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SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE BATTISTE, METODISTE, VALDESI
venerdì 28 MAGGIO 1993
ANNO I - NUMERO 21
DOPO IL SÌ DANESE ALL'EUROPA
A SENSO UNICO
ALBERTO CABELLA
Il SÌ della Danimarca consente il matrimonio danese
con l’Europa, con tutta una
serie di riserve che vanno intese come delle polizze di garanzia in vista delle tappe future del trattato di Maastricht:
separazione dei beni (no alla
moneta unica)', manteniamo il
nostro passaporto (no alla cittadinanza europea)', manteniamo la nostra bandiera e
non vogliamo morire per
l’Europa (no alla difesa comune)', non vogliamo adottare
nessuno (no agli accordi di
polizia sull’ immigrazione).
Queste garanzie però non
sarebbero state sufficienti per
assicurare al sì un vantaggio
così netto (dal 50,7 al 56,8).
La svolta nella maturazione
del sì va ricercata nell’atteggiamento assunto da numerosi
sindacalisti e dal partito socialdemocratico che, approdato al governo dopo il referendum del giugno 1992, si è reso conto dei rischi che correva il paese estraniandosi dal
mercato comune e ha fatto
campagna per il sì sconfessando il suo precedente no. E
sintomatico quanto è accaduto
in una industria famosa come
quella dei giocattoli Lego, che
ha registrato nello scorso anno un calo preoccupante delle
esportazioni nei paesi della
Cee: mentre 13 su 15 sindacalisti della Lego avevano votato no nel giugno ’92, 14 hanno votato sì in questo secondo
referendum.
Un secondo indizio clamoroso è offerto dagli agricoltori, che in grande maggioranza
si sono convertiti al sì per il
timore di perdere quella protezione che la Cee assicura.
Il consenso danese dovrebbe favorire un sì britannico
(anche se la destra del Partito
conservatore si batterà contro
fino alla fine), una ricerca non
facile di rilancio dell’economia stagnante mentre ovunque aumenta la disoccupazione, e l’avvio delle procedure
di ingresso nella Cee da parte
dell’ Austria e dei paesi scandinavi (tentati di reclamare le
garanzie concesse alla Danimarca).
Nella migliore delle ipotesi
si potrebbe verificare qualche
passo avanti sul piano della
difesa comune dopo l’avvilente spettacolo di un’Europa
che assiste impotente ai genocidi nell’ex Jugoslavia, ma di
fatto non esiste una politica
«europea» in quanto la Cee
non dispone di poteri in politica estera e militare mentre le
politiche nazionali sono spesso discordanti e quindi prive
di efficacia.
L’opinione pubblica, di
fronte alle prospettive di crescita zero e all’assenza di una
presenza europea sul piano internazionale, è giustamente
perplessa e rischia di disaffezionarsi nei confronti dei progetti europei senza rendersi
conto che la divisione dell’
Europa in stati nazionali è la
causa primaria della sua debolezza. Nella realtà gli stati sono sovrani solo formalmente
in quanto viviamo in una di
mensione planetaria in cui
l’economia, la politica e l’informazione scavalcano le
frontiere nazionali e gli stati
si limitano a difendere interessi settoriali.
Il trattato di Maastricht non
conduce automaticamente
all’unificazione politica senza
la quale la meta della moneta
unica rischia di essere irraggiungibile, come già prefigurano i rinvii e le riserve emesse da varie parti. Il vero handicap per l’Europa è l’assenza
di un progetto politico di ampio respiro che travalichi le
sfere degli interessi particolaristici prefigurando una società nuova multietnica, multirazziale e multiculturale,
quale solo un modello federale può realizzare, superando
gli egoismi degli stati-nazione. Purtroppo la realtà politica
e psicologica è che, con le
chiese «nazionali» e a partire
dalla Rivoluzione francese
che ha sovrapposto allo stato
la nazione implicante un legame viscerale del cittadino, abbiamo assistito a una progressiva nazionalizzazione delle
coscienze e delle ideologie,
mediante un’educazione scolastica nazionalista, con un
culto della nazione come persona morale, una «madre» nei
cui confronti è molto difficile
tagliare il cordone ombelicale.
Finché non si arriverà a recidere questo cordone avremo
al massimo una Confederazione di stati nazionali, senza
cittadinanza democratica europea, con dei costanti veti
«nazionali» ogniqualvolta le
corporazioni più forti si riterranno lese.
Lo Spirito agisce per compiere la promessa del Signore nonostante la nostra debolezza
Le occasioni da cogliere per obbedire a Dio
_____________VALDO BENECCHI ____________
«E l’angelo che parlava meco tornò,
e mi svegliò come si sveglia un uomo dal
sonno. E mi disse: “che vedi?”. Io risposi: “Ecco, vedo un candelabro tutto
d’oro, che ha in cima un vaso, ed è munito delle sue sette lampade, e di sette tubi per le lampade che stanno in cima; e
vicino al candelabro stanno due ulivi;
l’uno a destra del vaso e l’altro alla sua
sinistra” ».
(Zaccaria 4, 1 -3)
Il candelabro di cui parla il profeta
Zaccaria, è il simbolo della presenza di
Dio, una presenza sempre di nuovo alimentata, che non viene mai meno. Con
questa immagine contrasta la debolezza
dei mezzi veramente inadeguati che Zorobabele ha a sua disposizione per onorare l’incarico ricevuto da Dio di ricostruire la città.
Ce la farà? Ci vuole ben altro che un
piombino, quel piccolo cilindro appeso a
una corda per controllare la perpendicolarità dei muri. È solo un idealista.
«Chi potrebbe sprezzare il giorno delle piccole cose?». «Gli occhi dell’Eterno
che percorrono tutta la terra vedono con
gioia il piombino in mano a Zorobabele»
(v. 10); questa è la risposta. «Non per
potenza né per forza, ma per lo Spirito
mio, dice l’Eterno» (v. 6); questa è la
promessa.
Dalle piccole cose, dagli strumenti
inadeguati di Zorobabele, Dio saprà trarre grandi cose. In questa linea si collocano le parabole del Regno. Il granel di senape, il più piccolo dei semi: un grande
albero dove vanno a ripararsi gli uccelli
del cielo.
La promessa che il Signore, per mezzo dello Spirito, l’animatore della nostra
fede, può usare le nostre persone, le nostre chiesette evangeliche per ricostruire
le città. Una promessa che non osiamo
neppure ripetere.
Noi corriamo spesso il rischio di farci
irretire e paralizzare dalla nostra debolezza, di farci isolare dalla nostalgia e
dai complessi di minoranza. Spesso ne
facciamo persino un alibi. Ma la promessa di Dio ci scuote, ci distoglie bruscamente da questi pensieri. La nostra predicazione, le nostre opere diaconali, la
nostra preghiera, il pane ed il vino della
Santa Cena: «Gli occhi dell’Eterno vedono con gioia il piombino in mano di Zorobabele».
Piccole e deboli cose che Dio, me
diante lo Spirito, rende strumenti adatti
nelle sue mani per ricostruire la città, che
sta cercando di uscire dall’esilio. La promessa che questa nostra diaspora evangelica può essere interessante per Dio in
vista del suo progetto per questo nostro
paese.
Noi come possibili strumenti di Dio,
animati e guidati dallo Spirito, per far
conoscere la sua Parola capace di rinnovare le coscienze, di scuotere i rassegnati, di intenerire i cinici, di smobilitare gli
egoisti e gli arroganti, di risvegliare la
passione per la verità, per l’onestà, per la
giustizia. Una promessa che dobbiamo
attendere ed accogliere nel modo giusto.
La nostra debolezza non ci deve paralizzare, né deve essere considerata la garanzia che siamo dalla parte giusta, o che
siamo il modello di chiesa che Gesù ha
voluto.
La nostra piccolezza e la nostra debolezza sono l’occasione da cogliere per
essere pienamente disponibili a rispondere alla vocazione di Dio, senza inutili
zavorre e senza calcoli. Non contiamo
sulla forza, che d’altronde non abbiamo,
e nemmeno contiamo sulla nostra debolezza ma solo sulla promessa di Dio.
«Per lo Spirito mio, dice l’Eterno».
Lotta alla mafia
Pentimento o
ravvedimento?
PIER VALDO PANASCIA
La mafia, prima di essere
criminalità, è una diffusa
mentalità che fa della vita
conquista di potere e ricchezza. Ci fu in Sicilia il mito di
una mafia che protegge i deboli e fà giustizia agli oppressi. Ma oggi la mafia è Cosa
nostra, un’organizzazione
criminale i cui attributi sono
il disprezzo per la vita, spregiudicatezza, sanguinaria crudeltà che ha al suo attivo
spietati omicidi, attentati,
stragi terrificanti.
La mafia uccide anche di
morte lenta con la droga di
cui detiene il primato nella
produzione e nello smercio,
così da diventare un impero
finanziario con una struttura
militare.
La mafia non è una astrazione: è un’associazione di
uomini e di donne che apparentemente non si distinguono. Il più delle volte si tratta
di soggetti che, ad una svolta
della loro vita, forse nel volgere di poco tempo, da normali cittadini sono divenuti
pericolosi criminali. Chissà,
nella vicenda della loro vita,
quanto abbia pesato un’infanzia infelice; quale debito verso di loro abbia la società per
la mancata azione educativa e
preventiva; in quale misura
essi stessi possano essere stati
vittime di ingiustizie e violenze che poi hanno scatenato
tanta reazione nel loro cuore!
Il giudice Giovanni Falcone
è stato spesso criticato per
avere avuto nei confronti dei
detenuti un comportamento
fin troppo mite e accusato di
essere divenuto loro amico e
confidente. Nel libro Cose di
Cosa nostra egli racconta che
ha imparato che fra gli «uomini d’onore» vige il principio del rispetto della verità
che è vitale per l’organizzazione. E arriva a dire «La mafia mi ha impartito una lezione di moralità». Poi aggiunge: «Ho imparato a conosce
SEGUE A PAGINA 7
Intervista
a Konrad Raiser
pagina 3
Ricevere lo Spinto
pagina 6
Villaggio
Riconciliarsi
a Sarajevo
pagina 12
2
PAG. 2
RIFORMA
Ecumene
VENERDÌ 28 MAGGIO 1993
Il lavoro della Federazione mondiale delle donne metodiste presso le Nazioni Unite
Che cosa possiamo fare per difendere
i diritti dei più piccoli e dei più deboli?
FLORENCE JONES VINTI
Mi chiedo perché persino
noi donne^ che abbiamo sopportato i dolori per la
nascita dei nostri figli, che
abbiamo dedicato anni della
nostra vita alla loro crescita,
al loro benessere, alla loro
vita scolastica, che abbiamo
perso il sonno pensando ai
loro problemi, alle loro malattie, allontaniamo con tanta
facilità dalla nostra mente le
condizioni tragiche nelle
quali così tanti altri bambini
e ragazzi vivono.
Solo quando siamo confrontati con le immagini spaventose come quelle che ci
sono venute da Bangkok,
queste nostre povere sorelline condannate a lavorare e a
morire in una fabbrica di giocattoli (l’unica alternativa per
molte di loro sarebbe la prostituzione, spesso per il piacere di clienti provenienti dai
nostri paesi «civili e cristiani») ricordiamo questa tragiche realtà e per un po’ di
tempo ci sentiamo arrabbiate
e anche frustrate.
Forse è proprio la frustrazione, il senso di impotenza
che fa sì che questi avvenimenti finiscano nei recessi
più profondi della nostra memoria.
Che cosa possiamo fare? ci
chiediamo; e torniamo tutti
alla vita di prima... Che Dio
perdoni la nostra indifferenza
e l’attenzione che diamo solo
a quello che ci concerne
strettamente! (Ci perdonerà
davvero? Matteo 25).
Con questi sentimenti e
pensieri commossi e turbati,
condivisi certamente da molti
lettori, ho pensato al lavoro
Un gruppo di ragazzi di strada in Brasiie
che viene svolto da alcune
nostre sorelle nell’ambito
delle Nazioni Unite, un lavoro forse poco conosciuto,
donne che passano ore della
loro vita leggendo volumi di
materiale stampato e che
prendono parte a un gran numero di incontri e conferenze
da parte delle nostre chiese
nel mondo.
Una di queste è Renate
Bloem, che rappresenta, insieme ad altre, la Federazione
mondiale delle donne metodiste (Wfmw) nella sede dell’
Onu a Ginevra. La Wfmw fa
parte della Conferenza delle
organizzazioni non governative (Congo) che si compone
di vari comitati, formati da
volontari, che sollecitano con
i loro interventi l’azione
dell’Onu nei confronti dei
vari problemi presenti in tut
to il mondo (pace, emigrazione, condizione femminile, diritti dei bambini, ambiente,
ecc.).
Renate Bloem è membro di
diversi comitati, ma è particolarmente impegnata in
quello per i diritti umani e in
quello per lo sviluppo; attualmente si occupa, così ci scrive in una recente lettera, dei
diritti dei bambini. Lei e altri
sono riusciti a fare approvare
alcune nuove risoluzioni.
Una di queste, approvata
alla fine del 1992, riguarda la
prevenzione della vendita dei
bambini, la loro prostituzione
e il loro sfruttamento nella
pornografia. In conseguenza
dell’azione svolta già negli
anni passati dalle organizzazioni non governative in
Thailandia, è stato varato un
progetto in collaborazione
Dichiarazione alla Commissione per i diritti umani dell'Onu
Per i diritti dei bambini brasiliani
Signor presidente, la Federazione mondiale delle donne metodiste, che rappresenta più di 6 milioni di donne in tutto il
mondo, impegnata in programmi di sviluppo sociale per migliorare e promuovere per
mezzo dell’insegnamento cristiano i diritti
delle donne e dei bambini, facente parte del
gruppo di Ong per la Convenzione sui diritti del bambino, si rallegra della possibilità di rivolgersi a questa Commissione in
riferimento al punto 24 riguardante i diritti
del bambino.
«E dovere della famiglia, della società e
dello stato garantire al bambino e all’adolescente con assoluta priorità i diritti alla
vita, salute, cibo, istruzione, tempo libero,
addestramento professionale, cultura, dignità, rispetto, libertà, vita familiare e sociale, e proteggerlo da ogni forma di negligenza, discriminazione, sfruttamento, crudeltà e oppressione...».
Questo è ciò che viene stabilito neH’art.
227 della Costituzione federale brasiliana
del 1988, come viene riferito dal relatore,
signora Muntarbhorn, nella sua relazione
dell’anno scorso riguardante la sua ispezione, contenuta nel documento E/CN.
4/1992/55/add.l.
Non vi potrebbe essere maggiore distanza tra la teoria e la pratica.
I metodisti che sono impegnati in progetti di sviluppo in favore dei bambini di
strada di Porto Aiegre inviano le seguenti
osservazioni e proposte, che sono state formulate dai bambini stessi in un congresso
dei bambini di strada tenutosi a Brasilia nel
novembre ’92:
«Condizioni di lavoro: noi bambini chiediamo al governo maggiori opportunità di
istruzione e di addestramento professionale, chiediamo al governo di creare cooperative per bambini per mezzo delle quali
essi possano vendere i loro prodotti fatti a
mano.
Tempo libero: facciamo notare che i
parchi e altre strutture ricreative non sono
accessibili ai bambini di strada, ma solo a
bambini ricchi; noi siamo indesiderati.
Condizioni di vita: viviamo in condizioni
molto cattive. Viviamo per le strade o con
membri delle nostre famiglie che abitano in
baracche, dove piove, senz’acqua, impianti
sanitari, elettricità, in strade senza pavimentazione.
Chiediamo al governo di aiutarci a costruire delle piccole case, semplici case decenti in tutto il Brasile in cui la povera gente possa vivere dignitosamente.
Questioni penali: sia che tu sia di colore,
bianco o nero, se giri con abiti sporchi sei
automaticamente considerato un bambino
0 un ladro, e in nessun modo un essere
umano.
Chiediamo che il governo vegli affinché
1 mass media riferiscano correttamente su
queste realtà. Siamo contro la violenza e
contro le violazioni della legge. Proponiamo noi stessi che chiunque violi la legge
sia immediatamente imprigionato.
Schiavitù; le ragazze sono schiave, si
abusa di loro e sono costrette a prostituirsi,
spesso da parte dei membri delle loro stesse famiglie. Queste ragazze, tuttavia, sarannonostre mogli e madri dei nostri figli.
Quando una ragazza della migliore società viene molestata, si parla di violenza
sessuale e il colpevole viene punito.
Quando una ragazza povera viene violentata per strada, la gente dice che si tratta comunque di una prostituta e nessuno se
ne preoccupa, e nessuno viene punito.
Noi bambini vogliamo sicurezza e giustizia e protezione dalla violenza per le nostri
future mogli e madri».
con il ministero dell’Istruzione Pubblica per prevenire la
vendita di bambini e bambine
al mondo della prostituzione.
E in Germania è in discussione una legge che dovrebbe
estendere sanzioni penali a
cittadini tedeschi colpevoli di
abusi sessuali nei confronti
dei minori, anche se commessi in paesi dove tali abusi
non sono perseguiti per legge
Tornando alla nostra domanda: che cosa possiamo
fare noi per i più piccoli e più
deboli?
Se non altro possiamo, sia
come individui sia come
chiese, informarci sul lavoro
che già viene svolto da queste sorelle e questi fratelli e
sostenerli con le nostre preghiere e, quando possibile,
con le nostre azioni.
Roma: 5 e 6 giugno
Focolarini
in festa
Per il 5 e il 6 giugno 1993
il movimento dei Focolari ha
organizzato a Roma una manifestazione internazionale
chiamata «Familyfest 93».
Il movimento dei Focolari,
fondato da Chiara Lubich, è
un’organizzazione cattolicache va aprendosi verso esperienze di più ampio respiro
ecumenico. Nel 1967 ha dato
vita a una branca aperta specificamente al mondo della
famiglia, il «Movimento famiglie nuove», diffuso in
150 paesi dei cinque continenti, con più di 200.000
membri effettivi, anche non
appartenenti all’ambito cattolico. Esso si sforza di vivere la testimonianza cristiana
concretizzandola in un servizio a tutte le famiglie, specialmente quelle che soffrono miserie materiali e morali.
Alla manifestazione saranno presenti, oltre alla fondatrice del movimento, il presidente della Repubblica italiana e il presidente del Parlamento europeo, mentre saranno effettuati collegamenti
in diretta con diverse personalità, fra cui il segretario
dell’Onu, Boutros Ghali, il
premio Nobel per la pace,
Rigoberta Menchù, e il papa
Giovanni Paolo IL
Mondo Cristiano
Nuovo capo internazionale
dell'Esercito della Salvezza
LONDRA — L’Alto Consiglio dell’Esercito della Salvezza
riunito a Londra, ha eletto il 28 aprile scorso il commissariò
Bramwell H. Tillsley alla funzione di generale dell’organizzazione mondiale. Bramwell Tillsley, di origine canadese, è il 14°
generale dell’Esercito della Salvezza fin dalla sua fondazione
alla fine del secolo scorso. Con il grado di Capo di Stato Maggiore, era dal 1991 il numero due della gerarchia. Succede
all’australiana Èva Burrows, a capo dell’organizzazione dal
1986, che andrà in pensione nel luglio prossimo. L’Alto Consiglio, che si riunisce esclusivamente per l’elezione di un generale, è composto di capi superiori dell’Esercito della Salvezza nel
mondo. «L’esercito più pacifico del mondo» conta 3 milioni di
membri di cui 95.000 impegnati a tempo pieno. Esso è presente
in 94 paesi. Oltre alla sua missione di evangelizzazione, il suo
impegno sociale si traduce con un’azione di beneficienza e di
educazione nei confronti dei più poveri, nei paesi occidentali e
in quelli in via di sviluppo.
Kirchentag 1997 a Lipsia
GERMANIA — Nel 1997 il Kirchentag della Chiesa evangelica tedesca avrà luogo per la prima volta nella ex Repubblica democratica tedesca. Così ha deciso all’unanimità il praesidium del Kirchentag. La Chiesa evangelica del Württemberg,
che aveva già da tempo richiesto di ospitare la manifestazione
del 1997 a Stoccarda, ha rinunciato a favore di una città della
Germania Est e organizzerà quindi il Kirchentag del 1999. Come è noto questa assise-convegno dei luterani tedeschi si svolge ogni due anni. Nell’anno in corso la manifestazione avrà
luogo a Monaco dal 9 al 13 giugno, mentre Amburgo è la sede
prevista per il Kirchentag del 1995.
Ortodossi e anglicani in Russia
MOSCA — Malgrado profonde divergenze sulla questione
del sacerdozio femminile, la Chiesa anglicana e la Chiesa ortodossa russa intendono in futuro sviluppare la loro collaborazione. Lo hanno dichiarato a Mosca il primate anglicano George
Carey, arcivescovo di Canterbury, e il patriarca della Chiesa
ortodossa russa, Alessio IL II primate della Chiesa d’Inghilterra
ha inoltre visitato l’Armenia e la Georgia, al fine di esaminare
le possibilità di aiuto umanitario a favore delle popolazioni di
quei paesi.
La decisione del Sinodo generale della Chiesa d’Inghilterra
di autorizzare l’ordinazione delle donne ha provocato molte
critiche negli ambienti ortodossi, ivi compresa la Chiesa russa,
anche se al suo interno sta crescendo la consapevolezza di portare uno sguardo nuovo sul ruolo della donna nella chiesa. Il
fatto che, durante 70 anni di comuniSmo, siano state per lo più
le donne a mantenere la vita delle chiese ha contribuito a questa presa di coscienza.
Nel corso della sua visita, George Carey ha chiesto ai cittadini russi di non abbandonare i loro valori spirituali e di non buttarsi ad occhi chiusi nelle braccia del capitalismo. Inoltre ha
espresso la speranza che una pronta restituzione alla Chiesa anglicana di Sant’Andrea a Mosca, profanata allora dai comunisti
e usata oggi come studio di registrazione di stato.
In Porto Rico la più alta
percentuale di evangelici al kmq
PORTO RICO — La rivista «Latin America Evangelist» afferma che l’isola di Puerto Rico, a est di Haiti, è il posto del
mondo in cui vi è la più alta percentuale di evangelici al
chilometro quadrato: 1 milione per 3,5 milioni di abitanti su
una superficie di 8.897 kmq, con 7.000 parrocchie, 10.000 pastori, 9 canali televisivi e 13 canali radiofonici.
Nicaragua: chiese evangeliche
in espansione
MANAGUA — Le chiese evangeliche presenti in America
Latina sono in costante espansione. In Nicaragua vi sarebbero
500.000 membri su 4 milioni di abitanti. I nuovi membri di
queste chiese pentecostali provengono dai ceti meno abbienti.
Un partito evangelico, il Partito della giustizia nazionale, è stato creato un anno fa con l’obiettivo di «costruire uno stato secondo la Bibbia». Il Guatemala e il Perù, dove i due presidenti
sono stati eletti grazie ai voti degli evangelici, servono da
esempio.
Bielorussia: crescita del
protestantesimo
MINSK — Il registro statistico della repubblica di Bielorussia per il 1993 annuncia resistenza di 1.440 comunità religiose
locali. Nel 1970 si contavano 237 comunità protestanti; oggi
sono 378. Ci sono battisti, metodisti, pentecostali e avventisti.
Zucchero biblico nel caffè!
AARBERG — La fabbrica di zucchero di Aarberg (Svizzera) sta per lanciare sul mercato dodici milioni di zollette di zucchero per ristoranti, avvolte nella Sacra Scrittura. Ognuna recherà un versetto biblico in francese e uno in tedesco. 48 versetti differenti sono stati scelti tra i testi biblici.
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venerdì 28 MAGGIO 1993
PAG. 3 RIFORMA
Intervista al segretario generale del Consiglio ecumenico delle chiese, Konrad Raiser, a 100 giorni dalla sua elezione
L^unità visibile delle chiese è un obiettivo realizzabile
Rendere visibile l’unità delle chiese è
uno dei compiti principali del Consiglio
ecumenico delle chiese (Cec) fin dalla sua
fondazione nel 1948.
Gli iniziatori e i responsabili di questo
grande raduno di chiese protestanti, anglicane e ortodosse non hanno mai dubita
to dell’importanza di questo obiettivo, anche se il cammino dell’ecumenismo è pieno di ostacoli.
In occasione dei suoi primi 100 giorni
alla testa del Cec, il pastore Konrad Kaiser,
nuovo segretario generale, fa il punto su
questa costruzione di lunga durata.
- Come pensa, che le chiese possano progredire sul
cammino dell’unità visibile?
«Il modo in cui l’unità delle
chiese può essere realizzata
concretamente è sempre stato
oggetto di dialoghi ecumenici
molto seri, anche con la Chiesa cattolica. Penso che oggi
tutte le chiese siano d’accordo nel dire che occorre riunire un certo numero di condizioni fondamentali per rendere possibile l’unità visibile. Si
tratta in particolare della confessione di fede comune, della celebrazione comune, specie dell’eucaristia, nonché del
riconoscimento reciproco delle forme di ministeri che esistono nelle varie chiese. Per
quaiito riguarda il Cec, queste
condizioni sono state esposte
in documenti dettagliati, come il “Documento di Lima”
su battesimo, eucaristia e ministerio (Bem), 0 sulla confessione di fede comune.
La questione dell’unità visibile delle chiese sarà al centro della Conferenza mondiale di “Fede e Costituzione”
che avrà luogo nel prossimo
agosto a Santiago de Compostela. Spero molto che questa
conferenza mondiale dia nuovi impulsi all’unità delle chiese, perché possiamo proseguire il nostro cammino comune;
un cammino la cui direzione
ci è data nella preghiera di
Gesù che troviamo nel Vangelo di Giovanni, una direzione che in fin dei conti non dipende dalle nostre decisioni
perché a portarci su questo
cammino è lo Spirito Santo».
Il ruolo della Commissione
«Fede e Costituzione»
- Qual è il ruolo della
Commissione «Fede e Costituzione» nell’ambito del
Cec?
«La Commissione “Fede e
Costituzione” occupa un posto insostituibile all’interno
del Cec. È l’unica commissione del Cec in cui rappresentanti della Chiesa cattolica
romana siano membri ufficiali. “Fede e Costituzione” è
anche lo strumento di lavoro
che consente al Cec di portare avanti un dialogo permanente con i partner cattolici
competenti. E anche significativa perché la Chiesa cattolica non è membro del Cec.
I nostri partner cattolici
hanno sempre sottolineato
quanto fosse importante per
loro la possibilità di una collaborazione continua in seno
alla Commissione “Fede e
Costituzione”. In nessun caso
il Cec auspica di cambiare
qualcosa».
I rapporti
con la Chiesa cattolica
- Ha l’impressione che i
progressi raggiunti in seno
alla Commissione «Fede e
Costituzione» riguardo all’
ecclesiologia abbiano trovato un’eco nelle dichiarazioni
della Chiesa cattolica, ad
esempio nel nuovo catechismo?
«Confesso di non avere ancora studiato a fondo il nuo
L’unità delle chiese nell’incontro tra diverse esperienze. Il moderatore della Tavola valdese, past. Giampiccoli, a Canberra nel 1991
Cosa vuol dire
unità visibile?
- Come immagina l’unità
visibile delle Chiese?
