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ECO
DELLE mm VALDESI
BIBI.IOTECA VALDESE
10066 TORRE PEIL ICE
Settimanale
della Chiesa Valdese
An. o 110 - ,M .m. 29 30
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TORRE PELLICE - 27 Luglio 1973
.Anun.: Via Cavour, 1 bis - 10066 Torre Pellice - c.c.p. 2/33094
Informazione e controinformazione
Questa settimana i lettori possono
leggere, a pag. 7, il rapporto annuo
che il nostro comitato redazionale ha
presentato alla Tavola — la quale lo
nomina annualmente ■— e che questa
presenta al Sinodo, nel Rapporto in
fase di stampa. Uno dei problemi che
vi sono trattati è quello della 'controinformazione'.
Una parte del nostro lavoro, infatti,
specie per ciò che riguarda l'attualità
culturale, sociale, economica, politica,
vuol essere, dice il rapporto, « un
rnezzo — quanto modesto! — per fornire alcune informazioni, alcuni spunti di riflessione, secondo una scelta
guidata nel complesso dal criterio del
— È mezzo vuoto.
E mezzo pieno.
Quale Vinformazione,
inazione ?
quale la controinfor
la 'controinformazione' rispetto a quella fornita dai grandi mezzi d'informazione »; ed è un lavoro che ci procura
la maggior parte delle critiche e degli
abbandoni che ci vengono opposti.
Non ritengo quindi giusto quanto è
stato affermato in qualcuno degli incontri femminili interdenominazionali
svoltisi negli ultimi mesi in varie località: che, cioè, « Nuovi Tempi » è
l'unico organo di controinformazione
presente fra noi; inoltre il dissenso
cattolico ha avuto, proporzionalmente, larga eco sulle nostre colonne, che
sono state sempre aperte al dissenso
protestante, di qualunque orientamento, che ha desiderato esprimervisi.
Il fatto è che il problema della controinformazione è affrontato, come altri, in modo manicheo, ossia in bianco e nero. È invece estremamente
complesso e delicato.
Sul piano generale, il lettore abituale de « La Stampa », del « Corriere della Sera » e dei grandi e medi quotidiani cosidetti indipendenti, come pure i radioascoltatori e i telespettatori
hanno bisogno di una controinformazione; ma ne ha pure bisogno il lettore abituale de « L’Unità » e de « Il
Manifesto »; come pure tutti i rappresentanti le sfumature intermedie e le
frange ai due estremi. Certe cose gli
uni le tacciono, o le dicono minimizzate o deformate, ma anche gli altri
ne tacciono, minimizzano, deformano
alcune. La verità, tutta la verità, solo
la verità non è mai comoda per nessuno.
Si deve certo riconoscere che quantitativamente l'informazione di massa
è quella del primo tipo, e si può essere riconoscenti ai suddetti convegni
femminili per avere affermato e dibattuto questa realtà; tuttavia anche T’informazione d'opposizione ha una sua
consistenza per nulla indifferente ed
è esposta non meno della prima alla
tentazione e alla colpa di manipolare
la verità, di orientarla, di condizionarla in base ai propri presupposti
ideologici.
So bene che non esiste alcuna situazione neutra, sterilizzata, pura da ideologie, e che quindi non esiste neppure
alcuna informazione neutra, pura da
fermenti ideologici e perciò non bisognosa di essere costantemente corretta da una o più controinformazioni.
Parafrasando, si può forse dire: non
c’è alcuna informazione ’giusta’, neppure una, tutte sono quantitativamente e qualitativamente parziali e impure. Ovviamente, e la cosa è importante, possono essere più o meno parziali, più o meno impure, più o meno
approssimativamente giuste e dobbiamo sforzarci di discernere di volta in
volta le gradazioni (non è affatto detto
che neppure l’approssimazione di verità sia sempre maggiore da una stessa parte), altrimenti cadiamo nell’atroce e desolato qualunquismo di Pilato.
A scanso di equivoci, parlo di informazione in senso lato, non della singola notizia: avviene anzi spesso (ma
non sempre dalla stessa parte) che
una singola notizia sia data correttamente dagli uni e sia falsa nella versione degli altri. Ma, appunto, l’orientamento generale che anima una data
fonte d’informazione deforma sempre,
di poco o di molto, la realtà, i ’fatti’.
Analogo discorso vale per la vita
della Chiesa, dato per assodato che
essa non è mai staccata da quella
della società. Per fare qualche esempio, ricordiamo anzitutto Teffìcace
opera di controinformazione di cui le
Chiese sono debitrici al Consiglio ecumenico riguardo al problema delle migrazioni, a quello del razzismo, dall’Africa australe agli Stati Uniti all’Australia, a quello della violenza istituzionalizzata, soprattutto in America
latina, a quello del conflitto indocinese e ad altri ancora. Ma se vogliamo — e lo dobbiamo — avere informazioni non addomesticate sulla
vita delle Chiese nei paesi dell’Est europeo (la Cina, da questo punto di vista, è ancora quasi totalmente silenziosa) dobbiamo prevalentementq rivolgerci ad altre fonti. Perché? Spesso
da parte di rappresentanti del CEC si
dice che le Chiese vivono prevalentemente nel mondo occidentale, ed è lì
che sono maggiori le loro responsabilità e le loro colpe. La cosa è vera fino a un certo punto, ma non convince del tutto: è ormai assai forte, nel
CEC e nei suoi organi, la percentuale
di Chiese ortodosse dei paesi comunisti e di quelli arabi, ma in quella direzione non si è mai avuta una presa
di posizione limpida e forte quali ne
sono risuonate verso l’Occidente; unica eccezione, quando fu soffocata la
primavera di Praga; ma anche quella
pare ormai acqua passata, travolta dal
realismo politico. Ascoltiamo con attenzione il vibrante rapporto sui detenuti politici che G. Casalis ha fatto
alcuni mesi fa dopo una visita, con
altre personalità, in Uruguay e in Argentina. Ci sarà mai dato di leggere
analoghi rapporti sulla ’normalizzazione’ baltica o dovremo continuare a
contare solo sul ’Samizdat’ e dovremo
aspettare che un altro Soljenitzin rischi la sua libertà di uomo e di scrittore per descrivere la giornata di Ivan
Denissovic in un campo nel quale dà
la sua umile testimonianza anche un
giovane battista? La Federazione protestante di Francia ha denunciato, con
la Conferenza episcopale, l’incremento
della produzione e del traffico di armi; ma questo discorso, che è giu.sto
fare ai paesi nei quali viviamo e di
cui siamo parte, può forse mai dimenticare il ritmo accelerato con cui si è
intensificato negli ultimi anni e mesi,
l’armamento ’convenzionale’ delle forze
del Patto di Varsavia (6.000 nuovi carri
armati in campo, negli ultimi 5 anni)?
Il Consiglio ecumenico ha protestato
per l’esplosione nucleare francese a
Mururoa; ha protestato anche per quella — sotterranea, sia pure... — molto
Convocazioni
del Corpo Pastorale
Il Corpo Pastorale è convocato per
sabato 18 agosto 1973
alle ore 9,30 nell'aula sinodale
della Casa Valdese di Torre Pellice per procedere all'esame di
fede del candidato al ministero
Emidio Campi.
Il sermone di prova del candidato avrà luogo nello stesso
giorno, alle ore 17,30, nel tempio dei Coppieri di Torre Pellice.
Il Corpo Pastorale ValdeseMetodista è convocato per
sabato 25 agosto 1973
alle ore 8,30 nell'aula sinodale
della Casa Valdese di Torre Pellice.
L'argomento dell'incontro è il
seguente: «Il ministero pastorale oggi ».
Il MODERATORE
Aldo Sbaffì
rnaggiore che i sovietici hanno compiuto tre giorni dopo nella zona siberiana di Semipalatinsk?
Gli esempi si potrebbero moltiplicare, e le domande e gli attacchi potrebbero essere rivolti, numerosi, anche a
noi. Il mio intento è semplicemente
di far riflettere un poco su com’è ardua, delicata, e indispensabile, la controinformazione.
Ma in fondo, fin qui non ho ancora
detto quello che dovrebbe essere essenziale, per noi cri .diani, per noi protestanti: come nota il nostro rapporto redazionale, « il vero problema è
la capacità di osservare l’attualità in
una prospettiva biblica: che il punto
di riferimento sia ia democrazia liberale, il socialismo più o meno marxista, il pacifismo piu o meno umanistico, l’ideologia del progresso attraverso la scienza e 1.? cultura, ideologia
propria dei grandi organismi delle Nazioni Unite, è raro che ci sia dato di
sentire e far sentire che, pienamente
nel mondo, la nostra ’mente’ è quella
di Cristo; che, cittadini del mondo,
abbiamo però, prcr alente, un’altra 'cittadinanza' ».
La vera controinformazione è quella che Dio muove con la sua parola
alle nostre verità proclamate e ai nostri silenzi, alle nostre azioni e alle
nostre omissioni. Quella parola non si
sintonizza a comando, a giorni fissi;
non può — grazie i Dio — essere fissata o deformata in un effìmero dispaccio d’agenzia o in una teletrasmissione di rapido coiisumo. Corre libera e straniera il mondo, sulle onde dello Spirito, incurante che si presenti
pesante e invecchialo il tramite biblico e grezza, imper neabile la nostra
ricettività; e talvolta accade il miracolo, il dono: qualcuno ha orecchie
per udire, e ode, e ascolta; occhi per
vedere, e vede: cip che è veramente
nuovo, e tutto il to in mòdo nuovo.
Gino Conte
del
Sinodo VaMeso 1973
Il Sinodo Valdese, secondo quanto disposto dall'atto sinodale n.
1972 è convocato per
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DOMENICA 26 AGOSTO, ALLE ORE 15
nell'aula sinodale della Casa Valdese di Torre Pellice.
Poiché quest'anno contemporaneamente al nostro Sinodo si riunirà
anche la Conferenza Metodista, abbiamo invitato il Presidente della
Chiesa Evangelica Metodista pastore Mario Sbaffì a partecipare alla prima parte della liturgia del culto di apertura del Sinodo. Predicatore
sarà il pastore Gustavo Bouchard.
Qualora l'esame di fede e il sermone di prova abbia esito favorevole, si procederà alla consacrazione del candidato Emidio Campi.
Si pregano i pastori di dare comunicazione alle chiese della consacrazione del candidato al ministero Emidio Campi a norma dell'articolo 132 RR.OO.
per la TAVOLA VALDESE
Aldo Sbaffi, Moderatore
Violenza o nonviolenza?
Nella lotta per la giustizia sociale, Valternativa non cessa di porsi ai
cristiani: il problema, affrontato in una riunione del gruppo di lavoro
« Chiesa e Società », è oggetto di un rapporto che sarà presentato
alla sessione annuale del Comitato centrale del CEC, convocato per
la fine di agosto a Ginevra
Leuenberg, Svizzera (soepi) — Dopo
due anni, il rapporto su « Violenza,
nonviolenza e lotta per la giustizia sociale » è giunto alla conclusione. Questo studio era stato richiesto ad
Uppsala, in occasione dell’Assemblea
del Consiglio ecumenico delle Chiese,
in memoria di M. L. King.
Il rapporto, messo a punto dal gruppo di lavoro di Chiesa e Società riunitosi a Leuenberg, verrà presentato al
Politica senza Chiesa,
Chiesa senza politica?
Sul n. 211911) della rivista « Protestantesimo », giunto in questi giorni,
il direttore presenta e commenta un articolo apparso recentemente su
« Evangelische Theologie »: Politik ohne Kirche, Kirche ohne Politik,
scritto da E. Bethge, il maggiore biografo di Dietrich Bonhoeffer. Nella
nostra situazione di tensioni e di incomprensioni ci pare utile riprendere questo intervento quale contributo alla riflessione.
Eberhard Bethge prende le mosse
dal momento — tra la fine del 1942 e
i primi mesi del 1943 — in cui Bonhoeffer, dopò aver aderito al gruppo
di Canaris, Oster, von Dohnanyi, che
preparava l’attentato contro Hitler,
ma già sorvegliato dalla Gestapo, venne arrestato. Era il 5 aprile 1943. Il
suo arresto non era dovuto a ragioni
ecclesiastiche. La Chiesa Confessante
ritenne di non dover inserire il suo
nome nelle proprie liste per le preghiere di intercessione, perché non era
a conoscenza delle ragioni politiche
che avevano mosso Bonhoeffer e non
poteva deflettere dal criterio centrale
fissato per la propria azione: la Chiesa deve rimanere Chiesa, opponendosi
con decisione a pressioni politicizzanti. D’altra parte le dichiarazioni del
Sinodo di Barmen 1934, che si volevano apolitiche, con Tevolversi della situazione, avevano assunto un significato politico nel loro rifiuto al conformismo. Infatti che cosa poteva significare una apoliticità della Chiesa?
Il Bethge avrebbe potuto opportunamente osservare che il principio della
apoliticità sarebbe stato suscettibile
di una pericolosa convergenza con la
spregiudicata dichiarazione di Hitler:
A noi la terra e i suoi problemi, ai
passeri e ai cristiani il cielo. Cioè
avrebbe comportato — e comporta —
una obbiettiva complicità. Questa la
ragione che fece evolvere Bonhoeffer
dalla formula: « La Chiesa deve rimanere Chiesa », all’altra formula che doveva avere influenze così lontane: « La
Chiesa per gli altri ».
Come stanno le cose nella prospettiva odierna: TEvangelo è in una Chiesa politicizzata o non politicizzata? Da
una parte si vede l’alternativa come
reale, dall’altra come problematica.
Ma il problema stesso, nei termini in
cui è posto dal titolo dell’articolo, non
appare come una semplificazione demagogica e astratta? Bethge si domanda se non è più onestamente realistico parlare di una « Chiesa con una
buona oppure con una cattiva politica ». Senza cadere in un relativismo
politico indifferenziato e qualunquista,
la formula presta il fianco a discussione.
La questione è antica, ha accompagnato la Chiesa in tutto il corso della sua storia. La sua inevitabilità morale, non compresa dalle tendenze di
tipo pietista o settario, potrebbe essere espressa dalla leale parola di Martin Buber: « Io mi rifiuto di camminare con un’anima redenta in un mondo irredento ». Ma rappresenta per la
Chiesa una costante minaccia di mondanizzazione. Un esempio odierno scottante è quello del Sudafrica. Il primo
ministro Vorster ha dichiarato: « Dal
pulpito che è nella casa del Signore...
deve essere predicata la Parola di Dio;
da questo pulpito noi aspettiamo che
venga predicato a noi, come uomini
peccatori, TEvangelo di Cristo. Nessuno deve abusare del pulpito, per raggiungere in Sudafrica dei fini politici...
Io vorrei fare appello ad alcuni, e con
estrema serietà, perché ritornino al
nocciolo del loro annuncio e predichino alla loro comunità la Parola di Dio
e TEvangelo di Cristo ». Il discorso si
presenta come ineccepibile, perché la
Chiesa rimanga Chiesa. Però « qui lo
Evangelo è pienamente privatizzato,
la Chiesa è realmente senza politica »,
ma solo l’individuo è toctato, la società rimane fuori della sfera della predicazione cristiana.
Forse questo Evangelo significherebbe « pur tuttavia qualche cosa se rimanesse nel quadro di questa privatizzazione. Ma questo non avviene di fatto.
La Dutch-reformed Church sudafricana, il cui Moderatore attualmente è un
fratello del Premier Vorster, ha dichiarato nel suo Sinodo del 1966: "Lo Stato cristiano ha ragione quando vieta
la mescolanza delle razze e i matrimoni fra razze diverse ed elabora una at
VlTTORIO SUBILIA
(continua a pag. 8)
comitato centrale del CEC in occasione della sua prossima riunione a Ginevra, che avrà luogo dal 22 al 29 agosto. Questo rapporto servirà alle Chiese-membro del CEC come base di discussione e anche come metodo di
azione.
Esso dimostra in modo inequivoco
che Gesù non impiegava la violenza
in nome dei deboli, dei poveri e degli oppressi, pur identificandosi in loro ed anzi egli stesso ebbe a soffrire
— fino alla morte sulla croce — dell’ingiusta violenza dei potenti.
Quali sono le posizioni odierne dei
oristiani?
Alcuni teologi pretendono che la rinuncia di Gesù alla violenza faceva
parte di un contesto storico particolare e che in altre circostanze lo stesso impegno per una giustizia rispondente ai bisogni dell’uomo può condurre dei cristiani a agire in modo diverso, impiegando metodi violenti, sia
per mantenere un ordine sociale relativamente giusto, sia per rafforzare
un sistema ingiusto. Altri invece pretendono che il rifiuto di Gesù di impiegare la tattica degli zeloti (i « resistenti » dell’epoca) è la prova del
rifiuto incondizionato della violenza in
qualsiasi circostanza.
Nel riferirsi a consultazioni avute
con attivisti, teologi ed altri esperti,
il rapporto esamina anche i metodi
che possono adottare i cristiani che
desiderano resistere ad un potere politico o economico ingiusto e tirannico. Anche in questo caso le opinioni
sono divergenti. Alcuni ritengono che
un’azione nonviolenta sia la sola possibilità rispondente all’obbedienza a
Gesù Cristo. Altri invece accettano la
necessità della violenza in particolari
circostanze, applicando dei criteri analoghi a coloro che giustificano una
guerra « giusta ». Un terzo gruppo infine — i cui membri stessi si sono trovati in situazioni violente — ritiene
che solo la lotta può ridurre la violenza e condurre a relazioni più giuste e pacifiche.
Il rapporto afferma che vi sono parecchie forme di violenza, e in modo
particolare la tortura e il deliberato
massacro di non combattenti (n. d. r:
il Vietnam e il Mozambico insegnano!)
ai quali i cristiani non possono assolutamente associarsi e che le Chiese
devono condannare. Pur insistendo
sul fatto che l’azione nonviolenta è
un campo relativamente poco noto, il
rapporto indica con chiarezza che essa attiene al campo della politica, che
può essere controversa e che non è
necessariamente senza spargimento di
sangue.
Infine, il rapporto pone una serie
di precise domande a coloro che sono
pronti a impiegare la violenza e ai
nonviolenti e raccomanda che il CEC
prenda nuove iniziative per aiutare le
Chiese a tradurre in un’azione più incisiva le loro prese di posizione sulla
noviolenza.
IIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIMIIIIIIIIIIIIIIIIII
AI LETTORI: i prossimi numeri del
giornale recheranno la data del 10 e
del 31 agosto.
2
pag. 2
N. 29-30 — 27 luglio 1973
"3rU~TrT7rv---rr
Ancora echi della Conferenza del I Distretto, a Prarostino
1 Jlà-i
predicazione di Bruno Rostagno <
e
L’anno prossimo innumerevoli amici e fratelli verranno qui per testimoniare il loro affetto e il loro
interesse per la Chiesa Valdese. L’essenziale sarà non accoglierli come Ezechia ha accolto i messi di
Babilonia: non dar loro l’impressione di un tesoro che è stato accumulato nei secoli e che ora viene
soltanto conservato, ma dar loro la testimonianza di un’esperienza di fede che continua
problema ecomenico
quello degli Istituti
assistenziali
Cari fratelli e sorelle,
quando apriamo la Bibbia a questa
pagina, il nostro sguardo è subito attirato dalla straordinaria profezia che
inizia con le parole: « Consolate, consolate il mio popolo... ». Sappiamo che
queste parole aprono non soltanto un
nuovo capitolo, ma una nuova raccolta
di profezie, che non sono più di Isaia,
ma di un profeta sconosciuto del tempo dell’esilio babilonese. Questo profeta annuncia con eccezionale eloquenza la fine deU’esilio, la liberazione di
Israele e il suo ritorno in Palestina.
Di fronte alla luce abbagliante di
questo capitolo 40, il capitolo 39 resta
in ombra, e infatti raramente lo leggiamo. Oltretutto, è certamente un racconto che non è stato scritto da Isaia,
ma dal teologo che ha raccolto in un
libro le sue profezie. Oggi tuttavia, vi
invito a tirar fuori dall’ombra questo
racconto, perché qui il Signore ci dice
qualcosa di non secondario.
Innanzitutto, leggendolo attentamente, scopriamo una descrizione sconcertante della classe politica che dirigeva
Israele al tempo della sua decadenza.
Conosciamo Ezechia come il re pio
che, essendo ammalato, si umilia davanti all’Eterno ricevendone la guarigione. Qui vediamo il re pio nell’esercizio delle sue funzioni, in tempi normali: la sua unica preoccupazione, è di salvare se stesso e il proprio potere, facendo finta di non capire la serietà del
discorso che gli rivolge il profeta da
parte di Dio.
Cerchiamo di capire bene questo fatto di cronaca politica di 2700 anni fa,
anche se ci presenta una realtà molto
mondana e poco spirituale: del resto,
si tratta della realtà che viviamo tutti
i giorni.
Il regno di Babilonia sta diventando
ogni giorno più potente e sta per soppiantare l’Assiria nel rango di prima
potenza. Per portare in porto con successo questa operazione. Babilonia cerca alleati, e si interessa quindi anche al
piccolo sovrano di Giuda, Ezechia. Ezechia è appena guarito da una grave malattia che aveva minacciato di portarlo
alla tomba: quale occasione migliore
per allacciare contatti proficui per la
pace e lo sviluppo delle due nazioni?
La diplomazia babilonese si mette in
movimento, ed ecco arrivare a Gerusalemme gli ambasciatori, con i saluti
augurali e i doni del gran re di Babilonia.
Ezechia non è tanto ingenuo da pensare che ai babilonesi interessi la sua
salute anche se questa è dovuta, come
egli stesso aveva riconosciuto in un
momento di elevazione spirituale, all’intervento dell’Eterno. Ma l’intervento dell’Eterno è evidentemente una cosa. che riguarda la sua vita intima e privata, perché Ezechia non ne parla, e fa
invece visitare ai babilonesi il tesoro
del regno, senza naturalmente dimenticare l’attrezzatura militare. Poca cosa, di fronte alla potenza economica e
militare del colosso babilonese; ma
l’importante è dimostrare che non si è
poi tanto trascurabili. L’orgoglio per
ciò che possiede è l’unica cosa in cui il
povero Ezechia si può sentire pari al
re di Babilonia, anche se poi la realtà
è diversa: Ezechia è legato al carro del
potente, e non potrà mai più disporre
liberamente di ciò che ha.
