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COGLI
L'ATTIMO
«Come collaboratori di Dio, vi esortiamo a non ricevere la grazia di Dio
invano; poiché egli dice: “Ti ho esaudito nel tempo favorevole, e ti ho soccorso nel giorno della salvezza". Eccolo
ora il tempo favorevole; eccolo ora il
giorno della salvezza!»
II Corinzi 6,1-2
SEMBRA che ci sia una coincidenza
di immagini, una corrispondenza
di pensiero tra la parola biblica e la riflessione umana: si tratta di cogliere
l’attimo, il momento favorevole, l’occasione che capita una volta e forse mai
più. Senza scomodare illustri filosofi o
grandissimi narratori vediamo quotidianamente come viene vissuta quest'
ansia di cogliere l’attimo: dalle file davanti alle ricevitorie dei vari giochi che
assicurano superpremi, a quelle dei poveri disgraziati che abbandonati in
mare, su uno scoglio o sulla spiaggia si
incamminano successivamente verso
centri di raccolta da dove verranno rispediti in patria; dall’insistente pressione affinché questo governo, di fatto,
modifichi l’art.33 della Costituzione
(nella parte che recita «senza oneri per
lo stato») finanziando la scuola privata, all’ansiosa attesa di un milione e
duecentomila disoccupati che cercano e
sperano in un posto di lavoro.
ÌA parola che l’apostolo Paolo cita,
scrivendo ai credenti che vivono
nella città di Corinto, è tratta dal patrimonio del popolo d'Israele: era stata
detta da un profeta che tentava di
comprendere i segni della storia del suo
tempo e che parlava a quella parte di
popolo che, dopo essere stato deportato
ed essere a lungo vissuto in una terra
lontana e straniera, era invitato a intraprendere un viaggio di ritorno che
avrebbe avuto gli stessi connotati epici
dell’esodo daU’Egitto. Il testo originale
ebraico parla di un «tempo di grazia».
Un tempo in cui Dio ha fatto grazia
porgendo l’orecchio, ascoltando il grido di quella parte di popolo che non
poteva cantare i canti del Signore in
l^rra di Babilonia (Salmo 137). Il tempo di grazia è dunque il tempo in cui
Dio ascolta. E l’ascolto di Dio non è distratto, indifferente, ma è attivo: è soccorso, è aiuto. È invito concreto a un
piumino che lascia dietro le spalle Babilonia, con il suo fascino e le sue ricohezze, per andare verso una terra processa che in parte è povera di risorse,
Ca è la terra dove abita la giustizia,
dove costruisci la tua casa e la abiti,
dove pianti la tua vigna e ne bevi il vino, dove semini il tuo grano e ne man8^ il pane, dove pianti gli alberi e ne
gusti il frutto. Sì, il paese dove scorrono
Il latte e il miele della gratuita benedizione di Dio che ascolta e risponde alla
na fame e sete di giustizia chiaman
doti a seguirlo fiduciosamente.
J ^APOSTOLO Paolo riprende questa
^ parola, esortando i credenti di Cor/tio a non sciupare il dono della gradi D/o, perché è convinto che in Gen Cristo Dio ha nuovamente inaugunto Un tempo ininterrotto di ascolto. Il
crupo di grazia, nella versione greca
i\lP^c/te l’apostolo cita, è diventato
. ^'^Po favorevole. Questo è dunque il
rrur Dio ascolta il grido dei disudo di chi non si rassegna,
^hi crede e spera. E Dio ci fa intraun cammino nuovo, un cam^^fl di conversione e di salvezza: que
^^^^^l^i^casione da non perdere. Siamo
dir ^ diventare «giustizia di Dio»
^or.5, 2i)^ Q „yÌDgyg più per noi
.. (5, 15), abbacinati dai bagliori
fonrì^ cr'ftó dell'uomo ancora e sempre
sull’egoismo personale e collet
tivo
per essere «collaboratori nell'opera
|o» annunciando la .sua Parola di
® e di salvezza.
____ Arrigo Bonnes
L
Si:'m.M\NAU': DKI.LK CIIIKSK r.VANÍiKUClIK BATTISTE, METODISTE, VALDESI
Concluso a Santa Severa il Congresso della Federazione donne evangeliche in Italia
Le donne protestanti si mettono «in rete»
Per dare una risposta al nuovo «bisogno di sorellanza», la Federazione valorizzerà le risorse
e le esperienze di un numero più ampio di gruppi e associazioni. La visibilità nelle istituzioni
PIERA ECIDI
Le donne pongono sul tavolo
della Santa Cena 1 pensieri e 1
sentimenti, le speranze di ciascuna
in tanti foglietti colorati, che vengono poi letti a uno a uno: «Pongo
sulla tavola della Cena del Signore
questa mia preoccupazione, questo peso», oppure «Questa mia
gioia profonda, questo pensiero
lieto». È il culto conclusivo, la domenica mattina, del Congresso
straordinario della Federazione
donne evangeliche in Italia (Fdei),
svoltosi in riva al bel mare non ancora pienamente autunnale del
Centro battista di Santa Severa, dal
30 ottobre al 1° novembre. È un
momento molto interiore e molto
commovente che conclude le ore
passate in assemblea, lavorando a
destreggiarsi nei commi e negli articoli seriosissimi del nuovo Statuto, o parlando e discutendo a pranzo nelle grandi tavolate o ai tavolini
accoglienti del giardino dove è ancora possibile sedersi al sole, ma
anche cantando e danzando insieme, in semplice allegria.
La Fdei ha vissuto due anni di
impegno particolare per preparare
la propria trasformazione, voluta
dal precedente congresso, dall’organizzazione originaria, nata nel
1976 dalle tre grandi associazioni
femminili battista, metodista e valdese a nuova «rete» di donne protestanti di vari gruppi e associazioni.
L’intento è di dare una risposta al
nuovo «bisogno di sorellanza»,
continuando non solo a lavorare
insieme, ma a individuare e valorizzare tutte le risorse delle donne,
presenti in ogni comunità o appartenenti a diverse denominazioni
evangeliche. «Non chiudiamoci
nella nostra casa e nella nostra
chiesa - ha detto nella sua relazione di apertura la presidente, Doriana Giudici - fuori c’è un mondo
che ha anche bisogno di noi: non
dobbiamo dimenticare, in questa
trasformazione, che rimaniamo
un’organizzazione femminile “missionaria”. Se le donne sono state
discriminate, emarginate, umiliate,
ciò è dipeso certamente anche
dall’infedeltà delle chiese al messaggio evangelico, ma dobbiamo
anche cominciare a riflettere su
quanto sia dipeso anche dalla “pigrizia” colpevole delle donne. Oggi,
in questo momento della storia del
cristianesimo, non possiamo né
dobbiamo rinchiuderci nel nostro
tranquillo orticello. O vogliamo essere “sgridate”, come Gesù sgridò
Marta, che non voleva elevare il
suo spirito, non voleva dedicarsi alle “cose importanti”? Le donne che
non mettono a frutto i loro talenti
o, come nella parabola, li seppelliscono nell’orticello del loro tran
tran commettono un peccato. Questa missione di “risveglio” delle coscienze delle donne è uno dei compiti primari della nuova Fdei».
I lavori del Congresso sono stati
perciò non solo introdotti, ma contrassegnati da questo forte appello
di predicazione: affossate definitivamente le antiche discussioni su
scioglimento o non scioglimento
delle varie organizzazioni denomi
nazionali delle chiese che avevano
finito per creare negli anni una dolorosa impasse, nel progetto di missione-predicazione si possono
semplicemente ritrovare, con uno
slancio unitario della mente e del
cuore, donne evangeliche di diverse denominazioni. Ed è stato questo il segno dell’ingresso nella nuova Fdei del Gruppo donne migranti
che fanno capo alla Federazione
delle chiese evangeliche in Italia,
secondo l’intento di «Portare il dono della diversità e renderlo visibile». Ma erano anche presenti le avventiste, le luterane, che hanno
aderito a livello individuale, mentre
la rappresentante di «Scienza cristiana», per la prima volta in questo
consesso di donne evangeliche, ha
portato il suo saluto e la sua disponibilità commossa, tra le lacrime.
«La nuova Fdei è una casa in costruzione - osserva Doriana Giudici, rieletta presidente - e nella casa
in costruzione ci sono tante stanze.
Come una madre, quando le nasce
un nuovo figlio, amplia e rende più
accogliente, articolata la casa, rende gli spazi flessibili, così noi dobbiamo accogliere e ricevere, nella
nostra nuova Fdei, e tutto deve trovare accoglienza nella casa. Ci sono già alcune esperienze pilota
della nuova Fdei». Facciamo qualche esempio: «La nuova responsabile per la Campania - prosegue la
presidente - è dell’Esercito della
Salvezza. E anche nella Sicilia, dove c’è una forte presenza delle
donne luterane, ancora prima del
Congresso abbiamo nominato una
copresidente luterana. Aspettiamo
con fiducia i tempi di un ingresso a
pieno titolo di queste componenti,
ma bisogna registrare una decisione importante voluta dal Congresso, ed è che al Comitato nazionale
siano sempre presenti con funzione consultiva una rappresentante
awentista, una luterana e una dell’Esercito della Salvezza».
E quali sono state le principali
prese di posizione di questo Congresso? «La mozione Giubileo 2000
- risponde Doriana Giudici - per la
richiesta di remissione del debito
dei paesi poveri: ci mobiliteremo
per questo. Poi la costituzione di
un gruppo di lavoro di riflessione
teologico-biblica su quale nuovo
ruolo del rapporto uomo-donna
sia auspicabile nella trasformazione del costume. Vogliamo poi continuare a impegnarci sul tema della
violenza. E infine bisogna attuare
un dialogo più puntuale tra le diverse esperienze di vita delle generazioni di donne, per una "riconciliazione tra le generazioni”. Le
nuove generazioni che avanzano
hanno bisogno di un nuovo modo
per rapportarsi alle realtà ecclesiastiche e esprimere la loro fede. Le
donne, poi, devono sempre più valorizzarsi reciprocamente, e avere
capacità di riconoscimento e visibilità nelle istituzioni ecclesiastiche. Bisogna infine riconoscere le
nostre radici, il nostro cammino:
con la nostra azione noi facciamo
la storia, dobbiamo esserne consapevoli, ma anche dobbiamo riappropriarci delle tracce del nostro
cammino passato».
Arresto del generale Pinochet
Commenti favorevoli
dei protestanti cileni
Diversi organismi ecclesiastici hanno preso
posizione sull’arresto del
generale Pinochet a Londra. Geneviève Jacques,
segretaria esecutiva della
Commissione delle chiese per gli Affari internazionali del Consiglio ecumenico delle chiese, ha
dichiarato che «si è aperta una breccia nel muro
dell’impunità del simbolo più rappresentativo
delle dittature in America
Latina». La Comunione
delle chiese cristiane in
Cile, che comprende numerose chiese protestanti, esige che Pinochet
venga giudicato per le
gravi violazioni dei diritti
umani. La Fondazione
per l’assistenza sociale
delle chiese cilene, un’organizzazione evangelica
per i diritti umani nata
due anni dopo il golpe
del 1973, ha criticato le
autorità cilene che non
hanno sostenuto l’arresto
del generale Pinochet.
Anche il ministero sociale
metodista, collegato alla
Chiesa metodista cilena,
ha reso pubblica una dichiarazione basata su
una citazione biblica:
«Non c’è nulla di nascosto che non debba manifestarsi, né di segreto che
non debba essere conosciuto e venire alla luce»
(Luca 8,18). (nev)
Israele-Autorità palestinese
Sostegno del Cec
agli accordi di pace
Soddisfazione del Consiglio ecumenico delle
chiese (Cec) per gli accordi tra il governo di Israele
e l’Autorità palestinese
firmati a Washington il 23
ottobre scorso. In una dichiarazione resa pubblica il 27 ottobre Konrad
Raiser, segretario generale del Cec, ha detto che
«con questo gesto, che equivale a riaffermare la
Dichiarazione di principio firmata nel 1993, le
parti hanno fatto nascere
la speranza che l’avvenire
si possa costruire sulla
base di dialoghi ragionati
e non come risultato dell’ingranaggio della violenza». Dopo aver ringra
I MEDITAZIONE
ziato i protagonisti del
negoziato, il segretario
generale del Cec riconosce che l’applicazione degli accordi richiederà coraggio civico e abilità politiche estreme: «Chiediamo ai partner del negoziato di attenersi fermamente agli impegni presi
e preghiamo la comunità
internazionale e i popoli
del mondo di non risparmiare alcuno sforzo per
incoraggiare le parti coinvolte ad abbandonare
l’uso della forza aggressiva». «Una pace autentica
e durevole - ha concluso
Konrad Raiser - non può
che appoggiarsi sulla giustizia per tutti». (eni)
La gloria di Cristo
di MARIA BONAFEDE
A PAGINA
ECUMENE
Proclamare LEvangelo
di NOEMI DI MURO
A PAGINA
CHIESE
L’ospedale di Genova
di LUCIANO GIULIANI
EDITORIALE
Lotterie immorali?
di EUGENIO BERNARDINI
COMMENTO!
Cattolicesimo autoritario
di PAWEL GAJEWSKJ
2
PAG. 2 RIFORMA
_________VENERDÌ 6 NOVEMBRp vENERC
«Tre giorni dopo,
ci fu una festa
nuziale in Cana
di Galilea, e c’era
la madre di Gesù.
E Gesù pure fu
invitato con i suoi
discepoli alle
nozze. Venuto a
mancare il vino,
la madre di Gesù
gli disse: “Non
hanno più vino”.
Gesù le disse: “Che
c’è fra me e te, o
donna? L’ora mia
non è ancora
venuta”. Sua
madre disse ai
servitori: “Fate
tutto quel che vi
dirà”. C’erano là
sei recipienti di
pietra, del tipo
adoperato per la
purificazione dei
Giudei, i quali
contenevano
ciascuno due o tre
misure. Gesù disse
loro: “Riempite
d’acqua i
recipienti”.
Ed essi li
riempirono fino
all’orlo. Poi disse
loro: “Adesso
attingete e
portatene al
maestro di
tavola”. Ed essi
gliene portarono.
Quando il
maestro di tavola
ebbe assaggiato
l’acqua che era
diventata vino
(egli non ne
conosceva la
provenienza, ma
la sapevano bene i
servitori che
avevano attinto
l’acqua), chiamò
10 sposo e gli disse:
“Ognuno serve
prima il vino
buono; e quando
si è bevuto
abbondantemente
11 meno buono; tu,
invece, hai tenuto
il vino buono fino
ad ora”.
Gesù fece questo
primo dei suoi
segni miracolosi
in Cana di
Galilea, e
manifestò la sua
gloria, e i suoi
discepoli
credettero in lui»
(Giovanni 2,1-11)
LA GLORIA DI CRISTO
Bisogna ricevere da Gesù uno sguardo nuovo sulla realtà, che passa attraverso
la sua croce, per poter scorgere il Regno all'opera nella trasformazione del mondo
MARIA BONAFEDE
«Gl
ESO manifestò la sua
gloria e i suoi discepoli
credettero in Lui». Ecco l’Evangelo annunciato alla fine del
racconto del primó miracolo
che compare nel Nuovo Testamento. La gloria di Cristo è
l’apice di tutto l’Evangelo, ciò a
cui tende e ciò per cui esiste
l’Evangelo che ci è tramandato
e che ci dà vita. E quando l’evangelista Giovanni dice «gloria» vuol proprio dire il cuore
del messaggio evangelico; la
morte e la risurrezione di Gesù,
il Cristo. Non è sproporzionato
questo annuncio a ciò che succede a Cana?
L'acqua viene
cambiata in vino
Gesù ha cambiato l’acqua in
vino a una festa nuziale in
cui ci si accorge che il vino è finito. Probabilmente è il matrimonio di parenti, visto che c’è
anche la madre di Gesù. Certo,
senza il vino lo sposo avrebbe
fatto una pessima figura con i
suoi ospiti, la gioia degli sposi
sarebbe stata incrinata. Maria è
preoccupata che le cose non si
mettano male, che la festa non
sia rovinata dall’imprevidenza
degli organizzatori..., ma bastano queste considerazioni a giustificare un miracolo, oltretutto
in una situazione così «privata»?
Perché il Vangelo parla della
manifestazione della «gloria di
Cristo» per questa situazione
Preghiamo
Signore, ci hai promesso
che il tuo regno verrà,
che alla fine dei tempi, ogni potenza
ti servirà, ti loderà,
e tu sarai tutto in tutti:
la tua volontà indiscussa.
Ti ringraziamo. Signore,
perché ce l’hai rivelato.
So che allora, anch’io,
piccolo uomo, sarò passato,
nulla avrà più importanza per me:
resterà solo che sono tuo figlio.
Tuttavia ti prego: venga il tuo regno.
Stabilisci la tua signoria.
Non conosco pace per me
e per il mondo intero
al di fuori del tuo regno.
Jörg Zink,
Come pregare, pag. 239
così strana, in fondo così irrilevante per la salvezza dell’umanità e del mondo, così poco somigliante ai segni che Gesù
compirà dopo: le guarigioni, la
risurrezione di Lazzaro... Lì sì
che ci sono segni, anticipazioni
della gloria di Cristo! Con tutto
il bisogno che c’è di salvezza, di
salute, di risposte, viene da
chiedersi se non sia un po’ uno
spreco mettere in campo la forza di un miracolo per una festa
di nozze.
Per noi è già abbastanza difficile rapportarci ai «miracoli»,
perché ci pare che nella nostra
vita siano i grandi, attesissimi,
assenti. Ci confrontiamo con situazioni che non vorremmo vivere, che vorremmo cambiare, e
ci scontriamo con la nostra impotenza e con una preghiera che
difficilmente trova risposte decifrabili. D’altra parte sappiamo
che senza miracolo è vana la nostra fede, nel senso che essa
stessa viene a noi e si affaccia
sulla nostra vita come un miracolo, cioè come una dimensione
che non abbiamo costruito noi,
spesso che non abbiamo cercato, ma che a un certo punto entra dentro i nostri pensieri e ne
sovverte i criteri dando alla vita
un’altra verità che si mette a discutere con le nostre verità su
ogni cosa, e dice vita quando noi
sperimentiamo morte, e spera
contro ogni apparenza.
Forse è proprio nel contrasto
tra questa storia piccola piccola
e l’annuncio che in essa si manifesta niente meno che la gloria
di Cristo, che dobbiamo cercare
il messaggio che il Signore affida
a questo Evangelo: un piccolo
segno, quasi uno spreco, in cui
si apre uno squarcio di luce sulla
gloria di Dio. Possiamo leggere
in molti modi questo miracolo,
ma due mi sembrano significativi per noi.
Il Regno è all'opera
dietro le quinte
IN questo racconto ciò che
conta, ciò che cambia la qua
lità della festa e della vita, non
avviene sulla scena, in pubblico,
ma dietro le quinte. Anzi, nel testo è specificato che soltanto i
servitori che riempiono quei
contenitori enormi di acqua che
poi vedono tramutarsi in vino,
sanno cosa è successo (v. 9).
Nessun altro. Non lo sanno i festeggiati, non lo sa il conduttore
della festa, non sappiamo nean
che se ne sono a conoscenza i
discepoli, e probabilmente non
lo sa nemmeno Maria, dalla
quale Gesù ha appena preso le
distanze perché non vuole interferenze circa la «sua ora», l’ora
della sua gloria, che dipende da
Dio soltanto.
Come a dire che ciò che conta, il regno di Dio all’opera in
Cristo, c’è ma è nascosto, non
risponde ai nostri criteri, non è
evidente, eppure agisce in profondità, cambia la sostanza delle cose: come il seme che è nascosto nella terra, come il lievito
dentro la pasta, come il tesoro
nascosto nel campo. Tutto sembra come prima, eppure niente
è uguale a prima. Anche a Cana,
tutto sembra come prima: il
conduttore della festa si rallegra
per il buon vino, lo sposo riceve
le sue congratulazioni. Il mondo
apparentemente rimane lo stesso, riceve l’Evangelo di Cristo
nel quadro della sua vita così
com’è, fatta di contraddizioni,
di luci e di ombre, ma la gloria
di Cristo è invece il segreto della
vita e della vittoria.
In Cristo, la festa che era destinata a finire, riceve un vino
nuovo, un nuovo inizio, un vino
così buono da dare nuovo vigore e una grande gioia. Senza Gesù i sei recipienti d’acqua per la
purificazione rimangono tali:
sforzi religiosi incapaci di modificare la realtà, seria routine che
accompagna la nostra vita, disciplinata attesa di cose e di significati nuovi che non sappiamo produrre. Con Gesù la purificazione diventa gioia, pienezza, possibilità di un nuovo e
gioioso inizio. Bisogna ricevere
da Gesù uno sguardo nuovo sulla realtà, uno sguardo che passa
attraverso la sua croce, per poter guardare in profondità e
scorgere il regno nascosto ma
presente e all’opera nella trasformazione del mondo.
Questa è la fede dei discepoli.
I discepoli credono, ci dice
l’Evangelo. Non sappiamo se
hanno assistito o meno al miracolo. A Giovanni basta dirci che
hanno creduto. Allo stesso modo non sappiamo se i servitori
che invece hanno visto, hanno
poi anche creduto. Vedere non
basta per credere. Si può essere
presenti, si può assistere, si può
aver visto e sentito per tutta la
vita e non aver creduto, e si può
credere anche se non si vede. Si
può credere in un attimo che
trasforma tutta la vita.
La fede è gioia
IL secondo elemento fondamentale di questo Evangelo è
la festa, la gioia, e l’invito a rallegrarsi che percorre tutto il racconto. Il vino è il segno della
pienezza e della gioia; l’acqua
che era destinata alla purificazione, diventa il vino della festa.
Nel Nuovo Testamento il banchetto è l’immagine che rappresenta il Regno e la gioia; forse
questo racconto è scritto per
dirci questa cosa importantissima che noi dimentichiamo così
spesso; la gioia è la caratteristica
della fede. Una fede senza gioia
è ancora fede? Una fede che non
si sa rallegrare, che non sa gioire, che sa solo soffrire, o che sa
soprattutto ammonire, riprendere, o che vede soltanto l’impegno... è una fede che ha dimenticato la gioia. Non è un caso
che uno degli attacchi ricorrenti
rivolti a Gesù dai suoi detrattori
è che egli sia un mangione e un
beone. Questo racconto è un invito alla gioia, perché la gioia è
ciò che Dio vuole, «non vi sarà
più morte, né pianto, né cordoglio...» dice l’Apocalisse.
Il vino nuovo è per tutti
Gesù compie un miracolo
..................
' nel cuore di una situazione
gioiosa, i suoi discepoli credono.
Vogliamo concludere con questo
messaggio. Dietrich Bonhoeffer
diceva della chiesa (nel 1944)
che aveva l’impressione che le
chiese e i suoi operatori, non sapendo più annunciare Cristo a
una umanità diventata adulta,
sembravano spiarla per coglierla
nei momenti di debolezza, di
fronte ai problemi ultimi, la sofferenza, la morte, per poterla finalmente avere in pugno. Il racconto delle nozze di Cana ci racconta invece la fede che ci raggiunge nel pieno della nostra
esistenza e lì guadagna i nostri
cuori. L’invito, la proposta, il vino nuovo è per tutti, che nessuno se ne senta escluso; che il Signore ci conceda di conoscerlo
nella nostra vita piena, nella nostra forza, nel pieno del nostri
interessi. La fede non è cosa che
riguarda soltanto la conclusione
della nostra vita, né solo la sua
fragilità; nella vita matura, come
nella giovane esistenza di chi si
affaccia alla vita, il Signore viene
e trasforma ciò che stava finendo in un nuovo invito perché sia
possibile la gioia.
(Prima di tre meditazioni)
Note
omiletichf
f^iracolo cheavvJ
alle nozze di Cana^?*
mo miracolo che
compie secondo il
lo di Giovanni. Una^ '
ture gioiosa, unafe
cui siamo invitati ad
ciarci. Nell'Evange
Giovanni, i miracoli I
«segni», sono impo'r.
luci che rischiarano i'^
mino di Gesù e che
no a comprendere ciìi
sta dietro ai segni: |j*
ria di Dio che si intra,
attraverso la croce la,
senza del Signo're^
opera con potenza
uomo Gesù che con la.
presenza risponde ali
tesa dell'umanità, cal
la sua sete e la sua fai
Il vino di Cana, l'acqaj
va della samaritana^
il pane che si moltiplÌQ
6). La gloria di Dio è
tutta qui, in un «segi
che non sembra inc|
molto sulla realtà umai
La segnalazionei
fatto che i sei recipit
vuoti che Gesù fa ri«
re d'acqua che trast
merà in vino, sonoq#
della purificazionei ■
essere un elemento da
prendere; lo specificar!
loro funzione religio
abituale non sembrai
suale, c'è una tensio
tra la purificazione di
l'atto umano di rispi
e di umiliazione nell'a
cinare il sacro e lagrai
trasformazione di!
opera di Dio. È
anche in questo, veé
all'opera il miracolo^
grazia di Dio senza
quale lo sforzo religiös
un impegno titanico,
non produce quella!
sformazione che solfai
P
Al se
persi
Dio sa fare.
La madre di GesùcI
quando inten/ienea'
pressione su Gesù, d
ridimensionata; «Chi
tra me e te, o doni
Anche qui ritornai/
saggio essenziale di tul ,
■' testo: la nvelazioneo f _
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compie non può esseri
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criteri. Si può e si deve
gnalare una mancanza
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cordano spesso, pze9
e chiedere che la viti
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possibile a viste uman
si può anche dire a d
sta intorno che laI
ghiera avrà risposta!
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servitori di fare qui
che Gesù dirà loro).'
deve essere chiaro;
l'iniziativa rimane
gnore soltanto.
C'è in questo ;
un fatto strano:
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to dice che i discepoli
dono. Però non dicei
hanno visto quell® ,
successo. E non segnai
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ì 6 NOVEMBRE 1998
PAG. 3 RIFORMA
essi
Comarruga: primo seminario regionale di evangelizzazione per la Spagna
Proclamare il messaggio salvifico di Dio
/[I seminario organizzato dalia Chiesa evangelica spagnola hanno partecipato 118
persone tra cui molti laici e giovani. Testimoniare ¡'Evangelo «svergognatamente»
NOEMI DI MURO
di Gesìicl
a eviene
j Gesù,
lata;
Lf evangelizzazione
, è l’attività centrale
della vita della chiesa e la sua
j^gjon d’essere. La chiesa esiste per vivere e far conoscere
il messaggio salvifico di Dio».
Così ha affermato il pastore
metodista Enrique Capò, presidente della «Iglesia Evangélica Española» (lee), intervenuto al seminario regionale
di evangelizzazione per la
Spagna, dal titolo: «Gesù Cristo: il cuore e l’anima dell’evangelizzazione. Comunicare
il Vangelo oggi», che si è svolto a Comarruga, Barcellona,
dal 3 al 10 ottobre scorso.
Al seminario, organizzato
dalla Iglesia Española in collaborazione con il «World
Methodist Evangelism Institute» (Wmei), hanno partecipato 118 persone: pastori e,
soprattutto, molti laici, con
una significativa presenza
giovanile. Il seminario ha rappresentato un’occasione di
incontro davvero unica per i
delegati spagnoli provenienti
un po’ da tutte le città della
penisola iberica. All’iniziativa
hanno aderito le comunità
della lee, nata dalla fusione
delle chiese metodiste, luterane, congregazionaliste e
presbiteriane, con circa 3.000
membri, e quelle anglicane
della «Iglesia Española Reformada Episcopal» (lere), con
drea 500 membri. Due chiese
storiche minoritarie, dunque,
nell’ambito di una realtà protestante articolata che presenta, tra le denominazioni
I numerose, i battisti della
Unione evangelica battista
spagnola (Uebe), l’Asamblea
de los Hermanos e, soprattutto, i pentecostali. Erano presenti anche rappresentanti
delle chiese metodiste di Usa,
Brasile, Costa Rica, Portogallo
e Italia. Ero accompagnata da
Paola Pasquino e Rossana Caglia, membri come me della
chiesa metodista di Roma, e
da Joylin Galapon, membro
della comunità metodista filippina di Milano e studentessa presso la Facoltà valdese di Roma.
Il seminario ha consentito a
noi, sorelle e fratelli di cultura
c lingua diverse, di confrontate le nostre esperienze di fede
c di vita cristiana; di riflettere
sull’identità metodista e, soprattutto, di interrogarci sulla
niissione che come chiesa
siamo chiamati a svolgere.
Eddie Fox, direttore esecutivo
del Wmei, ha spiegato che co^e Paolo ad Efeso (I Corinzi
tu, 8-9), anche noi ci troviamo davanti ad una «larga
Pnrta... aperta a un lavoro ef•cace» e con molti avversari,
ha sottolineato l’impegno
™ssionario e i successi della
hiesa metodista nel mondo,
osi, davanti alla straordina® crescita del movimento
metodista in Corea del Sud,
p^.mle’ Costa Rica e Africa,
d II'tritiamo l’insufficienza
a nostra testimonianza
angelica e la difficoltà che
o evangelici italiani, spa1 ° portoghesi incontriazin ''^'.ttostri paesi nel relaQj'^tei con una cultura pretitemente cattolica e for^ ente secolarizzata,
l'^tno vivendo un moBnif- profonda crisi di sisnmeato e di identità evan7 dichiarato il protenri Castro, rife
sria realtà evangelica
,paiola e, in particolare, alletterei possiamo per
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I partecipanti ai seminario di evangeiizzazione svoitosi a Comarruga
con la nostra società». Ma co
me presentare oggi, in modo
convincente, il messaggio di
Cristo? Secondo Capò, non è
possibile proporre un’evangelizzazione giocata esclusivamente sul piano intellettuale, perché la predicazione
del Vangelo sarà sempre «follia» (I Cor. 2, 14). Né la testimonianza del Vangelo può
esaurirsi sul piano del puro
impegno sociale.
L’azione sociale per essere
autenticamente cristiana ed
evangelizzatrice deve infatti
fondarsi sull’amore di Gesù,
che rompe tutte le barriere
per portare solidarietà e giustizia. E ancora, non si evangelizza per salvare un’istituzione ecclesiastica altrimenti
destinata ad una morte ineludibile. La soluzione non sta
dunque nel proselitismo,
concepito come un’operazione di marketing volta a far
crescere la chiesa, spesso a
spese di altre comunità, né
nell’azione delle sette che
danno risposte facili alle paure della gente.
