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A!Cxo X - N. 20.
II SEEIE
31 Ottobre 1861
LA BUONA NOVELLA
GIORNALE DELLA EVANGELIZZAZIONE ITALIANA
'V\A/V'^^VVVV^
Seguendo la verità nella carità. £fes. VI. 15.
PBEZZO DI ASSOCIAZIONE
i LE ASSOCIAZIONI SI RICEVONO
Per Io Stato [franco a destinazione] .... £. 3 00 ^ In Torino all’Uffizio del Giornale, via deirrincipe
Per la Svizzera e Francia, id. , ^ ... „ 4 25 ' Tommaso dietro il Tempio Valdcae.
Per l'Inghilterra, id....... „ 5 50 | Nelle Proviscie per mezzo di fTanco-òolli po
Per la Germania id........„ 6 60 j stali, che dovranno esser«3 inviati franco al Di
Non si ricevono associazioni un anno. ' rettore della Bdosa Novella.
AU’estero, a’Beguei:^ : Parigi, dalla libreria C. Mejrueis, rue Rivoli,
Ginevra, dal signorlibraio; Inghilterra, dal signor G. F. Muller;
General Merchant, 26, ^^^ihall Street. E. C.
SOMMARIO
Attuaìith: Mons. Liverani ed il P. Passaglia — Xi&erià reii^ioia ; Roma e l’Alleanza eva^ri'Ì’.
Polemica: Lettera intorno alla polemica del aig. Sunseri — Corrispondenza ^lla BiLonn No'
Altra corrispondenza — Bollettino bibliografico — Notizie religiose: Svezia, Spagna, AmerlCH '-4
ATTVJlIìITA
MONS. LIVEEANI ED Ili P. PASSAGLIA
Abbenchè tutti I giornali nazionali ed esteri, di questi due uomini
e delle loro opere abbiano copiosamente discorso, e comunqn« i lettori della Buona Novella sieno appieno informati delle loro gesta,
pur nondimeno è obbligo nostro l’esternare un giudizio intorno a
queste nuove manifestazioni del bisogno di Eiforma che travaglia
pur sempre la patria per secoli oppressa dal Cattolicismo. Monsignor
Liverani ed il padre Passaglia son due anime candide e sincere,
come ve ne son jiiolte n^lla Chiesa cattolica, le quali amano anzitutto una cosa : “ la Vj^ità; ” epperò hanno quell’ingenuo coraggio
di dichiararla al mon^. Certo non è facile impresa per uomini in
tale posizione il parlar^ schiettamente ad una chiesa come la cattolica, lo svelare i suoi abusi, l’impugnare i suoi principii. Mn per
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anime cosiffatte, questa la non è impresa calcolata, è piuttosto slancio
d’animo e spontaneità d’affetto...., in cui respira eziandio una tal
quale nobile audacia; iu una parola essi hanno il santo coraggio del
vero che all’apostolo facea esclamare: “ Ho creduto epperò ho parlato ! ”
Non voglio con ciò insinuare che questi due illustri campioni
nuovamente discesi nell’arena abbian rotto, nè manco abbiano intenzione di rompere colla Chiesa romana. No, essi sono cattolici-romani,
ed in quanto concerne il dogma, ossequiosi figli della loro madre
spirituale. Ma sono cattolici della tempera di Alcuino, di Bernardo,
di Gerson, di Savonarola, di Egidio Viterbo e di Stafilo da Sibari.
Sono cattolici della scuola contemporanea dei Rosmini, dei Manzoni,
dei Tommaseo, dei Silvio Pellico, dei Lambruschini e dei Ventura...
Sono cattolici liberali i quali vogliono conciliate la ragione e la fede,
la patria e la religione. L’indole di monsignor Liverani tutta si dipinge in questo passo della sua lettera al conte di Montalernbert :
“ Io son cattolico al pari di voi, liberale meno di voi, e oserò non
pertanto suggerire nelle mie Memorie quanto manca al vostro liberalismo e quanto v’è soverchio nel vostro cattolicismo ; come liberale
vi mostrate parziale, e come cattolico vi rendete talora fanatico ed
esorbitante ” (1). La tendenza del P. Passaglia è chiaramente definita in queste sue parole : “ Pubblicamente e solennemente protestiamo, noi esser puri e sinceri cattolici, nulla esserci tanto a cuore
quanto l’integrità del cattolico simbolo e della cattolica disciplina...
ecc., e del pari fermamente riteniamo esser la Chiesa “ la colonna e il
firmamento della verità, ” nè contro la Chiesa, o fuori della Chiesa,
potersi nè possedere nè ritenere o integra e piena la verità, o salutifera la carità ” (2). Da questi brani ogni accorto lettore potrà fin
d’ora riconoscere qual differenza corra tra quei due uomini... Il loro
punto di contatto lo accennammo, è nella comune ubbidienza alla
cattolica dottrina, ora vediamo qual sia la loro diversità. Monsignor
Liverani, prelato domestico, protonotario apostolico partecipante ,
referendario d’ambedue le segnature, votante di due Congregazioni
e canonico della patriarcale Basilica Liberiana, è vissuto sempre in
seno aH’amministrazione ed al governo della Chiesa e per lo più nel
centro del cattolicismo, in Eoma stessa, epperò il suo libro “ Il Papato, l’impero e il Regno d’Italia ” tratta di cose pratiche e svela
gli abusi della ciiria. Il padre Passaglia invece, umile sacerdote,
(1) Lettera al conte di Montalembert, 10 maggio 1861.
(2) Pro causBa italica. Prefazione, p. 10, 11.
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versato nella teologia e nella scienza ecclesiastica, volle uel suo opuscolo : “ Per la causa italiana, — ai vescovi cattolici" (1) con ogni
industria e studio svolgere un argomento religioso, la confusione dei
due poteri, dileguare le difficoltà intorno ad esso risorte, e rivolgere
all’episcopato cattolico fervidi preghiere a favore della causa italiana.
