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ECO
DELLE WII VALDESI
BIBLIOTECA VALDESE
10066 TORRE PEIL ICE
Settimanale
della Chiesa Valdese
Anno 109 - Num, 36
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TORRE PELLICE - 8 Settembre 1972
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Verso 1 1' centeiario della coaverslene di Valdo
« Un’occasione di riflessione e d’impegno per la chiesa di oggi, per la sua testimonianza nel mondo odierno »: il Sinodo ha raccolto la proposta della Tavola
e la ripropone alle chiese, con un invito alla grande famiglia p otestante
Nel 1974, cioè fra due anni, la
nostra chiesa celebrerà un centenario di estremo interesse, una
data particolarmente significativa
della sua storia: l’ottavo centenario della conversione di Valdo, o
Valdesio come sembra, in base alle ultime ricerche, doversi chiamare il mercante di Lione da cui
prende nome la nostra chiesa. Si
tratta di una data scelta in modo
del tutto convenzionale perché
nessuno sa con esattezza quando
sia avvenuto questo fatto, che deve situarsi comunque fra il 1170 e
il 1180. Data convenzionale dunque ma egualmente significativa.
Un centenario può infatti significare molte cose: può essere un
motivo di orgoglio; come una famiglia nobile che vanta i suoi antenati, anche la Chiesa può vantarsi del suo passato, della sua
tradizione, del sacrificio e della testimonianza resa dai padri. La
chiesa valdese potrebbe, in questa
occasione, presentare i suoi otto
secoli di storia come dei titoli di
nobiltà alle altre chiese, come a
dire “malgrado tutto e contro tutti esistiamo ancora” oppure
“spetta a noi l’onore di una storia
eccezionalmente ricca ed antica".
Non è certo in questo spirito che
la Tavola ha presentato al Sinodo
il problema nel suo rapporto.
Un centenario può essere motivo di impegno: come per una festa in famiglia si mette in ordine
la casa, si da il bianco alle facciate, si fanno delle migliorie, così
in occasione di questo centenario
si può mettere un po’ di dinamismo, di vitalità nelle nostre comunità, si può cogliere l’occasione per impegnarle un pochino di
più. Se il centenario di Valdo servisse a questo, un elemento positivo ci sarebbe già, ma sarebbe davvero troppo poco.
“Una occasione di riflessione e
di impegno per la chiesa di oggi,
per la sua testimonianza nel mondo moderno” questo, dice il rapporto della Tavola, deve essere il
1974.
Che significa “riflessione”?
Vuol dire molto semplicemente
che dobbiamo domandarci se la
vita e le esperienze di Valdo non
avrebbero per caso qualcosa da
insegnare a noi in questi anni.
Pensarci su un momento: un borghese ricco che si fa povero, un
cittadino che se ne va per il mondo a predicare, uomini che formano delle comunità, delle associazioni, libere, fraterne, uomini e
donne ( anche donne, con gran
scandalo del clero di allora) che
si sentono apostoli di Gesù, che
come i Poveri di Lombardia formano delle “comuni” di lavoratori, che leggono e studiano la Scrittura senza un pastore fisso, uomini che rifiutano la violenza, l’uso
delle armi, l’obbedienza assoluta
alle leggi del paese in cui vivono,
non per spirito di ribellione, ma
in obbedienza al Sermone sul
monte, gente che vuole una Chiesa povera e libera dai vincoli con
il potere.
Tutto questo mondo di pensieri, che fu caratteristico dei Valdesi antichi, non ha proprio più nulla da dire? Non avrebbe invece
per caso una inattesa attualità?
Riflettere, vuol semplicemente dire questo: portare il nome “valdese” significa rifarsi, lo si voglia
o no, all’esperienza di Valdo, si
gnifica dire apertamente: “All’origine della nostra comunità cristiana c’è un uomo che ha agito così
e così, e noi ci riferiamo al suo
esempio, vogliamo essere un po’
come lui, dei Valdo, nel tempo di
oggi”.
Il Sinodo ha accettato questo
punto di vista: un centenario che
non sia solo una occasione di attività, né sia motivo di glorie, ma
costituisca un momento di ripensamento per tutti. In questo spirito ha approvato i due messaggi
che pubblichiamo: il primo rivolto alle comunità valdesi, il secondo alle comunità evangeliche di
Europa e d’America, a quei fratelli in fede del mondo protestante,
cioè, che furono e sono tuttora così vicini alla nostra chiesa.
Il dibattito che si è avuto durante l’assemblea sinodale è stato
molto sereno e tranquillo; non vi
sono stati scontri, è come potrebbero essercene su un centenario?
Sono stati messi in evidenza due
fatti: 1 ) la necessità di cogliere
questa occasione per fare il punto
sulla nostra storia passata; 2: la
necessità che questa data significhi per noi una presa di coscienza evangelistica.
Il primo elemento fu sottolineato dal prof. Giorgio Spini, mem
bro della Conferenza metodista,
ma invitato in quell’occasione al
Sinodo. Egli ha dato nel suo intervento non pochi suggerimenti
e consigli per utdizzare con profitto il 1974 (convegno di studi a
livello scientifici per una messa
a punto dei problemi del valdimo, attività a livello delle comunità, pubblicazioni ecc.) e questo
è stato avvertito dal Sinodo stesso
che nel suo Ordine del Giorno ha
invitato le comunità ad un impegno di natura anche finanziaria
per poter fare fronte a tutte queste iniziative.
Il secondo elemento è stato introdotto nel dibattito dal past.
Roberto Nisbet presentatore di
un ordine del Giorno, poi approvato all’unanimità dall’assemblea,
in cui veniva chiaramente ricordato che celebrare il passato non ha
senso se non si sente la vocazione
di “evangelizzare”, cioè di recare
nell’ambiente in cui si vive il messaggio dell’evangelo. Celebrazione
seria, dunque, momento di meditazione, sì, ma anche inizio di una
fase di rilancio della nostra testimonianza. Giorgio Tourn
PiibblieHiamo (jvi. sotto il testo dei due
messaggi inviati dal Siliodo; leggere a pag. 6
gli ordini del giorno votati, cui G. Tourn accenna nel suo articolo.
Un messaggio
alle Chiese Valdesi
Cari fratelli,
Proprio in questi anni di profonda trasformazione e spesso di
crisi in cui le nostre chiese attraversano un momento di difhcolta
trovandosi confrontate con problemi nuovi e di difficde soluzione e
si vanno interrogando sul senso della loro presenza in Italia e nel
Sud America, cade una data di notevole significato per la stona della
nostra comunità di credenti: l’ottavo centenario de la « conversione^^^
di Valdo. E’ infatti nel decennio tra il 1170 ed il 1180 che egli attraversò la crisi religiosa che lo condusse alla scoperta della vocazione
missionaria nella Chiesa del suo tempo e di un nuovo atteggiamento di fronte alla fede. . .
Nel fissare il 1974 come momento per una rievocazione di quella
data storica non intendiamo già proporre alle chiese un tema di autoglorificazione ma suggerire una occasione per una presa di coscienza e di ripensamento. Il fatto che di Valdo non possediamo nulla, ne
un ritratto, né un ricordo, né una data sicura non può che favorire
questa riflessione vocazionale: il credente da cui trae origine la nostra
famiglia spirituale e di cui ci sembra significativo portare il nome
non ci ha lasciato nulla di sé se non un coerente impegno di fedeltà
Invitiamo le comunità valdesi in Italia e nel Sud America a cogliere questa occasione per ripensare al proprio passato in termini di
attualità ed al proprio presente con la coraggiosa inventiva che il
nome valdese impone. Siamo infatti convinti che il momento storico
in cui il movimento valdese presentò alla Chiesa il suo appello al ravvedimento non è senza affinità con il tempo attuale. Siamo altresì convinti che le istanze presenti nel suo messaggio (evangelizzazione, povertà economica, libertà critica nei confronti di ogni ordinamento religioso-politico assoluto, libertà dello Spirito, carattere comunitario
della vita cristiana) costituiscano elementi della fede cristiana di assoluta attualità.
Un riesame critico approfondito dell esperienza valdese originaria, del suo sorgere e delle sue istanze non è dunque mero lavoro erudito, ma momento di vitale necessità per l’oggi; può essere, e non
mancherà di essere se lo viviamo come dialogo vissuto nella comunione dei santi, lezione di fedeltà e scoperta feconda di ispmazione.
Il patrimonio di esperienze spirituali, di interrogativi sofferti, di
martirio vissuto nella obbedienza al nudo evangelo di Cristo che accompagna il nascere ed il cammino della protesta valdese segna in
modo indelebile la storia della cristianità occidentale nei secoli che
hanno preceduto il sorgere della Riforma protestante. Non già però
in vista di un tesaurizzare il passato, ma per metterlo a disposizione
di tutti coloro che cercano una nuova via di servizio al Cristo.
Rivivere quelle dimensioni della fede, renderle attuali nelle forme consone alla vocazione odierna, inventarne l’attuazione è quanto
ci possiamo e dobbiamo proporre perché il nostro riferimento alla
scelta vocazionale di Valdo abbia la sua legittimità.
Il Sinodo Valdese
Aria tii Roma
Dialogo e reprossiono
La solidarietà con gli emarginati del dissenso cattolico deve riflettersi nella nostra impostazione dei rapporti ecumenici fra Chiese
Si è appreso nei giorni scorsi che il
gesuita Pietro Brugnoli, titolare della
cattedra di teologia del laicato presso
la Pontificia Università Gregoriana di
Roma, è stato esonerato dalTincarioo
« perché giudicato colpevole di atteggiamenti in contrasto con le direttive
della gerarchia ecclesiastica ». L’episodio, identico a tanti altri avvenuti in
passato e anche recentemente, rientra
nel quadro della cosiddetta normalizzazione intrapresa dalle supreme gerarchie cattoliche a partire grosso modo dall’estate 1968 e tuttora in pieno
svolgimento. Si tratta, in sostanza, di
rimuovere dai pesti di responsabilità
tutti i fautori di un vero rinnovamento evangelico della Chiesa cattolica. La
operazione è lenta ma sistematica:
con una serie di interventi della « autorità superiore » tutte le voci libere
ed evangelicamente più vive del mondo cattolico vengono una dopo l’altra
ridotte al silenzio.
Pietro Brugnoli, che insegnava alla
Gregoriana da sei anni, aveva aderito
al « Movimento 7 Novembre », sorto
l’anno scorso a Roma come espressione delle comunità cristiane di base
per incoraggiarne l’azione e favorire il
« superamento della Chiesa burocratica, sacrale e autoritaria ». L’adesione
di Brugnoli a un movimento molto vicino al cosiddetto cattolicesimo del
dissenso lo mise in cattiva luce e contribuì senza dubbio a determinarne la
espulsione dalla Gregoriana; secondo
alcune voci, però, questa espulsione è
stata decisa « molto in alto »; il pontefice romano stesso l’avrebbe voluta
0 almeno suffragata, anche se il suo
esecutore materiale è stato il ’papa nero’ Pedro Arrufe, generale della Compagnia di Gesù. Ma ancora più significativo è il fatto che la decisione definitiva di espellere il Brugnoli è stata presa dopo la lettura di un suo ampio studio dal titolo;, « Una proposta
evangelica per la Chiesa italiana ». L’episodio acquista valore emblematico:
la Chiesa gerarchica non può che respingere una proposta evangelica e
colpisce chi se ne fa portavoce. È sempre stato così e lo è ancora; Roma
continua a non gradire le proposte
evangeliche.
A vicende come quelle di cui è stato vittima Pietro Brugnoli la Chiesa
di Roma ci ha abituati da lungo tempo: è sua prassi corrente emarginare
1 dissidenti e reprimere fin dove è possibile coloro che non fanno la volontà
del papa e della gerarchia. In presenza di un’ennesima riprova di questo
atteggiamento si prova dolore ma non
meraviglia. L’impostazione gerarchica
dei rapporti nella chiesa e la conce
zione autoritaria della verità, tipiche
del cattolicesimo romano, non possono che sfociare in misure repressive
di tipo inquisitoriale, che soffocano la
libertà cristiana e distruggono la fraternità evangelica. Il farnoso « dialogo » viene bruscamente interrotto e
T« autorità superiore » impone la sua
legge. Non conta la forza della verità
ma solo quella dell’autorità. La struttura gerarchica della chiesa rivela così la sua natura profondàmente antievangelica.
Ma questa constatazione non basta.
Occorre piuttosto chiedersi in che modo è possibile realizzare forme concrete, e non solo verbali, di solidarietà con le vittime della « normalizzazione » in atto nella Chiesa cattolica.
Riteniamo che qualcosa si possa fare
a livello di rapporti ecumenici. In che
senso? Nel senso che non è possibile
e comunque non è ammissibile, alla
lunga, che la Chiesa cattolica, proprio
nei suoi organismi ufficiali e rappresentativi, passi come « Chiesa del dialogo » nei rapporti con le altre chiese
e confessioni, mentre nei suoi rapporti interni continui imperterrita a essere autoritaria e repressiva. Se il Vaticano intende dialogare a Ginevra, irnpari anche a dialogare a Roma, ad
esempio con p. Brugnoli! E se non
vuole dialogare con p. Brugnoli, a Ginèvra si abbia il coraggio di non dialogare col Vaticano. La questione, certo, è grave ed estremamente complessa, ma bisognerà pure un giorno o l’altro porla e affrontarla in sede ecumenica.
Il dialogo tra chiese deve trovai'e
riscontro in un dialogo all’interno delle singole chiese: altrimenti diventa
spiritualmente sospetto e moralmente
inaccettabile. Non possiamo solidarizzare con p. Brugnoli e allo stesso tempo dialogare con p. Arrupe: questo è
probabilmente chiaro a tutti. Ma sta
ormai diventando chiaro a qualcimo
che l’unico modo concreto di solidarizzare con p. Brugnoli è di interrompere l’eventuale dialogo con p. Arrupe.
Dopotutto, in certe situazioni e con
certe persone, l’unico rapporto cristiano possibile è la rottura dei rapporti.
Quel che comunque va tenuto ben
presente in sede ecumenica è il pericolo quanto mai reale che il dialogo
con la Chiesa di Roma avvenga alle
spalle proprio di coloro che nella Chiesa di Roma lottano per la sua riforma evangelica e, per questo, sono sistematicamente e talvolta brutalmente
colpiti. Se questo avvenisse, il dialogo
ecumenico sarebbe non in vista della
riforma della Chiesa ma contro la sua
riforma. Paolo Ricca
...e alle
Chiese della Riforma
Cari fratelli in Cristo,
Le chiese valdesi in Italia e sud America si apprestano a celebrare l’ottavo centenario della nascita del movimento valdese da cui
traggono origine. Nel rendervi partecipi di questo fatto, e della data,
il 1974, che abbiamo scelto come anno commemorativo, vi chied’r.mo
di associarvi a noi nella rievocazione di quel momento che riteniarno
significativo non solo per la nostra storia confessionale ma pei la
storia della cristianità europea. n d-c
Pur riaffermando infatti il valore della adesione alla Kitorma
protestante effettuato dai nostri padri nel XVI secolo e condividendo
la loro scelta, intendiamo mantenere altresì fede al patrimonio di
fedeltà evangelica, di testimonianza vissuta e sofferta, di ricerca spirituale che il movimento valdese ha consegnato alla storia.
Questa fedeltà non significa per noi custodire memorie gloriose
ma un rivivere in termini di vita moderna la stessa dimensione di fede evangelica vissuta dai « poveri di Lione », dai « poveri Lombardi »
dai « valdesi » medioevali.
Intendiamo altresì questa fedeltà come mettere in comune con
tutti coloro che nella Chiesa di Cristo cercano oggi una autentica fedeltà evangelica, l’eredità della prima protesta valdese.
Nel chiedervi di associarvi alle celebrazioni dell'ottavo centenario della nascita del movimento valdese intendiamo esprimere nella
comunione della Chiesa, la nostra riconoscenza al Signore per la fedeltà con cui ha sorretto e guidato gli uomini, i gruppi, le comunità
valdesi attraverso i secoli. Intendiamo altresì rivivere con tutti i fratelli in fede la lezione di testimonianza dei nostri antenati nella fede
che si vollero « nudi nudum Christum sequentes », seguendo nudi un
Cristo nudo.
