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DELLE VALLI VALDESI
Settimanale
della Chiesa Valdese
Gettate lungi da voi tutte le vostre trasgressioni per le quali avete peccato.* e fatevi un cuor nuovo e uno spirito nuovo
Anno LXXXVni - N. 38
Una copia L. 30
ABBONAMENTI
}
Eco: L. 1.200 per rinterno
L. 1.600 per l’eetero
Eco e La Luce: L. 1400 per rintetno
L. 2.500 per j^ertero i
Spediz. abb. postale • il Grappo
Cambio d’indirizzo Lire 40,—
TORRE PELUCE, 26 Settembre 1958
Ammin. Claudiana Torre Pollice • C.C.P. 2-17557
I impreparazione del Sirtodo
Per ben due volte, ed a proposito
di argomenti importanti, è detto
nella relazione pubblicata nel numero del 12 settembre dell’« Eco »
cbe « il Sinodo non era preparato
a prendere una decisione ».
Non è la prima volta che si deve
lare una simile constatazione. E
qualche volta l’impreparazione è recidiva. L’argomento della migliore
sistemazione dei distretti, per esempio, viene in Sinodo da un buon decennio. Non bisogna esitare a riconoscere che questa impreparazione
cronica del nostro massimo organo
di governo assume un carattere ab
bastanza grave. A che cosa dunque
('; preparato il Sinodo, se tutte, o
quasi, le questioni che escono — .a
i;iii guardi superficialmente — dal!'ordinaria amministrazione non lo
i covano in grado di esprimersi con
una certa decisione? E’ preparato
soltanto ad ascoltare la stucchevoE
lettura della controrelazione, eh,;
gli la perdere un tempo prezio. c
limitandosi a fare su di essa qualche
osservazione superficiale? E’ preparato soltanto a ricevere i discorsi
laudativi dei rappresentanti delle
chiese sorelle, ed a qualche commemorazione? — Vedremo se saprà
prepararsi e preparare le chiese a
ricordare, nei prossimi anni, e non
con isoli discorsi,- -il sacrifiei© di Gian
Luigi Pascale, il trattato di Cavour
e le stragi di Calabria. Se il Sinodo
serve solo per l’ordinaria amministrazione, e per offrire una simpatica occasione ai valdesi dispersi di
ritrovarsi insieme per qualche giorno, questo non basta più a gius
carne l’esistenza. Non siamo più in
tempi idilliaci, e non possiamo essere sicuri di poter sempre, davanti
ad una ennesiiùa «impreparazione»,
dar mandato al Seggio di nominare
una ennesima commissione di studio, per riunirsi dopo un anno senza nemmeno sapere quali commissioni dovranno riferire, e su qi
argomenti.
Mi dispiace dover dire che tutto
ciò non è serio : il che, riferendosi
all’amniinistrazione d’una parte del
corpo di Cristo, costituisce un peccato. Bisogna riformare profondamente l’ordinamento del Sino,:.o;
o, per fare ciò, bisogna riformare
radicalmente l’ordinamento del corpo valdese. Molti sentono questa
necessità, ma non sempre e non a
tempo osano dirla. Per carità di patria? La vera carità di patria consiste nel denunciare gli errori e le
manchevolezze, o quelle che ci sembrano tali, affinchè altri esponga la
stia opinione in proposito, ne nasca
ima fiaieriia ed efficace discussione,
f; questa faccia sì che non si arrivi
sempre ai tinodo « impreparati
E’ doloroso il dirlo, ma, passalo il
breve euforico periodo del biucrdo.
le chiese riprendono il loro cammino e procedono nell’opera loro quasi senza saper nulla l’una dell’altra.
Lungi dal portare i pesi gli um degli altri, si ha quasi l’aria di dire:
ognuno per sè, Dio per tutti. (Non
motto tempo fa, un pastore ignorava la malattia abbastanza grave d’un
collega residente a tredici chilometri di distanza). Non è colpa di nessuno: è colpa del sistema, orrriai antiquato. Bisogna dunque cambiare
il sistema. Si nomini un’altra commissione, e sia la buona. Si venga,
per esempio, una buona volta alla
costituzione dei presbiterii. Crediamo di essere presbiteriani, nia dov’è, fra noi, il vero ordinamento
presbiteriano-sinodale? Non siamo
nè carne nè pesce, appunto perchè.
attraverso i decenni, non si è mai
saputo affrontare i problemi, sia pure uno alla volta, e risolverli nella
loro interezza. Davanti ad essi il Sinodo è stato sempre impreparato.
Siamo andati avanti per lo zelo e lo
suirito di sacrificio delle varie Tavole, che hanno dovuto assumersi
resjionsabilità che spettavano al Si
nodo. Questo si limitava a mettere
lo spolverino sulle decisioni, il più
delle volte giuste e sagge, della Tavola. Ma questo non è sistema presbiteriano-sinodale. Dobbiamo deciderci a fare in modo che i problemi siano trattati almeno nei concistori presbiteriali, che sono ben altra cosa che le nostre scarne e frettolose assemblee distrettuali, o quelle larve cui sono ridotti molti dei
nostri consigli di chiesa. Non tocca
a me insegnare : molti sanno quello*
che si dovrebbe fare, ma al momento di decidere, il Sinodo è impreparato. Non possiamo andare avanti
così. « Prendete la '.cosa a cuore,
consultatevi, e parlate ».
Lirro De Nicola
Concordiamo con il grido d’allarme del nostro collaboratore, anche
se il desiderio di studiare più a fondo un problema, qitaad’è un impegno serio e seguito, può essere l’onesto riconoscimento di non essere ancora veramente pronti ad una decisa presa di posizione, può essere talvolta un segno di maturità. Ma è
certo che quando la cosa diviene cronica — e il rischio è presentali— la
situazione può farsi grave, ingenerando apatia e sfiducia.. Che quindi,
sulla base dell’ottimo material'è presentato dalle varie commissióni di
sìitdio, le Comunità, studino ed assumano una posizione,^affinché i loro rappresentanti in Sinodo possano veramente rappres0>,tarle e il Sinodo possa con magnar decisione
prendere posizione , : red.
Quaranta giovani americani hanno
visitato la Russia. Sono arrivati a Mosca il 13 luglio e rientrati
nel loro paese il 13 agosto. Questo
viaggio .si inserisce nel quadro di un
primo importante scambio di giovani
fra gli S. U. e l’URSS. Pn apposito
comitato prepara il programma della
visita che dei gruppi della gioventù
sovietidÈì stanno per rendere agli S. U.
A Pretoria è cominciato il processo
intentato contro 9^ cittadini dell’Africa del Sud, incolpati di alto tradimento. Se la loro coljjcvolezaa è prò
vata, gli accusati, fra fedi vi sono un
certo numero di cristìàni, potrebbero
essere condannati a morte. La loro
difesa è affidata; à nove avvocati di
fama; si è^9^
sostenerne ìé spéidi :
Prima sistemazione
del campo di lavoro
Nella sistemazione del Campo di lavoro, con esigenze di personale
sempre maggiori, la Tavola Valdese ha proceduto alla destinazione ed
al trasferimento di vari Pastori ed Evangelisti. Ne informiamo le Comunità pubblicando i nomi degli operai della Chiesa la cui destinazione
è sicura :
I DISTRETTO
Pinerolo — Past. Achille Deodato.
San Secondo di Pinerolo — Past. Roberto Nisbet (temporaneamente
ed in attesa di una elezione del Pastore da parte della parrocchia ).
Poma retto — Past. Gustavo Bouchard.
Torre Pellice — Past. Gino Conte (secondo Pastore).
Luserna S. Giovanni — Past. Cipriano Tourn (secondo Pastore).
Perrero — Cand. Giampiccoli Franco (in sostituzione temporanea del
Past. Lorenzo Rivoira destinato a Lugano).
II DISTRETTO
Biella - Ivrea — Past. Giorgio Bouchard.
Trieste — Past. Alberto Ricciardi (secondo Pastore).
/^/\j|ano — Cand. Bogo Giovanni (coadiutore).
IN DISTRETTO
Ferentino — Sig. Archimede Bertolino (Comunità Agape).
IV DISTRETTO
Napoli — Past. Davide Cielo. j
Avellino — Sig. Baldi Giuseppe (Evangelista sotto-prova).
Taranto - Brindisi — Past. Ernesto Naso.
Campobasso — Evangelista Elia Libonati.
San Giacomo degli Schiavoni - San Salvo - Guglionesi,— Evangelista
Attilio Del Priore.
Foggia - Cerignola - Orsara — Evangelista Mellone Francesco.
V DISTRETTO
Catanzaro — Cand. Sergio Rostagno.
Alle Chiese ed ai loro conduttori, con l'augurio di un lavoro benedetto, ricordiamo l'esortazione apostolica : affinchè « seguitando verità in carità, noi cresciamo in ogni cosa verso Colui che è il Capo, cioè
Cristo» (Efesini 4: 15).
Per la Tavola Valdese
Il Moderatore
Ermanno Rostan
Dopo 9 anni di
lavoro nella Direzione e Redazione
del giornale lascio ad altri il compito di preparare ogni settimana le quattro pagine
dell'« Eco delle Valli Valdesi ».
