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la luce
26 marzo 1993
spedizione in abb, postaie
gruppo II A/70
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via Pio V n. 15
10125 Torino
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE BATTISTE, METODISTE, VALDESI
venerdì 26 MARZO 1993
ANNO I - NUMERO 12
LA CRISI IN RUSSIA
SCONTRO
FRA POTERI
DONATELLA SOMMAMI
LO scontro attualmente in
corso tra i poteri della
Federazione russa (il presidente Boris N. Eltsin e il governo da un lato e il Parlamento dall’altro) non è stato
determinato, come a volte si
scrive, da un contrasto di anime belle sulla democrazia.
Alla base di questa ennesima resa dei conti vi è un diverso concetto di sviluppo
economico che, attraverso
l’azione di due forze contrapposte, ha portato al blocco
delle riforme.
Da un lato il presidente e il
governo hanno tentato di realizzare una politica liberista
con lo scopo di smantellare il
vecchio sistema e introdurre
meccanismi di mercato, dall’
altro la Banca centrale (controllata dal Parlamento in cui
è influente la lobby dei direttori del complesso militareindustriale) ha continuato con
il tradizionale sistema di crediti alle imprese altrimenti
destinate alla bancarotta.
Questo conflitto, che rendeva impossibile qualsiasi
politica di stabilizzazione in
presenza di una spirale inflazionistica, si è aggravato per
l’assenza di iniziative di sostegno all’occupazione e di
aiuto alle piccole imprese da
parte del governo che ha portato molti a chiedere un rallentamento delle riforme.
Nel frattempo le condizioni
della, gente pieggioravano: inflazione al 2.000 per cento
nel ’92, calo della produzione
del 20 per cento; diminuzione dei consumi del 40.
Ora, dopo l’introduzione
del «regime speciale» da parte di Eltsin che avoca a sé
tutti i poteri e si appella al
popolo, siamo a uno scontro
frontale fra esecutivo e legislativo. Ma il problema non
si può limitare solo a quello
della giustizia formale: la
Costituzione ancora in vigore
è ancora quella del periodo
brezneviano rattoppata con
più di 300 emendamenti, una
coperta che ognuno può tirare come vuole.
Il problema è come salvare
l’appena iniziato processo di
democratizzazione evitando
svolte di tipo autoritario, da
condannare in questo come
in ogni altro paese, e come rimettere in moto il meccanismo produttivo senza ritornare all’economia di comando
di stampo staliniano e senza
precipitare nel capitalismo
selvaggio.
La situazione è incerta, i rischi sono enormi. Mentre
scrivo non si conosce ancora
la maggiore o minore compattezza dello schieramento
eltsiniano, né si conoscono le
mosse dei suoi oppositori.
Un’incognita angosciante è il
comportamento dell’esercito:
se è plausibile che Eltsin prima di passare all’azione si sia
assicurato l’appoggio dei ministri della Difesa, degli Interni e della Sicurezza è an
che vero che c’è una grande
inquietudine nelle forze armate.
L’esercito potrebbe dare
maggior ascolto al popolare
generale Rutskoj (quest’ultimo, vice di Eltsin, da esso in
un primo tempo dissociatosi,
gli ha poi garantito il proprio
appoggio) anche perché le
forze armate hanno assicurato la loro fedeltà, oltre che a
Eltsin, alla Costituzione.
Si profila anche il pericolo
di uno scollamento all’interno della Federazione russa.
La lotta di potere che si svolge a Mosca potrebbe indurre
i capi delle repubbliche, che
si erano espressi in sede congressuale contro il referendum, a puntare su una maggiore autonomia con un conseguente acuirsi dei conflitti
interetnici.
Quanto ai singoli cittadini
e cittadine non si sa in che
misura verranno travolti da
questo ennesimo scontro ai
vertici; se si rimarrà’nell’ambito del diritto il rischio maggiore è l’indifferenza, 1’
astensione, la scarsa partecipazione alla nuova chiamata
alle urne che finirebbe per togliere legittimità a tutti gli organismi di rappresentanza.
Ma se lo scontro dovesse avvenire nelle strade, allora è
difficile prevederne gli esiti.
(Il presente articolo è aggiornato agli avvenimenti verificatisi fino a domenica 21
marzo).
Le indicazioni dell'Evangelo per il rinnovamento della società e di tutti i credenti
La vocazione ci rende uomini nuovi
ROBERTO NISBET
«Non vi conformate al presente secolo, ma siate trasformati mediante il rinnovamento della vostra mente».
(Romani 12, 2)
La predicazione cristiana
suscita sovente delle perplessità perché dà l’impressione di non arrivare al concreto. Sta bene affermare che
Dio è amore, che c’è una vita
eterna e via dicendo, ma come può tutto questo tradursi
praticamente nella nostra vita
quotidiana? C’è chi non vede
il collegamento fra la teoria e
la pratica, e di conseguenza il
cristianesimo rimane qualcosa di irreale.
Ma l’apostolo Paolo non ha
mai scritto una sola lettera
senza arrivare al lato pratico.
Così in una lettera di alta teologia come quella ai Romani
giunge alla conclusione che il
cristiano deve vivere nel
mondo come un non con
formista. Per vocazione egli
cammina contro corrente e
non si adatta alla mentalità
della maggioranza.
Teniamo presente che l’anticonformismo è anche una
caratteristica dell’età moderna. La foggia del vestire può
essere un simbolo di questa
tendenza. Una moda è appena
entrata nell’uso che già bisogna cambiarla. Ma bisogna
cambiare anche tutto il resto:
dalla famiglia alla scuola,
dalle espressioni artistiche ai
principi morali. Se uno si dichiarasse «non anticonformista» verrebbe definito reazionario e verrebbe messo in
disparte.
C’è del legittimo nell’anticonformismo del mondo, pur
tenendo conto che lo spirito
contestatario ha sovente delle
cause diverse: c’è chi contesta per esibizionismo, in altri
è indice di instabilità interiore
e di «non sapere che cosa si
vuole».
Ma il cristiano comincia a
contestare se stesso e qui il
discorso cambia e non piace
più. Siamo tutti d’accordo
che il mondo andrebbe meglio se gli altri cambiassero o
se cambiasse l’indirizzo politico, ma secondo l’Evangelo
siamo noi che anzitutto dobbiamo essere trasformati mediante il rinnovamento della
nostra mente, cioè del nostro
modo di pensare.
Se non c’è questa trasformazione personale, potremo
continuare a adoperarci per il
cambiamento della società
ma servirà a poco, perché la
società potrà migliorare soltanto nella misura in cui miglioreranno gli individui che
la compongono.
È per questo che Gesù Cristo è venuto. Chiunque guarda
a lui come al Signore, a poco
a poco dovrà cambiare la sua
mentalità e si andrà distinguendo nel presente secolo.
