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Anno 120 - n. 44
16 novembre 1984
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delle valli valdesi
SETTIMANALE DFII F CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTC
CORAGGIOSA DENUNCIA DEL PASTORE ALLAN BOESAK
Una mano di calce sul vecchio
Benché scontata da tempo, la
vittoria di Reagan ha stupito
per la sua perentorietà. Di fronte a questo trionfo non c’è che
prendere atto del verdetto popolare espresso secondo le regole
della democrazia occidentale: la
grande maggioranza del popolo
americano si riconosce nel suo
presidente e si affida a iui.
Si tratta di una vittoria personale prima che politica. Infatti, è stato Reagan ad essere
premiato e non il suo partito
il quale rimane minoritario alla
Camera e vede ridotta la sua
esigua maggioranza al Senato.
Ciò tenderebbe a dimostrare che
gli elettori hanno espresso due
voti distinti: uno politico-amministrativo che conferma il potere
e il radicamento dei Democratici
a livello locale, uno psicologicoideologico attribuito ad un personaggio carismatico che, da vecchio attore qual è, ha saputo
impersonare perfettamente i vecchi miti ed i valori tradizionali
dell’America profonda.
E’ difficile spiegare il fenomeno Reagan se non ricorrendo
appunto ai concetti della psicologia di massa. Negli ultimi 20
anni, TAmerica aveva perso uno
dopo l’altro — e in modo traumatico — i miti sui quali era
cresciuta e nei quali si è sempre identificata: col Vietnam si
era rotto il mito dePa supremazia, e della ~mvincibilltà! TIPI Watergate veniva infangato il mito
deila democrazia politica, uno
dei pilastri della cultura americana; con la crisi economica infine veniva messo in dubbio il '
mito del libero mercato e delia
società del benessere. Tutto ciò,
a sua volta, metteva in crisi
un altro mito, altrettanto radi1 cato: la convinzione profonda
' di essere un popolo benedetto
i da Dio.
1 Da questo punto di vista. Carter ha rappresentato la coscienza critica-pessimistica di questa
crisi di identità collettiva, e perciò ha fallito. Reagan invece, facendo leva suH’ottimismo naturale del popolo ar^icàao, ha
L’ipreso uno ’^et—tnnTquesti miti
e li ha riproposti tali e quali,
sacrificando deliberatamente gli
oltre 35 milioni di Arnericani
poveri sulla cui pelle è stato
rilanciato ii sogno americano.
Basta ricordare alcuni dei suoi
ripetuti slogans per convincersene: « L’America è tornata ad
essere rispettata nel mondo »,
«Questo voto dimostra che a
comandare in questo paese è il
popolo », « State meglio oggi o
quattro anni fa? », « Il meglio
deve ancora venire», e infine
«L’LRSS è l’impero del male».
Quest’ultimo slogan è il più
preoccupante perché condiviso
acriticamente da milioni di Americani, « evangelicals » ultrafondamentallS'ii i quali cerfò non'
sono estranei allo strepitoso successo di Reagan. Il loro leader,
Jerry Falwell, sostiene, con la
Bibbia in mano (Apocalisse 16:
16), cbe la « battaglia di Harmaghedon » (leggi: guerra nucleare
contro rURSS) rientra nei disegni di Dio e sta per avverarsi.
Resta da vedere se finora è stato
Reagan a strumentalizzare questa «Moral Majority» o viceversa.
Il giudizio senza appello contro
i) Nicaragua potrebbe essere la
risposta.
Jean-Jacques Peyronel
edificio razzista sudafricano
Allan Boesak, il presidente
delFAlleanza Riformata Mondiale, ha compiuto agli inizi di ottobre un giro in Europa e negli
Stati Uniti. E’ stato ricevuto dal
ministro degli esteri olandese e
da rappresentanti governativi a
Bonn e a Londra; in America è
stato ospite del senatore Edward Kennedy ed ha avuto contatti politici, anche alle Nazioni
Unite.
Di passaggio a Ginevra ha tenuto una conferenza-stampa. Il
pastore Boesak è membro del
comitato d’onore del Pronte Democratico Unito in Sud Africa,
che si è battuto per il boicottaggio delle recenti votazioni costituzionali nel suo paese. Il governo proponeva un parlamento
tripartito con una camera per
i bianchi, una per i meticci, una
per gli indiani e nulla per la
maggioranza nera.
Un rifiuto categorico
Anche se ci fosse una quarta
camera per i neri, il sistema andrebbe pur sempre rifiutato perché è fondato sul razzismo. Le
leggi che assicurano la supremazia alla minoranza bianca non
potrebbero comunque essere annullate dalle altre camere; continuerebbero inoltre le deportazioni forzate dei neri nei cosiddetti « bantustans ». Questi —
chiamati talora anche «focolari
nazionali » — sono degli state;^
relli artificiali, ricavati nelle zofrs~écononIicamente più arretrate del paese e tutti circondati da
territorio sudafricano ; formalmente indipendenti essi di fatto
dipendono in tutto e per tutto
dal Sud Africa; i neri sono ora
forzosamente cacciati in quei
territori e dichiarati cittadini di
quegli stati e pertanto privati
della loro cittadinanza naturale
che è quella sudafricana. Quegli staterelli sono in realtà dei
grossi ghettL nei quali la rninoranza aìanca vuol marginalizzare per sempre la maggioranza
nera. La nuova costituzione dando accesso al parlamento, attraverso le due camere segregate
e impotenti, a « meticci » e « indiani », avrebbe dovuto permettere al governo di presentare come grande cambiamento ciò che
è al massimo una mano di calce
sulla solita facciata del vecchio
edificio razzista sudafricano.
Qualcuno si chiede talvolta se
vi siano analogie tra la situazione attuale dei neri sudafricani
e quella dei neri americani a.1
tempo della lotta per i diritti civili, venti anni fa, quando operava Martin Luther King. La situazione è molto diversa ; in
America i neri potevano fare
GENESI 1: 26-31, 9: 1-4
Inquietante
«Facciamo l’uomo a nostra immagine e somiglianza e abbia
dominio... su tutta la terra...» (Gen. 1: 26).
« Tutto ciò che si muove e ha vita vi servirà di cibo... ma non
mangerete carne con la vita sua, cioè col suo sangue » (Gen. 9. 3-4).
immaginarsi Dio attraverso il
nostro rapporto con il creato,
quali conseguenze ne potrebbe
trarre? Che idea si farebbe di
Dio vedendoci uccidere i mari
«Può apparire inquietante ricorrere al cuore di babbuino
per un bambino e a quello di
scimpanzé per un adulto, ma la
scienza tende irresistibilmente
ad avanzare lungo le strade che
apre». Tra i molti commenti di
scienziati sulla vicenda di Baby
Fae, quello del prof. Carlo Casciani di Roma ha il merito di
ammettere che l’idea suscita un
certo disagio. Disagio che cresce se si passa dal linguaggio
asettico dello scienziato (l'eterotrapianto è l’unica via che « consenta di aggirare la difficoltà di
reperimento degli organi » —
“Corriere medico’’ 2.11) a quello
più esplicito del giornalista: la
strategia del prof. Shunway, l’iniziatore statunitense di questa
ricerca nel campo dei trapianti, è così descritta come « la necessità di selezionare, con l’aiuto delle tecniche e dell’ingegneria genetica, babbuini sempre
più simili all’uomo, da allevare
come polli in batteria, per crearé~ùna sorta'TIT'^fartta del cuore’
a cui attingere in casi estremi »
{“l’Espresso’’, 11.11).
Non è più che inquietante tutto ciò? Parlando con diverse
persone di questo problema nei
giorni scorsi ho espresso non
solo inquietudine ma disaccordo
e ho riscontrato diverse reazioni. C’è chi mi ha detto, in sostanza: ma tu la mangi la bistecca? Altrf~mi niT~iletio: Dfo
non ha dato forse all’uomo il
dominio della natura? Da altri
ancora ho ricevuto l’osservazione che la sopravvivenza di un
essere umano passa davanti a
tutto. Vorrei riflettere sulle prime due osservazioni e lasciare
la terza per un successivo intervento.
La Genesi parla certo del dominio dell’uomo su tutta la terra ma si dimentica generalmente che questo dominio è posto
in stretto legame con la funzione di « immagine di Dio » che
deve avere l’essere umano: « facciamo l'uomo a nostra immagine e somiglianza e abbia dominio... ». Nella cultura del tempo
in cui questo testo è stato scritto ‘T’ùnmagine’’ aveva un senso
preciso: il re che in un vasto
impero dominava su popoli che
pagando i tributi vivevano in
una relativa autonomia, in ogni
lontana provincia faceva erigere
una statua, una sua immagine
che parlasse alla gente della sua
autorità, benevola e provvida,
ma ferma e generatrice di ordine. Così in quel tempo lontano è stata capita la responsabilità dell'uomo: essere il rappresentante dell’autorità del Creatore nell’ambito del creato; raccoglierne i fruiti, impedire che
elementi del creato stesso lo dominino nella superstizione e nell’idolatria, per dare ordine ad
un creato che va conosciuto e
organizzato.
Ma se oggi qualcuno dovesse
sconvolgendo l’equilibrio ecologico, vedendoci nascondere nel
ventre della terra scorie radioattive che sono come borribe a
orologeria caricate per migliaia
di anni? Non si farebbe Videa
di un despgstß sadico e ingordo, folle e suicida? Se così è, mi
sembra che il nostro modo di
“dominare la terra" sia profondamente sbagliato ed estraneo
al messaggio giudaico-cristiano
contenuto in questa espressione
della Genesi.
D’altra parte il racconto di
Genesi 1, con la descrizione di
un regime vegetariano per esseri tìinanrè~mmnaU,~àà una rappresentazione ideale, rivolta alle origini del nostro mondo; così come il lupo che abita con
l’agnello e H leone che mangia
10 strame come il bue (Isaia 11)
danno la rappresentazione ideale del nostro mondo rivolta al
compimento futuro. Tra queste
due rappresentaz.ioni sta la nostra esistenza che è descritta in
Genesi 9 nel racconto che segue
11 diluvio. A Noè è ripetuto l’ordine « cre.scete e moltiplicatevi », con la variante di un reginte alimentare mutato: all’uGTn^
t dato un potére di' vita e di
morte sugli animali che devono
servirgli di nutrimento. Ma -que
Franco Giampiccoli
(continua a pag. 3)
marce, raduni e dimostraziOiii e
avevano l’appoggio di una parte dei mezzi di comunicazione
di massa e del mondo politico.
In Sud Africa non c’è nulla di
ciò. In particolare marce e dimostrazioni sono proibite. Tanto più importante è dunque il
successo del boicottaggio delle
elezioni del 27-28 agosto. Esso va
inteso come un’immensa manifestazione nonviolenta di rifiuto, da parte della gran maggioranza della popolazione, del cosiddetto « sviluppo separato »,
cioè della segregazione razziale
e della supremazia della minoranza bianca.
Una partecipazione
reale per tutti
Il Fronte Democratico Unito
non è un’organizzazione di rivendicazioni dei neri, ma un movimento aperto a persone di
ogni razza per l’abolizione della
segregazione razzista.
I governi d’Europa e d’America si sono spesso dichiarati
contrari al razzismo e favorevoli ai metodi nonviolenti di lotta
politica. Il viaggio di Boesak è
un appello a questi governi affinché siano coerenti con le loro
dichiarazioni e appoggiiio efficacemente la gran maggioranza
dei sudafricani che in modo nonviolento manifestano la loro opposizione a un regime che è l’emanazione di una piccola minoranza ed è pertanto democraticamente illegittimo.
Ciò che i non-bianchi in Sud
Africa vogliono dal loro governo
è che si crei un’atmosfera favorevole a una Convenzffine nazip:
^i^uñiU. per-redigére lina co
_____—.1— '__'_n-----fTiTTT
stifuziòn? che assicuri a tutti
gli"^itanti del paese una reale
partecipazione democratica ai
processi decisionali.
Da parte dei protestanti italiani — e da parte di tutti i democratici in generale — occorrerebbe una più attenta vigilanza e una pressione costante sul
governo affinché le decisioni politiche ed economiche del nostro
paese non favoriscano la supremazia dell’attuale minoranza
razzista sudafricana, ma appoggino invece, a fatti e non solo
a parole, le aspirazioni alla partecipazione democratica dell’immensa maggioranza della popolazione di quel paese.
Aldo Comba
SOMMARIO
□ Il male viene dal Nord,
di A. Penna, p. 3
□ Tra il diavolo e il profondo mare blu, di A.
Boesak, p. 7
□ Donne e bambini sotto
l’apartheid, di F. Comba, p. 12
2
2 fede e cultura
16 novembre 1984
BOLOGNA: CONVEGNO NAZIONALE DEL MOVIMENTO DI COOPERAZIONE EDUCATIVA
Insegnanti
A colloquio
con i lettori
e insegnamento religioso
ORA DI RELIGIONE
IN INGHILTERRA
Nei giorni 31 ottobre - 4 novembre si è svolto a Bologna
un convegno nazionale degli insegnanti del Movimento di Cooperazione Educativa (M.C.E.)
sul tema « La formazione storica di base ».
Nell’ambito del seminario « Conoscenza del fatti e fenomeni
religiosi », materia d’insegnamento nrevista dai nuovi programmi della scuola elementare, sono state presentate alcune esperienze condotte nelle scuole elementari di Milano e Firenze,
esperienze nelle quali la conoscenza dei fatti religiosi è stata
trattata in termini storico-antropologici. I partecipanti al seminario hanno ritenuto urgente e
importante confrontarsi sulle
contraddizioni tuttora esistenti
nella scuola elementare riguardo all’insegnamento religioso ed
ai problemi ed interrogativi che
questa «conoscenza dei fatti religiosi» investe.
A chi sarà affidato questo insegnamento? Siamo sicuri che
l’insegnante credente o quello
non credente non lo forzeranno
verso le personali convinzioni?
Conoscendo la scarsa laicità
della maggioranza degli insegnanti della scuola dell’obbligo
possiamo aspettarci che si raggiunga un minimo di correttezza scientifica?
Donne
evangeliche oggi
« Donne evangeliche oggi » era
l’argomento della trasmissione
del 29 ottobre che non ha visto
la frequente « tavola rotonda »
con alcune persone qualificate
che discutono, ma molte donne
intervistate da una donna o riprese mentre parlavano in sede
di congresso, lavoro di gruppi
ecc. E’ noto che, nell’ambito delle nostre chiese, tre sono attualrnente le organizzazioni femminili su base nazionale: la FT)EI
che fa capo alla Federazione delle chiese evangeliche e raggruppa in larga parte credenti vaidesi, metodiste e battiste ed i
preesistenti organismi delle Chiese valdesi e metodiste da un lato e battiste dall’altro. (Personalmente — ma non credo di
essere sola — mi sembra che ormai non abbia più significato
procedere ancora separatamente
su binari paralleli e che sia utile convogliare tutte le energie
sulla FDEI che da ben otto anni
tutte ci rappresenta).
L’interrogativo di fondo che è
emerso ripetutamente nel corso
della trasmissione è se abbia
ancora senso oggi l’esistenza di
organizzazioni prettamente femrninili. Il dubbio è senz’altro legittimo (infatti — come è stato
osservato — non esistono « Unioni maschili ») tuttavia se le
donne sentono ancora il bisogno
di riunirsi separatamente sarà
soprattutto importante chiarire
le ragioni di questa esigenza. Riportiamo in sintesi le due motivazioni principali ricorrenti
nelle risposte date da donne
eyangelitdie di diverse età e condizioni (tra cui anche mogli di
pastori e studentesse in teologia) che ci aiutano ad inquadrare il problema:
« Ci si riunisce ancora tra donne perché, nonostante i notevoli progressi a livello legislativo
(diritti delle lavoratrici, creazione di consultori ecc. ecc.) nella
realtà i ruoli tradizionali sono
stati appena intaccati. Anche nel
nostro ambito — è stato osservato — la parità acquisita sul
piano teorico è molto meno riscontrabile nella realtà: la chiesa riflette qui la società e i suoi
ritardi ».
« Le organizzazioni di cui ci
occupiamo non vogliono e non
debbono essere gruppi settoriali interessati prevalentemente
alla beneficenza o al cucito e siniili (il che significherebbe ribadire il concetto di determinate
"vocazioni femminili") ma luoghi e occasioni per sensibilizzare la donna ai grandi problemi
della fame, della pace, della giustizia, dei diritti umani ecc. ».
In effetti abbiamo visto gruppi di Amnesty International nati su iniziativa della FDEI, altre
donne evangeliche presenti e attive nel « Tribunale per i diritti
del inalato » al Centro traumatologico di Roma e abbiamo saputo dell’impegno esplicato da
molte di loro nei quartieri e
ovunque si opera per un miglioramento della « qualità della vita ».
Gli interventi delle protagoniste della trasmissione (troppo
numerose per poter essere citate per nome) erano sostanzialmente concordi. Due di essi hanno però messo l’accento su aspetti che non vanno trascurati; una
giovane ha affermato di non frequentare il gruppo femminile
della sua chiesa ritenendo che
non vi si trattino argomenti che
possano interessarla. (A questo
proposito è evidente che una diversità di problemi e di interessi ricollegabili alle varie fasce
di età può indubbiamente esistere, tuttavia penso che non
manchino possibilità di « raccordi » e di soluzioni a patto che
si coinvolgano e si confrontino
« le parti » interessate).
Il secondo intervento ha messo l’accento sul fatto che le nostre Unioni stanno trascurando
l’analisi dello « specifico femminile », che dovrebbe essere la
ragione prima e giustificativa
della loro esistenza. Il pericolo
del riflusso nell’individuale di
fronte alle frequenti sconfitte
della donna nelle istituzioni non
è da sottovalutare e non può essere da noi ignorato.
Si è trattato dunque di una
trasmissione « a ruota libera »,
viva e interessante, da cui è
emerso che il movimento femminista ha stimolato anche la
chiesa a riconsiderare la condizione della donna al suo interno.
Documento conclusivo
Per quanto riguarda invece
1’« ora di religione » e la sua facoltatività, come si organizzerà
la scuola per rispettare la libertà di scelta delle famiglie e degli alunni?
Gli insegnanti hanno elaborato delle risposte ovviamente non
definitive ed hanno presentato
al convegno il seguente documento che è stato approvato
all’unanimità. p. R.
PROTESTANTESIMO IN TV
— Non siamo d’accordo con l’insegnamento confessionale nella scuola pubblica.
— Il nuovo Concordato tra Stato e Chiesa però prevede che
tale insegnamento continui ad essere impartito. Noi riteniamo che
quest’ultimo debba avvenire all'infuori dell’orario scolastico a
spese delle Chiese (progetto ALRI-Teodori-Intese Valdo-Metodiste,
artt. 9/10).
— Consapevoli delle contraddizioni che caratterizzano il nuovo Concordato, riteniamo indispensabile che al momento dell’emanazione della legge che regolerà questo insegnamento, almeno
venga prevista l’organizzazione e l’attuazione in tutte le scuole di
ogni ordine e grado, di attività didattiche alternative qualificate,
regolarmente programmate all’inizio dell’anno in modo che venga
veramente rispettata la libertà di scelta sia delle famiglie cattoliche che di quelle non cattoliche (art. 3 Costituzione).
— Per quanto concerne la parte dei programmi scolastici relativa alla conoscenza dei fatti e fenomeni religiosi, si ritiene che
tale insegnamento, cosi com’è concepito, non dia sufficienti garanzie di scientificità, laicità, relativismo culturale.
Poiché riteniamo che « la scuola pubblica debba accogliere tutti
i contenuti di esperienza, affettivi, morali e ambientali di cui
l’alunno è portatore », ribadiamo che il fenomeno culturale religioso debba trovare spazio solo nell’ambito della ricerca storicoantropologica, senza ricorrere ad insegnanti esterni alla scuola.
Denunciamo anzitutto che il nuovo Concordato al punto C dell’art. 9 del Protocollo Addizionale non estende l’applicazione della
facoltatività dell’insegnamento della religione nelle scuole delle
zone annesse all’Italia dopo il 1918 (provincia di Bolzano, città di
Trieste) in contrasto con l’art. 3 della Costituzione.
Denunciamo la pesantezza degli interventi confessionali sulla
paura che «Dio rimanga fuori dalla scuola» che trovano ampio
spazio negli organi di informazione.
Denunciamo l’ambiguità delle forze laiche e « progressiste »
che non si oppongono con sufficiente impegno a questa situazione
e alla proposta di legge D.C. sul finanziamento alle scuole confessionali.
Denunciamo infine gli organi di informazione che lasciano credere che queste nuove norme siano migliorative rispetto al passato, mistificando il valore di questi cambiamenti, senza aprire un
serio dibattito di chiarificazione.
Chiediamo infine l’immediata abrogazione del R.D. 1928 art. 27
che pone la religione cattolica a fondamento e coronamento dell’insegnamento nella scuola elementare in contrasto con il nuovo
testo concordatario.
Con riferimento all'articolo della Signora Mirella A. Bein del 12 ottobre
che ho letto come resoconto di un programma di « Protestantesimo in TV »
vorrei fare qualche commento.
A me non sembra che la questione
dell'esonero dall'Insegnamento religioso
a scuola sia stata ampiamente discussa. Basandomi su questo settimanale
che dovrebbe appunto riportare l'eco
delle voci interessate, chi ha parlato
dei grandi vantaggi per gli alunni che
entreranno a scuola un'ora dopo o
usciranno un'ora prima degli altri per
evitare di essere catechizzati dalla
Chiesa cattolica?
Normalmente non si ritiene l'erudizione un pericolo in sé, e non pensavo che nell'Italia del 1984 la religione
fosse ancora ritenuta una forza opprimente come in Francia ai tempi di
Jules Ferry.
Forse dovremmo anche chiedere lo
esonero dall'insegnamento della scienza e della fisica per evitare di imparare a fare ordigni di guerra.
