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Anno 121 - n. 49
20 dicembre 1985
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delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
MESSAGGIO DI NATALE DEL SEGRETARIO DEL CONSIGLIO ECUMENICO DELLE CHIESE
Si è fatto povero affinchè
voi poteste diventare ricchi
Pace perché. E’ il titolo di un
opuscolo pubblicato in questi
giorni dai progetto « Cultura
delia pace e protestanti nel Pi
nerolese ».
Pace perché? Perché continuare a parlare di pace con tanta
insistenza? Ci sono altri problemi urgenti: la disoccupazione,
l’emigrazione dal Terzo Mondo, i
giovani dell’85, ecc. Oltretutto è
ripreso il dialogo a Ginevra tra
i due grandi, che finalmente si
sono parlati; ora ci pensino lO'
ro, Reagan e Gorhaciov, a risol
vere i problemi. Il movimento
per la pace è stanco, è in crisi;
sicuramente la sua opera è ser
vita, ma ha fatto il suo tempo
Queste potrebbero essere le ipo
tetiche parole di molti cittadi
ni itaìiani, di molti membri del
le nostre chiese.
A 3Tie pare invece che il prò
blema della pace rimanga cen
tralf
Perché non dobbiamo avere
fiducia più di tanto nelle trattative cii vertice. I due imperatori del mondo si incontrano:
certamente è meglio che si parlino e si sorridano, piuttosto che
mostrarsi i muscoli o insultarwi. ?da ricordrimoci che essi rappresentasìo (se lo rappresentano
veramente) ii 12% delTumanità,
come ci ha ricordato l’ex cancelliere tedesco Brandt, e pretendono di decidere della sorte del
resianie 88%.
Perciié noi europei viviamo in
pace, con la paura della guerra
nucleare certamente, ma oltre
800 milioni di uomini e donne
vivono oggi in guerra.
Perché il Mediterraneo, rispetto al quale noi italiani abbiamo
il ruolo di gendarmi della pax
americana, è una polveriera
sempre pronta ad esplodere ed
il suo precario equilibrio poggia
sul soffocamento del diritto al'
resistenza del popolo palestinese
Perché i popoli deU’Afghani
stan e del Nicaragua, della Cam
bogia e del Sud Africa non pos
sono decidere sul loro futuro.
Perché i popoli tutti del Sud
del mondo sono schiacciati e
sopraffatti sia dagli scontri, che
dagli incontri che si svolgono al
Nord.
Certamente il grande fuoco dei
movimenti per la pace è diventato brace, si sta lentamente coprendo di cenere. Ma sotto la
cenere la brace si conserva a
lungo, se qualcuno la oHstodiSBe.
Vogliamo essere con quelli che
custodiscono la brace, in attesa
che nuova legna giunga a ravvivare il fuoco? Custodirla anche
da chi vuole buttare acqua sulla
cenere?
Non solo buona volontà ci è
necessaria, buone parole di pace
inionate al Natale, ma qualche
impegno preciso, delle decisioni
e delle scelte. Per esempio contro le spese militari del nostro
paese.
Anche se queste decisioni e
queste scelte dovesseró incrinare
i nostri rapporti cordiali con lo
Stato; anche se dovessero rimettere in discussione qualcuna delle certezze che faticosamente ci
siamo conquistate. Cercando ispirazione e conforto nelle parole di Pietro davanti al Sinedrio: « Bisogna ubbidire a* Dio
anziché agli uomini » (Atti 5:
29 ).
Aldo Ferrerò
Vi domartéiamo di pregare per il popolo del Sud Africa - Il suo grido, l’impegno profondo
delle sue chiese nella lotta per la dignità umana richiedono un appoggio totale
La natività in una incisione in
legno dell'inizio del XVII secolo.
Il Comitato Centrale del Consiglio Ecumenico delle Chiese si
è riunito nel lùglio scorso a Buenos Aires, capitale dell’Argentina. Per molti partecipanti l’esperienza più commovente vissuta
durante quella riunione è stata
l’incontro con coloro che, in quel
paese, hanno lottato per anni per
il rispetto dei diritti umani,
per la dignità umana, per
la sopravvivenza. Diverse vittime della recente oppressione sono venute a esprimere la loro
gratitudine al Consiglio Ecumenico delle Chiese per il sostegno
che esso ha dato loro nel corso
di quegli anni difficili, e tra queste, le madri della Piazza di Maggio, donne coraggiose i cui figli
furono prelevati e d'èportati dalla
polizia o dall’esercito e che sono
spariti per sempre. Queste donne, che anno dopo anno ¡sono venute a manifestare davanti al
Palazzo del governo per domandare giustizia, hanno scritto al
Comitato Centrale per dire la loro riconoscenza per la solidarietà che è stata loro testimoniata
nell’ambito della comunità del
Consiglio Ecumenico e delle
chiese d’Argentina che vi aderiscono. Siamo stati tutti toccati
da questa lettera. Essa esprime
chiaramente ciò che ci si aspetta
dal Consiglio e dal movimento
ecumenico: ohe annuncino a
tutti, uomini e donne, in ogni luogo, la buona notizia che Dio si
prende cura dei poveri, dei senza potere, degli oppressi, degli
emarginati, di tutte le vittime del
peccato del mondo.
Cos’è Natale se non la celebrazione della solidarietà di Dio con
l’umanità intera e con ciascuno
di noi? Come dice l’apostolo
Paolo, « voi conoscete la grazia
del nostro Signore Gesù Cristo il
quale, essendo ricco, si è fatto
povero per amor vostro, affinché, mediante la sua povertà, voi
poteste diventare ricchi » (2 Cor.
8: 9). L’incarnazione è l’espressione dell’amore infinito di Dio
che è venuto nel mondo a condividere la nostra condizione umana, rivestendo la nostra carne di
peccato, e guidandoci così attraverso il cammino della croce fino
alla risurrezione.
L’EVANGELO DEL NATALE
Rallegrati^ il liberatore viene!
Al sesto mese, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città
di Galiiea, detta Nazaret, a una vergine fidanzata a un uomo chiamato Giuseppe, della casa di Davide; e il nome della vergine era
Maria. L’angelo, entrato da lei, disse: Ti saluto, o favorita dalla grazia; il Signore è con te. Elia fu turbata a questa parola, e si domandava cosa volesse dire un tale saluto. L’angelo le disse: Non temere.
Maria, perché hai trovato grazia pressa Dio. Ecco, tu concepirai e
partorirai un figlio, e gli porrai nome Gesù. Questi sarà grande e
sarà chiamato figlio dell’Altissimo^ e il Signore Dio gli darà il trono
di Davide, suo padre. Egli regnerà sulla casa di Giacobbe in eterno,
e il suo regno non avrà mai fine. Maria disse all’angelo: Come avverrà questo, dal momento ¡she non conosco «omo? L’angelo le rispose: Lo Spirito Santo verrà su di te e la potenza dell’Altissimo ti
coprirà dell’ombra sua; perciò il santo che nascerà, sarà chiamato
Figlio di Dio. Ecco, Elisabetta, tua parente, ha concepito anche lei
un figlio nella sua vecchiaia; e questo è il sesto mese per lei, che
era chiamata sterile; poiché nessuna parola di Dio rimarrà inefficace. Maria disse: Ecco, io sono la serva del Signore; mi sia fatto
secondo la tua parola. E l’angelo la lasciò. (Luca 1: 26-38).
Due sono le dorme a cui viene annunciata la nascita di un
figlio da un angelo di Dio: Elisabetta, anziana, moglie di un
sacerdote, sterile, desidera tanto un figlio perché è stanca del
disprezzo e delle domande curiose. Maria, una ragazza qualsiasi, giovane fidanzata, si prepara al matrimonio e ha altro
da fare che pensare a dei figli:
lavorare, risparmiare, mettere su
casa, procurarsi dei mobili...
Quando Elisabetta è già al sesto mese della sua gravidanza,
l'angelo di Dio si rivolge a Maria: « Ecco, tu concepirai e partorirai un figlio e gli porrai no
me Gesù ». Queste parole udite
da Sara, Anna ed Elisabetta,
donne sterili, avevano portato
una grande liberazione per loro: la fine di tanto disprezzo che
doveva subire una donna che
non poteva partorire un erede
per la famiglia. Le stesse parole, agli orecchi di Maria, donna
non sposata, suscitano la paura
del disprezzo pettegolo e moralistico del suo ambiente.
Dio è il datore della vita. Chiude e apre il seno di queste donne. Il suo annuncio, la sua parola è efficace. Impone un figlio
a Maria. Dona un figlio ad Elisabetta e cancella il suo sopran
nome: la sterile. Ma questo annuncio di un figlio — desiderato
o inaspettato — questo incontro con il messaggero di Dio non
è un'esperienza lieta, allegra,
gioiosa. Sono momenti di stupore e spavento, meraviglia ed
incredulità, terrore e paura. Maria viene confrontata con Dio
stesso in questa visita inaspettata.
E Maria, la ragazza giovane,
si mette a discutere con l’angelo. Contesta questo annuncio che
fa saltare il mondo della sua famiglia e del .suo paese, le sue
attese private.
Dio le viene incontro tramite
il suo messaggero: Lui stesso,
colui che suscita lo spavento e
la paura, li cambia in gioia e
allegrezza. Viene detto a Maria
non soltanto di non temere, ma
di rallegrarsi, perché è favorita
dalla grazia di Dio. Questa allegrezza suscitata dalla grazia di
Dio risuonerà in tutto l’evangelo di Luca: dai pastori nei campi, ai discepoli, quando riconoscono il Signore resuscitato.
Maria non sa ancora che cosa
significa questo annuncio per il
suo popolo e per tutto il mondo.
L’angelo glielo spiega: questo figlio « sarà grande e sarà chiamato figlio dell’Altissimo e il SiSusanne Labsch
(continua a pag. 2)
Questa grazia attiva sarà sempre il modello della solidarietà
cristiana che non si ferma ai
meriti o all’assenza di meriti di
quelli che la ricevono. L’amore è
la sua motivazione originaria. E’
la solidarietà della parteciptizione che corre dei rischi accanto
a quelli con cui si è solidali. E’
anche l’alleanza che Dio, in Cristo, ha stretto una volta per tutte con l’umanità.
Solidarizzare significa anche
identificarsi con l’altro, nella fedeltà al nostro Signore. Quelli
con cui vogliamo essere solidali devono avere la certezza del
nostro sostegno indefettibile, della nostra volontà di alleanza,
della nostra appartenenza comune nell’amore di Dio che ci lega
gli uni agli altri.
Ma lo scopo deirincarnazione
è la salvezza deH’umanità, la creazione dell'uomo nuovo. Identificandoci con quelli che soffrono
dovremmo avere per fine la trasformazione della vita dehe nersone e delle comunità. La potenza della risurrezione si rivela nell’atto di condivisione e nella lotta che conduciamo insieme per
combattere il peccato umano nelle sue manifestazioni personali e
istituzionali.
In questo tempo di Nat?'e. vi
domandiamo di pregare per il
popolo del Sud Africa. Il suo grido, l’impegno profondo delle sue
chiese nella lotta per il rispetto
elementare della dignità umana,
richiedono un appoggio totale.
Certo ci sono molte situazioni
nel mondo in cui ha luogo lo
stesso combattimento della fede.
Abbiamo la certezza che la potenza di risurrezione agisce in modo dirompente in tutte queste situazioni e che attraverso la sofferenza e la pazienza gli esseri
umani perverranno un giorno alle soglie di un’alba nuova.
La famiglia ecumenica, e in
particolare le Chiese del Sud
Africa e altre Chiese membro
del CEC. hanno pagato caro la
loro solidarietà con il popolo sudafricano, ma il prezzo è ben piccolo in confronto alla promessa
di liberazione di Dio e alla riconciliazione futura.
Che Dio conceda a tutti noi di
avere parte, nella gioia, al ministero di liberazione del nostro Signore Gesù Cristo.
Emilio Castro
Augurio
e avviso
L’Eco-Luce augura a tutti
i lettori un Natale benedetto
dal Signore e un impegno
rinnovato per U nuovo anno.
Questo è l’ultimo numero
del 1985. 11 prossimo, primo
dell’86, porterà la data del 3
gennaio.
2
2 fede e cultura
20 dicembre 1985
TRENTO
Religione e società
Due incontri su temi della
massima importanza hanno avuto recentemente luogo a Trento
con la partecipazione del pastore valdese di Verona, Giuliana
Gandolfo.
Il primo, svoltosi il 15 novembre, è stato un’assemblea-dibattito organizzata dalla Democrazia Proletaria del Trentino sul
tema: « Quale insegnamento della religione nella scuola? Concordato e norme di attuazione ».
Vi hanno preso parte, oltre a
Giuliana Gandolfo, Vittorio Bellavite, esponente di « Cristiani
per il Socialismo », Flavio Pajer,
direttore della rivista « Religione e scuola » e Marcello Vigli,
redattore di « Scuola Notizie » e
docente di Storia e Filosofia.
Gli interventi dei relatori sono
stati stimolanti anche se non
tutti concordi. Bellavite, sottolineando come il nuovo Concordato abbia suscitato molti fermenti nel mondo cattolico e poco o nulla in altri settori (partiti, sindacati ecc.), ha ribadito
che tuttora la Chiesa romana
è legata al potere. Pajer ha invece sottolineato la necessità e
la valenza giuridica di un insegnamento nella scuola di cultura religiosa, da distin^ersi nettamente dalla catechesi, con una
sua dignità da far emergere anche nella valutazione. Vigli nega
la possibilità di realizzare ima
simile cultura religiosa, perché
sarebbe necessario a tal punto
un insegnamento globale di tutte le religioni e si domanda inoltre cosa sarebbe dei 20.000 posti
di lavoro perduti qualora gli attuali catechisti dovessero non
più godere della loro qualifica.
Specifica poi la situazione del
Trentino dove, ricalcando le orme dell’Alto Adige e rifacendosi alle « consolidate tradizioni
locali », grazie all’autonomia della regione si vorrebbe lasciare
lo « statu quo ».
Molto chiaro e limpido l'intervento di Giuliana Gandolfo
che, dopo aver illustrato in merito al tema le Intese siglate nel
l’84 fra Stato italiano e Chiese
Valdesi e Metodiste e dopo aver
citato alcuni articoli della Costituzione (3, 7, 8), ha criticato
la posizione del Trentino, in particolare l’art. 21 delle norme di
attuazione dell’autonomia regionale, ricordando come il Concordato del 1929 avesse annullato tutte le leggi precedenti e
come nella Gaudium et Spes all’art. 70 il Concilio Vaticano II
avesse affermato un no deciso a
tutti i privile^.
Intenso e vivace il dibattito,
guidato da Paolo Tonelli, consigliere provinciale di DP del
Trentino. La riunione, convocata nell’ampia Sala della Regione di Trento, ebbe termine a
tarda ora, con molti interrogativi rimasti in sospeso ma altresì molte dichiarazioni di notevole apertura e fermi riferimenti alla laicità dello Stato.
Religioni
per la pace
Il secondo incontro, organizzato dall’ARCI del Trentino e
dalla Lega dei Volontari del
Sangue di Trento, ha avuto luogo presso l’Auditorium S. Chiara di Trento il 19 novembre.
Potremmo definirlo un incontro ecumenico, per la particolare qualità dei relatori: padre
Luigi Lorenzetti, direttore della
rivista di Teologia Morale, Giuseppe Laras, rabbino capo della
comunità israelitica di Milano
e il nostro pastore Giuliana Gandolfo. Dirigeva il dibattito Marcello Farina.
Tema della tavola rotonda:
« Le religioni per la pace » nel
più ampio contesto, che prevede
successivi incontri, sul tema:
« La sfida degli anni 2000: pace sviluppo - giustizia sociale ».
Dopo una sintesi storica di padre Lorenzetti, che ha suddiviso
il cammino della Chiesa in due
periodi, uno comprendente i primi 3 secoli (tradizione pacifista
ROMA
Rapporto dal Salvador
Un fine settimana pieno di interessanti seminari ha impedito
che un pubblico più numeroso
fosse presente ad ascoltare Alexandra Elias (spagnola, medico, rientrata da un lavoro nelle
zone controllate dal Fronte Ferabundo Marti per la Liberazione Nazionale FMLN e dal Fronte Democratico Rivoluzionario
FDR in E1 Salvador). L’incontro era organizzato dal Comitato di solidarietà con il popolo
di E1 Salvador, dalla iLega per i
diritti dei popoli, assieme al
concistoro della comunità di
Piazza Cavour, che ha offerto la
sala.
Mentre da varie parti ci arrivano, purtroppo, notizie sempre
più drammatiche dell’oppressione del popolo salvadoregno,
ben poco sappiamo di cosa accade nelle terre liberate dal fronte popolare. Alexandra Elias con
molta semplicità ed incisività ci
ha immessi in questa realtà non
certo facile ma entusiasmante.
Gli stenti ed i pericoli .sono tanti, ma la speranza di un avvenire migliore è tale che — ci ha
raccontato Alexandra — ogni
risorsa umana viene valorizzata
al massimo, come pure le risorse della terra. Mentre ai confini
delle zone libere è predisposta
una fascia di difesa dagli attacchi governativi e USA, all’interno si fa opera di alfabetizzazione, si istruiscono anziani e giovanissimi a curare i feriti, si
amministra democraticamente la
collettività, ed ovviamente la
donna ha un ruolo paritario ed
importantissimo.
Per quanto riguarda la posizione della chiesa cattolica Alexandra Elias ha confermato la
scelta ormai dilagante del clero
di stare dalla parte dei poveri
e degli oppressi. Per la prima
volta il potere non può contare
sulla totale disponibilità e alleanza della chiesa cattolica. Negli ultimi tempi, però, questo
ruolo è stato, di fatto, assunto
da varie missioni evangeliche
che predicano la pazienza e sopportazione per i mali della terra in vista della pace celeste.
Queste notizie ci hanno ovviamente molto rattristato e ci auguriamo che a fianco di questa
realtà ci sia pure un protestantesimo confessante, che con la
Chiesa cattolica abbia scelto la
parte dei poveri, come avviene
in altri paesi delTAmerica Latina.
Nell’interessante dibattito che
è seguito Alexandra ha chiesto
di curare molto l’informazione
e la divulgazione delle notizie
sul Salvador c di denunciare a
tutti i livelli l’ascesa costante
delle imprese militari sorrette
dagli USA. Da una media di un
bombardamento settimanale si
è giunti ora a ripetuti attacchi
anche giornalieri. Alcuni piloti
fatti prigionieri erano americani.
cui si sono rifatti i Vescovi USA
nel 1983 con l’approvazione della obiezione di coscienza) e un
periodo post-Costantiniano, dal
IV secolo in poi, in cui i Cristiani legittimano le guerre, operando una distinzione fra guerre
giuste e guerre ingiuste, il relatore ha espresso un bilancio deludente del cammino della Chiesa, corretto solo dal Concilio
Vaticano II laddove si è rifiutato il concetto di guerre giuste e
ingiuste, parlando piuttosto di
cause giuste, che non devono però risolversi con la guerra. Padre Lorenzetti concludeva riconoscendo il principio della difesa
legittima dei popoli oppressi,
difesa riconosciuta valida anche
da molte altre chiese cristiane:
su questo punto chi scrive si
dissocia fermamente, perché il
Signore ha detto a tutti: « Amate i vostri nemici, benedite quelli che vi perseguitano » e anche
nel caso di una guerra di difesa giusta, sempre guerra sarebbe.
