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LA MONA NOVELLA
GIORNALE DELLA EVANGELIZZAZIONE ITALIANA
Seguendo la voriU nella carili
Efks. IV. 15.
Si dislribuisce 0(|ni Venerdì. — Per cadmi Numero ceiitesiini 10. — Per caduna linea d’inserzione cenlesimi 20.
Coiidizioiii «l\%.«soeiazioiie :
t PerToniNO — Un Aono L. &. — A domicUio L. tt •
Sci mesi >3. >3 30
Tre mesi • *. — * * «5
~ PnuviNtiE L. to.
— - 3 35.
— . 9 »•.
Per Francia e Svizzera fianco a destinazione, e per ringhilterra franco al confìne lire 9
per un anno, e lire 5 por sei mesi.
Le Assmiuzionì si ricevono: in Turilo uirtjfllxlo «lei <;lortinlo, via Valentino, casa
HHIora, .V i3, 3«* piano; e dai l>'riitelli l*lMrtria lIlH'ai, via U, V. degli An(,'Hi, catia Pomha.
— A (icnova» ulla t'uppolla uinvttdi S. Chiara.
Nc'Ile provinole, prcMo tutti gli Uffirii jhjsIuIì per mezzodì Vanlinf che dovranno eaaere iuviaiì
franco al Diretlore della Hì ìina Novki.i.a e non altrimenti.
Airet*tero, ai Hi'guenti indirizzi: J.<»Nnr.A, dai sigg. NisiiilKilt e librai, 21 Herner»*MrCNt;
Pai(k;i, dalla libreria C. .Mi*yrucip, rue Tronebet, *i; Nimkk, dal «ig. Peyrot-Tinel libraio; I.ikoo;
dai 8)gg. DcniH et Petit Pierre librai, rue Neuve, GtSKVti.\, dal nig. K. Heroud libraio
LfisA'tNA. dal sig. Delafoniaine libraio.
IL DOTTORE GILLY.
(Vedi lìuona Novella num. 45 e 46).
IV.
Il Signore che avea sulla Chiesa delle Valli
mire di grazia e misericordia, non si stancava
■di mandarvi servitori, che in varii modi concorrer doveano alla grand’opera del di lei rialzamento. Mentre Gilly e Beckwith pjacidanipnle
lavoravano d’accordo colle autorità ecclesiastiche allo sviluppo regolare ed al miglioramenlo
della Chiesa di Cristo, Felice XeiT, varcate le
alpi, vi arrecava la polonio parola del Vangelo,
« destava le anime dal torpore in cui orano immerse. Alla voce penetrante del nuovo apostolo
parecchi furono attratti al Salvatore ; molli però
5Ì mostrarono avversi, e un piccolo nucleo di
fratelli, decisi a seguirò Gesù, si vide in balìa
a rincrescevoli atti di persecuzione. Giunse la
notizia di cosi dispiacenti fatti aH’orecchio del
sig. Gilly, cd ei ne fu grandemente addoloralo;
non si distaccò però dalla causa dei Valdosi;
vedendoli indeboliti, nè disperò un istante dol
loro avvenire. Non fu tuttavia parziale il suo
affetto, chè anzi seppe apprezzare l’opera del
Neff, il quale mentre svelava le piaghe della
chiesa valdese, porgeva in un tempo eflìcacc rimedio: il puro Vangelo di G. Cristo, per cui
tanto patirono i padri loro. I fatti pienamente
giustificarono Gilly pel suo cristiano ed assonnato contegno. £i non divise la sorto di tanti
entusiasti volgari ed amici temporarii de’ Val
APPENDXCE
CENNI STORICI
DELLA RIFORMA IN ITALIA
NEL SECOI.O XVI.
XVI.
Dal 1530 al 1542, la credenza riformala fece
tali progressi a Venezia che i suoi partigiani,
«si per l’innanzi a riunirsi in privato per compiere i religiosi esereizii, mostrarono il desiderio
d’organizzarsi in congregazione regolare e tener
pubbliche assemblee. Al cbe parecchi membri
del Senato aderivano, promettendo persino il
loro valido appoggio presso il governo della
iiepubhlica. 11 Melantone scrisse in proposito
un’epistola al Senato per animarlo a tener fermo
contro le strane pretensioni della curia romana,
«d assicurare allo Stato piena liberlà di coscienza.
— «\oi, diceva il celebre riformatore^ non polete
a nessun costo sottoporti ad una deplorabile
dosi die infatuatisi por nn tempo, ma vedendo
poi le loro impazienti speranze deluse, passano
dal fascino lusinghevole al disprezzo o provano
l’umiliante dolore del disinganno; l’ammirazione entusiastica divenne ardente, attiva carità, nò venne mai mono in lui il cristiano affetto al fedele e coraggioso Noff. Stampò quattro
edizioni delle sue lettere. Amore così puro, così
imparziale pel popolo valdese, davagli intiera
libertà ili dichiarar loro il vero senza ambagi.
« Ritengo como dovere il farvi sapere como i
t giornali rendono di pubblica ragione i fatti
* chc turbano la paco in S. Giovanni, vi mando
« acclusa una letlora di recente stampata. I par« ticolari ivi narrali sono cosi dispiacenti, chc
« non li fo conoscore se non con .somma ripu« gnanza. Ma sono persuaso cho è cosi potente
« ro[iinionc pubblica da non doversi .sfidare,
« ma far anzi pronta ragione dei citati eccessi.
