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Anno 118 - n. 17
23 aprile 1982
L. 400
Sped. abbonamento postale
I gruppo bis/70
PIF ^: C i'rCA VAI !'
delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
Punti
di vista
NELLA DISPERSIONE ITALIANA
Tra gli Stati che in TJ.S.A. comminano la pena di morte, alcuni
hanno scelto il sistema dell’esecuzione mediante una iniezione di
veleno istantaneo. Essi sono Fida,
ho, il Texas, il New Mexico e lo
Oklahoma. In un recente telegiornale della Rai è stato annunciato
che proprio in quest’ultimo Stato
era imminente l’esecuzione di un
condannato col suddetto sistema. La procedura è nota: dall’ai
go infilato in una vena del mori
turo si dipartono alcuni tubicin
facenti capo ad altrettante sirin
ghe di cui una sola contiene il li
guido mortale: i medici che pra
ticano l’iniezione (suprema ipo
crisia!) non sanno chi di loro
uccide.
A parte il fatto che si è presentata questa nuova esecuzione
come « umanitaria », vi è anche
un’altra grave questione e cioè
che la partecipazione di medici a
questa procedura costituisce una
patente violazione dell’etica professionale. Già l’anno scorso vari medici di diverse nazionalità, e
noti in tutto il mondo, avevano
inviato telegrammi per scongiurare i colleghi dal prender parte
a tali esecuzioni. Secondo la denuncia di Amnesty International,
delle circa 850 persone condannate a morte negli Stati Uniti, infatti quasi 180 rischiano di morire mediante iniezione.
Questa notizia però — oltre a
porre il problema anzidetto —
richiama nuovamente la nostra
attenzione al fatto che purtroppo in vari Paesi sussiste ancora
la pena di morte. Il nostro setti
manale se ne è interessato in varie occasioni, ma non ci pare fuori luogo sottolineare una volta
ancora che 1’« assassinio legalizzato », preparato e compiuto a
mente fredda non può certo portare l’umanità ad un vero progresso civile. Non si vuole qui discutere sul fatto della « deterrenza » o meno della pena di morte,
anche se dalle statistiche risulta
che questa pena non frena affatto chi è intenzionato a compiere
un delitto, e neppure si vuole
chiamare in causa Cesare Beccaria col suo « Dei delitti e delle
pene » del 1764.
Non possiamo che riaffermare,
come credenti, ancora una volta
la assoluta incompatibilità della
pena di morte coll’insegnamento
cristiano. Diciamo questo perché
purtroppo parecchie persone, anche nel nostro ambiente, si dichiarano favorevoli al ripristino
di detta pena, specie in relazione
ai fatti di sangue compiuti dai
terroristi. Ho provato a chiedere
ad alcuni di loro se fossero disponibili essi stessi a metterla
in atto colle proprie mani: per
Io più hanno risposto che non è
compito loro, ma dello Stato...
C’è poi chi fa un ragionamento
puramente « utilitaristico » dicendo: perché dobbiamo mantenere
per decenni degli individui disutili e dannosi? Di fronte a queste
motivazioni colle quali si vorrebbe porre Io Stato sullo stesso livello di coloro che ammazzano,
non possiamo che riaffermare il
nostro netto dissenso ricordando
che il Signore è per la vita contro la morte, è per l’amore contro la vendetta.
Roberto Peyrot
Famiglie evangeliche in diaspora
I risultati di una limitata indagine svolta in alcune regioni forniscono spunti per la riflessione
mentre a Torre Pellice si apre l’annunciata conferenza internazionale sul tema della diaspora
« La nostra situazione di diaspora non è molto fortificante,
anche se ci sforziamo di mantenerci aggiornati... Naturalmente
la vita in comunità è ben altra
cosa e molto più edificante. Alle
volte bastano anche poche parole scambiate con i fratelli ó sorelle di chiesa per sentirci più
sollevati e più sicuri. Molti fratelli, sarebbe bene che si rendessero conto di quale privilegio godono per l’opportunità che hanno di vivere insieme, di discutere insieme nella propria comunità e partecipare agli studi biblici sempre così interessanti! ».
« I culti mensili o i rari incontri con la comunità più vicina
creano spesso un senso di nostalgìa per la vita comunitaria,
con tutte le sue attività e le sue
multiformi dimensioni... In sostanza, mancando la comunità,
manca un solido punto di riferimento, un sostegno, un aiuto: la
testimonianza è una dura militanzà; i figli o recepiscono il loro cammino di fede in questa
prospettiva di militanza non facile, o avvertono in modo traumatico il loro isolamento e tendono all’agnosticismo ».
Sono due commenti provenienti da due famiglie isolate in risposta ad una domanda relativa
al « vivere in diaspora ». In que
st’anno in cui il tema della diaspora era proposto allo studio
delle chiese valdesi e metodiste,
abbiamo infatti proposto a tre
circuiti (Veneto, Toscana, Calabria) un’indagine sulla famiglia
evangelica nella diaspora. Non
sappiamo 4uanti questionari siano stati distribuiti, né quelli ritornati (14) sono sufficienti a costituire la base per una vera e
propria valutazione statistica.
Dalle risposte emergono tuttavia
alcuni dati che possono costituire spunti per la riflessione su
questo téma.
Impegno e nostalgia
Le famiglie che hanno risposto vivono in misura maggiore
o minore l’isolamento della diaspora: alcune costituiscono la
sola presenza valdese o metodista nel comune di residenza, altre fanno parte di un gruppo
evangelico più o meno organizzato. Di queste il 75% ha rapporti con altre famiglie evangeliche
della zona.
La situazione di diaspora consiste, geograficamente, in una distanza dalla sede centrale della
chiesa di appartenenza che per
molti implica un viaggio, tra andata e ritorno, che va dalle 2 alle 3 ore. Per altri la diaspora è
meno marcata; -la distanza è minore.
Per ciò che riguarda i contatti con la propria chiesa, esiste
la partecipazione al culto della
chiesa-madre, ma in generale
questa è resa difficile dalle distanze e perciò è sporadica. D’altra parte vi sono contatti della
chiesa (pastore, anziano, visitatore, ecc.) con i gruppi e gli isolati della diaspora. Metà delle risposte segnalano di ricevere visite regolari, l’altra metà denuncia visite o inesistenti o molto
rare. Contatti spesso tenui, da
una parte e dall’altra. Eppure la
quasi totalità delle famiglie che
hanno risposto ha dichiarato di
avere contatti con la propria
chiesa malgrado la lontananza.
Abbiamo anche chiesto quali
mezzi vengono usati per essere
in comunione con i fratelli e per
nutrire la propria fede. E’ rallegrante notare come la totalità
delie risposte indichi nella lettura della Bibbia il fulcro della
comunione con i fratelli e la sorgeñte della propria vita spirituale. Seguono in ordine di preferenza il culto radio, la lettura di
libri evangelici, il nostro settimanale e, in misura minore, la
rubrica ' televisiva « Protestantesimo », evidentemente poco seguita a causa dell’orario proibitivo.
MATTEO 4: 23
Gesù, il nuovo profeta
E Gesù andava attorno per tutta la Galilea, insegnando nelle
loro sinagoghe e predicando l’evangelo del Regno, sanando ogni
malattia ed ogni infermità fra il popolo.
Quando i contemporanei di
Gesù parlavano di lui come di
un “profeta" davano una definizione esatta della sua attività,
coglievano uno degli aspetti, forse il più evidente, della sua opera. Vedevano cioè in lui qualcuno di più che il semplice “rabbi",
il maestro, il commentatore della Legge; profeta infatti significa successore dei grandi personaggi dell’antico Patto, dei testimoni del Signore nel tempo antico, dei messaggeri delle grandi opere di Dio.
La novità dell’opera di Gesù
sta in questo: di rabbi se ne conoscevano a centinaia, i modesti rabbi dei paesi di Galilea, i
grairdi maestri di Gerusalemme,
gli anonimi ed i celebri, quelli
della vecchia scuola e quelli delle nuove, ma di profeti non se
ne vedevano più da secoli, dal
tempo della ricostruz.ione del
paese sotto Esdra e Nehemia.
I cristiani pensano a Gesù in
termini di « Figlio di Dio », di
«Signore», di «Dio», e tutta la
teologia della chiesa è stata dominata da queste definizioni di
ispirazione greca, di tipo filosofico; dire che egli è un profeta
sembra ad alcuni una riduzione,
un rimpicciolimento, una diminuzione della sua figura. Al contrario .significa cogliere ciò che
di più originale vi è stato nella
sua opera.
La grande difficoltà che ogni
ebreo moderno avverte nell'avvicinarsi a Gesù, la diffidenza con
cui guarda a lui, è in parte determinata dalla elaborazione teologica elle la chiesa cristiana ha
fatto dell’opera e della persona di
Gesù, ma è anche determinata
in gran parte dal fatto che la
teologia ebraica, dal tempo di
Gesù sino ad oggi è stata una
teologia di scribi (senza che questo suoni squalifica e condanna,
ben lungi, ma solo valutazione
obiettiva), è stata una teologia
di comnteitti, di Targum e non
di profeti, una teologia che si è
rinchiu.sa nell'osservanza rituale
e nel formalismo o ha scelto la
via dell’evasione mistica.
Israele non ha capito Gesù al
tempo suo, né lo ha capito in seguito, perché non era più abituato alla parola, al linguaggio,
all’approccio spirituale dei profeti; non era più in grado di cogliere la parola divina, il mes
saggio come annunzio di qualcosa di nuovo. La parola di Dio
era legge, formula, regolamento,
era patrimonio del passato da
gestire, studiare, riverire, non
era più comunicazione di novità, di vita.
Oppure, secondo la interpretazione della prima generazione
cristiana (si ricordi Stefano) ha
capito benissimo ma ha rifiutato
di ascoltare ed ha assassinato il
suo "profeta", il suo ultimo, il
defifiitivo, come aveva assassinato. nel corso della sua storia,
tutti gli altri.
Definitivo è Gesù come profeta nel senso che le verità che annunzia non sono parziali, momentanee, ma assolute, ultime.
E non sono verità teoriche, insegnamenti, consigli, come quelli
dei "rabbi", sono la verità su
Dio e su noi stessi. E sono verità, anzi la verità espressa non in
termini di filosofia ma di annunzio: il Regno è venuto. Siamo
ora, nel tempo presente, nella
vita di oggi accolti da Dio nel
suo Regno, nella sua comunione.
Gesù è però profeta nel senso
antico anche in un altro senso.
Come i grandi profeti di I.sraele
non ha discepoli. I rabbini hanno dei discepoli, insegnano ad
Giorgio Tourn
(continua a pag. 4)
La lettura della Bibbia è di importanza primaria ed avviene per
lo più in un contesto familiare:
in 10 casi su 14 la Bibbia è letta
in famiglia,, regolarmente o saltuariamente, sia per l’istruzione
dei figli che indipendentemente
da questo scopo. Circa un terzo
usa una guida alla lettura della
Bibbia, mentre la maggioranza
non se ne serve.
Necessità di
non idealizzare
Il tipo di famiglia che emerge
da queste risposte è quello di un
nucleo evangelico che avendo o
meno dei contatti regolari con
la sua chiosa, sente tuttavia questo legame e d’altra parte vive
una vita piuttosto intensa di autonoma formazione e informazione. Non bisogna tuttavia cedere alla tentazione di idealizzare questa lamiglia-tipo nel suo
rapporto con la propria situazione di diaspora. Non solo in
questo modello non rientrano le
famiglie che vivono in modo ancor più disperso e isolato, ma
anche le famiglie che hanno risposto e che costituiscono questo tipo di famiglia nella diaspora, non appena commentano la
loro situazione esprimono nostalgia e talvolta amarezza. Chi,
oltre alla condizione minoritaria
che è comune a tutti gli evangelici in un paese come il nostro,
vive la solitudine delTisolamento, di rari contatti, della mancanza di vita comunitaria, non
sembra molto propenso a considerarsi come la ptinta avanzata della testimonianza evangelica. Se anche non si sente retroguardia (e per esempio vede nell’ecumenismo vissuto nel concreto « spazi per un nuovo tipo di
dimensione comunitaria »), sente
anche il peso di una militanza
continua « che talvolta genera
stanchezza e sfiducia ». La comunità dei credenti in questo contesto non sarà il « toccasana »,
ma pure, scrive un altro fratello, « avremmo bisogno dì sentire la presenza di tutta la comunità nella nostra zona e di fare
di più... ».
D’altra parte neppure i fratelli
della diaspora dovrebbero idealizzare — come forse in parte sono portati a fare — la comunità
locale. La dimensione della diaspora si è ormai generalizzata e
per moltissimi è diventata la situazione normale in cui la fede
è vissuta nel nostro tempo, con
le sue difficoltà e le sue responsabilità.
Con i piedi ben radicati nel
terreno della nostra concreta
realtà, speriamo quindi che l’Assemblea della Conferenza delle
Chiese Protestanti dei Paesi Latini d’Europa — che si apre in
questi giorni a Torre Pellice per
lavorare appunto sul tema della
diaspora — ci fornisca non di
fughe in avanti, ma di utili stiaimenti di lavoro per la testimonianza evangelica nel nostro
tempo.
Franco Giampiccoli
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2 vita delle chiese
23 aprile 1982
GENOVA
I credenti e la pace
INIZIATIVE METODISTE IN VAL SESIA
“Processo a Gesù”
Un approfondito dibattito ha»caratterizzato il
di Genova sul tema dell’impegno del cristiano
Anche a Genova (Via Assarotti), dopo alcune predicazioni
e avendo molti fra noi seguito
le informazioni che al riguardo
dà da tempo la nostra stampa,
ci siamo riuniti in assemblea di
chiesa per discutere la questione
della nostra responsabilità per
la pace, secondo il mandato sinodale. Partecipava un bel gruppo di giovani; abbiamo qui un
unico gruppo giovanile che riunisce giovani di Sampierdarena,
Sestri Pon. e Genova; esso aveva esaminato in alcune riunioni
la questione, e ha anzi aperto
l’assemblea con un suo intervento.
Diciamo subito che non siamo
giunti a un documento votato
all’unanimità; senza per questo
ritenere fallita l’assemblea — che
anzi è stata, da tempo, la più numerosa, ’partecipata’ e vivace —
abbiamo preferito discutere fraternamente, confrontare i nostri
diversi angoli visuali, cercare di
confrontarci tutti con l’Evangelo, nella situazione odierna vista
il più concretamente possibile,
n sottoscritto, alla fine, è stato
incaricato di preparare un condensato per due quotidiani cittadini (che però non l’hanno
pubblicato), e di riferire su questo nostro settimanale.
I colori della pace
Siamo tutti per la pace e per
il disarmo universale : verità banalissima. Ma che vuol dire?
« Pace » è parola sommamente
ambigua. I profeti d’Israele denunciavano « chi dice : Pace, pace!, quando non c’è pace», cioè
quando non ce ne sono le condizioni reali, oggettive: così, facendo si « cura alla leggera la piaga
del popolo» (Ger. 6: 14). Il Salmo 28: 3 constata che ci sono
coloro che « parlano di pace col
prossimo, ma hanno la malizia
in cuore ». Ci sono paci di tutti
i colori.
C’è una pace pigra ; quando si
rifugge dal guardare in faccia,
veracemente, le motivazioni oggettive di tensioni e conflitti che
la « pace » può coprire, congelare (per quanto?), ma non sanare.
Un ascesso deve, talvolta, essere
inciso. Una pace di questo genere è
— cieca, la pace dello struzzo,
superficiale e illusoria;
— egoista: purché goda «pace » io, il mio paese, la mia classe, la mia razza...; è la pace di
cui godiamo, molti, dalla fine
dell’ultimo conflitto mondiale,
scaricando in alcuni punti del
globo la conflittualità fra i ’blocchi’ e la corsa concorrenziale ai
mercati e alle zone d’influenza;
— ipocrita : chiamiamo « pace » una situazione che non è pace; vogliamo la pace, specie per
noi, senza pagarne il prezzo.
C’è una pace vile, ricercata per
paura. Certo, la paura può anche .essere un ’sano’ istinto di
conservazione ; ma può anche essere cattiva consigliera e, come
si diceva, pigra, cieca, egoista;
il comportamento dello struzzo
non è un tipico, e stolido, riflesso di paura? Resta aperto il problema di quanto, nell’attuale
« movimento per la pace », è
comprensibile ma non esemplare
riflesso di paura.
C’è una pace utopica: utopia
bella, generosa che chiama a raccolta tutti gli uomini di buona
volontà. Ma il cristiano ha una
riserva profonda verso la «buona volontà » dell’uomo : semplicemente, non ci crede. Sa che
può essere una bella maschera
su moventi assai meno nobili ;
oppure una generosa illusione,
debole e inefficace, che non pren
de sul serio la tragicità della condizione umana. L’uomo non è in
pace con Dio, né con l’altro, né
con se stesso : di qui il suo orgoglio arrogante o disperato, la
sua volontà di affermarsi, di giustificarsi, il suo istinto di sopraffazione, o di fuga, la sua pulsione di morte.
Certo, i mercanti di armi e i
’bisogni’ che essi ’inducono’, i signori della guerra e le ideologie
che essi seminano, sono realtà
odiose ben determinate. Ma come uomini e come cristiani siamo fino ai capelli in questa realtà contraddittoria di buone e di
cattive volontà, di impulsi generosi e inconfessabili. Perciò, lungi dal voler fare le mosche cocchiere, possiamo e dobbiamo solo condividere, onestamente, la
condizione umana e la sua contraddittorietà: riconoscerci — come siamo, e l’abbiamo risentito
discutendo fra noi l’altro giorno
— incerti, lacerati fra un sincero ma debole e confuso desiderio di pace, e gli egoismi, le viltà, le cecità, le mezze verità, le
parzialità, le ipocrisie che in un
viluppo indissolubile perpetuano
in tanti modi la situazione di
non-pace ; riconoscerci dunque
partecipi dell’infezione indomabile che percorre l’organismo sociale a livello locale e planetario e che periodicamente, qua e
là, provoca sconvolgenti salti di
pressione, violenti accessi febbrili, ascessi atroci, metastasi. A
differenza di quanto pensano
fratelli e sorelle cristiani, e dì
ciò che ci è stato ’predicato’ nei
culti-radio della Settimana santa, non riteniamo che esista vaccino capace d’immunizzare l’umanità da quest’infezione. Noi
cristiani per primi non possiamo • certo « predicare noi stessi », non abbiamo modelli da
proporre.
Dio in pace con noi
Ma una cosa, come cristiani,
siamo in debito di fare: chiarito che l’uomo non è in pace con
Dio (e cosi non lo è con l’altro,
né con se stesso), dobbiamo dire soprattutto che Dio è in pace
con noi (sappiamo quel che gli
è costato) e che per questo ci
concede e ci ordina di essere in
pace fra noi (e con noi stessi).
La pace che Dio ha « fatto », in
Gesù Cristo, va controcorrente,
resiste al flusso violento e aggressivo della storia, alla sua
pulsione di morte. C’è speranza:
non per la buona volontà di uomini, ma per la volontà buona,
per l’amore possente e fedele di
Dio. Speranza come? di che?
L’Evangelo non ci permette illusioni, e non dobbiamo né vogliamo darne: la pace vera, piena,
armoniosa, ’totale’, definitiva
non verrà sull’ala delle nostre
buone volontà, dei nostri slanci
generosi, ma sarà la creazione
nuova di Dio; non frutto della
nostra storia, ma creazione di
una nuova storia. D’altra parte
lo stesso Evangelo ci costringe a
essere testimoni di questa pace
attesa, fermamente sperata perché chi l’ha promessa è Dio. Testimoni che parlano di lui, di
ciò che ha fatto e farà, e che
ne sono cosi presi, da cercare,
almeno, di vivere di quel che egli
ha detto e ha già dato. Rimanendo ben coscienti, con lucida
umiltà, che i nostri sforzi doverosi di vivere già qualcosa del
suo dono, qui e ora, sono carichi
della ambiguità, parzialità, contraddizioni della nostra storia.
Esse si rifletteranno inevitabilmente in ’scelte’ diverse, fra gli
stessi cristiani : obiezione di coscienza o no, disarmo anche unilaterale o no, nucleare si o no.
confronto dei valdesi
per la pace nel mondo
Comiso no o si (non ci siamo
sentiti di dare, come assemblea,
l’appoggio alla programmata manifestazione evangelica a Comiso), riconversione o meno dell’industria bellica (ma siamo
pronti, in caso, a pagarne tutti
il prezzo economico e sociale,
che sarebbe assai alto?).
Il Signore, che in Gesù Cristo
ha fatto la pace, esige da chi crede in lui una testimonianza di
pace : ma su come concretamente, storicamente, conservare o
costruire parziali, fragili, discutibili frammenti di pace, non c’è
ricetta, nemmeno cristiana, tanto meno ricetta unica. Chi ritiene di doversi impegnare per frenare, almeno sulla linea di rottura, la logica perversa della
guerra; e chi ritiene di doversi
impegnare piuttosto a monte, in
un’educazione alla pace che denunci la perversione, appunto,
di quella logica. In ogni caso le
accennate ambiguità della nostra ’pace’ dovrebbero preservarci da ogni spirito di crociata,
come l’Evangelo deve scuoterci
da ogni pigro conformismo alla
’dura realtà’.