Onde l’opera del Liverani appartiene piuttosto alla storia e quella
del Passaglia alla teologia. 11 primo narra, il secondo discute; quello
tocca al fatto della confusione dei due poteri ed intorno al medesimo
accumula innumerevoli altri fatti, alcuni nuovi, altri gravissimi,
poi ne fa nn fascio compatto e lo depone in presenza all’Europa e
sulla coscienza della Corte Romana ; questo dal fatto al principio
s’innalza e con profondità di dottrina e di patristica scienza si fa ad
indagare quali sieno di detto principio le legittime fondamenta, e
prega l’alto clero cattolico a volersi rammentare dell’altezza della
sua missione, e ad aver pietà della miserabilis.sima condizione spirituale sì della Chiesa che dell’Italia. — A quel modo l’uno completa
l’altro, e dalla loro diversità ed unità emerge possente testimonianza
non già a favore, anzi a confusione della romana curia.
Il signor Liverani dopo descritta la condizione della Corte Romana qual fu sotto Clemente Vili (1692-100.5) e come degenerò
sotto Innocenzo X (1645-55), dietro le fonti de’cardinali Palla vicini
e Sacchetti; qual fu sotto Benedetto XIII (1724-.30) dietro le testimonianze dì Clemente XII, del cardinal Pacca e dello stesso cardinal Coscia, da Clemente condannato in una Bolla come barattiere
concussionario e truffatore e finalmente qual fu sotto Clemente
XIV (1769-74) dietro i dati del cardinal de Bernis ; passa a dimostrare come il principato temporale della Chiesa è stato fatto preda
di un parentado e di una consorteria, sotto il ministro Antonelli ;
come dal medesimo' Antonelli e fratelli, sia stato quel principato
trasformato in una società di traffico e di cambio ]Xìr mezzo della
Banca Romana e del monopolio, e come infine sia diventato una baratteria officiale. In una seconda parte egli descrive qual sia la condizione presente del sacro collegio e della prelatura romana, del clero
di Roma, e dei Gesuiti, Infine in una terza parte egli tocca alle questioni politico-ecclesiastiche relative al poter temporale ed alla guerra
d’Italia. In conclusione, l’autore dopo disaminati i partiti diversi
sullo scioglimento della questione romana, ne propone uno, secondo
(1) L’autore scrisse in latino; Pro caussa italica, ad episcopos catholicos, auctore
presbitero cattolico. Ne fu fatta eccellente versione dal signor Alessandro Ferranti
(Firenze, Lemonnier).
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Ini “ storicamente, giuridicamente e canonicamente legittimo....., ”■
che è la restaurazione del sacro romano impero “ non quale fu depravato dagli augusti alemanni che lo resero proprietà indivisibile dell’impero germanico ed esca d’infinite discordie : ma quale fu posseduto dai Franchi e dagl’italiani, Guido, Lamberto, Arduino e gli stessi
Berengarii congiunti coi reali di Savoia. Questo sacro impero romano
è vacante: che il Parlamento Italiano chiegga al pontefice di conferire al nuovo re il titolo ed i diritti d’imperatore dei Piomani, e la
questione romana avrà soioglimeuto, non pure secondo il desiderio
deiritalia, ma secondo la storia, le tradizioni, il gius pubblico del
paese ed i canoni della Chiesa : e vi sarà l'Italia col papa, e il papa
coll’Italia ” (1). Cosicché con tale sistema il re riceverebbe la potenza
politica dal papa, e per il territorio della Chiesa, in ispescie, non
avrebbe che un’autorità delegata; vale a dire che il vero potere politico risiederebbe sempre nella Chiesa di cui il re non sarebbe che
il luogotenente. A quel modo non si rimedia alla confusione, anzi la
si aumenta viepiiì.
Monsignor Liverani, ad onta della sua scienza storica, non ha
capita ancora la dottrina dell’assoluta separazione dei due poteri.
Il padre Passaglia, all’incontro, conobbe di tale principio l’importanza, ed internandosi nelle viscere del subbietto, consulta intorno
ad esso l’Evangelo e la Patristica, poi presentando ai vescovi la
questione italiana, dimostra che colla guerra fatta all’iudipendenza
d’Italia essi distruggono la libertà delle singole chiese nonché l’unità
della Chiesa universale, sacrificano la tolleranza e la carità coll’anatematizzare i popoli, ed in tal guisa distornano la Chiesa dal suo
fine.
Dopoché respinte le accuse d’ingiustizia e di empietà fatte dix
Roma al regno italico, egli combatte le obiezioni piii serie che si ricavano dalle ripetute dichiarazioni del pontefice riassunte nel “ non
possumus, ” dai giuramenti coi quali egli si vincolò, e dalla tema di
veder perduta colla potestà temporale la spirituale, e con essa la
indipendenza e la libertà della Chiesa..... cose tutte che vietano la
riconciliazione del papato colli talia. A che egli risponde non dover
la Chiesa, ingerirsi in cose civili o politiche perchè materie a lei
estranee, nè definire cose dubbie in cui dee regnare libertà, nè pure
sagrifìcare la vera indipendenza della Chiesa ad una larva di politica
potestà ; perocché, così facendo, essa perde la spiritualità, la libertà
ed il carattere suo di Chiesa militante; perde, in una parola, la sua
(1) Il papato, l'impero e l’Italia, p. 272.