Tuttavia, guardando ai vantaggi immediati, Ezechia può persino pensare
di aver consolidato il suo regno e di
aver quindi concluso un buon affare.
A questo punto, però, Ezechia si trova di fronte un profeta. Ed ecco il re
messo sotto inchesta. Il dialogo tra i
due si svolge al principio un po’ come
in una conferenza-stampa dei nostri
giorni. « Chi sono e cosa vogliono questi tipi? » — domanda inquieto il profeta. Risposta rassicurante del re:
« Nessun timore. Babilonia è troppo
lontana, non ci saranno mai relazioni
con questa nazione. Niente più che una
visita di cortesia ». « Ma cosa son venuti a vedere? », incalza il profeta. Il
re ostenta una coscienza tranquilla e
grande sicurezza: « Ho fatto vedere
loro come siamo forti, senza trascurare nulla che potesse impressionarli ».
Qui finisce l’inchiesta. Se non che il
profeta, invece di dichiararsi soddisfatto, dice apertamente al sovrano quali
saranno le conseguenze catastrofiche
della sua politica: la sua potenza finirà
miseramente e i suoi figli anziché regnare faranno gli uscieri nel palazzo
de! re di Babilonia.
E qui avviene l’episodio più stupefacente di tutta la storia: il re, davanti a
questo annuncio terrificante si inchina
e risponde: « La parola dell’Eterno che
tu hai pronunziata è buona »!
In questa risposta sta racchiusa la
tutta la tragedia di Israele e, in fondo,
tutta la tragedia della nostra chiesa.
Messo alle corde, il re se la cava con
un’espressione di rispetto, che nulla
cambia alla sostanza delle sue decisioni. Legato com’è al gioco dei potenti,
non può più prendere sul serio la parola del profeta.
La situazione diventa ancora più
chiara se ci ricordiamo che Ezechia è
stato malato e in pericolo di vita ed è
guarito; se rileggiamo la sua preghiera
vi ritroviamo la posizione del credente
davanti alla malattia e alla guarigione:
dopo la guarigione la vita appare più
chiaramente come un dono di Dio, un
bene che dobbiamo spendere non più
per noi, ma per lui: « Io camminerò
con umiltà durante tutti i miei anni ».
Tra questa dichiarazione e la risposta
del re a Isaia c’è tutta la differenza che
passa tra una fede viva, piena del ricor
TESTO: Isaia 39: 1-8
LEnURA:
Matteo 24: 32-51
do di ciò che Dio ha fatto per noi, e
una ortodossia fredda, una religione ufficiale che nasconde soltanto i nostri
interessi più terreni.
È un fatto che la vita quotidiana, con
le sue esigenze, tende a cancellare il ricordo di ciò che Dio ha fatto per noi:
anche se una volta abbiamo fatto
Tesperienza della libertà cristiana, anche se una volta il nostro egoismo è
stato vinto e siamo riusciti a donarci
agli altri, la vecchia schiavitù tende
sempre a riprendere possesso di noi.
Anche se una volta ci siamo sentiti solidali con gli altri e abbiamo combattuto una battaglia per un mondo più
umano, la vecchia schiavitù di questa
società in cui l’uomo è soltanto più
strumento della produzione, tende sempre a isolarci gli uni dagli altri e a farci pensare al nostro interesse particolare. Anche se una volta abbiamo potuto fare una azione non dal punto di
vista della Chiesa-istituzione, ma del
punto di vista deH’Evangelo e abbiamo
dato una testimonianza significativa
agli uomini, la vecchia schiavitù dell’ordinaria amministrazione, dei problemi finanziari da risolvere, dell’attività a uso interno, tende sempre a riassorbire tutte le nostre forze e a svuotare di senso le nostre idee migliori.
Pochissimi anni fa dei crédenti in
quasi tutte le comunità vedevano la
possibilità di realizzare una chiesa più
evangelica: rapporti veramente fraterni fra i membri, responsabilità per i
problemi della zona, chiara confessione di fede, nutrita da uno studio biblico a cui tutti avrebbero dovuto partecipare. Siamo riusciti a realizzare Qualche piccola riforma, ma pochi ne hanno compreso il significato, e per di più
ogni iniziativa nuova ha la caratteristica dell’instabilità. In una società che
va a pezzi come la nostra, (e come il
regno di Giuda al tempo di Ezechia),
tutti si afferrano a ciò che sembra più
solido e hanno paura del nuovo. Ci dimentichiamo che siamo comunità di
Gesù Cristo nel mondo e preferiamo
considerare la chiesa come l’ultimo rifugio, in cui ci si possa ritirare quando
le altre sicurezze ci siano tolte. In Fran
cia i conventi si stanno di nuovo riempiendo di giovani, delusi di come le
cose si sono messe nella società. La
vita religiosa torna un po’ dovunque a
esercitare il suo, fascino.
In questo tempo, insomma, la fede
viva che affronta il mondo è sostituita
da un ossequio per la religione dei padri, che non ha prospettive. Diciamo:
« La parola deH’Eterno è buona », ma
è una espressione di rassegnazione, non
di speranza. Ezechia pensa: «Vi sarà
almeno pace e sicurezza durante la mia
vita »; tutto sembra indicare che, in un
momento decisivo per il futuro dell’umanità come il nostro, i più pensino
come Ezechia: se vi sarà crisi, che almeno non colpisca noi. Le fonti di energia si stanno esaurendo, mentre la popolazione del mondo aumenta vertiginosamente; ma questa è una buona parola, perché le conseguenze non colpiranno noi, ma i nostri figli. La paura ci
rinchiude nel presente, ci impedisce di
cercare alternative. Il tempo che precede il giudizio è un tempo vuoto e
senza senso, ma è pur sempre un tempo che noi ci illudiamo di organizzare
come vogliamo, in una libertà apparente.
La mancanza di speranza e la rassegnazione sembrano inevitabili in un
mondo in cui le grandi decisioni a livello economico e politico sono prese
senza di noi e contro di noi.
La parola di Isaia può però essere
ascoltata in modo, radicalmente diverso da come l’ha ascoltata Ezechia e da
come l'ascoltiamo noi, quando la intendiamo soltanto còme annuncio di un
destino a cui non si può sfuggire.
Innanzitutto la parola del profeta ci
mette in presenza dell’Iddio vivente,
non di qualche potente della terra. Anche oggi il nostro presente e il nostro
futuro sono nelle mani di Dio.
In secondo luoga Dio esige da noi
non la risposta della paura, ma la risposta della fede;,! e la risposta della
fede non può che essere una sola: accettare subito le qonseguenze del giudizio di Dio, rinupqiàre al tesoro sulla
terra: «Chi avrà perduto la propria
vita per me la salverà ». Accettando il
giudizio di Dio’SU di noi, sul nostro orgoglio, sui nostri compromessi, abbiamo fatto il passo decisivo verso la libertà; scopriamo allora che le cose da
cui facevamo dipendere la nostra sicurezza erano in realtà le nostre catene,
e che le iniziative che ci costano fatica,
salute e incertezza sono veramente l’annuncio di un mondo nuovo che sta per
nascere.
L’anno prossimo innumerevoli amici
e fratelli verranno qui per testimoniare il loro affetto e il loro interesse per
la Chiesa Valdese. L'essenziale sarà non
accoglierli come Ezechia ha accolto i
messi di Babilonia: non dar loro l’impressione di un tesoro che è stato accumulato nei secoli e che ora viene
soltanto conservato, ma dar loro la
testimonianza di un’esperienza di fede
che continua. Amen.
Bruno Rostagno
Presentando ai lettori il testo degli
ordini del giorno della Conferenza del
I Distretto, cercheremo di illustrarne
due sui quali sarebbe importante continuare un dibattito sia sul giornale
sia nelle comunità.
I) Problema ecumenico.
Dalla relazione della Commissione
Ecumenica si ha una panoramica delle attività in questo campo nel nostro
Distrétto-: dibattiti sulla stampa evangelica e sull’« Eco del Chisone », incontri con gruppi del dissenso cattolico, riunioni del gruppo dei focolari
misti, incontri di Pentecoste organizzati dal gruppo ecumenico. Si può vedere come in genere siano gruppi
spontanei a sentire il problema ecumenico e a portare avanti questo tipo
di attività, mentre l’insieme delle comunità non sembra esserne coinvolta.
Un problema ha comunque suscitato
vive reazioni in Conferenza: quello
della celebrazione dei matrimoni misti con dispensa canonica. Infatti è
stato riproposto l’O.d.g. votato dalla
comunità di Pinerolo il 21.1.73 che
dice:
« Udita e discussa una relazione sul
documento votato dalla Conferenza distrettuale di Bobbio Pellice in riferimento ai rapporti ecumenici, deplora
che la legislazione sui matrimoni misti non abbia, per parte cattolica, fatto sul terreno disciplinare progressi
tali da permettere un dialogo proficuo.
Ritiene che, allo stato attuale delle cose, l’istituzione di dispense canoniche,
anziché favorire una presa di coscienza dei credenti di fronte alle responsahilità della vita matrimoniale, accresce la confusione esistente in materia di matrimoni interconfessionali
in quanto ribadisce il vincolo giuridico
dell’autorità ecclesiastica cattolica sulla libertà dei credenti. Decide pertanto che non siano celebrati nel tempio valdese di Pinerolo matrimoni con
dispensa ».
La Confei'enza non ha ritenuto di
dover prendere una decisione vincolante per le comunità, ma le invita ad
approfondire questo problema per
giungere ad una presa di posizione comune.
II) Le nuove linee di tendenza nelle
quali la CIOV è invitata ad operare.
Ci sembra opportuno riportare uno
stralcio della relazione presentata dalla Commissione d’Esame composta
dai pastori L. Deodato e F. Giampiccoli, e dai medici G. Mathieu e
P. Ribet.
« Un discorso attuale sulla medicina oggi non può limitarsi a problemi
inerenti la diagnosi e la terapia, vista
quest’ultima come eliminazione di un
complesso di sintomi, ma debba al
contrario indirizzare l’intervento delle strutture sanitarie ad altri livelli,
quali quello della prevenzione e del ricupero sociale, in un lavoro strettamente collegato con tutti coloro che
di queste strutture si servono.
« Il diritto alla salute, sancito dall'art. 32 della Costituzione, è un diritto fondamentale di tutti i cittadini in
quanto tali; orbene salute non è as
Gli ordini del giorno votati
VITA DEL DISTRETTO
La Conferenza... condividendo la
diagnosi presentata dalla Commissione Distrettuale sulla situazione del
Distretto, preoccupata dalla situazione spirituale di tanti fratelli, cosciente dell’urgenza di procedere ad una
ristrutturazione delle comunità che
tenga cento della loro attuale situazione spirituale e geografica, chiede
alla Commissione Distrettuale di fornire un’ampia documentazione e di
suggerire delle ipotesi di lavoro che
siano discusse in ogni comunità. I risultati di tale discussione dovranno
essere esaminati in una riunione generale dei Concistori, in vista di una
decisione da prendere da parte della
prossima Conferenza Distrettuale.
La Conferenza... approva la linea di
lavoro seguita dalla Commissione Distrettuale nel giovarsi di varie commissioni per le elaborazione di problemi di interesse generale, e racco,
manda che nel futuro venga chiamato a farne parte, conformemente alle
nostre discipline, un maggior numero
di membri di chiesa. Precisa che tali
commissioni abbiano diritto ad un
rimborso spese nei limiti fissati dalla
Commissione Distrettuale e debbano
riferire per iscritto alla Conferenza.
IL « BOLLETTONE »
La Conferenza... vista l’accoglienza favorevole nelle comunità al numero sperimentale del « bollettino
unico » in occasione di Pasqua, plaude all’iniziativa che permette un maggiore collegamento tra le comunità e
invita i concistori a provvedere alla
unione definitiva dei rispettivi bollettini e proseguire l’esperimento in for
ma continuata per l’anno ecclesiasticc 1973-74.
ECUMENISMO
La Conferenza... dibattuto il problema dell’integrazione tra le Chiese valdese e metodista a livello di Sinodo,
si dichiara favorevole a;
— lo spostamento, del Sinodo nel periodo delle ferie di agosto,
— la chiusura contemporanea dell’anno ecclesiastico,
— la frequenza annua della sessione
congiunta.
La Conferenza... dibattuto il problema dei matrimoni interconfessionali,
preso atto della posizione assunta dall’assemblea di chiesa di Pinerolo del
21-1-73, invita le chiese ad esaminare
tale documento ed a pronunziarsi in
vista della prossima Conferenza Distrettuale.
C.I.O.V.
La Conferenza... nel quadro di un
approfondimento del significato della
« Diakonia » della chiesa, ritiene opportuno che i sunti delle relazioni degli istituti presenti nel distretto siano portati a sua conoscenza. Pertanto chiede alla Commissione Distrettuale di prendere i necessari accordi
con la ’Tavola per poter allegare i detti sunti sin dal prossimo anno alla
propria relazione.
La Conferenza... invita la CIOV a
predisporre insieme ai dipendenti dell’Asilo di S. Germano gli elementi per
un contratto di lavoro prendendo nel
contempo contatto con altri istituti
ed enti interessati.
La Conferenza... invita la CIOV a
dare la priorità, nel quadro del Rifrg;lo Carlo Alberto, alTassoluta necessità di potenziare l’organico con personale qualificato.
La Conferenza... preso atto che la
CIOV, per un complesso di cause, non
ha ancora dato una risposta positiva
ai ripetuti inviti di affrontare globalmente il problema degli anziani, ribadisce fermamente l’urgenza di tale
compito, suggerisce di allargare la
CIOV, inserendo eventualmente nel
numero dei membri onorari persone
che abbiano una competenza specifica, e permettendo in tal modo
una distribuzione più razionale delle
responsabilità, propone che la CIOV
programmi riunioni settoriali, nelle
quali le problematiche del settore
ospedaliero e di quello degli anziani,
possano essere esaminate separatamente.
La Conferenza, avvertendo come
particolarmente grave la responsabilità della nostra chiesa nel campo dell’assistenza psichiatrica, ribadisce la
assoluta necessità di trovare una soluzione valida per una nuova sede del
reparto psico-geriatrico.
La Conferenza... ringrazia la CIOV
per tutto il lavoro condotto durante
l’ultimo anno, e ne approva l’operato;
esprime la riconoscenza delle comunità a tutto il personale.
8’’ CENTENARIO
La Conferenza... informata delle
iniziative proposte dalla Commissione Turismo relativamente alle celebrazioni dell’ottavo centenario della
conversione di Valdo, convinta che si
debba procedere nelle linee indicate,
(continua a pag. 3)
senza di malattia, ma stato di benessere psico-fisico.
« L’assistenza sanitaria attuale dovrebbe quindi poggiare su un sistema
di prevenzione sociale che avesse quale obiettivo la salvaguardia dello stato di benessere fisico-mentale e sociale degli assistiti. La medicina preventiva non potrà perciò essere tale nella
nostra società finché non si porrà il
problema di eliminare le cause ambientali dei fatti morbosi. Medicina
preventiva infatti non significa diagnosi precoce, ma analisi e modificazione dell’ambiente quale possibile
causa di malattia; ed ambiente non è
solo presenza di certi fattori chimici,
fisici o biologici, ma comprende anche
il tipo di abitazione, l’organizzazione
del lavoro con i fattori di rischio ad
essa connessi, i rapporti familiari e
sociali. Eliminare le cause che hanno
portato ad una determinata malattia
richiede di risalire non solo al microrganismo Q al dato biochimico della
malattia stessa, ma anche alla situazione ambientale ed alla interazione
individuo-ambiente.
« La Commissione d’Esame è perfettamente consapevole delle notevoli
limitazioni legislative in merito alla
medicina preventiva nell’ambito dello
Stato italiano, ed in particolare per
ospedali classificati per lungodegenti
0 infermeria. Essa si rende anche conto che tali limiti possono sembrare
soffocanti ed insormontabili; ciò nonostante alla C.d.E. pare che non si possa fare a meno di affrontare questi temi, se non altro a livello di dibattito,
dato che la presenza dei nostri ospedali è stata vista in funzione di uno
stimolo o addirittura di surroga nc'il’ambito dell’assistenza sanitaria in
Italia.
« A questo proposito la Commissione d’Esatne si permette di portare all’attenzione alcune proposte concrete,
attuabili senza gravosi impegni economici, pur nell’attuale povertà legislativa e nell’immobilismo delle strunnre regionedi. Innanz.itutto si potrebl.ero promuovere periodiche riunioni fra
1 sanitari ospedalieri e i medici est - rni, al fine di assicurare una omoge '.ei
conduzione terapeutica del malao.
Tali riunioni potrebbero rapprese:tiare un primo tentativo dell’Ospedab. ¿H
uscire dal suo isolamento e di iultnare un discorso più ampio sul territorio. Proprio questo sembra, essere stato il campo in cui la CIOV si sia dimostrata più carente, un approfomiimetrto cioè sulla situazione della salute e della assistenza sanitaria in rv.vporto al territorio in cui sono situali
i nostri ospedali. .Ad es. sarebbe staio
molto più utile e più interessante per
le categorie più umili e sfruttate delle nostre Valli se, anziché pubblicare
un opuscolo apologetico sull’Ospedale
di Torre Pellice, la CIOV avesse curato la pubblicazione di uno studio di
tipo epidemiologico sulle condizioni ai
salute, per es., dei minatori della Talco e Grafite osservati clinicameni e
nell’Ospedale di Pomaretto in questi
ultimi anni.
« In secondo luogo, in questa prospettiva sarebbe forse possibile che la
CIOV si facesse promotrice, almeno a
livello di dibattito, di un ampio confronto sulle possibilità di attuare una
reale medicina preventiva nelle nostre
Valli tra tutti coloro, singoli o gruppi, che si occupano in qualche modo
della salute pubblica (medici condotti, altri operatori sanitari, comitati
ambiente di fabbrica, incontri con la.
popolazione, ecc.), studiando i modi
di mettere al servizio di tali forze le
sue strutture tecniche e i suoi uomini più preparati ».
Il dibattito in Conferenza ha portato alla votazione di questo ordine del
giorno:
La Conferenza... nella convinzione
che un discorso attuale sulla medicina oggi non possa limitarsi ai problemi inerenti la diagnosi e la terapia
vista come eliminazione di un complesso di sintomi, ma debba al contrario indirizzare l’intervento delle strutture sanitarie ad altri livelli, quali
quello della prevenzione e del recupero sociale, in un lavoro strettamente collegato con tutti coloro che di
queste strutture si servono,^
nella convinzione che medicina preventiva non significa diagnosi precoce, ma analisi e modificazione dell’ambiente in senso lato, quale possibile causa di malattia,
ribadendo la funzione dei nostri
ospedali quale stimolo e surroga nell’ambito dell’assistenza sanitaria in
Italia, invita la CIOV ad affrontare
questi temi, promuovendo periodiche
riunioni tra i sanitari ospedalieri e i
medici esterni, stimolando almeno a
livello di dibattito, un ampio confronto sulle possibilità di attuare una reale medicina preventiva nelle nostre
valli tra tutti coloro, singoli o gruppi, che si occupano in qualche modo
della salute pubblica (medici condotti, altri operatori sanitari, comitato
ambiente di fabbrica, incontri con la
popolazione, ecc.) studiando i modi
di mettere al servizio di tali forze le
sue strutture tecniche e i suoi uomini
più preparati.
Lucilla Rivoira Coisson
3
1
27 luglio 1973 — N. 29-30
LA CHIESA E LA SUA MISSIONE NET. MONDO
pag. 3
XV raduno dei trombettieri europeo
evangeiici dei Baden
Grazie, Fratello Stober!
Domenica 8 luglio ha avuto luogo a
Karlsruhe un raduno di Trombettieri
Evangelici al quale hanno partecipato
anche una ventina di trombettieri e familiari delle Valli Valdesi e che ha rivestito una particolare solennità per il
cambio della guardia al quale esso dava luogo.
Con la consueta precisione, alle ore
14, ha avuto inizio il programma preparato da lunghi mesi. Splendido e forse
superiore a molti altri, mostrava la
rnassa di oltre duemila trombettieri divisi in cinque gruppi con altrettanti direttori oltre a quella di tremila persone che tratto tratto partecipavano al
concerto con il loro canto.
Sei stato un vero maestro quando,
con facilità mettevi insieme un concerto con sole sei, otto o dieci voci tutt’altro che di professionisti...
Ed eri poi un tipico maestro quando
in occasione dei grandi raduni di questi ultimi decenni, dall’alto del tuo podio nella Schwarzwaldhalle, dirigevi
con maestria 2000 e talvolta 3000 trombettieri...
Soprattutto, ti abbiamo apprezzato
come vero maestro, quando in occasione delle tue visite, per istruire qualcuno dei nostri principianti, ancora incerti nel modo di tenere la tromba,
stavi loro vicino per delle ore finché
non fosse riuscito a fare quel che tu
volevi... Oppure quando con pazienza
correggevi le stecche continue del grup
La Chiesa nelFURSS ha un avvenire
La Schwarzivaldhalle. la grande sala della città di Karlsruhe
Le melodie sostenute or dall'uno e or
dall’altro gruppo con un intreccio di
impeccabile precisione, sfociavano di
tanto in tanto, quando tutti volgevano
lo sguardo verso il gruppo di centro,
diretto dal M" Emilio Stober, in un
« forte » di immensa vigoria che trasmetteva irresistibilmente ai cuori come un senso di profonda emozione.
Ma non era quello il motivo che particolarmente immetteva neU’ambiente
un senso di tensione e di emozione inconsueta.
AH’ultimo numero del programma,
una frase breve e laconica diceva;
« Commiato del Direttore delle Fanfare ». Emilio Stober infatti, per raggiunti limiti di età, doveva entrare in pensione. Dopo le brevi parole del cappellano dei trombettieri per ringraziare
l'uomo che, proveniente dalFindustria
edilizia, fin dai giorni del dopo guerra,
si era dato al servizio della musica sacra ed aveva costruito sulle rovine di
allora, un complesso di circa 4.000
trombettieri che sparsi nella maggior
parte delle Chiese del Baden dan vita
c ricchezza alla lode del Nome del Signore... Non aveva finito di parlare, il
Cfippellano, che un lungo interminabile
applauso, più forte del « forte » delle
trombe, esplose in tutto l’immenso salone, mentre il volto di tanti si copriva
di lacrime che lo sforzo degli occhi non
era più riuscito a contenere.