«La sfida dell’evangelizzazione - ha precisato Capò consiste nel convertire la speranza in storia». Come chiesa
e come cristiani siamo dunque chiamati a comprometterci, a realizzare i<una nuova
realtà umana in cui si incarnino i valori del regno di
Dio», anticipando nella storia
quel mondo di amore, pace e
giustizia a cui aspiriamo. Certo la testimonianza del Vangelo presuppone un’esperienza autentica e personale
di Dio, della sua grazia e del
suo amore. Ma l’evangelizzazione, ha precisato Castro,
«non sarà mai un progetto
individuale o affidato a specialisti. Essa deve essere sempre un progetto comunitario.
Dobbiamo essere una chiesa
che attraverso la guida dello
Spirito di Gesù lotta contro
l’ingiustizia, l’emarginazione,
il male. Una chiesa che non
ha perso la sua dimensione
carismatica, perché opera attraverso uomini e donne che
sono strumenti dello Spirito,
carismi dello Spirito».
Il seminario ha rappresentato un’esperienza comunitaria e spirituale intensa, che
ci ha permesso di riscoprire il
senso della nostra fede e della nostra missione. «Il nostro
compito - ha affermato Francisco Reyes Mellado, medico
e predicatore laico di una
piccola comunità evangelica
di Cadice - è quello di testimoniare il Vangelo "svergognatamente”». E dobbiamo
farlo proprio a partire dalle
nostre comunità locali, spesso scoraggiate e demotivate.
Da qui l’impegno a sensibilizzare i membri delle nostre
chiese, a coinvolgerli affinché
si sentano responsabili e partecipi di un progetto comunitario. È necessario riaffermare con forza la centralità della
Parola, promuovendo l’insegnamento biblico e dottrinale: è necessario riscoprire il
valore della preghiera e della
testimonianza e recuperare
la gioia del canto. Ogni singola comunità è chiamata dunque a rinnovarsi, a vivere ed
esprimere la propria fede con
entusiasmo, così da essere
davvero ricettiva e propositiva rispetto agli impulsi e alle
sollecitazioni che arrivano
dall’esterno.
Incontro delle Accademie e dei Centri laici in Europa
Di fronte alla complessità del sistema globale
esistente bisogna renderci capaci di agire
SILVIA ROSTAGNO
Dal 5 al 12 ottobre ’98 si è
tenuta, presso il Centro
ortodosso di Creta, la Conferenza annuale dell’Associazione ecumenica delle Accademie e dei Centri laici in Europa. L’Associazione raccoglie 75 centri in Europa. Alla
Conferenza erano rappresentati 40 centri, tra cui per l’Italia Agape (Frali) e Casa Cares
(Reggello). La prima parte
della settimana consisteva in
varie visite alla Creta ortodossa. Abbiamo visitato in
gruppi alcuni monasteri, alcuni luoghi di agriturismo e
in particolare è stato organizzato un incontro con il vescovo Ireneos di Chania. Non si
è parlato del rapporto tra il
mondo ortodosso e il mondo
ecumenico, argomento quanto mai attuale prima dell’Assemblea del Consiglio ecumenico delle chiese (Cec),
ma si respirava un’atmosfera
rilassata. Viene da domandarsi se i Centri europei siano
le ultime porte aperte per un
dialogo ecumenico.
La Conferenza vera e propria aveva come argomento
di contenuto la globalizzazione e i suoi impatti sociali in
vista di un’azione ecumenica. Parlare di globalizzazione
in un’associazione europea
porta con sé alcuni rischi in
cui siamo caduti totalmente.
Le relazioni di un economista
e di un teologo, ma anche il
dibattito seguente, sono rimaste nell’ambito delle questioni conosciute, pur lamentando-denunciando come
uno dei lati negativi sia il
controllo da parte di pochi
delle informazioni. Parados
salmente si parla di sistema
globale come di un sistema a
cui non apparteniamo, a cui
non aderiamo e che non siamo noi a produrre. Come accademie culturali potremmo
impegnarci di più a studiare i
meccanismi economici senza
fermarci all’analisi che tutto
è governato dall’economia:
dovremmo gestire i sentimenti di impotenza di fronte
alla complessità del sistema
esistente; potremmo stimolare ed essere presenti nelle
politiche che difendono lo
stato sociale pubblico per
evitare di dire che il politico
non ha più potere. Nei nostri
centri non basta più la sola
informazione, bisogna renderci capaci di agire.
In ultimo un’iniziativa che
potrebbe interessare altri
Centri italiani: la rete dei Centri del Sud Europa organizza
due seminari sul tema del
Mar Mediterraneo, a febbraio
e novembre ’99, centrati il primo sul tema delle culture nate sulle Scritture, il secondo
sulla migrazione e minoranze.
(Per informazioni, rivolgersi a
Agape 0 a Casa Cares).
Cris
I il Nobel a Trimble e Nume: reazioni
di leader protestanti delIMrianda del Nord
BELFAST — Dopo l’assegnazione del Premio Nobel per la
pace al leader socialdemocratico John Hume e al premier
dell’Assemblea per il Nord Irlanda, nonché leader dell’Ulster
Unionist Party, David Trimble, l’agenzia Nev ha interpellato il
segretario generale del Consiglio irlandese delle chiese, David
Stevens. «In generale il premio Nobel per la pace è stato bene
accolto. Tuttavia nella comunità protestante vi è qualche riserva. Il Partito unionista è infatti alquanto cauto nei commenti, considerando questo premio prematuro - ha detto
Stevens -. Certo, il premio è e vuole essere un riconoscimento internazionale per l’importanza degli accordi di pace del
Venerdì Santo. Va detto però che questo premio arriva in un
momento delicato. David Trimble in questo momento è infatti impegnato nel formare l’esecutivo dell’Assemblea
dell’Ulster, di cui lui stesso è primo ministro». Stevens si è
inoltre rammaricato per la non considerazione del presidente
del Sinn Fein, Gerry Adams, che pure è una figura di primaria
importanza del processo di pace in Irlanda del Nord. Il moderatore della chiesa presbiteriana in Irlanda, John Dixon, si
è congratulato per lettera sia con John Hume che con David
Trimble: «Vi siamo tutti riconoscenti per la leadership che
avete esercitato e per i rischi che avete corso per muovere la
nostra comunità verso la creazione pacifica di una nuova società in cui ognuno di noi ha un suo ruolo e nella quale tutte
le tradizioni sono onorate e rispettate» ha dichiarato. (nev)
Bolivia: gli evangelici chiedono una
effettiva separazione tra stato e chiese
LA PAZ — A La Paz un incontro che l’agenzia stampa Ale definisce «storico» ha sancito l’unione dell’Associazione nazionale degli evangelici della Bolivia (Andeb) e del Consiglio delle
chiese latinoamericane (Clai) in uno sforzo comune per ottenere la revoca di una legge che limita fortemente la libertà di
culto, favorendo apertamente la Chiesa cattolica a detrimento
delle altre confessioni presenti nel paese. Verrà presentato al
competente ministero uno studio sul diritto alla libertà di culto e una richiesta di revisione della Costituzione per giungere
a una effettiva separazione tra stato e chiese. (nev/alc)
Germania: 70.000 visitatori alla mostra su
Ildegarda di Bingen
MAGONZA — A Ildegarda di Bingen, nata nel 1098, morta
nel 1179, che fu fondatrice di ordini religiosi, mistica e teologa, nota in tutta Europa, è stata dedicata una mostra presso il
Museo del duomo e della diocesi di Magonza, in occasione
del 900° anniversario della nascita. La manifestcìzione, che si
è svolta dal 17 aprile al 16 agosto, ha avuto un grande successo e ha accolto oltre 70.000 visitatori. Una simpatica iniziativa
è stata quella di far accedere gratuitamente alla mostra non
sólo le suore delle abbazie di Sant’Ildegarda di Rùdesheim e
di Leihgeber, ma anche tutte le donne di nome Ildegarda. La
mostra, che presentava la vita e le opere della grande mistica
medievale, è costata circa due miliardi di lire; secondo quanto dichiarato dal direttore del museo è stata la mostra religiosa di maggior successo in Germania. Dal punto di vista artistico e storico-culturale i gioielli dell’esposizione erano i
grossi codici della Biblioteca di stato dell’Assia, conservati a
Wiesbaden e il cosiddetto «Codice di Lucca», un manoscritto
medievale, esposto per la prima volta fuori dall’Italia. Sono
state venduti oltre 9.000 cataloghi della mostra e si sono avute circa 14.000 visite guidate. (epd)
Brasile: sono saliti a 35 gli evangelici eletti
nel nuovo Parlamento
BRASILIA — Sono 35 gli evangelici eletti nel nuovo Parlamento federale del Brasile. Un piccolo incremento rispetto ai
23 del 1991 e ai 26 eletti nel 1995 su 513 deputati. Contrariamente alle elezioni precedenti, che hanno visto gli evangelici
eletti militare prevalentemente nei partiti all’opposizione,
quest’anno tutti gli eletti provengono da partiti che appoggiano il presidente Fernando Henrique Cardoso. Dei 35 neoeletti, 14 provengono dalla Chiesa universale del Regno di Dio
(lurd), di matrice neopentecostale. (nev/alc)
Il Sinodo generale della chiesa dichiara: è stato una «eresia teologica»
Sud Africa: la Chiesa riformata boera sconfessa l'apartheid
Il 13 ottobre, durante il suo
Sinodo generale, la Chiesa
riformata boera del Sud Africa, che in passato aveva elaborato una «giustificazione
teologica» della segregazione
razziale, si è ufficialmente
pronunciata contro l’apartbeid, in quanto pratica «errata e peccaminosa» non solo
nei suoi effetti, ma anche
«nella sua fondamentale natura». Il Sinodo ha dichiarato
che «la giustificazione teologica dell’apartheid costituisce un travisamento dell’annuncio evangelico e, nella
sua disobbedienza alla parola
di Dio, un’eresia teologica».
Grazie a questa presa di posizione, esistono attualmente
tutte le condizioni perché la
Chiesa riformata boera possa
essere nuovamente accolta
come membro dell’Alleanza
riformata mondiale (Arm), da
cui era stata sospesa nel 1982
a causa del proprio sostegno
all’apartheid.
Il Sinodo generale ha accolto una «dichiarazione comune», concordata con l’Arm
nell’agosto del 1997, in occasione dell’Assemblea generale dell’Arm a Debrecen (Ungheria). Prima che il Sinodo
mettesse ai voti la risoluzione, il segretario generale
dell’Arm, il teologo ceco Milan Opocenskij, ha ribadito
l’importanza di questa opportunità, augurando che
«Dio possa dare il coraggio,
in questo momento storico,
di fare un passo coraggioso
adottando la dichiarazione
comune di Debrecen nella
sua interezza». Opocenskij ba
inoltre incoraggiato il Sinodo
a proseguire il processo di
unificazione con la Chiesa
riformata unita del Sud Africa, composta da due chiese
«sorelle» della Chiesa riformata boera (una chiesa nera
euna«coloured»).
11 Sinodo generale si è impegnato, a tale proposito, a
proseguire il cammino verso
l’unificazione, ma ha anche
ribadito di non potere accettare in pieno la «Confessione
di Belhar» della Chiesa riformata unita, che tratta della
giustizia, della riconciliazione, del «peccato dell’apartheid» in Sud Africa. Ciò nonostante il Sinodo ha impegnato i propri organismi esecutivi a proseguire il dialogo
in vista del raggiungimento
dell’unificazione, consultando gli organismi locali e incoraggiando le comunità a
individuare strategie per pro
muovere l’unità fra i differenti gruppi.
Dopo la fine dell’apartheid,
ha ancora affermato Milan
Opocenskij in una recente intervista, la chiesa riformata
boera, che in passato era stata una potente chiesa nazionale, ha attraversato una forte crisi di identità. Adesso ha
la possibilità di offrire una testimonianza positiva alla comunità bianca del Sud Africa.
La decisione di questo Sinodo potrebbe avere «conseguenze forti e positive non
solo per la chiesa, ma anche
per la società nel suo complesso». «La mentalità dell’apartheid - ha continuato
Opocenskij - è ancora presente nella società e la chiesa
ha il compito di continuare
ad essere da stimolo per la
società intera». (nev/eni)
4
PAG. 4 RIFORMA
VENERDÌ 6 NQVEMBRf
Venezia: un incontro per presentare lo studio del gesuita Jacques Dupuis
Il cristianesimo e le altre religioni
Un rapporto che deve essere aggiornato in conseguenza della più recente
circolazione di uomini e di idee e deve essere studiato alla luce delle Scritture
FRANCO MACCHI
IL rapporto del cristianesimo con le altre religioni è
stato sottolineato con forza
da Jacques Dupuis: è vero,
come qualcuno sostiene, che
in fondo il problema non si
presenta per la prima volta
nella storia, ma la questione
deve essere considerata in
termini del tutto nuovi. La
Cina e l’India da sole coinvolgono più di due miliardi di
persone. Eppure, nonostante
l’attività missionaria, a volte
anche eroica, e la pressione
massiccia della civiltà occidentale, il cristianesimo rimane del tutto marginale in
queste aree. Come interpretare questo dato alla luce della Bibbia, secondo la quale
Dio vuole la salvezza di tutti
gli uomini? Questa è la preoccupazione fondamentale che
soggiace alle quasi 600 pagine del libro*.
Mons. Sartori ha sottolineato che il libro è complesso, affronta ardue questioni
teoriche, storiche e teologiche ma il suo pregio principale è costituito dalla tensione esistenziale cristiana che
li anima. Si sente che esso
condensa il frutto di anni di
studio e riflessione ma che
testimonia anche l’esperienza di 36 anni trascorsi in India a contatto diretto con una
grande tradizione religiosa
che ha spinto l’autore a prendere atto dell’inadeguatezza
delle categorie e delle interpretazioni teologiche cristiane correnti e codificate, per
poter intavolare con essa un
vero dialogo rispettoso, sincero e produttivo. Per Sartori
sono dunque incomprensibili le critiche mosse a Dupuis
da parte di quei teologi accademici che gli hanno rimproverato di azzardare ipotesi
difficilmente conciliabili con
le assodate verità definitive
circa la chiesa. Cristo e la Trinità. È proprio questo il merito del libro: avere indicato temi e istanze ineludibili, affermandone anche le aporie,
senza preoccuparsi troppo di
come esse possano stare assieme. Sartori ha terminato
dicendo che «c’è chi ha accusato padre Dupuis di insistere sulla “non definitività” delle verità cristiane così come
sono formulate e comprese
dalla tradizione e dalla chiesa. Ma ricordiamoci bene, il
Cristo definitivo non è quello
che viene compreso nella
storia, perché il Cristo vero è
il Cristo escatologico».
Paolo Ricca ha sottoscritto
le valutazioni positive espresse da mons. Sartori, avanzando però anche delle riserve.
Nella trattazione non viene
tenuto conto di quanto la critica alla religione sviluppatasi
in Occidente (critica teologica, filosofica, politica e psicoanalitica) ha detto e potrà
dire in proposito del fenomeno religioso nella società globale contemporanea e quindi
a proposito delle relazioni
possibili, più o meno legittime o auspicabili, fra le varie
esperienze religiose. L’opera,
ha poi detto, è profondamente cattolica, al tempo stesso
un grande pregio ma con delle debolezze. Il pregio è nel
constatare come dialogare
non significhi perdere la propria identità, ma essere in
grado di ripensare il proprio
bagaglio di idee alla luce di
domande nuove; il difetto è
che si adopera talvolta una
terminoiogia e si presuppongono delle concezioni teologiche non sempre comprensibili a chi cattolico non è
(nozioni di chiesa, sacramento, regno di Dio). Anche Ric
II15 ottobre, a Venezia, per iniziativa del Centro culturale
Palazzo Cavagnis e del Centro di studi buddisti «Maitreya»,
nei locali della Foresteria valdese si è tenuto un incontro-dibattito in cui il teologo mons. Luigi Sartori, il prof. Paolo Ricca e il prof Antonio Rigopoulos, docente di Indologia all’tJhiversità Ca’ Foscari hanno presentato il libro del gesuita Jacques Dupuis, docente alla Gregoriana, Verso una teologia
cristiana del pluralismo religioso. L’autore ha poi avuto modo di illustrare le linee fondamentali della propria opera.
Con questa iniziativa il Centro ha anche voluto ricordare il
50° anniversario della nascita del Consiglio ecumenico delle
chiese, e di fatto l’incontro ha costituito un ideale prolungamento della prolusione tenuta dal pastore riformato svizzero
Lukas Vischer in occasione dell’inaugurazione dell’anno accademico dell’Istituto studi ecumenici avvenuta il 1° ottobre.
In quella occasione era emersa la necessità, per il mondo cristiano contemporaneo, di affrontare in termini nuovi il proprio rapporto con le altre religioni.
ca ha convenuto che le altre
religioni aiuteranno i cristiani a capire meglio che ci sarà
sempre anche un Cristo sconosciuto, che esse ci aiuteranno a conoscere meglio.
Il prof. Rigopoulos ha indicato alcuni paletti da tenere
in considerazione se si vuole
stabilire un dialogo rispettoso
con il pensiero orientale. Non
esiste una religione orientale,
ma vi sono in Oriente varie
fasce di religioni, anche se si
possono individuare alcuni
punti assiomatici comuni a
molte di esse: per tutte, per
esempio, il mondo e la vita
sono male, sono sotto il dominio del Samsara. Anche
quando si ammettono sfere
popolate da esseri superiori,
vere e proprie divinità, non si
pensa che queste siano fuori
dal Samsara; anch’esse possono riscattarsi solo liberandosi da esso, e si diversificano
tra loro per il metodo con cui
cercano di liberarsene. Se è
possibile tuttavia una colla
borazione sul piano mistico
ed etico, occorre prendere atto delle diversità inconciliabili quando ci si pone sul piano strettamente teologico; il
Dio delle religioni indiane è
del tutto estraneo alla storia,
mentre quello ebraico-cristiano è un Dio che si immer
ge nella storia, fino all’incarnazione. Questo concetto, insieme a quella di resurrezione
dei corpi, è assolutamente inconcepibile per tutte le religioni indiane.
Un’altra difficoltà nasce da
un atteggiamento di diffidenza nutrito dalle persone religiose indiane nei confronti
dei cristiani; gli indù infatti
rispettano e riconoscono tutti i grandi uomini e tutte le
varie concezioni di Dio come
modalità della manifestazione dell’assolutamente Altro;
ma proprio per questo temono che li si voglia sempre
«convertire» a una religione
diversa dalla loro e esclusivista, come si è costantemente
presentato il cristianesimo.
Padre Dupuis ha infine concluso l’incontro, a cui ha assistito un pubblico numeroso,
molto qualificato e attento,
puntualizzando la sua posizione e chiarendo alcuni
aspetti della sua trattazione.
; Teologi e teologhe a confronto
Compleanno di studio
per Jürgen Moltmann
FULVIO FERRARIO
ETTE teologi e due teolo^ ghe si incontrano a Tu
Da sinistra: i professori Macchi e Rigopouios, Jacques Dupuis, ii pastore Paolo Ricca e monsignor Luigi Sartori
binga in occasione del settantesimo compleanno di
Jürgen Moltmann per tracciare, attraverso i rispettivi
itinerari intellettuali, un bilancio della generazione teologica maturata nel secondo
dopoguerra e che si appresta
a lasciare, se non il campo,
almeno la cattedra. Ne esce
un libretto piacevole*, che
può anche costituire un’introduzione alla teologia recente, evangelica e cattolica.
Jürgen Moltmann, Jörg Zink
(diversi suoi libri sono tradotti in Italia dalla Claudiana), Elisabeth Moltmann
Wendel e Dorothee Solle raccontano la loro formazione,
l’abbandono della teologia di
Barth, seguito da quella che
essi ritengono la scoperta
della politicità dell’Evangelo;
le due signore presentano poi
con passione il loro itinerario
di donne, tutti polemizzano
ferocemente con la teologia
«accademica», benché almeno Moltmann marito e Solle
siano vissuti, a quanto consta, del loro non disprezzabile stipendio di professori universitari.
La scoperta della politicità
della fede e l’abbandono dei
paradigmi della tradizione
sono anche i temi delle riflessioni dei cattolici Norbert
Greinacher e Johann Baptist
Metz. Metz ricorda di aver
percorso un tratto di strada
con il Moltmann della Teologia della speranza, mentre
confessa apertamente i suoi
dubbi nei confronti delle ultime opere del teologo evangelico, in cui quest’ultimo, secondo Metz, sembra saperla
più lunga «sulla vita intima*
Dio che su quella di sua m!
glie Elisabeth». Philip Pq(j^
ricorda il suo itinerario teck
gico nell’ambito della
genza del Consiglio ecumei
co delle chiese (1977-1984)
appare un po’ in diffico^
quando Eberhard Jüngelj
Hans Küng criticano le saj
ditanze del Cec, rispettiva
mente nei confronti delN
blocco comunista e ■ • - “
Lei
tendi
DANI
ÎÇ
cano.
Proprio Jùngel e Kungi|
paiono un poco fuori dalij
ro, lontani da un ecumeji
smo di maniera e dalla retai
ca della politicità, ma molli
interessati sia all’ecumei
che alla politica. La probi®
matica di Jiingel è stronca, la
senza appello da Solle ei
Moltmann Wendel comebk
camente maschilista e autt
ritaria; il teologo tubinghei
è però in buona compagni
visto che anche Calvino est
a pezzi dalla requisitoriaj
Moltmann moglie, mentu
dell’esecuzione di Barthsi
già detto. Il concetto di peccato andrebbe abbandon®
e, per quanto riguardai f,
grande tema della teodicej
l’essenziale sarebbe stai
detto, secondo Sòlle,
toldt Brecht, sicché le elucì
brazioni della teologia
clesiastica» hanno inesorabl
mente perduto interesse: sei
vecchio Giobbe si salvi ome<
no, non è dato sapere, CIk ¡¡vi» che.
dire? Chi vivrà vedrà sei)
chiesa del XXI secolo le(
Agostino, Calvino, BaiÉe
magari un po’ di JungeUi
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chiamata «
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Anni Ottau
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tano attorn
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linguaggi del secolo
con acume
curatrice G
Il volumi
dici trasmi
duttiva, un
per ognun;
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per «Uomi
dicembre
1996. Seg:
menti che
ratterizzari
Come ap
titolo. Rie
leggere i c
me parole
libertà e c
bertà. Il o
contestuali
te di liber
(pag.24).L
ra«dall’inc
fare» e dai
schiavo Tu
talizzano;
«ci orienta
che è «la
pure la opera omnia di Ei»;i (pp^ 24ss.
beth Moltmann Wendel,
(*) J. Moltmann (a cura
Biografia e teologia. Itinerm
teologi. Brescia, Querinisr
1998, pp, 148, £23.000,
A colloquio con Alberto Soggin, uno dei maggiori esperti di Antico Testamento
La responsabilità della teologia cristiana verso il mondo ebraico
dei cornati
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Itolo go d
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to di ogni
EUGENIO BERNARDINI
Qual è stata la suaforma
zione di studioso dell’An
tico Testamento?
«Ho iniziato gli studi di Antico Testamento mentre mi
trovavo ancora in Facoltà, alla fine degli Anni 40, su consiglio del prof. Valdo Vinay e
sotto la guida del rabbino Alfredo Ravenna. Ho poi continuato la specializzazione
all’università di Basilea, sotto
la guida dei professori W.
Baumgartner e W. Bichrodt.
Sono poi stato nominato dopo la consacrazione professore di Antico Testamento e
di lingue bibliche alla Facoltà
evangelica di Buenos Aires
(1954-1961), oggi Isedet, poi,
rientrato a Roma, sono stato
nominato titolare della cattedra di Antico Testamento alla Facoltà valdese di teologia,
fino al 1988. Dal 1970 sono
stato prima incaricato poi ordinario di Lingua e letteratura ebraica al dipartimento di
studi orientali della “Sapienza" di Roma, fino al 1995. Al
Pontificio istituto biblico sono professore invitato fino al
giorno d’oggi. Ho tenuto lezioni regolari alle università di Princeton, Cambridge, Oxford, Columbia (New
York) e Gerusalemme, nonché lezioni varie in altre università tedesche (orientali e
occidentali), francesi, cecoslovacche».
- Come è cambiato oggi lo
studio dell’Antico Testamento
rispetto a 40 o 50 fa?
«Durante l’ultimo mezzo
secolo di studi si sono verificati alcuni mutamenti di una
certa importanza; l’ipotesi
documentaria del Pentateuco
Alberto Soggin, valdese di origini olandesi, è uno dei massimi esperti di Antico Testamento. Ha al suo attivo, oltre a una
vita di insegnamento in facoltà protestanti, cattoliche e pubbliche, in Italia e all’estero, un numero notevole di pubblicazioni tra cui: commentari scientifici a Giosuè (edizione in
francese del 1970 e in inglese del 1972), ai Giudici (due edizioni inglesi del 1981 e 1987 e una in francese del 1987), ad
Amos (edizione italiana del 1982 e inglese del 1987), alla Genesi (un’edizione italiana dei primi 11 capitoli del 1991 e
un’edizione tedesca completa del 1997), una introduzione
all’Antico Testamento (quattro edizioni in Italia dal 1968 al
1987, tre edizioni inglesi dal 1976 al 1989), una storia di
Israele (edizione italiana del 1984, edizione inglese dello stesso anno e tedesca del 1991), un libro sui manoscritti del Mar
Morto (prima edizione del 1978, seconda del 1994).
è stata ridimensionata e si
parla oggi non tanto di fonti,
quanto di cicli di tradizioni;
nei riguardi della storia dell’Israele antico alle problematiche tradizionali si sono
sostituiti atteggiamenti piuttosto riservati; è possibile
scrivere una storia di Israele
sulla base di fonti posteriori
di molti secoli (e cosa si intende per “storia” e cosa s’intende per “Israele”)? Si tratta
di una problematica relativa
II professor Jan Alberto Soggin
mente antica, già presente alla fine del secolo passato
presso J. Wellhausen; il testo
viene oggi trattato con molto
maggiore prudenza, evitando
congetture testuali, sempre
che non siano indispensabili.
Viene ormai generalmente riconosciuto che la Bibbia ebraica è parte integrale della
letteratura dell’antico Vicino
Oriente, nonostante notevoli
differenze».
- Quali sono oggi le questioni più brucianti riguardanti l’Antico Testamento?
«Uno dei problemi più
scottanti è dato dalla difficoltà di ricostruire la storia di
Israele sulla base delle fonti;
quelle bibliche sono posteriori di secoli dagli avvenimenti narrati, e riflettono
quindi problematiche e inquietudini differenti, oltre
che essere fuori dal loro contesto originario; le altre (assire, babilonesi e persiane) sono scarse e trattano spesso
Israele e Giuda come elementi secondari. Problemi esistono anche nei riguardi della
teologia biblica e dei commentari, due generi letterari
nei confronti dei quali non
pochi autori manifestano oggi un certo scetticismo».
- A proposito del rapporto
ebrei-cristiani, qual è la responsabilità della teologia
cristiana verso l’ebraismo?
«Non vi è dubbio che in
passato le varie teologie cristiane, e specialmente quella
cattolica, ortodossa e luterana, abbiano tenuto un atteggiamento profondamente
ostile nei confronti dell’ebraismo. Molto più caute sono state la teologia riformata
e quella anglicana. Non stupisce quindi che in molti paesi,
anche se secolarizzati, abbiano continuato a sussistere
forme endemiche di antisemitismo (si pensi non solo al
nazionalsocialismo e al socialismo reale, ma anche a espressioni tipiche della vox
populi). La teologia cristiana
In vii
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sta oggi cercando fatico!
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- Come si spiega il dP
interesse su Qumran?
«Qumran è particolarffl
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ni principali; perché offrei
studiosi l’immagine di'
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varianti, le loro aggiunte P far
loro omissioni. C’è poi jjjdp al
serie di motivi minon, Q figiui ^
lo studio dello
dell’apocalittica e
menti ancora».
de
gioverttù evangelica
SOTTOSCRIZIONE 1998
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5
)ì 6 NOVEMBRE 1998
PAG. 5 RIFORMA
f Le conversazioni di Paolo Ricca a Radiotre dedicate ai comandamenti
Le dieci parole di Dio per Puomo
Le indicazioni delle «Tavole del l'amore» nascono nella libertà e alla libertà
tendono. Paradossalmente è proprio la loro antica datazione a renderle attuali
hANIELE GARRONE
‘intima^
sua mj,;
‘l'P Potta
wio teoio.
lulladiii. questo volume* si
7TdCinuu8ura una collana
«Uomini e profeti»,
come il programma radiofonico di cultura religiosa (Radiotre) nato agli inizi degli
jiiuii Ottanta e oggi divenuto
per molti ascoltatori un atteso appuntamento settimanale con «le domande che ruotano attorno al senso della vita» affrontate «accostando i
linffuaggi delle fedi a quelli
defsecolo» (p. 10), guidati
con acume e sensibilità dalla
curatrice Gabriella Caramore.
n volume su Le dieci parole
¿iDio è la trascrizione di dodici trasmissioni (una introduttiva, una conclusiva e una
per ognuna dei 10 comandamenti) curata da Paolo Ricca
.- - -per «Uomini e profeti» tra il
imno esa dicembre 1995 e il febbraio
difficoi^
I lüngelj
no le sud.
ispettivi.
Iti dell’g
e del Vati.
Küng ap.
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)logia «ec'
inesorài
eresse:
salvi 0 ina
ipere. d
edrà sali
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0, Baie
[iingel,
1996. Segnalo quattro elementi che mi sembrano caratterizzare questo libro.
Come appare fin dal sottotitolo, Ricca ci propone di
guarda} leggere i comandamenti co
me parole che nascono dalla
libertà e orientano nella libertà. 11 comandamento «si
contestualizza in un orizzonte di libertà voluto da Dio»
(pag. 24). La legge di Dio libera «dall’incertezza riguardo al
fare» e dai «sentimenti negativi» che, loro sì, rendono
schiavo l’uomo e lo strumentalizzano; i comandamenti
«ci orientano verso l’amore»,
_ , che è «la suprema libertà»
mdiEb» (pp, 24ss.). Israele ha fatto
endel. I^de/comandamenti una «Carta cura d® delle libertà» (26). Questa
inpostazione valorizza apieno il nesso tra legge e lilertà (non Luna senza l’altra!
tono le due dimensioni del
tto di Dio col suo popolo)
he non solo è esplicitato nel
lologo del Decalogo, ma è
nche alla base del contenuto di ogni singolo comanda
Itinerarfi
)ueriniasi
io.