La Tavola Valdese ha affidato tale
incarico ad un giovane Pastore che
già ha fornito valide prove di collaborazione: il Past. Gino Conte, trasferito a Torre Pellice come secondo
Pastore. A lui dovranno essere indirizzati gli articoli, le corrispondenze
e le notizie di cronaca. Formulo per
lui e per il suo lavoro il migliore augurio, nella certezza che I'« Eco delle Valli Valdesi » sarà un efficace
strumento di formazione -delle coscienze e di informazione nel nostro
piccolo mondo valdese in Italia e all'estero.
Nel lungo periodo di tempo in cui
ho avuto la responsabilità del giornale ho cercato di fare il possibile
per fornire ai lettori un settimanale
che avesse per loro una reale utilità;
non ci sono sempre riuscito, ma ho
lavorato con amore e col desiderio
di aiutare i nostri fratelli valdesi. Il
contatto con i lettori e con i collaboratori lascia in me un buon ricordo,
H lavoro settimanale è stato talvolta
causa di fatica, spesso di maturazione spirituale.
A quanti mi sono stati vicini nella
collaborazione redazionale, nella impaginazione del giornale e mediante
la loro fraterna simpatia giunga il
mio saluto riconoscente.
- = ■ ■ ■'■'rii. Eriìiaufto,. - ;
E' con affetto e
viva riconoscenza
che i lettori salutano il Pastore Ermanno Rostan che
a lungo ha dato
tanto delle sue energie e della sua
vocazione pastorale al pulpito dell'Eco : è un po' come salutare un pastore con cui si è fatto un tratto di
strada insieme, che in certi casi ha
potuto guidare, che ha avuto bisogno della vicinanza e della fede della sua comunità. Anche se sappiamo
quanta responsabilità grava ora su
di lui come Moderatore, ci auguriamo
vivamente di trovare ancora il suo
nome, o di scovarlo sotto le sigle o
nelle idee, sulle colonne del giornale ; e gli auguriamo, in preghiera,
che il Signore lo sostenga nel suo
nuovo compito.
Chiamato a sostituirlo come redattore dell'Eco non ho altro desiderio
nè programma che l'augurio che egli
stesso mi ha formulato. E accingendomi con gioia al lavoro ho la viva
speranza che, pur nell'impegno particolare di uno o di alcuni, il nostro
giornale possa sempre più essere il
giornale di tutti voi : che abbia una
linea, ma che sia aperto ad ognuno.
Il comitato di redazione terrà presenti alcuni suggerimenti venuti dal
Sinodo: continuate ad aiutarlo con le
vostre opinioni.
I collaboratori sono pregati, per
ora, di indirizzare gli articoli e le
corrispondenze presso la Claudiana,
Torre Pellice.
- - Gino Conte.
Insegnanti ialdesi a congresso
Il 28 agosto u. s. ha avuto luogo a
Torre Pellice Taimuale congresso dell’Associazione Insegnanti Cristiani
Evangelici; il fatto d’aver di nuovo
scelto come sede la nostra piccola capitale valdese si è rivelato utile perchè abbiamo avuto una buona presenza di soci, tra cui, incoraggiante, un
simpatico affiatato gruppetto di giovanissimi.
Il pastore Sommani che gentilmen
te ha accettato di presiedere il culto
d’apertura ci richiama nel suo messaggio alla nostra responsabilità di
insegnanti cristiani. In seguito la se^
gietaria Ethel Bonnet legge la relazione del Seggio per l’anno trascorso;
da esso risulta che il settore più attivo è stato quello delle Valli coi suoi
riusciti convegni di Bobbio Pellice,
e di Pinerolo; mentre nelle altre regioni nulla si muove!
A questa prima relazione segue
quella del cassiere, che segnala la situazione finanziaria attiva sull’associazione e delle borse di studio.
Nella discussione molti argomenti
sono trattati riprendendoli dalla relazione; accenniamo a quelli che più
possono interessare i lettori dell’Eco
e i colleghi delle Valli: l’opportimità
di istituire un corso di preparazione
ai concorso magistrale, la necessità
di avviare agli studi magistrali giovani di tutte le parrocchie, la generosa offerta del prof. Silvio Baridon
di finanziare gli studi di un futuro
airettore didattico valdese. Si parla
della Commissione richiesta dal convegno di Villar nell’autunno ’56 per
la revisione dei libri di testo ^er l’in
segnamento della religione valdese
nelle scuole elementari delle Valli:
che cosa ha concluso? I rappresentanti dell’AICE che ne facevano (o
fanno?) parte fanno presente che sono stati convocati una sola volta un
anno fa e ignorano i motivi per cui
quella riunione è stata l’unica; a proposito di un questionario che allora
era stato deciso di mandare a tutti
gli interessati, i maestri presenti dichiarano di non averlo mai ricevuto
e chiedano che siano ripresi i contatti e il lavoro, perchè essi sarebbero
molto spiacenti che detti testi, ora
quasi esauriti fossero ristampati tali
e quali.
Sull’argomento della stampa che la
relazione del Seggio presentava in regresso, si propone di designare alcuni responsabili che sollecitino artico
li, segnalazioni ecc.; si incaricano la
prof. Marcella Gay e il maestro Paolo Gardiol.
Si discute quindi sulla destiriazione di una bella offerta « per l’educar
zione evanigelica in Italie^» giunta
dai colleghi olandesi della associazione con cui l’AICE è in contatto; la
maggioranza è d’accorao dì destinarla a potenziare uño degli istituti educativi della chiesa valdese nell’Italia
meridionale e dà mandato al Seggio
di prendere i contatti e le informar
zioni necessari.
In un secondo' tempo, i presenti ar
scoltano due brevi relazioni di congressi ed incontri avvenuti nel corso
dell’estate e di particolare interesse.
La sig. Evelina Pons riferisce sulla
conferenza sull’educazione tenutasi
in luglio all’Istituto ecumenico di
Hossey sul tema : « L’Evangelo nella
scuola»; siccome i relativi rapporti
conclusivi faranno oggetto di una circolare ai soci, si limita ad informare
il congresso di un progetto sorto in
quella occasione, quello della creazione di un Centro europeo per l’educazione; esso fungerà da centro di
raccolta e distribuzione di informazioni tra le varie associazioni nazionali di insegnanti protestanti, non
sarà una nuova associazione internar
zionale, ma sono le chiese che, attraverso le loro associazioni qualificate,
si mettono in contatto sul piano dell’educazione.
La prof. Frida Malan espone gli
scopi e le conclusioni del congresso
della Lega intemazionale per l’educazione laica, tenutasi a Bruxelles nel
giugno scorso, a cui hanno aderito
anche alcune associazioni italiane e
propone di studiare in un nostro prossimo congresso il significato dell’educazione laica e la nostra posizione
al riguardo.
Dopo le elezioni il seggio risulta lo
stesso dell’anno precedente, salvo la
sostituzione della prof. Lucilla Jee
vis, dimissionaria, con la prof. Marcella Gay.
Le conversazioni si prolimgano ancora durante il pranzo a cui partecipano una quindicina di soci.
Ai colleghi delle Valli diciamo arrivederci numerosi al convelo d’autunno che con tutta probabilità avrà
luogo a S. Bartolomeo di Prarostinn
il 20 ottobre p.v. e di cui una apposita circolare darà loro le informazioni particolareggiate. F. E. P, P.
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L'ECO DELLËVAUi VALDESI
La Parola della vita
L’inno alla carità
I Corinzi 13
La parola carità significa per molte, troppe persone la mano di
un ricco che mette in un'altra mano, che si stende verso di lui, 50
ovvero 1.000 lire, ih ogni caso, il superfluo. E la carità significa per
molte troppe persone un'opera buona, un mezzo con il quale acquistare dei meriti agli occhi del prossimo e a quelli di Dio.
Ma questo non è la carità di Gesù e neppure quella di Paolo, questa è una perversione della carità, che lascia una traccia di umiliazione
in chi la riceve e un soddisfatto egoismo in chi, con essa, compera,
come in un negozio, quello che in quel momento gli serve : la considerazione del prossimo e quella di Dio.
Perchè la carità è innanzi tutto amore, secondo il vecchio significato latino della parola: amore in colui che riceve e vede incarnarsi,
realizzarsi il comandamento del Signore, amore in colui che dà, non
per acquistare meriti, non per dare il superfluo, ma perchè sa che tutto
ciò che egli possiede è di Dio e da Dio gli è stato dato perchè lo usi
per il bene dei fratelli.
E allora la carità non è più soltanto le 50 o le 1000 lire, o, come
dice Paolo, «distribuire tutte le facoltà per nutrire i poveri »; perchè
oltre tutto questi sono aiuti di emergenza, che non risolvono il problema: consumate le 50 o le 1000 lire o tutti gli averi, la situazione
ritorna come prima, e peggio di prima. Ma la carità è amare il fratello,
e al fratello che si ama, si dà ciò che abbiamo, poco o molto che sia,
soldi o consigli, aiuto fìsico o morale, ma ogni cosa per amore e con
amore. Si dà l'aiuto finanziario per far fronte a una necessità immediata, si dà un vestito a chi non lo ha, si danno dei viveri a chi non
ne riceve, e indipendentemente dalla loro gratitudine, ma sopra tutto
si dà « per provvedere alle necessità dei santi » (Rom. 12: 13). Colui
che ha ricevuto la Parola del Signore, porterà la Parola a coloro che
non la conoscono, colui che ha ricevuto la pace e la libertà dello spirito nella fede, porterà questa pace e questa libertà in mezzo agli uomini senza pace e senza vera libertà, colui che è lieto dividerà la sua
gioia e colui che piange spartirà il suo dolore, colui che ha coraggio
si esporrà per i timidi, colui che ha pazienza calmerà gli agitati, colui
che ha forza nelle braccia solleverà i pesi per i deboli e colui che ha
forza nella testa insegnerà.
