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ECO
DELLE min VALDESI
Spett.
BIBLIOIECA VALDESE
TORRE PELLICB
ITorino)
Settimanale
della Chiesa Valdese
Anno XCV - Num. 44 ABBONAMENTI l Eco: L. 2.000 per l’inierno 1 Spedizione in abbonamento postale - Il Gruppo
Una copia Lire 4<! L. 2.800 per reglero I Cambio di indiriisto SO
TOKRE PELLICE — 5 uovembre 1965
Ammin. Claudiana Torre Pellice • C.C.P. 2-17557
formazione teologica di una chiesa missionaria
Come crederanno
se non c’è chi predichi l’Evangeio?
Forse ultimo ira i nostri Istituti di
ogni genere, anche la Facoltà Valdese
di Teologia, a Roma, riprende la sua
attività. Veramente, a porre il via vai
costituito dalla presenza di osservatori e ospiti al Vaticano II, docenti e
studenti sono da tempo all’opera, i
primi per preparare i corsi, gli ultimi
per preparare i loro esami: la scorsa
settimana si è svolta la sessione
autunnale. Inoltre — e ne abbiamo
dato noiizia nel numero scorso — si
è avuto a fine settembre il Colloquio
fra teologi protestanti dei paesi latini, con vivo successo
Speriamo di poter dare presto notizie sul nuovo anno di attività del nostro centro di preparazione teologica.
Nel frattempo, stralciamo alcune notizie dalia relazione annua presentata alTultimo Sincdo.
Capita sovente che la Facoltà riceva la vi.sita di docenti stranieri, che
l’arricchi.scono con il loro insegnamento, aumentandone al tempo stesso l’irraggiamento ali’esterno. Novità
di que.st'anno saranno la partecipazione, come professore incaricato di
storia valdese, del prof. Amedeo Molnàr di i'raga; nonché di alcuni incaricati di corsi o seminari, fra cui
menzioniamo il pastore metodista A.
Keighley ( etica sociale cristiana) e il
pastore valdese G. Tourn, che nel
corso de! mese di novembre terrà una
esercita.zione sulla dottrina dello Spirito Santo secondo Calvino. Fra _i.
corsi di incaricati e assistenti che già
da più o meno tempo danno la loro
apprczzivta collaborazione, menzioniamo ; per la storiw-'deiiB fllosofla : II
problema della storia: tra esistenzialismo 3 storicismo (prof. M. M.iegge)_;
per il diritto ecclesiastico: La disciplina dei matrimoni di mista religione nel diritto canonico, nelTordinamento delle chiese evangeliche itali^
ne. esame delle prospettive ecumeniche e della casistica corrente in Italia (prof. a. Peyrot); per la musica
sacra (.sig.a M. Furst-Wulle), storia
della musica ecclesiastica e dell’innologia
Quanto alla cinque cattedre fondamentali, menzioniamo alcuni dei corsi e delle esercitazioni che saranno
tenuti. Antico Teslameiito (prof. J.
A. Soggin): introduzione; passi scelti
dai Salmi ; origini e sviluppo deila monarchia. Nuo\o Testamento (prof. Bruno Corsai'.i): introduzione; passi scelti dai Sinottici ; tradizioni gioyanniche su Giovanni Battista. Storia della Chiesa (prof, V. Vinay): Cattolica
simo contemporaneo e Concilio Valine II (con una esercitazione su- «De
Oecumenismo» e il «De Ecclesia»).
Teologia sistematica (prof. V. Subilia): il paolinismo (con un’esercitazione sulTecclesiologia dell’Epistola
agli Efesini); il principio scritturale
della teologia luterana e calvinista
( con esercitazioni su testi della Riforma); la teologia dello Spirito; il rapporto Scrittura-tradizione nei suol termini odierni. Teologia pratica (prof.
V. Vinay); segnaliamo una esercitazione di pastorale su; La cura, d’aninae nella chiesa degli emigranti.
I docenti, accanto al loro insegnamento ordinano, sono impegnati in
molti modi e varie direzioni. Il prof.
V. Subilia è stato osservatore, prima
supplente e quindi titolare, dell Alleanza Riformata Mondiale presso
tutte le sessioni del Vaticano II, e a
lui spetterà stendere per TARM i
rapporti conclusivi ; sempre presso n
Vaticano II il prof. V. Vinay è stato
rappresentante accreditato -di organi
di stampa protestanti tedeschi. Articoli, conferenze, lezioni sono spesso
chiesti ai docenti nei vari compi della loro specializzazione, cd essi fanno
parie di varie commissioni di studio,
italiane e intemazionali. Prosegue anche se si vorrebbe ohe ie possimhià della nostra editoria evangclKa
italiana la permettes.se ."o pm inten-a
— l’atrività di Dubbiicazioiii, in ita-"
liano o in versioni straniere. Inoltre
la rivista « Protesiivoiesimo ». pubblicata sotto gli auspici della P^ollà cu
'Teologia, continua a sforzarsi di polarizzare la riflessione dei lettori (quam
fo più numerosi potrebbero e dovrebbero essere!) su temi rispondenti alla
sensibilità presente; la questione della storicità degli Evangeli neH’attume
processo di demitizzazione, i fondamenti e i limiti dell’unità (iella CltiC'
Sa secondo il Nuovo Testamento, il
concetto cattolico e protestante oi
Chiesa nel XVI secolo e alia luce del
movimento ecumenico dei nostri gior
Per la lir volta la Facoltà Valdese di Teologia apre i battenti
ni, la portata dei documenti votati
a! Concilio Vaticano II nell’evoluzione del Cattolicesimo contemporaneo,
ia crisi del regime costantiniano nelTatteggiamento della Chiesa di fion'e
alla società, i suoi riflessi nella trasmissione della fede o nella responsabilità confessante deue nuove generazioni, cioè il problema della confermazione, il rapporto tra fede e
scienza nella discussa prospettiva di
Teilhard de Chardin, le origini della
Riforma bussita in rapporto a Cola
di Rienzo e al Petrarca, la visuale politico-religiosa del Rousseau, le niiove interpretazioni deU’orientanrento
di fondo del pensiero di Doslojewski,
recenti traduzioni della Bibbia, studi
•critici, recensioni.
A membri del Consiglio sono stati
nominati • dal Sinodo, il past. A. Coni
ha, il prof. M Miegge (rieontermito)
e il prof. S. Caponetto (riconfermato); dalla Tavola; il past. Aldo Sbaffi; essi, sotto la presidenza del Moderatore Giampiccoli, affiancano i docenti; assume il decanato il prof. V,
Vinay; la Chiesa Metodista nominerà
un suo delegato, con voce consultiva,
secondo la decisione votata daU’ulti
mo Sinodo.
La Biblioteca si arricchisce fortemente ogni anno, raccogliendo molti
lettori e studiosi anche fuori del nostro ambiente. Diretta sin qui dal
prof. Vinay, ne eredita l’incarico il
prof. Soggin, coadiuvato dalla Signora : entrambi, nel corso delTanno.
hanno conseguito il diploma — ricniesto dal Regolamento della Facoltà — presso la Scuola Vaticana di
Biblioteconomia
Degli studenti speriamo di poter dire con maggiore esattezza prossima
mente; sarebbero tre (due valdesi,
delle Valli, e un metodista palermitano) le «matricole» iscritto al 1» anno.
Il Convitto, diretto dalla Sig.a Marta
Macchierò si è aperto ner accogliere gli studenti in teologia dei quattro
anni, gli « esterni » venuti per esami,
nonché studenti di altre nazionalità
o altre facoltà universitarie.
Con la prolusione, tenuta nell’Aula
Magna della Facoltà, sabato 30 ottobre. dai prof. Vittorio Subilia su:
«Il mistero dello Spirito», e con
un culto nel tempio valdese di
Piazza Cavour, la domenica pomeriggio, presieduto dal prof. J. A. Soggin.
con la partecipazione di evangelici
delle varie comunità minane, si è
aperto il 111" anno accademico. Auguriamo di cuore che sia sereno e fecondo. Le comunità ricordino nella
loro intercessione questo centro di
formazione teologica, questa fucina
della nostra futura predicazione; genitori, catechisti, pastori ricordine,
nella loro testimonianza e nella loro
preghiera, che occorrono operai per
la grande messe.
0 il iiiiuvii anno accaiieniico
(Iella iiciiula Teolujfica Kattisla di Rivoli
// / Hiìtembre è stato inaugurato l'anno
accadrinico 1965-66 jìresso la Scuola Teologica Hanista (li Rivoli (Torino); la prolusione. nrlVAula Magna della Scuolfty è stala tenuta dal prof. Piero Bensì, sul tema:
(( Vacillila al-iial'.; della predicazione ».
A d<h'(niti e sludonti di (¡uesto centro di
jormazione teologica rivolgiamo Vaugurio
fraterno di un fet ondo anno di attività
culturale ed ecclesiastica.
PREDICAZIONE
(Atti 17: 16-34)
Il discorso dell’apostolo Paolo nell’aeropago non fu una apologia
ina una predicazione, dicono molti. Da un punto di vista apologetico
il suo sarebbe stato un fallimento perchè non ha convinto nessuno;
questo fatto però è senza importanza, perchè Paolo non si è preoccupato ili convincere ina di predicare.
La prima parte del suo discorso, in cui egli jiarla ili Dio e dell’idolatria, non aveva per lui nessuna o scarsa importanza, gli jneineva riuscire a dire le verità fondamentali su Cristo; la sola cosa
importante è l’annunzio, fatto alla fine, della risurrezione. Perchè
non iniziare subito con questa verità dicendo « io sono apostolo di
Gesù Cristo, uomo crocifisso e risorto. Figlio di Dio »? Sarebbe stato
troppo brutale, occorreva un momento di preparazione per afferrare
l’attenzione del pubblico, occorreva un esordio.
Sostanzialmente dunque il discorso di Paolo ai greci non sarebbe
che un esempio di predicazione cristiana: un esordio per accattivarsi l'uditorio e poi l’annunzio delle verità della fede.
E’ secondo lo stile di Paolo questo modo di fare? Parlare a
lungo del problema della religione, delle superstizioni, di Dio, della
creazione (problemi tutti che tormentavano i greci del suo tempo
quanto la giustizia sociale oggi) solo per renderli attenti al suo
discorso?
Il discorso di Paolo è un messaggio, abbiamo detto, non una
apologia; dobbiamo però aggiungere subito: è un messaggio non una
predica. Non è un sermone, una parola di verità annunziata come la
parola dei jirofeti a Israele, quasi imposta. Paolo pensa da greco
ragiona da greco, vive la fatica ed il dramma di uomini che hanno
))ensato e cercato per decenni senza giungere alla verità.
