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Anno 123 - n. 46
4 dicembre 1987
L. 700
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a: casella postale - 10066 Torre PeUice
delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
A PROPOSITO DEL SUMMIT REAGAN-GORBACIOV
Punti
di vista
A molti di noi capita periodicamente di essere irritati ( e
preoccupati!) per le parole antiebraiche che leggiamo o ascoltiamo. Questa volta ad agitarci
è un’intervista del cardinale
Ratzinger al periodico di Comunione e Liberazione, ”11 Sabato” (24-30 ott. ’87). Una delle
domande verte sulla « questione
ebraica ».
Che pensare di questo popolo che attraverserebbe, secondo ”11 Sabato”, « un processo di
svuotamento del senso religioso », che sarebbe di recente apparso « unlentità spirituabnetlte prigioniera della memoria
delTolocausto »? Ratzinger risponde ricordando che Edith
Stein, ebrea atea poi diventata
cattolica, disse di sentirsi « tornata all’ebraismo vero ». Infatti — commenta Ratzinger — con
la fede in Cristo lei « è entrata
nella piena eredità di Abramo ».
Richiamando Paolo, Ratzinger
afferma: « ...divenendo cristiano, io divengo un vero ebreo,
perché ho tutta la pienezza dell’Antico Testamento in me ».
Anch’io credo che Cristo mi
faccia entrare « nella piena eredità di Abramo ». Ma un conto è
se, dicendo questo, si ha lo stupore e la riconoscenza di chi
era « senza Dio nel mondo »,
« estraneo al Patto », ed è « stato
avvicinato» (Efesini 2:12 ss.). Altro è voler dire: io sono il vero ebreo, non tu, spiritualmente
inaridito; io, chiesa, sono il vero
Israele, non tu; io ho ora il tuo
posto, la tua identità vera.
Già Paolo (Romani 11) ammoniva a non pensare così, ma
senza esito: secoli di cristianesimo hanno sviluppato una visione trionfalistica della chiesa costruita sulla controfigura dì un
Israele di cui s’era decretata
la morte spirituale. ”11 Sabato” e
Ratzinger ci ripropongono questa visione.
Sì, ma è roba del passato, ora
c’è il dialogo, dirà qualcuno.
Non è roba del passato finché,
come cristiani, non facciamo seriamente i conti con alcuni nodi di fondo.
L’olocausto non è isolabile
dalla cultura della negazione
dell’identità ebraica, dalla vessazione e dalla persecuzione che
per secoli la cristianità ha creato ed alimentato. E’ questa cultura, anche sul piano teologico,
che va impugnata.
Israele ha tanto inquietato i
cristiani perché è la realtà al
mondo alla quale siamo più legati, pur in una grande diversità. Se la chiesa non vuole sfigurare la sua identità, deve saper vivere il massimo di diversità nel massimo di fraternità.
Non è stato così per secoli. Lo
sarà oggi?
Pensare di aver risolto il problema cristiano con l’ebraismo,
senza andare a fondo di questi
punti, sarebbe assurdo, come
voler guarire dalla nevrosi senza che il proprio intimo sia
scandagliato dall’analisi. Significherebbe non guarire mai, illudendosi di non essere più come prima, o di non essere mai
stati malati!
Daniele Garrone
Grandezza e miseria
di un accordo
L’accordo per la riduzione dei missili prelude a una fase di disarmo generale? - Il disirnpegno americano e il ruolo della NATO - Aumentano i missili in dotazione a marina ed aviazione
Credo che non sarebbe giusto
sottovalutare l’accordo raggiunto a Ginevra tra il segretario
di Stato americano Shultz e il
ministro degli esteri sovietico
Shevardnadze, che sarà ratificato il prossimo 8 dicembre nell’incontro tra Reagan e Gorbaciov.
E’ un accordo, infatti, che nella
sostanza va al di là delle più ottimistiche previsioni, nel senso
che non solo il numero dei missili a medio e corto raggio che
saranno distrutti è considerevole, ma anche perché i sistemi di
controllo reciproco favoriranno
la trasparenza delle due superpotenze e quindi la distensione
e la fiducia ne trarranno enormi benefici.
Ma oltre alla sostanza v’è il
fatto, assolutamente da non sottovalutare, che il principio della deterrenza o, meglio, l’equilibrio del terrore, sul quale finora s’è retta la relativa pace tra
Occidente ed Oriente in questi
ultimi 40 anni, viene finalmente
incrinato e messo in discussio
ne. Non è ancora superato, purtroppo; ma un passo, il primo,
certo il più difficile e quindi anche il più importante, è stato
ormai compiuto in quella direzione. Cosa possiamo auspicare,
se non che altri passi simili, e
sempre più rapidi, vengano compiuti, in modo da giungere al
Duemila senza più armi nucleari?
Se il presente accordo va letto
come prima realizzazione di un
sogno che si traduce finalmente
in progetto politico, forse dovremmo essere capaci T8 dicembre
di scendere nelle piazze e festeggiare l’inizio della fine di un incubo. Dopo quarant’anni spesi a
produrre un numero sempre
maggiore di ordigni nucleari, a
costruire, pezzo per pezzo, con
lucidità allucinante, la distruzione del “nemico”, della specie
umana, del pianeta, ora si è decisa una sosta e d’ingranare la
marcia indietro. Non si può quindi sottovalutare questo fatto;
apre davanti a noi ancora un futuro, ci regala una speranza, ci
incoraggia nel nostro operare
per la pace.
Ma l’8 dicembre non credo che
scenderemo nelle piazze a festeggiare. Non perché costantemente pervasi da uno scetticismo di
fondo, e neanche perché eternamente sospettosi nei confronti
del potere che non smentisce se
stesso neppure quando fa qualcosa di bene; la nostra fede non
ci sottrae al vivere nella storia;
la speranza del Regno è solidarietà profonda con la vicenda
umana; il pessimismo antropologico è riconoscimento della potenza di Dio che opera nella nostra debolezza. Non credo che
scenderemo in piazza a festeggiare perché questo importante
trattato è possibile solo perché
v’è una contropartita.
E’ vero che l’Europa sarà
sguarnita di missili: spariranno
gli occidentali Cruise e Pershing,
i sovietici SS 20, 4, 12, 23 per un
totale di circa 2.000 missili. Ma,
per quanto questa cifra possa
AVVENTO - 2
Attesa nella preghiera
diti...
« ...Badate a voi stessi, perché i vostri cuori non siano intorpi
Vegliate dunque, pregando in ogni momento...».
(Luca 21: 25
36).
Tempo d'avvento, tempo d’attesa. Ma attesa di chi? Del fanciullino onorato dai magi e circondato dai pastori, che abbiamo ridotto a stereotipo di una cultura
secolarizzata che vende e compra
la religione come un bene di consumo? Non è anche il fanciullino
nella mangiatoia un segno di
grazia e di giudizio, come sarà
la venuta del Figlio dell’uomo di
cui Luca parla nel nostro testo?
La trappola che noi stessi ci prepariamo non consiste forse nell’isolare questi due concetti e
scorgere il venire del Figlio
dell’uomo in un aut aut radicale,
tutto è grazia o tutto è giudizio
(per gli altri!)? Attesa sì: è un
cristianesimo perverso quello che
non sa più che farsene della dimensione dell’attesa, ma non
qualsiasi attesa! Vi è vera attesa, e di conseguenza liberazione
dall’angoscia, quando è attesa
nella preghiera, quando cioè e
un’attesa che mantiene aperto il
proprio desiderio di Dio e non lo
confonde con i bisogni esistenziali di ogni giorno. Chi si situa
in questa attesa è su un terreno
sicuro, nonostante l’insicurezza
della storia, che è anche la nostra storia, la storia che ci concerne come ogni altro essere
umano.
Gesù è venuto, Gesù viene, Ge
sù ritornerà: questa è la prospettiva in cui si situa la nostra attesa. Gesù di Nazareth è la parola
incarnata di Dio ed è presente in
mezzo ai suoi con il suo Spirito:
è di questa presenza che noi viviamo e di cui si nutre la nostra
fede. E’ di questa sua presenza
qui ed ora che si alimenta la nostra attesa. Quale motivo c’è dunque di temere la sua venuta, che
la Scrittura chiama anche l’ultimo giorno? E’ possibile condividere una visione catastrofica di
questo giorno che Dio solo conosce — e che nessun scrittore biblico si è azzardato a computerizzare — e che qualcuno utilizza
per accrescere l’angoscia (non la
fede!) dei cristiani? Luca è ben
lontano da questo catastrofismo
dell’ultimo giorno — e con lui
l’intero Nuovo Testamento — e
ripete qui lo stesso messaggio indirizzato ai pastori palestinesi:
« Non temete! » (Luca 2: 10). Non
temete, perché la venuta del Figlio dell’uomo significa che « è
vicino il tempo della vostra liberazione ». Gesù è venuto. Gesù
viene, Gesù ritornerà significa
dunque: liberazione, liberazione
dalle nostre paure ed angosce.
Abbiamo paura di essere liberati? E’ forse catastrofica la venuta di Gesù di cui parla Luca?
E’ motivo di paura e di angoscia?
Per i potenti ed i prepotenti di
questo mondo sì, perché dire:
« Gesù viene e ritorna » significa
che i primi saranno gli ultimi e
gli ultimi i primi. Per la chiesa
di Gesù Cristo non vi deve essere
motivo di sgomento ma motivo
di gioia e di riconoscenza. Il messaggio di Luca non suona, come
ci ricorda Lutero: « E’ vicino il
tempo della vostra dannazione »,
ma: « E’ vicino il Regno di Dio »,
cioè la nostra liberazione. E’ un
giorno da invocare dunque, non
da temere: «Maranatà», vieni. Signor Gesù!
Gesù è venuto, Gesù viene, Gesù ritornerà. La paura cede il posto alla speranza. Si può forse temere l’arrivo della primavera in
cui il fico germoglia? Si può mettere in dubbio l’estate incipiente
quando le foglie del fico crescono? In questa attesa e in questa
fiducia vive la Chiesa. Gesù mantiene la sua parola, essa resta
verace in mezzo ad ogni sconvolgimento della storia umana, della nostra storia soggettiva, personale, come della storia del mondo. Nella sua attesa la preghiera
non permette la confusione, essa
dischiude l’orizzonte di Dio nell’oggi. L’estate non è lontana —
afferma Lutero —: « Voglia Iddio
che con le foglie vengano anche
i frutti!... Infatti parliamo molto
della vera fede, ma non facciamo
nulla ». Preghiera significa anche
azione
Ermanno Genre
apparire grande, non bisogna dimenticare che essa non rappresenta neppure il A% degli armamenti nucleari occidentali. E’ anche vero che Shultz e Shevardnadze hanno cominciato a buttare giù una bozza di accordo per la
riduzione di un 50% di armi nucleari strategiche sia sovietiche
che americane. Tuttavia molti
giornali si dimenticano di dire
che sarà aumentato il numero
di F-111, il grande bombardiere
americano in grado di trasportare bombe nucleari.
Come sostituire
l’ombrello americano?
Attualmente gli F-111 di stanza in Gran Bretagna sono "solo” 162; tra breve diventeranno
circa 500 e saranno posti sotto
il comando NATO (dunque, se
capisco bene, saranno esclusi dagli accordi sovietico-americanii).
Ed ancora, molti giornali si dimenticano di dire che da ternpo,
almeno fin dall’83, negli ambienti NATO si era preoccupati per
la concentrazione di armi nucleari in un territorio limitato (per
es. la Germania occidentale). La
logica suggeriva una specie di
"dispersione” su vaste aree geografiche; da qui, anche, la necessità di trovare nuove basi (Olanda, Belgio, Italia...). Ma le basi
missilistiche su terra sono ancora troppo vulnerabili. Ora raccordo prevede la distruzione di
questi missili, ma non pare sia
previsto nulla circa quelli in dotazione a navi, sottomarini ed
aerei. In una riunione tenutasi
all’inizio di novembre in California (della quale i giornali non
hanno parlato) è stato deciso di
aumentare il numero di missili
su navi ed aerei, in modo da
"compensare” lo smantellamento di quelli terrestri. Anche questi missili saranno posti sotto
il comando NATO, e così non saranno compresi nel prossimo
trattato.
In sostanza quindi gli USA disarmano, ma la NA'TO aumenta il proprio potenziale bellico;
gli USA chiudono Tombrello nucleare sull’Europa, ma la Francia e la Gran Bretagna sono pronte a subentrare; le basi missilistiche, tra le quali Comiso (speriamo!), saranno chiuse, ma le
stive delle navi si aprono per
accogliere i nuovi missili.
Se queste informazioni sono
vere, se queste analisi sono esatte, noi l’8 dicembre non scenderemo in piazza a festeggiare.
Se dovessimo andare in piazza,
sarebbe per denunciare l’ipocrisia e per chiedere che realmente
aH’equilibrio del terrore si sostituiscano la distensione, il dialogo, la collaborazione, la ricerca
del bene comune.
Luciano Deodato
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2 commenti e dibattiti
4 dicembre 1987
PREDICATORI LOCALI
Quale ruolo?
A colloquio con i lettori
Predicatore laico o locale? - Il programma di studio e gli ordinamenti - La chiesa locale deve far nascere i predicatori deH’Evangelo
« Il predicatore locale, questo
sconosciuto ». E' vero; e lodo
riniziatlva di L. D. (n. 43) per
una migliore, e doverosa, aggiungerei, conoscenza di questo importante ministero. Devo dire
tuttavia che la sua spiegazione
è quanto meno imprecisa.
Non _ mi risulta, per esempio,
che prima della integrazione, prima cioè che fosse « parso opportuno aprire il ruolo dei predicatori locali metodisti anche a
quei valdesi che intendessero parteciparvi », in ambito valdese si
chiedesse al predicatore locale
« un curriculum di studi di una
certa complessità ». Mi risulta
piuttosto il contrario, e cioè che
al momento della integrazione
la loro ammissione al ruolo già
esistente avvenne in modo alquanto sommario. Soltanto ora
si richiede anche a loro uno studio abbastanza complesso, affidato alla Commissione permanente per gli studi, ricalcata su
quella precedente metodista (PI/
21-22).
In ambito metodista, infatti,
già prima della integrazione, dal
1947, esisteva un ruolo sinodale
dei predicatori laici ("laici” semplicemente perché non venivano
a far parte del ruolo pastorale;
non certo p>er una distinzione di
Sacralità! Inoltre il termine "locale" sarebbe stato restrittivo
nei loro confronti, in quanto essendo il loro ruolo non circuitale ma affidato alla responsabilità ed alla dignità del Sinodo,
— come vedremo — essi erano
abilitati alla predicazione in ogni
chiesa metodista del mondo; per
cui, quando lo richiedessero, poteva essere rilasciato loro un diploma).
L'iter era stabilito dall’apposito Capo decimo delle Discipline,
dal quale si può stralciare quanto segue.
« Per essere iscritti al ruolo sinodale dei predicatori laici occorre:
a) essere raccomandato dal
Consiglio di chiesa al Consiglio
di circuito il quale deciderà della presentazione al Sinodo del
candidato;
b) seguire il corso di studi
(biennale) e superare gli esami
(storia del cristianesimo, storia
del metodismo, dogmatica, storia dei dogmi, esegesi AT e NT,
omiletica, ecc., tutti preparati su
testi ufficiali qualificati) davanti alla Commissione permanente
per gli studi;
c) dare un saggio di predicazione dinanzi ad una Commissione sinodale formata da pastori e predicatori laici la quale
presenterà un rappiorto scritto.
Stdla base di questi elementi
il Sinodo deciderà ».
E’ previsto inoltre che il Sinodo, esaminati casi particolari
( specificati nel testo), « deciderà
in merito alla eventuale cancellazione dal ruolo».
Come si vede, siamo ben lungi da una semplice « accentuazione posta sul laicato e sul sacerdozio universale », il quale sacerdozio universale, tra l'altro, è
cosa ben distinta dalla preparazione teologico-culturale e dalla
capacità di predicare.
Altrettanto lontani siamo dal
poter dire che la figura del predicatore locale « serve ad affermare la libertà dello Spirito che
non può essere legato ad un diploma o a una laurea ». La libertà dello Spirito è certamente fuori discussione, ma sono persuaso che lo Spirito si guarderebbe dal manifestare la pronria libertà attraverso strumenti inadatti, quali purtroppo si mostrano essere alcuni impreparati.
Quanto a dire che la presenza
del predicatore locale "serve” ad
evitare che il ruolo del pastore
diventi "sacerdotale", penso che
Spetti al pastore stesso non
proporsi come tale, ed alla comunità non vederlo o volerlo come tale; non alla collaborazione di un qualsiasi vice.
Assai giusta invece trovo l’affermazione che dalla presenza di
un ruolo predicatori locali (ruolo che io insisto a vedere assai
meglio sinodale che circuitale,
per cui cambierei RO 3/18 in
questo senso) la «comunità è
chiamata a far nascere nel suo
seno dei predicatori della Parola »; purché non improvvisati.
Con queste precisazioni — evidentemente non a conoscenza di
tutti — tomo ad essere molto
grato a L. D. per aver richiamato l’attenzione di tutte le nostre
chiese non solo sul significato di quella che è chiamata "domenica del predicatore locale”,
che non è una celebrazione bensì un invito a pensare, ma soprattutto sulTimportanza di quel
ministero del quale non possiamo che esser fieri.
Sergio Carile
DIBATTITO
L’Evangelo
nella storia
La lettura storico-critica e 1’« ortodossia protestante» -1 testimoni biblici sono persone reali
Ho letto con interesse « La Bibbia e gli esegeti » di Marcello Cicchese (n. del 13 novembre): mi
sembra che le sue ossemcizioni
più importanti si riferiscano alla
continuità con la Riforma, ed alla distanza che egli vede tra il
tipo di lettura biblica delle comunità e quello « venuto dall’alto »,
come dice al punto 4 (o dalle
aule della Facoltà di teologia, al
punto 3),
Mentre lascio ad altri più competenti in storia il primo pmito
(ma mi pare che la lettura storico-critica sia più vicina a quella
dei riformatori che non la lettura sviluppata nel periodo della
cosiddetta « ortodossia protestante »), non credo che l’altro punto
stia proprio nei termini così neri
in cui lo dipinge Cicchese. Le comunità evangeliche sono composte in ge>nerale di credenti consapevoli, che come quelli di Berea esaminano le cose alla luce
delle Scritture (Atti 17: 11) e del
buon senso. Di fronte ai Vangeli
di Marco, Matteo e Luca che parlano della morte di Gesù come
avvenuta di venerdì, dopo la cena
pasquale mangiata da Gesù e dai
discepoli (e da tutte le famiglie
credenti di Gerusalemme), e al
vangelo di Giovanni che parla
della morte di Gesù avvenuta il
giovedì, nell’ora in cui veniva ucciso ragnello pasquale, le comu
nità evangeliche sono grate agli
esegeti ed ai predicatori che le
aiutano a porsi correttamente di
fronte a questi problemi (invece
di tentare di nasconderli) e a domandarsi: che significato ha, che
messaggio ci porta lo spostamento di data tra i primi tre e il
quarto vangelo? Si potrebbero fare moltissimi altri esempi di come un sano uso della lettura storica dei vangeli aiuti a ricuperare il messaggio dei singoli evangelisti (nel complesso, o su un
passo particolare) anziché ingenerare scetticismo ed incredulità.