Il rabbino ha indicato nel messianismo una speranza di ricomposizione nell’unità, messaggio
di pace messo in crisi dall’Olocausto. La missione di ogni figlio d’Israele è comimque ancor
oggi lo shalom significante pace
e armonia.
Il pastore Gandolfo ha parlato con l’abituale limpidezza, sottolineando come il messaggio di
Cristo sia profondamente radicato nella Storia, mentre anche
i protestanti non hanno saputo
mettere in pratica una teologia
della pace e dell’amore. Giuliana Gandolfo ha ricordato per
altro in positivo Bonhoeffer e
inoltre KOpera di riconciliazione
del pastore Tullio Vinay con la
edificazione di Agape. La relatrice ha poi offerto ampi squarci
di lettura di documenti sulla
pace, riferendosi a Vancouver e
a diversi Sinodi della Chiesa
Valdese.
Siamo grati al past. Gandolfo
per aver portato la voce dell’evangelismo italiano a Trento
e speriamo in nuove prossime
occasioni d’incontro.
Florestana Sfredda Piccoli
LIBRI PER RAGAZZI
Scopriamo la
nonviolenza
Fa silenzio in me / che io senta /
la Tua voce. Fa luce in me / che io veda / la Tua via. Fa dimora in me /
che io possa / camminare per la Tua
via.
Con questa preghiera si conclude il
libro « Giorgio scopre la nonviolenza »,
pubblicato dalle Edizioni Paoline nella
collana dedicata ai giovanissimi.
Nel dialogo fra l'autrice ed un giovane carabiniere incontrato a Roma In
piazza S. Pietro durante un digiuno per
la pace, l'azione nonviolenta è presentata attraverso le esperienze di una
serie di persone, notissime o sconosciute, che hanno saputo lottare contro il male senza usare le sue stesse
armi.
Alla fine una serie di schede presenta le varie associazioni nonviolente operanti in Italia.
E' un buon regalo da fare ai nostri
ragazzi in occasione delle prossime
feste.
Hedí Vaccabo - Giulio Giampietro;
« Giorgio scopre la notiviolenza n
Edizioni Paoline 1985 - L. 7.000.
327106
E’ il numero del conto corrente postale per il rinnovo dell’abbonamento. Affrettatevi, eviterete le code alla posta e age
volerete il lavoro della nostra
amministrazione.
EVANGELICI ED ISRAELITI
Religione a scuola:
ferma deplorazione
Pubblichiamo una ferma e tempestiva presa di posizione
congiunta del Consiglio della FCEI e del Consiglio dell’Unione delle Comunità Israelitiche, assunta immediatamente dopo
la firma dell'intesa Governo-CEI sull’insegnamento religioso
cattolico avvenuta sabato 14 dicembre.
Il Consiglio della Federazione delle Chiese evangeliche in
Italia e il Consiglio dell’Unione delle Comunità israelitiche
italiane deplorano fermamente l’intesa stipulata tra il Governo italiano e la Conferenza episcopale italiana a proposito dell’insegnamento della religione cattolica nelle scuole
statali per i seguenti motivi:
a) la collocazione delle ore di insegnamento della religione cattolica nell’orario complessivo secondo i normali criteri di distribuzione delle diverse discipline non tiene conto
della particolarità di una materia rispetto alla quale è garantito per legge il diritto di avvalersi o di non avvalersi. Ciò
costituisce infatti una violazione delTart. 9 della legge n. 449
del 1984 (Norme per la regolazione dei rapporti tra lo Stato
e le Chiese rappresentate dalla Tavola valdese), secondo cui
« Tordinamento scolastico provvede a che l’insegnamento religioso ed ogni eventuale pratica religiosa, nelle classi in cui
sono presenti alunni che hanno dichiarato di non avvalersene, non abbia luogo... secondo orari che abbiano per i detti
alunni effetti comunque discriminanti ».
b) L’insegnamento nel normale orario scolastico della
religione cattolica per due ore settimanali nelle scuole elementari e materne aumenta lo spazio già destinato a tale insegnamento e aggrava così i problemi di coloro che non se
ne avvalgono.
c) La prevista presenza dell’insegnante di religione nel
Consiglio di classe condiziona oggettivamente l’esercizio del
diritto di non avvalersi delle lezioni di religione.
d) La presenza sulla pagella della voce religione è di per
se stessa discriminatoria.
e) La previsione che la scelta di avvalersi o di non avvalersi debba essere espressa all’inizio di ogni ciclo scolastico
ed abbia effetto automatico per i successivi anni di corso del
ciclo medesimo per i quali è prevista l’iscrizione d’ufficio
costituisce una violazione dell’ultimo comma dell’art. 9 dell’Accordo tra la S. Sede e la Repubblica italiana (1. 121, 1985).
Ciò non può che rendere marginale e deteriore la posizione
di chi scelga di non avvalersi di tale insegnamento, la cui piena dignità è riconosciuta dallo stesso Accordo di revisione
del Concordato.
Considerano, infine, estremamente grave che il Governo
non abbia sottoposto il testo dell’intesa alla discussione del
Parlamento.
Roma, 15 dicembre 1985.
Il liberatore viene!
(segue da pae. 1)
gnore Dio gli darà il trono di
Davide... e il suo regno non avrà
mai fine ». Queste parole svegliano la ragazza, la costringono
a pensare: il suo popolo non ha
visto una pace duratura da secoli. E’ vissuto sotto la pressione continua e talvolta violenta
di diverse grandi potenze. Militari e guerriglia si combattono.
Gli occupanti cercano di controllare la popolazione — fra poco
dovrà andare al suo paese d’origine per il censimento.
La promessa di Dio al suo popolo le viene in mente: « pace...
per sempre... poiché un fanciullo è nato... sarà chiamato... Dio
potente. Padre eterno. Principe
della Pace per dare... una pace
senza fine... ». L’angelo convince
Maria con la speranza della liberazione del mondo e col richiamo alla sua parente ed amica. Maria si fida dell’annuncio
di Dio, non lo contesta più. Maria, questa ragazza qualsiasi, viene chiamata alla fede: favorita
dalla grazia di Dio. Maria crede
perché è stata favorita dalla grazia di Dio. La fede di Maria si
dimostra come quella di Elisabetta nel fidarsi dell’annuncio di
un figlio anche se queste nascite
sembrano impossibili per una
Elisabetta anziana o per una
Maria senza rapporti.
Questo dono della fede le permette di rispondere alla scelta
di Dio: « Mi sia fatto secondo
la tua parola ». Ma questa ubbidienza non è passiva e fatalista:
Maria diventa con tutto il suo
corpo, con il suo cuore e la sua
testa, testimone dell’annuncio e
della realizzazione del regno di
Dio. La sua pancia che cresce è
il segno della speranza dell'avvento del figlio di Dio. La salvezza per questo mondo diventa
Un evento concreto, storico, fisico, nella gravidanza di questa
donna. E Maria trasmette l’allegrezza, la fede, la speranza per
la liberazione che si avvicina ad
Elisabetta — così che il suo bambino balza per l’allegrezza nel
suo seno — e a tutto il mondo.
Il messaggio dell’angelo produce in Maria una grande lode,
un grande canto. Esprime tutte
le speranze invincibili, tutte le
attese mai abbandonate, tutte le
promesse sempre ricordate al
Suo popolo. Ma questa lode contiene già la certezza che l’annuncio del regno della pace sarà
realizzato.
Maria ed Elisabetta diventano in questa lode le rappresentanti della comunità dei credenti davanti alla promessa di Dio.
Queste due donne incinte diventano un segno, un atto simbolico per la comunità dei credenti:
i fanciulli che sperano sono già
presenti in loro. La promessa
della pace diventa già realtà.
Queste due donne invitano i credenti, le comunità e tutto il mondo ad accettare il messaggio
della nascita del Principe della
Pace, della liberazione del mondo: ad attenderlo, riceverlo con
speranza come una realtà che si
avvicina. I credenti sono chiamati da Dio a fidarsi come Maria ed Elisabetta dell’annuncio
del regno di Dio. Contro le guerre, contro le violenze, contro la
fame, contro le malattie, contro
la morte, e in mezzo a loro, sono chiamati a trasmettere: « Rallegrati, il figlio di Dio, il liberatore del mondo verrà » in tutto
il mondo. Susanne Labsch
3
20 dicembre 1985
fede e cultura 3
UN TEMA TROPPO SPESSO EVITATO
OLANDA
Come parlare della
morte ai bambini
Ai bambini oggi si parla con naturalezza della nascita, non della morte; come parlare della appartenenza e della fiducia in Gesù
Nel rifugio
degli Ugonotti
Ho avuto Toccasione in questi
ultimi tempi di parlare con alcune persone del modo in cui viene
per lo più affrontato il problema
della morte ed in particolare
come ci si ponga di fronte ai
bambini quando occorre darne
loro una spiegazione. Diciamo
pure che la gente in genere non
desidera affrontare questo problema e tanto meno darne una
spiegazione.
In una società, come la nostra,
efficientista, dalle immense scoperte della scienza, tesa al futuro
ed a spettacolari realizzazioni,
la morte è considerata tabù, il
parlarne è giudicato morboso’ed
i bambini ne vengono tenuti lontani. Se, da Un lato, è purtroppo
vero che siamo ormai abituati,
compresi i bambini, a veder passare sul nostro teleschermo sempre più frequentemente immagini di morte per catastrofi o
guerre o disastri, dall’altro lato
dobbiamo pur dire che una cosa è il vedere la morte (che poi
è la morte degli altri, spesso in
Un paese lontano, che non ci tocca direttamente ed a cui purtroppo ci si abitua!) un’altra cosa è
il parlarne quando essa passa
nelle nostre case e ci colpisce
negli affetti più cari. Non siamo preparati il più delle volte
e forse rifuggiamo persino dal
farlo. Il poeta indiano Tagore ha
questa bella espressione: « La
morte, come la nascita, fa parte
della vita: camminare consiste
sia nell’alzare il piede che nel
posarlo ». C’è una serena saggezza in questo pensiero che ci
invita a considerare la morte
come facente parte della vita
allo stesso modo della nascita.
Conservando l’immagine dobbiamo dire però che noi pensiamo
molto più spesso al fatto che
per camminare bisogna alzare
il piede e molto meno che bisogna pur posarlo con la stessa
naturalezza con cui lo si alza.
Di fronte alla nascita i genitori
del nostro tempo sono diventati
molto bravi nello spiegare ai
loro figli questo evento ma quando si tratta di morte sono per lo
più sprovveduti ed allora pensano che i bambini debbano esserne tenuti lontani e non rattristati.
Se questo pensiero può avere
una certa giustificazione riguardo ai bambini molto piccoli non
penso invece che l’abbia quando
il ragazzo può avere l’età di capire; credo che egli debba essere coinvolto nell’esperienza, se
pur angosciosa, degli adulti se
non si vuole che egli tenga per
sé il suo modo di soffrire. Succederà infatti che egli si renderà conto, presto o tardi, della
mutata situazione familiare e,
a seconda della personalità, avrà
un trauma non risolto considerando questo evento come qualche cosa di terribile e misterioso che gli adulti non gli hanno
saputo spiegare.
Vero è che, oggi, il morire è
per molti aspetti più spaventoso cioè più solitario, disumanizzato, impersonale (penso alU’ospedale ove la morte avviene
molto più frequentemente di una
volta, aH’ospedale con le sue
corsie, le barelle, la freddezza
della camera mortuaria). Un
tempo l’evento della morte, vissuto più spesso' fra le pareti domestiche, poteva avere un aspetto più familiare. La persona morta è allora circondata oltre che
dai suoi cari dagli oggetti di ca
sa sua e se ciò avviene, ancora
oggi, ci può essere maggiore serenità.
Non credo, per esempio, che
sia stato particolarmente traumatico per un mio nipotino di
undici anni sostare, con suo padre, vicino al letto dove il nonno
giaceva nella serena compostezza
della morte.
L’essenziale forse in questi casi, più che spiegare tante cose
ai bambini, è star loro vicini e
non dire parole vane ma parole
vere. In fondo anche la frase
più ripetuta a proposito di una
persona morta, « E’ andata in
cielo », è abbastanza vaga e poco consolatrice.
C’è una bella poesia, sempre
del poeta Tagore che dice:
Il padre fece ritorno dal rito funebre,
il bimbo di sette anni stava alla finestra
con gli occhi spalancati ed un amuleto al collo
pieno di pensieri troppo difficili per la sua età.
Il padre lo prese nelle sue - braccia ed il bimbo chiese:
« Dov’è la mamma »?. In cielo, rispose indicando il cielo.
Il bimbo alzò gli occhi al cielo e guardò a limgo in silenzio.
La sua mente perplessa inviò nella notte
la domanda: « Dov’è il cielo? ».
La risposta non venne e le stelle sembravano'
le lacrime di quell’ignorante oscurità.
Se siamo credenti dovremmo
poter dire qualche cosa di più
che un generico parlare di cielo.
Dovremmo, con le nostre parole, poter dare ai nostri bambini almeno due cose importanti. Innanzitutto il senso della
fiducia che Gesù infondeva ai
suoi discepoli quando a proposito della morte diceva: « Il vostro cuore non sia turbate... io
vo a prepararvi un luogo » (Giov.
14: 1-2).
Gesù non ha descritto questo
luogo e noi dobbiamo attenerci
a questa sobrietà senza voler immaginare con la nostra fantasia
cose che il Signore non ci ha
detto. Ci basta che Egli provveda alla nostra dimora.
Ed in secondo luogo il senso
dell’appartenenza al Signore di
cui parla l’apostolo Paolo quando dice: «Sia che viviamo, sia
che moriamo noi siamo del Signore » (Rom. 14: 8). Anche nella morte e dopo la morte continuiamo ad essere suoi; ad essere nelle sue mani. Fiducia ed appartenenza sono due concetti che
il bambino capisce molto bene
e che possono permettere a lui,
come a noi ed insieme a noi, di
guardare alla morte senza spavento.
Elsa Rostan
Le manifestazioni, tenutesi in
diverse località, in occasione della revoca dell’Editto di Nantes
sono così numerose che sarebbe
necessaria una rubrica speciale;
già ne sono state ricordate alcune, delle maggiori, su queste pagine. L’ultima, in ordine di tempo, a cui ci è stato dato partecipare, in qualità di rappresentanti
delle chiese valdesi, al past. Soggln ed a me, ha avuto luogo a
metà novembre in Olanda. E’ il
caso di farne sia pur breve menzione, tenendo conto del fatto che
ha avuto come quadro organizzativo le chiese valloni a cui la
nostra chiesa è legata da tanti
vincoli di solidarietà e di riconoscenza.
Non poteva infatti una chiesa
come quella vallone non segnare
il 1985 con una commemorazione, dati i profondi vincoli che
l’hanno unita al Rifugio degli ugonotti da cui discendono tanti suoi
membri. A farsi carico delle celebrazioni è stato il Concistoro
della chiesa di Delft, ed in particolare il suo pastore Gigandet.
Perché Delft? Per i legami che
esistono fra quella città e la casa
regnante. L’attuale cappella vallone è infatti situata nel palazzo
di Guglielmo d’Orange ed è costituita da una parte di quella che
in origine fu la sua cappella privata; ed anche perché Delft ebbe
un posto di rilievo nella cultura
del Rifugio.
Le manifestazioni molto sobrie, ma non per questo meno significative, hanno occupato il sabato e la domenica 16-17. Il sabato è stato dedicato alla cultura
con una giornata di studio articolata su due conferenze pubbliche tenute dal prof. Jean Carbonier di Parigi e dal prof. André
IL VOLUME DI GIANNI LONG EDITO DALLA CLAUDIANA
Bach con chiarezza
E’ con grata sorpresa (non solo degli appassionati di musica,
si spera) che appare, a conclusione dell’anno-Bach, il volume
a lui dedicato da Gianni Long. '
Il libro costituisce sotto due
versi una risposta-, anzitutto a
chi giustamente deprecava che
la cultura evangelica italiana rimanesse inerte di fronte al fervore di idee, iniziative, esecuzioni, in onore di quello che è il
massimo musicista protestante;
poi, è una risposta al dibattito
ormai protrattosi da anni e in
certi casi radicalizzatosi su posizioni estreme, riguardo alla figura di Bach: musicista-funzionario, musicista-poeta (la tesi famosa del simbolismo descrittivo, analizzato da Schweitzer, con
spunto geniale ma arrivando a
limiti insostenibili), o ancora un
paladino del nazionalismo germanico, oppure il credente, luterano indefettibile per alcuni,
aperto a visioni mistico^pietiste
per altri? Il grosso problema
strutturale di un libro che rispondesse a tali esigenze era di
saper 'Porre la descrizione delle opere di Bach (almeno delle
più significative) nel contesto
dell’esistenza del Kantor e del
suo ambiente, analizzando cori
rigore e con esame di documenti
la vita familiare, la carriera artistica e i rapporti di lavoro con
le autorità: Principi, Consigli Comunali, Concistori. L’autore ha
impostato il libro in modo semplice e razionale: una prima parte biografica, nella quale non si
creda di trovare soltanto un’ari
da esposizione di dati, chè anzi
rimmagine del compositore, del
capo famiglia e del « funzionario », emerge in più di un episodio; ed una seconda parte, nella
quale si analizzano nella loro genesi e nel loro significato sia artistico sia spirituale le opere più
direttamente legate al fatto religioso; le quali, in definitiva, sono quelle che più specificamente
ci interessano: Passioni, Cantate
sacre, la Messa in si min. e il
Magnificat, le grandi raccolte di
Corali per organo.
Nella prima parte si mettono
in evidenza: la situazione economica, culturale e religiosa della
Germania dopo la guerra dei 30
anni; il rapporto fra luteranesimo ortodosso e pietismo; l’importanza del fatto Musica per i
tedeschi in genere e in particolare per la gran « famiglia dei
Bach »; le varie esperienze raccolte dal Maestro, ma anche le
delusioni patite e la sua insofferenza per le meschinità o ideologiche o di gusto e di costume,
incontrate nel corso dei suoi vagabondaggi da una corte all’altra, sino alla Scuola di S. Tommaso a Lipsia, sua ultima, ventennale, sede. I commenti introduttivi ed estetici della seconda
parte sono raccomandabili alle
persone che amano ascoltar musica rendendosi conto del rapporto fra « occasione » e « ispirazione » e che intendono rendersi
conto (anche senza particolari
studi musicali) delle strutture
formali, degli sviluppi, dell’espressività come elementi co
stitutivi dell’opera musicale.
Un breve capitolo finale riassume il giudizio dell’Autore, che
condivido come cultore di musica bachiana e come evangelico:
Bach fu un musicista conscio del
valore della musica fatta bene
(come i suoi superiori non erano in grado né curavano di intendere), anche se si trattava ai
attenersi a schemi stilistici propri della musica laica; era poi
conscio del fatto che la musica
ben fatta piace a Dio e testimonia di Lui più e meglio della musica sacra tradizionale fatta con
spirito di routine; B. è quindi un
anticonformista che ha jjerò alle
spalle una solida preparazione
teologica, e che sa trovare il modo di esprimere in strutture e
in moduli musicali certi valori
teologici che egli giudicava centrali. E’ chiaro che una materia
di questo genere non è sempre e
del tutto agevole!
Dobbiamo esser grati a Gianni Long, che ha saputo racchiudere, in uno spazio ragionevole,
una quantità vasta ed articolata
di problemi, ed ha saputo esprimersi da un lato in modo puntuale e rigoroso, dall’altro con
una forma chiara, talvolta ariosa e, qua e là, ove naturalmente
l’argomento lo consentisse, anche con qualche amenità, senza
disdegnare riferimenti e paragoni con situazioni e problematiche del nostro tempo.