Non per nulla portiamo nella
carne viva della nostra modesta
storia valdese la tensione dolorosa fra il ’pacifismo’ del movimento medioevale, fondato su
una lettura letterale, rigorosamente ’impegnata’ ma legalistica
del Sermone sul monte, e il senso di una più articolata responsabilità storica, dì un più problematico impegno civile e politico, che le chiese valdesi acquisirono dopo la Riforma.
« Senza sbocco, ma non disperati » (2 Cor. 4:8), forse questo
è il senso con cui ci siamo lasciati dopo questa intensa assemblea ; condizione normale
per il. cristiano, sembra notare
l’apostolo, sana, e feconda, se
vissuta nella fede, con speranza
e con amore, e anzitutto nel ravvedimento costante.
Gino Conte
VINTEBBIO — Continuando
la sua opera di testimonianza
cristiana nella valle del Sesia, la
comunità metodista locale ha
promosso una conferenza-dibattito nei locali dell’Accademia di
Cultura di Serravalle Sesia. Quest’ultima, già nel corso del 1981
in varie occasioni, aveva cortesemente offerto la sua collaborazione, specie nella persona del
suo presidente A. Barbieri, nell’organizzare incontri con la cittadinanza su temi come ; « Intese, nuovi rapporti tra Stato e
Chiese »; « Aborto e Bibbia »;
« Referendum e aborto : le ragioni di un voto » ; « Irlanda ;
guerra di religione?»; «Pace e
disarmo ». L’argomento dell’ultimo incontro, che ha avuto luogo
la sera del 30 marzo u.s., era :
« Il processo a Gesù : riflessione
storica e di fede ». Davanti ad un
uditorio abbastanza numeroso,
attentissimo, il pastore R. Di Lorenzo e il padre domenicano M.
Moco hanno trattato l’appassionante tema rispettivamente sotto il profilo storico e quello di
fede. Gli interventi che si sono
poi susseguiti hanno messo in
evidenza con quali sentimenti di
viva gratitudine e di alto apprezzamento il pubblico presente abbia ascoltato entrambi i relatori
nella loro lucida, puntuale e a
tratti anche arguta trattazione.
Per sintetizzare quanto la conferenza-dibattito ha messo in rilievo, diremo che, se permangono notevoli incertezze sull’interpretazione delle circostanze storiche in cui tale processo ebbe
luogo e sul ruolo svolto da certi
personaggi-chiave quali Caifa e
Pilato, non vi è per contro alcun
dubbio per il credente che tutti
questi problemi diventano secondari, dal momento che per
lui quello che conta è la consapevolezza che gli « attori » di
questo processo non sono stati
che gli « strumenti » di cui si è
servito il Signore della storia
nel mettere in atto il piano di
salvezza dell’umanità intera.
Come coda al dibattito, un
ascoltatore evangelico ha auspicato che gli incontri futuri tra
cattolici ed evangelici possano
essere frutto spontaneo dell’ini
ziativa della base delle due comunità, non soltanto opera di
accordi presi al vertice. Còme
risposta, una coppia di coniugi
cattolici si è detta disponibile
per un colloquio che dovrebbe
fissare le modalità di una riunione comune di preghiera. Nell’attesa che ciò si possa realizzare, non cessiamo di rivolgere
al Signore le nostre preghiere,
affinché il Suo Spirito, che soffia dove e quando vuole, susciti
in noi e attorno a noi nuovo fervore di opere e ci sostenga.
C. D.
Questa rubrica è aperta per. annunci
di iniziative delle chiese locali volte all’esterno 0 riguardanti più chiese in
una zona. Per i ritardi postali, gli annunci vanno fatti pervenire in redazione con anticipo sulla data indicata.
Sulla guerra
TARANTO — Sabato 24 aprile
alle ore 18.30 nel Salone degli
Specchi del Comune avrà luogo
una conferenza, organizzata dalla
Chiesa valdese, del Sen. Raniero
La Valle su « Razionalità e irrazionalità della guerra ».
Visita di Pomaretto
FIRENZE — Domenica 2 maggio le Chiese di Firenze ricevono
la visita della Chiesa di Pomaretto che visita la Toscana: ore 11
culto presso la Chiesa metodista
di via dei Benci 9; ore 12.30 agape con la Chiesa valdese in vìa
Manzoni 21.
Fede e omosessualità
PADOVA — Sabato 8 maggio
presso i locali della Chiesa metodista, C.so Milano 6, con inizio
ore 15 riunione del gruppo « Fede
cristiana e omosessualità » aperta. a tutti.
Per informazioni: G. L. Giudici,
C. P. 582, 30170 Mestre (VE).
CORRISPONDENZE
Giovedì Santo col Salmo 22
NAPOLI — « Venga il giorno
in cui tutti gli evangelici napoletani renderanno una testimonianza unitaria a Gesù Cristo
mettendo al servizio dei loro
concittadini gli svariati doni
della grazia di Dio ». Con queste
parole il presidente del Consiglio
delle Comunità Evangeliche di
Napoli, pastore Carcò della Chiesa valdese, ha chiuso rincontro
del Giovedì santo tenutosi nella
Chiesa valdese di via dei Cimbri.
Tutti hanno concorso alla riuscita della riunione in cui tre predicatori hanno fortemente sottolineato il ricco messaggio del
Salmo 22. Bruno Castaldo, dell’Esercito della Salvezza, si è soffermato sulla fiducia del salmista nel suo Dio. Egli, nella sofferenza indicibile, lo riconosce
come suo unico liberatore. Delia
Bocca, della Chiesa battista, ha
rilevato come dalla sofferenza
gridata per fede a Dio sorge la
comunione con gli altri e quindi la comunità dei credenti nel
mondo. Il credente sofferente
comunica con gli altri e insieme
con loro grida la sofferenza e la
lode a Dio. Bruno Tron, della
Chiesa metodista del Vomere,
ha fatto notare come la testimonianza del servo sofferente di
Dio si tramuta in confessione di
speranza e in dedizione di servizio al mondo. I credenti devo
no annunziare, nonostante tutte
le prove della loro vita nel mondo, che Dio in Gesù Cristo è il
Signore di tutto e di tutti.
Culti estivi
RIMINI — Per i molti turisti
che frequentano la Riviera Adriatica di Romagna il Consiglio della
Chiesa valdese di Rimini comunica gli orari dei culti domenicali per il periodo giugno-settembre: ore 9.30 in lingua tedesca,
ore 10.30 in lingua inglese e ore
18 in lingua italiana. La Chiesa
valdese è in Viale Trento 61.
pria posizione di evangelici nei
molti campi-lavoro, week-end,
convegni promossi nei due anni
di attività della Casa. La loro
istanza più sentita è di vedere
realizzarsi una sempre maggiore
collaborazione e comunione fra
le chiese, senza perdere le caratteristiche proprie di ognuna, ma
indirizzandole nella convergenza
di intenti e di azioni.
Susa: corsi di storia
del cristianesimo
Le posizioni
dei giovani
FRESANTI ( Firenze ) — Magnifica giornata di sole alla Casa
Comunitaria di Fresanti per la
sessantina di evangelici fiorentini
che hanno trascorso là la loro
« pasquetta ».
Il gruppo giovanile, la mattina,
ha tenuto un culto-conversazione
presentando le proprie attività e
i propri interrogativi alle chiese..
La Casa Comunitaria è stata per
il gruppo stesso un catalizzatore
che ha permesso loro di meglio
conoscersi, di consolidare la prò
Nel quadro dei corsi dell’« Università della terza età » promossi dalla Comunità Montana Bassa Val Susa e Val Cenischia, trova posto anche un corso di Storia del Cristianesimo col seguente programma: 27.4: la formazione della Bibbia, con particolare riferimento al Nuovo Testamento; 11.5; la cultura cristiana nel mondo di oggi ; 25.5 :
le prime comunità cristiane. L’espansione; 8.6; la Chiesa locale;
22.6: il destino dell’uomo. Il corso, curato dal vescovo di Susa
V. Bernadetto e dal past. A. Taccia che terrà le lezioni del 27.4 e
del 25.5, si svolge alla Casa per
Anziani « Boretto », Lungo Dora
Abegg 16, Susa; orario 16.30 18.30.
3
23 aprile 1982
vita delle chiese 3
ALLE VALLI VALDESI
La religione nella scuola
PINEROLO — Come previsto
nella riunione del 15 marzo (vedi Eco-Luce del 9 aprile), la Commissione educazione ed istruzione della Chiesa di Pinerolo si è
assunta l’incarico di convocare
un’altra riunione sul tema dell’insegnamento religioso nella
scuola elementare ed in particolare sull’atteggiamento da assumere in futuro, vista la presenza nelle classi dei catechisti cattolici.
Più variegato nella sua composizione di quello precedente, il
gruppo che si è riunito nella sala delle attività di via dei Mille
( insegnariti, genitori, direttori didattici), ha riesaminato i testi
delle leggi fasciste che regolano
la materia per la scuola elementare: è parso abbastanza evidente che, contrariamente ad alcune
opinioni espresse nella riunione
di marzo, il diploma di abilitazione magistrale non è un titolo
sufficiente per poter impartire
l’insegnamento religioso. L’idoneità è conferita ad insindacabile giudizio dell’autorità religiosa, la quale, per ragioni sue, può
anche chiudere un occhio, ma
poi intervenire, come si è visto,
in modo pesante quando le conviene.
Nella discussione, si sono nuovamente confrontate le due opinioni discordanti ; gli « obiettori
di coscienza », da un lato, ritenevano di non dover alterare minimamente la linea di condotta fin
qui tenuta, mentre altri si pronunciavano a favore di un tentativo di sperimentazione consistente in un insegnamento aperto e non confessionale del fatto
religioso.
Ma anche quest’ultima soluzione risulta di fatto ambigua e
inefflcaue a combattere il regime concordatario, che interessi
evidenti mantengono in vigore.
Tuttavia, i partiti cosiddetti laici
sono disposti ad una battaglia
anticoncordataria? Purtroppo,
nel clima politico attuale, non
c’è molto da sperare.
Con tante perplessità e interrogativi di ogni genere (qual è
l’atteggiamento dei sindacati in
proposito? che cosa prevede la
bozza dei nuovi programmi?
quale atteggiamento prende la
gerarchia cattolica?) i presenti
hanno deciso di assumere informazioni più precise, costituendo
Sabato 24 aprile
□ TELEPINEROLO
CANALE 56
Alle ore 18.55 va in onda la trasmissione « Confrontiamoci con l'Evangelo »
(a cura di Marco Ayassot, Franco Davite e Attilio Fornerone).
Domenica 25 aprile
□ RADIO KOALA
FM 96.700 - 90300 - 93700
Alle ore 12.45: Culto Evangelico a
cura delle Chiese Valdesi del II Circuito.
Il culto di questa settimana è curato
dai catecumeni del IV anno della chiesa
di Pinerolo.
Hanno collaborato a questo
numero: Giuseppe Anziani,
Roberta Colonna Romano,
Pasquale Cònsiglio, Ivana Costahel. Franco Dovile, Cornelio Del Vecchio, Mauro Gardiol, Giovanni L. Giudici, Antonio Kovacs, Vera Long, Luisi Marchetti, Paola Montalbano, Aldo Rutigliano, Franco
Taglierò, Cipriano Tourn,
Hedv Vaccaro.
un gruppo di lavoro che si riunirà periodicamente a Pinerolo.
Al di là del caso specifico, la
laicità dello Stato e quindi della
scuola è un principio che deve
essere costantemente riaffermato e difeso contro ogni clericalismo.
L’Uliveto e noi
PINEROLO — Cosciente che
l’attività dei nostri Istituti richie.
de la partecipazione attiva di tutti noi, e non soltanto di chi ci
lavora direttamente, la nostra comunità si è impegnata a prender
parte alla vita dell’Uliveto, sostenendolo sia spiritualmente, sia
materialmente. Un’interessante e
precisa relazione sulla situazione dell’istituto ci è stata presentata nell’ultima assemblea di
chiesa da Aurora Revel, membro
del comitato.
• Sono stati eletti delegati alla
Conferenza distrettuale: Aurora
Revel, Pietrina Giai, Giancarlo
Griot (supplente Anna Long); deputati al Sinodo: Paolo Gay, Costante Costantino (supplente Lidia Gardiol).
• Ben frequentati i culti serali
del giovedì e del venerdì santo;
assemblea attenta e raccolta per
Pasqua, con partecipazione della
corale, diretta da Claudio Morbo
che con Anna Èva Jahier ha sostituito Elda Turck. La corale
sta organizzando una serata per
ringraziare Elda di ti.itto il lavoro fatto per i coralisti e per la
chiesa tutta.
• I cadetti hanno partecipato,
domenica 4 aprile, ad una gita
storica in vai d’Angrogna.
• L’ultimo turno di riunioni
quartierali è iniziato sabato 17
all’Abbadia e ha per tema: « Essere chiesa o popolo valdese? ».
Frequenza ai culti
SAN SECÓNDO — Il culto di
Pasqua è stato ottimamente frequentato, come pure la Santa Cena, anche da fratelli di altre comunità e da non evangelici. La
nostra gioia sarà completa quando vedremo anche nei culti delle
domeniche normali i fratelli che
abbiamo visto in questa occasione.
• Nel pomeriggio dello stesso
giorno si sono uniti in matrimonio Marco Cardon (Centro) con
Roberta Cosano (Abbadia Alpina). Agli sposi, che si stabiliscono ad Abbadia Alpina, il nostro
più cordiale augurio.
Incontro di Concistori
BOBBIO PELLICE — I Con
cistori delle chiese di Bobbio e
Villar Penice si sono incontrati
nel secondo incontro annuale.
Questa consuetudine, che data da
alcuni anni, permette ai responsabili delle due chiese di scambiarsi informazioni su tematiche
comuni. Nell’ultimo incontro il
Concistoro ha voluto ringraziare, a nome della comunità di
Bobbio, il pastore E. Ayassot,
che ha dato una preziosa collaborazione in questi mesi di precarietà pastorale, soprattutto in
occasione della celebrazione dei
funerali,
• L’Unione Femminile è al lavoro per preparare il Bazar, che
si terrà domenica 25 aprile alle
ore 14,30. Per domenica 2 maggio è invece in programma un
pranzo comunitario, che vuole
essere un’ultima occasione di incontro prima deH’inizio dei lavori estivi che vedranno molti
membri di chiesa prendere la via
degli alpeggi. Confidiamo dunque in una partecipazione incoraggiante. La quota del pranzo
è fissata in L. 5.000 ed è necessario prenotarsi presso il Presbiterio o la tabaccheria Pontet.
• L’Assemblea di Chiesa ha
nominato i deputati alla prossi
ma Conferenza Distrettuale. Sono risultati eletti Aldo Lausarot,
Renata Negrin e Anna Negrin.
Al Sinodo il deputato sarà Anna
Negrin, con Anna Maria Paravicini supplente: la deputazione
sinodale è formata da una sola
persona in quanto il numero dei
membri di chiesa è sceso quest’anno al di sotto di 500.
• E’ deceduta presso il Rifugio Carlo Alberto la sorella Giovanna Rostagnol in Bertinat della Ferrera. Alla famiglia la comunità esprime la sua più fraterna simpatia.
Festa dell’anziano
ANGROGNA — Domenica 25
alle 14.30 in Sala si svolgerà l’annuale festa degli anziani organizzata, anche questa volta, dalla
Unione Femminile che ha già predisposto un programma per il pomeriggio onde allietare rincontro
di coloro che sono o che vogliono essere anziani. Nel quadro delle iniziative a favore degli anziani segnaliamo il simpatico porheriggio svoltosi la scorsa settimana presso la casa di Susanna Malan cui sono convenuti una trentina di ospiti del Rifugio Carlo
Alberto che hanno passato ore in
allegria. Inoltre la nostra Corale
ha allietato la serata di giovedì
22 al Foyer del Serre che, come
ogni anno, a fine aprile chiude i
battenti: anche quest’anno il
Foyer, diretto da Hélène Rivoira
con l’aiuto di Claudia Bertramino, è stato un servizio prezioso
per le persone che vi hanno soggiornato.
Incontro fraterno
PRAROSTINO — Domenica 4
aprile, nel corso del culto della
domenica delle Palme, abbiamo
ricevuto 6 nuovi membri di Chiesa, mediante pubblica confessione di fede. Essi sono: Danna Federico dei Gay, Robert Bruno,
del Collaretto, Griglio Enrico del
Chiarvetto di Roccapiatta, Parisa Marina del Roc, Paschetto Nadia del Roc, Reynaud Daniela del
Roc. A questi nuovi giovani auguriamo una vita di fede e di
comunione col Signore in modo
che possano essere fedeli e mantenere le promesse che hanno fatto, nel cospetto di Dio e in- presenza di molti testimoni.
• Domenica 25 aprile, alle ore
15, avremo il nostro tradizionale
Bazar. Tutti sono cordialmente
invitati.
• Come era stato annunciato, il
giorno di Pasquetta si è avuta ,
una giornata comunitaria, nata
dal desiderio di pranzare assieme a base di insalata di crescioni e uova sode, come vuole la tradizione.
Rispetto allo scorso anno, la
partecipazione è stata maggiore
e la giornata, riuscitissima anche
per il tempo buono, ha fatto riscoprire a tutti la gioia della comunione fraterna. Non c’era nulla di organizzato ma ogni momento che è stato dedicato alla
conversazione, al gioco, al lavoro
di riordino e persino al giardinaggio, è stato goduto con un tale entusiasmo, che l’appuntamento per il prossimo anno è già
certo.
POMARETTO — Ci rallegria
mo con Franco Maurino e Annie Dema per la nascita del piccolo Federico, a Perosa Argentina. Che il Signore rischiari con
la sua luce la vita di questo
bimbo.
• Domenica 18 aprile si sono
svolti i funerali del nostro fratello Claudio Celegato deceduto
improvvisamente all’età di 25 anni, di Inverso Pinasca.
Ai familiari in lutto tutta la
simpatia cristiana della Comunità.
PENTECOSTE ’82
FRALI, 30 MAGGIO
Insieme per
costruire la pace
Obiettore a Pomaretto
Nel leggere le varie riflessioni, le elaborazioni e gli
articoli riferiti alla politica sugli armamenti che insistentemente ci capitano sotto gli occhi, mi è venuta
voglia di comunicare quella che è la mia esperienza in
questo senso e cioè i miei pur pochi mesi vissuti in
veste di obiettore di coscienza al servizio di leva. Non
voglio soffermarmi molto sui motivi della mia scelta
che penso siano comuni a quelli di moltissimi altri
obiettori; al di sopra delle motivazioni nonviolente,
che comunque stanno alla base, sta la mia coerenza;
non mi sentirei assolutamente capace di condannare
le ingerenze delle superpotenze in Africa, in Salvador,
in Afghanistan, la loro corsa agli euromissili, se al
momento di scegliere fra allinearmi al loro gioco entrando nell’esercito o prendere posizione precisa contro di loro facendo scelta di obiezione io non scegliessi la seconda -via.
Detto questo ci tengo a far notare quanto può
essere utile non solo sul piano antimilitarista ma su
quello sociale ed altrettanto ■ su quello della crescita
personale il servizio civile; è chiaro che non tùtti i servizi civili hanno per forza questo taglio ma mi sembra
che molti ne diano la possibilità: i nostri istituti che
accolgono obiettori si possono decisamente classificare
fra quelli che certamente offrono questa impostazione; per me prestare servizio civile nel Convitto di Pornaretto significa innanzitutto oppormi al servizio militare ma intanto entrare a far parte attivamente della
vita sociale, almeno quella del mio territorio, perché
vivere in Convitto significa fare qualcosa per i ragazzi di questa comunità-alloggio, portandoli a scuola,
mangiando, cantando e giocando con loro, portandogli la mia esperienza; e comunque per me significa anche crescere poiché io per loro, i ragazzi, sono comunque un punto di riferimento, uno che se in qualche
momento fa una stupidaggine e non è se stesso, si
nota subito; perché i ragazzi — diciamo gli adolescenti perché non mi sento ancora vecchio — sono specialisti nel notare e nel far pesare senza pietà gli errori,
le incoerenze dei ’’grandi”.
Forse io sono particolarmente fortunato ma devo
dire che i miei mesi vissuti in Convitto finora mi hanno dato e mi danno un senso ed inoltre mi offrono la
possibilità di rendermi utile a qualcuno che effettivamente ne ha bisogno. Devo ringraziare molto il Rnmpo evangelico giovanile di Torre Pellice di cui facevo
parte, che mi ha aiutato a maturare la mia scelta grazie
anche alla presenza in esso di un altro obiettore che
mi ha presentato in modo esauriente il problema dell’obiezione e del servizio civile, di cui purtroppo in
giro si sente spesso parlare male dalla gente, incolpevole perché resa chiaramente disinformata dai
mass media, in mano al nostro governo che accetta di
sperperare miliardi nelle spese militari piuttosto di
investirli dove più ce n’è bisogno.