E tutte queste cose verranno fatte per amore di Colui che ha tanto
amato il mondo da dare il suo Figlio per esso e per amore di coloro che,
figli dello stesso Padre, che è nei Cieli, sono fratelli sulla terra. E questa non è solo la carità del ricco in denaro, ma anche quella del povero
in denaro, che è ricco di altre cose. E questa carità non cerca il proprio
interesse nè sulla terra, nè nel Regno dei Cieli. E questa carità non
verrà mai meno, perchè, se ci amiamo l'un l'altro senza invidia, senza
vanteria, senza sconvenienza, senza ingiustizia, noi siamo, solo allora,
la Chiesa, il Corpo di Cristo e Cristo non viene mai meno.
E questa carità non è fatta solo di parole, anche se la parola
buona, al momento opportuno, può valere più di un tesoro, ma questa
carità è fatta di « fede operante », del dare, dare ogni giorno, perchè è
dando che noi riceviamo.
E tutto ciò nella fede di Dio, il Padre, la fonte di ogni amore, nella
speranza della vita eterna, che ci sostiene, nella costanza, che fa sì che
la carità sia per noi naturale come il respiro « perchè solo queste tre cose
durano, fede, speranza e carità, ma la più grande di esse è la carità ».
P. J.
Il Piroleslanlesimo ieri ed oggi
Il più gwsso volume Finora apparso in Italia su questo argomento - Malgrado le sue
pretese scientiFiche non esce però dalla posizione tradizionale del Cattolicesimo
Con questo titolo è stato recentemente pubblicato, il più .grosso volume che sia finora apparso in Italia
su questo argom^to. Si tratta di ben
1385 pagine del -jjeso complessivo di
due chili, redattOsda 29 fra i più illustri luminari della Chiesa Romana.
Supervisore dell'opera è stato mons.
Antonio Piolantl.. Rettore magnifico
del Pontincio Ateneo i^ateranense.
Fra i collaboratori troviamo Corrado
Algermissen, ben"i'nòto per il volume
«La Chiesa e le'*itatese»; Domenico
Bertetto professore di Mariologia e
autore del libro « Maria e i Protestanti»; Leone Christian!, dell’Università cattolica di Lione, conosciuto per
un recente libro dell’allettante titolo
« Catholìques et Protestanta, frères
pourtant». Fra gli autori da noi meglio conosciuti troviamo Piero Chiminelli, e non poteva mancare l’on.
Igino Giordani, il quale, al tramonto
della sua vita, continua ad essere fedele alla tesi giovanile delia conversione degli italiani a suon di dollari
e sterline.
L’impostaaione itell’opera vuole essere .scientifica, apche se le nuociono gli innumerevoli errori di stampa,
le linee omesse o, trasportate, per cui
interi periodi riescono incomprensi
bili, rendendo alquanto perplesso il
lettore che ha sborsato la rispettabile somma di L. 8.500.
CoHiunque, il mondo protestante e
specialmente l’evange|lismo italiano,
dovrà tenere contò di quest’opera, perchè ci presenta rottica con cui ii mondo culturale cattolico europeo vede
oggi il fenomeno protestante.
Si tratta di un’ottica particolare,
che non può no^ meravigliare, pensando che essa è, impostata da uomini di cultura. Doi^ un primo capitolo
sulle cause della .Riforma, si passa a
esporre la vita di' Lutero e i principi
fondamentali del luteranesimo, per
concludere, inàiekne a un certo R.
Grousset, che con la Riforma « si ritornò, oltre il Vailgelo, all’antico odinismo, ai capi sassoni domati da Car
lo Magno, a tutta una protostoria,
che dal punto di vista artistico e ino
rale, è come un Jnulla. Un regresso
storico al cui termine non c’era che
la bmta barbarie, quella di Dachau
e di Buchenwald». Chi colloca così
la Riforma tra questi due punti di
riferimento — la barbarie di antiche
tribù germaiii^afe e'ù campi nazisti
di sterminio — non è un oscuro bollettino parrocchiale e neppure il bollettino «Con Roma», ma è un uomo
di scienza, come Pietro Ciocchetti,
professore di storia ecclesiastica nella
Pontificia Università di Propaganda
Fide. Così abbiamo un’idea dell’im
Ecoliers du temps passé
Au moment où les écoles se rouvrent peut-être est-il intéressant de
jeter un regard en arrière et rappeler quelques traits des écoliers du
début du siècle: vouloir remonter
plus haut serait parler de choses dont
nous n’avons pas été les témoins.
Autrefois nos nïontagnes étaient
plus peuplées qu’elles ne le sont aujourd’hui et les habitants vivaient
dans une pauvreté frisant la misère.
Malgré cela bon nombre de familles tenaient à envoyer au moins un
de leurs enfants aux écoles secondaires: c’étaient les garçons qui avaient ce privilège plus que les filles,
bien que celles-ci ne fussent pas exlues. C’est ainsi que se forma pendant longtemps la classe dirigeante
des commîmes.
Ayant commencé mes études secondaires à l’Ecole Latine du Poma
ret je me placerai donc du point de
vue cette école où l’on affluait de
Praly, de Rodoret, de Massel et des
autres paroisses de la Val Germanasca.
On ne commençait pas les études
secondaires jeunes comme aujourd’hui, normalement pas avant douze ans: c’était ainsi une garantie de
succès qu’il ne faut pas sousestimer.
Il n’y avait pas alors de « convitti » et pas de « corriere ». Ceux qui
habitaient loin de l’école devaient
donc loger et manger chez des familles de l’endroit: on payait 11-12
lires par mois pour le logement, lait
et polenta le matin, une soupe à mi
di et le soir. De la maison on s’apportait le pain, du fromage, des saucissons...
Le samedi était jour de congé, ce
qui permettait aux élèves de regagner leurs maisons pour revoir les
parents et se refournir de vivres pour
la semaine suivante. Le dimanche
soir on rentrait. Je me revois encore
avec ma besace bien rempbe, marchant de Massel au Pomaret par tous
les temps: c’était alors une chose
toute naturelle de faire à pied ces
quinze kilomètres.
Quelques élèves logeaient même
dans leurs « ciabots » et y faisaieïit
leur cuisine; je ne suis pas à même
de vous faire part de quelques-uns
de leurs menus qui devaient certes
etre bien simples!
Etant donné ce régime de vie l’on"
comprend aisément comme l’on appréciait le repas offert deux fois par
semaine dans un local des écoles primairs sous la direction d’un maître
vénérable, M. Peyrot, avec la viande et un verre de vin.
Pas de surveillance en dehors des
heures de classe, personne ne se souciait de nos devoirs, pas de .leçons
privées, ces tuteurs des nonchalams
et des ineptes. Chacun avait sa propre responsabilité et c’est ainsi que
se sont formés de vrais caractères.
Pas de commodités naturellement;
je rappelle que dans une de ces pensions de famille nous étions quatre
à partager la même chambre.
Une année comme écritoire je n’avais qu’un écrin et les livres on les
plaçait où l’on pouvait; un jeune
homme de la maison se servait de
nos vocabulaires latins, non pas pour
étudier une langue ancienne, mais
pour y cacher les lettres, que contre
la volonté de ses parents, il écrivait
à sa blonde ou à sa brune! Et l’éclairage? En hiver par le froid il
était impossible de rester dans la
chambre pour étudier; alors on allait à l’écurie où un Imnignon à pétrole donnait plus de fumée que de
lumière. Et il fallait bien se concen
trer pour ne pas être trop dérangé
par les bavardages des gens. Et malgré cela on étudiait, malgré toutes
les difficultés matérielles bon nombres de nos montagnards se sont
frayé im chemin dans la république
des lettres ou des affaires. Vous dirai-je encore qu’il faUait à tour de
rôle balayer les salles de classe et y
allumer les poêles le matin? Je rappelle encore ce bois d’acacia plein
d’épine qui perçaient même nos souliers de montagnards, si nous n’étions pas attentifs. Il y avait derrière l’école plusieurs plantes d’acacia
qui fournissaient le bois petit pour
allumer et M. le Directeur n’aurait
pas conçu que l’ôn pût faire une dépense pour en acheter d’autre! Pour
l’ordre dans la classe lorsque le professeur n’était pas là il y avait un
censeur qui ne ménageait pas les amendes; un sou; deux sous d’après
la gravité de l’offense. J’ai eu cet
office — assez ingrat du reste •— et je
m’en suis acquitté aussi consciencieusement que possible. Par un sentiment de discipline les inculpés acceptaient l’amende sans sourciller et,
n’en voulaient pas au censeur qui
faisait son devoir.