Una volta il cristianesimo
era perseguitato con la violenza. Oggi si cerca di elimi
Chiese europee
Verso la
seconda
Assemblea
ecumenica
Il Comitato centrale della
Conferenza delle chiese europee (Kek), riunito a Iserlohn (Germania) dal 10 al 17
marzo, ha deciso di avviare
ufficialmente la preparazione
della Seconda assemblea ecumenica europea, dopo quella
di Basilea ’89 sul tema Pace
nella giustizia, promossa congiuntamente dalla Kek e dal
Consiglio delle conferenze
episcopali europee (Ccee).
La convocazione di una seconda assemblea era stata sollecitata dall’Assemblea generale della Kek, svoltasi a Praga nel settembre 1992; in
quella sede anche il cardinale
Carlo M. Martini, presidente
del Ccee, in un interventi sul
«dopo Basilea», aveva espresso l’auspicio «di potersi rallegrare di altri grandi momenti
di reciproco sostegno nella
fede e nella visione dei problemi, delle sofferenze e delle
possibilità dell'Europa».
Il Comitato centrale della
Kek ha proposto per la seconda assemblea ecumenica
europea la data della primavera 1996; il tema dell’incontro, secondo la Kek, potrebbe
essere quello della riconciliazione. Il segretario generale
della Kek, Jean Fischer, è stato impegnato a avviare immediati contatti con il Ccee per
dare inizio al processo preparatorio dell’assemblea.
La Conferenza delle chiese
europee è un organismo ecumenico fondato nel 1959, con
sede a Ginevra; vi aderiscono
115 chiese protestanti, anglicane, ortodosse e vecchiocattoliche d’Europa. Il nuovo
presidente, eletto dal Comitato centrale 1’ 11 marzo, è John
Arnold, decano anglicano di
Durham (Inghilterra), che
succede a Alessio li, patriarca
ortodosso di Mosca e di tutte
le Russie.
narlo praticamente facendogli
perdere la sua vocazione,
convincendo i cristiani a affiancarsi alle ideologie del
presente secolo. Ma il cristiano cambia di mente sul
valore assoluto dato al denaro, riconosce la falsità del
concetto secondo cui quello
che conta sono le cose sensibili; rifiuta le nuove concezioni di libertà sessuale; ma
soprattutto il cristiano si distingue da un mondo dove
domina la violenza sotto innumerevoli forme e ha il coraggio di affermare i valori
delFamore.
Siamo dunque grati all’apostolo per averci richiamati al
senso della nostra vocazione,
alla necessità di distinguerci
dagli altri, anche se gli altri
sono la maggioranza.
Ma se Cristo opera in noi il
più grande dei suoi miracoli,
cioè il rinnovamento della
nostra mente, diventeremo
degli uomini nuovi, primizie
di una nuova umanità.
Perché Signore?
pagina 6
Il convegno
su <Protestantesimo»
pagina 8
Villaggio
La fede di fronte
all’economia
mondiale
pagina 12
2
PAG. 2 RIFORMA
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ECUMENEì
VENERDÌ 26 MARZO 1993
Intervista al pastore John Passmore, segretario della «Baptist Missionary Society»
Il sostegno alle chiese italiane continua
_______CARMINE BIANCHI_____
John Passmore è l’attuale
segretario per l’Europa
della Baptist Missionary Society (Bms), l’organizzazione
battista inglese che da oltre
due secoli si occupa delle
missioni (cfr. Riforma dell’
11 settembre 1992). Approfittando della sua presenza
all’Assemblea straordinaria
deirUcebi dello scorso febbraio l’abbiamo intervistato
per il nostro settimanale.
-in che modo i battisti inglesi sono coinvolti nel lavoro missionario?
«In Gran Bretagna ci sono
tre Unioni battiste, in Inghilterra, in Scozia e nel Galles,
poi c’è la Baptist Missionary
Society che opera in stretta
collaborazione con le tre
Unioni e che ha oltre 160
missionari in 22 paesi diversi.
Le tre Unioni sostengono fortemente il lavoro della Bms
con offerte in denaro, con gemellaggi con chiese di altri
paesi e con borse di studio
particolari».
- Ci sono delle relazioni
fra la Bms e i Unione battista
italiana?
«I battisti di Gran Bretagna
sono consci dei legami storici
che hanno con le chiese battiste in Italia e non dimenticano che in passato molti pastori sono partiti dalle loro comunità per evangelizzare il
vostro paese e contribuire alla fondazione di chiese battiste.
Ora questi legami, che si
erano allentati, sono stati ripresi. Vi sono stati incontri
fra i responsabili dell’una e
dell’altra parte e sono stati
John Passmore, segretario europeo della Baptist Missionary Society, ha assistito all’Assemblea straordinaria delle chiese battiste
presi degli accordi per sottolineare la fratellanza e l’unità
in Cristo e ribadire la responsabilità comune nel costruire
la chiesa del Signore, nella testimonianza e nel servizio».
- Quali passi concreti sono
stati fatti in questa direzione?
«Un esempio è il gruppo di
giovani venuto in Italia sotto
la sigla «Action teams 28:
19», dove 28: 19 sta ad indicare il capitolo e il versetto
del Vangelo di Matteo che
riporta il mandato di Gesù di
annunciare l’Evangelo in tutto il mondo. Questi giovtmi,
anche se molti di loro non
hanno una preparazione specifica, si dedicano con entusiasmo all’evangelizzazione
e al servizio. L’estate scorsa
sono stati all’Istituto Taylor,
a Roma, dove hanno dato
una mano in lavori di ristrutturazione e di pittura. Sei di
loro sono attualmente a Marghera e in collegamento con
la chiesa locale fanno distribuzione di opuscoli nella
città, tengono corsi di inglese per chi vuol approfondire
la lingua e ha piacere di discutere questioni di fede.
Spesso sono a Ferrara e a
Rovigo e qui hanno partecipato anche a trasmissioni in
inglese della locale radio
evangelica; si fermano per
sei mesi. Speriamo che questa collaborazione, che prevede anche la venuta di giovani italiani in Gran Bretagna, continui.
C’è poi un accordo particolare con l’Ucebi che ci ha
chiesto dei missionari per
collaborare nel lavoro pastorale e di evangelizzazione:
entro il 1993 una prima coppia dovrebbe venire in Italia
per imparare la vostra lingua».
- Lei è stato presente ai lavori della nostra Assemblea:
che impressione le ha fatto?
«Sono contento di aver assistito ai vostri lavori e di
aver incontrato responsabili
delle chiese e dell’Unione.
Mi è piaciuto l’interesse e
l’entusiasmo dei delegati, il
loro discutere appassionatamente. Certo il nostro temperamento inglese è più freddo.
E mi sono anche chiesto come avrebbero reagito i battisti
del mio paese di fronte ai
problemi che avete discusso e
che riguardano l’identità battista e la necessità che le
chiese siano libere da condizionamenti esterni. Oggi in
Gran Bretagna le diverse
Unioni stanno anch’esse esaminandosi dal punto di vista
strutturale ed organizzativo:
la mia preghiera, per voi e
per noi, è che non perdiamo
comunque di vista la ragione
per cui esistiamo come chiese
e cioè l’evangelizzazione, la
costruzione e l’amministrazione della chiesa.
