1
J Se.
delliì Riforma
cod. 327
L. 32.000
Claudiana
ORMA
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE BATTISTE, METODISTE, VALDESI
Spedizione in a. p. 45% ■ art 2 comma 20/B legge 662/96 ■ Filiale di Torino • contiene P A
In caso di mancato recapito restituire al mittente presso l'Ufficio PT Torino CMP Nord
Anno Vili - numero 1 - 7 gennaio 2000
Lire 2000 - Euro 1,03
ISPIRITUALITAJ
la notte è molte cose
di LUCA BARAHO e SALVATORE RICCIARDI
■ BIBBIA E ATTUALITÀ ■
LA PORTA APERTA
«¡0 sono la porta: se uno entra attraverso me sarà salvato»
Giovanni 10,9
IL clou della cerimonia inaugurale
del Giubileo cattolico è stato
l’apertura della «porta santa» da
parte del papa coadiuvato dall’interno, data la mole e il peso della porta, da due robusti assistenti che
hanno facilitato l’operazione. Centinaia di milioni di persone hanno assistito. grazie alla ripresa televisiva,
a questo evento altamente simbolico, che da oltre cinque secoli segna
il vero e proprio inizio dell’«Anno
Santo». In generale i simboli sono
scelti per la loro immediata forza
espressiva e comunicativa, e possono essere utilizzati anche per la trasmissione dell’Evangelo. Nella Bibbia ce ne sono molti: dall’arcobaleno alla circoncisione, segni rispettivamente del patto con Noè e con
Abramo, fino al battesimo d’acqua
segno del battesimo di Spirito, e al
pane e vino della Cena, segni dei
corpo e del sangue, cioè della vita
di Gesù donata per i peccatori.
Quale è U messaggio che poteva
giungere al telespettatore attraverso il simbolo (la porta) e l’azione
simbolica del papa (l’apertura della
porta)? Genericamente il messaggio
era chiaro e anche evangelico: una
porta che si apre vuol dire che attraverso essa la salvezza, Dio, l’aldilà diventano accessibili e sono offerti a tutti. Se però si esaminano il
simbolo e l’azione simbolica più da
vicino, il messaggio diventa meno
chiaro e persino leggermente ambiguo. Perché? Per due motivi. Ecco il
primo. È stato detto e ripetuto: la
porta simboleggia Cristo, porta della salvezza, che ha detto di sé: «Io
sono la porta delle pecore» e «Io sono la porta: se uno entra attraverso
me sarà salvato, ed entrerà e uscirà
e troverà pastura» (Giovanni 10, 79). C’è da chiedersi: l’immagine della porta chiusa che i papa apre è un
simbolo fedele di Gesù che dice «Io
sono la porta»? Quando lo dice, egli
intende: «Sono la porta aperta, già
aperta, sempre aperta, mai chiusa».
Una porta che deve venire aperta
non è un simbolo accettabile di Cristo «porta»: lo sarebbe solo una
porta sempre aperta.
Tuttavia c’è un secondo motivo di perplessità. È il papa, evidentemente come personificazione
della chiesa in generale o della
chiese gerarchica in particolare, che
apre la porta. Qual è qui il messaggio? È che la chiesa, gerarchica o
no, apre la «porta», che è Cristo. Ma
il messaggio evangelico è molto diverso: è Dio che dando se stesso ha
aperto la porta del cielo. È Dio, e lui
soltanto (non certo un uomo o una
chiesa o l’umanità intera), che può
aprire la «porta santa».E Tha aperta
duemila anni fa, e nessuno la può
chiudere, neppure simbolicamente,
per poi simbolicamente riaprirla.
Un'ultima osservazione. Stando ai
giornali, la sera di Natale aprendo
la «porta santa» in San Giovanni in
Laterano, il papa avrebbe detto: «Si
sono aperte per noi le porte del paradiso». Una frase quasi identica la
pronunciò Martin Lutero dopo aver
scoperto l’Evangelo meditando su
Romani 1, 16-17. «Quel passo di
Paolo - scrive Lutero - divenne
davvero per me la porta del paradiso». La grazia gratuita che giustifica
il peccatore, questa è per Lutero la
porta del paradiso. Per Lutero soltanto? No, ma per «ogni credente»
dice l’apostolo Paolo. Sicuramente
anche per Giovanni Paolo IL
Paolo Ricca
ICHIESEHBHHB ■■■■■EDITORIALEI
La prossima Settimana della libertà Ma dav'era la società ovile?
di aUSEPPE PLATONE di ALBERTO CORSANI
In un'intervista, il card. Ruini si interroga sulla presenza della chiesa nella società
Cristiani neil'ltaiia del 2000
Nello ricerca di una «via italiana al cristianesimo», aperta alle novità dello Spirito
ma fondata in Cristo, oggi è forse possibile un confronto tra cattolici ed evangelici
GIORGIO BOUCHARD
IN mezzo al mare di banalità da cui
siamo stati circondati in occasione
del «cambio di millennio», un discorso si distingue per la qualità dei suoi
contenuti: l’intervista che il card.
Ruini, presidente della Conferenza
episcopale italiana, ha concesso a
Gad Lerner per Repubblica (21 dicembre 1999). Molti commentatori
hanno scritto che il cardinale prendeva atto che la Chiesa cattolica in Italia
è ormai una minoranza fra le altre. A
dire il vero, né la parola né il concetto di minoranza compaiono nel corso
dell’intervista. Vi affiorano invece
pensieri, sensibilità e proposte di
grande importanza: cerchiamo di individuarne qualcuna. Anzitutto, Ruini si rende conto che l’era democristiana è conclusa, e che la Chiesa cat
Indulgenza cattolica
tolica deve cercare un’altra via di presenza nella società italiana: una presenza culturale, capace di condurre
un discorso plausibile, che sia all’altezza delle sfide che il mondo moderno lancia alla fede cristiana.
Il cardinale non ha paura dell'Islam
(fatto notevole, in un momento in cui
il paese è percorso da una sorta di
«razzismo culturale» nei confronti
dei musulmani), né si rifugia nelle
prospettive di successo che il cristianesimo vede aprirsi davanti a sé
nell’Africa nera e in taluni paesi
dell’Asia (Corea, Cina). Il cardinale
invece prende il toro per le corna: la
chiesa deve «concentrare il suo massimo sforzo nel misurarsi con le sfide
culturali in Europa e nell’America del
Nord, cioè nelle società che pesano di
più sul futuro deH’intero pianeta».
Ma quando poi cerca le radici di que
ste «sfide culturali», egli si concentra
sulT«attacco radicale al cristianesimo
dispiegato nel pensiero filosofico tedesco del diciannovesimo secolo»:
davvero il cardinale pensa che il
grande Hegel costituisca un «attacco
radicale al cristianesimo»? Mi pare
un po’ troppo. Tolto Hegel (che sarebbe come dire: «Tolto Platone, la filosofia greca...») restano Marx e Nietzsche, ma l’influenza di Nietzsche non
va oltre i pur sofisticati circoli culturali, e l’efficacia storica di Marx è stata ormai drasticamente ridimensionata in Europa, ed è sempre stata nulla
in quel Nord America sul quale si appuntano gli sguardi del card. Ruini.
La cultura laica degli Stati Uniti è invece da tre secoli dominata da una
«rivoluzione culturale» di ben altra
Segue a pag. 6
Precisazioni
«opportune»
Le precisazioni del Pontificio Consiglio per l’unità dei cristiani sul rapporto fra indulgenza e Settimana di
preghiera per l’unità (vedi pag. 4 del
numero scorso di Riforma] sono state
considerate «molto opportune» dal
presidente dell’Qpera per le chiese
metodiste, Valdo Benecchi, e dal moderatore della Tavola valdese, Gianni
Rostan, che rispondendo a una lettera
di mons. Giuseppe Chiaretti, presidente del Segretariato per l’ecumenismo della Conferenza episcopale italiana, affermano che le precisazioni
vaticane «contribuiscono al reciproco
chiarimento e ci aiutano a riprendere
il cammino interrotto». 11 presidente
metodista e il moderatore valdese ringraziano inoltre Chiaretti per il suo
messaggio perché «riconosce e comprende la nostra difficoltà di evangelici a essere coinvolti in una sensibilità
spirituale che ci è estranea».
Rosario Olivo
Sottosegretario
evangelico
Tra i nuovi sottosegretari del secondo governo D’Alema è stato nominato
anche un valdese: si tratta di Rosario
Olivo, uno dei cinque deputati evangelici che siedono in questo Parlamento. Originario di Catanzaro, eletto
con il sistema maggioritario nel collegio di Isola di Capo Rizzuto nella lista
deiruiivo, ora nel gruppo dei Ds,
membro della Commissione antimafia
e della Commissione esteri, è stato nominato sottosegretario al ministero del
Lavoro, materia di cui ha una notevole competenza, specie per il Sud.
Riforma lo aveva intervistato su queste tematiche il 27 marzo 1998. Dopo
Valdo Spini, più volte sottosegretario
e ministro, è il secondo evangelico
chiamato a incarichi di governo nella
storia dell’Italia repubblicana. Nei
prossimi giorni verranno attribuite le
deleghe sulle materie di specifica
competenza dei vari sottosegretari.
Valli valdesi
Ingenti i danni
della bufera
Una bufera di vento con pochi pre
cedenti. Fra le 7 e le 10 di martedì 28
dicembre il Pinerolese è stato messo a
soqquadro da raffiche che in alcuni ca
si hanno superato i 150 km/h. Danni
ingenti in molti comuni anche se le sti
me precise si faranno col tempo, man
mano che enti pubblici e privati avranno raccolto le rispettive segnalazioni
Certo si può dire che Angrogna e Torre
Pellice in vai Pellice, Villar Perosa e
Pinasca in vai Chisone siano i paesi
più colpiti anche se un po’ ovunque si
segnalano alberi abbattuti, interruzione
dell’energia elettrica, tetti scoperchiati
antenne tv e tabelloni pubblicitari di
velti. I collegamenti stradali, specie
nelle zone periferiche, sono stati a lun
go interrotti. Un vento simile viene ri
cordato nei primi giorni del 1980: an
che allora i danni furono elevati.
A pag. 11
■BIECO DELLE VALLII
Pinerolo sede universitaria
(fi FEDERICA TOURN
■ L'OPINIONE I
ALDILÀ
DI BACHI
E GIUBILEO
In questi primi giorni del nuovo
millennio, all’indomani del baco che
doveva mandare in tilt il mondo, possiamo rassicurare i lettori non romani: a Roma tutto è come prima, né meglio né peggio: il baco era, come diciamo qui, una «bufala», al papa-spettacolo eravamo abituati, e il traffico è
caotico come sempre, perché ai lavori
stradali finiti (che lo alleggeriscono)
fanno riscontro i cantieri ancora aperti (che lo appesantiscono).
D’altra parte, gli abitanti della capitale ci sono avvezzi e hanno imparato
a vivere. Sanno che il suo valore simbolico è un fardello insopprimibile, da
portare con dignità: quale città al
mondo è due volte capitale, sede di tre
distinte rappresentanze diplomatiche
(Repubblica, Santa Sede e Fao) e con
un sottosuolo integralmente archeologico? I romani sanno che, per sopravvivere, conviene rendere omaggio al
potente di turno, restando pienamente umani nel proprio spazio particolare, e guardare con ironia e distacco ai
suoi giochi.
Anche questa volta, distacco e ironia, e qualche pur modesto profitto
materiale a titolo di risarcimento. Sa
rebbe grave se l’afflusso dei «pellegrini» si rivelasse la seconda «bufala» di
un millennio ancora così giovane.
Questo è il punto ed è il punto serio.
Il divario fra la realtà virtuale creata
dai mass media e la realtà della vita
politica, sociale, economica e persona
le apre un grande vuoto di informazione e di conoscenza e alimenta il disinteresse del singolo per la cosa pubblica e dei politici e informatori per il
mondo reale. Si è aperta una distanza,
un vivere in due mondi paralleli, che
ricorda singolarmente la situazione
dei sistemi totalitari, con la sola differenza, che è illusoria e perciò pericolosa, che le voci critiche oggi si possono
esprimere liberamente e pubblica
mente, a differenza di quel che avveniva nei sistemi totalizzanti. Il nostro si
sterna sembra tollerare e addirittura
apprezzare le voci dissenzienti. Ma
non sarà perché esse sono sostanzialmente irrilevanti, come racconta
Orwell nel romanzo i 984 a proposito
degli intellettuali confinati nelle isole?
A mio avviso, qui sta il nodo politico dei prossimi anni: ritrovare spazi e
mezzi per un’informazione vera, al di
là dei clamori mediatici, delle semplificazioni strumentali, dei silenzi col
pevoli, al di là delle attese dei «Grandi
Bachi» e dei «Grandi Giubilei» che si
trasformano poi in flop. Quando
trent’anni fa si scopriva la tendenzio
sità dell’informazione al servizio del
potere nacquero nuovi mezzi di con
troinformazione, come II Manifesto
ma anche, perché no, fra noi. Nuovi
Tempi. Oggi che l’informazione vir
tuale è pervasiva «come le acque che
coprono il fondo del mare» (come di
ceva Isaia della presenza del Signore)
tanto da precludere l’accesso alla
realtà e rendere sterile la democrazia;
il problema è ancora più grave. Se vi è
un imperativo, in questi primi giorni
dell’anno, è che cristiani e non cristia
ni: trovino nuovi mezzi, nuovi spazi
umani e nuovi luoghi politici per di
fendere la libertà e ricuperare la verità
dell’informazione. E con essa assicu
rare un futuro alla democrazia e alia
propria umanità.
Giorgio Girardet
2
PAG. 2 RIFORMA
Della Parola
VENERDÌ 7 GENNAIO 20Qn
«'Del resto, fratelli,
avete imparato da
noi il modo in cui vi
dovete comportarvi
e piacere a Dio ed è
già così che vi
comportate.
Vi preghiamo e vi
esortiamo nel Signor
Gesù a progredire
sempre in più. infatti
sapete quali
istruzioni vi abbiamo
dato nel nome del
Signor Gesù.
^Perché questa è la
volontà di Dio: che
vi santifichiate,
che vi asteniate
dalla fornicazione,
*che ciascuno di voi
sappia possedere
il proprio corpo
in santità e onore,
^senza abbandonarsi
a passioni
disordinate come
fanno gli stranieri
che non conoscono
Dio; ^che nessuno
opprima il fratello né
lo sfrutti negli affari;
perché il Signore è un
vendicatore in tutte
queste cose, come già
vi abbiamo detto e
dichiarato prima.
^Infatti Dio ci ha
chiamati non a
impurità, ma a
santificazione. ''Chi
dunque disprezza
questi precetti, non
disprezza un uomo,
ma quel Dio che vi fa
anche dono del suo
Santo Spirito.
''Quanto alVamore
fraterno non avete
bisogno che io ve ne
scriva, giacché voi
stessi avete imparato
da Dio ad amarvi gli
uni gli altri,
'“e veramente lo fate
verso tutti i fratelli
che sono nelVintera
Macedonia. Ma vi
esortiamo, fratelli,
ad abbondare in
questo sempre di più,
"e a cercare di vivere
in pace, di curare
i vostri beni e di
lavorare con le vostre
mani, come vi
abbiamo ordinato di
fare, '^affinché
camminiate
dignitosamente verso
quelli di fuori e non
abbiate bisogno di
nessuno»
(1 Tessalonicesi 4,1-12)
APRIRCI AL FUTURO DI DIO
Per noi il nuovo anno è un tempo donato dalla grazia di Dio. È tempo utile per
riconfermare la nostra consacrazione al Signore e per rinnovare la nostra vita
GIOVANNI ANZIANI
Da tempo e da più parti si
sente parlare di questo anno 2000 come di un anno speciale, particolare. Non importa
se esso sarà l’ultimo anno del
XX secolo o il primo anno del
XXI secolo, sta di fatto che esso sarà unico per tutti noi. C’è
chi ha detto che è l’anno soprattutto del giubileo biblico
come tempo di ravvedimento e
di riconciliazione tra i popoli
per realizzare il grande progetto della «restituzione dei debiti». C’è invece chi intende questo anno soprattutto come Anno Santo, cioè quella parte della cristianità cattolica romana
che è desiderosa di indicare al
mondo, per il terzo millennio,
l’autorità della chiesa, pur se
rinnovata e penitente, piuttosto che l’autorità unica della
parola di Dio.
Per noi tutti è comunque un
tempo donato, donato dalla
grazia di Dio e dalla sua bontà.
In particolare, per le nostre
chiese, questo è tempo utile
per riconfermare la nostra consacrazione al Signore e per rinnovare la nostra vita. Le chiese
metodiste, e da alcuni anni anche le chiese valdesi, hanno la
consuetudine di tenere un culto particolare la prima domenica dell’anno utilizzando la
liturgia chiamata «Rinnovamento del Patto». Essa è caratterizzata da riflessioni bibliche e dall’impegno a essere
nuovamente posti in cammino
con fedeltà a Dio e al suo Patto
di amore in Gesù Cristo. Si
tratta così di una volontà a riscoprire la propria vocazione
in un cammino di santificazione, e il testo della lettera ai
Tessalonicesi parla appunto di
tale cammino.
Un cammino
Preghiamo
Vivi in me, Spirito di Dio.
Vorrei esistere
trovando in te la vita.
Vorrei abbandonarmi a te,
essere libero, aperto,
e lasciarmi guidare
per venirti incontro.
Agisci in me,
sii tu la mia vita.
Circonda il mio essere,
diventa il mio spazio.
Penetra in me
perché io diminuisca
e tu soltanto viva in me.
Jörg Zink
L> AMORE di Dio per noi come l’amore gli uni verso
gli altri, è la caratteristica del
nostro essere cristiani. Il nostro passato è stato segnato
dall’incontro con il Signore e
da lui solo abbiamo imparato
ad amare, a perdonare e a vivere nella pace e verità. Non
ascoltiamo la parola di Dio per
la prima volta; per tutti noi è
diventata la Parola piena di
grazia. Parola di autorità per
tutti i progetti e le decisioni
del nostro vivere.
Questo fatto non deve essere
assunto come un dato scontato
illudendoci di aver oramai raggiunto la meta della nostra
santificazione a Dio. Un cammino deve essere ancora percorso e l’immagine che poniamo oggi davanti a noi è proprio quella della «strada». Essa
ci appare in modo molto realistico perché il fondo di questa
via è a volte sdrucciolevole e a
volte tranquillo; i lati della via
sono delimitati da segnali indicatori capaci di guidarci sino
alla meta; sulla via non incontriamo luoghi per fermarci a riposare, ma una grande tensione vitale che ci spinge in avanti con perseveranza.
Lungo questa strada facciamo degli incontri particolari; i
profeti del mondo e i profeti di
Dio. E mentre i primi ci presentano vie alternative o vie di
riserva perché sia accorciato il
tempo dell’arrivo alla meta, i
secondi osano rimproverarci
affinché la nostra «corsa» sia
sempre legata alla volontà di
Dio, perché la meta non sia
frutto di tante fatiche, ma dono
della grazia del Padre.
Questi profeti di Dio ci ricordano il «Natale» come vero
tempo di novità e tempo opportuno per costruire la speranza del mondo: «Un fanciullo ci è nato... e il dominio riposerà sulle sue spalle...» (Is. 9,
5). Nell’immagine debole di un
fanciullo viene segnata l’opera
di Dio della salvezza. Certo
siamo consapevoli che questa
immagine è stata col tempo deteriorata allontanandosi dal
messaggio biblico. Eppure nonostante questo, è una immagine ancora forte per porre in
evidenza l’opera di Dio che si
abbassa in Gesù Cristo per assumere la forma di servo, come ricorderà l’autore della lettera ai Filippesi.
Gli altri profeti ci parlano di
«Capodanno» come giorno di
inizio nella ripetizione del
passato senza alcuna possibilità di vedere il rinnovamento
della vita. Essi vedono Capodanno come passaggio da un
passato umanamente contraddittorio a un presente senza la
forza della speranza per un futuro di pace. Tutta l’umanità
resta rinchiusa nella ripetizione di ogni tempo sempre uguale e con la tentazione di avere
delle vie di fuga verso la libertà. Si tende a porre una via
di speranza, al di fuori del
cammino dell’amore di Dio,
convinti di avere successo, ma
si tratta solo di vanità!
La strada di Dio non ha alternative. Non vi sono scorciatoie perché su questa via il Signore sconfigge le nostre aspirazioni di autorità, le nostre
vanità colme di un debole vapore senza forma e ci libera
dalla schiavitù di un tempo
sempre ripetitivo e senza futuro. In questa strada l’incontro
con il Vangelo della grazia e
con il dono dell’amore di Dio,
ci chiede di consacrare noi
stessi, l’intero nostro essere, al
Signore che giunge per farci
gustare il suo Regno.
vita con vanità e con ingiustizia, ma a santificarsi a Dio con
perseveranza. Oppressione,
imbroglio, menzogna sono frutti della ingiustizia mentre i cristiani sono chiamati a santità,
ad appartenere solo a Dio.
Non si tratta di avere una
morale migliore rispetto ad altri e neppure che la fede cristiana deve esaurirsi in un’etica dell’onestà (anche se nel nostro tempo un’etica della giustizia non farebbe altro che del
bene a tutti). Non si tratta di un
nuovo codice morale per evitare i colpi vendicativi di un Dio
vendicatore e neppure essere
legati ad una nuova legge morale senza la libertà di assumerci le proprie responsabilità.
Si tratta solo e solamente di
una via di santificazione! Si
tratta di accettare di essere stati
liberati per grazia dal peccato e
di essere stati resi forti, capaci
di vivere nell’amore e nella
giustizia. La potenza dello Spirito Santo apre davanti a noi
questa strada nella quale noi
camminiamo con umiltà e con
La santificazione
.. ESÙ Cristo, così come
«ij(
ci viene attestato nella
Sacra Scrittura, è l’unica parola di Dio. Ad essa dobbiamo
prestare ascolto; in essa dobbiamo confidare e ad essa dobbiamo obbedire in vita e in
morte». Così affermavano gli
evangelici tedeschi nel 1934
durante i lavori del Sinodo a
Barman. Non è possibile percorrere un altra via nella nostra
vita per rendere presente nel
mondo l’amore di Dio in Gesù
Cristo. Una via è già stata tracciata dal dono di Gesù Cristo,
il Signore. L’apostolo Paolo avverte i suoi fratelli di Tessalonica a non usare della propria
vigore compiendo la volontà di
colui al quale apparteniamo.
Si tratta di aprire la nostra
vita al futuro di Dio, al rinnovato incontro con la sua grazia
affinché le nostre opere diventino strumenti indicatori di tale grazia. Si tratta di riprendere
il cammino della nostra vita
umana in questo nuovo tempo
della grazia che è l’anno 2000
della nostra era senza celebrare
date e senza esaltare la propria
storia, ma offrendo se stessi per
essere spesi alla gloria di Dio.
Così ricorda l’antica preghiera
della liturgia per il culto di rinnovamento del Patto;
«Signore, io non appartengo
più a me stesso, ma a te.
Impegnami in ciò che vuoi,
mettimi a fianco di chi vuoi:
che io sia sempre tuo testimone, sia nella pienezza delle
forze, sia quando le forze vengono meno, sia che io mi trovi
nella gioia, sia che io mi trovi
nel dolore.
Liberamente e di pieno cuore mi sottopongo alla tua volontà e metto ogni cosa al tuo
servizio.
Tu sei il nostro Dio e noi siamo il tuo popolo. Amen».
(Prima di una serie
di quattro meditazioni)
Note
omiletiche
Paolo, dopo aver predicato a Tessalonica, deve lasciare la città e si reca con
Timoteo e Sila a Corinto dopo essere stato a Berea e
ad Atene. Il clima lasciato
è difficile e teso: ogni giorno i cristiani sono fatti oggetto di insulti dai loro
connazionali. Era logico
pensare che in breve tempo
tutto il lavoro svolto da
Paolo in quella città venisse vanificato. L'apostolo invia il discepolo Timoteo il
quale, al rientro, porta buone nuove dalla chiesa: i cristiani sono saldi nella fede,
conservano un buon ricordo
dei missionari e desiderano
rivederli. La prima lettera ai
Tessalonicesi nasce in questa precisa situazione di timori e di volontà di Paolo
nel continuare un'opera di
formazione cristiana.
La lettera è facilmente
divisibile in due parti:
capp. 1-3 dove risulta ricorrente il ringraziamento, e i
capp. 4-5 dove è predominante l'aspetto esortativo e
istruttivo. In questa seconda parte Paolo cerca di
esporre principi di fede per
convincere; in particolare
l'esortazione riguarda una
concreta fedeltà per essere
preparati all'incontro con il
Signore che sta per venire.
Vi è da rilevare il motivo
del «progresso» nel percorrere la «via» della nuova fede in Gesù: «vi esortiamo,
fratelli, ad abbondare in
questo sempre di più» (4,
10). Questo «abbondare»
riguarda l'amore reciproco.
Il contenuto delle esortazioni di Paolo è racchiuso
in un particolare «cammino» etico: piacere a Dio (4,
1), amore fraterno reciproco (4, 9-10), vivere tranquilli con il proprio lavoro
(4, 11), essere sobri nella
fede, nell'amore e nella
speranza (5, 8b), e infine
seguire alcune regole a carattere generale (5, 12-22).
Il motivo di questo «cammino etico» è quello della
santità: «Infatti Dio ci ha
chiamati non a impurità,
ma a santificazione» (4, 7).
È una santità molto concreta che coinvolge la sfera
del proprio corpo e non
semplicemente una ricerca
di dottrine spiritualmente
elevate. Il corpo è strumento e luogo di santità. Non
si tratta di compiere atti
eroici 0 avere una morale
più alta di quella presente
nel mondo, ma manifestare
con perseveranza la propria
appartenenza al Signore Gesù che è il risorto dai morti
e sta giungendo.
Occorre sottolineare come l'esortazione di Paolo
sia saldamente piantata
nella trama della storia della salvezza: passato, i Tessalonicesi sono stati chiamati da Dio a credere e
santificarsi; presente, sono
figli della luce e come tali
devono operare; futuro, davanti alla parusia di Cristo
devono presentarsi come irreprensibili. La vita reale
deve essere testimonianza
dell'appartenenza solo a
Dio per una continua consacrazione in vista del Regno di Dio che in Gesù Cristo sta giungendo come
evento imminente. Nella
nostra realtà di chiese evangeliche desiderose di
rinnovare il Patto di amore
con Dio, l'esortazione a un
cammino di «santità» deve
condurci a costruire giorno
dopo giorno una testimonianza di amore per la salvezza del mondo.
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Per
approfondire
- G. Barbaglio, La Teologia di Paolo, Edb, 1999.
- P. lovino. La Prima Lettera ai Tessalonicesi, Edb,
1992.
- AA.VV., Le lettere di
Paolo, Boria, 1980.
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Fede e Spiritualità
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La Bibbia ci insegna a parlare di Dio anche con immagini, metafore e parabole
La notte è molte cose
/\cconto alle nostre notti, spesso così inquiete e tormentate, c'è anche la notte del Signore: è
quella del Natale, quando il Signore viene incontro al mondo per illuminarlo con la vera luce
LUCA BARAHO
La notte. La notte della veglia, del riposo, dell'attesa. La notte dell’inquietudine
a della tranquillità. La notte
senza fine dell’insonnia e la
Tiotte breve del sonno profondo. La notte priva di luna e la
jotte del cielo stellato. La notte di Natale, degli angeli e dei
pastori. La notte in cui l’anno,
il secolo, il millennio finisce e
un nuovo ciclo del nostro
tempo viene salutato con il
botto fragoroso di fuochi d’artificio e quello più attutito di
bottiglie che si stappano. La
notte è tante cose.
È un simbolo potente della
coscienza umana e della nostra
coscienza incerta e contraddittoria. È il simbolo che raccoglie i nostri sogni e le nostre
attese, ma anche i nostri incubi e i nostri rimorsi. È il simbolo che raccoglie la nostra
ambiguità, la notte in cui l’oscurità cela la forma delle cose, rende irriconoscibili gli
orizzonti, insicuri i sentieri.
Chi ha veramente il coraggio
di esplorare la notte? Chi realmente la conosce? Chi si spinge fino a sondare la profondità
della propria coscienza e a raggiungere il punto più profondo
e più buio della propria esistenza? La notte è molte cose.
Anzi, non esiste un’unica notte, uguale per tutti, ma ognuno
vive la propria notte, l’oscurità
dove emerge la propria stanchezza e debolezza.
C’è la notte di chi rientra
nella propria casa e si scrolla
di dosso la fatica e le preoccupazioni di una giornata vissuta alla luce del sole. La notte
di chi si corica al sicuro delle
proprie mura e serra l’uscio,
desideroso di chiudere i propri occhi sul mondo. La notte
di chi si addormenta neH’intimità della propria stanza, del
tutto ignaro di ciò che può
succedere fuori, nei vicoli delle città, nelle strade deserte.
C’è chi si addormenta nel
buio della propria stanchezza
e del proprio riposo.
C’è la notte compiaciuta dei
potenti che si addormentano
adagiati sui propri trionfi. I
potenti di ogni tempo: da
quelli che si addormentano
compiaciuti nella notte in cui
nasce Gesù (Augusto, Quirino, Erode) a coloro che oggi
vivono sulla vetta del mondo.
C’è la notte dei sazi, degli arrivati, dei sistemati. Di chi si
sente sicuro della propria forza e da un nuovo giorno non
spera nulla, se non il veder
ancora una volta sorgere il sole sui propri domimi. C’è chi
si addormenta nel buio della
propria forza e del proprio
privilegio.
C’è poi la notte di chi veglia
e guarda la città addormentata. Chi osserva le finestre illuminate e quelle spente e si
chiede chi ancora stia sveglio,
chi ancora si attarda a coricarsi. C’è la notte delle finestre
accese, delle ore insonni, del
le solitudini incolmabili. Come pure la notte delle panchine usate come giaciglio e dei
cartoni usati come coperte.
C’è la notte delle sbarre, di chi
si addormenta in carcere e
dorme il sonno del prigioniero. C’è chi rimane sveglio nel
buio della propria angoscia e
della propria sventura.
E se poi guardiamo al secolo che è appena trascorso e
che abbiamo salutato, non c’è
forse anche la notte del mondo? Quante volte è stata notte
nel millenovecento, quante
volte sono calate le tenebre e
siamo stati avvolti dal buio?
In questo secolo di guerre, di
scontri sanguinosi, di armi
dalla distr7ittività immane, di
popoli interi affamati e sfruttati. In questo che è stato il secolo di Auschwitz, quante
volte è calata la notte? C’è
dunque anche chi si addormenta nel buio della propria
storia.