«Per me rimane valida la
descrizione che ne ha fatto
l’Assemblea generale del Cec
nel 1975 a Nairobi, vale a dire che l’unità delle chiese si
concepisce come una “comunità conciliare” di chiese locali unite tra loro. È un punto
di partenza molto importante.
Le situazioni e le forme di
vita nelle quali le singole chiese testimoniano della loro fede
sono così differenziate che
non è più possibile immaginare l’unità delle chiese (del resto, è mai esistita?) come un
dato unitario. Nei fatti, la si
può immaginare soltanto come una comunità vivente, piena di diversità, come è bene
che ci sia in una comunità».
vo catechismo a questo riguardo. È un’opera molto ricca e occorre un certo tempo
per studiarla interamente. Sto
scoprendo molte cose che sono analoghe ai risultati del lavoro e alle posizioni discusse
aH’intemo del Cec. Esiste un
ampio terreno di consenso su
ciò che viene chiamato in
modo abbreviato “l’ecclesiologia di comunione”; la dichiarazione dell’Assemblea
generale del Cec a Canberra,
che parla dell’unità della
chiesa come “koinonia” (comunità, comunione), è un
esempio in tal senso.
Da un altro lato le recenti
dichiarazioni della Chiesa
cattolica e in particolare la
lettera del cardinale Ratzinger, prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, danno un accento molto
differente sulla chiesa compresa come comunione e ne
cessitano di chiarimenti supplementari. Continuiamo a
lavorare su questi punti con i
nostri partner cattolici nell’
ambito di “Fede e Costituzione”.
La lettera del cardinale
Ratzinger non è rimasta senza opposizione anche all’interno della stessa Chiesa cattolica. 11 trasferimento dell’
accento dalle chiese locali alla chiesa universale, proprio
là dove il Concilio Vaticano
II apriva prospettive importanti, il significato centrale
del ruolo e del primato del
papa e il loro riconoscimento
come condizione indispensabile per l’unità visibile, non
possono essere accettati sotto
questa forma dalle chiesemembro del Cec».
La Conferenza di
Santiago de Compostela
— Cosa si aspetta dalla V
Conferenza mondiale della
Commissione «Fede e Costituzione»?
«Spero ovviamente che
questa conferenza metta in risalto i grandi sforzi compiuti
da 20 anni dalla Commissione stessa. Spero anche che
nei campi della comprensione
e della pratica comune del
battesimo, dell’eucaristia e
del ministerio vengano proposte delle vie, come è stato
fatto per la dichiarazione di
Lima. Le chiese hanno fornito documenti di studio dettagliati. Un primo processo di
valutazione ha già avuto luogo. Penso che questa conferenza debba ora formulare
raccomandazioni per portare
avanti questo processo. Spero
inoltre che la conferenza sviluppi prospettive che fissino i
principali punti dei lavori della Commissione per i prossimi decenni. Le Conferenze
mondiali infatti si svolgono
ad intervalli molto lunghi.
Spero, ad esempio, che la
Conferenza mondiale stimoli
il lavoro della Commissione
per determinare nuovamente
di quale unità e di quale accordo netto ed esplicito abbiamo bisogno. Esiste un
punto determinato a partire
dal quale si possa dire; “Basta così”?
La Confessione augustana,
il testo di riconoscimento
della tradizione luterana, prevede all’articolo 7 che la proclamazione sincera dell’Evangelo e l’amministrazione
dei sacramenti secondo
l’Evangelo bastano all’unità
della chiesa. E forse troppo
minimalista.
Ma penso che quando si
avvierà la discussione su
questo tema, o ad esempio
sulla proposta di “gerarchia
dei valori” contenuta nel decreto del Vaticano II sull’
ecumenismo, sia possibile
superare i problemi che emergono ad ogni nuovo dialogo; problemi che rendono
le discussioni interminabili.
Non può essere questo il senso della nostra ricerca dell’
unità.
Moralmente deve esserci
una possibilità legittima di
dire; “Ora basta”. Dobbiamo
essere consapevoli di vivere
in una comunità con l’Evangelo e, malgrado le differenze persistenti, dobbiamo esprimerlo in una testimonianza gioiosa.
Un momento dell’Assemblea generale del Consiglio ecumenico a Canberra nel 1991
Per utilizzare un termine
tecnico, si può dire che questo è uno dei compiti dell’ermeneutica della unità. Il mio
augurio è che la Commissione “Fede e Costituzione” avvii la discussione sulla ricerca fruttuosa dell’ermeneutica
degli anni ’60 e ’70 nei confronti della situazione attuale».
L'ordinazione delle donne
- Come affronta le tensioni
che sono sorte all’interno del
Cec a proposito dell’ ordinazione delle donne?
«Le tensioni che sono sorte
dopo la decisione dell’ordinazione delle donne nella
Chiesa anglicana d’Inghilterra non sono nuove nel dialogo ecumenico. Tutte le chiese
che finora hanno preso questa decisione si trovano confrontate a tensioni. In nessuna chiesa questa decisione è
stata presa facilmente. La comunità ecumenica in cui le
chiese si trovano esige che
esse rispettino le decisioni
prese con serietà, dopo un
esame approfondito delle
conseguenze teologiche, pastorali e ecumeniche.
Lo stesso rispetto vale anche per le chiese che rifiutano l’ordinazione delle donne
perché la ritengono contraria
alla loro tradizione e alla loro
interpretazione del Nuovo
Testamento. Io stesso provengo da una chiesa che da
vent’anni consacra donne al
pastorato e posso testimoniare che questa via ha arricchito la vita e la testimonianza
della nostra chiesa. Spero che
le chiese che rifiutano Tordinazione delle donne possano
trovare vie per esprimere in
modo più forte la testimonianza delle donne nella vita
della chiesa. Il Cec si sforza
di trasformare queste tensioni
in una “chance” per l’insegnamento ecumenico».
Le dichiarazioni
politiche
- In questi ultimi anni il
Cec è stato criticato per le
sue dichiarazioni politiche
che alcuni ritengono unilaterali. Penso in particolare alla politica nell’Europa dell’
Est. Come vede i futuri impegni del Cec?
«Prendere sul serio una responsabilità politica comune
nel quadro della giustizia e
della pace è stato fin dall’inizio uno degli impegni centrali del movimento ecumenico. Ha le sue radici nelle
dichiarazioni della prima
Conferenza mondiale delle
chiese nel 1925 a Stoccolma,
che diceva che TEvangelo
tocca tutti i campi della vita
umana, siano essi personale
e pubblico, spirituale e politico. Fra le chiese membro
esistono però tradizioni diverse riguardo alla percezione della responsabilità politica.
Si rilevano forme differenti di impegno politico. Si
tratta qui dell’apprezzamento
di situazioni politiche nelle
quali giudizi e decisioni sono
necessari, sotto condizioni
che non sono condivise da
tutte le chiese membro.
Il Cec si sforza di fare consultazioni e di ricercare un
accordo ma in futuro, se esso
vuole rimanere fedele al proprio compito, occorrerà anche prendere il rischio di iniziative e di prese di posizioni
che suscitino la critica.
Va ricordato inoltre che il
Cec, nelle sue dichiarazioni
pubbliche e anche nelle questioni politiche, non ha altra
autorità che la forza della testimonianza».
Dopo 100 giorni
- Lei è oggi, da 100 giorni,
segretario generale del Cec.
Quali esperienze l’hanno segnato in modo particolare?
«Sono stato colpito, attraverso un numero incalcolabile di messaggi, di lettere, di
dialoghi nel constatare quanto
sia viva nel cuore di molte
persone la visione ecumenica.
E incoraggiante vedere quanta gente sia pronta, da ogni
parte, a sostenere il lavoro del
Cec. L’esperienza unica del
compito di segretario generale può essere apprezzata solo
nella consapevolezza di questa rete di intercessione e di
solidarietà quotidiana.
Sono anche impressionato
dalla ricchezza delle esperienze e delle competenze dei
collaboratori che ho trovato
alTintemo del Cec. Posso solo sperare che le chiese membro potenzino ulteriormente il
Cec che è uno strumento prezioso per la vita e la testimonianza delle chiese nel mondo attuale».
Intervista a cura di
Evelyne Graf(Apic)
SCHEDA
KONRAD RAISER
Dal 4 al 7 giugno il pastore Konrad Kaiser, nuovo
segretario generale del
Consiglio ecumenico delle
chiese, sarà a Roma per una
visita alle chiese evangeliche italiane, su invito della
Tavola valdese.
Il pastore Kaiser incontrerà i responsabili delle
chiese membro del Cec
(valdesi, metodisti e battisti) e di altre denominazioni. Venerdì 4 giugno, alle
ore 18, nell’aula magna della Facoltà valdese di teologia, è previsto un incontro
pubblico, durante il quale
Kaiser risponderà alle domande rivoltegli dal prof.
Paolo Ricca, decano della
Facoltà valdese, sulla situazione dell’ ecumenismo negli ultimi anni del secondo
millennio.
Konrad Kaiser, 55 anni, è
segretario generale del Cec
dal 1° gennaio 1993, in sostituzione del pastore metodista uruguaiano Emilio
Castro. Kaiser ha una lunga
esperienza nel movimento
ecumenico: dal 1969 al
1983 ha lavorato al Cec,
dapprima come segretario
agli studi della Commissione per il dialogo teologico
«Fede e Costituzione» e poi
come vicesegretario generale; dal 1984 al 1992 è stato docente di teologia sistematica e direttore dell’Istituto ecumenico della Facoltà di teologia protestante
dell’Università di Bochum
(Germania).
4
PAG. 4 RIFORMA
Vita Delle Chiese
VENERDÌ 28 MAGGIO igg-^
IL COMITATO ESECUTIVO DELL'UCEBI INFORMA
Un missionario
in Albania
Dopo avere incontrato nel pomeriggio del
7 maggio la Tavola valdese e il Comitato permanente delTOpcemi e dopo una riunione tra il Consiglio della Federazione delle
chiese evangeliche in Italia e gli esecutivi
delle chiese aderenti alla Fcei, nella mattinata e nel primo pomeriggio deH’8 maggio il
Comitato esecutivo dell’Unione battista si è
riunito a Roma nei giorni 8, 9 e 10 maggio.
Purtroppo non è stato possibile esaurire il
nutritissimo ordine del giorno e molti argomenti sono stai rinviati alla seduta successiva. Da un po’ di tempo, nonostante si riunisca ogni mese e mezzo invece dei tre previsti
dal patto costitutivo, il Comitato non ha tempo sufficiente per affrontare tutti gli argomenti dell’ordine del giorno.
Chiese
Il Comitato ha ricevuto con grande gioia la
dornanda di adesione all’Unione della Chiesa
battista di Livorno (via del Leone) di cui fanno parte 17 fratelli e sorelle in Cristo e ha deliberato di trasmetterla alla prossima Assemblea generale con il proprio parere favorevole. Il Comitato ha espresso un sincero ringraziamento al Signore per la richiesta di questo
giovane gruppo cresciuto e giunto a maturità
sotto la cura pastorale dei pastori Giacomo
Pistone e Antonio Di Passa.
Il Comitato ha poi esaminato l’iniziativa
della Chiesa di Dentini di dare vita a un centro di documentazione sulla mafia e ha deciso di dare il proprio appoggio concreto alla
realizzazione del programma.
Il Comitato ha espresso soddisfazione per
lo sforzo compiuto dalle chiese per il «piano
di cooperazione»; a fronte della somma preventivata di un miliardo sono già pervenuti
impegni peut955 milioni. Manca poco per
raggiungere la quota prefissata. Si aspetta un
ulteriore passo di tutte le chiese per dare al
Comitato certezza e fiducia nell’operare.
Bilanci
Avendo ricevuto il parere favorevole del
Collegio dei revisori, il Comitato ha provveduto, secondo il regolamento, ad approvare
in via definitiva il conto consuntivo
dell’esercizio finanziario del ’92 e il bilancio preventivo per il 1993.
Uffici
In considerazione della mole di lavoro che
impegna gli uffici e della mancanza di due
(su tre) funzionari, il Comitato ha incaricato
a tempo parziale un suo componente, il past.
Domenico Tomasetto, di assumere la responsabilità interinale del servizio di segreteria dell’Unione. L’esecutività della delibera è sospesa in attesa dell’assenso della chiesa di Torino-Lucento, presso cui il pastore
presta servizio.
Pastori
L’Unione ha ricevuto la richiesta dalTEuropean Baptist Federation di distaccare per
una missione «church planting» in Albania,
in appoggio ai missionari Bumett già a Tirana, il pastore Salvatore Guama. In considerazione della notevole disponibilità dimostrata dall’Assemblea generale verso l’Albania il Comitato, avvalendosi della facoltà
concessagli dall’art. 36 del regolamento, ha
destinato il past. Guama, che si è dichiarato
d’accordo, alla missione in Albania per sei
mesi, prolungabili fino a un massimo di 12
mesi.
Con tale decisone si è voluto sottolineare
l’impegno dell’Unione (già presente nella
collaborazione con la Fcei e la Fgei) verso i
bisogni materiali e spirituali del vicino paese. L’unione si è accollata gli oneri relativi
al trattamento economico del pastore Guarna.
Il Comitato ha inoltre deciso di estendere
anche ai candidati al pastorato in servizio di
prova il buono libri concesso ai pastori
dell’Unione e ai pastori locali.
A richiesta del Collegio pastorale è stato
ritoccato il rimborso chilometrico per l’uso
dell’auto propria che ora è di 420 lire al km.
Prossima seduta
Proseguendo l’esperienza di incontrare le
comunità locali e le associazioni regionali
per meglio conoscere bisogni ed esigenze, la
prossima seduta del Comitato avrà luogo a
Mortola, dal 17 al 20 giugno. In quella riunione il Comitato potrà avere colloqui con
tutte le chiese battiste della Puglia e della
Basilicata.
Chiesa battista di Cagliari: incontro con Letizia Tomassone
Identità femminile, teologia
femminista e rapporto con Dio
SIMONETTA ANGIOLILLO
Dando espressione alla loro esigenza di confrontarsi sull’identità femminile e
sul rapporto con Dio, quest’
anno le donne della Chiesa
battista di Cagliari hanno deciso di affrontare lo studio
della teologia femminista. Il
gruppo era alquanto composito: chi si avvicinava per la
prima volta a tale problematica, chi già se ne era occupata
e magari aveva anche partecipato a qualche campo di
Agape o di Santa Severa, tutte comunque eravamo animate da grande entusiasmo ed
interesse, tanto che alcune si
sono recate ad Agape per il
campo donne svoltosi nel periodo di Pasqua.
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Un problema di cui si comincia a riflettere nelle chiese evangeliche
Coppie pastorali: arricchimento per le chiese
ANNA MAFFEI
MASSIMO APRILE
A sei mesi di distanza dal
primo convegno delle
coppie pastorali battiste, metodiste e valdesi, con qualche
travaglio e con qualche esperienza in più, abbiamo pensato di riprendere alcune delle
idee emerse in quella occasione e mai finora rese pubbliche, allo scopo di stimolare, speriamo, altri contributi, riflessioni o anche testimonianze in proposito.
In questi ultimi anni si sono
verificati in Italia, in ambito
protestante, parecchi casi di
coniugi riconosciuti individualmente come pastori e in
tale veste inseriti nel servizio
alle rispettive chiese.
All’interno delle coppie pastorali le pastore, parallelamente alle loro colleghe che
non hanno come coniugi altrettanti pastori, ricoprendo
un ruolo che per secoli ha rispecchiatola società patriarcale, cercano di ridefinire nella
prassi oltre che nella riflessione teologica tale ruolo. I ministeri pastorali di donne o di
uomini possono quindi essere
impostati in maniera anche
molto diversa: tali peculiarità
vanno particolarmente valorizzate nel caso di coniugi pastori per evitare di cadere nella trappola della omologazio
ne, in quella dello stereotipo
dell’autorità definita in categorie maschili, in quella insidiosa della concorrenzialità
fra i coniugi. Il pieno riconoscimento di ciascuna/o e la
chiara delimitazione degli ambiti di lavoro per le chiese interessate e per la coppia va
certamente a vantaggio di tutti.
Nonostante per molti aspetti, quali ad esempio la rara
possibilità di condividere pienamente col coniuge una scelta di vita e anche una parte
cospicua del proprio tempo o
quella di ricevere dall’altro/a
stimoli culturali e teologici, la
condizione di coppia pastorale
sia privilegiata rispetto a quella di tante altre coppie, non
mancano certo elementi di
complicazione e difficoltà anche molto pratiche. Una, non
marginale quando si hanno figli piccoli, è il non poter usufruire di supporti pubblici
(asili nido, scuole materne)
negli orari di maggior impegno per la chiese (le ore pomeridiane, la domenica). La
coppia, quasi sempre lontana
dalla sua famiglia di origine,
in questo caso ha bisogno di
sostegno e aiuto anche molto
concreto.
Un altro problema di non
facile soluzione è il trasferimento della coppia. Lo è per
la coppia stessa per accordarsi
su dove indirizzare la propria
ricerca, lo è per gli esecutivi
che spesso non dispongono di
ampi ambiti di manovra, tenute in debito conto le esigenze e le preferenze delle chiese
e quelle dei coniugi pastori, lo
è per le chiese stesse. Spesso
ne va di mezzo anche il delicato rapporto con i colleghi.
Ancora problema si verifica
quando a uno dei pastori della
coppia vengono affidate una o
più chiese distanti dal luogo
di residenza. Il suo ministero
ne risulterà spesso disagiato,
faticoso e a volte anche frustrante per le prospettive alquanto limitate che offre. Ci
sono però delle possibilità
creative che potrebbero nel
futuro, in alcuni casi (non tutte le coppie presenti al convegno le trovano praticabili), essere esperite.
Nell’ambito della collaborazione territoriale proposta
dall’Assemblea-Sinodo ’90
delle chiese battiste, metodiste e valdesi si potrebbero
lanciare dei progetti pilota di
cura pastorale di chiese viciniori di diversa denominazione, utilizzando proprio le coppie pastorali. Queste ultime
potrebbero inoltre contribuire
a stimolare in Italia nuove
proposte di cura pastorale come quelle che vengono avanzate e sperimentate in Francia: ministeri d’équipe coin
volgenti più pastori e diaconi
in una certa area geografica al
servizio di varie chiese e progetti specifici.
In effetti in alcuni casi il
ministero stesso della coppia
pastorale costituisce già un
nucleo iniziale e particolarissimo di ministero d’équipe.
Qualora poi i coniugi sentissero l’esigenza di dare un carattere più coordinato e unitario al loro servizio, perché
non sperimentare, con raccordo delle comunità interessate, la cura congiunta di più
comunità, o part-time altri tipi
di ministeri diaconali o di raccordo fra le chiese? Le possibilità sono molte e alcune sono già in fase di sperimentazione.
Ci sembra comunque essenziale che lungi dall’ostacolare
0 scoraggiare l’assunzione di
pastori fra loro sposati, gli
esecutivi e le chiese dovrebbero cogliere queste e altre
possibilità nuove offerte dallo
Spirito alla testimonianza
evangelica e al servizio cristiano. Come? Promuovendo
in primo luogo un dialogo a
tutto campo che, coinvolgendo le chiese interessate, renda
1 coniugi attenti alle esigenze
del campo e ponga sul tappeto senza pregiudizi i problemi
esistenti, contribuendo così a
ricercare insieme soluzioni
stimolanti per tutti.
Lo studio è stato condotto
in maniera articolata, poiché
un gruppo più ristretto si è
occupato di tematiche femministe e di teologia femminista, mentre l’Unione femminile si è dedicata alla lettura del testo di Elizabeth
Green, Dal silenzio alla parola. Storie di donne nella
Bibbia, Torino, 1992. Contemporaneamente, nel quadro
di questa iniziativa, la chiesa
invitava a Cagliari la pastora
Letizia Tomassone per i giorni 23-25 aprile.
Prima del suo arrivo, e in
preparazione degli incontri
previsti, abbiamo avuto una
riunione di tutte le donne della comunità, in modo da
scambiarci le rispettive esperienze e da comunicarle anche alle sorelle che non avevano partecipato al nostro lavoro. Punto di partenza sono
stati i «giochi di schieramento», che hanno dato a tutte
l’opportunità di discutere e di
chiarirsi le idee: ne è nata
una serata molto intensa, partecipata e sicuramente proficua.
Il 23 aprile un nutrito gruppo di donne, guidato e sollecitato da Letizia Tomassone, ha discusso a lungo e animatamente sul tema «Le donne e Dio». Molte facevano
parte della comunità, altre
erano simpatizzanti, altre ancora erano assolutamente estranee; molto varia era anche l’età delle partecipanti:
accanto a ragazze delle superiori e ad alcune nonne erano
infatti presenti tutte le possibili gamme intermedie. Partendo dall’affermazione di
Mary Daly «Se Dio è maschio, il maschio è Dio» abbiamo affrontata il problema
del linguaggio, così legato alla mediazione maschile, sia
come problema generale sia
per quanto riguarda le immagini di Dio.
Nella conferenza di sabato
24 su «Il pensiero della differenza; la libertà femminile»
Letizia Tomassone, partendo
dal proprio percorso personale, ci ha introdotto con molta
chiarezza nelle problematiche del pensiero della differenza, della mediazione femminile, dell’ordine simbolico
della madre. Partecipava un
folto pubblico di donne e uomini, molte e molti dei quali
precedentemente non erano
mai entrati nella nostra chiesa; tutti hanno dato luogo a
un dibattito vivace e appassionato.
Quello che ci ha colpito soprattutto e che meno ci aspettavamo, è stata la grande partecipazione al culto di domenica mattina. Di fronte a una
frequenza media assai scarsa,
sulla quale ci interroghiamo
in continuazione, il 24 abbiamo potuto osservare al contrario una sala di culto affollata sia da membri di chiesa
solitamente poco assidui, sia
da persone estranee, soprattutto donne, che avevano frequentato i due precedenti incontri.
Per l’occasione la liturgia
era stata curata dalle donne
della comunità: hanno fatto
da contorno al forte messaggio di Letizia Tomassone dal
tema: «La libertà di Dio e le
nostre aspettative» (I Re 19 e
Giov. 3, 38) varie letture, non
solo bibliche, e canto di spiritual.
Dopo il culto a Carbonia,
svoltosi domenica pomeriggio, Tomassone è ripartita
per Agape.
La sua partecipazione alla
nostra ricerca ci ha fornito
uno stimolo indispensabile
per continuare: sta a noi ora
non sprecare tale patrimonio
di idee e conoscenze, ma anzi
proseguire in questa riflessione mantenendo anche i contatti con quelle donne che si
sono avvicinate a noi in questa occasione.
PROTESTANTESIMO
RIVISTA TRIMESTRALE
PUBBLICATA DALLA FACOLTÀ VALDESE DI TEOLOGIA
VIA P. COSSA 42 - 00193 ROMA - FAX: 06/3201040
ANNO 48,1993-N. 2
I. Fuchs, Significato attuale dell'etica protestante E*
Schüsslar-Fiorenza, Leggere la Bibbia nei «Villaggio globale» E. Gre«i, Colloquio con C. Militello H.-M. Barth, Lutero a Napoli J. Gönnet, Juan de Valdés J. Ratzinger-P.
Ricca, Ecumenismo, papato, testimonianza cristiana Recensioni: Bibbia, storia, sistematica, ecumenismo.
5
\/F.NERDÌ 28 MAGGIO 1993
Vita Delle Chiese ì
PAG. 5 RIFORMA
DAI PRESIDENTI DEL CONSIGLIO ECUMENICO DELLE CHIESE
MESSAGGIO ALLE CHIESE
Cari fratelli, care sorelle,
malgrado la fine della
guerra fredda, è un mondo
gravido di minacce quello in
cui vi rivolgiamo il nostro
messaggio di Pentecoste quest’anno. Il nostro continua ad
essere un mondo diviso, rotto.
I poveri e i deboli sono sempre sfruttati e oppressi. Le divisioni etniche, religiose, linguistiche, razziali e sociali
vengono ravvivate da una situazione economica incerta.
È in questo mondo però che
noi celebriamo l’irruzione
dello Spirito Santo in questo
giorno di Pentecoste.
Pentecoste ci ricorda prima
di tutto che Dio mantiene le
sue promesse. Gesù aveva
promesso: «Non vi lascerò
orfani, tornerò da voi» (Giovanni 14, 18 Tilc). Nel mondo ostile, il Consolatore è
presente.
Ma egli è venuto su una comunità riunita, unita, vivente
insieme. Una comunità di
condivisione e di intesa reciproca, saldata dallo studio
della Parola e dalla preghiera.
Se questo stato di cose fosse
la condizione perché lo Spirito Santo scenda su di noi, sulla nostra comunità, sulla nostra nazione, sul movimento
ecumenico, saremmo degni di
riceverlo?
Quando lo Spirito Santo si
espanse sulla prima comunità
cristiana, ruppe tutte le barriere: quelle di lingue, di nazionalità, di etnie, di sesso, di
razza e di classi sociali. Nel
prossimo mese di luglio, giovani da ogni parte del mondo
oseranno radunarsi sotto l’insegna della «vita», in questo
mondo che affronta la morte
e la distruzione. L’anno 1993
segna la metà del Decennio
ecumenico delle chiese solidali con le donne. È anche
l’anno della conferenza mondiale di Fede e Costituzione
con un tema centrato sulla
koinonia.
Con l’esplosione degli
etnocentrismi e il riemergere
prepotente delle discriminazioni razziali e delle intolleranze religiose in quasi tutte
le nazioni dobbiamo, più che
in passato, in quanto comunità creata grazie dallo Spirito
Santo, continuare ad affermare l’unione, l’intesa reciproca
e la condivisione come le ca
Canberra 1991: «Il fuoco dello Spirito»
ratteristiche di una comunità
voluta da Dio.
Contro il fatalismo della divisione e dell’esclusione, siamo chiamati a ricercare una
«comunione» che è prima di
tutto spirituale ma che comporta anche una condivisione
tra i fratelli e le sorelle di una
chiesa, di una nazione, o tra
le chiese e le nazioni. Con
l’audacia di Paolo, bisognerebbe dire no all’isolazionismo e all’arroganza dei ricchi
e dei potenti, predicare la speranza fondata sulla fedeltà di
Dio il cui disegno è che il
mondo sia uno.
Per essere credibili, dobbiamo vivere ciò che proclamiamo. «La frazione del pane
e le preghiere insieme», elemento della vita quotidiana
della chiesa che riceve lo Spirito Santo, è una realtà fra di
noi? Possiamo sperare, nelle
nostre comunità e al livello
delle differenti confessioni,
passi concreti verso la frazione del pane in comune che,
come il battesimo, fa di noi
quello che siamo?
MILANO: CORALI METODISTE E CATTOLICHE —
Giovedì 27 maggio, alle ore 21 nella chiesa metodista di via
Porro Lambertenghi 21 e giovedì 3 giugno nella chiesa della SS. Trinità di via Giusti a Milano, le corali della Chiesa
metodista e della Chiesa cattolica presentano un programma
di canti religiosi dal titolo «Cantemus Dominus»
TORINO — 'Venerdì 28 maggio, alle ore 18,30 nella cappella
ortodossa di via Cottolengo 26, promosso dal Segretariato
attività ecumeniche (Sae), avrà luogo un incontro di preghiera e di meditazione in preparazione alla Pentecoste.