« Voi sentile ch’egli è lempo di protestare
* contro tali oltraggi, e di andar nelti di ogni
« complicità in lali atli. Ecco, signore, le ac
* cuse dirette coniro ai Valdesi, e non posso
€ tacere che l’inleresse per lori, scema di tanlo
« in Inghilterra ». Ciò che dava al dottore Gilly
il diritto di segnalare il male e biasimarlo si
era la fiducia al bene, la speranza di un miglioramenlo non lontano; e non andò fallita la
di lui aspollativa. Di lì a [)0C0 egli ebbe a rallegrarsi del regolare andamento della cosa pubblica, sorretta dalla valida ed eificace coopcrazione del generoso Uockwith, in ispocie Io
stabilimento definitivo del collegio.
schiavitù che vi costringe a subire gli errori di
quelli che governano la Chiesa ; è vostro debito
d’assicurare a’ lutti ampia facoltà non pur d’esprimere le loro opinioni, ma d’insegnarle. Poiché la vostra patria é l’unica al mondo ch’abbia
una vera aristocrazia che da tanti secoli esiste,
e fa conlinua guerra alla tirannide, voi potete e
dovele usare ogni cura e tutto il vostro credilo
per as.sicurare agli onesti sifTatla libertà di pensiero ». E veramente in Venezia lutto era propizio alla causa della Riforma; e se la Corle
romana si fosse comportata allora verso la repubblica di S. Marco come fece al cominciare del
secolo XVII, forse il governo di Venezia si sarebbe dichiarato apertamente per le credenze
riformate.
Nè il Vangelo penetrò solo in Venezia, ma
eziandio in varie provincie che da essa dipendevano, come a Padova, a Verona, a Bergamo e
a Broscia, e specialmenle a Vicenza ed a Treviso,
citlà ad essa più vicine, contando il maggior numero di proseliti nella classe colta e persino
« Non mai lettera dalle valli, scriveva egli, al
« sig. Bonjour di S. Giovanni, ini arrecò mng« gior piacere dolla voslra, addì 3 aprile
c Tutto procedo a seconda doi miei voli ; a Dio
* jiriina rendiamo grazie, por la sua [iroziosa
< bonedizione siill’opora nostra, lodo quindi n
€ voi cd alla Tavola ; non possiam alibastanza
« valutare gli ottimi consigli, lo zelo indefesso
« dol sig. Col. B; come dognamonto loringra« zi(*roino noi por qunsta sua nuova prova di
« gonerosità c di devozione alla buona causa »?
Mentre amici cristiani di fuori con tanta perseveranza s’adoperavano a rialzare lo mura dolla
nostra .Sionne, sorgevano nello stesso Piemonte
generose e simpatiche voci a roclainariio i civili diritti, le antiche franchigie; uno de’ più
illustri rappresentanti della nobiltà piemontese,
il conto Del Pozzo, impugnò la penna a prò dei
Valdesi, c diede alla luce un opuscolo ripieno
doi più nobili sensi, invocando in favore degli
oppressi gli eterni e sacrosanti principii di giustizia e di umanità ; coi fatti dimostrò cho
quella infelice popolazione era ridotta alla dolorosa necessità di reclamare i buoni uQlcii dei
suoi correligionarii strooieri contro l’intolleranza e l’ingiustizia del suo governo. Gli ò un
fatto, diceva, chc nessuna popolazione protestante, trovasi in tanlo stato di dolorosa (Jeprossione. Sono ora colla rislaurazione più che
prima dcll’occupazione francese, esposti allo
vessazioni, allo mene secrole doi fanatici, per
la ripristinata influenza della Corle papale, dei
gesuiti e dei preti. L’intervento doiringhilterra
nella magistratura; la quale ogniqualvolta era
chiamala a giudicare du’ cosi detti reati d’eresia,
ora ricusando di procedere ed ora assolvendo,
malgrado i reiterali reclami dol papa, e gli ordini del Senato, dava segni non dubbi delle simpatie chc nutriva per dotlrine condannale.
Paolo HI conosceva a fondo gli uomini cd i
governi, e sicuro di nulla ottenere per via
di minaccie dal veneto governo, ricorse a
qucU’arte (inissima in cui la corte romana è
stala ognora maestra, arte d’adulazioni e di lusinghe, col mezzo delle quali riuscì a strappare al senato severi ordini coniro la Riforma
e contro quelli che la propugnavano. Ed è
appunto di tali misure che si querelava Baldassare Altiori nella sua lettera che inviò a
.Martino Lulero, onde supplicarlo ad aver misericordia di lanti fedeli bersagliali ad istigazione
de’clericali, ed impetrare per essi la protezione
de’principi alemanni, le cui rimostranze avrebbero potuto senza fallo ridurre i senatori di Venezia a più savi ed equi consigli, Gli è vero che
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in loro favore non potrebbe essere pi'u giusto,
più legittimo.
