1
Anno 125 - n. 27
7 luglio 1989
L. 900
Sped. abbonamento postale
Gruppo 11/70
In caso di mancato recapito rispedire
a : casella postale - 10066 Torre Pellice
delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
SUD AFRICA
UNA GIORNATA IMPORTANTE PER I PROTESTANTI FRANCESI
Avvelenare gli Quel culto del 7 giugno...
rGQim© Il culto pubblico che precedette di un mese la presa della Bastiglia
Falliti i tentativi di uccidere il past. F. Chikane
Frank Chikane, pastore, 38 anni, segretario del SACC, il consigiio delle chiese del Sud Africa, è stato avvelenato. Su questo non ci sono ormai più dubbi. La notizia era stata data in
modo un po’ sommesso nelle settimane scorse, ma non se ne
aveva la certezza.
La cosa era cominciata in aprile, durante una missione in Namibia, quando Chikane era stato
colto da un collasso improvviso
ed era stato ricoverato d’urgenza in un ospedale sudafricano.
Dopo pochi giorui era stato dimesso, senza una diagnosi precisa, ed aveva ripreso la sua attività. Nuovamente, però, nel corso di un altro viaggio, era stato
colto dagli stessi sintomi ed ospedalizzato.
Era stato invitato all’incontro
ecumenico di Basilea, ma le sue
condizioni di salute non gli avevano permesso di parteciparvi.
Ripresosi s’è recato negli Stati
Uniti, per una serie di conferenze, e mentre si trovava nel Wisconsin, ha nuovamente dovuto
essere ricoverato in ospedale. Qui
i medici hanno diagnosticato un
avvelenamento da anticrittogamici. Ma quando avrebbe ingerito quelle sostanze? Dopo lunghe
indagiini si è capito che la fonte
dell’avvelenamento risiedeva nel
bagaglio di Chikane, e per questo
i malori lo coglievano sempre e
solo durante i viaggi.
Non ci vuol molto a capire chi
può aver cercato di ridurre al
silenzio una voce scomoda, senza
per altro apparire come mandante, e facendo credere ad un
decesso per cause naturali.
Ovviamente una morte violenta di Chikane scatenerebbe reazioni diifiicilmente controllabili,
quindi il governo di Pretoria ha
scelto un metodo silenzioso e
quasi nascosto. Ma le cose gli
sono andate male. E di ciò ci
rallegriamo, sperando che continuino ad andargli male!
Però deve continuare, anche
da parte nostra, l’azione per
isolare sempre di più il regime razzista del Sud Africa. E
forse, anche da noi, qualcosa si
sta muovendo. E’ stato reso noto
infatti che l’Istituto bancario
San Paolo di Torino ha deciso
di « non assumere alcun rischio,
diretto o indiretto, nei confronti del Sud Africa, persistendo gli
eventi che caratterizzano da tempo la situazione sudafricana ».
Significa dunque che non vengono più aperte linee di credito nei confronti di quel paese. E
ciò è senz’altro positivo. Può voler dire che il San Paolo ha recepito l’azione promossa da tempo che chiedeva un disimpegno
dal Sud Africa; come può anche essere che abbia semplicemente avuto paura di non vedere
più riconosciuti i propri crediti- Non a caso infatti il San Paolo sta cercando di liberarsi de,i
suoi attuali crediti, cedendoli ad altre banche; non si sa bene quali. Tra parentesi, può essere interessante sapere che attualmente il San Paolo trova più
vantaggioso investire in Brasile!
F. Chikane, ospite della Facoltà
di teologia di Roma.
E qui si apre U grosso problema
dei debiti del Terzo Mondo.
Rimane aperta la questione
della Olivetti; ma anche qui sta
succedendo qualcosa: gli operai
hanno recentemente invitato
Benny Nato, rappresentante dell’ANC, a parlare in fabbrica. E’
una bella iniziativa che non mancherà di portare dei frutti.
Luciano Deodato
Molte volte e in molte sedi (e
spiccano i vari « check-up » che
sono stati adottati dalle nostre
chiese in questi ultimi anni) ci interroghiamo sulla nostra esistenza come chiesa, sui modi in cui si
cementa un'identità, si vive la
propria fede. E giustamente, da
più parti e in varie occasioni, è
stata ribadita la centralità del
culto: momento comunitario in
cui ci si riunisce attorno alla Parola.
Non è un caso, quindi, che i nostri fratelli delle chiese francesi
abbiano sentito l’esigenza di dedicare una giornata di studio ad
un evento che, nell'ambito delle
celebrazioni per il bicentenario
della Rivoluzione, è stato segnalato come importante per tutto il
vivere civile, per la storia, per la
società francese.
Il 7 giugno 1789, per la prima
volta, i protestanti parigini, sfidando una legislazione che ammetteva la loro esistenza ma non
la professione pubblica della loro
fede, tenevano un culto pubblico.
Dopo la revoca dell’editto di Nantes (1685) erano stati privati del
loro tempio, e le tappe per la riconquista della libertà religiosa
furono lunghe.
Come ha ricordato, alla Sorbona, lo storico André Encrevé;
«Nel nii il trattato di Utrecht
permise la riapertura dell’ambasciata olandese e della sua cappella riformata. Ma non appena
Parigi. Una raffigurazione della presa della Bastiglia.
degli ugonotti si azzardavano a
frequentarla erano fatti oggetto
della repressione. Poco a poco
una tolleranza di fatto comincerà
a instaurarsi, e a partire dagli
anni '60 si lascerà che i riformati francesi frequentino la cappella, e che i luterani frequentino
quella dell'ambasciata di Svezia ».
L’editto di « tolleranza » del
1787 accordò poi ai non cattolici
uno stato civile laico, ha proseguito lo storico, ma essi obietta
CHE COSA OFFRIAMO ALLA NOSTRA GENERAZIONE?
La predicazione
« Noi predichiamo Cristo crocifisso » (I Cor. 1: 23)
Come chiese che si propongono di predicare
soltanto l'Evangelo di Gesù Cristo che cosa offriamo alla nostra generazione?
Più aumenta la necessità di certezze, più cresce l'ansia di soddisfare un forte bisogno di punti
sicuri di riferimento, più si smarrisce il senso della vita, più aun'ienta l’angoscia della solitudine e
più sulla piazza si allarga l’arcipelago dei sistemi
di salvezza. Per le chiese la tentazione è di proporre se stesse come zone sacre garantite o privilegiate, dispensatrici di salvezza.
L’apostolo Paolo scrive alla chiesa di Corinto:
«Noi predichiamo Cristo crocifisso» (I Corinzi 1:
23}. E’ tutto. Oggi, come allora, per qualcuno questa può essere considerata una proposta priva di
logica, per altri manca di autorità ed è perdente
in partenza. Un Dio è potente e credibile solo quando compie dei miracoli clamorosi, propone un progetto che non teme concorrenze e garantisce un
sicuro successo ai suoi.
« E’ piaciuto a Dio, nella sua sapienza, di salvare i credenti con la pazzia della predicazione »
(I Corinzi 1: 21). Pazzia: non vuol dire qualcosa
di strano e di stravagante. Pazzia vuol dire che la
salvezza nella croce di Cristo è una salvezza che
non può essere organizzata in un sistema, né può
essere posseduta o distribuita neppure dalla chiesa. E poi rende vana ogni offerta di salvezza che
sia svincolato dalla croce. Questo dovrebbe inquietare molti.
La pazzia della predicazione della croce. Questa
ha una .sua logica che non si riscontra sulla base
della congruenza dei concetti esposti, della incisività del linguaggio, delle sapienti argomentazioni o del successo. Dietro la predicazione della croce c’è un evento che è ben oltre ogni possibile ri
la ragione posconclusione che
sposta che il bisogno religioso o
sono individuare: ì’amore di Dio.
Qualcuno potrebbe trarne la
la cultura, la ricerca teologica e la chiesa stessa
siano solo un inutile ingombro.
Nella nostra predicazione abbiamo bisogno di
categorie con cui esprimerci, di ambiti in cui riflettere sulla nostra fede. Cultura, teologia, studio,
lavoro sono strumenti che devono essere usati al
meglio, ma, appunto, come strumenti al servizio
della predicazione. Direi, anzi, che proprio nel duro ed assiduo lavoro di ricerca, di riflessione possiamo renderci conto che tutto quello che facciamo è solo « carne », se non viene vivificato dallo
Spirito Santo. Ci rendiamo conto che la nostra salvezza è fuori di noi, nel Signore. L’ignoranza non
rende consapevoli di niente. Spesso è anzi la matrice di arroganza spirituale.
La nostra stessa comprensione della chiesa è
in quel quadro. Non chiediamo l’adesione ad una
chiesa come sistema di .salvezza, ma a Cristo. Siamo
però contenti quando qualcuno decide di entrare a
far parte della nostra comunità. Insieme per ascoltare e per vivere la Parola di Dio. Non offriamo una
salvezza preconfezionata nelle nostre tradizioni o
nei nostri dogmi, ma siamo insieme per attendere
il pane fresco della Parola di Dio che ci viene donato ogni giorno mediante l’opera dello Spirito
Santo.
.Abbiamo anche dei momenti rituali, abbiamo
il battesimo e la S. Cena. Sono segni non nostri,
ma di Cristo, in vista di Cristo, .sono strumenti
di testimonianza della sua morte e resurrezione.
La pazzia della predicazione: non discorsi stravaganti o originali, ma l’annuncio di una salvezza
che ha fuori di noi le sue radici, nell’amore e nella
grazia di Dìo.
Valdo Benecchi
rono che questa misura era illogica se non c’era il diritto di praticare pubblicamente la propria
fede. L’apertura degli Stati Generali, il 5 maggio 1789, creerà un
clima politico nuovo, in cui gli
ugonotti troveranno il coraggio
per compiere questa loro sortita,
ufficialmente ancora proibita. Per
questo affittarono una sala normalmente destinata a pranzi nuziali.
La domenica 7 giugno, un mese prima della rivoluzione del 14
luglio, il pastore Paul-Henri Marron, di origine olandese, presiederà questo culto che è anche
una tappa importante lungo la
strada della niena affermazione
dei diritti della coscienza e, in
particolare, di quelli relativi alle
scelte religiose del cittadino.
Un’altra data segnerà poi il
coinvolgimento del protestantesimo francese nella formazione
della nuova società che si andava
delincando: l’emancipazione a
tutti gli effetti avrà luogo il 24 dicembre 1789 (come ricorda Massimo Olmi nel suo Protestanti e
.società in Francia, recentemente pubblicato dalla Claudiana, e
come ha detto lo stesso Michel
Rocard nell’intervento che riportiamo a pag. 3) ad opera dell’Assemblea Nazionale. Di lì a poco
la Costituente eleggerà come proprio presidente il protestante
Jean-Paul Rabaut Saint-Etienne.
L’intreccio delle vicende politiche e della vita di fede delle comunità religiose si dimostra dunque ricco di spunti e sollecitazioni all’approfondimento. E nell'anno in cui ricordiamo il Glorioso
Rimpatrio non possiamo che essere particolarmente sensibili a
queste connessioni che, una volta
di più, dimostrano di essere veramente « storia di tutti ».
E, per tornare all’inizio, ricordiamo che i protestanti francesi
hanno anche voluto dire a tutti
(storici, politici, credenti, studiosi), tenendo nello stesso giorno
anche un culto, che lo studio e il
ricordo hanno .senso solo nella
loro vera prospettiva, che è ancora una volta la testimonianza
che rendiamo a Dio.
Alberto Corsani
2
commenti e dibattiti
7 luglio 1989
DIBATTITO
ALCUNE RETTIFICHE
SUL CONVEGNO
DI FERRARA
Caro direttore,
ho letto con piacere sul n. 24 del
giornale la cronaca del recente convegno ferrarese su Thomas Müntzer.
Permettimi tuttavia di rettificare qualche inesattezza:
1) non mi pare che il convegno su
Calvino (1966) sia stato voluto dalla
FCEI, che è nata nel 1967: dev’essere
stato qualche altro organismo evangelico;
2) un mio contributo al convegno
müntzeriano non poteva essere « atteso »; ero stato bensì invitato, ma avevo replicato a giro di posta (e anche per telefono) di non avere la possibilità materiale di partecipare al convegno.
Seri impegni pastorali mi hanno infatti trattenuto a Napoli in quei due giorni; rfie n'è rincresciuto, perché Müntzer
m'ha sempre interessato, fin dai tempi
in cui se ne occupava ■■ Gioventù Evangelica », rivista di cui ero (e sono)
attento lettore.
Giorgio Bouchard, Napoli
LA NOSTRA
LITURGIA E IL
’’SILENZIO DI DIO”
Sul giornale del 16 giugno 1989 è
riportata una parte delia relazione annuale del concistoro della comunità di
Genova, riguardante il culto settimanale nelle nostre chiese, argomento
che riflette da sempre la maniera di
presentare alle assemblee dei credenti
il messaggio cristiano, nell’auspicio
che la testimonianza evangelica sia
più partecipe e attiva; E’ chiaro a tutti che il compito del sermone domenicale grava sul pastore, non di rado
considerato • padrone della predicazione, nella scelta dei testi e nel modo di svolgerli... ». Non è il caso di
ricordare gli ammaestramenti dell’apostolo Paolo nelle sue lettere, di rifarci
alle numerose . eresie » medioevali o
contemporanee per giungere ad un
comportamento definitivo, che possa essere da tutti accettato. Ogni comunità, perché viva, troverà il modo
di suggerire ai confratelli, pastore
compreso, certezze antiche o intuizioni avveniristiche, ma innestate sui tronchi vitali dell’Antico e del Nuovo Testamento.