RIVOLI — Presso la chiesa battista di viale Bassano 1, il 3, 4,
5 giugno alle ore 21, si svolgeranno tre serate di evangelizzazione con il past. Piero Densi. Domenica 6 giugno, ore
10, culto con battesimi; alle 15, presso il Centro Filadelfia,
organizzato dall’Associazione chiese e istituzioni battiste in
Piemonte, avrà luogo un raduno dei battisti della regione:
conferenza del past. Bensì su M. L. King.
napoli portici — Domenica 13 giugno i bambini di
«Casa Materna», per festeggiare l’88° anniversario della
fondazione dell’opera, hanno organizzato un pomeriggio di
festa con canti e danze (inizio alle ore 17) al quale, insieme
a Livia Santi, Daniela e Luigi Capuano, invitano cordialmente amici, sostenitori e tutti i membri delle chiese evangeliche di Napoli e dintorni.
POGGIO UBERTINI (Montagnana Val di Pesa, Fi) — Si
svolgerà dal 24 al 26 settembre, per l’organizzazione del
Comitato promotore iniziative evangeliche (Cpie), il VI incontro tra Fratelli e valdesi, che verterà sul tema: La chiesa
di fronte a Israele. Le relazioni sono a cura di Corrado Primavera, Domenico Maselli, Daniele Garrone, Bruno Corsani, Rinaldo Diprose. La quota di partecipazione è di £
100.000. Per prenotarsi: segreteria, presso Nicola Picciani via Colonnetta 80 - 66013 Chieti scalo. Tel. 0871-563378.
Possiamo, in quanto chiese,
manifestare la nostra solidarietà con le donne compiendo atti che eliminino dalla nostra vita ogni atteggiamento sessista? Possiamo lasciarci interpellare dai giovani nel momento in cui essi si
sforzano di mobilitare le forze della vita e di far nascere
una comunità nuova?
Il mondo oggi ha bisogno
di donne e di uomini pieni di
coraggio per affermare la speranza contro il disfattismo, la
compassione contro l’odio,
l’unità contro le divisioni, la
condivisione e la solidarietà
contro l’esclusione e lo sfruttamento. Pentecoste ci ricorda
che Dio, che mantiene sempre la sua promessa, è presente. Preghiamo che egli ci
mantenga il dono dello Spirito Santo e che, con il suo aiuto, possiamo essere davvero
gli artigiani dell’unità, gli
ambasciatori della pace, gli
avvocati della giustizia, i testimoni della sua potenza.
Possa ogni giorno che Dio
ci dà essere per noi Pentecoste!
Le presidenti e i presidenti
del Consiglio ecumenico delle chiese: Sig.ra Anna Marie
Aagaard, Hojhjerg, Danimarca; Mons. Vinton Anderson,
St. Louis, Usa; Mons. Leslie
Boseto, Boehoe Village, Isole
Salomon; Sig.ra Priyanka
Mendis, ¡dama, Moratuwa,
Sri Lanka; Patriarca Parthenios, Alessandria, Egitto;
Sig.ra Eunice Santana, pastora, Bayamon, Porto Rico; Papa Shenouda III, Il Cairo,
Egitto; Sig. Aaron Tolen,
Yaoundé, Camerún.
Rio de la Piata
In emeritazione
il prof. Ricciardi
Con l’inizio del 1993 è stato collocato in emeritazione il
pastore Alberto Ricciardi, che
per molti anni ha insegnato
presso l’Isedet (la Facoltà di
teologia di Buenos Aires). Lo
comunica la Mesa vaidense
che, nel medesimo tempo,
mette a concorso la cattedra
da lui occupata. Nel bando si
chiede che i candidati abbiano una preparazione accademica a livello di dottorato di
teologia, con specializzazione
in Antico Testamento, abbiano fatto ricerche e pubblicazioni, possiedano un’esperienza di insegnamento a livello di scuola superiore.
Mottola
La domenica
della Fgei
TANIA LUPOLI
Come ogni anno l’Unione
giovanile ha preparato una liturgia che si è svolta nella
tradizionale domenica di marzo, dedicata al culto Fgei. Il
gruppo di Mottola è costituito
da circa 10 membri.
La domenica è iniziata in
mattinata con il culto tenuto a
Martina Franca, comunità
battista formata prevalentemente da anziani. I giovani
che hanno rallegrato questa
comunità sono stati accolti
con molta gioia, poiché raramente vi è una calorosa presenza giovanile.
Il testo da cui è stata tratta
la meditazione è quello di
Marco 7, 1-13. Il sermone intendeva lanciare un messaggio di riconciliazione dell’uomo a Dio e agli insegnamenti
di Gesù, cercando di rinnegare la tradizione umana, costituita da futili ideali.
Inoltre, per arricchire la liturgia e per dare un messaggio più concreto, si è avuto
un momento di preghiera comunitaria: una prima preghiera ci ha fatto comprendere come la malvagità umana sia
riuscita a distruggere le meraviglie del mondo, la seconda
invece è stata una preghiera
di speranza per un mondo migliore e di pace. Momento
edificante è stata la Santa Cena, presieduta da cinque giovani e accompagnata da canti.
La giornata è proseguita con
una allegra scampagnata.
Concludendo, noi giovani
abbiamo compreso che l’essere in prima linea in certi
momenti è motivo di entusiasmo per tutta la comunità,
che accoglie con gioia la nostra testimonianza; finalmente anche noi abbiamo sentito
più vivo il nostro impegno, e
di questo dobbiamo essere
grati al Signore.
CHIESE VALDESI.
Conferenze distrettuali
Nel mese di giugno le chiese valdesi e metodiste si riuniscono nelle Conferenze distrettuali. '
Ecco il calendario:
I distretto: Frali dal 5 al 6 giugno. Informazioni: past.
Thomas Noffke 0121-51372. " - •■..v» •
II distretto: Zurigo, àall’11 al 13 giugno. Informazioni:
past. Gianni Genre 0125-631960. 1 ^
III distretto: Ecumene, dal 12 al 13 giugno, Informazioni past. Mario F. Berutti 0775-244218.
IV distretto: Betbel, dal 4 (ore 17) al 6 giugno. Informazioni past. Enrico Trobia 0932-981161.
Alle Conferenze distrettuali possono assistere i tutti i
membri di chiesa e i membri delie altre chiese evangeliche.
- i -.H^i '
13 giugno 1993: Portici
Festa a Casa materna
Era il 12 giugno del 1905: il pastore metodista Riccardo Santi compiva quel giorno 34 anni. Da due anni svolgeva il suo
ministero nella chiesa metodista di Napoli, situata allora nella
centrale piazza della Borsa. Quel giorno, mentre passava per
piazza N. Amore, sentì due vocine supplicanti: «Comprate dei
fiammiferi, signore, per amore della 'Vergine, comprateci dei
fiammiferi!». Abbassò lo sguardo e vide due fanciulli: un birnbo e una bimba molto piccoli. «Come vi chiamate?» domandò.
«Angelo D’Ambrosio. Ho sei anni. Questa è Rosetta; lei ne ha
solo quattro».
Si trattava di due orfani di padre. La madre lavorava ad ore;
la notte li riprendeva e dormivano alla stazione Garibaldi.
In quel momento, e Riccardo Santi non ne dubitò fino alla fine dei suoi giorni, Dio gli parlò. Gli sembrò di udire una voce
chiara come quella dei fanciulli accanto a lui: «Questi fanciulli
mi appartengono. Prendili ed amali come tu ami me. Fa’ ad essi quello che è stato fatto a te, quando eri piccolo. Io ti benedirò».
Riccardo li prese per mano dicendo dolcemente: «Venite con
me. È il mio compleanno, venite anche voi alla mia festa».
Così racconta C. Davey in «Aggiungi due posti a tavola»
l’inizio della grande avventura di Casa Materna.
Ogni anno, nella domenica più vicina al 12 giugno. Casa Materna celebra l’anniversario della fondazione dell’opera. Quest’anno l’appuntamento è per domenica 13 giugno: amici, sostenitori, membri delle chiese evangeliche di Napoli e dintorni
sono attesi con gioia, per ricordare e festeggiare insieme ai
bambini e alla famiglia Santi, l’ottantottesimo anniversario
dell’opera.
FRALI — Ringraziamo tutti coloro che hanno contribuito alla
buona riuscita del bazar del 16 maggio con doni in natura e
in denaro, con il lavoro e... con gli acquisti. Quest’anno abbiamo anche avuto la novità di vedere un gmppo di Giaveno
che ha presentato del materiale proveniente dal Terzo Mondo
(dal caffè del Nicaragua alle matite di legno «vero») e il
gruppo giovanile di Pomaretto, che ha venduto magliette autoprodotte e giochi intelligenti. Il tutto ha fruttato circa 4 milioni di lire, come l’anno scorso.
SAN SECONDO — L’assemblea di chiesa ha eletto come deputati al Sinodo Rosanna Revel Faschetto e Silvano Forneron (supplente Mirella Codino) e alla Conferenza distrettuale Faola Genre Morero, Elvina GardioI e Mirella Godino.
• Il Signore ha chiamato a sé Fiero Ribet, Aristide
Romano, Ida Godino e Alina Menusan. Certi della resurrezione in Cristo esprimiamo ancora alle famiglie la nostra
simpatia cristiana.
ANGROGNA — Nel cimitero di Roccavione, a pochi km da
Cuneo, si è tenuto il 18 maggio un servizio funebre diverso
dai soliti. È stata accompagnata alla sepoltura Maria Luigia
Bouissa, valdese originaria di Torre Pellice, deceduta a Roccavione a 91 anni presso una Casa per anziani, dove abitava
da alcuni anni con la figlia e il genero. Poiché un altro figlio,
Umberto Gaydou, membro della nostra comunità, ha chiesto
che fosse il pastore a presiedere il servizio funebre, per la
prima volta si è avuto a Roccavione, davanti a una piccola
folla attenta e partecipe, un annunzio della resurrezione secondo la linea evangelica.
POMARETTO — La comunità si unisce alla gioia di Manrico
Refourn e Edi Ribet per la nascita di Simone. La sua vita sia
sin d’ora sempre vissuta sotto la protezione e la guida dello
Spirito del Signore.
PERRERO-MANIGLIA — Nel corso dell’ultima assemblea
sono stati eletti delegati alla Conferenza distrettuale Nicoletta Massel e Mitzi Menusan; deputato al Sinodo Aldo Massel. Si è inoltre proceduto all’elezione di un nuovo anziano
nella persona di Olga Refourn Ghigo.
MASSELLO — È stato eletto delegato alla Conferenza distrettuale Oscar Barai (supplente Daniela Libralon Pons).
LUSERNA SAN GIOVANNI — L’assemblea di chiesa, convocata domenica 23 maggio durante il culto, ha riconfermato
Alda Boldrin nell’incarico di anziano e ha eletto Tullio Parise nuovo membro del Concistoro.
TORRE PELLICE — L’assemblea di chiesa del 16 maggio ha
rieletto l’anziano Carlo Alberto Morel, e ha nominato quale
nuovo membro del Concistoro Claudia Armand-Hugon. Il
Signore benedica questi nostri fratelli nello svolgimento del
loro importante servizio.
• Gli auguri sinceri della comunità vanno a Aldo Gorlier e
Lucilla Armand-Hugon, che si sono uniti in matrimonio.
PINEROLO — Durante il culto di Pentecoste saranno ammessi
come membri comunicanti i catecumeni: Andrea Baldassa,
Sandro Baret, Elena Bonnet, Matteo Casagrande, Alessia
Fiorillo, Loredana Fraschia, Daniele Ghigo, Valentina
Griot, David Long, Claudio Micol, Claudia Ribet, Omar
Sigot. Voglia il Signore aiutare questi giovani a mantenere le
promesse che faranno quel giorno.
• L’Unione femminile organizza una vendita di dolci il giorno 30 maggio. Le offerte saranno devolute al restauro del nostro organo.
• Dopo aver ricevuto le Unioni femminili di Pomaretto e Villasecca e aver trascorso lietamente con loro alcune ore, la nostra Unione ha visitato il gruppo di Rorà. Siamo riconoscenti
a quelle sorelle per la loro accoglienza. Esse, dopo averci fatto riflettere sul problema della sofferenza con un accurato
studio tutto basato sulla Bibbia, ci hanno fatto vedere il loro
museo dopo una chiara spiegazione sui contenuti, e in seguito hanno proiettato delle diapositive sul loro paese, che sono
state accolte con grande interesse. Il tè ha chiuso la bella
giornata che ricorderemo a lungo.
6
PAG. 6 RIFORMA
Della
VENERDÌ 28 MAGGIO 1993
AVETE RICEVUTO
LO SPIRITO ?
PAOLO SBAFFI
\ vete ricevuto lo Spi^^x^rito quando avete
dichiarato la vostra fede?
Avete ricevuto lo Spirito
quando avete deciso di far
parte della comunità dei
credenti?
Lo hai ricevuto tu..., e
tu..., e tu...?».
Si racconta che all’inizio
di questo secolo, nella Facoltà di teologia di Basilea,
un professore di omiletica
(cioè del senso e dei criteri
tramite i quali è possibile
produrre una predicazione)
così apostrofasse una mattina, appena entrato in aula, i
suoi studenti futuri predica
se si procede all’accettazione di nuovi membri comunicanti o al loro battesimo
nello Spirito.
Una domanda bruciante
La domanda però è posta
anche a tutti noi che
forse pensiamo di avere già
risposto a suo tempo, mentre dovremmo essere in grado di rispondere a essa ogni
giorno e rispondere, ovviamente, con un gioioso e
consapevole «sì».
Sarà bene riflettere su alcune importanti considerazioni, prima di rispondere
«Or avvenne, mentre Apollo era a Corinto,
che Paolo, avendo traversato la parte alta del
paese, venne ad Efeso; e vi trovò alcuni discepoli , ai quali disse: Riceveste voi lo Spirito
Santo quando credeste? Ed essi a lui: Non abbiamo neppur sentito dire che ci sia lo Spirito
Santo. Ed egli disse loro: Di che battesimo siete
dunque stati battezzati? Ed essi risposero: Del
battesimo di Giovanni. E Paolo disse: Giovanni
battezzò col battesimo di ravvedimento, dicendo
al popolo che credesse in colui che veniva dopo
di lui, cioè, in Gesù. Udito questo, furon battezzati nel nome del Signor Gesù; e dopo che Paolo ebbe loro imposto le mani, lo Spirito Santo
scese su loro, e parlavano in altre lingue, e profetizzavano».
(Atti 19, 1-6)
«Or voi non siete nella carne ma nello spirito,
se pur lo Spirito di Dio abita in voi; ma se uno
non ha lo Spirito di Cristo, egli non è di lui. E
se Cristo è in voi, ben è il corpo morto a cagion
del peccato; ma lo spirito è vita a cagion della
giustizia. E se lo Spirito di colui che ha risuscitato Gesù dai morti abita in voi. Colui che ha
risuscitato Gesù dai morti vivificherà anche i
vostri corpi mortali per mezzo del suo Spirito
che abita in voi».
(Romani 8, 9-11)
tori dell’Evangelo.
Si dice, inoltre, che uno
studente abbia risposto che
pensava di sì; un altro che
10 sperava ardentemente; un
terzo che non aveva capito
la domanda; un quarto che
non ci aveva mai pensato.
A questo punto pare che
11 professore abbia aperto la
sua Bibbia e abbia letto
queste parole di Paolo ai
Romani: «Se uno non ha lo
Spirito di Cristo, non gli
appartiene » (Romani 8,
9b). Ovvero: se uno non è
passato attraverso il vero e
sufficiente battesimo di Cristo, non gli appartiene.
La domanda è quanto mai
centrale e bruciante per la
chiesa di ogni tempo e generazione. È quanto mai
pertinente in questo giorno
di Pentecoste 1993, mentre
in alcune delle nostre chie
ancora una volta, oggi.
1) il testo di Atti 19 afferma che i «discepoli» di Efeso avevano ricevuto il battesimo di Giovanni. Essi
vengono quindi ri-battezzati nel nome di Gesù e ricevono lo Spirito Santo quando Paolo impone loro le
mani.
2) in un testo precedente
nel libro degli Atti alcuni
samaritani erano stati battezzati nel nome del Signore Gesù, eppure lo Spirito
Santo non era ancora disceso su di loro. Solo «quando
imposero loro le mani, essi
ricevettero lo Spirito Santo» (Atti 8, 17).
3) sempre stando al libro
degli Atti, è l’imposizione
delle mani che produce la
guarigione dell’apostolo
Paolo dalla cecità che
l’aveva colpito al momento
dell’apparizione del Signore risuscitato. È successivamente che viene battezzato
(Atti 9, 18), e il testo fa
supporre che lo Spirito sia
venuto su di lui con il battesimo.
4) il libro degli Atti afferma a tutte lettere che i segni
dell’appartenenza a Cristo,
ovvero quelli dell’aver ricevuto lo Spirito Santo, devono essere evidenti (appariscenti) soprattutto in tre
modi:
a) la parola della testimonianza della propria appartenenza al Signore Gesù
Cristo, anche di fronte alla
persecuzione.
b) la vita nuova, cioè la
pratica dell’amore come risposta alla signoria unica di
Gesù Cristo sulla vita e sul
mondo (quindi anche nei
rapporti sociali e nell’etica).
c) la partecipazione impegnata e sensibile alla vita e
alla comunità dei credenti.
La vita nuova
Avere ricevuto lo Spirito
di Cristo, inoltre, si
manifesta sempre nella
gioia della fede. In ogni caso un credente dovrebbe essere capace di dire se ha ricevuto lo Spirito Santo oppure se non ne ha ancora
sentito parlare. Lo Spirito
può anche venire molto
dolcemente e senza manifestazioni vistose, ma i suoi
effetti devono pur sempre
essere determinanti nelle
espressioni quotidiane della
vita di ciascuno.
5) il collegamento neotestamentario tra fede e Spirito Santo porrà sempre dei
problemi a una chiesa che
pratica anche il battesimo
dei bambini.
Fede e Spirito Santo
Luca dice che lo Spirito
è innanzitutto la forza
che dà la possibilità a chi
già crede, a chi è già obbediente a Dio, di perseverare
nella fede in tutte le situazioni della sua vita. Questo
deve essere sottolineato
nella decisione che il battezzato deve prendere, e deve essere riaffermato da chi
testimonia pubblicamente
la propria fede.
6) se lo Spirito dona, come dice Paolo, la disponibilità iniziale verso Gesù e
l’interesse per la sua Parola,
prima che l’uomo compia
qualsiasi atto di fede in
Dio, si deve arguire che anche il battesimo dei bambini è un segno dell’amore di
quel Dio che posa la sua
mano sulle persone molto
prima che esse si decidano
per lui. Il pericolo, in questo caso, consiste nel fatto
che esso può essere inteso
come un rito sacro, quasi
magico, un antidoto contro
il male e il peccato, mentre
esso affida gravi responsabilità ai genitori e alla comunità che effettua il battesimo.
7) così il pericolo del battesimo degli adulti consiste
nel fatto che il credente rischia di considerare la propria decisione per Dio (la
quale può anch’essa dipendere molto semplicemente
da ossequio alla tradizione
familiare o da pressioni psicologiche di ogni genere)
più importante del dono di
Dio che viene significato
nel battesimo.
L'impegno personale
All’epoca apostolica venivano battezzate famiglie intere. Oggi, in tempi in cui essere cristiani esige sempre di più l’impegno
personale, occorre vigilare
affinché il battesimo non sia
trattato semplicemente come un’occasione di presentazione religiosa dei propri
figli o come un’ostentazione della propria religiosità.
È necessario che esso sia il
segno della decisione per
Cristo e per la sua comunità.
8) ultima, breve, considerazione. Nello Spirito è Dio
stesso che viene a parlare
con noi. Quando si parla
dello Spirito nel Nuovo Testamento, si vuole sottolineare l’opera di Dio nell’
uomo, che consiste tutta
nella sua rivelazione in Gesù Cristo.
La forza dello Spirito
La fede nell’azione dello
Spirito nasce solo tramite la presenza di Gesù
Cristo, il Signore. È lui che
si rivolge alla persona umana, la chiama al ravvedi
mento e alla conversione
attraverso la predicazione.
Lo Spirito è la forza che
trasforma il credente da pavido fruitore della religione
in attento testimone dellEvangelo di Gesù Cristo. Chi
volesse sapere se ha lo Spirito Santo, si chieda quanto
tempo dedica alla testimonianza del Regno di Dio
che è presente fra noi in
Gesù Cristo, e si chieda se
approfitta sempre delle occasioni che gli si presentano per farlo... La risposta
dobbiamo darla noi.
Ci dia lo Spirito del Signore di non eludere la domanda e soprattutto di poter rispondere affermativamente.
Perché lo spirito operi in noi tutti
O Dio, noi siamo battezzati nel tuo
spirito,
la sua forza è venuta su di noi.
Il tuo spirito santo può condurci
fino alle estremità del mondo.
Fa’ che non ci chiudiamo
nel timore o nell’indifferenza
e che non spegniamo in noi questo
fuoco.
Dispiega in noi la sua forza,
e noi andremo
dove egli ci manda
a rinnovare questa terra.
Dio, sempre avviene
che degli uomini si comprendano,
se tu diffondi su di loro il tuo Spirito.
Fallo discendere su di noi,
tua chiesa di oggi,
e riempi della tua forza
le nostre parole impotenti.
Metti sulle nostre labbra un nuovo
linguaggio;
che il mondo si comprenda in esso,
che gli uomini di oggi
imparino nella loro lingua
il tuo messaggio di liberazione.
Dio, anche riuniti dinanzi a te,
noi restiamo stranieri l'uno all’altro.
Cerchiamo di parlare il medesimo
linguaggio
ma siamo pieni di noi stessi
e il nostro pensiero è lontano
dal fratello che ci sta accanto.
Che la tua parola abiti
abbondantemente in noi.
Che possiamo parlare tra di noi
il linguaggio del tuo Spirito
e che ci raccolga la tua forza
che agisce in noi tutti.
F. Cromphout
(tratto da In attesa del mattino, della Cevaa,
1991)
7
Spedizione in abb. post. Gr 1! A/70
In caso di mancato recapito rispedire .a
CASELUK POSTALE 10066
TORRE PELLICE
Fondato nel 1848
E
Delle "^lli ¥ildesi
venerdì 28 MAGGIO 1993
ANNO 129 - N. 21
LIRE 1200
Le Comunità montane e i Comuni sono chiamati a decisioni di responsabilità
Eacqua: un bene strategico per il quale
si sta avvicinando un momento di scelte
In tutto il Pinerolese situazione di disagio
La famiglia «X» cerca
casa (e non la trova)
GINO LUSSO
L9 acqua è, allo stesso tempo, componente fondamentaie degli elementi territoriali e strumento per modifi■ carne sostanzialmente l’organizzazione.
Questa relazione vale in maniera particolare per la regione
piemontese dove le Alpi costituiscono naturale riserva di acqua, facilmente utilizzabile da
una pianura che ha concretizzato in una vera e propria
«pretesa» quella dell’utilizzo
di questa risorsa. Anche il fatto
che lo sviluppo economico abbia nel tempo privilegiato le
aree di pianura, ha fatto sì che
proprio nelle zone contigue a
quelle montane si siano concentrati uomini, risorse e capitali.
Le acque delle valli di Lanzo
sono state portate all’acquedotto di Torino, l’energia elettrica
dell’Aem viene, per buona parte, dai bacini della valle dell’
Orco e di Susa, l’accumulazione legata al primo decollo industriale piemontese ha consistenti debiti verso le basse valli
Penice, Chisone, Susa, Lanzo,
Orco ecc. Non intendiamo comunque qui ricordare i debiti
che la pianura ha verso la
montagna oppure ravvivare
istanze autonomiste isolazioniste quanto piuttosto riflettere
su uno dei momenti nodali dello sviluppo dell’Alpe piemontese occidentale. E che sul problerha «acqua» il momento
delle scelte si stia avvicinando,
non paiono esserci dubbi; troppi sono i segnali di pericolo
che si stanno assommando.
Per quanto riguarda l’uso
idropotabile basta ricordare la
proposta di legge Galli, che
torna indirettamente d’attualità, anche grazie all’art. 21 del
decreto legge sugli investimenti, nonché il piano direttore regionale della regione Piemonte
per l’approvvigionamento
idropotabile e l’uso integrato
delle risorse idriche. Per quanto riguarda invece la produzione idroelettrica troppo numerosi sono i progetti che i grandi
enti produttori stanno elaborando a ritmo visibilmente veloce. I problemi non stanno comunque nell’utilizzo globale
«tecnico e spaziale» dell’acqua, quanto piuttosto nelle modalità di questo utilizzo e nelle
destinazioni degli eventuali
proventi ricavabili.
E del tutto pacifico che, se lo
t Al LETTORI
Mistero alle Poste
Per ragioni ette cl sono tuRo»
¡ignote tutta la spedizione del numero 19 de «Lieo delle valli» del
14 maggio è riirasta «ibernata» In
qittiche meandro dell’Ufficio centrale delle Poste di Torino per
ben quattro giorni.
" Deploriamo t'accaduto e, benché Incolpevoli, ci scusiamo con
1 Con l’ocasion» rlvo^iamo un
doveroso ringraziamento a tutti
gU operatori postali delle Valli e
(U Pineit^ che mai ci hrnino fatto
te toro {»«dosa e ptm-"^
Mtecotite)«aitetie.
;—_________________________
La risorsa acqua richiede sceite ocuiate. Ponte in pietra in vai d’Angrogna
scenario che si dovesse realizzare fosse quello che vede i
grandi enti elettrici imporre le
megastrutture e per altri versi
si configurasse l’obiettivo misero misero di prendere acqua
dalla montagna per portarla alla pianura, allora saremmo veramente di fronte alla ennesima débàcle della montagna.
Queste soluzioni, a livello di
analisi territoriali, si configurerebbero come un banale salto
all’indietro, mancante di ogni
razionalità scientifica. Vorrebbe dire che si dà per scontato
che le fonti idropotabili di pianura sono state totalmente e
definitivamente degradate e si
va a prendere acqua dove è ancora disponibile, così identicamente si ripresentano progetti
idroelettrici ampiamente sorpassati sotto il profilo tecnico.
La montagna ne subirebbe soltanto turbative ambientali unite alla perdita di controllo
dell’unica vera risorsa economicamente sfruttabile. Si tratterebbe di un colpo mortale
per una prospettiva di sviluppo
equilibrato del territorio regionale. Come affrontare, allora,
la situazione?
È tempo che ogni attore territoriale assuma le sue responsabilità, senza limitarsi ad accusare gli altri di cattivo
comportamento.
È cioè tempo che i Comuni e
le Comunità montane non si limitino ad approvare delibere e
mozioni di censura del comportamento di altri organi ma
che si addivenga a un diverso
sviluppo. E tempo che i Comuni e i loro organi tecnici
escano dallo stato di fatalistico
torpore e, utilizzando le norme
di legge a disposizione, prendano realmente in mano il loro
sviluppo, assumendo parte attiva nella progettazione di utilizzi coordinati della risorsa acqua. A tal proposito basti, ad
esempio, tener presente che i
soli Comuni di Bobbio e Villar
Pellice sono titolari di concessione per utilizzo di acque irrigue di ben 1.077 litri al secondo.
