1
Anno 116 - N. 43
31 ottobre 1980 - L. 300
Soedizione MI abbonamento postale
GruDDO bis/7C
ÀRO'iiviO V^r
TU:\iE
delie vcdli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
LE ELEZIONI PRESIDENZIALI AMERICANE
0 puntM
di vista
« Intolleranze, invadenze, arcaici fantasmi ». In questi termini il leader del Partito Socialista
ha definito l’atteggiamento antiabortista del « papa straniero » e
dell’episcopato italiano che comprende anche quel cardinale Ursi che usa S. Gennaro per promuovere la raccolta di firme contro la legge 194.
Ritengo sia stata un’uscita infelice. Non già perché ha denunciato le invadenze papali ed episcopali in tema di aborto — il
nostro giornale ha detto a suo
tempo cose simili del papa e
del card. Ursi (e precisamente
nel numero del 26 settembre) e
non saremo certo noi a lamentarci del fatto che qualcuno sulla scena politica italiana lasci
da parte opportunistici ossequi
per dire, quando si dà il caso,
papa al papa — ma perché Craxi ha fatto un uso pericolosamente strumentale e politico della
questione dell’ahorto.
I commentatori politici hanno
definito « a sorpresa » il discorso di Craxi e non hanno avuto
dubbi nell’attrihuire le ragioni di
questo attacco al riallacciarsi dì
un dialogo DC-PCI avvenuto con
il tramonto di Cossiga e il sorgere di Forlani. Di fronte ad un
dialogo che rischia di passargli
sopra la testa, Craxi, afferma per
esempio Luca Giurato su « La
Stampa », « ha giocato di anticipo, scaraventando su Piccoli e
Forlani la minaccia di inserire in
equilibri politici difficili una mina come l’aborto ».
Non interessa qui valutare il
gioco politico del segretario del
PSI tra DC e PCI. Interessa deprecare che per i suoi complessi
movimenti politici egli abbia tirato in ballo in modo così strumentale — più di un mese dopo
gli avvenimenti denunciati — una
questione così delicata come l’a
horto.
La questione dell’aborto ha tutto da perdere da un inquinamento politico, mentre il solo modo
di dare una risposta seria alla
raccolta delle firme per i referendum consiste nel mantenere il
carattere etico e sociale a questo
problema. Un uso politico della
questione dell’ahorto, fatto di baratti, di ricatti, di compromessi, di giochi di alleanze, non può
che snaturare domani un voto
referendario rendendolo incomprensibile dal punto di vista della maturazione etica e sociale
degli italiani. Le forze laiche e
della sinistra dovrebbero perciò
lasciare ad altri la responsabilità di innescare su questa mina
le cariche dell’esasperazione politica e del fanatismo religioso
che tendono a rendere obbligato,
in un modo o nell’altro, il voto.
Per parte loro dovrebbero puntare decisamente sull’equilibrio del
popolo italiano che ha già dato
chiari segni di indipendenza e di
maturità nei precedenti voti sul
divorzio e sull’aborto. E lo farebbero nel modo migliore con una
accurata opera di informazione
sui problemi in gioco, lasciando
quindi ad un voto dì coscienza
la decisione in merito. Già altre
volte il PSI è stato capace di
premere in questa direzione. Questa volta invece il suo segretario
è il primo a promuovere l’uso
strumentale di una delicata questione etica e sociale. E questo
non può che preoccupare, come
un segno del deterioramento del
quadro politico italiano in cui
tutto può ormai essere sacrificato al gioco politico partitico o addirittura personale.
Franco Giampiccoli
Stati Uniti: uno strano convoglio
La politica americana è come un treno che ad ogni stazione carica un branco di nuovi passeggeri che costringono quelli già a sedere a fargli posto - Ce la farà Carter a tenere il suo?
Una campagna per l’elezione
del presidente degli Stati Uniti,
come quella ora in corso, non è
paragonabile ad una delle nostre
competizioni elettorali. L’Italia e
le altre nazioni europee hanno dimensioni relativamente modeste
e una popolazione relativamente
omogenea. Quindi le loro competizioni elettorali sono delle gare
tra partiti anch’essi abbastanza
omogenei e definibili abbastanza
bene coi termini tradizionali di
« destra » e di « sinistra ». Gli
Stati Uniti hanno dimensioni
enormi e quindi comprendono
varie « sezioni » geografiche, come gli stati del Sud, quelli del
Medio Ovest oppure del Nord,
ognuna delle quali è come una
nazione per conto proprio entro
la nazione. La loro popolazione è
un mosaico di razze, di nazionalità, di confessioni religiose. Solo
formalmente perciò un’elezione
presidenziale americana è una
gara tra il partito democratico e
quello repubblicano. Di fatto, è
decisa da un processo di aggregazione e di scontro quanto mai
complicato fra « sezioni » geografiche, gruppi etnici o confessionali. blocchi di interessi. In questi blocchi figurano pure i sindacati e poiché i sindacati appoggiano più spesso il candidato democratico che quello repubblicano, si può dire con un certo fondamento che il partito democra
tico è — almeno in linea di massima — più « a sinistra » di quello repubblicano. Anzi, poiché i
sindacati hanno molti mezzi finanziari e molta capacità di mobilitazione dell’elettorato, il loro
peso ha avuto valore decisivo in
più di una elezione presidenziale.
Però anche in questo campo bi
sogna guardarsi da quei semplicismi, di cui si fa scialo in Italia
quando si parla di Stati Uniti. In
primo luogo, nessun candidato
alla presidenza può contare sull'appoggio dei sindacati se non se
lo è guadagnato con contropartite sostanziose. In secondo luogo,
accanto alla confederazione dicia
Domenica della Riforma
Su Farei (primo a sinistra nel monumento di Ginevra) e l'anniversario della Riforma nella Svizzera francese (p- 5) e sulla
Riforma in Itedia (P- 4) gli articoli che proponiamo alla riflessione dei lettori.
LE BEATITUDINI
Il superamento del dolore
Beati quelli che fanno cordoglio, perché essi saranno consolati.
(Mt. 5/4)
Beati voi che ora piangete, perché riderete. (Le. 6/21b)
Guai a voi che ora ridete, perché farete cordoglio e piangerete.
(Le. 6/25b)
Se la beatitudine dei poveri ci
mette in imbarazzo (eppure è
quella che ripropone il centro
del messaggio di Gesù: l’Evangelo annunciato ai poveri), quella degli afflitti, di coloro che fanno cordoglio, ci lascia come minimo perplessi. Come si fa a dire che è felice chi è nel dolore?
Felicità e dolore sono due sentimenti diversi, opposti; uno
esclude l’altro, l’uno presuppone
l’assenza totale dell’altro. Eppure Gesù osa metterli insieme!
Ma non per elevare il dolore a
rango di virtù, bensì per proclamare la fine delle cause che lo
hanno prodotto.
La beatitudine è nella consolazione, non nel dolore e nel
pianto! Beati... perché saranno
consolati! Beati voi... perché riderete!
Chi sono coloro che fanno cordoglio?
Questa parola non si riferisce,
nell'uso che ne fa il Nuovo Testamento, al dolore per la propria persona, ma a quello per
la perdita di una persona cara
o di un bene. caro. Lutero traduceva: « beati quelli che portano
il lutto », e, in effetti, non c’è dolore più grande di quello per la
perdita di una persona cara. Chi
non conosce questo dolore? Chi
non conosce quel senso di vuoto
che nessuna parola può colmare, quello smarrimento che nessun discorso può alleviare?... Il
dolore non può essere oggetto di
discorsi. Sul dolore non si possono fare delle dissertazioni, come pretendevano di fare gli amici di Giobbe. Non si può parlare
del dolore in quanto tale, definirlo astrattamente, intellettualmente e, così facendo, esorcizzarlo, neutralizzarlo... Il dolore
è sempre quello di qualcuno: o
è il mio, e allora nessuno può
conoscerlo meglio di me, o è
quello di un altro, e allora io
non posso parteciparvi totalmente, compenetrarlo ed alleviarlo
sul serio. Il solo dolore che posso offrire è quello che provo per
la mia impossibilità a .soffrire
con lui e come lui.
Non esistono medicine e ricette contro il dolore. Anche il luogo comune per cui i cristiani
risolto il problema del dolore
sarebbero corazzati contro di
esso, va smitizzato, insieme a
quello per cui i predicatori dell’Evangelo vengono considerati
come dei dottori delle sofferetize, dei professionisti delta consolazione, incaricali a lenire il dolore della gente tramite la morfina delle parole e delle preghiere. Non ci sono spezzoni di catechismo o capitoli di teologia che
possano esorcizzare il dolore. Meglio prendere sul serio la sofferenza altrui, rispettandola in tutta la sua umanità, magari rimanendo muti, piuttosto che dire
banalità e parole che rischiano
sempre di suonare come ipocrite.
Ma c’è una Parola che prende
sul serio il dolore degli uomini,
ed è nella Bibbia. La Bibbia cerca raramente di attenuare il dolore con discorsi evasivi. Gesù
stesso piange per la morte dell'amico Lazzaro, lotta con tutte
le sue forze nel Getsemani per
allontanare da sé il calice amaro della sofferenza, grida sulla
croce tutta la sua solitudine nel
dolore della morte. La Bibbia
presenta il dolore come un nemico deU’uomo e di Dio stesso.
E' disumano e non è biblico dire
che la sofferenza avvicina a Dio
o serve a rafforzare la fede. Tutt’al più sarà il credere oltre la
sofferenza, sperare oltre il dolore, avere fiducia oltre la disperazione, che ci possono aiutare
a comprendere la potenza salvifica della croce di Cristo.
Il dolore è nemico deU’uomo e
di Dio. Chi si compiace nel soffrire, chi insegne Vautopunipone
e la commiserazione altrui, come in certe espressioni religiose,
tipo quelle dei “flagellanti” o di
chi porta il cilicio e strumenti
simili di autotortura, non solo
manifesta di essere schiavo dell'autolesionismo (e anche del masochismo). ma non può neppure
illudersi di essere più gradito a.
Dio. Gesù non dice: beati quelli
che piangono per le loro sofferenze, ma beati quelli che ora
piangono perché rideranno. La
felicità è nel capovolgimento della loro situaz.ione, consiste nella
fine del dolore. Trasformare il
Paolo Sballi
(continua a pag. 4)
mo così ufficiale della H.F.L. C.I.O., fino ieri dominata dall’irlandese Meaney cattolico e furiosamente anti-rosso, ci sono sindacati dissidenti, come quello
assai potente dei lavoratori dell’automobile, vari dei cui esponenti si dichiarano socialisti. Può
darsi quindi che un candidato
sia appoggiato da certi sindacati
e non appoggiato, od osteggiato
addirittura, da altri.
Va inoltre tenuto presente che
mentre l’Italia è una repubblica
parlamentare, gli Stati Uniti^ sono una repubblica presidenziale.
Il presidente ha tutto il potere
esecutivo, e quindi una somma di
poteri terrificante addirittura rispetto a quelli di un nostro presidente del Consiglio, sebbene
contrappesato dal potere legislativo del Congresso e da quefio
giudiziario. Ed è del tutto pacifico che di questa somma di poteri faccia uso anche per « compensare gli amici e punire i nemici », come dice un vecchio adagio politico americano.
Una campagna elettorale è
quindi per un verso una gara fra
due candidati e per un altro una
specie di furibonda rissa attorno
all’albero della cuccagna tra le
varie costellazioni di forze che
stanno dietro ad ognuno dei due
candidati. Tanto per fare un
esempio, i neri dettero un appoggio decisivo alla elezione di Carter alla presidenza: in premio,
una quantità di uffici importanti
furono assegnati a neri, fra cui
una signora nera la quale venne
nominata al controllo dei finanziamenti federali per iniziative
assistenziali, educative, sanitarie.
Tradotto in soldoni, ciò vuol dire se il sindaco di una grande
città ha bisogno di contributi del
governo federale per un programma sanitario o educativo,
deve stare bene attento a non
mostrarsi poco favorevole alle
rivendicazioni di uguaglianza
delle donne o dei neri.
La parabola
del treno
A chi voglia capire la politica
americana, suggerirei di pensare
ad un treno, partito dal capolinea con le carrozze già piene di
tanti viaggiatori quanti sono i
sedili disponibili. Quando il treno si ferma ad una stazione, ecco
che un branco di maleducati sale nei vagoni e a forza di spintoni e di manieracce costringe
quelli già a sedere a fargli posto.
Dopo un po’, bene o male, si ristabilisce un po’ di calma nei vagoni. Ma ben presto il treno si
ferma ad un’altra stazione, altri screanzati entrano negli scomGiorgio Spini
(continua a pag. 10)
SOMMARIO
Q Diaconia: un passo
avanti - Un convegno sulle opere in
Sicilia - p. 2.
F] Dalla parte dell’azienda, intervista
con C. Annibaldi
sulla Fiat - p. 10.
2
31 ottobre 1980
UN CONVEGNO SULLE OPERE IN SICILIA
LA RELIGIONE A SCUOLA
Diaconia: un passo avanti Lettera a un Preside
Nei giorni 11 e 12 ottobre si è
svolto nei locali del Servizio Cristiano di Riesi un convegno di
studio sulla diaconia; vi è stata
la partecipazione di responsabili
e collaboratori delle opere della
Sicilia, del Comitato Generale del
Centro Diaconale di Palermo, di
un membro del Consiglio PGEI,
di opere del IV Distretto e membri delle chiese valdesi e metodiste della Sicilia.
Il Convegno — prima occasione di confronto sull’argomento
dal lontano 1972 — è stato organizzato dalla Commissione Distrettuale del IV Distretto ed ha
assunto, a nostro avviso, un interesse e una rilevanza che superano i confini siciliani e dello
stesso distretto.
L’inizio ai lavori è stato dato
dal prof. G. Giarrizzo, storico dell’Università di Catania con una
conversazione su « Problemi e
tendenze nell’attualità siciliana ».
Il professore ha esposto il processo storico avvenuto in Sicilia
nell’ultimo secolo dal punto di
vista culturale, sociale ed economico sulla scorta di tre eventi:
la scolarizzazione, la questione
femminile, il modificarsi del rapporto città campagna. All’interesse suscitato nell’uditorio il nrof.
Giarrizzo ha risposto con la vivacità e la immediatezza che hanno caratterizzato tutta la sua
conversazione, che è così apparsa
più il frutto di considerazioni
fatte sfogliando gli album di famiglia che di una ricerca fra documenti di archivi polverosi.
Tre tipi di opere
La seconda relazione, a cura di
M. F. Berutti aveva per titolo:
« Storia e problemi dei servizi sociali delle chiese valdesi e metodiste in Sicilia ». Il past. Berutti
dopo aver lamentato la carenza
di notizie storiche sull’argomento ha sostenuto che tale carenza
è sintomo di una mancata valutazione delle proprie opere da parte della chiesa. La fine del secolo
scorso e gli inizi del nostro vedono in Sicilia il fiorire di numerose opere (scuole in massima parte) che sembrano il frutto di una
teologia liberal-pietista. In questo quadro si situano a parte le
opere sorte a Scicli intorno alla
figura del pastore Lucio Schirò
che ha saputo coerentemente le
gare diaconia, predicazione e impegno politico. Il quadro storico
è proseguito con le opere nate
nel secondo dopoguerra, per
giungere alla situazione attuale.
Il past. Berutti ha ritenuto opportuno operare una divisione
delle opere esistenti in Sicilia in
tre filoni a seconda del rapporto che si stabilisce fra motivazione teologica e scelta politica.
Al primo filone appartengono
le opere le cui motivazioni sono
essenzialmente teologiche: si parte da una scelta di fede, da una
esigenza di concretizzare la predicazione, pur non trascurando
l’analisi politica del contesto in
cui si opera. In questo filone si
collocano il Centro Diaconale di
Palermo, la Casa di Riposo di
Vittoria, gli Asili di Pachino e
Scicli.
Un secondo filone è interamente occupato dall’opera del Servizio Cristiano di Riesi, che si distingue per lo stretto legame fra
scelta di fede e impegno sociale.
La struttura comunitaria caratterizza fin dall’inizio il progetto
e la « politica dell’agape » è vista dal gruppo non come fine a
se stessa o un servizio prestato
a pochi, ma al fine di costruire
una realtà diversa « la nuova Riesi ». Infatti l’attività del Servizio
Cristiano è quanto mai varia e
va dalla scuola al mondo del lavoro.
Nel terzo filone si collocano le
opere che partono fondamentalmente da una analisi politica della realtà (pur restando la fede
la motivazione di fondo) « la
scelta sta o cade, si dimostra
giusta o sbagliata in base a criteri di logica politica ». Di queste
opere la più notevole è il C.E.S.E.
di Palermo con il suo lavoro fra
gli emigrati.
Il problema dei finanziamenti
è stato sfiorato nella relazione
con l’accenno che il sostegno economico per le nostre opere è affidato quasi esclusivamente all’intervento dei fratelli dall’estero:
ciò sta a dimostrare, secondo il
relatore, che le nostre comunità
non hanno saputo riflettere sul
significato delle nostre opere e
responsabilizzarsi adeguatamente. Finché le opere saranno viste come qualcosa voluto da singoli o da un gruppo, esse rimarranno deleghe di testimonianza
e sterile motivo dì polemiche.
Missione interna
e Vangelo sociale
In questo filo conduttore si inserisce la relazione « Motivazioni teologiche della diaconia », in
cui il past. G. Vicentini dimostra come la diaconia già dal suo
nascere e svilupparsi nel corso
del sec. XIX riveli la esistenza
di due teologie diverse ma non
contrapposte. La « Missione interna » di stampo pietista e risvegliato vede nel servizio un
concretizzarsi dell’amore di Cristo, uno strumento per il cambiamento della società attraverso la conversione del singolo e
per la predicazione dell’Evangelo, il tutto inserito in una prospettiva escatologica. L’altro movimento che assume vari nomi
(socialismo cristiano, vangelo
sociale, socialismo religioso) attraverso un continuo lavoro di
formazione delle coscienze, si ripromette di rimuovere le cause
di oppressione della miseria
degli uomini. Questo secondo tipo di diaconia, attuato più mediante la carta stampata e la parola che attraverso le opere assistenziali, individua nella realizzazione della giustizia sociale luna anticipazione del Regno di
Dio.
Il past. Vicentini ha notato che
i due tipi di diaconia non sono
affatto contrapposti, ma complementari: l’uno si adopera per
un aiuto immediato e concreto,
l’altro per il cambiamento delle
strutture, ma il fondamento è
unico: ciò è confermato dalla
lettura del Nuovo Testamento in
cui non troviamo distinzione fra
l’annuncio delTevangelo e il servizio delle mense.
La consapevolezza di ciò, dice
il past. Vicentini, ci può aiutare
oggi ad evitare il pericolo di una
contrapposizione fra predicazione dell’Evangelo e servizio cristiano per costringerci a chiederci quali siano i reali bisogni dell’uomo e a interrogarci sulla efficacia del nostro intervento.
Il dibattito si è svolto in un
clima abbastanza disteso nonostante le divergenze. Ci si è chiesti se gestire un’opera in deter
Adelfia Sessa
(continua a pag. 3)
Giungono altre notizie di difficoltà incontrate per l’esenzione
dalla religione e di un certo « stallo » che si raggiunge dopo che la
dichiarazione è stata presentata in carta semplice ed è stata rifiutata dal Preside. Che fare? Come già suggerito nel numero scorso,
la cosa migliore sembra essere l’invio di una lettera al preside. Con
tale mezzo si possono ottenere questi effetti:
— in quanto documento recapitato a mezzo posta la lettera non
potrà non essere ricevuta e protocollata in arrivo; contenendo essa
una riaffermazione della volontà di esenzione, sarà domani un documento inoppugnabile di dichiarazione fatta e ricevuta;
— potrà essere respinta, ma i genitori dovranno essere fermi
nel richiedere una risposta motivata e scritta (secondo la buona
creanza che prescrive di rispondere alle lettere che si ricevono),
badando bene a non farsi riconsegnare a mano la loro lettera;
— il preside potrà essere maggiormente indotto a inoltrare la
dichiarazione all’Ufficio del Registro vedendo che l’opposizione riguarda soprattutto l’interpretazione data dal Ministero delle Finanze.
Ricordiamo che un’azione legale — di cui la Tavola valdese ha
dichiarato di volersi assumere gli oneri — è possibile non appena
venga emesso un provvedimento amministrativo in relazione alla
dichiarazione di esenzione: una lettera del preside che rifiuta e respinge la dichiarazione, un’ingiunzione di pagamento da parte delrUfficio del Registro, ecc.
Il primo caso di impugnativa di un provvedimento — ingiunzione di pagamento dall’Ufficio del Registro a cui un preside aveva
consegnato la dichiarazione — è segnalato a Brescia; ne riferiremo
appena possibile.
Pubblichiamo qui di seguito un esempio di lettera da inviare
al preside dopo che questi ha rifiutato di accettare la dichiarazione
in carta semplice.
Egregio Sig. Preside,
poiché Lei ha ritenuto di non
accettare la dichiarazione di
esenzione dall’insegnamento religioso cattolico da me presentata per mio figlio/a.... iscritto
alla classe.., desidero precisa
re i motivi che mi hanno indotto a presentare tale dichiarazione in carta semplice.
Sono a conoscenza del fatto
che il Ministero della Pubblica
Istruzione, su parere di quello
delle Finanze, ha dato disposizione che tali dichiarazioni siano redatte in carta da bollo da
L. 700 in quanto « istanze » rivolte alla Pubblica Amministrazione. Ritengo tuttavia che tale disposizione innovativa costituisca
una interpretazione illegittima
delle diverse norme che regolano l’esenzione dalla religione
(L. 24.6.1929 n. 1159, art. 6; R.D.