Il rischio della delega non ci potrà
mai essere per chi è legato al principio - protestante • del sacerdozio
universale che rende il singolo individuo responsabile davanti a Dio. Altro
rischio è costituito dalla libertà di
parola data, legittimamente, a tutti i
membri della comunità: perché è fatto irrefutabile che a parlare, magari
con saggezza, siano sempre i soliti;
cosa che più volte abbiamo potuto constatare anche a Torre Pellice nelle periodiche assemblee di chiesa.
Ma il pericolo maggiore per le nostre
comunità è l’atteggiamento ripetitivo
dell’atto liturgico. Se la liturgia non è
vissuta con fervore personale si trasforma in impaccio da eliminare. Il valore del Padre nostro, di alcuni salmi
e cantici, non deve essere raggelato
da ritualità magari plurisecolari.
• Discutiamo il culto » chiude con le
parole; « Non abbiamo trovato alcuna
vera risposta: la possiamo e dobbiamo
cercare tutti insieme... ».
Unendoci ai credenti di ogni tempo,
dagli albori dell’era cristiana ai nostri
giorni, troveremo la risposta che non
hanno trovato gli scopritori di speranze evangeliche scrutando i sacri testi, o i numerosi promotori di moti
spiritualistici, non di rado sconfinanti nel deprecabile fanatismo?
Chiudendo questa nota, ben lungi
dal sapere esprimere concetti di sapienziale didattica cristiana, mi permetterò di suggerire accoglimenti
fraterni a quanti, delusi dalle teorie
esobiotiche o materialistiche, che li
avevano attratti, rientrano nella loro
chiesa-famiglia; mi permetto inoltre
di chiedere che la nostra comunità
trovi il modo di favorire gli incontri
ecumenici e, superando prevenzioni
millenarie, tenda al colloquio con tutti,
cominciando dagli ebrei, anche con
quelli partecipi della tristezza filosofica di Lévinas, che rimpiange il . silenzio di Dio ».
Silenzio che, secondo l’evangeio, solo Dio stesso ha potuto rompere con
il suo amore, che reclama la nostra
opera di testimonianza verso il prossimo per una vera pace tra i popoli
della terra.
Lucia Scroppo, Torre Pellice
CHIARIMENTI SUL
”OMNE MALUM
A SEPTENTRIONE”
Gentile direttore,
ho letto con interesse quanto Bruno
Ciccarelli rileva a proposito del libro
» Il male viene dal Nord », da me recensito in uno scorso numero. In verità, le osservazioni riguardano Tomizza; e solo in piccola parte (di consenso, fra l’altro) ciò che invece io
ho scritto.
Ma per la precisione, ritengo opportuno aggiungere qualche chiarimento.
Ho rivisto il passo citato da Ciccarelli (p. 96: « Il male che viene dal
Nord ») e devo dire che il riferimento a Geremia (• Omne malum a
septentrione », Ger. 1: 14) non è del
Tomizza ma dello stesso Vergerlo, ancora nella fase cattolica e antiprotestante della sua esistenza. Proprio per
lui, infatti — cito sempre da pag.
96 — «il fronte protestante », a quel
tempo genericamente chiamato luteranesimo, era composto da « ribaldi »,
« obsessi », «perversi spiriti» e, all’istriana, da « maladetti », « cravroni ».
« L’uomo di confine (il Vergerlo era di
Capodistria) che in quelle contrade si
trovava un po’ a casa, riconosce nell’intera Germania "una nation perversa” dove si coltiva inimiciziia non
solo per il papa ma per l’Italia in
genere. Essa è quel Nord da cui per
Geremia proveniva il male ».
E in nota il Tomizza rileva 1) che
• cravroni » significa caproni e che
2) « omne malum a septentrione »
(Geremia 1: 14), Chiaro che l'autore
sta citando da uno scritto del Vergerlo e che non ha ritenuto di dover alterare la citazione, anche se inesatta.
Di fatto, subito dopo continua; « I disordini turbano la sua stessa coscienza di persona pia e superstiziosa: "Ad
Augusta il giorno del Corpo di Cristo, ch’era consueto portare il Sacramento per quattro contrade della città con bona devotione, non si è portato se non per dentro i muri della
chiesa ignobilmente" ».
Conversione lenta e tardiva, quella
del Vergerlo; e il titolo del libro (« Il
male viene dal Nord ») è ricavato da
un suo scritto forse per sottolineare nel suo comportamento • il filo di
una ambiguità insieme sofferta e avvedutamente usata come arma di ri
Dir. propr.: farri. Caroni
Hôtel
Elite
A 50 metri dalla spiaggia
ambiente familiare
ottimi i servizi
e il trattamento
I - 47045
MIRAMARE DI RIMIMI
Via Sarsina, 19 © (0541)
372569 - priv. 372548
catto» (cfr. il risvolto di copertina).
Del resto di questa ambiguità — e di
quella di molti convertiti di quel
tempo — ho dato conto nella recensione, ricordando l’opportunità di una
più attenta comprensione del contesto crudele in cui quella gente era
costretta a muoversi.
Detto questo, la curiosità di fondo
espressa dal cortese interlocutore resta e finisce con lo stimolare anche
in me il desiderio di una risposta
chiara: il titolo, nella sua voluta ambiguità, vuol proprio suggerire l’idea
che il male viene dal Nord — cioè
dal luteranesimo germanico — o piuttosto ricordare al lettore che in realtà i vizi vengono dal Sud, cioè dalla
Roma papale, proprio come ebbe a
dire nella seconda fase della sua
esistenza il Vergerlo?
Grazie per l’ospitalità.
Paolo Angeleri, Padova
NON SIAMO NOI
A POTER GARANTIRE
IL NOSTRO FUTURO
Caro Direttore,
ho letto con molto interesse l’articolo di Piervaldo Rostan « Una risposta: Taffido », apparso sul numero 22
del nostro giornale. Si tratta certamente di una possibilità concreta con
la quale portare un aiuto sostanziale
e veramente fraterno a tante famiglie, a
tanti minori che si trovano in difficoltà.
Trovo pertanto che sia un vero peccato ohe tali iniziative, lodevolissime
dal punto di vista sociale ed umano, finiscano per trovare un ostacolo nelle
leggi, anche quelle a cui abbiamo dato
in buona fede il nostro assenso. Le
leggi infatti vanno poi a finire nelle
mani di altri, dei legulei, dei tecnici,
dei magistrati che, nella loro interpretazione formale, travisano il significato
ohe ingenuamente si era voluto dar loro. Così la pratica dell’affido può trovare da ora in poi una forte remora
pratica. Infatti la recente interpretazione della Cassazione sulla legge
184, che regola le adozioni in Italia,
suona cosi: « E’ doveroso da parte
dei magistrati non tenere conto di questa sofferenza (dei genitori) proprio
perché gli adulti sanno quello che un
bambino non sa, che cioè esiste un
futuro, e che questo futuro sarà indubbiamente migliore, perché darà dei
genitori impegnati a compensare i loro figli adottivi delle privazioni che hanno subito nella famiglia di origine ». In
altre parole si dice esplicitamente
che « ...se la famiglia di origine non
è in grado di garantire, non tanto il
presente, quanto il futuro di un bambino, non ha più il diritto di educarlo ». Ma chi, escluso il Signore, può
garantire il futuro di qualcuno! Ogni
famiglia che abbia un figlio potrebbe
essere indicata, in maniera più o meno speciosa, come non in grado di...
garantire! Si potrà, al limite, trovare
il giudice che ritenga più utile per il
futuro del fanciullo vivere in un ambiente cattolico anziché riformato!
Queste sono le conclusioni a cui
può portare l’attuale formulazione
della legge 184 a cui, sembra, i membri delle nostre chiese hanno grandemente contribuito e che lei. Direttore, in un recente « Punto di vista » ha
giudicato una buona legge!
Le discriminazioni dell’ora di religione sarebbero quisquilie nei confronti di quanto potrebbe capitare alle
nostre famiglie, ai nostri figli.
Fraterni saluti.
Reto Bonifazi, Terni
PROTESTANTESIMO
IN TV
Domenica 9 luglio
ore 23,30 circa - RAI 2
KIRCHENTAG 1989
Un’occasione di incontro e
di riflessione teologica per gli
evangelici tedeschi.
Replica del 10 luglio (RAI 2,
ore 11,30); Ruth; una donna
nella Bibbia.
Non c’è obbligo di
stare a scuola
Caro direttore,
mi sembra doveroso riprendere ancora il discorso « insegnamento della religione cattolica /
attività alternative / studio individuale / nessuna attività » almeno per la parte sulla quale
le informazioni devono essere
corrette per tutti i lettori del
nostro giornale.
Riprendo, quindi, la tua osservazione n. 2 (giornale del 30.6.
1989), nella quale asserisci l’attuale validità della circolare 302/
’86 che stabiliva, per gli alunni
delle scuole elementari e medie,
l’obbligo per i non avvalentisi di
seguire le attività alternative. In
realtà tale obbligo è stato successivamente progressivamente
rivisto, naturalmente all’italiana
(è difficile ammettere di aver torto anche per i comuni mortali;
figuriamoci per un ministero della Repubblica italiana che gode
della fiducia anche dei partiti ex
laici!), dalla circolare 3I6/’87, che
prevede per tali alunni anche la
possibilità del cosiddetto « studio individuale » e, da ultimo,
dalle 188 e 189 di quest’anno, di
cui, con il collega Eynard, abbiamo riconosciuto senza difficoltà l’ambiguità nella nostra precedente lettera. Infatti, mentre
la prima, nel trasmettere il nuovo modulo di scelta, prevede per
i non avvalentisi la possibilità di
scegliere fra tre ipotesi: attività alternative, studio individuale, nessuna attività, la seconda
precisa che la terza scelta — che
sarebbe il puro e semplice « non
obbligo » — significa che le « libere attività di studio e/o ricerca » saranno svolte senza assistenza del personale docente.
Che cosa significa questo? Se si
pone l’accento sulle attività da
svolgere, si può sostenere che
esse vanno svolte nei locali scolastici e che, quindi, l’ora di religione cattolica è sostituita, in
questo caso, da un’ora di prigionia. Ma questa interpretazione è
più realista del re. Se, invece, si
pone l’accento sul fatto che non
è prevista vigilanza del personale insegnante, questo significa
che, all’italiana. Galloni ha ceduto. Infatti in questo caso non si
può più assolutamente parlare di
obbligo di presenza a scuola. Un
obbligo prevede dei controlli e
delle sanzioni per gli inadempienti. Ora l’unico personale delegato a controllare la presenza degli alunni nella scuola è quello
in:jegnante. I presidi e i direttori didattici non possono fare ogni giorno il giro di tutte le classi e di tutti i plessi per controllare la presenza o meno degli
alunni. Quindi non potranno, come dici tu, « giustificare l’assenza », per il semplice fatto che
l’assenza non sarà stata annotata.
Una parola ancora sulla convergenza dell’interpretazione restrittiva con quella della CGIL.
Già in passato ho avuto modo
di lamentare in una lettera personale al Moderatore un’altra
convergenza con il predetto sindacato su una posizione che ignorava i più elementari principi
di legislazione scolastica. Mi
sembra chiaro che la CGIL-Scuola, da anni, va conducendo battaglie contro i mulini a vento
per salvare una sua immagine
di sindacato combattivo, malgrado grossi compromessi su questioni di peso.
In questa materia il compromesso è motivato dal fatto che
un certo numero di insegnanti
di religione cattolica si è iscritto al sindacato. Quindi questo si
trova nella necessità di salvare,
per alcuni iscritti, la sua immagine di laicità, e lo fa con la
piccola battaglia sui moduli; dall’altro, nella necessità di tutelare i suoi iscritti che insegnano
religione cattolica; e lo fa, sia
pure come atto di accusa, sostenendo l’obbligatorietà della
presenza a scuola per i non avvalentisi. Per questa ragione, tra
le altre, con qualche altro compagno, ho personalmente restituito la tessera del sindacato.
Mi auguro che sulla via di queste ambiguità non andiamo troppo avanti come evangelici italiani, anche se, d,a certi segni estremamente inquietanti — che sono disposto, a richiesta, a mettere per iscritto, purché mi si
dia garanzia di pubblicazione —
mi sembra che ci siamo da tempo awiati.
Con un caro saluto.
Claudio Tron
V delle valli valdesi
settimanale delle chiese valdesi e metodiste
Direttore: Giorgio GardioI
Vicedirettore: Giuseppe Platone
Comitato di redazione; Mirella Argentieri Bein, Valdo Benecchi, Claudio
Bo, Alberto Bragaglia, Franco Chiarini, Rosanna Ciappa Nitti, Gino
Conte, Piera Egidi, Claudio Martelli, Emmanuele Paschetto. Roberto
Peyrot, Mirella Scorsonelli
Redattori; Alberto Corsani, Luciano Deodato, Adriano Longo, Piervaldo
Rostan
Segreteria; Angelo Actis
Amministrazione; Mitzi Menusan
Revisione editoriale; Stello Armand-Hugon, Mariella Taglierò
Spedizione; Loris Bertot
Stampa; Coop. Tipografica Subalpina - via Arnaud, 23 - 10066 Torre
Pellice - telefono 0121/91334
Registrazione; Tribunale di Pinerolo n, 175. Respons. Franco Giampiccoll
ABBONAMENTI 1989
Estero
L. 38.000 Ordinario annuale L. 70.000
L. 20.000 Ordinario (via aerea) L. 100.000
L. 60.000 Sostenitore (via ae-
L. 75.000 rea) L. 120.000
n. 20936100 intestato a A.I.P. ■ via Pio V,"”l5
Italia
Ordinario annuale
Ordinario semestrale
Costo reale
Sostenitore annuale
Da versare sul c.c.f
10125 Torino
REDAZIONE e AMMINISTRAZIONE: via Pio V. 15 - 10125 Torino - telefono
011/655278 — Redazione valli valdesi; via Repubblica, 6 - 10066 Torre
Pellice - telefono 0121/932166
Il n. 26/’89 è stato consegnato agli Uffici postali di Torino il 28 giugno
e a quelli delle valli valdesi il 29 giugno ’89.