Il y aurait bien d’autres aspects a
signaler mais arrêtons nous là.
L. M.
Associazione Insegnanti Cristiani Evangelici
COMUNICATO
Mentre richiamiamo l’attenzione
dei maestri valdesi interessati sul,
bando di concorso per la borsa di
studio Baridon, pubblicato sul numero precedente dell’ECO, rendiamo
noto che il termine per la presentazione dei dociunenti è spostato dal
30 settembre al 15 ottobre.
postazione scientifica dell’opera.
Più interessante ancora è l’appendice a questo capitolo, in cui si dimostrerebbe che quando il Riformatore
svolgeva delle lezioni sulla vita dei
patriarchi, come Labano e Giacobbe
altro non intendeva che raccontare,
in linguaggio nascosto, la propria vita, e in modo particolare le frodi da
lui perpetrate nei confronti del proprio padre, che egli gratificava con
aggettivi quali «furfante avaro» e simili. La conclusione di questo originale contributo storico alla biografia
del Riformatore sarebbe questa : « Ci
poniamo queste domande; «E’ proba
VALLI NOSTRE 1959
Il calendario Valli nostre uscirà
tra poco in un formato e con una presentazione assai migliorata rispetto
agli anni precedenti. Come al solito
comprenderà gli indirizzi delle principali Chiese Valdesi. Sarà messo in
vendita al prezzo di L. 400, ma chi
si prenoterà entro la fine di Settembre
lo avrà per sole L. 280, oltre L. 20 la
copia per le spese postali.
Ordinazioni alla Libreria Claudiana — Torre Penice.
bile che Lutero sia da catalogare non
fra gli uomini veramente religiosi
ma fra gringannatorl geniali più o
meno psicopatici?... Non ci nascon
diamo quanto dura debba essere ai
nostri fratelli protestanti la nostrii
convinzione che essi, senza sospettar
lo, siano stati ingannati da Lutero ».
L’autore di questa polemica, non pre
essamente ad alto livello, è il prof
Reinold Weijenborg, docente nel Pontificio ateneo antoniano di Roma.
Non ci è possibile, nel corso di un
breve articolo-, neppure tentare di
riassumere il volume, sperando che
altri più di noi competenti vogliano
darci un giudizio sul contenuto teologico. Quello che risulta però chiar..
è che — malgrado l’erudita presentazione del pensiero sia cattolico che
protestante — non appare nessuna
tesi nuova, nessun apporto originale
nella presentazione delle tesi in contrasto. Si ripetono, in fondo-, i vecchi
e ben noti argomenti della polemica
cattolica, cf
La presentazione dei Valdesi è fatta da mons. Leone Christiani, di Lio
ne. Secondo lui, le persecuzioni subite da questo popolo non furono che
delle fandonie, o, per lo meno, delle
giuste punizioni per i loro misfatti ;
i Valdesi non furono perseguitati, ma
al contrario, furono essi i persecutori
dei Cattolici : « Per i cattolici non si
perseguitarono i Valdesi che in ra.gione dei loro misfatti; attentati contro
i sacerdoti cattolici o contro gli inquisitori, parecchi dei quali furono
assassinati». Per fortuna, aggiungiamo noi, che nel 1848 il re Carlo Alberto ha promulgato l’editto di tolleranza, permettendo finalmente ai Cattolici di non venire più perseguitati
dall’inquisizione Valdese! Il nostro
Sutore sostiene la tesi tradizionale
della frattura fra l’antico Valdismo
e il Protestantesimo. A Chanforan,
con l’adesione alla Riforma, i Valdesi hanno rìnimziato a gran parte delle loro dottrine per diventare una
qualsiasi sètta protestante. Curiosa
l’affermazione secondo cui « tutto all’opposto delle dottrine Valdesi primitive, che riconoscevano il diritto di
predicare a tutti, secondo il loro merito, i Valdesi dei nostri giorni non
permettono la predicazione, come le
chiese riformate in generale, che a
quelli che hanno fatto degli studi e
subito degli esami con successo nelle
facoltà di teologia». L’autore dimostra di ignorare quanto invece sia dai
valdesi apprèzzata e incoraggiata la
predicazione laica.
Una lode particolare viene tributata al Pastore Valdese Carlo Gay « Valdese di tradizione», di cui si riferisce
questo lusinghiero ap-prczzamento per
la Chiesa Kumana ; « Attraverso i secoli, la Chiesa non ha mai aderit-j
spiritualmente alla oppressione de.
l’uomo; la sua severità ed intrar.s.genza dogmatiche vanno- intese quale rimedio alla facilità umana neU’accettazione delle eresie... La Chiesa è
stata nella notte dei tempi preme
dievali il grande focolare e la grande
iiamma coltivatrice dell’educazione,
dei costumi; ha sostenuto e nutrito
lo spirito di cavalleria a favore dei
deboli e degli infermi; ha apprezzato
e lodato la povertà volontaria come
sfida del secolo, ma ha nutrito e vestito i poveri, resi tali dall’avarizia
dei ricchi, ha opposto il suo diritto
alle tradizioni di vendetta dei barbari; ha riconciliato i nemici e forciiicato i vincoli dell’amicizia, ecc. ». li
Christiani così commenta : « Non si
può che applaudire a questo apprezzamento che dovrà servire ad un avvicinamento più intero e perfetto della Chiesa Valdese e della Chiesa Romana ».
Al Protestantesimo italiano è particolarmente dedicato un capitolo
scritto da Igino Giordani, il quale ribadisce la tesi che i Valdesi sono usci
ti dal Sinodo di Chanforan radicalmente trasformati; « Quinc’innanzi
abbiamo una colonia protestante, e
non più, fuori che di nome, ima Chiesa Valdese». Dopio il Risorgimento, i
Valdesi iniziarono xm’opera di proselitisino, ma «i cattolici delle Vallate
si difesero spesso con successo, dal
proselitismo valdese. Ricordiamo iopera di mons. Andrea Charvaz un se(.•olG fa e quella di G. B. Ottonello ai
nostri giorni». Tuttavia la p-rcpaganda protestante è stata inutile e « anche i Valdesi, pur avendo impiantato
un centro a Roma e una Facoltà di
teologia a Firenze, finirono con rinserrare gran parte delle loro attività
nella cerchia delle Valli di Pinerclo,
attorno alla Tavola Valdese, in Torre
Penice ». Attualmente, secondo il Giordani, i Valdesi dispongono di una Editrice Claudiana, del giornale La luce, settimanale, l’Eco delle Valli quindicinale, l’Avvenire Alpino, settimanale. Unione e forza, mensile
Malgrado tutta questa insufficiente
e inesatta dociunentazione, il Giordani termina il suo capitolo con la constatazione, alquanto amara, che nonostante quanto prima affermato circa i Valdesi rinchiusi nel ghetto delle
loro Valli, «il proselitismo non solo
è proseguito, ma, in forza della nuova legislazione, s’è intensificato».
Il volume si conclude con il capitolo « Metodo indicato dalla Chiesa per
la conversione dei protestanti», dove
si afferma che la conversione dei singoli protestanti non può essere lo scopo della Chiesa Romana, bensì il ritorno in questa Chiesa delle varie
Chiese protestanti.
Noi ben sappiamo che in seno al
Protestantesimo non mancano i « nostalgici », e nel volume del Piolanti se
ne citano numerosi esempi. Ma è anche vero che nelle chiese protestanti
c’è chi veglia, e, al di sopra di ogni
Chiesa, veglia il Pastore delle anime,
il quale non permetterà che il suo
popolo ricada sotto quella schiavitù
spirituale e quella soggezione degii
uomini da cui Cristo stesso li ha liberati. Roberto Nisbet
Il past. Gay è un «nostalgico»?'
Poiché è almeno la seconda volta che
egli viene citato da fonte cattolica,
sarebbe intere:^ante che egli efiiaris
sé Tinténzione delle sue espressioni.
red.
Il passato ci parla...
smtiMziom
ilei giorno ài $1
Leggiamo nella Relazione della
Chiesa di Como del 1872-73;
« Due diaconi harmo l’abitudine,
nel pomeriggio della Domenica, di
fare una passeggiata con alcuni vicini ed armci in una aeiie beffe valli
dei dintorni di Como. Essi hanno
cura di munirsi del loro Nuovo Testamento e dell’Eco deiia verità, e,
seduti all’ombra di un albero, leggono un articolo adatto o un capitolo
del Vangelo, uomaiine e risposte s’incrociano; spesso ne segue una calma
discussione; eu e cosi cne questi fratelli santificano il giorno uel Signore ».
Ed è cosi, aggiungiamo noi, che
questi fratelli hanno saputo conciliare i due aspetti delia Domenica; il
riposo e la sani,inoaz-one del giorno
del Signore. Riposo, necessario dopo
una settimana oi lavoro, distensione
dei corpo e deno spanto al contatto
benefico della natura; ma senza dimenticare la cosa piu importante. ii
loro stesso svagoi domenicale diventa un mezzo di testimonianza.
Noi, oggi, abbiamo purtroppo perso
il senso del « giorno del oignore ».
