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Anno 113 - N. 27-28
8 luglio 1977 • L. 200
Spedizione <n abbonamento postale
I Gruppo /70
BIBLIOTECA VALDESE
1006G TOHHE PEILICB
delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
IPCA DI CIRIE' - LA FABBRICA DEL CANCRO
I «PISSABRUT»
Il recente processo è diventato simbolo di una realtà generale: chi
organizza la produzione froda la salute di chi lavora
La politica del regno
Il mio regno non è di questo mondo (Giov. 18: 36)
« Gli operai andavano a farsi
visitare: "Dottore orino sangue”.
"Sta tranquillo buon uomo, bevi meno e vedrai che passa”. Non
passava. Li chiamavano i "pissabrut”, i pisciabrutto, e ci sono
voluti vent’anni per sanere che
nella vescica avevano il cancro »
(AA.VV., La fabbrica del cancro,
Einaudi, p. 51).
Si è concluso lunedì 20 siugno
il processo ai responsabili delriPCA (Industria Piemontese Coloranti all’Anilina) di Ciriè, la
fabbrica dei 13 operai (i casi accertati) che sono morti ner tumore alla vescica contratto a
causa della lavorazione di sostanze altamente tossiche. Fatalità?
Imprevedibilità? Dal 1921 un documento ufficiale del BIT (Organizzazione Internazionale del lavoro) indica la betanaftilamina
e la benzidina come sostanze m
grado di iprodurre tumori vescicali. A Ciriè la lavorazione di queste due sostanze è sospesa solo
nel 1960 e nel 1967, dopo che diversi casi di cancro alla vescica
sono stati diagnosticati.
Il tribunale ha ora riconosciuto gli imputati responsabili di
omicidio colposo. Il medico «vedrai-che-ti-passa », ex sindaco democristiano di Ciriè, è stato condannato a quattro anni e mezzo.
A pene tra i 3 e i 6 anni i proprietari e amministratori della società, il direttore amministrativo e
il responsabile del servizio manutenzione impianti. Un risarcimento globale di 50 milioni è
stato imposto agli imputati a favore delle parti lese che nel corso del processo non si sono lasciati tacitare dal risarcimento
di alcuni milioni offerto dalTai-'.ienda.
Un caso limite?
I fatti deiriPCA di Ciriè non
ci interessano tanto per il da
more che lia suscitato questo caso, Quanto per il fa*to che costituiscono il simbolo di una situazione generale. Per una fabbrichetta in cui scoppia uno
scandalo come quello di Ciriè,
quante ve ne sono in Italia in cui
casi forse meno clarhorosi e meno documentabili ma non meno
gravi avvengono con regolarità?
Ma non sempre si trova l’appassionata costanza di un Albino
Stella e di un Benito Pranza, i
due operai che si sono battuti
per anni per portare gli imputati di Ciriè alla sbarra. Molto più
facilmente si trova la paura di
perdere il posto di lavoro che costringe al silenzio e non di rado
la mancanza di conoscenze che
spingono a considerare la malattia professionale (riconosciuta o
meno) e l’infortunio come parte
del retaggio di un’esistenza inevitabilmente grama.
Un caso limite, si dice per con
solarsi. Ma limite di che cosa?
Di una normalità fatta di un
« dispendio » progressivo della
salute, come di un capitale che
invece di dare un reddito viene
consumato, al limite — appunto
— fino al suo esaurimento. È il
triste prezzo che la società paga
per il progresso e il benessere
generale? No. Non la società: i
lavoratori, gli operai che nel cor
po sociale sopportano in percentuale quasi totale il peso spaventoso delle malattie professionali
e degli infortuni. Albino Stella
e la vedova di Benito Pranza
(morto l’anno scorso, non è difficile indovinare di che cosa), in
una lettera alla parrocchia di S.
Andrea, a Torino, che a contatto
con gli operai delTIPCA ha condotto un’indagine suH’ambiente
di lavoro, scrivono:
« ...le situazioni sociali ed economiche vengono create da un certo tipo di
individui che costringono quelli « fuori del giro » ad accettare con :-assegnazione tntto quello che è stato preventivamente programmato per loro. Si
comincia nella scuola e si prosegue
nelle fabbriche, si continua nelle peregrinazioni nmane, fino ad arrivare alla
morte, che, anche allora, è discriminazione in quanto viene dimostrato materialmente il ceto di appartenenza di
ogni singolo » (La Voce del Popolo,
1.5.1977).
Queste semplici parole rilevano non solo la differenza tra le
classi sociali nel grado diverso
del peso da portare, ma la « discriminazione » costituita dal
fatto che è la programmazione
preventiva degli uni che impone
agli altri un costo che arriva fino alla morte. Nella formulazione più scientifica di uno studioso
di questi problemi:
« ...la medicina del capitale gestisce
le malattie secondo gli interessi di questo, statisticamente riversandole, su scala internazionale, dai paesi che detengono il comando imperialista a quelli
che lo subiscono cosi come, nei singoli paesi, dalle classi dominanti a quelle subalterne ».
E a illustrazione di Questa tesi,
lo stesso, tra le altre argomentazioni, porta una pubblicazione
scientifica (Studi statistici sulle
cause delle neoplasie maligne)
osservando che a p. 64 del I volume, di oltre 500 pagine dèdicate all’esame dei vari tipi e delle
diverse sedi dei tumori,
« ...compare per la prima volta questa breve frase a commento di tavole
fitte di dati : ”E’ evidente che il cancro di queste parti studiate ha una
frequenza più alta nelle classi più povere che in quelle più ricche”. Ebbene, signor presidente, questa frase ricorre — con rare, eccezioni — per tutto il volume, di capitolo in capitolo,
di sede in sedè, di tumore in tumore
come una reiterata denuncia che la
asetticità del linguaggio scientifici'
non rende meno amara e clamorosa.
Ed anche come il lugubre rintocco che
dal campanile di Ciriè ha segnalato
inascoltatamente, per sedici volte, che
un altro operaio era morto di cancro
alla vescica da colontanti anilinici affinché prosperasse e crescesse il capitale di un’indnstria piemontese».
(Giulio A. Maccacaro, Letterd al
Presidente dell’Ordine, prefazione il
volume di J.C. Polack, La medicina
del capitale, Feltrinelli, 1972).
La salute frodata
« Il salario dei lavoratori che
hanno mietuto per voi e di cui
li avete frodati grida... ». Questa
parola che Giacomo indirizzava
ai ricchi (5: 4) ha quindi oggi uFranco Giampiccoli
(continua a pag. 7)
Gesù Cristo pronunziò queste
parole in risposta alla domanda
del procuratore romano Pilato:
« Sei tu il re dei Giudei? ».
Il termine « mondo » in questo
caso ha un significato più che
morale, politico. Non è soltanto
.il mondo del peccato individuale; è piuttosto il mondo in cui
la fede si urta contro l’incredu
lità; il mondo in cui gli uomini
scelgono le tenebre più che la luce; in cui la violenza travolge Id
vita dei popoli e delle nazioni, i
regni si costruiscono con l’ambizione del potere e della gloria
terrena, i diritti della creatura
umana vengono facilmente calpestati, i tiranni crollano sotto il
peso del loro orgoglio e delle loro iniquità; il mondo in cui i regimi politici tolgono la libertà ai
loro sudditi, usando ed abusando
del loro potere.
Gesù Cristo dichiara con fermezza che, tanto la sua persona
quanto la sua autorità, non hanno nulla a che fare con "queV'^
mondo e con la politica di "quel”
mondo.
A quel mondo, Gesù non ha voluto conformarsi e non si è conformato: ha resistito agli assalti
del tentatore che gli mostrava
« tutti i regni del mondo e la loro gloria », non ha bramato un
successo terreno, ha invece rivelato una chiara volontà di servizio, senza ricorrere all’inganno
ed alla menzogna.
Ciò non significa che Gesù Cristo sia rimasto e rimanga indifferente di fronte ai gravi problemi del mondo, come se colui al
quale « ogni potestà è stata data
in cielo e sulla terra » dovesse
rimanere estraneo alle vicende
della storia. Non ha ambito la
neutralità o la fuga lontano dal
E’ ora di dire: basta!
Di fronte alla ’’scomparsa” di molti cittadini cileni i familiari iniziano uno sciopero della fame e chiedono che si faccia luce
Eco-Luce estate
I prossimi numeri estivi
porteranno le date del 22
luglio, 5 e 26 agosto. Con
settembre riprenderà la
frequenza settimanale.
Le notizie che giungono da vari paesi dell’America Latina continuano a mettere in risalto una
situazione di profonda sofferenza, di disprezzo dei diritti umani e anche di forme particolarmente dure di repressione.
Di questa situazione è testimonianza, per il Cile, un documento presentato a Santiago dai
familiari dei detenuti scomparsi che hanno occupato dal 14
giugno scorso la sede delle Nazioni Unite in Cile e iniziato uno
sciopero della fame. Quello della scomparsa delle persone sospette di essere oppositori del
regime militare è uno dei metodi ricorrenti e sistematici adottati dalla polizia e in particolare dalla famigerata Direccion
de Intelligencia Nacional (DINA), il servizio di spionaggio.
Il documento dei familiari di
detenuti scomparsi è una denuncia del sistema, molto coraggiosa, che dà anche indicazioni
di come la chiesa sia con loro
solidale e per questo sovente essa stessa esposta alla violenza
da parte della polizia o a duri
attacchi da parte di personalità
del governo. L’ex-ministro della
giustizia, Damilano, in un discorso tenuto a Valparaiso aveva
duramente attaccato l’episcopato cileno, accusando i suoi membri di « abbandonare la preoccupazione per le anime, di dimenticare che il Regno non è di
questo mondo, di voler sostituire i politici ed i marxisti che
l’attuale regime ha eliminato e
infine di farsi strumentalizzare ».
In occasione del primo maggio (tutte le assemblee di operai e lavoratori erano state vietate) le chiese cilene si sono
riempite di folle enormi ed in
quella occasione, richiamandosi
alla dottrina sociale della chiesa, in particolare alla « Rerum
Novarum » di Leone XIII, i vescovi hanno ribadito che l’attuale economia cilena non è al servizio dell’uomo.
Un documento estremamente
lucido sulla situazione è offerto
dal segretario della Conferenza
Episcopale Cilena, Mons. Bernardino Pifiera, dopo « tre anni
di governo di ispirazione marxista», «tre anni di repressione
dei marxisti » e « tre anni di capitalismo », cioè di « materialismo pratico ». In questa relazione, tenuta all’assemblea generale dell’episcopato cileno, si leggono di riflesso anche interessanti considerazioni sulla situazione delle chiese protestanti.
Negli ultimi anni vi è stato,
nel Cattolicesimo, uno sforzo,
parzialmente riuscito, per creare
una chiesa più matura «più di
uomini che di donne, più di adulti che di bambini, più di poveri
che di ricchi », come si era
espressa una precedente conferenza nel 1968. Questo impegno
ha certamente portato a un cambiamento della fisionomia della
chiesa cilena, anche se l’autore
ammette che vi sono stati errori, per esempio l’incapacità di
accogliere proprio le donne e i
bambini così, come sono. « Sembra che la chiesa abbia ottenuto
credibilità tra gli operai e i contadini, tra la piccola borghesia
e la gioventù e abbia perso la
stima degli elementi più statici
e conservatori dell’ordine stabilito ».
Sottolineando che c’è un calo
quantitativo, ma che per contrasto la pietà popolare pare più
viva e la partecipazione del popolo alla liturgia è aumentata e
migliorata, l’autore si domanda
se non si stia « insensibilmente
entrando in un’era di pietismo
— corne la visse l’Europa nel
XVIII secolo, specialmente tra
gli evangelici — o in uno di quei
« revivals » che si susseguono
periodicamente nelle chiese separate. Pietismo che può essere
un’evasione da un mondo complicato e difficile, una reazione
contro un eccesso di politica e
di teologia, o un adattamento ad
una situazione di povertà o di
minore libertà. Tenendo presente che il pietismo è sempre proprio di piccoli gruppi, di minoranze ferventi, più che della
maggior parte della gente ».
Ecco che cosa si dice del protestantesimo. Si tratta, per la
maggior parte, di movimenti di
tipo pentecostale, ma le osservazioni rimangono interessanti,
soprattutto là dove si dice che
(continua a pag. 7)
Bruno Bellion
mondo; ha scelto un « impegno »
attivo nella storia e nella vita
dei popoli, un impegno che doveva condurlo al sacrifizio totale di
sé sulla croce.
Al seguito del Maestro, la chiesa cristiana si trova in mezzo ai
conflitti ed alle tensioni politiche
del suo tempo; è chiamata a seguire il suo Capo, senza però
mondanizzarsi e senza identificarsi con una particolare linea
politica, neppure con quella che
intende porsi a difesa della civiltà e dei cosiddetti valori di un occidente considerato cristiano. È
venuto (e lo ha detto chiaramente a Pilato) per parlare con accenti di verità: « Per questo sono venuto nel mondo: per testimoniare della verità ».
Un regno di questo mondo non
si può reggere senza il potere,
senza una potenza economica,
senza una difesa, senza una certa politica, senza una diplomazia, senza una certa sopraffazione degli uni sugli altri, senza una
certa lotta di classe, senza tante
cose che, lo vediamo e lo tocchiamo con mano, quando mancano,
determinano il crollo del regno
stesso.
Gesù Cristo è il Signore, la
chiesa non è altro (ma è già molto) che la sua servente. Non è
possibile « copiare » il Signore,
ma si può e si deve imitaría. La
espressione « fare politica » nella chiesa o servendosi delle strutture della chiesa, è un’espressione ambigua e pericolosa. Se si
predica l’amor del prossimo e la
riconciliazione dei popoli partendo da Gesù Cristo, ciò significa
già « fare politica », come avviene nell'Irlanda del Nord g nel
Sud Africa. E se si condanna il
commercio delle armi belliche e
gli egoismi delle nazioni, si fa volitica, sì o no? Rispondo che si
fa la politica del « regno di Dio »
che è giustizia e pace.
Tutto ciò non indebolisce la
dichiarazione di Gesù: « Il mio
regno non è di questo mondo ».
Difficilmente si può impedire che
i regni di questo mondo facciano una politica di ’’questo” mondo, è il loro mestiere; ma possiamo e dobbiamo avvertire la chiesa cristiana affinché non faccia
una politica "mondana", non si
metta al servizio di un regno di
questo "mondo” e non ponga le
sue speranze nei successi di una
politica terrena; non cerchi il
proprio prestigio nella attualità
di una lotta politica, a scapito
della verità. Il mondo ha la sua
mentalità, i suoi metodi, il suo
linguaggio, i suoi interessi, i suoi
fini e le sue ambizioni. Il regno
di Dio è una realtà diversa, non
può essere come un regno di
questo mondo. Il regno di Cristo
ha inizio con il ravvedimento e
la conversione dei singoli individui; esso si attua nell’ubbidienza alla volontà di Dio e nella fede. Karl Barth nella sua Dogmatica ecclesiale, si esprime in
questi termini: « Gesù non si è
allineato a nessuno dei fronti che
esistevano al suo tempo. Non
rappresentò, non difese, non propugnò nessun programma... Egli
mise in questione tutti i programmi... e mise in luce i limiti
di ogni sistema. Egli stesso era
quel limite, era la luce che da
quel limite cadeva su quegli ordinamenti ».
« Il mio regno non è di questo
mondo, non è di qui »: la chiesa
cristiana rifletta su queste parole e segua il suo Signore. Non dimentichi di stare in ascolto di
fronte a Colui che disse a Filato:
« Chiunque è per la verità, ;i.s ;olti la mia voce ».
Ermanno Rostan
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8 luglio 1977
TAVOLA ROTONDA A MILANO
LETTERA« APERTA Al GIOVANI
Il concordato a scuola Fatiche
tori nel valutare la situazione scuola - Divisi i geni- che non
sono vane
La scena è la palestra di una
scuola elementare di Milano, n
un quartiere composto di belle
case, un po’ vecchiotte ma distinte, e di brutte catanecchie destinate alla demolizione; la popolazione, e quindi anche quella scolastica, corrisponde al suddetto
quadro: buona borghesia milanese e proletariato immigi-ato
dal Sud. Scopo dell’assemblea:
un dibattito sull’istruzione religiosa; un centinaio di presenti,
tra genitori e insegnanti; qualche
prete; ma gli immigrati delle catapecchie sembrano del tutto assenti.