Il Sinodo Valdese
2
pag. 2
LA BIBBIA NON LETTA
N. 36 — 8 settembre 1972
L’ATTUALITÀ’ TEOLOGICA
.fïïî’J’îî??? ìrasfomazioiie socialt e lilMrazione uman
Se il profeta Nahum, del quale dicemmo nella precedente noterella, fu
eminentemente un fautore della resistenza politica, negli anni della prepotenza Assira, Sofonia fu invece, nelle
medesime circostanze storiche, e solo
un ventennio più tardi, un profeta eminentemente religioso. Il primo si era
preoccupato della situazione politica
del mondo nel quale il Popolo di Dio
viveva, come vaso di argilla tra vasi di
ferro. Il secondo sapeva che il pericolo più grande non stava tanto nella
forza brutale dei vasi di ferro, quanto
nel fatto doloroso che il vaso di argilla s’era ormai svuotato del suo contenuto di fede, per cui la .-sua rottura,
anche se pietosa dal punto di vista
umano, avrebbe perso significato e valore nei piani di Dio. La profezia di
Nahum sulla distruzione di Ninive, si
realizzò soltanto parecchi anni più tardi, verso la fine del secolo (circa il
606 a. C.). Quello che preoccupava, invece, Sofonia era la condizione di profondo decadimento religioso del popolo, che minava dalTinterno ogni sua
capacità di resistenza.
Una pagina
di storia vergognosa
Per rendercene conto dobbiamo dare un rapido sguardo ai precedenti.
Al principio del secolo (698 a. C.) era
salito sul trono di Giuda Tempio e idolatra re Manasse. Ben diverso dal padre Ezechia, il quale aveva fatto ogni
sforzo per attuare i consigli del profeta Isaia, Manasse fece di tutto per
paganizzare il suo popolo: riempì la
Capitale, e lo stesso tempio, di idoli,
fece erigere, su tutte le alture intorno
a Gerusalemme, altari votivi ad ogni
sorta di divinità pagane e andò fino al
punto di sacrificare uno dei propri figli al Dio Molok (notiamo, tra parentesi, che di questa sua infamia è rirnasto ricordo, fino ad oggi, nel nome
di « Geenna », da « Ghe-Hinnon » ossia
« valle di Hinnon », la località, appena
fuori di Gerusalemme, dove il re diede il famoso esempio della sua idolatrica crudeltà). Purtroppo il regno di
Manasse durò a lungo, oltre un cinquantennio, e la situazione non migliorò nel brevissimo regno del figlio
Ammon, il quale morì assassinato appena due anni dopo, lasciando a succedergli un figlioletto di soli otto anni:
Giosia. Sebbene ancora fanciullo quando salì al trono nel 639 a. C., e per
tutta^ la durata del suo regno (circa
trent’anni), Giosia si impegnò a rimediare alle malefatte del padre e del
nonno ed a far rivivere i tempi del
bisnonno Ezechia. La sua opera di riforma culminò nel 621, quando fu ritrovato nel tempio il libro della Legge, ossia quello che conosciamo col titolo di « Deuteronomio » (vedere la
narrazione nei cap. 22 e 23 del 2» libro
dei Re).
È proprio negli anni che precedettero la grande riforma, che Sofonia
cornbatté la sua battaglia contro l’idolatria del Re e del popolo, e i tre capitoletti del libro che porta il suo nome ne sono appunto il ricordo.
Il grande giorno
del giudizio
e della grazia
La soprascritta del libro ci presenta
il Profeta, come un bisnipote di Ezechia. Egli aveva quindi nelle vene un
po’ di sangue del pio e regale antenato, dal quale aveva certamente ereditato lo zelo per la fedeltà alTEterno.
Mentre il secondo capitolo del libro
contiene (evidentemente in riassunto)
vari oracoli contro i popoli pagani
che minacciavano, non solo militarmente, il Regno di Giuda, il primo ed
il terzo capitolo, che sono i più interessanti, contengono un riassunto, o
citazioni, della predicazione religiosa
del profeta, che minaccia ogni punizione divina sui fautori e seguaci della
idolatria e promette (dal vers. 9 alla
fine, del cap. 3®) un’epoca di risveglio
religioso, nella quale il popolo eletto
ritroverà il senso della sua storica
missione di testimone della fede in un
Dio unico, in un mondo ancora immerso nel più grossolano politeismo.
Se ci mettessimo a spigolare, tra le
profezie di Sofonia, dovremmo citare
per intero i due capitoli. Ci limiteremo a due citazioni. La prima è quella
del versetto 15” e seguenti del 1« capitolo, dove si descrive a tinte apocalittiche il « Giorno del Signore ». Da
quando, nella prima metà del milleduecento, il monaco francescano Tommaso da Celano mise in poesia una
parafrasi di questi versetti nella sequenza « Dies irae, dies illa... » (dalla
traduzione latina della « Vulgata ») e
che essi entrarono a far parte del canone della messa per i defunti, questi
versi scultorei non hanno cessato di
ispirare poeti e musici e costituiscono
una delle pagine più belle della musica sacra di quasi tutti i compositori
che hanno musicato un « Requiem ».
A quei versetti, che devono la loro fama al ritmo incalzante delT^ocalittica visione del « Giorno del Signore »,
se ne potrebbero aggiungere altri, come il 7” del cap. 1® « Sta in silenzio
dinnanzi all'Eterno, e aspettalo », tutti orientati verso l’aspettazione del
giorno di giudizio e di grazia, nel quale il Signore si manifesterà.
Forse la cosa più interessante in
Sofonia sono alcuni accenni universalistici, che allargano la visione del profeta al mondo intero come oggetto
SOFONIA
della grazia rinnovatrice dell’Eterno.
Ricordiamo fra gli altri il vers. 9 del
3“ cap.: « Allora io muterò in labbra
pure le labbra dei popoli, affinché tutti invochino il nome dell’Eterno, per
servirlo di pari consentimento ». Ma,
perché questa catarsi universale si
realizzi, bisogna che, prima, il popolo
di Dio si ravveda, o, meglio, che una
parte di esso accetti, attraverso alla
prpva, l’azione purificatrice del Signore il quale formerà in « mezzo a te un
popolo umile e povero, che confiderà
nel nome dell'Eterno... un residuo che
non commetta iniquità... » (3: 12-13).
E appunto in tale opera di redenzione
che l’Eterno si compiacerà « come un
Potente che salva... » (3: 17).
Anche se per ragioni di stile, per arditezza di immagini, e per la brevità
dello scritto che ce ne rimane, il profeta Sofonia non può reggere il confronto con altri, il suo libretto è però
denso di una ispirazione profondamente religiosa e la lettura dei soli cinquantatre versetti che lo compongono
può offrire spunto a preziose meditazioni, che auguriamo cordialmente ai
lettori.
Ernesto Ayassot
« Oltre le regole del gioco », una raccolta di saggi di Richard Shaull pubblicata
dalla Claudiana - La teologia, dall’antimarxismo al filomarxismo? - Funzione critica nei confronti dell’ideologia progressista, che determina una situazione di
stallo in cui manovrati e manovratori stanno alle « regole del gioco »
Oltre le regole del gioco è un aggiornato contributo alla comprensione della discussione in atto negli Stati Uniti
fra la sinistra radicale (o rivoluzionaria) e ¡ progressisti, un ulteriore approfondimento della rilevanza della fede cristiana all’interno dei movimenti
rivoluzionari, una riflessione misurata
sui dibattiti più accesi che tormentano anche i nostri ambienti.
Questa stimolante raccolta di articoli è dovuta alla penna del teologo presbiteriano americano Richard
Shaull, professore alla facoltà teologica di Princeton, mentre il pastore
Franco Giampiccoli ne ha dato una
piana e limpida traduzione, Tha ordinata secondo una logica giovevole e
Tha introdotta in modo onesto — cosa
rara oggi — e succinto. Il volumetto
di 158 pagine è edito dalla Claudiana
e reca in copertina il prezzo di L. 1.500.
Da un punto di vista politico va subito sottolineato che l’approssimarsi
delle elezioni presidenziali americane,
con tutte le macchifiose messe in scena di propaganda e di polemiche, vie
ne implicitamente ridimensionato dall’analisi scettica e realistica che Shaull
propone a proposito delle possibilità
di veri cambiamenti che sussisterebbero attualmente in U.S.A. Alcuni potrebbero pensare che una improbabile
elezione di Me Govern favorirebbe un
programma avanzato e progressista.
Ma Shaull dedica un intero capitolo
(il primo) a dimostrare che, non solo
il programma dei progressisti non può
passare, ma soprattutto non rappresenta uii passo avanti e una proposta
accettabile per il teologo cristiano.
« ...Ciò che vorrei affermare è questo:
mentre nel passato recente il teologo
tendeva a centrare la sua critica sul
marxismo, senza mettere in questione
i presupposti basilari dell’ideologia
progressista, è venuto il tempo in cui
ciò deve essere capovolto. Se ci troviamo in un vicolo cieco in molte delle
nostre strutture e istituzioni e dobbiamo scoprire come avvicinarci verso
un nuovo inizio, allora il teologo si
troverà molto più vicino al marxista
che al progressista e dovrà dare pre
“ Combatti il buon combattimento
della fede!”
Cari fratelli e sorelle,
più volte è stato detto e ribadito il
fatto che la vita cristiana è un combattimento, è fatta di lotta e non è
una semplice confessione della « fede
cristiana » intesa come un insieme di
formule dogmatiche che si ripetono
meccanicamente perché imparate a
memoria; tutti condividiamo l’opinione dell’Apostolo quando scrive a Timoteo: « Combatti la buona battaglia
della fede! ».
Lasciatemi allora fare questo interrogativo: se la nostra fede è lotta, dov’è attualmente la lotta di fede che noi
stiamo conducendo? Ci sono fra noi
degli uomini che combattono, che conducono questa lotta della fede? Generalmente questa lotta della fede viene
intesa come la vita di ogni giorno,
svolta come la svolgono la maggior
parte dei nostri concittadini, ma interpretata in chiave religiosa. Così,
mentre l’uno — il non-credente — vede nella sofferenza, nelle ingiustizie,
nello sfruttamento, dei fenomeni naturali della nostra umanità, inerenti
alla nostra natura mortale e al sistema economico-politico che ci governa,
l’altro — il cristiano — li interpreta
spesso come delle punizioni di Dio, o,
magari, come delle prove che dovrebbero servire a fortificare la pjopria fede. Conseguentemente, mentre il primo lotta perché cessino queste piaghe
dell’umanità, il secondo — il cristiano — pensa che sia più giusto, anzi
più cristiano, sop>portare tutto ciò
come un aspetto di questo « buon combattimento della fede ». E così, il primo lotta mentre il secondo, proprio a
causa della « lotta della fede », non
lotta. E la nostra vita cristiana è, purtroppo, piena di simili distorsioni delTEvangelo: « ognuno deve portare la
propria croce » si dice ad un operaio
per esortarlo a stare tranquillo laddove lavora o all’ammalato inchiodato sul suo letto d’ospedale per esortarlo alla pazienza. In questo modo, la
bibbia viene ridotta a semplice collana di versetti che si utilizzano nella
conversazione per dare un tono cristiano alle nostre parole.
Eppure, l’Apostolo parla chiaro:
« Combatti il buon combattimento! »
e Gesù non è meno esplicito: « Non sono venuto a portare la pace, ma la
spada » (Matteo 10: 34). La spada uccide, la spada taglia e taglia nel vivo
della carne... delle relazioni di sangue
(le relazioni familiari). Indipendentemente ancora dal significato proprio
della parola di Gesù, risulta chiaramente che TEvangelo è esigente. Non
si accontenta di una semplice interpretazione religiosa della vita normale di ogni cittadino del mondo. L’Evangelo taglia profondamente: « Ricco, spogliati dalla tua ricchezza! »,
« Sfruttatore, abbandona il tuo sistema di sfruttamento! », « Figlio, TEvangelo ti può chiedere la separazione
dalla tua famiglia », « A te può anche
chiedere di farti ’eunuco per il regno
di Dio’ », « E tu, signore, non sei padrone di nessuno, perché uno solo è
il padrone; perciò, fatti servo », « Povero, non credere che la tua povertà
ti apra il cielo, va’ in ricerca di quella
’povertà di spirito’ che è trasparenza
e semplicità ». Tutte dure esigenze.
Ma quel che vorrei soprattutto sottolineare è questo: TEvangelo ci chiede sempre un atteggiamento dinamico; non si tratta mai di situazioni che
ci si accontenta di subire passivamente; non si tratta di confondere l’esigenza delTEvangelo con un dare un senso pseudo-cristiano ad uno stato di
cose che non si vogliono cambiare.
Con TEvangelo c’è scelta, c’è azione
voluta, c’è sacrificio fatto perché siamo credenti in Gesù Cristo.
Il past. Daniel Attinger, dopo un ministero di tre anni nella
nostra comuriità torinese, in particolare nella zona del Lingotto,
ove è stata vivamente apprezzato, torna nel natio cantone di
Neuchâtel. Mentre gli rivolgiamo il nostro pensiero grato e augurale, siamo lieti di pubblicare l’ultima predicazione che egli ha
rivolto alla comunità del Lingotto, a Torino.
A questo punto si pone un nuovo
problema altrettanto importante: si
tratta di un combattimento sì, ma di
un combattimento di fede. Si tratta
della scelta di Gesù Cristo, quello che
è il vivente oggi e sempre. Non ogni
scelta è una scelta fatta nel nome di
Gesù Cristo. E lo stesso cristiano non
agisce sempre a partire dalla sua fede, perché capita spesso che la sua
fede non gli dica gran che su quello
che deve scegliere. Tipico mi sembra
essere l’esempio della scelta politica.
Guai a noi se facessimo una scelta
politica in nome diTGfisto, purtroppo
la storia è troppo piena di esempi di
scelta politica fatta nel suo nome; da
Costantino alla DC, passando attraverso la guerra contró i contadini e le
scelte di socialismo cristiano, tutta la
storia c’insegna che Gesù Cristo non
è un buon maestro di politica. Tuttavia, non per questo il cristiano non
deve fare politica; comunque la facciamo, lo si voglia o no, si è e si nasce impegnati nella politica. In nome
di chi abbiamo da fare una scelta politica? Non nel nome di Gesù Cristo,
ma nel nome dell’uomo, perché, come
uomini, non possiamo tollerare che
continui a regnare, quale sovrano intoccabile e inamovibile, l’ingiustizia,
figlia del Capitale. Ma, fatta questa
scelta, noi siamo soltanto diventati
uomini. Essa va quindi fatta perché
siamo uomini e, finché il regno di Dio
non è venuto, noi siamo nel mondo,
uomini fra gli uomini.
Ma, se c'è la fede, allora occorre
fare delle scelte supplementari (dico
bene: supplementari, non alternative!)
che siano fatte non in nome delTuomo, ma in nome di Gesù Cristo. E perché queste scelte supplementari? Perché la nostra responsabilità di cristiani sta non solo nell’essere pienamente
uomini, ma anche nel trasmettere alla
generazione che viene, come agli uomini che ci stanno attorno, la fede,
nell’essere testimoni e segni del futuro che Dio prepara per noi e che noi
non possiamo in alcun modo costruire.
Lottare accanto ai poveri e agli
sfruttati è giusto e buono, ma con
questo non illudiamoci di aver annunciato il Cristo. Decorre essere insieme con loro nelle loro lotte di liberazione; ma, nello stesso momento occorre che noi facciamo qualcosa ’in
più’. Insisto: non facciamo queste scelte cristiane invece di quelle fatte nel
nome dell’uomo, ma in più; è la nostra precisa responsabilità supplementare di cristiani. « Combatti il buon
combattimento della fede » vuol dire:
impegnarci a fondo perché la chiesa
(noi cristiani) diventi sempre più segno e testimone credibile del regno di
Dio.
Permettetemi, fratelli, al termine del
mio ministero torinese, di lasciarvi
questa esortazione: come assemblea
cristiana, noi siamo chiamati ad essere portatori delTEvangelo di Gesù Cristo. E questo lo saremo nella misura
in cui noi, insieme con tutti i cristiani della nostra città, a qualunque confessione appartengano, persevereremo
— come dice il libro degli Atti degli
apostoli — nella dottrina degli apostoli (e quindi riscopriremo la necessità di un costante studio biblico e rileggeremo questa bibbia che troppo
spesso crediamo di conoscere bene),
nella comunione fraterna (e quindi
cercheremo di instaurare nuovamente
fra noi relazioni fraterne in modo
da diventare veramente ’fratelli’ e non
soci anonimi di una società in cui ci
si dà ipocritamente il nome di fratelli), nello spezzare il pane (e quindi riscopriremo l’importanza fondamentale
della santa cena nella chiesa, invece di
considerarla come appendice non necessaria del culto domenicale) e nella
preghiera (e quindi riscopriremo che
la preghiera non è essenzialmente un
chiedere dei favori alla divinità, ma
uno stare davanti a Dio per dire che
in lui crediamo e che da lui vogliamo
imparare chi Egli è). (Cfr. Atti 2: 42).