Non sappiamo più « santiheario »,
inetterio a parte come un giorno spe
ciale, un dono prezioso che ci è stato
concesso.
Non sappiamo neanche più apprez
zare il privilegio di un « giorno di riposo», tanto più necessario nella febbrile vita odierna.
Dopo essere andati — forse neppur
sempre — al culto del mattino, per
molti la Domenica ridiventa un gicrno come tutti gli altri. Oppure si fanno gite faticose, che non ritemprano
nè fi corpo nè lo- spirito.
Rimettere la Domenica al suo giusto posto; giorno di riposo, dopo le
fatiche della settimana; giorno consacrato in modo particolare alle cose
del Signore.
« Osserviamo il riposo domenicale »
diceva Adolphe Monod, «non tanto
come un comandamento, quanto come un privilegio, e in imo spirito di
libertà ».
Non un obbligo gravoso-, ma un pri
vilegio, di cui dobbiamo saper godere
con riconoscenza. Selma Longo
3
L'ECO DELLE VALU VALDESI
— 3
De l’actualité du Réveil
Le mouvement qui, dès son origine, se présenta aux églises protes
tantes comme « le Réveil », et que
nous désignons aujourd’hui encore
par ce même nom, a laissé dans la
vie religieuse de nos paroisses une
empreinte que personne n’oserait
méconnaître. Si personne ne pense
pouvoir refuser à ce mouvement une
inspiration profondément évangélique, et s’il est possible d’en parler
après un siècle, avec une certaine équité, les opinions ne sont pas miaiiimes lorsqu’il s’agit de considérer
les fruits du Réveil, ses résultats,'
elles sont même très différentes.
Que représentent, dans l’histoire
de l’église, les années du Réveil?:
pour plusieurs c’est une époque de
gloire, une sorte d’âge d’or, un
temps lieureux qu’il serait nécéssaire et profitable de faire renaître aujourd’hui. Pour d’autres au lieu,
c’est une époque de confusion théologique responsable de plusieurs méfaits et qu’il est salutaire de ne pas<
renouveler. Les contemporains euxmêmes furent d’ailleurs partagés à
ce sujet: les « mômiers » possédaient, selon quelques-uns, toutes les
vertus et toute sorte de richesses spirituelles, selon les autres c’était la
pire des sectes. Jugements excessifs
sans doute: les « mômiers » n’étaicnl ni des saints ni la peste, mais des
(lirétieiis qui s’efforçaient de rendre
leur témoignage, avec des défauts et
des qualités, beaucoup de courage ei
certaines faiblesses, que n’a pas manqué de souligner la génération suivante.
Notre intention n’est pas de dresser ici un procès à cette génération,
celle du Réveil, pour la condamner
ou l’absoudre, ce qui est facile et
inelScace; nous aimerions au lieu
l’interroger pour recueillir certaines
instructions que peut nous fournir
son expérience. Ils est deux choses
qui me frappent dans ces hommes :
leur dynamisme, que certains nomment à tort de l’enthousiasme, et leur
jtatience.
Du dynamisme; nous pourrions
dire de l’espérance dynamique. Le
Réveil a souligné involontairement,
sans doute, mais avec une efficacité
singulière que l’église est une réalité de l’avenir et non du passé. Aucun doute ne nous est permis à ce
sujet, toutes les activités et tous les
regards s’adressaient à l’avenir, c’est
vers l’avenir que s’orientaient toutes les démarches.
La Réforme avait certes elle aussi affirmé cette réalité, et avec quel
courage, lorsque, trouvant la foi nécessaire pour rompre une tradition
séculaire, elle s’engageait dans le
chemin périlleux de la fidélité avant
tout. Mais les hommes du Réveil osèrent plus encore: ils projetèrent
leurs espérances et leurs efforts vers
le futur, ce futur qui n’était pour
eux guère plus qu’une promesse. Ils
osèrent, si l’on peut ainsi s’exprimer, conquérir l’avenir. L’église tiède et inefficace dont il se voyaient
entourés pouvait être renouvelée, reconstituée sur de nouvelles bases et
devait l’être.
Ce qui les poussait à l’action d’une façon si contraignante? Une volonté de mieux faire, de recommencer à nouveau, sans doute, mais plus '
j.Tofondément la certitude que l’église doit vivre demain, que demain
elle doit témoigner. Ces jeunes gens,
il est presque émouvant de les penser jeunes, ces messieurs en redingote et faux col, sévères, réservés,
tels que nous les découvrons dans les
albums de photos, ces jeunes pensaient pouvoir et devoir mieux faire
que leurs j)ères et ils étaient persuadés que tout devait changer.
Si les choses ne changèrent que lentement et pour si peu de temps oserait-on le leur reprocher? Si leur enthousiasme se révéla parfois incapa
ble de transformer les hommes et 1er
églises, pourrait-on leur en vouloir?
Ils étaient romantiques, et, comme
tous les romantiques, un peu rêveurs.
Mais ce qu’il nous est utile de considérer par de là les résultats et les
intentions elles-mêmes, c’est ce point
de vue qui déterminait leür témoi ■
gnage.
Et ce point est clair, il l’est peutêtre plus pour nous que pour eux : ils
Savaient que les lendemains de l’église appartiennent à Dieu. Les gloires
du passé et les crises du présent, réelles les xmes autant que les autres, ne
peuvent nous cacher ce que le Réveil
a affirmé: l’église demeure une espé
rance, une jrromesse qui nous est offerte, l’église est demain. C’est une
réalité que Dieu transforme, que ch’.que jour il crée à nouveau, aucime
de ses situations n’est déterminante,
iléftnitive; elle est susceptible de renouveau, de revirements inattendus,
l'ont peut être découvert: la foi, la
fidélité, la communion, l’esprit missions ire. Ce qui nous semble irréalisable, peut se réaliser; ce qui nous
semble utopique peut devenir réel.
C’est une opinion courante que de
attribuer à tous les jeunes une certaine dose d’enthousiasme, aussi estil facile de dire que les jeunes du
Réveil étaient pleins d’enthousiasme,
(suite en page 4«-) G. Tourn
NOTIZIE DA UNA CHIESA DELL’ EVANGELIZZAZIONE
Il Consiglio Ecumenico delle Chiese
ha tenuto l'annuale sessione a Nyborg
Il Comitato Centrale del Consiglio
Ecumenico delle Chiese si è riunito
per la sua assemblea annuale, dal 21
a! 29 agosto, a Nyborg (Danimarca).
Il suo programma era assai denso e
commissioni specializzate avevano
preparato prima dell’inizio della sessione dei rapporti sui soggetti all’or■aine del giorno.
La praiienzione della guerra
nell’età atomica
Uno dei temi indubbiamente più
difficili era quello della « prevenzione
della guerra nell’età atomica ». 1
quattordici membri della commissione incaricata di questo studio, teologi, scienziati e militari, hanno riconosciuto che « non c’era alcun li
mite alla violenza delle esplosioni attualmente possibili», e in conseguen
za hanno domandato che dei limiti
« siano fissati da una decisione dello
spirito e della volontà ».
« La decisione che consiste nel non
usare — pur possedendo — armi nucleari in una guerra totale», dichiara il loro rapporto, deve derivare da
una decisione più generale, quella
che limita radicalmente l’uso di tutte
le armi, classiche o atomiche.
Poiché è inamissibile per dei cristiani cercare di giustificare una guerra anche limitata, la commissione ha
precisato che la sua intenzione era
« la limitazione della guerra in attesa della sua soppressione completa»,
tìe dovesse scoppiare una guerra generale, « il dovere dei cristiani sarebbe di esigere immediatamente ima
tregua, anche alle condizioni dettate
dal nemico, e di ricorrere alla resistenza non violenta ».
Nella sua mozione finale il Comitato centrale è andato più oltre:
« Le potenze produttrici d’armi atomiche hanno tatto un pruno
passo verso la sottomissione ad un controllo intemazionale della sperimentazione di queste armi. Accogliamo con riconoscenza questo primo
che ha riunito al lavoro dei teologi,
dei sociologi ed altri specialisti di una
ventina di paesi, ha permesso a dei
grappi di chiesa, « particolarmente di
giovani e di donne», di far udire il
loro scontento per l’impotenza della
Chiesa davanti alle trasformazioni
che portano nella loro vita i bmschi
mutamenti della società.
Importanti programmi di studio sono stati iniziati in questi paesi: Brasile, Camerum, Egitto, Ghana, India,
Iiadonesia, Giappone, Kenya, Libano,
Liberia, Rodesia del Nord, Unione
sudafricana. Fra i risultati piutici dello studio, si può già segnalare la crea
zione di un centro per laici nel « Copperbelt » della Rhodesia del Nord, e,
nell’India del Sud, il lancio di un movimento di assistenza economica e
tecnica a villaggi indiani.
Si è talvolta domandato « quale scopo persegue il Consiglio ecumenico
conducendo un tale studio, e in che
cosa questo differisca da quello che
le Nazioni Unite intraprendono per
parte loro sugli stessi problemi socia
s gno di una migliore mutua comprensione delle nazioni. Ma al tempo I „vÌj™ napondere che la Chiesa
.stesso supplichiamo istantemente i capi dei governi di non accontentarsi di questo inizio, ma di avanzarsi risolutamente per la strada che
si è aperta.