In Inghilterra se non fosse per la
scuola con l'insegnamento religioso obbligatorio, molti bambini figli di non
credenti, crescerebbero senza nessuna nozione della filosofia cristiana. Tutte le mattine gli scolari si radunano
in un'assemblea per partecipare ad
una preghiera e per cantare un inno
insieme. Questo, insieme alle lezioni
di religione settimanali, formano la
base per edificare la propria spiritualità 0 per ripudiare la religione.
Nelle scuole superiori, lezioni di
storia delle religioni fanno parte degli studi facoltativi. Esistono pure molte società di studi biblici e anche
gruppi confessionali che si radunano
nell'ora di pranzo o subito dopo la
scuola, per prendere parte a discussioni. La conoscenza e non l'ignoranza offre la vera scelta.
Deve proprio essere la religione la
causa delle divisioni fra i popoli, anziché la soluzione dei problemi quotidiani?
Graziella Benigno, North Yorks
UNA PRESA DI POSIZIONE DELL’ASSEMBLEA TEV
Se la Chiesa dovesse tollerare
Mirella Bein Argentieri
Accogliendo l’invito rivolto dal
seggio del Sinodo al nostro Movimento, l’Assemblea della TEV
ha deciso di portare all’attenzione delle chiese le basi bibliche
per cui riteniamo che l’omosessualità sia da condannarsi.
La Bibbia parla poco di questa degenerazione, probabilmente perché era considerata un vizio troppo ripugnante per temerne la diffusione. Ma quando
ne parla lo fa in termini di condanna che non consentono dubbi. In Genesi 19 è detto che Sodoma e Gomorra erano destinate alla distruzione a causa della
malvagità delle loro azioni, ma,
fra tutte, è ricordato con orrore il tentativo degli abitanti di
usare violenza sessuale sugli
ospiti di Lot. Da allora il termine « sodomia » sta a indicare
ogni sorta di depravazione morale.
In Deuteronomio 23: 17 la prostituzione maschile è considerata altrettanto abominevole che
quella femminile; « Non vi sarà
alcuna meretrice fra le figliole
d’Israele né vi sarà alcun uomo
che si prostituirà fra i figlioli
d’Israele ».
Secondo Levitico 18: 22 e 20; 23
l’omosessuale andava incontro
alla pena capitale.
Nel Nuovo Testamento, l’apostolo Paolo in Romani 1: 18-31
descrive lo stato di degradazione a cui è ridotto l'uomo naturale e in particolare l'omosessualità è definita come una « passione infame » per cui quelli che
la praticano « ricevono in loro
stessi la meritata mercede del
proprio traviamento » (Romani
1; 27).
In I Corinzi 6: 10 i sodomiti
sono indicati nell’elenco dei peccatori che non eroderanno il Regno di Dio.
Non è però possibile giudicare l’omosessualità senza tener
conto che essa è la negazione
della famiglia come ci è presentata dalla Scrittura. Gesù stesso
ha parlato della famiglia secondo il pensiero di Dio in Genesi
e ha apiunto l’invito a non rompere il vincolo matrimoniale
(Marco 10: 9).
Se la Chiesa dovesse tollerare,
se non approvare l’omosessualità, si aprirebbero altri problemi, come quello della celebrazione del matrimonio fra omosessuali e l’adozione di figli, con
conseguenze aberranti per la coscienza cristiana.
Siamo esortati a non pronunciare dei giudizi. Siamo anche
noi del parere che non abbiamo
i titoli per giudicare il nostro
prossimo, ma la Chiesa è invece
in dovere di pronunciare un fermo giudizio su un fenomeno
che porta alla distruzione della
famiglia cristiana. Ricordiamo
che la chiesa di Tiatiri è rimproverata perché tollerava una
donna che, proclamandosi profetessa, insegnava e seduceva i
credenti perché commettessero
fornicazione (Apocalisse 2; 20).
Sappiamo anche che oggi non
si contestano più i passi biblici,
anzi si riconosce che essi condannano l’omosessualità, ma li
si mette semplicemente da par
te, affermando che essi riflettono mentalità del passato e non
sono più validi per il nostro tempo. In questo modo viene esautorata tutta la Scrittura, ridotta all’arbitrio di interpretazioni
soggettive, perché nessuno può
dirci quali testi conservano ancora la loro attualità. Ma il Signore ha detto: « I cieli e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno » (Marco
13; 31).
Infine temiamo che se la Chiesa non dice una chiara parola
a questo riguardo, i giovani che
desiderano vivere una vita cristiana non troveranno più nei
fratelli in fede più anziani quell’aiuto che essi sarebbero in diritto di avere. A quanti oggi
cercano di indebolire i secolari
principi etici della morale cristiana abbiamo il dovere di ricordare le parole dell’apostolo;
« Non sapete voi che siete il
tempio di Dio e che lo Spirito
di Dio abita in voi? Se uno guasta il tempio di Dio, Dio guasterà lui, poiché il tempio di Dio
è santo, e questo tempio siete
voi » (I Corinzi 3: 16-17).
Affermando questi principi non
intendiamo dire che la Chiesa
debba emarginare o scomunicare gli omosessuali. Nella coscienza che, davanti a Dio, siamo tutti dei peccatori, queste persone
debbono essere accolte, quando,
coscienti del loro peccato, desiderano cercare, insieme a noi,
la liberazione per la potenza
dello Spirito Santo.
ii T
TEV
3
16 novembre 1984
fede e cultura 3
IL LIBRO DI FULVIO TOMIZZA SU PIER PAOLO VERGERIO
Il male viene dal Nord
4 NOVEMBRE A LA SPEZIA
Si può dire ohe l’ultimo libro
di Fulvio Tomizza costituisca un
vero e proprio « caso letterario ».
Appena uscito, « Il male viene
dal Nord » ' è balzato immediatamente in vetta alla classifica
delle vendite, un autentico test
seller.
Le cause di questo fulmineo e
prolungato primato possono essere molteplici: la notorietà dello scrittore, il titolo « furbo »
(da Geremia 1: 14), l’inquietante
architettura « esistenziale » della
copertina; non metterei per ultimo, tra le varie cause del successo, il^vasto interesse determinatosi nell’opimone pubblica italìàna“ per gli argomenti attinenti
alla ' Rifprm'ar~rtlir5nda del cénteh’aricritrterahò. Dí~grañde significato è cerfainente che questi temi comincino a interessare e ad
ispirare i nostri autori più prestigiosi.
Il « romanzo del vescovo Vergerio » (tale il sottotitolo) non
può essere di sicuro annoverato
tra i libri di amena lettura o di
grande volgarizzazione storica:
sul genere, per intenderci, di
« Radici » o de « L’Azteco ». Al
contrario, si tratta di un lavoro
estremamente serio, documentato, scientifico, basato sull'accurata analisi di una grande quantità di documenti originali, come testimonia la vasta bibliografia riportata.
Si può parlare quindi di una
vera ricerca storica, che si avvale deH’amplissima citazione di
testi dell’epoca.
L’estro letterario dello scrittore, senza nulla concedere alla
fantasia, interviene per struttu
rare armonicamente il racconto
e i materiali, secondo un ritmo
narrativo che non conosce cadute o sbandamenti.
Dalle pagine di Tomizza emerge, a tutto spessore, la complessa figura di Pietro Paolo Vergerlo, con le sue luci e le sue ombre, le sue contraddizioni e le
sue coerenze, i suoi calcoli e la
sua generosità, la vocazione politico-mondana e insieme quella
per l’evangelo, che passo passo
finirà per divenire egemone.
Nato a Capodistria nel 1497 (o
98), Vergerlo il Giovane fu anzitutto un umanista. Compiuti gli
Studi a Venezia e Padova, fu docente di arte notarile e diritto,
esercitando anche l’avvocatura e
la carica di magistrato. Sposato
per breve tempo (la moglie morì dopo un anno). Vergerio divenne notare della Curia romana.
Fu quindi Nunzio pontificio in
Austria, Boemia e Germania, dove ebbe modo di incontrare lo
stesso Lutero.
Esponente di primo piano del
movimento di riforma ca+tclicr
su basi evangeliche, egli fu fautore di un concilio generale di
riconciliazione, aperto ai dissidenti.
Tentò di introdurre una profonda riforma nella diocesi di
Capodistria della quale era stato
nominato vescovo, ma la sua attività gli valse denunce e processi da parte deH’inquisizione,
culminati con la scomunica, nel
1549.
Passato definitivamente al proteiSìteiimb, v'ergerlo sT rifugiò
net ^Grigioni, ove fu áñChpe~^asTorè~ a Vlcòsòi5rano7 nella chie
TORINO - LICEO ALFIERI
La riforma di Zwingli
Il 31 ottobre dell’anno scorso,
in occasione del 500" anniversario della nascita di Martin Lutero (10 novembre 1483), gli studenti delle ultime tre classi del
Liceo Classico « Vittorio Alfieri » di Torino si erano uniti al
coro di celebrazioni con una
mattinata in Aula Magna per seguire due lezioni-conferenze, cui
era seguito un breve, ma interessante dibattito ( cfr. « La Luce », 11.11.1983). Quest’anno, il
27 ottobre, hanno fatto la medesima cosa per ricordare un altro centenario, propriamente
passato sotto silenzio, quello
della nascita di Huldryck Zwingli, il riformatore di Zurigo (1”
gennaio 1484).
Ha aperto la seduta il professor Carlo Ottino, docente di
scienze umane, cui va il merito
precipuo dell’iniziativa, rievocando la complessità della figura di Zwingli sia da un punto
di vista religioso e sia da un
punto di vista di azione politica
ai margini della svolta verso il
mondo moderno, trovando parimenti proprio negli irriducibili
caratteri della riforma zurighese la necessità di un’interrogazione critica non effimera ed il
correttivo ad immagini troppo
stereotipe della Riforma protestante, troppo spesso ridotta a
grigia uniformizzazione, invece
che preservarla nella sua vivida
pluralità, ribadendo cosi la necessità di parlare di Riforme al
plurale, piuttosto che di Riforma al singolare.
Ha preso poi la parola il professor Aldo Moda, docente di
religione, per trattare il tema
« Umanesimo e Riforma in Huldryck Zwingli » ; d’interesse prevalentemente storico, Tintervento ha voluto ricostruire, abbastanza minuziosamente l’ambien-te in cui si. è mosso Zwingli- e
di cui ha sposato tante movenze ; una tale ricostruzione ha
consentito da un lato una contestualizzazione più esatta del
riformatore svizzero ed una più
equa valutazione delle sue intenzioni e della sua prassi riformatrice, dall’altro una netta sottolineatura della novità del suo
pensiero, quindi anche della sua
non immediata fruibilità.
Su questo sfondo è intervenuto il professore Paolo Ricca, docente presso la Facoltà Valdese
di Teologia a Roma, che con una
conferenza particolarmente vibrante, ha colto l’originalità e
la novità di Zwingli («Huldryck
Zwingli, un teologo ed un riformatore diverso ») centrando su
quattro momenti : il punto di
rottura con l’umanesimo cristiano, ma nel contempo la preoccupazione di preservarne il desiderio di razionalità e l’interazione fra ragione e fede; il punto di rottura costituito dall’idea
di Dio nei confronti non solo
della trad.izione cattolica, ma
pure nei riguardi della concezione luterana, troppo vincolata alla Scrittura, con un nuovo ruolo affidato alla teologia dello
Spirito Santo ; il punto di rottura rappresentato dalla dottrina dei sacramenti come semplici certificati della fede; il punto
di rottura nella dottrina della
chiesa, con la novità dell’interazione chiesa-mondo, chiesa-città,
chiesa-società. Sebbene queste
conferenze non costituiscano più
all’Alfieri una novità (vanno
avanti da anni e parecchie volte
ogni anno), esse hanno mostrato ancora una volta la loro reale utilità e la loro funzione di
stimolo culturale, anche su temi ardui e poco conosciuti, trattati d’altronde in tutta -rigorosità.
A. M.
sa formata in gran parte da esuli
italiani.
Passò quindi al servizio del
duca di Württemberg, dedicandosi alla diffusione del protestantesimo nei paesi di lingua tedesca (dove ebbe profondi rapporti anche con comunità valdesi),
soprattutto per mezzo di un’ampia produzione di letteratura
propagandistica. Morì a Tubinga
nel 1565.
L’esperienza protestante segnò
nella sua vita una svolta fondamentale: « Si era avventato a
predicare nelle piazze, e il suo
aspetto doveva rispecchiare l’ultima accensione scattatagli dentro. La figura vigorosa, la barba
fluente sul petto, gli occhi fervidi di chi crede nelle parole che
pronuncia, a uno studente poeta
egli restituiva l’immagine di San
Paolo ».
Accanto alla figura del Vergerlo, il libro di Tomizza mette in
evidenza le caratteristiche dell’evangelismo italiano del Cinquecento, con le sue peculiarità,
che lo differenziarono profondamente dal protestantesimo tedesco e svizzero.
Viene inoltre illuminata realisticamente la difficile situazione
dell'emigrazione protestante italiana in Valtellina e nei Grigioni,
dove non mancano anche occasioni di dolorose incomprensioni interne e con i riformati elvetici. Insieme, è messa in evidenza l’abnegazione dei pastori italiani (tutta gente umile e poverissima), impegnati a sviluppare
quella promettente comunità nazionale di Valtellina ohe, di lì a
pochi anni, sarebbe stata sanguinosamente sterminata ( « Sacro macello », 1620).
Il libro di Tomizza fruisce di
una lunghissima premessa che è
un’incantevole rievocazione degli anni giovanili dello scrittore,
neiristria tormentata del dopoguerra. Pagine importanti, perché attraverso di esse l’autore
stabilisce un saldo legame culturale tra la propria contemporaneità e quei lontani eventi cinquecenteschi.
Singolare il primo incontro di
Tomizza con Vergerio; esso risale ad un articolo (fatica di un
redattore pressoché sconosciuto ),apparso negli Anni Quaranta
su un modesto giornaletto della
provincia istriana, « La nostra
lotta ».
Questa prima impressione giovanile, maturata e rimeditata nel
corso dei decenni, ha trovato alla
fine la propria definitiva risoluzione in questa consistente opera.
Importanza e potenzialità
inimmaginabile delle piccole cose: che ci richiamano alla mente
una delle più belle parabole
evangeliche, quella del granel di
senape.
Aurelio Penna
Commemorazione
diversa e proibita
« Vogliamo commemorare i caduti, quelli delle guerre del passato e quelli delle guerre in atto.
E nelTimpotenza quasi assoluta
cui siamo costretti da forze politiche ed economiche di fronte alle stragi incombenti, invitiamo
chi intende esprimere il proprio
rifiuto morale, a un incontro e
a una veglia di riflessione biblica e preghiera per la ricerca di
un filo possibile di speranza e
azione ». Con queste parole, proposte dalle « Donne per la pace »
di Sarzana, e affisse in un manifesto alla cittadinanza, alcune
organizzazioni ecclesiali e non,
intendevano promuovere una riflessione critica sul ruolo della
città di Spezia nel passato e nel
presente: il passato legato alla
flotta che operò nei mari teatro
della seconda guerra mondiale e
il presente con le sue industrie
belliche (Oto Melara, missilistica e armi pesanti. Arsenale Militare, Intermarine, costruzione di
navi da guerra).
Ma l’amministrazione comunale (social-comunista) con un
atto sorprendente e sconcertante, ha negato l’autorizzazione
per la prima manifestazione in
programma: un concerto-dibattito ai giardini pubblici. Evidentemente il « suolo pubblico » non
può essere usato per « fini pacifisti »! Ovviamente non ci siamo
scoraggiati e, in quattro gatti,
evangelici, cattolici e demoproletari abbiamo ciclostilato un
volantino, distribuito seduta
stante ai passanti, dove spiegavamo il nostro modo « diverso »
di celebrare l’assurdità delle
guerre. Successivamente, tutti
quanti, ci siamo ritrovati nella
nostra chiesa metodista per una
riflessione ecumenica in argo
mento. La « Comunità di Base
il Porto » di Viareggio, raccolta
intorno a due preti-operai, ha
presentato alcune « pièces » di
uno spettacolo anti-militarista,
che si propone, secondo le parole di uno dei due preti-operai
presenti di « sconsacrare » le
chiese, ancora troppo sorde nei
confronti dell’ imperativo evangelico « non uccidere! ».
Michele Sinigaglia, commentando Giosuè 5: 13-15, ha ricordato che il Signore dice sempre
«NO» (v. 14) alla guerra e che solamente le « religioni » ieri e oggi,
hanno bisogno, per sporchi interessi economico-politici, delle
guerre sante. Carla Lazagna, per
le « Donne per la pace di Sarzana », ha stigmatizzato la latitanza della « sinistra spezzina » sulle tematiche militari.
Infine, commentando la beatitudine di Gesù, scelta come slogan dell’intera manifestazione:
« Beati quelli ohe si adoperano
alla pace, perché essi saranno
chiamati figli di Dio » (Mt. 5; 9),
abbiamo ricordato come chiesa
ospitante, la figura di due « artigiani per la pace » della prima
guerra mondiale: il contadino
valdese Plavan e l’allora capitano Carlo Lupo, diventato, come
è noto, evangelico, pastore valdese e fondatore della sezione italiana del « Movimento Internazionale della riconciliazione ».
Agli evangelici spezzini, largamente impiegati nelle industrie
belliche, ma assenti, al pari degli
altri concittadini, la testimonianza del nostro fratello Plavan ricorda che l’Evangélo ci interpella e ci ha colto, ancora una volta, nella nostra sostanziale incapacità ad essere discepoli di Gesù Cristo. Eugenio Stretti
Inquietante
1 Fulvio Tomizza, Il male viene
dal Nord, pp. 501, Mondadori, Lire
18,000.
PADOVA — Venerdì 23.11, ore 17.30
presso la Chiesa metodista di C.so
Milano 6 il prof. Paolo Ricca parierà
su « Sessualità e omosessualità; una
riflessione biblico teologica ».
BARCA (Lucca) — Sabato 17.11, ore
17 il prof. Domenico Maselli parlerà
nella Sala dibattiti del Comune su
« Valori spirituali del Risorgimento
italiano ».
MESTRE — Domenica 25.11, Xiqi
Convegno dei Gruppi ecumenici del
Triveneto, ore 9.30, Casa Card. Urbani. Meditazione di F. Ambrosini. Relazioni dì T. Fanlo y Cortes (Riconciliazione cristiana e comunità degli uomini); L. Sartori (Chiamati ad essere testimoni deH'Evangelo oggi).
(segue da pag. 1)
sta concessione è data con un
\ preciso limite: « non mungerete
\carne con la vita sua, cioè col
\suo sar^gue ». Per noi è incom'prensibtle il ritualismo letterale
con cui, in modi diversi. Ebrei
e Testimoni di Geova osservano
questa prescrizione, gli uni macellando la carne in modo da
toglierne il sangue, gli altri rifiutando trasfusioni di sangue.
Ma loro almeno hanno mantenuto un del co
mandammwcttvm&r^noi più
nulla! Il limite del sangue era
evidentemente un modo di porre davanti all’uomo l’esigenza
del rispetto per la vita degli animali. Uccidere per nutrirsi, ma
non massacrare per passatempo, non torturare per il proprio comodo. Ma che rispetto ha
per la vita degli animali la nostra società in cui si pubblicizzano gli allevamenti domestici
di cincillà che verranno scuoiatì
vivi'r?éfVfT& il lotrr'péIo~nSn~^r'clérTa lucentezza, in cui gli animali vengono accecati e coperti
di piaghe per sperimentare i
prodotti cosmetici, che importa
cani con le corde vocali tagliate
perché ne i possano urlare nel
corso degli esperimenti?
Ed ora ci disponiamo — superando la momentanea sensazione inquietante — ad organizzare allevamenti di babbuini resi il più possibile simili a noi
per prender loro il cuore quando ci serva. Il caso del cuore del
babbuino non è in sé diverso e
peggiore di tanti altri. Forse in
maniera più nitida costituisce il
simbolo dell’uso senza limiti che
noi facciamo degli animali nel
quadro di un rapporto distorto
conJa natura. ^
^^TJo^bidmÜ~7iccettare la logica
di questo sviluppo? La scienza
« tende irresistibilmente ad avanzare lungo le strade che apre »
e non saremo certo noi a impedirglielo o a farle cambiare strada. Ma mi chiedo se a partire
da un caso particolare come
quello di Baby Fae non dovremmo porci il problema di una
autolimitazione etica. Può la
marcia irresistibile della scienza
dettare i criteri, le scelte e le forme del nostro agire, del nostro^
vivere e del nostro morire? Noi
che sopra ogni altra cosa desideriamo essere uniti a Colui che
ha ricostituito per noi Vimniagine di Dio nella sua umanità
nuova, non dobbiamo riconoscere in Lui la salvezza del ritrovare il limite della nostra creaturalità, il limite della nostra responsabilità nel creato, il limite del rispetto della vita animale, il limite della nostra vita e
della nostra morte? Non dobbiàmo elaborare insieme — nel dibattito comunitario, nell’ascolto
del messaggio evangelico e nel
dialogo con gli uomini di .scienza — i criteri etici delle nostre
scelte, dei nostri assensi e dei
nostri dissensi? Nella misura in
cui il nostro atteggiamento sarà
di resistenza ad aspetti della
marcia della scienza — e della
tecnica e del costume che ne
derivano — le nostre risposte
saranno certo insufficienti, esposte alla derisione di una linea
che non potrà mai essere coerente fino in fondo. Ma non credo che questo sia un grave danno. Ben più grave sarebbe il rendere omaggio ad un preteso carattere irresistibile, ineluttabile,
assoluto del cammino della scienza. Non sarebbe questo una nuova idolatria?
Franco Giampiccoli
4
4 vita delle cliiese
16 novembre 1984
INTERVISTA AL PAST. A. BERTOLINO, SEGRETARIO DELLA MISSIONE CONTRO LA LEBBRA
Lottare contro una tragedia deirumanità
Nata nel 1874 conta oggi 50
ospedali, 88 medici, 300 infermieri e assiste quasi mezzo milione di ammalati. Opera in molte parti del mondo ed è sostenuta da 25 Comitati nazionali
tra i quali quello italiano che è
formato da Valdesi-Metodisti,
Battisti, Chiesa Apostolica e Assemblea dei Fratelli.