Se questo facciamo, allora vedrete
che ci sarà veramente da 'combattere
il buon combattimento della fede’.
Amen.
Daniel Attinger
Torino, 30 luglio 1972.
Tensioni reiigiose e pace mondiaie
LIMNO: HmOtO tHSIIIIIID-MiaiUUNO
Beirut (bip/snop) - Una cinquantina di
cristiani e di musulmani giunti da 20 paesi
dei cinque continenti hanno preso parte a un
dialogo che si è tenuto dal 12 al 18 luglio
seorsi a Brumana, presso Beirut. Scopo principale era quello di studiare la possibilità di
lavorare assieme per una comunità universale.
Patrocinato dal CEC, questo « dialogo » ha
riunito varie personalità delle due religioni.
Il pastore E. C. Blake — ancora in qualità di
segretario generale del CEC —, ha pronunciato il discorso di apertura.
1 quattro temi discussi nel corso di questo
incontro di sei giorni sono stati : 1) La religione, le nazioni e la ricerca di una comunità
universale; 2) La verità, la rivelazione e Tobbedienza; 3) Le relazioni comunitarie fra cristiani e musulmani; 4) La preghiera e il culto, supporto spirituale per la ricerca della comunità universale.
« / partecipanti — dichiara il comunicato
pubblicato al termine dell’incontro — hanno
espresso la loro profonda preoccupazione a
propostilo di parecchie situazioni che costituiscono una minaccia per la pace mondiale
e creano delle tensioni fra le religioni. Essi
sono stati particolarmente sensibili alla tragedia umana del Medio oriente e a tutte le ingiustizie perpetrate contro il popolo palestinese per le quali il mondo intero porta gravi responsabilità e hanno auspicato che la crisi
venga risolta in uno spirito di comprensione
e di giustizia ».
I partecipanti hanno anche sottolineato che
cristiani e musulmani sono particolarmente
impegnati assieme nello statuto internazionale
della città di Gerusalemme, nel destino della
sua popolazione e « nel significato storico del
suo carattere religioso e morale in quanto
simbolo di unità spirituale per tutti coloro
che credono in Dio ».
Infine, questo colloquio islamo-cristiano ha
permesso di « dissipare certi malintesi e di
correggere delle informazioni inesatte ». La
ricerca di un terreno di intesa è stata sincera,
dice il comunicato, che conclude : « Il dialogo
svoltosi a Brumana deve continuare. I partecipanti a questa riunione sperano che verranno assunte nuove iniziative in questo senso
da organizzazioni cristiane e musulmane ».
cedenza, nel suo lavoro critico, alla
denuncia dei limiti e dei fallimenti
della tradizione progressista » (p. 100).
La situazione di stallo, cui sono giunte le sinistre americane, deriva dal fatto che anche la società è giunta ad un
"Vicolo cieco, una strada politicamente,
socialmente e culturalmente senza
sbocco, per cui esse non hanno una
vera alternativa. Si è costituito un
equilibrio garantito da un apparato
burocratico gigantesco ed efficiente, in
cui « manovrati e manovratori » stanno alle regole del gioco, chi per necessità, chi per convenienza, i più in una
condizione di schiavitù. In ogni caso
ciò è reso possibile perché « ...il nostro privilegio e il nostro profitto dipendono dal mantenimento di un sistema di dominazione e di sfruttamento nei confronti del Terzo Mondo, dei
negri americani, e di altri gruppi
sfruttati nella nostra società » (p. 35).
Vi è una sola possibilità, che sia politicamente prevedibile: l’opposizione
fra quelli che si conformano alle regole dell’ordine stabilito e quelli che vogliono rompere con questo sistema
cresce ogni giorno, « ...la questione
cruciale consisterà nel vedere come
coloro che si avvantaggiano del sistenia, ma nello stesso tempo ne sono le
vittime, sapranno scoprire la loro situazione reale, percepire le scelte che
sono davanti a loro, e pagare il prezzo che è loro richiesto se sperano di
essere liberati e di partecipare alla
lotta per la liberazione sociale » (pp.
35, 36).
Come si vede lo Shaull sembra riporre una certa ottimistica fiducia nella vocazione rivoluzionaria dei ceti medi, il che veramente lascia perplessi.
E forse quello che effettivamente manca in questi saggi è una approfondita
analisi di classe della realtà americana, una documentazione scientifica della possibilità di individuare le forze
proletarie che in U.S.A. possano essere mobilitate per spezzare la logica
del vicolo cieco.
Sotto il profilo teologico lo Shaull
riprende alcune tendenze moderne di
studi vetero-testamentari, che ripropongono il nucleo delle tradizioni dell’Esodo come il fatto cruciale e fondamentale, sia nella storia, sia nella
riflessione della fede d’Israele. In questo quadro la trascendenza « ...non è
tanto il Dio che sta al di sopra di tutte le conquiste umane, che le giudica
ed eleva l’uomo ad un ordine superiore », ma si propone nei termini del
« ...Dio che ci precede, che apre la via
ad ulteriori e più grandi realizzazioni
sulla via del futuro » (p. 47). Allo stesso modo la morte e la risurrezione di
Cristo si pongono al centro della fede
cristiana, ma il problema che in Shaull
rimane aperto è se tutto questo sia
qualcosa di più di una semplice « memoria cristiana » o di una serie di « paradigmi », che ci permettono un certo
inserimento nel fluire storico e l’utilizzazione di una certa teologia messianica (cap. 3). Egli è chiaramente un
uomo di frontiera, uno che ha rifiutato
le sicurezze del passato, anche quelle
fondamentali, (vedasi il cap. 6) però
lo ha fatto a causa dell’amore di verità e autenticità, non per amara o risentita negazione. Ciò spiegherebbe la
sua parsimonia giudiziosa nelTutilizzare dottrine e locuzioni teologiche,
che si presterebbero all’equivoco in
una situazione di frontiera. Questa sua
onestà, apertura, cauta speranza, gli
impediscono di accettare le semplificazioni della teologia della rivoluzione e
al tempo stesso lo rendono ascoltabile
anche dai cristiani che in Italia militano nel movimento proletario.
Particolare interesse rivestono, sempre nel contesto di una riflessione teologica e politica, le pagine dedicate alla critica del suo maestro Reinhold
Niebhur. E ciò non tanto perché lo
Shaull sfoggi erudizione teologica o
cavillosa analisi di dettaglio — il che
nemmeno la dimensione dei saggi in
questione gli permetterebbe — ma
perché egli adotta anche qui un metodo di analisi teologica che non ignora la storia. Shaull non fa la teologia
della storia (in questo è un buon protestante!), ma mostra chiaramente
che una teologia non è un ausilio adeguato per la chiesa, se non produce
decisioni e fatti che nella storia ne
confermino la validità e la coerenza
evangelica. Si tratta di un ulteriore
contributo a ridimensionare certa scolastica protestante, che pretende di
far buona teologia, vantando una fedeltà al testo biblico, la quale è spesso puramente culturale e dimentica
che la teologia è un’opera della fede.
Come tale essa si raccomanda nella
misura in cui nella storia diventa testimonianza di fede e di verità.
È chiaro, dunque, che questo volumetto non mancherà di rendere, in generale, un valido contributo alla nostra riflessione e di fornire, in particolare, un utile strumento di discussione per i gruppi giovanili, che volessero utilizzarlo per la sua struttura piana e succinta.
Paolo Spanu
Richard Shaull, Oltre le regole del
gioco. Trasformazione sociale e liberazione umana. Piccola Collana Moderna 22, p. 160, L. 1.500.
3
8 settembre 1972 — N. 36
pag. 3
LA CHIESA E LA SUA MISSIONE NEL MONDO
UN’INIZIATIVA DEL CONSIGLIO INDONESIANO DELLE CHIESE
Un centro di sviuppo a Giakarta
L’Indonesia è uno dei paesi del mondo in cui oggi il cristianesimo è in più intensa espansione: abbiamo dato notizie, in particolare, sulla crescita del protestantesimo, e di quello riformato in specie. Pubblichiamo oggi il testo dell’intervista che il redattore del Service de presse réformé ha avuto con un responsabile locale, T. B. Simatupang, l’uno dei presidenti del Consiglio delle Chiese locali
Dal Bangla Desh in fase di ricostruzione
un esempio di aiuto delle Chiese allo sviluppo
RivQliziOK venie e Srienegel
F. KAAN:
Vorrei chiederle qual’è l’apporto
che le chiese indonesiane danno al
loro paese in materia di sviluppo e mi
riferisco a un esposto che lei ha presentato aH’assemblea del Consiglio
delle Chiese in Indonesia sul tema
« Mandati nel mondo ».
T. SIMATUPANG:
Riassumerei l’apporto che le chiese
danno al nostro paese in via di sviluppo dicendo che con la loro presenza e
la loro azione nella società aiutano a
determinare Torientamento e la natura dello sviluppo. Lo fanno partecipando alla discussione sulla necessità
dello sviluppo, sul fine e sui metodi
che la nazione stessa deve usare e organizzando delle consultazioni a cui
intervengono membri di chiesa che sono economisti, politici, ecc. Nello stesso tempo le chiese si adoperano alla
lealizzazione di ptoblemi pratici, per
esempio nel campo della sanità pubblica, dello sviluppo cooperativo agricolo e dell’educazione.
È per questo che le chiese di Giakarta hanno fondato un centro di sviluppo? Quali ne sono gli obbiettivi?
Il centro di sviluppo è un’esperienza recente. Il suo obbiettivo è duplice: mira innanzi tutto a mettere le
chiese in condizione di capire il processo di sviluppo , della società attuale, in modo che possano prender parte a questo sforzo cercando anche di
elaborare e presentare una riflessione
basata su principi cristiani. Cerca poi
di creare un senso di responsabilità
fra i membri della chiesa e i mezzi più
appropriati per indurli a partecipare
concretamente alla edificazione della
nazione.
I problemi dello sviluppo, per loro
natura, sono a lunga scadenza. Secondo lei quali sono i problemi più urgenti che il vostro paese deve affrontare?
Guardandosi attorno, in Indonesia,
ci si rende subito conto di quali problemi nascano dal contrasto tra esplosione demografica da una parte e possibilità di lavoro dall’altra; si è quindi obbligati ad ammettere che questo
è il problema più urgente. Riuscire a
livellare questa differenza ha importanza vitale.
Potrei porle una domanda precisa?
Ho sentito dire che in certe regioni
dell’Indonesia l’economia è ancora basata sullo scambio, per esempio in
certe regioni dell’Irian occidentale.
Come vede questo problema? In che'
modo possono intervenire le chiese?
È solo questione di tempo. Fra poco
quelle regioni parteciperanno a una
economia monetaria. Le chiese possono intervenire preparando la gente a
questo cambiamento. La chiesa dell’Irian occidentale ha in progetto la
costruzione di un centro che prepari
la gente a questo cambiamento di sistema. È previsto che contadini delle
regioni più interne vengano a passarvi qualche giorno per familiarizzarsi
con una economia monetaria più moderna della loro economia abituale.
Potranno poi a loro volta formare la
gente del loro villaggio a questo sviluppo monetario in Indonesia.
Storicamente la chiesa di Indonesia si riallaccia al lavoro missionario
di un’epoca precedente. A suo avviso
le chiese occidentali hanno partecipato allo sviluppo dell’Indonesia o no?
Se sì, che cosa hanno fatto concretamente?
II fatto che oggi esista una chiesa in
Indonesia è il contributo maggiore che
le chiese occidentali potevano dare allo sviluppo del paese. Vorrei inoltre
menzionare l’attività di tutti quelli che
nel passato hanno ricevuto una formazione nelle scuole della missione o nelle scuole cristiane in genere e che hanno partecipato alla lotta per la liberazione dell’Indonesia e per lo sviluppo del paese. Io considefo la loro presenza e il loro impegno cosciente nel
Processo di sviluppo, come il contributo più importante datoci dalle chiese occidentali. C’è inoltre il lavoro pratico di ospedali, scuole fondati dalla
missione.
Una domanda sull’aiuto che viene
dall’esterno : che apporto danno le
chiese fuori dell’Indonesia?
Penso che le chiese potrebbero avere una doppia funzione: la prima indiretta, cercando di influenzare l’atteggiamento del grande pubblico nei riguardi dello sviluppo e di influenzare
la politica dei governi dei loro paesi
verso le nazioni in via di sviluppo. La
seconda diretta, aiutando sul posto a
formare gente capace di intervenire
nello sviluppo del paese attraverso la
educazione e attraverso tutti i programmi del Centro di sviluppo del
Consiglio indonesiano delle Chiese.
È soddisfatto o deluso del modo
con cui sono state messe in pratica
le decisioni che il Consiglio Ecumenico aveva preso a Upsala e la Conferenza sullo sviluppo a Montreux?
Una delle idee più interessanti di
Upsala, a mio avviso, è stata che non
vi poteva essere sviluppo mondiale se
non si tenevano presenti tre condizioni: cambiamento di strutture, cambiamento di mentalità nei paesi sviluppati, come nei paesi in via di sviluppo e
infine che i cambiamenti di strutture
devono manifestarsi nelle relazioni,
negli scambi commerciali tra nazioni
sviluppate e nazioni in via di sviluppo.
Guardando indietro penso che le chiese hanno messo in pratica questi principi. Naturalmente si tratta di problemi giganteschi che non si possano risolvere solo all’interno delle chiese. Le
chiese possono solo fornire idee nuove, concetti nuovi che, se accettati dai
paesi in cui esse si trovano, vanno considerati come la loro partecipazione
indiretta allo sviluppo mondiale.
L’aiuto allo sviluppo pone un problema di mentalità che ci preoccupa
molto nel mondo occidentale.
Un cambiamento di mentalità è certo una parola grossa. Si tratta di educazione, di informazione, perché lei sa
come le strutture sociali sono radicate nella vita della nazione, da rendere
difficile ogni cambiamento. Se si studia la storia delle nazioni occidentali
e si cerca quando e dove i settori privilegiati di quei popoli sono stati condotti a impiegare le loro ricchezze a
beneficio di tutta la popolazione, si
scopre che l’educazione e l’informazione non sono stati i soli fattori in
questa presa di coscienza. Lo Stato è
intervenuto con nuove leggi per perfnettere una migliore ripartizione delle
ricchezze. Credo che un cambiamento
di mentalità non basti a favorire uno
sviluppo mondiale, ma che i vari Stati dovranno intervenire con nuove legislazioni. Quindi abbiamo bisogno di
una azione politica condotta dalle chiese, azione che sfocerà in una nuova
legislazione per cui le nazioni sviluppate verranno in aiuto alle nazioni in
via di sviluppo in una proporzione più
generosa e in modo più radicale di
quanto avvenga attualmente.
« Mentre il prodotto della qualità
di riso finora in uso era di 18-20
maunds (660-740 kg.), la nuova qualità
denominata IRRI-20 ha reso quasi il
doppio. Come stupirsi che i contadini
siano entusiasti di questa nuova qualità di riso? » — così dice Idris Mia,
agronomo governativo per Srimongal,
nel distretto di Sylhet, nel nord-est del
Bangla Desh. Egli parla del suo « programma IRRI-20 », che per l’anno in
corso è stato sostenuto con 700 maunds (circa 250 tonnellate) di riso da
semina, da parte del Programma ecumenico di aiuto al Bangla Desh. Egli
e i suoi collaboratori non hanno solo
l’incarico di ripartire il riso da semina, ma anche di formare i contadini
ai nuovi metodi di piantagione e di
coltivazione.
Sotto la responsabilità di Idris Mia,
quest’anno nella sua zona di Srimongal circa 2.800 ettari sono stati piantati con la qualità IRRI-20; il seme
necessario è stato fornito per quasi la
metà dal Programma ecumenico di
aiuto e per l’altra metà, in parti pressoché uguali, dalle scorte dei contadini
stessi o con acquisti nella regione. I
contadini si sono familiarizzati rapidamente con i nuovi metodi di piantagione e di coltivazione. Un vecchio
mostrava con fierezza il campo nel
quale quattro giorni prima aveva trapiantato in linee perfettamente rette
le piantine dell’IRRI-20.
