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ECO
DELLE VALLI VALDESI
Prof.
AFHAKD H060H AUGUSTO
Case Ifuore
TORRE PELLICB
Settimanale
della Chiesa Valdese
Anno XCII - Num. 22 I ABBONAMENTI f Eco-. L. 1.300 per I’inierno « Eco » e « Presenza Evangelica » Spediz. abb. poetale • I I TORRE PELUCE — 1 Giugno 1962
Una copia Lire 30 1 1 L. 1.800 per l’estero interno L. 2.000 - estero L. 2.800 Cand>io d’indirizzo Lire 50 1 Anunin. Cbadiana Torre Pellice - C.CJ*. 2-17557
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QUESTA NUSTRa SEDOIA
Sindacati, scioperi
e responsabilità individuale
Abbiamo avuto, ultimamente, tutta un’ondata di scioperi, e non è detto
che si siano conclusi. C’interessa qui in modo particolare quello adottato per
quattro giorni da una forte percentuale di insegnanti elementari e dalla quasi
totalità degli insegnanti medi. Sferrata così, all’antivigilia degli scrutini e degli esami, l’offensiva di buona parte del nostro corpo insegnante ha toccato
m modo particolare un gran numero di famiglie italiane : è riuscita ad imporre
alla loro attenzione la situazione assai grave in cui versa la scuola pubblica
italiana? Ne dubitiamo.
Lo sciopero è stato presentato all’opinione pubblica essenzialmente sotto
l’aspetto della rivendicazione economica, un po’ cocciuta dopo che il governo
in corso e 60 per il prossimo: non è
aveva stanziato 30 miliardi per l’anno
enorme ma non è neppure nulla, per
il momento, e la battaglia delle rivendicazioni salariali è fatta spesso non
di grandi balzi in avanti ma di piccoli rosicchiamenti... E’ vero che ad
altre categorie sono stati concessi aumeiUi mollo più cospicui: ne ha beneficato la magistratura — ed è un
gran bene che l’indipendenza e la dignità di questa funzione delicatissima
siano .salvaguardate per quanto possibile anche con questi provvedimenti eslerni e lo scorso anno gli assegni mensili dei militari di carriera
hanno subito uno scatto di fronte a
cui gli aumenti proposti agli insegnami sono irrisori.
Ma la rivendicazione economica
non .spiega da sola questo sciopero.
Sebbene non manchino anche nella
proiessione dell’insegnamento i carnerisu e quelli che intendono il loro
lavoro unicamente come un mestiere
per guadagnarsi una parte almeno
uei loro pane, sono convmto della fonuamentaie esattezza cu questo giudizio de Jiispresso : « Li’intransigenza
degli insegnanti deriva probabilmente aai profondo sentimento d'umilia
zione cne attualmente domina la
scuoia puobhca». Da anni essa e un
caos, mancano spesso i più elementari sirumenti di lavoro, le aule, le attrezzature; c'e disordine nei programmi, atniosiera commendatizia nei concorsi, e di conseguenza sfiducia e mviiu du arrangiarsi e a tirare a campare rin a ai pruni anni cella professione, u immediata dopcia fredda cne
cunsigaa ai giovanissimi dimboccare
ur piu presto altre strade. Oomprenuiauio je aimcoltà Oggettive di questo
momento di trapasso, mentre si avverte 1 urgenza oi una revisione radicale ueu istituto scolastico, ma non si
distinguono con altrettanta cniarezz-a
1 moai di attuarla, ¡si tratta pero oi
una matassa cne, dato raumento rapido della popolazione scolastica, non
la cne aggrovigUarsi sempre piu di
anno 111 alino. £; delie due runa ; o
L e una aperta volontà di saootare la
ùeuoia Oi »tato iseoDene ancora l'ic,spi-esso racesse notare non senza ra
gione cne « oggi, quando si paria di
scuoia privata e ai scuoia puoDiica
contrapposte, si niige di credere cne
da una pane ci sia una scuoia conlessionaie e dairaitia una scuoia laica. na verità e cne onn-ai in Italia,
uonostarue .e resistenze ai molti superstiti presidi laici e ai inoiti insegnanti, IO spinto coniessionaie assinula sempre ai piu le aue souoie. na
oijensiva ecclesiastica na lo scopo di
conquistare la scuoia puDDiica amministrativamente » : latto questo, sarebDe ^a prima a sostenere una simile
scuola di Stato!) ovvero si procede su
larga scaia, seriamente, ad attuare
questa revisione, per cui sembrano
mancare non soltanto i soldi o la chiarezza di idee, ma soprattutto la appassionata e lucida volontà.
Di questa situazione la massa del
nostro popolo sembra disinteressarsi
largamente; gli insegnanti sanno che
cosa essenzialmente i più dei genitori
sperino da loro : la promozione, e rari
sono quelli che considerano seriamente e fanno sentire ai propri figli il dono deU’apprendere e la dignità dell’insegnamento. La crisi della nostro,
scuola rivela anche una crisi della nostra cultura media e del nostro desiderio di cultura! Ma se si considera
tale stato di fatto, imo sciopero, e in
questo periodo (sarà o no promosso?
accidenti, l’ha interrogato una sola
volta, e non potrà rimediare quel
quattro dì scritto, eoe. ecc.), non sembra molto adatto a scuotere Topinione pubblica circa il problema di fondo, e rischia anzi di essere controproducente, confermando neUa pigrizia
mentale dei più il clichè dell’insegnante mestierante che pensa solo a guadagnare il più possibile. Qùanti sono
stati, comunque, i presidi, gli insegnanti che hanno spiegato le ragioni
profonde dello sciopero ai loro alunni, alle loro famiglie? I sindacati, così
irriducibili nel perseguire i loro scopi, hanno preparato materiale informativo al riguardo? hanno organizzato pubblici dibattiti, conferenze illustrative che offrissero almeno, a chi
voleva ascoltare, un chiarimento concreto e documentato? E prima che si
arrivasse al momento pruriginoso o
rovente dell’agitazione, ci si è veramente impegnati tutti a fondo in questa campagna, che si combatte anche
nel quotidiano responsabile adempimento della professione-vocazione?
Forse è una reazione eccessivamente sentimentale, e mi rendo conto della situazione così diversa: nella chiesa e nello stato: eppure veder scioperare un insegnante — come del resto
un medico — mi fa all’incirca lo stesso effetto che se vedessi scioperare un
pastore. C’è qualcosa che stride, per
un momento la vocazione scade a mestiere, dove quei che conta è essenzialmente il salario. Ma se lo sciopero ha da aver luogo, mi pare essenziale che ne sia chiarito il senso e lo
scopo: il che nell’attuale situazione
non è successo, o non in misura rilevante.
Ancora un accenno alla situazione
particclare delle Valli: ci è giunta notizia di qualche contrasto tra gli insegnanti elementari : mentre quelli
cattolici aderenti al SINASCEL (sindacato cattolico) si sono astenuti dallo sciopero, lo SNASET (sindacato
laico) lo aveva proclamato; ma
diversi insegnanti valdesi, iscritti a
quest’uitimo, se ne sono in un primo
tempo astenuti. La libertà (prò o contro) di sciopero è insindacabile, anche moralmente; e di fronte alla «disciplina di partito » o di sindacato
proprio noi dobbiamo rispettare e difendere il senso della responsabilità
singola. Può darsi che chi si astiene
da uno sciopero — il reprobo « crumiro» — lo faccia non per tornaconto,
ma per motivo di coscienza. Non agli
altri, quindi, ma di fronte alla propria coscienza ognuno deve rispondere, e giudicarsi
Ai genitori che ci leggeranno chie
^embrava che oramai la cattolicissitila Spagna di Franco dovesse
continuare a vivere chissà per quanto
tempo nella sua passività fatta di obbedienza e rassegnazione, invece qualcosa si è mosso all’improvviso e dura
da quarantacinque giorni, divenendo
sempre più massiccio e complicato s'i
da stupire quanti avrebbero scommesso fino a ieri sulla botte di ferro del paternalismo franchista. Le
galere che in tutti questi anni avevano mantenuto un ritmo di ordinaria
wnininistrazione per un paese governato dalla dittatura, si sono riempite
di studenti, intellettuali, operai i quali dividono il pane amaro della cella
per aver difeso la libertà e il diritto
ad una vita meno ingrata.
Il governo si trova così di fronte a
tre problemi: la lotta aperta con la
classe operaia, il dissidio con gli studenti e gli intellettuali, e la frattura,
veramente inattesa e perciò tanto più
sorprendente, con la Chiesa Cattolica. Quest’ultimo ’’fattaccio” ci appare sbalorditivo. Non è molto che un
noto cardinale italiano osannava su
di una rivista clericale il generale
Franco e il suo regime, baluardo contro le infiltrazioni dell'ateismo e delle
correnti pervcrtitrici. La Chiesa Cai
UONORATO
CRIMINALE
Che il tribunale speckle non abbia volino eonuiiinare a Salan la pena capitale
t* un fallo che, di i>OT sè, contrari come
siamo alla pena di morte, non può diopialerei. Voireniiiio però che la sentenza dil>en!(leifek' dalla volontà di un regime poli*
lieo, che si sente nel giusto, di non inae4-liiursi «li sangue. La clemenza non può
essere -«‘ile dei forti e dei giusti. Ma invece di rasserenarci, questa sentenza ci ifur*
ha, perchè da troppi considerata purtroppo come la vittoria di una fazione, di
.jiielia parte deteriore del popolo francese
die ha provocato tante stragi o die per lo
-iiemi le ila approvale, che ha portato il
proprio paese sull’orlo della rovina, lo ha
gettato nel caos, lo lia screditato di fronte
al mondo.
Per il caso .Salali e delPOAS, così come
}>er li nazismo tedesco, non ci si trova
di fronte a un fatto politico, sempre o-pinahilc, ma di fronte a un fatto morale. Le
stragi degli ebrei perpetrate dai tedeschi
c le uccisioni dei musnlmani da parte del.
rOAS non possono avere, sul piano morale, alcuna giustificazione. Tanto meno
quella che anche l’I'LM ei sia macchiato
«Ielle stesse lolpe.
Quel che è certo, inoltre, è che ancora
una volta ci si trova, in Francia, di fronte
ad un cullo di idoli (die <si ha paura di
infrangere. E’ un vecchio peccalo che la
sentenza del processo Salan, e piu ancora
la maniera come (piesta sentenza è stala
ac(«)lla. fa temere rafforzarsi. E. V.