Lo stesso vale anche per l’Antico Testamento: le comunità si
accorgono di quanto sia illuminante la spiegazione che il racconto della creazione di Gen. 2 è
più antico e primitivo, e quello
di Gen. 1 più solenne ed elaborato, e cosi i due testi forniscano
due testimonianze di epoca e stato d’animo diversi, ma sostanzialmente unitarie nel riconoscimento delTiniziativa e della sovranità
del Dio creatore come base e coronamento della fede d’Israele
nel Dio che Taveva liberato dalla
schiavitù d’Egitto. I testimoni biblici ed il loro messaggio diventano più vivi e reali, nella loro storicità, per le nostre chiese che
sono fatte anch’esse di persone
reali, viventi nella storia.
Bruno Corsani
UNA GESTIONE
DIFFICILE?
Dai giornali del 23 e 30 ottobre che
ricevo solo oggi, apprendo con mia
grande sorpresa II « licenziamento » dei
coniugi Morelato dall'opera di Borgio
Verezzi; ne sono profondamente amareggiato. Le spiegazioni che il dottor
Mathieu dà per giustificare un tale
gravissimo provvedimento risultano
poco chiare; si parla di ripetute contestazioni riguardo alla loro gestione,
ma poi no-n si dice in che cosa esse
consistano, per cui l’impressione che
si ricava è che i coniugi Morelato,
dopo la discussione sinodale deH’85,
anche se rinnovati nel loro incarico,
sottostavano più che mai ai fucili puntati della commissione.
Ora io mi domando se esista una
altra opera (esempio Valleorosia o altra) la cui gestione sia passata al
vaglio con così tanta pignoleria da
apparire quasi vessatoria.
Soggiorno nella Casa Valdese di Borgio Verezzi ormai quasi ininterrottamente dal 1948, e devo riconoscere
che da quando i coniugi Morelato ne
hanno assunto la direzione, la « Casa
Valdese ■■ ha compiuto un salto qualitativo non indifferente e questo è
avvenuto senza mai trascurare l’aspetto evangelico deH'opera.
Chi è stato a Borgio d’estate e ha
visto i Morelato all'opera, non credo
possa rivolger loro nessun tipo di critica, per cui concordo perfettamente
con quello che scrive Adriano Longo
sul giornale del 23.10.1987.
Visto che la testimonianza dell’evarhgelo è sempre stata la preoccupazione principale della coppia Moreiato (potrei citare al riguardo le affermazioni di moiti fratelli cattolici
che vi hanno soggiornato in questi
ultimi anni), sarei curioso di sapere
quali sono stati i risultati finanziari
della loro gestione.
Poiché, se anche questi dovessero
rivelarsi positivi (o comunque meno
negativi di molte passate gestioni),
capirei ancora meno il perché di questo « licenziamento », ma soprattutto
lo troverei profondamente ingiusto.
Con i più fraterni saluti.
Franco Giacone, Ginevra
MI SCUSO
PUBBLICAMENTE
Ricevo solo oggi, 19 novembre, l’EcoLuce del 30 ottobre. Rispondo dunque
a scoppio ritardato alla lettera pubblicata in quel numero, « Precisazioni su Borgio Verezzi », per la parte
che mi riguarda. E’ vero; il 15 marzo
Mathieu mi telefonò proponendomi di
fare un articolo sull’opera di Borgio
Verezzi, basandomi sulla relazione del
Concistoro e andando magari sul posto ad intervistare i coniugi Morelato, « Le cose — mi disse Mathieu —
stanno andando bene. C'è un clima
costruttivo e sarebbe importante registrarlo ». Come spesso mi capita, risposi affermativamente e con entusiasmo alla proposta di Mathieu anche perché nel Sinodo 1985, come
Commissione d’esame, ci eravamo occupati non poco di quello che veniva ormai definito « l’affaire Morelato »
ed ero inoltre soddisfatto deil’intesa
faticosamente raggiunta tra i Morelato
ed il Concistoro di Torino successiva all’ampio dibattito sinodaie. Ovviamente dissi a Mathieu che avrei presentato l’idea in redazione perché
« non sono il padrone del vapore ».
Una volta in redazione, mi fu fatto notare che sarebbe stato opportu
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Il primo gioco in Haiia
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nei groppi, con gli amia
no inserire il progettato articolo su
Borgio Verezzi nel più ampio quadro
delle foresterie-case per ferie evangeliche in italia, anziché privilegiare
un centro risipetto agli altri. L’argomento mi parve convincente ma non
ebbi modo, nel tempo che precedeva la
mia partenza per gli Stati Uniti, di
reaiizzare questa vasta e completa
panoramica. Mi scuso dunque pubblicamente con Mathieu per non averlo informato di questo successivo sviluppo ma, visto che « le cose andavano bene », ritenni che tutto poteva
essere rinviato a miglior data. Ora
anch'io intuisco, dalia lettera di Adriano Longo pubblicata sul n. 40 dell’EcoLuce, che le cose non andavano così
bene, visto che sono nuovamente precipitate. E credo che questo sia un
motivo di sofferenza sia per i coniugi
Morelato, sia per il Concistoro di Torino, e forse per molti altri. Sono
d’accordo, e non solo da oggi, che
chi dirige questa nostra opera dovrebbe far parte del ruolo diaconale come
in genere succede per altre situazioni
analoghe, il che eviterebbe molte
complicazioni. E’ chiaro: alcuni rapporti di lavoro falliscono anche nella
chiesa, come a volte falliscono i
matrimoni o i rapporti di amicizia e
di fraternità. E’ il segno evidente
che la chiesa è realtà umana e non
angelica. Ma accanto alla comune sofferenza, c’è anche una comune liberazione: perché non cogliere, finalmente, anche questo dato positivo?
Giuseppe Platone, New York
IL SALTO
DELLA «T »
Caro Direttore,
circa il mio >■ La difficile vocazione
del pastore» (n, del 20.11), desidero segnalare ai lettori che un piccolissimo errore di stampa (il salto
di una ”t") ha largamente cambiato
il senso di una frase; non intendevo
infatti dire che la Chiesa Valdese stia
tornando « immediatamente » indietro
sulla questione dello stato coniugale
dei pastori, ma che rischia di farlo
« immeditatamente », ponendo magari i pastori di fronte a esigenze di lavoro che non si conciliano con le
condizioni di una serenità familiare.
Ringraziando per l’attenzione.
Aiberto Romussi, Torino
PER CONOSCERE
LA STORIA VALDESE
Scriviamo anche a nome di altri
lettori per esprimere, tramite il giornale, i più vivi rallegramenti alla Corale di Angrogna per la bella trasmissione andata in onda domenica
r novembre nella rubrica » Protestantesimo ».
Un plauso anche a chi ha girato il
film, per le suggestive immagini a
commento dei canti e delle letture.
Bisognerebbe farne di più di queste trasmissioni, e farle vedere anche ai nostri catecumeni che non
sanno più molto della storia valdese.
Anita Chauvie, ed altre 6 firme.
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4 dicembre 1987
religione a scnola 3
LA CIRCOLARE 316 DAVANTI Al GIUDICI
RADICALI
Un altro ricorso al TAR Una lega
contro il Concordato
Una norma in contrasto con la legge 449 - Occorre considerare i
non-avvalentisi ’’legittimamente assenti” - Quale figura per i docenti?
Sono ormai tre i ricorsi al Tribunale amministrativo regionale
(TAR) del Lazio proposti dalla
Tavola valdese contro alcuni
provvedimenti amministrativi.
Per uno, quello avverso la circolare 382 del 1986, si è già avuta la
sentenza favorevole alla Tavola
valdese e si è in attesa della
pronunzia del Consiglio di Sta■ to, chfi oggi deve pronunciarsi
nei mel ilo del ricorso del Ministro della Pubblica Istruzione.
Degli altri due, il primo avverso al -■ coordinamento » tra Tinsegnamento della religione cattolica dille materie curricolari
della 'Cuoia elementare (D.P.R.
21 luglio 1987 n. 339) e il secondo — recentissimo — avverso la
circolare 316 del 1987 del Ministro de Ha Pubblica Istruzione, si
attende la fissazione delle udienze.
L’ultimo ricorso redatto per la
Tavola Valdese dagli avvocati
prof. PiLolo Barile, Corrado Mauoeri ed Elia Clarizia, espone la
contrarietà verso robbligatorietà
delle attività alternative », dello studio individuale, e dell'ora
«di niente» prevista per gli allievi che non si avvalgono dell’Irc.
Sosi-cne la Tavola valdese che
vi è contrasto tra l’art. 9 della
legge 449 e la circolare 316.
Infatti Tart. 9 citato afferma
che « per dare reale efficacia alVatUiiizione di tale diritto (di
non avvalersi dell’Irc, n.d.r.) l’or
dìnamento scolastico provvede a
che l'insegnamento religioso ed
ogni eventuale pratica religiosa,
nelle classi in cui sono presenti
alunni che hanno dichiarato di
non avvalersene, non abbiano
luogo in occasione dell’insegnamento di altre materie nè secondo orari che abbiano per detti
alunni effetti comunque discriminanti ».
Tale diritto va tutelato da piarte dello Stato. Cosa che non avviene « costringendo i non awalentisi o ad una coercizione didattica aggiuntiva o ad una presenza del tutto passiva nella scuola, e dunque relegando tali soggetti in una dimensione diversa
rispetto agli altri alunni ».
Solo considerando Tire come
assolutamente facoltativo, configurando cioè il « diritto di non
avvalersi » come « diritto di essere legittimamente assente », si
evitano infatti le discriminazioni. Gli orari della scuola devono
perciò essere tali da prevedere
questa possibilità per chi non si
avvale.
Di più la circolare si configura anche come una violazione
dell'Intesa bilateralmente sottoscritta dal Governo Italiano e
la Tavola Valdese il 21 febbraio
1984, nella parte in cui essa afferma la necessità, in caso di
modifiche, di una rinegoziazione.
L’aver previsto l’obbligatorietà
delle attività alternative, costituisce infatti una modificazione
dell’Intesa, che rischia di compromettere « l’intero quadro delle relazioni tra lo Stato e le chiese rappresentate dalla Tavola
valdese ». « Per rispettare l’Intesa — continua il ricorso — lo
Stato italiano avrebbe dovuto fare salvi e dare attuazione ai principi dichiarati dalla Tavola Valdese in sede di stipulazione dell’art. 9 e dell’art. 10 della legge
449/84 ».
Il ricorso affronta poi il problema degli insegnanti. « La circolare 316 prevede in particolare, ai fini di rispettare il principio della ’’par condicio”, che
i docenti, per lo svolgimento delle attività didattiche e formative e per l’estensione dello studio
alle attività individuali, devono
esser scelti fra quelli della scuola che non insegnino nella classe o nelle classi degli alunni interessati alle attività in parola.
E’ evidente l’illogicità di una
tale disposizione, se si considera come l’Irc possa essere effettuato — nelle classi elementari
— dallo stesso insegnante di
classe. Se quindi l’insegnante di
classe può effettuare l’insegnamento per gli awalentisi, garantendo la continuità didattica,
non si vede per quale motivo
ciò non possa avvenire invece
per l’insegnamento delle c.d. attività alternative e per l’assistenza allo studio o alle attività individuali ».
Giorgio Gardiol
Riceviamo e volentieri pubblichiamo.
A 117 anni da quel 20 settembre, che segnò la caduta del potere temporale dei papi e Tinsediamento anche a Roma di uno
stato liberale e laico, nel mornento in cui lo sfacelo del regime
concordatario, vecchio e nuovo,
riporta alTattualità la questione
antica dei rapporti fra Stato e
Chiesa, i radicali, rivendicando
intera la continuità con la lezione di tolleranza anticliericale di
Gaetano Salvemini ed Ernesto
Rossi e con le battaglie laiche
contro quello che era un clericalismo istituito in regime, rivolgono un appello ai cittadini ed alle forze politiche a misurarsi con
i termini nuovi del problema.
Gli avvenimenti degli ultimi
tempi — il pasticcio sulTinsegnamento della religione nella scuola, il « caso Maroinkus », l’appello elettorale della CEI — danno
il segno di quanto fossero illusorie le speranze riposte nel nuovo accordo concordatario dell’84.
E’ stato confermato che il sistema concordatario rimane, quale
è sempre stato, incompatibile in
via di principio con un ordinamento democratico fondato sulla
certezza di un diritto uguale per
tutti. Ed è stato dimostrato che
il voler rinverdire il sistema pattizio in chiave democratica, cercando di conciliare 1 inconciliabile. lunei dal risolvere le difficoltà, porta a rinnovare ed a mol
DIBATTITO A MILANO
Le chiese nello Stato italiano
La chiesa metodista di Milano
era gremita in ogni ordine di
posti nella serata di venerdì 13
novem.b.re. L’occasione che ha
stimolalo un notevole concorso
di pubblico era d’altronde ghiotta: un dibattito sul tema « Le
chiese nello Stato italiano ».
Notevole il cast degli oratori, composto dal professor Giorgio Peyrot, insigne giuz/r rista, dal professor Giuseppe
Alberigo, docente all’Università
di Bologna e da due esponenti
politici, il socialista Valdo Spini e il comunista Andrea Margheri.
Peyrot, cui è toccato il compito di aprire gli interventi, dopo’ aver ricordato le novità introdotte in materia sia dalla
legge sulle Intese con la Tavola
valdese che dalla revisione del
Concordato con relativi protocolli addizionali, ha ripercorso
le vicende storiche di oltre un
secolo, dalle "lettere patenti” di
Carlo Alberto alla relativa tolleranza della seconda metà dell’Ottocento, dalla nascita di un
anticlericalismo spesso di maniera alla stipula del Concordato nel 1929, dalle restrizioni fasciste alle intolleranze del primo dopoguerra e degli anni
Cinquanta, quando l’interpretazione della legge sui culti ammessi toccò vette di severità
perfino superiori a quelle del
ventennio mussoliniano. Legge,
quest’ultima, che se è stata superata dalle chiese che hanno
stipulato intese con lo Stato, è
tuttora la matrice che regola i
rapporti con le altre confessioni: occorre dunque un impegno
comune affinché tale normativa
sia cancellata dai nostri ordinamenti, in quanto entra in palese
contraddizione con l’articolo del, la Costituzione che garantisce le
i. libertà degli individui.
- Peyrot si è quindi posto al
cuni interrogativi, compendiabili nella domanda se le chiese
sono nello Stato o di fronte allo Stato, elencando una serie di
proposte che vanno nella direzione di una radicale revisione
della legislazione ecclesiastica.
Una mozione del partito radicale per l’abolizione pura e semplice del Concordato è stata respinta da una grande forza della
sinistra che, per altri aspetti, è
spesso pronta a recepire istanze di rinnovamento; un accordo
tra i partiti che sostengono la
maggioranza di governo è stato
precipitosamente smentito su
pressioni vaticane; non si è in
grado neppure di coagulare i
partiti cosiddetti laici (ma, ha
osservato Peyrot, sono davvero
tali o sono solo "cattolici che
non ci credono”?) su una questione importante come Torà di
religione.
Valdo Spini ha rilevato che
nella Costituzione è presente
una contraddizione tra l’articolo
8 (quello delle Intese) e l’articc’lo 7 (quello che recepì il Concordato del 1929). Le paure del
mondo cattolico agli albori della guerra fredda si sono presto tradotte in un desiderio di
legittimazione, testimoniato dal
fatto che lo strumento concordatario è tipico del rapporto tra
la chiesa cattolica e regimi dittatoriali, essendo inquadrato in
un trattato internazionale ratificato in blocco, mentre non troverebbe ragione di sussistere in
uno stato democratico.
La sconfitta cattolica nel referendum sul divorzio dei 1974
sembrò spianare la strada a una
revisione globale della materia,
ma, alla prova dei fatti, lo Stato
continua a operare sul filo dell’ambiguità tanto che, se da un
lato garantisce ai cattolici la
curricolarità delTinsegnamento
religioso, conferma invece nelle
intese con le altre confessioni
la non-discriminatorietà di tale ora. Spini ritiene che il sorgere di molte contumelie sia fecondo per il dibattito in corso:
se un otto per cento degli allievi e delle famiglie hanno optato di non avvalersi delTinsegnamento della religione cattolica in una stagione in cui la strategia vaticana tende alla rivalsa, non si può parlare sole in
chiave di doglianze. Il problema consiste piuttosto nel sensibilizzare le forze politiche affinché sia data piena attuazione
alla legge sulle intese con la
Tavola valdese, in una più ampia prospettiva a favore di tutti gli studenti che decidono di
non seguire l’ora di religione.
Più complesso è invece un discorso sulTabrcgazione del Concordato, che impone una revisione della Costituzione.
Le intese, comunque, sono
fondamentali per una visione
moderna del rapporto tra Stato
e chiese e possono stimolare il
mondo laico a lottare per garantire una scelta di coscienza
che non discrimini quanti non
si avvalgono dell’ora di religione
e chiarisca i dubbi sul fatto se
tale insegnamento sia realmente
facoltativo.
Mirato a una storicizzazione
del dibattito sul Concordato è
stato il discorso di Andrea Margheri, che ha ricordato le difficoltà del quadro internazionale
nel 1948 e 1 rischi impliciti in
una potenziale non-accettazione
delle regole democratiche da
parte di un mondo cattolico
oscillante tra il disimpegno e
l’autoritarismo. La ricomposizione di un rapporto tra credenti e non credenti è stata una
scommessa vinta, ed è una garanzia per il pluralismo della
nostra vita politica.
Giuseppe Alberigo ha denun
ciato lo scadimento culturale
delle relazioni tra Stato e chiese in Italia, sottolineando come
la contrapposizione tra queste
istituzioni rappresenti un retaggio da seppellire. La sensibilità odierna evidenzia il problema della libertà di coscienza
che porta all’uscita dal parallelismo tra chiese e Stato. Secondo Alberigo (estremamente criticato nel dibattito successivo
per queste affermazioni) i cristiani nella storia, e quindi nello Stato, svolgono solo un ruolo di pellegrini, e non « certo
funzione deU’invitato contrattare con Tanfitrione. Una posizione specificata con l’asserzione
che le comunità dei credenti vivono e condividono le responsabilità senza necessità di accordi quale intese e concordati.
