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Anno 113 — N. 1
2 gennaio 1976 — L. 150
Spedizione in abbonamento postale
I Gruppo /70
BIBLÌOTFCA VALDESE
10066 TORRE PEIL ICE
ddk valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
AFRICA: INCONTRO TEOLOGICO DI LOME'
I CRISTIANI DI COLORE
TRA FEDE E CULTURA
« L’Evangelo di Cristo ci ha afferrati e
convertiti. Esso è il fondasmento della
nostra fede, l’orizzonte della nostra speranza, la sostanza del nostro impegno di
amore per l’uomo, lo è per noi come per
voi e in questo la nostra comunione è gioiosamente piena ».
Questo hanno detto i cristiani non europei a noi cristiani occidentali neH’incontro teologico della CEvAA a Lomé.
« Mentre stiamo prendendo coscienza di
noi stessi » hanno aggiunto « non siamo
disposti a cambiare semplicemente la nostra religione indigena con una religione
occidentale che non può non esserci
estranea. Religione per religione, ci terremmo la nostra, di cui vediamo errori
e limiti ma che è pure portatrice di elementi per noi vivi e profondi; e voi stessi, forse, non vi rendete conto di quanto l’Evangelo biblico e la vostra religiosità occidentale differiscano. Del resto,
siete i primi a sapere che non siete venuti e non venite fra noi a predicare voi
stessi e il vostro cristianesimo, ma unicàmente Gesù Cristo, il Signore. D’altro
„Jato, il cristianesimo che nel corso di
' molti secoli avete elaborato nei vostri
paesi e nel quadro della vostra cultura,
non può esserci imposto come norma e
modello. A rischio di sbagliare, come
spesso avete sbagliato voi pure, dobbiamo e vogliamo a nostra volta tentare la
nostra elaborazione originale: non in vaso chiuso, però, ma in comunione di ricerca con voi; e forse in questa ricerca
comune anche voi ritroverete una vostra
più autentica identità cristiana ».
E questa loro ricerca di autenticità e
di identità — essere cristiani, ma africani, asiatici, ecc. e non una copia bene o
malriuscita di cristiani occidentali — ritorna come un boomerang fra noi e ci
pone non pochi interrogativi sulla nostra
identità. Ci accorgiamo che non si tratta di ’loro’, ma altrettanto di noi; è il
problema del rapporto fra fede e cultura, rapporto inevitabile e fecondo, ma
anche carico di rischi.
ORTODOSSI SEMPRE
MA PRIMA DI TUTTO EUROPEI
L'esperienza millenaria delle nostre
chiese, se consideriamo il passato in un
confronto critico con l’Evangelo, ci può
dare acuta coscienza dei rischi che minacciano lo sforzo, per altro necessario
e inevitabile di vivere l’Evangelo sempre
qui e ora. Quante volte, cercando di vivere
la loro fede nel vivo della loro cultura e
della loro società, di fatto le chiese hanno coscientemente o inconsciamente lasciato che la cultura determinasse la loro comprensione deil’Evangelo e l’ambiente sociologico determinasse le loro
strutture e la loro vita? Cristiani e chiese che hanno accettato di essere di volta
in_ volta spiritualisti e materialisti, mistici e razionalisti, greci e latini, russi della ’Russia eterna’ e anglosassoni dell'American way of life, umanisti, barocchi,
illuministi, romantici, positivi (se non
positivisti^ idealisti, liberali, nazionalisti, esistenzialisti e marxisti, avrebbero
un bel fegato a scandalizzarsi se fratelli
più giovani si gettano talvolta alla ricerca della propria identità cristiana e
umana con accentuazioni che inquietano
la nostra ortodossia! D’altro lato, a condizione che si cominci da una chiara confessione dei nostri errori è anche lecito
rendere i nostri più giovani fratelli (ci si
sente infatti ’vecchi’, di fronte a queste
giovani’ chiese per altro spesso già più
che secolari...), attenti al rischio di passare, magari inavvertitamente, dall’inserimento all’inquinamento.
Del resto, la coscienza di questo rischio
non è assente fra cristiani di colore; nel
corso del nostro incontro a Lomé un giovane laico mozambicano ci diceva; « So
stituire un cristianesimo occidentale con
un cristianesimo africano non sarebbe
un vero passo avanti, vorrebbe dire riavvolgerlo, appena liberato da un bozzolo
in un nuovo bozzolo altrettanto soffocante ». Quanti occidentali hanno., questa
chiarezza di questo giovane, simpatizzan"
te del Frelimo ed attivo nella costruzione del suo paese?
LE «COSTANTI »
DI C. A. JEMOLO
Rientrato in Italia, ho letto su « La
Stampa» (28.11.’75) un elzeviro di A. C.
Temolo. In una prospettiva cattolica (anche ad alto livello culturale si riscontra
da noi un certo provincialismo che identifica cristianesimo e cattolicesimo) lo
Temolo riflettendo proprio su questo problema esprimeva inquietudini: « Cose di
ben scarsa importanza quelle che toccano rito e immagini: nessuna noia che il
tam-tam possa accompagnare le cerimonie sacre, che j fedeli possano accompagnarle con passo di danza, che ci siano
immagini di un Cristo o di una Vergine
nègh': Ma quando sento parlare di con^‘
ciliare il cristianesimo con la religione
tradizionale, porre il problema della liceità della poligamia, comincio a chiedermi cosa resterebbe di un cristianesimo confuso con un culto degli dèi nazionali e da cui fossero stati eliminati dei
capisaldi ». Il problema è dunque individuare nelle ’variazioni’ del cristianesimo
le ’costanti’ evangeliche. « Mi pare indubbio -— continua lo Temolo — che non
solo il Dio Unico e la sopravvivenza, ma
altresì quella forma di comunicazione del
sacro che sono i sacramenti e anche i
precetti sia del Decalogo sia tratti dai
Vangeli, come appunto la monogamia,
rappresentino il caposaldo che non ammette scheggiature o concessioni ».
I fratelli di colore appena lasciati, mi
avrebbero detto: « Vedi? Da che pulpito..; ». E infatti né idee (quali T'unicità
di Dio o la .sopravvivenza: di cosa?) né
precetti (quali il decalogo inteso come
codice o la monogamia) né riti sacri (quali i sacramenti, visti in senso cattolico)
sono delle ’costanti’ evangeliche: non soltanto perché non tutte sono radicate
nella Bibbia, ma anche perché parecchie
sono comuni a varie credenze, e non solo
, ' {continua a pag. 2)
Gino Conte
La Conferenza di Nairobi e i giornalisti italiani
Parlare per non dir nulla
L’assemblea di Nairobi sembra, ad
una prima impressione, aver suscitato
nella stampa nazionale maggiore interesse delle precedenti assemblee del Consiglio Ecumenico. Di New Delhi non si era
detto nulla o quasi, di Upsala qualche cosa si era saputo, forse perché erano i
momenti caldi della contestazione del ’68.
A Nairobi parecchi giornali italiani erano presenti con loro inviati speciali, altri si sono avvalsi della collaborazione di
delegati italiani o hanno ùùlizzato abbondantemente i servizi stampa. I giornali di « informazione » genericamente
laici, come il « Corriere della Sera », « La
Stampa », il « Messaggero », « Paese Sera », « L’Unità » hanno dato da uno a tre
servizi in generale improntati agli aspetti più coloriti del problema: l’Africa, centinaia di delegati, costumi, tam tam ecc.
La tensione fra le posizioni rigorosamente teologiche delle correnti ortodosse e protestanti tradizionali e quelle più
in ricerca non sono state sempre colte
nel loro significato profondo.
L’« Avvenire » ed « Il Tempo » hanno
invece avuto una corrispondenza fissa.
Come spiegare questo interesse della
stampa più conservatrice per un fenomeno come il nostro? Vuol dire che le ma
nifestazioni religiose hanno ancora un interesse ed un qualche fascino per i conservatori italiani? è forse utile ed interessante per quel tipo di giornali vedere
cosa succede in casa protestante per fare
paralleli con quello che accade in casa
romana? Difficile dirlo.