00
00
00
00
00
ato at
Il prof. Paolo Ricca
mento. Questa lettura dei comandamenti è un contributo
tanto più prezioso nel nostro
tempo, in cui spesso la libertà sembra vanificarsi nel
disorientamento o pervertirsi
in egoistica dissoluzione di
regole e di limiti (per i forti e i
ricchi, beninteso).
Il commento di Ricca è
pervaso dalla coscienza della
benefica funzione delle «dieci parole»; direi quasi che vibra di riconoscenza per il fatto che queste parole sono lì a
orientare il nostro cammino.
A ogni pagina si riscopre l’attualità di queste antiche parole. Il rischio di molte letture
dei dieci comandamenti è
quello di renderli attuali, per
così dire, annullando la distanza (temporale, culturale,
religiosa) che ci separa da essi, finendo per farne delle parole generiche, astratte, fuori
dal tempo. Occorre cercare di
cogliere che cosa essi volessero dire «allora», nel loro
tempo, per i destinatari concreti a cui erano rivolti. Soltanto se si è assunta in tutta
la sua portata la distanza che
ci separa da essi, si può cogliere il significato che possono ancora rivestire per noi.
Uno dei pregi del commento
di Ricca è quello di essere
sorretto dall’armatura (giustamente non visibile, ma
percepibile) di un’esegesi cbe
fa i conti con il fatto che i dieci comandamenti sono parole «datate» (sono state scritte
500 anni dopo l’esodo; si rivolgono a una società patriarcale...) proprio l’assunzione serena e meditata di
questa «distanza» permette a
Ricca di scoprire orientamenti per l’oggi.
Nella tradizione cristiana i
dieci comandamenti sono di
casa nella catechesi. Sono
usati per educare i giovani, e
questo ha spesso fatto sì che
essi venissero ridotti a precettistica. In questo volume,
il significato dei comandamenti non è enunciato in
modo assertorio, ma scoperto nel dialogo, e in un dialogo
di largo respiro, sulla agorà,
la piazza su cui gli adulti confrontano le loro opinioni e
intrecciano le loro domande.
Sulla agorà di questa serie di
«Uomini e profeti» si incontrano (se ho contato tutti!)
ventuno interlocutori diversi:
ebrei, cattolici, laici; uomini e
donne, giovani e anziani. Il
' Una serie di telefilm proposti all'ora di pranzo da Raitre
In viaggio nel tempo con gli amici Al e Sam
RENZO TURINETTO
T\AGLI inconoscibili meA^andri della Rai sbuca
°gni tanto un programma che
ansi sa come arriva e quanJ ® uura. La fiction In viaggio
eli nei tempo su Raitre alle 12,15
inainoli è l’ora delle «carràmbe»)
aviga avanti e indietro (ad
.^esempio: 1977, 1981, 1969;
" lowa, Texas) per
ha vari guai. Detto
un po’ di nausea, ma
MoSpr'"’'®
al piatto ma a quello
è dentro. Sam è il bravo
Olia” ° .^f^rno fanciullone a
LJ^nt’anni, magari qua e là
JJbranato ma che alToccor!p preso in mezzo mena
suft ® bene. Al è il
vi,jL.'i®*°rle e interlocutore,
Dg, **e soltanto a Sam e a
((gli ? ^hro, vero realizzatore
'Riprese samaritane del
lutorpl"°,’, ^^ggeritore e risodgllg nelle situazioni clou
'Inali conosce già svilup
po e esito. Sam è vestito e
truccato come richiesto dai
personaggi che rappresenta,
operaio, cantante, down,
smemorato, perfino una madre. Invece Al veste fogge e
colori stravaganti, parla e si
muove come eternamente distratto e noncurante, però al
momento giusto c’è.
Che cosa potrebbero raffigurare i due tipi? Uno: ingenuità, semplicità, impreparazione, inadattabilità al ruolo
che ogni volta deve giocare, e
altro ancora? L’altro: imprevedibilità, improvvisazione
eppure tempestività di intervento, soprattutto assenza assoluta di spocchia e saccenteria, addirittura la leggerezza
la gioia la freschezza nelle relazioni di aiuto? Insomma,
che cosa fanno i due? Entrano
nelle difficoltà; un matrimonio in bilico, la perdita di un
figlio, un attore in caduta libera perché si attacca alla
bottiglia più che a Shakespea
' acquisti, per gii abbonamenti al periodici evangelici
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re, l’adolescente con le prime
pulsioni amorose, un caso di
dislessia e quant’altro. Alla fine le cose risultano sempre
troppo facili da aggiustare per
il restio esitante Sam e il decisionista istrione Al. Questo è
il piatto, ma dentro?
I due sarebbero il «tipo» di
qualcos’altro? Sam, l’abulia
operativa, Tintellettualismo
che teorizza e basta, la paura
di non farcela, il rifiuto di altre fatiche oltre le proprie, la
timidità nell’ingaggiarci in
avventure fastidiose, la resistenza a dire sì a situazioni
che ci reclamano? E che cos’è
Al, l’alter ego di Sam, la sua
autocoscienza, l’introspezione, la voce interna o esterna
che sparge le urgenze sulle
strade di ognuno di noi, l’offerta del necessario sostegno?
Però, che modi ha la tv di
chiederci il cuore. Trasmissioni carnevalesche e miliardarie
oppure, come questo viaggio
nel tempo, storie e figure
commoventi ma improbabili,
un buonismo disarmante. Allora d’accordo, facciamo la
debita tara, buttiamo il melenso, teniamoci critiche e riserve, ma dopo prendiamoci
anche un’audacia, permettiamoci di eleggere Sam e Al a
epigoni di istanze che vengono da lontano: «Aiutatevi a
portare i pesi gli uni degli altri» perché «non sarete voi a
parlare, ma sarà lo spirito del
Padre che parlerà in voi» (Calati 6, Matteo 10).
prezzo di questa «esposizione» è che talora si aprono piste che poi non possono essere seguite fino in fondo, si
evocano dei temi che non
possono essere approfonditi... ma la sapiente guida di
Gabriella Caramore aiuta a
tenere il filo di un discorso
unitario. Questo contesto ha
però un grandissimo pregio:
l’attualità dei comandamenti
non è declamata, ma scoperta a partire da domande che
nascono al cuore di vite concrete, è l’approdo di una ricerca dai molti volti e dalle
molte voci; la Parola non è
confinata in sacrestia, ma è
colta là dove essa vuole risuonare, «nel centro del villaggio», al cuore della vita.
Anche in questo volume.
Ricca mette a frutto un suo
talento prezioso. Come dice
la Caramore, egli «ha la capacità, il dono di suscitare ascolto, di provocare attenzione. Perché ha cura delle parole, ha responsabilità nel
trattarle, sa che sono strumenti vivi di incontro o divisione con gli altri, e le usa
mettendo in gioco una singolare mistura di adesione del
cuore e di libertà della ragione» (p. 16). Chi cura le proprie parole valorizza l’altro, a
cui parla e che gli parla, e
onora la Parola, che lo ha
apostrofato con parole che
hanno scaldato il suo cuore e
rischiarato la sua ragione.
Insomma, un bel libro, utile
per la meditazione personale,
ma anche per la riflessione
comunitaria, e ottimo punto
di partenza per la formazione,
proprio perché non sciorina
una morale, ma invita a scoprire la «Carta delle libertà»
«al centro del villaggio».
(*) Paolo Ricca: Le dieci parole
di Dio. Le Tavole della libertà e
dell’amore, a cura di Gabriella
Caramore. Brescia, Morcelliana,
1998, pp 234, £ 25.000.
ü
Una rielaborazione da Alfred Jarry
Ubu tiranno pazzo simbolo
dell'ossessione del potere
PAOLO FABBRI
Circa cento anni fa usciva dalla penna di Alfred
Jarry Ubu re, la rappresentazione di un sovrano tiranno,
rozzo, spietato e crudele in
modo così eccessivo da essere grottesco. Da questo personaggio prende spunto il
drammaturgo pugliese Alfonso Santagata per elaborare il
suo Ubu ’u pazz. Ubu era
l’incarnazione del male, che
quasi straripava dalla sua
persona. Santagata parte dalla considerazione che il male,
cioè lo sgretolarsi dei valori
che stanno alla base della sacralità dell’esistenza, la sete
del potere, le stragi, tutto
questo fa pensare che non
basti un Ubu a incarnare il
male ma che ci debbano essere tanti Ubu sparsi per il
mondo, protesi a cogliere
ogni occasione per prevaricare, uccidere, tormentare.
Ecco quindi che protagonista diventa una famiglia di
Ubu, intesa come nucleo
esemplare di una razza maligna, che ha consapevolezza
di sé, gode delle notizie terrificanti trasmesse dai media,
si propone di estendere la
propria influenza su tutto il
pianeta, pur oscillando fra la
libido del potere e il pavido
servilismo. Questa famiglia,
composta classicamente dai
genitori con due Agli, a cui si
aggiunge un inquietante zio
Ubu, che si sposta su un triciclo semovente simbolo grottesco di un trono, vive in una
casa-fortino dalle mura d’acciaio e qui progetta il colpo di
stato. Alla prima occasione
gli Ubu uccidono il re e proclamano Tinizio di una nuova era di giustizia in cui però
la stessa giustizia coincide
con le folli pulsioni che riempiono le loro menti e i loro
cuori. Eccitati, essi tramano,
trucidano, sgozzano con una
ferocia in cui la pietà non esiste, per poi commuoversi di
fronte alla morte del proprio
gatto, a cui viene riservato un
funerale principesco.
È chiaro che dietro questi
eccessi c’è l’idea di rappresentare ognuno di noi, il nostro mondo follemente competitivo, le nostre ambizioni
che ci fanno perdere il senso
dei rapporti umani basati
sull’amore, per condannarci
a una solitudine in cui cerchiamo invano dei sostituti a
quell’amore che abbiamo
messo da parte. Vale la pena
a questo proposito di ricordare il profeta Daniele, dove
dice: «Io, Nebucadnetsar, lodo, esalto e glorifico il Re del
cielo, perché tutte le sue opere sono verità, e le sue vie,
giustizia, ed egli ha il potere
di umiliare quelli che camminano superbamente» (4,37).
L’idea da cui parte Santagata, che cura anche la regia
e interpreta la parte dello zio,
è molto stimolante e gli attori
Giuseppe Battiston, Chiara
Di Stefano, Daria Panettieri,
Massimiliano Speziani la presentano con bravura. Lo
spettacolo però, pur presentato con garbo, stenta a decollare, attraversando momenti di stasi in cui cade la
tensione, scivolando talvolta
dal grottesco al farsesco in
cui si perde il senso del tragico, che sta alla base della rappresentazione.
(Milano, teatro Litta)
Alfred Jarry nacque a Lavai
nel 1873 per morire a Parigi
nel 1907. Caratterizzato da
una vita costellata di episodi
curiosi e comportamenti provocatori, trasfuse nelle sue
opere accenti simbolistici (i
poeti simbolisti erano dello
stesso periodo) uniti alla riscoperta delTumorismo vitalistico di Rabelais. L’opera
più conosciuta è Ubu re
(1896), inizialmente ideato
come spettacolo di marionette, alla cui figura di avaro e
arrogante Jarry darà il seguito
con Ubu incatenato (1900).
Lo scultore e architetto è uno dei maestri dell'età barocca
La forte personalità di Gian Lorenzo Bernini
ELIO RINALDI
PROMOSSO dallo studioso Marcello Fagiolo, agli
inizi del 1981 fu tenuto il
convegno «Bernini e il Barocco europeo», organizzato
dall’Istituto della Enciclopedia Treccani per le celebrazioni della singolarissima
personalità di Gian Lorenzo
Bernini che campeggiò non
solo nella storia dell’arte nazionale, ma anche in quella
internazionale. Già tra il settembre e il dicembre 1980
(terzo centenario della morte) era stato svolto un corso
internazionale di alta cultura
in vari seminari, presso l’Accademia nazionale dei Lincei, sotto la presidenza del
critico d’arte Giulio Carlo Argan, con la partecipazione
degli studiosi più esperti del
mondo. A lavori svolti, dopo
approfondite analisi, si può
affermare che furono «centrate» sia nel campo estetico
che in quello scientifico le
genesi delle problematiche e
della poetica sull’eclettica
opera del grande artista inquadrato nel contesto sociopolitico e soprattutto religioso del XVI secolo.
Nato a Napoli nel 1598 da
Pietro, scultore fiorentino,
Gian Lorenzo fu visto, con la
tipica enfasi dell’epoca, come
«uomo della Provvidenza» e
addirittura «il Michelangelo
redivivo», così che Urbano
Vili «l’havrebbe rimbalsama
to per renderlo eterno». Lo
stile berniniano, con assoluta
e indiscussa libertà, si volse
sostanzialmente all’elegante
fluire delle forme anatomiche
umane nella tipologia del
mondo classico, mentre ci riportano al gusto dell’epoca le
articolate piazze con estrose
fontane dalle allegoriche statue decorative in un contesto
quasi di scenario teatrale,
tanto da definire il Bernini «il
mago dell’età barocca». Con
un carattere estroverso, sorretto da una ferrea volontà,
l’artista sembrò ridurre il
marmo in una materia duttile
dagli insoliti motivi pittorici
(vedi per esempio il «Ratto di
Proserpina», «Apollo e Dafne», «David»); il tutto reso
con effetti luministici che definiremmo preziosi per il libero verismo. Si comprenderà allora come l’intera opera berniniana facesse innalzare inni di ammirata meraviglia da parte dei contemporanei: tra gli altri, lo studioso
Michele Rak definì ogni opera del Bernini un «mirabile
composto» in un’epoca tanto
travagliata e dispersiva: non
si dimentichi che il ’600 era
iniziato con la sinistra morte
sul rogo dell’«eretico» Giordano Bruno.
La demolizione dell’antica
basilica costantiniana e la
costruzione della nuova San
Pietro (occasione per le note
diatribe delle contestazioni
luterane) furono motivo per
affidare al genio michelangiolesco tutte le difficoltà di
ordine materiale e tecnicoreligioso. Il Bernini, dòpo essere stato considerato «l’artista arbitro della creatività
italiana del ’600», fu chiamato a Parigi per progettare il
Palazzo del Louvre. Fisicamente ormai stanco, una paralisi al braccio destro gli fece commentare che era «giusto che l’arto che tanto aveva
usato si riposasse dopo una
attività tanto feconda»; le
aspirazioni che avevano caratterizzato le fasi giovanili e
della maturità tramontavano
così insieme alla sua eccezionale creatività.
Vissuto fra la forti antitesi
storico-dogmatiche della
Riforma protestante e del
Concilio di Trento, continuò
in una suprema operosità: la
ricerca della volontà di Dio,
giusto giudice che unico poteva dargli la pace che aveva
tanto cercato. 11 Baldinucci
(1624-1690), noto letterato e
storico dell’arte, trattando di
Gian Lorenzo Bernini scrisse;
«Nelle sue opere, grandi e
piccole ch’elle si fossero, cercava per quanto era in sé, che
rilucesse quella bellezza di
concetti che l’opera stessa si
rendeva capace di esprimere». Si tratta come si può vedere di un giudizio sintetico,
che esalta tuttavia in forma
letteraria il valore estetico ed
etico sul maggiore interprete
del periodo barocco.
6
PAG. 6 RIFORMA
venerdì 6 NOVEMBR^,
Torino: un dibattito sulla gestione del fenomeno del «pentitismo» mafioso
Il domani dei collaboratori di giustizia
Occorre capire la vicenda del singolo criminale all'Interno dell'organizzazione e
predisporre gli strumenti che consentono di verificarne l'attendibilità e la coerenza
FEDERICA TOURN
PERCHÉ affrontare oggi
l’argomento dei collaboratori di giustizia? E soprattutto, perché farlo dal punto
di vista di uno di questi collaboratori, di un «pentito», cercando di capirne il percorso
di vita che lo ha portato dall’organizzazione mañosa alla
dissociazione e alla decisione di parlare? Questa è stata
la strada scelta da Amedeo
Cottino, docente di Sociologia del diritto all’Università
di Torino, che ha scelto di
raccontare la dimensione
drammatica del momento
della «conversione» attraverso lunghe interviste a Nino
Saia, ex militante del clan catanese dei Corsoti, poi confluite in un libro’*.
«11 volume di Cottino è un
modo intelligente di coinvolgere la gente, in modo che di
questi temi non si occupi soltanto la magistratura», ha detto il giudice Giancarlo Caselli
durante il dibattito organizzato a Torino il 12 ottobre dal
Gruppo Abele e dal mensile
Narcomafie sul tema «Collaboratori di giustizia. Efficacia
e limiti del pentitismo». Anche dalla storia personale di
Nino Saia si possono trarre
degli elementi che illuminano
il problema in generale, fatta
salva l’irripetibilità dell’esperienza individuale; emerge
per esempio la difficoltà a
non farsi contaminare dall’ambiente mafioso in cui si è
nati, la pressione dell’opinione pubblica che può forzare la
mano alla polizia (Saia parla
di «fabbricazione delle prove»
contro di lui in più di un’occasione), il legame fortissimo
con la famiglia.
Saia è sincero? La materia è
scivolosa, ma è importante
cominciare a addentrarvisi,
come ha fatto Cottino: il piano è ovviamente quello extraprocessuale, che indaga le
ragioni personali del pentito;
«Sarebbe interessante capire
non soltanto la storia del criminale, ma anche il perché
del suo agire alTinterno del
processo, per verificare se
quello che dice è verosimile»
ha aggiunto l’avvocato Alberto Mittone. Qui si apre la
controversa e irrisolta questione dell’articolo 513 del
codice di procedura penale,
disposizione che regola le dichiarazioni degli imputati e
che attualmente, dopo la
riforma della legge n. 267
dell’agosto 1997, prevede che
le accuse non valgano se non
sono rese in dibattimento; al
contrario la precedente legge
Scotti-Martellìi del ’92 ammetteva la possibilità di assumere come prova anche le
dichiarazioni rese durante le
indagini preliminari.
«Nell’estate del ’92, in seguito alle stragi di mafia in
cui morirono Falcone e Borsellino, lo stato ha ritenuto
necessario adottare un rimedio eccezionale, come quello
di favorire i mafiosi in cambio
di collaborazione, per sopravvivere a un’involuzione forse
imprevedibile», ha spiegato
Caselli. Finita l’emergenza, è
ora il momento di aggiornare
una legge che ha aperto strade nuove alla giustizia. 11 procuratore della Repubblica di
Palermo suggerisce allora
qualche correttivo; innanzi
II procuratore di Palermo Giancarlo Caselli e don Luigi Ciotti
tutto il periodo di detenzione
deve essere comunque di almeno 10 o 15 anni, per permettere ai pentiti di rescindere completamente i legami
con l’organizzazione mañosa.
Dal «protopentito» Leonardo Vitale, rimasto inascoltato
e poi ammazzato dalla mafia,
i collaboratori sono cresciuti
sempre di più, fino a diventare, secondo le fonti del ministero dell’Interno, 1.060 nel
maggio 1997 (e non bisogna
dimenticare i familiari, 4.980
persone). «Certo sono troppi
Crimine con orario d'ufficio
«Ho corso il rischio di rimanere stregato dalla mafia e
non credo di averlo evitato».
Così l’autore presenta il suo
libro, nato da una lunga serie
di colloqui in carcere con Nino Saia, un tempo appartenente al clan dei Corsoti di
Catania e collaboratore di
giustizia dal 1984. L’angolo di
visuale assunto è dichiaratamente quella dello stesso Nino per cercare di capire il
mondo in cui è cresciuto e la
tormentata decisione di infrangerne infine le regole. Al
lettore è proposta la sfida di
accettare una nozione di normalità che non è la sua; Nino
conduce la sua attività criminale quasi con orario da ufficio, torna a casa a pranzo e
cena, è attaccatissimo alla fa
miglia; da ragazzo è stato osservato e poi scelto dall’organizzazione maliosa come da
un talent scout del pallone. I
ricordi e le spiegazioni di Nino Saia, intervallate dai commenti dell’autore, non mancano di far riflettere sull’importanza del ruolo formativo
della scuola, o sul mito del
carcere come luogo di rieducazione, e soprattutto sulle
radici e le conseguenze della
violenza.
Nino Saia, suggerisce l’autore, è stato forse un ragazzo
sfortunato, privo di stmmenti, sicuramente è un pentito:
perché? Ci piacerebbe dire,
con le parole di Giancarlo
Caselli: perché i pentiti ci sono quando lo stato diventa
credibile.
per la capacità di riscontro
dello stato», dice Caselli. E incalza don Luigi Ciotti, presidente di Libera e fondatore
del Gruppo Abele: «Mancano
le opportunità concrete di inserimento, se si va al di là del
primo intervento di protezione». Qui sta la scommessa
della società civile: accompagnare il cambiamento di chi
abbandona il mondo della
mafia e i suoi disvalori: «Ho
incontrato bambini schizofrenici per essere stati trasferiti e
privati del nome - continua
don Ciotti - sappiamo anche
di collaboratori di giustizia
abbandonati al loro destino
una volta terminata la loro
utilità ai fini del processo».
Molti i problemi che restano aperti: non ultimo quello
dell’attuale formulazione
dell’articolo 513, sulla cui legittimità la Corte costituzionale dovrebbe avere deciso
proprio in questi giorni.
E allora perché affrontare
di nuovo questo insidioso discorso sul pentitismo? Forse
anche per non lasciare salire
il «termometro degli umori
della piazza», su cui don
Ciotti ci mette in allarme:
«Con il “modello termometro” si registra l’opinione
pubblica e per compiacerla si
frenano leggi che potrebbero
essere più coraggiose».
(•) Amedeo Cottino; Vita da
clan. Un collaboratore di giustizia si racconta. Edizioni Gruppo
Abele, Torino, 1998.
Audizione in Senato
Scuola: le ragioni del no
al finanziamento ai privati
FRANCO CALVETTI
UN comitato ristretto della VII Commissione (Istruzione) del Senato, che sta
esaminando il disegno di legge del governo e i vari progetti dei partiti sulla «parità» fra
scuole private e scuola pubblica, ha predisposto una serie di incontri anche con i
rappresentanti del mondo
della cultura e dell’associazionismo al fine di redigere
una relazione di sintesi sull’argomento. Giovedì 8 ottobre è stata la volta del Comitato torinese per la laicità
della scuola e delTassociazione «Scholé futuro» a rispondere all’invito di audizione.
La delegazione del Comitato torinese per la laicità
della scuola (Cesare Piandola, Attilio Tempestini) ha
presentato un lungo e circostanziato documento di cui
segnalo i punti nodali; il trattamento «equipollente» per
le scuole private, previsto
dalTart. 33 della Costituzione, comma 4, si riferisce solo
alla tutela degli alunni del
settore privato per cui un «sistema pubblico integrato»
non può cancellare la separazione costituzionale fra il
settore statale e quello privato né introdurre finanziamenti statali alle scuole private. Il disegno di legge del
18 luglio scorso aggira l’ostacolo (e sbaglia) del «senza
oneri» facendo passare come
«diritto allo studio» il finanziamento alle scuole private.
Un no, dunque, forte a chi
volesse stravolgere il sistema
duale, privato e pubblico,
delineato dalla Costituzione
in fatto di istruzione. A chiusura del documento, in carattere grassetto, leggiamo;
«Invitiamo tutti i parlamentari a riflettere sull’alta posta
in gioco nel rapporto pubblico-privato, quanto ai valori
costituzionali, ai principi di
cittadinanza, alla configurazione fondamentale della Repubblica e li invitiamo a
esprimersi e a votare - quando si arriverà al voto - secondo coscienza, non potendo
valere in questioni così delicate e impegnative la disciplina di gruppo 0 di partito».
La delegazione di «sg
futuro», associazione a
rale degli insegnanti
capo alla rivista Eco^
composto da Paolo Ch^
Andrea Bagni e da clS
queste note. Ai parlarti^
presenti abbiamo illusa
posizione dell’associaà
che si pronuncia con^
alto e forte al finanziaua
delle scuole private. Abb^
raccomandato di non i| ”
re la minaccia, che si stiu
nifestando nella nostri
cletà, di integralismo dii®
tipo e origine, non es^
quello etnico e pseudoet^
Si è parlato di diritti alla
bertà individuale di coi
za, di protezione delle )
ranze. Abbiamo esamii^
particolare lo status deUii
gnante della scuola pilj)
che non può godere appia
come nella scuola distai
della libertà di insegnami
to, perché nelle scuolei
tendenza» è il gestore cl|
fa carico dell’impostazioi
dei principi formativi ti|
partenenza. È il gestoretl
sceglie i candidati al postai
lavoro in base a criteri pi
fistici e discrezionali. Nei
che l’operazione di autoii
mia scolastica, che si stapi
tando avanti di questi tei]
aiuta a equiparare il «Pii|
to educativo di istituto» ti
scuole di stato con quel
delle scuole private.
Battute pesanti appogp
te da documenti scritti»
no state espresse dalleé
delegazioni in quellasei
prestigiosa con la segretiiii
neanche troppo) spelli
che le nostre riflessioni
sano aiutare i parlameni
imboccare al momento
portuno la via di quellacl
noi chiamiamo democrazia
giustizia. In definitiva è stai
pronunciato un no senza!
pello al finanziamento a
scuola privata, confessioni
o di tendenza. Lascianà
palazzo qualcuno di noli
ricordato che T8 ottobri
150 anni fa il re Carlo Albi
disponeva che l’insegnarM
to nelle scuole del Regno'
nisse tolto d’ufficio aigesj
fino a allora incontrastatii
matori di tendenza dellaji
ventò sabauda.
»
Sentenza sui Testimoni di Ceova
La Cassazione conferma che
il vilipendio fu commesso
La V Sezione penale della
Corte di Cassazione ha preso
la propria decisione sui ricorsi presentati dall’avvocato
Luciano Faraon, noto esponente dei gruppi «antisette»,
e da Bruno Gumiero, parroco
di San Donà di Piave, avverso
la sentenza della Corte d’Appello di Venezia (17 luglio
1997) che li aveva condannati
per diffamazione a mezzo
stampa, avendo i medesimi
diffuso notizie gravemente
denigratorie contro la confessione dei Testimoni di
Per la
pubblicità
su
tei. 011-655278
fax 011-657542
Geova. La Corte di Cassazione ha dunque definitivamente stabilito che queste persone hanno commesso il reato
di diffamazione a mezzo
stampa contro i Testimoni di
Geova, pur dichiarando la
prescrizione dei reati a causa
del tempo trascorso dalla loro commissione.
Il commento di Francesco
Corsano, vicepresidente della
Congregazione dei Testimoni
di Geova, si è dichiarato «vivamente soddisfatto per l’esito del giudizio il quale ha
confermato che quando la
polemica religiosa si trasforma in gravissima diffamazione si sopprime la libertà altrui». In primo grado le accuse contenute in un articolo
pubblicato sul bollettino parrocchiale «Ama Geova e distruggi la famiglia» e quelle di
un altro articolo comparso
sul «Gazzettino» di Venezia
erano state ritenute non diffamanti. La Corte d’AppelIo
di Venezia invece ribaltò la
sentenza condannando gli
articoli in questione. La Corte
Suprema ha dunque ora confermato questa decisione.
Il punto sulla situazione da parte del Servizio rifugiati e migranti Fcei
Immigrazione: decreto sui flussi e le regolarizzazioni
ANNE MARIE DUPRE
IL governo ha finalmente
emanato il decreto sui flussi migratori (decreto interministeriale; integrazione al decreto flussi 24 dicembre 1997
pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale 24-10-1998) che contiene l’attesa «regolarizzazione» per immigrati irregolarmente presenti sul territorio
italiano. Il decreto prevede la
regolarizzazione di almeno
32.000 persone, ma anche se
il numero delle persone che
vogliono usufruire di questa
possibilità per mettersi in regola supererà questa quota,
sarà possibile prenotarsi per
la regolarizzazione e i casi saranno presi in considerazione con successive misure governative. Il decreto sarà accompagnato da una e, se necessario, da più circolari ministeriali.
Il 27 ottobre il Gruppo di
riflessione (Caritas, Migrantes, Fcei, Jesuit Refugee Service, ecc.) ha incontrato il
prof. Carlo Guelfi, membro
della Segreteria del ministro
dell’Interno, Rosa Russo Jervolino, per approfondire insieme le modalità di questa
regolarizzazione. Diamo qui
Manifestazione antirazzista
un breve riassunto del testo.
La regolarizzazione potrà avvenire per motivi di lavoro o
di ricongiungimento familiare. Le condizioni principali
sono; l’effettiva presenza sul
territorio prima del 27 marzo
1998, la possibilità di un contratto di lavoro subordinato,
di un lavoro atipico o di un
lavoro autonomo, una sistemazione alloggiativa. In caso
di un ricongiungimento familiare deve essere dimostrata la parentela del minore, genitore o coniuge con il
richiedente. La domanda dovrà essere presentata entro il
15 dicembre 1998 ma probabilmente sarà possibile presentare la documentazione
richiesta in un secondo momento.
Si prevede che le questure
siano in grado di avviare queste procedure entro la prima
settimana di novembre. Il
Servizio rifugiati e migranti
(Srm) della Fcei prepara materiale informativo, che potrà
essere richiesto al Servizio,
possibilmente indicando un
recapito fax o e-mail. Il Servizio è inoltre a disposizione
per consulenze telefoniche
(preferibilmente martedì e
venerdì dalle ore 14,30 alle
16,30). Si terranno anche seminari e incontri informativi
in collaborazione con varie
altre associazioni nazionali.
Per il momento è già in programma un seminario dal 27
al 29 novembre 1998 a Pachino, organizzato dalla Chiesa
valdese di Pachino e dal Srm.
