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Nulla aia più forte della vostra fedel
(Gianavello) ®8TTI|i|ANftl.E DILLA
ABBONAMENIO ANNUALE E SEMESTRALE
Iteli* . Lire 250 150 Eieaci* . Franchi 250 150
^»cr* .Franchi 4 3 Stfó «»iti Didlari ' 2 ’l,26
0^1 carnhiamcnto dSndirii,r.n ca,ta Ii*e CINQUE - La copia lire CINQUE
CHIiSA VALDESI
Riguardate alla roccia onde foste tagliati
Isaia LI: 1.
REDAZIONE : Via ilei Mille, 1 ■ Pìnerols
AMMINISTRAZIONE: Via Chrlo Alberto, 1 bis - Torre Pelllce
CON ANSIETÀ’
SOL L EC I TI
Non siate con ansietà solleciii
per la vita vostra, (..aiteo 6: 25)
"L'ansietà - ha deità alcuni decenni or
sono un moralista, - è .una malattik del secolo! Vera nel momento nei quale veniva
pronunziato questo ghidiziOj questa affermktzione si dimostra tanto più vera oggi in cfji
le difficoltà (lei tempi creano in noi uno stalo
d’animo caratterizzato da una continua msietà per la vita nostra. Per modo chpj se
l'esortazione di Gesù fu necessaria nel tenvpo nel quale fu pronunziata per la prima volta. lanfia più luicessarUa si dimostra ogg^,
ondè, anche nei momenti cruciali in cui ci
troviamo, possiamo trovare la nostra pace e
la nostra tranquillità interiore.
‘ Non siate con ansietà solleciti
per la vita vostra „
Quando Gesù rivolgeva ai suoi discejmli
questa esortazione i tempi erano pressoché
normali: nessuna minaccia particolare^ nessun flagello speciale, nessuna crisi violenta
erano ih vista- . Vi sono dunque' delle ansietà Che ci rendono solleciii dnehe nella normalità della vita è che dipendono per lo più
dal riostro eccessivo attacczimento alla vita
nyiteriàle. Nel denunciarle, Gesù enumera
le causé di quelle ansietà : cibo, bevanda,
vestito. " Che mangeremo? Che berremo?
Di che ci vestiremo ?
/ truderi(üisti del tempo di Gesù hanno
trovato dei segnaci in tutti i tempi, ed il
mangiare, il Pere ed il vestire sono sempre
stati, anche nei tempi nortncdi, le cause principali delle ansietà degli uòmini. Qpuse tanto ’più evidenti. quando dalla normalità della
vka si passa alla anormalità, cioè, quando
da circostanze apparentemente tranquille si
passa a circostanze decisaménte avverse che
possono in un certo senso e da un certo punto di insta legittimare le solleokudini ansiose. Chi non l 'ha provato e non lo provfe quotidianamente? Conte bastare a tutte le necessità della vita? Come fare fronte a tutti
i bisogni della famiglia in tempi nei qufli
il costo della vita, la svalutazione della moneta, l’incertezza del domani e mille altre
cause creano una situazione economica così
Pfedarta e critica cóme quella attuale? È
ancora se il mangiare, il bere ed il vestire
non fossero che gli unici motivi di ansietà,
ma it quelli quanti altri se ne aggiungono ài
principio di un Nuovo Anno avvolto come
agni futuro in un impenetrabile velo di misero! Che cosa ci riserberà il nuovo anno?
Quali altre dolorose, esperienze, quali ìtdtri
sacrifici, quali altre rinunzie in esso ci saranno ridótnahduti ? Per quale via fino ai
ora dfttìnosciuta ci safà impostò di cammina^ parte dovremo muovere i nostri passi? Ansietà dì madri per l'educaxione dei proprii fìgU, ansietà di parenti per la
salate dei proprii cari, ansietà di figli per
'/ benessere dei proprii genitori, incertezze,
sorprese, situazioni imprevedute ed imprevedibili che gettano l'agitazione nel nostro intimo, rendendolo sollecitamenie ansioso. Don de il bisogno di riudire l’esortazione del Cristo: “Non siate con ansietà solleciti per la
vita vostra,,.
Chè, se da una parte ci sono per noi dei
motivi di ansietà, dall’aìtrt ce ne sono, altrettanto numerosi e ben più 'preziosi, per i
qubdi non dovrebbe essere (Ufficile per noi
mettere in pratica l’esortazione del Maestro.
Per me tulli questi motivi si risolvono in
Dio.
Mólti pensano di potere provvedére essi
stessi 'a fare svanire (Ml’amrùo loro le ansietà: sia cercando di risolverei^ sè in antecedenza gli assillanti problemi del domani,
sia cercando di provvedere' nel miglior modo aUe eventuali neopssUà, sUt oO^vanOo
in si un animo noncurante, sia'cércando-di
persuadére si stessi dell’idea deità fatalità
ed 0 qaeUa soUonteUendesi supinamente,
senzg resistenza e^nza reazione... Elementi ìmufficienti, semgUci peìUatìvi dOa mlatíirdei secolo/ Chi-pub, infami, mitigare
sia pure un cubito alla propria statura?- Chi
può provvedere a tutte le suei necessità?
Chi?... Dio solo! E' dunque in Dio che si
risolvono i motivi della nostra calma e della
nostra pace in mezzo alle ansietà della vita,
in Dio che è amore, UUmitaia potenza, provvida Sa.pienza! Colui che ha fcdto la promessa : Non siete voi dki più di molti passeri
e dei gigli della campagna?" e che è fedele
per mantenerla!
E’ questo il pens’ierc stesso di Gesù, il
quale nel conlesto aggiunge alla esortazione.- " ...perchè il Padre vostro celeste sa
che avete bisogno di tutte queste cose ’’ e
più in là: "tutte queste cose vi sai\xnno sopraggiunle", lasciando m solo motivo di ansiosa sollecitudine, quello della ricerca del
Regno di Dio e della sua gimtizia.
**•
I Teniamo dunque ferma la nostra fiducia
m Dio, lasciamoci del conUnuo guidgre dal
pensiero del Sua amore, della Sua onnipotenza e della Sua sapienza. Nessuna circostanza allora sarà abbastanza avversa, nessun domani abbastanza incerto, nessun avvertire abbastanza oscuro ren&e'rói solleciKamenle ansiosi. Anzi, una pace profonda e una tranquillità assoluta regneranno in
àoi, simili alla bonacc'ia ristabilitasi sul lago in tempesta in seguito alla sola paroì\i
di Gesù: Taci, calmati!
..'i■ '
• Fratello, sorella, che soffri del male del
Sepolp : (( Non essere con ansietà illecito
per la tua vita, non temere, solo ^i fe<le !».
LA SETI1NÍ PEI LlllA’ OELU »SA
(Lettera Aperti ap un cetH^lkp romenp, risposta)
Carissimo,
ho Ietto sul numero uno del corrente mese
dell Eco del Chisone la tua a lettera aperta »
ad un Valdese e, naturalmente, ti debbo risposta.
Innanzi tutto concedimi di ringraziarti per
;l tono fraterno col quale mi scrivi dimostrando che molt’acqua è passata, e sta passando. sotto i .ponti del Chisone... e poi permettimi di dirti quanto mi feliciti che, nella
imminenza della settimana per <( l’unità della Chiesa (lS-25 corr.) tu abbia pensato a
me e tu mi abbia ricordato con espressioni
, - -di- simpaUe -che cordialmente contraccambio.
Ed ora, pagato il doveroso tributo allo
stile ed al pensiero informativo della tua,
eccomi a risponderti.
Tu noti, innanzi tutto, che c’è «qualcosa
che CI divide « per cui i nostri rapporti, mal ■
grado la dimestichezza che ci affianca nel'e
svariate vicende della vita, del lavoro, ecc...
non sono così cordiali come dovrebbero essere. Perchè? tu domandi, perchè non pararne apertamente? Se problemi ci sono, per
chè non affrontarli coraggiosamente?
Benisssmo, hai pienamente ragione Anche IO credo che sarebbe giunto, e di gran
lunga II tempo dj mettere in tavola chiaramente tutti questi problemi di cui sin qui
(non certo per colpa nostra) non s’è potuto
discutere molto in Italia,
Ècco dunque la risposta chiara che desideri.-PERCHE’ JN IT.ALIA non siamo
ancora, tu cattolico ed io protestante, SU DI UN PIEDE DI EGUAGLIANA. Tu, o meglio la tua Chiesa, avete chiesto ed btfenuto dal Governo di Mussolini. mediante il Concordato, la sanzione,
anzi 1 accentuazione, di una posizione di
privi egio che ridonda a disdoro e menomazione della minoranza religiosa cui io appartengo. Tu, 0 meglio la tua Chiesa, avete otenuto da Mussolini, e ci tenete a conservare
oggi anewa, una posizione di privilegio e di
onore, di ampie libertà e garanzie negate
invece agli altri «tollerati», teoricamente.