Emilio Stober cercò di prendere la
paiola, ma la voce rotta dall’emozione,
lasciò soltanto comprendere lo stato
d’animo di un uomo che ancor nella
pienezza delle sue forze deve abbandonare l’opera tanto amata del servizio
del suo Signore.
Anche noi d’Italia abbiamo pianto
nel dover prendere commiato da te in
cui avevamo trovato un grande maestro ed un fervido credente insieme.
Certo, un grande maestro: quante
volte mai non ti abbiamo ammirato
nella tua abilità nell’andare a trovare
in manoscritti vecchi di alcuni secoli,
antiche e belle melodie, eco di una fede vigorosa e lontana...
po che ti stava dinanzi; lo ricordi quel
caro giovane che ti sbagliava sempre
un certo « fa diesis » finché tu lo chiamasti « fa diesis » e i compagni lo stesso? Oggi ancora incontrandoci si dice:
« Come stai caro ”fa diesis” »? e ci si
stringe la mano con affetto e ridendo...
Ti abbiamo apprezzato anche perché
alla fine di ogni esercitazione volevi che
si leggesse la Parola di Dio e che si pregasse ed era questo un esempio prezioso per noi.
E perché sei stato un vero maestro,
ti siam debitori di tante cose: Sei tu
che ti sei fatto araldo dei Valdesi nel
Baden ed hai scelto ogni occasione per
farli conoscere... Sei tu che ci hai fatto
regalare tutte le trombe che possediamo. Hai fatto immensamente per noi
e non credo che la tua opera non debba
portare un frutto benedetto ed abbondante in avvenire.
Ringraziare però, non vuol dire prender commiato. Non rinunziamo ancora
alle tue visite. Ora avrai più tempo a
tua disposizione. Vieni, ci sono altri
« fa diesis » che ti aspettano!
Enrico Geymet
presid. dei Trombettieri Valdesi
Continuiamo la pubblicazione di notizie sulla vita delle Chiese nei paesi
’socialisti’ dell'Est europeo, riportate
dallo Schweizerischer Evangelischer
Pressedienst. Dopo aver parlato della
situazione in Bulgaria, Romania, Jugoslavia, Ungheria e Cecoslovacchia, ecco ora alcune notizie dall’Unione Sovietica.
Malgrado la persecuzione più o meno aspra contro le Chiese e la discriminazione nei confronti dei cristiani,
osservatori constatano un risveglio
cristiano in Russia: è vero che le chiese
sono piene prevalentemente di donne,
ma accanto al popolo visibile della
Chiesa va sorgendo una sorta di « Chiesa clandestina », della quale fanno parte molti giovani. Chi, in Occidente,
credesse trattarsi di una « quinta colonna », si sbaglierebbe. Questi giovani cristiani critici sono, per lo più, veri socialisti, desideiosi di un ravvicinamento fra cristianesimo e socialismo. I tre soli centri di formazione
dei sacerdoti (ortodossi) rimasti aperti, a Mosca, Leningiado e Odessa, sono totalmente occupati, mentre la propaganda ateistica incontra difficoltà
anche nel reclutamento di attivisti. Va
crescendo il numeio degli evangelici
battisti battezzati e iscritti: se nel
1917 erano circa 100.000, ora si calcola
siano mezzo milione, ai quali si aggiungono molti ’simpatizzanti’. Mancano dati precisi, dato che è vietato
tenere statistiche ecclesiastiche.
VARIA LA TATTICA DEL PARTITO
NEL COMBATTERE LE CHIESE
Indubbiamente il comuniSmo russo
non si è mai smosso, dopo la rivoluzione del 1917, dalla sua ideologia e dalla sua ostilità alla Chiesa. Il materialismo ateo è un dogma irrinunciabile;
ma han variato nelle diverse fasi i modi di questa lotta. Dopo vent’anni di
propaganda atea e di persecuzione antiecclesiastica condotte brutalmente
con ogni mezzo, S;alin avrebbe detto
che « è iacile dare ordine di chiudere
le chiese, ma allora il contadino e la
contadina costruisrano una chiesa nella propria anima e queste chiese si
sottraggono al cont’ollo della polizia
politica »; e la pras,- i cambiò. In breve tempo il numeu dei membri del1’« Associazione degli atei militanti »
cadde da 5 a 2 miiinni. Il motto del
comuniSmo russo, allora formulato e
oggi ancora in parte valido, è: « Non
uccidere, ma lasciar morire ». Questo
’lasciar morire’ non v :ol dire, però,
che non si sia più agiti affatto contro
i cristiani. Dopo come prima, si sono
avute discriminazioni t i ticristieme nella ripartizione dei va. i d’abitazione,
nell’offerta di posti di lavoro e in altri aspetti della vita sociale; dopo come prima la gioventù, in particolare,
è stata affrontata dalia propaganda
atea. Anche se, in base a un’inchiesta
svolta da un giornale sovietico, l’assoluta maggioranza dei giovani del
Il nostro fondo di solidarietà
Conferenza I Distretto
(segue da pag. 2)
invita le chiese a portare avanti la
riflessione sul significato del Centenario e della loro vocazione nel momento presente, a ricercare dei volontari che si impegnino per accogliere i
visitatori, a studiare le possibilità di
pratica attuazione delle iniziative indicate, secondo le possibilità locali, in
coll^amento con la commissione turistica.
INSEGNAMENTO RELIGIOSO
La Conferenza... invita la Commissione Distrettuale a condurre un’indagine sul problema delTinsegnamento della reli^one nelle scuole statali
e dell’educazione religiosa, riferendone alla prossima Conferenza Distrettfiale.
finanze
La Conferenza... rallegrandosi dell’impegno con cui le comunità hanno
fatto fronte ai loro versamenti mensili, le invita a proseguire in questa
strada.
La Conferenza... presa conoscenza
dell’aumento del 10% richiesto dalla
Tavola alle comunità le impegna a
dare risposta positiva a tale richiesta.
Come già abbiamo ricordato nelle
precedenti occasioni, attualmente il
fondo di solidarietà del settimanale è
aperto per due destinazioni specifiche:
il programma di aiuti al Vietnam in
particolare e all’Indocina in generale
e il programma di lotta al razzismo.
Si tratta di due iniziative sotto l’egida
del Consiglio ecumenico delle Chiese,
cui appunto verranno inviate le sottoscrizioni tramite la Tavola, man mano che vi saranno disponibilità di una
certa entità.
Ci pare quasi superfluo ricordare ai
lettori che la partecipazione dei singoli e delle chiese a questi progetti,
oltre che a tendere a dare un aiuto a
popolazioni crudelmente provate da
tragiche situazioni volute dall’uomo,
vuole anche essere un impegno e una
presa di posizione contro la bestiale
ingiustizia di certi fatti, tante volte
addirittura commessi in nome della
« civiltà cristiana ».
Per quanto riguarda l’Indocina il
segretario del CEC per gli aiuti e 'per
la ricostruzione a questa regione, dopo un’inchiesta di tre mesi, ha riferito che circa otto milioni di vietnamiti
hanno dovuto abbandonare i loro luoghi di abitazione, dopo aver perso i
propri beni, cadendo così vittime dello sconvolgimento sociale e della decomposizione dei valori morali. Malgrado la tregua d’armi, vi sono vari
focolai di combattimenti ed una ricostruzione a largo raggio non è ancora possibile. Tuttavia, occorre provvedere regolarmente al ricovero, all’abbigliamento ed al vitto dei profughi. Il fondo del CEC per la ricostruzione cerca di coordinare il lavoro degli organismi di soccorso in Vietnam.
Principale obbiettivo è la riconciliazione mediante la ricostruzione. Lo
scopo è di lavorare non tanto per i
vietnamiti, quanto con i vietnamiti.
Circa il programma antirazzista,
tutti ormai conoscono le finalità del
CEC: da una parte, contrastare in
ogni modo la politica colonial-razzista
di certi Stati (quali il Sudafrica ed il
Portogallo) e, dall’altra, appoggiare le
opere e le attività medico-sociali dei
vari movimenti di liberazione, in nome della giustizia fra gli uomini. È
proprio di questi giorni la drammatica denuncia dei ma^jsacri compiuti dai
portoghesi nella loro colonia del Mozambico. Gli stessi ’’■giovani portoghesi (sia militari che di leva) si rifiutano
sempre più numerosi di rendersi responsabili di tali bestiali repressioni:
in questi anni, diecimila soldati hanno disertato ed altri settantamila giovani sono espatriati per sottrarsi al
servizio militare. Il CEC opera anche
nei confronti di questi uomini aiutandoli a sbarcare in Francia. Siamo convinti che il CEC, a seguito di questi
nuovi drammatici fatti, potenzierà i
suoi aiuti ed a nostra volta ci rivolgiamo ai lettori affinché diano prova
della loro partecipazione, della loro
solidarietà, inviando le loro sottoscrizioni al conto corrente postale numero 2/39878 intestato a Roberto Peyrot,
corso Moncalieri 70, Torino, indicando la causale del versamento. Ecco intanto l’elenco delle ultime offerte
giunteci:
Inno 125 L. 5.000; N. N., con simpatia (2
vers.) 10.000; A. Vicari 1.000; F. T. V. 30
mila; V. Vinçon Viti 2.000; B. Rocchi 20.000;
Gigi e Nadia (2 vers.) 15.000; P. Corbo 3.000;
E. e S. Maurin 2.000; Ecclesiaste 11: 1, 10
mila; S. Cornelio 10.000; M. e E. Bein 10.000;
G. Laetsch 5.000; D. Di Toro 10.000; G.
Grill 4.000; O. Bufalo 5.000.
Totale L. 142.000; prec. L. 500.455; in cassa L. 642.455.
Illlllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllll
BIBBIE PER CUBA
(sepd) Il segretario generale della
Società biblica cilena riferisce che in
seguito alla visita di Fidel Castro nel
Cile, da questo paese han potuto essere inviati a Cuba 10.000 Bibbie e
5.000 Nuovi Testamenti. Il segretario
della Conferenza episcopale cilena conferma che il trasporto via mare e il
recapito a Cuba sono avvenuti senza
impedimenti. Già alla fine del 1971
l’arcivescovo di Santiago del Cile, Paul
Silva Enriquez, aveva offerto 10.000
Bibbie al presidente cubano.
l’URSS non ha nulla a che vedere con
la religione, vi è tuttavia una percentuale di giovani che vivono nella
Chiesa.
DISTRIBUZIONE DI BIBBIE
SULLA PIAZZA ROSSA
Il 1“ maggio una ventina di giovani
hanno tentato di distribuire dei testi
evangelici sulla Piazza Rossa di Mosca. Arrestati dalla polizia, dopo un
paio d’ore di fermo sono stati rilasciati a piede libero. La diffusione biblica sulla Piazza Rossa, in concomitanza con la tradizionale parata del 1°
maggio, era stata ufficialmente annunciata nella settimana precedente da
un pastore luterano danese, per rendere impossibile l’applicazione dei
« paragrafi anti-cospirazione » da parte degli organi giudiziari.
Al principio di febbraio i battisti
evangelici (n.d.r.: dal testo non è chiaro se si tratta dell’Unione battista registrata e riconosciuta dallo Stato, o
della branca che da alcuni anni se n’è
separata trovandola troppo ossequente al regime; si tratta però, verosimilmente, del secondo gruppo) hanno celebrato la « Domenica delTAlleanza
mondiale »; a Mosca duemila persone
hanno partecipato al culto solenne.
IN AUTUNNO,
« CONGRESSO MONDIALE
DELLE FORZE DELLA PACE »
Per l’autunno 1973 la Conferenza
Cristiana per la Pace (CCP) lancia un
invito a Mosca. Tutte le Chiese, gli organismi ecumenici, i cristiani e « tutti
gli uomini di buona volontà » sono
chiamati a parteciparvi. L’esecutivo
della CCP è d’avviso che i cristiani
non possono perseguire da soli i loro
obiettivi di pace nel mondo e che devono quindi unirsi a tutti gli uomini
di buona volontà nella lotta comime
contro la guerra, la fame, lo sfruttamento e il razzismo, per la pace, la
comprensione, l’amicizia e la riconciliazione.
(N.d.r.: la CCP, nella sua branca
orientale, stenta a riprendersi dopo la
scissione della branca operante nell’Europa occidentale — tutt’altro che
filo-occidentale e filo-capitalista! —,
che aveva ritenuto inaccettabile il dirigismo, ligio al potere costituito, dei
vertici orientali dell’organizzazione).
CRESCE LA PRESSIONE CONTRO
I CRISTIANI NON REGISTRATI
I cristiani non registrati costituiscono una spina particolarmente dolorosa nella carne del Partito, perché
essi non possono essere sottoposti a
controllo. Fra questi troviamo i battisti evangelici, sottoposti recentemente a nuove « persecuzioni pianificate ».
Una quarantina di loro sono stati ultimamente condannati a pene detentive, fino a cinque anni. I battisti non
registrati respingono le leggi sovietiche sul culto e chiedono fra l’altro il
diritto alla libera predicazione, cura
d’anime e catechesi.
DI NUOVO SCHERNITE
LE SEPOLTURE CRISTIANE
Negli anni 1925-26 si ebbe una prima campagna contro le sepolture cristiane; si voleva, allora, sostituire le
celebrazioni ecclesiastiche con rappresentazioni drammatiche sullo stile degli antichi Greci, ma il tentativo trovò
scarsa eco. Oggi si irridono le cerimonie funebri cristiane, senza che però
si abbia alcuna idea di come sostituire le formule religiose che si rifiutano.
IL SALUTO PASQUALE
DEI RIFORMATI OLANDESI
Al DETENUTI NELL'URSS
Come già riferito, la Chiesa riformata d’Olanda, che ogni anno invia un
saluto pasquale a fratelli in distretta,
ha rivolto quest’anno il suo pensiero
alle famiglie di cristiani evangelici arrestati e condannati nel corso dell’anno passato e attualmente in carcere.
Una lettera è stata inviata alTambasciatore delTURSS in Olanda, precisando
che gli autori — personalità direttive
della Chiesa — non erano mossi da
sentimenti anticomunisti, ma anzi assai grati per la distensione in Europa;
l’intento era dare un effettivo contributo alla coesistenza dei popoli in una
pace durevole. I firmatari si dicevano
inquieti per la situazione degli ebrei
nell’URSS e per « il modo in cui artisti e intellettuali critici sono limitati
nella loro libertà ». Nella lettera si afferma inoltre: « Le Chiese del Suo paese non ci hanno chiesto di scrivere
questa lettera. I cristiani russi ci hanno chiesto unicamente di intercedere
per loro. Nel nostro saluto pasquale
è quindi da vedere un segno della nostra solidarietà e della nostra
preoccupazione per questi compagni
d’umanità ». I firmatari si dicono pronti, a nome della Chiesa, a sostenere
finanziariamente le famiglie di questi
prigionieri; e a questo scopo è rivolto un appello nelle comunità locali e
ai singoli cristiani, in tutta l’Olanda.
La solidarietà intende manifestarsi con
lettere personali alle famiglie dei prigionieri russi, e con l’appoggio finan
ziario ad Amnesty International e a
programmi d’aiuto nell’Europa orientale.
IL PATRIARCA PIMEN
SOTTO ACCUSA
La pubblicazione clandestina sovietica « Sainizdat », di solito assai attendibile, si è occupata in uno scritto della biografia del patriarca Pimen, che
presenterebbe punti oscuri. Ufficialmente egli sarebbe divenuto monaco a
17 anni, nel 1927; ma non pare possibile, poiché i padri della Chiesa prescrivono rigorosamente che nessun uomo
possa divenire monaco prima dei 30
anni: il che renderebbe più che dubbio il dato relativo all’ingresso in monastero di Pimen. Inoltre nella biografia ufficiale non si dice nulla di 15
anni della sua attività; dov’era Pimen
fra la sua consacrazione sacerdotale
(1931) e il maggio 1945, quando risultava in servizio come sacerdote presso la cattedrale della città di Murom?
Nel frattempo sarebbe stato arrestato e internato in un campo di concentramento. « Samizdat » invita il segretariato moscovita a dare indicazioni
precise su luogo e tempo della detenzione di Pimen; secondo la pubblicazione clandestina, egli sarebbe stato a
lungo a Odessa e a Rostow sul Don,
quale collaboratore del vescovo Larin,
che per parte sua è provato fosse collaboratore della polizia politica (GPU).
Prima della guerra Larin, su richiest'i
della GPU, era stato nominato vescovo nel cosidetto « Movimento di rinnovamento ecclesiastico ». Come tale
questi aveva svolto varie e importanti
missioni all’estero, soprattutto per assicurare alla rete di agenti della GPU
emigrati russi. In questo contesto, la
richiesta di precisare l’attività anteriore dell’attuale patriarca getta un pesante sospetto su di lui, se non una vera e propria accusa. Non è possibile
dare un giudizio definitivo; bisogna
comunque attendere la reazione delle
autorità della Chiesa ortodossa.
L'URSS CONFERMA L'ESISTENZA
DI UNA « CHIESA SOTTERRANEA »
Alcuni mesi fa la stampa ha comunicato il martirio del soldato russo
Moisseiev. Soltanto più tardi (in aprile) la stampa russa ha dichiarato che
le voci di una morte violenta del Moisseiev non erano altro che l’opera di
« provocatori e dei loro aiutanti ». La
agenzia stampa sovietica ha ribadito
la vecchia affermazione che il Moisseiev sarebbe morto facendo il bagno:
le tracce sul suo corpo sarebbero dovute a im massaggio indiretto al cuore e a
due iniezioni. Più eloquente di questa
smentita è il fatto che l’URSS in quest’occasione parla apertamente di una
Chiesa sotterranea: vi è nell’Unione
sovietica un Consiglio ecclesiastico di
« Battisti cristiani evangelici »; uno
dei suoi dirigenti è stato, dipoi, arrestato e questa comunità è attualmente presieduta da un credente che ha
già scontato una condanna al carcere.
L’agenzia stampa scrive inoltre che
questo gruppo mantiene molteplici
rapporti in Occidente ed è sostenuto
con « somme notevoli » da « centri antisovietici esteri ». Sarebbero stati pure arrestati diversi turisti occidentali
a causa di contatti con chiese clandestine illegali. La chiusa del commento indica che la soppressione di questo gruppo non è riuscita: « Speriamo
che anche coloro, che attualmente sostengono ancora quel Consiglio ecclesiastico, comprendano finalmente a
chi giovano questi affari... ».
SCARSA E DIFFICILE INFORMAZIONE
SULLE CHIESE NON ORTODOSSE
NELL'URSS
Sulla Chiesa ortodossa ufficiale in
Russia si possono avere abbastanza
facilmente notizie di ogni genere. Molto carenti sono invece i rapporti fra
l’Occidente e le Chiese non ortodosse
neirURSS. Il Consiglio ecumenico, la
Federazione luterana, l’Alleanza riformata e l’Alleanza battista mondiali
cercano di curarli per quanto possibile. Albert van den Heuvel, che ha avuto contatti con parecchi cristiani in
Russia, scrive: « Da loro ho imparato
che una dura prova della fede, determinata da un ambiente ostile, può operare in modo purificatore e corroborante... Da loro ho imparato che negli
attuali regimi comunisti sono nascoste
forze vigorose tendenti all’umanizzazione della società. Da loro ho imparato che misure governative contro la
predicazione dell’Evangelo non possono
impedire alle Chiese di essere il sale
della terra o una città sul monte. Da
loro ho imparato che un dialogo fra
cristiani e marxisti è necessario quanto difficile. Ma soprattutto ho imparato da loro qualcosa sulla straordinaria e misteriosa elasticità della comunità cristiana, che è chiamata a
portare nel mondo, di generazione in
generazione, la fiaccola dell’Evangelo ».
iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii
Alla redazione di questo numero hanno
collaborato Arnaldo Genre. Roberto Peyrot, Bruno Rostagno. Tullio Vinay, Liliana Viglielmo.
4
pag. 4
N. 29-30 — 27 luglio 1973
Tempo di letture: presentiamo alcune pubblicazioni della Claudiana
Su richiesta della Tavola, richiesta alla quale prevedibilmente accederà la Commissione d’esame, che inizia in questi giorni il suo lavoro, uno dei temi sui quali sarà chiamata a soffermare la propria attenzione l’ormai prossima as
semblea sinodale è quello dell’attività editoriale della
Claudiana. Sostenuta dalla Tavola e dall’interesse di una
parte notevole delle chiese, in questi ultimi anni e mesi la
Claudiana ha svolto un programma di pubblicazioni molto
intenso e ricco, se si considera l’esiguità dei suoi mezzi:
programma apprezzato e discusso, le cui linee presenteremo nel prossimo numero. Intanto presentiamo alcune
delle ultime novità.
Una raccolta di saggi di PAUL TILLICH, curata da FRANCO GIAMPICCOLI
Fine dell'era protestante?
Paul Tillich, L’era protestante, Claudiana, Torino 1972, pp. 276, L. 2.900.
La collocazione di questo libro nella
collezione « Nuovi studi teologici » sotto 1 insegna del Sola Scriptura può essere discutibile, sia perché gli studi in
esso contenuti non sono nuovi, ma risalgono a un periodo che va dal 1922
al 1945, sia perché non sono studi propriamente teologici, ma piuttosto studi di filosofia religiosa. Tillich stesso,
in base al suo fondamentale principio
della correlazione, definisce il proprio
pensiero come una «teologia filosofica » (p. 113), e dichiara che non si giunge a Dio attraverso « la sottomissione
ad autorità estranee », come la Bibbia
(p. 12). Si tratta dunque di una teologia che si situa bene nell'atmosfera
pre-barthiana, ma di fronte alla quale
si avverte una forte carica di disagio
dopo il rivolgimento barthiano, sempre che se ne sia compreso il significato radicale, a cui non rendono giustizia le valutazioni alquanto spregiative
del Tillich.
SACRAMENTI O SEGNI?
