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Diíettope e flmiBliiistíatoíe : B«ov«nuto Celli, Via magenta fi. 18, ROfflfl
2?oma, 7 Aprile \%o = Unno l\\ = XI. ^5
M P Bartoh giudicato dal La
P1 tni •“ Dunque non è anda
ri; to j — Alcune testimonianze — La Salvezza cy Scienza e religione — Questo è cristianesimo soJ cíale ! — Agrippa D’Aubigné - La forza della
coscienza — Una conferenza-romanzo — I ritratti di
Gesù - Oh poveri schiavi !-Feste, feste, festeLa morte e 1 ateo — Novità catechetiche — Paolo Sabaper perseguitato — Il sangue di S. Gennaro — Il
Cristianesimo e la donna - Valli Valdesi — Neve e
valanghe -- « Il Lavoro il Janni e il Podrecca Cronachetta Milanese — Lettere Nizzarde — Nel Nord
d Italia — Su le lagune — Cronachetta romana Carteggio abrúcese — Da Napoli luminosa - NeH’Imeridionale — Carlo Marx — Abbonati nuovi —
Attenti ai tuffatori ! — Oltre le alpi e i mari — Un
giudizio su Gipsy Smith — Il dott. de Prosch — A
pILubo“' ^ ~
J1 Bartoli giudicato ial labaoca
•}' Daldassare Labanca, professore alI’Univer
sita di Roma, ci ha inviato l’articolo seguente; enei
gliene siamo assai grati, e facciamo voti per òhe l’illustre uomo continui - quando, tra i suoi assidui
studi, trovi un qualche ritaglio di tempo libero — a
collaborare nella nostra Luce.
Il padre G. Bartoli, venuto in sospetto di avere
tendenze al modernismo cattolico, è stato costretto
di abbandonare la Compagnia Ignaziana, essendo mal
tollerato dai superiori. Ora è un ex gesuita.. Come
tale, ha stimato di entrare fra i Valdesi, dotti evangelici d Italia. Versatissimo nelle dottrine cristiane
in genere, e cattoliche in ¡specie, al presente rende
notevoli servigi! alla causa religiosa, considerata nella
sua integrità e imparzialità storica, nella stessa guisa
che è avvenuto di altri dotti ex gesuiti contemporanei, Hoensbroech, Tyrrell, Bremond, Passaglia e
Cnrci.
Del Bartoli, vivente ex gesuita, appariscono in
ogni mese importanti articoli di questioni religiose
nella Rivista Cristiana, redatta dai Valdesi. Sono
a mia conoscenza due volumetti : l’uno si aggira sul
Cristianesimo e le Chiese cristiane (1) ; T altro,
sulla Religione degl'italiani (Torino, P.lli Bocca
1909). Questo volumetto fa un’analisi accurata della
religione, rispettata dalle varie classi sociali degl’italiani. Nel proposito il Bartoli afferma molte cose
giuste, risgnardanti la religione dei modernisti, da
lui contrariati, e la religione degli studenti universitarii, nel maggior numero non esistente punto per
molte ragioni, e per varii influssi indipendenti dagTinsegnamenti. Secondo lui prevale nella maggioranza degl’italiani molta superstizione, e spettacolosa religione. Il peggio poi è, a suo giudizio, che
alcuni liberali cattolici moderati si ostinano a credere che il cattolicismo si distingua dal clericalismo,
(1} Bartoli G. — Il Cristianesimo e le chiese cristiane, FireuM, Tip. O. Jalla, 1909, pp. XVI —¿2ia
Del Bartoli si è anche pubblicato in Londra (1909)
il libro : The 'primitive Óhurch and thè Primacy of
Rome, voi. di pag. 284.
mentre . cattolicismo e clericalismo sono una sola
e medesima cosa ».
Veniamo all altro volume sul Cristianesimo e le
Chiese cristiane, che ha maggiore valore storico e
critico rispetto alle pretese anticristiane del cattohcismo e del papismo. La chiesa di Roma pretende
che fuor di essa, non vi è salvezza : Extra Ecclesiam, nulla saliis. Ora vi sono ben altre chiese cristiane, professanti la fede sul Cristo più cattoliche
della cattolica romana, davvero cattoliche, secondo
il pronunziato ignaziano: Ubi Christus est, ibi cathohea est ecclesia. Ora a queste chiese non si può,
nè SI deve negare la salvezza, promessa dal Cristo!
1 Bartoli dimostra inoltre, con perfetta imparzialità, che le parole di Gesù : « Tu sei Pietro, e sopra
questa pietra fonderò la mia chiesa » non alludono
punto al primato dell’episcopato di Pjetro, bensì alla
confessione fatta da Pietro, che, cioè, Gesù era il
Cristo, figlio del Dio vivo; giacché appuntocotesta
confessione, non la persona di Pietro, era la pietra
fondamentale della chiesa cristiana. Il simigliante
avevo io stabilito nel libro del Papato, pur tanto vilipeso dalla « Civiltà Cattolica ». Anzi avevo io in esso
provato, che il maggior numero dei Padri della chiesa
circa 45 su 16, riferiscono le parole di Gesù alla
confessione di Pietro. {Il Papato, p. 14.3 . fgg
1905; La civiltà cattolica e il prof. B. Labanca
1905, p. 7). ’
Ancora con giustizia afferma il Bartoli che molte
falsificazioni dei teologi cattolici, non esclusi i gesuiti, servirono all’ingrandimento dell’autorità papale
Una interpolazione su gli scritti di S. Cipriano giovò
al dogma della infallibilità del papa. II gesuita Arduin rispettò parecchie falsificazioni nella Collesione
dei Condili (p. 93). Per tale motivo preferii nel
libro del Papato la Collesione dei concilii del dotto
cattolico tedesco Hefele (p. 121, 122, 251, 3i8).
Già il dotto teologo Doellinger, nell’opera Ber
Papsttums, tradotta in francese nel 1904, aveva
messo in rilievo le falsificazioni perpetrate dai zelanti cattolici a favore della infallibilità del papa.
Tra le falsificazioni, si era occupato a preferenza della
interpolazione ciprianea, ripetuta perfino da Pio IX,
in occasione del Concilio Vaticano del 1870, e dai’
vescovi favorevoli al dogma dell’infallibilità. La quale
prerogativa attribuita al papa disgustò tanto giustamente l’insigne teologo cattolico di Monaco, che
volle scindersi dalla chiesa di Roma, e inaugurare
la chiesa dei vecchi cattolici, ora in progresso nella
Germania, nella Russia e nella Svizzera.
Altre giuste contestazioni oppone T ex gesuita
Giorgio Bartoli ai teologi cattolici. Non potendo scriyere a lungo, ne arreco soltanto quest’nltima. Con
storico fondamento dimostra che nelle chiese cristiane primitive dominò la varietà sulla uniformità
la democratica reggenza su quella monarchica e gerarchica (p. 168-171). Il medesimo punto storico avevo
sostenuto contro i dogmatici cattolici nel mio volume
del Papato, mostrando, con passi biblici e patristici,
che nelle chiese cristiane dei primi tre secoli si era
andati dalla varietà alla unità, e cioè dalla varietà
dei seniori governanti, episcopi 0 presbiteri, alla unità
di un solo seniore governante, episcopo 0 presbitero;
e che ciò si era verificato in qualche chiesa parti!
colare, non mai, nè punto nella chiesa universale,
avente a capo un episcopiis episroporim, sopra tutte
le chiese cristiane (p. 36-39 ; 166-169).
Et nunc erudinuni : quando un gesuita diventa
ex gesuita, allora scrive con sincerità, e rivela il
suo sodo sapere cristiano, come ora ne dà una prova
luminosa il Bartoli.
B. Labanca
Punque noti è andato !
Chi? dove ?
, Rooselvelt dal Papa.
■ I giornali quotidiani han riempito delle facciate
intere di informazióni e di considerazioni relative a
questo fatto. Noi Cristiani evangelici valdesi ci sbrigheremo invece con questo solo articolo, in cui_______
come di consueto — i Lettori potranno discernere la
nota sincera e franca.
Noi Valdesi siamo anticlericali ; ma non siamo solamente anticlericali ; siamo essenzialmente cristiani.
L anticlericalismo puro e sfegatato non è meno antipatico del clericalismo, e forse è più antipatico.
Noi Cristiani evangelici dell’antichissima Chiesa Valdese, anteriore alla Riforma stessa, facciamo propaganda, e ci rimproveriamo di averne fatto troppo
poca e ci proponiamo di farne sempre di più. Basta
infatti frequentare le chiese cattoliche di Roma —
come facciamo quasi ogni domenica a scopo di studio
per convincersi che TEvangelo è sconosciuto dal
popolo, che la religione cattolica romana è un travestimento della religione cristiana, che il popolo
non è cristiano nell’anima : onde la necessità sempre
più urgente di una attiva e vigorosa propaganda
evanplica, per strappare i Cattolici romani alla loro
religione, che è, più che altro, un freddo materialismo religioso. Ma, se la propaganda nostra è necessariamente anticlericale, non dev’essere però un
anticlericalismo. Gl’intelligenti intenderanno il nostro
bisticcio, che racchiude una profonda verità. Mirando
a sottrarre anime all’influenza del materialismo religioso insegnato dal Clero cattolico e professato dal
popolo, noi facciamo per ciò appunto opera anticlericale. Ma il nostro scopo ultimo è ben diverso e
ben più alto : e consiste nell’infondere in chi non
è che nn materialista della religione una religione
che sia spirito e vita, la religione cristiana che ti
piglia i cuori e non solo li rende avversi a quel
borbottamento che si chiama Rosario, ma te li trasforma in cuori nuovi, avidi di comunione diretta
r
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LA LUCE
con Gesù, avidi di santità e di perfezione morale.
Se questo è anticlericalismo, evviva l’anticlericalismo ! Ma non è anticlericalismo, e per noi Tanticlericalismo non è che un particolare necessario e
niente affatto dipendente da la nostra volontà ; in
quanto che non è colpa nostra se il Cattolicismo romano ha sciupato la religione cristiana cosi bella,
cosi spirituale, e se per conquistare ad essa le anime
dei nostri concittadini conviene sottrarle all’influsso
del prete, che le ha tenute e vorrebbe ancora tenerle
schiave d’un sistema clericale il quale ha ben poco
che vedere con la potenza redentrice e santifleatrice
del Cristo.
E’ tanto vero che noi, in realtà, non siamo anticlericali se non per necessità di metodo, ché non
facciamo la minima differenza tra clericali e iucreduli, tra bacchettoni e teste calde, tra Lourdes e
materialismo, tra Podrecca e Padre Gemelli, tra Mulo
e Asino. Non sappiamo discernere nessuna sostanziale differenza tra il superstizioso adoratore del Papa
e i materialisti che gongolano al pensiero di essere
parenti con la stupida, smorfiosa, sudicia scimmia e
non ammettono nemmeno di essere scimmie in cui
una mano celeste abbia deposto un principio di vita
morale e religiosa, innestandovi ciò che si chiama
coscienza morale e coscienza religiosa.
Se siamo dunque per necessità anticlericali, siamo
del pari antincrednli, antimaterialisti, antiasinini ;
e crediamo anzi che VAsino, con la sua campagna anticlericale senza fondamento nella coscienza religiosa,
lavori al miglior incremento del Cattolicismo ; e, secondo noi, i Clericali fan male a impensierirsi di
detta campagna : il popolo — come la Natura —
ha paura del vuoto ; diventerà ateo, ma non resterà
ateo : verrà la reazione, e la reazione — se allora
TEvangelo non sarà sufficientemente conosciuto in
Italia — sarà senza alcun dubbio una reazione a
tutto favore del Cattolicismo romano, che riporterà,
in grazia degli anticlericali arrabbiati, un’altra delle
sue splendide — quantunque immeritate — vittorie.