« ammessi » ed in pratma lasciati alla mercè d ogni qualsiasi funzionario più o meno
influenzato ed influenzabile dalla locale Cuna. Tu hai assicurato ai tuoi figli la istruzione religiosa caittoHca bella scuola governativa,. tu devolvi al pagamento dei tuoi preti una percentuale delle tasse che io, protestante, pago al governo ed hai persino voluto fare una differenza nel Codice Penale
tra il mio Dio ed il tuo, cofi quegli articoli
che proteggono in modo speciale il tuo sentimento religioso a tutto scapito del mio...
tu insomma ti sei assicurato in Italia per
quanto hai di più caro, ossia per la tua
fede, non solo la libertà più ampia, ma ogni
forma di privilegio anche e sopratutto quando tale privilegio veniva a ledere la mia
libertà ed a rendere illusoria ia nostra uguaglianza di cittadlfii dinnanzi alla legge... offendendo quella fede che a me è tanto preziosa quanto a te la tua..
E poi ti meravigli che permangano in Itaiia certi problèmi'c che qualcosa oi ‘separi
ancora? quando ci sarà in Italia una
vera'Uguaglianza fra i cittadini di diversa
fede religiosa ed una vera libertà per tutte
le Chiese, quel (( qualcosa che ci divide »
cadrà, e cadrà da sè... Ma finché in Italia
ci saranno privilegi per i fedeli di una Chiesa e solo, più 0 meno tolleranti, ammissioni
per gli altri culti, finché non godremo vm-amente degli stessi diritti a qualunque fede
! religiosa apparteniamo ci sarà sempre a dividerci quella offesa ohe ogni privilegio costituisce per chi ne è immeritatamente escluso.
Ma passiamo da queste considerazioni,
che però sono di stagione poiché proprie in
qu^tj tempi alia Costituente il tuo partito
(sei certo un democristiano) si sta battendo
pamhè s^o nfantenute quteJ.le coindlizliohi
di privilegio concordate a favore della Chiesa
cattolica a tutto scapito dei cittadini italitmi
di fede diversa, passarne, dicevo, da queste
considerazioni a! non meno interessante problema dells
unita pilla chiesa
Qui più che ma: è bene c.he ci parliamo
molto chiaramente e diciamo subito cosa intendiamo per « Unità della Chiesa ».
Se per unità tu intèndessi semplicemente
(dovrei dire semplicisticamente), come spesso è stato, il ritorno degli erranti (noi) alla
Santa Mqdre Chiesa (dì Roma) è perfettamente mutile continuare a parlare dì « unità ». Può darsi dhe si trovi di tanto in tanto
un qualche protestante disposto a recitare il
« mea culpa » ed il « miserere » tornando
« dopo un lungo errare » alla Verità di <( Co
DAI SDDIHEDKI
Dopo molti anni, è giunto da Colonia Vaidense U n. H2 del «'Boletin' de la Socìedad
Sudamericana de Historia Valdense » del 15
agosto 1946 : il suo primo numero era uscito nel 1935 e fu in seguito pubblicato regotemetite '^ni anno, con degli articoli e
degli studi riguardanti in modo particolare la
slotia delle Colonie Valdesi dell’Uruguay e
dell’Argentina. La guerra aveva interrotto le
relazioni oon i nostri fratelli in fede e perciò ora con maggior piacere ed interesse vediamo rialacciatì i tradizionali vincoli religiosi e culturali che anche per il passato ci
oanno uniti.
L’attuale bollettino, di 64 pagine, contiene ubo studio di 'E. Bsux sulla canzone di
S. Alessio, che (ebbe tanta parte nella conversione di iPietro Valdo, e di cui ci è presentata itnche una traduzione spagnola ; una
biografia di Augusto Revel (1876 - 1945),
((vàudois de la vieille roche », nato ih AnrtericÉ, ma legato alla piccola! patria valdese da
twaci vincoli di fede, per cui egli fu nell’UrMgauy ed in particolare tra i cokwii valdési un ctsmate «spn^io di laboriosità onc•la, ^ oopcamte ireljgfcaità e oggetto di benedtztoni ìdtvitie iièlta aiia feconda atthd|à;
in» rbidgiifia di Daniele Negrin, orìglnw-io
deUa S«r9enài(fioi*to), padre di 14 figli, lavonatore indèlèsso è) teistinxitrHO fedele cB
Dio, róorto:« 90 «tini mél 1945. Se^tmo i
che (come dici tu) si rivela appieno nella Chiesa cattolica... ». Se questi sono per
(e gli esempi che noi dovremmo seguire.-• temo che non ci intenderemo.
'Quando parliiimo di UNITA’ della CHIESA noi parliamo di ben altra cosa: non ac-etiiamo una pura e semplice abdicazione
nostra come non pensiamo di chiedere alla
Ohiesa Cattolica un simile gesto di rinunzia
a (utti i ouoi valori • siamo lungi dal pretendere di possedere in monopolio ogni Verità
come non possiamo accettare la tua affermazione « solo la Chiesa Cattolica può dimostrare con prove sicure di avere in deposito
tale pienezza (di verità) ».
§u simile base non si può parlare di UNITA’; oi potrete al massimo chiedere di abbandonare il nostro .« errore » o la nostra
« mezza verità » per accettare la vostra
« pienezza dj verità » ma non parlare di «U
NITA’ .DELLA CHIESA ». Rer noi l'unità
della Chieoa si otterrà, quando Iddio vorrà,
attraverso alla fusione di tutti quei valori ofri^atici ^ particolari ad ogni singolii
Chiesa Cristiiuia sulla base di quella comune confessione di fede contenuta nelle
SCRITTURE e riassunta nel CREDO APOSTOT.ICO.
Anche noi crediamo che il giorno verrà in
cui sarà esaudita la preghiera del Signor
Gesù « ut unum sint » e pi ¡ohe lale e la no
Iteti di associarci alle
vostre preghiere per l’Un tà della Chiesa,
t^^to più per il fatto che il movimento ecumènico è stato da noi iniziato prima ancora
aitra Chi^a se :ne preoccupasse.
Se su questa base, sulla base di Cristo, tu
intendessi conversare dì Unità sarò sempre
pronto a risponderti non solo, ma mi unisco
fin d’ora ai tuoi voti ed alle preghiere tue
e della'tua Chieda onde - presto venp~il
giorno in cui, tolta di mezzo ogiìrcausa di
divisione tra i cristiani, essi siano tutti UNO
in Cristo. ^
Permettimi intanto di dirti terminando che
ti §oBo riconoscente per questo scambio di
idee ohe ¿hai provocato con la tua tetterà della quale rilevo volentieri TappeWo finale a
quanti ricercano ed amano la verità che «sola fa di npi i liberi figli di Di» »• $JU questo
pigno di ricerca sincera ed amante 4ella verità, noi poteemo sempre, anche laddove dissentiamo, sentirci al di sopra delle .differenze
che ci dividono per compiere assieme qua'
che passo innanzi verso .quella UNITA' de 'C
CHIESA DI CRiSTQ che sono oonconde cm
te .nel proporre alla meditazione ed alla preghiera sia dei valdesi che dei catfo!ici.
Saluti cordialissimi.
fenssio Jk]rMs«t
nohre alcune notizie riguardanti Tatfività della Società Sudamericana di Sitorìa Valdese,
presieduta daiTinfaticabile pastore Emilio
Gànz, la quale svolge tanta parte nella vita
spirituale delle Colonie "Valdesi. —iFondata
nel 1926 da Guido Rivoir, Enrico Beux e
Augusto Revel, essa ha promosso una seri*
di pubblicazioni (Bollettini, opuscoli del XiViI
febbraio, traduzione di drammi, ecc.) e fon3ato un museo ed una biblioteca, ove vengono raccolti e conservati totti i documenti e
libri riguardanti la Storia Valdese, con particoilare riguardo natuyftlmente al lato audamericano.
Apprendiamo inoltre che la medesima Società si è incaricata di promuovere e di organizzare per il 1948 un pellegrinaggio di
' cóloni sud-americani alle,Valli Valdesi: ci
auguriamo vivamente che Tiniziativa possa
effettuarsi e ci prepariamo fin d’ora a ricevere con entusiàs-mo i nostri fratelJi,.
?orgi«mo alte Società dj Studi Valdeai
Sud^ithericana èd ai «uoi dirigemi il nastro più sincerò compiacimento ed i nostri
più cari tuguri. AVO VÈTO HUGON
TÉNTRO EVANGELICO DI CULTURA
Torre Pollice
Domenica 26 gennaio, alle ore 20,30,
nella SALA DÌ PIAZZA della LIBEHITA’
avfà luogo un pubblico scambio di idee sul
tèma: iLa «zona mistilinigue » delle (Valli
Valdesi, nei ¡mogetti dèlte'€!oinmi88Ìo!te;ttel^
la'Co^tuèitte. V
Vari oratori'prederanno la parda *— Taitti sano èordtelmente iiivteMÉ
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L'ECO DELLE VALLI VALDESI
y / t ^ V
LA D
EV APERTA
LA CASA DELLE
DIACONESSE
Il direttore della Casa ei manda la sua
relazione.
E’ tanto bella,, perchè è piena di fede. Ed
è tanto triste perchè ci dimostra un’altra volta la tremenda mancanza di fede che c’è
nel mondo, la nostra propria fede cosi minima ed insufficiente.