La notte è molte cose. Chi
realmente la conosce? Chi ha
il coraggio di avventurarsi in
tutti i suoi meandri? Tutti siamo piuttosto in attesa del
giorno, del risveglio che porta
gli uni a lavorare e gli altri a
dominare ed altri ancora ad
abbandonare le proprie panchine o le proprie celle per
una boccata d’aria. Un giorno
che è una sorta di proseguimento più sobrio della notte,
dove ciò che nell’oscurità era
ingigantito ora può prendere
la giusta dimensione della
prosaicità, crudeltà e indifferenza che si possono sperimentare alla luce del sole. Dove, come nella notte descritta
dal poeta americano Erosi, c’è
sempre un campanile a sentenziare che il tempo e ciò
che in esso vi succede non è
né giusto né errato.
Se vogliamo udire una parola di speranza essa non viene
dalla luce del sole, ma dal
cuore della notte. Perché accanto alle nostre notti esiste
anche la notte del Signore. E
nella notte che nasce Gesù, è
nella sua notte che il cielo si
apre alla terra e la pace viene
proclamata, è nella notte del
Signore che il cielo diventa
visibile e una stella guida gli
esseri umani verso una sicura
speranza. È nella notte degli
esseri umani che il Signore ci
viene incontro. Ed è proprio
lui, quello che porta nel mondo una luce vera, l’unico tra
tutti a conoscere realmente la
notte, nella sua interezza; la
notte dei deboli e degli ingiusti, la notte dei poveri e dei
potenti. Solo chi conosce realmente la notte sa anche che
cos’è la luce e non sbaglia a
chiamare giorno quello che
spesso è solo un proseguimento della nostra oscurità.
Nella nostra ambiguità e nei
nostri tormenti, come anche
nella voglia di cambiamento e
di verità su di noi e sul mondo, noi tutti siamo fratelli e
sorelle nella notte in attesa di
un mattino vero.
► ri L'Emmanuele, a partire dalla nascita di Cristo, si rinnova ogni giorno
La presenza di Dio nelle nostre confuse strade
SALVATORE RICCIARDI
SEI per qualche giorno in
una città che conosci poco.
Il programma subisce una modifica e ti trovi a disposizione
una mezza giornata. Decidi di
passeggiare a caso: non c’è di
meglio j)er conoscere come è
fatta davvero una città, senza
passare per il filtro dei suggerimenti degli uffici turistici.
Vai di qua, inr:uriosito da un
mercato, vai di là attratto dalla
fontana cbe sta in mezzo a una
piazza,a un certo momento
ti accorgi cbr; è ora di tornare.
Hai in lasca l'indirizzo dal
quale sei partito e pensi di
avere in testa il perc:orso da tare per raggiungerlo: hai avuto
cura di memorizzare dei punti
di riferimento. Ma qualcosa
non funziona: queU’impalcatura non la ricordi... e l'edicola sull'angolo... era proprio su
quell’angolo? Finalmente a un
crocevia trovi, in corrispondenza di una fermata di autobus e stranamente ignorata dai
graffittari, una pianta della
città. Osservi il reticolo di
strade, più fitto e irregolare di
quanto avevi supposto, e finalmente respiri: hai individuato
la tua destinazione, hai sotto
gli occhi il fatidico circoletto
col ])untino rosso: «Voi siete
qui». È un po’ la metafora della tua vita: vai. vieni, giri in
tondo, osservi, ti incuriosisci,
desideri, valuti o. come direbbe Paolo, compri e vendi, ti
rallegri o ti rattristi, vivi con
qualcuno o stai da solo, ma alla fine... dove sei? dove vai?
«Voi siete qui»: eccolo il
punto di riferimento sicuro
dal quale puoi riprendere il
cammino nella direzione giusta. Ma c’è un’altra indicazione preziosa, forse più preziosa
ancora del «voi siete qui». E
l’indicazione che dice: «Io sono qui». Nella sua grazia
gnore ti raggiunge, ti rivela dove sei, nel dedalo a volte inestricabile della tua esistenza, ti
affianca, ti rassicura; «Io sono
qui». Accanto a te, Non sei
perduto, non sei solo.
;al- I
Gesù è detto PEmmanuele.
Questo nome riassume e rivela
tutto ciò che Dio fa per le sue
creature. Emmanuele, l’Iddio
con noi. Se vogliamo, questa ci
giunge come un’indicazione
debole, ben diversa da quelle
che giganteggiano e si impongono come la pubblicità di una
sigaretta o di un’automobile. E
un segnale debole, difficilmente percepibile per quello che
effettivamente è. L’Emmanuele
si è presentato come un bimbo
fasciato alla buona che frignava 0 dormiva nella greppia di
una stalla in una città di provincia. Fu un segnale letto in
maniera diversificata: chi era
sul trono vi ha letto un pericolo mortale, chi si occupava di
religione vi ha trovato un grattacapo teologico in più, i più
poveri vi hanno colto una
gioiosa speranza di riscatto, i
sapienti scrutatori delle stelle
vi hanno ipotizzato uno sconvolgimento venuto da Dio.
Il segno di Gesù di Nazareth
rimase poi debole fino alla fine. Ci sarebbe voluto il dono
dello Spirito perché si ricono.scesse nel crocifisso il messia
risorto, il figlio dell’Iddio vivente. il salvatore del mondo.
Un grande poeta americano
La conoscenia della notte
Io sono uno che ben conosce la notte.
Ho fatto nella pioggia la strada avanti e indietro
ho oltrepassato l’ultima luce della città.
Sono smdato a frugare nel vicolo più tetro.
Ho incontrato la guardia nel suo giro
e ho abbassato gli occhi, per non spiegare.
Ho trattenuto il passo e il mio respiro.
Quando da molto lontano un grido strozzato
giungeva oltre le strade da un’altra strada.
Ma non per richiamarmi o dirmi un commiato;
E ancora più lontano, a un’incredibile altezza.
Nel cielo un orologio illuminato.
Proclamava che il tempo non era né giusto, né errato.
Io sono uno che ben conosce la notte.
Robert Prosi
Mi 1 marginali delle città
Il mondo indecifrabile
delle creature della notte
Se è questo lo Spirito che ti
anima, allora è giusto e opportuno ricordare Gesù, festeggiarlo, facendogli posto nel
tuo cuore e nella tua vita. Nei
giorni lieti come in quelli in
cui è difficile orientarsi. Egli ti
sosterrà, resterà fedele, attento
al tuo fianco. È Lui che dice:
«Io sono qui».
Racconta l'Evangelo di Luca
che quando Gesù ebbe compiuto otto giorni, i suoi genitori lo portarono, com’era usanza, al tempio. Lì un uomo, carico di esperienze e di anni, un
vecchio che doveva aver faticato per districarsi nei grovigli
della sua lunga esistenza, facendo assegnamento su Qualcuno che gli aveva detto «Io
sono qui», seppe riconoscere
nel bambino il segnale della
presenza di Dio. «Perciò - egli
disse - ora posso anche morire
in pace. Ho avuto nella vita il
massimo che avrei potuto desiderare, e rivivessi un’altra volta tutti gli anni che ho già vissuto, non potrei davvero avere
di più. Gli occhi miei hanno
contemplato questo bambino;
e io so che egli è la salvezza di
Dio». È una cronaca. Forse è
anche una possibilità.
Capita a volte di passare
nella notte accanto alle creature della notte. Lo facciamo
frettolosamente in automobile.
Di notte quasi non c’è traffico.
La città non ci è ostile. Abbiamo i volti stanchi, le palpebre
pesanti. Andiamo a casa, finalmente. Fa freddo.
Ci fa tristezza passare accanto alle creature della notte. Soprattutto quelle ragazze giovani. Fa freddo ancihe per loro.
Anche se sono vicine al fuoco,
i loro corpi sono scoperti,
esposti alla notte e agli sguardi
morbosi di chi passa. Chi c’è
dietro quei volti mascherati,
quei corpi infreddoliti? C'è un
uomo (a volte anche una donna!) avido, c’è una storia di
miseria, c’è spesso un lunghissimo viaggio, c’è una vita da
schiava. Di giorno come di
notte. O forse ci è rimasta solo
rassegnazione. C’è abitudine.
C’è notte anche dentro, senza
spiragli di luce all’orizzonle.
Girando lo sguardo nelle
strade ci sono altre creature
che appartengono alla notte.
Fanno i loro affari alla luce
gialla dei lampioni. Parlano, si
scambiano soldi e siringhe, si
trascinano senza meta.
Per la stazione, no, non voglio neppure passare via in
fretta con l’auto. Non è più ora
di pulitori di vetro, ma oscure
figure vagano in ogni angolo.
Non mi va di vedere la loro solitudine, il freddo delle loro
vite che non appartengono pili
a nessuno. Meglio fuggir via,
non vedere, non sapere. Andiamo! Ma li vedo, non posso
che vederli. 1 loro corpi curvi,
i loro fagotti. Cercano ancora
un posto nella notte. Un posto
da dove non essere cacciati
via, almeno per stanotte. E
non è facile.
Che cosa possiamo farci noi?
Che cosa posso farci io? Sono
stanca. Cerco solo casa mia. Fa
freddo, dopo tutto anche per
me. È tardi. Posteggio in fretta,
mi guardo attorno. Potrebbe
esserci qualche creatura della
notte ad assalirmi. Cautamente
apro il portone, me lo chiudo
alle spalle. Salgo le scale. Sono
a casa. Finalmente. La casa silenziosa mi accoglie. E calda,
gli odori sono familiari, tutto
sembra a posto. Anche il disordine abituale mi rasserena. Un
attimo e siamo a letto. La notte
è fuori, è lontana. Quella notte
di fuori che non mi appartiene. 1 piedi infreddoliti si riscaldano lentamente al tepore
delle coperte. Ripenso al freddo. al fuoco, ai cartoni, ai fagotti. 1 pensieri mi si confondono. Basta; siamo stanchi,
dobbiamo dormire! Domani si
ricomincia.
Regala
un abbonamento a
4
PAG. 4 RIFORMA
VENERDÌ 7 GENNAIO 2000
\lenerdì :
Francia: Sinodo delle chiese riformate di Provenza-Costa Azzurra-Corsica
Per una presenza più viva delle chiese
Si stanno avviando tre tipi di nuovi ministeri: informatore regionale, formatore regionale,
cappellano nelle università. Verso il grande programma nazionale «Débat 2000,2000 débats»
MARIE-FRANCE MAURIN
T N campeggio, due dorV\ X mono. “Cne cosa vedi?”
- “Le stelle” - “A che cosa ti
fanno pensare?” - “Teologicamente, che Dio è grande; meteorologicamente, che domani
farà bello” - “Imbecille! Ci
hanno rubato la tenda”». Con
questa storiella, il pastore
Yves Cruvellier, presidente
del Sinodo regionale Provenza-Costa Azzurra-Corsica, ha
introdotto la sessione dei 1921 novembre, vicino a Tolone,
dicendo che bisogna essere avveduti e poeti su questo nostro
pianeta, un grande villaggio
dove si piange spesso e si ride
qualche volta.
A pochi chilometri dalla
frontiera, viviamo in modo diverso Sinodi regionali e Conferenze distrettuali: lì traviamo
molto humour ma lettura iniziale della dichiarazione di fede della Chiesa riformata di
Francia; nessuna controrelazione, riservata al solo Sinodo nazionale: messaggio sostanzioso
del presidente del Consiglio regionale; «accueil» delle autorità. Lamentandosi che la regione è una delle meno estese
fra le otto esistenti in Francia,
stanno cercando di «annettere»
le zone di Saint-Rémy de Provence e di Briançon; questo nel
quadro di un ripensamento
globale in casa riformata.
Il tema generale era «La vita
regionale»: «cambiare il volto
della nostra chiesa», migliorare quello che esiste, inventare, anticipare gli eventi, prendendo meglio in conto la
realtà socio-economica e lo
sviluppo urbano. Un esperto
nello studio del territorio ha
portato le proiezioni del censimento di popolazione; molti
sono attirati dalla costa sudest. «Le chiese non sono prima di tutto per i loro membri,
ma per gli altri. L'Evangelo ha
priorità sulla chiesa».
zionale dell’Erf). Una consultazione con 9 domande ha permesso di scegliere dieci temi
per i quali saranno predisposti
dei «dossier» spediti alle chiese locali nell’aprile 2000. Il Sinodo nazionale 2000 lancerà
ufficialmente il progetto in
giugno a Lione.
È stata proposta la creazione
di una nona équipe regionale
sulla comunicazione (mass
media. Internet, stampa quotidiana regionale). I Consigli di
chiesa sono stati invitati a riflettere alla possibilità di un
momento cultuale di accompagnamento per le coppie che
scelgono il «patto civile di solidarietà».
Provenza: il «Pont du Gard»
Nuovi ministeri
Si è insistito per dei ministeri collegiali, a tempi «condivisi» tra comunità, circuiti,
regione, ma anche tra le varie
regioni. «Osiamo redigere un
contratto “speranza” per i 5
anni a venire», scambiando
idee, difficoltà, competenze,
essendo solidali in termini di
fiducia, progetto di vita, dinamismo; per questo, osiamo
ringiovanire le strutture, proporre nuovi luoghi di vita di
chiesa, trovare un progetto comune tra due o tre comunità,
fornirsi di strumenti per il lavoro in équipe, scambiare ministri e ministeri, avere più
«audacia e innovazione per
uscire dall’insularità ecclesiale o dal ripiego congregazionalista». Tre tipi di nuovi ministeri si stanno avviando: informatore regionale, per completare il collegamento fatto dal
giornale regionale «Echanges»;
formatore regionale, insistendo sulla formazione degli
adulti: «cappellano» nelle università; questi accanto ai 33
posti pastorali della regione,
dove però al massimo 31 sono
Convegno internazionale a Ronna
Jan Hus, un coraggioso
riformatore della chiesa
«Organizzare un convegno
su Jan Hus è stato un gesto
molto coraggioso da parte della Chiesa cattolica»: questo il
commento del pastore Pavel
Smetana, presidente della
Chiesa evangelica del Fratelli
cechi e del Consiglio ecumenico ceco, sul convegno internazionale. svoltosi a Roma nel
dicembre scorso, sulla figura
di Jan Hus. condannato al rogo
dal Concilio di Costanza nel
1415. «Questo convegno - ha
dichiarato Smetana - costituisce un importante passo avanti nelle relazioni ecumeniche
fra cattolici e protestanti. Stiamo sperimentando un’atmosfera estremamente positiva e
aperta, rispettosa delle diverse
tradizioni storiche e religiose». All’incontro, organizzato
presso l’Università lateranense
dalla Conferenza episcopale
ceca, dall’Accademia delle
scienze ceca e dall'Università
di Praga, hanno partecipano
una trentina di studiosi e specialisti del tema, fra cui Walter
Brandmiiller, Jiri Kejr, Frantiseli Smahel.
«Chi era Jan Hus? Un eretico
o un riformatore della chiesa?
La maggiore aspettativa, per
noi protestanti - ha proseguito
Smetana -, è che venga riconosciuta anche da parte cattolica la validità dell’azione
riformatrice di Hus: egli era un
prete cattolico di grande fede,
ma anche un cristiano che cercava di seguire l’insegnamento
di Gesù Cristo e vivere sinceramente la fede, aiutando la
chiesa a rinnovarsi e cambiare
alcuni suoi aspetti molto problematici. Dopo questo importante simposio in Vaticano, ci
aspettiamo che Jan Hus venga
Praga: il monumento a Jan Hus
rivalutato come riformatore,
un credente che ha combattuto
per la riforma della chiesa».
Non sono mancate in passato tensioni fra la Chiesa cattolica e la Chiesa evangelica ceca: nel 1995, in occasione della canonizzazione del sacerdote cattolico Jan Sarkander, accusato di collaborazionismo
con i polacchi e morto nel
1620 a causa delle torture inflittegli dalle autorità ceche, il
pastore Smetana declinò l’invito del papa a partecipare alla
cerimonia di canonizzazione:
«Si tratta in realtà di un personaggio controverso - dichiarò
in queU’occasione Smetana -,
un precursore della ricattolicizzazione forzata dei protestanti cechi, che tollerò barbare torture inflitte ai protestanti
per costringerli a tornare alla
fede cattolica».
Il convegno internazionale
su Jan Hus ha avuto un’udienza dal papa il 17 dicembre e la
visita del presidente ceco Vaclav Havel, (nevi
coperti, perché ogni anno viene chiesto a due comunità di
accettare di vivere un anno di
vacanza pastorale. L’idea è di
chiedere ad ogni «concistoro»
(circuito) di accettare ogni anno un posto vacante.
«Débat 2000,2000 débats»
Questa rivitalizzazione regionale si inserisce nel grande
programma nazionale «Débat
2000, 2000 débats« (Sito internet: www.eglise-reformee-fr.
org/debat2000), che vuole essere una dinamica, un movimento; è stato reso noto nel febbra
10 scorso con un primo numero
di «Le notizie dei 2000 dibattiti», per stimolare regioni e comunità in un nuovo slancio
per annunciare la novità dell’
Evangelo, partecipando ai dibattiti dei comuni e delle collettività locali. La Chiesa riformata «invita gli interlocutori
della società civile, invita i nostri contemporanei, invita tutti
coloro che lo vorranno, a venire a dibattere i grossi interrogativi che abitano la nostra storia» (pastore Michel Bertrand,
presidente del Consiglio na
Colletta per gli alluvionati
Una colletta per le regioni
sinistrate dalle alluvioni, un
appello indignato contro l’intervento russo in Cecenia,
chiedendo alla Kek e al Cec di
stimolare la Chiesa ortodossa
russa a premere sul governo
russo, un invito a sostenere
l’azione umanitaria della Cimade nei Balcani, una sovvenzione alla banca etica
Scod, e un avvertimento a vigilare perché uomini e donne,
pastori e laici, possano essere
presidenti del Sinodo regionale, erano fra gli ordini del
giorno proposti.
L’insegnamento teologico,
portato avanti insieme da
riformati e luterani all’Istituto
protestante di teologia, sarà rivitalizzato nelle due facoltà di
Parigi e Montpellier, per rispondere a un crescente interesse per la teologia. Il presidente del Consiglio regionale,
pastore Louis Schloesing, ha
dato il suo ultimo messaggio,
dopo 8 anni d’impegno; lascerà la regione, per andare a
Montpellier. È in preparazione
la pastorale italo-francese che
avrà luogo a Torre Pellice dal
18 al 21 giugno, subito dopo la
conferenza del li distretto.
Mentre un altro stato nigeriano si appresta ad applicare
ufficialmente la legge coranica, la più grande organizzazione cristiana del paese, sottolineando che la «sharia» è anticostituzionale e mette in pericolo l’unità del paese, minaccia di fare causa. L’Associazione cristiana della Nigeria
(Can), che riunisce la Chiese
cattolica e le chiese protestanti, ha infatti annunciato di
avere scritto al procuratore generale per chiedergli di opporsi all'imposizione della
«sharia» (legge islamica) nello
stato dello Zamfara, nel nord
del paese.
Da allora, altri due stati del
Nord, più grandi e più potenti
dello Zamfara, il Kano e il
Sokoto, stanno per adottare la
legge islamica. Nel Sokoto, le
autorità hanno annunciato la
proibizione dell’alcol e della
prostituzione, e lo stato del
Kano. che conta cinque milioni di abitanti, ha annunciato
l’applicazione della «sharia».
Il segretario generale del Can.
Charles Obasola Williams, ha
dichiarato a Lagos: «Sembra
che dietro a questa decisione
di applicare la sharia si nasconda una minaccia. Abbiamo scritto al procuratore generale e gli abbiamo chiesto di
agire contro lo stato dello
Zamfara. Se non dovesse farlo,
pensiamo di proseguire la nostra azione».
D'altra parte lo stato di Rivers. nel Sud, dove si sono
svolte proteste contro le iniziative islamiche, ha minacciato di dichiararsi stato cristiano. La Nigeria, che con oltre 100 milioni di abitanti è il
paese più popolato dell’Africa,
In vigore anche in uno stato del Nord
Nigeria: le chiese cristiane
si oppongono alla «sharia»
riconosce sia le religioni tradizionali che il cristianesimo e
l’Islam. Non esistono statistiche riguardanti la religione
predominante del paese, ma i
musulmani sono maggioritari
nel Nord; i cristiani sono principalmente all’Est, e una popolazione mista nel sud-ovest.
Le procedure miranti a introdurre la legge islamica intervengono sei mesi dopo
l’inizio della presidenza di
Olusegun Obasanjo, un battista del sud-ovest, ex capo militare eletto capo di stato civile
all’inizio del 1999, Ora la
grande sfida che lo attende è
appunto il mantenimento dell’unità del paese. Da quando
ha assunto il potere, a fine
maggio dello scorso anno, le
tensioni etniche si sono intensificate tra le varie tribù del
paese, circa 200, e oltre 1.200
persone sarebbero morte negli
scontri etnici. In maggior parte
questi conflitti non sono legati
alla religione ma hanno provocato un clima di instabilità.
La decisione dello stato dello Zamfara è molto popolare
in quella parte del paese e i
leader musulmani chiedono
oggi di dirigere quella regione,
la più rispettosa delle leggi.
D’altra parte il Can ha chiesto
il ritiro della Nigeria dall’Organizzazione della Conferenza
islamica, gruppo di 52 paesi
con sede in Arabia Saudita, alla quale la Nigeria aveva aderito durante il regime militare.
«L’adesione a questa organizzazione non è accettabile. E
come se dicessi che un giorno
la Nigeria, in quanto paese,
aderirà al Consiglio ecumenico delle chiese», ha detto
Charles Williams. (enii
DAL MONDO CRISTIANO I
I Svizzera
Riunione della commissione per
la partecipazione ortodossa al Cec
» T» Î_ •_t__ \/r_ o. •__
MORGES — Prima riunione a Morges, Svizzera, della neocostituita Commissione speciale sulla partecipazione ortodossa al
Consiglio ecumenico delle chiese (Cec). La Commissione (60
membri equamente divisi tra le chiese ortodosse d’Oriente e
d’Occidente e le altre chiese del Cec) ha due presidenti (il metropolita di Efeso, Crisostomo, e il vescovo luterano tedesco Rolf
Koppe) e ha stabilito di lavorare in quattro settori: organizzazione, etica dei rapporti, convergenze e divergenze teologiche, proposte strutturali. Prossima riunione: ottobre 2000. (nev/wcc)
Kosovo
Lettera del Cec e della Kek
al patriarca ortodosso serbo Pavle
GINEVRA — «La motivazione umanitaria che ha giustificato
l’intervento internazionale nel Kosovo sarà gravemente ferita
se chi ha ora l’autorità per intervenire non riuscirà a garantire
la protezione delle minoranze religiose e dei loro edifici di culto»: così hanno scritto il segretario generale del Consiglio ecumenico delle chiese e quello della Conferenza delle chiese europee al patriarca ortodosso serbo, Pavle, prendendo atto delle
crescenti distruzioni di luoghi di culto ortodossi nel Kosovo.
«Alla vigilia della nascita del Principe della pace - conclude la
lettera - le nostre comunità pregano insieme per la riconciliazione di tutti i popoli della regione». (nev/wcc)
Consiglio ecumenico (ielle chiese
Reso noto il programma del Fondo
per la lotta contro il razzismo
GINEVRA — In occasione della giornata mondiale per i diritti umani (10 dicembre) il Consiglio ecumenico delle chiese
(Cec) ha reso noto il programma degli interventi che impegneranno per il prossimo anno il suo Fondo speciale per la lotta
contro il razzismo. Creato nel 1970, il Fondo interverrà in 21
casi di palese violazione del diritto all’uguaglianza, con particolare attenzione ai paesi africani e latinoamericani, (nev/wcc)
> ' Religioni nel mondo
250 progetti di interventi immediati
per «migliorare il mondo»
Romania
No degli evangelici alla proposta
di legge sulle entità religiose
Macedonia
È un metodista il nuovo presidente
CITTÀ DEL CAPO — Oltre 250 progetti di intervento immediato per «migliorare il mondo». È il risultato pratico della riunione del «Parlamento delle religioni del mondo», convocato
all’inizio di dicembre 1999 a Città del Capo, in Sud Africa. Vi
hanno partecipato oltre 7.000 delegati in rappresentanza di tutte
le religioni del mondo con l’intento sia di approfondire il dialogo interreligioso che di dimostrare che le religioni hanno molto
da dire nei grandi cambiamenti strutturali in atto. (nev/eni)
Cile
Classifica degli eventi religiosi
più importanti del secolo
BUCAREST — Dopo aver esaminato la nuova proposta di legge sulle entità religiose in Romania, il Comitato direttivo della
Chiesa avventista romena ha deciso di rinviarla al governo definendola seccamente «inaccettabile». La proposta, bocciata anche da altre denominazioni protestanti, prevede un doppio sistema di riconoscimento delle confessioni, alcune (15) pienamente riconosciute e le altre definite solo come «associazioni»,
con molti meno privilegi. Pesanti sanzioni penali sono previste
per tutte le entità non riconosciute dallo stato. (nev/adn)
SKOPJE — È un evangelico il nuovo presidente della Macedonia. Boris Trajkovski, 43 anni, già viceministro per gli Affari
esteri per il Partito democratico per l’unità nazionale macedone
(il partito governativo di maggioranza) ha battuto a sorpresa al
ballottaggio il candidato neocomunista Petkovski. Il neopresidente, che ha gestito in modo controverso l’esodo degli oltre
300.000 kosovari nel suo paese, è membro del Comitato esecutivo della Chiesa metodista della Macedonia ed è noto perché
conclude sempre i suoi interventi con una preghiera. (nev)
SANTIAGO DEL CILE — Singolare classifica degli eventi religiosi più importanti del secolo, compilata dalla Facoltà teologica luterana del Cile, In testa all’elenco figura la crescita del
movimento pentecostale, lo sforzo per l’evangelizzazione e il
movimento ecumenico. In classifica anche il Concilio Vaticano
IL la teologia della liberazione, la diffusione dell’islamismo e
le conseguenze della caduta del muro di Berlino. (nev/gbp)
JMeiJio Oriente
Scoperte monete con reffigie di Gesù
GERUSALEMME — Archeologi hanno scoperto 58 monete
con l’effigie di Gesù. Risalenti a 1.000 anni fa, sono state ritrovate in una zona che aH'epoca era essenzialmente musulmana, il
che rappresenta una delle grandi sorprese archeologiche di questi ultimi anni in Israele. Esse rappresentano il volto di Gesù,
oppure Gesù in piedi con una croce in sottofondo, oppure seduto su un tronco d’albero. Esse recano iscrizioni in greco: «Gesù
il Messia, il re dei re» o «Gesù, il Messia, il vincitore». I cercatori pensano che queste monete siano state utilizzate all’epoca dei
Fatimidi da cristiani che volevano evangelizzare i musulmani.
«Non c’è nulla di simile nel mondo intero», ha dichiarato Gila
Hurvitz, direttrice della mostra degli oggetti della Facoltà di archeologia dell’Università di Gerusalemme. (app/npicì
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PAG. 11 RIFORMA
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Gila
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i Prosegue il presiidio dei dipendenti
Beloit verso la vendita?
La dirigenza italiana della Beloit, l’azienda produttrice di
macchine da cartiera con sede a Pinerolo, ha ufficialmente annunciato recentemente alle rappresentanze sindacali che le trattative per la vendita dell’azienda sono in corso. I sindacati confederali però si sono dimostrati preoccupati dalla proposta avanzata dalla proprietà di sottoscrivere un accordo che definisca da
subito un certo numero di esuberi e come questi verranno gestiti. «Un accordo è possibile - dicono alla Cgil - se ci sono certezze rispetto alle scelte industriali e un nuovo gruppo dirigente».
Un assemblea dei lavoratori, tenutasi il 30 dicembre, ha deciso
intanto di rinforzare il presidio ai cancelli della fabbrica, in atto
ormai da tempo, dichiarandosi intenzionati a occupare lo stabilimento in caso di notizie negative.
Chiese valdesi del I distretto
Gli scout alla Rocciaglia
Venerdì 7 gennaio, alle 16, primo incontro del 2.000 degli
scout del I distretto. L’appuntamento è alla Casa unionista
re Penice, per il week-end alla Rocciaglia, ritorno domenica 9 alle 16,30. È questo il quinto anno di attività di un gruppo che si e
via via consolidato coinvolgendo giovani di tutto il Pinero ese,
l’attività è rivolta a tutti i giovani e non pone come condizione
l’appartenenza a una confessione di fede. Si lavora per aiutare
ciascuno a sviluppare il proprio senso di responsabilità, la capacità di accogliere gli altri, il rispetto reciproco.
Le attività si svolgono una volta al mese di sabato pomeriggio
per i ragazzi dai 7 agli 11 anni e di domenica pomeriggio per i
più grandi. Si organizzano anche week-end (è il caso della Kocciaglia), campi estivi e trekking per i più grandi.
Riforma
D
A
{Fondato nel 1848
g - Il territorio pinerolese non è stato risparmiato (jai forti venti provenienti da Nord-Ovest
Le Valli sconvolte dalla bufera
¡dannipiù gravi al Colle della Sea di Torre Pellice, dove sono andati distrutti venti ettari di conifere
Piste abbattute, tetti scoperchiati, forniture elettriche interrotte per giorni, problemi di traffico
1 CONTRAPPUNTO
VOGLIA DI NORMALITÀ
NELLA VITA QUOTIDIANA
PIERVALDO ROSTAN
DAVIDE ROSSO
PIERVALDO ROSTAN
Una bufera di vento
con pochi precedenti.
Fra le 7 e le 10 di martedì
28 dicembre il Pinerolese
è stato messo a soqquadro
da raffiche che in alcuni
casi hanno superato i 150
km/h. Danni ingenti in
molti comuni anche se le
stime precise si faranno
col tempo, man mano che
enti pubblici e privati avranno raccolto le rispettive segnalazioni. Certo si
può dire che Angrogna e
Torre Pellice in vai Pellice, Villar Porosa e Pinasca
in vai Chisone siano i paesi più colpiti anche se un
po’ ovunque si segnalano
alberi abbattuti, interruzione dell’energia elettrica, tetti scoperchiati, antenne tv e tabelloni pubblicitari divelti. Gli stessi
collegamenti stradali, specie nelle zone periferiche,
sono stati a lungo interrotti. Un vento simile viene
ricordato nei primi giorni
del 1980: anche allora i
danni furono elevati.