I rapporti tra Stato e chiese,
essendosi progressivamente impoveriti, impongono ai credenti di annunciare TEvangelo in
condizioni di libertà e fraternità diverse da quelle praticate
nel passato.
E’ seguito un dibattito vivace,
nel quale sono emerse tutte le
difficoltà conseguenti alTirrigidimento della gerarchia cattolica
sotto il pontificato di Wojtyla.
Parlare di concordato-quadro è
errato — ha replicato in conclusione Peyrot —; si può piuttosto definirlo una cornice, all’interno della quale collocare
unilateralmente qualsiasi idea,
senza confrontare le esigenze
della controparte. E’ una filosofia basata su un controllo delle coscienze cui la chiesa cattolica non può abdicare. Se infatti nelle nostre scuole domenicali insegniamo ai giovani gli
strumenti per leggere la Bibbia,
nell’ora di religione cattolica a
scuola si inculca l’obbedienza al
magistero della chiesa.
tiplicare le tensioni fra Stato e
Chiesa, fra credenti e non credenti, fra cattolici e laici.
Occorre percorrere strade nuove. A voler rimanere aU’interno
delle logiche prevalse sin qui, il
rischio è di fare dei passi indietro; di ritrovarsi a combattere
su fronti e su temi che, se erano
quelli della modernità deinocratica e liberale in una società pervasa da un vecchio cattolicesimo
clericale, oggi invece è necessario
per tutti, credenti e non credenti, veder superati e sostituiti da
altri motivi di confronto e di
scontro, e da altri schieramenti.
Abbiamo pur visto in queste
settimane riproporsi — proprio,
e non a caso, all’interno della
« maggioranza concordataria » —
le linee di un conflitto fra laici e
cattolici nei quali i primi esigerebbero, come condizione di libertà, limitazioni di libertà per
la Chiesa, e i secondi pretenderebbero privilegi e immunità in
nome di un loro essere maggioranza.
E’ una strada pericolosa e falsa. Oggi che il fatto autenticamente religioso sembra essere divenuto una realtà di minoranza,
non ha più senso temere, in un
improbabile predominio confessionale, una minaccia effettiva alla libertà di tutti. A loro volta,
le pretese di privilegi per la Chiesa e per i cattolici non possono
più presentarsi come richieste di
tutela dell'identità cattolica di
una grande maggioranza, ma assumono il significato meschino
della volontà di appropriarsi di
una quota maggiore di denaro e
potere pubblici, in una società e
in uno Stato dominati da logiche
di spartizione- corporativo-partitocratiohe.
La « minoranza » cattolica ha
dato il meglio di sé, solo quando
ha saputo agire esaltando il momento della libertà, affidandosi
non alla gestione di un potere
privilegiato, ma alTiniziativa fondata sulla passione religiosa e civile. esplicando così potenzialità
preziose per tutti.
Come non mai. il terreno vero
di un incontro fecondo fra laici
autentici e cattolici — né qui è
questione di un « dissenso » cattolico — è quello di una battaglia
comune di libertà, e perciò di
diritto.
Il vero spartiacque, oggi, non è
più quello fra laici e cattolici,
ma quello fra i sostenitori, anche
in questo campo, delle logiche
spartitorie-corporative e i fautori
di libertà fondate sul diritto.
Se questo è vero, oggi non è
in gioco tanto una questione di
revisione Parziale, e neppure solo
di abbandono del Concordato.
Si pone urgentemente l’esigenza della denuncia e di una completa rinegoziazione di quel Trattato del 1929. mai rimesso in discussione, che è tutto pieno di
contenuti concordatari, che in
base alla sentenza della Cassazione sul « caso Marcinkus », tiene aperto un canale di illegalità
costituita e riconosciuta intoccabile dai tribunali della Repubblica: e che Per contro, in una situazione così mutata dal 1929. non
tiene conto di esigenze fondamentali di convivenza fra lo Stato Vaticano, l’Italia e la città di
Roma.
Denunciare il Trattato, superare il Concordato e l’intero regime
concordatario: questa la scadenza ormai ineludibile, questo, intanto. Timnegno politico di lotta
dei radicali .su cui è fin da ora
necessario costruire un vasto
schieramento d’azione.
Marco Rossi
Attilio Sibille
4
4 fede e cultura
4 dicembre 1987
TRA LE RIVISTE
CLAUDIANA
Storie di armi e di mine L’eredità
Segreti, intrallazzi, mancanza di una legislazione adeguata sul traffico
d’armi - Problemi di coscienza per chi lavora nel settore bellico
Il mensile cattolico Missione
Oggi (Via S. Martino 8, Parma)
da tempo conduce una decisa
battaglia contro gli armamenti:
in proposito abbiamo già avuto
occasione di segnalare 11 suo dossier « La questione immorale »
(settembre 1985).
Ora, ed anche in relazione alle
note implicazioni italiane — sia
nelle più recenti forniture d’armi, sia nell’impegno militare nel
Golfo Persico — è uscito un nuovo documento dal titolo «Storie
di armi e di mine». Si tratta di
im libretto di 50 pagine che vede
parecchi interventi di esperti, di
politici, di religiosi (La Valle,
Masina, Rutelli, Turoldo, Melandri, Caligaris ed altri ancora),
che fanno il punto sulla situazione, per quanto consentito dalle
fumosità, dai segreti, dagli intrallazzi e dagli illeciti (si pensi
ad esempio al traffico armi/droga) che caratterizzano detto settore. Ne vengono esaminati vari
aspetti, quali la necessità di ima
legislazione chiara ed adeguata;
il ruolo dei politici; le compagnie e le industrie d’armi ; l’internazionalizzazione della ricerca,
della produzione e delle vendite
belliche; i sistemi di trasporto
delle armi; le possibilità di riconversione e cioè della trasformazione delle industrie dal settore militare a quello civile, sia
a livello nazionale che mondiale.
Particolarmente interessante, a
quest’ultimo proposito, la pubblicazione sintetica del documento finale della Conferenza internazionale sulla relazione tra sviluppo e disarmo tenutasi presso
le Nazioni Unite, a New York,
dal 24 agosto all’ll settembre
scorsi. E’ forse la prima volta infatti che a livello mondiale e di
vertice (il mensile nota con rammarico l’assenza degli Stati Uniti, che hanno motivato la loro
defezione affermando di non ve
dere alcuna relazione fra disarmo e sviluppo) si prendono in
considerazione i temi relativi alla
riconversione deH’industria militare in produzione civile, imitamente a studi e programmi
in questo senso: iniziare indagini per identificare e puntualizzare i benefici derivanti dalla ricollocazione delle risorse militari, usare i risultati di esperienze o di preparativi per risolvere
i problemi della riconversione in
certi paesi e farli conoscere ad
altri paesi.
* ♦ *
Il Movimento Internazionale
della Riconciliazione (MIR), i cui
aderenti si riconoscono nell’amore manifestato da Gesù Cristo e
rifiutano qualsiasi preparazione
o paj1«cipazione alla guerra, nel
suo periodico ’’Quaderni della riconciliazione” del settembre scorso (Via Ricotti 9, Milano) affronta anch’esso U problema della riconversione industriale, visto questa volta dalla parte dei
lavoratori.
Un operaio della Breda, incaricato di revisionare una partita di
armi: «Mi sono accorto che
provenivano da operazioni belliche. Per me fu un vero colpo:
stavo riparando cannoni che sarebbero ancora serviti per uccidere ».
Un tecnico della Bernardelli:
« Non penso mai che una pistola od un fucile possano uccidere ;
io studio i problemi tecnici ».
Un altro operaio della Breda :
« Se le armi non le produciamo
noi. Io farà qualcun altro. Cambierei lavoro se mi offrissero
condizioni più vantaggiose ».
Ancora un dipendente Breda:
« Alcuni obiettori di coscienza e
dei Testimoni di Geova si sono
licenziati perché proprio non ce
la facevano più. Lo Stato dovrebbe favorire i lavoratori che vogliono cambiare lavoro; ma è la
Claudiana editrice
PAOLO RICCA
ALLE RADICI
DELLA FEDE
Meditazioni bibliche
pp. 256, cop. a colori, L. 16.000
Meditare sulla Bibbia significa anche rispondere ai problemi vecchi e nuovi della vita dei credenti, nello sforzo di
fedeltà e di attualità.
LA VERA RELAZIONE
di quanto è accaduto nelle persecuzioni
e i massacri deU’anno 1655
a cura di E. Balmas e G. Zar dini Lana
pp. 520, 16 tav. f.t., una stampa, L. 45.000
Le « Pasque Piemontesi » nelle testimonianze inedite coeve. L’evento che ha scosso la diplomazia europea ed è diventato il « Vietnam » del XVII secolo.
FONDATA NEL 1855
Via P. Tommaso, 1 - 10125 Torino - Tel. 689804
C.C.I.A. n. 274.482 - C.C.P. 20780102 - cod. fise. 00601900012
nostra economia che è basata
sulla guerra, il problema deve
essere affrontato in modo complessivo ».
Un operaio della Beretta: «In
fabbrica ne abbiamo discusso
molte volte. Io ho dei grossi
problemi di coscienza; se trovassi un nuovo posto lo cambierei
volentieri, anche se mi rendo
conto' che il problema non verrebbe risolto ».
Un impiegato Beretta : « Non
mi sento coinvolto. La responsabilità è esclusivamente del padrone. Mi rendo conto che sarebbe meglio costruire prodotti più
utili ».
Lo stesso periodico, basandosi
sull’ultimo annuario del « World
armaments and disarmament »,
edito dal SIPRI di Stoccolma,
annuncia che l’Italia, col 5,5%
dell’export mondiale, è passata al
quarto posto nella classifica delle
vendite delle armi, superando la
Gran Bretagna. Essa è preceduta da Urss (31,9%), Usa (26,7%)
e Francia (13,3%). Seguono Gran
Bretagna e Cina (4,9%) e la
Germania Federale (3,9%).
Per l’80% le forniture italiane
vanno a Paesi in via di sviluppo,,
ed in particolare (58%) a Paesi
dell’area Opec. Roberto Peyrot
della violenza
Il fraintendimento del messaggio biblico alla
base di alcuni metodi e comportamenti violenti
La storia del cristianesimo è
sempre stata fortemente intrisa
di violenza, e se anche oggi non
si può più parlare di vere e
proprie « guerre sante », la cronaca quotidiana testimonia come non siamo poi così lontani
da quel cristianesimo violento che credevamo superato. E’
quello che afferma Ebach nell’introduzione, con riferimento
agli avvenimenti del ’77 nella
Germania Federale, non tanto
al terrorismo, quanto alla violenta reazione pubblica ad esso.
Per Ebach è un fatto incontrovertibile che questa « eredità di violenza » derivi, o almeno
trovi una giustificazione, in una
certa lettura, fatta di fraintendimenti e falsificazioni, della
Bibbia, soprattutto dell’Antico
Testamento. Quindi dedica la
prima parte del libro alla riesamina dei testi più fraintesi,
nella ricerca di un’interpretazione corretta. Egli dimostra, inoltre, rinfondatezza della distinzione semplicistica che circoscrive violenza e vendetta nell’Antico Téstamento, e l’amore
nel Nuovo: infatti ambedue i
Testamenti contengono entram
be le linee.
Nella seconda parte Ebach
cerca di ricostruire la « storia
degli effetti » che l’interpretazione dei testi biblici ha prodotto fino ad oggi nella cultura cristiana: parla della chiesa
primitiva, delle crociate, di Lutero, della teologia tedesca durante la prima guerra mondiale, di come il discorso biblico
sulla violenza e sulla pace è
stato recepito negli U.S.A.
Ma la domanda che si vuol
porre Ebach è la seguente; fino a che punto i messaggi biblici riescono a chiarire i problemi attuali e in che misura possono offrire, oggi, nuove possibilità di azione responsabile
nel campo dei problemi relativi
alla guerra, alla violenza e al
terrore? L’autore ci chiede di
confrontarci con la sua risposta e ci sprona a cercarne personalmente nel presente le applicazioni pratiche.
Gabriella Lettini
J. EBACH, L'eredità della violenza.
La « guerra santa » nella Bibbia e
la violenza di oggi, Claudiana, pp 128,
L. 7.900.
DEL NUOVO SU GIUSEPPE GANGÂLE
Una vita
al servizio
delle minoranze
Pur senza certo rinnegarli, Gangale ha in qualche modo abbandonato sia l'Italia, sia il protestantesimo italiano; eppure è motivo di confusione e per l’una e
per l’altro ohe l’opera finora più
ampia e ricca dedicata a farne rivivere la figura e l’opera sia stata curata e pubblicata oltralpe:
in tedesco e reto-romancio, una
delle lingue di minoranza — le
« lingue tagliate » — cui ha dedicato le sue ricerche.
L’opera che presentiamo è edita a Coira da « Terra Grischuna »
ed è un originale percorso biografico, curato con amore ed intelligenza dalla seconda moglie
dello studioso, percorso costituito da testi gangaliani raccordati
da note biografiche di alto interesse. Estremamente schivo, fin
enigmatico per ciò che riguardava la sua vita personale (resta
ad esempio non veramente spiegato il suo netto distacco dal protestantesimo italiano, se non dalla fede protestante, che poco
sembra affiorare, almeno espressa, in seguito), l’uomo Gangale
restava quasi sconosciuto.
Grazie al lavoro della curatrice, Margarita Uffer, possiamo ora
avvicinarlo assai meglio. Essa osserva (p. 16): « Entrata in possesso delle sue carte personali, dopo la sua morte, è stato possibile
ricostruire una “biografia” esteriore senza falle. Quanto alla sua
vita interiore, c’è poco da trarne.
Non sembra aver mai tenuto un
diario.
Tuttavia, accanto ai suoi sagsi
scientifici ha .scritto racconti,
poesie, schizzi, per lo più in retoromancio, in danese o in calabroalbanese. e qui si rispecchia l’animo .suo. Avevo tradotto in italiano per la sorella Laura alcuni di
questi scritti letterari, ed essa mi
scrisse che in questi racconti aveva riconosciuto suo fratello, proprio così com’era. Ciò che non
poteva dire, egli lo ha espresso
nelle sue poesie e nei suoi racconti. Lascio dunque che siano loro
a parlare di lui — e la sua immagine che dalla piccola cornice
sul caminetto mi guarda con il
suo sorriso fra l’ironico e il tenero, si avviva ».
L’opera, che si presenta in edizione assai bella, con un interessante e piacevole apparato di illustrazioni e una bibliografia, è
davvero una miniera, in cui chi
legge il tedesco potrà trovare, attraverso lettere, articoli, interviste, racconti, poesie, conferenze,
brevi schizzi o pezzi teatrali, più
immediato accesso aH’animo ed
all’opera di quest’uomo, di questo "visionario” — come nota il
prefatore I. Camartin (p. 13) —
che in particolare nei Grigioni, e
precisamente nel Sutselva, negli
anni 1943-1949, tentò di fare « un
parco nazionale linguistico affidato alle mie cure » (Gangale), nella sua passione per la lingua vera, della gente vera, semplice, e
soprattutto per le lingue minacciate di imbastardimento ed
estinzione, dal calabro-albanese
natio alla Scandinavia. Potrà avvicinare questo studioso che «per
44 anni peregrinò senza requie
attraverso l’Europa, (...) non uscì
mai dal provvisorio ed accettò le
rinunce che in genere la vanità
del dotto mal sopporta, eppure
rimase fino alla fine un lavoratore dello spirito sereno, intimamente afferrato e animato dal
suo compito » (p. 14).
Resta tanto più vivo il rimpianto che non ci sia dato di condividere il lungo seguito di un cammino di fede vissuto nel segreto
da Gangale ohe nell’ultima intervista rilasciata a Mario A. Rollier
per « Gioventù Cristiana » nel ’34,
gli diceva; « No, la mia avventura con Dio non è finita. Lascio solo indietro il mio passato... ».
Quanto lavoro, e con quanto intelligente amore, ha dedicato a
Gangale Paolo Sanfilippo? Ed eccone l’ultimo frutto; una ragionata raccolta di tutte le poesie di cui
a tutt’oggi disponiamo, con una
bella introduzione e tutta una serie di note. Vengono riprese le
poesie pubblicate ne «Il Dio straniero»; seguono due poesie «A Lailina», Maddalena De Capua, la prima moglie; tutta una serie di poesie tradotte dal reto-romancio da
Margarita Uffer Gangale, nelle
quali rivivono il paesaggio, il folclore, le leggende, la tradizione
di quella terra ladina; ed infine
poesie arberesche, originariamente in calabro-albanese (Gangale
stesso ne aveva fatta una versione francese, e da questa è stata
tratta quella italiana qui pubblicata), « otto canti per otto villaggi» e «sei canti per l’anima mia».
Le prime delle 35 poesie qui
pubblicate, e poi tutte le altre illustrano i due periodi — di durata dissimile — deH’esistenza di
Gangale: « Prima visse la vita di
un mondo di minoranza religiosa, poi intraprese la vita di un
mondo di minoranza etnica e linguistica », osserva Sanfilippo
(p. 3), Fino a quella « Preghiera
della sera » che « è l’ultima sua
composizione poetica ed è anche
una sintesi autobiografica ». H
dossier Gangale pian piano si arricchisce: grazie a chi vi lavora!
Gino Conte
MARGARITA UFFER, Giuseppe Gangale. Ein Leben im Dienste der Minderheiten. Eine Lebensbeschreibung anhand autobiographischer Dichtungen
und nachgelassener Dokumente.
Terra Grischuna, Chur, 1986, p. 352.
Le poesie di Giuseppe Gangale. Raccolta, introduzione, note a cura di
Paolo Sanfilippo, Chiavari, 1987, P72, L. 5.000 (presso l’A„ Via Rupinaro 21, 16043 Chiavari).
5
4 dicembre 1987
fede e cultura 5
TRIESTE
Esperienza di una radio evangeiica
Cinque anni di intensa attività - Le difficoltà tecniche e finanziarie superate grazie all’impegno della comunità Giovani, giovanissimi e molte donne hanno trovato nell’espressione radiofonica uno strumento di testimonianza
Nell’autunno del 1982, esattamente domenica 5 settembre,
con un culto presieduto dall’allora moderatore, pastore Giorgio Bouchard, si inaugurava ufficialmente, nei locali della Chiesa Metodista di Scala dei Giganti, l’attività di Radio Trieste
Evangelica.