L'istituzione delle Diaconesse è un’istituzio,ne fra le più antiche della cristianità- Già
S. Paolo menziona ripetutamente queste diaconesse, queste vere diaconesse, che dedicano l'intera loro vita al Signore e all’umanità sofferente è che non sono da confondere
coi diaconi e diaconesse delle nostre chiese
che appena qualche ora al mese, e queste
spesso senza un uguale abbandono, dedicano alla comunità dei loro fratelli. 'Proprio
confrontando noi stessi con queste vere diaconesse, potremmo apprezzare il loro valore, la santità della loro missione.
Eri è veramente umiliante quella parola
del direttore : gli amici, i sostenitori di una
tale istituzione dovrebbero essere innumereVòli. Fra quasi centomila protestanti" in ItaZià, la relazione ringrazia Dio di avere « una
numerosa schiera di amici che ammontano
a 371 che hanno inviato un’offerta per l’opera». Nemmeno il quattro per mille! Tutte
le nostre chiese evangeliche di Firenze, tutte insieme, hanno mandato la enorme somma
di lire 630!
In molte chiese sono state fatte almeno una volta all’anno delle collette che hanno
fruttato L. 1000 a Napoli, L. 1700 a Como,
L- 1500 a Coazze; ma nelle órlese delle
citta più importanti non si trova alcun accenno a una simile iniziativa : così nulla a Genova, nulla a iMilano, nulla a Torino, e ancora meno a Venezia, ecc.
Si dirà che vi sono tante attività, ed ogni
attività è di grande importanza. non dimentichiamo la 'Parola di Gesù ai Farisei
che si vantano delle loro pie opere : <( Queste son le cose che bisognava fare, senza
tralasciare le altre »
Non vedo nessuna figura che possa raffigurare meglio la carità di Cristo della diaconessa die consacra tutta la sua vita all’amore cristiano del prossimo, esempio della
più assoluta abnegazione.
II direttore, nella sua relazione parla poi
della mancanza di persone che si offrono per
tale missione e della impossibilità di fare
alcune concessioni, su! costume, sulla consacrazione. ecc. Ma sostiene ohe la diaconessa consacrata possa in seguito, in ogni
momento, rinunciare alla sua missione, per
prendere marito e ritornare alla vita quotidiana.
Certamente vi è una enorme differenza fra
la diaconessa e la monaca. Essa non fa i
voti rna viene semplicemente consacrata. Per
me vi è una differenza fondamentale : perchè una giura e si lega con ciò definitivamente ; rinuncia alla sua libertà. Dio ci raccomanda ripetutaincnte di non giurare. E la
fedeltà perchè ha giurato no - ^ -,v:o"a del
cristiano. Cristianesimo è libertà. Ogni offerta a Dio non può che essere libera, volo¡ntaria. Qualsiasi azione alla quale siamo costretti. non ha valore. II cristiano si offre
a Dio giorno per giorno, liberamente, come
egli chiede a Dio il Suo aiuto giorno per
giorno. La grazia di Dio non è una volta per
sempre; ma è perennemente in atto o non
esiste p ù. Dio è vita, e non morte- Dinamico e non stasi. Io non mi posso consacrare
a Dio per un tempo definito ma neppure
per sempre. Io mi posso consacrare a Dio
solo giorno per giorno. La mia consacrazione diventa una vana promessa se io, con tutto il mio spirito, con tutta l’anima e con tutte
le azioni non la rinnovo e la metto in -pratica giorno per giorno.
Certamente, la diaconessa potrà ritornare
ir ogni momento alla vita familiare ed anzi,
dovrà ritornare ad essa quando essa a questo
passo si sente spinta. E, infatti, qualora essa
in que.sto senta la sua missione, non come
diaconessa, ma come madre e moglie, come
Ubera sorella della Chiesa, essa potrà fare
più bene che in una missione che essa non
»ente più come sua.
JVtfl, -è praticamente possibile un tale passo? Davanti a Dio e alla progria coscienza,
»1; ma davanti al mondó? davanti alle sorelle? Ci Vuole un grande coraggio, per affrontare tutti i giudizi aspri, e spesso poco
«ristiani, ai quali essa si espone
E’ troCT>o diffusa là mentalità cattolici e
la persona che più tardi si ritira dalla missione delia diaconessa è troppo facilmente
sottoposta a critiche aspre e spesso ingiuste.
In quanto al costume : da noi anche i pastori vestono come vogliono, e malgrado ciò
non mi è noto il caso di un pastore che abbia dato luogo a scandali, mentre non è sempre così per altri religiosi, sacerdoti, che
portano anche sulla strada un vestito distinto.
Penso che. come rufficlale porta generalmente la divisa, ma ha il permesso di uscire
anche in borghese volendosi muovere più liberamente, cosi anche 'a diaconessa porterà
il suo costume generalmente, ma porrebbe,
nella sua vita privata, anche vestirsi come
altre donne, naturalmente come quelle veramente rispettabili.
Se questi sono i punti per i quali l’affluenza è talmente scarsa, potrebbe meritare di
risiudiare queste questioni per trovare una
soluzione. Se Gesù valuta tanto superiore la
carità all’osservanza del sabato, cerchiamo'
anche noi piuttosto la carità anziché esteriorità formali, purché, naturalmente, lo spirito rimanga in piena vitalità.
Non sarebbe opportuno che in ogni comunità almeno una o due vo'te all’anno il pastore parlasse di questa istituzione e dedicasse. per esempio, una colletta aH’anno all’aiuto della Casa delle Diaconesse?
G. N.
PARLIAMO
DELLE
DIACONESSE
L'articolo pubblicato suH’ulttmo numero dell’Eco delle Valli, concernente la Casa delle
Diaconesse, è stato ¡ispirato da sentimenti
fraterni verso la nostra Opera. Ne ringraziamo l’autore, e con i medesimi sentimenti
domandiamo al direttore dell’Eco delle Valli di lasciarci esporre il nostro diverso punto di vista circa il costume, la consacrazione dfelléi suor^.
ift % t
Come si sa. il costume delle diaconesse
ha provocato delle reazioni diverse. Gli uni
vorrebbero vedere abolito qualsiasi costume,
che valga a distinguere una diaconessa; altri vorrebbero che l’uso del costume fosse
riservato nel recinto degli Istituti doy’esse
lavorano; altri ancora si accontenterebbero
che il costume si trasformasse secondo i suggerimenti della moda.
II nostro amico non nega la necessità del
costume della diaconessa vicino airammalato. I suoi vantaggi non possono essere seriamente contestati. Dove si soffre e si muore non c’è posto per le preoccupazioni della
moda: quindi niente belletti, nè cipria, nè
unghie smaltate, nè vestiti scollati ó attilati. E nulla ci sarà da obiettare se quell’infermiera si avvicina all’ammalato con Un costume che è l’inségna di Cristò.
Ma la richiesta del nostro amico è più moderata : « La diaconessS porti il suo cce^^
nie generalmente, ma abbia la facoltà nella
tua vita privata, di vestirsi come le altre
donne, naturalmente come quelle veramente
rispettabili ».
Non sappiamo se quelli che si preoccupano della libertà de'le nostre suore abbiano
mai avuto una conversazione con loro a questo riguardo; ma è evidente che essi pensano che i! costume, la candida cuffia sieno
per la suora un grave peso da cui si debba
avere la facoltà di sbarazzarsi appena ne abbia l’opportunità.
La realtà è però diversa, tanto che anche*
le infermiere laiche indossano spesso anche
fuori servizio le loro uniformi. Le crocerossine, ad esempio, considerano Tuniforme come « il segno di appartenenza a una milizia
in cui devono sentire l’orgoglio di operare ».
Il prof. Pino Foltz, direttore sanitario della
Scuola di Croce Rossa di Torino, che scrive queste parole, aggiunge : « L’uniforme
rappresenta una categoria di professionisti
la cui opera esercita un particolare fascino
ed un senso di profondo rispetto nel popolo.
Chi veste l’uniforme deve sentire rorgoglio
di questa benevolenza altrui e del prestigio che ne deriva, e far sì che essa non solo non venga, mai meno, ma sempre più si
accentui e diventi cordiale».
Se questi sopo i sentimenti di una crocerossina per la sua uniforme, non si comprende perché si vorrebbe togliere alle diaconesse quel costume che esse amano, quel
costume^ che hanno indossato non come una
livrea di schiava, nè mosse soltanto da un
ideale umanitario, ma per amore di Cristo« « «
Ben più gravi sono le affermazioni del
nostro amico riguardoi alla consacrazione delie suore. Noi Io comprendiamo, e concordiamo con lui quando afferma ohe la consacrazione al servizio di Dio dev’essere mantenuta giorno per giorno. Concordiamo anche quando afferma la libertà legale di una
diaconessa di ritirarsi dalla Casa. Del resto
è lo stesso Statuto della Casa delle diaconesse a sancire espresisamente questo diritto : « Le diaconesse sono libere di ritiVaTsi quando che sia dalla Casa ». Una diaconessa dunque fa benissimo a lasciare l’opera quando si accorge che questo ministero
era più il risultato di una sua scelta personale ohe di una vocazione di Dio. In questo
caso essa non incorre in nessuna scomunica,
anzi neppure ne! biasimo della Chiesa. Essa
riprende semplicemente il suo posto nel
mondo, in armonia con i suoi gpsti e le sue
tendenze.