Partecipano alla tavc.l . rotonda un professore di pedagogia
dell’Università Cattolica di Milano, un pastore valdese e un gioì
naiista del Corriere della sera.
Ha la parola per primo il professore che, dilungandosi un po’,
tratteggia la storia dell’educazione religiosa come si è venuta formando sotto l’influsso del cristianesimo, ma in particolare a partire dal sec. XVIII; si sofferma
su una sottile distinzione tra educazione religiosa e istruzione religiosa; la prima è necessaria come formazione di base del fanciullo; la seconda è indispensabile all’uomo che crede in una
religione positiva. La chiesa ha
dunque il diritto-dovere di partecipare il suo insegnamento, anche in una società pluralistica,
salvo il rispetto dell’altrui coscienza.
Il pastore è prima di tutto richiesto di spiegare in breve chi
diamine siano questi Valdesi, visto che anche il professore non
sembra saperne granché. Storia
Valdese in tre minuti! Ovviamente il pastore affronta il problema sotto il profilo della situazione delle minoranze e della legislazione vigente; richiamandosi
al progetto Andreotti di revisione del concordate^ «fermo restando quanto attualmente disposto
per le scuole materne ed elementari » art. 9) si rifà alle leggi del
1923 e 1928 (« a fondamento e
coronamento della istruzione elementare in ogni suo grado è
posto l’insegnamento della dottrina cristiana secondo la forma
licevuta dalla tradizione cattolica » - art. 27) e ai programmi fissati fial Dpr del 1955, n. 503:
« la vita scolastica abbia inizio
con la preghiera... facili conversazioni sulle principali preghiere
anprese (Padre nostro. Ave Maria, Gloria al Padre, preghiera all’Angelo custode, preghiera per i
defunti); poi, nel secondo ciclo:
«... facili conversazioni sui comandamenti, sui sacramenti, sul
Evangelizzazione
a La Spezia
Organizzata dalla locale Chiesa Evangelica dei Fratelli si è
svolta una campagna di evangelizzazione in piazza, sotto una
delle tante «tende» (sei) di cui
dispongono le « Assemblee dei
Fratelli » per la loro attività
evangelistica.
Per l’occasione è stato usato il
« padiglione mobile La Parola »,
contenente circa 250 posti e un
ampio deposito di letteratura
evangelica fondamentalista. Ogni
sera i membri delle quattro chiese dei fratelli della provincia, ovviamente assieme a qualche spezpezzino di passaggio, hanno dato
vita ad un culto secondo la liturgia in uso nelle chiese locali.
A parte i risultati visibili, ciò
che ha rammaricato gli altri
evangelici spezzini è stato l’esclusivismo con cui la cosa è stata
fatta; ancora una volta, molto
fraternamente, bisogna chiedersi
o meglio chiedere ai membri di
questa considerevole denominazione evangelica, su quale base
biblica fondano la loro visione
così « angusta » di chiesa del Signore.
In particolare, come chiese federate, abbiamo sempre tentato,
pur avendo posizioni teologiche
differenti, un dialogo con queste
chiese, che, malgrado il loro settarismo, appartengono alla diaspora evangelica- nel nostro paese.
le onere di -misericordia corporale e spirituale, sul santo patrono... sui periodi dell’anno ecclesiastico e sulla liturgia romana... ». Non isi tratta dunque di
« educazione religiosa », concetto
peraltro molto discutibile che in
particolare nei programmi della
scuola materna si fonda unicamente sulla teologia naturale:
« si dovrà promuovere sensi di
fiducia secondo una religione dell’amore e della giustizia che faccia coincidere la legge divina con
la legge di una interiore coscienza certa e serena » (Dpr. 10/9/69).
Ma si tratta di insegnamento
dogmatico di una dottrina, non
solo ma di una pratica di culto
imposta a tutti all’inizio di ogni
giorno di scuola. Anche l’esonero
si rivela in realtà inoperante nella maggior parte dei casi perché
non esonera dagli atti di culto
iniziali; crea comunque discriminazioni talvolta pesanti o conformismi, se è vero che i bambini
non amano esser soli e diversi.
Del resto l’insegnamento della
religione nella scuola è uri controsenso: si insegnano leggi e
nratiche religiose, si costruiscono mitologie, ma non si può insegnare la fede; essa può essere
soltanto annunziata e testimoniata, ma non con il potere dell’apparato statale, bensì in una
comunità di fede e partecipandola ai propri figli: dunque nella
famiglia, nella chiesa, ma fuori
della scuola.
Infine il giornalista, cui è rima
sto davvero poco tempo!, pur riconoscendo la realtà della maggioranza cattolica e il valore della dimensione religiosa dell’esistenza, considera ogni pratica
religiosa imposta nella scuola come coercitiva; ^ una prevaricazione nei confronti dei fanciulli.
Reclama dunque un insegnamento che sia rigorosamente laico.
Subito dopo scoppia la « bagarre ». I genitori sono anche
visivamente divisi in due gruppi:
a destra i cattolici osservanti, a
sinistra i cattolici dissidenti e i
laici, marxisti e non. I laici attaccano con vigore: denunciano
le sopraffazioni, citano episodi
penosi e dolorosi, reclamano la
laicità della scuola; i cattolici
sembrano meno agguerriti è reagiscono con clamori ad affermazioni piuttosto taglienti; ma sotto sotto sono assai sicuri del loro
potere nella scuola: hanno le leggi dalla loro parte!
È quasi mezzanotte: molti Vorrebbero ancora intervenire, ma
il garbato presidente taglia corto. Conclusioni? nessuna evidentemente, ma questa condizione
di tensione all’interno della scuola dimostra àncora una volta
che alla base del dissidio q’è sempre l’equivoco del concordato,
spartizione di potere tra chiesa
e stato. Uscendo mi fermo ad osservare l’esposizione dei disegni
dei bimbi: è maggio, il mese mariano. Non mancano davvero le
.Madonne!
Neri Giampiccoli
L’altra domenica, ho predicato
in una Chiesa di Torino, sostituendo il pastore assente, e dopo
il culto, ho udito i commenti che,
quasi tutti erano favorevoli;
perciò mi son detto: « Perché
non dire qualcosa ai giovani —
specie a coloro che desiderano
lavorare nella Chiesa e servire il
Signore, esponendo loro la mia
modesta esperienza? ». È l’esperienza di 47 anni di predicazione
laica.
Anzitutto, la prima cosa, la più
importante, è la lettura quotidiana della Bibbia; poi, secondo
il tempo a disposizione, tenendo conto del lavoro, (il mio era
molto impegnativo) leggere, leggere molto — considerando che
allora (molti anni fa) i diversi
autori furono per me assai utili
e direi indispensabili, dopo la
Bibbia s’intende. Potrei fare qualche nome: Spurgeon, Stewart,
Monod, (Chiave Biblica e Commentari) ed i nostri: Rostagno,
Giampiccoli, Taglialatela, ed ancora i Riformatori ed i Martiri:
Lutero, Calvino, Wesley, Huss,
Zwingli e parecchi altri ancora.
È necessario anche essere pronti a dei piccoli sacrifici. Ho conosciuto un giovane che sostituì un
Pastore per 2 lunghi inverni; doveva alzarsi ogni domenica alle
6, (la stazione di partenza era
circa a 2 km.) e dopo circa 70
km. di treno giungeva in tempo
per il Culto.
In merito poi ai posti vuoti,
data la poca frequenza ai Culti,
GENOVA
Una sessantina di partecipanti tra grandi e ragazzi, appartenenti alle comunità Valdese, Metodista e Battista di Genova, in
una lieta atmosfera di vacanza,
hanno partecipato il 19 giugno
alla gita di chiusura delle Scuole
Domenicali di Genova, nella
bellissima pineta di Celle Ligure,
fra le ginestre fiorite e in vista
del mare.
Dopo il culto la signora Romeo ha egregiamente introdotto
l’argomento poi discusso fra i
giovani nel pomeriggio: è stato
trattato il problema della pornografia, con una disanima obiettiva della pornografia, trattando
di ciò che ne è stato scritto a favore (vedi la liberalizzazione in
Danimarca) e ciò che ne è stato
detto negativamente (movimento
contro la pornografia in Italia
dal ’72) e di quali possano essere i pericoli dell’abuso a livello
psicofisico.
Dopo il pranzo al sacco ed i
giochi a cui sono intervenuti
grandi e piccini, si è avuta una
conversazione con i giovani, guidata dalla signora Romeo e dalla dottoressa Darbesio, mirante
a trarre delle conclusioni di carattere morale, sociale e religioso.
L’argomento è nuovo da discutere e lascia la porta aperta
ad altri incontri: è l’inizio di un
colloquio tra adulti e adolescenti per trovare un punto d’incontro tra la nostra personalità di
adulti e credenti e la loro ancora in fase di sviluppo.
Il lieto ritorno a casa ci ha
portati ad un arrivederci all’apertura delle Scuole Domenicali,
possibilmente con un’altra gita,
visto il successo di questa!
TORINO
È sorto a Torino il GITRE
( gestione indipendente trasmissioni radiofoniche evangeliche)
un gruppo composto da battisti
e valdesi che preparano settimanalmente una trasmissione radiofonica che va in onda ogni luned', alle 20.15 dall’antenna della R.
T.A. (radio Torino anternativa)
via Lagrange 31 sui 103,900 Mhz
della Modulazione di frequenza.
Il gruppo si riunisce ogni piovedì alle 20.30 a Rivoli.
Siamo alla ricerca di ascoltatori, certamente, ma sentiamo altresì. la necesààfà dirà^re altri
collaboratori (anche per qualche
tempo) e facciamo presente la
nostra disponibilità per chi
pensa di avere qualche cosa da
trasmettere agli altri.
Scriveteci oppure venite direttamente a Rivoli al giovedì,
sera, in Viale Bassano 2 (chiesa
battista) ; se volete scriverci il
nostro indirizzo è: Giaiero Adi-iano, via Leumann 18 - 10098
Rivoli.
BORDIGHERA
Giovedì 19 maggio u.s. le Comunità di Bordighera e di San'
Remo insieme con i componenti
del Campo di lavoro volontario
della Casa Valdese si sono ritrovate nella Cappella di Vallecrosia per la celebrazione dell’Ascensione ed hanno preso parte al
culto di circostanza presieduto
dal- pastore Giovanni Peyrot.
Subito dopo il culto una cinquantina di fratelli e di sorelle hanno preso posto attorno ai tavoli
del refettorio della Casa Valdese
per un’àgape fraterna, e nel corso del pomeriggio, hanno partecipato ad un incontro comunitario senza un programma prestabilito ma la cui spontaneità è
stata tanto più apprezzata avendo consentito ai presenti di fraternizzare fra di loro in lieti
conversari.
• Anche la domenica di Pentecoste è stata per noi un giorno
di letizia e di riconoscenza. Al
mattino nel tempio di Bordighera abbiamo avuto la gioia di
ammettere in Chiesa due catecumene le quali, dopo la pubblica confessione della loro fede
e il loro solenne impegno, in obbedienza all’ordine del Signore,
sono state battezzate e accolte
nella Comunità dei credenti. La
commozione era nel cuore e nella voce di tutti quando fu cantato l’inno-preghiera per i catecumeni e si partecipò insieme
con loro alla Cena del Signore.
Nel pomeriggio, in ossequio al
desiderio della famiglia la Comunità e gli ospiti della Casa
Valdese si sono ritrovati nel
giardino per un piacevole gardenparty dominato anche qui da
uno spirito intensamente fraterno. Siamo grati al Signore per
queste due giornate nel corso
delle quali ci è stato dato di sperimentare « quanto è buono e
piacevole che fratelli dimorino
insieme ».
• Abbiamo preso viva parte al
lutto che ha colpito la famiglia
del signor Enrico Sporri con la
dipartenza della diletta consorte
avvenuta sabato 28 maggio u. s.,
all’età di 90 anni. I suoi funerali
si sono svolti il lunedì seguente
e la salma è stata tumulata nel
cimitero di Bordighera.
Esprimendo al signor Spòrri e
alla figlia la nostra viva simpatia, insieme con loro guardiamo
alla Città che ha i veri fondamenti e il cui architetto e costruttore è Dio.
CREMONA
Domenica 19 giugno, per la
chiesa di Cremona, è stata una
giornata ricca di significato e di
fondato incoraggiamento per Io
impegno evangelistico che dobbiamo portare avanti nell’attuale
momento di tensioni e di contraddizioni d’ogni specie. Una
giornata, quindi, di proficuo lavoro e di vera gioia, con momenti di reale entusiasmo per l’intera comunità.
Questi brevi pensieri sono la
sintesi dei risultati della visita
alla chiesa di Cremona da parte
dei fratelli Ugo Bianchi e Giorgio Cavazzutti incaricati dal Consiglio della Federazione regionale lombarda delle chiese evangeliche.
Ottimo il culto/assemblea della mattina presieduto dal nostro
pastore Giuseppe Anziani e con
un chiaro messaggio del fr. Cavazzutti, al quale hanno fatto seguito interessanti interventi di
alcuni fratelli presenti.
Dopo un pranzo in comune,
preparato dalle sorelle di chiesa
e consumato con evidente letizia
dai molti presenti nella sala per
riunioni, nel pomeriggio è proseguito il dibattito dal quale i
fratelli Bianchi e Cavazzutti hanno potuto non solo informare la
chiesa di Cremona circa l’azione
della Federazione regionale lombarda, ma essere a loro volta informati delle iniziative e della
« linea » di lavoro che la chiesa
cremonese sta portando avanti
in questo periodo. Una « linea »
(ieri come o^i) un vecchio Pastore — pCT incoraggiarmi, (avevo 23 arini) diceva: « tu predica
e, ricordati che in ogni sedia
vuota c’è un angelo che ascolta ».
Ricordo anche Billy Graham
che consigliava: « Non temete di
ripetere e ripetere ancora » specie riferendosi alle dichiarazioni
della S. Scrittura.
Oggi, alla Claudiana (o presso
altre Edizioni Evangeliche) abbiamo molte pubblicazioni, perciò scegliere è molto difficile,
ma, secondo il mio modesto parere non bisogna fare come gli
Ateniesi che cercavano « Il Nuovo », ma piuttosto scegliere «Il
Meglio » — anche tenendo, conto
di qualche buon consiglio.
Quand’ero giovane sentivo un
pochino d’invidia verso coloro
che potevano andare alla Facoltà
di Teologia, e dicevo « quelli sì,
sono fortunati » mentre oggi, dopo tanti anni, penso che, chi .ama
e crede in Gesù Cristo può servirLo nella Chiesa, impegnandosi con tutte le sue forze amando
veramente i suoi fratelli in fede.
Raccomando alle Chiese, anzi
a tutti i membri, il loro costante
impegno verso i giovani, e, termino, con le parole che mi scrisse il Capodistretto (Pastore Malan) nel lontano' 1933: «...è necessario che i nostri giovani
siano incoraggiati nelle loro fatiche, nel constatare che non sono
vane nel Signore ».
F. C.
la quale, pur tenendo conto del
contesto socio-politico in cui ci
si trova a testimoniare di Cristo
Gesù, non si accoda ad alcuna
« corrente » partitica, ma ha saputo trovare il proprio spazio nel
quale operare fedelmente all’Evangelo ponendosi dalla parte
di chi è « travagliato ed oppresso » a causa delle prepotenze dei
potenti della terra.
La chiesa di Cremona ha pre
so atto con gioia della promozione in Milano, da parte della Federazione regionale, di una « Comunità di lavoro biblico-teologico ». A tale iniziativa, la chiesa
cremonese, oltre a dare il proprio consenso, si è impegnata a
seguirne il programma che sarà
svolto nel prossimo autunno.
»e I); * ^
* _ *
J Protestantesimo ì
I Le donne |
! e l'Evangelo !
*
* Nella rubrica « Prote- *
* stantesimo» in onda do- *
J menica 10 luglio, alle ore J
* 22,45 circa: alcune donne *
* rileggono la Bibbia alla lu- J
5 ce della loro esperienza nel
* movimento femminile.