Per la verità le trasmissioni
erano già iniziate ufficialmente
il 17 giugno dello stesso anno
ma per quasi tre mesi il segnale era stato più un fatto tecnico che operativo, un primo passo attorno al quale mettere a
punto uno strumento complesso
e necessitante di una fase sperimentale. Da quel giorno sono
trascorsi più di cinque anni, un
periodo lungo e intenso durante il quale il panorama della radiofonia italiana è mutato completamente dal punto di vista
quantitativo e legale. Fino a quel
momento, fatta salva qualche
esperienza molto breve e non
fortunata, nell’ambito delle Chiese B.M.V. nessuno era riuscito
a realizzare un’impresa di queste dimensioni, e non solo per
la cronica disattenzione delle nostre Chiese verso ciò che appartiene alla cultura tecnica e della comunicazione, — con le debite ma molto poche eccezioni
— ma soprattutto per la mancanza di esperienza nel settore
dei mass media della gran massa dei nostri pastori e laici. I pochi infatti in grado di operare
erano tutti inseriti nel Servizio
Stampa Radio e Televisione della FCET e impegnati nella realizzazione dei programmi da mettere in onda per la televisione
dello Stato.
Fino a quel nunto il campo
era stato in esclusiva di altri set
tori dell’evangelismo italiano
(Assemblee di Dio, Chiesa Avventista, ecc.) e campo di lavoro
per missioni estere o finanziate
dall’estero, dai contorni confessionali e teologici non sempre
chiari ma, in ogni caso, dotate
di notevole disponibilità finanziaria.
Prime trasmissioni
evangeliche
Che la nostra prima radio sia
nata proprio a Trieste non è
frutto del caso ma, al contrario,
il risultato' di un insieme di fattori concomitanti nei quali, almeno noi che ci lavoriamo, vediamo i segni dell’infinita sapienza del Signore, il quale prepara il terreno per la nostra testimonianza e ancor più l’assunzione delle nostre responsabilità
individuali e comunitarie.
iProprio a Trieste infatti, allora « Territorio libero », era iniziata e continuata per anni la prima esperienza radiofonica delle
nostre Chiese, con l’apertura di
uno spazio settimanale nella stazione pubblica in onde medie, allora controllata dal governo militare alleato.
Nel quadro di plmralismo culturale e religioso tipico della mentalità anglosassone, i protestanti
triestini avevano avuto un’opportunità unica che il pastore valdese Giorgio Girardet e quello
metodista Samuele Carrari seppero gestire con intelligenza tanto da ottenere ben presto un
altissimo indice d’ascolto non
solo nella città giuliana ma in
ogni parte d’Italia, come dimo
¡NIZIATIVA DEL FONDO DI SOLIDARIETÀ’
Contribuire ad un centro
agricolo nel Camerún
Come già comunicato in occasione della pubblicazione del
precedente elenco, attualmente
il nostro Fondo ha due destinazioni: la prima a favore del
SACC del Sud Africa, che è stata prolungata fino al 31 dicembre, mentre la seconda, è a favore di un centro agricolo nel
Camerún, in Africa, di cui diamo qualche dettaglio.
La scuola di agricoltura di
Bagam, vicino a Mbouda a 300
km. da Duala, è stata creata ah
cuni anni or sono per aiutare i
giovani agricoltori a lavorare
la terra in modo più rarionale,
sviluppando le colture più adatte alla natura dei propri terreni; questo per frenarje Tesodo
rurale verso il miraggio dell’emigrazione aH’estero o verso le
grandi città.
Diretta da due agronomi, uno
dei quali camerunese, accoglie
ogni anno da 15 a 20 allievi di
età compresa fra i 18 e i 25
anni.
La formazione dura un anno,
con corsi teorici al mattino e lavoro pratico il pomeriggio in
campi che ogni alunno riceve in
dotazione e da cui può ricavare
il suo sostentamento ed anche
i soldi per pagarsi gli studi.
La scuola possiede circa 100
ettari di terreno. Vengono coltivate patate, carote, legumi, altre piante a tubero africane. Gli
alunni vengono anche guidati
alla creazione di piccoli alleva
menti di galline, conigli e maiali. Con la sparizione della faima
cacciabile l’alimentazione camerunese è povera di proteine
e lo sviluppo di questi piccoli
allevamenti diventa essenziale.
La scuola ha urgente bisogno
di acquisire alcuni macchinari
ed un mezzo di trasporto per
poter portare ai mercati dei villaggi vicini i legumi e gli animali prodotti perché senza uno
smercio, reso impossibile dalle
distanze, il lavoro diventa inutile, gli alunni sono poco motivati e quanto prodotto- non viene utilizzato contro la fame o
la malnutrizione della zona.
Responsabile di questo progetto è la Chiesa Evangelica del
Camerún, membro della CEVAA,
per la quale ha lavorato Lucilla Tron, alcuni anni fa.
Come di consueto, le offerte
vanno inviate tramite il conto
corrente postale n. 11234101 indirizzato a La Luce, Fondo di
solidarietà, via Pio V, 15, 10125
Torino, indicando possibilmente
la causale (SACC oppure Bagam).
Offerte pervenute in ottobre
L. 130.000: Scuola Domenicale Chiesa Valdese S. Germano.
L. 100.000: Silvio Vola e Roberta
ReveI; Mirella e Ernesto Bein.
L. 50.000: Gudrun e Nino Gullotta;
Giovanni Vezzosi.
Totale L. 430.000; Totale precedente L, 10.017.539; Totale in cassa L.
10.447.539.
strarono la gran mole di corrispondenza e gli abbonamenti al
periodico ’’Presenza Cristiana”,
un giornaletto che a buon diritto
è il precursore dell’attuale "Culto Radio" distribuito dalla FCEI
agli ascoltatori che richiedono i
testi delle predicazioni radiotrasmesse. E proprio a Trieste andava maturando, negli anni ’70,
la vocazione pastorale di Claudio
Martelli, dopo una lunga esperienza nel campo giornalistico,
radiofonico e televisivo. La Comunità Metodista aveva individuato neH’evangelizzazione il suo
compito più importante e, dopo
varie sperimentazioni in altri
settori, aveva deciso di riprendere un’esperienza che si era rivelata licca di risultati vent’anni
prima'. A Trieste, tra l’altro, proprio a cura del pastore Martelli, si erano avviati anche i primi
tentativi di usufruire, in sede di
programmi regionali della RAI,
tramite la disciplina delTaccesso,
di spazi riservati al protestantesimo. Esperienza che è stata ripresa oggi dalla Federazione delle Chiese Evangeliche del Triveneto che ha ottenuto uno spazio
quindicinale per la rete del Friuli-Venezia Giulia.
Ma l’esperienza di una persona sarebbe stata del tutto insufficiente senza il desiderio di
servizio di un’intera Comunità.
Le difficoltà erano di due ordini:
uno tecnico e uno finanziario.
Per l’aspetto finanziario la Comunità Metodista decise di affrontare il problema »contando
soprattutto su se stessa.
« Presenza Cristiana »
A fronte della necessità di reperire i milioni di lire necessari
all’acquisto delle prime macchine si creò un’associazione, denominata «iPresenza Cristiana» in
onore dei predecessori, con quote associative da mezzo milione
caduna da raccogliere tra i rnembri della Comunità Metodista,
di quella Valdese e di altre. La
risposta fu pronta e generosa
dopo uno studio durato quasi
un anno, e le quote raccolte furono, per l’infaticabile opera del
tesoriere Giovanni Carrari, ben
33 nei primi sei mesi, delle quali
27 metodiste, 4 valdesi, 1 elvetica e 1 battista alle quali si aggiunsero nel 1983 altre 9 quote
metodiste e 2 valdesi. Oggi l’associazione conta 48 soci e il maggior "azionista” della Radio è
l’attività femminile della Chiesa
Metodista di 'Trieste, con ben 11
quote sottoscritte.
Anche l’aspetto tecnico fu affrontato con la collaborazione di
tutti e ancora una volta l’apporto delle donne fu determinante
per l’avvio della prima fase deh
l’emittente. Per quasi due anni
furono molte le donne della Chiesa che si trasformarono in speaker e in tecnici, imparando una
nuova professione e scoprendo
una nuova possibilità di testimonianza.
Ci fu una giovane signora che
rimase alla consolle tecnica finché la mole della sua gravidanza non le impedì materialmente di raggiungere i cursori del
mixer! Ma alcune vocazioni di
quel tipo iniziale si sono trasformate in vere professionalità, come nel caso di Elsa Martelli,
divenuta una delle voci più popolari di Trieste con la sua rubrica quotidiana in onda ogni
giorno dalle 9.30 alle 11.30, e di
Laura Carrari, ormai consumata
redattrice culturale oltre che valente predicatrice del Culto Radio. Anche alcuni giovani e giovanissimi impararono — ma per
loro fu facile! — a muoversi con
estrema competenza e destrezza
nel mondo dell’elettronica. Ciò
che in questi cinque anni di vita
ha caratterizzato l’attività di Radio Trieste Evangelica è stato
il modo attraverso il quale si
è cercato di « parlare delle cose
grandi di Dio »: bisognava farlo
in modo semplice, diretto, chiaro con la lingua di ogni giorno,
in mezzo ai problemi della vita
di ogni giorno. iPerciò, fin da
principio, e sempre cercando di
migliorare, si è trovata l’occasione di "evangelizzare" non solo attraverso le specifiche rubri
dalla richiesta di programmi religiosi, dalla presenza nella Chiesa di persone nuove ai culti e
agli studi biblici.
La nostra "croce” è l’aspetto
finanziario. Per gestire una stazione come Radio Trieste Evangelica, che trasmette in tre lunghezze d’onda 24 ore al giorno,
sono necessari circa 80 milioni
ramno: per i consiraii di energia,
per le installazioni tecniche, per
l’usura delle macchine, per il
personale. Questo danaro viene
reperito all’80% localmente con
la pubblicità e un altro 10% è
frutto di offerte italiane ed este
GRAZIE
Radio Trieste Evangelica ha inviato nel corso dell’estate a tutte le Chiese Valdesi, Metodiste e Battiste e ai comandi dell’Esercito della Salvezza i buoni per la sottoscrizione
dei 5 anni. Con il ricavato si spera di poter acquistare un
nuovo trasmettitore, il cui valore è di quasi 8 milioni di lire,
per sostituire quello più vecchio in funzione dal 1982 e ormai agli « sgoccioli ». Nel ringraziare tutti coloro che hanno
risposto, ricorda ai tanti che non lo hanno ancora fatto che la
soittoscrizione è aperta fino al 15 dicembre e che le somme
localmente raccolte possono essere inviate sul conto corrente
postale n. 11501343 intestato a past. Claudio Martelli, Salita
Cedassamare 27, 34136 TRIESTE (Italia).
che religiose ma anche in occasione dei programmi musicali,
culturali, scientifici, di cronaca,
giornalistici.
Un’esperienza nuova, questa,
vissuta anche nell’ascolto degli
altri e in modo particolare degli
emarginati, dei malati, degli anziani. Ai primi collaboratori se
ne aggiunsero altri, e non tutti
evangelici. Forse la storia più
bella di Radio Trieste Evangelica è quella dell’handicappato
Claudio Bidoli, capace di esprimersi solo scrivendo a macchina con un dito, che ha realizzato una serie di programmi. Il
suo biglietto a conclusione’di
queste esperienze dice: « Grazie
per avermi dato l’opportunità di
dimostrare che anch’io sono vivo e posso lavorare ». Tanti incontri al telefono, per posta, nei
pubblici locali, nei luoghi ufficiali e importanti e nelle case
di migliaia di ascoltatori in Italia e in Jugoslavia. Ci accorgia»
mo di quando si guasta qualche
trasmettitore o manca la corrente alle nostre antenne dalle decine di telefonate che ci dicono:
« Dove siete? Non vi sentiamo ».
Ce ne accorgiamo dalle lettere.
re, degli amici che Radio Trieste Evangelica si è conquistata
in tante città italiane, nelle nostre Chiese, in Svizzera, negli
Stati Uniti, in Gran Bretagna.
Il Signore però ' — ed anche
questo è frutto della sua infinita saggezza — non ci ha mai
consentito di sederci sugli allori di una tranquillità economica
che ci consentisse il lusso o il
superfluo. Egli ci ha dato sempre un po’ meno di quel che ci
serve per farci comprendere come l’opera sia nelle sue mani e
non nelle nostre e come il suo
sia l’aiuto determinante. Quando
eravamo stanchi e sfiduciati e
pensavamo di smettere, egli ci
ha fatto conoscere l’esperienza
del profeta al quale l’angelo prepara non una luculliana cena ma
una semplice focaccia e una
brocca d’acqua per andare avanti. Possiamo dire con gioia: Ebenlezer, fin qui il Signore ci ha
soccorsi, e finché ci soccorrerà
lo testimonieremo con gioia e
gratitudine attraverso questo
strumento che raggiunge tante
persone e tanti luoghi come forse non potremo mai sapiere.
Il Comitato dì redazione
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6
6 prospettive bibliche
4 dicembre 1987
ALL’ASCOLTO DELLA PAROLA
GESTI DI GESÙ 2
Prende per mano
un cieco
Marco 8: 22-26
Sempre attive, le mani di Gesù.
Assolvevano un compito singolare.
Qui prendono la mano del cieco
per condurlo... fuori del villaggio.
Più tardi Gesù le posa sul cieco per
dargli la vista. Ma non basta. Ripete
l’imposizione una seconda volta; finché è necessario, per assicurarsi che
tutto è in ordine, che tutto è fatto
bene.
Non capita spesso che uno prenda
un altro per mano, per condurlo da
qualche parte. Spesso non siamo
nemmeno molto perseveranti nelle
nostre cose. Talvolta il lavoro non è
ben terminato, e anche se uno se ne
rende conto, lo lascia cosi com’è.
Peggio per chi viene dopo. Che può
succedere? Che lo sforzo che uno ha
fatto non serva a nulla e che l’altro
debba ricominciare tutto daccapo,
semplicemente a causa della nostra
negligenza.
Il nostro paese ha sofferto durante
11 anni per la dittatura. Abbiamo
ritrovato la libertà due anni e mezzo
fa, a poco a poco. Ma è ben lungi
dall’essere una vera libertà. Molti interessi personali e di parte, molte negligenze, ma soprattutto dipendenze
politiche, economiche etc... ci impediscono di essere veramente liberi. E
dobbiamo ricominciare ogni giorno
per conservare ciò che abbiamo e
giungere alla verità.
A poco a poco abbiamo lasciato
andare le nostre paure e soprattutto
abbiamo perso un po’ l’abitudine di
diffidare degli altri (il che prima era
cosa corrente: bisognava stare bene
attenti a chi ci ascoltava e ci stava
intorno).
Ma adesso è quasi la stessa cosa:
abbiamo la certezza di essere ingannati. Abbiamo una cattiva informazione, parziale e partigiana. Ci si ;fa
sapere che tutto va bene, che il paese funziona, esporta, lavora, che le
difficoltà sono poche. Ma la realtà
che ogni giorno ci colpisce, ci mostra
l’opposto: ci viene mentito, e lo si .sa.
Gesù apre gli occhi del cieco e si
assicura che tutto sia a posto, che
ciò che egli vede sia proprio la realtà, la verità.
Questo gesto di Gesù è molto importante, per noi. Avere gli occhi
Proseguiamo nel pubblicare, tradotte, le meditazioni bibliche con le
quali un nostro pastore in Uruguay, a Ombues de Lavalle, ha aperto, lo
scorso giugno, le giornate di lavoro dd Consiglio della CEVAA, riunito
per la sessione annuale: a Colonia Vaidense, questa volta. Ricordiamo che
Gladys Bertinat de Jordan ha centrato queste meditazioni su testi evangelici che presentano un gesto di Gesù, uno di quei moti con i quali andava incontro agli altri, nostro prossimo.
a cura di GINO CONTE
chiusi alla realtà ci impedisce di vedere la verità, e anche se questa ci
ferisce, c’è un unico modo per raggiungerla: lottare per conoscerla, per
conquistarla. Perciò il nostro popolo, di fronte alla menzogna, agisce
ad occhi aperti, e sta lottando per
ottenere i diritti che reclama.
Il Signore ci riempie della sua sapienza, della sua luce, della sua giustizia, e ci prende per mano per condurci sulla vera via della vita, quella
dell’amore e della verità, e ci apre gli
occhi per meglio capire questa
realtà.
Entra in casa
di Marta e di Maria
Luca 10: 38-42
Gesù ha di certo percorso le vie
della Palestina. E’ stanco, e si ferma,
entra in casa degli amici per riposarsi. Entra in casa...
Che vuol dire questo gesto? Marta
e Maria lo accolgono a casa loro.
Un’amicizia profonda sembra unire
questa famiglia a Gesù. Per Gesù, essere a casa dei suoi amici vuol dire il
riposo dopo il lavoro; almeno i malati non arrivano fino lì. Allora può
starci tutta la giornata... Quale privilegio per le due donne avere Gesù in
visita a casa loro! Si potrà conversare senza essere disturbati.
Gesù è lì, in casa; vede tutto quel
che succede... Maria si siede ai suoi
piedi, Marta è indaffarata a servire.
Due modi di fare qualcosa per un visitatore. La porta si è aperta per il
Signore; è il benvenuto, da Marta e
Maria. Gli hanno aperto la porta perché gli vogliono bene, felici di accoglierlo, di ascoltarlo.
Gesù è entrato perché una porta
si è aperta davanti a lui. Maria .apre
pure il suo cuore perché il Signore
riempia la sua anima di gioia e di
speranza.
Una porta si apre, molte porte sì
sono aperte per riceverci, anche qui.
Questo gesto è pure molto importante, è una buona manifestazione di
amicizia, ma forse anche di solidarietà, di amore, di comprensione. E
questo gesto lo si dovrebbe praticare
sempre più, perché viviamo in una
società che tende piuttosto a rinchiudersi.
Qgni giorno veniamo a sapere di
qualcuno che parte dal paese perché non trova lavoro; le porte si sono chiuse per i giovani. In campagna, i contadini devono vendere tutti
i loro beni, perché non riescono a pagare i debiti. In città, le fabbriche chiudono le porte perché non ci
sono esportazioni. Le piccole industrie falliscono e gli operai rimangono disoccupati, e poi se ne vanno.
Per i nostri malati le possibilità di
assistenza sono minime. Gli ospedali
sono vuoti; manca il materiale sanitario. La maggior parte della gente è
priva di assicurazione malattie...
Così è un po’ dovunque... Le porte si
chiudono.
Che ci dice, allora, nel nostro contesto, il gesto di Gesù che apre una
porta ed entra? Potrà entrare da
noi? Sapremo aprirgli la porta? Nulla impedisce al Signore di entrare da
noi, se non siamo noi stessi ad impedirglielo. Ed entra anche a porte
chiuse...
