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Anno 122 - n. 9
28 febbraio 1986
L. 500
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a : casella postale - 10066 Torre Pendice
delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
XVII FEBBRAIO: A 138 ANNI DALL’EMANCIPAZIONE, A 2 DALL’INTESA
E’ ripreso con forza il discorso
sul diavolo, dopo la decisione
presa dall’arcivescovo di Torino, cardinale Anastasio Ballestrero, di nominare sei esorcisti per
la diocesi, e l’invito rivolto ai vescovi dal prefetto della congregazione per la dottrina della fede,
il cardinale Ratzinger, perché
siano rispettate le prescrizioni
canoniche sugli esorcismi, vale
a dire che l’autorizzazione sia
concessa solo a sacerdoti che
« si distinguano per pietà, scienza, prudenza e integrità di vita »,
e che i laici non usino formule
esoreistiche.
Non sono mancate reazioni
laiche, scettiche, ispirate a razionalismi ingenui quanto le superstizioni che agitano moiti cultori di arti magiche e non poche
persone terrorizzate dal demoniaco. Eppure anche nelle epoche che si ritengono scientifiche
ed illuminate, nascono irrazionalità e cacce alle streghe, e
non sono contraddittori come a
prima vista parrebbero oroscopi
e computers, tecnologie avanzate
; e oscurantismi arretrati.
Ma allora ha fatto bene o ha
fatto male Tarcivescovo? Indubbiamente l’arcivescovo di Torino
è persona attenta ed avvertita, e,
nel quadro della sua fede e nella
tradizione della sua chiesa, possiamo presumere che abbia agito
con prudenza e per reazione ad
Un dilagare di posizioni ambigue
dì gruppi e persone che giocano
o speculano sul demoniaco.
Del resto, non solo nella tradizione delle chiese si trovano
riflessioni importanti, anche se a
volte contraddittorie, sul male,
sul peccato, su angeli e demoni;
anche all’interno della testimonianza che ci viene dalie Scritture ii problema c’è, anche se in
genere non si cade in dualismi,
tìpici di altre religioni, per cui
Dio rimane l’unico Dio e non incontriamo due divinità, quella
del bene e quella del male.
Ma anche la più completa confessione di peccato, che giunga a
ricordare il peccato e i peccati,
il male individuale e collettivo,
quello cosciente e quello inconscio, lascerebbe sempre ancora
ignorata una potenza del male
che nei fatti vediamo ail’opera.
E se per confessare il proprio
peccato è necessario dare un nome ai propri errori, questo male
senza nome che sfugge alla nostra razionalità possiamo anche
convenzionalmente chiamarlo
con i nomi classici dati al demonio. Ma un credente sa che è
più difficile fare spazio a Cristo
nella propria vita, che non « cacciare i demioni ». La lotta più alta che ci troviamo a combattere non consiste tanto e solo nel
cacciare dal nostro corpo 1 « nostri » demoni (maiattia, droga,
orgoglio, ecc.): se il nostro corpo
non viene esercitato a diventare
« abitazione di Cristo », cacciato
un demone altri sette ne possono prendere il posto.
In definitiva, penso che lo sferzo maggiore sia, in positivo, quello di educare a Cristo; con lui
possiamo pregare: « Liberaci dal
maligno »; senza di lui, la « lotta
a Satana » rischia di essere controproducente.
Sergio Rihet
Una data giusta
per una visita gradita
Il presidente Cossiga, in visita alla chiesa di P.za Cavour e alla Facoltà di teologia, oltre a
Valdesi e Metodisti, ha incontrato esponenti di altre chiese evangeliche che non hanno intese
« Il senso della mia presenza
qui è di rendere testimonianza
ad una comimità di fede che con
la sua ricerca della verità arricchisce la vita civile, culturale e
spirituale del nostfo paese ». Con
questa dichiarazione, rilasciata a
Protestantesimo in un’intervista
esclusiva, il Presidente della Repubblica Francesco Cossiga ha
riassunto il significato della sua
visita ufficiale alle chiese valdesi
e metodiste. Assediato da un folto drappello di giornalisti e di
fotografi, ha visitato il tempio
valdese di Piazza Cavour, dove
è stato ricevuto tra gli altri dal
pastore Giorgio Bouchard, moderatore della Tavola Valdese,
dal pastore Franco Sommani e
dal presidente del consiglio di
chiesa, Franco Dupré. Dopo una
breve visita all’attigua Libreria
di Cultura Religiosa, il Presidente della Repubblica si è trasferito alla Facoltà Valdese di Teologia. « Il Presidente ha ammirato mplto la nostra biblioteca —
riferisce il decano della Facoltà, prof. Bruno Corsani — di cui
gli è stata spiegata la funzione, non solo per lo studio
della teologia, ma nel quadro più
ampio del mondo culturale italiano». E’ seguito rincontro con i
docenti della' Facoltà Valdese di
Teologia; in questa occasione al
Presidente è stato fatto 'omaggio
dei volumi della collana della
Facoltà e di alcune altre opere
che attestano l’impegno della Facoltà teologica nel campo della
ricerca e della diffusione del pensiero protestante.
« E’ stato un incontro semplice
ed informale — ha commentato
un professore — ed è proprio
in questa semplicità che abbiamo
colto l’aspetto forse più autentico di questo avvenimento ».
Sempre in forma privata Cossiga si è poi incontrato con i
rappresentanti di m,oilte chiese,
tra cui, oltre ai valdesi e ai metodisti, i battisti, gli avventisti,
i luterani, gli episcopali, gli apostolici, gli ortodossi, i presbiteriani, l’esercito della salvezza e
le Assemblee di Dio in Italia. Il
Presidente della Federazione delle chiese evangeliche in Italia, pastore Aurelio Sbaffi, ha colto Toccasione per ricordare che la
FCEI si augura che al più presto siano firmate intese con tut
II presidente Cossiga, accompagnato dal moderatore Bouchard,
raggiunge la Facoltà di teologia.
to il resto del protestantesimo
italiano.
Ma l’aspetto più significativo
della visita di Cossiga è stato la
partecipazione all’incontro pub
IL CULTO E LA COMUNITÀ’ DEI CREDENTI - 3
Dal silenzio al perdono
Beato colui la cui trasgressione è rimessa e U cui peccato è
coperto! Beato l’uomo a cui TEtemo non imputa Tiniquità e nei cui
spìrito non è frode alcuna!
Mentre lo tacevo le mie ossa si son consumate x>er il ruggire
che facevo tutto il giorno. Poiché giorno e notte la tua mano mi
colpiva, il mio succo vitale s’era seccato come per arsura d’estate.
Io t’ho dichiarato il mio peccato, non ho coperta la mia iniquità.
Io ho detto: Confesserò le mie trasgressioni aU’Etemo; e tu hai
perdonato l’iniquità del mio peccato.
Perciò ogni uomo pio t’invochi nel tempo che puoi esser trovato; e quando straripino le grandi acque, esse certamente non giun^
geranno fino a lui. Tu sei il mio rifugio, tu mi guarderai da distretta, tu mi circonderai di canti di liberazione.
Io t’ammaestrerò e t’insegnerò la via per la quale devi camminare; io ti consiglierò e avrò gli occhi su di te. Non siate come il
cavallo e il mulo che non hanno intelletto, e la cui bocca bisogna
frenare con morso e con briglia, altrimenti non ti s’accostano!
Molti dolori aspettano Tempio; ma chi confida nell’Eterno sarà
circondato dalla sua grazia. Rallegratevi nelTEtemo e fate festa, o
giusti! Giubilate voi tutti che siete diritti di cuore! (Salmo 32).
La confessione del peccato è
uno dei momenti più delicati del
culto domenicale. Che cosa facciamo? Come riempire quegli
istanti di silenzio? Ripassiamo
gli elenchi degli errori commessi
durante la settimana? La preghiera del pastore e l’inno talvolta ci
tolgono dall’imbarazzo.
Il Salmo 32 ci aiuta ad utilizzare bene quello spazio. Dando
uno sguardo generale al Salmo
ne ricaviamo in primo luogo due
impressioni. La prima è che la
confessione del peccato non è solo un momento triste, cupo, di
macerazione. Nel Salmo leggia
mo parole di gioia. La seconda
osservazione è che il Salmo ci
orienta a vivere la confessione
del peccato non come un’elencazione dei nostri errori, ma come
un itinerario che parte dal silenzio, dalla solitudine, dall’isolamento per passare attraverso il
confronto con la Parola di Dio
che ha come sbocco una vita vissuta nel perdono e nella gioia.
« Mi son taciuto » (v. 3). La persona del silenzio vive chiusa in
se stessa, copre la propria vita, i
propri pensieri, i propri sentimenti, vive una vita isolata da
Dio è dagli altri anche se si trat
ta di una persona pubblica carica di impegni.
Le immagini con cui il salmista descrive le conseguenze di
questo silenzio (v. 3, 4) stanno
ad indicare inaridimento interiore, una coscienza che si secca e
muore, l’incapacità di stabilire
autentici rapporti di amicizia.
Riusciamo anche a mentire a
noi stessi oltre che a Dio e agli
altri e ci autoassolviamo. Diciamo la verità: ad un certo punto
questo tentativo di coprire il nostro peccato ci rende insopportabili persino a noi stessi e la mancanza di dialogo finisce per renderci tormentati interiormente.
« Io ti ho dichiarato ». « Io ho
detto » (v. 5). Prendo la decisione di scoprirmi per quello che
sono: un peccatore. Accetto di
parlarne con Dio. Non voglio più
mentire a Dio, ai miei fratelli e
a me stesso. Ma di che cosa parlerò al Signore?
La tappa successiva di questo
itinerario è di prendere coscienza di che cosa sia il peccato. Il
V. 5 del Salmo 32 è una piccola
collezione di termini utili a capire che cosa sia il peccato per
la fede biblica. In genere peccato è la trasgressione di precetti
etici e religiosi, in una certa tra
Valdo Benecchi
(continua a pag. 2)
blicc, nell’Aula Magna della Facoltà Valdese di Teologia. Per
l'occasione anche l’ambiente aveva assunto un aspetto un po’
insolito: al posto del consueto
dedalo inestricabile di auto in
sosta in terza fila, si assisteva
un po’ sgomenti allo spettacolo
di una via Pietro Cessa vuota
come a ferragosto, fatta sgombrare appositamente da un esercito di vigili urbani in azione
fin dal mattino, e debitamente
ripulita da un manipolo di netturbini accorsi per l’occasione;
una vera calamità per le dozzine
di gatti che si aggirano perennemente tra il macellaio e il salumiere, in attesa che qualche
osso voli sul marciapiede, che
per Toccasione si trasforma in
campo di battaglia. Insolita anche la presenza fuori dal portone
delTaula; al posto delTimmancabile gruppetto di incalliti viziosi che alla conferenza preferisce fi relax di una buona sigaretta (nell’aula è rigorosamente
vietato fumare), un gruppo di
tutori delTordine stava a ricordare che dentro all’aula non
c’erario, come accade di frequente, immigrati, pacifisti o ecologisti del WWF. Ma anche dentro
lo spettacolo era inconsueto. Un
osservatore attento poteva scoprire qua e là, mimetizzate tra
la gente, quelle persone dall’aria
inconfondibile che, discretamente, controllavano che tutto si
svolgesse come previsto dal cerimoniale; meno discreti, quelli
impegnati a contenere gli assalti dei giornalisti e della tv.
Marco Davite
(continua a pag. 2)
Il saluto del Moderatore
Bouchard e la risposta
del Presidente Cossiga: a
pag. 3 i testi integrali dei
due discorsi.
2
2 fede e cultura
28 febbraio 1986
1
LA SITUAZIONE DEL DOPO INTESA - 2
Nuovo giurisdizionalismo
L’Italia per certo è un paese
in cui non è stata ancora « accolta cuSlturalmente la lezione
della rivoluzione francese », ooinp
dice bene Gardiol; ma il fatto è
che da noi sia quella rivoluzione sia la Riforma (fattori che
hanno sconvolto e rinnovato vari paesi europei) non ci sono
mai stati.
Ciò premesso, se è doveroso
rilevare le voci che si levano
nei nostri ambienti per cercar di
fare il punto sul post-intesa, è
altrettanto doveroso rammentare
che la vita delle nostre chiese
in questo paese non è più facile
in regime di libertà che in quello di intolleranza. Tutte le esperienze vissute dalle nostre chiese prima e dopo il 1968 lo dimostrano chiaramente. Da quell'anno fu concreto il riconoscimento delle libertà costituzionali in
materia religiosa ed ecclesiastica e cessò di fatto Tintolleranza
condotta dai governi democristiani del ventennio precedente.
Chi volesse sincerarsi circa le
nuove difficoltà che si profilarono in seguito, si rilegga la relazione sull’ultinijO semestre del
1967 presentata al Consiglio federale all’atto del suo scioglimento nella seduta del gennaio 1968;
oppure riveda i due documenti
preparatori al Convegno indetto
ad Appe nell’agosto 1969 sulla
posizione delle chiese di fronte
allo Stato. A tal fine valgano anche i documenti distribuiti sull’intesa nei Sinodi del 1978, ’79 ed
’81, compreso il documento S
che non fu divulgato.
Si potrà constatare così che
con la conclusione dell’intesa si
è aperto un nuovo periodo nella
storia della politica ecclesiastica in Italia. Ma non è detto che
in tale periodo le Chiese evangeliche possano pervenire in seno alla società italiana ad una
collocazione accettevole. Proprio
con la conclusione dell’intesa e
la L. 449 si è aperto il periodo
dei nuovo giurisdizionalismo,
che presenta caratteri assai diversi da quelli propri ai precedenti. Invece di stabilire il Conseguimento definitivo e l’effettivo esercizio di tutti i diritti di
libertà garantiti dalla Costituzione nel campo religioso ed ecclesiastico, anziché segnare l’avvio verso la realizzazione di una
nuova, più lata laicità dello Stato
e della società italiana nel pieno
rispetto delle fedi professate dai
cittadini su di un piano di eguaglianza, si cerca ora di operare
un livellamento pluriconfessionale, mascherato da pluralismo
democratico ed una discrimina
zione lesiva dei diritti di eguaglianza tra confessioni « riconosciute » e non riconosciute. Si
cammina cioè sulla via di una
restaurazione giurisdizionalista.
Le carte stesse del gioco sono cambiate. Basta vedere i progetti di intesa elaborati in sede
di Ministero dell’interno.
La trattativa per l’intesa dal
1976 al 1984 aveva teso lo sforzo
delle chiese verso la rivendicazione dei diritti di libertà; questa è infatti l’azione primaria
da svolgere da parte delle chiese evangeliche qùando si trovano a dover fronteggiare la pressione di un cattolicesimo dominante sul piano politico. Ma allorquando occorre fronteggiare
un interlocutore che ostenta una
posizione di presunto laicismo,
ma in realtà di netta marca giurisdizionalista, la pattuglia protestante deve prioritariamente
guardare alla difesa della sua
identità, alla tutela dell’indipendenza delle sue strutture che valgono da suj^crto per l’azione
evangelizzatrice che sola giustiffea la sua presenza nella società civile.
Le libertà — e Gardiol lo riscontra in modo pieno — oggi
non subiscono più coercizioni.
Il giurisdizionalismo infatti, anche se « socialista », non ha bisogno di toccare le libertà; tende ad appiattire le varietà, cerca dì comprimere le difformità;
mira ad annullare le differenze;
e p>er ottenere lo scopo è disposto a dare a tutti lo stesso (quello che lui reputa opportuno, si
intende). La politica giurisdizionalista vuole uniformare per
quanto possibile la posizione di
tutte le confessioni in mpdo che
le identità si sbiadiscano conformandosi ai caratteri della
maggioranza. In tal modo ciascuna confessione si adegua alla
vdlontà di governo che appare
ben disposto, purché siano per
lui sicuri i controlli e il diritto
di limitare o revocare ciò che è
pur disposto a dare.
Una tale politica ecclesiastica
a sfondo clericaleggiante, può
agevolmente essere sintetizzata
con l’espressione « sette e mezzo », che non può tuttavia trarre
in inganno nessuno. Il senso delle formulette con cui i politici
prospettano i loro intendimenti
è sempre ambiguo, perché occorre che le carte non siano scoperte prima di esser giocate. La
detta formula occulta sotto la
maschera di un artificio un nuovo modo dì svolgere la vecchia
politica giurisdizionalista. « Sette e mezzo » non significa solo
avvicinamento dello strumento
concordatario a quello dell’intesa sotto il profilo formale, ma
osmosi delle condizioni nascenti
dalla situazione concordataria alla situazione del post-intesa. Nei
criteri dell’attuale giurisdizionalismo rientra quello di ridurre gli
accordi bilaterali di diritto esterno, ad intesa di diritto interno
da trasfondere in leggi uiulaterali. E’ una riduzione concettuale da cui nasce l’idea del concordato quadro con gli accordi addizionali, la legge sugli enti ed il
finanziamento, l’intesa per l’insegnamento religioso e la stessa
trasfusione manipolata dell’intesa nella legge 449.
L’intesa è poi concepita come
strumento governativo per il riconoscimento delle confessioni
(concetto del tutto anticostituzionale) e per estendere loro taluni privilegi. Si spera così di attuare un pluralismo di convenienza che possa rendere compiaciute, e perciò compiacenti,
quelle tra le confessioni diverse
che possono essere sensibili ad
una « politica dei vantaggi ».
Vecchia espressione questa già
varata al tempo della corsa per
m,ettersi a tavola quando si profilò la possibilità di ottenere la
previdenza sociale e l’assicurazione malattie per il clero di
ogni colore. Oggi la nuova corsa
può essere molto più appetente;
il menu è più vasto: contributi
per l’edilizia; esenzioni per la Tasco; lo 0,8% dell’I^ef; la detrazione delle contribuzioni dagli
imponibili; e ci sarà anche altro.
Si tratta di un self-service imbandito all’insegna di un nuovo
modo di cattolicizzare, neutralizzandone i presupposti operativi, una evangelizzazione protestante già quasi irrilevante di
fatto.
Questi appaiono i caratteri della politica ecclesiastica condotta
dall’attuale governo nei riguardi
degli ex « culti ammessi » già
provvisti di intesa od aspiranti a
concluderne. E non v’è da stupirsene. In Italia anche i laici ed
i laicisti sono informati da una
mentalità cattolica. Il cattolicesimo quale «patrimonio storico
del popolo italiano » produce
una educazione di cui bisogna
valutare le conseguenze; limitarsi a prenderne atto, non vale.
In quale modo si possa tentare
di fronteggiare con dignità la situazione in atto da parte delle
chiese che siano in grado di
adoperarvisi è quanto si cercherà di dire in un prossimo articolo.
Giorgio Peyrot
Dal silenzio
(segue da pag. 1)
dizione religiosa ha quasi sempre a che fare con il sesso. Talvolta è un termine usato per indicare una contrarietà che ritarda o impedisce un progetto.
La traduzione italiana non rende ben conto dei termini del v.
5 che potremmo così parafrasare: « Signore, riconosco di aver
mancato la mèta, il bersaglio, di
aver vagato per strade sbagliate,
di essermi fatto sballottare dagli
avvenimenti perché privo di un
.sicuro riferimento che mi poteva venire solo dalla tua Parola.
Signore perdonami ». Il peccato
parla delle nostre scelte di vita
prese senza riferimento o in opposizione alla volontà di Dio e
che, pertanto, sono come colpi
andati a vuoto.
E’ di questo che vogliamo parlare con Dio uscendo dall’ipocrisia, dall'arroganza, dall'angoscia
del nostro silenzio, a seconda dei
casi.
L’itinerario della nostra confes
sione prosegue con una grande
scoperta: « Tu hai perdonato
l’iniquità del mio peccato » (v. 5).
Ci scopriamo i destinatari dell'amore di Dio, del suo perdono.
Dio ci fa vivere come persone
perdonate. Il perdono è Dio che
in Cristo ci aiuta a fare delle
scelte di vita conformi alla sua
volontà, è Dio che in Cristo rigenera ciò che si era inaridito, è
Dio che ci aiuta a uscire dal nostro isolamento per tornare a godere la gioia e la ricchezza del
dialogo con la sua Parola e della
comunione con i fratelli. Tornare a condividere i nostri sentimenti, a riscoprire l’amicizia. La
libertà di essere finalmente noi
stessi, di incontrare il fratello.
Ci è stato fatto il dono di una
nuova giustizia.
PROTESTANTESIMO IN TV
L’epopea degli Ugonotti (titolo: Il prezzo della libertà)
è l’argomento che la rubrica
ha coraggiosamente affrontato nel numero monografico
del 10 febbraio. Non era infatti impresa da poco presentare centocinquant’anni di
storia senza risultare prolissi o superficiali; si rendeva
inoltre necessario, come sempre, captare l’attenzione per
mezzo di uno “spettacolo”
televisivamente valido. Se lo
scopo sia stato raggiunto in
modo soddisfacente attraverso il film a cui abbiamo assistito, i cui interpreti erano
non aver voluto rinnegare la
propria fede gli Ugonotti hanno portato il loro spirito di
iniziativa, la loro cultura, la
loro operosità in Germania,
in Olanda, in Svizzera, in Inghilterra e soprattutto in America.