TULLIO VINAY
A PARIGI
Ridonili' (19-5j dà noliziu della ceiiferi'Mza paiÌ5!Ìna di T. Vinay su Riesi;
"... Con iiumor n foga, facendo pas.snre
il suo iiiliiorio, da nii momento all’altro,
didrangoxciii alia iiiii franca ilarità, T. Vinay ha dello mollo umilmente ciò che la
sua comunità liner« e voleva vivere. In
quel venerdì ili maggio, il grande anfiteatro della Facoltà di 'l'eoiogiu di Parigi era
pieno di una fella ■ii'Jhrafo. Protestanti e
non, giovani e meno giovani erano a fianco del presidente e del segretario generale
della Chiesa Riformata di Francia, del decano della Facoltà e di molle altre personalità. Ma fin dai primi momenti, l’unità era
falla. l\on da Vinay, ma dallo Spirito che
lo anima. Ognuno sentiva che l’impegno
della sua équipe, come di quelle della
CIM.IDE in .tlgeria e altre ancora, non
sono ’’meravigliosi accidenti” della Chiesa,
ma segni di ciò che tutta la Chiesa, tutte
l", comunità ili battezzati devono essere nel
diamo di vedere l’agitazione scolastica inquadrata nel problema generale
che non è nuovo sulle nostre colonne
e che abbiamo cercato dì rintracciare
qui; e chiediamo di voler sempre ricordare quanto la dignità della scuola e la sua ettlcacia formativa dipen
dano dal loro atteggiamento. Non è
chiedere troppo a quelli che hanno
ricevuto la vocazione a non essere come eterni bambini, sbattuti qua e là
da false dottrine e dalla frode degli
uomini: vocazione di fede cosciente,
anzitutto, ma inseparabile da una cosciente dignità e responsabilità umana, che solo la conoscenza meditata
pùò dare. Gino Conte
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LA COMUNIONE
DELLO SPIRITO SANTO
Nel mondo intero, in ogni chiesa, il giorno della Pentecoste, si pronunceranno le parole di grazia e di benedizione ; « La grazia del nostro
Signore Gesù Cristo, l’amore di Dio Padre, la comunione dello Spirito
Santo siano con tutti voi in eterno » (2 Cor. 13: 13). Per i cristiani del
mondo intero il saluto di San Paolo ha un carattere così familiare che
se ne dimentica facilmente la portata e non vi si vede più che una assai
pratica formula di conclusione. In questo giorno della Pentecoste, vi
chiediamo di riflettere sul significato attuale di queste parole così ricche
di senso : « la comunione dello Spirito Santo ».
Nel suo Messaggio, la .tersta Assemblea del Consiglio ecumenico
delle Chiese, riunita a Nuova Delhi, diceva: «Ci rallegriamo e rendiamo grazie a Dio perchè abbiamo fatto qui l’esperienza di una comunione piu vasta e profonda che nel passato... E’ neH’ambito di questa comunione che SI fa per noi possibile di parlare e agire liberamente, poiché
la condividiamo con Gesù Cristo ». Sei mesi dopo l’Assemblea, non trascuriamo di render grazie per la realtà di questa comunione. In un mondo lacerato da tante divisioni, non è cosa senza portata il fatto che ci
siamo trovati d’accordo m ciò che concerne l’unità, la testimonianza, il
servizio della Chiesa. Abbiamo così scoperto che lo Spinto Santo ha il
potere di creare la comunione a partire dalla grande diversità delle nazioni e delle lingue e che questo potere è il medesimo oggi come a Gerusalemme, tl giorno della prima Pentecoste, tanto tempo fa. « Questa è
l’opera del Signore, ed è cosa meravigliosa ai nostri occhi » (Sai. 118 : zò).
Tutto questo resterebbe però cosa vana se tutte le nostre comunità
e le nostre congregazioni non conoscessero anch’esse questa comunione
dello Spirito Santo, se non la si ritrovasse là dove uomini e donne svolgono il loro lavoro quotidiano; poiché, lo sappiamo bene, è nei piccoli
gruppi che si ha spesso l’esperienza più vivente di questa comunione. Ma,
si chiederà, come distinguere questa comunione dello Spirito Santo da
tutti gli altri generi correnti di vincoli umani? Vi suggeriamo tre caratteristiche, fra le altre, che permettono di riconoscerla, qualunque sia la varietà delle sue forme d’espressione secondo i paesi e le Chiese.
La comunione dello Spirito Santo si costituisce attorno alla Parola e
al Sacramento, attorno alla presenza di Gesù (tristo. Non è opera degli
uomini; ci è data quando siamo « tutti insieme in un-medesimo luogo ».
A difl'erenza di ogni altra comunione, la comunione dello Spirito
Santo combina libertà individuale e unità di gruppo. Consacriamo molto
tempo a discutere sulle possibilità di una « unità senza uniformità »; ma
nella comunione dello Spirito Santo scopriamo il riflesso radioso dei
« doni spirituali » che Dio ci accorda.
Comunione d’amore, cerca incessantemente di estendersi. Lo Spirito
Santo non potrebbe presiedere una società chiusa, dedita aH’ammirazione
di se stessa, bensì soltanto una comunità di perdono e di servizio tutta
rivolta verso Testemo.
Tale è la comunione di cui Pentecoste offre al mondo la visione. E’ la
comunione che desideriamo per il Consiglio ecumenico delle Chiese e
per le Chiese che ne fanno parte, in modo che « quando un membro soffre, tutte le membra soffrono con lui; quando un membro è onorato, tutte
le membra gioiscono con lui » (1 Cor. 12: 26). Vi domandiamo di pregare per questa comunione dello Spirito Santo, di renderla visibile là dove
siete, con la potenza che dà lo Spirito, e di testimoniare delle ricchezze
che offre ad un mondo sprovveduto.
/ Presidenti del Consiglio Ecumenico delle Chiese:
.Arcivescovo lakovos, New York - Sir Francis Ibiam,
Enugu - Michael, arcivescovo di Canterbury - Presid.
David G. Moses, Nagpur - Presid. Martin Niemòller, Wiesbaden - J. H. Oldham, St. Leonards-on-Sea
- Charles Parlin, New York.
^incrinatura
tulica in Spagna occupa una delle posizioni di allo privilegio e domina
con la sua lunga manits" le alte sfere delia politica apparendo al fianco
del Caudillo come un tempo dominava a palazzo accanto a re superbi
e viziose regine.
Il contrasto che Madrid chiama
"di carattere dottrinale” è dovuto ali appoggio che tanta parte del clero
atto e basso ha dato agli scioperanti
affamati. Il gesto è stato veramente
cristiano e li governo, attaccando
apertamente la Chiesa per la prima
volta in 25 anni, ha risposto ad un
articolo in difesa del diritto di sciopero apparso sulla rivista ’’Ecclesia”
e ad un manifesto clandestino della
Associazione Operai Cattolici diffuso
con limprimatur del cardinale di Toledo. Mai, non solo in Spagna, ma
in nessun’aura parte del mondo, la
Chiesa Cattolica aveva preso posizioni così avanzate. Una incrinatura assai profonda è apparsa sulle mura
della cittadella dove si arroccavano
il conservahnismo e le forze più retrive della Spagna clerico-fascista, le
quali hanno sentito il campanello di
allarme in casa propria e nelle proprie file, finora insospettabili.
Naturalmente c’è un’altra parte
della Chiesa che segue una politica
diversa. Si tratta dell’Opus Dei, una
copia del Gesuiti sulla quale poggia
da alcuni anni il regime di Franco.
Questo "braccio secolare” approvato
da Pio Xfl è potentissimo, e il suo
impero comprende svariati campi d’azione. Sono ufficialmente suoi numerosi istituti e università, case editrici,
riviste, tre case produttrici cinematografiche, due grandi agenzie di pubblicità, agenzie stampa, quattro delle
più grandi banche spagnole, una società di studi finanziari ecc. ecc. Antiprogressista e antiliberale per eccellenza, l’Opus Dei per aver voluto
bruciare le tappe del potere si è reso
inviso al governo e al popolo.
La Spagna sta attraversando il suo
grande momento; il clero è diviso, la
Chiesa Cattolica ha sentito il grido
dei minatori affamati e dei giovani
usciti dalle scuole dove sì camuffa la
cultura, e si è accorta di non aver
fatto nulla, durante venticinque anni,
per adempiere in mezzo al suo popolo ad una missione cristiana di
giustizia e di verità. Il clero che si è
schierato dalia parte del popolo può
aver eseguito un abile calcolo ma
può anche essere, e questo ci sembra
più vero, sinceramente compreso da
un senso nuovo di umanità. Sta di
fatto che il regime di Franco è giunto al suo bivio, comunque vada ’Taffare” qualcosa cambierà. L’incrinatura che si è prodotta può essere l’inizio di un crollo prossimo a travolgere
vecchie strutture di tirannia e di oscurantismo; magari gli stessi protagonisti di queste ore ne resteranno investiti, ma quello che ci fa sperare
per Vavvenire della Spagna sono quei
giovani ammanettati che dividono con
i minatori in rivolta il giaciglio nelle
paterne galere del generalissimo pio
e devoto, in quelle galere sono passati anche i nostri fratelli evangelici
perseguitati in Spagna come in Portogallo e altrove. Ma questo non conta per ora; preghiamo che l’incrinatura si apra sempre di più fino a
squarciare il vecchio edifìcio per far
posto al nuovo, costruito in clima di
fiducia e di amore cristiano da tutti
gli uomini di buona volontà. Marco
2
PM
1 giugno 19d2 — N. 22
La_.p.3roia„„4i.;.'iede :
Sono contro
E’ It SIGNORE! il pastorato femminile
brìcioli
Or essertao già mattina, Gesù si presentò cdla riva; i discepoli
però non serpevano che fosse Gesù. Allora Gesù disse loro: Figlioli, avete < ’oi del pesce? Essi gli risposero: No. Ed egli disse loro: Gettale la rete dal lato destro della barca, e ne troverete. Essi dun<^ve la gettarono, e non potevano più tirarla su
per il gran nurrtero dei pesci. Allora il discepòlo che Gesù
amava disse a Pietro: ” E’ il Signore! ” (Giov. 21: 4-7)
(Non però contro altri ministeri femminili)
Siamo nel maggio deH’anno 30 de,'la nostra era; Ponzio Pilato è go
vematore romano della Giudea, dove
egli rappresenta la Pace Romana, che
è il massimo risultato civile prodotto
fino ad allora dalla storia umana. Ma
se diamo un’occhiata ai libri di storia,
ricalcati sulla bronzea prosa di Cornelio Tacito, vediamo in che cosa
consisteva quella « pace » : nel pesante perdurare d’una potenza materialmente massiccia, priva d’anima e di
senso, incapace di trovare un equilibrio interno ed esterno. All’interno,
il regno di Tiberio si va orientando
verso gli orrori del periodo di Sciano;
all’esterno, l’Impero fronteggia faticosamente i popoli germanici e i regni
deirOriente, senza riuscire nè ad assorbirli nè a distruggerli, ma mantenendo a fatica un equilibrio instabile,
fatto di compromessi e di intrighi, di
mezze vittorie e di mezze sconfitte.
La Palestina non è che un piccolo
quadratino scuro di questo immenso
scacchiere: qui la situazione sociale è
complicata da una componente religiosa: tra il popolo delle campagne
serpeggia — da secoli — una singolare speranza: la fiducia che, un giorno o l’altro, una figura celeste e divina inviata da Dio apparirà tra i suoi
in forma di Figliol d’Uomo, spazzerà
via le potenze di questo mondo, ed
inizierà una vita completamente nuova. Questa vita nuova che si attende
viene comunemente chiamata « Il Regno di Dio » un Regno, cioè un sistema di forza e di vita guidato da Dio
stesso, e fondato non sulla spada e
sulla menzogna, ma sull’amore e la
carità. Periodicamente, questa speranza si polarizza intorno ad un uomo, e
produce una situazione insurrezionale. Allora l’autorità occupante deve
intervenire, e stroncare il movimento
popolare.
Ancora qualche settimana fa, il
procuratore è stato costretto a procedere ad un’esecuzione capitale, non
desiderata, ma purtroppo necessaria:
Gesù di Nazaret aveva proclamato di
essere lui, il realizzatore del tanto atteso Regno di Dio, ed aveva scelto
proprio la festa di Pasqua, coi suoi
assembramenti di massa, per entrare
in Gerusalemme. Con tipico linguaggio da esaltato egli aveva perfino affermato di essere in costante relazione
personale con Dio, e aveva mantenuto questa paradossale affermazione
anche durante il processo per direttissima, reclamando per sè, misero profeta in catene, il titolo di Re.