Agli Evangelici per ciò spetta una gravissima
responsabilità in Italia. A loro tocca di preparare
il rifugio santo, e di averlo preparato a dovere, pel
giorno in cui gli anticlericali si vedranno crollare
dinanzi i loro castelli frivolmente fabbricati su l’aria
e sarà per scatenarsi una violenta reazione clericale.
A tal fine altissimo e cristianissimo, devono gli Evangelici tutti acquistar la prudenza di coi parla Gesù,
quando ammonisce dicendo : « Siate prudenti come
serpenti e semplici come colombe ». E però anzitutto sappiano ben discernere e distinguere in grembo
al Cattolicismo romano stesso le anime clericali fredde
e vuote di religione come può essere qualsiasi politicante mondano e le anime ancora zeppe forse di
errori, ma pie e anelanti alla vita del Cristo. Sappiano inoltre trattare come si conviene e come meritano queste anime sorelle, e le circondino di cure
cordiali e di sincerissimo affetto, non per trarle a
sè (non è cosi che devesi intendere la propaganda
cristiana), ma per aiutarle con mano d’amico e di
fratello a salire, a salire, ove vorrebbero appunto,
al Cristo, al Padre che è nei cieli, in un fulgore di
luce spirituale ognora crescente e che scenda veramente da l’Alto. — E non basta. NelTaccogliere nuove
anime che vengano a noi per essere fraternamente
guidate a Colui che vive tra i suoi e nei suoi e non
ha Vicari, la prudenza non sarà mai soverehia,specie
se si tratti di preti o di monaci. Apriamo gli occhi e
investighiamo con cura. Domandiamoci : questo prete,
questo frate viene a noi, perchè è stanco del materialismo papale e vuole ascendere alle vette sublimi della santità cristiana ; o viene a noi semplicemente perchè ha ricevuto qualche ingiustizia o
perchè ha la coscienza sudicia?... è convertita veramente quest’anima? è ella almeno su la via di
conversione ? ha quest’anima vocazione a divenir
cristiana e a vivere una vita — per quant’è possibile in questo mondo — che sembri trasfigurata e
come circonfusa da lo splendore morale del Cristo ?
oppure si tratta — come spesso purtroppo accade
— di un essere che non può più credere agli er
rori papistici, ma che sente ben poco la santità evangelica, e sarà — più che un evangelista e un apostolo — un accanito, talora triviale e sempre gelido e sempre intellettualista e sempre antipatico (oh antipatico almeno quanto i clericali !) divoratore di preti ?
Non basta che le nostre intenzioni sieno buone,
sieno cristiane. Attenti ! apriamo ben bene gli
occhi : accogliamo solo chi ci sembri veramente
degno di seguir Gesù Cristo ; affinchè nessuno abbia
a mormorare con ragione contro il nostro operato.
Anticlericali per necessità, finché duri l’orrendo clericalismo ; ma cristiani prima di tutto, senza ambizioni settarie ; cristiani che piangano su l’idolatria
cattolica romana e si commovano al pensiero di qualsiasi cuore che s’apra al bacio del divino amore e
amino tutti tutti, coloro che soffrono e coloro che fanno
soffrire — come direbbe il Manzoni — ; cristiani
insomma che lavorino a salvare i peccatori, sollevandoli imprima di sopra a ogni specie di materialismo — clericale o anticlericale — per trasportarli nelTatmosfera pura di vita e d’amore che la
Croce del Golgota crea oggi come creava diciannove secoli or sono d’intorno alle anime e per le anime.
Poi che a questi ideali noi Valdesi ci siam sempre
sforzati di chieder luce e ispirazione, il fatto Roosevelt-Vaticano per noi non assume nessun aspetto
di grave importanza. E però poche parole saranno
sufficienti a commentarlo. Sol questo diremo, e basterà certamente. Disapproviamo la pretesa vaticana di aver dal Roosevelt una formale promessa :
questa pretesa sa di... offesa. E disapproviamo del
pari la smania di veder il Papa, che certi evangelici stranieri hanno addosso quando vengono qui in
Roma. Credono forse che il Papa sia un essere soprannaturale ? Noi che Tabbiam — per cosi dire —
seguito da Mantova a Venezia e da Venezia a Roma,
e che abbiamo conosciuto persone un tempo intime
col vescovo di Mantova e col patriarca di Venezia,
non sappiamo partecipare a questa smania, che ci
pare stranissima. E’ un buon uomo, è anche un
bell’uomo e simpatico : ecco tutto. Vive o viveva
assai semplicemente : lesso, lesso a tavola, non manicaretti succolenti. Gli piaceva però — e forse gli
piacerà ancora — lo zabaione. Un nostro conoscente,
che bazzicava in casa Sarto, aiutava le sorelle di
Monsignore in cucina a sbatter le nova per lo zabaione. Come predicatore. Monsignore valeva pochette assai; noi lo udimmo a due passi, di distanza.
Vorremmo dir tutti, ma, per non esagerare, diremo
quasi tutti i nostri pastori valdesi sono migliori
oratori di lui ; alcuni pastori valdesi poi stanno a
Monsignor Giuseppe Sarto oratore, come il canarino
sta al passerotto.
E si chiedono udienza 1 e si sospira l’occasione
d; vederlo ! e ci si fa rispondere come si è risposto
a Roosevelt, per la smania di visitarlo., di poter
dire : Ho visto il Papa. E’ un fenomeno di magnetismo. Tutti coloro che son posti in alto — e si
chiamino re o imperatori o grandilama o scià o
czar — esercitano un’attrazione magnetica, pel fatto
solo che sono po.sti in alto. Per esser uomini, bisogna scuotere queste influenze magnetiche, o se
mai ricercarne delle altre. Un poeta, uno scienziato
può essere più grande di un sovrano.
Dante e Marconi sono più grandi dello Czar di
Russia. Facciamoci un altro concetto della grandezza.
Quel fabbroferraio che conosciamo noi, anima di cristiano squisitamente profonda, è più grande di qualsiasi Pontefice Sommo. La vera grandenza è morale,
risiede nell’anima e brilla di splendori spirituali.
Impossibile sottrarsi ad ogni influenza magnetica?
Impossibile, è vero I e se lo sanno tutti, dal Roosevelt ai membri del Circolo Giordano Bruno : tutti
vi cediamo.
Questo tuttavia ci è dato di fare : scuotere vecchie influenze, per sottometterci tutti, non già a
quella di colui che si dice Vicario di Gesù Cristo
ma a quella santa e divina di Lui, di Gesù Cristo
medesimo.
Facciamo cosi, e allora saremo cristiani e saremo
nomini !
ñicune fesfimonianze
Il presidente Taft dell’Unione Americana ha emesso
più di una volta dei giudizi in cui elogiava Topera dei
ministri di culto e dei missionari. Riportiamo i due
seguenti.
In un discorso pronunziato nell’ Università di Pensilvania, sopra le Relazioni che esistono tra le professioni liberali ed il Governo, disse : « la prima di queste professioni è quella del Ministerio. Durante Tammiuistrazione del mio predecessore, sig. Roosevelt, la
coscienza del paese fu scossa e risvegliata al punto da
invocare un ordine di cose più onesto nella politica
come negli affari. Or bene, i ministri di culto sono
stati fra i primi a promuovere le proteste e a dirigere
il movimento di riforma ».
— In un’adunanza tenuta a Nuova York per la ceebrazione del 75* anniversario delle Missioni in Africa,
il sig. Taft si espresse in questi termini ; « i missionari in Affrica come i missionari in Cina sono gli araldi della nostra civiltà ; senza di loro, non avremmo
alcuna speranza di acquistarci Tammlrazione, ed il rispetto dei popoli, che vorremmo porre sotto l’influenza
della civiltà cristiana. Coloro che vanno a scopo di commercio in quei lontani paesi, mi duole doverlo dire,
sono suscettibili di seguire le tendenze selvagge di
quei popoli anziché di indurre gli indigeni a ricever
da loro quel po’ di buono che recano con sè ».
— Il Cristianesimo è invero la potenza incivilitrice
del mondo. A coloro che pretendono incivilire le nazioni colle armi o colla diplomazia, dedichiamo queste
parole pronunziate in un mass-meeting, a Londra, da
James Chalmers, Teroico missionario-martire della Nuova
Guinea: « Ho passato vent’un anno nelle isole dell’Oceano Paciflco meridionale e nove anni almeno ho trascorsi fra i selvaggi della Nuova Guinea. Ho veduto i
pagani mezzo-inciviliti e i non inciviliti ; ho vissuto
tra i cristiani indigeni ed ho abitato, mangiato e dormito tra i cannibali. Ma non ho incontrato un sol uomo,
una sola donna, una sola tribù che la vostra civiltà
abbia incivilito senza Tevangelo. Ovunque è stata notata una scintilla di vita civile s’è pure osservato che
vi era passato il missionario ; ovunque si è trovato un
popolo amichevole, un popolo che vi accogliesse volentieri, lo si è trovato perchè gli era già stato predicato
Cristo ».
— Esiste, negli Stati Uniti, un ordine militare chiamato la « Legione Leale » i cui membri sono ex-uffiqiali della guerra di secessione od altri ex-militari che
hanno reso dei servigi segnalati alla causa delTUnione.
Durante il 25' loro congresso annuo, tenuto a Filadelfia, i soci fecero una gita fino a Gettysburg. Attendati
cosi sul campo d’una delle battaglie decisive della
guerra civile, riandarono il passato e rammentarono
tante delle loro esperienze. Primo a parlare fu lo storico della battaglia di Gettysburg, Magg. Burrage, che
ricordò il discorso memorabile del presidente Lincoln
e soggiunse: « quando si pensa che il nostro caro
grand’uomo non avea avuto Toppurtunità di seguire un
eorso d’istruzione regolare e superiore, siamo tratti a
domandarci : come va che la sua parola è improntata
al più puro e classico inglese ?» Il Generale Black,
già membro del Parlamento e giudice di tribunale, rispose : « Lincoln doveva la conoscenza della lingua inglese allo studio accurato della Bibbia. Ed io spero
che la Bibbia sarà quanto prima inseguata in tutte le
scuole e si troverà nelle mani di tutti i nostri giovani ». Il comandante James Parker che combattè con
Ferragut, ed è noto sotto il nome di Eroe di Fort Fisher, aggiunse : « A ninno che studi la Bibbia con attenzione potrà mancare la parola appropriata per esprimere giusti ed elevati pensieri. Quando si chiese a
Kossuth come aveva fatto a imparare cosi bene l’inglese, egli rispose: studiando la Bibbia in quella lingua ». Infine il governatore del Vermont, sig. Woodbury, disse : « Ho ascoltato con vivo e profondo piacere le testimonianze rese alla Bibbia dai « compagni »
che mi hanno preceduto. Ebbene, permettete ch’io concluda : la Bibbia è il messaggio di Dio agli uomini :
essa ci rivela Gesù Cristo come Salvatore del mondo ».
P. 6.
Non c’è salvezza per mezzo delle opere ; ma non c’è
salvezza senza opere.
Gastone prommel
Himnf Q rint Romeyn St., Rochester N.
UiUl« Ha LIUl Y., America) riceve abbonamenti alla Luce.
3
COMUU^lOhEI
Il rimedio e gl’increduli.
È applicabile il rimedio agli scienziati increduli P
Io credo di sì.
Sarebbe davvero curiosa che i fautori del metodo
sperimentale, che gli adoratori dell'esperienza non
dovessero riescire ad attenersi strettamente ai fenomeni, ovverossia all’esperienza fenomenica, senza scostarsene nè punto nè poco. Con la filosofia, con la
metafisica per guida se ne discostino pure ; ma allora,
per carità, cessino dal parlar come interpreti della
scienza.