Andrea Geymet
Decesso
VILLASECCA — La certezza
che i nostri giorni sono nelle
mani deH’Iddio dei viventi ha sostenuto Irma Clot ved. Griglio
durante le ore più drammatiche
della sua esistenza. Questa certezza accompagnata dalla simpatia cristiana di tutta la comunità
sostenga ancora tutti i suoi familiari.
• Il colloquio finale dei catecumeni dei primi tre anni è stato
anticipato a sabato 24 aprile alle
ore i4.30.
• Ricordiamo che domenica
25 aprile alle ore 14.30 avrà luogo
a Villasecca la rappresentazione
della commedia « Tre ragazzi in
gamba cercano moglie ». Partecipa il Gruppo Trombettieri.
Due confermati
PRAMOLLO — La domenica
di Pasqua la comunità si è riunita con gioia intorno a Ornella
e Marco che hanno partecipato
per la prima volta alla Santa
Cena.
• La vigilia di Pasqua è stata
particolare per Marcella e Ettore Long, dei Pellenchi, perché è
nato il piccolo Simone. Ci uniamo alla loro gioia ed esprimiamo al bimbo ed ai genitori i migliori auguri affinché il Signore
guidi e benedica la loro vita.
• Lunedì, 5 aprile si è aperto
un’altra volta il piccolo cimitero
di Pomeano, per ricevere la salma di Oreste Bounous, deceduto all’età di 84 anni presso l’ospedale civile di Pinerolo.
Ai familiari in lutto esprimiamo la solidarietà cristiana della
comunità.
4
4 vita delle chiese
23 aprile 1982
INTERVISTA A J. VERDEILHAN IN VISITA ALLE VALLI VALDESI
Rimettere in questione;
i nostri modeiii
A colloquio con i lettori
Jacqueline Verdeilhan, francese delle Cevenne, ha recentemente visitato alcune comunità delle
Valli, di ritorno dalla Nuova Caledonia dopo un soggiorno di 4
anni come professoressa d’inglese presso i licei della locale chiesa evangelica, a Lifou ed a Noumea, nel quadro degli scambi di
envoyés fra chiese della CEvAA.
— Vi sono certamente grosse
differenze nella concezione della vita nei nostri paesi occidentali e in quelle lontane isole
dell’Oceania. Ritornando in Europa quali sono le tue reazioni e
quali aspetti della tua esperienza
pensi di sottolineare?
— Certo al ritorno ci si sente
un po’ « sfasati » prima per il
clima — le stagioni sono all’incontrario — ma soprattutto per
il modo di vivere che è molto differente. Laggiù si vive in modo
molto comunitario; la gente sa
ancora « prendere tempo », o forse anche « perdere il proprio tempo »... con gli altri.
È questa certamente una delle
ragioni che ha fatto di questo
soggiorno un’esperienza molto
ricca. Al mio ritorno sono colpita anche di vedere la similitudine
dei problemi incontrati qui e laggiù, al di là dei climi e delle culture diverse, le preoccupazioni
degli uomini e delle chiese sono
le stesse. Questo mi ha fatto toccare con il dito la realtà della
chiesa universale e della sua
« missione ». Questa missione incomincia qui ed ora nel nostro
stesso luogo di vita; può portarci
Il nuovo
profeta
(segue du pag. I/
altri ciò che sanno, trasmettono
una conoscenza della Legge e delle sue interpretazioni, i profeti,
da Elia a Malachia, annunziano,
ptoclainano, passano come un
lampo nella notte. Non vi sono
scolari di Isaia o di Geremia come non vi sono scolari di Gesù.
Certo gli evangelisti parlano costantemente di "discepoli”, ma
si tratta di uomini e donne che
seguono il cammino del Maestro
per vedere dove va il suo messaggio, dove sfocia la sua opera,
non per imparare le cose che dice e fa per ripeterle.
Luca, l'evangelista forse più
attento a questo discepolato cristiano, ricorda sempre che si
tratta di andare con lùi verso la
croce.
I discepoli del profeta Gesù
non sono quelli che amministrano il tesoro del suo insegnamento ma coloro che proseguono la
sua opera. L’Evangelo si chiude
con la missione affidata da Gesù
risorto ai suoi di proseguire la
sua missione, fare ciò che egli
ha fatto, annunziare il messaggio che ha annunziato, dare i segni che ha dato. I credenti sono
assai più che dei discepoli di
"profeta", sono essi stessi dei
profeti, non si limitano a gestire
il patrimonio di idee e verità
enunciate da Gesù ma parlano,
predicano, annunziano come lui
il Regno. Sono l'eco della sua voce nel mondo non i custodi della sua memoria, così come egli
è stato l'eco della voce dei profeti di Israele non il custode della loro memoria.
Giorgio Tourn
lontano, per un po’ di tempo,
ma dappertutto siamo chiamati
a rendere la stessa testimonianza
a Colui che ci manda.
— Ormai i Meianesiaiii sono
autonomi nelia vita delta chiesa
protestante, tutti i pastori essendo Canachi; quale è la vostra posizione di envoyés?
— Gli envoyés sono generalmente bene accolti. Malgrado il
cambiamento della parola, bisogna riconoscere che sono sempre
più o meno considerati come
« missionari » e in quanto tali la
gente aspetta da loro in più del
servizio di insegnamento (l’unico
in Nuova Caledonia) un impegno
nella vita della chiesa. Ancora
per un certo tempo la popolazione ha bisogno di aiuto per formare i propri quadri. È chiaro
che siamo là « con » loro per costruire l’avvenire e che dobbiamo provare a farlo nel modo più
discreto possibile.
— La Nuova Caledonia è francese, come reagisce la popolazione?
— Dipende dalla posizione politica di ciascuno. La Francia resta comunque la potenza colonizzatrice del paese. I Melanesiani
hanno sofferto e soffrono ancora
delle ingiustizie che ha portato
questa colonizzazione e una gran
de parte di loro desidera l’indipendenza.
La chiesa evangelica, nel sinodo
del 1980, ha preso chiaramente
posizione in questo senso.
Si tratta ora di definire questa
indipendenza in modo che in
questo paese plurietnico ogni razza, ogni uomo, possa trovare il
suo posto (melanesiani 55%,
bianchi 32%, altre razze 13%).
— Che cosa diresti a noi che
siamo qui per uno scambio di
aiuti tra i nostri paesi e queste
regioni d’Oceania?
— La prima cosa sarebbe senz’altro di essere maggiormente in
ascolto gli uni degli altri, per conoscere meglio i problemi dei
nostri fratelli lontani e poter
così pensare meglio a loro. Abbiamo molto da imparare gli uni
dagli altri. Noi occidentali dobbiamo saperci mettere o rimettere in questione nei nostri modelli di vita oggi forse più che mai,
per tutti i problemi che ci crollano addosso come la violenza,
l’ingiustizia, la droga... Laggiù la
vita comunitaria aiuta la gente a
vivere più pacificamente, le diverse generazioni insieme, e molto più nella semplicità. Mi sembra che l’apertura e la disponibilità sono per noi un modo di
essere con gli altri.
a cura di
Marie-France Coisson
UN DOCUMENTO
Le apparizioni di Maria
Dopo aver accreditato le apparizioni della Vergine Maria
a Lourdes e a Fatima e l'attendibilità dei miracoli accertati,
fatti « tali da sfidare ogni naturale spiegazione », un documento
di « un gruppo di teologi protestanti luterani » riportato da
« Avvenire » del 16 marzo 1982, col titolo « 7 protestanti a Lourdes », così prosegue:
«Qual è dunque il senso profondo di questi miracoli nel piano di
Dio? Pare proprio che Iddio voglia dare una risposta inconfutabile alla incredulità dei nostri
giorni. Come potrà un incredulo
continuare a vivere in buona fede nella sua incredulità di fronte
a questi fatti?
Ed anche noi, cristiani evangelici, potremo ancora, per partito
preso, passare a fianco di questi
fatti senza fermarci a compiere
un attento esame? Un atteggiamento di tal genere non risulterebbe forse una grave responsabilità? Può un cristiano evangelico avere il diritto di ignorare
queste realtà per il solo fatto che
si presentano nella Chiesa cattolica e non nella sua comunità religiosa? Questi fatti non dovrebbero invece portarci a ricondurre la Madre di Dio nella Chiesa
Evangelica?
Solo Iddio può far sì che Maria si rivolga al mondo attraverso le apparizioni.
Non rischiamo forse di commettere un errore fatale chiudendo gli occhi davanti a queste
realtà e non prestandovi nessuna
attenzione? Cristiani evangelici
di Germania, dovremo forse continuare ad opporre rifiuto ed indifferenza? Continueremo a far sì
che il nemico di Dio ci trattenga
in una posizione di voluta misconoscenza? (...).
Qggi in questo o in quel Paese è in gioco resistenza del cristianesimo. Sarebbe il colmo dell’insipienza ignorare la voce di
Dio che parla al mondo per la
mediazione di Maria, voltarGli le
spalle unicamente perché fa in
tendere la Sua voce attraverso la
Chiesa cattolica.
Sia quel che sia, non si può tacere a lungo su queste realtà.
Dobbiamo esaminarle a fondo,
senza partito preso, poiché è imminente una catastrofe.
Potrebbe avvenire che respingendo o ignorando il messaggio
che Dio ci fa pervenire attraverso Maria noi rifiutiamo l’ultima
grazia che Egli ci offre per la nostra salvezza.
E’ quindi un dovere molto grave per i capi della Chiesa luterana e per le altre comunità cristiane esaminare questi fatti e
prendere una posizione obiettiva.
Questo dovere si impone anche
per il fatto che la Madre di Dio
non è stata messa da parte dalla
Chiesa riformata, ma è stata
estromessa solo dopo la « Guerra
dei Trent’anni » ed all’epoca dei
filosofi liberi pensatori della metà del XVIIl secolo.
Soffocando nel cuore degli
Evangelici il culto della Madonna, essi hanno distrutto i sentimenti più delicati della pietà cristiana.
Nel suo « Magnificat » Maria
dichiara che tutte le generazioni
La proclameranno beata fino alla
fine dei tempi. Noi tutti constatiamo come questa profezia si compie nella Chiesa cattolica, ed in
questi dolorosi tempi con una intensità senza precedenti.
Nella Chiesa evangelica questa
profezia è caduta in una tale dimenticanza che con fatica se ne
trova qualche traccia.
Ancora una volta queste riflessioni ci impongono il dovere di
esaminare i fatti citati e di trarne ogni conclusione d’obbligo ».
SUL CONVEGNO
”GER” DI ROMA
Desidero fornire uiteriori informazioni
sul Convegno ■■ Leggiamo la Bibbia oggi » organizzato dai >■ giovani evangelici
romani » e del quale ha riferito il prof.
Giorgio Peyrot, nel numero del 12 marzo u.s.
Partecipazione ai lavori; l'alto numero dei partecipanti (un centinaio) ha
permesso un buon dialogo tra le due
anime dell'evangelismo italiano.
Una quindicina di essi provenivano
da altre città d'Italia, benché il Convegno fosse a livello locale. Milano, Bologna, Firenze, Asti, Pavia, Modena,
Parma, da queste città sono venuti credenti spinti dal desiderio di confrontarsi con altri evangelici sulla lettura
della Bibbia.
La prevalenza di « non-federati », rispetto a battisti, metodisti e valdesi,
è, a mio avviso, da considerarsi negativamente. Perché « snobbare » gli altri
fratelli evangelici? È vero che hanno
minore - back-ground » culturale, ma la
loro testimonianza di fede rimane sovente esemplare.
La ragion d’essere dei « giovani evangelici romani » è il dialogo, pur nel rispetto delle diversità, tra evangelici
italiani. D'altronde lo smesso documento sull'ecumenismo della « commissione consultiva per le relazioni ecumeniche », sottoposto nel corrente anno ecclesiastico all'esame delle nostre chiese, valuta positivamente il dialogo in
corso tra Chiese Evangeliche. Bisogna
superare, così almeno mi sembra, le
■< pre-comprensioni » da entrambe le
parti: quello che è certo è che bisogna
decidersi se scegliere come interlocutore un « vescovo » (quanti evangelici
ci sono cascati...) o un semplice credente pentecostale o fratello...
Gli evangelici, hanno forse diversità
di letture della Bibbia, ma si tratta di
« diversità metodologiche »: Gesù Cristo è la base comune della .fede evangelica (I Cor. 3: 11).
Proposte operative emerse dal Convegno: come osserva giustamente il
prof. Peyrot, sono mancate le esemplificazioni: per questo il Convegno ha
invitato le Chiese Evangeliche a farsi
promotrici di un incontro nazionale
aperto a tutti su determinati passi biblici dell'A.T. e del N.T.
L'intento dei « giovani evangelici romani » è appunto quello di favorire il
dialogo tra Chiese Evangeliche nello
spirito del II Congresso Evangelico di
Roma (1965).
Noi speriamo vivamente che le Chiese Evangeliche raccolgano questo appello. dettato unicamente dalla -ricerca
del dialogo e dello scambio fraterno.
Le relazioni del prof. Pietro Bolognesi e del prof. Corsani usciranno nel
numero di giugno 1982 della rivista
«Protestantesimo» (organo della Facoltà Valdese di Teologia - Via Pietro
Cossa, 42 - 00193 Roma).
Le comunicazioni di Paolo Ricca, Steve Woods e dello scrivente usciranno
su ■■ Gioventù Evangelica » (organo della FGEI ■ Via L. Porro Lambertenghi 28
20159 Milano).
Un grazie particolare al gruppo musicale ger », che ci ha allietato con
del bel canto. Grazie anche al pastore
emerito Paolo Sanfilippo, che ha esposto, durante i lavori del Convegno, una
significativa mostra del francobollo
evangelico.
Grazie infine a Pietro Bolognesi dell'Istituto Biblico Evangelico, ai sempre
disponibili professori della Facoltà Corsani e Ricca, e al fratello Steve Woods,
che da anni con passione e con costanza, promuove il dialogo tra evangelici
in Italia.
Eugenio Stretti
DISACCORDO
SULLA TESI PEYROT
Caro Direttore,
leggo sulla Luce del,9 aprile la cronaca di un incontro a Pinerolo in cui il
prof. Peyrot ha invitato gli insegnanti
elementari evangelici a non richiedere
l'esonero dall’insegnamento della religione. Dato che le idee del prof. Peyrot sono sempre interessanti e stimolanti, penso non sarebbe male riportare
più diffusamente le motivazioni oppure
invitare lo stesso prof. Peyrot ad esplicitare sul giornale la sua posizione.
Personalmente ritengo che l'insegnante elementare evangelico debba richiedere sempre e comunque l'esonero. In
primo luogo perché esso viene richiesto, prima ancora che come evangelico,
come cittadino: lo Stato deve essere
laico e così la Scuola statale. In secondo luogo, perché la richiesta non è
una dichiarazione d'incompetenza o inabilità dell'insegnante ma la precisa manifestazione del fatto che egli non considera « fondamento e coronamento delr.istruzione pubblica l'insegnamento della dottrina cristiana secondo la forma
ricevuta, dalla tradizione cattolica». In
terzo luogo, non bisogna sottovalutare
il « peso » della domanda di esonero; è
anch essa il segno di una presenza « diversa » in seno al corpo insegnante, di
una volontà di cambiare le cose: è
l'evidenza dell'esistenza di un dissenso. Secondo me, bisognerebbe piuttosto
puntare sulla crescita di questo dissenso, invitando tutti gli insegnanti,
non solo evangelici, che credono nella
necessità della laicità della Scuola, ad
esonerarsi anziché invitare gli evangelici a non richiederlo più.
Nella speranza che la Luce vorrà chiarire meglio i termini deila questione,
saluto fraternamente.
Franco Scaramuccia, La Spezia
TEOLOGI LUTERANI?
Sig. Direttore,
Le unisco parte del giornale « Avvenire » che pubblica una « commovente
rifiessione » dei Teologi Luterani Tedeschi su! Culto della Vergine e la sua
Opera a Lourdes e a Fatima.
Desidererei vivamente la sua opinione su questi cosiddetti Teologi Luterani
Tedeschi. Sono veramente protestanti?
lo ne dubito!'
Una sua eventuale cortese risposta
può darmela su « La .Luce « a cui. sonn
abbonato da vari decenni.
Grazie e cordiali saluti nel Signore.
Mario Rizzato, Rovigo
Non abbiamo alcuna indicazione sulla provenienza del testo segnalato dal
lettore, e riprodotto nelle sue parti essenziali in questa pagina, se non quella fornita dal giornale cattolico che dichiara di riprendere « con emozione e
profondo rispetto » alcuni passi or dal
Manifesto di Dresda^^, pubblicato qualche tempo fa nella Germania Orientale da un gruppo di teologi protestanti
luterani ». Non ci è perciò possibile fare affermazioni quanto alla provenienza e alla rappresentatività del testo, il
lettore comunque esprime dubbi sul
protestantesimo depili autori basandosi
sul contenuto. In effetti almeno tre
elementi del testo sembrano ben poco
protestanti:
1. ha comprensione del miracolo
inteso come mezzo per « dare una risposta inconfutabile alla incredulità
dei nostri giorni » sembra parecchio
distante dalla concezione evangelica
del (( segno » neotestamentario che
parla solo alla fede del credente ed è
comprensibile e accettabile solo in tale ambito e non in una pretesa oggettività e scientificità. Non possiamo dimenticare che Gesù ha rifiutato di fare miracoli quando ciò gli veniva richiesto per provare la sua messianità
(Matt. 12: 38-42).
2. E ben difficilmente cntalogabile come protestante Vaffermazione che
<r Dio parla al mondo per In mediazione di Maria ». Tm Riforma (e non la
guerra dei trentanni). neìVaffermazione del (? solus Christus ». ha escluso
qualsiasi mediazione tra Dio e gli uomini che non fosse quella di Cristo. E
questo ha insegnato sulla base di affermazioni neotestamentarie come quella di 1 Tim. 2: 5.
3. La « profezia » del Magnificat
relativa al fatto che tutte le generazioni avrebbero chiamato beata Maria,
considerata come attuata nelVattività
miracolosa connessa a Maria, lascia intravvedere una concezione della heatitudine molto piu cattolica che protestante: più vicina allo status particolare di chi è in grado di dispensare grazie che al modello di umile felicità del
credente che <si sa colmato della grazia
di Dio. (f.g.)
5
23 aprile 1982
prospettive bibliche 5
su UNA RISPOSTA DELLA RUBRICA "LA FEDE INTERROGA’
Battezziamo gli adulti!
Leggendo « Il battesimo dei
bambini » di pag, 5 del n. 9 de
« La Luce », saltano agli occhi —
per chi, come me, non è d’accordo su questa pratica — dei punti
deboli.
Non mi dilungo sull’argomento, ma consiglio la lettura di E.
Jüngel: « Il battesimo nel pensiero di K. Barth » della Claudiana,
con introduzione di F, Giampiccoli, per una seria ricerca, non certo esaurita.
Mi limito solo a sottolineare
brevemente alcune perplessità:
1) Se leggiamo il dizionario
biblico e altri testi sul termine
’’battesimo”, notiamo subito come il pedobattismo (’’battesimo
dei bambini”) sia trattato quasi
sempre a parte, perché senza una
giustificazione a parte non si capirebbe la sua esistenza.
In effetti, la teoria del pedobattismo è stata elaborata solo
al tempo della Riforma, per difenderla dagli attacchi anabattisti: ha cioè una teologia a posteriori (cfr. op. cit., pp. 54-56).
2) Anche se naturalmente la
comunità — nel battesimo — partecipa a questo momento così
importante per il credentè e ne '
condivide la speranza e i propositi di rinnovamento, l’atto comunitario vero e proprio non è il
battesimo, ma la Santa Cena, dove tutta la comunità (inclusi i
bambini...) « va verso » per ricordare, impegnarsi, vivere in comunione con Dio e con i fratelli.
3) Il battesimo è sì segno di
ciò che Dio in Cristo ha fatto per
l’uomo, ma per un uomo consapevole e pronto a dire ”Sì” alla
chiamata ricevuta. Dio non ha
mai voluto burattini e quindi non
pretende un segno di ’’testimonianza” da chi non l’accetta. Questa pretesa l’ha concepita la chiesa, nel momento in cui ha trasformato questo segno di libertà e di ubbidienza consapevole in
rito.
4) È pericoloso affermare che
”la novità del battesimo cristiano, rispetto a quello di Giovanni, sta nella presenza e nell’opera dello Spirito”.
Certo la presenza dello Spirito
è indubitabile (altrimenti il battesimo sarebbe solo segno umano e non segno della presenza
di Dio in noi), ma Esso ha operato anche prima: al momento
dell ’accettazione.
Senza questa accettazione, si
cade nel battesimo cattolico dell’ex opere operato, che i Riformatori da un lato hanno cercato
di contestare dall’altro hanno
giustificato, ma in maniera —
secondo me — più confusa ed
equivoca.
Un Dio che opera quando l’uomo lo vuole è un Dio non biblico.
5) Non si può mettere a confronto la circoncisione col battesimo. La circoncisione era segno
di appartenenza al popolo eletto
(appartenenza di tipo ereditario,
genealogico); la fede in Gesù
Cristo non è ereditaria, ma personale e quindi non può avere
segni di appartenenza a priori.