Però non bisognerebbe** cadere nel pericolo di considerare la vocazione al servizio
di Dio come una specie di contratto, che
una delle due parti è libera di sciogliere da
un giorno all’altro!
Il riformatore napoletano Giovanni Valdès
esprimeva cosi la sua esperienza ; « Pertanto
io posso bene afferjnare questo di me, che
in tal modo io fui come violentato a venire
a Cristo, che sono certo che quand’anche
avessi voluto resistergli, non avrei potuto».
La sua esperienza non veniva che a ¡ilustrare la parola di Gesù ; « Non siete vei ohe
Allegri nella
speranza
Pazienti nella
afflizione
Perseveranti nella
preghiera
avete scelto me, ma son io che ho soelto
voi ■» (Giov. 15 ; 16)- Quesio significa che
quando Iddio ha davvero chiamato — e lo
dobbiamo legittimamente supporre :nel caso
di una diaconessa consacrata — essa non
può più disubbidire aliai ohiàmata ¡di Dio
senza andare incontro a dei rimpianti.
Quanto alla Chiesa, se non ha il diritto
di condannare, perchè il giudizio appartiene
unicamente a Dio, non può non seguire una
suora consacrata che abbandona il ministero,
senza^ un sentimento di tristezza.
Oggi si parla molto di libertà, di diritti dell’uomo, ecc, E sul terreno legale la diaconessa non è vincolata da nessun impegno con
la Casa madre, che essa è Ubera di lasciare'
quando le pare e piace.
Ma se io mi metto in presenza di Dio, e
considero la santa chiamata che mi ha rivolto, la dignità e la gloria offertami di essere un suo servo, e servo dei miei fratelli,
posso io considerarmi libero?
ROBERTO NISBET
Ji Corriere delle Diaconesse
L’Eco delle Valli ha già fatto un breve
cenno del cambiamento avvenuto nella direzione del Rifugio di San Giovanni, dove suor
Alice Beney ha ceduto il posto alla nuova
direttrice suor Lidia Penrou.
L’avvenimento 'ha una certa importanza,
perchè con suor Alice è partita l’ultima di
quelle diaconesse della Gasa Sivizzera dji
Saint Loup, che per cento anni, esattamente,
hanno lavorato nei nostri Istituti Ospedalieri. Fu infatti il 3 gennaio 1846, che, per
interessainento del generale Deckwi|ìlh,, la
prima diaconessa, suor Henriette Helm, veniva inviata dalla Casa di Saint Loup all’ospedale di Torre Pellice.
Non possiamo voltare questa pagina della
storia dei rostri Istituti ospedalieri, senza rivolgere un pensiero di gratitudine a questa
Casa, a quelle decine -Ji suture che hanno lasciato fra di noi un ricordo benedetto.
Fra di esse rimairà p .rlicoaarmente duraturo quello della vencíala suor Alice, che,
dal 1904 aveva consacrato la sua vita al progresso del Rifugio di San Giovanni. A vederla si riimaneva a tutta prima intimiditi dal
suo aspetto austero, dal viso solcato da rughe profonde, incoronato da una folta candida capigliatura. Ma quali tesori di bontà
si sono manifestati in questa vita, tutta spesa per i più disgraziati, che nè le famiglie,
nè gli ospedali potevano più curarei E’ con
viva gratitudine che inviamo a suor Alice i
nostri auguri di un lungo riposo nella pace
di Saint Loup. .
Ci rimane ancora, come prezioso legame
con questa Casa, la direttrice della nostra
Casa madre, suor Angiblina, ma purtroppo
la crisi di vocazioni è cosi acuta anche in Isvizzera, che hop possiamo prevedére di avere altre suore svizzere per le nostre Istituzioni. — Chi saranno le giovani Valdesi
che si alzeranno per prendere il ¡oro posto?
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L'ECO DELLE V AT T i v a t nrci
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Abbiamo \/isto che í’evento destinato a
prodursi primo, quando il Signore verrà, è
la ris<urrezione dei credenti.
Risurrezione selettiva, la defìnisce un esegeta.
Risurrezione la quale darà luogo, tra i
defunti, a quella medesima discriminazione
che in un secondo tempo si verificherà tra
i viventi : uno sarà preso, raltro lasciato
(Luca 17: 34-36).
Come tutti muoiono m Adamo, così anche in Cristo tutti saranno vivificati ; ma ciascuno nel s.'jo proprio ordine : Cristo, .la
primizia; poi quelli che son di Cristo, alla
sua venuta (La Cor. 15: 22, 23).
Or come si effettuerà una cotale selezione e vivificazione?
Il .Signore stesso —' risponde rapostolo —
con potente grido, con voce d’arcangelo e
con tromba di Dio, '.scenderà dal cielo e i
m.orti risusciteranno i primi.
Dichiarazione che (non lo si dimentichi)
appartiene amoh'essa alle cose che Paolo sta
riferendo « per parola del Signore ». Dichiarazione iì cui valore testuale e profetico,
prende inoltre rilievo da altri passi scritturali. anteriori e posteriori, nonché, anche
qui, da parziali miracoli già verificatisi. Lungi da noi perciò il metférnè in dubbio la fondatezza assoluta o il cercarvi altro significato da quello che pianamente esprime !
Infatti, senza fermarci al Vecchio Tes-tamento. dove revento in discorso è tuttavia
prospettato in vari luoghi, il potente grido
del nostro testo e le sue conseguenze sono
contenuti già nel versetto di Giov. 5 : 25 :
<-■ In verità, in verità io vi dico: l'ora viene,
anzi è già venuta, ohe i morti udranno la
voce del Figfiuol di Dio e quelli che l’avrann.0 udita vivranno ».
Versetto che ha dato .filo da torcere a molli, suscitando pareri contrastanti anche fra
i credenti nella piena ispirazione delle Sante
Scritture.
La voc© degli ìnterpreii
Il Godet per esempio, (e qui non ritengo
colga nel segno) sostiene trattarsi, come nel
precedente, di rri.orti in senso spirituale i
quali ascoltando e crédendo il messaggio di
Gesù, hanno la vita eterna, non vengono in
giudizio e passano dalla morte alla vita.
Un teologo, vivente. (P. De Benoit) crede all opposto che non si tratti più di risurrezione spirituale, o nuova nascita, ma proprio della prima risurrezione fisica. Egli però
Si intoppa nelle parole riguardanti l’ora che
secondo Gesù —era già venuta, non trovandone la spiegazione se non col supporre
che il Signore le abbia usate in un senso
molto lato, quasi a dire : una novella epoca
viene, ed anzi è già cominciata.
Orbene, differentemente dal predetto, io
ritengo invece per fermo che Gesù abbia
parlato dei morti veramente morti, non soltanto. ma che l’ora — e non l’epoca — era
eiffettivamente venuta in cui taluni di essi
avrebbero udita la sua voce er udendola, sarebbero tornati in vita. 'Per esserne persuasi
si legga nel capitolo 7 di Luca, dal versetto
11 al 15. Breve tempo doveva essere trascorso dalla citata solenne affermazione del
Maestro divino.
Tr© rlsurrasfonl I
Tanto l’uno che l’altro passo neo-testamentario. ci mostrano che siamo agli inizi
della sua terrena missione.
Ed ecco il primo compimento della promessa : Un giovane, venuto a morire, è portato al sepolcro. Ma Gesù si accosta, tocca la
bara, chiama il defunto con le parole ; «Giovanetto. io tei dico, levati ! n e il morto si
leva a sedere, comincia a parlare e viene restituito vivo alla madre sua.
Passiamo al capitolo seguente. Quivi è
una fanciulla dodicenne che si è addormentota nel sonno della morte. Ma anche qui
Gesù si avvicina alla salma, prende nella
sua la inerte mano della defunta e gridando
ad alta voce : « Fanciulla, levati » infonde
di nuovo in lei la vita e la riconsegna ai genitori.
Per quei due dunque, l’ora era già venuta.
Quelle due vivificazioni stanno a testimoniare che Gesù aveva detta la pura e semplice
e letterale verità.
Avesse tenuto presente, il De Benoit,
questo, ogni difficoltà sarebbe svanita.
Ed anche un altro interprete — lo Stewart — non si sarebbe ingannato, sostenendo anch’egli che Gesù non può aver parlato
nel citato versetto in Giov. 5 ; 25 di risurrezione corporale, stante l’omissione del vocabolo {( sepolcri i>, usato invece ne! versetto 28.
II figlio della vedova di Nain e la figlia
di Jairo non erano ancora stati deposti nel
sepolcro, quando udirono la voce del Signore
(I Tess., 4 V. 16)
e tornarono in vita. I¡ vocabolo « sepoJeri »
non si addiceva quindi al loro caso, anzi sarebbe stato un fuori luogo. Il ohe non iropedisce che Gesù abbia sottinteso anohe i morti già inumati. L’ora che già era venuta per
quei due, non tarderà infatti a giungere per
un terzo, cioè per Lazzaro, fratello di Marta
e Maria, il cui cadavere giace da quattro
giorni nella grotta e sta decomponendosi.
Che importa? La voce di colui che vivifica
dii egli vuole, risuona di nuovo potente e
onnipotente, ed al suo richiamo, anche il
morto da quattro gorni esce dall’avello e rivive (Giov. 11; 1-44).-____
li triplice grido
• Giovinetto, io tei dico, leyatil
Fanciulla, levati!