In coincidenza con il nascere dell’industria essi fanno così da detonatore alla
esplosione della società moderna. Tenendo presente che
intere regioni nordamericane
sono state per così dire create dall'immigrazione degli
Ugonotti si può affermare che
la cultura democratica di
Ugonotti
impersonati da pupazzi animati, è difficile dire. Certo,
la scelta di tradurre la vicenda in immagini, avvalendosi
di una tecnica per sua natura inevitabilmente semplificativa, può aver sconcertato o,
al limite, urtato una parte di
spettatori. D’altro lato questo tipo di drammatizzazione
dalle antiche radici popolari
non manca di una sua suggestione ed è auspicabile che
abbia raggiunto, per altre fasce di utenti, lo scopo divulgativo che si proponeva. Ritengo inoltre che si debba tener presente il filmato per
una sua utilizzazione in campo didattico: le occasioni, da
cogliere e da ricercare, non
dovrebbero mancare.
Al termine della proiezione
che, in brevi dialoghi, ha illustrato il nascere e l’affermarsi delle convinzioni di
fede dei riformati francesi e
li ha seguiti, attraverso le
persecuzioni e le stragi, fino
all’editto di Nantes e alla
susseguente tragedia della revoca, il moderatore G. Bouchard ne ha esposto in una
lucida sintesi le conseguenze
per il mondo occidentale. Esiliati dalla terra francese per
quel paese non sarebbe pensabile senza il loro contributo e forse — ha aggiunto il
pastore Bouchard — oggi la
lingua più diffusa sarebbe il
francese anziché l’inglese.
Certo, la storia di successo
che ne seguì non deve essere vista in chiave trionfalistica. Sappiamo bene per
quali vie « il peccato » segnò
poi pesantemente anche i sistemi di vita emersi da quel
travaglio: questo ci deve ricordare che la parola “Résister” incisa nella pietra da
Marie Durand (per trentotto
anni prigioniera nella Torre
di Costanza a Aigues Mortes)
è sempre attuale e sempre
da riscoprire, nelle grandi
battaglie per la pace, la libertà e la giustizia come nell’impegno quotidiano ed anonimo di ciascuno di noi. Questo intervento, necessario ed
efficace, avrebbe forse dovuto essere collocato all’inizio
della trasmissione così da
preparare lo spettatore ad
una compren.sione più approfondita del filmato e ad una
miglior valutazione dello
stesso.
Mirella Argentieri Bein
Una data giusta
(segue da pag. 1)
L’itinerario si conclude con
un’espressione di gioia: « Rallegratevi nell’Eterno, e fate festa,
o giusti! Giubilate voi tutti che
siete diritti di cuore » (v. 11).
Gioia perché si rinsalda con
Dio una comunione interrotta,
gioia perché abbiamo ritrovato
la fiducia nel suo amore, gioia
perché torniamo a gustare il valore della comunione fraterna,
gioia perché il potere del peccato sulla nostra vita è spezzato. E’ un altro vivere.
La confessione del peccato è
tutto questo: un itinerario che
va dal silenzio, dall’isolamento al
dialogo, alla libertà del perdono,
alla gioia della fraternità.
Vorrei ancora aggiungere che,
mentre giustamente noi evangelici non riconosciamo la figura
del confessore, né il sacramento
della confessione, dovremmo riscoprire quel dono prezioso che è
la sorella o il fratello che ci può
aiutare ad uscire dal silenzio e
dall’isolamento e che, in uno spirito di fraterna solidarietà, ci annuncia l’Evangelo del perdono in
Gesù Cristo. Una sorella o un fratello cui riconosciamo questo ministerio o il pastore nel quale
possiamo incontrare la solidarietà delle sorelle e dei fratelli della
comunità. Sono dei doni che vanno riscoperti e valorizzati nella
riconoscenza al Signore.
Valdo Benecchì
L’aula era gremita, per quanto
il decoro lo consentiva (niente
persone in piedi!, si erano raccomandati dal Quirinale) e qualche brontolone non ha potuto
trattenersi dall’osservare che
tanto zelo e tanta affluenza non
avrebbero guastato anche in occasione delle conferenze organizzate dalla Facoltà.
« Con la sua visita. Signor Presidente — ha detto il Moderatore
— termina anche formalmente
l’emarginazione della componente protestante della società italiana; lungamente tenuta ai margini geografici, ed anche culturali,
del nostro paese, questa componente si vede ora pienamente accettata ». Il pastore Bouchard
ha poi continuato ricordando che
essere accettati non significa essere assorbiti e dimenticare il
dovere di portare il proprio contributo alla lotta per la verità.
La risposta del presidente Cossiga non è stata, come .«gli stesso ha sottolineato, una risposta
« preparata » in anticipo. « E’ un
incontro al quale io aspiravo da
tempo — ha detto Cossiga — e
vi sono molto grato per avermi
accolto in questo importante
centro di vita spirituale ». Parlando del 17 febbraio Cossiga ha
detto: «Mi permetto di dire che
questa data dovrebbe essere una
data di festa non soltanto per
la vostra chiesa ma per tutta la
comunità italiana, perché non
può che essere festa comune della comunità italiana quella che
è una festa di libertà e una fe
sta di liberazione. L’accrescimento della libertà di una parte è un
accrescimento di libertà del tutto ».
A dire il vero, quella della festa della libertà non era Tunica
ricorrenza ad essere celebrata
con questa visita, ed è stato da
più parti osservato che il 17 febbraio ’86 è anche il secondo anniversario della firma delle Intese fra la Tavola Valdese e lo Stato italiano. E naturalmente i più
maligni non hanno potuto trattenersi dal bisbigliare all’orecchio la concomitanza, forse casuale, della visita del Presidente con l’approvazione della legge sull’ora di religione. Come si
dice « in volgare »: un colpo al
cerchio e l’altro alla botte. Ma
questo argomento, cortesemente,
nessuno lo ha sollevato. Dopo
l’incontro, il Moderatore mi ha
detto : « Darei un giudizio positivo della giornata, perché ha
evitato da parte nostra gli estremi opposti delTautoghettizzaziOne e della sterile protesta, e da
parte delle autorità dello stato
gli estremi opposti del paternalismo e della mancanza di interesse ». In medio stat virtus,
dunque. Un dato storico, infine:
dal tempo dei Savoia, Cossiga è
stato il primo Capo di Stato a
recarsi in visita ufficiale ad una
chiesa protestante, tanto che un
giornale ha titolato: «Dopo Umberto I, Cossiga ». La leggenda
narra che, dopo Umberto I, i
valdesi divennero più realisti del
re. Staremo a vedere cosa dirà
la leggenda dopo di noi.
Marco Davite
3
28 febbraio 1986
fede e cultura 3
IL SALUTO DEL MODERATORE BOUCHARD E LA RISPOSTA DEL PRESIDENTE COSSIGA
E' finita
l’emarginazione
dei protestanti
italiani
Signor Presidente,
esattamente 138 anni fa in
questo giorno, un suo predecessore firmava un decreto destinato ad avere una risonanza
permanente nella storia del protestantesimo italiano; era Carlo
Alberto di Savoia-Carignano,
« per grazia di Dio Re di Sardegna», ma anche l’unico principe disposto a ravvisare nelle
confuse aspirazioni del popolo
italiano i germi di una rinascita, l’affacciarsi al di là di particolarismi di una nuova nazione: l’Italia del Risorgimento.
In questo contesto Re Carlo
Alberto — certo ispirato da uomini come Roberto d’Azeglio —
decideva anzitutto di riconoscere pari dignità civile ai valdesi
(poco dopo agli ebrei, anche
allora a noi associati nella ricerca di libertà): solo alcuni giorni dopo il Re emanava quello
Statuto albertino che ha retto
l’Italia per un secolo. Questa
priorità temporale indicava for
dono di Dio, ma è anche il frutto di una conquista.
Noi la accogliamo, Signor Presidente, nella nostra Facoltà di
Teologia. Potevamo mostrarle
le nostre opere: scuole e ospedali, cooperative e laboratori,
case per ragazzi e rifugi per anziani. Ma questa casa è la pupilla dei nostri occhi; ogni padre di famiglia evangelico ha
sognato che suo figlio o sua figlia venisse qua per qualche
anno, per studiare il Vangelo,
per poi passare la vita ad annunziare agli uomini del nostro
tempo la Parola che non passa.
Perché questo è il nostro compito primo ed essenziale.
In questa sala solenne, dove
oggi abbiamo il privilegio di riceverla, Signor Presidente, tre
settimane fa abbiamo avuto l’onore di accogliere i rappresentanti degli immigrati: gli uomini dalla pelle nera, quelli che
sono in Italia ciò che i nostri
padri e le nostre madri sono
Il presidente Cossiga si è incontrato coi professori della Facoltà
e ha poi partecipato a un incontro pubblico nell’aula magna.
se una priorità morale: prima
vengono le fondamenta ultime
della libertà, poi le sue estrinsecazioni giuridiche e politiche.
Così per noi il XVII Febbraio
è diventato il giorno della libertà, il simbolo di una libertà spirituale, prima ancora che civile,
non certo per i soli valdesi ma
per tutti gli evangelici d’Italia:
lo è stato anche nei giorni grigi
del fascismo, lo è tanto più oggi, nel travagliato ma efficace
approfondirsi della democrazia
italiana: questa democrazia che
— lo riconosciamo volentieri —
ci ha aperto degli spazi sempre
più ampi.
Con la Sua visita. Signor Presidente, termina anche formalmente l’emarginazione della componente protestante della società italiana : lungamente tenuta
ai margini geografici, ed anche
culturali del nostro Paese, questa componente si vede ora pienamente accettata.
Accettata non significa assorbita : noi siamo portatori non
semplicemente di una nostra
identità, ma di una nostra vocazione spirituale ; noi sappiamo di avere il dovere di portare il nostro contributo alla lotta per la verità in questo paese.
La verità non si raggiunge senza
sacrifici e contrasti; essa è un
XVII Febbraio,
una festa di libertà
per tutto il paese
stati in America, in Francia, in
Germania.
E se in coscienza dovessimo
ritenere che le leggi che il Parlamento prepara per questi uomini non dovessero essere leggi
giuste, siamo pronti a soffrire
lealmente a motivo di queste leggi in nome di leggi più alte, come ebbe a dire Martin Luther
King.
Perché dalla fede nascono le
opere, e le opere dei figli di Dio
devono somigliare alle opere del
Padre, nello Spirito di quel Gesù di Nazareth che per noi è il
Cristo, per altri è un profeta, per
tutti una sfida.
Signor Presidente, noi la conosciamo, oltre che come persona impegnata nella suprema
magistratura della Repubblica,
anche come credente. Come Presidente lei non ha bisogno della
nostra investitura; ha già quella del ponolo italiano. Ma è come credente che vorremmo darle il nostro saluto — così come
lei lo diede a noi due anni fa
dal seegio di Presidente del Senato — e il nostro augurio: che
il Signore custodisca la Sua anima durante tutto questo settennio, la mantenga nell’integrità e
Le dia la Sapienza che viene dall’alto.
Giorgio Boucbard
Signor Moderatore, signore e
signori, questo non è un discorso
preparato. Ne è prova il protocollo di questo nostro incontro,
che dice « eventuale risposta del
Presidente della Repubblica »;
quando poi non di risposta si
tratta, ma piuttosto di saluto.
Ma il linguaggio protocollare necessita di queste convenzioni.
Anniversario glorioso
Io le sono molto grato e sono
grato a tutti loro per aver accolto me e il rappresentante del governo, il Sottosegretario di Stato
alla presidenza del Consiglio onorevole Amato, in questa Facoltà
e in questo centro importante di
vita spirituale e di vita religiosa.
E’ un incontro al quale, come il
pastore Bouchard sa, io aspiravo
da tempo e la data scelta mi sembra che sia particolarmente felice, rivolta a significare e a sottolineare il valore della mia presenza qui. Oggi è un anniversario
glorioso per la loro chiesa, quello
della piena emancipazione, concessa da re Carlo Alberto sotto la
spinta insieme di alcuni spiriti illuminati; Cesare Balbo, Roberto
D’Azeglio, Cavour, che non a caso
si ritrovavano poi a scrivere quasi tutti nello stesso giornale o
negli stessi giornali e agitavano
la causa dell’indipendenza e della
libertà del nostro Paese. Ma io
mi permetto di dire che questa
è una data che dovrebbe essere
una data di festa non soltanto
per la loro chiesa particolare, ma
per tutta la comunità italiana
perché non può che essere festa
comune della comunità italiana,
quella che è una festa di libertà
e una festa di liberazione.
La libertà e la libertà religiosa,
anche di una piccola parte (e
quando si parla di cose dello spirito, direi che è molto difficile
usare il termine piccolo o grande, se non nella accezione puramente numerica del termine) la
festa di libertà, di liberazione di
una parte, anche così, diciamo,
numericamente piccola di una
comunità, è una festa per tutta
la comunità. Perché l’accrescimento di libertà di una parte è
accrescimento di libertà del
tutto.
Questa è una nozione della
causa indivisibile della libertà
che ha certamente stentato nella
storia ad affermarsi. La storia,
purtroppo, non è soltanto storia
di libertà e di verità e di tolleranza. Molte volte, per lungo periodo è stata storia di intolleranza, storia di illibertà e purtroppo talvolta lo è stata anche
in opposte sponde in nome della
verità, quasi a credere che la
verità abbia bisogno di qualche
cosa di diverso dalla libertà
stessa per affermarsi.
Carlo Alberto
e remancipazione
Lei ha voluto sottolineare di
questa data un aspetto particolarissimo, la Conferenza di Gabinetto, così si chiamava il Consiglio dei ministri del Regno di
Sardegna, e il modo in cui, in
quella sede, affrontò il problema
della « emancipazione » Carlo Alberto, che pur nella sua coscienza ermetica forse tra i principi
italiani è quello che, almeno in
alcuni momenti della sua vita, in
alcuni momenti della sua coscienza, più credette, in modo
contraddittorio e confuso, ma in
fondo affrancato dal potere, alla
causa della libertà e dell’indipendenza nazionale. Ricordo, a tale
proposito, un saggio di Omodeo
appunto, che lo rivaluta rispetto a molti e, per esempio, rispetto a Vittorio Emanuele II, padre
della patria, che se non altro ci
guadagnò un regno, mentre il p<>
vero Carlo Alberto ci guadagnò
il disprezzo dei contemporanei e
l’esilio.
In quella Conferenza di Gabinetto, Carlo Alberto volle dare
autonomia alla dichiarazione di
emancipazione della chiesa dei
valdesi e furono stese le cosiddette lettere patenti; però nella
stessa Conferenza di Gabinetto
in cui furono emanate le patenti
fu emanato l’editto ohe indicò le
linee fondamentali di quello statuto albertino che poi avrebbe
dovuto diventare l’ideale costituzionale dei liberali italiani e liberali di ogni parte d’Italia; ed è
singolare, può sembrare ad alcuni, ma lei ha detto giustamente che non lo è, che un atto di
riconoscimento di libertà religiosa venisse emanato prima dell’atto di riconoscimento delle prime
libertà politiche e dei primi diritti costituzionali politici. Forse
in quel momento lo fu soltanto
temporalmente, ma molte volte
il tempo ha tm suo significato,
anche misterioso, che va anche
ad esprimere ima gerarchia di
valori. E come ebbi modo di fare neirindirizzo col quale salutai
loro e segnai, e sottolineai l’avvenuta approvazione della legge
d’Intesa al Senato della Repubblica, voglio ricordare le parole
di Ruffini secondo il quale non
vi potevano essere libertà politiche e libertà civili fondate saldamente là dove non fosse fondata saldamente la libertà religiosa.
Stato laico
e valori religiosi
La mia presenza qui oggi vuol
essere di testimonianza per questo evento antico, ma sempre attuale, come sempre attuale è qualunque episodio della storia della
libertà dell’uomo. E io non trovo
alcuna difficoltà — non dico dall’essere credente di un’altra chiesa cristiana, questo è un fatto
che ovviamente non darebbe nessuna difficoltà ad essere presente
qui — ma io non trovo neanche
alcuna difficoltà derivante dal
fatto di essere Caco di uno Stato
che si definisce e si afferma
« Stato laico ». Perché credo che,
e questa è anche una conquista
dello spirito moderno più avanzato, quando tutti abbiamo convenuto nel ritenere che il nostro
dovesse essere uno Stato laico,
abbiamo voluto affermare semplicemente che abbiamo ritenuto
che lo Stato, cioè la comunità
giuridica organizzata, sia non
competente a statuire in materia
di verità religiosa o di verità
ideologica. Tuttavia, non uno
Stato per il quale non esistono
verità, così come sono credute
nella coscienza di alcuni, ma anzi riconoscimento dei valori delle
religioni, riconoscimento dei valori spirituali, così come riconoscimento di moralità che trovino ispirazioni ideali di diverso
genere; tutto ciò non è inconciliabile col carattere laico del no
stro Stato, anzi ne è il contenuto.
Il martirio di
Thomas Moro
Vi è una persona che, come il
pastore Bouchard sa, è piuttosto
cara alla mia coscienza, vuoi di
politico, vuoi di cristiano ed è
Thomas Moro, il grande cancelliere d’Inghilterra, il quale per
questa verità lapalissiana (e in
quel momento poteva sembrare
invece che lottasse per una causa
retriva) si fece tagliare la testa.
Egli se la fece tagliare solo per
una cosa: perché negava che il
parlamento d’Inghilterra, di cui
pure riconosceva l’autorità a dichiarare eredi legittimi i figli di
un matrimonio, che egli come
credente non riteneva valido,
perché il re era fatto dalla legge
e non viceversa, secondo la lex
angli, negava dunque al Parlamento il diritto di statuire in cose attenenti alla coscienza religiosa, e nel momento in cui si
rifiutò di firmare Tatto di supremazia, ad un canonico suo amico disse che probabilmente lui
sarebbe andato all’ inferno se
avesse firmato Tatto di supremazia. Tale era la coscienza retta
che aveva dinanzi all’atto stesso,
e cioè del primato della coscienza posto a tolleranza e riconoscimento delle ragioni altrui e anche a disconoscimento delle ragioni di un corpo politico che
egli considerava incompetente a
statuire in materia di religione.
Oggi può sembrare strano che
vi siano epoche nelle quali i cristiani si sono scontrati sul diritto
o meno del Parlamento di approvare o no una versione della Bibbia, però questa è una grande
conquista, quindi io aui oggi mi
trovo a rendere omaggio a nuella
che è una comunità religiosa, ad
altre comunità religiose non maggioritarie, in senso numerico, perché altro senso sinceramente non
mi sentirei autorizzato ad usare;
sono qui a rendere testimonianza, a rendere omaggio, a sussumere, per quanto è possibile, questa vostra festa particolare in
una festa generale di libertà del
popolo italiano e riaffermare il
valore non privilegiato, paritario,
di chi crede come di ohi non crede, di chi adora Dio in verità
nella sua coscienza in un modo
in una chiesa o in un altro modo,
o in un’altra chiesa, in un’altra
comunità, ma pone a regola di se
stesso, a regola del proprio agire
civile delle regole di moralità,
delle regole di giustizia, delle regole di libertà che, come poi si
voglia dire, sono sempre regole
di sovranità dello spirito sulle cose del tempo.
Ringrazio, anche a nome del
Sottosegretario Amato, per questa loro accoglienza e personalmente ringrazio per la promessa
di preghiera fatta, che non può
riguardare il capo di uno Stato,
che essendo laico dovrebbe accettare anche il contrario. Formulo
a loro i migliori auguri per la
loro attività spirituale, per la loro crescita, della loro comunità,
certi che anche loro in libertà
sapranno dare il contributo snecifico e tipico al progresso della
libertà e della giustizia di questa
nostra nazione italiana. Molte
grazie a tutti.
Francesco Cossiga
4
4 vita delle chiese
28 febbraio 1986
IL XVII FEBBRAIO ALLE VALLI VALDESI
Da Fra Doicino airora di religione
ANGROGNA — Sottoposto ad
un serrato interrogatorio, durante il culto del XVII, da parte dei
catecumeni, Tavo Burat, con i
suoi sette amici di Biella, ha dato il "tono” a tutta la giornata.
Nel culto si era tenuta anche la
breve ma intensa drampiatizzazione dei bambini della Scuola
DomenicaJle sulle vicende valdesi del 1686. All’agape, a cui hanno partecipato più di cento persone, egregiamente organizzata
dairUnione Femminile, ha fatto
seguito la proiezione dell’audiovisivo, presentato brillantemente
da Burat, sull’eresia dolciniana
del ’300 che rivive nel biellese.