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somiglianza colla Cliicsa primitiva. Quindi conchiude alla separazione dei due poteri : “ Che se vi furon tempi ne’ quali le condizioni
“ della umana società parvero dimandare che il principato civile si
“ collegasse col sommo pontificato, ora üilmente è mutato l’aspetto
“ delle pubbliche e private cose che niente debba essere tanto desi“ derabile allo stesso ¡wntefice quanto ia separazione dello (scettro
dalle chiavi, della sacerdotale tiara dal regio diadema. Questa se“ parazione unanimi invocano f soggetti del regno pontificio..., i
“ i)opoli di tutta Italia... le più colte nazioni d’Europa... i pericoli
“ cui vanno esposte la Chiesa e la civile società... l’uflicio di supremo
“ pastore... ed infine tutti i diritti ed umani e divini ” (1).
Come si vede, la questione va avanti, sempre facendo nuovi passi.
Andiamo grati al padre Passaglia d’averla portata a quel punto e di
avercela con tanta lucidità esposta, e ciò col corredo di vastissima
scienza teologica ed isterica non solo, ma col profumo di sincera
pietà e di sviscerato amore alla religione ed all’Italia. — Tali eccellenti virtù troppo son rari i>er che noi non esultiamo d’incontrarle e
non le lodiamo in chiunque riunite le possiede.
In faccia a tali manifestazioni della coscienza religiosa qual’è l’attitudine della Corte Eomana e del clero ? Tremendi aspalti ebbe a
sostenere monsignor Liverani per parte della Civiltà Cattolica e
àeWArmonia, ma ^’ittoriosamente li respinse come si vede dai documenti inseriti a piè del suo libro (2). Ultimamente quei giornali
si scagliarono contro il padre Passaglia da loro ix>co fa tanto lodato,
dichiarandolo rinnegato. — Giorni sono il Gioì~nale di Eoma pùbblicava un decreto della S. Congregazione dell’indice, in data 9 ottobre, dove insieme con molti altri libri sì nazionali che esteri veniva
condannato l’opuscolo del padre Passaglia (3). Sappiamo che questi
ha pubblicato due altri opuscoletti nei quali è coerente a se stesso (4),
ma in presenza alla cieca testardaggine della Corte di Eorna, cd
in presenza, ohimè, ai pur trojipo numerosi esempli di debolezza e
(1) Pro caussa italica, p. 92-93.
(2) Vedi documenti, 38, 39, 40 e 41, p. 298-305.
(3) Fra gli altri notiamo : « Il pontefice e U armi temporali a difesa dello spirituale,
come pretende la Civiltà Cattolica di Koma. Lettere politico-morali d'un parroco piemontese ad un monsignore romano — e Y apologia di detto opuscolo ; Lettera politico-morale ad un monsignore tornano, del sacerdote Pietro Monoisi parroco di
Oggebbio (Lago maggiore).
(4) Eccone i titoli ; Obbligo del vescovo romano e pontefice massimo di risiedere in Roma
quantunque metropoli del Regno Italico (per Ernesto Filaiete) e Della scomunica. AvTevlcnze d'un prole cattolico.
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di ritrattazione, fra i quali basti nomare quelli di Montalembert e di
Rosmini... noi non possiamo a meno di avvertire gli uomini come
Liverani e Passaglia, che in quella formidabile tenzone dove sonosi
av^'entati li aspettano infiniti nemici ed infiniti dolori, e che solo
mezzo infallibile per vincere si è di fidare pienamente nella potenza
della verità e di dire in ogni occorrenza cogli apostoli: “ Megliovale
ubbidir a Dio che agli uomini. ” 0. C.
lilBJBRTÀ REIilCIOSil
ROMA E L’ALLEANZA EVANGELICA
Non sarà discaro ai nostri lettori, dopo aver letto il necessariamente breve, ed incompleto reso-conto dato dal nostro foglio, di
quelle memorande conferenze di Gine\Ta, il conoscere pure le più
importanti fra le proposizioni adottate dall’Assemblea. Già fu fatto
parola della proposizione che concerne in modo speciale l’Italia. Ci
sia lecito riferirne qui alcune altre, interessanti per lo spirito di larga
tolleranza e l’amore alla libertà religiosa che vi respirano.
I. La Conferenza considerando che in alcuni paesi dove predomina il
protestantismo, sono mantenute ancora misure di restrizione alla libertà
religiosa, esprime il voto che tali misure sieno abrogate per l’onore ed il
bene deU’Evangclo, e nell’interesse delle chiese riformate. La Conferenza
bramosa di rispettare le potenze stabilite e ad un tempo di esser fedele alla
causa di quella preziosa libertà, incarica i diversi comitati dell’AlIeanza di
concertarsi per fare i passi convenienti a tale scopo, raccomandando a tutti
la giustizia, la carità ed i riguarii dovuti ad ogni chiesa evangelica. La
Conferenza sente pure il bisogno di esternare il desiderio che i membri del
clero delle diverse chiese protestanti si associno a tali misure.
II. I comitati dell’Alleanza Evangelica stabiliti nei diversi paesi del
mondo sono invitati a tener d’occhio gl’ interessi della libertà religiosa, ad
occuparsi con cura d’ogni violazione fatta alla medesima, a seriamente esaminare ogni comunicazione loro fatta a questo riguardo ed a mettersi immediatamente in relazione cogli altri comitati per deliberare sui mezzi piiì
atti a ristaurare od a mantenere tale preziosissima libertà.
III. La Conferenza ha sentito colla più viva simpatia la mozione fatta
in favore dei Cristiani spagnuoli incarcerati per aver confessato Gesù Cristo, Essa coglie questa occasione per protestare in faccia all’Europa Cri-
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Btiana contro persecuzioni altrettanto allo spirito del secolo quanto a quello
dell' Evangelo contrarie. I Cristiani di tutti i paesi sono invitati a pregare
con fervore per i loro fratelli spagnuoli; ma nello stesso tempo saranno lieti
di sapere che attive pratiche sono fatte per ottenere la libertà dei nostri
fratelli bersagliati. I diversi comitati deH’Allcanza dovranno concertarsi fra
loro per il processo di questa questione : La Conferenza loro concede a tal
fine i suoi pieni poteri.
lA^. La Conferenza esprime sua gratitudiae verso Dio e sua viva soddisfazione per k misure dal governo di Svezia adottate a favore della libertà
religiosa, ed esterna il voto che tale libertà continui a progredire in quel
paese.