Lazzaro, vieni fuori!
Questi 1 tre appelli e le tre risurrezioni
che, facendo seguito alle parole di Gesù in
uiov, 5 : 25, le autenticano integralmente
Questi i tre gridi precursori del potente
grido ohe un giorno chiamerà fuori dàlie
tombe lutti coloro che dormono in Cristo.
F
ededer;^zione
iiMPO mmm di pii
Dopo soli quattro mesi la valle di Frali
ha di nuovo visto arrivare da tutte le parti
d’Italia i giovani della FUV che qui si erano dati appuntamento. Da questa estate il
paesaggio è cambiato; i larici sono nudi e
opachi sullo scenario bianco di neve che ha
trasformato le pendici dei monti, i campi
della valle e le\ case dei villaggi. Il paesaggio è cambiato, ma la valle di Frali è sempre, orntm definitivamente, lo stesso simbolo che unisce i nostri spiriti e che eccita
■ l’entusiasmo che qui ci ha portelo durante
l'estate e che qui ci ha trascinati ora, che ci
chiamerà sempre per incontrarci guassà. alla ricerca dell'amore fraterno.
Fer ovvie ragioni, i ^rtecipanti al campo invernale sono molto meno numerosi che
al campo estivo, circa sessanta,- ma il caloÊ lo spirito di amicizia non sono
cerfammte inferiori. LÀ varie Uriioni d’Italia erano ben rappresentate, da Torino a
NfifkxH. da Finerolo 1^ Brescia, mentre la
pia numerosa è stata quella di Firenze. Molti dei partecipanti erano già reduci dal
campo estivo ; ma molti venhfano per la prima volta, ansiosi di conoscere le meraviglie,
di un campo unionisHco. e nessuno è rimasto deluso. Grande è stato l’entusiasmo con
cui tutti, al momento della partenza, si sono
dati appuntamento al prossimo campo estivo.
Dal primo all’ultimo giorno abbiamo sperimentato la dolce comunione fraterna, e
malgrado le nostre debolezze umane di cui
chiediamo perdono a Dio, abbiamo cercato
di vivere insieme sotto il Suo sguardo e secondo la Sua Parola. E se dal punto di vista fisico abbiamo tratto giovamento da questa simpatica vacanza di fine d'anno fra le
nevi di PraU e con numerose esercitazioni di
sci. dal punto di vista spirituale [abbiamo
tratto immensi benefìci che non si cancelleranno presto in noi.
Un tema di studio CRISTO E’ IL SIGNORE, nei suoi vari titoli della Conferenza di Oslo, ha diretto i nostri colloqui;
gli argomenti, in ràaltà troppo vasti per essere esaminati in modo esauriente, ci hanno tuttavia fornito materia di interessanti e
profìcue discussioni, grande è stato il privilegio per la nostra istruzione ed edificazione, di poter considerare vhrie questioni
di attualità alla luce della Parola di Dio.
In ciò eravamo guidati dai pastori signori
T. VINAY, P. MARAUDA. GSCHWEND
e DUMONT (questi due ultimi, pastori nel
cantone di Neuchâtel, in ¡svizzera). Per la
Settimanale evangelico ad otto pagina
esca a Parigi
Numero di faggio L. 35
A hbonamento
ò mesi L, 330
6 mesi L, 630
presso Ltbrsria Evangelica
Via Principe Tommaso, 1
Torino
succitati. Da notarsi ancora
il particolare di Gesù che chiama la figlia di
.Jairo ad alta voce, e Lazzaio addirittura con
gran voce, quasi per abbinare insieme l’umano ed il divino nel miracolo che sta compiendo, olire ohe per offrire in anticipo ia garanzia d'el ((((potente'girid)l» ' .lei quale ci
sStiamo occupando.
Ma v è (ii più. V’è che il « potente grido’.'
del nostro testo prende luce altresì, e non
■ poco, dall episodio dei cofpi dei santi risorti
nel giorno della eroe-fissione -episodio-evocato nel precedente articolo e sul quale dissi
S'Srei tornato in questo. Se non ohe mi accorgo ora che la sua portata merita un capittolo a sè. per lo meno. Pazienti quindi il
lettore e, in attesa di riparlarne, mediti in,^tanto intorno alle cose dette, considerando
se non sia di importanza somma il fare l’orecchio ifin d’ora alla voce del Buon Pastore
e obbedirla, onde udirla e discernerla quando echeggerà il « potente grido » del quale
forse, profetizzò anche Isiaia, nel citato
luogo 26 : 19 : « Svegliatevi e giubilate, o
voi che abitate nella polvere! Poiché la tua
rugiada è come la rugiada deirauntora, e la
ferra ridarà alla vita le ombre ».
D ARGENTIERI
: loro guida e per l'inciiamento che da essi
costanlemente abbiamo ricevuto, siamo loro
immensamente grati. Cambiente era completalo dalfaccoglienzoi sinceramente gentile ed affettuosa dei Pralini e del loro pastore
sig. Geme. La presenza fra noi di alcuni
Americani e Canadesi ci ha iato il senso
della vastUà della Chiesa e riempito il nostro animo. di gioia. Il Signore è stato così
certamente tra noi.
C. Messina
.Botentq grido che, secondo il Bostó, "4
inehé tradursi dall’orieinale duale « un «trido^.. j-* •rudi oCHuando» e pertanto esattamente inar-^'”^^ «**
monia con i veri e propri ocmandi impaniti ***0*'i> >1 y • quelqut chose de vrai,
ai tre defunti succitati. Da notarsi ancor» Dieu, ea soi, n'est pas mort, mais
pour Ies hommes, il est quelque chor se de mort. Les hommes poursuivent
tous les buts possibles, ils écoutent
n’importe quoi; mais quand on parle
de Dieu, la plupart du temps on tes
ennuie. U est de plus -en plus clair
aujourd’hui que notre civilisation se
passe de Dieu. Pour les païens, les
Dieux sont vivants ; pour nous, Dieu
est mort.
Mais Dieu n’est pas mort. Dieu vit.
11 est le commencement et la fin.
C/i. Bliimhardt
GIOVANNI LUZZI
fiAl SUD novant©simo anniversario
Il pastore Corrado Jalla di Borgonovo,
Val BregagUa, ha scritto ultimamente nei
a Quaderni Grigioni Italiani » una efficelQe
e limpida rievocazione del venerando professore Giovanni Lazzi, in occasione dei suoi
novanta anni di vita.
La Chiet^a Valdese, la cui testimonianzt
evangelica in Italia ed il coi sviluppo sono
intimamente legati al nome di Giovanni Lazzi, antico pastore e professore della nostro
Facoltà di teologia a Firenze^ si \assocìa di
cuore alla manifestazione dì affetto e di au^ giirio che le chiese protestanti dei Grigioni
gli hanno voluto offrire e la accompagna con
un pensiero fraterno nella sup. tarda, serena
vecchiaia.
In un messaggio del diciassette luglio u.
s., vergato con arguzia e quasi si direbbe
con bonaria giovialità, Giovanni Lazzi scriveva ; (( Quando, sette anni or sono, venni
qua con i miei per passarvi, come al solito,
l’estate, siccome pensavo di tarnarmene in
autunno a Firenze, venni senza libri e quasi
senz’abiti per càmlìiarmi... Senza libri, senza
ferri e arnesi relativi alla vocazione mia, io
mi trovo nel caso che, quando avvenga che
mi abbisogna, per esempio un dizionario o
un qualcosa di simile, mi trovo nella necessità di disturbare un collega o un qualche
amico perchè me lo porti.
Troverai qui unita l’ultima fotografia che
mia figlia prese il 29 di marzo di questo
1946. Intorno alla quale convi en ohe ti
spieghi una cosa. Nella fotografia mi troverai «barbuto». Ecco perchè. Nel gennaio
avemmo qua neve e ghiacci inusitati. Le
strade eran diventate come pavimentate di
lastre di cristallo. Cascai, e mi feci male
al braccio destro, che non potei più usare
nè per sonare il violino, nè per farmi la barba da me.
Meno male per il violino, che se non è
stata una gran perdita per l’arte, lo è stata e
non indifferente per me che non poco conforto solevo trarne dalla divina musàca di
Schubert, Mozart, Beethoven ; ma altra cosa fu per la barba; da me non potevo farmela più, perchè il mio braccio destro cominciò a rifiutarsi alla manovra del rasoio; ■
andar dal barbiere un giorno si e uno no,
m’importava una spesa annua di pigion di
casa : cosà ripresi il mio c)orag¡gio a due
mani... e mi lasdai inselvatichire la faccia
(( ad libitum naturae ».
Le condizioni della nostra povera Italia
mi ]^nno addirittura stroncato. S. Paolo
scriveva ai Filippesi : « Io sono distretto dai
due lati : ho il desiderio di partire e d’essere
con Cristo, perchè è cosa di gran lunga migliore; ma il rimanere mio nella carne è
più necessario per voi ». E io invece mi sento altrimenti distretto; ho un solo desiderio : quello di partire e d’essere con Cristo,
perchè è cosa di gran lunga migliore e perchè sento che il rimanere mio nella carne è
ormai inutile alla chiesa, nella quale comincio a non capir più nulla; e inutile al
mondo, perchè tutti i giorni sento più ohe
mai ch’io sono uomo troppo antico per un
mondo per me troppo moderno».