Preso tra l’irrigidimento assurdo di
questo fanatico e l’atmosfera insurrezionale della città. Pilato aveva finito
per lavarsene le mani e per abbandonare questo affascinante esaltato, ricco di parole enigmatiche ed apparentemente incurante di sè, ad una sorte
che s’era ben meritato. E’ buona regola della ragion di stato mollare la
zavorra al momento opportuno, cioè
liquidare gli uomini che si sono incautamente « bruciati », gli uomini
che non hanno saputo adattarsi alla
ferrea realtà del nostro mondo di uomini. E Gesù era uno di questi uomini inadatti e inadattabili: perciò era
giusto che venisse eliminato.
In un solo caso Gesù avrebbe potuto avere ragione: se dietro il suo
operare ci fosse veramente stato Dio.
Ma nell’universo mentale di Pilato
— come in quello di molti di noi —
non v’è posto per alcun Dio: l’univenso è un aggregato materialmente e
moralmente opaco, da cui non traspare alcuna luce di Assoluto: «Dio
tace, dunque non c’è », ripetono come
per rassicurarsi, gli increduli di tutti i
tempi.
Effettivamente, in quei giorni incerti, Dio tace: Egli permette che gli
amici ed i nemici del Maestro di Nazaret riprendano indisturbati la quotidiana attività. I Romani tornano ai
loro uffici, per nuove pratiche, nuovi
processi, nuove esecuzioni; e gli undici discepoli tornano alle loro reti di
pescatori che avevano abbandonato
qualche anno fa, per inseguire la
grande avventura della loro vita. Ma
ora l’avventura è finita, e l’unica cosa
sensata che si possa fare in un mondo
•,enza scopo, è di tornare alta normale
amministrazione, è di tirare a campare, sotto il sole che non ha mai visto
nulla di nuovo.
E in quel momento, Dio parla. Egli
non si esprime per decreti, come l’imperatore romano, nè comunicando
misteri rivestiti da parole arcane nella
frescura dei templi, come gli dei pagani ; Egli si esprime nel suo modo
consueto, come ha già fatto una volta, all’inizio del primo di tutti i giorni. Egli si esprime col suo capolavoro: la Vita. Egli parla creando la
vita, donandola a ciò che non l’ha.
In primo luogo, egli ha parlato donando la Vita al cadavere di Gesù,
alla morta cosa che giaceva nella tomba: alla cosa immobile Egli ha dato
una Vita che non s’era mai vista prima, e che Gesù stesso si era limitato
ad annunciare, in parole e segni; la
Vita assoluta, la Vita assolutamente
piena e priva di limiti.
Ma dopo aver fatto questo, Dio
vuol anche donare questa vita ai suoi,
agli amici del suo Figliolo: il senso
profondo degli incontri del Risorto
con gli Undici sta appunto in ciò:
Gesù trasmette loro da parte di Dio
la vita piena e abbondante che aveva
promesso. Perciò egli ripete davanti
a loro uno solo dei suoi miracoli :
quello stesso mediante il quale li
aveva chiamati tre anni prima, strappandoli alla loro vita banale e indirizzandoli verso la Parola della vita;
ora, dopo la Risurrezione, quella Vita è presente davanti a loro, nella persona del Maestro glorificato. E nel
momento in cui essi riconoscono;
« E’ il Signore! », in quel momento
essi ricevono la Vita nell’unico modo
in cui può essere ricevuta, finché dura il mondo e la storia degli uomini:
mediante la fede. Ma il fatto che la
vita di Cristo possa essere ricevuta
solo mediante la fede, non è una limitazione : è il mezzo attraverso il
quale questa Vita passa con potenza
attraverso la storia dgeli uomini: all’orizzonte scompaiono Pilato ed i
nemici di Cristo, scolorite figure destinate a non creare la storia, mentre
la comunità degli Undici crescerà fino
alle estremità della terra, e la sua parola di fede non si logorerà, perchè
resterà parola di fede viva : cioè fede
nel Vivente Signore.
Giorgio Bouchard
Nel II. 19 de La Luce 1%1 (8 ottobre;
tu publtlieaio un articolo sul pastorato
feiuiutnile dal titolo: « L’invadenza del
fenmiinioino e i ministeri nella Chiesa ».
L’articolo rispecchiava l’opinione di clii
non è ancora persuaso di certe aperture
che rischiano di far accogliere alla nostra
Chiesa idee e costumi che già si trovano
nel mondo, per andare di pari passo con
et»o. Forse per questo l’articolo in questione fu ignorato e nessuno scrisse niente in proposito. Ma ora il tempo stringe,
il Sinodo si avvicina: dobbiamo dare una
risiposta su questo serio problema perchè
la nostra suprema assemblea eoelesiaslica
decida in base al pronunciamento delle
comunità e delle conferenze distrettuali.
E siccome non ho visto comiparire sul nostro giornale (almeno se non mi è sfuggito) altro scritto esponente il convincimento contrario all’idea die mi pare vada
ormai del tutto affermandosi circa il paslorato femminile, mi permetto di esprimere ancora una volta su queste colonne
il pensiero di chi in questo caso non è
d’accordo con la corrente « aperturista ».
A mio modesto avviso, ci sono almeno
3 punti importanti die bisogna prendere
in seria considerazione prima di decidere ranimissione delle donne al pastorato vero e proprio.
1. Innanzitutto bisogna ben vedere <be
cosa insegna la Bibbia e che cosa ha fatto fino ad oggi la Chiesa su questo argomento. Si citi pure Gal. 3: 28 o quei passi
che parlano di « profetesse » e di « diaconesse », e si discuta pure quanto si
vuole sul significato di I Cor. 14: 34-3.S
e di 1 Timoteo 2: 11-15. Quello che mi
sembra decisivo sul nostro argomento è
che nel Nuovo Testamento troviamo la
donna riveatita di diversi « carismi » dello .Spirito Santo, specialmente la troviamo
al posto dei « diaconi » e a quello dei
« profeti » (e profeta biblicamente non
vuol dire pastore o vescovo ! ), ma non la
troviamo mai al posto di ’’apostolo”, di
’’anziano-vescovo” o di ’’pastore”. E la
Chiesa universale fino ad oggi, anche se
si è sempre valsa dei doni delle cristiane,
doni che hanno dato un valido e prezioso contributo per l’edificazione dei cre
denii ed il progresso del Vangelo, non
ha mai consacrato una donna prete, o vescovo, o pastore!
II. Perchè allora dobbiamo farlo noi?
Forse perchè stiamo comprendendo la
Bibbia meglio dei nostri padri, o perchè
ci sembra opportuno di adattarci e conlormarci ai tempi elle sono cambiati? Ma
la Chiesa deve conformarsi al mondo e
.seguire la sua moda? Non è essa « la luce
del mondo », o è il mondo a darle l’esempio? Oggi infatti il mondo celebra la vittoria del FEMMINISMO in ogni suo campo: ed è quanto mai significativo che la
Chiesa pensi solo oggi, dopo e dietro al
mondo, a porre la donna nei posti di
maggiore responsabilità. Ritengo fermamente, pertanto, che se la Chiesa sulla
base della Sacra Scrittura aveva da porre
la donna sul pulpito e da consacrarla al
pastorato, doveva pensarci 20 secoli fa,
comunque non oggi, per seguire la moda
e la corrente del secolo!
III. In terzo luogo non ¡losso che dilli iarare il mio stupore per il fatto che
la nostra Chiesa sta per ammettere le don.
ne al pastorato in un momento in cui il
PASTORATO è messo tanto IN DISCUSSIONE e in cui si i>arla con insistenza della rivalutazione di altri ministeri! Anche
se tanti hanno le idee chiare in un senso
0 nell’altro circa la posizione e il ministero del pastore, mi p,-.re che in genere
oggi esista troppa confusione su questo
particolare servizio. Non posso qui ricordare le tante discussioni sui ministeri e
quelle sul pastorato e «laicato»...; ma
mi basta accennarvi per far rilevare quanto sia inopportuno ammettere la donna
oggi ad esercitare un ministero sul quale,
come tanti dicono, c’è tanto da rivedere
c correggere nella nostra concezione e
nella nostra considerazione.
E allora, non è più savio <he noi definiamo prima tutta la materia sui viari ministeri, compre.so quello jtastorale, sia sul
piano teologico che su quello ecclesiastico,
per poi vedere in quale di essi le nostre
sorelle possono meglio mettere in opera
1 loro doni al servizio del Signore?
Agostino Garnfi
A proposito delle donne pastori
Testo della predicazione tenuta del ’’Culto evangelico” radiotrasmesso domenica 6
maggio.
Ilo letto la relazione della Commissione
per i Ministeri sullo-, questione del ministero ¡fastorale femminile, e devo dire
che mi ha lasciata piuttosto insoddisfatta.
Premetto subito che io non sono affatto
contraria all’idea del ministero pastorale
femminile perchè le esclusioni in questo
campo come in molti altri mi sembrano,
oltre che poco cristiane, anche ridicole.
Ma vorrei chiedere: esiste nei sacri regolamenti un articolo che vieti tassativamente alle donne di accedere al ruolo pastorale? E se non esiste, perchè porre la
questione con tanta solennità?
Per cominciare, a parte il Rapporto
Miegge che ha il suo valore come parere
di un teologo, non mi piace niente la
maniera brutale e priva di fantasia con
cui sono ¡Miste le tre domande finali dalla
Commissione, e specialmente la prima:
essa sembra dire chiaramente: se rispondete di sì vi sbagliate e non capite nulla
di esegesi biblica. Figuriamoci come saranno rimaste le nostre assemblee di chiesa, col loro famoso ’’complesso di inferiorità dei laici”, di fronte a utia domanda simile: mute, ma per niente persuase. Ma anche la seconda domanda, in
fin dei conti, ha la stessa brutalità della
prima, ¡terchè chi rispondesse di no passerebbe per uno che non ha ben meditato
iiiiimiiuiiiiiiiiiiiii
IIIIIMIUIIIIIIinUHIlHI
A TORRE RELUCE E AD AGAPE
Preti e pastori
Mercoledì 23 Maggio la popolazione di
Torre Pellice che passava per la via Provinciale verso le 16.30 scorgeva con un
certo stupore, un folto gruppo di sacerdoti
cattolici, accomtmgnati da un buon numero di Pastori, sostare davanti al monumento di Arnaud, poi entrare al Museo. infine sfilare sul marciapiede lungo la
strada, salire gli .scalini ed entrare nel
nostro tempio (una .sfilata che poteva ricordare un po’ quella dei membri del Sinodo!!). Che succede? .si sono domandati
molti.
Il gruppo di .sacerdoti cattolici che visitava i nostri monumenti più. notevoli sotto
la guida del Prof. Armand Hugon era in
buona ¡fatte formato da sacerdoti e professori di seminario della Lombardia e
del Piemonte, quelli ste.ssi che da tempo
hanno degli incontri di studio e di conjrontazione dottrinate con un gruppo di
Pastori, a Milano.
L’anno passato gli incontri milanesi terminarotw con una ’’retraite” che si svolse
alla Gazzada, una bella villa, ’’Centro culturale cattolico” presso Varese. Quest’anno gli incontri sono terminati in ambiente
evangelico: ad Agape. Andando ad Agape si è fatta una opportuna puntata a Torre Pellice per Ut visita al Museo ed una
presa di contatto, certo superficiale al centro delle Valli Valdesi.