Hanno collaborato a questo numero;
Eugenio Stretti.
Dino GardioI, Paola Montalbano,
3
7 luglio 1989
attualità
PARIGI: I PROTESTANTI, LA RIVOLUZIONE, LA LIBERTA’ RELIGIOSA
"La loro Iona è la nostra”
La Rivoluzione reintegrò protestanti ed ebrei nella comunità nazionale - Dalle contraddizioni del processo rivoluzionario alle leggi che stabilirono la separazione tra stato e chiesa
In ricordo del culto pubblico del 7 giugno 1789 la Federazione
protestante francese, ha organizzato una giornata di studio alla Sorbona, con la partecipazione del primo ministro Rocard, di cui pubblichiamo in parte l'intervento, e di altre personalità.
...L'anno 1789 vide compiersi tre grandi passi decisivi per la comunità protestante francese. Il 7 giugno:
gli Stati Generali sono riuniti da un mese, la città e le
coscienze sono attive. C'è il
presentimento che qualcosa
stia preparando una società
nuova. Un gruppo di protestanti prende la libertà, loro
rifiutata dalla legge, e si ritrova in assemblea per celebrare a Parigi un culto pubblico, presieduto dal pastore Marron.
Poi, meno di tre mesi dopo, il 26 agosto, verrà la Dichiarazione dei diritti dell'uomo, il cui articolo 10
proclama la libertà di opinione e di manifestazione religiosa. E ancora, il 24 dicembre sarà la volta del decreto che stabilisce i diritti
di voto attivo e passivo per
i non-cattolici, ai quali viene concesso di esercitare
qualunque professione.
l.a Costituente, senza dubbio, avrebbe così agito ugualmente, anche senza quel gesto spontaneo del 7 giugno.
Ma senza questo gesto qualche cosa, nella storia dell'affermazione della libertà religiosa, sarebbe mancato. Perché una libertà sia duratura,
occorre che venga conquistata. Bisogna coglierla, impadronirsene.
Il decreto del 24 dicembre, infatti, si riferiva ai noncattolici considerando solo i
protestanti. Gli ebrei avrebbero dovuto aspettare fino al
1791 la loro piena emancipazione. Ma il principio, una
volta stabilito per gli uni,
non avrebbe potuto essere
rifiutato a lungo agli altri:
ora è indubbiamente da riconoscere alla Rivoluzione il
fatto di avere completamente reintegrato protestanti e
ebrei nella comunità nazionale nel rispetto delle loro
identità.
(...) Lo stesso editto di
Nantes, per quanto molto avanzato rispetto alle mentalità del tempo, ammettendo
che un « soggetto » non segua la religione del sovrano,
mantiene l'idea di una religione di stato.
11 1789 cambia ogni cosa.
Ammettere che ogni uomo è
giudice delle proprie opinioni, libero in coscienza di seguire la religione che sceglie
e non quella del re, equivale, in questo contesto, a coniinciare a desacralizzare il
re, ridimensionando l'autorità che lo legittima. La legittimazione del pluralismo religioso e l'affermazione della
sovranità popolare sono
quindi legate fra loro. La
prima prepara e annuncia
queU'altra. E' così che l'articolo 10 della Dichiarazione
apre la via, allo stesso tempo, allo stato laico e alla repubblica.
Queste grandi conquiste
(...) non sono peraltro prive
di contraddizioni, perché la
Rivoluzione è un « tutto »,
complesso e contraddittorio,
in cui l'agire politico effettivo dei rivoluzionari è lontano dal rispettare sempre i
principi stessi della Rivoluzione.
Dopo l'affermazione della
libertà religiosa verranno la
decristianizzazione e una certa forma di « risacralizzazione » dello stato nel culto del1'« Essere supremo ». (...)
Nella regressione dittatoriale del 1793-'94 si vede risorgere un ragionamento vicino a quello che aveva portato l'assolutismo del re al
rifiuto del pluralismo religioso: la Rivoluzione è presa in
un meccanismo che la porta
all'esclusione di ogni opposizione, in quanto la pluralità
di opinione sembra minacciare l'unità della nazione.
Questo periodo fu breve.
Dal 1795 la libertà religiosa
fu pienamente ristabilita e
la legge « Boissy d'Anglas »
del 27 febbraio reintroduce
la libertà di culto, instaurando la separazione delle chiese dallo stato: ogni religione
deve organizzarsi per proprio
conto senza intervento statale.
Questa libertà, una volta
stabilita, non è solo quella
delle comunità protestante e
ebraica, ma anche quella
della chiesa cattolica, finalmente liberata da ogni compito di legittimazione del potere, e da ogni necessità di
compromissione con esso. E
sappiamo bene come niente
garantisca la democrazia più
della completa desacralizzazione dello stato, esigenza
che deve (lo vediamo bene
anche oggi) completare la
semplice affermazione di laicità.
L'attualità ci porta a prestare attenzione a ciò che veramente implica il rispetto
del pluralismo. (...) La Francia di oggi deve essere particolarmente attenta a lasciare spazio alle nuove minoranze culturali, senza cessare d'insegnare a tutti che il
rispetto dei propri valori non
può mettere in questione il
diritto all'espressione di opinioni contrarie.
Nella lunga elaborazione
della democrazia francese, il
protestantesimo ha svolto un
ruolo specifico, foss'anche solo per la forma di organizzazione della comunità (ciò che
chiamiamo ecclesiologia), in
cui la dottrina del sacerdozio universale conduce ad
una concezione democratica
dell'esercizio delle responsabilità. (...)
E soprattutto non si può
dimenticare l'apporto insostituibile di coloro che si ostinarono, nonostante tutto,
e resistettero alla violazione
della loro coscienza, che preferirono il rogo all’abiura, la
galera o i 38 anni di prigionia di Marie Durand nella
Torre di Costanza. (...)
Ora che abbiamo di fronte a noi l’impegno della costiuzione dell’Europa, forse
la comunità protestante francese ha un ruolo particolare
da svolgere presso le comunità protestanti dell’Europa
del Nord, dove la separazione delle chiese dallo stato è
sicuramente meno avanzata.
La libertà e l’uguaglianza
acquisite dai protestanti all’epoca della Rivoluzione non
furono più messe in discussione. Andò diversamente,
purtroppo, per la comunità
ebraica sotto il regime di Vichy, che resterà sempre marcato dall’infame legislazione
discriminatoria, che violava
la Dichiarazione.
La libertà non è mai definitivamente acquisita. Rousseau scriveva: « Il riposo e
la libertà sono incompatibili: bisogna scegliere ». I protestanti del 7 giugno 1789,
A destra, nella foto, il primo ministro Michel Rocard.
scegliendo la libertà, come
l'insieme dei francesi della
Rivoluzione, tendono la mano, attraverso tempo e spazio, a tutti quelli che oggi,
in Sud Africa, America Latina, Polonia e più tragicamente in Cina, scelgono, con impressionante determinazione, per la libertà.
La loro lotta è la nostra,
non possiamo non essere colpiti da questa formidabile
aspirazione democratica che
si manifesta in questo anno
del bicentenario. Duecento
anni dopo la Dichiarazione
dei diritti dell’uomo, in cui
per la prima volta i diritti
erano visti nella loro « universalità », più che mai questa universalità è presa in
carico da ciascuno dei popoli del mondo.
E’ così che misteriosamente si incontrano l’ebreo perseguitato in Alsazia neH’89,
il giovane nero dei ghetti di
.Tohannesburg, l'operaio cattolico in Polonia e lo studente cinese: tutti coloro che
nella notte non cessano di
credere nella luce.
Michel Rocard
GLI ALTRI INTERVENTI
Réformation, Révolution...
Jacques Stewart: « Solidarietà con chi chiede un posto nella società » - Jean Baubérot: « Un
principio nuovo verso la laicità » - Il riconoscimento deH’uguaglianza giuridica fra i culti
Tra gli interventi che si sono
succeduti al grande Anfiteatro
della Sorbona il 7 giugno, quello
del pastore Jacques Stewart, battista, presidente della Pédération
protestante de France, si è soffermato sul significato di quel
culto di 200 anni fa. « Il culto
che si rende a Dio — ha detto—
non può essere chiuso su se stesso, né può essere monopolio di
una chiesa particolare, né l’opera
privata dei religiosi. Nel culto è
Dio che ci convoca ». E, più avanti : « ...sono felice del fatto che il
primo culto protestante tenuto
nella capitale sia iniziato in una
sala da pranzo e di nozze. Curiosamente queste sale sono spesso,
secondo l’Evangelo, il luogo della
rivelazione pubblica dell’autorità
trasformatrice della Parola di
Dio che Gesù di Nazaret, il Cristo, ha incarnato; il quadro della rivelazione pubblica, della scoperta pubblica dell’abbondanza e
dell’insolito della grazia di Dio;
il quadro dell’invito pubblico dei
poveri alla convivialità del suo
regno ».
Il discorso del pastore Stewart
si è poi spostato sulla necessità
della solidarietà nel nostro tempo : « Il ricordo che oggi ci ha
qui riuniti dovrebbe diventare un
appuntamento pubblico di solidarietà con quelli che non possono più accontentarsi di essere
tollerati, ma rivendicano il diritto ad avere un loro posto nella
società, l’accoglienza, la protezione, il rispetto, una giustizia non
discriminatrice (...). Ciò che com.
memoriamo, la rivendicazione di
un diritto di due secoli fa, ci richiama oggi ad una solidarietà
attiva con i popoli che chiedono
non le briciole della nostra generosità, ma il diritto alla condivisione delle risorse e dei poteri ».
Dal canto suo Paul Viallaneix,
direttore di « Réforme » e specialista negli studi su Michelet, ha
affrontato il legame tra Riforma
e Rivoluzione. « Riforma, rivoluzione; abbiamo l’abitudine di
contrapporre i due termini. Ma
parlando il ’’patois’’ protestante,
ecco che ’’Réformation” fa rima
con ’’Révolution”. 1 fatti e le idee,
più che incoraggiare questo accostamento, lo impongono. Nel
XVI secolo, la rottura di Lutero
con la chiesa romana è ben più
radicale, rivoluzionaria di quel
che sarà, nel 1789, quella fra i
rappresentanti della nazione e
della monarchia di diritto divino.
Se occorre stabilire qui una suc
cessione logica, e non solo cronologica, appare chiaro che la rivoluzione politica potrebbe essere successiva alla rivoluzione religiosa, come una conseguenza
ultima si deduce dalla causa prima ».
Jean Baubérot, sociologo, nonché storico, ha precisato il contenuto che si può dare alla libertà
religiosa di cui parla la Dichiarazione dei diritti dell’uomo. I
tre articoli proposti in materia
religiosa dall’ Assemblea costituente sembravano ricalcare l’editto di tolleranza del 1787, che
riaffermava un solo culto pubblico. Si sarebbe accordata la tolleranza a « qualunque cittadino
non avesse a turbare l’ordine costituito ». Secondo Baubérot
« non è intolleranza gratuita.
Questo atteggiamento era il risultato di un duplice fattore; in
Francia, come in altri paesi, la religione garantiva il mantenimento dei legami sociali. Fonte della
morale, essa completava la legge, esercitando un’azione preventiva contro le ’’passioni colpevoli” che potevano portare a delitti e altri crimini. In Francia, a
differenza di altri paesi, questa
’’utilità” della religione non aveva saputo dare uno spazio, anche
piccolo, alla dissidenza. (...) C’era
il rischio di sostituire il detto
’’una fede, una legge, un re” con
’’una fede, una legge, una nazione”. I sostenitori della libertà religiosa replicarono all’argomentazione dell’utilità sociale della
religione indicando gli aspetti socialmente nefasti dell’intolleranza che fa scorrere il sangue. Ma
si posero anche in un’altra logica; quella dei diritti dell’individuo. (...) La prospettiva si rovesciava: da una religione socialmente obbligatoria per la sua
utilità sociale si passava al diritto di poter affermare le proprie
convinzioni religiose. La libertà
di culto non era ancora riconosciuta limpidamente. Ma l’articolo 10 ne apre la strada. ’’Nessuno deve essere perseguito per le
sue opinioni, anche religiose, posto che la loro manifestazione
non turbi l’ordine pubblico”. Un
principio nuovo si afferma per
la Francia, e condurrà alla laicizzazione della società .(...)
Nel 1795 toccherà a un protestante, Antoine Boissy d’Anglas,
riferire sulla legge che porterà
alla completa instaurazione della
libertà religiosa, attraverso il
riconoscimento dell’ uguaglianza
giuridica fra i culti ». A.C.
4
4 fede e cultura
7 luglio 1989
NOVITÀ’ CLAUDIANA
Anche le donne
sono chiesa
Una presenza innovativa e rivoluzionaria nella storia della teologia - « Streghe » e immagini della donna nella tradizione cristiana
SOLIDARIETÀ’ CON I ”63 TEOLOGI”
Per una comune
testimonianza
Per chi volesse addentrarsi in
queiraffascinante arcipelago che
è la composita analisi deH’odierna teologia femminista, un ottimo strumento di navigazione, una vera e propria bussola può
essere questo smilzo libretto di
Marga Bùhrig appena edito dalla Claudiana per la collana « Nostro tempo »: Donne invisibili e.
Dio patriarcale (pp. 115, L. 13
mila) ; xma «introduzione alla teo.
logia femminista », come recita
il sottotitolo, nella traduzione
di Mirella Abate Leibbrand, pubblicato grazie anche a un contributo della Federazione delle Unioni femminili valdesi e metodiste, in ricordo (significativa
genealogia di donne) di Katharina Rostagno.