È già il terzo anno in cui si utilizza
il tipo IRRI-20, a Srimongal, dove si
era cominciato nel 1970 coltivando 570
ettari. Il seme fornito dal programma
di aiuto ecumenico è stato ceduto ai
contadini al prezzo convenzionale e di
favore di 30 takas (Lit. 2.250) il maund
(oltre 3,5 quintali).
I collaboratori del dipartimento dell’agricoltura tengono corsi preparatori
di tre giorni con contadini selezionati,
corsi nei quali il processo di crescita
della pianta viene spiegato dalla piantagione alla mietitura. Viene spiegato
ai contadini che devono lavorare più
duramente di quanto non fossero soliti fare, se vogliono far salire in modo
sensibile il reddito del nuovo tipo di
riso. Essi ricevono anche un semplice
Il proteslantesimo spagnolo, oggi
{sepd) - Quando si parla dei protestanti spagnoli, molti pensano tutt’oggi a uno stuolo di persone oppresse e
perseguitate, in cammino su una via
di martirio. Le cose non stanno però
più in questi termini. Senza dubbio il
protestantesimo è tuttora un fenomeno marginale della vita pubblica spagnola, che non farebbe assolutamente
notizia se per decenni non si fosse parlato della sua oppressione. Qggi questo movimento va diffondendosi in misura crescente. Nel 1967 il Parlamento
ha votato una legge che riconosceva
la libertà religiosa, e da quel momento i movimenti evangelici hanno avuto
maggiore libertà di espansione. Certo,
l’insegnamento religioso cattolico è
obbligatorio nella scuola elementare e
a tutti i livelli, fino all’università, è impartito dal clero secolare e regolare; vi
sono soltanto due piccole scuole evangeliche, a Madrid, con circa 200 alunni.
I protestanti costituiscono solo un millesimo della popolazione; ma non sono più perseguitati; peccato siano divisi in numerosi gruppi.
Due soltanto delle numerose Chiese
evangeliche sono membri del Consiglio
ecumenico delle Chiese: l’Iglesia Evangélica Española, una unione di presbiteriani e metodisti con un innesto lu
terano, e l’Iglesia Española Reformada
Episcopal; quest’ultima è pure mernbro della comunione anglicana. La prima ha 45 luoghi di culto e 29 pastori,
la seconda 15 luoghi di culto e 14 predicatori. Numericamente superiori i
battisti dell’Unione battista spagnola.
Un quarto gruppo è costituito dalle
« Assemblee dei Fratelli »: circa 120
predicatori annunciano l’Evangelo in 95
luoghi di culto; questo è il più numeroso gruppo evangelico in Spagna. Vi
sono poi le Chiese battiste indipendenti, totalmente autonome. Infine un certo numero di comunità pentecostali,
per Io più di origine sudamericana, e
di chiese avventiste.
In almeno 253 località vi sono comunità e gruppi che possono essere definiti protestanti. Largamente diffusi posizioni e atteggiamenti fondamentalisti e radicalmente antiecumenici. Vi
sono pure gruppi di idee decisamente
settarie, come i Mormoni, i Testimoni
di Geova, la Comunione Babai, la Christian Science etc.; anche tutti questi
sono riconosciuti dal Ministero della
giustizia come comunità religiose. A
partire daH’anno in corso il messaggio evangelico può essere diffuso persino dalla radio: ogni mercoledì gli
sono riservati 15 minuti.
Fra i cristiani nell’Unione sudafricana
Lenta erosione dell'apàrtheid
Johannesburg (Soepi) - Nelle Chiese
dell’Africa del Sud, la discriminazione
di cui sono vittime i non-bianchi è stata oggetto di un rapporto pubblicato
dalla Commissione incaricata del progetto di studio ^r la cristianizzazione in una società in cui vige l’apartheid
(SPROCAD).
Secondo tale rapporto, in certe chiese, i bianchi occupano i primi banchi
e ricevono in tal modo la Santa Cena
prima degli africani. Nella Chiesa Prebiteriana dell’Africa del Sud, nessun
africano è mai stato eletto moderatore.
Molti bianchi riconoscono le proprie
tendenze « colonialiste », e si possono
notare alcuni cambiamenti. Tuttavia,
l’apartheid nuoce seriamente all’attività della Chiesa, afferma il rapporto,
che sottolinea fatti quali interdizioni
di soggiorno, deportazioni, rifiuto di
visiti e ritiro di passaporti. Il documento raccomanda ai cristiani di resistere
a ciò che è « falso ed ingiusto » nella
Chiesa e di domandare alle Chiese di
non permettre che si usino i termini
« Bianchi », « Africani » o « meticci »
nei documenti ufficiali.
Un certo numero di dirigenti di Chiese ha firmato questo rapporto; pur non
essendo d’accordo su tutti i suoi punti
essi ne approvano « la linea generale ».
^ Il governo rhodesiano ha fatto sapere
che è d’ora innanzi proibito al Consiglio nazionale africano (n.ds.: l’organizzazione che
si batte contro l’apartheid), presieduto dal
vescovo metodista Abele Muzorewa, avere aiuti e sussidi stranieri. Secondo il ministro per
l’ordine e la legge, questa misura è stata presa per il fatto che il Consiglio o i suoi membri « sono responsabili di azioni che perturbano la pace, l’ordine e il buon funzionamento del governo in Rhodesia ». Questa decisione giunge pochi giorni dopo che il Consiglio
nazionale afrieano aveva deciso di richiedere
un appoggio finanziario a una quarantina di
organizzazioni europee e americane.
È quindi facile, oggi, presentarsi come protestanti, in Spagna. Ma la vita
spirituale, interiore è più minacciata
di quanto non fosse nei tempi di lotta.
Vi è oggi il pericolo che la « grazia a
buon mercato », come direbbe Bonhòffer, diventi un fatto corrente: Cristo
sarà sempre più considerato la panacea universale, ma non il Signore; anzi, può sembrare che Cristo e lo Spirito Santo divengano presto, in Spagna, uno slogan, qualcosa che manca
di effettiva sostanza.
LA NUQVA SITUAZIONE
Questa trasformazione non è solo sulla carta, come indicano queste affermazioni di vari protestanti: « Un tempo eravamo perseguitati, ora siamo rispettati », dice un presbiteriano; « Un
tempo i nostri luoghi di riunione, le
nostre scuole e le nostre chiese erano
frequentemente distrutte o danneggiate dall’attacco di cattolici fanatici, ora
possiamo celebrare indisturbati i nostri culti e sperimentiamo un atteggiamento assai più tollerante in una parte considerevole del clero cattolico e
negli uffici statali », nota un anglicano.
Un battista dichiara: « Occasionalmente vi sono ancora difficoltà, ad
esempio nel caso del permesso per un
nuovo locale di culto, della celebrazione di matrimoni e della sepoltura di
uno dei nostri membri di chiesa in un
cimitero civile ». Un pentecostale afferma: « Non abbiamo assolutamente
alcuna difficoltà ».
Ma anche le relazioni con la Chiesa,
non solo con lo Stato, sono mutate.
Un giovane battista dice: « Manifestamente si riscontra ora, specie nel clero giovane, un diverso atteggiamento
spirituale, e me ne rallegro. Ho ascoltato, ad esempio, delle prediche radiofoniche di gesuiti: del tutto evangeliche. Mi farebbe piacere se si giungesse
a uno scambio di predicatori con loro ». In un rotocalco cattolico si poteva leggere: « Il protestantesimo è una
realtà estremamente seria. Nella loro
dottrina e nella loro prassi i protestanti si sforzano realmente di cogliere
l'essenza dell'Evangelo, come anche il
cattolicesimo tenta di fare... ».
Nel 1968 è apparsa un’antologia evangelica di scritti di Lutero, e nel 1971
una di scritti calviniani: per la prima
volta i Riformatori hanno potuto parlare in spagnolo, a un’ampia cerchia
di lettori interessati.
Si aprono nuove porte al protestantesimo spagnolo: esso deve tuttavia
essere vigile e badare a che non si richiudano.
opuscolo — stampato a cura del Programma ecumenico di aiuto — contenente le istruzioni più essenziali; lo
stesso Programma diffonde anche concimi e antiparassitari.
Le qualità di riso IRRI-20 traggono
il nome dall’International Rice Recearch Institute (Istituto internazionale per la ricerca sui risi) nelle Filippine. Qui il Programma ecumenico di
aiuto al Bangla Desh ha acquistato
3.000 tonnellate di riso da semina
IRRI-20.
(da una corrispondenza da Srimongal, del sepd).
iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii
Nella Repubblica democratica tedesca
Il Sinodo
della Federazione
delle Chiese Evangeliche
Un altro sinodo evangelico si è tenuto recentemente, oltre al nostro;
quello della Federazione delle Chiese
evangeliche nella Repubblica democratica tedesca (Germania est): ne dà notizia il servizio protestante francese di
stampa e di informazione (Bip) nel suo
numero 444.
Questo sinodo è stato caratterizzato — secondo quanto riferisce il suddetto servizio — da studi su problemi
etici e sociali, dalla ricerca di nuovi
modelli per le strutture delle parrocchie in un ambiente socialista, dai modi di ripensare l’educazione cristiana,
dalla continuazione della partecipazione ai programmi del Consigho ecumenico delle chiese e dalle relazioni con
lo Stato.
Secondo il tema del sinodo, i partecipanti si sono sforzati di vedere che
cosa significhi, per la vita nella chiesa e nella società, la libertà in Cristo.
Essi hanno dedicato una particolare
attenzione a ciò che questo implica
sul piano sociale.
Stimolate dal « Programma di lotta
contro il razzismo » del CEC, le Chiese
della Germania orientale hanno collcttato dei fondi per l’aiuto umanitario ai rtiovimenti di liberazione; Inoltre esse hanno iniziato — e proseguono — un importante programma di
informazione e di educazione delle
parrocchie sul razzismo.
La Concordia di Leuenberg (e cioè
le consultazioni in atto fra luterani e
riformati per superare e comporre i
motivi di dissenso teologico affermatisi nel XVI secolo, fino alla scomunica)
e la responsabilità delle chiese nella
sicurezza europea hanno fornito altri
temi per la discussione sinodale.
Fra coloro che hanno assistito al sido in qualità di visitatori, ricorderemo l’attuale segretario generale del
CEC, Potter (che allora era direttore
della Commissione « Missione ed evangelizzazione »), il prof. Rupp, per il
Consiglio britannico delle Chiese, il pastore Walter del Consiglio ecumenico
polacco, il vescovo di Brunsvick (Germania federale), il pastore Sigrist, presidente della Federazione delle Chiese
protestanti in Svizzera ed altri.
Coll’occasione, il bip dà alcuni dati
relativi alla situazione sul piano diaconale e sociale delle chiese evangeliche nella repubblica democratica tedesca. Esse dispongono di 2.200 fra stabili e istituzioni per l’opera della diaconia, di cui 54 ospedali con 17.500 posti letto, 36 case dove vivono circa
6.800 diaconesse e 6 istituti di formazione per oltre mille diaconi.
I giardini d’infanzia della chiesa
hanno in custodia 20 mila bimbi protestanti, mentre nelle case per bambini, sempre appartenenti alla chiesa,
vi sono 3 mila posti. Vi sono poi 800
infermerie parrocchiali e 18 scuole
evangeliche per infermiere. Dieci « ospizi » protestanti dispongono di circa
400 letti, mentre in totale 15 mila persone lavorano per la diaconia.
Roberto Peyrot
ibbia: merce preibite
Due giovani svizzeri respinti
alla frontiera cecoslovacca
Al principio di agosto due giovani
svizzeri si sono presentati al posto di
frontiera di Bayrisch Eisenstein, per
entrare in Cecoslovacchia. Portavano
dieci Bibbie e numerosi testi evangelici, che volevano introdurre nella
CSSR. La polizia confinaria ha sequestrato il materiale biblico e ha stampigliato seul passaporto dei due giovani
un « visto d’invalidità »; il motivo è
stato evidentemente l’importazione di
questo materiale: merce proibita?
Alla redazione di questo numero
hanno collaborato Roberto Peyrot
e Berta Subilia.
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pag. 4
N. 36 — 8 settembre 1972
Notiziario Evangelico Italiano
lXI CONFERENZA DELLA CHIESA METODISTA D'ITALIA
Per rXI Sessione della sua Conferenza, la Chiesa Metodista d’Italia ha interrotto la tradizione che la vuole annualmente riunita in Roma nel mese
di maggio. Quest’anno s’è riunita a
Torre Pellice nel mese di agosto, in
concomitanza del Sinodo Valdese, con
il quale ha avuto due intere giornate
di sedute in comune per la 2“ Sessione
del Sinodo Congiimto.
Qui non parleremo dei lavori svolti
insieme in quelle giornate; Sono stati
già descritti su queste colonne. Accenneremo — e molto sinteticamente — ai
lavori della Conferenza Metodista come tale soltanto e nelle due sessioni
in cui essa si articola: la Pastorale
(in « un certo modo » corrispondente
alla riunione del Corpo Pastorale Valdese), e la Plenaria, comprendente pastori e delegati laici dei Circuiti.
Nella SESSIQNE PASTORALE non
sono da segnalare decisioni di grande
rilievo.
Sono stati accolti come pastori i fratelli: Franco Becchino (già approvato
lo scorso anno). Renato Di Lorenzo e
Gian Maria Grimaldi, e ne è stata decisa la consacrazione. Essa è stata effettuata nel corso del Culto di apertura del Sinodo e della Conferenza, domenica 20 agosto, culto del quale questo giornale ha già parlato.
È stato accolto come Evangelista il
fr. Enos Mannelli che ha felicemente
concluso il suo periodo di prova.
Per quest’anno non si effettueranno
trasferimenti. Conseguentemente le sedi di Trieste e di Parma e diaspora rimaste vacanti (la prima per il decesso
del past. Samuele Carrari, la seconda
per le dimissioni del past. Ivo Bellacchini) sono state affidate alla diretta
responsabilità dei rispettivi Sovraintendenti di Circuito (pastori Massimo
Tara e Valdo Benecchi), i quali saranno coadiuvati —^ oltre che dagli altri
colleghi del Circuito — dai numerosi e
valenti predicatori laici della zona. Saranno due Circuiti nei quali le Comunità daranno la misura della loro vitalità spirituale mostrando la piena
maturità raggiunta colTesprimere dal
loro seno i ministeri che le rendono
rispondenti alla voccizione propria di
ogni comunità di credenti. Ciò corrisponde a quanto il Presidente della
Conferenza, past. Mario Sbaffi ha affermato nel suo discorso di apertura della Sessione Plenaria, e cioè: « che l’urgente necessità di ristruttmare il canapo di lavoro (...) risponde ad unai esigenza che coinvolge il concetto di Chiesa, che ci richiama ad ima più consapevole valorizzazione dei doni e dei
ministeri, che vuol stimolare una più
diretta responsabilità del laicato... che
vuol riportare i Circuiti,..., ad una funzionalità più aderente a quella indicataci dalla strutturazione ecclesiastica
del Metodismo ».
La Sessione Pastorale ha preso atto
che il past. Alfredo Scorsonelli, avendo
raggiunto il 70“ anno di età e il 46° di
servizio attivo, entra in emeritazione.
Conseguentemente — continuando nella linea della integrazione Valdo-Metodista — la cura della Comunità Metodista di Genova-Sestri Pon. passa al
pastore Valdese Gustavo Bouchard, il
quale dalla Tavola è stato chiamato ad
assumere la direzione della Comunità
valdese di Genova-Sampierdarena.
LA SESSIONE PLENARIA
con i fratelli che hanno colà operato,
apprezzando e condividendo in particolare i criteri di chiarezza evangelica.,
di risposta ai problemi concreti della
zona e di abbinamento dell’azione sociale alla predicazione dell’evangelo
con i quali si è proceduto ».
A conclusione della discussione sulla futura ristrutturazione di tutto il
lavoro della chiesa è stato approvato
il seguente o.d.g.:
«La Conferenza.... a conclusione del
dibattito sulla ristrutturazione del
campo di lavóro e sulla autonomia dei
Circuiti riafferma che tale ricerca, lungi dal rappresentare una diminuzione
del nostro impegno di predicazione e
di testimonianza, è intesa invece al potenziamento della vita e dell’opera delle Comunità; CHIARISCE che l’autonomia dei circuiti dev’essere concepita
e vissuta essenzialmente come assunzione di responsabilità e non unicamente come semplice amministrazione delle risorse finanziarie.