La rievocazione storica è stata
così suggestiva (Burat ha intrecciato i motivi di ieri con l’esigenza ddlla testimonianza oggi)
che alcuni hanno chiesto che si
organizzi per la seconda domenica di settembre, ’’giornata dolciniana’’, una presenza a Biella
dalle Valli.
A causa del maltempo la bella
serata organizzata dailla nostra
Corale nel Tempio del Serre, con
un programma di letture e di
inni, non ha visto gran partecipazione di pubblico; peccato perché era il modo giusto di concludere una giornata arricchente
e incoraggiante.
• Sabato 1° marzo e domenica
2 il culto sarà presieduto dal
gruppo giovanile del PrassuitVernè in occasione della "domenica della PGEI”. La colletta è
destinata all lavoro della PGEI.
Le riunioni di marzo sono dedicate al tema del "denaro nella
chiesa” oon tutte le questioni fiscali d’attualità: lunedì 3 al
Baussan (casa Rivoira) e martedì 4 ai Jourdan.
te quest’armo da tutta la comunità. Il culto con S. Cena del
16 febbraio ha visto una buona
partecipazione della chiesa tutta, i falò della serata sono stati
comunque accesi nonostante la
neve caduta abbondante nei
giorni passati. Il XVII il culto
è stato presieduto, come è ormai antica tradizione, dai bambini delle scuole domenicali,
mentre il pastore Gérard Cadier
ha tenuto la predicazione rivolgendoci un vigoroso messaggio.
Al pranzo del XVII, sfidando
li neve che era ricominciata a
cadere destando qualche preoccupazione per i tetti del paese,
sono intervenute 150 persone
che hanno apprezzato il lavoro
fatto dall’Unione Femminile nel
preparare il pranzo. Gérard Cadier, nostro ospite, ci ha dato
alcune interessanti informazioni sul lavoro della chiesa riformata di Francia ove egli lavora;
la sera, dopo la cena comunitaria, il gruppo filodrammatico ha
presentato uno spettacolo che
ha attirato un folto pubblico il
quale ha dimostrato tutto il suo
apprezzamento per la «recita»
presentata.
BOBBIO PELLICE — Le celebrazioni del XVII febbraio sono state particolarmente segui
RICORDO DI ’’MADEMOISELLE”
Edith Coi'sson
Della sorella Edith Coisson,
Mademoiselle Edith, saranno in
molti a serbare un caro ricordo, discreto come era la sua presenza, profondo, fatto di realtà
e non di apparenze, di sostanza
e non di forma. La discrezione
sembra essere il termine infatti
che più le si addice e che meglio di ogni altro definisce la
sostanza della sua vita e della
sua esperienza cristiana, quella
discrezione di cui parla l’apostolo Paolo nella lettera ai Corinzi quando dice che la « carità
non si vanta, non si gonfia, non
si mette in primo piano cercando raffermazione di sé ». Ed è
questo spirito di presenza silenziosa, profonda, alla radice delle cose che ha animato la sua
vita nella famiglia e nella chiesa.
L’esempio di un impegno cristiano totale lo ebbe nei suoi
genitori, missionari in quella
lontana terra di Zambia dove i
missionari valdesi si impegnarono con particolare dedizione.
Rimasta in patria nella casa di
famiglia fu il punto di riferimento costante di tutta la famiglia
dispersa durante i molti decenni
della sua lunga esistenza. Questa stessa funzione di presenza
costante, attenta, fatta di partecipazione e sollecitudine svolse poi nella chiesa, in quella opel'a deirOrphelinat a cui diede
tutta se stessa. Per lunghi anni,
da! 1940 alla sua emeritazione,
lavorò con le bambine di quella
casa e per loro, finendo con diventarne il riferimento, la madre, la confidente.
In quegli anni di guerra e di
dopoguerra che molti di noi ricordano, che molti però non han
no vissuto, e sono sempre più
numerosi, non fu facile per lei,
maestra rigorosa, metodica, di
vecchio stile, espressione di quella mentalità protestante fatta di
serietà e di pietà profonda, entrare nel mondo non sempre roseo dell’istituto. Rimase se stessa pur dando tutta se stessa ed
è sui tempi lunghi che le sue ragazze ne apprezzarono le qualità.
Oltre che all’Orphelinat il suo
nome si associa, per noi della
chiesa di Torre, alla scuola domenicale della cappella dove fino a pochi mesi prima della sua
morte diede la sua opera. Da lei
i bambini del quartiere impararono a conoscere la Scrittura, a
conoscere Gesù Cristo, da lei impararono che la fede e l’impegno di credente è cosa seria.
La fede non è un sentimento vago che va e viene, è una costruzione della propria vita che richiede metodo, costanza anche
se è sostanzialmente una realtà
gioiosa.
Con lei è un piccolo pezzo della vecchia Torre Pellice che scompare, un legame con il passato
che si scioglie, con un passato
cronologicamente ancora vicino,
50-60 anni non sono secoli, ma
che mentalmente e spiritualmente sembra ormai così lontano! Il bello nella chiesa è che
ogni presenza non è mai dispersa perché può essere sostituita
da una nuova; il modo migliore
per ricordare Edith Coi'sson da
parte di coloro che l’hanno amata e conosciuta è dunque di
prenderne il posto.
parte le autorità, erano presenti circa duecento persone: la
commissione ricevimenti ha devoluto l’incasso alla commissione stabili, per le ristrutturazioni necessarie allo storico tempio del Ciabas.
Una simpatica serata frequentata nonostante il maltempo ha
chiuso le manifestazioni per il
17 : sono state proiettate diapositive storiche fornite dal Museo valdese, a cura dei cadetti,
con il prezioso contributo della
Corale.
Un bilancio positivo dunque
che dimostra come questa data
resti profondamente ancorata
nei cuori e nelle menti di questa comunità.
LUSERNA SAN GIOVANNI
— La fiaccolata organizzata dai
cadetti la sera del 16 febbraio
si è snodata per le strade della
collina di S. Giovanni fino a
Ciò ’d Mai, mentre la Corale accompagnava quanti si erano ritrovati intorno al falò del Saret.
Durante il culto del 17 ha preso la parola il diacono Paolo
Gardiol, sulla questione dell’ora
di religione.
Al pranzo, cui hanno preso
9 Tre famiglie della nostra
comunità sono nella gioia: sono
De Mar Danilo e Ribet Marina
per la nascita di Fabrizio (Rinasca), Costantino Franco e Ribet Emanuela per la nascita di
Ferdinando (Inverso Rinasca) e
Ribet Erminio (sindaco di Inverso Rinasca) e Baret Erica
per la nascita di Elìsa (Pomaretto). Rallegramenti ai genitori
ed auguri ai neonati e neonata.
• Domenica 23 febbraio, al
culto ad Inverso Rinasca (Clot)
è stata presentata al battesimo
Sannino Valentina di Andrea e
Barai Lorena.
VILLAR PEROSA — Unione
Femminile. La riunione della
prima domenica di marzo alle
Chenevières viene soppressa, visto che le sorelle parteciperanno alla celebrazione della Giornata Mondiale di Preghiera ad
Intra, la domenica 9 marzo ’86,
insieme a quelle del Centro.
Giorgio Toum
SAN SECONDO — Domenica
23 febbraio il prof. Alberto Soggin, della Facoltà Valdese di
Teologia, ha presieduto il culto
ed ha rivolto alla comunità un
appello alla evangelizzazione e
ai giovani: consacrate la vostra
vita al ministerio pastorale.
• Sabato 22 febbraio abbiamo
avuto la gioia di ospitare il coro della chiesa di San Germano che ci ha offerto un ottimo
spettacolo di canti (molto bravi i coristi e il loro direttore),
racconti e proiezioni per presentarci il problema degli an
ziani e coinvolgerci nella ristrutturazione dell’Asilo che (come
ha sottolineato il past. Paolo
Ribet nell’introduzione) non è
della chiesa di San Germano,
ma di noi tutti. Molti i presenti,
ma pochissimi da San Secondo.
Peccato !
RORA’ — Il 17 febbraio in
cifre: 23 elettori alla Assemblea
che ha riconfermato i membri
del Concistoro che terminavano il mandato (ma mezza dozzina di elettori era alle prese
con i fornelli); una settantina
di persone al culto: centocinque
persone al pranzo. Apprezzata
la presenza di Hugo e Suzy Armand Pilon, che ci hanno parlato della situazione rioplatense e
della stampa valdese in Sud
America.
VILLASECCA — Sabato 1“
marzo, ore 20, nella saletta, il
Concistoro riceverà la visita da
parte della Commissione Esecutiva Distrettuale per discutere
della vita e dei problemi della
nostra comunità.
La seduta del Concistoro per
l’esame della Relazione finanziaria 1985 è stata spostata a lunedi
3 marzo, ore 20, nella saletta.
• Domenica 2 marzo avremo
la visita di alcuni giovani della
PGEI, che presiederanno anche
il culto.
POMARETTO — La neve non
ha impedito che i festeggiamenti del 17 febbraio si svolgessero
come programmati : falò, corteo, agape. Alla sera del 16 era
presente ai falò un gruppo della
chiesa di Torino, che ha poi avuto un incontro con la comunità
nei locali della sala Lombardini.
Il culto del 17 al tempio è stato presieduto dal pastore Gustavo Bouchard, che è così ritornato a predicare a Pomaretto. La comunità, lieta di udire
la sua voce, lo ringrazia.
Al pranzo (presenti 191 persone) abbiamo avuto come
ospiti : Gustavo Bouchard con
la signora ed il figlio Marco, un
gruppo di svizzeri delle chiese
riformate di Onex, Grand Lancy, Bernax Campignon, il sindaco di Pomaretto Travers, ed un
gruppo di 28 valdesi di Dipignano (Cosenza) accompagnati dal
loro pastore Gianni Genre. Da
questo incontro è nata l’idea di
una gita comunitaria a Dipignano. La filodrammatica valdese
di Pomaretto ha chiuso la giornata.
Un ringraziamento a tutti coloro che si sono prodigati affinché la festa riuscisse.
• Domenica 2 marzo, ore 14.30,
avremo un pomeriggio comunitario a Villasecca, durante il quale
la nostra Pilodrammatica presenterà la commedia brillante: «Una
ragazza in gamba ». Parteciperà
la Banda musicale di Pomaretto.
'• Sabato 8 marzo, alle ore 20,
avremo il secondo incontro comunitario a Villasecca in cui vi
sarà la replica della commedia,
ma senza la partecipazione della
Banda.
• Domenica 9 marzo, ore 10,
Assemblea di Chiesa dedicata all’esame della Relazione Finanziaria 1985 e al problema della finanza nella Chiesa.
anche a San Germano con molto favore, è stato replicato a
San Secondo il 22 febbraio e
sarà replicato il 15 marzo a Pomaretto. E’ questo un impegno
concreto che la corale di San
Germano si è assunta per raccogliere fondi per la ristrutturazione dell’Asilo.
• Le prossime Riunioni Quartierali si terranno nelle seguenti date nel mese di marzo :
5: Chiabrandi; 8: Porte; 13:
Costabella; 19: Villa; 20: Gondini.
In questa rubrica pubblichiamo le
scadenze che interessano più chiese
valdesi delle valli. Gii avvisi vanno fatti
pervenire entro le ore 9 del lunedi
precedente la data di pubblicazione
del giornale
Giovedì 6 marzo
□ BIBLI0TECHINC0NTR1
TORBE PELLICE — Alle ore 17, presso la Biblioteca Valdese, il regista teatrale Federico VallMIo interverrà sui
tema « Maschere; fra carnevale e teatro » con una introduzione animata.
Domenica 9 marzo
SAN GERMANO — Una celebrazione come opportunità di
testimonianza a favore della libertà di coscienza: sotto queste
parole possiamo coilocare le
manifestazioni per il 17 febbraio
a San Germano. La giornata,
infatti, nonostante la neve, ha
visto una buona partecipazione
di gente a quanto veniva proposto : i falò, il corteo, il culto
che era allietato dal suono delle trombe di alcuni fratelli tedeschi, alcuni dei quali stanno
compiendo un periodo di servizio diaconale presso l’Asilo. Dopo il pranzo, al momento dei
discorsi, veniva la proposta di
inviare un telegramma al Presidente della Repubblica, in cui
si prendesse posizione sul tema
dell’insegnamento della religione a scuola. L’Assemblea all’unanimità approvava il seguente
testo :
« Gentile signor Presidente, la
Chiesa Valdese di S. Germano
Chisone, riunita in Assemblea in
occasione della ricorrenza del
17 Febbraio, La ringrazia per la
sua visita alla nostra Facoltà di
Teologia di Roma. Nel sottolineare l’importanza di momenti
come questo. Le chiede, in qualità di credente, di considerare
l'opportunità di un suo intervento riguardo alla “circolare
Falcucci’’ sull'insegnamento della religione nella scuola, che
tenda a stabilire il principio di
una netta divisione tra i compiti dello Stato e quelli della
Chiesa. La fede è un dono di
Dio che non si vuò imparare, né
acquistare. Certi della sua considerazione, La ringraziamo ».
Il messaggio è stato inviato
nel modo più sollecito possibile.
L’intensa giornata si è conclusa con la presentazione, da
parte della corale, di un programma di canti, diapositive e
memorie raccolte tra gli ospiti
dell’Asilo, dal titolo « Nessun uomo è un’isola », Il tema è infatti quello della condizione degli
anziani, vista attraverso gli occhi di coloro che ne sono i protagonisti : ne nascono delle rifiessioni profonde e dei quadretti gustosi, il tutto velato da una
certa malinconia. Il programma, già presentato ed apprezzato a Torino, è stato accolto
□ GIORNATA
COMUNITARIA
TORRE PELLICE — Giornata comunitaria sulla Diaconia; culto e Assemblea
di Chiesa. Pranzo comunitario alla Foresteria. Pomeriggio: prosecuzione discussione sulla Diaconia, presso la sala
delle attività.
Prenotarsi per il pranzo presso: Lau
ra Reinaudo tei. 91508; Marco Gnon-s
tei. 932240.
Giovedì 13 marzo
□ COLLETTIVO
BIBLICO ECUMENICO
PINEROLO — Presso la Chiesa valdese alle ore 20.45 si tiene la riunione
del collettivo biblico ecumenico. Pier
Angelo Gramaglie parlerà sul tema » In
che modo la categoria biblica di memoriale può rinnovare le teologie della
Cena del Signore ».
FDEI
Giornata
Mondiale
di Preghiera
In occasione della Giornata
Mondiale di Preghiera 1986 le
sorelle delle Valli si recheranno in visita alle comunità di Intra, Luino e Omegna, celebrando insieme il culto di domenica
9 marzo ad Intra (ore 11), che
viene prenarato da alcune Unioni Femminili delle Valli, approfondendo il tema « Scegli la vita! » indicato dalle donne evangeliche dell’Australia.
La Giornata prosegue con una
conferenza pubblica del pastore
Erika Tomassone : « Essere protestanti in Italia oggi — Quali
scelte — Quali problemi? » ( Palazzo FLAIM, ore 15). (Pranzo
al sacco).
n rientro è previsto per le
ore 21. Ulteriori informazioni
presso la responsabile dell’Unione Femminile locale.
1
5
28 febbraio 1986
vita delle chiese 5
IN OCCASIONE DEL XVII FEBBRAIO, UNA SETTIMANA DI INIZIATIVE DELLE NOSTRE CHIESE
Per la scuola, libertà e laicità
Le chiese valdesi e rr,etodiste di
tutta Italia hanno celebrato in
questi giorni con manifestazioni
pubbliche di vario genere 'la Settimana della libertà, che questo
anno era stata dedicata alla questione deirinsegnamento religioso nella scuola. Non si è trattato,
però, di una parentesi, di una
settimana di mobilitazione separata dalle normali attività delle
nostre chiese: è infatti dall mese
di gennaio che gli evangelici
stanno facendo sentire la loro
voce a proposito dell’accordo
Palcucci-CEI; e ulteriori iniziative sono previste fino al prossimo mese di m,arzo.
Nell’ambito della Settimana,
comunque, le chiese hanno compiuto il massimo sforzo, e ne è
risultato un quadro assai vivo,
con manifestazioni alle quali ha
partecipato, oltre agli evangelici,
un ampio arco di forze politiche
e sociali, e con la presenza, accanto al tema dominante dell’insegnamento della religione, di
diversi altri argomenti.
Cattolici coraggiosi
BOLOGNA — Presso la chiesa
metodista si è svolta domenica
16 una tavola rotonda sul tem,a
« Scuola e religione », alla quale sono intervenuti in qualità di
relatori il prof. Giorgio Ghezzi e
l’avv. Rosa Mazzone, due cattolici schierati su coraggiose posizioni anticoncordatarie e impegnati da tempo nella vita politica della città (sono entrambi
consiglieri comunali, eletti come
indipendenti nella lista « Due
Torri », e Ghezzi ha in passato ricoperto anche la carica di assessore alla Cultura). Il terzo relatore è stato il pastore Paolo
Sbaffi.
Non eccezionale è stata la partecipazione, 70 persone circa, a
causa dei disagi arrecati alla circolazione dalla neve; tuttavia, va
sottotlineata la presenza di molti
non evangelici — laici, cattolici, ebrei — oltre che di membri
della chiesa avventista e della
FGEI regionale, che ha anche
svolto un apprezzato intervento.
Particolarmente seguita è stata
la presentazione dell’art. 10 delle
Intese, fatta da Stoaffi nella sua
introduzione.
Anche l’apartheid
MILANO — Due sono state 'le
iniziative prese dalle chiese vaidesi e metodiste nel corso della
Settimana: domenica 16, presso
la chiesa valdese, Febe Cavazzutti Rossi ha tenuto una conferenza con proiezione di diapositive sulla realtà dell’apartheid in
Sud Africa. Per le oltre ceiito
persone che vi hanno partecipato, peraltro, la conferenza non
è stata che 'la conclusione di una
intensa giornata comunitaria,
iniziata al mattino col culto presieduto dalla stessa Febe Cavazzutti, e proseguita con un’agape
fraterna nei locali della chiesa.
Nel pomeriggio, infine, la conferenza. Particolarmente positiva
è stata considerata, nel bilancio
della giornata, la partecipazione
di persone non evangeliche.
Lunedì 17, invece, presso il
Centro Culturale Protestante, ha
avuto luogo una tavola rotonda
sul tem,a « Religione e scuola »,
introdotta dal pastore metodista Valdo Benecchi, da Giorgio
Sacerdoti, rappresentante delle
comunità israelitiche milanesi, e
da Marco Rostan, della commissione della Tavola per i rapporti
fra Stato e Chiesa. Anche qui
erano presenti circa cento persone, di cui una buona metà non
evangeliche: particolarmente significativa la partecipazione degli
ebrei. ■
Utile stimolo
TARANTO — « L’ora di religione nella scuola pubblica » è stato
il tema di un’assemblea che si è
svolta mercoledì 19 febbraio
presso i locali della biblioteca
della chiesa valdese. L’incontro è
stato introdotto da Vera Velluto, della FDEI, e dal pastore
Giulio Vicentini, che hanno parlato di fronte a una quarantina
di persone, fra cui rappresentanti della chiesa apostolica, dei
mormoni, e del sindacato FNISM
(insegnanti di scuola media). Per
quanto la manifestazione abbia
avuto dimensioni certo non imponenti, essa è stata tuttavia un
utile stimplo per la vita culturale cittadina.
Storia e attualità
FIRENZE — Organizzato dal
Centro Evangelico di Cultura, si
è svolto domenica 16 febbraio un
dibattito sul tema: « L’ora contestata, La religione a scuola da
Casati alla Falcucci ». L’incontro,
introdotto da una relazione del
prof. Andrea Mannucci, ha consentito di riflettere sulla storia
deirinsegnamento religioso nella
scuola italiana; non sono mancati peraltro, prima nell’introduzione e poi negli interventi del
pubblico, i riferimenti all’attualità di queste ultime settimane.
Proposta valdese
TORINO — « Religione a scuola, la proposta dei valdesi » è
stato il tema di ima tavola rotonda che si è svolta mercoledì
19 febbraio nei locali della chiesa
valdese di corso Vittorio Emanuele. Di fronte a un folto pubblico, l’argomento è stato introdotto da Franco Calvetti e dal
pastore Franco Giampiccoli.
La situazione creata daM’accordo Falcucci-CEI è stata valutata da Calvetti come una
offesa alla dignità dei cittadini, in contraddizione tanto con
la Costituzione che con l’art. 9
delle Intese, del quale è stato
messo in evidenza il carattere
« difensivo » rispetto alla perdurante presenza deill’insegnamento
cattolico nella scuola pubblica.
Franco Giampiccoli ha, invece,
illustrato l’articolo « projxjsitivo » delle Intese — l’art. 10 —
dove si prevede la possibilità di
un discorso sulla religione all’interno della scuola, ma al di fuo
ri di schemi confessionali o istituzionali. L’oratore ha inoltre
sottolineato l’esigenza che la
scuola cominci finalmente ad affrontare il latto religioso « in
proprio », senza « appaltarlo »
alla chiesa cattolica come finora avviene.