Ferruccio Corsani
^ Giaism Long, a J. S. Bach, il musicista teologo », Claudiana. 1985,
pp. 320. L. 25.000.
Gonnelle, decano della Facoltà
di Teologia di Montpellier. Il primo ha illustrato il contesto storico culturale della revoca, il secondo il senso di una presenza
protestante nella società moderna. Numeroso e qualificato il
pubblico presente. Un ricevimento alla ambasciata francese all’Aia stava ad indicare l’interesse
culturale che la Francia attribuisce a queste celebrazioni.
In questa ottica si deve situare
anche il francobollo commemorativo di cui già si è parlato qui.
La giornata si concludeva con
un concerto di musica sacra nella « chiesa vecchia », di raffinata
qualità, a cui il primo ministro
del governo olandese dava lustro.
L’austerità calvinista, che priva i
suoi templi di riscaldamento, ha
reso la serata tanto più memorabile.
Il giorno seguente si è tenuto il
pomeriggio, nella stessa chiesa, il
culto commemorativo alla presenza di numeroso pubblico e
della regina Beatrice. Dopo il culto, in francese naturalmente essendo il contesto quello vallone,
i pastori delle chiese valloni e
gli ospiti sono stati presentati
alla regina nella chiesa vallone.
I legami che esistono fra la nostra chiesa e la casa d’Orange
sono secolari e la regina Beatrice
ha dimostrato di conoscerli chiedendomi informazioni della Facoltà di Teologia di Roma e formulando i migliori auguri per
le manifestazioni del 1989, 3° centenario del Rimpatrio. I ritagli
di tempo sono stati utilmente
spesi per colloqui con le persone presenti in vista di ristabilire
i legami fra le nostre chiese ed
il mondo olandese, sotto molti
aspetti più vicino al nostro di
quello germanico con cui pure
abbiamo tanti rapporti.
G. Tourn
PROTESTANTESIMO
L’annata 1985 della rivista
’Protestantesimo’ si chiude con
il testo di un lungo, intprpcqptite
intervento di C. K. Barret su;
« I sacramenti nel Nuovo Testamento ». In sostanza si tratta
della trascrizione di una delle
quattro lezioni recentemente tenute, dal noto teologo anglosassone. alla Facoltà Valdese. Aldo
Landi presenta, sempre in questo numero, alcune riflessioni
« a 900 anni dalla morte di papa Greeorio VII ». Nella sezione
Studi Critici appare un saggio,
con molti stimolanti interrogativi, su] pensiero di Giovanni
Calvino a cura del noto specialista in materia, il pastore valdese Giorgio Toum. Da sottolineare anche le due preziose letture che Elena Bein Ricco fa di
due filosofi protestanti; Thévenaz, e Ricoeur. Come sempre una
buona serie di recensioni (vivacissima ouella su Erasmo) di
opere teologiche e storiche, italiane e straniere, chiudono il
Quarto e ultimo numero dell’anno. L’ultima pagina è dedicata
all’indice del 1985. Scorrerne i
titoli significa accorgersi della
canacità di ’Protestantesimo’ di
sapere puntare i propri riflettori, di volta in volta su problemi
teologici o filosofici o storici o
etici sovente controversi ma
sempre affascinanti.
G. P.
PROTESTANTESIMO, trimestrale della Facoltà Valdese di
Teologia. .Abb. 1986: L. 18.000,
sostenitore: L. 35.000. I versamenti vanno effettuati sul c.c.p.
14013007 intestato alla; Libreria di cultura religiosa. Piazza Cavour 32, 00193 Roma, specificando la causale.
4
4 vita delle chiese
20 dicembre 1985
OSPEDALE VALDESE DI TORRE PELLICE
Al servizio della
popolazione
INIZIATIVA DEL 1« DISTRETTO
Pace perchè?
Calendario
TORRE PELLICE — Il personale dell’Ospedale valdese si è
riunito, in un’allegra serata, per
salutare Lucia Zullo e Donatella
Jourdan che entrano in pensione.
Lucia Zullo, dopo aver prestato servizio all’Ospedale valdese
di Torino, al Rifugio ed alla Casa delle Diaconesse, venne all’Ospedale di Torre nel 1961.
Dapprima presso il Padiglione,
poi in corsia dove per molti anni svolse le mansioni di infermiera notturna. Allora l’Ospedale
non usufruiva ancora di guardia
medica notturna in sede; le responsabilità erano grandi, gli ammalati gravi sempre numerosi.
Lucia ha dato una grande testimonianza come infermiera, umana e premurosa verso migliaia di
valligiani ohe hanno avuto da lei
un premuroso aiuto ed un conforto, dato anche dalla parola
sempre compartecipe della situazione di ognuno. Donatella
Jourdan è la prima delle infermiere professionali che prese servizio nel 1967, agli inizi di tutte
quelle trasformazioni che portarono l’Ospedale neU’inserimento
della Riforma Sanitaria. Anni duri, con prospettive incerte, ma
sempre vissuti con entusiasmo.
Con Bruna Bonjour e Wilma Gay
costituì lo staff delle infermiere
professionali, su cui si è retto
l’Ospedale per oltre 10 anni. Poi
si dedicò ai servizi ambulatoriali, ove con versatilità e grande impegno, ne rappresentò la colonna
portante, rendendo possibile la
risposta alla crescente domanda
da parte della popolazione.
A queste due collaboratrici, un
grazie per quello che hanno fatto, ora che l’Ospedale è in via di
ricostruzione: ed è anche per loro che, oggi, vediamo realizzarsi
una speranza vissuta per anni.
V. D.
Pace - Perché? - « Il vademecum del pacifista » è stato ufficialmente presentato a Pinerolo
la sera di venerdì 13 dicembre,
come prosecuzione del progetto
avviato nel 1984 « cultura della
pace e protestanti nel pinerolese ». Nato per rispondere alle
esigenze di una informazione
capillare di base, il volumetto
tascabile si compone di brevi
capitoli di facile lettura, che
trattano però tutte le tematiche
emerse sino ad oggi. Dal rapporto fra la posizione dei credenti su pace e disarmo, alla sitqa^one degli armamenti da
Hiroshima ad oggi; dalle proposte sul disarmo alle alternative
pacifiste, a quelle di riconversione dell’industria bellica, ai
temi della educazione alla pace;
ed infine, proposte di materiali
vari, audiovisivi, giochi, canti
ed una ricca bibliografia anche
questa suddivisa per temi.
Uno strumento quindi versatile ed adatto sia per una esposizione in riunioni quartierali,
sia per un lavoro di animazione
fra scuole domenicali e catecu
meni. Ed è proprio l’esperienza
ed i quesiti posti in una sessantina di riunioni quartierali condotte alle Valli, ohe sono stati
il filo conduttore al lavoro del
gruppo redazionale composto da
una ventina di persone. Interessanti e chiare le tabelle ed i
grafici, di cui è sempre possibile avere l’indicazione delle
fonti.
Il vademecum ha raccolto
molti consensi a partire da
esponenti di altri gruppi pacifisti piemontesi che convenuti
per la serata, avendone avuta
visione in, anteprima, hanno rilevato la versatilità dell’opuscolo. Infine Reburdo, consigliere
regionale e responsabile del
coordinamento dei gruppi pacifisti piemontesi, rilevava come
sia in questo momento necessaria una riflessione, non solo di
pochi ma allargata e coinvolgente ampi strati di popolazione. Il vademecum presentato ha
tutte le caratteristiche per essere imo strumento adatto a far
riflettere ed ampliare la presa
di coscienza. A. L.
Venerdì 20 dicembre
□ CONCERTO
BOBBIO PELLICE — Alle ore 20.45
nel tempio di Bobbio avrà luogo un incontro musicale a cui parteciperanno
la Corale di Bobbio, il Coretto di Torre Pellice e il gruppo flauti di Bobbio.
Domenica 22 dicembre
□ CONCERTI
TORRE PELLICE — La Corale Evangelica di Torino e la Corale Valdese di
Torre Pellice presentano alle ore 14.4S
nel tempio di Torre Pellice un concerto
con riflessioni e letture dal titolo; Armonie di Natale.
POMARETTO — Ore 20.30 nel tempio valdese: Concerto di Natale con
la partecipazione di: Schola Cantorum " San Verano » di Abbadia Alpina; Coro di Voci Bianche « San Genesio » di Perosa Argentina; Trombettieri Valdesi; Corale Valdese di Pomaretto. Il ricavato della serata sarà devoluto aH’opera di ristrutturazione dell'Asilo per Vecchi di S. Germano Chisone.
CRONACA DELLE CHIESE DELLE VALLI
Sfogliare la Bibbia
Si è svolto a Luserna S. Giovanni domenica 15 u.s. un incontro di catecumeni dèi 1° Circuito. Vi hanno partecipato poco meno di trenta giovani che,
dopo il culto, harmo avuto im
momento di ricerca biblica volto
soprattutto a far « sfogliare » la
Bibbia. Divisi in alcuni gruppi
i giovani hanno costruito un
giornale murale contenente articoli ed interviste sui personaggi e sugli avvenimenti più conosciuti. Un pomeriggio di giochi
(una volta tanto non si è giocato molto al calcio...) ha concluso l’incontro a cui erano presenti catecumeni di Luserna San
Giovanni, Torre Pellice, Angrogna e Bobbio Pellice.
Natale...
BOBBIO PELLICE — Ricordiamo gli appuntamenti di Natale:
— Venerdì 20 dicembre ore
20.45 nel tempio, incontro musicale della corale, del coretto e
del gruppo flauti.
— Domenica 22 ore 10.30 culto
di Natale presieduto dai bambini delle scuole domenicali. Alle
ore 12.30 pranzo comunitario
preparato dall’Unione Femminile e nel pomeriggio giochi per
i bambini.
— Mercoledì 25, Natalie, alle
ore 10, culto di Santa Cena cui
parteciperà la corale.
• Ringraziamo il past. Sergio
Ribet per aver presieduto il culto del 15 dicembre.
... e Natale
TORRE PELLICE — Durante
il periodo natalizio avranno luogo alcune riunioni quartierali a
carattere festoso: il 20 alla Ravadera, il 23 all’Inverso con il
Coretto e il 27 ai Chabriols superiori con il Coretto dei piccoli.
Tutti sono invitati ad intervenire.
• Una trentina di giovani si
sono trovati venerdì 13 per vedere e discutere un film che proponeva le problematiche dei rapporti tra genitori e figli. L’iniziativa ha avuto successo e verrà
proseguita durante i prossimi
mesi con analoghe serate.
• Sabato 28 alle ore 16.30 presso la Casa Unionista tutti i giovani della comunità sono invitati
dai gruppi giovanili per un incontro che prevede, insieme alla
cena, un momento di riflessione
e, nella serata, giochi e divertimenti.
...e ancora Natale
ANGROGNA — Domenica 22
predicherà all Capoluogo il giovane candidato al ministero Vito Gardiol, nel pomeriggio si
svolgerà la Festa di Natale per
i bambini delle Scuole Domenicali.
• A Natale il culto al Capoluogo inizia alle 10 con grandi e
piccoli. Parteciperà la Corale. A
Pradeltomo il culto si terrà alle
20 (nella scuoletta) con la predicazione della candidata al ministero Susanne Labsch, seguiranno le diapositive sulla « terra di
Paolo ».
Il 28/12 alle 20.30 nel tempio
del Ciabas si terrà un concerto
della nostra Corale con testi e
immagini della natività.
• L’ultima sera delTanno la
comunità s’incontra al Serre per
il culto di Santa Cena che inizierà alle 20.30.
Con chi piange
PRAROSTINO — Durante queste ultime settimane si sono svolti i funerali di Adelfina Pastore
ved. Cliianforano di Roccapiatta, 78 anni, deceduta il 25 novembre, lima Godino ved. Parisa di
78 anni, morta fi 24 novembre,
Stefania Fomerone di 84 anni, deceduta al Rifugio Carlo Alberto
il 25 novembre.
La comunità è accanto a queste famiglie con la sua presenza
solidale, cosi come a quei fratelli e sorelle che hanno dovute
affrontare lunghi e dolorosi periodi di malattia a casa o in ospedale, o la separazione dai loro
cari.
• Fraterne condoglianze anche
alla famiglia di Cesare Soulier
di San Germano decedute all’età
di 69 anni.
AH’asilo
di San Germano
VILLAR PEROSA — L’Unione
Femminile ha organizzato una
giornata comunitaria che si è
svolta il 4 dicembre. Insieme
con gli ospiti dell’Asilo di San
Germano era presente un buon
numero di membri dèlia nostra
comunità. Il pranzo ha permesso
una lieta conversazione tra persone che non si vedevano da
molto tempo. Il pomeriggio è
trascorso con vecchie canzoni e
una bella serie di diapositive.
Una classe della scuola elementare stava facendo un’esercitazione all’aperto nei pressi del
convitto; i ragazzi seno entrati
per un momento e hanno rallegrato gli ospiti cantando alcune
famose canzoni piemontesi. E’
stata poi la volta dei ragazzi
della Scuola domenicale, i quali
hanno eseguito dei cori. Al termine dell’incontro tutti si sono
detti: come è bello ritrovarsi in
occasioni come questa, in cui si
rivedono tanti amici.
• La vigilia di Natale alle 20
avrà luogo un culto a Vivian, nella stallia messa gentilmente a disposizione dalla famiglia Long.
• Il culto di Natale, a cui
parteciperà la Corale, avrà luogo
alle 10 nel tempio.
• Il 26 dicembre, alle 14.30 al
convitto, vi sarà il pomeriggio
natalizio con i ragazzi della Scuola domenicale. Parteciperanno i
Trombettieri Valdesi.
Bazar
MASSELLO — Sabato 28 dicembre alle ore 14.30 nella sala
del Reynaud si terrà un incontro
per organizzare le attività in vista del bazar della prossima estate a favore della ristrutturazione delle scuole. Un caldo invito a partecipare è rivolto a
tutti.
Agape comunitaria
S. GERMANO — Domenica 22
il culto sarà tenuto dalle sorelle
e dai fratelli che rappresentano
le varie attività della nostra comunità nonché dai ragazzi della
Scuola Domenicale. Questi ultimi
dopo il culto si riuniranno nella
Sala Valdese per un pranzo in
comune prima e per trascorrere poi insieme un pomeriggio di
festa e dì gioia.
'• Alcuni ospiti del nostro Asilo hanno vissuto ultimamente
due giornate di gioia in mezzo
ad altri fratelli: a Vil'lar Perosa
dove un buon numero di membri
di quella comunità li ha accolti con grande calore e vero affetto fraterno; al Centro Anziani
di S. Germano ove altri sanger
manesi li hanno festeggiati con
viva gioia. Un grazie sincero a
tutti.
Non c’era più posto
LUSERNA S. GIOVANNI —
Una caratteristica di molte riunioni ed incontri è che nella sala
molte sedie rimangono vuote,
in attesa che qualcuno, che non
verrà, possa trovare posto. Non
così è stato sabato sera, quando
gli organizzatori sono stati costretti ad aggiungere sedie su
sedie per permettere ai partecipanti di sedersi. E poi, dopo la
impeccabile presentazione, sono
iniziati i giochi a cui molti, ragazzi e additi, hanno partecipato.
Perché di una serata di giochi si
è trattato, di niente di più. Eppure, nel vedere il gruppo organizzatore così impegnato (certo anche divertito), non si può non
fare una riflessione: anche organizzare una serata di giochi
per gli altri, può essere un modo di imparare a superare il
proprio innato egoismo e mettersi al servizio degli altri. Oggi organizzando dei giochi e domani...
Perciò al gruppo cadetti e ai
suoi animatori un grazie e un
augurio di ulteriore buon lavoro!
TEMPIO
DEL CIABAS
Val d’Angrogna
Sabato 28 dicembre, 20.30
CANTI, LETTURE
E IMMAGINI
DELLA NATIVITÀ’
La Corale Valdese di Angrogna vi invita a questa serata
di riflessione e di raccoglimento.
La Ditta
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5
20 dicembre 1985
vita delle chiese 5
GIORNATA DI RIFLESSIONE ALLA CHIESA DI ZURIGO
CHIESA LIBERA DI AVELLINO
Emigrati e identità
Una chiesa ponte tra la chiesa riformata svizzera e la chiesa valdese italiana si interroga sulla sua identità e sulla sua vocazione
La Bibbia nostro
unico simbolo
La visita del pastore Valdo Benecchi alla nostra comunità è
stata non solo un’occasione di
scambio, ma anche un modo per
rin^ettere in discussione cosa
vuol dire confessare la fede per
una comunità che risiede in rma
diaspora eccentrica rispetto alla
cultura evangelica italiana.
La lontananza di cui parliamo
non si riferisce solo allo spazio,
ma anche all'ambiente in cui noi
evangelici emigrati viviamo le
nostre esperienze di fede.
Dalla conferenza che il pastore
Benecchi ha tenuto su « la presenza degli ev-angelici in Lombardia » è scaturito il dialogo
con la nostra presenza di « evangelici di lingua italiana nel Cantone di Zurigo ». Nel corso del
pomeriggio di questa bella giornata comunitaria abbiamo cercato di scoprire i nodi comuni alle
due realtà di cui facciamo parte
e ci è parso di poter individuarne uno nella ricerca della nostra
identità che, tanto in Lombardia
quanto nel Cantone di Zurigo, si
delinea attraverso la nostra confessione di fede, una confessione
di fede che si esprime attraverso
le nostre radici culturali.
Dall’incontro che il pastore
Benecchi ha avuto con il nostro
Consiglio di Chiesa sono emersi
anche alcuni punti interessanti:
uno ci sembra essere quello della particolare struttura della
chiesa di Zurigo. Essa è una chiesa ponte tra la Chiesa evangelica
riformata svizzera e la Chiesa
evangelica valdese in Italia.
Questa doppia identità in continuo tentativo di integrazione è
fonte .sì di incohezza, ma anche
di un impiego di forze notevole
in coni)Olito alla nostra piccolezza. Essa ci chiama infatti ad essere presenti tanto nelle strutture ecclesiastiche della Chiesa riformata svizzera quanto in quelle della Chiesa evangelica valdese in Italia, ponendoci continuamente in questione rispetto a
queste due realtà culturalmente
diverse ed in continuo mutamento: realtà che, dono molti anni
di permanenza all’estero, diventano ugualmente care e costringenti.
Un secondo nunto è costituito
da uno dei fenomeni più preoccupanti, quello cioè della « 2” generazione » di giovani, nati m
Svizzera, da genitori italiani emigrati. Si è creduto di poter facilitare la vita di ruesti giovani
privandoli della loro diversità ed
inserendoli fin da bambini nell’ambiente culturale svizzero. Oggi purtroppo però si constata
che essi non hanno solide radici
culturali perché sentono di non
appartenere « a pieno titolo » né
all’ambiente culturale svizzero
né a quello italiano.
Anzi essi oscillano tra il rifiuto della cultura italiana ed il desiderio di conoscere il paese dei
loro genitori per trovare in qualche modo un’identità. In questa
altalena di sentimenti si deve ancora sottolineare che i figli degli
italiani all’estero non sono più,
come i loro genitori un tempo,
gli oggetti della xenofobia ormai
dilagante anche in Svizzera contro i rifugiati e i richiedenti asilo, ma a volte purtroppo ne sono
addirittura i soggetti.