« Alla luce delle considerazioni che
precedono, INVITA i Circuiti ad elaborare un disegno della propria autonomia e a portarlo a conoscenza della
prossima Conferenza inviandolo al
Comitato Permanente entro il 31 marzo 1973, nonché ad iniziarne l’immediata attuazione; tale disegno dovrà tener conto dei seguenti punti:
a) piano di lavoro concordato tra
le Comunità;
b) attribuzione di compiti specifici alla Giunta o a Comitati di lavoro;
c) piano finanziario circa l’impiego delle risorse del Circuito, da proporre al Com. Perm. per la sua utilizzazione nel quadro generale dell’amministrazione della Chiesa;
d) rapporti con gli altri Circuiti e
integrazione con la linea direttrice della Conferenza;
e) responsabilizzazione del Circuito nell’assunzione di operai pel ministerio;
f) ricerca, riconoscimento e utilizzazione dei doni dei fratelli.
« La Conferenza riafferma che quanto sopra dev’essere visto nella prospettiva della integrazione con la Chiesa
Valdese non solo al livello dei Circuiti
ma anche dei Distretti, e comporta una
nuova dimensione del servizio pastorale nella quale venga particolarmente
valorizzato il sacerdozio universale dei
credenti ».
SOLIDARIETÀ’
CON GLI OBIETTORI
DI COSCIENZA
Appena informata dell’approvazione
da parte del Sinodo Valdese di un
o.d.g. di solidarietà con gli obiettori
di coscienza e della decisione d’aver
un « Digiuno » come « segno » di tale
cora una volta tutt’insieme nell'Aula
Sinodale, valdesi e metodisti, non per
discutere, bensì per meditare e pregare perché ogni forma di oppressione
abbia termine.
Un ampio dibattito s’è avuto intorno
al periodico « Voce Metodista » ed alla necessità da tutti fortemente sentita, d’aver degli "opuscoli” o “foglietti” da poter diffondere largamente e
che, per incisività e semplicità, siano
a portata delle masse popolari. N’è stata raccomandata la pubblicazione di
concerto con la Casa Ed. “Claudiana”.
La Chiesa Ivahgelica
Luteranar in Italia
Ecco una breve “scheda*\ apparsa
sul :^*NEV", il bollettino del Servizio
stampa della F.C,E,L:
La Cliiesa Evangelica Luterana in Italia si compone di 10 comunità di lingua
tedesca o bilingui (Bolzano, Firenze, Genova, Milano, Napoli, Roma, Sanremo,
Trieste, Varese, Venezia) e di 3 di lingue italiana (Torre , Annunziata, Torre
del Greco, S. Maria la Bruna, dette a le
comunità del Golfo »).
La struttura organizzativa consìste di
Un Concistoro, una Conferenza pastorale e
un Sinodo.
L’attuale Concistoro comprende: il Decano: Adolf Luedemann; il Vice-decano:
Friedrich Wabnitz; il Preside del Sinodo : Edoardo Bachrach; il Vice-preside
del Sinodo: von Arz; un membro laico:
Frau Baronin von Münchhausen; il Tesoriere: Herbert WaUner. I membri del
Concistoro vengono nominati per tre anni, eccetto il Decano, che dura in carica
cinque anni.
La Conferenza pastorale si riunisce normalmente due volte all’anno.
Il Sinodo si riunisce ogni anno ed è formato, oltre che dai,membri del Concistoro, dai pastori e da un rappresentante per
ogni chiesa. I rappresentanti delle chiese
vengono nominati pei* tre anni dai consigli di chiesa.
La Chiesa Luterana in Italia è sostenuta nel suo lavoro dalla Chiesa Evangelica Tedesca (EKD), soprattutto per il settore di lingua tedesca, e dalla Federazione
Luterana Mondiale (tW), di cui è membro, soprattutto per le, comunità di lingua italiana.
La Chiesa Luteranai^e membro effettivo
della Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia fin dalla sua costituzione
(1967),
i;-
RAPPRESENTANZA
DELLA GIOVENTÙ’ IN
CONFERENZA E NEI CONSIGLI
DI CHIESA E DI CIRCUITO
L’anno scorso la Conferenza aveva
approvato lo scioglimento della G.E.M.
(Gioventù Evangelica Metodista) e la
sua confluenza nella F.G.E.I. Quest'anno, nel prendere atto deH’avvenuta esecuzione di tale decisione è del fatto
che la F.G.E.I. ha assunto « anche la
rappresentanza della Gioventù Metodista a tutti i livelli », la Conferenza
ha deciso che « il Segretario Generale
della FGEI (a qualsiasi denominazione
appartenga) sia membro di diritto della Conferenza e che il presidente del
gruppo giovanile locale anche quando
sia interdenominazionale, sia membro
di diritto del Consiglio di Chiesa ».
È questa un’evidente dimostrazione
dell’apertura evangelica (evito il termine « ecumenica » che potrebbe generare fraintendimenti) cui s’ispira il
metodismo italiano.
Ed è per questo spirito che, anche
questa Conferenza ha confermato l’auspicio che « le Sessioni congiunte della Conferenza e del Sinodo Valdese, divengano sempre più il centro stabile
della vita ecclesiastica delle due denominazioni » e la Federazione delle
Chiese Evangeliche in Italia abbia ad
essere sempre più valorizzata.
NOMINE ED INCARICHI
solidarietà, la Conferenza Metodista
s’è associata all’iniziativa « àccettando
i principi » espressi nell’o.d.g. Valdese
e « facendone proprie le conclusioni ».
È stato commovente ritrovarci an
La Conferenza ha confermato conie
suo Segretario il past. Sergio Aquillante.
Ha designato quale Presidente per
l’anno 1973-74 il past. Mario Sbaffi e
quale vice-presidente la prof. Anna
Nitti.
Ha nominato il Comitato Permanente nelle persone dei pastori Aurelio
Sbàffi, Vezio Incelli e Valdo Benecchi
e dei fratelli geom. Giovanni Vezzosi,
dr. Sergio De Ambrosi e avv. Pietro
Trotta.
A Segretari dei Segretariati Nazionali sono stati confermati: Anna Nitti
per le Attività Femminili; Marcello
Rizzi, per i Predicatori Laici; 'Valdo
Benecchi per le Scuole Domenicali.
A Segretari per le Commissioni Permanenti della Conferenza sono stati
chiamati: per la Commiss, per la Diaconia: il dott. Teofìlo Santi; per la
Commiss, degli Studi: il past. Domenico Cappella; per la Commiss, dei Revi
IL CAMPO F.G.E.I., A ECUMENE
Divisioni politiche e comunione fraterna
Primo atto è la costituzione del Seggio che risulta così formato: Presidente della Conferenza: past. Mario Sbaffi; Vice Presidente: geom. Paolo Forma; Segretario della Conferenza: past.
Sergio Aquilante; Segretario per gli
Atti della Conferenza: past. Alfredo
Scorsonelli; Segretari per i Verbali
delle Sedute: pastori Renato Di Lorenzo e Gian Maria Grimaldi, evangelista
Enos Mannelli e prof. Giorgio Castelli;
Segretario per la corrispondenza: pastore Paolo Sbaffi; Collegio degli Scrutatori: rag. Francesco Stefanini (presidente), Angelo Alecci e Giordano Senesi.
■E ovvio che non è possibile riportare
qui l’eco dell’ingente lavoro svolto a
ritmo serrato e riguardante l’esame
dell’amministrazione nel consuntivo e
nel preventivo; lo stato e l’attività delle Comunità, dei Circuiti, delle varie
opere sociali della Chiesa ecc. l’eco di
tutte le discussioni, a volte rese vivaci dall’intensità di zelq, di vocazione
che ciascuno porta in sé per l'annunzio deirEvangelo. Di questo Evangelo
che (Come ricordava il vice Presidente
prendendo una frase del Rapporto del
Comitato Permanente alle Comunità)
« certamente non è a rimorchio di
questa o di quella posizione partitica ».
Qui non potremo che dar notizia
delle deliberazioni più importanti e degli incarichi che la Conferenza ha creduto dover affidare.
Considerando i rapporti delle Comunità e dei Circuiti, la conferenza s’è
soffermata in modo speciale sull’attività evangelistica nella zona abruzzese
e sui metodi da essa seguiti. E stato
approvato il seguente o.d.g.:
« La Conferenza... visto il rapporto
del 7" Circuito e considerato in particolare le iniziative evangelistiche assunte nelle località di Tufo, Aitino e
Sulle Nuova, si rallegra nel Signore
Dopo aver doppiato la boa del suo
secondo Congresso (Santa Severa nov. 1971), la FGEI ha tenuto il corrispondente campo estivo ad Ecumene
(Velletri), nei giorni 28 luglio - 8 agosto, sul tema « Divisioni politiche e
comunione fraterna ». L’accostamento
dei due fatti non è casuale. Il campo
estivo di quest’anno, infatti, si è proposto di svolgere una necessaria funzione di approfondimento dei temi
congressuali, riassunti e sintetizzati
nella mozione finale di Santa Severa;
ciò allo scopo di allargare in rnisura
sempre maggiore la cerchia di giovani
che partecipano, sia pure a diversi livelli, alla ricerca teologico-politica in
atto e insieme di favorire un rapporto
sempre più diretto fra la « linea » della Federazione e le realtà ecclesiastiche e politiche nelle quali i gruppi si
muovono. La realizzazione di questo
obiettivo doveva necessariamente passare attraverso il vaglio della cornposizione del campo e, a posteriori, si può
affermare che ne è stata positivamente condizionata.
Due elementi hanno fondamentalmente caratterizzato la partecipazione
al campo: in primo luogo, dei cinquanta presenti, metà era rappresentata
da giovani appartenenti a gruppi evangelici, metà da cattolici del dissenso
e da compagni non credenti (particolare rilevante questo, poiché sta a dimostrare quanto la FGEI non sia e
non voglia essere « un’altra chiesa »,
una « corporazione », staccata dalle
altre forze cristiane e non, che operano per una società diversa); in secondo luogo notevole influenza ha esercitato su tutto l’andamento del camno
la non presenza, forse strategica, della cosiddetta « avanguardia », di quel
gruppo cioè che ha elaborato i più recenti sviluppi della linea della FGEI.
Prima conseguenza positiva di questo insieme di circostanze è stato il
verificarsi di un certo « ridimensionamento » del rapporto avanguardiamassa, inteso naturalmente nell’ambito della FGEI: l’andamento del campo, infatti, ha dimostrato, nonostante
inevitabili momenti di disorientamen
to, resistenza di una « base », ampiamente distribuita e diversificata sia
sul piano geografico che su quello dell’impegno, in grado di fare proprie e
rielaborare le problematiche proposte
e i punti fermi raggiunti a livello teorico Gotta anticapitalistica e lettura
critica della Bibbia).
Di notevole importanza poi, è stato
l’attuarsi, nel corso delle discussioni a
gruppi e generali, di una certa anche
se non completa. « liberazione » del
linguaggio da schemi prettamente ecclesiastici o comunque legati alla concezione dello « specifico cristiano »
protestante.
* * *
I lavori del campo si sono articolati in una serie di relazioni, alternate
a discussioni generali e di gruppo. Nell’ambito delle relazioni esposte, i temi
più propriamente teologici sono stati
trattati da Paolo Pioppi e dai pastori
Paolo Ricca e Gianna Sciclone. Paolo
pioppi ha tenuto uno studio biblico,
successivamente discusso, su Matteo
15; strettamente connesso è stato il
tema della relazicwie esposta da Gianna Sciclone su « Libertà dell’Evangelo
e divisioni teologiche nel Nuovo Testamento », in riferimento a uno studio di E. Kàsemann. Paolo Ricca ha
affrontato direttamente il tema del
campo, e cioè come e fino a che punto
sia possibile una comunione autenticamente fraterna tra credenti politicamente divisi.
Sono seguite le relazioni di Giovanni Mottura, Renato Maiocchi e del pastore Sergio Aquilante, incentrate su
temi più specificamente politici e sociali: Mottura su « Unità e divisione
nella realtà sociale di oggi, Maiocchi
sul servizio radio-televisione e comunicazioni di massa, Aquilante sul servizio di azione sociale (questi due ultimi, servizi della Federazione delle
Chiese). Parallelamente sono state tenute dai campisti delle meditazioni
bibliche, assumendo come spunto alcuni capitoli del libro di E. Kàsemann: « Appello alla libertà ».
I partecipanti al campo hanno av
vertito l'esigenza di rivolgere ad alcune comunità evangeliche un messaggio
che rispecchiasse le posizioni che man
mano si andavano delineando nel corso delle discussioni. La mattina di domenica 6 agosto, due giorni prima della chiusura dei lavori, i campisti, divisi in quattro gruppi, hanno visitato
le comunità di Ariccia, Colleferro, Villa S. Sebastiano e Ferentino. Dopo un
breve culto, si è discusso, spesso vivacemente, sui problemi di quelle comunità, costituite in prevalenza da
contadini ed operai, e in particolare
su come al loro interno venisse avvertito il problema delle divisioni politiche e della comunione fraterna. A seguito di questo primo incontro nel pomeriggio di lunedì 7 agosto, un gruppo di operai di Colleferro ha visitato
Ecumene e ha partecipato ai lavori
conclusivi del campo. Di estrema importanza è stato il confronto e la verifica delle posizioni teoriche, anche
se derivate da una pratica, emerse nel
corso dei lavori, con la realtà sociale
vissuta da quegli operai.
Da un gruppo di campisti è stato infine preparato un documento, che viene proposto allo studio e alla discussione dei gruppi evangelici. E un documento questo che, per la necessità
di riassumere sinteticamente le numerose posizioni emerse e per la difficoltà di esporre in uno spazio limitato
concetti ed opinioni usciti da ore di
discussione, è redatto in una forma e
con un linguaggio che sembrano smentire il « lavoro di base » e la « liberar
zione del linguaggio » cui prima si accennava. Certo, ci sono ancora molte
difficoltà in questo senso da superare,
ma non si può negare che questo secondo campo FGEI abbia segnato una
tappa importante ai fini del superamento del dislivello esistente di fatto
all’interno della FGEI tra la « base »
delle unioni giovanili più o meno tradizionali ed un gruppo di giovani definito, forse impropriamente, « avanguardia ».
Orietta Cassano
Enzo di Passa
Luca Zarotti
sori dei Conti: il rag. Giulio Contino;
per la Commiss, per gli Stabili: il dott.
Niso De Michelis; per la Commiss, delle Discipline: il past. Alfredo Sqorsonelli.
Abbiamo avuto viva la sensazione
che non sia stata, questa del 1972, una
Conferenza di... “normale amministrazione”. Sono state poste delle premesse che potranno avere sviluppi di qualche rilevanza.
Terminando, come metodista, desidero che da queste colonne risuoni la
eco del ringraziamento espresso dalla
Conferenza alla Chiesa Valdese per
l’ottima ospitalità concessaci e il cui
indice d’apprezzamento è dato dal desiderio generale che sia presto data
attuazione al voto espresso dal Sinodo
Congiunto di avere tutti gli anni Sinodo Valdese e Conferenza nella stessa
sede.
Mi sia permesso ricordare qui il testo sul quale abbiamo meditato nel
breve culto del mattino di giovedì 24,
(Sofonia 3: 9) « ...tutti invochino il nome delTEterno per servirlo di pari consentimento » (per servirlo « spalla contro spalla », secondo l’espressione
ebraica). Mi sembra che l’esperienza
fatta a Torre Pellice ci confermi che
soltanto così potremo condurci « in
modo degno del Vangelo di Cristo...
combattendo assieme d’un medesimo
animo per la fede del Vangelo... » (Filippesi 1: 27).
Alfredo Scorsonelli
lllllllllllllllllllllilllliillllllllllllllllllllllllllllllllllllllUIIIIIIIIII
Una rettifica
In questa vecchia casa ho soltanto una vecchia Bibbia. Dice : « Gitta il tuo pane sopra
le acque perciocché tu lo ritroverai lungo tempo appresso ». (Eccl. Il : 1).
Sono pregata di fare una correzione su
quanto pubblicato nel Notiziario Ev. Italiano
dell’« Eco-Luce » n. 31-32, riguardo all’attività del Centro Evangelico di Solidarietà di
Firenze. Era scritto ; « i giovani sperano di inr
grandire la scuola che ha sede nei locali della Chiesa Valdese »...