6) Lo schema comune di come avviene un battesimo è nel
Vangelo il seguente: predicazione-fede-battesimo (cfr. op.-cit.,
pp. 62-64). Non si può sostenere il contrario citando un passo
degli Atti (16: 31-33), solo per scusare questa pratica antica ma
piena di punti interrogativi, dato
che non sappiamo neanche come
sono andate veramente le cose e
dato che anche col carceriere di
Filippi la sua confessione di fede segue lo stesso schema.
Rispondiamo
a qualche domanda
Concludo riportando il seguente brano, tratto dal libro già citato di Jiingel su Barth a p. 68:
« ...Quanti oggi si trincerano dietro alla ’’irresponsabilità” che deriva loro dall’essere stati battezzati senza che fosse loro chiesto
alcunché!
Non è questo per la chiesa di
oggi, un pericolo ben maggiore
dei pericoli paventati dai sostenitori del pedobattismo?
E se si vuole lottare oggi per
un cristianesimo responsabile e
cosciente non è strano che si continui ad amministrare il battesimo proprio a chi non è in grado
di decidersi, di confessare consapevolmente la sua fede in Cristo?
I genitori pii spesso esprimono
il desiderio che i loro figli siano
’’dentro” e non ’’fuori”. Ma non
si tratta qui di una traccia di superstizione? Perché non basta a
questi genitori pii la promessa
che vale per loro e per i loro
figli? ».
Infine, una rifiessione e una
domanda aperta.
L’autore dell’articolo chiama
settaria e infondata la tesi, che
reputa sbagliata la pratica pedobattista.
A parte che lo dicono ormai
diversi teologi (tra cui l’ultimo
Barth, che la reputa ’’inammissibile”), vorrei far notare che
nessun teologo serio mette in discussione il battesimo degli adulti, salvo il sottolineare alcuni rischi che esso potrebbe comportare.
Ciò significa che sia i ’’battisti”
che i ’’pedobattisti” sostengono
la validità del battesimo per gli
adulti.
II disaccordo sorge nel battesimo dei bambini.
Perché allora non seguire la
pratica accettata da tutti e con
la quale si è sicuri di non sbagliare?
Nino Gullotta
Taccuino
pastorale
Nel tempo presente in cui si parla di "diaspora" evangelica, credo che valga la pena parlare di un evangelista che ho
conosciuto nell'adempimento della sua missione in una zona
appunto di diaspora. Lo chiamerò “Jo".
Non è ancora giorno ed eccolo attraversare il cortile tra
la sua casa e la chiesa. Apre le finestre per cambiare aria, poi
s'avvicina al piccolo pulpito e vi depone un registratore, preparandolo per l'ascolto. Esce lasciando in una calma penombra la chiesa ed attraversa nuovamente il cortile per raggiungere e mettere in moto la sua vecchia 500.
La macchina irrompe chiassosa in una strada piena di vita, e la domenica di Jo ha inizio. Tornerà verso le ore 20 dopo
aver compiuto il suo viaggio per innumerevoli curve ed attorno ai penda della sua diaspora raccogliendo notizie dei suoi
fedeli, sostando per ascoltare chi ha bisogno del suo aiuto
pastorale e predicando cinque volte nelle varie comunità. I
suoi occhi azzurri attirano tutti. Essi sentono che qui c'è Amore, Gioia, Pace, e odono nella sua predicazione una profonda
saggez,za.
E' sera: finalmente è tornato alla sua sede. Entra nella
sua chiesa che è per ora vuota. S'avvicina di nuovo al tavolo
che sta davanti al pulpito e stacca il registratore che aveva
installato al mattino. « Non vengono al culto mattutino se io
non sono qui — dice con un certo sorriso — così ascoltano la
mia voce incisa sul nastro del registratore che un laico provvede a far funzionare ». E così sono... 6 e non 5 le volte che
Jo ha predicato in quel giorno!
Jo era uno smarrito che incoscientemente sciupava il suo
sentimento religioso languendo da chiesa in chiesa in cerca
della verità, fino a 25 anni quando il suo giovane spirito gridò
al Signore: « Signore, sono qui, prendimi ». Qui aveva inizio
la sua vocazione al ministero pastorale; ma la vita non gli
permise di lavorare a pieno tempo nella chiesa. Qualcuno gli
disse: « Devi dedicarti ad altri lavori ». E Jo fece altri lavori
fino all'età matura, quasi a 50 anni, quando potè alfine dedicarsi totalmente ai servizio del Signore dopo aver compiuto
gli studi necessari.
Pensando alla parabola di Gesù degli operai nella vigna
! Matteo 20: 7), possiamo dire che, se non l'undicesima, era
almeno la nona ora quando finalmente la porta del ministero
pastorale si aprì ed il Maestro gli disse: «Va anche tu a lavorare nella vigna ».
Pubblichiamo in questa rubrica, in forma anonima, brevi
esperienze e riflessioni del ministero pastorale evangelico.
LETTERA DI GIACOMO
In che modo possiamo leggere oggi
la « lettera » di Giacomo? Nell’interpretazione del Nuovo Testamento il modello è
dato dalle lettere di Paolo, che sono delle
vere lettere; Ne consegue che passando
alle altre lettere siamo piuttosto imbarazzati : ci chiediamo chi è l’autore, chi
sono i destinatari, qual è l’occasione. Domande a cui è diffìcile rispondere.
E’ quindi importante rendersi conto
che questi scritti hanno un loro carattere
proprio e leggerli per ciò che vogliono
essere. In Giacomo non troviamo nessun
accenno a situazioni precise, nessuna risposta a problemi particolari, nessun riferimento ai rapporti tra l’autore e i destinatari. Infatti Giacomo non è una lettera, ma è una specie di manuale : vengono passate in rassegna alcune situazioni tipiche della vita e vengono date per
queste situazioni le indicazioni per un
comportamento giusto. Per questo suo
carattere di insegnamento morale, Giacomo è forse lo scritto del Nuovo Testamento che ha più punti in comune con
la sapienza giudaica e con la morale dell’antichità, almeno nelle sue espressioni
più elevate.
Il cristiano nella
vita quotidiana
Quest’ultima considerazione ci offre lo
spunto per una prima riflessione. Il cristiano nel mondo non è necessariamente
un tipo strano, non è un « originale » ad
ogni costo. Ci sono molti punti di contatto tra il cristiano e gli altri uomini del suo
ambiente. Se abbiamo dei problemi in comune con coloro che non condividono la
nostra fede, abbiamo in comune anche
un certo numero di soluzioni.
Il cristiano sa in chi ha creduto; sa che
il Signore è vicino, alle porte (Giac. 5: 8-9),
e che perciò il Regno di Dio è l’unica
realtà solida da cui bisogna partire per
comprendere la vita. Ma sul piano dell’azione pratica, non soltanto Giacomo,
a cura di Gino Conte
In vista del raduno evangelico « Pentecoste 82 » che si terrà a Frali il 30 maggio sul
tema della pace, i pastori della Val Germanasca preparano alcuni studi biblici che
hanno attinenza a questo tema.
ma tutto il Nuovo Testamento è d’accordo nel dire: cerchiamo di essere su tutta
la linea, coerentemente, quello che l’umanità aspira ad essere, ma in modo frammentario e contraddittorio.
E’ evidente che il problema della pace
è comune a tutta l’umanità; ed è altrettanto evidente che cercando le vie per
scongiurare il pericolo di catastrofe nucleare ci troviamo fianco a fianco con
persone di fede diversa. Questo non è un
motivo per dire : la fede cristiana non ha
più ragione di essere; oppure: il cristiano non ha più niente da dire, si limiti ad
agire. Piuttosto si deve invertire il discorso e dire : proprio perché in Cristo siamo
chiamati a una vita di servizio non dobbiamo temere il terreno comune. Questo
può essere, in senso ancora molto generale, il messaggio di uno_ scritto come la
lettera di Giacomo.
Una vita per la comunità
Il messaggio di Giacomo è però più
preciso, va più a fondo.
Trattandosi di uno scritto di carattere
morale non ha bisogno di seguire, come
è stato giustamente notato, un ordine logico, uno sviluppo concatenato di pensie
ri : le esortazioni si susseguono, i temi
cambiano, senza un collegamento sostanziale tra un brano e l’altro: dalla preghiera si passa al tema povertà-ricchezza, da questo alle tentazioni, e cosi, via.
Nessuna preoccupazione formale, dun
que. Ma si sbaglierebbe se si pensasse che
questo scritto è privo di qualsiasi unità:
l’unità si trova, e la si può trovare in una
preoccupazione fondamentale che attraversa tutta la « lettera » : la preoccupazione per la comunità.
Comunità vuol dire per Giacomo riconoscere agli altri un diritto su noi stessi,
rispettare il vincolo della vita fraterna.
Per questo non il povero, ma il ricco è
un problema, perché è causa di divisione
nella comunità (2: 1-12); per questo la
fede deve manifestarsi nelle opere, perché il fratello ha il diritto di controllare
l’autenticità della fede (2: 14-26); la lingua è pericolosa perché può causare divisioni, ecc.
Qui possiamo inserire una seconda riflessione sul tema della pace. La pace non
è semplice assenza di conflitto. Quando
la regola è l’accrescimento della propria
potenza, i conflitti sono inevitabili (4:
1-10!). Quindi ci si deve preoccupare di
dare alla pace solide radici, e le radici
stanno nell’esistenza fraterna; in una vita comunitaria in cui non vige l’autorità
di un superiore, ma vige il diritto del fratello.
Giacomo pensa all’esperienza concreta
delle ’comunità cristiane ; ma in tutta la
sua « lettera » dimostra la convinzione
che quell’esperienza della comunità cristiana si può e si deve estendere. Il cristiano è un uomo che vede tutta la vita,
tutti i rapporti, dal punto di vista del
« diritto del fratello ». Questo è il suo
contributo alla pace.
Sia ogni uomo lento all’ira
Possiamo ancora fare un altro passo,
e considerare l’aspetto specificamente
non violento del messaggio di Giacomo.
Questo messaggio si riassume nelle parole : « Sia ogni uomo lento all’ira ». Per
comprendere tutto il significato di questa
espressione, dobbiamo osservare che essa fa parte di una triade, i cui altri due
membri sono; pronto ad ascoltare, lento
a parlare. L’ira è l’ultima conseguenza
del rifiuto di ascoltare, e a sua volta rende impossibile l’ascolto. Di nuovo ci troviamo nell’ambito personale, nell’ambito
del « diritto del fratello » ; il fratello ha
diritto al mio ascolto. Ma questo discorso va molto lontano.
La solitudine di oggi (una delle cause
della violenza) sta anche nel fatto che
raramente si trova la pazienza di ascoltare gli altri. E’ vero che talvolta si manifesta l’eccesso opposto, in particolare
nelle assemblee; ci sono fratelli che
ascoltano sempre e non parlano mai; ovviamente vanno incoraggiati ad esprimersi. Ma il problema è che per parlare
bisogna aver fiducia, una fiducia che è
possibile soltanto se ci troviamo fra persone veramente disposte ad ascoltare.
Così il principio della convivenza, anche della convivenza assembleare, è proprio l’ascolto. Soltanto se c’è chi sa ascoltare ci sarà anche chi sa parlare con
libertà e concretezza.
L’ira è l’estremo opposto dell’ascolto :
il diritto dell’altro non esiste più, esiste
soltanto più il mio diritto. Chi cede all’ira vede soltanto più se stesso, e il proprio diritto offeso. Essere lenti aU’ira non
vuol certo dire essere incapaci di resistenza. Ma la resistenza nasce dalla passione per il diritto del fratello che viene
calpestato, non dal disprezzo di questo
diritto.
L’ira, la violenza distruttiva, non mette
in atto la giustizia di Dio, in quanto il riflesso della giustizia di Dio nei rapporti
umani, nella Bibbia è chiamato misericordia ; in linguaggio attuale ; solidarietà.
Bruno Rostagno
6
6 fede e cultura
23 aprile 1982
PRESENTATO A BARI IL LIBRO DI MIRIAM CASTIGLIONE PRIMO VOLUME DELL’OPERA DI VACCARINO
Nel cuore del geovismo
Al centro di un dibattito animato un movimento che raccoglie consensi
tra gente semplice e lascia da parte la morte e la risurrezione di Cristo
C.E.P., quartiere-ghetto di Bari (detto anche Quartiere san
Paolo), tante povere vite ammassate, sviluppo spietato, emarginazione, profitto, immigrazione
coatta dal centro storico, distante chilometri'. Qui c'è una sala
dei Testimoni di Geo va (sale
evangeliche, nessuna), una delle
undici esistenti in città ; qui l’autrice, presentata e accompagnata da uno dei loro, ha assistito
ad alcune assemblee della comunità geovista, ha fatto conoscenze, ha rivolto domande (pag. Ili,
n. 1). Una analisi «sul campo»!
anche se non fino in fondo. (Sarà mai possibile una analisi sul
campo vera e propria? Si ha notizia, da una città del Veneto,
che le autorità geoviste hanno
vietato agli adepti di collaborare con gli intervistatori che li
avvicinino a scopo di ricerca).
Analisi dal vivo, sì : una verifica
dal « visto », un mettere insieme
1’« ascoltato ».
Il libro che ne è uscito meritava una presentazione pubblica
a Bari, città dell’autrice e luogo
di radicamento della comunità
geovista, oggetto dello studio.
Sono riconoscibili, in trasparenza, altre situazioni analoghe.
Tavola rotonda
Nei locali della chiesa battista,
il 30 marzo u. s., c’è stata una
tavola rotonda con interventi di
Vito Orlando, salesiano, sociologo, e di Salvatore Ricciardi, valdese, teologo. (Alfonso Di Nola,
all’ultimo momento, non ha potuto intervenire).
Lasciati sullo sfondo gli aspetti baresi della ricerca, si è parlato subito, e prevalentemente,
dei Testimoni di Geova in generale. In apertura dell’incontro,
Nicola Pantaleo, presentatore,
citando il caso dei coniugi Oneda, condannati per omessa trasfusione di sangue alla figliai poi
deceduta, ha puntualizzato la cocente attualità delle tematiche
geoviste. I due relatori, subito
dopo, hanno evidenziato, rispettivamente, le componenti sociologiche ed il quadro teologico
che danno corpo all’analisi condotta in modo pregevole dalla
giovane ricercatrice, docente all’Università di Bari. (Anche le
recensioni, tutte positive, testimoniano la serietà dell’opera).
Orlando ha parlato della disarticolazione della religiosità
ufficiale nei confronti delle mutazioni sociali e ha osservato che
i Testimoni di Geova raccolgono
consensi tra gente non in grado
di recepire il discorso complesso della religiosità ufficiale. Dopo aver preso in esame vari elementi sociologico-religiosi, ha
concluso dichiarando di condividere le ipotesi della Castiglione, pur con qualche differenziazione (sulla religiosità popolare
e sulla subalternità, non così significanti, nel caso, come l’autrice sostiene).
Ricciardi ha ricordato l’essenziale della teologia geovista: la
Scrittura (accettata con riserva),
la Trinità (rifiutata), la divinità
di Cristo (non ammessa); e ha
notato con tristezza l’impossibilità di un discorso cristiano
con chi non pone al centro della fede la morte e la risurrezione di Cristo. Quanto alle altre
tipiche caratterizzazioni del movimento, Ricciardi ha puntualizzato che, praticamente, la giustificazione per fede è soppiantata dalla salvezza per meriti,
l'etica del rischio è sostituita
dall’etica della sicurezza, la vita
comunitaria è attuata come disimpegno politico.
Il dibattito
Numerosi sono stati, poi, gli
interventi che hanno vivacizzato
l’incontro e dei quali diamo
qualche stralcio.
Come mai i Testimoni di Geova, rifiutando la dottrina dello
Spirito Santo, sono poi così attivi nelle opere che il Nuovo Testamento dichiara appunto «opere dello Spirito »? Le cose che
si dicono oggi sui Testimoni di
Geova sono state dette dei pentecostali da anni e con le note
conseguenze persecutorie, soprattutto sotto il fascismo! Il rifiuto delle trasfusioni di sangue,
unanime e tenace, tale da fare
impressione, è eroismo o altro?
Se è vero che non lé ideologie,
di qualsiasi natura, ma lo Spirito Santo agisce nei cristiani,
quale « spirito maligno » potrebbe essere alla base del successo
dei Testimoni di Geova? Se il
tempo è abbreviato, se la figura
di questo mondo passa, come
scrive Paolo, il rifiuto del « mondo » e delle sue « potenze », così
radicale nei Testimoni di Geova, non stimola forse la cristianità a riequilibrare taluni degli
impegni attuali nelle cose di
questo mondo, in ascolto delle
spinte apocalittiche mai venute
meno nei secoli, specialmente intorno all'anno mille, ma anche
successivamente?
Entrando, poi, nella concretezza dei dati; si vorrebbe saperne
di più sul fenomeno della disso
ciazione, su quanti cioè lasciano
il movimento. Altra domanda :
dove ricava i mezzi finanziari il
movimento neo-pauperista dei
Testimoni di Geova, così ben
accolto da gente non danarosa?
Già solo questi interventi danno un’idea dell’ampiezza di spunti ai quali i relatori hanno dato
risposta, ampliando, a loro volta, il discorso. (Solo sul problema delle dissociazioni e dei finanziamenti non sono stati forniti dati precisi). E’ chiaro che
messe a punto definitive non esistono e sono impossibili, al momento attuale. La fenomenologia del movimento geovista è
complessa e le analisi sono solo
agli inizi.
L’incontro ha avuto successo,
nonostante sia stato organizzato
affrettatamente. Nei locali della
chiesa battista, inadeguati quanto a capienza, c’è stato sovraffollamento. La presenza deH’am
trice, circondata anche da amici e colleghi, ha dato un tono
di calda simpatia. Molti i consensi, gli elogi, nonché le testimonianze di stima e di ammirazione.
Giulio Vicentini
'Miriam Castiglione, I testimoni
di Geova: ideologia religiosa e consenso sociale. Una analisi storico-sociologica della « nuova » religiosità in Italia. Introduzione di Sergio Ribet. Ed.
Claudiana, Torino, 1981. p. 51.
VERCELLI
La Pasqua ebraica
Nell’imminenza della Pasqua,
giovedì 1" aprile, il Centro evangelico di Vercelli ha invitato il
rabbino della Comunità israelitica di Torino, Sergio Sierra, insegnante di letteratura e lingua
ebraica aH’università di Genova,
ad un incontro sul tema « La Pasqua ebraica dal libro dell’Esodo
ad oggi », nello sforzo di ricercare le comuni radici nel pensiero
della Bibbia attraverso un colloquio tra il Nuovo ed il Vecchio
Testamento. Ricerca dunque di
ciò che unisce, accanto al rispetto
per ciò che costituisce la propria individualità religiosa.
Entrato poi nel vivo della sua
relazione, il rabbino ha chiarito
quali siano i momenti fondamentali della Pasqua ebraica: il ricordo, il rituale e la cena.
Dalla spiegazione dei primi elementi è emerso che la Pasqua
ebraica non invita a ricordare la
vittoria sull’oppressore, ma a
comprendere meglio l’umanità e
a superare l’odio.
Su questa linea si sviluppa pure il terzo momento della festività, che è parso molto interessante in quanto mira a coinvolgere le nuove generazioni per
educarle ai valori del gruppo, attraverso una simbologia chiara
ed adatta anche ai piccoli.
È la più antica cerimonia del
popolo ebraico, che possiamo
leggere sul 2" libro del Pentateuco, ma anche in chiave moderna
nei ricordi di Guido Artom nel
suo « I giorni del mondo ». Sulla
mensa di ogni famiglia sono presenti, in un cestello, alcuni ingredienti; le erbe amare (la schiavitù), la composta di frutta ( ■= la
calce, il duro lavoro degli Ebrei
schiavi in Egitto), le focacce azzime ( = vita di stenti, cogliere la
libertà senza indugio), il vino
(=la gaiezza, la festa) ecc. Ed
anche il rituale successivo con il
quale la mensa si trasforma in
altare, ha costantemente un significato simbolico, che trova nel
passata la sua ragione di esistere, ma anche ne trae l’invocazione della libertà e la proclamazione della fedeltà alla terra d’Israele, in modo che ogni Ebreo,
giovane o anziano, senta di « dover ripetere questo rito per quelli che liberi ancora non sono ».
Quindi da un lato, nel momento della Pasqua, in ogni famiglia
si integrano i giovani ed i piccoli alla tradizione ed alla vita religiosa e sociale del popolo ebraico; d’altro canto si attribuisce
una valenza più profonda al concetto di libertà, comprendendo
tutti gli uomini.
La cena si conclude con lodi a
Dio ed altri canti tradizionali,
tra cui una filastrocca vecchissima (riproposta tra l’altro negli
ultimi tempi dal cantante Branduardi), nella consapevolezza che
« la giustizia finale di Dio, che
vigila sulle sorti dell’uomo, presto o tardi interverrà dando ad
ognuno la sua ricompensa ».