Nel corso del dibattito, arricchito da Un interessante intervento del prof. Alessandro Galante Garrone, che ha espresso
apprezzamento per la posizione
delle nostre chiese in m,ateria
di insegnamento della religioine, i
punti più toccati sono stati la
situazione creatasi nelle scuole
materne e 'le cosiddette « attività
alternative ».
Inversione di ruoli
SCIGLI — Una singolare inversione di ruoli si è verificata sabato 22 febbraio a Scicli, nell corso di una tavola rotonda sul tema: « L’insegnamento della religione nelle scuole secondarie e
il nuovo Concordato ». Infatti
rincontro, organizzato nel quadro della Settimana della libertà
e svoltosi presso l’aula consiliare del Comune, ha visto il rappresentante della chiesa cattolica, don Umberto Buonincontro,
esprimersi a favore di un insegnam,ento religioso non confessionale e non monopolizzato da
alcuna confessione, mentre-Giorgio Colombo, della CGIL-Scuola,
ha .sorprendentemente difeso l’insegnamento confessionale, proponendo inoltre di dare spazio
al suo interno, in modi da decidersi, alle chiese non cattoliche.
Il terzo relatore, l’avv. Piero
Trotta, ha invece sostenuto le posizioni evangeliche, dicendosi favorevole a uno studio del fatto
religioso che sia però direttamente gestito dalla scuola pubblica e non da questa affidato a
organismi ecclesiastici. Erano
presenti oltre ottanta persone.
Ecumenismo
deformato
ROMA — Il Presidente deilla
Repubblica Cossìga, oltre a recarsi alla Facoltà valdese di Teologia, ha visitato lunedì 17 febbraio la Libreria di Cultura religiosa, dove il prof. Vittorio Subilla gli ha rivolto un indirizzo
di saluto. « L’ecumenismo non si
è affermato — ha detto — ma
piuttosto, direi, deformato, nel
senso di confondere o addiziona
CONVEGNO FCEI A ECUMENE
Di fronte allo Stato
Con una tavola rotonda sulle moderne concezioni dello
Stato si apre a Ecumene venerdì 28 il convegno organizzato
dalla FCEI sul tema: « La posizione delle chiese evangeliche di
fronte allo Stato ». Oltre alla già annunciata partecipazione
dei proff. De Giovanni e Barcellona, interverrà il prof. Roberto
Ruffilli, senatore, capo dell’ufficio istituzioni della DC.
Nel pomeriggio di venerdì il convegno proseguirà con una
lezione storica tenuta dal prof. iPiero Bellini, mentre il sabato
mattina sarà dedicato a una riflessione sul ruolo della Chiesa
nella società civile (relatori il past. Sergio Aquilante e il prof.
Paolo Ricca).
Un’altra importante tavola rotonda avrà invece luogo sabato pomeriggio, con la partecipazione dei proff. Jean Bauberot
(Francia) e Johannes Fuchs (Svizzera), e dei pastori Robert
Lodwick (USA), e Hans Werner Sievert (Repubblica Federale
Tedesca): l’argomento saranno alcuni aspetti delle questioni
finanziarie. L’incontro si concluderà domenica 2 marzo con
una terza tavola rotonda, nella quale verranno analizzate le
diverse impostazioni ohe hanno ricevuto i problemi finanziari
nell’ambito del rapporto Chiesa-Stato. Interverranno il prof.
Cesare Mirabelli, del Consiglio Superiore della Magistratura,
che presenterà la situazione determinata dal Concordato; il
prof. Sergio Bianconi, che illustrerà i contenuti dell’Intesa
sottoscritta dalla Tavola Valdese; e l’avv. Guido Fubini, membro della delegazione delle comunità israelitiche nella trattativa per la stipula di un’intesa con lo Stato, che presenterà i
termini dell’accordo richiesto dagli ebrei.
re le posizioni invece di rinnovarle e nel senso di perdere il
primato della coscienza evangelica per conform,arsi spesso senza vigilanza critica alle tendenze dell’epoca ».
« Ma ha un valore stimolante
e insostituibile — ha continuato Subilia — l’incontro e il dialogo fra credenti di posizioni diverse, non come barriera difensiva di fronte alla secolarizzazione e all’incredulità, ma come
segno teso verso Colui che è oltre le loro convinzioni e le loro
discussioni ».
Vivace dibattito
ORSARA DI PUGLIA — Sabato 15 febbraio si è svolto, nella
sala del Consiglio Comunale, un
dibattito sulla questione della
religione a scuoila. Si è potuta così spiegare meglio la posizione
degli evangelici, già espressa attraverso i manifesti stampati a
cura della FCEI, a una cinquantina di intervenuti, tra cui il parroco e numerosi insegnanti. Ne
è scaturito un vivace dibattito
che ha fatto emergere posizioni
note ma anche la disponibilità
di tutti ad una fattiva collaborazione affinché, all’inizio del prossimo anno scolastico, non siano
i bambini, soprattutto i più piccoli, a pagare i numerosi problemi che la nuova normativa farà
certamiente espilodere.
Il giorno dopo, domenica, si è
festeggiato il XVII Febbraio con
un’agape fraterna a Cerignola
dove sono convenuti fratelli e sorelle di Orsara, Foggia e Lucerà.
La giornata si è conclusa con un
intenso pomeriggio dì discussione sull’atteggiamento da tenere
nei riguardi delle nuove norme
sull’insegnamento della religione.
Paolo Fiorio
PICCOLA VITTORIA SUL CLERICALISMO
Storia di Anita
Se la scuola italiana è quello
che è, non tutto il merito può
essere attribuito alla Falcucci.
Numerosi, suoi subordinati, che
non avranno mai l’onore di apparire sulle prime pagine dei
giornali, lavorano infatti con impegno e dedizione perché le scuole di ogni ordine e grado rimangano in eterno clericali e confessionali come sono state finora.
Questa è la storia di un volenteroso preside di provincia e di
una sua brutta figura causata,
oltre che dalla naturale goffaggine del personaggio, dalla testardaggine della madre di uno
dei suoi allievi.
I fatti: Alberto Scarpati, 15
anni, catecumeno della chiesa
valdese del Vomero, lo scorso
settembre si è iscritto al primo
anno dell’Istituto alberghiero di
Ottaviano, ai piedi del Vesuvio.
« All’atto deH’iscrizione — racconta la madre, Anita Peyronel
Scarpati — venne consegnato a
tutti un modulo, da riempire nel
caso si desiderasse awalersi deirinsegnamento religioso. Naturalmente il modulo non l’ho restituito, e per maggiore sicurezza ho anche fatto la domanda di
esonero così come si era sempre
fatto finora ».
Comincia la scuola, con orari
di lezione provvisori per via del
consueto va’ e vieni di insegnanti.
In ogni modo, religione è in un
primo momento aH’inizio delle
lezioni, e Alberto può entrare
quel giorno tranquillamente alla
seconda ora; in seguito, diventa
un’ora intermedia, che il ragazzo
trascorre “parcheggiato” in corridoio. Le sorprese iniziano quando finalmente arriva l’orario definitivo: per motivi mai ufficialmente chiariti — mancanza di insegnanti col placet della curia?
— religione non figura più nel
calendario delle lezioni. L’insegnamento religioso ricompare invece all’improwiso, come un
fungo dopo un acquazzone, mentre infuriano le polemiche per
l’accordo Falcucci-CEI. (Solo
una coincidenza di tempi? O
"qualcuno”, in quei giorni, ha pensato che fosse meglio occupare
fino in fondo tutto lo spazio
disponibile all’interno della scuola?).
Religione è adesso all’ultima
ora: ma, quando Alberto chiede
il permesso di tornare a casa
prima, si sente rispondere che
non è possibile, perché da ora in
poi per lui ci saranno le « attività alternative »; le quali, peraltro, sono ancora sólo sulla carta.
Morale: Alberto Scarpati, per
quanto esonerato, dovrà restare
in classe durante l’ora di religione fin quando le “attività alternative" non saranno divenute
una realtà.
Sua madre va allora dal preside, che mostra di cadere dalle
nuvole: « Da 29 anni che faccio il
preside, mai mi era ceipitato un
caso del genere. Dovrò porre il
quesito al Provveditore ». E, in attesa della risposta, Alberto deve
restare in classe durante l’ora dì
religione. Crede lui.
Infatti, Anita non molla: decide che suo figlio non sarà presente alle lezioni di religione, a
costo di andarlo a prendere personalmente ogni settimana. E così fa, firmando ogni volta un biglieno che parla di "motivi familiari”. Ma non basta: al provveditorato ci va lei, non per porre quesiti, ma per rivendicare il
suo diritto. Riesce a farsi ricevere da un funzionario, che telefona alla scuola di Ottaviano, parlotta col preside, e le chiede se
ha presentato la domanda di esonero. Non lo dice esplicitamente,
ma lascia capire che il preside
si è giustificato dicendo di non
avere più la domanda.
Che è stata già fatta, tanto è
vero che finché è durato l’orario
provvisorio Alberto non ha mai
partecipato alle lezioni di religione: tuttavia, ripeterla non costa
nulla.
Il 7 febbraio Anita ha consegnato al preside la nuova richiesta di esonero: « Ora tutto è a
posto», ha commentato lui, verosimilmente contento di avere in
qualche modo salvato la faccia.
Alcune osservazioni: innanzitutto, in moltissime realtà — di
cui questa di Ottaviano è un
esempio clamoroso — le Intese
sono ancora, per presidi e direttori didattici. Qualcosa di « extraterrestre », al nunto che bisogna
lottare anche solo per ottenere
il vecchio “esonero". In secondo
luogo, le famiglie evangeliche alle prese con questi problemi sono spesso, purtroppo, lasciate sole dalle nostre comunità.
Anita e Alberto l’hanno avuta
vinta perché sono persone sufficientemente testarde e convinte
di quel che fanno: ma la chiesa
non ha saputo offrire un sostegno importante in questa loro
lotta. Eppure un successo di questo tino vale forse di più di
un dibattito sulla laicità della
scuola. P. F.
6
6 prospettive bibliche
28 febbraio 1986
I
ALL’ASCOLTO DELLA PAROLA
EVANGELO E LIBERTA'
Signor Presidente, Signor Moderatore, Signore e Signori!
Evangelo e libertà sono due
parole-chiave del messaggio
cristiano, sono il cuore stesso del
cristianesimo. In questo senso appartengono a tutte le chiese e ad
ogni cristiano, anzi appartengono a
tutta 1 umanità e ad ogni uomo. Ma
in un giorno come questo — 17 febbraio, tradizionalmente e giustamente chiarnato « festa della libertà »,
e in un’occasione come questa, la
visita, molto gradita e molto apprezzata, del Presidente della Repubblica
alle nostre chiese evangeliche —
queste due parole: Evangelo e libertà si impongono come le più
idonee ad esprimere sia il senso ultimo dell’ora che stiamo qui vivendo
sia — in un modo molto particolare
— il senso di tutta la nostra storia
e la ragione della nostra presenza
come chiese evangeliche in Italia.
Evangelo e libertà: per questo. Signor Presidente, sono vissuti i nostri
padri (speriamo di poterlo dire senza retorica); per questo vorremmo
vivere noi e i nostri figli. Dico « vorremmo » perché mai come oggi siamo consapevoli di quanto sia difficile il mestiere di cristiano e di quanto avesse ragione Kierkegaard quando diceva che nella migliore delle
ipotesi siamo soltanto « aspiranti
cristiani ».
Se dunque Evangelo e libertà
esprimono la nostra vocazione nel
passato e nel presente e speriamo
anche nel futuro; se quindi la nostra
presenza e la nostra azione hanno
senso e valore solo nella misura in
cui — pur nel chiaroscuro e nelle
contraddizioni di ogni esistenza storica, personale e collettiva — riusciamo a fornire qualche servizio all’Evangelo, alla predicazione di Cristo,
vivendolo ed annunciandolo, e ad allargare gli spazi di libertà nel nostro
paese oppure a riempirli di contenuti, se tutto questo è vero, allora
vai la pena chinarsi per un istante
su ciascuna di queste due parole decisive, cercando — almeno a grandi
tratti — di mettere a fuoco il loro
contenuto e così mettere anche a
fuoco la nostra vera identità. Pochi
giorni or sono ho conosciuto una
donna, dall’esistenza piuttosto travagliata, che dopo lunghi anni di rifiuto di ogni discorso cristiano, ha
trovato la via della fede, grazie soprattutto al Salmo 116. Le ho chiesto: « Che cosa ha trovato, trovando la fede? ». Ha risposto: « Glielo
dico con parole moderne: ho trovato la mia identità ». Evangelo e libertà sono, vorrebbero essere, possono essere, la nostra identità.
Da Pietro Valdo
a Jacopo Lombardini
In sostituzione della prevista lezione del prof. Oscar Cullmann — impossibilitato a partecipare per motivi di salute — il prof. Paolo Ricca,
per la visita del presidente Cossiga alla Facoltà valdese di teologia ha
preparato una lezione pubblica sul tema « Evangelo e libertà » e Pha
tenuta il 17 febbraio davanti ad un’Aula Magna gremita di pubblico.
Siamo lieti di poterne pubblicare in questa rubrica il testo integrale.
a cura di GINO CONTE
I. In primo luogo, VEVANGELO.
Da quando Valdo e i suoi seguaci,
nudi nudum Christum sequentes, come li descrisse nel lontano 1179 il canonico Walter Map, « seguitando nudi un Cristo nudo », intrapresero tra
il popolo una predicazione povera,
cioè letterale, e libera, cioè itinerante, della parola biblica, fino alla predicazione che il laico metodista Jacopo Lombardini fece nelle montagne delle Valli Valdesi durante l’ul
tima guerra, annunciando disarmato
l’evangelo alle bande partigiane, ben
presto arrestato e deportato a Mauthausen e quivi finito nella camera a
gas il 24 aprile 1945 — da Valdo,
mercante di Lione del 12° secolo a
Lombardini, maestro di Gragnana
(Alpi Apuane) e delle Valli Valdesi
del 20° secolo c’è la continuità di
un’identica vocazione: l’annuncio da
uomo a uomo, dal pulpito più autorevole, che è quello della vita, della
nuda parola evangelica.
Una domanda si affaccia a questo
punto, una domanda che è un dubbio: ma questo annuncio è proprio
così importante? L’Evangelo non sarebbe forse, in fin dei conti, un lusso per quanti cercano anche il superfluo, l’hobby raffinato di una
ristretta aristocrazia dello spirito, di
un cenacolo di anime delicate? L’Evangelo non apparterrebbe forse alla
poesia della vita anziché alla sua dura prosa quotidiana? Siamo — per
parte nostra — sempre più convinti
del contrario. Certo, c’è stato un tempo in cui si poteva pensare che
l’Evangelo riguardasse il « supplemento d’anima » di cui tutti prima o
poi — individui e società — avvertono il bisogno. Ma ormai diventa
sempre più chiaro che l’Evangelo
non è supplemento ma fondamento.
Certo, non I’Evangelo edulcorato o
addomesticato di tanta predicazione
e catechesi ecclesiastica ma l’Evangelo vigoroso e — perché non dirlo?
— pericoloso quale risuonò in Palestina venti secoli or sono. L’Evangelo del « Magnificat » che in quàlche
modo prefigura un mondo capovolto; l’Evangelo degli ultimi che diventano primi, degli ingiusti giustificati, degli empi perdonati, dei perduti trovati, dei prigionieri liberati,
degli esclusi convocati, dei forestieri
accolti. Ma anche l’Evangelo del ricco rimandato a vuoto, del giusto non
giustificato, del primo che diventa
ultimo. L’Evangelo di cui l’apostolo
Paolo non teme di dire che è « scandalo e pazzia »: esso scardina il vecchio mondo che abbiamo costruito e
introduce il nuovo mondo che Dio
vuole costruire.
Di questo Evangelo c’è estremo
bisogno — un bisogno vitale nel senso più elementare del termine, per
mille ragioni che corrispondono ad
altrettante urgenze. Una almeno la
vorrei menzionare: l’Evangelo come
grande forza umanizzante in un mondo che sempre meno sa essere umano. Un esempio per tutti sia consentito: diventare umani sarebbe imparare a vivere senz’armi — come è
vissuto per secoli il popolo ebraico.
Diventare umani sarebbe bandire la
violenza, che brutalizza e disumanizza sia chi la subisce sia chi la esercita. Gli antichi hanno definito l’Evangelo « farmaco d’immortalità ».
Vorrei definirlo « farmaco di umanità » proprio perché è l’annuncio di
un Dio fatto uomo, per cui Dio sa
essere uomo meglio degli uomini, e
gli uomini devono imparare da Dio
che cosa significa essere umani.
Ecco perché l’Evangelo ci sta a
cuore: perché lo consideriamo davvero una benedizione, davvero la
forza, la guida, la bussola di un popolo. E’ veramente la perla preziosa
dell’umanità. Tanto inutile, anzi dannoso, è un Evangelo annacquato, banalizzato, tanto necessario e benefico
è TEvangelo integro e genuino.
E poiché questo incontro ha anche ima dimensione ecumenica, diremo che è questo Evangelo, per noi,
il fulcro dell’ecumenismo, il centro
vivo intorno al quale i cristiani di
tutte le confessioni si raccolgono per
essere essi stessi evangelizzati, l’unico tesoro — in vasi d’argilla — che i
cristiani possono recare al mondo.
Siamo degli apprendisti
Un’altra cosa ancora abbiamo imparato: avere veramente a cuore la
libertà significa avere a cuore la libertà degli altri. Tutti amano la loro libertà, ma pochi cercano la libertà degli altri. Chi ha paura della
libertà degli altri, non è ancora veramente libero.
Infine, abbiamo imparato che la
libertà non è e non può essere solitaria. La libertà non basta a se stessa — potremmo dire —; per essere
se stessa ha bisogno di altre realtà.
Da sola la libertà degenera: senza
giustizia diventa privilegio, senza
verità diventa arbitrio, senza amore
diventa licenza.
Malgrado questo lungo tirocinio,
siamo ancora apprendisti nella scuola della libertà. Giovanni Miegge, già
pastore e professore di questa Facoltà, una delle menti più illuminate della nostra chiesa in questo secolo, esortava le chiese evangeliche
in Italia ad « approfondire la nozione di libertà » ravvisando in questo
uno dei loro possibili contributi alla crescita civile e sociale del nostro
paese.
La nostra ideale
carta d’identità
IL In secondo luogo la LIBERTA’. Con TEvangelo e a motivo di
esso ci sta a cuore, in modo particolare. PERCHE’? Perché ci è stata così a lungo negata. E’ noto che la libertà è amata ed apprezzata più da
chi non ce Tha che da chi ce Tha. Così ci siamo, per così dire, quasi nostro malgrado « specializzati in libertà » — in quelle appunto che non
avevamo. In questo lungo tirocinio
abbiamo imparato che la libertà più
importante è quella che non hai ancora o quella che il tuo prossimo non
ha ancora. Poiché la libertà CRESCE, cresce con la coscienza e inversamente la coscienza cresce con la
libertà. Abbiamo anche imparato che
la libertà è indivisibile: lottare per
una libertà ha valore solo se così facendo si promuovono tutte le altre
e, in un gruppo, in una collettività,
non si è veramente liberi se e finché
non si è tutti uguali nella libertà.
Nel corso di questo faticoso tirocinio abbiamo anche dovuto constatare, non senza turbamento, quanta
intolleranza le istituzioni ecclesiastiche siano capaci di secernere e quanto spirito settario alberghi ancora
nei gruppi cristiani, grandi o piccoli, di ogni tipo e orientamento. Gesù
ha detto: « La verità vi farà liberi »
ma le chiese sovente hanno agito
come se avesse detto: « La verità vi
renderà intolleranti ». Noi vorremmo che la chiesa sia o diventi la patria di ogni libertà e una fucina di
uomini liberi.
Un’altra cosa abbiamo imparato,
molto importante: che non basta
avere la libertà per essere liberi.
Succede sovente proprio questo:
che quando uno ha la libertà, non
l’adopera. La nostra vita individuale e collettiva è piena di libertà arrugginite. Anche le nostre
« feste della libertà » possono mascherare molte segrete servitù. Nell’uomo non c’è solo l’amore per la
libertà, c’è anche la fuga dalla libertà.
Evangelo e libertà: ecco in sintesi
il senso della nostra storia e la ragione della nostra presenza. Queste
due parole, e le realtà che esse indicano, ci sono molto care. Ma noi
sappiamo che sono altrettanto care
anche a Lei Signor Presidente: l’Evangelo le è caro in quanto credente, la libertà le è cara in quanto primo magistrato della Repubblica.
Perciò — e concludo — Evangelo e
libertà non sono soltanto una specie di ideale — quanto ideale! —
carta di identità che in questo giorno le nostre chiese presentano a Lei,
Signor Presidente, non certo come
obiettivi già conseguiti ma come
programma da attuare, come vocazione da vivere; Evangelo e libertà
non sono soltanto le ragioni della
nostra presenza, sono anche le ragioni della Sua presenza; non sono
quindi tanto ciò che ci distingue
quanto ciò che ci accomuna e che
dà a questa Sua visita il suo significato più pieno e più profondo.