Di meno agevole applicazione sarà il rimedio agli
scienziati e agli increduli in genere, quando bisognerà
indurli — non a frenare il volo oltre gli estremi limiti della scienza — ma a scioglierlo invece per tutta
l’ampia distesa della scienza stessa, nella quale — come
si disse - c’è luogo e largo luogo anche pei fenomeni
religiosi. Non è difficile cogliere i fenomeni storici
della religione, dei quali il Vangelo è documento ; non
è più difficile studiar Gesù Cristo — in quello almeno
che di lui si vede nelle S. Scritture — che- non sia
lo studiar qualsiasi altro personaggio che la storia
ricordi. Ma i fe|iomeni storici della religione non
sono la religione : costituiscono il secondo momento,
la seconda serie di fatti che entrano a formar la religione, ma non costituiscono la religione. Per poter
dire ; . Ho dinanzi a me la religione . bisogna aver
dinanzi contemporaneamente le tre serie di fatti, e
cioè: 1) un’ aspirazione specialissima (che si chiama
sentimento, bisogno, aspirazione religiosa); 2) ciò
che vale a sodisfare a questa aspirazione ; 3) questa
aspirazione stessa sodisfatta, appagata. Il che è quanto
dire che bisogna aver dinanzi, non il. sentimento
religioso, e neppure il Cristo della storia, ma un’anima, un’anima vivente, un’anima d’uomo o di donna
o di fanciullo,, nella quale l’aspirazione surricordata
abbia, nel Cristo, per mezzo del Cristo, trovato o vada
trovando il suo appagamento, e la fame di santità, di
bene, di amore, di sacrifizio, di ideale vada saziandosi;
sì che quell’anima, fino ad un certo punto almeno,
viva d’una vita nuova, tanto che si possa dire di essa,
fsecondo espressioni evangeliche : « Quest’anima è rinata, quest’anima è rigenerata >. La religione dunque
non si trova e quindi non si può studiare che in una
persona umana, ohe viva, che senta, che operi. ®
(Qra, sarebbe veramente ingiusto il voler affermare
ehe do studio della religione, che lo studio di una
persona in cui la religione slè concretata, non offra
^rineredulo, a chi non è religioso, gravi difficoltà.
E vero che l’albero si conosce .dai frutti ; ed è vero,
d’ailtro lato, che J’eeperienza religiosa del credente
trapela ,di fuori nella vita, nelle opere, nella condotta
di ¡tutti i giorni. Se non che di fuori si vedono solo
i fr,Vitti (pratici, ahimè, talora tisieuzzi, della religione;
non si vede la religione stessa. L’esperienza religiosa
è un’esperienza intima,. una vita nascosta col Cristo
in Dio ., .eorne direbbe Tapoetolo. Per cogliere tutto
il fatto religioso, per poter dire: . Lo conosco ., lo
scienziato incredulo dovrebbe poter metter l'occhio
fin nell anima del credente, come inette l’occhio alla
lente del microscopio. Non esiste un microscopio rivelatore del mondo delle anime ! Ma come cento volte
gli scienziati credono all’esperienza altrui, quandogli
oggetti di studio sono animali, piante od... anche peneieri od... anche sentimenti non religiosi, eh’essi non
hanno peranehe veduti nè posseduti nè provati ; come
cento volte credono alla testimonianza altrui, quando
ai tratta — poniamo — di esperienze fisiche, ch’essi
noQ abbiano ancora rifatte nè riprodotte, e che forse
noa potranno rifare nè riprodurre mai : oh perchè —
io domando — come essi accettano la testimonianza
altrui, quand’ella concerne fenomeni fisici o fatti storici o perfino esperienze intime non religiose (come sarebbero il dolore, la gioia, l’amore) perchè non si rifiolvonoad accettare la testimonianza che un tale rende
della sua religione, perchè non credono aH’esperienza
•che quel tale fa della religione, salvo — s’intende —
il benefizio dell’inventarlo ? perchè, quando un crifitiano qualsiasi parla loro di quei tre momenti, di
-quelle tre serie di fatti, in cui consiste la religione,
perchè — io ridomando ancora — perchè fanno essi
lo gnorri e non si dànno per intesi ? Seguono il volare d’un insetto, osservano il fremere della foglia,
indagano la psicologia dell’ape, del ragno, del corvo!
accorrono là ove seggiole ballano e scapaccioni risuonano nelle sedute medianiche ; e rimangon freddi, im
passibili innanzi a un’anima religiosa genuina, la
qual dice loro: « Vedete! io ero corrotta! il contatto
con l’Evangelo, o, meglio, col Cristo, mi va trasfigurando! >
Se sotto gli occhi d’uno scienziato capitasse questo
mio stesso semplicissimo sorittarello, e lo scienziato
tirasse innanzi senza scotersi nè molto nè poco, Io
scienziato farebbe opera antiscientifica per eccellenza.
Dovrebbero bastare le mie povere parole — che voglion essere una testimonianza — a destar l’attenzione
di qualsisia scienziato degno di questo nome un po'
sciupato, a dir vero. Egli dovrebbe dire a sè stesso :
« Oh vediamo un po’ che ci sia di vero nella vantata efficacia rigeneratrice della religione cristiana
sinceramente vissuta! •
Ahimè, bisogna che lo riconosciamo, le anormalità
abbondano nella vita religiosa dei cristiani, e non c’è
io credo un solo cristiano veramente normale.
Ma di tra le anormalità quale luce purtuttavia emana
da la vita dei cristiani meno lontani da l’ideale I Accostandosi a queste figure — relativamente eccellenti — d’uomini rinnovati, lo scienziato incredulo
- tenendo conto di quel ch’egli potrebbe scorgere,
e tenendo conto della testimonianza che i c soggetti »
medesimi sarebbero in grado di rendere candidamente — si vedrebbe costretto a riconoscere l’azione
d’una forha nuova, d’una forza — voglio dire — a
lui tuttora ignota ; e chi sa che — ricordandosi di
essere non solo scienziato, ma anche uomo — non gli
venisse vaghezza d’esperimentare in sè (come uomo,
non come scienziato!) gli effetti mirabili di quella
forza ?
Da lo scienziato, come scienziato, non pretenderei
mai questo. Da lo scienziato sol questo pretendo : che
come egli con cura e con rispetto studia un gran
numero di fenomeni profani — diciamo così, tanto
per esprimerci — si volgesse con la stessa cura e con
lo stesso rispetto, a studiare come può i fenomeni
religiosi, e non solo alcuni fenomeni religiosi, ma
tutti: non solo i casi manifestamente anormali, ma
anche i più normali o i meno anormali; non’solo
le anime superstiziose, ma anche le anime veramente
religiose; non il cristianesimo morboso soltanto, ma
anche il cristianesimo sanamente praticato; non i
bacchettoni soltanto o gli isterici della religióne, ma
anche le persone serenamente, lietamente pie • ’non
solo la religione dei briganti calabresi di poco felice
memoria, ma anche la religione di Franche il filantropo, di Moffat l’apostolo, di Moody il risvegliatore
la religione di mio padre, di mia madre, la religione’
in somma come la intendo io. Non chiedo di più.
Ma ho diritto di chieder questo almeno a chi porta
il nome di scienziato!
S’egli — arrendendosi alla mia giusta richiesta —
mi concedesse sol questo,sarebbe la conciliazione: la
conciliazione, non della Scienza con la Religione —
che non furon mai nemiche, - la conciliazione dello
scienziato — come tale — alla religione, per ciò che
concerne la religione. Nessuna anima onesta, leale di
scienziato si sentirebbe più disposta allora all’opposizione, alla lotta, innanzi alla religione intesa come
la intendo io, innanzi alla religione che tra mille mali
è però in grado di mostrare come suo risultato effef
tivo, pratico, la rigenerazione d’un cuore, la rivoluzione morale che in ogni cristiano genuino è avvenuta in parte od è incominciata almeno. L’incredulo
non proverebbe più 1’ avversione di prima. Non si
parlerebbe più di guerra. La conciliazione — perciò
che concerne lui - sarebbe un fatto compiuto.
(Continua)
missione interna e della missione fra i pagani. L’università di Münster gli conferì il titolo di dottore
d’economia politica. Altre università quello di dottore
in teologia honoris causa. La sua memoria resterà in
benedizione finché esisterà una chiesa evangelica.
Paolo Calvino
AGRIPPAJ^UBIGNÉ
Di questo forte carattere di cristiano evangelico del
secolo della Riforma ha scritto S. Eocheblave, dedicandogli un intero volume della « Collezione dei Grandi
bcnttori francesi » edita da l’Hachette di Parigi
11 d Anbigné era poeta e storico. Come poeta, precorre a Vittor Hugo. Come storico, oggi egli va riacquistando molta considerazione. ^
Bambino di otto anni. Agrippa d’Anbigné, su la
pubblica piazza d’Amboise, in presenza delle vittime
del lanatismo cattolico romano spenzolanti orridamente
aai patiboli, lancia una sfida ai carnefici. Fanciullo di
dieci anni, il d’Aubigné, a certi soldati cattolici romani che gli minacciavano il rogo, rispourie: «L’orrore della messa mi toglie l’orrore del fuoco ». Giovinetto di quindici anni, si arrola tra i difensori ugonotti delle libertà religiose. A diciannove anni, distrugge, per debito di coscienza, documenti cbe l’avrebbero vie più arricchito. Si pone al servizio di Enrico IV
e strappa questo principe leggero da la eorie dei Valois, per condurlo al campo dei Riformati. Quando Enico IV abiura. Agrippa, d’Aubigné si sente spezzar
Il CUOI e, e SI riduce a vita solitaria nel proprio castello ai Maillezais, dove scrive la sua « Storia Uni
la Tibe^à cp,stello non esce che per propugnare
^ ^ coscienza e per indurre il tentennante
sov ano a, emanare u famoso editto, conosciuto sottola denominazione di « editto di Nantes », il quale do
gS '*
oir^ìfi ^«aJcuno di simile
oggidì in Italia, le cose andrebbero un tantino meglio.
forza della coscienza
(1) Continuazione vedi nnm. prec.
qUESTO È CKlSTIASESatO SOCIALE!
Bielefel'd Westfalia 2, 4, 1910.
Oggi alle ore 13 si è spenta nei pressi d' questa
città, nella Colonia di Betel, li preziosa esistenza di
uno dei più illustri filantropi che il secolo XIX abbia
prodotti : il barone Federico Cristiano von Bodel Schwingh, nato il 6 marzo 1831 nell’avito castello di
Mark nel Tecklenburgo. Studiò scienze naturali ed
agronomia e da ultimo teologia: consacrato pastore
nel 1858, fu mandato in missione a Parigi ; dove durante sei anni si dedicò ai più poveri dei suoi connazionali, gli spszzini, ai quali egli fece del gran bene
materialmente e moralmente. Gli accadde più d’una
volta di dividere la propria camera da letto con un
povero senza tetto. Fece le campagne del 1864, 66 e 70
in qualità di cappellano e d’infermiere. Ma quello che
maggiormente contribuì a fargli un nome imperituro
fu la sua indefessa attività dal 1872 fino ad oggi, negli stabilimenti di Betel presso Bielefeld, dov’ egli
riuscì ad ampliare i locali esistenti, a crearne parecchi nuovi per ricevere e con affetto paterno curare
ogni umana miseria: epilettici, nevrastenici, deficienti,
idioti, pazzi, alcoolizzati che desiderassero essere salvati, fanoiulli abbandonati, eco. — Commovente è il
fatto cli’egli si spogliò dei propri beni di fortuna (fortuna ch’era assai cospicua) a prò dei suoi protetti e
che i suoi tre figli camminano nelle vie del nobilissimo genitore.
Federico v. B. fu altresì il fondatore delle così dette
colonie operaie, cioè stabilimenti che ricevono qualsiasi disoccupato desideroso di mangiare lavorando
Immensa attività egli spiegò altresì nel campo della
Chi non sente intorno a sè la corruzione dei costumi.
1 gusto del! ignobile? E come potrebbe essere altrimenti ? * Lo stolto dice nel cuor suo non v’è Dio »..
non v’è anima, non v’è oltretomba e distrugge ogni
sentimento morale, ogni ideale religioso ! Il prete a
sua volta concorre a mantenere il popolo nel suo innato materialismo.