Al colle (Iella ,Sea a Torre Pellice sembra di assistere a una scena di guerra; qui il vento si è abbattuto con una forza impressionante. «Abbiamo perso
una ventina di ettari di conifere» dice sconsolato
Marco Salsotto, responsabile della stazione del Corpo forestale di Torre Pellice; per non parlare delle
strutture; il bar della ex
stazione di arrivo della funivia è distrutto: il vento
ha piegato come carta la
parete esterna, portato via
il tetto. C'era gente lì dentro, sono stati salvati per
miracolo e con molta tempestività ma per la struttura potrebbe essere la fine
di una storia neppure troppo gloriosa. Metà tetto dell’alpeggio del Vandalino è
stato portato via con una
parte del muro su cui era
appoggiato: i danni superano i 100 milioni. Molto
La burocrazia
rende sempre più
complessi
numerosi servizi
sul territorio
Così si presenta lo stabile dell’ex stazione di arrivo della cestovia alla Sea di Torre Pellice
colpito dal forte vento anche il territorio di Angrogna dove sono stati numerosi i tetti scoperchiati e
ingenti i danni al patrimonio boschivo.
Come in molte altre località sono state soprattutto le piante abbattute a
creare grossi inconvenienti abbattendo e trascinando al suolo tutto ciò che
trovavano sulla loro strada. Gli angrognini hanno
dovuto forzatamente aspettare due giorni prima
che i tecnici riuscissero a
ripristinare, partendo dal
basso della valle, la fornitura di energia elettrica.
Impetuoso è stato il vento
anche in vai Chisone dove
i Comuni più colpiti sono
stati Villar Porosa e Pinasca che hanno subito danni ingentissimi oltre che
al loro patrimonio boschivo anche agli edifici. Alcuni pini si sono abbattuti
sulla palestra delle scuolfj
medie procurando forti
danni al tetto e molte coperture di edifici sono letteralmente volate via, come quello della scuola
professionale.
Per tutta la giornata di
martedì è stata sospesa la
fornitura di energia elettrica e la protezione civile
è dovuta intervenire per
sgomberare la strada che
da Villar Perosa va verso
Pra Martino. A Pinasca il
vento ha letteralmente divelto il tetto del palazzetto dello sport mettendo in
pericolo la circolazione
sulla statale 23 che è stata
chiusa al traffico dal sindaco di Pinasca, Sergio
Pera, per il tempo necessario alla messa in sicurezza della strada attraverso la rimozione delle lamiere. Danni ingenti anche a molte case, ai boschi, alle strade e alla segnaletica. Il vento ha abbattuto anche la croce che
si ergeva sul campanile
della chiesa cattolica di
san Rocco che si è adagiata con tutto il suo pesante
basamento sul tetto della
chiesa. «Solo per l’edificio del palazzetto - dice
Pera - abbiamo un danno
di centinaia di milioni. 11
vento ha sradicato completamente il tetto della
palestra rovinandone anche l’ordito in legno che
lo sosteneva». Le Comunità montane stanno provvedendo a raccogliere i
dati sui danni provocati
dall’eccezionale vento dei
giorni scorsi per poi farsi
promotrice presso la Regione e la Provincia di
eventuali risarcimenti.
Patto territoriale
Molti i progetti
nel Pinerolese
Incamerata in dicembre
l’adesione dei sindacati
confederali il Patto territoriale del Pinerolese, che
si prefigge attraverso l’azione concertata di diversi soggetti pubblici e privati l’obiettivo di potenziare l’identità del Pinerolese per rafforzare la capacità di attrarre imprenditorialità e creare occupazione nel territorio pinerolese, procede spedito.
Dopo la riunione del 28
dicembre in cui il Patto è
stato presentato al soggetto istruttore, la Banca Mediocredito, ora è il momento di fare un primo
punto sui progetti presentati dai vari soggetti sottoscrittori del sodalizio.
Nei vari ambiti individuati (estrattivo-manifatturiero, servizi-turismo e
agricolo) sono stati numerosi gli interventi proposti, più di 125 quelli presentati dalle sole imprese
per un volume di investimento di circa 300 miliardi e un incremento occupazionale stimato intorno
alle 680 unità. Numerosi
anche i progetti proposti
dai soggetti pubblici che
mirano a creare opere infrastrutturali per oltre 11
miliardi. Addirittura al di
là di ogni previsione (oltre
400 progetti) quelli in ambito agricolo dove è stato
necessario istituire una
commissione che coinvolgendo anche alcune organizzazioni di categoria ha
valutato preventivamente
la fattibilità e la qualità
degli interventi, stilandone una graduatoria che
tiene conto tra l’altro dell’incremento occupazionale che la realizzazione del
progetto consente.
«E necessario ribadire
l’importanza della sottoscrizione del Protocollo
d’intesa sul credito - dice
la dott.ssa Pasquero, del
Segretariato del Patto
strumento che permette
agli imprenditori di affrontare i propri investi
menti godendo di condizioni particolari. Una ri
sorsa (la sfruttare a pieno
Alle banche già aderenti
si aggiungerà ora il Banco
Ambrosiano veneto. Nel
corso di gennaio tutte le
imprese riceveranno della
documentazione informativa sul protocollo e un
invito a entrare in contatto con gli istituti bancari
per stabilire i piani di in
vestimento».
Siamo un paese ammalato di burocrazia, a volte anche di incapacità di risolvere i problemi più banali per
la poca disponibilità di un
funzionario a mettersi in
discussione, a cambiare un
proprio modo di operare
adattandolo alle esigenze
di chi si ha di fronte.
E se arriva un segnale
positivo, altri
dieci negativi
sono li pronti
per smorzare
ogni entusiasmo. A meno
che, e siamo
stati illuminati proprio a fine ’99, non arrivino le telecamere di una
tv. È successo
a Pinerolo dove un ragazzino portatore di handicap
da anni attende una strada
che colleghi la sua casa con
il resto del consorzio civile
e qualcosa si è mosso dopo
una trasmissione con Maurizio Costanzo; è successo
con i biglietti del treno ricomparsi a Torre Pellice
dopo che il caso è stato sollevato a «Mi manda Raitre», trasmissione capace
anche di annullare un mansionario Fs che prima del
programma veniva applicato insulsamente pretendendo il biglietto da chi materialmente non poteva comprarlo e da quando sono
tornati in vendita consente
comunque l’acquisto senza
maggiorazione sul treno
(!?). E anche è successo che
gli operai della Morè abbiano avuto una parte del loro
stipendio dopo che Piero
Chiambretti aveva parlato
di loro e della loro «chiuculata». È dunque necessario
l’intervento della tv per risolvere i problemi? Se è così, per l’inizio del 2000, ne
segnaliamo alcuni altri.
Da qualche settimana, se
avvistate in vai Pellice un
principio di incendio, non
dovete più chiamare i vigili
del fuoco di Torre Pellice o
Luserna, che pure esistono,
operano tempestivamente
dedicando, essendo volontari, parte del loro tempo.
Ormai, per razionalizzare,
semplificare e centralizzare, bisogna chiamare il 115.
Detto fatto; pochi giorni fa
di fronte a un cassonetto
incendiato ho eseguito con
scrupolo ciò che il mio senso civico mi suggeriva.
All’interlocutore (vigili del
fuoco Pinerolo) ho descritto la situazione, fornito le
mie generalità, indicato
con precisione il luogo. E
atteso. Aspettato ben 25
minuti prima di udire in
lontananza la classica sirena dei pompieri (di Luserna), attivati da Pinerolo,
con una indicazione sbagliata circa la località. Nel
frattempo l’incendio si era
ampliato anche se si trattava di un semplice cassonetto dei rifiuti.
Consentitemi qualche
dubbio sulla
celerità dell’intervento
ma soprattutto sulle modalità di comunicazione. Forse, a
nuovo sistema collaudato, certe sbavature saran"****""** no corrette,
gli interventi saranno velocissimi e il sistema di protezione civile nel suo complesso ci avrà guadagnato.
Per intanto sembra che il
sistema del 115 sia destinato ad essere presto trasferito su Torino, quindi allontanando inevitabilmente la
conoscenza diretta del territorio e la capacità di
intervenire tempestivamente; (qualche anno fa un funzionario statale cercava una
tal persona a Torre Pellice
in via Giordano 8; peccato
che avesse capito male la telefonata: la persona in questione abitava in via Giordanottil). L’ironia a volte
aiuta a superare il disappunto. Non sempre però.
Da circa tre mesi l’ufficio
Siae di Torre Pellice è stato
chiuso: il titolare ipotizzando una futura riduzione degli utili a causa della cancellazione di alcune imposte ha scelto di chiudere il
servizio che è stato accorpato a quello di Pinerolo.
Attenzione però: lo stesso
ufficio Siae di Pinerolo è
aperto al mattino per gli
utenti di Pinerolo e dell’area già interessata precedentemente e al pomeriggio per i cittadini della vai
Pellice. E così è accaduto
che, recandomi alla Siae
per chiudere una pratica di
un concerto a Luserna in
un pomeriggio, non abbia
potuto contemporaneamente aprire un fascicolo
per un successivo concerto
a Bricherasio («dipende da
Pinerolo», è stata la risposta della gentile impiegata
della Siae). Ma la Siae non
è sempre la stessa e l’ufficio pure? Si ma non il programma del computer.
Malati di burocrazia e di
informatica, nell’era di internet attendiamo la prossima denuncia tv...
6
PAG. 12 RIFORMA
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Venerdì 7 gennaio 2000
La fontana realizzata a Angrogna dal locale gruppo Ana
CRONACHE
ANGROGNA SALVA GLI ALBERI DI NATALE —
Può quasi apparire una curiosa coincidenza, visti
gli eventi meteorologici dell’ultima settimana del
’99 che hanno portato alla perdita di migliaia di alberi, ma in effetti la Pro Loco di Angrogna ha lanciato una proposta intelligente a difesa del verde.
Recuperare gli alberi di Natale che hanno le radici e
ripiantarli in montagna: chi non sa che cosa fare del
proprio abete dopo le feste potrà portarlo ad Angrogna San Lorenzo sabato 8 e domenica 9 dalle 9,30
alle 11,30. La Pro Loco se ne occuperà e li ripianterà in bosco durante una festa* dell’albero da organizzarsi nei prossimi mesi.
TRAGEDIE DI FINE ANNO — Gremita un’ora prima
dell’arrivo delle bare la chiesa cattolica di Porosa
Argentina, pieno il piazzale antistante. Si sono svolti giovedì scorso i ftmerali dei tre giovani Andrea e
Sandro Pansolin, 24 e 20 anni, e Manuel Daviero,
26 anni, tutti di Porosa, travolti la mattina di domenica 26 da una slavina in vai Argenterà. Dramma di
un paese, e di una famiglia in particolare che ha
perso i due soli figli. Dr2imma comune con un altro
giovane, di Bibiana, il 26enne Andrea Buffa che era
con loro. Buffa era molto conosciuto in zona: tecnico faunistico, aveva lavorato per il comprensorio alpino TOl e l’estate scorsa aveva gestito il rifugio del
col Barant in alta vai Pellice. Altro dramma, questa
volta nei cieli di Cumiana dove un aereo con quattro paracadutisti a bordo si è spaccato il volo, probabilmente a causa del forte vento. I paracadutisti si
sono così salvati lanciandosi ma i piloti, Piergiorgio
Maggiori, proprietario del velivolo e titolare della
scuola di volo «Blu sky», e Silvano Picot, valdostano, sono morti nel terribile impatto.
VOLONTARIATO ALLA PERSONA, FORMAZIONE
— Un corso per il volontariato alla persona: è quanto organizzano la «Bottega del possibile» e l’Univol
a partire dal prossimo 17 gennaio. Gli incontri
avranno luogo ogni lunedì dalle 19 alle 20,30 presso la «Bottega» in viale Trento 9 a Torre Pellice. IL
corso sarà introdotto dalla dott. Maria Grazia Breda
della «Scuola dei diritti Sesano» con una relazione
su «Il volontcìriato ha un futuro?». Seguiranno altri
sei incontri. Per iscrizioni telefonare allo
0121-953377 oppure allo 0121-901732.
ADOZIONE PASTORI ABRUZZESI — Sono due le
coppie di pastori abruzzesi che il Wwf Piemonte ha
affidato ad alcuni allevatori per essere addestrati alla protezione delle greggi. Adesso alcuni cuccioli
sono disponibili per essere adottati da chiunque sia
interessato. Per informazioni ci si può rivolgere al
Wwf Piemonte al tei. 011-4731873 oppure alla sezione pinerolese al tei. 0121-377007.
PALAGHIACCIO DI PINEROLO — Mentre continua
l’inchiesta della magistratura, il sindaco di Pinerolo,
Alberto Barbero, ha informato il Consiglio comunale
che sono stati sequestrati materiali relativi all’Economato, alla gestione Palaghiaccio e al Bacino Imbrifero. «Non confermo né smentisco le informazioni e le notizie fornite sui fatti nei giorni scorsi - ha
detto il sindaco - : non vogliamo alimentare polemiche». Alberto Barbero ha poi sottolineato che l’avvio
del procedimento della magistratura fa seguito a segnalazioni fatte dall’amministrazione stessa.
SALDI DI FINE STAGIONE — A Pinerolo il periodo
delle vendite a prezzi vantaggiosi sarà compreso fra
il 10 gennaio e il 6 febbraio. Per i commercianti è
necessario presentare una comunicazione all’ufficio
commercio con l’ubicazione dell’esercizio, le date
di inizio e fine della vendita, le percentuali degli
sconti praticati e i testi delle pubblicità.
croci ugonotte
in oro e argento
tesi
& delmastro
(gioielli)
via trieste 24, tei. 0121/397550 Pinerolo (To)
Nuovo anno alla Scuola universitaria di Pinerolo
Apertura al territorio
/ corsi di management sono un esempio di integrazione
dell'Università con le imprese attive localmente
FEDERICA TOURN
lochi giorni prima di
die
Natale, il 20 dicembre,
si è inaugurato l’anno accademico 1999-2000 alla
Scuola universitaria di
management d’impresa
(Sumi) di Pinerolo. Il primo triennio si è concluso
con un discreto successo:
il 30% dei ragazzi ha conseguito il diploma nel
tempo previsto e ha fatto
esperienza nel mondo del
lavoro. Inoltre, dei 35 diplomati nella sessione di
novembre, circa la metà
ha già trovato un impiego
o ha almeno ottenuto un
colloquio di lavoro.
Lo scopo dei tre corsi
di diploma della Sumi
(Economia e amministrazione delle imprese; Economia e gestione dei servizi turistici: Gestione
delle amministrazioni
pubbliche) era proprio
questo: dare agli studenti
una preparazione universitaria (a numero chiuso),
unita alla pratica lavorativa attraverso gli stage obbligatori nelle imprese o
negli enti locali. Per questo nel 1996 era stata
aperta la Scuola universitaria, nata da una convenzione fra la facoltà di Economia e Commercio di
Torino e un consorzio di
aziende del territorio. Gli
studenti (140 gli iscritti di
quest’anno) vengono non
soltanto dal Pinerolese,
ma anche da Torino e cintura e dalla provincia di
Cuneo.
Oggi si cominciano a tirare le file del lavoro iniziato: «L’università non
può più dare soltanto un
buon prodotto - ha detto
durante l’inaugurazione
dell’anno accademico il
preside della facoltà di
Economia di Torino, Daniele Ciravegna - ma deve
anche favorire l’inserimento dello studente nella realtà economica in cui
vive». Per fare questo,
non si può prescindere
dalla collaborazione della
comunità locale, che deve
offrire risorse e opportunità. La scuola di Pinerolo
è l’esempio concreto della
possibile collaborazione
tra università e aziende,
ha aggiunto il prof. Ciravegna. «La capacità di integrare l’Università con il
territorio è una delle
scommesse vincenti del
futuro - ha ribadito a sua
volta il sottosegretario
all’Industria e Commercio, Gianfranco Morgando
- in Piemonte la crisi dei
settori tradizionali dell’economia ci spinge a cercare nuovi modelli che possano dare più sbocchi occupazionali».
Insomma, se non si può
più puntare sull’industria.
si cerca di valorizzare turismo e commercio. Se gli
argomenti portati a sostegno della scelta della Sumi non sono una novità,
forse possono esserlo alcuni recenti dati Istat, che
mettono in evidenza come
trovino lavoro l’83% dei
giovani con diploma universitario contro il 72%
dei laureati e il 45% dei
maturi. Un dato allettante,
considerato che una scuola come il Sumi nasce
proprio con gli occhi puntati sul mondo del lavoro
e costruisce in questo senso la formazione dei suoi
studenti.
Naturalmente, la speranza è che le nuove professionalità ottenute dai
diplomati abbiano una ricaduta positiva anche sul
territorio; in particolare,
ha sottolineato il preside
della Sumi, Umberto Bocchino, «nel settore del turismo in vista delle Olimpiadi del 2006, dove Pinerolo vuole giocare un ruolo di primo piano».
L’Aula magna della Scuola universitaria
Pinerolo; Conferenza servizi dell'AsI 10
Fare fronte ai tagli di bilancio
Un centinaio i partecipanti alla Conferenza dei
servizi dell’Asl 10 tenutasi a Pinerolo lunedì 20 dicembre. II programma di
questa quarta edizione
prevedeva vari interventi
e relazioni con l’obiettivo
di illustrare le attività e i
servizi dell’Asl e confrontarsi con i cittadini e i
rappresentanti del volontariato e delle amministrazioni locali.
Ferruccio Massa, direttore generale dell’Asl, ha
illustrato i risultati e il
complesso degli impegni
raggiunti durante il 1999:
’apertura di nuovi ambulatori e impianti sul territorio, l’attivazione delle
apparecchiature e dei programmi. In modo comple
mentare, il dott. Massa ha
poi esposto il quadro dei
nuovi impegni per il futuro, il 2000 in particolare.
«I servizi della nostra
azienda - ha assicurato saranno erogati nonostante la riduzione delle risorse economiche regionali e
nazionali per la sanità».
Fra le principali realizzazioni del 1999: la costruzione dell'impianto
per la posta pneumatica e
le fibre ottiche fra l’ospedale Agnelli e l’ex Cottolengo a Pinerolo; l’inaugurazione di otto nuove sale
operatorie e del nuovo reparto di terapia; la distribuzione a tutte le famiglie
del Pinerolese di una guida ai servizi sanitari. Per
le valli Chisone. Germa
• «Alta vai Pellice: la protesta ó\ Aldo Charbonnier
Il sindaco di Bobbio scrive all'Enel
Senza luce elettrica e
elefono per un intero
giorno (in alcuni casi per
due): ecco uno dei maggiori problemi derivanti
dal forte vento dello scorso 28 dicembre. È successo in molti comuni delle
Valli, soprattutto nelle
borgate e nelle case sparse: gli alberi, cadendo,
hanno strappato i fili e
siccome il fenomeno è
stato molto ampio, c’è voluto del tempo prima che
a situazione ritornasse
alla normalità. Oltre alla
mancanza di illuminazione, gli abitanti delle case
che utilizzano l’elettricità
anche per far funzionare
gli impianti di riscalda
mento sono stati al freddo. L’interruzione della
fornitura di energia elettrica è stata anche oggetto
di una «lettera aperta»
all'Enel da parte del sindaco di Bobbio. Aldo
Charbonnier.
Dato atto dell’impegno
delle squadre di servizio e
lamentando comunque
che il lavoro di ripristino
sia terminato «nelle prime
ore serali mentre in passato il lavoro è continuato
anche notte tempo». Charbonnier ipotizza all’Enel
soluzioni tecniche che, a
suo dire, avrebbero consentito di ovviare in parte
aU'inconveniente. «Perché non disporre un siste
ma di collegamento con le
linee aeree Enel e quelle
interrate della Valdis e
della Quinto (società che
hanno costruito in zona
centraline idroelettriche,
ndr) che raggiungono località in quota nelle due
vallate principali? Non è
possibile sezionare la linea a Malpertus in modo
da escludere alternativamente, in caso di necessità, la linea che sale verso Villanova e quella delle borgate intermedie
dell’alta valle?». Ipotesi
tecniche che il sindaco di
Bobbio ritiene praticabili
e soprattutto utili in situazioni di emergenza come
quella di fine ’99.
nasca e Pellice, è in corso
di approvazione da parte
della Regione Piemonte il
progetto di sperimentazione dei distretti montani
potenziati.
Le prospettive future
comprendono la riduzione del venticinque per
cento dei tempi di attesa
per gli interventi chirurgici e il completamento entro l’anno del primo lotto
di ristrutturazione all’ex
Cottolengo. ]
All’intervento del direttore generale sono seguite
le relazioni del direttore
sanitario, Silvio Beoletto.
del direttore amministrativo, Carlo Marino, e di
alcuni primari e responsabili dei dipartimenti sanitari.
Il progetto avviato un anno fa
Una città amica di
infanzia e adolescenza
DAVIDE ROSSO
Sembra essere più che
positivo, a un anno
dal suo avvio, il bilancio
del progetto «Città amica
dell’infanzia e dell’adolescenza», che vede tra i
suoi promotori la città di
Pinerolo (che è capofila
dell’iniziativa), le Comunità montane vai Pellice,
valli Chisone e Germanasca e Pinerolese pedemontano oltre che il consorzio Pracatinat e l’associazione «Città liquida».
Il progetto, che è finanziato con fondi statali, si
propone di avviare un
processo che, per usare le
parole dei promotori,
«coinvolgendo diversi
soggetti che operano sul
territorio coordini azioni
nelle quali l’infanzia e
l’adolescenza siano un
punto di riferimento per
le trasformazioni o meglio
la valorizzazione dell’ambiente inteso come insieme di componenti naturali, sociali ed economici».
In sostanza si tratta di
un’iniziativa che mira a
far partecipare la fascia
giovane della popolazione
delle valli alla costruzione
di un ambiente che tenga
conto anche delle loro necessità e delle loro esigenze. Far nascere e sviluppare nei ragazzi, ma anche
nei formatori e nei politici
che gestiscono lo sviluppo
del territorio, l’idea che
collaborando e agendo insieme si può costruire
«Una città amica dell’infanzia». Al di là degli slogan e delle facili raccolte
di consenso momentaneo,
finora l’iniziativa pare
proprio aver riscosso un
di circa 1.100 allievi
partenenti a 56 classi. Lo
scorso anno poi è servito
ai responsabili del proget.
to per porre le basi
dell’iniziativa che gradualmente è diventata
operativa. Sono nate così
nel tempo varie di strutture di riferimento (un gruppo di ricerca, un gruppo
scuole, un gruppo intersettoriale e un’agenzia di
riferimento, l’«Urban center», che ha il compito di
coordinare il lavoro dei
vari gruppi) che hanno la
finalità di aiutare il progetto nel suo sviluppo.
A testimonianza dei
buoni risultati conseguiti
il progetto ha ottenuto la
qualifica di «eccellenza»
della Provincia di Torino
e un ulteriore finanziamento dalla Regione Piemonte oltre che un discreto interessamento di
insegnanti e formatori che
operano sul territorio pinerolese. Per il futuro i
responsabili del progetto
prevedono tra l’altro un
ulteriore sviluppo dell’
Urban center, che ha sede
a Pinerolo, come centro
di raccolta dati e documentazione e un suo ulteriore miglioramento dal
punto di vista strettamente comunicativo. E in cantiere poi l’organizzazione
di un «evento pubblico»,
nell’estate del 2000, in cui
verranno presentati insieme ai lavori prodotti nelle
scuole anche animazioni
di strada, mostre, concerti, giochi in piazza e dibattiti pubblici.
Attività da valorizzare
Artigianato come
patrimonio culturale
Artigianato da scoprire
e, naturalmente, artigianato da valorizzare.
Perché è un patrimonio
culturale che scompare,
mestieri che si estinguono, competenze manuali
che non si ritrovano più e
non si possono ricostruire
a tavolino (o al computer).
Non un artigianato qualunque, però, ma l'artigianato originale, che non è
la semplice esecuzione di
un manufatto, ma l’idea
irripetibile del singolo artigiano.
Artigianato d’arte, allora, come lo definisce Orlando Perera nel suo volume Mani del Piemonte*.
in cui il noto giornalista
di Rai3 ha raccolto alcuni
esempi di artigianato locale tra Alpi, Langhe e
Monferrato, illustrati dalle bellissime fotografie di
Mauro Raffini. Perera porta sotto gli occhi del lettore le stufe di ceramica di
Castellamonte, i piatti di
Mondovì, gli ori di Valenza, il legno lavorato della
valle Strana, tanto per dirne alcuni. E termina con
la ghironda e un'intervista
al suo costruttore. Guido
Ronchad di Pragelato.
In questo volume, realizzato grazie a un finanziamento della Regione
Piemonte, Perera non ha
preso in considerazione
direttamente il Pinerolese
ma, come ha detto durante
la conferenza di presentazione del libro, lo scorso
17 dicembre a Pinerolo,
spera di farlo in un prossimo lavoro. Ad attenderlo
una realtà, quella pinerolese, ricca e variegata, animata da artigiani appassionati al loro lavoro. Nel
1997 alcuni di loro si sono
buon successo coinvo],
gendo in 21 diversi prò.
getti 25 scuole materne e
dell’obbligo per un totale
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uniti nell'associazione
mestieri d’arte e di tradizione «Opera e artificio»,
con lo scopo di promuovere le attività artigianali
e la loro diffusione commerciale, oltre che culturale e sociale (in questo
senso un progetto messo
in piedi con il Gruppo
Abele di Torino propone
di usare le attività artigianali per la rieducazione
dei tossicodipendenti).
La situazione però non
è facile, e molti artigiani
fanno non poca fatica a
trovare le strade per valorizzare la loro abilità: «Ci
sono mestieri che sono arrivati all’ultima spiaggia e
artigiani che non riescono
a soddisfare tutte le richieste dei clienti - spiega Delio Martin, artigiano
del legno di Abbadia -: gli
orafi e i costruttori di mobili, per fare un esempio,
lavorano molto, mentre è
in crisi la produzione di
ceramica e vasellame».
L’oggettistica in genere è
in crisi, segnata dalla difficoltà di reggere il passo
con la concorrenza internazionale: «Noi puntiamo
a fare il salto di qualità,
creandoci una clientela di
élite, ma non è semplice aggiunge Martin - adesso
vogliamo tentare con il
merchandising museale,
quindi con l'offerta collegata alle esposizioni dei
musei: ho dei contatti in
questo senso con “Scopriminiera” per costruire oggetti di talco e legno, ma
per ora è soltanto un progetto».
(*) Orbando Perera: Mani
del Piemonte. L’artigianato
d’arte. Musumeci editore.
Quart (Valle d’Aosta), 1999.
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1848).
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1909.
«Chi dite voi che io sia?»
Anche quest'anno la Federazione delle chiese evangeliche in Italia ha preparato un libretto
di riflessione a più voci e altro materiale. Un tema che affronta II cuore della fede cristiana
GIUSEPPE PLATONE
Da alcuni anni, intorno alla data del 17 febbraio
(editto di emancipazione del
1848), la Federazione delle
chiese evangeliche in Italia
(Fcei) promuove la «Settimana
della libertà». Da tre anni 1’
Unione italiana delle chiese
cristiane avventiste ha collocato la propria tradizionale settimana della libertà religiosa
nello stesso periodo di febbraio, precisamente dal 14 al
21. Quest’anno, a duemila anni dalla nascita di Gesù di Nazaret, vogliamo interrogarci
sull'elemento fondativo del
cristianesimo; la figura di Gesù. E abbiamo deciso di partire
dall’inquietante domanda rivolta dal maestro ai discepoli:
«Chi dite che io sia?» (Marco
8, 29). All’interrogativo Pietro
risponde; «Tu sei il Cristo»,
cioè il Messia, il Liberatore atteso. Ma a ben guardare la domanda è rivolta a tutti i credenti e non solo ai discepoli:
«Chi dice la gente che io sia?»
(Marco 8, 27).
Come è ormai impegno annuale della Commissione cultura e società della Fcei, abbiamo realizzato un agile volu
metto.che affronta il cuore del
problema raccogliendo varie
testimonianze. La pubblicazione non svolge soltanto una riflessione corale sull’attuale
crisi della cristologia (si parla
molto e genericamente di Dio
mentre non si parla più di Cristo!) ma tenta di cogliere ciò
che Cristo significa per me oggi, nel concreto della mia situazione quotidiana. Si tratta
di incontrare di nuovo la persona di Cristo, ascoltarlo, lasciarsi coinvolgere dalla sua
chiamata al discepolato. Questo incontro può costituire una
grande esperienza liberatoria,
l’inizio di un cammino di speranza, di gratuità che non ha
confini perché il suo orizzonte
è la vita eterna.
Nella pubblicazione, che
avrà per titolo «Chi dite voi che
io sia?» (Marco 8, 29). Gesù, il
liberatore, mettiamo insieme
diverse risposte alla grande domanda che ha attraversato duemila anni di storia: da quella
di Paolo Ricca a quella di
Gianni Vattimo, da Fulvio Ferrarlo a Sergio Rostagno, da Dora Bognandi a Vittorio Fantoni,
Carlo Giliberti, Brunetto Salvaran!, Alberto Corsani, Hanz
Gutierrez, Letizia Tomassone,
fev Chiesa valdese di Pisa
Due occasioni di festa
per la comunità
Domenica 12 dicembre la
comunità si è raccolta dopo il
culto in una gioiosa festa della
scuola domenicale nella saletta delle attività per un’agape
fraterna, alla presenza di un
numeroso gruppo di genitori e
di bambini vivaci e ansiosi di
recitare scenette tratte dall’Antico Testamento e per annunciare la nascita del Cristo con
rappresentazioni originali. Soprattutto per gli anziani vi è
stata tanta commozione nel
vedere in una amorevole unione bimbi diversi nei tratti somatici e nella colorazione dei
volti, ma c;osì simili nella loro
spontaneità per la simpatia
che ispiravano e per l'impegno
profuso.
Nel corso della stessa settimana, la saletta si è nuovamente riempita, questa volta
Regala
un abbonamento
a
RIFORMA
per ospitare un numeroso
gruppo di giovani universitari,
laureati, unitamente ai giovani
della Fgei Toscana e agli amici
di Giorgio Casorio, figlio del
predicatore locale Nardino
che, a pieni voti, si è laureato
presso l’Università degli Studi
di Pisa, facoltà di Ingegneria
delle telecomunicazioni discutendo la tesi «Tecniche di modulazione per amplificatori
audio ad elevata efficienza»,
relatori i professori Filippo
Giannetti e Marco Luise, nonché gli ingegneri Luca Fanucci
(Csmdr/Cnr) e Marco Masini
(ST Microelectronics). Una serata veramente allegra e simpatica, allietata dalla cucina
della madre Nina e della sorella Laura. 11 pastore della Chiesa valdese di Pisa, Odoardo
Lupi, presente fra il pubblico
all’esposizione della tesi,
nell’esprimergli gli auguri della comunità, anche a suo nome, ha regalato al neodottore,
ma soprattutto fratello di chiesa membro della comunità valdese di Livorno, una Bibbia
con dediga, (l.c.)