Non è esatto. I locali comunitari della Chiesa sono destinati ad essere un mezzo per la
testimomanza, è quindi stato chiesto al Centro
di non usarli, in futuro, per da Scuola o per
altre attività a carattere continuativo. È stato
dunque stilato un accordo tra il Centro e il
consiglio di chiesa, che stabilisce i limiti entro i quali il Centro potrà usufruire dei locali: soltanto episodicamente, e per attività
di poche ore. Rimane per il Centro una stanza, una cantina e l’ingresso.
Come conseguenza il proseguimento della
scuola è bloccato e il Centro sta cercando altri locali. Li troverà? Potrà pagarli? Sarà il
Comune a venirgli incontro anziché il Consiglio di Firenze?
Chiedo se qualcuno della chiesa locale può
dare una spiegazione di questo fatto,
E domando scusa di avere riportato quel
versetto in una forma così antiquata. .
Inda Ade
Federazione Femminile Valdese
—o—
Borse di studio
Il Comitato Nazionale della F.F.V.
ha istituito una seconda borsa di studio di L. 200.000 (duecentomila) a favore di una giovane che voglia intraprendere gli studi di « Assistente Sociale » o « Assistente di Chiesa » o altri studi a carattere vocazionale.
Le domande devono essere inoltrate
entro il 30 settembre 1972 alla Presidente della F.F.V. Sig.ra Ade Gardiol
Theiler - Viale Trento 12 - 10066 Torre
Pellice.
Ristampa di dispense
del prof. Giovanni Miegge
Un corso sull’Epistola ai Galati
Alcune persone hanno chiesto se non era
possibile provvedere a una nuova tiratura
delle dispense del corso di esegesi di Nuovo
Testamento Giovanni Miegge: Lettera ai
Calati la cui prima tiratura è esaurita da alcuni anni.
Poiché tutto dipende daireco che la proposta può trovare nel pubblico evangelico interessato di studi biblici, preghiamo tutti coloro che avessero interesse all’acquisto della
dispensa di prenotarsi entro il 15 ottobre
scrivendo a Bruno Corsani, via Pietro Cossa
42, 00193 Roma. Il costo prevedibile del fascicolo (200 pagine, più indici) per coloro
che si saranno prenotati è di L. 1.500.
iMiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiitiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii
Per la CEVAA
Per la Comunità Evangelica ài Azione Apostolica, le amiche dèi Gruppo
Missioni dei Coppieri (Torre Pellieé),
in memoria di Edvige Fraché, L. 30.000.
5
S settembre 1972 — N. 36
pag. 5
ECHI SINODALI
1 nostri istituti assistenziali, oggi Attività deyii istituti
di istruzione secundaria aiie vaiii
Diaconia: un’esigenza avvertita, anche nelle nostre chiese, più da chi ha bisogno di aiuto che da chi può offrirlo?
Com’è noto, la questione dei nostri
istituti assistenziali è ampia e complessa: anzitutto essi si ripartiscono
in tre grandi gruppi: gli istituti per
minori (convitti), quelli per anziani,
^li ospedali; alcuni dipendono da questa o quella chiesa particolare (o gruppo di chiese « madrine»), altri dalla
'Chiesa Valdese nel suo insieme; ma
anche in questo caso, in forma diversa; gli uni, concentrati nelle Valli, tramite una Commissione (la CIOV) che
risponde al Sinodo e ne è eletta, altri
che invece dipendono dalla Tavola Valdese, che ne nomina i rispettivi Comiiati.
È pure noto che, per ovvie ragioni
.di concentrazione geografica e di entiià di attività, gli istituti condotti dalla CIOV acquistano un rilievo parti■colare, non solo nella vita delle Valli
£ delle loro chiese, ma in Sinodo. Il
.dibattito e le decisioni sinodali sono
preparati dal lavoro che la Commissione d’esame sull'operato della CIOV
■compie prima della Conferenza del I
Distretto, cui riferisce in prima istanza.; i risultati sono quindi portati e dibattuti in Sinodo, il che spiega che si
possa con una relativa celerità prendere una serie di decisioni, che si sono formulate in tutta una serie di ordini del giorno.
Vi è, anzitutto, il problema degli
ospedali, che in questi anni assorbe in
modo particolare le energie della CIOV,
per l’inserimento nel quadro della riforma ospedaliera in atto. Il dibattito
è stato vivace, presi fra la preoccupazione di evitare ogni tipo anche indiretto di privilegio religioso e quella di
assicurare il proseguimento di un’attività ospedaliera non solo utile, ma necessaria, non solo a Pomaretto e a
Torre Pellice, ma anche a Torino. Preso atto, fra l’altro, di due distinte iniziative parlamentari, il Sinodo ha votato il seguente o.d.g.:
Il Sinodo Valdese,
richiamate le deliberazioni dei precedenti Sinodi, con cui vennero approvate le iniziative intese a inserire i
nostri « ospedali » nella programmazione ospedaliera prevista dalla legge
n. 132,
riaffermato che con tale linea d’a2Ìone non si è inteso, come non si intende oggi ottenere privilegi concordatari, ma inserire completamente i
nostri « ospedali » nel piano della riforma ospedaliera salvaguardando la
autonomia degli organismi direttivi
eletti dalle assemblee ecclesiastiche
competenti alle quali rendono conto
del loro operato,
informato che sono state assunte
Iniziative in sede parlamentare tendenti a integrare le lacune legislative nella linea dell’o.d.g. della Camera
dei Deputati 6.2.1968;
auspica che dette iniziative parlamentari consentano la ristrutturazione dei nostri « ospedali » mediante il
loro completo inserimento nella programmazione ospedaliera con salvaguardia deirautonomia delle loro amministrazioni e dei principi che ne
provocarono la creazione e che sono
contenuti negli statuti;
invita la CIOV e l’amministrazione
dell’Ospedale Valdese di Torino a continuare a operare nelle linee suindi
cate riferendo prima di ogni decisione defìnitiva alle Assemblee da cui
dipendono.
Si è quindi chiesto che, come già si
è opportunamente proceduto per l’Ospedale di Pomaretto, così avvenga
ora per quello di Torre Pellice:
II' Sinodo ^^dese,
preso atto che la classificazione dell’Ospedale di Pomaretto quale Ospedale per limgodegenti e convalescenti
ha arrecato un indubbio apporto alle
esigenze ospedaliere della popolazione valligiana della Val Chisone e Germanasca,
considerato che la rinnovata Infermeria di Torre Pellice possiede, a norma di legge, i requisiti per una classificazione quale Ospedale per lungodegenti e convalescenti,
auspica che la Belone Piemonte
emani per questo Istituto il decreto
di classificazione di « Ospedale per
lungodegenti e convalescenti ».
L’altro gruppo di istituti condotti
dalla CIOV è costituito dalle case di
riposo (Casa di riposo di S. Germano
Chisone e « Rifugio » per incurabili di
Luserna S. Giovanni): il problema di
questi istituti, da vari anni ormai evidenziato e ripetuto, è costituito dalla
carenza di personale, specie se qualificato, e dal carico finanziario che queste « case » rappresentano perché famiglie e chiese « delegano » loro troppo spesso totalmente la diaconia nei
confronti degli anziani, non solo lesinando il sostegno finanziario, ma le
vocazioni diaconali. Riprendendo decisioni della Conferenza del I Distretto, il Sinodo ha preso più sul serio e
di petto i problemi in gioco, con un
pronunciamento piuttosto drastico, che
va letto nella sua giusta luce, come un
richiamo alla responsabilità dei credenti e delle chiese:
Il Sinodo,
esprimendo profondo rammarico
per le condizioni logoranti nelle quali
lavora il personale addetto alle case
di riposo per anziani,
riconoscendo l’esigenza di aumentare l’organico,
deplorando l’assenteismo delle Comunità in generale,
biasimando tutti coloro che cercano di approfittare delle nostre Opere,
servendosi dei nostri Istituti senza
, assumerne gli oneri finanziari, pur essendo in grado di farlo,
invita la CIOV a non accettare in
questi casi rette inferiori al minimo
da lei fissato,
invita le Comunità a provvedere esse stesse a integrare la retta di quei
membri di chiesa che non potessero
coprirla completamente con mezzi
propri.
Per la formazione di personale, il Sinodo ha chiesto l’istituzione di borse
di studio: una misura che la CIOV
aveva già in programma e che — come si è potuto leggere in un comunicato pubblicato qui due settimane fa
— è già in fase di attuazione:
Il Sinodo,
riccnosciuta la difficoltà di reperire
I lettori ci scrivono
Le parole
e i pensieri
Una lettrice, da Torino:
Caro direttore,
Rispondo al gruppo dei lettori di Angrogna Hrmatario della lettera pubblicata
sull’ultimo numero del tuo giornale, e che
mi chiama direttamente in causa. Non
pensavo proprio cbe una mia piccola nota
sull’“ Amico dei fanciulli’’ mi avrebbe
procurato una lettera di quasi due colonne suir"Eco-Luce’’! Tra parentesi dirò
che. data la mia lunga collaborazione con
r"Amico dei fanciulli”, la mia persona
era facilmente identificabile, e il domandarsi chi sia questa "signora o signorina
Edina” da parte di persone che mi conoscono perfettamente, è una finzione letteraria che non era il caso di fare, a mio
avviso. Ma questo non ha importanza.
Ecco le cose che desidero chiarire: con
la mia nota sull’Amico — per nulla polemica, prego credere — non ho inteso interferire in nessun modo nel programma
del 17 febbraio dei bambini di Angrogna,
che sarà stato senz’altro completo e bello,
non ne dubito; ma semplicemente ho voluto esprimere ai bambini sul loro giornalino un pensiero che mi era venuto leggendo quello cbe essi, con tanto entusiasmo, volevano fare per gli anziani ; tutto
qui. Mi permetto d’invitare le gentili persone firmatarie della lettera a rileggere
con serenità il mio articoletto, e s’accorgeranno allora che in esso ho voluto soltanto
sottolineare l’importanza della Parola di
Dio di fronte a qualsiasi programma che
possiamo fare, in un tempo come questo
di oggi nel quale siamo tutti più o meno
abbagliati dalTopera sociale in sé: questa
componente non appariva nell’articolo dei
ragazzi. Nella nostra chiesa valdese, da
quando essa esiste, la Parola ha sempre
dato un frutto nel campo dell’assistenza,
e a molti di noi sta a cuore ancora oggi
che la Parola di Dio e l’assistenza siano
un tutto legato, un insieme inseparabile,
perché, come tutti ben sappiamo, in questo l’opera evangelica di assistenza è superiore all’opera sociale in sé e per sé.
Infine mi ha addolorato che il gruppo
dei lettori di Angrogna abbiano interpretato l’ultima frase del mio articoletto :
« sarebbe meglio soffrire un po’ di freddo,
ecc. » come se io la rivolgessi agli anziani, quasi a dire loro « state pure nella vostra solitudine e miseria, purché non dimentichiate la Parola di Dio! », e mi domando come sia possibile attribuirmi un
pensiero simile. Naturalmente quella frase
era per tutti noi, in qualsiasi situazione
ci troviamo: è preferibile per noi la mancanza di benessere, le privazioni, e persino la persecuzione, piuttosto che mettere
da parte la Parola di Dio e l’ubbidienza
che le dobbiamo. E sono certa che in questo non possiamo non essere d’accordo
tutti quanti.
Porgo alle gentili persone che hanno
scritto la lettera sull’"Eco-Luce” un fraterno saluto, e a te, caro direttore, devo
dire la mia tristezza perché vedo, purtroppo, che noi fratelli della chiesa valdese,
anche là dove nella sostanza siamo d’accordo, troviamo modo di tracciare solchi
— in realtà inesistenti — tra noi, e di
attribuirci pensieri ed intendimenti che
neppure mai hanno sfiorato la nostra
mente.
Edina Ribet
Memori di una non felice esperienza
passata, e anche in considerazione del fatto che la grande maggioranza dei lettori
non conosce gli scritti in discussione,
con questi interventi consideriamo chiusa,
su queste colatine, la discussione.
personale qualificato da impiegare nei
nostri Istituti,
ravvisata la necessità di stimolare
e incoraggiare giovani evangelici a
scoprire il servizio verso i sofferenti
e i deboli, pur non scartando in linea
di massima l’ipotesi di un servizio gratuito volontario,
domanilà alla CIOV di farsi parte
in causa per istituire borse di studio
per quei giovani che intendono abbracciare tale professione, e di promuovere presso i nostri Istituti la
creazione di corsi pratici in collaborazione con ospedali viciniori.
Ma la formazione ’professionale’ non
è sufficiente, se desideriamo che i nostri istituti abbiano un'impronta, se
non confessionale, vocazionale ( in senso specifico, di testimonianza a Cristo); ed è qui che entra in gioco la riflessione del Centro Diaconale, rimasta
però — non certo per via dei suoi responsabili — allo stadio prevalentemete teorico (salvo per ciò che riguarda l’assistenza ai minori, ove si nota
un’azione effettiva ed efficace). Occorre quindi collegare riflessione e azione, prassi quotidiana e urgente, e pianificazione pensata, preparazione a
lungo termine. Ed ecco due o.d.g. che
vanno in questo senso: ■
Il Sinodo,
riconoscendo che la nostra testimonianza evangelica in campo assistenziale è attualmente in gioco nel contesto di una società in evoluzione,
ravvisa la necessità che tutto il problema della diaconia venga ripreso in
un ampio dibattito sinodale e sia riproposto a livello delle singole comunità locali; a questo scopo
dà mandato al Seggio di nominare
una Commissione che, coordinando
le riflessioni del Centro Diaconale e
le esperienze della CIOV, prepari una
documentazione con lo scopo di stimolare e favorire le riflessioni delle
comunità e una loro presa di coscien
za dei molteplici problemi che si pongono a vario livello in campo diaconale.
Il Sinodo invita il Centro Diaconale a ripresentare nella sessione 1973
una sua relazione, chiedendo che in
quella sede sia dato ampio spazio a
un approfondito esame delle tematiche proposte. ..
La Commissione di cui si parla nel
primo dei due precedenti o.d.g. è stata nominata dal Seggio del Sinodo nelle persone di Alberto Taccia, Franco
Davite, Ermanno Genre, Bruna Peyrot,
Jean Louis Sappe. Il problema, è chiaro, è anche qui quello dei ministeri,
del loro riconoscimento e dell’assunzione di responsabilità delle chiese al
riguardo; perciò
Il Sinodo,
rilevando che è preciso compito delle comunità riconoscere e favorire i
ministeri, invita le chiese a dare il
massimo appoggio al programma per
il reperimento e la preparazione di
personale qualificato da impiegare negli istituti ospedalieri come in quelli
per l’assistenza alle persone anziane
e in quelli per minori.
Doverosa e sentita l’espressione della riconoscenza della chiesa per quanti
hanno servito e faticato in questo
campo:
Il Sinodo
approva l’operato della CIOV.
Consapevole della vasta mole di lavoro da essa svolto,
riconosciuta Tabnegazionè^ dei fratelli che servono nei nostri istituti in
condizioni spesso difficili,
esprime la propria riconoscenza a
tutti coloro che durante l’anno hanno
portato avanti questo servizio (CIOV
e personale tutto) e
si augura che le comunità scoprano
nei nostri istituti un proprio strumento di testimonianza e di servizio.
Si sentano inclusi, in questa gratitudine della chiesa, anche tutti coloro
che in tutti gli altri nostri Istituti, piccoli e grandi, dalle Alpi alla Sicilia hanno anch’essi faticato, nel corpo e nello
spirito) nella gioia e nella speranza
della diaconia. Minori sfavoriti, anziani più o meno emarginati, malati: indubbiamente non sono ì soli, ma sono
anch’essi quei « minimi » con i quali
il Cristo ha dichiarato di identificarsi
misteriosamente ma profondamente.
Un apprezzamento particolare è stato rivolto al Comitato che nell’anno
decorso è stato incaricato dalla Tavola della conduzione del Convitto femminile di Torre Pellice, distaccato dalla CIOV per decisione del Sinodo 1971
e riaffidato direttamente alla Tavola
V aldese:
Il Sinodo,
preso atto dell’impegno con il quale
il Comitato nominato dalla Tavola
per amministrare il Convitto femminile di Torre Pellice ha iniziato il suo
mandato,
ringrazia vivainente i suoi membri
e tutto il personale operativo, incoraggiandoli a continuare con gioiosa
dedizione il loro servizio;
invita la Tavola a prestare tutta la
assistenza necessaria, e le chiese —
in particolare quelle del I Distretto —
a dare il loro appoggio all’opera.
