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Anno 126 - n. 34
31 agosto 1990
L. 1.000
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G'uppo II A/70
In caso di mancato recapito rispedire
a: casella postale - 10066 Torre Pellicc
delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
DALL’AREA RIOPLATENSE
U pastore Hugo Malan.
Messaggio
al Sinodo
Prendere le armi del servizio e dell’amore
per rispondere alle provocazioni dei forti
Care sorelle e cari fratelli,
mentre sta per iniziare il
lavoro di questo Sinodo, la
comunità umana mondiale vive momenti di speranze e di
ombre. Quando si intravede
un tempo in cui l'umanità
può guardare l’avvenire con
qualche aspettativa serena,
scoppiano nuovi focolai di
tensione. E anche qui l'umanità è manipolata con una
informazione che pretende far
credere che alcuni, i buoni,
stanno vigilando sui malvagi,
e altri, che difendono i propri interessi (diritti), sono
presentati come gli orchi, invasori, che minacciano la pace dell’universo. Però noi, che
abitiamo nei paesi del Sud,
o poveri, sappiamo molto bene chi sono i veri invasori,
che usando belle parole di
pace impediscono che milioni
di esseri umani possano accedere a una abitazione dignitosa, all’istruzione, alla salute, al pane quotidiano. Per
questo, in quest’ora più che
mai, dobbiamo nutrirci col
messaggio biblico per essere
al chiaro che non sono i maneggi che fanno i potenti che
daranno la pace e la libertà
ai popoli di questa terra. E
senza cadere nelle provocazioni dei forti, siamo chiamati a prendere le armi del servizio e deiVamore per denunciare le ingiustizie, l’oppressione e l'inganno dei forti sui
deboli.
Solo la giustizia radicata
nell’azione di Dio nella storia può illuminare il nostro
cammino, e coloro che confidano nel Signore della vita
devono impegnarsi ogni giorno di più con il Creatore.
Lavorare per una nuova
creazione insieme con lo Spirito creatore di Dio deve essere la sfida che, assunta, con
tutta umiltà e coraggio, darà nuove forze e speranze a
ciascuno di noi e alle nostre
comunità.
Voi. fratelli, potete sentire
da vicino l’effetto della caduta dei « muri » e « barriere » che pretendevano di separare gli uni dagli altri. Voi,
fratelli, potete ora scoprire
nella caduta delle barriere l’azione silenziosa del potere liberatore di Dio che si oppone agli orgogliosi di un lato
e dell’altro.
Però voi, fratelli, vedete
crescere alla porta dei vostri
paesi nuove minacce alla comunione Ira gli uomini. E in
questo mondo nessuno può
sentirsi estraneo a ciò che
succede qui o là. Chiaro che
le responsabilità non sono
uguali. Non si può misurare
con lo stesso metro il ladro
e il derubato, l’oppressore e
l’oppresso. Confondere ciò è
essere cieche guide di ciechi.
Pregare oggi per la venuta
dello Spirito creatore (Canberra 1991 ) dev’essere per noi
un atto di obbedienza a questo Spirito che ci chiama a
vivere nella sua giustizia
creando spazi di libertà e di
vita. Noi, da queste sofferte
e convulse terre sudamericane, desideriamo esservi vicini,
nella fraterna comunione della fede liberatrice, in questo
momento della vita delle Comunità valdesi e metodiste di
Italia e di tutti i fratelli e
amici che da altri paesi e comunità di fede si riuniscono
in questi giorni a Torre PeT
lice.
Che l’unità che abbiamo potuto mantenere, alimentare e
far crescere lungo la storia
della nostra vita di fede, possa essere un « piccolo » ma
significativo apporto alla vita
dei nostri popoli. Che il tesoro della Liberazione non sia
rinchiuso nelle pareti delle
nostre chiese e istituzioni, ma
fluisca come il latte e il
miele per nutrire questa terra che Dio ci ha offerto per
vivere nell’amore.
Grazie per la vostra solidarietà espressa in molteplici e svariate forme.
Che le vostre deliberazioni,
che sono le nostre, siano guidate dallo Spirito vivificatore.
Col nostro affetto e amore
in Cristo Gesù.
Per la Mesa vaidense
il moderatore
Hugo Malan
TORRE PELLICE: INIZIATI I LAVORI DEL SINODO
«Quando sono debole...»
L affermazione di Paolo (« Quando sono debole, allora sono forte »)
al centro della predicazione d’apertura - I temi che saranno discussi
Lunedì 27 agosto, nell’Aula si-,
nodale della Casa valdese di Torre Pellice, i membri della Commissione d’esame hanno appena
terminato di leggere la loro densa
relazione. I primi temi che saltano agli occhi sono i rapporti con
lo Stato, vale a dire la questione
dei possibili finanziamenti pubblici, l’insegnamento della religione
nelle scuole e la nuova legge sulla
libertà religiosa che il governo sta
confezionando per sostituire la
vecchia normativa del 1929 sui
« culti ammessi ». C’è poi il problema di riformare alcune strutture intermedie dell’organizzazione
ecclesiastica per rendere il lavoro
più efficace. C’è la questione ecumenica. Quella diaconale. 11 Sinodo protestante europeo. La crisi
mondiale a seguito dell’invasione
irachena del Kuwait.
Mentre stiamo andando in macchina il dibattito sinodale è alle
sue prime mosse di fronte ad una
gamma vastissima di possibilità.
Ma prima del confronto in aula
abbiamo vissuto, domenica 26, il
culto di apertura del Sinodo, presenti 180 delegati (metà pastori e
metà laici), numerosi ospiti stranieri e centinaia di persone, che
ha visto la consacrazione al ministero pastorale di Paola Benecchi di Milano, Francesca Cozzi di
Trieste e Cesare Milaneschi. Ruben Vinti, già consacrato al compito pastorale nell’Esercito della
Salvezza, è stato presentato all’assemblea.
11 professore Sergio Rostagno,
della Facoltà valdese, ha coinvolto
attivamente i consacrandi nella
liturgia éd ha rivolto loro e a tutta l’assemblea (non inferiore alle
mille persone) un messaggio fortemente ancorato all’aifermazione
neotestamentaria: « Quando sono
debole, allora sono forte » (Il Cor.
12: 10).
Rostagno ha sviluppato il paradosso di un Dio che in Cristo si
è reso debole, indicando la via
della Riforma come « sollecitudine per l’autenticità della vita spirituale dell’essere umano». In tempi di incontro e di riflessione sul
« pensiero debole », Rostagno ha
precisato che non vale invocare la
debolezza per giustificare la dimissione, il qualunquismo. « Le nostre energie vanno assorbite da
compiti di costruzione in mezzo a
contraddizioni di ogni genere. Il
mondo cresce in complessità e questo è positivo, anzi costituisce per
Tumanità una prova decisiva di
adattamento alle vere condizioni
dell’esistenza, senza fughe ideali e
senza affidarsi alle avventure totalitarie o guerresche ».
Tra la folla che assiepava il
tempio si poteva notare anche il
vescovo di Pinerolo Giachetti; al
proposito notiamo che le chiese
cattoliche del pinerolese sono state invitate a pregare per la nostra
sessione sinodale.
I lavori del Sinodo proseguono
sino a venerdì 31 sotto la presi
Verso il tempio per il culto inaugurale: da sin. Ruben Vinti, Francesca Cozzi, Cesare Milaneschi, Sergio Rostagno, Paola Benecchi.
denza di Gianni Rostan, con la
vicepresidenza di Giovanni Carrari. Il segretario del seggio è Gregorio Plescan con gli assessori
Leonardo Casorio ed Enrica Rostan. L'ufficio stampa, coordinato
da Maria Girardet, emette regolari
commenti sull’andamento del dibattito e dialoga con il mondo dei
mass media che, non da oggi, dimostra un vivace interesse per
l’annuale assemblea delle chiese
valdesi e metodiste.
I culti mattutini che aprono le
intense giornate del Sinodo saranno quasi tutti condotti da battisti;
sullo sfondo, infatti, di questa sessione sinodale c’è la prossima Assemblea-Sinodo tra valdesi, metodisti e battisti, che si svolgerà a
Roma ai primi di novembre.
Nella cartellina che l’ufficio
della Tavola consegna ai deputati
si trova un documento che sintetizza le risposte che le chiese
hanno espresso nei confronti degli
interrogativi contenuti nel fascicolo preparatorio del prossimo
grande incontro con il mondo battista. Leggendolo emerge la chiara volontà di collaborazione nel
campo dell’ evangelizzazione e
quindi del costruire insieme una
testimonianza evangelicamente significativa nel nostro paese.
Anche quest’ultimo è un ulteriore segno di speranza che nasce, in questi giorni, sul terreno
storico del protestantesimo italiano.
Giuseppe Platone
PREGHIERA
Verrà un giorno
Verrà un giorno in cui gli uomini avranno occhi
d'oro nero, vedranno la bellezza e saranno liberati dalla sporcizia e da ogni carico. Si muoveranno neH’aria,
cammineranno sotto l’acqua e dimenticheranno i loro
inciampi e le loro difficoltà.
Un giorno saranno liberi, ogni essere umano sarà
libero, anche dalla libertà che ha in comune con gli
altri.
Ci sarà una grossa libertà, non sarà più misurabile, durerà tutta la vita.
Verrà un giorno in cui gli uomini della savana e
della steppa si troveranno insieme per mettere fine
alla loro schiavitù. Gli animali, i più diversi, cammineranno con gli uomini, nella concordia, le grandi tartarughe, gli elefanti, i bisonti, il re della foresta si
uniranno all’uomo liberato, berranno tutti insieme dalla stessa acqua, respireranno insieme un'aria limpida, non si sbraneranno più gli uni con gli altri.
Sarà l’inizio di una nuova vita, una vita intera.
Ingeborg Bachmann
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commenti e dibattiti
31 agosto 1990
DIBATTITO SULL’OTTO PER MILLE
Facciamo un referendum
In realtà riceviamo già finanziamenti da Stato ed Enti pubblici - I
contributi dall’estero - La scelta di fede è però un atto individuale
A colloquio con I lettori
Ho riflettuto a lungo su questo problema e mi sono convinto che la posizione migliore è
quella di accettare l’otto per
mille.
Ho letto l’ottimo articolo di
Marco Rostan nel n. 30 del 27.
7.90 e, pur comprendendone il
contenuto, confesso che mi ha
lasciato perplesso.
Infatti ritengo che Timpostazione di Rostan sarebbe stata
del tutto adeguata se fossimo
una di quelle chiese fondamenliste tutte chiuse in se stesse,
volte solo allo scopo della predicazione e restie all’impegno
pubblico o sociale, alle opere
diaconali e così via, non considerandoli come realizzazioni dell’impegno di una chiesa.
Ma non rientra forse nell’impostazione teologica il fatto che
con le nostre opere sociali vogliamo dare una testimonianza
di fede proprio attraverso lo
spirito diverso che le anima e
il fine a cui rispondono che non
è di lucro, ma di « agape » e di
servizio?
In queste opere però è interessato anche un buon numero di cattolici, sia nel personale
che nei pazienti o allievi o altro, e il medesimo percepisce
per svolgere la sua funzione,
direttamente o indirettamente,
soldi dallo Stato, dalle Regioni,
dai vari enti pubblici e dagli
stessi interessati.
In un tale groviglio inestrica
bile di dare ed avere finisce per
essere molto formalistico il volere distinguere questi soldi da
quelli eventuali dell’otto per
mille.
Un’altra osservazione che mi
viene spontanea è che questi
soldi non sono affatto dello Stato, ma soldi nostri, che abbiamo la facoltà di destinare secondo le nostre intenzioni, anche se
si può eccepire che comunque
le tasse si debbono pagare in
ogni caso perché obbligati per
legge, e con poche possibilità
di scelta sulla loro destinazione.
Cionondimeno, quando ci viene
concessa questa facoltà, perché
rinunciarvi?
Inoltre, se non ne avessimo
bisogno, sarebbe logico un discorso sui principi, ma le nostre opere deficitarie richiedono
in continuazione l’aiuto delle
chiese tedesche, e l’aiuto che ci
viene da queste è proprio costituito dai proventi delle tasse
ecclesiastiche e non dalle offerte libere dei parrocchiani: se
accettiamo dall’estero degli aiuti provenienti dalle tasse ecclesiastiche, che differenza vi è fra
la scelta dei correligionari svizzeri o tedeschi e quella di noi
italiani? E perché i doni esteri
non dovrebbero comportare problemi di coscienza e l’otto per
mille invece sì?
Quindi propongo che su questo delicato e complesso problema si svolga, con im’eccezio
delle valli valdesi
settimanale delle chiese valdesi e metodiste
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Rostan
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Registro nazionale della stampa: n. 00961 voi. 10 foglio 481
Il n. 33/90 è stato
li delle valli valdesi
consegnato agli Uffici postali di Torino e a quelil 23 agosto 1990.
ne alla regola, un referendum
fra tutti i membri delle chiese
valdesi e metodiste, in modo da
avere il parere di tutti e non
solo quello dei rappresentanti al
Sinodo, anche tenendo conto
del fatto che al Sinodo si è avuto contro i finanziamenti statali un solo voto di maggioranza.
A questo punto mi sembra diffìcile e neanche corretto parlare
di maggioranza, perché non posso immaginare che con un voto in più la fazione del « Sì » avrebbe automaticamente avviato le trattative con lo Stato per
ricevere questi finanziamenti.
Anche se per noi protestanti la
religione non è un servizio pubblico per determinati cittadini
che lo richiedono, resta il fatto
che è difficile stabilire la differenza fra il pubblico ed il privato per funzioni come i matrimoni, le sepolture e la cura di
anime.
Fede
e individuo
Personalmente convengo che
la scelta della fede è im fatto
individuale, consapevole ed in
risposta al Signore che ci interpella, ma questo non c’entra con
i nostri rapporti con lo Stato: io
personalmente sono per uno Stato laico in tutti i sensi, cioè
penso che lo Stato e la Chiesa
abbiano due ambiti molto precisi e distinti in cui operare (così
Calvino e Lutero), e cioè il primo dovrebbe occuparsi della cosa pubblica, mentre compito della seconda dovrebbe essere la
testimonianza, da effettuarsi senza il sostegno o peggio, l’imposizione, come ha fatto la Chiesa
cattolica con l’ora di religione
per tentare di risolvere i suoi
problemi di secolarizzazione.
Penso che lo Stato dovrebbe essere assolutamente neutrale dal
punto di vista ideologico o teologico che sia, per cui sarebbe
meglio non facesse niente, come
avviene in qualche paese europeo, piuttosto che diventare uno
stato confessionale come da noi.
Ma nel nostro, caso non abbiamo nulla di simile: i soldi che ci
verrebbero dati sono il frutto di
una nostra scelta, e non diventeremmo con essi im centro di
potere, nella misura in cui li
potessimo utilizzare solo per le
opere diaconali e sociali, aperte
a tutti i nostri concittadini, con
uno spirito non di lucro, ma di
servizio al Signore.
Luciano Panero
OPERE VALDESI
ED ENTI LOCALI
L’articolo « Chi garantirà l’assistenza? » apparso sul n. 32 del 10.8.90 informa sui problemi sorti nel settore
assistenziale a seguito del trasferimento di funzioni dalla Provincia al Comune, stabilito dalla nuova legge sulle
autonomie locali (n. 142/90), senza la
previsione di un trasferimento di specifiche risorse finanziarie.
E’ bene sapere che la questione riguarda direttamente due opere della
chiesa valdese situate nella vai Pellice; L’Uliveto, che offre un servizio per
portatori d’handicap e la Comunità alloggio di via Angrogna, che si occupa
di minori con disagi familiari.
L’Uliveto ha una convenzione con
la Provincia di Torino per 15 ospiti
sui 18 presenti, per un costo superiore
al miliardo di lire.
La Comunità alloggio di via Angrogna, che è convenzionata con l'USSL
43, riceve contributi tramite il SAMI
(Servizio assistenza maternità infanzia)
della Provincia di Torino per ospiti
provenienti sia dalla vai Pellice sia
dal comune di Torino per un importo
di circa 200 milioni.
Nella vai Pellice il problema riguarda anche altri servizi come il CIAO
(centro socio-terapeutico) e interventi
di sostegno a famiglie gestiti dall’USSL
43 - Comunità montana.
Il problema è quindi di rilevanti dimensioni e si presenta di difficile soluzione. E’ necessario ed importante
fare ogni pressione possibile nei prossimi mesi perché vengano assunti idonei provvedimenti (nazionali e regionali) per sanare la situazione, così come richiesto dalla Comunità montana e
dai sindaoi della vai Pellice (di cui
si è riferito nell’articolo citato).
Per questi motivi è urgente che la
chiesa — attraverso i suoi organismi
decisionali —■ prenda posizione a sostegno dei servizi per minori e portatori d’handicap, richiedendo il rispetto delle convenzioni in atto e garanzie per il proseguimento dell'attività e per l’erogazione dei finanziamenti conseguenti.
Silvio Vola, Pinerolo
UNA REAZIONE
ANNUNCIATA?
Caro don Barbero,
ho letto con interesse e piena partecipazione la tua lettera aperta al cardinale Ratzinger, e penso di poter condividere tutte le tue affermazioni.
Vorrei però porti una domanda. Non
pensi ohe Ratzinger si aspettasse una
simile reazione da parte tua, e con te
di quanti vivono la loro vocazione di
cristiani con libertà nella chiesa cattolica?
Ratzinger, che è un uomo Intelligente, di certo se l’aspettava. Tanto sa
benissimo che la tua voce, e quella
di tanti altri come te, non ha la forza
ferramentacasalinghi
tutto per Ì2 tua casa
alusernaS.CiiovàHNi
mViaBecKwitli n'5
di poter contrapporsi alla loro, sa benissimo che siete una minoranza, non
tanto rispetto agli integralisti di ferro, che sono pochi, ma rispetto all’immenso numero di cattolici che non si
preoccupano di questi problemi, che
« lasciano fare » e che quindi accettano di fatto le pretese di egemonia
della gerarchia. La tua voce, e quella
di tanti altri come te, retta e chiara,
non viene soffocata da un ruggito del
potere, ma si perde nell’ovatta dell’indifferenza. Fin qui penso che anche tu sia d’accordo.
Ma vorrei anche domandarti: sei sicuro che la tua reazione sia vista da
Ratzinger come un male necessario?
Non sarà invece vero che Ratzinger
sfrutti la tua reazione per i suoi scopi, e ti faccia strumento inconsapevole dei suoi piani di egemonia?
Perché, vedi, i diktat delle gerarchle di Roma possono essere efficaci su
voi cattolici, ma su noi evangelici fanno l’effetto opposto. Noi diciamo: « Hai
visto come sono i cattolici? Sempre
gli stessi ». A questo punto intervenite voi, e consentite alle stesse persone di rispondere, o meglio, di farci
rispondere attraverso vari canali: • Ma
noi Non sono così. Hai visto cosa ha
scritto don Barbero? ». E così ci saranno sempre evangelici infiammati da
ardore ecumenico che sgrideranno i
confratelli che non si fidano dei cattolici
facendo notare che se ci sono i Ratzinger ci sono anche i Barbero. Con la
differenza che i Ratzinger contano molto, i Barbero poco (agli occhi del mondo, agli occhi di Dio è un altro discorso) .