UN RAPPORTO PREBARTHIANO
CON LA NATURA
Il volume contiene una raccolta di
« materiale prodotto in venti anni di
lavoro » (p. '7), a cui la densa prefazione, ricca di illuminanti spunti autobiografici, cerca di assegnare una linea
unitaria. Questa linea non è del tutto
evidente nella tematica degli studi che
compongono la I parte. Religione e
storia, ma si va progressivamente
chiarendo nelle parti successive. La
parte II, Religione e cultura, contiene
il capitolo su Natura e sacramento, in
cui sono abbinati, in strane combinazioni, riferimenti piuttosto vaghi alla
« storia della salvezza » e reminiscenze delle concezioni precristiane del sacro nella natura, per cui si viene ad
affermare che « il principio basilare di
tutto il pensiero sacramentale » è « la
presenza del divino, la sua trasparenza nella natura e nella storia» (p. 141)
e che « la soluzione del problema natura e sacramento è oggi un compito
da cui dipende il destino stesso del
protestantesimo » (p. 143). Infatti la
tesi pagana secondo cui « qualunque
oggetto o evento è sacramentale quando in esso si percepisce il trascendente come presente » e secondo cui « gli
oggetti sacramentali sono oggetti sacri, dotati di potere divino » (p. 139) è
presentata in abnorme sintesi con la
tesi protestante secondo cui « non ci
può essere alcun sacramento senza la
correlazione tra fede e sacramento »,
perché « è soltanto il rapporto con la
storia della salvezza che libera la natura dai suoi elementi demoniaci e la
rende adatta al sacramento» (p. 141).
A proposito del battesimo si propende
a considerare più adeguata alla « vera
natura del sacramento » l’interpretazione realistica secondo cui «l’acqua
può farsi portatrice di un potere sacrale » (p. 127). Anche a proposito della cena emerge la preferenza per una
interpretazione insieme realistica e
rappresentativa, in quanto « il pane e
il vino rappresentano le forze naturali
che nutrono il corpo e sostengono nel
corpo umano la possibilità più alta
della natura » (p. 129), « il pane del
sacramento sta ad indicare tutto il pane e in definitiva tutta la natura » (p.
142). Alla base di queste ambigue disquisizioni sta la dottrina tillichiana
dell'essere, per cui si esprime la convinzione che « il sacro è onnipresente
in quanto il fondamento dell’essere
non è lontano da ogni essere umano »
e nello stesso tempo la si corregge
nella consapevolezza che la nostra esistenza « è determinata non soltanto
dall’onnipresenza del divino, ma anche
dalla nostra separazione da esso» (p.
142). Sullo sfondo di ouesta sensibilità
per il simbolismo e il suo carattere
sacrale si profilano gl’interessi giovanili, del resto mai rinnegati dal Tillich,
per le tesi mistiche del Böhme e romantiche dello Schelling sui collegamenti fra Dio e la natura. Comunque
sarebbe difficile sostenere che queste
proposizioni sacramentali possano essere in sintonia con la funzione marginale ma nettamente centrata su Cristo
che i segni hanno nell’economia neotestamentaria e sopratutto con la tensione escatologica che li caratterizza.
IL GRAVE DIVORZIO FRA
PROTESTANTESISMO INTERIORISTICO
E SITUAZIONE PROLETARIA
La III parte. Religione e etica, comprende uno dei capitoli più originali
c importanti del volume, che rìsale al
1931; 7/ principio protestante e la situazione proletaria. Il Tillich, con chiaro giudizio storico, constata che l’involuzione teologica subita dal protestantesimo da tre secoli a questa parte,
con l’ortodossia secentesca, il pietismo.
il
liberalismo teologico lo ha condotto armi spirituali; ha consacrato la p*ace
a ripiegarsi sulla interiorità individuale, lo ha reso incapace di cogliere in
tutte le sue implicazioni e quindi di
estendere all’etica sociale il superamento degli elementi dualistici del sistema cattolico operato dalla Riforma
in base alla riscoperta della dimensione biblica dell’uomo intero, unità di
anima e di corpo, nel suo rapporto
col trascendente (p. 197) e ha così determinato un condizionamento sociologico che gli ha impedito ogni possibilità di contatto con le masse proletarie e lo ha reso sospetto ai loro occhi,
compromettendo l’autorità dell’Evangelo predicato. Tillich è convinto che il
protestantesimo — il cui principio dinamico ed essenziale « non si identifica interamente con nessuna delle sue
particolari realizzazioni storiche » e
può assumere un atteggiamento critico verso « ogni realtà religiosa e culturale, compresa la religione e la cultura che si definisce protestante » (p.
193) —, pur nella sobria consapevolezza
che tanto il clericalismo conservatore
quanto l’utopismo rivoluzionario « appaiono ugualmente idolatri » (p. 67),
« si deve trasformare su questo punto
più che su qualsiasi altro » (p. 208), se
non vuole essere giudicato come una
ideologia di copertura e se intende testimoniare nell’odierna società di massa non di un Dio protettore di un
gruppo sociale, ma del messaggio evangelico in tutte le sue dimensioni.
...MA L'IDEOLOGIA BORGHESE
CONDIZIONA ANCHE IL MARXISMO
Questo capitolo merita ogni sforzo
di approfondimenti e di sviluppi: basterebbe da solo a qualificare Tillich uno
dei più acuti pensatori religiosi della
nostra epoca e a giustificare la pubblicazione di questa raccolta di studi in
versione italiana. Per giudicare però
con pertinenza la portata e l’orientamento del contributo di Tillich bisogna integrare queste pagine del 1931
con la lettura del volume Christentum
und soziale Gestaltung, Stuttgart 1962,
specialmente della seconda parte su
« Il principio della società borghese e
il conflitto interno del socialismo » (p.
264 s.), che contiene, sul piano antropologico, sociale, religioso, culturale
ed economico una delle critiche più
acute sul condizionamento del marxismo da parte dell’ideologia borghese
da esso combattuta e sul suo carattere utopico-apocalittico, nella ricerca
tormentata di un superamento delle
sue contraddizioni.
IL TENTATIVO FALLITO
DEL SOCIALISMO RELIGIOSO
Tillich aveva creduto di poter superare le aporie (N.d.r.; le difficoltà, le contraddizioni) del marxismo mediante il
« socialismo religioso », un movimento
da lui fondato con alcuni amici. Ma il
movimento subì la sorte di tutta l’impostazione data da Tillich al problema dell’inserìmento nel mondo. D.
Bonhceffer in una delle sue lettere ne
ha dato un lucido giudizio; « Tillich
intraprese un’interpretazione religiosa
del mondo — contro la volontà del
medesimo — e una sua riconfigurazione per mezzo della religione. Impresa
ardita, ma il mondo lo disarcionò e
continuò la sua corsa da solo. Anche
Tillich voleva capire il mondo meglio
di quanto il mondo capisca sé stesso;
ma il mondo si sentì completamente
frainteso e respinse quel proposito ».
Bonhceffer accenna esplicitamente ai
« socialisti religiosi » e osserva che
Barth « fu il primo a riconoscere l’errore di tutti questi tentativi » {Resistenza e resa, Milano 1969, p. 247 s.).
CONFESSARE IL PECCATO
RELIGIOSO DI IERI E DI OGGI
La IV ed ultima parte si intitola propriamente Protestantesimo e si compone di 5 capitoli, tutti di rilevante
importanza. Già il I cap.. La voce della
religione, andrebbe ampiamente citato
e dovrebbe essere seriamente meditato dagli opposti schieramenti che ci
dividono. «Se la religione non avesse
una parola per il nostro tempo, qualsiasi sua parola non sarebbe degna
di essere ascoltata. E se la religione
dicesse soltanto quello che tutti dicono — i giornali, la radio e i vari oratori — o si limitasse semplicemente a
seguire la tendenza dell’opinione pubblica, non varrebbe la pena di ascoltarla... La religione è stata spesso null’altro che la consacrazione superflua
di qualche situazione o azione che non
veniva né giudicata né trasformata da
questa consacrazione. La religione, ad
esempio, ha consacrato l’ordine feudale e la sua chiara partecipazione ad
esso senza trascenderlo; ha consacrato
il nazionalismo senza trasformarlo; ha
consacrato la democrazia senza giudicarla; ha consacrato la guerra e le
armi senza usare contro di essa le sue
e la sicurezza della pace senza turbare
questa sicurezza con la sua minaccia
spirituale; ha consacrato l’ideale borghese della famiglia e della proprietà
senza giudicarlo; ha consacrato i sistemi di sfruttamento dell’uomo sull’uomo senza trascenderli; anzi, li ha
usati a suo proprio vantaggio. Perciò
la prima parola che la religione deve
dire agli uomini del nostro tempo è
necessariamente una parola contro la
religione » (p. 213 s.).
La confessione di peccato non ha
solo senso retroattivo nei confronti
del passato. Nella coscienza della catastrofe storica che ci sovrasta porre
l’accento sulla linea orizzontale « non
ha più senso, perché tutti sentono che
qualunque cosa si faccia, per quanto
buona, non potrà non confermare un
destino storico che ci rivela la sua
forza distruttiva ma ci nasconde il suo
potere costruttivo » (p. 215). Gli uomini di oggi devono « imparare a ritrovare quella riserva religiosa che non
si arrende alla tragedia della storia...
Ma sono preparate le chiese e i gruppi religiosi a dire alla gente del nostro
tempo questa parola nella direzione
verticale », o non si stanno perdendo
a cercare « soltanto esigenza morale,
attività umanitaria e partigianeria politica » (p. 216)? Se « non portiamo
con noi qualche cosa di eterno, non
ha alcun senso lavorare affinché l’imperativo religioso trasformi il temporale », pur essendo ovvio che « la linea verticale deve diventare dinamica
e attuarsi in quella orizzontale » (p.
216 s.).
L'UOMO AUTONOMO
INSICURO DELLA SUA AUTONOMIA
Il II cap.. Il messaggio protestante
e l'uomo d’oggi, contiene la famosa definizione dell’uomo moderno come
« l’uomo autonomo diventato insicuro
della sua autonomia» (p. 221) e rappresenta una comprensione in profondità della giustificazione per fede, anche se colorata di venature esistenzialistiche. Tillich è cosciente del fatto
che il messaggio della giustificazione,
che un tempo « era discusso in ogni
casa e officina, in ogni mercato e locanda della Germania, è ora difficilmente comprensibile anche per i nostri studiosi più intelligenti » (p. 225).
Eppure vede in esso un messaggio
sorprendemente corrispondente alla
coscienza che ha l’uomo moderno della « situazione di confine » in cui si
trova e della « minaccia estrema che
grava sull’esistenza umana » (p. 224).
Se la chiesa protestante saprà aiutare l’uomo moderno a evitare le evasioni e a respingere le tentazioni di
false sicurezze, saprà stimolare le altre chiese che « rifiutano di farsi turbare nella loro sfera spirituale » (p.
228), saprà « spingere nella situazione
di confine tutto ciò che rappresenta
una pretesa ultima, sia culturale che
religiosa » (p. 229), comprese le proprie pretese di giustizia confessionale
e teologica, « in una situazione in cui
vanno disintegrandosi la maggioranza
dei valori e delle forme tradizionali di
vita » (p. 230), in una atmosfera di dubbio radicale che avvolge tutte le dottrine cristiane, potrà essere rivestita
dell’autorità di « proclamare il giudizio che dà sicurezza privandoci di ogni
sicurezza; che ci dichiara integri nella disintegrazione dell’anima e della
comunità; che ci dà la verità nell’assenza stessa della verità (anche di
quella religiosa); che rivela il significa
to della nostra vita nella situazione in
cui è scomparso ogni significato »
(p. 232 s.) Così che ci sia dato di « scoprire Dio nello stesso istante in cui
tutte le nostre asserzioni su Dio hanno perso la loro forza» (p. 231).
A questa alta parola di critica e di
speranza segue un III cap. su 11 potere formativo del protestantesimo,
basato sul concetto di una « Gestalt
della grazia », concetto sottile, difficilmente riassumibi’-e in poche frasi, che
si avvicina pericolosamente al presup
V. SUBILIA
(continua a pag. 5)
UNA RIFLESSIONE DI PAOLO RICCA
L'identità protestante
« Parlare oggi di identità protestante significa anzitutto affrontare il problema della crisi di questa identità »,
dice Paolo Ricca nel suo ultimo saggio pubblicato dalla Claudiana h Le
cause di questa crisi sono molteplici
ma risalgono essenzialmente a quattro altre crisi: 1) quella del cristianesimo confessionale, con l’avvento del
movimento ecumenico; 2) quella del
mondo borghese in cui il protestantesimo si è trovato a vivere in questi ultimi secoli; 3) quella del cristianesimo stesso, nel suo insieme; 4) quella
di alcuni principi protestanti classici,
che hanno in parte perso di mordente
nella nuova situazione culturale.
In questa crisi si assiste ad un disorientamento generale, innanzitutto
in direzione del cattolicesimo romano,
verso cui alcuni guardano con effettiva nostalgia; in secondo luogo verso
il mondo moderno, nel quale siamo
inseriti in un costante processo di secolarizzazione, che non è ancora chiaro se debba essere considerata positivamente, oppure contestata; infine anche in rapporto alle classiche posizioni della R.iforma del XVI secolo, di
cui non è più chiaro oggi se si debbano accettare solo le posizioni classiche
di Lutero e Calvino, oppure anche quelle che allora furono perdenti, come
quella di Mùntzer.
In un simile contesto i grandi temi
della Riforma devono essere riscoperti e riinterpretati. Sola gratia, nel momento di oppressione legalistica del
XVI secolo, voleva dire: niente legge;
nel contesto di relativizzazione di ogni
legge in cui viviamo oggi, può forse
voler dire la sottomissione al comandamento. Sola scriptura, allora voleva dire rifiuto della tradizione; oggi
i termini del problema sono mutati:
si sa che il Nuovo Testamento rappresenta il punto sulla tradizione prirnitiva e in questo senso molti cattolici
possono accettare di sottoporre tutto
al vaglio della scrittura: ma quale
scrittura? La lettera della scrittura o
il messaggio di Dio nella concreta esistenza storica degli uomini? Qui sta il
1 P. Ricca, L’identità protestante,
Claudiana, Attualità protestante 55 L. 150.
Un profilo storico tracciato da AMEDEO MOLNAR
Jan Hus testimone della libertà
Finalmente una biografìa moderna e aggiornata del grande riformatore boemo con ampia scelta di testi ad opera di uno dei massimi conoscitori del pensiero hussiano — Una vita interamente spesa per la riforma della chiesa e
della società — Un pensiero straordinariamente vicino alla attuale lotta per
una « nuova » comunità cristiana
Amedeo Molnar, Jan Hus testimone della verità, con ampia antologia di
scritti, prefazione di Luigi Santini,
Claudiana, Torino 1973; pp. 256, con
20 tavole f. testo e 16 ilustr. nel testo
L. 3.200.
« Quanto male deriva alla chiesa di
Cristo dal fatto che i nostri superiori
esigono che si presti fede più alle loro
approvazioni e disapprovazioni in tutti
i loro giudizi che alla sacra Scrittura,
che è la fede cattolica, e più puniscono
chi contrasta alle loro tradizioni che
chi bestemmia contro la fede di Cristo », scriveva Hus nel 1413. In lui arrivava a maturazione il movimento riformatore boemo che aveva agito in profondità nel popolo disponendolo a collaborare al rinnovamento della chiesa.
Predicava la liberazione del clero da
impegni politico-burocratici, il ritorno
alla povertà evangelica e il rifiuto della
corsa alle prebende e agli onori, voleva
la spiegazione del Vangelo in lingua volgare, Timmissione del laicato nella vita
ecclesiale, rifiutava la strumentalizzazione delle masse per una politica mondana dell’Istituzione e protestava contro il commercio del sacro. Il rogo di
Hus accende il fuoco di una rivoluzione
politico-religiosa che spezza per la prima volta il corpus christianum medievale.
Gli studiosi italiani — che con profitto hanno seguito la revisione delle tesi
tradizionali su M. Lutero — non sem
brano avere molto interesse per una
revisione del giudizio su Jan Hus. La
stessa contestazione cattolico-romana
emersa negli ultimi anni, proprio in
Hus e nella rivoluzione hussita può riconoscere non pochi elementi d’una attualità precisa; nella testimonianza di
quel passato vi sono una provocazione
e una lezione che non si possono accantonare alla leggera.
Amedeo Molnar, storico e teologo cecoslovacco di madre valdese, mostra
come possiamo capire uomini e fatti
« religiosi » solo se li osserviamo nel
loro contesto naturale che non è teologico in astratto, ma contessuto di realtà sociali e politiche.
Una biografia che rompe un lungo
silenzio e reimmette negli interessi della cultura religioso-politica italiana un
uomo ed un momento altamente significativi per la cristianità occidentale.
L’autore: Amedeo Molnar, nato nel
1923 a Praga, è rettore e docente di storia del cristianesimo alla Facoltà Comenius di Praga e incaricato presso la
Facoltà valdese di teologia in Roma. È
dottore honoris causa della Facoltà teologica di Parigi. Ha al suo attivo una
sessantina di pubblicazioni sull’argomento. L’Accademia delle scienze di
Praga gli ha affidato la direzione della
nuova edizione dell’Opera omnia di Jan
Hus.
{Inf. Claudiana)
problema oggi. Sola fide, infine. La Riforma ha riscoperto il valore della fede, ma oggi essa è la realtà più enigmatica del contenuto evangelico. Più
che del « sola fide », oggi si comprenderebbe una predicazione del « sola
spe » o del « solo amore »: delle tre
cose che durano la speranza e l’amore
sono oggi assai più comprensibili per
assorbire anche la realtà della fede.
L’identità protestante non può essere delineata compiutamente; si possono solo fare alcune osservazioni per
introdurre ed inquadrare il tema.
1) Il protestantesimo è porre, alla
chiesa di Roma, ma anche a se stesso
e ad ogni realtà umana, l’esigenza del\'alternativa evangelica. Non è il protestantesimo che è l’alternativa, ma
revangelo.
2) Per conseguenza noi non cerchiamo in noi stessi la nostra identità, e nemmeno nei riformatori, ma
con i riformatori nefi’evangelo, tenendo per buoni i « principi del protestantesimo » formulati da Paul Tillich, in cui primeggia il « soli Dea gloria »: Dio al di sopra di tutte le cose!
Né la Chiesa, come per il cattolicesimo, né l’uomo, come per l’umanesimo
laico, possono ambire all’onore ed alla
autonomia che spettano a Dio soltanto.
3) Questa radicale inferiorità dell’uomo fa sì che l’essenza del protjstantesimo non sia la protesta, ma la
conversione. La protesta è il farsi valere dell’uomo; la conversione è Dio
che si fa valere sull’uorao, quindi il
protestantesimo è essenzialmente un
movimento: il movimento della con
versione. Problemi essenziali di que
sto movimento sono oggi il misurarsi
con la dimensione collettiva dell’esistenza rivedendo una certa propensione protestante all’individualismo; il
prestare attenzione alla situazione proletaria, compiendo la saldatura tra riforma della chiesa e rivoluzione della
società, che era implicita nella svolta
del XVI secolo ma che poi si è verificata molto raramente; il riformulare
il messaggio cristiano in espressioni
vive abbandonando quelle logorate
dal tempo; raffrontare la questione
ecumenica e quella sociale nel loro peso reale senza assorbirle Luna nell’altra credendo di risolvere tutto o con
l’ecumenismo o con l’impegno sociale.
Fin qui Paolo Ricca nel suo opuscolo quanto mai denso di pensiero e di
sostanza. A lettura ultimata ci si rende conto che lidentità protestante non
è per l’autore quello che i protestanti
sono o fanno, ma quello che credono,
quello che costituisce la loro fede. Non
quello che fanno, ma quello che il Signore fa di loro. Questa posizione di
base è irrinunciabile, ma, a lettura ultimata resta aperto il problema del
rapporto fra l’identità dichiarata del
protestantesimo e quella percepita dagli altri. C’è una comunanza di attuazione tra la chiesa e il suo Signore nel
fatto che la gente percepisce un’identità diversa da quella dichiarata; « Chi
dice la gente che sia il Figliuol dell’uomo? ». Il guaio fondamentale sta
nel fatto che, trattandosi del Signore,
la risposta della gente era sbagliata;
non era né Giovanni Battista, né Elia,
né Geremia, né uno dei profeti redivivo, ma il Cristo, il Figliuolo dell’Iddio vivente (Mt. 16: 13-16). Nel caso
della chiesa il rischio è che la gente
dica giusto. Se prendiamo la chiesa,
cattolica ancora ultimamente ci è stato ripetuto che la sua identità dichiarata consiste nel suo essere un canale soprannaturale della grazia di Dio,
dotato di infallibilità al centro come
alla periferia, ma noi stessi, come cristiani di un’altra chiesa, percepiamo
queste dichiarazioni come l’espressione di un’identità centrata sul potere
della curia romana, quindi profondamente antievangelica ed anticristiana.
Del protestantesimo, che cosa dice
la gente che sia? Il lacchè del capitalismo, oggi ancora; oppure un residuo
di mentalità medioevale e superstiziosa; oppure, veramente, il movimento
della conversione? Far percepire dagli
altri l’identità dichiarata è uno dei
compiti fondamentali della missione
protestante oggi.
M. C. Tron
5
27 ¡aglio 1973 — N. 29-30
Notiziario Evangelico Italiano
pag.
AGAPE - CAMPO ECUMENICO
Gesù, nostro contemporaneo
Etienne Trocmé, in una rassegna
delle pubblicazioni uscite recentemente sugli Evangeli, osserva scherzosamente che oggi Gesù « si vende bene », per dire del fenomeno che si riscontra a vari livelli, di un crescente
interesse per la figura di Gesù. Il tema del Campo ecumenico di Agape di
quest'anno è stato scelto tenendo conto di questo fenomeno: Gesù di Nazaret, nella sua e nella nostra storia,
significa appunto mettere a confronto
le testimonianze del Nuovo Testamento e le moderne immagini di Gesù.
Michel Bouttier, che è professore di
Nuovo Testamento a Montpellier, ha
comunque ben messo in rilievo che
le testimonianze degli Evangeli sono
lontane dal fornirci una visione unica
e completa della vita di Gesù. Per
esempio, per quanto riguarda il rapporto di Gesù con gli Zelati, le informazioni che ci danno gli Evangeli sono estremamente scarse. Forse ha ragione il Trocmé quando afferma che
bisogna limitarsi a registrare quale è
stata l’impressione fatta da Gesù sui
testimoni della sua vita. In realtà, come ha sottolineato Mario Cuminetti
nella sua relazione, non ci troviamo
mai davanti a Gesù come è stato realmente, ma ci troviamo sempre e in
oani caso davanti a interpretazioni
che della sua persona hanno dato credenti e comunità. Georges Casalis, che
ha insistito con vigore sulla necessità
che le chiese prendano coscienza della situazione attuale e si distacchino
dai poteri che esercitano lo sfruttamento sul piano locale e mondiale, ha
cTermato che se pensiamo di trovare Gesù attraverso una ricerca di tipo archeologico, ci troveremo di fronte a un cadavere, mentre Gesù è vi.ente, e ci viene incontro nelle situazioni di oggi. La ricerca biblica è dunque inutile? Per Bouttier sono indipensabili le due cose: da un lato, la
ricerca biblica può gettar luce su quella che è stata l’effettiva posizione di
Gesù e limitare la possibilità di interpretazioni arbitrarie della sua perso■la, dall’altro lato, è necessaria una decisione personale che è possibile soltanto nell’ambito dei problemi attuali.