Dopo di aver additato il popolo valdese alla
simpatia dei suoi connazionali profestanti, il
dottore Gilly avea veduto da presso tutte le
vessazioni di cui esso era vittima, e risolse di
raccomandarlo al proprio governo; trasmise a
lord Aberdeen cd al duca Wellington una lettera in cui ardentemente raccomandava loro
una causa cho tanto gli stava a cuore; vi aggiunse una memoria in cui dimostrò essere lo
stato attuale dei Valdesi in flagrante opposizione con gli antichi trattati dell’Inghilterra
colla Casa di Savoia. Su lali trattati fondavasi
l’incaricato d'Inghilterra iuTorino, sig. Iledges,
per protestare contro le continue vessazioni di
cui erano l'oggetto i Valdesi. Mentre infatti
orano loro guarentite da quei trattati lo antiche
l'rauchigie e privilegi, si vedevano ristretti in
angusti confini. Nel novembre 1827, un ordine
omanato da Pinerolo, severamente ingiungea,
sotto pena della confisca, a quattro Valdesi colà
stabiliti lo sfratto dalla citlà. Inoltre le professioni di medico e di avvocato erano loro interdette ;
Nei consigli comunali aveano i cattolici
ima preponderanza numerica contraria ad ogni
principio di equità;
Era loro imposta rigorosa osservanza dei
giorni festivi;
Interdizione di stampare qualunque minimo libercolo nei Regi Siati;
Impossibile per essi il riordinamento dolla
pubblica istruzione, inceppata da mille sospetti
e gesuitici raggiri ;
Proibizione di qualunque matrimonio misto
per tema del contifgio eretico, talché nel 1829,
un marito cattolico d’origine francese si vide
incarcerato per aver contratto tal matrimonio;
In nome della legge tutti i bambinelli illegittimi, strappali spietatamente dal seno delle
proprie madri e mandali all’ospizio di Pinerolo.
Tali erano in succinto le enormità commesse
contro la popolazione valdese dopo la breve
dominazione francese; coniro di esse protestava
le concessioni del senato eran lontane dal permettere nella cillà e nelle provincie di Venezia
gli orrendi giudizi rieirinquisizione, siccome in
nitri Stati d’Italia ; ma i clericali non mancarono
di profittare di quella prima debolezza per chiedere ed ottenere nuovo e più crudeli misure, le
quali formano una pagina indegna della storia
d’un libero Stato.
L’islria, piccola penisola nel golfo di Venezia,
provincia anch'essa dolla Uepubblica, partecipò
alquanto più lardi al movimento religioso, e fra
convertili ebbe due vescovi della Chiesa caltolica, Pier Paolo e Giovan Rallista Vergerio. Il
primo dotato di molto ingegno e dollrina ed
esperto nel maneggio degli affari, era stalo inviato da Clemente V.I in Alemagna per tentare
gli animi di Luiero e d’allri riformalori, e mettersi d’accordo co’ principi alemanni sulla convocazione d:^'l Concilio generale. Ma il dolio teologo della Ciiiesa romana, recandosi in mano i
libri protestanti per confutarli, restò siffattamente colpito daH’evidenza de’ f^tti e dagli er
l’animo generoso del dottore Oilly innanzi al
suo governo. Furono benevolmente accolte le
sue rimostranze; il duca di Wellington, prima
d’intavolare alcuna pratica, richiese dal dottore
l’esibizione doi documenti, i trattati del Duca
di Savoia coll’Inghilterra rispetto ai Valdesi.
Il dottore era certo della esistenza dei medesimi, non sapeva però ove rinvenirne l’originale, od anche una copia; si recò espressamente
a Londra, e c»i buoni ufllcii del sig. Lemon,
gli venne fatto di scoprire (nel State papers office) non già un frammento nè una copia dol trattato, ina lo stesso originale firmalo V. Amedeo.
« Archimede, trovatolo scioglimento del suo
problema, non esclamò con maggior trasporto
ho trovato, qnanto io, tenendo in mano
l’originale firmato del pugno stesso del re, e
munito del suo gran sigillo. »
L’articolo quarto di quel trattato, conchiuso
addì 11 agosto Ì70i, così comincia:
« Sua Altezza Reale s’impegna a confermare
e colle presenti conferma l’articolo segreto del
trattato di ottobre 1690 relativo ai Valdesi. Sua
Altezza mantiene e rimette essi od i loro figli
nel possesso di lutti e di ciascheduno de’loro
diritti, editti, usi o privilegi, sì per le abitazioni, negozio, esercizio della loro religione,
che per ogni altra cosa ».