L"ev.angelo non è un ragionamento che si aggancia ad altri ragionamenti, una dottrina che nasce dai pensieri umani come un fiore
dal suo stelo, ma non è neppure una sentenza che se ne sta sola ed
isolata in mezzo alla vita degli uomini come un macigno in una
palude.
La chiesa cristiana ha fatto troppo spesso dell’apologià e pochi
prestano piti attenzione alle sue parole; è tentata però di non far
nemmeno più un ragionamento umano per farsi capire. Dopo aver
parlato troppo per convincere, rischia di non più parlare o solo per
dire « ecco la verità, questo è l’evangelo, ve lo annunzio, cercate di
comprenderlo e di accettarlo così come ve lo annunzio ».
Paolo ha speso tre quarti del suo discorso non per convincere
gli ateniesi ma per farsi intendere; la sua non era una apologia,
neppure una predica, ma una testimonianza.
Giorgio Tourn
immiiiiiiiiiimiiiiiimiiii!ii
Vicolo cieco in Rhodesia ? Quello che
ne pensano
Duecentomila bianchi, quattro milioni dì negri: quanti cristiani? - La parola delle Chiese e la loro diffìcile azione
E
vifei
, presto per valu art la portata 'Iella
.._.la del premier brilannieo Wilson a Salisbury, per esaminare in !oro l'on ¡1 soverno di lat: Smitb la situazione rbodesiana. Quando Smitb partì da Londra, qualche settimana fa, Wilson avrebbe detto;
K Smitb è partito con una Ion ia clip potrebbe incendiare l’Africa », e il recente
congresso tenuto ad Acera dall’Organizza/ione deiriìnità .Afric.ana ha dimostralo,
pur senza dichiarazioni rcbaanl-, che
un’ulteriore involuzione razzista nel'a Rliodesia scatenerebbe, forse a breve .scadenza, ripercussioni drammatiche, sia in Africa sia sul piano internazionale.
La situazione rhodesiana è diversa da
quella sudafricana, dove iior s-.)k la per.enluale bianca è più alla, ma sopnUluf.o
la popolazione bianca afrikaaii e iti gran
maggioranza stabilita nel paese da mol'e
generazioni, e in certe regioni prima disabitate ha costituito la prima piinnlazioue
fissa. In ilhodesia, invece, i dei 217.000
bianchi (a fronte di 4 milioni d: negrii
sono di Immigrazione assai recente e non
sono nionieri ma piccoli borghesi delle
città, che hanno trovato in terra alricana
una modesta fortuna che non avrebbero mai
potuto sognare nella provincia della madrepatria. Vi sono cioè molti punti di contatto con il conflitto razziale nordamericano, con le sue foTtj coniponenti classiste.
Per dovere d’obiettività, citiamo questo
giudizio letto in una corrispondenza da
Londra di Francesco Russo per « L Espresso»: «Ciascuno di iiuesti duecenlodiciasseltemila può sostenere con qualche giustificazione di essere slato messo nei pasticci dal governo di sua maestà. E questo
complica mollo il problema. Nella storia
dell’impero inglese ci sono due tradizioni.
La prima, risultata daUa guerra di secessione delle colonie americane, consiste nel
dare alle colonie in cui predominano i
bianchi Findlpendenza quanto prima possibile. La seconda, che è una conseguenza
dell’ammutinamcnio indiano del 1857, è
quella di avviare alTautogoverno le popolazioni indigene dei territori senza o con
scarsa colonizzazione Idaiica. Ora queste
due tradizioni incompatibili suno entrate
in conflitto nella Rliodeua, anche a causa
delFanibiguità dei governi britannici. Infatti. nel 1923 i coloni blandii della Rhodesia ottennero rautonomia per gli affari interni, qualcosa di molto vicino all’indipendenza. L’immigrazione inglese nella colonia fu sempre agevolata dalle autorità inglesi: ma al tempo stesso gli africani furono incoraggiali a guardare alla Gran
Bretagna come alla protettrice dei loro interessi. A partire a un dipresso dal 1959 la
politica coloniale inglese ha cercato di
uscire da questa ambiguità e d; applicare
alla Rhodesia la seconda tradizione, quella dell’avviamento degli indigeni all’autogoverno. .Ma era ormai Iruppo lardi: i
bianchi non intendevano rinunciare ai loro
privilegi ».
Molti sono stati gli interventi dì personalità e di organismi ecclesiastici sulla crisi rhodesiana, negli ultimi tempi. L’arcivescovo di Canterbury, presidente del Consiglio britannico delle Chiese, e il dr. Ernest Payne. pre.sidenle dell’esecutivo di
questo Consiglio e segretario generale del1 Unione battista della Gran Bretagna, hanno invialo questo telegramma al primo
ministro rhodesiano: «Abbiamo seguilo il
'■orso dei vostri negoziali. Riconosciamo le
difficoltà di una intesa reciproca circa i
problemi che attualmente si pongono ai
nostri due paesi. I risultali di una dichiarazione unilaterale d’indipendenza, qualunque forma assuma, metterebbero in pericolo
quegli stessi valor; che volete difendere,
come pure l’avvenire delle varie razze della
Rbedesia e dei paesi vicini. In nome della
nostra comune fede cristiana, cliiedianio a
Lei e ai suoi ministri di evitare ogni azione unilaterale e di corliniiare nella ricerca di un accordo ».
Sir. Kenneth Grubb e O. F. Nolde, presidente e direttore della CCAl afl’ennano in
una dichiarazione pubblicata a Londra che
il progetto della comunità europea in Rhodesia « di assumere tutta la responsabilità
dell’evo-luzionc del paese, non offre prospettive costruttive per essa nè per i suoi
compatrioti afri,-ani ». Come è stalo mostrato dagli awenimeiilj recenti, « gli Eurcpei e gli Africani devono riconoscere
che vi sono limiti alla realizzazione delle
loro aspirazioni »; o>’corre dunque ricercare «una soluzione costituzionale equa,
accettabile per l’insieme della popolazione ».
Due giornali britannici cristiani hanno
commentato la cri.si. « Mr. Smitb scrive
il « Baptist Tiines » dovrebbe esser persuaso che il popolo inglese desidera vedere la Rhodesia accedere rapidamente,
nella pace, all’indipendenza di una nazione multirazziale prospera, diretta da un governo multirazziale; la Gran Bretagna è
pronta ad aiutarla in questo senso. Ma
dev’essere altrettanto chiaro che una dichiarazione d’indipendenza illegale sarebbe disastrosa per lui, per il suo parlilo e
per coloro che lo spingono ad andare troppo presto e troppo -allre ». Per il « British Weekly », «l’essenziale è che la maggicTanza africana sia veramente rappresentala nel governo rhodesiano ».
Ma anche in Rlimlesia le chiese lianno
fatto udire la loro voce. .A Salisbury si è
riunito il Consigli» cristiano della Rbodesia del Sud: partecipavano rappresentanti
delle Chiese anglicana, congregazionalisla,
metodista, presbiteriana, unita, indipendente africana, « Christian Marcliing » e cattolico-romana, della Società degli .Amici
I quaccheri), della Conferenza panafricana
delle Chiese, della Società biblica, del Consiglio britannico delle Chiese, delle UCDC,
della Società missionaria di Londra, nonché, in rappresentanza del CEC, il past.
Martin Niemiiller, uno dei suoi sei co-presidenti, il quale ha presieduto i culti di
apertura e di cliinsura di questa « consultazione ».
E’ stalo steso un documento, presentato
poi al governo rhodesiano, e per ora conosciuto solo in via ufficiosa e parzialmente.
-Anch’esso insiste naturalmente sul fatto
che la auspicala nuova Costituzione deve
essere « accettabile per l’insieme della co
CONTINUA
IN SECONDA PAGINA
I protestanti francesi
SUI MATRIMONI MISTI
1 rappresentanti delle Chiese unite nella
Federazione Protestante di Francia hanno
esaminato lo stato del problema posto dalla
benedizione dei matrimoni misti (giungendo
a conclusioni che collimano con la presa di
posizione dell'ultimo Sinodo valdese. N.d.r.).
Essi conoscono le speranze suscitate da
un’eventuale modifica del diritto canonico
della Chiesa cattolico-romana, ma ricordano
che nessuna modifica è stata finora decisa.
Una recente decisione del Sant’Ulfizio autorizza l’intervento di un ministro non cattolico dopo la benedizione romana e fuori del
santuario.
Poiché restano immutati gli impegni imposti al coniuge non cattolico, una pratica di
questo genere non può esser presa in considerazione e i pastori sono pregati di attenersi
alle regole prescritte dalle loro Chiese.
Più che mai il dialogo ecumenico esige
un assoluta chiarezza e i pastori continueran.
no ad aver cura di informare dovutamente
le coppie al momento della scelta che devono fare domandando alluna o aH’aitra Chiesa la benedizione della loro famiglia, (hip)
Cristiani dai quattro venti
SUL VOTO VATICA.XO
CONCERNENTE GLI EBREI
Il voto vaticano (1.5 ottobre) che ha approvato il testo definitivo della dichiarazione sulle religioni non cristiane, con il paragrafo particolare sull'ehraismo. è stato largamente e variamente commentato.
A Ginevra il Segretario generale del CEC
si è dichiarato « felice che il Concilio Vaticano abbia adottato questa dichiarazione
sulla religione ebraica. Essa esprime infatti
con chiarezza' una verità biblica che era
stata dimenticata in tutte le Chies“i, cioè che
per mezzo del popolo ebreo Dio si è in
primo luogo rivelalo e che quindi il vincolo
profondo esistente fra ebrei e cristiani non
è solo un ricordo, ma una realtà attuale.
L'antisemitismo costituisce quindi un rinnegamento della stessa fede cristiana. Il CEC
ha cercato di dirlo nel corso delL sua As
C074TINUA
IN SECONDA PAGINA
2
pag. 2
N. 44 — 5 novembre 1935
RICORDANDO ADA MEILI.E
L’AUTRICE DI W PAESE, PM^^.>'iP^ESE...»
La poetisssa valdese
Quello che
ne pensano
'SEGUE DA PAG. G
VICOLO CIECO
IN RHODESIA?
Mercoledì 20 ottobre, nell’ Asilo
Evangelico Intemazionale di Milano,
si è serenamente spenta la Sig.ra
Ada Maltagliati Melile la nota autrice del volume di poesie « O Paese,
Paese , Paese... », che le ha valso il
meritato appellativo di !< poetessa valdese ».
Allo scopo di arricchire il libro del
suo cuore e documentare con note storiche l’autenticità degli episodi e delle vicende cantate nella sua opera
poetica, in vista delia > ristampa. Essa aveva molto intensamente lavorato in questi ultimi quattro anni, noncurante della sua salute che ne venne indebolita e la costrinse, negli ultimi tre mesi della sua vita, a tenere
il letto senza più potersi al'^are. E così, essa se n’ò andata lentamente, tranquillamente, flduciosíimente.