28.2.1930 n. 289, art. 23; L. 5.6.1930
n. 824, art. 2). Il raffronto di queste diverse norme, alla luce della Costituzione che nei suoi articoli 3 e 19 garantisce a tutti
una incondizionata libertà religiosa, permette di affermare che
la dichiarazione non è una
« istanza » a cui debba far seguito un atto amministrativo, una
domanda che necessiti di una ri
DALLE CHIESE
No ai lumini nei cimitero evangelico
GENOVA. Nel reparto evangelico del Cimitero di Stagliene sono stati sistemati alcuni cartelli
che invitano a non accendere lumini sulle tombe.
In effetti pare che capiti che
anche nel reparto si trovino, talvolta, lumini accesi sulle tombe.
Pensiamo che non siano evangelici ad accenderli, ma familiari
cattolici: la maggior parte delle
nostre famiglie sono miste. Della
cosa si è parlato più volte nel
consiglio dei pastori, e infine si
era deciso di sistemare alcuni
cartelli che invitassero, appunto, a non accendere lumini. I cartelli sono risultati, per alcuni,
troppo vistosi; altri sostengono
che solo così attirano effettivamente l’attenzione.
Una questione umana,
o una questione teologica?
Sulle dimensioni e sul testo
del cartello si potrà discutere;
tante teste (e occhi), tante opinioni (e impressioni). Ma quel
che merita riflessione è il fatto.
Avere un « reparto evangelico »
in un cimitero civile, oggi, si giustifica solo nella misura in cui
esso si distingue effettivamente
dagli altri settori. Il modo m cui
seppelliamo i nostri morti e ci
comportiamo nei confronti di
tombe e cimiteri esprime, deve
esprimere la nostra fede in ciò
che l’Evangelo ci dice dell’uomo,
della morte, della risurrezione.
Perché un cattolico accende un
moccoletto su una tomba? La
simbologia — comune del resto
a molte religioni — del gesto cattolico indica da un lato la sopravvivenza dell’anima, signifiia
ta nella fiammella, dall’altra il
persistere della preghiera per il
defunto, anche quando l’orante
non è più lì sulla tomba. Immortalità dell’anima, preghiera per i
defunti due punti fermi della
teologia cattolica, due punti da
cui la teologia protestante dissente radicalmente, convinta a
buon diritto di radicarsi nel messaggio biblico.
Non siamo, quindi, di fronte
a una semplice questione di sensibilità umana, a un uso folcloristico: siamo di fronte all’espressione, magari anche folcloristica e non sempre chiaramente
riflessa, di due grossi errori teologici, di due distorsioni gravi
della fede cristiana. Per questo,
ci è lecito essere corrivi e comprensivi, per gentilezza umana,
per rispetto umano? Non dovremmo invece cercare — certo,
« con dolcezza e rispetto » — di
render conto della nostra fede e
della speranza che è in noi e che
è per tutti? Il rapporto con la
morte tocca profondamente le
nostre corde umane, affettive.
Proprio per questo la tentazione pagana vi è particolarmente
presente, e tutte le religioni hanno qui uno dei loro principali
punti di forza. Dobbiamo stare
attenti; cose anche apparentemente innocue possono innestare
processi degenerativi gravi. Chi
segue i nostri giornali avrà notato che, da anni ormai, si lamenta che anche nelle Valli Valdesi,
in particolare nel « tempo dei
morti », le tombe valdesi si distinguono sempre meno da quelle cattoliche, in molti casi. Sapeva il fatto suo, Calvino, che aveva voluto essere sepolto alla che
tichella, in pieno anonimato. Non
ci sono mai stati fiori e corone
sulla sua tomba anonima.
Questo non vuol dire che non
si debba tenere una tomba in ordine, che portarvi ogni tanto dei
fiori sia culto dei morti. Ma certamente è un punto sul quale la
nostra testimonianza protestante può e dev’essere molto chiara:
e liberatrice. Certo, non siamo
noi che vinciamo la morte — e
il suo orrore —, ma Gesù Cristo
e la fede con cui ci fidiamo di lui
e appoggiamo a lui. Lui, che risplendé nei nostri cuori, è la luce del mondo. Non ce ne servono altre.
Impegno per il
risparmio energetico
LUINO — La comunità con alcuni gruppi giovanili locali, dopo
una serie di iniziative sul problema energetico ha organizzato
una petizione popolare tramite
la quale si chiede al comune di
centralizzare la raccolta dei due
« rifiuti speciali » quali il vetro
e la carta allo scopo di favorirne il riciclo,
I motivi di questa iniziativa
sono: 1) di tipo energetico perché il riciclo permette di consumare solo un terzo dell’energia
occorrente rispetto al consumo
che si ha attraverso il normale
ciclo di produzione, e (a proposito è da notare che ben il 70'’'n
dei rifiuti è potenzialmente riciclabile) il vetro ne rappresenta il
12% e la carta il 33,4%; 2) per
porre fine ad uno spreco inutile
ed irrazionale delle risorse natu
rali; 3) per la salvaguardia dell’integrità dell’equilibrio ecologico ambientale; 4) di tipo economico, perché questa raccolta dà
degli introiti che servono non
solo a coprire le spese di gestione del servizio, ma nel caso di
Luino cioè di una città di 18.000
abitanti dare un utile di circa 20
milioni l’anno <il vetro viene pagato a L. 3,5 e la carta a L. 70
il kg.). Al fine della buona riuscita di questa iniziativa è stata
sensibilizzata la cittadinanza tramite il giornale e la radio locale, anche se si è notato che
questo problema è molto sentito
e quindi c’è la garanzia di un
buon uso di questo strumento,
che speriamo si metta in moto
al più presto, in quanto è già
stata presentata in comune la petizione forte di 1081 firme. Alla
petizione è stata allegata anche
una proposta concreta sul sistema più economico e funzionale
con il quale si può attuare questa raccolta e si è inoltre anche
fatto riferimento alla legge Regionale nr. 94 tramite la quale il
comune può ottenere finanziamenti dalla Regione.
Cambio di
intestazione
Il pastore Francesco Carri comunica
che è cambiata l'intestazione del conto corrente postale già intestato alla
Scuola Materna non statale di Rapolla.
Il nuovo c.c.p. ha lo stesso numero. 11874856. mentre l'Intestazione ora
è Centro Sociale Evangelico, c/o Chiesa Evangelica, via Melfi 63, 85027 Rapolla (Pz).
sposta; essa è un’informazione
che la famiglia comunica alla
scuola e che produce di per sé
l’esenzione senza alcun provvedimento amministrativo
La ragione del mio rifiuto di
redigere la domanda in carta da
bollo è appunto questa: accettare l’errata interpretazione della
legge significherebbe infatti accettare il principio che alla dichiarazione di esenzione dall’insegnamento religioso cattolico
debba far seguito una pronuncia
dell’autorità scolastica che potrebbe essere, in ipotesi, di rigetto della dichiarazione stessa,
e che sarebbe comunque limitativa del diritto incondizionato
alla totale libertà religiosa.
La prego di notare che a fronte dell’interpretazione data da
una circolare stanno più di 50
anni di pratica dell’esenzione non
condizionata e che la posizione
che sostengo si inquadra in una
opposizione che è stata chiaramente delineata in pronunciamenti del Sinodo delle Chiese
valdesi e metodiste e dall’Assemblea delle Chiese evangeliche
battiste in Italia.
Comprendo che a questo Lei
possa obiettare non esser Suo
compito decidere della fondatezza o meno della circolare della
Sua competente Autorità Ministeriale. Se quindi Lei non ritiene di poter accogliere la mia intenzione di non valermi della
istruzione religiosa cattolica per
mio figlio/a. volontà che con
la presente Le confermo. La prego di voler inoltrare questa mia
dichiarazione al competente Ufficio del Registro perché si occupi della riscossione della tassa
non pagata dandomi la possibilità di oppormi, nella competente sede amministrativa, all’errata
interpretazione della legge suggerita dal Ministero delle Finanze.
Con cordiali saluti,
(firma)
IN parTameÌsito
Concordato
e Intese
Nel suo discorso programmatico del 22 otto'bre il presidente
del Consiglio Forlani ha toccato
anche il tema dei rapporti tra
chiese c stato in questi termini:
« Per quanto attiene al rapporto Stato e Chiesa in Italia, il governo intende condurre a termine il negoziato per la revisione del Concordalo e concludere
le intese con le confessioni religiose diverse dalla cattolica, ai
sensi degli arti. 7 e 8 della Costituzione.
Nello scorso febbraio si è concluso il lavoro delle delegazioni
italiana e della Chiesa valdese
per la predisposizione di un progetto di intesa che sarà nostra
cura rendere operante.
Intendiamo altresì proseguire
e concludere le intese in corso
di definizione con l’Unione delle
comunità israelitiche ».
Da parte socialista si è sottolineata la necessità di condurre in
porto le Intese indipendentemente dalla revisione del Concordato.
3
31 ottobre 1980
3
POLEMICHE SUL PROSSIMO VIAGGIO DEL PAPA IN GERMANIA I PROTESTANTI NELLA STAMPA ITALIANA
Papa Wojtyla
nella terra della Riforma
Rifiuto dell’aborto
Ancora un viaggio che fa discutere. Quello che Wojtyla farà
in alcune città della Repubblica
Federale tedesca (RFT) dal 15 al
19 novembre. In questi giorni i
giornali tedeschi moltiplicano i
loro commenti ed editoriali su
questa iniziativa vaticana. A volte però i commenti sono piuttosto ironici e tendono a ridimensionare l’inevitabile ’opulenza’
che accompagnerà le giornate tedesche del papa viaggiatore. Così per esempio uno dei settimanali più letti ed autorevoli « Der
Spiegel » ha definito il viaggio di
Wojtyla « il più grande spettacolo che la RFT potrà mai vedere ».
Una spesa eccessiva
Il « Frankfurter Allgemeine
Zeitung » di venerdì 17 ottobre
commentando il fitto calendario
degli appuntamenti pontifici afferma che il costo di quest’impresa si aggira sui 20 milioni di
marchi (9 miliardi di lire). « La
visita del papa è un avvenimento
— ha detto il cardinale Hofìner
ai giornalisti del Frankfurter —
che, direttamente o indirettamente, sarà accolto favorevolmente
da tutti i cittadini ». A proposito
dei costi eccessivi Höffner ha ricordato che « tutte le visite dei
capi di stato, i festivals e le olimpiadi sono economicamente sostenute dallo stato e dalle regiotri (Ländern) ». Ad ogni buon
conto una settimana prima dell’arrivo del papa in tutte le chie
Diaconia
(segue da pag. 2)
minate condizioni ambientali non
sia fare politica nel senso più
pieno del termine, così come impegnarsi nella gestione della cosa pubblica può rappresentare
un « modo diverso di servire ». È
stata sottolineata la necessità di
riscoprire la funzione profetica
della Chiesa e di modificare lo
Stato mediante la nostra azione,
mentre si è avvertito il pericolo
che la conduzione di opere secondo un criterio di efficientismo
possa avere una funzione diseducativa e alimenti la fiducia nella
privatizzazione dell’istruzione. Lo
interrogativo che ci si è posti è
se ancora abbia senso, per esempio, costruire o gestire delle scuole o se invece non ha più senso
impegnarsi per un miglior funzionamento di quelle statali e se
non sia il caso di usare le strutture esistenti per corsi di qualificazione e di aggiornamento degli insegnanti. A ciò si è obiettato che non si può smettere
un’opera da un giorno all’altro
e non si può pensare che lo Stato cambi da un momento all’altro. La soluzione indicata da
qualcuno è di supplire laddove
le strutture pubbliche siano carenti per garantire comunque
servizi necessari e fare pressioni
quando è possibile perché lo Stato si assuma le proprie responsabilità.
Un discorso a parte (anche se
parte integrante del convegno)
merita la predicazione tenuta dal
Moderatore. Il past. Bouchard
ci ha resi attenti al significato
della nostra presenza come protestanti in questo particolare momento in cui, ai rigurgiti di un
cattolicesimo integralista con le
sue .generiche battaglie in difesa
della vita, si contrappone la realtà di morte e di autodistruzione
per mezzo della droga di migliaia
di giovani. La sua proposta è
stata quella di concepire la vita
come impegno nel rispetto dello
spirito comunitario.
Il clima di generale serenità
che ha caratterizzato tutto il convegno dall’agape fraterna al dibattito, non ha mancato di scuscitare un’impressione positiva
nei partecipanti, ma al di là delle
impressioni è lecito affermare
che è stato un momento importante di riflessione e di avanzamento nella coscienza che le nostre chiese hanno sul problema
della diaconia.
Adelfla Sessa
se cattoliche tedesche si terrà
una colletta per i poveri: quasi
a voler equilibrare lo scandalo
di una cifra che batte ormai tutti i record e che per due terzi
sarà a carico dei contribuenti
(tre anni fa con Breznev il governo di Bonn se la cavò con un
milione e mezzo di marchi, circa 700 milioni di lire). Sull’esosità della spesa si registra anche
la critica della teologa cattolica
tedesca Ute Ranke Heinemann
(figlia del defunto presidente federale Gustav Heinemann) che
— riferisce per l’Italia l’agenzia
nev — si chiede se « uno spettacolo di pietà non viene pagato
con la vita di molti che muoiono
di fame, i quali proprio con questo denaro avrebbero potuto essere salvati ».
L’incontro
con i protestanti
Ma i problemi che la visita del
papa nella terra della Riforma
(il 52% della popolazione tedesca
è protestante) solleva non si limitano a questioni economiche.
Nello svolgersi del calendario è
previsto un incontro di poco più
di un’ora a Magonza con i rappresentanti delle « chiese cristiane non cattoliche » (leggi: protestanti).
Giudicato da più parti esageratamente breve (« ma la visita
del papa — ha precisato il cardinale Hòffner — è soprattutto destinata ai cattolici tedeschi »),
un’aggiunta diplomatica rimediata all’ultimo minuto, il previsto
incontro con il mondo evangelico tedesco suscita parecchie perplessità. Sull’argomento 1’« Aachener Volkszeitung » del 16/10
ha ricordato che: « La Riforma
non è un'astratta questione di
teologia ma un capitolo di storia
tedesca di lacrime e sangue che
non può essere trattato in una
sfuggevole conversazione formale. Bisogna — prosegue il quotidiano di Aquisgrana — che dal
l’incontro del papa polacco con
il Consiglio della chiesa evangelica in Germania (sigla EKDj
emerga chiaramente cosa in concreto s’intende fare per superare l’antico scisma. Un problema
di cui Paolo VI si era intensamente occupato sino al punto di
pregare per la remissione dei
peccati della chiesa di Roma ».
Potente
capo di Stato
Oggi però tira un’altra aria:
Wojtyla arriverà accolto come
potente capo di stato (più che
pellegrino in missione) creando
non pochi problemi di protocollo. Sarà il protestante Schmidt
a recarsi in udienza da Wojtyla
oppure, secondo le regole del cerimoniale per le visite di capi di
stato, sarà Wojtyla a recarsi alla
sede della cancelleria federale?
Il dilemma non è ancora risolto
anche se il Vaticano ha già fatto
intendere che preferirebbe vedere Schmidt recarsi all’udienza.
Dal dopoguerra ad oggi forse
mai come per questa visita nella
RFT questioni politiche s’intrecciano a problemi religiosi. Non
dimentichiamo, sul versante politico, che solo pochi giorni fa,
alla vigilia delle elezioni, nella
omelia domenicale è stata letta
la raccomandazione dell’episcopato tedesco di votare per
Strauss e sul versante religioso
sta aumentando il malcontento
per rincontro con i protestanti
assimilati, nel programma ufficiale, ai « cristiani non cattolici », il che equivale non considerare la chiesa evangelica interlocutrice paritetica.
Quindi molti, a ragion veduta,
temono che aH'indomani del più
« grande show religioso del dopoguerra » i rapporti tra le due
più grandi chiese cristiane tedesche segnino una battuta d’arresto.
G. Platone
Il problema dell’aborto ha
avuto un notevole rilancio nella
stampa italiana dopo la formalizzazione dei due referendum cattolici. Stampa Sera del 6 ottobre
affida a Lamberto Punto il compito di illustrare la posizione delle chiese cristiane non cattoliche
sul difficile argomento. Col conforto di una intervista al pastore Franco Sommani di Roma, la
posizione delle Chiese valdesi e
metodiste viene confermata nel
riferimento alle quattro tesi del
Centro Protestante Studi della
Chiesa Riformata di Ginevra, il
cui contenuto può essere riassuiito nel rifiuto dell’aborto in sé,
come fatto di violenza alla donna e alla speranza di bambino
non accettabile da un cristiano;
nel riconoscimento del diritto
dello Stato a regolare un fenomeno, deplorevole ma tanto vasto da avere un evidente riflesso
sociale (aborti clandestini); e infine nel rifiuto di chiedere allo
Stato di trasformare un « peccato » in un « reato », confermando invece il dovere delle Chiese
di darsi da fare per ottenere che
la legge diventi vuota di oggetto,
una volta che l’aborto, e le cause che se non lo giustificano lo
spiegano, non sia più necessario.
4: 4: *
La Stampa del 19 settembre,
sempre a cura di L. Fumo, illustra origini, finalità e situazione
attuale del Consiglio Ecumenico
di Ginevra.
^ 4:
Jesus di settembre pubblica
un’intervista con Alexei Bichkov,
segretario generale dell’Unione
dei Battisti Evangelici in URSS
(oltre 500.000 fedeli), il quale si
dichiara soddisfatto delle possibilità di vita che vengono consentite alle 5.000 chiese che fanno
capo alla sua Unione nel rispetto della costituzione dell’URSS
e nella difesa dei diritti che essa consente ai credenti. Secondo
Bichkov vi sono altri 9/10.000 battisti « che si sono posti in confiitto con il governo, andando
incontro così a tutta una serie
di fastidi ». Speriamo che siano
e restino solamente « fastidi ».
Sul Manifesto del 24 settembre
Giorgio Bignami, riferendosi al
Cile; la chiesa contro
la repressione
(S.N.O.P.) Il Vicariato per la
Solidarietà di Santiago del Cile,
in seguito alla nuova ondata di
repressione che si è abbattuta
sui cristiani del Cile dopo il
maggio scorso, ha pubblicato un
piccolo trattato dal titolo « Decalogo ». Si tratta di una serie di
istruzioni in dieci punti sul modo in cui deve reagire un testimone del rapimento o dell’arresto illegale di un cittadino da
parte della polizia. Questa iniziativa è significativa del clima
che regna attualmente in Cile
sul problema dei diritti dell’uomo,
Per i profughi
vietnamiti
(SOEPI) Il segretario per gli
Affari internazionali della Chiesa metodista inglese, pastore
John Hastings, ha vivacemente
criticato l’estrema lentezza delle
procedure burocratiche per l’accoglienza « della gente del mare » (profughi vietnamiti), in seguito ad una sua visita nel campo profughi di Hong-Kong. Hastings ha affermato : « è triste
e deplorevole che i nostri impegni non siano stati mantenuti
con più rapidità, aumentando
cosi, la sofferenza psichica dei
profughi interessati ». La Gran
Bretagna ha accettato di accogliere 11.500 profughi oltre quelli raccolti dalle navi britanniche.
Tuttavia, benché il governo abbia promesso di accoglierli tutti
entro il maggio di quest’anno,
3.000 di loro non hanno ancora
ricevuto l’autorizzazione ad emigrare.
Attualmente ad Hong-Kong si
contano circa 35.000 profughi,
che attendono da oltre un anno
un paese disposto ad accoglierli.
¡echi dal mondo cristiano
a cura di ANTONIO ADAMO
Si pensa che ogni settimana arrivino circa 450 nuovi profughi.
Zambia; impegno per
l’evangelizzazione
(BIP/SNOP) Il Consiglio Cristiano dello Zambia (C.C.Z.) ha
recentemente organizzato un incontro di responsabili delle diverse confessioni protestanti presenti nel Paese. Più di 200 dirigenti hanno partecipato al convegno. Questo il tema scelto;
« L’evangelizzazione in rapporto
al livello di formazione del pastorato e dei laici, le relazioni
interecclesiastiche, la Chiesa nello sviluppo, e le possibili strutture ecumeniche di evangelizzazione nello Zambia». 0,gni Chiesa o organizzazione ecclesiastica
è stata rappresentata da cinque
delegati attivamente impegnati
nei progetti della Chiesa. La sessione ha avuto come scopo principale la formazione e l’aggiornamento degli attuali responsabili di Chiese, attraverso sedute
di lavoro e seminari.
Effettivamente, in seguito alla
partenza in massa degli ecclesiastici stranieri, la loro sostituzione è stata assicurata da cittadini dello Zambia in gran parte
privi di esperienza amministrativa. Durante il periodo missionario numerose denominazioni
cristiane formavano i loro pastori come dei semplici aiuti un
po’ più preparati biblicamente
degli altri membri di Chiesa. Ora
si constata che gli ecclesiastici
attuali sono per la maggior par
te scarsamente preparati, sovente i laici posseggono una cultura
teologica superiore alla loro. Le
diverse denominazioni presenti
hanno deciso di costituire un seminario teologico presso l’Università statale.
Cristiani in Cina;
situazione migliore?
(BIP/SNOP) Secondo Wendell Karsen, redattore capo della rivista trimestrale religiosa di
Hong-Kong « New and Views »,
di ritorno da un recente viaggio
nella Repubblica Popolare Cinese, i cambiamenti nella situazione dei cristiani in Cina sono
« stupefacenti ». Karsen, che non
si recava in Cina dal 1977, ha visitato sei grandi città cinesi, ha
assistito a cinque servizi cristiani e si è intrattenuto per alcune
ore con dei responsabili ecclesiastici cinesi di Cantón a Pechino.