È appena uscito in libreria;
1 Salmi della Riforma
a cura di Emanuele Fiume e Daniele Cristiano latrate
Presentazione di Paolo Ricca - Introduzione di Edith Weber
304 pp„ L. 32.000 - Euro 16,52, Cod. 326
Finalmente è disponibile l’edizione italiana del Salterio
di Ginevra (cioè il Salterio ugonotto), il gioiello della fede e
pietà riformata del XVI secolo
con musiche e testi che sono
parafrasi dei Salmi, il patrimonio
innologico delle chiese riformate. É un invito a riappropriarsi di
un grande testo antico che per il
suo contenuto rigorosamente biblico appartiene alla storia della j
fede cristiana.
m mmedüMco
Claudiana
VIA PRINCIPE TOMMASO, 1-10125 TORINO
TEL. 011/668.98.04 - FAX 011/650.43.94 - C.C.P. 20780102
http://www.arpnet.it/-valdese/claudian.nttn
Eugenio Bernardini. Qui troviamo diversi approcci confessionali e culturali. Si parla anche di letteratura, storia, cinema. Il libretto offre un bilancio,
che non può essere che critico
e autocritico, dei duemila anni
di storia cristiana. Il secolo che
si chiude è stato certamente il
peggiore, un sole nome è sufficiente a ricordarcelo: Auschwitz, per non dire dell’ultima
guerra tra cristiani nei Balcani.
Ma in queste nostre pagine si
vuole andare oltre l’autocritica
tentando di cogliere i segni di
speranza che pure ci sono, in
questa lunga storia. Una pubblicazione che farà discutere e
che, ci auguriamo, possa anche
essere di nutrimento teologico
e spirituale per le nostre chiese
a cui questa pubblicazione si
indirizza.
Insieme al libretto (di oltre
cento pagine, a lire 10.000) si
potrà ordinare anche il nuovo
manifesto a colori (2.000 lire
ciascuno, più spese postali)
realizzato con la consueta perizia, creativa e grafica, da Sandro Spanu, ispirato alla parola
evangelica «...a rimettere in libertà gli oppressi» (Luca 4,
18). A tutto questo si aggiunge
il solito calendarietto che vie
ne offerto gratuitamente a chi
ordina gli altri materiali. Per le
ordinazioni le chiese e i singoli possono rivolgersi a: Settimana della libertà, presso Confronti, via Firenze 38, 00184
Roma, tei. 06.4820503, fax
06.4827901 oppure Fcei, tei.
06.4833768, fax 06-4828728.
Si prega di specificare il tipo
di spedizione desiderato (posta ordinaria, posta prioritaria,
corriere). Sono gradite le prenotazioni anticipate.
Il materiale è disponibile a
partire dal 25 gennaio 2000
quando inizieranno le spedizioni sulla base delle richieste
sino ad allora pervenute. Prima si prenota meglio è. L’ultima esperienza in ordine di
tempo in questo campo, penso
all’opuscolo dello scorso anno
su L’utopia di Dio. Le sfide del
Giubileo biblico, ci insegna
che, purtroppo, molti non
hanno potuto acquistare questa pubblicazione. Essa infatti
è andata rapidamente esaurita
con le sue 10.000 copie stampate. Insomma, chi non vuol
perdere questa coralità teologica (14 autori diversi] si metta in contatto con i recapiti riportati sopra. Ne vale veramente la pena.
Chiesa battista ó\ Genova
Tina Lunati Chierici
una vita di servizio
ERMINIO PODESTÀ
La sorella Tina Lunati
Chierici ci ha lasciato, in
silenzio, senza disturbare nessuno, come ha sempre fatto.
Era membro della chiesa battista di Genova, molto attiva e
impegnata, per tanti anni segretaria del Consiglio dei pastori e del Consiglio di chiesa.
Nella cappella del cimitero di
Staglieno, il 15 dicembre, alla
presenza di rappresentanti
delle varie chiese genovesi,
parenti e amici, in testimonianza della simpatia che aveva acquistato nella-sua vita,
durante il culto, il pastore Foligno ha letto una breve meditazione e un pensiero che la
cara Tina aveva chiesto di leggere al suo funerale: «Abbiamo molto più caro di partire
dal corpo e d’abitare con Signore ( II Corinzi 5, 8). Addio
miei cari parenti, e addio a voi
tutti miei preziosi amici! Io
salgo verso il mio Dio, vado
verso il Padre mio; le lotte sono finite, abbandono lo stato
di miseria nel quale ogni uomo si trova e scambio oggi la
terra per il cielo. Seguite Cristo durante la vostra vita, e
siategli sempre fedeli, ricordando che, se la morte ci separa per un tempo limitato, Dio
ci riunirà un giorno nella sua
gloria eterna! Il mio pellegrinaggio terrestre è terminato.
Non piangete poiché io lascio
un corpo mortale per averne
uno immortale».
Il pastore Foligno ha aggiunto la lettura del Salmo 73, annotando la frase che dice: «Ma
per me è bello stare vicino a
Dio: trovo nel Signore il mio
rifugio, per poter celebrare tutte le sue opere». E il pastore
Mark Ord, commentando il
Salmo 23 ha detto: «Così abbiamo da ringraziare Dio per
la vita di Tina e per la consolazione della vita eterna, ma
questo salmo che (pur essendo
bello) non idealizza la vita di
fede, ma si riferisce onestamente alle prove, ai nemici e
alla morte mi permette di dire
che questi fatti non tolgono il
dolore che la sua mancanza
provoca. La morte di Tina condizionerà la nostra vita, in modo particolare per quelli che
più la amavano; lascerà delle
tracce di dolore e di dispiacere
che neanche il ricordo della
sua vita, della speranza per la
vita eterna che aveva e neanche gli altri fatti belli della sua
vita faranno svanire facilmente. Così sarà importante che
non ci aspettiamo che il periodo di lutto passi presto e la vita continui come prima; che si
parli di Tina e la sua morte
non diventi un evento circondata dal silenzio e che siamo
tutti sensibili ai bisogni di
quelli che più sentono la sua
mancanza. In questi momenti
spero che possiate trovare sollievo gli uni negli altri, ma soprattutto che possiate tornare
anche voi a questo Salmo con
la vostra fede».
Qe
gioventù evangelica
ABBONAMENTI
normale....................L. 45.000
sostenitore................... 90.000
estero........................60.000
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gioventù evangelica
via Porro Lambertenghi, 28
20159 Milano
Il manifesto per la Settimana della libertà
Iniziativa raiJiofonica a Cagliari
Le confessioni cristiane
spiegano la loro fede
BRUNO CAMBARDELLA
INTERESSANTE iniziativa di
«Radio Kalaritana», un’emittente del capoluogo sardo di
proprietà della curia vescovile;
una serie di appuntamenti per
consentire alle varie comunità
cristiane presenti in città di
spiegare il loro significato del
Natale. Sabato 11 dicembre alle 15,30 e alle 21,15 è stato trasmesso un programma completamente autogestito dalla chiesa evangelica battista di Cagliari; in studio il pastore Herbert
Anders e due membri della comunità, Giorgio Tagliasacchi e
Erika Farci. Gli intervenuti
hanno spiegato chi sono i protestanti, che significato danno
al Natale, i loro sforzi per contribuire al meglio al cammino
ecumenico. Di tanto in tanto
canti della tradizione gospel e
brani tratti dal Cd del coro
Ipharadisi di Napoli offrivano
ai radioascoltatori la possibilità di conoscere anche lo
straordinario patrimonio musicale del protestantesimo e, in
particolare, del battismo.
Domenica 12 il culto è stato
trasmesso in direttta dalla
chiesa di viale Regina Margherita. Il pastore Anders, partendo da un brano dell’Apocalisse di Giovanni, ha sottolineato
come la stella di Natale sia stata progressivamente sostituita
dalle stelle, splendenti ma artificiali, dei grandi centri commerciali. Sono stati evidenziati tutti ì limiti della concezione odierna del Natale; gli uomini spendono e mangiano
più del solito per sedare, per
dimenticare quelle esigenze
spirituali che, proprio in questo periodo, dovrebbero presentarsi con più forza ai nostri
cuori. Durante il culto, come
ogni domenica, Francesca Meloni ha suonato e ha diretto il
coro della chiesa battista, che
ha scelto per l’occasione i canti della nostra tradizione (il
Padre Nostro, tra gli altri), e
soprattutto quelli legati al periodo dell’avvento.
Alla fine di questa mattinata
un po’ fuori della norma, in
una chiesa attraversata da fili
e microfoni, il pastore Anders
e Francesca Meloni hanno risposto in diretta alle domande
di Giuliano Pornasio, redattore
di Radio Kalaritana, che ha curato l’organizzazione e la messa in onda.
Anche noi, una volta concluso il collegamento, abbiamo voluto sentire le impressioni di chi ha proposto e diretto questa bella iniziativa.
Abbiamo chiesto a Pornasio,
ligure, giovane docente di religione cattolica, focolarino, impegnato come altri volontari
nelle attività quotidiane dell’emittente, perché la cattolica
Radio Kalaritana aveva voluto
offrire questo spazio agli evangelici e, nel corso del prossimo fine settimana, agli ortodossi. «Partecipo da qualche
anno - ha risposto Pornasio alla settimana di preghiera per
l’unità dei cristiani. Sono momenti molto belli, intensi, che
però viviamo solo una volta
ogni dodici mesi. Mi sono
chiesto che cosa potevo fare
per permettere incontri più
frequenti tra il popolo ecumenico; la radio poteva essere
uno strumento prezioso. Ho
allora proposto al direttore di
offrire uno spazio compietamente autogestito agli evangelici e agli ortodossi cagliaritani
e di trasmettere in diretta il loro culto. Il Natale è ovviamente un’occasione preziosa, ma
dopo la settimana di preghiera
per l’unità dei cristiani a gennaio e qualche appuntamento
per la Pasqua, noi di Radio Kalaritana speriamo di poter realizzare momenti di incontro e
di confronto sempre più frequenti e significativi con le altre confessioni cristiane presenti in città e nell’isola».
Una bella esperienza per la
nostra chiesa, un incontro con
fratelli di un'altra confessione
che hanno dimostrato simpatia, accoglienza, spirito ecumenico. A Cagliari è stato vissuto un piccolo, grande evento
di segno completamente innovativo, del quale ringraziamo
il Signore.
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PAG. 8 RIFORMA
Vita Delle Chiesi
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Resoconto del viaggio organizzato in settembre dalla Waldensian Fellowship
Souvenir dairinghilterra
La visita a diverse comunità della Chiesa riformata unita è stata una bella occasione per
rinsaldare antichi legami di fraternità. Confronto su giovani e chiesa e sull'evangelizzazione
GABRIELLA MOLFINO
Dal 4 al 16 settembre 1999
ho partecipato al viaggio
organizzato dalla Chiesa valdese in collaborazione con la
Waldensian Fellowship che ha
portato un gruppo di italiarii
in visita a diverse chiese della
United Reformed Church
(Urc). Il primo impatto con 1’
Inghilterra è stata la città di
Cambridge dove ci è stato offerto un tè al Westminster College, sede della Facoltà di teologia che prepara i ministri
della Urc. Il viaggio è poi proseguito verso Sale, nel Cheshire, dove siamo stati accolti
dalla locale comunità con cui
abbiamo condiviso il culto con
cena del Signore. Alcuni fratelli e sorelle del posto ci hanno accompagnato nella gita
del lunedì al parco nazionale
del Lake District, splendida
zona verdissima del nord-ovest confinante con la Scozia, già
un poco montagnosa, con una
natura e l’impareggiabile paesaggio particolarmente salvaguardati.
Il viaggio ci ha condotto
quindi verso Oxford, attraverso il pianeggiante, incantevole Cotswold con la sua particolare architettinra, gli sconfinati meadows con i caratteristici passaggi a cancello a protezione delle greggi, molti deliziosi cottages e piccole chiese e cimiteri di campagna
quieti e isolati. In giro abbiamo dato almeno una sommaria
occhiata ai molti colleges che
formano il cuore e la storia antica e moderna della città, poi
una puntatina alla Bodlesian
Library, una delle più famose
biblioteche del mondo (5 milioni di volumi), sede di accoglienza alle grandi personalità
internazionali (capi di stato,
monarchi ecc.], una breve intensa visita al Christ Church
College con relativa chiesa (la
più piccola ma incantevole
cattedrale anglicana in Inghilterra) e una serata di canti,
balli e musiche popolari presso la sala comunitaria della
chiesa locale.
Sulla strada per Sevenoaks
ci siamo fermati a Windsor per
visitare il paese e l'imponente
residenza ufficiale della regina. Sevenoaks è stata poi la
tappa che ci ha consentito di
esplorare la bella, antica cittadina di Rochester con la sua
architettura normanna (cattedrale e castello) e i tipici negozi che prendono nome da vari
personaggi di Charles Dickens,
che abitò e morì in quei pressi.
Abbiamo quindi colto l'invito
di un frate che conosceva la
Chiesa valdese, le Valli e la
Foto di gruppo di partecipanti al viaggio
nostra Facoltà di teologia recandoci poi nel pomeriggio a
prendere il tè a Aylesford
Priory, il convento carmelitano più grande e antico d'Inghilterra, esteso su una vasta
proprietà molto bella. Aylesford Priory è attualmente un
centro ecumenico per meetings e congressi internazionali. Lasciando Sevenoaks per
Croydon non poteva mancare
una gita sulla Manica con picnic nel punto più alto delle
impervie, suggestive bianche
scogliere di Beachy Head e
una puntatina ad Eastbourne,
tipica cittadina balneare vittoriana dove, dato il tempo
bellissimo, abbiamo preso il
sole e qualcuno ha persino fatto il bagno.
A Croydon abbiamo condiviso con la comunità un culto
bilingue a cui hanno assistito
per la prima parte i bambini
della scuola domenicale e i ragazzi del catechismo. Il pastore John Bremner, che ha lavorato a lungo in Italia, ha saputo coinvolgere in un vivace
dialogo i giovanissimi che
hanno discusso sul tema della
predicazione con uno slancio
che denotava la loro consuetudine a partecipare al culto
in prima persona. Un'obbligata, interessante e anche emozionante visita a Londra con
giro completo su un «open
bus» e quindi una bella passeggiata per il Covent Garden.
China Town, Soho e ancora il
centro, St. James Park, Westminster Abbey, l'immancabile
Buckingham Palace e una passeggiata sull'Enbankment per
ammirare il Tower Bridge, la
Torre e Lambeth Palace, residenza dell'arcivescovo di
Canterburv.
Gli ultimi due giorni hanno
portato il gruppo a Barnes Closed, una proprietà della chiesa
immersa in un bel parco vicino alla città di Birmingham.
Sono stati due giorni di ritiro
durante i quali siamo stati raggiunti da Ruth e Bill Cohwig i
coniugi di Sale che nonostante
la loro età. sono gli attuali
coordinatori della Waldensian
Fellowship: due giorni spesi
per confrontarci, per scambiarci impressioni ed esperienze
sul viaggio, sulla vita e le attività delle comunità visitate, e
anche per progettare il futuro
di questa bella iniziativa italoinglese nata nelle nostre chiese. Tra momenti di canto e di
piacevole conversazione sono
stati affrontati argomenti di
punta nelle nostre chiese, la
presenza dei giovani e dei
bambini, l'evangelizzazione,
l’accoglienza, formalismo o libertà durante il culto, realtà
economiche diverse riflesse,
di conseguenza, nelle comunità e ancora la nostra apertura all’esterno, il grande servizio della diaconia in un paese
a maggioranza protestante come l'Inghilterra e in Italia dove siamo pur sempre una minoranza e dove rischiamo di
apparire spesso solo come una
«opera assistenziale».
Durante il viaggio di ritorno
verso l'aeroporto, siamo stati
ricevuti da alcuni membri
dell'ultima chiesa Urc in Stansted che ci hanno offerto il
pranzo prima di accompagnarci a visitare la chiesa anglicana e la sede della comunità
quacchera locali e, come sorpresa finale, un grande mulino
a vento assai caratteristico e
perfettamente conservato. Pareva che fossimo destinati a la
sciare l’Inghilterra con un cielo grigio e la pioggia, ma all’ultimo momento, come un
particolare saluto a suggello di
un tempo bellissimo di vacanza, ma anche e soprattutto di
vera comunione fraterna, uno
splendido arcobaleno si è levato davanti alle vetrate dell’aeroporto lasciandoci un’impressione indelebile di gioia e
di buon augurio.
Si è tenuto il 17 dicembre a Torino
Un culto in una caserma
della guardia di finanza
Il 17 dicembre 1999 si è
svolto il primo culto evangelico all’interno della caserma
della guardia di finanza di Torino. Vi hanno partecipato credenti evangelici appartenenti
a guardia di finanza, polizia di
stato, carabinieri, polizia penitenziaria, polizia municipale
ed esercito. La riunione è stata
rallegrata anche dalla presenza
di numerosi civili tra i quali
Settimio Strangio (pastore della Chiesa evangelica di via
Clementi), Salvatore Civiletto
(pastore della Chiesa apostolica di via Caluso) Ernesto Bretscher (pastore della Chiesa
evangelica della riconciliazione di via Coiro) e alcuni anziani della Chiesa evangelica di
via Spontini. L’incontro, aperto a tutti coloro che lavorano
aH’interno della struttura militare, ha visto pure la partecipazione di militari che per la
prima volta assistevano a una
celebrazione evangelica.
La parola di Dio è stata profusa inizialmente dal maresciallo dell’esercito Maurizio
Bua (pastore della Chiesa evangelica di Cinisello Balsamo); il tono prorompente usato dal fratello ha scosso tutta
l’assemblea provocando numerose esclamazioni di lode al
Signore: la predicazione, basata fondamentalmente sul passo biblico di I Timoteo 3, 16,
ha esaltato il mistero dell’incarnazione di Gesù Cristo, av
venimento culminante della
storia affinché la liberazione
dall’immoralità e dal peccato
giungesse a tutti gli uomini. Il
pastore Bua non è stato limitato nello spessore della sua predicazione: con grande schiettezza e sincerità, ha esortato
tutta l’assemblea e tutti i presenti a cercare la faccia del Signore praticando così un Vangelo vivo e ripieno della potenza dello Spirito Santo.
La Scrittura è stata ancora
commentata daH’altro oratore,
il maresciallo della guardia di
finanza Alfredo Giannini (pastore della Ghiesa apostolica
di Acilia, Roma) il quale continuando sul tema dell’incarnazione di Gristo, ha rafforzato, attraverso la lettura di Isaia
35, 4, il tema della salvezza,
punto centrale e dominante
del ministerio di Gesìi. Il fratello Giannini ha impresso
nella mente dei presenti l’imporlanza della salvezza eterna: siamo fatti di anima, corpo
e spirito, il mondo passa, tutto
è destinato a scomparire e alla
fine della corsa un futuro glorioso, accanto al Signore, aspetta coloro che hanno creduto in lui. Tra gli ospiti era
presente anche il cappellano
militare il quale, nel suo intervento, non ha fatto altro che
valorizzare quanto già detto
sottolineando e rimarcando il
fatto che Cristo è la nostra luce e di questa luce dobbiamo
irradiare tutti gli uomini. Non
possiamo dimenticare la presenza della già nota corale
«David» la quale ancora una
volta non si è smentita, donando agli orecchi e al cuore
dei presenti, delle lodi che
hanno ulteriormente esaltato
il nome del Signore. Alla fine
ci si è tutti ritrovati presso il
circolo unificato della caserma dove, dopo aver ringraziato il Signore dei suoi doni, i
presenti hanno partecipato a
un frugale rinfresco cementando ulteriormente la comunione fraterna che si era già
instaurata durante l’incontro.
Desideriamo infine testimoniare dell’incontro avvenuto
con il comandante della Legione il quale, dopo aver iicevuto
in dono una Bibbia da una delegazione dei credenti evangelici delle forze dell’ordine,
non ha nascosto la sua commozione ringraziando tutti i
presenti per questa particolare
iniziativa operata all’interno
degli organismo militari e manifestando apertamente tutta
la sua approvazione.
Piccadilly Circus a Londra
(per il Cefo. Credenti evangelici forze dell'ordine, e per In
Avegf. Associazione cristiana
evangelica della guardia di finanza: Francesco Santoro. Armando Pagliacci. Francesco Presterà. Daniele Zolfarolil
Per godersi i privilegi della terza età
“Mia madre si è ripresa
la sua libertà”
Gianmario S.
54 anni
imprenditore
Quando mia madre mi ha detto che si
annoiava a vivere in casa sola tutto il giorno, io le ho suggerito
una soluzione residenziale.^
Lei cercava un posto dove stare con persone
della sua ètà, io le ho trovato una bella villa confortevole con
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anche un servizio qualificato e un'assistenza continua.
Insieme abbiamo scelto La Residenza e siamo
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La Chiesa deH’epifania, quella della profezia
Sviluppo
«Missing women», donne scomparse
Chiesa e omosessualità
Nuove prospettive in campo cattolico
Russia
L’ordine regna in Cecenia
Buddismo
«I tibetani vogliono l’autonomia»
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Vita
Chiese
PAG. 9 RIFORMA
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Incontro a Zurigo di responsabili di chiese del II distretto
L'importanza del confronto
Pfesidenti dì Concistori e Consigli di chiesa e cassieri delle comunità
¡¡onno affrontato il tema delle contribuzioni e dei legami di fraternità
GABRIELLA COSTABEL
» LLA riunione per i cassie^ri e presidenti di Consiglio e Concistoro indetta dalla
Commissione esecutiva distrettuale (Ced) del II distretto
gdal Consiglio del 9“ circuito,
solo due comunità su sette
non avevano mandato rappresentanti. Tutti gli altri si sono
ritrovati insieme al presidente
e alla cassiera della Ced, Giovanni Carrari e Gabriella Marangoni, accompagnati dalla
rappresentante della Tavola
valdese, Marcella Giampiccoli,
nella purtroppo fredda (a causa di un guasto) casa comunitaria di Zurigo il 4 dicembre
scorso. L’ottimo pranzo offertoci dalle sorelle di Zurigo
però, ci ha aiutato a scaldarci
sia in senso materiale che metaforico. Per le nostre comunità così distanti tra loro e così
diverse nella storia e nella
composizione è infatti molto
utile e necessario potersi regolarmente ritrovare per scambiarsi idee ed esperienze ed è
anche importante mantenere
un rapporto vivo e fruttuoso
con la Chiesa valdese in Italia;
per questo il presidente della
Ced ha offerto, dopo la seduta
tecnica, anche una parte più
culturale con una conferenza
sul metodismo ieri e oggi
Nel breve tempo dedicato alla riunione più tecnica ho avuto comunque l’impressione
che sia la Ced che le comunità
del 9® circuito abbiano espres
so ciò che sta loro a cuore.
Non è un segreto che il rapporto tra il circuito e la Ced sia
anche segnato da tensioni e incomprensioni: le comunità si
sentono come mucche da cui
mungere la valuta più o meno
forte e la Ced, d’altra parte, si
sente forse sottovalutata nel
suo sforzo di dividere equamente tra tutte le comunità del
distretto il peso della contribuzione alla cassa centrale. Ma le
tensioni si possono attenuare
proprio attraverso il dialogo e
ia conoscenza reciproca. Le situazioni delle comunità infatti
cambiano e anche la Chiesa
valdese in Italia non è una
realtà sempre uguale a se stessa, la conoscenza va quindi
continuamente rinnovata, meglio se in un clima di apertura
e franchezza come appunto a
Zurigo.
Qui le comunità del circuito
hanno avuto modo di presentare ancora una volta la loro
difficile situazione tra tagli finanziari delle chiese ospiti e
integrazione o addirittura assimilazione degli immigrati che
spesso significa abbandono
della comunità di lingua italiana. La Ced da parte sua ha
ricordato i criteri con cui distribuisce i pesi e ha offerto alle comunità alcuni suggerimenti per rinsaldare il legame
con il lavoro della Chiesa valdese e quindi invitare al suo
sostentamento finanziario. Tra
l’altro si è parlato di un «Progetto presenza», che vale per
tutte le comunità anche sul
territorio italiano, ma che nella nostra situazione potremmo
tradurre con la frase «se vuoi
che anche in Italia rimanga
una presenza protestante allora contribuisci anche tu».
Per la conferenza di Giovanni Carrari si sono poi uniti a
noi anche alcune sorelle e fratelli della comunità di Zurigo
e insieme abbiamo ascoltato
una veloce carrellata sulla storia del metodismo e in particolare sulle sue strategie di evangelizzazione. Non è infatti stato un caso ma una scelta che
spinse aH’inizio del XX secolo
diversi predicatori metodisti a
occuparsi degli emigrati italiani in particolare in Svizzera e
negli Stati Uniti. Per quanto riguarda l’oggi, Carrari ha individuato due caratteristiche del
metodismo dalle quali si potrebbe in particolare profittare:
il collegamento tra sentimento
e riflessione teologica (non basta dire «Gesù ti ama», ma
neanche Solo scrivere tomi sistematici): il radicamento nel
mondo, cioè l’impegno concreto a creare condizioni sociali che rispettano la dignità
di ogni singolo essere umano,
dignità che è donata da Dio.
Con questi spunti di riflessione e ristorati da tè e dolcetti, i più si sono messi sulla via
del ritorno mentre i membri
Ced hanno prolungato il soggiorno predicando o visitando
la domenica seguente alcune
comunità del circuito.
S Una gita per gli ospiti della Casa di riposo «Villa Grazialma»
Una giornata che sarà ricordata a lungo
t MARIA LUISA MOLLICA
107
Grazie alia generosa iniziativa e alla grande disponibilità del personale di
Villa Grazialma, lunedì 13 dicembre alcuni degli ospiti della Casa di riposo hanno visitato il Centro commerciale «Le
piramidi» di Orbassano con
immaginabile entusiasmo. Il
giorno precedente gli ospiti
erano totalmente infervorati
nei preparativi: dalle acconciature delle signore alle rasature perfette degli uomini, dai
cappotti impellic:ciati ai pantaloni perfettamente stirati.
Assecondati dal personale
che con dedizione ha seguito
ogni fase ¡jreparatoria, i 31
ospiti sono stati accompagnati
con un pulmino e le auto del
personale e del direttore Ezio
Blandino. Appena entrati nel
centro commerciale, sono stati
proiettati in un mondo quasi
fiabesco: attorniati da luci, festoni. musiche, hanno passeggiato nella galleria ammirando
con entusiasmo ogni cosa. Così si sono sentiti nuovamente
parte integrante della società,
soprattutto quando si sono recati al bar e seduti ai tavoli
hanno ordinato finalmente tutto ciò che da tempo desideravano: caffè, tè. succhi di frutta,
cappuccini, cioccolata con
panna, trasgressione concessa
halle capo infermiera professionale per questa occasione
davvero speciale.
Si può pensare che cosa siptifichi 1'«invasione» di 31 anziani, alcuni dei quali con prohlemi di deambulazione, nel
har di un centro commerciale,
®a molto amichevole è stata la
disponibilità del personale del
har, alla cui sensibilità (come
pure a quella del titolare, per
‘inatteso dono di un piccolo
Babbo Natale a ogni ospite) è
doveroso un ringraziamento.
Un pensiero di generosità e
Unianità è stato rivolto in questo modo a coloro che più han#0 bisogno di aiuto e affetto,
pensiero c:he è stato accolto
'‘un non poca commozione a
Conclusione di un magico po®eriggio. Si è trattato quindi di
■uia felicissima esperienza, che
Con solo ha arricchito gli ospih. ma ha pure gratificato il per
Foto di gruppo per gli ospiti
sonale per questo nuovo modo
di servire. I benefici dell’iniziativa si sono manifestati anche
nei giorni seguenti, ed essa
sarà certamente di .stimolo per
successive gite con l’augurio di
vedere sempre gli ospiti di Villa Grazialma con uno smagliante sorriso e gli occhi brillanti di serenità.
’W Chiesa valdese di Livorno
Una domenica particolare
Singolare culto, quello che si
è tenuto domenica 19 dicernbre nella chiesa valdese di Livorno. Lo ha celebrato il pastore Peter Ciavarella, venuto appositamente da Firenze per benedire l’unione dei coniugi Ed
e Yumia Aruffo, il cui matrimonio era già avvenuto un
Giappone oltre un mese fa. La
madre di Ed, italiana, sposò
nel 1955 un caporale di fede
evangelica battista dell’esercito
americano in servizio a Camp
Derby a Tirrenia, vicino Pisa,
con rito religioso officiato da
un pastore battista americano
nei locali della chiesa valde.se
di Livorno. Ed rimase orfano di
padre a 8 anni; ora, ufficiale
della Marina americana, in elegante divisa bianca, di passaggio a Livorno con la moglie
Yumia, giapponese e credente
non cristiana, alla pre.senza di
commilitoni, di numerosi amici e parenti e della stessa ma
dre Elsa, residente a Pisa, ha
voluto ricordare e onorare la
memoria del padre, nella stessa chiesa per lodare e ringraziare lo stesso Signore glorificato dal genitore, unitamente
ai membri della locale comunità valdese.
Il culto speciale si è svolto
in lingua italiana e ingleseamericana; lo stesso pastore, di
madrelingua americana, ha fatto da interprete. È stato letto,
nelle due lingue, e brevemente
meditato, il testo dell’avvento
riportato dall’Evangelo di Luca
(1, 5-45). Il predicatore locale
Gabriele Lala, quale presidente
del Consiglio di chiesa, ha offerto agli sposi una Bibbia
esortandoli a leggerla, a fondare la loro unione matrimoniale
su quegli insegnamenti e a
confidare sempre nella misericordia divina. In preghiera ha
poi invocato sui presenti la benedizione del Signore. (Le.)
i Brescia
Giubileo
fra protesta
e riflessione
DAVIDE CIANNONI
COME molte altre comunità, anche la Chiesa valdese di Brescia ha deciso di
non partecipare alla Settimana
di preghiera per l’unità dei cristiani per protestare contro la
riproposizione in grande stile,
a quasi cinque secoli dalla
Riforma, del principio cattolico che attribuisce alla chiesa
romana la prerogativa di rimettere la pena a chi è già stato perdonato da Gesù Cristo.