La Signora Ada Meille era nata a
Firenze, nel 1881. da famiglia evangelica. Giovanissima ancora fu monitrice nella Ghie.sa valdese di via de’
Serragli, dov’era la Scuola di Teologia, e fece presto parte di un Gruppo
giovanile, ov’ebbe occa.sione di conoscere e frequentare vari studenti in
teologia, dal 1896 al 1906. Vi si facevano studi, discussioni e passeggiate
sui colli toscani. A 18 anni si haanzò
col pastore Giovanni Enrico Meille,
lo sposò a 25 e gli fu affettuosa e devota compagna per 50 anni : prima a
Napoli, poi a Firenze e a Milano.
Fece parte, fin dalla sua fondazione, deirUnione Cristiana delle Giovani e fu grande amica della Sig.na
Elisa Meynier: lavorò per l’U.C.D.G. a
Firenze e a Milano, nella sede di via
Valpetrosa. Fu grande amica anche
del prof. Attilio dalla, per quella loro
comunanza di ideali unionisti e sociali.
Professore di lettere e storia, aveva
per queste materie una vera passione ;
grande interesse -ebbe anche per la
teologia e fu studiosa del Vangelo e
delle opere di Giovanni Luzzi. Dotata
di una voce e di ima dizione bellissime, conoscenva a memoria molte pagine delle opere letterarie italiane ed
era dotata dì una mentalità storica
eccezionale per date, episodi, genealogie.
Venuta alle Valli, si entusiasmò
per la storia e le vicende dei Valdesi
e, sollecitata dal marito, tramutò in
poesia avvenimenti e leggende, luoghi ed incontri. Particolarmente sensibile alla festa del 17 Febbraio, scrisse su questo argomento moltissime
cose sempre diverse, sgorganti dal
suo cuore generoso e sensibile e dall’anima sua illuminata da una fede
profonda.
La Sig.ra Melile ebbe 6 figli che
educò con mano ferma ed alti ideali;
due tra questi figli, ufflciali più volte
decorati. Per molti anni lavorò nelle
scuole diurne e festive del Comune di
Milano, ove tenne pure corsi alla Università Popolare, scuola di divulgazione culturale del Comune Fu inse
girante apprezzata ea amata, fondò
una Lega di ex allieve e fece anche
parte di Comitati ed opere per la Gioventù. Tenne varie conferenze letterarie e letture di sue poesie a Milano,
a Torre Pellice e a San Remo.
Ultimamente, nella quiete di Torre
Pellice, si era appa.ssionata al Museo Storico Valdese e per due estati fu
preziosa collaboratrice del Conservatore nella guida ai visitatori. Per vari
anni fu socia fedele della Società di
Studi Valdesi, dell’AlCE e degli Amici del Collegio.
4: ^ ^
Vera anima luce, raggiante e convinta, conquistava ed ailascinava
quanti la conobbero durante tutta la
sua lunga vita e specialmente nell'ultimo periodo, nelle lunghe estati passate alle Valli, sempre vibrante, giovanile, entusiasta.
Alla sua memoria inviamo il reverente e nello stesso tempo cordiale
saluto di quanti Thanno apprezzata
ed amata, e ai figli e familiari tutti
esprimiamo la nostra viva simpatia
ed il nostro cordoglio profondo.
S. M. e P.
semblea di Nuo\a Delhi nel 1961. Siamo
lieti che si possano ora vedere lutlt le Chiese cercare di promuovere un nuovo atteggiamento nei confronti del popolo ebreo e
cominciare cosi a riparare molti errori del
passato. Non si tratta di un'azione di ordine politico, ma della riscoperta di una verità profonda radicata nella nostra comune
eredità biblica ».
S. Shuster. direttore per lEurona del comitato ebraico americano, ha detto che
questa dichiarazione « è un avvenimento significativo nella storia dei rapporti ebraicocristiani. E* peccato, tuttavia, che contenga
alcuni passi clic si prestano a malintesi e
confusioni. Bisogna però riconoscere che essa respinge il mito della responsabilità collettiva degli elirei per ciò che ci>iicerne la
crocifissione, mito che ha avuto in passalo
conseguenze così funeste ». Morris Adams,
presidente del comitato ebraico americano,
pensa che « si attendeva da molle tempo
quest'atto di giustizia ».
D’altra parte un portavoce del patriarca
cattolico romano del Cairo vede in questo
testo « un'arma morale che gli ebrei sfrutteranno ai propri fini contro i paesi arabi ».
11 patriarca Teodosio VI, capo t'clla Chie6a ortodossa orientale di Antiochia e del V icino Oriente, ha dichiarato che rigetta queiUo documento « che mina il principio di
base del cristianesimo». (soepi)
(SEGUE DA PAG. 1)
inuriità »: la Costi uzione attuale è insoJdisfacente perchè « non limita abbastanza
i pcteri deU'e.seculivo e non si fa abbastanza guardiana dei diritti e delle liberià individuali » (ad esempio, vi s«no centinaia
di esponenti delTopposizione africana internali in vari campì, e ul imamente il
premicT Smith ha pcr-^ino messo agli arresti domiciliari l'ex prem'er rhodesiano,
un bianco, il moderato Gariield Todd, mentre è stala sospesa la pubblieazione dì un
importante quotidiano': nella sua forma
attuaìe a e-^sa pone il potere nelle mani
della minoranza per un tempo indeterminato, senza il consenso della maggio'ranza ».
11 documento mette in guardia contro una
dichiarazione unilaterale d’indipendenza:
« falla in nome di una parte minima della
comunità, sarebbe .mniorah'. Una misura
di tale portata per l'avvenire di lutto il
popolo nin dovrebbe essere presa senza il
consenso generale. Se lo fosse, molti rhodesiani dovrebbero risolvere un grave conili to di coscienza per sapere quale governi. obbedire: quello che avrebbe fallo
la dichiarazione uiidaleral»^. quello del Regno Unito, o un izovenio popolar^ costituito in risposta a que.st’azione unilaterale il.
VALDESI E METODISTI = RINVÌI E DECISIONI
l’integrazione sul piano pastorale
Ho atteso qualche tempo prima di
ritornare sul tema tratteggiato dal direttore del nostro settimanale circa
Tesito dei lavori sincdali sulTannosa
questione dei rapporti tra valdesi e
metodisti (Eco-Luce 10-9), perchè mi
sarei atteso che altri intervenisse sull’argomento.
Infatti dalla lettura del resoconto
sinodale ivi presentato, si poteva rimanere imbarazzati, o peggio indotti
a concludere che sul tema dell’integrazione tra le due chiese, su cui si
medita dal 1955, il nostro Sinodo non
abbia fatto altro che accumulare un
altro rinvio ai numerosi che già l’hanno preceduto. L’esperienza potrebbe
.suggerire infatti che quando un Sinodo rinvia un argomento ad ulteriore
studio, questa sia solo una bella frase per coprire un insabbiamento o la
spedizione alla calende greche del problema in questione.
Per il tema in esame la verità invece è assai diversa. LasciEimo stare ner
il momento Tarticolo sinodale che invita le chiese a completare lo studio
del rapporto della Commissione mista, coi quale è stato rinviato al prossimo anno ogni decisione dì merito;
occorre che tutte le Chiese si pronuncino sul progetto contenuto nel rapporto in questione e ohe si sollevino
eventualmente tutte le riserve del caso. Anch’io ne avrei parecchie e sui
dettagli e sulla effettiva operatività della stessa formula che è alla base di
detto progetto. Quello che invece sul
momento mi interessa di porre in un
risalto maggiore di quello con cui sino ad ora è stato presentato, è l’altro
articolo votato dal nostro Sinodo ;
quello che dice : « Il Sinodo decide che
i pastori metodisti preposti alla direzione spirituale di Chiese valdesi facciano parte del Sinodo con voce deliberativa ».
Qui non si tratta di un rinvio, ma
di una decisione, appropriata e tempestiva, che costituisce un preciso passo innanzi nel processo di integrazione delle nostre chiese. E dirò francamente che a me la detta integrazione,
voluta sulla, base delTautonomia ecclesiastica e dell’unione di chiese
' 1955), mi interessa solo nei sud aspetti positivi e concreti. Sarà la mia deformazione professionale-giuridìca che
mi induce a mirare al certo ed al fattivo, ma a me quel prolungar gli
studi per Telaborazlone di piani teorici che non arrivano ad incidere sul
concreto, mi lascia indifferente come
le chiacchiere che si compiacciono del
vago e deU’incerto. E ciò tanto più se
si considera che rimpianto teorico dei
principi informatori della detta integrazione è stata chiaramente impo^
"tato dalla Commissione mista sin
dal 1957 ed approvato di poi nelle sue
linee indicatrici dagli organi direttivi
delle due Chiese in riunioni congiunte.
Il suddetto articolo votato dal nostro Sinodo viene a completare in un
certo senso l’integrazione quanto alla posizione dei pastori dell’una chiesa nell’ambito deirordinamento dell’altra, per quanto concerne la parte
valdese. E quello che mi place rilevare
in proposito è che su questo punto
deirintegrazione si è felicemente proceduto con il sistema del rilancio, che
è indubbiamente il mezzo tecnico niù
significativo ed espressivo deH’effettiva volontà della reciproca integrazione. Infatti si è cominciato con il riconoscimento della « validità del ministero pastorale e deU’amministrazione dei sacramenti da parte dei pastori deH’una e dell’altra denominazione» (AS. 1957 a. 10). Lo stesso principio venne quindi sanzionato anche
da parte delTallora Sinodo metodista
oa.ggio 1958). Di poi il Smodo metodista del maggio 1959 demandò al Comitato Permanente di attuare di intesa con la Tavola Valdese, nelle situazioni particolari che lo suggerivano, « Tintegrazione tra Topera dei pastori delle due denominazioni » ; e conseguentemente anche il nostro Sinodo invitò la Tavola « ad attuare sul
piano pratico Tintegrazione delTopera
dei pastori delle due denominazioni »
(AS. 1959 a. 15). Cosicché si potè, nel
corso degli anni successivi, attuare la
integrazione per quanto concerne Tim.
piego dei pastori nei rispettivi campi
di lavoro; e furono integrati nel Sinodo metodista, ed ora nella Conferenza, quei pastori valdesi a cui venne affidata la cura di comunità metodiste;
e nel 1964 parimenti nelTcpera valdese il primo pastore metodista a cui è
stata affidata la cura di una comunità
valdese.