*
* J*: ;(t ♦ 3(C ♦ 5(t ♦ ¡(C ♦ *!*( >*(
REAZIONE
« Avete probabilmente già sentito che anche la nostra vecchia
Chiesa valdese è turbata da diverse infiltrazioni e interpretazioni di teorie marxiste che formano dei centri di potere non
dichiarati, ma effettivi, che costituiscono una nuova pseudoborghesia che ha assorbito tutti i difetti, ma nessuna delle
qualità, di quella — reale o immaginaria — contro cui essi lottano violentemente.
Fortunatamente c’è una forte
reazione contro questa presa di
potere che tende a sostituire,
nella Chiesa, la discussione politica alla parola dell’Evangelo.
Degli operai, degli agricoltori,
degli artigiani, degli impiegati,
dei pensionati di ogni classe sociale, che in un primo tempo si
erano allontanati da questa
Chiesa politicizzata, cercano ora
di reagire per ricondurla alla
pura linea delle Scritture. Più di
3.300 persone hanno sottoscritto
quest’anno, in poco tempo, una
petizione perché la Tavola Valdese (il Sinodo) prenda conoscenza di questo malessere che
corrode gli spiriti ».
(Brano di una lettera del Dr.
Enrico Peyrot riportato in Résister, Ginevra, n. 23 giugno ’77).
3
8 luglio 1977
RELIGIONI A CONFRONTO
Mosca accanto a Roma e Ginevra?
Il congresso mondiale delle religioni, tenutosi in URSS, non ha inteso costituire un
fronte di autodifesa, bensì ricercare un’azione comune in difesa dell’umanità
Ha avuto luogo a Mosca, dal
6 al 10 giugno u. s., un congresso mondiale delle religioni « per
una pace durevole, per il disarmo e per rapporti giusti tra le
nazioni ». I partecipanti, circa
800, provenienti da oltre 100 paesi appartenevano alle maggiori
religioni del mondo: cristiani
(circa la metà), musulmani (circa il 30%), ebrei, buddisti, indù,
sikhisti, shintoisti, giainisti. Molto esile la presenza femminile e
quella giovanile (il fatto è stato
sottolineato criticamente in alcuni interventi): la leadership religiosa mondiale è evidentemente
dominata dagli uomini e per lo
più da uomini anziani.
La delegazione italiana (anche
essa al 90% maschile!) era costituita da nove cattolici (don Franzoni della Comunità di S. Paolo,
don Sardelli della « Scuola 725 »
di Roma, don Vivarelli della Comunità di Sotto il Monte, don
Gennari di Roma, il gesuita Dall’Olio dell’Istituto Stensen di Firenze, L. Martini di « Testimonianze », C. Romano e suo marito di « Italia-Cile », F. Leonori
dell’Agenzia « Adista ») e un protestante (il sottoscritto).
Cospicua la presenza di personalità del mondo ecumenico: tra
gli altri, Glen Williams, segretario generale della Conferenza delle Chiese europee; Burgess Carr,
segretario generale della Confe
renza delle Chiese africane; Emidio Campi, segretario mondiale
del Movimento Cristiano Studenti; K. Tòth, segretario generale
della Conferenza cristiana per la
pace. Numerosi i teologi protestanti, soprattutto dall’ Europa
orientale: tra questi il prof.
Amedeo Molnàr. La gerarchia
cattolica era relativamente poco
rappresentata: alcuni vescovi e
un arcivescovo dell’Europa orientale (nessun vescovo occidentale). lì Vaticano era rappresentato da due delegati ufficiali. Da
segnalare ancora la presenza di
un quacchero finlandese: si sa
che i quaccheri sono uno dei pochi gruppi cristiani che prendono sul serio il lavoro per la pace.
I paesi occidentali erano tutti
rappresentati, non però tutte le
chiese, e in generale con delegazioni numericamente modeste.
Del tutto assenti, ovviamente, i
cinesi. La delegazione più folta
era quella sovietica anche perché rURSS ospita, nel suo immenso territorio, non solo una
grande varietà di confessioni cristiane (oltre agli ortodossi, che
sono la grande maggioranza, esistono i cristiani armeni, i battisti, i cattolici, i luterani, i riformati, i vecchi credenti) ma anche di religioni (i musulmani,
che dopK) gli ortodossi sono iì
gruppo religioso più numeroso
dell’URSS, gli ebrei, i buddisti).
Rilevante sia come numero che
come peso effettivo la rappresentanza del Terzo Mondo.
Un congresso
« storico »...
Diversi partecipanti hanno definito « storico » questo congresso, e in effetti lo è stato, anzitutto per la città che lo ha ospitato
(Moscai, da oltre mezzo secolo
una delle capitali di un certo
ateismo ideologico e di Stato), e
in secondo luogo per il carattere interreligioso dell’assemblea.
L’ecumenismo tra cristiani si dilata ormai nell’incontro e nei
primi, timidi, accenni di dialogo
con le altre fedi presenti nell’umanità.
Non si tratta, è bene notarlo, di
un nuovo fronte religioso unitario coalizzato contro un obiettivo comune ma di una convergenza delle religioni per la pace,
il disarmo e la giustizia internazionale. Non è la religione che
raccoglie le sue forze e stringe
le sue fila per difenderò se stessa; sono le religioni che si cercano e si incontrano per una azione comune in difesa dell’umanità. Ih questo incontro le varie
identità religiose non si dissolvono in un unico, generico, sentimento religioso universale. Lo
ha sottolineato il patriarca di
Mosca e di tutte le Russie Pimen
nel suo discorso inaugurale, affermando che « il nostro lavoro »
oltre a essere « incompatibile con
una polemica interreligiosa che
purtroppo ha avuto luogo in passato », è anche « incompatibile
con una specie ' di "accordo" simile piuttosto a un sincretismo
che cancelli i limiti delia nostra
coscienza religiosa ».
L’iniziativa dèi congresso è
partita dal patriarcato di Mosca,
che ha anche offerto l’ospitalità,
in collaborazione con il governo
sovietico. Un messaggio personale di Kossighin è stato inviato al
congresso e letto all’assemblea
dal presidente del Consiglio per
gli affari religiosi dell’URSS (in
pratica, il ministro dei culti),
Sig. Kouroiedov. Quest’ ultimo
ha offerto un ricevimento a tutti i partecipanti.
...e ben riuscito
Il congresso di Mosca è nato
sulla scia di quello delle « Forze
della pace », a carattere prevalentemente politico ma con larga partecipazione di credenti,
svoltosi a Mosca nell’ottobre del
197T In quella occasione il patriarca Pimen' pensò che sarebbe stato «utile e necessario» —
com’egli ha detto — indire un incontro dei rappresentanti delle
diverse religioni del mondo per
mettere in comune i loro sforzi
a favore della pace. Un Comitato
preparatorio internazionale costituito nel marzo del ’76 e presieduto dal metropolita Juvenaly
ha organizzato e convocato il
congresso che, nell’ insieme, è
ben riuscito sia come partecipazione sia come livello complessivo del lavoro compiuto. E d’altra
parte indubbio che il risultato
più importante del congresso è
il fatto stesso che sia avvenuto.
Importante anzitutto per la Chiesa ortodossa, che lo ha promosso e ospitato e che, così facendo,
si accredita agli occhi del Cremlino e dell’opinione pubblica sovietica come forza non reazionaria, non passiva o indifferente
circa il destino terreno dell’umanità. Importante in secondo luogo per il governo sovietico, che
ha pubblicamente appoggiato
l’iniziativa, smentendo così nei
fatti l’opinione diffusa in molti
ambienti, specialmente occidentali, secondo cui l’URSS è comunque e sempre « nemica della religione ». Importante, infine,
anche sul piano ecumenico in
quànto Mosca si propone (paradossalmente, in un certo senso),
accanto a Roma e Ginevra, come
uno dei poli d’incontro e dei centri di dialogo fra le confessioni
cristiane e le religioni del mondo.
Paolo Ricca
1. continua
CRISTIANI E SOCIALISTI A INNSBRUCK
Il partito socialista austriaco,
che siede al governo, ha una
spina nel fianco che non cessa di pfocuràfglr delle noie. Sono gli « Jusos » (giovani socialisti) dell’Austria, che rappresentano la punta più avanzata del
dibattito politico all’interno delle istituzioni. Insieme all’« Aktion kritisches Christentum »
(AKC), un movimento di matrice cattolica che da tempo ha preso le distanze dalla gerarchia,
gli « Jusos » hanno organizzato
ad Innsbruck dal 15 al 19 giugno
un congresso internazionale per
dare il via ai « Cristiani per il
Socialismo » in Austria.
Era la prima volta che i CpS
facevano pubblicamente il loro
ingresso nella realtà austriaca.
Presenti soprattutto a Salisburgo e a Vienna, sotto altre sigle,
hanno trovato nella breve storia
dei CpS una loro collocazione.
Dal Cile in Europa
Com’è noto il movimento, che
non vuol essere un partito politico ma il momento d’incontro
di chi essendo cristiano opta per
il socialismo, nacque anzi si organizzò nell’incontro latinoamericano di Santiago del Cile nel
1972.
DaH’America Latina il movimento si diffuse presto in Europa, specie in Spagna e in Italia,
dove, appunto, si tennero i congressi più riusciti: Bologna, Napoli, Avila, Lisbona, Roma. Lo
sguardo al socialismo non come
modello predeterminato ma come impegno attuale nelle lotte
di liberazione spesso ha prevaricato l’aspetto teologico e di
fede. Da qui, e dalla diversa appartenenza dei militanti alle organizzazioni della sinistra (in
Italia il ventaglio va dal PSI a
Lotta Continua), discendono ambiguità e contraddizioni che
spesso costituiscono il nocciolo
di accese discussioni. Il prevalere del politico tuttavia non è
soltanto la scoperta entusiasta
di alcuni cristiani per la lotta
politica bensì l’indice, sovente
reale, di un profondo impegno
a fianco del proletariato, nello
sforzo di' Costruire una società
diversa, « senza classi, con una
economia al servizio del popolo
e non del profitto, con una cultura veramente libera e creatrice» (Lisbona, gennaio 1975).
Un sassolino
nello stagno
socialdemocratico
Tavola rotonda nella Camera del Lavoro di Innsbruck. Da destra:
Gerhard Potter (Germania), Giuseppe Platone (Italia), Albrecht Konencny (Austria), Giulio Girardi (Italia), Adolf Moli (Austria), Rayes
Mate (Spagna), Herbert Bergér (Austria).
Le relazioni
dei delegati
Questa scelta rivoluzionaria
l’ha chiaramente, ancora una
volta, ribadita (Liulio Girardi,
nella Camera del Lavoro di
Innsbruck, durante il recente
congresso. Dopo una lunga relazione teorica sui « cristiani e la
scélta marxista » ( quale cristianesimo?, quale marxismo?) Girardi è sceso sul concreto parlando della ricerca sulla coscienza di classe che, con operai torinesi, sta realizzando per conto
della FLM. Il quadro cristiano
dentro il quale Girardi si muove è quello cattolico, certamente
rappresentativo ma non esclusivo dell’ambito dei CpS. Molto
interessante quindi per il cattolicissimo Tirolo sentire, dal vivo, la drammatica testimonianza di un « sospeso a divinis »
(vedi Eco/Luce n. 26) per una
scelta evidentemente contraria
agli interessi della gerarchia. Ma
di ex-prete non c’era solo Girardi. Ironico, sprezzante, popolare
in tutta Vienna, Adolf Holl da
qualche anno sospeso dalla chiesa cattolica, autore di « Gesù
in cattiva compagnia» (Mondadori) ha proposto di dirigere gli
sforzi per ’’pilotare” le tasse ecclesiastiche. In Austria, come
in altri Paesi, una volta dichiarata la confessione religiosa di
appartenenza una frazione dell’imposta annua viene versata
(grazie al Concordato) allo Stato il quale la trasmette direttamente nelle casse della Chiesa.
Si tratterebbe quindi, secondo
Holl militante dell’AKC, di versare in anticipo la quota spettante alla Chiesa a qualche organizzazione cattolica 0 protestante, che sia però critica nei
confronti del sistema. Abolirla,
secondo Holl, sarebbe antipopolare; il 97Vo degli austriaci si dichiara cattolico (ma solo una
piccolissima fetta frequenta la
Chiesa) e chi più e chi meno
aspetta dalla Chiesa una serie
di servizi (battesimo, matrimonio, funerale) a cui pochi sentono di rinunciare.
La relazione teologica al Congresso l’ha tenuta il viennese
Herbert Berger, missionario in
Cile per cinque anni e scacciato
dopo il « golpe », sulla dimensione sociale del peccato e sul recupero dell’Evangelo — un tema
ricorrente negli incontri dei
cristiani socialisti — da parte
della classe che alla religione
dominante oppone la propria
sete di giustizia.
Organizzato dal partito socialista il congresso ha dovuto lasciare ampio spazio all’intervento del segretario nazionale au
striaco dei giovani socialisti: Albrecht Konencny.
L’interesse per un cristianesimo diverso, più sociale, più autentico che, con vigore, Konencny ha espresso, non si sa fino
a che punto vada di pari passo
con una critica radicale a quella
socialdemocrazia di cui i giovani
socialisti, malgrado l’atteggiamento d’« enfant terrible » all’interno del partito, si sentono parte attiva. Cosi, a metà del Congresso, la scelta tra riformismo
e rivoluzione è risaltata fuori.
La « Sozial Partnerschaft » (collaborazione sociale) propagandata dal cancelliere Kreisky è
riuscita — qualcuno ha detto —
ad addormentare il movimento
operaio che ormai di rivoluzione non vuol più sentir parlare.
Il partito comunista, filosovietico, raggiunge a stento l’l%
dell’elettorato e le riforme hanno scaricato rriolte tensioni. Comunità di base, come da noi, in
Austria non esistono; la stessa
« Aktion Kritisches Christentum» è fortemente minoritaria
e certamente non avrebbe avuto
i mezzi finanziari per realizzare
un congresso internazionale come quello di Innsbruck. Tuttavia, e su questo punto molti erano d’accordo, se si stabilirà un
ponte tra gli « Jusos » interessati
al rinnovamento della chiesa e
l’AKC, che è un po’ la testa pensante del movimento, non dovrebbero mancare i momenti organizzativi insieme a maggiori
possibilità d’incidere nella realtà austriaca.
Il teologo Rayes Mate, segretario dei CpS di Madrid, descrivendo la situazione del suo Paese, all’indomani di un’elezione
che ha visto un grande salto
di qualità politica, sottolineava
il necessario sforzo di « demistificazione » del cristianesimo della classe dominante da. parte
dei CpS. Ma come? Attraverso
il dibattito teorico e, aggiunge
Mate, attraverso nuove forme
di vita comunitaria. Il tema del
la vita comunitaria e dell’impegno politicp è stato poi ripreso
e precisato dal domenicano Gerhard Poetter di Gottinga. Inserito nel lavoro di quartiere e
nelle recenti lotte contro le installazioni di centrali nucleari,
Poetter vive in una piccola comunità ’’laica’' aperta alle lotte e
alla riflessione cristiana.
Infine all’unica voce protestante è toccato di raccontare della
minoranza evangelica italiana.
La contrapposizione con la cultura cattolica, il pericolo di facili ecumenismi e il rischio di ricreare una religiosità di sinistra
che non ha un riferimento preciso con l’Evangelo, son stati gli
spunti per introdurre la situazione italiana. Dopo questa rassegna internazionale, di fronte ad
un pubblico che raggiungeva a
stento un’ottantina di presenze,
è stato stilato un documento
che riassume i termini del dibattito. Rispetto alla « linea » internazionale dei CpS, il documento
di innsbruck non aggiunge nulla di nuovo: il marxismo come
strumento di analisi e trasformazione della società > e la fede
in Cristo, vissuta all’interno delle lotte di liberazione, rimangono dialetticamente al centro della dichiarazione votata dal Congresso. Un particolare accento è
stato posto sui contatti tra socialisti e cristiani affinché maturino « alla base contro gli arrangements istituzionali ». Se il contenuto ricalca una prospettiva
già da tempo presente in altri
congressi CpS, bisogna anche
dire che per l’Austria il documento è una novità. E nel sottoscriverlo la «Junge Generation»
socialista ha implicitamente sfidato il proprio partito e la chiesa-istituzione, imboccando così
una strada piena di difficoltà.