Il dibattito sinodale sui nostri istituti d’istruzione secondaria alle Valli
è stato, quest’anno, estremamente limitato; sono riaffiorati motivi già apparsi in passate discussioni, in particolare una certa tensione fra insegnanti
della Scuola Media del Collegio di Torre Pellice e jl Comitato, senza che però
risultassero clementi tali da farla apparire veramente giustificata. Mentre
gli uni hanno quindi incoraggiato gli
insegnanti a procedere serenamente
nella loro ricerca didattica (che del resto è auspicata dal Comitato; e senza
che questo significhi che nel GinnasioLiceo del Collegio e nella Scuola Latina di Pomaretto tale ricerca non sia
un’esigenza avvertita e vissuta), altri
hanno espresso la loro riconoscenza,
oltre che agli insegnanti, ai membri del
Comitato per lo sforzo considerevole
che si sono sobbarcati con successo:
infatti, sebbene il Sinodo 1971 avesse
affidata alla gestione del Comitato del
Collegio anche la Scuola Latina di Pomaretto (e questo "scorporo” è stato
un elemento considerevole nella chiusura positiva deH’anno, per la Chiesa
nel suo insieme), il Comitato, sostenuto daH’aiuto fattivo di molti amici in Italia e in varie Chiese all’estero
(Svizzera, Germania, Olanda), è riuscito a portare anche questo "peso”, curando tutta una serie di iniziative parascolastiche, di cui già si è parlato:
doposcuola, servizio mensa e trasporto, oltre al conferimento di varie borse
di studio. Un pensiero di particolare
gratitudine va al rag. Dante Gardiol, efficiente e appassionato cassiere del
(Comitato nel primo triennio di attività: ragioni di salute gli hanno impedito una nuova candidatura; si abbia
l’augurio fraterno di pieno ristabilimento.
Il Sinodo ha approvato il nuovo Statuto del Collegio Valdese e della Scuola Latina di Pomaretto, e con spartana
sobrietà, «preso atto del lavoro assiduo svolto dal Comitato del Collegio
Valdese, lo ringrazia». La gratitudine
va pure a tutti grinsegnanti e ai molti
amici e sostenitori, in Itttlia e all’estero, e in particolare alle Associazioni
gemelle degli Amici del Celierò e di
quelli della Scuola Latina. A mólte nostre chiese è il caso ri ricordare anche
questi nostri Istituti.
Un augurio: fronteggiate validamente le più assillanti preoccupazioni di
ordine amministrativo, la riflessione e
il lavoro possano sempre più concentrarsi sul contenuto quotidiano di questa struttura educativa.
g. c.
Illllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllltlllllllllllimilllllltllll
Gratitudine
Il Comitato del Collegio Valdese e
tutti gli Amici degli Istituti di istruzione secondaria delle Valli desiderano esprimere al rag. Dante Gardiol,
che per motivi di salute non ha potuto ripresentarsi come candidato per il
Comitato stesso, la più viva riconoscenza per l’opera entusiasta e precisa da
lui svolta nel triennio scorso.
Augurandogli di poter riacquistare
in breve tempo la piena salute, sono
certi di poter sempre contare su di
lui per consiglio e per una efficace collaborazione esterna.
Il Comitato del Collegio Valdese
e della Scuola Latina
Cronaca delle Valli
Una manifestazione contro
ia caccia a Torre Pellice
Comitato Internazionale Anticaccia
di Torre Pellice
PRO NATURA - Sezione Val Pellice
Siamo un gruppo di aderenti locali al Comitato Internazionale Anticaccia e alla Pro
Natura.
Riteniamo far cosa gradita avvisando che
giovedì 7 c. m., alle ore 17, faremo una manifestazione in Torre Pellice, contro la caccia.
È nostra intenzione sensibilizzare la popolazione sui gravi problemi e squilibri ecologici posti anche dall’esercizio della caccia,
oggi, nelle nostre Valli.
Naturalmente, non ci interessiamo solo dei
danni provocati dalla caccia, ma, neU’imminenza dell’apertura (10 settembre), ci pare
doveroso cominciare a fare qualcosa. In un
solo giorno, infatti, abbiamo raccolto a Torre Pellice, 120 firme di persone favorevoli
all’abolizione della caccia, persone che come
noi amano la natura, i monti e si rendono
conto che bisogna salvaguardarne la fauna.
I nostri scopi vanno oltre all’abolizione della caccia.
Facciamo, come gruppo ecologico, pressione
presso ì Sindaci, i Consigli Comunali dove riteniamo opportuno agire, anche in sede Regionale, per fare approvare un nostro statuto
deUa comunità Val Pellice analogo a quello
della Val Susa già approvato, che salvaguardi
l’equilibrio naturale delle nostre valli. Quindi fauna, flora, paesaggio, edilìzia e speculazioni industriali o pseudo turistiche, tutto va
messo sulla bilancia che, troppo spesso, uomini politici, fanno pendere dalla loro parte
in omaggio a meri interessi finanziari.
Siamo pronti a continuare aH’dnfinito la
nostra battaglia perché riteniamo giusto che
l’uomo, questo incosciente, si renda conto dei
danni enormi perpetrati da luì stesso nei confronti dì ciò che è la nostra fonte di vita : la
NATURA !
Attilio Sibille
Viale Dante, 10/4 - 10066 Torre Pellice
Pramollo
Durante il culto di domenica 20 agosto è
stata battezzata Donatella Long primogenita
di Gino e di Patrone Vanda. Il Signore accompagni con la Sua benedizione questa bambina
ed aiuti i suoi genitori a mantenere le promesse fatte.
Sabato 26 agosto si sono uniti in matrimomonio Vittorio Enrico Travers e Vanda Lidia
Beux (Inverso Pinasca). Rinnoviamo a questi sposi le nostre felicitazioni ed i nostri migliori auguri di una vita in eomune sotto lo
sguardo del Signore.
II culto di domenica 27 agosto è stato presieduto dal pastore Guido Colucci. Mentre ringraziamo questo fratello per l’attuale messaggio rivoltoci e per la sua apprezzata collaborazione, diciamo a lui ed ai suoi « arrivederci » al prossimo anno.
Rorà
PERSONALIA
Nella borgata Payant di Bobbio Pellice, la signora Costanza Bertinat ved.
Pasquet, « magna Costanza », ha raggiunto e superato in buona salute il
secolo di vita. Il nostro augurio più
cordiale!
B stata battezzata al Culto domenicale Rossana Rivoira di Walter e di Marina Zoppi,
residenti a Luserna San Giovanni: voglia il
Signore benedire e bimba e genitori.
Presenti buone assemblee, il prof. E. Tron
di Genova ha presieduto un Culto domenicale; abbiamo avuto un Culto domenicale comunitario presieduto dal prof. G. Gönnet di
Rabat (Marocco) e hanno dato il messaggio
biblico i fratelli Joseph Robert (Parigi), Franco Cedvetti insegnante a CasabUnca. (Marocco), il dolt. Nicolai (Pavia), i doti. Vicari padre e figUo (Roma), l’avv. G. Ardito (Pisa);
un altro Culto domenicale è stato presieduto
dal Pastore Füller (Roma) della Chiesa Evangelica del Nazareno con la collaborazione di
quattro altri pastori sigg. Cionchi, Ricchiardina, Scognamiglio, Franzese e di un gruppo di Signore e di giovani tutti ospiti della
Colonia Alpina di Pianprà i quali a nostra
edificazione ci hanno dato musica, canti, messaggi di grande spiritualità; un Culto domenicale è ancora stato presieduto dal prof.
Gönnet con un incisivo messaggio cristiano:
a tutti tante grazie.
Ringraziamo cordialmente tutti coloro che
in diversi modi hanno contribuito alla riuscita del Bazar della Chiesa con il concorso
di fratelli ed amici venuti da vicino e da
lontano compresi i numerosi vUleggianti. Due
ottime serate ci sono state date : una dal
signor Cassanello di Torino qui in villeggiatura, con proiezioni luminose di bellezze artistiche e di meraviglie della natura e l’altra
dal prof. Gönnet con belle ed interessanti
filmine di vedute del Marocco e della sua
Capitale. Li ringraziamo sentitamente.
Pomaretto
I nostri più vivi rallegramenti ai nuovi insegnanti che hanno conseguito il diploma :
Silvana Marchetti nostra collaboratrice alla
Scuola Domenicale, Walter Ribet che ha studiato e lavorato in una ditta nello stesso
tempo e Giuliana Micol.
Recentemente abbiamo celebrato il servizio funebre di Pasquale Cervone, originario
di Castelvenere ed ospite di ViUa Olanda, di
Carlo Ernesto Coucourde del Clot Inverso e
Cesarina Ribet in Rostagno di Fleccìa. Alle
famìglie il nostro pensiero di vicinanza in
Cristo.
Recentemente abbiamo celebrato il battesimo di Paola Grill di Luigi e Rina Tron,
Laura Molinero di Giuseppe e Melania Leger, Sergio Refourn di Giovanni e Mirella
Peyrot, Raffaella Collet di Romildo e Marina
Travers. Benedica il Signore queste creature
perché vivano un giorno la vita del Signore
Gesù.
Un grazie di cuore agli amici e collaboratori laici Giovanni Gönnet e Fortunato Gagliani per i messaggi preziosi che ci hanno
dato neUe domeniche recenti.
AVVISI ECONOMICI
AFFITTASI in San Secondo di Pinerolo alloggio quattro vani, cantina e garage. Telefonare 50123.
ASSUMIAMO giovani diplomati scuola o istituto magistrale anche primo impiego. Scrivere a : Istituto Gould, via Serragli, 49 50124 Firenze.
TORRE PELLICE vendasi villa con parco
adatta anche ristorante. Telefonare (ore
pasti) 91281 oppure geom. Poet, 91594 (ore
ufficio).
6
pag. 6
N. 36 — 8 Settembre 1972
ECHI SINODALI
ÍÍ
Il bacillo Uomo sta invadendo il mondo
ìi
Centenario valdese
11 Sinodo Valdese,
convìnto che la celebrazione dell’ottavo centenario del moviménto valdese, fissato per il 1974, non possa
esaurirsi in un programma di celebrazioni storiche, ma debba diventare
occasione di rifiessione e di impegno
per la chiesa di oggi, per la sua testimonianza nel mondo moderno.
invita le comurùtà a predisporre un
concreto programma per un rilancio
dell’apera di evangelizzazione, da studiarsi nelle conferenze distrettuali e
alla prossima sessione sinodale.
Il Sinodo,
approvato il programma della commemorazione dell’8» centenario della
nascita del movimento valdese,
invita le Chiese e i singoli membri
di esse a sostenere anche finanziariamente tale programma.
Informazione
e repressione
La conferenza Metodista e il Sinodo Valdese, nella loro sessione congiimta,
chiedono alle comunità, affinché esse sappiano testimoniare efficacemente della signoria di Cristo nell’epoca
presente, di non accontentarsi delle
notizie fornite dai mezzi d’informazàone di massa, mediante i quali inconsciamente saranno condotte verso fi
ni da esse non voluti, ma di cercare
in tutti i modi di avere informazioni
per quanto possibile esatte sulla condizione della libertà in Italia; ciò che
solamente può permettere ad esse di
prendere una chiara posizione in difesa della libertà di qualsiasi uomo,
indipendentemente dalle opinioni
espresse, in conformità al diritti garantiti dalla Costituzione e, ancor prima di essa, annunciati dall’EVangelo ;
si rivolgono, inoltre, ai parlamentari sensibili a questo grave problema,
chiedendo loro di intervenire energicamente, in luogo adatto, per la difesa di quei principi che, con fatica, attraverso i secoli, l’umanità ha acquisito, e perciò di quel grande numero
di arrestati per reato di opinione, che,
secondo notizie di stampa estera, supererebbe ormai quello di analo^i
arresti in periodo fascista.
Presenza evangelica
alla TV italiana
La Conferenza Metodista e il Sinodo Valdese, nella loro sessione congiunta,
constatata la possibilità di una nostra presenza autonoma e qualificata
alla televisione,
ringraziano il Consiglio ecumenico
delle Chiese e in particolare il Dipartimento delle comunicazioni e quello
dell’Inter Church Aid per gli aiuti offerti in vista della realizzazione di tale servizio:
invitano le Chiese a sostenerlo anche con il loro contributo finanziario.
Verso la prossima
assemblea F.C.E.I.
Il Sinodo,
richiamandosi all’art. 25 AS 1970,
decide che la deputatone valdese
alla prossima Assemblea della Federazione delle Chiese Evangeliche in
Italia sia cosi ripartita; I Distretto,
12 deputati; II Distretto, 6 deputati;
III Distretto, 6 deputati; IV Distretto, 4 deputati; V Distretto, 4 deputati; VI Distretto, 4 deputati. I deputati occorrenti per completare la deputazione valdese verranno designati
dalla Tavola. In nessim caso il numero dei deputati laici dovrà essere
inferiore al numero dei pastori.
Responsabilità
verso i migranti
Raccogliendo un elemento contenuto
nei rapporti della Tavola e della Commissione d’esame, il Sinodo ha raccomandato alla Tavola di continuare a
tener desta l’attenzione delle chiese
sul problema dell’emigrazione e sulla
situazione in cui gli emigrati italiani
in Europa vengono a trovarsi, temi
sui quali non si è avuto tempo, quest’anno, di informarsi e discutere in
sede sinodale. Rendiamo noto, intanto, che mentre continua il servizio di
alcuni dei nostri, in Germania e in
Svizzera, sono giunte richieste di uomini per un servizio a Monaco di Baviera e a Wolfsburg (presso operai degli stabilimenti Volkswagen), altre
possibilità di servizio si segnalano nel
Belgio. Si richiede un servizio che sia
al tempo stesso pastorale, nella cura
di una diaspora evangelica, e di assistenza sociale.
iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiMiiiiiiiiiiiiiiiiiiniiiiiiiii»ii<ii
Doni pro Eco-Luce
Giovanni Gönnet, Marocco L. 500; N. N.,
Torino 2.000; Marcella Gay, Pinerolo 5.000;
Unione Giovanile di Roma, Via IV Novembre 10.000; L. e N. Tomassone, Torino 500;
Fam. Boero, Brasile 500; Aldo Genre, Beinasco 500; Emanuella Scherffig, Germania 1000
Giovanni Calabrese, Torino 750; Eli Costabel, Svizzera 500; Giulio Cesare, Palermo
500; N. N., Riclarelto 10.000.
Grazie! (continua)
Proseguendo sulla via dell’integrazione
fra metodisti e valdesi
1 mq. per abitante
La Conferenza Metodista e il Sinodo Valdese, nella loro sessione congiunta,
preso atto del rapporto della Commissione di studio per il confronto
delle ‘ Discipline,
lo raccomandano all’attenzione del
Comitato Permanente e della Tavola;
demandano al Comitato Permanente e alla Tavola di nominare una
Commissione che raccolga i pareri e
i suggerimenti che verranno espressi
dalle chiese locali, dai circuiti e dai
distretti, entro la fine dell’anno ecclesiastico 1972-73, in modo da poter proporre delle decisioni operative alla
prossima sessione congiunta della
Conferenza e del Sinodo;
chiedono che questo studio sia svolto in comune a tutti i livelli e sia accompagnato da sperimentazioni pratiche ;
impegnano il Comitato Permanente e la Tavola a vigilare sul tempestivo adempimento di questo Atto, e di
prendere altresì in esame i risultati
di questo studio in una seduta congiunta, nonché di corredare la relazione della Commissione con il proprio parere per la prossima sessione
congiunta della Conferenza e del Sinodo.
La. Conferenza Metodista e il Sinodo Valdese, nella loro sessione congiunta,
invitano le chiese, i circuiti e le conferenze distrettuali a studiare la seguente ipotesi di integrazione tra le
due Chiese a livello di Conferenza e
di Sinodo, e a riferire entro l’anno ecclesiastico 1972-73 alla Commissione
che verrà nominata secondo i presenti Atti, art. M;
a) spostamento della data di apertura della Conferenza quanto del Si:
nodo nel periodo di ferie di agosto ;
b) accordo per una contemporanea chiusura dell’anno, ecclesiastico
(per es.; fine aprile);
c) frequenza annuale della sessione congiunta della Conferenza e del
Sinodo, in modo che questa diventi il
centro della vita ecclesiastica delle
due denominazioni, ferma restando
la parte di lavoro svolta in modo
disgiunto dalle due assemblee per ciò
che riguarda i problemi particolari e
non comuni delle due Chiese;
d) per il luogo di riunione della
Conferenza-Sinodo potrebbe aversi
una rotazione in questi termini; due
anni a Torre Pellice e uno in sede
metodista.
nord - sud - est - ovest
I Nella regione del fiume Iriri, in Amazzonia, sono state scoperte alcune tribù di indios — all’incirca 3.500 persone — mai venute a contatto finora con la società ’’civile” :
sarà il principio della loro fine?