In tal modo di fatto e di diritto pastori valdesi prendono parte alla Conferenza metodista e pastori metodisti
prendono parte al Sinodo valdese. Sia
pure, sino ad ora, seniphcemente con
voce comsultiva. Procedendo così un
passo da una parte ed un rilancio ulteriore in avanti dall’altra, si è giunti
al 1965 con un inizio di reciproca collaborazione pastorale fattiva e concreta. Da ultimo la Conferenza metodista del giugno scorso approvò, tra
GRAZIE, SIGNORA!
Quando eravamo giovani, ai campeggi femminili, che avevano luogo a
Frali — si dormiva però nei fienili, chè
Agape non c’era — noi, a volte, dopo
gli studi e le discussioni, ci trasfoimavamo in fate, e nella pineta, sulle rive
della Gerrnanasca, recitavamo la « Fata del Prà ».
Mattine di ro^a e sera di \i'>h,
dal Pellice al Granerò
in hianchi veli danzano le Rate
inghirlandate...
F mentre cantavamo, grazie alla signora Ada Meille, tutta la valle per
noi, si riempiva di poesia, le cime dei
monti si animavano di una vita misteriosa ed attraente.
Sapevamo a memoria le gesta di
Gianavello, cantate in modo co,sì irn
pressivo da Ada Meille; e Rorà, per
noi, era la roccaforte della fede, ed il
suo eroe un ideale; grazie alla poetessa valdese la storia antica rifioriva e
tutta la valle si popolava di memorie
vive; e poi, a sera, al campo, si meditava a lungo intorno al fuoco del falò.
Alle feste del 15 agosto quante volte abbiamo ripetuto lietamente in coro
« a la brual »..., e grazie alla signora
Meille che ci aveva ricordato l’intrepido grido della resistenza vittoriosa.
Tentusiasmo scorreva nelle nostre riunioni; e non era euforia del momento,
se, a distanza di anni, ancora ne ritroviamo la traccia nei nostri cuori
I poeti portano sempre con sè luce
e calore: questo ci ha dato la signora
Meille, profondendo nei suoi canti
tutta l'anima sensibile e gentile.
Forse i giovani di oggi, ss sono an
cora poeti, lo sono in un altro modo
di noi, le loro madri.
Ma a colei che ha riscaldato alla
sua fiamma poetica tutta una generazione di giovani e meno giovani, non
si può non essere sinceramente grati.
L’ultima volta che Tho veduta in
ospedale, la signora Meille con quel
tratto così affabile e doice, che le era
caratteristico e che usava con tutti, mi
cflrì una coppia della nuova edizione
del suo « O Pue.se, Paese, Paese... »
dimandandomi se la gradivo, quasi
schermendosi, con una modestia rara,
che destava stupore in una persona
della sua cultura e della sua esperienza; e io avrei voluto dirle tutte queste cose. Non ho saputo farlo, ma lo
faccio ora a nome anche di tante amiche, che le hanno voluto bene.
Edina Ribit
l’altro, un ordine del giorno in cui si
« auspica vivamente che i pastori delle due chiese i quali hanno cura di
comunità dell’altra denominazione,
possano sedere con pieno diritto nei
rispettivi Sinodi e Conferenze » ; cioè
con voce deliberativa. Ora questo voto
di auspicio che costituisce il più recente rilancio per Tintegrazione oastolale operato da parte metodista è stato non senio accolto, ma a sua volta
sopravvanzato dal già citato articolo
del nostro Sinodo, che non si è limitato
a formulare un voto di indirizzo, ma
ha attuato per parte nostra la relativa delibera che parìfica in sede sinodale la posizione dei pastori metodisti ccn cura di comunità valdesi a
quella dei pastori iscritti nei ruoli della nostra Chiesa.
Per parte nostra pertanto Toperazlonc integrazione sul piano pastorale
nuò dirsi quindi pressoché compiuta.
Ora non resta che attendere che, nroseguendo nel sistema in atto, la posizione sia parificata da parte della
prossima Conferenza metodista, operando eventualmente un ulteriore rilancio.
Cosa manca infatti ancora per rendere intiera Tintegrazione pastorale
tra le due Chiese? Oramai, riconosciuta la validità del ministero pastorale
reciproco anche in ordine all’amministrazione dei sacramenti; siRbilita
•d preparazione dei rispettivi pastori
nella medesima Facoltà di teologia;
attuata dalle due parti ,nei casi confacenti, la provvista di ch-ese di una
denominazione con pastori dell’altra
quali titolari delle medesime nella
pienezza del ministero e della giuri 3
dizione; eguagliata la posizione dei
detti pastori nei rispettivi Sinodi e
Conferenze con parità di diritti; mi
sembra che non rimanga che affermare ed attuare l’unicità del funzionamento dei Corpi Pastorali rispettivi quale espressione delTesercizio del
ministero del dottorato comune alle
due Chiese.
E questo ulteriore passo pcrterà, non
già alla convocazione dei pastori delTuna chiesa al servizio nelTaltra per
le sedute dei rispettivi Corpi Pastorali
— il che a rigore dovrebbe già vericarsi oggidì sulla base delle deliberazioni già prese —, ma alla co-nvocazione simultanea dei pastori tutti del0 due Chiese in un unico Corpo comune. E ciò mi sembra del tutto logico
' conseguente posto che da tempo il
Sinedo valdese ha rico'ncsciuto « la
sostanziale unità esistente» (AS. 1955
a. 11) e «la comunione di fede esistente tra la Chiesa Valdese e la Chiesa Metodista d’Italia » ( AS. 1957 a. 10) ;
e da parte metodista è stata « riconosciuta la completa unità in Cristo e
nella comunione di fede esistente tra
la Chiesa Evangelica Valdese e la Chiesa Evangelica Metodista d’Italia» (Sinodo: maggio 1958).
Se pertanto per altri aspetti del
processo integrativo nel suo compiesso si è dovuto forzatamente subire un
altro rinvio, per quanto concerne il
piano delle attività e della posizione
dei pastori che non è poi un argo-mento secondario del problema — il
nostro Sinodo ha compiuto un passo
avanti nulT-affatto trascurabile e di
per sè foriero di ulteriore cammino
sino al compimento delTopera. Non
resta quindi che rallegrarsene.
Ma vi sono altri aspetti dell’integrazione tra valdesi e metodisti su cui
mi sembra valga la pena di soffermarsi per prospettarli alla attenzione ed
alla riflessione della pubblica cpinione delle nostre Chiese. Su taluni di
essi ha già detto qualcosa il pastore
Gino Ccnte nel suo citato articolo del
10 settembre. Mi riservo di ritornarci
in seguito .
Giorgio Peyrot
Si cliieilij fiuiiidi l’abolizione del (I n retu delI-H riparllzime delle terre lgros.30 modo, metà ai bianriu. mela ai neg;ri); e »o è
« l untiari') aali inlcrc<si del popolo di
questo paese oiiensivo per l.i dignità
umana ». Si lamenta elle eentina a di fa.
mialie siano nella ne<'es«ità, perchè il capofamiglia — senza per altro essere stalo
sottoposto a proiesso — è internato a tempo indelermina o, talvolta da anni; «il governo è re.sponsabile del livello di vita
di questo famiglie ».
Si alierma elle i bianelii disconoscono la
realtà della situazione: « quest’ignoranza
perpetua Tesislenza di due nazioni in un
medesime Stato, spinge le opinioni poli,
lidie ai due estr.mi, elimina la m-aderazione, causa una funesta scissione fra i
membri di una .«tessa Chiesa... La legge
deve difendere j dirmi delTuomo. Oggi la
legge rhodesiana pena contro questi diritti ». « 1 membri di questa commissione
hanno affermalo che un’azione nonviolenta
è sempre preferibile all’azione violenta...
Lo st'.via nio.stra che i cristiani non sono
d’accordo nel definire se vi sono o no situazioni in cui i crisliani sono costretti a
ricorrere alla violenza per ristabilire la giustizia... La Chiesa ha rispettato le due posizicni, il dTÌì'o e il dovere die ogni cristiano ha di ubbidire alla propria coscienza 1).
S’ lamenta che in particolare nel i-ampo
dell’Istruzione vi .sia mia enorme .«(lercquazio-ne fra la popolazione bianca e quella africana; nel bilancio 1965, il governo
ha stanzialo 10 sterline per ogni studente
africano e 104 sterline per ogni studente
non africano. Si constala die mentre Tahhondanza di mano d’opera e di risorse naturali presenterebbero grandi po.ssibilità di
sviluppo, scar.seggiano i capilafi, e ovviamen e in un tempo di crisi e d’incertezza,
qiial’è Tannale, nè affliiisiono capitali nè
la nopolazione africana è portata a lollaborare con le autorità.
Il '■iaiiio convinti die se le Chiese hanno
tallo qualcosa di valid-; per migliorare la
situazione nella Rhodesia, non hanno fallo
abbastanza e dovreaiimo tutti ricoi-osrere
umilmente la loro colpevolezza, |icr non
aver parlate- con più chiarezza e con maggior coraggi,), ;.ia nelle predicazioni ¡-¡volte
ai propri membri, sia nei pareri die devono esprimere ai capi del paese e a'Topinione pubblica. Serio ostacolo alla hno tesliiiir nianz I non è -tato soltanto i.i loro
manc-mza ili (-¡iraggio, ma ain-hi i'iinità.
Le chie,se sono cITaniate al ravve.liiiieiito.
al rimiovameir'o spirituale, a una grande
serietà per restare in stretto rapporto fra
loro, (-0 laborando in Lutti modi p s.-il)ili ».
Wilson, salutalo a Salisliury ila' ainlo di
alcune iniigliaia di manifestanti africani: «Tu
sei un amico! ,> è tornato a Loniira. Si è
Iral'ato .solo di ima haltpta iTarrc-t- . li un
rinvio per prendere tempo e addormentare
Topinione pubblica, o «! profila ic.ilmcn
le tm avvio al ’accordo? Difficile dido. ‘«a
rebbe coiiniinque tragico, per il iìiinru im
medialo e lontano (se ci sarà), il n iluirst
di un blocco razz's-ta die saldas-e ia Rho
desia alTUn.ione sudafricana, in iin.i enor
me riserva d’aparli^id, fiandieggiiiia dalTAftica portoghese (Angola e Alozambico),
dive il eo’onialismo salazanano n-ana so•erano o lui mo.slralo nella repressione angolana di che stampo sia. Davvero, nuala
stupenda e sdiiaccianle responsabilità grava .sulle cinese!
I lettori
ci
scrivono
Caro Direttore,
per quanto Lei alibia già rispo-slo ¡n
modo mollo esauriente aH'intervcnto
della signora Ester Fasanari Cidli,
vorrei anch'io dire una parola, anche
se così semplice che non vale ia pena
dì firmarla e se vuole solo essere una
umile voce che esce da una nostra comunità, dove questo intervento mi ha
raggiunta turbandomi profondamente.