Il mio augurio per voi è che
la stessa passione e la stessa
eloquenza che i partecipanti
aH’Assemblea hanno dimostrato nel discutere se accettare o no denaro dallo stato la
mettano nell’annuncio nell’
esprimere la propria fede e
nell’annunciare che Gesù è la
Buona Notizia per il mondo.
Dal
Norvegia: prima donna vescovo
OSLO — Rosemarie Kbhn, direttrice del Seminario di teologia pratica all’Università di Oslo, è stata nominata nel febbraio scorso Vescovo di Hamar, una diocesi a Nord della cani
tale. ^
E la prima volta che in Norvegia una donna assume questa
carica ed è la terza donna che viene nominata vescovo all’interno delle chiese luterane, dopo Maria Jepsen ad Amburgo e
Aprii Ulring Larson, negli Stati Uniti.
La Federazione luterana mondiale ha salutato questa decisione come un passo avanti importante verso la piena parificazione fra donne e uomini nella chiesa. Il segretario generale, Gunnar Staalsett, ha tuttavia affermato che occorrerà ancora del
tempo prima che le donne arrivino a ricoprire posti di responsabilità pari all’importanza che esse hanno realmente nella chiesa
Fidel Castro riceve la generale
dell'Esercito della Salvezza
CUBA — Il capo intemazionale dell’Esercito della Salvezza, la
generale Èva Burrows, ha visitato recentemente i Caraibi, fermandosi ad Haiti e a Cuba. Qui è stata ricevuta da Fidel Castro,
in un’incontro durato due ore.
Il presidente ha mostrato una ottima conoscenza della storia e
della teologia cristiana e ha ascoltato con attenzione le notizie
relative al lavoro dell’Esercito della Salvezza, interessandosi
particolarmente ai suoi recenti sviluppi in Russia.
Prima di lasciare il presidente la generale e il suo seguito
hanno voluto pregare per lui e per il popolo cubano.
Mosca: seminario battista
MOSCA — Il 13 gennaio scorso, in un incontro a Mosca, i battisti della capitale si sono definitivamente accordati per l’apertura di un centro di formazione teologica che prenderà il nome
di Seminario teologico di Mosca degli evangelici/cristiani battisti. Il seminario sarà sotto la supervisione della Federazione
mssa degli evangelici cristiani battisti (Frecb) e della Federazione euroasiatica degli evangelici cristiani battisti e sarà ospitato, per il momento, nel centro di cui la Frecb dispone.
L’inizio dei corsi è previsto per il 1° ottobre 1993, con una
settantina circa di studenti. In un secondo tempo si provvederà
alla costmzione di un nuovo edificio nel distretto Losinka di
Mosca, dove la città ha dato un terreno di tre ettari e mezzo alla
comunità battista di quella zona. Si pensa così di poter accogliere oltre 200 studenti.
- Jir-iTv .»
Sinodo straordinario in presenza dei militari
Indonesia: scissione
tra i luterani?
La più grossa chiesa evangelica del Sud Est asiatico, la
Chiesa Toba-Batak dell’Indonesia, che conta 2.400.000
membri, si trova sull’orlo
della scissione.
Nello scorso febbraio una
parte della chiesa ha organizzato con l’appoggio dei militari un sinodo straordinario, a
porte chiuse, nella città di
Medan in Sumatra, nominando vescovo della propria
chiesa il teologo Parlindungan Simanjuntak, dopo che il
vescovo in carica Soritua Nababan era stato deposto dalle
autorità militari. E l’ultimo
risultato di una lotta che dura
da diversi mesi fra lo stato e
la chiesa in Indonesia, nonostante la Costituzione garantisca la libertà di religione.
La Chiesa Toba-Batak è
infatti già da tempo una spina
nel fianco del governo perché, con il vescovo Nababan,
è in prima linea nel movimento democratico del paese.
Molti rappresentanti delle comunità sono stati costretti dai
militari a partecipare al Sinodo straordinario. I 465 delegati sono stati requisiti in tre
alberghi e isolati da contatti
con l’esterno. Quali conseguenze potrà avere questa
elezione del vescovo e e del
direttivo della chiesa ottenuta
con le minacce e in un Sinodo illegale è difficile prevederlo. Quando il 23 dicembre
i militari deposero il vescovo
Nababan, «per motivi di ordine e di sicurezza», migliaia
di persone manifestarono per
le strade in segno di protesta.
Circa 200 membri di chiesa
furono arrestati, alcuni torturati e molti sono ancora in
prigione. Come reagiranno le
comunità di fronte alla nuova
dirigenza è impossibile dirlo.
Si teme la spaccatura della
chiesa in due tronconi, uno
tradizionalista e fedele al governo, l’altro impegnato socialmente.
Nababan e la tendenza da
lui rappresentata hanno un
certo seguito tra la popolazione, mentre i suoi detrattori
gli rimproverano di occuparsi
troppo dei problemi della società indonesiana ponendo
così la chiesa in conflitto con
lo stato e con diversi operatori economici.
Il vescovo Nababan ha detto che solo la morte o un Sinodo regolare potrà togliergli
l’incarico e già diversi organismi intemazionali come il
Consiglio ecumenico delle
chiese e la Federazione luterana mondiale hanno dichiarato che non avrebbero riconosciuto le decisioni prese.
Ciò significa che la nuova direzione della chiesa e il suo
«antivescovo» non troveranno spazio nelle organizzazioni ecumeniche e non potranno più ricevere gran parte di
quei sostegni economici su
cui potevano finora contare.
In una dichiarazione rilasciata all'agenzia di stampa luterana Idi
Il vescovo della Chiesa luterana di Polonia
denuncia la collusione tra trono e altare
Il vescovo della Chiesa
evangelica della Polonia,
Jan Szarek, che risiede a
Varsavia, ha rilasciato la seguente dichiarazione
all’agenzia di stampa Idi che
cura V informazione dalle
chiese luterane minoritarie
in Europa:
«Anche in Polonia, in questo periodo di realtà postcomunista, dobbiamo riflettere,
come luterani, sulla nostra
posizione nella società. Negli
ultimi 40 anni una collaborazione fra i cristiani e la
chiesa da una parte, e il governo dall’altra, è stata quasi
impossibile. Il cristianesimo
era una questione privata: la
chiesa e noi stessi eravamo
spinti nell’isolamento. I cristiani non potevano prendere
la parola: eravamo sorvegliati costantemente e considerati nemici.
Il nostro cristianesimo è
stato fortemente caratterizzato da questa situazione, aggravata dall’educazione dei
cittadini alla passività. È probabilmente per questi motivi
che pochi cristiani si sono interessati della politica e della
società. Oggi occorre ricostmire questo rapporto che i
cristiani devono avere con la
società in uno stato democratico. Siamo coscienti delle
nostre corresponsabilità nella
società in cui viviamo, ma è
solo dal 1989 che abbiamo la
possibilità di accedere ai
mass media, di esplicare un
lavoro diaconale in ogni settore, esercitare apertamente
la cura pastorale, creare opere sociali, insegnare religione
nelle scuole: tutte cose che in
occidente sono normali da
molto tempo.