A presiedere il Comitato italiano della Missione evangelica
contro la lebbra è stato recentemente chiamato dalla Tavola
Valdese il pastore Archimede
Bertolino che lavora presso la
chiesa di San Secondo e che da
armi segue con interesse questo
campo d’azione. Sposato con
Peggy Gould, originaria del Colorado (U.S.A.), tre figli, nel dopoguerra Bertolino visse intensamente Tesperienza comunitaria di Agape prima di iniziare
il ministerio pastorale che lo ha
portato, negli ultimi trent’anni,
da Trieste alle comunità del basso Lazio, a Palermo. Al decesso
del pastore Guido Mathieu che
per lungo tempo, con attiva competenza, si era occupato della
Missione contro ìa lebbra, era
subentrata, provvisoriamente e
volonterosamente, nell’incarico
la figlia Lucilla che ha permesso lo svolgersi dell’attività sino
alla recente nomina del nuovo
segretario per l’Italia. A fine
ottobre, presente il pastore Silvano Perotti, responsabile europeo della Missione, a Torino si
è tenuta un’importante riunione
per lare il punto della situazione e riproporre all’attenzione
delle chiese un problema della
umanità non ancora risolto. Ma
forse non tutti sanno esattamente in cosa consista la lebbra,
questa malattia di biblica memoria.
«E’ una malattia non ereditaria, poco contagiosa — precisa
Bertolino — trasmettibile per
contagio prolungato e causata
dal ’bacillo di Hansen’ che rende insensibili i nervi sensori colpiti. Provoca il disfacimento del
tessuto colpito e porta a deformazioni e a mutilazioni». Si sa
ormai che per quanto terribile
la lebbra si può curare. « Sì, anche nelle forme più pericolose
— precisa Bertolino — ma non
c’è ancora un vaccino per prevenirla. Dagli anni ’40 il D.D.S.
(diamino-defenil-sulfone) è usato
con successo anche se la cura
dura anni e anni e a volte è necessario somministrare la cura
per tutta la vita».
Quali sono le zone del globo
più colpite? « Il Sud e il Sud-Est
Asiatico, l’Africa tropicale, l’America del Sud. Ci sono — dice
Bertolino — alcuni casi in Italia ma ricoverati nei reparti le
prologici degli ospedali di Bari,
Roma, Genova». Lo scopo della Missione evangelica contro la
lebbra, che è un’organismo interdenominazionale con sede a
Londra, è quello di venire incontro ai bisogni fisici, psichici e
spirituali degli ammalati aiutandoli nella loro riabilitazione e
lavorando parallelamente per
sradicare completamente questo
antico dramma deH’ucmo.
Ma in concreto cosa possiamo
fare? « Intanto pregare perché
il Signore della vita aiuti i colpiti dalla lebbra e sostenga coloro che lavorano direttamente
a contatto con i malati. E poi
certo — aggiunge Bertolino —
è necessario sostenere l’opera
con le nostre offerte ».
Pare che a tutt’oggi nessun
italiano evangelico medico, chirurgo o infermiere si sia offerto di lavorare nella Missione
contro la lebbra. « Lo stiamo
cercando — dice Bertolino —
non è escluso che nell’ambito
delle nostre chiese emerga una
vocazione in questo senso, sarebbe un contributo notevole
per l’opera che stiamo conducendo purché la persona interessata abbia la necessaria preparazione. Nel caso tuttavia non
l’avesse siamo anche disposti a
fornirgliela ».
Riguardo agli aiuti concreti
Giuseppe Platone
CRONACA DELLE CHIESE DELLE VALLI
Primo circuito - Precatechismo
presente, come animatore della
gioventù, il diacono Dario Tron.
L’Assemblea di Circuito del
maggio scorso aveva chiesto al
Consiglio di organizzare un incontro per discutere il problema del pre-catechismo, viste le
diversità nell’impostazione e nei
programmi che nelle comunità
della Val Pellice si verificano.
Puntualmente è stata indetta
una Assemblea, tenutasi a Luserna S. Giovanni domenica 11,
che ha dibattuto vivacemente il
problema dei corsi di istruzione
delle nostre chiese, sulla base di
una relazione introduttiva di F.
Taglierò, che ha voluto fare una
presentazione schematica e riassuntiva della situazione.
Mentre la maggior parte delle comunità si affida per il precatechismo al programma biblico predisposto per la Scuola Dornenicale, spiccano le esperienze
di Luserna S. Giovanni e Torre
Pellice, dove si cerca di coprire
alcuni campi, come la storia valdese e l’organizzazione ecclesiastica, che nei normali corsi di
catechismo non trovano il loro
spazio. A Luserna S. Giovanni,
da alcuni anni viene sviluppato,
in due anni, l’argomento della
storia valdese in due periodi,
dal medioevo alla Riforma e da
questa ai giorni nostri, usando
metodi didattici non tradizionali (schede, drammatizzazioni,
ecc.). A Torre Pellice è in corso una sperimentazione basata
su cicli di 5-6 lezioni su argomenti diversi, comprendenti istruzione biblica e storia, ecclesiologia e opere, e così via.
Una questione per certi versi
spinosa, è emersa ancora una
volta nel corso del dibattito: le
esperienze varie, nella libertà
delle chiese e nella vastità degli
argomenti da trattare, sono tutte altrettanto valide, ma una
certa uniformità, almeno nei
programmi, potrebbe essere ottenuta il giorno in cui fosse disponibile un libro « di testo »
riassuntivo ma esauriente, che
potesse rimanere in mano al
.giovane anche negli anni seguenti, quale strumento di confronto
e di ricerca davanti agli interrogativi che si pongono nella vita
di tutti i giorni. Come detto sopra, non si tratta di una esigenza nuo.a, ma rimane il fatto che
la nostra chiesa, seppur abbia
fatto sforzi notevoli nel campo
della catechetica, è ancora carente e non al passo con la attualità per corsi di educazione
alla fede rispondenti alle necessità dei catecumeni di oggi.
Nella seconda parte dell’Assemblea è stato mandato un saluto al pastore Sergio Ribet ormai in procinto di ritornare dal
semestre in Uruguay e, infine,
è stata fissata per il 3 febbraio
una seconda assemblea che discuterà il documento sinodale
sulla sessualità.
Brusiti; il 12 alla Lombarda; il
14 a Rivoira; il 19 a Prima; il 21
al Centro.
Prossima assemblea
• Ricordiamo inoltre che al
centro vi saranno gli studi biblici (ore 20.30) : lunedi 26 novembre e lunedì 10 dicembre.
Festa del raccolto
ANGROGNA — Domenica 18
alle ore 10, nel tempio del Capoluogo si terrà l’assemblea di
chiesa con la relazione sui lavori del Sinodo.
Con le riunioni di Buonanotte (martedì 20) e Cacet (mercoledì 21) si conclude il ciclo (con
diapositive) sui Valdesi negli
U.S.A.
Droga - Dibattito
airUnione Femminile
TORRE PELLICE — L’Unione Femminile ha avuto una riuscitissima riunione aperta nel
corso della quale Mirella Bein
Argentieri ha presentato il libro
« Genitori, figli, droga » edito dal
Gruppo Abele. La presenza di
un certo numero di persone che
normalmente non seguono l’attività dell’Unione ha dato un
contributo efficace al dibattito
che è seguito alla chiara relazione introduttiva. Nell’occasione,
Daniele Rochat ha informato i
presenti sulla attività della Commissione « tossicodipendenze »
della nostra comunità.
PRAROSTINO — Il 4 novem
bre ha avuto luogo a Prarostino
la festa del raccolto, iniziata al
mattino con il culto di ringraziamento e la Santa Cena. I vari prodotti, i migliori dei raccolti di quest’anno, sono affluiti
sin dai giorni precedenti per essere esposti nella sala del presbiterio.
Fratelli e sorelle hanno provveduto alla cottura del pane e
dei dolci nel bel forno a legna,
ricostruito anche per queste occasioni, e predisposto im servizio di buffet.
La festa del raccolto, con la
quale la Comunità vuole soprattutto esprimere la propria riconoscenza a Dio per i Suoi doni, diventa un momento di gioia
e di comunione che vede la partecipazione di numerosi fratelli
delle Comunità vicine.
I prodotti in eccedenza vengono come sempre offerti all’Asilo di S. Germano.
Corso di
animazione biblica
• Il culto della terza domenica del mese, il 18 novembre, sarà presieduto dai giovani del
Coretto, i quali, 20 minuti prima dell’inizio insegneranno alla
comunità alcuni canti che poi
faranno parte dell’ordine del
culto. Dunque l’invito è per le
ore 9.40, mentre il culto inizierà
regolarmente alle ore 10.
Incontro giovanile
Riunioni quartierali
S. SECONDO — Avvertiamo
che le riunioni nel quartiere
Barbé - Prima non saranno più
alternate ma ve ne saranno due
per ogni giro.
• Le date del secondo giro
sono: Novembre: il 21 a Cavoretto; il 23 a Barbé; il 28 a Colombini; il 30 a Paglierine. Dicembre; il 5 a Combe; il 7 a
POMARETTO — Due famiglie sono nella gioia per la nascita dei loro piccoli: sono Rostan Giorgio e Tron Giorgina di
Pomaretto che annunziano la venuta di Andrea; Gennero Luigi
e Long Antonelia di Torino ma
facenti sempre parte della Comunità di Pomaretto che annunziano la venuta di Stefano.
La Comunità mentre chiede a
Dio di proteggere sin da ora la
vita di questi due bambini porge sincere felicitazioni sia ai genitori sia ai nonni.
Il corso di animazione biblica
per i gruppi di attività femminili del I Distretto verrà quest’anno strutturato in due Weekends:
1- 2 dicembre 1984
2- 3 marzo 1983
presso il Convitto Valdese di
Villar Perosa.
I pastori Yan Redalié e Erica
Tomassone ci guideranno durante questo corso, basandosi
sul tema di fondo della Liturgia della Giornata Mondiale di
Preghiera ’85 ; « Pace attraverso la preghiera e l’azione ».
I lavori iniziano Sabato 1° dicembre alle ore 14.30 e terminano Domenica 2 dicembre alle
ore 18. E’ importante partecipare a tutto il corso.
Quota: L. 10.000 (compresi
cena, pernottamento al Convitto, colazione, pranzo).
Iscriversi entro mercoledì 28
novembre presso : Katharina Rostagno, Villar Perosa, tei. 0121/
51372.
• Giovedì 15 novembre p. v.
alle ore 16.30, nella Sala Lombardlni di Perosa Argentina, incontro con i giovani per discutere ' insieme le prospettive di
una attività in comune. Sarà
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manutenzione impianti.
Venerdì 16 novembre
possiamo fare qualche conto?
« Presto detto — afferma Bertolino —: per mantenere il suo
operato la Missione necessita di
12 miliardi e mezzo l’anno e questa somma si forma solo attraverso i doni volontari che ci
pervengono. Con poco più di 24
milioni si compra un ’fuoristrada’ utile al programma di controllo ai villaggi e per il servizio di ambulanza. Tre milioni e
mezzo forniscono vitto, alloggio
e spese scolastiche e mediche
ad un bimbo malato di lebbra.
Con 140 mila lire si compra una
bicicletta ad un ausiliario medico. Con circa 18 mila lire si
può curare completamente un
malato esterno e con meno di
4 mila lire si può curare, con il
D.D.S., una persona colpita per
un anno ».
n INCONTRO COPPIE
INTERCONFESSIONALI
Per estendere la ricerca e facilitare la partecipazione vengono organizzati due incontri contemporanei sul tema dei matrimoni misti o interconfessionali nelle zone della Val Pellice e
della Val Chisone. Il gruppo che li
promuove, non è un gruppo privato
ma lavora in stretto collegamento con
le comunità cattoliche e valdesi del
pinerolese.
Alle ore 20.45 per la Val Pellice:
presso la Parrocchia cattolica di Torre Pellice e per la Val Chisone e la
Val Germanasca presso la sala valdese « J. Lombardini » (Perosa Argentina).
Si affronterà l'argomento '■ Che cosa
le coppie miste o interconfessionali
domandano alle comunità, ai preti, ai
pastori? Che cosa propongono? ».
Introducono la ricerca alcune coppie del pinerolese.
A fine gennaio in tutte le nostre chiese si terrà la domenica
a favore della lotta contro la
lebbra. « Ma il lavoro di informazione — conclude Bertolino —
deve durare tutto l’anno».
Sarebbe importante che chi
lotta contro questa tragedia antica come il mondo sentisse intorno a sé la solidarietà del popolo dei credenti, riflesso della
nuova creazione che attendiamo
(ma non passivamente).
Sabato 17 novembre
□ CONVEGNO
COLLABORATORI
ECO DELLE VALLI
VILLAR PEROSA — Alle ore 16 inizia l'annuale Convegno del collaboratori delTEoo delle Valli Valdesi. All'ordine del giorno le prospettive del giornale per il prossimo anno.
Il Convegno si concluderà con la
cena offerta dalla Amministrazione dei
giornale.
Domenica 18 novembre
□ CONVEGNO
CATECHISTI
TORRE PELLICE — Casa Unionista,
con inizio alle ore 14.30. Il convegno
sarà dedicato principalmente allo scambio di esperienze didattiche, con informazione e discussione su metodi e
materiali usati al catechismo. Al convegno parteciperà il prof. Giorgio Girard et.
Lunedì 19 novembre
□ CONVEGNO
PASTORALE
TORRE PELLICE — Il convegno avrà
luogo presso la Foresteria, con inizio
alle ore 9.
— Riflessione biblica.
— Tema: Prassi pastorale alle Valli.
— Questioni organizzative.
Al convegno parteciperà il prof.
Giorgio Girardet.
Sabato 24 novembre
n protestanti e PACE
PINEROLO — Presso i locali di via
dei Mille 1 si tiene un seminario aperto
a tutti i partecipanti al progetto « Cultura della pace e Protestanti nel pinerolese » e a quanti sono interessati
alle tematiche della pace.
ore 15.30: Riflessione sui tema della « nonviolenza ». Animazione a cura
del gruppo •• Cultura protestante, cultura della disobbedienza civile »:
ore 19.30: Cena al sacco;
ore 21: Dibattito su «Etica protestante e nonviolenza », con intervento
del past, Giorgio Tourn,
Domenica 25 novembre
□ FORUM TEOLOGICO
SAN SECONDO — L'incontro avrà
luogo nella sala della Chiesa Valdese,
con inizio alle ore 14.30.
L'incontro al Castagneto del 14 ottobre ha permesso di raccogliere diverse
proposte di lavoro teologico intorno
ad alcune tematiche: ecclesiologia,
rapporto opere-predicazione, ritualità.
Ora si tratta di precisare meglio queste tematiche e di scegliere il modo
migliore per affrontarle, che potrebbe
anche essere quello di concentrare
su una di esse l'intero lavoro teologico di un anno.
Si comincerà discutendo l'articolo di
Hans Kiing, Perché resto cattolico,
sotto la guida di Giuseppe Platone.
L’incontro è aperto, a tutti coloro
che sentono il bisogno -di allargare le
proprie conoscenze teologiche e di acquisire un orientamento di fronte agli
attuali impegni di testimonianza.
4^
5
16 novembre 1984
Vita delle chiese 5
LE NOSTRE CHIESE TRA UN PASSATO DIFFICILE E UN FUTURO NON FACILE
VENOSA
Tre aspetti del nostro lavoro
Non pretenderemo situazioni di privilegio, ma cercheremo insieme di regolare il nostro
passo sul desiderio di quanti meritano ascolto dopo la lunga tempesta che hanno sopportato
Dibattito
alla Casa
del Popolo
»
Il lavoro delle Unioni Peniminiii. Silenzioso e sistematico, il
lavoro si suddivide in studi biblici, visite, vendita di vestiti a
basso prezzo. Se si può rispondere alla domanda insistente di
quelli che più hanno bisogno,
con vestiario, con qualcosa per
contribuire ad una « olla popular » ( = pentola popolare, una
mensa popolare per chi ne ha
bisogno, una forma di assistenza nata dalle necessità più urgenti che si va diffondendo di
giorno in giorno, n.d.t.) lo si deve al lavoro delle donne. Mancano le giovani! Può darsi, ma
l’Unione non vieta loro di venire I
Le riunioni in case private.
Strumenti importantissimi per
seguire e visitare le famiglie. Il
metodo dello scambio di visite,
per cui membri di una Chiesa
ne visitano un’altra dirigendo
queste riunioni di famiglia nelle
case, crea valide possibilità di
scambio e di appoggio reciproco. E’ un lavoro « capillare » che
non sarà vistoso ma è efficace.
Potessimo organizzare meglio
questi incontri e dar loro continuità! Formare più leaders per
dirigerli. Se avessimo già in mano materiale da offrire a quanti
desiderano prepararsi per questo
lavoro, forse, senza rendercene
conto, già staremmo trasformando la vita delle nostre comunità. Questo è possibile, e
non c’è da aspettare oltre per
proseguire in questa strada.
Incontri di membri di Concistori. I Concistori debbono avviarsi allo studio di un tema essenziale: la unità di linea e la
ricerca di obiettivi complementari. La Commissione dei Ministeri progetta alcune riunioni e
già si è prodotto un certo lavoro di riflessione che cerca di
rispondere a questa necessità.
Senza trascurare il lavoro locale, pensare in termini regionali.
Avere una visione globale comune per poter condividere e rendere complementari tra loro gli
sforzi che non superano il livelle locale.
Questo è vitale per poter rispondere alle necessità delle famiglie. Si tratta una volta ancora dello stesso tema; non cercare la concorrenza tra le comunità, per sapere quale è la migliore, come facevano i farisei;
ma cercare invece il modo di
« portare gli uni i pesi degli altri ». Un’altra via che darà risultati a breve termine.
Cambiamenti e adattamenti
Con queste due parole possiamo dare un’idea del momento
Noris A. de Barolin, insegnante, una delle responsabili della Federazione delle Unioni Femminili nella regione rioplatense.
che viviamo come Chiesa nel Rio
della Piata. I cambiamenti che
proponiamo non sono spettacolari. Sono cambiamenti che riteniamo necessari e possibili. Adattarsi non significa conformarsi. La democratizzazione dei
nostri paesi non crea spazi per
« conformarsi », ma per riempire di contenuti nuovi la vita
della società.
Non pretenderemo situazioni
di privilegio, solo cercheremo
insieme ad altri il modo di adattare e di mettere al passo il nostro ritmo di marcia a quello
che molti desiderano e si meritano dopo la lunga tempesta che
hanno sopportato. Speriamo che
questo permetta di comprendere il dinamismo della situazione
che stiamo vivendo.
(3 - fine)
Carlos Delmonte
CORRISPONDENZE
Omegna inaugura il suo Centro
La nostra comunità metodista da tempo aveva progettato
di ristrutturare i locali sociali
retrostanti il locale di culto, facendo demolire un muro intermedio fra due stanze per ottenere una sala unica abbastanza
capace ed accogliente. Finalmente questi lavori sono stati
eseguiti, a totale carico della
comunità stessa, e nel pomeriggio di sabato 27 ottobre u.s. —
alle ore 17 — questa bella sala
rimessa a nuovo è stata inaugurata, ovvero avviata ufficialmente alla sua funzione, che è
indicata dalla stessa denominazione che il Consiglio di Chiesa
le ha dato : « Centro Evangelico
d’incontro ». Infatti, questo ’Centro’, di proprietà della nostra
chiesa, è destinato essenzialmente all’incontro. Innanzitutto della comunità stessa, che ha qui
il luogo adatto per diverse sue
attività interne (riunioni, àgapi, bazar, ecc.). In secondo luogo della comunità con le varie
forze sociali e culturali della
città: pertanto il Centro è destinato anche a sala per conferenze. tavole rotonde, dibattiti
pubblici sui vari problemi che
interessano il mondo d’oggi. In
terzo luogo, per decisione della
comunità medesima, il Centro
è disponibile ad ospitare riunioni di gruppi sociali e culturali della città che ne facciano
richiesta.
All’inaugurazione erano presenti una cinquantina di persone: in massima parte membri
della chiesa di Omegna, ma c’erano anche fratelli di Verbania,
Baveno, Vintebbio e Vercelli, il
pastore Renato Di Lorenzo, il
sovrintendente del VI Circuito
Giuseppe Bernardini, il pastore
Eugenio Bernardini e la compagna di questi. Fra i diversi concittadini presenti, accettando il
nostro invito, c’erano il Sindaco e due Assessori. Dopo una
breve introduzione e il saluto
dato dal pastore, ci hanno rivolto brevi ed apprezzati messag
gi il Sindaco e il Sovrintendente. Il momento centrale della
inaugurazione è stato segnato
dalla conferenza, programmata
per l’occasione e fatta dal past.
Eugenio Bernardini, sul tema
della « teologia della liberazione ». L’oratore ha intrattenuto il
pubblico col suo discorso familiare, chiaro ed interessante sulla situazione delle nazioni dell’America latina e sui problemi
che si pongono i cristiani di quei
paesi nella lotta per la liberazione e lo sviluppo di quei popoli. E qui lo ringraziamo ancora per quanto ci ha detto.
La serata è stata poi conclusa con un rinfresco offerto dalla comunità a tutti i presenti.
Ripresa di attività
VENEZIA — Domenica 30 settembre ha avuto luogo la benedizione del matrimonio — già
celebrato in municinio — di Alessandra Velo, della comunità
valdese di Mestre, con Carlo
Moz. Per l’occasione la chiesa
battista di Marghera, che ringraziamo, ha prestato il suo locale di culto, abbastanza ampio
da contenere parenti ed amici
degli sposi, oltre alla comunità
che ha partecipato alla loro
gioia. Oltre al sermone del pastore Berlendis c’è stata una
breve meditazione del pastore
della comunità ospitante. Lidia
Giorgi, ambedue su testi scelti
dagli sposi.