«La rinuncia agli esperimenti atomici che un anno fa (a New
Haven, USA) richiedsvamo. deve pervenire all’arresto di ogni produzione di armi nucleari e ad una riduzione reale degli armamenti attuali.
« Le nazioni non possono raggiungere questo fine che nella fiducia
e nell’amicizia, in un monde ampiamente aperto ove tutti possano
incontrarsi liberamente ed imparare a conoscersi e ad amarsi.
« Chiamiamo tutte le Chiese ad essere i pionieri di questo mondo
senza barriere.
« Non ignoriamo affatto gli immensi ostacoli che devono essere
sormontati. Ma ciò’ che sembra impossibile agli uomini è possibile a
Dio. A Colui che ha portato su di sé i pesi e le angoscie degli uomini
domandiamo ispirazione, forza e coraggio per servire la pace sulla
terra ».
L’integrazione del C.I.IVI.
e del C.L.C.
Il progetto d’integrazione del Consiglio ecumenico delle Chiese e del
Consiglio intemazionale delle Missio
m di esitazione nel Comitato centra
come è noto, ha provocato espressio
Ili di esitazione nel Comitato centra
le, per quanto molte Chiese facenti
parte del Consiglio ecumenico si sia
no dichiarate nettamente favorevoli
alla fusione, ed il Consiglio delle
Missioni, nella sua assemblea tenutasi a Ghana nello scorso dicembre,
abbia «in principio» approvato il
progetto.
In particolare il pastore Charles
Westphal, della Chiesa Riformata di
Francia, ha ricordato che questa fusione potrebbe provocare delle diffi
ccltà, in avvenire, per la collaborar
izone interecclesiastica esistente attualmente in Francia e nelle terre di
missione: per questo la Chiesa Riformata di Francia non è giunta ancora
alla decisione di un voto, anche se
queste esitazioni non hanno nulla di
decisivo ed irrevocabile. Inoltre il pa^
store Westphal ha notato che questo
movimento tendente alla fusione dei
due organismi missionario ed ecume
nico «può’ sembrare, agli occhi dei
nostri fratelli ortodossi e cattolicoromani, ocme un tentativo di forma
re un blocco protestante, in opposizione alle loro tradizioni ecclesiastiche ».
A questo proposito il metropolita
James di Melita, che rappresenta nel
Consiglio ecumenico il patriarcato
eciunenico di Costantinopoli, ha esposto senza ambiguità la posizione
ortodossa : « Se noi ortodossi partecipiamo al Consiglio ecumenico, è perchè esso è im consiglio di Chiese. Ci
pare difficile di ammettere che delle
attività missionarie antagonistiche
possano favorire l’unità delle Chiese
(...) Crediamo che l’unità si sviluppi
a misura che le Chiese imparano ad
amarsi reciprocamente ed a camminare con la mano nella mano verso
la croce del loro comune Signore».
Il rappresentante del patriarcato di
Costantinopoli ha dichiarato inoltre
che le modificazioni previste nel piano d’integrazione « vanno cosi lontano e sono così radicali » da « rendere
la posizione della Chiesa ortodossa
molto difficile e aumentare le sue esitazioni ».
Responsabilità dei cristiani
nei confronti delie società
in piena evoinzione
Il rapporto dello studio, durato cinque anni, intrapreso dal Consiglio ecumenico delle Chiese sulla « Responsabilità comune del cristiani nei confronti delle società in piena evoluzione », mostra che le Chiese urtano contro le più gravi difficoltà nel Icro tentativo di rispondere alle esigenze che
conseguono per lei da questa vertiginosa evoluzione.
Per quanto le Chiese che si sono
impegnate in questo studio mostrino im evidente preoccupazione pratica per la questione, « non siamo molto ottimisti riguardo alla partecipazione delle Chiese in generale — dice
il rapporto —. Le Chiese, come la
maggior parte delle società, hanno
tendenza ad essere conservatrici nei
confronti di ogni innovazione».
«Abbiamo constatato nel corso delle nostre inchieste — dice il documento — che ciò che assai frequentemente galvanizza le Chiese è il vedere che
i loro membri giovani le abbandonano, talvolta perchè si sentono attirati dalle ideologie secolari, ma anche
perchè pensano che la Chiesa non ab
eia nulla da dar loro».
Lo svolgimento stesso dello studio.
ni poiché non è limitata da considerar
zioni di ordine sociologico e politico
« Essa possiede ima visione della natura dell’uomo che le permette di in
terpretare rinformazione tecnica e di
analizzare le situazioni sociali dal
punto di vista dei loro effetti sulla
sanità morale e sulla dignità degli
uomini ». Ci sono dei casi in cui il
cristiano può dover dire « no » o « non
ancora» a certe forme di trasfe-rmazione sociale, mentre il sociologo è
tentato di considerare ogni forma di
trasformazione sociale come buona in
sè.
La libertà religiosa
In seguito all’iniziativa presa l’an
no scorso dal Comitato centrale, nel
la sessione di quest’aimo fu presen
tato un rapporto sulla libertà relig’o
sa. Il progetto comprendeva uno .stii
dio sulla libertà religiosa nelle credenze e nelle strutture delle religioni
non cristiane e dei sistemi politici,
compreso il comuniSmo. «In definitiva, bisogna porre in tutta la deside
rubile chiarezza il problema della li
bertà religiosa, tanto sul piano teorico che su quello pratico, in seno alle
Chiese cristiane e nei loro rapporti
reciproci. Chiesa romana compresa»
Bisogna considerare le tendenze e le
forze che, con diverse gradazioni, si
oppongono all’esercito della libertà
religiosa in seno a « governo. Chiesa
e società». (S. OE. P, I.)
PERSONALIA
A Mr. Henri Poët, président de l'Union Vaudoise de Marseille, qui a
perdu sa soeur, M.me Emma Ferrerò
née Poët, nous exprimons, ainsi qu'à
sa famille, notre sympathie fraternelle.
★
Al Candidato in Teologia Giovanni Conte e alla Signorina Clairette
Emery, che hanno celebrato il 20 settembre il loro matrimonio nel Tempio di Landeron (Neuchâtel), inviamo il nostro augurio fraterno di una
vita benedetta nell'unione e nel servizio.
Forano
Sabino
8 L’Eterno sarà un rifugio per
il suo popolo, una fortezza per
i figlioli di Israele ».
(Gioele 3: 16).
Questa comunità, sorta circa settanta anni fa, tra Roma e Firenze, in
quelli che erano gli Stati Pontifici e
che ancora ne portano l’impronta nella vita sociale e religiosa, è in una
posizione strategica così importante
che, « ha acquistato caratteristiche per
cui SI distingue dalle altre comunità
valdesi. Esposta a molte persecuzioni,
si vide bersagliata dai colpi di una
ostilità accanitissima » (100 Anni di
Storia Valdese) che si tradusse in molteplici processi contro il suo fondatore, il Past. Angelini, nella espulsione dell’anz. ev. Scarinci e, più recentemente, nel continuo afflusso di religiosi cattolici di ogni qualità, nella
compilazione di opuscoli di cosidetta
propaganda, ecc.
Si aggiunga a tutto questo la quasi
totale impossibilità di trovare lavoro
sul posto, la difflcoltà di trovarlo altrove, lo scarso reddito dei pochi appezzamenti di terra in possesso degli
evangelici e si comprenderà come questa Chiesa sia stata formata a una
dura scuola. L’aria salubre e la relativa piccolezza della comunità l’hanno
talvolta fatta scegliere per luogo di
soggiorno di Pastori anziani; più recentemente è stata senza Pastore per
più di un anno e ora ha un operaio,
diciamo così, « a mezzo servizio ».
Ma veramente qui l’Evangelo significa liberazione, dagli intralci dalle
clientele, dalle paure di una vita rimasta in parte arretrata; e coloro che
sono stati liberati difficilmente accettano di ritornare sotto il giogo, come
gli antichi Galati. E veramente l’Eterno è stato un rifugio e una fortezza, attraverso ogni traversia, attraverso le ostilità degli uni e la indifferenza degli altri.
Nello scorso anno il numero dei
membri comunicanti è aumentato del
17%, quello delle entrate del 70%
circa (pari a 7.000 Lire annue per
membro comunicante, in un paese dove vi sono dei capi famiglia che ne
percepiscono 20.000 al mese), l’Unione Giovanile è stata ricostituita e gli
edifici rinnovati, la frequenza ai Culti pari all’80% dei membri in media.
Ma soprattutto si è ancora una
volta sentita la imperiosa necessità di
portare agli altri quella liberazione e
quella fede che ci sono state donate e
tutti hanno cooperato a ciò, dai giovani, alle donne, agli anziani.
La evangelizzazione non è diretta,
polemicamente, verso i cattolici credenti, ma piuttosto verso coloro, e
sono la assoluta maggioranza, che
sono cattolici di nome, per tradizione
o per necessità di lavoro, verso colorò che non hanno, e forse non hanno
mai avuto, una fede.