V. I Cristiani di diversi paesi e comunioni radunati a Conferenza in_
Ginevra, vogliono solennemente esprimere la vivissima simpatia che loro
ispirano le popolazioni della Siria, sì crudelmente cementate dai disastri di
che, anno, furono le vittime. Essi applaudiscono al progetto dei Cristiani
inglesi di fare del comitato di Siria (in Londra) un comitato centrale, ed
esternano il desiderio che i comitati i quali iu Siria ed in Palestina hanno
iniziate opere locali o particolari, entrino in relazione col comitato centrale
di Londra, o direttamente o per mezzo dei diversi rami dell’Alleanza Evangelica, onde riunire tutti i conati per diffondere più facilmente in quelle
contrade la benefica influenza del cristianesimo evangelico ed i veri progressi della civiltà.
VI. La Conferenza dei Cristiani evangelici d’ogni paese, riunita in Ginevra nel settembre 1861, avendo ricevuta \ina comunicazione riguardo al
giovine Mortara, dichiara : che le pratiche più dirette essendo state fatte
indarno da personaggi e da corpi influenti, sarebbe presunzione supporre
che il suo intervento a meglio potesse riescire. Tuttavia la Conferenza
rammenta chi 6 Colui il quale dirige il cuore de’ potenti come i rivi d’acqua, e decide d’innalzare al trono di Dio fervide preci per la libertà religiosa in genere, e per il fanciullo Mortara in ispecie, pregando che questi
sia restituito alla sua famiglia, talché sieno ristaurati i diritti paterni dall'Evangelo sanzionati.
VII. La Conferenza dcH’Alleanza evangelica, riunita in Ginevra, informata dell appello che richiede « una settimana di ‘preghiere universali, dalla
domenica 5, nlla domenica 12 gennaio 1862 », lo raccomanda caldamente
ai Cristiani evangelici di ogni lingua e paese. Stima che i concerti di preghiere sono uno dei segni più rimarchevoli del nostro tempo. Siamo giunti
all’epoca fortunata in chc vedesi risorgere viepiù la Chiesa universale, in
tutta la sua forza e bellezza. I concerti di preghiere sono il sospiro e lo
slancio di adorazione ch’essa fa salire al cielo da tutt’ i luoghi della terra.
Nulla più glorifica il Signore, nulla più ispira alla Chiesa il sentimento
della sua vera unità. Ti^i concerti di preghiere coincidono con le abbon-
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danti eflFusioni dello Spirito che hanno segnalato questi ultimi anni, e non
dubitiamo che sieno cagione di più preziose benedizioni se tutta la evangelica cristianità vi si dà appuntamento e vi s’incontra, nello spirito di umiltà
e di fede. In quel caso tutto sarà loro concesso !
Aggiungeremo una sola osservazione : qual contrasto tra questa,
Alleanza universale evangelica e la Chiesa romana cattolica ! Mentre la prima proclama la massima tolleranza e libertà religiosa per
tutti i popoli, ed a base del suo operare pone la preglyera, la pregldera universale, la Chiesa romana persevera nei sensi ostili all’Evangelo ed alla civiltà, contro i quali YAlleanza stessa protestò.
Non è tutto : mentre l’Alleanza evangelica è preoccupata altrettanto dei paesi cattolici ed in ispecie della Siria, quanto dei paesi
protestanti, la Chiesa romana non fa niente di bene neppure per i
proprii figliuoli. Diceva Lamennais: “ Ciò che sorprende in Eomà
è la sua inerzia... Immense questioni sono state agitate nel mondo
e preoccupano tutti gli spiriti: che ha fatto Eòma? Nulla !... Una
rivoluzione si opera nel seno alla Cristianità; i popoli sconvolti spezzano le antiche leggi ed istituzioni e reclamano anelanti un’ordine
novello di cose: che fa Eoma? Nulla! (1) ” Si può aggiungere:
Sono scannati dagl’infedeli iu Oriente migliaia di cristiani, figli di'
essa... che ha fatto Eoma? Nulla! —Non basta ancora: mentre era
insanguinata la Siria dai Mussulmani la corte di Eoma accingevasi
ad insanguinare l’Italia: “ In quei giorni in cui i Turchi trucidavano a migliaia i Cristiani di Siria... in sugli occhi del Santo padre
schieravansi le milizie pontificali con indosso l’assisa dei carnefici
dei suoi figliuoli... ed il Pontefice scese nel cortile di Belvedere in
Vaticano per benedire questo spettacolo, mentre fioccavano d’ogni
lato notizie funeste della cristianità d’Oriente. ” Così monsignor Liverani (2).
E ciò era per fare dell’Italia un’altra carneficina. Ed oggi a difetto di zuavi, si adoprano allo stesso fine i briganti di Chiavone,
contro quella medesima Italia per la quale l’Alleanza evangelica
invoca pace, concordia, giustizia e libertà. Lo ripetiamo: quale contrasto! aprano gli occhi gl'italiani:
“ E questo fia suggel ch’ogni uomo sganni ! ”
(T) Zamenmts, Aifaires de Rome, p. 212.
(2) Mcmona, cap. xvi, p. 219 e x, 13-5-136.
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3i:
POIvEniCA
Riceviamo dalla Germania la seguente lettera intorno alla polemica del
sig. Sunseri, contro il sig. Balsamo e più specialmente riguardo alla questione della educazione di Lutero.