Cuminetti ha precisato che questa decisione è la « sequela » di Gesù: Gesù
agisce su di noi e trasforma la nostra
realtà, però egli agisce in modo tale
che lo possiamo comprendere soltanto all’interno del nostro impegno; d’altra parte il contesto storico può diventare così esclusivo, da impedirci
di cogliere 1’« offerta di realtà » che è
in Gesù; e questo può avvenire sia in
un contesto non religioso, sia in un
contesto ecclesiastico, per esempio
quando la Chiesa si identifica con il
Regno di Dio e riferisce tutto a se
stessa.
La ricerca del campo ha comunque
dimostrato che non solo è errato opporre Nuovo Testamento e immagini
contemporanee di Gesù, ma che le im.nagini contemporanee sono il contesto in cui può avvenire un reale incontro con Gesù e un reale impegno
al suo seguito. Si comprende così perché si può parlare di « Gesù nero » o
di « Gesù socialista », espressione,
quest’ultima, di cui Arnaldo Mesti ha
dimostrato il carattere di proposta alternativa alta chiesa ufficiale, attraverso una serie di impressionanti citazioni da scritti e canti anarchici e
socialisti italiani del periodo tra il
1880 e il 1925.
In questo senso le serate informative sulla Comunità di Oregina (Agostino Zerbinati), sulla Comunità di
Conversano (Poppino Coscione), sulla
situazione nella Repubblica Dominicana (Efraim Sanchez Soriano) e nel resto dell’America Latina (Georges Casalis), facevano parte integrante del
tema del campo, presentando esperienze e situazioni in cui il riferimento a Gesù pone i credenti in un rapporto critico con il sistema dominante.
I partecipanti al campo non erano
numerosi, ma la varietà dei luoghi di
provenienza (Norvegia, Danimarca,
Germania occidentale. Svizzera, Francia, Portogallo, Italia; anche la partecipazione italiana era ben distribuita: Piemonte, Liguria, Lombardia, Veneto, Toscana, Lazio, Puglie, Basilicata) ha reso il confronto estremamente
stimolante. L’incontro si è svolto dal
12 al 21 luglio.
b.
Conferenza di Georges Casalis
a Pinerolo
La predicazione
neiia città
Georges Casalis, nell’ambito delle attività del Campo Ecumenico di Agape, ha tenuto una conferenza nel cinema Roma a Pinerolo la sera del 19
luglio u. s. sul tema: la predicazione
nella città. Casalis ha detto che non si
giustifica la nostalgia dei cristiani per
la campagna: la predicazione cristiana è cominciata nelle città e presuppone un’accettazione della città, non
per conquistarla, ma per costituirvi
delle comunità critiche. La predicazione cristiana nella città è credibile,
quando si oppone alle caratteristiche
dominanti delle città di oggi, cioè alla concentrazione dei poteri, alla concentrazione della ricchezza, alle discriminazioni che fanno sì che nelle città
si manifestino le maggiori contraddizioni del nostro tempo. Le chiese devono saper proporre delle alternative
alle tendenze dello sviluppo che minacciano di rendere le città inabitabili
e di compromettere la stessa esistenza dell’umanità. Quando le Chiese sanno proporre delle alternative, gli uomini ascoltano e i poteri tremano; un
esempio è costituito dal documento
« Chiesa e poteri ». Casalis ha concluso ricordando la necessità di un’analisi approfondita delle situazioni per
dare concretezza alla predicazione.
b.
il Campo Cadetti, ad Agape,
ha studiato la protesta di Vaido
e lo sviluppo della storia valdese
Frali, 11 luglio 1973
Anche quest’anno si è tenuto ad
Agape, dal 24 giugno all’ll luglio, il
campo cadetti estivo a cui hanno partecipato con entusiasmo e serietà d’impegno una cinquantina di giovani.
Argomento di studio sono stati la
protesta di Valdo e lo sviluppo della
storia Valdese fino ai giorni nostri.
I vari periodi storici sono stati presentati da Zizzi Platone (eresia dei Catari), Giorgio Tourn (Valdismo medioevale), Bruno Rostagno (i Valdesi in
rapporto alla Riforma e alla Controriforma), Bruno Bellion (il fenomeno
del Risveglio), Franco Davite (la resistenza nelle Valli Valdesi). Ha concluso il ciclo delle relazioni introduttive
il pastore Giorgio Bouchard, tratteggiando una panoramica generale della storia valdese. Ogni relazione è stata seguita da domande e discussioni.
II programma è stalo integrato da
una visita a Torre Pellice, Angrogna,
Chiesa della Tana, Chanforan, Balziglia.
Circa la visita al museo di Torre
Pellice, i cadetti sono stati particolarmente interessati alla pai'te che riguarda il Medio Evo, e si augurano
che nel prossimo anno anche le altre
parti siano valorizzate secondo lo stesso criterio e con lo stesso vigore.
Ha suscitato vivo interesse anche la
visita al museo di Prali, in cui sono
stati raccolti numerosi documenti relativi alla storia e al costume valdese
grazie alla tenace ed intelligente opera del pastore Davite.
Un’assemblea tenutasi all’inizio del
campo ha deciso di costituire una cassa comune per le spese voluttuarie,
secondo quello spirito comunitario
che è alla base del campo stesso.
L’iniziativa di istituire una cassa comune era già stata realizzata dai gruppi di Milano e di Roma, che sono stati
in grado di offrire una borsa campo.
Altre tre sono state messe a disposizione dal centro di Agape. A questo
proposito pensiamo che sarebbe bene
che anche le comunità contribuissero
finanziariamente per consentire la
partecipazione dei loro cadetti ai
campi.
Questo campo è stato caratterizzato
da un notevole approfondimento dei
temi proposti mediante lo studio dei
documenti e la consultazione di vari
testi. La ricerca si è potuta avviare in
modo spedito ed omogeneo grazie certamente alla continuità di lavoro e di
incontro che la maggior parte dei campisti ha avuto durante l’inverno, con
il contributo determinante e l’attento
coordinamento di Zizzi Platone.
La vastità e la complessità dell’argomento di studio e la necessità di
una riflessione sull’identità del gruppo
saranno occasione di prossimi incontri.
per il gruppo cadetti
Èva Bertin - Claudine Jalla
FEDERAZIONE DELLE CHIESE
EVANGELICHE IN ITALIA
Offerte in favore dell’opera di soccorso e ricostruzione in Indocina (2° elenco):
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30.000; Chiesa Valdese di Trieste 12.085;
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20.000; Diaspora Valdese Lucchese 23.000:
Chiesa Battista di Reggio Calabria 15.000:
Chiesa Battista di Firenze 150.000; Chiesa
Valdese di Palermo 40.000; Centro Comunitario Evangelico di Taranto 5.000; Chiesa Valdese di Via IV Novembre. Roma 50.000:
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« PAROLE DI VITA »,
DELLA CHIESA MENNONITA
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Dio », dodici lezioni facili e complete;
propone il vostro disco per l’estate:
quattro inni interpretati da Paolo, il
chitarrista di « Parole di vita »;
pubblica un opuscolo di W. Howard:
« Non è un capitalismo, non è comunismo, è Amore »; la semplice storia
di un credente (L. 200).
Ricordiamo che « Parole di vita » ha
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di L. 850 ciascuno. Per ordinazioni e
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Il Past. Milazzo vi rivolge un messaggio biblico e una parola amica per
aiutarvi a conoscere Cristo e a proseguire a conoscerlo ancora:
Da Trans World Radio (Montecarlo)
martedì alle ore 13,20 (onde corte
m. 49); sabato alle ore 22,15 (onde medie m. 205): Canti di gioia e messaggi di fede.
L'EDITRICE LANTERNA
(P.za Alimonda 3/2, 16129 Genova)
annuncia l’uscita dell’opera di Fausto Salvoni: «Dal Cristianesimo al
Cattolicesimo », un libro che studia i
documenti ufficiali della dottrina cattolica e lo sviluppo storico-teologico
del cattolicesimo dalla gestazione fino
alla sua fioritura più rigogliosa.
L’Ed. Lanterna offre anche la novità teatrale dal titolo « E tu che ne fai
di tuo fratello? », col testo integrale
dello spettacolo c ampia raccolta di
note e documentazione suH’emarginazione degli handicappati in Italia. Il
libro è a cura del « Gruppo teatroquartiere di Qregina ». Il lavoro è stato presentato al « Duse » Teatro stabile di Genova e sarà replicato in altre città italiane.
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ci ricorda che l’estate, con il suo
movimento turistico, gli spostamenti
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testimonianza da non trascurare perché il ministerio di far conoscere le
Scritture appartiene a ogni credente.
Si può avere la Bibbia a domicilio
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LA VOCE DELLA SPERANZA,
offre gratuitamen ; c un corso biblico
per corrispondenza dal titolo « Quando Gesù tornerà ».
A TORINO
ATTIVITÀ DI GIOVANISSIMI
Un gruppo di venti ragazzi della
scuola domenicale metodista di Bologna ha passato l’ultima settimana di
giugno ad Angrogna (Casa Pons), con
il Past. Benecchi e i monitori. Oltre
alle gite e ai giochi, questi ragazzi si
sono creati dei centri d’interesse riguardanti le cose del paese: natura,
folklore, occupazioni degli abitanti.
Muniti di registratore hanno intervistato gli artigiani del legno interrogandoli sulla tradizione e gli aspetti
attuali del loro lavoro. Hanno scritto
le loro relazioni su un ciclostilato a
loro uso: ci auguriamo di leggerle su
« L’Amico dei fanciulli ».
I BAMBINI DELLA CHIESA DI CRISTO
DI MILANO
ciclostilano un giornaletto mensile
intitolato « Lavoriamo insieme ». Questo giornaletto vuole crescere, farsi
più bello e completo e si appella alla
collaborazione di tutti. Il fumetto di
un pastore con un agnello sulle spalle dice: « Per fortuna l’ho trovato sano e salvo, solo un po’ ferito »; sotto,
il commento dell’autrice di dieci anni
dice: « Signore, perché nessuna pecorella si allontani da Te preghiamo ».
Inda Ade
A TORRE PELLICE IL 23 E IL 24 AGOSTO, DUE GIORNATE
DI STUDIO E DIBATTITO ORGANIZZATE DALLA EGEI
Protestanti italiani e dissenso cattoiico
Su questo tema la Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia, tramite
il suo Servizio Studi, organizza a Torre Pellice il 23 e 24 agosto 1973 due giornate di studio e dibattito.
Relatori: Giorgio Girardet, Paolo Ricca, Filippo Gentiioni, Alfredo Sonelli.
Dirige il convegno: Aldo Comba.
Tra il protestantesimo italiano e i gruppi cattolici comunemente detti del
« dissenso » esistono ormai da qualche tempo diverse forme d’incontro, di collaborazione, di dibattito; esistono affinità e differenze. Scopo dell’incontro vuol
essere essenzialmente quello di mettere in chiaro — dopo le necessarie precisazioni introduttive — quali sono gli interrogativi critici che protestantesimo e
«dissenso» si rivolgono reciprocamente sui diversi piani (teologico, ecclesiologico e di impegno pratico) della vita cristiana.
Località: Torre Pellice (Torino). I lavori avranno luogo neH’aula sinodale.
Data: 23-24 agosto. Inizio dei lavori il 23 alle 9,30.
Alloggio: è possibile alloggiare presso la Foresteria Valdese (pensione completa L. 2800 giornaliere; pernottamento e prima colazione L. 1300; un pasto
L. 800). È indispensabile prenotare presso il pastore Achille Deodato, via dei
Mille 1, 10064 Pinerolo (To.); tei. (0121)22.009,
Iscrizioni: i partecipanti sono pregati di iscriversi presso il Servizio Studi
della Federazione, via Firenze 38, 00184 Roma. Sarà richiesto un contributo volontario per le spese di organizzazione. L’iscrizione è indijrendente dalla prenotazione dell’alloggio.
libri
Fine
dell’era protestante?
(segue da pag. 4)
alla “Casa da Fernex”
La « Casa De Fernex » si rivolge agli
operai e agli studenti dai 18 ai 28 anni,
che per ragioni di lavoro e di studio
devono risiedere più o meno temporaneamente a Torino. La Casa è strutturata in modo da venire incontro alle
esigenze economiche di coloro che nori
sono in grado di concedersi il lusso di
camere ammobiliate o altra sistemazione più dispendiosa.
A tale scopo è auspicabile che la vita
della casa sia basata non su una semplice convivenza di tipo pensionistico,
ma su uno spirito di collaborazione per
il miglior andamento della casa, sia sul
piano materiale che organizzativo, sì
da permettere alla Direzione il mantenimento di una retta mensile particolarmente favorevole.
Accanto alla conduzione strettamente
economico-organizzativa, è intendimento del Consiglio direttivo di favorire,
fra i residenti, un interesse comune per
i problemi che non siano strettamente
centrati e attinenti all’andamento della
casa stessa, ma siano invece riferibili
al lavoro di ciascuno, ai contrasti sociali, alla vita politica e religiosa della
città. L’incontro di idee, di posizioni
politiche, di fedi religiose, lo scambio
di esperienze di lavoro, di testimonianze politiche o religiose, anche se incontro saltuario e forzatamente limitato
della giornata di lavoro, dovrebbe aiutare a superare il senso di isolamento
che potrebbe derivare a ciascuno dei
residenti qualora la casa avesse una
conduzione di tipo strettamente pensionistico.Lontano dalla famiglia, con un
lavoro per lo più alienante quando non
addirittura deprimente, un senso comunitario può nascere sulla base di prospettive e di attività che abbiano in comune una stessa linea religiosa e politica. Tutto questo non vuol essere però l’offerta di uno svago o di un interesse semplicemente dopolavoristico.
Il fatto che del Consiglio direttivo
facciano parte tre membri eletti tra i
residenti stessi vuole dare un significato ed una garanzia alla possibilità che
queste linee di azione non rimangano
vuote di significato e utopistiche.
E il fatto che la casa sia un’opera
della Chiesa evangelica valdese di Torino presuppone che la possibilità di
una testimonianza evangelica entro e
fuori la casa sarà particolarmente seguita.
Il Comitato direttivo
posto romano di una struttura sacra
della realtà ecclesiastica, eppure se ne
distingue con energia.
FINE DELL'ERA
PROTESTANTE?
Il IV cap.. Fine dell'era protestante?,
è quello che dà il titolo al libro, risale al 1937 e risente dell’impeto hitleriano sulla Germania e sull’Europa; le
sue tesi hanno avuto una sorprendente udienza nel Sinodo Valdese 1972, influenzando decisioni pratiche di un
certo peso. « Il protestantesimo, fra
tutte le religioni e confessioni occidentali, affronta oggi la lotta più difficile
nell’attuale situazione mondiale. È nato con l’epoca che oggi volge al termine, o che comunque sta subendo
fondamentali mutamenti di strutture;
perciò non si può fare a meno di chiederci se possa affrontare la situazione
presente in modo tale da poter sopravvivere al periodo storico attuale »
(p. 251). Il protestantesimo, nel giudizio del Tillich, è « una religione altamente intellettualizzata. La toga del
pastore di oggi è la toga del professore del Medioevo... Il pastore è un
predicatore, non un sacerdote; e i sermoni vogliono innanzitutto fare appello all’intelletto dell’uomo ». L’educazione protestante ha formato una
élite di uomini capaci di « sopportare
la tremenda responsabilità di dover
decidere » da soli « se una dottrina è
vera oppure no, se un profeta è vero
o falso, se una forza è demoniaca o
divina ». Ma fallisce « sul piano delle
masse » (p. 255-257). Qra l’epoca odierna è « un periodo di disintegrazione e
di collettivismo di massa » (p. 252).
« Forze non-protestanti predominano
oggi [1937!] nel gigantesco sforzo verso la reintegrazione di massa che si
sta attuando nei tre sistemi di autorità centralizzata, cioè comunismo, fascismo e cattolicesimo romano » (p.
257).
PERENNE E NECESSARIA LA
PROTESTA PROFETICA PROTESTANTE,
AMBIGUITÀ E IMPOTENZA
DEI SIMBOLI
Tillich rivaluta il valore perenne e
necessario oggi più che « in qualunque
altro tempo dall’epoca della Riforma »
della protesta profetica protestante
« contro ogni potere che richiede per
sé un carattere divino, sia esso chiesa
o stato, capo o partito » (p. 259) e fa
appello, in termini non del tutto chiari, alla costituzione di gruppi viventi
che ne esprimano e ne diffondano la
esigenza. Ma quanto a indicazioni concrete per un approccio col mondo è
estremamente debole quando osserva
che « le masse disintegrate hanno bisogno di simboli che siano immediatamente comprensibili senza la mediazione dell’intelletto » (p. 256) e quindi
suggerisce che il protestantesimo dovrebbe giungere ad « una nuova com
prensione dei simboli » (p. 258). Abbiamo sotto gli occhi da secoli una istituzione ecclesiastica estremamente ricca di simbolismi: ma si può sostene
re seriamente che questi simbolismi
siano produttori di spirito cristiano
senza l’istruzione continua della Parola evangelica? Il segno della croce
ha una validità trasformatrice quando non si sappia molto della metanoia
richiesta dall’Evangelo di Cristo? Togliere o mettere la toga, imporre o
non imporre le mani, crea l’evangelicità e l’autorità della predicazione, la
coscienza della testimonianza e> della
missione? I simboli non rischiano di
essere i surrogati dell’assenza dell’essenziale, un compenso illusivo per evitare di guardare in faccia la realtà?
L’avvento di un’epoca di massa esime
dal tenace e paziente lavorìo evangelico teso a produrre il rivolgimento
radicale della mente (il « rinnovamento » della mente: Rom. 12/2, l’assunzione della « mente di Cristo »: I Cor.
2/161), senza il quale nessuna effettiva comprensione dell’Evangelo e quindi nessuna reale trasformazione etica
sono possibili? Le moderne complicazioni morbose del subconscio, cui Tillich allude e che sarebbero particolarmente frequenti nelle zone di educazione protestante, autorizzano a evitare la ricerca della chiara e responsabile atmosfera del conscio? La fede
è una decisione individuale e una confessione comunitaria, non può mai essere un dato collettivo. Il connubio
protestante-umanistico o piuttosto protestante-illuministico che ha prodotto
l’ideale borghese della personalità,
può senz’altro avere dato luogo a una
dimensione degenerata di egoismo dimentico del rapporto col prossimo,
ma questo dato di fatto esclude o piuttosto esige la riscoperta della pienezza di dimensioni dell’uomo nuovo, nell’armonia dei suoi riferimenti verticali e orizzontali, di cui sapeva il messaggio proto-cristiano e che nessun rivolgimento di strutture né tanto meno nessun simbolismo para-razionale
può creare? Tillich è più convincente
quando, invece che di simboli, pària
della necessità di una nuova interpretazione dell’amore, come principio su
cui poggiare tutta l’etica sociale (p. 21
s., 185 s.).
Nel capitolo conclusivo del libro.
Marxismo e socialismo cristiano, Tillich tenta un apprezzamento teologico e una Critica teologica del marxismo, esaltando anche qui il valore
del socialismo religioso, il quale, « nello spirito del profetismo e con i metodi del marxismo, è in grado di comprendere e di trascendere il mondo di
oggi» (p. 271). Nella prefazione egli
aveva spiegato che il movimento del
socialismo religioso tedesco, di cui, come abbiamo accennato, è stato uno
dei fondatori, ha significato per lui
« la rottura definitiva con l’idealismo
filosofico e il trascendentalismo teologico » (p. 15) e gli ha reso possibile
quella interpretazione religiosa della
storia di cui il volume qui presentato,
nella sua efficacia disuguale di convinzione, è una delle espressioni più eloquenti e nello stesso tempo più vulnerabili per il continuo sincretismo di
motivi inconciliabili. V. Subilia
(da "Protestantesimo", 2/1973; i sottotitoli sono nostri, n.d.r.).
6
pag. 6
CRONACA DELLE VALLI
N. 29-30 — 27 luglio 1973
UN’ESPERIENZA IN ATTO NELLA VAL GERMANASCA PRIMO DISTRETTO
Verso un pastorato a tempo parziale? XV AGOSTO
Gioie e difficoltà di un ministero in tutte le sue forme, vecchie e nuove.
Grazie allo sciopero delle poste il
n. 17-18 dell'« Eco-Luce » ha impiegato
ben due mesi per venire da Torre Pellice a Ferrerò, con una velocità media di m. 666 al giorno, circa, cioè m.
27,5 all’ora. Record di lentezza difficilmente superabile. Quella della Chiesa Valdese neH’affrontare i problemi
di fondo del nostro tempo, in confronto, è di natura supersonica. Così
solo in questi giorni ho avuto modo
di leggere con calma l’articolo del
prof. Bruno Corsani che porta questo
stesso titolo. Vorrei continuare e riprendere la sua riflessione, sulla base
delTesperienza di pastorato a tempo
parziale che si conduce in Val Germanasca ormai da tre anni, forse un po’
in sordina nel complesso della chiesa,
anche perché non ci sembrava opportuno trarre conclusioni affrettate.