Questa vasta gamma di
possibilità, insieme con la
nuova povertà e la crescente
disoccupazione, sono una
sfida per le chiese. Ma affiorano molti interrogativi: siamo ancora in grado di riprendere le attività del passato?
Abbiamo i collaboratori e i
mezzi necessari? Dobbiamo
fissare delle priorità. Contemporaneamente stiamo vivendo una nuova cattolicizzazione e una clericalizzazione della società. La Polonia è un paese cattolico: di
fronte a 38 milioni di cattolici c’è solo un milione di praticanti di altri culti. Improvvisamente la Chiesa cattolica
è passata da chiesa sofferente
a chiesa dominante e si trova
davanti alla grande tentazione di passare da chiesa al
servizio del popolo a chiesa
che asservisce iì popolo.
I luterani in Polonia
La Chiesa evaogeìica di Polonia (di confessione
augustana), è una chiesa di diaspora, dispersa in un
ambiente cattolico. Essa è costituita da sei diocesi, guidate da altrettanti vescovi che durano in carica dieci
anni. La chiesa ha 122 comunità, 139 centri di predicazione, 106 pastori, 13 catéchiste e 40 insegnanti di religione.
Attualmente una commissione mista sta lavorando
ad una nuova legge che regoli i rapporti tra lo stato e la
chiesa evangelica.
La situazione finmiziaria della chiesa, nelle nuove
strutture economiche del paese, non è facile. Ogni
membro di chiesa contribuisce alle necessità comuni
con offerte volontarie che però non riescono a coprire
tutte le spese. Secondo il vescovo Jan Szarek, senza
aiuti dall’estero non è possibile, per esempio, fare alcun intervento sul patrimonio edilìzio della chiesa.
C’è un pericoloso legame
fra trono e altare. E ci sono
anche molte persone oneste
che prendono le distanze da
una chiesa simile e diventano
critici della chiesa e del cristianesimo.L’indifferenza religiosa cresce: un’inchiesta
ha rilevato'che, mentre il
95% dei polacchi è battezzato, solo il 35% crede alla resurrezione. Il 72% è dell’opinione che la chiesa abbia
troppa influenza nello stato
ed il 50% pensa la stessa cosa del primate di Polonia, il
cardinale Glemp.
Noi siamo fermamente
convinti che la chiesa non
debba cercare di conquistare
una posizione politica ma
stare dalla parte di coloro
che non hanno potere e diventare la guida di un rinnovamento spirituale e morale
della popolazione. Sappiamo
benissimo che la nostra chiesa evangelica, con i suoi
100.000 aderenti è piccola e
debole, ma proprio questa è
la nostra chance. Una chiesa
di diaspora ha delle prospettive davanti a sé, se si mette
sulla linea delle prime comunità cristiane, secondo la testimonianza che ci viene dagli Atti degli Apostoli.
Come luterani e come
chiesa vorremmo essere luce
e sale per questo paese. ’Vorremmo essere dei segni di
speranza e risvegliare la coscienza della nostra società».
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VENERDÌ 26 MARZO 1993
iViTA Delle Chiese
PAG. 3 RIFORMA
LUCIANO DEODATO
Storia, vita e speranze delle comunità evangeliche di Lucca attraverso i secoli
Quella chiesa in via «della vergogna»:
una ricca eredità spirituale e culturale
Via Galli Tassi 50: un portoncino, sovrastato da un
timpano, una croce e un rosone
dai vetri colorati; sull’architrave una scritta slabbrata: «Chiesa cristiana evangelica». La
presenza è modesta; il significato, no.
Via Galli Tassi... la «via della vergogna» la chiamava fino
a poco tempo fa ogni pio lucchese. Esattamente come a
Lione esisteva la «me maudite» (la via maledetta) dove,
probabilmente nel 1100, aveva
avuto la sua dimora il buon
Valdo.
Ma perché «della vergogna»?
Forse perché a Lucca, più che
in altre città toscane, con i protestanti è sempre esistito un
conto aperto, e in tal modo si è
probabilmente tentato di esorcizzare la loro presenza, che
riapriva antiche piaghe.
La vicenda è nota: Lucca,
nella metà del ’500 ha rischiato
di diventare protestante riformata. Più di 60 furono allora le
famiglie che all’abiura preferirono l’esilio. Erano aristocratici, ricchi mercanti, ma anche
gente del popolo. Una vera
emorragia per una città che,
oggi, conta circa 90 mila abitanti.
Chiusa nelle sue belle mura,
compatta tra l’armoniosa forma del vecchio anfiteatro romano, l’architettura romanica
delle sue chiese, la solidità dei
palazzi rinascimentali, Lucca
era nel ’500 una città europea.
I suoi mercanti esportavano
broccati, sete, tessuti preziosi e
frequentavano le fiere della
Francia, dell’Olanda, della Cecoslovacchia, della Polonia,
della Germania; ovunque si
trovavano i lucchesi.
Si racconta l’amena storiella
che, quando Colombo sbarcò
in America, gli sia venuto incontro un mercante lucchese!
Esportavano i loro prodotti e
importavano idee che univano
alla cultura umanistica: «Per
via de’ mercadanti - si diceva
allora - molti libri de’ luterani
sono mandati a Lucca!».
Lo statuto di «città imperiale» la tutelava dagli attacchi
degli stati vicini molto più, for
se, della robusta cinta di mura.
E così cresceva l’arìstocrazia e
soprattutto una borghesia intelligente ed aperta al nuovo, disposta a battersi per la libertà
in tutti i campi, come quel
Francesco Burlamacchi, (suocero di Carlo Diodati, padre, a
sua volta, del noto Giovanni,
traduttore della Bibbia in italiano), la cui statua severa,
pensosa e decisa si trova in
piazza san Michele, e che aveva ritenuto giusto spendere la
propria vita per liberare la città
dal dominio degli spagnoli.
Bernardino Ochino da Siena,
Celio Secondo Curione, originario di Ciriè, nel Canavese, e
soprattutto Pier Martire Vermigli, già abate di san Pietro ad
Aram, in Napoli, contribuirono
a costruirà una comunità pervasa da elementi erasmiani e
valdesiani, un po’ nicodemita,
dati i tempi, ma orientata chiaramente verso la Riforma.
Nella chiesa di San Frediano,
un po’ distante dal Duomo, e
vicino alle mura, si può ancora
oggi vedere il pulpito dal quale
predicava P. M. Vermigli, costretto alla fuga nel 1542. «... o
fratelli miei diletti - scriveva ai
lucchesi dall’esilio - non vi
spaventate e non vi contristate.