Ti dico questo con il massimo rispetto per le tue scelte, e sicuro della
tua buona fede, ma non credi che sarebbe il caso di cercare di sciogliere
gli equivoci?
Sergio Borronì, Torre Pellice
IL MASSACRO E LA
« GENTE NORMALE »
Voglio portare all’attenzione di tutta
la popolazione di Torre Pellice II problema della tossicodipendenza nella
nostra cittadina. Una percentuale tnostruosà di giovani fa uso di droghe,
leggere e pesanti, di alcool e psicofarmaci, molti sono sieropositivi, alcuni si prostituiscono, più o meno tutti rubano. Quanti sono già morti, i
più vanno avanti e indietro fra processi, galera, ospedali.
Ogni tanto una retata dei carabinieri fa « pulizia » mettendo dentro i più
perseveranti. Poi, tutto ritorna come
prima, peggio di prima. Ogni tanto viene chiuso un bar, ma il giro si sposta.
La nostra è una comunità piccola.
Si sa tutto di tutti.
Anche i cani sanno chi è che spaccia. Ti puoi appostare tutti i giorni
ad uno stesso angolo per assistere
alla processione pietosa di ragazzi che
vanno a prendersi la dose quotidiana. Sai chi è che la porta, lo sanno
tutti.
Ci si fa quattro chiacchiere, ci si
saluta, ma mentre gli stai parlando,
sai che quello è infognato, potrebbe
crepare l’indomani co-me un cane,
per questo mettiamo una barriera, fra
noi e loro. Non vogliamo coinvolgerci
per non immedesimarci in quel mare
di sporcizia che è la loro vita. Mi lascia sconvolta questa processione quotidiana, gente sfatta, distrutta, braccia piene di lividi, sguardi vuoti, l’aria
beffarda di chi, al momento, si crede
forte, lo spacciatore che ha successo. se l’è cavata fino ad ora e fa
finta di niente. E noi facciamo finta
di niente.
Non si può sempre demandare il
problema che scoppia alla forza pubblica.
La gente normale è responsabile di
questo massacro. Non basta spostare
la sporcizia nei ghetti, per preservare
la tranquillià della ridente cittadina
della Val Pellice. Siamo coinvolti tutti.
La sieropositività è una spada di Damocle sulle nostre teste.
Loro non hanno II diritto di suicidarsi di fronte ai nostri occhi, perche
noi questo « diritto » non glie lo vogliamo riconoscere.
Questa lettera vorrebbe solo far riflettere un po' la gente,
Idana Vignolo, Torre Pellice
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31 agosto 1990
sinodo valdese e metodista
UN MOMENTO CENTRALE NELLA VITA DELLA CHIESA
Quattro candidati
e un «esame di fede»
Il servizio come istanza critica nella chiesa - Fede e storia, ecumenismo ed evangelizzazione - Il sogno di un solo fronte evangelico
CORPO PASTORALE
Torre Pellice, 25 agosto. Sui banchi dell’Aula si lodale, in primo piano da sinistra d destra: Ruben
Vinti, Cesare Milaneschì, Paola Benecchi, Francesca Cozzi.
Non si può capire fino in fondo la vita (e la struttura) della
chiesa valdese, mi dice un amico
che da tempo ci segue da vicino,
se non si partecipa all’ascolto
dell’esame di fede dei candidati
al pastorato. Quattro persone in
un grande, stupefacente colloquio
parlano della loro esistenza, delle
loro scoperte, dei motivi che le
harmo portate a chiedere di diventare pastori (o a spiegare
perché ritengono che questo sia
il loro compito): sabato scorso,
nell’aula sinodale, questa storia
si ripete, come negli anni scorsi
ma così, diversa da ogni anno
che l’ha preceduta.
Paola Benecchi, nella sua lettera al moderatore con la sua richiesta, cita l’episodio della consacrazione di un’americana, Antonietta Brown, nel 1853, « un
pezzo della storia dimenticata
delle donne » : Paola « è donna ed
è credente ed è pastore » e le tre
indicazioni non possono essere
separate. Così — dice — mi presento a voi. Poi le si chiede di
parlarci della pace umana e della
pace di Cristo, e lei comincia
a parlare di giudizio, il giudizio
di Dio su quel che vediamo della pace, e poi ci invita a ricordarci anche della speranza:
«Quando noi piangiamo forse Dio
sorride » — terribile da ascoltare, ma forse sarà l’unica cosa che
permette un invito all’impegno:
Beati i facitori di pace! Nel suo
intervento sul dialogo interreligioso (soprattutto dopo i grandi
incontri ecumenici di Basilea e di
Seoul) la diversità e l’alterità
della Parola di Dìo sono accompagnate dalla necessità dell’ascolto degli altri (anche, e forse
soprattutto, di coloro che credono in modo diverso da noi).
(Quando cerca di definire la sua
vocazione, Paola parla del servizio come dell’istanza critica nella
chiesa e sottolinea quanto sia
importante riflettere sulla possibilità anche di essere serviti, in
uno scambio reciproco, in im incontro vero con l’altro.
Francesca Cozzi racconta la
sua storia come un percorso lento, come un cammino : « Non c’è
un modello di pastore o un pastore modello, questo credo di
avere scoperto, ma il messaggio
della grazia di Dio ci libera e ci
rende possibile anche quello che
sembrava impossibile : tutto il
mondo è travolto dalla grazia di
Dio ». Il primo dei temi che affronta nel colloquio è fede e storia. In un mondo che va dal rifiuto della storia alla sua assolutizzazione, Dio ci viene incontro
nella concretezza del nostro tempo, della nostra vita. Anche nel
nostro buio, il Signore è (e quindi per noi la grande scoperta
della libertà di impegnarsi e
della possibilità dell’impegno).
Che cosa vuol dire essere d’esempio, chiede un pastore a Francesca, e lei risponde che si può
solo indicare di essere mossi
sempre dal ’’desiderio di Parola”.
« Non potrò mai sentire di aver
NEL TEMPIO DI TORRE PELLICE
CATTOLICI AL CULTO
Vocazione di Dio
e vocazione
della chiesa
Il pastore al servizio della Parola - La discussione è sulla natura stessa della chiesa
Vna delegazione della diocesi di Pinerolo è presente da 12 anni al cuiio di apertura 4 pag. 9 il messaggio del vescovo Giachetti al Sinodo.
finalmente trovato, e così è per
tutta la chiesa; la fede non vuol
dire certezza ma ricerca di Dio »
(e se anche la chiesa stesse esaurendo il suo ruolo nella società,
importante è solo che Dio sia riconosciuto e lodato! — aggiunge
con un po’ di esitazione).
Cesare MUaneschl racconta la
sua vita come ricerca dell’Evangelo nella sua autenticità. Gli è
stato chiesto di parlare del rapporto tra ecmnenismo ed evangelizzazione ed egli si rifà alla
Riforma ed alla sua preoccupazione: un appello alla chiesa a
riformarsi. L’evangelizzazione pone alle chiese U problema del recupero della comunione ; comunità evangelizzatrici sono le chiese
aperte alla solidarietà. L’altro tema che affronta è di nuovo la riflessione su un rapporto, quello
tra proclamazione della parola
e liturgia.
E’ necessaria tra noi, una riflessione sui gesti, sui segni perché una comunità vive, riceve
comunicazioni, comunica; nel
culto vive, crede, spera ima comunità in ricerca. Riflettendo alla sua vocazione, e pensando ajla
storia del movimento valdese medioevale, non può che cercare di
lavorare in una comunità di
uguali e di fratelli.
Ruben Vinti, in una appassionata presentazione del suo cammino di fede, sottolinea quanto
sia importante l’organizzazione
della libertà in ima comunità che
si muova contro una struttura
gerarchica e ci racconta il suo
sogno di un « fronte evangelico
italiano», pieno di rispetto, di
colloquio, di gente che parla e
che sa ascoltare.
La mattinata corre rapida. Dopo qualche ora i quattro candidati predicano nelle chiese di San
Secondo e dei Coppieri. Di nuovo, dopo le predicazioni, riprende la discussione, la critica, il
confronto in un’atmosfera di
grande fraternità. Forse per l’ultima volta in questa forma : qualcuno propone che per il futuro la
predicazione avvenga nel quadro
del culto domenicale in alcune
delle chiese delle valli. Può darsi
che già dall’anno prossimo qualche cambiamento in questo senso
ci sia. Per ora, intanto, anche se
in un contesto che non tutti si
sentono più di accettare pienamente (con il rischio di essere
troppo « esame », troppo « critica
di chi già sa nei confronti di chi
viene a raccontare »), anche in
questo contesto forse da rivedere, è stata una bellissima giornata, un incontro che dà speranza,
una serie di comunicazioni che
ci aiutano a resistere e a riprendere il nostro cammino.
Eugenio Rivoir
Nel chiedere al Corpo pastorale l’approvazione della bozza della liturgia di consacrazione al
ministero pastorale presentata
dalla Commissione culto e liturgia, Bruno Rostagno ha parlato
di due grossi problemi preliminari di carattere teologico che
hanno reso difficile il lavoro della Commissione: l’incertezza circa la limitazione dell’atto di consacrazione al ministero pastorale rispetto agli altri ministeri
nella chiesa; e la tensione nella
nostra teologia fra la vocazione
di Dio alla persona e la vocazione
che la chiesa rivolge al candidato
al pastorato. Se non si chiarisce
il rapporto fra queste due vocazioni, l’atto di consacrazione avrà
sempre in sé una certa ambiguità.
Questi due problemi sollevati
da Rostagno sono stati poi al
centro della discussione del Corpo pastorale.
Il discorso sul rapporto tra il
ministero pastorale (e relativa
consacrazione) e gli altri ministeri nella chiesa ha portato a riflettere e a discutere sulla specificità del pastore, vista sotto due
aspetti : ci si è cioè soffermati da
un lato sulla figura del pastore
nella nostra chiesa e si è detto,
con un’espressione forse un po’
ardita ma incisiva, che il pastore
è « l’animale simbolico » del nostro « gruppo-chiesa », un punto
di riferimento simbolico per tutti, e che perciò la consacrazione
pastorale nel contesto del Sinodo
per quel che concerne il momento fondamentale dell’invocazione
allo Spirito Santo perché assista
con i suoi doni il candidato, e anche una carenza per quel che riguarda il ricordo di quel che Dio
ha fatto, che è in realtà il fondamento della consacrazione: il
Signore non ha mai lasciato sola
r umanità senza testimonianze
precise. E il pastore è colui che
si rende disponibile a questa testimonianza.
A fronte di questo, si è poi
osservato, occorre evitare il pericolo del « soggettivismo » : la
chiesa non può limitarsi al semplice riconoscimento di una vocazione che il candidato è convinto di aver ricevuto dallo Spirito
Santo.
Riflettere sulla
natura della chiesa
La ricchezza della problematica che è entrata nella discussione
ha portato infine i membri del
Corpo pastorale a rendersi conto
che quel che qui è in ballo è
una necessità di riflessione sulla
natura stessa della chiesa. Ci si
potrebbe cioè domandare se, nell’ambito del rapporto fondamentale tra Dio e l’umanità in Cristo, la chiesa non sia in fondo se
non l'espressione di un bisogno
umano di una ministerialità.
In conclusione, se si è avuta
una notevole ricchezza di idee e
Torre Pellice, 26 agosto, il corteo, all'uscita del tempio, si dirigerà
verso l'Aula sinodale per l'inizio dei lavori.
è in fondo il pubblico riconoscimento di questo suo « essere simbolo ». Dall’altro lato, esaminando il pastorato in modo più specificamente connesso agli altri
ministeri, lo si è visto come una
particolare modalità della vocazione rivolta a tutti nella chiesa
(e si è sottolineata a questo riguardo l’importanza — oggi forse un po’ appannata — della confermazione o comunque della
confessione di fede che ogni
membro delle nostre comunità
fa al momento del suo ingresso
ufficiale nella chiesa): il pastore
è colui che è chiamato in maniera specifica al servizio della parola.
Circa il problema del rapporto
fra vocazione di Dio e della chiesa, si è da più parti notata nella
bozza della liturgia presentata
al Corpo pastorale una carenza
di riflessione in questa discussione del Corpo pastorale, alla
fine — come sovente capita nelle nostre assemblee a tutti i livelli — la richiesta di Bruno Rostagno di una votazione immediata
sulla bozza della liturgia di consacrazione non è stata esaudita e
si è deciso di rinviare la cosa (sia
pur vincolandosi con scadenze
ben precise nel corso dell’anno)
alla riunione del Corpo pastorale
del Sinodo ’91.
Si potrebbe dire che la nostra
capacità di scavare a fondo i problemi e la nostra ricchezza di
riflessione sono sempre anche un
po’ il nostro limite. Per rifarci al
sermone del culto di consacrazione di quest’anno, è questa una
precisa manifestazione « della
forza della nostra debolezza ».
Ruggero Marchetti
4
fede e cultura
31 agosto 1990
TORRE PELLICE: CONFERENZA DI PAOLO RICCA
Uomini e fedi
nelia casa comune
Tutti i popoli sono ormai « nostro prossimo », sono in casa nostra
con le loro culture e religioni - Il problema della secolarizzazione
IDENTITÀ’ PROTESTANTE
Sarà giocoforza nelle nostre
città la convivenza dei diversi.
Trasmigrazioni di popoli, incontri e scambi, pluralismo e tensioni di culture, di modelli di
vita, quello che nel linguaggio
configuriamo ormai come il villaggio globale.
Il Sinodo ha ricco contorno
di conferenze e dibattiti. AH’hótel Gilly il prof. Paolo Ricca della Facoltà valdese di teologia ha
parlato su: Cristianesimo ed altre religioni. Un tema, egli ha
detto, ormai entrato come problema nella sensibilità nostra, di
cristiani, di comuni uomini europei. Problema antico la convivenza tra le diverse fedi, ha
percorso, dialogo o scontro, la
storia fin dal tempo degli ebrei
nella terra promessa e conquistata, a confronto con le religioni indigene, cananee. Problema
più acuto oggi. Perché è superata la convinzione della superiorità del cristianesimo, abrogata nelle coscienze, perché
l’islamismo, il buddismo, ma anche le « new-age religions » sono vivaci, hanno forza di penetrazione, di conversione (e sovente la conversione è scelta, non
civetteria). Tutti i popoli del
mondo sono nostro prossimo ormai, sono in casa nostra con le
loro culture, le loro religioni. Ed
è un problema importante come quello della secolarizzazione,
del mondo che cammina indifferente, alieno da Dio.
Gesù Cristo è centrale nella
nostra fede, l’essenza della fede
cristiana è che Dio si è rivelato
definitivamente in lui, nel suo
farsi uomo e morire e risorgere. Ma cosa diciamo delle altre
religioni che non hanno questa
rivelazione come riferimento, sono anch’esse vie di salvezza, portano alla meta, portano a Dio?
Il confronto, il dialogo delle
fedi, l’ecumenismo arricchiscono
il nostro credere e testimoniare?
E’ in gioco la nostra fede cristiana in questo confronto, il
prof. Ricca ha detto. O, meglio,
è in gioco il modo in cui essa
si è storicamente realizzata, misurata con le altre fedi e culture, fatta missione evangelizzatrice, la sua versione « occidentale e colonialista ». E’ nostro
dovere di credenti continuare la
missione, annunciare il regno di
Dio, l’evangelo dell’amore e della salvezza, ma è importante non
identificare Cristo ed il cristianesimo: Cristo e il modo come
lo abbiamo vissuto, realizzato,
annunziato nella nostra azione di
cristiani sono realtà diverse. Non
siamo legittimati a dire agli altri, a quanti credono diversamente da noi, o non credono affatto, che « extra Ecclesia nulla
salus ». Possiamo solo e dobbiamo dire che fuori di Cristo, fuori del valore universale del suo
evangelo non c’è salvezza.
Quali soluzioni sono state date nella storia e nella teologia
al problema del rapporto tra il
cristianesimo e le altre religioni? Ricca distingue tre categorie
di impostazioni.
L’impostazione « polemica »
che — dal discor.so dell’apostolo
Paolo sul « dio sconosciuto » a
Barth — concepisce tutte le religioni come sostanzialmente idolatriche. Il Dio cristiano è sconosciuto, « noi lo cerchiamo, se
mai riusciamo a trovarlo, come
a tastoni, benché Egli non sia
lungi da ciascuno di noi » (Atti
17: 27); solo nell’umanità di Cristo e nostra, nello scandalo della croce possiamo cercarlo e trovarlo.
Le impostazioni ireniche sono
oggi le più suggestive ma an
che fuorvianti. Da Cusano a Lessing hanno ritenuto che ogni religione è parziale, in ogni fede
c’è Un frammento di verità e che
solo messe insieme le diverse
verità si completano. La Chiesa
cattolica romana ha trovato congeniale questa impostazione, che
le offre il destro di proporsi come magistero, come quadro di
sintesi e ricomposizione del mosaico di frammenti.
Il prof. Ricca ha infine tracciato le piste di un’impostazione
ecumenica del dialogo tra le religioni. Varietà delle fedi come
espressione della ricchezza dell’uomo creato da Dio, Dio che
è stato straordinariamente fertile nella creazione; Gesù non polemizza mai con le altre religioni, egli misura la robusta fede
del centurione romano, si lascia
convincere dalla cananea, assume il samaritano come esempio
di amore e solidarietà umana.
Il regno di Dio, il cammino verso di esso è il cuore del suo
annunzio e le beatitudini del
Sermone sulla montagna sono le
coordinate, la « magna charta »
del regno di Dio. Ed infine, l’oratore ha concluso, c’è da dire
che il cristianesimo è in fondo
religione giovane ed avrà molto da arricchirsi dalle inculturazioni in Africa, in Asia, dal ripensamento della concezione cristiana nei quadri culturali delle
altre civiltà. Che possono meglio
rivelare un Cristo non ancora
conosciuto, un Cristo nascosto.
N. Sergio Turtulici
SOCIETÀ’ DI STUDI VALDESI
A confronto con la
cultura europea
Il Centro culturale valdese nasce sotto forma di fondazione - I nuovi membri del seggio
L’assemblea « ...prende atto
che la Tavola valdese e il Comitato del Centro culturale valdese
si sono orientati a costituire il
Centro culturale valdese sotto
forma di fondazione promossa
congiuntamente da Società di
studi valdesi e Tavola valdese.
Esprime parere favorevole alla
costituzione di una fondazione... ». Oltre la mezzanotte, dopo
un dibattito acceso, a larga maggioranza l’assemblea della Società di studi valdesi ha dato
via libera — per quanto di sua
competenza — ad una nuova
struttura, che avrà il compito
di gestire, coordinare e promuovere le attività storiche e culturali a cui daranno luogo in maniera congiunta CCV e SSV da
ora in avanti.