Bisogna lottare ; dinanzi alla luce del vero cadranno
1 sistemi dell’errore, della falsità. Rientra, pertanto
o lettore, chiunque tu sia, contadino o artigiano, operaio o professionista, rientra nella tua coscienza e troverai quell’eterna verità che Iddio vi ha scolpita e
che le passioni non hanno cancellata ; troverai quel
principio interiore che, sottoposto all’influenza benefica del Vangelo, conduce l’uomo ai più alti gradi
della perfezione morale!
Il processo è naturale e si compie in. tre momenti.
Anzitutto l’uomo si riconosce distinto dagli altri esseri e consapévole di quanto avviene in lui ; poi
sente svilupparsi la coscienza morale coi suoi acerbi
rimorsi, o con le sue gioie serene ; infine, vede affacciarsi sull orizzonte dello spirito, come sole che colori
e alleggiadrisca ogni cosa, il sentimento di un Dio
personale, perfetto, autore della legge morale.
La coscienza oi rivela Dio. La forza di essa è Dio !
Purtroppo, però, se noi diamo uno sguardo alle umane
religioni, dove regnano il feticismo, ¡’imaginazione e
la corruzione, noi ci avvediamo che la rivelazione di
Dio nella coscienza deH’uomo e per colpa dell’uomo non
va scevra di errori e di pregiudizi! Cristo solo è la cowpiuia rivelazione di Dio ; Cristo solo, che, affrancandoci dal peccato, stabilisce in noi il regno di Dio e
ci dà lo . spirito di adozione . pel quale possiamo
chiamar Dio col nome di . Padre ». L’uomo prima
di ricevere Cristo, sente la propria miseria, è assalito
dallo sgomento e, novello Giona, fugge dalla faccia
dell Eterno, che ha . gli occhi troppo puri per vedere
il male » ; ma appena abbia esperimentato in sè lo
Spirito di Gesù . via, verità e vita » ricerca Dio, come
sua forza, sua speranza, sua consolazione!
Anime affannate nel deserto della vita, volete voi
trovar pace e riposo? Fuggite le negazioni del materialismo, gli errori del Papismo e aprite il cuore a
Cristo. In Lui troverete l’energia necessaria a ridestare la vostra cosclenza^'in Lui troverete le gioie della
perfetta verità, della vera libertà !
■ Enrico Robntti
Una conferenza-romanzo
A far conoscere ed amare il nostro Salvatore Gesù
Cristo, il pastore J. Joseph tenne a Ginevra, nella Sala
centrale cosi detta, una conferenza di nuovo genere, cbe
si potrebbe chiamare conferenza-romanzo. Ecco il sunto
che ne dà un periodico svizzero :
« Barhesda, personaggio imaginario, è nato a Ci-
4
4
LA LUCE
rene da genitori giudei. Studia a Gerusalemme e a
ttetìt’àniii' se ne toitià’in pàtrià‘ove diviene càpoècnba
di'^uél sinedrio provinciale, kà ìnViliff di Gamà;Ìièlè,,tl
fàrirosò rabbino, che iu Stìó cóndiscepólo, va a GeifusafenÌ'ine a passarvi le feste pasquali dell’anno 30, e trova
la città in subbuglio ed echeggiante del nome di Gesù.
Glf ndi,amtìiirunò, gli altri maledicono il Profeta gaÌiìeo. Barhesda ascolta ogni voce avidamente. Assiste
ad alcune defle Scene storiche della vita di Gesù, le
quali ebbero per teatro i cortili del tempio negli ultimi giorni della vita terrena di Nostro Signore. Va a
consultare i suoi antichi amici Nicodemo e Giuseppe
d’Arimatea, i quali — secondo quel che gli si dice —
sono favorevoli a Gesù. Vede o sente narrare i fatti
immediatamente precedenti alla condanna del Maestro ;
e, dopo la crocifissione che lo meraviglia e indigna,
irresoluto e sconvolto, si trova per caso, il terzo giorno,
su la via che conduce a Emmaus. La vista dei tré viandanti che passano senza avvedersi di lui, le loro parole che egli arriva ad afferrare in parte, ciò che narrano i due discepoli, che tornando quella stessa sera
a Gerusalemme fanno viaggio insieme con lui, altre
conversazioni ancora finiscono con convincerlo e col
convertirlo in discepolo del Eisuscitato ».
La conferenza del Joseph, che fa parte d’un lavoro
più vasto, durò un’ora e mezzo tra l’attenzione generale.
I RITRATTI DI QESÙ
Tale è il tema di una memoria presentata dal pastore J. Joseph (che va studiando con cura i tempi di
Gesù e la Chiesa primitiva) alla Società delle Scienze
teologiche di Ginevra, nella seduta del 30 marzo scorso.
La Chiesa primitiva non senti il bisogno di conservare le fattezze fisiche del Maestro. Due o tre genera
zioni dopo, i Cristiani incominciarono a dolersi di non
possedere l’imagine del Eedentore. La prima che si abbia
di lui appartiene alla seconda metà del secondo secolo,
ed è l’affresco della catacomba di S. Calisto in EomaQuesto ritratto fu spesse volte riprodotto. Ma si di.
pinsero altre effigie di Gesù, punto somiglianti tra loro.
L'arte bizantina ci mostra un tipo uniforme del Cristo,
sempre nello stesso atteggiamento e con lo sguardo
fisso. A questo Cristo senza vita il Einascimélito oppone un Cristo vivo e soffuso di beltà morale? J pittori
si valgono di modelli. E chi gli conferisce i lineamenti
deU’uomo dell’Europa centrale, e chi del Mezzogiorne
invece. La Eiforma esercita una grande efficacia mediante la'pubblicazione di Bibbie illustrate. I ritratti
moderni, da la metà del secolo XIX — secolo della
scienza — in poi, mirano all’esattezza. I pittori vanno a
a chiedere ispirazione alla culla del Cristianesimo e
consultano i lavori dagli orientalisti. Cosi un James
Tissot rivivifica scene evangeliche da afcheologo e* da
artista insieme. Ma nna nuova scuola è sorta. E’ la
scuola dei ritratti « actualisés ». Il Cristo è posto
in uno sfondo volutamente occidentale (Gebhardt) o
perfino contemporaneo (von Uhde, Thoma, Béraud). Ma
i migliori stessi non han dato e non dàuno che alcune
particelle di Gesù. Che importa ? Il Signore non è una
opera d’arte da ammirare, è una persona che bisogna
amare e un modello che bisogna imitare. Come dice la
S. Scrittura, giorno verrà che saremo simili a Lui e
lo vedremo com’ Egli è veramente.
OH JPO VERI SCHIJÌlVI I
Un pastore evangelico d’una città della Carinzia —
narra il Témoignage — scrisse ad un prete cattolico
romano di quella medesima città una lettera. Non ebbe
risposta. Pochi giorni dopo, il commissario di polizia
riceveva un biglietto cosi concepito ; « Il sottoscritto
ha ricevuto ieri l’inclusa lettera. Eispettosamente prega
il signor Commissario di far sapere al mittente di essa
che è vietato ai preti di carteggiare eoi pastori evangelici I »
nnnziata fu rimandata a lunedì scorso ! « E badate,
Ò fés'tà' dì preèéttò » dissero dàl palpito i predicatori cattolici.
Feste, feste, feste, e poi ci si lagna della miseria,..
Il lavoro è una benedizione, ma in Italia non lo si crede
ancora. La dulcedo otii (il dolce far nulla) attira e alletta. Siamo addietro assai ! E di chi è colpa ?
MORTE E L fVTEO
La morte nel senso materialistico e ateo — scrive
L. A. Gervais — non è solamente la negazione dello
spirito e la negazione di Dio ; è anche la negazione di
ogni valore morale attribuito alla vita umana come al
compie-iso deU’universo. Il giorno in cui i nostri contemporanei si saranno avvisti di questa elementare verità, torneranno all’antica credenza nei nuovi cieli e
nella nuova terra, in cui la giustizia ha da abitare.
Novità catechetiche
Nelle nuove edizioni dei catechismi cattolici romani
di Francia è stato introdotto il brano seguente :
Domanda. — Che cos’ è il Danaro del culto ?
Risposta. — Il Danaro del culto è l’offerta dei fedeli per il mantenimento del culto.
D. — È obbligatorio il Danaro del culto ^
R. — Sì, è obbligatorio. Chi lo ricusa senza legittimo
motivo commette un peccato grave.
D. — Perché è obbligatorio ?
R. — Perchè la Chiesa lo richiede — per il mantenimento dei suoi ministri — in virtù dei poteri che ha
ricevuto da Gesù Cristo.
F€5T€, F€ST€, F€ST€
Nel ducato di Mantova — come fanno fede documenti nhe ognuno può consultare presso l’Archivio sto
rìco Gonzaga di quella città — i cattolici romani, ne!
mese di dicembre, secoli addietro, avevano quindici
giorni di festa, cioè di ozio,- sopra trentuno 1
Da allora le cose sono mutate. Ma quante feste anche adesso 1 L’Annunziata quest’ anno ricorreva ne
giorno stesso di Venerdì Santo. Chi avesse avuto un
concino di buon senso avrebbe pensato : Benone ! ricorderemo nello stesso giorno i due fatti. — Ma che ! L’An
vuole stretUqf imi per la donna. La signorina Labriola
non crLke alfetìicàóia di tìù inasprimento di pene per
le infrazioni alla fede coniugale ; ma vuole che, qualun<|ue sia }1 éiitema adottato dalla legge positiva,
questa accolga, come principio informatore, l’idea che
l’infedeltà del manto e della moglie debba avere la
medesima valutazione, modificando intanto l’art. 150
del codice civile ».
PAOLO SflBATieR PeR5€Q0ITAT0
Dopo aver detto dei meriti di Paolo Sabatier, illustre biografo di S. Francesco di Assisi, il Semeur Vandois aggiunge;
«Un giorno mentr’era ad Assisi, quel Vescovo si
mise in testa di scagliare un ordine contro di lui. In
quest’ ordine. Paolo Sabatier era detto eretico e scomunicato e si vietava agli Assisani di riceverlo in
casa, di fornire l’occorrente per mangiare o per bere a
lui e alla sua famiglia. Questa scomunica non recò
danno al Sabatier. Nessuno infatti la prese sul serio.
Anzi il Vicario generale andò a vedere l’illustre biografo di S. Francesco d’Assisi e gli disse : « Non ci
faccia caso, l’ordine non ha importanza. Il vescovo è
vecchio, vecchio.... ».
Il più strano è che il Vescovo stesso, quando incontra il Sabatier, risponde cortesemente al saluto
di lui.
Il Sangue di San Grennaro
Cosi E. Monnosi nel « Giornale d’Italia » riassume
e giudica il lavoro del signor E. Senàrega apparso nella
« Filosofia della Scienza » :
« Troppo complicata per darne in poche righe una
idea chiara, ma notevole per la dottrina con cui viene
svolta è l’ipotesi che » in quella Eivista « Ernesto Senàrega mette innanzi per dare una spiegazione del miracolo di San Gennaro : spiegazione che escluderebbe .
insieme l’artificio fraudolento e una forza sovrannaturale ».
IL CHlSTlflHESIMD E Lfl DDNNa
Poiché E. Monnosi ha riassunto nel Oiornale d’Italia un importante studio della signorina Labriola
intorno ai doveri dell’uomo e ai diritti della donna,
studio in cui vibra un nobile e vero senso dell’insegnamento evangelico, noi non faremo altri riassunti,
ma riporteremo senz’altro, grati alla signorina Labriola e grati del pari al sig. Monnosi.
« La signorina Teresa Labriola tratta nella rivista
VITA il complesso problema della morale unica nel
matrimonio, inspirata ad assoluta uguaglianza di doveri fra i coniugi così dinanzi al codice scritto che
alla legge morale.