Grazie per essere venuto.
Paolo Ricca
ff
Per l’ora
che passa
II
E’ in distribuzione il 1” fascicolo di «Per
l’ora che passa », periodico trin^iestrale
di letture bibliche quotidiane a cura dell’Unione per la 'lettura della Bibbia.
« Per l’ora che passa » presenta ogni
giorno l’indicazione di un passo biblico,
secondo un piano di lettura che permette
di percorrere la Bibbia in 5 anni, un breve commento e uno spunto di riflessione
o di preghiera.
Le letture di questo trimestre comprendono: I Pietro, II Pietro, I Samuele (ISSI), Giovanni (11-20), Salmi.
Per abbonamenti o per richiedere campioni omaggio:
Unione per la lettura della Bibbia
(Sergio Eastello)
Via Medici del Vascello 5/3 16151 Genova
Abbonamento annuo L. 6.500
Sostenitore L. 13.000
Estero L. 10.000
7
28 febbraio 1986
obiettivo aperto 7
LA LETTERA PASTORALE DEL CARDINALE MARTINI SULL’INSEGNAMENTO RELIGIOSO
"Andiamo a scuola”, il garbato
progetto dell’egemonia cattolica
L’arcivescovo di Milano, Carlo
Maria Martini, ha inviato a tutte
le famiglie della sua diocesi una
lettera pastorale contenuta in un
opuscolo dal titolo: « Andiamo a
scuola ». Con questo scritto l’arcivescovo dice di voler entrare
nelle case con semplicità ed amicizia, senza far rumore. E 'lo
fa in modo discreto, con un linguaggio semplice che diventa diffìcile ed imperativo quando entra
nel merito deH’insegnamento
della religione nella scuola. Martini ha scritto una pastorale del
lavoro che ha avuto echi positivi anche nel mondo sindacale;
ha parlato agli operai nélle fabbriche; ha parlato agli imprenditori che gli hanno rimproverato
la sua critica al profitto; ha visitato S. Vittore ed ora interviene su questo problema.
Ci interessa sapere che cosa dice sulla religione a scuola una
persona di cui apprezziamo la
competenza biblica e che nella
diocesi più grande del mondo
gode di notevole simpatia e di
grande prestigio.
Nei numerosi dibattiti di queste settimane sentiamo spesso citare: « Andiamo a scuola ». Il
contenuto di questa lettera pastorale va ben oltre il problema
specifico da cui prende le mosse
perché mi sembra confermare
la strategia della gerarchia cattolica che, mettendo fra parentesi, in un tacito armistizio, le
varie differenziazioni del variegato mondo cattolico, coglie questa occasione per ricompattare
il cattolicesimo su un preciso
progetto: candidare, in una versione ortodossa dal punto di vista dottrinale e progressista dall
punto di vista sociale, la chiesa
cattolica alla guida culturale e
morale del Paese. E questo avviene in un momento di crisi
culturale che non risparmia certo la sinistra. Se è così è nostro
dovere vigilare ed intervenire.
Scuola dell’Evangelo e
occupazione confessionale
Per restare alla lettera pastorale, mi sembra opportuno evidenziare due aspetti che contribuiscono, a mio avviso, a confermare quei progetto egemonico dèlia gerarchia cattolica
anche se Martini fa uso di un
tono certo deciso, ma garbato.
In primo luogo l’arcivescovo
cerca di indicare i criteri che
« devono guidare la vostra scelta ». In questa ricerca « dovremo andare tutti alla scuola del
Vangelo ». La risposta ai grandi
interrogativi su che cosa voglia
dire essere oggi una persona, -su
dove trovare una nuova dignità
interiore, su dove trovare la risposta al senso della vita, possono essere trovati nella Parola
del Signore. C’è una scuola che
ci sostiene ogni giorno nél «3^estiere di uomo » (espressione che
è diventata il best-seller dei dibattiti) e questa è la scuola della Parola, la rivelazione di Dio.
La scuola del Vangelo è una
scuola di libertà, per cui andare
alla scuola di Gesù vuol dire vivere una singolare esperienza di
educazione a'ila libertà. In queste
affermazicni si respira decisamente un’aria evangelica. Ma subito dopo l’aria si fa pesante.
Infatti la scuola del Vangelo diventa la scuola dove si insegna
la religione cattolica. La Parola
che ci raggiunge nella chiesa, che
si fa presente nella Bibbia diventa « i principi dèi cattolicesimo che fanno parte del nostro
patrimonio storico ». « La parola
di Gesù, attraverso l’insegnamento della’ religione cattolica, entra
anche in quella istituzione culturale che è la scuola ». Grazie
al nuovo concordato, che ora
non si limita più a consentire,
ma assicura l’insegnamento della religione, il Vangelo entra
« nel quadro delle finalità della
scuola » sotto forma di insegnamento della dottrina cattolica.
Un sillogismo del tutto arbitrario anche per un gesuita colto
come Martini e che resta uno dei
nodi dei dibattiti di queste settim,ane anche perché è ormai una
acquisizione di molte persone,
anche di quelle più avvertite culturalmente.
Non so come si possa sostenere che l’insegnamento della religione cattolica nelle scuole, in
ogni caso, ed in particolare come si sta configurando, sia una
scuola di libertà. Mi sembra
piuttosto un tentativo di estendere l’occupazione confessionale
cattolica nella scuola pubblica.
Bisognerebbe, fra l’altro, aver
sempre ben presente la differenza fra predicazione dell’Evangelo, insegnamento confessionale e
fatto religioso o cultura religiosa.
Sono tre monieiiti che vanno
tenuti rigorosamente distinti soprattutto per non mortificarli e
per non degradare il loro valore. Si trasforma la scuola di libertà dèi Vangelo, che si concreta nel discepolato di Cristo, in
una scuola che si serve della Parola per asservire le coscienze
dei giovani e le costringe in una
unica visione della vita e del
mondo. Mescolare l’Evangelo
con la logica concordataria, subordinare Gesù Cristo al calcoilo
di un progetto ecclesiastico, insinuare il messaggio evangelico
quasi a tradimento è far fare a
Cristo quello che non ha fatto,
e far dire a Cristo quello che
non ha detto. Mi dispiace m,olto
che in questo caso non si tratti
di un equivoco in cui sia incappato uno sprovveduto, ma si tratta, secondo' me, di una lucida
proposta egemonica da esercitare in campo religioso e culturale
e che si sta rivelando un’ancora
di salvezza per molte persone
che sono alla ricerca di certezze
e di precisi punti di riferimento. « Meglio il prete che la droga», si sente dire. Un progetto
ben costruito e che viene presentato al momento giusto.
Un’educazione incompleta
senza la voce cattolica?
L’altro aspetto che desidero
mettere in evidenza nella lettera
di mons. Martini è più serio e
pericoloso.
« Andiamo a scuola » si chiede
che cosa sia la cultura. « Essa
è un insieme di tradizioni, di
modi di parlare e di pensare, di
condizioni ambientali e sociali
nelle quali viviamo ». « Una cul
tura autentica non appiattisce le
persone nella società, ma aiuta
ogni persona a inserirsi in essa
con le proprie risorse originali,
capaci di criticare, migliorare,
far progredire la cultura e la società stessa ». « La scuola deve
mostrare il rapporto dei fatti
con la coscienza e la libertà ».
E qui entra in gioco l’insegnamento della religione che rende
un servizio alla scuola e alle sue
finalità. « Le altre materie trattano degli oggetti loro propri e
fanno emergere l’esigenza di coiisiderare il problema della libertà
e della coscienza. L’insegnamento della religione accoglie questa
esigenza e mette a tema il rapporto della coscienza è della libertà con i fini ultimi ». Poco più
avanti Martini assicura che si
tratta dell’insegnamento della
religione cattolica assicurato dallo Stato e affidato alla chiesa
cattolica. « Dall proprio patrimonio di fede essa può ricavare
spunti nitidi e preziosi per soddisfare quelle esigenze scolastiche che ho ricordato precedentemente ». « Dalla propria tradizione culturale, da cui è nata la
nostra cultura europea, la chiesa può trarre una pedagogia ed
una metodologia scientifica che
non ha nulla da invidiare alile
altre culture ». Alla domanda:
« Che cosa devo fare perché la
mia vita abbia valore e senso
pieno? », la risposta è: « Nessuno trascuri questa opportunità
che la scuola italiana offre ».
« Grande è infatti la responsabilità che i genitori si assumono
nei confronti del bagaglio culturale, spirituale e morale dei propri figli, se rinunciassero per essi all’insegnamento scolastico
della religione ». Questo vale per
tutti, genitori, ragazzi, credenti e
non credenti, purché aperti alla
verità. Questo, secondo Martini,
non è un privilegio indebito che
lo Stato concede alla chiesa cattòlica, ma si tratta di un servizio prestato a tutti i, cittadini.
Ecco in sintesi il secondo aspetto che ho rilevato nella lettera
pastorale.
In altri termini, la scuola nella diversificazione delle sue discipline insegnate in modo libero
e tendenti a sviluppare lo spirito
critico, porta, può portare o dovrebbe portare gli alunni di fronte all’interrogativo sulle verità
ultime e sull’uomo, né la formazione del ragazzo si può dire
completa se non si pone questi
interrogativi. Anzi, i vari insegnanti in continua e stretta collaborazione con il professore di
religione devono far emergere
questi interrogativi.
Naturalmente solo la dottrina
cattolica, mediante l’insegnamento della religione, è in grado di
dare le giuste risposte. Ne viene
fuori un giudizio indebito sull’idoneità e sulla limitatezza educativa degli insegnanti senza la
collaborazione portante della
chiesa. Creato che ciò possa anche essere in un certo senso offensivo per quegli insegnanti che
lavorano con programmi arretrati, fra tante m.ortificazioni a
livello di categoria, soprattutto
cercando di far maturare i giovani sul piano della collaborazione, della partecipazione, della
democrazia in mezzo a mille tabù familiari o tradizionali, lottando contro una certa passività
rassegnata: tutti ostacoli spesso
creati da una certa catechesi cattolica.
Il nuovo concordato, l’intesa
Palcucci-Poletti, il card. Martini, tutti parlano di un insegnamento che non crei discriminazioni. Ma quale grave discriminazione commette Martini quando non vede altra positiva for
Distrihuita in un
milione e mezzo
di copie nella
diocesi di Milano,
la lettera pastorale
del cardinale coglie
questa occasione
per ricompattare il
cattolicesimo su un
preciso progetto:
candidare la
Chiesa cattolica
alla guida culturale
e morale del Paese.
mazione dello studente se non
quella fatta in collaborazione
con la chiesa cattolica che è la
sola capace di formare pienamente e senza la quale non è
possibile formare dei veri uomini. I ragazzi, credenti e non
credenti, figli di cattolici o di
laici, che non si avvalgono dell’insegnamento della religione
cattolica sono di conseguenza
form,ati male, persone incomplete, donne e uomini di serie B,
cittadini in qualche modo minorati perché non saranno stati
modellati o plasmati dall’insegnamento cattolico. Coloro che
se ne avvalgono saranno più
completi, più formati, e per questo i ciellini ripetono lo slogan:
« Religione è bello! ». Secondo
me saranno anche più dipenden
ti, più posseduti da una chiesa
che garantice loro tutto, che è
capace di risolvere tutti i loro
problemi e di gestire i loro bisogni. Un servizio che concretamente si configura come un potere.
Il fatto religioso è molto importante, ma se deve essere un
contributo alla formazione dei
giovani deve svolgersi non in
una dim,ensione conf essionale, né
può essere ridotto ad un apposito spazio. Deve avvenire nell’ambito di un libero confronto
delle idee, delle culture, delle diverse religioni per aiutare i ragazzi non solo ad avere una capacità di critica e di giudizio, ma
anche a fare delle scelte libere
e motivate, anche in campo religioso.
Un progetto a cui
è necessario opporsi
Siamo di fronte ad un progetto che non interessa solo i
genitori, gli studenti, gli operatori della scuola, ma che ci riguarda tutti come cittadini di
qualsiasi orientamento. E’ necessario opporci non per petulanza
anticlericale, o perché travolti
dalla passione polemica (che è
pur sempre una buona ginnastica), ma perché si tratta di un
progetto la cui realizzazione
provoca inevitabilmente profonde discriminazioni sia sul piano
della fede, che sul piano sociale e culturale.
Il nuovo concordato è ormai
legge dello Stato e, anche se resta profondo il nostro disaccordo con ogni logica concordataria, sarebbe illusorio pensare ad
una sua modifica o addirittura
ad una abolizione a breve o media scadenza. E qui dovrempio
rimproverare alle forze politiche
di aver fatto prevalere l’ambizione di siglare un accordo frettolosamente e senza approfondimenti circa le sue conseguenze
che ora vediamo nell’intesa PaJlcucci-Poletti.
Dopo aver invitato, con ampia
motivazione, i nostri concittadini a non avvalersi dell’insegnamento cattolico, a questo punto
dobbiamo vegliare ed impegnarci
affinché il principio della facoltatività sia davvero tutelato e
non sia minato da discriminazio
ni di fatto, come per es. da
un’ora alternativa obbligatoria
per chi non ha scelto di avvalersi
dell’ora di rèligione. In secondo
luogo dovremmo cercare tutti
quegli spazi che salvaguardando
lo spirito della legge 449/1984,
possano essere utilizzati per dare la testimonianza di un approccio diverso al fatto religioso.
E su questo non dovrempio
improvvisare, ma condurre una
seria riflessione in modo che i
nostri interventi non si limitino
solo ad alcuni episodi sporadici,
ma che la nostra sia una presenza dialettica seria, motivata e
continuativa. Ma soprattutto credo che noi protestanti dovremmo
svolgere una vigorosa predicazione dèll’Evangelo nel nostro
Paese, e pregare perché ci sia
un incontro fra il nostro popolo
ed il Signore vivente che sa parlare direttamente aH’uomo di oggi, il Signore che salva senza bisogno di forzature, di mediazioni e di manipolazioni delle coscienze.
Estrapolandole dal contesto di
« Andiamo a scuola » concludo
con le parole della lettera pastorale di mons. Martini, interpretandole nel loro significato più
autentico: « Dovremo andare tutti alla scuola del Vangelo ». Davvero!
Valdo Benecchi
8
8 ecumenismo
28 febbraio 1986
FERRARA
RITORNO A PRAGA
"Diventerete
miei testimoni”
La Riforma radicaie
Importante convegno sull’« ala sinistra » della Riforma - Il sermone
sul monte, l’escatologia, la politica - Praga è sempre più affascinante
E’ stata celebrata a Ferrara,
per la prima volta nella Chiesa
Evangelica, la settimana di preghiera per l’unità dei Cristiani.
La cosa riveste un certo rilievo,
in quanto negli anni passati, la
stessa celebrazione era avvenuta in altre sedi (greco-ortodossi,
arm,eni, siro-marcniti) anche se
da oltre un secolo è presente in
Ferrara una comunità evangelica. Rispondendo agili annunci affissi anche nelle parrocchie della città, nei giorni dal 20 al 25
gennaio, un buon numero di cattolici si sono Tiniti agli evangelici presso la Chiesa Battista nella lettura della Parola di Dio e
nella preghiera al comune Signore. « Diventerete miei testimoni» (Atti 1: 6, 8) era il versetto guida, scelto unitariamente
dal Consiglio Ecumenico delle
Chiese e dal Segretariato per
l’unità dei Cristiani. Cattolici ed
evangelici si sono alternati nelle
letture bibliche e nelle meditazioni, tenute dal pastore Bianchi, dall’anziano Barazzuoli, e da
due sacerdoti ed rm laico cattolici, mentre gl’inni ed i canti sono stati guidati da un gruppo di
giovani di una parrocchia cittadina.
L’interesse suscitato dalla novità dell’incontro è stato rilevante, tanto che avrà un segidtb con
riunioni mensili interconfessionali per lo studio déll’Evangelo.
Alcune precedenti manifestazioni avevano preparato l’atmosfera di questa celebrazione, sottolineando la presenza evangelica nella città estense.
In primo luogo, la presentazione della Bibbia nella traduzione
in lingua corrente della A.B.U.
presso la fondazione culturale
« Casa Cini », fatta dal pastore
Bruno Costabel, che ha illustrato la parte tecnica della traduzione e dal prof, don Romeo Cavedo per la parte teologica e la
spiegazione delle finalità dell’opera. Da parte evangelica si è
anche rilevato come, proponendo 1’« imprim,atur », la C.E.I. si
sia lasciata sfuggire un’occasione unica per considerare maggiorenni gli acquirenti ed i letto
ri di questa nuova edizione della
Bibbia.
Altre occasioni d’incontro con
un pubblico numeroso, la conferenza con proiezione di diapositive della sorella Febe Rossi-Cavazzutti sul problema dell’« apartheid» in Sud Africa, e rincontro col pastore Gioele Fuligno
su «Teologia e politica in America Latina».
Infine domenica 8 dicembre
un uditorio di oltre trecento
persone ha potuto ascoltare una
superlativa esecuzione del « Messia » di Händel, interpretata nella centrale Chiesa dei Teatini
dalla Corale Evangelica Interdenominazionale di Firenze.
M. B.
Dopo 20 anni siamo tornati
a Praga. La nrima volta, nell’ottobre 1967, partecipammo ad un
Simposio internazionale sulla
Riforma cèca e le Riforme del
secolo XVI organizzato dall’Accademia delle Scienze in un castello a nord della città, dove
per una settimana, quasi in clausura, una cinquantina di studiosi tra cecoslovacchi, tedeschi occidentali e orientali, polacchi,
belgi, francesi, inglesi, canadesi
e italiani dibatterono la grossa
questione dei rapporti tra « prima » e « seconda » Riforma. Si
era in piena « primavera » di
Praga (quella di Dubcek), e ricorrevano due anniversari prestigiosi, il 45CP delle tesi sulle
indulgenze di Lutero e il 50® dello scoppio della Rivoluzione russa (cfr. « Rivista di storia e letteratura religiosa » di Torino, 1968,
pp. 203-210).
La Consultazione
SAE PIEMONTE
La lettura della Bibbia
Su invito del S.A.E. (Segretariato attività ecumeniche) - Piemjonte, ho partecipato volentieri
alla giornata regionale dedicata
ad approfondire la conoscenza
dell’Antico Testamento, che ha
avuto luogo a Torino, il 9 febbraio 1986, presso la casa « Il
Cenacolo ».
Sotto la presidenza dell’instancabile pastore Enrico Paschetto,
la giornata ha inizio con un canto ed una meditazione biblica tenuta dal pastore Luciano Deodato sul tema fissato: Romani
12: 17-21.
Egli incomincia leggendo già
dal versetto 9, il che gli x>ermette
di commentare i temi dell’ospitalità, dell’aiuto fraterno nel bisogno, del piangere con chi piange, di essere felici con chi è nella gioia e di condiudere con la
esortazione dell’apostolo: « Se è
possibile, per quanto dipende da
voi, vivete in pace con tutti ». Ad
un pubblico raccolto ed attento,
disposto a recepire il messaggio
evangelico, il past. Deodato, pur
non tralasciando di rammentare
quanto sia duro amare chi ci perseguita, termina con la parola:
pace.
La lettura della Bibbia è l’argomento di due dotte conferenze
tenute. Luna al mattino dal prof.
Paolo De Benedetti, docente di
giudaismo alla Facoltà teologica
Italia settentrionale, e l’altra al
pomeriggio dal prof. Don Michelangelo Priotto, biblista, di Saluzzo. Vi è stata così la possibilità di conoscere 'le posizioni di
due letture diverse, la prima:
« lettura ebraica », la seconda:
« lettura cristiana ». Numerosi i
quesiti rivolti agli oratori.
In un clima aperto alle varie
correnti, la giornata si chiude
con la liturgia ecumenica guidata
dal gruppo giovani del SAE di
Torino, quasi tutti ventenni universitari, molto impegnati a
quanto ho potuto capire, liturgia
centrata sul tema della pace, collegata alla meditazione del mattino.
Liliana Ribet
Questa volta, su invito del collega Amedeo Molnàr, siamo stati presenti ad una Consultazione
sulla Riforìna radicale, organizzata a fine gennaio 1986 dalla
Facoltà Comenius di Teologìa
protestante, alla quale hanno
preso parte i rappresentanti non
ufficiali, pastori e laici, di ben
8 gruppi od organismi quali la
Chiesa dei Fratelli (USA), i Fratelli Hutteriti (USA e Canada),
i Quaccheri (Gran Bretagna, Germania Occidentale, USA), i Mennoniti (Germania occidentale e
USA), i Valdesi, i Fratelli sia
boemi che moravi, nonché la
Chiesa ussita di Cecoslovacchia:
in tutto 22 persone. Due le relazioni di spicco: del prof. Amedeo
Molnàr sui fondamenti teologici
della Riforma cèca, e del prof.