Perché, se io vi sono stato
strappato, non vi abbandonerà
certamente Iddio, nostro clementissimo Padre, il quale farà
sorgere fra voi in ogni tempo
qualcuno per annunziarvi la
Parola della Verità».
In realtà le cose non andarono nel senso auspicato perché
pochi anni dopo, come s’è detto, molti furono esiliati e, tra
gli altri, anche quel Carlo Diodati, battezzato nel ’41 dal papa Paolo III, avendo come pa
drino l’imperatore Carlo V!
Papa e imperatore erano convenuti a Lucca per prendere
opportuni accordi circa il concilio che si tenne poi a Trento.
I lucchesi protestanti scelsero
Ginevra come loro rifugio e
contribuirono con le loro ricchezze e con la loro intelligenza alla crescita della città. «È
grazie all’ apporto dei lucchesi
- afferma lo storico Domenico
Maselli - che Ginevra divenne
quello che divenne. Che cosa
sarebbe stata la città, senza i
capitali dei lucchesi, e che cosa sarebbe stata VAccademia,
senza il contributo intellettuale
dei lucchesi?».
Non solo nell’immediato, ma
anche nei decenni che seguirono. Si pensi, per esempio, al
contributo dato da Giovanni
Diodati al Sinodo di Dordrecht: un momento cruciale nella
storia del protestantesimo europeo, o alle opere teologiche
di Turrettini.
Gli esuli vivono a Ginevra,
ma il loro cuore è a Lucca e
quando Giovanni Diodati traduce la Bibbia in italiano, sul
frontespizio scrive: «Giovanni
Diodati, lucchese», non «ginevrino» come sarebbe stato logico. E toccherà ad un altro discendente di esuli lucchesi,
Giovanni Luzzi, mettere poi
mano alla revisione della traduzione del Diodati.
E possibile che, come aveva
auspicato il Vermigli, in ogni
tempo ci sia stato qualcuno che
abbia annunziato la «Parola
della Verità». Ma questa è storia nota al Signore; noi vediamo solo in modo confuso, e
conosciamo solo in parte.
Certo colpisce venire a sapere che quando poco tempo fa a
La comunità evangelica di Lucca (ai centro Domenico Maseiii). in alto a sinistra; i’ingresso deiia chiesa evangeiica in via Gaiii Tassi, 50. Sotto: ia piazza
deii’anfiteatro romano
mons. Agresti, vescovo di Lucca, fu data una copia della
«Diodati», prendendola commosso tra le mani, esclamò:
«La Bibbia è tornata a Lucca!» e poi, più tardi, presago di
morire, volle che quella copia
lo accompagnasse nella bara e
che Maselli, in qualità di pastore della chiesa evangelica,
parlasse al suo funerale.
Via Galli Tassi 50: è un venerdì sera, quando ci capito, e
la cappella è piena di gente,
non solo evangelici, ma anche
cattolici ed altri senza una precisa appartenenza confessionale, interessati tutti a sentire la
storia della Riforma in Italia
raccontata da Maselli con il rigore dello storico e la passione
del predicatore.
Non è più una vergogna conoscere il passato, riaprire pagine di storia che si è tentato di
dimenticare e cancellare, si
vuole tornare alle radici, individuare i fili della propriq iden
tità, riannodare il presente con
il passato.
Certo la comunità evangelica
di oggi non ha nulla più di
quella di ieri: non ci sono più i
ricchi mercanti, i nobili che
ospitano l’imperatore. Il palazzo Diodati è passato agli Orsetti, poi ai Baciocchi, in una delle sue sale si ammirano i ritratti di Felice e della moglie Elisa, sorella di Napoleone. Oggi
è diventato il Palazzo civico.
La comunità di oggi è nata
dall’evangelizzazione del secolo scorso. La cappella di via
Galli Tassi fu inaugurata da
Matteo Prochet nel 1864, il
quale predicò il testo di II Cor.
3, 17: «Dove è lo Spirito di
Dio, quivi è la libertà».
Anche se formalmente è valdese, in realtà è un frutto bello
dell’evangelismo in generale,
dove liberi, fratelli, valdesi, ortodossi, persone in ricerca si ritrovano insieme per ascoltare
la «Parola della Verità», pregare e cantare, vivere insieme i
nuovi rapporti umani che lo
Spirito del Signore crea.
Piccola comunità, ma non
certo introversa. Mi ha colpito,
nel corso del culto, sentire parlare dei pentecostali di Altopascio, dei bambini di Cemobil,
delle nuove chiese cristiane in
Cina, dei drogati detenuti nelle
nostre carceri e di tanti altri
problemi vicini e lontani.
Via Galli Tassi, «la via della
^vergogna...»; forse una volta,
oggi non più.
Uno dei luoghi, come ce ne
sono tanti in Italia, dove si annuncia l’Evangelo e dove si
cerca di vivere «la Parola della
Verità» che chissà se è stata
esiliata anch’essa nel ’500; o
forse è rimasta nella città e oggi, con stupore, ce ne rendiamo
conto?
4
PAG. 4 RIFORMA
¡Vita Delle Chieses
VENERDÌ 26 MARZO 1993
Roma, 6-7 marzo: il convegno delle opere diaconali e la crisi dello stato sociale La Settimana della libertà a Catanzaro
La mafia si combatte
con una forte eticità
Gli istituti evangelici in Italia nello spazio
tra i finanziamenti pubblici e quelli privati
_______________LUCIANO OIULIANI ______________________
In occasione del convegno sulla riorganizzazione della nostra diaconia, svoltosi a Roma il 6 e 7 marzo, Gianni Long ha presentato
un'ampia e articolata relazione che ha evidenziato la lunga storia
dell’assistenza in Italia e i complessi rapporti esistenti tra pubblico,
privato e «religioso». Anche in Italia oggi, come in molti altri paesi
europei, la tendenza in atto è quella di un ridimensionamento dello
«stato sociale» e quindi di un allargamento degli interventi privati e
«religiosi» in materia di servizi assistenziali e sanitari. Cosa ne deriva per le nostre opere diaconali, che sono enti privati «di ispirazione
religiosa»? In questo articolo, Luciano Giuliani presenta i tre punti
principali della relazione di Gianni Long, nonché le sue conclusioni
che sono un richiamo alla responsabilità e ai controlli.
La relazione di Gianni
Long ha focalizzato
sostanzialmente tre punti importanti della problematica
relativa alla diaconia della
chiesa con delle conclusioni
che hanno toccato, in concreto, l’argomento dei finanziamenti delle nostre opere in
uno scenario nel quale dovranno coesistere finanziamenti «pubblici» e finanziamenti «non pubblici».