Alla Rai Nairobi è stata presente in
jma prima trasmissione : l’Incontro, rubrica musile di problemi spirituali nata
dalla mbnca « Ascolta si fa sera ». Qui
la problematica di Nairobi è stata illustrata da un colloquio in studio da interviste fatte dall’équipe della RAI a Nairobi stessa. Il discorso si inquadrava nel
clima di ecumenismo irenico che caratterizza questa rubrica; sono stati toccati il
tema dell’unità, deU’eucaristla, del servizio politico in termini generici in cui il
past. Sbaffi narrava di sue esperienze in,
due chiese cattoliche ed il past. Williams
accennava al fatto che oggi vi sono evan
gelici che si sentono, dopo un maggior
approfondimento ed una maggior conoscenza, di prendere la comunione anche
nella chiesa romana.
Anche un programma televisivo G7 si
è occupato della Conferenza, lo ha curato Raniero La Valle, un giornalista intelligente e sensibile. Che cosa in realtà
si è visto però sul piccolo schermo? Di
tutto fuorché i problemi della Conferenza, hanno parlato tutti ma non i partecipanti e soprattutto nessun protestante.
Già l’idea di porre come speaker un volto di Gesù preso non si capisce bene dove, era dal punto di vista scenografico
originale, delle originalità della TV italiana, ma era falso perché a Nairobi parlavano i discepoli non il Cristo in effigie.
Il discoreo di questo Cristo TV diventava mistificante quando rimproverava indirettamente i credenti per le loro divisioni : « 275 chiese ci sono qui mentre io
ne ho fondata una sola ». E quale? Ogni
buon cattolico italiano non avrà per caso
pensato che l’unica da lui fondata fosse
la cattolica romana?
Fuorviante era altresli il • discorso di
Robert Me Afee Brown quando affermava : « Cristo unisce ma anche divide ».
Egli intendeva dire che la parola evangelica era per gli uni salvezza e per gli altri condanna ma le interviste fatte subito dopo, sulla situazione libanese, irlandese, cilena lasciavano intendere che la
religione cristiana divide i cristiani fra
confessioni diverse.
Il problema dell’unità è illustrato dal
padre Duprey, osservatore cattolico, che
prende lo spunto dalla « conciliarità » per
rifare il discorso già sentito infinite volte: «è un concetto che noi cattolici conosciamo, a noi sta bene, in fondo è il
rapporto che unisce le comvmità cattoliche ».
In sostanza parlare di tutto quello che
sta intorno e fuori dell’assemblea ma non
della ricerca che vi si fa e finire col pistolotto del sacerdote.
Ci si poteva aspettare qualcosa di meglio, non per noi evangelici, ma per l’informazione dei ; nostri concittadini.
Giorgio Tourn
Attesa
(LUCA 2: 25-32)
Il suo nome era Simeone. Di lui
non conosciamo altro. Appare in
questo racconto di Luca e poi sparisce definitivamente. Non sappiamo se la sua vita sia stata serena
o irta di difficoltà: sappiamo solo
che aspettava. E' la sola cosa che
l’Evangelo ritenga importante di
lui. Egli ha aspettato per mesi e
anni e decine di anni. E non'è
uscito frustrato da questa attesa:
nelle parole che egli pronuncia
noi intravediamo la beatitudine
dell’uomo che ha avuto dalla vita
tutto quello che ha desiderato.
Non è forse beato l’uomo che può
dire « Ora tu lasci andare in pace
il tuo servitore »?
Forse conte noi, all’inizio di ogni
nuovo annoigli si domandava, segretamente o apertamente: « Sarà questo l’anno in culla mia speranza si cornpirà? ». E come noi
probabilmente le delusioni di tanti anni passati inutilmente in attesa gli ispiravano un senso di sfiducia, di rinuncia. Sappiamo che tra
la speranza ed il suo comfnmento
passano anni e anni e sappiamo
anche che molte volte le nostre
speranze non si realizzano affatto.
Ma,la sua attesa non era vaga e
generica: « Aspettava la consolazione di Israele ». Era fondata sulla promessa di Dio fatta ai suoi
profeti. E Simeone presta fiducia
alla parola di Dio.
Non è la esortazione a non perdersi d’animo, a dire « finché c’è
vita c’è speranza » o a considerare
la speranza come la divinità capace di farci sopportare le avversità
della vita.
E la speranza che « non rende
confusi », come affen^a^’apostolo Paolo. Possiam^qutñdi dire
con assoluta certetza che^'chi
aspetta ciò che Dio ha promesso
non aspetta invano. Il tempo che
passa, gli anni che passano, non
lo frustrano perché egli sa che
Dio è fedele alle sue promesse.
L anno nuovo si apre dunque
con questa domanda: « Che cosa
aspettiamo veramente? Aspettiamo quello che Dio ci ha promesso
o quello che il mondo ci ha promesso? ».
Simeone ha saputo vedere nel
bimbo recato al tempio per adempiere alle prescrizioni della legge
la luce che illumina le genti, come i discepoli hanno riconosciuto il Cristo ne^. crocifisso. E tu?
Bruno BelUon
Questo numero esce ancora a
4 pagine a causa delie festività
natalizie. Riprenderemo con la
prossima settimana l’edizione
normale in 8 pagine. A tutti i
nostri lettori, vecchi e nuovi, un
caldo augurio di buon inizio d’anno 1976.
La redazione
2
2 gennaio 1976
a colloquio
con f lettori
Abbiamo ricevuto parecchio tempo fa
una cortese lettera del nostro lettore
G. Silicani in merito alla nostra presa di
posizione sulla processione estiva ad Angrogna. Egli ci muove il rimprovero di
non aver dato in quella circostanza uria
valutazione chiara del problema passando dal rimprovero alla comprensione.
A ben altri risultati potrebbe condurre il confronto ecumenico se il rapporto con l’altro non
venisse annullato dall’attitudine che l’altro rappresenti l’errore.
Fraintendo se insinuo il sospetto che dietro
la solita insistenza sulla coerenza confessionale,
sul non cedimento, rautorità biblica, si nasconda
in realtà un atteggiamento di chiusura, paura,
difesa? Sospetto metodologico!
Mettiamo sullo stesso piano la discutibilità
dell’espressione cattolica, con la discutibilità della non espressione protestante. Sullo stesso piano
la processione di S. Lorenzo è la processione —
<]uasi infinita — di parole dette e stampate, sui
riformatori, Barth, Bonhoelfer, ...Marx. Sullo
stesso piano èspressioni folklbristiche e espressioni iniellèttualistiché, i pregi e i rischi di ambedue. Il linguaggio dei segni e il linguaggio della
parola.
Facciamo una seria ricerca per vedere quali
siano i fondamenti e le forme migliori che favoriscano la nostra stessa santificazione qui ed ora.
Facciamo questa i ricerca, non seguiamo la scorciatoia offertaci dal linguaggio dogmatico, prescientifico e preecumenico dell’errore e dell’eresia,
sia pur riveduto e corretto.
Gianpaolo Silicani
Richiamo giustificato ad una maggiore
coerenza che nulla toglie al fatto che errore sia errore in noi o negli altri.
Il Direttore
TORINO: INCONTRO MONITORI
I giovani restano ancora nella chiesa?
I temi proposti al convegno monitori del IV
Circuito, che si è svolto a Torino l’8 dicembre
erano :
1) Rapporti tra genitori-figli-chiesa;
2) Collegamento e preparazione dei monitori;
3) Confermazione, fine o inizio di un rapporto diverso con la chiesa?
Tre sono infatti i momenti in cui il bambino,
il fanciullo ed il ragazzo viene aiutato a prendere coscienza di quello che è e del suo posto all’interno della comunità, che lo porterà a eompiere una scelta che potrà essere un atto finale
di un corso di istruzione religiosa o una conferma della propria fede e del suo impegno nella
comunità :
1) formazione religiosa del bambino come
impegno deUe famiglie, prima della scuola domenicale;
2) istruzione religiosa impartita aUa scuola
domenicale;
3) catechismo e confermazione.
Una delle cause della mancanza di bambini
alla scuola domenicale è stata identificata nei
matrimoni misti.
