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ECO
DELLE mm VALDESI
Sig. PEYFOT Arturo
ai Marauda
10062 LU3ERNA 5.3I0VANNI
Settimanale
delia Chiesa Valdese
Anno 107 - Num. 29-30 Una copia Lire 70 .ABBONAMENTI 1 ^ t L 3.500 per Tinterno \ l’estero 1 Sped, in abb. postale - I Gruppo bis/70 o .li Dilirizzo Lirf> >0 i l ORRE PP:LLK E - 24 Luglio 1970 Amm.: Via Cavour 1 - 10066 Torre Pellice - c.c.p. 2/33094
La Chiesa fra il mutamento delle strutture umane e il Regno di Dio
L’
esigenza prioritaria
e orientatrice
L'atteggiamento di Gesù nei confronti del problema cultuale, del problema sociale e del problema politico
e ispirato dal suo radicalismo escatologico. Quest’ultimo si traduce da una
parte in una critica energica delle istituzioni esistenti, dall’altra nel rigetto
dei movimenti di resistenza, che con lo
scopo perseguito distolgono l’interesse
dal Regno avvenire e ricorrendo alla
Lirza violano le esigenze di una giustizia e di un amore assoluti.
Non chiediamo troppo al Gesù storico, quando vogliamo assumere la sua
dottrina e il suo atteggiamento a
norma del nostro atteggiamento di
fionte sia alle istituzioni esistenti sia
alla rivoluzione? Abbiamo visto che la
sua attesa della fine non ci permette
neppure di incorporarlo nei raggruppamenti religiosi, sociali e politici del
suo tempo. Non è allora, a maggior ragione, impossibile per quanto concerne i nostri raggruppamenti moderni?
l.v) slogan della religione «oppio del
i>opi.!lo », distolta dal mondo, non dovrebbe essere applicato in particolare
all’insegnamento di Gesù? E d'altra
parte, è esaUo dire che l’attesa escatologica di t.;esLi lo rende indifferente a
questo mondo? Non bisogna distinguere fra il mondo considerato come luogo dei nostri atti e il mondo considerato come norma dei nostri atti? Nel
primo caso l’atteggiamento di Gesù è
assolutamente positivo, soltanto nel secondo caso è negativo. D’altro canto la
sua speranza non è forse, per lui, appunto l’impulso più forte che lo spinge a lottare, ma in modo conseguente
airinterno di tutti i gruppi esistenti,
per la giustizia in questo mondo che
passerà, lìntanto che durerà?
È indubbio che Gesù non ha calcolato una durata del mondo che si prolungasse per secoli. In questo vi è effettivamente una differenza fra lui e
noi, una differenza che ha conseguenze per un aspetto particolare del problema del quale ci occupiamo, e che
si traduce nel fatto che Gesù non prende in considerazione altro che la conversione individuale dell’uomo senza
interessarsi a una riforma delle strutture sociali. Non appena calcoliamo in
secoli, non possiamo non riconoscere
che strutture sociali più giuste favoriscono pure la conversione individuale
richiesta da Gesù. Bisogna allora postulare un’influenza reciproca della
conversione individuale e della riforma delle strutture. Resta comunque il
fatto che il compito primordiale del
cristiano è cambiare i cuori.
L’atteggiamento di Gesù relativo alla fine imminente e il conseguente disinteresse per le strutture sociali sono
eìcìnr, i iroj)ortanti per comprendere
r. * . 1. nte il problema dell’applicazione ai giorni nostri. Essi non giustificano però la rinuncia di principio a qualsiasi tentativo di applicare l’insegnamento di Gesù al nostro atteggiamento nei confronti del mondo. Quando
Gesù domanda ai discepoli di cercare
prima il Regno di Dio, prima di qualsiasi considerazione per le necessità
materiali, questa esigenza non perde
valore, anche se oggi ammettiamo una
influenza reciproca della conversione
individuale e della riforma strutturale.
Il fondamento escatologico dell’atteggiamento di Gesù non muta, anche se
sappiamo che l’esistenza del mondo
durerà per secoli. Il nostro tempo, tanto preoccupato di riforme, non dovrebbe prendere molto sul serio, appunto nell’interesse delle riforme, la
esortazione di Gesù alla conversione
individuale dei cuori che implica pure
la rinuncia alla violenza? L’influenza
reciproca di cui abbiamo parlato non
è forse esclusa o comunque indebolita
quando non si riconosce la priorità
del mutamento del cuore, oggetto primordiale della predicazione cristiana?
È rallegrante che, oggigiorno, i cri
Torre Pellice il 30 luglio
Esame di fede
Ricordiamo che giovedì 30 luglio il Corpo
Pastorale è convocalo alle 9.30 nell aula sinodale di Torre Pellice per procedere airesanie
di fede del candidato al ministero Luciano
Llendato: la .seduta è in parte pubblica.
stiani sappiano di essere impegnati nei
confronti del mondo, in una misura finora sconosciuta. Ma essi dovrebbero
tanto più preoccuparsi' di « non vergognarsi dell’Evangelo » (Rom. 1: 16),
appunto quando questo è considerato
una «follia» dal mondo (I Corinzi
1: 18.24 ss.). Questo dovere dovrebbe
imporsi tanto ai conformisti quanto
agli anticonformisti. L’apostolo Paolo
ha applicato ai cristiani con una fedeltà straordinaria quello che abbiamo
creduto constatare essere stato l’insegnamento e l’atteggiamento di Gesù,
quando scrive ai Corinzi (I Cor. 7: 31)
che devono « usare delle cose di questo mondo come se non ne usassero »,
e ai Romani (12: 2): «Non vi conformate al mondo; ma siate trasformati
con il rinnovamento della vostra mente ». Malgrado la necessità assoluta di
lavorare nel mondo e per il mondo, e
malgrado la necessità di farsi comprendere da esso, tali avvertimenti
conservano pieno valore. I cristiani
della seconda metà del II secolo sono
descritti dall’autore dell’epistola a Diogneto (cap. V-'VII) — il quale ha compreso in modo ineguagliato la duplice
esigenza del Nuovo Testamento circa
l'atteggiamento dei discepoli di Cristo
nei confronti del mondo — come persone che non si isolano affatto dagli
altri uomini ma che al contrario ne
condividono tutte le preoccupazioni;
« Abitano nel mondo, ma non sono del
mondo ».
OsC.4R CULLMANN
u.
movimento che pare inarrestabile spinge le chiese a impegnarsi nel mondo, quando non addirittura a "convertirsi’’ al mondo. Ovviamente questo movimento — prevalente in vitalità anche se ancora minoritario numericamente — determina nelle chiese stesse una forte reazione conservatrice. E gli uni e gli altri cercano di aggiogare Gesù al proprio carro; leggono TEvangelo attraverso le proprie lenti deformanti, ne fanno un conservatore o un rivoluzionario. Mentre le
tensioni perdurano nelle comunità (o
sembrano attenuarsi solo là dove gruppi di giovani in.‘-ofierenti ne .scuotono
la polvere dai jirojiri piedi, lasciandole
a quella che pensano sarà la loro morte
naturale), il dibai lito avviato sulle nostre colonne su " le classi e la fede »
attesta la profondità spirituale dei dissensi e un’ala deU’evangelismo italiano, seguendo movimenti mondiali, tende a un radicalismo rivoluzionario, del
resto abbastanza leorico, a cui risponde spesso una aspra chiusura di discutibile fondamento evangelico, biblico,
riformalo, confe.ssante. Quale contributo alla riflessione pubblichiamo oggi
due pagine tratte da due opere uscite,
in questi giorni. La prima è del noto
esegeta e storico O. Cullmann, Jésus
et les révolutioiivaires de son temps
(Delachaux et INiestlé, Neuchâtel), la
.seconda del parimenti noto teologo ed
economista A. ì»ikler. Une politique
de Vespérance: -:!e la foi aux combats
pour un mondi- nouveau (Le Centurion-Labor te Fides, Paris-Genève).
Torneremo su queste opere : le loro
tesi, qui accennule. sono complementari o in tensione :’ Ecco la questione stimolante che proponiamo ai lettori e a
noi.
Nella realtà quotidiana,
1
segni
L’enorme difficoltà che le Chiese incontrano nell’affrontare i problemi politici che dividono gli uomini deriva
dal fatto che esse non hanno educato
abbastanza i loro membri a considerare queste divergenze come dialettiche e secondarie rispetto all’unità della fede; la loro fede non è una fede
adulta ed essi non sono preparati a riconoscere che il Regno di Dio manifestalo in Cristo è, nella realtà quotidiana, più importante e più esigente della politica temporale e che di fatto la
determina; e non sono abbastanza abituati a passare le loro scelte politiche
al vaglio della loro obbedienza a Cristo. Tutti i modelli di ordine politico
o sociale e le istituzioni che danno
loro forma devono essere aperti alla
riscoperta di nuovi valori umani e permeabili alle esigenze di mutamento
imposte dal servizio della giustizia e
della pace. A causa della pressione
delle forze rivoluzionarie della nostra
epoca, siano esse d’origine scientifica,
tecnica, sociale, politica o religiosa,
conosciamo un periodo di trasformazioni tumultuose che abbisognano di
strutture capaci di adattarsi rapidamente alle nuove condizioni, anzi di
sforzarsi di prevenire le necessità nuove e legittime che si presentano.
In questo mondo già diviso da interessi molteplici, da ideologie, da fattori razziali, sociali e nazionali Dio interviene per aprire agli uomini l’accesso alla riconciliazione, all’unità e all’amoFe, cioè alla cattolicità dell’uma
di Cristo,
comunità
iiiiimmnimiitiiiiiiiiiiiiMiiiiiimiitmiimaii
Un centinaio di scienziati
e teologi riuniti a
Ginevra dal CEC
L’avvenire deH’uomo e della società
mondo tecnologico
in un
Si è recentemente riunita a Ginevra la Conferenza su « L’avvenire deU'iiorno e della società in un
mondo tecnologico », in occasione della quale si sono incontrati un centinaio di partecipanti, specialisti in ecologia, tecnologia, sociologia, politica e
teologia. Vi erano degli africani, degli asiatici, degli
australiani, dei latino-americani, dei mediorientali
e degli europei occidentali. Il soepi ha dedicato un
numero speciale all’avvenimento, numero dal quale
ricaviamo le notizie qui sotto riportate.
Anche se la cosa non potrà dare frutti immediati, è importante che le Chiese seguano con atten
Qrganizzata dal Dipartimento « Chiesa e Società del Cec », la conferenza
ha permesso un dialogo fra uomini di
scienza e teologi, benché non abbia risolto il grosso problema dei rapporti
fra scienza e fede.
I cento partecipanti si sono divisi in
vari gruppi di lavoro, incaricati di fare proposte concrete sui problemi che
il Cec dovrà studiare nei cinque prossimi anni.
II gruppo «sistemi e ideologie^ in
una prospettiva mondiale » ha insistito sull’importanza di « un lavoro biblico e teologico serio per liberare il
messaggio cristiano dal suo erroneo
asservimento ad un concetto particolare di dominazione e di potere tecnologico ». Ha proposto un programma
di studio e di azione al Cec benché i
membri del gruppo abbiano espresso
opinioni divergenti sulle forme che detto studio potrebbe assumere.
Il gruppo su « le conseguenze per
l'uomo delle scoperte biologiche » ha
dichiarato che « le nuove conoscenze
possono contribuire a creare delle condizioni che favoriscano il compimento del potenziale racchiuso nell’uomo.
Queste possibilità devono essere accolte con favore e pienamente analizzate
da tutti i popoli ». Il Cec dovrebbe favorire l’esposizione e la libera discussione di questioni quali il controllo
del comportamento umano, la guerra
biologica, la manipolazione dei geni, il
controllo della popolazione.
T membri del gruppo su « l ecologia
(studio del rapporto fra gli esseri viventi ed il loro ambiente) e la demografia» raccomandano al Cec di partecipare aH’claborazione di una « teoiogià adatta alla situazione di continuo
cambiamento, qual’è quella dell un
zione il continuo evolversi della scienza ed intervengano colla massima energia per denunciare i pericoli insiti in quella evoluzione. Non si tratta di voler fare i «retrogradi», ma se è successo quello che è
successo negli ultimi 50 anni lo si deve anche all atteggiamento « prudente » delle Chiese, quando non
addirittura al loro allineamento colla classe al potere.
Tutti sanno quali sono i pericoli reali e potenziali che ci circondano; Chiese e credenti hanno gravi responsabilità al riguardo; la possibilità di un altra Hiroshima, magari « biologica » e moltiplicata
per mille, è tutt’altro che remota.
mo ». « Noi crediamo che la vita qualitativa — essi hanno soggiunto —
qual’è vista dalla fede cristiana sia
gravemente minacciata dalla demografia e dalla tecnologia ».
Infine, il gruppo su « l’avvenire della vita in un ambiente industriale e
urbano » afferma che « tutti i tentativi attuali di trasferire le moderne conoscenze da una nazione all’altra si sono dimostrati poco soddisfacenti o addirittura disastrosi perché hanno condotto a nuove forme di dipendenza politica, tecnologica e finanziaria ».
Pur riconoscendo che il Cec è già
impegnato nel « compito originario
che è quello della giusta distribuzione
a tutti gli esseri umani dei beni essenziali necessari alla vita », il gruppo insiste sulla necessità di studiare « nuovi metodi suscettibili di realizzare questo trasferimento che non è solo trasferimento di conoscenze tecniche, ma
anche trasferimento di potere ».
Diamo ora i punti essenziali dei numerosi interventi dei convenuti avutisi
lungo l'arco della settimana in cui si
è svolta la conferenza.
Il prof. Dumas, della facoltà protestante di teologia di Parigi, ha detto
che il ruolo del Cec è a suo avviso
quello di mantenere la tensione fra
scienza e fede, fra una comprensione
scientifica ed una rivelata del mondo.
Ha poi ricordato che vi è differenza
fra la futurologia degli scienziati e la
speranza dei cristiani. Il futuro è il
campo del possibile e una diagnosi
impersonale; la speranza cristiana è
una « trepidante sicurezza che ci riguarda tutti ».
Il teologo americano H. Cox, ben noto per la sua « Città secolare », ha af
fermato che la teologia non è più la
« regina delle scienze ». Non bisogna
attendersi da queste conferenze molti
risultati. La vera novità giungerà dalle piccole comunità che sapranno far
scoppiare le strutture, insegnare alle
persone a vivere assieme e a condividere tutti gli aspetti dell’esistenza.
A. Hoggat, professore all’università
californiana di Berkeley, invita la chiesa cristiana a contribuire cogli scienziati per risolvere il problema critico
della « salvaguardia dell’umanità ».
Egli ha denunciato i pericoli che Chiesa e scienza seguano « strade separate ».
II prof. S. Pannar, indiano, nel constatare come i confronti fra le grandi
nazioni, come ad es. gli USA e l’URSS
si chiamino Vietnam, Vicino Oriente o
Africa, ha posto il problema di come
i senza-potere possano entrare in dialogo coi detentori del potere.
Fra gli ultimi interventi, quello del
dr. R. Gutiérrez, della facoltà di medicina di Costa Rica: « è del tutto possibile che aspirazioni fondamentali come le nostre, quali l'abitazione, il vitto, l’abbigliamento, l’educazione, il
tempo libero, non vengano prese in
considerazione dalle nazioni ricche che
perseguono la gloria della conquista
degli spazi e le comodità create dalla
loro economia ». Un altro latino-americano, il dr. W. Kerr, professore brasiliano di genetica, ha sottolineato il fatto che gli scienziati sono al servizio
degli uomini. Ciò significa che devono
prendere coscienza delle strutture politiche ed economiche dei loro paesi,
strutture che possono favorire o impedire la piena realizzazione dell’essere umano.
nità, mediante il ministero
La Chiesa prefigura la
umana rinnovata nella misura in cui
essa lascia che Cristo compia in lei
stessa la riconciliazione e l’amore fra
coloro che differiscono per razza, cla.sse sociale, età, condizioni religiose o
politiche, e nella misura in cui essa si
lascia coinvolgere da Cristo nella lotta
in favore di questa riconciliazione e di
questa unità fra gli uomini.
La Chiesa — comunità locale e Chiesa universale è chiamata a portare
con gli uomini le sofferenze che li affliggono e a superare le divisioni che
li distruggono; essa sta al loro fianco
condividendo i sospiri della creazione
che attende questa liberazione.
La Chiesa non può quindi mai ripiegarsi su sé stessa e diventare fine a sé
stessa. Infatti la riconciliazione che si
situa fra uomini divisi da razza, interessi, ideologie, appartenenze nazionali, non si verifica mai in compartimento stagno; è una riconciliazione autentica. soltanto se coloro che la vivono
partecipano all’azione pratica e alla
lotta concreta che il Cristo conduce
nel mondo per operare attorno alla
Chiesa riconciliazioni consimili. La
Chiesa non può, infatti, trovare la propria unità interna — un’unità che non
sia fittizia e ipocrita — se non combattendo all’esterno per l’unità degli uomini e impegnandosi, in una solidarietà attiva, a fianco di tutti coloro che
nella vita moderna tendono ad avvicinare sempre più gli uomini fra loro.
E del resto in quest’impegno all’esterno che riuscirà ad abbandonare ie meschine preoccupazioni che paralizzano
così spesso la soluzione delle sue dispute interne. Lo Spirito che ci riunisce nella Chiesa ci rende infatti maggiormente coscienti delle necessità del
mondo; non possiamo più tenerci in
disparte, senza partecipare agli urti e
ai tumulti della nostra epoca. Lo Spirito Santo ci chiama a condividere l’arnore infinito di Cristo; ci chiede, perciò, di accettare la condanna che pronuncia sui nostri timori e sui nostri
tradimenti e, per amor suo, di affrontare se necessario la vergogna, l’oppressione e l’apparente disfatta. II
mondo è il luogo nel quale Dio agisce
per fare nuova ogni cosa ed è lì che
ci esorta a lavorare con lui.