La scrittrice riassume brevemente le varie fasi dell’ordinamento della famiglia, dimostrando come il
cristianesimo, pure conservando l’idea, della dipendenza dalla donna dall’uomo quale capo della famiglia, accetti esplicitamente l’elevato principio della
morale unica, che può dare alla donna maggiore dignità e più sicura garanzia dei suo diritto.
Nondimeno — segue la scrittrice — condizioni di
ragione sociale e di ragione qaturale fanno sì che la
famiglia sia tuttora organizzata con carattere autoritario ed a beneficio dell’uomo il quale si crede lecito
di sciogliersi, almeno in parte, da quei vincoli che
VALLI VALDKSI
Leggiamo neWEcho des Vallées ;
Bobbio. — A Pasqua circa 400 comunicanti si sono
accostati alla mensa del Signore.
Torrepellice. — Il Venerdì santo furono ammessi
alla Chiesa 48 nuovi membri.
Prarostino. — Numerosa assemblea il giorno di Pasqua e 160 comunicanti all’incirca.
Rodoretto, — Anche qui, grandi assemblee durante
la settimana santa, nonostante le copiosissime nevate
e frequenti valanghe.
S. Germano. — Dugento comunicanti e 21 nuova
ammissione.
S. Giovanni. — Trentotto nuovi membri di chiesa
e splendide radunanze. Da parecchi anni in qua non
si eran viste tante persone accostarsi alla comunione.
Si va, certo, apparecchiando un risveglio nelle nostre care Valli.
Neve e valanghe
Al momento dell’impaginazione riceviamo dal pastore
Griglio di Frali (Valli Valdesi) questo telegramma :
Metri due e trenta di neve. Siamo
hloocati da cinque giorni. Valanghe
rumoreggiano spaventosamente.
Protegga il Signore quei nostri fratelli!
“ Il Lavoro „ il Janni e il Podrecca
Il Lavoro, foglio democratico - socialista di Genova,
si compiace dell’articolo pubblicato dal « padre » Ugo
Janni nel Pensiero di Sanremo su la conferenza Podrecca. Il Janni è padre d’una gentile bambina infatti ! Veramente più giù è chiamato < pastore ». Il
Lavoro si meraviglia che l’articolo sia comparso nel
Pensiero di Sanremo, che, secondo lui, è « lourdista »
cioè fautore di Lourdes.
tl^àVtiOOlo del Lavoro suona caloroso elogio al Pastore di Sanremo. Tralasciando le lodi, citeremo solo
queste parole : « La difesa che del sentimento religioso
fa il signor Janni, in contrapposto a degli accenni fatti
dal Podrecca » non « è tale da meritar l’applauso solidale dei cattolici - papali, contro T azione dei quali
si svolgono principalmente le fiere rampogne del pastore evangelico. In complesso quindi la lettera del
sig. Ugo Janni viene a dare un notevole ed autorevole contributo alla lotta anticlericale ingaggiata dal
Libero Pensiero contro i pregiudizi e le mistificazioni.
Certo che non era da aspettarsi che un credente si
dichiarasse in tutto solidale con chi credente non è,
e noi questa pretesa ingenua e sciocca non l’abbiamo
mai avuta »,
Naturalmente ciascuno tira l’acqua al proprio mulino, e non è meraviglia che anche il Lavoro faccia
così. La impressiono che abbiamo ricevuta noi da la
lettura della « lettera del sig. Janni » è alqnanto diversa da quella espressa dal foglio genovese : a noi
pare che il sig. Janni intendesse dare e desse infatti
una cortese bottata ai « lourdisti » e un altra altrettanto cortese bottata all’ on. Podrecca, e, in Ini, ai
fautori del cosidetta * libero pensiero » e quindi anche per contraccolpo al... Lavoro di Genova, che non
è soltanto antilourdista, ma miscredente.
CRONACHETTA MILANESE
Non vi sono rose senza spine ! e l’opera nostra in
Via Fabbri ha avuto le sue, molto pungenti. Durante
l’inverno or passato abbiamo avuto molti ammalati,
cosa che ha per lungo tempo afflitto parecchie famiglie.
Spesse volte la media fu di dodici infermi e più ; ma
il Signore è buono; se permette le prove ci dà la
forza per sostenerle. « Invocami nel giorno della distretta, ed io te ne trarrò fuori, e tu mi glorificherai ».
Lo abbiamo invocato, ci ha esauditi e lo abbiamo glorificato, perchè fra tanti ammalati non ha permesso
neppure una morte. Se le adunanze non sono affollate, possiamo però dire che il numero degli intervènienti è considerevole e che questi sono in maggioranza estranei. Per un’opera missionaria o di evangelizzazione come la nostra, ciò è argomento di speranza pei frutti ohe si potranno raccogliere a suo
tempo. E già abbiam potuto raccoglierne alcuni.
Il giorno di Pasqua, il nostro bel tempio era pieno!
di fedeli. Più di un centinaio parteciparono alla Santa
Cena. Il culto riuscì solenne ed edificante : Palle*
5
srezza traspariva sul volto di tutti i fratelli e le sorelle.
Dodici nuovi comunicanti, dopo conveniente preparazione e regolare ammissione per parte del Consiglio
di Chiesa, parteciparono per la prima volta alla Comunione dei fedeli. Tranne due nuove sorelle, gli
altri sono tutti giovanotti e signorine, speranza di
migliore avvenire all'opera nostra.
La maggior parte di questi giovani sono pure iacritti membri effettivi del nostro Circolo Missionario,
del quale non aggiungo parola alle buone notizie
riassunte dal Signor Revel in un altro numero de
La Luce. Piuttosto colgo questa occasione per chiarire un malinteso. Contrariamente a quello che credono molti, non sono io il presidente. Il presidente
« mio figlio, Daniele Borgia. Neppure sono io che
scrivo relazioni, che spedisco resoconti, progammi e
lettere d’invito alle feste famigliari del Circolo stesso ;
tutto quel lavoro è opera del Consiglio Direttivo,
composto di giovani di buona volontà, capaci di fare
le cose a modo e per bene. Il Circolo, colla sua sede
propria, fa da sè, indipendentemente dal pastore, il
quale rappresenta nel Circolo lo Statuto e il Regolamento, e veglia solo perchè le norme prescritte sieno
scrupolosamente osservate. E finora non ho avuto
altro che da congratularmene, augurando che per la
stessa via proseguano e che Dio benedica questi giovani in ogni ramo della loro attività.
____________ Damiano Borgia.
LETTERE NIZZARDE
Se per lungo silenzio parvi muto, parvi solamente ;
chè l’affetto mio e lo zelo mio non diminuirono menomamente per la diletta « Luce, » i cui raggi, or miti
e soavi, ora ardenti ed infooiti per la causa del Vangelo, mi giungono ad allietare le mie . laboriosa otia
et negotia >, sulla riva azzurra, nella città dei piaceri
e delta mondanità cosmopolita. Tolte alla sua sovranità scherzosa ed imbellettata le anime serie e pie
per pura e severa divozione (e non sono poche, la
Dio mercè !) qui regna ed impera indisturbata la
« superficialità » stupida e concettosa nelle sue ridicolaggini, riguardo ai grandi problemi che turbano
e devono turbare le anime. La tana dorata qui vicina, dove sono asserragliate le belve delle umane passioni, più basse nella loro materialità, l’inferno inghirlandato di Monte-Carlo, informi.
Malgrado tutto ciò ed anche a motivo di ciò, il Signore si è riserbato un popolo suo, tutto suo, su qvmstè ridènti e splendide spiagge ed i suoi servifórT,
che non sono pochi, lavorano alla progressiva edificazione morale e spirituale di . nove » Chiese, nelle
quali non fu inoperosa durante l’inverno p. p. la
predicazione della Parola di Dio.
Abbiamo avuto le visite successive di parecchi ministri del Signore che spiegano le loro attività in
vari campi: il delegato della c Soc: Biblica Britannica e Forestiera,. benemerita fra tutte, tenne . meetings » ben frequentati nelle chiese inglese e scozzese e nella nostra pure: il caro Sr. Reyvoire, ex
prete, direttore dell’ « Oeuvre des Prêtres • ci diede
una gustosa ed interessantissima conferenza sul clero
francese attuale e sull’opera altamente cristiana, umanitaria e patriottica cui egli egregiamente presiede :
il missionario Christol, simpaticissimo illustratore
^i fogli e dei volumi della « Société des missions
de Paris » ci favorì visite ed originali conversazioni :
il rappresentante della • Société Evangélique de Genève, . in sostituzione del venerato amico « Dardier .
Xben noto nell’Italia settentr.) ci interessò vivamente
ull’opera del colportaggio in Francia come pure a
quella, davvero fiorente, della Lega antialcoolica.
Non è compito mio però il ragguagliare i lettori
della . Luce . di quanto fanno le altre chiese sorelle, tutte fornite di splendidi “ bollettini „ che
fanno conoscere “ urbi et orbi „ le loro benedette attività. Cosa fa ia chiesa Valdese di Nizza?
Siamo di nuovo in pieno movimento di... aviazione. A natale p. p. poi al Capo d’Anno, nelle domeniche successive man mano, l’uditorio del Tempio di
via Gioffredo (come lo chiamano qui) si andò ripopolando, rinforzando tanto che il giorno di Venerdì
Santo, e di Pasqua occupava tutto lo spazio della vanta sala e delle gallerie, cosicché gli antichi membri fedeli della Chiesa Valdese, coi làgrimoni luccicanti
negli sguardi felici, esclamavano : “ eccoci ritorn&ti
ai bei tempi della nostra diletta congregazione » _
Lieto e riconoscentq|al Signore oltre ogni dire, alzai
l’anima al Gran Pastore e Vescovo delle Chiese per
domandargli di conservare il fin qui ottenuto e darei
maggiori progressi e sicura stabilità nella nostra missione.
Non dimentichiamo la “Cappella,, vicina al Tempio, modesta, più piccola ma capace di 150 a 200 persone sedute od in piedi; e soprattutto non dimentichiamo i culti bimensili che vi si celebrano in lingua italiana. Sono per me un conforto, una gioia
aspettata con ansia, una consolazione. Sono per me
come un’aura profumata della patria, mi sono più
cari di tutti i fiori olezzanti della riviera e di tutte
le svariate sinfonie che allietano le spiaggie, i giardini ed i ritrovi artistici. Vi assistono parecchie buone
famiglie valdesi ed alcuni membri dell’antica chiesa
Italiana ; come pure alcuni catecumeni, adulti italiani
colle loro famiglie. Ora che l’opera di evangelizzamone popolare del Porto di Nizza ha trasferito altrove i suoi penati-lari se io avessi meco un giovane
assistente potrei ritentare un’opera splendida nel
porto e nella città vecchia quasi totalmente popolata
d ital.ani. Ma... “ caveant cónsules... „ e lo so che
siamo in terra straniera !
La quistione più importante e fervente ora in Francia è quella della lotta tra Chiesa e Stato specialmente in riguardo all’istruzione primaria e secondaria. r nizzardi se ne occupano poco, ma le persone
sene e parecchi fogli di Parigi e delle provinole ne
ragionano con senno e talvolta con sincera passione
pel bene della Repubblica. Se da una parte il cardíñale di Lugon è stato condannato e se dall’altra alcune “ Mutuali „ società d’insegnanti laici non l’hanno
spuntata nei loro processi, ciò importa poco : l’essenziale è altrove.
L essenziale sarebbe il far penetrare concetti sereni, per giustizia ed equità, negli animi delle parti
avvede che hanno delle nozioni assolutamente false
sia riguardo alla religione del Vangelo (bandita dalla
scuola) sia riguardo agli uffici della democrazia (calunniata 0 sprezzata dalla curia cattolica).