1) La crisi del «Welfare
State» o dello «stato sociale»:
a) In Europa c’è un grande
senso di disorientamento, in
una situazione nella quale
tutti sono scontenti del «Welfare State» ma nessuno sembra volerlo cancellare; ovunque si constata il riemergere
di povertà e nuove marginalità; ad una espansione della
domanda di servizi e di prestazioni sociali - con forte
aumento dei relativi costi di
erogazione - non corrisponde
un’adeguata disponibilità di
risorse mentre si riscontrano
scarsa qualità e bassa efficienza; si fanno largo spinte
alla privatizzazione o «deresponsabilizzazione» dello
stato e vengono introdotte
misure di contenimento.
b) In Italia vige la regionalizzazione; fissazione e finanziamento, da parte dello
stato, dei cosiddetti «livelli
minimi di assistenza»; concreta attribuzione alla Regione di capacità impositive in
caso di superamento di detti
livelli minimi; introduzione
di forme private di assicurazione e di mutue volontarie.
In buona sostanza, con
questa manovra, si cerca di
creare circuiti competitivi
pubblico-pubblico e pubblico-privato per far salire la
produttività del sistema e
migliorare quindi il rapporto
economico risorse impiegaterisultati (prestazióni).
In quest’ottica si aprono
ampi spazi di «collaborazione» tra il sistema socio-sanitario pubblico e quello privato nel quale sono collocate le
opere e gli istituti diaconali
delle nostre chiese.
2) Evoluzione del rapporto
tra pubblico, privato e «religioso»;
Abbiamo visto come stia
emergendo a livello legislativo, oltreché a livello giurisprudenziale, una esplicita
tendenza alla «privatizzazione».
Un chiaro esempio di questa tendenza è data dalla vicenda giuridica riguardante le
Ipab (Istituzioni pubbliche di
assistenza e beneficienza).
«Nazionalizzati» i corpi
morali con la legge Crispi del
1890 e create le Ipab, per
quasi un secolo dette istituzioni sono state regolamentate ed hanno funzionato come
un ente pubblico (vedi al proposito il funzionamento degli
lov fino alla legge 449/84).
La sentenza della Corte costituzionale, 7 aprile 1988 n.
396, ha definitivamente stabilito il diritto per «figure sog
gettive sorte nell’ambito
dell’autonomia privata di vedersi riconosciuta l’originaria
natura» allorché impropriamente inquadrate nell’ambito delle Ipab.
È evidente l’importanza di
questa vicenda sotto due punti
di vista: in primo luogo denota che si sta riallargando lo
spazio degli enti religiosi; ne
sono indizio, oltre alla questione delle Ipab, alcuni mutamenti che si stanno verificando in materia di diritto del
lavoro.
In secondo luogo, la vicenda Ipab sembra risolvere un
dubbio che a lungo ha tormentato gli ecclesiasticisti:
gli enti religiosi sono pubblici, privati o una categoria distinta?
Il complesso di interventi
sulla materia Ipab (Corte costituzionale, governo. Regioni) sembra far pendere nettamente la bilancia dalla parte
del privato, individuando
l’ispirazione religiosa come
uno dei possibili elementi costitutivi del «privato» anche
se, come è stato evidenziato
in un intervento durante la discussione, occorre tenere in
massima considerazione la
possibilità che, soprattutto per
i nostri ospedali, l’erogazione
di prestazioni sanitarie venga
a configurarsi come concessione di pubblico servizio con
tutte le conseguenze che è facile immaginare.
3) Rapporto tra enti all’interno dell’ordinamento valdese:
Trattando questo argomento, Gianni Long ha soprattutto
puntato ad inquadrare il problema delle responsabilità e
dei controlli.
Una sentenza della Corte di
cassazione (sezione lavoro,
17 marzo 1990 n. 2257) originata da una causa di lavoro,
ha fissato un principio importante in materia di legittimazione passiva, dell’individuazione cioè della controparte di un contratto stipulato
da un istituto operante
nell’ambito dell’ordinamento
valdese, sprovvisto della personalità giuridica.
La Corte di cassazione ha
affermato che:
b) gli enti che hanno personalità giuridica di diritto statale (art. 12 dell’Intesa) stipulano atti ed assumono obbligazioni nell’ordinamento statale in proprio, senza che la
Tavola ne sia chiamata a rispondere;
c) le opere ed istituti che
non hanno personalità giuridica statale possono assumere
autonomamente obbligazioni
nell’ordinamento statale, come associazioni non riconosciute;
d) ma qualora essi agiscano
come organi gestionali, cioè
abbiano competenza - ai sensi dell’ordinamento valdese a compiere atti giuridici coerenti con i fini dell’ente, la
Tavola può essere chiamata a
rispondere, in solido, con
l’opera o istituto che ha agito. 1
ANTONIO PARISI
L’ingresso dell’ospedale «Villa Befania» di Ponticelli
Anche se le decisioni della
Corte di cassazione sono in
qualche modo in conflitto con
le disposizioni in materia di
«responsabilità amministrativa» contenute nei nostri regolamenti ecclesiastici - anzi
proprio per questo - emerge,
con sempre maggiore urgenza, il problema dei controlli.
Se la Tavola può diventare
debitore di chiunque possa
vantare un credito nei confronti di un istituto non autonomo, è necessario che la Tavola svolga una penetrante
azione di controllo della gestione delie singole opere.
Conclusione: sovrapposizione dei finanziamenti «pubblici» e finanziamenti «non
pubblici».
«...Entro la fine del decennio, del secolo e del millennio, cominceranno ad arrivare
i fondi deH’8 per mille...».
Quindi da una parte diminuiranno, come abbiamo visto, i corrispettivi pagati dagli
enti pubblici a fronte delle
prestazioni erogate mentre,
dalTaltra, potremo disporre
della quota dell’8 per mille.
Questa situazione apre dei
problemi. Il primo è quello
della possibile sovrapposizione - nei bilanci delle nostre
opere - di finanziamenti pubblici e di quote dell’8 per mille. Sono compatibili? È chiaro che nessuno ci vieta di
usare i soldi dell’8 per mille
nell’ambito della diaconia. In
ogni caso non si ritiene che la
soluzione migliore sia quella
di «spalmare» una dose dell’8
per mille su tutte le opere esistenti; occorre programmare
interventi su finalità specifiche e ciò per una maggiore
«visibilità»; semplicità di resocontazione nei confronti
dello stato; incentivo aU’efficienza della gestione ordinaria delle opere. L’altro è il
fatto che, forse, le cifre derivanti dall’8 per mille non saranno così elevate come è
stato in più occasioni ipotizzato.
Gianni Long chiude così la
sua relazione: «In ogni caso,
non sarà una pioggia di denaro tale da esimerci da scelte
strategiche e da una quotidiana buona amministrazione.
L’ultimo punto che ho trattato, la responsabilità della
Tavola per le obbligazioni dei
singoli istituti, ci ammonisce
contro entusiasmi eccessivi e
ci ricorda che deve esistere
un nesso molto stretto tra responsabilità e controlli».
Sul tema Libertà dalla
mafia. Le chiese evangeliche per la rinascita del
Mezzogiorno è stata incentrata la conferenza-dibattito
che ha avuto luogo il 20 febbraio nella sala consiliare
della Provincia a Catanzaro:
un convegno organizzato
dalla Chiesa valdese del capoluogo, che ha voluto celebrare l’anniversario delle libertà concesse da Carlo Alberto ai sudditi valdesi con le
Lettere Patenti del 1848.