Ad Aosta, infatti, pochi sono i bambini che
frequentano la scuola domenicale perché molte
sono le coppie miste che non frequentano la
chiesa e quindi non permettono ai loro figli di
seguire la scuola domenicale.
Una soluzione potrebbe essere costituita dalle
visite dei monitori a queste famiglie, in quanto
il contatto umano è il mezzo più efficace per
riattivare i rapporti con coloro che si allontanano dalla comunità.
È chiaro, però, che il problema deve essere
risolto dai coniugi, mediante la discussione ed, in
particolare, il coniuge credente deve impostare
la sua vita in modo evangelico per portare l’al
tro coniuge a considerare i problemi secondo
un’ottica evangelica.
Pertanto è necessario che le famiglie conoscano il programma seguito alla scuola domenicale; ciò può essere possibile solo mediante un
continuo contatto con il monitore o partecipando alle riunioni di preparazione dei monitori.
Il dialogo fra il monitore, la famiglia ed il
ragazzo è indispensabile per superare l’ideologia
del eorso, radicata ancora in molti ragazzi : si
frequenta la scuola domenicale prima, poi si va
al catechismo ed alla fine del corso ci si conferma.
La confermazione è cioè vista come un atto
finale di un lungo corso di religione.
Essa deve invece essere intesa èome conferma
non solo della propria fede, ma anche dell’impegno assunto precedentemente nella comunità;
questo presuppone quindi che il ragazzo si consideri già membro della comunità. È perciò importante incrementare i rapporti ed i contatti con
la comunità, permettendo ai bambini della Scuola domenicale dì partecipare in màniera attiva
al culto.
Alcuni monitóri’ e giovani presenti hanno tentato di rispondere alla domanda : Perché molti
giovani dopo la confermazione abbandonano la
chiesa?
Molte sono le cause interne ed esterne alla
chiesa che determinano questo allontanamento :
la mancanza di proposte concrete da parte della
comunità per etti il giovane che fino al momento della confermazione aveva svolto Un ruolo
passivo abbandona la chiesa per entrare in gruppi politici.
Il problema è stato poi capovolto da quei
giovani presenti al convegno e quindi attivi nella comunità : Perché noi, si sono chiesti, rimaniamo nella Chiesa?
Essi restano nella chiesa perché tentano di
MEDITANDO LUCA 13: 1-5
Necessità di un cambiamento
Pubblichiamo in questo numero per
esteso la meditazione biblica tenuta alla
trasmissione radiofonica « Culto Evangelico » di domenica 7 dicèmbre. Questa
meditazione ha suscitato non poche perplessità (vedi n. 47) negli ascoltatori. I
lettori hanno ora il testo sottocchio e
possono valutarne il messaggio; per parte nostra daremo prossimamente una interpretazione esegetica recentemente apparsa sui « Cahiers de la Réconciliation ».
L’Evangelo di Luca al capitolo 13 ci riferisce
che qualcuno si avvicina a Gesù e lo informa di
due fatti tragici appena accaduti. Alcuni galilei
mentre si recavano al tempio per i riti religiosi
sono stali fatti massacrare da Pilato, rappresentante del potere repressivo romano. I galilei sono
sospetti perché la loro regione è un po’ il covo
degli zeloti, partigiani resistenti contro il dominio e sopruso romano.
Il secondo fatto tragico è questo. Diciotto operai che stavano lavorando nei pressi delle mura
di Gerusalemme sono stati travolti dal crollo di
una torre. Il massacro di Pilato non è molto diverso dai massacri e dalle repressioni che si compiono in questi giorni. Mentre preparavo questo
culto, la radio e i giornali diffondevano la notizia della strage dei profughi palestinesi (per metà
donne e bambini secondo le agenzie) perpetrata
dai bambardìeri israeliani.
SOCIETÀ’ VIOLENTA
Quasi ogni giorno leggiamo della morte di lavoratori adulti o minori : « Operaia di 15 anni
uccisa sotto una pressa nel cremonese ». Le indagini spesso stabiliscono che non si tratta di
un generico infortunio sul lavoro, ma della conseguenza della mancanza di norme di sicurezza
che si colloca nel quadro di uno spietato sfruttamento.
Due immagini di una società violenta e alle
quali potremmo aggiungere la strage di Vercelli, il giovane disoccupato che viene ucciso per
una manciata di olive, agenti di polizia uccisi,
la morte di Pasolini ecc. Il dilagare della violenza sotto varie forme che ha ormai generalizzato
un senso di insicurezza anche per la propria incolumità personale.
Gesù previene e rifiuta una spiegazione diffusa
nel suo tempo e che si basa sulla dottrina della
retribuzione: i giusti sono ricompensati, i cattivi sono puniti. La gravità dei mali che essi subiscono testimonia del grado di colpa davanti a
Dio. Una spiegazione comoda perché consentiva
di riversare sugli altri i germi del male e di riprendere il proprio cammino con la coscienza a
posto.
Ed ora, cari ascoltatori, permettetemi di chiedervi : voi come reagite di fronte all’attuale situazione? Sui tram, sui treni, al bar in conversazioni tra amici è possibile raccogliere o intuire
alcune risposte.
Qualcuno assume un atteggiamento fatalistico :
forse era la sua ora. Un altro svincola : sono cose
che non mi riguardano. Altri imprecano contro
Dio e si chiedono perché non sia intervenuto
per impedire la violenza e l’ingiustizia. Molti
reagiscono condannando genericamente la violenza e l’ingiustizia e chiedono sanzioni
sempre più severe per i colpevoli; qualcuno
vorrebbe che fosse riesumata la pena di morte.
Queste reazioni non sono che la versione moderna dell’interpretazione che Gesù rifiuta nel
suo tempo. Una parte del popolo italiano ha reagito esprimendo nelle ultime elezioni una volontà di rinnovamento, chiedendo un modo nuovo
e alternativo di essere uomini e cittadini.
Questa la posizione di Gesù : « Se non vi ravvedete, tutti similmente perirete ». « Tutti similmente perirete » se le cose non mutano radicalmente. La sorte di quei galilei è un’immagine ed una profezia della fine che minaccia tutti.
Gesù pone i suoi ascoltatori di fronte alla prospettiva che tutti in un modo o nell’altro potranno essere travolti dalla violenza. Una profezia che sembra averci ormai raggiunti. Lascia
certamente poche speranze questa nostra società
che si regge su dei meccanismi che non sanno
produrre violenza e uomini violenti a ogni livello e
che si regge su due meccanismi che non sanno che
tegia. Quei meccanismi hanno fatto sì che la
violenza entrasse piano piano a far parte della
nostra stessa coscienza. Questo sistema non ha
in sé la capacità di rinnovarsi. Non è più in
grado di esprimere dei valori e degli ideali nuovi. Anche quando riesce a parlare di solidarietà
la intende solo rivolta alla famiglia o al gruppo
e dietro c’è un profondo disprezzo per la personalità umana. Ne siamo stati un po’ tutti coinvolti.
Gesù esprime quell’esigenza di rinnovamento
radicale con le parole : « Se non vi ravvederete ».
Un imperativo, dunque, che nell’attuale situazione assume il carattere di estrema urgenza e
che non ci permette dì allontanarci con la coscienza a posto anche perché chiama in gioco le
nostre responsabilità.
IL CARDINALE POLETTI
Nei giorni scorsi, attraverso gli interventi del
card. Poletti, avete sentito un’interpretazione
autorevole di quell’imperativo: egli parla di confronto fra città di Dio e città senza Dio, imposta
un discorso di contrapposizione ideologica, invoca
una specie dì crociata. Questa visione è ben lontana dal significato che ha per Gesù il termine
ravvedimento. Gesù non delìnea una politica cristiana da contrapporre a una non cristiana. Non
consacra un partito o un sistema.