Nella stessa data il Consiglio
italiano per i rifugiati terrà un
convegno a Palermo. Il Consorzio italiano di solidarietà
(Ics) terrà un seminario ad
Ancona il 5 dicembre. Le ultime due iniziative saranno
più incentrate sui temi asilo e
protezione.
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««o di mancato recapito si prega restituire
mettente presso i'Ufficio PT Torino CMP Nord.
L’Editore si impegna a corrispondere ii diritto di resa.
Fondato nel 1848
«Voi siete stati chiamati a libertà», questo il motto biblico
della festa di canto delle corali valdesi delle Valli che si sono incontrate domenica 1° novembre nel tempio valdese di
Torino per un pomeriggio di canti e messaggi. Alle corali
delle valli (oltre 250 coralisti) si sono aggiunte le corali vaidesi di Genova e Torino. I vari inni, ispirati al tema della libertà, sono stati intervallati dalla lettura di testi storici e moderni. «La manifestazione, che ha raccolto un folto pubblico
-ha detto il pastore Giuseppe Platone che l’ha animata - ha
voluto essere un momento conclusivo di una ricca serie di
iniziative promosse durante Tanno del 150° anniversario
dell’emancipazione del popolo valdese».
VENERDÌ 6 NOVEMBRE 1998 ANNO 134 - N. 43 LIRE 2000
Prali, 26 dicembre 1959.
La seggiovia che da Malzat porta a Pian Alpet si mette
in moto per il pubblico che in
quel giorno, così si decise, è
solo «pralino». Ciò a significare die quell’impianto era di
Prali, e per Prali, voluto dai
montanari e amici della valle,
sia pur affiancati dalla Talco e
Grafite vai Chisone. Nel corso degli anni, altri sette impianti di risalita per sciatori
sono stati realizzati.
Il ricordo di quel tempo è
riaffiorato nel corso dell’assemblea della Seggiovie 13
Laghi spa del 25 ottobre: finendo per venire a confronto
l’entusiasmo, la partecipazione e lo spirito di collaborazione di allora con l’atmosfera di
certo meno serena, spesso
SEGGIOVIE 13 LAGHI IN ASSEMBLEA
CHI AMA FRALI
ETTORE SERAFINO
aspramente conflittuale di oggi. Una società in gravi difficoltà economiche, soggetta
per come amministrata a critiche da parte dei locali, senza
che, peraltro, si manifestino
iniziative concrete per tentare
un salvataggio, senza un dialogo o proposte per rimediare
a una così precaria situazione.
C’è solo la speranza di non
tardive e abbondanti nevicate,
che richiamino nei mesi in
vernali gli sciatori, alleggerendo il deficit; c’è un programma di trasformazione di
impianti affidato a un aumento di capitale, che molti non
comprendono e disapprovano
non condividendo i progetti.
Chi ama Prali ha lasciato la
riunione senza certezze ma
con la speranza che il dialogo
tra tutti riprenda con intento
costruttivo, e non si esasperi
la situazione solo con dei
Il lavoro a Pinerolo
Incertezze
sul futuro
della Beloit
Recentemente i lavoratori
metalmeccanici hanno votato
la piattaforma per il rinnovo
del contratto di lavoro. I risultati a livello nazionale hanno
dato il via libera ai sindacati
della Firn, Fiom e Uilm anche
se nel Pinerolese i dati del referendum ci presentano un
53% di contrari e un 47% di
favorevoli alla piattaforma
con una forte percentuale di
non votanti (solo il 41% degli
aventi diritto hanno votato), e
in alcune aziende della zona,
come la Beloit, non si è votato proprio. L’Associazione lavoratori pinerolesi (Alp) ha
preso posizione su questo
punto dichiarando «che si
tratta di un segnale della distanza che si è creata tra sindacati confederali e l’insieme
dei metalmeccanici. La prossima volta potrà esserci anche
la voce dei lavoratori rappresentati dal sindacalismo di base». Alla Beloit Italia di PineI 0 intanto i problemi sono
ugati soprattutto alle notizie
^ I 8'ungono dalla direzione
eli azienda, che recentemene ha fatto sapere di avere 130
persone in esubero nell’offitona e di voler mettere 47
persone in mobilità verso la
pensione, 10 lavoratori invee cambieranno mansione
entre altri 43 verranno traenti ad altre aziende colle® e, per 30 lavoratori infine
, u rimarrà che la mobilità
®''e. I sindacati si sono dij tossati preoccupati per la sizione e hanno intenzione
le '1 piano industria
ta ^’uzienda è intenzionanr„^ avanti. «L’im
TOsione - dice Enrico Lan
so n' ^ vada verV(,r1!^ lf*'ziarizzazione del lasnin Beloit. Occorre
dell’^^^^ l’azienda sul piano
l’injp’^P.^Sno e noi abbiamo
di coinvolgere
il ministero dell’
che Hi " si P^rli
P''ogetti industriali».
L'opinione di alcuni primi cittadini del Pinerolese sul doppio ruolo di Bassolino
Sindaco e ministro: quali vantaggi e rischi
Il nuovo premiei. Massimo
D’Alema, chiama un sindaco
per affidargli il compito di rilanciare lavoro e occupazione;
Antonio Bassolino, sindaco di
Napoli, diventa così ministro
del governo della Repubblica
italiana. Uomo concreto. Bassolino riuscirà a ricoprire efficacemente i due incarichi e
ancora, ci sarà maggiore attenzione per le autonomie locali con un ministro esponente
del cosiddetto «partito dei sindaci»? Abbiamo provato a
chiederlo ad alcuni primi cittadini del Pinerolese.
«La nomina a ministro di
Bassolino - dice Alberto Barbero, sindaco di Pinerolo - è
un fatto importante; spero
davvero che a livello di governo ci sia una maggiore attenzione verso i problemi dei
Comuni. Attenzione però;
l’esperienza di Napoli non è
quella di un piccolo centro;
oggi conta il parere dei sindaci delle dieci più grandi città
italiane mentre la nostra Repubblica è composta di oltre
8.000 comuni, molti di piccole e medie dimensioni. Indubbiamente una persona come
Una manifestazione a Pineroio sui probiemi dei iavoro
Bassolino porterà nella compagine ministeriale una sensibilità nuova avendo dovuto
fare i conti, come capita spesso ai sindaci, con l’esigenza
di dare risposte immediate ai
cittadini».
Sulla capacità di intessere
un rapporto diretto coi cittadini si sofferma anche il sindaco di Perosa Argentina, Silvano Bertalot: «Nel mandato
di sindaco ci si trova spesso a
fare i conti col governo diretto nei confronti della popolazione; così è ad esempio per
la fiscalità. Mi auguro che,
proprio partendo dalla propria
esperienza e pensando alle
competenze del suo ministero, Bassolino possa puntare a
un rilancio nel settore infrastrutture: da quest’area, insieme ai servizi sociali rivolti alle persone, possono derivare
davvero occasioni di occupazione tali da controbilanciare
la crisi delTindustria. Ho
qualche perplessità verso la
scelta Amato: se si andasse
verso un’accentuazione del
regionalismo rischieremmo di
trovarci bloccati dalla burocrazia delle regioni».
«Vedo un elemento di preoccupazione nella nomina di
Bassolino - commenta il sindaco di Bricherasio, Emilio
Bolla -; c’è il rischio che si
accentui una mobilitazione a
favore del lavoro al Sud trascurando i grandi problemi
delle nostre zone. Fra i sindaci sta succedendo la stessa
cosa: quelli dei grandi Comuni decidono tutto senza considerare i piccoli».
«Vedo bene un sindaco del
Sud nel dicastero del lavoro commenta Marco Armand
Hugon, sindaco di Torre Pellice - e tuttavia mi chiedo se
Bassolino non dovrebbe lasciare il suo incarico vista
l’enorme mole di lavoro che
avrà di fronte. Ricordo, per inciso, che un sindaco non può
fare il consigliere regionale o
il deputato quando amministri
un Comune più grande di
20.00 abitanti... C’è dunque
l’esigenza di una riforma
complessiva e in questo senso
credo che Amato possa far bene per una riforma in senso federalista dello stato».
Con il trasferimento a Firenze nella
sede della Facoltà di teologia in palazzo Salviati la tipografia Claudiana,
fondata da Gian Pietro Meille ed espressione della Chiesa valdese, diventava indipendente «da ogni denominazione particolaristica» al fine di sostenere relazioni con tutte le chiese e promuovere
l’opera collettiva di evangelizzazione del
paese (...). La necessità di dare alla Società un carattere «interdenominazionale» attraverso la presenza nel Comitato
direttivo di personaggi aderenti a diverse
comunità evangeliche, inizialmente vaidesi e liberi e successivamente metodisti
e battisti (...), esprimeva la volontà delle
chiese di ascendenza straniera (presenti
in maggioranza) di ricoprire un ruolo di
primo piano nella realizzazione di una
«Italia evangelica».
Nel contempo essa rappresentava la
possibilità di raccordare intorno a una
missione comune tutte le componenti
protestanti, in un momento in cui divisioni e dissensi avevano frammentato il pa
ILFILO DEI GIORNI
ITALIA
EVANGELICA
GABRIELLA SOLARI
norama dell’evangelismo italiano in corpi ecclesiali separati sul piano dottrinale
e organizzativo (...).
La presenza protestante in Italia non si
esauriva comunque nell’alveo del vecchio nucleo valdese, dei liberi o delle
chiese nate per rispondere alle esigenze
delle varie comunità straniere presenti
sul territorio. Già nei primi anni dell’Unità, la peni,sola era diventata terra di
conquista di nuove organizzazioni. Se il
Sinodo valdese, nel 1860, aveva creato
un Comitato di evangelizzazione (da cui
dipendevano quei colportori, lettori e
lettrici bibliche, evangelisti e pastori che
tanta parte avrebbero avuto nell’opera di
predicazione itinerante), altri comitati si
strutturavano con l’arrivo daH’lnghilterra e dall’America di gruppi di metodisti
wesleyani, di battisti inglesi, di avventisti del settimo giorno, di episcopali americani e successivamente dell’Esercito
della Salvezza.
In questo nuovo contesto la Firenze del
ginevrino Gianpietro Viesseux, di Raffaello Lambruschini e Gino Capponi, e
di quel fautore della libertà religiosa che
fu il barone Bettino Ricasoli, che già da
tempo contava numerosi nuclei protestanti, aveva assunto il ruolo della capitale deH’evangelismo, inferiore a Torino
per numero di persone ma certamente
più attiva della città piemontese per le
iniziative promosse nel periodo.
(tratto da Produzione e circolazione del
libro evangelico nell’Italia del secondo Ottocento, Vecchiarelli ed. 1997)
«j’accuse» ma si eserciti uno
sforzo concorde per mantenere in vita strutture e impianti.
Chi ha visto nascere la moderna Prali ricorda sicuramente che coloro che la costruirono e operarono per farla progredire parlavano per lo
più patuà; e non può che augurarsi che siano soprattutto i
pralini a farsi avanti, a pretendere giustamente di essere
ascoltati e compresi, con
l’impegno, l’intelligenza, la
capacità dei loro padri o nonni. Agli stessi affiancandosi
quanti hanno scelto Prali come luogo di sport o di riposo
o di vacanza. Speranza che è
anche nell’attesa di quel manto nevoso che di per sé appiana e uniforma tante asperità
del terreno su cui si posa.
Nelle valli alpine
La produzione
casearia negli
alpeggi
Si può caseificare in alpeggio? L’interrogativo riguarda
circa 100 alpeggi delle vallate
pinerolesi e altrettanti in vai
di Susa e Sangone. La pratica
della caseificazione in alpeggio è diffusa quando radicata
ma una legge del 1997, la n.
54, sembrerebbe porre nell’illegalità tutti i produttori delle
pregiate tome del Piemonte
montano. Una situazione di
fatto estremamente grave, che
mette in difficoltà anche gli
operatori di vigilanza, veterinari, igienisti, vigili sanitari;
ogni formaggio prodotto in
alpeggio e venduto al mercato dovrebbe provenire da allevamenti e impianti autorizzati: «Peccato - dice il direttore del parco Orsiera-Rocciavré Mauro Deidier che ha
promosso una giornata di studio per sabato 7 novembre a
Susa - che ad oggi nessuno
dei 70 alpeggi siti in vai Chisone e Germanasca o di quelli
della vai Susa sia in regola
per la vendita dei formaggi;
qualcuno è già autorizzato alla caseificazione per il proprio consumo e per la vendita
diretta al consumatore ma si
tratta di una decina sui 200
esistenti e che vendono settimanalmente i formaggi».
Ecco dunque l’esigenza di
un confronto e l’occasione si
presenta appunto sabato mattina, alle 9,30 all’istituto tecnico «Enzo Ferrari» di Susa;
ci saranno veterinari, medici,
rappresentanti delle categorie
agricole, amministratori locali. 11 patrimonio zootecnico
delle valli Pellice, Chisone e
Germanasca, Susa e Sangone
comprende 13.000 bovini,
22.000 ovini, 3.500 caprini
che danno lavoro a più di 500
addetti in 225 siti estivi di alpeggio; è un settore vitale per
la montagna che ha assoluto
bisogno di chiarezza e di norme che garantendo il consumatore non penalizzino in
modo esagerato i produttori.
8
PAG. Il
FIERA DI LUSERNA: GRANDE AFFLUENZA — Più di
400 banchi, una marea di gente ha invaso lunedì 2 novembre
Luserna San Giovanni in occasione della tradizionale «fiera
dei santi». Anche se si è svolta in giorno lavorativo la folla è
stata quella degli altri anni. Di grande rilevanza anche la
parte relativa alla zootecnia dietro il campo sportivo con la
quinta mostra della pecora frabosana roaschina (foto).
UNA SETTIMANA DI INCENDI — Torre Pellice, Luserna,
Angrogna, Bricherasio; sono questi i Comuni dove più intensa si è incentrata l’attività dei piromani che, in una settimana caratterizzata dal forte vento, si sono «divertiti» a incendiare i boschi della vai Pellice. Esclusa l’autocombustione, i numerosi incendi che hanno impegnato per ore squadre di volontari aib, corpo forestale e vigili del fuoco, sono
infatti da attribuirsi agli insulsi atti di ignoti attentatori
dell’ambiente. Fortunatamente le zone percorse dal fuoco
sono state fin qui ridotte ma il rischio di coinvolgere più
ampie fasce di territorio o abitazioni non è da trascurare.
LA SOLIDARIETÀ A 20 ANNI DALLA 180 — A 20 anni
dalla legge 180 si può cercare di valutare come ha funzionato la creazione di servizi alternativi ai manicomi, pur fra
difficoltà e incomprensioni. La sofferenza dei singoli e delle famiglie resta, le risorse da impegnare sono a volte troppo limitate; ecco che spesso entra in gioco il volontariato, la
cui azione deve però essere coordinata con quella dei servizi pubblici a formare davvero integrazione di risorse. Il servizio di salute mentale dell’Asl 10, in collaborazione con
l’Arci di Pinerolo organizza sabato 7 novembre, dalle 9,
nella sala riunioni della Regione Piemonte in via San Giuseppe 39, un convegno dal titolo «La cultura della solidarietà a 20 anni dalla legge 180».
DIECI ANNI DE «L’ECO MESE» — A novembre L’eco
mese, uno dei pochi «magazine» rimasti in Piemonte, festeggerà i 10 anni di vita. Per l’occasione verrà stampato un
libro con 140 vignette del disegnatore satirico Giuliano
Rossetti, collaboratore del mensile pinerolese. Il volume
(Dieci anni di storia d’Italia) verrà presentato venerdì 6 novembre alle 18 al circolo sociale di via Duomo; interverrà
alla serata anche il giornalista Bruno Gambarotta.
25 ANNI DELLE COMUNITÀ MONTANE — Le Comunità montane italiane hanno 25 anni; la Regione Piemonte e
rUncem (unione Comuni ed enti montani) organizzano una
manifestazione celebrativa dell’avvenimento venerdì 6 novembre alle 10,30 nella sala congressi del Parco regionale
La Mandria di Venaria Reale. «Il Piemonte - sostengono il
presidente deU’Uncem, Guido Gonzi, e l’assessore alla
Montagna della Regione, Roberto Vaglio - è stata la “culla” delle Comunità montane, che sono nate sulla base delle
numerose esperienze dei “Consigli di valle” preesistenti alle
Comunità montane e che indicavano una volontà delle popolazioni alpine di organizzarsi per gestire il territorio».
REGOLE PER LA MACELLAZIONE DEI SUINI — Secondo l’ordinanza n. 269 del 23/10/98 sulla macellazione
dei suini per uso privato, il Comune di Pinerolo ricorda che
la suddetta macellazione è permessa nei giorni feriali dal lunedì al venerdì: i privati devono concordare con il Servizio
veterinario il giorno e l’ora, telefonando al distretto di appartenenza (0121-396818) con almeno 72 ore di preavviso
(per la mattinata di sabato le richieste dovranno pervenire
unicamente alla sede di Pinerolo). Sono vietate la cessione
a privati di carni provenienti da animali macellati in casa e
la macellazione superiore a due unità per nucleo familiare.
A TEATRO... DOMENICA IN TRE — «Domenica in tre, a
teatro con mamma e papà» è il titolo di una nuova rassegna
teatrale proposta dal teatro del Forte di Torre Pellice; si inizia domenica 8 novembre con la Compagnia Stilema che
propone «Perché?». La scelta di Nonsoloteatro che organizza questa rassegna (gli spettacoli iniziano alle 16) è quella
di avvicinare i bambini al teatro con le loro famiglie. La serie comprende cinque spettacoli; l’ingresso costa 6.000 lire.
LA MELA COME PRODUZIONE DI MONTAGNA — La
coltivazione del melo, già praticata in varie zone montane
dell'arco alpino, potrebbe rappresentare una valida soluzione per l’alta vai Pellice, sia in termini di qualità del prodotto che nel contesto della gestione dell’ambiente pedemontano. Queste sono le conclusioni a cui è pervenuto uno studio
condotto da Manuela Rancati e Luigi Scalerandi in collaborazione con la Comunità montana vai Pellice per conto
dell'Unione agricoltori. I risultati sono stati illustrati mercoledì 4 novembre alle 10,30, nella sala consiliare del Comune di Bobbio Pellice.
UNITRÈ VALPELLICE: SI APRE UN NUOVO ANNO —
Si apre giovedì 5 novembre un nuovo anno accademico per
l’Università della terza età di Torre Pellice; concerti si alterneranno a incontri culturali e di informazione generale,
come per il passato ogni giovedì alle 15,30 alla Casa valdese di via Beckwith 2. Giovedì 5. ad aprire l’anno sarà presente lo scrittore e giornalista Bruno Gambarotta.
Yaui ^ldesi
VENERDÌ 6 NQVEMBRf
È necessario definire il ruolo dei medici di famiglia e delle amministrazioni locali
Sanità: per un distretto montano potenziato
Nel quadro dei dibattiti che tradizionalmente il Comune di
Angrogna organizza in autunno su problemi di generale interesse per la vai Pellice, si è svolto il 15 ottobre un ajfollato incontro sulla situazione della sanità. Molte le informazioni fornite dai vari responsabili intervenuti, ma non è stato facile, per
i «normali» cittadini presenti, farsi un ’idea esatta della situazione, delle modifiche che sono avvenute in seguito all’accorpamento delle Usi in un 'unica azienda sanitaria, dei principali
problemi che si pongono e di che cosa è concretamente possibile fare per migliorare la situazione. Il dibattito era organizzato dal Gruppo medici di famiglia della valle e per questo abbiamo chiesto al dott. Mario Soligo, che ne fa parte, di aiutarci
a capire un po ’ meglio una serie di questioni.
MARCO ROSTAN
ottor Soligo, innanzitutU to, perché questo Gruppo medici di famiglia? Come
vedete attraverso il contatto
diretto e continuo con le persone la situazione della sanità
e quali sono i vostri obiettivi?
«Il Gruppo medici di famiglia vai Pellice è costituito da
alcuni dei medici di Medicina
generale che lavorano in valle
ed è una libera associazione
che ha lo scopo di creare sia
momenti di confronto e di aggiornamento professionale tra
noi medici che occasioni di
educazione sanitaria nei confronti dei nostri assistiti e dei
cittadini della vai Pellice in
generale. Attualmente la sanità pubblica attraversa un periodo di trasformazioni strutturali importanti rappresentate
da una rivalutazione e riorganizzazione della medicina fatta nel territorio, a casa di ammalati, ed è logico che a noi
medici di famiglia spetti il
ruolo chiave di coordinatori di
tutti gli interventi».
- Nel corso del dibattito è
stato ufficialmente comunicato che nella nostra valle sarà
sperimentato il distretto montano potenziato. Di che cosa
si tratta?
«Come comunicato dal dott.
Silvio Beoletto, direttore sanitario dell’Asl 10, il progetto di
distretto montano potenziato
presentato dalla Asl per la vai
Pellice e le valli Chisone e
Germanasca è stato approvato
dalla Regione Piemonte e
quindi è possibile dare il via
alla sperimentazione. Si tratta
di realizzare un modello organizzativo di distretto, come ha
illustrato il dott. Oscar Perotti,
direttore del distretto vai Pellice, che attraverso una integrazione e un potenziamento dei
servizi già esistenti sia il più
possibile aderente alle peculiari necessità socio-sanitarie
della popolazione delle nostre
valli. In pratica, assegnando
maggiori risorse, dovranno essere potenziati i vari servizi
del distretto: Medicina generale, assistenza infermieristica, Sert, Salute mentale. Specialistica ambulatoriale e altri,
integrandoli con le risorse offerte dagli ospedali valdesi,
dalle case di riposo per anziani e da tutte le associazioni
impegnate nel campo sociosanitario. Particolare attenzione verrà posta ai momenti di
educazione sanitaria, di informazione sui servizi, di assistenza domiciliare, di programmazione di interventi
coerenti con i bisogni espressi
dai cittadini. Al centro di questo sistema, come assicurato
dal dott. Beoletto, si colloca il
medico di medicina generale
al quale è riconosciuto il ruolo di collegamento tra i vari
operatori dei servizi e i cittadini e di osservatore privilegiato dei bisogni espressi dai
propri pazienti».
- Molti hanno auspicalo
maggiore collaborazione e un
vero coordinamento fra medici di base, ospedali, responsabili dell’Asl, amministratori
Affollata assemblea a Pinerolo
«L'Ulivo c'è ancora»
FEDERICA TOURN
All’Hotel Cavalieri di Pinerolo, dove l’Ulivo pinerolese si è riunito il 30 ottobre, il clima è quello di «onorevoli esequie per qualcuno
che si vorrebbe vivo ma che
non lo è più», per usare le parole del senatore Elvio Passone. La sala è piena di persone.
L’on. Giorgio Merlo fa una
breve introduzione in cui sottolinea l’importanza di rilanciare l’Ulivo soprattutto sotto
il profilo dei contenuti, viene
presentata la Carta organizzativa dell’Ulivo del collegio di
Pinerolo, che ha l’obiettivo di
unire l’agilità organizzativa al
massimo coinvolgimento delle persone sul territorio, e si
dichiara quindi aperto il dibattito. E se gli intervenuti lamentano in genere lo stesso
dispiacere per il decretato fallimento della scommessa ulivista («colpa di Bertinotti, ma
non solo») ci tengono anche a
ribadire la necessità di affrontare questo momento critico,
coscienti che oggi l’Ulivo non
rappresenta tutto il paese, ma
anche che la forza politica di
Cossiga nel governo D’Alema
è virtuale, enfatizzata dai media. Si ripercorrono i principi
ispiratori del progetto comune, si pone l’accento sulle
grandi correnti riformiste del
la cultura politica italiana; si
richiamano i cattolici a non
raccogliere la sirena del moderatismo e del «grande centro», si ribadisce un sì indispensabile al bipolarismo.
A raccogliere le file della
serata e delle prospettive uliviste è stato infine il senatore
Passone, che ha sottolineato
con forza il carattere di coalizione dell’Ulivo: «Dobbiamo
resistere alla tentazione di
pensare che qualcuno dei
partiti politici oggi in Italia
possa presentarsi da solo a
rappresentare il paese - ha
detto - bisogna puntare su
una coalizione reale, collaborativa, di forze politiche che
si confrontano e credono
davvero in un progetto comune». L’Ulivo non ha fallito,
ha detto ancora Passone; se
non ha funzionato bene, la
causa è stata proprio la mancanza di una cultura della
coalizione. «Non ci sono soluzioni ma solo forze in cammino», ha concluso citando
Saint-Exupéry. Bisogna ripartire dalla società civile;
organizzare quindi dibattiti
congiunti e non di partito, attrezzare pullman che girino
le valli per un’informazione
capillare che convinca gli
scettici; fare, in una parola,
una politica per chi nella politica non crede.
locali. A che punto siamo in
proposito e quanto conta effettivamente il parere dei medici come voi nelle decisioni
anche economiche dell’Asl?
«Già da due anni, come medici di famiglia, siamo presenti in varie commissioni
istituzionali e non costituite
proprio per coordinare gli interventi tra i vari operatori e
la direzione dell’Asl 10. Sicuramente dobbiamo conquistare un ruolo significativo nel
percorso di programmazione
che porta alle scelte economiche nel campo della salute:
siamo convinti a questo proposito che il nostro ruolo sia
di cogestori di risorse e programmatori di interventi».
- Se non sbaglio, una delle
direttive del Piano sanitario
regionale è di diminuire i ricoveri ospedalieri e di sviluppare maggiormente l’assistenza domiciliare. Come si
potrebbe realizzare nella nostra valle?
«Uno dei principali obiettivi del Piano, come ha sostenuto il dott. Sergio Morgagni,
presidente dell’Agenzia regionale della sanità, è quello di
ridurre i ricoveri ospedalieri
impropri per liberare risorse
da impiegare nel territorio.
Alcuni strumenti organizzativi per realizzare tale obiettivo
sono già a disposizione dei
medici di famiglia e dei cittadini, tipo l’Assistenza domiciliare integrata. È da costruire
però la cultura relativa alla
medicina del territorio sia per
gli operatori della salute che
per gli utenti dei servizi socio-sanitari. Non basta fare
chiacchiere sull’assistenza domiciliare, occorre dedicarvi
risorse umane, strumenti e
soldi; secondo noi è fuorviante pensare di fare medicina
del territorio solo per risparmiare; lo dobbiamo fare per
migliorare la qualità della vita
delle persone ammalate. E se
ciò, come è dimostrato, costituisce anche un risparmio
economico, è fondamentale
Il «ministero laico/
Predicatori
locali
SERGIO N. TURTULICI
Al
La tradizione dei predicatori laici ci viene da lontano ed è cosa opportuna che
le chiese valorizzino le risorse umane attive nella predicazione. Raccogliendo una
decisione della Conferenza
distrettuale si è tenuta a Pomaretto una giornata dei predicatori locali delle Valli. Per
conoscerci tra di noi, confrontarci, vedere come ciascuno si pone di fronte al testo biblico, come prepara il
sermone, con che strumenti
di lavoro. «In verità - ha detto Claudio Tron - non si prepara tanto una predicazione
quanto se stessi a predicare».
La giornata, domenica 25 ottobre, è cominciata col culto;
ha presieduto il pastore ma
un laico, Flavio Micol, ha
predicato su 1 Re 19, 19, il
racconto della vocazione di
Eliseo.
Al termine del culto si è discusso il sermone e così si è
fatta l’ora di pranzo. Nel pomeriggio abbiamo fatto insieme il punto sul nostro ministero di predicatori laici. Come dare nel tempo prossimo
un certo metodo ai nostri incontri per prepararci meglio
alla comunicazione della parola del Signore.
che i soldi risparmiati vai
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nei servizi del territorio,!
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nel distretto».
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Dibattito all'Autunno in vai d'Angrogna
La «banca del tempo»
ADRIANO LONGO
La «banca del tempo» è
una invenzione moderna
fl una di quelle tradizioni di
li si rischia di perdere la
Lffloria ma che erano un
Lpo parte integrante della
società contadina? Quante
persone di mezza età qui alle
Valli ricordano l’espressione
«Rendre lou temp»? Il tema è
stato proposto giovedì 29 ottobre, ultima serata di dibattito nell’ambito della manifestazione «Autunno in vai
d’Angrogna». L’iniziativa è
partita da Pinerolo dove un
gruppo di persone ha dappri-, ma distribuito a tutte le assoospedl piazioni e alle persone intera Coi® jgssate un questionario in cui
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coordi adesioni. Il Comune di Pinerolo ha assegnato loro una
sede, un telefono e l’accesso
ad alcuni servizi. Due tipografie si sono offerte come
sponsor preparando loro la
documentazione necessaria
per riniziativa. Il dibattito
interno ha portato all’individuazione di ben cento diversi
tipi di servizi che possono essere offerti. Le prestazioni
sono naturalmente occasionali 0 legate a specifiche esigenze; non possono essere
continuative, poiché creerebbero concorrenze sleali alle
attività economiche. Il mettersi a disposizione cambia le
persone, le mette in contatto
•e ad a con altre, le obbliga ad entra
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re nelle case e nella vita degli
altri in modo diverso. Il problema non è tanto l’essere disposti a dare ma l’essere contemporaneamente disposti a
ricevere. Nella banca del
tempo si deve puntare a ottenere il pareggio, cosa indubbiamente non così facile a
realizzarsi.
In questo momento la discussione all’interno del
gruppo verte sulla possibilità
di fare dei «mutui di tempo».
In questo quadro di riferimento si possono iscrivere
non solo delle persone fisiche
ma anche delle associazioni
che in occasioni di particolari
avvenimenti chiedono collaborazioni, offrendo come
contropartita altri servizi, di
cui la banca del tempo può
aver bisogno. Da queste riflessioni emerge la grande
versatilità di questa iniziativa
che punta a dare spazio all’inventiva e alla capacità dei soci, mettendoli in relazione gli
uni con gli altri, creando degli ambiti di partecipazione
attiva e consapevole, quanto
mai necessari nell’eccessivo
individualismo del nostro
mondo.
E per la montagna? Quali
prospettive ci sono? Indubbiamente non ci sono limiti
alia fantasia e alle combinazioni ma naturalmente l’esperimento può risultare facilitato se l’ambito dove si svolge
ha una sua omogeneità e un
territorio non troppo disperso.
Potrebbe essere una proposta
per la vai Pellice o per due
Comuni vicini? Gli amministratori di Angrogna sembrano interessati ad approfondire
l’argomento.