Furono mandali i documenti a lord Aberdeen
che dal canto suo preparò una memoria, mane
fu ritardato l’invio pel mulamento del ministero. Intanto saliva sul trono Carlo Alberto, ed
egli dolava il suo popolo dol bel codice chc
porla il suo nome. Disgraziatamente questa
nuova legislazione consecrava tutti quanti gli
abusi a carico dei Valdesi, col dichiararé essere
gli acattolici retti da speciali editti ad essi spettanti. E monsignor Cfiarvaz dichiarò al Moderatore che lo visitava; «Io farò di tutto per far
rivivere gli antichi editti»; e mantenne la promessa. Gli amici d’Inghilterra provocarono allora una nota già dal dottore Gilly reclamata,
ma l’effetto ne fu del tutto contrario all’aspeltaliva. Il monarca nel sentirsi ammonito da una
Corle straniera, si sdegnò: volea fare un’inchiesta nelle Valli, cogliere e colpire i temerarii
gementi con cui vi si coinballeva il papale cattolicismo, che il suo oilio contro la Riforma fu
disarmalo, eil i suoi modi verso i riformati
cessarono dairessore improntali di quella intolleranza clericale di cui per rinnanzi avea dalo
esempio. Per la qual cosa venne accusato presso
il ponlefice d’usar troppo fainiliarmente cogli
eretici, d’essere inclinevole alle costoro dottrine,
di teiieie in casa il ritrailo di Lutero , e fa\orire ne’ processi i prevenuti d’eresia. In seguito
a siflatte accuse fu richiamato a líoma. .Ma egli,
sia perchè non avesse ancora piena fede nella
credenza riformala, sia che gl’increscesse d'abbandonare l’alla dignità cui era giunto, e sagrificare quel bello avvenire che sorridevagli dinanzi, non diede alcun segno manifesto d’adesione al protestantismo, e, come per dissipare
ogni sospetto contro di lui concepito, dopo aver
redatto, per mandato del pontefice, il Rreve di
convocazione del Concilio di Trento, abbandonò
i rumori della vila pubblica e si ritirò nella sua
diocesi. Ma quivi, tormentalo ognora più da’suoi
che aveano ardito provocare interferenze di
fuori, tradurli in giudizio, e dar loro severo
castigo. Il protettore de’ Valdesi, il conte Waldbonrg-Truchsess, ambasciatore di Prussia, informalo dello sdegno di Carlo Alberto, si recò
presso di lui e gli manifestò schiettamente lo
stato vero delle cose. «Nessuno de’sudditi di
V. Maestà, Sire, ba provocata quella nota
deiringhilterra, ne sono intimamente persuaso.
Ma V. M. pubblicò un codice, che fa una trista
parte ai sudditi valdesi, sottoponendoli ad antichi editti. Sono questi nelle mani* di tutti, e
basta gettarvi un’occhiata onde giudicare il
senso della nuova legislazione a loro riguardo.
Credete voi, signor conte, che sia così? « Sire,
io ne sono mallevadore, e a chiarirsene la V.
Maestà, può interrogare il 5Ioderatore della
Chiesa valdeso». Carlo Alberto avea sentito la
voce della verità. Si aprirono i suoi occhi; accolse il Moderatore, signor Bonjour di S. Giovanni, con molta bontà. « Sapete, mio caro Ronjour, che sono stato in gran collera contro quei
delle Valli», gli disse il re. « Ciò hanno sentito i
sudditi valdesi. Sire, e se no sono addolorati,
perchè affatto innocenti ». S’intavolò quindi un
lungo colloquio, e per tro quarti d’ora il monarca si degnò trattenersi col presidente della
Cbiesa valdese, gliene richiese minuti ragguagli, e graziosamente lo congedò.
Di dii la colpa?
Abbiamo più volte fatto cenno della incredulità e della indifferenza religiosa che dominano nel mondo : varie possono essere le cagioni che produssero quesli due mali del nostro
secolo ; ma è certo chc della causa prima, della
più forte, da cui tutte lo altre derivano , fa
d’uopo incolparne la clerocrazia.
Infatti, chi meglio dei ])rcti ha screditato
neH'opinione della maggioranza la dottrina
evangelica? Eglino la screditarono dacché proibirono il libero esame , ì'ossequio ragionecole
alle Sacre Scritture, e convertirono la religione
il) signoria assoluta e in tirannide, snaturando
dubbi, non potendo vivere più oltre in uno stato
(li penosa esitanza, deliberò d’aprire il suo cuore
a^t^iiovan Datlisla Vergerlo suo fratello, vescovo
(Il Poln d'istria, e domandargli consiglio. Quesl’ultimo ne fu sorpreso e imbarazzato olire
modo; e a bella |U'ima non seppe che compiangere la sciagura del fratello; ma poco dopo, vevenuti entrambi a conferenza, e udite le ragioni
che spingevano Pier Paolo a mular sentimento,
non sapendo nulla opporre, fini anch’egli per
dichiararsi vinto, e convertirsi alla fede evangelica.
.\llora i due fratelli concertarono il modo
d’illuminare le loro rispettive diocesi, islruire i
popoli su’ principali capi del Vangelo, ed alienare mano mano i fedeli da quelle pompose
cerimonie in cui slava allora l’imporlanza del
cullo callolico. E il loro zelo, aiutato da alcuni
aderenti, fu tale che, prima del 1546, gran parte
degli abilaiui d’istria abbracciò la fede riformata, e la nuova Chiesa ottenne positivi progressi. (conlinua].
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affatto il divino Libro, anzi, per quanto poterono,
togliendolo via dal mondo, surrogandone allro
di loro invenzione, aggirando gli uomini colle
arti maligne e cogli occulti maneggi, e costringendoli alla schiavitù colla violenza, tramutando
insomma la religione in negozio di torbida politica.