Ad .Agape il tema degli studi e delle
meditazioni è stato: L’Ascensione,
Molti si donuindano che senso e che
sco¡fo hanno questi incontri. Alcuni vi
danno una grande importanza e ne sono
o scandalizzati o felici a seconda dei loro
¡tanti di vista.
Personalmente ritengo che si debba accordare a questi incontri un valore reUttivo e mtfdesto: è data la pos.sibilità nuova. e non sappiamo se duratura o no, che
elei pastori dialoghino con dei sacerdoti
cattolici sui problemi della fede. Accogliamo questo fatto come una po.ssibilità
postaci dinnanzi dal Signore senza voler
discutere trtfppo sui ’’risultati”.
Quello che ci è richiesto in questa sittuizione è sem¡flicemente la chiarezza:
non ci si deve incontrare per farci dei
complimenti, ma per una limpida confrontazione delle reciproche posizioni.
Può darsi che tutto questo non approdi
a niente, può darsi che questo porti del
frutto che noi per ora non possiamo nemmeno immaginare.
Non vorremmo che qualcuno pensi che
per il fatto che dei preti e dei pastori si
sono incontrati qualche volta insieme il
”NO” della Riforma a tanti aspetti della
Chiesa cattolica romana non sia più valido o voglia essere messo, da qualcuno,
in .soffitta.
Rimane invece integra la vocazione del
Protestantesimo italiano nel suo sforzo di
portare VEvangelo liberatore e di salvezza alle genti. Questi incontri sono stati
per ora in questo spirilo ed in questa
chiarezza. F. Sommani
siill'atlmdissimo concetto di .servizio <
che conserva una mentalità clericale, di
.stampo cattolico o addirittura giudaico.
Infine la terza domanda, apparentemente
più benigna, e che sembra lasciare, magnanima, il campo a una risposta maggiormente elaborata, in realtà con quel
suo ’’sconsigliare del tutto” ci suggerisce:
state ben attenti a quel che dite, perchè
qualunque obiezione possiate fare, non sarà mai tale da sconsigliarlo ’’del tutto”,
questo ministero pastorale femminile! Si
tratterà di limitazioni che non hanno valore determinante in linea di ¡frincipio!
Ma allora, se si tratta di decidere in
linea di principio, credete proprio che la
decisione si possa prendere attraverso dei
testis all’americana, che costringono a rispondere sì o no mettendo a tacere tutto
ciò che non è schema, teorema, corollario? Un questionario .simile lo capirei se
si trattasse di decidere su questioni razziali, perchè allora eserciterebbe una sua
drammatica funzione di giudizio. Ma perchè sprecare tanto finto quando la cosa
potrebbe essere fatta e delta mollo più
semplicemente? Anzi, fatta lo è già, a
quanto ci dice la relazione, il che dimostra che il problema in fondo non esiste.
Se poi la relazione aveva lo scopo di
’’sondare” la maturità spirituale delle nostre assemblee di chiesa, mi pare che tale
scopo sia completamente fallito, ammessa
la buona fede di chi ha formulato il problema in tnaniera tale da provocare nelle
assemblee una manifestazione o di mutismo acquiescente e poco convinto o di
proteste facilmente criticabili, perchè mal
formulalo. Penso che la relazione, invece di
presupporre nell’animo dei fedeli, gratuitamente, d’esistenza di tale problema e
di impiantarlo su una discussione di carattere teologico, avrebbe dovuto partire
semplicemente dall’ignoranza e dal desiderio di informazione spicciola di tutti
noi, e dirci qual è il punto di vista dei
nostri attuali regolamenti in proposito,
che cosa è che vieta alle due donne che
attualmente esercitano il ministero pastorale di figurare nei ruoli pastorali, dando per scontato che in una chiesa cristiana riformata aiwhe le donne ¡mssano predicare e amministrare i sacramenti. Se
poi la cosa ¡mssa far piacere o dispiacere
ad alcuni o a molti, che importanza lui?
Ne sarebbe sorto magari un dibattito interessante, invece che (come accadrà) una
.serie di ordini del giorno, delle varie assemblee o delle conferenze distrettuali,
assolutamente insignificanti, passati al
rullo compressore e privi di fantasia co
me le domande da cui sono stati provocali. (segue la firma)
secn;^li;^ivio
1,. Sciascia - Il giorno della civetta. Einaudi, Torino 1962, L. 1-200. Giunto rapidamente alla 2.a ediz., Premio Crotone, questo breve, incisivo romanzoracconto su un riposto angolo siciliano dominato dalla mafia onnipresente
vi aiuterà ad avvertire in tutta la sua
portala un fenomeno che comincia a
scuotere non solo l’opinione pubblica,
ina anche le autorità.
1/ eommendatore
di turno
In questa primavera del « miracolo economico » (presentazione di acconci bilanci delle varie Sacietà per
azioni, grandi e piccole) i vari comn:endatori gonfiano la loro autorevole pappagorgia ]ter illustrare agli
azionisti la difficile situazione delle
aziende, i rischi ed i pericoli delrattuale sinistro momento, la necessità di un’occhialuta amministrazione e ropportunità di ulteriori sacrifizi (in corporei vili: latinaccio che
si può tradurre: rinunziando a qualsiasi aimiento di paghe agli operai).
A Pinerolo si è riunita l’assemblea degli azionisti della società Talco e Grafite Val Chisone; di lei si
sono occupati anche i quotidiani torinesi con « servizi » che hanno messo in risalto il vergognoso sfruttamento del quale sono vittime gli operai che lavorano nei « cunicoli » (parola elegante per dire che non si
tiatta di vere e itroprie gallerie, ma
di t( escavazioni strette e lunghe, fatte nel suolo dagli animali per abitarvi ». per es. dalle talpe) ilella
Giana.
S’è denunziato la manovra subdola. (anche se non nuova) del rifiuto
(li riconoscere la « qtialifica » agli
operai; si sono denunziate le tragiche conseguenze della silicosi; si è
denunziato lutto quello che lutti da
Pinerolo a Rodorelto sanno.
Ed ora è venuta l’assemblea degli
azionisti. Se le informazioni che abbiamo letto sul quotidiano La Shiiiipa sono esatte, per il bilancio 1961
si hanno le seguenti risultanze: « faiturtxlo 3 miliardi e mezzo, utile nello di esercizio di lire 226 milioni 112
mila e .31.3 lire, più un saldo ni ili
del precedente esercizio di 39 milioni 64 mila e 34 lire, con un utile
disponibile percit) di 263 milioni I7(>
mila e 343 lin». Il dividendo «: stalo
stabilito in lire 700 per azione, e
sarà pagalo a partire, da lunedi liì
maggio, dedotti i due acconti di lire 230 di dicembre e di lire 400 di
aprile, staccando la cedola n. 29.
Erano presenti 22 soci rapitresenlanti 141.043 azioni su 200.000 ».
Alla fine, il commendatore di turno, ,\rturo Prever, vice presidente
e amministratore delegato, avrebbe
assicurato che tutto il passibile sarebbe stato fatto per comporre lo
sciopero « a singhiozzo » in atto nelle miniere.
Penso al titolò di un romanzo di
Sartre : La Nausee.
Penso a (piesti 22 soci che controllano 141.043 azioni e che si sono divisi (con i pochi assenti) 263 milioni 176 mila e 343 lire di utili!
Gli utili della silicosi, dello sfruttamento, del l’ingiustizia!
E non riesco più a fare i miei conti.
Ho l’impressione che un giorno o
l’altro, alla resa dei conti, non basteranno più le commosse parole dei
commendatori.
Il silenzio d^oro
Come è noto, ogni tanto, i nostri
massimi scrittori .scendono in campo
per la difesa della libertà di starnila: breve baruffa, poi torna il grati
silenzio.
Questa volta la baruffa non c’è
stata, e la cosa ci dispiace.
Come forse ricorderanno i nostri
lettori, a Fornientor (Spagna) si soni aggiudicati due Premi letterari
Formeiitor. Levi, Moravia, Piovene,
Vittorini (i (c grandi » della narrativi! itali,ina contemporanea) erano
presenti. Mancavano i russi.
« Tallio più doloroso, per questn
ragione, è stato il veto posto dalle
uutorità spagnole alla, partecipazione dei sovietici al convegno. D’altra
parte non sarebbe generoso tacere
(¡uanto le stesse autorità di Madrid
.siano state cortesi e prodighe di ogni
a.ssistenza c aiuto per il regolare
svolgimento dei lavori ».
Sono parole del corrispondente
del quotidiano « La Stampa » Umberto Oddone, che ci lasciano molto perplessi! I nostri «grandi» sapevano del veto posto ai loro colleglli; sapevano che i russi dovevano
esser assenti, ma loro sono stati pre{conliniia in 4.a pag.)
3
1 giugno 1962 — N. 22
r
V-.
A DQrrenmatt il video del “secondo,,
** Prima di tutto, non lasciarsi osssorvara, altrimonti c'è II pericolo d! comparire In qualche libro,.
doppio
taglio
Il secondo canale della TV italiana
ha dedicato la serata del 28 maggio
a Friedrich Diirrenmatt, uno scrittore che in Italia è conosciuto per le
traduzioni dei racconti pubblixìati dall’editore Feltrinelli (1) e per la commedia « La visita della vecchia signora», data da Giorgio Strehler nella
interpretazione di Sarah Ferrati.
P. Diirrenmatt ha da poco passato
i quarant’anni, è svizzero-tedesco ed
abita a Neuchâtel; si dice che sia figlio di un pastore e che abbia fatto
qualche semestre di teologia.
Iniziò la sua carriera nelle lettere
con una raccolta di novelle assai truculente ; la critica rilevò appena il
suo primo lavoro teatrale, « Romulus
der Grosse» (1949), ma consacrò il
suo successo aU’apparizione di « Besuch der alten Dame» (1955), rilanciato due anni dopo a Parigi e quindi portato nei maggiori teatri del
mondo. Tre mesi fa, a Zurigo, il regista Kurt Horwitz ha presentato
« Die Physiker », l’ultima commedia,
a un pubblico conquistato dall’ingegno sconcertante del proprio concittadino. Un concittadino ormai insignito del Premio Schiller, talmente
quotato che l’estate scorsa llstituto
Ecumenico di Bossey scelse la sua
opera ad argomento di un « seminario» dedicato ad una analisi della
nostra epoca.
Diirrenmatt ha, in comune con
gran parte degli scrittori contemporanei, l’occhio attento alle cose, alle
persone reali; a prima vista, i suoi
personaggi — i fatti che presenta —
sembrano tolti di peso dalla cronaca
locale di un quotidiano, fotografati
al lampo di magnesio, attimo dopo
attimo. Prendete in mano un suo racconto, e dopo poche pagine lo giudicate : « poliziesco » ; alla fine però vi
chiedete: ma cosa ha voluto dire?
Leggete o ascoltate un suo lavoro teatrale, ed alle prime scene sentenziate : « commedia » ; alla fine però vi
chiedete : non è una tragedia?
V’è qualcosa in Diirrenmatt che fa
pensare al nostro Pirandello : quell’apparente « divertimento » che sottintende cose ben serie, il continuo
ricorso al paradosso quale strumento
insostituibile per mettere in chiaro
la realtà, il rifiuto della tragedia come genere letterario e l’afHorare del
tiagico nella commedia... Tendenzialmente. lo svizzero sarebbe portato all’antiletteratura, a quella volgarità
« impanata » ch’è oggi di moda fra
noi; da questo si salva per la ricca
autentica problematica che dà anima a tutta la sua opera, e per quel
barocco, alla maniera germanica, che
gii è congeniale.