Come è noto. Io spopolamento delle
alte Valli è un fenomeno galoppante
e ha colpito in particolare la Val Germanasca, ad eccezione di Frali, in misura tale da ridurre il numero dei
rnembri di chiesa in modo da rendere
difficilmente giustificabile, da un punto di vista statistico, la presenza di
tre pastori: imo a Massello, uno a
Ferrerò e uno a Rodoretto. La soluzione a cui è approdato un accordo
tra la Tavola ed i Concistori, nel 1970,
è stata quella di due pastori, di cui
uno a metà tempo, poi trasferito nel
1971, più un laico con compiti pastorali. La situazione attuale è quindi
quella di un pastore a pieno tempo
per le tre comunità, più un laico con
compiti pastorali. Lo spopolamento
ha ridotto il numero delle persone, ma
assai meno quello della attività. Le
riunioni quartierali continuano, anche
se il quartiere conta solo più pochi
abitanti; i culti sono quattro ogni domenica (Rodoretto o Fontane; Massello; Ferrerò; Maniglia). Molte persone anziane non possono più frequentare facilmente le attività generali e
necessiterebbero, quindi, di un’intensificazione delle visite a domicilio. I
corsi di catechismo continuano nelle
tre comunità, triplicando, quindi, il
lavoro che avviene in questo settore
in comunità anche grandi.
In un quadro di questo genere si
intuisce facilmente come anche il
mantenimento del lavoro pastorale
tradizionale assorba energie consistenti, anche senza voler tentare vie nuove ed inesplorate.
1. IL «TEAM» PASTORALE
In questo quadro si è realizzato, sia
pure con due sole unità, quello che
Corsani chiama « team » pastorale. È
necessario dire che la vita stessa delle comunità, al di là degli sforzi dei
due componenti il « team », ha evitato la gerarchizzazione dei compiti. I
turni di predicazione, in particolare,
hanno seguito un calendario elle non
ha privilegiato il pastore a pieno tempo, ma ha visto il «laico » impegnato,
quando era il caso, anche nella comunità di Ferrerò in occasione di quelle
festività che vedono una maggiore affluenza ai culti. Ugualmente gli atti
liturgici sono stati presieduti alternativamente dall’uno o dall’altro, a seconda della disponibilità di tempo o
della preferenza di chi li richiedeva.
Questi sono aspetti esteriori che, tuttavia, è forse bene tener presenti per
analoghi esperimenti che si dovranno
per forza compiere in futuro.
2. PREPARAZIONE TEOLOGICA
Il punto più difficile da risolvere è
certamente questo. Scartata, giustamente, come vuole Corsani, una preparazione teologica dimezzata, non mi
sembra neanche che l’idea di una preparazione completa sia attuabile. Che
cosa significa « preparazione completa »? Il pastore a metà tempo non potrà certo diventare, come non lo sono
gli altri, un’enciclopedia teologica ambulante. D’altra parte l’impostazione
attuale degli studi teologici è in crisi
anche per quanto riguarda la preparazione del pastorato tradizionale e non
si vede ancora bene come ne uscirà.
L'esperienza di questi tre anni può
già dare alcune indicazioni.
1. Innanzitutto, a livello soggettivo, il laico impegnato nel lavoro pastorale ha certamente sentito assai
spesso la mancanza di certi strumenti di lavoro come la conoscenza del
greco e dell’ebraico che sono un valido aiuto per la comprensione del testo biblico. Oppnire l’insufficienza delle letture teologiche ha a volte causato una certa povertà di idee che era
difficile rimediare nel breve tempo a
disposizione. Tuttavia non credo che
vada trascurato il fatto che, almeno
stando alle impressioni, la mancanza
di preparazione avvertita dalle comunità non è stata tanto quella di carattere contenutistico, quanto quella della capacità di esporre in linguaggio
vivo e popolare gli stessi elementi teologici assimilati dal pastore “laico".
Su questo piano non si è avuta nessuna differenza tra il laico e il pastore con licenza teologica. Entrambi —
e probabilmente molti altri — siamo
in grande difficoltà quando si tratta
di parlare con la gente, se vogliamo
dire delle cose significative e non solo parlare del tempo.
2. In questo senso i rapporti instaurati nelle attività secolari non devono essere visti come necessariamente extra-teologici. La preparazione teologica include la capacità di dialogare
col mondo del lavoro. Non è senza significato la verifica fatta in occasione
di incontri sindacali, in cui colleghi
certo più esperti tecnicamente in materia sindacale appunto, hanno richiesto l’intervento del 'sottoscritto perché capace di usare un linguaggio più
vicino a quello degli operai. La preparazione al ministero della parola
deve quindi includere la capacità di
parlare con la gente e di interpellarla.
È estremamente difficile intavolare un
discorso autentico con l’uomo della
strada e il saperlo fare non è solo un
fatto di vocazione, come in fondo comunemente si crede, ma anche di preparazione, che va curata al pari della
esegesi o dell’introduzione biblica.
3. Fiù che di una preparazione
« completa », parlerei, dunque, piuttosto, di preparazione « organica », intendendo con questo aggettivo, non
solo la capacità di non dire eresie e
di predicare l’Evangelo nella sua integrità, ma anche di farlo in modo
tale che la gente capisca e che la parola si traduca in azione comunitaria.
Se la teologia non ha la sua verifica
nella pratica, non è di buon livello
scientifico, diventa pura speculazione,
parola disincarnata, cioè l’opposto
della parola di Cristo che si è fatta
carne. Freparazione organica vuol dire non solo saper cosa dire, ma saper
cosa fare insieme ad una comunità.
Su questo punto il lavoro è molto e
non riguarda solo i pastori a tempo
parziale ma tutta quanta la chiesa.
4. Indispensabile per una simile
preparazione organica, oltre allo studio individuale a tavolino, è anche rincontro coi colleghi impegnati nell’attività pastorale, per la preparazione in
comune della predicazione e lo scambio di esperienze. NeH’esperimento
della Val Germanasca questo è stato
fondamentale ed ha permesso anche
l’acquisizione di un metodo di lavoro
più scientifico e la capacità di consultare con maggior profitto gli strumenti essenziali come i commentari
ed il testo originario del Nuovo Testamento.
3. PREVISIONI E PROGRAMMI
I luoghi di elézione per una preparazione di questo tipo sono dunque
le Valli e le grandi città dove in questi anni abbiamo una concentrazione
rilevante di forze pastorali. La loro riduzione assai prossima impone di non
lasciarsi abbagliare dal sentimentalismo. La Conferenza del I Distretto
ha chiesto al Sinodo di approvare la
partecipazione ad entrambe le assemblee dei membri di comunità con incarico pastorale allo stesso titolo degli attuali pastori ed anziani evangelisti. La richiesta può « passare » magari anche con una buona maggioranza, ma il problema più urgente non è
quello della definizione giuridica del
nuovo ministero, ma quello del reperimento di un numero consistente di
persone disposte e chiamate ad esercitarlo. Ormai è tardi per poter programrnare per tutti una preparazione
teologica di livello universitario alla
Facoltà. Nei prossimi cinque anni dovrebbero entrare nel ministero almeno dieci o quindici pastori a tempo
parziale, per equilibrare la differenza
tra le emeritazioni e le nuove consacrazioni. Altrimenti le forze pastorali
nella nostra chiesa si riducono. Trovare questi elementi è assai più difficile, che approvare la loro partecipazione al Sinodo. Frepararli è urgente
e dobbiamo, almeno provvisoriamence, rassegnarci ad una preparazione
affrettata, perché non l’abbiamo programmata in tempo.
Claudio Tron
La festa del XV Agosto avrà luogo quest'anno nel territorio della comunità di San Giovanni in una bellissima località collinare detta « Ciabot 'd le
Masche » sotto i castagni. Il percorso a senso unico sarà indicato da apposita
segnaletica partendo dai Bellonatti, dalla zona del Tempio, via Saret con uscita presso la strada dell’Uliveto. Per chi intenda andare a piedi si può lasciare
I automobile sul piazzale del tempio e raggiungere la località per la bella
strada ombreggiata nei boschi, circa Vi ora di cammino. Per chi intenda raggiungere la località in macchina si prega tenere presente che le condizioni
della strada non permettono transito a vetture di larghezza superiore alla
FIAT 124. a
Sul posto sarà allestito un ricco buffet con bevande, cibi caldi, pane di
produzione locale, torte, ricca lotteria e pesca. Tutti i proventi di queste attività saranno destinati al progetto dell'Asilo Valdese per persone anziane.
Il tema dell incontro nella mattinata è quest'anno l'impegno della comunità cristiana nel servizio diaconale. Si tratta di un problema che è al centro
del dibattito oggi e che il Sinodo affronterà. Vogliamo affrontarlo in un dibattito con il maggior numero di fratelli che possano dare il loro contributo e la
loro esperienza personale: pastori, laici impegnati, responsabili. Il program
ma
la
ore
ore
per
10
10,30
linea di massima in questo modo:
giornata è pertanto stabilito in
- culto
Dibattilo presieduto dal past. Giorgio Tourn a cui partecipano
Constantin, Luciano Deodato, Alberto Taccia, Dario
ore 15-17
suor Dina
Varese.
Messaggi e brevi interventi sul Centenario di Valdo, l'evangelizzazione, la chiesa valdese nel Sud America.
La Commissione Distrettuale
Luserna S. Giovanni
Vendita di beneficenza
L’annuale esposizione-vendita di lavori fenuninili organizzata dalla Società di Cucito « Le Printemps » avrà
luogo nella Sala Albarin (Casa Valdese), domenica 29 luglio, alle ore 15.
Il ricavato sarà devoluto a favore dei
costruendo Asilo per i Vecchi. Il pubblico vi è cordialmente invitato.
Offerte per ia costruzione
del nuovo Asilo dei Vecchi
Elenco dei doni ricevuti nel mese di
1973 per la nuova costruzione:
giugno
Dalla Val Germanasca
FRALI - Il Comune di Frali ha iniziato la lotta contro i rumori. Dato che
a Frali, come in tutte le altre località
di villeggiatura, nel periodo estivo si
moltiplicano i patiti della motocicletta, delle radioline e degli schiamazzi in
piazza, im’ordinanza del Sindaco prevede pene che nei casi jiiù gravi comportano anche tre mesi di reclusione e
multe fino a 120.000 lire.
Si spera che questo provvedimento
serva a moderare un po’ gli impulsi dei
fracassoni e a restituire al paese quella benefica calma che molti cittadini
desiderano trovare venendo in montagna.
hanno sopportato, senza brontolare
troppo, questo piccolo inconveniente.
Ai primi di ottobre sa,rà consegnato
il fresaneve che il Comune di Frali ha
acquistato con notevoli sacrifici e di
cui si è già discusso con abbondanza.
La spesa di acquisto si aggira sui 30
milioni e non è poco se si pensa che
questi mezzi meccanici hanno vita breve e richiedono anche molte spese di
manutenzione.
In attesa dei paravalanghe, che per
ora, non si fanno perché come al solito manca il denaro, gli abitanti di Frali avranno almeno sul posto un mezzo
sgombraneve e questo consente loro di
aspettare l’inverno con relativa tranquillità.
A Chiotti sono incominciati i lavori
di sistemazione del campo giochi. All’inizio dell’estate si era richiesta la
collaborazione degli abitanti facendo
circolare un foglio ciclostilato che spiegava il progetto e come si intendeva
realizzarlo. Molti hanno risposto all’appello offrendo ore di lavoro e anche contributi in denaro. Il problema
più grosso è rappresentato dal campo
di tennis il cui impianto è complicato
e costoso: tuttavia, se lo si potesse
realizzare, sarebbe probabilmente molto frequentato, soprattutto dai giovani
e questo permetterebbe di rifarsi in
po’ delle spese sostenute.
L. V.
iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiMiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimi
FRALI
Riunione per la ricerca
di documentazione
sulla Resistenza
Dal 26 al 28 luglio si terrà a Frali
una riunione per organizzare la ricerca della Documentazione della Resistenza in Europa che si trova negli
Gli alunni delle scuole elementari del
Comune hanno esposto a Ghigo, nella
sala valdese, disegni e testi liberi elaborati in comune in una mostra che è
rimasta aperta nei giorni 20, 21 e 22 luglio. I visitatori sono stati numerosi,
hanno commentato e criticato i disegni
e hanno anche dimostrato di apprezzare l’iniziativa che, per Frali, ha il pregio della novità.
La Fro Loco di Frali ha organizzato
un incontro con le famiglie degli alunni e i villeggianti, durante il quale i
bambini hanno ricevuto in regalo una
scatola di colori a titolo di incoraggiamento e le immancabili caramelle.
E seguita una discussione ispirata al
tema della mostra: « Lavoro e turismo
a Frali », interessante anche se limitata nel tempo a causa dell’ora tarda.
Visto il successo dell’iniziativa, sarà
forse possibile riprenderla l’anno prossimo, anche richiedendo la collaborazione delle altre scuole della Val Germanasca.
Stati Uniti. Questa ricerca è promossa dall’Istituto Universitario di Studi
Europei di Torino. Farteciperanno, oltre alle Segreterie italiana e americana, studiosi provenienti da Belgio,
Francia, Gran Bretagna, Italia, Jugoslavia e Stati Uniti.
Chiesa Valdese di Prarostiuo (colletta di Pasqua) L. 70.000; Chiesa Valdese di Forano
(id.) 4.000; Chiesa Valdese di Rimini (id.)
20.000; Chiesa Valdese di Pomaretto (id.)
50.000; Chiesa Valdese di Rio Marina (id.)
3.000; Chiesa Valdese di Pachino (id.) 10.450;
Unione delle Mamme di Prarostino 40.000;
il nipote e la figlia in mem. di Emilio Codino
(S. Secondo) 50.000; Malan Francesco 5.000;
Sig. De Beaux (Casa Diaconesse) 1.500; René
et Hélène Blanc-Bonnet in mem. di Viola Pastre (Losanna) 10.000; Jane Marie Stalle in
mem. del papà Wilhelm Stalle 10.000; Marguerite et André Blanc (Losanna) 3.500;
Cangioli Margherita in mem. del cugino Tanavel Paolo 10.000; N.N., un mattone per l’Asilo 20.000; Villa Jeannette (Ro) 5.000; Carlo
e Iolanda Varese (To) 5.000; Scuola Domenicale dei Coppieri (T.P.) 19.000; Caroline
Balma ved. Jallà (T.P.) 5.000; Bertalot Luigi
(T.P.) 1.000; Ezio De Petris (T.P.) 1.000;
Federico Valeri in mem. di Margherita Baimas 100.000; Fiorentino Tourn (Rorà) 1.000;
in mem. del dr. R. Meynet, la vedova e la
figlia 25.000; Coniugi Coisson (Rorà) 10.000;
Bertin Enrichetta 5.000; Amilda e Fernando
Revel in mem. di C. A. Balmas (S. Secondo)
20.000; Costantino Pietro e Mirella (2° vers.)
5.000; Chiesa Evangelica di Lingua Italiana
di Zurigo 55.865; Arnoul Amedeo (Angrogna) 5.000; N.N., dalla Casa delle Diaconesse 1.500; Rostagnol Giovanni e Matilde (3“
vers.) 10.000; De Beaux Caterina, Casa Diaconesse (3” vers.) 6.000; Hugon Lena e figlio
Guido 50.000; Un Sangianin da Torino 30
mila; Adelina Bounous ved. Mondon in mem.
del Marito 50.000; Pons Carlo e Zelia in mem.
della zia Pons Adele 20.000; Comunità Evangelica di lingua Italiana di Zurigo 45.000;
Long Eli in mem. della moglie (Pinerolo)
10.000; Ilda, Olga e Giorgina in mem. del cugino Emilio Alliaud (Pinerolo) 15.000; Angiolina De Agostini (Torino) 5.000; Suor Leonia, Casa Diaconesse 5.000 ;M. Luisa Gaeta in
mem. di Luisa Albarin 5.000; Bonino Guido
e Emma in occ. 25° anno di matrimonio 100
mila; Revel Giulio e Alice (2° vers.) 30.000;
Couples des Jardins della Paroisse de Morges
pour l’achat d’une tulle pour l’Asilo 104.940;
Valdo Bounous in mem. della figlioccia Martinat Edda 5.000; Reynaud Lea 1.000; Gaydon Bruno e Margherita (T.P.) 10.000; Meynet Mario e Albina 5.000; Long Eugenio e
famiglia in mem. di Elisa Revel ved. Bcnech 10.000; Unione Femminile di San Germano Chisone 100.000.
Errata corrige: La somma di L. 25.000 pubblicata nei doni del mese di maggio, quale
dono del Sig. Chauvie Giov. Davide, moglie e
figli in mem. del fratello Chiavia Federico,
deve essere cosi ripartita: Chauvie Davide
Giov. ecc. L. 5.000; Unione Femminile di Angrogna L. 20.000.
Ringraziamo molto vivamente e ricordiamo
che le offerte per il nuovo progetto dell’Asilo
Valdese di Luserna San Giovanni possono essere versate sul c.c. n. 2/16947 intestato: Asilo Valdese - Luserna San Giovanni (Torino;.
iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiMiiiiiiiiiiiimiiiiiniiiiiiiiini
Personaiia
Il signor Ettore Micol, maestro apprezzato della Scuola Elementare di
Massello, si è brillantemente laureato in Pedagogia presso la Facoltà di
Magistero dell’Università di Torino
con una tesi su Dietrich Bonhoeffei
Al neo-dottore i più vivi rallegramen
ti e l’augurio che possa presto mette
re a profitto nella scuola il nuovo titolo di studio appena conseguito.
I familiari di
Evelina Taiiento Jahier
deceduta in Roma il 7 luglio 1973,
la figlia Liateresa, il fratello Roberto,
i cognati Jahier-Parise e Taiiento,
cugini, nipoti ringraziano Pastori e
Comunità Evangeliche di Roma, delle
TT’r.Ti; __________ I r
Valli e altri amici per la fraterna dimostrazione di solidarietà nel duolo
e nella speranza cristiana.
A TORRE PELLICE
La XXIV Mostra d'Arte Contemporanea
RINGRAZIAMENTO
I familiari della compianta
Mary Musacchio
nata Pons
commossi per la dimostrazione di affetto tributata alla Cara Estinta, ringraziano tutti coloro che di presenza
o con scritti sono stati loro vicini nel
dolore. Un ringraziamento particolar
re al Pastore SonelU per le confortanti parole di fede cristiana.
Torre Pellice, 18 luglio 1973.
« Io vorrei piuttosto starmene sulla soglia della casa del mio Dio,
che abitare nelle tende degli
empi». (Salmo 84, vers. 10)
FERRERÒ - La strada di Grangette
ha ormai raggiunto i prati sotto il villaggio ed è percorribile lungo tutto il
tracciato.
La Provincia ha concesso la pala
meccanica per un periodo abbastanza
limitato, per cui rimane ancora un bel
po’ di lavoro da fare, soprattutto muri
di sostegno, perché la terra non frani al primo temporale. I partecipanti
al campo di lavoro che inirierà ai primi di agosto sono saliti a 23: 6 italiani
e 1 francese, e questa è indubbiamente
una nota molto positiva.
E stata anche rimessa a posto l’antenna televisiva, abbattuta nel corso
dei lavori, che permette alla zona di
Ferrerò di ricevere i programmi del
primo e del secondo canale. I perreresi
Richiesto di ragguagliare i lettori del nostro periodico sulla XXIV Mostra d’Arte di
Torre Pellice, in aHestimento, mi sembra doveroso accennare anzitutto alla natura di essa,
che è, come è sempre stala, essenzialmente
critica, non legata cioè agli interessi diretti
di una tendenza estetica. Rassegna critica, che
ha tenuto duro sulla qualità, mancando la
quale non era difficile scadere in un generico
qualunquismo pittorico, vale a dire nell’indiscriminato e confusionario irenismo.
Sfogliando i 23 cataloghi della Mostra dobbiamo tuttavia rilevare che molto spazio è
stato accordato alle forme d’arte non contenutistica, in altri termini, alle forme mentali,
astratte, perché ci sembrava urgente che il
nostro pubblico, anche col nostro contributo,
imparasse ad accostarsi al dipinto meno facile e a perdere la diffidenza, quasi istintiva,
verso ciò che tende ad allontanarsi dagli schemi delle vecchie e nuove tradizioni.
Pure non avendo programmaticamente limitato la presenza delle numerose tendenze
estetiche contemporanee, mai come quest’anno, avevamo dedicato intere sale all’arte socialmente impegnativa. La qual cosa ci è apparsa più che mai urgente, nell’attuale momento politico, non solo italiano, che si caratterizza per il riaffacciarsi frequentemente di
ideologie liberticide e di azioni dinamitarde di
singoli 0 di gruppi. L’artista che ci crede usa
l’arma preferita del dipinto per la denuncia
dei rigurgiti involutivi, che la società odierna attraversa; o quella più immediata e popolare del Manifesto. Manifesto quasi sempre
anonimo — come dice Paolo Levi nel suo
appassionato saggio introduttivo — apparso
sulle mura di Parigi o di Torino, figurerà in
maniera necessariamente ridotta in questa
Mostra, che ha invitato una cinquantina di
giovani a concorrere al 6° Premio biennale
del Disegno per cui sono in palio le medaglie
d’oro e d’argento offerte dalla Società Promotrice delle Belle Arti di Torino. Introdurrà
questo settore dedicato al bianco e nero un
esauriente scritto di Paride Chiapatti, mentre
Giovanni Romano con limpido acume critico,
presenterà sul catalogo il maestro Sandro
Cherchi, titolare della cattedra di Scultura
deir Accademia Albertina di B. A. di Torino,
a cui la XXIV Mostra d’Arte di Torre Pellice,
ha dedicato una sala personale a riconoscimento dei suoi chiari meriti artistici che in
questa sua piccola antologia risalgono al 1937
o al periodo di « Corrente » che vide i migliori artisti italiani da Manzù, Sassu, Birolli,
Fontana, Guttuso, ed altri — contestatori antilettera — raggruppati contro le rettoriche
grandiosità del fascismo.
Il giorno inaugurale dell’esposizione è fissati per le ore 18 di sabato 4 agosto.
Filippo Sgroppo
RINGRAZIAMENTO
I familiari della compianta
Lidia Jahier
vedova Bouchard
sentitamente ringraziano tutti coloro
che con scritti e di presenza hanno
preso parte al loro dolore. Un ringraziamento particolare al Pastore sig.
Bertìnat ed ai vicini di casa.
Luserna S. Giovanni, 23 luglio 1973.
RINGRAZIASIENTO
ed i parenti
Il fratello, la sorella
della compianta
Argentina Chauvie
vedova Muschiato
sentitamente rigraziano la Direzione
ed il personale del Rifugio Carlo Alberto, il Dott. Gardìol, i Pastoori Bertinat e Coisson e tutti coloro che in
qualsiasi modo hanno preso parte al
loro lutto.
Angrogna, 23 luglio 1973.