Ravvedimento: cambiare direzione, riscoprire
il giusto rapporto con Dio, un rapporto che sìa
senza mediazioni né di uomini , né di cose. Vuol
dire scoprire che la speranza di salvezza non viene dal sacro, dall’ideologia del merito, da una religiosità fatta di obbedienza e di osservanze, ma
viene da Dio stesso che è all’opera nel mondo in
piena autonomìa e in piena libertà. Significa riconoscere Gesù Cristo come unico Signore e Salvatore, crisi e fine di ogni religione e di ogni potere ecclesiastico o politico, crisi di ogni gerarchia sacra o profana. Vuol dire sottoporre tutto
ciò che è umano al giudizio di Dio, vuol dire
considerare e usare ciò che è umano come strumento di servizio e non di oppressione. Le comunità evangeliche in Italia, in questo ■ momento storieo angosciosamente contrassegnato ¡dalla
violenza, con umiltà, ma anche con fermezza,
individuano nel ravvedimento la via per un radicale cambiamento del nostro Paese. E’ chiaro
che non si tratta di una fuga nel religioso che
si risolverebbe nella complicità.
La visione che è stata espressa da Poletti, ma
che non è la sua e che non è nuova, deriva appunto da una religione sorretta da osservanze,
dal sacro, una religiosità che ha costretto la Parola di Dio entro certi schemi, ridotta a certi
modelli di comportamento, a dottrina sociale per
la cui vita è necessario partire alla conquista
del potere, avere un partito cristiano, essere presenti nei più importanti gangli della cultura italiana, essere in concorrenza : città di Dio e città
senza Dio. E quella religione che ha imperato
per decenni ha finito per essere la principale
artefice e il supporto culturale e ideologico di
questo sistema oggi in vigore nel nostro Paese.
E in un momento di crisi non trova niente di
meglio che tentarne il riciclaggio.
RAVVEDIMENTO
Il ravvedimento cui vi chiama Gesù Cristo
con urgenza non ha nulla da difendere. Vi chiede solo una nuova esperienza di fede neU’Unico
Signore che libera e che salva gratuitamente e
che vi rende disponibili per costruire un nuovo
rapporto con il fratelli, all’amore per il prossimo
dell’Evangelo,' che non vuol dire cercare di volersi bene e compiere un’opera buona nel periodo di Natale. Quel diverso rapporto, per il quale la nuova esperienza di fede ci rende liberi, lo
si può solo costruire nel renderci totalmente disponìbili ad edificare insieme agli altri una società nuova, diversa, un uomo nuovo, una nuova
qualità dì vita.
Questa disponibilità risponde all’esigenza del
ravvedimento oggi. Ma ravvedimento vuol dire
che anche tutto questo lo sottofioniamo costantemente alla verifica della Parola perché anche
quella disponibilità è un’opera umana e come
tale ha bisogno del perdono di Dio.
Valdo Benecchi
Libri e recensioni
BOLLETTINO DELLA SOCIETÀ' DI STUDI VALDESI,
anno 96, n. 137, giugno 1975.
I quattro contributi raccolti in questo fascicolo
trattano problemi molto diversi ed interessanti anche se un tantino marginali o specifici della problematica valdese. Villiam R. Cook, Peter Payne and
thè Waldensians; Giampaolo Zucchini, DI una lettera inedita dì Nicolò Camogli ; Julia M. Dukroyd,
I Valdesi e i giornali inglesi (1660-1689); Enrico
Jahier, I battaglioni alpini valdesi nella guerra dolomitica 1915-1918.
rispondere ad una chiamata di Cristo, cioè alla
base del loro restare nella comunità, come presenza critica, c’è, secondo loro, un problema di
fede, che non si può trasmettere a coloro che
hanno scelto di agire all’estèrno, al di fuori delle
loro comunità, al fianco di compagni, ma non
di fratelli..
A. e G. D’Ursi
dalla prima
alle cosidette religioni monoteiste. Ad
es., molti adepti dei culti animisti accetterebbero sacramenti intesi come « forma di comunicazione col sacro » — molti
loro riti sono esattamente questo, ed è
esattamente questo ciò che i nostri ’sacramenti’ non devono essere. D’altro lato vari culti africani e di altri continenti
(salvo, forse, l’Asia) conoscono una divinità creatrice, unica p suprema. Né la monogamia è un’esclusiva cristiana. Gli
esempi si potrebbero moltiplicare.
La sola costante evangelica è Dio che
crea, parla agisce, redime, c’interpella;
e più precisamente Gesù Cristo, sua piena rivelazione. Soltanto Yahvé e il suo
Cristo si propongono come gli stessi, costantemente vivi in ogni tempo e sotto
ogni cielo. Tutto il resto, la nostra risposta dottrinale, liturgica, etica, organizzativa è sempre storicamente condizionata
e mutevole e come tale va continuamente confrontata con la norma evangelica:
con il Signore che ci parla.
IL PAPA E’ UNA GARANZIA
DI LIBERTA’?
Non si può dunque certo accettare la
conclusione del prof. Temolo, che « il primato pontificio rimanga la migliore difesa verso il pericolo di episcopati e cleri
dominati da tirannelli locali, di destra o
di sinistra, o da quel più temibile tiranno che è la passione popolare, così mutevole da generazione a generazione ».
L’uomo — papa incluso — non ha mai
difeso dall’uomo, è sempre un pericolo
per l’uomo, per la società, per la chiesa.
Soltanto la Scrittura, animata dallo Spirito Santo, è perfetta difesa contro ogni
tirannia. Soltanto Dio, che così ci parla
e c’interpella tutti, ovunque, ci raccoglie
intorno a sé nella vera unità, ci converte mettendo in luce i condizionamenti
culturali di ciascuno, ci rinnova la promessa che le nostre babeli umane e cristiane saranno vinte e superate, da lui.
In questo spirito di fraternità umile e
ricca di speranza ci siamo lasciati, a Lomé, dopo avere lungamente meditato, in
una intensa « lettura interculturale dell’Evangelo », il capitolo 8 della lettera di
Paolo ai Romani.
Primo Distretto
COLLOQUIO PASTORALE
Il colloquio pastorale del mese di gennaio avrà luogo a S. Secondo, nei locali
della chiesa valdese lunedì 12 con inizio
alle ore 9.30.
Programma :
a) il tema del catechismo, a cura della
commissione catechetica, in riferimento alle risultanze dell’ultima conferenza ed in vista del dibattito nelle assemblee di chiesa;
b) Documenti di Accra e loro presentazione in vista della conferenza distrettuale di febbraio;
c) Problemi generali del Distretto.
La Com. Distr.
Protestantesimo
La trasmissione ha accolto, per la seconda volta, il Coro Evangelico Internazionale di Roma che ha presentato brani
del Messia di Haendel. La scorsa primavera il programma comprendeva pezzi
dell’opera centrati sul periodo pasquale,
ora sono stati eseguiti pezzi attinenti alla Natività. L’esecuzione è stata, come
già la volta precedente, molto accurata,
forse migliore ancora la coesione delle
voci e l’impiego. Trattandosi di una esecuzione musicale riesce difficile pensare
ad una diversa impostazione della trasmissione ma forse si sarebbe potuto trovare modo di inserire nel corso del programma un messaggio, pur breve ma che
in qualche modo ricollegasse quanto stava accadendo sul video col Natale. La cosa non era forse facile ma non impossibile; Protestantesimo può e deve essere
occasione di un messaggio evangelico
esplicito e ci aspettiamo che sia tale.
3
2 gennaio 1976
PEROSA ARGENTINA: COTONIFICIO VALLE SUSA
Che ne sarà del C.V.S.?
a
V
A Porosa, domenica 21 dicembre in
un’assemblea pubblica, si è decisa la costituzione di un comitato di lotta per il
coordinamento delle iniziative. Vi sono
stati poi alcuni consigli comunali aperti
che hanno discusso la cosa nei giorni seguenti.
Di fatto però il consiglio di fabbrica
ha deciso poi di presidiare lo stabilimento durante il ponte natalizio, presidio che
è iniziato il mercoledì 24 e che si è articolato in varie forme quali assemblee aperte, all’interno e all’esterno della fabbrica, discussioni, proiezione di film ecc.