Questi fratelli, afferma Karsen, hanno reagito criticamente
alle speranze di certi ambienti
religiosi di « penetrare » in un
modo o nell’altro in Cina, per
profittare della tolleranza dimostrata attualmente verso la religione dalle autorità governative,
per « propagare l’Evangelo ». Secondo Karsen, i cristiani cinesi
valutano di potere e di dovere
agire con le proprie energie, adoperando i mezzi a loro disposizione. Essi hanno infatti più volte dichiarato di volere fare parte della Chiesa mondiale e di desiderare relazioni e scambi, ma
non al prezzo della loro indipendenza.
libro di Webster recentemente
pubblicato da Feltrinelli col titolo « Grande Instaurazione », analizza Tinfiuenza avuta dal movimento puritano inglese sullo sviluppo di una mentalità scientifica (controllo dell’uomo sulla natura) che ha preceduto, non solo
nel tempo, l’illuminismo degli enciclopedisti francesi. Non manca
un rimpianto per l’assenza da
questi movimenti, che hanno dato vita alla mentalità e alla società moderna, deU’Italia « paese
dalla matrice integralmente cattolica..., neanche stimolato da
fruttuose tensioni tra maggioranza e minoranza ».
Su l’Europeo del 2 settembre
Claudio Bozzoli pubblica un esteso studio su Lutero e, tra le altre citazioni, ricorda le affeimazioni di Bainton secondo cui Lutero fu « un vero cattolico, disperatamente preoccupato della
mancanza di un senso religioso
nei suoi contemporanei, cornpresi i papi del periodo rinascimentale »; e di Hans Kiing secondo cui Lutero « è certamente da
considerare fra i grandi maestri
della cristianità ». Non manca
una sottolineatura della posizione anti Müntzer presa da Lutero, per quanto manchi, ci pare,
una valutazione della situazione
storica di un momento in cui le
possibilità di un consolidamento della Riforma stavano non
tanto nelle esasperazioni rivoluzionarie di Müntzer, quanto in
un solido appoggio dei Principi
tedeschi, che volevano libei arsi
dal peso del papato e dell’Impero.
La Repubblica del 19 settembre riferisce sul forte movimento in favore di Reagan che si sta
sviluppando tra quelli che il giornale chiama « la nuova destra cristiana protestante ». In realtà si
tratta anche là di nuovi fondamentalisti che, partiti dal lifiuto di interventi religiosi nella vita politica, quando tali interventi erano ad es. contro la guerra
del Vietnam o a favore di candidati « liberali », finiscono col
trovarsi pesantemente invischiati
in posizioni politiche di segno
opposto.
Argomenti Radicali di maggio
pubblica una serie di interventi sul rinnovo del Concordato.
Rodelli ritorna sul paragone fra
le Intese negoziate dai valúo metodisti e i vari testi concordatari. Più nuova la posizione di
Valerio Onida, professore universitario e cattolico « aperto », che
auspica con vari suggerimenti
concreti « un nuovo concordato...
qualitativamente diverso dalle
ipotesi finora formulate » da cui
« la Chiesa uscirebbe più povera
solo del denaro che oggi lo Stato eroga » e « resa più libera e
più credibile dalla cessazione di
ogni commistione col potere civile ».
Famiglia Cristiana del 21 settembre pubblica un articolo di
Carlo Cavicchioli sulla situazione attuale nelTIrlanda del Nord.
Apprezzabile l’intervista al vescovo cattolico di Londonderry che
riafferma come il conflitto abbia
ragioni politiche e sociali di cui
il fatto « religioso » diventa strumento, e come la situazione sia
oggi oggettivamente migliore pur
mantenendo caratteri di « colonizzazione » inglese a spese del
popolo irlandese.
Un altro Convegno a San Miniato, ne riferisce u Corriere del
14 ottobre, sui rapporti tra cristianesimo e pensiero moderno,
dove per « cristianesimo » è più
corretto intendere « cattolicesimo ». Questa volta centrato sul
rapporto con la società liberalizzante neocapitalista, il che permette al prof. Lombardi Vallauri
di riconoscere « nel pensiero della Riforma protestante e nelle
teorie della ragion di Stato, le
origini del cjancetto moderno di
sovranità e, indirettamente, anche del concetto di tolleranza
come base della laicità dello Stato ». Il che è forse una visione
pre-barthiana del pensiero protestante, ma è meglio di niente.
Niso De. Michelis
4
31 ottobre 1980
2 NOVEMBRE - DOMENICA DELLA RIFORMA PER IL RINNOVAMENTO DELLE CHIESE - 3
La Riforma in Italia
— Perché la Riforma non ha
attecchito in Italia?
— Una prima spiegazione è
evidente: la forza. Più di metà
dell’Italia faceva parte dell’Impero spagnolo, quel grandioso
rullo compressore che stava imponendo la civiltà cattolica a metà del mondo: dal Messico alle
Filippine, dal Belgio alla Sicilia.
Da noi, questo Impero teneva in
pugno tutto il meridione, metà
del paese e Milano, il cuore dell’Italia settentrionale. In terra
spagnola i protestanti non avevano più possibilità di resistere che
gli atzechi nel Messico, gli indiani nel Perù o i musulmani nella
Spagna stessa. Una splendida
macchina militare, i famosi reggimenti di Castiglia, e una perfetta macchina repressiva, l’Inquisizione di Spagna, chiusero
ogni scampo ai protestanti italiani, li soffocarono nel fuoco e
nel sangue, li spensero. Il resto
d’Italia apparteneva o direttamente allo stato della chiesa o
SUL CASO FIAT
Egregio Signor Giorgio Gardioi
in merito all’articoio pubblicato nel
n. 40 di questo giornale « Le nuove
forme di lotta della Fiat ■■ vorrei fare
alcune precisazioni per meglio analizzare Ü momento che attualmente stiamo attraversando in Fiat.
1) Dal 1“ ottobre u.s. sono stati
ufficialmente dichiarati solo 4 giorni di
sciopero (il 1° 2, 3 e il 10 ottobre) ma
l'entrata in fabbrica è impossibile (a
meno di rischiare sulla propria pelle) a
tutti i dipendenti. Dal giorno 6 ottobre gli unici che percepiscono un salario (anche se solo al 93% delle competenze lorde) sono quelli che presidiano i cancelli (e molto probabilmente
saranno anche gli unici che usufruiranno
della divisione della sottoscrizione nazionale). In altre parole per difendere
il posto di lavoro a 23.000 lavoratori
il sindacato non ha trovato nessun’altra
soluzione che recare del danno economico a tutti gli altri dipendenti dell'azienda.
2) Non so se Lei è un dipendente
Fiat, ma se lo è, vive in una realtà
ben diversa da quella che personalmente conosco in azienda: infatti se è vero che molti giovani, nuovi assunti,
hanno cercato di modificare l'organizzazione del lavoro, molti altri (e certamente più numerosi) il maggior tempo
di permanenza in fabbrica lo trascorrevano non facendo il minimo lavoro, ma
discutendo tra di loro davanti alle macchinette distributrici di caffè e simili.
Se invece non è un dipendente non
riesco a capire come possa giudicare
(cosa sempre molto difficile) quello che
avviene dove non è presente e dove
soprattutto non è addetto ai lavori.
3) Lunedì 13.10 sono arrivati i picchiatori (e non picchettatori) dalla Calabria, gente assoldata dai sindacati
che non ha nulla da perdere, venuta su
solamente per creare più tensione di
quella già esistente e che non ha niente a vedere con la Fiat.
4) Mercoledì 15 la situazione si è
sbloccata per gli interventi degli uomini politici della regione e della città, ma innanzitutto grazie alla manifestazione pacifica di 40.000 persone (ma
forse di più) che non vogliono altro che
poter lavorare come hanno sempre fatto.
5) Obiettivamente devo ammettere
che l'azienda ultimamente ha commesso anche dei gravi errori (vedi programmazione) , ma i sindacati altrettanti e
in definitiva non producendo per un cosi
lungo periodo, come quello attuale, fo'se abbiamo perso una fetta di mercato che difficilmente riusciremo a riprendere alla concorrenza.
Concludendo mi pare che per un
evangelico quale Lei è. prima di scrivere un articolo avrebbe dovuto cercare il più possibile la verità e non affidarsi (come probabilmente ha fatto)
al sentito dire.
Ringrazio e porgo cordiali saluti.
Lettera firmata - Torre Pellice
Per ragioni di spazio siamo costretti
a rinviare ad un prossimo numero la
nostra risposta a questa lettera e a
quella già pubblicata nel numero
scorso, (\.d.R.).
a guardinghi principati e repubbliche troppo preoccupati di sopravvivere in quel secolo di ferro per potersi permettere a lungo il lusso della tolleranza religiosa.
E l’aristocrazia italiana, ieri
scettica esaltatrice della libertà e
dignità dell’uomo, si piegò al servizio della chiesa romana e talvolta della santa Inquisizione. Ai
primi del ’500 Francesco Guicciardini aveva scritto nei suoi ricordi: « Se non fosse stato per lo
mio particulare, io mi sarei stato con Martino Lutero per liberare l’Italia dalla tirannide di
questi scellerati preti ». Ma il
suo particulare impedì di operare per liberare l’Italia da questa
e da tante altre cose. L’Italia così non fu né riformata né libera, e
decenni più tardi Paolo Sarpi, il
frate a Venezia scriverà: « Io porto maschera ma per forza, perché senza di essa nessuno può
sopravvivere in Italia ».
Vorrei però aggiungere che una
parte dei riformati italiani aveva una certa debolezza interiore,
soprattutto gli intellettuali figli
del Rinascimento badavano forse più alle idee che ai fatti. Mentre in Europa era il momento
di fare la Riforma, alcuni di loro
badarono a scioperarla, a radicalizzarla, talvolta finirono anche all’estremo opposto. Più che
la Scrittura, la ragione; più che
Cristo, l’uomo; più che la giustificazione per fede, la libertà come valore supremo. Pensieri moderni certo attuali, ma a parer
mio questo radicalismo formale
di alcuni intellettuali riformati
italiani fu una grande debolezza.
Dove la riforma
è stata fatta
— Eppure una minuscola Riforma in Italia ha avuto luogo...
— Negli anni ’30 del secolo della Riforma, a 40 km da Torino,
un nucleo di contadini poveri ha
deciso di costruire la chiesa riformata. Sono poche migliaia, sono tormentati dalle guerre e dall’aristocrazia piemontese, ma si
riuniscono in assemblea, ad Angrogna, e decidono di sperimentare la rivoluzione spirituale proposta dai Riformatori europei.
Non ne avrebbero bisogno, perché la maggioranza di loro sono
dei valdesi, sono cioè gli eredi
di una lunga tradizione di protesta religiosa. Eppure nell’assemblea, deqidono di dare retta
ai giovani animatori che dicono:
«è giunta l’ora della svolta, non
possiamo più vivere in base alla
tradizione dei valdesi medioevali, dobbiamo accettare la rivoluzione protestante ». L’assemblea
alza la mano e vota: la Riforma
si farà, la Bibbia sarà tradotta,
gli altari verranno demoliti e si
aprirà una scuola in ogni villaggio affinché tutti sappiano leggere la Sacra Scrittura e comprendere la storia degli uomini. E
quando i sacerdoti, i nobili, chiederanno loro: « Ma come fate ad
essere certi di avere ragione e di
non essere soltanto def distruttori, dei sovversivi? », la risposta
di questi contadini sarà semplice: « Dio ci ha chiamati con la
sua Parola, noi abbiamo soltanto obbedito ».
Un certo numero di intellettuali italiani, sacerdoti e laici, colgono il richiamo che proviene
da questo unico esperimento della Riforma protestante in terra
d’Italia. Giaffredo \Taraglia, di
Cuneo, viene a fare il predicatore
in queste valli. Morirà presto sul
rogo in piazza Castello a Torino.
Il suo posto come pastore sarà
preso da Scipione Lentulo, napoletano: la differenza di mentalità,
di lingua, non conta. Così questo popolo contadino delle Valli
valdesi, può edificare una comunità riformata con la partecipazione di intellettuali di grande
valore e così la Riforma può
scendere nel profondo.
Trent’anni dopo giunge l’ora
della prova: dopo una ennesima
vittoria spagnola, un sovrano testardo, Emanuele Filiberto, si insedia a Torino e decide di realizzare il suo Stato, il futuro Piemonte sabaudo, sul modello della
Controriforma. Prima manda al
rogo un no’ di intellettuali, poi
spedisce 4000 soldati a schiacciare i contadini delle Valli valdesi.
Ancora una volta l’assemblea si
riunisce, questa volta a Bobbio
Pellice: resistere o arrendersi?
Da Ginevra, Calvino in persona
consiglia di affrontare il martirio, ma alcuni suoi scolari dicono no, si può resistere, si deve
resistere. Dietro il principe di
Savoia si profila infatti l’ombra
dell’anti-Cristo. L’assemblea alza
la mano e vota: le valli saranno
difese, ogni comunità locale si
impegna in un patto con tutte
le altre per la difesa reciproca. È
nata quella che oggi si chiama
la Chiesa valdese.
Questa piccola lega di chiese
contadine affronta tenacemente,
senza capi, senza eroi, i 4000 soldati del Duca di Savoia e li ferma. Arriva anche la celebre fanteria spagnola, si ferma anche
quella. Arrivano i gesuiti, giovani e dinamici, vengono ascoltati,
ma non sfondano. Infatti qui sono a confronto due visioni diverse della presenza cristiana del
mondo moderno: la fede o la
chiesa, la Bibbia o la tradizione,
la libertà o l’autorità. I montanari delle Alpi combattono per la
sola fede, per la Bibbia, certo
combattono anche per la loro libertà e vincono. Una vittoria
modesta, povera; se mi è lecito
illustrare quel momento storico
col titolo di due libri famosi di
Nuto Revelli, direi che è stata
« la guerra dei poveri », ma non
« il mondo dei vinti ». Non erano dei vinti quei 7 contadini e
2 pastori che il 5 giugno 1561
scendevano a Cavour a trattare
la pace con il principe Filippo di
Savoia Racconigi, e ottenevano
la salvaguardia delle loro conquiste, la libertà della loro chiesa,
la dignità della loro fede. Non
erano dei vinti, ma neanche dei
vincitori, erano semplicemente la
prova che la Riforma in Italia
si poteva fare, tant’è vero che
qualcuno l’ha fatta e poi si è
battuto per secoli per difenderla e per tenercela davanti agli
occhi fino a oggi.
Giorgio Bouchard
{dalla rubrica “Protestantesimo")
La forza dello Spirito
Incontriamoci in un interesse vivo e sofferto
per ii monido in cui viviamo nell’attesa di Cristo
Un anziano e autorevole pastore mi diceva al Sinodo che trovava piuttosto « debole » l’ordine
del giorno sul rinnovamento della Chiesa. Può darsi che avesse
ragione; ma che cosa vuol dire
un ordine del giorno « forte »?
Forti, anzi fortissimi, sono gli
scritti di Lutero del 1520; forti,
anzi incandescenti, sono gli scritti di Barth subito dopo l’avvento
del nazismo; forte, suH’impulso
di quegli scritti, è stato l’ordine
del giorno del Sinodo del 1943, e
forte è stata la predicazione di
Tullio Vinay e di altri, nel dopoguerra e fino ad anni recenti.
Siamo forse entrati nel tempo
degli epigoni? Non ci rimane che
ripetere debolmente ciò che altri
hanno detto con uno squillo di
tromba? Sarebbe un ben triste
modo di concepire il rinnovamento della chiesa oggi. La stagione dei documenti forti, degli
squilli di tromba, è forse passata. Un giorno Gesù arrivò nel
tempio di Gerusalemme; guardò
bene ogni cosa, e poi si diresse
con i discepoli a Betania; il giorno dopo, uscendo dal villaggio,
vede un albero di fichi, si avvicino cerca tra le foglie, ma non trova nemmeno un frutto. Allora
scaglia contro il fico una maledizione terribile: « Nessuno mangi
mai più in perpetuo frutto da
te ». Ma quella, dice l’evangelista
Marco, non epa la stagione dei
fichi. Assurdo se si pensa a un
povero alberello, l’episodio assume significato se si pensa che il
fico rappresenta Israele, o la
Chiesa. Al popolo di Dio non è
permesso non portare frutto,
neanche fuori stagione.
Ma come portare frutto? Come
rinnovare le nostre chiese? Non
hanno già udito molti squilli di
tromba, appelli alla riforma, inviti a uscire dalla passività?
Un libro recente del teologo
Jürgen Moltmann si intitola « La
Superamento del dolore
{segue da pag. 1)
dolore in gioia, come dicono tanti passi biblici, non significa godere del dolore, ma essere rallegrati perché le cause del dolore
non sono più e la vita sorride di
nuovo a chi prima era angosciato e disperato, perché in Cristo
il male e la sofferenza sono sconfitti.
E qui prende corpo il riferimento scritturale al quale Gesù
fa ricorso nel pronunciare questa beatitudine: quelli che fanno
cordoglio, secondo molti testi
biblici, non sono soltanto coloro
che hanno un lutto familiare o
privato, ma tutti quelli che soffrono per ogni sorta di ingiustizia e di oppressione, causa prima di tanti dolori e di tanti lutti. Le guerre, i genocidi, la violenza, le malattie non curate, e
soprattutto gli sfruttamenti e la
fame, fanno più vittime e lutti,
di quanti non ne faccia la morte
naturate per vecchiaia. Ed ecco
che cosa predicava il profeta
Isaia: « Le afflizioni di prima saranno dimenticate e saranno nascoste agli occhi miei..., io creo
nuovi cieli ed una nuova terra,
non ci si ricorderà più delle cose
di prima..., rallegratevi e festeggiate in perpetuo per quanto sto
per creare..., non si udranno più
voci di pianto né gridi di angoscia; non vi sarà più, in avvenire, bimbo nato per pochi giorni,
né vecchio che non compia il numero dei suoi anni... essi costruiranno case e le abiteranno, pianteranno vigne e ne mungeranno
il frutto..., i miei eletti godranno a lungo deU’opera delle loro
mani. Non .si affaticheranno invano e non avranno più figliuoli
per vederli morire a un tratto...
E avverrà che prima che mi invochino, io risponderò; parleranno ancora, e io già li avrò esauditi » {Isaia 65 pas.sim).
Il riferimento è chiaro, si tratta della felicità promessa ad un
popolo oppresso e sfruttato. Le
sue afflizioni sono le conseguenze di ciò che produce più tristezza e dolore che non le malattie e le epidemie, e cioè le in
giustizie e le violenze nei rapporti fra gli uomini, il cinismo ed
il disprezzo della vita (altrui)
da parte dei più forti.
Ma a questo punto la parola
di Gesù è come una sferzata che
induce il mondo intero a cambiare direzione: « guai a voi che
ora ridete, perché farete cordoglio e piangerete » e « beati voi
che ora piangete, perché riderete». Non si tratta semplicisticamente di una inversione dei ruoli e delle situazioni: chi comandava, sfruttava e godeva, ora
non comanda più, non approfitta più, non gode più; e chi era
soggetto, sfruttato e triste, ora
comanda, sfrutta a sua volta e
gode... No, non è così. Si tratta
del fatto che in Cristo e nel nuovo mondo che egli ha iniziato
vengono banditi lo sfruttamento
e l’oppressione, non hanno più
ragione di esistere il dolore e la
tristezza, non ci sono più le cause della sofferenza e dell'afflizione. Tutti «godranno a lungo dell'opera delie loro mani », senza
di.scriminaz.ioni e privilegi, senza
speculazioni e favoritismi.
Il “guai" deU’Evangelo di Luca
significa allora che chi non ci
vuole stare, chi non è disposto
a convertirsi alla vita nuova in
Cristo, chi non accetta che in
Cristo ogni uomo è suo fratello,
soffrirà e piangerà di fronte ad
un mondo nuovo in cui la libertà e l'amore, la fiducia e il servizio reciproci, il dono di se stessi agli altri sono (in poche parole) Tunica base di vita e di rapporto . Soffrirà e piangerà perché non potrà più emergere, ergersi a giudice e padrone di tutto e di tutti, e si sentirà impotente dinanzi alla felicità di tutti
gli altri... La sua unica possibilità di vita e di allegrezza sarà allora il ravvedimento, la rinuncia
alle sue pretese, il riconoscimento che solo in Gesù Cristo è la
sua salvezza. Solo chi accetta la
gioia degli altri potrà a sua volta essere accettato, gioire e far
parte della promessa della beatitudine.
Paolo Sbaffi
Chiesa nella forza dello Spirito ».
Dobbiamo imparare a vivere il
rinnovamento nella forza dello
Spirito. Non è che nelle nostre
chiese non si senta il bisogno di
rinnovamento; anzi, il rinnovamento c’è, è in atto, in molte direzioni, come l’ordine del giorno
del Sinodo, forse troppo debolmente, ricorda. Ciò che manca,
spesso, è proprio la forza dello
Spirito. Da buoni riformati abbiamo un ¡to’ di diffidenza verso
le manifestazioni dello Spirito;
siamo per i programmi ben elaborati, per le realizzazioni pacate, prudenti. Il nostro modo di
agire assomiglia a certi sermoni
giusti, biblici, persino attuali,
detti però con poca convinzione
e quindi poco convincenti; la comunicazione non funziona, perciò
tutto quello che si dice non passa, non aggancia. Anche molte
iniziative non riescono ad essere
comunicative.