Alla riunione hanno preso
parte, oltre ai membri della
comunità valdese, anche i
rappresentanti delle chiese
evangeliche libere, i pentecostali, i cattolici del circolo
«Marinella Garcia» con l’arcivescovo di Catanzaro Antonio Cantisani e, infine, numerose sono state le presenze laiche.
E intervenuto Umberto
Santino, presidente del Centro siciliano di documentazione intitolato a «Giuseppe
Impastato», figlio del boss
Luigi, che rompendo con la
tradizione mafiosa della famiglia fu ucciso con un’autobomba per la sua attività di
denuncia dell’organizzazione
e dei suoi singoli componenti.
Santino dal 1977 lavora in
prima linea contro la criminalità organizzata e la sua associazione ha lo scopo di
raccogliere materiale di carattere politico, economico,
storico, sociologico; di condurre studi e ricerche; di promuovere iniziative culturali;
di pubblicare libri, opuscoli,
materiali vari; insomma, di
far conoscere in Italia e
all’estero la realtà siciliana.
La riflessione è stata introdotta da Bruno Gabrielli,
che, a nome della comunità
Intorno all'8 marzo: giornata mondiale di preghiera delle donne
Da Omegna un messaggio:
la solidarietà viene dall'Evangelo
Anche quest’anno le donne
della comunità metodista di
Omegna hanno lavorato con
le donne cattoliche che si ritrovano al monte Mesma per
la giornata mondiale di preghiera che cade sempre in
prossimità dell’8 marzo e che
viene proposta dalle donne di
un diverso paese su un tema
sempre diverso.
Quest’anno il tema era:
Popolo di Dio: strumento di
guarigione-, preghiere e canti
erano preparati dalle donne
del Guatemala, discendenti
dell’antico popolo maya, sorelle di Rigoberta Menchù, di
cui abbiamo letto le ispirate
parole d’amore e di lotta per
il suo popolo oppresso.
Sabato 6 marzo, nella chiesa francescana che sovrasta il
lago donne evangeliche, cattoliche e anche «laiche» si
sono ritrovate per proporre
agli altri tutto ciò che insieme avevano meditato, discusso, scoperto, scambiato
in una serie di incontri, ecumenici nel senso più aperto e
profondo, fra donne tutte «alia pari», compresa la pastora.
È straordinario come alle
donne sia facile andare d’accordo e ritrovarsi in voci univoche senza appiattirsi
nell’omologazione, senza
cercare d’imporre un’idea o
un pensiero ma con la gioia
di offrire ognuna il proprio
contributo di sentimenti e
esperienza.
Tutte abbiamo parlato, detto, raccontato, e così è stato
possibile che nella meditazione-sermone quattro di noi
abbiano potuto rappresentare
tutte le altre, raccogliendo le
osservazioni più spirituali,
quelle più politiche, quelle
più femministe, quelle in cui
ciascuna si poteva ritrovare.
Poiché ci si chiedeva «come» essere comunità, popolo
di Dio, proprio le donne sono
riuscite a fornire un piccolo
ma significativo esempio di
libertà e unità nel rispetto
delle diversità che arricchiscono, per guarirci dall’indifferenza e dai pregiudizi che
affliggono il mondo e anche
la cristianità.
Il solo pensiero che in questi giorni altre donne si riu
nissero a pensare le stesse
parole bibliche e a pregare le
stesse preghiere, a cantare
nella stessa lingua e sullo
stesso tema aggiungendovi il
proprio impegno religioso e
sociale, è motivo di speranza.
Prima di uscire dalla chiesa
ognuno era invitato a porre le
proprie mani su un mappamondo, coprendo quella parte della terra a cui il nostro
pensiero si era rivolto con
particolare amore: l’ex Jugoslavia, l’Africa, lo stesso
Guatemala, i paesi poveri
che devono consentirci di
guarire dalla nostra ignavia
di ricchi. Al ritorno chi scrive, laica e femminista, era ed
è più che mài convinta che
possano essere proprio le
donne, di qualsiasi religione
o senza religione, a gettare le
basi di quella nuova solidarietà umana che nasce dal
Vangelo ma attraversa ogni
altra «fede» per diventare
consapevolezza e proposta
affinché l’umanità diventi finalmente adulta e possa crescere e vivere nell’amore comunque. (a.b.)
valdese, ha affermato che la
libertà deve essere considerata come un bene indivisibile: così anche quella non è
disgiunta dalle altre forme di
libertà. D’altro canto i credenti hanno il compito e la
responsabilità di cogliere i
segni della presenza del regno di Dio nella storia, nonostante il buio.
Santino, sulla base dell’
esperienza maturata in questi
anni, ha parlato della mafia
in modo diverso da come ne
parlano i mass media e una
certa cultura di massa. Questi infatti, considerano gli
episodi della criminalità mafiosa secondo la categoria
dell’ emergenza: se non producono omicidi è come se
non ci fossero.
Al contrario, ha detto il relatore, la mafia è un fenomeno di tipo istituzionale,
continuativo. Non bisogna
considerarla come «antistato», come un’organizzazione
al di fuori dello stato, ma come componente fondamentale del blocco di potere formatosi in Italia nel dopoguerra, che è penetrata nelle
istituzioni dello stato divenendo il braccio armato delle
classi dominanti nella
contrapposizione con quelle
subalterne.
Tuttavia, ha continuato
Santino, nel corso degli anni
’70 la mafia, attraverso il
traffico di droga, si è trovata
a gestire un enorme potere
economico con un mercato
dal circuito planetario che ha
costituito una grande novità.
Non esiste poi una contrapposizione tra una mafia
«d’onore», con un proprio
codice e una propria etica, e
una mafia «imprenditoriale»
più spregiudicata e crudele.
Infatti gli omicidi di donne,
di bambini e le autobomba ci
sono sempre stati.
Per liberarsi dalla mafia
occorre sì una radicale rigenerazione del tessuto sociale
che possa portare a un totale
rifiuto di questo potere criminale, economico, politico,
ma anche una rifondazione
dello stato, che non è tutto
mafia, ma neanche tutto antimafia, cercando di far conoscere in modo corretto il fenomeno mafioso, progettando occasioni di lavoro pulito.
Occorre infine, ha concluso Santino, come credenti o
non credenji ma in ogni caso
come «portatori di una forte
eticità», sentirsi ideatori di
progetti concreti di liberazione che puntino alla
creazione di spazi di vita comunitaria con tutte le forze
possibili, eliminando le tradizioni in cui emerge la logica del pre-potere.
Cercatisi
copioni
La chiesa valdese di Pachino ha organizzato un gruppo
di teatro che ha già rappresentato un dramma il XVII
febbraio.
Il gruppo cerca dei copioni
di opere con messaggi forti,
possibilmente adatti al nostro
tempo e attuali.