Dato quasi costante di tutti questi momenti di dibattito e mobilitazione è stata
la scarsa, partecipazione operaia mentre
invece è stata vivace la partecipazione di
Angrogna
• Si è svolto, come ormai è consuetudine da alcuni anni, per Natale, un giro di
visite, fatto da 3 diversi gruppi, alle persone anziane della comunità. Un primo
gruppo ha visitato per tutta una giornata gli anziani dei quartieri alti (Cacet,
Buonanotte). Il gruppo PGEI-Prassuit ha
invece visitato i quartieri centrali di Angrogna. I quartieri bassi, son stati visitati da un gruppo di sorelle dell’Unione
Femminile che si son spinte sino a trovare gli agrognini degenti in istituti.
• Domenica 21 festa dei bambini. La
parte liturgica del culto è stata svolta dai
catecumeni. Dopo un’agape fraterna, i
fanciulli si sono recati sino a Cacet per
trovare la scuola domenicale più isolata
della nostra vallata.
San Secondo
• La corale di S. Secondo ha partecipato con quella di Villar e Bobbio Pellice
alla « serata corale natalizia » a Villar. In
questa occasione il pastore Davite ha
presentato il lavoro della CEVAA con
una serie di diapositive. Ringraziamo la
corale di Villar e Bobbio per la cordiale
accoglienza che ci ha riservato, ,
• Il 19 dicembre il fratello Dino Gardiol
ha parlato alla riunione quartierale di
Centro dell’incontro a Guardia Piemontese per l’inaugurazione del cippo commemorativo. Sono stati proiettati alcuni
documentari cinematografici filmati in
questa ed in altre occasioni dal sig. Gardiol e che hanno vivamente interessato.
La colletta è stata inviata a favore dell’Asilo di S. Giovanni.
• Due lutti hanno colpito la nostra comunità. Il 21 è stato seppellito il fratello
Giacomo Luigi Griglio, spentosi alla
Lombarda all’età di 80 anni. Quattro giorni dopo decedeva alle Prese la sorella
Delfina Ida Paschetto di 77 anni. Il funerale ha avuto luogo il 26. Alle famiglie
colpite da questi lutti esprimiamo la simpatia di tutta la comunità.
• Il 24 dicembre Clelia Gardiol dei Barbé si è unita in matrimonio con Fulvio
Goss. Agli sposi che si stabiliscono a Pinerolo inviamo un augurio fraterno.
• Ben frequentato il culto natalizio con
Santa Cena al quale ha preso parte la
nostra corale con due canti che hanno
sottolineato alcuni aspetti della liturgia e
del messaggio natalizio.
S. Germano
• Un gruppo di giovani e giovanissimi
ha presieduto una simpatica riunione prenatalizia ai Mattinai, con flauti, canti e
diapositive; li ringraziamo augurandoci
altri incontri del genere.
• Il culto di Natale ha visto la partecipazione con un messaggio da parte dei
ragazzi della Scuola domenicale. La Pesta di Natale ha permesso un valido proseguimento della giornata natalizia con i
ragazzi e i loro genitori. Il ricavato della colletta sarà devoluto a favore delle
Scuole. Domenicali della Chiesa Presbiteriana del Mozambico. Un grazie a tutti
i monitori e a quanti hanno permesso la
realizzazione dell’intenso programma.
• Sabato 3 gennaio alle 20,30 nei locali
della Scuola Materna, incontro con tutti
coloro che hanno a cuore l’attività dei
giovani in seno alla comunità.
• Domenica 4, ore 9, ripresa della Scuola Domenicale.
• Sabato 10, ore 14,30, ripresa catechismi, alle 20,30 culto a Porte.
La nostra maestra di Scuola à^terna
è stata derubata del suo salario dai «soliti ignoti ». Speriamo che arrivi presto
il giorno che questi scomodi sangermanesi vengano colti sul fatto.
cittadini e di amministratori e forze politiche e sindacali.
Sembra che sfugga ancora l’importanza
del fatto che gli unici ad avere im peso
reale e determinante a sbloccare la situazione, a condurre avanti le loro giuste
esigenze, sono proprio gli operai più direttamente interessati.
Lo stabilimento di Perosa aveva in
passato una grande tradizione di lotta. I
motivi di questa stanchezza e disinteresse attuali ci sembra vadano ricercati da
una parte nella tragica odissea di chiusure, ristrutturazioni, licenziamenti che si
sono susseguiti in questi ultimi dieci anni che hanno colpito duramente il movimento operaio disgregandolo' gravemente.
D’altra parte, le affermazioni tranquillizzanti date dalla Direzione, che comunque Perosa non si chiude, confortate dalla campagna di stampa e radiotelevisiva
che hanno presentato il caso CVS come
praticarnente risolto, hanno contribuito
largamente a produrre l’attuale situazione. Va aggiunta ancora una considerazione.
Il personale del CVS di Perosa è prevalente femminile.
Ora, sappiamo che le donne sul lavoro
sono im esercito di riserva. Vengono usate quando servono, quando le cose vanno bene, ma nei momenti difficili sono
sempre loro a pagare più duramente il
prezzo della crisi. Ci sembra però che
qui più che altrove la donna lavoratrice
consideri il proprio lavoro come un supporto non indispensabile all’economia
familiare e pertanto per prima rimmel a
difenderlo.
Ma non può passare inosservato il grave fatto che il mancato ancoraggio alla
zona, tramite il lavoro femminile, può
indurre ancora altre famiglie ad emigrare, defraudando ulteriormente il tessuto
sociale.
Di qui la necessità di sostenere attivamente le rivendicazioni portate avanti,
che possono riassumersi in 3 punti:
— Il Vallesusa deve rimanere un’industria tessile, all’interno del gruppo
Montedison.
— Salvaguardia dei livelli occupazionali.
— Caratteristica femminile della manodopera occupata.
Scheda CVS
Nei Cotonifici "Val di Susa lavoravano
nel 1970 4 mila persone. L’occupazione
ha seguito le alterne vicende della ristrutturazione e dei passaggi di proprietà del
complesso: la prima consistente riduzione
è avvenuta nel periodo compreso fra il
1961 e U 1964 quando gli occupati passarono da 12 mila a 8 mila; una seconda
perdita si è avuta nel 1965 col fallimento
di Felice Riva, quando tutti i lavoratori
furono licenziati, e ancora con la gestione ETI, quando per effetto della chiusura di tre dei 14 stahUimenti del gruppo si
è scesi a quota 6 mila.
Nel 1971 subentra la Montedison che
presenta un piano di ristrutturazione : erano previsti investimenti per circa 20 miliardi, il pieno utilizzo degli impianti,
l’ulteriore concentrazione della manodopera femminile e la chiusura di altri tre
stabilimenti e di due reparti di torcitura.
Le organizzazioni,sindacali anno riuscite
ad impedire lo smanteUamento di un altro stabilimento, ma non ad arginare lo
stillicidio dei licenziamenti che hanno
coinvolto in un anno — fino al 1973 —
altri 600 lavoratori.
Ora la Montedison, pur riconoscendo
che alcuni reparti sono tecnologicamente
aggiornati (sono stati investiti 17 dei 20
miliardi previsti) non ritiene che sussistano possibilità di sopravvivenza.
Dal marzo di quest’anno si è cercato in
ogni modo di strangolare il CVS per far
apparire giustificato il disimpegno (smobilitazione della dirigenza, compito di costi superiori ai valori di mercato; incentivi alle dimissioni).
Il CVS ha un’ottima immagine di mercato (U taccuino degli ordini è ricchissimo) ed è un’azienda sana per cui se chiude una fabbrica come questa, nessun’altea
potrebbe reggere. Non a caso la direzione stessa è profondamente divisa sulla
opportunità di scelte cosi assurde.
Si vuol chiudere e, al tempo stesso, vengono richiesti straordinari; si riconosce
che molti reparti sono tecnologicamente
molto avanzati e, invece di investire
quello che è necessario per completare i
programmi di ammodernamento, si tenta
di fai- colare a picco una nave che potrebbbe affrontare congiunture molto più
difficili dell’attuale.
Tutto questo del resto non è nuovo. La
Montedison ha sempre fatto un uso piuttosto disinvolto e spregiudicato del denaro
pubblico pur di far passare la sua strategia di ristrutturazione e disimpegno.
Villar Pellice
• Domenica 21 durante il culto celebrativo del Natale i bambini della comunità
hanno presentato una loro « recita » dal
contenuto biblico. Essi hanno voluto donare il ricavato delle offerte all’opera dei
lebbrosi. Un piccolo dono simbolico è
stato offerto dalla comunità al gruppo
della scuola domenicale.