Si apre la 19^ edizione della popolare rassegna di Cavour
La nuova vetrina di «Tuttomele»
Tuttomele di Cavour apre i
battenti sabato 7; è la 19“ edizione di una rassegna che
ogni anno coinvolge migliaia
di visitatori e di produttori.
Infatti la settimana della mela
di Cavour non è soltanto folclore ma soprattutto il riproporsi di un’economia agricola
legata alla frutticoltura che
nel comprensorio pinerolese e
saluzzese raggiunge elevati
livelli di produttività.
Frutticoltura in questa zona
vuol dire mele, ma anche pere, kiwi, pesche; numerosissime sono ormai le aziende impegnate nel settore. Molte, un
centinaio, aderiscono alla
cooperativa Valpellice che
dal 1967 commercializza i
prodotti ortofrutticoli: oggi la
cooperativa distribuisce una
produzione annuale di oltre
50.000 quintali. La maggior
parte delle aziende lavora col
metodo della lotta integrata,
con basso impatto ambientale, un vantaggio per i consumatori e per gli stessi agricoltori; un tecnico segue le singole aziende in tutte le fasi
del processo produttivo. Molte delle mele provenienti dal
Pinerolese vengono distribuite nei grandi supermercati,
nelle grandi reti di vendita,
una cospicua parte viene
esportata. Tante sono le varietà di mela, dalle tradizionale «golden gialle» alle «delizie rosse», le «gala estive» o
le giapponesi «fuji» dal color
rosso sfumato. La qualità e
l’aspetto sono i termini di paragone; c’è però chi si preoccupa del mantenimento delle
varietà, di quella che oggi
chiamiamo «biodiversità»:
ristituto La Malva-Arnaldi di
Dibattito sull'autonomia al liceo scientifico Curie di Pinerolo
Quali riforme per la scuola?
DAVIDE ROSSO
L9 autonomia scolastica, la
formazione al lavoro, la
riforma degli organi collegiali; il legame scuola territorio:
hi tutto questo, con lo sguardo
rivolto al futuro, si è parlato
nel corso di un incontro tenutosi lunedì 26 ottobre dal titolo «Riforme? E la scuola ...»
organizzato dal liceo scientifi00 Marie Curie di Pinerolo
nell’ambito di una serie di appuntamenti previsti per i 25
»nni del liceo pinerolese. 1 dooenti del Curie, che è nato co"Jo sezione staccata del liceo
olnssico Porro nel ’63 ma che
Rode di autonomia amministrativa dal ’73, in questo momento di fermento e di «riforme» hanno voluto interrogarsi
su quali siano oggi le prospet"'0 per tutta la scuola, non
olo quella superiore, e per
hanno invitato tra l’altro
. tre al sindaco di Pinerolo
ptoerto Barbero, intervenuto
1,qualità di docente, e Fon.
Gioì
rorgio Merlo, anche Fon.
Viti,
Wio Veglino e l’on. Chia
Acciarini della commissio. Parlamentare che sta lavoch riforme scuolasticorso dell’incontro è
rei 't ^°."°3ineato, da parte dei
®tori, come sia da molto
tempo ormai che la scuola
chiede una riorganizzazione e
che quella che si prospetta oggi è una riforma generale che
coinvolge l’intera organizzazione scolastica. «C’è la convinzione di investire sui giovani - ha sottolineato Giorgio
Merlo - e questo nuovo governo sembra intenzionato in
ambito scolastico a continuare
la strada riformatrice percorsa
dal Governo Prodi, strada che
si era necessariamente fermata a metà».
Quella che si sta pireparando, e che in parte è già iniziata, è una riforma che procede
per stadi, come ha spiegato
Fon. Acciarini, e che gradualmente prepara la via alla
riforma dei cicli scolastici, già
presentata peraltro dal ministro dell’Istruzione Giovanni
Berlinguer, e questo per trasformare il sistema che oggi è
rigido in un sistema flessibile
in grado di accogliere, facendolo fruttare, il riordino generale dei cicli scolastici. Certo
occorre armonizzare i vari
tasselli del riordino che gradualmente vengono portati
avanti, dagli interventi relativi
all’autonomia a quelli sugli
organi collegiali, occorre mettere in chiaro la coerenza di
un momento che è di passag
gio in cui «non si tratta di
spostare il potere dallo stato
agli enti locali - ha detto Fon.
Pi
Edgardo poggio s.a.s. assicurazioni
^asìlesa
VitaNuova
Agente generale
Maria Luisa POGGIO GÖNNET
'^'QRavlolo, 10/A
ifOl 21-794596
10064 Pinerolo
FAX 0121-795572
Bibiana si preoccupa da tempo di questo aspetto.
Fra i settori critici della
frutticoltura e della produzione delle mele in particolare,
ricordano gli organizzatori,
va assolutamente dato risalto
alla difficoltà di commercializzare il prodotto: bisogna
che agricoltori e chi commercia si incontrino, studiando
nuove strategie di marketing.
In questo senso assume particolare risalto il convegno organizzato dalla Provincia di
Torino giovedì 12 novembre
al teatro tenda dal titolo
«Frutticoltura di qualità: nuove strade per la commercializzazione?».
Ma la rassegna cavourese
quest’anno non è soltanto mela e dintorni; a Cavour opera
da anni un gruppo di ricerca
storica e quest’anno, in concomitanza con il quarto centenario dell’editto di Nantes con
cui Enrico IV mise fine alle
guerre di religione in Francia
regolando i rapporti fra cattolici e ugonotti, proprio dal
Voglino - ma di darlo alla
scuola, che è un laboratorio
dove i giovani imparano a
pensare e dove apprendono
competenze da spendere nella
vita. La scuola deve capire
dove è e dove vuole andare e
questo lo decide il territorio».
Deve essere la scuola a elaborare se stessa, come ha ricordato don Vittorio Morero
presente all’incontro, a scrollarsi di dosso quel ruolo di
servizio per diventare area
culturale in cui si elaborano
progetti e in cui la scuola si fa
realmente laboratorio culturale per tutta la società. Dagli
interventi del pubblico presente, composto per la maggior parte di insegnanti, è
emersa la preoccupazione di
una parte della scuola per
questo processo di riforma
che procede ma su cui si hanno tutto sommato poche informazioni, dove si parla di
autonomia e di progettualità
ma dove i soldi sono pochi,
dove le scuole devono interagire sul territorio ma dove è
carente il confronto fra gli
istituti; nonostante tutto gli
insegnanti si sono dimostrati
ottimisti e disposti a partecipare ad un riordino che come
si diceva all’inizio è atteso da
fin troppo tempo.
RADIO BECKWITH
EVANGELICA
FM 91.200-96.5Q0
rbe@tpellice.it
tei. 0121-954194
paese della Rocca è partito
l’invito a ricordare un fatto
di 30 anni prima, nel 1561,
quando nella casa-forte degli
Acaja-Racconigi veniva firmato un trattato fra il duca
Emanuele Filiberto e i rappresentanti della popolazione
valdese: fu, quello, il primo
esempio di tolleranza religiosa nell’Europa moderna. Con
il Centro culturale valdese sono così state organizzate diverse manifestazioni sia a Cavour che in vai Pellice.
PROGRAMMA
Sabato 7
ore 14,30: inaugurazione
Apertura mostre:
«A Cavour tutte le mele del mondo» (700 varietà di mele)
«Il frutto dell'immaginazione» (foto di Mauro Cinguetti)
«10 anni di storia d'Italia» (disegni di Giuliano Rossetti)
«Ricordare per non dimenticare» (mostra dell'Anpi)
«Sculture, disegni, incisioni» (personale di Rino Fornasa)
«Mostra di rettili vivi e farfalle»
ore 21: serata folcloristica con la banda musicale dei pompieri
di Mayen (Germania) «Feufrwehr Kapelle».
Domenica 8
ore 9: mostra della razza bovina piemontese
ore 14,30: sfida del gruppo arcieri Juvenilia
ore 15: concerto della banda musicale di Ivrea
ore 21: liscio con l'orchestra «Beppe Carosso»
Lunedì 9
ore 21: rassegna di cori con il Coro piemonteis La Rocca e la
Corale Franco Prompicai
martedì 10
Fiera agricola
ore 14: mercatino delle pulci a cura dei ragazzi di Cavour
ore 20,30: musica con «'J avans»
ore 21,30: le avventure di «Overland» da Raiuno a Tuttomele
mercoledì 11
ore 21: concerto dei «Sesto senso», musica dei Nomadi
giovedì 12
ore 9,30, convegno sulla frutticoltura e commercializzazione
ore 21: la compagnia I commedianti di Cercenasco presenta:
«Michele Chiabotto medico condotto»
venerdì 13
ore 21: concerto dei Cantavino
Sabato 14
ore 21: «Tiratisù», rivista di varietà
Durante tutta la settimana si potranno gustare frittelle e dolci
a base di mele.
ìTA
Occitano
e piemontese
Egregio direttore de L'eco
delle valli valdesi, da qualche
mese ho sulla scrivania il suo
giornale del 25 giugqo dove
c’è l’articolo di Piervaldo Rostan dal titolo «Occitano».
Nel corso dell’articolo il signor Rostan scrive: «Una lingua è viva quando si parla:
per restare alle valli valdesi,
c’è ancora chi usa l’italiano in
municipio, il patuà al mercato, e il francese al culto. E un
fatto, ed è bene che continui
ad esistere». E la lingua piemontese?
Si dà il caso, direttore, che
io sia sovente nelle valli e
con il buon popolo valdese, i
barbet, io parli in piemontese.
Sabato 17 ottobre ero a Torre
Pellice. Ho fatto alcune commissioni, dove ad esempio ho
acquistato l’Eco, ho parlato
sempre in piemontese ricevendo risposte in piemontese;
mentre andavo a prendere
l’auto per andare a Bobbio
Pellice ho raggiunto un signore anziano che aveva per
mano il nipotino. Il signore al
nipotino parlava in piemontese. Questo per la verità e la
giustizia.
Spero, direttore, in nome
della democrazia, che la presente vanga pubblicata con
l’eventuale commento, graditissimo, sempre in nome della
democrazia, del signor Rostan.
Renato Mellano - Torino
PAG. Ili
L’articolo scrìtto 4 mesi fa
commentava un provvedimento appena approvato alla
Camera dei deputati riguardante alcune lingue minoritarie, tra cui, appunto, l'occitano. Resta il fatto, a mio avviso oggettivo, che specie nei
comuni più piccoli i valligiani siano soliti comunicare fra
di loro in patuà o in francese
(in aita vai Pellice) o essenzialmente in patuà (in vai
Germanasca) mentre il piemontese, certo conosciuto ai
più, sia più usato nelle medie
e basse valli, (pvr)
Nelle
Chiese
Valdesi
INCONTRI TEOLOGICI — Domenica 8 novembre, dalle 17 alle 22,
nella sala della chiesa valdese di San Secondo incontri teologici Giovanni
Miegge su «Timore e tremore» di Kierkegaard.
ANGROGNA — Da
domenica 15 novembre riprenderanno i culti in francese che, salvo eccezioni,
si svolgeranno la seconda
domenica di ogni mese.
BOBBIO PELLICE —
Martedì 10 novembre riunione quartierale al Centro
alle 20,30.
LUSERNA SAN GIOVANNI — Studio biblico
giovedì 5 novembre alle
20,45 al presbiterio su «La
Cena del Signore in comunione con Israele». Venerdì 13 novembre alle
20,30 riunione agli Airali.
MASSELLO — Riunione quartierale al Roberso mercoledì 4 novembre
alle 14. Assemblea di chiesa di inizio attività domenica 15 alle 11,15 sui lavori sinodali e sul programma della vita della chiesa.
PERRERO-MANIGLIA — Assemblea di
chiesa domenica 8 novembre nel corso del culto a
partire dalle 10 sul Sinodo
e sulla Conferenza distrettuale. Riunioni quartierali:
lunedì 9 novembre alle
Grangette alle 14, martedì
10 alle 14,30 alla Baissa.
POMARETTO — Riunioni quartierali: venerdì 6
alle 15 all’Inverso Clot,
mercoledì 11 alle 20,30 alla Lausa, giovedì 12 alle
15 all’Inverso Paiola. Studio biblico sul Libro dei
Salmi giovedì 5 novembre
alle 20,30 alFEicolo Grande. Domenica 8 novembre
dalle 14,30 bazar all’Inverso; l’Unione femminile si
incontra venerdì 13 novembre alle 14,30.
PRAROSTINO — Domenica 8 novembre alle
14,30 inizio dell’attività
dell’Unione femminile.
SAN SECONDO —
Riunioni quartierali: giovedì 5 novembre alle ore
20,30 a Miradolo, mercoledì 11 alle 20,30 alla borgata Brusiti.
TORRE PELLICE —
Riunioni quartierali: martedì 10 novembre all’Inverso, mercoledì 11 ai
Chabriols, venerdì 13 agli
Appiotti. Studio biblico:
lunedì 9 novembre alle
20,45, al presbiterio, su «Il
problema della sopravvivenza in Israele». Domenica 8 novembre alle 15 alla
Casa unionista saranno
presentati il rendiconto dei
lavori effettuati nella Casa
e il progetto di ristrutturazione del secondo lotto.
VILLAR PELLICE
Domenica 8 novembre ripresa del culto serale alle
17,30. Riunione quartierale martedì 10 novembre alle 20,30 all’Inverso.
INFORMAGIOVANI
VALPELLICE
Via Roma 45
Luserna S. Giovanni
0121/900245
informazioni su
sport, scuola, lavoro,
musica, viaggi,
tempo libero
Lunedì e venerdì
ore 14' 17
10
PAG. IV
L* Eoo Delle Yaui "\àldesi
VENERDÌ 6 NOVEMBREjqQii.. ^j^eRD
HOCKEY GHIACCIO
TENNIS TAVOLO
La più bella Valpe Sparea della stagione
sfiora il «colpaccio» a Bolzano contro il Bozen
84; mercoledì, al palaonda, i valligiani hanno
tenuto in scacco per due tempi i quotati avversari portandosi prima sull’ 1-0 e poi sul 3-1 (reti
di Melotto, Vasicko e De Luca). Gli altoatesini
però si sono fatti sotto nel terzo tempo prima
pareggiando e poi passando in vantaggio; il
Valpellice ha a sua volta recuperato fino al 5-6
con Marauda e ancora Vasicko in un finale
molto intenso ma senza raggiungere il più che
meritato pareggio.
Pronto riscatto domenica sera a Torre; è cominciata infatti bene la serie di quattro incontri
casalinghi consecutivi per l’Hockey Valpe; opposti ai veneti dello Zoìdo con cui condividevano l’ultimo posto in classifica, i biancorossi
hanno infatti vinto per 7-4. 1 valligiani sono
partiti bene portandosi sul 2-0 dopo appena 7
minuti di gioco grazie a Volante e Berti; il ritorno degli ospiti è stato ben contenuto grazie
soprattutto alle grandi parate di Alessandro
Rossi. Finito il secondo tempo sul 5-3 (reti di
De Luca, Vasicko e Berti) la Valpe Sparea ha
chiuso i conti in apertura di terzo tempo con
due reti di Vasicko e Volante. Ancora il tempo
di registrare una rete degli ospiti e poi la fine.
Con questi due punti il Valpellice ha staccato lo
Zoldo raggiungendo Auronzo e Feltre; e proprio con questi ultimi ha incrociato le mazze
mercoledì sera sulla patinoire di Torre Pellice.
Venerdì sera alle 21, a Torino esposizioni,
nell’ambito di Show mont, il Valpellice, che
porta sulle nuove maglie il logo di Torino
2006, affronterà in amichevole la nazionale
italiana militare. Ma la Valpe non è solo la
prima squadra; belle soddisfazioni sono arrivate anche dalle giovanili; la under 12 ha superato i pari età del Chiavenna per 8-2, mentre
la under 14 ha vinto sabato in casa per 9-1 sui
Draghi Torino e domenica in trasferta a Bormio per 5-4. A Pinerolo, intanto, il vento ha
messo in crisi il palaghiaccio: la parete in legno che separa la pista dal cantiere è stata abbattuta dal vento e per l’effetto fhòn il ghiaccio si è sciolto; come risultato non si è potuto
pattinare e la partita Pinerolo-Varese di serie
B è stata rinviata a data da destinarsi.
La polisportiva Valpellice ha partecipato al
torneo internazionale di Courmayeur con Davide Gay e Andrea Girardon; due palestre, 32
tavoli a disposizione per atleti provenienti da
cinquanta nazioni, dall’Australia alla Corea,
dagli Stati Uniti alla Cina, presente con una
foltissima delegazione. Ottima la gara dei due
valligiani che hanno superato la qualificazione
italiana; Girardon è stato poi eliminato da Bisi
e Gay dal pluri campione italiano Massimo
Costantini. Nel doppio. Gay e Girardon sono
stati eliminati al secondo turno.
Sabato 7 novembre riprendono intanto i
campionati; tutte le formazioni della Valpellice saranno in trasferta, la CI a Verres, la C2 a
Torino con l’Enel e la DI sempre a Torino con
la Telecom.
PROMOZIONE SPORTIVA A LUSERNA
Sabato prossimo grane appuntamento promozionale a Luserna San Giovanni organizzato dal Centro del Coni in collaborazione con
la 3S. Alla palestra Alpi Cozie si ritroveranno
gli allievi dei principali centri di avviamento
allo sport del Pinerolese per un incontro durante il quale saranno effettuati giochi polivalenti interessanti le varie discipline sportive.
Saranno presenti la pallavolo Body Sistem,
l’Us calcio Luserna, il nuoto Due Valli, la Cestistica ’87, il Dojo karaté e il 3S Luserna. Le
attività inizieranno alle 15.
VOLLEY
Ferma per un turno di riposo la formazione
ragazzi del 3S, gli juniores sono stati seccamente battuti a Chivasso dal C&L Autotrasporti. Successo invece per la formazione femminile juniores sul campo del Testona contro il Lasalliano. Nel campionato ragazze il 3S ha perso
in casa per 3-1 dal Magic Cerutti mentre nel
torneo Baudrino il Villafranca ha superato il
Fabio Neruda per 3-1 e il 3S ha vinto a Villafranca per 3-0. Prima vittoria per il Magic Cerutti in B1 femminile: il Montagna Pistoia non
è stato ostacolo troppo duro ed alla fine le pinerolesi hanno prevalso per 3-0. Con analogo
punteggio è stato invece sconfitto il Body Cisco in B2 maschile nella trasferta di Mondovì.
UNA FINESTRA SU... —
Al Centro culturale valdese di
Torre Pellice, fino al 10 dicembre, è aperta la mostra «I
valdesi e il trattato di Cavour» a cura del gmppo di ricerca storica dell’associazione Pro Loco di Cavour.
TACABANDA A TORRE
PELLICE — Sabato 7 novembre, alle 21,15, nel tempio, concerto dei «Batteurs de
peaux», trio francese di percussioni. Provenienti da Orléans, i musicisti propongono
un concerto movimentato e dinamico composto di cinque
«quadri» che portano gli ascoltatori fra i ritmi deH’Africa, dell’America e dell’Europa. Accanto a composizioni
personali, spiccano brani
d’autore, dal repertorio di Dudu N’Diaye Rose e F. Zappa.
SALUMI FATTI IN CASA — La Regione Piemonte,
la Comunità montana Pinerolese pedemontano e l’Istituto
lattiero-caseario di Moretta
organizzano nell’ambito delle
«Cattedre ambulanti» il 2°
Corso di salumeria artigianale
per il consumo familiare. Il
corso si articola in una lezione
teorica il 23 novembre, nella
sede della Comunità montana
in via Duomo 42 a Pinerolo, e
quattro lezioni pratiche, il 24,
25, 26 e 27 novembre aH’agriturismo «La Fornace» di Reietto (l’orario delle lezioni è
sempre dalle ore 17 alle 23).
L’iniziativa è destinata a persone residenti nei Comuni della Comunità montana. Per le
iscrizioni (entro il 18 novembre) rivolgersi in via Duomo
42 (tei. 0121-77246).
Angrogna: vita e morte di una borgata
Barma Mounastira
La storia di Barma Mounastira è per molti versi simile a
quella di centinaia di altre
borgate alpine: abitata fino
agli Anni 50-60 e poi gradualmente abbandonata. Un tempo
ricca di vita e di vite, di lavoro
(la terra da coltivare era strappata con tenacia alla montagna che veniva coltivata fino
alle alte quote), di cultura
(quante borgate hanno visto
nascere nel corso degli anni
una scuola) e di senso della
comunità (le «roide» per mantenere in buono stato una strada ma anche un forno da condividere fra molte famiglie).
La storia di Barma Mounastira, borgata oggi abbandonata in alta vai d’Angrogna è
questo, ma anche qualcosa di
più; le case sono addossate,
quasi si fondono con la montagna. Le stesse case sono ancora ricche di ricordi, di resti
di mobili, attrezzi e oggetti
della casa. Quando gli ultimi
se ne sono andati hanno la
SIBILLE
DISCHI
CHIUDE
LIQUIDAZIONE
TOTALE
dal 1” ottobre
al 31 dicembre
Sconti
dal 30% al 70%
Torre Pellice
P.za Gianavello 28
tei. 0121-932919
sciato lassù qualcosa come se
avessero dovuto tornare l’anno dopo (negli ultimi tempi la
borgata non era più abitata regolarmente ma divenne «furest» estivo). Invece è venuto un
anno in cui nessuno degli eredi della famiglia Odino, che
per decenni vi abitò, è più salito, nemmeno per pascolarvi
le pecore. Quello della famiglia Odino e di Barma Mounastira è un ricordo più vivo
di altri grazie alle testimonianze raccolte da Laura Trossarelli e ora pubblicate in quella
semplice ma suggestiva collana denominata «Quaderni del
centro di documentazione»
che da quasi 20 anni il Comune di Angrogna fa uscire in
occasione del suo «Autunno».
SeconiJa edizione sulla vai Pellice
Come vivevano...
La prima stampa, del 1980,
fu un successo; quella edizione andò esaurita e ora la
Claudiana ne pubblica la seconda edizione corretta. «Come vivevano... vai Pellice,
valli d’Angrogna e di Luserna fin de siècle (1870-1910)»
è il titolo completo di un’opera che non mancherà di riscuotere successo. Siamo di
fronte a una raccolta di fotografie (212 illustrazioni in bicromia da lastre antiche) che
ci permettono oltre che di cogliere le ovvie differenze, anche momenti di grande fervore e di espansione. Si vede
così nascere la Casa valdese
di Torre Pellice e si nota la
presenza, nel centro di Torre
della Società Italia di naviga
zione, con gli avvisi delle linee celeri per il Sud America,
a testimoniare l’importanza
che l’emigrazione aveva assunto. La stessa scritta rispuntò pochi anni fa durante
lavori di ristrutturazione della
casa che ospitava gli uffici
ma venne rapidamente ricoperta con moderne pitture...
«Come vivevano...» per
molti è l’occasione per ritrovare uno spaccato di vita antica, ad altri fa riscoprire le
proprie radici, testimonia un
passato. Per qualcuno è anche
l’opportunità di un regalo. Le
immagini sono davvero suggestive, l’introduzione storica, attraverso ricerche e citazioni di libri, ci porta all’atmosfera di quei giorni.
il«
ili]
DONI • DONI
Asilo valdese dì
Luserna San Giovanni
MARZO
ELENCO DONI ANNO 1997
GENNAIO
£ 50.000: Chiesa valdese di
Ivrea; N.N.; Federica Pons;
Vilma Mourglia Giacoletto in
memoria della sorella Alda;
Matilde Benech in mem.di Dino Coisson.
E 75.000: Sauro Goliardi in
mem. di Carmelo Mollica.
£ 100.000: N.N.; Lucia Battaglino.
£ 200.000: i famigliari di Maria
Teresa Chiapperò.
£ 220.000: i vicini di casa in
mem. di Maria Giordano vedova Perrone.
£ 338.000: Colletta dell'incontro ecumenico di Possano.
£ 50.000: Famiglia Danna,
Odino e Ainardi.
£ 60.000: J. C.
£ 100.000: Onoranze funebri
Giachero.
£ 150.000: Daria e Renzo Viglianco; Febe Mollica in mem.
del marito.
£ 200.000: Marco Malan; i familiari in mem. di A.Jourdan.
£ 300.000: Unione femminile
di Luserna San Giovanni.
£ 386.167: Vigne-Ribet, Parigi.
GIUGNO
£ 100.000: Chiesa valdese di
Roma; Lina ReveI Marrel.
£ 200.000: Febe Mollica Giolitto.
£ 250.000: Irene Bounous;
Chiesa valdese di via IV Novembre, Roma.
£ 500.000: Valentina Pirozzi.
£ 5.000.000: Olga Rivoir per il
giardino.
LUGLIO
APRILE
£ 100.000: Telma Malacrida,
Milano; Onoranze funebri Valpellice; Mimina Rivoira.
£ 200.000: Pina e Ivo Parise.
Febbraio 1997
£ 25.000: Nelly Zecchin, VE.
£ 100.000: i famigliari di Emma
Poèt con riconoscenza; Emilio
Peroni.
£ 200.000: Renata Bounous.
MAGGIO
£ 50.000: Liliana Ribet, Torino.
£ 100.000: Laura Long Lodi;
N.N., in mem. della mamma;
Emilio Peroni.
£ 200.000; Luciana Mathieu
Vola; Onoranze funebri Bertot.
£ 335.750; Gruppo femminile
della vai Bregaglia.
£ 350.000: Giovanna Berardo.
£ 50.000: N.N.; Chiesa valdese di Prarostino; Danielle Jouvenal; Francesco e Margherita
Cerutti.
£ 100.000: Rosa Falco Corona
in mem. dei suoi cari; Cece in
mem.del papà Aldo Rocchi Lanoir.
£ 200.000; i condomini in
mem. di Stefano Melli.
£ 250.000: famiglia Malan in
mem. di Aldo Malan.
£ 800.000; Bruno in mem. di
Carla Albarin.
£ 2.500.000: Delfina Giordan.
£ 5.000.000: M.P.
(segue - un primo elenco è stato pubblicato sul numero 42)
6 novembre, venerdì —
VILLAR PEROSA: Alle ore
20,45, alla biblioteca comunale,
per «Serate natura» diapositive
sui funghi a cura di S. Manavella e Jolanda Armand-Ugon.
6 novembre, venerdì — PINEROLO: Al teatro Incontro,
alle 21,15, il Laboratorio teatro
Settimo presenta «Dei liquori
fatti in casa». Ingresso lire
15.000, ridotto lire 10.000.
6 novembre, venerdì — PINEROLO: Alle 21, nel salone
dei Cavalieri in via Giolitti 7,
incontro pubblico sul tema: «La
giustizia rapida che costa poco;
il giudice di pace e i cittadini».
Intervengono il sindaco di Pinerolo, Alberto Barbero, il presidente dell’Associazione giudici di pace, Francesco Mollo,
il presidente della Federconsumatori, Diego Calabrese, il senatore Elvio Fassone; modera
don Vittorio Morero.
7 novembre, sabato — POMARETTO: Dalle 15, all’ex
convitto, degustazione di vini
«Pinerolese Bonarda» e «Pinerolese ramìe»; l’iniziativa si
svolge nel quadro del «Viaggio
nei luoghi della tradizione con i
vini del Pinerolese» proposto
dal consorzio di tutela e valorizzazione vini doc «Pinerolese».
7 novembre, sabato —
TORRE PELLICE: Il priorato
Mauriziano e la parrocchia di
San Martino organizzanoper la
festa comunitaria un concerto
con la partecipazione del coro
«La draia» di Angrogna, alle
21, al teatro del Forte.
7 novembre, sabato — PINEROLO; Alle 21,15, al teatro Incontro, fuori concorso per
la XIII rassegna di teatro dialettale in scena «Mamma», commedia brillante in due atti, con
la compagnia «Nostro teatro».
Ingresso 13.000, ridotto 8.000.
7 novembre, sabato —
TORRE PELLICE: Alla biblioteca della Casa valdese il
Lend pinerolese organizza una
giornata seminariale su «La parola, la musica, la danza nell’apprendimento linguistico».
7 novembre, sabato — PINEROLO; Alle 15,30, al museo diocesano in via del Pino
49, incontro dibattito su «Nuovi
orizzonti di spiritualità»; intervengono don Mauro Pozzi, ingegnere elettronico e assistente
spirituale, Anne Zeli, pastora
valdese, Maria Luisa Monferini
Gribaudi, scrittrice ed esperta
motivazionale. Patrizio Righerò, operatore pastorale.
7-8 novembre — VILLAR
PELLICE: Al «Castagneto»,
dalle 14,30 di sabato 7, corso
musicale del mae.stro Sebastian
Korn; prenotazioni entro giovedì 5 al Castagneto.
8 novembre, domenica —
PRAMOLLO: In borgata Rue,
alle 10, ritrovo per l’annuale
commemorazione dei caduti al
Ticiun; alle 10,30 ai Pellenchi
omaggio alla lapide, alle 10,40
omaggio ai caduti a Ruata, alle
10,50 nella sala valdese saluto
del sindaco; seguirà orazione
del senatore Elvio Fassone; alle
12,30 pranzo partigiano.
8 novembre, domenica —
TORRE PELLICE: Al teatro
del Forte, alle 16, spettacolo
teatrale per bambini «Perché»
con la compagnia Stilema, ingresso unico lire 6.000.
9 novembre, lunedì — PINEROLO: Al liceo scientifico,
alle 16,30, il past. Giorgio
Tourn parlerà su «I valdesi tra
illuminismo e liberalismo», per
il corso di aggiornamento su
«Dalle Valli all’Italia, i valdesi
e il Piemonte risorgimentale».
9 novembre, lunedì —
TORRE PELLICE: Alle ore
20,30, al Centro culturale valdese, incontro sul libro «Favole
delle cose ultime» di Sergio Givone, Ed. Einaudi.
13 novembre, venerdì —
TORRE PELLICE: Alle ore
20,45 nella .sala consiliare della
Comunità montana, per il Gruppo di studio Val Lucerna Manuel Kromer parlerà su«L’editrice Claudiana ieri e oggi».