Quelli che aderiscono alla comunità 0 anche solo che le dimostrano la
propria simpatia sono dileggiati per
le strade, seguiti nelle case, tempestati di offerte e di minacce: essi passano attraverso prove che ne garantiscono la fedeltà. Questi inizi di
evangelizzazione sono davvero difficili perchè intorno alla « infezione
evangelica » è stata costituita una cintura di sicurezza, che appare in molti casi arduo superare; ma siamo convinti che si tratti solo dei primi passi
e che verrà presto il tempo in cui l’Evangelo potrà essere largamente annunciato e seguito anche qui.
La relazione del Consiglio di Chiesa terminava quest’anno con queste
parole: « abbiamo fiducia che ciò
che, secondo la apparenza dei calcoli umani, non sembra possibile, ci sarà dato da Colui che ci ha guidati
fin qui, dal Signore della Chiesa, da
Colui che opera in noi il volere e l’operare ».
Riapertura delle scuole
Ricordiamo che all’atto della iscrizione degli alunni nelle pubbliche
scuole va presentata la domanda per
l’esenzione dall’insegnamento religioso cattolico. I moduli possono essere
ordinati alla Libreria Claudiana, che
li manda al prezzo di L. 10 caduno
(senza sconti).
4
La mia grazia ti basta, perchè la mia potenza si dimostra
perfetta nella debolezza.
(Il Cor. 12: 9).
L'Eco delle Valli Valdesi
Chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anch'io lo
riconoscerò davanti al Padre
mio che è nei cieli.
(Matt. 10: 32).
De l’actnalité da Réveil
(suite de la page 30
Je veux bien l’admettre (si notre
époque a ime attitude presque sceptique et désabusée vis-à-vis de la vie
et du lendemain, la leur n’était-elle
pas optimiste à l’excès?), ce que je
conteste c’est que le mot lui même:
enthousiasme convienne pour déünir
cette attitude spirituelle.
(Jar il ne s’agit pas de se rassurer
mutuellement que tout tinira bien
par s’arranger, il s’agit d’autre ciiose, de plus profond et solide, de cette espérance qui espère l’impossibie
et qu’aucun enthousiasme ne saurait
domier. Ce qu’il nous faut savoir
c’est que notre tâche ne sera jamais
accomplie, qu’eUe sera atteinte chaque jour par la vanité et la destruction, mais sachant aussi que cette
même oeuvre peut être pardonnée,
graciée et que Dieu peut, s’en servir
pour des lendemains plus hdèles parce que l’avenir est à Lui. Une espérance ainsi structurée peut se passer
de l’enthousiasme; elle plonge ses
racines dans le dynamisme de Lieu.
Mais il est autre cho^e encore qui
nous frappe dans la spiritualité du
iiéveil : ce que nous avons nommé sa
patience. Certes eux ne se considéraient pas particulièrement patients et
ils auraient quelque difficulté à accepter cette qualité qu’Us ne semblent pas avoir prisée. Tels qu’ils se
voyaient c’est plutôt le courage qui
devait constituer leur vertu. En réalité ils étaient patients, de la vraie
patience, celle de Dieu, celle qui ne
attend aucune garantie, qui ne désespère jamais.
La patience dans l’évangile est
moins l’attente d’un évènement miraculeux que l’humilité de la foi, la
conscience exacte de soi et de la vo>
lonté du Seignem:: une application
hdèle et silencieuse aux tâches quotidiennes. La patience est le contraire des grands rêves, des aventures
matérielles et spirituelles. Cette patience ils la possédaient mais elle seassociait, et c’est ce qui nous rend
sa compréhension difficile, à une notion tellement individualiste de
l’homme qu’elle en est presque voi»
lée. Les apôtres du Réveil se mon-'
trèrent en effet dominés par la pré
occupation excessive, sinon exclusi
ve, de réveiUer les individus, de
provoquer cette sorte de dégel spirituel que l’on nommait la conversion.
C’est ce qui le conduisit à se situer
hors de l’église, même si souvent il
ne s’agissait pas d’une rupture, mais
d’une sorte de situation intérieure
qui mettait l’individu au-dessus de
l’église. La foi devenait une affaire
exclusivement personnelle et, comme
telle, ne concernait que le chrétien,
elle pouvait demeurer enfermée en
lui; enfouie. Les autres n’y avaient
aucune part, ils ne pouvaient jouir
que du reflet de ces belles âmes.
Cette prééminence de l’individu
contribua à la pauvreté actuelle de
nos vies de paroisse où il est impossible d’établir une communion de foi
et de vie, où chacun est seul devant
Dieu et devant soi-même, où le mot
frère n’exprime aucune réalité intérieure, mais seulement une vague u topie : celle des sermons du dimanche.
C’est pourtant sous cet individualisme fâcheux que se cachait la patience. Il y avait au fond de cet attachement à la personne de l’homme
la conviction profonde que, dans le
domaine des réalités spirituelles, toute oeuvre débute de façon modeste,
insignifiante, il y avait l’exacte notion des choses de l’Esprit qui ne
commence pas par les foules pour atteindre l’homme, mais commence
par quelques-uns pour aboutir à l’église. Si un individu n’est rien, s’il
ne compte rien, s’il ne signifie pour
le moment rien, il peut être tout, il
peut devenir tout.
Comment cette leçon ne serait-elle
salutaire et valable pour notre génération éprise de grandeur? Comment
n’en serions-nous pas instruits, nous
qui considérons vaine une réalisation qui ne soit approuvée immédiatement, qui ne remporte un succès
immédiat? Sans se préoccuper des
foules, ils ont accompli leur devoir
en commençant par les hommes les
uns après les autres. S’il nous faut
redécc/uvrir la communion de l’église, évitant leur individualisme, il
nous faut de même nous souvenir de
cette patience dans le domaine de la
foi, dont ils nous ont laissé ce frappant témoignage.
G. Tourn
’ordine del giorno la Scuola
Valdese di Economia DomesNca
In molte famiglie i genitori, i quali
hanno delle figlie, dai 13 ai 17 anni, che
non intendono continuare gli studi, le avviano subito al lavoro o le occuptlno nelle faccende di casa, cercando di trarne subito un vantaggio per il benessere immediato della famiglia. Non riflettono che
invece le loro figlie,-a quell’età, non hanno ricevuto ancora úna formazione ed una
preparazione pratica, e morale, che assicurino loro l’avvenire e le garantiscano
dai rischi dovuti ^ad impreparazione, i
quali possono pregiudicare gravemente la
loro posizione nella vita.
La Scuola Valdese d’Economia Domestica dei Monnet (Luserna S. Giovanni)
è stata fondata appunto per soddisfare una
tale importante neciéssità. A questo proposito il grande e diffuso cotidiano torinese la « Gazzetta del Popolo » ha pubblicato un lungo e simpatico articolo appunto sulla nostra Scuola Valdese d’Econoniia domestica, inviandovi un corrispondente, che ne è rimasto estremamente
interessato e soddisfatto. Riteniamo utile
di pubblicare le parti principali, col fine
di richiamare più efficacemente snll’Istituzione l’attenzione delle famiglie valligiane, perchè, in seguito alla chiara testimonianza d’un estraneo intelligente, si
rendano conto di quanto essa sia degna
dell’apprezzamento di tutti :
Sulle pendici della ridente collina di
S. Giovanni, in borgata Monnet, è sorta
nell’aprile del 1950 la Scuòla Valdese di
Economia domestica, con lo scopo di formare, in un ambiente moralmente e spiritualmente cristiano, esperte donne di
casa, convenientemente preparate a tutti
i servizi domestici e d’assistenza della famiglia, alle cure dell’orto e degli animali
da cortile, pronte non soltanto ad assumersi ottimamente qualsiasi lavoro di casa, ma a svolgere in Italia o all’Estero ' un
lavoro accurato e redditizio, di carattere
domestico, educativo, assistenziale.
In questo modo la Scuola vuol contribuire sia ad aumentare il benessere economico delle famiglie ed a promuoverne il
progresso agricolo e sociale, ma sopra
tutto a formare giovanette materialmente
e moralmente ben preparale, attrezzate ad
affrontare ed a superare le difficoltà della
vita ed a farsi una posizione pienamente
soddisf adente.
Fin qui, la« Gazzetta del Popolo ». Ci
sembra che queste lusinghiere espressioni
d’un noto giornalista devono costituire
per le famiglie valligiane un argomento
Dalle nostre Comunità
AMMOLLO
Un altro grave lutto ha colpito una
altra famiglia della nostra Cornimità. Roggero Jahier, dei Bosi, non è
più dei nostri; egli ha terminato, do
po appena pochi giorni di malattia,
la .sua breve corsa terrena lunedì 8
settembre. A giudizio umano sembrava che egli avesse ancora davanti a
sè tutta una limga giornata terrena
— non aveva infatti che 33 anni — ed
invece la notte è giunta molto improvvisa e del tutto inattesa. Per ragioni di lavoro egli, insieme alla sua
compagna, si era trasferito nel territorio di S. (jrermano ed era diventato
membro di quella Comunità. Ma a
Pramollo, dove vivono i genitori, era
rimasto molto attaccato ed è sempre
molto volentieri che egli tornava a
vedere la casa patema e la sua terra
d’origine. La penultima domenica di
agosto aveva preso parte al nostro
culto e al suo ritorno a casa si era
dimostrato particolarmente felice :
i'iiiconcro coi vecchi conoscenti e coi
vecchi amici gli avevano riempito il
cuore di gioia. Due giorni dopo si maniiestava il primo malessere e dieci
giorni dopo sopravveniva improvvisa
la morte. La notizia della sua scomparsa ha vivamente commosso tutta
la popolazione che è accorsa in mas
sa ai suol funerali svoltisi a S. Germano.