• La piccola Annalisa Pascal ha ricevuto il battesimo durante il culto di domenica 28 dicembre. Ai genitori della piccola Annalisa, Arnaldo e Ornella, un augurio affettuoso di saper trasmettere insieme alla comunità una valida educazione cristiana.
Pomaretto
• Varie attività hanno caratterizzato la
vita della nostra chiesa nel mese di dicembre. La conferenza distrettuale si è
riunita qui il giorno 8 per discutere del
catechismo; si può dunque dire che la
comunità di Pomaretto, che aveva indirizzato varie proposte alle altre chiese,
quel giorno ’giocava in casa’. La partecipazione dei catecumeni e delle loro famiglie è stata però quasi inesistente, segno che ancora una volta prevalgono gli
’addetti ai lavori’. Sulle decisioni della
conferenza il giornale ha già riferito
• Un particolare ringraziamento va rivolto alle monitrici del centro e dell’Inverso per la loro pazienza nella preparazione dei culti tenuti dai bambini, che
sono molto più difficili da realizzare di
quanto non si pensi, se si vuole veramente collocare il Natale al di fuori delie frasi fatte. Anche quest’anno abbiamo mantenuto la tradizione di tener una riunione natalizia in uno dei villaggi semi-abbandonati della montagna, con la partecipazione delle famiglie emigrate. Abbiamo scoperto che Irma Ribet, ultima maestra del quartiere, aveva scritto la data
del suo ultimo anno di scuola nel cassetto della cattedra (queste riunioni infatti
si fanno nella scuola Beckwith). Si è fatto un gioco: i vecchi chiedevano ai giovani il significato di parole del patois; e
si trattava in genere di arnesi o tipi di
lavorazioni ormai dimenticati.
• Domenica 21 dicembre si è svolta una
assemblea al cinema Edelweiss; le forze
politiche e sindacali hanno preso posizione sui gravi problemi dell’occupazione (setificio ridimensionato, cotonificio
minacciato di chiusura). Ha preso brevemente la parola anche il past. Rostagno, il quale non ha detto le generiche
cose attribuitegli con molta evidenza dall’Eco del Chisone (peccato che questi piccoli dettagli sfuggano ai maggiori responsabili della linea del ben noto settimanale pinerolese). Ha detto invece che era
necessario che la comunità cristiana riflettesse su queste cose nell’occasione
delle prossime assemblee natalizie, di solito assai ben frequentate. Infatti durante il culto di Natale ha preso la parola
il fratello Ilario Coucourde, ricordando
la gravità della situazione; egli parlava
come membro di chiesa ed anche come
esponente del comitato di lotta cittadino, col quale era stato concordato il suo
intervento. La comunità valdese come tale ha dunque riflettuto su queste cose nel
corso del normale culto natalizio (per
amor della precisione va dunque anche
corretta la cronaca dell’Unità del 26 dicembre).
• L’assemblea di chiesa ha ascoltato domenica 28 dicembre la relazione del concistoro a norma dell’art. 19 dei regolamenti per la designazione del nuovo pastore. L’assemblea ha preso atto della
presenza di due candidati ed ha vivamente apprezzato la serietà con cui tutti gli
altri pastori interpellati hanno motivato
la loro impossibilità a venire. Le loro risposte offrono quasi una panoramica degli impegni della chiesa in Italia. L’assemblea si è riconvocata alle ore 10 di
domenica F febbraio per la votazione e
la designazione del pastore.
Prarostino
• La Filodrammatica ha presentato sabato scorso con notevole successo la
commedia di Calvino « Così, ce ne andremo » e ripeterà la stessa recita sabato 3
gennaio.
Un grazie a questi giovani ed im augurio ai giovanissimi entrati nella attività
filodrammatica perché proseguano nel
loro lavoro.
• Nel prossimo numero pubblicheremo
una intervista col past. Cipriano Tourn.
Luserna S. Giovanni
L’Evangelo della Resurrezione è stato
predicato giovedì: pomeriggio, 18 u. s., in
occasione dei funerali della sorella Enrichetta Danna ved. Revel, deceduta presso l’Asilo Valdese all’età di 81 anni.
Ai familiari diciamo tutta la nostra
simpatia cristiana.
Bobbio Pellice
Venerdì, 26 dicembre ima numerosa assemblea ha partecipato ai funerali della
decana della nostra comunità signora Costanza Bertinat vedova Pasquet, deceduta a Torre Pellice il giorno di Natale all’età di 103 anni e quattro mesi. L'annunzio della speranza cristiana è stato rivolto ai familiari ed agli amici dal pastore
Arnaldo Genre, amico della famiglia. Vogliamo da que§te colonne rinnovare ai
familiari, in particolare alla figlia ed al
figlio, il sentimento della nostra solidarietà nel momento della separazione dalla cara Magna Coustansa.
Torre Pellice
Eleziini II Cflllngio Valdese
Riportiamo qui i risultati delle elezioni
dei consigli avvenute nella Scuola media e Ginnasio Liceo. La percentuale dei
votanti è stata dell’ordine del 45-55% dei
genitori e dell’85% degli studenti aventi
diritto al voto.
Scuola Media
CONSIGLIO DI ISTITUTO
De Bettini Marco (voti 13); Libralon Daniela
in Pons (13); Micol Eliana in Jahier (13); Secondo Enzo (13).
CONSIGLIO DI DISCIPLINA
Fattori Emilio (voti 39); Tourn Silvio (37).
CONSÌGLI DI CLASSE
I A - Hugon Paola in Armand Hugbn (voti
12); Barale Adriana in Romeo (9); Paschetto
Fiorella in Davit (9); Negrin Edmondo (7).
II A - Ermini Erminia in Correnti (voti 6);
Pontet Ernesto (6); SibiUe Clara in Giampiccoli (6); Buffa Gianfranco (4).
Ili A - Gobello Livio (voti 11); Tourn Silvio
(9); 'Ferrerò Marisa in Isaia (6); Lazier Albert (1).
I B - Long Marina in Cardon (voti 17); Vasciminno Bruna in Simondi (15); MeUi Luciana
in Migliotti (12); Nisbet Lidia in Olsen (7).
II B - Meynet Wanda in Peyrot (21); Isaia
Giuseppe (19); Orsina Mario (4); Peyrot Marcella in BeUora (3).
Ili B - Manfredi Luisa in Revelli (9); Barale Adriana in Romeo (6); Revelli Marino (2);
Fraschia Edmea in Meynier (2).
Percentuale dei votanti 45%.
Ginnasio-Liceo
Studenti eletti per il Consiglio di Istituto :
Borgarello, Rizza, Germanet.
Rappresentanti nel Consiglio di disciplina; per
i genitori, Paschetto-Gisola Enrica, per gli studenti Michelin Salomon Walter.
Rappresentanti nei Consigli di classe; studenti:
IV ginn., Prinzivalli e Longo; V ginn., Angelini
e Varese; I Liceo, Girard e Campra; II Liceo,
Bonatto e Campasse; III Liceo, Bigo e Michelin
Salomon. Genitori : IV ginn., Longo e Prinzivalli, V ginn., Malan e ReveUi; I Liceo, Castellano
e Codino; II Liceo, Borgarello e Rostan; III Liceo, Delpero e Baret.
SERVIZIO MEDICO
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Comuni di ANGROGNA - TORRE PELLICE LUSERNA S. GIOV. - LUSERNETTA . RORA'
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4
2 gennaio 1976
UOMO e SOCIETÀ^
PALERMO: un incendio
per aiuterò certi dottori...
Nei giorni scorsi è apparsa sui giornali
la notizia di un grosso incendio che, a
Palermo, ha danneggiato i due piani sotterranei di un palazzo. I pompieri hanno
dovuto lottare per ben quindici ore contro le fiamme e due di loro anzi hanno
dovuto' essere ricoverati all’ospedale in
gravi condizioni.
La notizia in sé, pur nella sua drammaticità, non sarebbe tale da attirare in
modo particolare l’attenzione, specie se
raffrontata alle decine di fatti di cronaca più o meno nera dai quali la nostra
società è quotidianamente afflitta.