Là dove c’è dolore, sofferenza, solitudine... Il Signore entra, è la nostra
speranza, la nostra unica speranza.
Tutte le porte del mondo possono
chiudersi, ma la porta del Signore,
quella resta sempre aperta. Si apre a
noi, ed egli entra da noi per restarci,
per accompagnarci, per riempirci di
gioia e di speranza anche se si è tristi e disoccupati.
Gesù e la preghiera
Luca 11: 1-4
Qgni cosa che Gesù fa è fatta bene,
ben rifinita ed ha sempre un fine, un
intento chiaro. I suoi gesti devono
dunque condurre i suoi discepoli a
fare lo stesso.
Qui si tratta della preghiera. Gesù
è abituato a pregare. Per questo si allontana dal gruppo. Preferisce farlo
da solo, ma a volte i discepoli sono
li vicino.
Come preghiera, Gesù insegna loro
il Padre nostro. Perché? La preghiera era un’abitudine anche per i discepoli. Forse le preghiere che conoscevano non dicevano loro gran che?
Scopo della preghiera è il contatto
col Padre. Forse la preghiera deve sostituire la presenza fisica di Gesù nei
momenti più difficili della loro vita?
Che ne è della preghiera, oggi? Desideriamo anche noi pregare? E nelle nostre comunità, abbiamo dei buoni momenti di preghiera? Da noi, nelle comunità, piace molto cantare. Ma
quando si tratta di pregare, è ben
difficile trovare qualcuno che osi farlo ad alta voce e in modo spontaneo.
Bisognerebbe pregare cantando...
Quando si tratta di un discorso, nessuno osa pregare.
Bisogna sempre imparare a pregare. Non si deve mai pensare che tutti
sanno farlo. Che significa: una mancanza di fede? Forse... Per molti la
preghiera si limita a due o tre parole
che sono più o meno dei desideri:
Grazie a Dio... Dio mi aiuterà... e così
via. E possiamo proprio dire che
molte cose cospirano contro la preghiera: la Commissione di educazione cristiana della nostra Chiesa è
impegnata in inchieste sulla televisione per fare reagire i genitori e far
loro capire il male che possiamo fare ai nostri figli se non abbiamo un
criterio. Da noi, la tv occupa un posto assai importante nella vita di tutti, piccoli e grandi. Nelle nostre piccole città, è quasi l’unico mezzo di
distrazione. La tv è piena di programmi generalmente esteri e nordamericani, per di più assai violenti.
Ciò rende difficilissima la lettura
di libri, pure della Bibbia, ma anche la preghiera.
Gesù prega. E’ l’unico modo per
conoscere la volontà del Padre, per
restare fedeli ed essere ubbidienti ;fino alla fine. Perciò Gesù tiene ad insegnare la preghiera ai suoi discepoli. Nel mondo avrete molti problemi
e la vostra fede sarà minacciata. Il
solo modo per restare fedeli è essere attaccati al Padre.
Gladys Bertinat de Jordan
7
4 dicembre 1987
obiettivo aperto 7
TIBET
La lunga difesa di una identità ritrovata
La rivoluzione culturale e la tradizione originaria: dagli anni della più aspra repressione ad un clima in apparenza più calmo - La riscoperta collettiva dei propri valori - I monaci buddhisti e le varie forme di devozione
AU'inizio di ottobre, in coincidenza con l'anniversario dell’occupazione del Tibet da parte della Cina, diverse manifestazioni, con
scontri e vittime, hanno riproposto il problema di questa Regione autonoma che rivendica una propria indipendenza. Ne parliamo con
Erberto Lo Bue che, a Torino, insegna lingua tibetana presso l’Università e presso il Centro di Studi sul Medio ed Estremo Oriente.
Era prevedibile una rivolta anticinese in questo momento?
No, ero laggiù neH’estate scorsa, e niente lo lasciava prevedere; anzi, i rapporti tra i tibetani e il governo cinese sono
nel complesso migliori che nel
passato, anche dal punto di vista religioso: in questi ultimi anni i monaci hanno potuto cominciare a ricostruire i monasteri precedentemente distrutti.
Qual è la storia, e quali
tappe dell’invasione cinese?
le
L'invasione è stata condotta,
per motivi probabilmente strategici, a partire dal 1952. Nel
’59, a Lhasa, che è la capitale,
si ebbe una rivolta violenta che
fu duramente repressa. Dopo
questi moti, circa 90.000 tibetani, compreso lo stesso Dalai Lama, presero la via dell’esilio. Ma
il periodo più rovinoso doveva
veniie in seguito, con la rivoluzione culturale: è in questi anni che fu distrutto il maggior
numero di monasteri, come mi
hanno confermato gli abati da
me interpellati. La strategia cinese era quella di distruggere
prevalentemente le abitazioni dei
monaci, lasciando a volte intatti
i templi: si voleva impedire che
vi\essero come prima, costringendoli a dedicarsi ad occupazioni ritenute più produttive. Le
tensioni tra Cina e Tibet, tuttavia, hanno origini remote: risalgono al VIl-lX secolo dopo Cristo, quando i tibetani costituirono un vasto impero nell’Asia
centrale. Poi, all’inizio del 1200,
i rappresentanti di un ordine
monastico fecero atto di sottomissione ai “Khan" mongoli, diventali imperatori della Cina, e
furono da essi nominati viceré.
In seguito fu automatico passare sotto l’influenza cinese.
Ma che tipo di civiltà si trovarono di fronte gli occupanti?
L’economia del Tibet e l’organizzazione della sua società erano di tipo quasi feudale: i monasteri avevano un potere abbastanza simile a quello dei monasteri dell’Europa medievale, politico ed economico, oltre che religioso e culturale. Molti contadini dovevano lavorare per i monasteri, proprietari di vasti terreni, prestando talora vere e
proprie "corvées", ma nessuiio
aveva mai pensato di porre in
atto delle rivendicazioni. In questa situazione non si può dire
che la Cina della rivoluzione culturale si sia accanita in modo
particolare contro i tibetani: si
trattava di eliminare tutto ciò
che rappresentava la vecchia cultura, nelle terre occupate come
all’interno della Cina.
Quanti erano e quanti sono i
monaci? Qual era e qual è il
loro potere?
Prima dell’invasione cinese, in
certe località circa un quarto della popolazione era costituito da
monaci, ma adesso il loro numero si è sicuramente ridotto: monastcri che potevano contare su
diverse migliaia di rnonaci, ne
hanno ora poche decine.
Politicamente si può dire che
fino al ’59 l’organizzazione religiosa non fosse molto diversa
da quella del papato fino al secolo scorso: il potere dei Dalai
Lama era analogo a quello dei
papi, e a loro era sottoposta
un’ampia gerarchia, che non teneva sempre conto delle esigenze degli altri ordini religiosi. Anzi, a partire dal 1200 si susseguirono numerose e talora aspre
lotte religiose tra diverse fazioni: gli abati degli ordini più importanti si appoggiavano a questo
o quel sovrano (per esempio i
mongoli) per attaccare i monasteri rivali. Alcune figure di Dalai Lama, soprattutto nel XVII
secolo, non ebbero poi un comportamento sempre impeccabile
dal punto di vista religioso. La
stessa vita religiosa non deve essere idealizzata: si diventava monaci non tanto per vocazione
quanto per volontà della famiglia. Insomma, bisogna smitizzare la visione semplicistica del
la fede del singolo non si manifesta attraverso una pratica rituale o liturgica: ci si affida alle preghiere e alle pratiche rituali condotte dai monaci per
garantirsi una rinascita migliore, o anche la soluzione di problemi contingenti, dalla guarigione di un parente malato al buon
esito di un affare.
I monaci sono naturalmente
slegati dalla vita civile, fatta eccezione per gli incontri in occasione di feste particolari, come
il Capodanno tibetano. Nei monasteri, tuttavia, le funzioni a
cui prende parte la gente nei
giorni festivi hanno un carattere più di ascolto dell’esposizione di insegnamenti da parte di
un maestro, che non di pratica
liturgica. Ora, probabilmente, i
monaci che non godono più del
privilegio di avere terre e contadini al loro servizio, e che un
tempo avevano addirittura il
controllo di alcuni bazar, si rivolgono maggiormente all’ester
Contadine tibetane fotografate a Kanzè (Tibet orientale).
buddhismo tibetano che ci è stata fornita da alcuni successi editoriali.
Quello che è sicuro, tuttavia,
è che in questa parte del continente asiatico il pensiero buddhista ha forse contribuito ad
attenuare una certa durezza che
caratterizzava i rapporti sociali:
un po’ come il cristianesimo fece nei confronti di alcune popolazioni "barbariche" europee.
Tuttavia, a partire dal XIII secolo, la coincidenza tra potere
religioso e potere politico, consolidatasi con l’istituzionalizzazione e la gerarchizzazione religiosa, pur non contaminando la
purezza dell’insegnamento buddhista, non permise mai la formazione di un potere laico.
E il rapporto della popolazione con il “fatto religioso"? In
che modo esso passa attraverso
i monaci? Quali forme di devozione esistono?
I tibetani sono in maggior parte credenti, devoti alla fede buddhista: tuttavia il buddhismo delega in un certo senso la pratica della religione ai monaci. E
proprio per questa ragione i fedeli si sentono in dovere di provvedere almeno in parte al sostentamento degli stessi monaci, dei quali riconoscono l’alta
funzione spirituale. Questo avviene soprattutto con offerte in
denaro, vivande, thè, e burro da
destinare anche all’alimentazione delle caratteristiche lampade votive, ma non più con prestazioni lavorative, agricole o di
costruzione dei monasteri. Se
l’itinerario del monaco coinporta un noviziato, un corso di studi e poi la conferma dei voti,
no, proprio per chiedere mezzi
di sostentamento. Naturalmente
il rapporto tra monastero e popolazione varia da zona a zona:
c’è chi non ha intenzione di collaborare alla riedificazione in atto dalla caduta della "banda dei
quattro", o lo fa solo dietro
compenso, ma le ragioni vanno
forse ricercate in epoche lontane, quando certi monasteri di
fatto sfruttavano i contadini. C’è
addirittura il caso di un monastero distrutto non dai cinesi ma
dagli abitanti del villaggio vicino.
In questo quadro, che cosa può
essere avvenuto nella coscienza
popolare e fra i monaci negli
anni di maggior repressione?
Sicuramente una riscoperta
della propria identità, che è insieme culturale, etnica e religiosa. Nel momento del pericolo si
è probabilmente radicato e cementato in tutti il senso dell’appartenenza ad una tradizione:
anche il fatto che i tibetani, durante la rivoluzione culturale,
nascondessero gli oggetti sacri
piuttosto che distruggerli contribuì a spingerli a prendere ancor più coscienza della loro tradizione. Qualcosa di analogo può
essere talora avvenuto per gli
ebrei durante e dopo la persecuzione nazista, o forse anche
per gli stessi valdesi. Gli attuali quadri dirigenti cinesi si sono
resi conto che non è possibile
distruggere una tradizione di civiltà millenaria, e con la vittoria dell’ala moderata del partito hanno allentato la loro pressione: possiamo datare questa
inversione di tendenza dagli anni ’8CL81, con la fine della « ban
Bambini
addetti alla
manutenzione f
st radale. t
da dei quattro », che aveva proseguito la repressione avviata
con la rivoluzione culturale. Ma
nel frattempo i tibetani erano
diventati ancora più consapevoli della loro identità, e forse così si spiega che solo recentemente siano avvenuti episodi di rivolta così gravi.
Quale potrà essere il futuro atteggiamento del governo cinese,
e quale quello dei tibetani?
I cinesi non hanno niente a
che vedere con la tradizione tibetana a livello linguistico, culturale ed etnico. Credo che se
ne rendano conto, e che si rendano conto degli errori commessi in vari settori, da quello agricolo, con l’imposizione della coltivazione del riso, necessario in
realtà alle truppe d’occupazione,
mentre l’alimento base dei tibetani è l'orzo, a quello culturale,
con la "tabula rasa” fatta nei
confronti della tradizione religiosa. Ora c’è un’inversione di tendenza: il governo promuove non
soltanto la riedificazione dei più
importanti monasteri distrutti,
ma anche la pubblicazione dei
testi sacri. A questo proposito,
una delle maggiori difficoltà incontrate dagli anziani abati è la
necessità di ricostruire i monasteri prima di dedicarsi ad atti
vità accademiche, tralasciando
talora gli studi. I loro allievi più
promettenti sono oggi poco più
che ventenni, ma un’intera generazione di quarantenni non potè prendere le consegne dai più
anziani, come conseguenza della rivoluzione culturale.
Dei tibetani che presero la via
dell’esilio quando il Dalai Lama
lasciò il Tibet, molti non torneranno più perché privati di terre e privilegi. Altri non torneranno perché si sono ricostruiti
una nuova vita in India o in Europa. Potrebbe tornare chi non
è riuscito a fare fortuna. Alle
classi più umili il Tibet di oggi
può certamente offrire dei vantaggi materiali: elettricità, strade, mezzi meccanici che non esistevano affatto prima dell’occupazione cinese. Certamente molto progrediti spiritualmente, i tibetani vivevano prima degli anni ’50 isolati dal resto del rnondo. Ma su un punto sono sicuramente tutti d’accordo, compresi quelli che lavorano per la Regione autonoma tibetana, e che
sono stati avvantaggiati dal nuovo regime: è necessaria una reale autonomia della regione per
garantirne l’inalienabile identità culturale e soprattutto la tradizione religiosa.
a cura di Alberto Corsanì
8
8 vita delle chiese
4 dicembre 1987
SIENA
GENOVA
Restaurato il tempio
Testimonianza «oltre le mura»: la riscoperta continua, in una città
ricca di tradizioni spirituali, dell’impegno a cui chiama l’Evangelo
Ci sono circostanze nelle quali il nostro essere "chiesa" esplode Con una gioia spontanea. Così è stato a Siena, domenica 8
novembre, per la inaugurazione
del restaurato tempio valdese.
Sono affluiti evangelici da tutta
la Toscana, da Roma, da Forano
Sabino e non so da quanti altri
luoghi; è stata veramente una
festa della fraternità.
Il tempio è stato restaurato
con molta sensibilità artistica e
mentre sono stati messi in rilievo gli ornamenti del neoclassico, si è mantenuta quella sobrietà che si addice a un luogo
di culto rifonnato. Tutti erano
ammirati, specialmente coloro
che ne conoscevano le condizioni precedenti, e dobbiamo
dar atto della tenacia con la
quale la Comunità di Siena ha
voluto mantenere e restaurare il
proprio tempio, sostenuta dalTentusiasmo del pastore Carlo
Gay e dalla saggia efficienza del
pastore Emidio Campi.
Il tempio era gremito, durante il culto, e molti fratelli vi
partecipavano daH’estemo, collegato con altoparlanti. Il culto
è stato presieduto dal past. Carlo Gay, che ha posto la Bibbia
sul leggìo, mentre il Moderatore
della Tavola Valdese, past. Franco Giampiccoli, ha tenuto il sermone.
« Fratelli, io non reputo d’aver
ancora ottenuto il premio; ma
una cosa fo: dimenticando le cose che stanno dietro e protendendomi verso quelle che stanno dinanzi, proseguo il corso
verso la meta per ottenere il
premio della superna vocazione
Nelle due foto:
all’uscita
dal tempio e,
in basso,
il pastore
E. Campi
mentre rivolge
il suo messaggio.
suo rappresentante don Mori. La
Commissione Esecutiva del 3° Distretto era presente nella persona del suo presidente, past. A.
Sonelli, che ha risposto ai vari
messaggi.
Non possiamo dimenticare la
parte musicale. Anzitutto la Corale interdenominazionale diretta dal nostro caro Eliseo Longo,
anziano della Chiesa dei Fratelli di via Vigna Vecchia, che ha
cantato durante il culto e in
apertura della riunione pomeridiana: tutto bello, ma in parti
ta la preparazione della "giornata”, ma anche perché la sappiamo impegnata in una azione
di "testimonianza oltre le mura", in una città che ha una tradizione di cultura e di spiritualità molto ricca e che vede studenti di ogni paese nella sua
Università. Il Signore vi confermi nella vostra vocazione.
Alfredo Sonelli
RIFUGIO
RE CARLO ALBERTO
Alcuni
cambi
di Dio in Cristo Gesù » (Filippesi 3: 13-14): il Moderatore ha richiamato questo messaggio di
Paolo a tutti i presenti, affinché
nessuno si fermi nel compiacimento del passato, del già fatto,
ma tutti ci si senta chiamati alle responsabilità che l'annuncio
dell’Evangelo porta con sé davanti a noi oggi e domani.
Nel pomeriggio il past. Campi ha rivolto il saluto alle rappresentanze cittadine ed evangeliche italiane ed estere, in particolare a quelle che hanno contribuito alia realizzazione del restauro: il Comune di Siena, il
Monte dei Paschi di Siena, la
Chiesa Evangelica di Wetzlar, le
Chiese Evangeliche Riformate
dei Cantoni di Berna e Zurigo,
la Frauenverein del Gustav Adolf
Werk deila Vestfalia, la Sovrintendenza per i Beni Ambientali
e Architettonici di Siena, TArch.
Luigi Piscitelli, la Ditta Landi e
Tolu, il Comitato Promotore Iniziative Evangeliche, le Chiese
Evangeliche della Toscana.
Per il Comune di Siena era
presente il Sindaco. L’arcivescovo di Siena aveva inviato come
colare quel Salmo 23 eseguito
nel pomeriggio.
Apprezzatissimo il Quintetto
vocale "Claudio Saracini” (tutti
molto giovani) che ha eseguito
il "Lamento di Arianna" di C.
Monteverdi. E che dire della coppia madre e figlio. Margherita
Gailini e il quindicenne Luca Provenzani, che si sono esibiti nella Sonata in sol maggiore per
violoncello e clavicembalo di G.
B. Sammartini? Bravo, Luca!
Tanti auguri per il tuo futuro e
che la passione per la musica
non ti abbandoni!
Margherita, poi, ci ha deliziato col Concerto in re maggiore
per clavicembalo di J. S. Bach A. Vivaldi, armoniosa conclusione di una giornata che non
dimenticheremo.
A dire il vero, la conclusione
è avvenuta poi, quando la Comunità di Siena ci ha riuniti nella sala attigua al tempio per il
rinfresco, preparato con grande
cura e... bontà! Ci rallegriamo
vivamente con la Comunità di
Siena e non soltanto per il restauro del tempio e per la cura
con la quale è stata organizza
Dalla mariologia...