Hanno torto i nemici di Dio e della religione, che
goffamente cancellano quei nomi dai libri di lettura
scolastica, perchè malgrado le declamazioni insulse
dei mitingai che dichiarano l’Evangelo quale religióne
dei ricchi, dei borghesi, dei gaudenti, il pensiero, la
persona e l’insegnamento di Cristo sono prettamente
democratici. — Le scuole popolari sono più numerose e fiorenti nei paesi dove regna il Cristianesimo
puro e le scuole le più progredite in materia d’insegnamento sono pur quelle dei paesi dove alitò un
aura di sana democrazia. Se questa fu vagheggiata
da qualche legislatore antico, l’ambiente però sempre
oligarchico ed aristocratico delle antiche società ne
vieto la piena esplicazione : la quale solo si manifesto quando il Cristianesimo colla sua potenza interna
genero l'organismo popolare, rivolgendosi alla coscienza naturale per farne una coscienza morale, innestando in essa il sentimento della personalità morale individuale e quello dei diritti e della personalità morale del prossimo che sono da rispettarsi
quanto i nostri. Risvegliando nelle coscienze individuali le nozioni sovrane di giustizia, di uguaglianza,
di equità, l’anima umana è stata elevata nel cospetto
del popolo, dal cristianesimo puro che solo distrusse
e tuttavia può distruggere nei cuòri le vanità, gli
orgogli insani, che hanno croato le aristocrazie, i soprusi ed i multipli privilegi di casta. Se il Vangelo
e una energia che opera dalTinterno all’esterno, la
democrazia creata dall’unione delle coscienze che lo
spirito del cristianesimo (si voglia o non si voglia, è)
ha_ penetrate e disciplinate a varii gradi, opera invece dal di fuori al di dentro fissando legalmente,
con quanta equità ed armonia può trovare, i doveri
e le responsabilità del particolare, del gruppo o del
tutto sociale.
Invece di litigare cristianesimo e democrazia dovrebbero andare a braccetto, il primo riposando sul1 amore, l'altra confidando nella giustizia, il primo
presentando la verità morale alla coscienza libera,
1 altra imponendo alla libertà individuale il bene riconosciuto come vero ed utile alla società e formolato in una legge uguale per tutti. Il Cristianesimo
e la sua figlia legittima la vera democrazia non possono vivere separati, e se questa, giunta ai suoi ven
t’anni, vuole emanciparsi e far da sè, il padre suo
però invigila sugli atti suoi e rimane per lei sempre
colui che le diede la vita ed i suoi principii. Chi lo
nega o ignora la storia o sciorina spropositi in mala
fede.
Fede cristiana pura e democrazia sono due forze
vitali del popolo che non dovrebbero disgiungersi o
tradirsi a vicenda. Quando la democrazia sana, non
la intollerante e piazzaiola, ritornerà al genitore suo
confessando le giovanili scappate e la sua inespe-’
rienza e sul suo petto paternjo si riconforterà, si potrà . bene sperare . per il suo avvenire, e le lotte
insane che l’affievoliscono e Ifesauriscono cesseranno
Queste verità elementarissiihe si dovrebbero espli
care nei fatti della vita moderna in Francia ed in
altri siti.
Paolo Longo.
P. S. 1 valdesi di Nizza hanno icon vivo e religioso
entusiasmo ce ebrato il62.mo anniversario deirEma^
cipazione del loro popolo, i^'man
completo. Anche il Venerdì Santo abbiamo avuto un
consolante culto : quasi tutti i fratelli e le sorelle, e
molti estranei erano presenti.
^ Brescia. — La colletta fatta al culto di Pasqua per
l’opera nostra di evangelizzazione fruttò L. 75.
Rallegriamoci per queste buone notizie.
___________ Cr. D. Buffa.
SU LU LAGUNE;
Da sei anni a questa parte non avevamo mai avuto
tanta gente al culto di Pasqua come quest’anno. Bello
pure fu quello della Domenica delle Palme. Ai due
culti sono stati cantati — e assai bene — dei cori a
piu VOCI. Ciò mostra la buona volontà dei nostri fratelli e delle nostre sorelle, la maggior parte dei quali
conoscono poco o punto la musica, ma hanno un buon
rersa^LcT -1 "meglio
11 fratello Em. M., infermo da tanto tempo, ha voluto fare uno sforzo per assistere al culto di Pasqua
per;:f:d uni“ --«"ììo
per lui ed una gran gieia pei fratelli !
w P“*"® ^»lesPanno, delle speciali con
ferenze la settimana santa; ma forse abbiamo avuto
torto di non adoprare gli stessi mezzi di pubblicità
degli anni passati, perciò gli estrànei erano in minor
numero. Tuttavia, alcuni di essi furono visti tutto lo
«re, S Tl ta m a! ,ao„„6 alù ““oS
Sacra il giovedì sera; e che, naturalmente, non abbiamo
nmandato,non credendo di avere il’diritL di”"
mandare una persona .sconosciuta, ma apparentemente
compunta nel cuor suo. che il Signore ispiri aT ac
coalar» a la Sa, Ma.». Vorra„„„ a.alaLL n.a,«
all ve ne toaaero molllsaiml, e non «ole alci pochi !
G. D. Buffa.
Domenica scorsa, ai due culti, mattutino e serale
‘"'""‘eS'O «li quel giorno al»» Mi» Ma.
SUI tema : . Le giovani dell'India ..
— La sera, trattenimento familiare di canto e di re
citazione (versi del Trilussa in romanesco) all’Asso
ciazione dei Giovani. aiiAsso
— L’Biuone delle Giovani (Via Baldo 4) annunzia
quanto sègue: 1) domenica 17, ore 15,30, il sL Ma!
nocchi ^parlerà della . Donna 2) dóm;nica 24, ore
dal s^ì^^Bfegot/“**^ A*'^^f***”" spiegazioni date
laÙno all’ingresso del Pa
Que^tg chiesa evangelica di Balle che, secondo i
iWÌ il? <*®1 padri passionisti, s^ è
ìn^iS? " “ prosperare di Jorno
^ della settimana Santa, sono stati fre
quentatissimi, nonostante il cattivo tempo, ed hanno
avuto termine con una conferenza tenuìa dal no2o
pastore sig. Bertinat. In quest’occasione il nostro temp o SI è riempito non solo di evangelici, ma aneZ
di molti cattohcr romani, che con grande attenzione
hanno seguito, sino ad ora tarda la parola del nostro caro pastore.
- “°'^®lla è stata destata, in questo paese e
in quelli circonvicini, mediante la diLibuziLe di
vari giornali che contenevano il riassunto delle lotte
avvenute in questo campo di evangelizzazione neia
stagione quaresimale. Così . La Stella », . l’Alba A
bruzzese . e . Ortona Cristiana » (quest’ultima rìgmi
e!,fii“ « Mare), pubblicati per^cura
e zelo del sig Bertinat, sono stati diffusi per quasi
tutta la provine,à di Chieti e altrove, ed hannne!
calo dovunque la semenza del Vangelo. La luce dirada via via le tenebre e verrà il giorno in cui essa
rifulgerà in tutta l’Italia I
6. Rivoir
^_______
hEL HORP D’ITALICI
Verona. - Il giorno di Pasqua (scrive ’il pastore
signor Silva) la Chiesa era al completo, propriii al
‘ invia una cir
colare, da la quale togliamo i periodi segrenti:
specnlazione filosofica e scientifica del pensiero
umano, venturosamente per le coscienze delle nuove
generazioni, ha prodotto negli ultimi anni, in tutti i
ampi della coltura, un salutare risveglio dello spiritualismo.
ormai dalle mortali ritorte del dogmatismo
de a Chiesa di Roma, ed affrancatosi vittoriosamente
dal e soffocanti emanazioni del materialismo rivelatosidefinitivamente un equivoco scientifico, il pensiero
eli uomo, culminante nelle più spiccate personalità
6
degli studiosi, batte finalmente al sacro lume della
purissima fede cristiana, il campo della verità.
Ed a tale nuovo orientamento si sono ispirati alcuni
giovani di Napoli nel gettare le basi di un Circolo di
Coltura Religiosa che per il propizio momento attuale,
ha la prospettiva di un vasto campo di lavoro, ove
poter seminare, armoniosamente disposti, i germi
delia spiritualità cristiana e della verità scientifica,
traendone fruttuoso argomento per intender l’infinito
e divino spirito del Creatore, e la voce sublime ed
infinita del creato.
Con tali precipui intendimenti, il Circolo di Coltura
Religiosa di Napoli, ritiene doveroso di iniziarj’opera
sua; affermandosi con le proprie convinzioni, corroborate da un’ attiva propaganda scritta ed orale, tende
ad attirare i giovani alle pure sorgenti dell’insegnamento di Cristo e ad una più larga e profonda cono"
scenza del pensiero e dello spirito ».
Nell’ Italia, meridionale
Campobasso" — (Erminio Sipari) L’evangelista signor C. De Angelis ha intrappreso una nuova opera
in un passetto di questa provincia. In quel passetto
vi è già un buon numero di cristiani evangelici ripatriati da l’America. I clericali — com’ è loro costume
— incominciano a sparger voci calunniose ; il nostro
Vangelo è falsificato, non crediamo in Dio, eccetera,
eccetera: solita musica. Recandosi colà il signor De
Angelis pochi giorni sono, in una mattinata di nebbia,
fu còlto da un sasso che un ragazzo cristianamente
gli aveva scagliato. A che pro far commenti ? A che
pro spendere tante parole a stimmatizzare il fanatismo
clericale? Chi non lo conosce ormai in Italia? E non
si dovrebbe predicare — senza controversia aspra e
triviale — l’Evangelo, che è un Evangelo d’amore, ai
nostri poveri concittadini che non lo conoscono, certo,
se tiran sassate o se le fan tirare, e che ci pigliano
per miscredenti, per atei ? Giudichino i Lettori !
Orsara di Puglia. — Il signor Curcio rende un’ ottima testimonianza all’evangelista signor Antonio Cornelio.
ii signor Cornelio rende a sua volta ottima testijnonianza al sig. Curcio e agli altri suoi collabora
tori, e cioè ai membri della congregazione cristiana
evangelica, e ci partecipa alcune notizie. — 1 Clericali lavorano anche ad Orsara, ed è un via vai di
missionari e di prelati'; cercano di screditare l’opera
nostra, come dovunque, e se la pigliano peirfiiio con
Martin Lutero e con Giovanni Calvino, se la^igliano
naturalmente coi Valdesi, coi loro pastori, con gli
ex preti, con tutti in una parola, salvo s’intende con
se stessi ; invitano i cittadini a non vender più i viveri a chi si professa evangelico e a mandarlo a dormire all’aria... aperta (cosa igienica, ma non quando
tira la tramontana) ; si sforzano di allontanar la gente
da le nostre radunanze di culto : insomma si comportano come si usava al tempo dell’ Inquisiziane, e per
di più hanno l’ingennità di credersi discepoli di Colui
che è amore ! Bisogna, a conforto dei Lettori, aggiungere che, grazie a Dio, i Clericali han fatto e fanno
un buco nell’acqua; e le nostre conferenze e in ispecie
quelle della settimana pasquale sono andate bene e
sei nuovi membri comunicanti sono stati aggiunti alla
chiesa.
ni a R X
Nell’articolo del Pilosofa'itro pubblicato nel passato numero
è sfuggito UDO sproposito madornaie : « Carlo Mazza », invece
di Carlo Marx ! E’ facile pescar granchi come questi : l’occhio del correttore con e e talvolta vola e legge, per esempio,
Marx ove è stampato Mazza. Ma come si spiega che i tipografi aobian letto « Mazza » in luogo di Marx ? Si spiega
benissimo, in quanto che neppure il Filosofastro è perfetto calligrafo. Per ciò raccomandiamo a lui e a chi come lui non
b perfetto calligrafo di scrivere calligraficamente i nomi in
ispecie, affinchè i tipografi non abbiano da perder tempo nell’interpretare.