La cosa però ha cominciato a cambiare aspetto quando si è saputo che ad occupare i suddetti due piani del palazzo
(che ha subito un danno che si aggira
sui trecento milioni di lire) era l’archivio dell’ENDPEDP e cioè l’Ente nazionale previdenza enti di diritto pubblico.
Un archivio, si sa, contiene tonnellate
di carta e dovrebbe essere particolarmente protetto contro gli incendi, ma in questo caso, dell’archivio dell’Ente summenzionato non è rimasto che un mucchio
di cenere. L’inchiesta che si è aperta per
accertare i motivi dell’incendio ha messo in luce una delle più colossali truffe
perpetrate in questi anni contro una mutua: sono state arrestate nove perscaie
e sono stati spiccati trentuno avvisi di
reato.
Il punto di partenza viene dato da una
lettera anonima (altro « sport » nazionale!) che denuncia alla finanza il tenore di
vita alla Rockefellèr di un medico dentista. L’indagine prova la verità della demmcia ed il medico viene arrestato. Fra
le varie « amenità » che risultano dagli
archivi dell’Ente risulta che un vecchio
paziente (cui trent’anni prima era stata
applicata una dentiera) aveva beneficiato
di ben 120... otturazioni!
Il caso si allarga a macchia d’olio. Da
Roma giunge a Palermo una commissione dell’Ente che, svolta la sua inchiesta,
ne consegna i documenti al direttore il
quale, prima di passarli aU’autorità giudiziaria, li inoltra all’archivio. A questo
punto, il colpo di scena: l’incendio che
polverizza tutto quanto. La successiva inchiesta giudiziaria ha già accertato che
l’entità della truffa è di almeno tre miliardi e che i vari « boss » (il giudice parla di associazione a delinquere di tipo
mafioso) hanno introitato cifre annue che
vanno dai 400 milioni in giù « prò capite ».
I crimini e i delitti sono tutti odiosi,
specie quando ci vanno di mezzo delle vite umane, ma che cosa si deve dire di
fronte a questa cosca medica composta
di una cinquantina di « stimati e onorati » professionisti.
Antimafia: finita ia teoria,
ia pratica quando comincia?
Tredici anni (attraverso tre legislature)
è durata l’inchiesta della commissione
parlamentale antimafia. Creata con una
legge che risale al 20 dicembre 1962 —
dopo la strage di Ciaculli che provocò
sette morti fra carabinieri e poliziotti —
ha concluso nei giorni scorsi i suoi ’avori.
La conclusione dell’inchiesta è tanto
pessimistica quanto scontata: viene constatato che il fenomeno mafioso ha invaso quasi completamente il territorio nazionale. È stata proposta al Parlamento
la costituzione di un organismo che abbia lo specifico compito di combattere la
mafia. Esso dovrebbe essere composto da
carabinieri, poliziotti e guardie di finanza.
Comitato di Rodaziono; Bruno Bellion, Valdo Benecchì, Gustavo Bouchaird, Niso De
Michelis, Ermanno Genre, Roberto Peyrot,
Paolo Ricca, Giampaolo Ricco, Bruno Rostagno, Giorgio Tourn, Tullio Viola.
Direttore: GIORGIO TOURN
Direttore responsabile : GINO CONTE
Amministrazione: Casa Valdese, 10066 Torre Pellice - c.c.p. 2/33094 intestato a L'Eco
delle Valli - La Luce - Torre Pellice
Abbonamenti : Italia annuo L. 5.000
semestrale l. 3.500
estero annuo l. 7.500
Una copia L. 150, arretrata L. 200
Cambio di indirizzo L. 100
Intarzioni : Prezzi per mm. di altezza, larghezza una col. : commerciali L. 100 - mortuari L. 150 - doni 50; economici L. 100
per parola.
Reg al Tribunale di Pinerolo N. 175
8 luglio 1960
coop. Tipografìca Subalpina - Torre Pellire
alle dipendenze del ministero dell’interno
e delle autorità giudiziarie locali.
In effetti, la commissione si riunirà ancora nella prima decade di gennaio per
votare la relazione con la quale vengono
sintetizzati i risultati del lavoro fatto.
Inoltre, essa deve ancora stabilire quali
siano i vari documenti da pubblicare imitamente alla relazione e quali conservare
nell’archivio di Stato dove potranno essere consultato solo fra cinquant’anni (la
prudenza non è mai troppa).
Da parte dei componenti comunisti è
già stato annunciato che essi intendono
presentare un documento integrativo dato
che, secondo le loro risultanze — e contrariamente alla relazione di maggioranza
del senatore de Carraro — i rapporti fra
mafia e uomini politici sono assai più
estesi di quanto non risulti.
Oltre alle già accennate proposte per
quanto riguarda le misure di prevenzione
e di repressione, è anche stato esaminato
l’aspetto socio-economico. Viene fatto rilevare che i mafiosi si sono pienamente
adattati all’evoluzione della società (anche nel campo medico, come risulta dal
successivo articolo). In taluni casi, essi
si sono addirittura proposti come una vera e propria potenza finanziaria, mentre
il germe della mafia continua ad alimentarsi e quindi a svilupparsi nel clientelismo, nel parassitismo e nella corruzione.
La definizione della mafia ci pare senz’altro centrata e corretta, essendo essa
espressa in un documento ufficiale, ma il
discorso è sempre lo stèsso e ci ripetiamo perciò quanto abbiamo già detto a
proposito dei tanti altri scandali (petrolio, giornali, banane, servizi segreti, traffico d’armi, ecc. ecc.): a questo documento (sia pure limitato e contraddittorio) faranno seguito provvedimenti tali da
mettere veramente in difficoltà questa
potente organizzazione o, come di consueto, tutto finirà sotto qualche palata di
sabbia?
Roberto Peyrot
‘ REAZIONI ALLE PRESE DI POSIZIONE DELLA C.E.I
La chiesa metodista prende posizione
Roma, 20 dicembre (NEV) — Le recenti prese di posizione del Consiglio Permanente della GEI riguardo alle scelte
del « cristiano » in rapporto ai fatti che
interessano la vita associata nel nostro
paese, hanno suscitato una serie di reazioni e di giudizi contrastanti. La stampa e la televisione hanno raccolto, tra
l’altro, opinioni di diversi membri delle
chiese protestanti, fra le quali quella metodista.
La Chiesa Evangelica Metodista — in
una dichiarazione sul rapporto chiesasocietà — ha chiarito che le sue posizioni, espresse dai documenti approvati dalle sue assemblee (Conferenza del maggio
1968 e dell’agosto 1975, Assemblea pastorale del settembre 1975 ecc.) escludono
che sul ’piano politico’ possa sussistere
« una funzione specifica della chiesa (lo
specifico ’cristiano’)»; per i cristiani si
tratta piuttosto « di operare delle scelte
fra proposte concretamente date».
E poiché «non vi è una relazione di
conseguenza meccanica tra mutamenti
dei rapporti di produzione e dell’assetto
sociale e politico, e mutamento culturale... lo stesso quadro culturale esistente
costituisce un nodo da sciogliere in vista
del conseguimento di una effettiva trasformazione della società».
La presa di posizione della CEI — continua la dichiarazione della Chiesa Metodista — è supporto di «un progetto di
vita condizionato da una mentalità individuale e collettiva ispirata da un complesso di posizioni ideologiche e di atteggiamenti concreti riassumibili sotto
la denominazione di ’cultura cattolica’
che in gran parte affonda ancora oggi le
sue radici nella Controriforma».
La Chiesa Evangelica Metodista ritiene
che, nella umile partecipazione al «processo di liberazione dei minimi dallo
sfruttamento» — che costituisce l’unica
possibile scelta della comunità cristiana
DITTATURE D’AMERICA LATINA
■ ,'7- • .»
ha repressione silenziosa
La repressione aumenta; più di seimila
prigionieri politici su una popolazione di
due milioni e settecentomila abitanti. Come hanno segnalato « Le Monde » del 10
dicembre e « Rinascita » del 19 dicembre,
l’involuzione autoritaria sta stravolgendo, dal 1968 ad oggi, la fisionomia istituzionale dell’Uruguay che veniva definito proprio per l’equilibrio delle sue
istituzioni « la Svizzera deH’America Latina ».