• Domenica 14 ottobre, a Mestre, si è svolta l’assemblea di
chiesa di apertura dell’anno ecclesiastico. preceduta da un’agane. Evelina Bogo Cacciari, delegata alla Conferenza Distrettuale, e Paolo Vivenzi, osservatore
per la comunità, hanno tenuto
due brevi relazioni sulle assemblee alle quali hanno partecipato. Si sono poi stabiliti turni e
orari per i vari gruppi di studio, distribuiti fra Venezia, Mestre, Lido di Venezia, Treviso.
Si sono poi svolte le elezioni
per due membri del Consiglio di
Chiesa; è stata rieletta Eunice
Fortunato Zanchi, che ha svolto in questi anni il non facile
compito di visitatrice, ed è stata eletta Evelina Bogo Cacciari
quale diacono cassiere, in sostituzione di Silvio Marini. La comunità ha espresso il suo ringraziamento a Silvio Marini per
il lavoro svolto per anni, e il
suo augurio alle due elette.
• Organizzato dalla PGEI ha
avuto luogo a Venezia sabato e
domenica 27-28 ottobre un incontro di animazione biblica
condotto dal pastore Claudio
Pasquet di Bobbio Pellice ; un
gruppo, non molto numeroso
ma molto interessato, di giovani, giovanissimi e meno giovani del Triveneto, ha seguito gli
esempi e le prove pratiche e i
suggerimenti tecnici del pastore
Pasquet su come coinvolgere e
farsi coinvolgere maggiormente
da uno studio biblico, seguendo
un metodo che incoraggi all’attività e non alla passività.
• Il 28, domenica della Riforma, si è tenuto a Venezia il culto in comune con i luterani, nel
ouale ha predicato il pastore
Kleeman, seguito da un’agape
e dalla proiezione di una serie
di diapositive su Zwingli. Il numero dei partecipanti, sia la
mattina che il pomeriggio, è stato buono.
• Nella stessa domenica si è
svolto a Mestre un convegno
SAE (Segretariato Attività Ecumeniche) dei gruppi ecumenici
del Triveneto. Tema del convegno lo studio del documento
proposto dalla CEI per un incontro da tenersi nella prossima
primavera, « Riconciliazione cristiana e comunità degli uomini ». Dopo la meditazione del
dottor Emidio Sfredda c’è stata
la relazione sul documento di
monsignor Sartori. Mancava il
relatore evangelico, pastore Fanlo y Cortes, per motivi di salute. E’ seguita poi una discussio
ne vivace e partecipata. Al termine si è deciso di studiare nel
prossimo incontro (25 novembre) il documento diffuso dalla
Alleanza Riformata Mondiale,
« Chiamati ad essere testimoni
dell’Evangelo oggi».
• Ha avuto inizio nella seconda metà di ottobre anche il lavoro di catechismo e Scuola domenicale. Il gruppo unico di precatechismo, che raccoglie ragazzi di Venezia, Mestre e diaspora, e il gruppo di Scuola domenicale di Mestre, che riunisce
soprattutto ragazzi della diaspora, si incontrano a Mestre
per due ore con cadenza settimanale; il gruppetto di Scuola
domenicale di Venezia ogni domenica durante il culto.
La Teologia della Liberazione
(TdL), le grida dei poveri in
America Latina, la testimonianza
resa da esponenti della TdL in
processi orchestrati dalla vaticana S. Congregazione per la Dottrina della Fede, non sono eresia o teoria marxista da fronteggiare ed eliminare al più presto possibile, al contrario sono
una grande sfida lanciata alla
chiesa cattolica e protestante.
Più che processi e clima da
« guerra fredda », si impone un
ampio confronto, una ricomprensione e rifondazione del modo di
essere chiesa e di fare teologia.
Superare forme di dogmatismo
istituzionale ed ideologico, che
ritornano utili solo a quei regimi militari e non i quali amano vedere Satana esclusivamente
da una parte. Rendere sataniche
la TdL e quelle società dove il
socialismo è reale o in via di
costruzione sotto diverse vie e
modalità, non è più sostenibile.
Questa, nel suo insieme, è stata ima generale presa di coscienza da parte di coloro che hanno
partecipato ed animato rincontro-dibattito sulla TdL organizzato dalla Chiesa metodista di
Venosa.
Nell’ampio salone della « Casa
del Popolo », il pastore Francesco Carri ha toccato vari temi
connessi all’America latina, al
suo passato e al suo presente e
il pubblico ha seguito con viva
attenzione intervenendo durante la stessa esposizione in modo
che interventi e risposte hanno reso vivace e discorsivo rincontro.
Una parte di questo è stata
dedicata alla lettura di una serie
di passi biblici tratti dall’Antico
e Nuovo Testamento, dove situazioni di povertà e ricchezza impongono anche oggi scelte e profonde trasformazioni per una
equa ripartizione di beni e giustizia. Questa lettura della Bibbia
con e in mezzo alla gente ha suscitato interventi e curioso interesse da non sottovalutare.
E’ stata una giornata in cui
non ci si è vergognati dell’Evangelo né della testimonianza del
Signore.
F. C.
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teologo per reagire al « cinismo oggettivo » che ci ha afferrati
e dire « SI’ » alla vita contro tutte le forze di annientamento
Che sono all’opera nella nostra società. Un forte appello a
reagire al « riflusso ».
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6
6 prospettive bibliche
16 novembre 1984
IMMINENTE L’INTERA BIBBIA TRADOTTA IN LINGUA CORRENTE - 1
TILC: punto di arrivo e di partenza
Con la prossima pubblicazione della traduzione interconfessionale in lingua corrente della
Bibbia (TILC), prevista per gli
inizi del 1985, si conclude" un
progetto iniziato nel 1972. In
quell’anno era stata avviata la
traduzione del Nuovo Testamento che, pubblicato nel 1976, è
stato accolto molto positivamente, come sembrano indicare gli
oltre tre milioni di copie diffuse a tutt’oggi.
Oltre alla traduzione dell’Antico Testamento e alla revisione
del Nuovo Testamento, la Bibbia conterrà introduzioni generali, introduzioni singole per
ogni libro, note di carattere testuale, storico e tematico, rm
glossario, un indice analitico,
carte geografiche che permetteranno al lettore di avvicinarsi
alla Sacra Scrittura con maggiore facilità.
Questi « aiuti » costituiscono
parte delle novità che la TILC
offre al lettore odierno, ma la
caratteristica più innovatrice è
rappresentata dal metodo di traduzione usato rispetto alle traduzioni « classiche ».
Sappiamo che una traduzione
tanto più è « fedele » quanto più
riesce a riprodurre nella lingua
ricevente il testo originale. La
fedeltà è quindi definita unicamente in funzione del testo originale: la traduzione ideale è allora una traduzione dove ogni
parola dell’originale abbia un
suo corrispondente nella lingua
ricevente. Molte volte questo impegno si risolve in una riproduzione della struttura della lingua originale nella lingua ricevente, con la conseguente distorsione linguistica di quest’ultima. La bravura del traduttore
consiste nel ridurre il più possibile tale distorsione, rischiando
però sempre l’accusa di « parafrasare » il testo. Anche la traduzione di Giovanni Diodati ha
subito questa accusa.
Il metodo usato dalla TILC invece definisce la fedeltà in funzione di tutti gli elementi coinvolti nell’evento comunicativo
che è il processo di traduzione,
cioè il « che cosa » si traduce
(il testo), il « chi » traduce (il
traduttore), « per chi » si traduce (il destinatario). Come osserva Bozzetti: « La fedeltà si misura su tutti e tre gli assi individuati: il testo deve essere riconoscibile uguale da chi conosce le due lingue; il traduttore
deve porsi in atteggiamento di
continuità con l’atteggiamento
dello scrittore originario; il nuovo destinatario deve capire nei
limiti del possibile come capiva
il primo destinatario ».
Ma come è possibile essere
fedeli al testo originale e al nuovo destinatario nello stesso tempo? Questa è la sfida cui i traduttori della TILC hanno cerca
to di rispondere.
La scienza linguistica ha studiato le lingue al livello delle
parole, delle frasi e ha osservato come ognuna sia un universo
a sé, difficilmente sovrapponibile. Ma ha anche notato che le
lingue si somigliano fra di loro
ad un livello più profondo, esse
condividono un universo linguistico basato su relazioni logiche
fondamentali: oggetti, eventi,
astrazioni e relazioni. Questi elementi sono presenti in ogni lingua che li rielabora in maniera
diversa e confacente alle sue
esigenze. La traduzione consiste allora nelTidentificare e analizzare questo livello profondo
per poi ristrutturarlo nella lingua del destinatario odierno.
Come ben sappiamo, non esiste un’uniformità bensì una varietà linguistica che riflette il
livello sociale, culturale del parlante per cui è necessario definire per « chi » si traduce. Qui
si rivela la dimensione « missionaria » della TILC: essa si rivolge a un destinatario ’ideale’
che non va più in chiesa e non
ne conosce più il linguaggio,
che ha il diploma di scuola media, la cui età varia dai 25 ai 40
anni.
Una delle priorità del metodo
accennato è quella della coerenza « contestuale » sulla coerenza « verbale ». Si vuole così
indicare il fatto cbe il signifi
cato di una parola non è legato
unicamente ed esclusivamente a
questa, ma scaturisce anche dalle relazioni che essa ha con gli
altri membri della frase, cioè
dal « contesto ». Il merito di questa affermazione consiste nel non
confinare più il significato ad
un elenco di « etichette », bensì
neH’arrivare a percepire tutta la
sua ampiezza rispetto al testo
che si ha di fronte. Si può dire
che il significato di una frase,
o di un paragrafo, o di un testo, sia maggiore della somma
dei significati dei suoi membri.
Nuova retorica
La traduzione, dunque, non
avviene solo a livello microscopico, ma anche a livello macroscopico; tale nuova comprensione dell’evento della traduzione ci permette di cogliere nuove indicazioni provenienti dal
testo. Questo è forse uno dei
contributi più importanti realizzati dalla ricerca scientifica
portata avanti dalTAlleanza Biblica Universale nel campo delle traduzioni.
Anche la linguistica e l’esegesi recentemente hanno rivolto
una nuova attenzione al « testo », considerandolo come una
unità a se stante, differenziabile
dal paragrafo e dalla frase. Il
testo si sviluppa secondo criteri
che vengono sempre più precisati. Questo tipo di ricerca ricorda la « retorica » classica, anche se se ne differenzia notevolmente, e non è un caso che tale
ricerca sia chiamata « nuova retorica », o « analisi retorica » o
« rhetorical criticism ». Un breve esempio ci aiuterà.
In Amos 5: 1-17 abbiamo un
inno di cui la struttura interna
e le relazioni con il testo vicino
hanno sempre rappresentato un
problema per la sua comprensione. Alcuni esegeti hanno suggerito di spostare alcuni versetti per recuperare un probabile
significato dell’inno in questione. La New English Bible ha accolto questa ipotesi. Ma una più
attenta analisi del testo ha potuto stabilire che esso instaura
fra i suoi membri relazioni chiare e simmetriche che rendono
pienamente comprensibile l’intero inno. Esso si sviluppa secondo un ordine simmetrico,
« chiastico »: A, B, C, D, E, D',
C’, B’, A’.
Ne consegue per i traduttori
un problema pratico: bisogna
indicare questa struttura nella
traduzione, oppure ignorarla? La
soluzione non è così semplice:
è necessario approfondire e verificare continuamente le ipotesi di ricerca.
Come abbiamo visto, il metodo usato nella TILC è in stretto
rapporto d’interdipendenza con
la ricerca scientifica in campo
linguistico ed esegetico. La TILC
può essere considerata un punto d’arrivo ma anche un punto
di partenza, per traduzioni sempre più progredite ed attente al
« significato » del testo originale, nel pieno rispetto della lingua ricevente.
Valdo Bertalot
UN NUOVO CANTICO
Se mi è permesso un ricordo personale, una delle impressioni d’infanzia che
mi sono rimaste nitide e marcanti, è il
sentire mio padre cantare. Aveva una bella voce e amava cantare e soprattutto al
mattino, mentre si faceva la barba e ci
si preparava tutti e quattro ad andare a
scuola (con diverse incombenze e preoccupazioni...), lui cantava, romanze, melodie di opere... Si sentiva la sua gioia di
vivere, al risveglio, e ce la comunicava:
magari allora, assonnati come ogni ragazzo che si rispetti o preoccupati per
un interrogazione, non sempre ce ne rendevamo conto; ma ce la comunicava, la
gioia di vivere, e in qualche modo ce la
comunica ancora, nel ricordo. Anche se
con l’andare degli anni cantava meno, e
se_ ora proprio il ricordare ci attesta com’è fragile, la nostra gioia di vivere. Ma
che il canto possa esserne un’espressione
intensa e profonda, questo ci è rimasto.
Cantare in faccia al nemico
a cura di Gino Conte
Di recente in uno di quei « collettivi » che, qua e là per le nostre regioni, raccolgono gruppi di credenti per un fine-settimana di ricerca comune biblica e teologica, considerando la vita delle nostre scuole domenicali ci si è posti, con ¡1 valido aiuto di un dotato animatore giovanile, la questione del canto dei nostri ragazzi. In
quel quadro è stata fatta pure questa riflessione biblica.
Gioia di vivere
Del resto, anni addietro, in un villaggio,
o aH’interno dì un isolato cittadino era
facile sentire da un casamento all’altro
donne che sfaccendavano e che anche loro cantavano la loro gioia di vivere: ad
ascoltarle, non le avreste certo dette casalinghe frustrate o ir realizzate. Non voglio fare dell’arcadia fuori luogo, constato. Oggi, se si sente cantare, quasi certamente è da qualche radio o mangianastri;
piuttosto che cantare (come per lo sport)
si ’’consuma” il canto altrui, imposteci
dalla moda, quando di canto si tratta... E’
ancora gioia di vivere caldamente espressa?
Israele è stato — ed è — una comunità che canta. Nella sua vita quest’espressione personale e più ancora comunitaria
è stata profondamente radicata: esprimeva fede, speranza, anche dolere, umiliazione, sofferenza, pentimento, anche
rivolta, e ancora, senso intenso della natura, della meraviglia grandiosa del creato. Sempre, comunque, Israele ha cantato il suo Dio, a volte nascosto, incemprensibile, quasi nemico, ma a cui, malgrado tutto, va l’invocazione, la fiducia,
la gratitudine, l’aspettativa ardente di
speranza. Per questo la gioia è la nota di
gran lunga dominante, nel canto d’Israele: la gioia del ricordo pieno di gratitudine per ciò che Dio ha fatto, la gioia
della constatazione di ciò che Dio sta
facendo, per chi ha occhi per vedere, la
gioia dell’attesa fiduciosa per ciò che Dio
ha promesso di fare, e farà.
Una comunità che canta
Una riprova facile, e affascinante, della
portata che il canto aveva per la vita di
Israele ci è data, una volta di più, se
scorriamo nella Chiave Biblica le voci
cantare, cantico, canto, inno, salmeggiare, salmo ecc.; sono colonne di riferimenti certo di molto incompleti. E poi la
presenza stessa della « piccola Bibbia
nella Bibbia » (Lutero), il Salterio; né
la produzione e raccolta di inni si è fermata con il canone dell’Antico Testamento, la storia delTinnologia ebraica è continuata. Non solo il culto nel Tempio, ma
anche e soprattutto quello sinagogale, familiare, personale era ricco di canto, se
pur di una musicalità diversa da quella
a noi usuale. Colpisce che l’ultima cosa
che Gesù e i discepoli fanno veramente
insieme, prima di recarsi nel Getsemani,
è cantare un inno, l’inno gioioso conclusivo della liturgia della Pasqua, tradizionalmente formato dalle parole del cosiddetto « piccolo Hallèl », i Salmi da 115 a
118, in cui è particolarmente frequente
Thallelu-jah.
Non è dunque un caso se la comunità
cristiana, nata in quest’atmosfera, è stata fin dal principio una comunità che
canta. Non abbiamo traccia precisa di
come si è svolto il culto cristiano primitivo, certo ricalcato in larga misura, ma
con nuova sostanza, su quello sinagogale.
Ma una cosa è certa: vi regnava una profonda, intensa allegrezza (a volte, come
a Corinto, con un’effervescenza persine eccessiva,^ disordinata) per la venuta e l’opera di Cristo e per l’attesa del sue ritorno glorioso. Tale allegrezza si esprimeva nel canto comunitario, che anche
in questo caso attingeva al millenario
patrimonio ebraico, ma formava pure via
via una innolegia nuova. Sono piene d’interesse le testimonianze del Nuovo Testamento, in cui troviamo motivi di costante attualità: il canto come espressione comunitaria principe, slancio di adorazione gioiosa che esprime ma anche forma la fede, se annuncia TEvangelo, il
canto come opera dello Spirito (Rom. 15:
9-11); il nesso profondo fra testo e musica, con netto predominio della Parola
(«salmeggerò con lo spirito, ma anche
con Tintelligenza » della fede, ricorda Paolo ai Corinzi fin troppo esaltati e inclini
a manifestazioni pseudocarismatiche ir
razionali, 1 Cor. 14: 15, 26); la testimonianza (« siate ripieni dello Spirito, parlandovi con salmi e inni e canti spirituali, cantando e salmeggiando con il vostro cuore
[che, per la mentalità ebraica, non è solo
né anzitutto sentimento, ma volontà intelligente] al Signore... », Efes. 5: 19-20;
« ...ammaestrandovi e ammonendovi gli
uni gli altri con ogni sapienza, cantando
di cuore a Dio, sotto l’impulso della grazia, salmi, inni e cantici spirituali », Col.
3: 16).
Il cantico nuovo
Non erano canti dolciastri, effusioni sentimentali: « spirituali » perché animati
dallo Spirito, sotto l’impulso della grazia, guardavano in faccia la realtà, e il
Salterio ne è buona prova! Dall’inno della
prima Miriam (Es. 15) agli inni che fioriscono intorno alla nascita di Gesù, l’inno dell’altra Miriam, il « Magnificat », e
quello di Zaccaria, il « Benedictus » (Luca 1), non sono certo languori e zuccherini! Con grande concretezza si canta il
« cantico nuovo » di cui parla così spesso TA.T.: si trattava allora di cantare un
nuovo, rinnovato intervento di Dio nella
vicenda di un uomo, nella storia del suo
popolo, quando Dio stende il suo braccio potente e fa meraviglie (sempre il
ricordo « fondante » dell’Esodo, il grande Intervento, rifratto in innumerevoli
interventi minori, piccoli e grandi, per i
quali la fede ha occhi, la riconoscenza ha
voce, canto).
La chiesa di Gesù Cristo ha però coscienza di cantare IL « cantico nuovo »,
quello nuovo per eccellenza, e definitivo,
il Cantico dell’Agnello immolato e risorto e regnante, il cantico che risuona
in mezzo all’acre odore della storia umana, fra le lagrime, il sangue, il fuoco, nelle visioni dell’Apocalisse. Gli inni che trapungonc il tessuto dell’Apocalisse sono
gli inni che la comunità primitiva cantava '; forse alcuni di questi inni cantavano
nel loro carcere, dopo la tortura, Paolo
e Sila (Atti 16: 25), e i cristiani «ad leones », e più tardi sui roghi, e i « galériens
pour la foi », i galeotti al remo a vita,
sulle navi dei re cristianissimo.
Non sono davvero inni dolciastri e
spiritualmente” evanescenti, ma corposi.
Inni in faccia al Nemico, qualunque volto
assuma. Anni fa è circolato (oggi purtroppo esaurito) un breve libro, indimenticabile ^ Joseph Bor, uno dei pochissimi
sopravvissuti del Lager di Terezìn, vi
narra come, in occasione di una visita
di Eichmann al Lager, gli internati ebrei,
fra i quali vi sono molti musici — solisti, coristi, orchestrali —, sono costretti
a preparare in suo onore un concerto
(si ripensa al Salmo 137: « ...quelli che ci
avevano condotti in prigionia ci chiedevano dei canti... come potremmo cantare i
canti dell’Eterno in terra straniera?...»).
E preparano ed eseguono in maniera indimenticabile, terribilmente « dal vivo »,
la « Messa da requiem » di Verdi. In faccia agli aguzzini (musicalmente dotati)
che cercano di disumanizzarli e che comunque di lì a qualche settimana li manderanno nelle camere a gas e nei forni,
questi ebrei, solisti e coro, con gli orchestrali, cantano il testo impressionante
(non c’è guida musicale all’ascolto che
possa lontanamente equiparare queste
pagine, incancellabili) e concludono con
il grido supreme: « Libera me ». « Libera
nos ». Lì dove sembra atrocemente assente, Dio è riconosciuto e confessato Signore. Anelito di vendetta? Di giustizia, certo; e c’è una gioia paradossale, nella
passione e nella dignità di questo canto.
« L’ETERNO, lui ha messo nella mia bocca un nuovo cantico! » (Salmo 40: 3).
Israele è stato ed è una comunità che
canta, insieme, a Dio; e, raccolta intorno
a (Jesù Cristo, lo è stata e lo è la comunità cristiana. Anche la comunità redenta, Tumanità nuova — e il cosmo! — sarà una comunità che canta, ci attesta a
suo modo l’Apocalisse: sarà il cantico
nuovo, definitivo, perfetto, senza più ombre né contraddizioni.
« Cantate di cuore a Dio, sotto l’impulso della grazia », anche e proprio quando siete alle prese con dolori — i vostri
e il grande dolore del mondo —: guardando a Gesù Cristo. Cantiamo, e insegniamo ai nostri ragazzi, o meglio impariamo con loro a cantare la gioia di vivere in Dio, con Cristo.
Gino Conte
' Tutti i commenti ail'Apocalisse sottolineano
questo fatto, che è stato particolarmente studiato da Pierre Prigent, prima nel suo saggio Apocalypse et Liturgie, Neuchâtel 1964, ora nel suo
grande commentario, L'Apocalypse de Saint-Jean,
Lausanne/Paris 1981.