La Chiesa è dunque un punto di ristoro e rifornimento, nel quale si preparano gli uomini che, rispondendo alla loro vocazione umana, s’impegnano
nella lotta per l’unità e per lo sviluppo dell’umanità. La Chiesa, infatti, è
sempre chiamata a uscire dal mondo
per essere mandata nel mondo. Questo
duplice movimento è il fondamento
di una cattolicità dinamica. Ognuno di
questi due movimenti esige parole e
atti diversi a seconda delle diverse situazioni, ma vanno sempre di pari
passo, poiché ciò che costituisce questo duplice movimento è il culto nel
quale Cristo in persona è colui che al
tempo stesso chiama e manda. Un culto che non comporta tale duplice movimento — l’adorazione e il confronto
con l’esterno — non è un culto autentico (o razionale, logico). L’opposizione fra i ’religiosi’ che si aspettano dal
culto che esso li esca dal mondo, e i
’politici’ o i ’pratici’ che si aspettano
invece che esso ve li immerga, è una
falsa opposizione. La Chiesa, se vuole
essere fedele alla propria missione
specifica, deve mantenere intensa la
tensione fra questi due poli e rispondere simultaneamente a questa duplice esigenza.
La missione della Chiesa non consiste dunque, in fondo, nel condurre la
gente a lei. Il suo compito è invece di
preparare gli uomini riaggruppandoli
per questa preparazione) a partecipare con gli altri al rinnovamento globale della società nella prospettiva del
mondo nuovo. Il suo scopo è la realizzazione di una umanità autentica della quale essa dà il segno e il fondamento in Cristo, attraverso la duplice
testimonianza delle sue parole e dei
suoi atti, e in particolare attraverso i
servizi che lo Spirito Santo le suggerisce di compiere.
André Biéler
I pros.'iirai numeri del nostro settimanale
tiseiranno il 7 e il 28 agosto: riprenderà
quindi la regolare ¡lubàlicazione settimanale.
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pag. 2
N. 29-30 — 24 luglio 1970
Un nuovo intervento nel dibattito su le classi e la fede
La fede e la distinzione fra
credenti e non credenti nel Nnevo Testamento
iiiiiiiiiiii¡iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii
Che la distinzione fra credenti e non
credenti abbia a volte minor peso della distinzione fra le classi, è un fatto
che non può sfuggire all’osservatore
attento e spregiudicato delle nostre
comunità. Penso alla differenza di classi che consiste nella diversità di ambiente, di cultura, di interessi, e non
alla divisione fra oppressori e oppressi, di cui è molto più difficile tirare la
linea di demarcazione. Una buona parte del problema dei matrimoni misti,
non è forse dovuta al fatto che la diversità di fede, o la distinzione fra
credenti e increduli, è sentita come
meno determinante, sul piano della
creazione d'una famiglia, della diversità di ambiente, di gusti, di educazione? L’osservazione sarà empirica, sarà
limitata ad una percentuale relativamente modesta delle nostre comunità,
ma non cessa per questo d’essere sconcertante, anche se si possono citare
casi opposti, dove l’attaccamento alla
fede, e la coerenza con la propria fede, porta alla costituzione di nuclei familiari ove i partners appartenevano
a « classi » diverse. Ma qual’è il rilievo che la distinzione fra credenti e
non credenti ha negli scritti del Nuovo Testamento?
Prima di affrontare questa domanda, che mi è stata posta dal direttore
dell’Eco-Luce, vorrei cercare di configurare le possibili degenerazioni dell’idea che noi ci facciamo della fede,
nell’ipotesi che le posizioni di Marco
Rostan nei confronti della distinzione
fra credenti e non credenti possano
essere state determinate da una reazione polemica contro qualche stortura. Ognuna delle degenerazioni che
tento di delineare adesso, pur potendo
portare una « etichetta » che la delimita ad un settore particolare, si rispecchia in qualche misura anche nelle nostre comunità.
Le degenerazioni della fede
Abbiamo la degenerazione che chiamerei « giudaica » (nel senso paolinico
della polemica di Calati, Romani e Filippesi contro l’ambizione di potersi
salvare con le proprie opere); consiste
nel configurare la fede come una « opera », che per i cristiani sostituisce le
opere della legge mosaica. Anche se si
richiama a una superficiale lettura di
alcune parole bibliche (come I Tessa!.
1: 3; Giov. 6: 29), è un travisamento
della giustificazione « per fede », in
quanto la giustificazione per fede implica l’iniziativa unica, sovrana e gratuita di Dio e l’esclusione di ogni pretesa e vanto da parte dell’uomo. L’insistenza su questa concezione di « fede » in certa predicazione revivalistica
non solo settaria, è troppo nota perché occorra dilungarsi dippiù. Ri..ordo
come fosse ieri una lunga discussione
di vent’anni fa con una accanita sostenitrice di questa tesi, che non voleva
sentire parlare del « sola grada » come
premessa indispensabile e sufficiente,
e quindi come correttivo dialettico del
suo « sola fide ».
Il secondo restringimento unilaterale del concetto di fede è quello intellettualistico, che chiamerei « cattolico » (cfr. il decreto sulla giustificazione al Concilio di Trento: « credentes
vera esse quae divinitus reve'ata ac
promissa sunt », la fede è credere che
sono vere le cose divinamente rivelate
e promesse, e la si riceve dall’insegna
mento della chiesa: « hanc fidem... catechumeni ab Ecclesia petunt »).
Anche questa concezione della fede,
come la precedente, può richiamarsi a
qualche passo biblico (p. es. a Ebrei
11: 1), tuttavia l’insieme della testimonianza neotestamentaria sulla fede
va piuttosto in un’altra direzione.
La terza accentuazione unilaterale
del concetto di fede è quella « pietista » o sentimentale, che trasporta la
fede sul piano emozionale, e si avvicina anche al primo tipo descritto sopra, ma con una maggiore insistenza
sugli aspetti emotivi della presentazione della figura di Gesù e del rapporto
del credente con lui.
Orbene in tutti e tre questi esempi della tendenza a cogliere un aspetto solo della fede, a darne quindi
una visione unilaterale, limitata, c’è
un fattore comune: l’accentuazione
molto netta della distinzione che Marco Rostan considera meno importante di altre. Ora, ripeto che l’etichetta che ho dato a queste tre concezioni
non significa affatto che esse si ritrovino solo nei settori che caratterizzano; esse sfumano invece su tutti i settori del mondo cristiano di oggi, e anche nel nostro piccolo mondo evangelico italiano si ritrovano facilmente
tutte quante. Mi domando se questo
sfondo non permette di situare storicamente la reazione di Marco Rostan.
Nella predicazione di Gesù
la fede é un presupposto
Per rispondere al quesito del nostro
direttore, ho riletto rapidamente i passi del Nuovo Testamento che menzionano la fede, l'incredulità, i verbi credere e non credere. Nei vangeli sinottici, il compito non era difficile. In
Giovanni e in Paolo invece essi sono
molto più numerosi (in Giovanni, questo vale solo per i verbi; la parola « fede » è assente, salvo in I Giov. 5: 4).
La ragione di questo fatto è molto
semplice: nella predicazione di Gesù
la fede, il credere, è un presupposto.
L’argomento della predicazione di Gesù è il Regno di Dio, il fatto che i tempi sono compiuti, che la « grande svolta » è alle porte, anzi i tempi nuovi in
cui la sovranità di Dio sarà effettiva
sulla terra hanno già fatto irruzione
nella sua persona (« se è per il dito di
Dio che caccio i demoni, il Regno di
Dio è dunque pervenuto fino a voi »).
Gesù predica l’azione di Dio, l'intervento di Dio — non la fede degli uomini. Predica in mezzo a un popolo che
nonostante tutta l’infedeltà, la tiepidezza, la secolarizzazione (cfr. le critiche a cui lo sottopone la predicazione
di Giovanni Battista!) capisce questo
linguaggio e ha in comune con Gesù
il presupposto della fede. Anche nell’Antico Testamento la fede è il modo
in cui si esprime il rapporto del popolo d’Israele con Dio — il Dio che lo
chiama, lo afferra, lo fa suo (il « patto »!), ma anche il Dio al quale Israele
si dona nella risposta dell’ubbidienza
e della vita consacrata. Tutto questo,
nel suo senso passivo e nel suo senso
attivo, era fede nell’Antico Testamento. Gesù getta la semente dell’evangelo non nel deserto, ma nella buona terra preparata da secoli di predicazione
profetica e da secoli di culto delle
scritture antiche. Questo è il motivo
per cui così rare sono le .sue parole
sulla fede, e anche quelle che esistono
non sono descrittive, analitiche. La
grande differenza ad un certo punto è
portata dalla croce e dalla risurrezione di Gesù. Mentre nell’Antico Testamento l’intervento redentore di Dio
erano le grandi cose che aveva fatto
nella storia del .suo popolo, nel Nuovo
Testamento l’intervento redentore di
Dio è la risurrezione di Gesù, la riabilitazione del crocifisso e la sua glorificazione. Quest’intervento di Dio può
solo essere oggetto di fede. Q si crede
o non si crede. E questa fede viene
unicamente dalla predicazione, dall’udire (Romani cap. 10). Perciò dai capitoli che parlano della risurrezione
(Luca 24, Marco 16 ere.) agli scritti
composti chiaramente nella p o .peltiva della risurrezione (Paolo, 'Vangelo
di Giovanni) troviamo molto più frequentemente il termine « fede » e i verbi « credere » e « non credere ».
Nei sinottici, il termine fede non ha
quasi mai l’ambiguità che ha nell’Antico Testamento greco (versione dei
« Settanta ») dove, traducendo l’ebraico emùnah può significare anche « fedeltà » (lealtà, solidità, e simili). Il caso più probabile è Matt. 23: 23 (traduzione Luzzi: « la giustizia, la misericordia e la fedeltà »). Si potrebbero anche citare le parabole dei talenti e del
fattore infedele, dove non c’è il sostantivo ma l’aggettivo corrispondente a
fedeltà (p. es. Luca 15: 1012). Di solito nei sinottici la « fede » ha il significato attivo che le diamo nella nostra
lingua: fede nella provvidenza di Dio
(Mt. 6 : 25-34: Gesù rimprovera i suoi
ascoltatori che si preoccupano del
mangiare e del vestire, e li chiama
« gente di poca fede », v. 30); fede nel
precursore del messia (Mt. 21: 23-32);
credere o non credere all’annunzio della nascita di Giovanni Battista o di
Gesù (Zaccaria non crede. Le. 1: 20;
Maria crede. Le. 1: 45). Fin qui non si
può ancora parlare di fede cristiana
in senso stretto: anche i profeti avrebbero potuto usare la stessa terminologia in casi come questi, infatti non
si tratta d’altro che della fede negli
interventi di Dio a favore del suo popolo. Gesù, tuttavia, radicalizza al massimo questa fede, e anche i difficili
passi di Mt. 17: 20 e Mt. 21; 21-22 vanno certamente presi nello stesso senso. Non si tratta infatti di una potenza psicologica, di un « fluido » che si
sprigiona dai credenti c muove le montagne; Marco 11: 22 precisa «fede in
Dio», e anche Mt. 21: 22 aggiunge;
« qualsiasi cosa chiediate in preghiera
credendo, voi otterrete ».
La ‘novità’ cristiana
Tipicamente cristiana in\cce è la fede che ha per oggetto la risurrezione
(Luca 24; 5-11; 13: 22; 33-43; Marco
16; 9-14); o il credere che Gesù è il
Cristo e il Figlio di Dio (p. cs. Le. 22:
66-70; Mt. 27: 39-44; cfr. anche l’esortazione a non crederlo a sproposito in
Mt. 24: 23-26) c anche il credere all’Evangelo (Me. 1: 15).
A metà strada fra la prima e la seconda serie di passi che ho citato, si
trovano tutti quelli che si riferiscono
ai miracoli, come l’episodio dei due
ciechi (Mt. 9: 27-31), della donna che
soffriva di emorragie (Mt. 9: 20-22), del
paralitico (Mt. 9: 1-8), della donna cananea (Mt. 15: 21-28), della figlia di
Giairo (Me. 5: 2143), della tempesta
sedata (Me. 4: 3541), di Pietro che
cammina sul mare (Mt. 14: 28-33), del
fanciullo epilettico (Me. 9: 14-29). Sarebbe utile esaminare in ogni episodio
le parole che si riferiscono alla fede,
ma qui non possiamo: ogni lettore potrà farlo per conto suo. Il problema
che si pone è questo: la fede che Gesù
chiede, o presuppone, o di cui nota
l’assenza, che fede è? Fede nella sua
persona? E più probabile che anche
in questi casi si tratti di fede nell’Iddio che opera per il suo popolo, che
interviene potentemente nella storia,
anzi il cui Regno fa irruzione quaggiù.
Tutto l’opposto di chi concepisce un
Dio immobile, filosofico, impassibile, e
una condizione umana immutabile.
C’è, è vero, un passo che parla di credere in Gesù ( « che credono in me »,
Mt. 18: 6), ma il passo parallelo di
Me. 9: 42 non ha le parole « in me »,
e il lesto di Matteo è con tutta probabilità un’espansione di quello di Marco (ché Marco abbia tagliato il detto
di Gesù, è estremamente improbabile).
Le contrapposizioni
dinamiche
di Giovanni
Il Vangelo di Giovanni, pur essendo
anche fondato su delle tradizioni molto interessanti dal punto di vista storico, reca molto più degli altri, nella
sua forma redazionale, l’impronta del
linguaggio della fede post-pasquale,
specialmente per quanto riguarda la
dottrina della persona di Gesù (cristologia). Di qui la frequenza del verbo
« credere » (più di cento volte). Inoltre il suo modo di esprimersi sempre
per contrasti e contrapposizioni di immagini e di concetti trova riscontro
anche nel nostro campo, dove è frequente la contrapposizione fra « credere » e « non credere », fra « credenti »
e « non credenti » (nelle traduzioni
quest’ultima antitesi è resa più spesso
con i termini « chi crede... » — « chi
non crede »). Però la contrapposizione
non implica un dualismo stati o, fatalistico: l’appello a credere è rivolto a
tutti, e chi crede cessa di rimanere
nelle tenebre (12: 46). I detti del Signore che cominciano con il participio
«Chi crede...» segiiiiO da una promessa, hanno lo stesso dorè di quelli che
cominciano con un < se » e dopo la
pròtasi enunciano n ia promessa: «se
uno mangia di qut- lo pane, vivrà in
eterno»; «se uno n,sserva la mia parola non vedrà la morte », sono cioè
un invito alla decisione (Bultmann), a
fare il proprio giuoco puntando tutto
(e quindi facendo dipendere tutta la
propria vita, in questo mondo e al di
là) su Gesù di Nazaret nella cui persona Dio ci viene incontro in modo
non evidente, anzi contraddittorio e
pazzesco secondo i criteri umani.
La fede polemica
di Paolo
Per Paolo, la fede e il credere si qualificano anzitutto negativamente, polemicamente: contro i Giudei, è l’opposto del tentativo di salvarsi mediante
le opere; contro i Greci, è il contrario
della fiducia nella propria sapienza.
L’aspetto comune di queste due contrapposizioni polemiche è dunque la
lotta contro il « vanto ». Credere significa rinunciare a ogni « vanto », fuorché in Cristo e nella sua croce; rinunziare cioè a ogni presunzione di possedere dei titoli per la salvezza. Quando Paolo parla di salvezza « per fede »,
è chiaro che la fede non può essere,
nel suo pensiero, un nuovo « titolo »
abilitante alla salvezza (altrimenti sarebbe un nuovo motivo di « vanto »,
una nuova presunzione di un diritto o
di un merito). Essa è invece proprio
la speranza, o la certezza di fede, di
essere giustificato da Dio nonostante
l’assenza di ogni titolo costitutivo di
un diritto, ma unicamente per la grazia di Lui. Cfr. Rom. 4: 16 e li: 6! La
stessa fede, quindi, è dono e opera di
Dio, è irruzione del mondo nuovo di
Dio nella vecchiezza della nostra vita,
che avviene mediante l’annunzio della
Parola di Dio (cfr. Rom. 10: 14 ss.).
Per questo Paolo non parla del credere prima di aver parlato della fede
(Binder): cioè il « credere » non deve
intendersi come un atteggiamento psicologico, ma come la conseguenza dell’annunzio di Gesù Cristo che opera la
« grande svolta », l’anticipazione delVéschaton, del tempo finale del Regno.
L’uomo è trasformato in una « nuova
creazione » (II Cor. 5: 17), anche se la
allegrezza per questo anticipo (Il Cor.
1: 22; 5; 5; Rom. 8: 23), per questo
défa della speranza finale, non deve
trasformarsi in esaltazione che dimentica il pas encore (Cullmann) a moli
Al momenlo tVim ¡mainare riceviamo un intervento sul tema in discussione di Giovanni
Gönnet: al prossimo numero. rcd.
Verso
NAI
RO
Bl
I Qual è lo scopo della riconciliazione del mondo
I mediante la croce di Gesù Cristo? La riconciliazioI ne non è soltanto un atto a effetto retroattivo, meI diante il quale la colpa è perdonata e l'inimicizia
I superata. Facendo sì che ciò si produca davvero
I nella riconciliazione, Dio dischiude al mondo un
= nuovo avvenire. La riconciliazione non è soltanto la
I restaurazione dell’antica creazione e la riparazione
I di spiacevoli imperfezioni che l’uomo vi ha intro- _
I dotto: la riconciliazione ha come scopo la nuova creazione. Con |
I la riconciliazione il mondo comincia a trasformarsi, a procedere =
I verso ff regno di Dio e verso la vita della creatura riscattata. Una |
I riconciliazione che non sia accompagnata da questo inizio di tra- =
I sformazione non è che la benedizione a buon mercato della situa- =
I zione attuale e delle sue ingiustizie. I cristiani contemporanei do- |
I Dio riconcilia e libera I
^ vrebbero riconoscerlo. Una trasformazione senza riconciliazione =
^ porta però all utopia e al terrorismo. Bisogna che i rivoluzionari E
E contemporanei lo riconoscano. |
^ La riconciliazione nel Cristo risuscitato inaugura la trasfor- =
I mazione finale del mondo mediante la signoria di Dio. E, inver- |
I sámente, la signoria di Dio non può cominciare altrimenti che |
I con la croce di Cristo. La signoria di colui che è stato crocifisso |
E è il presente della signoria di Dio veniente; e la signoria di Dio è =
E I avvenire racchiuso in questa signoria del Cristo crocifisso (1 Co- =
E rinzi 15). Il Cristo crocifisso è quindi la speranza del mondo e la 1
p riconciliazione è il vero evento terrestre concernente l’avvenire. E
y Coloro che sono stati riconciliati attendono la redenzione =
E della creazione intera, questa creazione che anela alla sua libera- |
I zione. Perciò essi assumono la sofferenza di questo mondo diviso, =
I hanno fame di giustizia. Fanno proprio il grido di coloro che, dal |
I fondo dell’abisso, aspirano alla libertà; diffondono l’appello alla |
I libertà. La riconciliazione di Dio sulla croce di Cristo pone il |
= mondo intero nell’aurora della libertà. I credenti colgono, a no- =
E me degli altri e al loro posto, questa parola: « La notte è avan- =
I zata, il giorno è vicino » (Romani 13: 12). |
I Jürgen Moltmann |
........................................................................iiiiiTi
vo del quale il mondo nuovo di Dio
deve ancora lottare in noi e nel mondo per avere giorno per giorno il sopravvento. Questa lotta si compie nell’ascolto della Parola, nella preghiera,
nell’abbandono della fede che è ubbidienza (Romani 12-15 dopo Romani
1-111). I membri delle chiese greche
avevano la tendenza a dimenticarlo, e
la loro esaltazione li portava a credere che non fosse più necessaria l’ubbidienza, la lotta, l’auto-controllo (i Tessalonicesi non lavoravano, una parte
dei Corinzi si abbandonava all’impurità...).