Uno stretto legame collega perciò il passato degli Ebrei al presente e al futuro.
Da ultimo il relatore si è soffermato sul legame esistente tra
la cena pasquale ebraica e quella
cristiana, attraverso la lettura
simbolica delle stesse.
Nel dibattito si sono approfonditi alcuni aspetti significativi
della festività, ma si è anche accennato ad alcune caratteristiche
della religione ebraica compresa
la figura che in essa assume Gesù, ed ai suoi rapporti attuali
con le altre fedi religiose.
Luisa Carrara
Un’ampia sintesi
della Resistenza
Come Ferruccio Farri, e come
Leo Valiani chiamato a ricordarlo nella sua Pinerolo, Giorgio
Vaccarino è stato partigiano GL
e militante del Partito d’Azione.
Nella diaspora di questa formazione politica. Farri e La Malfa
dopo aver formato il Movimento
democratico repubblicano entrarono nel PRI. E finché ne fece
parte (ne uscì nel 1953 dissentendo sul punto della « legge truffa »
dall’integralismo centrista di Pacciardi). Farri si occupò di questioni europee, che, come La Malfa del resto, sentiva fortemente.
Anche da noi Lo Bue, Rollier, i
Malan trasferirono nell’europeismo una parte importante dell’idealismo azionista. Questa parabola, con pertinace fedeltà a
quella sua esperienza militare e
politica, Vaccarino è andato seguendola sul piano storiografico,
e ne è frutto il primo volume
della Storia della Resistenza in
Europa 1938-1945 (Ed. Feltrinelli,
1981; Prernio Acqui storia 1981),
dedicato ai paesi dell’Europa centrale: Germania, Austria, Cecoslovacchia, Polonia.
Per scrivere quest’ampia sintesi, lo storico non soltanto ha esaminato e valutato tutta l’esistente bibliografìa, ma ad essa ha aggiunto in larga misura la ricerca
originale, giovandosi dei documenti — ovviamente assai significativi — che si conservano negli
Stati Uniti. Il che gli ha consentito di fare il punto,.nel modo più
possibile_ obiettivo, su una serie
di questioni complesse e molto
dibattute. In pari tempo Vaccarino ha voluto essere un narratore chiaro e incisivo, sicché il contrasto fra la complessità delle vicende — in cui le questioni politiche e sociali di ciascun paese,
magari retaggio di antica data,
interagiscono con i grandi movimenti politici, diplomatici e militari della seconda guerra mondiale — e la rapidità e chiarezza
del racconto, formano un impasto veramente affascinante. E
ciò specialmente per quei lettori
che tali vicende hanno vissuto in
qualche angolo d’Europa, e riescono magari solo ora, leggendo
queste pagine, a capire quali altri eventi, nel resto del continente, condizionavano e accompagnavano certi fatti, per loro decisivi.
Bisogna anche soggiungere che
queste caratteristiche di completezza bibliografica e informativa
e di chiarezza narrativa non basterebbero ancora a dar conto
dei giudizi che il libro ha ricevuto, ad esempio, da coloro che
gli hanno attribuito il « premio
Acqui storia ». Conta soprattutto
in tal senso il livello della visione storica, che conferisce a una
straordinaria congerie di avvenimenti di,sparati un loro significato complessivo. Come nel
dramma europeo del secondo
quarto di questo secolo vi è stata una certa omogeneità globale
dell’ondata rivoluzionaria e della
stabilizzazione seguite alla prima
guerra mondiale, poi vi è stato
un aspetto complessivo nel diffondersi del contagio fascista e
nazista, così certamente una prova evidente delle qualità di storico autentico di Vaccarino consiste nella sua capacità di individuare quegli elementi di fondo, che unificarono il vario e talvolta contraddittorio pullulare
dei nuclei antifascisti e resistenziali.
Sicché, penetrando a livelli più
profondi le motivazioni dei comportamenti collettivi, Vaccarino
è indotto a dar prova anche delle
sue qualificazioni nell’ambito della storia delle mentalità, in cui
si manifestano gli effetti della vita religiosa e culturale. Lo constatiamo. entro la parte dedicata
alla Germania, nel capitolo II,
Le chiese e i cristiani. Qui lo storico vede bene « quanto l’ideaforza cristiana, al di là delle barriere ambigue delle chiese e in
concorso con la fede marxista,
abbia costituito in Germania il
polo contrapposto al mito distruttore del sangue e della terra,
prendendo largamente il posto
che fu tenuto pel j-esto d’Europa
— a fianco di atleUe óperaTé e
marxiste — dalle forze fondamentalmente laiche della cultura
illuministica e del patriottismo
liberale ».
Vaccarino giunge a questa conclusione alla fine di un paragrafo, in cui la vicenda dei protestanti tedeschi fra il 1918 e il
1945 è riassunta con una puntualità che consentirebbe, credo, a
qualunque specialista dell’argornento di sottoscrivere le sue pagine. E ciò è tanto più notevole
in quanto, certamente, le motivazioni ideologiche dei suoi giudizi sono, semmai, quelle « fondamentalmente laiche della cultura illuministica ». Anche se, tenuto conto della sua scheda biografica, si può pensare che una
vena di quell’idealismo mazziniano che con tanta evidenza, e in
ragione di precise ascendenze,
motivava Farri come i Rosselli,
nel loro antifascismo, non sia
stata del tutto estranea al suo
impegno di storico.
Augusto Gomba
TRA I LIBRI
Mosaici sepolti
« Ritrovare la propria immagine, rifletterla nello specchio
grande della vita, e battere sui
tasti deH’esperienza: ogni giorno una calda goccia di pensiero
proprio, personale, intinto nella
concavità della piazza multicolore, piena di gente che parla,
parla con l’altro ».
Immagini, momenti, contemplazioni s’intrecciano intimamente nelle cinquantasei pagine di
Rina Caponetto scritte con linguaggio prosciugato, moderno.
Un altro libro di poesie? Sì. Anzi; un libro di brevi poetiche annotazioni sul rapporto dell’A. con
la città, la natura e gli altri. O
meglio ancora; un invito ad entrare in una progressione poetica proiettata verso il futuro e
punteggiata da piccole sorprese
in cui incontri la sensibilità e la
varietà di sensazioni di una donna poeticamente dotata. '
Un esempio di questi brevi
momenti, di queste rapide annotazioni;
Il piacere di lacere: mani giunte
in una preghiera che non sale;
il piacere di ascoltarsi, di
\congiungere anelli di vita
nelle spirali della memoria, il
[piacere di lasciarsi andare
alla voluttà del silenzio, raccolto
[in volte
di acacia verde sospiro.
G. P.
Rina Lidia Caponetto, Mosaici
Sepolti, Rebellato editore, Tesolo Lido 1981, L. 3.500.
7
23 aprile 1982
obiettivo aperto 7
UNA PAGINA DELLA "PRE-RESISTENZA” IN EUROPA PER L’ANNIVERSARIO DEL 25 APRILE
ANNI '30: GLI EVANGELICI E IL DISARMO
Presentiamo ai nostri lettori, nella ricorrenza del 25 aprile, una pagina di notevole
preveggenza scritta da Ferdinando Geremia
verso la fine del 1931 e pubblicata, successivamente, nel primo numero della rivista
« Gioventù Cristiana », diretta da Giovanni
Miegge. « Rileggere oggi, a oltre 40 anni di
distanza — nota acutamente Giorgio Spini^
— gli scritti di Ferdinando Geremia e tutta
’Gioventù Cristiana’ in genere fa una certa
impressione per il suo carattere di anticipazione di tante posizioni oggi ancora piene
di attualità ».
Due parole sull’autore dello scritto. Ferdinando Geremia, nato nel 1906 a Cartura
(Padova), a soli vent’anni viene inviato al
confino dal Prefetto fascista (« perché la sua
attività — così, l’ordinanza prefettizia — si
contrappone agli interessi nazionali ed è pericolosa per l’ordine pubblico ») in un paesino sperduto della Lucania: Montemurro.
Qui Geremia, a contatto con altri confinati,
conosce l’Evangelo. Cosi scrive nel 1926:
« ...se Cristo non fosse risorto, io dispererei
nell’avvento del Regno, nel mirabile giorno
apocalittico che quando che sia coronerà finalmente tutti i sogni struggenti di giustizia
che sono stati e che saranno ancora fino a
quel giorno sognati sotto il sole ».
« Nando » — così lo chiamano gli amici e
i compagni di lotta — conosce il tedesco :
legge Barth e Tillich. Entra in contatto con
le riviste protestanti « Conscientia » e « Bi
lychnis » e discute con Giuseppe Gangale
sulla realtà del protestantesimo internazionale. Nel 1930 nella « piccola ma fervida »
chiesa metodista di Padova confessa la sua
fede in Cristo. La sua intransigenza antifascista ( « che non è solo politica — scrive
nel 1933 — ma morale, spirituale poiché io
sento oramai la politica ’pratica’ come completáronte estranea... ») gli procurerà tutta
una serie di arresti coincidenti con l’arrivo,
nel padovano, di visite di alti gerarchi o dello stesso duce.
Nel 1932 Geremia approda alla rivista
« Gioventù Cristiana », organo del movimento giovanile protestante, dove scrivevano i
seguaci della teologia dialettica di Karl Barth
mantenendo cosi le fila con la chiesa confessante tedesca, ultimo baluardo contro la
nazificazione del cristianesimo in Germania.
La pagina che qui presentiamo è stata
scritta alla vigilia di avvenimenti importanti, in un’ora in cui il problema delle riparazioni dei danni di guerra occupa la scena internazionale. Dal 1920 esiste la Società delle
Nazioni nata per dirimere le tensioni tra gli
Stati onde evitare nuovi conflitti su scala
internazionale. E difatti questo singolare arbitro riuscì a risolvere, nella sua breve esistenza, circa 30 casi di conflitti che avrebbero potuto avere conseguenze impreviste
sul piano mondiale.
Secondo l’articolo 8 del suo statuto la
S.d.N. doveva sottoporre agli Stati membro
una serie di piani per il disarmo sino al minimo consentito per la loro difesa. E poiché
era convinzione comune all’interno della
S.d.N. che la causa principale della I* guerra
mondiale era stata la corsa agli armamenti,
fu organizzata una Conferenza sul disarmo
che si tenne in Svizzera nel febbraio del 1932.
L’anno dopo essa fu ripetuta e fu allora, ottobre del 1933, che Hitler usci dalla Conferenza del Disarmo e dalla S.d.N. (la Germania vi aveva fatto il suo ingresso solo nel
1926). Le trattative sul disarmo condotte sino ad allora con incredibile energia da Arturo Henderson trovarono nell’allineamento
interno ed esterno imposto alla Germania
dal partito hitleriano un’opposizione irriducibile. Iniziava così, ufficialmente, l’era del
riarmo che aveva già per anni e in forma
semi-clandestina caratterizzato la politica
nazional-socialista. Ad Arturo Henderson, figlio del proletariato inglese, evangelico metodista, più volte presidente del partito laburista, fu conferito nel 1934 il Nobel per la
pace. L’anno dopo moriva senza poter assistere al crollo del gigante nazista contro cui
aveva lottato per anni su scala internazionale.
G. Platone
1 « Macerie della storia e speranza cristiana », Atti del Convegno commemorativo su
Ferdinahdo Geremia, Padova, 1979, pp. 109121.
Ferdinando Geremia
1906-1944
La situazione
Quante riunioni internazionali
sono imminenti! Conferenza di
Losanna per le Riparazioni, Sessione 66" del Consiglio della Società delle Nazioni, Seduta del
Comitato Paneuropeo ecc. e —
luniie — Il 2 feunraio p.v. a Ginevra Conferenza Internazionale
del Disarmo.
Importanti tutti — pei problemi dell’o.d.g. — questi diversi
Consessi; ma decisivo fra tutti,
chiave di volta di tutti, quello del
Disarmo, che Arturo Henderson
presiederà. Ed in proposito, ben
singolare è la posizione di questo Presidente! Non più autorevolissimo Ministro degli Esteri
dell’Impero Inglese e neppure
membro della Camera dei Comuni o dei Lords, ma semplicemente Leader di un partito disfatto
nelle elezioni del 27 ottobre u.s.,
Henderson non ha — però — voluto abbandonare il compito affidatogli dalla S. d. N. (Società
delle Nazioni, n.d.r.) quando dirigeva la politica estera britannica.
Per ambizione personale? O —
in sfera più elevata — pel desiderio di dar lustro al Partito Laburista e di far segnare all’attivo di questo l’eventuale successo
della Conferenza o lo sforzo energico, almeno, per la sua riuscita?
Tutto ciò può ben darsi. Ma se
si pensa al fervore militante della fede protestante di A, Henderson, ch’è — persino — un reputato predicatore, e se si dà poi
la dovuta importanza aH’elemento « evangelico » del programma
e dell’ispirazione ideale del Laburismo Inglese, si può essere autorizzati a credere che quell’insistenza sia dovuta alla volontà di
questo cristiano metodista di esser uno strumento di Dio nell’opera di pacificazione universale.
Sotto questo fosco
plumbeo cielo...
Comunque sia, quel che soprattutto importa rilevare è il carattere assolutamente ed eccezionalmente preminente, fra tutti gl’imminenti Convegni, di questo per
il Disarmo. La cronologia nonrè
questa volta — contro la pretesa
cattaneana — l’occhio della storia. Ultima in ordine cronologico, la Conferenza del 2 febbraio
è la prima in ordine logico.
Difficilmente — difatti — il
Comitato Paneuropeo, il Consiglio della S. d. N., la stessa Con
ferenza delle Riparazioni perverranno a risultati veramente definitivi e conclusivi a motivo dell’incertezza che domina la vita
economico-politica internazionale, del variabile e complesso giuoco dei suoi elementi, della desolante mancanza di linee direttive
precise, del ritorno agli esclusivismi nazionalisti, un po’ dappertutto (in Francia, in Inghilterra,
in America, in Giappone), del ripristino (conseguenza della vittoria elettorale dei conservatori
nelle Isole Britanniche) della
« cordiale entente » franco-inglese
ecc. Veramente non basterebbe
una scaltrissima arte di auguri
per interpretare il volo degli uccelli sotto questo fosco, plumbeo
cielo...
Ma alla Conferenza del Disarmo i mezzi termini, le dilazioni
ecc. non saranno possibili: ad
ogni modo, essi equivalerebbero
a un totale fallimento. E l’importanza della Conferenza, quello
che fa di essa — come si disse
— la chiave di volta della situazione, consiste in ciò, che il suo
successo sarebbe il primo grande passo verso la soluzione di
tutti gli altri problemi pendenti
per l’atmosfera che determinerebbe e alla risoluzione — forse
— della stessa crisi economica
che ci travaglia; così come il suo
fallimento significherebbe il crollo d’ogni solidarietà internazionale, d’ogni intesa, d’ogni fiducia,
lo sferrarsi di una spaventosa gara di armamenti, raggravarsi della crisi, il caos.
La crisi! È ben essa il velo che
obnubila la vita di tutti i popoli,
l’incubo che li ossessiona, l’ingombro che impedisce il loro
cammino: il problema — insomma — che invoca urgentemente
una soluzione.
La necessità ben avvertita di
risolvere questo problema dovrebbe facilitare il felice esito
della Conferenza del Disarmo. Difatti, è noto che gli armamenti
hanno concorso a provocare e
contribuiscono a stabilizzare la
depressione per parecchi motivi.
1) Perché essi gravano per
somme enormi sui bilanci dei diversi Stati e — in definitiva —
sulle economie nazionali. Si vuole qualche cifra? Ahimè, in questo campo, la statistica è più
che mai un’opinione! Ad o,gni modo, mentre secondo i calcoli di
Morris Hillquit (citato dal Vaccaro nel suo volume « Problema
della pace e del futuro assetto
mondiale » p. 24) l’Europa dalla
guerra prussiana alla conflagrazione mondiale avrebbe speso poco meno di 200 miliardi (circa
800 miliardi di lire attuali) per
armamenti; l’Europa medesima,
secondo i dati esposti da F.
Snowden in un suo discorso del
9.11.930, erogherebbe attualmente
per lo stesso scopo qualcosa come 52 miliardi e 650 milioni dì
lire all’anno; cioè il 60% dell’intera somma erogata nel mondo
(87.750.000.000 di lire, di cui il 20
per cento — L. 17.550.000.000 — è
speso dagli Stati Uniti d’America). Vero è che secondo le denunce del diversi Stati alla S.
d. N. queste cifre andrebbero alquanto abbassate: e la somma
mondialmente destinata a scopi
bellici ammonterebbe a L. 76
miliardi 955 milioni circa. Ma un
po’ di diffidenza qui s’impone.
2) La politica degli armamen.
ti — come ha messo in bella evidenza il Ministro Grandi a Ginevra — crea un’atmosfera di sfì
ducia deleteria alle iniziative economiche di vasta portata.
3) Questa medesima sfiducia
— sempre a detta dell’on. Grandi — induce ciascun popolo a premunirsi contro ogni possibile aggressione, isolandosi economicamente e cercando di bastare a
se stesso (tariffe doganali, contingentamenti, divieti alle importazioni ecc.), con quali conseguenze per sé e gli altri ognuno
intuisce.
Quando si ponga attenzione a
quanto sopra; quando si pensi
che l’America non concederà alcuna remissione di debiti se l’Europa non disarmerà; quando si
rifletta — infine — che fallendo
la Conferenza la Germania (forte
dell’art. 8 del Patto di Versailles)
rivendicherà il diritto di armarsi
alla pari dei suoi vincitori, tanto
più se gl’hitleriani saliranno, grazie anche all’atmosfera creata da
quel fallimento — al potere;
quando si ponga attenzione a tutto ciò, il successo della Conferenza dovrebbe sembrar certo.
Protesta profetica
Dovrebbe... Intanto le Chiese —
dall’Adunanza di Cambridge dell’Alleanza Mondiale per la Pace,
al Congresso di Ginevra del Cristianesimo Sociale, alle varie riunioni nazionali — han fatto qualche cosa per favorire quel successo.
A quale motivo? Cos’è che giustifica questo loro interessarsi ad
una questione economico-politico-sociale?
La Pace è un ideale cristiano.
Più e meglio: è un preciso Comandamento di Dio. « Questo è il
mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, com’io ho amato voi» (Giov. Ili, XV: 12) —
dice il Signore Gesù. Si tratta —
dunque — della Volontà di Dio,
del Suo Onore, della Sua Gloria.
Né si obietti che il passo giovanneo parla dell’amore che i
cristiani — ed essi soli — vicendevolmente si devono; perché
l’Amore di Dio abbraccia buoni e
malvagi, giusti ed ingiusti: il
mondo tutto, come il sole che
l’intero universo illumina ( Mt. V :
45); e l’Amore che l’uomo deve
a Dio coincide « tout court » e
senza restrizioni col servizio del
prossimo (Mt. XXII: 34 e ss.).
Questo è essenziale a ritenersi:
che siamo di fronte alla Volontà
di Dio. E se così è, le Chiese
hanno il preciso compito di richiamare gli uomini all’osservanza dei di Lui precetti e di protestare profeticamente contro la
loro trasgressione. Da ciò deriva
ch’esse devono lavorare a realizzare la pace, concretamente, praticamente in tutti i modi possibili, servendosi di tutti i possibili
strumenti: di quelli politici anche. Perché — difatti — non lo
dovrebbero fare? Non hanno gli
Ebrei considerato Ciro, il loro
liberatore, come un « unto » di
Dio?
Senonché, il punto di vista
delle Chiese non coincide certo
con quello dei signori che si riuniranno a Ginevra, o di molti di
loro. I quali non dell’onore di Dio
Si preoccupano ma del vantaggio
dell’uomo; e se ad un accordo arriveranno, sarà questo un accomodamento di natura tutta « economica ».
E senza base, inoltre. Sta scritto nel cap. IX d’Isaia (vers. 1213): «poiché il popolo non si sarà convertito a Colui che lo percuote... il Signore reciderà in un
medesimo giorno ad Israele il capo e la coda ». In verità, è la trasgressione della Legge di Dio che
ha condotto alla presente caotica e disastrosa situazione: convergenza dell’economico' collo
spirituale — a dirla con Miegge
— convergenza di cui la storia
d’Israele è tutta un’esperienza.
Il Regno e la Giustizia
E allora una cosa è certa; una
cosa che la Chiesa deve ad altissima voce proclamare al mondo.
Bisogna cercare prima di tutto
il Regno di Dio e la sua Giustizia
per ottenere le altre cose di cui
pure gli uomini han bisogno (Mt.
VI: 32); ossia — secondo il detto
di Gesù riferito da Origene —
bisogna aspirare alle cose supe- '
riori per aver anche le inferiori.
A Salomone invocante un cuore savio e intendente per reggere
il popolo, Dio concesse anche
quello ch’egli non aveva chiesto
(I Re III: 13): ricchezze, gloria e
lunga vita.
Il Regno di Dio e la sua Giustizia!
Il Regno di Dio, ch’è dentro i
cuori, la pace nei cuori, il disarmo dei cuori. La convinzione che
Dio parla attraverso la dura realtà per dar correzione al mondo,
per farlo avvertito che la strada
di egoismi ch’esso percorre mena
alla rovina.