...al folclore
La CIOV, nella seduta del 14
novembre, ha nominato il nuovo
Comitato di Gestione del Rifugio nelle persone di : Marco Ayassot, Emanuele Bosio, Vittorio Pisani, Dina Rostagno Pogliani e
Marco Revel. Il C.d.G. a sua
volta, nella seduta del 23 novembre, a norma del proprio Statuto, ha eletto il proprio presidente nella persona di Emanuele Bosio. Mentre auguriamo al nuovo
Comitato un profìcuo lavoro nella conduzione del Rifugio e nella
soluzione dei numerosi problemi
che si pongono alla gestione dell’opera, ringraziamo la Sig.ra
Erminia Correnti per il lavoro
svolto. Essa ha chiesto di non
essere riconfermata nel C.d.G.
Auguriamo al past. Ayassot
(che ha finora condotto il ruolo
di presidente e che ha dato la
sua disponibilità ad essere sostituito per ragioni di salute) e al
dott. Pisani, un pronto ristabilimento che consenta loro di riprendere la collaborazione nell’opera del Rifugio.
Con la fine di ottobre. Franco
Sappé ha lasciato la direzione
del Rifugio dopo numerosi anni
di attività. La CIOV ha nominato
a questo incarico Adelio Cuccureddu, diacono iscritto a ruolo.
Mentre esprimiamo viva gratitudine a Franco Sappé, che peraltro continuerà a collaborare con
il Rifugio come coordinatore di
un sorgente gruppo di « Amici
del Rifugio», auguriamo al nuovo
direttore un proficuo ed efficace
lavoro. A. T.
In queste ultime settimane abbiamo avuto, a Genova, una serie di appuntamenti rilevanti.
Si è incominciato con una
presentazione di Gino Conte
sull’evoluzione storica della mariolo^a che, ovviamente sulla
traccia della bella e durevole ricerca pubblicata a suo tempo da
Giovanni Miegge, ma cercando di
aggiornarla al Vaticano II e
all’ultima enciclica pontificia, la
« Redemptoris Mater », ha tracciato le linee di sviluppo dei vari ’’titoli” mariologici, dal contesto in cui sono sorti a quello
in cui si sono elaborati o vanno
ulteriormente elaborandosi. Il
pubblico intervenuto è stato discreto (purtroppo un incontro
concomitante con immigrati eritrei ha posto a diversi il problema della scelta), quasi per
metà cattolico o comunque esterno ai nostri ambienti evangelici; e il dibattito svoltosi per
oltre un’ora ha indicato l’interesse dei partecipanti. E’ forse
mancata — ma ci sarebbe voluta
un’altra relazione! — la chiarificazione circa la (non) base
biblica della mariologia. Ricerca
che è stata comunque poi abbozzata in una vivace seduta dell’Unione femminile di Via Assarotti, e che si avvia, per alcuni
incontri, nel « gruppo ecumenico » cittadino. Da rilevare che
al termine del citato incontrodibattito sono state acquistate
parecchie copie del saggio di
G. Miegge e alcune del n. di
« Protestantesimo » che pubblica
due commenti di V. Subilia e di
S. Rostagno all’ultima enciclica.
Poi... è stata « l’èra Corsani »!
La tribù Corsani, che ha al suo
attivo ministeri pastorali nella
città, è disseminata localmente
fra battisti e valdesi, fra Genova e Sampierdarena. In queste settimane è giunto prima
fra noi — un reiterato e gradito
ritorno — il prof. Bruno Corsani, che ha presentato, in Via
Assarotti, il volume che raccoglie gli Atti del convegno internazionale per il sesto centenario della morte di John Wyclif, organizzato tre anni fa qui
a Genova dalla prof. Mary Corsani con i colleghi dell’Istituto
di Anglistica da lei diretto nel
nostro Ateneo. Fra i relatori,
vi era stato B. Corsani, che il
7 novembre ha presentato a un
buon pubblico, fra cui alcuni
decenti universitari, il volume,
ma soprattutto la figura singolare, ricca d’interesse, ma quasi sconosciuta, di John Wyclif,
situando il (pre?)-riformatore
inglese nella vita insulare e continentale del XIV secolo, in piena versione britannica di lotta
per le investiture. Ne ha soprattutto messo in evidenza la
convinta passione per una chiesa povera, motivo condiviso del
resto con altri in quei secoli;
e, più ancora, per le Scritture:
finalmente conosciute, rettamente predicate, dunque da tradurre
in linguaggio corrente, e il più
scrupolosamente possibile. Vita
movimentata, avvincente, per
certi versi radicatamente insulare, ma anche di contatti e
portata europei, quella di John
Wyclif, definito da uno studioso « la stella mattutina della
Riforma » e da un altro « l’uomo
per le cui idee Hus è salito sul
rogo». Anche a quest’opera abbiamo potuto dare una certa
diffusione; e abbiamo molto' apprezzato che Mary Corsani abbia tenuto — come affettuoso
omaggio in ricordo della coppia pastorale dei suoi genitori
— a che la sua presentazione
avvenisse in ambito dichiaratamente protestante.
E’ stata quindi la volta di
un’altra Corsani, sia pure... d’acquisto! Venerdì 13 è stata infatti a Genova la prof. Elena Cor
sani Ravazzini, invitata dalla
UCDG, dalla Consulta femminile
e dalle nostre Unioni femminili
a presentare, con la prof. M.G.
Pighetti, il libro nel quale ha
raccolto dal vivo, filtrate dalla
riflessione, esperienze vissute
negli ultimi sei anni di lavoro
in una scuola secondaria torinese, centro pilota d’insegnamento integrato a studenti sia
handicappati motori sia normodotati. La sala piena, e il nutrito
dibattito, oltre alla diffusione
del libro (già presentato su queste colonne), hanno indicato
l’interesse assai partecipe con
il quale sono state seguite le
esposizioni e che l’indicazione
torinese ha suscitato: in positivo, per ciò che là si sta facendo, e in coscienza critica di
quanto, nel nostro paese, il problema sia rimosso, rendendo
così tanto più dure vite già così ferite, e pur spesso ricche di
grandi potenzialità umane. Auguriamo larga eco a « Barriere
di carta »!
Infine, rm gioioso appuntamento musicale, folto di partecipazione. Domenica 15, nel pomeriggio, su invito deiraffiatato
terzetto valdese-metodista (Genova, Sampierdarena, Sestri Ponente), è stato ripetuto — in edizione ancora affinata — il concerto di Canti e musiche del Rio
de La Piata, raccolti ed eseguiti da Paolo Cattaneo, voce, e da
Furio Rutigliano, chitarra, eseguito in « prima » a Torre Pellico, la sera precedente l’apertura dell’ultimo Sinodo (ne era
stata data, qui, ampia notizia).
Il luogo di culto di Via Assarotti si è riempito, come accade
estremamente di rado, di un
pubblico vario, evangelico e non,
in cui siamo stati lieti di vedere parecchi latinoamericani.
Giacomo Quartino ha situato
storicamente e culturalmente,
con concisa efficacia, i tre momenti, le tre parti del concerto: il folklore dei gauchos rudi e innamorati di libertà ma
anche capaci di grandi finezze,
nel corso dell’800; i tangos, ibridi carichi di nostalgia, nati nell’ambiente dei gauchos inurbati
mescolati all’immigrazione popolare da altre regioni, motivi
popolari solo in un secondo tempo assorbiti e filtrati dalla cultura borghese; infine un gruppo di canti di protesta contemporanei; uno di questi, particolarmente impressionante (« Domandine su Dio ») avrebbe forse meritato di essere accolto in
umiliato silenzio di riflessione
piuttosto che con un pur meritato applauso agli esecutori:
quando per causa nostra, per
causa della chiesa, il nome di
Dio è bestemmiato dagli altri
(cfr. Romani 2: 24; 2 Samuele 12; 14; Matteo 5: 16),
l’applauso stona, elude. Quando
ricevi un colpo nello stomaco,
nella coscienza, e giustamente,
non applaudisci. A meno che i
colpevoli siano altri, e il peccato sia di classe (l’altra, ovviamente)...
Questo concerto, che ci auguriamo possa essere ancora ripetuto in altre sedi e possa anche essere diffuso su musicassette, è stato di livello notevole, gli esecutori sono stati meritatamente e a lungo applauditi con molto calore e gratitudine dal pubblico, che aveva
avuto a disposizione i testi dei
canti, con traduzione italiana a
fronte. La limpida, calda e vibrante voce di Paolo Cattaneo,
la chitarra robusta e delicata di
Furio Rutigliano ci hanno fatto
ripercorrere e in qualche modo
rivivere, con passione e a un
alto livello d’arte, la parabola
di un’esperienza di vita latinoamericana che ci è particolarmente vicina. G. C.
9
4 dicembre 1987
vita delle chiese 9
PACHINO
CRONACA DELLE CHIESE DELLE VALLI
Una finestra aperta
sulla città
Ogni anno il « tutto esaurito » - La Chiesa, tramite la scuola, può raggiungere nuove persone e stabilire nuovi contatti nell’Evangelo
Siamo molto lontani dalle cifre
da capogiro con 9 zeri delle maggiori opere delle chiese valdesi e
metodiste, eppure il servizio reso
alla popolazione dalla scuola per
l infanzia « Il Redentore » di Pachino è altrettanto importante di
quello svolto da un ospedale o da
un grande istituto per anziani.
Con 71 milioni l’anno (4 di deficit), la locale chiesa valdese rende un importante servizio a quasi il 10% della popolazione scolastica di questa piccola città siciliana. La scuola riscontra ogni
anno il « tutto esaurito » e molti
rimangono in lista d’attesa.
Ma la scuola non è solo un servizio pedagogico per gli abitanti,
è anche un aggancio con la città,
una finestra aperta sulla città. Attraverso la scuola, la chiesa riesce a capire meglio il mondo che
la circonda. Attraverso il contatto quotidiano con le famiglie, si
capiscono meglio i piccoli e grandi problemi ohe quotidianamente
affliggono le varie classi sociali
che inviano i bambini alla scuola.
E’ anche un modo per far conoscere la chiesa valdese. « Attraverso la scuola — scrìve il consiglio di chiesa — nasce una curiosità, un lento processo di comprensione su come si può gestire
la vita in modo diverso, si instaura un dialogo coll’Evangelo ».
Eppure molte volte i ragionamenti sul calo demografico, sulla
scuola laica di stato per tutti, sulla cronica mancanza di fondi,
hanno indotto i responsabili a
pensare che forse sarebbe meglio
lasciar perdere, cercare altre forme di presenza e di testimonianza.
Quando questi pensieri vengono alla mente, accade sempre un
fatto, un qualcosa ohe induce i
responsabili a continuare in questo servizio. Rinasce la speranza
ed allora « riscopri che sei in un
posto di frontiera, che non puoi
lasciare per andare a rintanarti
nelle retrovie più comode. Riscopri che vivi per grazia, che questa grazia non è per te, non è fine
a se stessa, ma è grazia per gli
altri, è grazia in vista di un servizio, di una testimonianza, di
una predicazione, di un annuncio ».
Ed allora la porta non si chiude, ed il servizio scuola continua.
Ma è un servizio che ha bisogno della nostra solidarietà, delle nostre preghiere ed anche del
nostro denaro.
G. G.
MATING
Un nuovo locale dì culto
nella terra di Aldo Moro
Si insedia concretamente una presenza evangelica avviata anni fa Favorire i rapporti con gli ortodossi delle comunità italo-greche
Le forti parole del profeta Geremia: « O paese, o paese, o paese. ascolta la parola del Signore! » (22: 29) sono riecheggiate
nella incisiva predicazione del
Moderatore Giampiccoli, tenuta
sulla porta del locale di culto,
tanta era la folla, ai matinesi ed
ai fratelli pugliesi, convenuti il
1” novembre per l’inaugurazione
de! locale di culto.
Un locale caratteristico in pietra tagliata, costruito con il sudore dei fratelli matinesi, giovani sulla trentina, convertiti all'E vangelo dalla testimonianza
e\angelistica del predicatore locale, nonché scultore, Emanuele
Esposito di Grottaglie. Infatti il
locale di Matino, pur essend9 situato nel Salento leccese, rimane legato alla comunità di Grottaglie, vicino a Taranto.
Al culto hanno partecipato le
sorelle ed i fratelli di Foggia, Orsara, Cerignola, Corato, Bari,
Brindisi, Latiano, Grottaglie,
Mottola e Taranto, con il canto e
la preghiera spontanea nella comune gioia dell’Bvangelo.
Tra i presenti abbiamo rivisto
il pastore emerito Teodoro Magri, ora residente a Brindisi, le
sorelle del gruppo interconfessionale, sorto recentemente, che è
composto prevalentemente di sorelle cattoliche, luterane e riformate svizzere, il corrispondente
da Lecce del periodico ecumenico
«Com-Nuovi Tempi» ed alcuni
simpatizzanti dei paesi viciniori
recentemente evangelizzati.
La presenza nel cuore del paese di un locale evangelico ha permesso anche una distribuzione ai
passanti di materiale evangelistico edito dalla Claudiana. Impossibilitato a partecipare, il collega
Salvatore Ricciardi ha inviato un
messaggio pieno di affetto e di
calda partecipazione a quanto
Stava avvenendo: grazie alle capacità organizzative di Salvatore,
la presenza evangelica valdese in
Matino è decollata.
Altri messaggi sono giunti dalla Conferenza Esecutiva Distrettuale, dalle Chiese di Venosa e
Rapolla, ed anche dal presbitero
ortodosso Antonio Lotti, amico
delle comunità di Grottaglie e Taranto. Le felicitazioni ortodosse
illustrano il collegamento tra la
presenza valdese odierna e le numerose comunità italo-greche che
per sette secoli hanno predicato
il Vangelo e lodato il Signore indipendentemente dal papa romano.
Nelle campagne del Salento
esistono insediamenti rupestri ed
edicole che testimoniano Tesperienza di fede di questi nostri
fratelli, troppo spesso dimenticata nel dialogo ecumenico: il sud
della Puglia è il luogo ideale per
una comunione fraterna tra ortodossi e comunità valdesi.
Ma la nota dominante della
giornata è stata quella della « testimonianza evangelica »: a Matino abbiamo visto anche i giovani catecumeni, i simpatizzanti,
volti nuovi che indicano l’esigenza fortemente sentita dalle comunità del Sud di non rassegnarsi,
di superare il ripiegamento degli
anni ’50 e ’60 e di radicarsi pienamente nei paesi e nelle città del
Sud. « Dov’è Matino? » ci hanno
chiesto in molti, meravigliati di
una presenza evangelica nella terra di Aldo Moro, e quindi del
consenso clerical-politico; ma anche in Matino le donne e gli uomini hanno bisogno del perdono
donato gratuitamente da Gesù
Cristo! In questa terra stupenda
che la « Goletta verde » ci ha suggerito come meta di vacanze ecologiche (chissà ancora per quanto!) sorge ora una testimonianza
evangelica esigua, ma non per
questo meno significativa.
Eugenio Stretti
llda Long
PINEROLO — Ci sono persone che hanno l’arte di non farsi
notare ; solo quando se ne vanno
ci si rende contO‘ di quanto sono
riuscite a fare, con tanta naturalezza da risultare inavvertite.
Così è successo per llda Long :
ora che ha chiuso la sua lunga
giornata terrena, ripensiamo al
sereno coraggio che le è stato
necessario per vivere nel ventennio, con un marito notoriamente
antifascista e per questo emarginato sul posto di lavoro, i^r accettare di vedere le figlie rischiare la vita come staffette partigiane, per accogliere nella sua casa
e nascondere in legnaia, sotto le
fascine, dei ’’ribelli” feriti e fuggiti dalle prigioni fasciste.
Noi, oggi, sentiamo il bisogno
di dire tùia famiglia la nostra
riconoscenza per l’esempio che
ci viene da una vita così schiva
ed apparentemente banale, da
una persona che è riuscita a realizzarsi pienamente senza mai
proporselo.
• Come ogni anno, T8 dicembre, alle ore 15, avrà luogo il tradizionale bazar; l’introito, quest’anno, sarà destinato a costituire un fondo per i prossimi lavori di restauro del tempio.
Solidarietà
PRAROSTINQ.—- La comunità tutta esprime la sua cristiana
simpatia alle famiglie di Luigia
Griglio ved. Paschetto, della borgata Pagnun, deceduta all’età di
91 anni e di Enrico Robert, del
Collaretto, di 84 anni.
’• Accogliamo con gioia la nascita di Alberto Grill, di Elio ed
Ileana Pornerone, chiedendo a
Dio ogni benedizione su questa
famiglia.
SAN GERMANO — La sorel
la Jenny Bouvier ved. Long,
oriunda di Pramollo e da diverso tempo ospite del nostro
Asilo, ha terminato la sua esistenza terrena all’età di 82 anni. Ai numerosi nipoti ed ai
parenti tutti giunga la cristiana
simpatia della comunità.
• L’annuncio della resurrezione è stato dato nel tempio dal
pastore di Pramollo, in occasione del funerale della nostra sorella Ehirichetta Bouchard ved.
B'ouchard, della Sagna, deceduta
all’età di 94 anni presso la figlia,
a Pinerolo.
Sposi
POMARETTO — Sabato 28
novembre si sono uniti in matrimonio Giovanni Alberto Lageard
8 Dolores Goduti.
Agli sposi, che hanno voluto
iniziare questo nuovo focolare
sotto la guida del Signore, gli auguri della comunità.
'• Nel corso delle ultime settimane la comunità è stata colpita da due lutti: il fratello René Peyronel è deceduto presso
la sua abitazione all’età di 60 anni; la sorella Irma Costantino
ved. Peyrot è mancata all’ospedale di Pomaretto all’età di 74
anni.
Ai familiari in lutto vada la
cristiana simpatia della comunità.
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Unioni femminili
LUSERNA SAN GIOVANNI
— Sabato 12 dicembre, a partire dalle ore 14.30, presso la Sala Albarin avrà luogo im bazar
con oggetti natalizi, organizzato
dalla Società di Cucito.
• Domenica 6 dicembre, alle
14.30, nei locali del Presbiterio’,
incontro mensile dell’Unione
Femminile che incontrerà le sorelle dell’Unione di Angrogna.
• Giovedì 3 dicembre, ore
14.30, Precatechismo.
• Giovedì 3 dicembre, ore
20.30, nella scuola di quartiere
dei Peyrot, studio biblico. L’argomento della serata è: La preghiera nel libro dei Salmi.
Lutto
VILLAR PEROSA — Mercoledì 11 novembre la comunità
si è stretta attorno alle famigli© Orsello le Castagna, una
volta ancora colpite per la morte dì llda Goucourde Orsello,
mamma deU’indimenticabile Monica, deceduta lo scorso inverno.