Nè solamente operando a questa maniera
mossero guerra alla concordia del genere umano,
ma turbarono l’armonia morale dell’universo
tutto, perchè ad un tempo contrastarono alla
naturale varietà creata e all’unilà stessa, poiché
l’unità cattolico-romana non è quella stabilita
da Dio, essendo appunto mancante del suo correlativo, cioè della varietà: l'unità dei clericali
non è allro chc l'uniformità dei sepolcri, siccom’ebbimo occasiono di diro in passalo.
La clerocrazia è dunque la negazione assoluta dell’ordine naturale c divino, nè è da stupire che si mostri pregna d’ogni male e per la
scienza e per la pratica, anteponendo il senso
alla ragione, la materia allo spirito, la barbarie
alla civiltà, ecc., mentre, stando al ministerio
evangelico, dovrebbero essere primi i clericali
ad informare gli uomini coH’autorità morale
della virtù e del consiglio ; nè è da stupire
eziandio chc il mondo, vedendo le opero loro,
sia caduto nella miscredenza, o ciò ch’è forso
peggio, nella indifferenza assoluta in fatto di
religione.
Reca bens'i meraviglia somma vedere il travaglio di quo’ principi tonsurali per ristabilire
il perduto imperio; la speranza cho hanno ancora di far retrocedere il mondo aH’opoca del
medio evo; e la credenza in cui sono, dopo di
aver introdotta l’empietà e l’indifTerentismo ,
che gli nomini si entusiastino pei falsi miracoli
chc vanno spacciando, o s’intimoriscano allo
minaccie delle folgori spirituali e alla vista
delle alleanze che stanno trattando coi governi
dispotici, cioè con que’governi che per sostenere lo stesso principio della tirannide, stimano
di trovare poi scambio d’aiuti nella sovranità
papale, come imperante sulle coscienze ; quasiché i tempi fossero diversi da quel chc sono;
quasiché ii primato del sacerdozio romano fosse
tuttavia riconosciuto dai popoli.
Convien proprio dire che più ci avanziamo
verso il pieno trionfo del Vangelo, più il suo
avversario perde la vera luce doirintelletto. La
clerocrazia potrebbe, volendo, riacquistare credito e autorilà; ad una condiziono però, vale a
diro che cessasse d’essere clfrocrazìa, cioè un
governo castale, polilico e tirannico, si ritraesse
dalle brighe e dalle passioni civili e diventasse
una classe dotta e gentile, infine un sacerdozio
di Cristo, predicante la di lui santa Parola; in
altri termini, che diventasse protestante e credente (sì protestante o Armonia). Protestante,
nel senso di confessare Terrore cd abbandonarlo; crcdenlo poi, neU’altro senso di acquistare la fede reale nel Salvatore, che la clerocrazia, in genero, non jtossiede (con buona pace
deir.lmoiìia suddetta, che tanlo parla di fede
cattolica). Ma quanto sia sperabile il compimento dell’annunciata condizione ognuno sei
vode; o già lo profezie ci annunziano pur troppo!
la Anale catastrofe di questa potenza delle tenebre, che dalla città dti sette colli teneva un
tempo soggetto il mondo tutto.
Oh! sì 0 clericali (e voi, o Armoniosi, avete
un bel cercare sofismi per difendere una causa
ch’ò decisa fin daU’etornità), sì, Idilio vi chiederà conto della sua religione clic dovcivale diffondere come cosa divina, come fonte suprema
e/.ian<lio d’ogni scienza o cbe riducosto a mon
che l’ombra di so medesima, assumendo la
violenza per alleala e facendole perdere il suo
libero imperio sugli spirili, col farla strumento
di barbarie, mentre invece, oltre che mezzo
di salvezza deU’anima, é ¡ture l’atto primo doll’incivilimento mondano; imperciocché non è
forse vero che la civiltà ileriva dalla riflossione?
Non è forse vero che la riflessione deriva dalla
parola? Non é forso vero finalmente che la
(ìarola è un dono dolla rivelazione?
Cortamente che io scopo primario e sommo
della religione del Vangelo è l’eterna salute, la
quale è pur la sola cosa necessaria assolutamente; mala sloria ci mostra ch’olla rinchiudo
eziandio un ufficio civilo, die in soslanza poi
mira allo scopo suddetto; c iiifalli il far penetrare in ogni parte della cittadinanza gli spirili
evangelici (distruggendo i farisaici; o il far
temporaro l’uso e frenare l'abuso della forza,
non sono forse ufiicii ail un tempo religiosi,
nel senso stretto, e civili?