)ERVIZI
VALLI
CHiSONE - GERMANAS
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva'
Ospedale di Pomaretto, tei. 81154
Guardia farmaceutica;
l'ina
che
DOMENICA 8 NOVEMBRE
San Germano Chisone;
Farmacia Tron , tei. 58771
Ambulanze:
Croce Verde, Perosa: tei. 81000
Cróce Verde, Porte : tei. 201454
VALPELLICE ili
Guardia medica: “
A»
notturna, prefestiva, festiva;
telefono 932433
Guardia farmaceutica:
DOMENICA 8 NOVEMBRE
Bibiana: Farmacia Garella
Via Pineroio 21, tei. 55733
Ambulanze:
CRI - Torre Pellice, tei. 953355
Croce V. - Bricherasio, tei. 598790 j
PINEROLO
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva; I
Ospedale civile, tei. 167-233111
Ambulanza:
Croce Verde, tei. 322664
SERVIZIO INFERMIERISTICO '
dalle ore 8 alle 17, pressoi
sedi dei distretti.
SERVIZIO ELIAMBULANZ
telefono 118
«V, I
TORRE PELLICE — Il et i
nema Trento ha in programma,,
giovedì 5 e venerdì 6, ore 21,
15, Loia corre con Franca Pc%
teme; sabato 7, ore 20,10 e 22J
domenica 8, ore 15,45, 18,?
20,10 e 22.15, lunedì 9, martedì
IO, mercoledì 11 ore 21,15,Così ridevano di Gianni Amelio,
Leone d’oro a Venezia ’98.
PINEROLO — La multisala Italia propone alla sala
«5cento» Salvate il soldato
Ryan; feriali ore 21,30, domenica ore 15, 18, 21.30.
BARGE — 11 cinema Comunale ha in programma, venerdì 6, ore 21, Marie della
baia degli angeli; sabato 7, ore
21,1 giardini dell’Eden; domenica (ore 15, 17, 19, 21),lU’
nedì, martedì e mercoledì, ore
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Per uno spiacevole disguidm ,
nell’articolo di A. Longo de
numero scorso «A confronto s ^ ■
tema del turismo» viene erro
neamente citato Guido B^do
come coautore della Guida tu
sti'ca' delTa'Val d’Angrogna,
prossima pubblicazione. Si-- j
ta invece di Enrico Bertone, |
già noto al pubblico per pr’*’ ^
cazioni di carattere frrtogia J
e storico. Ci scusiamo con 1
tori e con il signor Bertone
L'Eco Delle Valli Valdesi
Via dei Mille, 1 -10064 Pinerolo
tei. 0121-323422; fax 3238Ui
recapito Torre Peibce
tei. 0121-933290; fax 932'a''’
Sped. in abb. post./50
Pubblicazione unitaria con
non può essere venduto separa amen
Rag. Tribunale di Pinerolo b- ’ '
Resp. ai sensi di legge Pi®'® a
Stampa: La Ghislariana Mondovi
Una copia L. 2.000
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ì 6 novembre 1998
- Vita
PAG. 7 RIFORMA
Un viaggio di pastori luterani della Carinzia in terra friulana e giuliana
Protestanti nelParea mitteleuropea
l'incontro con questi fratelli ha permesso di riscoprire le tracce di una presenza
che ha conosciuto momenti di entusiasmo e di difficoltà fino ai giorni nostri
ANDREAS KÖHW
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LI 11 ottobre ha avuto inizio una serie di incontri
tra una delegazione di venti
oastori luterani della Carin¿a (in Austria i luterani sono
350.000) e diverse chiese protestanti friulane a Udine, Gorizia e Trieste. A Udine, dopo
i saluti di Clara Cozzi (7° cirsio) e del pastore Rathke e
una riflessione su Filippesi 3,
13, Paolo Grillo del Consiglio
della Chiesa metodista ha ricordato che già nel ’500 le regioni «mitteleuropee» del
Friuli, del Cadore, della Carinzia, della Carniola e della
Stiria svolsero un ruolo importante per la diffusione
della Riforma: esistevano comunità luterane a Udine e
Gemona, con una vasta diaspora a Cividale, Spilimhergo, Pordenone e nella contea
di Gorizia, dove la nobiltà castellana appoggiava decisamente il riformatore e traduttore della Bibbia Primoz Trubar (1508-1586).
Dopo la distruzione di queste comunità per opera dell'Inquisizione si doveva giungere, per quanto riguarda
Udine e Gorizia, alla seconda
metà dell’800 per trovare di
nuovo delle chiese protestanti costituite: nel 1866 sorse a
Udine la Chiesa evangelica libera, di base popolare, con
l’opera di Damiano Bolognini. Nel 1871 si dichiararono
evangelici 49 abitanti di Udini e nel 1881 la Chiesa libera
cónta già una sessantina di
membri. Muoiono però IO
•ambini e 5 adulti, soprattut0 per tubercolosi. Tutti gli
evangelici vengono sepolti in
una zona isolata del cimitero,
destinata ai suicidi e ai feti.
Negli Anni 70 il pastore Zucchi si occupa anche della diaspora riformata svizzera presente con una cinquantina di
membri a Udine, e tra essi va
ricordata la famiglia Dorta, titolare del famoso Caffè Dorta.
Quando muore il pastore
Zucchi, nel 1890, viene seppellito nel cimitero cattolico,
con protesta del giornale elencale «Cittadino italiano». 117
dicembre 1884 viene inaugurata la chiesa della Chiesa libera in via Mercatovecchio, e
sci anni dopo (la comunità
conta 87 membri) la denominazione diviene «Chiesa e'nngelica italiana». 11 presidente Saverio Fera, ex gariDWdino e massone, porterà la
nniesaalla crisi: nel 1904 essa
Passerà con altre 14 alla Chiesainetodista episcopale.
chiesa di via MercatoiQoo ° ® demolita nel
." Pnr esigenze, pare, di
Abilità. La vita comunitaria
[ ^ ’ cvanplici udinesi dopo
Snerra si è svolta senza «diora fissa» e da 25 anni la coraunità (circa 80 persone)
nk, . proprie attività in
Seri bP’Annunzio, dove ha
b anche l’Associazione
c„„j'^dle evangelica «Guido
c fondata nel 1986,
stQ-.''°^^brenze pubbliche su
n-J®’ Enologia e cultura del
•’^“testantesimo.
jj issando per «Villa RusFrijii’.^b' oolli orientali del
no ri,’ ■* Pd^bori austriaci bandella alcuni momenti
“>0 npi protestantesi
®ostra grazie alla
dalla a disposizione
Po la p'-bPa Gina Carera. Dostamp . *'*™r>forma il prote18]Q ^ra riapparso nel
ni Cri« 7^ncoforte, Giovandirezi„„°™'^° Ritter, che alla
Ritter a ® ^®*lo zuccherificio
Geriuan^®'^^ chiamato dalla
Cani p ^cuni fratelli luteR''>iDDn *°'^'?ctti. 11 piccolo
cntinciava a tenere
culti in forma privata. Nel
1854 (90 membri a Gorizia)
essi facevano richiesta al governo di aggregarsi come filiale alla Comunità evangelica
di Trieste, senza successo. La
svolta avvenne con Giulio Ettore Ritter, membro a vita del
Senato austriaco, deputato
alla Dieta e al Consiglio comunale di Gorizia.
Come presidente della Camera di commercio Ettore
Ritter ottenne il collegamento
della ferrovia Trieste-UdineVienna con Gorizia per la visita dell’imperatore Francesco
Giuseppe, ospite in casa Ritter
nel 1857. In quell’occasione,
come ha spiegato la prof. Carera, venne ottenuta finalmente la libera costituzione
del gruppo luterano di Gorizia
che venne aggregato alla Comunità augustana di Trieste
con il permesso di aprire un
proprio locale di culto e di
avere un pastore vicario. Due
anni dopo venne a Gorizia il
primo vicario protestante dalla Moravia, Cristiano Cristoforo Brunnich. Nel 1861 i protestanti goriziani si costituirono
come comunità indipendente
e poterono iniziare la costruzione della loro chiesa in contrada Studeniz (ora via Diaz),
che venne inaugurata nel
1864, e della casa pastorale di
via Rismondo.
Nello stesso anno fu scelto
La chiesa di Gorizia, fondata nei
1864
tra i predicatori ospiti il pastore Ludwig Schwarz e da
quella data la comunità si sviluppò di pari passo con la colonia protestante che intanto
si ingrandì con nuovi elementi delle Isole Britanniche e che
ben presto si pose all’avanguardia del progresso civile e
industriale della città. Nel
1873 venne aperta in casa Ritter una scuola popolare obbligatoria fino alla classe Vili, su
modello tedesco, che arrivò a
contare 102 allievi, fra cui 30
cattolici e due ebrei. La contessa De La Tour, figlia di Ettore Ritter, aprì un orfanotrofio a Villa Russiz, proprietà
dono di nozze del padre.
Con la caduta degli imperi
centrali dopo la prima guerra
mondiale quasi tutti i membri di chiesa tornarono alle
terre d’origine e un ordine religioso cattolico prese possesso dell’orfanotrofio. La
chiesa e la casa pastorale
avevano subito seri danni per
i bombardamenti. Dopo la ricostruzione furono sempre
più numerosi i membri di
chiesa italiani. L’opera ddlla
Chiesa metodista episcopale
diede nuovo impulso e in
presenza delle autorità civili,
la chiesa ristrutturata venne
inaugurata nel 1922 con un
culto presieduto dal pastore
Pio Amati. Durante l’ultima
guerra si tennero culti in inglese per i soldati alleati e in
tedesco per i prigionieri di
guerra: una volta al mese li
teneva il pastore Keusch, già
compagno di prigionia di
Bonhoeffer per la sua opposizione evangelica al nazismo.
La visita dei pastori austriaci si è conclusa nella basilica
di San Silvestro a Trieste, dove il pastore Renato Coisson
ha parlato della possibilità di
incontri internazionali a Tramonti di Sopra, nel ristrutturato Centro ecumenico «Menegon». La visita è stata un’
occasione particolare per le
nostre comunità di rivisitare
alcuni momenti significativi
della storia del protestantesimo nella nostra zona.
Comunità battista di Lodi e Milano via Pinamonte
Una domenica di battesimi e testimonianza
CHRISTINE CALVERT
DI feste non ce ne sono
molte nelle nostre chiese
battiste, ma l’evento che fa
gioire tutte le nostre comunità è certo il culto battesimale. Domenica 25 ottobre, in
una chiesa gremita fin sulle
balconate, le comunità battiste di Lodi e di Milano via Pinamonte hanno battezzato
Giorgia Esposti e Stefania
Currò.
Le due catecumene provengono da famiglie impegnate
da decenni nella testimonianza delTEvangelo. La loro fede
è maturata in un lungo cammino fin dagli anni della
scuola domenicale, in mezzo
alle difficoltà dovute al fatto
di essere evangeliche. Queste
sono state più pressanti forse
per Giorgia, che ha vissuto in
una piccola città della Lombardia radicalmente cattolica.
Ambedue sono, però, cresciu
Ä Chiesa valdese di Aosta
Una domenica comunitaria
LILIA DURAND
Domenica 25 ottobre ii
culto di riconoscenza
per i sessant’anni di matrimonio di Carlo Monaja e Pierina Barmasse è stato, per la
nostra chiesa, un momento
comunitario proprio speciale. Carlo e Pierina, iscritti alla
chiesa «da sempre», con
umiltà e fermezza hanno testimoniato la loro fede in
ogni occasione della loro vita. La lunga attività come
predicatore locale di Carlo è
ancora oggi messa a nostra
disposizione.
All’inizio del culto alcuni
ragazzi e ragazze della scuola
domenicale hanno animato i
versetti 9-12 del capitolo 4
dell’Ecclesiaste, nei quali è
sottolineato il valore della solidarietà e dell’aiuto reciproco: un valore che Carlo e Pierina hanno dimostrato di avere pienamente vissuto. La
predicazione del pastore
Marchetti sul Salmo 124, il
canto dei pellegrini che salgono al monte Sion, ci ha portato a vivere la medesima esperienza degli israeliti in cammino. Con loro abbiamo
compreso che tutto quello
che abbiamo e siamo è dono
di Dio, e non solo, che la riconoscenza è anche riconoscimento della sua opera fedele
di liberazione dal male e dai
pericoli che toccano ogni vita.
Ci siamo riconosciuti come
artefici delle nostre stesse sofferenze e come fragili creature esposte a ogni sventura.
Questo infatti siamo, o meglio saremmo, «se il Signore
non fosse stato per noi». Oggi
noi sperimentiamo la grandezza del soccorso di Dio accanto a Carlo e Pierina, che
hanno avuto da lui il dono
straordinario di essere la felicità l’uno dell’altra e per i loro cari lungo sessant’anni.
«Benedetto sia il Signore» per
avere fatto dono della loro
presenza alla nostra chiesa. E
sia benedetto per la rinnovata fiducia che ci permette di
ripetere insieme «11 nostro
aiuto è nel nome del Signore
che ha fatto il cielo e la terra»,
poiché colui che è stato «per
noi» lungo il passato sarà ancora per noi. Al termine del
culto due giovani, voce e corno, hanno interpretato con
l’organista l’inno 228 da Händel. È seguito un festoso
pranzo comunitario al quale
hanno partecipato più di sessanta persone.
te nell’ambito dell’affetto delle loro famiglie e della chiesa
ma in occasione del loro battesimo, oltre al familiari, erano presenti molti amici e
amiche cattoliche, che per
l’occasione hanno partecipato al culto battesimale con rispetto e interesse. Dunque
quella domenica abbiamo
potuto rendere testimonianza
del comandamento del Signore, nell’accoglienza fraterna ed ecumenica.
11 culto, guidato dal pastore
Spanu, dall’anziano Renato
Solimeno e dalla pastora Lidia Maggi, è stato rallegrato
dalla presenza e dai canti dei
bambini della nostra numerosa scuola domenicale. Lidia
Maggi ha spiegato il valore e il
significato di molti simboli
antichissimi del battesimo,
tra cui l’uso delle vesti bianche, l’acqua, l’immersione, la
tavola apparecchiata per la
cena del Signore, l’olio delle
lampade, l’olio dei cosmetici,
ma anche l’olio per ungere il
corpo dei lottatori. 11 tema
della lotta e della perseveranza è stato ripreso poi nella
predicazione del past. Spanu
sul testo 2 Tim. 4, 6-8.
Davanti al tavolo della Cena
i presenti si sono disposti in
fila a rappresentare una grande croce. È stato questo un
simbolo che si è determinato
spontaneamente, che ci ha ricordato come al centro della
Cena stia la croce di Cristo. La
festa è continuata col pasto
comune a cui hanno preso
parte un centinaio di persone.
Una parentesi di gioia dopo la
consueta dispersione: mangiare e bere insieme come il
nucleo originario dei discepoli intorno a Gesù è l’anticipazione della beatitudine del
Regno. Tutti abbiamo espresso la preghiera che altre persone, da tempo evangelizzate,
possano decidersi a seguire
l’esempio di Giorgia e di Stefania, che ci chiama alla sequela di Cristo, avendo pronunciato il loro sì in Cristo.
Un episodio dell'800 a Udine
Damiano Bolognini
venditore di Bibbie
Alla fine del 1866, ha raccontato l’ing. Paolo Grillo, arriva
a Udine Damiano Bolognini, un ex prete toscano diventato
evangelico a contatto con la cerchia del conte Piero Guicciardini a Firenze, un personaggio che ha alle spalle una vita movimentata di esule e di perseguitato politico e religioso: accompagna Bolognini un venditore ambulante di Bibbie, un certo Antonio Ornaghi. 11 Bolognini tiene nell’inverno 1866-67 una serie di conferenze nei teatri cittadini: a essere interessati al discorso evangelico sono soprattutto artigiani, sarti, calzolai, pittori.
Un opuscolo con alcune frasi di Bolognini, ritrovato nella
Biblioteca civica di Udine aiuta a comprendere il clima religioso e politico di quel periodo: «Italia senza Roma non è,
né può essere: ma Italia cattolica deve tenersi il suo Papa
con tutto il codazzo dei preti e sagrestani, e deve riverente
inchinarsi a baciare la santa ciabatta. Abbasso il Papa-Re,
voi gridate: ed io grido e griderò ancora più forte: abbasso il
Papa e il re. Battete il gran colosso dai piedi d’argilla nei piedi, e lo vedrete cadere. Sta nelle mie mani ed in quelle dei
miei fratelli il sassolino che deve rovesciare l’idolo de’ secoli
di barbarie e di schiavitù, e questo sassolino è TEvangelo».
Ovviamente la realtà sarà ben diversa.
La chiesa metodista episcopaie in via Mercatovecchio
Il 14-15 novembre a Torre Pellice
«Oltre le barriere»: seminario
per le Unioni femminili
«Oltre le barriere» è il titolo
del seminario biblico delle
Unioni femminili organizzato per i giorni 14-15 novembre dalla Federazione femminile evangelica valdese-metodista (Ffevm) presso la Foresteria valdese di Torre Pellice. Dopo gli arrivi (ore 14,30
del sabato) il programma
prevede un’introduzione a
cura di Jules Matanda e Elisabetta Ribet del movimento
«Essere chiesa insieme»: a seguire gruppi di lavoro su testi
biblici diversi e lavori anche
dopo cena.
Domenica 15 è prevista la
partecipazione al culto con
Santa Cena al tempio di Tor
re Pellice, un programma di
musica e canti e dopo il pranzo la ripresa dei lavori in plenaria: conclusione prevista
per le ore 16. Le prenotazioni
si raccolgono presso le singole Unioni, le cui responsabili
devono comunicare il numero delle iscritte entro il 7 novembre a Rosanna Revel (tei.
0121-500407). Iscrizione lire
10.000. Portare la Bibbia.
Nev agenzia stampa
notizie evangeliche
abb. L. 60.000-ccp 82441007
intestato a Nev - Roma
11
NOVEMBRE 1998
Harare
L’Assemblea del Cec tra tensioni e speranze
Argentina
Un pastore per i desaparecidos
Giovani
Il Nord-Est dopo Maso
Ecumenismo
Una «giustificazione» di troppo
Islam
Quando «Maometto» era un cardinale
CbnfrontU una copia lire 8.000; abbonamento annuo lire 65.000;
(sostenitore lire 120.000 con libro in omaggio). Versamento sul ccp 61288007
intestato a coop. Com Nuovi Tempi, via Firenze 38, 00184 Roma.
Chiedete una copia omaggio telefonando allo 06-4820503, fax 4827901,
(indirizzo Internet: Http://hella.8tm.it/market/scÙhome.htm)
12
PAG. 8 RIFORMA
Vita Delle Chiese
Il periodico delle chiese svizzere di lingua italiana compie 60 anni
«Voce evangelica» cresce ancora
Nasce come bollettino, attraversa in maniera critica il tempo di guerra e rivolge
grande attenzione all'ambiente degli italiani immigrati. Ora una nuova svolta
Il giornale protestante svizzero Voce evangelica si appresta a
compiere il suo sessantesimo compleanno. Il primo numero
del mensile è infatti uscito nel 1939. E proprio alla vigilia di
questa ricorrenza il piccolo mensile delle chiese di lingua italiana in Svizzera sta per entrare in una nuova fase della propria esistenza. Si fonderà con il mensile evangelico ticinese Vita evangelica e raggiungerà una tiratura di 8.000 copie. La
nuova pubblicazione, che raddoppierà il numero di pagine,
diretta dal pastore di Locamo, Paolo Tognina, inizierà a uscire
a gennaio 1999. Così il nuovo direttore ne traccia la storia.
PAOLO TOGNINA
N
el 1939 Voce evangelica
nasce come un bolletti
no di sole quattro pagine, curato dai pastori Guido Rivoir,
di Lugano, e Alberto Fuhrmann, di Zurigo. 11 «Periodico per le chiese riformate di
lingua italiana della Svizzera», come recitava il sottotitolo, comprendeva, accanto
a due pagine di notizie delle
comunità, brevi meditazioni
e notizie di carattere generale sulla vita delle chiese cantonali e nazionali. I primi numeri della nuova pubblicazione si presentarono come
una sorta di continuazione
della «lettera circolare ai
membri e simpatizzanti della
chiesa evangelica italiana e
francese di Lugano e Cantón
Ticino», distribuita da Guido
Rivoir. Per tutta la durata
della guerra Voce evangelica
non mancò di costituire un
luogo di riflessione sulla violenta catastrofe abbattutasi
sul mondo intero. In quegli
anni in cui, tra gli altri, molti
italiani cercarono rifugio politico all’estero, giunsero in
Svizzera anche persone vicine agli ambienti evangelici.
Una di queste fu Franco Fortini, antifascista, partigiano,
più tardi amico di Pasolini,
docente di Storia della critica
letteraria a Siena, autore di
numerosi saggi e raccolte di
poesie. Entrato in contatto
con Fuhrmann e la comunità
di Zurigo, scrisse alcuni articoli che furono pubblicati su
Voce evangelica.
Nel dopoguerra la direzione del mensile passò nelle
mani del pastore Elio Eynard
di Zurigo. Voce evangelica
cambiò veste e raddoppiò il
numero delle pagine. E non
mancarono di apparire, accanto alle sempre dettagliate
cronache della vita comunitaria, contributi dedicati alle
grandi assemblee ecumeniche di quegli anni e, in generale, al nascente movimento
ecumenico. Parecchia attenzione fu dedicata sempre anche alla vita delle chiese
evangeliche in Italia, alle
quali il protestantesimo di
lingua italiana in Svizzera è
molto legato.
Jean Roland Matthey, successore di Eynard nella direzione di Voce evangelica, fu
caporedattore negli Anni
Sessanta, un periodo in cui le
comunità di lingua italiana
in Svizzera manifestarono
grande vitalità, in particolare
nell’opera di accoglienza e
integrazione delle ondate
immigratorie dall’Italia. Voce
evangelica rappresentò in
quel periodo un osservatorio
attento ai mutamenti in atto
nella società svizzera e pre
Franco Fortini
sentò l’intensa attività svolta
dalla Associazione delle chiese evangeliche di lingua italiana in Svizzera (Acelis).
Il pastore Otto Ranch, allora a Vicosoprano (Grlgioni),
diresse il mensile dalla fine
degli Anni Sessanta alla metà
degli Anni Settanta, nei diffìcili anni delle famigerate «iniziative Schwarzenbach» contro i lavoratori stranieri. Successivamente Voce evangelica
fu diretta da Elena Fischli
Dreher, di Zurigo. Prima donna a dirigere il mensile, Elena
Fischli, già attivissima nelle
formazioni partigiane lombarde, lo rinnovò profondamente e ne fece strumento di
acute analisi dei mali profondi della società svizzera:
sfruttamento, emarginazione
sociale, militarismo. Dal 1978
al 1981 Voce evangelica fu diretta dal pastore Franco Scopacasa, allora a Brusio (Grigioni). La direzione del mensile si trasferì per la prima
volta in Ticino all’inizio degli
Anni Ottanta, quando essa fu
affidata a Roberto Tognina,
di Lugano, un laico impegna
L'Otto per mille informa
Le nonne dei «desaparecidos»
e il Servizio cristiano di Riesi
Errata corrige. Nella pagina di Riforma relativa ai progetti Opm del 1994 è stato riportato erroneamente nella
intestazione «Per progetti
all’estero» l’importo di 1.400
milioni pari al 30%, che è il
valore del 1993, mentre l’importo corretto è lire 1.370
milioni pari al 29,5%. Inoltre, sempre nella sezione
estero, il totale dei progetti
relativi ai bambini e giovani
è di 172,1 milioni anziché
171,1 milioni.
A Roma è iniziato il processo intentato dalle nonne
dei desaparecidos argentini
di origine italiana contro i
generali argentini responsabili delle uccisioni delle loro
figlie e dei rapimenti dei loro
nipoti. Come è noto, le donne incinte che venivano arrestate non erano uccise subito, ma alcuni mesi dopo il
parto e i neonati erano adottati per lo più dalle famiglie
degli stessi militari. Le nonne dei bambini scomparsi
cercano oggi di rientrare in
contatto con i loro nipoti e,
in almeno 56 degli oltre
2.000 casi, ci sono riuscite.
Analoghi processi sono in
corso anche in Germania e
in Spagna. A Roma il processo è stato avviato con il sostegno della Lega per i diritti
e la liberazione dei popoli
che fornisce gratis l’assistenza legale, mentre il progetto
Opm finanzia il rimborso
delle spese di viaggio e di
soggiorno per gli avvocati e i
testimoni argentini. Lo stato
italiano si è costituito parte
civile. La signora Carlotto,
presidente dell’associazione
delle nonne, ci ha dichiarato: «Molte chiese, incluso il
Vaticano, ci hanno ricevuto
e incoraggiato, ma solo la
piccola Chiesa valdese ci ha
dato un contributo reale, al
di là delle belle parole».
L’importo Opm è di lire 20
milioni per la fase preliminare del processo nel 1998
ed è stimato in 60 milioni
per la fase del processo in
aula che si terrà nel 1999.
Le scuole, per l’infanzia e
elementare, del Servizio cristiano di Riesi sono un servizio alle fasce della popolazione più disagiate non solo
economicamente, ma anche
culturalmente e socialmente, e operano in stretta collaborazione con l’équipe del
consultorio familiare, sempre del Servizio cristiano. I
piani di studio enfatizzano il
rispetto della legalità, scoraggiano le soluzioni violente dei conflitti, incoraggiano
forme di collaborazione, valorizzano le capacità dei
bambini, educano al rispetto dell’ambiente e alla tutela
della salute e, in senso lato,
alla multiculturalità. Le
scuole sono state frequentate nel 1997 da 54 bambini
nella scuola per l’infanzia e
da 56 bambini nella scuola
elementare. Il progetto borse di studio ha consentito a
34 bambini appartenenti a
famiglie disagiate di partecipare, spesso con buon profitto, alle scuole del Servizio.
Le loro famiglie sono state
visitate regolarmente dalla
équipe del consultorio familiare, integrando così il
lavoro educativo fatto a
scuola con l’assistenza in famiglia. Le insegnanti sono 5
nella scuola elementare,
coadiuvate da 3 volontari
per i laboratori di musica,
francese e tedesco. Le insegnanti nella scuola per l’infanzia sono 2, coadiuvate da
3 volontarie. Il sostegno dato dall’Opm è stato di 170
milioni nel 1997 e di pari
importo è il sostegno per
l’anno 1998.
Il consultorio familiare del
Servizio cristiano offre prestazioni a un notevole bacino di utenza differenziato
per età, bisogni e classe sociale di appartenenza. I colloqui sociali e socio-sanitari
sono stati oltre 200, le consulenze nell’area psicologica
120, le prestazioni ginecologiche più di 300, tutti i bambini delle due scuole sono
stati visitati (oltre 150 visite)
e sono state effettuate visite
domiciliari alle 34 famiglie
assegnatarie delle borse di
studio. L’équipe è costituita
da un’assistente sociale a
tempo pieno, da uno psicologo a 8 ore alla settimana e
da una ginecologa e un medico internista a prestazione.
È l’unico servizio del genere
a Riesi ed è stato finanziato
nel 1997 da un progetto Opm
di 100 milioni che ha consentito di mantenere un valido livello di qualità dei servizi resi. Un analogo intervento è previsto per il 1998.
to e dinamico. La linea intrapresa dal mensile sotto la direzione di Elena Fischli fu
mantenuta. Sebbene le cronache delle comunità costituissero ancora una parte importante della pubblicazione,
studi biblici, recensioni di libri, commenti a fatti di attualità, ampie riflessioni sulla vita delle chiese e su tematiche
sociali e politiche mantennero ampio spazio.
Gli anni più recenti hanno
visto avvicendarsi alla direzione di Voce evangelica il
pastore Paolo Castellina, di
Maloja (Grigioni), Dora Naso-Gysin, di Basilea e, da ultimo, il sottoscritto, pastore a
Locamo. Ora, alla soglia dei
sessant’anni. Voce evangelica
si appresta a entrare in una
nuova, promettente fase della propria esistenza. È infatti
da poco uscito un «numero
0», di prova, della nuova Voce
evangelica, risultante dalla
fusione con il mensile della
Chiesa evangelica riformata
in Ticino, Vita evangelica. Insieme i due mensili superano
quota 7.000 abbonati. I partner coinvolti nel progetto (la
Chiesa evangelica riformata
nel Ticino, la Chiesa evangelica riformata dei Grigioni e
l’Acelis, associazione delle
chiese di lingua italiana in
Svizzera) hanno aderito al
principio della fusione e
hanno insieme elaborato
uno statuto per la prossima
pubblicazione.
t Lutto a Parigi
La scomparsa di
Béatrice Appia
LOUISE MULLER ROCHAT
Ecumenismo a Reggio Calabria
Incontro di preghiera
presso la Chiesa filippina
FRANCESCA MELE TRIPEPI
Fraternamente ospita
1 ■ " ..........
to dalla «Filippino chri
stian church», che raggruppa
battisti, metodisti, pentecostali e altri evangelici di varia
denominazione, il gruppo
Sae (Segretariato attività ecumeniche) di Reggio Calabria
ha dato inizio, domenica 18
ottobre, al suo impegno annuale, col consueto incontro
ecumenico di preghiera. Elemento di novità significativo
è stato il coinvolgimento della comunità filippina, ben inserita nel contesto cittadino
con i due gruppi ecclesiali,
quello cattolico, che si incontra nella chiesa di San Francesco di Paola, e quello evangelico, che ha la sua sede
presso la chiesa battista di
Reggio Calabria. È stato un
incontro festoso per la presenza di molti giovani, per
l’accoglienza reciproca dei
partecipanti, per lo spirito di
comunione che ha unito nella lode al Padre comune i fratelli filippini e i battisti, cattolici, pentecostali, valdesi di
Reggio Calabria. Espressione
visibile della volontà delle
chiese di percorrere il cammino della riconciliazione
anche a livello istituzionale, è
stata la presenza del delegato
diocesano per l’ecumenismo,
don Antonino Denisi, e del
rappresentante della chiesa
ortodossa di Calabria, padre
Nilo Vatopedinu.
Al centro della celebrazione, presieduta dalla pastora
Silvia Rapisarda, la parola di
Dio: dopo la lettura, in inglese e in italiano, del Salmo
133, che ha espresso la gioia
di «stare insieme da fratelli».