* Riunioni: 9.12 Municipio'
(presso Bertin); 10.12 Chianaviere.
Bazar natalizio
PRAMOLLO — Anche questo
anno l’Unione femminile sta organizzando un bazar natalizio
che avrà luogo domenica 13 dicembre, alle ore 14.30, nella sala
di Ruata. Un grazie particolare
va fin d’ora a coloro che parteciperanno attivamente alla riuscita della giornata.
Riunioni quartierali
VILLASEGGA — Le prossime
riunioni quartierali avranno luogo: martedì 8 a Pian Paetto, e
venerdì 11 ai Trossieri. Entrambe alle ore 20.
• Unione femminile — Domenica 13 dicembre, la nostra Unione
farà visita a quella di Pramollo.
La partenza è prevista alle ore
13 dai Chiotti.
Martedì 15, visiterà l’Unione
femminile di Perrero. Partenza
ore 14,15, sempre dai Chiotti.
• Il Concistoro è convocato
per le ore 20 di sabato 5 dicembre presso la saletta.
• Domenica 6 dicembre il culto con S. Cena, vedrà la predicazione del predicatore locale
Elvio Peyronel.
Culto dei giovani
TORRE PELLICE — Martedì
8 dicembre, alle ore 15, presso la
Casa unionista, incontro a carattere natalizio: il gruppo flauti e
l’Unione femminile riceveranno
le ospiti di Villa Olanda; tutti
possono partecipare.
• Domenica 6 dicembre il culto ai Coppieri (ore 9,30) sarà tenuto dai giovani ; anche i ragazzi
del precatechismo parteciperanno al culto curando parte della
liturgia. Al termine un piccolo
buffet permetterà rincontro fra
giovani, monitori e genitori:
tutti seno invitati.
• Sabato 5 dicembre, alle ore
20.30, presso la Casa unionista
avrà luogo un’assemblea di chiesa per esaminare il preventivo
1988.
• La comunità esprime la sua
solidarietà alle famiglie di Pierino Avondet e Teresa Manavella ved. Roland, colpite recentemente dal lutto.
• Le prossime riunioni quartierali avranno luogo, a cura
dell’Unione femminile, alla Ravadera, venerdì 4 ore 20.30, all’Inverso, lunedì 7 ore 20.30 ed
agli Appiotti, venerdì 11 dicembre.
10
4 dicembre 1987
PINEROLO
TORRE RELUCE
ìi
Tribunale sì
nucleare no
hr
¿Í-
li-,
k
K’-’
te'?;
Pinerolo avrà la “cittadella"
giudiziaria. Sorgerà a metà collina, nella cittadella che già fu
10 storico complesso "caserme
Bricherasio”. A questa risoluzione è giunto il Consiglio comunale
riunito, in due tornate, nei giorni scorsi. Dopo un inizio che vedeva il ritorno sui banchi consiliari del socialista Michele ProneUo, che andrà a sostituire il
collega di partito Richiardone,
dimessosi per problemi di salute,
11 dibattito si avviava verso una
zona più calda di discussione attraverso temi di rilevanza minore. L’uso del Palazzo dello sport
per incontri di boxe, « sport crudele ed efferato, benché riconosciuto dal CONI » (Ponsat, DC),
è legittimo? Parrebbe di sì, se è
vero che si sono scomodati due
papi e San Paolo (Mongiello, PSI)
per dimostrare « Vutilità morate
detta prova e del cimento che
forgia un uomo vero ». E’ stato
Comunque un episodio esteinpc>
raneb e per il futuro « sarà il
Consiglio, sovrano, a decidere »
(ass. Arbinolo).
Un "round” anche sul nucleare.
Visto che, recita il documento
approvato, « la maggior parte dei
cittadini nutre preoccupazione
per il nucleare », come si evince
dall'esito dei referendum che ha
visto, anche a Pinerolo, una graride maggioranza di sì; che i ventilati accordi tra le superpotenze
fanno ben sperare per il futuro e
che « questi fatti hanno convinto
l’Amministrazione a contribuire
al processo della costruzione della pace fra i popoli », si determina di dichiarare che il territorio
di Pinerolo « non debba ospitare
installazioni nucleari militari e
civili, ad eccezione di attrezzature necessarie per l’attività sanitaria e industriale ».
L’ultimo “roimd”, come si è
detto, è dedicato alla sede degli Uffici Giudiziari, che appare
a tutti imprescindibile visto il
pericolo di una chiusura "tout
court” nel caso permanga l’attuale carenza funzionale delle
strutture di Tribunale, Procura
e Pretura. Sono noti i motivi
che avevano fin qui impedito un
accordo fra i gruppi politici: la
legittimità della variante da effettuare per assorbire nel nucleo
principale il previsto edificio di
appKtggio e la disparità dei costi di attuazione. In questa pausa di riflessione è maturata però la convinzione, in quasi tutti i gruppi, che gli oltre due miliardi di differenza di costi fra
i due progetti presi in considerazione (delle imprese Borini di
Torino e Cega di Milano), si riconducano in realtà a differenàazioni progettuali che dovranno in ogni caso essere livellate,
assestando i costi su posizioni
paritarie. Ma il "pasticciaccio”
permane. Alcuni sostenitori dell’ipotesi Cega, gli assessori Rivò
e Piarulli, "accettano" il progetto Borini in nome di una maggior tempestività di attuazione,
abbandonando i DC Camusso
(« il problema è tecnico-giuridico, la legittimità non ha limiti
ideologici e non è la maggioranza
Concerti
LUSERNA S. GIOVANNI —
Il concerto di organo (B. Pizzardl) e tromba (M.o Magnani),
annunciato per il 5 dicembre, è
stato spostato a domenica 6
sempre presso il tempio valdese, alle ore 21.
Verranno eseguite musiche di
Telemann, Torelli, Brahms,
Bach, Purcell.
TORRE PELLICE — Sabato 5
dicembre, alle ore 21, nel tempio valdese Torchestra da camera RAI eseguirà brani di Mozart, Bartok, Hindemith, Britten.
a crearla tale ») e Manduca (« Pinerolo non ha mai visto indagini giudiziarie, non iniziamo
ora »), sostenitori del progetto
bega, con il 'PLI Cirri che giudica
il progetto proposto « non esauriente» e prefigura una nuova “casa del Gallo”. Le metafore abbondano: dal « gioco dell’oca » (Arione, PSI), alla « scatola cinese »
(Barbero, PCI) e agli opliti romani « specializzati a tirare la
pietra e ritirare la mano » (Grigio, DP).
Ne è venuto fuori che i comunisti, favorevoli in partenza al
progetto Borini, non si sTJiio più
sentiti di votarlo ( « come possiamo spendere i nostri voti per
un progetto a cui non credono
nemmeno i promotori? »). T repubblicani hanno votato contro,
togliendo così di fatto l’appoggio alla giunta di cui fanno parte; la liberale Revel ha atteso
che fossero ben chiare le posizioni dei suoi ex amici di partito per poter votare in modo
opposto. Una girandola di posizioni che non risponde al quesito se abbia vinto il Sindaco, o
perso Camusso, o viceversa.
« L’unica cosa certa è l’incertezza », ha detto Cirri fra lo
scricchiolìo di tante poltrone. Il
progetto è passato ma, forse,
prima che i pinerolesi possano
ammirare il nuovo Tribunale,
passerà un po’ di tempo.
Stello Armand Hugon
A confronto
con la gente
Smaltimento dei rifiuti, ferrovia, ufficio di
collocamento: tre problemi su cui ritornare
Recentemente il Consiglio comunale di Torre Pellice ha avuto ima seduta aperta alla
partecipazione del pubblico non
solo in qualità di « uditori » ma
anche di parte attiva, per suggerimenti e considerazioni su alcuni argomenti importanti ed
estremamente attuali: si tratta
della proposta di incenerimento
dei rifiuti a Pinerolo, delTunificazione in un unico sito degli
uffici di collocamento a Pinerolo e di nuove voci allarmanti sul
futuro della tratta ferroviaria
Pinerol'o-Torre Pellice.
Contrariamente a Comuni viciniori (Luserna), la partecipazione di cittadini è stata buona ed
anche gli interventi hanno messo in risalto la tendenza ad emarginare le zone di montagna,
sottraendo quei servizi primari
che ancora le rendono vivibili.
Pertanto è stato deciso un no
a tutte e tre le ipotesi prospettate ed in particolare riguardo
al treno; a circa due anni dall’inizio della lotta di difesa è
stata riaffermata l’esigenza di
un rilancio delle azioni. Ci sono
degli interventi di miglioramento sulla linea da apportare (passaggi a livello, opportumtà di
consentire agli studenti la discesa dal treno a Pinerolo in pros
la malattia
aterosclerotica
La cardiopatia ischemica è al
primo posto fra le cause di
mortalità e le malattie cardiovascolari sono in Occidente la principale causa di decesso.
Dà ciò la necessità di ridurre
i dapqi attuando opportune strategie nella popolazione, fra i soggetti maggiormente a rischio,
con tutti gli strumenti utili alla
prevenzione.
Modificare lo stile di vita, migliorando per esempio l’alimentazione o combattendo il fumo,
può essere una scelta valida su
questa strada.
Il sovrintendente sanitario
degli ospedali valdesi di Poma
retto e Torre Pellice, Valerio
Gai, ha elaborato uno studio, i
cui obiettivi vanno nelle linee
presentate in precedenza, cui il
Consiglio di gestione dell’ospedale valdese di Pomaretto ha
deciso di dare il massimo appoggio; anche la Federazione
Italiana di Medicina Generale,
attraverso il responsabile, dott.
Ventriglia, ha dato la sua adesione all’iniziativa.
Detto degli obiettivi finali, resta da dire che il lavoro passerà attraverso una iniziale acquisizione di dati, con il supporto anche delle USSL competenti per territorio.
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simità delle scuole, cosa possibile con la costruzione di una semplice pensilina, orari ancora .da
rivedere) ma, è stato ribadito,
il treno resta un mezzo privilegiato sia in caso di maltempo,
sia a causa del già forte intasamento della provinciale fra Pinerolo e Torre. A questo proposito, valga come semplice dato
di cronaca il ritardo accumulato in questi giorni di sciopero
dai pullman sostitutivi nel tratto in questione. La Regione, oltre alle Ferrovie, resta l’interlocutore privilegiato e necessario
in questo frangente per far si
che sia assolutamente evitato il
taglio del ramo, così come annunciato, alla fine di giugno ’88.
Le stesse nuove corse o modifiche di orari hanno in più dimostrato che il potenziale bacino di utenza sale considerevolmente non appena il servizio migliora in termini qualitativi.
Sul problema smaltimento rifiuti, accanto ad una posizione
negativa sulla proposta di inceneritore, è stato ribadito che una
via di soluzione valida sta a monte, cioè con una riduzione netta
nella produzione di rifiuti; questo si può ottenere attraverso
una raccolta differenziata degli
stessi, già iniziata sul fronte vetro ed in forme diverse con la
carta ed il ferro ma che va potenziata ed ampliata ad altri prodotti, ad esempio le lattine, ma
anche al semplice pane secco
che oggi si trova ancora abbondantemente fra le immondizie,
suonando un po’ ad offesa dell’umanità stessa pensando alla
fame nel mondo, ma anche più
semplicemente alla possibilità di
utilizzo per l’alimentazione di
animali domestici.
Chiusa la fase « aperta » il
Consiglio ha affrontato alcuni altri argomenti, fra cui segnaliamo
la nomina di una commissione
incaricata di predisporre un capitolato speciale in vista dell’assegnazione della ^stione del centro culturale polivalente « Cinema Trento ». Su questo argomento ci soffermeremo più a lungo
sul prossimo numero essendo
nel frattempo, detto capitolato,
stato presentato ed approvato in
successiva riunione del Consiglio
stesso.
Piervaldo Rostan
Iflyosolis di Carla Gay DECORAZIONE e COHURA PORCELLANA CERAMICA E VETRO Corso Torino, 146 10064 PINEROLO GIOVANNI GAY # Casalinghi # Articoli per regalo # Forniture alberghiere e per comunità LISTE SPOSI Piazza Cavour, 22 Via Savoia, 45 10064 PINEROLO
ir Augurano Buon Natale e Felice Anno Nuovo
Edilizia
convenzionata
TORRE PELLICE — In località S. Ciò verrà costruita una
ventina di alloggi in edilizia convenzionata: essi saranno venduti dalla ditta costruttrice a prezzi convenzionati col Comune agli
interessati che potranno usufruire, per l’acquisto, di mutui a
tasso particolarmente agevolato
in relazione al reddito familiare.
Mercoledì 9 dicembre è indetto un incontro fra la ditta e gli
interessati, anche non residenti
ma intenzionati ad utilizzare
l’abitazione come prima casa,
presso la sala consiliare, alle ore
21, per valutare la disponibilità
di alloggi e le pratiche da definire per l’insediamento abitativo.
Variazioni di orario
Il Comitato per la difesa dei
la ferrovia Pinerolo-Torre Pel
lìce comunica che a partire da'
1“ dicembre la corsa in parten
za da Torino P.N. alle 19.40 (fi
no ad ora limitata a Pinerolo?
proseguirà per Torre Pellice. Sa
rà per contro soppressa (sempre dal 1” dicembre) la corsa
in partenza da Pinerolo alle
19.46 per Torre Pellice, effettuata in coincidenza con il trene
delle 18.51 da Torino.
Questo consentirà di fruire eì
un collegamento più efficienvr
(visto che il treno delle 19.40 ■;
l’unico convoglio serale effettuato anche nei giorni festivi), a e
che a vantaggio di coloro l ^ a
giungono a Porta Nuova coi i
treni provenienti da Milano, Genova, Savona, Modano.
Nei giorni feriali continuerà ad
essere effettuata la corsa di autobus Pinerolo-Torre Pellice in
coincidenza con il treno in pai
tenza da Torino alle 22.48 (co.;
arrivo a Torre Pellice alle c e
23.55).
Volontari per la CRI
Il sottocomitato di Torre Pt ilice della CRI comunica che ie
persone interessate a fornire la
propria collaborazione in qualità
di centralinisti, barellieri, autisti
possono presentare domanda
scritta entro il 31 gennaio prossimo; gli appositi moduli sono a
disposizione presso gli uffici dell’Ospedale di Torre Pellice, dell’USSL 43, dell’Ospedale di Luserna ed il mercoledì pomeriggio
presso gli uffici della CRI in
piazza Gianavello a Torre Pellice.
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11
4 dicembre 1987
valli valdesi H
TORRE RELUCE
SiHinaugura
l'ospedale rinnovato
1 due corpi preesistenti collegati in un unico edificio - L^autofinanziamento e l’aiuto di altre chiese; volontà solidale di partecipazione
Con la fine deU’anno in corso
sarà pienamente attuato, nei tempi previsti, il progetto di ampliamento e ammodernamento
deiròspedale Valdese di Torre
Pellice. Avremo così concluso
un’impresa che ci ha impegnati
al limite delle nostre forze e delle nostre possibilità. Come è noto. il progetto prevedeva il mantenimento dei due corpi esistenti (l’edificio storico dell’Ospedale del 1823 e il cosiddetto « padiglione » del 1932) opportunamente ristrutturati e raccordati da
un coi-po di fabbrica di nuova
costrazione, in modo da realizzare un unico edificio in cui trovano sede i settanta posti letto
e tutti i servizi sanitari e alberghieri nonché i locali per i servizi ambulatoriali di fisioterapia
e amministrativi.
L'operazione si è conclusa in
adeienza al principio dell’autofinanziamento, con collette e offerte dalle comunità evangeliche,
da organismi e associazioni private e pubbliche, da persone singole, famiglie e gruppi in Italia,
contributi da parte di Chi^
se, associazioni, singoli e famiglie protestanti estere, quote di
bilancio destinate alla manutenzione straordinaria. Vi è quindi
staio un concorso notevole di partecipazione profondamente sentita, da parte di tanti fratelli e
amici, che è stato di grande incoraggiamento. Soprattutto le
comunità evangeliche e la popolazione della Val Pellice, con la
loro risposta generosa, grazie anche all’appoggio fattivo e impegnato dell’Associazione Amici dell’Ospedale, hanno dimostrato di
sentire l’opera dell’Ospedale come realtà propria, non caduta
dal cielo, ma nata da una effettiva volontà solidale di partecipazione.
Ma se esprimiamo una parola
di viva riconoscenza ai donatori, non dobbiamo dimenticare gli
operatori dell’Ospedale, che non
solo non hanno sospeso l’attività di servizio verso la popolazione, pur lavorando in condizioni
di gravissimo disagio, ma hanno
aumentato grandemente il volume delle prestazioni come risiwsta a una domanda di servizi
sempre più elevata. Questo ha
costituito un impegno non indifferente da parte di tutto il personale medico, paramedico, dei
servizi ausiliari e amministrativi, che non dobbiamo sottovalutare e per cui non possiamo che
esprimere apprezzamento e riconoscenza. ■
Ringraziando anche l’architetto progettista, l’impresa costmttrice, l’ufficio tecnico e amministrativo della CIOV, sottolineiamo questa convergenza di volontà che, al di là del dovuto professionale, ha contribuito alla
realizzazione dell’opera, superando difficoltà, ostacoli, problemi
che pure non sono mancati.
L’opera non è perfetta, non è
il caso di nasconderlo, _ le situazioni di partenza che si son volute conservare, per ragioni economiche, hanno condizionato alcune soluzioni, ma ciò non toglie
il fatto principale che l’ampiezza, la razionalità e la funzionalità della nuova struttura consentiranno lo sviluppo di un servizio adeguato ed efficace.
CONCESSIONARI
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}Ì€^INl^URENr
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via Trieste, 24
Segnalazioni
Dal punto di vista finanziario
la strada non è conclusa: la meta non è lontana, ma deve essere raggiunta prima della fine dell’anno. A tutti gli amici e sost&
nitori chiediamo un ultimo significativo sforzo.
Intanto l’il, 12 e 13 dicembre
avrà luogo l’inaugurazione, secondo il programma qui sotto
riportato. A questa manifestazione auguriamo l’intervento di tutti coloro che in qualche modo
si sono occupati del nostro Osjjedale, per un incontro di fraternità che, senza inutih retoriche,
sottolinei la rilevanza della realizzazione compiuta.
Alberto Taccia
PROGRAMMA
INAUGURAZIONE
DELL’OSPEDALE VALDESE
DI TORRE PELLICE
11-13 dicembre 1987
VENERDÌ’ 11
Presso la Foresteria Valdese di
Torre Pellice - ore 21
Tavola rotonda sul tema « Il
ruolo dell’Ospedale Valdese
nella Val Pellice ».