Il credere di Paolo ha dunque dei
(normalissimi!) punti di contatto con
quello di Gesù (fede nell’intervento di
Dio nella vita e nella storia degli uomimini) e dell’evangelista Giovanni (la
fede è puntare tutto su Cristo e lui
crocifisso). Ma Paolo più deH’evangelista Giovanni è vicino a Gesù nel considerare anche lui la fede come un presupposto, perciò non ne dà una analisi, una descrizione formale. Non è uno
stato, ma un evento: non lo si può descrivere, lo si deve suscitare (Kümmel).
Hi * *5«
Tutto questo lungo giro mi è parso
indispensabile per affrontare la questione della distinzione fra credenti e
non credenti. Evidentemente la fede,
sia che si accentui in essa l’iniziativa
divina o l’atteggiamento dell’uomo di
fronte alla proclamazione di Gesù Cristo, è un dato primario della Bibbia,
sia nel Nuovo Testamento che già nell’Antico.
Considerata come atteggiamento o
risposta di fronte all’annuncio della
Parola, non può non implicare la possibilità che questi siano negativi. Considerata come iniziativa divina, come
irruzione di Dio nella vita dell’uomo,
essa rimane al di là delle nostre possibilità di comprensione e di definizione,
per cui ogni nostra espressione al riguardo sarà sempre incompleta, coglierà sempre solo un aspetto di una
realtà che è tanto più grande di noi:
perciò il Nuovo Testamento, quando
mette a fuoco la bontà di Dio che si
manifesta nella sua sovranità assoluta, afferma « Dio ha tanto amato il
mondo... » (Giov. 3; 16); « la giustificazione che dà vita si è estesa a tutti gli
uomini » (Rom. 5; 18); Cristo « è la
propiziazione per i nostri peccati, e
non soltanto per i nostri ma per quelli di tutto il mondo» (I Giov. 2: 2);
« Dio vuole che tutti gli uomini siano
salvati e vengano alla conoscenza della verità» (I Tim. 2:4). Quando invece
mette a fuoco la libertà sovrana di
Dio, cita dall’Antico Testamento parole come « Io avrò mercè di chi avrò
mercè... » (Rom. 9: 15).
Ma se la fede è un aspetto del mondo nuovo di Dio che diventa parz'almente reale dove la Parola è annunciata e ricevuta grazie allo Spirito Santo, si deve dire di essa quel che Gesù
diceva del regno; « Il regno di D o non
viene in maniera da attirar gli sguardi, né si dirà: Eccolo qui, o eccolo
là... » (Le. 17: 20). In quanto segno e
anticipo del regno la fede, dono dello
Spirito santo, partecipa della stessa
sorte degli atti di agàpe verso il pros
simo, di cui neppure chi li fa è consapevole (Mt. 25: 38-39): il centurione di
Capernaum non si appella alla sua fc
de, per invocare l’aiuto di Gesù, anzi
fa un parallelismo apparentemente curioso fra la sua autorità di militare e
il potere di Gesù, parallelismo che rivela come appunto egli non sia consapevole di possedere qualche cosa che
gli consenta di ricever grazia (Mt. 8;
5-9); il padre del fanciullo epilettico,
dopo aver affermato di credere aggiunge immediatamente « sovvieni alla
mia incredulità » (Me. 9: 24); i discepoli sono « gente di poca fede » (Mt.
6: 30; 8; 26; 14: 31; 16: 8), ma i pubblicani e le meretrici « hanno creduto »
alla predicazione di Giovanni Battista
(Mt. 21: 32) e precederanno scribi e farisei nel regno dei cieli (Mt. 21; 31);
l’apostolo Paolo scrive ai Corinzi
« ...che talora, dopo aver predicato agli
altri, io stesso non sia riprovato »
(I Cor. 9: 27) e ai Filippesi: « Io non
reputo di avere ancora ottenuto il premio... proseguo il corso, se mai io possa afferrare il premio» (3: 13. 12). La
speranza gli viene non dalla sua fede,
ma dall’essere « stato afferrato da Cristo Gesù » (Fil. 3: 12), che conduce a
compimento l’opera cominciata nei
credenti (Fil. 1:6): ma questo è oggetto di fiducia, non è una entrata in ruolo (ivi). I servitori di Dio sono segnati
in fronte con il suo suggello solo nelle
visioni dell’Apocalisse (7: 1-8): prima
degli ultimi tempi, la distinzione fra
il grano e le zizzanie non può essere
fatta dagli uomini con sufficiente chiarezza da riuscire a strappare queste
senza sradicare anche quello. La separazione è rinviata anche in questo caso agli ultimi tempi (Mt. 13; 29-30).
« Il Signore cono.sce quelli che sono
suoi » (II Tim. 2: 19).
Il grano e la zizzania
Menar vanto alfermando d’esser credente e scomunicando il prossimo perché si ritiene che non lo sia, significa
attribuire una evidenza alla linea di demarcazione, più grande di quella che
sembra permettere la visione dei rapporti fra credenti e non credenti che
si scorge nel Nuovo Testamento, oltre
che falsare la natura stessa della fede
che, come si è detto, è l’assenza e il
contrario del vanto.
Infine, significa anche mettere dei limiti alla sovranità di Dio e all’efficacia dell’opera di Cristo: ricordo una
immagine del pastore Marc Kohler;
« Les chrétiens ne sont pas des prioritaires du salut... Dieu nous a, par
l’oeuvre du Christ, embarqués ensemble sur le bateau du salut. Tous: il n’y
a qu’une seule différence. Les chrétiens sont juchés tout en-haut du mât,
sur la hune, d’oii ils aperçoivent le but
alors que les autres ignorent la desti
nation » (Oikonomia, p. 382). "Vedere,
dall’alto dell’albero maestro, le prime
dighe del porto e la via più diretta per
raggiungerlo è, se si vuole, un privilegio; che implica però non un diritto di
discriminazione ma una responsabilità: quella di indicare la mèta a tutti,
e la strada meno tortuosa per raggiungerla — senza per questo pensare che
chi sembra percorrere un’altra strada
non sia anche guidato misteriosamente allo stesso traguardo.
Se poi l’istituzione terrena, la comunità locale, « conosce quelli che sono
suoi » (« di essa », voglio dire; non « di
Lui ») con strumenti di conoscenza diversi, più empirici, di quelli di Dio (la
professione della fede, la coerenza nella vita cristiana, la disciplina ecclesiastica), può essere un fatto legato alla
contingenza del nostro vivere nella
carne; comunque è un altro discorso.
Bruno Cors.'Vni
3
24 luglio 1970 — N. 29-30
pag. 3
DAL PIANO DI RIFORMA SCOLASTICA SVEDESE
Educazione o istruzione religiosa ?
Il problema
L'insegnamento religioso è un fenomeno assai complesso e variamente risolto, a seconda degli stati e del ruo<lo
in essi giocato dalle rispettive chiese.
Quando un paese ha una sua religione,
questa viene imposta ai cittadini, a cominciare dalla loro esperienza scolastica. Quando invece uno stato è laico, nel
vero senso della parola, il compito dell’insegnamento religioso viene demandato alle famiglie o alle singole chiese,
senza imposizioni dal punto di vista
scolastico.
In base a questa bipartizione, è facile
riconoscere la nostra posizione e vedere quale « soluzione » è stata approntata in Italia al problema, soluzione oggi
contestata da più parti e da più voci,
anche cattoliche. Le proteste hanno trovato una loro giustificazione nel fatto,
prima di tutto, che è antidemocratico
disconoscere di fatto i diritti delle minoranze confessionali o dei non credenti ed imporre loro, in varie forme e misure, un insegnamento non conforme
alla loro ideologia, e poi che è difficile
se non impossibile « trasmettere » la
lede, rimanendo su un piano puramente umano di trasmissione di nozioni e
di notizie.
A questo tipo di contestazione si afiianca, oggi, un’altra forma di rivendicazione, sostenuta soprattutto dagli insegnanti di quei paesi europei in cui
i immigrazione dai paesi del Medio e
dell’Estremo Oriente è in netta espansione. La presenza in Inghilterra, Germania, Paesi scandinavi, Svizzera, Francia di massicci contingenti di musulmani, indiani, sikhs in cerca di lavoro, impune tutta una serie di nuovi problemi,
die vanno dall’integrazione sociale all'adeguamento culturale ed al rispetto
cunfessionale. In Italia, questo fenomefiu non rappresenta ancora un proble■Tci. mentre in molti altri stati europei
li’idustrialmente ed economicaimente
più evoluti si sta cercando di evitare
:J disadattamento degli immigrati dai
paesi medio ed estremo-orientali e, nello stesso tempo, di salvaguardare il loro bagaglio culturale-religioso.
Questo lento processo di revisione ha
delle evidenti ripercussioni sul piano
scolastico, proprio per ciò che concerne
l'istruzione religiosa. I motivi contingenti di informa, provocati dal nuovo
ùusso migratorio, si associano, nei paesi a maggioranza protestante, a motivi
di ricerca di obiettività nei confronti
delle diverse confessioni religiose e dei
movimenti ideologici. Ne deriva un nuovo orientamento nei programmi di
istruzione religiosa, aperti a contributi
e ad orizzonti finora sempre trascurati.
L’evoluzione svedese
Ma, per essere più concreti e, nello
stesso tempo, per avviare una discussione intorno a queste nuove prospettive, desideriamo portare l’esempio di ciò
che sta avvenendo nel settore dell’istruzione religiosa in Svezia. In fondo, ciò
che ha spinto la Svezia a modificare
programmi e curricoli è lo stesso malessere e lo stesso disinteresse per i
corsi di religione che, oggi, cominciano
ad essere percepiti anche da noi. In
un libro ormai famoso. The School that
l’d like, pubblicato in edizione tascabile, centinaia di studenti espongono il loro punto di vista sull’istruzione religiosa così come oggi viene impartita nei
paesi anglosassoni, e la conclusione a
cui si arriva è una sola; « Non c’è un
.solo studente che accetti l’istruzione
religiosa così come oggi viene praticala, e tanto meno i rituali religiosi propri di ogni scuola... La maggior parte
degli oppositori, pur rifiutando l’imposizione di una determinata forma di
istruzione religiosa, desidera però ricevere qualcos'altro al posto ».
OH ordinamenti scolastici svedesi
hanno voluto tener conto di questa situazione ed hanno operato dei sensibili cambiamenti. Mentre fino a qualche
decennio fa, il catechismo rappresentava il lulero di ogni istruzione religiosa,
oggi l’insegnamento ha una fisionomia
essenzialmente storicista, ponendo il
Cristianesimo fianco a fianco delle altre religioni non-cristiane e affrontandone lo studio partendo direttamente dai
testi. Un primo passo verso questo nuovo modo di concepire l’istruzione religiosa svedese fu compiuto con l’arcivescovo Nathan Sòderblom; un secondo
e più recente passo avanti è stato compiuto nel 1969 con l’applicazione dei
nuovi programmi di studio. Secondo
questa riforma, nelle scuole svedesi di
ogni ordine e grado è previsto un periodo di istruzione religiosa (di solito,
due ore settimanali), detto «nozioni di
religione», affidato ad un insegnante
specializzato. Inoltre, rispetto alla riforma di Soderblom che prevedeva
l’insegnamento delle religioni non-cristiane solo per quel tanto che avevano
a che fare con le missioni cristiane in
Africa e Asia, oggi il tempo dedicato al
cristianesimo equivale a quello dedicato alle religioni non-cristiane. Di solito,
il programma viene concordato fra insegnanti ed allievi e gli argomenti possono perciò variare a seconda degli interessi. Sta di fatto, comunque, che sotto la spinta di interessi contingenti per
l’Qriente (la droga, il nirvana, nuove
trascendenze, eoe.) o rinlluenza del pensiero di Marx, Lenin o Mao, rnolti giovani svedesi seguono i corsi di religione per essere puramente « aggiornati »,
per trovare forse quel mondo trascendente di cui vanno alla ricerca e che
non sempre il cristianesimo riesce loro
a procurare. D’altra parte, la consapevolezza che l’Europa è debitrice in civiltà all’Qriente e che l’Asia è la terra
più popolata del globo è un motivo valido agli occhi dei giovani svedesi per
venire a contatto con le religioni noncristiane. E, sia detto fra parentesi,
questa situazione si ripete in altri stati, non ultimo l’Qlanda.
La riforma scolastica
svedese in fatto
di istruzione religiosa
La riforma non ha accontentato tutti; molti pensano con nostalgia al vecchio tipo di insegnamento basato sul
catechismo luterano ed altri si preoccupano dell’indifferenza o delle critiche
avanzate dai giovani alle chiese cristiane. D’altra parte, poiché il cristiano
dev’essere il sale della terra, la luce del
mondo, è impensabile e anacronistico
che si isoli dagli altri, che si limiti a
giudicarli senza mettere anche se stesso sotto accusa. Lavorare a scuola secondo un criterio comparativo non significa affatto limitare o boicottare la
azione della Chiesa, pronta a predicare
l’Evangelo a chi lo vuole ascoltare, dopo avere preso coscienza di tutte le
esperienze religiose ed avere compiuto
una scelta precisa.
Lo schema seguito dalle scuole svedesi ha come fine principale 1’« unione
dei Cristiani e dei non-Cristiani, delle
Chiese e dei popoli » (relazione S. Rodhe). Ed ecco, in sintesi, i punti principali di questo schema:
1. L’insegnamento religioso a
scuola dev’essere un insegnamento rivolto a tutte le religioni, non
ad una sola (la cristiana).
Qggi, è praticamente impossibile accettare l’ipotesi secondo cui — umanamente parlando — tutto il mondo prima o poi sarà cristiano. I fedeli delle
religioni non-cristiane, come i buddisti,
i musulmani, gli hindú, si considerano
a loro volta membri di religioni mondiali, così come famo i cristiani. Secondo il punto di vista svedese, siamo
nelle condizioni di dover prevedere per
il prossimo futuro una coesistenza di
religioni, che ha come implicita conseguenza l’apertura di un dialogo fra di
loro. La scuola deve prendere e dare
atto di questa situazione, informando
gli studenti sull’esistenza delle diverse
religioni e sulla loro « consistenza ».
2. L’insegnamento scolastico
dev’essere un insegnamento sulle
religioni.
Questo nuovo tipo di insegnamento
religioso deve adeguarsi aH’ambiente
laico a cui si rivolge e promuovere soprattutto un « approccio intellettuale »
alle singole religioni. L’introduzione a
scuola di specifiche pratiche religiose
contrasta con lo spirito laico e turba
il ragazzo. Riprendiamo a questo proposito il giudizio di un giovane, contenuto nel libro citato: « Le riunioni di
culto del mattino non servono a nulla.
Nessuno ascolta la lettura della Bibbia,
pochi sono quelli che cantano gli inni
e, quindi, dal punto di vista religioso,
non sono che una perdita di tempo o
un buco nell’acqua». La scuola, cioè,
non è il luogo adatto per stabilire un
rapporto cultuale specifico, proprio perché la scuola è il punto di incontro di
più ideologie, di più fedi, di più culture.
3. L’insegnamento scolastico
delle religioni deve avere un carattere descrittivo.
A scuola, rinsegnante dovrà soprattutto descrivere le religioni di cui via
via iSi occupa, senza mirare a « comunicare » l’esperienza da lui vissuta interiormente e perciò dimenticando, in
quel momento, di essere cristano, buddista o ateo. Una religione la si vive
solo se vi si pariccipa attivamente, dal
a cura di Edìna Ribet
L’ultimo bollettino d’informazione
dell’Alleanza biblica mondiale riferisce
lungamente sul lavoro di diffusione
biblica in INDIA.
In questo paese, nel quale vivono
più di mezzo miliardo di esseri umani
— 1/6 della popolazione mondiale —,
dove si parlano 800 lingue e dialetti,
la Società biblica indiana occupa il primo posto fra le altre sparse nel mondo, per la vastità del compito che le è
affidato. Malgrado la povertà ben nota
che regna nel paese, i 5 milioni di protestanti indiani contribuiscono con
circa 400.000 franchi francesi (circa 50
milioni di lire) all’opera della Società,
vale a dire per quasi 1/5 delle spese
totali.
A CALCUTTA vi è un certo numero
di colportori volontari che svolgono
un ottimo servizio per la diffusione
biblica, a prezzo a volte di non lievi sacrifici personali.
A ROTTAYAM (India del sud) le autorità cattoliche si sono servite per la
prima volta di edizioni degli Evangeli
e dei Salmi venduti da anni nelle scuole dalla Società biblica.
A CHURACHANDAPUR (nord-est
dell’India) vi sono regioni montuose
ed isolate, ove i colportori lavorano in
mezzo a difficoltà, anche climatiche.
In una giornata di pioggia torrenziale
sono stati distribuiti 1230 Evangeli e
più di 1000 Selezioni bibliche in 13 villaggi.
A MYSORE si sta svolgendo un’intensa campagna evangelistica nelle farniglie e nelle scuole: per molti ragazzi sarà la prima volta che avranno la
possibilità di leggere la Parola di Dio.
Anche nelle scuole cattoliche, come
per esempio nel Liceo « Ignazio di
Loyola » di GQA, è stata per la prima
volta accettata e gradita l’opera della
Società biblica.
A KERALA (India del sud) un operaio pagano che riparava la chiesa, interessato dal libro che i cristiani leggevano, la Bibbia, ne chiese una e si
mise a studiarla con profitto, così oggi
è un testimone di Cristo nella sua famiglia e nel suo paese.