An
In tre
il setti
LUCI/
c’è stata la riflessione sullm
no della lettera di Paoln^
Efesini 2, 14-22. Il conimi
di don Daniele Fortuna, ^
dotto in lingua filippina?
fratello Noe, ha sollecitay
presenti a fare l’esperiem] lTONOS'
vivere il messaggio dim^tissim
del Salvatore che ci ricoi \ePiizio sai
Ha, innanzitutto, con® ¿ultimi
stessi, abbattendo i mutid, nulato un
le nostre contraddizioii ¡jicail20%
delle nostre intolleranaes Icomesei
l’aiuto del Signore adoii^ ommato c
tare la vita in questa dir®| 1,500 milii
ne è stato invocato nella™ ¡vangelico
ghiera e nei canti, in uncl ^nova è ri
d’intensa partecipazioj ioti passi
Particolarmente vibranti iiniiglio*^^'
canto «Shalom Jerusaleij fegenzaer
magistralmente eseguitoti ¡completa:
la corale filippina, coinvi 0®"® ®
genti i canoni del gmppo| ¡cientiflche
xroTìiiù /xr,£i cofTiiQ jjavoti d
vanile che segue l’indirii
della comunità ecumen«i iiristruttu
Taizé, gioiosi e trascinai! ieospedal
nello stile che caratterizzi jualch® mi
spiritualità pentecostali P*® ritira
canti della comunità evaj| re anni, ai
lica «Risveglio», che halli lipendenti
concluso l’incontro.
Silvia Rapisarda
MONACHE
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AOSTA — Alcuni membri della nostra comunità, insieme ai ®to (Tc
toi “euua p.
tri di Ivrea e Ginevra, hanno partecipato dal 9 al 13 otto!
ALL’INIZIO del mese di ottobre è morta a Parigi la
nostra amica Béatrice Appia.
Pittrice, scrittrice e pianista,
era stata formata in un ambiente culturalmente molto
vivo e ebbe fra gli amici il famoso scienziato protestante
Théodore Monod. Béatrice
mantenne sempre un forte
legame con le valli valdesi di
cui la sua famiglia era originaria. Suo padre. Henry Appia, era figlio del noto pastore Georges Appia. Sua madre
era stata allieva dello scultore
Auguste Rodin.
Nata nel 1900, Béatrice studierà la pittura alla Facoltà
delle Belle Arti di Parigi, dove
conoscerà Eugène Dabit, noto pittore e romanziere, che
sposerà. Dabit apparteneva
alla cerchia intellettuale francese di sinistra degli Anni 30,
con Gide, Aragón, Malraux,
con i quali fece un viaggio in
Russia dove morì di una malattia non diagnosticata. Rimasta vedova molto giovane,
Béatrice decide di partire per
l’Africa, prima a Dakar, in Senegai, poi in Guinea e in Nigeria. Studia le popolazioni
locali, fa dei ritratti, aiuta i
bambini africani insegnando
loro a disegnare. Sempre piena di vita, si sposa i[i nuovo
con un governatore francese
di Dakar, il signor Blacher, da
cui avrà un figlio, Yves. Tornata a Parigi carica di disegni
e quadri, si stabilirà definitivamente vicino a Montmartre. Da allora frequentò la
piccola comunità valdese parigina non mancando mai di
partecipare alla festa annuale
del 17 febbraio. Béatrice Appia è stata anche sempre
pronta ad accogliere giovani e
meno giovani valdesi a Parigi
per studiare o vedere la città.
a una gita a Roma organizzata dal pastore RuggeroM
r'hiitti r'hc» r*i Vìi» fattn rirìisrmrrprp Hai vivn alninì mOlBS ^
chetti, che ci ha fatto ripercorrere dal vivo alcuni momfi
significativi della storia del cristianesimo occidentale si '
orme di una millenaria fedeltà (o anche infedeltà) all’Evi ’ ~
gelo. Oltre alla visita al duomo di Orvieto, tappe fondami j, ,
tali sono state i bellissimi scavi di Ostia antica. San Paiy
fuori le mura, la basilica di San Clemente con i suoiso#
ranci, le catacombe di Priscilla, San Pietro e altri moi®
menti. Molto interessante la visita alla Facoltà valdese!
teologia e alla sua biblioteca. La domenica l’abbiamo
scorsa con la comunità di Forano Sabina, dove siamo®
accolti con molta fraternità e ospitalità e con la qualei l\
biamo condiviso il culto e l’agape fraterna. Un’altra p» UUc
vole sorpresa al centro di Ecumene, nostro punto d
gio, di cui abbiamo apprezzato l’ottima cucina,
bilità degli operatori e la bellezza del posto. Esprimi'
gratitudine dunque per questa bella gita.
Centro di formazione diaconakiche siano
«primi di
didato p
*due anni
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Qiuseppe Comandh
10,30:
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Culto con le chiese evangeliche di lista?^^
chiesa ev. dei Fratelli (v. Vigna Vecchia» | ^grande
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Inaugurazione dell’anno accademico
domenica 8 novembre 1998
1998/99
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Agape
c/o Centro giovanile protestante
De’ Serragli, 49) Si prega di prenotare, telef®'
«Gould»bi® Jt^e,co,
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15,30;
17,30;
nando alla segreteria del «Gould»; 055
Tavola rotonda sul tema «Formazione diaeot^
formazione ¡rascorale»
Partecipano; Marco Jourdan, Paolo Ri
Stermann, Raffaele Volpe
Messaggi e saluti da parte di ospiti, stude
rappresentanti delle Chiese
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novembre 1998
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Sono terminati i lavori di radicale aggiornamento della struttura sanitaria
Ampliato (^Ospedale evangelico di Genova
In tre anni, con risorse finanziarie interne e contributi regionali, si è migliorato
¡¡settore degenza e si è potenziata la dotazione di apparecchiature scientifiche
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ONOSTANTE la pesantissima situazione del
Ci rkoXJ^io sanitario ligure che,
0, con a ultimi tre anni, ha accusi muti à Sato un disavanzo pan a
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Iella degenza e il potenzialento dei percorsi verticali; il
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lemmeno per un giorno. La
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convenzione in vigore, si
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eri di ammortamento sia
1 capitale che degli interesil resto è stato autofinanato con risparmi di bilancio.
Da più di due anni è in funine il tomografo compute
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al 13 otto! !f®hua più di 6.500 esami
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Esprimi!
L’Ospedale evangelico internazionale come si presentava in origine
mi dei distretti articolari (polso, gomito, ginocchio, caviglia). Il costo dell’apparecchio, 500 milioni, è stato coperto dalla Eondazione Cassa
di Risparmio di Genova e Imperia (Carige) alla quale l’ente
aveva richiesto anche un ecografo per ulteriori 300 milioni: sarà per la prossima volta.
A metà ottobre si è chiusa invece la gara, sempre a livello
europeo, per l’acquisizione di
un sistema di digitalizzazione
delle immagini radiografiche
(alta defiiiizione).
È risultata vincitrice la ditta
Agfa: il costo del sistema, pari
a 450 milioni, sarà ammortizzato utilizzando il 32,9% dello
sconto (il 63%) concesso dalla
ditta Agfa per una fornitura
quadriennale di pellicole radiografiche. Tale sistema,
completo dell’archiviazione
delle immagini su disco ottico, garantirà un decisivo passo in avanti nella qualità della
refertazione e consentirà, nei
tempo, l’eliminazione dell’archivio delle lastre fotografiche
inserite nelle cartelle cliniche.
Se teniamo conto del fatto
che è funzionante da circa
dieci anni presso il nostro
Ospedale il sistema di cartella
clinica computerizzata (40
mila cartelle cliniche computerizzate archiviate su dischi
ottici e sempre disponibili online) il quale permette, a regime, l’eliminazione del supporto cartaceo, si può chiaramente intravedere un traguardo che darà la possibilità
di eliminare completamente
gli archivi tradizionali.
Nel 1997 è stata portata a
termine anche un’importante
operazione di razionalizzazione e terziarizzazione dei
servizio cucina. In buona sostanza si è trattato di espletare una gara europea per l’individuazione della società in
grado di gestire la nostra cucina e di preparare i pasti sia
per i degenti che per la mensa dipendenti (nel 1997 sono
state 35.825 giornate alimentari - colazione, pranzo, cena
- e 14.000 pasti ai dipendenti). Con i risparmi realizzati
con la gestione in appalto rispetto alla gestione diretta
con personale dipendente e
acquisto dei generi alimentari (da 250 a 300 milioni l’anno), l’ente sta pagando le rate
del leasing con il quale ha fi
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Due anni di servizio in un'atmosfera serena e fraterna
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re ho imparato qui una cosa
molto importante: per superare il periodo di prova in
modo positivo, e per lo svolgimento dell’attività di ogni
pastore e pastora, è essenziale l’aiuto dei membri di chiesa, l’amicizia e il sostegno
dati al pastore da parte della
chiesa. In questi due anni le
comunità e io abbiamo svolto le attività della chiesa insieme, insieme abbiamo affrontato e cercato di risolvere i problemi e insieme abbiamo gioito quando abbiamo visto qualche frutto buono del nostro lavoro nel Signore. Sono convinto, con
grande gratitudine verso le
due chiese di Genova, che
solo grazie al loro costante
aiuto e sostegno i miei due
anni come pastore in prova
sono stati l’esperienza positiva e ben superata che mi è
stato dato di vivere e affrontare. Un particolare ringraziamento voglio rivolgere a
Mark Ord e a Erminio Podestà, che si sono mostrati
sempre disponibili e pronti a
dare una mano quando os
n’è stato bisogno.
La conclusione del mio
tempo di prova coincide anche con il mio trasferimento
presso una nuova realtà di lavoro. Anche se rincresce a me
e a mia moglie Hélène lascia
PAG. 9 RIFORMA
«I
nanziato i lavori di completo
rifacimento dei locali e delle
attrezzature di cucina e mensa (importo dei lavori circa 1
miliardo). In pratica in cinque anni l’ente, con i risparmi realizzati, avrà compietamente autofinanziato l’operazione e potrà iniziare a utilizzare diversamente i margini finanziari derivanti dall’opera di razionalizzazione.
Riguardando nel complesso
al lavoro svolto possiamo dire, senza trionfalismi, di essere molto soddisfatti soprattutto per non avere dovuto avanzare richieste di aiuto (per
esempio l’otto per mille) e
quindi intaccare le limitate risorse necessarie invece a supportare altre importanti iniziative della nostra diaconia.
A questo proposito speriamo,
a breve, di poter fornire positive notizie circa la possibilità,
per il nostro ospedale, di accedere alle somme stanziate
dalla legge finanziaria del
1988 (i «famosi» 30.000 miliardi) per l’attuazione dei programmi regionali di investimento in sanità per l’ammodernamento del patrimonio
immobiliare e tecnologico.
re Genova e le chiese che qui
si trovano, dove ci siamo
sempre trovati molto bene,
siamo contenti e grati della
possibilità che con il trasferimento avremo tutti e due di
lavorare come pastore (Hélène come pastore in prova).
Per dirci addio le due chiese di Genova domenica 11 ottobre hanno organizzato una
bella festa per noi: le ringraziamo di cuore del loro gentile pensiero. Al culto sul tema
del «ringraziamento», condotto da Mark Ord, il nuovo
pastore delle due chiese, a
cui hanno partecipato le due
comunità, compresi i bambini e il coro, ha fatto seguito
un’agape presso il ristorante
di alcuni fratelli e sorelle cl
II pastore Stefano Fontana con la moglie, la pastora Hélène
nesi delle chiese di Genova. È
stato davvero per noi un modo molto bello per concludere il mio mandato e prendere
commiato da due comunità
in cui ci siamo sentiti accolti
e amati dal primo momento,
dal settembre di due anni fa
quando, freschi di seminario
(e di matrimonio) ci presentammo per il culto inaugurale, accolti dal pastore uscente Michele Foligno, che vogliamo anche ringraziare assieme a tutti coloro che ci
hanno sostenuto e incoraggiato. Un doveroso ringraziamento va infine al pastore
Franco Scaramuccia, che, in
qualità di tutore, è stato un
costante punto di riferimento in questi due anni.
Agenda
6 novembre
TORINO — Alle ore 18, presso la Fondazione italiana per
la fotografia, (via Avogadro 4) si inaugura la mostra curata
dal Gruppo Abele «I volti della paura» che affronta problemi delle grandi aree urbane (disoccupazione, casa, ecc.).
La mostra sarà aperta fino al 29 novembre (lunedì-venerdì
ore 15-18,30, sabato e domenica ore 15-19).
7 novembre
I
FIRENZE — Alle ore 17, presso il Centro culturale protestante «Pietro Martire Vermigli» (via Manzoni 21), il prof.
Salvatore Caponetto parla sul tema: «Dall’umanesimo alla
Riforma: cultura e fede nel pensiero di Filippo Melantone».
Moderatore il professor Marco Ricca.
BASSIGNANA — Alle 21, nella chiesa metodista (via Vittoria 5), il candidato Emanuele Fiume parla sul tema: «Giovanni Diodati traduttore della Bibbia e teologo evangelico».
9 novembre
TRIESTE — Alle ore 18,30, presso la sede del Gruppo ecumenico (via Tigor 24, Casa delle suore di Sion), la dott.ssa
Malvina Savio parla sul tema: «C’è Dio nel buddismo?». Per
informazioni rivolgersi allo 040-303715.
MESTRE 7— Per il corso di aggiornamento su «Il cristianesimo, l’Italia e l’Europa», presso il liceo scientifico «Giordano
Bruno», il prof. Giorgio Politi parla sul tema: «Per una rilettura dell’“Elogio della follia”: l’Europa in bilico fra due
mondi». Per informazioni rivolgersi allo 041-5341456.
12 novembre
TRIESTE — Alle ore 17,30, nella basilica di San Silvestro
(piazzetta San Silvestro 1), per il ciclo di incontri organizzato dal Centro culturale elvetico valdese «Albert Schweitzer» su Trieste nell’Ottocento, il prof. Fulvio Salimbeni parla sul tema: «Etnie, nazionalismi e irredentismo».
MESTRE — Per il corso di aggiornamento su «Il cristianesimo, l’Italia e l’Europa», presso il liceo scientifico «Giordano
Bruno», il prof. Massimo Firpo parla sul tema: «Crisi
dell’Istituzione ecclesiastica e riforma nell’Italia del ’500».
GORIZIA — Alle ore 17, nella chiesa metodista, (via Diaz
18/a), il pastore Andreas Kohn parla sul tema: «La preghiera nell’Antico Testamento».
14 novembre
TORINO — Alle ore 9 e alle ore 14, presso l’ex seminari©
vescovile (via XX Settembre 83) si tiene il secondo incontro
organizzato dalla Commissione cattolica per l’ecumenismo e il dialogo del Piemonte-Valle d’Aosta sul tema: «Pluralismo religioso e culturale in Europa». Per informazioni
rivolgersi a Elda Fava Possamai, tei. 011-3092217.
15 novembre
ROMA — In concomitanza con Tinaugurazone della nuova veste ristrutturata della Libreria di cultura religiosa, si
inaugura all’uscita dal culto, nei locali deUa chiesa valdese
di piazza Cavour, la mostra storica «Dalle Valli all’Italia»
che resta aperta fino a fine mese.
19 novembre
TRIESTE —Alle ore 17,30, nella basilica di San Silvestro,
per il ciclo di incontri organizzato dal Centro culturale elvetico valdese «Albert Schweitzer» su Trieste nell’Ottocento, il prof. Bruno Maier parla sul tema: «La vita letteraria».
GENOVA — Alle ore 17,30, nella sala della Società di letture e conversazioni scientifiche del Palazzo Ducale (piazza
De Ferrari), il professor Giuseppe Barbaglio parla sul tema: «Un Dio violento?» per il ciclo di studi del Sae su pace
e guerra. Per informazioni rivolgersi allo 010-566694.
21-22 novembre
PALERMO — Il Centro diaconale La Noce invita alTinaugurazione della Foresteria. Alle 10 di sabato 21 visita del
Centro; alle 13 aperitivo e buffet. Nel pomeriggio visita gui
data della città, rievocazione storica dell’edificio; alle 18,30:
taglio del nastro, messaggi e saluti e alle 20 cena dell’inaugurazione. Domenica alle 11 culto con la comunità metodista e valdese della Noce presieduto dal past. Winfrid
Pfannkuche; alle 13 agape con intermezzo musicale, messaggi e saluti agli ospiti. Prenotazioni allo 091-6817941/3.
22 novembre
ROMA — Alle ore 16, presso le Suore francescane missio
narie di Maria (via Giusti 12), per il ciclo organizzato dal
Sae su «Paternità-maternità di Dio e unità della famiglia
umana», il rabbino Vittorio Della Rocca parla su: «Il Padre
di tutti: “Ecco ti ho disegnato sulle palme delle mie mani”
(Isaia 49,16)». Introduce Maria Vingiani. Tel. 066-530976.
Radio € televisione
CULTO EVANGELICO: ogni domenica mattina alle 7,27 sul
primo programma radiofonico della Rai, predicazione e
notizie dal mondo evangelico italiano ed estero, appunta
menti e commenti di attualità.
PROTESTANTESIMO: rubrica televisiva di Raidue a cura
della Federazione delle chiese evangeliche in Italia, trasmessa a domeniche alterne alle 23,40 circa e, in replica, il
lunedì della settimana seguente alle ore 9,15 circa. Il 15 novembre andrà in onda: «Intervista a Konrad Raiser in vista
dell’Assemblea di Harare del Consiglio ecumenico delle
chiese»; «Liberi: un culto evangelico a Rebibbia»; «Alle origini della tolleranza religiosa: l’Editto di Nantes 400 anni
dopo»; «Incontri: rubrica biblica». Replica il 23 novembre.
AVVERTENZA: chi desidera usufruire di questa rubrica de
ve inviare i programmi, per lettera ofax, quindici giorni pri
ma del venerdì di uscita del settimanale.
14
PAG. 10 RIFORMA
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VENERDÌ 6
KlPOKMA
Lotterie immorali?
Eugenio Bernardini
Meno male che i sessantatrè miliardi del Superenalotto
del 31 ottobre sono stati vinti da un gruppo di cento persone. Per una sola persona sarebbero stati proprio tanti, anzi
troppi se fossero andati in mano a qualcuno che non avesse avuto gli strumenti culturali per tenerU sotto controllo e
per impedire la distruzione «per eccesso di fortuna» della
sua famiglia. Anche se vincite «minori», comunque dell’ordine di diversi miliardi, fanno nascere ugualmente perplessità, il «jackpot» (termine dei poker che designa il
«piatto» che si accumula fino a quando un giocatore non
«apre» con almeno due «jack», cioè due fanti) del SuperensJotto non poteva non scatenare polemiche suir«immoralità» di vincite così elevate e della relativa «febbre del
gioco» che in queste settimane ha battuto ogni record (e
ogni ragionevolezza). Una vincita così enorme, infatti, scatena l’immaginazione oltre ogni limite, proprio come illimitata appare la somma; qualche miliardino tutti saprebbero come spenderlo, decine di miliardi no.
È «morale» tutto ciò? No, non lo è. Meglio più vincitori
con un premio inferiore, pensano in molti. Ma questi giochi «autolimitati» esistono già e continuano a essere seguiti ampiamente. La «fortuna» dell’Enalotto (cioè dello stato,
che è l’unico vero vincitore) dipende, evidentemente, proprio da questo «di più» fantastico (e infantile) che è la vincita oltre ogni limite ragionevole. In campo religioso molti
pensano che proprio per questo l’Enalotto sia immorale,
mentre altri giochi con vincite più limitate siano moralmente accettabili perché rimangono, appunto, «giochi», in
qualche modo «innocenti» (e invitano, secondo la parola
di Gesù contenuta in Luca 16, 9 «fatevi degli amici con le
ricchezze ingiuste», a destinare una percentuale significativa alla beneficienza). Altri, sempre in campo religioso,
condannano qualsiasi tipo di lotteria (salvo quelle «familiari» della tombola di Capodanno o quelle «comunitarie»
dei bazar ecclesiastici) considerandole un «gioco d’azzardo» come quelli dei Casinò, delle corse dei cavalli o nelle
bische clandestine. Le motivazioni della condanna sono
più che condivisibili: non solo impoveriscono ulteriormente chi è già povero, non solo creano «giocodipendenti»
che, come altri «dipendenti», spesso distruggono se stessi e
le proprie famiglie, ma spargono anche illusioni a piene
mani, vero «oppio del popolo» che, invece, dovrebbe lottare per la giustizia economica e sociale, per un lavoro onesto per tutti, contro ogni egoismo e avarizia.
La tradizione protestante, giustamente, si è particolarmente impegnata nella lotta contro i «vizi», cioè contro
ogni «dipendenza» che asserve l’essere umano distruggendolo. Così come condanna duramente una società che, da
una parte, protesta contro le «tasse di solidarietà» (o di
«restituzione» a Dio attraverso i più indifesi) e, dall’altra,
incoraggia un prelievo molto consistente, anche se volontario, in scommesse e lotterie varie. Eppure, non mi sento
di condannare in blocco tutto il gioco. Perché anche in
questo campo si applica il principio protestante della libertà nella responsabilità: liberi di giocare, ma responsabilmente, cioè senza impoverirsi, senza perdere il controllo, senza illudersi, senza dimenticare la ricerca della giustizia e la necessità della solidarietà (di cui ha bisogno anche la società più perfetta). Chi è sufficientemente «maturo» e lo desidera, dunque, giochi pure, ma sempre con moderazione, come chi è capace di gustare un bicchiere di vino senza per questo essere un alcolista.
Ma c’è un’altra riflessione da fare: le pubblicità del «gratta e vinci» e del lotto hanno contrapposto l’ozio al lavoro
(la sveglia che suona e una voce fuori campo che dice «per
non puntarla mai più», oppure la persona che dorme felice
sul letto e la scritta «stiamo lavorando per voi»), come se la
felicità consistesse nel liberarsi dal lavoro. Niente di più illusorio, la felicità richiede ben altro. Infatti, al lavoro alienato, insensato, ripetitivo, mal pagato, non si contrappone
l’ozio, ma il lavoro liberato, sensato, creativo. Perché non
l’ozio ma il lavoro liberato è un ingrediente fondamentale
della felicità. In attesa di questo lavoro, però, milioni di disoccupati ne accetterebbero volentieri uno qualsiasi, come
scrive Beppe Severgnini sul «Corriere della sera» del 31 ottobre: «A tutti piacerebbe vincere la lotteria. Ma il vero sogno degli italiani, oggi più che mai, è lavorare».
Riforma
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PubUieaiione settimanale unitaria con L'Eco delle valli valdesi;
noni
1998
Associato alia
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periodica italiana
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Partecipazioni: mm/colonna E 1.800. Economici: a parola E 1.000.
Riforma è il nuovo titolo della testata La Luce registrata dal Tribunale di Pinerolo con il n, 176 del 1® gennaio 1951. Le modifiche
sono sfate registrate il 5 marzo 1993.
Il numero 12 del 30 ottobre 1998 è stato spedito dall'Ufficio CMP
Nord di Torino mercoledì 28 ottobre 1998.
Nella chiesa cattolico-romana cresce l'autoritarismo
Per la libertà degli altri
Anche l'ultima enciclica rinforza le posizioni antiriformiste
e non dialoganti. I protestanti devono far sentire la loro voce
PAWEL GAJEWSKI
HO letto le pagine dell’enciclica «Fides et ratio»
con molto interesse ma, lo
devo confessare, anche con
qualche sospetto. Con sospetto, perché sono reduce
da un recente scontro con la
lettera apostolica «Ad tuendam fidem» pubblicata il 30
giugno 1998. La lettera in
questione è una specie di documento interno con il quale
vengono inserite alcune norme nel Codice di diritto canonico e nel Codice dei canoni delle chiese orientali in
comunione con Roma. Il problema potrebbe apparire come una questione amministrativa interna alla Chiesa
cattolica. Coerentemente infatti alla sua struttura e all’attuale linea teologica, essa
crea uno strumento giuridico
per preservare la dottrina
«contro gli errori che insorgono da parte di alcuni fedeli, soprattutto quelli che si
dedicano di proposito alle discipline della sacra teologia».
Noi evangelici potremmo
dire che la questione non ci
riguarda direttamente in
quanto il nostro modo di fare
la teologia è completamente
diverso. Sarebbe così se il canone 1436-§ 1 del Codice dei
Canoni delle chiese orientali
non recitasse: «Colui che nega
una verità da credere per fede
divina e cattolica o la mette in
dubbio oppure ripudia totalmente la fede cristiana e legittimamente ammonito non si
ravvede, sia punito come eretico 0 come apostata con la
scomunica maggiore». Un errore di linguaggio? Una citazione risalente ai tempi della
Santa Inquisizione? No, un
linguaggio perfettamente calibrato e un documento pubblicato meno di sei mesi fa!
Cose ancora più interessanti si trovano nella «Nota
illustrativa» preparata dalla
Congregazione per la Dottrina della fede. Ecco come
esempio una delle citazioni
che ritengo molto inquietanti
perché giocano pericolosamente sul concetto di rivelazione: «Per quanto concerne
il più recente insegnamento
circa la dottrina sulla ordinazione sacerdotale da riservarsi soltanto agli uomini (...), il
Sommo Pontefice, pur non
volendo procedere fino a una
definizione dogmatica, ha inteso riaffermare, comunque,
che tale dottrina è da ritenersi in modo definitivo, in
quanto fondata sulla parola
di Dio scritta, costantemente
conservata e applicata nella
tradizione della Chiesa (...).
Nulla toglie che (...) nel futuro la coscienza della Chiesa
possa progredire fino a definire tale dottrina da credersi
divinamente rivelata». Insomma il sacerdozio riservato ai soli uomini potrebbe diventare dogma di fede!
Tornando all’ultima enciclica, in essa troviamo citazioni .di documenti molto
problematici. La costituzione
«Dei fllius» del Concilio Vaticano I (1870), documento citato molto spesso neH’enciclica, ricorda che lo stesso
Concilio ha proclamato come
dogma di fede l’infallibilità
del papa quando esercita il
suo magistero solenne. È richiamata la «Pascendi domini gregis» (8 settembre 1907)
che sigillava una feroce condanna del modernismo e
provocava un esodo di molti
intellettuali cattolici. Citata è
anche l’istruzione sulla vocazione ecclesiale del teologo,
«Donum veritatis» (24 maggio 1990), che ha segnato una
profonda spaccatura delle facoltà di teologia cattolica in
Germania. È infine richiamata l’istruzione su alcuni aspetti della teologia della liberazione, «Libertatis nuntius» (6 agosto 1984), che ha
provocato una profonda crisi
della Chiesa cattolica in
America Latina. Va notato
bene che i documenti in questione non vengono citati per
proporre una loro revisione o
per chiedere perdono degli
errori commessi. La validità
di questi pronunciamenti è
pienamente confermata (cf.
«Fides et ratio», par. 54).
Da questo quadro emerge
una chiesa aggrappata morbosamente al suo passato,
una chiesa che rinforza le sue
posizioni antiriformiste, che
rifiuta quasi tutti i tratti caratteristici della modernità.
Emerge però anche uno scisma silenzioso, molto evidente in Germania, come due anni fa ha confermato l’Appello
dal Popolo di Dio, resistenza
di una chiesa parallela, come
indica l’esperienza delle comunità cristiane di base in
Brasile e nel resto del mondo.
Ora è difficile valutare se questo scisma è causato dai più
recenti pronunciamenti del
magistero oppure se sia la
struttura stessa della chiesa a
favorire questo fenomeno e,
quindi, le dichiarazioni del
papa non siano altro che un
tentativo di salvare il salvabile, chiudendo tutte le porte e
tutte le finestre.
Noi protestanti amiamo
molto la parola «libertà» e siamo disposti a spenderci per la
libertà degli altri. La libertà
degli altri è in questo caso libertà di chi nella Chiesa cattolica viene soffocato e messo
a tacere. Si tratta della dimensione profetica della nostra
vocazione. Non possiamo dimenticare che dove le parole
sono puntualmente smentite
dai fatti, dove c’è la presunzione di possedere la Verità
assoluta, noi siamo ancora
una volta chiamati a far sentire la voce del Signore che ci
chiama continuamente al ravvedimento e alla conversione.
Lf ARRESTO a Londra del
I generale Pinochet, ex dittatore cileno, con tutto quel
che ne è seguito, ha risvegliato nell’opinione pubblica
mondiale il grosso problema
dei crimini contro l’umanità.
Pinochet, giunto al potere in
Cile nel 1973 con un golpe
militare nel quale venne ucci-,
so il legittimo presidente Salvador Allende, instaurò per
molti anni una dittatura
cruenta, durante la quale migliaia e migliaia di cittadini
cileni vennero arrestati, torturati e fatti sparire solo perché oppositori del regime, e
con loro anche alcuni cittadini di altri paesi. Il Cile non ha
mai processato questo dittatore, né le chiese cilene gli si
sono opposte. Allo stato attuale le opinioni sono diverse
e non sappiamo se Pinochet
verrà processato, come sareb
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PIERO bensì
be giusto e auspicabile. In
ogni caso la condanna morale
di tutto il mondo civile è già
un duro giudizio.
Non possiamo, tuttavia,
evitare di domandarci: quanti
altri sono i crimini contro
l’umanità che vengono ancora oggi perpetrati nel nostro
pianeta? Quasi ogni giorno i
nostri teleschermi ci mostrano torture, distruzioni, massacri, deportazioni, violenze
di ogni genere su intere popo
Fondamentalisti
Il quotidiano frane»», r ., ,
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sensibile alle richieste®
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Parigi...». Di fatto la b
per farsi. «La grande s
- prosegue l’articolo
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(...) per il dominio po«t^®^
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la sconfitta de .M*
lazioni. Senza contare i bambini gettati in mare. Quasi
mai i colpevoli, soprattutto se
uomini di potere, vengono arrestati e processati. Anzi,
spesso vengono giustificati.
• E le chiese? Tranne qualche
rara eccezione, per lo più tacciono. Con la scusa di non volere fare politica, stanno in
realtà dalla parte dei carnefici,
del potere. «Guai a quelli che
chiamano bene il male e male
il bene; che mutano le tene
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bre». Questo grido
Isaia dovrebbe essere'
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Lettori
PAG. 1 1 RIFORMA
Celebrazione solenne alla presenza di 4.000 persone
nche Lione ricorda l'editto di Nantes
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ARIGÌ, 11 ottobre 1985:
commemorazione della
Loca dell’Editto di Nantes
da parte del re di Francia.
m’Unesco [L'eco delle valliluce àeW 8 novembre 1985),
rifurono discorsi dell’allora
oresidente Mitterrand e del
oresidente della Federazione
ielle chiese protestanti di
Francia, pas. Jacques Maury.