Specialmente nel contesto della
repressione ’’tutta a sinistra” di
una gerarchia, che anche in Austria, sa bene dove colpire.
G. Platone
4
4
CHIESA
E POLITICA
« La Luce » sta pubblicando le risposte delle varie chiese al noto questionario: già si può capire che esse
non porteranno elementi utili al superamento delle difficoltà in cui si è venuta a trovare la Chiesa Valdese «a
causa dell impegno socio-politico» di
cui all’art. 25/SI/76.
È evidente che il dibattito è stato
m^e impostato : Il tema non è « Fede
e Politicò » ma « Chiesa e Politica » e
le domande da fare sono : La soluzione
dei problemi sociali rientra nella missione della Chtesa? Per assolvere questo compito può appoggiarsi ad un partitor -Perche la scelta del P.C.I.?
Intanto il giornale della Chiesa Valdese. con fondi o interventi minori,
continua a propagandare il comunismo
marxista: come appare dai seguenti
rilievi.
Ermanno Genre (fondo del 25/2/76)
gmdica negativamente P affermazione
che la chiesa dev essere la casa di tuttidice che è in contrasto con PEvangelo’
instaura un anticipato « GIUDIZIO »
SUI membri di chiesa, non li discrimina in buoni e cattivi e neppure in ricchi e poveri ma, confutatis maledictis
cioè 1 borghesi, fa posto ai soli proletari, per nascita o per scelta (per questi ultimi pare che non ci debba essere la prova della cruna dell’ago, insistentemente illustrata nel «Mistero
Buffo »).
A proposito di questo « Mistero »
mi sia consentito di ribadire il dissenso già manifestato da alcuni lettori nei
confronti di quei collaboratori del giornale (fondo del 6/5 e pag. 3 del 24/4)
che hanno rilevato il valore evangelico
della rappresentazione.
Il signor C. Tron si duole (13/5)
perché il prof. Mario Rollier (24/4)
ha citato un testo di Giovanni Miegge
dal quale appare con chiarezza la posizione assunta dal compianto pastore e
teologo nei eonfronti del comunismo.
Egli afferma che cosi facendo il Rollier
non ha reso un servizio alla storia ed
alla stessa lettura dell’opera del Miegge. (Almeno avesse scritto « Storia »
con la maiuscola). Inutile insistere
suRa mancanza di logica di questo assunto; significativo avvertimento ai
lettori de « La Luce » e chiara indicazione su che cosa si potrà leggere e
scrivere quando la Chiesa sarà trasformata e rinnovata con l’aiuto dell’analisi marxista.
Renato Pasghetto
Milano
Puhhlichiamo una lettara — scusandoci per il forte ritardo — a proposito
del genitore che aveva citato in giudizio maestra e direttrice per la ’’preghiera scolastica” chiedendo che si esaminasse la costituzioìialità di tutta la
normativa riguardante l’istruzione religiosa nelle scuole elementari. Del caso — di cui avevamo dato notizia nei
numeri 6/11.2 e 10/11.3 -— non si è
più saputo nulla, e sarebbe bene non
lasciarlo svanire.
« PREGHIERA
SCOLASTICA»
Caro .Direttore,
seguiamo con attenzione sulla « Luce » l’iter giudiziario della « isolata e
coraggiosa azione del sig. Nicolò Paoletti », che, forse, evangelico non è
(vorremmo che lo fosse).
Comunque sia, a nostro avviso, questa e una vicenda che dovrebbe vedere
impegnati tutti i genitori evangelici
affnché l’azione del sig. Paoletti non
resti isolata.
A questo proposito, attraverso il suo
giornale, lanciamo ufi appello alle nostre istituzioni ecclesiastiche affinché
promuovano iniziative adeguate. Lanciamo un appello alla Fed. Fem. Valdese, alla Fed. delle Donne Evangeliche in Italia affinché si facciano carico del nostro disagio di mamme evangeliche alle quali la scuola pubblica
non offre per i propri figli quella libertà di coscienza e di religione che,
invece, la Costituzione Italiana garantisce a tutti i cittadini.
Il gruppo femminile della
Chiesa Valdese di Taranto
Centenario dell’Alleanza Riformata Mondiale - Studi biblici preparatori
La gloria di Dio
nella chiesa e nel mondo
Riportiamo la II parte — sintetizzata — dei documenti preparatori in vista del « Colloquio
del centenario » dell’Alleanza
mondiale delle Chiese Riformate, che avrà luogo a St. Andrews,
in agosto di quest’anno. La prima parte è stata pubblicata sul
N. del 1° luglio del nostro settimanale.
La gloria di Dio
nella chiesa
La Gloria di Dio non è un
« teatro magico », sospesa astrattamente fra cielo e terra; essa
è legata concretamente ad una
realtà sociologica, ad una comunità umana ben precisa : la
Chiesa.
Nel Nuovo Testamento alla
concretizzazione cristologica della Gloria corrisponde una concretizzazione ecclesiologica: Cristo non è morto e risuscitato
per se stesso, ma per « molti » :
concretamente : per noi. Per questo noi siamo già partecipi della sua gloria. « La gloria di Cristo irradia l’esistenza del cristiano nella sua totalità» (H.U.v.
Balthasar). I cristiani formano
il « popolo della gloria ».
Una simile visione della Chiesa può sembrare «trionfalistica ». Non si deve dimenticare
che la gloria di Cristo è la gloria della croce. Perciò il « popolo della gloria » non è un « popolo glorioso», ma un popolo
sotto la croce. Ogni giorno si
rinnova la tensione fra la nostra
partecipazione alla croce e alla
resurrezione. L’apostolo Paolo
esprime molto chiaramente questo concetto in II Cor. 4, 7 : « Noi
abbiamo questo tesoro in vasi di
terra, affinché l’eccellenza di questa potenza sia di Dio e non da
noi ».
Dinamica delia speranza
La Chiesa si muqve nella dinamica delia speranza : « di gloria
in gloria » (Il Cor. 3. 18). La tensione della gloria è orientata in
senso escatologico : verso la promessa, il regno di Dio. Questo
cammino è possibile per la presenza dello Spirito « che soccorre la nostra debolezza » : lo Spirito di Cristo che è Spirito di
libertà.
La gloria di Dio, concretizzata
in Gesù Cristo, richiede da parte dei credenti una risposta altrettanto concreta. Questa può
essere data essenzialmente nelle
seguenti tre dimensioni;
1) la dimensione kerygmatica e missionaria. È la dimensione della predicazione, della fede,
della confessione, della teologia,
della preghiera, dei sacramenti.
La forma fondamentale di questa « glorificazione » è la proclamazione delia Parola, non solo
nel senso della predicazione e
dell’amministrazione dei sacramenti, ma nel senso di una
« evangelizzazione totale », non
in forme stereotipe, ma nella
continua ricerca di nuove vie di
testimonianza ;
2) la dimensione etica e diaconale. È la dimensione dell’amore del prossimo, sia a livello
personale che a livello politicosociale. Infatti la gloria di Dio
non illumina solo la nostra situazione individuale, ma anche
le nostre relazioni, i nostri rapporti con gli altri, la condizione
in cui viviamo, tutto il « mondo
dell’uomo » :
3) la dimensione estetica. È
la dimensione della gloria di Dio
espressa nella liturgia, nell’adorazione : festa di libertà e di
gioia. È la dimensione che ricorda l’espressione della tradizione
patristica : « trovare piacere in
Dio ». La glorificazione di Dio
non comprende solo la proclamazione missionaria e l’impegno
diaconale, ma anche la lode e la
gioia che scaturisce dalla bellezza. A proposito del « Signore
della gloria » Jiirgen Moltmann
dice ; « Nella sua qualità di uomo di Dio innalzato, trasfigurato e trasformato, egli esercita la
propria influenza su coloro che
sono ancora umiliati, non soltanto per mezzo della sua forza
liberante e delle nuove istanze,
ma anche attraverso la sua per
fezione e bellezza... Queste categorie estetiche della resurrezione appartengono alla nuova vita
che si vive nella fede ». (« La
Chiesa nella forza dello Spirito »
p. 152).
La gloria di Dio
nel mondo
La gloria di Dio è riconosciuta e confessata nella Chiesa. Ma
questa confessione e questo riconoscimento oltrepassano i limiti della Chiesa. La Chiesa è il
«luogo della semina» della gloria di Dio, non la sua « prigione ». La luce della gloria di Dio
splende al di là delle mura delle chiese. Essa « risplende attraverso » la Chiesa, e la rende trasparente.
Dimensione cosmologica
La gloria di Dio non ha soltanto una dimensione ecclesiastica, ma anche una «dimensione cosmologica».
Questo orientamento è già
presente nell’Antico Testamento.
La gloria di Dio si estende al
mondo intero : « Tutta la terra
sia piena della sua gloria ! » ( Salmo 72, 19);« Preparate nel deserto la via dell’Eterno... perché
la gloria dell’Eterno sarà rivelata e ogni carne, ad un tempo, la
vedrà» (Isaia 40, 3).
Il Nuovo Testamento segue la
stessa linea: l’apostolo Paolo
(II Cor. 4, 6) identifica «la gloria di Dio che rifulge nel volto
di Gesù Cristo » con la parola
di Dio che ha creato la luce. E
nella prospettiva escatologica
della gloria, non si parla più di
tempio ma di città: simbolo del
nuovo cielo e della nuova terra,
la nuova creazione (Apoc. 21).
All’Assemblea ecumenica di
Nairobi il testo base per lo studio biblico è stato Rom. 8, ISSO: la Chiesa e il mondo, l’uomo e la natura, lo Spirito e la
creazione sono coinvolti in un
unico anelito, un’unica attesa ed
un’unica speranza; la speranza
delle creature che gemono nella
attesa della liberazione.
Il futuro assoluto
Ritornando al tema generale
« La gloria di Dio e l’avvenire
dell’uomo », bisogna mettere in
chiaro una distinzione; rispetto
alla questione dell’avvenire dell’uomo, la gloria di Dio intesa
in senso biblico, non offre ùna
interpretazione filosofica della
storia o una « spiegazione » del
mondo, ed ancora meno un modello per risolvere i problemi
del futuro. Qui si tratta di un
« futuro assoluto », del quale non
possiamo disporre, che non possiamo manipolare.
Non siamo però abbandonati
al nostro destino : partecipiamo
alla morte e alla resurrezione di
Cristo, e la potenza creatrice
dello Spirito è presente in noi
come « caparra » del Regno.
Questo è il messaggio con cui
la Chiesa affronta il problema
dell’avvenire del mondo. Di fronte alle angosce che travagliano
la nostra esistenza personale e
alle minacce che incombono sull’avvenire dell’umanità e della
creazione tutta, il cristiano attende « malgrado tutto » il compimento della promessa liberatrice di Dio. Dire sì, nella fede,
a Dio, significa dire no alla morte. Significa ripetere con fede e
speranza : « Il tuo Regno venga ».
La responsabilità del cristiano
di fronte aH’avvenire si manifesta perciò nella testimonianza e
nell’impegno. Questi due fattori
vanno distinti, ma non separati.
Testimoniare la gloria di Dio
senza impegnarsi per l’avvenire
dell’uomo è cosa vana, come impegnarsi per l’avvenire è vano se
non si tiene presente la gloria
di Dio. Ciò che Dio ha unito in
Cristo — il suo avvenire e il nostro — non può essere separato.
_________L’ULTIMA RACCOLTA DI POESIE DI ERNESTO NASO
Per me, Signore,
il gallo nella notte ha già cantato
Nell'area delle comunità evangeliche molti, certamente, conosceranno E. Naso come pastore,
molto di meno come poeta. Eppure il suo itinerario poetico
comprende un arco di tempo di
oltre un ventennio. Infatti da
Ove rapina luce (1954) a Gemito
della Creazione (1970) a quest’ultimo Il grido degli oppressi
(1976) ci sono ben 22 anni, nei
quali egli, via via, è venuto svolgendo e sempre più puntualizzando una tematica dove è facile
notare la convergenza di due
particolari interessi che trovano
il loro giusto punto d’intersezione e. d’integrazione sul piano dell'istanza religiosa-cristiana e di
quella sociale. Tale implicazione,
però, non ha nulla di premeditato o di programmato, né, d’altra parte, è frutto di assimilazione di forme e contenuti della
poesia del dopoguerra che, come si sa, fu quasi tutta volta ad
esprimere gli orrori della guerra, il disagio socio-economico
che ne seguì e tutte le varie sofferenze delle popolazioni che
portavano le stimmate della
guerra e del sottosviluppo, ma è
nata dall’impatto del « credente »
con la condizione dell’uomo del
Sud, dove il sottosviluppo, la
miseria, il prepotere e la sopraffazione dell'agrario e del denaro, la mafia, sono una realtà vissuta e sofferta, direttamente o
indirettamente. Per cui, se nel
primo libretto di poesie di Naso
i temi socio-religiosi offrono un
disegno della sua spiritualità
giovanile, con le sue idealità, affetti, stati d'animo, raffigurazioni di paesi e di uomini, in Gemito della Creazione, invece, il poeta. oltre ad aver raggiunto un
tono più personale e, perciò, meno legato a misure e assonanze
quasimodiane. svolge la sua tematica socio-religiosa con l’impegno dell’uomo adulto e responsabile e di credente, parafrasando la pericope di Rom. 8/22
— di cui si fregia anche il libro — in cui la sofferenza degli uomini e della creazione viene illuminata dalla speranza e
dall’attesa della completa redenzione, della nuova terra e dei
nuovi cieli ove regnerà la giustizia.
Ed ecco che quest'ultimo libro
di Naso. Il grido degli oppressi,
può benissimo considerarsi come un prolungamento del discorso poetico del Nostro, nel
quale però è più marcata e puntualizzata l’istanza socio-politica.
anche se non da « affiliato » e in
rnaniera predicatoria e paternalistica. Per cui le notazioni esprimenti la fede e la speranza cristiane, sembrano fare di spalla
o, perlomeno, non hanno tutta
la carica che si riscontra in « Gemito ». Si ha così la netta impressione che il poeta abbia voluto smettere con le parole di
partecipazione alla sofferenza, al
dolore, all’aspettazione dei « minimi » di questo mondo, e di dire senza eufemismi e ambagi:
« Fratello, il tempo di ubbidire
è morto / il tempo di tacere, di
aspettare. / È giunta l’ora di disubbidire / di dire no, di dire
basta / di ribellarsi, di levare il
capo / è giunta l’ora di risuscitare. / Ribellati fratello... »
(p. 11).
Queste parole confrontandole
con quelle che troviamo nel Vangelo e, in particolare, nel Sermone sul monte, certamente stridono. Ma si tratta d’istanti nel
poeta in cui « l’umanità » dell’uomo emerge dal profondo del
suo essere con quelle debolezze
e contraddizioni che si sono manifestate nei servitori di Dio come Giobbe e alcuni dei salmisti.
Ma il poeta sa anche dire: « Per
me. Signore, / il gallo nella notte ha già cantato. / Perdonami,
perdonami »; oppure: « Signore,
aspetto il tuo ritorno, attendo
sempre / di udire la tua voce /
i passi del tuo incedere / di contemplare, Dio, / l’alba del tuo
Regno ».
Ernesto Puzzanghera
E. Naso, Il grido degli oppressi,
Claudiana, 1976, pp. 64, L. 1.000.
APOLITICO
Dalla lettura degli Evangeli appare con chiarezza che
gli avversari di Gesù (quelli che egli tratta educatamente, dì
volta in volta, come « ipocriti » e « volpi », quando non addirittura come « sepolcri imbiancati») cerchino di ottenere dal
Cristo che egli non parli: non parli del Tempio, né di Erode,
ne degli scribi e dei farisei, né di Cesare. In una parola, che
non dica niente sui grossi problemi del suo tempo.
Ed è proprio perché Gesù si rifiuta di star zitto, che sarà
consegnato, da questa gente, al tribunale col significativo pre
testo che è, stato trovato « a crear disordine tra il popolo »:
da questa gente che ha irritato, rifiutando di tener discorsi
che non irritassero nessuno.