Se ho bea capito la signora Fa.saiiari
Celli aiTerma che nella carità non esiste più nè ateo, nè cattolico, nè protestante. U apostolo Paolo aveva alfermaio che nell a f e d p non esistono più difjereiize umane, e questo era
stato un messaggio meraviglio.'io della
universale paternità di Dio che in
Cri.sto chiama tutti a una vita nuova.
Ma nella lettera che cito Tidca è diversa: nella carità (quale carità?) non
dovrebbe esistere più una fede. Gii uomini. atei, cattolici, proteslaiili. lilieri
pensatori possono credere ognuno una
cosa qualunque e restare in perfetta
armonia.
Ma... e Dio? Perchè si è rivelalo?
Perchè ei è stala data una Parola di
Dio? Perchè si è fatta carne? Non ha
più senso tutto questo? Basta andare
(I accordo? Guai « resistere in faccia »
agli uomini? Nemmeno in nome di un
Cristo elle muore per gli uomini, a
degli uomini elle non lo credono più?
Questo è 1 amore? Il vero servizio
che ehi erede in Cristo può rendere
agli nomini?
Io non .so formulare altro che con
(jueste domande la mia ri.serva : non
so se accantonare il problema di Dio
e della Rivelazione sìa risolvere ¡1 problema dciramore fra gli uomini. A
me non jiare.
La ringrazio di come mette sempre
a punto le questioni che i lettori le
propongono e come le riporla sempre
al centro: a quello che TEvangelo dice. II resto, eirellivamenle. ha così
poca inijiorlanza! Cordialmente X X
3
5 novembre 1965 — N. 5
pag. 3
Parliamo della nostra nuova Liturgia
OPERA DELLA COMMISSIONE LITURGICA
Per le Gomunilà
evangeliche italiane
PERCHE’ NON NE SONO SODDISFATTO
Pensieri di un laico
E’ uscita durante l’estate una Liturgia per il culto pubblico^ che comprende in parte saggi già pubblicati
(pp. 5-88), ma ora riveduti (tre preghiere di adorazione delle cinque domeniche del mese sono state sostituite), in . parte saggi pubblicati come
raccolta di materiale liturgico, più che
come liturgia, ora ordinato per la celebrazione delle feste dell’anno ecclesiastico, in parte saggi del tutto nuovi
per il ciclo della Passione, della Pasqua e della Pentecoste. La Liturgia
è stata preparata dalla Commissione,
nominata dal Corpo Pastorale Valdese, seguendo essenzialmente i criteri
da me esposti negli articoli pubblicati
sull'Eco-Luce negli anni 1963-19641
Questi principi sono i seguenti: la liturgia deve 1) essere nel suo contenuto fedele alla parola di Dio. 2) esprimere la fede della chiesa, 3) conformarsi alla tradizione della comunità
che la usa.
LITURGIA
COME PROCLAMAZIONE
OGGETTIVA DEL VANGELO
La liturgia non è del pastore, ma
della comunità. Essa è la preghiera, il
canto, la testimonianza e l’annunzio
oggettivo della parola di Dio che esce
dalla bocca della comunità. La predica è un discorso del pastore che,
pur essendo vincolato a un testo biblico. c sempre ricco di elementi soggettivi e personali. E’ inevitabile che
sia cosi, perchè Dio ha chiamato uomini, c non tronchi e pietre, a spiegare
il suo Vangelo agli uomini d’oggi. Ma
accanto alla predica è bene che ci sia
la liturgia della comunità. Intendiamo liturgia in senso ristretto, perchè
in senso lato anche la predica è lit'jnzin. c la risposta alla predicazione
delle domeniche passate e di quella
presente, perciò anch’essa è in qualche misura soggettiva, per es. nei sentimenti espressi dal canto e dalle preghiere .spontanee. Ma nel complesso è
un annunzio oggettivo del Vangelo
(per es. le letture bibliche, il Credo e le
preghiere da recitare), atto a correggere l’eventuale eccessivo soggettivismo del sermone.
La liturgia è annunzio del Vangelo.
Soltanto per ciò ha un senso nelle nostre chiese. Le stesse preghiere attingono ispirazione dalle pericopi domenicali e ne portano l’eco nelle loro
espressioni di adorazione, di ringraziamento o di supplicazione e intercessione. Durante l’anno viene predicato tutto il mistero della salvezza,
perdo la liturgia si articola nei periodi
del Natale, della Pasqua e della Pentecoste, Ogni domenica ha le sue letture bibliche, perciò anche le preghiere di un medesimo periodo (per es.
dell’Avvento o della Passione) si differenziano le une dalle altre, perchè
ogni domenica la comunità percepisce il Vangelo con un contenuto o un
accento particolare, come ogni sermone si distingue dall’altro pur annunziando sempre la medesima salvezza di Dio.
LITURGÌA
PER LA PARTECIPAZIONE
DELLA COMUNITÀ' AL CULTO
In tal modo la comunità, e non soltanto il pastore, diviene annunziatrice del Vangelo. Questo è il senso della
liturgia, con la lettura della Bibbia
(fatta da un fratello), col canto dei responsori e degli inni, con le preghiere
‘ Liturgia per il cullo pubblico, Roma, Tipografia Pioda, 1965, 255 pgg->
gr. 8", L. Ì800. - Si può aequistoe presso la Libreria Editrice Claudiana, via
Principe Tommaso, 1 - Torino, e presso la Libreria di Cultura Religiosa,
Piazza Cavour, 32 Roma.
- La liturgia di Dio (22 noyenibre
1963), La tradizione liturgica nelle Valli Valdesi (3 gennaio 1964), La liturgia
della evangelizzazione valdese (31 gennaio 1964)', L’ultima liturgia valdese
(27 marzo 1964), La liturgia valdese:
l’ultimo saggio (29 maggio 1964).
spontanee e la recitazione corale del
Padre Nostro e del Credo. Rispetto
alle chiese evangeliche di altri paesi
(anche rispetto alle chiese calviniste)
il protestantesimo italiano è, nel complesso, liturgicamente pigro e arretrato.
Non partecipa a quel rinnovamento
che si avverte un po’ ovunque e che
mira soprattutto a rendere la comunità
attivamente (in modo audibile e visibile) partecipe al culto. Lascia che il
pastore faccia e dica tutto, dalla invocazione alla benedizione finale. Se
le comunità non vorranno più oltre
rinunciare alla loro vocazione di annunziatrici del Vangelo in ogni culto,
forse troveranno che per un tale ministero la presente Liturgia può essere
di qualche utilità.
Naturalmente questo servizio non si
può compiere senza preparazione. 11
lettore va scelto e preparato, affinchè
legga la parola di Dio ad alta e intelligibile voce, il canto della comunità va
diretto da un gruppo di fratelli e di
sorelle che possano consacrare ogni
settimana qualche ora agli esercizi corali. Anche la preghiera va preparata
nella disposizione dell’anima per Dio.
La partecipazione attiva di tutta la
comunità alla liturgia, sarà la migliore preparazione spirituale ad ogni servizio cristiano durante la .settimana
nella chiesa e nella città in cui la
chiesa vive.
LITURGIA EVANGELICA
ITALIANA
Dicevamo in principio che la liturgia deve essere conforme alla tradizione della comunità. La presente Liturgia è stata preparata per le comunità
valdesi e si riallaccia alla tradizione
liturgica della evangelizzazione valdese. I saggi che l’hanno preceduta sono
la Guida per le pubbliche preghiere
del 1868, La Liturgia ossia il modo di
celebrare il culto nelle chiese evangeliche valdesi del 1880, la Liturgia per
il culto pubblico del 1894 e infine la
Liturgia. Guida per il culto pubblico
del 1912 ed edizioni successive. La
presente Liturgia continua e sviluppa
gli elementi fondamentali che sono nelle precedenti. Essa è più ricca di formulari, che vanno dalla prima domenica d’Avvento alla settimana dopo
Pentecoste, ma non è sostanzialmente diversa da quella del 1912, che a
sua volta rappresentava un grado di
maggiore sviluppo rispetto a quelle
del 1868, 1880 e 1894.
Dire che la presente Liturgia si riallaccia alla tradizione liturgica della
evangelizzazione valdese significa affermare che essa è vicina come fede,
spiritualità e ordine del culto a molte
altre comunità evangeliche italiane, e
specialmente a quelle metodiste e battiste. Infatti, nate e cresciute nella medesima atmosfera del Risorgimento e
Postrisorgimento, esse sono state alimentate da una medesima predicazione evangelica che portava gli ultimi
echi del Risveglio ginevrino e anglosassone dell’800, si sono affermate e
temprate in una medesima polemica
antiromana, hanno vissuto la stessa
umiliazione fascista e la stessa ripresa
evangelica degli ultimi vent anni, sono
impegnate oggi in un medesimo dialogo con i concittadini cattolici e con i
laicisti. Hanno una storia, una tradizione comune. Passando da una chiesa metodista a una chiesa battista o
valdese non ci si accorge .quasi di una
diversa liturgia. Talvolta la differenza
non è minore fra due comunità valdesi. Le diversità si riferiscono ad alcuni
elementi secondari e servono a ricordare la libertà che ogni comunità ha
di servirsi della liturgia che preferisce, senza per questo essere o sentirsi
separata dalle consorelle.
In questo spirito di libertà la presente Liturgia è offerta a tutte le comunità evangeliche italiane. Essa spera di essere utile e di divenire la liturgia delle comunità (potrebbe servire
anche per il culto di famiglia) e non
soltanto dei pastori
Valdo Vinay
La lettura del nuovo fascicolo di liturgia per il Culto pubblico, già alcune volte raccomandata su queste colonne, ci ha portato ad alcune semplici riflessioni che vorremmo qui
esporre, anche perchè ci sembra bene che non soltanto i pastori esprimano un giudizio e che, anzi, se ne
parli sulla nostra stampa periodica.
La cosa non ci sembra di poca importanza, perchè è lecito dire che quei
poco di vita cristiana che esiste nelle nostre comunità è nutrito e stimolato dal culto. Non condividiamo la
idea che questo debba essere il centro
della vita della chiesa, in funzione
del quale avviene tutto il resto — nell’Evangelo ci sono molti ordini di Gesù, ma in nessun posto Egli ha detto
di fare dei culti — tuttavia pensiamo
che sia giusto che una comunità di
credenti che vive la sua fede, si ritrovi per celebrare il suo culto. D’altra parte dato che attualmente esso
è il centro della vita della nostra chiesa è anche giusto che sia curato con
particolare affetto, diremmo, e non vediamo altro mezzo, attualmente, che
puntare su di esso per un rinnovamento generale della vita della chiesa, o, se si preferisce, anche se il termine è un po’ ambiguo, per im risveglio, che, però, non può in alcun modo significare soltanto una partecipazione più massiccia al culto stesso.