Per questo appunto remigrazione italiana all’estero non nuò
essere dimenticata, va anzi rivalutata, nerché nroprio chi ha
sofferto il dramma dello sradicamento e della perdita di identità può mettere a disposizione
di coloro che oggi lavorano con
i nuovi emigrati il proprio bagaglio di esperienze. Qui in Svizzera è stato recentemente ristam
pato un documento dal titolo
« Le sette tesi delle Chiese sulla
politica verso gli stranieri » già
redatto nel 1976.
Per ogni singola tesi era stato
formulato un commento che oggi è stato rielaborato e, nella
memoria della vecchia emigrazione, attualizzato alla luce della
nuova situazione che oggi si è venuta a determinare. Si cerca in
questo modo di creare il presente, basandosi sulle esperienze del
passato, un passato che trova
coinvolti in sé anche gli emigrati italiani: è infatti la memoria del passato che può dare un
nuovo indirizzo alla storia di oggi. La storia della nostra chiesa
è un lungo e difficile cammino di
testimonianza nel mondo delremigrazione italiana, iniziato
sin dalla fine del secolo scorso.
Nel corso di questo cammino
possiamo incontrare una terza
linea di forza che consiste, per la
nostra chiesa, nel voler esistere
anche come punto di riferimento della cultura italiana all’estero e come proposta di istruzione
scolastica.
Infatti dalla scuola media per
operai che volevano migliorare
la loro posizione lavorativa si è
poi giunti alla creazione del Liceo linguistico P.M. Vermigli per
figli di emigrati, la così detta T
generazione di cui già abbiamo
parlato.
Un altro traguardo importante è stato raggiunto con l’acquisizione dell’attuale ’convenzione’
stipulata tra la « Chiesa evangelica di lingua italiana di Zurigo » e il « Consiglio della Chiesa
evangelica riformata del Cantone
di Zurigo » nel 1976. E’ questo
accordo che ci permette appunto di essere una chiesa in comunione tanto con la Chiesa riformata svizzera, quanto con la
Chiesa valdese in Italia.
I pastori della nostra chiesa
infatti, anche se nei confronti
della comunità civile sono degli
emigrati con diritti limitati, nei
confronti della struttura ecclesiastica svizzera, godono di alcuni diritti come quello di far parte
del « Capitolo dei pastori » di Zurigo con diritto di voto in Assemblea.
Data la quantità di problemi
emersi in questo incontro, il pastore Benecchi trova che la realtà
delle chiese di emigrazione dovrebbe essere più conosciuta in
Italia e ci suggerisce di fare, nell’ambito della nostra chiesa, qualcosa di simile a ciò che si sta
facendo nella chiesa di New
York, di concentrare cioè i nostri sforzi per rilanciare l’identità culturale italiana a Zurigo.
D'altra parte la chiesa valdese
di Zurigo ritorna sempre a riallacciarsi alla sua traccia originaria: quella di essere un punto
di riferimento nel panorama
culturale italiano del Cantone
di Zurigo.
A completamento di questo resoconto, vogliamo terminare con
l’essenziale: la giornata (27 ottobre ’85) è stata infatti orientata,
nel suo svolgersi, dal culto che il
past. Benecchi ha tenuto il mattino al « Bethaus » di Zurigo - Wiedikon, sul testo di Matteo 10: 1-8.
Dopo la predicazione è stato presentato alla comunità il fratello
Mario Giacomino che è stato posto dalla Tavola nei ruoli del Servizio diaconale della Chiesa evangelica valdese in Italia.
Vi è diversità di ministeri, ed
è appunto in questa diversità che
sta la ricchezza della chiesa.
L’abbiamo sentito quando il
pastore Benecchi ha abbracciato
il diacono Giacomino, cui va il
nostro augurio per un servizio
ricco e benedetto in seno alla
chiesa che l’ha accolto e ovunque
il Signore lo vorrà mandare.
Giovanna Pons
Il nostro imico simbolo è la
Bibbia, un libro che non ci dà
tutte le risposte, ma pone certamente tutte le domande. Questo,
in breve sintesi, è stato il messaggio ddl moderatore Bouchard
all’inaugurazione, avvenuta domenica 8 dicembre, del nuovo
locale di culto della Chiesa Libera di Avellino. E, in effetti, la
Bibbia aperta sul tavolo che funge da pulpito fa spicco in una
sala elegante ma estremamente
sobria, quasi spoglia anche in
rapporto alla consueta semplicità dei nostri templi riformati
(non è, per altro, l’unico simbolo
presente: c’è anche una gigantografìa di Lutero). A questo proposito, tra l’altro, il pastore Domenico' Maselli ha ricordato nel
suo sermone come il vero tempio sia costituito dai credenti
stessi piuttosto che dal locale
nel quale essi si riuniscono. Proprio partendo da queste considerazioni, del resto, si è voluto
un ambiente molto semplice:
perché oltre che luogo per l’attività della chiesa, questa sala
possa accogliere anche gli incontri di altri gruppi, di credenti e
non.
L’inaugurazione del nuovo locale di culto, per altro, non è
stata che la conclusione di un
week-end molto impegnativo per
le Chiese libere della Campania;
sabato 7, infatti, due giovani sono stati battezzati nella Chiesa
libera del popolare rione napoletano di Berlingieri, e fra sabato sera e domenica pomeriggio
ha anche avuto luogo a Monteforte Irpino l’Assemblea delle
Chiese libere della Campania, in
preparazione deH’Assemblea nazionale che si terrà in primavera a Reggello (presso Casa Cares).
Dire due battesimi, comunque,
non basta a spiegare l’importanza di ciò che è accaduto a Berlingieri; oltre a situare questo
fatto nella dimensione di chiese
piccole come le libere, bisogna
infatti considerare l’importanza che le vocazioni di Salvato
re e Zeflìrino, i due giovani battezzati, siano maturate nell’ambito del lavoro sociale di Monteforte, il che ha rappresentato un
evento particolarmente gioioso
per quanti, a cinque anni dal
terremoto, continuano ad essere
impegnati in quest’opera.
Il tema principale dell’Assemblea, invece, è stata l’accettazione o meno da parte delle Chiese
libere dell’Intesa stipulata tra
10 Stato italiano e le Chiese vaidesi e metodiste. L’Assemblea di
Monteforte non aveva, naturalmente, potere decisionale, ma ha
comunque espresso un parere
che potrà essere tenuto in considerazione a Reggello in primavera. La decisione, che segue
l’indicazione data da Maselli nella sua introduzione, è stata in
sostanza quella di non decidere:
vale a dire non pronunziarsi per
11 momento sull’estensione alle
Chiese libere di quanto stabilito
dalle Intese, nell’intento di non
farle applicare a queste comunità, ma senza precludere la via
a un eventualle successivo ripensamento, se lo Stato, come alcuni temono, giungesse a regolare
unilateralmente i rapporti con le
confessioni religiose rimaste fuori dalle Intese.
Quanto alle ragioni per cui le
Chiese libere non ritengono opportuna la loro associazione alle Intese, esse sono state spiegate essenziaflmente in termini
di « immagine », cioè col timore
che — all’esterno — la piccola
realtà delle Chiese libere possa
in qualche modo apparire assorbita da quella più grande delle
Chiese valdesi e metodiste.
Paolo Florio
# Hanno collaborato a questo
numero: Bruno Bellion, Marcella Gay, Paola Montalbano, Claudio Pasquet, Santina
Rabito Briante, Bruno Rostagno, Antonio Specchia,
Franco Taglierò, Dario Varese, Ferruccio Corsani, Giorgina Giacone.
CORRISPONDENZE
Convegno monitori dell’area toscana
PISA — Domenica 24 novembre, organizzato dal Gruppo Monitori di Pisa, ha avuto luogo
nei locali di via Derna, un convegno che ha raccolto monitori e
monitrici delle chiese evangèliche dell’area toscana. Una ventina di monitori, specialmente
giovani, hanno partecipato con
interesse ai lavori che iniziati alle 9.30 si sono conclusi alle 17.3().
I gruppi presenti erano valdesi,
metodisti, battisti, avventisti, di
Livorno, Pistoia, Pisa, Firenze.
Il programma si è articolato
in due tempi; nella mattinata
Franco Girard'et del Comitato
delle Scuole Domenicali ha parlato delle « Esperienze e problematiche emergenti da incontri
avuti con vari gruppi di monitori» e delle «Tecniche e programmi per il prossimo futuro ».
E’ seguito il culto con la comunità di Pisa preparato dai monitori e con una predicazione efficace di Debora Spini sul testo
di Isaia 55: 6-13. Dopo l’agape
fraterna, a cui hanno partecipato anche i ragazzi della Scuola
Domenicale e alcuni membri della comunità (in tutto una cinquantina), alle 14.30 sono seguiti
vivaci e costruttivi scambi di
idee ed esperienze da parte dei
presenti con particolare riferimento ai metodi di insegnamento e all’uso del materiale didattico. Il convegno ha avuto anche
delle conclusioni operative e tra
I’altLo ha deciso di preparare,
nel corso dell’anno, delle giornate comunitarie che vedranno
raccòlte insieme varie Scuole
Domenicali della zona.
• Un avvenimento particolare
è stata la presenza nella città,
nei giorni 27, 28, 29 novembre, del
matematico uruguayano José
Luis Massera prigioniero di opinione (per la cui liberazione si
era adoperato il Gruppo pisano
di Amnesty International) e restituito alla libertà il 4.3.84.
Scienziato di fama internazionale, membro del Comitato Centrale del partito comunista uruguayano dal 1945, venne eletto al
parlamento nel 1963. Dopo il colpo di stato militare fu arrestato,
tenuto in isolamento, torturato e condannato nel 1976, per
attività sovversiva, a 20 anni di
redlusione. Adottato da Amnesty
International venne affidato' al
Gruppo Italia 10 di Pisa — di
cui è socia la chiesa valdese di
Pisa — già nel 1976. Il Gruppo
in questi anni ha promosso numerose iniziative in suo favore
tra cui il conferimento della laurea honoris causa dell’università
di Roma e la cittadinanza onoraria di Genova e Pisa.
Il grande scienziato è stato ricevuto il 28.11 dalle autorità cit
tadine e festeggiato dalla Scuola
Normale e dal Dipartimento di
Matematica dell’università. Il
Gruppo Italia 10 lo ha festeggiato con una cena. Lo accompagnava la moglie, Si^ora Marta,
anche lei vissuta in prigionia
per 6 anni.
Il Circuito: il
Consiglio al lavoro
Il Consiglio del II Circuito,
Piemonte nord e Val d’Aosta,
nella sua riunione dèi 9.12 a
Ivrea si è occupato soprattutto
del campo di lavoro con particolare riferimento all’«intreccio»
tra Susa, Coazze, Chivasso e
Piossasco e del lavoro giovanile compiuto dalla giunta del
« Progetto Torino » per i giovani
del Piemonte e Val d’Aosta. Sono state fissate o segnalate alcune scadenze per il futuro lavoro. Sul tema diaconia è allo
studio una giornata a Milano
per il prossimo aprile sulla pastorale degli anziani; il 12 aprile
una seconda riunione per i pastori e predicatori locali del circuito sarà dedicata all’esame
del volume Esegesi del prof.
Bruno Corsani (la prima si è
svolta in modo positivo il 23.11
con la presentazione del volume
di Fuchs Desiderio e tenerezza
da parte del past. Massimo Romèo). A queste riunioni biannuali, che si spera vedano in
futuro una maggiore partecipazione, saranno invitati anche gli
aspiranti predicatori locali del
circuito.
Riuscito convegno
giovanile piemontese
In un ottimo clima di fraternità si è svolto a Villar Perosa,
nei giorni 14 e 15 c.m., il convegno sulla disuguaglianza, organizzato dai e per i gruppi giovanili del IV circuito nell’ambito
del lavoro di coordinamento
« Progetto Torino ». Il gruppo
EGEI di Torino non si è trovato da solo a organizzare: tutti
gli altri hanno dato il loro apporto.
L’eccezionale livello di partecipazione (per un totale di novanta giovani!), la presenza di
diversi catecumeni e di ragazzi
provenienti da Aosta, Como e
Savona, il tema attualissimo e
sentito, svolto con un intenso
programma di lavoro, e le condizioni climatiche ottimali hanno favorito un’esperienza sicuramente costruttiva.
Grazie a tutti ; arrivederci...
6
6 prospettive bibliche
20 dicembre 1985
ALL’ASCOLTO DELLA PAROLA
Gloria di Dio e pace in terra -1
LUCA 2: 1-14
O In quel tempo uscì un decreto da
^ parte di Cesare Augusto, che ordinava il censimento di tutto l’impero.
(In un primo punto il testo della
KEK espone il metodo proposto per
10 studio dei temi della "gloria di
Dio” e della "pace in terra" ed elenca i testi biblici scelti, che riportiamo):
La gloria di Dio e la trasfigurazione
di Gesù Cristo; Matteo 17; 1-23.
La gloria di Dio e l’unità della chiesa; Giovanni 17: 22-23.
La gloria di Dio e la sofferenza; Filippesi 2: 5-11.
La gloria di Dio e la pace fra gli esseri umani: Colossesi 1: 15-20;
Ebrei 1: 1-4; Efesini 1: 9.
La gloria di Dio e la creazione (inclusiva della liberazione): Romani 8: 19-23.
11 testo centrale, ricapitolatore, è
Luca 2: 1-14.
li testo centrale:
Luca 2: 1-14
2.1. L’Evangelo di Luca, cap. 2,
V. 1-14, è stato scelto come testo
centrale del nostro studio biblico.
La scelta deriva da un lato dal fatto
che il tema dell’Assemblea, « Gloria
a Dio, pace in terra », è stato tratto
appunto da questo testo. D’altro lato questo passo insiste con gran vigore sul messaggio dei profeti relativo al Salvatore avvenire e afferma
nettamente la testimonianza che gli
apostoli rendono alla venuta del Signore. Nella misura in cui questo
testo riassume dunque con forza
particolare il messaggio dell’A. e del
N.T., è assai adatto a costituire il
« testo centrale » capace di collegare fra loro gli altri testi biblici e di
illuminare le loro testimonianze in
tutta la loro varietà.
2.2. Le riflessioni seguenti verteranno dunque anzitutto su questo
passo della Scrittura; ma risulterà
chiaro quanto siano importanti le
testimonianze degli altri testi citati
(e quelle di altri passi ancora della
Bibbia), perché confermano, sottolineano, completano o fanno procedere lo studio del testo centrale.
Il mondo, luogo
dell’azione di Dio
3.1. A prima vista, sembrerebbe
possibile tralasciare i vers. 1-7 perché, se li si prende isolatamente,
non contengono nulla di specificamente cristiano, e nemmeno religioso: vi viene descritta l’esecuzione
della riorganizzazione del regime fiscale decisa nel 27 a.C. da Augusto
per tutto l’impero romano e applicata nel 7 a.C. nella provincia di Siria dal governatore Publio Sulpicio
Ouirinio. Esaminando le cose con
più attenzione, si capisce invece che
non si può affatto rinunciare a questi versetti, perché documentano
con chiarezza questo: il mondo, così come lo conosciamo nella sua realtà, è il luogo nel quale Dio agisce.
2 Questo censimento fu il primo fatto
mentre Quirinlo governava la Siria.
3 Tutti andavano a farsi registrare, ciascuno alla sua città.
4 Dalla Galilea, dalla città di Nazaret,
anche Giuseppe si recò in Giudea, alla
città di Davide, chiamata Betlemme, perché era della casa e famiglia di Davide,
5 per farsi registrare con Maria, sua sposa, che era incinta.
6 Mentre erano là, si compì per lei il
tempo del parto;
7 ed ella diede alla luce il suo figlio primogenito, lo fasciò, e lo coricò in una
mangiatoia, perché non c’era posto per
loro nell’albergo.
8 In quella stessa regione c’erano dei pastori che stavano nei campi e di notte facevano la g;uardia al loro gregge.
9 E un angelo del Signore si presentò a
loro e la gloria del Signore risplendé intorno a loro, e temettero di gran timore.
10 L’angelo disse loro: Non temete, perché io vi porto la buona notizia di una
Dal 4 al 12 settembre 1986 si riunirà a Stirling, in Scozia, la IX assemblea della Confereiiza delle Chiese europee (KEK); la Tavola ha già designiate quale nostro delegato il pastore Thomas Soggin. Sul tema generale « Gloria a Dio, pace in terra », è già stato pubblicato un volumetto
di documenti e studi preparatori, steso dalla Commissione preparatoria teologica, della quale fa parte anche il prof. Paolo Ricca. Pensiamo
di far cosa utile pubblicando, in questo periodo, alcuni studi biblici su
questo caratteristico tema d*Avvento, e invitando così un più gran numero di credenti a condividere la riflessione e il lavoro su questo tema
della KEK.
a cura di GINO CONTE
nel quale manifesta la sua gloria.
3.2. La riforma fiscale è una misura decisa dallo Stato che vi vede
un elemento essenziale della « pax
romana », dell’Impero romano. Il
fatto che, in questo processo, non
si possa molto, o per nulla, tener
conto dell’individuo e del suo destino, è inerente al carattere imperfetto, anzi tragico del nostro mondo.
« La popolazione fu riunita a forza;
tutte le piazze di mercato erano ingombre di famiglie spostate; l’aria
risuonava di recriminazioni e lamenti », nota la relazione che Lattqnzio
fa di un censimento effettuato verso il 300 d.C. Nell’Evangelo il mondo è visto e descritto così com’è. E’
una condizione essenziale perché si
possa riconoscere l’importanza che
per gli esseri umani viventi in questo mondo ha la gloria nascosta di
Dio, che si manifesta.
3.3. Una cosa ancora va detta riguardo a questi vers. 1-7: Giuseppe
obbedisce al decreto imperiale, contrariamente a molti dei suoi compatrioti che protestano, resistono,
fino a fare di questo censimento il
motivo determinante della loro opposizione allo Stato romano. Gli
« zeloti » vi si riferiscono per affermare la legittimità morale, anzi spirituale della loro resistenza. A differenza di loro, noi ci situiamo fra
« resistenza e sottomissione » (D.
Bonhoeffer) e dobbiamo, in ogni caso particolare, prendere una decisione concreta. Non si tratta di domandarci se, con una resistenza ingiustificata, non facciamo un uso
inutile della violenza che minaccia
imprudentemente la pace, o se, con
una capitolazione ingiustificata, non
attentiamo alla giustizia. La domanda che dobbiamo porci è più significativa e più complessa: con una
resistenza, o con una sottomissione
fuori luogo, ostacolo io l’azione di
Dio così come egli l’intende secondo il « mistero della sua volontà »
(Efesini 1:9)? (L’esempio di Bonhoeffer mostra che, in momenti critici, la scelta fra « resistenza e sottomissione » può significare il sacrificio della propria vita).
3.4. All’evangelista importa di far
capire chiaramente questo: attraverso i decreti dei governanti Dio
compie il suo disegno di salvezza,
stabilito prima della creazione del
mondo, annunciato per bocca dei
profeti (Luca 1:70), oggi realizzato.
Il « venerato » (augusto), l’impera
tore romano non è nulla più che
uno strumento in mano all’« Altissimo ». D’altro lato è rispettato appunto in quanto strumento in mano a Dio, anche se lo ignora. L’evangelista non pretende che il grande
movimento di popolazione sia stato
ordinato soltanto per portare Giuseppe a Betleem e così compiere la
promessa trasmessa dai profeti, secondo cui il Salvatore verrebbe dalla stirpe di Davide (Isaia 11: 1; 9: 6;
Michea 5: 1); egli segnala però l’ingranaggio misterioso che lega la volontà benigna di Dio relativa alla
salvezza, e la volontà propria dell’uomo. Non lo fa come se si trattasse di un principio generale, come
se tutto ciò che i governanti hanno
ordinato in passato e ordineranno
in futuro corrispondesse alla divina
volontà di salvezza.