A SECUNDERABAD due donne convertite lavorano attivamente per la
diffusione della Scrittura, andando di
casa in casa a fare opera di colporlaggio.
L’accoglienza che il popolo indiano
fa alla Bibbia in numerose regioni del
suo grande paese non lascia dubbi sulle possibilità future dell’opera biblica
in India.
* * *
Nel VIET-NAM, come Filippo sulla
via di Gaza. La chiesa cristiana aveva
organizzato una campagna di evangelizzazione nei dintorni di SAIGON. Uno
dei pastori, stanco del lungo cammino, volle riposarsi sotto un albero. Qui
scorse un vecchio che leggeva una Selezione biblica; il pastore lo interrogò
con le medesime parole che il diacono
Lilippo aveva rivolto, secoli prima, alTufficiale etiopico sulla via di Gaza:
« Intendi tu le cose che leggi? », e ne
ricevette la medesima risposta: « Come potrei intenderle, se nessuno mi
guida? ». Il pasture si siede accanto al
vecchio e incora ¡ncia a spiegargli la
Buona Novella della Salvezza; alla hne ottiene lo stesso risultato di Filippo, 1900 anni prima: il vecchio si converte e domanda di essere ricevuto
nella chiesa locale.
* * *
In UNGHERIA il primo atto del pastore verso i suoi catecumeni consiste
lisi dare loro il Nuovo Testamento,
all’inizio, cioè, della loro istruzione religiosa e non alla fine, com’è l’uso quasi ovunque. Molti catecumeni vedono
allora la Bibbia per la prima volta.
NIGERIA. Uno dei leaders del movimento di secessione del BIAFRA, il dr.
Ibiam, è stato eletto presidente della
Società biblica della Nigeria.
BIAFRA. La Società biblica fornisce
numerose copie della Scrittura alle popolazioni vittime della guerra, poiché
circa il 90% delle Bibbie e degli Evangeli in possesso degli abitanti dei territori devastati sono state perdute o
distrutte.
FRANCIA. L’Alleanza biblica ha pubblicato due opuscoli tradotti dall’olandese, che possono essere molto interessanti per i catecumeni: « Per capire la Bibbia » (pagine 64); « La Bibbia
in un anno » (pagine 14).
BELGIO. E appena terminata una
edizione di 10.000 Bibbie in lingua rumena, e già un’altra edizione di 20.000
Bibbie è in corso di stampa, destinata
alle chiese protestanti della Romania.
URSS. Due esperti traduttori delle
Società bibliche hanno trascorso un
periodo in una località dell’Armenia
per occuparsi della revisione della Bibbia in lingua armena. 10.000 copie degli Evangeli e del libro degli Atti sono
in corso di stampa. Anche in Estonia
si procede alla revisione e alla ristampa della Bibbia in una versione moderna.
■PAKISTAN. La Società biblica di
questa regione ha messo in vendita la
prima edizione biblica in Braille, nella
lingua nazionale.
PQRTOGALLO. Più di mille Bibbie
sono state vendute nel mese di novembre agli ascoltatori del programma
che la Società biblica svolgeva per la
radio.
MESSICQ. Quattro milioni di copie
del Nuovo Testamento sono state vendute in questo paese, suscitando un
notevole interesse anche negli ambienti cattolici.
* * *
URUGUAY. Alejandro Geymonat
(forse un valdese?), pensionato di 62
anni, si dedica alla diffusione della
Bibbia circolando in bicicletta. Ha già
percorso più di 200 Km., recandosi fino a Montevideo per rinnovare la sua
provvista di esemplari della Scrittura: « Quando qualcuno mi dice di non
capire la Bibbia, trascorro un po’ di
tempo con lui e gli spiego, più semplicemente possibile, il messaggio della Rivelazione. Così ogni giorno scopriamo, insieme con tanti fratelli, che
la Bibbia non è tanto difficile, come
crediamo, ma è soprattutto di una meravigliosa ricchezza ».
di dentro, e questo non è lo scopo dell’insegnamento scolastico. Nessuna parola può comunicare agli altri ciò che
intendiamo interiormente per Dio, anche se dobbiamo servirci del linguaggio
e della simbologia umana per esprimere noi stessi. Capita come con le vetrate
di una cattedrale: se le si guarda dalTesterno, dicono poco, sono grige e opache; ma se le si guarda dal di dentro,
allora brillano di mille colori. La scuola guarda alle religioni dal di fuori, descrivendole; la Chiesa presenta la religione dal di dentro, vivendola e facendola vivere.
4. L’insegnamento religioso scolastico deve occuparsi principalmente delle religioni attuali, lasciando alla storia il compito di
occuparsi di quelle passate.
Non mi soffermo più a lungo su questo punto, perché è già stato chiarito
dai paragrafi precedenti.
5. L'insegnamento scolastico
delle religioni deve rivolgersi ai
problemi esistenziali, non alle pure e semplici curiosità.
Per rispondere effettivamente agli interessi dei ragazzi, il corso di religione
deve affrontare soprattutto le questioni esistenziali in rapporto alle differenti soluzioni date dalle singole religioni.
E per questioni esistenziali intendiamo
parlare di problemi della vita e della
morte (la creazione, la morte individuale, la sopravvivenza), di razza e di uguaglianza sociale, di guerra e di pace, di
dolore e di vendetta, di solitudine e di
comunità, di rapporti sessuali e familiari, di fede e di ragione. In questo modo, gli insegnanti possono anche stabilire un dialogo con gli studenti ed affrontare da vicino le questioni che interessano la società contemporanea,
chiarendo comparativamente la posizione assunta dalle varie religioni e
ideologie.
6. L’insegnamento scolastico
delle religioni deve partire dai
testi.
Un pericolo che comunque dev’essere
evitato è quello di offrire ai ragazzi dei
giudizi affrettati e gratuiti sulle religioni. Questo modo di procedere, oltre a
non essere serio, non può di certo promuovere la obiettività di giudizio nei
giovani. È bene quindi ricorrere fin
dall’inizio ai testi fondamentali delle varie religioni, Bibbia, Corano, Upanishad,
Bhagavad Gita, ecc. I sussidi audiovisivi possono essere un vero aiuto nella
comprensione e nella penetrazione delle
differenti mentalità.
7. L’insegnamento scolastico
delle religioni deve essere condotto in tutte le classi, a livelli diversi e secondo modalità differenziate.
In Svezia, l’insegnamento delle religioni viene praticato a tutte le età, dalia scuola materna fino ai licei. Il problema è di vedere quali aspetti e secondo quali modalità sia opportuno presentare le singole religioni. Parecchie
equipes specializzate di psicologi e pedagogisti stanno studiando la questione
e proponendo agli insegnanti alcuni tipi di programma differenziati.
8. L’insegnamento scolastico
delle religioni deve affiancarsi
agli altri insegnamenti.
Secondo la nuova prospettiva, l’insegnamento delle religioni ha molti punti di contatto con gli altri insegnamenti, dalla storia alla geografia. Pertanto,
è compito dei docenti di religione tenersi a contatto con tutti gli altri insegnanti e mettere a punto un piano concordato di lezioni.
Conclusione
Questo è lo schema di riforma attuato in Svezia e osservato da molti altri
stati come esperienza passibile di estensione. Un giudizio preciso non può ancora essere pronunciato, proprio perché si tratta di un esperimento che necessita di una verifica.
Un’estensione del modello svedese al
nostro paese al momento non è neppure pensabile, visto Io status delle strutture statali. Ci pare comunque interessante prendere atto del movimento di
revisione che sta interessando altri paesi europei in fatto di istruzione religiosa, anche perché le chiese protestanti
in Italia si sono sempre dimostrate giustamente sensibili al problema educativo.
Si può discutere sull’impostazione data dagli svedesi al programma di istruzione religiosa, ma dobbiamo ammettere che la netta distinzione fra quelli
che sono i compiti della scuola e quelle
che sono le finalità delle chiese non
può essere sottovalutata, in un’epoca
in cui i « concordati » vengono posti
sotto accusa. In questa prospettiva, il
« compito educativo » delle chiese risulta maggiorato, arricchito dalla distinzione fra istruzione religiosa e « comunicazione » della fede. Questo principio, tra l’altro, chiama in causa anche l’aspetto metodologico delTinsegnamento, suscita un ripensamento delle
tecniche attive di apprendimento ed
una riconsiderazione dei contenuti da
trasmettere ai ragazzi.
Roberto Eynard
UN FASCICOLO MONOGRAFICO
DI '‘GIOVENTÙ EVANGELIO A..
Thomas Müntzer
teologo e rivoluzionario
È uscito in questi giorni il fascicolo 5 di
« Gioventù Evangelica », un fascicolo monografico, dedicato quasi integralratnte a Thomas Müntzer: teologo e rivoluzionario. Si
tratta di larghi estratti, presentati con cura
sagace e con ricca illuminazione, della tesi di
licenza teologica che Emidio Campi ha discusso a fine giugno presso la Facoltà valdese
d: teologia di Roma, frutto di un lungo lavoro
di ricerca e di riflessione. Teniamo a segnalarlo subito, poiché sarà un punto di riferimento importante nel confronto teologico e
spirituale quale si va profilando oggi nelle nostre chiese e che non potrà essere eluso. Si
torna, come in altri momenti storici, “in statu
confessionis”, in una situazione che esige una
chiara, meditata e cosciente confessione della
la fede; e bisogna che, meglio di quanto sia
avvenuto in altri momenti storici, anche recenti, la chiesa abbia coscienza di tale situazione e sappia individuare il nodo teologico
essenziale in gioco nelTaccendersi delle discussioni e neH’intrico dei problemi dell’ora.
Bisogna quindi essere grati a coloro che a
viso aperto cooperano a porre in termini netti
le questioni, come fa l’autore di questo quaderno il cui editoriale si chiude così : « Il
plema — se ci è lecito concludere con una
battuta delVaiUore di questo numero — è di
avere “la testa di Lutero e il cuore di Münzer”: se e come questo sia possibile, se cioè sia
oggi possibile essere protestanti e rivoluzionari. è l'argomento di tutta la nostra ricerca, e
non solo in questo numero speciale della ìiostra rivista ». E potrà anche avvenire che,
studiata a fondo la questione, la testa e il cuore di Lutero, al servizio della sua fede, ci diventino più preziosi e più illuminanti di prima.
SEGNALAZIONI
'jÉf' 11 fascìcolo 6/1970 di « Concìlium », la
cui edizione italiana è curata dalla Queriniana, è dedicato al tema Chiesa-mondo, sotto l’aspetto particolare della Problematizzazione del male morale come sfida alla fede cristiana. Contributi di P. Ricoeur, W. D.
Marsch, L. Beirnaert etc. Un tema importante,
da approfondire.
Il « Journal des Missions évangéliques »
nel fascicolo 3-4/1970 pubblica, fra l’altro,
un inserto : Dossier Développement. Di tale
inserto è stata fatta una tiratura a parte, in
opuscolo, per presentare alle comunità il problema drammatico dello sviluppo, parallelo a
quello missionario.
g 1 i
iiiiMiiiiiiimniiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiNiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiimiimmiiimiii
uomini
E' morto Aodré Philip
Parigi (soepi) — Il professor André
Philip, ex-ministro francese, « laico impegnato » della Chiesa riformata di
Francia ed « ecumenista » convinto, è
morto a Parigi il 5 luglio.
Nato nel 1902, egli si iscrisse, a 18
anni, al partito socialista francese, e
la Sfio (Sezione francese dell’Internazionale operaia) lo ebbe in un postochiave. Dopo gli studi fatti a Parigi in
diritto ed economia politica e dopo
aver scritto — di ritorno dagli Stati
Uniti — un libro dal titolo II movimento operaio in USA, venne nominato
professore di diritto presso l’Università di Lione.
Nel 1936 viene eletto deputato socialista del Rodano. Nel 1940 è uno degli
80 deputati che rifiutano il cambiamento di regime e la chiamata di Pétain al governo, ed entra nella resistenza fin dal giugno 1940. Nel ’41 egli raggiunge De Canile a Londra, dove occupa il posto di commissario agli interni.
Dopo la liberazione diventa ministro
dell’economia nazionale nel primo governo francese. Allontanatosi dal partito socialista, lo abbandona definitivamente in occasione della guerra di
Algeria.
Nel 1958 è nominato professore d’economia politica a Parigi e nel ’65 diventa presidente del Centro di sviluppo dell’Qrganizzazione di cooperazione
e dello sviluppo economico (O.C.D.E.).
Membro della Chiesa riformata francese, era presidente della Commissione degli affari internazionali della Federazione protestante francese.
È stato uno dei principali oratori alla Conferenza mondiale « Chiesa e Società » organizzata dal Cec nel 1966 a
Ginevra, ed alla recente Conferenza di
Montreux del Cec sull’aiuto ecumenico ai progetti di sviluppo.
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COMITATO COLLEGIO VALDESE
Mostra d’Arte a Torre Pellice
Sabato prossimo 25 luglio alle ore 17
verrà inaugurata la Mostra personale
del pittore Jean Hurzeler, presso il
Collegio 'Valdese di Torre.
Il pubblico è cordialmente invitato.
Ingresso libero.
iimmiiiimimiimiiiiiiiiitiniiiimimimiimniimim
PERSONALIA
Ci rallegriamo fraternamente per la nascita della piccola Giovanna, di Sergio e Paola
Ribet, venuta ad allietare la casa pastorale dì
Pachino.
A Urbino si sono spo.sati Guido Cavazzani e
Paola Pandolfi, e a Roma Gianmaria Grimaldi e nuda Girardet. I nostri auguri più
cordiali.
Vivi rallegramenti a Franco Rostan che ha
conseguito la laurea in medicina e chirurgia
presso rUniversità di Torino.
Colpiti dalla scomparsa del dott. Osvaldo
Simeoni, stroncato da un male improvviso,
esprimiamo la nostra calda simpatia ai suoi
familiari.
4
pag. 4
N. 29-30 — 24 luglio 1970
Ivrea
1 nostri settimanali si sono già occupati ampiamente del nuovo tempio di Ivrea; tuttavia
non possiamo non ricordare la giornata del
21 maggio che è stata favorita dal bel tempo
e da una larga partecipazione di amici venuti
da lontano. 11 Moderatore Giampiccoli ha rivolto il suo messaggio dì impegno evangelico
ad una larga assemblea di credenti, sistemati
nei locali di culto, in galleria, sulla scala interna e nel locale sottostante. Il past. dr. H.
Noltensmeier di Detmold, delegato della Società Gustavo Adofo, era con noi per recarci
i saluti dei fratelli in fede della Germania e
per consegnarci quale gradito dono della Unione Femminile di Detmond. un servizio di S.
Cena, segno di solidarietà di riconciliazione
nel nome di Cristo.
Siamo sinceramente grati al Moderatore Neri Giampiccoli per la sua presenza in mezzo a
noi ed al dr. Noltensmeier per la sua simpatica e fraterna figura di credente, inviato da
Chiese sorelle e in modo speciale dalle Scuole
domenicali che, alcuni anni or sono, hanno
preso a cuore la costruzione del nostro tempio. La Corale di Torre Pellice ha degnamente
assolto il suo compito al mattino e nel pomeriggio; la presenza di numerosi pinerolesi ci
ha ricordato con fraterna sensibilità un ministero pastorale di dodici anni in mezzo a loro :
<lal 1946 al 1958! Il Sindaco di Ivrea è stato
con noi aH'inizio della riunione pomeridiana
ed ha rievocato nel suo breve messaggio la
figura delTanzìano generale Davide Jalla. Altre persone rappresentavano chiese sorelle di
varie denominazioni.
Parecchi messaggi non ci sono giunti in
tempo a causa degli scioperi postali. Ne menzioniamo alcuni: dal past. Cipriano Tourn
(che il nuovo tempio sia strumento di testimonianza per tutta la città aflinché la Parola di Dio possa raggiungere molti cuori...);
dalla comunità metodista di Sestri, dalla chiesa valdese di Sampierdareiia alla quale è stata
inviata la colletta del culto inaugurale :
L. 119.200; dalla Unione valdese di Marsiglia e dal suo Presidente Mr. Henri Poet (uniti in preghiera e riconoscenza, fervidi voti per
vita comunità, amicizia fedele); da Perrero
Renzo e Laura Rivoira (abbondanti benedizioni continua fedele opera casa comunità); dai
pastori Cruvellier e Rockat tramite il fratello
in fede Laurenzio di Carema a nome delle co
Dalle nostre comunità
munilà di Le Fayet, Chamonix e Plateau D‘Assy, dal past. Enrico Geymet e dalla chiesa di
Villar Perosa (condivide ora solenne comunità Ivrea, apre il cuore a luminosa liducia e
speranza).
Non diciamo altro, per non dilungarci. Ringraziamo le persone venute da lontano, l’Unione Femminile e le cadette per l’organizzazione
del bazar, i nostri amici Leuzinger e Graglietto che hanno trasportato il past. Noltensmeier per una visita alle Valli valdesi. Chiediamo scusa per Teventuale dimenticanza di
nomi e di fatti degni di segnalazione.
L’uso del tempio dipenderà dai fratelli e
dalle sorelle in fede di Ivrea, la loro testimonianza sarà efficace nella misura in cui lo Spirito (li Dio opera nella loro vita rinnovandola
e rendendola disponibile per il servizio che il
Signore attende dalla sua comunità.
* * *
— Il 2 giugno si è svolta ad Ivrea la Conferenza Distrettuale. Ringraziamo le famiglie
che hanno offerto l’ospitalità per il pernottamento di alcune persone. Deputato al Sinodo
è stato nominato Adriano Longo..
— 11 culto conclusivo della Scuola Domenicale ha avuto luogo domenica 7 giugno.
Purtroppo il cattivo tempo non ci ha permesso
di fare la progettala gita in Val Chiusella;
sarà per un’altra volta! I bambini non sono
rientrati a casa; con le loro attive monitrici
hanno consumato il pranzo al sacco nel salone del tempio: allegrìa, ottimo appetito, giochi e gelato finale. Domenica 21 giugno alcuni
bambini accompagnati dal pastore e dal fratello Giachino hanno partecipato ad un incontro nella campagna dì Magnano con le
Scuole domenicali di Biella, Torino (chiesa di
lingua inglese) e con i trombettieri della
Westfalia accompagnali dal past. Geymet di
Villar Perosa.