Questa è l’unica strada percorribile se vogliamo che si
raggiungano contemporaneamente tre obiettivi: utilizzo
dell’acqua e produzione di risorse a vantaggio della montagna; salvaguardia e rigida tutela dell’ambiente; controllo del
territorio e delle risorse da parte delle comunità che abitano e
vivono l’alpe.
CARMELINA MAURIZIO
Che cosa succede a chi in
questo periodo si mette a
cercar casa in vai Pellice e nel
Pinerolese? Per rispondere a
questa domanda abbiamo provato a cercare casa per un’immaginaria famiglia di quattro
persone, due adulti e due bambini, partendo da alcune agenzie immobiliari della zona. La
situazione che è emersa non è
affatto confortante: innanzitutto per la «famiglia X» abbiamo
cercato un alloggio da affittare
e la risposta più o meno
uniforme degli agenti immobiliari è stata negativa. Da Pinerolo (centro e periferia) a Perosa Argentina, da Torre Pellice
a Lusema San Giovanni alloggi in affitto ce ne sono pochissimi, vanno presto a ruba e chi
ne avesse proprio bisogno dovrebbe essere disposto ad attese più o meno lunghe, sperando che prima o poi l’occasioni
salti fuori. La strada più realistica da percorrere è quella di
lasciare i propri dati a un’agenzia e dichiarare anche quanto
si è disposti a pagare di affitto.
Gli affitti per un alloggio di
80-90 metri quadri varia infatti
dalle 400 mila alle 700 mila lire mensili, sia in base al tipo di
alloggio (nuovo, ristrutturato,
in condominio, ecc.) sia in parte in riferimento al luogo. Tanto per fare un esempio: a Pinerolo centro e periferia gli affitti
sono leggermente più cari rispetto a quelli chiesti in vai
Chisone, così come una seppur
lieve differenza esiste fra Luserna San Giovanni e Torre
Pellice, dove mediamente si
spende fino a 100-150 mila lire
in più per il medesimo tipo di
alloggio. Si può comunque affermare, in base alle informa
zioni fomite dalle agenzie immobiliari consultate, che potendo disporre di circa mezzo
milione al mese per l’affitto è
più facile trovar casa ovunque.
Va anche detto che sia a Pinerolo che nei centri più piccoli c’è una tendenza che promette qualcosa in più: sono infatti sempre più numerose le
imprese e le agenzie immobiliari che vanno ad investire
nella ristrutturazione di vecchi
alloggi destinati alla compravendita 0 anche all’affitto.
In senso negativo va invece
interpretato un altro tipo di
tendenza, maggiormente diffusa nel Pinerolese, per cui si
cerca di affittare alloggi per
periodi troppo lunghi, chiedendo aU’inquilino come garanzia
che non prenda la residenza.
Ritornando alla nostra «famiglia X» abbiamo poi provato a vedere cosa succede se in
caso di assoluto bisogno e di
totale mancanza di prospettive
di affitto si voglia tentare l’acquisto della casa.
Qui, nei centri piccoli come
nei più grandi, al centro o in
periferia, le cose vanno decisamente meglio. Il mercato della
compravendita, come ci assicurano gli agenti immobiliari
consultati, è piuttosto attivo
anche se le differenze fra una
località e l’altra aumentano notevolmente. Facciamo un
esempio: si va dai 2-2,5 milioni al metro quadro per un alloggio nuovo e recente a Pinerolo agli 1-1,5 di Lusema, ai 2
milioni di Torre Pellice e Bricherasio. Se si parla poi di alloggi più vecchi e non ristrutturati, anche se l’offerta è scarsa in tutta la zona, i prezzi si
abbassano un po’: 1-1,5 a Torre Pellice e Pinerolo, circa 1
milione in vai Chisone.
Manifattura di Perosa: il lavoro riprende ma non sono stati ritirati i licenziamenti delle due dipendenti
Riaperti i cancelli, restano ancora aperti "
________MAURO MEYTRE_________
Mercoledì 19 maggio sono
stati riaperti i cancelli
della Manifattura di Perosa: si
è sulla direttiva d’arrivo per un
accordo tra le parti.
Il Consiglio di fabbrica riferisce che è giunto alla definizione del calendario annuo, il
punto su cui erano iniziate le
agitazioni dei lavoratori.
L’azienda si è anche impegnata a versare i contributi per
il riconoscimento dell’anzianità di servizio riguardante il
periodo di serrata dell’azienda.
Non sono stati ritirati i licenziamenti delle due lavoratrici,
pertanto i sindacati si sono impegnati ad agire per via legale
e confidano in una sentenza
che le reintegri al loro posto di
lavoro.
Dalle impressioni raccolte
tra gli operai si è cercato di capire quali siano stati i vari atteggiamenti degli attori coinvolti nella lotta dei giorni scorsi. Sicuramente il sindacato è il
soggetto più discusso, le operaie gli riconoscono grandi
proclami, dichiarazioni di impegni, ma nei fatti neanche
un’assemblea in altre realtà lavorative per far conoscere il
problema della Manifattura.
C’è stata molta attenzione da
parte sindacale a non mettere
in discussione l’accordo di novembre dello scorso anno che
decurtava gli stipendi, e che
avrà validità fino al novembre
prossimo.
Il problema dei licenziamenti, per quanto riguarda la proprietà, è stato-posto come arma
di baratto: il ritiro dei licenziamenti in cambio del ritiro della
causa promossa da 84 operaie
sul taglio del salario. La non
volontà di ridiscutere l’accordo
in causa vede posizioni diverse
fra le operaie: c’è chi, privilegiando una concezione di «solidarietà a tutti i costi», avrebbe accettato, e chi ritiene il baratto un cedimento, anche se
tutte ritengono un ricatto la
proposta padronale.
Si sa poco dell’agire degli
enti pubblici, che come al solito si muovono in sordina: un
solo ordine del giorno del Comune di Perosa e la dichiarazione di Storero, sindaco di
Villar Perosa, sul diritto delle
istituzioni di conoscere le intenzioni delle aziende nel quadro della programmazione istituzionale dello sviluppo economico del territorio. Sorge il
dubbio che i politici locali non
abbiano la volontà di interrogarsi sui propri metodi e le iniziative svolte in passato rispetto all’occupazione.
«Vogliamo cogliere gli
aspetti positivi - dice Rostain
del Consiglio di fabbrica - notiamo dal rientro in fabbrica
una maggiore solidarietà fra i
lavoratori, continuiamo a interessarci dei licenziati, lavoriamo per sviluppare contatti sempre più stretti con altre realtà di
fabbrica e ringraziamo come
operai per la solidarietà dimostrata da tutta la popolazione
della valle durante la lotta».
- Dacci oggi il nostro parie quotidiano
La vicenda della Manifattura ha coinvolto anche le chiese:
pubblichiamo il testo di questa presa di posizione ecumenica.
• Le comunità cristiane chiedono ogni giorno a Dio il pane
nella stessa preghiera, insegnata da Gesù, in cui domandano,
tra le altre cose, anche che venga il Regno di Dio. E mentre
pregano «dacci oggi il nostro pane» si sentono solidali con
tutta r umanità che ha bisogno ogni giorno del cibo e degli altri beni necessari alla vita quotidiana.
Per questo vedono con preoccupazione che la situazione
del nostro paese e le scelte di un’economia poco preoccupata
del pane per tutti rappresentano oggi, di fatto, una minaccia a
questo stesso pane.
Partecipano, pertanto, con solidarietà a tutte le iniziative
volte a ottenere, anche nelle valli Chisone e Germanasca, la
conservazione dei posti di lavoro e un trattamento dignitoso
delie lavoratrici e dei lavoratori (Manifattura di Perosa, Filseta, Tecnomaiera ecc.). Esprimono il loro appoggio a quanti
si adoperano perché la ste.<isa solidarietà possa esserci anche
tra i lavoratori stessi nei momenti di difficoltà e di tensione.
Auspicano una più umana e cristiana collaborazione tra le
parti. ,, ,
Esprimono l'intenzione di proseguire nei mesi prossimi la
riflessione sui problemi del lavoro e dell’economia, perché le
espressioni di solidarietà si riempiemo di contenuti più precisi
e di eventuali iniziative appropriate. v< •
11 Consiglio pastorale dellà'lHuroGchia <K S. CeiUisitTdi mc$a Argentina - L’Assemblea del III Ciraiito vaM«»e (20,21 mt^io 1993)
13135366
8
PAG. Il
L* Eco Delle A^lli Aàldesi
Un dibattito organizzato dal collettivo «Zero a zero» ha fatto il punto della situazione
Droga pesante a Pìnerolo: le conseguenze
sociali e i particolari provvedimenti giudiziari
La scuoletta Beckwith a Serre Malan
NUOVI POSTI TAPPA IN MONTAGNA — Da anni si lamenta la carenza, per non dire l’assenza, di posti tappa per
un escursionismo che sia alla porta di tutti e non soltanto
di chi ha una certa pratica di aJpinismo. Alcune iniziative
prese dai singoli Comuni della vai Pellice o dalla Comunità montana starmo per offrire un riparo e magari anche
Topportunità di pernottare ai turisti in due zone importanti
della valle. Ad Angrogna, nella borgata Serre Malan,
starmo per essere avviati lavori di ristrutturazione della
scuoletta (nella foto di Bruno Griglio). A Villar Pellice
l’amministrazione comunale ha dato avvio alla ristrutturazione di una baita all’alpeggio di Caugis; tale fabbricato,
una volta ristrutturato, potrà essere utilizzato come posto
tappa visto che è prevista la creazione di 8-10 posti letto,
oltre ad una piccola cucina e di servizi. I lavori sono iniziati e, entro l’estate, la strattura potrebbe essere usufruibile.
CALENDARIO SCOLASTICO — È in corso di definizione il calendario per l’anno scolastico ”93-94; in Piemonte le lezioni prenderanno il via mercoledì 15 settembre per concludersi l’8 giugno ’94. Le vacanze natalizie
saranno dal 23 dicembre al 5 germaio, quelle pasquali dal
31 marzo al 5 aprile.
TORRE PELLICE FIORITA — Dal 30 maggio al 29 agosto Torre Pellice si propone di cambiare il suo look con il
concorso di balconi, giardini e punti commerciali fioriti.
Al concorso possono partecipare tutti, sia residenti che
villeggianti. Il vincitore sarà premiato durante la festa di
chiusura il 29 agosto e si aggiudicherà un viaggio
air«Origlia country club» di Lugano. Per l’apertura, il 30
maggio dalle 10 del mattino, le vie del paese accoglieranno una mostra di bonsai e di ceramiche, il mercatino biologico, un grappo di pittori ed il grappo di musica occitana «Folkolore».
SCAMBI GIOVANILI INTERNAZIONALI — Si ripropone quest’anno l’iniziativa già avviata in passato di
scambi intemazionali fra giovani organizzati nell’ambito
dell’attività di Spazio giovani della Comunità montana.
Quest’anno si prevedono due campi: il primo in Gran
Bretagna dal 2 al 13 agosto con giovani provenienti da
Germania, Spagna, Italia e Gran Bretagna. Il secondo prevede scambi trilaterali fra Francia, Italia e Irlanda e si
svolgerà dal 15 agosto al 7 settembre e prevede soggiorni
di una settimana in ognuno dei tre paesi con 15 partecipanti per nazione. Per ulteriori informazioni telefonare ai
numeri 953131; 900095; 909258.
GUIDE TURISTICHE — La giunta provinciale, modificando i termini per la prima sessione di esami per l’idoneità relativa alle professioni di guide turistiche, interprete
turistico e accompagnatore turistico che avrebbe dovuto
svolgersi fra aprile e maggio, ha indetto una sessione unica di esami, da svolgersi nel prossimo autunno. Le nuove
domande dovranno essere presentate entro il 31 agosto
all’assessorato alla Cultura, turismo e sport della Provincia di Torino, in via M. Vittoria. Restano comunque valide le domande già presentate; i moduli per nuove domande possono essere richiesti alle Apt o uffici turistici di
Torre Pellice, Pragelato, Prali, Cavour, Lusema S. Giovanni e Pinerolo.
LA SCUOLA MATERNA AVRÀ PIÙ SPAZIO — Se la
scuola italiana soffre in generale del calo demografico,
con conseguente concentrazione di classi e chiusura di
scuole nei piccoli centri, ci sono anche episodi di controtendenza. Ad Angrogna gli iscritti alla materna del prossimo anno saranno una decina e allora ecco che un grappo
di genitori dei futuri piccoli alunni ha chiesto, e ottenuto
grazie all’interessamento della direzione didattica e degli
insegnanti, di trasferire la scuola materna, attualmente
collocata in un’aula dell’ala più piccola degli edifici scolastici, in una sede più ampia e più comoda per i circa 15
bambini che frequenteranno la materna a partire dal pros
- simo settembre. Così i piccoli alunni avranno non solo
un’aula più spaziosa, ma anche la possibilità di avere un
contatto più diretto e ravvicinato con la scuola elementare
visto che le aule saranno fianco a fianco.
A Pinerolo la droga non è
purtroppo una presenza
marginale; da questa consapevolezza è nato il dibattito che
il collettivo «Zero a zero» ha
proposto venerdì 21 maggio
nella sala del Centro sociale di
Pinerolo. Dai dati raccolti dai
giovani del collettivo, nella
sola Pinerolo un giovane su
dieci fa uso di droghe pesanti:
principalmente cocaina e eroina, dunque, che arrivano dal
fornito mercato torinese e soprattutto dalla piazza di Nichelino, e che vengono spacciate non tanto nei locali pubblici, come in passato, ma
piuttosto nelle strade o direttamente a casa dello spacciatore.
I problemi legati a questa piaga, a Pinerolo, sono simili a
quelli di tante altre città più
grandi: prostituzione, ultimamente non solo femminile,
emergenza sanitaria, assistenza alle famiglie. Senza dimenticare, puntualizzano i ra
gazzi di «Zero a zero», che la
droga porta all’annichilimento
della volontà e a un conseguente totale disimpegno del
tossicodipendente con un danno, oltre che personale, anche
sociale.
Un dato interessante è che la
gestione del processo penale
nei confronti dei tossicodipendenti non è uguale ovunque: le
condanne emesse dal tribunale
di Pinerolo sono normalmente
più pesanti, anche nel numero
di anni di carcere ritenuti necessari, rispetto al tribunale di
Torino, che spesso ridimensiona la portata delle pene in sede
d’appello. «Questa differenza
- spiega l’avvocato Palumbo è dovuta alle diversa portata
che il problema droga ha a Pinerolo rispetto alla grande
città, dove è più massificata la
diffusione di sostanze stupefacenti e il fenomeno del piccolo
spaccio è ritenuto comunque
marginale. Per la stessa ragio
ne in passato nei tribunali di
provincia si sono avute molte
più sentenze di condanna per i
possessori della dose media
giornaliera, che sono poi stati
riconosciuti non punibili in secondo grado».
In base ai numeri, nei processi per stupefacenti su 1342
sentenze il 60 % riguardava
casi di eroina, il 35,5% hascisc, solo il 4,5% cocaina., considerata la «droga d’élite» per
il suo costo elevato.
Quanto al carcere di Pinerolo, senza entrare nel merito
dell’opportunità della detenzione carceraria nei casi di
droga, non sfugge al problema
del sovraffollamento: attualmente ospita una cinquantina di tossicodipendenti, circa
venti più del previsto.
Renato Gaietto, del Servizio
tossicodipendenze dell’Ussl
44, ha fatto notare come la dipendenza da alcol e da psicofarmaci sia molto più rilevante
che quella portata dal consumo di eroina, così come l’incidenza sociale della dipendenza
dall’alcol è più pesante rispetto a quella dell’eroina.
Nell’89, ricorda Gaietto, ci
sono stati 11 inserimenti di ragazzi in comunità, per una
spesa di 100 milioni e 800 mila, nel ’90 12 inserimenti con
un costo di 125 milioni, nel
’91 altri 16 per 155 milioni e
600 mila, nel ’92 20 nuovi ingressi per una spesa di 200
milioni. «Solo un terzo dei
tossicodipendenti di Pinerolo
si rivolge al nostro servizio dice Gaietto - la fascia di età
più colpita è quella dai 22 ai
25 anni, anche se in questi ultimi 2 anni è diminuito il numero di ragazze che fa uso di
droghe. I casi presi in cura dal
servizio sono aumentati
sensibilmente nel ’91 con la
l’ultima legge: si è infatti passati dai 6 casi del ’90 agli 11
del ’92».
La situazione abitativa a Pinerolo
I «patti in deroga»
in aiuto agli inquilini?
Il problema casa sta assumendo dimensioni non
più sopportabili anche in Pinerolo; sono alcune centinaia
gli sfratti in via di esecuzione, altri ne sono previsti per
quest’anno. In alcuni casi le
nuove costruzioni di edilizia
popolare faticano ad andare
avanti, in altri gli strumenti
urbanistici devono ancora essere definiti meglio; in molti
dei nostri centri esiste poi un
ricco patrimonio di case vecchie, spesso malsane, che necessiterebbe di interventi di
ristrutturazione. Nel 1992,
intanto, sono entrati in vigore i cosiddetti «patti in deroga» che dovrebbero aver introdotto alcune novità nei
rapporti tra proprietà e cittadini locatori.
Se ne è parlato venerdì
scorso a Pinerolo nel corso
di un dibattito che ha visto
confrontarsi rappresentanti di
sindacati inquilini, piccoli
proprietari di case, agenti
immobiliari.
L’analisi condotta dall’avvocato Pesando ha rilevato
come lo stato, incapace di affrontare la situazione delle
locazioni e più in generale
della casa, abbia deciso di rimettere ai cittadini (proprietà
o inquilini) le decisioni.
Patti in deroga a che cosa?
Deroga dall’equo canone;
ma solo per le nuove costruzioni, al massimo per le ristrutturazioni; si può trovare
un accordo fra proprietà e inquilini che, sulla base di un
presunto libero mercato, consenta maggiori entrate ai proprietari.
Ma è davvero così? si è
chiesto l’avv. Pesando. In
realtà non vengono semplificati i meccanismi con cui si
possa tornare ad avere la disponibilità del proprio alloggio in tempi più rapidi che
con l’equo canone. Solo alle
grandi agenzie di proprietari
può convenire lasciare in affitto le case, per un periodo
non particolarmente breve,
con l’impossibilità di entrarne in possesso rapidamente e ricevendone in cambio un reddito più elevato.
In realtà, hanno detto i rappresentanti dei sindacati inquilini, coi patti in deroga si
hanno affitti più alti e periodi
di affitto più brevi; le fasce
più deboli non potranno usufruire dei patti in deroga e rischieranno seriamente lo
sfratto. Occorrerà allora trovare dei meccanismi che fungano da ammortizzatori sociali; i Comuni potrebbero
creare, magari attingendo
dairici, dei fondi a favore
dei cittadini in difficoltà consentendo loro di pagare gli
affitti dovuti secondo il mercato.
Oggi, i valori dettati dall’
equo canone sono addirittura
più alti che quelli del valore
reale degli alloggi; la fascia
delle famiglie che abitano in
affìtto (circa il 30% della popolazione) va ovviamente ricercata fra i lavoratori dipendenti e fra i meno abbienti. È
possibile pensare a ridurre in
qualche modo le tassazioni
sulla casa, almeno per quelle
di residenza e in generale per
i piccoli proprietari? Viceversa avrà ancora, il «mattone», un mercato e un futuro?
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Ferrovie: in vigore l'orario estivo
Più treni di giorno^
nessuno per la notte
Dal 23 maggio sono entrati
in vigore i nuovi orari ferroviari e, per la prima volta,
non si assiste semplicemente
a un «aggiustamento».
«Abbiamo condotto una attenta analisi sulle corse e sul
numero di utenti - ha detto il
responsabile del traffico locale, ing. Maurizio Diurni - e
abbiamo concluso di dover
potenziare i collegamenti in
determinate fasce orarie rinunciando ad altre. Con le
nuove offerte sarà possibile
aumentare il numero di utenti
e quindi ridurre i deficit».
11 prolungamento della corsa in partenza da Porta Susa
alle 17,15 fino a Torre Pellice
consentirà di arrivare in valle
anziché fermarsi a Pinerolo
Alcune corse notturne saltano; si potrà arrivare a Torre
Pellice, col pullman sostitutivo, al massimo alle 0,6 par
tendo da Pinerolo alle 23,36
con coincidenza col treno in
arrivo da Torino; ma nei giorni festivi, dal 6 giugno al 28
agosto, mancherà anche l’autobus, per cui si dovrà arrivare in vai Pellice, secondo le
Fs, al massimo alle 23,05.
In compenso, le ferrovie
non paiono intenzionate a
sospendere le corse nel mese
di agosto, come era accaduto
frequentemente in passato, e
sono state eliminate le lunghe
soste a Pinerolo per il treno
della sera, in partenza da Torre alle 17,58. In realtà, dovendo esso incrociare dei convogli in salita, le fermate tecniche saranno sì più brevi ma
anche spostate, in parte, ad
Airasca. Infine sono confermati i punti di vendita a terra
dei biglietti presso il bar stazione di Torre Pellice e presso la Pro Loco di Lusema.
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9
V/F.NERDÌ 28 MAGGIO 1993
5 E Eco DELLE ’lÀLLI AÂLDESI
PAG. Ili
Torre Pellice - Luserna S. Giovanni: incontro tra Giorgina Levi e la scuola professionale
Nei momenti di crisi economica riaffiora il
pericolo latente di razzismo e antisemitismo
EHBERTO LO BUE_______
L9 istituto «Leon Battista
Alberti» di Luserna San
Giovanni ha organizzato per
le alunne della scuola professionale di Torre Pellice ad
esso aggregata un incontro
con la prof. Giorgina Levi,
pubblicista, già insegnante al
liceo «Vincenzo Gioberti» di
Torino. Consigliere comunale
a Torino (1956-1964) e deputata al Parlamento (19631972) nelle liste del Partito
comunista italiano, esperta dei
problemi della scuola. Si è
laureata con una tesi sulla storia degli ebrei in Piemonte, a
cui hanno attinto tutti coloro
che in seguito hanno scritto
sull’argomento, ed è autrice di
numerosi libri.
La scuola professionale di
Torre Pellice è la trentanovesima e penultima scuola secondaria piemontese in cui la
prof. Levi si è recata nel corso
dell’anno scolastico ’92-93
per parlare su un tema sempre
attuale: il razzismo come manifestazione dell’intolleranza
verso il diverso. L’incontro,
avvenuto al cinema Trento, è
stato inserito nel calendario
delle manifestazioni culturali
della Festa dello sport, promossa dalla società 3S all’insegna dello slogan: «Sviluppiamo lo sport per stringere
l’amicizia fra le genti».
L’intervento della prof. Levi è stato preceduto dalla
proiezione di un audiovisivo
di circa quindici minuti, centrato sulla condizione dei
bambini nel ghetto di Varsavia. Dopo aver chiarito che il
concetto nazionalsocialista di
«ghetto» era quello di «riserva» in cui gli ebrei venivano
«conservati» in attesa di essere eliminati nei campi di sterminio, la prof. Levi ha ricor
dato che è in corso, in Italia e
in tutta Europa, una mobilitazione contro il razzismo come
reazione a episodi di intolleranza razziale, e ha spiegato
che il razzismo è un fenomeno latente, che riaffiora
particolarmente in momenti di
crisi economica, quando i «diversi» vengono scelti come
capri espiatori dalle classi dominanti, desiderose di impadronirsi delle loro ricchezze o
di distrarre l’attenzione pubblica da problemi sociali che
non sono in grado di risolvere.
Fino a tempi relativamente
recenti le minoranze più importanti in Europa, fatta eccezione per l’Inghilterra che
ospitava minoranze provenienti dalle ex colonie, erano
costituite da gruppi di ebrei.
L’antisemitismo, ha ricordato
la prof. Levi, ha radici antiche
in Europa, e fu incoraggiato
dalla Chiesa cattolica la quale,
considerando gli ebrei come
deicidi, incoraggiò i governi a
promuovere legislazioni che
impedivano agli ebrei di possedere terre e di esercitare un
gran numero di attività tranne
l’usura, proibita ai cristiani.
Esortando il suo giovane
pubblico a lottare contro il
razzismo e a rifiutare il concetto stesso di «razza», la
prof. Levi ha spiegato che il
razzismo, in quanto intolleranza verso il diverso, alberga
nelle pieghe più recondite
dell’animo umano. Rievocando il suo esilio in Bolivia, ha
ricordato di avere essa stessa
inizialmente stentato a capire
il mondo degli indios, tradizionalmente considerati come
sporchi e bugiardi, e di avere
imparato solo in un secondo
tempo ad apprezzarne la fierezza e la particolare cultura.
Al pari di altre forme di razzismo, l’antisemitismo obbedisce a sottili meccanismi
psicologici, oggi ben studiati
e conosciuti, per i quali il rifiuto di credere all’enormità
del massacro dei tedeschi nella seconda guerra mondiale
spinge le cattive coscienze ad
accusare gli ebrei di commettere oggi gli stessi crimini
ai danni degli arabi palestinesi.
Ricordando che il razzismo
nei confronti dei meridionali
era comune in Piemonte durante gli anni Sessanta, la
prof. Levi ha esortato le sue
ascoltatrici a capire il retroterra delle persone appartenenti a razze diverse, dal lavavetri marocchino all’ambulante nigeriano, che provengono da paesi poveri, governati da regimi inetti e corrotti.
Questa comprensione è più
che mai indispensabile oggi,
visto che ci muoviamo in una
società multirazziale; non sarà
infatti possibile arrestare il fenomeno migratorio del Terzo
Mondo nei paesi industrializzati come il nostro. La scuola
oggi, in un regime democratico, può svolgere un importante ruolo nell’educare le nuove
generazioni alla comprensione
e all’accettazione del diverso.
Il Concistoro di Pinerolo esamina la situazione nel suo bollettino
Giovani e chiese: manca la convinzione
MARCO ROSTAN
Igiovani e le chiese: la
questione sollevata da
Tullio Parise sul n. 19
dell’Eco delle valli è una di
quelle su cui si riflette da parecchio in varie comunità,
anche se i reali cambiamenti
stentano a venire.
Il Concistoro di Pinerolo,
ad esempio, come apprendiamo dal «Vincolo» in distribuzione per Pentecoste, ha
studiato le cause della scarsa
frequenza dei giovani alle attività, le cause e i rimedi
(con interviste e ricerche).
Al di là di fatti comuni a
tutte le chiese «storiche»
dell’Europa occidentale (i
cambiamenti nella struttura
sociale, la presenza di tantissime alternative nel tempo libero, la minore sensibilità
verso la chiesa, il tradizionalismo di quest’ultima), Pinerolo ha constatato (per la fascia della scuola domenicalecatechismo) i seguenti pro
blemi: sono troppo poche e
sempre le stesse persone che
si occupano dell’insegnamento; la frequenza dipende
essenzialmente dalle famiglie, molti bambini vedono
questo momento come un
obbligo scolastico; i tentativi
di aggregazione sono stati
deludenti; le famiglie e i
bambini non sono disposti a
dedicare più di un’ora a settimana a scuola domenicale o
catechismo.