E poi la Giustizia! I Profeti —
da Isaia a Pietro all’autore dell’Apocalisse — la Nuova Terra
l’han vista abitata dalla Giustizia.
Bisogna — dunque — non già accontentarsi di un abborracciamento di formule divergenti, di
una provvisoria conciliazione di
interessi antitetici, bensì eliminare le iniquità dei trattati con cui
la guerra è stata chiusa: rettificare le frontiere, cancellare i debiti internazionali, ridistribuire
oro e materie prime, ecc. Una soluzione dettata da interessi contingenti, sarebbe contingente come essi. A crisi superata, a prosperità riacquistata, i popoli non
si armerebbero di nuovo come
e più di prima?
Ma poiché è utopistico sperare che il mondo abbandoni il
compiacimento di sé e — sotto il
pungolo di Dio — a Lui certamente si converta ( « Tu li hai percossi ed essi non si sono convertiti » — dice Geremia V: 3), l’ultima parola sarà sempre alla
Chiesa. Ed è questo il suo compito supremo, finché la Storia
stia.
Essa deve continuar ad additare al mondo come verace esempio di gioia e di pace il Convito puro di Cana in cui l’acqua
fu dal Signor Gesù tramutata in
vino. E deve continuar a protestare contro il pallido vano sogno di una Palingenesi senza Dio.
Ferdinando Geremia
8
8 ecumenismo
23 aprile 1982
IN VISTA DELLA VI ASSEMBLEA DEL CEC
MESTRE
Otto temi di rifiessione incontro ecumenico
In vista dell’Assemblea di Vancouver, estate 1983, il Comitato esecutivo del Consiglio Ecumenico delle Chiese ha
approvato un documento che ora diffonde mediante la sua
agenzia SOEPI e che pubblichiamo in una nostra traduzione.
Tra le numerose questioni su
cui dobbiamo confrontarci quando cerchiamo di ubbidire alla
nostra vocazione evangelica nel
piondo contemporaneo, ne abbiamo scelto otto che si sono poste
in primo piano nelle preoccupazioni del Consiglio ecumenico
delle Chiese dopo l’ultima assemblea. Questa scelta non è né
esaustiva né esclusiva. Nessuna di queste questioni forma di
per sé un tutto; tutte sono legate
fra di loro. Ma ognuna di esse
costituisce un punto di partenza
che porta^ a diversi punti forti
dell’attività del Consiglio ecumenico. In seguito aggiungeremo
forse altre due questioni al nostro elenco, conseguenti al processo di visite e di consultazioni
intraprese in vista dell’Assemblea.
1 - Testimoniare in un
mondo diviso
Testimoniare significa rispondere all’azione dello Spirito Santo, al Dio vivente che agisce in
contesti culturali e storici concreti. In questo incontro del Dio
vivente con le situazioni umane,
la Chiesa percepisce TEvangelo
in una prospettiva nuova. Così,
durante gli ultimi anni, siamo
stati portati a mettere l’accento
su nuove linee di tendenza: vivere TEvangelo in mezzo a popoli
di altre religioni e ideologie; rendere conto della nostra speranza
comune; percepire il Regno di
Dio; vivere in solidarietà coi poveri; costruire una comunità di
donne e uomini; confessare la
nostra fede comune.
2 - Promuovere l’unità
con atti concreti
Il moderno movimento ecumenico è stato ispirato dalla convinzione che l’unità visibile costituisce il disegno di Dio per la Chiesa. Oggi possiamo prendere più
decisioni per progredire verso
questa meta. La dichiarazione sul
battesimo, l’eucaristia, e il ministero rappresenta uno di questi
passi decisivi in avanti. Lo stesso
si può dire degli sforzi concreti
compiuti dalle Chiese per far
progredire l’unità nella nostra
vita quotidiana comune, con la
solidarietà, il servizio e la testimonianza comuni, il culto comune e l’espressione comune della
nostra spiritualità.
3 ■ Sviluppare la
partecipazione
Le Chiese, nel loro modo di vivere, possono offrire l’esempio
di una autentica partecipazione
chiamando tutti i cristiani a partecipare maggiormente alla loro
vita ed ai loro consigli: donne
e uomini, giovani e anziani, laici
e pastori, invalidi e validi. Esaminando le implicazioni più larghe della partecipazione sul piano sociale, le Chiese potrebbero
dare ad ognuno i mezzi per essere più responsabile e più ricettivo nelle lotte quotidiane portate
avanti per instaurare una società più giusta.
4 - Vivere insieme in
una comunità vitale
Troppo spesso viviamo vite disintegrate in seno a famiglie disintegrate, a comunità disintegrate, a nazioni disintegrate, ad un
mondo disintegrato. Abbiamo
molto da imparare per riuscire
a vivere insieme come membri di
una stessa famiglia umana, a
creare una comunità di guarigione, a condividere le nostre risorse con le nostre sorelle ed i nostri fratelli, a sostenere coloro i
quali sono alle prese con la loro
alienazione e la loro vita sfasciata. La'Chiesa di Dio, per sua vocazione particolare, è chiamata
ad essere trasformata e a trasformare. La guarigione deve cominciare dall’individuo, la parrocchia
e la famiglia, e estendersi poi
all’intera comunità.
5 - Affrontare le
minacce alla pace
La lotta per la pace e la sopravvivenza è decisiva oggi. La
minaccia principale proviene dall’estensione del militarismo e delle tensioni che dominano i rapporti internazionali. La sopravvivenza del mondo dipende da
numerosi fattori, in particolare
dalTinfiuenza della scienza e della tecnica che modellano e snaturano le società umane. Dobbiamo
riconoscere i problemi che questa evoluzione ci pone nella nostra rifiessione teologica ed etica, e esaminare i nostri presupposti sul disarmo e la pace, sulla
sicurezza e la sopravvivenza, in
modo da trovare soluzioni appropriate ed adeguate.
6 - Per la giustizia
e la dignità umana
La lotta per l’avvento di una
comunità umana più giusta va
avanti dappertutto nel mondo.
Siamo impegnati a servire la
causa della giustizia e della dignità umana. E un impegno che ha
chiesto sia Tanalisi che l’azione
all’interno di diverse forme di
lotta: la ricerca di un nuovo ordine economico mondiale, la difesa dei diritti umani, la lotta contro il razzismo, la lotta contro
l’oppressione delle donne, l’aiuto
ai rifugiati, l’eliminazione della
fame nel mondo. In tutte queste
lotte, le Chiese sono chiamate ad
agire insieme, nella solidarietà
ecumenica con i popoli sofferenti
del mondo.
7 - Per una comunità
di apprendistato
Durante l’ultimo decennio, gli
obiettivi, i metodi e le istituzioni
dell’educazione sono stati oggetto
di un esame serrato. Abbiamo
studiato e sperimentato numerose forme di apprendistato e di
ascolto: attraverso la vita comunitaria, l’educazione istituzionalizzata e non istituzionalizzata,
Tinstaurarsi di un legame tra i
livelli locale e globale, l’apprendistato nell’azione, i programmi
destinati a formare l’intero popolo di Dio in vista dell’esercizio
del suo ministerio e del rinnovamento nell’unità. Le Chiese stesse
ESERCITO
DELLA SALVEZZA
Nuovo
comandante
LONDRA — L’esercito della
Salvezza ha un nuovo comandante in seconda, Gaughey Gauntlett, 61 anni, che è stato comandante territoriale in Svizzera e
Austria.
sono chiamate a essere comunità
di apprendistato, di insegnamento e di liberazione.
8 - Comunicare
con convinzione
Quando parliamo di comunicare, dobbiamo cominciare col chiederci ciò che abbiamo da condividere, e non come condividerlo.
La scelta dei mezzi di comunicazione, i metodi che usiamo ed
i motivi addotti nell’uso di questi mezzi ne deriveranno. Lo stile, le strutture e le scelte delle
Chiese in materia di comunicazione sono inevitabilmente legati
al sistema di comunicazione della
società che li circonda, e che rispecchia le divisioni tra ricchi e
poveri, il potere e la dipendenza.
Nel momento in cui cerchiamo
come comunicare TEvangelo con
credibilità e autorità, è indispensabile definire nuovi criteri.
Si è svolto il 7 marzo a Mestre
TIT convegno dei gruppi ecumenici del Triveneto. Tema della
giornata « Ecclesialità dei gruppi
ecumenici ». Dopo la meditazione del pastore avventista Giuliano Di Bartolo (che ha detto fra
l’altro: «Il Cristianesimo non è
un rapporto con una dottrina
ma con una persona »), hanno
parlato i relatori. Luciano Berton, studente in teologia e insegnante di religione, ha esaminato criticamente ed ecumenicamente la recente nota pastorale
della GEI su « Criteri di ecclesialità dei gruppi », sottolineando l’importanza del riconoscimento reciproco, e concludendo
con alcune proposte in questo
senso : presenza stabile e reciproca negli organismi consiliari;
testimonianza comune nelle iniziative locali; entrare nel mondo esponendosi; possibilità dell’eucaristia in questi incontri;
valorizzazione del sacerdozio dei
laici. Il pastore valdese Teodoro
Fanlo y Cortes ha ripercorso i
punti principali dell’ecclesiologia
riformata, individuando proprio
nell’ecclesiologia più che nella
cristologia le divergenze con la
chiesa cattolica : « il teologo cattolico parla in termini di diocesi
come chiesa locale, il teologo riformato in termini di comunità »
e osservando le diverse posizioni sui ministeri. Ha inoltre sottolineato che il dialogo ecumenico non può ridursi a un rispetto distante per le posizioni altrui, ma che ogni atteggiamento
e ogni documento che concerne
l’annuncio delTEvangelo, anche
se di una chiesa, riguarda anche
le altre allo stesso modo.
Dopo il pranzo in comune, la
discussione è proseguita serrata,
grazie all’interesse dell’argomento e alla presenza di evangelici
di varie denominazioni e di cattolici di diverse tendenze; particolarmente dibattuto è stato l’argomento dei ministeri, tanto da
programmare su questo tema il
prossimo convegno.
R. C. R.
"T- Echi dal mondo
cristiano
a cura di Renato Coïsson
Le chiese brasiliane e
la causa dei contadini
(BIP) — Il comitato ecumenico « Commissao Pastoral da Terra» che riunisce la Chiesa Cattolica brasiliana e la Chiesa Evangelica di Confessione Luterana del Brasile, ha recentemente
denunciato un peggioramento
della situazione nelle zone rurali del paese. Il Comitato nota
che attualmente 226.000 famiglie
(più di un milione di persone)
sono minacciate di espulsione a
causa « degli enormi interessi del
capitalismo nazionale ed estero », rappresentati dai grossi
proprietari terrieri e difesi dai
governi dei diversi stati ma anche dal governo federale. Queste
famiglie devono essere cacciate
da una regione di più di 28 milioni di ettari.
Bisogna anche che si sappia,
precisa il Comitato ecumenico,
che 133 compagnie straniere
possiedono più di 26 milioni di
ettari nel Brasile.
Durante il corrente anno le
Chiese Protestanti del Brasile si
interessano in modo particolare
della situazione dei contadini.
Questo è il tema di rifiessione
proposto alla comunità : « Terra
di Dio, terra per tutti ». Si prevede inoltre di venire in aiuto
a centinaia di contadini nelle zone rurali e nelle bidonvilles urbane del paese. I contadini vengono incoraggiati a prendere iniziative atte a migliorare la loro
situazione.
La Svizzera remanda
e la missione
(SPP) — 97 envoyés lavorano
attualmente per conto del Dipartimento Missionario della
Svizzera Romanda presso chiese o istituzioni protestanti in una
ventina di paesi del mondo intero. Il SO^/p di questi envoyés
(pastori, evangelisti, amministratori) lavorano direttamente
al servizio di istituzioni ecclesiastiche. L’altra metà si divide come segue: 20% nel campo medico, 12,5% nelle scuole, 12,5% nel
campo dell’agricoltura, 5% nel
settore della stampa. Due coppie
agrotecniche svolgono un lavoro itinerante in Africa.
Gli envoyés delle Chiese della
Svizzera Romanda sono all’opera nei seguenti paesi; Africa del
Sud (19), Angola (2), Burundi
(1), Camerún (8), Costa d’Avorio (8), Lesotho (12), Madagascar (3), Mozambico (5), Rwanda (9), Fiji (2), Nuova Caledonia (2), Tahiti (2), Libano (1),
Ciad (2), Togo (4), Zaire (2),
Haiti (2), Messico (2), India (1)
e Francia (2).
Quattro altri si preparano a
partire quest’anno per il Benin
ed il Senegai. Alcuni rinforzi sono annunciati, ma il D.M. è sempre alla ricerca di pastori, dottori, insegnanti e tecnici per diversi paesi dell’Africa.
Pane per il prossimo
(SPP) — Nel 1981 Pain pour le
Prochain ha raccolto 12,7 milioni di franchi svizzeri (pari a circa 8 miliardi e mezzo di lire)
come doni individuali o di chiese. Con questa somma PPP ha
finanziato 226 progetti di sviluppo promossi dalle società
missionarie svizzere e dall’Entraide Protestante, la metà dei
quali in Africa. Il risultato del
1981 è il più alto mai raggiunto.
Nuovo presidente
(SOEPI) — Nato nel 1939 il
past. Emmanuel Yando è stato
nominato presidente della Chiesa Metodista in Costa d’Avorio.
L’avvenimento riveste una certa
importanza tanto che il Presidente Felix Houphouet-Boigny
ha tenuto ad essere presente alla cerimonia.
Dopo aver fatto i suoi studi
di teologia a Porto Novo ed a
Parigi, è stato consacrato pastore nel 1972. Cappellano dell’industria, è stato in seguito professore di pastorale a Porto Novo.
Nel 1981 ha terminato il suo
dottorato in teologia.
Il suo insediamento è avvenuto nel corso dell’ultimo sinodo
al quale hanno partecipato 150
persone. Culto e festa sono stati
l’occasione per una riunione a livello di tutta la nazione.
Concelebrato da diversi pastori il culto è durato due ore. Nel
corso del suo sermone, il presi
dente uscente, Acka, ha detto:
« Dovete sapere che non avrete
soltanto momenti di gioia... ma
se porrete la vostra fiducia in
Gesù Cristo, vincerete le difficoltà ». Dopo aver prestato giuramento il nuovo presidente si
è rivolto alla folla insistendo sulla nozione di servizio e di umiltà. « Non sono Atlante per portare sulle mie magre spalle il carico di questa chiesa. Quando un
incarico è pesante bisogna portarlo insieme... Siamo tutti nella
stessa piroga e tutti devono re
mare allo stesso ritmo ce non
vogliamo ribaltare ».
Lo stesso giorno veniva anche
consacrato il pastore Samuel
Obonou davanti ad una folla in
cui erano presenti oltre al Capo
dello Stato anche i membri delle rappresentanze diplomatiche
e l’arcivescovo di Abidjan.
Per il ragazzo
malgascio
È giunto a Losanna il 6 aprile
e poiché le analisi erano state fatte già a Tananarive in Madagascar alla vigilia della sua partenza, il primo intervento ha potuto
essere effettuato subito il giorno
seguente. Non abbiamo indicazioni tecniche particolari se non che
è stato effettuato con un modernissimo sistema che utilizza i
raggi Laser, Attualmente le condizioni del ragazzo sono molto
migliorate, ma un esame da effettuare nel corso della settimana fra il 19 e il 24 aprile dirà se
questo intervento è stato sufficiente oppure se occorrerà ancora proseguire, sempre con la
stessa tecnica. Ad ogni modo le
prospettive di guarigione completa sono ottime.
OFFERTE PER IL RAGAZZO MALGASCIO
(Secondo elenco)
L. 300.000: Chiesa di Ivrea; 116.000:
Ch. valdo-metodista di Venezia: 110.000:
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di Venezia; 15.000: M. L. Pasqualetti,
D. Fallo. M. Bein: 13.000: R. Coisson;
10.000: A. Marchetti, L. Frache: 5.000:
C Pintacrema. Totale: L. 1.521.000
(Totale del primo elenco 2.043.000) Totale generale: 3.564.000.
9
23 aprile 1982
cronaca delle Valli 9
LEVATA DI SCUDI DI PROGETTISTI E IMPRENDITORI EDILI
Zona sismica: proteste
Malati in
ospedale
Vigilia dì Pasqua all’Ospedale
Civile di Pinerolo. Tutti quelli
che possono lasciare il luogo di
cura per tornare alle loro case
stanno partendo, alcuni con la
prospettiva di ritornare ben presto per continuare le varie terapie, ma pur sempre con la gioia
di tornare in famiglia, anche per
poche ore.
In una camera vedo due vecchietti: uno, con la valigia pronta, aspetta un parente per poter
uscire; l’altro trascorrerà la Pasqua in ospedale. E' solo, i parenti sono lontani, aspetta il posto in un altro ospedale per Itmgodegenti.
Mentre i due si salutano, vedo
che contemporaneamente si met- '
tono a piangere. Ne chiedo la ragione, perché capisco le lacrime
di chi deve rimanere, ma l'altro...
Ed è proprio l’altro che vuole
spiegarmi: « Sì, prima non ci conoscevamo, ma in questi giorni
siamo diventati amici, ci siamo
aiutati l’un l’altro, abbiamo tremato l’uno per l’altro nei momenti più brutti, ci sianio sempre tenuti buona compagnia, ed,
ora dobbiamo separarci e forse
non ci vedremo più ». E allora
ecco l’idea degli scambi d’indirizzo e la promessa di ritrovarsi.
JC sXTCXPtjrLt tui^rime ed abbracci.
E’ capitato ieri, e capita sovente che in ospedale si facciano
buone amicizie, che dureranno
poi anche fuori.
Pochi giorni fa, mentre a S.
Germano visitavo un « guarito »,
arrivarono da Villafranca il suo
vicino di letto e tutta la famiglia, per continuare l’amicizia cominciata nel reparto chirurgico
dell’ospedale.
E ancora un ricordo della settimana scorsa: il dolore di un anziano di Rodoretto per la morte
del suo vicino di letto, un pramollino. Avevano sofferto insieme, ma la sofferenza era stata
mitigata dall’aver vicino un altro
valdese, che parlava lo stesso
’’patois”. Avevano avuto tristi
esperienze in comune, avevano
potuto pregare insieme, ed ora
uno se n’era andato e l’altro lo
ricordava commosso.
Quando, invece, si è amici già
da lunga data, è bello ritrovarsi,
questa volta nel reparto dei fiocchi rosa-azzurro. L’hanno sperimentalo nei giorni scorsi due
mogli di pastore...
Spesso noi pensiamo all’òspedale con tristezza e paura, preferiamo dimenticare la sua esistenza, e ne usciamo in fretta con
un senso di sollievo quando siamo costretti ad entrarvi per visitare qualcuno. Ma non dobbiamo dimenticare che anche lì è
possibile fare un’esperienza benedetta, incontrare dei fratelli e
vedere nascere un’amicizia cementata dalla sofferenza comune, se soltanto sapremo guardarci intorno e partecipare alla vita
degli altri, anziché chiuderci
scontrosamente nel nostro egoismo. E talvolta potremo trovare
proprio lì la nostra vocazione al
servizio del pros.sima, come quella signora che, dopo un periodo
di ricovero, ora ha telefonalo dichiarandosi disponibile per as.sistere .sia di giorno, .sia di notte
pazienti che ne abbiano bisogno:
« Sono stata aiutata, e ades.so
vorrei anch’io aiutare un po' gli.
altri ».
Vera Long
Il malcontento è generale. Protestano un po’ tutti: amministratori comunali, ingegneri, architetti, geometri, capimastri.
L’oggetto di tanta protesta è il decreto ministeriale che definisce
il pinerolese come una zona a
rischio sismico di tipo B e la
circolare regionale che detta norme per la costruzione edilizia
nella nostra zona.
Se ne è discusso anche in Comunità Montana Valli Chisone
e Germanasca e in Comprensorio. L’opinione generale è che le
operazioni per rendere antisismica una costruzione siano
eccessivamente onerose e superino certamente la cifra del 4-5%
che è stata riportata dai giornali locali (tra cui anche il nostro).
Ingegneri e imprenditori parlano di un costo che è almeno
del 10% per quanto riguarda le
nuove costruzioni, mentre può
oscillare tra il 50 e il 100% se si
tratta di ristrutturazioni di vecchie case.
« Nessuno ristrutturerà più le
vecchie case di montagna — ha
dichiarato il presidente della Comunità Montana Valli Chisone e
Germanasca ing. Daviero — questo vanifica ogni programma di
sviluppo e urbanistico della Comunità ».
« Si è agito con precipitazione
e soprattutto si è data una interpretazione troppo restrittiva! del
decreto — ha osservato il presidente del Comprensorio Celeste
Martina — occorre che l’assessorato regionale competente riveda la sua posizione. Sono preoccupato per lo stesso futuro del
pinerolese. La dichiarazione di
zona sismica non favorisce certo
lo sviluppo del pinerolese ».