Donald F. Durnbaugh del Seminario teologico Bethany di Oak
Brook (Illinois, USA) sui tratti
caratteristici dì quella che ormai, dal Williams in poi, si suol
chiamare « Riforma radicale ».
Molteplici gli argomenti trattati: il ruolo del Sermone sul
Monte nella storia spirituale dei
singoli gruppi, l’escatologia, la
trasformazione della società, la
ecclesiologia, l’economia, la pace
e la giustizia. Il sottoscritto parlò dell’incidenza del Sermone
sul Monte nell’etica dei Valdesi
medioevali, mentre uno dei Fratelli Hutteriti illustrò la loro
opera a livello internazionale. In
particolare furono ripresi i temi
cari alla « ala sinistra » della Riforma: la signoria di Cristo, l’autorità suprema della Bibbia, la
sua interpretazione letterale o
fondamentalista, la « restituzione » (non la « riforma ») della
Chiesa, la separazione dei « fedeli » dal mondo nonché il loro
comportamento nella società attuale come « comunità di san
Taiwan: boom di
studenti in teologia
(Perspectives Réformées) — Il
collegio e il seminario teologico
di Taiwan (nella città di Tainan)
manifestano gioia e gratitudine
per la grazia di Dio che ha fatto
sì che 70 nuovi studenti si siano
iscritti ai corsi di teologia, ponendo problemi dì struttura non
indifferenti: la cappella e le aule
di lezione sono ora troppo piccole. Non è possibile però fare
alcun lavoro di ampliamento
poiché, in seguito alla recessione economica che ha colpito il
paese, il bilancio della facoltà
teologica è in forte deficit.
■4- Echi dal mondo
cristiano
Richieste di asiio:
Neuchâtel
a cura di CLAUDIO PASQUET
vendere i loro prodotti a un
prezzo ragionevole.
Scambi equi
col terzo mondo
L’appello firmato da Pain
pour le Prochain, Caritas, Action de Carême, Helvetas, Oeuvre Suisse d’Entraide Ouvrière,
e Swissaid, è stato inviato agli
ambienti economici, alle autorità federali ed al Parlamento
svizzeri.
e che produrre nuovi innari
avrebbe dei costi molto alti,
constatando poi che un innario
è materiale deteriorabile, il pastore Gregory sostiene che ogni
chiesa dovrebbe avere un grande schermo computerizzato su
cui appaiono le parole degli inni.
(SPP) — Alcune organizzazioni protestanti, cattoliche e laiche della Svizzera hanno lanciato un appello perché lo scambio commerciale fra la Svizzera
e i paesi del terzo mondo avvenga su basi più eque e non,
come oggi avviene, sempre a scapito del più debole. Si sostiene,
fra l’altro, che perché le popolazioni dei paesi poveri possano
veramente mettere a profitto le
possibilità di vita loro offerte,
è necessario che esse possano
Inghilterra: canto
computerizzato?
(Reform) — Sul giornale della
Chiesa Riformata unita d’Inghilterra e del Galles è apparso im
articolo del pastore lan Gregory
che sostiene la necessità di cambiare gli innari con degli schermì computerizzati. Partendo dalla constatazione che la maggioranza delle persone nell’innario
legge le parole e non la musica
Questo avrebbe il vantaggio
di non deteriorarsi e di poter
aggiungere sempre nuovi inni
man mano che ne vengono prodotti, senza dover pubblicare appendici ai vecchi innari o nuovi innari. Secondo il pastore
Gregory alla lunga, la computerizzazione degli inni sarebbe
economicamente più conveniente
che la stampa di nuovi innari.
Staremo a vedere, per ora la
cosa fa molto discutere la chiesa tant’è che il numero di febbraio del giornale Reform è dedicato al tema « Computerà nella chiesa» e uno degli articoli
di fondo è titolato « I compu
Praga: la casa editrice protestante Kalich.
ti » e, per finire, l’abbozzo di un
nuovo tipo di ecumenismo, « alternativo » o, al limite, « settario ». Le varie relazioni, così come il rapporto finale, verranno
pubblicate in « Communio Viatorum », la rivista ufficiale della
Facoltà Comenius diretta dal
prof. Ludek Broz. Tra le deliberazioni prese spicca quella di
procedere a breve termine alla
pubblicazione in inglese dei testi-base della Riforma radicale,
con l’originale a fronte.
Sempre più bella
ters nostri servi, non nostri ministri ».
(SPP) — Il centro sociale protestante di Neuchâtel (CSP) ha
chiesto alle autorità federali e
cantonali di ritornare sulla decisione presa di non concedere
il diritto d’asilo persino a coloro che sono in Svizzera da due
anni o più. Se non fosse possibile ritornare su questa decisione il CSP chiede comunque che
vengano rilasciati dei permessi
di soggiorno umanitari a tutti
coloro che non si potrebbe «ragionevolmente e umanitariamente rispedire » nei paesi d’origine.
Per molti esuli, da diversi
paesi del mondo, il rimpatrio
obbligatorio significherebbe andare incontro alla prigione, alla
tortura o alla morte. Per coloro
che hanno richiesto il diritto di
asilo più recentemente, se proprio non li si vuole tenere in
Svizzera, il CSP chiede che il
governo federale fornisca queste persone di documenti di
identità nuovi che permettano
loro di tornare nei loro o in altri paesi senza essere immediatamente identificati.
Praga («thè Enduring », come
la chiama la Life World Library)
ci è apparsa sempre più bella,
pulita come non mai, ben illuminata, con la sua splendida
metropolitana e i suoi smaglianti ponti e edifici pubblici e privati, i suoi negozi ricolmi di
ogni bene di consumo, le sue
chiese, il castello di Hradcany,
i suoi teatri (dove in quei giorni abbiamo visto la « Bohème »
di Puccini). Malgrado il regime
totalitario (o in forza di esso,
dice qualcuno), non c’è disoccupazione. « Alla sera del venerdì — come si legge nell’Affan1e pubblicato recentemente dalla rivista « Panorama », Mondadori Editore, 1985, p. 41 — Praga si svuota e sulle strade del
week-end si snodano lunghe file
di vetture Skoda », per andare
a raggiungere (aggiungo io) la
seconda casa in campagna o
montagna. Le varie religioni o
confessioni religiose — come ci
ha detto un rappresentante del
Governo alla cena ufficiale di
commiato in un albergo della
Vaclavke namesti — sono tutte
trattate alla pari e sostenute anche finanziariamente dallo Stato, che paga gli stipendi dei preti, pastori e rabbini, purché non
facciano propaganda all’esterno
dei propri edifici di culto. Naturalmente, chi vuol fare carriera politica, non deve esternare
i suoi convincimenti religiosi.
Dato ciò, l’opera dei nostri
fratelli in fede in Boemia, Moravia e Slovacchia è delle più
preziose. Essa è ben sostenuta
e affiancata a livello teologico
dalle due Facoltà Comenius e
Hus e da un’ottima Casa Editrice (Kalich = il calice della Santa Cena), alle quali non può
mancare tutto il nostro sostegno spirituale.
Giovanni Gönnet
I
9
28 febbraio 1986
cronaca delle Valli 9
LA VIABILITÀ’ NEL PINEROLESE
Sinodo e
• ■ "V
Maxiprogrammi e minirealizzazioni
Autostrada o superstrada Torino-Pinerolo, strada per il Prà, traforo del Colle della Croce; sono
gli argomenti sollevati dall'assessore provinciale Bonansea per un rilancio del Pinerolese
comunità
Uno dei fenomeni che colpisce
oggi nella vita della nostra chiesa è il distacco fra il Sinodo e
le comunità, distacco a livello di
idee e di programmi, specialmente. Quello che si dice in Sinodo, e che il Sinodo dice, è
l’ideale della fede, è la nostra testimonianza come dovrebbe essere o come noi vorremmo che fosse. quello che le chiese pensano
è la realtà. Ed è spesso molto
diversa.
Riordinando il nostro archivio
ci è capitato in mano un fascicolo di interviste, fatte una decina di anni fa nelle nostre comunità, sul problema dell’insegnamento della religione a scuola
(un argomento di piena attualità come dimostrano le polemiche delle ultime settimane).
Le domande erano due: vorreste che contemporaneamente alV insegnamento della religione
cattolica vi fosse un insegnamento evangelico? (Questo significava nei locali scolastici e durante
le lezioni). Qppure preferireste
che ci fosse, eventualmente, un
insegnamento libero, fuori dall’orario scolastico, a scuola o in
chiesa?
Il problema si poneva naturalmente perché una gran parte degli alunni erano valdesi e la richiesta di esonero poneva problemi per le insegnanti.
Le risposte sono interessanti e
prevedibili: 125 famiglie optarono
per l'insegnamento al mattino e
3 sole al pomeriggio, 118 per l’utilizzo dei locali scolastici e 1 per
quelli extra scolastici, a 3 soltanto non interessava avere un insegnamento religioso.
Come si può vedere la stragrande maggioranza di quei
membri di chiesa proponeva una
linea opposta a quella che negli
Sì essi anni si cercava di definire
nei sinodi e sulla nostra stampa.
Cosa se ne può dedurre? Che
le assemblee decisionali devono
avere chiaro il fatto che non rappresentano sempre la chiesa, non
debbono scambiare la propria
volontà e sensibilità con quella
della chiesa.
In secondo luogo è necessario
conoscere la sensibilità dei credenti ed il loro modo di impostare la vita e la fede mantenendo però una giusta tensione fra
ciò che la gente pensa e ciò che
riteniamo debba esser fatto nella fedeltà all’evangelo. Non è detto infatti che la maggioranza abbia sempre ragione.
Terzo: che questa tensione tra
ideale e realtà non deve però essere eccessiva, non deve giungere
alla rottura, deve essere una tensione, non un conflitto.
Nel problema della religione a
scuola come in quello delle finanze ecclesiastiche (8 per mille, defiscalizzazione) mi pare evidente che le posizioni espresse dai
sinodi sono spunti di riferimento
ideali che il popolo delle comunità recepisce come tali ma che è
ben lungi dal riconoscere come
espres.sioni della .sua visione dei
problemi.
Un rischio è di dire: le proposte sinodali sono belle teorie,
la politica è invece realista; il
pericolo opposto è di dire: la verità è quella detta dal Sinodo, se
le chiese seguono, bene, se non
seguono, pazienza, noi andiamo
avanti. Evitare i due pericoli e
mantenere un giusto rapporto
tra Sinodo e comunità non sarà
facile ma è pure ciò che dovremo fare.
Giorgio To«m
Si continua a parlare molto di
viabilità dal pinerolese verso Torino. Nonostante il fatto che il
governo e l’Anas non abbiano in
mente alcun intervento nel ninerolese, l’amministrazione nrovinoiale non demorde. Nel programma del quinquennio i collegairienti tra Torino e Pinerolo sono considerati un nodo da risolvere in
modo prioritario. Ormai oltre all’autostrada (dallo svincolo del
Drosso a Riva di Pinerolo) e al
raddoppio delle statali 23 (attraverso Stupinigi) e 589 (via Piossasco Onbassano), si calcola che
vi siano almeno altri 16 progetti possibili per migliorare la viabilità. Tra questi una certa importanza potrebbe rivestire una
variante della strada 23 che da
None, costeggiando il parco di
Stupinigi lungo la strada del « debouchez » consenta la penetrazione in Torino da Nichelino. Questa strada, oltre i collegamenti
con Pinerolo, risolverebbe alcuni
problemi di viabilità interna alla
zona sud dell’area metropolitana torinese e salvaguarderebbe
l’area ecologica del parco. Ma anche qui occorrerebbe valutare attentamente i costi-benefici e l’impatto ambientale.
Inoltre sull’onda di alcuni articoli pubblicati dall’Eco del Chisone sono tornati d’attualità il
traforo del colle della Croce e la
strada da Villanova al Prà. Sono
tutti progetti di cui occorre fare
analisi di fattibilità precise.
L’opinione
dell’ass. Bonansea
Sull’argomento interviene con
una lettera inviata anche al nostro giornale l’assessore all’Agricoltura della Provincia Claudio
Bonansea.
Scrive l’assessore:
Grande viabilità
a) Studio di fattibilità e stima
analitica dei costi sul raddoppio
della Statale n. 23 a partire dalla
tangenziale di Pinerolo fino alla
Palazzina di Stupinigi rimarcando esclusivamente l’attuale tracciato;
b) Studio di fattibilità e stima analitica dei costi sul raddoppio della Statale dei Laghi - 589 a partire da Pinerolo fino alla
tangenziale di Piossasco rimarcando sempre l’attuale tracciato.
Per queste due ipotesi sarebbe
necessaria una attenta valutazione sul grado di penetrazione agevolata su Torino e contemporaneamente un giudizio sulla possibilità di realizzo dell’opera con
una stima puntuale del terreno
agricolo da compromettere.
c) Inserimento della Provincia
di Torino (come si era verificato
per il passato) nel dibattito in atto nel Pinerolese circa l'opportunità di costruire il Traforo del
Colle della Croce. A tale riguardo ritengo sarebbe opportuno
che aderissimo conte Ente al con
vegno che si terrà nella prossima primavera a Torre Pellice,
promosso dall'Eco del Chisone.
Viabilità ordinaria
d) Richiesta urgente da inoltrare congiuntamente come Provincia di Torino e di Cuneo alle Ferrovie dello Stato per acquisire
come Provincia la proprietà del
sedime della rete ferroviaria in
disuso Bricherasio-Barge.
Contestualmente sarebbe opportuno avere uno studio di massima con i relativi costi per la
costruzione di una strada di collegamento da Bricherasio a Barge. Tale opera avrebbe il pregio
di unire le due Province e di ovviare alla costruzione della circonvallazione di Bibiana servendo nel contempo anche il Comune di Campiglione Fenile senza
arrecare alcun danno in auanto
non è necessario acquisire aree
destinate ad attività agricola o
produttiva.
e) Miglioramento ed ampliamento della Strada Provinciale
dell’Inverso — come alternativa
alla Statale n. 23 ormai largamente compromessa — per adeguare il sistema viario della Valle del Chisone e Germanasca.
Contemporanea costruzione della
Circonvallazione di Perosa Argentina ed invito all’A.N.A.S. ver
interventi migliorativi sulla Statale da Perosa a Sestriere.
f) Ampliamento della Strada
Provinciale Pinerolo-Torre Pellice
-Bobbio Pellice con verifica per
la realizzazione di corsie di servizio dove vi é la disponibilità e
la necessità. Proseguimento della strada del Colle della Croce
fino a Villanova- Prà.
Credo che questa mia esnosizione sia una fotografia dei bisogni che sono emergenza per
un buon sviluppo del Pinerolese
e della sua economia che è tuttora soggetta ad un processo di
subordinazione rispetto all’ area
metropolitana torinese.
Riconosciute quindi queste esigenze del Pinerolese e dato atto
che è necessario andare a scelte
concrete quanto prima, mi permetto di proporre l’elaborazione
di questi dati al fine di poter operare delle scelte per la grande
viabilità e quindi confrontare
quale soluzione arreca il minor
danno ed il minor disservizio alla zona agricola e nel contempo
serva meglio il Pinerolese e la sua
gente valutando che qualsivoglia
soluzione deve avere criteri di efficienza viaria ai fini di un’utenza (che oggi parrebbe gradire di
più la 23) che ha la necessità di
una buona velocità di percorso,
di una agevole penetrazione in
Torino, ecc.
Solo dopo aver analizzato i
progetti di massima ed i costi è
possibile — a mio avviso — pronunciarsi per soluzioni di miglioramento della rete attuale o ver
autostrada sì od autostrada no.
Per i punti « e » ed « f » bisogna iniziare ad affrontare il pro
blema al fine di stimolare il dibattito e soprattutto fare le verifiche con le comunità locali e
le forze politiche prima di adottare le decisioni in merito (...)■
Come si vede ci sono buoni
propositi. Speriamo in un processo decisionale partecipato in
cui si tenga conto anche dell’opinione della gente interessata al
passaggio della strada.
E’ infatti non solo opportuno
ma indispensabile che coloro che
si vedranno tagliati i campi, che
avranno un’arteria di grande comunicazione vicino a casa dicano
cosa ne pensano. Non si potrà
neanche dimenticare il problema
dei collegamenti ferroviari. I
prossimi mesi vedranno quindi
l’organizzazione di numerosi convegni per discutere della cosa ed
alla fine si dovrà assumere ima
decisione, ricercare i finanziamenti necessari e realizzare i lavori. Un processo che durerà certamente almeno una decina
d’anni. Si ipotizzano cioè progetti per gli anni 2000.
Per intanto dobbiamo osservare che l’unica realizzazione effettuata è stato Tallargamento del
ponte sull’Angrogna a Torre Pellice. Un metro e mezzo.
Giorgio Gardiol
FILSETA DI PEROSA
Lavorano i più deboli
Mercoledì 19/2 al Ministero
del Lavoro è stato firmato l'accordo che chiude una fase della
storia della Filseta di Perosa.
Questo accordo prevede che a
Perosa restino in forza 105 lavoratori impiegati nel reparto
di macerazione. Per gli altri 210
dipendenti che prima lavoravano in Filseta l'accordo prevede
due anni di CIG e l’elaborazione
di un piano per localizzare nell’area non niù occupata dalla Filseta una sessantina di posti di
lavoro. Sulla base di questo accordo sono stati individuati i
105 lavoratori che continueranno a lavorare in macerazione.
Fatti salvi i casi che l’azienda
non ha voluto discutere (impiegati, intermedi ed alcuni casi
individuali) i criteri concordati
ed applicati hanno tenuto conto rigidamente del numero di
persone facenti parte la famiglia ed il numero di stipendi che
vi entrano. In pratica sono rimasti tutti coloro per cui la Filseta è l’unica fonte di reddito
In un mare di verde, in un’oasi di pace
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TORRE PELLICE
della famiglia e tutti coloro che
pur avendo un’altra fonte di reddito in famiglia hanno almeno
tre persone a carico. Tra coloro
che fanno parte di una famiglia
di 4 persone in cui una lavorava in Filseta e un’altra lavora
fuori (circa 40 casi) sono poi
stati estratti a sorte i 7 che
mancavano oer completare la lista e raggiungere il numero
di 105.
Venerdì 21 vi è stata quindi
l’assemblea dei dipendenti in
cui il sindacato ha informato di
quanto sopra.
Due considerazioni mi sembrano doverose: questo accordo
non è che la ratifica, la formalizzazione di una situazione
creatasi con la chiusura prima
del reparto di filatura, poi di
pettinatura. L’errore fatto è stato quello di lasciar andare via,
nel 1983, la filatura, pensando
che così forse ci avrelibero lasciato il resto; invece ogni pezzo che se ne andava giustificava
maggiormente la chiusura anche degli altri.
La posizione che sembrava
« realistica », di buon senso, si
è dimostrata sbagliata. In secondo luogo, va ribadito che i 60
posti di lavoro aggiuntivi per
cui la ditta dovrebbe predisporre un piano di fattibilità sono
tutti da conquistare: è quindi
necessario impedire che la Filseta venda le sue centrali elettriche (che rendono appetibili
i capannoni vuoti) e garantire il massimo impegno di mobilitazione di enti locali, sindacato e popolazione.
Paolo Ferrerò
10
10 cronaca delle Valli
28 febbraio 1986
REGIONE PIEMONTE
5.300 miliardi da spendere
Ammonta a circa 5.327 miliardi
di lire il bilancio di previsione
per il 1986 approvato dal Consiglio regionale. Nella relazione introduttiva, il presidente della I
Commissione, Santoni (PLI), l’ha
definito « un bilancio tecnico che
consente di non dover ricorrere
all’esercizio finanziario provvisorio e che individua le spese obbligatorie, rinviando, a dopo l’approvazione del programma di
Giunta, le scelte politiche ».
« L’incertezza del quadro finanziario nazionale e la ristrettezza delle risorse a disposizione delle Regioni — ha aggiunto
Santoni — fanno calcolare in
soli 100 miliardi i fondi liberi
utilizzabili per nuovi investimenti ».
Nel corso del dibattito, che ha
visto nove interventi da parte dei
consiglieri e due della Giunta,
la definizione di « bilancio tecnico » è stata duramente contestata dalle forze di opposizione. Per
prima Mercedes Bresso (PCI) ha
criticato la presentazione di « un
bilancio che non decide, ma che
per intanto elimina tutte le voci
qualificanti della spesa regionale
come quelle che riguardano la
cultura, l’ambiente, i parchi, il
territorio ».
Pezzana (LVC) e Ala (LV) hanno insistito sulle penalizzazioni
subite dai settori socio-ambientali, sottolineando « le carenze
politiche di una maggioranza perennemente in ritardo ».
(PRI) ha attribuito la rigidità
del bilancio non solo alla limitatezza dei trasferimenti statali
liberi da vincoli, ma anche « al
grave deficit, di oltre 200 miliardi, derivante dagli esercizi precedenti », aggiimgendo che « la
decisione di rinviare ad una seconda fase e ad un più approfondito dibattito le scelte d’investimento è un segnale e richiamo
ad un serio dialogo che la maggioranza rivolge all’opposizione».