Non intendiamo riaccendere una
vecchia polemica sull’op»pH>rtunità o
meno di abolire Tuso della toga e di
ridurre le dimensioni di stile del pulpito a rigorose esigenze di acustica;
o addirittura di ridimensionare tutta
quanta l’architettura dei nostri locali
di culto in base a criteri di funzionalità. Del resto, almeno di fronte a quelli che già esistono, il problema è di
non limitare la vita della chiesa al
loro uso; non di intraprendere una
grandiosa op>era di restauri ispirati
ad una iconoclastica severità. Tuttavia ci sembra che nello spirito della
tesi sostenuta da chi scrive in quella
pKJlemica, alcime cose siano da dire
su altri aspetti del culto come si presenterebbe in caso di accettazione
del progetto di liturgia in esame.
La chiesa ha bisogno
di formule per pregare?
Non sappiamo fino a che punto, infatti, le ben 255 pagine del progetto,
che non includono la liturgia per il
battesimo, nè per i funerali, i matrimoni ed altri atti liturgici, ma soltanto quella del culto con S. Cena
delle varie domeniche deiranno, cori
alcune preghiere di confessione, di
adorazione e di intercessione per le
quali non si sono più trovate domeniche speciali in cui inserirle, iron costituiscano un tacito riconoscimento
che la chiesa non sa pregare e che ha
bisogno di formule per poter masche
rare questa sua incapacità. Intendiamoci, molte delle preghiere incluse
nel volume sono pregevoli ; il torio patetico e la lirica ne sono banditi in
misura che troveremmo quasi soddisfacente; la scelta dei passi biblici è
curata ed appropriala; insomma, accettato il principio che uno dei compiti della chiesa sia di avere una liturgia abbondante, ci sarebbe quasi
da essere soddisfatti, a parte qualche
considerazicne che esporremo poi.
Ma quello che ci turba è che quel
principio non ci pare evangelicamente sano : ci fa troppo pensare alla chiesa romana, a quella anglicana, a Taizè, non per male intesa polemica, ma
perchè quando si fanno i riti solenni
è estremamente difficile resistere alla
tentazione di celebrarli il più spesso
possibile, con la maggior pompa possibile, e fare di una chiesa che dovrebbe essere confessante, una chiesa costantiniana.
La solennità: ci sono vari tipi di solennità, certo. La nostra posizione ri
formata ci ha abbastanza sensibilizzato verso forme di solennità estremamente semplici e sobrie. Ma non ci
pare che questa sobrietà sia una caratteristica del progetto di liturgia,
soprattutto se pensiamo che sareo'oe
destinato a sostituirne una che, pur
con una parte dei difetti che rimproveriamo al progetto, almeno più sobria certamente lo è. Anche di fronte a questa, certo, ci vien fatto di rimpiangere la nudità delle poche formule liturgiche che ci sono pervenute,
variamente infilate in discorsi di altro
genere, nel Nuovo Testamemo. Ma
I roprio allora ci domandiamo : vale
la pena? Non sono le novità che ci
sono presentate, pur in una esigenza
generale di rinnovamento, novità
estremamente pericolose?
Ordine e solennità
(ovvero: cuito e rito)
Siamo favorevoli ad un ordine nel
culto, nel senso che ogni culto sia composto di vari elementi che si succedano anche sempre nello stesso ordine,
eccetto variazioni contingenti, e che
questi elementi non siano di per sè,
una fonte di disordine come potrebbero esserlo manifestazioni estaticoisteriche che per ora non rappresentano un pericolo per la maggior parte
delle nostre comunità. Ma quando
questo ordine diventa una formula
che si ripete, che favorisce la pigrizia spirituale, non stimolando più una
ricerca di espressioni di adorazione,
di confessione o di intercessione, al
punto che neanche nella preghiera
personale i credenti, quando ancora
ne hanno Tabitudine, sono capaci di
usare altre espressioni che quelle codificate, allora restiamo perplessi. E’
troppo facile che il culto, personale e
comunitario, diventi un rito anziché
essere l’espressione di qualcosa che la
chiesa sente. Per poco che senta la
chiesa, è preferibile che esprima quel
poco in un modo in cui lo sente, piuttosto che esprimere ipocritamente una
fede che non ha con delle formule.
Il rimprovero di eccessiva solennità
è troppo aspro? Non ci sembra. Per
certi aspetti questo rimprovero è valido anche per la vecchia liturgia (invccazione, versetto, preghiera, inno,
versetto di confessione, preghiera e
inno di confessione, parole di grazia,
lettura della Parola, preghiera, inno,
sermone, inno, preghiera-Padre Nostro, inno, benedizione) ancora in uso
in varie nostre chiese. Consideriamo,
però, la nuova. Invocazione : e sta bene. Inno che si può definire di adorazione e di rendimento di grazie, spesso ; un passo che esorta aH’adorazio
ne, una preghiera di adorazione o,
più spesso un doppione dell’invocazione, al vocativo.
Ma i doppioni di questi elementi
di adorazione non si contano: l’inno
che è detto di introduzione non si
può, in genere, classificare che come di adorazione; così quello dopo
le parole di grazia, la preghiera dopo
la lettura della Parola, l’inno che la
segue, prima del sermone ; le due preghiere, del pastore e del lettore, prima della S. Cena, quella del pastore
dopo la S. Cena, la dossologia di chiusura del culto. Sono realmente un po’
troppi gli elementi che significano tutti la stessa cosa, per non lasciar pensare che una certa eccessiva solennità è stata perseguita di nropcisito. Non
pensiamo certo all’obiezione, un po’
rozza, che il culto in questo modo non
finisce mai più. E’, per noi, questione
di essere ritualisti o evangelici.
Tralasciamo', per brevità, la ricerca
degli altri doppioni, di confessione e
di intercessione, che ognuno può agevolmente trovare da sè. E’ ovvio che
questi doppioni vanno tutti a scapito
della partecipazione della comunità.
La stessa istituzione del lettore, in
questo contesto, lascia quanto mai
perplessi: v’è da chiedersi se è un tìmido tentativo di far partecipare i
« laici » allo svolgimento del culto o
non, piuttosto, un modo per rendere
più solenne il culto con delle specie
di responsori, contenuti in una misura e in uno stile non troppo urtante
per i montanari valdesi visti un po’
superficialmente come arroccati alla
tradizione recente. La partecipazione
della comunità ha, nella liturgia che
ci è presentata, un carattere per lo
meno curioso. La comunità canta gli
inni, naturalmente, altrimenti, chi li
canta? Si associa all’Amen e nella recitazione del Credo e del Padre Nostro. Confessa silenziosamente i propri peccati (visti, ci sembra, quasi
sempre, nei testi e nelle formule di
preghiera, come può vederli una chiesa chiusa su se stessa. Solo la preghiera di confessione del 17 febbraio è impostata come confessione di non esser stati fedeli testimoni). Ma questa
confessione silenziosa, di fronte alle
preghiere di intercessione ad alta voce, dopo il sermone, ci sembra ispirata da non evangelici motivi di discrezione (cfr. Giacomo 5-161. Molto meglio sarebbe, ci sembra, avere il coraggio di impostare tutto il culto su
base comunitaria, perchè così, deve essere. Solo allora si eviterebbe dei doppioni buoni solo a fare fraintendere
la nostra fede evangelica a qualche visitatore. Ci sembra che questo carattere comunitario si potrebbe estendere anche alla predicazione. Vediamo
mclto bene un sermone del pastore,
che consista in una sobria spiegazione del testo, senza divagazioni, moralistiche o demagogiche esse siano, con
le attualizzazioni e le esemplificazioni che rientrano rigorosamente nel
pensiero del testo, quando queste sono necessarie; ma lo studio della Paiola ncn può essere che comunitario.
Adotteremmo anche nel culto, a proposito del sermone, quella liturgia che
si adotta nelle sedute delle nostre
unioni giovanili quando a parere di
molti c’è un’ assenza totale di liturgia e si fa quella che. con termine
laico, è chiamata discussione. Dopo
il sermone, abbiamo dettto, affinchè
non emergano idee troppo balzane. Il
servizio del dottore sarà questo, . o?
Una comunità
di fronte a Ha Parola
Evidentemente, questo richiederebbe
che sia riunita per il culto, realmente,
una comunità tale per il suo lavoro,
per i suoi problemi, per la sua situazione economica, per tutta la sua vita,
iiisomma, come capitava ned nostri
vecchi quartieri valdesi, quando vi si
faceva la riunione e, perchè no?, il famoso esame di quartiere, quando tutta
la vita della comunità era posta, nella
discussione, chiamiamola così, di fronte alla Parola di Dio, per trame conforto di fronte ai dolori e una spinta
nuova di fronte ai compiti che aspettavano questa comunità. Ma questo è
un discorso che andrebbe fatto a parte. Pensiamo che anche in una delle
nostre grandi chiese di città il culto
potrebbe essere comunitario, non tanto per l’istituzione di un vice-prete
laico che si chiami lettore, il cui lavoro sia fatto anche a turno, ma per
una completa partecipazione della comunità intera aH’adorazdone, alla confessione del peccato della chiesa, all’intercessione. E’ sintomatico che, nel
modo che abbiamo visto, la comunità
abbia nel progetto, solo una partecipazione attiva alla confessione e all’intercessione, e non invece all’adora
zione, quasi che i credenti non possano avere motivi personali di riconoscenza a Dio, fermo restando che il
motivo centrale della nostra riconoscenza è la redenzione e la nuova vita
in Cristo. Incomprensione di un aspetto della fede in tanta abbondanza,
come abbiamo visto, di liturgia?
I modi di questo culto comunitario
e, diremo, di questo ascolto comunitario della Parola, sono da studiare.
Non è neppure detto che le formule
debbano essere completamente bandite. L’essenziale è che non abbiano
un posto unico e che le due sole cose
nuove nel culto non siano, nella mi
gliore delle ipotesi, il sermone e le
preghiere di intercessione dei membri
partecipanti al culto.
Dopo tanta critica, è anche giusto
dire di due aspetti che riteniamo positivi, nel progetto: l’inserimento in
ogni culto, dolía confessione della fede
e della celebrazione della S. Cena. E’
giusto che la chiesa si senta, ogni volta che si riunisce, richiamata alla necessità di testimoniare e confessare la
sua fede in Cristo. Per questo essa
vive. Deve confessare la sua fede per
ricordarla a se stessa e per esprimerla
di fronte a quelli eventuali « di fuori »,
che, senza troppo ottimismo, si può
pensare vengano per conoscere la
chiesa quando è riunita per il suo culto. E è giusto che ricordi ogni volta,
anche il sacrifìcio di Cristo nel quale
è stata riscattata e del quale vive,
nella talvolta paziente, talvolta impaziente, talvolta chiara, talvolta oscura e meschina, ma sempre sicura ( che
essa lo sappia o nei attesa del suo ritorno. Se questa celebrazione sarà
spogliata degli attuali elementi rituali, ripetizione di quelli del culto, essa
non sembrerà, più come è attualmente, un altro pìccolo culto inserito nel
culto principale, ma diventerà di queste un elemento essenziale. Forse allora anche il nostro sinodo riformato
cesserà di chiudersi con una messa
cattolica. La celebrazione della S. Cena sarà un atto del sinodo, del culto
celebrato con le nostre discussioni,
fra quelli che hanno discusso, e non
con tutti quelli che capitano lì in
quel momento, coi quali l’attuale culto del venerdì non riesce, peraltro, a
stabilire una comunione.