Giunga \al venerando Professore Luzzi il
pensiero riconoscente della Chiesa Valdese
e continui ad illuminarlo, nel tramonto della
sua vita terrena, la chiara luce della fede in
Colui che disse : Io sono la luce del mondo.- chi mi seguita non camminerà nelle
tenebre, ma avrà la luce della vita
ERMANNO ROSTAN
m misil II lini
Invidio i giovani delle Valli! Per me,
membro di una Unione lontana, dove non
SI ha la possibilità se non motìo di rado di
incontrale altri giovani della propria fede,
gufile privilegio di aver potuto partecipare
alla simpatica famiglia del Campo di PraU,
e quale gioia di aver potuto trovarmi con
tanti giovani delle Valli riuniti a convegno
nei giorni cinque e sei gennaio! Quale immenso beneficio possono quei giovani trarre dfcti loro convegni, mentre noi. lontani,
a forti distanze gli uni dagli altri, appartenenti a vastissime diaspore, non possiamo
godere di simili benefìci!
Sin dal sabato giungono i giovani delle
Unioni delle Valli.- al^ gioia che è in tutti
i cuori s’ag^unge la gioia della natura splendente di sole sulla candida conca alpestre.
Alla domenica mattina giunge il grosso;
molti in camion che. con somma modesta
per i tempi attuali, hanno raggiunto senza
fatica i campi di sci di oltre 1500 metri di .
altitudine, senza contjore che essi non godranno soltanto dal punto di vista sportivo,
ma potranno avere ciò che più conta, e cioè
un incontro tra fratelli, e trascorrere insieme bei momenti nello studio di problemi
interessanti e neUa me'éìiUzione'' deÙa Parola di Dìo.
Alle ore undìoi un’imponente assemblea
è raccolta nel tempio di PraU per ascoUare
la predicazione in francese del pastore svizzero Gschwend. A sera tutti si riuniscono
nella siafa unionistica per un ottimo ed accurato studio presentato dal pastore P. Marauda sul tema: LA CHIESA DI FRONTE
AL MONDO. Segue la discussione a gruppi. In taluni gruppi si trova troppo corto
tempo lasciato per la discussione; l’argomento è vasto e di vitale importanza oggi,
per cui si vorrebbe avere dinnanzi |a sè varie ore per esaminarton più a fondo. In
qualche altro gruppo invece si constata purtroppo che, sia per apatia, sia per incompetenza, la discussione tangue e si esaurisce
troppo presto.
Degno coronamento del convegno sono le
gare interiunioniste di sci — gara di fondo,
staffetta, discesa —. Interessantissima competizione in cui si distinguono le rappresentanze delle Unioni di Prati, Rodoretfo. Pinerolo e Firenze.
Ritorno alla mia piccola Unione lontana
col cuore pieno di riconoscenza verso Dio
che m'ha permesso di partecipare al Campo
ed a questo convegno, e con la ferma intenzione di rivedere alla Valli, se a^Lui pl^ce, altri campì ed altri convegni.
X X
il
ERRATA CORRIGE
Nell'articolo “RISVEGLIO VALDESE,. apparso nello scorso numero siamo
incorsi in un errore di composizione chef
falsava il senzo della frase al paragrafo
1* leggasi “e cAe, con NON minore
cordialità, reciprochiamo
4
L'ECO DELLE VALLI VALDESI
> c.
■ ‘à; "
VALDESE
ÀNOBOONA' SERRE
Ì culti di Na^le "è di 'Capodanno hanno raccoTw «èi ttostrì due TempU ddseiiihHee iitìmtìròbe
ed II t^ia fruttare la
della Sua Parola in n^Ui cuori.
i bafnbinl hanno avìdto sia'^al Serre che a PrSf
deltomo la loro fèsta dell’albero^ di lÌataJe. <0■g5Un^, dji essi ha ricevuto un cospicuo dono.
g^zjmò i donatori.
La Corale ha contribuito notevolmente alla edificazione dei culti delie solenni^ e la rinjfr^iamo per la sua apprezzata collànorazione.
P^CBSSl ; Abbiamo accompagnato alia toro ultima tiithora terrena le ^gliè inoriaH di due
nostre sorelle del quartiere di Pradeltomo :
STRINGAI, AIA^pALEfU ved. CHIAVIA deceduta al Cótìlègè alla tarda età di anni 84 dopo
bwe malattii; COMBA GIUSEPPINA colfloiPIII^VlA deceduta aH’Eissartet dopo breve
^a, èU’eià ^ ai^ni ,
SuHé famiglie colpite dal lutto domàndihmo ¡il
Signore di far scendere la Sua consolazione.
.Bingrgzwnot il p8.èforc svizzero di Valangin
(Neuchàteh sig. Dumoht. il quale ha presieduto,
d(^pip* 5 genjniaio, il nostro cullo ppmeridiaino
a! Serre."
^ .Pomeaica 12 corr. i nostri culti spnp s^tì
ncesicdnti. ds. membri della Società lyiìssionnria
Pra del 'Tomo.
e. a.
p^RIpI^ - MANIOLIA
fl., 15 di(»mbre ,.,ba ,,avuuj la yj^ #
ccmplnta .dal p^pr® M^t^. è
dòtt. Ettpi^, Serafino. Una riunione àvCva già
aimto ìiic^p Ij ^batb ^èra in Pknilfp seguita tfii
un’‘áiíhiümzá giovhnilè.
Gii argomenti presentati dai membri della Commissipne Distrett]^.ale furono.: La frpgu^li^one
dei culti, la partecipazione alla S. Cena e. collahorazionc. laica- La presentazione di questi "àrgo|neiiii, àervl di richiàmp alla comunità ònd’essa
nOn pèrda di vista i suoi dbvéri.
Là visita di Chiesa Si è hvrtta nelle due aseend>lee di Penero c dà Maniglia.
,i miembrì defia Commissiovisifà.
La Chi^ rit^azia .i membri
ne Distrettugle per la ^adiba
BATTESIMI : Ribet Guido di Ernesto e di
Trmi Idñ
DECESSI: Ferrerò AiarinèHa di mes# 15. di
Bnifiio » di Bosiò Ahna (Saretto) — Perrero Mària, di anni 65 iPomarat).
POMARlÈTtO
li Sacramento del Santo BaftCsimo è stato amministràto a Gl.AlERO LAURA e IDA di Ernesto e di Costnbel. Celina del Clot Inverso Pinati e 8,,MA;MRlN0|,SiLyiÓ E PAQLA di Auglitóp é di..^ocnri dei Mnùriri d' T*j
nàj^à. —fenediCà il Signore <juesti bambini «
li faccia erfe^erè nel suó tifflórè.
— .Giovedì 1.9 dicembre. u„ s, si soijp uniti
in matrimonio il prerf. ÉRNÉSTO TRON e la
prof.sà MÀTILDÉ GÀV attiibedué insegnanti alia Scuòla Uatìna- La Cerimònia nuziale che ebbe
luogo nel Tempio fu una occasione di gioia gerticPlare, oltreché per un largo stuph) di parenti e
di smici per la Chie^ tptta, essendo gli sposi
dèi pfèjiosi collgbojratori nelle varie attività delta
parrocchia. Resero piq suggestiva la semplice
cCrimohià due ^zzi d’orgànó e vioHifo e l’esecuzione di uh cero di circostanza da parte dei
menttri -della corale. In separata sede la sezione Cadetta ctella U. G. V. espresse alla sposa i
suoi ral]egrgmenti ed i migliori attiri per una
vita felice e benedetta ài servizio dei Signore.
A qu^^ au^ri «i^ungiàmo i nostri e quelli
di tutta là Oliera che si ralicgrà della tondazionb di qu^o nuovo focolare cristiano sotto
Io sguardo di Dio.
Sabato 4 co<y. sì univano pure in matrimonio LÄOBARD OSVALDO e LONG IRMA ambedue dei vill^gi© deik Paiola di Inverso Pinasoa. Formuliamo fervidi voti ed auguri.
— Domenica 8 dicembre abbiamo accompagnavo al Campo del riposo !a ^pt^lia mortale della nootra giovane sorella MICOL E'LIANÀ dei
Brgneato di iferqsa tolta airaffplto dei suoi egri
dopo una lun^ e penosa tmìattia in età di soli
32 anni. — Ci ha pure tósdiato per la Patria
celeste dopo uria breve apparirione sulla Sferra il
pkmtrlo GAYßÖU ALDO di Teriillo e di Genre
Lkia, di soli 11 mesi, la cui sepoltura ha avuto
luogo il 7 dicembre- — Dopo breve malattia
decedevg ^l’ospedale d; Pinerolo MICOL PIETRO EMANUELE originario di iVUsselIo e da
ivfl meòè soltanto residente a Perosa con .1A
sua famiglia. Non aveva che 40 anni ; i suoi funerali ebbero luogo il 24 dicembre.
A tutte le famiglie in lutto la nostra viva «impatia cristiana e sugli afflitti invochiamo le consolazioni divine.