^ Per la prima volta nella storia degli Stati
Uniti un generale nero si è visto affidare il
comando di una divisione : la VII di fanteria, di stanza in Europa. Di recente erano
sorte polemiche negli USA perché, sebbene
molti ufficiali di razza nera fossero giunti a
gradi superiori, a nessuno di loro era stato
finora affidato il comando di grandi unità;
per lo più venivano affidati loro incarichi
amministrativi, con alle proprie dipendenze
uno scarsissimo numero di subalterni bianchi.
0 Tre dei sedici Stati africani che hanno
a relazioni, privilegiate » con la Francia hanno chiesto la revisione degli accordi di cooperazione che. avevano firmato con Parigi :
Repubblica del Niger, Repubblica popolare
del Congo e Repubblica islamica della Mauritania. Strati crescenti delle popolazioni africane e malgascia criticano il persistere di
vincoli con l’ex-potenza coloniale, che limitano la loro sovranità nazionale, se non di diritto, di fatto.
m Dall’inizio del 1972 quattrocentocinquanta domande di asilo politico sono state rivolte alle autorità federali svizzere. La maggior parte delle domande è di rifugiati da
paesi dell’est. Attualmente vivono in Svizzera
oltre 35 mila persone che godono dello statuto
di rifugiati politici.
H II Senato italiano ha istituito una commissione speciale per lo studio dei problemi
ecologici.
^ Ih occasione dell’Anno internazionale
del libro, indetto per il 1972 dall’UNESCO,
l’Unione nazionale ciechi della Tunisia ha deciso di offrire 4.000 manuali scolastici in caratteri braille arabi, francesi e inglesi, per un
valore di 4 milioni e mezzo di lire, e scuole
per ciechi in Africa, soprattutto nel Maghreb.
H I paesi della Comunità europea hanno
stabilito di indire una riunione a livello di
ministeri entro quest’anno sulla politica di
sviluppo. Nella riunione che avrà luogo non
prima di settembre verranno discusse le passate esperienze di aiuti allo sviluppo della
Commissione europea e lo studio che ha fatto
seguito alla conferenza dell’UNICTAD di
Santiago.
Come già ricordato nello scorso numero, il Rapporto del M.I.T. sui dilemmi dell’umanità afferma che, andando avanti di questo passo, « l’umanità è destinata a raggiungere i limiti naturali dello sviluppo entro i prossimi cento anni ». In questo articolo
vedremo sommariamente le linee di
sviluppo della popolazione e dell'industrializzazione; nel prossimo prenderemo in esame l’andamento della produzione degli alimenti, le possibilità future circa lo sfruttamento delle risorse naturali e cosa ci prospetta il domani in fatto di inquinamento.
POPOLAZIONE. - Il problema dell'andamento della popolazione mondiale, pur essendo forse quello più
preoccupante, è affrontato dal rapporto quasi di sfuggita per cui è utile riferirsi al sia pur breve (e relativamente vecchio) saggio di C. M. Cipolla,
« Uomini, tecniche, economie ». Lo sviluppo della popolazione richiama alla
memoria una piramide; se si suppone
infatti che ogni donna abbia due figlie, la consistenza della popolazione
femminile, senza tener conto della
coesistenza di persone di generazioni
diverse, varia nella misura di 1, 2, 4, 8
ecc. Inoltre la popolazione tende a
crescere sempre più non solo per effetto di questo moltiplicarsi naturale
ma anche per l’aumento del tasso di
crescita della popolazione stessa che
è dato dalla differenza tra tasso di natalità e tasso di mortalità.
Il tasso di accrescimento attuale e
pari al 2,1% annuo; con questo ritmo
la popolazione raddoppia in 33 anni
il che vuol dire che nel 2000 gli abitanti della terra saranno circa 7 miliardi
e che fra 600 anni il numero degli abitanti sarà tale che essi avranno soltanto un metro quadrato a testa su
cui vivere. « Inutile dire che è impossibile che ciò avvenga. Accadrà qualcosa prima che s’arrivi a tanto. Ma
che cosa? ».
Stime della popolazione mondiale
1750 750 milioni
1850 1.200 milioni
1950 2.750 milioni
1970 3.600 milioni
È per questo che la proiezione nel
futuro dell’andamento della popolazione mondiale è stata paragonata alla
curva di sviluppo di una popolazione
microbica in un corpo colpito da una
malattia infettiva. « Il bacillo Uomo
sta invadendo il mondo intero ».
È ancora interessante notare che la
espansione demografica non è stata né
è uniforme. Cominciata in Europa nel
periodo della rivoluzione industriale
(e si estrinsecò, tra l’altro, in un grande movimento migratorio dall’Europa,
ormai piccola, verso gli altri continenti) si è spostata in Asia, Sud America
UN ANTIMILITARISTA
Echi della settimana
È il fisico Andrei Sacarov, “il
più illustre dei critici del regime sovietico”. Già nei nn.
33-34 (del 25.8, art. “Giustizia in Unione Sovietica") e n. 35 (deH’1.9, art.
“Una società malata”) abbiamo riportato due ampie citazioni tratte dal
Post-Scriptum che il Sacarov ha recentemente aggiunto al suo documento di
protesta. Vogliamo citare, da ultimo,
anche ia parte finale di quel PostScriptum.
« La militarizzazione dell’economia
(sovietica) interferisce profondamente
nella politica, interna ed esterna, viola la democrazia, la legge, il diritto all’informazione, e minaccia la pace. È
stata studiata minutamente l’influenza
del complesso militare-industriale sulla politica americana. Meno conosciuta ne è l’influenza nell’URSS e in altri
paesi socialisti. Occorre tuttavia sottolineare (è cosa essenziale) che la percentuale delle spese militari in rapporto al reddito nazionale, in nessun paese è tanto elevata quanto nell’URSS:
più del 40%.
Quando regna la diffidenza, il problema del controllo prende particolari
rilievi. Io scrivo ciò poco dopo la firma di accordi importanti sulla limitazione dei missili-antimissili e dei razzi strategici. Si è tentati di credere che
i capi politici e i dirigenti dei complessi militaro-industriali, sia nell’URSS
che negli USA, si sentano responsabili
davanti all’umanità. Si è tentati di credere che questi accordi non abbiano
soltanto valore simbolico, ma siano veramente destinati a frenare la corsa
agli armamenti e a provocare nuove
misure atte ad addolcire il clima politico d’un mondo prostrato dalla sofferenza.
Io mi appello non soltanto ai miei
lettori sovietici, ma anche a quelli che
mi leggono all’estero, nella speranza
ch’essi contribuiranno attivamente a
questa lotta per i diritti dell’uomo.
Spero anche che la mia voce, venuta
dal mondo socialista, aiuterà a meglio
imparare la lezione della Storia di questi ultimi decenni ».
Da "L’Express” del 7-13.8.’72. Cogliamo l’occasione per segnalare ai nostri
a cura di Tullio Viola
lettori il racconto; “Sei giorni in casa
Sacarov” apparso nell’ultimo n. dell”'Espresso”, in data 3 c., pp. 16-17).
UN CASO FRA CENTOMILA
■^«"Noi ci siamo dovuti rassegnare
a concedere libertà completa a nostra
figlia”, scriveva recentemente da Washington il sig. Pierre-Paul Schweitzer,
direttore generale del Fondo Monetario Internazionale, all’ affittacamere
della propria figlia. “Noi però le faremo delle raccomandazioni”.
Le raccomandazioni non sono state
sufficienti. La sig.a Juliette Schweitzer,
di 19 anni, una ragazza bruna, rotondetta, dallo sguardo tenero (...), è .stata
pugnalata, nel pomeriggio del 23 agosto, nel suo appartamento a Parigi
(boulevard Barbès), da uno psicopatico drogato in piena crisi di collasso, il
34.enne Ahmed Snoussi d’origine marocchina.
“Dopo che la sig.na Schweitzer divenne mia locataria, cominciò un perpetuo via vai”, ha spiegato ai poliziotti la proprietaria sig.ra Danicourt.
“Certe sere, si sentivano urla e fracasso di bottiglie vuote che s’infrangevano giù nel cortile. Andai a lagnarmi al
commissariato del mio quartiere: mi
mandarono a quel paese”.
I pittoreschi visitatori della sig.na
Schweitzer viaggiavano molto, a giudicare dalla corrispondenza trovata nell’appartamento. E la polizia si chiede
se essa non abbia per avventura scoperto uno dei fili conduttori della droga che alimenta la capitale.
Se i colleghi poliziotti del commissariato del XVIII quartiere avessero
ascoltato con un po’ più d’attenzione
le lagnanze della sig.ra Danicourt fin
dal mese di giugno, quel filo conduttore sarebbe stato già percorso e la sig.a
Schweitzer non giacerebbe in un letto
d’ospedale.
Circa centomila padri di famiglia
francesi possono oggi comprendere la
angoscia del sig. Schweitzer: quella di
avere un figlio tossicomane. E tuttavia,
nel dicembre 1966, il sig. Maurice Papon, allora prefetto di polizia, afferma
e Africa; però, mentre in Europa e poi
nel Nord America l’esplosione trovò
nell’industrializzazione non solo la sua
causa prima ma anche la fonte dei
mezzi di sussistenza, nel Terzo Mondo
si è verificata senza il presupposto
economico della industrializzazione. Si
può così affermare che non ha senso
parlare di distribuzione deirauméntq
delle risorse tra i due usi alternativi
— lo sviluppo della popolazione ed il
miglioramento delle condizioni di vita — dove tale aumento raggiunge livelli insignificanti.
« Per questi paesi — conclude il Cipolla — la sola soluzione valida consiste nel forzare l’avvento della Rivoluzione industriale nelle loro terre ».
Sarà questo un rimedio sufficiente oppure servirà solo a rinviare la presa
di coscienza della limitatezza del mondo? Il rapporto del M.I.T., come vedremo, propone di stabilizzare il livello
della popolazione pareggiando indice
di natalità e di mortalità; per fare questo non sarà allora sufficiente attendere i risultati dell’industrializzazione,
ma occorrerà incamminarsi senza eccezioni verso la pianificazione familiare e la regolamentazione delle nascite.
INDUSTRIALIZZAZIONE. - Se la popolazione cresce in modo impressionante la produzione industriale mostra una crescita ancora più rapida,
ultimamente pari al 7% in termini assoluti ed al 5% in termini procapite.
Questo però non vuol dire che il tenore di vita migliori ovunque perché
« lo sviluppo industriale mondiale è in
realtà prevalentemente circoscritto ai
paesi già industrializzati, in cui è relativamente basso il tasso di crescita
della popolazione ».
Prodotto in dcllarì nazionale lordo pro capite
Paese 1968 prévis. per il 2000
Cina 90 100
India 100 140
U.R.S.S. 1.100 6.330
U.S.A. 3.980 11.000
Brasile 250 440
« Questi valori, in realtà, quasi sicuramente non verranno raggiunti: essi non hanno il significato di una previsione, ma stanno più semplicemente a indicare la direzione nella quale
ci porta il sistema mondiale, così come è attualmente strutturato. Essi
mostrano che il processo di sviluppo
economico si svolge oggi in modo tale da accentuare in valore assoluto il
distacco tra paesi ricchi e paesi poveri ».
Renato Balma
va davanti al Consiglio Comunale di
Parigi, che la gioventù francese non
era minacciata dalla tossicomania ».
(Da “L’Express" del 28.8-3.9.’72).
Centomila famiglie colpite dalla droga nella sola Francia! Fra queste, ora,
anche la famiglia del sig. Pierre-Paul
Schweitzer, nipote del celebre medico,
musicista e teologo che fondò e diresse
per tanti anni il lebbrosario di Lambarené.
POLITICA DEMOGRAFICA
IN CINA
Per abbassare il tasso di natalità
nella Cina comunista, ritenuto troppo
alto, le autorità hanno tentato, negli
ultimi anni, diversi metodi.
Dapprima si è cercato di « persuadere i giovani a rimandare la data del
matrimonio: fino a 30 anni per gli uomini, fino a 25 per le donne. Questa
norma, quasi inumana, non è mai stata scritta ed oggi comincia a cadere in
disuso: precisamente nella misura in
cui la mentalità degli sposi viene considerata sufficientemente “matura”,
per esser sicuri che essi accettino di
adoperare la pillola.
Per le coppie d’età più avanzata, il
governo fa ancora assegnamento sulla
dissuasione. Alla nascita del loro terzo figlio, le donne non hanno più diritto a un congedo di maternità. Alla nascita del quarto, non hanno più l’autorizzazione al lavoro pubblico: ciò equivale a dire che le famiglie numerose
non possono contare su un doppio stipendio e che la loro vita è difficile.
La pillola, in Cina, è identica a quella che esiste in Qccidente. Essa dev’esser presa tutti i giorni. Sono in corso
esperimenti sulla pillola settimanale.
Secondo statistiche sommarie, eseguite in collettività urbane e rurali attraverso tutta la Cina, la popolazione
sarebbe aumentata, nel 1971, deU’1,3
per cento. Questo tasso costituisce un
progresso netto al confronto col precedente 2%, ma è ancora considerato
come eccessivo. Se esso si mantenesse
stabile, la Cina raggiungerebbe il miliardo d’abitanti già prima dell’anno
2000 ».
(Da un articolo di Marc Ullmann, su
su "Express" del 7-13.8).
^ Secondo uqa hidagine economica delle
Nazioni Unite si rileva che nel 1971 in, Cina
la produzione ; è aumentata del 10%, in Giappone del 6,1%‘ e, nell’Unione Sovietica del
6% e del 2,70 per cento negli USA. Il tasso
di sviluppo cinese è stata superato soltanto da
Romania, Brasile e Iran. Il primato assoluto
è della Romania con il 12,5%.
H ZAIRE - Nello Zaire è stato dato il via
al più grande complesso idroelettrico che il
mondo abbia mai avuto.
IP PAKISTAN - Il presidente Bhutto sta
cercando di salvare la Società Aerea di bandiera dal fallimento. Si è risolto per aiuti ad
alcune delle 22 famiglie che egli accusò, a
suo tempo di avere contribuito al crollo economico del Paese.
Scuola Convitto
Evangelica Femminile
«CASA GAY»
Sono aperte le iscrizioni ai corsi della scuola Convitto Casa Gay, corsi per l’abilitazione
al titolo di Assistente all’infanzia, autorizzati
dal Consorzio Provinciale per l’Istruzione
Tecnica, approvato dal ministero della Pubblica Istruzione per collaboratrici presso le
scuole Materne statali e private^ aperti alle
alunne che hanno compiuto la terza media.
Si rilasciano anche certificati generici per
cuoche e guardarobiere.
Informazioni e iscrizioni presso Casa Gay,
Via Volta, Telef. 91386.
I corsi si apriranno il 1” ottobre p. v.
Istituti Ospitalieri Valdesi
OFFERTE RICEVUTE
In memoria del geometra Emilio Rostagno:
i cugini Letizia e Giovanni Grill, per I.O.V.
L. 50.000.
In memoria del caro zio avv. Stefano Peyrot: le nipoti Ayassot, Ippolito, Allio, per
Ospedale Valdese di Torre Pellice: L. 25.000.
Fiori in memoria della signora Sanguinei
ti: signora Paltrinieri L. 50.000; le amiche
della sig.ra Sanguinetti L. 50.000, per l’Ospedale Valdese di Torre Pellice.
In memoria del sig. Sigfrido Codino: la
moglie Yvonne Godino-Costantino, per Ospedale Valdese di Torre Pellice L. 50.000.
In memoria del figlio Antonio Capitanio:
la mamma, per l’Asilo per Vecchi di S. Germano GJbisone L. 20.000.
L’Amministrazione degli I.O.V. ringrazia.
Direttore responsabile: Gino Conte
Reg. al Tribunale di Pinerolo
N. 175 - 8/7/1960
Coop. Tip. Subalpina - Torre Pellice (Torino}