Si tratta di cinque conferenze
richieste all’autrice — che dal ’46
è impegnata nelle attività del
Consiglio ecumenico delle chiese a favore delle donne, e dal
1983 è membro del Presidium —
dalla Facoltà cattolica di teologia di Lucerna, sul tema « Donne nella teologia e nella chiesa ». L’itinerario è perciò percorso con il ritmo agile e discorsivo di un dialogo col pubblico, in
cinque tappe, svolte con una partecipazione temprata dalla competenza e da un felice senso di
serena misura.
Invisibilità
e silenzio
Il tema di fondo è quello dell’ttinvisibilità», del silenzio millenario delle donne nella teologia
e nella chiesa. L’autrice percorre le Scritture, cerca le tracce
della presenza e della parola delle donne, ritrova episodi e personaggi significativi, appunta la sua
attenzione su figure come Maria
Maddalena o Marta, e nota i diversi significati attribuiti nel
tempo, spingendo lo sguardo dagli scritti canonici ai Vangeli
apocrifi, alla tradizione gnostica, e concorda con la teologa cattolica tedesco-americana,
Elisabeth Schtissler Fiorenza, che
afferma: « Sono le strutture patriarcali della chiesa che hanno
causato il silenzio e l’invisibilità delle donne; e vengono mantenuti tali da una teologia androcentrica, cioè definita da uomini ».
Ripercorrendo la storia della
chiesa e della società, nota il dato di straordinaria novità del
nostro tempo, quello per cui, con
gli attuali movimenti femministi, « le donne sono diventate
visibili e udibili », e come la loro
voce e presenza non significhi
una semplice aggiunta, un di
più, ma un totale rimescolamento, una rivoluzionaria trasformazione, secondo il famoso slogan
di un’altra teologa, Dorothee Stille: « Ora non si tratta più di dividere la torta in parti uguali,
bensì di cuocere nuove torte ».
Teologia femminista non equivale infatti, nota l’autrice, a « teologia delle donne »: è l’elemento
della presa di coscienza, il senso
di sé e il progetto di trasformazione che sono determinanti per
un nuovo sguardo sul mondo:
« Non è detto che ogni affermazione teologica fatta da una donna, anche teologa, sia di per sé
femminista... Il femminismo esprime la nuova autocoscienza e
valorizzazione di donne in cammino che, liberatesi dai vecchi
ruoli e sistemi di potere, sono
alla ricerca di se stesse. Sono
donne che non vogliono più comprendersi come oggetti, ma come soggetti alla ricerca della
propria storia ed identità, e che
non si accontentano più di essere come gli uomini ».
Come si può dunque leggere
la Bibbia da questa nuova angolatura? Marga Buhrig delinea
essenzialmente due linee, aperte
dagli studi della citata Schiissler Fiorenza (e stimolante è
l’analogia dei metodi tra i teologi
della liberazione e l’ermeneutica femminista, nel rifiuto della
presunta oggettività dell’esegesi
scientifica, in favore di una lettura « dalla parte di »: i poveri,
le donne) e di Rcsemary Radford
Ruether, che incentra la sua
indagine sulla contestazione del
patriarcato già contenuta nella
tradizione profetica dell’Antico
Testamento, e ripresa da Gesù.
Un linguaggio
androcentrico
Anche le immagini di Dio, e il
linguaggio con cui siamo abituati a sentirne parlare nei secoli, risentono di una visione androcentrica e patriarcale che esclude le
donne, la loro sensibilità e il loro modo d’essere, ed è necessario intraprendere quindi la ricerca di un’immagine di Dio
« più ampia », che esprima la
dinamicità, il divenire, la forza, « l’immanenza », la vitalità e
la vita, l’amore che sono tematiche costitutive dell’essere donna e del suo porsi. Seguendo la
ricerca di altre teologhe (Catharina Halkes, Mary Daly, Hanna
Wolff e molte altre), Bùhrig esplora il « movimento delle dee »,
le radici della spiritualità matriarcale antichissima, e le altre
due persone della Trinità, Gesù
e lo Spirito — la ruah femminile della terminologia ebraica
e la figura della sophia, la sapienza del libro dei Proverbi e
dei testi gnostici — « poiché è
importante risalire alle tracce
matriarcali presenti nella Bibbia ».
L’autrice affronta quindi il tema delle immagini che gli uomini, nella tradizione cristiana,
si sono fatti delle donne e del
rapporto uomo-donna: Agostino, Tommaso d’Aquinc, Lutero,
Barth vengono passati al vaglio;
ed anche la persecuzione delle
cosiddette « streghe », la proiezione delle rimozioni della cultura patriarcale sessuofcbica,
che vide nel famoso Malleus maleflcarum, scritto dai domenicani
Kramer e Sprenger nel 1486, una
precisa, impressionante codificazione.
« Donne per una chiesa completa — anche noi donne siamo
chiesa » è il titolo dell’ultimo capitolo, al quale, dice l’autrice,
tiene molto. Tra donne e uomini,
purtroppo, anche nella chiesa
c’è il problema del potere e, precisando, il potere del patriarcato. Da questa angolatura, il problema di fondo non è il sacerdozio, ma il patriarcato, che ha
impoverito tristemente le chiese
nel corso dei secoli, non avendo
saputo utilizzare la ricchezza e
la vitalità dell’apporto femminile, riducendo tutto a una monocultura imperante, quella maschile. « Cosa diverrebbero le
nostre chiese se prendessero veramente sul serio le esperienze delle donne? — s’interroga
l’autrice — E non solo le loro,
anche di tutti quelli condannati al silenzio e al mutismo? ».
E conclude dicendo che in quest’opera di rinnovamento la
« chiesa delle donne » può essere di grande aiuto: « Per esperienza sappiamo un po’ della
reciprocità, del poter essere a
turno forti e deboli, delle autorità che cambiano, della delega
reciproca, dell’accettarsi e prendersi l’un l’altra sul serio, dell’ascoltare, dell’essere lasciate
sole eppur saper andare avanti. Di quanto tempo avrà bisogno la chiesa degli uomini per
poter arrivare a strutture libere
da potere? Non possiamo tornare indietro alle forme della chiesa primitiva, pur avendone bisogno come modello e visione, possiamo però andare avanti verso
una comunità di sorelle e fratelli, una comunità umana, una
chiesa della liberazione e della
piena umanità per tutti ».
Piera Egpdi
Un gruppo di teologi e laici
protestanti italiani desidera esprimere gratitudine e solidarietà ai 63 teologi, storici e giuristi cattolici italiani che nel
giorno di Pentecoste hanno pubblicato la lettera aperta « Oggi
nella chiesa », invitando ad un
dibattito sereno sul modo di
rendere più efficace ed incisiva la
predicazione della Parola di Dio
nel nostre tempo e sugli ostacoli che le vengono frapposti da
atteggiamenti difensivi e conservatori.
La lettera parte dalla consapevolezza — che è anche la nostra — che di fronte alle molteplici sfide della modernità, nei
campi della conoscenza, dell’etica, dell’economia e della politica,
sempre più grande si fa la responsabilità dei cristiani perché rispondano alle sfide in modo coraggioso e meditato. Anziché richiamare le nostre navi nei
porti ben protetti della tradizione, dobbiamo avere il coraggio
di uscire al largo ed affrontare
le correnti, fiduciosi nell’aiuto di
colui che salva i suoi discepoli
dalla tempesta (Marco 4: 35-41).
I firmatari della lettera sono
cattolici ed aprono il discorso all’interno della loro chiesa: tuttavia l’interdipendenza e la solidarietà dei cristiani di tutte le
chiese è oggi così grande che
anche noi ci sentiamo dalla
loro lettera interpellati e coinvolti.
Tre punti sollevati dalla lettera ci sembrano particolarmente
importanti nell’attuale situazione ecumenica.
1) Anzitutto, riteniamo anche
noi che la vera ecclesialità si
realizzi nella comunione di chiese, fra loro diverse per il contesto in cui vivono. Qui entriamo nel vivo della nostra esperienza quotidiana, dove affinità
e diversità traversano i nostri
mondi ecclesiali tradizionali
CORATO
La Bibbia per tutti
Si è aperta una mostra sulla
Bibbia nel tempio valdese di Corato con una conferenza del prof.
Paolo Ricca su « Un libro per
tutti: la Bibbia». Erano presenti un centinaio di persone: evangelici, cattolici e non credenti.
V’è stato un interessante dibattito con vari interventi, compreso quello di un sacerdote.
Abbiamo riprodotto a mano,
fotocopiato, ingrandito molti documenti che sono stati esposti
su 32 pannelli fissati su tutte le
pareti. Tre grandi tavoli: due
con ogni specie di Bibbie, dai testi originali alle varie lingue straniere; c’erano anche Bibbie cattoliche e la interconfessionale, oltre ai commentari e ai dizionari.
C’era anche il tavolo della vendita
per conto dell’Alleanza biblica universale di Roma. C’è stata pure
EDILUX
COSTRUZIONI EDILI
di JALLA’ e PAYRA s.n.c.
INFORMAZIONE
E VENDITA
LUSERNA
SAN GIOVANNI
Via De Amicis, 67/1
© 0121/909088
VENDE in LUSERNA S. GIOVANNI - P.za Parrocchiale in
uno stabile del 700 completamente ristrutturato alloggi
in varie metrature composti da: soggiorno, cucina, 1 o 2
camere + servizi - riscaldamento autonomo - ascerteore.
Personale in loco; giovedì - venerdì 15-18; sabato 9-12.
una buona vendita: ci siamo avvicinati al mezzo milione. A parte
la vendita, sono state interessanti le discussioni che sono sorte
con le 150 persone circa che sono venute in visita, e fra queste
una buona metà cattolici. La mostra è stata aperta per 16 giorni e per tre e anche quattro ore
ogni sera. A turno i giovani e
gli adulti della nostra chiesa si
sono alternati nell’assistere i visitatori facendo anche da ciceroni. Il nostro tempio si è ben
prestato a questo scopo, perché
centralissimo nel paese. Non sono mancati gli avvisi a mano e
per posta. Due cartelloni messi
fuori e bene illuminati servivano di richiamo.
E' troppo presto per fare un
bilancio in vista di qualche risultato. A noi per ora interessano due cose: far conoscere
c acquistare la Bibbia per far
la leggere; informare che in
questo paese c’è una comunità che si raduna per leggere
e spiegare la Bibbia quale Parola di Dio, che viene annunciata tutte le domeniche in questo
luogo.
Giustamente domenica 11 giugno nel culto, con un discorso
conclusivo, si parlava del parlare
di Dio oggi dicendoci: siamo ancora sensibili aH’ascolto della
sua Parola? Riusciamo a ritrasmetterla e a farla riascoltare?
Beati quelli che ascoltano la Parola di Dio e Tosservano!
Vincenzo Sciclone
creando nuove distanze e nuove
prossimità. Come l’ecumene cristiana, così anche ogni sua singola chiesa non può vivere che
sulla base di una « diversità riconciliata », dove le differenze
vengono accettate e assunte in
un livello più alto di comunione, davanti al Signore della chiesa, che è sempre e allo stesso
modo il Signore di tutti. Così è
stato nella storia della chiesa, ricorda la lettera, « che ha conosciuto periodi forse ancora più
caldi di quello attuale », a partire
dalla stessa chiesa del tempo
degli apostoli.
2) La lettera solleva la delicata questione dei nuovi campi
aperti oggi alla riflessione e alla
vita dei cristiani, dove ci si interroga sul rapporto fra la verità che è oggetto della confessione della fede e la verità che
è oggetto di ricerca, e sul rapporto fra la dogmatica e l’etica.
Riteniamo che rispondere a tali
questioni sia responsabilità e
compito di tutti i credenti, che
formano un solo corpo, nel quale ciascuno ha compiti e funzioni
diverse, e del quale Cristo è il
capo (I Corinzi 12: 4-30). Solo
nel collegamento di tutte le
membra fra loro si realizza il
ministero di orientamento e
di guida verso nuovi consensi ecclesiali, ai quali anche il « teologo » e « dottore » potrà dare
il suo contributo in mezzo ai suoi
fratelli, secondo le sue competenze: quasi un dono dell’esplorazione e della ricerca di nuovi
pascoli, quando i vecchi pascoli
si sono inariditi al soffio del
vento del deserto. In questo senso intendiamo un passo della lettera, che condividiamo: « Non
pensiamo che i teologi assolverebbero al loro compito semplicemente divulgando l’insegnamento del magistero... essi si
pongono al servizio della chiesa
anche quando raccolgono e propongono le domande nuove che
la fede attraversa, o quando
percorrono, assieme ai loro fratelli nella fede, sentieri inesplorati sui quali pure si dovrà realizzare la fedeltà al Signore ».
Come protestanti abbiamo appreso dall’esperienza che la nostra libertà di ricerca teologica
comporta grosse responsabilità
e anche rischi: eppure, senza
questa libertà perderemmo ascolto e credibilità e lo stesso dialogo ecumenico ne riceverebbe
un colpo mortale.
3) Nel proporre al mondo
revangelo di Gesù Cristo la chiesa non può limitarsi ad ima testimonianza verbale, ma è chiamata a vivere in modo diverso,
come il Cristo « mite e umile di
cuore », e a costruire le sue relazioni interne e a organizzarsi sulla base della uguaglianza di tutti i credenti davanti al solo Signore, rinunciando ai privilegi e
alle logiche istituzionali del mondo. In questo modo essa potrà
manifestare i segni del regno di
Dio che viene. Questo è un richiamo e una indicazione per
tutte le chiese nei quali anche
noi ci riconosciamo.