Relatori: Past. A. Taocia; Arch.
Piercarlo Longo; Dott. Giovanni Mathieu; Dott. Giovanni Rissone.
SABATO 12 _
Accoglienza degli ospiti; visita
dell’Ospedale (pomeriggio).
Ore 21: Tempio di Torre Pellice: Concerto corale e strumentale.
DOMENICA 13
Ore 10: Culto presso il Tempio
valdese di Torre Pellice;
Ore 12.30: Pranzo presso la ForsstsrìB*
Ore 15: ’« L’Ospedale di Torre
Pellice, ieri e oggi».
Relatore: Past. \Alberto Taccia;
Messaggi e saluti - Visita dell’Ospedale dalle 17 alle 19.
• Hanno collaborato a questo
numero: Maria Luisa Barberis,
Bruno Bellion, Renato Cóisson,
Gino Conte, Ivana Costabel,
Marcella Gay, Giorgina Giacone. Vera Long, Luigi Marchetti, Anna Marnilo Reedtz, Paola Montalbano, Aldo Rutigliano.
TORRE PELLICE — Gisella e Walter del ristorante Flipot annunciano
che nel loro locale avranno luogo delle serate a base di menù vegetariani ideati con ricette e prodotti deila
Val Pellice. Si effettueranno alle ore
20.30 di ogni 1° e 3" venerdì del mese a partire dal 4 dicembre 1987, serata in cui verrà inaugurata l'iniziativa.
TORINO — Per l’organizzazione dell’Istituto Piemontese A. Gramsci si
svolge dal 10 al 12 un convegno su:
Antonio Gramsci, un teorico deila politica in un « paese industriale della
periferia ». Per partecipare al convegno, che si terrà nella Sala del Palazzo dell’Antico Macelio di Po (v.
Vanchigiia, 3) ci si può rivolgere al
tei. 011/8395402.
PINEROLO — Organizzata da DP
si terrà venerdì 4 dicembre, alle ore
20.45, presso il centro sociale di San
Lazzaro, una intervista pubblica a Wassim Dahmash (deil’Organizzazione per
la liberazione della Palestina) sulla
situazione dei campi palestinesi in
Libano. Intervistano Vittorio Wlorero
(Eco del Chisone), Andrea Gaspari
(Il Pellice), Alberto Corsani (Eco delle Valli Valdesi).
Concerti
TORINO — Venerdì 18 dicembre,
alle ore 21, presso il tempio valdese
di C.so Vittorio Emanuele 23, si
terrà un concerto d'organo. Organista Luca Antoniotti.
Amnesty International
TORRE PELLICE — Giovedì 3 dicembre, ore 17, avrà luogo al Centro d'incontro di Torre Pellice una
riunione Con il seguente o.d.g.; a)
Verifica deH'A.U. in favore dei 15
cittadini di Panama, prigionieri di coscienza, 13 dei quali sono stati liberati. A.Li. per i due ancora in
carcere: b) Chiusura della Campagna
Cambogia, distribuzione di alcune lettere in khmer da spedire alle autorità:
c) Seminario, tema "pena di morte":
lunedì 14 e martedì 15 die., ore 16.30,
Foresteria, Torre Pellice. Relatori: E.
Passone, magistrato e Carlo Ottino,
professore; d) "Trattenimento pomeridiano - un thè per Amnesty"; .sabato 19 die. inizio ore 14.30 steria. Torre Pellice; e) Varie. ”
Cinema
TORRE PELLICE — Nell’ambito della rassegna ,« Mai soli mai accompagnati » giovedì 3 dicembre, alle ore
20.30, al cinema Trento viene proiettato il film « Daniele e Maria »
In programma nel fine settimana:
« True stories » (ven. 4, ore 21); « Gli
intoccabili » (sabato e domenica).
Collegio Valdese - Torre Pellice
Liceo Pareggiato
indirizzo classico - indirizzo linguistico
AVVISO
Il Comitato del Collegio comunica che, a tutt’oggi,
è pervenuto un alto numero di adesioni per l’anno scolastico 1988/89.
Poiché i posti sono limitati, si invitano gli studenti,
interessati a frequentare il Collegio l'anno prossimo, a
dare con urgenza la loro adesione telefonando in segreteria (tei. 91.260, orario 9-12).
L’adesione non è vincolante ai fini della successiva
iscrizione, prevista nel corso del mese di gennaio 1988.
RINGRAZIAMENTO
« Io dico alVEterno: tu sei il
mio rifugio e lu mùx fortezza, il
mio Dio in cui confido »
(Salmo 91: 2)
I familiari di
Luigia Griglio wed. Paschetto
di anni 91
commossi e riconoscenti, ringraziano
tutti coloro che hanno preso parte al
loro dolore, con parole di conforto,
scritti e presenza al funerale e tutti coloro che, in vari modi, sono stati di
aiuto durante la malattia.
Prarostino, 13 novendtre 1987.
RINGRAZIAMENTO
« Encore un peu de temps et
le monde ne me verrà plus; mais
vous, vous me verrez, car je
vis, et vous vivrez aussi »
(Jean 14: 19)
II 29 novembre 1987, presso l’Asilo
■Valdese di Lusema San Giovanni, ha
terminalo la sua esistenza terrena
Lina Peyrot
I familiari ringraziano tutti coloro
che hanno espresso simpatia e soRda
rietà, ,
Si rìnigrazia in modo partiooaare 'la
Direzione ed il personale del’lBtituto
per le attenzioni prestate.
Esprimono particolare riconoscenza
alla famiglia L. GobeRo, al past. B. Bellion, alle dott.sse Seves, Pons e Peymt
ed aUe persone che le sono state vicino
negh ultimi mesi.
Lusema S. Giovanni, 30 novembre ’87.
RINGRAZIAMENTO
« L^Etemo è la mia rocca, la
mia fortezza, il mio liberatore »
(Salmo 18 ; 2)
«Noi portiamo in noi stessi
questo tesoro, come in vasi di
terra, perché sia chiaro che questa straordinaria potenza viene
da Dio e non da noi »
(2 Corinzi 4: 7)
In occasione della morte di
fida Long vedova Long
di anni 97
le figlie Vera e Dora con le loro famiglie, commosse per la dimostrazione di
affetto e di stima data da tante persone, riconoscenti ringraziano tutti coloro che sono stati vicini alla loro cara
mamma nella sua lunga vita e specialmente negli ultimi anni della sua esistenza terrena, nonché coloro che hanno partecipato al funerale e hanno
inviato scritti, fiori ed espresso tante
parole di amicizia e di speranza. In
modo particolare dicono grazie ai pastori Marco Ayassot e Mario Berutti.
Pinerolo, 25 novembre 1987.
RINGRAZIAMENTO
« Combatti il buon combattimento della fede »
(F Timoteo 6: 12)
I familiari di
Enrichetta Bouchard
ved. Bouchard
commossi per la dimostrazione di affetto e simpatia alla loro cara mamma, neH’impossibilità di farlo singolarmente ringraziano tutti coloro che,
con parole di conforto, scritti o presenza hanno preso parte al loro dolore.
Esprimono particolare gratitudine alrammirevole servizio infermieristico
deirU.S.S.L., al dottor Broue, ai pastori T. Noffke e P. Ribet, all’Unione
Femminile di Pinerolo.
San Germano Chis., 30 novembre ’87.
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12
Ì2 fatti e problemi
4 dicembre 1987
PAESI BASCHI
Diritti umani in Euskai Herria
Legislazione speciale, repressione, tortura nonostante la Spagna sia tornata alla democrazia - L’informazione distorta dei mass media - Stato di diritto o occupazione governativa?
Sui muri di Bilbao: « Parigi consegna, Madrid tortura ».
Molti ritengono che la liquidazione del regime franchista e il
ristabilimento della democrazia
in Spagna avessero risolto il problema dei Paesi Baschi (Heuskal Herria) Sud. Non è così.
Un circostanziato rapporto (Euskadi information-Bulletin de la
défense de la répression contre le Mouvement de libération
nationale basque, settembre
1987) denuncia i 10 anni di tortura e di repressione, ed i fatti
accaduti ancora nel corso dell’estate 1987.
Dal 1977 ad oggi c’è stata una
sempre più forte occupazione
militare dell’Euskadi, un aggravamento del sistema carcerario, la creazione di una legislazione speciale e di tribunali speciali antiterrorismo. Si è svolta
una capillare opera di disinformazione con i mass media, per
presentare la resistenza basca
come una faccenda di « fanatici », « nevrotici », « fascisti »,
« razzisti »; occorreva trasformare il gudari (combattente) in
un « terrorista » nella coscienza della gente. Ci si è ispirati
alla legge « dei pentiti » italiana, adottando il « piano ZEN »
(Zona Speciale Nord), dimenticando però una differenza fondamentale: in Italia, la violenza è stata utilizzata come metodo rivoluzionario, e in Euskadi
Sud per ottenere l’indipendenza politica con il sostegno del
tessuto sociale basco.
(Alcuni esempi di repressione:
nel 1977 la polizia spagnola uccide otto persone nel corso delle manifestazioni prò amnistia.
Più di centomila persone manifestano contro il progetto di
estradizione francese di un rifugiato. Nel 1978, la polizia compie un nuovo eccidio : tra i manifestanti, a Pamplona, si hanno
due morti, e 200 feriti ricoverati in ospedale. Nel 1979, il governo francese consegna agli
spagnoli sette rifugiati, che in
Spagna subiscono la tortura. La
polizia spagnola uccide un giovane di 18 anni durante una
manifestazione di solidarietà per
i rifugiati. La « Guardia Ci vii »
assassina due consiglieri di
« Herri Batasuna », il partito
indipendentista di sinistra (H.B.).
Lo statuto di autonomia dell’Euskadi Sud esclude la regione basca della Navarra.
Nel 1980 il rifugiato J. M. Sagardia è assassinato da forze di
para-polizia in Euskadi Nord
(Francia), dove agisce il gruppo
fascista del GAL sostenuto, appunto, dalla polizia spagnola.
Nel 1981 i deputati di « Herri
Batasuna » sono incriminati per
aver cantato, durante la visita
del re, l’inno basco rivoluzionario Elusko Gudariak. Joseba
Arregui, militante dell’ ETÀ,
muore sotto la tortura in una
cella della prigione di Madrid:
conseguente sciopero generale in
Euskadi. Nel 1982, la « Guardia
Civil » spara con i mitra sulla
folla durante una manifestazione
prò amnistia, a Renteria, ferendo un bambino, un pensionato
ed una donna. Inizia il « regno »
del PSOE (Pelipe Gonzales).
Nel 1983 viene arrestato il
giornalista Sanchez Erauskin,
che resterà in prigione un anno e mezzo. Tra i diversi arrestati, c’è anche un sacerdote, A.
Albanina, perché celebra i funerali di un militante. Entra in
vigore lo speciale « piano ZEN ».
Il militante J. Giano, poi assolto,
è ricoverato in ospedale d’urgenza per le torture subite mentre era m attesa di processo.
Il GAL provoca in Euskadi
Nord la morte di 22 rifugiati
e la scomparsa di altri due. Nel
1984, 35 rifugiati baschi sono deportati in America ed in Africa. L’organizzazione « Gestoras
prò amnistia » denuncia 3.563
casi di tortura avvenuti tra il
gennaio 1981 ed il luglio 1984.
Scioperi generali in Euskadi per
solidarietà nei confronti di tre
rifugiati estradati dalla Francia
e di altri 4 espulsi dal Togo.
Quattro « guardie civili », incriminate per torture nei confronti di arrestati, sono decorati a
Bilbao. Il leader di « Herri Batasuna», S. Brouard, è assassinato dal gruppo para-poliziesco del GAL, di cui uno dei capi, certo Labade, è prosciolto a
Pau. Nel 1985 si denunciano numerosi casi di torture: Zabalegui
è ricoverato all’ospedale, e cosi
pure Aizkorbe, dopo aver subito
l’interrogatorio della polizia a
Pamplona; la « guardia civile »
A. Velascc, condannato per torture nello stesso anno, è insignito della « Croce al valor militare ». Il prigioniero politico
J. Goikoetxea muore « suicidato » nel carcere di Alcala-Meco.
Alcuni militanti baschi sono aggrediti, torturati e segnati a
fuoco con il marchio del GAL
I torturatori di J. Arregui, mor
to sotto le torture nel 1981, so
no prosciolti. Il militante M
Zalbalza è arrestato dalla «Guardia Civil » d’Intxaurrondo e non
si hanno più sue notizie: verrà
ritrovato « annegato ». Un leader del GAL spagnolo, Navascues, è prosciolto in Spagna.
Nel 1986, A. Etxegarai e M.A.
Aldana, che la Francia ha deportato in Equatore, sono torturati dalla polizia spagnola.
Ballestreros, responsabile dell’antiterrorismo spagnolo, è definitivamente prosciolto per l’ec
cidio del « Bar Hendayais » dove furono uccisi due pensionati
nel 1980 da un « commando »
antiterrorista « coperto » dal
Ballestreros. L’avv. J. de Cueva,
militante di H. B., è incriminato per aver denunciato la tortura. Più di 500 famiglie basche di
Euskadi Nord aderiscono alla
campagna di solidarietà ed accettano di nascondere nelle loro case dei rifugiati baschi. Fallisce il tentativo di mettere fuori legge il partito H.B. La polizia
reprime brutalmente le marce
di protesta in Euskadi Nord
(Francia) e Sud (Spagna) di
solidarietà ai rifugiati baschi.
Solidarietà con
i rifugiati
Due rifugiati estradati dalla
Francia (J. Ruiz de Gauna e
Askarrate) sono ricoverati in
ospedale per le torture subite.
Sciopero generale degli studenti, per solidarietà con i rifugiati. Manifestazione di 6.000 persone davanti al carcere speciale
di Herrera, nel profondo sud
della Spagna, per solidarietà con
i prigionieri politici baschi.
Estate 1987
Il 22 luglio, Lucia Urigoitia
(28 anni, di Otxandis) è « giustiziata » dalla « Guardia Civil »
con un colpo alla nuca (come
avveniva in Vietnam!) in un
quartiere di Donostia (S. Sebastiano); il 24 luglio, nel suo
paese, il Consiglio comunale la
commemora ufficialmente e si
svolge uno sciopero generale di
protesta. Il 16 luglio il Tribunale di Donostia condanna 5
« guardie civili » come torturatrici di Juana Goikoetxea a 4
mesi di cella di rigore e 4 anni
di sospensione e ad un risarcimento dei danni arrecati di 2
milioni di pesetas; ma il danno non è risarcibile, perché J.
Goikoetxea è impazzita per le
torture subite. Anche il Tribunale di Bilbao, il 21 luglio, condanna due altre « guardie civili », ma a pene molto miti.
L’8 agosto, si svolgono in molti
paesi baschi-sud, feste popolari
tradizionali. La polizia interviene brutalmente a Etxarri-Arnas
(Navarra) e a Gateiz-Viteria, distruggendo gli stand, le vetrine
dei bar, caricando la folla con
le camionette e con i calci dei
Ci legge il 35%
delle famiglie valdesi e metodiste
Aiutaci a farci conoscere
ABBONAMENTI '88
ITALIA — ordinario annuale L. 34.000 ESTERO — ordinario annuale L. 65.000
— ordinario semestrale L. 18.000 — ordinario annuale via aerea L. 95.000
— a costo reale L. 56.000 — sostenitore annuale via aerea L. 120.000
(costo del giornale diviso per abbonati) — sostenitore annuale L. 75.000 (con diritto a 2 stampe di Marco Ro- stan raffiguranti templi valdesi delle
(con diritto a 2 stampe di Marco Ro- stan raffiguranti templi valdesi delle valli) valli )
Versare labbonamento sul c.c.p. 327106 intestato a L’Eco delle Valli/La Luce - Casella postale -
10066 TORRE PELLICE
fucili; ciò ha scatenato il panico generale, con travolgimento
di bambini ed anziani. Decine e
decine di persone sono state ricoverate per ferite negli ospedali.
Il quotidiano EGIN, nei numeri del 13 luglio, 31 luglio, 6
agosto pubblica le dettagliate
lettere di arrestati che nei giorni precedenti hanno subito varie torture, documentate dalle
certificazioni dei medici legali
(bruciature di sigarette, segni
di elettrodi, acqua nelle orecchie, ecc.). Come conseguenza,
si è aperto un procedimento legale nei confronti dei torturatori.
Il 15 agosto, due militanti
baschi periscono in un attentato (l’auto salta in aria mentre la
si mette in moto). La polizia
sequestra le bare durante i funerali, strappandole ai familiari
ed alla folla, e le seppellisce direttamente e segretamente. In
agosto, il Municipio di Donostia (S. Sebastiano) è occupato dalla polizia, e l’intero Consiglio comunale, per protesta, lascia il Palazzo comunale e si
riunisce nella Biblioteca civica.
Di fronte a tali episodi, che sono soltanto alcuni tra le centinaia accaduti, e che il Governo
del PSOE occulta o copre, c’è
veramente da chiedersi se la
Spagna, sostanzialmente, oggi
sia uno « Stato di diritto » o,
invece, almeno per quanto riguarda i Paesi Baschi, una zona
di occupazione governata dalla
« Guardia Civil ».
Tavo Burat
« L'Eco delle Valli Valde.si •; Reg.
Tribunale di Pinerolo n. 175.
Redattori: Aiberto Corsani, Lucia
no Deodato, Giorgio GardioI (direttore), Paolo Florio, Roberto Giacone, Adriano Longo, Giuseppe Platone (vice direttore). Comitato di
redazione: i redattori e: Mireila
Bein Argentieri, Vaido Benecchi,
Franco Carri, Rosanna Ciappa Nitri, Piera Egidi, Ciaudio H. Martelli,
Roberto Peyrot, Sergio Ribet, Massimo Romeo, Cesare Milaneschi,
Marco Rostan, Mirella Scorsonelii.
Liliana Viglielmo.
Redazione e Amministrazione; Via
Pio V, 15 - 10125 Torino - Tel. 011/
655.278.
Redazione l'Eco delle Valli Valdesi:
Via Arnaud, 23 - 10066 Torre Peliice.
TARIFFE ABBONAMENTI 1988
— ordinario annuale L. 34,000
— semestrale " 18.000
— costo reale ■> 56.000
— sostenitore (con diritto a due stampe di
Marco Rostan) » 75.000
— estero » 65.000
— estero via aerea » 95.000
Decorrenza 1° genn. e 1° lugiio (semestrale) da versare esclusivamente sul c.c.p. 327106 intestato • L'Eco
delie Vaili - La Luce • - Caselia postale - 10066 Torre Peliice.
TARIFFE INSERZIONI
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