Ora la parola passa al Sinodo,
che sarà chiamato ad un pronunciamento, quale partner di
questa nuova forma giuridica,
ritenuta la più consona, che, per
usare le parole del moderatore
past. Giampiccoli: « Permette a
due soggetti di concorrere ad una
finalità comune, in modo che
questo centro abbia una sua
soggettività giuridica e fiscale ».
Come si sa da alcuni anni Tavola e Società di studi valdesi
Collaborano insieme con uomini,
mezzi, strutture al fine di realizzare una razionalizzazione e maggiore efficienza in quelle strutture già esistenti ma che ora devono rispondere alla crescente
domanda di interesse da parte
della nostra società verso il
« pianeta valdese » e il mondo
protestante italiano.
L’opportunità di dialogare con
la cultura italiana da parte della
nostra realtà avviene in questi
anni in forme del tutto privilegiate, grazie al grande contributo dei mezzi di informazione, se
non altro per il fatto di essere
minoranza. Le scuole che visitano il museo, le ricerche universitarie sulla storia locale e
religiosa, l’annuale convegno storico, il Sinodo, la riflessione teologica rappresentano innumerevoli istanze di confronto non
solo con la cultura, ma anche
con l’italiano medio.
Significativo banco di prova
sono state le occasioni fornite
lo scorso anno dal terzo centenario del Rimpatrio, che nelle
sue varie manifestazioni ha saputo creare momenti di enorme
successo.
L’assemblea è stata in parte
la sede dove questo consuntivo è
avvenuto: « Gli atti del convegno, pubblicati recentemente,
rappresentano un altissimo contributo scientifico », ha detto
Giorgio Bouchard; altri hanno
ribadito la dimensione europea
do,ve opera e sempre più deve
operare la SSV congiuntamente
al CCV. Linee di riflessione che
trovano da un lato ragioni di attualità, ma altrettante origini
storiche, in quella dimensione
internazionale che il movimento
valdese ebbe alle sue origini.
Retaggio storico che sembra oggi assumere tutta una pregnanza di riferimenti e di dibattito non solo culturale ma
‘sociale, etnico e religioso. Essere
figli di queste radici è un punto
di riferimento che non deve venire meno nel nostro tempo.
Se la decisione di andare verso la costituzione di una fondazione appariva la più consona
alle esigenze già delineate, non
sono mancate innumerevoli riserve provenienti da una parte
dell’assemblea, preoccupata di
impegnare la SSV in settori estranei a quelli che dovrebbero
costituire il suo ambito di attività.
Dal presidente Giorgio Tourn
era espressa, nella relazione,
l’indicazione del pericolo di un
isolamento della SSV, in mancanza di una configurazione giuridica e di obiettivi più chiari
per il Centro.
Alla fine dei lavori, come consuetudine, si sono definite le cariche sociali. Come vuole il nuovo statuto c’è anche il collegio
dei revisori. Lasciano il seggio
Franco Sappè, tesoriere, e J.L.
Sappè; entrano Enea Balmas e
Claudio Pasquet.
Italo Pons
Fede, testimonianza,
storia e conoscenza
Quali conseguenze sulla vita
culturale ha portato la crisi del
marxismo? E come ci rapportiamo, cittadini italiani ma credenti ed evangelici, ad un orizzonte
politico e culturale diffìcile da decifrare?
Questi interrogativi hanno sollecitato le relazioni di Giorgio
Bouchard e Giorgio Tourn, venerdì 24, neH’ambito di un’iniziativa del Centro culturale valdese
di Torre Pellice, dedicata alla
identità protestante nell’Europa
del ’90 e al ruolo dei centri evangelici in Italia.
Dall’intervento di Bouchard è
scaturito che la lezione più importante che possiamo trarre dal
crollo dei regimi dell’Est e dai
suoi riflessi nell’ambito della sinistra è la necessità di relativizzare: relativizzare le ideologie
(l’ideologia), i propositi, le attese millenaristiche che per decenni, consapevolmente o no, il popolo marxista (o meglio: terzinternazionaUsta) ha riposto nella lotta politica per il riscatto.
La militanza come è stata intesa per molto tempo ha profuso energie, vite, aspettative,
mettendo in campo aspirazioni e
utopie. Ora « dobbiamo collocare Marx al posto che gli compete nella storia », ha detto Bouchard verso la fine della sua
esposizione. Ne abbiamo fatto
« l’ideologia », ora esso va considerato per quello che è, inserito in una prospettiva storica,
considerandolo con il distacco
che l’orizzonte storico richiede.
Di qui anche i ripetuti accenni
alla necessità di rifarsi a Hegel
che hanno contraddistinto la relazione.
Quest’ultima si è chiusa con
una serie di indicazioni, di limiti e di sollecitazioni a cui rispondere, aperture e chiusure. Si
tratta di « chiudere » con chi sostiene che la storia è finita, con
il « pensiero debole », con le filosofie che riducono tutta la realtà a linguaggio, contro la filosofia dei « vincitori » di oggi, pragmatisti che rifiutano i « valori ».
Per contro ci sono delle aperture che forse possiamo e dobbiamo compiere: verso la cultura ebraica di questo secolo,
verso la Russia che si scopre
cristiana, verso la filosofia della
scienza e la teologia femminista,
verso il pensiero di Jimg piuttosto che verso Freud.
Elemento essenziale è dunque
la storia (e la consapevolezza di
vivere in essa, dimostrata dal
volume degli atti sul tricentenario del Rimpatrio, edito da poche settimane, ma anche dal densissimo libro collettivo su « Dio
e la storia»).
Nella successiva relazione
Giorgio Tourn si è spinto più in
là. Si tratta non solo di relativizzare le ideologie e di sottoporre le idee e l’agire politico
alla verifica storica. Occorre riconsiderare tutto quanto il modo di porsi di fronte alla realtà
che ci circonda e alla realtà nostra. Alla realtà del mondo e alla realtà dell’uomo. Non basta
ritornare a Hegel, occorre riandare a Kant. Definire i campi
d’indagine tuttora (come sempre) fondamentali, cercare delle
risposte a domande imprescindibili: il problema della conoscenza, il problema etico, il problema
della trascendenza e della metafisica.
Va precisato (e questa era la
seconda parte dell’intervento)
che gli evangelici devono rispondere a queste sollecitazioni in
un ambiente ben preciso come
quello italiano, formatosi storicamente come cultura essenzialmente letteraria (tra il XIV e il
XVI sec.) per poi essere (parzialmente?) in ombra, incalzato dagli approcci « saggistici » di altre culture, da quella anglosassone agli « Essais » dei francesi.
Una cultura, quella italiana, che
tuttora sembra rispondere all’idealizzazione del Manzoni per
una « convergenza di buone intenzioni per il bene di tutti »,
sulla via dell’annullamento dei
conflitti, e, negli aspetti deteriori,
alla ricerca del compromesso. (E
qui potrebbero sorgere domande e interrogativi inquietanti
proprio suH’attualità: come saranno le nuove relazioni tra imprenditori e maestranze, è questa la filosofia della « qualità totale », quale ruolo sociale sta
cercando il sindacato, c’è un’identità per l’opposizione; e ancora, non siamo pervasi giornalmente dal rischio dell’omologazione — lo intuì Pasolini che fu
comunista « diffìcile », in uno dei
tanti modi possibili — se solo
guardiamo al mondo delTinformazione o a come reagisce il
paese di fronte alla crisi del
Golfo?).
Di fronte a questo quadro la
chiesa valdese (ma il discorso
vale anche per le chiese metodiste) si è mossa, per Tourn, sul
terreno della testimonianza, che
si è esplicata nella teologia dell’agape (impegno politico e sociale e, internamente, diaconia),
nell’ecclesiologia e nella ricerca
di rapporti diversi tra chiesa e
stato, nell’enunciazione « profetica » cui ha dedicato tutta la
vita Vittorio Subilia. Ma forse,
oggi, dobbiamo guardare di più
a Giovanni Miegge: al suo amore
per un discorso razionale, per la
storia e per la propria fede soprattutto. Una fede che dobbiamo aver il coraggio di difendere sistematicamente.
La carne al fuoco era tanta,
tante le interrogazioni scaturite
anche dagli interventi del dibattito: non possiamo limitarci a
considerare la sola Italia o la
sola Europa in epoca di « villaggio globale »; forse bisognerebbe
parlare non di uno, ma dei molti marxismi sviluppatisi, specie
in Italia. E soprattutto bisognerebbe tener conto che, nel momento in cui si recita il « de
profundis » per le ideologie, c’è
quella che, invisibile, ineffabile,
ma inesorabile, collega uomini,
risorse, paesi nella logica dello
scambio e deH’economia, condizionando le vite e le culture.
Alberto Corsani
Protestantesimo
Rivista trimestrale edita dalla
Facoltà valdese di teologia
Via Pietro Cossa 42
00193 ROMA
Abbonamento annuo: per il 1990,
L. 28.000; per il 1991, L. 30.000
(da versare sul CCP 14013007 intestato; Libreria di cultura religiosa, Roma). Fascicoli sciolti;
L. 8.000.
E’ in distribuzione il fascicolo 3/1990, che presenta una
ricerca biblica di Adriana Gavina su « Battesimo e etica »,
un Taccuino ecumenico di
Paolo Ricca, dedicato a un
progetto di comunione fra
chiese riformate, metodiste
ed episcopali degli Stati Uniti, una minuziosa rassegna di
Fulvio Ferrario .sull’anabattismo svizzero, un aggiornamento di Gino Conte sul tema « Chiese e diritti umani »
(che fa il punto dopo la rassegna da lui pubblicata nel
19.39). Chiude il fascicolo la
presentazione del volume di
AA.VV., Filosofia ’8S (dedicato al problema della verità
c curato da Gianni Vattimo)
per la penna di Elena Bcin
Ricco. Seguono 22 recensioni
su temi vari.
5
31 agosto 1990
fede e cultura 5
UN IMPORTANTE MATERIALE PER LO STUDIO
Eresia e società
UN LIBRO DI DOROTHEE SOELLE
Per lavorare e amare
Un quadro tl insieme sulla società del tempo e gli approfondimenti
specifici: i catari, i valdesi medievali, la dissidenza francescana
La creazione è anche liberazione - Una continuità dal libro dell’Esodo fino alla salvezza
Questo il tema della seconda
sessione di storia medioevale tenutasi a Carcassone l’estate scorsa, di cui sono usciti ora gli Atti
in un bel volume di ben 473 pagine nella collezione della rivista « Heresis »
Suddivisa in 4 settori d’indagine (1. dualismo bogomilo-cataro, 2. valdismo, 3. ordini mendicanti e beghinismo, 4. ebrei e
stregoneria), quella sessione ha
interessato una ottantina di partecipanti in un cordiale scambio
intemazionale e interconfessionale, guidato da una quindicina
di esperti tra cui sette francesi
(Brenon, Cazenave, Duvernoy,
Godfroy, Paravy, Reltgen, Vauchez), due tedeschi (Harmening,
Müller), una bulgara (Denkova),
un inglese (Biller), un italiano
(Gönnet), uno statunitense (Cusato) e uno svizzero (Vicaire).
Ne è venuto fuori un insieme
di 13 relazioni (più una introduzione su eresia e società ed
una conclusione su un medioevo
senza eresia?), ognuna delle quali seguita da un nutrito dibattito, debitamente registrato e pubblicato. Rinartite nei 4 settori su
indicati, queste relazioni rappresentano adeguatamente le varie
problematiche, tutte imperniate
sul dato di fatto che i movimenti dissidenti e novatori, sorti in
Europa dopo il fatidico anno
mille, non furono tutti condannati come eretici, vuoi perché
alcuni non vollero rompere apertarnente con la Chiesa ufficiale
(è il caso di Francesco e dei suoi
primi seguaci), vuoi anche peché furono da questa opportunamente assorbiti nell’alveo del1 ortodossia (è il caso dei Poveri cattolici di Durando d’Osca
e dei Poveri riconciliati di Bernardo Prim). Così, dopo uno
sguardo globale alla società di
quel tempo, specie nel Sud francese, nella quale primeggiavano
e la « constatazione dolorosa dell’esistenza del male » e la necessità per molti di « fare una
buona morte », i vari relatori
hanno affrontato successivamente lo svolgersi della dissidenza
dal pre-catarismo al catarismo
vero e proprio attraverso il bo
Manifestazioni
dolciniane
Le tradizionali « celebrazioni dolciniane • avranno, quest'anno, il seguente svolgimento:
• sabato 8 seiettnbre: ore 21,
presso la sala della Comunità montana bassa valle Cervo e valle Crepa, a Tollegno (piazza del Municipio) si terrà un dibattito sul tema
« Cultura e lingue locali; eguagliaitza e fraternità ». Introdurrà Giorgio
Tourn, presidente della Società di
studi valdesi.
• domenica 9 settembre:
— ore 9.30, alla Bocchetta, di Margoslo (panoramica Zegna a Trivero}; culto con Santa Cena all'aperto; presiederà il pastore
Giorgio Tourn;
— ore 11, al cippo di Fra Dolcino in
vetta al monte Massaro (1/4 h.
a piedi): Assemblea della Ca 'd
studi dóssinian (Centro studi
dolciniani):
— ore 13: agape fraterna con
pranzo al sacco. (Eventuale appoggio alla baita del Margosio);
— pomeriggio; canti e balli della
tradizione alpina e operaia.
• domenica 16 settembre: marcia sul percorso dolciniano da Bassa (Valsesia) a Ruello e Massaro
(Triverese) attraverso la • parete
calva ».
Per informazioni: Rivolgersi a
Piero Delmastro, via Verceilotto 3,
Cessato - Tel. 015/94271.
gomilismo bulgaro e bosniaco,
la diaspora valdese dalla Francia sud orientale alla Polonia
(ivi compresa la cosiddetta « internazionale valdo-taborita »), la
dissidenza francescana e l’apostolicità domenicana, il fenomeno del beghinaggio tra ortodossia ed eresia, la minoranza ebraica in Linguadoca e la trasformazione dell’antica magia nella
stregoneria della fine del medioevo.
Ecco alcuni dei temi più dibattuti:
1) l’origine orientale del dualismo occidentale: non accertata
documentariamente — se non
per fini polemici — una propagazione geografico-storica dell’eresia che dalla Persia di Manes sia giunta in Italia e in Francia attraverso i pauliciani anatolici e i bogomili bulgari e
bosniaci (Duvernoy, Brenon, Denkova). Cosi, è stata rievocata
l’antica « querelle » MorghenDondaine degli anni ’40-’60 del
nostro secolo, se cioè i primi
focolai di opposizione alla Chiesa ufficiale, nati un po’ dappertutto nell’Europa centro-occidentale a partire dal mille, siano
il prodotto spontaneo di genti
spesso incolte venute chissà come alla conoscenza diretta delle Sacre Scritture (Morghen), oppure siano la reviviscenza di antichi miti orientali fondati sull’antagonismo (assoluto o relati
vo) dei due principi del Bene
e del Male (Dondaine).
2) i catari « buoni cristiani »;
rivalutata la primitiva identità
protocristiana dei catari (Brenon) e dei bogomili (Denkova)
i quali, pur facendo una lettura
dualista dei Vangeli e credendo
in un Cristo senza croce, hanno
voluto fondare delle chiese alternative, più fedeli al modello
del cristianesimo primitivo.
3) la fondamentale unità dei
valdesi medievali che, pur con
tutte le variazioni dovute a tempi e luoghi diversi, sarebbero
stati concordi in molte delle loro prese di posizioni antisacerdotali e antiritualistiche (Biller,
Paravy, Gönnet).
4) la dissidenza francescana:
più verso il mondo che verso la
Chiesa, anche se il tardivo irrigidimento della Curia romana (o
avignonese) finì per allargare il
solco tra l’ala destra dei conservatori e l’ala sinistra degli
spirituali gioachimiti (Cusato).
Giovanni Gönnet
' Christianisme médiéval: mouvements dissidents et novateurs. Actes
de la 2.e Session d'Histoire médiévale
de Carcassonne organisée par la
C.N.E.C./Centre René Nelli, 28 août-l.er
septembre 1989, sous la présidence du
professeur André Vauchez (« Keresis »
n. 13 et 14). Gap, Imprimerie LouisJean, 1990, p. 473.
AGAPE
Potenza
e debolezza di Dio
Cinquanta partecipanti al settimo incontro di
ebrei e cristiani - Di fronte all’antisemitismo
Dal 15 al 22 luglio ha avuto
luogo presso il Centro ecumenico di Agape (Frali, Torino) il
VII Incontro internazionale ebrei cristiani. Una cinquantina di
partecipanti, di otto paesi europei, ha affrontato il tema « Potenza e debolezza di Dio ».
Sulla base di numerose citazioni di autori ebrei, il pastore
Martin Cunz di Zurigo e il prof.
Paolo De Benedetti, docente di
giudaistica, hanno offerto una
panoramica dei principali « interrogativi di Auschwitz ». Il primo ha ravvisato nella domanda
« Dov’era l’uomo ad Auschwitz »?
l’interrogativo più inquietante,
mentre il secondo ha riproposto anche l’interrogativo sul silenzio di Dio.
La prof. Hanna Safrai, di Gerusalemme, impegnata in Israele
nella formazione teologica per
donne, attualmente in Europa
per ricerca, ha affrontato il tema
della potenza di Dio nella tradizione ebraica ed ha introdotto,
la lettura di alcuni testi rabbinici sullo stesso tema.
Il past. Wilhelm Zuidema, dopo una introduzione su culto e
sacrifìcio nella Bibbia, ha affrontato il tema della « aqedah »,
cioè del « legamento » di Isacco
(Gen, 22), che nella storia della
tradizione ebraica è spesso servito ad interpretare le sofferenze di Israele.
La dott. Daniela Tau, rabbino
in seno alle comunità ebraiche
cosiddette riformate, ha tenuto
una lezione sulla salvezza e la
redenzione nella Bibbia ebraica. Anche nel caso di Zuidema
e Tau, le lezioni sono state seguite da gruppi di lavoro su materiali distribuiti dai relatori.
L’intervento conclusivo è stato
affidato al dott. Peter Winzeler,
teologo a Berlino, che ha parlato
sulla « giustizia di Dio nella realtà del mondo ». L’incontro si è
conclusa con un culto curato
dalla dott.ssa Tau e dal prof.
Daniele Garrone, della Facoltà
valdese di teologia, che hanno
commentato rispettivamente il
testo del Pentateuco e la lettura
profetica prevista per quel gio,rno, che era sabato. Essendosi celebrato il giorno precedente il
kiddush, cioè l’inizio del sabato,
il culto si è concluso con la
avdalah, cioè la liturgia di uscita dal sabato. Una serata è stata dedicata a uno scambio di vedute sulla rilevanza teologica,
politica e culturale del dialogo
ebraico-cristiano nel quadro della nuova situazione europea e di
fronte ai segnali di antisemitismo.