L’erosione del potere d’acquisto salariale dal 1968 ad oggi ha subito una db
minuzione del 50%. Tutti i partiti politici
sono, per così dire, schierati all’opposizione essendo il potere militare al centro dell’esecutivo politico.
La dittatura di Bordaberry che con il
colpo di Stato del 27 giugno 1973 ha sciolto tutte le organizzazioni politiche compresi i sindacati di sinistra, ha chiuso il
Parlamento, ha instaurato una censura
tremenda sugli organi di informazione,
non dà segni di cediménto. Malgrado il
malessere che serpeggia nell’esercito, nonostante l’inflazione galoppante e l’enorme indebitamento con l’estero. Contro
questo regime di polizia il comitato di
difesa dei prigionieri politici in Uruguay,
che ha la propria sede a Parigi, ha promosso una campagna europea per isolare maggiormente la dittatura di Bordaberry.
Con le prime settimane di novembre la
stretta repressiva si è accentuata attraverso l’arresto di centinaia di sindacalisti, dirigenti di partito, intellettuali. Con
ogni probabilità la repressione in Uruguay, negli ultimi tempi, è ancora più
violenta che in Cile. Ora proprio perché
questa violenza perpetuata da una oligarchia militare non resti un fatto isolato nel silenzio generale è necessario, attraverso i canali possibili, raccogliere il
maggior numero di informazioni per promuovere dibattiti e con essi un aiuto solidale con le vittime dello stato di polizia
di Bordaberry. Del resto la solidarietà intemazionale ha già dato importanti fratti con la liberazione del segretario del
partito comunista Arismendi e del presidente del “Frente amplio" gen. Seregni.
Da parte nostra, una volta ^ più, pensiamo con amarezza a tutti i nostri fratelli in fede che in questo momento stanno soffrendo le conseguenze del regime
di Bordaberry. E in questo quadro il col
legamento con la solidarietà internazionale per aiutare concretamente le vittime
del fascismo diventa urgente.
La settimana
internazionale
a cura di Tullio Viola
CONFUSIONI
Bruno Rostagno, nell’art. di testa
del n. 44 (del 21.11) di questo settimanale, dice che « la risoluzione dell’ONU (del
10.11, contro il sionismo), anziché fare
chiarezza sulla tragedia palestinense, aggiunge CONFUSIONE a CONFUSIONE ».
Ma l’articolo del Rostago, pur essendo,
nel suo complesso, contrario a quella risoluzione, contiene alcune riserve che
non contribuiscono, a nostro parere, a
dissipare quelle confusioni.
Teniamo a distinguerci nettamente dal
Rostagno. Quando egli scrive: « Gii esponenti dell'Olp (= Organizzazione di liberazione della Palestina) hanno più volte
paragonato la politica che Israele conduce verso la popolazione palestinese, alla politica che la minoranza bianca in
Sudafrica conduce verso gli africani. Ora,
c'è indubbiamente, in questo paragone,
una esagerazione propagandistica, ma
non si può negare che Israele, per la sua
supremazia economica, tecnica e militare, costituisca un vistoso caso di penetrazione occidentale nel terzo mondo »,
un lettore che non abbia ancora molto
riflettuto sul problema, è facilmente portato a dedurne: « DUNQUE gl’israeliani,
anzi i sionisti, hanno avuto quel che meritavano: ben gli sta! ». Chiarezza vuole
invece, a nostro parere, che, quando si
supera un certo limite (v. il ns. art.: « Fin
qui e non oltre! » nel n. preced. di questo settimanale) e si passa ad affermazioni filosofiche (anzi diremmo metafisiche)
gravi come la risoluzione delTONU, il rifiuto debba essere netto e totale. Questo
noi abbiaipo fatto insieme a Nenni, a
Terracini, a J. P- Sartre e a molti altri.
Non è il momento di spiegare il fenomeno storico: una spiegazione può essere
facilmente confusa con una giustificazione, e anche questa confusione si deve
oggi evitare.
per testimoniare realmente la sua fedeltà alTEvangelo — occorre impegnarsi
anche nella costruzione di un «uomo
nuovo ». Ciò richiede « un modo diverso
di vivere la fedé^ intesa come rapporto
autentico tra uomo e' Dio », il che « comporta Tanalisi della esistenza concreta
dell’uomo » e « la riconsiderazione costante della predicazione ».
In* questo quadro la comunità cristiana da una parte deve respingere ogni
tentazione di integrismo nei confronti
dello Stato, dall’altra non può fondare le
sue valutazioni dei fenomeni politici e
sociali — come per esempio l’aborto —
sulla riaflermazione meccanica di «principi etici » cosiddetti cristiani, i quali,
frutto di elaborazione dell’uomo nella
storia, non possono giammai pretendere
di sostituirsi all’Evangelo e di incatenare
il suo messaggio di liberazione totale.
Ne consegue che la comunità cristiana
non può e non deve respingere, pregiudizialmente e solo perché non coincidono
con gli schemi di una ’cultura’ etichettata come cristiana, le istanze di liberazione che storicamente si propongono, ma
piuttosto — nella piena « libertà dei figli
di Dio » — valutarle in riferimento alle
situazioni concrete da cui scaturiscono.
Certe valutazioni di parte protestante,
raccolte in questi giorni dàlia stampa e
dalla televisione, riflettono — conclude la
diqhiarazione della Chiesa Metodista —
posizioni personali che ciascuno, ovviamente, è libero di assumere. ’Tuttavia
l’atteggiamento ufficiale della Chiesa Metodista è quello espresso dai documenti
elaborati dalle due assemblee, come sopra riportati.
I familiari di Pietro Luigi Breuza oltre al ringraziamento dei pastori Deodato esprimono il loro, ringraziamentto al past. Teofìlo Pons che ha
presieduto il funerale.
Il 25 dicembre si è addormentata nella pace
del Signore:
Costanza Bertìnat ved. Pasquet
di anni 103
Ne annunciano la dipartita i figli Maddalena
ed Emilio, i nipoti, pronipoti e parenti tutti.
« Ho combattuto il buon combattimento,
ho finito la corsa, ho serbata la fede »
(II Tim. 4: 7)
I funerali hanno avuto luogo in Bobbio Pellice
venerdì 26 dicembre.
— I familiari riconoscenti ringraziano quanti
hanno dimostrato la loro simpatia nella triste
circostanza.
Torre Pellice, 31 dicembre 1975
Nel suo 88*^ anno di età è deceduta :
Cecilia Morè
Ne danno Tannuncio la sorella Lina Morè ved.
Tamietti, la cognata Dina Buffa ved. Morè. i
nipoti e i parenti tutti.
La famiglia desidera esprimere un ringraziamento al Doti. Enrico Gardiol ed al personale
del Rifugio Carlo Alberto di Luserna San Giovanni per la generosa assistenza prestata alla
cara Estinta.
« Io, VEterno il tuo Dio son quegli che
Ti prendo per la mano destra e ti dico:
non temere, io ti aiuto ». (Is. 41: 13)
RINGRAZIAMENTO
Il mio popolo abiterà in un soggiorno
di pace, in dimore sicure, in quieti luoghi di riposo, (Isaia 32/18).
Le famiglie Jallà e Gobello commosse per la
dimostrazione di affetto tributata alla loro Cara
madrina
Enrichetta Danna ved. Revel
ringraziano quanti hanno preso parte al loro
dolore ed in modo particolare esprimono viva
riconoscenza al pastore Taccia e signora, al personale ed agli ospiti dell’Asilo Valdese,
Luserna S. Giovanni, 18 dicembre 1975.
E’ mancata all’affetto dei suoi cari
Long Maria ved. Bertalot
di anni 92
Mentre la famiglia lo annuncia con profondo
dolore, esprime sincera gratitudine a tutti coloro che sono stati di aiuto nella triste circastanza.
Un particolare ringraziamento al Sig. Pastore
G. Conte.
San Germano Chisone, 15 dicembre 1975