentemente l’ultimo intervento di ;
Carter: ha detto che gli |
presidenti sono un «tesoro nazionale» che i presidenti in
carica devono usare. (Epd)
Jimmy Carter durante una vìsita ai nuovo Centro battista di TiranSi
in Aibania, nei settembre ’93. Qui è ritratto con Kari Heinz Waìten
segretario generaie deiia Federazione battista europea