^ Joseph Bor, Il « Requiem » di Terezìn, Longenesi, Milano.
-S '
-ft (r*
7
Id novembre 1984
j"'^^
olliettìvD aperto 7
UNA PREDICAZIONE DI ALLAN BOESAK
TRA IL DIAVOLO
E IL PROFONDO
MARE BLU
L’Evangelo non riguarda solo l’ambito priva- Alleanza Riformata tratta da una raccolta dal tito ma anche queUo pubblico. Ne è esempio signi- toÌò''TT^aì6ln^-5ìì Thorns » (Camminando suUe
ficativo questa predicazione del presidente della spine), edita dal Consiglio Ecumenico delle Chiese.
« E l’Eterno disse a Mosé:
Perché gridi a me? Di’ ai figlioli di Israele, che si mettano in
marcia”» (Esodo 14; 15).
Stavano ancora camminando
sulle nuvole mentre marciavano
vèrsoci rñare di canne dirigendosi verso la terra promessa.
Era ancora fresco nella loro
mente il ricordo della loro lit^
razione dalla schiavitù in EgittoTXlnoItr^[évé~es§éfe sembrato incredibile: il petente Faraone, re ^’Egitto, non aveva potuto fare a meno di lasciarli andare.
Ma i loro guai erano tutt’altro che finiti. Mentre essi si accampavano sulle rive del mare,
il Faraone rimpiangeva già di
aver capitolato; « Che cosa abbiamo fatto a permettere ad
Israele di abbandonare il nostro
servizio? ». Naturalmente' égli
P'ensà'và al suo prestigio politico. In quei tempi l’Egitto era
una nazione forte, uña superpojenza. Il Faraone era un ilio.
EglT'sSpeva ai essere fofièT'Efà
umiliante lasciare questi schiavi
andarsene liberi, soccombere alle pressioni imposte all’Egitto
da un uomo chiamato Mosé, cedere senza neanche brandire una
spada. Che cosa ne sarà dell’economia egiziana? No, ciò non
accadrà mai. NeH’interesse della sicurezza nazionale egli deve
rettificare la situazione. Ecco
perché il Faraone decide di ingaggiare le sue truppe in un incalzante inseguimento degli Israeliti. E’_ sempre diffìcile per l’oapressore rmuncigre^ potere.
Notate come lo scrìifere della
nostra storia si dà da fare nel
descrivere la potenza, la formidabile potenza del Faraone. Seicento carri scelti e tutti gli altri carri dell’Egitto sopra tutti
i quali vi erano dei capitani.
Mentre egli si avvicinava Israele vide tutte queste cose: « i cavalli, i carri del Faraone, i suoi
cavalieri, e il suo esercito... »
(V. 9). Tutte ciò era necessario?
Aveva egli realmente bisogno di
tutta questa potenza militare
soltanto per riprendersi quegli
schiavi disarmati? Da un punto
di vista militare^ no. Non c’era
possibilità alcuna al mondo per
gli schiavi ebrei di competere
con la potenza militare delTEgitta. Ma il Faraone aveva un
disperato bisogno di sfoggiare
il suo potere. Era Tunica risposta che egli conoscesse : il linguaggio della minaccia, delTintimi'dazione, della distruzione e
della morte.
E’ lo stile vecchio di secoli
delle superpotenze. Le loro armi di morte devono proteggerle
nc:a soltanto contro l’altro, « il
nemico »; essi devono anche proteggere se stessi contro la loro
propria paura. Essi si circondano di eserciti e fucili e carri armati e missili; e sperano che il
mondo non veda la loro miserabile nudità. Sono le vesti dell’imperatore.
Israele vide tutto questo e
pensò che questo fosse la firie.
Di fronte a loro, il mare. Dietro, l^_^or^ del Faraone. Non
c’era pìuT^campo. '^ra il diavolo
e i] profondo mare bfi lY'vSmco SI aifiusFTstantañeo. Siccome non serve molto reclamare
contfo~un DioTnvisibife.~essi~dl~
fBsséfc~Ià~1bro~rabBiàr 'e la loro
paura contro Mosé. « Mancavano forse sepolture in Egitto, ohe
ci bai menati a morire nel deser
to? » (v. 11) gli chiesero con pesante sarcasmo e amarezza. Ti
abbiamo ammonito di lasciarci
in pace! Stavamo meglio da
schiavi. Almeno eravamo vivi.
Meglio uno schiavo vivo che un
uomo libero morto, dissero. Questo deve aver sorpreso Mosé (e
Dio)! L’Egitto, il paese della
morte, diventa ora una terra di
promessa e di vita. L’Egitto, il
paese della schiavitù, ora diventa il paese della libertà. Ma è
sempre così; la paura nei cuori
sia dell’oppressore che dell’oppresso produce strani capovolgimenti della realtà.
La strana certezza
della schiavitù
Ma noi, popolo, nero, dovremmo esserS'"cài5aciarrapire i figlioli di Israele. Sappiamo anche
troppo bene la strana e mortale
certezza della schiavitù. Si impara a conoscere così bene Toppressore. Si sa quando il Baas
è di umore buono, buono abbastanza da lasciarvi portar via
qualcosa. Si capiscono così bene le sue necessità, così lo si
chiama « Baas », lo si adula, si
striscia davanti a lui servilmente.
Gli si dice quanto è buono senza crederci affatto. Si è d’accordo con lui quando egli degrada
il vostro popolo. Non si mette
mai in dubbio la sua autorità. Si
è d’accordo con lui che coloro
che combattono per la giustizia
gono~NrtnTOranlsti»T~~<ràgitatori »,
cHicèr«.ano dì~guastàre i vostri
buoni rapporti. E in tutto ciò si
è sicuri delle sue reazioni. Finché voi vi attenete al modello
immutabile del rapporto schiavo-padrone, siete al sicuro. Ma
la libertà è diversa. La strada
che porta alla libertà, è irta dì
contraddizioni ed incertezze; è
resa scivolosa dai rischi.
Inoltre la potenza del Faraone
era qualcosa che gli Israeliti
avevano visto e conosciuto. Ne
avevano fatto esperienza diretta. Era infatti molto più reale
della potenza di questo Dio invisibile che parlava solo "a MoSeTLe plgiiatie di carne~(rEgtttP~
(e le fruste?) erano molto più
reali delle promesse di una terra lontana, « dove scorre il latte e il miele ». Conoscevano il
Faraone molto meglio di quanto
non conoscessero questo Dio che
li aveva lasciati in Egitto per
J50 anni. Nessuna meraviglia
'cITtìUra essi tremassero di paura.
Come risponde Mosé a questa
crescente ansietà di tutto il popolo? Le sue parole seno molto
simili alle nostre parole in simili situazioni, le risposte che
noi pastori siamo soliti dare, o
che ci hanno spesso insegnato a
dare: « non temete, state fermi
e state a vedere la liberazione
che l’Eterno compirà oggi per
voi... L’Eterno combatterà per
voi e voi ve ne starete quieti »
(vv. 13, 14). Alla luce della discussione tra Mosé ed il Signore
(vv. 1 e 4) questa fu una buona
risposta. Dopo tutto, il Signore
aveva promesso: « io sarò glorificato in Faraone e tutto il suo
esercito ». Questo poteva significare solo una cosa: Dio li tirerà
fuori d’impaccio una volta ancora; la potente mano del Signore fermerà il Faraone ed i suoi
eserciti e dimostrerà ad Israele
che cosa significa credere nel
vero Dio.
Tanto più strana, perciò, è la
risposta del Signore a Mosé nel
v. 15: « Perché gridi a me? Di’ ai
figlioli di Israele che si mettano in marcia ». Mosé non aveva
gridato a Dio, ma il popolo lo
aveva fatto. Essi avevano gridato a Dio e si erano lamentati
con Mosé. Ora sembra che Dio
stia parlando a Mosé quale rappresentante del popolo e Dio
non sembra essere felice della
risposta di Mosé. Essa richiede
al popolo di star fermo. Essa
esalta l’inattività. Ma il processo di liberazione non richiede
la passività ma la partecipazione attiva. La libertà non ci piove semplicemente dal cielo, ma
dobbiamo guadagnarcela. Israele
ora deve imparare a prendersi
una certa responsabilità per la
lotta. « Di’ ai figlioli di Israele
che si mettano in marcia »!
E’ uno strano ordine. Dove
dovrebbero andare? Nel mare?
Non c’è alcun altro luogo dove
andare. Andare avanti: quella è
precisamente la responsabilità
di Israele. E’ credere che questo
Dio, che li ha tratti fuori dalla
schiavitù, che ha camminato con
loro attraverso il deserto, troverà ora una via per salvarli
dagli eserciti incalzanti egiziani.
E’ qgjflifiinare con Dio trovando
una via dovèTlOlTT^ via, confidare in Dio anche se sembra
che tutte le possibilità siano
state bloccate. Essi devono avere
la fede che conduce alTobbedienza, anche mentre l’esercito del
Faraone è così minacciosamente vicino. Questa era la via d’Israele. Per fede Abramo obbedì
quando gli fu ordinato di uscire per andare in un paese che
egli doveva ricevere in eredità:
« e partì senza sapere dove andava » (Ebrei 11; 8). Israele deve imparare ad obbedire alla
voce del Signore, la voce che
offriva la vita e la libertà e li
strappava alla morte e alla schiavitù; la voce che parlava di amore, giustizia, misericordia e li
strappava all’inumanità ed oppressione; la voce che parlava
della promessa di salute e li
strappava al dolore dì un’esistenza distrutta che li estraniava l’uno dall’altro e dal Dio vivente. Non c’erano schemi, non
c’erano certezze né garanzie. «Solo la voce» (Deut. 4: 12). E la
voce gridava ai figlioli d’Israele mentre essi affrontavano la
loro prova, tra il mare e la potenza dell’Egitto. Essa richiedeva fede, fiducia, obbedienza. La
scelta per Israele era chiara:
con Dio, a piedi, nell’immensa
vastità del mare, oppure la sottomissione al Faraone e il ritorno in Egitto.
Dobbiamo opporci al
Faraone di Pretoria
Il governo ha creduto opportuno creare una nuova costituzione. Normalmente ciò non avrebbe avuto importanza dal
momento che essi sono soliti
fare a noi tali cose senza il nostro consenso e la nostra partecipazione.
Ma questa volta la cosa è diversa. Questa costituzione provvede alla limitata partecipazione
della cosiddetta gente di colore
e degli Indiani sotto il controllo
e la supervisione dei Bianchi.
Per la prima volta avremo tutti
diritto di voto, ma badate, non
su base di uguaglianza con i
Bianchi, ma tuttavia avremo il
voto. Il nostro potere politico
sarà drasticamente limitato, ma
ne avremo un’ombra, im’apparenza esteriore. Avremo grandi
benefìci economici, il sistema è
sempre propenso a pagare generosamente la cooperazione. I
« benefici » promessi nel nuovo
sistema, la possibilità di appartenere al « campo bianco » in
Sud Africa, l’estrema stanchezza
della lunga lotta — queste cose
hanno persuaso alcuni di noi ad
accettare e sostenere questi nuovi progetti.
Molti perciò furono sconvolti
e turbati quando le chiese, quasi
tutte, inclusa la nostra, respinsero questi progetti costituzionali. Le nostre ragioni erano chiare:
— Il razzismo, radicato nella
società sudafricana viene nuovamente inserito in iscritto
nella costituzione.
— Tutte le leggi, apartheid di base, quelle leggi che sono i pilastri stessi del sistema, quelle leggi senza le quali l’apartheid non può sopravvivere —
registrazione della popolazione, classificazione razziale,
quartieri per gruppi (apartheid residenziale), matrimoni
misti, per nominarne solo alcune — rimangono intatte ed
immutate.
— Il governo e il controllo dell’economia di una minoranza
bianca rimangono fermamente consolidati come rimane
consolidato l’apartheid.
— La politica, pterna, che è certamente Tà^etto più immorale e più criticabile della linea di condotta apartheid seguita dal governo forma la
base delTesolusione degli Africani — quasi T80% della
popolazione del Sud Africa
— dal nuove programma.
Così gli Africani saranno sospinti ancora di più nella desolazione della «politica delle patrie [separate] »; altri milioni
continueranno a perdere la loro
cittadinanza sudafricana ed altri milioni saranno rimossi cella
forza dalle loro case e cacciati
nella desolazione di questi campi di concentramento chiamati
« aree di nuovo insediamento ».
Così mentre questi piani significheranno qualcosa per quella borghesia nera che pensa che
Un vantaggio economico a breve termine è il maggiore dei beni, essi non cambieranno la vita di coloro che non hanno assolutamente alcun diritto, che
debbono languire nella povertà,
privati della loro patria ed a
cui la legge proibisce di vivere
assieme come famiglie perché
sono neri nel Sud Africa «bian
Vangelo e apartheid
Alla chiesa non rimane altra
scelta che quella di rifiutare
questi piani. E noi li respingiamo non solo per onestà politica
e per integrità ma per il bene
della chiesa stessa. L’apartheid,
qualunque forma esso assuma,
è contrario al Vangelo di Gesù
Cristo. L’apartheid è basato sulla premessa che c’è una irreconciliabilità di fonde tra le persone che non hanno la stessa matrice etnica, razziale e culturale.
Il Vangelo ci dice che in Gesù Cristo la riconciliazione e la
convivenza sono possibili tra le
persone, per quanto diverse siano le loro matrici. L’apartheid
esiste soltanto a causa delTavidità di ricchezze, dello scioyim^
smo cuituraie~e dell’oppressione
politica; è'IKàntenuto in vita da
una violenza sia di sistema che
fisica 'ed è casato su un falso
sefiso di superiorità razziale.
Queste sono proprio le cose che
il Vangelo ci chiede di mettere
da parte. Il Vangelo ci sprona
ad accettare Tunica identità di
importanza reale, cioè l’identità
di essere figli di Dio in Gesù Cristo, di essere creati ad immagine del Vivente, di essere fatti
nuove creature per opera della
vita, morte e risurrezione di Gesù Cristo.
Inoltre, come possiamo parlare dell’unità della chiesa di Cristo, delTunicità del corpo di
Cristo quando al tempo stesso
accettiamo di essere divisi politicamente sulla base della razza,
del colore e dei gruppi etnici?
Come può la chiesa testimoniare
la giustizia e la pace del regno
di Dio quando noi taciamo di
fronte alla ingiustizia rappresentata dall’apartheid sotto la maschera della nuova costituzione?
Le chiese sono sempre state contro l’apartheid. Come possiamo
cambiare la nostra presa di posizione ora che alcuni neri stanno per essere inclusi nel sisterñá
e dovranno difenàeriov riicuramènte Topposìzione delle chiese
all’apartheid non è mai esistita
semplicemente perché i neri pensavano che fosse sbagliato. La
nostra-base per combattere Tapartheid è il fatto che esso è
una fondamentale negazione dì
tutto ciò che la chiesa rappresenta, una negazione fondamentale di tutto ciò che è umano e
dignitoso nella nostra società.
Noi lo combattiamo perché esso è contrario a quello che Dio
vuole per questo paese, e perché
nella sua pretesa di essere basato su fondamenti biblici e
cristiani, l’apartheid è un sistema blasfemo, idolatra ed èfètieb. '
Impareremo la lingua
della terra promessa?
Così noi dobbiamo opporci a
questo moderno Faraone di Pretoria e dobbiamo imparare a dT
re « no ». Dobbiamo rifiutarci di
essere intimiditi dalla sua forza
e potenza e dobbiamo imparare
a dire « no ». Io so che la strada da percorrere è piena di incertezze. La prospettiva non è
chiara. Vorremmo sapere esattamente dove stiamo andando.
Sentiamo che la nostra situazione è opprimente. Abbiamo paura. Dietro di noi vi è il Faraone
e davanti a noi soltanto il mare
ed il deserto. Sento l’ansietà nelle domande che tante persone
pongono: tutto questo gran parlare di democrazia e di partecipazione; c’è qualcosa di più che
semplici parole in ciò? Supponiamo di avere un giorno o l’altro un governo nero, sarà esso
migliore del governo bianco di
oggi? Il diavolo che voi conoscete non è forse meno pericolo
Allan Boesak
(traduzione di Alma
e Silvana Tron)
{continua a pag. 12),
8
8 ecumenismo
16 novembre 1984
EVANGELIZZAZIONE IN GUINEA
La conversione
dello stregone
L'Africa, questo grande continente ancora dominato dal sottosviluppo, si definisce anche come un luogo d’incontro in cui
l’animismo trascina la maggioranza della popolazione a pratiche insolite di mistificazione di
ogni genere. Di fronte a questa
realtà incontestabile noi cristiani siamo chiamati ad adoperarci per portare avanti il programma di evangelizzazione.
Desidero raccontarvi a grandi linee la confessione e la conversione di im potente stregone
d’un villaggio della mia regione
natale :Kissidgou.
Come di consueto il pastore
ed un gruppo di giovani catecumeni si erano recati una notte
in quel villaggio per predicare
ed evangelizzare. Lo stregone
che aveva saputo in anticipo
dell’arrivo di questi missionari,
si era febbrilmente preparato
per mettere in atto tutto il suo
potere ed impedire la realizzazione del programma di predicazione.
Un Dio più forte
del mio
sci. Restava un’ultima soluzione, la più efficace secondo lui,
e la mise in opera: chiamò lo
spirito del suo dio sul pastore
perché lo facesse cadere morto
all’istante: anche questa azione
risultò vana. Tuttavia, altrove e
in ogni altra occasione, non aveva mai fallito e per questa ragione in tutto il villaggio egli
era temuto e ne approfittava
per esercitare la sua volontà
malefica. Ebbe quindi un momento di sosta in cui cercò di
analizzare le ragioni di questa
esperienza negativa. Dopo riflessione e meditazione profonda e
dono un intimo esame, Dio certamente parlò al suo cuore. Deve aver pensato fra sé : « se oggi, nonostante tutta la mia agitazione e tutta la mia concentrazione, non sono riuscito a fare nulla, ci sarà certamente una
ragione fondamentale : il Dio
che essi lodano e servono è molto più potente del mio dio ». E
quindi una nuova decisione si
fece strada in lui: entrare nella
loro comunità per fare la volontà del loro Dio. E così andò a
confessarsi ai fratelli e a convertirsi.
di grande gioia per noi perché
Dio gli ha rivelato la luce e la
verità per opera del suo Santo
Spirito ed ha fatto di lui, che
già aveva tanto perseguitato i
suoi missionari, un testimone
impegnato nella proclamazione
dell’Evangelo. Quest’uomo si
chiama Jean Fara Yondo e percorre la regione predicando e
convertendo un gran numero di
anime.
Al culto per vedere
cosa succede...
Al loro arrivo, subito dopo le
cerimonie di accoglienza i missionari si sistemarono per dare
inizio al culto della Parola di
Dio. Lo stregone, a sua volta,
si mise all’opera nella sua capanna sacra riservata alle pratiche mistiche. Nel momento in
cui gli altri intonavano i cantici
fece un primo tentativo: il lancio delle vespe sul gruppo; ma
l’azione risultò vana. Preparò
poi le api, che avrebbero dovuto disperderli col loro pungiglione; ma anche qui non riu
Gli fu data l’occasione di presentarsi alla Chiesa Regionale
centrale dove, ben volentieri, depose solennemente tutti i suoi
feticci: feticci per uccidere o
paralizzare gli uomini ; per attrarre le donne degli altri; per
i candidati al potere; per la ricchezza, la popolarità, ecc.
Così risultò evidente per tanti
che il suo povero dio era una
specie di composizione fatta di
argilla, legno, stracci di vari colori, specchi, ecc. e sembrava
in definitiva un fantoccio inanimato.
Questo fatto è stato motivo
Ma c’è di più: siccome Jean
apparteneva ad un gruppo di
stregoni tra i quali primeggiava in potenza, questi si coalizzarono contro di lui, che consideravano reo di tradimento, e
decisero di farlo morire.
Lo invitarono insieme al pastore chiedendo di far loro conoscere la Parola di Dio ed avvelenarono tutti i cibi che offrirono loro in un banchetto prima del culto a cui parteciparono tutti in attesa dell’esito della loro impresa. Ma non avvenne nulla, anzi, più il tempo passava più questi poveri stregoni
delusi si rendevano conto di una
realtà: resistenza di un Dio potente che veglia continuamente
sui suoi figli. Il giorno seguente
il pastore ed il suo collaboratore ricevettero la visita dell’intero gruppo: essi confessarono
la loro satanica macchinazione
ed abbandonarono i loro feticci
chiedendo di seguire Gesù Cristo. Questo secondo avvenimento è accaduto nell’ottobre 1978,
sempre nella regione di Kissidgou.
Gabriel Sekou-Oulare
PAPA WOJTYLA E LA MESSA IN LATINO
Il coraggio del compromesso
Al centro dei commenti suscitati nei giorni 16-17 ottobre dalla decisione di Giovanni Paolo II
di consentire di nuovo la messa in latino sta il paragone tra
l’atteggiamento papale in America Latina e quello in Europa.
Là, osserva Gianni Baget Bozzo
(la Repubblica) si segue la linea
dell’intransigenza motivandola
con la necessità di opporsi all’esistenza di due chiese; qui si
segue una via che sanziona la
legittimità di una doppia chiesa. Così per Giovanni Gennari
(Paese sera), « mentre si condannano le Chiese della teologia
della liberazione, si glorificano le
Chiese della teologia della separazione e deH’oppressione ».
non amano il latino e « devono
stare in mezzo alla gente, immersi nel sociale dalla mattina
alla sera ».