I suoi personag^ sembrano dei simboli, ma egli si ribella, e ci dice che
sbagliamo : narra, rappresenta non
delle tesi ma delle storie di uomini, e
se vogliamo capirlo dobbisuno ricordarcelo dal principio alla fine. Tragedie? No, egli non scrive tragedie: al
nostro tempK) si addice solo la commedia, che è la satira della tragedia.
Presentando agli zurighesi « Die
Physiker», prevedendo l’appunto che
gii sarebbe stato fatto, scriveva : « Come logici, cosi i drammaturghi possono poco evitare ii paradosso » ; la
realtà stessa è paradossale, nei casi
più banali della cronaca quotidiana,
e lo scrittore in una azione — nel vivere dei suoi personaggi — può solo
cogliere quel « caso » che è più maturo, più efficente, per dare vita a una
nuova azione, e così portare avanti
«una storia pensata fino alla fine»,
reazione a catena di paradossi che finalmente esprimono una realtà totale.
Diirrenmatt, scrittore « protestante »? Che egli introduca nelle sue storie pastori diacone.;se missionari e
mogli e figli loro, sigirifica solo che
anche nella scelta dei personaggi accetta quello che c’è esiste nella quo
tidiana realtà. Ma qu^ti personaggi
introducono — non impongono, badiamo bene — una dimensione anche
religiosa nel contesto d iogni storia;
di ciò è consapevole la’utore, il quale
però li ...tiene al loro posto, perchè
ciò che egli vuol dire traspaia dal tutto, daU’insieme, piuttosto che da portavoce (che sembrerebbe prefabbricato). Gli uomini, tutta l’uinanità, servono degli idoli — la produzione, la
ricchezza, il dovere, la salute — e ripetono frasi fatte, rimasticano principi nei quali non credono più (e non
lo sanno); talvolta sono consapevoli,
e si vergonano un po’ di vivere cc»ì,
ma parlano molto di libertà, e non
s’accorgono di fare dell’umorismo nero. Spazzati via gU idoli, non resta
che la vita reale, fatta dalla gente
che fabbrica questa commedia umana; il mondo può sembrare un manicomio, ed è forse vedendolo cosi che
si comprendono le cose come stanno.
E’ un mondo che geme ed è in travaglio, che attende la piena redenzione;
noi percepiamo il gemito ed il travaglio, intuiamo anche l’attesa (ma nella realtà non è chiaro di cosa).
E’ quello di Diirrenmatt im messaggio inquietante, tanto più che viene
proposto nella banalità delle cose,
delle storie, che fanno la vita d’una
giornata qualunque della nostra città terrena. L. S.
Non sappiamo inunafinare che cosa
avrefebe potuto pensare Carpenter ee, menire girava attorno al mondo, avesse potuto legsgere i giornali e le notizie di
quanto avveniva «otto di lui in questo nostro pianeta. Ma i mali del nostro mondo
si verificano appunto perchè gli nomini
non sanno collocarsi cosi in alto, da vedere tutto ridotto alle reali proporzioni.
Oppure, al contrario, perchè si pongono
cosi lontani quando debbono assiunere le
proprie responsabilità.
Questa nuova vittoria della scienza, comunque, dovrebbe insegnare molte cose
agli nomini. Non si può tendere verso gli
astri e rimanere grettamente aggrappati
al nostro pianeta. Giaecliè, in effetti, non
è il nostro corpo che dobbiamo trasportare verso l’alto, ma la nostra anima.
fiere dell’Chdine al merito della Repubblica Italiana, il -die ci è parso un po’
strano, non per la concessione, certamente meritata, ma per la sua aocettazione,
traiundosi di un esponente di vecchia data del partito monarchico, lila in Italia
tutto si può rifiutare meno che una croce
di cavaliere!
(Il E. 1)L RiiKNM.m - La visita della vecchia signora, ic Universale Economica »,
1960, L. 3IMÌ. Il giudice e il suo boia.
(( Universale Economica », 1960 L. 300. La
laomessa. a Le Comete », 1960, L. 800.
Ciro, Alessandro, Cesare, CenghU Khan,
mirarono ad unificare il mondo con le armi, assoggettando quindi popoli diversi.
Ma la cittadinanza romana .permetteva almeno di proclamare come un titolo : civis
ronuinus sum.
A differenza di questi imperi fondati
.sulle armi e sulla forza, il cristianesimo
avrebbe dovuto creare un nuovo grande
imipero fondato suiramore, abbattendo
ogni confine ed ogni barriera, ove le distinzioni tra Ebrei, Greci e Gentili non
avrebbero più contato, facendo di tutta
rumanità un sol popolo. E invece, dopo
duemila anni e dopo due guerre rivelatesi disastrose per il mondo intero, alcune
frontiere sono così rigorosamente poste,
che si giunge a sparare su un ragazzo di
quindici anni, fin quasi ad ucciderlo, sol
perchè vuole superarle. 11 passaggio di
una frontiera è oggi considerato un delitto. come non lo è stato neppure durante
i più oscuri periodi delia storia del mondo.
L’^o<-a della faida non è ancora finita
nel mondo. Ancora una volta la a lupara »
ha UC4-ÌSO, in una contrada di Palermo, un
uomo, là stesso ove, un anno prima, era
stato m-eiso suo fratello. Sono anelli di una
catena die non si riesce a spezzare.
Paurosamente, la faida fa sempre più
vittime in Algeria. Ieri, erano quelli del
FLN che seminavano strage; oggi, sono
quelli deirO.AS; domani, potranno essere
nuovamente musulmani. (Quando si finirà?
Quando si raggiungerà, nell’insanguinata
terra d’Algeria, la pace tanto necessaria?
Quando finirà questa follia omicida, più
che mai oggi senza senso, senza scopo? E
a che cosa potrà condurre, se non a maggior rovina per gli europei?
COMUNICATO
A.I.C.E,
Il giorno 3 giugno alle ore 8,15 sarà in
partenza dalla Piazza Cavour di Pinerolo
un torpedone che porterà gli Insegnanti
Evangelici, e loro amici, fino a Bo.ssea,
tlovc si potrà visitare la famosa Grotta.
Alle ore 8,10 il torpedone sarà sulla Piazzetta degli Appiotti di Torre Pellice per
accogliere i .congressisti della Val Pellice.
('.Ili crede <li poter jiartecipare alla gita
c impegnato da prenotarsi, versando lire
50|) alla Segretaria A.l.C.E. Etilici Bonnet
di l'orre Pellice, o al Maestro Irant'o
Calvetli di Pomarelto o sul conto corrente 2/10715 iiiteaslato al Maestro Do.sio L.
Tri'iito - S, Seeotnlo di Pinerolo.
Riteniamo eccessivi certi appelli alla
coscienza quando si deve volare. Le elezioni sono un fatto umano, al quale quindi occorre dare una importanza relativa
e votare per questo o quel candidalo non
è dar l’anima a Dio o al diavolo, come
alcuni vorrebbero dar da credere. Le elezioni tuttavia sono un fatto serio, giacché
si tratta di scegliere dei buoni governanti
o amministratori, che si sforzino di fare
quanto più possibile gli interessi della popolazione e del proprio paese, che anuniuistrino one-slamente e hene il pubblico
denaro.
B’ quindi legittimo che ogni candidato
sia presentato al corpo elettorale, perchè
si saippia chi sia e cosa abbia fatto finora,
quali siano i suoi titoli, dando così all’elettore elementi di valutazione. Ma, fra
lami meriti e virtù, ai dimentica alle volle quello della coerenza. Ci è capitato infatti di leggere, nella biografia di un can.
didato, che la presidenza della Repubblica gli ha conferito l’onorificenza di Cava
Si verificano fatti di cronaca realmente
sconcertanti. Ma appunto per questo non
siamo contrari alla cronaca dei giornali,
purcliè, naturalmente, essa abbia come
precipuo fine di mostrare i mali della no
stra società e così, attraverso la loro conoscenza, sperare che possano essere corretti ed eliminali.
Uno di questi falli di cronaca, grave
per una particolare mentalità die esso rivela, è avvenuto in questi giorni a Napoli. Un medico, che aveva lascialo la
propria automobile parcheggiata in una
via, trovava, nel ritornare verso di essa,
un liambino di sei anni intento a sgonfiarne le ruote. Avendolo redarguito energicamente, i genitori lo aggredivano in
maniera tale da costringerlo a farsi medicare le ferite in un ospedale. Può anche darsi che egli sia stato eccessivamente
severo verso il bambino, tanto da provo. are la violenta reazione dei genitori; ma
è incomprensibile e preoccupante che l’episodio si sia ancora ripetuto il giorno
.suicessivo. Episodi del genere provano,
oltre lutto, l’assoluta incapacità da parte
di alcuni genitori di fare dei propri figliuoli dei buoni ed onesti cittadini. Ciò
può ben avvenire in una città ove si venerano tanto santi miracolosi, ma ove certameme .si ignora che San Paolo scrisse:
« E voi, padri..., allevateli in disciplina e
in ammonizione del Signore». In queste
strade di Napoli ove nelle ricorrenze religio.se si montano archi luminosi di lampadine di vari colori, occorrerebbe portare la luce delle Sacre Scritture, che costituiscono anche il miglior galateo e il miglior codice. Ma in questa nostra Italia
pagana, chi è capace di insegnare le rette
vie del Signore? E. V.
I LE¥¥ORI CI SCRIVONO
Gli Svizzeri non sono filoatomici
Quando, a fine marzo, si svolse il
referendum elvetico pro e contro la
iniziativa di un gruppo che mirava
ad inserire nella Costituzione federale un articolo che vietasse alla Repubblica e al suo esercito ogni sorta di armamento nucleare — referendum conclusosi con la vittoria
degli oppositori al progetto — uno
dei nostri collaboratori, Giovanni
Conte, su nostra richiesta dedicò, albi questione, un articolo che pubblicammo condividendolo: es.so ci ha
iruttato tutta una serie di lettere,
giunteci poco a poco, per lo più el
vetìche, e di opposizione. Ci è materialmente impossibile riprodurle
tutte, perche occuperebbero più di
una delle nostre pagine, e del reI sto molti dei loro argomenti sono
I simili: cerchiamo qui di raggrupparli, com’è giusto, e di rispondere.
Non prendiamo molto sul serio la
lettera di un lettore ligure F. R.,
che ci invita cordialmente ad occuparci dei fatti nostri e a non impicciarci di quelli altrui: cosa piuttosto strana da richiedere a giornalisti, ficcanaso per vocazione...
Un’osservazione preliminare: non
era evidentemente possibile, nel bre1 ve spazio di un articolo, render conI lo di tutti gli aspetti assai complessi della questione, di tutte le ampie
discussioni precedenti il voto (cosa
assai rallegrante, e non spiacevole
come la considera II. A. C., di Agri
gemo, che lamenta questi semi di
discordia e di confusioni iniettati
nella borghesia .svizzera), di tutte le
sfumature delle diverse posizioni.