Alla giovane vedova, alla mamma,
al papà, alla sorella, a tutti i parenti, cosi dolorosamente provati, la
Chiesa rinnova l’espressione della sua
viva simpatia e della sua fraterna solidarietà.
« Io — dice Gesù — sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà» (Giov. 11: 25).
11 S. Battesimo è stato amministrato al piccolo Gianni Long, di Emar
nuele e Denise, dei Pellenchi.
Il Signore benedica questo agnello
della sua greggia e lo prepari ad essere un suo fedele servitore.
La Chiesa ringrazia il Dott. Ugo
Zeni che la domenica 14 settembre
ha presieduto il culto e le ha portato
il messaggio della Parola.
PRlRUSTimO
La Comunità ringrazia l’Evangelista Francesco Mellone, della chiesa
di Brindisi, che ha presieduto il nostro culto domenica 7 settembre.
Il battesimo è stato dato, quale segno del nuovo patto, a Rivoiro Ada
Mirella di Giulio e di Forneron Attilia, del Roc, nel corso del culto domenica 7 settembre. Possa questa
bimba crescere nella grazia del Si
gnore e vivere nella comunione atti
va della Chiesa, insieme ai suoi genitori e a coloro che l’hanno presentata
a Dio.
Dcmenica 14 settembre, abbiamo
avuto la gradita visita di un gruppo
delle « fanfare del Baden », in giro
per le Valli, accompagnate dal Pasto
RICORDATE !
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re Enrico Geymet di Villar Penice.
I nostri fratelli del Baden (Germania) hanno partecipato prinla ab culto al Roc, alle ore 8, e poi a S. Barbolomeo alle ore 10, accompagnando
con le trombe il canto degli inni. A
S. Bartolomeo si sono intrattenuti a
lungo dopo il culto sulla piazza ove
danno eseguito, tra la viva attenzione dei fedeli che uscivano dal tempio, numerosi inni italiani e tedeschi,
vogliamo ancora ringraziare questi
fratelli per la Icwo visita.
La nostra Ccmiùnità si prepara a
prenuere larga parte, nella gioia e
nell’impegno cristiano; al culto di dedicazione del nuovo tempio di S. Secondo, che avrà luogo domenica prossima 28 settembre alle ore 10,30. Ohe
la chiesa di F^reètino, la quale ha
accettato di bubn grado il distacco
dal suo corpo ecclesiastico di molti
suoi membri, partecipi con animo
fraterno alla gioia della nuova Comunità di S. Secondo che vede inaugurare il SUOI tenipio nuovo.
Invitiamo le sorelle di chiesa a vestire per roccasione il costume valdese.
Il culto a S. Bartolomeo», domenica 28, avrà luogo alle ore 8,30.
I culti, a coiminciare dalla 1« domenica di ottobre, tornano a essere celebrati alle ore 10,30.
TORRE RELLICE
Nel corso del pomeriggio di Lunedì
22 settembre abbiamo veduto arrivare numerose automobili francesi, particolarmente notabili in questo tempo nel quale il traffico è fortemente
diminuito sulle nostre strade. Si trattava di un gruppo di Pastori provenienti dal sud della Francia, i quali
hanno desiderato trasformare la loro annuale « retraite » di studio in un
incontro fraterno con i pastori della
Chiesa Valdese, e in particolare con
quelli delle Valli. Infatti, essi ci hanno detto a più riprese di avere fra i
loro parrocchiani numerosi Valdesi,
in particolare i pastori di Marsiglia
che si trovano posti continuamente di
fronte a un grave problema: quello
di raggiungere i due o tremila Vaidesi colà residenti. La conoscenza delle Valli Valdesi, della vita che vi si
svolge, potrà essere per loro di aiuto
in questo non sempre facile lavoro di
ricerca dei Valdesi stabilitisi in Francia.
Lunedì sera nei locali del Convitto,
gentilmente messi a disposizione, la
Chiesa di Ton-e Pellice, rappresentata da un folto gruppo di persone impegnate nel lavoro della Chiesa e delle Istituzioni della Chiesa, ha offerto
un ricevimento agli ospiti francesi.
E' stata una simpatica serata fami
liare, raccolti attorno alla tradizionale tazza di tè, nel corso» della quale
il sig. Adolfo Jouve, dopo un breve
saluto del Pastore, ha fatto un vivace quadro della vita e delle attività
della nostra Chiesa di Torre Pellicj
e il Prof. Attilio Jalla ha brevemente descritto a gfandi linee la stona
del nostro popolo. Il Past. Donadille
a sua volta ha parlato di alcuni problemi delle chiese francesi che egli e
i suoi colleghi rappresentano.
Martedì sera, nel tempio, abbiamo
avuto una simpatica riimione presieduta dal Past. Ernesto Ayassot. In es
sa il Pastore Marchand di Marsiglia
ha parlato della situazione attuale
della Chiesa Riformata di Francia e
dei principali problemi che essa deve
affrontare in questo momento. Il Pastore Ayassot ha richiamato l’uditorio alla vocazione della Chiesa consistente essenzialmente nel parlar^
del Cristo vivente ad un monde che
lo crede morto.
Un buon numero di persone ha partecipato alla interessante riunione.
La Chiesa di Torre Pellice si è vivamente rallegrata alla notizia che
la Tavola ha designato, quale secondo» Pastore a Torre Pellice, il Past.
Gino Conte, e, mentre ringrazia la
'favola per questa decisione, dà al
Past. Conte il più caldo benvenuto.
Ringraziamo vivamente i Pastori
Emilio Corsani e Roberto Nisbet per
i culti che hanno presieduto nelle nostre Chiese.
Redattore : Ermanno Rostan
Via dei Mille, 1 - Pinerolo
Tel. 2009
Sede e Amministrazione
Editrice Claudiana
. Torre Pellice - c.c.p. 2/17557
Tipografia Subalpina - s. p. a.
Torre Pellice (Torino)
M. Ferrerò Louis et ses enfants Lucien et Max;
M. et M.me Pons Louis, née Pcët,
et leurs enfants;
M, et M.me Clôt, née Poët;
M. et M.me Poët Henri et leurs enfants;
M. et M.me Guglielmet, née Poët,
et leurs enfants;
M. et M.me Poët Jacques et leur
fils;
M. et M.me Poët Albert;
M. et M.me Diguet, née Poët;
M. et M.me Poët Philibert et leurs
enfants ;
M.me veuve Ferrerò Madeleine ;
M. et M.me Ferrerò Henry et leur
fils;
M. et M.me Poët Benjamin, née
Ferrerò, et leurs enfants;
M. Poët Louis;
M. et M.me Ferrerò Emile et leur
fille;
Les familles Poët, Ferrerò, parents
et alliés, ont la douleur de faire part
de la perte cruelle qu’ils viennent d’éprouver en la personne de
M.me Emma Ferrerò
née Poët
decédée à l’âge de 52 ans, leur épouse, mère, soeur, belle-soeur, nièce, belle-fille, tante et marraine regrettée,
enlevée à l’affection des siens le 8
septembre 1958, après une cruelle maladie.
Les obsèques ont eu lieu mercredi
10 septembre, à 14 h. 15, au temple
protestant, 29 boulevard FrançoiseDuparc, Marseille.
« Heureux ceux qui ont le cceur
pur, car ils verront Dieu».
(Matthieu 5: 8)
Marseille - Ferrerò
Direttore : Prof. Gino Costabel
Pubblicaz autorizzata dal Tribunale
di Pinerolo con decreto del 1-1-1955
assai chiaro ed eloquente per servirsi della
Istituzione per il bene delle loro figliuole.
* * *
Il corso d’Economia domestica è della
durata di un anno, dal 1° novembre al 31
ottobre.
n programma comprende corsi teorici e
pratici di cucina e di cura della casa, di
bucato e stiro, di taglio e cucito, di ciura
dell’orto, del pollaio. Si aggiungono inoltre lezioni semplici e pratiche di religione, d’italiano, di francese, d’inglese, di
corrispondenza e contabilità, d’igiene,
pronto soccorso e puericultura.
Superati gli esami finali, ad ogni allieva viene rilasciato un diploma di licenza.
Osserviamo che in questi ultimi anni la
Scuola è stata regolarmente frequentata da
una quindicina di allieve, che ne lianno
tratto vive soddisfazioni e notevoli vantàggi per sè e per le loro famiglie. Ciò
dimostra chiaramente la sua grande utilità.
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assicureranno loro le migliori occasioni
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La retta mensile è fissata in L. 5.000,
comprese la pensione nel Convitto e la
frequenza del corso.
Le iscrizioni si ricevono presso la Direzione della Scuola Valdese d’Economia
domestica (ai Monnet, Luserna S. Giovanni), presso la quale si possono avere
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Visite presso Ospedale Valdese di
Torino: Lunedì e Venerdì ore 16,30
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