La lettera di questi nostri fratelli cattolici, fratelli nella fede e nella ricerca di una sempre maggiore fedeltà, ci stimola
ad una presa di responsabilità
comune, nei luoghi e con le modalità che potremo ricercare insieme. Un dialogo prudente è cominciato quest’anno fra gli organi della Conferenza episcopale italiana e quelli del Sinodo
delle chiese valdesi e metodiste. Altri incontri e collaborazioni si vanno sviluppando in diversi luoghi. Alla collaborazione
vogliamo aggiungere oggi la solidarietà e la gratitudine, in vista di una testimonianza cristiana fedele ed efficace nel paese.
5
7 luglio 1989
vita delle chiese 5
CHIESA METODISTA DI MILANO
CRONACA DELLE CHIESE
Ai bordi dei parco
Un contatto prezioso con la gente, in un quartiere ricco di occasioni
di incontro - E’ stata una risposta concreta alla comune vocazione
Una giornata
comunitaria
Sabato 10 e domenica 11 giugno la chiesa metodista di Milano ha vissuto una bella esperienza di evangelizzazione.
Sabato pomeriggio, nell’atrio
esterno del locale di culto è stata allestita una mostra divisa in
due settori.
Il primo settore comprendeva
le immagini di alcuni personaggi
noti e significativi della storia
del protestantesimo, con relative
biografie.
L’altro settore ha cercato di
evidenziare i vari aspetti della
vita della comunità tramite una
ampia documentazione fotografica. Su alcuni tavoli sono stati
esposti opuscoli sul protestantesimo in generale e sulla chiesa
metodista di Milano in particolare. Sono state altresì esposte
le pubblicazioni della Claudiana.
Ogni sabato il nostro quartiere « Isola » è invaso da migliaia
di persone (singoli e famiglie)
che visitano il grande mercato
all’aperto che espone ogni tipo
di merce. E’ stato possibile distribuire circa 3.000 volantini ed
avere delle brevi conversazioni,
spesso solo uno scambio di battute visto che le persone camminavano frettolose anche per il
peso delle borse della spesa. E’
da ricordare l’episodio in cui
una sorella ed un fratello della
nostra comunità hanno aiutato
alcune donne anziane a trasportare i loro pesanti borsoni al
tram più vicino, pur di concludere la conversazione iniziata.
I passanti, in ogni caso, hanno mostrato interesse misto a
sorpresa nel vedere il grande
atrio (che si affaccia sulla via
Porro Lambertenghi) così insolitamente animato per tante ore
e non solo nel momento dell’uscita dal culto domenicale. Domenica 11 ci siamo spostati nella
nota piazza del Cannone, fra il
Castello Sforzesco ed il Parco
Sempione. Qui abbiamo montato la mostra ed esposto il materiale, Il punto scelto (con regolare autorizzazione del Comune)
si è dimostrato strategicamente
felice. Nel pomeriggio molte persone si sono riversale come al
Milano. Un momento della giornata di evangelizzazione del 10 e 11
giugno.
TARANTO e GROTTAGLIE —
Domenica 4 giugno, chiusi i locali di culto, un centinaio tra
sorelle, fratelli, simpatizzanti e
bambini delle due comunità si
sono ritrovati nella campagna
grottagliese per un momento di
ascolto della Parola e di sano divertimento. Accanto a momenti
ricreativi, vi sono stati due momenti di riflessione biblica (Romani 8; 18-27 ed il Salmo 85:
9-14) dedicati ai temi di Basilea:
la salvaguardia del creato e la
pace nella giustizia.
In questo contesto si è iniziato
un discorso sul processo conciliare nella chiesa antica. Particolarmente sentito è stato il momento cultuale con la partecipazione dei bambini delle scuole
domenicali, ai quali è stato riser,
vato, al termine della giornata,
un gradito spazio con doni e dolci preparati dalle mamme.
solito nel Parco, favorite anche
dalla giornata splendida.
Il materiale distribuito dalle
14.30 alle 19.30 è stato molto e
le conversazioni più prolungate
di quelle di sabato hanno sì dimostrato una scarsa conoscenza
del protestantesimo, ma abbiamo anche notato . un certo interesse per un’esperienza di fede
cristiana, ma non cattolica e che
non fosse però quella dei Testimoni di Geova che, come è noto,
provoca spesso nella maggioranza una reazione di difesa e talvolta di irritazione. Infatti una
delle prime domande che rimbalzavano era la seguente: siete Testimoni di Geova?
E' stato anche possibile, grazie soprattutto all’impegno della
nostra sorella Grace proveniente
dal Ghana, contattare molti stranieri ed informarli sulla nostra
attività di accoglienza e sulle nostre iniziative in lingua inglese.
I risultati? Intanto molti cittadini in più sono stati informati sulla nostra presenza a Milano e sul nostro modo di essere
chiesa.
Un segno interessante, anche se
modesto, è stata la partecipazio
ne al culto della domenica successiva di due persone contattate nel corso delTiniziativa.
Se altri si aggiungeranno alla
nostra comunità per ora non lo
possiamo prevedere.
Ma intanto qualcosa di molto
importante è accaduto. Mi riferisco al totale coinvolgimento
della nostra comunità nei due
giorni, soprattutto nel Parco. Sorelle e fratelli di ogni età hanno
voluto partecipare ed esporsi in
prima persona nella distribuzione dei volantini, per rispondere
alle domande. O semplicemente
esserci come risposta concreta
alla comune vocazione, la testimonianza dell’Evangelo. La comunità c'era. E nessuno ha manifestato perplessità di fronte alla proposta di ripetere l’esperienza.
La chiesa valdese di Milano
non si è limitata ad un generico
augurio, ma è stata presente con
un buon numero di sorelle e
fratelli. E’ stato per tutti un arricchimento.
Come vedete, abbiamo molti
motivi per ringraziare il Signore
per tutti i suoi doni.
Valdo Benecchi
• La sorella Teresa Albano in
Ruggieri è stata colpita da un
grave lutto familiare, la scomparsa del padre. La comimità le
è vicina nella speranza della risurrezione dei corpi.
• Domenica 21 maggio il fratello Luigi Mannara, di antica
famiglia evangelica, ritornato
dopo oltre vent’anni, ha confessato pubblicamente la fede in
Cristo alla presenza della comunità, della consorte Anna e
della piccola Monica. Una storia travagliata, come tutte le nostre, segnata dall’amore di Dio
che quando siamo « ancora lontani » ci scorge e ci viene incontro con la sua infinita misericordia (Luca 15: 20).
• Seppure timidamente, sabato 6 maggio, abbiamo iniziato
ad uscire per le piazze e strade
di Taranto, per l’annuncio dell’Evangelo. Scelta una piazza
del popoloso rione Italia (70.000
abitanti), ove abbiamo poste un
tavolinetto con Bibbie, Nuovi
Testamenti e libri Claudiana, con
accanto un tabellone con le principali date della storia valdese,
alcuni di noi hanno avvicinato
i passanti e ne sono nate alcune
interessanti conversazioni. Il Si
CHIESA VALDESE DI ZURIGO
La cultura deU’emigrazione
Il ministerio del pastore Giovanna Pons a Zurigo si è concluso con il suo culto di commiato il 12 marzo 1989. Desideriamo da queste colonne esprimerle la nostra gratitudine e
riconoscenza per tutti gli anni
di lavoro consacrati a questa comunità di emigrati con dedizione e una grande fede.
L’impegno e il ministerio del
pastore Pons non si sono soltanto limitati alla Chiesa evangelica di lingua italiana, ma
hanno raggiunto molti ambiti
collegati alle attività del Consolato italiano e all’ambiente culturale di Zurigo.
La sua profonda preparazione teologica, arricchita dal
bagaglio culturale in campo
scientifico, le hanno permesso
di poter ccllaborare al Sinodo
evangelico svizzero, come membro del Comitato direttivo; alla Commissione teologica della
Federazione delle donne protestanti svizzere: ai seminari teologici della Chiesa di lingua
francese; come membro effettivo
KEKDA (Commissione dei rappresentanti delle Chiese riformate dei Cantoni di lingua tedesca per i problemi riguardanti i profughi e immigrati) e della KR (Commissione del Consi
glio della Chiesa riformata zurighese per gli stranieri).
I suoi anni in campo pedagogico, la sensibilità e l’intuizione
nel capire le necessità e i problemi della sua comunità fanno
riconoscere a Giovanna Pons tra
mite le attività che organizza,
quali conferenze, tavole rotonde
e discussioni con membri della
comunità svizzera, che l’emigrazione e la sua integrazione devono essere sempre più impostate in modo culturale.
Si forma così l’idea di un
Centro culturale, che sorge per
iniziativa di un gruppo interconfessionale ed interculturale. Le
attività sono orientate su tre
fronti:
— l’ambiente svizzero ecclesiastico-culturale;
— l’ambiente della Chiesa valdese in Italia;
— l’ambiente di emigrazione culturale.
II Centro culturale svilupperà così negli anni «una ricerca
comunitaria sul significato del
termine così sfruttato ed ormai
superato di integrazione. Come
possa oggi essere reinterpretato,
superato o attualizzato in modo
da permetterci di diventare interlocutori di questa società plu
riculturale » (dalla Relazione annua 1986 della Chiesa valdese di
Zurigo).
L’integrazione non è solo di
struttura ma anche di cultura:
può essere motivo di scontro
ma anche di incontro. In questa
ottica vengono organizzati conferenze ed incontri su diversi
temi quali la scuola che cambia,
evangelici di lingua italiana nel
Cantone di Zurigo, diaconia e
comunità, pace e disarmo, Zwingli e la vergine Maria, ruolo di
Zurigo nel rifugio degli ugonotti e dei valdesi, ecc.
Il Centro culturale risponde
anche ad un invito dell’archivio
di stato del Cantone di Zurigo ed
organizza una serie di attività nel
quadro della mostra celebrativa
dell’esodo dei valdesi piemontesi tra il 1685 e il 1799 verso la
Svizzera e la Germania meridionale.
Un’altra espressione del cambiamento del termine integrazione è data dalla scuola « Pier Mar.
tire Vermigli» fondata dal pastore Giovanni Bogo, predecessore
di Giovanna Pons, la quale ne
continua le attività e, per meglio
rispondere alle esigenze di cambiamento, fonda l’Associazione
« Scuola P. Martire Vermigli ».
gnore benedica la diffusione della sua Parola e ci doni più coraggio per annunziare l’Evangelo ai nostri concittadini.
Grazie!
LUSERNA SAN GIOVANNI —
La comunità è grata al pastore
emerito Paolo Marauda per aver
presieduto il culto nella cappella dei Jalla domenica scorsa e
lo ringrazia per il suo convincente messaggio di fede.
• Seguendo una consuetudine
estiva ormai tradizionale, domenica 16 luglio, alle ore 15.30 avrà
luogo un culto all’aperto in località Castlussét per venire incontro agli abitanti della collina
che, data la distanza, non sempre possono essere presenti al
mattino al culto dei Bellonatti.
Auguri
PRAROSTINO — Ci rallegriamo con Fiorella e Giorgio Avondet per la nascita di Alain, e
facciamo loro i migliori auguri.
• Alla famiglia di Attilio Luigi Cardon, della borgata Chiarvetto, deceduto all’età di 87 anni, va la fraterna solidarietà della comunità tutta.
Benvenuto a
Settimio Monteverde
ANGROGNA — Durante il periodo estivo sarà presente al presbiterio lo studente in teologia
svizzero di lingua italiana Settimio Monteverde, che collaborerà
al lavoro ecclesiastico a livello
locale e di circuito. Egli è stato
presentato durante il culto di
domenica scorsa al capoluogo.
• Durante lo stesso culto è
stata battezzata la piccola Luisa
Malan di Mario e Lilian; auguri
alla piccola e ai suoi genitori.
• Domenica 9 luglio Settimio
Monteverde predicherà ai culti
del Serre (ore 10.30) e del Bagnòou (ore 15).
Ili CENTENARIO DEL
Questa associazione permette di
allargare lo spazio culturale
della scuola fornendo dei ponti
di collegamento sia con la cultura locale svizzera riformata e
non, sia con la Chiesa valdese in
Italia. La scuola si modernizza
nel 1985 introducendo un corso
di informatica.
Importanti sono anche le presenze di Giovanna Pons alla televisione della Svizzera italiana,
dove vengono trasmessi messaggi evangelici settimanali.
Vorremmo concludere con le
seguenti parole scritte sul libro
dato in dono a Giovanna Pons
dal pastore Ruedi Reich, presidente del Consiglio della Chiesa
riformata statale del Cantone di
Zurigo:
GLORIOSO RIMPATRIO
Pranzo
per I
Centenario
« Il Consiglio vi ringrazia per
il vostro lungo servizio nella nostra Chiesa evangelica di lingua
italiana. La vostra predicazione
dell’Evangelo, possente e sensibile, e la vostra grande sensibilità per la cura d’anime, è stata
di grande incoraggiamento anche
per il nostro servizio. Vi auguriamo per la vostra nuova attività in seno alla nostra Chiesa sorella in Italia, e per voi
personalmente, la grazia di Dio ».
Sabato 2 settembre, presso il Forte
di Santa Maria a Torre Pellice, ore
13, si terrà, per iniziativa del ristorante Flipot, una riedizione del pranzo
commemorativo del bicentenario del
1889, i cui proventi verranno interamente devoluti alla Società di studi
valdesi. I biglietti sono in vendita al
prezzo di centomila lire presso la S.S.V.
e la Libreria Claudiana.
9 Domenica 23 luglio, ore 16, a Salbertrand (vai Susa) verrà scoperta la
lapide commemorativa offerta dalla
locale amministrazione comunale. Per
l'occasione la Società di studi valdesi organizzerà un piccolo pullman.
Claudio e Cristina Boer
• Per sopraggiunti impedimenti delle
persone prenotate, rimangono liberi due
posti per il viaggio storico in Svizzera del 20-23 corrente mese. Chi fosse
interessato può telefonare alla Società
di studi valdesi (0121/932179).