Un passo Indietro
Naturalmente il riferimento è
a monsignor Lefebvre e alla corrente di nostalgia tridentina che
egli impersona. Ma secondo Filippo Gentiioni (il Manifesto)
ciò che preoccupa di più la Curia, e che verosimilmente ha provocato la riesumazione del messale del 1570, non è tanto il vescovo ribelle e il suo seguito
di aristocratici, quanto i giovani
seminaristi desiderosi di ritrovare una identità di gruppo, sia
che facciano parte dei « seminari di Lefebvre » in Svizzera, Francia e Italia (gli unici eui essere
pieni), sia che in altri seminari
appartengano al « lefebvrerismo
diffuso ». Da questi giovani preti appartati (« in talare nero perfetto, colletto bianco molto alto, polsini quasi inamidati ») si
distinguono i preti di Wojtyla e
di Comunione e liberazione che
E allora perché? Gentiioni vede qualcosa di ben più importante di una concessione a qualche ristretto gruppo di nostalgici. E’ un gesto simbolico che
segna il passo indietro dopo che
le lingue moderne del messale
di Giovanni XXIII (1962) e di
Paolo VI (1970) avevano introdotto nella messa « la storia, la
cultura, la vita, l’anima della
gente ». Paolo VI, osserva Gentiioni, nonostante le sue famose
incertezze, aveva tenuto duro
contro le resistenze della reazione; Giovanni Paolo II invece
ha ceduto « alle necessità di rafforzare una struttura ecclesiastica che il vento della storia sta
scuotendo ».
Una netta contrapposizione
tra papa Montini e papa Wojtyla, dunque. E appunto di fronte
a questa Gennari si chiede: « Voglio vedere come faranno a spiegare alla gente che tra Paolo VI
e Giovanni Paolo II non c’è
contraddizione ». E’ subito accontentato. Il giorno dopo Ersilio Tonini (Avvenire) si produce in un notevole esempio
dell’arte del restauro che limando e smussando, allargando e
stringendo, mette in luce lo
splendore della continuità cattolica. Ecco come.
Paolo VI « non pensò di eliminare in assoluto il messale del
1962 e con esso il rito precedente ». Lo permise in certi casi
singoli di sacerdoti anziani, lo
consentì ai sacerdoti inglesi per
un uso a favore dei convertiti
daH’anglicanesimo. Se dunque
Paolo VI per ragioni pastorali
ha consentito l’uso del messale
precedente, « perché allora per
le stesse ragioni non potrebbe
altrettanto il suo successore? ».
Così questo provvedimento, destinato ad « autentici fedeli, spesso convertiti affezionati al vecchio rito » può essere presentate come un esempio di coraggio: « il coraggio della misericordia pastorale ».
Quello che rattrista non è solo il passo indietro, certo di
modeste proporzioni e di dubbio effetto (può la storia tornare indietro?); quanto piuttosto
il culto della continuità (e della personalità) che permette di
presentare come coraggio della
misericordia il coraggio del compromesso.
NEL MONDO CATTOLICO
Fermenti
rinnovamento
La rilevante attuale questione
della teologia delia liberazione
mette sempre più in rimescolio
larga parte del mondo cattolico; una questione che ci interessa per il fatto che ci troviamo,
molto probabilmente, di fronte
a fermenti che potrebbero sfociare in un autentico rinnovamento religioso del mondo cattolico.
Dopo i casi dei teologi Leonardo Boff e del belga Schillebeeekx ed i relativi « colloqui »
inquisitoriali, contrasti si sono
avuti fra esponenti della chiesa.
Raccogliamo le notizie dall’Agenzia Informazioni Stampa ADISTA secondo cui dopo il card.
Danneels, arcivescovo di Bruxelles, anche il più autorevole cardinale segretario di Stato Agostino Casaroli ha fatto sapere di
non essere stato « consultato »
dal card. Ratzinger, prefetto dell’Istituto della S. Congregazione
per la dottrina della fede, sul
discusso documento pontificio
che tratta della delicatissima
questione della teologia della liberazione.
Intanto il movimento della
teologia della liberazione che ha
visto tanti popoli accomunati
nella lotta contro oppressioni,
abusi, povertà e inganno ha dato un risultato storico con la
recente grande vittoria del movimento sandinista in Nicaragua. L’originalità e la sfida che
ha vissuto e vive tuttora la Chiesa in Nicaragua sta nella sua
identificazione tra il messaggio
evangelico e la dolorosa realtà
di un popolo angariato e sfruttato, realtà nella quale è evidente un balenio di alcimi beni del
regno di Dio. E non bisogna dimenticare come il motto di battaglia dei nicaraguensi, cattolici e progressisti, sia stato: « En
Dios confiamos ». Non è mancata l’ispirazione autenticamente cristiana; il popolo di Dio ha
reclamato libertà ed un assetto
sociale, civile nuovo. Tutto ciò
ha prodotto e produrrà echi
enormi.
Recentemente un gruppo di
persone, in maggioranza giovani e cristiani credenti impegnati facenti parte del Centro di solidarietà internazionale della cittadina di Cernusco, alle porte
di Milano, ha scritto al card.
Ratzinger ed al cardinale Martini in merito alla teologia della
liberazione. Dopo una accurata
disamina del documento vaticano questi credenti osservano:
« I movimenti di liberazione in
America Latina non sono una
novità ma sono presenti sin dagli inizi del presente secolo (...)
pertanto ci si chiede in che modo la Chiesa intende inserirsi
in questi processi di liberazione (...); la Chiesa Latinoamericana ha dato prova di inserimento, la Chiesa Europea può
anche non farlo, ma deve lasciare le altre Chiese sorelle libere
di operare una scelta secondo
coscienza (...). La teologia della
liberazione reclama la necessitàdi profonde trasformazioni sociali per allontanare dai poveri
la miseria e l’oppressione (...)
perché la vera Chiesa di Dio è
quella che tiene presente, vhe
e si lascia condizionare dagli ultimi, dai poveri. La Chiesa di
Cristo non conosce vie intermedie ».
Siamo nel tempo di un autentico rinnovamento che sia valido per i fratelli cattolici come per noi evangelici, protestanti? La mia impressione è che
siamo alla vigilia di una nuo^’a
Riforma nel mondo dei valori
del cristianesimo. E dobbiamo
rallegrarcene non per portare
nuove forze al protestantesimo
ma perché è tempo di dare spazio al puro evangelo ed alla
straordinaria opera rivoluzionaria del Cristo risorto. E i cattolici se ne stiano nella loro
Chiesa e vi vivano con fermenti
vivi, evangelici.
Nessuno, ch’io sappia, ha chiesto al teologo Hans Kting di farsi protestante. Sappiamo che
egli è un teologo « scomodo »;
che ha avuto il coraggio di sottoporre il dogma romano ad
una serrata critica e che vorrebbe realmente che la sua Chiesa si riformasse. E’ cattolico e
lo rispettiamo come tale, onestamente. Ma attenzione: per
ogni dove spira vento di rinnovamenti, di cambiamenti anche
audaci e ciò perché la Parola
non è più incatenata e Cristo
non si è fermato né a Tubinga
e tanto meno a Eboli e dintorni.
Cristo ci ha chiamati, ci chiama
a libertà. Domenico Abate
PADOVA
Dibattito sulia
F. G.
Il guaio peggiore di questo
mondo, la peggiore sventura
di questa epoca non è che ci
siano degli increduli, ma che
noi siamo dei cristiani talmente mediocri.
Georges Bernanos
A cura del Collettivo Assistenza Pastorale agli omosessuali di
Padova, ha avuto luogo presso
la Chiesa Metodista locale di Via
Milano la presentazione del documento « La sessualità nella
Bibbia e nel tempo presente ».
Dopo la riunione di preghiera,
molto seguita e partecipata, il
pastore Alfredo Berlendis ha iniziato ad illustrare le tematiche
principali del documento. L’uditorio era assai numeroso e qualificato. Si sono notate le presenze di membri del S A.E. (gruppo
ecumenico del Trh c; eto); di un
gruppo di giovani credenti impegnati, guidati dal prof. Gianfranco Rossi della Chiesa di Cristo.
Non sono mancati diversi membri della Comunità Metodista locale. L’onorevole Vera Squarcialupi, deputato al Parlamento europeo, non potendovi presenziare per precedenti impegni, ha invialo un caloroso messaggio di
auguri.
La presentazione del documento è stata seguita con viva attenzione. Ai partecipanti è stato distribuito, fresco di stampa, l’opu
scolo edito da « La Luce - Eco
delle Valli » giunto in tempo a
Padova grazie alla fraterna cortesia di Gianni Valé della Comunità Valdese di Torino.
La riunione si è sciolta nel pomeriggio, sempre con un buon
numero di persone, dopo un intervallo in cui ci si è trovati in
serena e gioiosa compagnia attorno ad una grande mensa imbandita, con più di 30 partecipanti. Questa riunione, senza
dubbio la prima di una lunga serie di dibattiti, ci ha esortati eù
incoraggiati a camminare insieme, anche quando abbiamo ide..
diverse su alcuni punti, che poi
sono secondari; a procedere sulla,
medesima strada di ricerca anche se a volte siamo tentati di
camminare da soli, di fare gruppo a parte. Dobbiamo renderei
conto, e onesta riunione di Padova ce ne ha dato un esempio,
che se restiamo uniti Dio ci illumina neH’apoianare i punti di
contrasto e Cristo si rende presente in mezzo a noi con il suo
messaggio di pace e libertà.
G. \.
'S ■ f
s ir
?? -'Nài
L
9
16 novembre 1984
croiiáca deUeValli 9
UNA SINGOLARE PROPOSTA DEMOCRISTIANA
Pretori
e lavoro
<■< Son tornati i pretori! ». Que.'70 è il commento di molti giornali alle sentenze di tre pretori
torinesi per il reinserimento alla
FIAT di numerosi lavoratori in
sussa integrazione. Verso la metà di questo mese si avrà il responso del giudice di appello circa la prima sentenza di reintegro
:lcì marzo scorso.
Siamo quindi di fronte ad una
<:niazione dirompente che metta in questione lo stesso istituto
àcUa cassa integrazione e il criterio di rappresentanza del sinda
SlUo.
Cosa dicono infatti i pretori?
Secondo loro esiste un diritto dei
svagoli lavoratori al rientro in
¡.tbbricann base all’accordo sinòecale del 1980, accordo poi modificato nell’ottobre 1983 dal sindacato, senza l’approvazione dei
lavoratori interessati. Da questa
Sanazione nasce inequivocabilmente un diritto dei lavoratori
mi essere reintegrati in fabbrica.
Per i pretori il sindacato non
ha il potere di transigere sui dirmi individuali dei lavoratori se
non ne ha da questi ultimi una
¿itlega esplicita. Dice il pretore
Ptxron: «Il diritto della crisi non
rno trasformarsi nella crisi del
dritto e nel nostro ordinamento
il sindacato un potere siffatto
non lo ha mai avuto ».
In sostanza il pretore non deItgittima il sindacato a concludere accordi, ma pone con forza
il problema della democrazia interna, del consenso dei rappresentati, che sono proprio alcuni
sui temi centrali della crisi di
cedibilità dei sindacati. Non si
ir atta quindi di una osservazione reazionaria come molti l’hanr,o sbrigativamente definita. Di
fronte a queste sentenze — che
irneressano anche qualche decina di cassaintegrati residenti
nelle nostre valli — si aprono
due strategie diverse.
Da una parte la FIAT ha già
iLitio sapere che, se queste venissero confermate in Appello, è
sua intenzione ricorrere ai licenziamenti collettivi, mettendo di
fatto in questione l’istituto della cassa integrazione come ammortizzatore sociale. Dall’altra il
sindacalista della CGIL Fausto
Bertinotti, ha lanciato una proposta: pensionare i lavoratori
FIAT con più di 50 anni (e che lo
vogliono) per far posto ai cassaiìitegrati e ad eventuali nuove
assunzioni. Una proposta dirompente che ha fatto già molto discutere perché va controcorrente
in una Italia che sta pensando
ài elevare l’età pensionabile e
perché non tiene in conto il problema della riduzione di orario
nella grande industria, richiesta
proprio da altri sindacati.
In ogni caso, qualunque sia
l’esito finale della discussione in
corso tra le forze sociali e politiche, un merito queste sentenze
lo hanno avuto: quello di far affrontare il problema della cassa integrazione. Una condizione
che non è certo la migliore dal
punto di vista esistenziale come
ha messo in rilievo una ricerca
recentemente compiuta dalla
Università di Torino che ha rilevato il crescere delle malattie
psìchiche ed anche organiche tra
i cassaintegrati e persino dei
suicidi.
Certo peggio della condizione
di cassaintegrato è la condizione
di disoccupato e allora prima
che sia troppo tardi interroghiamoci-su quali sono d iavori possibili. Lo nostra gente ha ancora
una cultura del lavoro.
Giorgio Gardiol
Sopprìmere la ferrovia?
Il passaggio a livello di corso Torino a Pinerolo per ora rimarrà perché
il sottopasso non è la soluzione - Per la DC bisogna togliere il treno
Il sottopassaggio in corso Torino, per risolvere la strozzatura
causata dal passaggio a livello,
con tutta probabilità non si farà.
Lo hanno affermato quasi tutte
le forze politiche presenti all’assemblea convocata dal quartiere
e dalla Pro Loco di San Lazzaro.
Il problema della viabilità dal
centro città al quartiere di San
Lazzaro è annoso e con l’andar
del tempo si è acuito. Alla fine
degli anni 60 si sono costruite
nel quartiere le scuole superiori
ohe oggi ospitano complessivamente almeno 3 mila studenti,
la maggior parte dei quali a piedi o con autopullman devono attraversare le sbarre dei passaggi
a livello. Negli anni 70 e 80 si è
costruito molto nel quartiere che
oggi conta circa 7.000 abitanti e
si attende che vengano ultimati
altri edifici che porteranno nel
quartiere altri 2.000 abitanti. Di
più, recentemente il consiglio comunale ha approvato la costruzione di un’area industriale nel
quartiere che, se realizzata, aggraverà i prolDlemi della già difficile viabilità.
La giunta comunale, di fronte a
questa situazione, aveva concordato con Tamministrazione delle ferrovie, in una trattativa durata quasi un decennio, la realizzazione di im sottopasso che
inizierebbe all’incrocio di Corso
Torino con corso Bosio (zona
UPIM) e terminerebbe airincrocio con Via Poirino.
Sono stati i rappresentanti dei
commercianti di questa zona,
prima e, poi, la Pro Loco e il
quartiere ad insorgere contro
questo progetto. « Non risolve
un bel niente — dicono — la
strozzatura rimane. Infatti il
passaggio a livello è largo 7 metri e 40 mentre il tunnel sarà di
7 metri e 30, appena sufficienti
per due corsie! Poi la gente sarà
costretta a respirare il piombo
delle auto che si fermeranno nel
sottopasso fermate dai semafori
che stanno all’imboccatura. £
chi va in bici correrà più rischi
di quanti ne corre oggi visto che
la strozzatura durerà circa 250
metri contro gli attuali 6 ». « Per
non parlare poi della notte — aggiunge una signora — chi si fiderà di passare nel sottopasso? ».
Di più il sottopasso è collegato
anche con la proposta di chiudere il passaggio a livello di Via
dei Rochis, oggi usato da molti
ohe abitano nelTaltro quartiere
popoloso delle Fornaci e della
Serena e obbligherà tutti costoro per accedere a San Lazzaro
ad usufruire o del sottopasso o
della circonvallazione di via Martina!.
Di fronte a questa reazione
l’assessore democristiano Mercol, parlando a nome della DC
ha proposto una soluzione singolare. Per Mercol il problema del
passaggio a livello è originato
dal fatto che a Pinerolo arriva
la ferroria, perciò ne ha proposto la sua soppressione. La Pinerolo-Torre Pellice è un ramo
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secco e quindi è necessario tagliarlo, per la Pinerolo-Torino invece la soluzione è quella di spostare la stazione a Riva (a circa
3 Km. dalla attuale).
Alla DC pinerolese, evidentemente in difficoltà ad affrontare
un problema complesso quale
quello della viabilità, interessano poco le difficoltà che questa
decisione comporterebbe per le
migliaia di pendolari della Val
Pellice e di Pinerolo. C’è sempre
la possibilità del trasporto su
gomma, nonostante gli alti costi
che questo ha per la collettività
(in Piemonte si spendono 400
miliardi l’anno per sovvenzionare le industrie di trasporto su
gomma). Più interessanti le proposte degli altri partiti (PSI, PCI,
DP) che hanno detto di non voler
accantonare il problema, ma di
studiarlo a fondo e hanno proposto come misura immediata la
creazione di passaggi a livello
automatici e l’installazione di semafori ohe rendano possibile
l’utilizzo di percorsi alternativi
agli automobilisti quando il passaggio a livello è chiuso e, come
proposta di soluzione, quella di
far viaggiare il treno in trincea
cioè al disotto del livello stradale come avviene in molte altre
città.
Di questo si discuterà ancora
in una apposita commissione comunale ma l’idea del sottopasso
appare difficilmente riesumabile.
Giorgio Cardio)
(foto da Cronache del Pinerolese)
PRAROSTINO
40 anni fa
PRAROSTINO — Sabato 17
novembre il comune, le scolaresche e la popolazione di Prarostino ricorderanno un episodio della lotta partigiana; l’uccisione di 10 contadini avvenuta
nell’autunno del 1944 al Brich
delle Mulere per rappresaglia da
parte dei nazifascisti.
Presentazione libro
PINEROLO — Giovedì 15 novembre alle ore 21, nei locali
del comitato di quartiere _ San
Lazzaro sarà presentato il libro:
«La generazione della vita quotidiana » dell’Editore II Mulino.
Sarà presente l’Autore, professor Franco Garelli. La presentazione del volume, dopo una
breve introduzione dell’autore,
sarà stimolata da una serie di
domande che verranno presentate all’autore da Zanzottera
Carlo (preside Istituto Michele
Buniva), Roetto Clelia (insegnante presso lo stesso istituto),
Barrai Paolo (della comunità
cristiana di base) e Pazè Elisa
(della Federazione Giovanile Comunista Italiana).
La nresentazione del libro è
organizzata dalla comunità di
base di Pinerolo, da Cronache
del pinerolese e dalla FOCI.
Incontro col
romanziere Tomizza
TORRE PELLICE — La Società di Studi Valdesi organizza
per giovedì 15 novembre presso
il salone del Convitto Valdese
di Via Angrogna un incontro
con Fulvio Tomizza, autore del
volume « Il male viene dal nord ».
Introducono Giorgio Tourn e
Marcella Gay. Inizio ore 20.45.
Legge urbanistica
PINEROLO — Il PCI organizza per mercoledì 21 novemj
bre presso il Centro Sociale di
Via Lequio un incontro pubblico cui parteciperà il consigliere regionale Rinaldo Bontempi
sul tema ; « Le modifiche alla
legge urbanistica regionale e le
conseguenze che ne derivano
per i piccoli comuni», ore 21.
Concerto blues
TORRE PELLICE — Domenica 18 novembre prossimo alle
ore 21 nel salone della Foresteria, Radio Beckwith 91.200 presenterà un appuntamento con
la musica blues; canterà e suonerà l’americano 'Tuck Bucker.
Ora di religione
TORRE PELLICE — Il Consiglio d’istituto della Scuola
media statale « Leonardo da Vinci» invita insegnanti, genitori,
studenti e quanti sono interessati al problema al «dibattito
sull’insegnamento religioso nella
scuola » che si terrà limedì 19
novembre 1984 alle ore 17.30
presso il salone comunale di
Viale Rimembranza 9.
Interverranno : F. Giampiccoli, pastore valdese; don V. Morero, responsabile deH’Ufflcio
Catechistico Diocesano; G. Lesane, docente universitario.
Amnesty International
TORRE PELLICE — Sabato
17 novembre alle ore 17 avrà
luogo una riunione al Centro^ di
incontro, nella quale si darà ini
zio all’attività del Gruppo Am
nesty in formazione «Val Pelli
ce », ufficialmente costituito nel
la riunione del 24 ottobre 1984
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10
10 cronaca delleValli
16 novembre 1984
e
IL PROGETTO ALPI E CULTURA DELLA REGIONE
Il linguaggio ritrovato
L’immagine della montagna,
data dalla maggior parte delle
nostre vallate, è quella di una
realtà caratterizzata da profondi e, a volte, laceranti contrasti.
A fianco di ambienti naturali
ancora integri si presentano situazioni irreversibilmente deturpate dall’intervento dell’uomo ;
villaggi interi cadono in rovina
mentre nuovi centri si sviluppano in risposta alle esigenze di
un turismo di massa che periodicamente ripopola una montagna abbandonata dai suoi abitanti; la vegetazione invade pascoli e campi un tempo coltivati, mentre attività industriali e
turistiche modificano in profondità non solo il paesaggio e l’economia della montagna, ma anche la vita sociale e la cultura
dei suoi abitanti. Profondi contrasti caratterizzano del resto
anche quest’ultima, in cui aspetti tradizionali coesistono con
elementi innovativi, sintomi di
declino sono contrastati da tendenza alla ripresa, e a situazioni di subalternità si oppongono
forme di resistenza ai modelli
imposti daH’esterno.
Nell’ultimo decennio, in modo particolare, i movimenti legati alle minoranze linguistiche
(250.000 alloglotti tra occitani,
franco-provenzali e walser) hanno contribuito a invertire una
tendenza che vedeva decrescere
costantemente il numero dei
« patoisants »; gruppi e associazioni hanno ripreso e rilanciato
il canto e la danza tradizionali,
mantenuto o ridato vita a feste,
raccolto e registrato testimonianze, favole, leggende, restituendo dignità a un patrimonio
culturale in forte crisi.
Mutata è anche l’attenzione
per altre espressioni della cultura alpina: im maggiore rispetto per le tipologie costruttive
proprie della società rurale fa
sì che esse siano ora maggiormente tutelate o che anche le
manifestazioni popolari della
espressione artistica siano considerate degne di riguardo.