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Dorothee Sòlle, tedesca, evangelica, è una nota teologa europea. In questo suo ultimo libro:
Per lavorare ed amare - Una
teologia della creazione, rivela
una vena cristallina di pensiero
teologico, forte e fresca, una tendenza ad uscire provocatoriamente fuori dagli schemi. « Oggi mi
occorre coniugare — scrive — la
mia prima posizione teologica
centrata sul "solus Christus” con
una nuova conoscenza di Colui
che è la fonte stessa della vita ».
C’è una tradizione teologica e
di fede delle chiese storiche che
ha fatto apparire e sentire Dio
come distante, inaccessibile, dice
la Solle. Questa concezione ha determinato separatezza fra noi e
Dio, fra noi e gli altri, fra noi e
la natura creata. Dio è invece
Dio-con noi. Essere-che entra in
relazione.
« La Sua solitudine, il suo bisogno di amore è stato l'inizio della
creazione ». La creazione è anche
liberazione e non è conclusa. Dio
continua il processo di liberazione iniziato con l’Esodo, ha bisogno del nostro amore come noi
abbiamo bisogno di lui, ci ha
chiesto una libera collaborazione
al suo piano di salvezza. E’ una
predicazione forte sulla speranza cristiana, quella della Solle. Il
lavoro e la sessualità vissuti secondo il disegno divino, la relazionalità solidale con gli altri sono
espressioni della nostra umanità
che ci mettono in relazione con
Dio, ci fanno diventare co-creatori, co-artefici della creazione. Ma
lavoro, rapporti amorosi, solidarietà sociale sono stati deviati, alienati e mercificati dallo sviluppo
della civiltà. E’ stato il capitalismo ad alienare il lavoro umano,
a corrompere i rapporti d’amore,
gli scambi sociali. Ed una mano,
un contributo decisivo l’ha dato
il cristianesimo. Diciamo subito
che questa è la parte meno convincente del bellissimo discorso
della teologa di Colonia, la più
trasgressiva e talora disturbante.
Dorothee Sòlle soffre il disagio di
questo tempo, di questa nostra
civiltà. Come quanti sono cristiani coerenti, come quanti cercano
di orientarsi secondo dettami
spirituali ed etici. Del resto, anche quanti si acquattano nel conformismo corrente, nel sogno triviale delle merci, negli egoismi
narcisistici del privato percepiscono indistinte paure ed angosce. L’analisi che Sòlle ripete da
Marx deH’alienazione e dei guasti umani e sociali del capitalismo resta attuale, anche se gli
idoli del marxismo erano fallaci
e Sono franati con le speranze
di tanta gente onesta. Ma se rimuoviamo il capitalismo ci ritroviamo il medioevo alle spalle e
terra bruciata davanti. Così anche mi sembra molto discutibile
raffermazione che « la religione
ha favorito e sorretto ideologicamente il sistema di lavoro dipendente », vissuto come maledizione dal lavoratore, ma accettato
come essenziale alla salvezza
eterna « grazie all’etica protestante del lavoro, nata insieme al
capitalismo ». Se il capitalismo è
il regno del male tanto mi dà che
l’evangelismo protestante è stato
opera del demonio ed entrambi i
termini dell’equazione sono assurdi. L’etica protestante, insistendo sulla vocazione e responsabilità individuale, ha esaltato
più il lavoro franco deH’imprenditore che quello subordinato
dell’operaio. Ma alla miseria delle classi subalterne la tradizione
cristiana aveva offerto solo il conforto consolatorio della beatitudine nei cieli, che ne perpetrava la
sottomissione. Le chiese protestanti seppero dare al lavoratore
salariato la dignità di un ruolo
nella comunità dei credenti e civile, qualche volta anche gli strumenti per mettersi in proprio.
Sgomberato quanto sento ostico nel disegno di Sòlle, resta l’ampiezza di orizzonti che ella propone all’impegno cristiano. Una sfida esaltante dopo Basilea e
Seoul, dopo l’impegno solenne
delle assemblee mondiali delle
chiese cristiane di lavorare insieme alla pace, alla giustizia, alla
conservazione dell’integrità del
creato. Sòlle propone alla nostra
riflessione la lezione profetica che
nel 1854 il capo pellerossa Seattle
seppe dare al « gran capo » di
Washington (e che il limite di spazio costringe a riassumere): « Come potete comprare e vendere
il cielo, calore della terra? Quest’idea ci sembra davvero singolare. Se noi vi vendiamo la terra,
voi dovete ricordare che ogni parte di questa terra è sacra per il
mio popolo... I fiumi sono nostri
fratelli: essi spengono la nostra
sete. I fiumi portano le nostre canoe, nutrono i nostri bambini...
Noi sappiamo che l’uomo bianco
non la pensa come noi. La terra
non è sua sorella, ma è il suo
nemico e quando l’ha conquistata
l’uomo bianco se ne va. Egli tratta sua madre, la terra, e suo fratello, il cielo, come cose che si
possono comprare, saccheggiare,
vendere, come fossero pecore o
perle luccicanti. Il suo spirito divorerà la terra e si lascerà alle
spalle soltanto un deserto ». Finiremo di distruggere il creato e
la nostra convivenza se non sapremo recuperare nella vita di
ognuno la connessione divina che
esiste fra tutte le cose create e
viventi; Sòlle avverte: « Credere
nella creazione ponendosi dal
punto di vista di una tradizione
religiosa che mantiene stretti legami con la natura significa affermare la sacralità di ogni vita sulla terra anziché solo della nostra ». Una siffatta concezione è
femminista, per Dorothee Sòlle:
Dio e l’essere umano si spartiscono la terra, ima madre terrena
ed un Dio sono dipendenti l’uno
dall’altra come dipendente è l’amore.
Progetto comune e
relazione d’amore
Nel disegno di Dio il lavoro
umano, l’amore sono intesi come
doni che ci fanno trovare la nostra vera umanità riferendoci
agli altri, fisicamente e spiritualmente. « Un progetto comune è
essenziale in una relazione d’amore. E se il progetto è troppo limitato e impedisce la crescita dei
suoi ideatori, la relazione può
rompersi. Il più grande progetto
che si possa immaginare è la lotta per la giustizia che Gesù chiamava il Regno di Dio. La fame di
giustizia è una componente dell’energia d’amore che si sprigiona in un rapporto sessuale ». Il
lavoro che abbiamo alienato dall’uomo, la sessualità che abbiamo degradato al rango di merce
e bene di consumo « rientrano all'interno del progetto divino sul
nostro essere che è stato affidato
alla specie umana dal principio e
che noi sperimentiamo come progetto storico di liberazione ».
L’uomo vecchio « chiamato a
morire con Cristo per rinascere
nuovo con Lui », conclude Sòlle
citando Paolo (Romani 6: 3-6), è
un egoista e un impotente. L’uomo nuovo, se vorrà salvarsi con il
creato, dovrà essere un contraddittore e un resistente. Dovrà
amare la vita. «Tu che ami la vita » è un vecchio modo di chiamare Dio.
« Sia questo anche il nostro nome per sempre ».
N. S. T.
D. SOELLE. Per lavorare e amare. Una
teologia della creazione. Torino. Claudiana. 1990. pp. 177. L. 22.000.
6
6 prospettive bibliche
31 agosto 1990
ALL’ASCOLTO DELLA PAROLA
IO SONO
COLUI CHE SONO
Es. 3: 13-14: E Mosè disse a Dio:
Ecco, quando sarò andato dai figliuoli d’Israele e avrò detto loro: l’Iddio
dei vostri padri m’ha mandato da
voi, se essi mi dicono: Qual è il suo
nome? Che risponderò loro? Iddio
disse a Mosè: « Io sono colui che sono ».
Poi disse: « Dirai così ai figliuoli
d’Israele: L’Io sono m’ha mandato
da voi ».
L’identità tra
autenticità e ruolo
Vorrei iniziare questa meditazione
citando una poesia di P. Lagerkwist,
scrittore del nord Europa, che mi
sembra attinente e riassuntiva del
contenuto teologico di questo testo.
« Uno straniero è il mio amico. Qualcuno che non conosco. / Uno straniero lontano, molto lontano. / A causa sua il mio cuore è nella distretta, /
poiché lui non si svela, non si esplicita. / Poiché forse lui non c’è! / Chi
sei, come ti chiami? Come ti devo
chiamare? / Tu, che riempi il mio
cuore della tua assenza / che riempi
l’intera terra della tua assenza? ».
Si potrebbe finire qui questa meditazione, in silenzio. Perché questa
poesia che ho tentato di tradurre e
adattare al testo mi sembra cogliere
in toto il senso, la direzione in cui
il testo si muove. Esodo 3: 13-14 è
una grande metafora su Dio, sulla sua
identità. Metafora che forse andrebbe lasciata stare. Non spiegata, investigata, esplicitata, no! E’ con fatica dunque che provo ad annerire
qualche pagina per commentare il testo.
Il nome, l’identità; chi sono io, si
chiede Mosè; chi sei tu, chiede a Dio.
Il nome, di questi tempi è argomento
di dibattito e di discussione. Ci si divide, si dibatte sul nome, sulla cosa.
Come vi chiamerete? Cambierete il
vostro nome? Prima il nome? Prima
la cosa? Naturalmente mi riferisco
all’intricato dibattito in corso nel
PCI, ma questo è solo uno dei tanti
esempi. Che dire della riflessione che
ha investito anche la EGEI, i credenti, uomini e donne: una riflessione
condotta dalle donne impegnate nella militanza evangelica e politica, sul
problema della identità, del vissuto
personale, della soggettività?
Chi sono? Questo o quello? Qggi
sono questo, e domani? Cosa costituisce veramente il mio io, cosa mi
fonda, su cosa mi appoggio? Qgnuno
di noi ha un nome che ci viene dato
e che ci permette di identificarci.
Chi non è rimasto catturato dal fascino e dal mistero della rivelazione
del « nome » di Dio, nel racconto di Esodo 3, del Dio che si rivela, eppure rimane elitre, si fa conoscere, eppure rimane inconoscibile. Come
leggere quel racconto, e quali indicazioni ricavarne per la vita dell’oggi e
del domani?
Tra le tante letture che se ne sono fatte, proponiamo questa; provvisoria, come le altre, approssimata, parziale, discutibile, provocatoria e,
proprio per questo, interessante e profonda, (red.)
Come ti chiami? Questa è la domanda che spesso rivolgiamo e che ci
viene rivolta. Eppure la crisi dell’idendità non è risolta dall’avere un
nome. Abbiamo anche nella maggior
parte dei casi una professione, un
ruolo sociale, eppure la domanda dialettica, conflittuale per molti di noi,
sul chi siamo veramente, rimane nel
nostro orizzonte. Lo scarto, lo scollamento tra ciò che sono e ciò che gli
altri sanno di me, che poi è lo scarto tra l’identità attribuitami e la mia
soggettività, rimane come un problema irrisolto.
Ma per gli uomini e le donne dell’Antico Testamento il nome era qualcosa di più che un appellativo. Era lo
svelare la propria soggettività, la
propria essenza più profonda. Per
questo motivo Mosè chiede a Dio:
Chi sei tu? Non come ti chiami o come ti hanno chiamato! Chi sei tu veramente. Non come ti devo chiamare, ma qual è il tuo mistero. Il mistero. Ciò che Mosè chiede a Dio, ciò
che gli preme conoscere per conto
del popolo d’Israele è il mistero di
Dio.
La domanda su Dio
e su noi stessi
Dalla domanda che Mosè si pone:
« Chi sono io per andare », si arriva
alla domanda su Dio. Il popolo vuole sapere e saperne di più! Non gli
basta più un cenno, una traccia, una
promessa, comincia a investigare su
Dio. Investigare significa averlo in
mano, catturarlo, cristallizzarlo nella
propria comprensione. Il popolo diventa l’investigatore sulle tracce, sulla traccia di Dio. Vogliamo sapere
chi sei, entrare nel tuo mistero, farti
oggetto della nostra comprensione!
Tutto questo, e anche di più, sta dietro alla domanda di Mosè. Una domanda precisa, dirompente, forse
drammatica. Ma è tuttavia una domanda giusta e legittima; anzi, è
una domanda giustificata.
Una domanda irrinunciabile per
chi ha a che fare con Dio.
Con chi ho a che fare? Dammi no
tizie di te. E’ la domanda ultima, disperata, dell’essere umano che conoscendo Dio forse vuole conoscere se
stesso. Forse l’aspetto tremendo di
questa domanda è che la domanda
su Dio è una scorciatoia per capire
chi siamo noi e risolvere il problema del senso della nostra vita. Questa vita che ci trasciniamo dietro,
che spesso ferisce, domina l’altro,
che ci ferisce e ci domina. Questa
vita che è però tutto ciò che abbiamo, qualcosa di grandioso per ognuno unica e irripetibile. Sono colui
che sono, risponde Dio a Mosè.
La risposta di Dio
è un itinerario
c’è una risposta; anzi: la risposta!
Non c’è un silenzio di morte, non c’è
il nulla, l’indifferenza. C’è una risposta. Forse enigmatica, incomprensibile, ma una risposta che è relazione,
rapporto. Sono colui che sono, che
sarò, che diventerò, sono percorso,
un itinerario tutto da compiere. Sono
colui che ti incontrerà e che ti darà
appuntamento. Sono colui che non
puoi guardare nel viso, ma ti risponde e ti chiama, e ti promette. Sono colui che è altro, che non è integrabile, che è separato da te, sono
una alterità. Sono uno straniero.
E come straniero sono separato da
te, non puoi fissarmi, « cosificare »
la mia estraneità. Forse puoi toccarmi, sfiorarmi, ma non puoi conferirmi una struttura definitiva.
Dio è presente in questa risposta
che rimanda aH’avvenire, a un qualcosa ancora da compiersi. Non sono
ciò che sono stato! Sono presente
nell’azione, nel divenire.
Dio non è imprescindibile e immutabile; è invece in cammino, è futuro o almeno in questo modo cerca
di spiegare agli esseri umani il suo
nome.
Ecco il giuoco, la metafora della
risposta di Dio. Io vi rispondo con
una Parola che si fa traccia, e in questa traccia io esisto, io sono, io significo, senza apparire.
La traccia significa passare, parti
re, essere in movimento. La traccia
di Dio non è qui appartenenza, ruolo,
passato, rimpianto, ma appunto un
segno del suo esserci. Un segno che
si insinua nelle nostre vite e porta
dei dubbi con sé, svela delle speranze... Un passare di cui mi è difficile
liberarmi. La traccia è la vistosità di
qualcosa che rimane invisibile.
Una risposta contraddittoria quella di Dio a Mosè?
Forse sì! La risposta di una presenza che sfiora l’assenza, una promessa di rimanere, di essere con
l’essere umano, che si fa subito inquietudine. Non si tratta di un rapporto con un essere ignoto, ma con
il Dio conosciuto da un lato e ancora
tutto da scoprire dall’altro.
La metafora della risposta di Dica Mosè è in questa traccia che Dio
mi lascia, ma che mi impedisce di
accedere al suo mistero, alla sua soggettività. Io sono colui che sono, io
ho una biografia, e tu? Io ti lascio
una traccia, ti invito ad un appuntamento; tu sarai sempre in ritardo,
perché io sarò già altrove, ma ti lascio una traccia. Ti invito e vi invito
a porvi in modo serio il problema della vostra identità. Vi invito a disdire
e a disdirvi dalle vostre false identità.
Vi invito a voler essere e non a voler avere. Vi invito a non identificarvi in voi stessi, nei vostri ruoli. Perché cercate le cose, perché non cercate un itinerario, una biografia?
Non sono il vostro modello, non mi
imprigionerete nelle vostre categorie.
Rimango mistero, mistero di una
traccia. Però vi ascolto e vi rispondo,
vi aspetto neH’itinerario della traccia.
Incontrare l’altro
senza assimilarlo
Il problema non è sapere di più
sul conto di Dio. Seguire spasmodicamente, come un investigatore diligente, la sua traccia. Essere a sua
immaginne e somiglianza esprime
forse il desiderio di entrare in questa
traccia. Nella traccia di Dio è possibile incontrare gli altri senza assimilarli, senza integrarli.
Un incontro questo di una grande qualità, perché nella nonviolenza
dell’incontro, nella vicinanza che si
fa subito distanza ho la possibilità di
rispettare l’identità dell’altro, poiché anch’io sono accettato e riconosciuto non come proiezione di desideri altrui, ma nella mia esclusiva e
autentica identità.
Manfredo Pavoni
7
31 agosto 1990
obiettivo aperto
LE NUOVE STRATEGIE DELL’INDUSTRIA DEL TABACCO
Guardiamo al di là di quella coltre di fumo
«Secondo i dati dell’Organizzazione mondiale
della sanità il consumo di tabacco nei paesi occidentali diminuisce dell’1,1% all’anno. Per contro,
il consumo annuale di tabacco nei paesi in via di
sviluppo aumenta del 2,1%. Il numero dei fumatori
americani non ha mai smesso di diminuire dopo la
seconda guerra mondiale ma questa evoluzione, favorevole alla loro speranza di vita, si accompagna
ad una tendenza fatale ai loro fratelli e sorelle dei
paesi in via di sviluppo».
« Il tabacco resta la droga consumata più comu
nemente e più largamente diffusa. Si sa che è mortale ma il suo consumo è legalizzato in tutto il mondo. Ogni anno circa due milioni e mezzo di persone
muoiono a causa del tabacco».
Sono alcuni passaggi di un interessante articolo
che Candace Corey, ricercatrice presso la « Commission médicale chrétienne», un organismo che opera
aH’interno del Consiglio ecumenico delle chiese. L’articolo apre il n. di maggio della rivista « Contact »,
pubblicata a cura della Commissione e dedicata al
problema del fumo nel mondo, di cui riportiamo
alcune parti. Sono riflessioni che è utile fare, proprio ora che una legge italiana impone ai fabbricanti di stampare sulle confezioni di sigarette messaggi che illustrano la nocività del fumo.
Putroppo l’economia mondiale viaggia a due (o
più) velocità, e proprio nelle zone del pianeta che
più avrebbero bisogno di sviluppare un’economia che
garantisse almeno la sopravvivenza si sta trasferendo il boom del tabacco. Riflettiamoci, se vogliamo finalmente ragionare in termini di « villaggio
globale ». (a- c.)
E' verso il 1920 che si cominciò a diffondere informazioni
scientifiche sugli effetti nocivi
del fumo, ma si dovettero attendere gli anni '50 perché venisse
dato l’allarme. Le prove accumulate da allora indicano senza
ombra di dubbio che il fatto di
essere esposti al fumo del tabacco si accompagna al rischio
accresciuto di morte, di malattie, di infermità, di perdita di
produttività e di diminuzione
della qualità della vita.
Il fumo è collegato al cancro
ai polmoni, alla bocca, alla laringe, alla trachea e ai bronchi,
all’esofago, al pancreas, ai reni
e alla vescica, a cui vanno aggiunte le malattie cardiache, cerebrovascolari e vascolari, la
bronchite cronica e Fenfisema.
Quando fumano delle donne
incinte, questo aumenta i rischi
di aborto, di morte del feto o
del neonato, di parto prematuro; i loro bebé sono spesso di
peso inferiore alla media.