Parigi, 28 febbraio-1“ marzo
1998: commemorazione della promulgazione dell’Editto
di Nantes da parte del re di
Francia Luigi XIV. Al Palais
des congrès, si tengono allocuzioni del presidente Jacques Chirac e di monsignor
Louis-Marie Billé, presidente
della Conferenza episcopale
di Francia. Il pastore Michel
Bertrand, presidente del
Consiglio nazionale della
Chiesa riformata, tiene il sermone; apprezzatissimo l’intervento di pochi minuti del
teologo professor Paolo Ricca, della Facoltà valdese di
teologia di Roma.
Che cosa rappresentano
queste due date, 1598 e 1695?
La prima: libertà di culto, garanzie giuridiche, politiche
accordati ai protestanti da
Enrico IV; la seconda: soppressione di tutti i diritti, con
le disastrose conseguenze che
ne seguirono. Diversamente
da quanto avvenuto nel 1985,
la commemorazione della
promulgazione dell’Editto
non ha investito solo Parigi
ma anche altre realtà, dal Sinodo regionale a Nantes
(maggio) al Forum regionale
protestante a Lione (ottobre).
Presente a Parigi nel 1985,
non ho voluto mancare al/'appuntamento che ha avu.0 luogo a Lione nella HaUe
ony-Garmier, edificio destinato un tempo ai mercati generali, ristrutturato, dall’interno futuristico con gradinata da 5.000 posti (ne sono
stati occupati circa 4.000),
scena, schermo gigante, altoparlanti. Era stato allestito
pure un «villaggio» composto
da sei stand chiamati «solidarietà, gioventù, inter-chiese, ecc.»: tutto questo a cura
delle 40 chiese, opere e movimenti membri della Fede
razione protestante di Francia, che ha organizzato questo Forum dal titolo «Convinzioni e tolleranza» sotto la
presidenza del pastore Jean
Tartier, che della Federazione è presidente.
Preceduta da un concerto
gospel la sera del 17 ottobre,
la giornata del 18 è stata intensa: culto con sermone del
pastore Michel Bertrand sul
testo: «Voi siete la luce del
mondo» (Efesini 5, 8-11); corale, preghiere. Santa Cena,
Padre Nostro detto da tutta
l’assemblea. È seguita un’allocuzione del sindaco di Lione
Raymond Barre. Nel pomeriggio musica e una tavola rotonda animata da Jean-Luc
Mouton, direttore del settimanale Réforme, e da Virginie
Crespeau, giornalista a Frunce
2. Ci sono state comunicazioni di Emmanuel Westphal, capitano dell’Esercito della Salvezza, e una riflessione sul tema che nasce da due domande: «Il nostro Dio è fanatico?
La nostra fede è coraggio?».
Sono seguiti altri importanti interventi: era prevista la
presenza di Catherine Trautmann, ministro della Cultura
e comunicazione, sindaco di
Strasburgo dal 1989, parlamentare europea del gruppo
socialista, teologa luterana.
Impossibilitata a intervenire,
è stato trasmesso il suo messaggio mentre lo schermo ci
offriva il suo volto sorridente.
Segnalo ancora l’intervento di
Philippe Richard, direttore
dell’Istituto tlei diritti dell’uomo dell’Università di Lione
che, dopo numerose missioni
in terra africana, tenta di
adattare la nozione di diritti
dell’uomo alla cultura africana. Questo interessante pomeriggio ha avuto termine
con il canto del noto e sempre
commovente A toi la gioire, o
Ressuscité! A toi la victoire,
pour réternitél.
La stampa ha annunciato
«la solidarietà di amici cattolici, di altre confessioni o laici» [Figaro régional) e ha poi
commentato: «Nonostante le
differenze esistenti tra riformati, luterani, evangelici (...) i
protestanti di Lione si sono
riuniti per celebrare insieme
l’anniversario dell’atto che
tollerava la loro presenza e,
mettendo fine alle guerre di
religione, riconduceva la pace
nel paese» [Le progrèsY, e ancora il Dauphiné Libéré ha riportato le parole del sindaco
di Lione; «Oggi l’Editto di
Nantes prende un significato
particolare nel contesto del
mondo nel quale viviamo. Si
inserisce pienamente nell’attualità dei problemi che si
pongono alla nostra società».
Quanto a Réforme, ha chiarito
il titolo del Forum: «Convinzioni al plurale, perché siamo
tutti diversi, come fratelli».
Il pastore Michel Bertrand, presidenterdel Consiglio dell’Erf
Posta
A Non minare
la comunione
nelle chiese
La lettera di Rossella Saccomani apparsa su «Riforma»
di venerdì 16 ottobre in cui si
parla dell’inserimento nella
Chiesa del Nazareno di Sarzana di un membro della
Chiesa battista di La Spezia,
mi ha lasciato molto perplesso. Ma la mia amarezza è notevolmente aumentata in occasione dell’Assemblea del
Coordinamento delle chiese
battiste della Liguria per due
motivi.
Primo: quello stesso fratello è stato eletto presidente
del Coordinamento: credo
che sarebbe stato più saggio,
prima di chiamarlo a una tale
responsabilità, cercare di
chiarire la questione.
Secondo: la Chiesa battista
di La Spezia aveva scritto una
lettera al Coordinamento
spiegando i motivi per cui si
era dimessa da tale istituzione, ma aveva anche precisato
che sperava di non dover interrompere i rapporti fraterni
nel bmv e nella Federazione.
Questa richiesta è rimasta
inascoltata e un membro della chiesa di La Spezia che faceva parte della Commissione battista-metodista-valdese non è stato rieletto con la
motivazione che se una chiesa non fa parte del Coordinamento battista non può essere rappresentata nel bmv. .
Credo che nelle nostre istituzioni si dovrebbe tenere
maggiormente conto della
sensibilità delle chiese e evitare prese di posizione che
minano l’unità e la comunione fraterna.
Erminio Podestà - Genova
ili Errata
corrige
Nella lettera a firma di Filomena D’Alonzo pubblicata in
Riforma n. 39 del 9 ottobre, a
pagina 7, terza colonna venticinquesimo rigo si legga «Tutti gli argomenti, anche i più
scottanti...». Ce ne scusiamo
con l’autrice e con i lettori.
irei
AGLI ABBONATI DELLA SVIZZERA E
DEI PAESI DELL'UNIONE EUROPEA
(ITALIA ESCLUSA)
Diamo una notizia buona e una cattiva; quella buona è che da
®99| gli abbonati della Svizzera e dei paesi dell'Unione europea
(Italia esclusa) riceveranno il nostro settimanale tramite un cort'are che ha gli stessi standard di efficienza delle Poste svizzere.
Parimentiamo questo corriere anche per gli abbonati che hanno
*telto (e pagato) la via aerea (sempre per i paesi su indicati): se
«rete soddisfatti, potrete passare al più economico abbonamenaordinario per l'estero (che per il 1999 sarà di L. 170.000).
‘ Ora la notizia cattiva: tutti gli altri abbonati dovranno ancora
pazientare. Infatti non c'è alcuna possibilità di sfuggire al monoPplio delle Poste italiane che continuano a evidenziare un'ineffijPriza inqualificabile e disperante. Pensate che, in alcune circopnze, le vostre e le nostre proteste hanno fatto allungare i tem' ppusegna per consentire ai funzionari delle poste di controllo I intero viaggio del nostro settimanale che spediamo regoogni mercoledì. Forse potete immaginare come ci senWo quando riceviamo queste notizie che vanificano il nostro
darvi un giornale il più aggiornato possibile.
. oi continuiamo a sperare che presto questa situazione miglio' Intanto vi chiediamo di non abbandonarci: il
™ che, nonostante l'aumento dei costi, il prezzo dell'abbonaento 1999 per l'Italia rimanga invariato per il terzo anno consej. wo è un segno di fiducia nel vostro sostegno. Nei prossimi me(j. ® ^'^cemo particolarmente bisogno perché stiamo studiando
e una nuova impostazione del giornale per
®no più completo e gradevole, cjuindi, non deludeteci.
Il direttore
^___ Eugenio Bernardini
Ogni settimana...
'Pi fa conoscere un mondo evangelico più grande di
L’ bh ‘'°''^°®c;ere con la tua esperienza diretta.
19gys,^°'''amento ordinario costa 105.000 lire (invariato dal
'il’eram '' reddito familiare non te lo consente, puoi utilizzare
Un l’abbonamento ridotto di 65.000 lire, oppure puoi fare
qualj,, °”®'fento semestrale che costa 55.000 lire; se, invece, hai
Zoo n®in più, aiutaci con l’abbonamento sostenitore di
Kce 0 mviandoci una qualsiasi cifra in dono: aiuterai chi
►'on
'h c,A I V " 'Vi£9iiC4UL.
Iisom P®™ePPere.
Q|. ci sono diversi modi per non rinunciare a RIFORMA.
"^iccorrono, per dodici o sei mesi, dal giorno di rice
PER LE VACANZE
Un fratello della chiesa di Biella mette a disposizione uno o
due minialloggi situati a 100 metri dallo Ionio dal mese di settembre al mese di giugno in forma gratuita (salvo rimborso
gas e luce). Se il soggiorno sarà stato gradito sarà pure gradita un’offerta alla Facoltà di teologia o a «Riforma». La casa
si trova a Ardore Marina (Re), servita dalla ferrovia; gli aeroporti di Reggio e di Lamezia Terme sono a 100 km. Rivolgersi a Arcangelo Caccamo, tei. 015-590504.
Nella collana della Facoltà valdese di teologia è uscito il n. 22
Enchiridion Fontium
Vaidensium
Recueil critique des sources concernant
les Vaudois au moyen âge
Vol. II (de la fin du Xlle au début du XlVe siècle)
aux soins de Giovanni Gönnet
in francese con i testi originali
pp. 196, L. 34.000
I testi di questo volume riguardano gli
sforzi congiunti delle autorità religiose
e civili messi in atto per ostacolare
l'espansione dell’eresia valdese. Accanto alle misure adottate successivamente dai vescovi, legati pontifici e
Frati minori, continua a svilupparsi la
controversia dottrinale (Buonaccorsi,
Bernard de Fonteaude, Gioacchino da
Fiore, Alain de Lille e Ebrard de Béthune) per scoprire, combattere ed estirpare ogni tentativo di divulgazione delle idee «nuove» riconosciute contrarie
alla fede cattolica.
m mm editrice
Claudiana
VIA PRINCIPE TOMMASO, 1 -10125 TORINO
TEL. 011/668.98.04 - FAX 011/650.43.94 - C.C.P. 20780102
http://www.arpnet.it/-valdese/claudian.htm
II Movimento
«Scienza
cristiana»
Scrivo riguardo all’articolo
di Pasquale lacchino «La sfida di "Christian Science”» (
16 ottobre 1998). L’ascolto
degli altri è fondamentale nel
dialogo interreligioso così come la trasparenza. Chi fa delle ricerche su «Scienza cristiana» si renderà conto che è un
gruppo attualmente molto rispettato negli Usa, suo paese
di origine, e capirà anche che
la sua teologia non è quella
delle chiese protestanti: ne ha
una propria che va rispettata.
Tuttavia alcuni di noi del
Consiglio dei pastori di Firenze non capiscono perché
questo gruppo voglia fare
parte di tale Consiglio.
A suo tempo quando fui
contattato dalla gentilissima
signora Sloan accettai di incontrarmi con lei (le offrii volentieri un cappuccino, da
americano a americana!) e
l’ascoltai quando mi parlò del
movimento «Scienza cristiana» che rappresenta. Accettai
e lessi gli opuscoletti che mi
diede e in seguito le dissi che
una eventuale collaborazione
(che lei proponeva a me e alla
comunità) non avrebbe avuto
senso in quanto storicamente,
ma soprattutto teologicamente, rappresentiamo due modi
diversi di concepire la religione. Noi vogliamo che «Scienza cristiana» abbia tutti i diritti che abbiamo noi e che nel
nostro paese goda pienamente della libertà religiosa. Però,
nello spirito della trasparenza, ripeto, non ritengo che
una collaborazione religiosa
avrebbe senso.
Pietro Ciavarella
pastore della Chiesa
metodista di Firenze
Ricordo
di Elsa Rostan
La figura di Elsa Rostan Bertolè mi è sempre stata cara
perché fu lei, insieme alla più
anziana Lidia Gay, che mi fece muovere i primi passi nel
cammino della nostra fede
valdese. Quando ancora signorina si occupava delle «cadette» di Torino, in via San
Secondo, le mie compagne
d’allora si ricordano con
quanto amore si dedicasse alla nostra formazione. Ho ritrovato una fotografia del suo
matrimonio, perché ero (benché dodicenne) fra coloro che
invitò alla cerimonia nel tempio di corso Vittorio Emanuele, e non poteva (mi disse allora) che sposare un pastore.
La ritrovai quando ero in
Svizzera, sposata anch’io,
quando il pastore Ermanno
Rostan, allora moderatore,
venne in visita nel Cantone di
Vaud e tenne una conferenza
a Cassonay, e furono nostri
ospiti. Non era cambiata da
come la ricordavo, anzi con il
passare degli anni maturava
sempre più. La ritrovai ai congressi femminili, al mio ritorno in Italia, sempre impegnata in prima fila, credente convinta, aperta verso il nuovo,
piena di verve e di simpatia.
L’ultimo ricordo che ho di
lei fu quando, a oltre 80 anni,
vinse il secondo premio a
una gara di bocce alla festa
del Rifugio Re Carlo Alberto
(difficilmente vi mancava) e
mi disse ridendo: «Hai visto
cosa ho ancora fatto alla mia
età?». Sì Elsa, sei sempre la
nostra cara signorina Bertolè
che ci insegnava come muovere i primi passi nella comunità, tanti decenni fa, così
pure nei giochi di allora.
Niny Boer Jouvenal
Luserna San Giovanni
Il volo di un seme di betulla
Nella pagina dedicata all’artista Eugenio Bolley [Riforma
n. 42, p. 6) gli è stata attribuita una collaborazione con Amnesty International che non si è verificata; sono molte invece le collaborazioni di Bolley con organismi vari, ecclesiastici e non. Inoltre un suo quadro, «Il volo di un seme di betulla sul Fuji», a centro pagina, è stato riprodotto con un’angolatura errata. Ne pubblichiamo l’esatta riproduzione.
Partecipazioni
RINGRAZIAMENTO
«Sappiamo che se questa
tenda che è la nostra
dimora terrena viene
disfatta, abbiamo da Dio
un edificio, una casa
non fatta da mano d’uomo,
eterna, nei cieli»
Il Corinzi 5, 1
I familiari del compianto
Alberto Clot
deceduto a Pomaretto all’età di 85
anni, ringraziano tutti coloro che
lo hanno accompagnato e curato
nelle settimane di malattia e che
hanno espresso la loro simpatia in
occasione della sua dipartenza.
Un ringraziamento particolare alla
famiglia GardioI dei Trossieri.
Trossieri di Ferrerò
31 ottobre 1998
RINGRAZIAMENTO
«Sia che viviamo
0 che moriamo,
noi siamo del Signore»
Romani 14, 8
La mamma, il papà e I familiari
tutti del caro
Claudio Charrier
commossi, ringraziano di cuore
tutti coloro che in vario modo hanno preso parte al loro dolore.
In modo particolare ringraziano
il medico curante dottor Saverio
Del Din e tutti gli amici di Claudio.
Borgata Clot di Inverso Rinasca
29 ottobre 1998
I necrologi si accettano
entro le 9 del lunedì. Tel.
011-655278 e (fax) 657542.
16
PAG. 1 2 RIFORMA
dALE
VENERDÌ 6 NOVEMBRE Iqq^
Verso la Vili Assemblea del Consiglio ecumenico delle
«Padare», un luogo di incontro e di dialogo
chiese a Harare-2
fra le persone
MYRA BLYTH*
IL modello del «padare» è
particolarmente significativo in quanto simboleggia la
nuova riflessione che si sta
sviluppando oggi all’interno
del movimento ecumenico.
In questi ultimi tempi infatti,
il dibattito ecumenico insiste
più sull’edificazione delle relazioni che non sugli accordi
strutturali o dottrinali. Il
«padare» propone delle piste
di riflessione sul modo di arricchire le relazioni umane e
di preservare la comunità,
anche quando ci sono disaccordi e conflitti. NeU’attingere al meglio della tradizione
shona e nel mettere in luce
l’importanza data oggi, nei
diversi ambienti ecumenici,
al dialogo rispetto alle decisioni, il «padare» promette di
essere un elemento molto
importante dell’Assemblea
sia dal punto di vista simbolico che pratico.
Per cinque giorni, oltre 400
manifestazioni costituiranno
il «padare». Ci saranno seminari e atelier; ci saranno inoltre incontri che faranno appello a tutto il ventaglio delle
arti dello spettacolo. Più di 40
presentazioni artistiche, dal
teatro alla danza, dalla musica alla poesia, sono previste
nel teatro dell’università. I
nostri ospiti zimbabweani
proporranno, fra molte altre
cose, un pezzo teatrale sulla
vita di un martire locale.
Sempre nel contesto del «padare», molti atelier saranno
organizzati attorno ai sei temi che danno a questo spazio il suo quadro concettuale
Riunione comunitaria, Gweru, Zimbabwe (1984)
(Foto Wcc)
(vedi riquadro a lato, ndr),
con in particolare dibattiti sul
cinquantesimo anniversario
della Dichiarazione dei diritti
umani dell’Onu, nonché racconti e testimonianze di chiese e comunità di tutto il mondo che, di fronte alla frammentazione e alla violenza,
cercano di promuovere una
cultura della pace.
I visitatori e i delegati che
parteciperanno al «padare»
affronteranno il tema della
mondializzazione e dell’indebitamento, e saranno vivamente pregati di unirsi a tutti
coloro che, nel mondo, stanno facendo campagna per
cancellare il debito dei paesi
più poveri entro il 2000. I
bambini di Harare, accanto a
quelli giunti da tutto il mondo, inviteranno le chiese a
dare uno sguardo nuovo sul
modo in cui potrebbero dare
dignità e espressione ai bambini emarginati e sfruttati del
Impressioni contrastanti di un viaggio in Medio Oriente-4
Diaframmi occupati
ADRIANO BOANO
Le immagini testimoniano due realtà apparentemente discordanti. Lungo le strade polverose del deserto è facile incrociare i
dromedari segnalati dal cartello e scorgere le
lunghe e basse sagome sformate delle brune
tende beduine, sempre più stanziali e marginalizzate in riserve; per rendere visitabile la
famosa Petra, il sito fu sgombrato dei residui
abitanti nomadi, trasformandoli in avventizi
del turismo. Ma anche nelle città cis o transgiordane si incrociano spesso arabi indaffarati in occupazioni antiche, congelati in un
immaginario di altri tempi. In questo contesto si colloca la domanda di Abraham Yehoshua: perché quella che era una volta la grande nazione araba oggi non riesce a diventare
parte integrante del mondo moderno?
Si potrebbe’ribaltare la considerazione e
chiedersi se non sia una strenua resistenza
all’appiattimento nella globalizzazione: tre
giorni, e tre notti nel silenzio buio del deserto, a dorso di dromedario da Aqaba al Wadi
Rum, km 80, possono riabituare alla percezione dei ritmi naturali; il ragionamento dello scrittore ebreo invece si focalizza sul problema della condizione femminile come
principale impedimento all’evoluzione di
quella società. È vero, ma è sufficiente a
spiegare il ritardo? Lo stesso autore del Signor Mani indicava la famiglia come rifugio
per antonomasia per gli ebrei (la famosa
mamma yiddish spesso ridicolizzata da
Woody Alien), cioè proprio l’istituzione che
regola entrambe le culture mediorientali e
cova quelle ortodossie micidiali, i cui pro
cessi retrivi, responsabili del blocco della società araba, blandiscono sia gli inurbati, incapaci di superare l’apoditticità delle uniche
ideologie realizzate (quelle teologiche
dell’Islam e il sionismo), sia ancora di più gli
abitanti del deserto.
Gli idealisti della Yesha hanno scelto di abbandonare comode esistenze altrove per abbracciare la vita biblica da coloni nello stesso deserto dei beduini, perseguendo però a
colpi di mitra lo spostamento della società
laica su posizioni oltranziste come i terroristi
di Hamas (Baruch Goldstein trasportando la
sua frontiera da Brooklyn a Hebron, massacrò 29 palestinesi in preghiera); l’adeguamento auspicato da Yehoshua è quindi allontanato anche dal fanatismo delle due fazioni, che crea ibridi.
Come il giovane giordano che condivise
parte del nostro viaggio: egli non può relegarsi fuori dalla sua comunità, consegnandosi al colonialismo occidentale («L'ebraismo ne è sentinella»), dunque rispetta il divieto di consumo della carne suina, ma poi
sorseggiando di nascosto una goccia di vino,
confessa di non credere nell’esistenza di Allah. Si può allora immaginare che il giovane
studente e i suoi venti fratelli di tre madri diverse siano consegnati all’oscurantismo anche per la presenza di obsoleti nazionalisti
che sulla base di «tabelline di regole cieche»
(Amos Oz, All Olir hopes. Essays on thè Israeli
condition) considerano ospiti coloro che da
secoli abitano quelle terre, a cui essi sono
tornati dopo 2.000 anni di assenza.
pianeta. Oltre alle questioni
centrali della giustizia e della
pace, il «padare» affronterà
anche argomenti riguardanti
la fede e l’unità, la preghiera,
il culto, la natura della chiesa, la forma della missione e i
rapporti tra Evangelo e cultura. In questo contesto, presentazioni importanti saranno dedicate ai risultati della V
Conferenza mondiale di Fede
e Costituzione (Santiago di
Compostela, Spagna, 1993) e
della Conferenza sulla missione e l’evangelizzazione
(Salvador, Brasile, 1996).
Spazio aperto per eccellenza, il «padare» non fa parte
delle strutture decisionali ufficiali dell’Assemblea. Non
produrrà quindi un rapporto
scritto e non formulerà raccomandazioni. Tuttavia ci si
aspetta che molti argomenti
discussi nel quadro del «padare» toccheranno il cuore e
la mente di coloro che, in seguito, parteciperanno come
delegati alle sedute di lavoro
ufficiali dell’Assemblea. Il
«padare», luogo di incontro e
di dialogo, contribuirà inoltre
a far sì che le future prospettive e priorità delle chiese
membro del Cec rispecchino
effettivamente le preoccupazioni dei cristiani ovunque
nel mondo. (fine)
* pastora battista'hel Regno
Unito, direttrice esecutiva
dell'Unità rVdel Cec
«condivisione e servizio».
Presiede inoltre il gruppo
incaricato di coordinare l’organizzazione del «padare».
(Traduzione dal testo francese a cura di J.-I. Peyronel)
I sei temi del «Padare»
- Giustizia e pace: questioni che si pongono alla chiesa
in un mondo segnato dai conflitti, dalla violenza e dalla
mondializzazione, in vista dell’edificazione di comunità
riconciliate.
- Unità: questioni riguardanti il culto, la spiritualità
l’unità visibile delle chiese, l’ecclesiologia e l’etica.
- Come camminare insieme: questioni relative alla comunicazione aH’interno del movimento ecumenico nonché tra quest’ultimo e il mondo, l’ecumenismo conciliare e
la concezione del movimento ecumenico.
- Formulazione: questioni che si pongono nelle relazioni
interreligiose e nella formazione cristiana ed ecumenica rispetto alla pluralità culturale e religiosa.
- Testimonianza: questioni che si pongono nella diffusione dell’Evangelo attraverso le cure di salute, la testimonianza e l’evangelizzazione, e problema del proselitismo.
- Solidarietà: questioni concernenti la preoccupazione
delle chiese nei confronti dell’ambiente e dello sviluppo di
comunità giuste e durevoli, e misure pratiche di educazione
alla partecipazione e di sviluppo delle potenzialità locali.
Bruxelles: conferenza internazionale
Agire contro la proliferazione
delle armi individuali
L’arcivescovo anglicano
sudafricano Desmond Tutu
ha lanciato un avvertimento
contro la proliferazione delle
armi leggere che potrebbe
ostacolare i progressi compiuti dal suo paese dopo la fine dell’apartheid. Tutu si è rivolto per via telefonica ai 600
delegati che, a fine ottobre, a
Bruxelles, hanno partecipato
alla conferenza internazionale su «Disarmo durevole per
uno sviluppo durevole». «L’escalation della violenza in
Sud Africa - ha detto Tutu - è
stata fortemente facilitata in
questi ultimi anni dalla diffu
Hong Kong dopo il ritorno alla Cina
1.500 bambini rischiano
di essere deportati in Cina
A Hong Kong sono circa
100.000 le famiglie che sono
alle prese con problemi di
separazione forzata. «È il
frutto di una politica aberrante che viola le convenzio- »
ni delle Nazioni Unite sui diritti del bambino», dichiara
Ho Hei-wah, direttore della
Soco, «Società per l’organizzazione comunitaria», un organismo di lotta per i diritti
umani sostenuto da due agenzie umanitarie delle chiese protestanti della Svizzera
romanda, l’«Entraide protestante» (Eper) e «Pain pour le
prochain» (Ppp).
«Concretamente - spiega
Ho Hei-wah - il governo cinese concede permessi di
emigrazione secondo un sistema di quote ingiusto e arbitrario. Le autorità cinesi infatti trattano i casi su una base individuale e non familiare. C’è una lista d’attesa per
le madri e un’altra per i figli.
Un bambino potrà quindi ricevere un permesso, ma non
sua madre o viceversa. Gli
strappi familiari sono dunque programmati». Inoltre
questo sistema è profondamente inquinato dalla corruzione: «Pagare il “pizzo" è
una pratica molto diffusa dice Ho Hei-wah - e i visti
non vengono sempre concessi a coloro che vi hanno diritto». Per mandare avanti le
pratiche, bisogna dare tra i
60.000 e i 200.000 dollari di
Hong Kong (circa 1,5 e 5 milioni di lire) ai funzionari incaricati dei visti.
A ciò si aggiunge un altro
problema: secondo la Costituzione negoziata tra Pechino e Londra per il ritorno di
Hong Kong alla Cina il 1“ luglio 1997, ogni persona nata
da un residente di Hong
Kong ha, indipendentemente
dal suo luogo di nascita, il di
ritto di andare a vivere a
Hong Kong. Forti di tale diritto, di cui usufmiscono diecine di migliaia di bambini in
Cina, circa 1.500 bambini che
avevano raggiunto illegalmente i loro padri a Hong
Kong hanno voluto regolarizzare la loro situazione chiedendo un certificato di residenza. Ma, sotto la pressione
politica di Pechino, il governo di Hong Kong ha modificato in tutta fretta la legge
sull’immigrazione.
Secondo questo emendamento, per poter risiedere a
Hong Kong, i bambini nati in
Cina devono prima aver ricevuto un permesso di emigrazione dal governo cinese. In
altri termini, i 1.500 bambini
in questione dovrebbero essere deportati in Cina e poi
mettersi in lista d’attesa per
ottenere il permesso di emigrare a Hong Kong. Si tratta
di una flagrante discriminazione, considerando che i
bambini nati in altre parti del
mondo possono entrare senza problemi a Hong Kong su
semplice presentazione di
documenti di viaggio.
La Soco ha fatto ricorso immediatamente. Ma il 9 ottobre scorso il ricorso è stato respinto dalla Corte d’assise di
Hong Kong. «Ci batteremo fino in fondo», afferma Ho Heiwah che è riuscito a mobilitare un centinaio di avvocati e
ha depositato un nuovo ricorso. Il caso dei 1.500 bambini è
ora all’esame della Corte di
appello. La sentenza dovrebbe essere pronunciata nel
prossimo gennaio. La Soco è
molto attiva anche nella difesa del diritto all’alloggio, in
particolare per i cosiddetti
«uomini-gabbia», gli abitanti
di Hong Kong costretti a vivere ammucchiati in vere e proprie gabbie sovrapposte, (spp)
sione delle armi. Il mondo ha
ammirato la transizione pacifica che abbiamo conosciuto
in Sud Africa, ma questo miracolo viene oggi minacciato
dalla criminalità che imperversa su larga scala perché il
Sud Africa del dopo apartheid è inondato di armi. La
libertà è minacciata dall’assenza di sicurezza».
Nel mondo, civili innocerrti
sono sempre più vittime della violenza, ha aggiunto l’arcivescovo. All’inizio del secolo il 5% delle vittime di guerra
erano civili; oggi sono circa!
90%. Le armi leggere, verrdit
te apertamente e facilmente
accessibili alle gang e alle milizie, sono all’origine della
più parte di queste morti. Desmond Tutu era uno dei
quattro laureati del Premio
Nobel per la pace che si sono
rivolti alla conferenza: gli altri erano Jody Williams, impegnata nella campagna contro le mine antipersona (’97),
José Ramos-Horta, portavoce
del Movimento indipendentista di Timor (1996) e l'ex
presidente del Costa Rica,
Oscar Arias (1987).
Un «Appello all’azione»,
adottato dalla conferenza,
esorta la comunità internazionale a ricorrere in mode
più sistematico alla «imposizione di embarghi o a moratorie sull’importazione e
l’esportazione di armi nelle
regioni scosse da tensioni». W
risoluzione chiede inoltre
stati la cui legislazione
sul
possesso di armi individuai ^
insufficiente, di potenziarla^
più presto. E in un paragrai
indirizzato ai governi occi’
dentali e alla Banca mondiale,
la conferenza propone una t'
dazione del debito estero
del
paesi in via di sviluppi
cambio dell’adozione
di un
accordo mirante a distrufficre
le armi da guerra. Secondo u
quotidiano belga Le Som
Banca mondiale ha accet
questa proposta.
Gruppi ecumenici 0 3®
ciazioni militanti per la di
dei diritti della persona, P
pace e lo sviluppo, ^nodo
temente rappresentati
conferenza nonché all id
delle organizzaziodi ^
governative (Ong) che ^
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