In genere quest’ultimo è
visto come la via necessaria
per «prendere la confermazione», quasi fosse un diploma.
Quanto- al fatto che la maggior parte dei confermati
sparisce dalla chiesa, sempre
il Concistoro di Pinerolo rileva che oltre alle troppe alternative esterne, non c’è abbastanza convinzione maturata negli anni precedenti e la
chiesa non fa proposte che
suscitino interesse e partecipazione.
Quali i rimedi da esplorare? Ridiscutere nella chiesa il
significato del catechismo, e
anche l’età della confermazione e le sue modalità; per i
più piccoli avvalersi di tecniche di animazione e di mezzi
audiovisivi più efficaci di
quanto è fatto oggi.
Per i già confermati proporre occasioni di aggregazione e di attività in cui i giovani si possano riconoscere
ma che allo stesso tempo siano «un’altra cosa» rispetto a
ciò che già hanno con gli
amici, la scuola, il tempo libero.
Il Concistoro intende proseguire con un questionario e
con interviste ai giovani anche a giugno.
Per sperare che le cose migliorino ci vogliono tre cose;
saper mettere in discussione
abitudini consolidate, disponibilità di altre persone oltre
a quelle solite già impegnate,
disponibilità di nuovi mezzi
tecnici.
Nelle Chiese Valdesi
torre PELLICE — Sabato 29 maggio, dalle ore 15, si
svolge un bazar con servizio buffet presso l’Esercito della
Salvezza (via Cavour 9).
ANGROGNA — Domenica 30 maggio la chiesa ringrazierà il
Signore per i suoi doni nel corso della giornata di fine attività, che avrà inizio alle ore 10,30 con culto di Santa Cena a
Pradeltomo. Seguirà l’agape presso la Rocciaglia.
Torre pellice — Domenica 30 maggio, alle ore 15,
presso la Casa unionista, si svolgerà un’assemblea di chiesa per discutere del patrimonio immobiliare e dei progetti di
sistemazione della Casa unionista.
Il via con l'arrivo della buona stagione
Lavori pubblici a Rorà
SILVIO TOURN
Con l’arrivo della primavera sono molte le opere
pubbliche in corso di svolgimento a Rorà. E in corso di
realizzazione la linea elettrica
per la zona che comprende il
parco montano, le frazioni
Peyret e Rumer; per non deturpare l’ambiente la maggior
parte dei cavi verranno collocati sotto terra.
Sempre in tema di elettrificazione, grazie a un contributo regionale, si stanno realizzando 17 punti luce su varie
strade, comprese alcune frazioni, oltre a cinque punti luce all’interno del campeggio
del parco montano.
Qui inoltre si stanno com
Da sinistra: il sottotenente Carlo Lefèvre, il sergente Guido Falca,
l’alpino Giovanni Melli di Bobbio con i bambini jugoslavi. In un incontro di «rievocazione» il pensiero è andato ai bambini che oggi
sono vittime della guerra nella ex Jugoslavia
Bobbio: un «no» alla guerra
Gli alpini ripensano a
Bosnia e Montenegro
piehdo lavori di ampliamento
in modo da poter ospitare anche un consistente numero di
roulotte e camper.
In tema di viabilità sono in
corso i lavori di ampliamento
del primo tratto della strada
per il parco montano e per
una variante alla strada verso
Pianprà; il tutto dovrebbe
rendere più agevole il transito
nella prossima stagione turistica.
Infine sta per avere inizio la
realizzazione di una stalla
con annesso fienile e abitazione in località Palà dove
esiste un alpeggio comunale;
questi lavori, possibili grazie
all’intervento regionale, dovrebbero terminare entro la
I fine dell’anno.
Una riunione di vecchi alpini, una bambola e i ricordi
di Bosnia e Montenegro,
confrontati con la tragedia di
oggi: è successo a Bobbio
Pellice domenica 9 maggio,
nell’incontro che si ripete
abitualmente ogni anno a
primavera, tra amici rimasti
legati da ormai lontane esperienze. Si rivedono valligiani
e astigiani che 50 anni fa
erano insieme nel battaglione Pinerolo, del 3° reggimento Alpini: 25°, 26°, e
27° compagnia.
Particolarmente commovente rincontro di quest’anno: a un certo punto l’ufficiale valdese, che allora fu
comandante di una di quelle
compagnie, ha tirato fuori
dallo zaino una vecchia
bambolina che aveva accompagnato i presenti nelle ore
dolorose e nei momenti di ricordo e di speranza di allora.
Si è messo allora a leggere
il racconto scritto per la nipotina, una favola vera, appunto «La bambola nello
zaino», dove si narra delle
nostre valli, della guerra e di
questo ricordo portafortuna,
la bambolina in costume valdese, consegnata dalle ragazze agli alpini in partenza,
nell’ultima riunione nella sala della chiesa, affidata al
comandante, che la tenne per
lunghi mesi nel suo zaino,
tra indumenti, viveri, bombe
e munizioni, tirandola fuori
negli scarsi momenti di pausa, alla sera, davanti alle tende.
Allora la bambola passava
di mano in mano: gli alpini
sorridevano guardandola,
pensavano alla mamma, alla
sorella, alla ragazza e
riprendevano un po’ di speranza (non possiamo pubblicare il testo integrale del racconto per motivi di spazio,
ma chi lo desideri può richiederlo in redazione).
Alla fine, tra ricordi e pensieri sull’oggi, è saltata fuori'
la fotografia che pubblichiamo: tre alpini, in un angolo
del Montenegro o della Bosnia, che circondano con affetto tre bambine vestite di
poveri stracci; sicuramente
le figlie di coloro che impugnavano le armi contro gli
alpini e che i nostri dovevano combattere.
Gli alpini presenti a Bobbio hanno detto: «Vorremmo
che questa fotografia giungesse laggiù, passasse nelle
mani di quanti si distruggono fra di loro, e li portasse a
meditare su quanto di orrendo stanno compiendo, vorremmo che fossero toccati
dal timido sorriso di questi
volti innocenti, così simili ai
tanti che oggi non possono
sorridere ma solo piangere e
gridare al mondo la loro disperazione». Per questo ci è
sembrato giusto pubblicarla
anche sull’Eco.
Geom OSVALDO MARTIRI
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PAG. IV
IE Eco Delle Yaui ¥ildesi «
VENERDÌ 28 MAGGIO I993
La sfilata inaugurale del trofeo Banca Crt - Festa dello sport
Luserna S. Giovanni: dodicesima edizione dell'iniziativa
La Festa dello sport si propone
di svolgere una funzione civile
Giunta alla dodicesima
edizione la Festa dello sport,
organizzata dal 3S Luserna,
assume quest’anno una dimensione di notevole respiro.
A parte le manifestazioni
sportive, pur importanti, vi
sono anche altri momenti importanti; lo scorso 19 maggio, all’istituto Alberti di
Torre Pellice, è intervenuta
la prof. Giorgina Levi, sul tema dell’intolleranza verso il
diverso.
Cantavalli
Bandalpina
a Pramollo
La prossima serata del
Cantavalli vedrà un cambio di
gruppo rispetto al programma;
a Pramollo, presso la pista coperta di Rue, si esibirà Bandalpina, formazione che comprende suonatori lombardi e
ticinesi fra cui alcuni componenti di Magàm, il gruppo
bergamasco in un primo tempo in programma e che ha sospeso temporaneamente l’attività.
Il repertorio si fonda sulle
musiche da ballo caratteristiche della zona, dalle danze di
carnevale di Bagolino a polche, valzer, scotis e marce
dell’area montana, con alcuni
esempi di canti locali.
Al concerto seguirà il solito appuntamento con il ballo
con musiche tradizionali occitane e francesi condotto questa volta da La Cantarana.
Ed è proprio sul fronte
della sensibilizzazione contro la diffidenza e l’avversione verso il diverso che si
muoveranno tutte le iniziative, ad iniziare dalla fiaccolata che nella sera di sabato 29
prenderà le mosse da S. Margherita di Torre Pellice, da
Luserna Alta e da San Giovanni, per confluire al campo
sportivo di Luserna dove si
svolgerà anche un concerto
di musica giovane con gruppi locali.
•y.--ri. ^, ,
Luserna S. Giovanni
Amicizia
granata
Per festeggiare i dieci anni
del Torino Club vai Pellice
«Ezio Loik», dal 31 maggio
al 13 giungo al campo sportivo si svolgerà il «1° trofeo
dell’amicizia granata».
Saranno sei le formazioni
in campo a contendersi il diritto di disputare la finale
prevista per domenica 13 alle
21: il Toro sede, il Torino
Club vai Pellice, il Granata
Club di Perosa, gli Artisti e
amici granata, il Pinerolo
granata «G. Ferrini» e il
gruppo Tnt Torino.Per ogni
giornata di gara (31 maggio,
2, 4, 10 giungo) si svolgeranno due gare, una alle 20 e
l’altra alle 22.
L’ingresso ai turni eliminatori sarà gratuito; per la finale è previsto un biglietto a
7.000 lire e l’introito verrà
devoluto all’Avo.
itraiioifia
yaipciiice
Località
CANTINE
CHIUSO IL GIOVEDÌ'
str. Pinerolo - Torre Pellice 97
tei. 0121/500218
AIRALI DI SAN SECONDO DI PINEROLO
Le attività sportive saranno concentrate sostanzialmente nelle giornate del 28,
29 e 30 maggio e vedranno
come ospite di lusso una rappresentativa di giovani della
Repubblica slovacca che restituirà la visita compiuta
l’anno scorso dai giovani di
Luserna.
Nelle tre giornate si disputeranno gare di ginnastica
artistica, pallavolo, atletica
leggera, tennis, calcio, pallamano.
Folk a Cavour
Rassegna
internazionale
Si svolgerà a Cavour, dal 4
al 6 giugno prossimi, il Primo
raduno folcloristico internazionale organizzato dal gruppo «I danzatori di Bram» di
Cavour in collaborazione con
la Pro Loco e il Comune; si
tratta, per la cittadina della
Rocca, la prima iniziativa di
questo rilievo, coinvolgendo
gruppi e persone provenienti
da varie nazionalità.
Parteciperanno alla manifestazione il gruppo «Irandyc»
della Repubblica autonoma
del Bashkortostan (Russia), il
gruppo «Cor del Alpes» dalla
Svizzera, il gruppo «Sbandieratori del rivass» di Pecette
Torinese, i «Dan9aires de
Coumboscuro» (musiche e
danze della Provenza alpina)
nonché i «Danzatori di Bram»
di Cavour. Gli spettacoli si
svolgeranno in piazza Solferino (Gerbido) con ingresso
gratuito.
Il programma precede la
presentazione dei gruppi e un
primo spettacolo venerdì 4 a
partire dalle 20,30; sabato, alle 21, fiaccolata ed esibizione
dei gruppi partecipanti. Domenica, dalle 15,30, sfilata
per le vie del paese ed esibizione dei gruppi. Durante le
manifestazioni sarà possibile
gustare anche prodotti tipici
locali.
L’Eco Delle Valli Valdesi
Via Pio V, 15-10125 Torino
Tei. 011/655278
Reg. Tribunale di Pinerolon. 175/60
Resp. Franco Giampicooli
Stampa: La Ghisleriana Mondovì
Spedizione in abb. post.; Gr 2A/70
PODISMO - Si è corsa domenica 23 maggio, a Val della
Torre, la 16° edizione della
marcia alpina valevole quest’
anno come prima delle tre
prove valide per il campionato
provinciale. Il percorso, di 10
km per 660 metri di dislivello,
consisteva nella salita alla
Madonna della bassa per poi
ridiscendere aH’arrivo su strade sterrate e sentieri molto insidiosi con molte pietre malferme (che hanno messo a dura prova le caviglie dei 129
concorrenti).
La vittoria è andata ancora a
Paolo Bessone del Giò 22 Rivera, seguito a poca distanza
da un ottimo Livio Barus
(Baudenasca), già secondo in
cima alla salita; al terzo posto
si è classificato Mario Andreolotti. Buoni piazzamenti
ancora per Renato falla (Gasm), 7°, Garnier (Gasm) 10°,
Rostan (Skf) 18°, Bmno Poét
(Gasm) 20°.
Da rimarcare la bella gara
di Gino Long che si porta così
al comando della classifica
provinciale veterani B, seguito da Gugliemino e Roberto
Mallen.
Fra le donne vittoria per la
forte Mirella Cabodi del Cafasse, seguita da Mariangela
Grosso; quinta si è classificata
la villarese Ivana Ricca.
VOLLEY - Nel torneo Sti
ingegneria di pallavolo femminile under 16 il San Secondo ha vinto a Cavour contro il
Piar Domus per 3-0.
Questa la nuova classifica:
San Secondo 10, Piar Domus
Cavour 6, Cober Perosa 4,
Barge 0
GINNASTICA ARTISTICA - L’atleta lusemese del 3S
Miriam Bmnero ha ottenuto un
importante successo nella gara
regionale di ginnastica artistica
«Brevetto gazzella» disputatasi
lo scorso fine settimana a Possano.
PALLAMANO: CRESCE L’INTERESSE — Nel
la coppa Piemonte di pallamano, disputatasi a Valdengo, le
ragazze lusernesi cedono di
stretta misura contro l’Einaudi
di Torino. Buoni i progressi di
tutte le atlete che saranno ancora impegnate domenica 30
maggio nella festa dello sport
a Luserna.
La formazione maschile ha
disputato un buon torneo e si
è classificata al 4° posto perdendo per un solo punto la finale per il 3° e 4° posto (27 26) con il Rivoli.
Nota positiva l’esordio in
prima squadra di quattro giovani del vivaio; Peraldo, Lazzarin, Cannariato e Rostagno.
Domenica 30 maggio i ragazzi del Graphicart concluderanno la loro stagione nel
torneo quadrangolare a Luserna con Città Giardino, Biella e
Rivoli.
TENNIS TAVOLO — Si
sono svolti sabato e domenica
scorsi, a Torre Pellice, i campionati pinerolesi di tennis tavolo; sui tavoli della palestra di
via Filatoio si sono visti incontri combattuti e appassionanti.
Nella categoria singoli maschile il successo è andato a
Davide Gay; nel doppio a
Giuliano Ghiri e Piras; nel singolare femminile ha vinto Elisa Mondon. Nel doppio misto
vittoria per i valligiani Davide
Gay ed Elisa Mondon. Nel
frattempo la polisportiva Val
Pellice si è aggiudicata il trofeo memorial Barotti di tennis
tavolo organizzato dallo Csain
Torino. Al torneo hanno partecipato dieci società piemontesi e una lombarda.
Nel categoria singolo il successo è andato a Marco Malano; nel doppio a Giuliano Chiri in coppia con Gino Piras.
Nella categoria femminile
Laura Quarantelli si è classificata seconda.
Giovedì 27 maggio —
SALUZZO: Alle 21, nel museo civico di Casa Cavassa, il
dr Robi Ronza, capo redattore
della rivista «Bell’Italia» presenterà l’inserto della rivista
dedicato alla città. Nell’occasione saranno anche illustrate
la «4° rievocazione storica» e
le altre iniziative culturali e
turistiche previste per i prossimi mesi per la città.
Sabato 29 maggio —
TORRE PELLICE: Alle
20,45, nel salone Opera gioventù, la compagnia Vecchio
teatro replica la farsa in tre atti Vado per vedove.
Domenica 30 maggio —
ANGROGNA: Si svolge, sotto l’ala di San Lorenzo, il
mercatino biologico mensile.
Lunedì 31 maggio — PEROSA ARGENTINA: Alle
15, presso la sala della Comunità montana, organizzato dal
sindacato pensionati Spi-Cgil,
si svolgerà un incontro dibattito sul tema Riordino del servizio sanitario nazionale su
base regionale; interverranno
esponenti-dei sindacato, il doti.
Paolo Laurenti dell’Ussl 42 e
il presidente della Comunità
montana, Erminio Ribet.
Mercoledì 2 giugno —
TORRE PELLICE: Alle
20.30, presso il Centro d’incontro di via Repubblica, si
riunisce il gruppo vai Pellice
del Diapsigra.
Venerdì 4 giugno — PINEROLO: Alle 21, nel Salone delle feste, la Società storica pinerolese e gli ex allievi
del Porporato presentano una
serata sul tema 60 anni fa: il
nazismo. Interviene il dott.
Renato Storero.
Lunedì 7 giugno — PEROSA ARGENTINA: Alle
20.30, presso la sala consiliare
della Comunità montana, il
Centro culturale valdese, il
Gruppo pace e la Comunità
montana stessa organizzano
un incontro con il prof. Mario
Martini deU’Università di Perugia, sul tema: La nonviolenza: il messaggio di Aldo
Capitini a 25 anni dalla
morte
RTI
LUSERNA SAN GIOVANNI — La corale valdese
organizza per sabato 29 maggio, ore 21, nel tempio valdese, un concerto intitolato Dalla Passione a Pentecoste presentato dalla corale della
Chiesa riformata di Prilly (Losanna).
PINEROLO — Sabato 29
maggio, alle 21, la Schola
Cantorum di Abbadia Alpina
e la corale valdese terranno,
nel tempio valdese, un concerto a favore del restauro
dell’organo.
TORRE PELLICE — Sa
bato 29 maggio, alle 20,45 nel
tempio valdese, il coretto diretto da Cristina Pretto presenterà un concerto dal titolo
«Ninne nanne per i bambini
del mondo». L’iniziativa rappre.senta la conclusione di un
anno di attività con circa 25
bambini dai 5 ai 13 anni. Alla
serata prenderanno parte anche la corale e il coretto dei
giovani. L’incasso sarà devoluto al Centro diaconale La
Noce di Palermo.
TORRE PELLICE — Ve
nerdì 4 giugno, alle 20,45, nel
tempio valdese, si svolgerà un
concerto del Karisruher
holzflòten ensemble diretto
da Michael Elser e del Gruppo flauto dolce vai Pellice,
diretto da Gisela Lazier.
Cinema
TORRE PELLICE — n
cinema Trento ha in programma, venerdì 28, ore
21.15, Malcom X; sabato 29,
ore 20 e 22,15, domenica 30,
ore 20 e 22,15 e lunedì 31, ore
21.15, Amore per sempre.
BARGE — Il cinema Comunale ha in programma,
giovedì 27, ore 21,15, La
scorta; venerdì 28, ore 21,15,
La crisi; sabato 29, ore 21,15,
Più forte del vento; domenica (ore 15,15, 187,15, 19,15,
21,15), lunedì, martedì, Week
end col morto.
LVIZI
' i USSL.42
CHiiSONE - GERMANASCA
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
Ospedale valdese, Pomaretto,
tei. 81154.
DOMENICA 30 MAGGIO
Rinasca: Farmacia Bertorello
- Via Nazionale 22, tei.
800707
Ambulanze:
Croce verde, Perosa: tei. 81100
Croce verde, Porte : tei. 201454
USSL 43 - VALPELLICE
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
telefono 932433
Guardia farmaceutica;
DOMENICA 30 MAGGIO
Bricherasio: Farmacia Ferraris - via Vitt. Emanuele 83/4,
tei. 59774
Ambulanze:
CRI - Torre Pellice, tei. 91996
Croce Verde - Bricherasio, tei.
598790
SERVIZIO INFERMIERISTieÓ
dalle ore 8 alle 17, presso i distretti.
ANTICHITÀ, mobili, oggetti vari privato acquista. Telefonare 0121/78409 ore pasti.
A TORRE PELLICE affittasi appartamento in villa, 5-6
stanze, con ampio parco, periodo 1°-31 luglio oppure 15
luglio - 15 agosto. Telefonare
011-3199773.
TORRE PELLICE affittasi appartamento 6 vani con
giardino. Tel. 0121-91437
ZONA VALLECROSIA
Ventimiglia, Mentone o zone
limitrofe cercasi in affitto alloggetto bilocale per tutto
l’anno. Telefonare 0118995635.
CAMERIERA esperienza
case per anziani cerca lavoro
pulizie, assistenza anziani,
giardinaggio, dattilografia.
Referenziata. Tel 0121933094.
Radio Beckwith
Nuovi orari
Radio Beckwith modificherà, a partire dal mese di
giugno, alcuni programmi, inserendo nuove trasmissioni.
Anteprima Eco delle Valli
andrà in onda il giovedì alle
9.30 e alle 19,15; Grünen andrà in onda il lunedì alle 11,30
e il martedì alle 19,15.
Riprende la rubrica di recensioni librarie Nero su
bianco, in onda il mercoledì
alle 9,30 e il giovedì alle
18,45; prenderà inoltre il via
un ciclo biblico La Parola
che interroga, lunedì alle
9.30 e giovedì alle 17.
11
\/ENERDÌ 28 MAGGIO 1993
PAG. 7 RIFORMA
Convegno internazionale dei nomadi nella periferia torinese
Zingaro: una parola che fa ancora paura
MANFREDO PAVONI______
Sotto una tenda di un campo nomadi, non attrezzato,
circondato di roulotte, baracche, bambini che guardano attenti, donne dalle gonne variopinte gli sguardi orgogliosi
che si incrociano a quelli degli
uomini, membri di diversi
gruppi nomadi, dai Rom torinesi agli Harvath e ai Kalderash si sono dati un appuntamento. È qui, in questo strano
luogo che fa pensare alla
«frontiera americana» dove si
combatteva l’ultima tragica
battaglia tra la cultura occidentale e il resto della grande
nazione indiana, che l’Aizo
(Associazione italiana zingari
oggi) ha scelto di tenere il suo
9“ congresso nazionale.
«Non è una novità - ha ricordato Carla Osella, presidente nazionale dell’Aizo tenere il convegno nazionale
presso un campo sosta, proprio perché crediamo importante far conoscere, anche per
poco, la realtà del mondo zingaro». Ogni anno l’Aizo sceglie una città diversa per portare alla ribalta i gravi problemi di questo popolo che dovrebbe stare sotto la protezione deirOnu. L’anno scorso è
stata scelta la città di Genova
che ricordava i 500 anni della
conquista dell’America, mentre l’Aizo ricordava il quinto
centenario del primo decreto
razzista emanato dal re Ferdinando d’Aragona contro gli
zingari, gli ebrei e i mori.
Carla Osella ha ricordato i
gravi problemi che incombono sui nomadi che in Italia sono circa 90.000. I campi sosta
in genere sono abusivi, mancano di servizi sanitari, di acqua, di raccolta di rifiuti, e in
questa situazione abitativa
drammatica spesso i bambini
muoiono di freddo o bruciati
in baracche fatte di cartone.
jnvw
Una famiglia di zingari in un campo sosta alla periferia di Torino
C’è poi il problema del lavoro, della disoccupazione,
dell’analfabetismo che sfiora
tassi del 95% e condanna il
popolo zingaro ai confini della
società tecnocratica industriale in cui le piste più importanti
sono quelle che conducono al
denaro e al potere più che all’
incontro con l’altro. C’è una
strana atmosfera sotto questa
tenda, mentre prendono la parola i nomadi di Genova per
raccontare i loro problemi e i
Rom del campo di Collegno
per denunciare, davanti all’assessore regionale Emilia Bergoglio Cordare, l’abbandono
totale delle istituzioni, la brutalità della polizia dei controlli
nel campo, tutti in fila, inverno o estate, seminudi davanti
alle proprie roulotte.
C’è un’aria tesa, la gente
ascolta attentamente e scatta
di continuo in applausi in
esclamazione di consenso. Da
sempre i nomadi sono visti
come elemento di disturbo,
parassiti della società, che
portano disordine e inquietudine. Una diversità che spaventa, allontana invece di suscitare curiosità. Anche le istituzioni sono latitanti e se par
lano del problema al massimo
pensano a una integrazione
forzata che annulli e cancelli
le differenze delle abitudini
culturali. Di questa latitanza
ne abbiamo prova proprio durante il convegno dove sono
presenti, oltre all’assessore,
esponenti della Rete e dei
Verdi e uno della De che, come lui stesso ammette, è stato
chiamato «cinque minuti prima e dei nomadi se ne è occupato poco».
Più attento e mirato l’intervento del verde Mario Miglio,
che ha illustrato la sua proposta di una legge quadro nazionale a tutela del nomadismo
che garantisca, in accordo con
la dichiarazione universale di
diritti dei popoli, il libero soggiorno, il diritto a proteggere
la propria cultura, la libera
scelta di muoversi, la possibilità di ottenere la residenza,
almeno per chi è nato o risiede
in Italia, la possibilità di recuperare le tradizionali attività
artigianali e di frequentare
corsi di formazione professionali per chi vuole inserirsi in
attività lavorative nuove. Ma
l’intervento più accorato e critico lo tiene Angelo Gandolfi,
dell’Aizo di Genova, che
esordisee denunciando i politici per non essere interessati
ad una questione che tocca il
loro lavoro. «Non ringrazio i
politici - esclama Gandolfi essi sono pagati per fare questo».
Ai presenti, in particolare
all’esponente democristiano
che nel suo intervento ha chiesto a tutti, istituzioni e nomadi, «di fare il proprio dovere»,
ricorda gli arresti indiscriminati, le distruzioni delle baracche, gli sgomberi, le ingiuste
discriminazioni che rappresentano la quotidianità della
vita di questo popolo. Invoca
leggi più difensive, in particolare per i minori, di cui non si
dovrebbero svelare le generalità. Sono imbarazzati alcuni
tra i politici presenti, forse
perché hanno paura di rappresentare il volto civile di quelle
istituzioni che di fatto praticano una politica dell’etnocidio.
Si decide, in seguito all’intervento di Angelo Gandolfi, di
inviare una lettera di protesta
a nome dell’Aizo a tutte le segreterie dei partiti che troppo
spesso si preoccupano degli
zingari solo per chiudere spazi, emarginare e reprimere.
Mentre un delegato dei nomadi gitani racconta come in
Spagna i nomadi si stanno organizzando, degli sforzi per la
scolarizzazione e l’istruzione
dei più giovani, sulla precaria
tenda si abbatte un temporale
che in poco tempo trasforma il
campo in una immensa palude. I fumi dei cibi che le donne cucinano per noi avvolgono il campo mentre i bambini
corrono tenendosi per mano
tra i tavoli, fra la gente, le sedie sparse intorno. Negli
sguardi di questo popolo leggo, nonostante tutto, la fierezza della propria diversità, il
sentimento di non essere ancora sconfitti e una antica vo
DALLA PRIMA PAGINA
Pentimento o ravvedimento?
re l’umanità anche nell’essere apparentemente peggiore».
Questo messaggio che Giovanni Falcone ci ha lasciato
ha un valore inestimabile.
Perché dunque non tracciare
una via nuova, non scoprire
una nuova strategia per combattere la mafia alla radice
più profonda? Perché non riscoprire la forza dell’amore
per redimere gli uomini della
mafia?
Si tratta di creature umane
in cui non tutto è perduto e
che sono le più infelici che si
possa immaginare; liberi, vivono pel terrore di essere catturati o uccisi; in carcere vivono nella più cupa disperazione della solitudine. Le carceri traboccano.
Molti oggi si dichiarano
pentiti; il loro pentimento, il
più delle volte, non ha nulla a
che fare con il ravvedimento
evangelico che è conversione,
orientamento della vita verso
Dio. D’altra parte l’ambiente,
le condizioni di vita, il trattamento che ricevono, in che
misura potrebbero favorire il
loro riscatto e la loro rinascita
spirituale? Il carcere è un luogo chiuso, senza speranza.
senza prospettiva di libertà,
senza luce di redenzione.