3.5. Ma, in una prospettiva profetica, l’evangelista dice: qui accade
così! Fa parte della missione della
chiesa dire, di tanto in tanto, con la
stessa chiarezza, in che modo i detentori del potere politico servono,
senza volerlo e senza saperlo, la volontà misericordiosa di Dio e la manifestazione della sua gloria.
Il mistero
deirincarnazione di Dio
4.1. « Il Verbo è diventato carne »,
Dio è diventato uomo: non lo si può
spiegare in modo analitico, con definizioni astratte; non si può, in fin
dei conti, esprimerlo altrimenti che
nella lode:
Lui che supera infinitamente il
mondo,
è in seno a Maria,
è un piccolo bimbo,
che in sé riassume ogni cosa.
fM. Lutero) ’
4.2. Per i profeti dell'.^.T., specie
durante e dopo il tempo dell’esilio,
è chiaro che Dio ha promesso di suscitare un Salvatore nella stirpe di
Davide, che porterà la pace e la giustizia (Is. 11; Mich. 5). Quasi timidamente il profeta indica che la nascita di un bambino (Is. 9: 5) sarà
il punto di partenza dell’evento. E
in modo ancor più sobrio ci si annuncia che sarà povero, senza potenza esteriore (Zacc. 9: 9). Non dispone né di Stati né di armamenti,
eppure è lui a giudicare della loro
efficacia quali strumenti di pace e
di giustizia!
4.3. Ma ciò che nessun occhio di
profeta ha visto in tutta la sua glo
grande allegrezza che tutto il popolo
avrà:
11 Oggi, nella città di Davide, vi è nato
un Salvatore, che è il Cristo, il Signore.
12 E questo vi servirà di segno: troverete un bambino fasciato e coricato in
una mangiatoia.
13 Ad un tratto vi fu con l’angelo una
moltitudine dell’esercito celeste, che lodava Dio e diceva:
14 Gloria a Dio nei luoghi altissimi, pace in terra fra gli uomini ch’egli gradisce !
ria, ciò che nessun orecchio di profeta ha udito in tutta la sua pienezza, è il mistero dell’incarnazione di
Dio nella debolezza, la manifestazione della gloria del Padre nella
umiltà del Figlio. Lui, nel quale tutto è stato creato, nei cieli e sulla
terra, gli esseri visibili e invisibili
(Colossesi 1: 16), lui che è Timmagine dell’Iddio invisibile (Col. 1: 15),
lo splendore della sua gloria (Ebrei
1:3), nasce sotto la forma del neonato di Maria, è coricato, in fasce,
nella mangiatoia. Questo mistero,
non possiamo avvicinarlo che glorificandolo. Forse le Chiese dovrebbero raccogliere tutta la ricchezza di
questo canto di lode nelle tradizioni liturgiche, condividerla fra loro.
In tal modo, forse, ci avvicineremmo maggiormente gli uni agli altri,
in occasione di un’Assemblea o di
altri incontri, piuttosto che se cercassimo di descrivere questo mistero. Dovremmo spiegare, piuttosto, che senso ha per le chiese e ner
i cristiani di oggi il fatto che colui,
che veniva a portare la pace e la
giustizia, sia stato povero, debole,
pronto a soffrire.
Ciò comincia fin dalla sua nascita a Betleem, anche se non si deve
esagerare lo stato di povertà e di
vulnerabilità del bambino. Ma è lui
che più tardi, compiendo la sua opera di proclamazione, guarendo i malati e la malattia, creando dei segni
e subendo la propria sorte, ricoperto dal Padre da una nube luminosa
(Matteo 17: 5), poco stimato e respinto dagli uomini (Matt. 17: 12),
è lui che abiterà in mezzo a noi, mostrandoci come la promessa di Dio
espressa per bocca dei profeti è
adempiuta, più che adempiuta. « Si
è spogliato, prendendo la condizione di servo... si è abbassato, diventando ubbidiente fino alla morte...
ed è perciò che Dio lo ha sovranamente innalzato» (Filippesi 2:5-11).
Colui che soffre, che si spoglia nella
kenosis f svuotamento, annientamento], questi è il Signore, la figura
centrale della lotta per la giustizia
e per la pace. Che .significa, questo,
per i cristiani e per le Chiese nel
mondo odierno? Quale forma concreta di servizio a favore della giustizia e della pace si può desumere
dal modo in cui il mistero dell’incarnazione di Dio si è manifestato
nel bimbo di Betleem e nell’uomo di
Nazaret che, nella gloria del Padre,
è disceso in questo mondo?
(continua)
' Rispettando il testo della KEK, non
possiamo che degradare in nota l’altra
citazione che, certo in omaggio alle tradizioni ortodossa e cattolica, affianca
quella di Lutero, in un illecito accostamento della Madre al Padre : « Il Verbo
supremo, che viene eternamente dal Padre e che si manifesta nel mondo i>er
mezzo della Madre, ha preso la forma
di un servo e si è fatto carne senza perdere la sua natura divina» (Estratto del
canone e inno di lode a Maria, madre
di Dio). Madre di Dio!!
7
20 dicembre 1985
E possibile,
Ezechiel?
obiettivo aperto 7
Ambientato in Sud Africa
il racconto natalizio di
quest’anno non è frutto
soltanto della fantasia.
Possiamo dire che è una
storia vera. Alcuni
particolari sono stati
aggiunti ma la distruzione
di K. è realmente avvenuta.
Nelle tenebre di una
situazione senza sbocco
brilla una speranza,
una possibilità estrema
che potrebbe evitare
la catastrofe finale,
la guerra civile, prima
che sia troppo tardi.
H'orizzonte si vedeva
la catena dei monti
Draghi del Sud Africa, quasi una barriera naturale posta
a delimitare le vaste pianure, i piccoli, numerosi laghetti e le macchie verdi di
grandi piante secolari. Ci voleva una buona mezza giornata per fare il giro del villaggio e delle terre che Pitela Mhlope, un africano, aveva acquistato all’inizio del
.secolo. In ottant’anni di vita, alla famiglia Mhlope si
erano aggiunti altri nuclei familiari. Si erano costruite
case ed anche una bella scuola in muratura che àlìa domenica serviva da locale di
culto. Lungo il fiume Umkoma.’.ana c’erano non pochi
recinti per il bestiame e orti ben coltivati dalla piccola
comunità nera che superava
ormai le cento persone.
Ne!l'autunno del 1969 arrivarono, improvvisamente,
nel villaggio alcune camionette con funzionari del governo che tracciarono, con
un pennello, un grande numero su tutte le costruzioni;
anche le costruzioni più piccole furono numerate (come
i pollai o le stalle per le capre). I funzionari scattarono
alcune fotografie e, in tutta
fretta, le camionette ripartirono. Per anni si parlò e
riparlò di quella strana incursione e di quella ancor
più strana numerazione.
Una sera intorno al fuoco,
un anziano del villaggio, discendente di Pitela Mhlope,
disse che quella numerazione fu un’operazione necessaria di censimento per sapere quante costruzioni in
muratura esistevano in tutto il Sud Africa. Ma dieci
anni dopo, verso il Natale
del 1979, con un funzionario
del governo arrivò la verità; il governo aveva deciso
il rapido trasferimento del
villaggio di K. a 150 km. di
distanza per ’ragioni politiche’. Ogni famiglia — precisò il funzionario di colore —
aveva comunque diritto di
portarsi via, a spese del governo, le proprie masserizie.
Così, il giorno dopo, il villaggio non si era ancora risvegliato che già arrivavano
diversi camion carichi di
operai di colore del Transvaal e alcuni soldati armati.
Raccolte come grappoli le
famiglie assistevano alla distruzione delle case: i pochi
mobili erano stati ammassa
ti sui camion, coperti con
una rete sulla quale appariva il numero della casa della famiglia che doveva essere trasferita. Mentre la prima colonna di camion partiva per una destinazione
ignota la distruzione continuava, e la polvere sollevata
dai grandi camion governativi si sollevava facendo tutt’uno con il polverone dei
muri e dei tetti che crollavano sotto la spinta del bulldozer.
Occorsero alcuni viaggi
per far trasferire gli oltre
cento abitanti di K. nella
nuova proprietà fissata dal
governò. Il villaggio di K.
sarebbe stato aggiunto a un
precedente insediamento di
bianchi data la grande fertilità e bellezza del luogo.
Il nuovo spettacolo che si
presentò agli abitanti di K.
quando, dopo un viaggio
massacrante, giunsero nella
nuova proprietà assegnata
dal governo fu desolante: su
una mezza collinetta brulla
si trovavano decine e decine
di piccoli casotti di zinco di
circa tre metri per quattro.
Ognuno di questi aveva un
grande num.ero che corrispondeva al numero tracciato sulle case distrutte a K.
Ora tutto appariva chiaro.
Scaricate con le loro masserizie le famiglie raggiungevano il ’loro’ casotto portandosi dietro quello che potevano.
Anche Ezechiel prese qualcosa dal suo mucchio, così
fecero anche i suoi due figli,
ma alla moglie proibì di portare dei pesi, poiché era in
avanzato stato di gravidanza ed era già stata malissimo durante il viaggio. Sino
a sera fecero la spola tra la
loro nuova baracca di zinco
e il mucchio di masserizie. E
Quella sera Aras, moglie di
Ezechiel, partorì. Al buio, alla luce di due candele, accorsero alcune donne — tra
cui la vecchia levatrice del
villaggio — per aiutare Aras. ÌEzechiel aveva acceso
fuori il fuoco e portava dentro la baracca, ogni tanto,
un po’ d’acqua calda. Era
nata la prima bambina nell’area riser\ata dai bianchì
ai neri di K.
Poco dopo Ezechiel
cercò dentro un vecchio mobile, che
conteneva di tutto,
la Bibbia che il pastore gli aveva dato alla con
fermazione. Mentre cercava
gli vennero in mente le riunioni e i culti che il suo pastore teneva all’aperto, quando visitava, per due o tre
giorni, il villaggio. Trovata
finalmente la Bibbia lesse a
sua moglie, distrutta dal
parto, quella pagina dell’evangelo di Luca dove si parla di Giuseppe e di Maria,
lontani da casa loro, costretti anche loro a rifugiarsi in
un casotto di zinco, pardon
in una stalla, dove nacque
Gesù. Mai come in quel momento la Bibbia aveva parlato al cuore di Ezechiel. Era
la sua storia. E. mai — rifletté — avrebbe vissuto un
Natale così triste, senza luce, senza gioia, senza speranza. Sentiva, in quella gabbia
di zinco, lontano per sempre dalla casa che aveva costruito, dall’orto che aveva
coltivato, dal fiume dove ci
si incontrava con gli altri del
villaggio, che il mondo gli
sarebbe crollato addosso. E
sentendo i vagiti di sua figlia si chiedeva: in che società sarebbe cresciuta? In
un mondo che sarebbe riuscito finalmente ad espellere come odiosi intrusi la presenza dei bianchi predatori?
Oppure sarebbe vissuta in
un mondo dove sarebbero
finite le deportazioni, le distruzioni, lé tortùrè? La sua
piccola Zindzi sarebbe cresciuta in una terra divisa,
spartita per sempre: i neri
di qua, i bianchi di là? Ma
i bianchi avrebbero avuto
sempre bisogno dei neri...
Rifletteva su queste e altre
cose. Socchiudendo gli occhi immaginava sua figlia in
una classe con bambini indiani, meticci, bianchi; immaginava di tenerla sulle
spalle mentre, in fretta, camminava su un marciapiede
di Pretoria e alcuni bianchi
lo salutavano.
Il suo fantasticare notturno venne di colpo interrotto da un confuso, assordante, rumore di motori e di
porte che sbattevano. Stette acquattato, tutto proteso
a sentire cosa sarebbe successo. Con il cuore in gola,
al buio, cercò la mano di
sua moglie. Fuori si sentiva
un gran vociare. Pensò ad
un raid della polizia: dal
megafono uscivano scanditi
alcuni nomi: Abel, Hendrick... La voce continuava
a riempire il silenzio della
notte e a correre attraverso
i gabbiotti di lamiera che facevano da cassa di risonan
za; Abel, Allan, Nelson, Isaac, Ezechiel (!). Sì, era
proprio il suo nome. Non
c’erano altri Ezechiel nel
campo. A quel punto ebbe
veramente paura. Si lanciò
immediatamente fuori dal
casotto per non mettere a
repentaglio la vita di sua
moglie, dei figli e di Zindzi
appena nata. — Ezechiel —
scandì molto chiaramente la
voce dal megafono. Una voce metallica, fredda ma priva di cattiveria. Una voce
che gli entrava dentro lo stomaco e lo paralizzava. Accecato dal faro che, da lontano gli era ormai puntato
addosso, catturato dalla voce che continuava a tirarlo a
sé, Ezechiel raggiunse stordito l’assembramento. « E’
finita — pensò — ci distruggeranno come hanno fatto
con le nostre case ». Nel
buio lo raggiunsero alcune
braccia sospingendolo sul
camion che, dopo pochi
istanti, partì con il suo carico umano. Sbattendo e
sobbalzando scese giù dalla
collina. Con lui c’erano altre
persone che si aggrappavano come potevano per non
essere buttate a terra. Nessuno parlava.
Dopo pochi minuti il camion si fermò - davanti ad
una grande baracca di zinco
dalla cui porta d’ingresso
usciva la luce. Scendendo dal
camion, sentì dire che si
trattava della scuola e che
era in corso una riunione
segreta. Entrato dentro vide
decine e decine di persone
che alla luce di candele
ascoltavano una voce che
proveniva dal fondo dello
stanzone. In effetti s’intravvedeva, in fondo, un uomo
— forse un meticcio — che
parlava in modo molto agitato indicando, ogni tanto,
qualcuno col dito: « Tu —
gridò l’eccitato predicatore
— non pensi che questo possa essere l’ultimo Natale di
una società che divide e mette la gente Luna contro l’altra solo per il colore della
pelle? E tu — continuava
l’oratore indicando un’altra
persona e facendosi largo tra
il pubblico — pensi che non
sia possibile che questo sia
l’uh'mo Natale per la chiesa bianca armata, l'ultimo
Natale in cui la polizia uccide la gente che protesta in
modo pacifico? ». Anche se
non interpellato direttamente dal dito e dagli occhi del
predicatore Ezechiel gridò:
sì. E sentì il suo sì amplificarsi, crescere, esplodere con
decine, centinaia di altri si,
scanditi da bianchi, indiani,
meticci, neri presenti in
quella grande baracca.
Sì, è possibile — rifletteva Ezechiel, uscendo emozionato
e sconvolto da quel
singolare raduno
notturno — è possibile salvarsi dall’inferno in cui viviamo, è possibile che Cristo — pensava Ezechiel —
non sia nato invano, è possibile costruire insieilie città
per viverle, lavorarvi e organizzare la vita senza guardare al colore della pelle.
Ezechiel — cominciava a
realizzarlo soltanto ora —
aveva partecipato ad un raduno clandestino interrazziale. L’incontro Taveva organizzato un pastore meticcio che credeva possibile —
e su questa scommessa ci
giocava la vita — una soluzione nonviolenta al problema sudafricano. Perciò all’incontro notturno erano
presenti neri e bianchi insieme. Naturalmente erano
per lo più persone che si coposcevano tra loro.
Mentre tornava sulla strada ili' tèrra battuta, piena
di buche e pozzanghere, al
nuovo insediamento, fu raggiunto dalla melodia di un
inno che usciva dalla porta
della grande baracca. Quella porta era ormai diventata un punto luminoso all’orizzonte che brillava in un
cielo carico di nuvole. In
quell’istante si ricordò del
passo del profeta Isaia: « Il
popolo che camminava nelle tenebre, vede una gran
luce, su quelli che abitavano il paese dell’ombra della
morte, la luce risplende. Tu
moltiplichi il popolo, tu gli
largisci una gran gioia; ed
egli si rallegra nel tuo cospetto come uno si rallegra
al tempo della messe, come
uno giubila quando si spartisce il bottino. Poiché il giogo che gravava su lui, il bastone che gli percoteva il
dosso, la verga di chi l’opprimeva tu lì spezzi... » (Isaia
9: 1-3). Ancora una volta si
sentì afferrato da una grande speranza, da una forza interiore formidabile che lo
spingeva avanti mentre, all’orizzonte, apparivano le
prime luci dell’alba. Era Natale.
Giuseppe Platone
8
s ecumenismo
20 dicembre 1985
SINODO STRAORDINARIO DEI VESCOVI CATTOLICI ha guidato la stesura della « Re
__________________ lazione » anche relativamente al
ruolo dei vescovi e ai loro po
Il Sinodo è finito:
ondate in pace
teri. Il testo, invece di sancire
la maggiore autonomia e libertà delle conferenze episcopali e
delle chiese locali, come era stato chiesto dai vescovi africani,
asiatici e latinoamericani, si limita a ricordare le finalità delle conferenze episcopali: esse
« devono tener presente il bene
della chiesa, ossia il servizio
Nella relazione finale scivolano sullo sfondo
mento e torna in primo piano il criterio
i fermenti di rinnovaguida della prudenza
dell’unità e la responsabilità
inalienabile di ciascun vescovo
nei confronti della chiesa universale e dalla sua chiesa particolare ».
La tensione resta
Chiuso il Sinodo straordinario dei vescovi, ecco che dalla
Curia romana si levano alcune
voci che indicano come verrà
gestita l’eredità del Concilio
Vaticano II. H cardinale Joseph
Ratzinger, pubblicando i più recenti documenti emanati dalla
Congregazione per la Dottrina
della Fede (CDF), afferma che
in essi i vescovi «potranno trovare... un aiuto nel loro ministero di insegnamento » e i teologi « un invito a sviluppare le
loro ricerche o a verificare le
loro ipotesi alla luce degli insegnamenti del Magistero». "
E il cardinale Silvio Oddi,
Prefetto della Congregazione
per il clero, confessa che il «catechismo per la chiesa universale» (si noti la pretesa di universalità, quasi non esistessero
altre chiese cristiane) è già pronto e lo era già prima del Sinodo. In aula sinodale è stato
proposto prima da alcune persone, poi è stato proposto da
alcuni in tutti i gruppi, quando
i vescovi hanno lavorato divisi
per gruppi linguistici, e infine
è stato riproposto da Giovanni
Paolo II e nella « Relazione finale» del Sinodo.
che queste preoccupazioni non
sono state raccolte nella «Relazione finale » che ha per titolo :
« La chiesa nella parola di Dio
celebra i misteri di Cristo per
la salvezza del mondo », e che
avrebbe dovuto raccogliere i risultati del Sinodo. ’Tuttavia, se
essa « riflette il consenso emerso in quest’assemblea », come
ha affermato Mons. Jan Schotte, Segretario del Sinodo, dimostra anche (e soprattutto) il lavoro svolto da alcune persone
della gerarchia cattolica, soprattutto degli ambienti della Curia
romana, per mediare fra posizioni diverse e raggiungere una
unità di obiettivi che non si discostasse dalle linee generali
del Pontificato di Giovanni
Paolo II e della Congregazione
per la Dottrina della Fede, diretta dal card. Ratzinger.
Più prudenza
che rinnovamento
La « Relazione finale » dice a
questo proposito : « Moltissimi
hanno espresso il desiderio che
venga composto un catechismo
o compendio di tutta la dottrina cattolica per quanto riguarda sia la fede che la morale,
perché sia quasi un punto di riferimento per i catechismi o
compendi che vengono preparati nelle diverse regioni ».