I sadducei che, a loro volta, lo condannarono si dichiaravano, assai volentieri « apolitici », poiché erano sottomessi
a Roma e all’ordine romano.
Confesso che non riesco a vedere come chi legga il processo di Gesù possa poi rimanere o dichiararsi « apolitico »
e al tempo stesso discepolo del condannato.
O ancora, come si potrebbe leggere questa storia sconvolgente senza sospettare che essa possa sconvolgere anche
la società nella quale viviamo, e in sostanza ogni società.
Da questo punto di vista, l’apoliticità non è solamente
una chimera o un illusione; rischia, anzi, di essere una vera
e propria fuga di fronte alla concreta ed estremamente reale
umanità di Gesù, e quindi la nostra fuga.
D’altro canto rimane da precisare che il rifiuto dell’apoliticità non implica disprezzo nei confronti di chi ha fatto una
scelta politica diversa. Al contrario. Posso testimoniare che
un avversario leale mi aiuta di più di quanto lui stesso possa
credere. Infatti il ricevere insieme, anche scontrandosi, anzi
ché rifiutarsi di parlare di ciò che divide, è un modo di rispettarsi e, tutto sommato, di procedere nella verità. Rifugiarsi in
una pia neutralità, rinchiudendosi nel proprio guscio e ignorando l’altro, non significa certo amarlo. Anzi, significa allontanarsi dagli altri ad un punto tale da chiederci se « l’altro »
è ancora il nostro prossimo e se noi lo siamo ancora per lui.
Georges Crespy
5
8 luglio 1977
ENERGIA NUCLEARE E RESPONSABILITÀ’ CIVILE
Un attentato al diritto alla vita
I temi del documento ecumenico ripresi in chiave italiana - Di fronte ai molti elementi negativi sul piano tecnico, economico e socio-politico, si leva un’allarmata protesta
Nel numero del 24 giugno scorso è stato pubblicato sul nostro
settimanale un documento del
Consiglio ecumenico delle Chiese sulla questione dell’energia
elettronucleare. Come forse i lettori ricorderanno il documento
in sostanza afferma che, pur non
potendosi ignorare quest’energia, essa comporta pericoli tali
e di cosi varia natura per cui le
decisioni della sua adozione non
possono essere circoscritte agli
uomini di potere (economico,
tecnico, politico).
La protesta
nucleare
In effetti, la «protesta nucleare » si sta giornalmente allargando ed assume dei toni di estrema decisione ed opposizione contro l’installazione di centrali atomiche. Tralasciando i pareri favorevoli o contrari di vari scienziati di tutto il mondo, vorremmo qui ricordare quello di una
persona non sospetta: il presidente americano Carter, il quale
in occasione di un discorso elettorale tenuto il 13 maggio dello
scorso anno ebbe a dire : « L’impiego dell’energia nucleare comporta molti rischi. I reattori
possono guastarsi e procurare
vasti danni se non verranno
adottate severe misure. Le scorie radioattive potranno rappresentare una minaccia per le generazioni e per le civiltà future ». A queste parole hanno fatto seguito i fatti e negli Stati Uniti sono state annullate varie
centrali alla Westinghouse o sospese alla General Electric essendosi verificati seri inconvenienti al loro funzionamento. Sono quelle stessè centrali che si
vorrebbero costruire in Italia
(oltre alle quattro già in funzione e ad altre in costruzione)
secondo il « Piano energetico nazionale » avviato all’attuazione
colla legge n. 393 « localizzazione
delle centrali nucleari » approvata a ferragosto del 1976: si
tratta di 12 centrali da mille megavvatt. Ci troveremmo cosi ad
« ospitare » una ventina di impianti entro il 1985 con una modica spesa sui 25 mila miliardi
(salvo conguagli, come capita in
tutti i preventivi).
Il già citato documento del
C.E.C. esamina i vari aspetti della questione ed anche noi vorremmo fare altrettanto — forse
un po’ più dilettantisticamente
— con particolare riferimento
alla realtà italiana.
Problemi tecnici:
in Italia
sono più gravi
Circa l’aspetto tecnico non si
può qui ovviamente presentare
la cosa in modo dettagliato: chi
segue questo problema ha potuto sapere diverse cose dalle ampie documentazioni che vari giornali e riviste, anche non specializzati, hanno dedicato e dedicano all’argomento. Vorremmo comunque qui ricordare il fascicolo (intitolato «Sillabario»)
che il movimento non-violento
ha dedicato al riguardo. Esso
costa 750 lire, è molto ricco di
dati accessibili e può essere richiesto ad Azione nonviolenta,
casella postale 201, Perugia.
Mà, sempre restando nell’« area
tecnica » oltre a quella strettamente scientifica, vari sono i mo
tivi di allarme e di preoccupazione. Cóm’è noto, l’Italia è una
zona notevolmente sismica e la
possibilità che delle centrali nucleari possano venir danneggiate da scosse con conseguenti
perdite radioattive non è per
nulla campata in aria. Anche la
conformazione geografica della
nazione in cui viviamo (lunga e
stretta) è un elemento a sfavore: mentre negli Stati Uniti le
centrali nucleari sono state costruite a centinaia di chilometri dalle grandi città, qui invece
esse non avrebbero neppure quel
limite di sicurezza. Ad esempio,
la centrale di Caorso, in costruzione, dista appena 20' km. in linea d’aria da Piacenza ed 80 da
Milano !
Attentati e sabotaggi potrebbero avere conseguenze terrificanti: certo, misure se ne possono prendere anche a questo
proposito, ma è ovvio che la cosa richiede una specie di « stato
di emergenza » continuo ed una
« militarizzazione » tale da snaturare in modo determinante la
funzione di un’energia destinata
a scopi civili. Tutt’altro Che remoto è anche il rischio di poter
produrre armi nucleari dall’uso
del combustibile. In Italia vi sono due impianti di ritrattamento di detto combustibile (a Saluggia ed a Rotondella) che in
pochi mesi possono dare materiale bellico.
Inquinamento
e sicurezza
Nel chiudere questa parte più
« tecnica » vorremmo sottolineare la fondamentale differenza
che corre frà inquinamento e
sicurezza. Di fronte ad una ener
gia nucleare che vogliamo ammettere sia meno inquinante di
altre, si erge per contro la sua
pericolosità incalcolabile. È ben
vero che anche nel campo dell’energia tradizionale esistono
pericoli e tragedie (si pensi al
Vajont ed alle sue migliaia di
morti) ma qui entrano in ballo
altri fattori genericamente noti
come « fatalità », che sono invece ben riconducibili, all’incuria,
all’incapacità, alle disonestà che
troppe volte hanno da noi il sopravvento sulla scrupolosità, sulla serietà, sul senso di responsabilità. Se nel nostro paese si verificano periodicamente tanti
tragici eventi con situazioni che
potrebbero essere controllabili,
cosa mai potrebbe succedere in
caso di fughe radioattive? Il
dramma di Seveso, al confronto, potrebbe sembrare un giochetto da bambini.
Dipendenza
dal monopolio
americano
Per quanto riguarda l’aspetto
economico, le cose qui pure non
sono molto incoraggianti. Se ad
esempio oggi dipendiamo dai
paesi arabi per il petrolio, abbiùmò pèr lo meno la possibilità di scelta e di ripartizione dell’acquisto, mentre, per l’energia
nucleare ovviamente siamo del
tutto sottomessi agli Stati Uniti
che, in regime monopolistico,
possono fare il bello ed il cattivo tempo: pare che il prezzo dell’uranio nel solo 1975 sia cambiato ben cinque volte. Inoltre
vi è anche una dipendenza sensibilissima'daU’estefo per lo stes
so materiale di costruzione delle centrali: solo il 15 per cento
interesserebbe le industrie nazionali. Infine, i costi di produzione di un impianto nucleare
risultano essere tre volte superiori a quelli di una centrale
convenzionale.
All’aspetto economico è strettamente connesso quello sociopolitico : ulteriore dipendenza
dalle multinazionali, la cui « logica » è impostata sul profitto
indiscriminato e quindi ulteriore contributo ad aumentare le
storture internazionali specie a
danno dei paesi sottosviluppati.
Per un modello
di sviluppo
più umano
Ecco allora che dalla concomitanza di tutti questi eleménti,
per noi totalmente negativi, si
rende necessaria una campagna
volta a riproporre vigorosamente un nuovo modello di sviluppo,
più ' umano, più attento ai consumi, che bandisca gli sprechi.
Una campagna che sia rivolta
sia verso il « normale » cittadino e sia verso la ciasse politica,
praticamente tutta orientata —
salvo qualche piccola rhinorànza
di sinistra — verso l’adozione
dell’energia nucleare.
Si fa un gran parlare, giustamente, dei diritti dell’uorao che
vengono calpestati un po’ in
tutto il mondo. Ebbene, secondo
noi questo piano nucleare costituisce un vero e proprio attentato al diritto alla vita ed alla
salute, nostra e di coloro che
verranno dopo di noi.
L’Italia è già zeppa di problemi collegati all’inquinamento e
alla qualità della vita, mentre
per contro finora i cittadini sono stati esclusi da decisioni fondamentalmente importanti. È
ora di far sentire la nostra voce
di allarme e di protesta.
Roberto Peyrot
Ricorre quest'anno il 75T anniversario della morte di Francesco d’Assisi.
<t Le affinità tra la sua vicenda
e quella di Valdo, anche se una
trentina d’anni li separa, sono
tante e così evidenti che non
c’è bisogno di sottolinearle: entrambi cittadini, mercanti in crisi nel quadro della loro società,
afferrati dal messaggio evangelico e dall’esigenza di povertà,
uomini di chiesa ma sulla frontiera, sempre in equilibrio fra
obbedienza e libertà. Non meno
evidenti sono però, e sostanziali, le differenze che fecero dell’uno un eretico emarginato e
dell’allro un santo integrato ».
Così afferma Giorgio Tourn nel
suo libro « I Valdesi ».
Nello spirito di un confronto
critico fra le due posizioni si è
svolta ad Assisi una manifestazione cui hanno partecipato, in
rappresentanza delle Chiese Evangeliche, il Past. P. Densi, presidente della Federazione delle
Chiese Evangeliche in Italia, il
Past. Santini di Firenze, il Prof.
NOTE DI UN VIAGGIO AD ASSISI
Valdo e Francesco:
un appuntamento mancato
Nelle celebrazioni del 751° anniversario della morte di Francesco, la presenza di evangelici
invitati a presentare l’eredità di Valdo è inghiottita da un contesto religioso immutabile
Valdo Vinay, il Prof. Gönnet, il
Prof. Maselli della Chiesa dei
Fratelli e le corali Valdesi di
Luserna S. Giovanni e di S. Germano Chisone riunite. Sabato 18
nella Basilica di Santa Chiara
in Assisi è stato celebrato il culto evangelico: il Past. Densi ha
condotto una meditazione su
Matteo 6: 19-21 e 24-34 e la Corale ha guidato il canto degli
inni.
Non sappiamo in che misura il
messaggio evangelico sia stato
recepito dai fedeli che, occasionalmente o no, erano presenti
nella Basilica, ma abbiamo avuto l’impressione che non tutti
si siano resi conto di quello che
stesse succedendo.
Sicuramente l'andirivieni dovuto all’interesse artistico del
luogo di culto e la mancanza di
informazione non hanno consentito un vero incontro fra le diverse esperienze di fede.
Nella città museo - albergo
Come è già stato giustamente
rilevato nell’articolo precedente,
nella giornata degli evangelici
italiani ad Assisi è quasi del tutto mancato l’aspetto di incontro ecumenico in senso proprio,
anche se, presente a tutte le manifestazioni è stato S. E. Rev.ma
l’Arcivescovo Mons. Edoardo Pecorai, Nunzio Apostolico che
non è mai intervenuto salvo che
per la celebrazione di una « messa per l’unità dei cristiani » celebrata la domenica mattina nella Basilica di San Francesco
nella solita grande confusione
dei pellegrini in visita religiosoturistica della città, del tutto
ignari di quanto stava succedendo. Era pure presente un rappresentante della Chiesa Anglicana venuto da Ginevra. Del tutto assente il popolo di Assisi
che, per amor di San Francesco
e per i notevoli benefici econo
mici che ne derivano, ha accettato di trasformare la propria
città in museo e albergo a disposizione dei milioni di visitatori (cinque milioni lo scorso
anno ! ) : del tutto vaccinata nei
confronti di qualsiasi manifestazione religiosa, storica e culturale organizzata in Assisi, la gente del posto è del tutto indifferente a quanto accade intorno
a lei. Più diretto e cordiale è
stato l’incontro con alcuni fraticelli con cui si è instaurato un
rapporto di simpatica fraternità: hanno promesso di venirci a
trovare alle Valli. Qualcuno ha
parlato di avvenimento storico
nell’incontro tra Valdo e Francesco, in realtà l’incontro non
c’è stato, né potrà esserci a livello di commemorazioni e liturgie. Incontro ci potrà essere nella misura in cui le Chiese, in
spirito di ravvedimento e nella
riscoperta di una nuova comprensione del messaggio evangelico predicato da questi uomini,
sapranno vivere, in una autentica sobrietà evangelica, una parabola significativa per il nostro
tempo, che sia annuncio di Cristo e del suo amore, in un reale
servizio per gli altri.
Intanto portiamo in noi il ricordo merayiglioso di questa
piccola città a cui viene rigorosamente conservato il carattere
medioevale, dei dolci e verdeggianti colli dell’Um.bria e, quel
che è più importante, un interesse rinnovato a riflettere sulla vicenda umana di Francesco
e sulle motivazioni evangeliche
che l’hanno determinata e che,
come quella' di Valdo, si presenta a noi con note di insospettata
attualità.
a. t.
Nel pomeriggio dello stesso
giorno, nel Palazzo Comunale,
si è svolta una tavola rotonda
sul tema « Valdo e i Valdesi,
Francesco e i Francescani » in
cui i nostri studiosi hanno chiarito il contesto storico e sociale
in cui si sono sviluppate le esperienze di Valdo e Francesco, il
carattere della loro predicazione, i diversi esiti che ne sono
derivati.
Si è trattato di un serio approccio ad una problematica
che avrebbe meritato un confronto critico e chiarificatore, ma
la mancanza di tempo e di interlocutòri non ha permesso
di approfondire un argomento
così interessante.
A conclusione della giornata,
nella Sala Papale della Basilica
di S. Francesco, la Corale Valdese, alla presenza di un pubblico
eterogeneo, ha portato il suo
messaggio canoro.
In una breve presentazione il
Past. Taccia ha chiarito che la
nostra non era una corale di
professionisti, che il canto era
per noi un’espressione di fede,
che la musica era al servizio delle parole, che il nòstro non sarebbe stato un concerto, ma una
testimonianza.
Sono stati quindi eseguiti gli
inni più significativi a partire
da Palestrina fino ai contemporanei, tratti dal nostro Innario e
preceduti ognuno da una breve
presentazione.
Tutti i coralisti hanno cantato con partecipazione ed impegno notevoli, diretti dal Sig.
Charbonnier e dalla prof. E.
Tùrck. Nel complesso è stata
un’esperienza interessantissima
sia per la testimonianza evangelicà in ambito cattolico, sia per
l’incoritro fra le due comunità
di Luserna S. Giovanni e S. Germano Chisone.
Il viaggio ci ha portati a Firenze dove siamo stati ospitati
all’Istituto Comandi e presso la
casa di riposo « Il Gignoro », ad
Assisi dove abbiamo pernottato
in albergo, quindi a Perugia, sul
lago Trasimeno, a Pisa e Marina di Massa.
È subito sorto fra i partecipanti un affiatamento non sojo
« canoro » che ci ha permesso di
fraternizzare immediatamente,
scambiarci pensieri ed esperienze e farci trascorrere quattro
giorni di serenità.
Da una parte e dall’altra è venuta alla luce l’esigenza di proseguire l’attività in comune iniziata per quest’occasione e di
stabilire legami ancora più saldi fra le due comunità. Ringraziamo tutti coloro che hanno organizzato questo viaggio, in particolare il past. Santini, la comunità di Firenze che ci ha accolti così fraternamente, la comunità di S. Secondo e il past.