In generale, e anche da parte
degli stessi abitanti della montagna, non si cerca più soltanto
di superare il passato, ma di
utilizzarne gli insegnamenti positivi per evitare che lo sviluppo economico comporti la creazione dì nuovi e maggiori squilibri. E così, anche in presenza
di una domanda turistica più
qualificata, lo sforzo di valorizzare il complesso delle risorse
ambientali e culturali inizia a
dare i suoi primi risultati, a invertire tendenze affermatesi negli anni del « boom » e a prò
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Il progetto prevede
RICERCHE:
Atlante Linguistico ed Etnografico dei Piemonte Occidentaie:
nell'arco di alcuni anni e sulla
base di più di 150 Inchieste, porterà a una conoscenza dettagliata
delle omogeneità e differenze linguistiche delle aree occitana e franco-provenzale.
Ricerca sulla toponomastica del
Piemonte montano:
svolta da ricercatori locali in
collaborazione con l'Università di
Torino, si propone la raccolta di
tutti I nomi di luogo ancora in
uso o per lo meno vivi nella memoria degli abitanti. Sono in corso indagini in 14 Comunità montane e in circa 60 Comuni delle
Alpi.
indagine bibliografica e censimento dei materiali audiovisivi di
carattere demo-etno-antropoiogico
sulie Alpi occidentaii:
per fornire una visione sullo stato delle conoscenze antropologiche
e demologiche sulla montagna piemontese e uno strumento di lavoro destinato non solo ai ricercatori e agli studiosi, ma a tutti coloro
che seguono con passione i problemi della cultura alpina.
Linguistico ed Etnografico del Piemonte Occidentale.
Stato e prospettive degli studi
geografici suiie Alpi Occidentali
(settembre 1982)
in collaborazione con gli Istituti
di Geografia dell'Università di Torino. Sono in corso di stampa gli
Atti.
La Frontiera da stato a nazione:
il caso Piemonte (ottobre 1983)
in collaborazione con il Centro
Studi Europa delle Corti.
Migrazioni attraverso ie Alpi Occidentaii. Relazioni tra Piemonte,
Provenza e Deifinato dal Medioevo
ad oggi (giugno 1984)
in collaborazione col Comune di
Cuneo. Sono in preparazione gli
Atti.
CENTRI DI DOCUMENTAZIONE
DI VALLE E ITINERARI
CULTURALI:
CONVEGNI
Prospettive di ricerca sulle parlate alpine (ottobre 1981)
in collaborazione con l'Atlante
Ricerche preliminari alla definizione di itinerari di interesse culturale nelle vallate alpine e in
vista della costituzione di centri
di documentazione sul patrimonio
culturale locale. Indagini sono in
corso in Valle Stura, Bassa Valle
Susa, Valsesia. E inoltre mostre,
pubblicazioni, iniziative di carattere locale.
Per informazioni: Progetto « Alpi
e Cultura » - Assessorato alla Cultura - Via Meucci 1 . 10121 Torino.
porre modelli in cui passato e
presente si integrano.
La Regione Piemonte, dando
vita al Progetto « Alpi e Cultura », si è proposta di intervenire in questi processi sostenendo la ricerca, creando condizioni per un rapporto più costante
ed efficace tra mondo accademico e ricercatori locali, e per realizzare un maggior coordinamento delle iniziative e, infine,
anche contribuendo direttamen
te a valorizzare il patrimonio
culturale delle nostre montagne.
Solo da una seria e rigorosa
analisi della realtà, da una diffusione delle conoscenze acquisite, da un coinvolgimento diretto delle forze e delle energie
locali, da una rivalutazione del
ruolo della cultura, può emergere un modello di sviluppo che,
utilizzando appieno le risorse
della montagna, eviti anche di
distruggerla.
INSEGNANTI DEL BADEN ALLE VALLI
Una visita molto gradita
TORRE PELLICE — Giornate a tempo pieno quelle tra il
31 ottobre ed il 2 novembre per
un gruppo di insegnanti tedeschi del Badén in visita alle 'Valli. Accompagnati dal past. Maass,
vecchio amico dei Valdesi e delle nostre Opere, hanno dapprima visitato il Museo di Torre e
sono stati ospiti del Collegio
Valdese, ove hanno potuto avere un dialogo con studenti e
professori. A turno poi gli allievi del Liceo Linguistico hanno
fatto loro da guida (in tedesco,
naturalmente) ad alcune località delle Valli (luoghi storici in
Val d’Angrogna, Agape ed Asilo
Valdese di Luserna) ed a Torino. Qui, accompagnati anche dal
ro, i quali hanno messo in luce
l’importanza di questi scambi e
spiegato alcune finalità dell’insegnamento impartito nelle scuole gestite dalla Provincia. (Quindi hanno visitato il Museo Egizio
e nel pomeriggio la'^^ttà'cff Torino. '
side del Linguistico Lilia
la^-^SL
na Ripet e dalla nrof.ssa Amà-,
Tìa ueymét.' sono stati dapprima calorosamente accolti a Palazzo ~’~ÜTs^na 'dui PresifmñFp'
gglla PftfVihciir Macca.rji_R dalrassessdri ali’istruzionè Seste
Questo viaggio di amicizia e
di studio ha risposto alle loro
aspettative? Speriamo di sì: negli incontri avuti con il Comitato del Collegio e con i pastori Bellion, Tourn e B. Rostagno
gli ospiti hanno rivolto domande che andavano oltre la semplice curiosità e rispecchiavano
la loro partecipazione e il loro
interesse ai problemi dei nostri
Istituti e delle Valli. L’affettuoso « arrivederci » che il past.
Maass e gli amici di Heidelberg
e Karlsruhe ci hanno detto,
sprona a proseguire su questa
strada di contatti, sempre spiritualmente viva e stimolante.
Tasse; la scadenza del 30 novembre
E’ iniziato il periodo utile per il versamento degli acconti di
imposta per l’anno in corso, da effettuare al più tardi entro il 30 novembre prossimo.
Il versamento va effettuato nella misura del 92% dell’imposta
dovuta per il 1983 relativamente a Irpef-Irpeg-Ilor ed addizionale.
L’obbligo sussiste qualora dalla dichiarazione dei redditi presentata
per l’anno precedente risulti un’imposta ner:
per l’anno precedente risulti un’imposta per:
IRPEF ■ un amrnontare superiore a L. 100.000 al netto delle detrazioni, delle ritenute di acconto e dei crediti di imposta;
IRPEG — un ammontare superiore a L. 40.000 al netto delle ritenute di acconto e dei crediti di imposta;
ILOR — un ammontare superiore a L. 40.000;
ADD.LE ILOR — un ammontare superiore a L. 11.000 (il versamento non si effettua quando l’importo dovuto è pari od inferiore
a L. 10.000).
Relativamente ai soggetti tenuti ad effettuare l’acconto, l’obbligo riguarda la totalità dei contribuenti siano essi persene fisiche,
società di persone o di capitali ed enti. In deroga a questo, non sono tenuti ad effettuare il versamento i soggetti che hanno:
— iniziato un’attività produttiva nel 1984;
— chiuso la dichiarazione relativa allo scorso anno a credito,
per effetto di ritenute subite o di crediti di imposta;
— chiuso la dichiarazione con reddito zero o in perdita.
I versamenti potranno essere effettuati presso gli Istituti di
credito autorizzati e direttamente presso le esattorie dalle società
di capitali ed enti. E’ possibile inoltre effettuare il versamento
mediante c/c postale, in tal caso però per le società ed enti il termine ultimo è anticipato di sei giorni. In caso di mancato o insufficiente versamento si applica una soprattassa pari al 40% dell’importo non versato o versato in meno. Non si applica alcuna soprattassa
se racconto versato non risulterà inferiore al 75% deH’imposta che
risulterà dovuta in via definitiva per il 1984.
Come calcolare quanto bisogna pagare al fisco
PERSONE FISICHE:
740
IRPEF
ILOR
ILOR add.le
— il 92% del rigo 75 quadro N
— il 92% del rigo 94 quadro O colonna 3
— il 92% del rigo 98 quadro O
IRPEF
740/s ILOR
ILOR add.le
il 92% del rigo 61 quadro N/O
il 92% del rigo 50 quadro N/O colonna 4 o 5
il 92% del rigo 69
SOCIETÀ’ DI PERSONE:
ILOR — il 92% del rigo 53 quadro O
ILOR add.le — il 92% del rigo 58 quadro O
750
SOCIETÀ’ DI CAPITALI ED ENTI:
IRPEG — il 92% del rigo 36 mcd. 760/M
760 ILOR — il 92% del rigo 07 mod. 760/M
ILOR add.le — il 92% del rigo 50 mod. 760/M-C
□
□
□
□□□□□
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composizione
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11
16 novembre 1984
cronaca delleValli 11
VAL PELLICE
Corsi di pattinaggio
La Comunità Montana Val Pellice, in collaborazione con la
SOGEST e l’Hockey Club Val
Penice, organizza, anche per la
stagione invernale '84-85, un corso di pattinaggio per gli alunni
della Scuola Elementare e dell'ultimo anno della Scuola Materna.
I corsi si svolgeranno presso il
Palazzetto del Ghiaccio di Torre
Pellice di Via Filatoio e saranno
tenuti da istruttori di pattinaggio. Comprenderanno 10 lezioni
della durata di 1 ora ciascuna,
con la possibilità di pattinare anche oltre il proprio orario di lezione, sempre però nelle giornate e durante l’orario dei corsi.
Gli iscritti al corso potranno
scegliere, per la partecipazione
allo stesso, tra; martedì dalle
14,15 alle 16,15 e sabato dalle
10 alle 12.
I partecipanti al corso verranno suddivisi in gruppi omogenei,
a seconda della capacità. Detti
gruppi saranno formati da un
massimo di 12-15 bambini/e.
II coniributo per il corso che
comprende 10 lezioni, ingresso
allo Stadio del Ghiaccio, uso
pattini e assicurazione, è stabilito in lire 15.000.
Per il trasporto ogni partecipante dovrà provvedere personalmente.
I corsi inizieranno, rispettivamente, sabato 24 novembre e
martedì 27 novembre.
Le iscrizioni dovranno pervenire a questa Comunità, nei giorni lunedì ore 8,30-12,30 / 15-18;
mercoledì ore 15-17 e venerdì
ore 8,30-12,30, entro mercoledì 21
novembre.
Inoltre, visto il successo dell’esperienza dello scorso anno, è
intenzione di questa Comunità
Montana organizzare anche per
la stagione ’84-85 un corso di
pattinaggio artistico.
Ohi fosse interessato a questa
disciplina, è pregato di metterei
in contatto con questa Comunità
Montana, nei giorni e negli orari
di cui sopra, per concordare le
modalità di partecipazione al
corso.
Stagione musicale 1984 - 85
La Comunità Montana Val Pellice, con il patrocinio dell’Assessorato alla Cultura della ProV inda di Torino ed in collaborazione con i Comuni e le Pro Loco di Luserna San Giovanni e
Torre Pellice, organizza, anche
per il prossimo inverno, una
stagione concertistica composta
da 9 concerti decentrati in Val
Pellice dall’Associazione Musicale Riky Haertelt di Torino, con
il seguente calendario;
26.11.1984: Orchestra Sinfonica
Abruzzese - Tempio Valdese, Luserna San Giovanni.
5.12.1984: Orchestra Filarmonica di Ploiesti - Tempio Valdese,
Luserna San Giovanni.
17.12.1984: Alirio Diaz, chitarra
- Tempio Valdese, Torre Pellice.
8.1.1985: Orchestra Filarmonica di lasi - Palestra Comunale,
Luserna San Giovanni.
30.1.1985: Orchestra da camera
Gorelli di Budapest - Tempio Valdese, Torre Pellice.
7.2.1985: Quintetto di Ottoni di
Budapest - Tempio Valdese, TorI*G (PcllicC.
21.2.1985: Cvoci, spettacolo di
mimi - Palestra Comunale, Luserna San Giovanni.
8.3.1985: Fabio Luz, pianoforte Tempio Valdese, Torre Pellice.
22.3.1985: Gianluigi Bruera, pianoforte - Tempio Valdese, 'Torre
Pellice.
I concerti inizieranno alle ore
21.
COMMERCIANTI
E INFORMAZIONE
Ricollegandomi all’articolo di J. L
Sappè, apparso sull'Eco delle Valli n
C2/2.11.84 sulla serrata dei Commer
danti, vorrei precisare quanto segue
Esiste una categoria del Commercio
-,on sufficientemente critica ed informata, che è stata spinta e portata
alla serrata del 23.10.84, da un tipo
:ii informazione non corretta promossa
;la determinate Associazioni di Categoria. Se oggi la categoria del Commercio si comporta così, non poco è
:iuvuto alle carenze di responsabilità
:legli organi addetti alla abilitazione al
commercio, che permettono a molti,
a troppi di scegliere la strada della
tacile imprenditorialità commerciale
con scarsa preparazione, responsabilità
e serietà professionale.
Commercio = Denaro facile. Nel 1984
non è più accettabile questo tipo di
equazione semplicistica. Se rigorose
selezioni di carattere attitudinale e
professionale avvengono in altri setto■ i imprenditoriali o di lavoro dipendente, non di certo il commercio può
considerarsi intoccabile da certe trasformazioni verso una maggior quali,fica e capacità che devono essere presenti nel mondo del lavoro.
Informazione è oggi la forza che
■ognuno di noi deve possedere, per
agire e difendersi con potere critico e
decisionale, svincolato da ogni imposizione esterna. Significa altresì coscienza di responsabilità civica e civile.
Se esistesse questo tipo di consapevolezza, la serrata del 23.10.84i non
sarebbe avvenuta o quanto meno le
Associazioni di Categoria avrebbero
promosso in alternativa un'azione.-di
trattativa con il Ministro Visentini tramite esperti di finanza sufficientemente preparati, evitando serrate di tipo
selvaggio ed atteggiamenti di panico
collettivi. Si sarebbe trattato di modo
intelligente e maturo nel cercare di
superare gli scogli che effettivamente
esistono nel pacchetto fiscale del Ministro Visentini.
Esso infatti non fa distinzione fra
commercio povero e commercio ricco; anzi pretende dal commercio povero la contribuzione a quegli ammanchi che esistono e dovuti alla grossa
evasione fiscale. Con questo certamente non si esclude evasione anche
nel piccolo commercio.
Nel 1984 i commercianti scoprono la
manifestazione di piazza come modo di
protesta in difesa dei propri diritti (se
tutti diritti sono) quando ormai questo modo di intervento ha fatto il
proprio tempo con vittorie e non pochi guasti. Oggi maturità ed intelligenza nel vivere civile, non possono avere come effetto questo tipo di protesta. Il commerciante deve imparare
ad assumere con chiarezza e responsabilità la funzione del suo servizio
nell'attuale sistema di vita che deve
tendere alla migliore organizzazione.
Quanto alla Ginevra italiana, vorrei
dire a Jean L. Sappè e a molti altri
di non nominarla proprio più: si tratta di definizione immotivata ed impropria. Potrà esserlo con espressione
concreta e non in termini romantici,
dal momento in cui ognuno assume
coscienza e responsabilità per il miglioramento della stessa.
Quando poi trattasi di cittadino protestante credente, questo tipo di impegno dovrebbe essere indiscutibile.
Distinti saluti.
Daniela Romano, operatrice
commerciale. Torre Pellice
Asilo dei Vecchi
di San Germano Chisone
Pervenuti nel mese di ottobre '84
FONDO DI SOLIDARIETÀ'
L. 207.000: Farmacia Tron, S. Germ.
L. 50.000: Frida, Guido, Claudina In
memoria di Parisa Paolo, Prarostino;
Buffa Enrico, Abbadia; Mariuccia Grifi
e famiglia, in memoria di Aldo Glacone, S. Germano; R. B. Pons, ricordando Adele e Elvira Arias; Unione
Femminile, Torre Pellice; Chiesa del
Fratelli, Collegno; Ficaci Alda e Avondet Maria, in memoria della cara
Qlga, S. Germano; Baret Emilio, S.
Germano; Ferruccio Travers e famiglia,
ricordando zio Eli, S. Germano.
L. 30.000: Ada e Gustavo, in memoria dei nostri cari, Pramollo; Martinat
Ida e Giovanni Bonessa, Torino; Avondet Ermellina in Bonuccf, S. Germano;
Baret Gustavo, S. Germano; Avondetto Maria, in memoria di Tildina, Virgilio e Jenny, Prarostino; Avondetto
Bruno e Anna, in memoria di ive Pons,
Prarostino.
L. 25.000: Peyrot Pierino e Maria, in
memoria dei nostri -cari, Pramollo; Elisa Peyronel Malosso, in memoria dei
miei cari, S. Germano.
L. 20.000: Paschetto Silvio e Delia,
Prarostino; fida Meynier, ricordando
la cara sig.ra Meytre, S. Germano.
L. 10.000: Carraro Riccardo, Villar
Perosa; Marina e Elena, ricordando zia
Giga, S. Germano; Margherita Rivolta,
in memoria di suo cugino Tino Rivoira, S, Germano; Avondet Mirella, In
memoria del caro papà, S. Germano;
Roberto e Nella Lantelme, ricordando
Long Eli, S. Germano; Elda e Renzo
Giraud, un fiore per Barba Tino, S.
Germano.
FONDO RISTRUTTURAZIONE
i nominativi con i'asterisco (*) hanno
assunto i'impegno per un milione.
L. 7.492.736: Waldenserhilfe Berniches Komitee.
L. 3.000.000: Ruffino Paliassotto Delfina, Roure.
L. 2.000.000: Roberto e Giorgio Vinçon, in memoria di nostro padre Guido, Pineroio.
■L. 1.000.000: Castagna Cesare, Inverso Pinasca; Lina Lageard Paschetto, in memoria dei miei cari, Pomaretto; Tron Balma Rosa, Pomaretto; Jahier Elvio e Enrichetta, in ricordo di
Ezio e Nori Roccione, Pomaretto; Tron
Ermanno e Clelia, Porte; Long Aldo e
Zanella Alina, Pomaretto; Chiesa Valdese, Como; Un membro deH’Associazione Amici dell’Asilo; Long Attilio,
Elsa e famiglia, in memoria di Long
Florence, Inverso Pinasca; Tron Rino,
Perosa Argentina; Paschetto Roberto e
famiglia, S. Secondo; Viola e Gino
Rostan, Pinasca; Ester Bertrando Boliey. Susa.
L. 745.350; Gruppo Hanny Wartenweiler, Riehen, Svizzera.
L. 730.000: Gertrud Gianiel-Wild, St.
Gaiien, Svizzera.
L. 700.000: Franco Giacone (*), in
memoria del babbo, Ginevra.
i. 500.000: Tron Ester n. Gaydou,
Pomaretto; Pastre Alice, Pomaretto;
Bounous Severino, Pomaretto; Pons
Aldo e Ada, Pomaretto; Rostan Eisa,
Pomaretto; Tron Valdo, Pomaretto; Ida
Jouve, ricordando i genitori, S. Germano; Micoi Ernesto e Tron Lina (*),
Perrero; Piccotti Franco (*), Torino;
Galliano Margherita, inverso Pinasca;
Bounous Ada in Bruno, Viilar Perosa;
Brunetto Agostina, Viliar Perosa.
L. 350.000; Zeni Ugo e Renata, Pramolio.
L. 335.8G'3; Fritz Peer, Chur, Svizzera.
L. 300.000: Baret Federico e Valentina, Pomaretto; Tron Marchetti Lidia,
Pomaretto; N. N., Pramollo.
L. 250.000: Tron Roberto, Mirella e
Danilo, Pomaretto; Caniglla-Manfredi;
N. N., Villar Pellice.
L. 200.000: A, C., Torre Pellice; Giuiietta e Eisa Balma, in memoria dei
ioro cari, Pineroio; Bonnin Anita e
Alma, riconoscenti al Signore, Villar
Perosa; Famiglia Long Carlo, S. Germano; Ribet Remo e Ersilia, Pomaretto; Balmas Ida ved. Peyronel, in memoria del marito e dei miei cari, S.
Germano.
L. 160.000: Le cognate e i nipoti, in
memoria di Germano Bleynat.
L. 150.000; Rochon Aldo, Inverso
Pinasca.
L. 121.500: Gli inquilini di via Alessandria, in memoria di Olga Long.
L. 110.000: I compagni di lavoro di
Livio in memoria del padre.
L. 100.006; Peyran Marcello e famiglia, Perrero; Molinari Alice, Pramollo; Reynaud Giovanni e Livia, Poma
retto; Coucourde Roccione Ivonne, Inverso Pinasca; Romano Alfredo, in
memoria di Rostan Giovanni, Prarostino; Costantino Evelina, in memoria
dei genitori. Inverso Pinasca; Rivoira
Mariuccia, Pineroio; Bouchard Edmondo
e Albertina, S. Germano; Fokt Rosina,
Pineroio; In occasione del pranzo della classe 1944, S. Secondo; Avondet
Emilio Paolo e Signora, S. Germano;
Ica e Silvio Morero, Pineroio; Irene e
Walter Long, In memoria del nostro
caro fratello e cognato Edvy, S. Germano; Long llda e Baflestra, Pomaretto; Famiglia Travers-Andreolti, in memoria di Ezio e Eleonora Roccione, Torino.
L. 70.000: Gaydou Mari, in memoria di
Alice Genre-Bert, Pomaretto; B. Avondet Ester, in memoria del caro marito e suocera, S. Germano.
L. 60.000: Bertalot Emilio e Erminia,
Pramollo; Bein Ernesto e Mirella, Torre Pellice.
L. 50.000: Armando e Delfina Pascal, Villar Perosa; Famiglia Giovanni
Bertalot, ricordando Remigio Roccione
e Aldo Giacone, S. Germano; Famiglia
Ingianni, S. Germano; Irene e Walter
Long, in memoria dei genitori. San
Germano; Enrichetta Sappè ved. Bouchard, in memoria del marito, Clelia
e Ercole, S. Germano; Le sorelle Ida
e Vera, in memoria di Rivoira Fiorentino, S. Germano; Famiglia Long Adolfo, in memoria del nostri cari, S. Germano; Griglio Melania, Chiotti.