Tappare (PSI), considerando
che le priorità dovranno essere
individuate con la prima nota di
variazione al bilancio, ha affermato che, a fronte di un calo delle risorse libere, deve accrescersi l’utilizzo degli strumenti di finanziamento aggiuntivo quali il
FIO e l’intervento Enel per l’energia.
Mignone (PSDI) ha posto l’accento sulle difficoltà oggettive —
inizio legislatura e insediamento
recente di una nuova maggioranza accanto ad un quadro nazionale finanziariamente incerto —
per motivare e sostenere la scelta di rinviare il confronto politico sul bilancio.
Il capogruppo democristiano
Brizio ha infine parlato del bi
lancio « tecnico » come di « una
operazione di chiarezza che concorre a porre in evidenza la indubbia gravità della situazione
finanziaria della Regione, non
per suscitare o riaprire polemiche sul passato, ma per affrontare il futuro con assoluta consapevolezza e senza illusioni ».
Replicando per la Giunta, l’assessore Turbiglio ha spiegato la
decisione con la volontà, ispirata
allo statista liberale Einaudi, di
« conoscere prima di deliberare ».
Il vice presidente della Giunta,
Bianca Vetrino, ha insistito sulla
ristrettezza delle risorse, resa
ancora più evidente nel bilancio
pluriennale 1986-1988, annunciando tuttavia « l’impegno della
Giunta per tentare di ricondurre
il bilancio a sostanziale equilibrio nei prossimi tre anni ».
Dopo le dichiarazioni di voto
— svolte da Pezzana (LVC), Marchini (PLI), Rossa (PSI), Ala
(LV), Ferrara (PRI), Majorino
(MSI-DN), Bontempi (PCI) e
Brizio (DC) — il provvedimento
è quindi stato approvato con 32
voti favorevoli (pentapartito e
gruppo misto) e 20 contrari
(PCI, MSI, LVC e LV).
Per il gruppo MSI-DN, Maj orino ha giudicato anomalo il documento presentato, osservando
che « sarebbe stato preferibile,
e più corretto, il ricorso all’esercizio finanziario provvisorio ».
Biazzi (PCI) ha affermato che
« l’inserimento di troppe voci
’’per memoria” contribuisce a
rendere la soluzione affrettata e
pasticciata » e che le « difficoltà
finanziarie attuali, lungi dall’essere un’eredità delle precedenti
Amministrazioni, sono il risultato di imo scorretto rapporto tra
Stato e Regioni».
Per la maggioranza, Ferrara
Tempo di consuntivi per tutte le Associazioni che dopo aver
fatto il punto sulle attività svolte si preparano ad affrontare un
nuovo anno.
Così è anche per la Pro Loco
di Torre Pellice il cui ruolo si
va sempre più precisando sia
come collegamento ed appoggio
ad iniziative che hanno una loro autonomia propositiva, sia
con iniziative proprie di inter
CORSIVO
La Francia è vicina
« Francia e Italia faccia a faccia », titola il suo pezzo settimanale su « L’Espresso » Umberto
Eco (16 febbraio).
E V. m. su « L'Eco del Chisone », il 13 febbraio, scrive un articolo dal titolo « I nostri vicini
di Francia », affermando: « Preferisco conoscere cosa succede
in Francia, piuttosto di arretrare nel Medioevo per capire il
tempo presente » — in polemica con integristi di destra e di
sinistra che amano il Medioevo
« che sfortunatamente conoscono poco » (ma di chi era l’articolo « Guelfi o Ghibellini » su
« L’Eco del Chisone » del 23 gennaio?...).
Fa umanamente piacere per
un protestante leggere su « L’Eco del Chisone » di « un futuro
leader molto bravo e molto responsabile, popolarissimo. Si
chiama Rocard ed è un uomo
molto preparato ». Non sappiamo
a che punto sia la “fede" di Rocard, se si ritiene un credente
confessante o se è uno dei tanti
“protestanti sociologici" che la
Francia conosce, se si senta un
laico o se mediti una di quelle
conversioni in cui i francesi sono talvolta maestri (da Enrico IV — Parigi vai bene una
messa — al marxista-cristianomusulmano Garaudy), ma che
un francese di famiglia protestante sia stimato non può che
darci piacere — ripetiamo, umano, umanissimo; al di là delle
opzioni politiche di ciascuno.
Il 16 marzo si voterà, in Francia, per la camera e per le regionali: Rocard pare essere l’uomo di punta del partito socialista. E come voteranno i cattolici?
Nella stessa settimana, « Le
Monde» (14 febbraio) scrive:
« L’86% dei cattolici praticanti
voteranno per la destra ».
Questo il tenore del breve articolo:
« Secondo un sondaggio SOFRES pubblicato giovedì 13 febbraio da 'La Croix’, Z’86% dei
cattolici praticanti regolari si
preparano a votare per la destra. Tra questi, il 76% sceglierebbero le liste RPR-UDF e Z’8%
quelle del Fronte nazionale.
Quanto al partito .socialista, raccoglierebbe il 9% dei voti (cattolici), e il Partito Comunista
Francese il 4%.
Prima delle elezioni presidenziali del 1981, secondo lo stesso
istituto di previsioni, il 17% dei
praticanti regolari s’era pronunciato per i candidati di sinistra
e il 79% per quelli di destra.
In un’intervista a Paris-Match,
l’arcivescovo di Parigi, il cardinale Lustiger, si augura, a proposito delle elezioni, che ’/ Francesi non trasformino in guerra
civile un arbitrato politico legittimo e regolare’. ’Nessun partito — aggiunge — ha il monopolio del bene e del vero’ ».
Sergio Ribet
Associazione Evangelica di Volontariato
Assemblea annuale
L’Associazione Evangelica di Volontariato terrà la sua Assemblea annuale il 15-16 marzo 1986, con il seguente programma:
Sabato 15; Arrivo dei partecipanti nel pomeriggio. In serata
incontro informale per fare la conoscenza reciproca e
con l’équipe che conduce Casa Cares.
Domenica 16, ore 9: Breve riflessione biblica;
ore 9.15: Relazione del Consiglio e discussione plenaria.
Eventuale lavoro a gruppi.
Adempimento degli atti formali e rinnovo cariche sociali;
ore 13; Pranzo e partenze.
Costo deìl’incontro, dalla cena di sabato al pranzo della domenica: L. 20.000.
Prenotazione entro ii 10 marzo p.v., presso Casa Cares,
Villa i Graffi, Via Pietrapiana 56, Reggell'o (FI), Tel. 055
86.52.001. Per informazioni logistiche rivolgersi ai responsabili della Casa, Antoinette e Paul Krieg, stesso indirizzo, stesso
telefono.
La Casa Cares, situata sulle belle colline toscane, a circa 35 km. da
Firenze, si raggiunge nel seguente modo:
— Autostrada del Sole - Casello di Incisa, imboccare la strada per Reggello; di qui proseguire per Pietrapiana ed ancora per 1 km. sulla
strada per Donnini - Sant'Ellero.
■— Con il treno: da Firenze (linea Firenze-Arezzo-Roma) scendere alla
stazione di Sant'Ellero. In coincidenza con i treni in partenza da Firenze S. M. Novella alle ore ,15.31 - 17 - 17.55 si trova a Sant'Ellero
una corriera in direzione ReggeNo. Dire all'autista che si deve scendere a Casa Cares (all'incirca dopo 20 minuti di viaggio).
INCONTRO A PINEROLO
PRO LOCO DI TORRE PELLICE
Al servizio dei turisti
Obiezione
perchè sì
fiscaie:
vento culturale di buon livello
che qualificano la cittadina e la
rendono interessante come sede
di soggiorno e di vacanza.
I problemi non mancano in
quanto la crisi economica generale fa sentire le .sue ripercussioni anche sulle attività collaterali, e la conseguente crisi di
liquidità non permette programmazioni autonome di ampio respiro mentre la carenza di locali ritenuti agibili per manifestazioni pubbliche limita le potenzialità attuali e la realizzazione
di proposte già sul tappeto.
Nonostante questi limiti la
buona volontà, l’azione di volontariato espressa dal seggio e
la determinazione della presidente, hanno permesso lo scorso
anno lo svolgimento di un buon
numero di iniziative che hanno
avuto il pregio di essere ben distribuite nell’arco dell’anno.
Dal concorso pianistico nazionale « K. Czerny », giunto alla
4* edizione alla stagione concertistica, ai balli pubblici estivi, dalla esibizione di fanfare, alle mostre, dal carnevale dei bimbi alla raccolta di firme contro la
soppressione della ferrovia.
A questo si affianca la gestione dei locali sociali in cui ha
sede il posto telefonico pubblico, punto importante di informazione e di incontro per turisti e per gli stessi torresi.
II seggio di recente rieletto è
così composto: Sibille Giampiccoli Clara, presidente; Coisson
Osvaldo, vice presidente; Charbonnier Davit Anita, segretario;
Raselli Franco, cassiere; Angelini Ernesto; Forneron Pellegrin
Frida; Poet Amato; Ughetto Barberis Nicoletta; Longo Adriano;
Novena Quattrini Olimpia; Proche! Pollone Vera.
Revisori dei conti: Bertalot Rinaldo; Frache Bruno; Della Valle Sergio.
Ultimamente l’attenzione del
movimento per la pace si è focalizzata sulTobiezione fiscale, in
quanto riteniamo che l’obiezione
di coscienza alle spese militari è
uno degli strumenti che i pacifisti possono utilizzare nella lotta contro la corsa al riarmo del
nostro Paese.
L’obiezione fiscale rappresenta
un’azione di disobbedienza civile, che non ha nulla a che vedere
con l'evasione fiscale, in quanto
l’obiettore, a differenza dell’evasore, non trae alcun vantaggio
personale e le somme raccolte
vengono destinate a progetti di
pace e di cooperazione.
In prospettiva, con l’obiezione
fiscale si mira ad ottenere dallo
stato il riconoscimento del diritto alla « opzione fiscale », cioè il
diritto del cittadino di scegliere
Se finanziare il settore della difesa militare o progetti civili alternativi.
Il 1° febbraio scorso si è tenuto a Torino un convegno regionale sul tema: « Corsa agli armamenti: diritto-dovere di resistenza. L'obiezione di coscienza
alle spese militari », a cui hanno
partecipato oltre 400 persone.
Questo vuol dire che anche
nella nostra regione è abbasta;iza elevato il numero di persone
interessate a questa problematica, che presenta ancora diversi
aspetti da chiiarire c che è attualmente molto discussa aH’interno
degli stessi comitati per la pace.
Per approfondire questa tematica i comitati pace del Pinerolese hanno organizzato per venerdì 7 marzo, alle ore 20,45, pres^^ij
i locali del Centro Sociale di S.
Lazzaro (Via de’ Rochis 3), un
dibattito a cui interverrà Beppe
Reburdo, responsabile del Coordinamento Piemontese dei Comitati Pace.
Sono invitati a partecipare al
dibattito tutti coloro che sono
interessati ad affrontare tale argomento, in special modo le
chiese del Pinerolese, molte delle
quali hanno preso delle posizioni
sull’abiezione fiscale, e quelle persone che hanno sottoscritto il documento dei Comitati Pace del
Pinerolese.
Coordinamento dei Comitati
Pace del Pinerolese
ZOOTECNIA PIEMONTESE
Nuovo prezzo del latte
A. L.
# Hanno collaborato a questo
numero: Martino Barazzuoli,
Archimede Bertolino, Dino
Gardiol, Luigi Marchetti,
Claudio Pasquet, Paolo Ribet, Katharina Rostagno, Aldo Rutigliano.
Accordo positivamente raggiunto per il prezzo del latte alla
produzione, tra i rappresentanti
delle aziende utilizzatrici e le associazioni dei produttori, affiancate dalle organizzazioni professionali. La trattativa è stata condotta in porto dall’assessore regionale all’Agricoltura, Emilio
Lombardi.
Come è noto, nello scorso mese
di luglio la trattativa per la revisione semestrale non aveva avuto
molta fortuna, e nemmeno il tentativo che ne era seguito nello
scorso mese di settembre.
A partire dal 1° gennaio verrà
corrisposto ai produttori piemontesi di latte bovino il prezzo di lire 572 al litro, al lordo
dell’IVA, con un aumento di lire 24.50 sul prezzo precedente.
Tale aumento corrisponde al
4.47% sul precedente prezzo regionale di lire 547.50.
Il nuovo accordo piemontese
prevede pagamenti entro trenta
giorni, salvo diversi accordi tra
le parti per quanto concerne il
termine di pagamento, che comunque non potrà superare il
59° giorno.
Per eventuali pagamenti a 60
giorni il prezzo al litro sarà di
lire 582 (cioè, al produttore verrà
riconosciuto un aumento di lire
10). Per pagamenti successivi al
60" giorno decorreranno anche gli
interessi, in misura pari al tasso
ufficiale di sconto. Il compenso
per la refrigerazione a -f4°C, se
richiesta dall’acquirente, è rimasto immutato in lire 9, come nelle altre regioni.
I
11
r
28 febbraio 1986
cronaca delle Valli 11
DALLA REVOCA AL RIMPATRIO - 2
L'Editto del 31 gennaio
L’Editto emanato da Vittorio
Amedeo II il 31 gennaio riprendefva a grandi linee quello di
Fontainebleau con cui Luigi XIV
aveva alcune settimane prima revocato l'Editto di Nantes.
Peccato riassumerlo, citarlo
nel suo bell’italiano seicentesco è
senz’altro più efficace.
Il prologo, come in tutti gli
alti ufficiali del tempo, è il pezzo
ohe fornisce le motivazioni ideologiche e giuridiche del provvedimento.
Consegua bene spesso ogni prudenza Christiana e politica di tollerare que’ mali, che per non
essere maturi alla cura potrebbero farsi maggiori col tentarla
inopportunamente. E così appunto... è succeduto alli nostri Serenissimi e Reali predecessori, li
quali sebbene abbiano sempre
avuto principale scopo di cavare
li loro sudditi dalla pretesa Religione riformata dal bufo della
eresia, che per le disastrose vicissitudini dei tempi si era già internata dal centro delle Valli di
Luserna quasi nelle viscere del
Piemonte; tuttavia non è loro riuscito di compiere questa sant'opera... tollerando per provisionc che continuassero l’esercitio
della loro falsa Religione fra li
limiti più ristretti che consentì
Voccasione, sinché la Divina
Bontà si degnasse di farne nascerò una assai propria per ridurre
quelle anime sviate al grembo
della nostra santa, et unica Religione cattolica. Apostolica, Romana... essendo però hora (venuto meno) uno dei principali
motivi che persuasero la suddetta tolleranza con la riduzione alla Santa Fede degli Eretici vicini promossa dall’eroica pietà del
glorioso Monarca della Francia...
habbiamo determinato d’ordinare, come ordiniamo alli nostri
sudditi della Religione pretesa riformata di tralasciare in avvenire ogni esercizio di detta Religione, et in conseguenza prohibianio alli medesimi di radunarsi dopo la pubblicazione del presente in alcun luogo, o casa particolare per fare detti esercita,
sotto qualsivoglia titolo, pretesto,
o causa, abolita ogni passata o
pretesa tolleranza, che da qualunque titolo potessero dedurre,
sotto pena della vita e confiscazione dei beni.
Lettere
ali'Eco
delle Valli
DISSENSO
Vorrei esprimere ii mio fraterno dissenso in merito alla lettera inviata al
capo dello Stato da un gruppo di vaidesi di Torre Pellice (Eco-Luce del 21
febbraio scorso). A mio parere, l'aver
mandato un appello a Cossiga per un
problema locale — approfittando di recenti contatti avuti col medesimo —
non è stato né pertinente né opportuno.
Altre sono le sedi da interessare per II
sentito problema della ferrovia Pinerolo-Torre Pellice e mi pare che si stia
già facendo quanto possibile.
In secondo luogo, mi ha non poco
• disturbato » il ripetuto accenno (4
volte) al carattere speciale della questione nel suo insieme. Per analogia
mi è venuto in mente il famigerato
• carattere sacro di Roma ». Ma, a parte questo, se qualcosa di « speciale »
c'è, non sta a noi sottolinearlo, dato
che non ne abbiamo nessun merito!
Chiedo scusa per questo piccolo
sfogo che spero venga rettamente inteso, al di fuori di ogni spirito pole
Vogliamo insieme che tutti li
templi, grangia, o case che servono di presente per lo esercizio
suddetto, siano demolite... Comandiamo a tutti li Ministri,
Predicanti e Maestri di scuola di
detta Religione pretesa riformata, li quali fra giorni quindici dopo la pubblicazione del presente
non si cattolizzeranno effettivamente, di dovere, detto termine
spirato, partire dalli nostri Stati, sotto pena della vita, e confiscatione de’ beni. Inhibendo loro,
sotto la medesima pena, di fare
in essi prima della partenza alcuna predica, esortazione né altra funtione di detta Religione.
Inhibendo inoltre, di tenere in
avvenire scuola pubblica, o privata, volendo che d’hora in poi
li loro figlioli non possano essere istruiti, che da Maestri di
scuola, li quali siano cattolici...
Li figlioli li quali nasceranno
di quelli di detta Religione pretesa Riformata, vogliamo che, dopo la pubblicazione del presente
siano battezzati dai curati delle
parrocchie stabilite, o da stabilirsi in dette Valli.
A questo effetto comandiamo
alli loro padri e niadri, di portarli e mandarli alle chiese, sotto pena quanto al padre di anni
cinque di galera, e quanto alla
madre della pubblica fustigazione...
E quanto agli stranieri della
stessa Religione che... sono venuti
ad abitare nelle dette Valli... ove
non si risalgano di cattolizzarsi
fra quindici giorni... debbano partirsi dalli nostri Stati sotto pena
della vita e confiscatione dei
beni.
Con questa decisione il Duca
di Savoia metteva fine alle chiese valdesi nel suo ducato; la modesta libertà che restava ài vaidesi, di una pratica della loro
fede in termini personali, o di
famiglia, non aveva prospettive
per l’avvenire; temno due generazioni ed il candeliere valdese si
sarebbe spento.
II provvedimento suscitò immediate reazioni in Europa, per
il suo carattere vessatorio, anzitutto, per il disprezzo dhe dimostrava delle leggi e dei trattati
esistenti in materia religiosa ma
soprattutto perché rivelava un
pericoloso, allargamento della politica imperialista di Luigi XIV.
Dopo la Francia, la Savoia vassalla più che alleata, ma dopo
la Savoia? Forse l’Europa? Il rischio c’era e qui stava il problema.
Giorgio Tourn
MUSEO DELL’AGRICOLTURA IN PIEMONTE
A l’ha diio’I geometra
« A l’ha diio ’1 geometra », la
frase suona ancora oggi tra i contadini piemontesi come conclusione quasi dogmatica di una valutazione i cui parametri sono
l’ascendente, la capacità collaudata e un’onestà a prova di bomba. E’ nota a molti la battuta
tra due agricoltori di cui uno
vanta all’altro la laurea in ingegneria che il figlio ha conseguito
a Torino. L’amico commenta;
« adesso, lo farai ben studiare
anche da geometra! ».
Colgo queste belle pennellate,
anzi questo ritratto di una professione eclettica e polivalente
che si sta, con altre, scolorendo,
dal bel libro edito dall’Associazione Museo dell’Agricoltura di
Torino h II rievocare le professioni in agricoltura nel recente
passato piemontese e « meditare sulle rispettive aree di influenza » non è un’operazione che intende riproporre soluzioni del
passato a problemi dell’oggi —
come giustamente nota nella prefazione al libro Italo Eynard,
preside della Facoltà di Scienze
Agrarie delTUniversità di Torino — ma si tratta di cogliere nelle professioni del passato degli
aspetti positivi che possono aiutarci a meglio comprendere ed affrontare la realtà attuale.
Tra i vari saggi presentati nel
volume segnaliamo, oltre a quello molto pittoresco e frizzante
sulla professione del geometra,
le righe dedicate da Giorgio
Tourn all’opera di Edoardo Rostan, medico e botanico nelle Valli Valdesi. Nato nel 1826, allievo
del Collegio di Torre Pellice, Ro
Roberto Peyrol, Torre Pellice
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Via S. Secondo, 38 - PINEROLO - Tel. (0121) 201712
(di fronte Caserma Alpini « Berardi »)
DIBATTITO
XVII Febbraio
e scuola
pubblica
stan fu insigne medico e botanico di vastissimi interessi culturali. Membro, tra Taltro, della
Società Botanica Britannica fu
proprio lui a scoprire il fiore che
verrà dal Reuter classificato come « Gentiana rostani ». A lui è
anche dedicato l’attuale parco
della « Rostania » nel vallone di
Pramollo che attira gli interessi
di alcuni giovani studiosi. Fondatore con altri della « Société
d’Histoire Vaudoise » Rostan è
tratteggiato dal Tourn come il
propugnatore di un « progetto
culturale di tipo globale ». Egli
tentò in sostanza di dar vita ad
una cultura alternativa, complessiva, in un inscindibile intreccio
tra scienza e tradizione, tra vita
quotidiana e orizzonte europeo,
tra storia locale e vita internazionale. Leggendo quest’analisi, breve ma intensa, sulTooera di uno
studioso che seppe spaziare pur
rimanendo ancorato alle proprie
radici vien da riflettere sull’attuale carenza di persone che sappiano trasmettere, in qualche
modo, una riflessione di fede sul
loro lavoro di scienziati o di tecnici o di operatori sociali o insegnanti o altro ancora. Forse è
proprio questo che ci manca;
non tanto una riflessione teologica sulla Bibbia — quella è reperibile — quanto una riflessione biblica e teologica sui nroblemi scientifici e tecnici del nostro
tempo. Giuseppe Platone
Vorrei intervenire nel dibattito sul XVII febbraio dopo gli
articoli di Platone e Scroppo.