« PTeyiaUssimo signore!
« Come soglio leggere con grande interesse la Buona domila, nc ho Ietto colla
più viva attenzione l'articolo polemico intorno alla vita ed alle dottrine del nostro
Lutero. Credo esser verissimo, quasi tutto, quello che ne dice l'autore, e solamente
in un passo sarei d'altro avviso, vale a dire pag. 254, dove vengono censurate quelle
parole del Balsamo ; « Lutero ebbe rozza e severa educazione dal padre ».
« Difatti il picciol Martino fu da’ suoi parenti trattato in maniera severissima;
egli stesso lo racconta cosi: « una volta mio padre mi sferzi) tanto, ch’io scansava
la di lui presenza e ne presi uggia per qualche tempo; un'altra volta a cagione di
una piccola nocciuola, mia madre mi flagellò in maniera che grondava sangue ;
ma intanto essi mi volevano bene assai ecc. » (1). In verità diedero un’ottima educazione al loro figliuolo, da giovine obbligandolo a frequentar la scuola di Mansfeld (2) piccola città, della quale suo padre Giovanni Lutero ora senatore; onde
Martino aveva ragione di mostrar loro sempre ossequiosa obbedienza.
«Ella m’obbligherebbe molto, inserendo nelle colonne del suo‘stimato foglio
queste poche righe di correzione o piuttosto di supplemento.
v4’,« Wittenbeig nella Sassonia prassiana
addì 7 ottobre 1861.
« Uno dei lettori della Buona Novella. »
Ci sia lecito aggiungere qualche osservazione. Il sig. Balsamo nella furia
che aveva di deprimere e calunniar Lutero si è servito di quellargomento
« ch’egli ebbe rozza e severa educazione dal padre ». Quando ciò fosse al
tutto vero cosa proverebbe ? Il padre e la madre di Lutero in quel tempo
là eran cattolici, ed il sistema d’educazione in vigore nelle case e nelle
scuole era il sistema cattolico, « un sistema che aveva per principali mobili
le punizioni ed il timore, prevaleva in quel tempo nella educazioncf, » dice
il sig. Merle d’Aubigné, il quale dopo citate le sopra riferite punizioni dei
genitori aggiunge : « il povero fanciullo sopportava trattamenti non meno
severi in iscuola che in casa: suo maestro lo sferzò quindici volte di seguito
in una mattina » (3).
Jla se fu severa, severissima l'educazione di Martino, ciò non vuol dire
che fosse rozza. A confutare l’accusa che si nasconde sotto quel grosso
(1) Vedi M. Sleurer, Vita di Lviero, narrata secondo ì fonti storici pag. 4.
(2) Non già Monfield, chc sarebbe città inglese; anche p. 255; si legga Schmiedebcrg, n. d. di
Misnia.
(3) Storia della Rifonna al swolo XTI 1. ^.ag. Ift6-187.
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laño epiteto il signor Sunseri citava il passo di Milnev dove dice : « che a
Martino fu data un’ottima educazione ». iíd in vero la severità non è contraria ad una buona educazione e se questa per Martino non fu perfetta ciò
si deve ai tempi attribuire. Tuttavia « l’esempio dei genitori oh’ei rispettava, le abitudini ch’essi gl’ispirarono, avvezzarono per tempo Lutero al
lavoro ed alla frugalità... (1) e non appena egli fu in età da poter ricevere
istruzione, « i genitori s’accinsero a comunicargli la conoscenza di Dio, ad
ispirargliene il timore ed a formarlo alle cristiane virtù. Essi ponevano ogni
cura in questa prima domestica educazione » (2). Per certo questa non e
educazione rozza !
(1) Idem, pag. 184.
(2) “ Ad agnitionem et timorem Dei... domestica iosUtatione diligeni*r ad sue tecerunt ■’ (MelancUion, Vit. Lath.). Id. p. 18S.
CORRISPONDENZA DELLA B. NOVELLA
Novi 18 Ottobre 18Ü1
Stimatissimo sig. Direttore,
Lasciato if .soggiorno di Pavia il quale, se preseutava tutti li vantaggi
d’una città importante per la sua grandezza e per le memorie storiche, avea
però il poco gradevole d’un’aria insalubre viziata dalle paludi che formano
le allagazioni annuali del Ticino; ci portammo a Novi ove succede precisamente il rovescio. Il clima è saluberrimo, e la città è una delle più piccole
fra li capi luoghi di circondario ; essa possiede un ospedale, un orfanotrofio
ed asili infantili; il commercio opera principalmente sulla seta che è ricercatissima, e l’industria consiste nelle grandi filande "di seta e fabbriche di
fustagni, ila Novi è forse ancora la città più bigotta dello Stato, il numero
dei preti è grande assai, e tratto tratto c’imbattiamo in istuoli di ragazzi
che non sanno ancor distinguere il bene dal male e già son vestiti dell’abito
talare, e dal triangolare cappello coperti. E la quantità sta appunto in ragione dirotta della cattolicità degli abitanti. Eppure, malgrado tanta superstizione e tanti preti, Novi possiedo una piccola comunità evangelica, ma
con quanti sforzi, con quante preghiere ella duri fatica ad esistere non lo
so dire ; ebbero parecchie volte a cambiar domicilio, sinché riescirono ad
aggrupparsi in un cantuccio della città. Ebbi a parlare con parecchi cittadini i quali mi fecero confessione di fede evangelica, ma essi non osano dichiararsi apertamente per tema del mondo, ed invero sarebbero tosto messi
al bando della Società se qualcuno osasse proclamare che, la fede in Gesù
Cristo sola salva, o dicesse che la messa e inutile.