I buoni preti cd ogni allro cattolico-romano,
di viziala coscienza per gli erronei insegnamenti succhiati dall'infanzia, ma che non siano
increduli o freddi c nutrano sentimenti religiosi, dovrebbero determinarsi una volta a riflettere se quella religione stabilita da Dio possa
essero mai così frivola, quale apparisce dallo
dottrine de’ clericali, e decidersi quindi a confrontar queste con le allre contenute nel Vangelo ; e da tale paragone risulterà loro che la
religioue di Gesù Cristo ò pel fallo cattolica
(non la cattolicità romana, ch'è in realtà distrutta dall'idea del romanesimo stesso); ch’è
libera e proporzionala all indole e ai bisogni
dei tempi e dei luoghi in cui viene coltivata,
salva sempre l'immulabililà del fondamento, il
quale è un concreto invariabile e bene circoscritto ; cbe ii regno di Gesù Cristo non 6 basato sulla violenza, ma sulla persuasione; che
difende e assicura i diritti privati degli uomini;
ch'è alieno dagli eccessi, ama il vero, la sincerità , la franchezza cd è abborrente da ogni
adulazione ed ipocrisia; in breve, ch’è stabilito
suH’ainore, sulla concordia, sulla beneficenza,
in guisa che i [lopoli cristiani non sono corpi
disgregati (com’è la Chiesa di Roma, la quale
chiama eretici e discaccia dal suo seno coloro
che non vogliono sollomettersi alla volontà di
un uomo corrotto); ma altrettante membra di
una sola famiglia, allrellanti rami di un solo
tronco, cioè della crislianilà universale, i cni
vincoli essendo riposti nolla religione e non
nella politica, il supremo indirizzo vuol essere
affidato al re medesimo, ch’é Gesù Cristo, e al
suo luogotenente in terra, ch’è il Santo Spirito,
il Consolatore, e non il papa.... un uomo—
Kd è procisamonte peravero sostituito l’uomo
a Gesù Cristo e al suo Vicario, il Santo Spirito,
che nella Chiosa di Roma s’inlrodusso il dispotismo, la politica, lo Irosche mondano, e la religione divenne un mozzo di oppressione, di
traffico, ed una puerilità e menzogna, e produsse quindi gli increduli o gli indifferenti.
Dalle quali considerazioni si può inferire cho
sono costoro in ciualcho modo scusabili ; imperciocché como mai poteva la religione di Gesù
Cristo riuscire, in genere, credibile o veneranda
pei membri della Chiosa romana, qu.nndo venne
a loro [iroposln e praticala in modo alTallo
diverso da quello che é, riducendo la sua
maravigliosa grandezza a proporzioni cotanto
meschino, la sua eccelsa spiritnalilà al più
grossolano materialismo? E come mai potevano
altri evitare le su|(orstizioni, Io frivolezze, il
formalismo, l'idolatria, e.sson<lo gli insegnanti
0 ipocriti 0 superstiziosi o frivoli ecc.? Il cieco
non può che cadere nella fossa coH'altro ciecoche Io guida.
Ma sia ringrazialo il Signore ! L'umanità si
scuole; il movimento religioso cresco di giorno
in giorno; la libera stampa lo favorisce, e in
modo particolare l’abuso che di essa nc fanno
1 clericali. Iddio é onnipotente! Il [ia|>ato collo
sue astuzie fuor di stagione, colle suo compagnie segrele, co'suoi licenziosi giornali, co’suo»
concordali politici va scavandosi da S(; stesso
la fossa, 0 possiamo nutrirò fondala speranza
cho il popolo italiano, scosso ormai l'indiffcrontismo politico, sarà per iscuolere eziandio
l’indifferontismo religioso, trovandosi al cospetto della splendida luce del Vangelo o cercando il regno di fJesù Cristo , Iroverà per
so(irappiìi ogni allro bene sulla lena.
A.
Xoi troviamo ncil'Kfaiigc/icai Christcmìam delleritlossioni gin.stissime sugli atfari di Rotna ;
« Bisogna riconoscere, dice questo foglio, che
il papa e i suoi consiglieri malaccorli lavorano
col vigore il più sorprendente a staccare dalla
lor Chiesa gli uomini jiossedenti qualche intelligenza o qualche sentimento di giustizia o di
liberalità. I nostri lettori conoscono le famose
allocuzioni di Pio IX contro la Spagna, il Piemonte e la Svizzera, Questo documento pontificale è stato severamente criticato in Francia,
non solamente dalla stampa democratica, ma
eziandio dagli organi i più circospetti del governo ; il che è un nuovo sintomo del discredito
nel quale la gerarchia oltremontana è caduta
presso l’opinione pubblica.
« I rimproveri indirizzati al pontefice romano
dai nostri giornali politici sono d un carattere
molto serio. Pio IX si é avventurato ad anniillare le leggi votate regolarmente dalle Cortesdi .Spagna e sanzionale dalla regina Isabella.
Kgli le ha disconosciute e abrogate, cioè egli ha
indirettamente predicato la rivolta e eccitato gli
abitanti della Penisola a prendere le armi controrautoriià legale, a calpestare le istituzioni del
loro paese! Non è questo un camminare sulle
traccio di Mazzini e dei demagoghi i più ardenti?"
Il )>apa non agisce egli come agitatore? c noa
mostra chiarameute che ha il potere di accendere la fiaccola della guerra civile in Ispagna?"