Dire che ci vuole carica, ci vuole grinta, è forse esprimersi in
modo troppo profano. E certo
tutti i problemi della comunicazione non si risolvono con un po'
di grinta. Ma la forza dello Spirito non ha paura delle immagini profane: carica e grinta possono farci capire la situazione
determinata dalla presenza dello
Spirito. In una piazza buia ci
scontriamo brancolando; non vediamo i nostri volti: possono essere volti ridenti o volti solcati
da lacrime, non ce ne accorgiamo; non sappiamo dove vadano
gli altri, non sappiamo se troveranno la loro strada o se si
perderanno. Improvvisamente
viene la luce: possiamo guardarci in faccia, conoscerci, capire cosa pensiamo e dove vogliamo andare. Così è la venuta dello Spirito. 'Vivere nella forza dello Spirito significa incontrare gli altri
in piena luce, vivere nella tensione, nella gioia, nel dolore, che
provengono dal conoscere la vita
degli altri sapendo ciò che Cristo ha fatto per loro e vuole da
loro e promette loro.
Resi inquieti da Gesù
Parliamo di rinnovamento, e
ci blocchiamo sulle attività ecclesiastiche. Il rinnovamento va
immensamente più in profondo:
è dal servizio di ognuno nell’ambiente quotidiano che bisogna
cominciare. Che cosa significa
« servire » nel lavoro? E’ facile
parlare di servizio « nella chiesa »; ma dove vivi, dove guadagni il tuo pane, tra atei, tra indifferenti, tra cattolici convinti, che
significa « servizio cristiano »?
Una volta ho sentito una risposta onesta: vorrei che qualcuno mi spiegasse come si fa a
vivere da cristiani nel lavoro. E
se provassimo a spiegarlo? Onestamente, senza nasconderci che
è difficile, che in certe situazioni
è impossibile vivere da cristiani.
Gesù è venuto proprio nelle situazioni impossibili; perché lo
cerchiamo nelle nostre sale, al sicuro, invece di cercarlo dove ci
sen'iamo più lontani da lui?
Oppure perché, invece di fare
nelle nostre sale un discorso
tranquillizzante, non ci incontriamo per parlare di quelle situazioni impossibili che ritroviamo tutti i giorni, davanti alle quali non
sappiamo come dare una testimonianza cristiana?
Incontriamoci con questo programma, come donne e uomini
che sono stati resi inquieti da
Gesù Cristo e che cercano con
tulte le forze, con tutto il loro
essere, le occasioni per servire il
loro nrossimo nelle situazioni impossibili di questa società.
Onesto programma può :nnnovare le nostre chiese, può farci
ritrovare la capacità di evangelizzare: le due co.se non sono più
opposte, sono congiunte, e nello
stesso tempo sono superate anche tutte le altre false opposizioni con cui ci paralizziamo in
una routine senza futuro.
Ma decidiamoci davvero a incontrarci, in un interesse profondo per il compito e i problemi
di ognuno, in un interesse vivo
e sofferto per il mondo in cui viviamo, nell’attesa di Gesù Cristo,
nella forza dello Spirito.
( fine ) Bruno Rostagno
5
31 ottobre 1980
L’ANNIVERSARIO RICORDATO OUEST’ANNO A NEUCHATEL
"Che cosa significa oggi
Riforma protestante?”
La domanda posta in un pesante contesto liturgico celebrativo - Essere fedeli alla Riforma può significare rottura più che unanimismo
« Cosa significa oggi Riforma
protestante? ». L’interrogativo è
stato al centro di una serie di
manifestazioni svoltesi il 4-5 ottobre a La Chaux-de-Fonds, nella, Svizzera romanda, per la ricorrenza del 450' anniversario
della Riforma protestante a Neuchâtel. Ma questo interrogativo
iniziale non ha ricevuto una risposta completa ed esauriente.
Nella numerosa schiera di partecipanti erano presenti diverse
delegazioni straniere (per l’Italia oltre la nostra chiesa era
presente anche la comunità ecumenica di Rose con il past. Daniel Attinger) che hanno preso
parte, la domenica mattina, alla
celebrazione di un culto solenne
presieduto dal past. Montmollln
nello stadio inondato dal sole, di
fronte a cinquemila persone. Ma
se il culto è stato, com’era doveroso aspettarsi nella tradizione
riformata, il momento centrale
della manifestazione, anche ciò
che l’ha preceduto non è stato
di minor importanza. Nella giornata di sabato molti partecipanti hanno dibattuto temi diversi
in cinque ’forum’; ecumenismo
e riforma ; l’attesa del Regno ;
mondo visuale, un linguaggio da
scoprire ; la sfida dei poveri ; il
posto dell’uomo nell’economia.
Quasi impossibile quindi non
trovare un argomento di interesse personale.
Riforma liturgica
Ad occhio e croce direi che il
gruppo più frequentato è stato
quello suH’ecumenismo forse
perché questo argomento nel
cantone di Neuchâtel è fonte
continua di discussione ed è un
terreno sul quale si sono realizzate concretamente molte cose.
I frutti del ’partito ecumenico’
sono quelli che creano i maggiori traumi e speranze tra i cristiani della Svizzera romanda. Basti
dire, per esempio, che durante
il culto ! pastori e i diaconi indossavano una lunga tunica
bianca («il nero della toga —
dice Montmollin — è troppo accademico e severo. Abbiamo introdotto il bianco perché è il colore del Regno...), mentre l’assemblea risponde in coro al predicatore con frasi liturgiche.
Evidentemente questa riforma
liturgica, voluta dal ’partito degli ecumenici’, agli occhi di un
italiano sa un po’ di cattolicesimo ( come non vedere nella
bianca tunica una riedizione dell’abito monastico?) anche se, per
dovere di cronaca, è bene precisare che la riforma liturgica in
ambito protestante è stata introdotta prima del Concilio Vaticano II. La tendenza comunque
in questi culti solenni ed ufficiali — mi conferma il giovane
pastore Blaise Perret — è di sviluppare una liturgia molto vicina ai modelli di Taizé poiché su
di essi converge il consenso degli « ecumenici ». In questi ultimi anni l’ecumenismo pratico
ha certamente inciso anche se
con risultati discutibili.
Ma non si tratta solo di questioni liturgico-scenografiche. Ne
possibilità che un domani possa
nascere una ’terza chiesa’, né
cattolica né protestante ma ecumenica ».
Non è quindi un caso che nel
gruppo ecumenico coordinato da
Lukas Vischer si sia anche discusso della necessità di avere,
in ambito riformato, un ministero episcopale ; « Non abbiamo
il coraggio di dirlo, ma anche tra
noi — ha affermato un teologo
protestante — ci sono persone
che rappresentano meglio di altre la chiesa, che sono oggettivamente un punto di riferimento. E cos’altro sono queste persone se non dei vescovi? ».
Altro argomento spinoso ; la
necessità che i Sinodi riformati
si occupino più di questioni dottrinali che amministrative anche
perché — come notava qualcuno — « se nel XVI secolo tutti
sapevano come la pensavano i
protestanti oggi i cattolici continuano a chiederci : ma voi come la pensate su questo o quell’altro argomento? E noi abbiamo spesso risposte confuse per
La corale diretta da
Georges Pantillon canta
« L’Eternel parle » durante il culto dell’anniversario della Riforma
allo stadio di La Chauxde-Fonds a Neuchâtel.
vive, e spesso si scontra, con tutta quella serie di intuizioni che
la Riforma ha avuto e di cui nessuno contesta l’attualità. Bisognerà però vedere se queste intuizioni diverranno, nel prossimo futuro, il contributo specifico dei riformati nella battaglia
ecumenica. I punti su cui non
si può fare marcia indietro non
sono pochi. Proviamo ad elencarne qualcuno.
Innanzitutto l’autorità della
Scrittura («Sola Scriptura»)
collegata alla passione di una
conoscenza biblica sempre più
gli ’stands’ allestiti per l’occasione, accanto all’Esercito della Salvezza, all’Unione cadetta svizzera e alla difesa dei diritti dell’uomo, si poteva visitare anche
lo ’stand’ della catechesi ecumenica : uno sforzo compiuto di
comune accordo, tra teologi cattolici e riformati, nel produrre
un materiale d’istruzione biblica
per adolescenti che riduca al minimo le barriere confessionali.
« La gente — mi dice una ragazza che studia teologia — vuole
vedere cattolici e protestanti lavorare insieme. L’unica cosa che
interessa a livello di massa è la
“La nostra eredità”
Festeggiare il 450" anniversario della Riforma, ricordare Guglielmo Farei.
Antonio Marcourt. la Bibbia d'Olivetano. non vuol dire soltanto guardarsi
didietro con nostalgia e ritrovare dei
cristiani che hanno saputo prendere
sul serio la Parola di Dio ma vuole
anche dire saper esprimere la nostra
riconoscenza per la potenza di questa
Parola che nascosta per troppo tempo
« sotto il moggio » è stata rimessa in
luce, studiata, proclamata, ascoltata,
ed è divenuta creatrice di una società
capace di formare uomini e donne responsabili nella vita familiare, politica,
sociale ed economica. I cristiani che
vivono in un mondo attraxyersato da
un flusso continuo d informazioni buone o cattive o spesso contradditorie,
chiedono alla Chiesa di dir loro ciò che
oggi e giusto e prioritario, ciò che apporta Gesù Cristo morto e risorto per
loro e quali sono i segni del Regno
che inene.
Questo servizio della chiesa verso gli
uomini, questo ministero e essenziale
ed urgente. Ed esso deve, certamen
te, tener conto della nostra eredità riformata. riassumibile in alcune parole chiave: autorità della Sacri! Scrittura. libertà del credente, iuta fraterna
e comunitaria, sviluppo dei diritti delFuomo. sacerdozio universale, dei pastori e dei laici. Esso deve mostrare
che la chiesa evangelica non vive per
se stessa e che il .suo ìinico scopo e
m Pagina a cura di Giuseppe
Platone. La fotografìa è stata
gentilmente concessa dalla
Feuille d’Avis di Neuchâtel.
quello di esprimere Vamore di Dio
manifestato agli uomini in Gesù Cristo e testimoniare di questa buona notizia.
Assicurare, come chiesa, questo servizio significa avere una grande capacità di ascolto sia della Parola di Dio,
sia delle angoscie e delle gioie delV umanità.
E' appunto in questo sforzo di condivisione e di ascolto fraterjio che la
Chiesa riformata evangelica del cantone di Neuchâtel è attualmente impegnata. sapendo che su questa strada
essa non è sola poiché fa parte della
famiglia delle chiese riformate. Il legame fraterno tra le nostre chiese è
un dono necessario. Oggi, le nostre
ahitudini. le nostre sicurezze, le stesse
chiese sono contestate e messe in questione. Noi quindi abbiamo bisogno gli
uni degli altri per meglio discernere ogni giorno e rispondere agli interrogativi che molti uomini e molte donne e
particolarmente i giovani, pongono e
porranno sempre di più in futuro ai
cristiani e alle chiese: cosa avete voi
di speciale rispetto ad altre religioni?
Qual è il vostro messaggio in relazione
alla creazione, al matrimonio, alla vita
sessuale. alVaborlo. al lavoro e alVam
biente?
Siamo così chiamati, ogni giorno, a
render coìito della speranza che noi
abbiamo in Gesù Cristo; speranza che
ci viene continuamente rinnoxmta come il pane quotidiano.
Jean-Piebre Jornod
(presidente del Consiglio della
Federazione delle Chiese protestanti della Svizzera)
ché manca una funzione magisteriale della chiesa ».
Ho ripreso solo queste poche
citazioni per dare un po' il polso al lettore del dibattito che ho
registrato. Nel cantone di Neuchâtel, tra pochi mesi, si darà
vita, per la prima volta, ad un
non meglio precisato « consiglio
conciliare» («voluto e sostenuto dalla base di molte nostre
chiese » precisa un pastore riformato) cui parteciperanno protestanti e cattolici per dibattere i
temi centrali della fede.
« Bisogna vedere se i cristiani
saranno in grado, qui da noi, di
mettersi insieme per affrontare
i gravi problemi delPumanità,
questo — mi confessa un diacono — forse conta più di una
sterile difesa degli steccati confessionali ». Per molti, quindi,
l’attualità della Riforma consisterebbe nel creare un fronte
cristiano unico per rispondere
ai problemi delPumanità?
Alcuni punti fermi
Alla base delle chiese riformate questa esigenza di unità con
profonda e qualificata, anche dal
punto di vista scientifico. Poi la
libertà dell’Evangelo che si ricollega sia alla libertà del Cristo di fronte alle autorità del
suo tempo sia alla libertà che
l’individuo sente o non sente nella comunità cristiana. Altro punto riformato che dev’esser fatto
valere nel dibattito ecumenico :
la nostra tradizione sinodale in
cui è la comunità che partecipa
inviando i suoi rappresentanti
senza ’deleghe dall’alto’. Infine
l’esperienza della Riforma rende
coscienti che sovente la continuità della chiesa passa per la
rottura. Essere fedeli all’Evangelo può voler dire rottura come la Riforma ha in fondo dimostrato anziché unanimismo
come oggi s’invoca.
« Se la Riforma del XVI secolo è stata la scoperta dell’individuo, della sua conversione, della sua vocazione, oggi forse —
ha notato Louis-Albert Zbinden,
giornalista evangelico — bisogna
ribaltare di nuovo le cose e con
la forza dell’Evangelo coordinare gli sforzi di tutti coloro che
vogliono evitare la catastrofe finale deH’umanità ».
La domanda centrale
arriva alla fine
Ma ritorniamo alla cronaca del
giubileo. Il culto solenne (ripreso in diretta per tutti i cantoni)
è stato preceduto da una serata
che ha raccolto migliaia di persone intorno a spettacoli mimi
ci, jazz e canzoni latino-americane e che ha contribuito a dare
alla manifestazione l’aspetto di
una festa popolare indubbiamente riuscita, non foss’altro a causa della cospicua presenza di giovani.
La manifestazione si è conclusa con cinque testimonianze personali. Davanti alle tribune dello stadio un consigliere di stato,
un medico, un sindacalista, un
letterato e una donna pastore
hanno commentato la loro scelta cristiana. « Dio non è un concetto, un’idea, ma è una persona
che vuole incontrarmi — ha det
to Bernard Ruedi, medico protestante — come potrei a mia volta non andare incontro ai pazienti ricercando insiem.e a loro la
causa della malattia, dell’angoscia che li opprime? ».
Ma l’ultimo intervento, quello
di un letterato, ha contribuito a
smorzare le suggestioni di questa rassegna di testimonianze
personali ed ha riproposto l’interrogativo iniziale: « Parliamo
di noi, della nostra fede dimenticando che l’umanità, anche per
causa nostra, va alla deriva. In
cosa consiste l’attualità di questa Riforma che stiamo celebrando se non nel rimettere nuovamente in circolazione quell’Evangelo che troppo spesso è servito da puntello a progetti sociali di segno conservatore e reazionario? ».
La domanda è arrivata troppo
tardi, ma è stata posta. Ed è stata posta da un laico. Anche questo è un segno di quella Riforma che non riguarda, come molti vorrebbero, solo la sfera del
religioso ma che coinvolge e trasforma tutti gli aspetti della vita. Compresa la vita sociale e
politica, come la protesta dei riformatori del XVI secolo ha dimostrato.
Guglielmo Farei
Il 450’ anniversario della
Riforma a Neuchâtel non poteva dimenticare la figura di
Farei, l’attivo riformatore della Svizzera romanda. Sulla
sua figura è in corso un seminario teologico presso l'università di Neuchâtel.
Ecco alcuni dati: Guglielmo
Farei (1489-1.565), nativo di
Gap (Delfinato), compì i suoi
studi a Parigi dove sotto la
guida del celebre umanista
Lefèvre d’Etaples si converti
alla fede evangelica. Più tardi
subì a Basilea l'infiuenza di
Ecolampadio e a Strasburgo
quella di Bucero e Capitone.
Farei svolse soprattutto a
Neuchâtel la sua attività riformatrice dove, nel 1530, persuase le autorità cittadine a
sopprimere la messa. Predico
in molti luoghi della Svizzera
francese, coadiuvato da Pier
re Viret (1511-1571) incentrando la sua azione soprattutto
a Ginevra. Qui, nell’agosto del
1536 Farei riuscì a convincere il riformatore Calvino (di
cui aveva già letto l’Istituzione Cristiana) a stabilirsi nella città del Lemano per in.segnare e predicare l’Evangelo.
Iniziava così tra i due riformatori una lunga stagione di
cooperazione che vide la riorganizzazione dei riformati a
Ginevra e la fondazione della
Accademia e del Collegio in
cui si formavano i nuovi predicatori e pastori riformati.
Nella storia valdese la figura di Guglielmo Farei è soprattutto legata alla sua unica visita alle Valli, nel settembre del 1532, durante i
dodici giorni del Sinodo di
Chanforan. Egli fu una delle
personalità più influenti del
sinodo riguardo sia alla decisione di aderire alla Riforma
sia alla necessità di redigere
una nuova traduzione della
Bibbia. Benché brevissima, la
presenza di Farei alle Valli
contribuì, anche in seguito,
a sviluppare il legame con le
chiese riformate svizzere mentre l’identificazione dei valdesi con la teologia, lo spirito
e la organizzazione ecclesiastica del calvinismo divenne
definitiva.
Per saperne di più su G. Farei: Guillaume Farei., Biographie nouvelle, Paris 1930 (cfr.
pp. 285-297): Jean Jali.a, Glanures..., Torre Pellice 1930,
(pp. 46 a 48); F. Bevan, Vie de
G. Farei, Lausanne 1885; cfr.
anche in « Eco-Luce » 26/1980,
C. Papini, Le dispute di Chanforan.
6
31 ottobre 1980
cronaca delle valli
ALLE VALLI OGGI
Memoria
In prima pagina lo stemma, il
distintivo: un aggrovigliarsi di
rami in basso, che poi crescono
liberi e sciolti verso l'alto.
Un motto, in latino: « LUCTO
ET EMERGO ». Così si apre il
Libro-mastro della Società Agricola e Operaia in Angrogna, costituitasi al Martel Vanno 1879,
« addì 16 del mese di Dicembre ».
Scopo dell'Associazione, che
nel giro di un anno raccoglierà
duecento tra i capifamiglia della zona, « la temperanza, l'unione, la fratellanza, la scambievole
istruzione ed il mutuo soccorso ».
Questi proletari - piccoli proprietari che si mettono insieme
per garantirsi in qualche modo
quel poco di sicurezza sociale
che lo Stato borghese a diciotto
anni dall'unità d'Italia ancora
non era riuscito neanche ad impostare, sono in gran parte vaidesi, dalla rigida morale calvinista:
« E' intento della Società di
reprimere, nel limite del possibile, l'intemperanza, l'ubriachezza,
il gioco di interesse, la malafede,
le risse, l’immoralità e l'abuso
del lavoro e commercio nei giorni di domenica ».
E' evidente nella redazione dello statuto l’influenza del Pastore
Stefano Bonnet (originario del
quartiere e che in seguito diventerà presidente onorario della Società), soprattutto là dove viene
previsto l’ordine del giorno delle
adunanze: queste dovranno terminare « con un canto o con la
lettura di una porzione delle Sacre Scritture e con la Preghiera ».
Indicazioni naturalmente andate in disuso col passar del tempo e di cui non si trova riferimento nei verbali che ci sono
pervenuti e che permettono di
ricostruire .per filo e per segno
le alterne vicende della società
dal 1922 al 1939, quando l’Associazione venne sciolta dal fascismo.
Nessuna traccia, purtroppo,
dei verbali precedenti: molto probabilmente sono stati distrutti,
per far pulizia, con altre vecchierie ritenute inutili ed ingombranti.
Si deve a Predino Sappé se anche questi pezzi non sono andati
dispersi: li aveva ricevuti da suo
nonno, Jean Long del Martel, che
della Società fu per parecchi lustri segretario.
Ce li ha portati un mattino a
scuola, venendo a parlare coi
bambini che facevano una ricerca « sulla vita di una volta ».
Adesso il Libro-Mastro e i due
registri dei verbali della Società
di Mutuo Soccorso sono a disposizione del Comune di Angrogna
e costituiranno materiale pet il
« Centro di documentazione »
che l’Amministrazione intende
realizzare nei quartieri per raccogliere, proteggere e conservare quell’enorme patrimonio di
cultura e di civiltà che affonda
le sue radici nella vita, nella storia e nelle lotte della gente di
queste valli.
E non ci riferiamo soltanto alle iniziative cooperativistiche sorte tra i contadini, o alle lotte delle operaie di Pralafera e dei minatori della Gianna... anche se
queste manifestazioni, proprio
perchi espresse dalle classi subalterne, sono state da sempre
— anche qui alle Valli — disprezzate o ignorate dalla storiografia
"ufficiale”.
Pensiamo invece, ad esempio,
alla tradizione educativa espressa dalle scuole di quartiere, e a
tutta quella letteratura popolare
fatta di canzoni, di leggende, di
proverbi e modi di dire. E’ una
cultura che sta scomparendo e
che riesce in parte a sopravvivere grazie agli sforzi di pochi ed
isolati ricercatori (è il caso di
Teofilo Pons e del gruppo «Da
pare 'n fieul »), ma che il più
delle volte rischia di rimanere
sepolta negli archivi, nelle case,
nella memoria degli anziani.
L'iniz.iativa del Comune di Angrogna, pur non costituendo una
novità, merita comunque di essere seguita con attenzione, soprattutto perché intende porsi
non come un recupero nostalgico di un mondo ormai al tramonto, bensì come contributo
per la ricomposizione del tessuto
sociale e culturale della yalle:
Un momento di indagine sul passato che forse potrà essere utile
per meglio comprendere il presente. Jean-Louis Sappé
MOVIMENTO FEMMINISTA - MANIFESTAZIONE A TORINO
Diritto airaborto
per non abortire
piu
subalterno, la concezione della
donna come oggetto sessuale, ribadita dalla pubblicità dei massmedia, dalla pornografia, dagli
episodi di violenza sessuale dentro e fuori casa e dalla struttura
stessa della società ancora profondamente autoritaria e patriarcale.