L
6
valli valdesi
7 luglio 1989
INCONTRI DI FORMAZIONE
VAL PELLICE; ANZIANI NON AUTOSUFFICIENTI
Studio del francese Ampliate le convenzioni
Contatti internazionali fra le scuole europee
- Saranno tutelati i diritti delle minoranze?
Animata riunione in Comunità montana - Ora l’USSL sosterrà 140 casi
Sarà il futuro europeo una occasione per un rilancio ed un
salto di qualità anche per l'istruzione? Teoricamente dovrebbe
essere così.
In vista di una risposta affermativa, il Ministero francese dell’istruzione ha dato l’opportunità ad alcune scuole magistrali
di intessere contatti con altre
analoghe realtà intemazionali.
E’ tramite l'Associazione internazionale delle città gemellate
ed in particolare di un suo membro — Franco Calvetti, direttore didattico in Torino — che una
équipe di professori e di studenti dell’Ecole Normale di Melun,
regione parigina, ha effettuato in
giugno un viaggio in Italia, avendo contatti con Aosta, Torino, e le Direzioni didattiche di
Luserna S. Giovanni e Torre Pellice.
« Abbiamo due scopi nell’affrontare il nostro viaggio — ci
dice il professor Bride —; il primo è di conoscere altri insegnanti ed altri sistemi educativi. Facendo ciò, veniamo a scoprire che in fondo non ci si conosce bene se non si impara a
conoscere gli altri. Il secondo
obiettivo è di stabilire legami
che durino nel tempo con diverse realtà europee. In questa linea abbiamo già effettuato dei
viaggi prima in Belgio, poi in Inghilterra, ora in Italia, mentre
nel prossimo futuro stiamo tessendo contatti per promuovere
analoghe iniziative con la Spagna e il Portogallo ».
Chi sono gli studenti che hanno partecipato al viaggio in Italia?
« Sono gli allievi dell’ultimo
anno della Scuola Normale che
entro breve concluderanno il loro ciclo formativo. Essi fanno
parte di un gruppo che ha lavorato sul tema dell’educazione
comparata. I risultati della loro
ricerca li porteranno come contributo all’esame finale ».
Avete avuto anche altri gruppi di lavoro su temi diversi?
« Sì, il professor Thévenin, collega anziano del gruppo, sulla
via del ritorno si fermerà ad
.Aosta dove è già stato in precedenza, per seguire l'organizzazione di un altro gruppo di lavoro sulla formazione permanente ».
Avevate delle particolari aspettative per questo viaggio?
« Ci interessava soprattutto conoscere le vostre esperienze di
insegnamento della lingua francese a bambini non francesi e i
risultati degli incontri sono stati
a nostro avviso molto interessanti, poiché sono emersi quesiti
nuovi da situazioni diverse dalle nostre e il dialogo è stato molto proficuo. Avremmo poi un
obiettivo interessante: quello di
poter far partecipare insegnanti
francesi e italiani a momenti di
formazione comune, utilizzando i
periodi di giugno e settembre
che già sono dedicati alla preparazione di piani di studio. Conteremo quindi nel futuro, trami
AVVISO
Il COLLEGIO VALDESE
cerca
un INSEGNANTE DI GRECO
preferibilmente abilitato/a
per l’anno scolastico 1989/90.
Inviare candidature a;
Collegio Valdese
via Beckwith, 1
10066 Torre Pellice (Torino)
te la disponibilità delle strutture che ci hanno accolto molto
bene ed introdotti in diversi ambienti, compresa l’Università di
Torino, di poter incrementare le
corrispondenzz, lo scambio di esperienze, venendo anche a visitarvi con delle scolaresche ».
Come giustamente rilevava il
professor Bride, è nell’incontro
che si confrontano le situazioni
e con questo ci si accorge come
la prospettiva italiana in confronto a quella francese, al di
là della buona volontà dei singoli, vada sempre più riducendosi. Possiamo citare solo uno dei
problemi emersi, ma significativo: a partire dal prossimo anno,
probabilmente all’intemo del Circolo didattico di Luserna S. Giovanni, che aveva tre sperimentazioni di laboratorio linguistico
di francese, una di informatica
e una di lettura, ci sarà l’autorizzazione per una sola sperimentazione, nonostante che i laboratori siano da anni perfettamente attrezzati e funzionanti.
Emerge quindi un’amara constatazione: alle soglie di una Europa che fa dei passi verso una
sua integrazione, dove sta il diritto delle nostre minoranze di
vedere tutelato lo studio del
francese?
Adriano Longo
L’ultima riunione del consiglio
di Comunità Montana Val Pellice
ha ridefinito il rapporto fra Ente pubblico e case per anziani, in
particolare Asilo di San Giovanni, Rifugio Carlo Alberto, Pro
Senectute di Luserna.
Premesso che l’obiettivo centrale rimane quello di mantenere gli anziani nelle proprie
case fornendo loro tutti i servizi
che possono favorire questa condizione, a livello di valle si deve
comunque registrare il notevole aumento di anziani in condizione di non autosufficienza. A
questo punto, pur tenendo conto di tutte le possibili risorse,
può diventare necessario il ricovero in istituto, non considerando naturalmente ineluttabile la
condizione di non autosufficienza. I 60 posti individuati negli
scorsi anni nei tre istituti di Luserna sono però attualmente del
tutto insufficienti; ecco dimque
che TUSSL 43 - Comunità Montana Val Pellice individua in un
numero ben maggiore le proprie
attuali esigenze: i posti convenzionati per non autosufficienti
saranno perciò rispettivamente
55 con l’Asilo, 40 con il Carlo Alberto e 45 con la Pro Senectute.
Grosso modo analoghe le convenzioni, diverse le rette giornaliere: 50.666 lire aH’Asilo; 57.070 al
Carlo Alberto; 52.378 alla Pro
Senectute; in ogni caso 31.500 lire sararmo a carico dell’ospite, di
eventuali parenti o dei Comuni.
Se da un lato questo significa
un carico sul bilancia della Comunità Montana nettamente superiore al mezzo miliardo, sarà
interessante verificare quale sarà la ricaduta sugli istituti vaidesi che almeno economicamente, ed in particolare il Carlo Alberto, non raggiungono il pareggio di bilancio.
Oltre alle convenzioni, i consiglieri hanno approvato il programma di iniziative nel settore della tutela ambientale, un
programma che nella sua prima
stesura non era « passato » nel
precedente consiglio e che, riproposto con alcrme variazioni, è
ora diventato esecutivo. Gli interventi riguarderanno dunque la
raccolta del vetro, della carta
e di tutti quei rifiuti che possono
essere raccolti in modo differenziato; saranno anche finanziati
dei progetti presentati da associazioni ambientaliste e dai Comuni, con una differenza sostanziale: mentre prima i contributi
ai Comuni erano erogati proporzionalmente ai progetti presentati chiedendo dunque sempre agli
Enti una compartecipazione, ora
si stabilisce semplicemente un
tetto di L. 2.350.000 di contributo per Comune.
Si sono tinti, infine, dei colori
del disagio, o della burla, l’esame e l’approvazione del conto
consuntivo '87 con la relazione
sull’attività socio-sanitaria del
1988. Accanto infatti ai dati sull’attività dei vari servizi presentati dai responsabili di settore,
sono comparsi sul documento in
esame pesanti apprezzamenti e
considerazioni nei confronti dell’amministrazione del Comune di
Bobbio e delle forze sindacali,
rei, rispettivamente, di aver fortemente ostacolato il tatuaggio
dei cani ed i controlli sanitari
sugli animali nelle stalle; difficile capire se fossero fondate o
mene le accuse, ma alla fine il
tutto, sfuggito a possibili controlli precedenti, ha prodotto un
rinvio della discussione della relazione ed un rapido ritiro delle
copie distribuite, in attesa di rendere « più obiettivo » il documento.
Piervaldo Rostan
VALLI CHISONE E GERMANASCA
Approvato il bilancio 1988
Tira già aria di vacanza nel
Consiglio della Comunità Montana nonché USSL 42: ci sono volute due sedute per approvare almeno i punti principali all’ordine
del giorno. Primo fra tutti il bilancio 1988 della Comunità (2 miliardi e 250 milioni circa di entrate) dal quale è stato ricavato
un avanzo di 196 milioni economizzando su vari capitoli. Questa somma è destinata all’acquisto dell’ex portineria della villa
Giitermann, ora sede dell’ente,
un piccolo edificio adiacente a
uno degli ingressi.
Se i risparmi consentono di aumentare il patrimonio immobiliare della Comunità, vi sono altre occasioni di spesa: sono state criticate e giudicate troppo
onerose le richieste della Regione
di adeguare i piani urbanistici
mediante un’indagine sulla situazione geologica ed idrogeologica
del territorio, al fine di prevenire i rischi sismici. Di fronte ad
una spesa di 150 milioni per un
nuovo studio, si è deciso di riprendere ed aggiornare gli studi
già compiuti al momento della
stesura dei piani regolatori, sperando in un notevole risparmio.
Un altro piano è stato attuato
per il riordino degli alpeggi nei
quali i comuni possiedono una
quota di pascolo. Sono stati individuati 10 alpeggi, per 2582 ettari
in territorio comunale, e schedati
in previsione di ottenere un finanziamento CEE in futuro. E’
evidente che gli alpeggi sul territorio della Comunità sono ben
più numerosi, ma appartengono
interamente a consorzi di privati, per cui i tempi richiesti per il
piano si sarebbero allungati oltre
misura.
Al bilancio della Comunità
Montana ha fatto seguito il rendiconto finanziario dell’ USSL
per l’esercizio 1988, nelle sue consuete ripartizioni: sanitario (circa 17 miliardi) e socio-assistenziale (1 miliardo e mezzo). La re
lazione del dott. Paolo Laurenti
ha segnalato un lieve aumento
della natalità e una diminuzione
dei decessi, elementi che però
non bastano ad invertire la tendenza allo spopolamento in tutti
i comuni ad eccezione di Inverso
rinasca.
Una popolazione in gran parte
anziana, la vastità del territorio
e l’inadeguatezza della pianta organica hanno causato difficoltà
nel lavoro del personale infermieristico, documentate da dimissioni e da lagnanze sulla
stampa locale. Su questo disagio
del personale si è accesa la discussione che ha assunto toni di
preoccupazione, perché il lavoro
che si svolge nell’USSL è in gran
parte a diretto contatto con la
popolazione e l’inefficienza dei
servizi ricadrebbe innanzitutto
su chi ne ha bisogno.
Il dott. Laurenti e altri membri del comitato di gestione hanno ripetuto che non sottovalutano le posizioni personali, ma che
il problema principale consiste
nell’impossibilità di adeguare la
pianta organica che non è coperta al 100%, cosa che invece
avviene con più facilità negli
ospedali. A riprova di questo, è
stato subito dopo approvato l’aumento della pianta organica dell’ospedale di Pomaretto.
Considerato che la relazione
sull’andamento delle attività dove vengono messe in evidenza le
carenze organizzative di fronte
ad un’aumentata richiesta di servizi si riferisce al 1988, e che ormai la metà del 1989 è trascorsa
senza che si sia sentita una dichiarazione rassicurante sul superamento dei punti critici, il comitato di gestione e i dirigenti
deiruSSL hanno ancora di fronte molti problemi insoluti.
Liliana Viglielmo
Piromane?
VILLAR PELLICE — C’è un
piromane in vai Pellice? L’interrogativo è d’obbligo di fronte a
quattro incendi in altrettanti
fienili « scoppiati » nel volgere di
pochi giorni. Due addirittura nel
corso della stessa sera, domenica scorsa, quando, intorno alle
23, i vigili del fuoco erano chiamati dal centro del paese e poco dopo da un’altra cascina. Lavoro per molti uomini fino alle
2.30, così come venerdì 30, per
questi incendi nati non si sa come in piena notte; a questo punto sorgono dubbi anche su un
altro fienile andato completamente distrutto in circostanze analoghe.
Al momento di andare in macchina col giornale, apprendiamo
che un altro incendio ha semidistrutto un cascinale anche nella notte fra lunedì 3 e martedì
4 luglio: ingenti i danni, malgrado il tempestivo intervento delle
squadre di soccorso. A seguito
dell’ultimo fatto i carabinieri
hanno a lungo interrogato un
giovane, senza per altro acquisire elementi tali da confermare
i primi sospetti.
TORRE PELLICE ,
(Luserna San Giovanni), in recente
condominio con riscaldamento auto- |
nomo, appartamento 2 arie, ultimo
piano, composto da : ingresso, sog-1
giorno con caminetto, cucinino, camera, bagno, 2 balconi, cantina, box I
auto. L. 62,5 m. *
VALPEUICE IMMOBILIARE ■
Luserna S. Giovanni ■
Viale De Amicis 3/1 ■
Tel. (0121) 901.554
DIMAGRIRE
È VIVERE FINALMENTE
LA TUA BELLA ESTATE
con il tuo
CENTRO DI DIMAGRIMENTO
ACCELERATO®
YSTEM
IDE.
Via Raviolo, 10 • Pinerolo
il ricordo dell’anno scorso In costume da bagno lo rifluii...
Non è troppo tardi per reagire!
Perderai da 600 gr. a 1 Kg. per seduta, qualunque sla il tuo problema di peso generale o localizzato,
fino ad ottenere la tua silhouette
Idealo
senza ginnastica, senza pillole,
senza fame e, soprattutto, la tua
stabilizzazione.
Te lo garantisce II nostro metodo,
con prodotti esclusivi e l’esperienza di oltie tredici anni.
RISULTATI SPETTACOLARI
IMMEDIATI E DUREVOLI.
Orario continuato 9-19.
OFFERTA SPECIALE D'ESTATE
LA PRIMA SEDUTA DELLA
TUA CURA SARÀ GRATUITA! I !