Ma un avvenimento altrettanto importante, quanto inaspettato, miso un
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gran rumorio in tutta Novi, o la conversazione religiosa in tutte le bocche ;
chi prima non osava dichiararsi amico del Vangelo, ora fa aperto sfoggio di
dottrine evangeliche, e tutto questo è dovuto ad im atto che i preti aveano
creduto dovere sgominare quanti protestanti sono in Novi.
Jeri, 17, vi era un gran tramestio, un và e vieni di preti, frati e pinzocchere su per lo scalone di un palazzo fuori di cittsi. Non s! potea sapere
cosa fosse : ma eccoti che la sera, la chiesa dove li militari vanno a messa,
fu tutta illuminata, li preti parati de’ loro manti di seta risplendenti d’oro,
ricevettero una signora tutta vestita di bianco, co’ capegli sciolti pendenti
sulle spalle, alla quale fecero una serie di domande in latino. La signora
talvolta rispondeva : 2/6S, talvolta : oui; finalmente le amministrarono il battesimo e così venne ricevuta nel grembo di santa madre Chiesa cattolica
apostolica romana.
La signora in questione è una scozzese nativa protestante, che dimorata
a Parigi per molto tempo s’impalmò con un emigrato italiano, ed ora domiciliata a Novi, patria del marito cattolico, dai preti venne istruita nelle
cattoliche credenze, e finalmente ieri sera indotta a ricevere il battesimo
all’età di 45 anni. Voci corrono che a ciò fosse obbligata, quasi dal motivo,
che la sua fede le era d’intoppo ad entrare nell’alta società delle dame nevosi, in buona parte bigotte da non potersi dire.
La prossima domenica, dicesi, che il vescovo stesso verrà a confermarla
nella nuova fede, amministrandole il Sacramento della Cresima.
Quest'avvenimento fece un po’ di chiasso, li novesi pensatori dicono che
il battesimo essendole già stato amministrato da bambina, sebbene protestante, ella era cristiana e non necessitava una simile parata, onde uua di •
scussione generale sul battesimo e sulle dottrine evangeliche. Un colportore
capitato costì in tale occorrenza vendè buon numero di Trattati e Bibbie.
Quando potrò terrò li suoi lettori alla corrente di qualche altro fattarello.
Mi creda
Suo affezionato Buono.
ALTRA CORRISPONDENZA
Ricaviamo da una lettera di im colportore ìd data di Trapani 26
settembre p. p., i seguenti brani;
« La medesima sera che ricevetti il trattato « contro 1’ omicidio », un
prete disse ad un mio amico, che, se non partivo subito da Trapani mi
avrebbero fatto uccidere. Questo amico mi avvertì : Io dissi non temere
alcuno, perocché altro non fo chc spandere l’i’vangclo. Adunque la sera
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andai a letto secondo il solito alla Locanda. L’indomani, mentre mettevo
fuori i libri, venne un signore che io non conoscevo : o
— Felice giorno signore, mi diss’egli.
— Felice giorno, risposi, posso servirla in qualche cosa, la mi comandi.
— Nulla per ora; ditemi, avete voi avuto ieri, un incontro con qualche
prete ?
— Signore, Ella sa molto bene che a chi sta esposto al pubblico, come
noi, non mancan mai gl’incontri.
— Ma parlate francamente, perchè io sono il Delegato di pubblica sicurezza.
— Ohi... allora le dirò quel che avvenne : non ho avuto incontro con
nessun prete, ma un mio amico mi fece avvertito che un prete voleva farmi
uccidere. Ecco tutto, ma io di ciò non mi sono sgomentato.
— Voi non sapete tutto.
— Come ? hanno forse da dire qualcosa sul mio conto ?
— Niente afiFatto. Siam sempre alle solite con quei preti ; son preti e
tanto basta.
— Ebbene, cosa c’è di nuovo ?
— Questa notte, alle tre, la Polizia ha trovato affissa sulle mura questa
carta :
Cosi dicendo, il Delegato, tirava dal portafogli e mi porgeva il seguente
« AVVISO :
« Alcuni religiosi di questa città, pregano le autorità, che sia mandato
« via un certo protestante, il quale spaccia libelli contro la nostra Santis« sima Religione, e si suppone che sia mano Antonelliana (?). Noi vogliamo
« che parta subito, altrimenti sarà riconosciuto come reazionario, e se se« guita a vendere, sarà per certo pugnalato ».
« Io dissi, al Delegato, che richiedevo l’appoggio delle leggi ed una soddisfazione. Ei, mi rispose, che avrò l’una e l’altra cosa. — Ora desidero che
questo fatto, sia consegnato nel giornale la Buona Novella ; ma che siano
lodati i cittadini, perchè quanti hanno lette le carte affisse sulle cantonate
mi hanno parlato con simpatia e mi hanno incoraggiato dicendomi d’essere
Ìutti per me, e di volermi far rispettare se alcuno m’insulta.
« Per questi motivi resterò ancora in Trapani.
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BOLLETTINO BIBLIOGRAFICO
Dobbiamo dare qualche cenno intorno ad alcune pubblicazioni
evangeliche italiane venute alla luce nella corrente deU’anno.