Parigi — Per renm
nitrici che devono
nelle Scuole domeni
rue de Trévise) si te
zioni di 40 minuti 1
teologia (evangelica)
not. L’8 aprile, prol
Vaucher sul tema
e l’insegnamento cri
— AI prof. Giulio
lon, si mostrò ingiù
nerale e contro qu
particolare, dando
d’ignoranza — han
Journal des Débats
ludendo alla rappres
di Teodoro di Beza.
rente un’altra confii.
sala ove parlò il Le;
cietà Geografica,
ferenziere sarà il p
così il suo discorso
lio Lemaître e gli E
— Si sono tenute
gino di Batignolles
a cui presiedeva il
Noyon. — Due p;
Vernier — han fattò
vino; hanno vendnl
conversato con pers
Abbonati nuovi
Non abbiamo potuto inviare tutti gli arretrati di
quest’anno agli Abbonati nuovi, perchè alcuni numeri sono completamente esauriti. Ne siamo assai dolenti.
LA DIREZIONE.
Attenti ai truffatori!
Ci si partecipa da Trieste che un tale che si firma
€ Arcidiacono Daniel V. G. Ph. D. di Charbash Kurdistan » (scusate se è poco) sarebbe in viaggio per
l’Italia e per la Svizzera, si spaccerebbe per evangelico mostrando supposti certificati delle Chiese di
Zriìnne Olmùtz (salvo errori di... stampa) e sarebbe
uno dei... soliti. Secondo il nostro corrispondente, sig.
Alfredo Naldi, i giornali evangelici austriaci hanno
avvertito i loro Lettori, mettendoli in guardia contro
le arti del tomo suaccennato.
Francia
ere più colti i monitori e lemospiegare l’Evangelo ai bambini
cali, presso l’Unione di Parigi (14,
rranno, da l’8 corrente due leuna ogni sera dai professoi’i di
Enrico Monnier e Giovanni Viéusione del decano dei professori
Lo studio delle scienze religiose
stiano ».
Lemaître - che, trattando di Féne3to contro gli Evangelici in geelli del tempi della Riforma in
prova anche di una buona dose
già risposto Frank Puaux nel
e Francesco de 'Witt-Guizot prenotazione del « Sacrifizio d’Isacco »
Adesso si annunzia per il 14 cortazione che sarà data nella stessa
(naître, cioè nella sala della Soboulevard Saint-Germain. Coni[ofessore Viénot, il quale intitola
« A proposito di Fénelon : Giuvangelici ».
in due chiese del quartiere pariimportanti radunanze di risveglio,
¡pastore E. Sautter.
astori evangelici — Marsauche e
una gita a Noyon, patria di Caio Vangeli e altri libri religiosi e
one di varia credenza.
Valenza — Nel 19
sociazioni spagnole
dei fiori, la bella, coll|
cristiano, che dà q
la bellezza della eitt
storici nè il suo fui
saranno la principal
dei nostri fratelli v
Spagna
Il si terrà un Congresso delle asd’attività cristiana nella « città
a » Valencia. Il periodico Esfuerzo
i(esta notizia, aggiunge : « Ma non
à nè l’incanto dei suoi monumenti
gido sole nè il suo mare azzurro
e attrattiva, bensì l’amor cristiano
alenziani ».
Jemappes — Alla
si tenne una confeb
stenza di Dio e l’im
durò tre ore e mez^
Chapelier, tra il si
cattolico romano or
tòsamente, e il pasto
calorosamente appRi
discussione continu
1
Belgio
società operaia (maison du peuple)
Islington (Londra)
1500 pastori anglica
terbury presentò al
dice la Vie Noùvel(
Maidstome — Il
vente cristiano, ami
dese, il signor J. R
Secondo la Luz,
già che 2400 cattoli|ì
179 monache appar
gazione tedesca e c(l
Un giornale turci
stica dei Musulmani
27 milioni (3 in Eu
milioni (14 in Eurp
nell’Afganistan : 20
Cina; 40; in Oceai»
lione; in Affrica:
270 milioni.
Nuova York — S'
vi sarebbero cento
pastore O’ Connor,
tempio in cui proemi
stri fratelli si son
prof. Clot, del presi(^
Chicago — Nello
Montreal — la Soc
si valse dell’opera
Chicago e dintornii
36.360 volumi in
— Un americano
Vie Nouvelle) ha
Comitato d'evangi
adoperati < a salvà;
pale (che negli Sta
sì dànno all’incred
ture e trattati di
danaro è da parecí
di Chicago.
enza in contraddittoria su l’esimortalità dell’anima. La seduta
Parlò un libero pensatore, E.
lenzio dell’ uditorio, un ex prete
'n spiritista, van Keebergem, spirire evangelico A. Gautier che fu
udito. Così, il Chrétien Belge.La
erà il 10 corrente.
^ghilterra
— Ad un congresso assistevano
ni antipapisti. Il decano di Cancongresso un « ottimo lavoro » —
e — su la Chiesa e lo Stato.
Signore ha richiamato a sè un ferco dei poveri e della Chiesa ValFremlin.
Norvegia
non vi sarebbero in tutta la Norvei romani e tutti stranieri, tra cui
tenenti in gran parte alla congreandese di S. Giuseppe.
Turchia
lij ha pubblicato la seguente statii nel mondo. Nell’impero turco:
ropa e24 in Asia); in Russia; 24
pa e 10 in Asial ; nella Persia e
milioni; nell’India inglese : 60; in
ia:25; nelle Filippine: li2 mida 65 a 70 milioni; in tutto: circa
.Stati Uniti
econdo il Christian, in Nuova York
famiglie valdesi. Se ne occupa il
grande amico dei Valdesi. Nel
ca il signor O’ Connor, quei noradunati a udire la parola del
ente Mustone dell’ex padreBartoli.
scorso anno — dice V Aurore di
ietà Americana dei libri religiosi
di venti venditori ambulanti in
; i quali venditori smerciarono
lingue diverse,
di California (così si legge nella
dfferto un milione di dollari a un
¡elizzazione, per che siano unicamente
re i naufraghi della navicella pa
ti Uniti perdono la fede romana e
ulità) e si dispensino loro S. Scritdopolare apologetica cristiana ». Il
;cbio tempo depositato nelle banche
UH GIUDIZIO SU GIPSY »IHITH
Lo dobbiamo al Journal religieux de Neuchâtel e
lo riproduciamo in parte.
« E’ un oratore del tutto sai generis. La sua arte
non consiste nello svolgere testi biblici in modo sapiente 0 nuovo, non consiste neppure nell’ ammannire
pensieri vasti e profondi; consiste piuttosto in una
grande intensità di sentimento religioso. Egli non abbaglia, non’ accarezza ; vi soggioga e conquide. Con
lo sguardo mobile pieno d’autorità e di amore domina
di continuo 1’ uditorio. Si vale specialmente di inviti
diretti alla coscienza, diretti a quegli intimi recessi
dell’io umano ov’è il regno della volontà ».
Il Do», de FR05CH
Questo pio medico della missione dello Zambesi
(Affrica Australe) ove lavorano per l’avanzamento del
regno di Dio anche alcuni dei nostri colleghi valdesi,
era in viaggio di ritorno in Europa per congedo. Invece di passare per il Capo di Buona Speranza, volle
far altra strada: da lo Zambesi all’Uganda e da l’Uganda all’Egitto, Il lungo viaggio a piedi dai Grandi
Laghi a Gondokoro andò bene. A Gondokoro egli
s’imbattè con l’ex presidente degli Stati Uniti, Roosevelt, che l’invitò a desinare. Il Dott. de Proseh era
per imbarcarsi su l’alto Nilo per Kartum, quando
fu còlto da male improvviso che in pochi minuti lo
trasse a morte. — Ecco una perdita enorme per
quella missione già scarsa d’uomini.
PIU’ PI miLLE n\ETR!
Il villaggio dei « Guigou », situato nella parte più
ampia e più centrale del comune di Frali (astrazione
fatta dalla frazione di Rodoretto), è diventato da parecchio tempo il eapoluogo, non solo perchè in esso
ci sono il Tempio e le Scuole elementari valdesi, ma
perchè è sede dello Stato civile, delle elezioni politiche
ed amministrative che, pochi anni sono, si facevano
ancora alla Villa, del corpo delle guardie di finanza,
quantità nient’ affatto trascurabile, specie in un paese
di frontiera, della « Regia accensa di sali e tabacchi »
e possiamo anche dire del Sindaco. Infatti, salvo brevi
interruzioni, questi è appartenuto da tempi quasi
inimemojab|li al medesimo villaggio anzi per esser
più precisi alia medesima famiglia. Fedeli al Re e alle
istituzioni, i Pralini hanno seguito, per la scelta del
loro capo, la legge salica secondo la quale il potere
passa da padre a figlio.
Nè hanno avuto a pentirsi di una consuetudine che,
con l’andar del tempo, ha acquistato forza di legge,
perchè il cav. Rostan, sindaco di Frali da oltre vent’ anni (l’albero sfrondato e secco chè si erge davanti .•
a casa sua a indicare che quivi sta il capo del comune,
e più vecchio di lui di cinque lustri, fu piantato dai
pralini, come vuole l’usanza, in onore del padre del Signor Rostan quando fu fatto sindaco) il cav. Rostan,
dico, è benvoluto da tutti. Uomo di pace, affabiie,
pieno di motti arguti, servizievole, egli sa cattivarsi
la simpatia non solo dei suoi, conterrazzani, ma dei
numerosi forestieri che egli ospita sotto il suo tetto,
e che trovano in lui un conversatore piacevolissimo.
I suoi mezzi gli permetterebbero di vivere, da signore, in città,facendo di Frali una villeggiatura per
l’estate, ma egli che non si è scordato della celebre
massima: * Pour vivre heureux, vivons cachés », preferisce trascorrere con la sua eccellente compagna e
coi figlioli, i suoi dì nella casa degli avi,, leggendo i
giornali e le riviste e discorrendo con gli amici.
1 fagiani e i camosci divengono sopra questi monti
sempre più rari a causa della guerra spietata che
fanno loro i nostri montanari. Hanno un bel venire
dai piano dei cacciatori provetti coi lunghi stivali,
con le carabine ultimo modello e numeroso stuolo di
cani dalle esili gambe e dal pelo variopinto, ma il
più delle volte essi possono ritenersi contenti, se arrivano a riempire le loro bisacce di tordi e di scoiattoli.
«
• ^
Così disposta, la Parrocchia di Frali offre al suo
pastore un lavoro, materialmente parlando, dei più
facili. In mezza giornata egli può fare il giro della
maggior parte dei suoi quartieri o villaggi 10 in tutto)
senza salire e « senza trovare un ciojolo », come diceva
il pastore Chauvie. Sfido, con 80 6 90 centimetri di
neve! Infatti l’inverno ch’egli passò qui, la neve cadde
abbondante e le valanghe furono frequenti.
Da parecchi anni a questa parte, invece il cielo ci
è stato avaro di neve, salvo nei giorni scorsi, ciò che
non fa, punto il tornaconto dei Pralini, i quali, invece-di trasportare sulle slitte la legna e il fieno raccolto alle « miande » (1) durante la bella stagione, si
vedono costretti, quando il bisogno nrgeydi farne dei
(1) Rustiche casupole con pascoli in montagna per 1 estate.
7
í®.too <3"a»do al mattino
e altro che una brinata da capo.