— Durante il cullo di Pentecoste è stato
confermato Claudio Bertot. Altri catecumeni
hanno preferito posticipare la loro ammissione in chiesa e seguiranno ancora un corso
di conversazioni sulla testimonianza del cristiano.
— Varie famiglie sono state provate in que
ste ultime settimane. Un grave lutto ha colpito Mirella Rossetto con la morte di suo marito ancora giovane di età, in modo qua.si improvviso. Abbiamo pensato con cristiana simpatia alle famiglie Rossetto e Ricci in questa
triste circostanza e diciamo loro il nostro incoraggiamento in Cristo.
— Curii Bartolomeo e Carmen Vinay hanno celebralo il loro matrimonio durante il
cullo del 24 giugno, in un tempio adorno dì
fiori in presenza di molti amici e conoscenti.
Il nostro augurio migliore agli sposi stabiliti
a Tortona ed un caldo arrivederci.
— È nata nella famiglia Ollearo di Piverone la piccola Lidia Margherita alla quale,
insieme con i genitori, rivolgiamo i nostri
cari pensieri ed un augurio di bene per l’avvenire.
Pomaretto
Alle famìglie di Peyran Ernesto e Silvio
Peyronel inviamo la nostra simpatia fraterna in occasione della separazione dai loro cari.
Ogni giorno rimettiamo nel Signore il nostro
peso nella certezza che il Signore soltanto lo
può portare.
Ringraziamo il maggiore Longo e signora,
la signora Donini per i messaggi, il canto datoci al culto ad alla riunione all’Inverso per
quanti amano la parole del Signore. Che il
Signore benedica l'opera dei Salutisti in Italia e particolarmente nelle nostre Valli.
Abbiamo tenuto recentemente la riunione
a Co-Ciavin alla pre.senza d'un gruppo di fratelli e sorelle di Pomaretto, Perosa ed Inverso,
non troppo rappresentato quest’ultimo; notizie da Felónica e problemi connessi ci sono
stati dati dal Pastore Bertinat.
Prossimamente avremo: riunione ¡xìVInverso di Pomaretto la domenica 26 luglio in comunione coi fratelli valdesi della Germania e
la domenica 2 agosto ai Cerisieri.
11 gruppo di colporlaggio di Luigi e Silvana Marchetti esporrà la bancherella nelle date a luoghi seguenti : Frali, domenica 26
luglio: Pramollo, domenica 9 agosto; Pomaretto - Inverso.. 15 agosto; Frali, 16 agosto.
Prarostino
Domenica 19 Luglio ha avuto luogo il culto
di inaugurazione del tempio restaurato di San
Bartolomeo. Per Toccasione era presente una
larga parte della comunità e un folto gruppo
di amici e di simpatizzanti.
Già da un paio di anni il Concistoro aveva
deciso un programma dì lavori di restauro e
di ripulitura al tempio, che da oltre vent'anni non era più stalo rimodernato. Il problema,
come spesso accade nelle nostre chiese, era
quello di riuscire a reperire la somma necessaria per mettere in atto il progetto. A questo scopo la comunità aveva chiesto ed ottenuto dalla Tavola di poter usufruire della colletta
del XV agosto del 1969; tuttavia i proventi
di quella giornata non hanno potuto coprire la
somma necessaria per i restauri, così, per arrivare alla somma totale (circa un milione e
mezzo) si è pensato di devolvere a questo scopo la colletta del culto di inaugurazione, l'incasso dì una serata di canti della Corale nel
mese di settembre, il ricavato di una colletta
speciale nei vari quartieri della comunità, oltre ai doni che spontaneamente sono giunti da
vari fratelli ed amici.
I lavori di restauro, nella loro massima parte portati a termine, consìstono in; 1) restauri ai muri esterni corrosi daH'umidità (muratori Enrico e Walter Long); 2) tinteggiatura
delle pareti esterne ed interne; 3) decorazione
con stemmi valdesi e scritte; 4) verniciatura
dì tutte le parti esterne in metallo: 5) verniciatura di tutte le parli in legno aH’interno
(tutti questi lavori sono stati eseguiti dal decoratore Sergio Albarin dì Torre Pellice): 6)
perlinatura di tutta la parete est interna (lavoro che verrà eseguito al più presto dai nostri falegnami Guido Forneron e Marco Avondet); 7) nuovo impianto di illuminazione
(lavoro volontario dei fratelli Sandro Paschclto. Renato Fornerone, Bruno Avondelto e
Claudio Paschetto); 8) sostituzione di drappi c
tappeti dei tavoli (lavoro e materiale donati
dalla famiglia Camera): 9) ripulitura dì tutti
i vetri, con sostituzione dì quelli rotti o man
canti e totale sostituzione del mastice (lavoro
volontario di fratelli della comunità); 10) pulitura e verniciatura del pavimento (lavoro
volontario); 11) ripulitura di tutte le suppellettili (banchi, tavoli, sedie, ecc. - lavoro volontario); 12 sostituzione di tutti i tubi delle
stufe e loro verniciatura (lavoro volontario);
13) revisione dell’organo (lavoro che verrà
eseguilo in autunno dai costruttori Davico c
Gallo di Torino).
Rivolgiamo il nostro sentilo ringraziamento al decoratore Sergio Albarin per la cura
messa nel suo lavoro e per il prezzo contenuto in limiti assolutamente accettabili, alla
famiglia Camera per il generoso dono, al gruppo di oltre trenta membri della comunità che
hanno donalo preziose ore di lavoro volontario
con encomiabile spirito di servizio, a lutti coloro che hanno contribuito con offerte in denaro.
Concludiamo sottolineando uno dei pensieri espressi durante il culto di inaugurazione
e cioè che non abbiamo voluto rinnovare e
restaurare un (( monumento nazionale » che
rallegri la vista del passante, ma la « nostra
casa j), la casa in cui la comunità sente il
bisogno di ritrovarsi per lodare il Signore,
per alimentarsi neH’ascoilo della Parola di
Dio, per ritrovare nuovo slancio alla propria
vocazione, per esprimere nel culto la propria
fede e la propria comunione fraterna. E ben
vero che la Chiesa non ha da essere tale solo
la domenica mattina all'ora del cullo nel tempio, ma il fatto di vivere la propria vocazione
in ogni occasione e in ogni giorno della settimana non esclude che la comunità abbia bisogno di raccogliersi insieme per pregare, per
confessare il proprio peccato, per cantare le
lodi del Signore, per ascoltare la sua Parola,
per partecipare alla Santa Cena, per confrontarsi con TEvangelo.
Rorà
Ringraziamo i Trombettieri tedeschi che con
il loro valente maestro e accompagnali dal Pastore E. Geymet hanno dato un concerto di
musica sacra nel Tempio.
Ringraziamo i Pastori sigg. Appia dì Parigi e G. Bouchard di Pomaretto ì quali hanno presieduto dei culti domenicali.
A Dio piacendo il BAZAR al Centro avrà
luogo il pomerìggio della domenica 9 agosto
prossimo. Caldo invito!
I LET¥ORI CI Sl> SCRIVONO
Alle prese con Dio
Un lettore, da Torre Pellice:
Nel dibattito aperto sulla scuola (v.
(( Eco-Luce » n. 24) mi pare che l’articolo di G. Peyronel su la Società dimezzata non abbia veramente titolo per
fondo delle cose, mi pare sia chiaro che
per il marxismo non è cc Tiiomo che
non conta più nulla » ma le cose, cioè
la ricchezza : la ricchezza individuale,
la proprietà è veramente ciò che configurarvi, in quanto non contiene ‘al- : trappone borghesia e proletariato, cosi
cuna idea positiva sul problema in di- i privilegi del sangue contrap
scussione. Si tratta solo di parole po- nobiltà e borghesia e sfociarono
lemiche contro il marxismo. "elle rivoluzioni del 700-'800.
Sotto questo profilo, dato e non con- 1“ questa prospettiva 1 economia borcesso che la polemica abbia un senso, S^ese e quella proletaria sono chiarasenza entrare nel merito, vorrei fare mente contrapposte. Uso il vocabolo
alcune osservazioni. : economia anziché eoiie perche sugge
Ritengo anzitutto che gli argomenti ' nella nota all articolo in discususati dovrebbero rispondere a un certo ' ®i°ne e perché è sul terreno economicriterio di validità e non mi pare che ' delle cose, che sta il contrasto. Que
cosi sia quando si rileva come un adde- i ® ovviamente inconciliabile, anche
luto il fatto che la vasta letteratura ] «i tratta solo di tendenze : quella
marxista, con la sua enorme monotonia ! borghese, a mettere il meno possibile in
e semplificazione potrebb’essere conden- ! comune e quella proletaria a mettere il,
sala in poche paginette. Credo in- i P*ù possibile in comune
fatti che la ben più vasta letteratura
cristiana si possa condensare nel sermone sul monte o anche nelle sole parole tt ama il tuo prossimo come te
stesso ».
A me poi non pare che queste tendenze, come si afferma, partano da una
nuova e particolare concezione delTuomo. Anzi direi che si rifanno a una
vecchissima concezione biblica, quella
Ancor meno valido mi pare il voler j «he s'inquadra nell'anno giubilare, che
necessariamente considerare pertinenti j voleva ridistribuita la terra (che rapai sistema le aberrazioni staliniane. Se- i presentava la ricchezza di quel tempo)
guendo tale criterio infatti devono con- | Questa ridistribuzione, riferita a *1^^1
siderarsi pertinenti al cristianesimo la tempo, aveva semplicemente il signifiguerra dei Boxers, con cui la puritana eato di rimettere tutto in comune per
regina Vittoria inponeva ai Cinesi (per redimere gli schiavi e il popolo dallo
arricchire la Compagnia delle Indie che sfruttamento in cui m soli 50 anni di
coltivava il papavero) il consumo del- regime borghese potevano essere assogl’oppio. Pertinente al cristianesimo sa- ' gettati,
rebbe lo sterminio di cento milioni di fondo
negri fatto dagli americani per portarne venti milioni in schiavitù a coltivare il cotone c formare quella ricchezza l'equazione rivoluzione = redenzione.
individuale la cui difesa rappresentava Comprensibile, ma non per questo
accettata, tanto vero che non si ha
traccia che Israele abbia mai attuato
Panno giubilare, mentre il cristianesi
trattava di una rivoluzione da attuarsi ogni 50 anni, che
renda perfettamente comprensibile
pei Giorgio Washington un elevato accettata
dovere, sulla scia di quel « successo ».
che Calvino considerava possibile se- - ,
gno di elezione e che i suoi epigoni | “o n'agii anni giubilari ha solo riditradussero in pratica facendo di Gi- ! con generose indulgenze i he
nevra una città di banchieri.
Sempre in (juesto quadro di perti
nenza sarebbero da iscriversi le depre
ni dell'aldilà.
Rivoluzione = redenzione è una ipotesi di lavoro per me più valida di
dazioni e le stragi degli Spagnoli in quella del sacrificio vicario. E che in
Sudamerica, come quella condotta da | entrambi i ca.si si tratti di ipotesi di
Fernando Cortez contro Montezuma per | lavoro e non di verità lo conferma il
conto di cattolicLssimi Sovrani di Spu
gna che nella loro cristiana pietà man
darono anche i Gesuiti a battezzare i
.superstiti.
Ma non è possibile fare un elenco
di questi casi. Sono diecine di migliaia,
dalle efferatezze dei crociati, ai roghi
deirinquisizione, alle grandi pentole in
cui i portoghesi, benedetti dal papa a
fatto che tutta la teologìa moderna è
« alle prese con Dio » come giustamente il teologo Heinz Zahrnt intitola un
suo libro (H. Zahrnt. Alle prese con
Dio, (Jiieriniaiia), dal quale traggo questo pensiero di Tillich (op. cit., pag.
391): ...non esistono verità di fede
incondizionate al di fuori di quella, che
nessun uomo le possiede. E il cristiane
Fatima, bollono oggi dei cristiani non | simo come simbolo di ciò ha la croce
cattolici (Kimbanguisti), alle imprese I di Cristo =: il “figlio di Dio” non è
di tanti imperatori, re e prìncipi cri-1 stato ucciso dagli infedeli perché essi
stìani e cristianissimi, di generali e co- j erano contro la verri« divina, ma dagli
lonnelli e dittatori di ogni varietà cri- i uomini pii perché essi credevano di
stiana. Tutte imprese condotte in no-1 possederla. Con questo la croce indica
me di Dio e per appropriarsi dei beni il giudizio contro ogni umana pretesa di
altrui, ciò che almeno non si può dire
delle efferatezze di Stalin, che efferatezze rimangono.
E ancora, perché attribuire al marxismo l'idea di un « rinnovamento a.ssoluto dell'uomo per decreto di Stalo »
verità ed autorità incondizionata ».
Cosi Calvino, ritenendosi in possesso
della verità, bruciò Serveto.
Cosi, per lo stesso motivo, molli cristiani vorrebbero bruciare i marxisti.
Ed accade anche il viceversa. Ma
:|uando questo non corrisponde in al- questo, in verità, per Io più è dovuto
ciin nuxlo al vero? non al cristianesimo ma al... mancato
Francamente non penso che questo cristianesimo dei cristiani,
metotlo sia valido, ma che piuttosto G. A . Comba
nuocia alla causa che si vuol difendere.-------------
Se analizziamo con pacatezza e pos- Non è qui il caso di impegnare una
sibilmente con (ibbìettività il senso prò- discussione sul marxismo, anche se si
potrebbe fare e sarebbe interessante. Desidero solo chiarire che ho volutamente — e, continuo a pensarlo, opportunamente — inserito in quella pagina
sulla scuola lo scritto inviatomi da
Giorgio Peyronel, in quanto rispondeva,
polemicamente ma non senza argomenti, a un intervento precedente di R.
Cazzola che secondo il Suo criterio potrebbe altrettanto e più essere definito
una serie di tesi marxiste puramente
polemiche, simpaticamente stringate se
non precisamente peregrine.
Il parallelo fra le aberrazioni cristiane e quelle staliniane ìion regge, a mio
modesto avviso, perché la tesi che « il '
fine giustifica i mezzi » non può certo j
richiamarsi alTEvangelo, mentre allo \
sviluppo teoretico marxista-leninista ecc.
sì. (Ne potrei fare qualche esempio gustoso anche airinterno della nostra vita ecclesiastica). Questo non significa
— e credo che in tutti questi anni la :
nostra redazione ne ha dato prova — j
negare la profonda e positiva componen- |
le umana e sotto certi aspetti indiretta- ;
mente “profetica” presente nel movi- j
mento (forse più che nella teoria) marxista, e tanto meno partire in crociata
contro il marxismo, a condizione che \
questo non parta in crociala contro altri, anche e soprattutto nella chiesa.
Mi domando poi fino a che punto
sia giustificato fare risalire le radici
del movimento comunista alla concezione biblica e anticotestamentaria in particolare. C'è una differenza fondamentale: nell'Antico Testamento il perno
del mondo è Dio, la parità umana è in
riferimento a lui, gli abbozzi quanto
mai frammentari ed effimeri sono accenno profetico alla sua nuova creazione: nel marxismo — come in altri
movimenti a ideale umanitario — il
perno del mondo è TUomo: Vuomo collettivo, sociale, non piu I individuo
come in epoca precedente, ma la radice resta umanistico-illuminista. Si può
certo leggere la Bibbia con queste lenti, ma sono convinto che cosi facendo
se ne fraintende e trascura il senso
profondo.
Ecco perché l'equazione: rwoluzione.
= redenzione mi pare biblicamente,
evangelicamente inaccettabile, anche
come. « ipotesi di lavoro ». Non sta a
noi sceglierci le « ipotesi di lavoro »
che. pia ci garbano o meglio ci convengono. Qui veramente le vie divergono,
radicalmente: ed è qui il nodo dell'odierno drammatico problema dei/'autorità, della norma per la fede. È in
gioco per noi protestanti una .scelta
forse più grave di quella dei cattolici di
fronte alVinfalUbililà papale. Accantonala come anacronistica e in fondo infedele la lettura letteralista della Bibbia. dobbiamo decidere se la Bibbia —
letta rriticamente e storicamente — è
per noi la norma cui si ubbidisce e di
fronte alla quale si confessa il proprio
peccalo (morale, intellettuale, sociale).
' ovvero un documento, anzi un insieme
di documenti del quale ci si serve distillandone quanto si accorda con la nostra sensibilità e con le nostre idee e
le puntella: in quest'ultimo caso, infatti. la norma è co.stiluita dalla nostra
sensibilità culturale e spirituale, dalle
nostre idee. E si scade dalla posizione
degli uomini della Bibbia che i Riformatori hanno riaffermato.
La pagina di Tillich citata è, da un
lato, bellissima, nella prospettwa della
fede che conosce il “salto” fra Creato
re e creatura, fra la Sua verità e le nostre. È però ambigua, in quanto può
pure essere usata per dire, come Filalo
(anche per causa sua, e anche a suo
favore, Gesù è morto), che non c'è verità assoluta e che siamo esistenzialisti*
camente in balìa delle nostre fluttuazioni psicologico-religiose. culturali, sociali. alle prese con un Dio sostanzialmente ambiguo e inafferrabile, mai veramente rivelato. Ora, Dio è un « Dio
straniero », ma in Gesù di Nazareth
la Parola è stata fatta carne e ha abitato fra noi piena di grazia e di verità ». Gesù — il Gesù biblico, il Cristo
iì(‘i profeti e degli apostoli — ha offerii aio « IO sono la verità », « chi è per
, ‘ verità (questa sua verità personale.
. r ripetibile, irriducibile a simbolo).
ascolta la Tuia voce »: ieri, ascoltandolo \
nelle sinagoghe, per le piazze o sulla
montagna, oggi aprendo la Bibbia nella
comunione (verticale e orizzontale) dello Spirito Santo. Questa Verità, questa
Parola viventi non sono certo mai possesso (anche se tentiamo sempre di impossessarcene), ma sono l'Altro divino
al cui cospetto siamo posti. La doverosa lettura storica delle testimonianze
bibliche non può legittimamente avvenire se non in questa prospettiva, riconoscendo in quell'uomo e nelle testimonianze umane rese a lui — lì. proprio
lì e non altrove né altrimenti — la \
verità assoluta del Dio vivente, in attesa della sua piena manifestazione
finale.