Gli Evangelici Valdesi, Swito storico, per Paolo Geymonat, professore di teologia evangelica in Firenze — Firenze Tip. Torelli 1861 —
Ecco un’ altr’ opera storica che viene ad accrescere la già numerosa letteratura della Storia Valdese e prender posto benché in rango più umile
allato ai Gilles, Léger, Perrin, Arnaud, Gilly, 3Iuston e Bert. Dico in
rango più umile perchè i limiti di un sunto, di circa 200 pagine, non
davan campo all’ autore di tessere una completa Storia. L’ autore fu
tocco da queste nobili parole del conte Mamiani inserite nella Rivista
Contemporanea : « Sieno rese grazie pubblicamente a voi, o Valdesi, che
l’antica madre mai non avete voluto odiare e sconoscere insino al giorno
glorioso che fu da Dio coronata la vostra costanza, e un patto comune di
libertà vi riconciliava cogli emendati persecutori. » ... E volle dettare
questo sunto per far conosoere i Valdesi alle nuove provincie del Regno
d’Italia, ove sono ignorate le loro gesta e le loro dottrine. L’opera dividesi
in due parti, la prima è storica, la seconda dottrinale. Non diremo come
da alcuno fu detto: « che in quel libro havvi troppa teologia per che sia
un’opera storica, e troppa storia per che sia un’opera dommatica » stante
che noi crediamo doversi accoppiare sempre nelle opere di tal fatta, la
storia al domma. E impossibile conoscer per bene i fatti senza risalire ai
principii che li generarono, e viceversa non si afferrano appieno i principii
che nella loro incarnazione nei fatti. Lodiamo adunque l’autore di aver
combinati quei due clementi ; tanto più che nella seconda parte vien
proprio esposta la storia dei dogmi della Chiesa Valdese. Della prima
parte non ci occuperemo, solo diremo che come sunto storico può giovare
a dare un’idea generica delle vicende del popolo Valdese. La seconda parte
ci pare la più interessante, sia perchè le dottrine e le forme della Chiesa
Valdese vi sono chiaramente esposte in una completa rivista che abbraccia
tutto lo stadio dall’origine dei Valdesi al presente, sia perchè in essa esposizione sono rilevati due fatti del pari importanti, vo’ dire il progresso e
l’incessante perfezionamento delle dottrine e delle costituzioni valdesi da
un lato, e dall’altro la loro perpetua unità e conformità colla Parola di
Dio. Le confessioni di fede e le discipline non procedendo da fonte infallibile ne deriva per necessità un carattere progressivo ; ma la Parola dì
Dio essendo l’unica regola della Chiesa ne risulta pure la coerenza, l’unità
storica della fede. In una parola la storia delle nostre dottrine e forme.
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ò un continuo avvicinarsi vieppiù alla Parola di Dio, la quale viemmeglio
viene intesa, interpretata ed attuata. Lodiamo dunque l'autore per questo
lavoro e Io lodiamo tanto più ch’egli s’affatica per dotare la nostra ancor
povera letteratura religiosa italiana di alcune produzioni. Dobbiamo infatti
notare altresi i seguenti opuscoli di lui :
1° Difesa della Dottrina Evangelica; (Firenze tip. Torelli) breve ma
chiara esposizione della dottrina della giustificazione e gratuita salvazione
per la fede in Gesù Cristo.
2° La Chiesa o il Vangelo ; (Firenze, 1861 ) lampante contrasto tra
il metodo della infallibilità romana e quello della libera disamina della Sacra Scrittura.
3° Scuxrdozio e Minist-ero; (Firenze, 1861 ) distinzione netta e precisa
dell’idea pagano-giudaico-romana del sacerdotalismo, e del concetto biblico-evangelico del ministerio della Parola.
Passiamo a dire qualche parola di altri autori.
Il sig. P. Leorati di Napoli ci diede tre eccellenti trattatelli:
1° Il Culto dei Santi ; (Napoli, 1861 ) in cui dopo un’ ingegnoso paragone tra il culto pagano ed il culto cattolico, si esamina questo al triplice
lume della Bibbia, della Storia e della ragione, e trovatolo a tutte contrario
si conclude all’idolatria di Roma.
2° Che cosa è la Messa ; (senza data) appello alla ragione ed alla coscienza degli Italiani.
La pianta è la medesima ehe per ¡1 primo, ma il trattato è più nudrito,
più energico, più incalzante. Pruova ; che meritò all’autore una Risposta
per parte del signor Vincenzo de’ Giovanni, la quale d’altronde è assai
confusa.
3^ Una commedia fra morti o la Bolla Unigenitus; (Napoli, 1861^
spiritosa operetta sotto forma di dialogo tra Clemente XI, Quesnel, Lancellotto, un gesuita ed i precipui Padri della Chiesa, intorno alle proposizioni
del giansenista condannate dalla detta bollh. Noi accordiamo volentieri la
palma a questo ultimo trattato in grazia della sua graziosa forma più della
didattica atta ad interessare il popolo. Epperò osiamo suggerire al sig. Leorati di proseguire in questa via. Egli per certo vi riuscirà.
Due parole sull'opuscolo già annunziato del sig. Ribetti.
Le millanterie e le speranze d’un cappmccino (Livorno, 1861J. E una
viva polemica diretta contro il P. Cherubino da Seravezza già avversario
del sig. Geymonat di Firenze. In quella vengono vittoriosamente confutate
le calunnie sparse dal clero livornese contro la persona dell’autore e l’opera della Chiesa Valdese. Il sig. Ribetti s’intende di polemica, ma se dovessimo esternare un desiderio, lo pregheremmo a non iscender troppo nella
lizza dove tentano trascinarlo simili avversarii. La sua Lettera ai preti di
Livorni) era meglio. Il suddetto opuscolo è troppo lungo, troppo prolisso di
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materie personali. Rammenti il signor Ribetti « che non dobbiamo gittare
le nostre perle davanti a coloro che s’imbrattano nel fango della calunnia».
Termineremo coll'annunziare il nuovo anno del vieppiù prezioso A mica
di Casa (per il 1862). L’anno scorso no furon tirate 40,000 copie, qiieBt’anno il doppio, cioè 80,000. Quest’è un bel successo ed auguriamo alVAmico di Casa che vada ognor crescendo.