Certamente queste dichiarazioni sono dettate da preoccupazio
ni reali, è infatti difficile pensare
che un contadino che deve costruire un ricovero per gli attrezzi debba fare opere di fondazione molto complesse, o che per ristrutturare una abitazione di
montagna costruita con pietre e
calce si debbano fare importanti
lavori in cemento armato che al
limite rendono conveniente l’abbattimento della casa e il suo rifacimento ex novo.
Ma oltre queste preoccupazioni, vi è anche un ritardo culturale di molti progettisti e imprenditori. Abituati ad un certo
schema di progettazione e di costruzione si accetta difficilmente
il nuovo.
All’estero si costruisce già da
anni con sistemi antisismici e ciò
non ha portato aggravi notevoli
dal punto di vista dei costi: riviste scientifiche di ingegneria
documentano che il costo della
costruzione antisismica non supera il 4% in più dell’edilizia
«normale» e se si adottano poi alcuni accorgimenti architettonici
tale costo aggiuntivo può limitai'si al 2% in più. Rimane il problema delle ristrutturazioni che
va studiato a fondo e andranno
previste agevolazioni per chi ristrutturasse con queste tecniche.
Di fronte al rischio di un disastro vai la pena spendere qualcosa in più.
Giorgio Gardiol
COMPRENSORIO DI PINEROLO
Un piano edilizio
per 612 alloggi
PINEROLO — Nella sua riunione del 14 aprile scorso il Comprensorio ha approvato una ripartizione dei finanziamenti per
la costruzione di case nel pinerolese. Il finanziamento riguarda
sia l'edilizia sovvenzionata (case
di proprietà pubblica, case popolari lACP, cooperative a proprietà indivisa) sia l’edilizia agevolata (cooperative, privati, imprese che richiedono un mutuo agevolato) e sia le nuove costruzioni
che il ricupero dell’esistente.
SAN SECONDO
200 milioni per
una piazza, sperando
che serva a qualcuno
Questi gli interventi complessivamente previsti per i prossimi
sei anni: Pinerolo 146 alloggi.
Torre Pellice 122, Vigono 57, Cumiana 36, Villafranca 24, Bobbio
Pellice, Prali 18, Airasca 16, Cavour 15, Porosa 13, Piscina, Cercenasen, Pomaretto, Prarostino,
Bibiana, Buriasco, Pinasca, Cantalupa, Luserna S. G., Porte, Villar Perosa 12, Pramollo 9, Roure,
Campiglione 6, Pragelato 4. Rimangono inoltre da assegnare
3,7 miliardi per interventi di ricupero in edilizia sovvenzionata.
Non è però detto che tutti questi alloggi vengano finanziati come dalle previsioni del comprensorio. Infatti per ottenere il finanziamento il comune deve avere uno strumento urbanistico in
vigore con piani della legge 167
e la possibilità di esproprio delle
aree necessarie alla costruzione.
Per cui è probabile che qualche
comune dovrà rinunciare ai finanziamenti, che in questo caso
verranno molto probabilmente
dirottati sul comune di Pinerolo. OfOf
5 mq. -di piazza a 100.000 lire
per ogni abitante, questa per ora
la prima parte di spesa. Lo ha
deciso il Consiglio Comunale nella sua ultima riunione stanziando beh 200 milioni dei 267 che
erano a disposizione per l’allacciamento al metanodotto. Dato
che per ora non è possibile proseguire su questo progetto, questi denari si possono, secondo il
sindaco, destinare ad altri usi di
pubblica utilità. Con la sola opposizione di un consigliere che
voleva dare la precedenza alle
strade periferiche, ben 200 milioni vengono stanziati per la piazza e solo 67 per le strade.
Inoltre nel bilancio preventivo
1982 vengono stanziati, sempre
per la piazza, altri 75 milioni.
Sorvolando su problemi come
fognature, strade (si faranno an
che queste, dice un assessore),
attrezzature sportive, servizi sociali, ecc., l’amministrazione sceglie prima la piazza di 13.000 mq.
stanziando in un sol colpo 275
milioni.
La discussione su questo argomento (come su tutti gli altri
all’ordine del giorno compreso
il bilancio preventivo di un miliardo e mezzo) è stata di una
banalità impressionante e dimostra poca sensibilità ai problemi
del paese.
Nessuna domanda di chiarimento su tale progetto e soprattutto sull’opportunità di fare una
piazza così grande (13.000 mq.).
La domanda di un consigliere di
ridurre la piazza a 5.000 mq. è
stata accolta con risolini...
M. G.
TORRE PELLICE
Conferenza
pubblica
« Possibilità e responsabilità di una chiesa di minoranza » è il tema della conferenza pubblica che il prof. Walter Hollenveger terrà venerdì 23 aprile alle ore 21 nel
Tempio Valdese di Torre Peliice.
La conferenza avviene nell’ambito della Conferenza delle chiese protestanti dei paesi latini che si tiene a Torre
Pellice dal 22 al 25 aprile.
Telefono
a Rocciamaneud
ANGROGNA — Dal 6.4.1982 è
entrato in funzione il posto telefonico pubblico in località Sonagliette n. 229 presso la signora Maria Laura Pacchetto in Rivoira.
Il numero è 944170. L’orario è
quello di tutti i posti telefonici
pubblici dalle 9 alle 12 e dalle
14,30 alle 18 tutti i giorni. Il giorno di riposo è il sabato.
Si conclude così la lunghissima storia del telefono di Rocciamaneud, iniziata con- la richiesta
avanzata dal Comune nel gennaio del ’78 perché venisse installata una cabina telefonica a
gettoni fuori della locanda che
cessava l’attività e che solo ora
ha trovato accoglienza.
Progetto giovani
PINEROLO — In seguito alla
assemblea pubblica del 13 marzo scorso sì è tenuta una riunione della T e della 3“ commissione consiliare per valutare le
proposte concrete deH’assessorato circa le richieste dei giovani. Come si ricorderà i giovani
avevano chiesto nella conferenza
la possibilità dell’utilizzo di
strutture comunali per « fare
musica », per « fare teatro », la
« costituzione di un centro stampa e documentazione », la realizzazione di una « inchiesta sul
problema dei giovani e il lavoro ». Dopo la conferenza che
aveva visto un buon successo,
alcune cose sono cambiate in comune: la competenza a seguire
l’iniziativa del comune è passata dalla 3“ alla 1* commissione
(per «esigenze burocratiche») e
gli assessori hanno definito i loro programmi per T82.
Questi cambiamenti non vanno certo incontro alle aspettative dei giovani : il cambio di commissione rischia di far cominciare tutto da capo perché i
commissari « non sanno niente »
di quanto è stato fatto in precedenza e in bilancio « per il momento » non ci sono fondi per i
problemi dei giovani tanche se
la Provincia ha promésso un
contributo). ^
L’impegno dell’assessore Arbinolo (PSD è quello di costituire
al più presto una consulta (provvisoria) per i problemi della gioventù e di dare in uso ai giovani i locali del centro sociale della Serena. Di questo però sì discuterà in una prossima riunione che è fissata per il 5 maggio
alle ore 21 in comune.
.gg
Piano per le
fognature
PINEROLO — Il consigliere
Gilli della Sinistra Indipendente
ha protestato contro il metodo
impiegato dalla giunta del Comprensorio per la ripartizione dei
fondi per i finanziamenti delle
reti fognarie dei comuni del pinerolese. Infatti non tutti i comuni sono stati informati della
possibilità di usufruire di fondi
regionali. Si sono cosi privilegiati alcuni comuni che avevano
già avuto finanziamenti e che
non sono dotati di una adeguata
strumentazione urbanistica.
Alla protesta si è associato
anche il gruppo comunista.
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10
ÍO cronaca delle Valli
23 aprile 1982
RIFLESSIONI SUL 25 APRILE MANIFESTAZIONE A PINEROLO IL 24 APRILE
Trentasette anni dopo
La Resistenza celebrata appare sempre più dipendente dalla politica
Sono abbastanza amare e maImconiche le considerazioni da
farsi sulle celebrazioni di quest’anno del 25 aprile. Non che sia
cambiato molto dagli scorsi anni:
i soliti cortei, i soliti discorsi dei
politici di turno, il pranzo dei
partigiani e poi tutti a casa a
pensare all’anno prossimo e, forse, alla preparazione del quarantennale della Resistenza che si
farà tra tre anni.
La novità di quest’anno è per
il pinerolese il ricordo di Ferruccio Farri ad opera del sen. Leo
Valiani e l’inaugurazione di una
scuola elementare, di una strada
e di una lapide dedicata alla sua
figura di antifascista e di democratico.
Anche quest’anno la grande assente dalle celebrazioni del 25
aprile è quellq spontaneità e
quella autonomia che ha caratterizzato la nascita e l’organizzazione antifascista e partigiana, quella capacità che hanno avuto gli
antifascisti e i partigiani di assumere su di sé le responsabilità
delle proprie scelte che dal rifiuto della politica fascista prima
individuale, poi di gruppo ha .sa
puto toccare larghe masse in
queste valli.
Neppure le amministrazioni comunali più sensibili ai discorsi
di partecipazione, di non delega e di autogoverno della gente,
concezione politica che in queste valli ha un profondo retroterra culturale attraverso proprio
l'esperienza valdese, hanno saputo cogliere quest’aspetto dell’organizzazione partigiana e proporlo alla meditazione delle giovani generazioni. Oggi, come nelle celebrazioni del trentennale
del ’75, si continua a confinare la
Resistenza nelle istituzioni (così
diverse da quelle volute dai
« combattenti per la libertà »j
che conservano ancora ampi tratti dell’organizzazione dello stato
fascista: basti pensare al fatto
che il nostro codice penale è ancora quello del guardasigilli Rocco, alla mancata riforma delle autonomie locali, alla mancata attuazione di molti articoli della
Costituzione.
Così le manifestazioni a ricordo della Resistenza danno spazio
ai nuovi politici del potere che
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Per ricordare
Ferruccio Farri
scista in manifestazioni di stile
umbertino, in inaugurazioni di
monumenti. Non stupisce quindi la rincorsa da parte di politici
locali all’antifascismo propagandistico piuttosto che il dar vita
e fondi a ricerche storiche che
contribuiscano alla spiegazione
di cosa sia stato realmente il movimento antifascista e partigiano nel Pinerolese. Si preferisce in
altre parole inaugurare una lapide piuttosto che dar vita nel Pinerolese ad un serio centro di
studi e documentazioni sull’antifascismo e la Resistenza che sappia attirare giovani studiosi ed
essere punto di riferimento per i
giovani. Sì, perché probabilmente i giovani devono essere gli interlocutori privilegiati di un discorso sull’antifascismo, ed essi
chiedono un’analisi non retorica
del fascismo e dell’antifascismo
ed esigono perciò un aggiornamento dell’ insegnamento della
storia contemporanea nelle scuole.
Pessimismo totale dunque? No,
anche in una fase di riflusso del
movimento democratico come
quello che viviamo, è lecito tener
viva una speranza: che la vigilanza critica che ha permesso negli
anni del fascismo la nascita del
movimento antifascista, che nel
’68 ha permesso un primo e profondo rinnovamento della democrazia nel nostro paese con l'affermazione di una serie di conquiste di democrazia diretta quali i consigli di fabbrica e l’apertura di spazi democratici nella
scuola, nell’esercito, nell’organiz.zazione dello stato, dei comuni,
riesca ancora una -\>olta ad avere
ragione degli antifascismi di maniera ed affermare quella società
più Ubera e più giusta che caratterizzava le aspirazioni dei partigiani.
Speranza che il filo che ha legato la capacità di autodecisione
di coloro che sono saliti sulle
montagne per contribuire alla
nascita di una società rinnovata
con quanti, dopo, hanno continuato una analoga battaglia democratica nelle fabbriche, nelle
scuole, nelle città e nei paesi, non
sia interrotto. E i segni di questa speranza ci sono: non foss’altro che nella capacità di indignazione e nella dirittura morale della maggioranza della popolazione di fronte agli scandali
(piccoli o grandi) ed alla questione morale anche qui nelle nostre valli.
Giorgio Gardiol
Se coraggio è tenacia
''Se fede è fermezza
se impegno per libertà e giustizia
è dedizione di sé agli altri
FERRUCCIO FARRI
questi valori impersonò
Nella grande guerra (1915-18)
3 volte medaglia d’argento al V.M.
fu tra gli artefici della risolutiva
battaglia di Vittorio Veneto
Nei tempi oscuri della tirannide
tenne con pochi altri accesa
la fiamma della speranza
Nella Resistenza
fu guida
ed esempio impareggiabile
per i Combattenti della libertà
a nome di battaglia volendo
quello del colle antico
che domina questa città
Maurizio
Primo Presidente del Consiglio
nell’Italia liberata
senatore a vita
servì il Paese
in coerenza di pensiero e di opere
in ferma integrità di costume
Al cospetto di questa casa
ov’Egli ebbe i natali
i cittadini riconoscenti
Lo ricordano a sé ed ai posteri
Queste parole scritte da Ettore
Serafino, per incarico del comitato per la difesa dei valori della Resistenza e dei principi della
Costituzione sono state scritte su
una lapide che sarà collocata in
piazza Roma a Pinerolo sulla casa Midana dove Ferruccio Farri
nacque il 19 gennaio 1890.
Il 24 aprile prossimo Pinerolo
vedrà una manifestazione antifascista e democratica per ricordare la figura e l’opera di Ferruccio
Farri. Il programma delle manifestazioni è il seguente:
ore 11: Località "Serena”: cerimonia di intitolazione della scuola e della strada; messaggi ai giovani;
ore 15,30: Piazza Roma: scoprimento della lapide; messaggio
del Sindaco;
ore 16: Teatro "Primavera" - via
Marro: orazione del Sen. Prof.
Leo Valiani sulla figura di Ferruccio Farri.
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23 aprile 1982
cronaca delle Valli 11
Società
di Studi
Valdesi
Giornata
di studio
Come annunziato nel programma delle attività per il Centenario di Chanforan avrà luogo ad
Agape sabato 15 e domenica 16
maggio un incontro di studio e
di ricerca storica organizzato come l’anno scorso dal « Collettivo
di Ricerca Storica ».
Il programma è il seguente;
Sabato 15 maggio
Ore 15-19 : Relazioni ; ore 20,30 ;
proiezione del film girato nel
1926 a cura del past. Paolo Bosio.
Domenica 16 maggio
Ore 9,30-12 : Dibattito sul tema
« Significato e limiti di una ricerca storica alle Valli valdesi
oggi ». Interverranno Giorgio
Gardiol, Daniele Jalla, Bruna
Peyrot.
Le iscrizioni vanno fatte direttamente ad Agape - tei. 0121/
8514.
Prezzo dell’incontro ; pranzo-f
cena = L. 12.000; pranzo, cena e
pernottamento : L. 20.000.
SE NE E’ DISCUSSO IN COMPRENSORIO
Importanza del legno
Col solo voto contrario di DP
( « si tratta di un documento che
ha il solo scopo di proporre una
riduzione della fascia di rispetto
per i piantamenti dei pioppi ») e
con l’astensione della Sinistra Indipendente («lo studio non è
completo perché non tiene conto
degli altri aspetti dello sviluppo
agricolo ») il Comprensorio di
Pinerolo ha approvato uno studio dell’assessore aH’Agricoltura,
Candeliere (PLI), sulla « Economia arboreo-silvo-pastorale ».
Il documento parte dalla considerazione che la produzione di
legno in Italia è largamente deficitaria, fatto questo che contribuisce al deficit della bilancia dei
pagamenti ■ e a prospettive non
certo di sviluppo per l’occupazione nel settore. Rileva poi che
in Piemonte è necessaria una politica di qualità per la produzione del legno, essendo forte soprattutto nel campo dei semilavorati la concorrenza dei paesi
esteri ricchi di materia prima.
Per questo è urgente in Piemonte, e nel pinerolese in particolare, sviluppare la selvicoltura
LE CONQUISTE
DELLE DONNE
Leggendo rarticolo « Maternità e
femminismo » apparso su l’Eco-Luce
del 26/3/’82, sono rimasta perplessa
Hiiiraffea-mazlone. in esso oontennlji secondo cui dovrebbe essere possibile scegliere per quanto tempo e quando assentarsi dal lavoro per maternità, poiché il diritto di astensione obbligatoria per 2 mesi prima e 3 dopo il parto è frutto delle lotte del movimento
delle donne; corrisponde ad effettive
nece.s3Ìtà delle lavoratrici madri e può
essere rimesso in discussione solo per
rivendicarne dei miglioramenti. Penso
infatti che in questo momento abbastanza criticò per l’occupazione sostituire a queU’art. della Legge, 1204 un
« può » al « deve » significherebbe dare in mano al padronato una ulteriore
po.ssibilità di costringerci, con ricatti
di vario tipo (occupazione, retribiizio
ni, ecc.). ad assentarci dal lavoro per
tempi brevissimi e comunque vincolati
alle esigenze del lavoro; anche perché
si sa che nemmeno questa legge così
esplicita è sempre rispettata e, soprattutto nelle piccole e medie aziende, pur
di non assumere nuovo personale per le
sostituzioni, vengono fatte pressioni
sulle donne assenti per maternità e alcune rientrano prima dello scadere dei
termini legali. Piuttosto si dovrebbe
poter allungare il perioflo di assenza
prima del parto in quanto per molte
donne incìnte le condizioni dì lavoro e
il pendolarismo creano serie diiTicoltà.
NeH'articolo citato sì parla poi di
depressione da isolamento: penso che
questo sìa un male da attribuire al rapido inurbamento die costringe la gente a
vivere, seppur numerosi, la vita familiare ehiusi in un piccolo appartamento,
qui alle valli non penso possa verificarsi sia perché è facile rapportarsi con
gli altri sìa perché non sono del tutto
scomparsi gli schemi della civiltà contadina nella quale la donna non viveva mai sola il suo ruolo materno ma
aveva dietro il suo clan familiare e Tintero villaggio.
In ogni caso non penso che il ritorno anticipato al lavoro e quindi la delega della cufa e dell’educazione dei
figli sia la soluzione migliore al peso
delle responsabilità materne. Non voglio rispolverare il principio della donna madre e casalinga ma. poiché è certo che per la maggior parte delle donne il lavoro fuori casa non vuol dire
gratificazione ma ulteriore sfruttamento, credo sia giusto avere ancora più
spazio per vivere meglio questo ruolo
materno che può essere per noi arrioohente e gratificante oltre che, come riconoscono ormai anche pediatri, sociologi, ecc., molto importante per i figli.
Silvana Micol
Ferrerò
Congresso
UILM
PINEROLO — Venerdì 23 aprile si
svolgerà presso il ristorante Piccadilly
(Abbadia) il congresso zonale dei metalmeccanici della .UIL,
Sabato 24 aprile alle ore 21 nell’Auditorium di Corso Piave 7, il congresso
avrà un epilogo con una tavola rotonda
presieduta da Corrado Ferro (segr. UIL
di Torino) e con la partecipazione di
Giorgio Benvenuto (segr. nazionale UIL),
Carlo Donat Cattin (DC), Renzo Gianotti (PCI), Giusi La Ganga (PSI).
a carattere produttivo, distanziando di più ie piante tra di loro
in modo da garantire una qualità
nella produzione e procedere periodicamente a un’opera di sfoltimento.
Inoltre è opportuno iniziare
nei terreni abbandonati dall’agricoltura non superiori a 1.000
m. la cultura di specie resinose a
rapido accrescimento (Pino strono, Duglasia, Pino strobo).
Il costo di questi piantamenti
non dovrebbe superare i 3,5 milioni di lire per ettaro; ma per
assicurare la redditività dovrebbero essere garantiti incentivi
per la forestazione tenuto conto
del valore ecologico del bosco.
Per quanto riguarda la pioppicoltura bisogna fermare la tendenza di molte amministrazioni
comunali, che fissando a 20 m.
ed oltre la fascia di rispetto per
questo tipo di coltura, « ...distruggono irreversibilmente tanti
terreni ad alta produzione e fertilità in base a piani edilizi senza
testa né coda... in futuro risulterà chiaramente che potranno piantare pioppi solo i proprietari di grandi tenute continue... » (pag. 12).
Per quanto riguarda i castagneti è necessario che la Regione
effettui gratuitamente operazioni
di potatura e concimazione al fine di evitarne le malattie e di favorirne la resa.
Occorre inoltre adeguare programmi di difesa contro gli incendi e di sistemazione idraulico-forestali e di organizzazione
degli alpeggi.
Il documento però non precisa
quali sono gli interventi specifici
da fare nelle varie zone del pinerolese e soprattutto non ha alcun aggancio con i programmi
agricoli zonali e i programmi di
sviluppo delle comunità montane. Rimane nelle linee generali
su tutti i campi: da quello della
formazione delle squadre antincendio, a quello della sistemazione idraulico-forestale a quello
dei pascoli alpini, limitandosi ad
invocare incentivi e una riduzione a 10/15 m. della fascia di rispetto per i pioppeti.
Di qui le molte perplessità anche di consiglieri della maggioranza (Trombotto DC) e del PCI
(Rossi assessore airagricoltura
della Provincia) che obbligano il
presidente Martina a dichiarare
che non si tratta di un documento programmatorio ma solo di
uno studio portato all’attenzione
dei comuni.