Nei paesi in cui la qualità dell’alimentazione e delle cure per
la salute lasciano a desiderare,
gli effetti nocivi del fumo sono
ancora più marcati. E quanti
non fumano, ma vivono a contatto con dei fumatori, corrono
gravi rischi.
L’effetto di
assuefazione
Nel suo 20» rapporto sul tabacco, il « Surgeon General » degli USA giunge a una conclusione molto netta: il tabacco crea
una dipendenza allo stesso mo
nite dal governo. Questa tattica
è proseguita con il secondo conflitto mondiale e con la guerra
di Corea. I pacchetti erano imballati con una confezione « anonima », ed erano distribuiti insieme alle razioni militari. Dopo la Corea, tuttavia, i fabbricanti ebbero l’idea di un « colpo » che ormai figura nei manuali di gestione come esempio
classico di marketing: cominciarono a sfruttare l’abitudine al
fumo offrendo le loro sigarette
in confezioni attraenti, e ricorrendo a tecniche pubblicitarie
raffinate. Nasceva l’immagine
dell’uomo-Marlboro.
I veri cow-boy che fumano
Ma riboro muoiono di cancro ai
polmoni e di enfisema, ma la
loro immagine romantica non
mette su le rughe. Con il calo
dei fumatori negli USA gli specialisti della pubblicità al servizio dell’industria del tabacco si
sono messi a trapiantare abilmente l’uomo con la Marlboro
nei paesi in via di sviluppo.
Ci sono sette grandi compagnie multinazionali, di cui quattro di origine americana. Verso
la metà degli anni ’70, le multinazionali avevano assorbito le
fabbriche nazionali di sigarette
Sudamericane, cominciando con
il fare abolire le barriere commerciali che limitavano la vendita, ricorrendo poi a metodi
pubblicitari americani destinati
a moltiplicare il numero dei fumatori. Le risorse finanziarie limitate delle popolazioni sudamericane si sono trovate così « stornate » verso l’acquisto di un prodotto straniero non essenziale, e
Il fumo come soddisfazione del bisogno di imitazione: imitare i
grandi, o i personaggi « vincenti ».
do dell’eroina. Il rapporto indica che la sola differenza tra fumare sigarette e iniettarsi eroina sta nel fatto che è la prima
ipotesi ad essere più pericolosa.
Il totale dei 300.000 decessi annuali legati negli USA al tabacco è di oltre trenta volte supe
tiore ai casi di morte per effetto di stupefacenti.
Esperti nell’arte
di persuadere
Il grande balzo del tabacco
risale alla prima guerra mondiale, quando il morale delle truppe americane in trincea era sostenuto a colpi di sigarette for
sempre più terre coltivabili so
no state destinate alla coltura
del tabacco.
La « British American Tobacco » (BAT) è la più grande multinazionale del settore. Secondo
il suo rapporto annuale la BAT
ha realizzato 55 milioni di dollari di benefici nelle proprie
succursali africane, di cui 4 milioni in Kenia. In questo paese, secondo « Health Action », la
percentuale dei fumatori cresce
dell’8% ogni anno, e questo è un
record storico: la principale ragione risiederebbe nella strategia commerciale delle multinazionali del tabacco.
Come in altri paesi, la pubblicità per le sigarette in Kenia
ricorre alle imprese sportive, al
successo intellettuale e all’attrattiva sessuale per far vendere i
propri prodotti. Nelle televisioni del Kenia si vedono robusti
giocatori di calcio fumare le loro sigarette dopo aver vinto la
partita. I loro tifosi, che vengono a complimentarli, applaudono cantando lo slogan della BAT :
« C’è una sola cosa che il Kenia
ama più del calcio: Sportsman »
(che è ovviamente un marchio
BAT, Kenya limited). La BAT
sovvenziona anche le attività dell’associazione della stampa, e
questo le assicura la massima
pubblicità da parte della stampa che segue le manifestazioni
locali. Allo stesso modo la Mariboro finanzia da più di 10 anni
il Rally Safari, manifestazione
automobilistica a livello mondiale, più conosciuta come « Rally
Safari Marlboro ».
Asia: conquista
o rovina?
Preoccupate tuttavia per la costante diminuzione dei fumatori
in Occidente, le multinazionali
si sono allora rivolte verso
l’Asia: « JJn brillante avvenire
nel Pacifico asiatico », diceva un
titolo nel numero del settembre
’87 della rivista « World Tobacco ». Il sottotitolo era chiaro:
« Un potenziale di crescita - Più
fumatori ».
Un altro articolo riferisce con
meraviglia delle « immense possibilità offerte dalla Cina, il più
grande mercato mondiale della
sigaretta ». E un responsabile
dell'industria del tabacco ha dichiarato al giornale « Tobacco
Reporter »: « Vogliamo l’Asia ».
E’ solo da poco che i fabbricanti
americani hanno potuto penetrare sui mercati deH’Èstremo
Oriente. In Giappone è permessa la pubblicità televisiva delle
sigarette, e gli spot mostrano
soprattutto cow-boy e donne fascinose; inoltre la promozione di
sigarette americane viene fatta
anche con la distribuzione di
campioni gratuiti. Le multinazionali chiedono non di aprire nuovi mercati, ma di orientare i
fumatori locali verso le marche
americane.
11 fatto è, però, che in Giappone e negli altri paesi che hanno ceduto alle multinazionali, il
consumo di sigarette è aumentato del 2% parallelamente all’intensificarsi della pubblicità.
Va detto, preraltro, che ci sono
anche manifestazioni di protesta
contro questo processo, a Taiwan e in Corea. All’inizio di quest’anno Singapore ha deciso di
rafforzare la campagna anti tabacco proibendo ogni pubblicità
di questi prodotti.
Il governo USA non conta più
sul tabacco per vincere le guerre, ma vi conta per l’economia
nazionale. L’industria stessa afferma che la produzione di tabacco è fonte di impiego e offre agli agricoltori una rendita
stabile e sicura.
non altro a breve termine. I
proprietari terrieri del Bangladesh guadagnano due volte di
più, con la stessa manodopera,
su terre utilizzate per coltivare
il tabacco che non su quelle dove si coltivi il riso, alimento
base del paese.
Secondo l’Organizzazione mondiale per la sanità, circa 4,3 milioni di ettari di terre arabili e
di zone agricole nel mondo sono utilizzati per la coltura del
tabacco. Tale percentuale (pari
salute, i prezzi da pagare per
le cure.
Come ha dimostrato l’OMS
ciò che un paese guadagna con
la produzione di tabacco è più
che « bilanciato » dalle perdite
economiche dovute alle morti
premature, alle fatture dei medici, agli incendi causati da fumatori imprudenti, alla perdita
di produttività e all’assenteismo
dovuti alle malattie collegate al
tabacco. Solo negli USA queste
passività sono state calcolate in
(ÌOl.D 1.1. \!
*.f__........
Pubblicità di sigarette americane in Africa: il vero volto dell’economia del tabacco.
allo 0,3 della superficie totale^
è decisamente elevata in alcuni
paesi come il Malawi (4 3%). la
Bulgaria (2,5%), lo Zimbabwe
(2%) e la Cina (l,l®-''o)
Dal canto suo, la Comunità
europea consacra ogni anno 633
milioni di dollari al sovvenzionamento di produttori di tabacco. In Grecia il 6% della popolazione lavora nel settore (la
Grecia è al decimo posto nella
lista degli esportatori mondiali).
Per invertire la tendenza occorre quindi trovare i mezzi per
incoraggiare altre colture.
Un albero
per 300 sigarette
L’abitudine di fumare non ha
dei costi solo in termini di vita
umana e di terre, essa costa anche degli alberi. Richard North,
nel libro « The reai cost », calcola che quasi la metà del tabacco coltivato nel mondo viene fatto essicare su fuochi alimentati a leena. Si può stimare che all’incirca più di un milione di ettari di foresta vengono per questo distrutti nel mondo: l’equivalente di un albero
per 300 sigarette prodotte nel
terzo mondo, Qvviamente gli
abitanti di queste regioni devono andare sempre più lontano
per cercare il combustibile di
cui hanno bisogno.
Tabacco
e agricoltura
Gli agricoltori del terzo mondo, come quelli dei paesi americani, si sono accorti che è redditizio far crescere il tabacco, se
Non è tutto oro
ciò che fuma
Il denaro contante che la produzione di tabacco fa intravvedere a breve termine alle nazioni incita spesso a trascurare
fattori come il disboscamento, il
prezzo da pagare in termini di
60 miliardi di dollari all’anno.
I paesi in via di sviluppo pagano anche in termini di sussidi
ai coltivatori di tabacco. Nel terzo mondo il fatto di scegliere
rL destinare le terre alla produzione del tabacco piuttosto che
alle colture alimentari può costare a una nazione la propria
autosufficienza alimentare.
Per farla breve: il tabacco non
rende nulla, salvo che alle multinazionali.
Invertire la tendenza
Dato che il consumo di sigarette diminuisce in Occidente, le
multinazionali del tabacco contano — nel vero senso della parola — sulla possibilità di trovare un numero sufficiente di
nuovi fumatori nei paesi in via
di sviluppo per compensare questo calo, almeno a breve termine. Ma esse sanno che a lungo
termine le loro prospettive di
ei-esc’ta si riducono in ragione
di ogni decesso dovuto al tabacco, con ogni rivelazione sui rischi che esso fa correre, con ogni
presa di coscienza.
Ancora nel 1981 i portavoce
dell’industria del tabacco negavano ogni relazione di causa ed
''fieno tra il tabacco e le malattie. Qra tradiscono se stessi
quando si mettono a diversificare la loro attività in ogni ab
tro settore, dall’alirnentazione ai
prodotti petroliferi, passando
per le assicurazioni.
In fin dei conti, è ai consumatori che spetta il compito di
proteggersi contro queste aziende. Quando i governi hanno altre preoccupazioni, è l’individuo
che deve fare la propria scelta.
Chi resiste alla manipolazione
sarà capace di dire di no al tabacco.
Candace Corey
8
8
ecumenismo
31 agosto 1990
DAL SAE UNA LETTERA ALLE CHIESE
Dopo Basilea e Seoul
L inadempienza delle chiese su pace, giustizia e salvaguardia del
creato - Occorre coordinare le forze per una testimonianza comune
Al Sinodo delle Chiese valdesi
e metodiste
Durante la XXVIII Sessione di
formazione ecumenica del SAE,
riunita alla Mendola dal 28 luglio al 5 agosto 1990 su « Parola
e silenzio di Dio », il gruppo di
lavoro « L'Arcobaleno... dell'Alleanza: da Basilea a Seoul... e
oltre » ha fatto una verifica di
Basilea ’89 e Seoul '90.
DaH’analisi del gruppo è risultata la povertà di ricezione da
parte delle chiese in Italia delle assemblee ecumeniche di Basilea '89 e di Seoul '90.
A Basilea le chiese cristiane
d’Europa si sono trovate insieme, per la prima volta da secoli,
motivate da una comune fede
e speranza sui tre temi Giustizia, pace e salvaguardia del creato. A Seoul, sebbene non sia stato possibile mantenere a livello
mondiale la stessa piena unità
d’intenti, cristiani di chiese di
tutto il mondo hanno compiuto
un ulteriore passo avanti.
L’inadempienza delle chiese su
questi temi crea scandalo ai fini della fede nel Dio di Gesù
Cristo, della testimonianza e della missione evangelizzatrice.
L’appello molto forte che viene da questi due grandi eventi
si basa sull’urgenza dei problemi, sullo spirito di preghiera in
cui sono maturate le riflessioni
e le proposte di Basilea e di
Seoul, e sullo snirito ecumenico
di comunione sincera e di fiducia con la quale credenti di tutte le chiese hanno guardato alle
sofferenze comuni dell’umanità,
al di là delle loro divisioni confessionali.
A seguito di questi eventi, anche in Italia molte lodevoli iniziative sono state prese, sia nelle singole chiese sia in sede di
collaborazione ecumenica, da
parte di chiese e comunità locali, di organismi, movimenti e
associazioni. Ciò nonostante queste iniziative restano limitate e
parziali, mentre siamo convinti
che occorra una presa di coscienza più forte, più decisa e più
estesa.
Per mettere in luce il valore
di questi eventi abbiamo evidenziato due punti:
1) l’emergere in questa epoca
storica di problemi che investono gravemente, come non mai,
tutta l’umanità;
2) per dare continuità a Basilea ed a Seoul, lo spirito in
cui operare è quello della testimonianza comune.
Pertanto ci permettiamo di segnalare alla vostra attenzione alcune forme di impegno, in parte già sperimentate, che possono cooperare ad un coinvolgimento allargato, al di là di gruppi elitari:
— informazione massiccia ed
Organica attraverso i mezzi di
comunicazione delle chiese;
Un momento dell'assemblea di Seoul.
COMITATO DI CHIESE PER MIGRANTI IN EUROPA
La novità dell’emigrazione
dall’Est europeo
Il risveglio dei nazionalismi e i rischi di intolleranza e antisemitismo - Anche Annemarie Dupré eletta nel nuovo Comitato esecutivo
Dal 29 giugno al 6 luglio ha
avuto luogo a Sodertalje (Stoccolma, Svezia) la X Assemblea
del Comitato delle chiese per la
migrazione in Europa (Churches
Committee for Migrants in Europe - OEME). Questo Comitato
raggruppa le chiese protestanti
e ortodosse che lavorano con
gli immigrati in Europa. Il Comitato ha sede a Bruxelles per poter seguire da vicino la politica europea in questa materia e
opera attraverso Pufflcio centrale e un comitato esecutivo
con gruppi di lavoro ed esperti
che si occupano di questioni specifiche: diritti dei migranti, razzismo, problemi delle donne migranti, Islam, emigrazione di ritorno. Quest’anno l’Assemblea è
stata preceduta da un seminario sul razzismo.
L’Assemblea è stata dominata
da tre complessi di problemi che
possono essere circoscritti in modo geografico: la vecchia immigrazione ed i problemi dei cittadini « neri » nei paesi che conoscono il fenomeno dell’immigrazione da molto tempo (Europa
centrale e del Nord); l’immigra
zione extraeuropea particolarmente sentita nel Sud d’Europa
(Portogallo, Spagna, Francia,
Italia, Grecia) ; completamente
nuovi erano per il Comitato i movimenti migratori dall’est Europa. Osservatori delle varie chiese
dell’Europa orientale partecipavano per la prima volta e hanno
portato un quadro completamente nuovo: i nazionalismi rinascenti, i flussi migratori da Est
a Ovest, ma anche da Ovest a
Est, dal Sud al Nord: 50.000 Anni in Estonia che vogliono arrivare in Finlandia; milioni di russi che chiedono di ritornare in
Estonia; migliaia di armeni ed
ebrei russi che chiedono il visto per gli Stati Uniti.
La Bulgaria espelle i turchi; i
cosiddetti « zingari » rumeni emigrano in massa verso la Germania orientale; altri rumeni chiedono asilo politico un po’ ovunque in Europa. Con il risveglio
dei nazionalismi si notano espressioni di razzismo e antisemitismo.
L’Assemblea ha discusso e approvato i programmi e la politica per i prossimi tre anni. Gli
accenti hanno dovuto essere spostati dopo che l’assemblea ha
preso coscienza della situazione
nuova; questo ha portato a discussioni vivaci, ma alla fine è
stato raggiunto im accordo molto equilibrato che cerca di tenere
conto delle esigenze nuove senza
trascurare le vecchie preoccupazioni che non hanno ancora trovato una soluzione, come l’emarginazione ed il trattamento ingiusto dei neri.
E’ stato eletto il nuovo Comitato esecutivo, 9 membri: 4 rappresentanti degli immigrati (Inghilterra, Olanda, Grecia), un
rapresentante scandinavo, un tedesco, un francese, un belga, un
italiano.
Annemarie Dupré, responsabile del Servizio rifugiati e migranti della Federazione delle
chiese evangeliche in Italia
(FCEI), è stata nominata dalle
chiese del Portogallo e della Spagna e dalla FCEI. E’ stato eletto come moderatore il candidato dell’Europa del Sud, il francese Jean-Yves Thobois, pastore
battista.
( nev)
Echi dal mondo
cristiano
— iniziative di predicazione,
istruzione, catechesi e preghiera;
— iniziative concrete nelle situazioni in cui giustizia, pace e
integrità del creato vengono violate a tutti i livelli, in cooperazione con tutti coloro che lavorano nella stessa direzione;
— intensificare la collaborazione ecumenica, anche a livello
locale, usufruendo di strumenti
quali la Settimana di preghiera
per l’unità, la SEP (Settimana
ecumenica per la pace) e altri da
identificarsi nelle diverse situazioni.
Inviamo a tutte le chiese in
Italia questa lettera, nata da una
esperienza comunitaria di preghiera, testimonianza e riflessione, con il vivo desiderio e la
forte speranza che venga favorevolmente accolta.
Fraterni saluti in Cristo.
I partecipanti aila
sessione del SAE
Dimissioni
di Boesak
Alian Boesak, presidente della
Alleanza mondiale delle chiese riformate e moderatore della missione riformata olandese, si è dovuto dimettere dalle sue cariche
ecclesiastiche a causa di « una
storia » con una giornalista nipote dell’ex ministro deH’interno
Botha. Il caso è stato dato in pasto ai giornali sudafricani da una
cameriera di un albergo dove
Boesak ha diviso una stanza con
la giornalista Elna Botha.
Già nel 1985 Boesak fu protagonista di una storia simile, scoperta da un poliziotto dei servizi
segreti e rimasta finora negli
archivi della polizia segreta. Le
dimissioni di Boesak arrivano in
un momento delicato per la chiesa africana che sta cercando di
formare una federazione tra la
chiesa missionaria olandese (circa 700.000 membri meticci) e la
chiesa riformata in Africa (un
milione di membri, esclusi i credenti di colore). Proprio A. Boesak voleva preparare accuratamente questa unione. Boesak ha
lavorato con coraggio negli armi
precedenti per denunciare l’apartheid come eresia sociale ed è
stato nel passato più volte incarcerato per le sue idee politiche e
teologiche.
Cristiani in Asia
MANILA — Si è tenuta nella
capitale delle Filippine, dal 4 al
13 giugno scorso, la Conferenza
cristiana dell’Asia (CCA), un organismo ecumenico che raggruppa oltre 100 chiese dell’Asia e
della Nuova Zelanda.
I 350 delegati delle chiese presenti hanno dibattuto il tema:
« Cristo, la nostra pace: costruire una società giusta».
S. M. Chowdhury, membro del
comitato direttivo della CCA, ha
affermato che « nelle società asiatiche, dove il potere è in mano
ad élites e dove si violano i diritti dell’uomo, è necessario proclamare l’Evangelo dicendo la
verità sulla situazione politica.
Oggi, approfittando della caduta
della guerra fredda, questi paesi
stanno effettuando preparativi
per la guerra, commerciano in
armi e la militarizzazione della
società avanza ».
II segretario della CCA uscente,
il pastore coreano Park Sang
Yung, nel suo rapporto all’Assemblea, ha invitato i cristiani
ad impegnarsi nei movimenti popolari per la giustizia, la democrazia e la tutela dell’ambiente.