Lucilla Pellenco-Malan
Comunità Montana
Sabato 19 scorso, si è svolta a
Torino una manifestazione indetta dal Movimento per la Liberazione della Donna, alla quale hanno aderito donne delTUDI e dei
vari collettivi piemontesi. Manifestazioni simili erano state indette
nelle settimane scorse a Milano e
Roma. Le donne scese in piazza
nelle varie città rispondono alla
provocazione della richiesta di
referendum per l’abrogazione
della legge sulla interruzione di
gravidanza o di parte di essa. È
di poche settimane fa, infatti, la
notizia che il Movimento per la
Vita ha raccolto le firme necessarie per presentare in Parlamento la domanda di referendum
abrogativo, mentre già nei mesi
scorsi il Partito Radicale aveva
ultimato la raccolta di firme per
un referendum che modificherebbe la legge abolendone alcuni articoli (l’obbligo per le minori di
ricorrere all’autorizzazione dei
genitori o del giudice tutelare, il
limite della 12' settimana e la penalizzazione delle strutture private che pratichino l’aborto). I referendum dunque sarebbero tre:
quello Radicale e i due per il
Movimento per la Vita, uno
« massimale » ed uno « minimale » e tutti e tre intendono mutare una legge imperfetta e
mal applicata, ma frutto delle
lotte delle donne.
Le donne quindi si trovano a
dover « difendere » una legge che
per due anni, da quando è entrata in vigore, hanno criticato per
le sue lacune e restrizioni e soprattutto per la sua mancata applicazione, dovuta alle inadempienze e alla volontà politica di
molti ospedali, e al tarlo dell’obiezione di coscienza di moltissimi medici e infermieri. Eppure
la volontà delle donne è quella
di mantenere questa legge, di non
lasciarla né modificare, né, tanto meno, abrogare da qualcuno
che con le scelte e le decisioni
delle donne non ha niente a che
fare. Perché con questi referendum è proprio la volontà delle
donne che si vuole attaccare e,
da parte del Movimento per la
Vita e quindi della gerarchia cattolica (chiarificanti le omelie del
papa a Siena e a L’Aquila), la
capacità che le donne hanno acquistato di determinare la propria vita.
Al di là delle grossolane inesattezze scientifiche di certi volantini « per la vita », del vero e
proprio terrorismo psicologico
di certi disegni che mostrano il
feto orrendamente mutilato dal
la volontà « omicida » della madre, c’è un preciso piano: quello di arrestare bruscamente il
cammino delle donne verso la libertà, la responsabilità; verso la
scoperta di sé come soggetto, dopo millenni di soggezione. Non
soltanto la scelta di una maternità voluta, viene negata, ma la
possibilità di una sessualità libera e serena, di una vita finalmente scelta autonomamente. È
all’insegna della difesa della vita che, cifre di aborti legali alla
mano, il Movimento per la Vita
ha condotto la sua campagna e
stupisce che altrettanto zelo non
sia rivolto a problemi come quelli delle condizioni di salute in
fabbrica, o quello della fabbricazione e della vendita di armi da
parte dell’Italia a Paesi che usano sistematicamente la tortura,
o l’elevato numero di morti per
aborto clandestino, prima della
legalizzazione dell’aborto.
Aborto nascosto, di cui la Chiesa poteva^ far finta di non sapei’e
nulla, che isolava la donna imponendole il «privato», l’occultato e la vergogna, mentre si arricchivano i « cucchiai d’oro », quei
medici che oggi magari sono obiettori di coscienza. La difesa
della vita del nascituro passa
con tracotanza sulla testa della
donna: non più madre per scelta,
ma per fatalità, per errore, per
disinformazione. Non più soggetto che decide di sé, ma contenitore di un’altra vita, oggetto.
Il quadro si completa se si tiene conto che la Chiesa cattolica
ha sempre osteggiato l’informazione sulla contraccezione, l’educazione sessuale nelle scuole, l’istituzione, prevista dalla legge,
di consultori dove le donne possano, non solo scegliere l’anticoncezionale, ma soprattutto incontrarsi, confrontarsi e prendere
coscienza di sé. Uno degli slogan
gridato dalle donne durante la
manifestazione di Torino diceva:
« aborto libero per non morire,
contraccezione per non abortire».
Oggi le donne devono difendere l’aborto che è una ennesima
violenza sulla loro pelle, perché
troppo spesso purtroppo è l’unico modo per evitare una gravidanza indesiderata. E difenderanno la legge che lo disciplina,
perché dietro ad essa sta il diritto all’autodeterminazione.
Ma nel frattempo si batteranno per avere luoghi d’incontro,
perché si ricerchino nuovi e meno dannosi contraccettivi, perché
tutte le donne ne vengano a conoscenza. Le donne però scandivano anche: « la lotta non è finita, dobbiamo ancora riprenderci la vita ». Non solo informazione e applicazione della legge sui
consultori, ma una diversa qualità della vita: un lavoro sicuro e
meno alienante, a misura di persona, la abolizione dei ruoli fissi all’interno della famiglia, che
obbligano la donna al doppio lavoro o la relegano ad un ruolo
Val Pellice
Verso
la nuova
giunta
Sabato 25 sera, nella sede della Comunità Montana Valpellice, è stato siglato un accordo tra
la vecchia maggioranza di sinistra (PCI, PSI, indipendenti di
sinistra) — che ha gestito la Comunità Montana in questi ultimi
cinque anni — e l’area laica, comprendente la minoranza del comune di Torre Pellice e la maggioranza del comune di Lusernetta. L’accordo politico è stato
raggiunto in vista della costituzione della nuova giunta della
Comunità che, stando alle nostre
previsioni, dovrebbe essere presieduta dalla prof. Franca Coìsson (già assessore all’agricoltura
della Comunità ed attuale sindaco di Angrogna).
Si prevede la convocazione del
Consiglio a giorni per la realizzazione di questa nuova giunta,
in cui si prevede la partecipazione della maggioranza del comune di Torre e Luserna,relegando
la DC, sola, all’opposizione.
g- P
AUTUNNO IN VAL D’ANGROGNA
Organizzare il passato?
Si entrava a stento, l'altra sera, nella scuoletta valdese del Serre di Angrogna. Più di cinquanta persone, e
quasi tutte giovani, ascoltavano con
interesse il racconto del gruppo etnologico del Bajo Dora che da alcuni aj-ni
ripercorre le tracce della cultura popolare del oanavese. Sere prima 'o
stesso gruppo aveva cantato. Ora si
trattava — nel quadro dell'« A.itutino
in Val d'Angrogna » — di avere un dia
logo sui metodi e sulle finalità Pi u,i
lavoro che a prima vista può anche
sembrare inutile se raffrontato ti gravi problemi che località di mornagna
devono affrontare quotidianamente. Ma
appunto questo è un pregiudizio, un argomento che non sta in piedi poiché
riscoprire le proprie radici non intral
cia raffrontare i problemi del momento.
I canti popolari che abbiamo sentito
sono solo un aspetto, quello che colpisce di più, di una ricerca (come quella del Bajo Dora) che va molto più in
profondo poiché tende a ricostruire,
nei dati essenziali, la mentalità, le abitudini e — perché no? — gli ideali di
generazioni passate. Tutto questo, anche da noi, è ormai ricoperto da polvere plurisecolare. Già in partenza si sa
che molte, troppe cose non si riavranno mai più. Si tratta di una scommessa che, anche qui in Val Pellice, alcuni
ricercatori solitari hanno accettato mettendo insieme cose interessanti. Lo dimostrano alcune pubblicazioni (per es.
« L'Altra Storia », Torino 1978) e alcuni discorsi che circolano. Ma di fronte
TORRE PELLICE
Una proposta per leggere la Bibbia
Il confronto basato sullo studio della
Bibbia è la caratteristica delle varie
iniziative ecumeniche tra cattolici e
valdesi nel pinerolese. Vi sono infatti
tre collettivi biblici ecumenici che
hanno iniziato l’attività: a Pinerolo, a
Perosa, a Famolasco (Bibiana). Vi è
Viniziativa di incontri tra comunità a
Perrero.
Dai giovani cattolici di Torre viene
oggi questa proposta che allarga un po’
l’orizzonte dell’ecumenismo... (N.d.R.).
Vi è in campo protestante un'antica
e solida tradizione in materia di lettura
biblica comunitaria, ed anche in campo cattolico, sull'onda deH'insegnamento del Concilio Vaticano II, è andata e
va sempre più maturando tra clero e
laici la coscienza della centralità di
una lettura biblica continuata approfondita e comunitaria, per e nella vita di
ogni credente e delle stesse comunità.
Di contro in questi anni si assiste ad
uno sfaldamento di pressoché tutte le
ideologie, ad un ripiegamento autocritico ed à una crisi di quasi tutte le
grandi correnti di pensiero affermatesi in questo secolo. Vi è un'esigenza
diffusa di riprendere una ricerca a
volte interrotta attestata su sicurezze
che stanno sfocando, e questo pressoché in tutti i campi: politico, sindacale,
culturale, nei modelli di vita e, naturalmente, in quello religioso. (...).
Molte sono le proposte che possono
essere mosse in questa direzione, diverse per modalità, livello, campo d'azione, e tutte nel loro specifico valide
e costruttive. Il nostro gruppo muove
una di tali proposte possibili: la costituzione di un collettivo bliblico ecumenico, come un tentativo di risposta
alle esigenze appena esposte, nell'ambito della realtà sociale in cui viviamo,
e cioè quella di Torre Pellice,
Perché un collettivo biblico? Perché
è nostra convinzione che un momento
fondamentale di questo ripensamento
e di questa ricerca sia quello pre-politico di formazione di coscienza di ogni
individuo: che questo possa avvenire
più proficuamente in un ambito non
personalistico ma appunto collettivo:
che in questa formazione continua di
coscienza abbia ancora parte fondamentale la matrice cristiana (anche per
i non credenti) e quindi deve avere
centralità un discorso di lettura biblica.
Perché ecumenico? Perché in un momento di riflessione pre-politica (dove
politico è inteso nel senso vasto della
differenziazione delle ideologie e delle
prassi sociali) riteniamo fondamentale
il confronto tra le esperienze più diverse. Quindi ecumenico non solo nel senso di un confronto cattolici-protestanti
sulla Bibbia, ma anche tra credenti e
noncredenti (quelli che hanno ancora il
coraggio di non rifiutare di porsi il problema religioso o di confrontare un lucido ateismo con esperienze di fede:
il messaggio evangelico è radice di ogni
umanesimo nel mondo occidentale), tra
giovani ed anziani, tra istruiti e meno
istruiti, tra lavoratori appartenenti a
diverse classi sociali, eoe. In un ambito di lettura biblica forse ciò è possibile.
La proposta va dunque verso la creazione di uno spazio di riflessione il più
aperto possibile. Per questo essa parte svincolata da un qualsiasi contesto
e possibile interesse confessionale.
Non in concorrenza con le Chiese locali
cattolica e valdese (anzi si spera che
in esse porti indirettamente fermenti
positivi), ma neppure collegate con gli
apparati ufficiali di esse.
Per poter incontrarci e stabilire modalità d'incontro e di lettura biblica, invitiamo tutti coloro che si sentono in
qualche modo interessati alla costituzione jdi un tale collettivo a partecipare
ad una riunione preliminare da tenersi
lunedi 3 novembre alle ore 20.30, presso I locali del Centro d'incontro giovani di Torre Pellice, via Repubblica 3, terzo piano (ingresso sotto i portici del
Municipio).
Gruppo giovani della comunità
cattolica di Torre Pellice
al pericolo reale di vedere tramontare
per sempre la cultura della gente di
montagna è arrivato il momento ohe
questi interventi, sinora condotti da
singole persone, si generalizzino. Siano cioè finalmente condotti sul piano
di Enti locali, gruppi o Chiese. Insomma
in collaborazione, poiché la responsabilità di tale recupero non può essere
avventura pionieristica di pochi ma coinvolge tutto un mondo sociale: nel nostro caso il mondo valdese delle Vaili.
Un amico che ha viaggiato in lunjo
e in largo per la Romania mi raccontava, giorni fa, che laggiù lo stato (socalista) paga alcune persone perché viv.ano ancora in certe antiche dimore, senza modificare gli arredi e ripetendo gli
antichi gesti del passato. Ecco forse
questo è l'estremo che non oossianio
accettare. Immagino che nessuno oi
noi voglia ricostruire, in termini locali, qualcosa che pur lontanamente faccia pensare alle « riserve » degli indiani d'America i quali vivono giorno e
notte sotto l'obiettivo delle macchine
fotografiche dei turisti. Tutt'altro. Ma
ci sono ancora molte cose da chiarire
sul come recuperare la cultura del passato.
Non basta attaccare sul muro di una
scuoletta quartierale due rastrelli e
una falce: ci vuole il coinvolgimento
della gente del quartiere perché diventi
un lavoro in cui ognuno porta quello
che ha. E guardando le diapositive del
Bajo Dora (questi volti scavati dal sole
e dal lavoro dei campi, gli strumenti
agricoli e musicali che non si vedono
più, i racconti e le forme di associazione che la moderna civiltà ha mes.m
in crisi) molti tra sé si sono chiesti:
perché non fare altrettanto? Troviamo
un nostro metodo nell'attrezzare, almeno per cominciare, un primo luogo di
documentazione culturale locale. Parliamone.
G. Platone
AUTUNNO IN VAL D’ANGROGNA
• Venerdì 31 alle ore 20.30 presso le
scuole di Chiot d' l’aiga incontro
dibattito sul tema: la coltivazione dei
piccoli frutti e delle piante officinali.
Introduce Mario Salvetti dell'Associazione Frutticoitori del Piemonte.
# Sabato 1° novembre, ore 20.30, al
Serre (Tempio Valdese) concerto
pubblico tenuto dalla Badia Corale Val
Chisone.
7
31 ottobre 1980
CRONACA DELLE VALLI
GUARDIE ECOLOGICHE
Alt ai fracassoni in montagna
Proseguiamo nell’esame
della Legge .Regionale n. 68.
Norme per la conservazione del patrimonio naturale e dell’assetto ambientale.
— Nelle precedenti interviste ci siamo occupati
della raccolta di funghi e
del problema dei rifiuti,
passiamo ora ad esaminare
qualche altro aspetto relativo alla protezione delTambiente.
— Certamente. Abbiamo
una notizia pervenuta proprio da poco. Un noto
escursionista che frequenta la nostra zona scendendo una domenica dal Lago
Verde (Frali) si è imbattuto a pian Littorio in una
quindicina di auto fuori
strada, vedendft lo scempio che stavano compiendo, ha preso i numeri di
targa ed in un esposto inviato all’Assessorato alla
protezione dell’Ambiente
della Regione, alla Comunità Montana ed al Comune di Frali si è detto disposto a costituirsi parte
civile dinanzi al Pretore.
Ecco, il problema delle auto e dei motocicli che vanno al di fuori delle strade
e utilizzano sentieri, o tracce, nei boschi e nei campi è tuttora gravemente
aperto ed è quindi urgente
divenire ad una regolamentazione.
— Vorrei capire meglio...
anzitutto cosa dice la legge?
— La legge (art. 9) dice:
« E’ vietato compiere con
mezzi motorizzati percorsi
fuori strada, tranne che
nelle località a ciò destinate dai comuni o dalle Comunità Montane territorialmente competenti ».
I sentieri di montagna e
le mulattiere, nonché le
strade forestali, sono con
siderati dalla legge, percorsi fuori strada, così pure le strade interpoderali
di collina e pianura.
Qui si apre il problema
a cui prima accennavamo
e cioè, non vi è stata ancora la possibilità di definire da parte di molti comuni della vallata quali
sono questi percorsi agibili. E’ una decisione che
deve essere presa vedendo
la globalità della vallata,
poiché determinati percorsi interessano più comuni.
C’è il timore da parte di
molti che se i percorsi autorizzati sono ristretti
troppo questi divengano
poi dei circuiti veri e propri in cui si concentrano
tutti i centauri valligiani e
quelli provenienti da fuori.
C’è da augurarsi che sia
possibile trovare una soluzione di compromesso.
Vorrei ancora sull’argomento segnalare un fatto
grave: durante l’estate in
alta Val Chisone, un cavallo, spaventato dal rumore di una moto da cross,
si è imbizzarrito ed è precipitato nella scarpata sottostante uccidendosi.
— Vi sono delle limitazioni anche per la popolazione residente?
— Se ci riferiamo ad attività sportive fatte con
mezzi adatti al fuori strada. La legge dice che sono
esclusi dall’osservanza del
divieto i mezzi impiegati
nei lavori agricoli, nelle
opere idraulico-forestali,
nelle utilizzazioni boschive
o nelle operazioni di pronto soccorso o di vigilanza
forestale di antincendio.
— A proposito di incen
di, il periodo invernale soprattutto se asciutto porta
con sé questi problemi.
Possiamo esaminare questo aspetto? Quali sono le
norme previste neila legge?
— La legge (art. 6) dice
che dal 1° novembre al 30
aprile ed in altri periodi
di pericolosità stabiliti dal
Fresidente della Giunta
Regionale sono vietate, in
tutti i terreni buscati e cespugliati ed entro la distanza di lOO metri da essi, le operazioni che pos-sono comunque creare pericolo o possibilità di incendi.
A tale divieto non sono
tenuti coloro che per motivi di lavoro operano nei
boschi, ma gli interessati
devono usare le necessarie
cautele, usando spazi vuoti preventivamente ripuliti.
formando ripari per impedire dispersioni di braci e
scintille e curando la completa estinzione del fuoco
prima di abbandonare il
sito.
A queste norme si devono attenere anche i campeggiatori ed i turisti.
La legge ha ancora un
articolo dedicato agli abbruciamenti (art. 7). In esso si dice che l’abbruciamento delle ristoppie o al
tri residui vegetali è consentito solo quando la distanza dai boschi supera i
lOO metri con le stesse precauzioni citate all’art. 6 e
con obbligo di presenziare
sino alla completa estinzione del fuoco con personale sufficiente e dotato di
mezzi idonei a spegnere
eventuali principi d’incendio.
a cura di
Adriano Longo
Comunità Montana Chisone e Germanasca
Contrasti fra le forze politiche
E’ indetta per
domenica 9 novembre
1980, alle ore 14,30 in
prima e alle ore 15 in
seconda convocazione
L’ASSEMBLEA
ORDINARIA DELLE
CORALI VALDESI
presso il Tempio di Finerolo.
Ogni Corale Valdese
è pregata di inviare almeno un suo rappresentante.
Il Comitato Esecutivo
Le elezioni della giunta
svoltesi alla Comunità
Montana Valli Chisone e
Germanasca hanno lasciato dietro una certa eco. In
VILLAR PELLICE
Cooperativa
agricoltori
I soci della « Stalla allevamento vitelle » della
Cooperativa agricoltori villaresi ringraziano sentitamente un gruppo di volontari del Gruppo A.N.A. di
volar Pellice, che sempre
sono pronti ad intervenire
ed a porgere il loro prezioso aiuto. Questa volta, con
i soci della Stalla, sono
stati compiuti lavori di cespugliamento, spietramento e di spargimento di letame nei pascoli dell’alpeggio di Rami, sfruttati per
l’allevamento delle vitelle.
In una giornata di lavoro
è stato possibile mettere in
sesto una buona parte dei
pascoli e garantire così
una qualità foraggera migliore e più abbondante.
Gli allevatori ringraziano
anche la Comunità Montana Val Pellice che ha fornito due motocespugliatori
necessari per compiere i
lavori di ripulitura.
Notizie utili
Autotassazione
Tra il 1" e il 30 novembre i contribuenti italiani sono
chiamati ad autotassarsi.
Vediamo chi deve farlo.
Per riRPEF (imposta sul reddito delle persone fisiche), sono tenuti al versamento dell’acconto coloro che
per l’anno 1979 hanno pagato o erano tenuti a pagare
una somma superiore a lire 100.000.
In pratica occorre riprendere la copia del modello
74C/80 relativo ai redditi del ’79 e verificare se al rigo 59,
del quadro N vi è scritta una cifra superiore a lire
100.000. In questo caso occorre autotassarsi e versare
tramite banca, una somma pari al 75% della cifra scritta.
Per l’ILOR (imposta locale sui redditi), sono tenute
a versare l’acconto le persone fisiche che nel modello
740/80 al rigo 87 del quadro O hanno scritto una cifra
superiore a lire 40.000.
Anche in questo caso si dovrà versare tramite la banca, una somma pari al 75“/» della cifra segnata.
Studio “il fotografo”
di Renato RIBET
FOTOGRAFIA PROFESSIONALE — TELEFONARE PER PREVENTIVI AL NUMERO
0121/514460 —ASSORTIMENTO DI ARTICOLI PER OGNI TIPO DI FOTOGRAFIA
Studio e negozio in
Via Nazionale, 55A - VILLAR PEROSA
fatti grossi settori della
popolazione rimangono
completamente privi di
rappresentanza che in qualche modo corrisponda al
risultato elettorale. D’altra parte molti si chiedono come una giunta che
va dai socialisti all’area più
a destra dei liberali possa
avere una coesione tale da
poter lavorare. Il fatto che
ufficialmente siano degli
indipendenti non cambia il
nocciolo della questione.
Non tutti gli indipendenti
si possono riconoscere in
posizioni così distinte fra
loro.