Abbiamo forse sbagliato a trattare
così rapidamente un problema che
sulla stampa e nell’opinione pubblica elvetiche è stato dibattuto per mesi: lo riconosciamo; e così riconosciamo che il sottotitola ’’Atomici
battono antiatomici...” era d’effetto,
e non descriveva esattamente la realtà. Tuttavia l’articolo non sosteneva
affatto che gli Svizzeri, e neppure la
ntaggioranza contraria al progetto.
sono una ma.s.sa di guerrafondai militaristi! Concordiamo con tutti i
nostri corrispondenti che ce lo fanno notare: il problema in discussione non era l’armamento atomico in
Se, ma la possibilità di ricorrervi;
problemi diversi, tuttavia strettaniente legati. Ed infatti G. N., di
Firenze, ci ricorda il vecchio argo
niento del ”se. vuoi la pace prepara
la guerra”, o meglio la difesa, e
cita l’esempio del rispetto in cui
Hitler fu tenuto dalla difesa elvetica. E’ indubbio che la Svizzera, malg/ailo le montagne, l'accurata difesa. la strenua volontà di libertà della popolazione, avrebbe fermato le
l’anzerdivisionen e le ondate di Sínicas molto meglio di quel che non
seppero fare altri paesi; Hitler avrebbe pagato un prezzo altissimo,
ma .sarebbe pa.ssato, magari lasciando dietro di tè .soltanto rovine, o
trovandole davanti a sè; è comunque indubbio che, in caso di con
flitlo atomico, questo discutibile argomento della ’’difesa” che incute
rispetto, non ha più alcun valore:
le scoperte nucleari pongono oggi
tutti i problemi bellici in termini totalmente diversi; e a noi pare che
una parte almeno dello Stato maggiore elvetico tema di veder relativizzata la propria importanza e validità se non gli re.sterà almeno aperta la po.ssibilità di essere ” come
gli altri” in possesso di un armamento nucleare rispondente alle necessità (!!) nttuali. Tutti gli Stati
maggiori (non tutti i singoli ufficiali ) del mondo si rassomigliano...
Riassumemlo, l’argomento della
difesa è naturalmente .sostenibile,
ma a noi sembra discutibile, in modo particolare se si considera il triste "rinnovamento” atomico del problema. e la particolare .situazione
elvetica. Per questo ci pare, che la
decisione sia stala, politicamente,
un errore.
C’è poi un altro argomento, che
forse era stato da noi appena accennato, ma che ora, specie dopo
h corrispondenza ricevuta, risulterebbe esser stalo determinante: il
terrore comunista. J. A. G., da Zurigo : « Forse Lei non i che la proposta di legge era d’iv iziativa puramente comunista ed aveva lo scopo
(!• legare le mani del nostro governo, anche per l’avvenire»; lo .stesso
pensa II. À. C- Un ticinese, G. R..
facendo un’analisi non del tutto probóme della ripartizione dei voti pro
e contro, in base al gruppo etnico (la
tini, alemanni) e alla confessione religiosa (cattolici, protestanti), si rallegra della maggioranza ticinese a
favore del progetto di legge, e afferma che: «Il cattolicesimo si è*
schierato per le armi atomiche con
ralla finanza e con un anticomunismo che diventa maccartismo e fa
(Iitindi il gioco del comunismo stess.) »: con sentimenti opposti, anche
I!. I. C.. rallegrandosi dell’opposizione al progetto da parte di numerosi pastori e teologi protestanti
(fra cui Emil Rrunner), dichiara:
c Per fortuna anche il vescovo catlolii'o di Friburgo ha impegnalo i
suoi fedeli a volare contro l’inizialiva: la chiesa cattolica conosce molti. bene il suo nemico ]irincipale ».
Voti contestiamo che Tinfluenza
comunista p socialista .sia stata forte nel sostenere il progetto di legge, e il voto di maggioranza dei
cantoni romanzi — dove il socialismo c comunismo hanno una consistenza maggiore — può esserne una
conferma. Ma siamo convinti che è
svisare totalmente Tatteggiamento di
tanti cristiani (fra cui K. Rarth) il
farne dei succubi inconsci o dei consci propagandisti dell’ideologia comunista. I 138 pastori che firmarono
i' manifesto in favore dell’interdizione costituzionale dell’armamento
nucleare non .sono delle quinte colonne comuniste. Se ci si mette su questo
piano, si ha lutto il diritto di affermare che i loro avversari erano tutt: ilei sostenitori di un retrivo ed
oscurantista conservatorismo, ecc.
ecc. (come infatti G. R. si sente in
diritto di fare).
Giti ha politicizzata la discussione: i comunisti o i loro avversari?
Si deve per lo meno rispondere:
gli uni e gli altri.
Se davvero questa reazione di terrore anticomunista fosse stata determinante nel volo federale, allora ci
ap¡>arirebbe anche più esplicito l’errore cristiano che esso rappresenta,
a nostro avviso: perchè significherebbe che, chiusi in un’opposizione
politica preconcetta, ci si è rifiutati
di ascoltmre le ragioni spirituali, di
fede, di tanti sostenitori del progetto: è tanto più facile bollare gli
oppositori e riarsi ad una pacifica e
binpensante caccia alle streghe!
Infine, nessuno è più di noi lontano, sig. ]. E. C.. dal dimenticare
(limnto la Svizzera sia stata, da secoli. terra di rifugio (sebbene nelTultimo conflitto predicatori come
Il . Euelhi e E. Thurneysen ~ comuni.sli anche loro? abbi tpes
so denunciato certi egoismi svizzeri), e quanto i Valdesi in particolare abbiano ricevuto, materialmente
e spiritualmente, dalla fraternità elvetica; siamo anche noi ben convinti che gli Svizzeri amano la giusti
zia, la libertà e la pace (qualche
volta, come tutti noi, la loro ’’buona pace ”). Quello che ci lascia dubbiosi è che la Svizzera — come Lei
afferma massicciamente — sia ’’cristiana”: tutta? fino all’ultimo capello delTnllimo individuo? he chiese elvetiche sentono come ogni altra l’incidenza e la dolorosa ’’purificazione” della secolarizzazione, e
anche nei suoi Cantoni popolo e
chiesa non si identificano più così
in blocco. Non dovrebbe, questo,
rendere tutti più cauti nell’affermare che la borghesia elvetica è una
società prettamente cristiana?
Villeggianti valdesi
Un lettore, da Firenze:
Penso che « La Luce » farebbe cosa gradita a tutti i suoi lettori ed
ami-ci se in uno dei prossimi numeri riportasse, in una delle sue pagine o in un foglio volante, uno
specchio sulla dislocazione delle nohtre Chiese in unta la Penisola;
l’indirizzo eri il nominativo del rispettivo Pastore.
La richiesta ha lo scopo di dare
1 opi>orlunità, in vista dell’approssimarsi della buona stagione, ai gitanti ed ai villeggianti Valdesi, di
ritrovarsi, nell’ora del Culto, con i
fratelli del luogo. Grazie.
Franco Ma.ssa
Siamo spiacenti di non poter accontentare la giusta richiesta del
lettore, in quanto lo spazio è sempre così poco, sul settimanale, per
lutto il materiale che vorremmo pubblicare, e quanto egli richiede oc
cuperehbe buona parte di una delle nostre pagine. Comunque, a quell-, che desidera.ssero un tale elenco,
facciamo presente che la Claudiana
(Via Principe Tommaso 1, Torino)
ha disponibili un certo numero di
copie del doppio foglio contenente
l’indirizzario di chiese e pastori
evangelici in Italia pubblicato in
appendice a ’’Valli nostre”. Questo
foglio .sarà inviato a quanti ne faranno richiesta.
Nulla di nuovo sotto il sole ?
Ho lello, non vsenza meraviglia
(ingenua, lo eapi&co) su <( La Luce d
del 18 l'orrenle, che una nostra chiesa delle Valli ha relehrato la a fe,sla del 25 aprile, con tanto di cullo
i.el tempio.
Forse la mia memoria diventa
sempre più labile, ma non riesi’o a
ricordare che nei tempi passali si
fesse giunti a tanto! Eppure erano
tempi, anclie allora, di imperante
«onformisnio e non si mancava di
invitare — gradili os>piti — il Podestà, il segretario del « Fascio », il
nuaresciallo dei (Reali) sarabinieri
eie. alle celebrazioni del XVII febbraio, press'a poco come si fa oggi!
Non mi consta, tuttavia, che si celebrassero culti il XXVIII ottobre o
il 4 novembre!
Forse che temiamo di più i « polenti D di oggi che quelli di allora?
Non creilo.
Varie lettere giunte in
redazione debbano, spesso,
attendere, e talvolta non
possono essere pubblicate:
Io spazio è davvero tìran
no! Chiediamo dunque
pazienza ai nostri corrispondenti, e assicuriamo
loro che comunque le loro
lettere sono sempre di
grande interesse per noi.
Credo soltanto che oggi, come allora, ci vogliamo « adeguare » ai
tempi, alla mentalità corrente, alle
opinioni prevalenti. Il che « non
guasta », soprattutto se, dopo il culto, si organizza un buon pranzetto,
con molti co-perli (e molli discorsi
impastati di sana retorica « repubhlnana e resistenziale »1. Plus ça
change... el plus c'est la même chose! hastian countrari
Anche per me i '\ulti specialV^
- per la ÎAherazione. per il IV nO‘
tembre. per i raduni alpini et simh
lia — sono pin che discutibili. Ma
non concorda con la filosofia — un
po^ qualunquista, mi perdoni —
del nostro lettore. Davvero egli crede che ^^Resistenza'* e ’’Fascio” siano due elementi equivalenti nelValteinarsi delle sorti umane? Vada a
vedere^ se non l'ha ancora fatto.
’’All’armi, siam fascisti!”, questa
asprigna, sferzante requisitoria di
alcuni giovani d’oggi a tanti loro
*'anziani\ e al di là di quel che
può essere Vaccento unilaterale dell'eccezionale documentario non po
tra non sentire dove pesa la forza
morale e la speranza. La sapienza
delVEcclesiaste è vera ; e non c’è
nulla di nuovo sotto il sole, nulla
che non debba essere riveduto, nulla che non sia minacciato dnlLlmpanianamenio — dalla retorica, cer
to; ma, COSI preservati o comunque
ammoniti a guardarci dalla retorica,
mancheremmo alla nostra vocazione cristiana se non sapessimo discernere, anche in questo, i segni dei
ttmpi e i giudizi di Dio nella s¿oria
degli uomini e le indicazioni della
sua Parola: la quale non santifica'^ affatto quel movimento complesso che si indica con il nome di
Resistenza (non c'è una Resistenza
— come non c’è ima Democrazia —
'cristiana'), e tuttavia in coloro che
resistettero e resistono alle violenze
della razza, del prepotere, del capitale. deir integrismo eccles,lastico,
delle discriminazioni, indica — mi
pare — un riflesso umanissimo, una
parabola assai terrestre ma vitale
dell'atteggiamento di coloro che non
piegarono e non piegano il ginoc
chio davanti ai baal di questo mondo. e il cui nome e numero soltanto il Signore conosce. Certo, quando tale tensione fra questo e V'*altro" mondo, fra la Resistenza e il
non-conformismo cristiano viene dimenticata, quando essi vengono sovrapposti e identificati, si fa la parodia protestante dell* integrismo
rimproverato a molti cattolici; si
cade nella retorica, e non c*è retorica peggiore di quella "cristiana".
Spero... di non aver bruciato il mio
granello d'incenso sul suo altare.