Vorrei precisare innanzitutto
che la mia collega Tomassetti,
preside dell’Istituto professionale, si era consultata con me
prima di decidere se concedere
0 meno un,- congedo per motivi
di famiglia il XVII febbraio. Il
mio atteggiamento è uguale al
suo: il permesso per motivi di
famiglia può essere concesso
oggi (dopo alcuni abusi del passato e tutta la polemica suscitata dal presunto assenteismo
degli insegnanti) a condizione
che il motivo abbia queste tre
caratteristiche ; che sia grave,
urgente e familiare. Nessuno
può dimostrare che il XVII febbraio abbia questi caratteri. Ora
1 casi sono due; o lo festeggiamo alla domenica ; oppure escluderemo sempre gli insegnanti e
— immagino — altri impiegati
pubblici che non hanno la possibilità di slittamenti o scambi
di orario, quindi in particolare
gli insegnanti di scuola elementare. Altre soluzioni dignitose
non si danno. Le malattie fittizie, l’appello al presidente della repubblica — che in democrazia non ha il potere legislativo —, il sogno della festa civile per tutti (dopo la soppressione del 2 giugno, festa della
repubblica: scherziamo?), sono
illusioni, anche abbastanza rischiose sotto vari punti di vista, che è scorretto incoraggiare.
Comitali per la pace
Elvira Silvani ved. Decker
' Per un Museo dell’Agrieoi tura in
Piemonte: IVfLe professioni in agricoltura nel recente passato piemontese.
Torino 1985, pp. 138.
RINGRAZIAMENTO
I familiari della compianta
Simone Ribet ved. Romano
Prarostino, 28 febbraio 1986
<( In Cristo... quél che vale e la
fede operante per mezzo delVamore »
(Paolo ai Calati 5: 6)
E’ mancato all’afFetto dei suoi cari
Umberto Bert
Pastore valdese
POMARETTO — Il Comitato pace Valli Chisone e Germanasca sì riunirà il
5 marzo prossimo venturo alle ore 20.45
presso il locale del Municipio di Pomarette.
Nella certezza della Risurrezione, ne
danno partecìipazione la moglie Delia
Revel, la figlia Oriana, i fratelli Nino
con Alma, Enrico, Cuido, Paola; i cognati Jean Hiìrzeler, Domenico Abate,
Jacques e Dora Picot-Revel, i nipoti,
i cugini e tutti i parenti.
Il servizio funebre ha avuto luogo
nel tempio di Torre Pellice, il 26 febbraio 1986.
Si ringraziano le gentili persone che
sono tempestivamente intervenute in
aiuto, nella dolorosà e improvvisa circostanza.
Eventuali offerte in memoria alrOspedale Valdese di Torre Pellice e
all’Asilo per vecchi di San Cermano
Chisone.
A Delia Bert Revel, alla figlia Oriana e congiunti, solidarietà cristiana da
parte del cognato Domenico Abate e
dei di lui figli Valdo, Sergio, Mirella
e familiari.
(( lo sono la resurrezione e la
vita. Chi crede in me avrà vita
eterna »
(Ciov. 11: 25)
Il 23 febbraio nella sua casa a Londra dove da anni risiedeva, all’età di
89 anni è deceduta la sig.ra
Albertina Bertin nata Goss
Lo annunciano i figli Elena e Alberto
e pairenti tutti.
Londra, 23 febbraio 1986.
Claudio Tron
« Je dis à l'Etemel; ”Tu es
mon refuge et ma forteresse” »
(Psaume 91 ver. 2)
E’ decedutai il 9 febbraio 1986 in
.Svizzera, all’età di 83 anni
Juliette Sibille Rouilly
Ne danno notizia a funerali avvenuti
le famiglie Sibille - Rouilly.
Bière - Torre Pellice, 12 febbraio 1986.
AVVISI ECONOMICI
RACAZZA ventenne cerca lavoro come commessa, baby-sitter o altro,
no vendita porta a porta, Tel. 0121
58704.
RACAZZA ventenne diplomata in ragioneria cerca qualsiasi lavoro anche
come collaboratrice domestica o
baby-^sìtter, preferibilmente in Val
Pellice. Tel. 0121/91074,
« A Te. Siignore. innalzo Vanima mia e in Te confido »
(Salmo 25)
Il giorno 11 febbraio è mancata ai
suoi cari
Con profonda tristezza ne danno
l’annuncio la figlia Nena con il marito Franco Piccotti, i nipoti Marco ed
Anna, i cugini ed i parenti tutti.
La famiglia ringrazia quanti hanno
fraternamente partecipato al suo dolore.
commossi e riconoscenti per la dimostrazione dì stima e di affetto tributata
alla loro cara, ringraziano tutti coloro
che con fiori e scritti si sono uniti a
loro nella triste circostanza.
Un ringraziamento particolare ai medici ed infermiere dell’ospedale civile
di Pinerolo, ai vicini di casa, al dott.
Rolfo, al pastore K. Langeneck, alla
Croce Verde di Porte.
USSL 42 - VALLI
CHISONE - GERMANASCA
Guardia Medica :
Notturna, prefestiva, festiva: presso Ospedale Valdese di Pomaretto tei. 81228 - 81691.
Guardia Farmaceutica ;
DOMENICA 2 MARZO 1986
Pinasca: FARMACIA BERTORELLO ■
- Via Nazionale. 29 - Tel. 51017.
Ambulanza :
Croce Verde Perosa: tei. 81.000
Croce Verde Porte; tei. 201454
USSL 44 - PINEROLESE
( Distretto di Pinerolo )
Guardia Medica :
Notturna, prefestiva, festiva: telefono 74464 (Ospedale Civile).
Ambulanza ;
C;oce Verde Pinerolo: 22664.
USSL 43 - VAL PELLICE
Guardia Medica :
Notturna, prefestiva e festiva-:
tei. 932433 (Ospedale Valdese).
Guardia Farmaceutica ;
DOMENICA 2 MARZO 1986
Vìllar Pellice: FARMACIA GAY
Piazza Jervis - Tel. 930705.
Ambulanza :
C.oce Rossa Torre Pellice: telefono 91.996.
i
12
12 nomoesodetá
1
28 febbraio 1986
TORINO: CONVEGNO AL PALAZZO DELLA REGIONE
"Non paghiamo per i missili”
« Non voglio che i miei soldi siano spesi per armamenti e ancor meno per armi nucleari »
- Analisi della campagna per l’obiezione fiscale e della politica militare nel nostro paese
« Voglio partecipare anch’io
alla gestione della spesa pubblica. In fondo sono io che pago e
che contribuisco con il mio denaro a fare una serie di scelte
tra cui quelle che riguardano la
difesa. Non voglio che i miei soldi siano spesi per armamenti e
ancor meno per armi nucleari ».
Così Beppe Marasso, obiettore fiscale e coordinatore locale per
il Piemonte e ia Valle d’Aosta, diceva nella relazione introduttiva
il 1° febbraio a Palazzo Lascaris
a Torino. Nell’aula del governo
regionale piemontese si sono
dati appuntam,ento molti pacifisti
per discutere un tema assai ampio: corsa agli armamenti; diritto e dovere di resistenza; 'o^
biezione di coscienza alle spese
militari. Erano presenti molte
forze dell’area eco-pacifista e
cristiana: le AGLI torinesi, il
vescovo di Ivrea, vari coordinamenti di obiettori di coscienza, giornali e riviste che seguono questa problematica; anche il
sindacato è stato presente con
alcune componenti. Poi i protestanti con la Federazione giovanile e la Commissione pace
delle chiese valdesi, metodiste e
battiste.
Il convegno ha analizzato da
un lato rand'amentc della campagna per l’obiezione fiscale,
dall’altro la politica e le scelte
militari del nostro paese. Ma
ritorniamo all’appassionato intervento di Marasso. Egli ha fatto il pimto sulla campagna per
l’obiezione fiscale promossa dal
MIE e dal Movimento Nonviclento nell’82 sottolineandone le
tappe fondamentali. La propo
ì:
« L'Eco delle Valli Valdesi »: Reg.
Tribunale di Pinerolo N. 175.
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sta di devolvere il 5,5% non allo Stato — ha detto — ma a
settori che non riguardino la difesa armata non vuol dire essere evasori fiscali; anzi, al contrario, significa volere un modello nuovo di difesa popolare,
vuol dire non partecipare più ad
uno Stato che non è più sovrano
non potendo controllare le basi
militari installate da paesi stranieri nel suo territorio. Se lo Stato non ascolta le proteste della
gente, allora la disobbedienza
civile diventa necessaria.
L’intervento di Falco Accame,
già presidente della commissione
difesa della Camera, ha toccato, ora ironicamente, ora con
toni duri, diversi problemi di
politica militare e ha concluso
con alcune proposte di lotta per
la modifica dell’attuale sistema
di difesa. Analizzando l’operato
dei comitati per la pace, egli
ha sottolineato che il loro fallimento è avvenuto per la sproporzione tra i fini ed i mezzi, citando come esempi il mancato
utilizzo della stampa nazionale
per creare una rete di informazione sulla propria attività e
la superficialità che si è riscontrata a vdlte in alcune manifestazioni, «Meglio pochi in profondità che tanti in superficie »
ha detto.
Bisogna perciò — ha condluso
Accame — cercare di modificare
l’attuale modello di difesa, agire
nel settore degli armamenti (eliminazione del segreto militare sull’esportazione di armi)
creando una riconversionei di
cervelli, prim^ ancora che delle
industrie, in quanto dietro alle
fabbriche di armi stanno grandi
interessi economici e una forte
lottizzazione politica, uscire dai
blocchi, senza crearne però un
terzo in Europa, m^ cancellando
il concetto stesso di blocchi ed
infine raggiungere una maggiore
democrazia neH’esercito stesso,
fino a creare un tipo di difesa
non militare.
Accame ha inoltre evidenziato la pericolosità dell’attuale
situazione del Mediterraneo, ricordando che una guerra, « tipo telenovelas, fatta a colpi di
televisione» come quella tra Reagan e Gheddafi può avere drammatiche conseguenze, e ha ricordato anche che i missili di Comiso hanno creato una situazione di asservim,ento nei confronti degli Stati Uniti da cui
si può uscire solo togliendosi
dalla Nato. Tale situazione è
aggravata dalla presenza di un
ministro della Difesa come Spadolini (« culturista più che uomo di cultura », è stato definito), il quale ha dato un indirizzo veramente preoccupante
alla nostra poilitica militare.
Tonino Drago, esponente del
MIE, ha sottolineato l’importanza di non ricadere in una
specie di tolleranza dell’obiezione fiscale incanalandola per mezzo di una legge (come è avvenuto per l’obiezione al servizio
militare) in forme che non diano
fastidio, « che non tocchino i
meccanismi istituzionali dello
Stato », ricordando che la disobbedienza civile ed in particolare l’obiezione fiscale è anche
un momento programmatico e
costruttivo, anche se deve raggiungere un livello istituzionale
per non limitarsi ad una forma
individuale di disobbedienza. Il
fine dell'obiezione fiscale deve
quindi essere il riconoscimento
di una difesa alternativa a quella armata, la cosiddetta D.P.N.
(difesa popolare nonviolenta).
Si deve quindi scegliere tra società accentrata e società decentrata, tra energia nudleare ed
energia alternativa, tra i Cruise e la D.P.N. Per questa opera
di trasformazione del modello
di difesa ci si deve appoggiare
agli Enti locali (per es. i comuni denuclearizzati) coinvolgendoli in un lavoro di nuova difesa che non trascuri il fatto che
non ci si deve difendere solo da
un « nemico » ma anche da camorra, mafia, droga, calamità
naturali ecc.
Dopo una breve pausa per il
pranzo, nél pomeriggio rincontro è ripreso con la testimonianza del vescovo di Ivrea,
Monsignor Luigi Bettazzi, il quale ha affermato di obiettare solo lo 0,5-1% delle proprie tasse
e cioè la quantità inerente le
spese per armi nucleari o comunque di offesa, in quanto secondo lui l’obiezione fiscale è solo Un gesto significativo che serve per far maturare ideali che
sono stati calpestati. Le motivazioni di questa sua scélta sono innanzitutto di carattere costituzionale: la Costituzione italiana ampiette la legittima difesa, mentre molte spese vengono fatte per armi di offesa; sul
piano religioso poi il Concilio
Vaticano II ha affermato l’immoralità della guerra nudleare,
sebbene « in ambito ecclesiale
l’armamento nudleare venga tollerato moralmente se usato a
scopo di deterrenza ». Infine ha
ricordato che la sua obiezione
fiscale è anche contro il commercio di armi, sottolineando il
grave pericolo insito nel legame
tra fabbriche di armi ed esercito
(per es. mplti militari diventano consulenti di industrie belliche) dovuto a motivi non tanto
strategici quanto piuttosto economici.
Il magistrato Domenico Gallo
basandosi sul testo della Costituzione ha giustificato l’obiezione
fiscale in quanto forma di disobbedienza civile che contrasta
l’attuale « Stato nucleare » che,
con l’installazione delle basi nucleari in Sicilia e Friuli, calpesta
la sovranità popolare e il diritto
alla pace, diritti inviolabili dell’uomo. L'obiezione fiscale trova
quindi fondamento giuridico nell’articolo 52 della Costituzione:
si deve difendere la patria anche
da eventuali attacchi, interni, al
suo ordinamento giuridico. Il
convegno è proseguito con una
serie di interventi di vari gruppi, organizzazioni, movimenti.
Un’ultima considerazione: le
Chiese evangeliche erano presen
L’esperienza del carcere
« Sono stato arrestato il 27 agosto, e sono rimasto in prigione per 25 giorni. M’hanno immediatamente trasferito con un aereo militare, scortato da un generale, da Capetown al carcere
centrale di Pretoria, un penitenziario di massima sicurezza, dove ho trascorso il mio periodo
di detenzione. In prigione sono
stato trattato cortesemente. Era
chiaro che 'la polizia aveva avuto ordini assai precisi al riguardo: per esempio, durante gli interrogatori, il comportamento
degli agenti era verso di me più
gentile di quanto non fosse —
mi pare — verso tutti gli altri
prigionieri.
Ora, però, la realtà dell’isolamento mi appare in modo molto
chiaro: si tratta di una forma di
tortura, proprio come le sevizie
fisiche. Mi tenevano in cella per
22 ore e mezzo al giorno, non
avevo il diritto di leggere giornali, né di ascoltare musica o la
radio; non potevo avere contatto
con nessuno, se non coi secondini e i poliziotti. Non ero autorizzato ad avere libri, se non negli ultimi tre giorni di reclusione. Quelli che Dorothy mi aveva
spedito durante la prima settimana mi sono stati consegnati
nel pomeriggio di lunedì 16 settembre (sono stato liberato la
mattina di venerdì 20).
Durante gli interrogatori, la
polizia ha dapprima cercato di
dimostrare che avevo rapporti
con l’African National Oongress,
che è fuorilegge. Poi mi hanno
chiesto delle mie attività all’interno dello United Dempcratic
Front (UDF), e del mio lavoro
nelle chiese, sia in Sudafrica che
all’estero. Ma mi appariva ben
chiaramente che non era il funzionamento dell’UDF che li interessava, perché in quest'organizzazione non c’è niente di segreto.
Gli interrogatori son durati in
tutto sei ore, durante i miei 25
giorni di detenzione, in modo tale che ho passato la massima
parte del tempo in cella. Era
estremamente difficile sopportare questa solitudine, e la totale
mancanza di comunicazioni con
chiunque. Ho visto Edmond (Perret, ndr) per un’ora, il 10 settembre. Dorothy l’ho incontrata per un’ora qualche giorno
prima, e un’altra volta qualche
giorno dopo. Sono queste tutte
le visite che ho ricevuto. Oltre
a quella di un pastore della chiesa riformiate olandese, filo-governativa, che un giorno si è
trattenuto con me per una mezz’ora.
Quando sono stato liberato, mi
hanno subito accusato di nuovo
di ’’sovversione”. E’ evidente che
il governo sudafricano è stato
oggetto dì fortissime pressioni in
favore di una mia rapida scarcerazione, e che questa accusa non
era che un alibi per dire all’opinione pubblica mondiale che
non senza ragione ero stato arrestato e sarò processato.
Fino ad oggi, non ho ricevuto
la lista dei testimoni dell’accusa;
non ho finora che un atto d’accusa provvisorio, mentre 'lo Stato non ha reso pubblici i veri
capi di imputazione. Al momento
della mia liberazione, il 20 settembre, mi avevano detto che il
processo avrebbe avuto luogo a
partire dal 6 novembre. Poi lo
State ha chiesto un rinvio di sei
mesi, fino al 12 m,aggio. Né io né
i miei avvocati ne dubitiamo assolutamente: le accuse sono del
tutto prive di fondamento. Quanto a sapere se il processo comincerà veramente il 12 maggio, non
ne abbiamo la minima idea ».
(intervista a cura di Edmond
Perret, realizzata a BellevilleSouth il 3 dicembre 1985, Perspectives Réformées).
ti al convegno con la F.G.E.I. e
la Commissione pace e disarmo
delle Chiese B.M.V. Si sta muovendo realmente qualcosa anche
tra di noi, ne stiamp discutendo,
stiamo studiando queste nuove
forme di disobbedienza civile,
valutando la loro validità o lasciamo, da buoni protestanti, che
sia il singollo a scegliere, a impegnarsi in una lotta sempre
più individuale?
Italo Polis
e Marco Frase hia
USA
Moral
Majority
e Liberty
Federation
UN’INTERVISTA A ALLAN BOESAK
Il pastore battista Jerry Falwell, fondatore del movimento
fondamentalista della « Morsi
Majority » (maggioranza morale), che pretende di rappresentare i valori morali del primitivo concetto degli Stati Uniti di
America, ha annunciato agli inizi di gennaio di aver fondato
una nuova organizzazione politica, attraverso la quale spera
di mobilitare milioni di americani. Mentre la « Moral Majority » continuerà a lanciare battaglie su problemi esclusivamente morali, quali l’aborto e la
pornografia, la « Liberty Federation » (Federazione di libertà
questo il nome della nuova organizzazione) sarà attiva su un
piano più squisitamente politico, quale il supporto al programma di guerre stellari lanciato da Reagan, l’aiuto ai ribelli del Nicaragua o a potenziali resistenti che si oppongano a possibili attacchi comunisti in Taiwan, Sud Corea, Filippine, Sud Africa o in qualsiasi
altra parte del mondo.
Al vernissage della Liberty Federation, avvenuto in Washington il 24 gennaio, è intervenuto
anche il vice presidente George
Bush. In questa occasione il
past. Falwell, capo finora indiscusso di un movimento che in
sette anni ha attratto circa 6 milioni e mezzo di americani, per
la maggioranza cattolici, ha ribadito di « non candidarsi a nessuna carica politica » e di essere invece pronto ad appoggiare
Bush, qualora intenda presentare la sua candidatura per le presidenziali del 1988.
Gli avversari di Falwell non
hanno tardato a reagire di fronte a queste notizie. Paul Kirk,
presidente del comitato nazionale del Partito Democratico, ha
detto che questa nuova mossa
del past. Falwell e le sue alleanze politiche « parlano meglio di
molte centinaia di pagine » di
lui e della sua organizzazione.
E John Buchanan, presidente
di un gruppo sorto per contrastare la « Majority » di Falwell,
ha affermato: « (Cambiando nome e carta, la Moral Majority
ha finalmente rivelato la sua vera identità: quella di un partito politico attestato su posizioni di destra ». Ed ha aggiunto:
« Ora Falwell dovrebbe finirla
di pretendere di essere il responsabile del movimento di azione
politica voluta da Dio, e di suggerire con questo che chi non è
con lui (Falwell) è con Satana
contro Dio ».
Un’ultima notizia: Falwell, nella riunione inaugurale, si è premurato di annunziare che le offerte versate al nuovo movimento « Liberty Federation » saranno detraibili dalle tasse. Come
ogni associazione americana che
si rispetti.
R. G.