0. C.
NOTIZIE RELIGIOSE
Svezia. — Havvi anche hi un gran movimento religioso. L’Alleanza
Evangelica delle tre chiese di Svezia, Norvegia e Danimarca tenutasi
quest’estate a Cristiana, contava più di 500 membri. La Società per il
progresso della popolare educazione, novera 4,000 membri. La Società
missionaria della Norvegia, novera 400 sezioni. La Società patriótica evangelica ha pubblicato 56,000 copie dei sermoni di Lutero. Le Società dei
Trattati religiosi occupano 32 colportori. — La Società Evangelica Nazionale, le cui ramificazioni cuoprono tutto il paese, pubblica due giornali
il Messaggiere e la Gazzetta illmtrata dei fanciulli. — Infine la Società
Missionaria per Stochholma, ha sparso nel corso di un anno 39,678 copie
di libri religiosi in quella sola capitale. Quella immensa attività è coronata
di consolanti successi.
Spagna. — I giornali religiosi hanno molto parlato di quei prigioni spagnuoli di che ebbe pure ad occuparsi l’Alleanza Evangelica. Alcuni fratelli
convertiti erano stati incarcerati per la loro fede sulla fine dello scors<>
anno, altri nell’anno corrente, e vi sono tuttora detenuti, in forza d'un sistema di persecuzione e di crudeltà degno dolla patria dell’inquisizione. Uno
di questi confessori dell’Evangelo per nome Manuel Matamoros scrivea
dalle carceri di Granata, in data givgno 1861, al dottore Capadose una
commovente lettera in cui fra le altre cose diceva : « Sì, in questo tristo
carcere ove la crudeltà degli uomini mi tien sepolto da otto mesi, avvolto in
sofferenze morali e fisiche, sento raddolciti i miei dolori per la sollecitudine
dei figliuoli di Dio sempre pronti a consolare chi geme nella prova... Infatti,
caro fratello, mi hanno fatto e mi fanno molto soffrire in queste carceri cho
calco per la prima volta, in queste stanze dello sfortunio, ove i nemici di
Dio possono spiegare tutta la loro malvagità. Ma crediatelo, questi dolori
mi colmano di gioia nel vedere che la mia fede non fu smossa. Quanto sarei
infelice se la mia fede non fosse stata radicata nel mio cuore ! Ma essa mi
consola in modo ineffabile, mi fa esultare nella sofferenza, disprezzare le
miserie del corpo, dimenticare le pene della vita, affrontare l’avvenire e
compiangere la disgraziata mia patria. Le leggi, mere emanazioni dell’in-
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quisizione che domina la povera Spagna, son rivolte con grande scandalo
della cristianità, all'assassinio della ragione od al supplizio di quella coscienza che Iddio vuol libera... Due volte ebbi l’onore di confessare il Signore e di protestare contro la Chiesa di Roma nanti i tribunali, una volta
a Barcellona, un’altra a Granata, e le mille volte farò lo stesso, se si offre
l’occasione... S'avvicina il momento che non potrò più scriverle a motivo
della sorveglianza di cui sono oggetto. Ho saputo che il Fiscale deve proporre la pena di 9 anni di galera per me ed altri fratelli, e quella di 7 anni
per altri incolpati. » Tali fatti non devono destar maraviglia in un paese
dove si attribuisce all’influenza della reliquia detta « Il braccio destro di
Giovan-Battista » il felice parto della regina. Sia dietro tali fatti si comprende pure che l'Alleanza Evangelica abbia sì solennemente protestato
« in faccia all’Europa contro atti di persecuzione tanto allo spirito del
secolo quanto all'Evangelo contrarii. »
L’Alleanza non protestò solo, ma scrisse ai prigioni una lettera di conforto, e la mandò per mezzo di due deputati i reverendi A. Dallas e H. C.
Ernie. Questi hanno compiuta la loro missione, ed una lettera del signor
Dallas dice : « Abbiamo visti i prigioni e parlato a lungo con loro. Essi
sono fermi e pieni di calma. La nostra visita li ha fortificati. Abbiamo
loro rimessa la lettera di simpatia dell’Alleanza Evangelica che ho loro
tradotta frase per frase. Sono stati rallegrati, e ripieni di gratitudine, essi
lodano Iddio por la consolazione che le preghiere c l’amore di tanti cristiani
loro arrecarono. Presto vi scriveranno una lettera di ringraziamenti ». Si
spera di poter condurre a buon termine questa cristiana impresa.
America. — La questione morale deU’abolizione della schiavitù fa tuttodì nuovi passi. La, lettera della signora Beecher-Stowe a lord Schaftesbury in cui l’autore dello Zio Tom dichiara « che in America la guerra
viene considerata come la crisi decisiva della questione della schiavitù nel
mondo civilizzato » e la proclamazione del colonnello Frémont che stabiliva
la legge marziale nel Missouri, furono accolte con entusiasmo dagli abolizionisti, i quali chiedono a tutta voce che si proclami l'intiera emancipazione
dei neri.
Il presidente Lincoln aveva proposto un digiuno generale il quale fu
celebrato il 26 del p, p. settembre. L’Alleanza Evangelica nell’invitare i
Cristiani ad unirsi a quella solennità, si basava sulla « convinzione che all’esistenza della schiavitù devesi attribuir la cagione di questa guerra ».
Pare adunque che l’abolizione sia da tutti considerata come la conseguenza
inevitabile della lotta.
Woigt Giovanni gerente
ANNUNZI
Al DEPOSITO DI LiBKi KELIGÏ03I, via Principe Tommaso, sono vendibili
ALMANACH des BONS CONSEILS pour l’an de grâce 1862, cent. 20
ALMANACH le BON MESSAGER pour l’an de grâce 1862 .....— 30
VOYAGE DU CHRÉTIEN vers l’éternité bienheureuse par JoAn
Bunyan.................................................................... 1, 10
Ji’AMICO DI CASA, almanacco popolare illustrato per l'anno 1862 — 20
TORINO — Tipogrofla CLAUDI AMA, diretta da R.Tiombettu.