In più il non avere affrontato assolutamente il
problema del programma
e della continuità con i temi precedentemente impostati dalla passata amministrazione (agricoltura,
piano regolatore, servizi
socio-sanitari, ecc.) pone
ulteriori problemi alla sopravvivenza stessa di questa giunta.
E’ di questi giorni l’uscita di un volantino in cui
il gruppo consiliare della
Comunità Montana formato da FCI - DF ed indipendenti di sinistra spiega alla
popolazione il perché si situano all’opposizione.
Si prevedono entro breve altre prese di posizione.
A. L.
VISITA AL CIMITERO DI PRALI
Cimetière
de montagne
Dieu n’est pas le Dieu des morts, mais des vivants
(Matthieu 22/32)
Vieux petit cimetière à côté du village,
sur un étroit glacis tu semble reposer,
pour moi tu m'apparaît comme un témoin des âges
enfouis entre tes murs avec tous leurs secréts.
Près de loi, le torrent suit son cours vers la plaine
et son faible murmure n’a pas de répit,
il semble rappeler, soit les joies que les peines
de ceux que ton enclos jusqu’ici a recueilli.
Tu reçois dans ton sein les dépouilles mortelles,
douloureux épilogue pour l’humanité,
sans relâche, les tombes qui se renouvellent
témoignent sans espoir notre caducité.
Terre des altitudes, terre tourmentée,
tes entrailles, sans fin vont dissoudre les corps,
que restera-t-il d’eux au passer des années,
la terre seulement témoignera des morts.
Ainsi vieux cimetière à l’abri des montagnes,
la mort cruelle hélas ne t’oublie jamais,
elle suit implacable le temps qui s’éloigne
la profondeur immense de l’éternité.
Symbole de tous ceux qui ont laissé cette terre,
comme ainsi de tous ceux qu’un jour devront mourir,
tu nous rappelles ainsi que le corps est poussière
et que comme la fleur il doit aussi flétrir.
Mais pourtant malgré toi, demeure de l’angoisse,
la nature poursuit son rythme séculier,
car ta morne présence n’est pas une impasse
au destin de la vie, que rien peut arrêter.
Et c’est notre Seigneur qui donne la lumière
qui nous arrachera aux ténèbres du néant,
car notre Tout-Puissant créateur de la terre
n’est pas le Dieu des morts, mais le Dieu des vivants.
B. Grill
Doni ricevuti nel mese di giugno
PER RIFUGIO CARLO ALBERTO
L. 5.000: R. B. V. J., in mem.
della cara Madrina.
PER ASILO DI SAN GERMANO
L. 61.000; I coscritti del 1930.
L. 21.500: Scuola Media San
Giorgio, Torino.
L. 15.000: I nonni e padrino
Beux in occ. della confermazione
di Beux Loretta.
L. 10.000: Ribet Germaine, Pa- ,
rigi, in memoria della cugina
Giaiero-Sappè Evelina.
L. 5.000: R.B. v. J. in memoria
della cara Madrina; Comba-Rochon Luisa, in memoria.
PER OSPEDALE DI POMARETTO
L. 50.000: I figli, in memoria di
Giaiero Evelina; Beux Emilio,
borgata Gaido.
L. 10.000: I cugini Simone e Maurice Hamonneau, in memoria di
Giaiero Evelina.
Doni ricevuti nel mese di luglio
PER RIFUGIO CARLO ALBERTO
L. 100.000; Manfred Baugatner,
in mem. di Tabita Meir nata
Bongardo.
L. 50.000: Besson Malvina;
Borno Emanuele ed Irene.
L. 40.000: Yvonne Godino-Costantino, ricordando il marito,
Torino; I vicini di casa Sartirana
Leopoldo.
L. 30.000; N. N.
L. 20.000: Rampa Irma, Torre
Pellice; Tamietti Renato e Maria,
id.; Malan Emery in mem. di
Bertalot Margherita e di Coreani
Mario, id.
L. 10.000: Geymet Panerò.
PER ASILO DI S. GERMANO
L. 500.000; La Famiglia e gli
Amici di Castel Goffredo, in
mem. di Eline Quattrini.
L. 135.000: Alcuni Dipendenti
della RIV-SKF, in memoria di
Bianciotto Bruna.
L. 100.000; Unione Femminile
Valdese di Perrero-Maniglia.
L. 50.000: Gli Amici di Pomeano, in memoria di Beux Alberto.
L. 40.000: Yvonne Godino-Costantino, ricordando il marito.
L. 15.000: Stocchetti Vittoria,
Genova.
PER LA 1.0.V.
L. 10.000: Azzoni Guido. Aosta.
PER OSPEDALE DI POMARETTO
L. 50.000: Unione Femminile
Doni CIOV
Valdese di Perrero-Maniglia; Crase Maria, Pinerolo; Gli Amici di
Pomeano, Pramolio, in memoria
di Beux Alberto; Bericcu; RavioI
Giulio, Champs di Fenestrelle.
L. 40.000: Pascal Luigia, Pomaretto.
L. 30.000: Soldera Vittoria, Porosa Argentina.
L. 25.000; In mem. di Teresa
Miracapillo ved. GardioI: le
Amiche.
L. 20.000: Guglielmino M. Luisa, Clavieres; Peyronel Enrico,
Perosa Argentina.
L. 10.000; Peyret Ugo, Perosa
Argentina.
L. 5.000: Ribet Livia, Prarostiao; Rossi Leandro, Perosa Argentina.
Doni ricevuti nel mese di agosto
PER RIFUGIO CARLO ALBERTO
L. 275.000: 1 Dipendenti della
FIELCA in memoria del sig. Walter Baechstaedt.
L. 100.000: Istituto Bancario
S. Paolo (Agenzia di Pinerolo);
Unione Femminile Valdese di
Villasecca; In memoria di Pellegrin Lidia Silvia; i figli Rosetta, Alfieri ed Elena Roman.
L. 50.000: Besson Malvina, in
memoria di Romano Giuseppina;
E. P., in memoria del sig. Walter
Baechstaedt; I parenti, in memoria di Pellegrin Silvia ved. Costantino.
L. 20.000; Merkii Menni; Fornerone Dott. Alberto, in memoria
del sig. Walter Baechstaedt.
L. 15.000: GardioI Emanuele e
Mary, Prarostino.
L. 10.000: I parenti in memoria
di Ribet Giovanni.
PER ASILO DI SAN GERMANO
L. 100.000: Lisely Elena e Lauretta, in memoria del loro caro
Ferruccio Avondet; Famiglia Creunto, in memoria della Mamma.
L. 30.000; In memoria di Meller Maria: i compagni di lavoro
del figlio Carlo.
L. 25.000; Gottardi Sauro.
L. 20.000: In memoria di Bounous Ferdinando.
L. 15.000: Pons Alma ed Alba,
S. Secondo di Pinerolo, in mem.
di Pons Remigio.
L. 10.000: Varese Jolanda; Ribet Marcella e famiglia, in memoria delia zia Eugenia Paschetto, S. Secondo di Pinerolo; GardioI Irma, in memoria dei suoi
cari, S. Secondo di Pinerolo.
PER OSPEDALE DI POMARETTO
L. 100.000: Travers Vittorio,
inverso Pinasca, in memoria
delia moglie Beux Elsa.
L. 55.000: Famiglia Cruda, Pinerolo; Amiche e conoscenti in
memoria di Ottavia Commandù-iOruda.
L. 50.000; in memoria di Michele Poma: i nipoti Alfredo ed
Anna Maria, fraz. Indiritti di
Prali; Polliotto Pierino, Villar
Perosa; Feraud Pier Giorgio,
Pinerolo.
L. 30.000; Costantino Pietro,
Pomaretto; Chiesa Emilia in
Marangani, Pinerolo; Lillina
Bert, L.A.N, Rostan, ricordando la cugina Pia.
L. 25.000: Rostan Clara, Pomaretto; Alice Pastre, Pomaretto.
L. 20.000: Travers Elena, Inverso Pinasca.
In memoria del sig. Griglio
Francesco (Osp. di Pomaretto):
L. 75.000: La famiglia;
L. 65.000: 1 vicini di casa della figlia Irma;
L. 51.000: I Colleghi della figlia Ines Griglio;
L. 30.000: I nipoti Surrel Riccota Gonnet;
L. 20.000: Il fratello Giovanni;
L. 10.000; Il fratello Guido;
Paschetto Sileno;
L. 5.000: Griglio Ettore; Griglio Marco; Griglio Attilio; Paschetto Enrico ed Elisa; Griglio
Avondetto Enrichetta; Griglio
Fanny; Grazzini Maggiorino e
Dina.
Errata - Doni Asilo
di San Giovanni
in relazione all'elenco pubblicato sul n. 42 precisiamo che
si tratta di doni pervenuti al fondo di solidarietà nel terzo trimestre del 1980 e che il dono della
Società del Cucito di San Giovanni è di L. 5O0.C'DO (anziché
50.000 come erroneamente scritto) .
La redazione dell'Eco-Luce si
scusa degli involontari errori.
API - ONORANZE
E TRASPORTI FUNEBRI
— - Disbrigo di tutte le pratiche inerenti ai
decessi
— Prelievo salme da tutti gli ospedali
- Trasporti in Italia e all’estero
— COFANI COMUNI E DI LUSSO
— Unica ditta autorizzata con diritto di
privativa ai trasporti nei Comuni di Torre Pellice e Luserna S. Giovanni.
— Servizio ininterrotto
TORRE PELLICE - Via Matteotti, 8, - Tel. 932052
LUSERNA S. GIOVANNI - Viale De Amicis, 6 - Tel. 90771
BIBIANA - Via Pinerolo, 6 - Tel. 932052
PEROSA ARGENTINA - Piazza MI Alpini, 3 . Tel. 81688
MONTANARO - Piazza L. Massa, 17 - CALUSO . Via Micheletti, 3
NOTTURNO E FESTIVO TELEF. 932051
8
8
UHUNACA DELLE VALLI
OPINIONI
M ottobre 1980
Meno pastori alle Valli?
Nell'articolo di Vera Velluto, pubblicato sul n. 35
de « L'Eco-Luce », veniva
espressa la necessità di potenziare il corpo pastorale
alle Valli, anche se a scapito delle comunità meridionali.
I motivi addotti sono in
sintesi i seguenti; a) i vaidesi delle Valli diminuiscono o favoriscono addirittura giunte D.C. (= chiesa
cattolica); b) le Valli sono
il nostro punto di riferimento, per quello che significano per noi, per cui
bisogna salvaguardarle particolarmente; c) i pastori
— come missionari e non
parroci — dovrebbero e potrebbero alle Valli arginare l'avanzata cattolica, se
più numerosi; d) le chiese
del meridione, seppur piccole, riescono ancora a fare quadrato contro la chiesa cattolica e la D.C.
Io contesto questi punti
con altrettante motivazioni; a) forse i valdesi delle
Valli si sentono talmente
sicuri della loro « religione » e della loro storia, che
non tendono più ad esprimere la loro fede con un
atteggiamento umile di
continua ricerca; loro sono i valdesi delle Valli e
ciò gli basta!
Certo, non è un giudizio generalizzato (so di
molti aperti e impegnati
al massimo) ma penso che
sia un'ipotesi che deve far
riflettere.
E’ naturale che in una
situazione di stallo e di autosoddisfazione si affacci
in maniera marcata una
certa mentalità cattolica
(anche in chi si crede ancora valdese) e si voti D.C.
Questo pericolo è presente anche nel meridione, ma
forse alle Valli si avverte
maggiormente. Ancora una
volta, compito della chiesa
è quello di svolgere una
seria ed accurata autocritica alla luce della Bibbia,
perché ciò che sa di antievangelico venga rivisto od
eliminato, con un dialogo
fra le varie realtà e un
continuo atteggiamento di
vera ricerca e di vera disponibilità.
Cristo è il
nostro riferimento
b) Purtroppo, la sorella
Velluto non è la sola a fare un simile discorso sulle
Valli.
Certo, le Valli hanno una
importanza storica molto
consistente e possono farci
da monito nei nostri ricordi del passato, ma non hanno importanza indispensabile.
Il nostro punto di riferi
mento è solo Cristo e non
ce ne devono essere altri,
neanche se subordinati a
lui.
Io sono valdese (siciliano) perché accetto come
buona la ricerca teologica
che si compie nella nostra
chiesa e per un'affinità di
vedute e di metodi, ma
non sono valdese perché ci
sono le Valli. Rimarrei valdese anche se le Valli scomparissero!
D'altra parte, ho sempre
paura di sottolineare troppo la denominazione di cui
faccio parte, perché può
voler dire; ripetere l'errore dei Corinzi (« Io sono di
Paolo, io di Pietro... ») e
non essere aperto alle stimolazioni positive che provengono da altre denominazioni.
Valli e resto
dell’Italia:
pari diritti
volte sostenuto, ma per altre realtà geografiche), nel
senso che avrebbero il
compito di preparare i laici, organizzare, evangelizzare insieme agli altri.
Si mandino invece i pastori nelle piccole comunità dove i doni da sfruttare e trovare sono per
motivi logici minori e dove invece si hanno delle
possibilità di evangelizzazione.
Sto cioè proponendo un
cambiamento di rotta.
Non più; pastori dove
VI sono più membri e comunità che possono scegliere il pastore che vogliono, solo perché più
'forti' delle altre; ma; pastori dove vi sono dei piccoli nuclei. Piccoli nuclei,
sì, ma con una potenzialità
di avanzamento reale e di
penetrazione nel tessuto
sociale del luogo.
Nino Gullotta
FIERA DEL LIBRO DI FRANCOFORTE
Nuovo interesse
per i valdesi
Lo stand della Casa editrice luterana di Erlangen presenta come novità dell’anno la versione
tedesca del noto libro di
Giorgio Tourn, I Valdesi,
curata dal pastore Bundschuh. La tonalità dominante è il bel verde prato
della copertina con foto a
colori del tempio di Pra
del Torno (Geschichte der
Waldenser, D.M. 20). Speriamo che molto presto
questo libro sia in vendita
nelle Librerie Claudiana.
Contemporaneamente la
Casa editrice della Germania Orientale Union
Verlag di Berlino-est (rappresentata in Occidente
dalla Vandenhoeck e Ruprecht di Gottinga) pubblica la versione tedesca
del libro di Amedeo Mol
VILLASECCA
Chez Jean Daniel
« Chez Jean Daniel » ossia
un modo di amare la
terra dei padri.
Se un passante casuale
si fosse fermato per cercare di capire perché c’era
tanta gente radunata in un
angolo del centro dei Chiotti ed avesse capito che
quella era una cerimonia
quasi familiare per festeggiare il completamento delle operazioni di riattamento e m.odernizzazione di un
piccolo alloggio, questo
passante avrebbe senz’altro notato l’evidente sproporzione tra l’atmosfera
di allegria e la modestia
di questo vecchio, piccolo
stabile di pochi metri quadrati di superfìcie e strutturato in due vani sovrapposti.
Eravamo presenti circa
50 persone, fra italiani,
francesi e svizzeri e formavamo tanti gruppetti di
conversazione, interrotta
da forte vociare e risate
mescolate con rinfreschi
di vario genere. Qualche
coro, duetto, inno ecclesiastico. Tutto era sovrastato
da musica folcloristica e
classica, riprodotta da un
registratore. Tre brevissimi discorsi, che non avevano però alcun carattere
di ufficialità, quello del vice Sindaco, del Pastore e di
un membro della famiglia
proprietaria, preceduti dalla musica degli inni nazionali italiano, francese e
svizzero, contrassegnati
dalle rispettive bandiere,
hanno segnato il momen. to ufficiale dell’inaugurazione.
Perché — viene da chiedersi — Aldo Bounous, discendente di un certo Jean
Daniei, e sua moglie Eveline Baier, di origine svizzera, hanno voluto investire un discreto capitate finanziario per rimettere a
nuovo la « grangio » di
barbo Jean Daniel?
Riassumendo il pensiero
delle famiglie BounousBaier possiamo cosi rispondere ; L’amore costa.
L’amore a buon mercato
non è autentico amore.
« Chez Jean Daniel » è un
segno evidente di questo
amore. E’ un segno di ricostruzione e di rinnovamento. E’ un segno di perseveranza caparbia della
presenza valdese in questa
Val Germanasca. E’ un segno di risposta alia eiezione di Dio che ci ha posti
qui per essere il popolotestimone di Gesù Cristo e
del suo Evangelo di grazia
e di liberazione.
A. R.
c) Le Valli e le altre comunità sono dunque alla
pari, per quanto riguarda
doveri e diritti.
Se le Valli hanno bisogno di essere evangelizzate, anche gli altri territori
italiani hanno lo stesso bisogno e Io stesso diritto.
Sono sempre di più convinto che il ruolo dei pastori
non sia valutato correttamente. Sono, infatti, d’accordo con la sorella Vellu-,
to, quando dice che il pastore deve essere missionario e non parroco. Mella
realtà, purtroppo, le comunità vedono nel pastore un
« prete » o quasi. Tale concezione ancora una volta
cattolica tradisce la nostra
predicazione sul sacerdozio universale e vede il pastore come colui che può
tutto meglio di tutti.
Il fatto dunque di dire:
« Più pastori alle Valli per
arginare l’avanzata cattolica», mi sembra la parafrasi della famosa frase:
« Arrivano i nostri! ».
Ma, insomma, mica sono
i pastori gli unici detentori
della fede o coloro che devono salvare la chiesa. La
chiesa è di Cristo, non dei
pastori!
Anzi, essendo — quelle
delle Valli — delle grosse
comunità, avranno senz’ai- '
tro un maggior numero di
sorelle e di fratelli impegnati.
I pastori ivi residenti,
con l'aiuto delle stesse comunità, devono cercare di
potenziare, di preparare
rneglio e di valorizzare i doni spesso poco sfruttati
che vi esistono.
E allora, non saranno
più i pastori a « salvare la
situazione », ma tutta la
chiesa nel suo complesso.
d) Con un’autentica valorizzazione dei doni esistenti, i pastori alle Valli
potrebbero addirittura diminuire.
I pastori rimasti potrebbero sperimentare un « pa
PRAMOLLO
Ristrutturate le ex
scuole elementari
Sono terminati i lavori di ristrutturazione del tetto e di tre
alloggi situati nell’edificio delle
ex scuole elementari.
Nell'inverno del 1977 infatti, il
concistoro constatato il cattivo
stato di manutenzione dell’edificio, appoggiato dall'assemblea
di chiesa, decideva di procedere
alla sistemazione tetto.
Terminato quest'ultimo nel '78
si era poi deciso di ristrutturare
gli alloggi sottostanti. Fu affidato
l’incarico del progetto e della
direzione dei lavori -al geom.
Franco Bouchard, che ha prestato la sua opera gratuitamente.
Oggi, a lavori ultimati, il
Concistoro ringrazia quanti con
doni, impegni lavorativi hanno
permesso la realizzazione dei lavori .
nàr sul Valdismo medievale (in pratica una versione leggermente ridotta
del T volume della nostra
grande Storia dei Valdesi;
dalle origini al Sinodo di
Chanforan); A. Molnàr,
Die Waldenser. Geschichte
und europäisches Ausmass
einer Ketzerhewegung, pp
440, 22 D.M.
Infine la stessa casa Vandenhoeck e Ruprecht presenta il primo volume di
una ponderosa opera del
pastore Theo Kiefner sui
Valdesi della vai Chisone
emigrati in Germania. La
prima parte dell’opera analizza la Riforma e la Controriforma nella Val Chisone dal 1532 al 1730, con l’apporto di nuovi documenti
(Theo Kiefner, Die Waldenser auf ihrem Weg aus dem
Val Cluson durch die
Schweiz nach Deutschland,
1532-1755, I, pp. 535, 30 illustrazioni, 68 D.M.).
Una mera coincidenza?
Può darsi, ma indubbiamente significativa perché
indizio di un crescente interesse della cultura europea per la storia delle minoranze, degli « eretici » di
ogni genere, di chi si è comunque opposto alla corrente maggioritaria dell’epoca.
Forse era dai tempi in
cui Paul Appia (1782-1849)
era pastore della chiesa
francese a Francoforte che
non si parlava tanto di
Valdesi in quella città, e
la cosa non può non farci
piacere. c. P.
L’angolo di Magna Linota
^,— A*_ T •
Comunicato LA PIROIL Nuovo garage
di Priotti Adriano
informa la spettabile
Clientela che la Ditta Autorizzata di ® Riparazione di vetture nazionali
CLARO GIAMPIERO ed estere
esegue pulitura e ma- • Revisioni e collaudi
nutenzione di bruciato- ri impianti riscalda- • Riparazione trattori e mezzi
mento. agricoli
Informazioni CLARO • Garanzia sul lavoro svolto
Via Codino Delio, 24 S. Secondo di Pinerolo Via Nazionale, 87 - Villar Perosa
Tel. 500084 Tel. 0121/514388
Cara Magna Linota,
ho il piacere di dirti che
sono stata a Pomaretto dai
4 al 26 agosto se., e con
l’occasione ho fatto delle
belle gite, ho frequentato i
Culti e i luoghi d'incontro,
con la gioia di rivedere persone amiche, fedeli fratelli e sorelle in fede. Ho
constatato con tristezza
che i Culti e gli incontri
erano frequentati da persone non più giovani e an» che anziane; giovani po- "
chissimi. Ho pensato che
in tempo di ferie chi lavora tutto l'anno giustamente si va a godere le vacanze in luoghi diversi dalla
propria residenza. Ho fatto una gita a Rodoretto e
il bravo Maestro Tron mi
ha fatto visitare il Museo
da lui allestito e curato, e
la Chiesa che ha avuto il
soffitto ristrutturato a causa dell’avvenuto crollo.