Una simile condotta dovrebbe essere molto rincrescevole a Napoleone III e ai suoi ministri,
clic desiderano sopra tutto mantenere l’ordine,
l'obljedienza e la pace. Il Piemonte è stato trattato ancor peggio da Pio IX. Questo suceessoredebole e impotente di Gregorio VII ha fulminato
la più grande scomunica contro tutti coloro chcavevano proposto, approvato e sanzionato le-vendite dei dominii ecclesiastici, e persino con-
4
tro gli impiegati del governo e gli esecutori dei
suoi ordini. Cosi tutto il popolo, eccettuato i
preti e una mano di fanatici, è compreso in questo anatema! Funzionarii dello .Stato, soldati,
cittadini di ogui rango e di ogui professione sono
colpiti della più grande scomunica. Se, como
nel medio evo , il papa potesse effettuare i suoi
decreti, il re di Piemonte, i suoi uomini di Slato,
i suoi soldati , i suoi sudditi sarebbero ridotti
alla miserabile condizione di paria, maledetti dal
cielo e dalla terra. Pio IX lia diretto i suoi colpi
•contro l’alleato della Francia e ha apertamente
servito la causa della Russia. I nostri giornali
politici gli hanno rimproverato ciò con espressioni d’un biasimo ben fondato.
« Finalmente il pontefice di Roma attacca la
Svizzera, e col suo linguaggio violento e colle
sue minaccie immoderate prova di armare una
parie dei Cantoni svizzeri contro l’altra, la qual
cosa cagionerebbe un pericoloso turbamento in
Europa, e sarebbe una diversione favorevole alle
imprese dell’autocrate moscovita. In questa miserabile allocuzione. Pio IX ha parlato come un
agente della Russia , come se ei obbedisse alle
suggestioni di San Pietroburgo. Lo sfortunato
papa compromette, per tali stravaganze, il dejjole prestigio che gli era rimasto. In vece di
cercar di rivoluzionare il mezzogiorno dell'Europa, perchè è ferito ne’suoi interessi mondani,
egli avrebbe dovuto rimanere silenzioso o almeno aspettare l’esito dei grandi avvenimenti
d’Oriente. Ma si è posto da se medesimo , per
questi discorsi incendiarli, nella stessa categoria
che il miserabile re di Napoli, ed ba incontrato
l’indegnazione degli uomini politici, come di
tutta la gente onesta ».
Le Glaneur Savoyard.
Le varie specie di caKolicismo roaiaiio.
Nel Chréiicn Belge leggiamo quanto segue :
— Il sig. Saint-Marc Girardin [Essaù et Causeries en Sorbonne, tomo II, p. 232, 253) si es]»rime
cosi in proposito :
Noi abbiamo un cattolicismo fantastico che si
espande in mille simboli ed emblemi, un cattolicismo di musicanti e di pittori, cattolicismo che
parla agli occhi, che si difende per le sue forme,
i suoi suoni, i suoi colori; nuova scuola di devoti coloristi che respingono i dubbii della filosofia coi vetri delle nostre cappelle gotiche e la
musica di San Pietro di Roma..... Che faranno
i nostri devoti colla loro jnelà da Museo? Che diverrà, sotto la pioggia dell’uragano, tutta questa
polvere di religione'?
NOTIZIE RELIGIOSE.
Roma. — Il Times ha in Roma uu corrispoadente , il quale scrive che la principale caratteristica dello stato sociale di questa città è un
orrore deciso pel governo papale ed una indifferenza crescente per la religione. Allorquando la
carrozza del papa traversa la città, coloro che lo
vedono venire da lungi entrano nelle vie laterali o nelle case per non dover salutare .Sua
¡Santità. Cotesta mancanza d'affetto alla persona
del Santo Padre uon è cosa nuova, ed esiste fra
le persone di certo rango egualmente che nella
massa del popolo.
Francia. — Parigi. — In un magazzino di
mode cotesta capitale havvi un’ insegna nella
quale, da un Iato , sopra un fondo dorato , scorgesi un sant’Agostiuo magnificamente vestilo da
vescovo; e dall’altro leggonsi le parole seguenti:
SANT’AGO.STIXO
nacque a Tagaste, piccola città dell'Africa, il
13 novembre 334, e inori in Ippona il 28 agosto
430, mentre i Vandali facevano l'assedio di questa piazza.
PREGHIERA.
Dopo d’esserci posti sotto il patrocinio del
GRAN SANTO, 11(2 ci collocliiamo altresì sotto il
vostro, MESDAMBS : vi indirizziamo le nostre fervide preghiere, continuate a visitare con assiduità i nostri magazzini. Il gusto che vi regna è
opera vostra; tutto è disposto per piacere a voi.
Possano i nostri voti essere esauditi.
Che cosa prova tutto questo? Che la Chiesa di
Roma ha talmente immedesimato la religione
col traffico, che i di lei membri non si fanno
scrupolo, anzi stimano di mostrarsi pii, rivestendo di apparenze religiose un qualunque loro
commercio.
— Una lotteria convertita in messe. — Il curato
di Moulins (Allier), sull’esempio di molti de’suoi
confratelli, aveva organizzato testé una lotteria
per la ricostruzione della sua chiesa.
Il numero dei biglietti spacciati essendosi trovato troppo meschino , il prefetto ne proibì la
estrazione, e i possessori de’ biglietti reclamarono il lor danaro. Ma il curato l’aveva già
speso; e in vece di restituirlo, s’impegnò di
dire cinquanta messe per tutti coloro che rinuncierebbero al prezzo dei surriferiti biglietti.