L. 29.200: Waldenserkomitee in der
Deutschen Schweiz, Herrliberg.
L. 20.000; Ritin Jalla, in memoria di
Anita Gay, Luserna S. Giovanni; Elda
e Matteo, S. Germano; Laura Turin, S.
Germano.
Totale al 31 ottobre 84 L. 39.994.586
Totale precedente L. 111.797.790
L. 151.792.376
Per impegni sottoscritti e non ancora
versati L. 26.072.500
Elenco nuovi impegni sottoscritti:
L. 1.000.000: Colonna Emma, Perrero; Avondet Franco e genitori, S. Germano; Rita Celli, Roma; Ribet Paolo
e Qndina, S. Germano.
L. 100.000: Long Aldo e Lilia, S. Germano.
Pro Rifugio Re Carlo Alberto
Pervenuti nel mese di luglio 1984
L. 40.000: I figli, in memoria di Michelin Maria.
L. 25.000: In mem. del caro nipote
Aido Breda, le zie Emma e Alda.
L. 10.000: Jalla E. P.; Jotti.
Pervenuti nel mese di agosto 1984
L. 4.475.650: G.D.R.C.A.
L. 1.000.000: Famiglia Griglio, in memoria del Papà e marito.
L. 50.000: In mem. del cognato e zio
Jourdan E., Rachele e Edith Jourdan.
L. 20.000: Scuola Domenicale del centro Torre Pellice (4* elementare).
Pervenuti nel mese di settembre 1984
L. 238.000: Giachero Caterina.
L. 100.000: Gaydou Humbert, in memoria di Gaydou Marianna; I. R.; Ribet.
L. 50.000: Frache Ida; Gennaro Salvatore ,
L. 40.000: Bertalot Jeanne.
Pervenuti nel mese di ottobre 1984
L. 200.000: Istituto Bancario San
Paolo (Pineroio); Gente Emanuele e
Margherita; Bensa Giulia e Bernardo,
in mem. del fratello Carlo.
L. 75.000: Co'isson Bruno.
L. 50.000; In ricordo della zia Yvonne Bastia ved. Godine, i cugini Archetti, Maestri; Bonomi Giordano, Milano.
L. 30.000: Martinat Ida e Giovanni
Bonessa.
L. 10.000: Tron Alma Pascal, in memoria dei miei cari; Salce Elena, in
mem. del marito, Pineroio.
AVVISI ECONOMICI
TRASPORTI - Corriere Maurino 0.
s.n.c. - Via Roma, 33 - Perosa Argentina - Tel. 0121/81242 - 81046.
VAL PELLICE, prirvato vende rustico
con boschetto ■ Tel. 0121/932558.
TRASLOCHI e trasporti per qualsiasi
destinazione, preventivi a richiesta:
Sala Giulio, via Belfiore 83 - Nichelino - tei (011) 6270463 - 6272322.
Hanno collaborato a questo
numero: Domenico Abate,
Archimede Bertolino, Francesco Carri, Agostino Garufi,
Luigi Marchetti, Aldo Moda,
Paolo Ribet, Liliana Ribet,
Katharina Rostagno, Paola
Rostan, Franco Taglierò, Cipriano Tourn, Gianni Vale.
RINGRAZIAMENTO
« Il dono di Dio è la vita eterna in Cristo y>
(Romani 6: 22)
A 82 anni è mancata all’affetto dei
suoi cari
Delfina Tourn ved. Rivoira
Nell’impossibilità di farlo personalmente i familiari ringraziano tutti coloro ohe hanno preso parte ^ loro dolore, in particolare i medici e il personale dell’Ospedale Valdese di Torre
Pellice e il past. Bruno BeUion.
Rorà, 6 novembre 1984
RINGRAZIAMENTO
La famiglia del compianto
Mario Monnet
ringrazia tutti coloro che con la presenza, «oritti e parole di conforto hanno preso parte al suo dolore.
Un particolare ringraziamento rivolge al pastore Platone, alla Sezione
FIDAS Donatori di sangue, al Gruppo A.N.A. di Torre Pellice, ai coscritti
del 1943 e a tutti coloro che si sono
prodigati nella triste circostanza.
Angrogna, 1 novembre 1984.
RINGRAZIAMENTO
« Vegliate dunque, perché non
sapete né il giorno né l’ora »
(Matteo 25: 13)
La moglie, la figlia e i familiari di
Paolo ReveI
profondamente toccati e commossi ringraziano quanti, in modi diversi, hanno preso parte al loro dolore. In particolar modo ringraziano i vicini di
casa : Ada, Emma, Relio Gaydou,
Alessio Jalla e Livio Gobello per l’aiuto dato; i pastori Bruno Bellion e Renato Co'isson per le parole di conforto;
il dott. E. Idarinaro, per le assidue
cure; gli alunni della 1” A di Perosa
Argentina; i colleghi di Perosa e di
Pomaretto della figlia.
Luserna S. Giovanni, 5-ll-’84
RINGRAZIAMENTO
Mariuccia Godine ved. Proohet, Edina con il marito Lucio Saeher, la zia
Yvonnette, i iparenti tutti di
Giorgio Prochet
ringraziano -commossi le numerose
persone amiche e conoscenti così affettuosamente partecipi al dolore -per
la tragica scomparsa del loro congiunto avvenuta il 3 novembre.
Eventuali doni in memoria siano
devoluti alla ristrutturazione deU’Ospedaie Valdese di Torre Pellice. Grazie.
USSL 42 - VALLI
CHISONE - GERMANASCA
Guardia Medica :
Notturna, prefestiva, festiva: telefono 81000 (Croce Verde).
Guardia Farmaceutica :
DOMENICA 18 NOVEMBRE 1984
Villar Perosa; FARMACIA DE PAOLI
Via Nazionale, 22 - Tel. 840707
Ambulanza :
Croce Verde Perosa: tei. 81.000
Croce Verde Porte: tei. 201454
USSL 44 - PINEROLESE
( Distretto di Pineroio )
Guardia Medica:
Notturna, prefestiva, festiva: telefono 74464 (Ospedale Civile).
Ambulanza :
Croce Verde Pineroio: 22664.
USSL 43 - VAL PELLICE
Guardia Medica :
Notturna, prefestiva e festiva;
tei. 932433 (Ospedale Valdese).
Guardia Farmaceutica ;
DOMENICA 18 NOVEMBRE 1984
Torre Pellice; FARMACIA INTERNAZIONALE - Via Arnaud, 8 - Telefono
91.374.
Ambulanza :
Croce Rossa Torre Pellice: telefono 91.996.
12
12 uomo 6 società
16 novembre 1984
NECESSITA- DI BOICOTTARE UN REGIME TRA I PIU' DISUMANI
PER IL NICARAGUA IN PERICOLO
Donne e bambini
sotto i'apartheid
I fucili di Reagan
Lo sviluppo separato” In realtà produce sottosviluppo, incarcera
ragazzi e bambini, opera la sterilizzazione forzata delirdonne
l
Il 1984 è stato dichiarato Anno delle Donne del Sud Africa
dal Congresso Nazionale Africano (ANO in riconoscimento della lotta eroica condotta dalle
^ Horilife-coniro l^partheid e per celebrare il trentesimo anniversario della fondazione della Federazione delle donne sudafricane.
In questo contesto un seminario è stato organizzato dal 17 al
19 ottobre a Ginevra da due comitati anti apartheid: quello de’le Organizzazioni Non Governative (NGO) e quello delle Nazioni Unite. Vi hanno partecipato
una trgntina di persone rappresentanti 1 movimenti di liberazione del Sud Africa e della Namibia e organizzazioni intemazionali e nazionali non governa^tive, fra cui l’Organizzazione Internazionale del Lavoro (BIT) e
alcuni organismi cristiani (il
Consiglio Ecumenico delle Chiese, il Forum ecumenico delle
donne cristiane d’Europa, l’YWCA/UCDG, la Federazione delle
donne protestanti svizzere).
Nel suo documento Anale il
seminario osserva che la situazione in Sud Africa continua
a deteriorarsi, e che le pseudo
riforme istituzionali sono servite soltanto a raAorzare ulteriormente l’apartheid. Come sempre in situazioni di crisi e di
miseria, le donne pagano il prezzo più alto, soggette come sono
a una triplice discriminazione:
di razza, di classe e di sesso.
Circa nove milioni di sudafricani neri sono stati privati della loro cittadinanza, mentre in
dieci anni il loro indice di disoccupazione è salito del 10%
raggiungendo nel 1981 la cifra
del 21,1%. Ma fra le donne che
sono la maggioranza dei deportati nei « bantustans » (pseudo
stati indipendenti dove i neri
vengono costretti a vivere più o
meno secondo le etnìe, ma dove
non c’è lavoro) la percentuale
dei disoccupati o sotto-occupati
e molto maggiore.
I bambini
• L’Eco delle Valli Valdesi i
Tribunale di Pinerolo N. 175.
Rea.
Redattori: Giorgio GardioI, Roberto Giacone. Adriano Longo. Giuseppe Platone. Sergio Ribet. Comitato
di redazione: i redattori e: Mirella
Bein Argentieri, Valdo Benecchi,
Mario F. Berutti, Franco Carri. Paolo Fiorio, Bruno Gabrielli, Marcella
Gay, Claudio H. Martelli, Roberto
Peyrot, Massimo Romeo, Marco
Rostan, Mirella Scorsonelli, Liliana
Viglielmo.
Direttore Responsabile:
FRANCO GIAMPICCOLI
Redazione e Amministrazione: Via
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Redazione l'Eco delle Valli Valdesi:
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Ogni parola: economici 250, partecipazioni personali 350 (oltre
IVA). Ricerche lavoro: gratuite.
Nel paese sono di recente aumentati angherie, arresti e detenzioni arbitrarie, uccisioni e
sono in particolare donne e bambini a soffrirne: le condizioni di
vita delle donne prigioniere sono miserabili e peggiori di quelle degli uomini, mentre 970 ragazzi sotto i 18 anni e 3.415 bambini si trovano in prigione; inoltre nelle ultime settimane centinaia di scolari sono stati arrestati. (In uno dei suoi scritti il
premio Nobel per la pace, il vescovo anglicano D. Tutu, parla
dell’« odio » crescente nel suo
paese. E’ un termine che non gli
piace, che altri traducono con
parole diverse, ma è l’unico che
lui possa trovare per descrivere una situazione in cui perAno
i bambini in età scolare sono
giudicati criminali e incarcerati
per aver osato manifestare la
loro disperazione).
Infatti la sorte dei bambini
neri è disperata. L’educazione
di migliaia di scolari è stata
sconvolta: i milioni che vivono
nei bantustans hanno scarse o
nessuna possibilità di ricevere
una qualsiasi educazione, mentre nelle città-ghetto è sempre
più frequente che personale mL
litare sostituisca i'dèstri nelle scuole. E’ noto che il governo sudafricano spende sette volte di più per uno studente bianco che per uno nero.
In un piano governativo di
controllo delle nascite le donne
nere sono sottoposte a sterilizzazione forzata definitiva (quando devono essere ricoverate in
ospedale) o temporanea con
iniezioni di depo-provera, un
contraccettivo che è stato proibito in molti paesi perché pericoloso, come anche rappresentanti dell’Organizzazione Mondiale della Sanità hanno confermato.
Il seminario ha deplorato il
fatto che taluni governi occidentali e soprattutto gli Stati Uniti
diano un appoggio crescente —
politico, militare, nucleare ed
economico — al regime sudafricano, mentre anche i contatti
culturali e sportivi si stanno
espandendo. Ciò è contrario alle
sanzioni richieste dalle Nazioni
Unite e obiettivamente rafforza
e perpetua l’apartheid.
Il seminario chiede inoltre il
rilascio incondizionato di tutti i
prigionieri politici.
Chiede alle organizzazioni delle donne di denunciare l’uso perverso del controllo delle nascite operato dal governo sudafricano sulle donne nere e di esercitare pressioni perché venga
abolito.
Chiede all’Organizzazione mondiale della Sanità di collaborare per la protezione delle donne contro l’uso del depo-provera
e la sterilizzazione forzata, compiuta aH’insaputa delle donne
stesse.
Chiede ai sindacati di riAutare di manipolare prodotti provenienti o diretti in Sud Africa.
Chiede alla comunità internazionale, in particolare alle donne e alle loro organizzazioni, di
boicottare i prodotti sudafricani (non comperate le arance
Outspan!) e le istituzioni che
rnantengono rapporti con il regime sudafricano.
A questo punto si pone per
noi, evangelici italiani, l’esigenza di individuare quali sono le
nostre industrie, le nostre istituzioni, i nostri commercianti
che mantengono contatti con il
Sud Africa, e boicottarli, per
solidarietà con le donne e gli
uomini oppressi laggiù.
Fernanda Comba
^ Sono necessari per ©s. materiale
per progetti autogestiti (stoffe, macchine per cucire, filo, aghi, eoe.); per
nidi (vasellame, materassini, abiti per
bambini); macchine da scrivere; carta; inaaiiali di francese, di giornalismo, di amministrazione ecc. per i
rifugiati nei paesi viciniori, Zaire,
Tanzania. ----
n Primo Segretario deH'Ambasciata degli Stati Uniti a Roma,
John H. Willett, rispose il 15
maggio 1984 ad una lettera inviata al Presidente Reagan dal
sottoscritto Che si era detto gravemente preoccupato per la politica statunitense in Centro
America: « Le assicuro nel nome del governo che rappresento che stiamo cercando soluzioni diplomatiche e democratiche
per i problemi concernenti il
Centro America. Noi sosteniamo
il processo Contadora e sosteniamo tutti i governi legalmente
instaurati e popolarmente sostenuti nella regione. Non possiamo, comunque, permettere, nelr interesse di coloro ohe sono
direttamente coinvolti, che ”il
potere sia acquistato con la canna del fucile ” ».
Qualche giorno fa « La Repubblica » (sabato 27 ottobre 1984,
num. 254) riportava alcune frasi
pronunciate dal Presidente Reagan, in cui egli elogia la militanza armata volontaria di nrivati
cittadini statunitensi contro il
governo nicaraguense paragonandola a quella manifestatasi
in altre occasioni in passato, prirna che gli Stati Uniti intervenissero nel conAitto con una
guerra ufficiale.
^ Questo paragone e l'accenno all’eroismo di quei cittadini privati contengono non solo una grave irresponsabilità, ma anche un
Chiaro avvertimento minaccioso
che induce l’opinione pubblica
ad aspettarsi un intervento armato in Nicaragua da parte degli USA. E non parliamo dei
chiari segnali posti dal coinvolgimento della CIA nella guerra
già in atto contro quella nazione.
Le dichiarazioni fatte dal sopraccitato Primo Segretario sulla
politica statunitense in Centro
Arnerica sembrano quindi trovarsi in un aperto contrasto con la
reale politica messa in atto e
pianificata ovviamente per il
prossimo futuro: l’intervento militare che implica la violazione
della sovranità dello stato nica
raguense, mostra una strategia
tutt’altro ohe diplomatica e democratica, e rappresenta appunto lo stesso « acquisto del potere con la canna del fucile » respinto espressamente dal Primo
Segretario. Lo spargimento di
sangue innocente per scopi evidentemente lungi dagli interessi
e dalla vita di una popolazione
straniera, che sono la conseguenza di ogni politica della violenza,
sarà ed è uno scandalo agli occhi di Dio e dei cristiani.
Quel che possiamo fare noi è
far sentire la nostra voce di
fronte alle iniouità e alle minacce incombenti. Possiamo scrivere al Presidente degli Stati Uniti,
White House, Washington, USA
e al 'Primo Segretario dell’Ambasciata USA a Roma (v.s.), Via
Veneto 119A, 00187 Roma, facendo presenti le nostre preoccupazioni per la giustizia della politica in atto e richiamando il presidente alle soluzioni diplomatiche, mettendo anche in dubbio
la credibilità della politica USA
nel caso di un intervento militare.
Mathias Grube
Tra il diavolo
(segue da pag. 7)
ANNI DI PIOMBO
I frutti di un dialogo
Che fare?
Fondo di solidarietà c.c.p. 11234101
Intestato a • La Luce: tondo di solidarietà ». Via Pio V. 15 ■ Torino,
Stampa: Cooperativa Ttpogratioa
Subalpina - Torre Peilice (Torino)
«Per le dcmne del Sud Africa
e della Namibia che vivono sotto il sistema di apartheid non vi
può essere parità, né sviluppo,
né pace », aveva affermato la
Conferenza mondiale del decennio delle Nazioni Unite per le
donne (Copenaghen, 1980). Il seminario ha fatto sua quest’affermazione, rivolgendo un appello
alle donne che parteciperanno
alla prossima Conferenza mondiale delle Nazioni Unite per le
donne (Nairobi, estate 1985) e
a tutte le donne irTTignrilSése
perché esprimano solidarietà alle loro sorelle dell’Africa australe nella lotta contro l’apartheid,
dando assistenza materiale ai
movimenti di liberazione ' e pianificando strategie per abolire
una volta per tutte il sistema
di apartheid.
« Il piombo degli anni » era il
titolo di un articolo apparso su
questo giornale nel gennaio di
quest’anno. Tale articolo tentava « a tentoni » di cogliere il
senso più intimo e profondo degli ultimi vent’anni di storia della cosiddetta nuova sinistra,
’’lotta armata compresa”. Dal
tentativo di risposta all’articolo
da parte di un militante di Prima Linea, nacquero cinque frutti.
1°) La nascita, via posta, di
una bella amicizia.
2° ) La possibilità per un prigioniero per ragioni politiche di
comunicare le sue riflessioni esistenziali, teologiche, morali; di
trovare interlocutori; di iniziare
un percorso di crescita, scoperta, approfondimento di un nuovo modo di intendere il mondo:
l’Evangelo.
3°) L’arrivo in redazione di
molti documenti che, trascendendo la politica spicciola, spiegano le esigenze, le scelte etiche,
le speranze, le proposte di un
vasto gruppo di militanti di PL
che hanno rifiutato la lotta armata, disprezzato il pentitismo
di comodo, preso le distanze da
soluzioni intimistiche alla dura
vita del carcere.
4°) L’inizio di un dialogo che
ha coinvolto sempre più persone e che rappresenta, nel piccolo, la vera alternativa al silenzio
dei valori (l’intolleranza e il rifiuto reciproco) che prima opponevano l’anonimo rigore dello
Stato al tragico rigore della lotta armata.
5°) La possibilità, il diritto e
il dovere della nostra Chiesa
(non in quanto istituzione, ma
come comunità dei credenti) di
conoscere, approfondire, prender
posizione, intervenire, in relazione ad un fenomeno storico
di grossa portata. Di conoscere,
scoprire, amare persone disponibili per cultura e natura a
scelte profonde e radicali, al di
là degli interessi personali e
specifici. Di entrare in contatto
concreto, quotidiano, pratico con
la realtà carceraria, acquisendo
strumenti sia razionali che emotivi tali da coinvolgere singoli e
comunità in un impegno di partecipazione.
Questi cinque frutti, o se vogliamo, questi cinque talenti, debbono fruttare.
Il primo ptaLso sarà un piano
di informazione, attraverso le
pagine di questo giornale, sul
fenomeno della dissociazione,
non intesa come semplice rifiuto generico di un pesante passato.
Nei prossimi numeri, il gruppo di lavoro incaricato dalla redazione presenterà nel modo più
chiaro e sintetico possibile tutte le componenti di questo problema, cosi come nelTultimo anno ci sono state presentate.
In tal modo la redazione ritiene di contribuire ad un dibattito tra uomini che è già iniziato in sede pubblica con la
lettera al Sinodo di due detenuti dell’area della dissociazione
dalla lotta armata.
so del diavolo che non conoscete?
Io so come molti la pensano.
Ho quattro bambini che, lo spero ardentemente, vivranno meglio, un giorno, in questo paese. Auspico che un giorno possano vivere in un Sud Africa
libero e democratico, dove il
razzismo sarà una cosa del passato, dove le persone non si
odieranno e non si temeranno
più. Prego Dio che essi non diventino le vittime di una lotta
dopo questa lotta, che essi non
siano divorati da una rivoluzione che abbia promesso libertà
e sicurezza. Tante persone seno
rnorte a causa della spietatezza
di un governo bianco. Tanto sangue è già stato versato. Se dobbiamo guadare fiumi di sangue
per conquistare la nostra libertà, saremo mai purificati dalle
acque dell’amore e della comprensione? Se la nostra aspirazione alla libertà è travisata dal
linguaggio dell’Egitto, impareremo mai la lingua della terra
promessa?
Noi pensiamo a queste cose e
ci impauriamo. Ma il pensiero
del futuro non ci deve scoraggiare dal fare ciò che è giusto nel
presente. In mezzo alle voci di
minaccia, intimidazione e coercizione, in mezzo alle voci di
tentazione, cinismo e interesse
personale, c’è di nuovo quella
voce, che ci esorta a praticare
la giustizia, ad amare la misericordia ed a camminare umilmente con il nostro Dio. No.
Non c’è ancora progetto deftagliato, non c’è ancora garanzia,
non ci sono ancora certezze. C’è
soltanto la voce, e la promessa.
Dobbiamo assumerci la nostra
responsabilità e dobbiamo an
dare avanti, con fede, sapendo
che Colui di cui sentiamo la voce
ci farà una strada. Dobbiamo
andare avanti con fede, con fiducia, obbedienti, e consapevoli
che Dio è con noi e che la potenza di Dio è più grande della potenza del Faraone. La scelta è chiara: andare avanti con
Dio, attraverso il mare ed il
deserto o tornare indietro con
il Faraone e in schiavitù.
Se Dio è per noi, chi sarà
contro di noi?... Poiché sono persuaso che né morte, né vita, né
angeli né principati, né cose presenti, né cose future, né potestà,
né altezza, né profondità, né alcun’altra creatura potranno separarci dafi’amore di Dio, che
è in Cristo Gesù, nostro Signore.
(Rom. 8).
Alian Boesak
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