Il problema di questi infelici, segnati per sempre come
assassini, non può non coinvolgerci come credenti nel
Cristo redentore e anche, ci
piaccia o no, come loro fratelli.
Non basta pregare per loro,
fame idealmente oggetto del
nostro amore cristiano, occorre inventare iniziative per entrare in rapporto con loro, per
aprire con loro un dialogo
prima, durante e dopo la carcerazione.
Lutero proclamava la grandezza dell’amore di Dio dicendo in modo paradossale:
«Dio ama i peccatori non
perché sono belli, ma sono
belli perché sono amati da
Dio»
Se poi si pensa quanto sia
vero, nel tempo in cui viviamo oggi, che,«ramor del denaro è la radice di ogni sorta
di mali » (I Timoteo 6, 10), si
deve convenire che non vanno giudicati severamente solo
gli uomini della mafia, ma
anche tanti altri personaggi, i
nomi e i volti che forse non
sono meno colpevoli.
Religiosità popolare a Taranto
Asta sacra: arriva la Finanza
La statua dell’Addolorata; 55 milioni. Quella del Gesù morto; 45 milioni. Sono queste le attuali quotazioni dell’annuale
«asta sacra» di Taranto, con cui ci si aggiudica la possibilità di
portare a spalle le statue durante la processione di Pasqua.
L’asta si svolge da moltissimi anni, ma i dati sono stati resi noti
per la prima volta solo quest’anno. La Guardia di Finanza ha
meticolosamente registrato i nomi delle persone particolarmente «devote» e l’entità dei versamenti effettuati a due confraternite che indicono l’asta dal 1670. La somma raccolta è stata di
447 milioni e 335 mila.
Tutti i vari aspetti della processione hanno un prezzo che
vanno da un minimo di 2 milioni al massimo di 55.
Sui generosi offerenti si è però posato lo sguardo inquisitore
delle Fiamme gialle, che con la scusa del redditometro stanno
ora analizzando i 740 dei partecipanti alla processione.
*
Il ruolo della cultura e degli intellettuali in una città di grande potenzialità, alla ricerca di un nuovo modello di vita e di convivenza
Napoli: davvero la salvezza viene anche attraverso la cultura?
_______________GIANCARLO RINALDI_______________
-V / Nella raffinata cornice del Teatro di Corte
V di Napoli, la sera di mercoledì 12 maggio,
più di 700 tra professionisti, intellettuali ed accademici si sono riuniti su invito del Corriere
della Sera e dell’Istituto italiano di studi filosofici. Grandi assenti i politici; l’entusiasmo
delle occasioni attese era palpabile. Pochissimi
giorni prima la città, grazie all’iniziativa denominata «Porte aperte» era riuscita, almeno per
un fine settimana, non solo a riappropriarsi
della fruibilità piena di centinaia dei suoi monumenti, ma anche a coinvolgere intorno a
questi un movimento di turisti e di visitatori
valutato sulle 500.000 presenze.
Il tema del convegno, «Napoli: la salvezza
attraverso la cultura», aveva delle esplicite risonanze «gnostiche». Coerentemente al titolo
l’atmosfera, per rimanere nella terminologia
del caso, era quella delle attese «messianiche».
L’avvocato Marotta, presidente dell’Istituto e
Vulcanico promotore di iniziative culturali di
ultissimo livello, ha esordito col dire che la ve
causa della crisi attuale è stata una «cultura
deteriore» della quale «non ci eravamo accorila e che oggi, pertanto, a Napoli proprio la
cultura è «l’ultima spiaggia» per un riscatto
della città e delle sue istituzioni. La dr. FumaSulli, del Corriere della Sera, ha informato i
presenti che occasione del Convegno era
un’indagine promossa dalla sua testata sulle
condizioni di vivibilità delle principali città
uel Sud dell’Italia. Un’indagine volta ad evidenziare non le immancabili (e fin troppo ben
hote) situazioni di degrado quanto, al contrario, le enormi potenzialità, le realizzazioni, insomma il lato buono di una parte del paese
identificata sovente e con faciloneria con «il
marcio».
Dopo le due introduzioni i presenti hanno
potuto essere stimolati da una lunga teoria di
interventi da parte di noti operatori culturali;
ognuno con le sue memorie, sofferte talvolta,
talaltra entusiasmanti; con le sue denunce più
0 meno esplicite; con l’orgoglio delle proprie
realizzazioni, ma anche con la frustrazione degli appuntamenti mancati.
Il dr. Vecchione, napoletano che vive a Roma dove lavora come direttore del Dipartimento scuola educazione della Rai, prendendo
spunto da una crisi che investe oggi l’Italia
tutta, ha detto senza mezzi termini che gli
intellettuali non hanno fatto fino in fondo il loro dovere dimostrandosi pigri nell’assunzione
delle proprie responsabilità e diventando, chi
più e chi meno, «collusi» con i politici corrotti. Particolarmente immediato (e anche sofferto) l’intervento del noto musicista e studioso di tradizioni napoletane De Simone: punto
di partenza l’innegabile degrado della città e il
ruolo qui esercitato dalle istituzioni che sono
«spesso una facciata per il mantenimento del
potere». Compito di queste ultime, al contrario, sarebbe quello di elaborare un progetto
culturale collettivo e globale che dovrebbe far
da fondamento alle tante iniziative «creative»
che singole individualità a Napoli realizzano o
propongono alla cittadinanza.
Il Giovanni Russo, meridionalista del Corriere della Sera, ha denunciato i pregiudizi vigenti su Napoli e i napoletani. Ma anche a tal
proposito le cose stanno cambiando; anzi sono
già cambiate (almeno in parte) se è vero che
l’iniziativa «Porte aperte» costituisce un modello, elaborato proprio a Napoli, per ogni
città italiana e un felice esempio di come gli
intellettuali possono «coalizzarsi per influenzare il potere».
Così il convegno è continuato con interventi
di accademici specialisti in vari ambiti della
ricerca. Lo storico De Maio si è soffermato sul
compito del maestro, che è primariamente
quello di fornire agli allievi una «competenza
etica»; spostando poi l’accento sulla necessità
di sostenere nelle università le scuole di specializzazione post laurea. Il noto fisico Caianiello ha esposto una vivace testimonianza
della sua lunga vita di studioso di livello internazionale: se Napoli è stata considerata «città
a rischio», tale rischio era costituito proprio
dalla sua classe dirigente e, tuttavia, anche i
politici possono «cambiare» se sono i cittadini
a condizionare tale cambiamento. Una denuncia radicale è stata a questo punto fatta da uno
studente universitario. All’inconfutabile constatazione che la stragrande maggioranza degli
implicati nella «tangentopoli» napoletana è
costituita da politici-docenti universitari ha
fatto seguito l’amarezza dei giovani nel constatare l’assenza di risposta, da parte degli organi accademici, agli studenti che chiedevano
la sospensione di costoro dall’insegnamento.
Il convegno si è inoltrato sino a tarda sera
con le relazioni di vari docenti universitari i
quali, secondo le rispettive appartenenze disciplinari, hanno evidenziato le benemerenze della scuola napoletana o il loro contributo a tener alto il prestigio che la ricerca svolta a Napoli gode nel mondo. Ma basta tutto ciò a convertirci all’assioma «gnostico» secondo il quale oggi a Napoli (ma il discorso potrebbe anche porsi più in generale) la salvezza viene
dalla cultura? E poi, in caso di risposta positiva, cosa dobbiamo intendere per «cultura»?
La risposta deve sì venire dalla nostra storia,
ma deve anche approdare al nostro presente.
Gli elogi dell’alta ricerca biomedica condotta
all’ombra del Vesuvio che abbiamo ascoltato,
se da un lato destano la nostra ammirazione,
dall’altro non persuaderanno mai i degenti dei
nostri ospedali di «malasanità» della bontà dei
servizi loro prestati né, tantomeno, fermeranno
sic et simpliciter i tanti malati gravi che sono
soliti intraprendere il «viaggio della speranza»
negli ospedali d’Oltralpe. Così le nuove edi
zioni delle opere di economia e di morale del
Filangieri, del Croce o dello Spaventa non troveranno certo diffusione nelle enormi e popolose zone del disagio periferico.
È tuttavia innegabile che se parliamo di
«salvezza» per Napoli dobbiamo considerare
la cultura un ingrediente indispensabile al conseguimento di questa. Ma, a mio avviso, dobbiamo stare attenti ad estendere il significato
del termine cultura, dall’accezione pericolosamente fluida, fino ad includere quella «cultura
del quotidiano» di cui Napoli ha prioritariamente bisogno. Gli intellettuali, in poche parole, con tutto l’enorme ascendente che in una
città come Napoli esercitano (per grazia di
Dio!), dovrebbero impegnarsi ad effettuare
una compatta vigilanza sulle condizioni ordinarie dell’esistenza cittadina facendo terra
bruciata, con le loro denunce, intorno ai politici «mariuoli» o, nell’ipotesi più fortunata,
infingardi, così come intorno a comportamenti
autolesionistici di un popolo per tanti aspetti
naturaliter dotato di parametri «filosofici» o
di innata intelligenza (è un parere di Enrico
Fermi). Questo, in concreto, può significare
alternare alla cattedra o allo studio professionale l’impegno nel livello più ordinario, o
«basso», dell’esistenza. Non è certo disertare
il proprio ruolo, bensì renderlo operante e coerente nella ricerca di una vivibilità nella quale
questo ruolo deve andare ad inserirsi e nel
quale deve rispecchiarsi.
È un atto di cultura, ma anche di umiltà; è
un atteggiamento di fede, piuttosto che di
«gnosi»; di fede, cioè di fiducia che si può
«nascere di nuovo», a livello di individuo come di collettività. Ora è la città stessa che
chiede tale fede e la chiede in uno spirito e con
una fraseologia che fa appello alla categoria
neotestamentaria della «salvezza». Ecco perché in tutto ciò c’è tanto spazio anche per noi
evangelici!
12
PAG. 8 RIFORMA
Un'opinione sull'incapacità di cogliere l'odierna crisi spirituale
L'insicurezza dei cristiani
e le nuove aggregazioni religiose
VENERDÌ 28 MAGGIO I993
________SERGIO CARILE_______
Guardando fuori dal nostro orizzonte ecclesiastico si ha l’impressione che
nell’uomo contemporaneo sia
nato e si consolidi il sospetto
dell’esistenza di una contrapposizione tra l’affiorare della
nuova coscienza etica e le
nuove pretese culturali, tra le
pressanti istanze sociali e il
primordiale innato senso del
divino, tra il mondo delle
aperte espressioni religiose e
il mondo delle chiuse istituzioni ecclesiastiche. Un conflitto dunque sembra essersi
instaurato tra la «auctoritas»
propria del libero potere dello
spirito, potere vincolante per
ogni credente, e la «potestas»
reclamata da ogni organizzazione umana, reclamo obbligante per i suoi adepti.
Come non possiamo essere
ciechi e sordi di fronte alle
teologie contestuali elaborate
in Africa, Asia e America Latina, che fanno appunto intervenire il contesto socio-politico e umano quale componente essenziale della riflessione
teologica in reazione al cristianesimo occidentale, ugualmente non possiamo fare
gli anestesisti al capezzale di
una cristianità invasa da virus
che stimiamo grossolanamente nocivi.
Conoscere per capire
Lungi da me il prendere posizione contro qualsiasi manifestazione della spiritualità
umana, anche se non mi è
me di religione che inalberano, significativamente ormai,
valori trasversali e inducono i
fedeli a creare da soli la propria esperienza religiosa e a
gestirne autonomamente l’espressione, lontano da ogni
apparato convenzionale.
Una prima considerazione
potrebbe essere questa: se tali
movimenti sono frutto dei
tempi attuali dobbiamo concludere che il cristianesimo
come noi lo presentiamo è
fuori ormai dal tempo attuale.
Una seconda considerazione potrebbe condurci a pensare che la facile, veloce e progressiva mescolanza di razze,
di popoli e di culture sembra
renderci oggi generalmente
impossibile l’accettazione da
parte di tutti di «una religione» ormai rigidamente istituzionalizzata, non più aperta a
un nuovo senso del mistero,
non più sensibile a una diversa percezione del sacro, incapace di rispondere alle domande di ordine spirituale
che l’odiema complessità dei
problemi materiali ci pone.
Per cui sembra che il numinoso abbia scelto vie diverse da
quelle finora da noi offertegli,
per inserirsi nella realtà quotidiana.
Una terza considerazione
potrebbe farci riflettere sul
dato di fatto che l’attuale condizione corrisponde in modo
impressionante al panorama
socio-religioso-spitituale
dell’impero romano al momento della nascita del cristianesimo. Una pletora di religioni orientali andava gra
pregnanza del messaggio.
L’altra è il disperato, patetico
attaccamento alle statiche radici ebraiche a detrimento
della genuina, travolgente
originalità dinamica del messaggio stesso. Entrambe queste vie sono la chiara dimostrazione della presenza di
una insicurezza di fondo che
va alla ricerca di una superficiale protezione di un punto
di appoggio. Entrambe, da
una parte la rigidità dogmatico-disciplinare, e dall’altra la
creazione artificiale di una
maggioranza, sono notoriamente dal punto di vista socio-psicologico una ricorrente
ancora di salvezza nei momenti di crisi, e una tranquillizzante sicurezza nel cammino normale della vita.
Responsabilità personale
Ogni offerta che implichi
una minore assunzione di responsabilità personale, una
più periferica partecipazione
alle emozioni e in generale un
investimento più superficiale
dell’adesione del singolo,
sarà sempre la più facilmente
accettata. Bene lo sanno i
propagatori di quelle che vengono chiamate, non senza un
pizzico di discredito, «le nuove religioni».
Osservandole, anche sommariamente, più da vicino e
senza preconcetta condanna,
ci accorgeremmo di quanto
sia vasto il campo che nella
nostra ecumenica preoccupazione egemonica trascuriamo
di coltivare. Ci accorgerem
Gruppo di «arancioni» aiia marcia Perugia- Assisi per ia nonvioienza (1990)
congeniale. Il punto è di «conoscere» per renderci conto
del perché si verificano oggi
certi fenomeni religiosi che ci
appaiono inquietanti; e quindi
per domandarci se non sia la
nostra flaccida presenza come
cristiani ad averli provocati, o
comunque a coltivarli. Ogni
preoccupazione di ecumenismo cristiano deve tenerne
conto.
Questi fenomeni rivestono
oggi tendenze antropomorfiche come l’intransigenza, il
millenarismo, il fondamentalismo, la secolarizzazione ed
anche il sincretismo, il misticismo e l’immanentismo, essi
pure atteggiamenti mentali.
Forse è in questa direzione
che occorrerebbe indagare
per rintracciare l’origine del
comportamento aggressivo
che fa prorompere l’ondata
delle nuove forme dilaganti
di religiosità, irrispettose delle tradizioni acquisite e dei
codici accreditati. Nuove for
datamente sgretolando l’istituzione, assicurando ai propri
adepti quella sicurezza di una
passiva partecipazione personale al mistero della salvezza
che la mitologia corrente non
era più in grado di dare. Tra
queste correnti il messaggio
cristiano vinse perché, impregnando quell’anelito di un’attiva azione evangelistica, aumentava la dimensione del
«salvato» trasformandolo in
«salvante».
Aspirazione al divino
Nel cristianesimo di oggi la
soddisfazione della aspirazione umana verso il divino si
presenta e si propone sotto
due forme ben precise e
obiettivamente osservabili,
senza lasciare spazio ad altre.
Una è la paganizzazione con
la conseguente ricerca spettacolare del maggior numero di
consensi, e quindi di fedeli, a
scapito della profondità della
mo che nella profondità della
spiritualità umana ci sono
delle aspirazioni alle quali
Gesù soddisfaceva, e l’attuale
cristianesimo non più; e non
perché sia diviso, ma perché
nella sua globalità ne è incapace. Ci accorgeremmo di
quanto sia vano demonizzare
le «nuove religioni» perché
esse rappresentano il frutto
della cattiva coscienza delle
chiese, che crea delle alterità
spirituali deputate a riempire
i vuoti lasciati da quelle. Ci
accorgeremmo di vivere in un
anello di meteoriti vaganti nel
cielo della fede con le quali
siamo destinati inevitabilmente ad incontrarci.
Il fatto che i cristiani si affannino ecumenicamente tra
di loro in questa galassia, fieri della loro maggioranza statistica, corre il rischio di diventare a un certo momento
una commovente illusione.
Mentre il cristianesimo attuale trasforma e metabolizza
Riunione di preghiera presso la comunità «Word of God» (Parola di Dio)
teologia e riti, le «nuove religioni» attuano una specie di
esorcismo della religiosità cristiana occidentale attivando
meccanismi spirituali inconsci
e soggiacenti. Assemblando
dati razionali ed emotivi esse
propugnano sul piano epistemologico una fede basata su
di una compilazione acritica
di dati sotto l’autorità incontrollata del loro fondatore.
Riflettendo sulle matrici
principali dei movimenti extraecclesiastici alcuni dei
quali in Italia raccolgono
complessivamente più di
350.000 seguaci - quella fondamentalista, quella orientaleggiante, quella esotericooccultista* - siamo condotti a
una considerazione finale di
ordine generale, per altro abbastanza scontata.
Rifiuto dell'entropia
Il fatto del vivere implica
per ogni organismo vivente,
vegetale o animale, la fatica
della sopravvivenza; cioè lo
spontaneo rifiuto dell’entropia. Nell’uomo questo rifiuto
è sia fisico che spirituale; spiritualmente esiste perciò in
lui il naturale bisogno di avere (credere in) una entità (un
dio) protettrice che, pronunciandosi soggettivamente,
soddisfi la necessità innata di
«sicurezza». Una entità alla
quale potersi anche ribellare
(peccare) onde procurarsi con
la conseguente propria sconfitta (perdono) la rassicurante
verifica della sua presenza attiva: (condizione psichica infantile).
Dio interlocutore
Ovviamente c’è molto cammino da fare per uscire da
questo stato di naturalità infantile e giungere alla comprensione adulta ed alla coscienza della comunione con
Dio: cioè ad avere (credere
in) Dio come interlocutore e
non più come unico soggetto.
Ad avere di lui la conoscenza
che elimina la paura del vivere e non necessita più di riscontrarne continuamente la
presenza attiva, perché egli è
ormai costantemente presente
e operante nella nuova dimensione della responsabilità
resa possibile dalla fede in
lui: (condizione psichica
adulta). È un cammino non
facile al quale opportunamente viene preferita la prudente
garanzia di una più conveniente sicurezza, come è dimostrato dal cristianesimo
storico e sociale di oggi nel
quale ciò che appare evidente, e risulta veramente importante, non è il Cristo e il suo
messaggio ma la chiesa, qualunque chiesa, e la sua dottrina.
Questo fatto appunto è ciò
che allontana alcuni, che li
spinge alla ricerca di una libertà di dialogo personale
con il numinoso che sentono
sopra di loro, dialogo che tuttavia l’uomo non è ancora in
grado di sostenere da solo.
Questa libertà esiste nel messaggio di Gesù trasmesso dalle chiese, ma vi è offerta incapsulata nelle istituzioni, artefatta nelle tradizioni, pietrificata nei dogmi e perciò paralizzata.
Due errori paralleli
Nei riguardi del cristianesimo attuale di fronte alle
«nuove religioni» tocchiamo
con mano la presenza di due
errori che, impietosamente,
potrei riassumere così. Quello
comune a cattolicesimo e ortodossia: offrire cioè al fedele
predisposti strumenti per difendersi dal pericolo del vivere; lasciandolo però in uno
stato di accettata soggezione,
anche se comodo, che gli dà
sicurezza. Quello comune a
tutto il protestantesimo: offrire cioè al fedele liberi mezzi
per difendersi autonomamente dal pericolo del vivere; lasciandolo però in uno stato di
accettata indipendenza, anche
se scomodo e di difficile gestione.
Tra questi due errori si situa la ricerca di una libertà
svincolata da dogmi intellettuali ma vincolata a pratiche
meticolose e inderogabili.
Una libertà contraddittoria in
sé perché vuole esistere e non
esistere contemporaneamente. La libertà di azione e di
pensiero del bambino che
vuol essere già adulto, e rifiutata dall’adulto che vuole
sentirsi ancora bambino.
Questo appunto offrono le
nuove religioni: «evadere» e
«rimanere» nello stesso tempo.
Ben altra è la libertà proposta dal messaggio cristiano, e
ben raffigurata nell’immagine
delle tentazioni di Gesù nel
deserto: «Io posso fare questo
e questo, ma non farò né questo né questo in virtù di un
imperativo superiore!».
Gli operatori dell’ecumenismo cristiano, occupati ad affettare con il microtomo uguaglianze e divergenze allo
scopo di ridurle così trasparenti da essere praticamente
invisibili, intenti a lavorare
con l’accuratezza di mirmecologhi sui dettagli intrinseci
presenti nelle loro diverse tradizioni, o solamente propensi
in buona fede o no a semplificare il tutto in nome di un innegabile amore fraterno, dovrebbero tener conto che nelle loro mani non c’è una dottrina da sminuzzare e aromatizzare per renderla appetibile, ma il messaggio che lasciato libero di agire secondo
la sua conturbante natura è in
grado di coprire sincrónicamente la gamma delle aspirazioni umane e il ventaglio
delle difficoltà connessevi.
(*) Alla prima possiamo ascrivere i «Testimoni di Geova», le
«chiese elettroniche», la «Chiesa
della unificazione»; alla seconda
il «Baha’ismo», il «Neo-sania»,
il «Movimento del Pl-Kiodan»,
la «Meditazione trascendentale»,
i «seguaci di Sai Baba», il «Buddismo zen», il «Buddismo tibetano»; alla terza il «Movimento dei
bambini di Dio», il «Movimento
deirUmbamba», la «Chiesa intemazionale di Dio», la «Società
di Lorenz», la «Società di Loeber», la «New age», la «Chiesa
della scientologia», i «Raeliani».
Nella collana «Lutero/Opere scelte» è uscito il n. 6:
Martin Lutero
IL SERVO ARBITRIO
Risposta a irasmo
(1525)
a cura di F. De Michelis Pintacuda
pp 470, ampiamente illustrato, L. 48.000
*‘U Servo àrbitrìo è un concentrato della teologia
di Lutero» (Martin Brecht).
Lutero in quest’opera nega che l’uomo possa
concorrere alla sua salvezza: la buona notizia
dell'Evangelo non è che l'uomo deve salvarsi, ma
che è già salvato. Davanti a Dio la creatura umana sperimenta non la sua libertà ma quella di Dio
che la giustifica per grazia mediante la fede.
Tra Erasmo e Lutero la questione non è chiusa.
La disputa continua. •
E' 'm hmttdMcm'
pbudiana
■VIA PRINCIPE TOMMASO, 1 -10125 TORINO
■ :,. TEL. 011/668.98.04 - C.C.P. 20780102 '
13
\/RNERDÌ 28 MAGGIO 1993
- "i
PAG. 9 RIFORMA
Lo spettacolo del Gruppo teatro Angrogna proposto in TV da «Protestantesimo:
«A la brua!»: storia e memoria valdesi
nella dialettica dei linguaggi espressivi
ALBERTO CORSAMI
1655: le valli valdesi dopo
le «Pasque piemontesi» sono
un’immagine di dolorosa
sconfitta, di desolazione, di
case bruciate; gli effetti della
repressione voluta da casa Savoia, quella stessa repressione
che susciterà l’indignazione
dell’Europa riformata. A la
brua, alla vetta, lo spettacolo
del Gruppo teatro Angrogna
sui cui Protestantesimo ha costruito la trasmissione del 16
maggio, si sviluppa in questa
atmosfera, per proporre il suo
discorso di ribellione e di speranza.
Tradurre il linguaggio teatrale in video è una sfida che
accompagna la nostra televisione da quasi sempre; le possibilità sono svariate, e già se
n’era accorto il cinema. Tra il
Flauto magico di Ingmar
Bergman e il Don Giovanni di
Joseph Losey (due film tratti
dalle opere di Mozart) si vedevano scelte di campo diverse: se il primo era realizzato
tutto «internamente» al teatro,
con volti degli spettatori, passaggi degli attori mascherati
nelTintervallo e riprese che
non uscivano dalla scena, il
secondo raffigurava anche gli
esterni; filmava cioè l’azione
drammatica espressa nel canto
degli interpreti come se fosse
naturale. La trasmissione in
questione era più simile al primo film: a scene dello spetta
Una scena dello spettacolo «A la brua!»
colo alternava interviste agli
attori nell’atto di truccarsi,
spiegazioni sul testo, sulla
storia delle persecuzioni ma
anche sulla storia del gruppo
teatrale. Gli inserti dedicati a
Angrogna completavano il
quadro.
Naturalmente i brani «teatrali» devono fare i conti con
la mediazione dello strumento
televisivo: si tratta di alterare
in maniera controllata (giacché è impossibile «non alterare») i rapporti fra attori, pubblico (quello in sala e quello
televisivo) e, soprattutto, spazi.Come nel caso dei film sopra citati, la trasposizione cinematografica (o televisiva,
poco conta qui la differenza)
Centro culturale valdese
Le maggiori iniziative
per i prossimi mesi
Il nesso fra la cultura e
l’evangelizzazione non è
così evidente come quello fra
politica ed evangelizzazione,
che ha determinato il nostro
atteggiamento negli ultimi decenni. Politica nel senso di
impegno per il rinnovamento
del paese, proprio quello che
sembra mancare all’Italia di
oggi. In realtà l’atteggiamento
che si assume in campo politico è frutto di una visione culturale della realtà, la politica
essendo solo un aspetto della
cultura di una società.
È dunque da proseguire ogni
impegno di ricerca e di dialogo che valga a chiarire i nostri
pensieri e i nostri atteggiamento in questo campo. Proseguendo le linee di attività
degli anni scorsi il Centro culturale valdese ha programmato quest’anno due incontri.
Giovedì 19 agosto, data favorevole vista l’imminenza
Sinodo, una giornata di
studio e dibattito che proseguendo quella dello scorso
^0 riprenda il tema Politica
^fede evangelica.
Il programma prevede anzitutto due relazioni sul rapporto tra protestantesimo e società moderna del XVIII secolo (con particolare attenzione
^lla Costituzione americana) e
del XIX secolo (epoca liberale)- Un secondo momento
sarà dedicato alle esperienze
del protestantesimo italiano
nel dopoguerra, che sfocerà in
ttn dibattito aperto sulle prospettive odierne.
La seconda iniziativa si colloca il 13-14 novembre, a Firenze presso il Gould, con il
titolo indicativo Per una cultura evangelica si intende favorire un incontro fra tutti coloro che in forme diverse operano nel settore della cultura,
anche se di fatto tutte le nostre comunità sono, o dovrebbero essere, operatori culturali: centri di cultura, editrici.
Facoltà di Teologia, centri
giovanili ecc.
I tre momenti dell’incontro
sono così previsti: panoramica storica, riflessione sul presente, progetto per il futuro;
molto tradizionale dunque come impostazione.
Nella prima parte cercheremo di passare in rassegna i
momenti e i temi significativi
della nostra vicenda culturale
dall’inizio del XIX secolo agli
anni ’40 per fare un primo bilancio di ciò che è stata l’attività culturale del nostro protestantesimo.