Questo ritorno trionfalistico al
potere salvifico della chiesa ci
costringe a riaffermare Tefficacia totale e assoluta della grazia («Sola Grazia») come base
imprescindibile della fede cristiana. Per chiarire le profonde
divergenze tra il Giubileo
ebraico e quello romano, verrà
organizzato in altra data un incontro di approfondimento biblico, possibilmente con i fratelli cattolici, nel rispetto di
quelTecumenismo delle differenze di cui da tempo si avverte la necessità.
Questa scelta è stata formulata dall’assemblea di chiesa,
che nella sua seduta del 5 dicembre ha raccolto una riflessione maturata da tre gruppi
di studio dopo due mesi di lavoro. Per rendere nota alla
città la nostra posizione alla
vigilia dell’Anno Santo, è stata quindi approvata una dichiarazione, da diffondere sotto forma di lettera aperta ai
cittadini bresciani, in cui si
afferma che «l’Anno Santo è
estraneo al messaggio evangelico» e della dottrina delle indulgenze «non c’è traccia negli scritti del Nuovo Testamento». I valdesi di Brescia
dichiarano: «Crediamo che
non ci siano tempi particolari
(Anno Santo) per ricevere il
perdono di Dio, perché ogni
momento fa parte del tempo
della sua grazia. Crediamo che
non ci siano luoghi particolari
(luoghi santi, mete di pellegrinaggio) in cui incontrare il Signore, perché anche il più
sperduto angolo della terra è
terra di Dio, in cui il Padre
manifesta il proprio amore e
la propria grazia».
Nella lettera aperta si chiarisce il significato del giubileo
biblico secondo Levltico 25 e
secondo l'insegnamento di Gesù, il quale «indica nella realizzazione concreta delTamore
verso Dio e verso il prossimo
il compimento di tutta la Legge (la volontà di Dio secondo
gli ebrei), compresi anche i
contenuti spirituali presenti
nel testo biblico del giubileo.
La remissione dei debiti, predicata dalla Bibbia, è allora
annuncio della grazia di Dio
per tutti, nessuno escluso, perché volontà del Signore e non
beneplacito di chi ha potere,
anche ecclesiastico, e diventa
per ogni uomo e ogni donna
possibilità di ricuperare la piena dignità dei figli di Dio».
«Nella prospettiva del Giubileo biblico - conclude il documento -, appoggiamo la
campagna “Jubilee 2000”, per
la remissione dei debiti al paesi poveri del terzo mondo. In
questa ottica, il Giubileo ci invita ad impegnarci perché siano superati i problemi della
povertà, dell’ingiustizia, della
violenza e di qualsiasi forma
moderna di schiavitù, costruendo un mondo di pace, di
amore e di giustizia per la vita
di tutti gli uomini e di tutte la
donne, figli e figlie di Dio».
10 gennaio
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AGENDA
MILANO — Alle 18, in p. San Fedele 4, per il ciclo del Sae
«Una Bibbia, molte letture», don Francesco Bruschi parla su.
«Criteri di lettura cristiana della Bibbia nei Padri della Chiesa».
11 gennaio
BOLOGNA — Alle ore 20,45, nella chiesa metodista (via Venezian 1), per la serie di incontri del Gruppo biblico interconfessionale, Paolo Serrazanetti parla sul tema: «Proverbi capp. 1-9,
il poema della sapienza».
14 gennaio
TORINO —Alle 18, nel salone del Centro teologico (c. Stati
Uniti 11/h), il biblista Romano Perna parla sul tema: «Il Dio
del Kerygma cristiano». Presiede il past. Giorgio Bouchard.
FIRENZE — Alle ore 17, al Centro culturale protestante «Pietro
Martire Vermigli» (via A. Manzoni 19/a), il past. Giuseppe Platone parla sul tema: «Giubileo e Anno Santo cattolico: Gesù
Cristo il grande assente». Introduce e modera l’incontro il giornalista Davide Roberto Rapini.
15 gennaio
MILANO — Alle ore 9,30, nel salone della Chiesa metodista
(via Porro Lambertenghi 28), il past. Jonathan Torino parla sul
tema; «La confessione di fede nella predicazione», per gli incontri mensili per predicatori locali delle chiese valdesi e metodiste di Lombardia e Piemonte orientale.
BERGAMO —Alle ore 17,30, nella sede del Centro culturale
protestante (via T. Tasso 55, 1 p.), il past. Salvatore Ricciardi
tiene il primo di una serie di cinque studi biblici sul tema:
«L’apostolo Paolo e le linee ispiratrici dell’etica». Argomento
del primo incontro è; «“Se uno è in Cristo, egli è una nuova
creatura” — II Corinzi 5,17».
16 gennaio
MESTRE — A partire dalle 10 con il culto, in via Cavallotti 8 si
tiene la giornata di aggiornamento monitori, catechisti e genitori sul tema: «I bambini, il culto, la chiesa». Per informazioni
telefonare allo 041-5202285.
17 gennaio
TRIESTE — Alle ore 18, a cura del Gruppo ecumenico, si tiene
la «Giornata dell’ebraismo».
19 gennaio
SAVONA — Alle 17, la Chiesa metodista e l’Università della
terza età organizzano per il corso «Leggiamo insieme la Bibbia» una lezione del past. Franco Becchino sul tema: «“Queste
cose sono scritte affinché crediate...” (Giovanni 20, 31)».
20 gennaio
GENOVA — Alle 17,30, nella Biblioteca della Società di letture scientifiche (Pai. Ducale, p. De Ferrari, piano ammezzato),
per il ciclo di incontri su «Fede, religioni e cultura», il teologo
Carlo Molari parla su: «L’uomo e il bisogno di Dio».
MODENA — Alle ore 17,30, all’istituto San Carlo (via S. Carlo
5), per il ciclo di studi su «Altri mondi. Strategie di immortalità e identità religiosa», la prof. Michela Nacci parla sul tema:
«Tecnologie per l’aldilà. Strategie individuali e bricolage religioso contemporaneo».
PER LE CHIESE EVANGELICHE
LITURGIE E REGISTRI
ECCLESIASTICI
Sono disponibili quattro fascicoli di «Atti liturgici» curati
dalla Commissione per il culto e la liturgia delle chiese battiste, metodiste e valdesi.
Il fascicolo n. I contiene le liturgie per il battesimo dei
credenti, il battesimo dei figli dei credenti, la confermazione, l’ammissione di nuovi membri già battezzati in una
chiesa non evangelica e l’accoglienza (presentazione) di figli di credenti. Il costo di questo fascicolo (pp. Ili, formato
18x24 cm) è di L. 10.000 (più spese postali).
Il fascicolo n. 2 contiene le liturgie speciali: per il culto
del rinnovamento del patto (di tradizione metodista), per il
culto del 17 febbraio (Settimana della libertà), per la consacrazione al ministro pastorale per le chiese valdesi e metodiste, per la presentazione di diaconi/e e per l’insediamento
nelle comunità locali di pastori anziani e diaconi. Il costo di
questo fascicolo (pp. 56, formato 18x24 cm) è di L. 5.000
(più spese postali).
Il fascicolo n. 3 contiene le liturgie per i matrimoni celebrati in chiesa a cui seguano gli effetti civili, sia per le benedizioni di matrimonio precedentemente celebrati in sede
civile. Il costo di questo fascicolo (pp. 43, formato 18x24 cm)
è di L. 5.000 (più spese postali).
Il fascicolo n. 4 degli «Atti liturgici» prodotti. Il fascicolo
contiene diversi schemi di liturgie per i funerali, preghiere
per situazioni particolari (morte di un/a giovane, di un giovane padre o madre, ecc.), una scelta di testi biblici adatti
per la lettura in questa circostanza. Il costo del fascicolo
(pp. 88, formato 18x24 cm) è di L. 8.000 (più spese postali).
Chi lo desidera, senza ulteriore spesa, può ricevere anche
i testi delle liturgie anche in floppy disk (in formato Rtf, specificare solo se si utilizza la piattaforma Dos o Mac) o tramite la posta elettronica.
Inoltre sono disponibili i seguenti registri ecclesiastici;
• atti di battesimo;
• atti di sepoltura
• atti di matrimonio:
• atti di benedizione di matrimonio.
I registri sono utilizzabili da tutte le chièse evangeliche, salvo il registro degli atti di matrimonio che è predisposto per le
chiese valdesi e metodiste. Il costo di ciascun registro (pp.
100, formato 26x35) è di L. 50.000 (comprese spese postali).
Rivolgersi all’amministrazione di «Riforma»: via San Pio V
15,10125 Torino, telefono 011-655278, fax 011-657542.
10
PAG. 10 RIFORMA
VENERDÌ 7 GENNAIO 2000 m- VENE
I
MA DOV'ERA
LA SOCIETÀ CIVILE?
ALBERTO CORSANI
Cresce ogni giorno l’allarme dei
centri di ricerca e delle forze politiche per la «disaffezione» degli
italiani dalla politica: una forma di
astensione dal voto, più rilevante
che nel passato, e soprattutto rivendicata apertamente come una
scelta dovuta allo squallore del sistema politico italiano e degli uomini e donne che lo rappresentano. È bene non esagerare nell’allarmismo, anche perché la partecipazione della cittadinanza alla vita
politica non si esaurisce al momento del voto, ma può trovare (e
trova) altre forme di espressione
(in comitati spontanei, gestione di
iniziative locali «dal basso», organismi collegiali, commissioni nominate dagli enti ¡hhmhMH
locali e quant’altro), ma indubbiamente alcune
scelte dei partiti e
la stessa natura
imperfetta della
forma dello stato
(in particolare il
Il distacco nei
confronti della politica
non autorizza
nessuno a evitare le
no preceduto il Natale. Bastava
scorrere i titoli dei giornali: la ragazzina disabile della provincia di
Ragusa, ribattezzata Laura, che,
incinta, è stata tirata a destra e a
sinistra da chi riteneva dovesse
assolutamente abortire e da chi si
opponeva a questo presunto omicidio; la giovane madre di Brescia
che ha gettato il figlioletto nel fiume, terrorizzata dalla possibile
malattia mentale del bambino. In
tanti hanno detto la loro, chi stando nei confini della decenza, chi
oltrepassandoli ampiamente. Se è
logico che la società si senta interpellata, poiché questi casi sono
emblematici delle nuove frontiere
(il rischio dell’eugenetica, le biotecnologie) che ci
stanno di fronte,
tuttavia è lecito
chiedersi: questa
stessa società dove stava fino al
giorno prima? Se
è normale che su
casi del genere si
caos in materia proprie responsabilità scatenino le bat
elettorale, con taglie verbali
metodi diversi di
elezione per sindaci, deputati, senatori, presidenti delle Regioni e
delle Province, parlamentari europei) contribuiscono all’allontanamento dalla passione per la politica. La difficoltà e il carattere a volte molto «tecnico» dei programmi
delle forze politiche stesse possono suscitare, a prima vista, l’impressione di una certa uniformità
e appiattimento: sembra mancare
quella spinta ideale che dovrebbe
awicinare giovani e meno giovani
alla politica.
II più delle volte però questa
reazione di allontanamento da
parte dei cittadini, come la si può
percepire nel corso di trasmissioni radio o televisive, nelle chiacchiere al bar o al mercato, è una
specie di sdegnata rivolta morale:
si tende a dare un giudizio liquidatorio nei confronti di tutto il
mondo politico e delle istituzioni
con motivazioni morali. Capita
talvolta che tali giudizi abbiano
solide basi e siano giustificati da
comportamenti effettivamente
censurabili. Spesso pero si tende a
contrapporre il mondo politico, i
politici, i partiti, tutti elementi
«infetti» del sistema Italia, agli
elementi sani, che sarebbero i cittadini, i consumatori, gli utenti, la
«società civile». È una contrapposizione che non mi piace: intanto
perché è la stessa società civile che
esprime, a un certo punto, i propri rappresentanti; ma soprattutto
perché non sempre essa è abilitata
a criticare gli altri.
Alcuni casi di cronaca hanno
infiammato le settimane che han
*********** giuridiche fra diverse fazioni, è meno normale il
silenzio di chi fisicamente era più
vicino a persone che sono state
travolte da crisi esistenziali di gravità assoluta.
Qui non contano i soldi o i soli
soldi (una coppia di miliardari di
Philadelphia, riportano i giornali
del 30 dicembre, ha abbandonato
il figlio di dieci anni affetto da
una grave malattia cerebrale, ammettendo di non riuscire a fare
più nulla per lui) conta un tessuto sociale che dovrebbe permettere a chi vive drammi di questo
genere di non essere solo; dovrebbe permettergli di prendere in
esame tutte le possibili alternative
che ha di fronte; dovrebbe essere
accompagnato dalla solidarietà e
dalla vicinanza anche fisica di persone di cui fidarsi. Conta che si riconosca la difficoltà di far crescere
i figli, di educare, la solitudine
delle famiglie. Certo non devono
mancare operatori .sociali, uomini
di chiesa, «tecnici»; ma prima di
tutto occorre la fisicità di altri uomini e altre donne solidali. Altrimenti ogni decisione viene presa
sotto il segno della lacerazione.
La società civile è stata rapida a
esecrare, a esaltarsi o a lagnarsi a
seconda delle circostanze, ma
quando c’è da fare, dove sono tutti? È facile dire: la politica italiana
è sporca, sto nella società: per
starci però occorre prendersi le
proprie responsabilità, perché la
società prenda le proprie. Una
volta fatto questo passo, tutti abbiamo il diritto (più di prima) a
contestare il sistema politico.
REDAZIONE CENTRALE TORINO:
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Tourn. COLLABORANO: Luca Benecchi, Alberto Bragaglia. Avernino Di Croce,
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REVISIONE EDITORIALE: Stello Arnland-Hugon; GRAFICA: Pietro Romeo
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Tariffe inserzioni pubblicitarie: a modulo (42,5x38 mm. Riforma - 37x45 mm, L'Eco delle
valli valdesi) £ 30.000. Partecipazioni: mm/colonna £ 1.800, Economici: a parola £ 1.000.
La testata Riforma è registrata dal Tribunale di Pinerolo con il numero 176/51.
Riforma-L'Eco delle valli valdesi è il nuovo titolo della testata
L'Eco delle valili valdesi registrata dal Tribunale di Pinerolo con il
n. 175/51 (modifiche registrate il 6 dicembre 1999).
Il numero 1 del 7 gennaio 2000 è slato spedito dall'LIfficio CMP
Nord di Torino, via Cebrosa 5, mercoledì 5 gennaio 2000.
1998
Associato alla
Unione stampa
periodica Italiana
Il caso di un cittadino italiano che si è rivolto al magistrato I ■ sui giornali
Annullare l'atto di battesimo?
Non importo se si è battezzati sul registro ma atei nella vita, l'Italia
resta un paese di atei privati della libertà di esserlo olla luce del sole
GIORGIO TOURN
PASSATO il momento giornalistico televisivo, il problema è caduto nell’oblio, è
uscito dall’attualità. Peccato
perché è serio, culturalmente e
spiritualmente; restando irrisolto (e tale rischia di essere a
lungo) come una malattia endemica, una febbre malarica,
debilita Torganismo della nostra comunità nazionale. Mi riferisco al caso di quel cittadino italiano che ha chiesto al
magistrato di annullare il suo
atto di battesimo; richiesta che
ha suscitato nel Bel Paese reazioni che rivelano l'abisso di
infantilismo culturale in cui è
ormai caduta o vive da sempre
l’Italia. Si è andati dalla indignata protesta clericale all’ironico beffeggiare dei laici e dal
vescovo di turno al vaticanista, dal corsivista leggero al
docente accademico, tutti,
unanimemente, hanno giudicato il nostro concittadino personaggio risibile.
Quello che il nostro concittadino solleva è invece problema di spiritualità autentica, serio, che tocca la sua esistenza
profonda, è questione di fede:
proprio per questo una cultura
religiosa quale la nostra, nutrita di padre Pio e di papa vicario è incapace di comprendere.
Battezzato, come tutti, dai suoi
genitori, non si riconosce più
membro di quella realtà, tutto
ciò che il mondo della religio
ne cattolica rappresenta non
ha per lui significato alcuno,
non intende più fare parte di
quel corpo sociale e chiede di
essere cancellato.
«Solo un esaltato - scrive il
filosofo Colletti -, può pensare
una simile sciocchezza, estendere la sua volontà ad alti
compiuti da altri», e a sostegno giunge un’altra voce autorevole, quella di don Baget
Bozzo: «Per la Chiesa una volta ricevuto il sacramento del
battesimo non si può cancellare davanti a Dio». Il nostro
concittadino ha commesso un
errore, certo: rivolgersi a un
magistrato civile chiedendogli
di fare quello che non può fare, come gli ha risposto il garante: che il magistrato né può
interferire in un ordinamento
non statale, quale quello cattolico, né può annullare un atto
compiuto: come non si può
annullare un atto di nascita o
una vendita non si può annullare l’atto del battesimo, non si
può «bianchettare» il registro.
Ma sciocco e squilibrato non è
quell’italiano, ma la dottrina
che lo ha educato e fuorviato,
insegnatagli da professori di
religione e catechisti, parroci e
confessori: che l’appartenenza
alla chiesa, al corpo di Cristo
sia legato all’atto sacramentale
e all’iscrizione sul registro
parrocchiale, mentre nella
chiesa si entra, si vive, e dalla
chiesa si esce.
Quell’italiano è un uomo li
bero e chiede di poter uscire,
chiede che il suo parroco lo
cancelli dall’elenco dei suoi
membri e gli riconosca la libertà di non credere più, ammesso che abbia creduto un
tempo: tutto lì. Resti pure l’atto sul registro dei battesimi,
ma il suo nome non sia più su
quello dei fedeli; il fatto è che
il parroco non ha registro dei
fedeli perché, come dice Baget
Bozzo, il battezzato è ipso facto fedele, e per sempre.
Il signor X è un agnostico, ha
chiuso con la chiesa, ma vuole
essere tale alla luce del sole, da
uomo libero e onesto; non intende essere un clandestino
dell'agnosticismo su cui incombe sempre il ricatto battesimale, non intende essere come
milioni di suoi concittadini
battezzati sul registro e atei
nella vita, con il nome di là e
la vita di qua. Questo non hanno inteso vescovi, vaticanisti e
filosofi nostrani, perché non lo
sanno e l’Italia resta ciò che è
sempre stata: una nazione di
atei clandestini privati della libertà di esserlo in una societas
Christiana che continua a battezzare per iscrivere sui registri
dei nomi di sudditi. È questo
uno dei nodi che il Concilio,
auspicato dal Cardinal Martini,
dovrebbe iniziare a sciogliere,
l’etica, il ministero femminile,
la ridefinizione del magistero
papale sono questioni secondarie rispetto a questa della natura della chiesa.
Cristiani nell'Italia del 2000
portata storica: la rivoluzione
ilìuministica.
Ma mi pare che anche in Europa rilluminismo abbia realizzato qualche cosetta; per
esempio la Rivoluzione francese, che piaceva a Kant (anticristiano anche lui?). Alla Rivoluzione francese si rispose
in Italia, proprio duecento anni fa. mandando al rogo qualche decina di ebrei (errori dei
«figli della Chiesa», s’intende:
ma che facevano in quel momento i «padri» della chiesa?)
non le si può rispondere, oggi
semplicemente con il silenzio
Non si può, perché nell’Europa in cui stiamo entrando ci
scontreremo dappertutto con
le conseguenze di quella Rivoluzione: lo stalo laico, il pluralismo ideologico, l'accettazione della Riforma protestante
come elemento fondatore della
modernità (almeno, così la
pensava Hegel...).
Di questo, in realtà. Ruini è
perfettamente consapevole:
tant’è vero che, mentre il laico
Lerner cita Ratzinger, il cardinale cita due teologi protestanti: Bultmann e Kierkegaard.
Certo, noi avremmo preferito
che citasse Karl Barth, l’unico
grande pensatore cristiano che
abbia saputo stare all’altezza
della sfida illuministica senza
ricadere nelle consuete posizioni di tradizionalismo cristiano (e perciò non è mai sceso mai a compromessi con le
proposte autoritarie che hanno
sedotto tanti «figli della chiesa» durante il Novecento). Il
discorso di Ruini rimane tuttavia degno di nota, come degno
di nota è il fatto che le uniche
risposte «à la hauteur» del suo
discorso siano venute dai pochi eredi della tradizione illuministica italiana, come Eugenio Scalfari e Ezio Mauro, direttore di Repubblica (Mauro
22, Scalfari 27 dicembre).
Diciamo «pochi», perché
molti laici italiani rilasciano
invece delle dichiarazioni
sconcertanti. Ha cominciato
due mesi fa Giulio Tramonti,
economista e politico: dalle colonne del Giornale (23 ottobre)
egli ci ha spiegato che T«otto
per mille» non può essere concesso ai buddisti italiani, perché si basa sul riconoscimento
della «funzione sociale della
Chiesa cattolica. Funzione che
in Italia è storica, intensissima
e fortemente positiva». Ha continuato Giuliano Amato, che
consideriamo uno dei migliori
cervelli d’Italia: commentando
la «Bolla di indizione del Giu
RISERVANDO agli appassionati la soluzione del
contrastato dilemma per stabilire se il terzo millennio abbia
avuto inizio il 1“ gennaio o inizierà solo fra un anno, diciamo
che secondo il sentimento popolare siamo ormai entrati a
pieno titolo nel Duemila, lasciandoci alle spalle un millennio caratterizzato da fortissimi contrasti: da un lato luci
abbaglianti, dall’altro ombre
tenebrose. Pittori, scultori, architetti hanno riempito l’Europa con i loro capolavori; poeti,
scrittori, filosofi, riformatori,
musicisti ci hanno dato opere
indimenticabili mentre la
scienza e la tecnica ci .sbalordivano con le loro scoiierte. fino
al prodigioso progresso tecnologico dei nostri tempi che ci
ha portato sulla Luna, ha permesso i trapianti e ha creato sistemi di comunicazione finora
PIERO bensì
impensabili. Tuttavia accanto
a queste (e a tante altre) luci,
quante ombre dolorose! Il secondo millennio ha avuto inizio con le crociate, una delle
pagine più vergognose dell'umanità, seguite dalla lotta per
le investiture, la caccia agli
eretici, l’Inquisizione e i suoi
roghi, la distruzione di intere
civiltà americane per opera
dei conquistatori spagnoli: le
guerre di religione durate
bileo» (La Stampa. 23 dicembre) egli ravvisa nel pensiero di
«Sua Santità» [sic] «un programma riformista per il prossimo millennio». E così via.
Qualcuno, ironizzando, ha detto che questi laici sono stati
folgorati sulla via di Damasco:
forse hanno soltanto imboccato
la via della Conciliazione.
Così stando le cose, nessuno
si stupisca se noi evangelici
preferiremo discutere con Camillo Ruini, o ascoltare quel
«cristiano indipendente» che è
ormai Gianni Vattimo (La
Stampa. 24 dicembre 1999;
l’articolo contiene una simpatica critica alle posizioni papali), nella ricerca di una «via
italiana al cristianesimo» che
sia aperta alle novità dello Spirito ma resti fondata sull’invincibile convinzione che Gesù di Nazaret rimane la misura
di tutte le cose. Vittorio Morero ha scritto (Avvenire. 23 dicembre 1999) che la risposta di
Ezio Mauro alTintervisla di
Ruini «potrebbe aprire un capitolo nuovo nel dialogo tra
cattolici e laici in Italia». Ho
l'impressione che possa anche
aprire un capitolo nuovo nel
dialogo tra cattolici e protestanti. Se il Giubileo e la Sindone ce lo permetteranno.
trent’anni: le campagne napoleoniche che hanno devastato
mezza Europa privando la
Francia di un’intera generazione di giovani e infine il no.stro
secolo cruento che ha solo ha
assommato più mali di tutti i
precedenti: due guerre mondiali seguite da cento guerre
locali, i campi di sterminio nazisti. i gulag siberiani, i genocidi e le pulizie etniche in
Asia, in Africa, nei Balcani, i
il manifesto
Sesso e protestanti
Il direttore di «Famiglia
cristiana» a un lettore che
lamentava un certo terrore
predicato dalla Chiesa ai fedeli in materia di sesso, ha
risposto che tale atteggiamento, che poteva suscitare
vergogna anche all’interno
del matrimonio, avrebbe
creato «“di fatto indubbi disagi e difficoltà a molte coppie di sposi. Anche di questo hisognerebbe chiedere
perdono’’». P. Gr. commenta
il 17 novembre: «Il riferimento è, evidentemente, al
perdono chiesto recentemente dal papa per le jiersecuzioni secolari contro gli
eretici. Forse per la chiesa di
Roma è più difficile chiedere perdono alle donne che
agli eredi dogli ugonotti? hi
ogni caso la questione del
rapporto tra religione e sessualità diventerà tra quale
anno di estrema attualità. La
chiesa cattolica dovrà scegliere tra la sessuofobia tipica di un certo integralismo
islamico (...) e un’apertura
sulla morale sessuale che oggi caratterizza principalmente il mondo protestante».
ilGKomale
Sesso e protestanti - Il
Munire
Non la pensa così Ruggero
Guarini che il 18 novembre
commenta sotto il titolo «Ma
sul sesso la Chiesa non ha
nulla da farsi perdonare». E
scrive; «... oggi, nel paese
più ricco dell’Occidente, dopo un secolo di chiacchiere
sul sesso, si processano e si
sbattono in galera quei medesimi bambini ai quali una
volta i preti, per quegli "atti
impuri” che essi hanno sempre commesso, come si diceva in confessione, sia "da soli” che “in compagnia”, si limitavano a somministrare,
per penitenza, tre padrenostri e quattro avemarie». E
ancora: «...se le leggi del nostro paese, diversamente da
quelle di altre illustri nazioni europee, non hanno mai
giudicato un delitto l'omosessualità come tale, e perciò
hanno sempre condannato i
reati sessuali, dallo stupro
alle violenze sui minori, prescindendo del tutto, giustamente. dal Lorien talli unto
"etero" o "omo" dei soggetti,
questo si deve proprio all’influenza della morale cattolica. che in rebus sexualibus
si è sempre rivelata, come
sanno tutti, assai meno fobica di (juella ]irotesiante».
Chi avrà ragione?
Poca speranza
Nel ricordare il regista Robert Bresson, cattolico che fu
definito quasi «gianseni.sta».
recentemente scoparso, la
regista Liliana Cavani. intervistata il 22 dicembre, ne
parla in questi termini: «La
sua secchezza e la sua (loca
speranza sono caratteristiche
un po’ protestanti». Mah...
milioni e milioni di creature
morte per fame e abbandono.
C’è nella Bibbia un'invocazione attribuita a Musò: «Signore insegnaci a così contare
i nostri giorni, che acquistiamo un cuor savio». Significa:
insegnaci a non ripetere gli errori del passato, ma anche a
usare bene i giorni che ci stanno di fronte. Il mio augurio
per il nuovo anno e il nuovo
millennio è che noi credenti
in Cristo sappiamo usare ogni
giorno per jiortare il nostro
contributo alla pace, alla comprensione. alla tolleranza, alla
giustizia. Solo così saliremo
contare i nostri giorni per il
millennio migliore.
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Al cinema le paure di domani
Le tematiche legate al millennio e all'ignoto sono uno
specchio che riflette le inquietudini delle società contemporanee
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Le vie della riflessione sulla società sono davvero infinite. Nella cronaca come
nell’arte. Ed ecco che un festival cinematografico basato sul
poliziesco, sul thriller, porta
con sé delle occasioni per capire qualcosa del mondi in
cui viviamo, del nostro passato e forse anche di ciò che ci
aspetta. 11 «Noir in Festival»
di Courmayeur (3-9 dicembre), cioè brividi non di solo
freddo alle pendici del Monte
Bianco, aveva proposto lo
scorso anno il tema del «Male
a fine millennio», e ha orientato quest’anno la propria ricerca su alcuni filoni: quello
delle «mutazioni» (con riferimento immediato alle biotecnologie e alle manipolazioni
genetiche, Seattle insegna);
quello della celebrazione dei
cento anni della nascita di Alfred Hitchcock, mago della
paura al cinema.
Poche le novità che emergevano dal doppio documentario di Tim Kirby su Alfred thè
Great e Alfred thè Auteur: interviste al regista, spezzoni di
film e interviste con critici e
collaboratori ricostruivano la
carriera di un personaggio a
lungo considerato solo come
un ottimo professionista: ma
opportuno era il percorso, fatto soprattutto di brani dei
suoi film, che svelava come
dietro questa pratica professionale stesse una visione
«geometrica» della vita e del
rapporti fra le persone: talché
la costruzione dettagliatissima della suspense nei suoi
film serve a svelare un’analisi
profonda dell’animo umano e
delle sue debolezze. Un approccio tuttora imitato e giustamente celebrato.
Ma due sono i film che più
possono interessarci. Intanto
l’anteprima, che da fine anno
è ormai nelle sale italiane. La
leggenda della valle addormentata di Tim Burton. Basato
sulla novella di Washington
Irving (1783-1859), esso racconta di un soldato di ventura,
nello stato di New York colonizzato dai calvinisti olandesi,
a cui in battaglia fu mozzata la
testa; da allora il suo fantasma
si aggirerebbe senza pace finché non ne abbia trovata una,
tagliando anzi il capo a quanti
gli si fanno incontro. Naturalmente rimpianto è più complicato: storie di interessi, testamenti, tradimenti infarciscono la struttura della vicenda. Ma ciò che interessa, a parte l’ambientazione (più rilevante nel film che non nella
novella) nella colonia olandese, è lo scontro tra visioni del
mondo: giacché l’investigatore
inviato a Sleepy Hollow (toponimo della valle e titolo originale del film) dalla capitale è
un giovane detective di formazione positivistica, scientifica,
quasi un antesignano di Cesare Lombroso: e il suo approccio naturalmente si scontra
con la tradizione culturale della comunità locale e dei suoi
maggiorenti, medico, notaio,
reverendo in testa. Non saranno tuttavia le cognizioni scientifiche a risolvere il caso, bensì l’approfondimento dei caratteri lunani e delle loro relazioni. Di più non è lecito dire,
trattandosi di mistero, ma lo
scontro fra queste culture fa
tanto pensare all’Autobiografia di Benjamin Franklin (uscita in questi mesi presso Garzanti), tutta pervasa dalla dialettica fra predicazione dei pastori presbiteriani, militanza
quacchera e positivismo massonico che intreccia l’utoeducazione morale con la prepara
zione accurata allo svolgimento del proprio lavoro.