Davite che ci hanno ospitati nelle settimane precedenti il viaggio per le prove d’insieme, il
sig. Charbonnier e la sig.na
Tiirck per la direzione del canto, il past. Taccia e tutti coloro
che vi hanno partecipato sperando di rivederci presto.
Rossana Sappé
6
8 luglio 1977
cronaca delle valli
ECHI DELLA CONFERENZA - 3
Perché si dice no
ai coltivatori diretti?
Permane il rifiuto di stipulare una convenzione con gli ospedali vaidesi per i servizi ambulatoriali
Offerte prò alluvionati
Offerte ricevute dal 20 al 30 giugno 1977 dalla Commissione Distrettuale per
il fondo di solidarietà a favore delle famiglie alluvionate delle Valli.
Esaminando l’operato della
Commissione degli Istituti Ospitalieri Valdesi (CIOV), la Confererwa Distrettuale ha avuto la
possibilità di rendersi conto di
una realtà in movimento, fluida,
in cui sono ben chiare le premesse, ma di cui non sempre è
dato prevedere con sufficiente
chiarezza quale sarà lo sbocco
finale. Ciò dipende dal fatto che,
con l’inserimento dei nostri ospedali nella riforma ospedaliera.
per gli interventi curativi è facile immaginare!
In questo senso la Conferenza ha approvato un Ordine del
Giorno in cui lamenta questo
stato di cose e sollecita la Cassa Mutua Coltivatori Diretti a
considerare l’opportunità di fare quello per cui è stata istituita: essere al servizio non di se
stessa, ma dei propri assistiti.
Potrebbe anche essere significativo, oltre ai passi che la CIOV
tua Coltivatori Diretti. Una pressione che venga direttamente
dalla base può forse modificare
la situazione.
H La Conferenza, rappresentante della popolazione valdese delle valli Pellice, Chisone e Germanasca, preso atto
che gli agricoltori delle valli sono privi
del l'assistenza mutualistica e specialistica presso gli ospedali di Torre Pellice
e Pomaretto, nonostante le reiterate richieste dell'Amministrazione Ospedalie
Chiesa di Torino
Giulio Coucourde, Pinerolo
E. A. M. Giraud, Pinerolo
Unione Femminile Valdese, Torre Pellice
Chiesa di Pisa
Colletta Conferenza Distrettuale S. Germano Chisone
Salmo 121: 2 - San Germano Chisone
C.C.B. per aiutare le nostre Valli, San Germano Chisone
Sangermanese, per testimoniare
Chiesa di Barga
Chiesa di Viareggio
Chiesa Evangelica di Calosso (AT)
Nella Coisson, Milano
Platania Volpe Anna-Maria, Pisa
Mariani Maria, Bologna
Maritelli Giovanni, Alessandria
Laura e Adelaide. Micol, Pomaretto
Armando Ricca, Firenze - piccolo segno di solidarietà
Highway Holidays, Londra
Cuginetti Erika Giuliano e Davide Ollearo
Jenny Fuhrmann, Mendrisio
Totale
Totale 1° elenco
Totale al 30 giugno
292.650
50.000
100.000
80.000
127.500
100.000
30.000
50.000
10.000
35.000
30.000
150.000
30.000
50.000
10.000
50.000
10.000
100.000
70.000
20.000
100.000
1.555.150
1.522.796
3.077.940
Si ricorda che le offerte vanno versate sul conto corrente 2/25167 intestato a
COMMISSIONE DISTRETTUALE DELLE VALLI VALDESI - 10066 TORRE
PELLICE.
BRICHERASIO
Nel dettaglio
i danni dell'alluvione
Pomaretto. Una struttura che oltre al normale lavoro per i rioveratt ha da tempo inserito la sua attività nell’ambiente sociale delle Valli. Chisone
e Germanasca.
le scelte di fondo, sui servizi da
attivare o da incrementare, non
dipendono esclusivamente dalla
CIOV (e dal Sinodo), ma devono essere concordate con le Amministrazioni periferiche dello
Stato che della salute pubblica
hanno la responsabilità, cioè le
Regioni e le costituende Unità
locali dei servizi.
Vi è però una nota che merita
di essere segnalata ai lettori: il
fatto che delle attuali possibilità di servizi offerti dall’Ospedale
(Torre e Pomaretto) non tutti
possono usufruire allo stesso
modo. È il caso dei Coltivatori
diretti, assistiti dalla omonima
Cassa Mutua, per i quali è possibile il ricovero negli Ospedali
della CIOV, ma per i quali non
è possibile invece fruire dei servizi specialistici ambulatoriali
(Raggi X, Elettrocardiologia, Analisi ecc.).
Perché? Evidentemente perché
l’Amministrazione dell’Ente Mutualistico non ritiene opportuno
stipulare una convenzione con
la CIOV per dare ai suoi assistiti la possibilità di avere più vicino a casa loro certi servizi. Se
almeno questa linea di condotta, in difesa del proprio ambulatorio di Fhnerolo, venisse osservata rigorosamente, si potrebbe ancora capire. Ma è un
fatto che convenzioni del genere (e anche con case di cura private, come il Cottolengo di Pinerolo) esistono. La domanda
allora diventa evidentemente inquietante. Perché i cittadini della Val Germanasca o dell’alta
Val Chisone, a cui farebbe certo
più comodo fare riferimento a
Pomaretto, e quelli della Val
Pellice, più comodi a Torre, devono invece affrontare il viaggio
fino a Pinerolo per dei servizi
che potrebbero avere altrettanto
bene in Valle? E chi conosce la
situazione di superaffollamento
degli ambulatori pinerolesi si
rende ben conto che oltre al disagio del viaggio c’è ben di peggio. Prenotazioni di due mesi
per un elettrocardiogramma e
cose simili sono all’ordine del
giorno, con quale tempestività
farà su mandato della Conferenza, che tutti coloro che necessitano di servizi ambulatoriali che sono offerti anche dai nostri ospedali e che sono per loro
quindi più comodi, ne facciano
esplicita richiesta alla Cassa Mu
ra, esprime il suo rammarico ed invita
la Cassa Mutua Coltivatori Diretti ad eliminare, con sollecitudine,^ mediante la
stipulazione di una convenzione mutualistica, il disagio che da tale situazione
deriva ai coltivatori diretti di queste
valli.
L’alluvione verificatasi nel
maggio scorso, ha provocato nel
Comune di Bricherasio, allagamenti, frane, ecc, che hanno causato danni ingenti alle strade, all’irrigazione, all’acquedotto Comunale ed alle aziende agricole.
L’ondata di piena del torrente Pellice ha provocato il crollo
del Ponte sulla Provinciale Bricherasio - Bibiana - Bagnolo P.te
ed, ha asportato buona parte degli argini del torrente, invadendo poi il terreno circostante per
una superficie complessiva di
circa 200 ettari.
Un numero considerevole di
strade comunali e interpoderali
sono state interessate da frane,
smottamenti, altre sono state
invase da melma e detriti e a
tratti asportate dall’acqua.
I pozzi di captazione dell’acquedotto comunale hanno subi
to infiltrazioni di acqua del Pellice che hanno inquinato l’acqua
potabile. Le proprietà agricole
hanno subito danni ingenti alle
coltivazioni, alle piantagioni ed
ai numerosi vivai di barbatelle.
La piena del Pellice e del Chiamogna ha causato danni all’irrigazione, asportando le prese di
acqua dei canali e distruggendo
buona parte dei canali di derivazione.
L’importo di spesa presunto,
dei danni subiti sul territorio di
Bricherasio, sono stati così,
quantificati :
per strade L. 150.000.000
per acquedotto 2.000.000
per irrigazione 50.000.000
per colture agr. 1.010.000.000
per argini torrente
Pellice 2.100.000.000
___Agape: una valutazione del lavoro nel Pinerolese
SPAZI APERTI
Importo totale L. 3.312.000.000
Quattro anni fa Agape decise
di spostare una parte del gruppo
a Pinerolo, per svolgere un lavoro di testimonianza e per inserirsi di più nella realtà, cosa più
ardua sui monti della Val Germanasca.
L’incontro che si è tenuto ad
Agape il 25 e 26 passati ha tentato una valutazione dell’esperienza a quattro anni dal suo
inizio.
Una quarantina i partecipanti
ai lavori; due le relazioni iniziali
sulle quali si è avviato il dibattito.
La prima relazione ha affrontato i « Problemi della testimonianza evangelica nel Pinerolese »: le possibilità, le vie aperte
per una testimonianza non mancano: la situazione politica e sociale del Pinerolese richiede coinvolgimento della gente, per la
quale l’indifferenza e l’apatia in
campo politico (volute dalla DC)
sono quasi la normalità. Un grosso spazio ci è davanti allora, ,per
stimolare il dibattito politico,
per vivificare gli enti locali, che
crescono in uno splendido isolamento rispetto alle esigenze politiche di partecipazione e di gestione diretta del potere della popolazione. Uno spazio di intervento aperto è anche quello della fabbrica in cui, specie nelle
zone periferiche, è necessario un
grosso lavoro di base, in parte
tentato dal gruppo, in questi anni.
D’altra parte, si pone il problema del radicamento nelle situazioni in cui dei credenti sono in
ricerca: le comunità di base, i
collettivi biblici; e ancora la partecipazione al lavoro della Fgei
Valli.
Queste linee di lavoro che erano alla base della decisione del
1973 di scendere a Pinerolo, rappresentano degli spazi di intervento tuttora aperti.
La seconda relazione ha invece
affrontato il problema del rapporto tra il lavoro nel Pinerolese e l’incremento della partecipazione alle attività dei campi in
conseguenza di questo radicamento: in questi quattro anni c’è
stato un aumento sensibile e costante della partecipazione dal
Piemonte, non solo nella partecipazione ai campi e nella presenza di gruppi con programma proprio (sindacati, scuole), ma nell’elaborazione e nella preparazione dei campi stessi: un lavoro
meno visibile, ma fondamentale.
La relazione ha toccato anche
il problema dello strumento scelto nel 1973 per inserirsi nel pinerolese: il centro stampa, che ha
funzionato abbastanza bene, ma
su cui pesano comunque dei gravi problemi per l’aumento dei
costi.
La discussione si è sviluppata,
nei due giorni dell’incontro, sulle
linee proposte dalle relazioni, e
sulle prospettive future. Varie e
di diverso peso le possibilità di
prosecuzione del lavoro: 1) che
il gruppo di Pinerolo prosegua il
lavoro avviato con le stesse linee
e lo stesso impegno degli anni
scorsi, inserendosi a livello di impegno politico in una battaglia
unitaria aH’interno della sinistra,
che continui il lavoro avviato nel
Collettivo biblico di Pinerolo e
in altri Collettivi delle valli, i rapporti con le comunità di base, il
coordinamento dei gruppi Fgei;
2) che il gruppo di Pinerolo, invece di essere formato da persone "trapiantate” nel Pinerolese,
sia formato da persone che nel
Pinerolese vivono e lavorano, e
che a livello volontario si inserisca in un "progetto” che Agape
porta avanti nel Pinerolese; questo gruppo potrebbe funzionare
da coordinamento, stimolo e centro di studi per la riflessione dei
credenti impegnati, sui nodi della predicazione e della comunità; 3) che il gruppo di Agape funzioni da tramite tra le attività
dei campi e il Pinerolese, mediante la diffusione di materiale
di informazione, svolgendo una
attività tipo "centro di documentazione” ».
Il dibattito è rimasto aperto
su queste varie possibilità visto
che le decisioni in merito vanno
prese dai Comitati esecutivo e
generale, responsabili della gestione del centro insieme al gruppo residente.
p. c.
Nel numero 22 (3 giugno) dell’Eco delle Valli, fornendo il conto dei danni provocati dall’alluvione del 19 maggio precedente,
basandoci sui dati forniti dalle
Amministrazioni Comunali alla
Prefettura di Torino, avevamo
osservato « che il Comune che
pare meno colpito, Bricherasio,
ha invece denunciato la più alta
cifra ».
Questa osservazione è stata da
taluno interpretata come un’accusa di voler gonfiare le cifre, da
altri semplicemente come un dato interessante, su cui valeva la
pena di avere maggiori ragguagli, nei dettagli, nella consapevolezza che non sempre i danni
maggiori sono stati quelli più
visibili.
Abbiamo perciò chiesto all’Amministrazione Comunale di darci qualche indicazione, che gentilmente ci è stata fornita e che
trasmettiamo ai nostri lettori.
Come si vede, il danno maggiore è quello agli argini del Pellice, mentre si riteneva che nel
calcolo entrasse anche il ponte
per Bibiana, che viene citato tra
i disastri provocati dalla piena,
ma non tradotto in cifre. Ciò significa che il costo di detto ponte non rientra nei 3.312.000.000
di danno.
br.
Hanno collaborato a questo
numero: Eugenio Stretti, Guido Mathieu, Giuseppe Anziani, Anita SimeonV, Adriano
Giaiero, Jean Louis Sappé,
Guido Baret, Felice Crespi,
Alberto Taccia, Paolo Corsani, Dino Gardiol.
7
8 luglio 1977
CRONACA DELLE VALLI
ANGROGNA
Durante l’àgape fraterna di sabato 2 luglio, svoltasi nella sala
unionista, è stato possibile vedere un interessante film sulle Cevenne realizzato dai sigg. Boer.
La serata si è conclusa con numerosi canti di un gruppo giovanile evangelico tedesco di Stoccarda che ha simpaticamente
partecipato al nostro incontro.
L’introito della serata verrà accantonato dall’ Unione Femminile (che ha preparato una cena
eccellente) per realizzare una
nuova cucina per la Sala: il progetto è in fase di preparazione.
• Al Bagnau, domenica 3 luglio, isi è svolto il culto all’aperto
allietato dal suono delle trombe
del gruppo giovanile tedesco.
Prossimo incontro al Bagnau domenica 7 agosto alle 14,30. I giovani tedeschi — che stanno dando un consistente aiuto di lavoro
volontario per riparare alcuni
danni dell’alluvione — hanno partecipato anche al culto del Serre
e del Capoluogo, che è stato tenuto nelle due lingue.
Essi si fermeranno nella nostra
valle (hanno le tende al Chiot
d’Laiga) sino al 14 di questo mese. A tutti loro il saluto fraterno
e il ringraziamento di tutta 'a
comunità.
BOBBIO PELLICE
• Sabato 2 luglio una folla di
amici e conoscenti ha accompagnato al campo dell’ultimo riposo la spoglia mortale del nostro
fratello Eliseo Emilio Catalin,
deceduto in ospedale a Torino
all’età di 69 anni, dopo tm intervento chirurgico.
Ai familiari del nostro fratello, che aveva tenuto per molti
anni il mulino comunale e poi
un piccolo negozio di prodotti
per l’agricoltura, rinnoviamo la
espressione della nostra simpatia nella certezza della risurrezione in Cristo Gesù.
• Durante il culto di domenica
3 luglio abbiamo invocato la benedizione di Dio sul matrimonio,
già celebrato in sede civile, di
Oreste Gönnet e Elvira Àlbarea.
La comunità rinnova a questi
sposi i suoi migliori auguri per
la loro vita in comune.
Incontro al Colle
della Croce
Il tradizionale appimtamento di fine luglio coi
fratelli riformati francesi
è fissato quest’anno la
DOMENICA 24 LUGLIO
Il culto inizierà alle
ore 11 precise.
Nel pomeriggio, se la
pioggia non farà fuggire
troppo presto i partecipanti, sono previsti scambi di informazioni sul lavoro delle chiese francesi e italiane.
So»»»»»«0ooco:< cococ^^
SAN SECONDO
Il 21 giugno, nella sua abitazione alla Luganera, si è spento il
fratello Fernando Ribet di 80
anni, originario di Pomaretto e
malato da parecchi anni. Una
gran folla ha seguito il funerale
presieduto dal past. Arnaldo
Genre, in assenza del past. Davite. Alla vedova ed al figli la Comunità rinnova la sua viva e fraterna solidarietà.
• Il culto del 28 giugno è stato presieduto da Attilio Fornerone di Prarostino in sostituzione
del pastore di S. Secondo impegnato per le sedute del « Conseil» della CEvAA.