Telefona subito al
0121/793.613
7
7 luglio 1989
valli valdesi
7
CONVEGNO SUI SERVIZI DI SALUTE MENTALE
La ricerca è schizofrenica?
Ripartiamo dal territorio
Sempre attuali i rischi delle aride classificazioni - La divisione
fra studi universitari e pratica dell’assistenza - E la prevenzione?
TORINO — La ricerca permanente nei sei-vizi è uno dei mezzi per evitare che la psichiatria
operi come ordinaria amministrazione della malattia mentale. Nell’ambito dei significati, anche
contrastanti, che l’indagine scientifica assume in questo campo,
un percorso ideale è stato individuato nel convegno I servizi
di salute mentale e la ricerca,
tenutosi a Torino il 15 e 16 giugno scorsi. Cosi lo ha delineato
Giovanni Rissane, coordinatore
dell’iniziativa: «Vogliamo partire dal malato e dal suo disagio,
non dalla malattia, e chiarire
che cosa si sta facendo per la
ricerca nei diversi settori ».
Partire dall’esperienza di sofferenza e di utenza dei sendzi;
questa è d’altronde la linea su
cui si muove da circa tre anni
la segreteria generale permanente di « Far salute », che ha promosso la conferenza e che ha
sede presso la USSL 43 della
vai Pellice.
A lungo la ricerca in campo
psichiatrico è stata monopolizzata dal positivismo di orientamento lombrosiano. Ma siamo così
lontani dall’epoca delle misurazioni e delle classificazioni fatte
a danno delle persone che soffrono? I rischi di un « nosografismo di ritorno » ci sono, ha affermato in apertura Agostino Pirella, responsabile dell’Ufficio per
il superamento degli ospedali psichiatrici delTUSSL 24 di Collegno fTo). Recenti approcci diagnostici, soprattutto d’oltreoceano, sembrano confermarlo.
Un altro pericolo è quello di
concentrarsi sulla ricerca nei servizi, invece che partire dai servizi per allargare l’intervento al
problema della salute mentale
sul territorio. In più momenti
si è sottolineato il tendenziale
scollamento tra l’assistenza sanitaria e l’assistenza sociale, che
ha le proprie ripercussioni sull’area della ricerca. L’epidemiologia e la farmacologia sono ancora troppo spesso i campi centrali d’indagine, mentre la sotterranea accettazione dello slogan per cui « il sociale non è
psichiatria » può ostacolare il
cammino di molti operatori (ricercatori o meno) e di molti utenti che, attraverso il sociale e
nel territorio, hanno tentato di
superare gli stretti limiti della
medicalizzazione.
Anche entro la ricerca si assiste a una ripartizione di interventi, come è stato sottolineato
da Fabrizio Asioli, responsabile
dei servizi psichiatrici territoriali di Reggio Emilia. « In Italia
— ha affermato — i servizi non
hanno il compito istituzionale
della ricerca, che è affidata alle
università e agli enti, appunto,
di ricerca, ma hanno solo quello dell'assistenza ». Ciò nonostante, « i servizi psichiatrici pubblici, ove esistenti e sufficientemente attrezzati, rappresentano, me
I ANGROGNA
( Panorannica Luserna), chalet adatto
I anche prima casa, composto da; p. t.
cantina, deposito, tavernetta, lavanI deria ; p. abitazione ; soggiorno, 2
camere, cucina, doppi servizi, bel ter
I razzo coperto. Terreno mq. 800 ca.
L. 88,5 m.
VALPELLICE IMMOBILIARE
Luserna S. Giovanni
Viale De Amicis 3/1
Tel. (0121) 901.554
glio di quelli privati e delle università, il terreno più consistente di incontro tra domanda e
risposta psichiatrica ».
La ricerca deve permettere alla psichiatria territoriale di confrontarsi con altri tipi di servizio. Emerge così l’esigenza di valutare Telficienza delle strutture,
attraverso l’elaborazione di un
adeguato sistema informativo.
Pierluigi Morosini, dell’Istituto
superiore di sanità di Roma, si
è soffermato in particolare sull’individuazione di una serie di
« eventi sentinella », indicatori
cioè di situazioni di scarso rendimento dei servizi, ancora da
elaborare ma di cui sono state
suggerite alcune variabili preliminari: suicidi, ricoveri ripetuti, tendenze a autoisolamento, riscontri negativi alle procedure
di ricontrollo dell’iter terapeutico.
Il problema della prevenzione
è stato affrontato in più interventi. Un primo ambito di ricerca, in parte già avviato, riguarda il rapporto tra la medicina
di base e il disagio emotivo, che
ha messo in rilievo specifiche
questioni di generalità della diagnosi, di sottovalutazione dei sintomi e di largo ricorso alla prescrizione di psicofarmaci.
Anche la famiglia rientra nelle aree di prevenzione e di intervento. Di questo argomento si
sono occupati studiosi inglesi,
tra cui Julian Leff, dell’Istituto
di psichiatria di Londra, e italiani. Un gruppo di ricercatori
romani ha sottolineato l’importanza di tenere sotto controllo
alcune età critiche (l’adolescenza per i figli, i trenta-quaranta
anni per i genitori), ma soprattutto di valutare l’impatto delle
situazioni sociali, con particolare attenzione al contesto abitativo.
E’ venuto così delincandosi un
quadro delle possibilità di ricerca dai servizi, ma il panorama
attuale è tutt’altro che completo. Carenti, o almeno inespressi,
si sono mostrati i contributi rispetto a quell’area importante e
delicata delle esperienze di risocializzazione dei cosiddetti residui manicomiali, al di là della
semplice gestione. Ugualmente,
è apparsa palese la reticenza su
tutto un mondo che rimane al
di fuori di ogni possibilità di
intervento e ricerca territoriale,
quale il privato psichiatrico più
o meno convenzionato, che gestisce ancora una considerevole
parte di malati di mente.
(da ASPE)
BOBBIO PELLICE
Bloccata
la pista del Pra?
La pista Villanova-Pra continua a far discutere: ogni tanto il
terreno di confronto (o di scontro) si sposta, da qualche assemblea più o meno pubblica a qualche palazzo sede di istituzione in
Torino, da lettere di protesta a
qualche bettola di alta valle. Ci
sono però, pare, importanti novità.
La Sovrintendenza ai beni ambientali e culturali, visto che il
tracciato previsto per la pista
tocca il forte di Mirabouc (o
quanto resta) ha deciso di porre
il vincolo sulla zona il che può
significare comunque un divieto
a passare nell’area. Va tenuto
presente che sia la densa documentazione presentata dalle molte associazioni contrarie all’apertura della pista, che la petizione
firmata da oltre mille cittadini
della valle, che ancora due interrogazioni parlamentari sull’argomenlo sottolineavano il valore
storico del luogo.
Da ultimo, nel febbraio 1989, la
Società di studi valdesi indicava
fra i luoghi storici meritevoli di
apposita segnalazione proprio il
forte, ipotizzando « di ripulire
semplicemente i ruderi del forte
di Mirabouc, senza scavi né ricostruzioni, allo scopo di mettere in evidenza ciò che rimane. Oltre a queste operazioni si vorrebbe creare una piazzuola di osservazione sul lato opposto della
valle illustrando ai visitatori, tramite una tabella, la pianta del
forte e la sua funzione ».
Da questa piazzuola, avendo
dunque di fronte le rovine ed una
pianta della costruzione, si potrebbero cogliere elementi che
dal sentiero ai più sfuggono e che
invece sono ancora ben evidenti:
la cisterna per l’acqua, parte dei
due torrioni, muri.
Sentite le prime avvisaglie del
« vincolo » le riunioni non sono
mancate, né a Bobbio né a Torino, alcune anche assai calde al
punto che qualcuno avrebbe detto che se il forte di Mirabouc non
riuscì a bloccare i francesi nel
1794, riuscirà forse a bloccare
oggi l'apertura della pista per il
Pra.
P.V.R.
AUTORIPARAZIONI
Costantino Marco
Officina autorizzata FIAT
LA PRIMA IN PINEROLO
Via Montebello, 12 10064 PINEROLO
Tel. 0121/21682
CAMPOLASALZA
Un museo
“attivo
II
Le valli cosiddette « valdesi »
hanno sempre rappresentato un
caposaldo della cultura, con le
scuole in primo piano.
Sembra che fin dal XVI secolo
ci fossero delle rudimentali scuole, dove l’aula era la stalla, il
libro di testo la Bibbia e Tinsegnante una persona qualunque
del villaggio che sapesse leggere
e scrivere. Agli inizi dell’800, grazie all’interessamento di Charles
Beckwith, nascono le prime scuole quartierali: 78 nel 1808, 120
nel 1846. Praticamente una per
ogni villaggio, anche il più sperduto.
Cessata la loro funzione principale per mancanza di bambini,
esse rappresentano oggi la realtà dei nostri villaggi montani, disagiati, disserviti, disabitati.
Chi è rimasto, ostinatamente,
nella propria casa natale? Qualche anziano che non vuol saperne di scendere a valle, di rinnegare le proprie radici e con la
paura di non sapersi inserire in
una vita fatta per chi lavora e
produce.
Ma d’estate, queste poche case paiono assumere una vita nuova, diversa: alcune famiglie lasciano l’appartamento cittadino
per tornare ad ossigenarsi nella
casa di montagna.
Ecco che nasce l'esigenza di
un punto di ritrovo, che non sia
la casa privata, vuoi per la riunione quartierale, vuoi per poter discutere i vari problemi della borgata.
Questo punto comune può
senz’altro essere la vecchia scuola Beclcwith. Ed è questo che
hanno pensato gli abitanti di
Campolasalza (Massello), mettendo a nuovo la scuoletta, che altrimenti sarebbe crollata, esperienza non nuova, del resto.
Anche nella vicina Salza gli
abitanti hanno raccolto una buona somma di denaro, con la quale si sono comprate le lastre per
rifare il tetto. Si aspettano solo
i volontari per eseguire il lavoro.
In un periodo in cui sembrano proliferare centri culturali, in
cui noi valdesi siamo chiamati
a sostenere opere onerose quali
asili per anziani ed ospedali, può
sembrare un po’ fuori luogo ostinarsi a mantenere in vita questi vecchi edifici.
Ma mi sembra importante sottolineare come si vuole rendere
attiva la scuola di Campolasalza.
In questo momento i bambini
della borgata hanno costituito
una piccola biblioteca, con la ferma intenzione di servirsene.
Alle pareti sono state appese
tre bacheche che ripercorrono la
vita il lavoro e le opere di Arturo Pascal (1887-196’7), che trascorse molto del suo tempo a
Massello, scrivendo alcune delle
sue opere o correggendone le
bozze. , „ r V.
Come il vecchio della fiaba cinese, che lavorava di piccone per
togliere di mezzo le montagne,
così lavorando con costanza si
può creare un posto dove tare
delle cose « insieme », invece di
lamentarsi che nessuno fa nien
1] piccolo « museo » di Campolasalza si può visitare, chiedendo la chiave a Daniela Pons.
Paola Revel Ribet
Manifestazioni
Croce Rossa
TORRE PELLICE — Volontari del soccorso In festa dal 6 al 9 luglio in piazza Cavour: concerti, gare sportive,
stand, per stare insieme ai molti volontari che prestano servizio nella Croce Rossa. Domenica 9 luglio, alle ore
11, presso il campo sportivo di viale
Dante avrà luogo la simulazione di un
intervento di primo soccorso con l’elicottero.
Cinema
TORRE PELLICE — il programma del
cinema Trento prevede per sabato 8
e domenica 9 luglio Un grido nella
notte. Secondo il nuovo orario estivo
si tiene una proiezione unica alle
21.30.
Testimonianza per la Palestina
PINEROLO — Il gruppo di Pinerolo
dell’Associazione per la pace organizza
per venerdì 7 luglio, alle 20.45, presso il Centro sociale di via Lequio, una
serata di studio con la partecipazione
di Guido Valabrega, docente di storia mediorientale presso l'Università
di Milano.
Incontri
SAN PIETRO VAL LEMINA — Nell’ambito della settimana dedicata al
tema: » Piemontesi nel mondo », sabato
8 luglio, alle ore 9, presso il salone
comunale dì piazza del Mercato, avrà
luogo un incontro dal titolo <■ Piemonte; terra di emigrazione e di immigrazione ». In serata si esibiranno gruppi
folkloristici; altre manifestazioni domenica 9 luglio, sempre in piazza.
AVVISI ECONOMICI
VENDESI 125 S-70. Revisione ’88.
Gancio. Occasione. Tel. 0121/202152.
ESPERTO traduttore editoriale dà lezioni e ripetizioni d’inglese. Telefonare Torre Pellice 0121/91507 ore
10-12.
PRIVATO acquista mobili vecchi e antichi, oggetti vari. Tel. 0121/40181
(dopo le ore 18).
AFFITTASI alloggio a Borghetto, luglio-settembre. Tel. 0121/598194.
VALDESE acquista ogni genere di oggetti antichi, documentazioni storiche. Telefonare 011/9087540.
VENDO molo Honda 125 To 33 convenientissima. 0121/500412.
ROULOTTE Roller con veranda perfette condizioni vendesi. Tel. 0121/
91415.
« Quando andrete a destra o
quando andrete a sinistra, le tue
orecchie udranno dietro a te una
voce che dirà: "Questa è la via;
camminate per essa!" »
(Isaia 30: 21)
Il 28 giugno, a Genova, il Signore
ha improvvisamente richiamato a sé
Pierre Olsen
Con profondo dolore, ma sorretti dalla fede, lo annunziano la moglie Lidia
Nisbel con Henry e Annette, la mamma. il fratello e lutti i parenti.
Il funerale ha avuto luogo nel tempio valdese di Torre Pellice il 3 luglio.