1
7
27 luglio 1973 — N. 29-30
Vita, problemi, prospettive delle chiese valdesi
pag. 7
Il nostro lavoro redazionale di on anno
Il lavoro di quest’anno non si è scostato sostanzialmente da quello
degli ultimi anni, sopratutto deU’ultimo. Le pagine fisse han continuato a
costituire l’ossatura del settimanale, uscito solitamente a 6 pagine, con
qualche eccezione a 4 e più frequentemente a 8 pagine.
La pagina di riflessione — biblica, teologica, storica — è stata anche
quest’anno la più irregolare e di più alterna riuscita. Siamo tuttavia molto riconoscenti ai collaboratori che ci han permesso di pubblicare periodicamente articoli di « commento biblico » o illustrativi di « che vuol dire
fare l’esegesi di un testo biblico », o la continuazione e conclusione della
rubrica utile e gradita « La Bibbia non letta ». Si può dire che in quasi
nessun numero è mancata, sotto l’una o l’altra forma, la meditazione biblica. Accanto ad articoli che hanno cominciato a evidenziare il senso e
la portata del prossimo 8° Centenario Valdese, si è avuta la continuazione
sistematica delle « Note di storiografia valdese ».
La pagina de « La chiesa e la sua missione nel mondo » è stata quasi
sempre densa di notizie — che pure occorre selezionare drasticamente
ogni settimana, nella larga messe che i bollettini d’informazione, poste
permettendo, continuamente rovesciano sui nostri tavoli —, alternando a
informazioni d’agenzia articoli originali. Si è dato particolare rilievo alla
vita della CEVAA e delle Chiese che la costituiscono, a « La Bibbia nel
mondo », alla missione evangelica contro la lebbra, ai grandi ’’eventi” dell’ecumene, come la Conferenza di Bangkok, a documenti ecumenici come
la Concordia di Leuenberg e le Tesi di Dombes, a vari momenti della vita
del dissenso cattolico, specie in Italia; negli ultimi mesi si sono intensificate le notizie sul protestantesimo spagnolo (ci siamo rallegrati del lancio del servizio d’informazioni evangelico « Noticias ») e sulle Chiese nei
paesi dell’Est europeo. Nel servizio di scelta, traduzione, sintesi di queste informazioni abbiamo avuto anche quest’anno la collaborazione di
Roberto Coisson, Franco Davite, Teofilo Pons, Edina Ribet e Giovanni
Conte che abbiamo visto con piacere reinserirsi attivamente nel nostro
lavoro, appena rientrato in Italia. Fra i redattori, la pagina è stata curata sopratutto d Roberto Peyrot e Gino Conte.
Importanza considerevole ha continuato ad avere il « Notiziario evangelico italiano »: al servizio fedele di Inda Ade, che ha alternato alcune
corrispondenze alla spigolatura della stampa evangelica nostrana, si sono
aliiancate frequenti corrispondenze dirette; si è dato notizia con la massima regolarità possibile delle trasmissioni televisive «Protestantesimo».
F. un aspetto rilevante del nostro servizio d’informazione.
La pagina settimanale di « Cronaca delle Valli », curata fino a primavera da Ermanno Genre (poi recatosi in Germania per studio), malgrado
la sua forzata limitatezza — sopratutto se la paragoniamo alla dovizia di
i ri formazioni, fornite settimanalmente dai periodici locali, specie da «L’Eco
LÌcl Chisone », il settimanale diocesano —, dato che dobbiamo sempre teI cr conto dell'abbinamento delle nostre due testate, e malgrado una certa
unilateralità di interessi, che alcuni le hanno rimproverato, a nostro avviso è stata purtuttavia un mezzo assai utile di informazione e collegamen1.0 sia aH’interno del I Distretto, sia verso gli altri. Con il curatore, ringraziamo vivamente l’équipe volenterosa e perseverante dei corrispondenti. La Commissione del I Distretto ha saputo, specie in alcuni periodi
dell’anno, valersi regolarmente di questo mezzo per rivolgersi alle chiese
delle Valli. E a questo proposito vorremmo che la stessa cosa facessero,
se lo ritengono opportuno e utile, le altre Commissioni Distrettuali; un
nostro invito affinché alcune volte all’anno esse curassero, direttamente
o ti'amite loro incaricati, una presentazione della vita del rispettivo Distretto, non ha potuto finora aver seguito; lo rinnoviamo, tuttavia, tanto
più che, malgrado qualche sforzo da parte di alcuni — la Commissione
del 6° Distretto e alcuni corrispondenti locali —, le notizie dalle nostre
chiese al di fuori delle Valli sono nell’insieme assai saltuarie e disorganiche, permanendo larghe zone del tutto silenziose. Ci sembra peccato.
La pagina « I nostri giorni », dedicata all’attualità nazionale e interna.<ionale (la quale ha fatto pure qualche apparizione, saltuaria e timida,
in prima pagina), è, con qualche altra rubrica o articolo, quella che ci attira più critiche, proteste, disdette. Ripetiamo che per noi essa è un mezzo — quanto modesto! — per fornire alcune informazioni, alcuni spunti
di rillessione, secondo una scelta guidata nel complesso dal criterio della
“contro-informazione” rispetto a quella fornita dai grandi mezzi d’informazione. Ripetiamo pure che la pagina va ricevuta nel suo complesso e
nel contesto di tutto il giornale: ora, nel succedersi dei numeri, non di
rado nello stesso numero si affiancano, nel valutare certi avvenimenti e
nell’affrontare certi temi, articoli denotanti posizioni e criteri diversi. Questo pluralismo per noi è importante, ed è nel quadro di questo pluralismo
che vanno sempre letti i vari scritti; vorremmo poi che questo pluralismo
fosse più largo e profondo, ma non sempre riceviamo collaborazione attiva
da chi dissente da noi. Nella nostra ste,ssa équipe redazionale accade
non di rado che l’uno o l’altro dei redattori non si sentirebbe di firmare
questo o quello scritto di un altro. Da gennaio si è avviata una rubrica,
« Vita italiana », curata da un gruppo napoletano di cui è coordinatore
Emilio Nitti. Siamo grati a questi fratelli per il loro servizio; essi sanno
bene, e devono averlo presente 1 lettori, che le loro posizioni come tutte
quelle che compaiono sulle nostre colonne non sono « le posizioni del
settimanale della Chiesa Valdese » (tanto meno « le posizioni della Chiesa
Valdese »): sono una voce, un parere, che merita di essere ascoltato, come
lo meritano altri; la posizione del periodico sta in questo pluralismo. Il
vero problema di questa pagina, però, non ci pare tanto costituito da un
suo pendere da una parte, quanto piuttosto dal fatto che manca quasi totalmente, salvo sporadiche eccezioni e malgrado volenterose intenzioni,
la capacità di osservare l'attualità in una prospettiva biblica: che il punto
di riferimento sia la democrazia liberale, il socialismo più o meno marxista, il pacifismo più o meno umanistico, l’ideologia del progresso attraverso la scienza o la cultura, ideologia propria dei grandi organismi
delle Nazioni Unite, è raro che ci sia dato di sentire e far sentire che,
pienamente nel mondo, la nostra "mente’’ è quella di Cristo; che, cittadini del mondo, abbiamo però, prevalente, un’altra "cittadinanza”. Nessuno di noi si sente al riparo da questa messa in questione; raramente,
però, abbiamo avvertito una posizione diversa, spiritualmente superiore
in chi ci ha rivolto critiche, che per altro abbiamo sempre ricevuto seria
CASADEFERNEX
(ISTITUTO ARTIGIANELLI VALDESI)
ISCRIZIONI
Sono aperte per giovani operai e studenti fra gli anni 18 e 28. In casi
speciali possono essere accettati elementi più giovani.
POSTI 35
Riapertura in settembre - L. 60.000 mensili - Dep. L. 30.000
Tel. 652287 - Via Petrarca, 44 - TORINO
mente e utilmente; chiediamo quindi a ciascuno di applicare a se stesso
10 stesso criterio che applica a noi, e a quanti lo possono chiediamo una
collaborazione attiva, da angolature diverse da quelle dalle quali sappiamo metterci. Abbiamo, d’altro lato, cercato di guardarci dal rischio opposto: una lettura biblica che, per essere "attuale”, forzi e deformi il testo e il contesto, non rispetti il criterio normativo che esso costituisce.
Da qualche parte ci è stato mosso il rilievo della sovrabbondanza di
scritti antimilitaristi: è stata una conseguenza del voto sinodale dello
scorso anno.
Quattro volte, nel corso dell’anno, la Federazione Femminile Valdese
ha curato una doppia pagina: siamo assai riconoscenti alle sorelle che si
sono seriamente impegnate per presentarci una comunità. Felónica Po,
nella sua storia e nel suo ambiente; la vita della Facoltà di Teologia nel
quadro di una vasta riflessione sul pastorato oggi; il problema che il turismo pone alle nostre chiese delle Valli; il problema della diaspora in
relazione alla vita della diaspora adriatica intorno a Rimind con un ministero pastorale itinerante. Le sorelle delle chiese di Felónica, di Roma,
delle Valli Valdesi, di Rimini, oltre ad aver fatto una stimolante esperienza di lavoro insieme, con le redattrici delle pagine ci hanno presentato
in modo ampio e pensato alcuni grossi problemi d’interesse generale. Ci
rallegriamo della prospettiva che questa collaborazione, la quale rilancia quella già avutasi in passato, continui.
Il nostro « Fondo di solidarietà » ha proseguito nell’indicazione di
obiettivi e nella raccolta di fondi da destinare sia a situazioni di emergenza, sia a contrastare il sottosviluppo e le sue conseguenze, nonché il mantenimento di situazioni ingiuste. Di conseguenza sono state destinate le
seguenti somme (tutte inviate alla Tavola per un sollecito reinoltro): per
11 Programma di lotta antirazzista del Consiglio ecumenico delle Chiese
L. 1 milione; per gli aiuti alla Melanesia, travolta da una grave crisi alimentare conseguente a eventi naturali avversi L. 500 mila. Infine per la
ricostruzione nel Bangladesh, la somma di L. 622.400 pervenutaci da un
generoso donatore. Attualmente il « Fondo », che dispone di L. 550 mila, ha
due obiettivi: la continuazione del sostegno al Programma antirazzista
del CEC e gli aiuti al Vietnam martoriato da una guerra lunga e atroce.
L'amministrazione è stata ancora curata con impegno rigoroso da
Speranza Tron, coadiuvata dalla sorella Elsa: a entrambe la nostra viva
riconoscenza. Il rendiconto annuo, per un totale di L. 16.803.735, si chiude
meno positivamente dello scorso anno, anche se lo sfasamento fra anno
solare (e d’abbonamento) e anno ecclesiastico rende sempre un po’ difficili i confronti esatti: abbiamo comunque in cassa circa ottocentomila
lire in meno, rispetto allo scorso anno alla stessa data. Fattori di questo
disavanzo: un aumento di costi (quelli tipografici sono del tutto prevalenti: circa l’88%), mentre abbiamo forse sbagliato a mantenere invariato il
canone d’abbonamento: e un calo di abbonamenti. Abbonamenti e offerte
(salite, queste, con nostra viva gratitudine, a L. 966.202, con un aumento
di L. 250.000 rispetto ailo scorso anno) hanno praticamente coperto le
spese tipografiche; il provento delle inserzioni, anch’esso salito, non è
bastato tuttavia a coprire gli altri costi: amministrativi, postali, redazionali (ridotti all’osso), deluso il rimborso alla Tavola della quota dello
stipendio del direttore iL.639.450). S’imporrà senza dubbio un aumento
del canone d’abbbnamemo;
Anche quest’anno dolrbiamo, registrare una flessione nella diffusione,
per cui la tiratura è scesa sulle 2.900 copie (circa 1.600 «Eco» e 1.300
« Luce »). Abbiamo avuto 120 disdette (750-45), 190 (82-f 108) abbonati hanno lasciato silenziosamente morire il loro rapporto con noi, malgrado il
sollecito; sono giunti 143 nuovi abbonamenti (49 « Eco » e 94 « Luce »; di
questi ultimi una quarantina sono abbonamenti che la Tavola versa per
l’invio ai pastori battisti — un certo numero era già abbonato —, mentre
ai pastori valdesi è stato avviato da parte battista Tinvdo de « Il Testimonio », analogamente al cambio già da anni in atto con « Voce Metodista »).
Nell’insieme, dunque, circa 170 abbonati in meno. Mentre i "morosi” sono,
almeno in parte, costituiti da lettori che allentano o cessano questo come
ogni altro rapporto con la loro Chiesa, la maggior parte delle disdette è
stata invece motivata da dissensi sul nostro lavoro redazionale, specie da
prese di posizione politiche comparse sulle nostre colaqne. È il discorso
fatto sopra. Si giustifica un dissenso così radicale, che avvertiamo con
tristezza come una vera rottura di comunione? È certo, comunque, che
negli ultimi anni vi è sljata fra i nostri abbonati un’emorragia lenta ma
continua; e chi scompare o si allontana è troppo poco sostituito da altri.
A parte le responsabilità specificamente redazionali, i responsabili distrettuali e locali vogliono prendere atto della diffusione del nostro settimanale (due testate) nei singoli Distretti? I: 1.205 - II: 517 - III: 391 - IV 327 V: 92 - VI: 55; si tratta degli abbonati individuali, ma ormai i depositi di
vendita presso le chiese sono quasi inesistenti. Mentre la diffusione nelle
Valli è discreta (ma non omogeneamente divisa fra tutte le chiese, e comunque molto aumentabile), risulta assai bassa altrove, specie se si
detraggono tutti gli abbonati "d’ufficio”, pastori valdesi, metodisti, battisti, uffici, biblioteche, ecc; quest’ultima è la ragione che sbilancia "positivamente” il IV Distretto, con la concentrazione romana. Senza cedere
aH’ossessione del battage pubblicitario, è indubbio che uno sforzo per la
diffusione, contro le pesanti e sornione spinte dell’inerzia e dell’assenteismo, può e deve essere fatto, se si ritiene che questo modesto mezzo d’informazione, di collegamento, nella nostra diaspora italiana, abbia una
sua utilità.
Il risultato del nostrp lavoro, di cui cerchiamo di dar qui qualche sintesi, ricordando che siarrio tutti più o meno impegnati in altra attività, è
stato sotto gli occhi dei nostri lettori settimanalmente, poste permettendo. Ringraziamo quanti ci hanno fraternamente aiutati a compierlo.
Il Comitato:
Gustavo Bouchard, Gino Conte, Gino Costabel, Roberto Peyrot, Paolo Ricca, Bruno Rostagno, Tullio Viola.
RENDICONTO DAL 1" MAGGIO 1972 AL 30 APRILE 1973
ENTRATE;
_ Abbonamenti e vendite
= Offerte e doni
= Inserzioni a pagamento e pubblicità
= Varie e casuali
= Cassa al 1" maggio 1972
I SPESE:
= Stampa (a Coop. Tip. Subalpina)
= LG.E., tassa di bollo
= Amministrazione
= Spedizione
= Oneri redazionali
S Alla Tavola, quota stipendio direttore
= Cassa al 30 aprile 1973
g (In deposito presso Tavola V. L. 1.000.000)
1 TOTALE
L. 9.779.039
» 966.202 =
» 1.006.556
» 31.510 =
» 5.020.428 =
L. 10.904.530 i
» 134.380 “
)) 451.863
)) 217.375 ~
W 279.700 =
)) 639.459
» 4.176.437
L. 16.803.735 L. 16.803.735 =
Li scenipiirsa
di IR servitore fedele;
il doti SalvitBre Terromva
All’età di 78 anni, è deceduto il 27
giugno, in Grottaglie (Taranto), il
Dott. Leone Salvatore Terranova, nato
in Carini (Palermo) il 17 luglio 1895.
Il Dott. ’Terranova era una personalità ben conosciuta nei nostri ambienti
evangelici e la sua farmacia di Via
Dante, in Palermo, era un luogo di incontro e di fedele e coraggiosa testimonianza cristiana, anche in tempi di
ristretta, limitata libertà religiosa.
Egli aveva fatto la sua professione
di fede evangelica nella nostra Comunità valdese, nel novembre del 1942,
durante il ministero del Pastore Neri
Giampiccoli, mentre infuriava la guerra e su Palermo si succedevano ad ondate continue, le incursioni aeree.
Il Dott. Terranova fu non solo membro fedele e assiduo della nostra Comunità palermitana, ma anche, per
molti anni, membro del Consiglio di
Chiesa, in qualità di diacono e di anziano, delegato a varie conferenze distrettuali e delegato al Sinodo di Torre Pellice, oltre che apprezzato predicatore laico.
Rimasto vedovo, egli aveva cercato e
trovato nella Sig.na Prof.ssa Maria
Trani, sua diletta compagna, comunione di fede oltre che affetto, comprensione, amorevoli cure, fino all’ultimo
istante della sua vita terrena. Per parecchi anni, si può dire, il Dott. Terranova ebbe una doppia residenza, a
Palermo, ove egli spesso faceva delle
apparizioni e a Grottaglie, paese di
origine della Signora, ove egli aprì un
gabinetto di analisi cliniche. Ma l’occupazione che destava il suo maggiore
interesse era la scuola domenicale per
i fanciulli e la cura della piccola comunità evangelica di Grottaglie che,
per vari anni, egli curò con grande
amore.
II Dott. Terranova era aperto e sensibile ai problemi più dibattuti del
nostro tempo ed egli interveniva spesso, con delle lettere aperte ai giornali,
sia quando era a Palermo, sia quando
si trasferì nelle Puglie. Ogni suo scritto era non solo una testimonianza
della sua fede evangelica, ma anche un
contributo di chiarezza ed una messa
a punto opportuna.
Alla vedova Sig.ra Maria Trani, al
figlio Vincenzo e alla nuora, e in modo
particolare alla sorella che era legata
a lui da così profondi vincoli di affetto, Suor Lucrezia Terranova, esprimiamo le più vive condoglianze di tutta
la comunità evangelica palermitana
che tanto amava e apprezzava il nostro caro scomparso.
P. V. Panascia
San Secondo
— Il 17 giugno, il pastore Gustavo Bertin,
ha celebrato il matrimonio di Delio Paschetto
(Monere) e Iris Rivoiro (Rivoira).
A questi giovani sposi, entrambi monitori
della Scuola Domenicale, rinnoviamo l’augurio di una vita coniugale sotto lo sguardo del
Signore.
— La stessa domenica è stata battezzata la
piccola Silvia Griva di Giorgio e di Ghersi
Carla. Il Signore accompagni con la Sua benedizione questa bimba e la guidi col Suo Spirito sulla via della fede.
— Il 19 giugno, il pastore Giovanni Conte
ha presieduto il funerale di Edda Rivoira nata
Martinat (Ponte Gallea) di anni 46, deceduta
quasi subitamente all’Ospedale di Pinerolo.
Al marito, alla giovane figlia ed ai parenti
giunga l’espressione della nostra eristiana simpatia.
— Sono stati eletti quali delegati al prossimo Sinodo: Guido Gay, Paolo Godino e supplente Elvina Godino.
— Domenica 8 luglio sono stati insediati
nella carica di anziani : Ernesto Aldo Godino,
Armando Ribet e Giuseppe Sobrero. Auguriamo a questi nuovi membri del Concistoro di
potere sempre servire fedelmente il loro Signore.
— Ultimamente abbiamo udito il messaggio
dei seguenti collaboratori, che vogliamo ancora ringraziare : pastore Gustavo Bertin. prof.
Glaudio Tron ed il giovane Roberto Vicinò.
Chiesa e Stato
Versione Polacca - Il 18 giugno a Frombork,
la città in cui è sepolto Copernico, la conferenza episcopale ha protestato una volta ancora contro il progetto di riforma pedagogica
che in due punti pare inaccettabile ai cattolici
(80% della popolazione): la creazione di un
insegnamento d'ateismo a scuola, la giornata
scolastica piena (rendendo così più difficile
Tinsegnamento religioso).
Versione Zairese - In una riunione a 30
km. da Kinshasa il presidente Mobutu si è
pubblicamente riconciliato con la Chiesa cattolica e ha invitato la popolazione a ritenere
conclusa la disputa che l’opponeva al card.
Malula.
AVVISI ECONOMICI
FRALI - Casa montana posti letto 6-7 libera
agosto-settembre - Tel. Torino 682838.
RORÀ - Alloggetto libero per Agosto - Tel.
682838 Torino.
8
pag. 8
I NOSTRI GIORNI
N. 29-30 — 27 luglio 1973
Contro il potere mafioso
sulla vita nazionale
(Un disguido nella consegna ha ritardato la pubblicazione di questo documento^ purtroppo non invecchiato nel frattempo. Red.)
Da ormai un anno l’opinione pubblica avverte un pesante aggravamento del potere mafioso sulla vita nazionale, in contrasto con le
speranze, che nell’anno precedente era parso
lecito formulare, di una svolta decisiva della
posizione dei poteri pubblici contro questo
triste fenomeno.
Già l’interruzione anticipata di legislatura
aveva offerto il destro alle forze interessate di
soffocare il lavoro della Commissione parlamentare antimafia impedendo in primo luo
,éf
Michele Pantaleone, uno dei pochi uomini politici che hanno saputo^ rischiando personalmente^ combattere a viso aperto la mafia nelle sue varie forme.
go che venisse ultimata e resa nota Tindagine
sulle attività mafioso accertate a Roma e nel
Lazio e permettendo che fosse parimenti insabbiato il rapporto su cc mafia ed esattorie », che
si presentava già del più alto interesse anche
politico.
L’impressione nettamente positiva sollevata
dai cinque rapporti già pubblicati dalla Commissione su settori particolari dell’attività mafiosa veniva praticamente vanificata dall’elefantiaco ed inutile rapporto cosidetto interlocutorio pubblicato alla fine della legislatura,
che è valso in sostanza a far perdere ogni residua speranza nell’utilità dell’operato della
Commissione.
A ciò si è aggiunto, quasi non bastasse, il
ritardo nella ricostituzione della Commissione
parlamentare e, fatto gravissimo, l’inclusione
in essa di un parlamentare sul cui operato
A Bari si paga ii prezzo
dei riflètè dei viiipeedio
Nella nottata del 12 ottobre 1972 un
certo Antonio Mazzei danneggiava a
colpi di martello l’insegna luminosa e
la croce della Chiesa Valdese di Bari.