_____________ CHIOTTI
In obbedienza al comandamento del Signore, domenica 3
lùglio è stato amministrato il
battesimo a Omar Calisi di Antonio ed Erica Grill. La comunità rinnova a questa famiglia gli
auguri migliori di aiuto e benedizione da parte del Signore
nella difficile e delicata situazione di educatori e genitori.
RIUNIONI ESTIVE
Domenica 17 luglio ore 14.30 a
Vlllasecca.
Domenica 24 luglio ore 14.3Ó
Selletta del Linsard con la partecipazione della corale di Prarostino.
S. GERMANO
Si è conclusa per quest’anno
l’attività del coretto con una visita effettuata alla comunità di
Frali nella domenica 26 giugno.
A questa gita sono intervenuti
molti ragazzi del coro che hanno partecipato attivamente al
culto con l’esecuzione di alami
dei brani studiati quest’anno.
All’uscita dalla chiesa, dopo
aver visitato il museo di storia
valdese, tutti gli intervenuti, fra
cui numerosi genitori, si sono
recati al centro di Agape.
Nel pomeriggio si è svolta una
caccia al tesoro che ha contribuito ad animare il resto della
giornata.
Ringraziamo la comunità di
Frali ed il centro di Agape per
la fraterna accoglienza.
Questa in sintesi l’attività, di
quest’anno, del coretto : partecipazione ad alcuni culti domenicali ed al culto del 17 febbraio,
alla giornata del 26 dicembre ed
al concerto tenuto a Finerolo.
Fossiamo azzardare un bilan
ciò positivo di questa iniziativa
di un gruppo di giovani che speriamo continuerà ad avere l’appoggio della comunità.
Un affettuoso ringraziamento
va a tutti i ragazzi che hanno
partecipato con impegno notevole e grande entusiasmo a questa attività. Questo elogio, d’altra parte ben meritato, vuole essere un incoraggiamento per stimolare la partecipazione anche
per l’anno prossimo. Alcuni non
potranno continuare a dare la
loro collaborazione, ma pensiamo che l’attività potrà essere
continuata ugualmente.
Un altro ringraziamento, al
quale si uniscono tutti i ragazzi
del coro, va al nostro « giovane »
maestro del coro Sig. Remo Bouchard il quale con competenza, e
molta pazienza ha saputo ottenere ottimi risultati. G. B.
Diffusione
Eco-Luce
A differenza di quanto annunciato per errore nel numero precedente, il prezzo del giornale
per la diffusione è di L. 150 a
cop^ia moltiplicato per il numero
complessivo delle copie ordinate.
Per chi volesse invece pagare solo il venduto, il prezzo è
di L. 200 la copia.
LUSERNA
SAN GIOVANNI
• Domenica sera è mancata improvvisamente, nel trasporto da
casa all’Ospedale di Torre, Giordan Adelina di anni 68, abitante
in Via Gianavello. È pure mancata, dopo lunga degenza, all’Asilo Valdese Edvige Kind Fellizzaro all’età di 94 anni. Alle famiglie colpite esprimiamo la nostra solidarietà nel dolore, ma
anche nella certezza della vita in
Cristo.
• La Società di Cucito si riunisce durante il mese di luglio,
tutti i giovedì, dalle 14,30 alle
16,30 in vista della preparazione
del Bazar. Chi avesse oggetti, lavori o altri contributi da offrire
è pregato di farlo presso il Fresbiterio o una delle sorelle del
gruppo. Il Bazar avrà luogo domenica 31 luglio alle ore 15 nella Sala Albarin.
• Frosegv^ono le predicazioni
(alle 9 agli Airali e alle 10,30 al
Tempio di San Giovanni) sul testo del Deuteronomio. Domenica 10 luglio ; Deut. 8: 2 ; Ricordati... Il senso della storia e del
passato nella vocazione del presente.
Comunità Montana
Val Chisone
e Germanasca
Dimissionària
il Presidente Maccari
Lunedi scorso, durante una seduta del Consiglio, non operativa per mancanza del numero
legale, il dott. Maccari ha comunicato ai presenti di aver proposto le proprie dimissioni da
presidente della Comunità Montana alla sezione del Partito Socialista.
11 dott. Maccari non ha spiegato perché aveva ritenuto opportuno procedere in questo modo, ma la sua decisione probabilmente è causata dalla crisi che
la Comunità Montana sta attraversando già da alcuni mesi e
che ora più che mai necessita di
una soluzione.
Precisazione
Nel segnalare i danni causati
dall’alluvione del 19 maggio nel
territorio di Bobbio Pellice (Eco
del 17 giugno- scorso) abbiamo
commesso un errore che ci viene segnalato dal lettore Stefano
Bertinat. Abbiamo indicato che
le acque avevano asportato la
passerella del Pian della Ruà.
Ola, secondo il nostro attento
lettore, non si tratterebbe di ima
«passerella», ma di un «ponte », come risulta sul foglio mappale esistente negli uffici del Comune di Bobbio Pellice, ponte
che, prima della costruzione della attuale carrozzabile BobbioVillanova, congiungeva le due
sponde del Pellice sulla strada
nazionale per la Conca del Fra
e quindi la Francia. Infatti la
vecchia strada saliva nell’Inverso fino all’altezza appunto del
Pian della Ruà, dove attraversava il torrente, proseguendo
quindi sulla sinistra orografica
attraverso il piccolo abitato di
Villanova e il forte di Mirabouc.
E sul percorso ormai abbandonato, di fronte all’abitato degli Aghit, sorgeva infatti la caserma della Guardia di Finanza,
oggi completamente rovinata.
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RINGRAZIAMENTO
La moglie, la figlia e la sorella del
Compianto
Alberto Buffa
commossi e riconoscenti per là grande
dimostrazione di stima e di affetto tributata al loro Caro scomparso, ringraziano tutti coloro che con scritti, presenza hanno preso parte al loro dolore.
Un ringraziamento particolare al
Pastore Signor Taccia, alla Signora
, Gaydou Clelia, al Sig. Gobello e Sig.re
Barbiani e Bertin dell’Asilo Valdese,
alla Sez. A.N.A. Luserna S. Giov., ai
Dipendenti Comunali.
Luserna S. Giov., 8 luglio 1977.
I «PISSABRUT»
{segue da pag. 1)
na tragica attualizzazione. Non è
solo del salario che i lavoratori
sono spesso frodati (basta pensare alla pratica del « senza libretti ») ma è collettivamente
della salute stessa, un bene ancor più essenziale del salario.
Non è solo nella barbarie di duemila anni fa, ma è nella civiltà
del nostro presente — se sappiamo guardarci intorno ad occhi
aperti — che risuona l’accusa oiblica: « avete ucciso il giusto»
(Ciac. 5: 6).
Chi, noi?! — può esclamare
scandalizzato ciascuno di noi.
Chiunque non sia un medico proprio venduto o un industriale
consapevolmente criminale, non
ha diffcoltà a scindere la propria
Incidente
al pastere Cemba
Mentre andiamo in macchina ci giunge la notizia
che il segretario amministrativo della Tavola Valdese, pastore Roberto Comba, è stato coinvolto in un
incidente stradale avvenuto alle porte di Milano.
Egli si trova attualmente
ricoverato insieme alla signora alla Clinica delle 4
Marie. Neli’incidente il pastore Comba ha riportato
abrasioni al viso, mentre
alla signora i sanitari hanno riscontrato un trauma
toracico di cui si ignora
per il momento ancora la
gravità.
Al pastore Comba ed alla signora la redazione formula i migliori auguri di
pronto ristabilimento, associandosi a quelli già formulati dal moderatore a
nome della chiesa.
responsabilità. Ma non basta certo essere mondi di una responsabilità diretta e personale per essere liberi da una corresponsabilità collettiva. Se non si è ricchi senza essere predatori ( « la
ricchezza dei ricchi è fatta di salari che non sono stati pagati »,
diceva un buon vecchio pastore
svizzero, Eduard Thurneysen,
commentando il brano di Giacomo), non si può essere solidali
col mondo dei ricchi (anche se
non lo si è affatto) senza essere
indirettamente predatori del salario e della salute frodata che
grida a Dio.
Di fronte a questa realtà non
si può pretendere di essere neutrali: bisogna prendere posizione. Personalmente sono convinto
che l’unico modo per non essere
ricompresi nel numero di coloro
a cui la Parola di Dio dice « avete ucciso » consiste nel portare
il ' proprio contributo, nell’ambito della propria situazione, al
cambiamento di questa società
in cui molti sono dei «pissabrut»,
miserabili che muoiono a poco a
poco del loro lavoro, e altri hanno i milioni da distribuire per risarcire le vedove dei primi. Benito Pranza, Albino Stella e gli
altri operai dell’IPCA e le loro
famiglie hanno portato, col peso
di un processo durato 5 anni che
solo ora si è risolto positivamente, un contributo enorme.
Meglio poveri
È appunto su « come » questo
contributo possa essere portato
che i due firmatari della lettera
citata più sopra hanno qualcosa
di preciso da dire:
« Nella vita normale,, cbi nasce poverp e si comporta onestamente, vivrà
povero e morirà più povero. Noi siamo poveri, ma riteniamo sia un onore e un privilegio perché la nostra vita non avrebbe alcun senso se si vuole
cambiare le nostre condizioni, perché
questo porta fatalmente all’egoismo e
all’oppressione di altri uomini. Finché
al mondo ci saranno sfruttati, finché
la società attuale permette tutto questo, io spero di rimanere povero per
sempre ».
Non SO se chi ha scritto queste parole sia credente o meno,
ma è certo che dimostra di seguire una strada che non saprei definire se non evangelica.
In primo luogo queste parole
mostrano uno strano paradosso:
chi le ha scritte ha lottato tenacemente in una situazione concreta per un cambiamento radicale della società; ma questa lotta non è stata per « cambiare le
nostre condizioni », per assicurarsi il passaggio da povero a
ricco. Questo infatti equivarrebbe ad un cadere neH’egoismo e
nell’oppressione degli altri, perché il potere corruttore della ricchezza, il mammona dell’Evangelo, non esercita il suo dominio
solo su alcuni (deboli, depravati
o malvagi), ma « fatalmente » su
chiunque è dominato dalla volontà di potere. È così che nella
lotta per cambiare la società il
cambiare condizione (passare
sotto mammona) sarebbe assurdo, sarebbe un perseguire il nonsenso della vita!
In secondo luogo queste parole
— insieme all’esperienza che vi
sta dietro — mostrano una scelta straordinariamente libera ed
evangelica della povertà, non per
inacerbito odio di se stessi, non
per stoico volere ciò che è imposto, neppure per esercizio di una
virtù meritoria, ma perché « finché » ci sono sfruttati, « finché »
la società è dominata dalla violenza rapace deH’uomo, — e
quindi nella tensione e nell’impegno personale verso il giorno in
cui questo « finché » sarà risolto
— la coerenza e la condizione
del rifiuto di questo tipo di società sta nell’essere poveri.
Credo che siano pochi quelli
tra noi — teorici del cambiamento della società o pratici della
sua conservazione — che non abbiano da ricevere con umiltà
questa lezione di Evangelo.
E' ora di dire: basta!
(segue da pag. 1)
la mancanza di spazio politico
stimola l’appetito religioso.
« L'ostilità e spesso l’aggressività di molte chiese e sette evangeliche nei nostri riguardi permane in molti luoghi, come pure
uno spirito competitivo aggravato dai favori che alcuni evangelici ottengono da parte del governo, in contrasto con le rotture che si sono verificate tra questo e la chiesa cattolica.
A quanto sembra, gli evangelici si stanno sviluppando considerevolmente, approfittando —
al pari di noi — della diminuzione dello spazio politico e della
miseria popolare, che nella gente
Semplice, stimolano l’appetito religioso.
Si può calcolare che il numero di evangelici impegnati nelle
loro chiese si avvicini a quello
dei cattolici, impegnati nelle proprie. Il numero di cappelle evangeliche supera senz’altro quello
delle nostre cappelle cattoliche.
La maggior differenza tra gli
evangelici e i cattolici consiste
nel fatto che noi avevamo le masse ed essi no. Oggi noi abbiamo
perso gran parte delle folle e gli
evangelici, ogni tanto, riescono a
raggruppare masse equivalenti o
superiori alle nostre.
D’altra parte, avvengono spesso contatti fraterni tra evangelici e cattolici, specialmente nella
misura in cui andiamo assomigliando a loro.
Questa è forse la caratteristica più saliente dell’ecumenismo
cileno. La chiesa cattolica somiglia sempre più alle chiese evangeliche, senza toccare alcun punto di fede e senza rinunciare a
valori essenziali. Sia i pastori che
i teologi dovranno studiare questa evoluzione, che potrebbe rappresentare insieme una ricchezza
e un impoverimento, un’infusione di vita nuova e la perdita della propria identità. Ci toccherà
comunque fare una profonda valutazione del significato delV'evangelismo" in Cile e una prudente autocritica della nostra pastorale tradizionale.
Alcuni pensano che l’evangelismo rappresenti un male enorme: essò divide la famiglia cilena, fa apostatare i cattolici e li
conduce all'eresia e al settarismo.
Altri sono più ottimisti o più
rassegnati. E meglio — dicono —
che il popolo sia evangelico piuttosto che indifferente o ateo. Se
noi non possiamo fare di più, lasciamo che lo facciano gli altri,
con la speranza che un giorno
potremo riunirci ».
Non possiamo continuare ad aspettare. Non possiamo perdere
la speranza. Per questo, come familiari crediamo che sia ora di dire
basta. Non possiamo continuare senza sapere la verità, senza sapere cosa dire ai nostri figli.
Come familiari dei detenuti scomparsi, e come cileni, come
parte inseparabile del popolo cileno quali noi siamo, non possiamo
continuare ad assistere alle sparizioni che continuano, sparizioni
che abbiamo denunciato come illegali, sequestri, fatti delittuosi e
criminali che attentano al diritto e alla morale, che attentano alla
dignità, alla libertà e alla vita delle persone, di nostri familiari, di
molti cileni onesti, di lavoratori, di persone care a noi che siamo
i loro familiari, apprezzati in molte occasioni dai loro compagni di
lavoro, eletti rnolte volte come rappresentanti o dirigenti nei loro
collettivi di lavoro, nei sindacati, nelle Università.
Come cileni, spose, madri, figli di scomparsi, crediamo che sia
ora di dire basta.
Dal documento dei familiari dei detenuti scomparsi
8
^---.-.n 1^,^, uuMUNI DELLA STAMPA D’INF
Criminalità: capire le cause
Con questo articolo intendiamo esprimere alcune delle nostre riflessioni sul problema del1 ordine pubblico. Non si tratta
di una « presa di posizione » perché la PGEI non è un partito
politico. Ci sembra tuttavia importante invitare i fratelli ad
una riflessione collettiva su un
aspetto così importante, oggi,
della vita del nostro paese.
Per radio, per televisione, sui
giornali si sente sempre più spesso parlare di criminalità e dell’esplodere della violenza. Non
intendiamo unire la nostra a
questa ridda di voci, in gran
parte strumentalmente suscitata
da parte di chi ha interesse a
che la gente, tutta intenta ai fatti della criminalità dilagante, dimentichi altri problemi, come la
disoccupazione, l’aumento dei
prezzi, la carenza dei servizi ecc.
Vogliamo solo far riflettere su
alcuni punti.
La matrice sociale
Non ha senso parlare di «criminalità » o di « violenza » in
astratto, è necessario capire le
cause profonde, la matrice sociale della criminalità. Esiste ad
esempio, una criminalità legata
al potere, che comprende reati
come gli omicidi bianchi, le fughe di capitali, gli attentati contro la salute dell’ambiente, l’evasione fiscale ecc. Questa è la
criminalità più pericolosa, e nello stesso tempo la più protetta,
la meno perseguita dalla legge.
Esiste poi la criminalità spicciola, quella degli scippi, dei piccoli imbrogli o furti, della prostituzione ecc. Questa malavita
da quartiere di periferia, sempre esistita nella nostra società,
è og:gi esaltata dalla crisi economica : crollato il mito consumistico del cosiddetto « boom »
economico degli anni ’60, essa
appare a masse sempre più larghe di disoccupati o sottoccupati la sola possibilità di uscita
da una vita senza risorse e senza senso. Crediamo che la soluzione a questo problema non
venga da forme più efficienti di
prevenzione né tanto meno di
repressione — tutti sanno come
per il piccolo ladro o per la ragazza che comincia a prostituirsi il carcere italiano sia solo
scuola, questa sii efficiente, di
criminalità praticata a livello
più alto.