La CCA ha eletto come suo
nuovo presidente il vescovo metodista pachistano, John Victor
Samuel.
Per l’ambiente
INDIANAPOLIS — « Chiedia^
mo ai governi e alle autorità di
prendere misure adeguate per
assicurare la sicurezza dell’ambiente che oggi è al limite della
catastrofe ». Sono, queste, alcune
affermazioni della dichiarazione
finale della Conferenza generale
delle Chiese avventiste del set.
timo giorno che si è tenuta dal
5 al 14 luglio.
Gli avventisti rappresentati
nella Conferenza sono 6 milioni
e 200 mila, la Conferenza generale ha un carattere di orientamento per tutte le Chiese avventiste nel mondo.
Il tema della salvaguardia dell’ambiente sarà con tutta probabilità, quindi, uno dei temi di
azione delle Chiese avventiste nel
mondo.
La stessa Conferenza, con 1.173
voti contrari e 377 voti a favore, non ha approvato una mozione per l’accesso delle donne
al ministero pastorale.
Donne ecumeniche
YORK — 250 dorme provenienti da 26 paesi europei si sono riunite dal 14 al 20 luglio
all’Università di York per discutere il tema « Dire le nostre divisioni, costruire un avvenire ».
. I due pilastri della giustizia e
della libertà dovranno essere le
fondamenta della nuova « casa
comune europea »: queste le conclusioni a cui è giunta la III Assemblea del Forum delle donne
ecumeniche d’Europa.
Nel documento finale le donne si impegnano, a tenere i contatti con le donne elette al Parlamento europeo e con la Conferenza per la sicurezza e cooperazione in Europa, al fine di elaborare una legislazione sulla condizione femminile.
Un momento alto del Forum
è stata la conferenza della prof.
Mary Grey, docente di teologia
femminista all’Università di Nimega, la quale ha esortato le
donne presenti a sviluppare le
loro capacità di rispondere alla
sfida e alla promessa della nuova situazione politica e sociale
in Europa.
FCEI
Lavoro pastorale
tra gli immigrati
La Federazione delle chiese
evangeliche in Italia (FCEI), tramite il proprio Servizio rifugiati
e migranti, sta organizzando im
convegno sul lavoro pastorale fra
gli immigrati. Il convegno avrà
luogo il 28-30 settembre presso il
centro metodista di Ecumene
(Velletri, Roma), sul tema « Come essere chiesa insieme ».
Il convegno nasce dall’impegno
comune di collaborare sulla problematica dell’immigrazione, preso dalle chiese membro della
FCEI e da altre numerose chiese
evangeliche durante il convegno
dell’evangelismo italiano che ha
avuto luogo a Firenze il 30 aprile1" maggio di quest’anno. L’intento principale del convegno è quello di rendere visibili le realtà evangeliche tra gli immigrati. Già
da anni, infatti, i flussi migratori
partiti dai paesi extracomunitari hanno portato in Italia evangelici di varie etnie, i quali si sono inseriti nelle chiese locali o
hanno formato comunità indipendenti per motivi di lingua o per
conservare le loro peculiarità.
Gli organizzatori del convegno
sono convinti che queste comunità e i singoli credenti abbiano
delle aspettative nei riguardi delle chiese evangeliche, ma anche
che siano portatori di un ricco
patrimonio che potrebbe essere
di stimolo per il rinnovamento
di queste chiese stesse. Il convegno prevede momenti di culto e
di lode attraverso la musica e il
canto, in cui si potrà sperimentare la diversità dei modi di espressione della fede cristiana.
9
vita delle chiese
PRAROSTINO
AGAPE
CRONACA DELLE CHIESE DELLE VALLI
XV Agosto Assemblea degli amici Bazar all’
Circa 2.000 persone si sono ritrovate alla Brusà di Prarostino
per il tradizionale raduno valde^ del XV agosto.
Come di consueto moltissimi i
valdesi delle valli, molti anche
coloro che sono giunti da altri
paesi dell’Italia, dell’estero, e
persino deH’Africa e deH’America. Il XV agosto è infatti una
occasione per incontrare fratelli
e sorelle, amici, per rinsaldare o
ritrovare amicizie. E’ anche una
occasione per lasciarsi interrogare dalla Parola di Dio.
Il messaggio deH’Evangelo, nel
culto presieduto dal past. Klaus
Langeneck, è stato recato da
Claudio Tron che ha reso attenti
i credenti alla necessità di annunciare la salvezza per sola grazia. Questo è il centro del messaggio cristiano.
Il moderatore Giampiccoli, intervenendo, ha ricordato l’importanza della tradizione per la decisione di fede di ciascuno di
noi. Giuseppe Platone e alcuni
membri del nuovo gruppo residente del Servizio cristiano di
Riesi hanno spiegato i motivi
della loro decisione. La colletta
(3 milioni) è stata dedicata al
Servizio cristiano di Riesi.
Nel pomeriggio Bruno Gabrielli ha informato sui temi e le decisioni deH’Assemblea ecumenica
di Seoul.
Ottima l’organizzazione logistica della chiesa valdese di Prarostino.
Il prossimo anno Agape entrerà negli ...anta. Compirà infatti
quarant’anni. Già si stanno effettuando i preparativi per la
giornata degli amici, che coinciderà con la ricorrenza del compleanno. Così l’Assemblea degli
amici, quest’anno, ha avuto più
che altro la funzione di preparare quella dell’anno prossimo.
Riordinato l’archivio, Clara
Bounous ha presentato all'Assemblea i frutti del suo lavoro.
Una storia di Agape rivisitata
sui documenti depositati nell’archivio. « Del primo decennio, —
ha detto Clara — c’è molta documentazione. Poi la documentazione scritta diminuisce ». « La
diffusione del telefono! », ha commentato Sergio Ribet.
Oltre alle fonti scritte, bisognerà perciò fare attenzione anche alle fonti orali! Ed è quanto Un gruppo di ricercatori sta
facendo, per pubblicare in occasione del compleanno una « storia dei gruppi residenti ».
In ogni caso Agape ha segnato criticamente la storia del protestantesimo e deU’ecumenismo.
A questo proposito Mario Polastro, della comunità cattolica
di San Lazzaro a Pinerolo, ha
osservato che oggi le comunità
cattoliche pinerolesi sono sempre più presenti nelle attività
ecumeniche di Agape, anche se
esse non vogliono svolgere mia
attività ecumenica « solo con
Agape », ma cercano il coinvolgimento delle chiese valdesi locali.
Agape è un centro internazionale e questa caratteristica è
molto importante per il protestantesimo italiano e internazionale.
I legami che Agape ha con
tutto il mondo (nell’incontro è
stato ricordato il gemellaggio
con un centro quacchero in Finlandia) sono stati determinanti
per la formazione di molte generazioni.
Oggi ci sono molti « istituti »
che hanno le caratteristiche di
centri studi internazionali, « ma
pochi hanno lo ’’charme" di
Agape che è scuola di contraddizione e di vita », ha ricordato
Sandro Martini. Per questo Agape deve attrezzarsi per accogliere anche le persone che manifestano intensamente « il disagio
di vivere», come ha osservato una
campista inglese. Nella vita cc>
munitaria si può scoprire la pista e la via d’uscita al malessere esistenziale.
Sul piano della fede la caratteristica di Agape è stata quella
di non dare per scontato nulla.
Chi può dire che ha la fede? Si
può solo affermare che la si ricerca e si chiede ad altri di unirsi o almeno di rispettare questa ricerca. E’ la sfida di Agape.
Anche la vita in comune, il
campo lavoro, sono stati rnm
menti estremamente formativi.
Ma quale sarà l’Agape del 2000?
Di questo si discuterà nella prossima Assemblea, l’anno prossimo.
G. G,
SAN GERMANO — L’Asilo dei
vecchi invita tutti gli amici ed i
sostenitori per domenica 9 settembre, alle ore 15, per l’annuale
bazar. In vendita, in particolare,
i lavori preparati dagli ospiti
stessi. Il bazar è un momento di
incontro molto importante, che
dà ad ognuno l’opportunità di
verificare come il lavoro di questo istituto si svolge a favore
degli anziani.
Grazie!
VILLAR PELLICE — Esprimiamo viva gratitudine ai pastori G. Tourn, R. Bertalot e A. Janavel per i messaggi forti ed
attuali che ci hanno rivolto nei
culti che hanno presieduto. Un
grazie anche al pastore A. Bertolino, che ci ha presentato la Missione evangelica contro la lebbra ed a Vilma Basano, che ci
ha interessati al suo lavoro tra i
lebbrosi in Indonesia: a lei auguriamo ogni benedizione del
Signore.
• Un benvenuto a Sara, primogenita di Sergio Girando e Eliana Fontana, con l’augurio di ogni bene e congratulazioni ai genitori.
® Dopo un lungo periodo di
sofferenza ci ha lasciato la sorella Maria Gönnet in Charbonnier all’età di 65 anni. Rinnoviamo al suo compagno ed a tutti i
familiari l’espressione della nostra fraterna solidarietà.
IL MESSAGGIO DEL VESCOVO GIACHETTI AL SINODO
Una conversione radicale
Le divergenze confessionali possono essere vissute nei dialogo e
nell’aiuto reciproco - Comunione con Dio, comunicazione tra fratelli
Ricordo
Al Gentilissimo
Presidente del Sinodo
delle Chiese valdesi e metodiste
Torre Pellice
Caro fratello in Cristo,
« Dio, nostro Padre, e Gesù Cristo, nostro Signore, diano a voi
grazia e pace» (1 Cor. 1: 3).
Con queste parole con cui
l’aposiolo Paolo inizia la sua
prima lettera alla comunità di
Corinto, desidero inviare il mio
fraterno saluto e l’augurio più
cordiale della Diocesi di Pinerolo al Sinodo delle Chiese valdesi e metodiste che si riunisce a
Torre Pellice. I vescovi della
Conferenza episcopale del Piemonte e della Valle d’Aosta mi
hanno incaricato di comunicare
il loro fraterno augurio e il ricordo nella preghiera per i lavori dell’Assemblea sinodale.
Dalla stessa Conferenza episcopale nel giugno del corrente anno sono stato incaricato di oc
caparmi del movimento ecumenico nella regione Piemonte. In
parecchie località della regione,
non solo a Pinerolo, è significativa la presenza delle chiese
evangeliche ed è in atto un cammino di dialogo e anche di collaborazione che ci auguriamo di
proseguire.
Nella liturgia domenicale del
26 agosto, le comunità cattoliche della Diocesi di Pinerolo invocano la benedizione del Signore sui lavori del vostro Sinodo
e pregano perché il dialogo ecumenico sia vivificato e confortato dalla grazia dello Spirito
Santo. Un gruppo di cattolici,
come avviene da parecchi anni,
è presente al culto di apertura
del Sinodo per lodare e ringraziare con voi il Signore.
Sono ormai 12 anni che io invio al Sinodo un messaggio au
gurale, poiché non mi è consentito di presentarlo personalmente, come sarebbe mio desiderio.
Questi piccoli gesti vogliono
èssere un segno di partecipazione fraterna al cammino di una
chiesa sorella, soprattutto al momento più solenne e importante
come la celebrazione del Sinodo.
Nel Sinodo voi affrontate temi
di grande rilievo per la vita interna delle vostre chiese e per
la testimonianza deU’Evangelo
nel mondo di oggi; sono altresì
presenti temi relativi ai rapporti ecumenici.
Il dialogo ecumenico, sviluppatosi in questi ultimi tempi anche nella nostra zona con vane
iniziative, fra luci e ombre, ha
messo in luce che è più grande
quello che unisce di quello che
divide e che le divergenze teologiche e confessionali possono
essere assunte in un clima di
fraternità e con un dialogo chiarificatore e di mutuo aiuto.
Le difficoltà attuali non dovrebbero, a mio avviso, generare
ripiegamenti e scoramenti, nostalgie di un passato seminato
di conflitti e di polemiche, ina
essere di stimolo a vivere il dialogo ecumenico alla luce del mistero della croce, con la fiducia
nello Spirito che tutto rinnova,
con l’accoglienza reciproca dei
doni del Signore.
Il Segretariato per l’ecumenismo e il dialogo della Conferenza episcopale italiana ha pubblicato nel novembre 1989 una nota pastorale sul tema: « La formazione ecumenica nella Chiesa
particolare ».
In questa nota pastorale, stimolo e guida per la formazione
ecumenica nella Chiesa cattolica
in Italia, si legge:
« La conversione chiesta dall’ecumenismo è radicale. Ma per
arrivare a una mentalità rinnovata dobbiamo passare attraverso una profonda conversione interiore, che ci permetta di cambiare certi schemi ereditati dal
LUSERNA S. GIOVANNI —
Presso la sua abitazione di via
Gianavello è deceduta la nostra
sorella Caroly Pizzardi ved. Turin. Molti la ricordano con affetto e riconoscenza, come persona delicata e attenta alla vita
della chiesa e dei fratelli e sorelle, a cui è sempre stata aperta. Vorremmo ricordare, a titolo di esempio, la sua cura di
lunghissimi anni, e fino alla vigilia della sua morte, per il culto
nella cappella degli Airali, per il
quale ha sempre provveduto a
predisporre che tutto fosse in
ordine, compresi il pane e il vi
no della Cena del Signore. Sapeva che si dovevano, organizzare delle cose e lo faceva in silenzio. Così è stata la sua vita
e così molti la ricordano con riconoscenza al Signore.
Riunione
agli Eiciassìe
POMARETTO — Domenica 2
settembre avrà luogo la consueta riunione agli Eiciassìe con
inizio alle ore 15. In caso di cattivo tempo la riunione si terrà
nel tempio di Pomaretto.
• Domenica 29 luglio è stata
battezzata durante la riunione
quartierale ai Paure Silvia Costantino, di Ugo e Pierangela
Bernardi. Auguri alla piccola e
ai familiari.
• In questo mese tre funerali
hanno funestato la nostra comunità. Sono deceduti Clementina
Pons ved. Barrai, di anni 72; Alberto Bertocchio, di anni 67;
Jenny Baret ved. Bertalotto, di
anni 95. La simpatia cristiaria
della comunità va alle famiglie
in lutto.
Anna Mazzola
TRAPANI — Il 15 agosto, all’età di 90 anni, si è addormentata la sorella Anna Mazzola. Ne
riarmo il triste annuncio le figlie,
il genero, i nipoti, le comunità di
Trapani e Marsala e quanti la
conobbero.
Anna Mazzola maturò la sua
fede nel dopoguerra, e fu assidua
frequentatrice della comunità di
Trapani fin dall’inizio dell’attività di quest’ultima. Ne sono stati
testimoni tutti i pastori che si
sono avvicendati da allora, da
Agostino^ Garufi a Laura Leone.
Donna esemplare, affettuosa e
virtuosa, di lei ricordiamo in particolare un gesto, il dono di una
tovaglia ricamata in occasione
dell’ inaugurazione della chiesa
dopo i recenti lavori di ristrutturazione.
E ricordiamo inoltre la serenità di carattere con cui, fino all’ultimo, ha reso gloria al Signore,
assistita dal pastore Paolo Giunco e dagli altri fratelli di chiesa.
EGEI
Per la catechesi
Il vescovo Pietro Giachetti.
passato per assurnerne altri propostici dal Concilio; di riconoscere i nostri peccati e le nostre responsabilità in fatto di
divisioni; di stabilirci pienamente nell’amore di Dio e dei fratelli. Allora molte barriere umane cadranno, poiché la comunione con Dio è sorgente di una
profonda comunicazione e comunione anche con i fratelli».
Nei giorni del vostro Sinodo
faccio mia la preghiera di K.
Barth: «Padre celeste, ti supplichiamo di mandare su di noi
il tuo Spirito Santo..., che i cristiani di ogni chiesa e confessione riscoprano nuovamente la
tua parola ed imparino a servirla fedelmente. Che fin d’ora
la tua verità appaia e dimori,
attraverso gli errori e le confusioni della nostra umanità, fino
al giorno in cui essa illumineià
tutti gli uomini e tutte le cose ».
La saluto con viva cordialità
e fraternità nel nome del comune Signore Gesù Cristo.
Pietro Giachetti
Vescovo di Pinerolo
23 agosto 1990.
II Servizio istruzione ed edu
cazione (SIE) della Federazione
delle chiese evangeliche in Italia
(FCEI) ha pubblicato un nuovo
testo per la catechesi biblica,
pensato per il lavoro catechetico con i giovani e i ^uppi di
studio biblico per adulti. Il titolo
di questa prima pubblicazione è
«Chiamati a libertà. Itinerario
biblico: l’Antico Testamento ».
Previsto per il lavoro di im anno, è costituito da 25 schede di
lavoro, in linea di massima una
scheda per ogni lezione. Il materiale comprende un testo per
gli animatori e una serie di schede di lavoro. Il metodo usato è
quello retrospettivo, detto « flashback », che interpreta gli avvenimenti della storia antica alla luce di un avvenimento carico di
significato. Si tratta dunque di
cercare nella Bibbia quale avvenimento importante abbia influenzato l’interpretazione degli
avvenimenti passati.
Un nuovo testo per la catechesi biblica potrebbe apparire superfluo, è scritto nell’introduzione, ma i testi esistenti non sembrano più del tutto, adatti alle
esigenze dei ragazzi di oggi. Di
qui questa nuova impresa del
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soprattutto di fornire materiali
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31 agosto 1990
VAL RELUCE: RACCOLTA DIFFERENZIATA
PINEROLO
Si butta via anche
il farmaco non scaduto
Buono l'esito della raccolta di pile scariche - In farmacia si fanno
acquisti esagerati? - I medici di base chiedono nuove disposizioni
100 artigiani
Da alcuni anni la raccolta differenziata dei rifiuti è divenuta
un obbligo per gli enti locali,
pressati da costi di smaltimento
sempre crescenti ed impegnati
nel tentativo di recuperare una
parte di quelle risorse che altrimenti andrebbero ad ingrossare
un problema già grave.
La raccolta del vetro e della
carta ha in vai Pellice, come in
altre zone del pinerolese, una
lunga tradizione grazie anche a
numerosi gruppi di volontariato:
oggi gli enti pubblici vivono un
momento di difficoltà organizzativa, anche in considerazione di
una discesa nel prezzo del rottame di vetro e della carta da
macero. L’impegno in questo settore va tuttavia incentivato, non
dimenticando che ogni chilo di
carta o vetro smaltito in discarica costa al cittadino ben 50
lire, fatto salvo il discorso di
un inquinamento minore e del
recupero delle risorse.
Col dott. Vecchiè del servizio
igiene-ambiente dell’USSL 43 vogliamo però fare il punto sulla
raccolta differenziata di pile scariche e farmaci scaduti, prodotti altamente inquinanti se buttati nella spazzatura.
Le pile, da un paio d’anni, vengono recuperate grazie alla disponibilità dei rivenditori che ritirano quelle usate; è un meccanismo che funziona?