L’altro film importante è II
viaggio di Felicia (autore l’armeno-canadese Atom Egoyan),
da novembre nelle sale, che
deve molto a Hitchcock stesso.
Un gastronomo, titolare di una
ditta che sforna cibi appetitosi,
vive in solitudine, salvo avvicinare delle giovani sprovvedute prostitute, per offrire loro
soccorso. Appare come un angelo sulla loro strada e le definisce, a sua volta, angelo, probabilmente perché nella loro
ingenuità anch’esse portano a
lui un minimo di contatto
umano. Ma l’incanto dura poco: le ragazze cominciano a
diffidare e il sig. Hildrich cede
ogni volta ai propri impulsi
omicidi e uccide le ragazze.
Con Felicia, fuggita dall’Irlanda alla ricerca del proprio innamorato, da cui aspetta un
bambino, ma che pare essersi
arruolato nell’esercito inglese
tradendo la causa nazionalistica, Hildrich prova a svolgere
proprio questo ruolo di padre
adottivo, finché... Stop alla trama: diremo solo che poche
volte un thriller ha dato modo
di riflettere tanto approfonditamente sulle vie del bene e
del male, su come gli itinerari
dell’un campo si intreccino
(magari in maniera perversa)
con quelle dell’altro, sul bisogno di «grazia» che solo può
trasformare le persone, quando
abbiano cercato da sé tutte le
vie per una loro improbabile
redenzione, sulla disperata solitudine di molte persone per
bene. Argomenti seri, serissimi, che ritroviamo nella cronaca di ogni giorno e che dovrebbero tenere presenti operatori
sociali, chiese, politici. Anche
dai film sul crimine e sul mistero vengono illuminazioni
sui compiti di tutti i giorni.
fc Successo di pubblico al Torino Filnn Festival
strade inesplorate del cinema
FEDERICA TOURN
UN cinema vario, ricco di
risorse e di linguaggi, e
non soltanto un concorso: il
bello del Torino Film Festival
è proprio la possibilità di vedere i documentari sulla Resistenza di Paolo Gobetti, oppure
i prodotti di una cinematografia di alto valore secondo i critici, ma praticamente invisibile
nelle sale, come quella portoghese, accanto all'/iorror e al
fantastico di )ohn Carpenter.
Ma visto che anche di concorso si tratta, diciamo subito
che il primo premio per la sezione lungometraggi della
XVII edizione, che si è tenuta
a Torino dal 19 al 27 novembre scorso, è andato a Maraña
Simhasanam (Trono di morte)
del regista indiano Murali
Nair. Tra gli altri film premia
ti, da segnalare Ressources humaines del normanno Laurent
Cantet (premio Cipputi e premio Cinemavvenire), un film
sulla coscienza di classe perduta e poi ritrovata nel rapporto tra un padre metalmeccanico e un figlio conquistato alla
logica manageriale.
Scegliendo in modo disordinato e molto parziale fra quello che con più probabilità si
potrà rivedere, spicca eXistenZ, di David Cronenberg,
proiettato fuori concorso. Chi
ha apprezzato Crash e II pasto
nudo non resterà deluso da
questo suo ultimo film, non
meno sanguinolento, onirico e
gelatinoso dei precedenti, anche se l’idea non è nuova: un
videogioco particolarmente
ben fatto (e non poco viscido)
fa vivere ai giocatori una vita
virtuale più consistente di
quella vera, con conseguenti
immaginabili confusioni di
percezione della realtà.
Ben fatti, sobri e forse per
questo ancora più commoventi
sono poi i documentari di Silvano Agosti su Ciò che di fantastico c’è nella realtà. Trend
anni di oblio. ’68-78, dieci anni di lotte, una serie di ritratti
sulla difficile conquista della
democrazia in Italia, tra stragi
irrisolte e leggi conquistate a
fatica. Bello infine anche Rosso Askatasuna (a proposito di
un primo maggio in guerra),
di Armando Ceste, che ritorna
sulla distruzione del centro
sociale torinese da parte della
polizia, lo scorso 1“ maggio.
Rimangono impresse le scritte
sui muri inneggianti al duce e
i libri distrutti sul pavimento
dopo il passaggio delle forze
dell’ordine.
Un fotogramma dal film «Il viaggio di Feiicia»
Una rassegna oltre il cinema commerciale
Un incontro fra diversi linguaggi
Si è chiusa il 9 dicembre a
Courmayeur l’edizione 1999
del «Noir in Festival», la rassegna che da sette anni ha sede ai piedi del Monte Bianco e
che si propone come un appuntamento interamente dedicato alla celebrazione del mistery, originale nel panorama
del festival perché imperniato,
prima ancora che sui film,
sull’incontro fra i diversi generi narrativi più popolari. Dal
cinema alla letteratura, passando per tv, fumetto, fotografia, il festival di anno in anno
fa di questo appuntamento,
come dice il direttore Giorgio
Cosetti, «un’occasione per
produrre confronti, suscitare
approfondimenti, fra nascere
polemiche, aprire l’asfittico
circuito commerciale del cinema a nuove conoscenze e opportunità inattese». Da qui la
formula del confronto interdisciplinare; da qui i fil rouge tematici su cui si intersecano dibattiti, tavole rotonde, convegni, presentazioni di libri.
Il «Noir» 99 ha assegnato il
Leone nero per il miglior film
a The Opportunist di Myles
Connel: il primo lungometraggio di questo regista trentacinquenne, irlandese d’origine e
americano d’adozione, racconta la storia di Victor Kelly,
che dopo anni di galera cerca
di ricostruire la propria vita,
un rapporto con la figlia e con
l’amore, ma non riesce a sottrarsi alla tentazione dei facili
guadagni legati al suo passato
di scassinatore. A II prezzo di
Rolando Stefanelli, opera prima di un giovane regista, è andata una menzione speciale
della giuria, che ha anche assegnato a Chiara Caselli, co
protagonista, un premio per la
migliore interpretazione. Premio speciale a Happy Texas,
di Mark Illsley, e premio dei
giovani critici europei (che si
riuniscono da alcuni anni in
uno stage che affianca il Festival) a due «corti», uno nordirlandese e imo svedese; il pubblico ha invece premiato l’ultimo film di Martin Scorsese,
Rringing out thè Death.
Sul versante letterario sono
stati premiati Demasiado corazón di Pino Cacucci (Feltrinelli) e Nessuna cortesia
alTuscita di Massimo Carlotto
(ediz. E/o, già autore del romanzo-inchiesta Le irregolari,
sul problema dei desaparecidos in Argentina, a suo temo
recensiti da Riforma). Per il
miglior inedito, premio a Tesi
di laurea di Annamaria Passio. (l.a.b.)
Un omaggio del Festival al regista John Carpenter
La difficoltà di riconoscere l'Altro
DAVIDE DALMAS
John Carpenter Illustra a un attore I gesti per una sequenza da girare
CHI è John Carpenter? Prima di tutto un regista, e
questa non sembri un’osservazione scontata. Si tratta infatti
di uno di quei personaggi, non
poi così numerosi, che nel
contesto di un cinema fortemente determinato dalle esigenze dell’industria e della distribuzione, mantiene l’idea
che guardare il mondo, cioè la
cosa che sempre il cinema fa,
produca anche una visione del
mondo, una sua lettura e interpretazione. E questa idea la
propone in una serie di film
facilmente classificabili in generi, quello horror in primo
luogo, del quale è un maestro
riconosciuto.
Vedere in un tempo ristretto
tutta la produzione di Carpenter rende evidenti alcune costanti, dall’attenzione per la
musica al tentativo di mostrare
’irrapresentabile, l’invisibile.
Ad esempio nella Cosa, la tensione classica dei film del terrore non impedisce di mettere
chiaramente sotto lo sguardo
dello spettatore l'Altro, il male
assoluto, che prende la forma
senza forma di una cosa, appunto, che può replicare e perciò sostituire l’umanità. Le sequenze più raggelanti sono così quelle in cui appare sempre
più impossibile riconoscere
chi è veramente la «persona»
che abbiamo vicino, come nel
Villaggio dei dannati, dove addirittura i propri figli possono
essere in realtà il tentativo di
colonizzazione di una razza totalmente aliena.
Accanto a questa personale
lettura dell’orrore, che spesso
è apertamente politica, come
in Essi vivono, dove, col pretesto di raccontare una scontata
storia di zombie, si dà un giudizio fortemente critico dell'America reaganiana, c'è poi
un secondo filone, apparente
mente più scanzonato. In diversi film, infatti, dalle due
Fughe (da New York e da Los
Angeles) al recente Vampires,
un largo uso dell’ironia e di
personaggi sopra le righe (eroi
sporchi e tamarri, armati fino
ai denti, ma con forte vocazione alla battuta e innegabile
senso estetico) permettono la
messinscena di una serie’ di
idee radicali, tra anarchismo e
critica globale all’amer/can
way of life. In Vampires, tanto
per dire, veniamo a sapere che
la creazione dei vampiri è frutto di un errore della chiesa
cattolica, che nel Trecento
sbagliò l’esorcismo di un ex
prete eretico boemo (memoria
di Hus?), distruggendone l’anima e salvandogli invece il corpo, producendo così una sarabanda di porpora cardinalizia
mescolata col nero vampiresco
di innegabile resa scenografica. D’altra parte il regista ha
esplicitamente dichiarato che
il cattolicesimo, con la sua fede nella transustanziazione, è
un perfetto elemento da film
horror. Ma in generale l’enfasi
religiosa degli Stati Uniti non
è certo vista in modo rassicurante: in Fuga da L.A. il presidente-dittatore degli Usa del
futuro confina, in una sorta di
lager grande come l’isola che
Los Angeles è diventata dopo
un terribile terremoto, tutti i
criminali, le prostitute e gli
atei, instaurando un nazismo
cristiano non meno inquietante del modello reale.
Insomma, un cinema che
nutre gli occhi e le orecchie,
senza dubbio ma che, volendo,
si presta agevolmente a far
funzionare anche quello che
sta dietro e nel mezzo.
P. Gobetti: «La lotta partigiana» (1975)
12
PAG. 6 RIFORMA
venerdì 7 GENNAIO 2000
I—
7' Una serie di interventi di Paolo Ricca pubblicati in francese in un volumetto
Sperare è partire verso la promessa
Speranza, pluralismo all'interno del protestantesimo e ecumenismo i temi affrontati
CLAUDIO TRON
testantesimo e, infine, del protestantesimo nell’ecumeni
SAREBBE forse bene ripristinare qualche blando
strumento di tortura per ottenere dai professori della nostra Facoltà dei teologia cbe
scrivano le cose che pensano e
che segnalino le cose che scrivono. Solo in forza di un gesto
particolarmente fortunato di
amicizia sono venuto in possesso di una recente raccolta
di interventi di Paolo Ricca,
quasi estorti in forma scritta
all’autore dal segretario generale della Conferenza delle
chiese protestanti dei paesi latini in Europa (Cepple)*, e che
meriterebbe, invece, una traduzione e diffusione tra le
chiese protestanti italiane. Si
tratta di interventi di vario argomento, pronunciati in circostanze diverse, raccolti sotto i
tre temi della speranza, del
pluralismo all’interno del pro
smo.
«Chi non ha mai ascoltato
Paolo Ricca - scrive Gérard
Delteil, segretario della Cepple, nella prefazione - non potrà gustare tutto il sapore della
sua parola. Il suo discorso, o
meglio il suo “verbo”, non è
mai dissociato dalle mani, le
modulazioni della voce non
sono mai prive dell’aggrottamento delle ciglia o del puntamento degli occhi. Con Paolo
Ricca si esprime tutto il calore
del Sud: c’è sole, passione, anzi, in questa parola, sia nella
convinzione profonda che
esprime, sia nelle battute di
humour. La stessa risata, come
il calore della voce, è tipicamente latina».
Vero. Ma anche senza immaginare Paolo Ricca che parla, vale la pena di leggere Paolo Ricca che scrive. Scrive del
la speranza, innanzitutto.
«Sperare è partire verso un altrove oggetto di promessa. La
promessa è dunque il motore
della speranza la quale, poi, ci
rende impazienti se non addirittura ribelli. Non ci si rassegna più alla realtà, la si mette
in questione, si sente il bisogno di superarla. La speranza
è sempre un po’ trasgressiva.
Sperare significa andare al di
là, oltrepassare la soglia della
realtà esistente in nome di ciò
che non esiste ancora» (p. 32).
Poi del protestantesimo e dei
protestantesimi nei paesi latini. Perché? Perché ci siamo?
Semplicemente a causa di Dio.
O, se si vuole, per predestinazione. Si pensi ai valdesi. Perché mai? Perché solo loro tra
tutte le «eresie» medievali, infima minoranza in una massa
di tutt’altra impostazione? A
causa di Dio ma anche in vista
di un progetto (missionario.
ecumenico e culturale) il cui
tradimento sarebbe anche tradimento della predestinazione
divina. Infine dell’ecumenismo. L’ecumenismo nasce dalla riconciliazione. Abbiamo
avuto teologie della liberazione, dell’emancipazione femminile, dell’emancipazione
delle popolazioni di colore,
della rivoluzione, di tutto quel
che si vuole. Manca ancora
una teologia della riconciliazione, anche se Barth ha dedicato a questo tema una parte
cospicua della sua Dogmatica.
Ma Barth è poco letto. Chi
non ha il tempo né la possibilità di leggere i grossi tomi
barthiani ha il diritto di essere
almeno informato puntualmente di quello che scrivono i
professori della nostra Facoltà.
(*) P. Ricca: Acteurs de la Parole. Paris, Les Bergers et les
Mages, 1999, pp. 118.
Matéo Maxìmoff
Indagine nella scuola fiorentina
Pregiudizio antisemita
PASQUALE lACOBINO
Alla domanda sulla provenienza della parola rabbino un ragazzo avrebbe risposto: «Ha a che fare con la rabbia». Secondo qualcun altro
con «rabbare» (che nel gergo
dei ragazzi fiorentini significa
«accaparrarsi»). Sono aneddoti sul pregiudizio antisemitico
studiato da un gruppo di ricercatori dell'Università di Firenze attraverso una ricerca condotta in 8 scuole superiori fiorentine, coinvolgendo circa
300 ragazzi e ragazze e rispettivi insegnanti. I risultati, raccolti in un volume curato da
Nedo Baracani e Lorenzo Porta*. sono stati presentati il 22
novembre in un seminario
pubblico promosso dal Dipartimento di studi sociali dell'Università con l’adesione, tra
le altre. dell’Amicizia ebraicocristiana. della Comunità
ebraica e della Chiesa valdese
di Firenze. Tra i partecipanti
Amos Luzzatto. presidente
dell'Unione delle comunità
ebraiche in Italia
Nella ricerca il maggior grado di pregiudizio antisemitico
si è registrato sulle questioni
cosiddette «dell’orgoglio» (la
questione del popolo eletto),
«della concorrenza economica» (controllo ebraico sull’economia), «della doppia morale»
(norme morali differenti) e
«dell’aspetto fisico» (tratti somatici riconoscibili). La ricerca tuttavia non si è limitata a
«indagare» gli attepiamenti
degli studenti ma è intervenuta sulle conoscenze: «Una ricerca - ha detto Alberto L’Abate. docente di Metodologia
della ricerca sociale - che parte dallo studio della situazione
per modificarla poiché all’indagine attraverso il questionario, seguono discussioni con
ragazzi e insegnanti e seminari
di approfondimento».
Lo storico Giovanni Gozzini
ha sottolineato due dati emersi: «Il pregiudizio attecchisce
più facilmente sui ragazzi su
balterni alla cultura trasmessa
autoritariamente dall’alto, dal
mondo dei grandi, e sui ragazzi con un più elevato senso di
incertezza sul futuro». Visto il
ruolo della formazione religiosa nel peso del pregiudizio. Gozzini ha rilanciato
sull’ora di religione: «La sinistra laica e non anticlericale
deve riprendere la battaglia
perché l’ora di religione diventi un’ora di storia delle religioni».
Lorenzo Porta, collaboratore
del Dipartimento di Studi sociali, ha ricordato che le persone con un livello più alto di
pregiudizio antisemitico erano
quelle che si dichiaravano
«credenti ma non praticanti».
Più basso il pregiudizio invece
per «i credenti in un Dio, ma
senza aderire ad una religione». Insomma, ha concluso
Porta, «una religiosità più esteriore, più formale, espone maggiormente al pregiudizio». Nedo Baracani. sociologo dell’Università di Firenze, ha riassunto le possibili piste di sviluppo di un lavoro nella scuola
per superare il pregiudizio e
gli stereotipi di tipo etnico,
culturale, razziale: «La ricerca,
l’analisi dei libri di testo, la
cooperazione tra le scuole,
l’analisi sul pregiudizio e discriminazione nei gruppi, il lavoro sulla comunicazione».
Una delle conferme venute
dalla ricerca riguarda infatti il
ruolo della comunicazione: nel
rapporto tra mondo adulto e
mondo giovanile la comunicazione che riduce il pregiudizio
è la comunicazione di tipo
orizzontale, orientata all’ascolto, al dialogo, al riconoscimento, e non quella di tipo verticale. direttiva e autoritaria. «È
più facile frantumare un atomo
che un pregiudizio», ha affermato Albert Einstein. Ma provarci è doveroso.
(*) N. Baracani e L. Porta (a
cura di): II pregiudizio antisemitico. Una ricerca-intervento nella scuola. Milano, Franco Angeli, 1999, pp. 270.
Morto il pastore e scrittore zigano
Matéo Maximoff
SERGIO FRANZESE
Nato a Barcellona nel
1917, figlio di un Rom
Kalderash e di una Manouche,
Matéo Maximoff conobbe in
prima persona la triste esperienza della guerra: il ricordo
di oltre mezzo milione di zingari deportati e uccisi dalla
barbarie nazista riaffiora spesso nelle sue opere. Divenuto
pastore evangelico dopo aver
aderito alla Missione pentecostale zigana, incontrò ovunque
comunità di zingari e testimoniò loro la propria esperienza
di fede e di vita. Nel corso degli anni svolse in più occasioni il ruolo di cineasta e fotografo, impegnandosi anche
nella traduzione della Bibbia
in lingua «romani kalderash»,
ma fu soprattutto attraverso i
suoi numerosi romanzi che
Matéo Maximoff penetrò a
fondo nella tradizione e nella
storia del popolo a cui apparteneva. I suoi libri costituiscono un’opera inestimabile dal
punto di vista della testimonianza e dei ricordi e al tempo
Convegno a Schönenberg
Valdesi in Germania
GIORGIO TOURN
IL terzo centenario dell’esilio dei valdesi dalla vai Chisone in Germania ba avuto nel
1999 particolare rilevanza e
sono comparsi sulla nostra
stampa resoconti di molti incontri avuti nell’anno a carattere popolare, celebrativo, comunitario che hanno rinsaldato formalmente i legami fra le
nostre chiese e quelle sorelle
dell’Assia e del Württemberg.
Vogliamo segnalare qui una di
queste occasioni, forse l’ultima in ordine di tempo: le giornate storiche tenutesi a Schönenberg il 5-6 novembre. Promosso dalla Deutsche Waldenser Verein l’incontro, che ha
avuto luogo nella chiesa di Arnaud. di fronte alla sua casamuseo. era organizzato con la
competenza e la ormai consolidata capacità organizzativa
da Albert De Lange. Le vicende dei valdesi e la loro sistemazione erano state evocate in
molte circostanze durante l’anno e non pareva il caso di riprendere il tema; molto più opportunamente perciò si è ristretto il campo a un aspetto
fondamentale della vicenda, i
personaggi che stavano dietro
la loro sistemazione: Arnaud,
gli ecclesiastici e i politici di
Zurigo e soprattutto il rappresentante delle Province Unite,
Pietre Valkenier, che organizzò, seguì, gestì finanziariamente questa difficile impresa.
Dodici relazioni di studiosi
m mmaatfnce
tdautbana
via Principe Tomaso, 1 - Torino
011 -6689804 - fax 011 -6504394
Milano: celebrazione ecumenica per la «Settimana» del 1998
stesso rappresentano un ponte
costruito per far incontrare tra
di loro due mondi.
Matéo Maximoff era stato
più volte in visita anche in
Italia e in quelle occasioni
aveva incontrato la comunità
valdese sia a Torino sia nelle
Valli, dove si era recato nel
1993 per un breve soggiorno.
È stato un esponente di spicco
dell’intellighenzia romani e al
tempo stesso un uomo semplice ma capace di abbattere i
muri del pregiudizio. Per questa ragione la sua scomparsa,
avvenuta a Parigi il 24 novembre 1999, all’età di 82 anni,
costituisce una grande perdita
per la comunità mondiale
Rom e per la cultura di questo
secolo.
Informazioni su lingue e
cultura zingare si trovano sui
siti Internet:
http://www.geocities.com/A
thens/Bridge/5847
http://www.geocities.com/A
thens/Bridge/5847/Maxi
moff.htm
http://www.coopart.org/maxi
moff/index.htm
inglesi, olandesi, svizzeri tedeschi e italiani hanno intessuto
con contributi di toni e approcci diversi una fitta trama di dati e appunti su cui si rifletterà
più attentamente a lettura degli
atti. È comunque emersa la
complessità dei problemi giuridici, ecclesiastici (rapporti con
le chiese luterane dei principati), amministrativi della vicenda e la sua relazione con il
mondo protestante europeo.
Una visita al convento di
Maulbronn e alla casa di Melantone a Bretten hanno reso
ancora più piacevoli queste
giornate dalla temperatura
quasi estiva. A congresso ultimato, la rappresentanza italiana (il presidente della Società
di studi valdesi Daniele Tron,
il prof. Emidio Gampi e signora e chi scrive queste note) ha
partecipato a una simpatica
serata presso la chiesa di Klein
Villar che inaugurava le vetrate della sua chiesetta. Al termine della cerimonia i fratelli
e le sorelle di Klein Villar ci
hanno consegnato due offerte
per il Centro culturale valdese
e per il Centro diaconale La
Noce di Palermo, unendo con
questo gesto significativo la
storia, la cultura e la diaconia
in una relazione di commovente Ifaternità.
LIBRI L
Procreazione
assistita
Esce in un volumetto della collana «Cinquantapagine» (Torino, Claudiana, £ 5.000) il documento presentato dal «Gruppo di lavoro sui problemi etici posti dalla scienza», nominato
dalla Tavola valdese, al Sinodo 1999, un testo su cui riflettere nelle comunità: una panoramica sui vari tipi di infertilità, l’incidenza di questi problemi nella vita di uomini e donne, il quadro legislativo e il progetto
di legge governativo si intrecciano con una
serie di problemi etici. In ultimo il testo accenna a una serie di proposte che suggeriscono percorsi per vivere meglio il rapporto
tecnologia-vita concreta.
Narrativa L'attesa
dell'inverno
Uomini
e
RADIO
Ebrei
e cristiani
Culto radio
TELE^/'ISI^^INIE
Protestantesimo
Replica del programma «Protestantesimo»
L’inverno è occasione per rievocare, è stagione per molti
versi di attesa, specialmente se vissuto in montagna. Ma è anche tempo in cui si preparano alimenti e terreni in funzione
delle stagioni a venire. Mario Rigoni Stern ----.
in questo ultimo suo racconto lungo (Torino, Einaudi, pp. 44. £ 10.000) rievoca gli inverni della guerra, il gelo della campagna di
Russia e la prigionia, ma anche gli inverni
di caccia e di ricerca, ogni anno rinnovata,
di un rapporto equilibrato, mai mitizzato o
idealizzato, con gli animali del bosco: una
lezione non spocchiosa da parte di chi veramente vive la montagna.
Un libro e un’attesa: ebrei e cristiani lungo duemila anni è il
titolo di una nuova serie di trasmissioni radiofoniche nel quadro
della rubrica «Uomini e profeti», a cura di Gabriella Caramore.
Le 8 puntate hanno preso il via domenica 2 gennaio (ore 1212,45 Radiotre) e affrontano il tema dell’incontro e dialogo tra
ebrei e cristiani. La serie è affidata a un comitato composto da
un rabbino. Riccardo Disegni, dallo studioso cattolico Francesco
Rossi De Gasperis e dal valdese Daniele Garrone. Altri esponenti
ebrei e cristiani interverranno nelle singole trasmissioni.
Ogni domenica mattina alle 7,27 sul primo canale
radiofonico della Rai. predicazione e notizie dal mondo evangelico italiano ed estero, appuntamenti e commenti di attualità.
Domenica 9 gennaio, alle ore 23,50 circa, andrà in
onda: «Un commento sul nuovo anno», a cura del pastore Valdo Benecchi: «Kosovo: uno sminamento difficile»; «“Musicando”; Tullio Rapone, un insegnante cantastorie». La replica sarà
trasmessa lunedì 10 gennaio alle ore 24 circa e lunedì 17 gennaio alle ore 9,30 circa, sempre su Raidue.
«La Rete prende atto della oggettiva situazione di disagio per
lo slittamento dell’orario di messa in onda» della rubrica televisiva «Protestantesimo» e propone «per compensare la minor
visibilità» una ulteriore replica, oltre a quella del mattino, in
terza serata del lunedì (ore 24 circa) a partire da gennaio. Questa la risposta del direttore di Raidue. Carlo Freccero. alle tante
proteste per l’orario sempre più notturno che penalizza la rubrica della Federazione delle chiese evangeliche. Analoga soluzione è stata trovata per la rubrica ebraica «Sorgente di vita»
con cui «Protestantesimo» si alterna ogni quindici giorni. «Resta inteso - conclude però il direttore Freccero - che prima
della definizione del palinsesto estivo troveremo di comune
accordo una diversa dinamica di messa in onda».
Al direttore di Raidue ha risposto il direttore della rubrica
«Protestantesimo». Paolo Naso, con una lettera in cui pur prendendo atto dell’importante progresso nella visibilità delle due
rubriche si afferma che. in prospettiva, la questione della collocazione oraria di «Protestantesimo» e «Sorgente di vita» debba
restare aperta a nuove soluzioni: «Soprattutto nell’anno del
Giubileo della Chiesa cattolica - si legge nella lettera -, in una
società sempre più segnata da! pluralismo delle fedi e delle
culture, ci pare che l’azienda del servizio pubblico radiotelevisivo potrebbe garantire maggiori spazi alla presenza e alla testimonianza delle comunità di fede diversa dalla cattolica», fnev)
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PAG. 13 RIFORMA
Una serie di prove convincenti deH'H. C. Valpellice nel campionato
Riposano tutti ma non si fermano gli hockeisti
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le festività natalizie
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ali appuntamenti. Così in
^rie A il Valpellice ha
giocato ben cinque volte
^13 giorni.
Valpellice-Brunico 2-3
Una delle più brutte
partite della stagione vede
la Valpe perdere in casa
con il Brunice. Il 21 dicembre gli altoatesini si
sono imposti al palaghiaccio di Torre Pellice. Il 2-3
finale (l-O; 0-2; 1-1) è firmato Marziale e Cintori.
20‘ giornata:
Valpellice-Brunico 2-3;
Como-Fassa 2-7; BolzanoAsiago 1-6; Zoldo-ValVenosta 7-2; Appiano-Varese
5-2; Renon-Vipiteno 4-2;
Merano-Alleghe 1-5. Ha
riposato Auronzo.
Bolzano-Valpellice 6-3
A farla da protagonista
è stata la Valpe, a cominciare dal ritardo di due
ore con cui è giunta a Bolzano a causa della chiusura dell’Autobrennero e
dell’enorme traffico sulla
ghiacciata provinciale.
Partiti sottotono e a freddo i piemontesi sono stati
freddati da una doppia
marcatura di Avancini e
Chelodi. Poi De Luca accorcia le distanze e quando Cintori realizza la seconda rete la Valpe è tornata in partita; segnano
ancora Timpone e Marziale: è il 2” del terzo tempo,
ed è 3-4. Il sogno dura poco: Pavlu e Timpone, a
porta vuota per scelta tecnica, chiudono il risultato
su un onorevole 3-6.
21' giornata;
Bolzano-Valpellice 6-3;
Vipiteno-Appiano 5-4;
Asiago-Renon 9-3; Merano-Varese 7-3; AllegheComo 9-0; Zoldo-Auronzo
4-6; la partita ValVenosta
Brunico è stata rinviata a
causa del maltempo. Ha
riposato il Fassa.
Auronzo-Valpellice 2-6
Sulla pista di Auronzo,
in alto Cadore i biancorossi hanno saputo imporre il
loro gioco. Forse i veneti
sono entrati in pista convinti di vincere e quando
si sono accorti che la Valpe sapeva ben interpretare
la partita si era già sul 4-0
per i valligiani. Due parziali identici, per i primi
due tempi: 2-0 con reti
prima di Stevanoni e Marziale e poi di Cintori (gran
partita la sua) e ancora di
Marziale tornato sui livelli
di inizio campionato. Utilissimo il ritorno in campo
dopo due mesi di assenza,
di Marco Tremolaterra.
Nella terza frazione la
Valpe prima ha chiuso
l’incontro, realizzando
con Tomasello e De Luca,
poi ha subito la reazione
dei veneti andati a segno
con Luigi Zandegiacomo e
Luciano Larese. Finisce 62 ; la Valpe risale così al
9- posto e aspetta giovedì
sera l’arrivo a Torre Pellice del Varese per vendicare l’incredibile sconfitta
dell’andata.
22* giornata:
Como-Vipiteno 0-4; Alleghe-Renon 2-1; ValVenosta-Bolzano 1-5; Asiago-Varese 9-2; BrunicoMerano 0-3; Fassa-Appia110 7-2; Auronzo-Valpellice 2-6. Ha riposato Zoldo.
Valpellice-Varese 3-1
Il Valpellice impiega un
tempo a prendere le misure al Varese; poi in apertura di secondo tempo, prima Stevanoni e poi Scapinello danno il «la» a una
vittoria che sarà di 3-1
con le reti, nel terzo tempo, di Tomasello e di Mosele per gli ospiti. «La
Valpe quando deve im
porre il proprio gioco fa
fatica mentre è più a suo
agio ad agire di rimessa» è
stato il primo commento
dell’allenatore Da Rin ai
microfoni di Radio Beckwith ricordando le recenti belle prestazioni in trasferta a Bolzano e Auronzo. Va aggiunto il ruolo
non secondario del portiere del Varese Demetz, titolare della under 20, che in
più di una occasione ha
salvato la propria porta.