MONTOSO — Domenica 9 luglio,
nel 44esimo anniversario della Liberazione, avranno luogo le tradizionali manifestazioni commemorative dei caduti partigiani e civili; prologo la sera
precedente con concerto e fiaccolata
presso il monumento.
Eventuali offerte in memoria a favore della Facoltà valdese di teologia di
Roma.
Torre Pellice, 3 luglio 1989.
« Tu, seguimi ■»
(Giov. 21: 22)
11 l” luglio 1989. nel suo 89" anno di
età, è serenamente tornata al suo Signore
Ketty Comba Muston
Ne danno Pannunzio, attristati per
la .separazione ma fiduciosi nelle promesse evangeliche, i figli Aldo, Paolo,
Laurentia, Letizia, Lilia e Pier Valdo
con le loro famiglie.
Torre Pellice, 1° luglio 1989.
Redazione e tipografi pensano con
simpatia alla famiglia Comba in questo
momento di lutto.
8
8 valli valdesi
7 luglio 1989
I FATTI DELL’EPOCA IN UNO STUDIO SUI RESOCONTI DEI GIORNALI LOCALI
Venticinque anni fa chiudeva la Mazzonis
Le prime avvisaglie dei provvedimenti; una crisi momentanea o l’incombente prospettiva della cessazione dell’attività? - Le voci di una possibile ristrutturazione e il crollo definitivo delle illusioni: siamo ormai nel dicembre ’64
Venticinque anni fa, nell'estate del 1964, U cotonifìcio Mazzonis
dava i primi segni evidenti di una crisi che nel giro di pochi mesi
avrebbe portato alla chiusura degli stabilimenti di Pralafera e Stamperia, due pilastri dell’economia della vai Pellice fino a quel momento.
Proviamo a rileggere quegli avvenimenti, e soprattutto a capire
quale idea la gente potè farsi di quanto stava accadendo, attraverso
la lettura che i settimanali locali offrirono dei primi mesi di crisi della Mazzonis. Questo articolo c curato da Valter Careglio, che si è recentemente laureato con una tesi che affronta appunto il declino e la
successiva chiusura degli stabilimenti Mazzonis in vai Pellice.
Per un'analisi dettagliata delle ragioni e delle vicende che portarono alla fine della Mazzonis è d’obbligo il riferimento al libro di
Fabio Levi (L’idea del buon padre, Torino, Rosenberg ¿z Sellier, 1984).
La prima testata giornalistica
che interviene sulla crisi della
Mazzonis è il settimanale di orientamento cattolico « L’Eco del
Chisone », nella prima pagina del
numero datato 27 giugno (La situazione alla RIV e alla Mazzonis). La decisione da parte della ditta di sospendere 300 operai
allarma i sindacati che prendono in esame la situazione. Ciò
che l’Eco del Chisone sembra però non cogliere sono le peculiarità del dissesto Mazzonis: il settimanale propone infatti una lettura che accomuna RIV e Maz
il posto di lavoro. Lo stabilimento di Pralafera, di costruzione
pressoché centenaria, non ha subito che pochissimi rammodernamenti, tanto che oggi si trova
tecnicamente superato... ».
Si notano nell’articolo, in germe, alcimi dei temi che in seguito troveranno più ampio sviluppo. Innanzitutto si cerca di alimentare qualche speranza: pur
mettendo il dito sulla piaga di
una difficile crisi, esso tende a
spostare le aspettative proprie e
dei lettori dai Mazzonis alle autorità pubbliche, illudendosi e il
p0ìU3ram<r e sfaòr
Quando i camini della Mazzonis erano un simbolo della vai Pellice.
zonis in un generale contesto di
recessione economica del Pinerolese. Un analogo punto di vista viene riproposto anche il 4
luglio (Riv e Mazzonis: aspetti
diversi di uno stesso problema)
e il 18 dello stesso mese (Ancora interrogativi per la RIV e la
Mazzonis), sempre sviluppando il
confronto tra la crisi delle due
aziende, alla luce del più generale stato di disagio dell’industria italiana.
L’immagine proposta dal settimanale è quella di una crisi passeggera, congiunturale, che potrà al più portare a una riduzione del personale dell’azienda.
« Il Pellice », settimanale di
orientamento liberale, dal canto
suo tace fino al mese di luglio:
Il Consiglio di Valle [a caratteri grandi] per gli operai sospesi [a caratteri piccoli] è il
titolo del primo articolo sulla
crisi .Mazzonis, un articolo che
evita ogni commento e si limita a fornire delle cifre sugli introiti percepiti dagli operai Mazzonis in cassa integrazione. 11
28 agosto, di fronte alla chiusura della filatura da parte della
direzione aziendale, il Pellice si
vede però costretto a rompere
gli indugi con un articolo dal titolo Gravi preoccupazioni in
vai Pellice. La Mazzonis chiude
la filatura. Il testo prende le
mosse dalla cronaca della manifestazione di protesta da parte
di un centinaio di operai per la
« lunga .serie di licenziamenti »
e « la ormai prossima chiusura » del reparto filatura. «(...)
La manifestazione è nata dalla
decisione della nuova direzione
del complesso tessile della Mazzonis di licenziare altri 157 operai che vanno ad aggiungersi ad
altre 400 persone che a più riprese hanno ultimamente perso
ludendo la popolazione della vai
Pellice che sia sufficiente la pressione dei politici sul proprietario dell’azienda perché questi
rinnovi i suoi impianti; non ci
si rende assolutamente conto del
carattere del tutto irrealizzabile
di una tale prospettiva a fronte
deH’irreversibilità della crisi in
corso.
L’articolo parla di « nuova direzione »: dal 23 aprile del 1964
Giovanni Mazzonis aveva infatti
rinunciato alla carica di « socio
accomandatario gerente », e cioè
di massimo responsabile dell’azienda. La gestione, mentre già
si era in piena crisi, era dunque
stata affidata ad Ernesto Mazzonis, che, per gli affari straordinari, avrebbe però dovuto agire
insieme « ai due figli trentenni.
Pio e Nanni, entrambi procuratori della succitata manifattura »
(F. Levi, op. cit., p. 15). La nuova direzione risulta identificarsi
col tempo, agli occhi di tutti, con
i figli di Ernesto e nipoti di Giovanni Mazzonis, considerati dai
più come poco interessati alle
vicende della valle e quindi propensi a spostare altrove le lavorazioni. Una direzione questa verso cui, consapevole o no, spinge
l’autore dell’articolo di cui dicevamo, quando accusa esplicitamente i Mazzonis di voler spostare le lavorazioni alla « Bianchina » di Torino.
La gravità della situazione si
impone ormai all’attenzione di
tutti al punto che anche il settimanale « L’Eco delle Valli Vaidesi », il 4 settembre, esce dal
tradizionale riserbo in tema di
politica economica con l’articolo
dal titolo Grave provvedimento. Chiusa a Pralafera la filatura Mazzonis. Il tono, seppur
neutrale e pacato, non impedi
Lo stabilimento Mazzonis di Torre Pellice.
sce al trafiletto di centrare il
cuore del problema, con una evidente condanna di chi ha gestito l’azienda non negli ultimi
mesi, ma negli ultimi anni: « (...)
Non pretendiamo alcuna specifica competenza economica, ma
pensiamo che la situazione attuale è la conseguenza inevitabile di decenni di mancato aggiornamento tecnico. II rapidissimo
evolversi odierno della tecnica
giudica duramente ogni errore,
ogni trascuratezza. A noi importa qui il problema umano di coloro verso cui il datore di lavoro ha un rapporto che è innanzitutto umano e non da padrone
a macchinario... ». L’articolo porta la firma della redazione. La
sua apparizione sulla testata valdese, al di là dei contenuti, è
già di per sé un monito a guardare con molta preoccupazione
alla situazione.
11 giorno seguente si tiene la
riunione del Consiglio di Valle
per discutere sull’aggravarsi delle vicende della Mazzonis. A questo proposito interviene il Pellice rii settembre, il quale, pur
di fronte all’evidenza dello smantellamento della filatura, continua ad alimentare speranze ed
illusioni: « Si apprende che la
M.azzonis sta studiando la possibilità di aprire un reparto di
confezioni per abiti da donna allo scopo di riassorbire parte del
personale licenziato con l’assicu
Peiché la Mazzonis ha sospeso
un così grande numero di operai quando poco tempo prima
aveva aumentato il numero delle sue maestranze con nuove assunzioni? Perché i provvedimenti hanno coinciso con il mutamento della nuova amministrazione
aziendale? Perché alla vigilia dei
provvedimenti le autorità amministrative della zona e perfino
la Commissione interna non erano state informate? Perché al
proposito di ridimensionare il reparto filatura si è giunti nel giro di un mese e, contrariamente a quanto era stato assicurato, ad una totale sospensione delle maestranze addette a tale attività? » (L’intervento dei sindaci
e dei parlamentari per risolvere
la crisi della Mazzonis, 12 settembre 1964). Il settimanale cattolico sembra proporre in questo articolo, quale chiave di lettura della crisi, la categoria morale del tradimento, contribuendo non poco a consolidare una
idea nata con l’accusa, mossa da
più parti in valle alla nuova direzione, di voler spostare le lavorazioni altrove. Ciò crea confusione: alcuni ex operai, ancora oggi, sostengono che la cattiva gestione dell'azienda sarebbe
cominciata con il passaggio dei
poteri ai nipoti di Giovanni Mazzonis. Il mese successivo si parla poi di « cruda e franca relazione del dott. Mazzonis» in cui.
Usoatan t sainaa
m
In una Luserna ancora ricca di campi emerge il complesso industriale di Pralafera.
razione che per ora nessun pericolo minaccia la Stamperia.. »
(Esaminata la crisi della Mazzonis). Quello della sopravvivenza
almeno della Stamperia è un tema destinato ad avere una certa presa a Torre Pellice, dove
per un po’ di tempo ci si illuderà che i Mazzonis abbiano intenzione di chiudere solo lo stabilimento di Pralafera.
L’Eco del Chisone dal canto
suo, pur continuando a cercare
relazioni tra la situazione generale dell’industria nel Pinerolesc
e la crisi Mazzonis, comincia a
porsi interrogativi polemici a proposito di quest’ultima: « (...)
(...); di certo [per ora] c’è soltanto che entro la fine dell’anno sono destinati ad essere sospesi 1.652 operai, per i quali è
stato chiesto l’intervento della
Cassa Integrazione Guadagni almeno fino al 30 giugno del 1965 »
(F. Levi, op. cit., p. 17).
Nel mese di dicembre l’Eco
del Chisone continua i suoi interventi di aperta condanna dell’azienda (Avanzata la proposta
di irizzare la Mazzonis, 12 dicembre 1964): oltre ad attribuire ai
Mazzonis le colpe di una pessima gestione dell’azienda, viene
riconosciuta la responsabilità di
aver impedito negli anni passati
che in valle fossero impiantate
nuove industrie, tutto questo per
difendere ad ogni costo il proprio geloso monopolio della manodopera.
Il 18 dicembre anche il Pellice abbandona l’inutile e ormai
assurda difesa della politica aziendale. In un pezzo dal titolo
Triste Natale, il giornale non
fa misteri sulla prossima chiù
sura della Mazzonis.
In definitiva, in rapporto ai risultati ottenuti, di inchiostro se
n’è consumato sin troppo: gli
operai cominciano a dare evidenti segni di stanchezza, malgrado le speranze alimentate più
o meno in buona fede dai giornali o da mediatori non si sa
quanto demagogici o impotenti.
Tutti, più o meno, hanno ormai
compreso che è in gioco lo smantellamento totale dell’azienda.
Valter Careglio
USSL 42 - VALLI
CHISONE - GERMANASCA
Guardia medica :
Notturna, prefestiva, festiva: pres
so Ospedale Valdese di Pomaretto - Tel. 81154.
Guardia farmaceutica :
DOMENICA 9 LUGLIO 1989
Villar Perosa: FARMACIA DE PAOLI
Via Nazionale, 29 - Tel. 51017.
Ambulanza ;
Croce Verde Perosa: Tel. 81.000.
Croce Verde Porte: Tel. 201454
USSL 44 - PINEROLESE
(Distretto di Pinerolo)
Guardia medica :
Notturna, prefestiva, festiva: Tele
fono 2331 (Ospedale Civile).
Ambulanza :
Croce Verde Pinerolo; Tel. 22664
USSL 43 - VAL PELLICE
Guardia medica :
Notturna, prefestiva, festiva: Telefono 932433 (Ospedale Valdese)
Guardia farmaceutica :
DOMENICA 9 LUGLIO 1989
Luserna San Giovanni: FARMACIA
SAVELLONI - Via F. Blando 4 - Luserna Alta - Telef. 900223.
Ambulanza ;
CRI Torre Pellice: Telefono 91.996.
Croce Verde Bricherasio: tei. 598790
pur denunciando la situazione di
crisi dell’azienda, « questa si ripromette di concentrare il massimo delle produzioni in un unico stabilimento ridimensionato
c ammodernato, capace di dare
lavoro a circa mille persone... »
(Incontro presso il Ministero dell’industria per la crisi delle manifatture Mazzonis, « Eco del Chi■sone », 7 novembre 1964). Le illusioni crollano definitivamente
pochi giorni dopo. La direzione
della ditta chiede infatti di « aprire la procedura per il licenziamento di 70 impiegati e 55
assistenti, la quasi totalità dei
quadri intermedi dell’azienda
ASILO EVANGELICO DI
MALNATE (Varese)
A causa del pensionamento
della nostra direttrice, cerchiamo, per data da stabilirsi
Direttrice (ev. coppia)
per casa di riposo con 40 ospiti. Retribuzione adeguata. Appartamento spazioso disponibile.
Rivolgersi a: S. Mumenthaler - 20145 Milano - Via L. Mascheroni 17 - Tel. 02/4817377.