Scritta dal cardinale Godfried
Eianneels, arcivescovo di Bruxelles e dal teologo di Tubinga
Walter Kasper, la « Relazione »
in 19 fitte cartelle parla della
applicazione dei documenti conciliari, analizza il periodo postconciliare e dà alcune indicazioni per il futuro.
E il papa, nel suo discorso
alla fine del Sinodo, diceva che
tale testo « dovrà » essere un
punto di riferimento...
In essa, i Padri sinodali si
sono anche autocriticati, quando hanno avuto il dubbio di
aver parlato « troppo del rinnovamento delle strutture esteriori della chiesa e poco di Dio e
di Cristo », e quando hanno ammesso di non aver « distinto
rettamente fra una legittima
apertura del Concilio al mondo e l’accettazione della mentalità e dell’ordine dei valori di
un mondo secolarizzato ».
Allora c’è da chiedersi, con
queste linee di gestione della
eredità del Concilio Vaticano e
della dinamica che era emersa
nella stessa aula sinodale, cosa
resterà degli appelli alTinculturazione del cristianesimo nelle
chiese del Terzo Mondo, della
ricerca di un dialogo più profondo con le religioni non cristiane, delle richieste di progredire nel cammino ecumenico e nel processo di rinnovamento della chiesa.
La domanda è legittima, per
Nélla collana di narrativa/1 è uscito;
ALDO BODRATO
Le opere della notte
Dodici racconti
Le orme di una fede controcorrente: da Giacobbe a Bonhoefler
8°, pp. 190, con 16 ill.ni fuori testo, L. 14.000
Aldo Bodrato è un cristiano impegnato del gruppo de
« Il foglio » di Torino.
Questo libro intende ricostruire, attraverso una lettura
narrativa e teologica insieme, il cammino compiuto dalla fede
biblico-cristiana dai patriarchi ai nostri giorni. Si tratta quasi
sempre di una « fede controcorrente » che non si adagia sulle
comode vie dell’Istituzione trionfante, ma batte vie nuove e
ardue, spesso in sallita o tra le spine, per riscoprire ima funzione « profetica » che rischia di essere troppo spesso smarrita. E’ ovviamente un’interpretazione che viene così proposta
e di cui il lettore potrà giudicare la legittimità.
Il volume è arricchito da una serie di 16 incisioni dei primi
decenni del nostro secolo (acqueforti e xilografie) quasi tutte dì soggetto biblico o religioso. Sono anch’esse un tentativo
di « raccontare » con Timmagine.
CLAUDIANA — via Pr. Tommaso, 1 — 10125 TORINO
— afferma la « Relazione » citando la Costituzione conciliare
« Dei Verbum ».
Attraverso questa indicazione,
che ha una sua applicazione pratica nel prossimo « catechismo
o compendio della dottrina cattolica», si è voluta garantire l’unità della Chiesa cattolica nella
pastorale, nella teologia e nella
catechesi. Unità che, come dimostra la « Relazione », tende a
prevalere sul pluralismo.
Anzi, mentre si parla di « unità nella pluriformità », si ha
paura di usare perfino la parola «pluralismo»: «...bisogna
distinguere la pluriformità dal
puro pluralismo. Quando la pluriformità è vera ricchezza e porta con sé la pienezza, questa è
vera cattolicità. Invece il pluralismo di posizioni fondamentalmente opposte- porta alla dissoluzione, distruzione e perdita
dell’identità ».
Un atteggiamento prudenziale
La prudenza sembra che sia
stata il criterio-guida anche in
riferimento al rapporto chiesamondo. Fra 1 problemi più gravi del mondo contemporaneo,
mentre si ricordano il terrorismo, l’ingiustizia, la fame, la
guerra, ecc... il riarmo nucleare
non viene nemmeno nominato.
Circa l’opzione preferenziale
per i poveri, affermata da diversi documenti del magistero
cattolico, nella « Relazione » ci
si preoccupa di aggiungere subito che essa « non va intesa
come esclusiva » e che, « oltre
alla povertà materiale, c’è la
mancanza di libertà e dei beni
spirituali, che in qualche modo
può ritenersi una forma di povertà ».
la sinodale. Mentre in essi si
tendeva a riconoscere il valore
delle religioni non cristiane, e
a ricondurre la ricerca di Dio
che dette religioni promuovono,
all’interno dell’unico disegno di
salvezza di Dio sul mondo, la
« Relazione » si preoccupa molto più dell’evangelizzazione che
del dialogo, e non conserva traccia del riconoscimento dei valori intrinseci alle altre religioni,
rispetto alla possibilità di azione di Dio per loro tramite.
« Il dialogo non deve essere
opposto alla missione — dice
ancora la ’Relazione’ —. Il dialogo autentico tende a far sì che
la persona umana apra e comunichi la sua interiorità al suo
interlocutore... ».
Ugualmente, si ha un notevole « abbassamento di tono » a
proposito della secolarizzazione.
La « Relazione » parla di secolarizzazione come « legittima autonomia delle cose temporali »,
ma non pone l’accento sul valore positivo di tale autonomia.
Anzi, dipinge negativamente la
« visione autonomistica dell’uomo e del .mondo, la quale prescinde dalla dimensione del mistero ».
Un notevole passo indietro è
da segnalare a proposito del dialogo con le religioni non cristiane, se si pensa ad alcune proposte venute sia dalle relazioni
delle Conferenze episcopali alla
Segreteria del Sinodo, sia anche da diversi interventi in au
E, di conse.guenza, si rallegra
per i segni di « una nuova fame e sete per la trascendenza
e il divino », dimenticando tutta
una serie di riflessioni teologiche degli ultimi decenni, che
avevano definito il cristianesimo non come « religione », ma
come messaggio di salvezza che
può esprimersi pienamente anche in una società secolarizzata.
Cesare Milaneschi
Echi dal mondo
cristiano
a cura di CLAUDIO PASQUET
chiese protestanti e cattoliche di
Ginevra (impegnate nella lotta
per il diritto d’asilo) ed ha deciso di organizzare nel periodo
d’avvento una colletta a favore
della parrocchia protestante di
Zurich-Seebach che accoglie attualmente una cinquantina di rifugiati cileni minacciati di espulsione.
Sette: una grande
« Moon-tatura »?
Il testo insiste poi sulla dimensione di « mistero » della
chiesa e sulla sua trascendenza
rispetto alle istituzioni umane,
e sulla sua stabilità interna, attraverso Un rapporto, ancora da
consolidare, fra esegesi biblica
e insegnamento tradizionale del
magistero, e fra magistero e ricerca teologica.
« L’esegesi del senso originale
della Sacra Scrittura, sommamente raccomandata dal Concilio, non può essere separata dalla viva tradizione della chiesa »
(SOEPI) — Riportiamo questa
inchiesta che abbiamo letto sul
bollettino stampa del Consiglio
ecumenico delle chiese.
In molti paesi, tra cui USA,
Giappone, Inghilterra, Francia, si
sono create delle associazioni di
genitori per proteggere i loro figli vittime del lavaggio di cervello operato dagli « istruttori »
deilla setta dì Moon, fondata nel
1954 in Corea da Moon Sun Myung. Le origini del « reverendo »
Moon sono oscure, sappiamo che
verso il 1960 sposa una giovane
signora (qualcuno dice: la sua
quarta moglie) e che i due cominciano a farsi chiamare dagli
adepti « padre e madre dell’universo ».
Sicuri e documentati sembrano invece essere i contatti del
reverendo Moon con la CIA e col
governo dittatoriale del Sud Corea, viene anche supposto autorevolmente che alcuni « discepoli » del reverendo alltro non
siano che agenti della CIA. Tant’è che la setta ha finanziato alcune organizzazioni parallele
quali la « Associazione internazionale per la vittoria sul comuniSmo ». Doppia è la fonte delle
ricchezze dèi reverendo: da una
parte è alla testa dì un impero
economico impressionante, dall’altra le migliaia di suoi adepti
vendono oggetti « santi » (tra cui
immaginette del capo), recuperano oggetti usati per rivenderli
e fanno l’elemosina in favore di
supposti drogati, rifugiati, ecc.
Moon ha interessi nell’industria leggera e pesante della Corea del Sud (anche fabbriche di
armi), negli USA controlla una
banca ed è nell’industria della
pesca (possiede tra l’altro un
cantiere navale e una flottiglia di
pescherecci). Secondo «Le Monde Diplomatique » la sola branca giapponese della setta, negli
ultimi 9 anni avrebbe trasferito
negli USA 800 milioni di dollari
(1.500 miliardi di lire!!), mentre
il giro di affari annui della setta
in tutto il mondo sarebbe di circa 700 milioni di dollari.
Se il successo economico non
bastasse a far dubitare sulla «spiritualità » del « padre del'l’universo » ecco alcune sue scelte politiche; appoggio incondizionato
alle dittature militari del Sud
America, Argentina, Cile, Uruguay (dove possiede un albergo,
due editrici e una banca). Sappiamo che in Bolivia, alTindomani del sanguinoso colpo di
stato di Garzia Meza questo dittatore si vide recapitare dai « reverendo » un assegno di 4 milioni di dollari. Avevamo già
detto che il « padre dell’universo » è in galera negli USA per
illeciti finanziari, dopo queste
cose non pochi sperano che ci
resti.
Sud Africa: i cattolici
ritirano i cappellani
(L’actuàlité religieuse dans le
monde) — Come già avevano fatto la chiesa anglicana e altre
chiese anche la chiesa cattolica
ha deciso di ritirare i propri cappellani militari dall’esercito del
Sud Africa ove essi ricoprivano
i gradi di ufficiali. In questo modo la chiesa salva la sua credibilità di fronte a quell’80% dei
suoi fedeli che vivono in zone
continuamente occupate e represse dall’esercito.
La chiesa oggi:
tenda, non tempio
Sinodo ticinese
e rifugiati
(SPP) — Convinto della necessità di difendere energicamente
il diritto d’asilo e il principio intangibile della dignità della persona umana, il Sinodo della Chiesa Evangelica Riformata del Ticino ha dato il suo appoggio a
tutti i movimenti in favore dei
profughi ed ha chiesto che l’opinione pubblica sia informata correttamente circa i 59 zairesi espulsi dalla Svizzera e rim,patriati in Zaire poco tempo fa.
Questo fatto ha provocato recentemente in Svizzera non poche
reazioni sia perché tra i 59 rimpatriati vi erano anche bambini,
sia perché i rifugiati rimpatriati
appena giunti a Kinshasa sembra che siano stati maltrattati
dalla polizia localle (6 uomini pare siano morti per emorragia
interna in seguito a lesioni). Il
Sinodo ha espresso la sua piena
solidarietà alle autorità delle
(Témoignage Chrétien) — La
chiesa oggi non assomiglia più
al tempio di Salomone, ben difeso e fortificato ma piuttosto alla
tenda di Abramò, poiché come il
vecchio patriarca anche la chiesa è in continuo movimento e
effettua senza posa un pellegrinaggio della fede alla ricerca di
Dio e del suo regno attraverso
gli avvenimenti della storia. Questo è quanto ha dichiarato il
cardinale Hume alla stampa britannica poco tempo fa.
Taizé: dottorato
honoris causa
(SOEPI) — Il fratello Max Thurian ha ricevuto dall’università di
Friburgo il dottorato honoris
causa per il lavoro (compiuto
alTinterno della comunità monastica di Taizè) teologico, liturgico ed ecumenico, lavoro pubblicato' in molte opere tradotte in
varie lingue. In particolare sono
stati citati, nella motivazione
per il dottorato, i lavori riguardanti la dottrina dei sacramenti e del ministero. La facoltà teologica di Friburgo è (ovviamente) cattolica.
9
r
20 dicembre 1985
cronaca ddle Valli 9
Sindacato
in crisi
E' difficile fare il sindacalista
in un tempo di crisi dell'occupazione. E’ quanto traspare dai vari interventi che ho potuto ascoltare nei congressi zonali della
CGIL cui ho assistito.
Gli interventi si sono susseguili con il solito ritornello: c’è crisi. c’è disoccupazione, c’è disaffezione nella militanza sindacali: c’è difficoltà di rapporto colla base, c’è scarsa democrazia
fa base e vertice, c’è difficoltà
a riacquisire una identità perdum.
Ma c’è anche una richiesta di
solidarietà: le chiese, le comunità cristiane che sono sensibili ai
problemi della vita dell’uomo, sono richieste di *dare una mano
al sindacato » per creare una cultura della solidarietà. Va avanti,
constatano i sindacalisti, nelle
fabbriche del pinerolese un’etica
¡•i dividualistica.
'< Si salvi chi può » è il criterio
con cui la maggior parte dei la
voratori affronta il problema delu. crisi del posto di lavoro. Di
fronte alla minaccia di licenziamenti ciascuno si dà da fare, cerc,.‘ìdo appoggi perché il suo casa venga tenuto presente prima
d: prendere là decisione di licenzm.re. Purché non tocchi a lui.
E solo quando tocca a lui si va
di.: sindacato, magari borbottando, che non fa abbastanza.
Chi fa da sé, fa per tre » è il
ciuerio per cui si accetta, nelle
fanbriche che tirano, di fare
s:: .lordinari. Che diamine, mio
fd'-io non ha lavoro, per ntantenere la famiglia i soldi non bastano mai. è quindi non solo giusto,
niv opportuno che io faccia
s:raordinari. I soldi che guadagno in più serviranno un domani
a far fronte ai periodi di crisi.
E<m dicono forse sindacati e polii ¡ci che la crisi non è ancora
finita?
Sono ragionamenti semplici,
che entrano in collisione con
anelli più complessi delle proposte sindacali: nuova politica indiisiriale, riduzione generalizzata dell’orario di lavoro per permettere quello dei disoccupati,
c: ■.tratti di solidarietà phe riducono l'orario e il salario, ma che
de i rebbero permettere ad altri
di avere un orario ed un salario.
Vengono così al pettine i nodi
di ima politica sindacale che in
questi ultimi anni ha privilegiato
lo scambio politico di vertice
(hille trattative col governo e
col padronato) all’azione culturale e politica di base. Una politica che non affrontando — nell’epoca del boom sindacale — la
questione dello sviluppo diseguale di aree geografiche, di fronte
alia novità della disoccupazione
è incapace di proposte mobilitami e che su queste per di più
si divide.
'lanca al sindacato ed ai lavnlatori una cultura della solidat'i'."à. Appunto per questo ci si
rivolge alle chiese, si chiede il
confronto con loro e l’appoggio
atte rivendicazioni. Cosa che le
chiese fanno. E’ di questi giorni
la lettera della Pastorale del lavoro cattolica e della Commissione lavoro del 1° Distretto sugli straordinari.
L'incontro auspicato da una
parte dei credenti negli anni ’10
si realizza ora, dieci anni dopo.
Alla domanda del sindacato in
crisi, si può rispondere con un
altro interrogativo: quale solidarietà, per quale società? Non è
infatti solo una questione di
schieramento e la cosa riguarda
anche le nostre comunità.
Giorgio Gardiol
NEL QUADRO DELLA EDUCAZIONE Al DIRITTI UMANI
Un diritto per i’uomo
« L’azione di Amnesty International contro gli arresti e le detenzioni
arbitrarie, la tortura, la pena di morte »; un’esposizione di R. Jouvenal
Particolarmente vivo e stimolante il quarto incontro (26 novembre) del corso di aggiornamento sull’educazione ai diritti
umani organizzato da Amnesty
International con Comunità Montana, Comune di Torre Pellice
e Distretto scolastico. Presentato dal prof. R. Giacone, Preside
del Liceo Valdese, l’avv. Roberto
Jouvenal — forte anche della,
sua esperienza' di insegnante di
storia e filosofia e di penalista
— ha saputo dare spessore culturale e forza d’esempi al tema
della giornata: 'l’azione di Amnesty International contro gli
arresti e le detenzioni arbitrarie, la tortura, la pena di morte.
Ben in evidenza la sua opposizione ad un diritto inteso come
pura « tecnica », legata ad una
concezione « positiva » della legge, mera espressione della volontà del potere legislativo. Il diritto dovrebbe invece sottendere
una visione del mondo per l’uomo.
Il relatore ha ripercorso le
varie fasi di formazione del pensiero giuridico, avvertendo come
spesso le teorie innovatrici si
presentano come « utopiche » in
quanto si confrontano con la
ideo>logia (quindi con le leggi)
del potere. Da questa dialettica
nasce quel fenomeno che po
tremmo definire della « variabilità » del diritto, connesso alle
trasformazioni storico-sociali, e
che è sempre utile mettere in
evidenza, soprattutto nel caso
dell’insegnamento della storia.
L’esperienza di avvocato penalista si è manifestata quando
Jouvenal ha trattato del problema del diritto alla difesa, visto
soprattutto alla luce del rispetto
per quelle « regole del gioco »
che — nel sistema processuale —
tutelano la posizione dell’imputato. E’ stata poi evidenziata 'l’azione di Amnesty International
contro la tortura, la pena di morte, l’arresto arbitrario e la detenzione prolungata (citato anche il « caso italiano » del pentitismo e della carcerazione preventiva). A. I. ha esteso (a partire dal primo rapporto sulla
tortura del 1973) l’azione di denuncia dei suoi 30.000 « osservatori » per questi fenomeni di degenerazione del potere statane
(soprattutto tortura e pena di
morte) anche al caso di persone non imputate di reati d’opinione, in quanto tali comportamenti sono comunque lesivi del'la dignità umana e con essi si
pretende di disporre della persona dei propri simili.
Importante — a questo proposito — la creazione dei « gruppi
Ferrovia: ancora
sei mesi
Momento di riflessione per il
comitato di difesa della ferrovia. Lo slittamento al 30 giugno ’86 della firma del decreto
di soppressione del servizio ferroviario sulla tratta PineroloTorre Pellice leccia appunto
uno spiraglio da utilizzare per
proporre delle alternative al servizio con autpbus. E’ chiaro che
con quei 17 chilometri di linea
vengono a galla tutti gli altri
problemi non risolti legati alla
gestione trasporti di tutto hinterland torinese. Se venissero rivisti alla luce delle odierne esigenze e reimpostati questi problemi, anche quello della Pinerolo-Torre Pellice, come appendice, troverebbe una soluzione soddisfacente e non discriminatoria. E’ quindi importante adope
rare i mesi che ci separano dal
30 giugno per una analisi accurata della situazione comparandola
alle esigenze degli utenti, agli
orari delle industrie e delle
scuole... ed avere quindi un piano articolato di proposte.
Per affrontare questi temi, il
comitato ha costituito due sottocomitati con competenze specifiche. Il primo, di taglio tecni
co, analizzerà i dati sino ad ora
emersi, e per questo terrà i contatti con la Comunità Montana,
la Regione ecc.; il secondo si
occuperà dell’informazione.
E’ emersa infatti, in una situazione in cui i colpi di scena
si susseguivano ogni giorno, l’impossibilità della stampa locale,
che ha cadenza, settimanale, di
dare tempestiva informazione alla popolazione (le informazioni
che leggevamo sui giornali erano di fatto già superate da nuovi eventi). Il comitato si occuperà quindi di trovare degli strumenti che permettano una informazione tempestiva e capillare a tutta la popolazione interessata.
Parallelamente a tutto questo,
continuerà la mobilitazione di
tutte le amministrazioni comunali con azioni di pressione verso gli enti preposti (Ministero,
Provincia, Regione) affinché non
vi siano rinvii e slittamenti, che
comprometterebbero la possibilità di giungere al 30 giugno con
proposte serie e realizzabili.