Preso sul fatto fu arrestato anche
perché accusato del reato di cui agli
artt. 17 e 42 del T.U. della L.P.S. per
avere portato fuori della propria abitazione senza licenza o giustificato motivo n. 4 coltelli di genere proibito.
Scattò immediatamente il dispositivo
previsto dagli art. 404 e 406, perché,
come in fase istruttoria fu detto dal
P.M., veniva offeso il Culto Evangelico.
Ero stato informato della cosa, poche
ore dopo l’accaduto, da un Brigadiere
di P.S. mandatomi dalla Questura, il
quale verbalizzò la mia dichiarazione
secondo la quale non mi querelavo, sia
perché per ragioni di fede cristiana intendevo perdonare, sia per opposizione agli articoli di cui le Chiese Evangeliche chiedono l’abrogazione (si tratta del noto problema del vilipendio
della religione dello Stato, dei ministri del culto, delle cose ecc., la cui tutela è estesa anche ai culti ammessi,
per quanto fino ad oggi la pena prevista è minore).
In pieno accordo con la Comunità
Valdese che approvò tale linea di
azione, sostenni questa tesi in occasione della mia chiamata a deporre nella fase istruttoria, nella quale il « colpevole » era presente in stato d’arresto.
Successivamente, il giudice istruttore, in conformità alle richieste del
P.M., 1) dichiarava chiusa la formale
istruzione; 2) ordinava il rinvio di Antonio Mazzei al giudizio del Pretore di
Bari per i reati di cui sopra. Nel frattempo il Mazzei veniva liberato dalla
prigione. La causa in Pretura fu discussa il giorno 20 giugno 1973. Ribadii
la linea confermando quanto dichiarato nella fase istruttoria. La persona è
stata condannata.
Credo di poter escludere che dietro
questo gesto vi fosse una motivazione
religiosa o politica. Si tratta di un
semplice atto di vandalismo, probabilmente commesso da uno squilibrato;
nella fase istruttoria l’avvocato aveva
chiesto che fosse sottoposto a perizia
psichiatrica. Resta comunque il problema determinato dallo scattare automatico del meccanismo protettivo che
ci coinvolge anche quando rifiutiamo
di sporgere querela e di costituirci
parte civile.
Ritengo che questo episodio possa
servire d’appoggio alla battaglia che
stiamo combattendo a livello federativo; servirebbe a dimostrare che le
Chiese Evangeliche, coerenti con le loro impostazioni, sono però anche disposte a pagare il prezzo. E, nel caso
di Bari, questa espressione non è eufemistica, in quanto la riparazione del
danno ci è costata circa centomila
lire.
Enrico Corsani
come amministratore della città di Palermo
non è ancora chiusa l’indagine condotta dalla
Commissione.
La giusta reazione di tutte le forze democratiche ha impedito che venisse realizzata tale offesa ai principi elementari di moralità civile, senza tuttavia poter impedire che la pervicace opposizione dell’interessato provocasse
ulteriori ritardi, cosicché, dopo oltre un anno
dalla forzata interruzione, la Commissione
parlamentare ha rotto il silenzio solo per il
rinnovo delle cariche.
Si comprende come in questo clima l’ascesa
a responsabilità di governo di elementi politici i cui nomi ricorrono di frequente nei dibattiti di quest’ultimo decennio sull’attività
mafìosa abbia rappresentato quasi un’aperta
sfida, tanto più dopo l’esclusione negli anni
precedenti da responsabilità di questo tipo di
esponenti sui quali gravava la stessa valutazione dell’opinione pubblica. Non fa purtroppo meraviglia come, rimbaldanziti dal nuovo
indirizzo intervenuto dopo le elezioni nella
politica del paese, gli stessi ed altri elementi,
interessati a ridare il massimo di potere alle
forme mafiose, tra Palermo e Roma, siano addirittura passati al contrattacco nel proposito
di colpire e paralizzare chi più si sia esposto
nella lotta contro la mafia, nel settore più
delicato ma essenziale delle sue attività: quello politico.
In questo quadro vanno valutati recenti e
molteplici processi contro il giornale l’Ora,
Girolamo Li Causi, Bruno Caruso, Michele
Pantaleone. Processi che, sia nella conclusione di qualcuno di essi, sia nello svolgimento
degli altri, hanno più volte e profondamente
turbato l’opinione pubblica democratica e antimafiosa, a causa di iniziative e decisioni pro
cedurali e di criteri di valutazione dei fatti
che sono apparse ispirate a predeterminate
volontà punitive.
Così come è accaduto nel processo di appello contro Michele Pataleone, al quale è stata negata l’acquisizione di testimonianze e di
documenti, fondamentali per poter dare un
giudizio obiettivo sui fatti.
Ciò accade, tra l’altro, mentre viene ridata
piena libertà di movimento ad elementi considerati dall’opinione pubblica come boss mafiosi di primo piano.
Agli uomini contro i quali si accanisce la
protervia di tal sorta di accusatori riteniamo
doveroso esprimere, in questa situazione, la
nostra piena solidarietà di democratici testimoniando loro, perché non si sentano soli nella lotta per liberare la Sicilia dall’asfissiante
inquinamento mafioso, la nostra riconoscenza.
È una situazione che non deve sfuggire all’attenzione ed alla comprensione dei partiti e
delle organizzazioni dei lavoratori e dei democratici che, se seriamente considerano come
centrale per la vita italiana il problema del
rinnovamento del Mezzogiorno, devono giudicare una vergogna per il nostro paese non esser riuscito a liberarsi dalla ipoteca mafiosa.
Ferruccio Farri, Simone Gatto, Lelio Basso, Giuseppe Branca, Tullia Carettoni,
Franco Antonicelli, Luigi Anderlini, Carlo Galante Garrone, Giuseppe Samonà,
Adriano Ossicini.
Hanno sottoscritto il documento :
G. C. Argon, Enzo Enriquez Agnoletti,
Paolo Barile, Mario Berutti, Ettore Casari, Tristano Codignola, Carlo Doglio,
Franca Ferrarotti, Franco Leonori, Carlo
Levi, Riccardo Lombardi, Giuliano Montaldo. Giuliano Procacci, Paolo Silos Labini, Umberto Terracini, Leonardo Ricci, Tullio Vinay, Gian Maria Volontà, Aldo Zanardo.
Il documento presentato all’XI Congresso
nazionale del Sindacato degli Scrittori (Bologna, 18-20 maggio 1973), è stato fatto proprio
dal Congresso stesso.
Polìtica senza Chiesa,
Chiesa senza politica ?
nord - sud - est - ovest
I A Lindau, sul Lago di Costanza, si è
svolto l’incontro annuale dei a premi Nobel », il 23® della serie.
H In una nota presentata al segretario generale dell’ONU, la Spagna gli ha chiesto di esigere dalla Gran Bretagna l’applicazione della risoluzione adottata daU’assemblea generale delle N. U. nel dicembre 1965 sulla
(c decolonizzazione » di Gibilterra.
n II parlamento di Sri Lauka (Ceylon) ha
votato la messa sotto controllo governativo del più importante gruppo di stampa del
paese, l’Associated Newpapers, che era legato
al principale partito d’opposizione,
m II governo dell’Iran ha ordinato al ministero della difesa britannico 250 carri armati, di tipo Scorpion, quasi interamente costruiti in duralluminio, il che ne facilita il
trasporto aereo. L’ordinazione, per 28 milioni
di sterline (circa 44 miliardi di lire), porta a
400 milioni di sterline il valore complessivo
di armamenti forniti dalla Gran Bretagna all’Iran.
IB Due trafficanti di stupefacenti, arrestati
nell’Iran perché scoperti in possesso di
oltre 20 chili di oppio, sono stati giustiziati a
Teheran.
H L’Australia ha ridotto del 25% i suoi
diritti doganali. La misura deve contribuire a ridurre il ritmo d’inflazione del 13%
stimolando la concorrenza e bloccando l’aumento dei prezzi provocato dalla penuria di
alcuni prodotti. Il premier ha dichiarato che
tale misura equivale a rivalutare il dollaro
australiano del 6%.
PI Le riserve di valuta della Banca di Spagna sono aumentate di 716 milioni di
dollari nel primo semestre 1973, raggiungendo 5 miliardi e 722 milioni di dollari : un indice del rilancio economico iberico.
(segue da pag. 1 )
tiva legislazione in proposito". Questa
legittimazione stranamente non ritiene di essere un atto politico, per contro l'opposizione, viene qualificata con
parole d’ordine come; “rivolta guidata
dai comunisti" ».
Bethge ritiene che oggi noi -« non
possiamo più predicare la salvezza,
senza pensare nello stesso tempo al
benessere, ai diritti delTuomo, nella
brutta sfera del politico. Non c’è più
nessun settore della vita senza una lotta per i diritti dell’uomo. L’Evangelo
si rivolge a quest’uomo così politicizzato. Naturalmente è fuori discussione che la Chiesa c’è e la fede vive anche là dove i diritti dell’uomo vengono
rifiutati e violati; forse persino lì in
modo particolare. Ma ci sono luoghi e
tempi, dove questo può essere detto
solo molto a bassa voce ». E prosegue:
« Chi vive e soffre privo dei diritti dell’uomo, può dire con convinzione come l'Evangelo e la fede bastano largamente al di sopra dei diritti dell’uomo. Ma chi non è perseguitato, in presenza dei sofferenti può soltanto dire:
la mia fede significa vivere per i diritti delTuomo degli altri... La giusta
proposizione che l’Evangelo non si
esaurisce in una etica dei diritti delTuomo, può avere effetti distruttori a
seconda di chi la predica e della situazione in cui la predica e può venir difesa a spese dei diseredati ».
Certo gli appelli alla apoliticità della
Chiesa e le obbiezioni alla sua sempre
incombente politicizzazione non cessano di risuonare. Il Bethge menziona
anzitutto il reale, grosso rischio della
partiticità. « Quando la Chiesa o i rappresentanti della Chiesa prendono partito, escludono l’accesso a uomini di
altra tendenza ». D’altra parte « un
neutralismo non è la risposta semplice
e sempre valevole al problema », perché può risolversi in una infedeltà verso l’Evangelo e la storia dimostra che
di fatto non è mai del tutto indipendente dalle varie posizioni in lotta. La
fede cristiana dovrebbe piuttosto sempre saper prendere le sue distanze critiche, nella consapevolezza, espressa
da Georges Casalis, che « tutto è politico, ma la politica non è tutto ». Infatti « la politicizzazione totale è in
verità l’annullamento di una autentica
politicizzazione ». Bisognerebbe non
dimenticare in nessun caso che la politica è discutibile e che dove si dà
uniformità in fatto di etica politica
cessa la possibilità di una coscienza
critica, la sola cristianamente legittima.
Vi è poi la preoccupazione della cu
MORTE
DEFINITIVA
DEL
LENINISMO?
Echi della settimana
Con questo titolo, ma senza il
punto interrogativo, Giorgio Bocca ha pubblicato sul
settimanale « Tempo » delT8.7.’73 il seguente articolo fortemente polemico.
« Si può arzigogolare fin che si vuole sul patto Nixon-Breznev ma la sua
sostanza, la sua noce, il suo significato vero è uno solo: la nascita ufficiale,
regolamentata, dichiarata di un potere consolare nel mondo, di una tutela
dello status quo mondiale assunta dai
due imperi. Si dirà: ma russi e americani erano d’accordo da tempo, uniti dall'equilibrio del terrore e dalle
prospettive dei buoni affari. Sì, ma
una cosa è la coesistenza imposta dalla necessità di sopravvivere e un’altra
è ' l’assunzione in comune del governo
mondiale. Con la prima la morte del
leninismo era un dato di fatto, con la
seconda è un atto ufficialmente consacrato. Resta da vedere quali ne saranno le conseguenze in Europa e nei
partiti comunisti occidentali. A tempo breve, c’è da prevederlo, essi fingeranno che nulla di decisivo e di sovversivo sia accaduto, che si tratti soltanto di una “tappa nella via della pace’’, come dice “L’Unità". A tempo lungo è impossibile che i partiti comunisti e i loro militanti non si adeguino
a questo fatto nuovo: i due sistemi
non solo hanno cessato di lottare, ma
sono giunti, nella loro convergenza, a
governare assieme il pianeta. E allora i casi sono due: o si pensa che il
marxismo abbia ancora una possibilità d’operare nonostante gli esiti imperiali e consolari della rivoluzione
sovietica, oppure no. Nel primo caso
si passa fra gli oppositori della politica sovietica; nel secondo si possono
fare tante cose e tentare tante strade,
compresa quella di costruire un partito laburista, ma si smetta, una buona volta, di parlare di “via italiana al
socialismo" ».
Noi stimiamo il Bocca per uno dei
più intelligenti, dei più brillanti giornalisti della sinistra italiana. Ma, per
quanto questo suo articolo contenga
delle verità, noi tuttavia non ci sentiamo di aderire in pieno alle sue conclusioni. Ciò per molte ragioni, di cui
ecco le più importanti:
1) Dopo la Cina, che è e rimarrà
ancora per molto tempo il « pianeta
sconosciuto », TURSS, per la sua vastità, per la sua struttura sociale e per
a cura di Tullio Viola
i molti suoi problemi economici, politici ecc. diversi dai nostri, è anch’essa troppo poco nota perché si possano seriamente formulare dei giudizi
così categorici come quelli del Bocca:
sono giudizi almeno prematuri.
2) L’idea d’una « via italiana al socialismo » non deve in nessun modo,
a nostro parere, esser respinta e neppure esser trattata con sufficienza; è
un’idea non meno seria di quella d’una
« via cecoslovacca al socialismo » (primavera 1968). Certamente il Bocca ci
risponderebbe che la sua polemica è
rivolta al P.C.I.: noi allora gli replicheremmo che, a questo punto, la sua
polemica c’interessa poco.
3) E in fondo c’interessa poco anche il fatto che il leninismo sia « definitivamente morto » (dato e non concesso che sia vero). Figuriamoci, dopo
più di mezzo secolo! Infatti, che TURSS
abbia cercato e cerchi una collusione
economica con TQccidente capitalistico, è evidente; ed altrettanto evidente
è che i motivi ne devono essere impellenti e gravi: ma da ciò ad arguire alcunché sulTavvenire delTURSS,
corre una distanza siderale. Resta il
dovere di tener gli occhi aperti nella
attesa, anche se questa (come crediamo) sarà lunga: è ciò che c’impegnamo a fare, come meglio ci sarà possibile.
TRAPPOLE PER INDIANI
« Tutto è silenzio... Nella foresta
tropicale, infinita, degli oggetti casalinghi insoliti (che ci stanno a fare
qui?) pendono da una semplice cordicella. Da dietro il fogliame, come dal
fondo dei tempi, sbucano uno, due, tre
indiani nudi. Si avvicinano, afferrano
i coltelli, le casseruole, le amache variopinte, le camicie. Poi scompaiono,
subito inghiottiti dalla foresta immensa.
Istante storico, fatale: la “trappola"
ha funzionato, e l’esperimento è ormai
destinato a ripetersi e a svilupparsi.
(...) Da quell’istante gl’indiani non
hanno più scelta: essi torneranno domani, dopodomani e per settimane intiere, a cercare quegli oggetti di cui
sentono bisogno, tutti quei regali che
gli offrono certi uomini venuti da lon
tano, ma dipinti come loro e che si
dicono “loro fratelli". Uomini coi
quali, di tanto in
tanto, intrecceran___________________no delle danze, abbracciati in un istante di gioia. Quegli uomini non sono
degl’indiani come loro, sono dei “pacificatori", salariati della FUNAI (=Fondazione Nazionale degli Indiani), incaricati d’una missione precisa, quella di
“pacificare i selvaggi" in un raggio di
alcuni chilometri dai cantieri di costruzione di quell’autostrada che fa
sognare il mondo intiero, la cosiddetta “Transamazzonica’’. Deciso nel 1964,
questo "taglio della giungla" permetterà di raggiungere l’Oceano Pacifico
a partire da quello Atlantico. La sua
grandiosa costruzione si vuole giustificata da ragioni non solo economiche,
ma anche politiche e strategiche. (...)
La costruzione provocò dapprima la
strage degl’indiani, malgrado la legge
che li proteggeva. Ciò fino allo “scandalo" del 1968, quando si scoperse che
ESPI (^Servizio di Protezione degl’indiani) era compromesso in numerosi
assassini, e venne perciò disciolto. I
diritti di proprietà degl’indiani vennero nuovamente garantiti e ESPI sostituito con la FUNAI, ma l’appetito
delle grandi compagnie internazionali
è immenso. Bisognava dunque inventare qualcosa di nuovo, e venne la
“pacificazione". Una guerra d’altro genere, ancor più terribile della precedente, “perché più completa e più generalizzata. Una guerra “culturale", e
cioè un etnocidio, le cui armi sono i
regali". (...)
I regali sono, in realtà, delle trappole. La loro funzione è di dare agl’indiani l’immagine d’una società ricca e
generosa, nella quale basta chiedere
per ottenere. L’illusione è mantenuta
fino al punto del “non-ritorno", cioè
fino al giorno in cui l’indiano, “pacificato", non tornerà certamente più indietro, né si ribellerà. Quel giorno,
l’illusione cessa brutalmente: Eindiano, per “avere”, deve “lavorare".
E l’indiano lavora. Alloggiato in casette che lo isolano in “famiglie”, “acculturato" (non .ha più il diritto di
parlare la sua lingua, non sa più ballare né cantare), egli non è più che
un mezzo-morto, vagamente invidioso
del mondo bianco: un proletario ».
(Dalla recensione di una trasmissione alla TV francese, scritta da Cathérine Humblot, « Le Monde » delT8-9 luglio 1973).
ra d’anime. Ma i problemi e i bisogni
dei singoli non sono astratti da una determinata realtà sociale e politica. La
alternativa cura d’anime-politicizzazione è falsa, quando travisa la situazione effettiva e si risolve in «un aiuto spirituale a cementare un determinato status quo della società ».
Vi è il timore che il potere corrompa: si dice che la politica irretisce la
Chiesa in lotte di potere mentre ad essa conviene meglio il rifiuto della violenza. Ma la questione è tutt’altro che
semplice. « Le nostre Chiese, che lo vogliano o no, sono storicamente, economicamente e anche ideologicamente
intrecciate in rapporti di potere, da cui
non possono svincolarsi in modo indolore o solo verbalmente ». Ne sono la
prova ogni discussione sulle missioni e
l'andamento della controversia antirazzista.
La Chiesa deve rimanere Chiesa: « la
proposizione, dopo tutto quello che è
successo, non è più univoca, come era
sembrato in origine. È falsa, quando
sostiene un ideale di apoliticità. E illusiva, quando dà l’impressione di essere così semplice e univoca da predicare la Parola di Dio della remissione dei peccati. Appunto questo non è
chiaro — vedi Vorster —, se questa
Parola di Dio è nuova creazione o un
rimpasto della vecchia creazione. Non
è indifferente chi predica questa Parola di Dio, dove e quando lo fa — e neppure chi grida forte: La Chiesa deve
rimanere Chiesa. L'Evangelo vuole essere così legato alla terra, così pericolosamente storico ».
Bethge non menziona quello che ci
appare il pericolo maggiore: la strumentalizzazione della Chiesa e del suo
messaggio da parte di una ideologia
politica che impregna di sè tutta la
mentalità dei credenti e le loro categorie di giudizio, senza che rimanga
più loro nessun margine critico di libertà evangelica. Certo ogni fenomeno
umano è politico, nessuno può illudersi di navigare su montgolfiere apolitiche; ma se una soluzione politica è assolutizzata e dotata di poteri di scomunica verso chi accenna critiche
evangelicamente oppure anche solo antropologicamente, economicamente,
storicamente fondate, la fede è resa
vana e la predicazione diventa impotente. Perché l’Evangelo allora è in
stato di servaggio, non più di libertà
e l’uomo, oggetto della soluzione politica intesa al suo benessere storico,
viene privato di una delle sue funzioni essenziali, cioè della possibilità di
un intervento critico nella sistemazione della sua propria esistenza sulla
terra.
Vittorio Subilia
iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiii
I L’Australia ha deciso di non partecipare
alle manovre navali annuali delTallcanza del Sud Est Asiatico (SEATO) che si svolgeranno nel mar della Cina meridionale il
prossimo ottobre. L’Australia avrebbe dovuto
intervenire alle esercitazioni con quattro navi
tra cui la portaerei « Melbourne ». Motivo del
ritiro : le attività della SEATO dovranno essere rivedute nella riunione del consiglio dei
ministri delTAlleanza, in ottobre. Secondo il
Governo australiano le attività militari dovrebbero essere ridotte; si ritiene inopportuno
per l’Alleanza continuare nel suo vecchio :ruolo di contenimento verso la Cina mentre alcuni membri delTalleanza stessa hanno allacciato rapporti diplomatici e commerciali con
Pekino.
I L’Agenzia federale statunitense per la
protezione dell’ambiente, che nello scorso aprile aveva concesso un anno di tempo ai
costruttori d’automobili americani per applicare le norme richieste contro Tinquinamento
atmosferico, ha deciso di accordare Io stesso limite di tempo ai fabbricanti di vetture straniere importate negli Stati Uniti.
Ricerche sul cancro
negli Stati Uniti
Per la prima volta nella storia della medi*
cina è stato possibile associare direttamente
un fattore genetico ereditario airapparizione
del cancro. Questa scoperta è stata fatta nel
laboratorio « Jackson » delTIstituto Nazionale
del cancro a Bar Harbor, nello Stato del
Maine. Secondo il dott. Hans Heier, uno del
gruppo di ricercatori del laboratorio, esperimenti su topi hanno permesso di stabilire che un gene patologico è un « fattore determinante » delPapparizione della leucemia
e del sarcoma e « forse di tutti i tipi di cancro ». Questi geni, che possono in alcuni casi
essere visibili col microscopio elettronico e si
trovano in alcune specie di topi e a volte nelTuomo, trasformerebbero, una volta « attivati », le cellule normali in cellule malate. Essi
potrebbero essere attivati sia da fattori genetici sia da altri fattori come l'età, altri virus o
l’esposizione a certe radiazioni. Il dott. Meier
ha anche indicato che il proseguimento delle
ricerche permetterebbe con certezza di prevedere con molto anticipo la formazione di tu
Direttore responsabile: Gino Conte
Reg. al Tribunale di Pinerolo
N. 175 - 8/7/1960
Coop. 'Pip. Subalpina - Torre Pellice (Torino)