Gino Conte
Lezioni di obiettività
( il lettore, da Gorle fBerga77io): |
Signor direttore, ;
Con ritardo, purtroppo, ho visto, in
prima pagina, sul numero del 5-6 u. s.
un altro articolo « politico » del Signor Roberto Peyrot che, in occasione i
dell'ultimo Consiglio atlantico a Roma,,
se la prende una volta di più col celebre Patto in quanto militare (senza
fare alcuna allusione, invece, a quello |
(li Varsavia ed altri simili che sor-1
,^(‘fo daU'altra parte del confine della
]iÌ)crtà). ,
V oglio perciò ancora una volta ri- ■
sj)ondere, non tanto per il Sig. Peyrot ,
0 (piei suoi compagni che. più o meno !
prigionieri di certe affermazioni bibliche e soprattutto di preconcetti polìtici, ,
perdono purtroppo di vista la realtà di i
questo mondo, ma per dare ai lettori |
(lei suo periodico, specie giovani, al- i
(•uni elementi che in quell'articolo sono
taciuti o addirittura deformati.
I motivi per cui il Sig. Peyrot, il
(|uale dice di a voler vedere le cose
come stanno e ragionare con la propria lesta », contesta il fatto che l'AIleauza atlantica ha evitato lo scontro
delle Nazioni occidentali con l’Unione
.sovietica e suoi satelliti da oltre 20
anni (per la verità non 25, come lui afferma. perche fu votata dall’Italia assieme ad altri 9 Paesi occidentali il 4
Aprile 1949. allargando notevolmente
il già sorto Trattato di Bruxelles fra
Gran Bretagna, Francia e Benelux)
sono: 1) il fallo che il confine fra
guerra difensiva ed offensiva è cosi laÌ)ìle che non può es.scrc addotto a difesa della tesi dei blocchi, per cui cita
1 casi deirindociiia, dove gli Siati Uniti
provocarono « un immenso focolaio »...
e del vicino Oriente, dove gli Israeliani
« hanno occupalo i territori di tulle le
nazioni circonvicine »: II) il fatto per
il (juale è molto difficile pensare che se
iTtalìa « non facesse parte di un hloc
! co. negli anni scorsi avrebbe potuto
! essere invasa cd occupata, ed anche
solo menomala nella sua sovranità, cosa
che le succede proprio ora (?!) in
quanto parte dì un blocco »; HI) il fatto della « creazione ed appoggio da
parte degli USA al regime militare in
Grecia », suffragalo da a dichiarazioni »
dei dittatori di quel Paese ad un « quotidiano » nostro, non meglio specificalo. Occorre quindi rispondere:
Sul punto 1): che tale tesi crolla
completamente davanti ad invasioni improvvise avvenute anche in era nucleare. come quelle perpetrate dalrUnione Sovietica, indirettamente della Cecoslovacchia nel 1948 (invasione,
che fu precisamente, assieme al blocco
di Berlino salvala grazie al mirabile
ponte aereo alleato, la grossa goccia
che fece traboccare il vaso delle ostilità e provocazioni politico-diplomatiche sovietiche a favore del Patto atlantico) e poi direttamente deU'Ungheria
nel 1956 e di nuovo della Ceco.slovacchia nel 1968; e che le assai migliorate
« disposizioni » jugoslave e poi romene
verso le Nazioni del Patto (di cui c un
esempio significativo V n evoluzione »
dei rapporti Jugo-ilalìani), così diverse
per regime economico-polilico, non trovano altra sj)iegazionc che nel timore
dì quei due Paesi dì dover subire improvvisamente la sorte dei loro succitati
vicini, timore assai forte, di cui si r>ono
sentiti echi abbastanza chiari anche in
Occiden te.
Riguardo all’ (c immenso focolaio »
indocinese bisogna osservare che,
anche accettando questa terminologia, esso si formò proprio perché i
Nord-vietnamiti, comunisti, aggredirono, per espandersi, i loro confratelli
del Sud, die invece s’erano .avviati
sulla strada della democrazia classica,
e perché i due Paesi che sostengono
tuttora, a parole, il disarmo e la pace,
ossìa la Cina rossa e l'Unione Sovietica,
avevano continuamente armalo e spìnto i primi a della azione, per scopi abbastanza manifesti. Se si formò il « focolaio » citalo, altamente deidorevole
per tulle lo sue conseguenze, materiali
I c morali, dirclle ed indirette, che si
; portano dietro le guerre, specie se lunghe, una parte della colpa va, sì. attribuita agli U.S.A. che. pur con generosità. ma con strana imperizia e sfortuna s'ingolfarono nella nota avventura
per difendere la democrazia sud-vielnamila, ma la parte principale di quella
va addeliilala con ogni ragione a chi
non vuol ammettere la coesi.stenza pacifica fra sistemi politici diversi, intendend(7 invece imporre le teorie del suo
attuale capo, Mao. a lutto il mondo
(Cina), ed a chi pur avendo partecipato come co-presidente alla Conferenza
per la pace in Indocina del 1954, si è
rifiutato finora, nonostante ripetute sollecitazioni in circostanze particolarmente gravi, c contro la generale attesa, a
prestare i suoi buoni uffici per la composizione del conflitto (Unione sovietica).
Per quanto, poi, concerne gli Israeliani, si ricordi che essi, appunta
per non venire sopraffatti e massacrali
dagli Arabi, di gran lunga più numerosi e particolarmente eccitati, dovettero occupare una piccola parte di vasti
Paesi confinanti; e ch'essi sono pronti
a ritirarsi quasi totalmente entro i
vecchi confini qualora questi e lo stato
di pace vengano loro garantiti (così
come farebbe qualsiasi altro popolo, in
tale situazione, che non volesse suici
darsi): ciò che i loro nemici, invece, si
sono finora ostinatamente rifiutati di
concedere.
Sul punto 11) occorre chiedere perché (Í è molto difficile » che si verifichi
quella eventualità, specie con la presenza in Italia del più forte partito
comunista deirOceidenle, che avrebbe
potuto con gran facilità « invitare »
(come avvenne in Cecoslovacchia nel
1948) i «compagni» sovietici ad aiutarlo nella conquista c mantenimento del
potere, specie quando l'Austria era ancora per buona parte occupata dagli
stessi; e bisogna osservare eh‘è semplicemente ridicolo dire che Tltaiia è ora
menomata nella sua sovranità perché
fa parte della N.A.T.O., quando si sa
bene che, come già fece (senza aggiungere i commenti che ciò meriterebbe)
la Francia, essa pure sarebbe libera di
ritirarsi, se lo volesse, dalla medesima:
mentre è assai probabile che la grande
maggioranza dei nostri giovani in servizio militare siano contenti quando possono partecipare a manovre combinale
del Patto atlantico e mostrare... .se stessi e le loro capacità ai camerali delle
altre Nazioni (tenendo però a ihiarire
che io sono Uittaltro che mililaiista
od (c imperialista »!).
Sul punto IH), infine, mi domando
perché il Sig. Peyrot non fa il nome
del quotidiano e dell inviato cui accenna, e non dice da che fonte esatta furono attinte tali « informazioni » che
suonano molto di falso e che si spiegherebbero solo se fornite dall'« Unità » o pubblicazioni di quella natura
(aggiungendo, ovviamente, che .sono
del tutto contrario a colpi dì Stato, sia
politici che militari, quando vi siano
una costituzione democratica in senso
classico, un parlamento ed un governo,
nonché un presidente od un re, che
junzionino).
Giovanni Zavahitt
Pubblichiamo per scrupolo di “obiettività” e per assicurare la liberlét di
espressione fra noi. grati per ogni precisazione 0 rettifica che integra quanto
scriviamo. Tuttavia. senza negare
nostre unilateralità, devo notare che. è
un po' forte pretendere, da posizioni
rosi unilateraìi. fare la lezione alla
presunta faziosità altrui... Infatti, ad
esempio, il modo con cui delinea l evoluzione del conflitto indocinese o afferma la iiosira sovrana libertà di moviment-o in seno alla NATO, è di un candore assai discutibile. E mi pare grossa
attribuire. air“Unità” il monopolio della menzogna nella stampa nostrana.
G. C.
5
24 luglio 1970 — N. 29-30
pag. 5
PRESE DI POSIZIONE DELLE COMUNITÀ' SUI TEMI SINODALI
La confermazione
Matrimonio e divorzio
Catania
Mantova
Catania
L Assemblèa della Chiesa Evangelica Valdese di Catania, riunita il 21 Giugno 1970,
esaminato il rapporto della Commissione sinodale sulla Confermazione,
ritiene
che il problema di fondo sia quello dei giovani. figli di credenti che abbandonano la
Cbiesa, indipendentemente dal fatto che siano
già solo j)altezzuti o anche confermati;
considera
questo fenomeno come un aspetto del giudizio di Dio sulla Chiesa;
respinge
le proposte della Commissione, relative al
passaggio della Chiesa Valdese alla pratica del
battesimo agli adulti, alla catechesi pre-battesimale per i genitori che desiderano ancora
il battesimo dei fanciulli e airistruzione religiosa da 7 a 20 anni, giudicandole non in
grado di trasformare gli attuali enti burocratici di culto in Chiesa di professanti;
approva
la proposta di abrogare la Confermazione,
esortando i giovani a rendere pubblica confessione di fede alfoccasione della prima comunione, che potrà avvenire in qualsiasi domeni(>' senza riti particolari;
i;,\ita i genitori a riscoprire l’intera dimensicj-? della responsabilità missionaria che hanno nei confronti dei loro figli, dato che la fe
d‘- si trasmette soltanto attraverso l’annunzio
delia Parola, fatto da credenti impegnati al
servl/ìo di Cristo;
riafferma
la necessità che la Chiesa offra ai giovani oltre aU’insegnamento della Scuola Domenicale e del Catechismo, anche la possidi impegnarsi nei servizi e nelle forme
con 'itarie che il Signore sta suscitando per
la va generazione e che, soprattutto, la
Ch’ -'r.; si comporti in modo degno dell’Evange]<). i giovani non siano scandalizzati e il
noi.!* di Cristo non sìa diffamato davanti a
lo'.'v
:•< ‘ omanda
ai i:i. Kv^ì di ricercare la verità, senza venir
jiiTM-.' rarità di Cristo, evitando ogni tentaz/ume A .U-aica e adoperandosi alla proclamazione ;dli) anticipazione del regno di Dio
l)iù che alfanuanzio e aH’esecuzione del giucontro i ])r«->>ri padri e fratelli;
domajitia a Ji
di affrettare la venuta del suo regno, onde
la Chiesa possa sopravvivere per risurrezione
e non per naturale espansione proselitistica.
L’assemblea di chiesa di Mantova, dopo
aver esaminato la relazione sulla confermazione presentala dalla commissione sinodale,
si dichiara d’accordo sulla proposta di abolizione della cerimonia della confermazione e
sulla proposta di ammettere i credenti in qualunque momento alla Santa Cena su loro richiesta. Sulle proposte concernenti il battesimo degli adulti e la non obbligatorietà dell’insegnamento religioso l’assemblea vede i favorevoli e gli oppositori divisi in parti uguali.
(Mantova. 4-4-1970).
Verona
L’assemblea della chiesa di Verona, dopo
aver esaminato la relazione della commissione sinodale di studio sulla confermazione,
convinta deU’urgenza di una comunità di professanti. accetta il contenuto della relazione
stessa e impegna i suoi delegati ad appoggiarla nella conferenza distrettuale e al sinodo.
(Verona, 8-3-1970).
L*As.sembIea della Chiesa Evangelica Valde.se di Catania, riunita il 21 Giugno 1970, esaminato il rapporto della Commissione sinodale su « matrimonio e divorzio » così come è
stato pubblicato dalla Claudiana in « Attualità Protestante » n. 28,
pur nella consepevolezza
che la nostra generazione non presta ascolto aH’Evangelo, es.sendo occupata, come ai
tempi di Noè e di Lol. a mangiare e a bere,
a prendere moglie e ad andare a marito, a
comprare ed a vendere, a piantare e ad edificare (cfr. Le. 17 : 26-28),
riafferma
che, nella prospettiva della risurrezione in
cui non si prenderà né si darà moglie (Marco 12: 24-25), il matrimonio è un dono di
Dio. il quale consente a due peccatori perdonati di diventare una sola carne (Gen. 2: 24;
Mt. 19: 5; Me. 10: 7; 1 Cor. 6: 16;
Ef. 5: 31), durante tutto il tempo della loro
vita terrena, affinché 1 umanità sussista fino
alla venuta del suo regno e gli sposi gioiscano
della piena comunione personale.
E poiché il fondamento delLunità del matrimonio è la volontà di Dio che crea la comunione interpersonale degli sposi, ogni sforzo dev’essere fatto perché la comunione sia
preservata e non mai sostituita da vincoli giuridici formali imposti con la forza della legge
civile.
L’uomo non deve separare quello che Dio
ha unito (cfr. Mt. 19: 5-6), ma deve anche
riconoscere che molti matrimoni sono già rotti o perché i coniugi, contro la volontà di Dio,
non sono mai diventati una sola carne, o perché Dio non ha unito tutto quello che gli uomini han voluto unire, o perché ,come si
vede da 1 Cor. 7 : 15, 29, uno dei due coniugi si oppone a che l’altro sia fedele alla
vocazione del Signore.
Lo Stato sia dunque libero di emanare la
sua legge sul divorzio e i credenti si attengano
alla volontà di Dio, evitando di trovare nel
matrimonio un alibi per rifiutare Tubbidienza
alla vocazione del Signore (Le. 14: 20) q di
ridurre il matrimonio ad un contralto sociale
che dipende dalla mutevole volontà dell’uomo
peccatore.
I credenti che contraggono dei matrimoni
misti accertino resistenza della vocazione comune e tengano presente che tutti i problemi
non si risolvono nella celebrazione del rito
nuziale, ma si affrontano insieme per tutta la
vita, avendo lo stesso spirito di testimonianza,
di servizio e di comunione, sia pure in contesti sociali ed ecclesiastici diversi.
Infine, gli sposi credenti ricerchino Tintercessione della comunità dei fratelli in vista
della benedizione di Dio sull’intera vita coniugale, vivano la gioia della loro unione per
il bene comune, evitando quindi la celebrazione di un rito nuziale in assenza della comunità dei fratelli ed avendo, inoltre, cura di
distinguere ciò che nel matrimonio è dono di
Dio e comunione cristiana da ciò che è solo
legge umana o vuota tradizione.
Mantova
Stampa e mezzi
di comunicazione di massa
L’assemblea della chiesa di Mantova ha
esaminato lo studio della commissione sul mtitrimonio in parecchie riunioni. Mentre su quasi tutto il documento Tassemblea esprime il
suo parere favorevole, una parte della comunità (circa la metà) non è d’accordo sulla proposta di rinuncia unilaterale al riconoscimento dei ministri di culto da parte del ministero
degli interni. (Mantova, 13-5-1970).
Verona
Catania
L’Assemblea della Chiesa Evangelica Valdese di Catania, riunita il 21 Giugno 1970,
dopo ampio esame di tutte le questioni concernenti la stampa e gli altri mezzi di comunicazione di massa,
premesso
che il dovere missionario impone alla Chiesa l’uso dei mezzi di comunicazione di massa,
considerando
che, col termine « massa », si deve intendere
a) la massa di tutti gli evangelici dispersi nella città o nella nazione o nel mondo intero, i quali devono comunicare tra loro sia
per trovare insieme la via del ravvedimento e
della fedeltà a Cristo, sia per la reciproca informazione e la elaborazione comune di linee
operative relative alla testimonianza, al servizio e alla .solidarietà con tutto il mondo;
Le “linee di fondo,,
Catania
L’Assemblea
della Chiesa Evangelica Valdese di Catania. riunita il 14 giugno 1970. dopo ampio
dibattito sul documento sinodale « linee di
fondo » (A. S. 1969. art. 20),
ha avuto Timpressione
che, dairinsìeme di esso, traspaia più la
preoccupazione di consolidare e jjotenziare le
Irutture die non piuttosto il senso di una
-resa di coscienza missionaria della Chiesa.
Infatti,
dato che runica forza e l’unica guida di
: ini servizio e di ogni testimonianza della
< hiesa è la viva proclamazione del Vangelo di
l.csù Cristo, il rivolgere l’invito al ripensanicnto delle strutture parrocchiali col dichiarali) proposito di mirare airaccentuazione della
responsabilità comunitaria e allo sviluppo di
forme capaci di raggiungere l’intero popolo
delle nostre chiese, sembra manifestare la tendenza ecclesiastica a passare da un tipo di introversione ad un altro.
Di conseguenza
— i propositi di ricostruzione alle Valli Val
— ; • imento di titoli di riconoscimento
ai gri;ppi che svolgono un lavoro valido;
— la riorganizzazione dei ministeri della
Chiesa;
— il pf.lenziamenlo degli strumenti di testimonianza di massa;
— il rinnovamento dei programmi ecclesiastici di istruzione e assistenza;
— la presa di coscienza ecclesiastica e perciò
anche l'inlervenlo della Chiesa a favore di
determinate soluzioni mondane dei problemi cruciali del nostro tempo:
— l'appoggio alla Federazione Evangelica Italiana ed ai gruppi cattolici che esprimono
maggiore capacità di rinnovamento;
— l’aperlura moderata verso il Movimento
Ecumenico:
— i programmi di sobrietà amministrativa;
mancando di una indicazione che metta in
luce più chiaramente gli aspetti escatologico
e missionario della Chiesa, pur avendo un
valore per il potenziamento delle attivila ecclesiastiche. acquistano un significalo di staticità che trasforma ciò che nella Chiesa è vocazione e missione in una indicazione di perfezionamento dolile strutture.
Pertanto. PAsseniblea chiede che
1) sì valorizzi Pimporlanza della preghiera che domanda la venuta del regno:
2) si ritorni allo studio delle profezie, per
imparare a vedere in tutte le cri.si di struttura
mi segno che annunzia l'approssimarsi del
regno:
3} si elabori una linea di predicazione che
aiuti la comunità a prolender.si oltre sé stessa. verso il regno che viene e perciò verso i
fratelli;
4) ci si .serva della libertà che ei c stata
data in Cristo, per piegare tutte le strutture
ci^istenti ai fini della predicazione, del servicia e della coinunione del regno:
5) si eviti dì formalizzarsi su questioni
burocratiche, regolamentari, organizzative o
liturgiche e che si concentrino tutte le energie sulle questioni essenziali che sono Fannunzio del regno e la preparazione nostra e
della nostra città alla sua venuta:
6) si tenga presente che le leggi dell’economia. della politica e della morale possono
vincolare la co.scienza dei credenti solo in
quanto non ostacolano ma servono alla testimonianza. al servizio e alla comunione del re
Mantova
L'assemblea di Mantova si è trovata completamente divisa sull’interpretazione di questo documento sinodale. Mentre tutti sono infatti d’accordo pienamente con il documento stesso, questo significa secondo alcuni che
il lavoro fatto finora può essere portato avanti sulla stessa linea (che è quella del documento. significa decisa volontà di sperimentare forme nuove di vita che siano soprattutto
rivolte all’incontro con la città cercando che
cosa significa essere li testimoni dì Cristo.