~ L’assemblea degli elettori riunitasi la domenica 15 dicembre ha proceduto alla rielezione
di anziani e diaconi scaduti a tenore dei regolamenti ed alla elezione di tre nuovi anziani in
•ostituzione di almi dìmissiònari per ragioni di
salute ‘e di lavorò. I nùoVi eletti sono i sigg.ri
REYNAUD GlOy. PIETRO dpi Gilli quale anziano del quartiere del Clot dèi Boulards, CASTAGNA LUIQI anziano per jl quartiere
di Pomarero e GIAlEwO VALDO quàle anziano
per il quartiere di Perosa. II toro insediamento
avrà luògo, D. v., hi drimenlca 5, gennaio cofr.
al cuito (tei ,n^tt.ino nel temuto- Mentre, ci diwòifliifno ad 'tótówkrè ;i neò-elCfti "rfe'tlrópcra per
ir Signore, la Chfcai trtea riccmosoenza fUigrgii^.gli «nziaqi djipi^paari .ppr rattiyhà sycdfi
a favóre della Ooipunità e formula i voti più fer-.,
vWf par la loro salute tacendo àncora
mCnto folla'loro cclklwrazione nella misura del
possibile. Í
____ fatate è stalo celebrato con il consueto fervete e con una larga partecipazione di fedeli gl
culto nel tempio Teso piu solenne dalla «suzione di un coro dj circostanza da parte dell*
nostra corale. La festa dell’afbéro di .Natale per
; bambini delle nostre Scuole -Dcrinenicali ha r
vuto ildogo nel pomeriggio della domenica 29,
dicembre Ú. s. 250 bàmbiai si sono rawolti per
!'occasione nel tempio svolgendo qn ricco prfr
gramma dì recite e di canti- tutti intesi a celebrare la nadita dei Redentore. Un »«»hetfo è
laio d tr bu to ad ognuno, insolitamente guarnió -griáí'C àfla generosità dei nostn fratelli d’A-merica e ocila Dìrezone dei Cotomflco Valle di
Su u esprimiamo il nostro sentito ingraziamento.
— Dopò H culto di fine d’Atiho il 31 dicembre
sera flCl tempio, un sessantina di giovani si sono
ritrovati nella Sàia delle attiviti jwr aspettare In
fraterno congioire il sorgere del nuovo anno.
SCUOLA LATINA. — Alla fine del primo periodo di studio e prima delle vacanze di Natale,
gli alunhi sfelk Stuoia Lgtjira sotto la guida dei
loro pf^ofessori, ‘hanno c^ebrato la venuta di Gesù Cristo, nel mondo, attorno ad un albero di Natàlè prèsent! ¡ genitori degli àipni ed alcuni
amici delia Scuòla Lktinà che dàslderano ringriziare i pròróótòri della simpatica festa ed in particolare la signorina Preside ed i suoi diretti
coliaboratori.
OSPEDALE. — Anche quest’anno la Direzione
deirOspedale ha voiutò eptebrare il Natale riunendo attorno all’abete scintillante 4i luci k fanapUa dei ricoverati. Il messaggio dflta ^solawòne è sceso nei cuori aprendoli afta vivía speranza che non confonde. GrSz'e a nome di tutti
ÒRF^jlÒTROÌlO. — Anche qui la vivace fami|iia sì è riunità accanto ad tui ¡pródigioso presemò, Tutìi hàhhb tlha poesia da recitare e per
tutd c’è tki ptìeCó pónatò dal vecchio Papà Natale c sollecitamente apenó dalle piccole nMni
snpelte di grandi occhi curiosi. Èsciamazioni di
gioia, grida idi,, sorpresa, risa di soddisfazione e
più tardi, in ginccchiò sul lettino bianco. la preghièra : '«'éraziè, Sig'n'biè. per i doni di Natalo).
PRÀROSTtNO
BATTESIMO : Coisson Santina di Emanuele
iTopi). — La béiiedirione del Signore riposi
sulla bimba e sulla sua famiglia
MATRIMONI. — Pàschettp Hilde e Fornero^
Braìia — Bouchard Aldo e Rìvoir Flórina — CÌòdino Emsmuele e Fornerone Dina — Cardón Remò e Avondet .Alma. — Auguriamo agli sposi
ogni bene e felicità cristiana.
FUNERALI. — Fasquet Paolina ved. Forneroh, di anni '69 (Caveia) — Berfalot JVteria ved.
Avtmdet. di anni 78 (Ròsbel) — Bteyùat Luigi,
di anhi 74 (S, Bàrtolomeo) — B«rtatot Michele,
di anni 71 (Peraculài — Gay Emma ved. Codino
dj anni 64 (Nida' — Fprneron Margherita vedRosta^, di anni 88 (Poli) — Forneroh Margherita, ved. Pòrneròn. di aràii 89 (Càrduna) — Simòn&t Giulia ved. Forrieron, di anni S3 ((Fontane tte).
Nel giro di poche settimane molte fra le persone anziane delia parrocchia hanno ri^Kisto alla
chiamata del Signore. Alle numerose famiglie in
lutto esprimiamo la nostra simpatia.
ATTIVITÀ’ ECCLESIASTICHE. — Tutte le
nostre attività ecctesiastiche invernali si svolgono
regolarmente. Particolarmene intensa è stata la
nostra attività ^I|a vigilia di Natele a Capodanno. — La fèste deiràibero di Natale, curata
in modo particoHire. ha rallegrato piocòli e gratidi
L’Uniòne di S. Secondo ha trascorso con noi
•la veglia di fine antìò ed ha assistito alla seratf
organizzata dàllà nòstra gioventù.
Le imponenti assemblee dei culti dì Natale
C^dannq ci hanno rallegrato; peccato che contri^ino sifteoikritiènte con quelle dei culti domenféàii.
BORA’
Dopo resplosione mcndana dei periodo estivo
dovuta in ^rte ad alcuni villeggianti poco desidérabili, dòpo una ripresa autunnale distile e
faticosa oStecolata da numeróse partenzè, dopò
i due gteivissimi lutti che àVevàrió geteito un*oifibra di cupa tristézza sull'inizio di qtiesta invernata, H periodo natalizio è venuto a portarci i-I
conforto di un refrigerio ristoratore e ci ha permesso di rivedere il volto genuino, quelito dei
siiòì giorni migliori delia nostra diletta Rorà.
— CULTO DI NATALE. — I Rorenghì si
sono riuniti contpuifti ne] loro vecchio tempio.
Là betia assemblea, i) profondo raocoglimento.
la numerosa 'pàTtecipazìone alia Santa Gena, rostario he! rióstfo ricordo come il segno di una
benedizione e di una pitomessa,
— ALBERI DI NATALE. —- Caratteristiche
e riustììte le tfe feste dell’albero- Quella del
Cehtro per la quale si prodìgafoito gli 'insegnanti
sig.na Albina Tourn ed il nuovo maestro sdg. Ettorp Ctembellotti, ci 1^ offerto ipoderose innovazioni Òhe hiinBo felicèmente rialzato 11 -tono efi
Questa festa. Particòlarmehte bello il quadretto
che rappresenta i moretti intenti a fraternizzare
con gli Europei sotto l’albero di Natale cantando :
« in Africa 'teggfù ». A Rumer i pochi alunni della ^.«1 Rivoira vennero costeiiuvati dai catecumeni, Allo Fucine la sig.ra Rioca Bertin fece
miracoli con i pochi elementi a aua disposizsmie
e ^ règaiò pure una bella fesMi.
VECÌLIA ÌM fine D’ANNO- — Abbiamo quasi ripristinato, con 'trite ndfeiione iWbPndaiite, la
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bella tradizione dell’agape fraterna e ne gbhiOBiu *.
goduto almeno quanto nei bei tempi paf^^ 4
causa della malattia di un’attrice alcuni numeri
dèi pitogràfnfha dò'vettero èsser sostituiti còn numeri di'fortuna ; ma la numerosa assemblea presente che -non piccava Certo di tristezza trascorsa lo stesso alcune ore in uno spirito di
calda fraternità. — La serata terminò con un
cùITó ih'uri’gfmòsfera veramente benedetta
torre PELLICE
— 1 Culti itell’Avvento, presieduti uno dai
pastore R, ja.hier e 'tre <W «ostro pastore, ci
ayevàùp poodott^ alla sòglia dèi Nàtete .ii
TriSh'tazIòne ^ ’ Uh unictì'argomento : « LE VIE
del SIgNCìRE », che siàìritì Staiti invitati successivamente a riconosefebe, a preparare, onde
poterci in esse rallegrare.
La vigilia di Natale una felice e riuscita n^
vità : Culto di Vigilia nel Tempio dei, Gqppieri.
Nella suggestiva penombra del vecchio e ^glorioso Tempio, delicatamente adornato di verde e
bacche di agrifoglio, rassémblea è stata più hunièròsa àncora di quanto osassimo sperare- le
airticiiè navate hanho rivèdutò una vera folla di
fedeli èd Mniiò rieccheggiato festanti degli min
della natività. Buono il programma musicale e
corale, attenta la congregazione, raccolta la partecipazione di numerosi credenti alla Comunione.