Scarsa la neve, scarse fortunatamente le valanehe
Nonostante il suo vivo desiderio di vederle precipifare’
quantunque si fosse raccomandato a «barba Pierre»
Il bravo anziano del quartiere dei Guigou. df avviarlo non appena le sentirebbe rumoreggiare il mio
predoo„,„„ ed .mico Bonnot dovette ® „7ar p3
pur »“p
pur una di una certa importanza.
enorm^i^rA °°° lontani se ne ricordano però di
enormi che recarono dei danni gravissimi Più eoa
ventosa di tutte quella della « Comba de“ a Lierf,'
profondo burrone aprentesi, in alto a guisa di venta« IO e restrigentesi in basso, fino alla Germanasoa pochi passi prima della conca della Villa.
retto che si trovavano a Poma
paci Diri- ® ® ¡*1
paesi piu miti come i Trossieri, i Clos Pomarettol
vedendo nevicar forte e insistentemente decisero d
Í a hIT ° n.anó«bù
1 avvicinavano alla meta la neve facevasi più alta
Pei poter sopportare le fatiche del viaggio cammi’
navano all’avanguardia ora gli uni ed or! gHTuri'
Giunti, dopo mille stenti, al punto accennato a un
erÌir^“l riempire la valle
ra la valanga che cadeva. Impossibile salvarsi • in
gl all' che sTf'' “ ‘^-.-f-ono travolti mentre
Ìumlo df« • «oda alla comitiva in
f . ’ incolumi, poterono tornare in
etro e riparare nella vicina borgata della Gardiola
Alcuni giorni appresso le 11 Salme racchiuse nelle
Scuola della
,-mn ’ iunebre servizio, circondate da un popolo
impaurito e in lagrime. " ^
Pietro Griglio
LA LUCE
M © 0 D Y
A Qrecofield.
(1) Il dialetto pralino ha la specialità di mangiare gran
parte delle «. Così invece briwas, feretro, me/etro diesi
zioso et ““ ““ “sale particolarmente gra
Zre Ì 7®“““ a«“ sla nativo di qui arriva a riL
duire ègaale anche esercitandosi per degli anni da mane a
Uno dei fratelli maggiori aveva trovato lavoro nei
°u ““■p«gni«, procurò uu posto a Du-lgh,
thìLSlT r*™ »‘■P Oi««i •uul-otoruòsNur
thiield per condurselo via.
-uTiumo'TCtonsld'.'“
Ma^rn”-- Io non ci vengo 1
velie che U famiglia e si fisol
n giorn: diplTr
MooÌv^lt notte!, racconta il
Moody. « La mattina ci mettemmo in via a piedi Quando
ummo su la cima della collina, ci voltammo a guardare
ancora una volta la nostra casa; e ci sedemmo a niangere. Mi pareva che non avrei più potuto rivedere i
miei cari. Continuai a piangere fino a GreenHeld
deTrepito’chèVon‘®”“ contadino
aecrepito che non avea pm nemmen la forza d’attenere alle sue mucche. II mio ufficio sarebbraÌato
quello di munger le mucche e Hì ona • •
servio-i WaI „ ■ . 0 di andare in città per
sc2. "^rei potuto frequentare la
avevi*
una settimana — corsi da mio fratello, e •
— Torno a casa — gli dissi.
— Oh perchè ?
Perchè ho il mal del paese.
~ Peserà fra qualche giorno
— Impossibile! — dissi — iVen
non voglio che passi. «
rirlstflTa...'*"''" '
di^pa'ura.^“*’"''“*^®°®"° ®
— Ebbene, partirò domattina per tempo.
Mio fratello mi condusse per la città, e mi fece ve
e la vetrina d’un magazzino, attraendo la mia atnzione su le belle cose che v’erano esposte Tu mostra. Non ci badai più che tanto. La casa mi premeva '
e mi premeva di riveder mia madre e gli ZlTmiei
fratelli ! Mi sentivo scoppiar il cuore.
A un tratto, mio fratello mi disse
in 7®^ signore vecchio che viene
in qua i n darà un soldo.
Come fai a saperlo ?
P«»"«*»« dà un soldo a tutti i ragazzi che vede per la prima volta.
”°“do non avrei
vo uto che quel signore mi vedesse piangere Mi niantai
nel bel mezzo della strada, per attLr megui'Ia “uà
a sua buona e gioconda faccia. Quando mi fu di
Vt ? ‘T“' "■ ">'««<"»1 . »io f "mio“
^ un forestiero, non è vero ? — disse.
Io °Sgì per l'appunto.
sflÌi staccavo lo sguardo di dosso, per vedere
e SI mettesse la mano in tasca. Sospiravo^il soldo'
ma non lo sospirai a lungo. Il mio nuovo amico mi
farli* a *1® conquistare tutta la mia at
vano „eoS i,Bto" f
per me Oiraain a^ ^ ^ ^ morto
mi sZ'ii^coma durò pochi minuti, ma io
mi sentii come soggiogato. Poi quel buon signore si
cavo di tasca un soldo tanto rilucente chi pareva
e r f 7“ I«««« d’oro df vfefo
me lo tenni stretto stretto in mano. In tutta la mia
vita non mi sentii mai così ricco come allora e mi
noie di non aver serbato quel soldo o almeno di non
a^X—
..-eptoto LI“ tolfa““ - laa
nostalgia passò e tornò il buonumore - e
Dwight Moody potè restare a Greenfield rcolmet!
re anche h qualche birichinata delie sue a rischio di
procurarsi dei guai abbastanza seri, come'quella volta
a atoZ ir""?”'"' ““'»«■■vadSVetò
LA. GRJLZIA.
vore immHfta*to^°d^7nai di Dio è quel taparte di Lui. ’ ^ quale i peccatori godono per
— ' Ugo Oltremare
Proprietà proibita
Pallido, disfatto. Don Angelo seguì la sua »uidn
Accetto un ^chier d’acqua, perchè si sentiva morire
e, giunto nell atrio, si congedò dal cappuccino con un
lieve cenno del capo, senza proferir parola
Il frate stette un momento in forse, poi'gli andò
dietro, e, raggiuntolo, gli disse un po’ titubfnte
ma non so veramente se sia il caso
ma... IO obbedisco ad un ordine... Sua Eminenza iffa
dire che qualora le occorresse danaro... la sua borsa
questo viaggio le sarà costato... senza complimenti!"
Don Angelo divenne di fuoco.
Gardinale che la mia vigliaccheria non è
ancora giunta a tal segno. Il sacrifizio della coscienza
E al "o della strada ferrata.
E se ne andò via rigido, a testa alta, senza ascoi
Jsl drcStor ‘^«•-“Pnnto Padre Fran.
VI.
trivir**“ dal treno alla stazione di Pie
travi va, minacciava un temporale furioso. Si guardò
.nttT , rfp. '•«»
- »»Iti " “PPbtelone
aspetti Che il temporale si sfoghi; venga ani nel
mio ufficio e facciamo quattro chiacchierf
Ma Don Angelo aveva fretta d’arrivare a casa e si
«entiva ben altra voglia che di chiacchierarei Salutò
e SI pose in cammino.
Non pioveva ancora; ma il vento impetuoso nor
«ielolenuvoleferee levava
^rbini di polvere soffocante. La notte non era lontana
nnn™ ““Vola e nuvola compariva di quando in quando
quasf*pfurlsÌ““ ^“"***^' nascondeva subito,
Don Angelo camminava in fretta, a capo sconerto
prendendo con voluttà infinita, sulla faccia e lulla
fronte scottanti, le raffiche del libeccio.
Allorché le prime gocce caddero lente e grosse bagnando appena la polvere arsa e spandendo^per llria
il profumo acre della terra umida. Don Augi Tol
aveva ancora incominciato la salita; gli restavano più
di tre quarti d ora di cammino. Non c’eran più case
lungo la via, non una tettoia, non un tabernacolo
per mettersi a riparo. Ormai bisognava rassegnarsi a
prender tutto quell’acquazzone che stava per venir giù
con violenza: e Don Angelo aspettava con gSn
rovescio d acqua, che l’avrebbe bagnato fino all’ola
e rinvigorito come una doccia. « aiiossa
Ed eccola, eccola 1 Veniva giù a scrosci, a torrenti!
balzava sul terreno, picchiava sul capo nudo del prete
gli entrava nel collare, gli scendeva fredda giù per
a schiena. Egli ne aveva piene le scarpe e inzuppata
la veste, che, divenuta greve, gli si impigliava fri le
gambe gh si attortigliava intorno al corpo, impedendogli di correre su per l’erta del colle.
ffuLÌr Ah?*’“ P''oI«°<io, rotto da lampi san
guigni, che accecavano il viandante.
Fra lo scrosciar della pioggia e il rombar fragoroso
ei tuoni, s udivano di tanto in tanto i fischi acuti delle
vaporiere, che passavano giù nella valle trasportando
Ah^ «scurita e la tormenta, come fuggissero an7’esse dinanzi all’uragano, i carrozzoni riinrgilnl
d’uomini e d’animali. ’Kurgitanti
sAwf ^ sbattuto e
ind cibile refrigerio. La febbre, a cui era in preda
7 tante ore, si calmava, la tensione dei nervi dimi
Ulva, Il tumulto delle idee ai tranquillava. Avvicinandosi a casa, alla sua casa ben riparata, ben orovvista dove lo attendeva il buon sorriso materno, e
Lli “«rbido nel quale avrebbe stese fra poco le
membra indolenzite, provava una voluttà intenl non
mai gustata, ohe lo incoraggiava e lo spronav^ 'a sT
^e quanto piu presto gli fosse possibile, quasi a tastoni nel buio. Avanti ! Avanti ancora ! ’
Improvvisamente il fulmine si abbattè sopra una
grossa quercia secolare, presso la quale Don Angelo
Ìcchrdir “«“«uto. Sfolgorò un incendio nigli
cuoio gli tremò sotto i piedi, un
ramo schiantato, cadendo, lo gettò a terra. Così restò
per qualche istante abbarbagliato, assordato, immobile,
olla faccia nel fango, colle braccia stese, come morto
Ma si riebbe tosto; si rimise in piedi, scrollò le membra
rLTto h •■»"> >« Plosil. tor “L"
li tlnid^ T’ . guance... qualche cosa
di tepido colava giu per il volto... forse era sangue
n g«“be, proseguì
Ormai gli rimaneva poca strada da fare, ma fu la
^^^D^emeo Giocoli, gerente resBonsahiU
pm difficile. Respirava a stento ; non pensava nnn
raponava più; tirava innanzi per forza d’inerSa tl
g laudo 1 vento, vincendone la furia con uno aSrlo'
di tutto 11 corpo, arrestandosi istintivamente per un
attimo, ad ogni balenar di lampi, che si segnlTan^
rnTó;^“““ »«««“pugnati da rombi e da schianti spa
’ ancora accesi a dispetto dell’uragano
sbattevano nell’oscurità dei bagliori rossi int«S’
sSr« bassr’cCrme
‘*«b^«vadi gioia II
petto, perchè il riposo era vicino
Lassù, un poco fuori dell’abitato, due finestre illu
minate occhieggiano verso di lui con festevole nVito : ed ecco i cani che abbaiando e saltando gli si
8 anelano incontro ; ecco la porta del presbiteri^ chi
81 spalanca per lasciarlo entrare; ecco tutta la fami
. L tornato
Ma come ridire l’orrore da cui furono colpiti tutti
vÌuÌhT** parrocchiale all’aspetto stra
volto del povero Don Angelo? Fu un grido solo di
pietà e di spavento. La vecchia serva, credendo di vedere uno spettro, si cacciò le mani nei capelli ; i bimbi
81 strinsero attorno a Maria, che aveva già gli occhi
pieni di lagrime. La madre, colpita al cuorel fu per
cadere a terra evenuta. Fu lei, tuttavia, k prima
"7™; • *7»71? tom. di par,.re e ò,
««Al ^ “»« — disse senza inutili
esclamazioni o domande inopportune - a letto subito •
quel teTpo.
stelzl stpelletr ' "
n«?i ^“g«l« “ Stendeva sotto le eo
perle, rifocillato, colla fronte fasciata, con un sorriso di
benessere sodisfatto sul volto, e seguiva collo sguardo
come in un dormiveglia delizioso, l’andirivieni della
vecchia signora, che piano piano,in punta di piedi «’aggirava per la camera a riordinare ogni cosa,
Ma nella notte Don Angelo riebbe la febbre, e il medico, che lo visitò la mattina seguente, aggrottò le
ciglia e scosse il capo più volte, pronunziando la tremenda parola : congestione !
^(Continua)
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