« Nel corso del 1989, in tutta
la valle, coinvolgendo 67 esercenti, sono stati raccolti 1.390 chili
di pile; direi che si tratta di
un valore buono per questa fase iniziale ».
Che cosa accade con il materiale recuperato?
« Attualmente le pile vengono
cementate, cioè raccolte in blocchi di cemento che successivamente sono smaltiti in discarica,
eliminando così i pericoli derivanti dagli acidi contenuti nelle
pile stesse. Sono in atto in Italia esperimenti di recupero di
metalli dalle pile, ma data la
quantità bassa rispetto alla massa totale, ciò è attualmente molto oneroso ».
I farmaci ai
distretti di base
Un discorso a parte meritano i
farmaci scaduti, che attualmente vengono recuperati grazie alla
disponibilità di alcuni operatori
dell’USSL facendo riferimento ai
quattro distretti di base della
valle. Sono già stati acquistati
12 contenitori da installare nelle adiacenze delle farmacie, ma
l'ACEA di Pinerolo, dopo essersi dichiarata disponibile, « da
sei mesi, malgrado le nostre sollecitazioni, non ci ha dato alcuna risposta ».
Malgrado dunque strumenti
assai limitati, qual è il risultato
della raccolta?
«In circa due anni e mezzo,
cioè dal novembre '87, abbiamo
recuperato oltre 1.700 chili di
farmaci scaduti ».
Questo dato, oltre ad essere
interessante sul piano della raccolta differenziata, pone però inquietanti interrogativi su un secondo aspetto del problema: l’eccessivo ed esagerato acquisto di
farmaci da parte dei cittadini.
Si tratta di una spesa di centinaia di milioni di lire, che in
parte ricadono sulle tasche degli acquirenti ed in parte sulle
spese sanitarie dell’ente pubblico...
« Il nostro servizio, circa un
anno fa, ha fatto una nota al
nostro coordinatore sanitario
sollevando questo problema; di
fronte ad un ammontare notevole di farmaci che finiscono nell’inceneritore, occorre avviare
una riflessione. Occorre far maturare i cittadini con una vera
e propria educazione mirata, che
deve partire dagli stessi medici di base. C’è poi una considerevole quantità di farmaci che
vengono acquistati direttamente
in farmacia, senza passare neppure dal medico. Gli stessi medici di base, ben consapevoli del
problema, hanno più volte suggerito un intervento a più alto
livello, riducendo il numero dei
farmaci che possono essere prescritti alla soglia di 300, stabilita dall’Organizzazione mondiale per la sanità, rispetto alle 7¡8
mila specie oggi in commercio ».
E’ vero che buona parte dei
farmaci in circolazione, e che
poi spesso finiscono in pattumiera, ha una utilità relativa?
«Non possiamo fare una casistica precisa di quanto viene
buttato; certamente la gente è
diventata consumista al punto di
gettare via anche molti farmaci
non scaduti. Sicuramente inoltre
più il farmaco è blando, più si
è incentivati a buttare via la
confezione non appena l’effetto
palliativo finisce o vien meno
quel bisogno, più psicologico che
altro, del farmaco ».
Di fronte a tale situazione non
resta che augurarsi una riflessione comune, non solo a livello di addetti ai lavori ma soprattutto con la popolazione, per
ridimensionare quella che nel
suo piccolo (?) è anche una que
stione morale.
Piervaldo Ro»tan
La rassegna di artigianato pinerolese ha raggiunto quest’anno la quattordicesima edizione;
la formula è grossomodo la stessa, gli spazi anche: l’expo Fenulli presenta diverse pecche,
tuttavia non si è ancora riusciti
a trovare un nuovo spazio, ovvero ad avviare la ristrutturazione di cui lo stabile necessita.
Alcune novità per altro ci sono; ne parliamo con una delle
persone che fin dall’inizio hanno
seguito questa manifestazione,
Ezio Giai.
« Effettivamente lo spazio è
quello che è, e sentiamo fortemente l’esigenza di una ristrutturazione; lo stesso sindaco Rivò mi ha informato che porterà
presto la cosa all’attenzione degli
amministratori. Fra le presenze
istituzionali, segnalo quella dell’ACEA, che presenta tutto il discorso del recupero ambientale,
la raccolta differenziata ed un
nuovo progetto per la sistemazione della discarica pubblica
del Torrione; speriamo che i plastici sul progetto suscitino una
discussione costruttiva anche circa l'utilizzo di quella zona.
Naturalmente la parte centrale è data dagli artigiani; la Co
VAL GERMANASCA
Quindici giorni di incendio
Perplessità sui mocJi per affrontare l’emergenza: un intervento tempestivo sarebbe stato più economico - Un monito a non dimenticare
Crosetto, Val Germanasca. Le fiamme e il fumo sono stati oggetto
di un intervento forse tardivo.
Come gli scandali, anche gli
incendi pare non facciano più
notizia. Ma per la realtà dell’alta
vai Germanasca è stato tema di
discussione e forse vale la pena segnalarlo.
Sabato 11 agosto un fulmine
colpisce un tronco secco e lo incendia. La zona si trova di fronte alla borgata Fontane, sopra
la zona mineraria della Gianna,
nel Comune di Frali. E’ una zona piuttosto impervia, un misto
di rocce e larici, conosciuta e
praticata dai cacciatori per la
presenza di camosci. C’è chi la
ritiene, conoscendone i passaggi,
una zona accessibile, un giochetto certamente per gli abili alpinisti di cui sicuramente di
spongono anche le nostre moderne Forze armate.
I responsabili dell’antincendio
sono a conoscenza del fatto e
tengono sotto controllo « a colpi di binocolo» l'incendio, che
continua ad ampliarsi.
Martedì 21 a fine mattinata,
dopo 11 giorni, il fuoco lambi
sce a valle la strada che collega la borgata Cro.setto alla provinciale, ed è a meno di cento
metri dalla cresta sul versante
su Frali; la presenza del vento
aumenta le preoccupazioni di chi
pensa di chiedere ai servizi responsabili un intervento più impegnativo j>er evitare il peggio.
11 servizio antincendio, dalla
Sala operativa per il Fiemonte,
assicura che comunque tutto c
sotto controllo.
E’ stata forse una pura combinazione che 25 minuti dopo
un’ulteriore richiesta di interessamento al gruppo consiliare DC
della Regione è entrato in azione un elicottero per l’antinceridio?
Dopo quattro giornate di intervento dell’elicottero e delle
VISUS
di Luca Regoli & C.
OTTICA • Via Amaud, 0
10066 TORRE PELLICE (To)
squadre di uomini, il focolaio
è stato domato.
La popolazione del luogo e i
turisti presenti si interrogano
sul perché l’intervento non sia
stato tempestivo. Frobabilmente
i costi per evitare il peggio saranno alti, le ore di volo del mezzo impiegato hanno un costo,
anche considerando che la Regione ricorre a ditte private specializzate per tale servizio. Sicuramente poche ore di intervento tempestivo sarebbero state
sufficienti.
C’è perplessità e si pongono
domande sul modo con cui gli
amministratori locali hanno fatto fronte all’emergenza. Quale
coordinazione esiste tra le istituzioni competenti e le amministrazioni locali?
Nell’ambito della prevenzione
ed in caso di calamità si parla
spesso di potenziamento dell’uso
civile delle risorse a disposizione dell’esercito; perché non attrezzare quindi un numero maggiore di elicotteri e mezzi per
far fronte a tali situazioni? Auguriamoci che le imprese belliche lontane non facciano scordare le necessità vicine.
Resta il fatto che diversi chilometri quadrati di tèrritorio saranno per molti anni ridotti ad
un deserto cosparso di larici
bruciacchiati, segno del rapporto esistente nella nostra zona tra
uomo e natura, un monumento
ed un monito che serve da richiamo per chi dimentica facilmente.
Mauro Meytre
L’OniCO DI LUSERNA
di Federico Regoli & C.
VI« Rom«, 42
10062 LÜ8EBNA 8. OIOVANNI (To)
munità Pinerolese pedemontano
ha appoggiato un’iniziativa che
si chiama "mestieri e botteghe"
con la presenza costante di un
fabbro che lavorerà direttamente in rassegna ».
Sono presenti anche la città
gemellata di Traunstein e la Regione Campania, con i loro prodotti tipici, tuttavia ci pare di dover rimarcare una certa difficoltà a reperire artigiani nel vero
senso del termine, col rischio di
trasformare questa rassegna in
un centro commerciale...
« In qualche modo il problema esiste; ho però contato almeno 100 presenze di artigiani
autentici. Un freno alla presenza dei piccoli artigiani è anche
il costo degli spazi; d’altra parte le spese di allestimento sono
elevate (il bilancio si aggira sui
300 milioni) e in qualche modo
bisogna recuperare questi soldi ».
La rassegna, che ospita quotidianamente anche momenti e
spazi culturali nel vicino (e meno visitato) palazzo Vittone, ha
rappresentato anche uno stimolo
per giovani artigiani pinerolesi?
« Posso dire che da questa
esperienza sono usciti un sacco
di giovani che 14 anni fa erano
appena agli inizi ed oggi gestiscono aziende ben avviate;
questo sia nella lavorazione del
legno che nella trasformazione
di prodotti agricoli ».
La mostra, il cui ingresso è
gratuito, chiuderà i battenti domenica sera.
P.V.R.
PISTA DEL PRA
Affidati
i lavori
La Comunità montana vai
Fellice ha affidato i lavori per
la costruzione della pista agrosilvo-pastorale che consentirà il
collegamento fra Villanova e la
conca del Fra.
Com’è noto l'apertura di questa pista ha fatto molto discutere negli anni scorsi in vai Pellice in quanto in molti, al di là
del possibile dissesto che potrebbe derivare dall’apertura della
pista, temono che l’opera costituisca di per sé il preludio ad
una strada vera e propria che
snaturerebbe completamente
l’ambiente, il contesto e la vocazione stessa della conca.
Il finanziamento dell’operazione avverrà con fondi CEE per
l’agricoltura; l’inizio dei lavori
dovrebbe avvenire entro l’autunno.
La Regione, per dare l’autorizzazione all’intervento delle ruspe,
ha dettagliato una lunga serie
di precauzioni e disposizioni, che,
se rispettate, dovrebbero ridurre
l’impatto ambientale del Progetto.
Le molte persone che questa
estate sono salite al Fra (per
l’ultimo anno non alterato nella sua fisionomia) hanno anche
notato delle macchine movimento terra già all’opera; si tratta
per altro dei lavori per la posa
dei tubi della centralina idroelettrica in grado di produrre
energia elettrica per tutte le attività della conca.
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adiacente paese in posizione panoramica recente villetta composta da:
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11
31 agosto 1990
GIORNATE DI RADIO BECKWITH
valli valdesi 1A
REGIONE PIEMONTE
La radio in piazza
Un’organizzazione collaudata, esempio di collaborazione volontaria Il carattere evangelico e l’attenzione per la pace e per I ambiente
« Lo show finisce qua, ognuno
se ne va... » cantava Bennato alcuni anni or sono e così si è conclusa domenica 12 agosto la seconda parte delle « Giornate di
Radio Beckwith».
L’efficiente macchina organizzativa si è mossa, forse da mesi,
per realizzare quello che ormai
diviene una volta all’anno, a
Torre Pellice, consuetudine; una
festa promossa dal consiglio dell’Associazione «Lo Bue», espressione di una emittente ormai
consolidata ed inserita in valle.
Attraverso quattro parole cerchiamo di cogliere alcuni aspetti — non tutti — caratteristici
di questa manifestazione.
L’organizzazione.: in piazza
Muston si va ormai dal 1981,
quando si tenne la prima giornata dell’Eco delle valli valdesi.
Da quella esperienza si è imparato gradualmente ad organizsare manifestazioni in piazza. Un
gruppo, di lavoro si è consolidato, e alcuni che allora erano
ragazzini sono oggi i quadri della Lo Bue.
Molti collaboratori hanno interrotto le ferie per dedicarsi
alla cucina, all’assado, alle torte,
al montaggio degli stand: questo
tempo che hanno voluto regalarci, lavorando parecchio, rimane
nell’economia delle giornate un
punto significativo di aggregazione e di disponibilità, senza il
quale difficilmente le giornate si
potrebbero realizzare.
Evangelica: la radio evangelica non è una novità, ma forse si
dimentica che in ima realtà quasi del tutto valdese, come Torre Pellice, l’associazione che la
gestisce ha airinterno del suo
statuto una dimensione federativa che guarda all’evangelismo
ite.'-'.
Un momento della « 2 giorni » di festa in piazza.
italiano, quello che si vorrebbe
più unito in Italia.
La presenza massiccia dell’Esercito della Salvezza con la
fanfara e parole di testimonianza ha sottolineato questo legame. Ormai in procinto di lasciare le Valli Giuseppe Platone,
pastore di Angrogna che in questi anni ha dimostrato sempre
grande disponibilità verso quelle manifestazioni di carattere esterno di cui è stato grande
promotore, non ha fatto mancare la sua presenza fattiva. La
sua riflessione su Efesini 2 è
stata l’occasione per riflettere
sui muri « di separazione » che
cadono. all’Est, ma che in questi giorni drammaticamente si
alzano nel Medio Oriente. Ci sono poi i muri di separazione nei
rapporti familiari, di amicizia, e,
Tif>rchd no. di vita comunitaria.
Ecologica: la « caccia alla
lattina », gli stand della lega Ambiente e di Pro Natura sono stati il proseguimento di un impegno e di una riflessione portati
avanti in quasi quattro anni di
attività da una redazione «verde » che oon il programma
« Gruenen » segue settimana per
settimana le problematiche connesse all’ambiente.
La festa: si è svolta tra musica occitana e piemontese, canzoni degli anni ’60 e giochi di
magia di fronte ad un pubblico
che, come non capita spesso,
era questa volta numerosissimo.
Insomma tanta festa, senza pero
dimenticare la riflessione: questa volta con un dibattito mirato alla legge sulla tossicodipendenza.
Italo Pons
Minori a
TORINO — Il presidente del
Tribunale dei minori, Camillo
Losana, e il Procuratore capo.
Oraziana Calcagno, hanno indirizzato nei giorni scorsi una lettera aperta ai consiglieri regionali per sensibilizzarli circa la
situazione della delinquenza minorile:
« In questi anni la delinquenza
minorile non e aumentata, il
numero delle denunce e quello
dei minori arrestati sono, anzi,
diminuiti, e non si sono verificati episodi gravi (come omicidi
o rapine con armi) in cui fossero implicati dei minori.
A ciò hanno di certo contribuito fenomeni generali come il
calo demografico o l’attenuarsi
dei riflessi dei grandi flussi migratori degli anni ’60 e ”70 (da
ultimo, peraltro, sostituiti da
altri analoghi ed ancor più complessi fenomeni).
Molto importante, ai firn del
raggiungimento di tale risultato,
è stato, secondo noi, l’intervento
degli enti locali nel settore dei
giovani cosiddetti ”a rischio
(basti pensare al progetto Fer
rante Aporti e al progetto giovani, la cui filosofia era quella di attivare risorse della città o comunque della collettività
per fornire occasioni di impegno, responsabilità, crescita, accoglienza, proprio ai ragazzi più
soli e più privi di valide figure
di riferimento).
Altrettanto importante è stato
il tentativo di attivare interventi dei Servizi del territorio sul
versante della prevenzione cercando di attuare nel concreto il
principio giuridico affermato
dalla legge e cioè il diritto del
minore alla educazione ed alla
famiglia, fornendo aiuto alle famiglie di origine e, nel contempo, percorrendo la strada dell’affidamento familiare o della
adozione (anziché quella del ricovero negli istituti) ».
Ma se la situazione della delinquenza minorile nella regione è
buona, non per questo devono
venire a mancare i fondi per
la prevenzione, concludono Tosano e Calcagno: oggi i minori
devono affrontare nuove e <hverse situazioni di rischio. G. G.
Segnalazioni
TORRE PELLICE — Sabato 1° settembre si svolgerà l’annuale appuntamento degli ex allievi del Collegio valdese di Torre Pellice; alle ore 16.45 ci
sarà l’assemblea dell'associazione Amici del Collegio, alle 19.30 la cena sociale alla Foresteria ed in serata, al
teatro di via al Forte, spettacolo gran
cabaret, con la partecipazione del mago Smith e della cantante Marina Fer
Parità uomo - donna
Tre settori di possibile intervento: politica del
della volontà dell’ente, rapporto con i
ne
La Commissione regionale per
le pari opportunità ha inviato ai
sindaci ed ai presidenti delle
Province piemontesi un appello
affinché negli Statuti degli enti
locali sia introdotto il « principio della responsabilità degli enti per l’attuazione dell’eguaglianza e della parità tra uomo e
donna ».
La legge 142/’90, di riordino
delle autonomie locali, prevede
infatti che le Province ed i (Comuni approvino entro il 12 giugno del prossimo anno lo Statuto con i principi ispiratori dell’azione degli enti locali.
La Commissione regionale motiva cosi la propria richiesta:
«All’interno delle attività poste
in essere dagli enti locali i problemi e le questioni riguardanti
le donne devono formare oggetto di un approccio trasversale
poiché riguardano tutti i settori
di competenza. Dal lavoro allo
sviluppo, dalla politica socio-assistcnz.iale a quella sanitaria,
dalla cultura alla scuola, dall’urhanistica ai trasporti, all'ambiente, il Comune deve impegnarsi
a tradurre in fatti concreti ed
in scelte politiche coerenti il
principio dell’eguaglianza per
realizzare un’effettiva parità di
opportunità per la donna ».
<- L’attività del Cornune — prosegue la Commissione — nei
confronti della donna può esplicarsi in diverse direzioni:
— nei riguardi delle struttu
re dell’ente, sviluppando una politica del personale attenta a superare le discriminazioni di fatto che ancora esistono nei confronti della donna (quali concomitanza di concorsi con assenze per maternità che rendono di fatto impossibile la partecipazione ai predetti concorsi,
trasferimenti forzati per motivi
di servizio, difficoltà per ragioni logistiche e di tempo a seguire corsi di formazione, ecc, ed
elaborando piani per la promozione delle donne nella funzione pubblica, anche attraverso la
definizione di « azioni positive »,
— nella fase di formazione
della volontà dell'ente, prendendo in considerazione le istanze
e te rivendicazioni specifiche delle donne nei settori di competenza dell’ente (e teniamo presente che il Comune diventa ente a competenza generale), controllando gli eletti che le politiche dell’ente possono arrecare
alle donne, adottando provvedimenti che mirino a migliorare
la situazione delle donne e ad
eliminare le eventuali discriminazioni esistenti, garantendo la
presenza di donne negli enti di
secondo grado di nomina dell’ente;
— nel rapporto con le popolazioni amministrale, istituendo
servizi che forniscano alle donne informazioni, documentazione
ed assistenza per questioni legali per l’accesso ai servizi, per
l’avvio di attività imprenditoria
personale, formaziocìttadini amministrati
li, ecc., mantenendo rapporti con
le associazioni femminili, le organizzazioni sindacali e di categoria, gli enti di formazione, le
istituzioni culturali, avviando attività di studio e di indagine sulla situazione della donna nel territorio dell’ente ».