Gino Conte
4
I«*
1 giugno 1962 — N. 22
DALLE NOSTRE COMUNITÀ
PRABOSTINO
Mollo ben riuscita la gita che l’Unione delle Madri lia organizzato e fatto a
Coazze domenica 20 maggio. Arrivati a
Coazze, siamo stati accolti da un vento
forte e freddo, ma in compeiiso siamo stati ricevuti dalla Comunità Evangelica locale con caldo affetto cristiano. Abbiamo celebrato il culto nel grazioso tempio; quindi si è potuto consumare il pranzo al sacco nella sala delle attività gentilmente messa a nostra disposizione e persino riscaldata. Prima di lasciare ,nel pomeriggio.
Coazze, le sorelle della Comunità locale
lianno voluto offrirei una buona tazza di
tè e paste. Ringraziamo molto sentitamen
te i Valdesi di Coazze per la calda accoglienza, e facciamo voli onde essi, come
anche noi, possano crescere e sempre più
lortificarsi nella fede e nell’amore.
Attraverso i tornanti del Colle Braida,
abbiamo poi fatto una puntata sino alla
(( Sacra di S. Michele », un tempo vi era
un castello feudale, oggi in rovina, ed una
abbazia conservata e ricostruita abbastanza bene. Di lassù, da una altezza che fa venire le vertigini, si gode di una vista stupenda per tutta la valle su fino a Susa e
giù fino a Torino. Poi, sulla via del ritorno ,abbiamo visto i laghi di Avigliana,
ed infine abbiamo assistito ad alcune evoluzioni degli appareooln da turismo dell'aeroporto di Cerrina Torinese. Una bella
e buona giornata di distensione e di gioia
fraterna per le nostre sorelle.
— Ringraziamo molto sentitamente il
nostro fratello il Diacono Marco Avondet
per avere presieduto il culto di domenica 20, in sostituzione del Pastore, nonché la Sig.na Rita Poma, Insegnante, per
aver tenuto la scuola domenicale e il posto di organista la stessa domenica.
— Culto dell’Ajscesione. . Onde permettere ad un numero maggiore di persone di
prendere parte al culto dell’Ascensione,
annunziamo che tale culto «arà anticipato
alle ore 9 del mattino. Confidiamo che questo anticipo favorisca una più larga partecipazione di fedeli.
— Culto di Pentecoste. - Ricordiamo che
al cullo di Pentecoste sarà celebrata la
Santa Cena (calice comune). Alle ore 15
culto a Roccapiatta, con Santa Cena.
— Orario culti estivi. - A cominciare da
domenica 3 giugno e fino a tutto settembre l’orario estivo dei culti è il seguente;
a S. Barlolo'meo tutte le domeniche alle
ore 10. - A Roccapiatta la seconda domeiuta alle ore 15. - Al Roc la quarta dotneincu alle ore 8 del mattino.
É
— Domenica 20 maggio ha avuto luogo
il servizio funebre di « Barba Vitouret »,
subito prima del culto. Esprimiamo ancora alla moglie, ai figli, ai fratelli, la nostra
profonda simpatia cristiana.
Subito dopo il culto è stala letta ed approvata la Relazione Annua e sono stati
eletti delegati alla Conferenza Distrettuale
il Doti. Roberto Meynet e l’anziano Corra
do Morel. Delegato al Sinodo Roberto Morel.
— Mercoledi sera 23 maggio abbiamo
avuto la gradita visita di tre tzigani evangelici che ci hanno parlato della loro opera di evangelizzazione tra gli zingari di
Pinerolo e Venaria, dandoci un buon messaggio accompagnato da canti che presto il
folto uditorio ha imparati. La serata si è
chiusa... col furto di una coperta nell’aulo del no*stri ospiti. Non vogliamo fare
commenti.
— La sera di venerdì 25 maggio, si è
avuta l’annunciata seduta dell’Unione, ben
frequentata, con Relazione sui due congressi giovanili di Roma.
—■ Un grazie di cuore iiH’anziano Aldo
Tourn che ha piesieduto il culto di domenica 27 maggio, mentre i più erano in gita
a Borgio Verezzi godendo mollo della giornata.
di alunni delle Scuole Domenicali dei
Chabriol®, Coppieri e Asilo di Torre PelIke con le monitrici e alcune manianc
hanno terminato la loro attività il 27 maggio con una passeggiata al Bric Bariole
in Val d’Angrogna. Anche i più piccini
sono arrivati lassù contenti e felici e Danielle non ha voluto farsi portare il sacco
da imon'tagna! Dopo aver pranzalo nel
meraviglioso bosco di lari«i e betulle lappezzato da migliaia di gcnzianelle e mughetti, sono accolti nella ospitale <;asa di
Sandra e Chico Pasquel a Malpassel. Una
gradita lazza di thè... poi grandi e piccini
si danno alla pazza gioia giocando fino
all’ora del ritorno.
A tutti l’augurio di l«ione vacanze ed
un cordiale arrivederci in autunno alla
riapertura delle nostre scuole.
fjìrui I «rese
Gioevdì sera, nella Sala sinodale, la
Corale Universitaria di Torino, diretta
dal M® Roberto Goitre, ha dato uno stupendo concerto di pezzi madrigalistici di
G. Pierluigi da Paleslrina, Giovanni Croce, Orazio Vecchi. La Itella manifestazione, organizzata dal Piccolo Teatro « Lo
Bue », ha riscosso nn successo assai vivo
e se ne ringraziano gli organizzatori e in
modo particolare i graditissimi ospiti.
Direttore resp. : Gino Conte
1 coniugi Don Emilio e Rostaing Ida
hanno celebrato le loro nozze di diamante,
nel tempio insieme alla comunità, e nel1 intimità del loro focolare. Si erano uniti
in matrimonio nel tempio di Praroslino
il 24 aprile 1902. Ci rallegriamo fraternamente per questa bella ricorrenza e forimiliamo i anigliori auguri di una serena
vecchiaia, insieme.
BOBBIO FEUICE
— Ringraziamo il Pastore E. Geymet che
ci ha rivolto il messaggio della Parola di
Dio nel nostro tempio la domenica 20 maggio u. s.
— Domenica 27 corr. nel corso del nostro culto nel Tempio è stata letta all’Assemblea di Chiesa regolarmente convocata
la relazione morale e finanziaria del Concistoro. Essa è stata approvata daU’Assèmhlea.
Si è proceduto alle seguenti nomine;
Revisori dei conti-, sigg. Pontet Aldo (via
Boschetti) e Negrin Stefano (Costa). Delegali alla Conferergra Distrettuale: signora
Lina Geymonat (Snbiasc) e sig. Michelin
Giovanni (Pidone). Delegato al Sinodo,
fig. Charbonnier Giovanni fu Davide (Abses).
POMARETTO
— Doimentca 3 giugno, alle ;^0.30, avrà
luogo il culto della famiglia cristiana,' al
quale lutti i bambini e i genitori séno
invitali; nel pomeriggio, alle 14.30, avrà
luogo la festa di chiusura delle Unioni,
con il seguente programma; saggio delrAsilo Infantile e programma della sezione di masica con canti, rondes, eoe.
Tutta la comunità è invitala alla manifesilazione. La coUelta andrà a beneficio dell’Asilo infantile.
Sempre la domenica 3 giugno, culto alle 9.30 alla cappella del Clot.
— Il 2 giugno alle ore 9 avrà luogo il
culto d’inizio della Conferenza distrettuale nel tempio di Pomarelto ed i lavori
proseguiranno pure nel pomeriggio.
PERRERO - MANIGLIA
— La prima Domenica dì aprile ci è stata offerta dal nostro fraldlo Gianfranco
Quattrini, alla vigilia della sua partenza
per l’Argentina, una interessante causerie
sull’America latina, illustrata da magnifiche proiezioni a colori. Lo ringraziamo ancora vivamente e lo seguiamo co'l nostro
fraterno pensiero augurandogli molte soddisfazioni nel suo lavoro.
— Al culto della Domenica delle Palme
sono stati confermati due catecumeni ; Ada
Poet, di Perrero ed Ezio Pascal, dei Ribetti di Chiabrano. Il Signore li aiuti a mantenere fedelmente le loro promesse.
— Abbiamo avuto la gioia di avere con
noi al cullo di Pasqua nel Tempio di Perrero un bei bruppo di membri deU’t/nione
di Marsiglia, col loro presidente sig. E.
Poet e signora. Li ringraziamo sentitamente per averci fatta quella breve, fraterna
ma benefica visita.
— Il bazar organizzato dalle Unioni delle madri ha avuto luogo l’ultima domenica
di aprile con un esito veramente lusinghiero. Rivolgiamo ancora un molto vivo ringraziamento a tutte le fedeli oollaboratrici
( he tanto si sono impegnate eti a colei che
ha pazientemente ed ottimamente provveduto alla cottura dei dolci
— 1 bambini delle nostre scuole domenicali hanno partecipato alla loro festa di
canto nella chiesa dei Chioitti. Ringraziamo quella comunità per la sua generosa
ospitalità.
— La Domenica delle madri è stata celebrata il 33 maggio. Ringraziamo cordialmente Í hanihini, i cadetti, i giovani, tutti coloro che lianno così validamente conti ihuito alla uuona riuscita di questa festa che è stata molto ax>prezzuta.
~ 11 16 aprile nel Tempio di Perrero è
ciato celebrato il matrimonio di Marco
Poet, del Caasas, con Flavia Biesuz, di Cesioniaggiore; il 28 aprile nel Tempio di
Maniglia quello di Enrico Genre, di Bovile, con Chiarina Peyran, delle Grange di
Chiabrano. Rinnoviamo agli sposi i migliori auguri di felicità e di benedizioni.
— H 12 maggio è slata improvvisamente
richiamata dal Signore la nostra venerata
sorella Micol Adele vedova Pons, all’età di
!!() anni ai Saretti di Chiabrano.
Il 23 maggio è deceduta a Perrero dopo
lunga dolorosa malattia la nostra sorella
Paolina Peyronel, nata Barus, aU’età di anni 51.
Rinnoviamo alle famiglie in liuto l’espres.sione della nostra profonda simpatìa.
miilmliiiimiimimiiin
Conferenia Distrettuale
del Terzo Distretto
La Conferenza Distrettuale del III»
Distretto si aprirà, Dio volendo, a 'Verona nel Tempio Valdese di Via della Pigna alle ore 21 di mercoledì 20
giugno. I lavori inizieranno subito dopo il culto e proseguiranno nel corso
della «domata seguente: gio'vedì 21
giugno.
CATANIA
A^i amici lontani, e particolarmente a
coloro die, trasferiti altrove, furono ini
tempo membri d^la nostra Comunità, desiderìamo segnalare due avvenimenti die
si sono determinali tra noi, uno lieto ed
uno triste.
Il giorno 5 Aprile i coniugi Bundi Cristiiuu) ed Ada hanno festeggiato le loro
nozze di diamanti.
Brano presemi i sei figlinoli (dei quali
uno venuto dalla Svizzera e l’altro da
Trieste, dove rispettivamente risiedono
da pareedii anni), le nuore, alcuni nipoti.
-Alla intima cerimonia, a carattere strettamente familiare, non mancò la nota ^irituale é la partecipazione ddla Comunità,
grata al Signor Bnndi per quanto durante lunglii anni egli ha fatto, sia come
membro del Consìglio, sia come fedele
testimone del Vangelo neU’ainbiente esterno, mediante la scrupolosa osservanza dei
suoi doveri e quella fede ohe è stata la
base su cui durame la sua lunga esistenza
ha eostruito la sua vita. Non possiamo
inoltre dimenticare che il Signor Bundi
Cristiano da oltre cinquanta anni è l’amministratore degli stabili die in Catania
sono di proprietà della Tavola Valdese.