(Mantova, 22-4-1970).
Verona
Due assemblee di chiesa si sono concluse senza che ci si potesse mettere d’accordo
su un ordine del giorno comune. Il consiglio
di chiesa nella sua ultima riunione (8-6-70)
ha proposto che non si voti quest'anno nessun ordine del giorno e che l'argomento venga
ripreso l’anno prossimo. (Verona).
b) la massa di tutti ì non evangelici i
quali devono essere evangelizzati e non scandalizzati, serviti e non dominati, aiutati e non
giudicati, e, in particolare, la massa dei non
evangelici italiani;
rilevando
che i mezzi di comunicazione di massa sono
validi nella misura in cui raggiungono effettivamente una masfta e consentono ad un
gruppo di credenti di a>municare tra loro o
di comunicare con ahii credenti che hanno
una sensibilità diver.' * riguardo alFEvangelo
o di comunicare con lo ¡ lì gli italiani;
riaffermando
che tutti gli uomin all’interno e all'esterno della Chiesa, de\ o essere trattati non
come una massa da u’ • ipolare, ma come persone responsabili cIiÌì.m. te a leggere una Bibbia senza commento. \e hanno, quindi, diritto a ricevere una formazione completa e
veritiera e hanno il «E vere di fare i loro commenti e le loro scell' senza che alcuna élite
si costituisca in chiesa docente e si serva dei
mezzi dì comunicazione di massa per imporre le sue vedute particolari;
ritiene
а) che le Chie.se della Federazione Evangelica Italiana dovrebbero faro il massimo sforzo per migliorare il culto radio e il notiziario
ad esso connesso, cercando c^i ottenere un’ora
più adatta e non lesinanch* gli uomini e i
mezzi finanziari che sono necessari ad instaurare, per mezzo di esso, un colloquio con larghi strati dell'opinione pubi)lica italiana;
б) che le stesse Chiese cerchino di ottenere di servirsi anche della televisione, badando a che il conli'ibuto della testimonianza
evangelica non sìa falsato o strumentalizzato,
come recenti esperienze hanno dimostrato;
c) che si sviluppi Fuso dei comunicati
stampa e la distribuzione di ciclostilati ai parlamentari. quando sono in discussione delle
leggi a proposito delle quali le Chiese Evangeliche ritengono di dovere intervenire nel
nome di Cristo;
d) che si studi la possibilità di servirsi
di giornali non ecclesiastici per comunicare
con strati sempre più vasti dell'opinione pubplica italiana;
e) che si riprenda la pubblicazione non
periodica di opuscoli da spedire gratuitamente
a milioni di copie nei casi in cui il dovere
delFinformazione e della te.stimonianza evangelica lo richiedono;
/) che si sviluppi l’opera della Libreria
Editrice Claudiana;
g) che si riconosca al settimanale « EcoLuce » il ruolo indispensabile di mezzo di comunicazione inter-ecclesia.stico e ai « bollettini » delle sìngole comunità il ruolo di mezzo dì comunicazione tra evangelici e simpatizzanti della stessa città;
II) che si riduca il settimanale « Nuovi
UHIHmillllllimilllllMIMMIIIIIIIIII
Federazione delle Chiese evangeliche in Hai,a
Offerte a favore degli alluvionati della Romania
e dei terremotati del Pero
(pervenute a tutto il 15 luglio 1970)
Chiese Battiste: Firenze, L. 25.000; Campobasso 1.500; Macchia Valfortore 2.000; Ripahottoni 1.500; Sampìcrdarcna 10.000; Civitavecchia 50.000; Milano 10.000; Mottola
5.000: Ferrara 12.500; Pavia 16.000; Bari
10.000: Chiavari 40.000; Gravina di Puglia
10.800; Roma (Monte Sacro) 3.000.
Chiese Metodiste: Padova, L. 13.000: Villa
San Sebastiano 15.000: Palombaro e Pescara
15.000: Venosa e Rapolla 7.600: Roma (Ponte
S. Angelo), 26.210: Roma (Via XX Settembre).
105.000: Salerno 50.000: Milano 50.000: Palermo 10.000: Novara 20.000; Vintebbio
9.000: Alessandria 5.000: Bassignana 5.000;
S. Marzano 5.000; Piacenza 20.000; Parma
10.ODO: Vicenza 31.200: Omegna 3.305; Domodossola 4.500; Intra 4.500; Lnino 12.600:
La Spezia 54,000; Rocco Peruggini 2.000:
Lancellotti Domenico 5.000.
Chiese Valdesi: Ccrignola. L. 5.000: Trieste
13.000: Ivrea 40.000: Bari 30.00; Corato
10.000; Napoli (Vomere) 13.335; Bergamo
375.000; Palermo 52.500; Torino (Via Nomaglio) 31.000; Diaspora Lucchese 20.000;
Perrero-Maniglia 14.000: Colleferro-Ferentino
23.000: Como 50,000; Pramollo 30.000; Cosenza 9.000: Dipignano 6.500; Sainpierdarena 17.000; Napoli (Via dei Cimbri) 36.000;
Roma (Vìa IV Novembre) 53.000; Caivano
6.000: Villar Pcllice 35.000; Bobbio Pellice
20.285: Sanremo 10.000: San Giovanni Lipioni 10.000: Vallecrosia 1.000; Riesi 12.000;
Enrico Margiunti 3.000.
Totale complessivo: L. 1,737.235.
Le offerte delle Chiese Battiste riguardano
solo i terremotati del Perù, avendo tali Chiese provveduto direttamente, attraverso il loro
Consiglio mondiale, per l’invio dì offerte a
favore degli alluvionati della Romania.
Una prima rimessa è già stata effettuala al
Consiglio ecumenico delle Chiese. Nel ringraziare le comunità che hanno già risposto a
questo appello di solidarietà, attendiamo fiduciosamente dalle altre.
Tempi » al suo ruolo naturale di ottimo foglio di corrente e si esiga che le spese di esso
siano interamente pagate dalle persone che lo
sostengono.
Mantova
La comunità è nettamente divisa sulla
stampa evangelica. Una minoranza non ammette che un giornale evangelico si occupi di
politica e quindi condanna sia « La Luce »
che « NuoviTempi ». Il resto della comunità
è diviso in parti pressocché uguali e riconosce in « Nuovi Tempi », rispettivamente nella
« Luce », il tipo di giornale evangelico necessario per la nostra testimonianza di oggi. In
linea di massima sono favorevoli a Nuovi Tempi i membri di chiesa più giovani, sono
invece favorevoli alla Luce i membri di chiesa che hanno dietro alle spalle una lunga
esperienza di vita evangelica. (Mantova, 20
maggio 1970).
L’assemblea di chiesa della comunità di Verona, dopo aver studiato il rapporto della commissione di studio sul matrimonio, dichiara
il suo consenso di massima al rapporto stesso.
In particolare essa è consenziente con tutte le
proposte avanzate dal rapporto a proposito della cerimonia nuziale (separazione della cerimonia civile dalla presentazione degli sposi alla comunità, revisione liturgica della cerimonia nuziale, invito alla comunità ad una rinuncia unilaterale al riconoscimento dei ministri di culto da parte del ministero degli
interni). (Verona, 3-5-1970).
iiiiimiiiiiitiiiiiiimiiiiiiiiimiMiiiMiiiimiiiiiiiini
Luserna S. Giovanni
Il 9 agosto p. V. alle ore 15 avrà luogo alla Sala Albarin il tradizionale
Bazar della Società di Cucito « Le
Printemps ». Tutti sono cordialmente
invitati.
Verona
L’assemblea unanime considera «: Nuovi
Tempi » un giornale che tratta i problemi da
un punto di vista evangelico ed è grata alla
redazione per questo settimanale che ritiene
uno strumento utile per la predicazione attuale delFevangelo in Italia. Sulla « Luce » l’assemblea è divisa : tutti sono d'accordo nel ritenere la sua problematica soprattutto interna, anche se di livello generalmente elevato;
per questo alcuni vedrebbero di buon occhio
una riduzione della sua periodicità (con un
discorso diverso da a Nuovi Tempi »), altri ne
farebbero invece un settimanale rivolto deliberatamente alle Valli Valdesi. (Verona, 24
maggio 1970).
Torre Pellice
Rendiamo noto che
l'Asilo Infantile Valdese
rimarrà aperto
dal 13 luglio al 12 settembre
anche per i villeggianti
Le iscrizioni si fanno presso l'Asilo,
Via Beckwith 5, dal 13 luglio in poi.
niiiiirmmiiiimmimimiiimiiimimilii
iiiiiMiiiiimimiiiiiii
iiiiiiiiiimiiiimiMiiii
I» miMitimiiiimiiiiimtimimiiimiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiNiiiiiiiiiiiiMiiii
Contro la fame degli altri
Dal nuovo elenco pubblicato qui
sotto, i lettori vedranno ebe final
mente ormai siamo quasi giunti al
la somma di un milione che inviere
ino al (c Centre Familial » del Ga
bon.
Come già annunciato nel numero
precedente, la nostra iniziativa non
solo prosegue ma, in alternanza al
suddetto impegno, si rivolge ora, in
vista di un prossimo nuovo versamento di un milione, al « Centro di
sviluppo comunitario » del Congo
Kinshasa, centro che, come noto,
raccoglie centinaia di migliaia di
profughi daH’Angola, profughi giunti costì per sfuggire alle barbare persecuzioni politiche e religiose che si
verificano in quella colonia portoghese. Attendiamo quindi con fiducia la responsabile partecipazione
dei lettori che vogliono testimoniare non solo la loro solidarietà verso
dei fratelli nella distretta, ma anche
il desiderio di aiutare Finiziativa
deirFper, l’ente assistenziale svizzero che ha appunto creato il suddetto Centro allo scopo di collaborare a ridare a quei jirofughl la possibilità di sopravvivere e di reinserirsi nel consorzio umano.
Da Sanremo: M. F. 10.000.
Da Pomaretlo G. Laetsch 5.000.
Da Pinerolo: R. Breuza 10.000.
Da Frauenjeld (Svizzera): D. Di Toro 5.000.
Totale L. I44.0OO; prec. 850.237; in cassa
L. 994.737.
Preghiamo inviare le sottoscrizioni al conto corr. postale n. 2/39878 intestato a Roberto Peyrot, Corso Moncalieri 70. Torino.
Grazie.
La famiglia della compianta
Elvira Ghigo ved. Pascal
riconoscente per la prova d’affetto dirnostrata alla sua Cara, ringrazia sentitamente tutti coloro che le sono stati vicini in questo doloroso momento.
Un ringraziamento particolare al
Pastore Sig. Lorenzo Rivoira e Signora, al dr. Vìvalda, ai cugini Bert e Pascal.
« Quando sono stato in grandi
pensieri dentro di me, le Tue
consolazioni hanno rallegrato
l’anima mia» (Salmo 94: 19).
Chiabrano di Ferrerò, 17 luglio 1970.
Da Napoli: E. Tomasetti L. 5.000.
Da Torino: L. c G. C. 10.000.
Da Roma: B. Subilia 10.000: G. Conti
10.000.
Da Bergamo: Un lettore 70.000.
Da Venezia: Fam. V'iti 1.000: fam. Zecchin
3.000: 1). Ispodamia 2.500: G. Ls])o(lamvj
2.500: C. Bocus 500.
VACANZE AL MARE
Pensioni familiari e
alberghi confortevoli
Bassa stagione da L. 1.800 - 2.000
Alta stagione da L. 2.300 - 2.900
Informazioni: Sig. Revel Egidio
presso Hôtel Elite
47045 Miramare di Rimini
6
pag. 6
N. 29-30 — 24 luglio 1970
La Chiesa nel mondo
a cura di Roberto Peyrot
Le “gabbie di tigre,, sudvietnamite
Il CEC per gli obiettori
americani rifngiati
in Canada
Ginevra (so^i) - La Divisione Aiuti
e Assistenza ai profughi (DESEAR) del
CEC, il cui comitato si è recentemente
riunito, ha deciso di lanciare un appello
alle chiese-membro ed alle organizzazioni con loro collegate, per raccogliere
dei fondi per aiutare il Consiglio canadese delle chiese ohe compie il proprio
lavoro pastorale presso quei giovani
americani che, chiamati alle armi, si
sono rifugiati in Canadá.
La maggior parte di essi (il loro numero si stima fra i 25 ed i 75 mila) sono
da considerarsi più dei disertori che
degli antimilitaristi, dato che si tratta
di giovani che hanno lasciato gli Stati
Uniti prima della data della loro chiamata alle armi. Ciò significa che sono
più giovani degli obiettori di coscienza
alla guerra del Sud Est asiatico. Data
la loro limitata preparazione scolastica
o professionale, è difficile per loro diventare dei regolari « immigrati » e rimangono quindi senza lavoro.
E. Long, della Chiesa unita del Canadá ha insistentemente pregato il Comitato di lavoro della DESEAR di approvare la richiesta del Canadá, ma ha sottolineato la necessità di impiegare un
personale sufficiente per occuparsi del
problema. « Noi non ci preoccupiamo
di sapere se questi giovani siano disertori od altro: quello che è certo è che
si tratta di esseri umani che hanno bisogno del nostro aiuto », ha precisato
Long.
Da parte sua il pastore Brash, direttore della DESEAR, ha precisato che gli
aiuti finanziari verranno distribuiti tramite la sezione Profughi della Divisione.
Egli ha dichiarato: « Questi uomini sono dei profughi e noi non vogliamo giudicare la fondatezza della loro azione.
Desideriamo aiutarli in quanto uomini
cui le chiese del Canadá auspicano venga portato un aiuto ».
Il lavoro pastorale presso i rifugiati
in Canadá (n.d.r.: com’è noto, oltre a
questi “renitenti", vi sono in Canadá
veri e propri “obiettori" che hanno rifiutato di andare a combattere in Indocina) avverrà parallelamente a quello
svolto presso i parenti rimasti negli
USA, e questo mediante il Consiglio
nazionale delle chiese, ha precisato il
pastore E. C. Blake, segretario generale del CEC. Egli ha espresso la speranza che questa azione non verrà male
interpretata ed ha reso omaggio ai rappresentanti dell'Europa dell’Est ohe in
passato, pur non approvando la cosa
sul piano ideologico, hanno accettato
il lavoro realizzato dalla sezione Profughi della DESEAR.
COLLOQUIO
SULLA POLITICA PENALE
Bossey (soepi) - Alla fine dello scorso giugno l’Istituto ecumenico di Bossey, vicino a Ginevra, ha organizzato, in
collaborazione col CEC, un Colloquio
sulla politica penale che ha visto riuniti una cinquantina di amministratori
di penitenziari, dei rappresentanti di
servizi di aiuto ai detenuti liberati, degli psicologi, dei criminologi e dei cappellani di prigione.
I partecipanti hanno sottolineato il
fatto allarmante che esiste un numero
vieppiù crescente di prigionieri politici,
anche nei paesi cosiddetti liberi: il problema è tanto più grave in quanto l’opinione pubblica rifiuta di credere all’esistenza di questi prigionieri.
È stato chiesto al CEC di raccogliere
un’informazione sui prigionieri politici
in tutti i paesi, coll’aiuto di persone e
di organizzazioni che li possono contattare. I partecipanti hanno inoltre pregato il Consiglio di partecipare agli
sforzi intrapresi allo scopo di tutelare
il loro diritto alla difesa, di ottenere
l’assicurazione che essi verranno correttamente trattati e che il loro processo si svolga nel minor tempo possibile.
Si è proposto che dei giuristi cristiani si impegnino a svolgere questo compito tramite i Consigli nazionali! di chiese, l’associazione internazionale degli
avvocati, la commissione internazionale dei giuristi ed altre organizzazioni.
Uno dei gruppi di lavoro ha indicato
quale compito della Chiesa quello di
« favorire la riconciliazione fra il reo
e la società, ciò che è pure lo scopo
della politica penale ». Esso si è chiesto
se l’attuale sistema che tende ad eliminare i delinquenti dalla società « non si
volga in eiTetti a detrimento della maggior parte dei prigionieri, dato che esso impedisce quasi totalmente la riconciliazione fra il delinquente e la società ».
Nella risoluzione finale, viene ricordata alle chiese la loro categorica responsabilità di conoscere la politica penale del proprio paese e di denunciarlo
— presentandosene l’occasione — alla
luce della fede cristiana.
Direttore responsabile: Gino Conte
L’ASSEMBLEA DELLE CHIESE
DEL VICINO ORIENTE
Nicosia, Cipro (soepi). - Durante l’Asseinblea generale triennale del Consiglio cristiano del Vicino Oriente, che ha avuto luogo a
Nicosia, il teologo tedesco P. Löffler ha invitato le chiese di questa regione a rafforzare i legami che le uniscono. Löffler, che attualmente insegna presso la facoltà di teologia di Beirut, in Libano, ha dichiarato che le Chiese
del Vicino Oriente devono definire le loro proprietà e difendere la loro indipendenza di fronte all’« ecumenismo coloniale » imposto dall’esterno.
Egli ha precisato ai delegati di confessione
anglicana, armena, ortodossa, siriana e protestante che il valore della testimonianza cristiana dipende direttamente dall’aiuto che le
Chiese daranno ai due terribili problemi del
Vicino Oriente ; la ricerca della pace e della
giustizia e la trasformazione di una società di
tipo tradizionale.
L’assemblea ha approvato la relazione della
Conferenza sul problema dei profughi palestinesi che si era riunita a Cipro nello scorso
settembre e che raccomanda la creazione di
un comitato ecumenico per il lavoro presso i
profughi. È stato posto l’accento sulla necessità di un maggiore impegno da parte delle
Chiese del Vicino Oriente nel programma di
aiuti ai profughi palestinesi. Gli osservatori
alla Conferenza hanno dichiarato che la cosa
si potrà realizzare grazie al nuovo comitato
ecumenico. Il principale appoggio finanziario
per questo programma presso i profughi giunge dalle Chiese europee e nordamericane.