23“ giornata, i risultati;
Fassa-Renon 3-2; Vipiteno-Brunico 3-8; Bolzano-Zoldo 9-1; AppianoVal Venosta 4-5(o.t.); Valpellice-Varese 3-1; Alleghe-Auronzo 7-4; MeranoComo 6-1. Ha riposato
Asiago.
Valpellice-Merano 4-3
Passare dallo 0-3 al 4-3
non è da tutti i giorni; se
poi accade con i campioni
d’Italia allora è quasi leggenda. Domenica sera il
pubblico del palaghiaccio
di via Filatoio è passato
dalla tristezza di una sconfitta che sembrava prender
corpo in modo sempre più
netto all’esultanza per
un’altra vittoria storica,
col Merano. Primo tempo
disastroso, con due reti degli ospiti con Donovan e
Metelka e Valpe incapace
di reagire; secondo tempo
alla pari, dopo che Ansoldi col suo gol al 2’ sembrava aver chiuso la partita.
Tanto più che nel finale
del primo tempo, in un
contrasto di gioco. Olivo
cadendo malamente si era
procurato una pesante lussazione alla clavicola: ne
avrà per una ventina di
giorni.
Invece sullo 0-3 la Valpe cominciava a giocare:
segnava Stevanoni a 15’
46”, il Merano arretrava.
Terzo tempo tutto biancorosso: un ritrovato Toma
W Iniziativa degli «Amici» degli ospedali valdesi
Borse di studio per infermieri
L’allarme infermieri sta
preoccupando le strutture
del campo sanitario e assistenziale in tutta Italia.
Si prevedono difficoltà
crescenti per il reperimento di infermieri professionali. dato che il numero degli iscritti al corso
di diploma universitario
non è sufficiente a coprire
le esigenze del settore.
La Commissione sinodale per la diaconia ha ini
ziato un’azione di informazione e coordinamento. Ora le associazioni
Amici degli ospedali vaidesi di Pomaretto e Torre
Pellice hanno promosso
congiuntamente un’interessante iniziativa: sostenere con borse di studio
studenti iscritti al corso di
diploma di infermiere professionale. «Abbiamo condiviso la proposta della
Ciov di impostare un pro
Bando per l'assegnazione di borse di studio
per lo frequenza del diploma universitario
di infermiere professionale
L’Associozione Amici dell'Ospedale valdese dei Pomoretto e l'Associazione Amici dell'Ospedale valdese di
Torre Pellice promuovono un bando per l'assegnazione
di un numero massimo di 4 borse di studio destinate a
Studenti per la frequenza del diploma universitario di infermiere professionale nell'anno scolastico 1999-2000.
Requisiti richiesti:
~ attestato di iscrizione al corso di D. U. di infermiere
professionale:
- dichiarazione di non essere beneficiario di altre forme di sostegno (borse di studio universitarie o elargite
da altri enti o associazioni).
Importo dello borsa di studio L 5 milioni
I criteri di assegnazione della borsa di studio sono riportati nel bando che può essere richiesto ai seguenti
indirizzi (presso cui possono essere richieste ulteriori
informazioni:
" Associazione Amici dell'Ospedale valdese di Pomaretto: sig.ra Adriana Meloni, presso il servizio di riabilitazione dell'ospedale, via Maggiore Ribet 2,
100Ó3 Pomaretto, tei. 0121-80281 1:
' Associazione Amici dell'Ospedole valdese di Torre
Pellice: dr. Giovanni Mourglia, via W. Jervis 1 ,
1006Ó Torre Pellice, tei. 01 21-91072.
fé domande devono pervenire ai suddetti indirizzi entro
le ore 12.00 del giorno martedì 25 gennaio
2000 Non saranno prese in considerazione domande pervenute con qualsiasi mezzo dopo tale data.
Residente Assoc azione Amici
Ospedoie valde.se di Pomaielto
G Moi'iono
Piesidenle Associozione Amici
Ospedale valdese di Torre Pellice
G. Mourglia
gramma di borse di studio
che stimoli e supporti la
formazione professionale
di giovani della zona, che
potranno trovare occupazione negli ospedali valdesi o nelle Case di riposo
presenti alle Valli - dice il
dottor Giovanni Mourglia,
presidente dell’associazione Amici di Torre Pellice
-, Crediamo giusto utilizzare parte dei doni che
raccogliamo per valorizzare le risorse umane, unitamente ai contributi che
forniamo per l’acquisto di
attrezzature scientifiche».
La dottoressa Gabriella
Maritano, presidente dell’associazione Amici di
Pomaretto, aggiunge: «Va
rilanciata la formazione
nel settore infermieristico:
pochi scelgono questa
strada, che comporta sacrifici e dedizione. L’istituzione del diploma universitario e la contestuale
chiusura delle scuole gestite direttamente dagli
ospedali ci equipara al
percorso formativo esistente negli altri paesi europei, ma richiede un'azione di promozione che
spinga i giovani che abitano lontano dalla grande
città a iscriversi a questi
corsi e li informi delle
possibilità occupazionali
future.
Le due associazione di
Amici hanno elaborato un
bando che prevede la concessione della borsa di
studio a fronte di un impegno lavorativo prepo
gli ospedali valdesi o
un'altra opera della Chiesa valdese per un periodo
di tempo uguale agli anni
di godimento della borsa;
in caso contrario la borsa
di studio si trasformerà
automaticamente in prestito d'onore.
sello pareggiava con due
prodezze a cavallo del 10’
e Marziale segnava il goal
della vittoria a 4’ dal termine. Il Merano reagiva
con rabbia, segnava ma
l’arbitro Ponti annullava,
toglieva il portiere, ma
senza esito. Per la Valpe
terza vittoria consecutiva
ed 8° posto in classifica;
dopo la trasferta col Fassa
martedì, sabato 8, a Torre
arriverà l’Appiano.
24* giornata: i risultati
Bolzano-Como 9-0; Brunico-Renon 7-5; Val Venosta-Varese 5-3; Zoldo-Vipiteno 3-6; Auronzo-Asiago 1-7; Alleghe-Fassa 5-4
(ot); Valpellice-Merano 43. Ha riposato Appiano.
Classifica: Asiago 62,
Fassa 56, Merano 54, Bolzano 51, Vipiteno 49, Alleghe 46, Brunico 38, Valpellice 33, Como 32, Renon 25, Auronzo e Appiano 17, Varese 10, Val Venosta 8, Zoldo 5.
Luserna
Il cross
al freddo
I campi sportivi di Luserna e i prati lungo il
Pellice saranno per la 19volta al centro dell’atletica regionale con il trofeo
Sparea in programma domenica 9 gennaio. Ci sarà
spazio per tutte le categorie, a partire dalle 9,30
con i più piccoli. Nel primo pomeriggio, alle 14, il
clou con i seniores sui
10.000 metri.
II cross di Luserna, organizzato come sempre
dal 3S, deve fare i conti
col il freddo della zona,
un vento gelido che gelando il fondo rende ancora
più difficile la competizione. Una gara che in
passato ha visto scendere
in campo atleti di spicco
come Panetta, Ortis e Durbano per non parlare nel
settore femminile, di Maria Curatolo o fra i locali
Brunofranco, Merletti o
Gonin. Nella cornice di
pubblico che solitamente
Luserna sa offrire, ci sarà
comunque spazio anche
per i non tesserati.
A Pinerolo si discute di Cecenia
Quale ingerenza?
DAVIDE DALMAS
In Cecenia l’esercito
russo bombarda e i ribelli rispondono. A Grozny, ormai città fantasma,
si conquistano e perdono
punti strategici. Nelle
scorse settimane i russi
hanno rilasciato un ultimatum, che diceva ai civili di abbandonare la
città: al suo termine qualsiasi persona presente sarebbe stata considerata ribelle, e perciò uccisa. Ci
sono migliaia di profughi,
e migliaia di volontari
che si arruolano da una
parte e dall’altra. Gli elettori sembrano votare per i
partiti che si mostrano
più violenti.
Tuttavia non c'è una
emergenza umanitaria,
così come non ci sono
fautori di ingerenze umanitarie e non ci sono profonde riflessioni sui modi
e sulla necessità di intervenire per porre fine al
Nuova
divisione
massacro. Non ci sono
nemmeno associazioni
che cercano di portare
qualche aiuto alle popolazioni. Non sono passati
molti mesi dalla «fine»
della guerra nel Kosovo
(dove nel frattempo sono
state assassinate altre
centinaia di persone).
Il 16 dicembre scorso a
Pinerolo Marco Buttino,
professore di storia orientale, ha tentato di capire e
spiegare la situazione e le
sue cause storiche. La serata, organizzata da Claudio Canal dell’associazione Stranamore, comprendeva anche la lettura di
brani di classici della letteratura russa (Puskin,
Lermontov, Tolstoj e altri) che parlavano del
Caucaso; hanno ricordato
come i monumenti alla
civiltà possono essere allo stesso tempo monumenti alla barbarie. Tutto
questo è veramente poco.
Ma è qualcosa.
POSTAI.
Caro direttore, ho letto
sul n. 49 de L’eco delle
valli valdesi del 17 dicembre la presa di posizione
del Gruppo lavoro e progresso circa la soluzione
individuale per la formazione dell’esecutivo della
Comunità montana valli
Chisone e Germanasca.
Tengo però a precisare alcuni punti; non è assolutamente vero che vi erano
stati, da parte di alcuni,
accordi precedenti gli incontri del gruppo a favore
di una giunta unitaria con
il gruppo «Impegno per le
valli». È vero invece che
sono apparse fin dall’inizio due posizioni, una
possibilista su tale ipotesi, l’altra contraria. La prima posizione, che io ho
sempre condiviso, si basava sul fatto che il gruppo
«concorrente» era riuscito
a organizzarsi raggruppando la metà dei Comuni facenti parte la Comunità montana.
Non avere una giunta
unitaria avrebbe letteralmente spaccato in due il
Consiglio escludendo dalla maggioranza (nella legislatura che dovrà gesti
APPUNTAMENTII
6 gennaio, giovedì
BRICHERASIO; Alle 14, all’oratorio di San Domenico,
«Epifania 2000», musiche, balli, doni.
FERRERÒ: Festa della befana per i banibini.
8 gennaio, sabato
POMARETTO: Alle 20,30, nel tempio, concerto delle
corali della vai Germanasca.
FRALI: Nel tempio, alle 21, concerto del coro «La baita» di Piossasco.
PRAGELATO: La Pro Loco organizza lo spettacolo della
compagnia «I camulà», in piemontese.
POMARETTO: Al teatro, alle 20,30, concerto dell’Unione musicale di Inverso Pinasca.
10 gennaio, lunedi
MASSELLO: In borgata Reynaud 4, alla sede dell'associazione Vallescura, si chiude la mostra di manufatti
artigianali e artistici. L’esposizione è visitabile tutti i
giorni dalle 10 alle 18.
12 gennaio, mercoledì
TORRE PELLICE — Alle 20,45, nella sala consiliare del
Comune, Fon. Valdo Spini, presidente della Commissione difesa alla Camera, parla sul tema: «L’Europa
politica: una difesa europea», per l’organizzazione
del Movimento federalista europeo. '
13 gennaio, giovedì
PINEROLO: Al circolo sociale, alle 21, concerto con
Giancarlo Guarino, pianoforte, e Stefano Guarino, violoncello e pianoforte. Musiche di Brahams e Beethoven.
TORRE PELLICE; Nella biblioteca della Casa valdese,
alle 15,30, l’Unitrè organizza una conferenza del professor Franco Algostino su «La tragedia di Ustica».
14 gennaio, venerdì
PINEROLO: Alle 20,45, all’auditorium del liceo scientifico, il ministro del Lavoro, Cesare Salvi, parlerà su
«I giovani e il lavoro: gli impegni di oggi, gli scenari
di domani». La serata avvia il secondo corso d formazione politico- istituzionale.
15 gennaio, sabato
PINEROLO: Al teatro Incontro, alle 21,15, va in scena
«Pietro Micce», storia e retroscena di un uomo esplosivo, con la compagnia «Nonsoloteatro», testo e regia
di Guido Castiglia. Ingresso lire 15.000, ridotto 12.000.
SERVIZI
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Guardia medica:
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Farmacia Tron , tei. 58771
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Guardia medica:
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(turni festivi con orario 8-22)
DOMENICA 9 GENNAIO
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Gribaudo - (Airali), t. 909031
SERVIZIO ELIAMBULANZA
telefono 1 1 8
RADIO
BECKWITH
EVANGELICA
tei. 0121-954194
re le Olimpiadi del 2006)
o tutti i Comuni sede di
gara e di alta valle o tutti
quelli di bassa valle. Senza dimenticare che i numeri non avrebbero permesso di costruire una
maggioranza, portando
l’ente al commissariamento nel giro dei 15
giorni successivi al Consiglio.
Colgo l’occasione per ricordare, visto che siamo
accusati di «accordi precedenti», che la loro determinazione verso (l’impossibile) raggiungimento
di una giunta di maggioranza era certamente dettata più da motivi legati
al «fastidio» nei confronti di una persona dell’altro gruppo, che non ideologici. Erano infatti state
previste da alcuni strategie del tipo «i consiglieri
nominati dalle minoranze
consiliari non potranno
entrare nell’esecutivo!»
(determinando, di fatto,
consiglieri di serie A e serie B) al solo scopo di
emarginare la persona in
questione. Le distanze tra
i due gruppi evidentemente non sono poi tanto
distanti se almeno due
sindaci (tra i più decisi
nel sostenere l’impossibilità di un accordo) su
quattro, pur appartenendo
a gruppo «lavoro e progresso» nella passata legislatura erano certamente
in gran sintonia strategica
con l’altro gruppo vedendo, come loro, nella Comunità montana più un
ente gestore di servizi ai
Comuni che non un ente
di programmazione sul
territorio.
Concordo invece sul
fatto che il metodo che ha
portato alla costituzione
del gruppo «Impegno per
le valli» non sia stato dei
più limpidi, anche in considerazione dell’importanza di questa legislatura. Sono perplesso anche
sul giudizio «politico»
espresso nel documento,
in quanto nulla nel documento programmatico approvato a maggioranza lascia intendere un distacco
ideologico o politico rispetto a quanto portato
avanti nella passata amministrazione o al suo
«Piano di sviluppo», ma
lo considera, se mai, un
punto di partenza.
L’unica cosa certa che
posso esprimere è che la
sinistra trova una nuova
occasione di divisione al
suo interno.
Renato Ribet
San Germano Chisone
i NELLE CHIESE VALDESI
3® CIRCUITO — Il concerto delle corali della vai Germanasca si terrà sabato 8 gennaio, alle 20,30, nel tempio di Pomaretto.
INCONTRI PASTORALI DEL I DISTRETTO — Martedì
18 gennaio, a Pomaretto, alle 9,15. incontro pastorale
del I distretto: meditazione di Paolo Ribet, introduzione di Fulvio Ferrario su «L’autorità della Scrittura».
ANGROGNA — Domenica 9 gennaio, culto in francese.
Martedì 11 gennaio, alle 20,30. riunione quartierale a
Buonanotte.
BOBBIO PELLICE — Martedì 11 gennaio, alle 20, riunione quartierale alla borgata Cairus.
PERRERO-MANIGLIA — Martedì 11 gennaio, alle
20.30, riunione quartierale all’Eirassa. Martedì 11, alle 14, incontro dell’Unione femminile.
PINEROLO — Sabato 8 gennaio e domenica 9 gennaio,
ripresa della scuola domenicale e del precatechismo.
Giovedì 13. alle 15, ripresa degli incontri dell’Unione
femminile.
POMARETTO — Venerdì 14 gennaio, culto al centro
anziani di Perosa Argentina, riunioni quartierali: venerdì 7 gennaio, alle 15, all’Inverso Clot, mercoledì
12, alle 20,30, alla Laiisa, giovedì 13. alle 15, all’Inverso Paiola.
PRAROSTINO — Domenica 9 gennaio, alle 10, nel tempio di San Bartolomeo, culto con battesimo: alle
14.30, a San Secondo, incontro dell’Unione femminile con le rappresentanti della Ffevm.
TORRE PELLICE — Riunioni quartierali: venerdì 7 gennaio, alla Ravadera, martedì 11, ai Simound, venerdì
14, agli Appiotti. La nuova serie di incontri di studio
biblico riprenderà lunedì 10 gennaio sul tema della
giustificazione per fede. La scuola domenicale riprenderà i suoi incontri sabato 8 gennaio.
VILLAR PELLICE — Mercoledì 12, incontro mensile
sulla bioetica. Venerdì 14 gennaio, presso la famiglia
Garnier, a Cucuruc del Serre, riunione quartierale.
VILLAR PEROSA — Mercoledì 12 gennaio, alle 20,30,
riunione quartierale alle Grange.
VILLASECCA — Riunioni quartierali: martedì 11 gennaio, alle 20, a Morasso, mercoledì 12, alle 20, a Trussan, giovedì 13, alle 20, a Pian Faetto. Incontro
dell’Unione femminile, giovedì 13 gennaio, alle 14,30.
14
PAG. 14 RIFORMA
E Eco Delle ^lli ^ldesi
Confederazione Nazionale dell'Artigianato
della Piccola e Media Impresa
INFORMA
Associazione ProTinclale di Torino - Via Avellino 6 - Tel. 011/4617.666 - Fax 4617.694
Appello della CNA agli amministratori locali: «Più uniformità per i versamenti»
lei, è caos normativo sui pagamenti
L’imposta rischia di essere snaturata dai troppi particoiarismi appiicati dai Comuni
La CNA è stata a
suo tempo promotrice
di un federalismo fiscale governato che
avrebbe dovuto centrare alcuni obiettivi
fondamentali, come
l'avvicinamento dei
centri decisionali impositivi al cittadino, la
parziale riunificazione dei centri di spesa
e di imposizione fiscale a livello locale,
la visibilità degli obiettivi di spesa a
fronte del pagamento
delle imposte, la semplificazione fiscale
con un conseguente
miglioramento del
rapporto tra cittadino
e istituzioni. E tuttavia, con riferimento
all’Imposta comunale
sugli immobili (lei)
che oggi di fatto primeggia tra le imposte
e le tasse gestibili a livello locale, va evidenziato che le decisioni prese da molti
comuni, ai quali spetta la definizione della
imposta, sembrano
tradire le aspettative a
suo tempo riposte
neH’awio del federalismo fiscale. In particolare va denunciato
il pericoloso incremento in atto delle
complicazioni burocratiche per il contribuente. Le decisioni
adottate da alcuni Comuni sono infatti in
netto contrasto con i
tre elementi fondamentali sui quali dovrebbe reggersi ogni
imposta moderna (la
facilità di individuare
la somma da pagare,
ma anche di capire
come e a chi si deve
pagare, la semplicità
di comunicazione con
l’ente impositore).
Qualche esempio? Aliquote legate non alla
tipologia o all’utilizzazione dell’immobile
ma a situazioni personali del contribuente,
oppure modalità di
pagamento diverse tra
i singoli Comuni che
costringono il contribuente a recarsi direttamente al Comune
stesso per pagare l’imposta. Non basta certo a risolvere il problema il gesto coraggioso del ministero
delle Finanze che per
l’anno 1999 ha sugge
rito ai Comuni di non
sanzionare i pagamenti effettuati con
bollettini postali standard (al posto di quelli emessi dal Comune)
dal momento che per
il 2000 regnerà nuovamente l’incertezza.
Ma la casistica è ancora più varia: tempi
di comunicazione ai
Comuni differenti sulle variazioni ai fini lei
(acquisto, vendita, eredità...), tra l’altro
con formulari diversi
per ogni Comune che
rendono più complicato ciò che prima
con un unico modulo
nazionale e una sola
scadenza annuale era
chiaro e più facilmente gestibile dal contribuente; opposte decisioni tra i Comuni per
l’applicazione di aliquote e detrazioni su
immobili simili (vale
per tutti il caos derivante dal trattamento
ai fini lei delle cosiddette pertinenze, come i box, alle abitazioni principali).
Stiamo assistendo a
un eccesso di produzione normativa da
parte dei Comuni che
pur rimanendo all’interno degli spazi di
manovra riconosciuti
pei' legge spesso eccedono, scontrandosi
con il buon senso comune. Si sta CO.SÌ modificando il significato stesso dell’Ici che
da imposta reale sugli
immobili variabile a
seconda delle tipologie degli stessi e del
La Co.g.art.
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1979, con otto sedi operative sul territorio.
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loro utilizzo si sta trasformando in un’imposta personale che
varia anche al variare
delle caratteristiche
personali del contribuente. E questa riflessione ha per la
Cna il valore di un appello agli amministratori dei Comuni (grandi e piccoli) per una
decisa inversione di
marcia capace di rendere semplice e gestibile un’imposta che
grava su così tanti
contribuenti e che così com’è concepita oggi crea difficoltà oggettive agli stessi uffici tributari comunali.
Una considerazione
finale è però ancora
necessaria: la gestione
sempre più caotica di
questo importante tributo comunale viene
visto con molta preoccupazione dalla Cna
anche nella misura in
cui presta sempre più
il fianco alle critiche
dei detrattori del federalismo fiscale.
VENER
Convenzione
CNA-Telecom
La Cna e Telecom Italia hanno
firmato un’intesa per la fornitura
dei servizi di telecomunicazione
alle imprese associate del Piemonte. L’accordo è basato in particolar modo su specifiche offerte
di fonia orientate a ridurre sensibilmente i costi delle telecomunicazioni che per gli associati della
Cna rappresenta un ulteriore valore del 6% che si può aggiungere alle proposte già esistenti per
la clientela. Per ulteriori informazioni, Telecom ha messo a disposizione degli associati il numero verde 800.04.00.40.
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i Torti e ragioni
Non contenti di quattro giorni di relazioni, discussioni,
mozioni ed emozioni, durante
il viaggio di ritorno dall’Assemblea generale straordinaria
deirUcebi di Santa Severa abbiamo continuato a parlare,
valutare, soppesare gli avvenimenti vissuti: le diverse posi¿oni, le incomprensioni, l’apoarente inconciliabilità. Il visito di questi giorni non è stato entusiasmante e ha lasciato
un senso di insoddisfazione e
ii impotenza. Fratelli e sorelle
che non riescono a capirsi.
Ognuno arroccato sulle proprie
posizioni senza possibilità di
mediazione.
Eppure torti e ragioni sono
da entrambe le parti: supponenza e distacco da parte di
chi gestisce le cose con passione e fatica, ma non riesce a
guadagnarsi la fiducia delle
comunità, anzi le colpevolizza
accusandole di immaturità;
miopia e caparbietà delle comunità che antepongono il bisogno di essere ascoltate, consultate a una visione di più
ampio respiro. Sarà possibile
superare questa crisi e trovare
un punto di incontro o le incomprensioni continueranno
facendoci affondare sempre
più nelle sabbie mobili della
nostra incomunicabilità?
Rossella Saccomani
La Spezia
i Un'assemblea
partecipata
Il primo pensiero che mi
viene in mente se mi si chiede
come è andata l’Assemblea
straordinaria battista di dicembre è che è stata un’assemblea
«partecipata». L’organizzazione in gruppi per la discussione dei temi è stata una buona
pensata e ha prodotto una
maggiore partecipazione rispetto al passato. Il risultato finale è stato, come al solito, variamente giudicato, per me è
stato positivo.
Parto dalla considerazione
che abbiamo avuto per troppo
tempo assemblee nelle quali
cose importanti passavano
con un’alzata di mano, senza
discussione: a volte per mancanza di tempo, a volte perché
alcune persone più esperte
delle regole e delle dinamiche
assembleaci forzavano un po’
la mano per dirigere le assemblee verso le scelte che loro
avevano fatto, pensando che
fossero le uniche valide. Sap
piamo che queste cose avvengono e che è giusto che ognuno lotti per far valere le proprie idee, ma questo non ci
vieta di rallegrarci quando la
base si riappropria effettivamente del potere decisionale.
E questo mi pare sia avvenuto.
Può sembrare un tornare indietro, quando si annullano di
fatto delibere di assemblee
precedenti, ma può essere invece il segno che le chiese vogliono fermarsi a vagliare
quelle decisioni prese a volte
in modo affrettato o imposte
dalla situazione, per esaminarne con calma tutte le implicazioni.
I partecipanti all’ultima Assemblea Ucebi, a parte i soliti
bastían contrario, mi sono
sembrati interessati a capire
bene a che punto siamo nell’Unione, considerata proprio
la situazione di crisi economica e spirituale in cui versa, per
poter ripartire su basi chiare. Il
fatto che i documenti preparati
dal Ce-Ucebi non siano stati
accolti dall’Assemblea non è
di per sé negativo, lo sarebbe
stato se fossero stati votati in
blocco, senza discussione tra il
disinteresse generale. In verità
qualche documento si sarebbe
potuto approvare. Per esempio
l’articolato sul segretario generale sarebbe passato in assemblea se fossero state apportate
le modifiche utili a delineare
la figura di un segretario esecutivo eletto dal Ce, perché la
maggior parte degli interventi
assemblear! andavano in quel
senso. Anche il piano economico finanziario si sarebbe potuto approvare se fosse pervenuto in tèmpo utile alle chiese.
Per quanto riguarda il Dipartimento di teologia il discorso è un altro. Mi sembra
che l’assemblea, dal momento
che esprime la volontà di
uscire dall’emergenza, non
voglia più votare proposte
dettate dall’emergenza. Il Dt è
stato, per così dire, commissariato dal Ce-Ucebi in un momento di crisi, ora si vuole
che in futuro torni a essere un
organismo eletto dall’Assemblea. In conclusione si può dire che l’Assemblea straordinaria di dicembre ha mostrato
chiese intenzionate a non
mollare, a tener duro, e questo
è un fatto importante. Ora bisogna che i quadri, i pastori,
gli organismi di governo
dell’Unione, le chiese divengano più operativi.
Rossana Di Passa
Isola del Liri (Fr)
Inizia l'ottavo anno di vita di «Riforma»
Il vostro giornale
CON questo numero avete sotto gli occhi la nuova grafica e impaginazione
di questo settimanale evangelico. Speriamo vi piaccia e vi stimoli a leggerlo e a
interloquire con noi e tra di voi con animo sereno, aperto e rispettoso delle opinioni altrui («Siate sempre prónti a rendete conto della speranza che è in
voi...ma fatelo con dolcezza e rispetto», I
Pietro 3,15-16).
Questo giornale, come impresa comrme
delle chiese battiste, metodiste e valdesi,
è giunto al suo ottavo anno di vita. In
questi anni ha acquisito un certo ascolto,
oltre che nelle nostre chiese, anche in
ambienti a noi esterni che hanno così la
possibilità di conoscere approfonditamente la vita quotidiana delle nostre
chiese, le nostre opinioni e le nostre discussioni e riflessioni. Alcune di queste
persónese leggono per decidere poi di
unirsi alle nostre chiese, altre lo fanno
per completare la loro formazione di nuovi membri di chiesa, altri lo leggono perché sono evangelici di tradizione pente^
costale e libera, o sono cattolici-ecumenici o laici interessati alle tematiche religiose oppure informatori religiosi. Abbiamo anche un certo numero di amministratori pubblici, soprattutto alle valli
valdesi, che vi trovano uno stimolo per
gli incarichi che sono chiamati a svolgere, Siamo presenti anche in un certo nu
mero di biblioteche pubbliche da cui riceviamo segnali di interessamento.
Ma il nostro giornale, come un po’ tutta la carta stampata, sta soffrendo per la
generale crisi di lettura che attraversa il
nostro paese e particolarmente le generazioni più giovani. Infatti, noi abbiamo
abbonati fedelissimi da molti anni (e vogliamo ringraziarli tutti di cuore, sono il
nostro «zoccolo duro» che ci fornisce
sempre tempestivamente, senza bisogno
di solleciti, le risorse indispensabili per
andare avanti), ma a questo «patrimonio» di fratelli e sorelle e di amici ogni
anno si aggiunge un numero di persone
insufficiente a farci fare un «salto di qualità» che potrebbe mettere definitivamente in equilibrio il nostro bilancio e consentirci di investire ulteriormente per
migliorare il nostro prodotto.
Vorrei fare un appello a tutti coloro
che svolgono un servizio nelle nostre comunità (pastori e pastore, membri dei
Consigli di chiesa e di comitati, predicatori e predicatrici locali, monitrici e catechisti) perché utilizzino e facciano utilizzare maggiormente il giornale: vi potete
troverete spunti, suggerimenti, riflessioni, notizie certamente utili per voi e per
la vostra formazione. Pensate, ogni anno
pubblichiamo 50 pagine di riflessione biblica, con relative note bibliche e preghiera, e più di 20 pagine di «spiritua
lità» con testi utilizzabili anche per studi
biblici comunitari o familiari (abbiamo
pubblicato una serie completa sul Padre
Nostro, una serie sul tempo e un’altra
sulle immagini e parabole della Bibbia).
E poi c’è l’attualità con i suoi problemi e
le sue sfide.
Lo so che siamo bombardati ogni giorno da notizie e messaggi, ma noi cerchiamo di proporre una «comunicazione»
evangelica, cioè critica e, insieme, compartecipe delle ansie e delle speranze del
mondo. Lo possiamo fare meglio se voi ci
date più forze e partecipate alle nostre riflessioni. Anche dissentendo, ma possibilmente proponendo e costruendo. Sapendo che le vere scelte di «linea» non
le facciamo sul giornale ma nelle varie
istanze di democrazia partecipativa che
caratterizza il processo decisionale delle
nostre chiese.
Anche quest’anno noi faremo responsabilmente la nostra parte nell’opera di
testimonianza evangelica in Italia, sapendo però che «Se il Signore non costruisce
la casa, invano si affaticano i costruttori»
(Salmo 127, 1), o come scrive l’apostolo
Paolo: «Io ho piantato. Apollo ha annaffiato, ma è Dio che ha fatto crescere» (I
Corinzi 3, 6).
Il direttore
Eugenio Bernardini
y Un'immagine
distorta
Ero presente all’Assemblea
straordinaria dell’Unione battista in qualità di delegato e ho
riscontrato una realtà diametralmente opposta a quella
emergente dai pastori Volpe e
Maffei (n. 49). Circa il primo
mi auguro che il suo autore (a
me simpatico, tanto per evitare spiacevoli e strumentali
equivoci) all’Assemblea ordinaria del 2000 parli anziché
passare il tempo muto su una
sedia: i suoi interventi avrebbero senz’altro arricchito tutti.
E vorrei precisare che tale incontro, indetto esclusivamente
per dare il via alla figura del
Segretario generale, ha purtroppo tradito un innegabile e
vistoso scollamento tra esecutivo e comunità locali.
Inoltre è inesatto sostenere
che «non si è deciso nulla».