M giorno di Natale ; Culto nel Tempio di Torre. Molta gioia nei cuori e sui volti, la gioia di
Natale e di un Natale di pace. Ottima la esecuzione della corate in un coro magistralmente
preso ed eseguito. Breve il messaggio del Pastore, ma vibrante di una originale nota di |ppà&iònata meraviglia dinanzi al Sèmpre nuovo ¡pistero deU’amore di Dio rivelato nella notte ranta ed infine, ia Comunione alla quale, dgta
la’ imponenza dell’assertibtea sarebbe stato lecito
attendersi una maggiore partecipazione.
IL 26 FESTA DELL’ALBERO : come sempre
molti, molti bànteini, cènti’naia di alunni delie
varie Scuole Domenicali della parrocchia o d'«'
dhe e diecine.- di altri sbucati fuori da chissà
dove per l’occasione. Chiesa ^emitissima, facdné sorridenti, occhi scintillanti, mare di
line in continuo movin?entó- H programma si
snoda con una breve allocùziòrie del pastore che
(fèsta gidcohdè rispondeiìze ttèl cuore dei fancìniti, canti, poesie, recite quali più quali meno
udibiii... tea tutte applaudite, mentre maestoso q
epegàntó raltissltho albero svetta in mezzo al tem
pio raggiante d^la, luce di cepto canddine. Alla
firve i' solite pacchetto, più ricco ohe mai que
sFanno gràzie alla gèrier<)sità di iriolti amid tra
citi primissimi i Cbrifrateííi delle^ Chiese Atiièricane che avevano inviàto provvidi pacchi natalizi.
H Culto dell’ultimo dell’anno è sempre Velato
da ùn’citeb'rà tfi teèè'tlaià... « le temps stonava...
rhèure s’debuto » che solo qua e là vien fugata
dall’attesa del misterioso domani ehe apr.rà il
nuovo -anno. Note tematiche del Culto : la umiliazione ed il ringraziamento. Nel messaggio del
pastore siamo invitati a contemplare la figura del
Cristo ergentesi nel nostro passate verso il quale ci rivol^àmo. cote'è la figura dell amico fedéle che ci ha accompagnati giórno per giorno m
ogni evento della vita per tutto il 1946. Bello
il canto delia corale ed il canto assolo, con or.gapo del sig. Eynard. La partecipazione alia cqmuhione è còme tradizione la migliore dell’anno,
qWa'rtto ài numero.
Dopo il Culto serata familiare nelt'Aula Magna del Coilegio. -Molti son coloro che rispondono
al nastro ideilo e sacrificano volentieri programmi privati per unirsi alla nostra serata : cfue
recite, un brioso ntóriologo, sorteggio dì premi
e.-, quello che si attèndeva allo scoccare della
Mezzanotte, tutti assieme di un sol cuore : IL
GIURO DI SIBAUD- L’anno termina ed incomincia al canto dell’inno della nostra fede... bel
simbolo'., a noi di farvi corrispóndere una
realtà fedele
Poche .ore. dopo. j! Culte^, dj., Capottino : oontinua^ta meaìMZÌorie 'dellà vigìlia ed il sefriionè
ci fflvita ’àncora .a contemplare la figura del Cristò... non più però nel passate bètìsì àèlravvenìre. nel 1947 ed oltre, d’onde Egli ci ripete l’invito ((TU SEGUIMI ». Parola d’ordine
per la nostra Chiesa nell’anno nuovo «SEGUIRE GESÙ’»... sarà difficile forse, sarà bello
certamente.
— La domenica 5 gennaio abbiamo avuto il
piacere di udire un buon messaggio de! Pastore
svizzero sig- Maurice Dumont che ha presieduto il Culto ed a! quale siàriio grati della apprezzàtissitea visite.
Con l’Epifania si chiude il ciclo laborioso_ «
festoso assieme delle feste natalizie « proposito
deifè quali, per essere ’completi, dovremmo ricordare altre manifestazioni che, sebbene di caràttere piò ristretto e locato, non ferino state
meno apprezzate : gli alberi di Natale dei cadetti e delle cadette delle A. C. D. C. e U. C. D.
G- e quello offerto dalla Unione Valdese alle
orfanelle, !e visite delle Unioni Cristiane femminili agli Ospedali con un atto di gentile solidarietà cristiana. Itelbero di Natale dell’Orfanotrofio Femminile sempre cosi ben preparato, al
quale il pastore ha voluto dire, almeno con la
presenza, finteréssè vivo della CoffluiritI, e gli
alberi ideile Sduril© Dòmenfcsil dbH’lnvèrso e
dei Chabriols ottimamente riusciti ed infine l’albero di Nàtale offerto dairEsercito delta Salvezza a tutti i bambini di Torre P.elliqe nel Teatro
Trento ove il pastore ha portato il suo messaggio
a molte Centinata di iimdulli ed i nostri ragazzi,
le cadette (della U.C.O.G., le Orfanelle, il vecchio Batjbo Natale e persino,. Walt Disney hanno recato un gaio contributo per una riuscita obt
non poteva sperarsi migliore
— Ed ora, terminato il periodo delle feste vl
aitate da un intenso freildo... all’esterno, mà da
folto .-anlore. nei .pilori A
tmò, iK^imaiè.-. <^me oriwa?
RIAÌÌA," se "Dio &rà con noi còme gli aomAmo
chiesto e chiediauMi. 3-w. ‘-.--.tK'-'.- -ì;
I i T V3LUAB PELLiCE
-c Precedute da edificanti culti presieduti Vice-Moderatore pastore R. Nisbet, dal sig. Enrico
Margiiiriti e M pastore Francis Gsohwcnd di
Nèuchàtèl, le celebrazioni di Natale, Fine e Capo d’Anno hanno raccolto delle belle assmblee.
La (Corale, diretta dal sig- Enrico Bouissa, ha
finemente eseguito, in quelle occasioni, un coro
di Natale e di fine d'anno.
I bimbi delle nostre Scuole Domenicali hanno
avuto il loro grande Albero di Natale, .di ^i
/‘eteiezionate splendore era l’espressione d’un fraterno ‘Pensiero di anonimi àimici di San Giovanni.
Ad ogni bimbo venne distribuito un gradìtis^mo
dono offerto in gran parte da generosi amici di
o'trè oceano ed un ptecolo ricordo pwsonale (fa
un coetaneo di una lontana Scuola Domenicale
Svizzera.
Anche i giovani dell’Unione ebbero, in occasione della loro tradizionale riunione di^ fine di
anno degli apprezzati pacchi sorprèsa d America
e dosi pure le madri, alla loro prima adunanza
del 1947. . . „
A nóme dunque di tutta la comunità, un grazie di cuore ài generosi amici che da vicino o
da lontano hanno contribuito a rallegrare «i nostro Natale.
"IrMANNO ROSfAN7T^rettor« __
AutrifiZzazioné N. P. 3S6 dfell’A. P. B._________
AnTcraflche ’ALPINA » Torre Pèllice
Iddio ha improvvisamente richiamato a sè l animà eletta delia signora
ELENÁ PASCHETTO
nata Gonin
Ne danno il doloroso annuncio :
il marito AUGUSTO;
I tìgli PAOLINA col marito Gustavo Awarm e
figlia Liliana; LUIGIA col marito Enrico Marcanti e figlie Laura e Grazia; RENATO colla consorte Savina Savelli e figlia Anna; GUIDO ; ÉktlNO con la moglie Ivonne Martinat
e figlio Piero:
la nipote Emma Gonin.
u Le mie pecore ascoltano la mia voce ed
io le conosco ed esse m! seguitano- Ed io
dò loro la vita eterna e gìanimai in eterno
non periranno e niono le rapirà dalla mia
mano». (Giov. 10 : 27-28),
La fami0a rìconoscehte ringrazid quanti si
sono uniti dì suo lutto ed in modo particolare il
Pastore sig. Deodato e il Vice Moderatore sig.
Nisbet: il doù. A. Paltrinieri per le afièttuosg
cure prestate e la Corate di Luserna San Giovanni.
L* famiglia non prende il latto.
La rrfdpga t.d t parenti tutti partecipano la
morte del loro caro
WILLIAM eOCORDA fu OSCAR
di anni 74
arrenata in Luterna S. Giormnni VII gennaio
1947.
c Sii fedele £no alla morte >•
Àpoc. S: 10.
La Signora ELENA KRUGER, redora del
Prof. GIOV. PIETRO VINAY, con i figli
Guido e Aldo ha il dolore di comunicare agli
amioi Iti'morte di
AXEL VINAY
arrenata in Ernxelles, in seguito a disgrafia,
nel Natale 1946.
ORECCHI- NASO-GPU
Il dr. Daniéle Bochat assittente del
prof. Arnaldo Malan visita tutti i
Villii all* 12
Ft'eàeo il bott. Gardlol - vieta
FùìiVmann, 1 - Telefono 11
tórre ÌPellice
Fi-Li M O N N E T
tat«i|UTi woviTie»
VIA DELLA REPUBBUCA, 1
Casa dei Portici
TOBRC PEi-UICE
(ttoE. I Gariiol
it.UElé TECmtO
■Fteeokilteelì»
Via ("lume, 6
P*ta»'li^^ Ài«édMlÌeeìi>
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f. ClelMee*
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