A. L.
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professionali » di A. I., composti
soprattutto da medici e avvocati in grado di fare accuse e denunce circostanziate, in quanto
chiamati a curare cittadini torturati o in quanto impediti ad
assistere agli interrogatori. Richiesto dal pubblico di chiarire
l’efflcacia di questa azione di A.
I., Jouvenal ha citato casi di
concessione dèi permesso di controllare gli interrogatori attraverso sistemi televisivi a circuito
chiuso o del rilascio di detenuti di cui si era addirittura perduta traccia.
Un altro intervento ha messo
in luce come nell’attività didattica sia sempre necessario operare
dialetticamente tra affermazione
« astratta » dei diritti fondamentali e analisi delle reali situazioni storiche, per comprendere il
perché della violazione di tali
diritti. Jouvenal ha risposto che
non ci si può limitare ad im
elenco di « libertà fondamentali », in quanto il problema dei
diritti umani sfugge ad una catalogazione ed è piuttosto una
tensione continua verso un « concetto » di uomo da realizzare
concretamente nelle diverse circostanze storiche.
M. B.
Alberi
PINEROLO — Il W.W.P. (Pondo mondiale per la natura), in
conclusione dell’anno intemazionale dedicato all’« albero », prega tutti i genitori che compreranno alberi di Natale ai propri
figli, di acquistarli con le radici.
Tali alberi verranno poi ripiantati o nei comuni di appartenenza, oppure in unico luogo prescelto durante la giornata dedicata al rimboschimento, nel mese di gennaio.
Per ulteriori informazioni presentarsi venerdì 27 c.m. ore 21
presso il Museo di Scienze Naturali di Pinerolo (via Brignone, 1)
oppure telefonare ai numeri 011/
9067195 - 0121/72257 ore pasti.
Verso la chiusura
della Pettinatura?
PEROSA — Sarà un Natale
pieno di preoccupazioni quello
dei lavoratori della Pilseta. E’
ormai assodato che il piano di
ristrutturazione del gruppo Cascami sarà approvato dal Governo e questo per lo stabilimento
di Perosa significherà la riduzione di 232 lavoratori. Quale il loro
futuro? Su questo tema si sono
interrogati sindacati, politici locali, consoli di fabbrica della
valle lunedì mattina in una affollata assemblea al Cinema
Piemont.
Anche se ormai gli operai della Pilseta sono rassegnati al
peggio, è stato assunto l’impegno di fare della Pilseta e della
occupazione in valle la questione principale dell’azione sindacaìe e politica dei prossimi mesi.
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10
10 cronaca delle Valli
20 dicembre 1985
BORA’
L’attività della Pro Loco
Tra le molte attività che rendono vitale un territorio, ve ne
sono alcune che si svolgono senza clamore, ma che nell’arco di
anni rendono un servizio costante e prezioso.
E’ il caso delle varie « Pro Loco ». Il presidente uscente della
«Pro Loco» di Rorà, Silvio Tourn, dopo aver guidato la associazione fin dalla sua fondazione, ha proposto alla Assemblea dei soci che si è tenuta recentemente, un avvicendamento, e così è stato
eletto ora presidente Sergio Rivoira, con un direttivo in parte rinnovato. A Silvio Tourn, che continuerà ad occuparsi attivamente
della « Pro Loco », abbiamo rivolto alcune domande.
— Quando è nata la « Pro Loco » di Rorà?
— Ormai la « Pro Loco » ha
10 anni di vita; per la prima volta ci siamo trovati nel novembre 1975, muovendoci un po’ a
tastoni, senza esperienza, senza
mezzi, proprio niente, ma con
una grande volontà dì fare cose
utili per il paese. Il Sindaco di
allora, l’arch. Pier Carlo Longo,
ci aveva indicato la possibilità
di creare un Parco Pubblico
Montano, in 'località Eric, per
avere un luogo tranquillo anche
per i numerosi gitanti domenicali.
— Che cosa avete fatto per
rendere accogliente la zona del
Bric?
— Nei primi anni, anche con
qualche aiuto saltuario di operai
della Regione Piemonte, si sono
tagliati i cespugli ingombranti,
si sono piazzati i primi tavoli e
panche fìssi, si è costruito un
locale in legno, dandogli il nome
dì Koliba (nome dato in Cecoslovacchia alle baite adibite a
luoghi di ristoro), abbiamo collocato contenitori per rifiuti, attrezzata la zona. Oggi sono migliaia le persone che nella stagione estiva salgono al Parco
Montano, trovando una strada
totalmente asfaltata, 18 tavoli
e panche relative, 6 giochi di
bocce, servizi igienici e acqua a
volontà. Gli scavi per far giungere l’acqua sono stati realizzati
in parte a cura della Pro Loco, in
parte a cura del Comune, e l’acqua sarà utilizzata anche per
una turbina che fornirà luce al
Campeggio realizzato poco più
a valle dal Comune, negli ùltimi anni. Già l’estate scorsa vari
gruppi hanno trascorso le loro
vacanze in questo campeggio.
— Ma a chi serve questo Parco Montano? A turisti in genere, o si possono identificare meglio i fruitori?
— Molti sono turisti domenicali, che trovano questo spazio
attrezzato relativamente vicino
a Torino. Ma vi sono anche appuntamenti fissi che seno diven
tati ormai una tradizione. La
Chiesa Valdese locale tiene nelTestate diversi culti all’aperto
al Eric, invitando anche chiese
sorelle e gruppi ecclesiastici, e
tenendo un Eazar la prima domenica di agosto. Il Coro Alpino
Val Penice realizza ormai da vari anni qui la sua festa annuale,
varie volte sono venuti per i loro raduni gruppi di alpini in
congedo. Il 15 agosto 1978 si è
svolta al Parco Montano la tradizionale festa valdese, e in quella occasione oltre 1.5Ó0 persone
hanno dato vita a questo grande
raduno di Popolo-Chiesa, nel
quadro di questo Vallone di Rorà così ricco di storia valdese
e di civiltà montanara. A quando un prossimo « 15 agosto » a
Rorà?
— Questo per quanto riguarda
il Parco Montano; ma svolgete altre attività?
— In Rorà si è costruito un
secondo gioco di bocce, si è
costruito un palco in muratura
accanto alla rotonda in cemento realizzata dal Comune per
manifestazioni varie, si sono sistemati in vari luoghi contenitori per rifiuti, si è collaborato,
con offerte in denaro e in mano
d’opera, ai lavori che si seno
resi necessari per la Sala di attività e per il Museo Valdese.
Sul territorio abbiamo rimesso
in funzione sentieri montani che
erano diventati impraticabili, abbiamo collaborato a sistemare la
1 1
m ■ w
11 ,
Settembre 1985: un « asado » al Parco Montano per salutare il pastore Ruben Artus e la sua famiglia in partenza per l'Vrugua\.
(Foto di .Jean Gönnet)
segnaletica della «Grande Traversata Alpina » per quel che riguarda la nostra zona, siamo
stati promotori della nuova
pista di,fondo poi realizzata dalla Comunità Montana Val Pellice in località Pian Prà.
In campo sociàle, organizziamo in primavera un incontro con
gli alunni della scuola elementare e le insegnanti, un pranzo
per gli anziani, in collaborazione con il Comune e la Chiesa
Valdese, e una gita sociale.
Nel periodo estivo, trattenimenti vari, il bailo pubblico, la
marcia alpina Rorà-Valanza in
agosto, incontri con il Panda
club di Ericherasio, il Gruppo
Cantarana di Pinerclo, il coro e
la fanfara della Erigata Alpina
Taurinense.
— E sotto l’aspetto culturale?
— Ci siamo un po’ divisi i
compiti con la « Società di Studi
Rorenghi » (co'llegata con la Società di Studi Valdesi), che segue principalmente il Museo e
la Scuola dì Artigianato; comimque abbiamo sedute in comune
ccn questa società, e insieme
si organizzano serate culturali
nel periodo estivo. Alcuni di noi
hanno collaborato per la parte
riguardante le cave di pietra alla realizzazione del recente libro
pubblicato dalla Claudiana, « La,
mano e il ricordo »; insomrna
cerchiamo di rispondere alle esigenze degli abitanti e dei turisti,
al meglio delle nostre possibilità.
Intervista a cura di S. Rlbet
UNA RICERCA DELLA SOCIETÀ’ DI STUDI VALDESI - 4
Oltre il Colle della Croce
Si torna oggi a parlare del traforo e
della strada per la Francia attraverso il
Colle della Croce. Si fanno nuove proposte, o, meglio, si riprendono quelle vecchie. Oltre l'idea di avere una ferrovia che
collegasse la vai Pellice alla valle del
Queyras, più volte nell’ultimo secolo è
venuta la proposta di un collegamento
viario. Ed è quanto documenta Bruna
Peyrot in questo articolo (ultimo della
serie sulla ferrovia). Potrà questa proposta realizzarsi? Un secolo dopo?
(red.)
La storia del traforo o della strada per
il Colle della Croce è più conosciuta di
quanto non sia quella della ferrovia. E’
quasi un mito. Ogni volta se ne sottolineano le ottime possibilità di collegamento con il sud-est della Francia, l’altitudine inferiore ad altri colli, lo scarso
innevamento, il tracciato meno costoso
perché più breve da Torino...
Già nel 1475 il marchese Luigi II di
Saluzzo fece aprire sul Colle delle Traversette, nel gruppo del Monviso, una
galleria di 120 metri per facilitare il transito a viaggiatori e mulattieri che trasportavano il sale dalla Provenza e dall’alta vallata del Queyras nella valle del
Po verso Crissolo e Saluzzo. Poi, Napoleone I ordinò la costruzione di una strada carrozzabile attraverso il Colle della
Croce, ma i lavori furono abbandonati
dopo il 1815 (frutto anche questo della
débàcle napoleonica!). Alcune tracce persistono a valle del rifugio Napoleone, sul
versante francese del colle. Ancora Cavour fece eseguire studi sul caso, interrotti alla sua morte. Nel 1851 il progetto
è ripreso e sottoposto alle municipalità
del Queyras e del Pinerolese. Il 5.1.1852
il consiglio comunale di Torre Pellice delibera all’unanimità « considerando che
la effettuazione di un tale progetto sarebbe di grande utilità allo Stato ed alla
Provincia, massime se venisse costrutta
la strada ferrata tra Pinerolo e Torino
perché si raccorcerebbe di molto la comunicazione tra l'Italia e la parte meridionale della Francia » (Comitato Promotore della Torino-Marsigila - 1956 - p. 27).
Le spese per le due nazioni ammontano a tre milioni di lire, compreso un
tunnel di tre chilometri sotto il colle.
Nel 1966 la spesa salirà a due miliardi
e mezzo.
Nel 1858 si parla di una carrozzabile
fra Bobbio e l’Echalp, sospesa perché
nel frattempo si è avviata, come precedentemente spiegato, una politica di costruzioni ferroviarie. Nel 1869 la Camera
di Commercio di Torino, vivamente interessata, esprime un voto di incoraggiamento per la realizzazione della ferrovia per Torre, più il collegamento, tramite il Colle della Croce, con la valle della Durance. Tutto però fallisce per la
guerra del 1870-71. Se ne riparlerà citando altre soluzioni, come quella dello
sbocco .sotto il Palavas.
Si ribadiva che la ferrovia della vai
Pellice avrebbe attratto il traffico commerciale, deviandolo da Milano verso estovest, congiungendo su un’unica traiettoria i paesi del Mediterraneo con i centri dell’Europa settentrionale ed orientale, con transito obbligato per Torino.
Un percorso diretto lungo tutto il 45’
parallelo, che va dal Portogallo alla Jugoslavia.
Nel 1903 il deputato al collegio di Brich’erasio, Soulier, sostiene l’idea di una
strada senza galleria che passi sopra il
colle, ma la guerra interrompe ogni trattativa, non più ripresa fino alla fine delle
ostilità, eccetto un ordine del giorno, votato nel 1916 dal Consiglio Generale delle Alte Alpi che ne auspica la realizzazione a guerra finita. Questa volta però i
maggiori inghippi vengono da parte francese. Nel 1918 il governo francese dà il
suo assenso, a condizione che si declassi
la strada tra il Gufi e Briançon, ovviamente suscitando vivaci e clamorose proteste da parte della popolazione locale.
Si sospende il tutto e si forma un comitato franco-italiano in cui c’è battaglia
fra i sostenitori del tratto Qulx-Briançon
e quelli a favore di un valico verso la
Provenza. Fra tutte queste difficoltà di
ordine politico, diplomatico, militare, finanziario, alla fine l’accordo: Queyras e
Pellice rinunciano al progetto a meno
che la strada ferrata Qulx-Briançon e la
carrozzabile Colle della Croce non prendano avvio contemporaneamente! Immaginiamo il finale...!
Ultimo progetto, quello degli anni ’30,
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seppellito con la guerra di Etiopia e le
sanzioni della Società delle Nazioni. \e!
1940, per scopi militari si costruisce Sa
camionabile da Bobbio a Villanova dove
si ferma per cessazione delle ostilità. L Itimo tentativo, nel 1966, col progetto Mantelli. Seguito da un apposito comiiaio,
ha la finalità, fra l’altro, di costituire una
Società finanziaria italo-francese e di puntare all’apertura di una strada fra Villanova e la conca del Prà nari airim;iorto
di 865 milioni di lire. Fra l’altro, ennesimo esempio di continua oomunicazio'ne
col Delfinato, è proprio qui, nella ca-pDclla intitolata a Santa Maria Maddalena, .sede di incontri diplomatici, che
sono stati stipulati due importanti contratti di commercio. Uno ne! 1256 fra il
Delfino di Vienne e i Signori di Luse: na
che si richiamava « alle antiche consuetudini ed usanze » risalenti all’epoca romana ed al periodo medioevale. L’aicio,
nel 1463, quando è attivo un « commercio attraverso il Colle della Croce di sale,
bestiame, lane, formagqi, panni, utensili,
cuoi ed altre derrate » (M. Mantelli - Il
Traforo del Colle della Croce, 1966, p. 9).
E’, in conclusione, la storia di un incontro mancato. Non è stata sfondata la
barriera che da sempre ha diviso due zone simili. Così, il latte, i vitelli, la fiutta.
gli agnelli grassi... hanno continuate la
strada del Rodano o verso Marsiglia, o
Parigi. Così le pietre di Luserna, Rorà,
Barge, Bagnolo o il talco della vai Germanasca non hanno imboccato la via delle Alte Alpi.
A cura di Bruna Pev rot
(IJUinio di una serie di quattro articoli.
Gli articoli precedenti sono stati pubblicati sui n. 45, 46, 47 del nostro periodico).
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11
20 dicembre 1985
cronaca delle Valli 11
IL WWF SULLA
FERROVIA
Il W.W.F. (Fondo Mondiale per la
Natura) Sezione di Pinerolo, preso atto
dell'assurda decisione governativa di
sopprimere il tratto ferroviario Pinerolo-Torre Pellice, chiarisce di seguito le
motivazioni contrarie.
Chiunque abbia un minimo di conoscenze sui problemi dei trasporti di
massa, sa che la ferrovia è II mezzo
più conveniente fra quelli terrestri, superato solamente da quello sull'acqua
(navi, traghetti, chiatte, ecc.). Convenienza significa: notevole rapporto quantità trasportata (persone o merci) ed
energia richiesta, sicurezza di esercizio,
affidabilità, inquinamento minimo.
Non si vuole qui rimettere in gioco i
sentimentalismi, i campanilismi, le que.stioni di principio, ecc., ma esporre e
chiarire diversi malintesi venutisi a
creare negli ultimi tempi, forse dovuti
aitche ad una informazione non sempre
esatta.
Attualmente le Ferrovie Italiane stanno attraversando un periodo di ristrutturazione che coinvolge tutti i loro settori, e i primi ad essere messi In discussione, sul loro mantenimento, sono
proprio i « rami secchi come nel caso
in esame. Non è unicamente concentrando gli sforzi e gli investimenti sulle
linee principali (direttissima Firenze-Roma), che si può affermare di avere una
rete efficiente. Forse equilibrando meglio gli investimenti anche in quelle
iree secondarie, che per troppi anni
sono state trascurate, sicuramente non
cl troveremmo in questa situazione.
Nc 1 si può pretendere di avere delle
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tissime, ed altre su cui è bene non esprimere giudizi.
Nel caso particolare del tratto di ferrovia Pinerolo-Torre Pellice, che è poi
l'argomento ohe cl Interessa direttamente, occorre far presente che non
è mai stata fatta un'indagine seria ed
approfondita tra l'utenza interessata,
ma ci si è limitati a polemizzare ed a
mettere in risalto solamente i lati negativi. E' oltre tutto difficile e rischioso,
al momento attuale, analizzare obiettivamente la situazione, ma occorre pur
farlo se si vuole arrivare a dei risultati
positivi.
L'opinione pubblica è abituata a considerare le F.S. sotto un'ottica Sbagliata: passaggi a livello in pieno centro
cittadino, orari non adeguati alle esigenze dell'utenza, tempi di percorrenza non consoni alle effettive prestazioni
del materiale di trazione, corse mal
sfruttate dall'utenza; tutto questo gioca molto a sfavore per sostenere il
mantenimento del tratto di ferrovia
Pinerolo-Torre Pellice.
A questo punto è doveroso puntualizzare alcune cose;
1) Il concetto moderno di trasporto è
da intendersi come integrazione fra i
vari sistemi gomma-rotaia, non solo, ma
occorre una positiva collaborazione fra
i vari Enti interessati: F.S., Società
private trasporti. Regione, Provincia e
Comuni, tralasciando le rivalità e i giochi di potere, e puntando all'obiettivo
unico, che è quello di garantire un servizio efficiente.
2) La soppressione del tratto di ferrovia è vista quasi unicamente dal lato
economico (passività dell’esercizio).
Non dimentichiamo che l’alternativa
sostitutiva proposta (autopullman) è
comunque finanziata dagli Enti Pubblici
(Regione).
3) L’eventuale sfruttamento della sede ferroviaria del tratto Ponte ChisoneCorso Torino come strada di penetrazione in Pinerolo, non risolve la situazione, poiché si otterrebbe una strada
di larghezza limitata (5 metri circa).
4) La soppressione del tratto in
questione, in tempi brevi, causerà inevitabilmente l’aumento del traffico, non
solo sulla Provinciale Pinerolo-Torre
Pellice, ma si rifletterà anche sulle già
congestionate Strade Statali del Sestriere e dei Laghi.
Pertanto, occorre in definitiva ristrutturare l’intero tratto, eliminando I
passaggi a liveilo inutili, automatizzare quelli necessari e trovare una soluzione tecnica per l’attraversamento
della città di Pinerolo che preveda, oltre
allo spostamento presso la circonvallazione dello scalo merci, anche una
stazione di transito, inoitre bisogna
creare una gestione, non come iinea
tradizionale secondo gli schemi F.S.,
ma come metropolitana suburbana.
Concludendo, non dimentichiamo che
la ferrovia annulla la necessità di costruire nuove autostrade, che tolgono
terreni all’agricoltura e deteriorano lo
ambiente, inquinando con rumori e gas
di scarico le zone che attraversano: il
treno è, e resta, il mezzo più sicuro,
specie nei periodi invernali (neve,
ghiaccio e nebbia).
W.W.F., Sezione di Pinerolo
S.O.S,
OSPEDALE
Nell’ultima assemblea di Chiesa
svoltasi a Torre Pellice l’8 dicembre è
nuovamente emerso il problema dell'Ospedale Valdese, che è indubbiamente uno dei problemi finanziari più
gravosi e più incalzanti per la nostra
Comunità.