Più semplicemente è stato respinto il progetto del Comitato
esecutivo di avere un ex presidente in veste di Segretario generale con pieni poteri con accanto un presidente dimezzato
(anche nel tempo). Inoltre, tra
l’altro, il piano economico de
cennale (approvato per mozione con uno scarto di 2-3 voti)
è stato distribuito al momento,
pur essendo pronto dal mese
di giugno e si pretendeva che i
delegati decidessero di testa
propria (chiedo venia, ma in
ecclesiologia io sono oggettivamente un po’ troppo debole
e non poco «scoperto»). L’Assemblea (cioè le comunità locali presenti attraverso i propri rispettivi rappresentanti)
non ha manifestato segni di
schizofrenia; piuttosto ha fatto
sapere che i problemi del battismo italiano non stanno nel
non avere un Segretario generale e che essi non saranno
punto risolti dall’averlo.
Circa il secondo punto, il voler sostenere che «l’Assemblea
è risultata profondamente divisa e avvelenata da un clima di
sospetto che ha provocato in
molti grande sofferenza e disorientamento» è l’espressione di
un rapporto di forza e non già
fraterno e rimanda a un’immagine volutamente distorta di
quanto accaduto in quei giorni.
Allora è il caso di aggiungere il
«non detto». Per esempio: la
profonda tensione morale
emersa e nei gruppi e in interventi in plenaria, il timore (e
di laici e di pastori) di avere a
che fare con un’azienda e non
con una chiesa, la necessità
(accolta) di utilizzare finalmente i tanti «tecnici» (a vari
livelli) presenti nelle nostre comunità al posto dei soliti tuttologi con il dono dell’ubiquità,
il fatto che in un gruppo di lavoro appunto un tecnico è stato zittito, l’aver appreso che il
piano economico decennale
non è stato inviato alle comunità perché i battisti non avevano ancora il Segretario generale, il rifiuto della critica (e
quindi dell’autocritica) da parte dell’esecutivo, un linguaggio
ambiguo in alcuni documenti
ha generato domande che non
hanno avuto risposta (la «mancanza di fiducia» non è altro
che il prodotto di una mancata
chiarezza, che va a incidere negativamente sui rapporti esecutivo-comunità)... E, a conclusione, va aggiunta la pessima
figura fatta dal Comitato esecutivo alla presenza di autorevoli
ospiti valdesi e metodisti: in
un documento la parola integrazione (e il contesto?) è stato
un errore del vicepresidente
Anna Maffei, per sua stessa
ammissione. I commenti li lascio immaginare.
Sergio Ronchi - Milano
Alla conta
dunque
■ Gli auguri di Ciampi
Il Quirinale è veramente la casa di
tutti gli italiani come il presidente
Ciampi ha più volte sottolineato nei
suoi due interventi televisivi del 31 dicembre? Oppure è solo la casa di tutti
gli italiani di provata fede cattolica romana?
Nonostante gli articoli della Carta costituzionale e le Intese con lo stato italiano sottoscritte da valdesi, luterani,
avventisti. Assemblee di Dio, comunità
ebraiche il presidente Ciampi ha interrotto quella tradizione, già avviata da
Cossiga e da Scalfaro, di inviare almeno un cenno di saluto alle confessioni
religiose che, vivendo in Italia, operano, con gli altri, alla crescita della nazione e al sollievo dei più deboli.
Se per avere udienza al Quirinale noi,
italiani non cattolici, dovremo inginocchiarci «oltre Tevere», preferiamo restare fuori dal Palazzo, benché con rammarico, per non essere considerato da parte di chi dovrebbe essere super partes,
come cittadini italiani a pieno titolo.
Giovanni L. Giudici - Mestre
i II Giubileo per la Rai
Come era prevedibile il servizio pubblico radiotelevisivo ha iniziato il periodo giidulare riempiendo i nostri cinescopi con l’inserimento in tutti i telegiornali di servizi sul nuovo millennio
di Santa romana chiesa, l’integrazione
nel palinsesto di trasmissioni sulla spiritualità (di dubbia obbiettività), la partecipazione a molte trasmissioni, con
Veste di opinionisti, di rappresentanti
del clero romano a discutere di qualsiasi argomento (terreno e ultraterreno).
Considerando che la Rai dovrebbe essere un servizio pubblico e quindi dovrebbe rispettare la pluralità della popolazione italiana, mi chiedevo se, dal mo
mento che tale rispetto è venuto a mancare, fosse corretto pagare l’abbonamento alla Rai o se sarebbe più opportuno,
in segno di protesta, operare un’obiezione fiscale per Tanno che verrà.
Marco Ippolito - Genova
ii «Come foto sbiadite»
Ho letto a ritmo svelto e con costante
interesse il libro di Giorgio Beri Come
foto sbiadite. Credo che nessun credente oggi si azzarderebbe a scrivere un romanzo così zeppo di citazioni bibliche
come fa questo autore, che per conoscenza dei sacri testi può battere
senz’altro un odierno frequentatore dei
nostri culti da cui egli, come scrive nella presentazione di copertina, si tiene
ben lontano, perché non ama le certezze
e quelli che le ostentano e tende a difendersi da ogni istituzione comunque
strutturata. Su Dio e sulla religione resta
perplesso. Non dice di essere ateo. L autore mi ha fatto venire in mente mio padre, anch’egli medico, anch egli anticlericale convinto. Quando gli si chiedeva
se era veramente ateo, rispondeva:
«Qualche cosa ci deve essere». Ammirava la fede di mia madre e, quando accadeva che uno di noi figli si ammalasse
seriamente, le diceva: «Prega, tu che
puoi farlo». Si appoggiava alla fede di
mia madre perché vedeva che da quella
le veniva una forza che egli non aveva.
Qualcosa di simile mi sembra accada
a chi ha scritto questo libro: di appoggiarsi cioè, con piacere e ammirazione,
alla fede autentica, raccontata così bene, delle sue tutt’altro che sbiadite zie.
L’autore è medico e non credo che ci
sia professione che avvicini a Cristo più
di questa, se è svolta con serietà e amore. Quando mio padre morì ci chiesero
di poterne esporre la salma nella sala
del Comune della cittadina in cui vivevamo e mio padre aveva esercitato la
professione, da tutti stimato e richiesto.
e da molti anche amato, ci fu un corteo
di gente. Si trattava, per lo più, di gente
del popolo, operai e povere donne che
si fermavano per salutarci e ci raccontavano quello che nostro padre aveva fatto per loro: cose splendide, che noi
ignoravamo. Era stato il primario
dell’ospedale civico della città, ma soprattutto era stato il «medico dei poveri», in un’epoca in cui mancava un’assistenza sanitaria gratuita.
Questi sono i ricordi che mi ha fatto
venire in mente la lettura di questo libro in cui ho intravisto, se non erro, la
ricerca di un Cristo liberato da ogni etichetta e sovrastruttura, ma che si può
riconoscere nell’incontro con il fratello
che soffre miseria, malattia e ingiustizia. A lettura compiuta resta un desiderio: che l’autore scriva un secondo libro sulle sue vicende di medico.
Lidia Mauri Gastaldi - Milano
Ospitalità sui giornali
Vorrei attirare la vostra attenzione, e
quella della Tavola, sull’articolo apparso domenica 12 dicembre, in prima pagina, sul Corriere delia Sera, intitolato
«Cos’e la libertà per la Chiesa cattolica»
a firma del cardinale Ruini. Non voglio
entrare nel merito dell’articolo stesso né
riproporre, in generale, la tematica del
finanziamento pubblico alle scuole private, tema peraltro affrontato in quell’articolo. Ciò che più mi interessa rilevare, e soprattutto porre all’attenzione
della Tavola valdese, è che l’articolo
pubblicato dal Corriere è stato chiaramente accolto dalla direzione di quel
giornale come contributo editoriale
«esterno». Il Corriere della Sera «ospita», infatti, saltuariamente dei contributi esterni su specifiche tematiche.
Mi sembra perciò opportuno che la
Tavola, tramite personaggi rappresentativi delle nostre chiese (moderatore?.
parlamentari? pastori?), possa farsi promotrice di iniziative simili chiedendo,
una o due volte Tanno, alla redazione
del giornale «ospitalità» per esporre le
«nostre» riflessioni su quelle tematiche
sociali 0 civiche che più interessano
l’opinione pubblica oppure richiedendo il «diritto di replica» su quelle affrontate da altri.
Essendo un abituale lettore di questo
quotidiano, credo di poter affermare
che questi possibili, rari ma periodici,
contributi troverebbero il loro giusto
spazio nella linea editoriale del giornale... oppure è tutta una mia illusione?
Pierluigi Tramacere - Como
^ La questione
delle indulgenze
Caro direttore, ho letto lo stralcio
dalla risposta del vescovo Chiaretti al
moderatore e al presidente del Opceml
sulla questione delle indulgenze in
concomitanza con la Settimana di preghiera per l’unità. Mi dispiace che non
abbia pubblicata la risposta per intera,
perché offre molti spunti per una feconda e non equivoca collaborazione
tra le chiese. Vorrei citarne alcuni punti: «Chiedere ai cattolici di non trattare
la “settimana” come pratica indulgenziata anzi, di non menzionarla affatto».
«Prendere l’occasione per divulgare la
nuova traduzione interconfessionale
delTEvangelo secondo Giovanni». Riflettere su e approfondire i «temi indulgenziali non estranei alla sensibilità
del protestantesimo: primato della grazia, la conversione, la comunione dei
santi e intercessione, le opere di carità,
la questione della mediazione». Auguro alle nostre chiese di lasciarsi guidare dallo Spirito di Dio per tutto quello
che faranno o non faranno durante
quest’anno di grazie che viene.
Peggy Bertolino - Terni
Caro direttore, ho appreso
con un brivido di orgoglio,
dalla prima pagina del n. 48
di Riforma, che i battisti italiani sono sì 5.000, ma la popolazione complessiva ammonta a circa 15.000 persone.
«Bene - mi sono detto -, allora nella piccola chiesa battista
di Bollate non siamo in ventinove, come racconta mestamente il registro di chiesa, ma
in ottantasette».
Dopo l’entusiasmo iniziale,
però, arrivano subito i dubbi.
E che ci sarà mai dentro questa famosa e pomposa «popolazione complessiva»? I nascituri, i moribondi, le amiche,
gli amici? E gli amici degli
amici? Non sarebbe il caso di
fare un po’ di chiarezza, se si
vuole evitare che le statistiche
perdano verosimiglianza? Caro
direttore, i Vangeli narrano
che Gesù, un giorno, moltiplicò i pani e i pesci. La moltiplicazione delle battiste e dei
battisti, oggi come oggi, appare
cosa un po’ più ardua...
Guido Gabaldi
Bollate (Milano)
■ PARTECIPAZIONI ■
RINGRAZIAMENTO
«In pace io mi coricherò
e in pace dormirò
perché tu solo, o Eterno,
mi fai abitare in sicurtà«
Salmo 4, 8
I familiari della cara
Elvira Grill ved. Peyrot
riconoscenti, ringraziano tutti
coloro che hanno preso parte al
loro dolore. Un ringraziamento
particolare alla dott.ssa Pascal,
ai medici dell’Ospedale valdese
di Pomaretto, ai pastori Cabrerà
e Peyrot, a Loretta ed Enrico e
alla banda musicale di Pomaretto.
Pomaretto, 24 dicembre 1999
RINGRAZIAMENTO
«Che cos'è la vita vostra?
Poiché siete un vapore
che appare per un po'
di tempo e poi svanisce»
Giacomo 4, 14
I familiari di
Paolo Theiler
riconoscenti, ringraziano tutti
coloro che hanno loro espresso
solidarietà e affetto in questa
dolorosa circostanza.
In particolare ringraziano il
pastore Luciano Deodato, i medici Giancarlo Baret e Vincenzo
Della Penna, gli amici Gloria e
Marco Rochon e la rappresentanza dei maestri di sci.
San Germano Chisone
29 dicembre 1999
I necrologi si accettano entro le ore 9 del lunedi.
Telefonare allo OH-655278
fax 011-657542.
16
PAG. 16 RIFORMA
venerdì 7 GENNAIO 2000
A dieci anni dalla caduta del nnuro di Berlino: intervista alla pastora Renate de Haas
«La riunificazione era voluta da tutti»
«Noi all'Est viviamo l'Ovest come un grande potere che sa tutto ma in realtà sa ben poco di
noi, per cui non ci capiamo». Permangono molte differenze che creano il «Muro nelle teste»
FRANCO CALVETTI
WiNFRID PFANNKUCflE
COME ha vissuto i vent'anni che hanno preceduto ¡a
caduta del muro del 1989?
«Mi sono occupata di un
mensile della chiesa intitolato
“Pace e libertà” che era stato
autorizzato dall’amministrazione russa all’indomani dell’occupazione della Germania
Est. La Chiesa riformata è stata
in quegli anni luogo di incontro di tanti intellettuali, e di
poche famiglie operaie, specie
di genitori preoccupati della
formazione scolastica dei loro
figli. Una scuola rigidamente
inquadrata nei binari ideologici marxisti, in cui si accentuava molto la formazione premilitare condotta con un pugno
di ferro da Margot Honecker,
ministro della formazione
nonché moglie del primo ministro. Agli allievi di genitori
cristiani, come eravamo noi,
venivano riservate alcune attenzioni di svantaggio rispetto
agli altri, erano spesso guardati a vista nel senso che le idee
che esprimevano nei loro temi
erano vagliati, erano sempre
affiancati dagli alunni più problematici o peggiori della classe, erano mortificati nei loro
eventuali successi scolastici,
lo ho personalmente sperimentato questo regime di discriminazione con i miei 4 figli. Negli incontri che organizzavo nella chiesa ci chiedevamo sempre in qualità di genitori come potevamo combattere questa monocultura da regime, come potevamo aiutare i
nostri figli ad avere una loro
idea senza compromettere la
loro carriera scolastica e in seguito quella lavorativa».
- Come vivevate il fatto del
muro di Berlino?
«Il muro è stato un vero
problema per tutti, soprattutto
per chi era solito viaggiare;
nelle campagne o negli stati di
popolazione povera il muro
non rappresentava un reale
problema, non lo conoscevano. Pochi si sono accorti della
chiusura dei confini, improvvisamente imposta nella notte
del 13 agosto 1961. Gli intellettuali ne avevano coscienza
perché veniva a mancare l’aggancio al mondo culturale occidentale a cui erano abituati;
Praga e l’Ungheria rappresentarono lo spazio di incontro
che permise un certo contatto
con l’Occidente e con gli altri
popoli dell’Est in fermento,
specie dopo la primavera di
Praga. In fondo c’è stata in
tanta gente rassegnazione perché il regime sovietico riusciva a garantire occupazione per
tutti e una certa stabilità economica, molti contadini avevano un buon conto in banca
(non così i pastori che erano
sottopagati dalle contribuzioni
dei credenti e dalle offerte
delle chiese dell’Ovest). Tutti
poi erano seccati perché l’Occidente era visto, nelle conversazioni private, sempre come il paese di Bengodi dove
tutto era meglio pensato, organizzato, pagato».
- Come è andata maturando
quella tensione che poi è sfociata nella protesta del 1989?
«I giovani hanno cominciato
ad occuparsi di grandi problemi come l’ecologia, la pace, i
diritti umani. Noi offrivamo
l’opportunità a quei gruppi di
giovani di scrivere sui giornali
della chiesa come per esempio
“Pace e libertà” di cui ero la
redattrice. Molte riunioni,
molte amicizie e molti progetti
concreti hanno caratterizzato
quegli anni prima della caduta
del muro. Le chiese protestanti e i loro presbiteri (la Ghiesa
cattolica non si impegnò nei
fermenti sociali) divennero un
luogo di incontro e un osservatorio ideale perché lì ci si
poteva riunire senza autorizzazioni e in piena libertà di pensiero. Non c’era distinzione;
tutti i giovani, non solo cristiani, lavoravano volontariamen
Una pastora della Chiesa riformata nella ex Ddr
Renate de Haas è una pastora e giornalista della Chiesa riformata nell’ex Repubblica democratica tedesca
(Ddr); da qualche anno a
questa parte presta una collaborazione saltuaria di fotografa e giornalista per il notiziario in tedesco al Centro
diaconale La Noce di Palermo. L'abbiamo spesso interrogata sulla Germania dell’
Est, sui suoi problemi, sulle
sue prospettive. Quest’anno,
ricorrendo il decimo anniversario della caduta del muro
di Berlino, abbiamo voluto rivolgerle, nel corso di una vera e propria intervista, domande più sistematiche. Dalla lunghissima intervista, a cui era
presente anche una giornalista del quotidiano
Il mediterraneo, abbiamo scelto alcune domande rivoltele e le rispettive risposte. Ecco
come si presenta.
«Sono nata in campagna da genitori contadini, ho studiato 'a Berlino Ovest in un Istituto
di teologia della Ghiesa evangelica, ho dovuto
abbandonare gli studi perché
mio padre è stato condannato dietro denuncia della Stasi, la temibile polizia segreta,
a 5 anni di prigione che gli
furono commutati in un anno per buona condotta. Ho
fatto il mio anno di vicariato
ma non sono stata consacrata
perché nel frattempo mi sono sposata con un pastore
(allora le donne pastore erano chiamate al nubilato) ed
eravamo in una parrocchia
di campagna, non lontano da
Dresda dove abbiamo in seguito svolto nostro ministero
per 13 anni. Sono poi stata
consacrata nel 1982 in Svizzera e sono stata
nominata insieme a mio marito nella chiesa
di Perleberg (fra Dresda, Amburgo e Berlino).
Lì ero incaricata di cura d’anime presso i malati. Dopo aver cambiato molte sedi siamo ora
a Hohenbruch nel Brandeburgo dove mio marito è pastore e moderatore regionale della
Chiesa riformata mentre io attualmente non
ho incarichi perché sono pensionata».
Progetto ecumenico Dafne
Agli uomini che usano
violenza contro le donne
ANTONELLA VISINTIN
La minaccia e la realtà del1
te a progetti di studio molto
importanti come la misurazione delle acque e lo stato dei
boschi. Tutti erano impegnati
nei saggi elettorali per la correttezza dei dati. Ci si impadronì della conoscenza del territorio e ci accorgemmo della
presenza invadente dell’esercito russo. Ci univa l’impegno
di attivarci su un fronte pericoloso, sentivamo che stavamo
compiendo qualcosa di proibito ma il rischio cementava la
nostra amicizia e la nostra determinazione».
- Come hai vissuto i mesi
precedenti il crollo del muro?
«Nell’estate del 1989 la Stasi
ha fatto un attacco massiccio di
controllo della gioventù. Intanto dalla Russia della Perestroika giungevano voci di speranza, a luglio ci fu la rivolta
sulla piazza di Pechino, sulla
stampa si cominciava a notare
un cambiamento di atteggiamento verso una maggiore liberalità, prima degli spettacoli
teatrali si affrontavano argomenti politici e si chiedeva di
rispondere alla domanda “Come vi immaginate il vostro futuro?”. A ottobre nella nostra
chiesa di Perleberg (2.000 iscritti), in occasione della festa
del raccolto, molti espressero
nelle preghiere spontanee il loro desiderio di cambiamento
del paese. Nelle strade si formavano sempre più drappelli
di gente che discuteva. C’era
aperto dissenso in coloro che
speravano di essere sbattuti
hiori dal paese come indesiderati. Ho indetto per il 26 ottobre un incontro di preghiera in
chiesa. In uno spazio che poteva contenere 900 persone se ne
radunarono più di 2.000. Una
serata memorabile dove i rappresentanti di “Neues Forum”
(nuovo forum) e “Demokratie
Jetzt” (democrazia ora), due
movimenti di opinione politica, presero la parola e spiegarono con pacatezza che cosa volevano e dove una cinquantina
di rappresentanti della Stasi e
del partito unico Sed, cercavano di convincere la gente della
bontà del regime. Quando la
turbolenza si faceva troppo forte (un urlo da far crollare i muri quando è stato pronunciato
“il socialismo di stato è finito”), richiamavamo tutti alla
compostezza perché eravamo
in una chiesa cristiana. E alla
fine una preghiera molto partecipata, la lettura del Salmo 126
e i cantici “Sole di giustizia” e
“Vieni Signore e benedici”. Ho
continuato ad organizzare questi incontri (sempre con centinaia di persone) tutte le settimane fino al marzo 1990. Io lo
consideravo una cura d’anime
sociale. Nessuno aveva mai
sentito raccontare della Bibbia
e della storia di Dio; per tutti
“...ci sembrava di sognare...”
come i deportati di Sion. Tutta
quella tensione si è andata col
tempo attenuando fino ad arrivare a un distacco dai progetti
per una socialità nuova, anche
perché la situazione è attualmente molto complessa e nuova rispetto a dieci anni fa per
la ricostruzione fisica e morale
del paese».
- A distanza di dieci anni
dalla caduta del Muro, che
cosa pensa della Germania
unita?
«La riunificazione era voluta da tutti; essa non è la radice
della cosiddetta “ostalgia”. La
“ostalgia” è stata artificialmente coltivata anche dai partiti di Kohl. I nostri partiti si
sono assimilati a quelli
dell’Ovest. I gruppi portanti
della rivoluzione, ed era una
vera e propria rivoluzione, sono stati emarginati. Da tutte e
due le parti la rivoluzione non
era più utile. Nel bene e nel
male, ora contano i soldi per
ricostruire il paese. Si parla
spesso di un “Muro nelle teste” che permane nella gente.
Queste sono delle mistificazioni. Il “Muro nelle teste”
viene addebitalo alle teste
dell'Est, mentre quelli dell’
Ovest non c’entrano. Noi al
l’Est viviamo l’Ovest come un
grande potere che sa tutto ma
in realtà ben poco di noi, per
cui non ci capiamo. Durante la
guerra fredda, i giornali occidentali evitavano di parlare
della vita quotidiana nella
Ddr; questo era un effetto della
“Ostpolitik” di Brandt. Un’altra cosa che costruisce il “Muro nelle teste” è la bugia che
sia soltanto la gente dell’Ovest
a pagare le sovrattasse per la
riunificazione. Vero è che tutti
i lavoratori tedeschi, e dell’Est
e dell’Ovest, la pagano. Altret
tanto vero è però che gli stipendi sono ancora molto più
iDassi all’Est. Un pastore dell’Est per esempio riceve soltanto il 76% dello stipendio
del suo collega occidentale.
Generalmente si può dire che
il problema della differenza tra
Est e Ovest si articola sempre
più come una differenza tra
singole regioni autonome (Länder). tra regioni economicamente forti come, all’Est, la
Sassonia e zone depresse come
il nord dell’ex Ddr».
la violenza maschile all’interno delle nostre società rappresenta dunque una forma di
controllo sociale sulle donne,
funzionale al mantenimento
dei rapporti di potere esistenti, fondati su strutture di genere, razza ed eterosessualità. Il
genere non spiega la violenza
ma pensare a partire dal genere è cruciale quando si pensa
alla violenza.
Questo il tema di un convegno internazionale che portava
i risultati di una ricerca europea promossa con il contributo del Progetto Dafne Commissione europea cui hanno aderito 5 paesi del Nord e del Sud
Europa, dalla Scandinavia alla
Grecia.
L’interesse dell’iniziativa,
presentata a Modena dall’Associazione contro la violenza
alle donne di Modena l’il e
12 dicembre scorsi, era lo spostamento dello sguardo dalla
vittima all’aggressore, una prospettiva «a complemento» che
si va diffondendo anche in altri ambiti di ricerca delle donne, per esempio la prostituzione, e che riflette lo sforzo di
una parte del movimento delle
donne di provare a interloquire con il maschile assunto come capace di ascolto.
Ambito della ricerca la violenza domestica, anello debole
e fino a poco tempo fa insospettato o meglio innominato
come luogo in cui si consuma
la gran parte degli atti di aggressione fisica, sessuale e psicologica. Anello debole perché
fra le mura domestiche si
esplicita indisturbata la relazione di dominio fra i generi
che l’emancipazionismo ha
eroso nelle sedi pubbliche,
perché per amore dei figli
maggiore è l’omertà femminile, sommata alla vergogna.
L’identikit dell’aggressore,
dunque, è un uomo il cui ceto
sociale è indifferente, con caratteristiche biopsichiche considerate normali, assenti patologie morbose, in grado di reagire alle situazioni di conflitto
anche in modi non aggressivi.
A valle di un sistema legislativo che ha acquisito la vio
lenza domestica come atto
perseguibile, e di un movimento delle donne battagliero,
nel Nord Europa in questi anni si stanno aprendo, accanto
alla rete delle case rifugio per
donne maltrattate, dei centri
di rieducazione maschile i cui
accessi sono da un lato il tribunale, quale alternativa al
carcere, e dall’altro i servizi
sociali; in qualche caso, vi arrivano anche su base volontaria, indotti dalla partner o
spinti da una crisi personale.
Mentre i paesi del Sud Europa si stanno affacciando a
questa problematica con un sistema legislativo e un contesto
culturale ancora conciliante
verso la violabilità del corpo
femminile, in Gran Bretagna vi
sono 45 programmi di rieducazione, 9 in Norvegia e 6 in
Svezia, seppure in tutte e tre
le realtà i finanziamenti che
affluiscono siano scarsi, precari, e ampiamente di provenienza privata.
La metodologia utilizzata in
questi centri è di tipo comportamentale cognitivo, cercando
di condurre l’aggressore ad assumersi la reéponsabilità della
propria violenza, senza trincerarsi nel silenzio o minimizzare il problema. L’uomo violento con la sua compagna, sarebbe in generale consapevole
della propria sconfitta; i suoi
sentimenti sono la vergogna, il
panico e il dolore ma sarebbe
catturato da un meccanismo
da cui non sa uscire. Avrebbe,
quindi, bisogno di apprendere
nuove strategie di gestione dei
conflitti, per poter avere più rispetto di sé, verso una riconciliazione dei conflitti di genere
e nell’interesse dei figli, spesso
testimoni di violenza e a loro
volta oggetto di percosse quando non abbandonati dai padri
nel momento in cui questi lasciano la moglie.
Trattandosi ancora di esperienze pionieristiche e minoritarie, la valutazione dell’efficacia delle pratiche utilizzate
è ancora prematura, mentre
ancor più arretrato è il lavoro
di prevenzione attraverso l’educazione dei giovani, esposti
insieme agli adulti a una cultura generale in cui la violenza
è intrattenimento.
Colloquio organizzato dalla Conferenza delle chiese europee
La tratta delle bianche dei paesi dell'Est
Le volte della chiesa riformata di Perleberg
Circa 100.000 donne dell’
Europa orientale sono state
spinte nelle trappole della prostituzione, del matrimonio o
del lavoro forzati da parte di
trafficanti che le attirano con
l’inganno nei paesi dell’Unione
europea (Ue). Queste le conclusioni di un colloquio svoltosi
dal 27 novembre al 1° dicembre 1999 a Driebergen (Olanda), che ha denunciato la tratta
delle donne come «un oltraggio morale e una violazione dei
diritti della persona». Data la
nuova situazione dell’Europa
orientale, il problema è andato
peggiorando. Secondo stime
ufficiali, in un solo anno (nel
1995), 500.000 donne di tutti i
paesi dell’Europa orientale sono state attratte nei paesi
deirUe. I trafficanti guadagnano tra 200.000 e 500.000 dollari per ogni donna venduta.
Per Lesley Orr McDonald,
responsabile della sezione
«donne» dell’organizzazione
scozzese «Azione comune delle chiese in Scozia», «la tratta
delle donne nei paesi ricchi è
probabilmente sempre esistita
in un modo o nell’altro. Ma la
nostra presa di coscienza del
problema è un fenomeno abbastanza recente. È tremendo doverlo dire, ma nell’ambito di
questo traffico, esistono delle
mode; c’è stata la tratta delle
donne asiatiche e delle donne
nere; oggi, è quella delle donne bianche. Tale attività viene
portata avanti su larga scala, è
legata al traffico di droghe e
gestita da gente senza pietà appartenente alla mala».
Il colloquio, organizzato dalla Conferenza delle chiese europee (Kek) e dal Forum delle
donne cristiane d’Europa, ha
riunito circa 70 donne e uomini di 27 paesi europei, rappresentanti gruppi religiosi, iniziative di donne e organizzazioni non governative.
Negli ultimi vent’anni, la
tratta delle donne ha registrato
un forte aumento. Dopo la caduta del blocco sovietico, diverse migliaia di donne d’Europa orientale sono state attirate nei paesi ricchi d’Europa
occidentale, venendo così ad
accrescere il numero di donne
provenienti dall’Europa del
Sud e dai paesi in via di sviluppo. Spesso sedotte dalle
promesse di lavori ben remunerati o di matrimoni allettanti, esse si trovano intrappolate.
Sono letteralmente prigioniere
perché non hanno più soldi
per tornare nel proprio paese e
i loro passaporti sono stati
confiscati. D’altra parte, esse
hanno paura di finire in carcere se prendono contatto con le
autorità locali e temono di affrontare le reazioni delle loro
famiglie e di annientare ogni
prospettiva di matrimonio tornando nel loro paese.
Tuttavia, ha aggiunto Lesley
Orr McDonald, i governi europei cominciano a considerare
seriamente questo problema.
«Può darsi che questo problema non fosse considerato come
una priorità. Oggi, lo è diventato ma occorre esercitare una
pressione costante. Questo colloquio è importante perché ab
biamo cominciato a mettere in
piedi una rete di cooperazione». Nella loro dichiarazione, i
partecipanti esortano la Kek e
altre organizzazioni eciuneniche a raccogliere una serie di
sfide, tra le quali;
- considerare il problema
della tratta delle donne come
prioritaria nel quadro del Decennio del Gonsiglio ecumenico delle chiese (Cec) per vincere la violenza (2001-2010);
- attirare l’attenzione sulle
ingiustizie provocate dalle
nuove configurazioni politiche
ed economiche, in particolare
la disuguaglianza della ripartizione delle ricchezze in Europa che è una causa maggiore
dell’aggravarsi del fenomeno
della tratta delle donne;
- promuovere, nell’ambito
della Kek, tra donne e uomini,
il dibattito teologico sulla tratta delle donne, onde smascherare l’ideologia di profitto e di
consumo sfrenato dell'economia di mercato globale;
- promuovere l’educazione
sulla tratta delle donne, in
particolare fra gli uomini e i
giovani;
- far prendere coscienza alle
chiese della possibilità di accogliere le vittime della tratta e di
offrire loro un rifugio. lenii
fottio "T^ad'ìo
abbonamenti
interno L. 10.000
estero L. 20.000
sostenitore L. 20.000
! ^
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