— Un nuovo giornale cattolico. — Comparve
dopo il 1® d’ottobre un giornale bimensile, sotto
il nome di Obsei-vateur catholique. Questo foglio
si propone di combattere i principii e le tendenze deìi’uìtramontanismo. Agli occhi dei fondatori, l’ultramontanismo non è il cattolicismo
romano; nulla v’iia di più falso, di più anti-cattolico, di più anti-sociale che le pretese, le opinioni e gli atli di questo partito. — I redattori
deirOtscrjjaieitr catholique non accettano la Bolla
colla quale Pio IX ha or ora proclamato il dogma
delllmmacolata Concezione; eglino credono e
affermano che la scomunica fulminata da questa
Bolla contro tutti quelli che non accolgono il
nuovo dogma sia seuza valore. In fine, ecco in
quale maniera giudicano della situazione attuale
(iella Chiesa cattolica.
« Chi è che non comprenda che la Chiesa cattolica attraversa in questo momento una crisi
delle più tremende? Noi assistiamo ad uno spettacolo che non fu dato mai di vedere probabilmente ai nostri padri nella fede. La Chiesa intera
è scossa sitio dai fondamenti. Che cosa è divenuta
la sua costituzione primitiva? Dove sonosi ritirate
le sane nozioni dell’autorrtà religiosa? I principii
della morale evangelica sono eglino conosciuti, sono
eglino messi iu pratica ? l più imperdonabili errori nella fede e nella morale non sono eglino divenuti comuni? Non hanno forse soffocato sotto
la lor zizzania il buon grano seminato da Gesù
Cristo e dagli Apostoli? Esiste forse ancora un
diritto canonico? Quali sono le regole seguite
nelle relazioni del papa co’vescovi, de’vescovi
co’ preti e co’ fedeli? Inlollerabili superstizioni
non disonorano forse il culto cattolico? »
Coteste confessioni di certo sono preziose,
uscendo dalla penna d’autori cattolici.
— Proselitismo cattolico romano. — Les Annales
dii Bien ci fanno conoscere, nel loro ultimo numero, un’inslituzione novella destinata a venire
in aiuto delle persone recentemente convertite :
essa porta il nome di Casa di San Giuseppe. E
annunziata quest’opera come necessaria ed im
portante di fronte al movimento religioso sviluppatosi in Germania e sopratutto in Inghilterra , e come avente per iscopo di assistere le
giovanette protestanti, spesse volte sospese uel
pensiero di far ritorno alla fede cattolica per
tema d’incontrare una posizione troppo difficile,
l’abbandono, la miseria. L’asilo di San Giuseppe
è perciò destinato a preparare coteste giovanette
evangeliche all’abiura, a fortificarle nella nuova
fede, a completare i loro studii uelle scienze
profane, a procurare ad esse un collocamento.
Ora poniamo il caso che un tale stabilimento
venisse eretto dagli Evangelici per le giovani
cattolico-romane che si volessero convertire alla
fede di Gesù Cristo, che cosa direbbe VArmonia
e consorti? Oh 1 dal linguaggio anti-cristiano
non solo , ma eziandio inurbano, con cui quel
foglio clericale è avvezzo a combattere i suoi
avversarii, possiamo arguire quali vocaboli e
quali frasi adopererebbe per calunniare una tale
opera e gli ojieratori. — Notino però bene i nostri lettori, cotesto asilo di San Giuseppe, il cui
centro direttivo è a Parigi, ha specialmente iu
vista le giovanette protestanti, vale a dire le credenti in Gesù Cristo, nel Salvatore del mondo,
in Colui ch’è la luce, il cammino, la vita, anziché mirare a convertire gli increduli e la massa
enorme degli indifferenti. — L’opera adunque
che si propongono i direttori del suddetto asilo
è proprio un’opera di proselitismo, nel senso settario.
BOLLETTINO POLITICO.
Il nostro re al suo giungere in Parigi fu accolto con iterati evviva, che l’accompagnarono
dalla stazione della ferrovia sino alle Tuillerie,
ove l'imperatore lo ha ricevuto a’ piè dello scalone d’onore, mentre l’imperatrice attendevalo in
alto.
Prima della rivista, l’imperatore staccandosi
dal petto la medaglia militare la presentò al re
Vittorio Emanuele, dicendogli affettuosamente :
\on volere che si presentasse dinanzi al suo
esercito senza tale decorazione, ch'esso era cotanto degno di portare per il suo coraggio e per
le sue imprese militari.
—•Il 28 S. M. il re si è recato agli invalidi ed
ha visitato la tomba dell'imperatore Napoleone
e le sale dove souo i piani in rilievo delle città
forti della Francia,
Condottosi quindi nell’infermeria, un soldato
sarde, disertore, entrato nella legione straniera,
ed amputato, si precipitò a’piedi della M. S.
implorando la grazia, che gli venne subito generosamente accordata. Questo episodio produsse
la più viva impressione fra gli astanti.
S. M. il re ha fatto rimettere a S. A. I. il principe Napoleone il Collare deU'Ordine della SS.
Annunziata.
S. M. il re Vittorio Emanuele parti jeri [29
da Parigi per Londra, ove si fermerà alcuni
giorni. Probabilmente il suo ritorno sarà per la
via del Belgio e per la Svizzera.
Credesi che la M. S. potrà essere in 'forino
verso il 12 di dicembre.
CiroHHo Uomeulco gjcerente.