« Ci auguriamo — conclude
Maria Rovero, presidente della
Commissione — che nella stesura dello Statuto gli enti locali
piemontesi recepiscano questa
proposta che riteniamo di formulare in quanto rientrante nei
compiti che sono stati affidati
dalla legge regionale n. 46 del
1986 alla Commissione regionale
per la realizzazione delle pari opportunità fra uomo e donna ».
Rassegna culturale
TORRE PELLICE — Nell’ambito della
rassegna culturale estiva, lunedi 3 settembre, alle ore 21, presso la sala
consiliare, si svolgerà una conferenza
a cura del Movimento federalista europeo con la partecipazione del segretario regionale Domenico Moro che
parlerà sul tema: « Le regioni dell’arco alpino alla vigilia del ’93».
percorso libero a tutti, non competitivo,
alla scoperta del centro storico di Pinerolo in bicicletta; ore 21, Compagnia di danza Teatro di Torino diretta
da Loredana Fumo in «Concerto di danza ».
Domenica 2 settembre, ore 16.30
(expo Fenulli), pomeriggio con il coro
p Eric Boucle » di Pinerolo; ore 21, aerata di ballo liscio; ore 21.30 (palazzo
Vittone), Punto Teatro di Pinerolo presenta « Maschere » (audiovisivo e scene della commedia d’arte). Soggetto e
regia di Federico Vallillo.
Cinema
TORRE PELLICE — Il cinema Trento
Jja in programma, giovedì 30 agosto,
alle ore 20.30 « Cera un castello con
quaranta cani »; venerdì 31 (ore 20 e
22.10) » Sesso, bugie e videotape »;
sabato 1° settembre (ore 20 e 22.10)
« Il sole anche di notte »; domenica
2 (ore 20 e 22.10); « Nightmare 5, il
mito ».
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Spettacoli
PINEROLO — Nell’ambito della rassegna di artigianato pinerolese segnaliamo alcuni momenti di incontro e spettacolo.
Giovedì 30 agosto, alle ore 21 (expo
Fenulli), serata sulla montagna con
proiezione di filmati; alle 21.30 (palazzo Vittone) spettacolo teatrale col
gruppo « La maschera » di Torino.
Venerdì 31 agosto, ore 21 (expo Fenulli) concerto della banda musicale
di Piossasco; alle ore 21.30 (palazzo
Vittone) « Intermezzo », spettacolo teatrale a cura della Compagnia dia
Daudetta, di Villafranca d Asti.
Sabato 1° settembre, ore 17 (expo
IFenulli): il gruppo «Teatro Aiegre » di
Pinerolo propone il teatro dei burattini- ore 19.30-20.30, « Bici e amici »,
croci ugonotte in oro e argento
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pinerolo (to)
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Guardia medica :
Notturna, prefestiva, festiva: presso Ospedale Valdese di Pomaretto - Tel. 81154.
Guardia farmaceutica :
DOMENICA 2 SETTEMBRE 1990
Porosa Argentina: FARMACIA FORNERIS - Via Umberto 1 - Tel. 81205.
Ambulanza :
Croce Verde Perosa: Tel. 81.000.
Croce Verde Porte: Tel. 201454.
USSL 44 - PINEROLESE
(Distretto di Pinerolo)
Guardia medica :
Notturna, prefestiva, festiva: Telefono 2331 (Ospedale Civile).
Ambulanza :
Croce Verde Pinerolo: Tel. 22664.
USSL 43 - VAL PELLICE
Guardia medica ;
Notturna, prefestiva, festiva: Telefono 932433 (Ospedale Valdese).
Guardia farmaceutica :
DOMENICA 2 SETTEMBRE 1990
Luserna San Giovanni: FARMACIA
SAVELLONI - Via F. Blando 4 - Luserna Alta - Telef. 900223.
Ambulanza ;
CRI Torre Pellice: Telefono 91.996.
Croce Verde Bricherasio: tei. 598790
SERVIZIO ATTIVO INFERM1ERIST1
CO: ore 8-17. presso I distretti.
SERVIZIO ELIAMBULANZA, elicottero: tei. 116.
12
12 fatti e problemi
31 agosto 1990
MADRID: CONFERENZA INTERNAZIONALE
AMNESTY INTERNATIONAL
Guarire nella solidarietà Prigionieri
Inadeguatezza e disuguaglianza caratterizzano l’accesso ai servizi
di base: tocca ai governi garantire l’assistenza secondo giustizia
del mese
Dal 23 al 21 maggio si è tenuta a A^ladrid. la IV confeTenza internazionale delle persone
con HIV ! AIDS. La Conferenza
che ha avuto protagoniste le persone sieropositive o malate di
AIDS ha approvato una risoluzione che pubblichiamo integralmente qui sotto.
L'ascolto di quanto dicono le
persone con HIV ¡AIDS è il prìrno passo per diventare « comunità che guariscono insieme » come chiede il Consiglio ecumenico alle chiese locali.
1. Le persone sieropositive sono sempre state in prima linea
nell’educazione, prevenzione e
sostegno nella lotta contro l’Aids
in tutto, il mondo e i governi debbono considerare queste persone come partner alla ,pari per
la lotta contro questa pandemia.
2; Invitiamo i governi e le istituzioni internazionali a promuovere la creazione di condizioni
che favoriscano lo sviluppo di
gruppi di autoaiuto e comunità
con il supporto di strutture specifiche per persone sieropositive.
3. Invitiamo gli organismi internazionali che si occupano di
Hiv/Aids a riconoscere lo status
di questa Conferenza come un
organismo internazionale ed a
includerci in ogni futura discussione o decisione che riguarda le
nostre vite.
4. Questa Conferenza riconosce
l’inadeguatezza e la disuguaglianza in termini di diritti umani, accesso ai servizi di base,
alle cure e al supporto finanziario nei paesi in via di sviluppo.
Sarà nostro preciso impegno farci carico dei problemi esistenti
in quelle aree. Invitiamo gli organismi internazionali e i governi nazionali ad agire ora a sostegno dei gruppi di persone sieropositive nei paesi dove questi stanno iniziando a formarsi.
5. Invitiamo i governi e gli organismi intemazionali a promuovere vigorosamente una campagna per l’accesso a cure umane
e dignitose per tutti i tossicodipendenti ed ex tossicodipendenti
affetti da Hiv/Arc e Aids.
6. La Conferenza internazionale denuncia tutte le restrizioni
sulla libertà di viaggiare di tutte
le persone sieropositive e invita
gli organismi internazionali a interrompere il sostegno finanziario a conferenze tenute in aree
dove noi siamo esclusi dalla partecipazione e a promuovere cambiamenti nelle legislazioni discriminatorie.
7. Affermiamo il nostro impegno a boicottare qualunque futura conferenza tenuta in paesi
con restrizioni di viaggio per le
persone sieropositive.
8. Invitiamo i governi a garantire un accesso egualitario alle
cure, ai medicinali e a una scelta informata da parte delle persone. Questo include il tenere
in conto l’intera persona e non
solo le sue esigenze mediche,
così come promuovere l’informazione e l’educazione medica e
scientifica.
9; 9^^ operatori sociali e sanitari, inclusi i medici, devono coinvolgere le persone con Hiv/Aids
nelle politiche sanitarie e di educazione, e riconoscere il loro personale ruolo all’interno del sistema sanitario.
10. Chiediamo fermamente che,
nella formazione degli educatori sanitari, si tenga conto che
la protezione daH’infezione non
riguarda solo gli operatori ma
soprattutto le persone sieropositive e le immunodepresse.
11. Invitiamo i governi e gli
organismi internazionali a considerare le libertà civili e l’educazione dei giovani come la maggiore priorità del momento. A
tale scopo invitiamo le organizzazioni internazionali dei familiari e quelle degli insegnanti ad
attuare in tutto il mondo un piano di educazione sull’Aids.
12. Precauzioni universali devono essere prese per proteggere i diritti dei bambini sieropositivi.
13. Chiediamo la fine dell’isolamento e del misconoscimento
che circonda le donne sieropositive. Per realizzare questo obiettivo chiediamo un accesso libero
ai farmaci sperimentali e ai trattamenti effettivi e una chiara e
concisa informazione per mettere in grado le donne di esercitare il controllo sul loro dirit
to di scegliere se affrontare una
eventuale maternità.
14. Invitiamo gli organismi internazionali e i governi a promuovere campagne di educazione della salute basate sull’amore, il rispetto e sul ricorroscimento del cambiamento della natura dell’epidemia in tutto il mondo.
15. Per il prossimo anno invitiamo tutte le persone sieropositive a redigere nelle rispettive
nazioni una dichiarazione dei
diritti umani per i sieropositivi.
Gli abusi contro i diritti umani dei sieropositivi verrarmo documentati e saranno resi noti
durante la prossima Conferenza.
RELIGIONE A SCUOLA
Nessun miglioramento
La Commissione delle chiese
evangeliche per i rapporti con
lo Stato, che comprende quasi
tutte le chiese evangeliche in Italia, riunita a Roma il 25 giugno,
ha inviato il seguente testo ai
membri del Governo, ai segretari dei partiti e ai sindacati:
« La Commissione delle chiese
evangeliche per i rapporti con
10 Stato, presa conoscenza del
testo dell’intesa tra autorità scolastica e Conferenza episcopale
italiana per l’insegnamento della religione cattolica nelle scuole pubbliche, il cui contenuto
coinvolge anche i diritti di coloro che non si avvalgono di tale insegnamento, rileva che tale
intesa non apporta alcun miglioramento sostanziale alla situazione discriminatoria che le chiese evangeliche da tempo lamentano.
Al contrario, l'intesa Mattarella-Poletti ribadisce due dei punti peggiori dell’attuale sistema.
11 primo è costituito dalla previsione dell’insegnamento religioso confessionale per i bambini della scuola materna, che
tante critiche ha ricevuto’ non
solo per il suo carattere discriminatorio ma anche perché costituisce un non-senso pedagogico. L’accordo si limita infatti a
prevedere una diversa distribuzione dell’orario nell'arco dell’an
no scolastico senza affrontare il
nodo centrale del problema.
Il secondo punto di dissenso
è costituito dal rafforzamento
della partecipazione degli insegnanti di religione ai consigli di
classe, sottolineandone il ruolo
determinante negli scrutini finali. In questo modo vengono in
definitiva privilegiati gli studenti che si avvalgono dell'ora di
religione con uno strumento destinato a mantenerne artificiosamente alto il numero.
Le chiese evangeliche in Italia ribadiscono fermamente la
propria posizione di contrarietà
all’insegnamento religioso confessionale nella scuola materna
e alla presenza degli insegnanti
di religione in sede di scrutini.
Ricordano che, mentre si procede a nuove stipulazioni di intese con la GEI, rimangono largamente inattuate le norme contenute nelle intese stipulate con
la Tavola valdese, con l’Unione
delle chiese cristiane avventiste
del settimo giorno, con le Assemblee di Dio in Italia ed anche
con l’Unione delle comunità ebraiche in Italia, norme che prevedono il diritto di non avvalersi dell*insegnamento religioso
cattolico senza che questo comporti alcun vincolo od obbligo
corrispettivo ».
( nev)
Il Notiziario di A.I. del mese
di giugno segnala tre casi di prigionieri per motivi di opinione,
per il cui rilascio invita a mandare appelli alle autorità competenti. Tuttavia, all’ultima ora, segnala anche che uno dei prigionieri, il bulgaro Enver Ahmedov
Hatibov, è stato, nel frattempo,
liberato.
Mariam Firouz - IRAN
75 anni, scrittrice e traduttrice.
Fu arrestata nel 1983 insieme con
altri membri autorevoli del partito comunista iraniano (partito
Tudeh), che dopo il loro arresto
fu dichiarato illegale. Il partito
Tudeh fu accusato di avere organizzato un complotto per rovesciare il governo islamico dell’Iran. I capi del partito furono
torturati per ottenere da loro
confessioni di coinvolgimento in
spionaggio e in altre attività illegali. Migliaia di prigionieri politici furono giustiziati dopo la
rivoluzione iraniana. Mariam Firouz era la presidente dell’Organizzazione democratica delle donne iraniane. Scrisse articoli sui
problemi della donna e di letteratura. Si dedicò specialmente alla traduzione di testi letterari francesi. Per più di tre anni fu tenuta in detenzione preventiva e spesso in ’’incommunicado”. Non ebbe un processo
equo secondo le norme internazionali. Nel 1986 fu condannata a
morte, pena poi commutata. Non
si conoscono i capi d’accusa a
suo carico, eppure è in carcere
dal 1983. La sua salute è precaria; soffre di reumatismi e mal
di cuore.
Si prega di scrivere con cortesia, in inglese o italiano, chiedendo il suo immediato ed incondizionato rilascio a;
His Excellency Hojatoleslam
Ali Akbar Hashemi Rafsanjani
President of thè Islamic Republic of Iran
The Presidency
Palestine A venne Azerbaijan Intersection
Teheran - Repubblica Islamica
dell’Iran
ti ’’usroh”, impegnati nell’adempimento degli insegnamenti e
delle leggi islamiche e nella realizzazione di programmi di mutua assistenza tra i musulmani.
Questi giovani ’’usroh” furono
accusati di voler costituire uno
stato islamico. Dal 1985 più di 40
di loro furono sottoposti a processo secondo la legge antisovversione. Furono condannati a
pene che andavano dai 4 ai 15
anni di carcere. Agii Riyanto fu
accusato di voler organizzare
una rete di militanti pronti a
morire per la loro religione e di
avere criticato l’ideologia di stato. Egli respinse l’accusa di sovversione, dicendo che le conferenze che aveva tenuto trattavano
solo tematiche religiose. Durante la detenzione è stato picchiato e non ha potuto, come -inche
gli altri attivisti, essere difeso da
avvocati. Fu trasferito in una
prigione in un’isola disabitata,
lontano dalla sua famiglia.
Si può chiedere il suo immediato ed incondizionato rilascio
scrivendo, in inglese o italiano,
con cortesia, a:
President Suharto
Bina Graha
Islán Veteran 17
Jakarta - Indonesia
Si consiglia di spedire le lettere sia per l’Iran che per l’Indonesia per posta aerea.
Violazioni di diritti
umani in Brasile
Agii Riyanto Bin Darmowiyoto
- INDONESIA
Studente di legge e allevatore
di polli nella zona centrale di
Giava. Nell’aprile del 1987 fu condannato a 15 anni di prigione
con l’accusa di ’’sovversione”.
Egli faceva parte di un gruppo di
giovani attivisti musulmani, det
VOCE DA ISRAELE
Un’occupazione è un'occupazione
L occupazione del Kuwait da parte dell’lrag e il problema palestinese: una regione tormentata, che tiene in allarme in mondo intero
Un’occupazione è un’occupazione. La conquista e l’occupazione
Idi un territorio contro, la volontà delia sua gente è una chiara
violazione delle norme internazionalmente accettate, recentemente riconfermate dal Consiglio di sicurezza dell’Onu. L’occupazione del Kuwait da parte
dell’esercito iracheno va condannata con forza. Ma questa
condanna diventa ridicola quando a pronunciarla è un governo
che contemporaneamente mantiene l’occupazione militare della West Bank e della Striscia di
Gaza.
In questi ultimi due anni il
governo israeliano ha respinto
ogni iniziativa di pace e proposta di negoziati: ha rifiutato di
fare anche il più piccolo passo
verso una soluzione. Per due
anni i portavoce dell’Olp hanno
ripetutamente chiesto a Israele
di iniziare negoziati di pace. Tutte le loro proposte sono state
respinte senza mezzi termini e
l’occupazione è continuata. Tra
i palestinesi sono cresciuti disperazione e furore. E’ stato il
governo israeliano a spingere i
palestinesi tra le braccia di Hussein.
La crisi del Kuwait deve essere risolta pacificamente, senza
dare il via a fiammate che potrebbero mettere il Medio Oriente a ferro e fuoco. Se viene
attaccato Israele ha il diritto di
difendersi, ma Israele non ha
nessun interesse ad appoggiare
pericolose avventure. In particolare, Israele deve evitare un
intervento militare in Giordania, sotto qualsiasi pretesto: un
intervento del genere avrebbe
conseguenze distruttive al di là
dell’immaginabile.
In questo momento, di crisi
diffìcile e pericolosa noi dobbiamo tendere la mano al popolo
palestinese: una iniziativa di pace israeliana è più che miai necessaria. Il problema palestinese, contrariamente a quel che
Shamir e i suoi ministri amerebbero credere, non ha cessato
e non cesserà di essere all’ordine del giorno a livello regionale
e mondiale.
L’opposizione, nell’unità, della
comunità internazionale alla conquista e all’occupazione di territori è un raggio di speranza ed
è necessariamente destinata ad
avere conseguenze anche per il
futuro di Israele e dei territori
sotto occupazione israeliana.
Il Consiglio israeliano per
la pace israeliano-palestinese
14 agosto 1990
Indirizzo: The Israeli CounciI for Israeli-Palestinian Peace - P.O.B. 956, Tel
Aviv.
In un Rapporto sulle violazioni dei diritti umani in Brasile,
che copre il periodo 1985-90, Amnesty International afferma che,
sebbene molti giudici, funzionari
e dirigenti di polizia deplorino le
torture e le esecuzioni extj rgiudiziali, le autorità non piendono alcuna misura né nei confronti di tali abusi, né per attuare le disposizioni della Costituzione brasiliana che proteggono i
fondamentali diritti umani e, tra
l’altro, espressamente proibiscono la tortura.
Molti casi di torture e di decessi in carcere non sono stati
oggetto di indagine; i pochi procedimenti aperti durano anni e
le persone incriminate vengono
assolte o ricevono condanne insignificanti. Una delle più importanti ragioni per cui questi procedimenti non vanno avanti è che
i testimoni ritrattano le dichiarazioni a seguito delle minacce ricevute. Le minacce di morte non
vengono prese alla leggera in
Brasile, poiché centinaia di esse sono andate tragicamente a
segno.
« La polizia brasiliana tortura,
uccide ed opera aH’interno delle
squadre della morte, forte della
garanzia di una quasi totale impunità», dichiara Amnesty International. Le vittime delle squadre della morte sono prevalentemente piccoli criminali, ragazzi e
poveri. I ragazzi sono presi di
mira perché abbandonati nelle
strade ed indifesi ; essi vengono
arrestati e torturati dai poliziotti, che estorcono loro denaro
minacciando di rinchiuderli negli istituti di pena per minorenni. I ragazzi più poveri e quelli
di colore costituiscono la maggior parte delle vittime delle torture mortali. Quanto alle esecuzioni extragiudiziali, nel 1989 gli
assassini delle squadre della
morte hanno causato un terzo
dei decessi di ragazzi brasiliani.
«Le autorità brasiliane, condonando questi atti di violenza e
rinunciando ad incriminare i torturatori e gli assassini, di fatto
incoraggiano gli agenti di polizia ad agire come se fossero protetti dalla legge », afferma Amnesty International nel Rapporto.
A cura del Gruppo Italia ’90
Val penice