Claudio Tron
4
pag. 4
N. 44 — £ novembre 1965
NOTIZIARIO
RIOPLATENSE
LA CHIESA
DI COLONIA VALUENSE
IN MISSIONE DI SERVIZIO
La piccola opera dì carattere preminentemente sociale, iniziata nt « E1 Pastoreo »
dalla Chiesa di Colonia Vaidense cinque annj
fa, si sta consolidando. L'aiuto fìnanzìarìo di
Chiese tedesche indirizzato attraverso il Dipartimento di Aiuto Interecclesiastico del
Consiglio Mondiale delle Chiese, permetterà
ora che l’opera sìa completata mediante un
piano integrale dì servizio e testimonianza
cristiani, che tendano a raggiungere la totalità delle umili famiglie che compongono
questa pìccola località, dove esistono condizioni speciali dì povertà e ignoranza.
In un primo momento non si potè fare altro che organizzare un’opera a carattere ricreativo e formativo per gruppi di bambini
e un corso di cucito ed economia domestica
per le donne.
In un secondo tempo la stessa Chiesa potè
aiutare a risolvere il problema deH'acqua potabile con l’installazione di due fontane pubbliche e a realizzare un'inchiesta che permettesse di conoscere le caratteristiche demografiche e le necessità più urgenti della
popolazione.
Attualmente s’incomincia ad affrontare
l’insegnamento pratico di vari mestieri per
adulti per poter affrontare il problema della
gente senza lavoro : tutto questo con il fine
di stimolare e orientare il miglioramento generale delle condizioni della popolazione.
Contemporaneamente si affronterà il difficile
problema della mancanza di case.
Ogni cosa cercando di creare laggiù una
fiducia nuova e una certezza : l’origine e il
fondamento dì tutto si trovano solo ed esclusivamente in Cristo.
L’ASSOCIAZIONE DELLE CHIESE
RIFORMATE D ARGENTINA
HA TENUTO
L’ASSEMBLEA ANNUALE
L’Associazione delle Chiese Riformate di
Argentina, alla quale aderisce la Chiesa Valdese, ha tenuto l’Assemblea Annuale per rin.
novare le sue autorità e discutere alcuni
punti di speciale interesse per le Chiese aderenti.
Data la gran quantità di Commissioni di
Istituzioni di carattere ecumenico, delle quali devono far parte i dirigenti delle Chiese As.
sodate, si decise che in quei casi in cui sia
possibile, il delegato della Associazione agisca in nome di tutte le Chiese che la compongono.
Un tema che suscitò un’ampia discussione,
fu quello del censimento dei riformati in
Argentina, censimento destinato a facilitare
la cura degli stessi, spedclmente dei disseminati, mediante un lavoro più coordinato
e valido.
Si decise anche di programmare per la
fine dell’anno un nuovo incontro per poter
stabilire una migliore conoscenza e per studiare quei problemi che siano considerati
di comune interesse.
75o ANNIVERSARIO
DI OMBUES DE LA VALLE
All’inizio di agosto è stato commemorato
il 75® anniversario deH’arrivo dei primi coloni valdesi a Ombùes de Lavalle, in Uruguay. Il culto commemorativo fu presieduto
dal Presidente della Commissione Esecutiva,
che predicò di fronte a un pubblico tanto
numeroso da superare la capacità del tempio,
prendendo come base il testo di Isaia 43: 10.
Molti messaggi di adesione — fra i quali
quello del Moderatore Ermanno Rostan —
arrivarono al Concistoro cella Chiesa di Ombùes, che si costituì formalmente solo due
anni dopo l’arrivo dei primi coloni (1892) e
che conta oggi quasi 500 membri comunicanti e 3 locali di culto, nonostante che dalla sua circoscrizione siano sorte e si siano
separate da allora le Chiese di San Salvador
e Colonia Miguelete, di dimensioni pari o
superiori a Ombùes.
Cinque gruppi isolati di questa comunità
stanno acquistando sempre maggiore vitalità,
manifestandosi per il futuro come possibili
Chiese in formazione.
RIUNIONE DI STUDIO
NEL PARCO 17 FEBBRAIO
Con notevole affluenza di pubblico si celebrò dal 23 al 26 settembre scorso un convegno di studi nel Parco 1’’ Febbraio in Uruguay, convegno che affrontò i seguenti temi :
a) Il concetto dei ministeri nel Nuovo Testamento.
b) Il posto del Pastore nella società moderna.
c) Il concetto del Pastore nel pensiero di
Calvino.
d) Riorganizzazione del Distretto.
SuU’ultimo tema continuano a manifestarsi opinioni discordanti non facilmente
conciliabili. E’ degno di nota che l’istituzione dei Presbiteri incontri l’opposiz;one maggiore fra i membri delle Chiese di Montevideo e Buenos Aires, fatto che s'interpreta
come la formazione di una classe dirigente
valdese laica, conseguenza di un ambiente
intellettuale più elevato.
50o ANNIVERSARIO DEL TEMPIO
DI COLONIA COSMOPOLITA
Questo fatto non rivestirebbe nessun significato speciale se non fosse per un particolare: la nota che si può leggere sulla prima
pagina della Bibbia collocata sul pulpito :
Culto radio
ore 7.40
Domenica 7 novembre
Domenica 14 novembre
Past. ROBERTO COMBA
« li presente esemplare della traduzione
spagnola della Sacra Scrittura comperato con
l’ammontare delPunica c edita ricevuta dalla
Signora Constancia Pons de Bounous dai
suoi genitori e consìstenti in una moneta
d’oro, è stato solennemente collocato dal Pastore Pedro Bounous sul pulpito del Tempio
di Cosmopolita, oggi 25 febbraio 1915, all’inizio del culto di consacrazione del tempio stesso, per essere adibito ai servizi religiosi come unica regola li fede e condotta ».
La Signora Pons de Bounous, sposa del
Pastore Bounous e morta poco tempo dopo
1 inaugurazione di questo tempio, fu una di
quelle coraggiose e sante spose dei pastori
pionieri che arrivarono a questa terra dall’Italia, abbandonando tutto, per collaborare alla proclamazione del Vangelo. Ringraziamo il Signore per averci dato sìmili esempi di vocazione e consacrazione..
Campagna abbonamenti
per il 1966
Premio speciale di fedeltà a chi ci procura nuovi abbonati.
Per chi procura DUE nuovi abbonati, a scelta una copia di « Che
cos'è il Protestantesimo? » ( R. De Pury ) o de « Il medico della giungla » (E. Ayassot).
Per chi procura CINQUE nuovi abbonati, una copia del voi. I ( I
Vangeli Sinottici ) del « Nuovo Testamento Annotato ».
Sostenete la stampa della nostra Chiesa ! Essa è spesso l'unica voce
evangelica che può entrare in molte famiglie.
Che in nessuna famiglia valdese manchi il nostro settimanale ! Aiutateci a renderlo sempre più ricco e più efficace.
DALLE NOSTRE COMUNITÀ
GEINOVA
Anche per noi, la « ripresa » è dietro le
spalle, culminata nella Domenica della Riforma. Ringraziamo coloro che ci hanno rivolto la predicazione della Parola nelle settimane scorse, 1 pastori Bruno Rostagno e
Jean-François Rebeaud; ai culto del 17 ottobre ha rivolto un messaggio alla comunità
il capitano dell Esercito della Salvezza, Figliuola Antonina, e la (olletta è stata devolirta alle opere dell'E.d.S. in Italia. La comu.
nità si appresta ad accomiatarsi dal suo conduttore, il pastore Aldo Sbaffi, che dopo parecchi anni di apprezzato ministero fra noi,
è stato eletto dall assemblea della chiesa di
Milano : un commiato m cui è vivo il rincrescimento e altrettanto Paugurio per il
nuovo ministero, formulalo con stima e gratitudine affettuose.
Ï-I Unione giovanile ha avuto una simpatica ripresa, il giovedì 21; sono stati accolti i
catecumeni confermati a Pentecoste. Anche
quest anno il past. B. Rostagno ha accettato
di assumere la responsabilità delPlLG.
UUnione femminile ha messo a punto il
suo programma, e ha deciso per l’8 dicembre la data dell'annuo bazar, per cui già si
sta lavorando attivamente.
Riunioni quartierali — Mentre un'apposita commissione sta preparando un questionario per lo studio del documento cc II servizio », nella prima serie di riunioni quartierali, che inizieranno al principio di novembre, esamineremo i piiucipali argomenti
affrontati uelPultimo Sinodo. Resta aperta la
possibilità di seguire la richiesta di qualcuno, di dare a queste riunioni essenzialmente
il carattere di studio coinunitario della Bibbia. Se ne riparlerà in assemblea; del resto
ogni gruppo è largamente autonomo.
Si sta cercando di costituire — come in
altre comunità — un gruppo di <c Amici della
Claudiana », che possano collaborare con la
nostra attività editoriale in varie forme; anche di questo si tratterà in assemblea. La
vendita libraria, aH’uscita dal culto, curata
dalla sig.na Maria Peyrot, procede in misura
rallegrante, dimostrando che un numero
sempre crescente di membri di chiesa e di
simpatizzanti sente la necessità di un continuo aggiornamento culturale .sui gr.!ndi problemi religiosi del nostro tempo. Anche la
vetrina di esposizione dei nostri libri, nel
frequentato sottopassaggio di Piazza Corvet
to (curata, con il pastore, dalla sig.na Elena
Peyrot e dal sig. Alberto Henking), continua
ad essere un efficace mezzo di testiinonianza,
e ad informare la cittadinanza sulla nostra
presenza e sulla nostra opera. La vetrina presenta successivamente particolari aspetti della
nostra tematica protestante; ricordiamo in
particolare la vetrina preparata in occasione
del IV centenario della morte di Calvino;
quella avente per tema recumenismo, nella
settimana deirunità; quella che ci ha permesso di presentare il pensiero e le opere di
K. Barth; e iniine quella avente J)er tema
« Testimoni della Pace », con presentazione
di libri di Goliwitzer. M. L. King, A. .Schweitzer, D. Bonhoeffer.