Potremmo individuare una
terza forma, quella legata alla
criminalità internazionale, organizzata su vasta scala: la anonima sequestri, la mafia trapiantata al nord, il giro della droga
pesante — criminalità, questa,
che presenta notevoli legami con
la delinquenza fascista. L’aspetto
più pericoloso di questa industria del crimine è la sua capacità di legare a sé, attraverso ricatti e altre forme, la piccola
criminalità sottoproletaria.
In questo contesto, pur così
schematico e impreciso, si può
affrontare il discorso sulla co
Comilato di Redazione : Bruno
Bellion, Brmanno Genre, Giuseppe Platone - Paolo Ricca, Fulvio
Rocco, Sergio Rostagno, Roberto
SbafTi.
Direttore : FRANCO GIAMPICCOLI
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2/39878 intestato a Roberto
Peyrot, corso Moncalieri 70,
10133 Torino.
Reg. Tribunale di Pinerolo N. 175
8 luglio 1960
Cooperativa Tipografica Subalpina
Terre Pellice
siddetta criminalità politica. Abbiamo detto che essa può apparire la sola uscita a molti proletari e sottoproletari ; ma a
quanti vivono, per ragioni oggettive o soggettive, slegati dal
movirnento operaio organizzato
la « violenza » può apparire anche la sola « risposta » possibile
al vicolo cieco in cui la « società
democratica » li caccia ogni giorno. Come rispondere a questo?
In primo luogo serve lavorare
per l’avvio di una soluzione al
problema della disoccupazione,
degli alloggi ecc., creare strutture di aggregazione nelle borgate
e nei quartieri. E serve anche
una politicizzazione della rabbia
crescente, l’offerta di una dirnensione collettiva, unitaria, ornizzata della propria rabbia, di
una sua trasformazione in volontà politica positiva di lotta e
di trasformazione.
Sappiamo che l’assenza di prospettive convincenti per uscire
dalla crisi economica e ideale,
la mancanza di un punto di riferimento politico organizzato in
cui identificarsi può diventare
foriera dì violenza individuale,
di indicazioni estremiste che noi
rifiutiamo innanzitutto perché
perdenti.
Sappiamo che la lotta individuale, la teorizzazione dello scontro con lo stato staccato dai
grandi movimenti di massa, non
intacca realmente il potere della classe dominante, offre il fianco alla repressione più atroce,
iinpedisce la crescita della cor
scienza della gente, favorisce il
diffondersi della paura generica
e qualunquista, devia l’attenzione della gente (un esempio: lo
studente Lorusso viene ucciso a
Bologna e nessuno parla più dello scandalo Lockheed, conclusosi pochi giorni prima).
Dietro lo schermo
Ma sappiamo anche che questa situazione viene utilizzata innanzitutto per far passare leggi liberticide, iniziative provocatorie come l’arresto degli avvocati del Soccorso Rosso, per continuare impunemente ad affossare i processi alla strategia della tensione, come a Roma o Catanzaro. Si tenta così, di far passare in Italia il modello autoritario e repressivo dell’attuale
stato tedesco, che ha già praticato la « criminalizzazione » della opposizione politica, attaccando in modo pesante le libertà
politiche e sindacali. Da tempo
è in atto un attacco diretto contro le conquiste realizzate negli
ultimi anni dal movimento operaio e popolare, attacco portato
avanti principalmente dalla DC.
Fin dal 1969, la strategia della
tensione che ha sempre visto i
servizi segreti protagonisti più o
meno espliciti, ha svolto questo
ruolo anti-democratico; oggi, superata la carta dei fascisti e poi
quella delle bombe e del terrore, perché non sufficientemente
paganti, viene tentata quella delle squadre speciali e dei poliziotti travestiti da « autonomi »,
come dimostrano le fotografie
pubblicate da molti giornali. In
questo modo si cerca anche di
disorientare il processo in atto
di democratizzazione delle forze
dell’ordine italiane.
Se è ormai ampiamente dimo
strato che l’intera macchina statale è profondamente inquinata
da questi tentativi antidemocratici, non ha molto senso e comunque non basta chiamare le
masse popolari a difendere le
istituzioni repubblicane minacciate dai violenti.
Crediamo che occorra, piuttosto, lavorare per fare chiarezza,
individuare le specifiche responsabilità, cercare di offrire ai giovani, ai disoccupati, ai sottoproletari una prospettiva: la rabbia
da loro espressa in questi mesi
potrà trovare sbocchi positivi in
una strategia di lotta per la trasformazione di questa società, e
in questa lotta essi troveranno
alleati i lavoratori, le donne, i
democratici.
Lavorare
per fare chiarezza
Crediamo infine che compito
di tutti gli uomini onesti, ma degli evangelici in particolare, sia
quello di cercare di capire prima di voler giudicare. Laddove
capire i giovani non vuol dire
giustificare e accettare le azioni
degli « autonomi » o altro, e giudicare non può significare ritenersi a priori nel giusto. Nostro
compito è annunciare non la nostra giustizia, che non esiste,
ma la nostra giustificazione, per
potere, per sapere praticare una
solidarietà autentica con chi è
oppresso.
per il Coordinamento
Fgei-Valli
Luciano Griso
Francesca Spano
Contro le leggi
liberticide
Il Gruppo Giovanile della Comunità Evangelica di Pozzuoli aderente alla F.G.E.I. (federazione giovanile evangelica italiana)
ritenendo che l'iniziativa degli
Otto Referendum sia una valida
azione politica e un’affermazione dei valori della democrazia
dichiara testualmente:
Tutti i credenti e in particolare quelli che hanno scelto di testimoniare la loro fede all’interno delle lotte per il Socialismo,
devono opporsi a leggi limitative
che offendono i diritti umani e
la libertà di coscienza. Esse, infatti, furono sancite dal regime
fascista intenzionato a reprimere
ogni anelito di libertà sia politica che di coscienza.
Sottolinea che tali leggi, che il
regime democristiano vorrebbe
perpetuare, per la loro stessa natura, ledono non solo i diritti dei
cittadini, ma sono ingiuste e disumane.
Fin dagli anni oscuri della dittatura fascista, i credenti evangelici e tutte le minoranze acattoliche, hanno dovuto subire una
dura discriminazione e ogni sorta di abusi sulla base di simili
leggi.
Denuncia la campagna delle
forze più reazionarie e integralistiche, intenzionate a boicottare con ogni mezzo la raccolta
delle firme, acuendo con ogni tipo di provocazione la tensione
esistente nel Paese.
Dichiara inoltre, che il fermo
di polizia, è un tentativo diretto
a colpire il movimento operaio e
democratico e i militanti della
nuova sinistra, non la delinquenza e l’eversione che hanno ben
altre radici, né le violenze squadristiche che trovano complicità
nelle alte sfere del potere- e nei
corpi separati dello Stato.
Gruppo F.G.E.I. - Pozzuoli
LA SETTIMANA INTERNAZIONALE
a cura di Tullio Viola
Attacco aireurocomunismo
A pochi giorni di distanza
dalle elezioni politiche spagnole
(v. il nostro articolo nel n. preced. di questo settimanale), è uscito (il 23.6) un lungo articolo
sul settimanale sovietico « Novoie Vremia » (= Nuovi Tempi),
contenente un attacco a fondo
contro Santiago Carrillo, il segretario generale del PCE ( = Partito (iomunista Spagnolo). Quell'articolo è, dalla prima all’ultima riga, molto interessante, e
larghi estratti ne sono stati pubblicati sui principali giornali e
riviste di tutto il mondo. Ci limitiamo qui a riportarne solo alcune parti che ci sembrano concettualmente più significative (gli
attacchi personali al Carrillo sono ovviamente meno interessanti, anche se psicologicamente altrettanto significativi).
II tema centrale dell’articolo è
che « il comuniSmo è unico e indivisibile ». Infatti (vi si legge)
« i paesi del capitalismo avanzato non esistono soltanto in Europa: esistono anche negli USA,
nel Giappone, nel Canada, nella
Australia. In breve: Veurocomunismo” è un concetto troppo ristretto.
Mettere nello stesso sacco tutti i partiti comunisti, magari anche soltanto quelli dell'Europa
Occidentale, è d’altra varte una
semplificazione eccessiva, perché
non si può neppure dire che i
paesi dell’Europa Occidentale
siano fra loro identici: anzi non
Ib sono affatto, e non soltanto
dal punto di vista geografico, ma
(anche e soprattutto) da quello
economico e sociale. L’Inghilterra è una cosa e la Spagna è un’altra, così la Grecia e la .Norvegia.
A maggior ragione, le tradizioni
storiche, i costumi ecc. di quei
paesi, non sono gli stessi. Perciò,
e nonostante che certi comuni
gami appaiano importanti, in linea di principio, quanto alla lotta per il socialismo, molte cose
debbono distinguersi sensibilmente nella "strategia" dei paesi
occidentali europei.
In ultima analisi, il concetto di
“eurocomunismo” appare sbagliato, perché suppone trattarsi di
particolarità non già “strategiche” dei partiti comunisti di certi paesi ( tali particolarità sono
perfettamente logiche, e ciò è
stato sottolineato in numerosi
documenti dei partiti comunisti),
ma di altre particolarità relative
a non si sa quale comunismo
specifico.
Orbene il comunismo (quello
vero, scientifico) è uno e indivisibile: è quello i cui fondamenti
sono stati posti da Marx, Engels
e Lenin, cioè da coloro di cui il
movimento comunista contemporaneo segue i principi. (...)
Certamente non solo il diritto,
ma anche il dovere dei Partiti
Comunisti dell’Europa Occidentale, di coordinare le loro azioni,
discendono almeno da una motivazione, cioè dal fatto che il capitale europeo occidentale opera
in fronte unito, e da lungo temno, contro il movimento operaio.
Ma non si vede per quale ragione, in nome d’una tale coordinazione, bisognerebbe rinunciare
alla cooperazione coi partiti comunisti dei paesi del socialismo
e (cosa ancor più grave) “revisionare i principi dell’internazionalismo”. (...)
Senza alcun dubbio, l’interpretazione dell’eurocomunismo data
dal Carrillo risponde esclusivamente agl’interessi dell’imperialismo, delle forze aggressive e della reazione. L’attuazione pratica
di quell’interpretazione avrebbe
delle gravi conseguenze, e i primi a soffrirne sarebbero i comunisti degli stessi paesi del capita
le^ a cominciare da quelli della
Spagna stessa. Come ultima conseguenza si avrebbe la scissione
del movimento comunista internazionalci cioè l’obiettivo cui le
forze imperialiste reazionarie aspirano da decenni ».
Il contenuto dell’articolo di
« Novoie Vremia » viene riassunto e commentato da « Le Monde » del 25.6 (da cui abbiamo riportato quanto sopra), con le seguenti parole.
« Al di là del processo fatto ai
dirigenti spagnoli, l’attacco è rivolto a tutti i partiti che sono
qualificati “eurocomunisti”. Mosca riconosce che ogni Partito
Comunista deve andare verso II
socialismo tenendo conto delle
particolarità del poprio paese.
E tuttavia il margine di autonomia è ristretto.
Infatti tutti quelli che si proclamano comunisti devono ispirarsi
al modello inventato nell’URSS
ed applicato nelle democrazie nopolari ».
Fondo di solidarietà
Nel pubblicare qui sotto un nuovo
elenco delle offerte fin qui pervenuteci,
cogliamo 1 occasione per precisare ai
lettori a che punto stanno le iniziative
del Fondo.
Abbiamo inviato una ulteriore offerta di L. 450 mila alla Federazione -Ielle Chiese evangeliche, destinate ai soccorsi al Friuli : globalmente, per questo scooo, sono stati inviati L. 3 milioni e 450 mila.
Circa le altre iniziative, abbiamo
quasi raggiunto la cifra di 2 milioni
per la Romania e quindi nei prossimi
giorni prevediamo di fare un versamento. Per quanto riguarda Falluvione che ha colpito le nostre valli, stanno giungendo diverse offerte ed attendiamo di inviare la cifra di L. 1 milione (non appena raggiunta) alla commissione distrettuale. Ricordiamo infine il programma di lotta al razzismo
del C.E.C. (in cassa L. 600 mila ca.)
ed attendiamo di avere una cifra un
po’ più sostanziosa da inviare a tale
.scopo.
Le offerte vanno inviate a Roberto
Peyrot. c. Moncalieri 70, Torino, conto
corr. postale n. 2/39878, con preghiera di specificare la causale del versamento.
U. Pascal L. 50.000; Scuola dom.
delle Vigne 10.775; Comunità Rora
200.000; P, Grillo (due vers.) 10.000;
Chiesa Battista v. Caluso, Torino 150
mila; Chiesa valdese Firenze 110.000:
E. Perrona 5.000; D. Di Toro 20.000;
Comunità ev. italiane di Metzingen e
Stuttgart 187.055; N. N., Angrogna
50.000; G. Conti 10.000; I.G.C. 25
mila; N.N. S. Secondo 100.000; V.
Rostagno 100.000; G. Spini 50.000;
Diaspora adriatica abruzzese 50.000;
Centro di Ecumene 50.000; L. Ribet
10.000; P. Corbo (due vers.) 6.000; GGalli 20.000; G. La Spina 10.000;
Chiesa valdese Bari 73.000; Un. femm.
valdese Firenze 200.000; N.N. (due
vers.) 30.000; 1“ Samuele 30:6 20
mila; G. Tosi 10.000;E. Martini 20
mila; S. Bouchard 20.000; P. Cornuz
7.000; Chiesa valdese Corato 20.000;
Chiesa valdese Venezia 200.000.
Tot. L. 1.823.830;prec. 2.073.524;
tot. gen. 3.897.354 — 450.000 per
Friuli; in cassa L. 3.447.354.
Doni Eco-Luce
ABBONAMENTI
SOSTENITORI
Isenburg Roberto, Milano; Gruppo
Evang. Battista, Milano; Pagella Guido, Fano Carignano; Verardi Emilio,
Genova; Bertalol Ada, Luserna San
Giovanni; Del Pizzo Antonio, Salerno;
Frizzoni Bruno, Bergamo: Peloso Piero, Aosta; Grosso Giulia, Parma; Rostan Romano Emilia, Torino; Pons
Jean, Francia; Romeo Domenico, Reggio Calabria; Ricci Mingani Lisetta,
Salea di Albenga; Nardi Aldo, Tolentino.
DONI
Benecchi Valdo, Milano L. 10.000;
Jalla Ermanno, Bordighera 15.000;
Moreschi Tito, Felonica Po 1.000; Rostagno Edoardo, Luserna S. G. 1.000;
Bogo Aldo, Milano 2.000; Miegge Lina, Montecchio Emilia 6.000; Federazione Femm. valdese. Torre Pellice
50.000; Gottardi Sara e Sauro, Albiso
la sup. 25.000: Palaia Franco, Svìzzera
2.500; Gìraud Edoardo, Pinerolo 5.000;
Muller Kollmer Klaus, Germania
3.710; Toma Ada, Caorle 3.000; Urban Elda, Mestre 3.000; Berner Riccardo, Bergamo 1.000; Palomba Vincenza, Torino 2.000; Jahier Cossi Mirella, Bologna 3.000; Girardet Giorgio, Roma 1.000; Di Matteo Alfredo.
Salerno 5.000; Failla Scatamacchia Irene, \elletri 2.000; Tourn Aldo, Rorà
3.500; Richard Silvio. Frali 3.000;
Cassano Ulrico, Genova 4.000; Long
Silvio, Svizzera 5.000; Sig.ra Fuhrmann. Svizzera 7.500; Suor Ferrara
Arcangela, Orsara di Puglia 800; Scalzi Guido, U.S.A. 1.200; Durand Fiorina, Rorà 5.000; Mauro Mario, S. Secondo 5.000; Zauli Guido, Monticelli
Brusati 5.000; Giardina Maria, Pachino 4.095; Goss E. 5.000; Tedeschi Michele, Strambino 10.000; Del Monaco
L)^dia, Svizzera 500; Uhlmann Ruth,
Svizzera 9.535.