In un secondo tempo vedremo di riflettere sull’oggi, e le
tematiche di maggior interesse presenti attorno a noi, ai
fronti cioè su cui si colloca il
nostro impegno.
La domenica mattina vedremo di trarre le conclusioni e
alcune linee operative che
possano servire a tutti coloro
che si muovono nel settore e a
cui possano fare riferimento i
credenti delle nostre chiese.
Due appuntamenti dunque
da segnare, due occasioni da
non mancare.
del teatro, a meno di piazzare
la macchina da presa fissa
dall’inizio alla fine in centro
alla sala,altera i rapporti, le
distanze, le dimensioni.
Il primo piano permette di
cogliere sfumature espressive
(ma provoca anche eccessi intollerabili, come i particolari
delle ugole sotto sforzo dei
cantanti lirici), di valorizzare i
dettagli in un nuovo linguaggio mediato dalla tecnica (il
montaggio rompe, per esempio l’azione delle donne vaidesi che da uno dei due palchi
lanciano simbolici proiettili
contro i rappresentanti di casa
Savoia: se in sala vediamo
l’azione come un tutt’uno, in
tv vediamo alternarsi i piani
degli antagonisti, che già in
partenza sono un’espressione
simbolica della rivolta valdese. Oppure il racconto dell’eccidio, recitato contemporaneamente in quattro versioni da
quattro donne è stato reso passando dall’uno all’altro dei
volti, mentre in sala ci trovavamo di fronte a una scena
unica).
La Tv che raffigura il teatro non può rinunciare alla sua
funzione informativa: deve
spiegare ciò che mostra.
Quando ciò avviene non solo
attraverso le interviste, le
spiegazioni, le sovrimpressioni (che sono materiali espliciti
in sé), ma avviene nel linguaggio stesso del video (per
esempio proprio nel montaggio, come si diceva); allora
l’operazione riesce.
Il mezzo televisivo si è posto in questo caso al servizio
di un’idea da far passare,
coinvolgendo sia il pubblico
esterno alle nostre chiese, sia
chi nejla memoria, nella storia
valdese cerca conferme alla
propria pratica di fede. Siamo
di fronte a un uso quasi «didattico» dello strumento televisivo.
Didattico, valore positivo
(e non didascalico, che sarebbe estremamente negativo):
un approccio che non preclude possibilità artistiche (basti
pensare ai film dell’ultimo
Rossellini), al di là dei contenuti informativi espressi.
Genova: una mostra per la città
Scoprire fattualità
della Bibbia
Con una conferenza del
prof. Bruno Corsani, della Facoltà valdese di teologia
di Roma, sul tema Leggere la
Bibbia oggi, presso il centro
civico «G. Buranello» di Sampierdarena la Chiesa valdese,
con il patrocinio della circoscrizione, ha inaugurato sabato 17 aprile la mostra Come
leggere la Bibbia.
Il relatore, seguito con attenzione da un pubblico numeroso, ha illustrato alcuni
punti fondamentali per affrontare la lettura della Bibbia alla
luce del momento storico in
cui viviamo.
La Bibbia è il libro più
venduto al mondo, ma non
siamo a conoscenza se sia anche il più letto. Oggi comunque la lettura della Bibbia è
incoraggiata non solo dalle
chiese evangeliche, ma anche
dalla Chiesa cattolica.
11 credente che si avvicina
alla Scrittura ha attualmente a
disposizione commentari e dizionari che lo possono aiutare
a capire i contenuti, non sempre facili, di questo libro che
raccoglie, fra Antico e Nuovo
Testamento, 66 libri scritti da
vari autori nel corso di 1.600
anni di storia.
Proprio il fatto che la Bibbia sia stata scritta in epoche
diverse impone al lettore un
approccio storico-critico al testo, che richiede di non scandalizzarsi delle contraddizioni
che talvolta essa contiene e
della sua «umanità», avendo
ben presente che essa non comunica informazioni scientifiche, ma notizie sul progetto di
Dio a favore dell’uomo.
La lettura della Bibbia è
consigliata a tutti, donne, uomini, bambini. Via via, attraverso l’approfondimento, scopriamo che nella Bibbia Dio,
indipendentemente da ogni
mediazione sacerdotale o iniziatica, parla a noi che siamo i
suoi figli, la sua comunità, il
suo popolo.
In conclusione l’oratore ha
sottolineato che se in questi
anni ha potuto prosperare il
fenomeno sociale oggi chiamato «tangentopoli», le cause
possono essere ricercate anche, in parte, nell’assenza di
familiarità con la Bibbia.
Manca infatti, nelle coscienze
di noi tutti, il nutrimento costituito dalla lettura quotidiana
dei testi biblici e l’abitudine di
applicarsi con tutte le forze e
tutto l’interesse a capire che
cosa la Bibbia ci dice oggi.
Dopo la conferenza il pubblico ha potuto visitare la mostra costituita da circa 40 pannelli che illustrano, in modo
sintetico, la composizione della Bibbia, il raffronto con i libri sacri di altre fedi religiose,
la storia della Riforma protestante.
Inoltre, in esposizione, i visitatori hanno potuto ammirare rari esemplari di Bibbie. La
mostra è rimasta aperta tutta
la settimana a disposizione del
pubblico e delle scuole..
Alla ricerca di nuove aggregazioni e luoghi di impegno
Libri
Provocazioni per crescere
Il libro a cui si è soliti collegare il nome di Goffredo Fofi è
L’immigrazione meridionale a Torino (1964), risultato di
un’ampia indagine fra gli operai giunti per lavorare in Fiat. In
seguito l’autore, discepolo di Danilo Dolci in Sicilia benché
umbro di nascita, lavorerà nei Quaderni Piacentini e sarà noto
come critico cinematografico piuttosto sferzante. Da alcuni anni
dirige una rivista (Linea d’ombra) di letteratura, cinema, politica, che contiene anche supplementi dedicati alla scuola e
all’educazione.
Questa preoccupazione emerge urgente anche nell’ultimo libro*, raccolta di saggi e articoli sull’Italia di oggi, sulla meschinità della politica e sulle meschinità a volte ancora maggiori
della «società civile» che produce questa classe politica. Gli anni ’80, fatti di corsa al successo, di arrampicate alla carriera,
hanno esaltato gli aspetti più vecchi e tradizionali della cultura
italiana (quella cultura, dice ripetutamente Fofi, che nel corso
della storia non ha conosciuto una riforma religiosa, e si è caratterizzata per gli aggiustamenti, i facili «perdonismi», il conformismo sociale). Come uscirne? Fofi trova dei segni di speranza
nelle nuove aggregazioni (volontariato, gruppi spontanei) e nel
ruolo delle minoranze, di tutte le possibili minoranze, a far sentire voci diverse nell’ambiente omologato dell’Italia di oggi, recensisce film, parla di scuola.
In questa società del benessere, in cui «nell’ apparenza tutto
ci è permesso, nella sostanza ci è vietato l’essenziale, la nostra
“umanità” », la società che produce anche il delitto Maso (un
crimine «conformista», nel senso che il giovane aspirava a realizzare anzitempo un ideale di famiglia, di garanzie economiche, di sistemazione, e per questo è. giunto al delitto), è da rilevare la citazione di Bonhòffer per attaccare «T imbecillità delle
maggioranze».
(*) Goffredo Fofi, Benché giovani. Crescere alla fine del secolo.
Roma, e/o, 1993, pp 110, £ 12.000.
Non per gloria ma per soldi
Sembra un atto d’accusa contro il cinismo dei network e della televisione, contro la volontà di cercare il servizio sensazionale approfittando delle disgrazie altmi: e se fosse così sarebbe
un film «d’impegno», ben confezionato e un po’ moralista. Invece Eroe per caso*, solidamente diretto dall’inglese Stephen
Frears, adotta esso stesso quel cinismo, guarda senza pietà alle
meschinerie piccole e grandi dei personaggi; non ne salva quasi
nessuno, tranne il figlio del protagonista, e il protagonista stesso
perché in fondo è un poveraccio che vive d’espedienti: se dichiara di volere i soldi e non la celebrità di un eroe, almeno ha il
pregio di essere sincero.
Piccolo ricettatore, separato dalla moglie, Dustin Hoffmann
si ritrova in una notte di pioggia a aprire il portellone di un aereo atterrato per emergenza in periferia; prima che esso esploda
ne salva i passeggeri, poi confida il tutto a un altro «homeless»
(uno dei tanti senza casa delle metropoli Usa di oggi) che rivendicherà - creduto da tutti, e in primis dalla giornalista televisiva che era sullo stesso aereo - il merito dell’azione eroica.
(*) Eroe per caso. Usa, 1992, regia di Stephen Frears, con Dustin
Hoffmann.
Appuntamenti
Lunedì 31 maggio — TORINO: Alle ore 18, presso la sede della libreria intemazionale Fontana in via Francesco d’Assisi 15, verrà
presentato il libro Spirito protestante e etica del socialismo, di
Giorgio Bouchard. Ne discuteranno con l’autore Nicola Tranfaglia
e Eugenio Bernardini.
Venerdì 4 giugno — UDINE: alle 18,30, presso la chiesa metodista,
il prof. Antonio Sema parla sul tema: La guerra in Jugoslavia: le
premesse, lo svolgimento e le possibiii conseguenze.
Sabato 5 giugno — MANTOVA: Organizzata dal Segretariato attività ecumeniche, nel salone di S. Orsola (via Bonomi) alle ore
20,45 avrà luogo una tavola rotonda sul tema: Maria nel dialogo
ecumenico, con don Ulisse Bresciani e il past. Renzo Bertalot.
Domenica 6 giugno — GENOVA: A partire dalle 9,45, presso la
chiesa battista di via Vemazza, si tiene una giornata d’incontro
con le chiese avventiate della Liguria. Alle ore 15 si terrà una conferenza con relazioni dei pastori Visigalli e Delle Donne.
14
PAG. 10 RIFORMA
VENERDÌ 28 MAGGIO
1993
Unità politica dei laici cattolici e cultura moderna
Un partito «guelfo»
alle soglie del Duemila?
AURELIO MAURI PAOLINI
2uando nel dibattito politico-culturale si parla
. Chiesa cattolica ci sembra non emerga mai con chiarezza quella che è la sua precisa fisionomia giuridico-istituzionale: una struttura che
essa stessa definisce non compatibile con il concetto di democrazia quale si è andato
formando in Europa attraverso
rivoluzioni culturali come la
Riforma, la rivoluzione scientifica, rilluminismo, la rivoluzione liberale, il movimento
socialista.
«Per volontà del suo fondatore divino, la Chiesa deve essere considerata essenzialmente una società di diseguali, integrata in due classi di
membri diversi fra loro: la gerarchia e i semplici fedeli, coloro che santificano e coloro
che sono santificati, coloro
che insegnano e coloro che
apprendono, coloro che governano e coloro che sono governati. Un laico non apparterrà mai alla gerarchia, qualunque attività di apostolato
egli svolga e non godrà mai
del suo potere di ordine e di
giurisdizione. L’apostolato
dei laici deve fondare il proprio senso della Chiesa nella
sottomissione alla gerarchia.
Ogni azione cattolica, per essere tale, deve essere in qualunque forma azione della
Chiesa cattolica, cioè della
sua gerarchia di istituzione
divina: lo è infatti quando è
azione unita alla gerarchia
che dirige e orienta in una
forma o nell’altra, immediatamente o mediatamente, l’azione dei fedeli, che per essere
battezzati e cresimati, sono
cooperatori uniti ad essa soprannaturalmente. Questa
azione cattolica dei laici può
essere di carattere individuale
o di carattere collettivo; e
quest’ ultima - qualunque sia
la forma di organizzazione
con cui si esercita - dipende
sempre dall’autorità pastorale della gerarchia».
Abbiamo riportato i brani
centrali della relazione dogmatica che il cardinale Caggiano fece al congresso internazionale del laicato cattolico
tenutosi a Roma nel 1951 {Osservatore Romano, 11 ottobre
1951): tesi che il Concilio Vaticano II non ha minimamente
scalfito (vedi V. Subilia: La
nuova cattolicità del cattolicesimo - cap. 1, «L’ecclesiologia del Vaticano II», ed. Claudiana) tanto che il cardinale
Agostino Bea, nel marzo del
1965 su Civiltà cattolica, scriveva: «Si ha quasi l’impressione che alcuni critici abbiano cominciato a pensare che
con la dottrina della collegialità, il Concilio stava per introdurre nella Chiesa la democrazia nel senso proprio
della parola, cosa inconciliabile con la struttura che Cristo
stesso ha dato alla sua Chiesa. La democrazia nel senso
della moderna dottrina dello
Stato è assolutamente inconciliabile con tale struttura».
Chi volesse conoscere affermazioni ufficiali più recenti
sul conflitto culturale tra
Chiesa cattolica e democrazia
politica può leggere l’editoriaie da La Civiltà Cattolica del
2 gennaio 1988 dal titolo
«Cristianesimo e democrazia», dove a pag. 14 si tenta di
giustificare questo lungo rifiuto della democrazia moderna
adducendo il fatto che «i regimi politici che ad essa si ispirano erano nati in ambiente
protestante e avevano carattere antiecclesiastico in quanto
si pretendeva che anche la
Chiesa dovesse assumere una
forma democratica con reiezione dei vescovi e dei sacerdoti da parte del popolo». Un
pericolo che faceva dire a papa Montini: «Si è diffusa un
po’ dappertutto la mentalità
del protestantesimo e del modernismo, negatrice del bisogno e dell’ esigenza legittima
di un’autorità intermedia nel
rapporto dell’anima con Dio»
{Osservatore Romano 6 novembre 1964).
La Chiesa cattolica ha accettato per la prima volta la
democrazia tra le forme di governo possibili della società
civile solo nel dicembre 1944
col radiomessaggio natalizio
di Pio XII (art. citato, pag. 10),
quando cioè le democrazie occidentali avevano già praticamente vinto la guerra e già si
profilava l’espansione del comunismo marxista-leninista.
E di queste settimane - a
confermare il carattere gerarchico del mondo cattolico - il
sogno del cardinale Biffi che
parlando ai laici dell’Azione
cattolica così si esprime: «Io
sogno un’Azione cattolica che
si possa considerare come il
movimento del Vescovo e,
dunque, abbia con il Vescovo
lo stesso rapporto che ogni
movimento ha con il suo capo» {Corriere della Sera, 14
marzo 1993, pag. 13).
Non si può certo dire che la
Chiesa cattolica nasconda o
mimetizzi la sua rigida struttura gerarchica e sacerdotale,
per cui dobbiamo renderci
conto che in Italia ad un partito politico che abbia nel mondo cattolico e nella sua imponente strattura associativa (vedi Religione e Chiesa in Italia, di Franco Garelli, ed. Il
Mulino) la sua forza elettorale
non può non spettare una precisa caratteristica e funzione
di partito «guelfo», perché
non si tratta qui di partiti di
ispirazione cristiana come altri ce ne sono in Europa, bensì
del partito politico dei «laici»
cattolici, i quali nella loro comunità ecclesiale sono membri che, potremmo dire, hanno
volontariamente accettato di
esserlo «a sovranità limitata»
nei confronti di una gerarchia
scelta ed eletta direttamente
da Dio.
Di questa realtà culturale
del mondo cattolico organizzato il dibattito politico non
può non tenere conto, avendo
presente quanto aspro sia oggi
lo scontro culturale tra la
Chiesa di Roma e il mondo
moderno; si pensi solo alle angosciose problematiche della
bioetica e della crescita pseudotumorale della popolazione
mondiale.
Come il mondo cattolico
più sensibile ed acculturato
non può, da parte sua, non avvertire la sempre più ampia
contraddizione che sussiste tra
strutture tipiche del passato
(proprie di religioni sacerdotali e gerarchiche in cui per statuto c’è chi è sempre padre e
chi è sempre figlio) e il principio della libertà democratica,
che partendo dalla scoperta
della personalità spirituale
dell’uomo gli restituisce in
primis la piena autonomia delia coscienza e deH’intelletto
nei confronti di qualsiasi altra
istituzione collettiva, quasi a
storicizzare l’insegnamento
evangelico del Cristo a non
chiamare nessuno sulla terra
Padre, Maestro, Guida, ma a
ritrovare e sperimentare quell’
incontro diretto e non più mediato con Dio, che non avviene più nel Tempio abolito, ma
«là dove due o tre sono radunati nel mio nome, ché ivi sono io in mezzo a loro»; cioè in
una comunità o società «aperta» dove solo chi ha la coscienza di essere libero è capace di riconoscere altri uomini liberi.
Stiamo uscendo con fatica e
tragedia da un secolo dominato da culture totalitarie che
hanno sedimentato intolleranze e dogmatismi feroci, stupide e sanguinarie utopie, e soprattutto creato una nuova
classe di «clero politico» che
ha fatto dell’esercizio del potere sugli altri la sua vocazione professionale ben rifornita
di privilegi medioevali. Contro di essa un diffuso vento di
liberazione è giunto persino in
Italia dove la valanga dei sì
referendari ha soprattutto questo preciso significato: una rivolta contro un principio di
autorità autoproclamatasi per
volere di Dio o della storia.
In questo terreno anche la
maggior parte delle strutture
religiose esistenti (protestanti
comprese) hanno qualche poco o tanto da abbandonare in
fatto di «clericalismo» più o
meno rigido o mascherato; per
esempio mi è sembrata fotografia di comunità più paternalistica che democratica
quella descritta da Giorgio Girardet nella sua relazione
all’assemblea dei predicatori
locali dove sostiene che «questi sono vicini ai pastori, che
di una chiesa come la nostra
costituiscono il gruppo dirigente, sia dal punto di vista
intellettuale che da quello amministrativo »{Protestantesimo
n. 4, 1987, pag. 202).
Ho quindi seguito con vivo
interesse il dibattito che Gioele Fuligno ha aperto su Riforma col suo articolo, constatando con piacere che la sollecitazione culturale che scuote la
società civile (cioè lo spirito
della democrazia) finisce con
l’investire anche il mondo,
forse un poco arcaico, del nostro protestantesimo italiano.
Sono convinto che il tempo
sia maturo perché si affronti
un dibattito serio e disincantato, per esempio su «fede e religione» e su «autorità, libertà
e democrazia nella comunità
religiosa e in quella civile»:
una problematica sulla quale
la Riforma ha seminato sicuramente i presupposti di un
suo specifico valido contributo, forse ancora molto da sviluppare e storicizzare.
Una riaffermazione di queste idee mi sembra essere oggi
tra i compiti culturalmente più
impegnativi e attuali della testimonianza protestante nel
nostro paese, dove tanto estese e profonde restano ancora
le sedimentazioni di vecchie e
recenti culture antidemocratiche sia religiose che laiche,
culture che non hanno risparmiato neppure il nostro piccolo mondo protestante italiano
che una cultura genuinamente
protestante avrebbe dovuto
salvaguardare da un settarismo che le è profondamente
alieno e da schemi ideologici
semplicistici ed emotivi.
Tutta la realtà esistenziale
che oggi abbiamo di fronte va
difatti seoprendo e affrontando la crescente alcatorietà del
nostro vivere quotidiano, quasi a conferma del profondo
pessimismo antropologico
dell’Evangelo di Gesù Cristo
e della lezione dei grandi
riformatori.
Alcamo, si discute davanti al bar
Intervista al teologo cattolico Eugen Drewermann - Il parte
L'istituzione chiesa (cattolica)
è fonte di angoscia e di paura
Pubblichiamo qui la seconda parte dell’intervista che il
teologo cattolico Eugen
Drewermann ha rilasciato a
Témoignage Chrétien.
Nella prima parte, pubblicata nel numero scorso,
Drewermann conduce la sua
critica al concetto di ordine e
di dominio che sarebbe proprio della istituzione Chiesa
cattolica.
La traduzione dell’ intervista è della agenzia Adista.
La terza e ultima parte
sarà pubblicata nel prossimo
numero.
- La fede può aiutare gli
esseri umani a vivere con la
loro angoscia e superarla.
Ma lei non ne fa il mezzo
quasi magico, ma forse illusorio, per liberarli definitivamente da questa angoscia?
«La religione è fatta per
Dio o per gli esseri umani? È
una domanda che sento spesso. Dirò come il poeta Lessing: “Dio non si ingrassa
con le vostre quaresime’’. La
religione, come Gesù l’ha
vissuta, mi sembra veramente una soluzione al circolo
vizioso delle angosce umane.
E questa angoscia che conduce l’uomo verso false identificazioni con la legge, la nazione, il militarismo. Al contrario il Sermone della montagna libera dalle false identificazioni a vantaggio di una
profonda fiducia in Dio. Bisogna guardare al di là dell’
essere umano per ritrovarlo e
ritrovare se stessi.
Il cammino di Gesù ci indica che l’essere umano può
ridiventare ciò che era: un
uomo di fronte a Dio. L’angoscia è veramente il tema
centrale della chiesa: è il
peccato ma con qualcosa di
più profondo. Ma il peccato
nella chiesa è sempre un concetto legato ai comandamenti
morali. Stranamente ci si è
dimenticati dei concetti essenziali di San Paolo e di
Sant’Agostino che sostenevano che è proprio la legge
ehe porta alla distruzione e
alla morte: perché si può ottemperare alla legge e perdere nel contempo il senso
dell’esistenza umana. Ma se
si presta attenzione alla disperazione, all’alienazione,
al sentimento di perdizione,
allora si raggiungerà l’uomo
di cui parla la Bibbia, l’uomo
nell’universo concreto che
l’angoscia.
Di fronte a una donna incinta e disperata, la chiesa
parla un linguaggio giuridico, immediato, senza perdere
tempo per ascoltarla. Se invece si entra nell’angoscia di
questa donna e nella sua disperazione, allora si capirà
che l’essenziale consiste nel
consentirle di ritrovare se
stessa nella sua esistenza
umana. Questo è solo un
esempio per dimostrare che
gli esseri umani hanno bisogno di un linguaggio che li
comprenda e attraverso il
quale possano esprimersi.
Essi non hanno bisogno di un
papa che spieghi alle donne
violentate della Bosnia che
devono permettere ai loro
bambini di nascere».
- Come si possono aiutare
queste donne senza farle sentire colpevoli?
«Non bisogna fare qualcosa di esterno ma ascoltarle
perché trovino una risposta
alla loro angoscia. Il magistero della chiesa dovrebbe
riconoscere che non ha una
risposta preconfezionata».
- Ma lei non nutre troppo
ottimismo nei confronti dell’
individuo e troppo pessimismo nei confronti delle istituzioni? Non sostituisce la speranza classica con questa fiducia nell’uomo e dell’uomo
verso Dio, sulla quale ritorna continuamente?
«Penso che degli uomini
fallibili meritino maggiore fiducia che una istituzione infallibile. Io auguro all’essere
umano di diventare ciò che è:
io ho fiducia in lui e non nel
suo destino. La speranza dà
più fidueia al destino ed è a
questo che guardo con diffidenza. Io credo alla capaeità
dell’essere umano di diventare fedele a se stesso, qualsiasi cosa accada. Io ho appreso
questo da Gesù. Bisogna finirla di vedere sempre la croce attraverso la Pasqua. La
questione è di sapere come
attraversare il Getsemani,
l’angoscia e l’agonia».
- Ma Gesù non può a sua
volta diventare un esempio
esteriore a noi?
«Gesù non deve essere presentato come un esempio di
morale esteriore. Per me, il
credere si fonda su una relazione personale dove amore
e fede si confondono. Se noi
chiamiamo Gesù “Figlio di
Dio” è perché egli realizza
ciò che, per desiderio, noi
portiamo in noi stessi».
- Qual è la sua interpretazione della parabola del
Buon Samaritano?
«Il Buon Samaritano ci in
dica che bisogna saper “rompere” con il proprio “grappo”
per diventare umani. Si diventa veramente umani solo
se si spezzano le catene che
legano a certi gruppi. Non
dubito della necessità dei sistemi gerarchici in ogni
gruppo umano: ogni cellula
del nostro corpo è costituita
da elementi gerarchici destinati alla sua sopravvivenza; è
un principio di autorganizzazione. Ma questo non è il caso della gerarchia cattolica
che funziona secondo un modello che è il contrario della
vita. Invece di una autorganizzazione si è arrivati
all’alienazione, all’essere determinati dall’altro. Ma per
poter aderire a una istituzione, bisogna trovare la fiducia
nell’essere umano, nella sua
personalità e intelligenza, nei
suoi sentimenti, nella sua esistenza.
In questo senso la chiesa
sbaglia molto: invece di dare
fiducia all’uomo, esige fiducia in una istituzione che si
dice proveniente da Dio. Noi
al contrario dobbiamo credere nell’uomo e mo.strarci critici nei confronti dell’istituzione».
- Come si pone allora la
questione del battesimo dei
bambini?
«Si tratta di un problema
enorme: infatti il battesimo
dei neonati potrebbe rappresentare un bel simbolo che
significa come ogni essere
umano esiste davanti a Dio.
Ma oggi l’accento è posto
soprattutto sull’affermazione
che questo bambino è integrato nella istituzione ecclesiale. Tutto ciò diventa un
simbolo magico, un atto superstizioso. Il battesimo riacquista significato quando è
interpretato come un rito di
passaggio il cui profondo significato è rivolto pure ai genitori. Il battesimo dice loro:
“Il vostro bambino appartiene a q^ualcuno più in alto di
voi”. E questo qualcuno che
è “lo spirito” comunitario; lo
Spirito Santo nel linguaggio
teologico classico».
- Come vede l’avvenire
della chiesa?
«Il mio problema non consiste nel sapere se ci sarà un
avvenire per la chiesa, ma
quale sarà il destino degli esseri umani durante i trent’anni, se Dio lo vuole, in cui
sarò con loro. Come potrò
essere loro utile?».
2 _ Segue
nel prossimo numero
15
V/ENERDÌ 28 MAGGIO 1993
PAG. 1 1 RIFORMA
Il papa
in Sicilia
Titoli a tutta pagina che
parlano di «svolta storica» e
di «rinnovata speranza» per la
Sicilia. Cori unanimi (o quasi)
di meraviglia, di lode, di entusiasmo. Ministri e magistrati
che ringraziano con cuore e
con animo commosso. Così il
nostro paese ha reagito alle
parole del papa nel corso del
suo recentissimo viaggio pastorale in Sicilia.
Ma che cosa ha detto il papa di così straordinario? Ha
detto che la maledizione di
Dio pende sul capo dei mafiosi e che la mafia è un prodotto delle forze del male.
Ma allora resto profondamente sconcertato, perché non
riesco proprio a capire che
cos’altro potesse dire il responsabile di una chiesa cristiana riguardo alla mafia.
Se il papa avesse proclamato «Dio benedici i mafiosi»,
allora sì ci sarebbe stato da
meravigliarsi per le sue parole... Ma così, non vedo proprio il perché di tante lodi sovente sperticate dinanzi a delle affermazioni che dovrebbero essere scontate sulla bocca
di qualsiasi credente.
A questo punto mi chiedo:
se queste parole di Giovanni
Paolo II rappresentano davvero una «svolta storica» per
quel che riguarda l’atteggiamento della Chiesa cattolica
in Sicilia, questo vuol dire
che - sino a pochi giorni fa quella chiesa non aveva mai
condannato apertamente e
chiaramente la mafia e la
mentalità mafiosa come peccatrici e come frutto del peccato.