Quel che mi lascia perplessa è il
constatare che deve essere ribadito
l’appello di soccorso per andare incontro alla cifra preventivata dalla Tavola per la nostra comunità. Mi chiedo
se in un caso come questo non sia
spontaneo ricorrere ad un metodo drastico ma probabilmente efficace: l’autotassazione.
Siamo prossimi a Natale, sappiamo
tutti molto bene che è in arrivo anche
la tanto sospirata 13', e sappiamo altrettanto bene che sarà devoluta in cose molto belle e molto utili, ma se ci
pensiamo un po' su, cosa c'è di più
utile e di più bello che la sicurezza di
essere, un domani (speriamo lontano!),
curati in un centro efficientemente attrezzato, dove ci sia un posto letto
anche psr uoi?
Sarebbe un bellissimo regalo! Un
regalo che possiamo offrire non solo
a noi stessi, ma anche ai nostri figli,
ai nostri genitori, ai nostri amici, insomma a tutti.
Rivalutando, inoltre, l’intervento della Sig.ra A. Gardiol, una volta ristrutturato, il nostro Ospedale dovrà diventare anche un piccolo centro di evangelizzazione, ma allora perché non
iniziare subito?
L’impegno di un folto gruppo di credenti, io penso, sarebbe il più bell’esempio di testimonianza: anche Paolo si prese un impegno slmile di fronte ad un caso urgente, ricordate? (Lettera ai Romani).
Pensiamoci noi che abbiamo la possibilità, anche per coloro che hanno
una pensione minima o una retribuzione
quasi da fame, doniamo anche a loro
una piccola strenna di Natale. Chissà
ohe con il nostro esempio anche altre
comunità non ci vengano incontro,
proprio così come Paolo ha fatto a
suo tempo. Molto spesso è la pratica, più che la teoria, anche se molto
profonda, a risolvere le cose.
Autotassiamoci, di 50.000 o 100.000
lire ognuno; in breve tempo, con questo sistema, raggiungeremmo la cifra
necessaria. In fondo pensate; su circa 1600 appartenenti alla comunità,
togliendone un numero sufficiente a
comprendere pensionati, mal retribuiti e
bambini, resteranno forse 1000 unità?
Ebbene, moltiplichiamole per 50 o 100
mila, otterremmo da SO a 100 milioni,
disponibili in massima parte per l’Ospedale, il resto, io credo, potrebbe
essere devoluto comodamente alla nostra cassa culto (altra spia lampeggiante!), 0 a qualsiasi altra attività lo ritenga necessario il Concistoro.
Entro la fine dell’anno un problema,
che fino ad oggi sembrava grave e
insormontabile, potrebbe essere alleggerito e magari prossimo alla conclusione.
Non si chiedono fondi per un giardino pubblico 0 per un teatro, si chiedono fondi per la tutela della nostra
salute, per una struttura che prima o
poi ci servirà, direttamente o indirettamente!
E penso che sarebbe uno dei modi
più beili e più concreti di festeggiare
il Natale, con un semplice atto d’amore.
Più che iniziare la serie degli autotassati non mi resta altro da fare né da
dire, qui termino e lascio a voi il
resto. Grazie!
Milena Beux, Torre Pellice
dÓnT
COMUNICATO
A partire 4al iirossìmo numero (3 gennaio ’86), e con una
cadenza aU’inclrca bimestrale,
l’Eco-Luce realizzerà un supplemento contenente tutti i doni
pervenuti agli istituti e le sottoscrizioni, dandone così pubblica
ricevuta. In detto supplemento
confluiranno anche tutte quelle
comimicazioni o brevi annunci
che gU istituti riterranno di far
pervenire, mentre tutti i temi
generali della diaconia continueranno ad essere collocati
nelle pagine del giornale.
Detti supplementi saranno naturalmente sostitutivi del periodico « elenco doni » che trovava
spazio coprendo i buchi delle
ultime pagine del giornale, e per
la caratteristica di foglio a sé
stante avrà ii vantaggio di e^
sere tempestivo (verrà pubblicato non appena sarà pervenuto materiale sufficiente a coprire la pagina) e quindi viene proposto come servizio anche agli
altri istituti od enti, che operano al di fuori delle 'Valli, affinché lo utilizzino. La redazione
Concerti
PINEROLO — « Natale in musica » è
il titolo di un complesso di manifestazioni che l’Assessorato alla Cultura del
Comune di Pinerolo ha organizzato
presso alcune chiese cittadine. Questo il programma dei prossimi incontri.
Sabato 21 dicembre, ore 20.45: Chiesa Parrocchiale di Baudenasca: Concerto della Badia Corale Val Chisone.
Domenica 22 dicembre, ore 17: Parrocchia S. Verano di Abbadia Alpina:
Concerto per soli, coro e orchestra
dell’« Ensemble Lotaringia » del Civico istituto Musicale « A. Corelli » di
Pinerolo.
Sabato 28 dicembre, ore 20.45: Parrocchia San Leonardo Murialdo: Concerto della Corale « Brio Boucle ».
Domenica 5 gennaio 1986, ore 17:
Tempio Valdese di Pinerolo: Concerto
per soli e orchestra dell'« Ensemble
Lotaringia » del Civico Istituto Musicale « A. Corelli » di Pinerolo.
Amnesty International
TORRE PELLICE — Giovedì 19 dicembre, ore 17, Centro d’incontro, riunione
con o.d.g.: a) riepilogo dell'Azione Urgente per i prigionieri del Benin (Africa); b) appelli contro la tortura ai governi della Namibia e del Sudan (Africa) in particolare contro le amputazioni; c) analisi della tecnica dei "tavolini" per la propaganda.
Comitati per la pace
PINEROLO — Venerdì 20.12.85, alle
ore 20.45, presso la Camera del Lavoro (vìa Demo 8) si riunirà il coordinamento dei Comitati per la pace e
il disarmo del. pinerolese.
Programmi di Radio Beckwith
TORRE PELLICE — Nella settimana
di Natale andrà In onda la radiocronaca, commentata dalla nostra redazione,
della manifestazione nazionale contro
l'apartheid che si svolgerà a Roma
il 21 dicembre.
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EINGRAZIAMENTO
La moglie ed i figli del compianto
Cesare Soulier
commossi e riconoscenti per la grande dimostrazione di affetto e simpatia
manifestata nella dolorosa circostanza
della dipartenza del loro caro compianto, neirimpossibilità di farlo singolarmente ringraziano tutti coloro che,
con fiori, scritti e parole di conforto
hanno partecipato al loro dolore. Un
ringraziamento particolare al doti.
Broue, ai dott. e personale dell’Ospedale di Pomaretto, al reparto chirurgia Ospedale Civile di Pinerolo, alla
croce verde di Porte e Perosa, al Pastore Paolo Rihet, alle sezioni Alpini
ed ex. Internati, vicini di casa ed
amici.
Inverso Porte, 9 dicembre 1985
RINGRAZIAMENTO
« Sia che viviamo, sia che moriamo siamo del Signore ».
(Romani 14: 8)
I familiari di
Irma Calvetti nata Ribet
sensibili alle dimostrazioni di affetto e
di simpatia che li hanno aiutati nella
triste circostanza ringraziano chi è stato loro vicino.
In particolare ringraziano i Dottori
Sidoti e Rol, il personale medico e paramedico dell’Ospedale di Pomaretto.
Un grazie di cuore alle amiche che
hanno così amorevolmente assistito la
loro cara : le Signore Ersilia Ribet, Antonietta Colombo, Beatrice Costantino,
Ida Brun, Irma Genre Beri; la figlioccia Ada Pons e la Signora Vera Ferrerò. Un grazie per l’affetto dimostrato
dai Colleghi di Franco e Giovanna, dai
docenti, non docenti, alunni e genitori del Circolo Didattico « Collodi » e
dalla Scuola IVIedia « Vico » di Torino. dall’Assessorato Istruzione del Comune di Torino.
Pomaretto, 10 dicembre 1985
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Ambulanza :
Croce Verde Perosa: tei. 81.000
Croce Verde Porte: tei. 201454
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( Distretto di Pinerolo )
Guardia Medica:
Notturna, prefestiva, festiva: telefono 74464 (Ospedale Civile).
Ambulanza:
Croce Verde Pinerolo; 22664.
USSL 43 - VAL PELLICE
Guardia Medica :
Notturna, prefestiva e festiva:
tei. 932433 (Ospedale Valdesel.
Guardia Farmaceutica ;
DOMENICA 22 DICEMBRE 1985
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Via Repubblica, 22 - Tei. 91328.
DOMENICA 29 DICEMBRE 1985
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Pinerolo, 21 . Telef 55733
Bobbio Penice: FARMACIA - Via
Maestra 44 - Tel.92744. ‘
Ambulanza :
Croce., Rossa Torre Pellice: telefono 91.996.
12
12 uomo e società
20 dicembre 1985
10 ANNI DAGLI ACCORDI DI HELSINKI
Responsabilità delle
chiese per i diritti umani
L’AZIONE SILENZIOSA DELL’UNICEF
Basso costo
e alto rendimento
Ricorre quest’anno il 10” anniversario degli Accordi di Helsinki. E’ stato difatti il 1° agosto deil 1975 che i capi delegazione di 35
nazioni europee (URSS compresa) e nordamericane hanno firmato
nella capitale finlandese il cosiddetto «Atto finale della Conferenza
per 'la sicurezza e la cooperazione in Europa ».
Dopo 1() anni, si può affermare che ben pochi progressi sono
stati fatti sia per quanto riguarda i problemi degli armamenti, che
quelli relativi ai diritti umani. Vi è stato per contro un incremento
nelle relazioni economiche, mentre i grossi movimenti popolari per
la pace e per le libertà umane si sono specificamente richiamati ai
suddetti Accordi.
Le chiese-membro del CEC hanno deciso, nel 1980, di affiancare
razione degli Stati firmatari, co«! precipuo scopo di svolgere un’azione comune a favore dei diritti dell’uomo e della pace.
Da « Terre Nouvelle » traduciamo e pubblichiamo qui appresso
la seconda parte di un articolo del segretario esecutivo del Programma delle Chiese per i diritti dell’uomo, apparso sul numero di
novembre/dicembre, con alcune riflessioni su questo tema. r. p.
Noi constatiamo che la Chiesa (o la comunità cristiana) si è
creata uno spazio libero, e che
se ne serve sempre di più nella
letta a favore dei diritti umani. Se le idee dei cristiani derivano da ima convinzione ideologica e biblica profonda, prima
o poi verranno ad avere un’influenza sulla vita politica ed economica dei paesi. Prendiamo
come esempio l’impegno cristiano a favore della giustizia sociale (teologia della liberazione)
in America latina, o la lotta contro il razzismo nell’Africa australe. E’ in questo modo che
io vedo le grandi possibilità
dell’impegno cristiano a favore
dei Diritti dell’uomo in seno agli Stati firmatari degli Accordi
di Helsinki.
Ma quest’impegno deve fondarsi sulTEvangelo, basandosi
sulla riconciliazione deU’umanità
e di Dio, la qual cosa implica la
riconciliazione fra gli uomini e
le nazioni. La parola d’ordine
degli Accordi di Helsinki è:
stabilire un clima di reciproca fiducia. E’ su questo punto che la
« fiducia » politica e la « riconciliazione » teologica si incontrano. Ed è anche lì che gli interessi dei cristiani, dei fedeli di
altre religioni e dei non credenti
devono convergere e rendere
possibile una fruttuosa cooperazione.
Per i cristiani, ma non solo
« L’Eco delle Valli Valdesi »: Reg.
Tribunale di Pinerolo N. 175.
Redanori; Giorgio GardioI, Paolo
Fiorio, Roberto Giacone, Adriano
Longo, Giuseppe Platone, Sergio
Ribet. Comitato di redazione: i redattori e: Mirella Bein Argentieri,
Valdo Benecchi, Mario F. Berutti,
Franco Carri, Rosanna Ciappa Nitti. Bruno Gabrielli, Claudio H. Martelli, Roberto Peyrot, Massimo Romeo, Marco Rostan, Mirella Scorsonelli, Liliana VIglielmo.
Direttore Responsabile:
FRANCO GIAMPICCOLI
Redazione e Amministrazione: Via
Pio V, 15 - 10125 Torino - tei. 011/
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per loro, la ricerca della libertà
religiosa in seno alla lotta per
i diritti umani è fondamentale.
Non si tratta certo dì ricuperare
dei diritti perduti dalla Chiesa
o di cercare di acquistare dei
privilegi per la comunità cristiana; questo sarebbe un falso combattimento. La libertà religiosa
implica soprattutto il nostro impegno per altre minoranze che
sono mal tollerate dalla nostra
società. Ieri si trattava degli
ebrei, oggi si tratta degli stranieri e di tutti coloro che ci pongono degli interrogativi.
Gli Stati firmatari degli Accordi di Helsinki rappresentano
— occorre non dimenticarlo —
la maggior parte dei paesi industrializzati del mondo, Giappone
escluso. Questo pone un pressante obbligo ai cristiani delle nostre
regioni di non occuparsi solo
dei propri problemi, ma di ripensare alle conseguenze del
nostro potere militare, economico e finanziario sui Diritti dell’uomo nei paesi del Terzo Mondo. Non bisogna dimenticare
che da oltre cinquecento anni
questi paesi hanno subito enormi salassi da parte degli europei, se si pensa all’ingerenza,
alla schiavitù, al genocidio, allo
sfruttamento delle risorse umane e naturali che abbiamo imposto loro. La situazione non
si è evoluta in modo fondamentale a seguito della decolonizza
ziOne di questo ventennio. La
fame, di cui parecchie regioni
soffrono gravemente, è uno degli attuali risultati di questa
lunga ingerenza. Oli Accordi di
Helsinki dovrebbero fornire l’occasione alle Chiese d’Europa e
d’America di riflettere assieme, e
di rendersi conto che la loro lotta per i diritti umani è legata
in modo indissolubile a quella
del Terzo Mondo.
Sfida per il futuro
Gli Accordi di Helsinki sono
'lungi daH’essere un documento
marginale e presto dimenticato,
perché essi lanciano una sfida
per Tavvenire dell’Europa e degli
Stati Uniti. Senza la pace e senza la piena realizzazione dei Diritti dell’uomo, la civiltà occidentale non può sopravvivere.
Le migliori e più avanzate tecnologie non serviranno a nulla se
la qualità interiore di questa
civiltà dovesse scomparire.
E’ probabile che l’eco di questi Accordi fra le piccole e medie nazioni abbia sorpreso le
grandi potenze. In effetti parrebbe che la coesione delle due
alleanze militari si sia un po’
afflevolita durante questo decennio.
In conclusione, questi Accordi
di Helsinki potrebbero eventualmente sboccare in una nuova
forma di politica a livello europeo? In una diminuzione della
divisione dell’Europa creata quarant’anni fa? E’ possibile che la
tendenza ad una sempre maggior militarizzazione possa essere rovesciata? La pace, una vera non ingerenza e la realizzazione dei diritti umani potranno eventualmente diventare una
realtà? Sì, se i governi dei paesi medi e piccoli saranno sufficientemente avveduti e coraggiosi, col sostegno delle loro
popolazioni. Sì, se le Chiese prenderanno posizione e mobiliteranno i propri fedeli per la realizzazione di obiettivi specifici e ben
chiari. Théo Tschui
Il Fondo delle Nazioni Unite
per l’Infanzia (UNICEF) conduce, d’intesa con i governi e organismi locali, essenzialmente quat^
tro azioni a basso costo e alto
rendimento: controllo della crescita, reidratazione per via orale,
campagne per rallattamento al
seno, vaccinazione preventiva, soprattutto contro le 6 principali
malattie dell’infanzia: morbillo,
tetano, difterite, tubercolosi, poliomie'lite, pertosse.
Con i vaccini far vivere centinaia di migliaia di bambini. Un
esempio fra tanti: in Colombia,
il paese oggi così disastrato, nel
1984 TUNICEP ha vaccinato 800
mila bambini sotto i 4 anni (i 3/4
dell’intera popolazione infantile
di queU’età) con un’operazione
che molti hanno definito spettacolare. Nei tre giorni di vaccinazione nazionale, in tre date diverse, sono stati mobilitati cfitre
150.000 volontari e creati oltre
10.000 centri di vaccinazioni. « Un
successo trionfale », lo definiva il
quotidiano colombiano «E1 Tiempo ».
Di fronte alle malattie infettive, noi cittadini del mondo civilizzato — ben protetti da vaccini
e farmaci e sufficientemente tutelati da igiene, strutture sanitarie e standard di vita — pecchiamo persin troppo nel pretendere sicurezza e « immunità », e
dilagano allarme e panico appena si profila qualche caso di
« legionellosi » o di AIDS, o anche solo deirinfluenza tipica dell’anno. Ma se appena alziamo il
naso dal « particolare nostro »
e diamo uno sguardo alla situazione mondiale, le cose non vanno certo cosi bene.
Al recente Congresso internazionale Unicef « Vaccinazioni
’85 », a Torino, Albert Sabin ha
detto chiaro che non è solo coi
vaccini che, nel mondo, può cambiare il persistente, desolato panorama dei due milioni e mezzo
di bambini del Terzo Mondo
morti di morbillo nel 1984; del
milione e più di tetano neonatale, e dei 400.000 nuovi casi annui
di poliomielite; per non parlare
della tragedia che, in quei Paesi,
rappresentano ancora — insie
me alla malaria, alla tubercolosi, alla pertosse — la gastroenterite infantile e la meningite.
L’unico successo definitivo è
stato quello dello sradicamento
del vaiolo; per il resto, almeno
nel Terzo Mondo, siamo assai
lontani daU’obiettivo dell’OMS
(Organizzazione Mondiale della
Sanità) che si prefiggeva, entro
il 1990, la globale immunizzazione di tutti i bambini del mondo.
Là, oltre ai vaccini — essenzia'li! ’ — c’è bisogno assoluto di
alimentazione, servizi sanitari,
forniture idriche, impianti igienici: di « mentalità sociosanitaria », insomma. Comunque, affermava Sabin, « in Africa, in Asia,
in America latina i vaccini li porteremo a domicilio, ”di porta
in porta”, mobilitando l’esercito
di volontari Unicef ».
Sicché, notava un altro oratore
al congresso torinese, il compito
della prevenzione consiste oggi
non solo nell’ottenere ’’vaccini
del futuro” per noi che viviamo in una fascia privilegiata del
mondo, ma soprattutto nel poter
dispensare universalmente, anche nel Terzo Mondo, i vaccini
tradizionali dei quali noi già beneficiamo. Questa lotta imma
ne — ma non impossibile — su
scala mondiale deve continuare,
accentuarsi, mentre procede la
ricerca e la sperimentazione e la
messa a punto di vaccini nuovi
contro le influenze, l’herpes-vari
cella-zoster, l’epatite, varie affezioni viralli, e ora l’AIDS.
Noi, giustamente, ci commuoviamo e indigniamo (quanto superficialmente?) per la morte di
qualche persona, o di qualche
centinaia o anche migliaia di
persone in un incidente, in un
attentato, in una catastrofe naturale, in un conflitto aperto o
’’strisciante”: e i 40.000 bambini che, nel mondo, muoiono quotidianamente di fame e di malattie?
« Dov’è tuo fratello? ». « Son
forse io il guardiano di mio fratello? ».
(dalla circolare della Chiesa
valdese di Genova che da anni
sostiene il lavoro deH’UNICEF).
Se questo giornale non cì fosse
i 1000 modi di essere evangelici
sarebbero solo 1: il proprio.
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