Ma per questo c’era bisogno di
una seduta di Comprensorio?
.Çg
Manifestazioni
TORRE PELLICE — L'Arci e il Comitato per la Pace organizzano per il 24
aprile alle ore 21 un concerto-spettacolo
del gruppo uruguayano Mburucuja sul
tema « Immagini e canti di un popolo »
che illustra la situazione attuale in
Uruguay.
Verranno raccolte Inoltre firme per
la libertà dei prigionieri politici di
quel paese.
L’incontro avrà luogo nei giardini di
piazza Muston,
ANGROGNA — L'amministrazione comunale organizza in occasione del XXV
aprile una serie di manifestazioni col
seguente programma:
Sabato 24 aprile, ore 21 presso la Biblioteca del Capoluogo: « Eserciti e
armamenti nel mondo: che fare per la
pace? ». Un film a cura del Comitato per la Pace e il Disarmo Val Pellice.
Domenica 25 aprile, ore 20.30 presso la
Scuola Beckwith di Pradeltorno (g.c.)
proiezione del film Pralafera 1920 »
a cura del Gruppo Teatro Angrogna.
Mercoledì 28 aprile, ore 20.45 presso
la Scuola del Serre (g.c.) ■■ Canti
della nostra terra » a cura del Centro
di Documentazione e con il Gruppo
Teatro Angrogna.
Segnalazioni
TORRE PELLICE — Giovedì 29 aprile
ore 14.30, al salone comunale di Viale Rimembranza si terrà l'Assemblea
dei pensionati.
Interverranno ¡1 Sindaco, ¡1 Presidente
della Comunità Montana e un rappresentante regionale del Sindacato.
Pro Asilo Valdese
di Luserna San Giovanni
FONDO DI SOLIDARIETÀ’
L. 25.000: N. N.
L. 26.250: M. G.
L. 30.000: Balmas Odette, in memoria di Liline Beux; Bertetto Lina.
L. 35.000: Allio Emilia.
L. 45.000: N. N.
L. 50.000: Giolitto Mollica Febe, in
memoria del marito, con un grazie
riconoscente al dr. Gianni Peyrot; Edmea, Gino e Gisella, ip memoria di
Enrico Jourdan; Maraine, in memoria
dj Enrico; Martani Raffaele, Bertalot Ada
in memoria di Liline Beux; N. N., in
occasione del compleanno della mamma; Unione Femminile di Angrogna; N.
N, (Padova), in memoria di Carmelo
Mollica; Giolitto Barberis Erma, in memoria di C. Mollica.
L. 215.000: In memoria di Enrico Jourdan, i Coscritti.
ITALIA E ESTERO
BORDELLO Franco
Telefono 0121/91649
Via Caduti per la Libertà, n. 1
10066 TORRE PELLICE
Cara Magna Linota, sarei veramente grato se potesse darmi
notizie storiche sulle croci ugonotte. Ne vedo spesso l'inserzionp pubblicitaria su la Luce; vorrei saperne l’origine e il significato; ho visto la stessa croce
al collo del duca Enrico di Guisa in un ritratto alla galleria degli Uffiz.i, così è aumentata la
mia curiosità.
Ho solo un libro sulla storia
degli Ugonotti: non v’è però nessun accenno sulla crocetta, ho
pensato co.st di rivolgermi a lei
sperando che possa esaudirmi il
desiderio. Grazie e distinti saluti.
Un vostro lettore
di Firenze
Caro signore,
quando fui ammessa in chiesa,
una vecchia zia mi regalò una
crocetta d’argento smaltata d'azzurro, spiegandomi che i protestanti l’avevano scelta, così semplice e senza la figura di Gesù,
perché la Bibbia proibisce il culto delle immagini c perciò noi
non portiamo crocifissi o medagliette.
Il nome « ugonotto », mi disse, era usato con disprezzo dai
cattolici contro i riformati francesi, ma era in realtà un nome
bellissimo, che in tedesco voleva dire « legati da un comune
gitiramento di fedeltà ». Era perciò una specie di divisa, adatta
a chi, al momento di essere ammesso in chiesa, prometteva di
essere fedele, con i suoi fratelli,
al comune Signore. Mi avvertì
infine che ad alcune croci ugonotte è appesa una lacrima, nel
ricordo delle persecuzioni, ad al
Lega pensionati
Val Peilice
Anche quest’anno agli iscritti al Sindacato Pensionati verrà compilata la
denuncia dei redditi. Rivolgersi alla Camera del Lavoro di Torre Peilice, in
Via Repubblica, ogni venerdì mattina
dalle 9.30 in poi.
RINGRAZIAMENTO
a Ma io confido in Te Signore,
Io ho detto: Tu sei Vlddio mio.
I miei giorni sono in Tua mano » (Salmo 31: 14-15).
I familiari della compianta
Irma Clot ved. Griglio
commossi e riconoscenti sinceramente
ringraziano tutti coloro che sono stati
loro vicini nella triste circostanza.
Pomaretto, 19 aprile 1982
RINGRAZIAMENTO
I familiari di
Guido Paschetto
ringraziano sentitamente il dott. Belleani e tutto il personale dell’Ospedale
Valdese di Torre Peilice per le cure
prestate, ì signori pastori Bellion e
Zotta, tutti gli amici, l’organista, i vicini di casa e tutti quanti hanno preso
parte al loro dolore.
Luserna San Giovanni, 20 aprile ’82
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tre una colomba, che simboleggia lo Spirito Santo.
Io l’ho portata molto poco,
perché non ho l’abitudine di
ciondoli o collane, ma devo confessare che ogni tanto, vedendo
una croce ugonotta al collo di
una persona, in una casa o in
una vetrina, al vetro di una « Topolino », l’ho salutata con gioia,
come un’amica che mi aiutava
a riconoscere un fratello, che
aveva prestato il medesimo giuramento di fedeltà.
Altro non so dirle; la sua lettera ha risvegliato anche la mia
curiosità e spero che, com’è successo altre volte. La sua pubblicazione permetta a qualcuno, più
infoi-mato di noi, di darci maggiori notizie sull’origine e la storia della croce ugonotta.
Magna Ldnota
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CHISONE-GERMANASCA
Guardia Medica:
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Notturna: tei, 932433 (Ospedale Valdese) .
Prefestiva-festiva: tei. 90884 (Ospedale Maoriziano).
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Torre Peilice: FARMACIA MUSTON,
«'¡a Repubblica, 22 ■ Tel. 91328.
Ambulanza:
Croce Rossa Torre Peilice: telefono 91.288.
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(Distretto di Pinerolo)
Guardia Medica:
Notturna, prefestiva, festiva: telefono 74464 (Ospedale Civile).
Ambulanza:
Croce Verde Pinerolo: 22664.
12
12 uomo e società
23 aprile 1982
COMISO: LA MANIFESTAZIONE FINISCE, LE RUSPE COMINCIANO
Lillusione di contare
A Comiso non ha fatto in tempo a spegnersi l'eco del grande meeting europeo del 4 aprile,
che già le ruspe hanno dato il via
alla demolizione delle vecchie
strutture dell’aeroporto Magliocco: sono le manovre preliminari
dell’installazione della nuova base nucleare NATO che, tempo
quattro anni, dovrebbe ospitare
112 missili americani "Cruise”.
Solo qualche sparuto gruppo
di nonviolenti, italiani e stranieri, è rimasto a rappresentare il
vasto dissenso popolare che ogni
progetto guerrafondaio incontra
ormai in tutta Europa. L’iniziativa dell’Assemblea nazionale dei
Comitati per la pace ha avuto
pieno successo: si sono più che
raddoppiate le presenze della
manifestazione dell’ll ottobre, si
sono largamente superate anche
quelle della manifestazione sindacale di Palermo del 29 novembre. 60.000 o 100.000, non ha importanza: quello che conta è che
quello del 4 aprile è stato il più
grande convegno di massa mai
registrato da queste parti
Militanti del PCI, del PdUP di
Democrazia Proletaria; sinda¿alisti della CGIL e delle ACLI; delegazioni dei movimenti per la vaca tedesco, olandese, greco, jugoslavo, spagnolo, francese araoo; deputati e senatori; cooperative associazioni culturali nonviolenti donne, cattolici di base
evangelici hanno sfilato insieme,
con bandiere e striscioni propri
0 sotto gh striscioni dei numerosi comitati locali. Per la stragrande maggioranza si trattava di siciliani, e questo dato rende ancor piu significativo il gran numero dei partecipanti: solo dal
Veneto e dall’Umbria sono L
tervenute delegazioni massicce.
Gli evangelici
metodisti, valdesi, giovani della Federazione Giovanile
Evangelica ~ provenienti, anchl
ro, quasi esclusivamente dalle
comunità della Sicilia: Riesi, Set
^^^Eni, Vitwrta — faticano a ritrovarsi e
finiranno come sempre sparsi
Tio<)W che a ^disl
gio/) a rendere testimonianza a
chi capita loro vicino.
r-I" è presidiato dai
carabinieri: impossibile avvicinarsi. Il corteo SI forma poco lontano, SI snoda lunghissimo nella
campagna sotto un sole già estivo, attraversa il paese e va a sfociare nell’enorme conca erbosa
del villaggio Ardenia. Di fronte il
palco, con uno sfondo azzurro
solcato da un arcobaleno; ai lati
1 casermoni popolari del villaggio. Dappertutto — sullo sfondo
del palco, sui casermoni, persino
sulle montagne — grandi scritte
riportano le parole d’ordine della
manifestazione: No ai missili;
Disarmo e pace; Libertà per i popoli oppressi; No all’aumento
delle spese militari.
Dal palco, alcuni brevi messaggi da parte di rappresentanti dei
comitati, italiani e stranieri: pochi ascoltano. Tutti quanti sembrano più impegnati a cercarsi,
ad abbracciarsi, a godersi quell’effimero senso di vittoria, che
arriva al culmine quando il gruppo cileno degli Inti-Illimani
corne se gli anni non fossero passati — chiude il suo breve concerto con « El Pueblo unido jamas sera vencido ».
Bello. Bello ritrovarsi in tanti,
accomunati dal desiderio di lottare per una pace, per una giustizia, per una qualità della vita
più a misura d’uomo. Bello provare per un attimo Tillusione di
contare qualcosa, di incidere sulla realtà. Ma intanto le ruspe hanno comincialo a lavorare: chi ha
il potere non conosce vergogna,
non si cura di « quel che dice la
gente ». « La nostra libertà di parola è la misura della loro po
tenza ». La nostra tanto decantata libertà sta tutta qui.
E allora, che facciamo? Il 7
aprile, a Palermo, si è nuovamente riunita la Segreteria regionale
dei Comitati per la pace, dove sono rappresentate, tra gli altri,
la Federazione delle Chiese evangeliche di Sicilia e di Calabria e
la FGEI Sicilia. In tale sede si è
parlato di nuove, imminenti iniziative di lotta: costituire un presidio permanente nei pressi dell’aeroporto; occupare .la sala del
Consiglio comunale di Comiso;
lanciare una raccolta di firme
contro i missili in Sicilia. Non
sono idee molto originali ma
vale la pena di provare.
Vale la pena di provare anche
per noialtri evangelici, non foss'altro che per testimoniare di
una fede che — finché il Signore
lo vuole — non crolla di fronte
alle sconfitte o alle disillusioni,
ma sa ritrovare ogni volta nuove
forze e nuova .intelligenza.
Bruno Gabrielli
PER OTTENERE NEGOZIATI
Digiuno pro Salvador
« Le parole non bastano più,
è necessaria una forte azione spirituale, di nonviolenza evangelica, per porre fine a tanta sofferenza e a tanto spargimento di
sangue. Vi invitiamo ad accompagnarci nella preghiera e nel digiuno per sensibilizzare governi,
chiese, organismi nazionali e internazionali, esercitando su di essi una efficace pressione morale
in modo che si trovi una soluzione giusta e umana per porre fine
alla guerra in America centrale ».
Con queste parole il premio Nobel per la pace Adolfo Perez
Esquivel ha annunciato il 24 marzo, anniversario della morte dell’Arcivescovo Romero, un digiuno internazionale per ottenere il
« cessate il fuoco » e negoziati
per la pace in Salvador. Il digiuno si è svolto dal 1“ al 10 aprile
contemporaneamente in centinaia di località in Francia, Austria,
Germania, Olanda, Belgio^ Norvegia, Svezia, ecc. A Washington ha
dato il via alla manifestazione
un gruppo di personalità tra cui,
oltre allo stesso Perez Esquivel,
l’Arcivescovo brasiliano Helder
Camara, la teologa evangelica tedesca Dorotea Soelle, il vescovo
Bettazzi di Ivrea.
A Roma il digiuno è stato organizzato congiuntamente dal
Movimento Internazionale della
Riconciliazione e dal Movimento
cattolico « Pax Christi ». Hanno
digiunato il primo giorno il presidente della Commissione pontificia « Justitia et Pax », vescovo
Bernini, il prof. Sergio Rostagno
della Facoltà valdese di teologia,
il prof. Ezio Ponzo, valdese, dell’Università di Roma, il prof. Latmiral deH’Università di Napoli,
Hedi Vaccaro, del MIR, e molti
altri.
In un ciclostilato esplicativo il
MIR ha ricordato il contesto internazionale dell’iniziativa e le richieste sostenute dal digiuno;
— Cessare ogni repressione e violenza contro la popolazione civile da parte del governo e
delle truppe paramilitari.
— Iniziare i negoziati tra FDR/
FMLN e il governo del Salvador.
— Cessare ogni lotta armata da
entrambe le parti.
AMNESTY INTERNATIONAL
contro la
pena di morte in USA
I soci di Amnesty International
in tutto il mondo hanno lanciato
un’iniziativa per persuadere le
autorità statunitensi ad abbandonare la pena di morte come
punizione arbitraria e discriminatoria e a risparmiare le vite di
quasi mille persone in attesa di
esecuzione.
Almeno 924 persone — si ritiene che questo sia il numero maggiore registrato nella storia del
paese — erano condannate a
morte alla fine del 1981, dopo un
anno in cui ne sono state condannate in media quattro ogni
settimana. Le statistiche indicano
che la maggior parte dei condannati provengono dalla categoria
dei poveri e dei disoccupati. Oltre il 40% di questi 924 sono di
razza negra.
Verranno inviati appelli da
molti paesi, in particolar modo
questi saranno indirizzati ai 28
stati che hanno prigionieri condannati a morte. Gli appelli esprimeranno preoccupazione sia per
il primato di iniquità nell’applicazione della pena di morte sia
per l’assenza di prove che dimostrino la maggiore efficacia come deterrente della pena capitale
rispetto ad altre punizioni.
Nel promuovere questa nuova
iniziativa si è sottolineato che recenti studi negli Stati Uniti, ol
tre all’esperienza internazionale
e ad una indagine delle Nazioni
LTnite, hanno dimostrato che la
pena di morte non ha nessun effetto deterrente speciale. Uno
studio della casistica dello stato
di Nev/ York in un arco di 50
anni ha dimostrato che il numero di omicidi è aumentato subito
dopo le esecuzioni, forse a causa
della pubblicità accordata all’uccidere. Lo stato di New York
non applica più la pena di morte.
Una commissione nominata dal
defunto Presidente Lyndon B.
Johnson ha riferito nel 1967 che
la pena di morte veniva comminata in modo sproporzionato a
persone povere, di razza negra ed
a membri di gruppi impopolari.
Più della metà delle 3863 persone sottoposte alla pena di
morte dal 1930 in poi erano negri. In questo periodo circa il
10% di tutta la popolazione era
nera.
Una indagine recente ha dimostrato che in Florida, lo stato
con il maggior numero di condannati a morte, i negri che hanno ammazzato bianchi hanno
quasi 40 volte più probabilità di
essere condannati a morte di
quelli che hanno ammazzato altri negri e cinque volte più probabilità dei bianchi che hanno
ucciso bianchi.
I DATI DEI CENSIMENTI - 2
La fine del
triangolo industriale
Nel numero scorso abbiamo
riportato alcuni dati relativi alla suddivisione rilevata dal censimento per attività economica
esercitata (vedi tabella).
Vediamo ora di analizzare i
dati del censimento industriale
a livello territoriale.
Come era logico attendersi il
maggior numero delle imprese
(1.471.676; cioè il 53,5% del totale) è localizzato nell’Italia settentrionale; - il 19,7% (543.202) è
localizzato nell’Italia centrale,
mentre il 26,8% (736.737) è localizzato nell’Italia meridionale e
insulare.
Se poi guardiamo alla dimensione delle unità locali (numero
di addetti per stabilimento in
monte, Veneto e Marche, mentre per altre come Sardegna, Liguria, Lazio, Sicilia, Calabria il
rapporto è decisamente inverso.
Le provincie leaders della occupazione industriale sono; Varese, Vicenza, Como, Bergamo,
Vercelli, Brescia, Pordenone,
Reggio Emilia, Modena, Treviso,
Ascoli Piceno, Novara. Come si
vede vi sono provincie con un
passato poco industriale ma che
hanno visto in questi ultimi dieci anni una profonda trasformazione.
In generale da questi dati si
può affermare che l’industria si
è spostata verso est, verso il centro e verso la costiera adriatica.
Tramonta così, l’idea del ’’trian
Imprese, unità locali e addetti ner settore
di attività economica - 1981
Italia Italia Mezzo- Italia
settentrion. centrale giorno
Imprese 1.471.676 543.202 736.737 2.751.615
Unità locali totale 1.804.456 676.350 924.130 3.404.936
addetti 9.161,362 3.203.437 3.640.675 16.005.474
di cui: industria totale 567.039 197.483 185.512 950.034
addetti 4.568.866 1.302.056 1.200.570 7.071.492
Commercio totale 759.090 294.975 479.705 1.533.77Q
addetti 1.969.870 ■ 722.430 944.432 3.636.732
% % % %
Imprese 53,5 19,7 26,8 100,0
Unità locali totale 53,0 19,9 27,1 100,0
addetti 57,2 20,0 22,8 100,0
di cui: industria totale 59,7 20,8 19,5 100,0
addetti 64,6 18,4 17,0 100,0
Commercio totale 49,5 19,2 31,3 100,0
addetti 54,1 19,9 26,0 100,0
dustriale) ci accorgiamo di una
importante novità rispettò al ’71.
Dopo la Lombardia e il Piemonte, vengono regioni quali la Campania, il Lazib e l’Abruzzo, dove
i nuovi insediamenti hanno innalzato la media fino a renderla
superiore alla media italiana che
è di 7,4 addetti. Tra le provincie
dove le dimensioni medie sono
maggiori troviamo Torino, Milano, ma anche Latina, Prosinone,
Caserta, Taranto e Livorno. Tra
le regioni dove la dimensione è
inferiore alla media nazionale
ma il tessuto industriale è diffuso troviamo la cosiddetta « terza Italia » con la Liguria, l’Umbria, Friuli, Veneto, Puglia, Emilia Romagna, Trentino.
Le regioni invece dove la dimensione delle imprese industriali è minima sono la Sardegna, Basilicata, Sicilia, Molise e
ultima la Calabria.
Crescita del settore
dei servizi
Se rapportiamo invece gli addetti all’industria con quelli dei
servizi (che passane da 4,7 milioni nel ’71 a 8,9 milioni nell’81,
mentre quelli dell’industria sono
7,1 milioni) possiamo dire che in
Italia c’è un addetto aH’ìndustria ogni 1,26 addetti nei servizi.
Questo fatto che la maggioranza della popolazione non è
più addetta alla produzione ma
ai servizi (pubblica amministrazione, commercio, credito) è uno
dei dati che costituisce una novità in assoluto e che testimonia
una profonda trasformazione
dell’Italia. Basti pensare che nel
1971 si era constatato l’inverso ;
cioè 1,35 lavoratori dell’industria
per ogni lavoratore dei servizi.
Oggi in Italia vi sono solo 4
regioni dove il rapporto industria-servizi è favorevole all’industria e sono : Lombardia, Pie
golo industriale”. Le regioni industriali dell’Italia sono ormai
la Lombardia, il Piemonte, il
Veneto, l’Emilia Romagna, le
Marche, la Toscana, l’Umbria,
il Friuli Venezia Giulia.
Sardegna, Sicilia e Calabria
sono le regioni decisamente più
deboli dal punto di vista della
struttura industriale.
a cura di Giorgio Gardiol
Comitato di Redazione: Franco
Becchino, Mario F. Berutti, Dino
Ciesch, Niso De Michelis, Giorgio
Gardiol, Marcella Gay, Aurelio Penna, Jean-Jacques Peyronel, Roberto
Peyrot, Giuseppe Platone, Marco Rostan, Mirella Scorsonelli, Giulio
Vicentini, Liliana Viglielmo.
Editore: AlP, Associazione Informazione Protestante - Torino.
Direttore Responsabile:
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genn. e r luglio): annuo 14.000 semestrale 7.500 - estero annuo
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• La Luce »: Autor. Tribunale di
Pinerolo N. 176, 25 marzo 1960.
• L'Eco delle Valli Valdesi »: Reg.
Tribunale di Pinerolo N. 175, 8 luglio I960
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Subalpina - Torre Pellice (Torino)