Qui sta il punto della mia
riflessione. In quel piccolo
« paese » se così si può definire, esiste una molto capiente Chiesa vuota, servirà per eccezionali incontri
e ricorrenze. I Rodorini residenti sono ormai pochi
e in inverno pochissimi,
così mi è stato detto. La
vita grama di quei luoghi
di montagna ha fatto scendere i giovani in città per
un lavoro più remunerativo e lassù rimangono i ricordi degli avi. Di altre
Chiese delle Valli si può dire la stessa co.sa.
Sono scesa in città dove
ora abito e come in altre
città che conosco vado in
Chiesa, ma purtroppo trovo i soliti più o meno anziani che ogni qualvolta
vengono chiamati all’eterno riposo lasciano un posto vuoto che nessun giovane va ad occupare. E allora dico io: i giovani scesi in città per il lavoro,
per formarsi una famiglia
con migliori capacità di
sostentamento, che hanno
lasciato le Chiese delle
Valli vuote, come mai non
riernpiono le Chiese delle
città? Dove sono andati a
finire? Forse il benessere
materiale attuale, effimero, ha fatto perdere la fede? Li ha allontanati dalla
gioia della comunione fraterna, dalle attività della
chiesa che ci impegna a
mettere in pratica nella
società gli insegnamenti
del nostro Signore e Salvatore? Gli insegnamenti
dei « padri » non hanno
fatto breccia nel loro cuore? Da tempo si parla di
Evangelizzazione, ma allora quei figli scesi in città
non sono stati evangelizzati? Oppure non hanno aperto il cuore alTevangelo di
Gesù? Lo stesso posso dire
dei figli nati, cresciuti e
sempre residenti nelle città. Si parla molto di colpe, di responsabilità, ecc.,
ma allora possiamo esaminare insieme quale è la
causa? Si potrebbe forse
fare come una inchiesta,
un referendum? Le stes.se
persone che hanno abbandonato la presenza, la vita
attiva nella Chiesa potranno spiegarci il motivo!
Cara Magna Linota, cosa
ne pensi?
Grazie e accetta il mio
fraterno saluto.
Eunice Biglione
Cara Eunice,
pubblico molto volentieri la tua lettera, sperando
che aiuti qualcuno a ripensarci sopra e a tornare in
chiesa. Quand’ero giovane,
10 credevo di andarvi solo
per me, e spesso preferivo
fare una gita in montagna,
o aiutare i miei a voltare
11 fieno « perché tanto Dio
si può pregare dappertutto ». Poi, piano piano, alcuni fratelli mi hanno aiutata a capire due o tre cose importanti: 1. Dio si
può pregare davvero dappertutto, ma se si è troppo
impegnati a fare altro, lo
dimentichiamo facilmente:
2. Oltre a Dio ci sono i fratelli. Abbiamo bisogno di
loro e loro hanno bisogno
di noi per « edificarci insieme ». E’ una parola che
mi piace sempre più: non
solo la comunità è una co.sa che costruiamo insieme;
ognuno di noi aiuta l’altro
a costruire se stesso.
Ma forse i giovani verrebbero più facilmente in
chiesa con noi la domenica, se noi trovassimo più
spesso il tempo per esser
loro vicini e aiutarli durante la settimana.
Con affetto
Magna Linota
L’angolo di Magna Linota è aperto a chi voglia
sottoporle problemi, esprimere pareri, avanzare richieste. Indirizzare a; Magna Linota. Eco delle Valli Valdesi, Casella Postale,
Torre Pellice.
SAI
AGENZIA GENERALE
DI PINEROLO
CORSO TORINO, 89 - TEL. 71957/8
Agente : MAURO MARIO
SUB AGENTI :
CHIARBONELLO GIOVANNI
VIA 1“ MAGGIO, 134 - TEL. 90322
PASCHETTO MARCO
VIA RUATA, 102 - TEL. 500.333 S,
- LUSERNA S. GIOVANNI
SECONDO - PRAROSTINO
HOT - DOG
Jeans-Shop
Via Arnaud, 4
TORRE PELLICE
9
31 ottobre 1980
CRONACA DELLE VALLI
PROFILI
A colloquio col
pastore di Bobbio
Come si sa, alle Valli, a Bobbio Penice, abbiamo un nuovo
pastore non italiano, ma francese: Thierry Benotmane. La comunità locale lo ha ricevuto con
fraterna accoglienza, dando a lui
e alla sua famiglia (è sposato e
ha tre bambini) il benvenuto in
occasione del culto di insediamento, domenica 21 settembre
scorso. Già da un paio di mesi
erano arrivati a Bobbio la moglie e i figli che, nel frattempo,
si sono subito ambientati. In effetti la famiglia Benotmane, venendo da un paese della cintura
di Neuchâtel, dove il giovane pastore ha esercitato, fino ad ora,
il suo ministero, avrebbe potuto
trovare, qui a Bobbio, delle difficoltà di inserimento : la vita in
una città di 40.000 abitanti è molto diversa da quella di un paesino cento volte più piccolo, ai
piedi delle montagne e per di
più straniero. Ma non è stato
cost: dialogare con gente cordiale, che vive semplicemente, che
parla ancora bene il francese è
stato facile fin daH’inizio, ci dice
il signor Thierry. D’altra parte
abitare in campagna, avere un
contatto diretto con la gente (e
ciò è possibile dove si riesce a
conoscere tutti e a parlare con
tutti) era un po’ il sogno della
famiglia del pastore. Evidentemente, però, non è stata questa
la motivazione essenziale che ha
sninto il signor Thierry a venire
alle Valli valdesi: dietro la sua
scelta c’è tutta una riflessione
sia sulla teologia riformata, sia
su quello che rappresentò e che
rappresenta la Chiesa valdese.
Di tradizione cattolica, egli ha
studiato per dieci anni in un collegio (non un seminario) religioso cattolico. Successivamente ha
CUMUNITA' MONTANA
VAL PELLICE
SERVIZIO
GUARDIA MEDICA
notturna - prefestiva - festiva
dal sabato ore 14 al lunedì ore 8
dalle ore 14 della vigilia del giorno festivo infrasettimanale alle
8 del giorno successivo presso
rOSPEDALE MAURIZIANO - Luserna San Giovanni - Tel. 90884.
Nella notte dei giorni feriali, dalle ore 20 alle ore 8 (escluso sabato, domenica e vigilia dei festivi) presso rOSPEDALE VALDESE - Torre Pellice - Tel, 932433.
FARMACIE DI TURNO
festivo e notturno
SABATO e DOMENICA 1-2 Nov.
Torre Pellice; FARMACIA INTERNAZIONALE - Via Arnaud, 5
- Tel. 91374
SABATO 1 NOVEMBRE
Luserna S. Giovanni: FARMACIA
PRETI - Via Inversegni - Luserna Alta - Tel. 90.223.
DOMENICA 2 NOVEMBRE
Luserna S. Giovanni: FARMACIA
CALETTO - Via Roma 7 - Tel.
909031.
CHIUSURE INFRASETTIMANALI
A Torre Pellice: martedì chiusa
la farmacia Muston, giovedì chiusa la farmacia Internazionale.
A Luserna San Giovanni: mercoledì chiusa la farmacia Preti,
giovedì chiusa la farmacia Gaietto.
AUTOAMBULANZA
DOMENICA 2 NOVEMBRE
AVONDETTO - Tel. 91418
0 tei. 91288 - Vergnano « Noe
cioleto »
VIGILI DEL FUOCO
Torre Pellice: Tel. 91365 - 91300
Luserna S.G.: Tel. 90884 - 90205
COMUNITÀ' MONTANA
VAL CHISONE-GERMANASCA
GUARDIA MEDICA
dal sabato ore 14 al lunedì ore 8,
dalle ore 14 della vigilia dei
giorni testivi alle ore 8 dei giorni
successivi ai festivi
le notti dalle ore 20 alle 8.
Il recapito del servizio è presso
la CROCE VERDE di Perosa Argentina - Tel. 81.000.
FARMACIE DI TURNO
festivo e notturno
SABATO 1 NOVEMBRE
Perosa Argentina
FARMACIA BAGLIANI
DOMENICA 2 NOVEMBRE
Villar Perosa
FARMACIA DE PAOLI
AUTOAMBULANZA
Croce Verde Pinerolo - Tel. 22664
Croce Verde Porte - Tel. 74197
Croce Verde Perosa - Tel. 81000
seguito corsi di economia alla
università, per poi lasciarli quasi subito. A venticinque anni si
è sentito interessato, anzi, qualcosa di più, portato verso un altro tipo di studi, quelli teologicofilosoflci. E’ allora che è maturata la sua decisione di prendere le distanze dalla Chiesa cattolica e di avvicinarsi al mondo
riformato, dal momento che si
trovava in disaccordo su punti
fondamentali dell’insegnamento
teologico della Chiesa romana.
Dopo i cinque anni in cui ha studiato alla Facoltà di teologia riformata di Neuchâtel, laureandosi con una tesi sulla filosofia
della speranza di Ernst Bloch,
ha esercitato il suo ministero pastorale sempre nei dintorni della città svizzera. Venuto a conoscenza grazie ad amici e colleghi delia possibilità di venire a
lavorare nelle comunità valdesi,
di cui non solo aveva sentito parlare, ma di cui aveva anche letto
parecchio, ha preso la decisione
di mettersi in contatto con la
Tavola. Infatti nello scorso aprile il signor Benotmane è andato
a Roma, alla Facoltà di teologia,
dove ha avuto un colloquio con
il Moderatore e ha visto realizzarsi quanto si era proposto :
fare il pastore nella Chiesa valdese, in una chiesa, cioè, che si
era indirizzata, secondo lui, su
di un binario giusto, veramente
evangelico.
Marco Borno
ANGROGNA
• Una giornata frequentata e
fraterna quella di domenica scorsa in cui abbiamo avuto la gioia
di ascoitare un’efficace informazione di Thomas e Maria Soggin
che — dopo l’agape (ottimamente organizzata dall’Un. Femminile) cui hanno partecipato sessanta persone — hanno descritto, con bellissime diapositive,
realtà e prospettive dei valdesi
in Uruguay. Anche il culto che
ha aperto la giornata, con i bambini, i catecumeni, la corale è
stato un momento importante
che vorremmo avere più spesso.
Al termine del nostro programma molti di noi sono rifluiti in
piazza per vedere le mostre (su
iniziativa della amministrazione)
dell’artigianato, dei prodotti agricoli insieme ai bei disegni della
Calzi e alle foto (moltissime su
Angrogna) artistiche di Guido
Odin, Allestite nelle sale delle
scuole e del Municipio le esposizioni sono state visitate da una
folla più numerosa dello scorso
anno, mentre molti approfittavano defi’orchestrina sotto l’ala
per fare quattro salti in allegria.
• Prossime riunioni: lunedì, 3
Capoluogo; martedì 4 Jourdan;
mercoled', 5 Prassuit-Verné ; giovedì, 6 Odin-Bertot; venerdì 7
Buonanotte (tutte le riunioni alle ore 20).
SAN SECONDO
• Ora di religione nella scuola.
L’Assemblea di chiesa ha puntualizzato la questione dell’esenzione dalla religione nelle scuole ed ha discusso il problema
connesso alla presenza del pastore ad incontri di discussione
su punti qualificanti della fede
valdese e cattolica nelle due sezioni della terza media a S. Secondo. Considerato che questo
tipo di lavoro è — di fatto — un
superamento dell’ora di religione ed è nella linea di quanto previsto dalle Intese, l’Assemblea ha
deciso che questo lavoro sia continuato per l’anno in corso. Gli
incontri inizieranno a partire
dalla fine di novembre. Naturalmente i ragazzi valdesi parteciperanno a questi incontri in
esenzione dall’ora di religione,
i • La colletta di domenica 26,
che ha fruttato oltre 100.000 lire,
è stata devoluta in favore dei
terremotati di E1 Asnam tramite
il Consiglio Ecumenico. Chi vuole far giungere una sua offerta
a questo scopo è pregato di farlo entro il 9 novembre.
• Domenica 2 novembre, culto
con Santa Cena e commemorazione della Riforma. Pomeriggio, ore 15: Unione Femminile.
TORRE PELLICE
Per I diritti
civili in Bolivia
• Nel suo numero del 17 ottobre
questo settimanale riportava senza particolari la notizia della liberazione del
vescovo metodista M. Arias del cui arresto le nostre chiese erano state ampiamente informate dal nostro organo
di stampa.
Oltre alla presa di posizione della
Chiesa Battista dell’Isola del Liri, in
favore della liberazione del vescovo metodista e del rispetto dei diritti dell’uomo, anche da Torre Pellice era stata
inviata al generale Luis Gareia Meza
in Bolivia la seguente lettera :
« Come membri della Chiesa evangelica valdese di Torre Pellice abbiamo
appreso la "notizia delVarresto arbitrario” del vescovo M. Arias, segretario
generale del Consiglio delle Chiese
evangeliche dell’America Latina, alla
quale non possiamo rimanere indifferenti.
Ci preoccupa l’arresto del vescovo
perché, oltre a temere per la vita del
nostro fratello in Cristo, è un segno
che la Parola di Dio viene incatenata
in Bolivia.
Ci rivolgiamo a Lei, Signor Generale. per chiedere:
—■ informazioni sul luogo della detenzione del vescovo che non è noto;
■— la garanzia sulla sua incolumità
fisica;
— la sua liberazione entro tempi brevi;
— il rispetto dei diritti dei prigionieri
così come sono garantiti dalla carta
delle Nazioni Unite sottoscritta anche dalla Bolivia.
Indirizziamo l’appello anche in favore delle numerose persone che si trovano nel Suo Paese in analoghe condizioni di prigionia per la sorte delle
quali temiamo molto.
Nutriamo fiducia nel Suo personale
intervento, Signor Generale, affinché
la nostra voce non resti inascoltata ».
Incontro Ecumenico - Come
precedentemente annunciato, domenica 9 novembre a Bagnolo
Piemonte avrà luogo un incontro
in occasione della settimana della Riforma. Ecco il programma.
Mattino (ore 10-12): Incontro
con la realtà locale - Mostra, vendita libri, canti.
Pomeriggio: ore 15 conversazione sul tema « L’attualità della
Bibbia ». Introdurranno il pastore G. Platone ed il sacerdote B.
Girando.
Nell’intervallo canti e musiche
eseguite dal Coretto di Torre
Penice e dal Gruppo Fisarmoniche di Bagnolo.
Il Gruppo Evangelizzazione organizza un pullman con partenza da Torre Pellice alle ore 14;
il ritorno è previsto per le ore
18. Anna Bosio (tei. 91289) e Antonio Kovacs (tei. 932264) prendono le prenotazioni. A Bagnolo
c’è la possibilità di pranzare al
sacco in locale riscaldato, per
chi intende raggiungere Bagnolo fin dal mattino e con mezzi
propri.
• Alcuni giovani della nostra
comunità, a cui speriamo si aggiungano altri, risponderanno
all’invito del 1° Circuito ner collabcrare alla pulizia del Museo
di Rorà. L’appuntamento è a Rorà, appunto, domenica 2 novembre alle ore 9.
Sarà una occasione per incoritrare giovani delle altre comunità, che hanno similmente risposto all’invito del Circuito.
• Un gruppo di fratelli della
nostra comunità si è incontrato
domenica 26 alla Casa Unionista
con il past. Grefe che ha illustrato la situazione della Chiesa luterana in Polonia. La conversazione, accompagnata dalla proiezione di belle diapositive, ha molto interessato i convenuti.
• La nostra comunità è stata
colpita ancora dal lutto. Sono
deceduti nel corso della settimana: Davit Margherita ved. Charbonnier; Adelina Morè ved. Tlamietti; Bounous Giovanni Daniele. Alle famiglie giunga la cristiana simpatia di tutta la comunità.
VILLASECCA
PINEROLO
• È Stata un’autentica sorpresa gioiosa: eravamo circa 45 persone, di cui circa 40 membri comunicanti, all’ultima assemblea
di chiesa in cui si è discusso il
programma di attività 1980-81,
sulla ricerca di un responsabile
per le pulizie dei locali sociali e
del tempio dei Chiotti, e si è
ascoltata la relazione sul Sinodo.
In questa occasione l’assemblea ha espresso il proprio apprezzamento ed augurio a Silvia Rutigliano che ha comunicato ufficialmente di essersi iscritta
alla nostra Facoltà di Teologa
per il ministero pastorale a pieno tempo. La chiesa di Villasecca riconosce che Silvia ha ricevuto dal Signore quei doni
essenziali al ministero della Parola.
• Si è costituito nella nostra
chiesa il Gruppo Predicatori Locali, attualmente formato da Elvio Peyronel, Emilio Rostan con
la partecipazione esterna di
Mauro Rostan. Il Gruppo è aperto a tutti. E noi conosciamo persone che potrebbero mettere a
frutto il dono ricevuto dal Signore. Il campo di azione specifico del Gruppo è il culto, sia
come predicazione, sia come liturgia. È molto richiesta la presenza di « Lettori » nello svolgimento della liturgia.
Domenica 19 ottobre, ore 20,
il Gruppo si è riunito nella saletta per studiare l’episodio della tentazione di Gesù sulla quale è centrato il sermone tenuto da Elvio, la domenica 26
ottobre.
• Il culto di domenica 9 novembre sarà presieduto da Umberto Rovara di San Giovanni e
discendente di una famiglia nativa del quartiere di Villasecca.
BOBBIO PELLICE
• Unione femminile; primo
incontro, domenica 16 novembre, alle 14.30.
• Corale Bobbio-Villar. Presenti i pastori di Villar e di Bobbio, signori Ayassot e Benotmane, lunedì 29 settembre la corale
di Villar-Bobbio ha ripreso la
sua attività. All’appuntamento si
sono presentati quasi tutti i coralisti dello scorso anno ai quali
se ne sono aggiunti ben sette
nuovi che hanno abbondantemente coperto i vuoti lasciati
dai pochi che per trasferimento
o per motivi di lavoro, non hanno potuto rinnovare il loro impegno.
Prima di iniziare l’attività musicale, si è discusso sull’impostazione del programma per il corrente anno. Considerati i buoni
risultati ottenuti, si è deciso di
mantenere quella degli scorsi anni, alternando cioè la preparazione di cori da eseguire nel
quadro delle attività ecclesiastiche delle due comunità al cui
servizio si pone la corale, con
un lavoro di studio attraverso il
quale tutti i coralisti possano
raggiungere un adeguato livello
di preparazione teorica e vocale.
Il calendario degli impegni,
benché non ancora definitivo e
completo, appare tale da richiedere fin d’ora un lavoro a pieno
ritmo: già nel corso delle prossime settimane di ottobre parteciperemo a tre culti e daremo un
concerto prò scuola latina a Pomaretto.
Questo ci pare senz’altro un
buon inizio per un’attività che
ci offre la possibilità di mettere
al servizio delle nostre comunità
i doni che abbiamo ricevuto.
La Corale
• A.gape fraterna. Dopo il 16
novembre, ci ritroveremo nel
presbiterio per una zuppa comunitaria ogni giovedì alle 11.30
con tutti coloro che vogliano
partecipare ad un momento comunitario durante i mesi invernali. Ciascuno porti dei legumi!
POMARETTO Dibattito
• Domenica 26 ottobre è stato
amministrato il battesimo a ’Tiziana Breuza di Attilio e Luciana Moretti e a Gemma Garrou
di Rinaldo e Elda Costantino.
• I coniugi Adriano Giaiero e
Michela Beux, residenti a Rivoli, sono stati allietati dalla nascita della loro primogenita Prisca.
La comunità porge i propri
auguri ai genitori e ai nonni, Valdo ed Evelina, residenti a Inverso.
A TORINO, nel salone CisI, Via Barbaroux 43, giovedì 6 novembte alle ore
20.30, Giulio Girardi introdurrà un dibattito sul tema 1 cristiani e la rivoluzione in Nicaragua.
■ Hanno collahorato a questo
numero: Mauro Albertengo Francesco Carri - Gino Conte - Ivana Costabel - Franco
Davite - Vera Long - Luigi
Marchetti - Antonio Monteggia - Carlo Papini - Giorgio
Peyrot - Aldo Rutigliano Franco Taglierò.
La stessa tremenda malattia
ha posto fine alla vita terrena di
Bartolomeo Sarù e di Elisa Duo
nata Jahier, curati per lunghi
giorni in modo commovente dai
rispettivi compagni della loro
vita.
Per essi, Giulia Simond ed Ugolino Duò, e per i loro figli e famiglie chiediamo al Signore di
dare la forza di sostenere la prova guardando a Lui solo Consolatore.
• Alcuni bambini, in età scolare, non frequentano ancora la
Scuola Domenicale. Ai genitori,
che leggono queste righe, chiediamo di accompagnarli nelle
prossime domeniche.
AVVISI ECONOMICI
Per esigenze di fatturazione chi invia
un annuncio (economico, mortuario,
ecc.) è pregato di indicare il n. di codice fiscale personale, dell’azienda, a
cui la fattura va intestata.
TRASLOCHI e trasporti per qualsiasi destinazione, preventivi a richiesta : Sala Giulio, via Belhore, 83 Nichelino, tei. (011) 62.70.463 62.72.322.
A GENEVE, famille de 4 personnes
dont 2 enfants adultes cherche jeune
aide ou employée de maison. Pour
renseignements et références, écrire
à; M. Pierre Wellhauser, Conseiller
d’Etat, 7, chemin de Montesquieu CH 1213 ONEX (Genève).