Ma allora la Chiesa cattolica porta una tremenda responsabilità per quanto si è
verificato in Sicilia in tutti
questi decenni, e il suo capo
supremo avrebbe dovuto accompagnare i suoi anatemi
con una sincera confessione
di peccato. Non mi sembra,
però, che il papa abbia chiesto perdono di nulla...
Oppure, non siamo dinanzi
all’ennesima dimostrazione
che una classe politica e di
potere e anche gran parte dei
«media» vedono oggi nel papa di Roma la sola possibile
«leadership» e il solo punto
certo di riferimento nella
profonda crisi di prospettive e
di valori in cui siamo immersi
nel nostro paese?
I «peana» e le lodi acritiche
innalzati al papa e alla Chiesa
cattolica da parte di una certa
opinione pubblica tradizionalmente laica e di sinistra,
fanno pensare.
Ruggero Marchetti
Angrogna
Evangelo
e poteri
Non mi aspettavo l’onore
di una citazione su Riforma.
Poiché Piera Egidi lo ha fatto
nel resoconto delle giornate
di Mezzano, vorrei che non
mi si attribuisse solo quella
frase («non dobbiamo stancarci di predicare l’Evangelo») perché, priva del suo
contesto, diventa una pia banalità buona per tutte le occasioni.
Io ho cominciato domandomi da che parte staremo e
quale Evangelo predicheremo
nel prossimo futuro, dopo
tanti cambiamenti. Se oseremo ancora contestare, come
chiesa e come singoli credenti, la libertà del profitto dei
mercanti di Efeso corriamo il
serio rischio, come già ci è
capitato in anni remoti e recenti, di sentirci offrire dagli
arconti della città non solo
un’amichevole protezione,
ma anche altri contributi, purché non creiamo più altri fastidi e non disturbiamo più
l’ordine pubblico.
Dai governi degli anni ’80
ci è stato regalato l’8%o, che è
la nostra tangente, per la quale dovremmo avere il coraggio di fare pubblica confessione di peccato.
Per la nostra compiacenza
verso gli arconti, abbiamo ricevuto le visite di un presidente della Repubblica (...) e
dell’ideologo del decisionismo craxiano, on. Giuliano
Riforma
Via Pio V, 15 -10125 Torino - tei. 011/655278 - fax 011/657542
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DIRETTORE: Giorgio Gardioi
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REDATTORI; Stello Armand-Hugon, Claudio Bo, Luciano Cirica, Alberto Corsani, Piera Egidi, Fulvio Ferrarlo, Maurizio Girolami, Anna Maffei, Carmelina Maurizio, Luca Negro, Luisa Nitti, Jean-Jacques Peyronel, Roberto
Peyrot, Gian Paolo Ricco, Giancarlo Rinaldi, Fulvio Rocco, Marco Rostan,
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Riforma è il nuovo titolo della testata La Luce registrata dal Tribunale di Pinerolo con il n. 176 del 1° gennaio 1951, responsabiie Franco Giampiccoli. Le
modifiche sono state registrate con ordinanza in data 5 marzo 1993.
Nelia foto di prima pagina: fotomontaggio per il quotidiano Die Welt
MINI ABBONAMENTI
Avete mai pensato di regalare un abbonamento in occasione di un battesimo, di
un matrimonio, di un anniversario di un
vostro parente, di un vostro conoscente?
Avete mai pensato di abbonare un/a
collega di lavoro o un/a amico/a, con cui
discutete spesso di religione, delle differenze che esistono tra gli evangelici e con
le altre confessioni religiose?
Avete mai pensato che sarebbe bello
che la biblioteca della vostra città, del
quartiere, il Centro di incontro per anziani,
il comitato di quartiere, l’associazione che
frequentate o che frequentano i vostri figli,
fossero abbonati a Riforma (e a L’eco
delle valli valdesi)?
Oggi è possibile 1
Il Consiglio di amministrazione delle
Edizioni protestanti (l’impresa editrice di
Riforma e de L’Eco delle valli valdesi) ha
deciso di lanciare l’operazione mini abbonamenti (mini nel prezzo!) e di proporre
a tutti coloro che si abbonano e che abbonano conoscenti, istituti, enti, biblioteche
un’offerta speciaie :
L’abbonamento, di qui aiia fine deii’anno ’93, costerà soie 30.000 tire
L’abbonamento di qui ai dicembre
1994 costerà 90.000 tire
Per abbonarsi è sufficiente compilare il
ccp n. 14548101 intestato a Edizioni protestanti srl, via S. Pio V 15 bis, 10125
Torino, specificando nella causale «mini
abbonamento per... (indirizzo completo)»
Offerta valida fino ai 30 giugno 1993
Amato. Non abbiamo davvero di che rallegrarcene, anche
se non abbiamo taciuto proprio del tutto.
Ho affermato di temere che
ritornino i tempi in cui qualche dirigente Fiat sedeva nei
Consigli di chiesa delle valli
valdesi con la stessa mentalità con cui stava in azienda;
negli anni ’70 i notabili si sono sentiti contestare con
grande loro scandalo proprio
in quella sede il loro status
dagli operai «fratelli».
Ho dichiarato di condividere le critiche di Giorgio Guelmani in «Gioventù evangelica» ai libri di Sergio Aquilante e Giorgio Bouchard, in cui
la volontà di dirsi ancora socialisti si riduce a una pura
petizione di principio.
Dai loro interventi a Mezzano, come da quello di Biagio De Giovanni, uno dei
maggiori ideologi della transizione occhettiana al Pds, sono ancora una volta emerse le
posizioni liberaldemocratiche: legittime, certo, ma
ognuno per favore si chiami
col nome che gli compete.
Da queste differenze ideali
discenderanno inevitabilmente modi diversi di annunciare
l’Evangelo che ci accomuna.
Chi ci ascolterà giudicherà.
Per conto mio continuerò a
stare dalla parte degli operai e
dei cassaintegrati, anche se la
classe operaia non è più il
soggetto principale del cambiamento sociale che pensavamo negli anni Sessanta e
Settanta.
E continuerò a chiedere che
siano disturbati i mercanti di
Efeso. Contro di loro non dovremo stancarci di predicare
r Evangelo ai poveri e agli ultimi. Con tutte le conseguenze pratiche che ne derivano,
situazione per situazione.
Giacomo Quartino
Genova
Sono stato e rimango contrario aU’8%c ma, caro Giacomo, non ti sembra eccessivo (e sbagliato) considerarlo
«la nostra tangente»? Se le
chiese lo vorranno i proventi
deU’8%c potranno essere anche utilizzati per disturbare i
mercanti di Efeso. (g-g-)
VALLI VALDESI
AFFITTASI
per periodi brevi appartamenti per vacanze 4/6
posti letto. Saret di Maniglia, Ferrerò.
Telefonare 0121-803134
Andare
nelle edicole
Ho letto sul giornale del 2
aprile l’articolo di Stefano Sicardi che proponeva di trasformare Riforma in un gior
nale nazionale presente nelle
edicole, voce degli evangelici
italiani. Trovo tale proposta
veramente interessante e credo che la sua realizzazione
rappresenterebbe un notevole
traguardo per l’evangelismo
italiano.
Un giornale come Riforma
però potrebbe essere la voce
non solo delle chiese valdesi,
metodiste e battiste, ma anche
delle altre realtà evangeliche
presenti in Italia, sia che siano chiese membro della Federazione delle chiese evangeliche in Italia che non,
coinvolgendo tutte le chiese
evangeliche, dando loro spazio e parola, includendo anche quel variegato e multiforme mondo rappresentato dal
movimento pentecostale, che
tra l’altro raggruppa il più alto numero di evangelici italiani. Riforma potrebbe divenire il giornale del protestantesimo italiano.
past. Giacomo Tambarello
Garbagnate Milanese
La necessità
di diventare
vegetariani
Mi associo al dispiacere di
Massimo Mariano per la pubblicazione di una pubblicità
di una macelleria.
Mi sono allontanata dal cattolicesimo fra l’altro anche
per la sua indifferenza verso
la questione ambientale e in
particolare verso la violenza
sugli animali. Mi accorgo
però che anche nelle altre
confessioni cristiane si inorridisce spesso sentendo rivendicare il rispetto e la fratellanza nei confronti degli animali, quando nel mondo albergano ancora massicciamente lo sfruttamento dei
bambini, la tortura dei prigionieri politici, la pena di morte, i regimi dittatoriali, l’abuso sessuale sulle donne, le
guerre politiche e le guerre
religiose, la violenza razzista;
lo sterminio per fame...
Amare gli animali e, nella
fattispecie, non desiderare più
di divorarne le carni, non significa non sapersi poi spendere per migliorare la condizione umana ovunque sia
possibile e non è neppure un
atto particolarmente stoico o
virtuoso. È invece uno dei
passi sul cammino della nonviolenza verso se stessi e verso ciascuna altra creatura senziente.
Per la pubblicità su
RIFORMA
'RS
Non mangiare carne significa anche migliorare la propria salute e non sottrarre risorse al Terzo Mondo. Vi invito solo a riflettere su un
punto: per crescere animali
da «carne» ci vogliono da 5 a
16 kg di cereali per ogni kg di
carne, a seconda del tipo.
Quante migliaia di ettari di
terreno coltivabile vengono
sottratte all’alimentazione
umana diretta? Quanta energia viene ancora una volta
sprecata per ipemutrire i popoli ricchi? Perché l’alimentazione carnea è diffusissima
soprattutto nel nord del mondo, con le conseguenti malattie che conosciamo? Anche la
Fao si sta interessando alla
proposta vegetariana.
Poi c’è il problema dell’inquinamento dovuto ai liquami
provenienti dagli allevamenti
intensivi... Chi diventa vegetariano è spesso critico anche
verso altri aspetti come la vivisezione, il massacro di animali «da pelliccia», gli zoo, i
circhi con animali, la caccia,
la corrida e le altre feste sadiche, la pesca, oltre la strage
degli animali da allevamento
appunto.
Come si vede è un problema globale. Mi piacerebbe
che Riforma desse spazio a
questo dibattito e al suo risvolto spirituale ed ecologico,
naturalmente sempre col pluralismo che la caratterizza e
che apprezzo molto.
Chissà, forse non siamo pochi a non saper abbandonare
la via che Gesù ci ha insegnato, senza essere capaci però
di mettere in graduatoria le
creature da amare.
Angela Maria Caretta
San Giorgio Canavese (To)
Anonimo
torinese
distratto
Nella nostra buca delle lettere a Torino troviamo spesso
lettere anonime che affrontano gli argomenti più vari e
spesso ci indicano la «giusta
via».
Di solito la redazione le
prende in considerazione, ma
non le pubblica per rispetto
dei lettori che si firmano.
Questa volta facciamo un
eccezione. Giorni fa abbiamo
ricevuto una lettera scritta a
macchina dal titolo: «Perché
Riforma non pubblica mai
queste notizie?» a cui era attaccato un ritaglio di Adista
del 5 maggio scorso con la
notizia America Latina: ogni
ora 400 evangelici in più.
Ci spiace deludere il nostro
anonimo censore torinese ma
la notizia è stata da noi pubblicata a pag. 2 del numero 6
del 12 febbraio scorso, con
grande evidenza. Possiamo
inoltre ipotizzare, dato che
r inizio dell’ articolo è identico a quanto da noi pubblicato, che Adista lo abbia addirittura ripreso da noi...
Se l’anonimo torinese rompesse T anonimato potremo
fornirgli una copia del settimanale con l’articolo in questione. Altrimenti affideremo
a Tom Ponzi un’indagine per
cercare il proprietario della
macchina per scrivere.
Giorgio Gardioi
via G. B. Fauché, 31
20154 Milano
tei. 02/314444-316374
fax 02/316374
VACANZE IN USA — 1 giovani valdesi e metodisti, tra i 17 e
i 26 anni, che vogliono partecipare a campi studi o di lavoro
a Wilmot nel New Hampshire (Usa, a nord di Boston) possono scegliere i campi tra queste date:
10- 20 giugno Week-end per singles (47$)
27-30 giugno Training per diventare staff
F-4 luglio Come diventare consiglieri
2-4 luglio Week-end famiglie (22$ al giorno)
4-10 luglio Campo per ragazzi e per giovani (195$)
11- 17 luglio Campo per ragazzi e per giovani (195$)
18-24 luglio Campo per adulti e famiglie (adulti 195$)
18-24 luglio Campo per giovani (185$)
25-31 luglio Campo per adulti (195$)
Nel caso in cui si faccia parte dello staff il campo è gratuito.
Le iscrizioni vanno inviate a: Camp Wilmot, box 158,
North Wilmot Road, Danbury, New Hampshire 03230
USA. (tei. 603-768 3350) indicando nome e cognome, indirizzo, classe scolastica terminata a giugno 93, e - se minori
di 18 anni - firma di uno dei genitori.
Occorre inoltre accompagnare l’iscrizione con una caparra
di 25 $ con vaglia intemazionale se non ci si iscrive come
staff.
Copia della domanda va inviata al past. Gianni Genre, via
Circonvallazione 43/5, 10018 Pavone Canavese (To), in
modo da rendere possibile l’invio del materiale informativo
inviato dal past. Sanner del Presbiterio di Boston.
CERCASI VOLUME DEL PROF. ALBERTO REVEL —
La biblioteca della Facoltà di Teologia non possiede
un’opera importante di un suo docente, Alberto Revel: Letteratura ebraica, Milano, ed. Hoepli, 1888, 2 volumi (Manuali Hoepli).
C’è qualcuno che è disposto a farne dono alla Facoltà oppure a darla in prestito il tempo necessario per fotocopiarla?
Gli interessati possono contattare il prof. Daniele Garrone,
biblioteca della Facoltà valdese di teologia, via Pietro Cossa
42, 00193 Roma.
VACANZE DI STUDIO IN SPAGNA E IN AMERICA LATINA — Chi vuole studiare lo spagnolo in Spagna e in
America Latina può rivolgersi al Colegio de Salamanca
(via Bogino 12, 10123 Torino, tel.Ol 1/835745) che è in grado in grado di proporre programmi anche personalizzati.
NUOVO INDIRIZZO — Il pastore Paul Langston comunica
il proprio nuovo indirizzo: Vico III Sant’Avedrace, 7 09122 Cagliari.
16
PAG. 12 RIFORMA
1
VENERDÌ 28 MAGGIO 1993
A Deutschfeistritz (Austria) un seminario sul conflitto nell'ex Jugoslavia
«Sarajevo mon amour», o incontrarsi per
ricercare insieme le vie della riconciliazione
JEAN-JACQUE5 PEYROWEL
>>garajevo mon amour»;
^>k3con questo titolo volutamente ispirato a un’altra
tragedia della storia recente
dell’umanità, si è svolto vicino a Graz (Austria) un seminario con alcuni rappresentanti dei movimenti pacifisti
operanti nei paesi della ex
Jugoslavia. Purtroppo - ed è
comprensibile in questo momento - nessun rappresentante dalla Bosnia-Erzegovina
ha potuto partecipare. A
prendere l’iniziativa di questo week-end di incontro con
i nostri vicini della ex Jugoslavia sono stati due giovani
pastori della Chiesa luterana
in Austria, Albert Brandstatter e Michael Chalupka, che
ambedue hanno fatto parte
del gruppo residente di Agape negli anni ’80.
Obiettivo dell’incontro era
proprio quello di vedere come, a partire da una situazione di conflitto, si possa lavorare per la riconciliazione.
Per questo erano stati invitati
rappresentanti del Centro
ecumenico di Agape e della
comunità di Corrymeela
neirirlanda del Nord, affinché dessero una testimonianza sull’esperienza di questi
due centri nati con il fine
esplicito della riconciliazione.
Così, dal 14 al 16 maggio,
circa 25 persone hanno potuto avere un intenso scambio di informazioni, di testimonianze e di riflessioni sui
tremendo conflitto che sta insanguinando i Balcani. Com’
è noto l’Austria è stata, insieme alla Germania, il primo
paese europeo a riconoscere
i’indipendenza della Croazia.
Questa decisione, politicamente discutibile e in ogni
caso prematura, non ha sicuramente favorito uno sviluppo pacifico della situazione
nella ex Jugoslavia. Ha permesso però a molti croati di
trovare un rifugio temporaneo al di là delle Alpi.
Proprio nel Centro della
Chiesa luterana che ha accolto il seminario vive da alcuni mesi una famiglia di Zagabria con tre figli. In un momento in cui la rigida chiusura nazionalistica imposta dai
governi delle varie repubbliche ex jugoslave impedisce
alla gente di incontrarsi e costringe gli uni e gli altri a
considerarsi «nemici», questo breve week-end ha permesso ad alcune persone della Croazia, della Serbia, della
Voivodina, della Slovenia e
del Montenegro di incontrarsi e di sperimentare la solidarietà umana che lega gli uni
agli altri malgrado le differenze di valutazione politica.
Erano rappresentati il
«Centro per la pace, la nonviolenza e i diritti umani» di
Osijek (Croazia), il «Sos telefono per donne e bambini
vittime della violenza» e il
movimento «Donne in nero
contro la guerra» di Belgrado, il movimento «Pax Cristi» di Zagabria, il «Movimento per la pace» di Novi
Sad (Voivodina).
Con pochi mezzi ma con
molta buona volontà e convinzione, ognuno di questi
Centri cerca di dare un aiuto
alle vittime della guerra, in
particolare alle donne che
hanno subito stupri (e non
sono solo musulmane), di
organizzare l’opposizione
politica ai vari regimi, di promuovere incontri di educa
Sarajevo: un attacco di soldati serbi durante una manifestazione pacifista
zione alla pace e alla nonviolenza per gli adulti.
Tutti hanno un grande bisogno di solidarietà intemazionale, non solo finanziaria, per poter ad esempio
affittare un appartamento per
le donne vittime della violenza o per poter stampare un
giornale delle donne, ma anche morale, spirituale e culturale. Al di là della carneficina, infatti, il conflitto nazionalistico (più che etnico) è
così acuto e così abilmente
inculcato dalla propaganda
politica dei vari regimi che
ciò ha ripercussioni gravi anche sui normali rapporti interpersonali quotidiani.
Ci si accorge dolorosamente che la solidarietà di
classe o di sesso o di cultura
viene sempre più sopraffatta
daH’interiorizzazione del mito nazionalistico. D’altra parte, il ricorso sistematico alle
armi induce nuovi modelli di
comportamento violento,
specie tra uomini e donne ma
anche fra i bambini, all’interno di ogni «nazione». Per
reagire a questa degenerazione dei rapporti umani occorrono strumenti culturali e spirituali.
Per questo, alcuni Centri
chiedono l’aiuto di specialisti
(medici, psichiatri, psicanalisti, esperti della comunicazione e dell’educazione
nonviolenta), altri puntano
maggiormente sulla relazione
di aiuto basata sulla fede e
sul riferimento alla parola biblica.
Non era pensabile, in meno
di due giorni, elaborare un |
progetto comune di riconciiiazione. L’importante era di
potersi incontrare in un’atmosfera fraterna, di stabilire
contatti, di scambiarsi informazioni e recapiti in vista di
ulteriori incontri. Tutti però
hanno appoggiato con entusiasmo la proposta di svolgere in quello stesso Centro di
Graz un altro seminario di
una settimana, a cui possano
partecipare anche famiglie
con bambini.
Il seminario dovrebbe essere centrato sull’ educazione
alle varie terapie da mettere
in atto per cercare di ricomporre e di guarire i traumi
causati dalla violenza sulle
persone. Un altro appuntamento sarà quello del prossimo campo invernale di Agape sulla ex Jugoslavia.
Un'iniziativa lanciata un anno fa da varie organizzazioni svizzere
Quando t produttori del Terzo
Mondo conquistano il mercato
Dal giorno della sua introduzione sul mercato
svizzero, un anno fa, il caffè
«Max Havelaar» ha conquistato il 5% del commercio al
dettaglio.
Oltre 100.000 famiglie svizere consumano caffè con
questo marchio. Un milione
e mezzo di chili di caffè equamente commercializzati hanno così fruttato ai produttori
del Terzo Mondo un sovrappiù di introiti di 3,2 milioni di
franchi svizzeri.
«La buona collaborazione
con gli importatori, i distributori e i torrefattori, nonché
il grande appoggio dei consumatori e della stampa sono
all’origine del successo dei
caffè “Max Havelaar’’», ha
affermato Rolf Buser, gestore
della Fondazione Max Havelaar svizzera, venerdì 7 maggio, a Berna, durante una conferenza stampa.
Anche i rappresentanti dei
distributori «Migros» e
«Coop» si sono dichiarati
gradevolmente sorpresi dal
successo di questi caffè.
La Fondazione Max Havelaar è stata creata un anno fa
dalle organizzazioni di aiuto
al Terzo Mondo «Action de
Carême», «Caritas», «Eper»,
«Pain pour le prochain»,
«Helvetas» e «Swissaid», in
collaborazione con la cooperativa d’importazione OS3, al
fine di promuovere un commercio più equo con il Terzo
Mondo. Essa dovrà diventare
finanziariamente indipendente entro cinque anni.
Per ora, le organfzzazioni
membro coprono l’eccesso di
spese. Dopo intense discussioni, l’Ufficio federale degli
affari economici esteri ha dato il proprio accordo per
prendere in carico la metà dei
costi.
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Attualmente oltre una ventina di miscele «Max Havelaar» vengono vendute sia nei
supermercati sia nei «Magasins du monde» o presso i
picboli negozi. Si prevede nel
futuro di fornire anche caffè
solubile.
Al di là del guadagno supplementare, l’iniziativa «Max
Havelaar» porta una grande
speranza ai piccoli produttori
del Terzo Mondo, ha sottolineato Bruno Riesen, presidente della Fondazione. I
contratti fissi di acquisto e gli
anticipi sul raccolto garantiscono ai piccoli produttori
una sicurezza molto maggiore e rafforzano la loro indipendenza rispetto al commercio intermediario locale talvolta rovinoso.
Il successo dei caffè «Max
Havelaar» non si limita alla
Svizzera. Esistono iniziative
analoghe nella maggior parte
dei paesi dell’Europa occidentale. Per il corrente anno i
responsabili di «Max Havelaar» intendono allargare ancora la loro quota di mercato
e conquistare consumatori
istituzionali (ospedali, amministrazioni cantonali, grandi
imprese, ecc.). La Fondazione sta studiando la possibilità
di commercializzare altri prodotti con lo stesso marchio.
Francia: presa di posizione della Cimade
No al nuovo codice
della cittadinanza
Air indomani dal suo insediamento, il nuovo governo
francese ha presentato al
Parlamento due progetti di
riforma: uno sul «Codice della cittadinanza» e Valtro sulle condizioni di entrata in
Francia degli stranieri. Proprio sei mesi fa, la Cimade
(organismo ecumenico di
aiuti ai migranti) aveva lanciato, insieme alla Commissione episcopale per i migranti, una campagna ecumenica chiamata «Accogliere lo
straniero». Nella situazione
pre.sente la campagna prosegue con maggiore vigore. Il
30 aprile scorso i promotori
si sono riuniti a Parigi per
fare il punto. Una settimana
dopo la Cimade ha riunito il
proprio Consiglio per dare
una valutazione sui due progetti di riforma. Al termine
della riunione è stato pubblicato il seguente comunicatostampa:
«Il Consiglio della Cimade,
riunito l’8 e 9 maggio a Parigi, esprime la propria vivissima preoccupazione di fronte
ai progetti di riforma del Codice della cittadinanza e delle
condizioni di entrata e di soggiorno degli stranieri in Francia.
Tali progetti sono pericolosi: non solo violano i principi
della Repubblica ma contengono germi di frattura che rischiano di provocare l’esplosione sociale che essi pretendono di prevenire. Invece di
dare alla polizia, alla giustizia
e aH’amministrazione i mezzi
per prevenire e reprimere i
delinquenti, chiunque siano,
essi portano a diffidare di intere popolazioni nel disprezzo della stabilità e dell’inserimento sociale garante della
coesione nazionale.
11 progetto di riforma del
Codice della cittadinanza
sposta furtivamente verso il
diritto del sangue il più bel
principio della cittadinanza
francese: il diritto del suolo.
Può anche portare ad escludere dalla comunità nazionale
giovani nati e sempre vissuti
in Francia. Dove andranno?
Il progetto di legge che modifica le condizioni di entrata
e di soggiorno degli stranieri
in Francia viola i principi di
uguaglianza e di giustizia che
fondano la Repubblica;
- Il diritto di difesa e di
uguaglianza di fronte alla
giustizia: con la soppressione
delle garanzie che finora venivano offerte dalle Commissioni di soggiorno e le Commissioni di espulsione.
- Il diritto di asilo: l’impossibilità di appellarsi alla
Commissione dei ricorsi senza preventiva autorizzazione
prefettizia costituisce un vero
e proprio deviamento di procedura e svuota dalle loro
prerogative gli organismi incaricati di tutelare i rifugiati.
- Il diritto di vivere in famiglia viene rimesso in questione dalle condizioni draco-'
niane imposte al raggruppamento familiare.
Tali violazioni di principi
inerenti a una società libera,
giusta e solidale, non possono
che essere disapprovate. Ma
soprattutto la Cimade le ritiene estremamente pericolose.
Le molteplici regole che
potranno consentire all’amministrazione di rifiutare un
permesso di soggiorno o il
suo rinnovo, o di ritirarlo, destabilizzeranno profondamente gli stranieri che vivono
in Francia. Ben lungi dal
combattere la clandestinità,
queste misure non possono
che aggravarla e sviluppare
situazioni di povertà e di privazione di diritti. Ben lungi
dal garantire l’ordine pubblico, le nuove regole in materia
di allontanamento, nel moltiplicare le espulsioni e i divieti di entrata sul territorio nei
confronti di giovani privi della cittadinanza francese ma
che sono sempre vissuti in
Francia, non possono che
provocare la loro ribellione e
quella del loro ambiente di
fronte a tali ingiustizie legali.
Esse minacciano gravemente
la coesione sociale.
Di fronte ai rischi di discriminazione etnica presenti, ci
sembra, nelle misure previste
e di cui sappiamo a quali eccessi possono portare, la Cimade chiede al governo e ai
responsabili politici di far
prova di misura e di ragione
nel senso dell’interesse generale; chiede loro il coraggio
di resistere alle pressioni degli interessi politici immediati.
I progetti attuali sono pericolosi. Bisogna rinunciarvi».
Nella «Piccola collana moderna» è uscito il n. 70:
Willi Marxsen
IL TERZO GIORNO RISUSCITO
La risurrezione di Gesù:
un fatto storico?
Introduzione di Bruno Corsani
pp 116, L. 15.000
Questo libro scioglie l’intreccio dei due piani dei
fatti storici e degli atti di fede proponendo una
soluzione evangelicamente corretta e storicamente accettabile.
Il vero miracolo di Pasqua è che nonostante la
crocifissione è ancora possibile attraverso Gesù
essere condotti alla comunione con il Dio che ci
ama e ci cerca.
a mmeditrìce
Claudiana
VIA PRINCIPE TOMMASO, 1 -10125 TORINO
TEL. 011/668.98.04 - C.C.P. 20780102