Nel rinnovare le nostre congratulazioni, formuliamo i nostri più cari auguri
di ogni benedizione da parte del Signore.
Ma purtroppo, come avviene in ogni
famiglia (e la nostra comunità cerca di
esserlo quanto più le è possibile, nella
co^munanza della fede, della speranza e
della carità), la nostra gioia recente è stata offuscala da un grande dolore che, posslamo ben dirlo, ha colpito non solo la
famiglia più direttamente interessata, ma
tutti noi.
Il giorno 24 Aprile d ha improwlsamente lasciati per rispondere alla chiamata del Signore, la nostra amata sorella
signora Martha v. Waldkirch, di anni 83.
Il dolore dei familiari e della Chiesa
non è affatto diminuito dalla considerazione della lunga età che ha permesso alla nostra sorella di dedicare a chi viveva
uc'canto a lei, luna la sua vita.
Quantunque da alcuni anni per ragioni
di salute non potesse più partecipare direttamente alla vita della Comunità, tuttavia vi partecipava indirettamente. Il suo
pensiero era sempre rivolto a quella che
era stata la sua principale preoccupazione
durante la sua lunga vita; il bene degli
altri. Bilia ha veramente servito il Signore, nel senso più esteso del termine, nella
famiglia e nella Chiesa; e non soltanto
perchè per moltissimi anni è stata la Presidentessa e ranimatrice di quella Società
di Cmito che tanto ha fatto e continua a
fare per taluni dei nostri Istituti e particolarmente per TAisilo di Vittoria. Parlarle, anche negli ultimi leniipi della sua
vita, era sempre un arricohimenlo spirituale per ognuno di noi. Mai isolala dalla
vita che continuava a svolgersi intorno a
lei, tuttavia sembrava, negli ultimi tempi, che il suo spirilo fosse come raccolto
e leso verso l’Alto, in attesa di quella
chiamala die essa desiderava. Aveva vissute le sue ultime settimane oome in preghiera, ed in tal modo essa attraversò il
confine. Possiamo veramente dire die una
viva luce si è spenta, ma che la sua memoria resterà in benedizione per miti noi.
Rinnoviamo le nostre condoglianze ai
familiari Waldkirch, Ritter, Mumenllialer.
iiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimimiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiii
La Giornata delle Madri
ad Agape
Il 20 maggio ha avuto luogo ad Agaipe
la ormai tradizionale giornata delle Madri, dedicala quest’anno alle madri delle
parrocchie di montagna. Circa cetiloquaranla erano le partecipanti, provenienti da
Frali, Rodorelto, Perrero, Villaseoca, PramoHo ed Angrogna.
La giornata ha avuto inizio con il cullo,
celebrato ad Agape anche per i membri
della parrocchia di PraU e presieduto dal
pastore Franco Giampiocoli. Dopo un breve intervallo, durante il quale si scambiano saluti e notizie e si raccolgono fiori
(anche se quest’anno la giornata serena,
ma mollo fredda, non ci ha permesso di
stare mollo fuori), tutte quante ci ritroviamo intorno ai tavoli per Toltimo e ricco pranzo, servilo da un gruppo di ragazze praline e da residenti di Agape.
Alle 14,30 inizio del prograimma pomeridiano con un messaggio della signora
Elisa Rostan che ci reca i saluti del Moderatore, molto spiacente di non poter essere fra noi per precedenti impegni, e ci
parla di alcune comunità da lei visitate
recentemente, Barga in Toscana, Ferenti
iiiiiimniiiiimmi
Reg. al Tribunale di Pinerolo
n. 175, 8-7-1960
Tip. Subalpina s.p.a. - Torre Pellice (Tol
MN SECOmO
Festa di canto
di Scuole Domenicali
Ci dispiace di non aver dato lerapestivainenle notizia della festa di canto deUe
.Scuole domenicali di Pomaretto, S. Germano, Plraroslino, U. Secondo e Pinerolo,
svoltasi a S. Secondo domenica 13 maggio.
Malgrado il cattivo tempo, la festa è stata
una vera riuscita per la buona partecipazione di lutti. 1 bambini sono apparsi mollo ben preparali, e con piacere si è notato
che avevano curato in modo particolare
gli « Inni nuovi ». Ha presieduto il past.
A. Genre, hanno diretto le corali; la sig.a
M. Tron (Pomaretto), sig.a D. Beri (S.
Germano), sig.a Peyrot (Praroslino), sig.a
L. Genre (S. Secondo) e la sig.na E. Tnrck
ha diretto i cori d’insieme. La chiesa di
S. Secondo ha offerto la sua generosa ospitalità. per cui la si ringrazia anche qui.
no nel Lazio, Falerna in Calabria, e dei
loro problemi di vita e di testimonianza
in ambienti talvolta ostili o indifferenti,
talvolta socialmente molto arrelraiti. E’ stata molto gradita ed apprezzata la presenza della signora Rostan e le è stato rivollo un caldo invito perchè torni anche l’anno prossimo.
Prende poi la parola il pastore Franco
Davite ohe ci parla della campagna contro
la fame lanciala dalle chiese svizzere con
lo sloigan « Pane per i fratelli ». Dopo avor ricurdato le statistiche dell’ONU, secondo le quali soltanto nn terzo degli uomini mangia a snfiScenza tutti i giorni,
mentre due terzi sono sotto-alimentati e
circa oltocentomila persone muoiono ogni
anno di fame, il pastore Davite ci legge
alcuni passi del libro « Aux carrefours du
monde » in cui l’autore parla di ciò che
ha visto a Madras, in India, dove la mattina presto i camion passano per le vie a
rac«;oigliere quelli che sono morti di fame
e di sfinimento durante la notte. Di fronte a un quadro cosi atroce ed a problemi
cosi vasti, il pastore Davite non ci propone iniziative o soluzioni, ma ci pone davanti alla nostra responsabilità di cristiane perchè cl sentiamo impegnale a fare
qualcosa per questi nostri fratelli così infelici. In Isvizzera hanno raccolto molto
denaro per mezzo dì salvadanai dislribniti
in tutte le case, per dare da mangiare almeno a qualcuno, altre comunità o gruppi hanno preso delle iniziative diverse,
come il gruppo die lavora a Riesi con il
pastore Vinay. E noi, ohe cosa faremo?
Viene poi offerto un bello scialle bordeaux
alla più anziana di tutte le matnme presenti « dando Ninin » di Perrero, che è
applaudita e festeggiata da tutti. Con un
messaggio ed una « complainte » cantala
dalla signora Lidia Grill, ed un caldo ringraziamento, alla direzione di Agape ed
a tutti coloro che hanno collaborato per
la riuscita di questa giornata, espresso a
nome di tutte dalla signora Maria Luisa
Davite, sì chiude il jnroigraimma pomeridiano. Dopo il tè cominciano le partenze;
anche questa bella, serena giornata, è
terminata.
Grazie ancora a tutti quelli che hanno
lavorato e faticato perchè potessimo goderla ! F. Comha
bricioli
{segue dalla 2» pag.)
senti! Francamente ci dispiace! E
forse sarebbe stato « generoso » tacere del « fantastico scenario » dell’isola di Maiorca. E sarebbe stato
ancora più generoso passare sotto silenzio il generoso e... disinteressato
aiuto di Franco a questa manifestazione culturale. Hitler e Mussolini
non facevano diversamente.
Clima oGumenico
Ai non iniziati, ancora numerosi,
giungerà gradita la notizia che la
diocesi di Pinerolo ha anche una
« compatrona » ufficialmente proclamata nella Madonna, « sotto il titolo di Mater divinae gratiae » (Madre della divina grazia).
L. A. Vaimal
Artigianato
valdese
La Mostra Mercato, che si è chiusa
domenica 20 maggio a Firenze, dopo
una permanenza di tre settimane all’esame del pubblico nazionale e straniero, ha segnato per il nostro artigianato di Torre Pellice «Artivalli»
un vero successo.
Infatti ai lavori di «Artivalli» è
stata conferita « medaglia d’oro » ; è
il solo artigianato piemontese che abbia avuto questo ambito riconoscimento insieme con i calorosi complimenti della giuria e molti aM>rezzamenti per aver raggiunto nel breve
tempo della sua esistenza una così
notevole maestria di sedizione.
E’ questa la quarta volta nei suoi
quattro anni di vita che 1’« Artivalli »
ottiene un riconoscimento di merito
nella Mostra di Firenze, che raccoglie
centinaia di espositori con pregevolissime opere d’ogni genere.
Siamo lieti di segnalare questo successo alla popolazione valdese, che ne
sarà rallegrata, mentre alle solerti organizzatrici e alla direttrice tecnica
di questo artigianato di valle, che merita l’appoggio di tutti per la sua funzione prettamente sociale, esprimiamo gli auguri più vivi pier uno sviluppo sempre maggiore a profitto della
nostra popolazione.
Convitto Maschiio Valdese
Torre Pollice
Dal 15 luglio al 20 settembre si
accettano ragazzi dagli 8 ai 15 anni
sia per le vacanze sia per le ripetizioni in vista degli esami di riparazione (durata minima del soggior
no : 20 giorni).
Sono aperte le iscrizioni anche por
il prossimo anno scolastico. Vi saranno subito inviati prospetti illustrati con ogni dettaglio, anche sugli impianti sportivi in fase di realizzazione, dietro semplice richiesta indirizzata a: Convitto Valdese - Torre
Pellice (Torino).
I AVVISI ECONOMICI \
(.ERCASI giovane evarigelieo per il periodo estivo (dal 15 luglio), o estivo e invernale per assistenza ai ragazzi presso ¡1 Convitto Maschile Valdese di Torre Pellice,
Villo alloggio in sistemazione mollo con
forlevole più assegno mensile. E’ possibile
avere del tempo libero per lo studio. Scrivere dettagliando studi già fatti, alla Direzione del Convitto.
FAiMIGiLlA svizzera-americana con tre lia scuola, cena doimestica tulto-faie
per mezzo-lutglio. Villa con aippareccbi doniestiici iniodernii. Buon salario. Scrivere
Madame Max Perrot, 16 cbeimin Navililc,
Conebas, GINEVRA (Svizzera).
STUDENTESSA svizzera diciannovenne, figlia .li pastore, desidererebbe trascorrere
periodo di vacanze in Italia, possibilmente
al mare, luglio-agosto, per imparare l’italiano, impegnandosi a dare lezioni latino,
lrance.se, tedesco ovvero assistenza bambini, mezza giornata, contro solo vitto e alloggio. Scrivere a Pastore falla, Forano Sabino (Rieti).
CA.SA colonica da vendere S. Secondo regione Bru.siti, giornale 5 circa formala di
vigneti, frutteti, boschi; con attrezzi rurali e rotabili. Rivolgersi a Vicino Giovaiiini.
La famiglia del compianto
Enrico Goydou
vivamente commossa per le numerose
dimostrazioni di affetto ricevute in
occasione della dipartita del loro ca
ro, ringrazia quanti presero parte al
loro dolore.
In special mode le Suore del Rifugio Carlo Alberto per le loro cure affettuose ed il Pastore Jahier.
Luserna S. Giovanni, 23 maggio 1962
visitate
APTIVALLI
• TORRE PELLICE
rArtivalli
TESSITURA A MANO Di
TAPPETI
SCIARPE
TESSUTI MODA
TESSUTI ARREDAMENTO
vi troverete certamente qualche oggetto interessante
TORRE PELLICCE — Corso Fiume 6