RINGRAZIAMENTO
La famiglia della compianta
Margherita Davit
vedova Charbonnier
commossa per la dimostrazione di affetto ricevuta, ringrazia quanti, con la
presenza, scritti e fiori, hanno preso
parte al suo dolore. In modo particolare ringrazia i medici e il personale
dell’Ospedale Valdese e il Pastore Severino Zotta.
Torre Pellice, 24 ottobre 1980
RINGRAZIAMENTO
« Io ho pazientemente aspettato
il Signore, ed egli si e inclinato
a me ed ha ascoltato il mio
grido y> (Salmo 40 : 1)
I familiari di
Levi Cesare Clot
di anni 93
ringraziano tutti coloro che con la loro
presenza, scritti o parole, hanno voluto
manifestare la propria comunione di
fede e di speranza cristiana nella resurrezione e la vita in Cristo, per la morte
del loro Caro.
Si ringrazia inoltre il personale dell’Ospedale di Pomaretto ed in particolare il Dott. Peyrot.
Pomaretto-Villasecca, 25 ottobre 1980.
RINGRAZIAMENTO
I fratelli Marchini, con le loro rispettive famìglie, ringraziano commossi quanti hanno preso parte al loro
dolore per la scomparsa di
Armando Marchini
e in particolare il pastore Edoardo Micol che ha presieduto il funerale avvenuto a Torino il 7 ottobre.
Felonica Po, 20 ottobre 1980
RINGRAZIAMENTO
« A te 0 Eterno io levo l’anima
mia; Dio mio in Te mi confido »
(Salmo 25 : 1-2)
II marito, il figlio e la nuora di
Elisa Duò n. Jahier
commossi dalla grande manifestazione
di aiTello Irihutaìa alla loro cara durante la malattia e per i funerali ringraziano di cuore lutti quelK che hanno partecipato al loro dolore. In particolare il medico curante dott. Bia,
Patrizia Blanc e Elsa Possctti, Renzo
Turìnelto e Vera Long, i condomini
deirHelenia e tulli gli amici dì ieri
e di oggi.
Pinerolo - Via Podgora. 7F - 22.10.’80
...sia dunque che viviamo o
che moriamo, noi siamo del Signore la (Romani 14: 8).
Ha lasciato serenamente i suoi cari
il 23 ottobre ’80
Angela Morè ved. Tamietti
Ne danno rannuncio i figli Renato con
Maria e Corrado con Jolanda, la cognata Dina More con i figli Gabriella
e Roberto e ì parenti tutti. La famiglia ringrazia il dott. De Bellini e la
sig.na Gìorda per la premurosa assistenza. i vicini di casa e le amiche
che l’hanno circondata con affetto e
quanti hanno preso parte al suo lutto.
Torre Pollice 31 ottobre 1980
10
10
31 ottobre 1980
LA CRISI DELL'AUTO ALLA FIAT JJ|^Q StrOnO CORVOgliO
Dalla parte deH’azienda
Alle migliorate condizioni ambientali e delle modalità di lavoro non
ha corrisposto una parallela crescita della produttività degli operai
Abbiamo pubblicato due interviste sulla crisi del settore auto
in Italia e in particolare alla Fiat: la prima con un rappresentante
del sindacato (Eco-Luce 38 del 26.9), la seconda con l’assessore al
lavoro della Regione Piemonte (Eco-Luce 39 del 3.10). Ne pubblichiamo ora una terza con il dott. Cesare Annibaldi, responsabile
Relazioni Industriali Fiat.
Partecipazione
— Nel decennio passato c’è
stato nel nostro paese una spinta
verso la partecipazione (basta
pensare al movimento studentesco, agli sviluppi in campo pedagogico, sociale, sanitario, ecc.).
Che cosa ha significato questo
nel mondo del lavoro e in particolare alla Fiat? Quali sono stati
gli aspetti positivi e quali quelli
negativi?
— Questa spinta generalizzata
verso la partecipazione ha prodotto effetti certo rilevanti sul
luogo di lavoro. In particolare
in Fiat molto è cambiato sotto
questo profilo negli ultimi dieci
anni. Il riconoscimento e l’introduzione per via legislativa e contrattuale aH’inizio degli anni ’70
di nuove forme di rappresentanza in fabbrica attraverso l’istituzione dei Rappresentanti Sindacali Aziendali e dei comitati di
esperti sindacali competenti ad
approfondire aspetti specifici del
rapporto di lavoro (cottimi, qualifiche, ambiente, mensa), ha ampliato le possibilità di intervento
dei lavoratori, per il tramite
delle loro organizzazioni, sui problemi che più direttamente li
riguardano. Tale processo si è
ulteriormente esteso con l’acquisizione da parte del sindacato del diritto di essere informato
su investimenti, prospettive occupazionali e produttive, modificazioni tecnologiche e organizzative, decentramento e mobilità.
In linea di principio l’aumento degli ambiti e delle materie
di consultazione dei dipendenti
potrebbe rappresentare un veicolo per un coinvolgimento e
conseguente corresponsabilizzazione dei lavoratori nell’adozione
di decisioni anche rilevanti per
la vita aziendale, riducendo al
tempo stesso gli spazi e le occasioni di conflitto. Tuttavia nella pratica raramente i nuovi strumenti acquisiti sono stati utilizzati da parte sindacale in termini di dialogo costruttivo, ma
piuttosto hanno costituito la premessa per aumentare il tradizionale atteggiamento conflittuale
in termini di contropotere delle
direzioni aziendali.
In definitiva, un equilibrio fra
maggior partecipazione dei lavoratori e salvaguardia delle prerogative imprenditoriali che è
stato per lo più raggiunto nella
maggior parte dai Paesi dell’Eu
Comitato di Redazione: Franco
Becchino, Dino Ciesch, Niso De
Michelis, Giorgio GardioI, Marcella Gay, Aurelio Penna, Jean-Jacques Peyronel, Roberto ?eyrot,
Giuseppe Piatone, Luciano Rivoira,
Liliana Viglielmo.
Editore: AlP, Associazione informazione Protestante - Torino.
Direttore Responsabiie:
FRANCO GlAMPICCOLl
Redazione e Amministrazione: Via
Pio V, 15 - 10125 Torino - Telefono 011/655.278 - c.c.p. 327106
Intestato a • L’Eco delie Valli La Luce ».
Redazione Valli: Via Arnaud, 25 10066 Torre Pellice.
Abbonamenti: Italia annuo 10.000 semestrale 6.000 - estero annuo
18,000 - sostenitore annuo 25.000.
Una copia L. 300, arretrata L. 500.
Cambio di indirizzo L. 200.
Pubblicità: prezzo a modulo (mm.
41x40) L. 7.000 più I.V.A.
Inserzioni; prezzi per mm. di altezza, larghezza 1 colonna: mortuari
220 - doni 80 - economici 150 per
parola.
Fondo di solidarietà ccp 11234101
intestato a « La Luce: fondo di solidarietà », Via Pio V, 15 - Torino.
« La Luce »: Autor. Tribunale di
Pinerolo N. 176, 25 marzo 1960,
« L'Eco delle Valli Valdesi »: Reg.
Tribunale di Pinerolo N. 175, 8 luglio 1960.
Stampa: Cooperativa Tipografica
Subalpina - Torre Pellice (Torino)
ropa occidentale, sembra ancora
molto lontano in Italia, almeno
per quanto riguarda la realtà dei
comportamenti del sindacato italiano.
Produttività
— Uno dei nodi centrali della
nostra società sembra essere il
problema del recupero della produttività. La risposta, secondo
quanto ci ha detto M. Rollier,
consiste nell’aumentare il ruolo
decisionale tecnico produttivo di
chi fa funzionare la fabbrica.
Qual è la sua opinione?
— Senza dubbio anche la via
indicata da Rollier può contribuire a recuperare la produttività:
in questa direzione si muovono
tutte le iniziative che tendono alla valorizzazione della professionalità e delle capacità dei lavoratori, evitando di mortificarne
i ruoli e le funzioni.
Se questo è un aspetto della
tematica della produttività non
Gratis
A quanti sottoscrivono
ora un nuovo abbonamento alTEco-Luce per il 1981
il giornale sarà inviato gratuitamente fino alla fine
dell’anno.
è tuttavia l’unico: siamo infatti
di fronte ad un problema complesso che deve essere affrontato
almeno su due altri livelli di
estrema importanza: l’aggiornamento tecnologico e la migliore
utilizzazione della manodopera.
Negli ultimi anni mutamenti
profondi si sono verificati in
Fiat nella struttura produttiva
e nell’organizzazione del lavoro:
si sono indubbiamente realizzati
un’accelerazione dei processi di
innovazione tecnologica e un sostanziale e generale miglioramento delle condizioni ambientali e
delle modalità di lavoro. Ad essi
tuttavia non ha corrisposto una
parallela crescita della produttività, anzi i rapporti di competitività con i diretti concorrenti di
altri paesi si sono deteriorati.
Statistiche e studi che hanno
avuto larga risonanza hanno valutato che nell’industria dell’auto il divario di produttività per
addetto rispetto a Francia e Germania è deli’ordine del 30%.
Per ciò che riguarda l’utilizzazione della manodopera, diversi
fattori contribuiscono a penalizzare le imprese italiane; le condizioni di impiego della manodopera in cui esse operano risultano particolarmente sfavorevoli
per quanto riguarda sia, più specificamente, la durata effettiva
dell’attività lavorativa (influenzata dalle divergenze dei livelli di
assenteismo, scioperosità, straordinario, intensità della prestazione) sia, più in generale le possibilità di una efficiente gestione
del fattore lavoro nell’ambito della utilizzazione complessiva delle risorse produttive.
L’obiettivo dell’aumento di produttività appare irrinunciabile e
deve essere perseguito con impegno, sui diversi livelli indicati:
è una strada lunga e difficile, la
stiamo percorrendo, consapevoli
che è una scelta indispensabile
se non si vuole subire una dura
emarginazione dall’area economica in cui ci muoviamo.
E la FIAT?
— Rollier ci ha parlato molto
degli errori della Fiat e un poco
di quelli del sindacato. Lei sta
invece parlando solo degli errori del movimento operaio. E la
Fiat?
— Rollier rimprovera alla Fiat
di aver affrontato in modo inadeguato la crisi energetica del
1973-74, impostando i propri programmi produttivi su errate valutazioni della situazione del
mercato automobilistico mondiale. In proposito occorre precisare che le previsioni sull’andamento del mercato nel lungo periodo si scontrano per loro natura
negli spesso repentini cambiamenti che vengono ad alterare
profondamente il quadro di riferimento esterno imponendo di
conseguenza una ritaratura dei
piani di sviluppo. Ciò non significa che le originarie previsioni
fossero sbagliate, piuttosto pone
l’accento una volta di più sulla
necessità di avere una struttura
produttiva flessibile e la possibilità di effettuare i necessari adattamenti in tempi sufficientemente
brevi.
Tale capacità in particolare è
mancata in Fiat.
La crisi del 1974 è stata infat■ ti affrontata in maniera troppo
morbida rispetto al comportamento tenuto dalle altre case automobilistiche concorrenti. L’azienda si è accollata eccessivi
oneri, per non ricorrere a licenziamenti collettivi, ed è uscita
dalla crisi con grande difficoltà,
indebolita per quanto riguarda
le capacità di investimento, mentre le altre Case costruttrici hanno effettuato massicci licenziamenti (come in Germania e negli Stati Uniti) od hanno usufruito di ingenti aiuti governativi per la ristrutturazione (come
in Francia e Gran Bretagna) trovandosi così pronte ad affrontare la ripresa. In Italia il ritardo
negli investimenti, è stato il prezzo per aver impiegato risorse,
che avrebbero dovuto essere utilizzate per il rilancio, in un mantenimento fittizio dei livelli occupazionali.
Il futuro
— Vorrebbe darci un quadro
del futuro dei rapporti di lavoro nel nostro paese secondo le
sue valutazioni?
— La gravità dei problemi dello sviluppo industriale che in
questo inizio degli anni ’80 devono essere affrontati con urgenza,
con molta probabilità comporterà un cambiamento nel sistema
delle relazioni industriali. Anche
in questo campo si avvertono infatti sintomi di crisi.
Le trattative fra imprese e sindacati sembrano sempre più difficili e lunghe. Basti pensare ai
6 mesi occorsi nel 1979 per rinnovare il contratto dei metalmeccanici, alle incertezze ed ai forti
dissidi interni che incontra il sindacato quando viene chiarnato a
misurarsi con i nodi reali dello
sviluppo delle imprese.
Quanto questo deterioramento
delle relazioni industriali penalizzi in particolare la grande impresa è dimostrato dal fatto che gli
incrementi di produttività registrati nel 1979 sono riscontrabili
essenzialmente nelle piccole imprese dove il sindacato o è molto debole o non opera affatto.
Per uscire da questa situazione
due possono essere le vie percorribili: o si consolida la tendenza
allo sviluppo soltanto delle imprese in cui le organizzazioni sindacali sono deboli (ed in questo
caso si profila uno stravolgimento dei rapporti sociali e dell’assetto economico caratteristici di
una fase di industrializzazione
avanzata); oppure le organizzazioni sindacali si dimostrano in
grado di prendere atto del vicolo cieco in cui la strategia adottata le ha condotte (ed in questo
caso appare possibile una maturazione dei rapporti fra le partì
a livelli diversi e costruttivi).
La seconda ipotesi ci pare non
soltanto la più auspicabile, ma
anche la più probabile, tenuto
conto della importanza e rappresentatività che le organizzazioni
sindacali continuano ad avere
nella realtà italiana, ed in considerazione del fatto che le condizioni generali ed i nodi dello
sviluppo sono tali da imporre al
sindacato una riflessione critica
sui comportamenti passati.
a cura di Franco Giampiccoli
(segue da pag. 1)
partimenti e prendono a farsi
largo. E così continua la corsa
di quello strano convoglio.
Mezzo secolo fa, i posti a sedere nel treno erano occupati dai
repubblicani, i quali abitavano
negli stati vincitori della guerra
civile contro il Sud ed appartenevano allo strato etnico di più antica immigrazione, « bianco, anglo-sassone e protestante », della
popolazione degli Stati Uniti.
Quindi, in genere, erano piuttosto ben vestiti, ben pasciuti e arroganti. Poi arrivò F.D. Roosevelt, che personalmente era di
antica stirpe aristocratica, ma
capeggiava un’accozzaglia di nuovi venuti, spesso affamati e col
vestito sbrindellato: cattolici,
specie irlandesi e italiani, ebrei,
operai dei sindacati (che spesso
erano pure cattolici od ebrei);
agricoltori indebitati; intellettuali progressisti; « red-necks » ( =
terroni) del povero e disprezzato
Sud. Questa specie di armata
Brancaleone occupò il treno per
molti anni e durò in pratica fino
ai tempi di Kennedy e di Johnson. Incidentalmente, il fatto che
Roosevelt e i suoi successori
avessero debiti elettorali tanto
pesanti da pagare al « voto cattolico » irlandese e italiano spiega perché in Italia la Democrazia Cristiana ha potuto contare
tanto a lungo sull’appoggio di
Washington.
L’assalto di Carter
Anche Carter è salito sul treno con una sua armata Brancaleone: i suoi connazionali del
Sud; i connazionali del suo vicepresidente Mondale, cioè i tedeschi e gli scandinavi del Wisconsin e del Minnesota (dì un orientamento politico che noi europei
chiameremmo socialdemocratico); i neri; gli operai del sindacato dell’automobile. Dell’elettorato tradizionale ha perso una
buona metà degli irlandesi e degli italiani, compensandoli solo
in parte con i polacchi; ha avuto
il voto di gran parte degli ebrei,
ma durante la sua presidenza ne
ha persi non pochi mostrandosi
più aperto verso i palestinesi e
meno ciecamente pro-israeliano
dei suoi predecessori. Tradotto
nei soliti soldoni, ciò significa
che la vittoria di Carter ebbe
non solo l’effetto di cacciare dai
sedili del treno i repubblicani,
che vi si erano accomodati con
Nixon e Ford, ma altresì non pochi fra i democratici stessi. Per
far posto ai neri e ai terroni del
sud hanno perso il posto anche
viaggiatori sino a ieri di tutto rispetto: dai grossi tromboni demagogici della mafia irlandese a
più di un intellettuale della corte
Kennedyana.
Va aggiunto inoltre che con
Carter ce l’aveva anche l’alto clero cattolico: molto per via della
solita questione dell’aborto, dato il rifiuto di Carter di sposare
le posizioni della gerarchia cattolica, ed un po’ anche perché Carter è un battista del sud e tra
battisti del sud e cattolici non è
mai corso gran che buon sangue.
Se si tiene conto di questo, si
capisce perché Carter sia stato
tanto colmato di vituperi, come
un imbecille, un cafone e un buono a niente. Un po’ meno, forse,
si capisce perché anche la nostra
stampa di sinistra, si sia unita
tanto volonterosamente a questo
coro di vituperi, orchestrato dalla destra repubblicana, dai partigiani di Begin e dai nostalgici
di Kennedy.
In queste elezioni si vedrà se
Carter ce la fa a tenere insieme
l’armata Brancaleone che lo portò alla presidenza e se questa armata è in grado di respingere
l’assalto al treno dei repubblicani di Reagan, malgrado le fratture interne del partito democratico e malgrado il fatto che Reagan abbia alle spalle uno stato
ricco e polente come la California, che non a caso è stato battezzato «l’America dell’America».
Comunque si è già visto, prima
della campagna elettorale vera
e propria, che Carter con la sua
armata ce l’ha fatta a impedire
il tentativo di Kennedy di coagulare il vecchio « voto cattolico »
irlandese e italiano e gli intellettuali di corte con gli ebrei, facendo leva sul loro rancore per le
aperture di Carter agli arabi, e
guadagnare i sindacati con una
gran fanfara di demagogia populista. Per noi italiani almeno, non
è poco: la vittoria di Kennedy
avrebbe voluto dire sicuramente
un rilancio della D.C.
Il cattolicesimo
perde peso politico
Già adesso, e indipendentemente dal fatto che possa vincere
Carter oppure Reagan, è apparso
del resto, in linea generale il tramonto del peso politico del cattolicesimo americano. Molti discendenti di italiani o di irlandesi hanno fatto fortuna e quindi
votano per il partito repubblicano anziché per quello democratico. Mentre un tempo il « voto
cattolico » era un blocco compatto, estremamente temibile, specie negli stati della costa atlantica ove i cattolici sono maggioranza o quanto meno sono alla
pari con protestanti ed ebrei
oggi un tale blocco non esiste
più. Mentre un tempo questo
blocco cattolico era guidato da
politicanti irlandesi, oggi in seno al cattolicesimo stesso Tinfluenza irlandese ha dovuto cedere spazio a quella polacca. Carter e la sua amministrazione rischiano di essere attaccati come
troppo esclusivamente protestanti — tanto il Sud di Carter quanto il Medio Qvest di Mondale sono roccheforti protestanti e protestanti sono di norma anche i
neri — e chiusi ai cattolici. Per
parare l’accusa e mostrare di essere il presidente di tutti gli americani senza odiose discriminazioni confessionali, era ovvio che
Carter dovesse imbarcare anche
dei cattolici sul suo galeone politico. Ma i due cattolici di spicco
sono Breszinski e il segretario di
stato Muskie, che sono ambedue
polacchi. E come ambasciatore
degli Stati Uniti, Carter ha tenuto sempre Gardner, che è un
intellettuale ebreo new-yorkese,
marito di una signora di origine
italiana, ma ebrea anch’essa. Tradotto nei soliti soldoni ciò vuol
dire che per la prima volta dopo tanti anni, si è cominciato ad
ammettere che esiste anche una
Italia laica meritevole di attenzione da parte americana e che
a Roma non ci sono soltanto il
papa e la D.C. con cui dialogare.
I conti col voto
degli ’’evangelicals”
Per finire, un’osservazione che
può avere un certo interesse per
i lettori di un giornale ecclesiastico come TEco-Luce. Fra i tanti
ostacoli che Carter ha avuto sulla sua strada, c’è stato quello di
essere non solo un discendente
(orrore!) di «ribelli» della Confederazione, ma altresì un molto
fervoroso (orrore su orrore!) battista del sud. Ho sentito con le
mie orecchie un americano (e
protestante per di più) dire che
aveva sempre votato democratico
in vita sua, ma che per un cafone battista del sud non s’era proprio sentito di votare. Ma in
queste elezioni, oltre al battista
Carter, è candidato indipendente
Anderson, che è pure lui un pio
evangelico, passato attraverso
l’esperienza della « nuova nascita ». Il candidato repubblicano
Reagan, perciò, che non ha mai
avuto nessun interesse per nessuna specie di cristianesimo in vita
sua, si è trovato « spiazzato », rispetto ai due competitori, col rischio di perdere milioni di voti
di pii evangelici. Quindi ha cominciato a far girare la voce che
sta crescendo in lui l’interesse
per il cristianesimo e che non è
da escludere che in futuro possa avere pure lui la « nuova nascita ». E a buon conto, ha fatto
fare una gran parata di pastori
evangelici suoi partigiani. Quest’ultima però si è risolta in una
parata di fanatici imbecilli e di
reazionari tale da avere effetti
controproducenti per le fortune
elettorali di Reagan. A parte la
comicità di tutto questo, c’è tuttavia un’indicazione abbastanza
importante da trarne: mentre un
tempo chiunque aspirasse alla
presidenza degli Stati Uniti doveva fare i conti col « catholic
vote», ora l’opinione degli «evangelicals », cioè della fascia più
fervorosa, revivalistica e popolare del protestantesimo, comincia
ad esercitare un suo peso. Non
è il caso di farne un motivo dì
trionfalismo, ma è abbastanza il
caso di rifletterv'i sopra un po’
più seriamente di quanto non si
faccia di solito, specie qui in
Italia. Giorgio Spini