BIELLA
Ripresa delle attività. L’anno ecclesiastico
ha ripreso domenica 3 ottobre. Dopo un culto con Santa Cena, ia comunità è stata convocata in assemblea per la discussione sulla
liturgia della chiesa valdese e la situazione
finanziaria.
Nel corso deirassemblea è stato lungamente dibattuto 1 argomento concernente la
liturgia. Dopo un periodo di prova del nuovo
saggio liturgico, la comunità era chiamata a
manifestare il proprio parere su di esso. La
vastità deirargomenlo ha fallo si che fosse
ripreso neirAsscmblea di domenica 17 ottobre subito dopo il culto.
Le riunioni serali hanno avuto inizio il 14
ottobre con una discussione sull’argomento:
« Le nostre Chiese fra il vecchio e il nuovo » : uno studio in preparazione aU’incontro che i Consìgli di Chiesa del Piemonte
hanno poi avuto a Torino sabato 16. Si trattava di esaminare la possibilità per le nostre
chiese di vivere in base ad un lavoro « parrocchiale » di tipo tradizionale oppure lanciarsi in opere ed attività di tipo nuovo ripensate sulla base dell'Evangelo aventi come
scopo l’annuncio della Parola di Dio in un
modo scristianizzalo che ha bisogno dì schemi e metodi nuovi più vicini alla sua mentalità.
Le riunioni serali continueranno ogni venerdì (tranne quando avremo il consiglio di
chiesa) alle ore 20.45. Venerdì 22 c. m. si è
avuta la discussione sulla « I^ettera di Don
Milani suirobiezione. di coscienza Alcuni
amici cattolici erano siali invitati. In seguito si studierà il problema della non-violenza
come il Sinodo ha richiesto alle Chiese.
Unione Battista d’Italia
Riunita a S. Severa
l’Assemblea generale
dell’ U. C. E. B. I.
Dal 14 al 16 settembre scorso s’è
adunata, a due anni dalla precedente,
FAssemblea Generale dell’Unione Battista dltalia. La maggior parte del
tempo fu dedicato al chiarimento di
questioni interne.
In seguito alla relazione del Pastore
Bruno Saocomani, TAssemblea ratificò l’ordine del giorno del Congresso
Evangelico relativo alla Federazione a
cui, però, l’Unione si riserva d’aderire
quando ne conoscerà il regolamento.
Furono pure nominati due collaborar
tori a « Presenza Evangelica » nelle
persone del Prof. Maurizio Girolaanl
e del Pastore Dr. Piero Bensì, con
promessa di im aiuto finanziario da
determinare in seguito da parte del
Comitato dell’Unione.
Furono rieletti, a grande maggioranza, come presidente il Pastore M.
Ronchi; come Vice-presidente il Pastore Dr. C. Inguanti; come Segretario, il Past. N. Camellini e come Tesoriere il Signor M. Girolami.
La Chiesa Valdese fu rappresentata
dal Pastore Dr. Carlo Gay, m sostituzione e vece del Moderatore. Degna
di nota fu la nomina di una commissione di studio per una ristrutturazione dell’Unione. Fu pure accennata
la proposta di unificazione dei periodici dell’Unione ma non discussa a
fondo e, quindi, rinviata.
Emmerre
La mozione
sulla Federazione
Evangelica Italiana
L’Assemblea flenerale dell’UCEBI,
riunita in S. Severa dal 14 al 16 settembre 1965, consapevole di operare
in vista di una maggiore fedeltà all’Evangelo e di una rinnovata e potenziata testimonianza alla Parola di
Dio, visto l’o. d. g. della costituenda
Federazione Evangelica Italiana votata dal Secondo Congresso Evangelico,
esprime il proprio consenso aU’ìdea
della Federazione, come strumento di
servizio e segno dell’unità dei credenti in Cristo, aderisce all’o. d. g. ad essa relativo e dà mandato ai rappresentanti Battisti del Comitato dei. 12
eletto dal Congresso Evangelico di
cooperare attivamente all’elaborazione del progetto di Statuto della Federazione nei modi e nei tempi indicati dal Congresso.
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IVREA
- La visita del pastore Sonelli h riscosso un successo eccezionale : 86 persone sono
venute nella nostra chiesa, la sera di sabato
2 ottobre, ad ascoltarlo mentre ci diceva
porche ha lascr.tlo il cattolicesimo. Con tesa
attenzione abbiamo seguito le vicende dì un
itinerario spirituale inconsueto: una ricerca
di fedeltà alla Parola di Dio, mai avulsa dalla realtà sociale del tempo, e sboccante finalmente nel ministerio evangelico. Oltre alla
maggior parte della chiesa valdese di Ivrea
erano presenti diversi membri della chiesa
di Carema e di Biella, e un folto gruppo
delle chiese dei Fratelli di Piverone e dì
Ivrea. Quasi tutti sono poi tornati la mattina
seguente al culto per ascoltare nuovamente
la parola del pa.siorc Sonelli : segno visibile
delPinteresse destalo dalla sua conferenza.
Desideriamo jierciò esprimergli ancora da
queste colonne la nostra riconoscenza: egli ci
ha dato un contributo prezioso di chiarezza,
di fede e di intima pietà cristiana, in un
inoinento in cui la chiesa evangelica è tentata di dimenticare la vocazione che le è stata rivolta.
— L'unione giovanile ha tenuto la sua
assemblea la sera di giovedì 7 ottobre. Per il
nuovo anno è stato deciso di dedicare le serate più importanti allo studio sistematico
della storia valdese. Vi saranno inoltre serale varie, gite, visite ad altre comunità o unioni ed il consueto lavoro per Pachino. Il nuovo seggio risulta così formato : Virgilio Bredy, presidente; Angelo Arca, Adriano Longo, Lidia Longo, Salvatore Galliano, Odetta
Coi'sson, consiglieri.
Il 9-10 ottobre l’u nione giovanile ha compiuto un viaggio in Francia, per rendere vìsita alla chiesa ed al gruppo giovanile di Albertville. E’ la seconda volta che la nostra
unione organizza incontri con giovani dì altra nazione ed il risultato continua ad essere buono. Queste occasioni ci permettono di
ampliare maggiormente i nostri orizzonti
circa i problemi che altre comunità protestanti d’oltralpe sono chiamate ad affrontare. Lo scambio di opinioni nel vivace quadro di un week-end :n montagna, oltre a
farci apprezzare quelle ore dì vacanza dona
n lutti una più giusta d’mensione del compito a cui siamo chiamati nella vita di ogni
giorno: la testimonianza a Cristo che è per
lutti forza pur nella nostra debolezza di
uomini.
Campagna a favore del libro evangelico —
Durante i mesi dì novembre, dicembre, gennaio, Sandra Marangoni e Virgilio Bredy visiteranno tutte le famìglie della nostra chiesa per mostrarvi i migliori libri della nostra
casa editrice; potrete ordinare i libri che vi
interessano, e li riceverete a domicilio nel
giro di pochi giorni.
Fate buona accoglienza a questi giovani
che verranno a visitarvi, e soprattutto fate
buona accoglienza ai libri che vi presenteranno : nessuna famiglia evangelica può permettersi il lusso dì ignorare i nostri libri :
sono gli unici che ci permettano di farci una
idea chiara sui problemi che ci interessano:
l’ecumenismo, la storia valdese, la Bibbia,
l’altualità.
In ogni casa evangelica devono esserci
molti libri evangelici : permettete che vi aiutiamo a costituirvi, nel giro dì pochi anni,
una Biblioteca Evangelica di famiglia : i vostri figli la consulteranno, e ne riceveranno
una buona influenza: i vostri amici la noteranno; voi stessi potrete tenervi al corrente,
essere preparati e aggiornati su tutti ì problemi essenziali. Ne vale la pena!
Mercoledì 27 ottobre, nella sal.a del Centro Culturale Olivetti, gentilmente concessa, il past. Ernesto Ayassot ha tenuna una
apprezzata conferenza «a « Albert Schweitzer. ffuomOi il messaggio ». Annunciala
con manifesti murali nella città essa lia
raccolto un buon tidiiorio, per % estraneo
al nostro ambiente, che ha seguito con
vivo interesse e piacere Foralore. Lo ringraziamo assai dì esser venuto fra noi.
POMARETTO
Domenica 7 novemlire, inaugurazione
dei restauri della Cappella di Perosa .Argentina: al mattino, ore 10,30: culto al
tempio con la partecipazione della Corale;
nel pomeriggio, ore 14,30: messaggi delle
autorità della Chiesa, della Delegazione di
Berlino, canti della Corale e tazza di tè.
Le sorelle di chiesa sono pregate di partecipare in cu.stnme.
avvisi economici
MEDICO famiglia quattro jiersone con aiuto
stabile cerca brava tuttofare massimo stipendio. Scrivere Prof. Cellerìno, Via Vincenzo \ eia. 35 . Torino, o telefonare al
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RINGRAZIAMENTO
Le famiglie Barus e Allio ringraziano tutti cciloro che, con simpatia e
affetto hanno nreso pa.rte al loro dolore in occasione della dipartenza
ofclla loro Cara
Anita Barus Allio
Un grazie partic;o!are al Doti. Gou-.Gurde, ai Medici e infermiere del
l’Ospedale Civile di Pinerolo, a quelli
della Classe 1904, al Laboratorio « Ita!
cashmere» di Torre Pellice e ai Pastori fviicol e Geymet
Villar Pellice, 22 ottobre 1965,
RINGRAZIAMENTO
La Famiglia Dotta-Danna e congiunti nella impossibilità di farlo nersonalmente ringraziano quanti presero
parte al loro grande dolore in (.ccasione della dipartenza delia loro cara
Onorina Pons
ved. Danna
Un grazie particolare ai Sigg. Pastori Ayassot, Jahier e Magri che le furo
no di conforto.
Torino, 26 ottobre 1965.
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Gay (Pinerolo) 10.000. N. N. (Torre Pellice) 10.000; Prof. Libero Banchetti (Rio
Marina) 10.000; Lilia Malaerida (Como)
2.000; N. N. (Trieste) « in meni, dei genitori » 10.000; Lina Fin/.i (Ferrara) 5.000?
Ester Bina (Firenze 2.000.
PERSONALIA
_E” nata a Torre Pellice la piccola
Silvia, lerzogenita del pastore Sonelli.
I più fraterni rallegramenti e auguri
a questo foyer pastorale!
Si sono sposati, a S. Germano Chi- '
sone, Gina Di Bucci e Sergio Bianconi, di Roma. Ci rallegriamo vivamente con questa giovane coppia e
facciamo i migliori auguri per la loro
vita comune.
Direttore resp, : Gino Conte
Reg. al Tribunale di Pinerolo
n. 175, 8-7-1960
Tip. Subalpina s.p.a. - Torre Pellice (To)