È stato anche affermato che le Chiese debbono essere pronte ad una « coesistenza spirituale » e che debbono guardarsi « da ogni
pregiudizio » nel dialogo eoi seguaci di altre
religioni.
Le « gabbie di tigre » che sono state
scoperte quasi per caso da due parlamentari americani durante un loro
soggiorno in Sud Vietnam, sono state
sgomberate ed i loro prigionieri portati in altre prigioni.
Riteniamo che parecchi lettori fossero già al corrente di questo nuovo orrore che viene ad « arricchire » il quadro infame della guerra indocinese, e
che si aggiunge ai massacri provocati
dai bombardamenti americani, alle
esecuzioni sommarie, alle decapitazioni, ai lanci di vari generi di gas. Abbiamo ora visto un servizio in proposito in una rubrica televisiva ed alla
indignazione provocata dalla notizia si
è anche aggiunto lo sgomento per la
visione di certe immagini che ci hanno riportato di colpo nell’atmosfera
dei lager nazisti.
Per chi non lo sapesse, i sudvietnamiti avevano « isolato » 500 prigionieri politici loro conterranei — da loro
Helder Camara,
ambasciatore del
Terzo Mondo
bolo ora riceviamo, come conseguenza degli
scioperi postali, il n. 349 del 26 maggio del
BIP, il servizio protestante francese di stampa
ed informazione, numero che contiene nella
sua rubrica « Documenti » gli estratti della
conferenza stampa che Helder Camara, Varcivescovo cattolico di Recife, nel Nordeste Brasiliano, ha tenuto a Parigi davanti a centinaia di giornalisti e che riportiamo in sintesi
qui appresso.
...Egli (Helder Camara) si è difeso dall’aecusa di voler creare im Movimento il cui scopo sarebbe quello di diiTondere le proprie idee.
Anzi, il suo voto più sentito è quello di vedere svilupparsi dappertutto un movimento
d opinione capace di far fronte comune contro Tingiustizia sociale: sia nel Terzo Mondo che in tutte le altre parti della terra. L’ingiustizia numero uno — egli ha detto — è la
violenza-madre esercitata dalle potenze di questo mondo. Il problema è quello di sapere se
occorre farle fronte con un'azione violenta che
costituirebbe alla fine una nuova ingiustizia,
la numero due. Però, fra una maggioranza
immobile e complice delle potenze e fra minoranze di destra e di sinistra che si affrontano violentemente, esiste ora una grande mi
Echi della settimana
a cura di Tullio Viola
Reg. al Tribunale di Pinerolo
N. 175 — 8.7.1960
Tip. Subalpina s.p.a - Torre Pellice fTo
L’UNIONE SOVIETICA
FA SCUOLA
Il celebre scrittore sovietico Alexander Soljenitzin ha recentemente bollato d’infamia l’orrendo costume imperante neirURSS: quello d’internare in
ospedale psichiatrico gl’intellettuali ribelli. Metodo col quale i detentori del
potere fanno sparire le persone scomode, senza bisogno di processo.
Ma che succede in Italia? Riportiamo
un interessante commento di Mario Signorino alle vicende del processo Vaipreda (Pietro V., insieme a Roberto
Mander di 17 anni, ad Emilio Borghese
di 18 e ad alcuni altri, è accusato, com’è
noto, per la strage di Piazza Fontana a
Milano).
« Mentre a Milano si cerca di dar corpo alle ombre ricostruendo un fantomatico viaggio in taxi, a Roma alcuni fatti
denunciano il verificarsi di un fenomeno preoccupante: la sparizione silenziosa degl'imputati. Il primo a sparire è
Roberto Mander. Gli esperti che lo
hanno periziato hanno stabilito che è
“immaturo". Per questo va internato
nel manicomio criminale di Forti, per
tre anni. Quanto basta perché il suo caso venga stralciato dagli atti processuali. Così il processo, se si farà, avrà un
imputato in meno. Stranamente si tratta di uno degl’imputati maggiori, a sentire l’ordine d’arresto. E la difesa si
trova perciò costretta a cominciare una
battaglia per indurre il magistrato a
sottoporre a giudizio l’imputato e toglierlo in questo modo all’incerto medioevale itinerario dei manicomi criminali. Non si tratta dunque di provare
soltanto (come pure è stato fatto) l’inconsistenza degli elementi di accusa,
ma di acquisire quel minimo di certezza del diritto che, nelle società europee
dovrebbe (almeno così si dice) essere
ormai una conquista irreversibile.
I periti sono arrivati, per Emilio Borghese, a conclusioni analoghe a quelle
di Mander. Quanto basta per stralciare
anche il suo caso dal dibattimento. Borghese è un altro degl’imputati di maggior peso. Qra resta Pietro Valpreda.
Fin dall’inizio i pochi critici dell’istruttoria hanno avanzato l’ipotesi che, data
l’inconsistenza delle prove a suo carico,
si finisse per dichiararlo pazzo... o diabolicamente intelligente.
Le implicazioni di questa situazione
sono impressionanti. Siamo al di fuori
di ogni dimensione giuridica e civile,
nel mezzo di un sistema da santa inquisizione. Non è retorica: quando si viene incarcerali in base a indizi palesemente inconsistenti o refrattari alla logica, quando addirittura si può essere
sottratti al giudizio (malgrado la stessa
situazione d’inferiorità rispetto all’accusa) in base a valutazioni “tecniche"
approssimative o affatto opinabili, vuol
dire che le forze che contano non sanno più che farsene della facciata giuridica liberale. Nel cuore della società
neocapitalistica vige ancora la legge come mistero, potere oscuro che perseguita i cittadini al di fuori di ogni possibilità di controllo politico. Ricordiamolo: questa realtà è venuta fuori con
tutti i suoi caratteri aberranti con il
caso Braibanti, e pochissimi allora avvertirono il pericolo.
Proviamo a parlar chiaro. Stiamo assistendo a una istruttoria suicida. La
linea d’accusa non riesce nemmeno a
sovrapporre una verità giudiziaria attendibile alla realtà dei fatti, si perde
nel formalismo più esasperato. L’ultimo
esempio è l’esperimento giudiziario di
Milano: perché è stato fatto, a cosa
può servire? L’impressione dei giornalisti presenti era che agl’inquirenti importasse ben poco l’esperimento. Perché? La risposta è chiara: l’istruttoria
non regge, non riesce a dare una base
credibile al dibattimento che dovrebbe
svolgersi. Così sembra avviarsi fatalmente, passo dopo passo, all’autoannullamento; il che, fuor di metafora, significa che in queste condizioni è praticamente impossibile cominciare il
processo. L’esito delle perizie psicofisiche è indicativo e giustifica l’apparente
ingenuità dei magistrati nell’aggrapparsi ad elementi di prova debolissimi o
al più sterile rituale giudiziario ».
L’OBIEZIONE DI COSCIENZA
NELLA GERMANIA FEDERALE
-àr Luigi Anderlini riferisce su un’intervista presso la sede del Ministero
della Difesa a Bonn, intervista alla quale egli ha preso parte. Ecco alcune delle
dichiarazioni da lui raccolte dalla bocca di ufficiali tedeschi in divisa.
« Nessuno può essere obbligato, contro la propria coscienza, a portare le
armi in pace o in guerra. La domanda
per essere esonerati dal servizio militare può essere presentata sia prima che
dopo la chiamata alle armi, e le commissioni per l’accertamento della validità dei motivi dell’obiezione sono
composte da cittadini democraticamente eletti. Queste commissioni accettano circa il 90 per cento delle domande
presentate.
Da una media di 3.000 obiettori all’anno si è passati, nel 1968, a 12.000, ma
tutto questo non ha affatto menomato
l’efficienza delle forze armate tedesche.
L’alto numero degli obiettori è considerato fisiologico dai responsabili della
politica della difesa, la cui preoccupazione maggiore è oggi quella di trovare
posti di lavoro, nel servizio civile, per
i giovani che hanno ottenuto l'esenzione dal servizio militare.
Nella repubblica federale, i motivi
dell’obiezione possono essere religiosi,
ideologici e anche politici. Una volta
riconosciuta l’obiezione, il giovane non
ha nessun rapporto con il ministero
della difesa, ma dipende esclusivamente dal ministero del lavoro che è incaricato dell’organizzazione del servizio
civile; la durata del servizio civile alternativo è pari alla durata del serviz.io
militare ».
L’Anderlini commenta: « quando si
pensa che, in Italia, da ormai quattro^
legislature nemmeno il più timido dei
progetti di legge sidVobiezione di coscienza è riuscito a varcare la soglia di
una delle due aule del Parlamento, ci
si rende conto che forse non avevano
torto coloro che, almeno su questi problemi, ritenevano che avessimo qualcosa da imparare dai tedeschi ».
(Estratti da articoli pubblicati su
« L’Astrolabio » del 5-7-1970).
noranza solidale con tutti coloro che « hanno
fame e sete di giustizia » e che, al di fuori dei
partiti politici o delle confessioni religio.se, possono unirsi per opporsi efficacemente alla violenza numero uno.
Camara ha esortato la stampa ad acquisire
un alto livello spirituale per ingrossare i ranghi della minoranza che agisce attraverso una
informazione documentata secondo una visione globale della situazione mondiale. Ad esempio — ha soggiunto — è necessario sapere
che, mentre qualche anno fa in Giamaica un
trattore aveva un certo corrispettivo in tonnellate di zucchero, ora questo corrispettivo è
triplicato (n. d. r. ; naturalmente a favore del
trattore!). Non bisogna, ad esempio, dissociare il Terzo Mondo dai paesi industrializzati
e all’occorrenza combattere l’atteggiamento della Francia nelle Conferenze delTONU per lo
Sviluppo, atteggiamento fino ad ora allineato
a quello degli USA o dell’URSS, due delle potenze oppressive del nostro tempo.
Perché questa educazione permanente di
alto livello? Perché la sua posta è la pace nel
mondo. Una pace che può essere vinta solo
dalla violenza dei pacifici. Una violenza pacifica che si basi sulle tre parole-chiave : Pace Giustizia - Amore. Una violenza pacifica che
si realizzi in modo diverso, ma concreto, a seconda dei paesi, ma che è invincibile, in quanto, essendo la forza dei deboli, è la forza di
Dio stesso.
Soltanto cosi si può suscitare una promozione umana di massa. E quando questo è impossibile nel proprio paese (come per Camara
in Brasile) quando la libertà di stampa e di
opinione è morta, allora è nece.ssario parlare
altrove.
Interrogato sull’esperienza marxista di Fidel Castro a Cuba, dove la vita sarebbe diventata infernale, secondo il giornalista che gli
poneva la domanda, Camara ha posto l’accento su tre punti : l’inferno di Cuba prima
di Castro; lo straordinario entusiasmo suscitato da Castro nel popolo cubano; l’ostilità
degli USA contro questo esperimento, che ha
obbligato Castro ad allinearsi con Mosca, con
tutte le relative conseguenze. Ciò premesso,
Camara ha soggiunto : « Io penso ad un socialismo senza dittatura né dello stato né del
partito, che sia rispettoso della persona umana. Il verme che rode oggi il campo socialista
è di non accettare il pluralismo ».
Circa l’atteggiamento delle Chiese e l’incontro di Medellin dell’assemblea dell'episcopato
latino-americano, Camara ha dapprima deplorato che il socialismo non giunga ad evitare
gli errori della Chiesa nel passato. « La vergogna della Chiesa colla sua Inquisizione, coi
suoi carnefici, colla sua intolleranza (n. d.r.:
ma forse la Chiesa e del tutto esente da tali
_colpe, oggi, non joss’altro per l'acquiescenzt^
che essa dimostra dove appunto vige l’inquisizione, la tortura, l’intolleranza?) deve indirizzare il mondo odierno a trovare assieme
una via nuova che sia realmente per l’uomo,
per tutto l’uomo ». L’incontro di Medellin ha
dimostrato che la Chiesa non è solo per la
gerarchia, ma per l’intero popolo di Dio.
Quanto alle Chiese, è tempo che mettano da
parte le loro dichiarazioni, votazioni, i loro documenti e si impegnino autenticamente, vale a dire coi fatti, nel combattimento contro
l’ingiustizia sociale, con Amore e per la pace.
La posta in gioco per le Chiese è molto difficile, ma fondamentale : si tratta di giungere
ad una riforma radicale delle strutture mentali, ciò che l’Evangelo chiama « la conversione ». Senza questo cambiamento completo,
non vi sarà nulla da fare o da sperare.
(Doc. BIP)
definiti come « criminali comunisti »
— in cellette scavate nel sottosuolo,
stipati in cinque o sei nello spazio di
quattro metri quadri. Le colpe principali di questi disgraziati esseri, come
hanno dichiarato i parlamentari, sono
essenzialmente quelle di aver partecipato a qualche manifestazione pacifista o a denunciare gli abusi e la corruzione della locale burocrazia. Nutriti essenzialmente con pesce marcio e
quasi senz’acqua — per cui erano costretti a bere le proprie orine — venivano anche regolamente incatenati e
picchiati. Se osavano protestare, venivano rovesciati loro addosso dei secchi di calce viva.
Apprendiamo che un incaricato del
Consiglio ecumenico delle Chiese, che
sa anche il vietnamita, sta svolgendo
un’inchiesta su questo nuovo atroce
fatto e ci riserviamo pertanto di tornare in argomento quando l’inchiesta
stessa sarà resa nota.
r. p.
111111111111111111111111 'I
Anche in Uruguay
la tortura
Bruxelles (adista). - La Confederazione Mondiale del Lavoro ha pubblicato nei giorni scorsi un comunicato sulla « tortura come fatto
normale, frequente e abituale in Uruguay«. La
grave denuncia è dedotta da una inchiesta senatoriale, secondo la quale la Polizia fa ricorso alla tortura specialmente contro i sindacalisti, gli studenti e tutte le persone sospette
di essere in contatto con i guerriglieri « Tupamaros ». I melodi usati dagli aguzzini —
afferma sempre neH’ìnchiesta senatoriale e nei
documento del CMT — sono la fame, le scariche elettriche, l’estirpare le unghie, le bastonature sugli organi più sensibili, Fapplic.izione di sigarette accese, ecc.
La CMT. nel condannare energicameme
questi atti di barbarie, chiede alle Nazioni
Unite e all'OIT di condarmare senza equiv >ci
tali pratiche e di fare pressione sul governo
uruguayano perché si ponga fine alla tortura
dei democratici del paese.
(N.d.r.: sfumando la definizione “democratici*., non necessariamente applicabile a tutte
le forze che si oppongono al regime governativo, la notizia ci pare tristemente documentare
quanto anche la situazione uruguaiana stia
degenerando a somiglianza di quella di vari
altri paesi latino-americani).
I Testimoni di Geova
interdetti in Camerún
Yaoundé (hip) - Il giornale « La Settimana
Camerunese » fa sapere che a con decreto presidenziale del 13 maggio 1970, Forganizzazions dei Testimoni di Geova è interdetta nella
Repubblica federale del Camerún con effetto
immediato per non-conformità alle leggi che
reggono le associazioni. Il decreto precisa poi
che qualsiasi infrazione a queste disposizioni
sarà repressa ».
E il giornalista aggiunge : « In occasione
dell’ultima campagna per le elezioni presidenziali, i Testimoni di Geova avevano invitato
ad astenersi dal voto, come rifiuto ad inserirsi
in un qualsiasi sistema statale. Ricordiamo che
il 97,65% della popolazione ha votato ».
Segnaliamo a questo proposito che numerosi giovani Testimoni di Geova sono attualmente rinchiusi nelle prigioni francesi ed in modo
particolare a Rennes, per il loro categorico
rifiuto di prestare sia il servizio militare che
quello civile, riservato agli obiettori di coscienza. La loro fede, infatti, li obbliga a respingere qualsiasi forma di cooperazione con lo
Stato (N. d. r.: ricordiamo che anche in Italia attualmente la maggior parte degli obiettori di coscienza è “fornita** dai Testimoni di
Geova).
Diverse personalità cattoliche e protestanti
francesi cercano da qualche tempo di proporre
una soluzione alle autorità civili affinché quell giovani non vengano più imprigionati senza
con questo rinnegare ciò che la loro coscienza
detta.
Le riunioni del 15 agosto, nelle Valli
A Bobbio Pellico e a Pomnretto, saranno centrate sul tema del matrimonio
La festa del XV Agosto avrà luogo
quest’anno nella duplice sede di Bobbio Pellice e di Pomaretto e avrà come tema dominante il problema del
matrimonio. In seguito all’invito dell’ultimo Sinodo, molte comunità e
Conferenze Distrettuali hanno affrontato e discusso l’argomento, per cui si
è ritenuto opportuno di continuare il
discorso in occasione del XV Agosto,
accentrandolo in particolare sul tema
Matrimonio religioso e matrimonio civile.
Dopo il culto, che verrà presieduto
dai pastori locali, la mattinata verrà
dunque occupata nello studio del tema
succitato. La Commissione Distrettuale ha pensato che il modo migliore
per rendere viva la presentazione e la
discussione del tema sia una « tavola
rotonda » a cui prendano parte un teologo, un laico e un legale, in rnodo da
avere un quadro il più possibile completo e, possibilmente, diverse tendenze rappresentate.
Nella prossima comunicazione sull’Eco-Luce contiamo di potervi dare i
nomi dei vari oratori.
Per quanto riguarda il pomeriggio
sono previsti nelle due località interventi su: a) Federazione Giovanile
Evangelica Italiana (F.G.E.I.); b) Il
Collegio Valdese; c) La C.I.O.V.; d) Comunicazioni e saluti.
La festa di Bobbio Pellice avrà luogo in vicinanza della borgata Costa,
sotto Sibaud; quella di Pomaretto in
località Aicciassiée, lungo la strada fra
Pomaretto e Chiotti. Entrambe le località sono agevolmente raggiungibili
in macchina, con possibilità di parcheggio a pochi metri dal luogo di riunione. Come sempre sarà organizzata,
a cura delle comunità, una vendita di
bibite, rinfreschi ecc.
La Commissione
del I Distretto
Al Coile della Croce
Il tradizionale incontro italo-francese del Colle della Croce avrà luogo la
domenica 26 luglio. Il culto è fissato
alle ore 11,30. Si raccomanda di portare lo « Psaumes et Cantiques ».