Chi volesse e ne avesse sotto mano, li può inviare a:
Gruppo teatro, c/o Chiesa
evangelica valdese, via Menotti 2 - 96018 Pachino (Sr).
5
\/KNERDÌ 26 MARZO 1993
Vita Delle Chiese
PAG. 5 RIFORMA
Dibattito a Pomaretto sulla tematica «chiese e democrazia»
L'etica del «più»è anche partecipazione
_______PANILO MASSEL_______
Venerdì 5 marzo, il terzo
circuito delle chiese vaidesi ha organizzato a Pomaretto una tavola rotonda a cui
hanno partecipato il pastore
Salvatore Ricciardi e il procuratore legale Marco Bomo
sul tema «Chiese e democrazia» nell’ambito della Settimana della libertà proclamata
in occasione del 17 febbraio.
Il past. Ricciardi, dopo aver
richiamato sinteticamente
l’evoluzione storica dei fenomeni mafiosi, tratteggiandone
altresì le matrici politiche ed
etico-religiose, è passato ad
esaminare il ruolo assunto
dalla Chiesa valdese e dai
suoi singoli componenti nello
specifico contesto meridionale e nel più generale quadro
di crescente corruzione e degenerazione del rapporto cittadini-pubblica amministrazione.
Il punto di partenza di questa successiva analisi è stato
insieme alla menzione delle
positive realizzazioni prodotte anche in realtà difficili, una
autocritica su come il riconoscimento della realtà valdese
si sia frequentemente affermato attraverso un’etica definita del «di più» piuttosto che
attraverso un’etica «del diverso». In altri termini nel «fare
come tutti gli altri, anche se
con rnodalità forse più rigorose, più corrette nell’applicazione delle regole»; a questo
proposito il relatore ha anche
chiesto di interrogarsi su quale terreno gli evangelici si
siano distinti nel reagire al
progressivo affermarsi della
logica delle tangenti, in quale
misura abbiano concretamente rifiutato atteggiamenti
compromissori e scelte strumentali.
Nel concludere, in una visione prospettica, il pastore
Ricciardi ha riaffermato che
il compito di testimonianza ci
imponga di non considerare
la speranza di Dio come una
fuga in avanti, attraverso una
sottovalutazione del presente,
ma ci deve ricordare che la
chiesa è quotidianamente il
luogo e lo strumento
dell’azione di Cristo.
L’intervento di Marco Borno si è articolato in tre punti:
quale sia stato e possa essere
il contributo della struttura
della chiesa rispetto allo sviluppo della democrazia; che
cosa oggi la società civile può
chiedere alla chiesa (in termini di contributo ad una crescita dei rapporti democratici e
di etica pubblica); quali sono
invece i limiti presenti nelle
nostre chiese rispetto a questi
problemi.
Air interno di questo quadro generale, uno degli
aspetti più interessanti emersi è stato il riferimento alla
struttura organizzata delle
nostre chiese, sostanzialmente estranea ad una logica di
tipo rappresentativo e di concentrazione del potere in pochi individui, informata piut
Chiesa metodista di Terni
Passi avanti nel
cammino ecumenico
DORIANA BALDUCCI
L9 ecumenismo sta cominciando lentamente a dare i suoi frutti e, a Terni, si
sta passando lentamente, ma
in modo decisivo, ai fatti.
Dall’inizio dell’anno infatti ci
sono state ben due occasioni
di incontro proficuo in cui
cattolici e protestanti hanno
fraternamente lavorato insieme.
La locale comunità evangelica metodista e la commissione diocesana per l’ecumenismo hanno organizzato e
animato una celebrazione per
la Settimana per l’unità dei
cristiani. L’incontro è avvenuto il 25 gennaio nella chiesa di San Cristoforo; in questa occasione il pastore Arcangelo Pino e il vescovo di
Temi mons. Franco Gualdrini
hanno pregato insieme e hanno portato il messaggio per la
pace in Jugoslavia e in tutte
le nazioni del pianeta insanguinate da lotte fratricide, ricordando che in Cristo non
esiste più né uomo né donna,
né ebreo né pagano, né ricco
né povero, perché ognuno è
una nuova creatura. La chiesa
di San Cristoforo era affollata
e cattolici e protestanti si sono uniti nella preghiera e nel
canto della lode a Dio.
11 5 marzo le due comunità
si sono nuovamente riunite
per la giornata mondiale di
preghiera. La liturgia preparata dalle donne evangeliche del Guatemala è stata
condivisa da un gruppo di
donne della comunità metodista di Temi e uno della com
missione diocesana per l’ecumenismo. L’incontro, molto
partecipato, ha permesso a
cattolici e protestanti di conoscere le disagiate condizioni
economiche e sociali del
Guatemala e di unirsi nella
preghiera e nella meditazione, chiedendo al Signore di
diventare come suo popolo
stmmento di guarigione.
Prendendo spunto dalla
guarigione dello storpio compiuta da Pietro e Giovanni,
nel cap. 3 degli Atti degli
apostoli, tutti i presenti hanno
riflettuto sull’opportunità di
ripensare a se stessi come a
testimoni della potenza di
Dio che si manifesta, annunciando insieme a Cristo che
all’uomo è restituita salute
nuova e dignità.
Neste Bovelli, della commissione per l’ecumenismo,
ha introdotto il suo messaggio con una riflessione sul
ruolo della donna, che oggi
più che mai è chiamata a portare nella società i suoi valori
di responsabilità e di condivisione, quelli che da sempre
esercita nella famiglia e che
ora porta con sé nel lavoro,
nella politica, nella società.
Si toma, così, a lavorare insieme, cattolici e protestanti,
cominciando da ciò che ci
unisce e per cui vogliamo insieme combattere. Per concludere, un ringraziamento
particolare va alla signora
Bovelli, a don Fabio Leonardis e al pastore Arcangelo Pino che, da una parte e dall’altra, si sono alacremente adoperati per la riuscita di queste
iniziative ecumeniche.
La violenza della mafia: un omicidio in Sicilia
tosto ad una partecipazione
solidale con un articolato sistema di controlli; è questo
un possibile modello da proporre, insieme alla riaffermazione di una irrinunciabile
correttezza nei comportamenti individuali?
Purtroppo, come puntualizzato dallo stesso Bomo, e co
Giornata mondiale
me è emerso dal dibattito successivo, alcune di queste caratteristiche positive stanno
lentamente sfumando; il principio della delega, ad esempio, comincia a prevalere sulla partecipazione attiva; quest’ultima inoltre si va restringendo a gruppi sempre più
esigui.
Preghiera delle donne
_______VALERIA FUSETTI______
Domenica 7 marzo al tempio valdese di Torre Pellice sono arrivate da Piemonte e Liguria più di 200 sorelle
delle Unioni femminili e una
rappresentanza di sorelle
delTEsercito della Salvezza e
della chiesa dei Fratelli di
Torre, per condividere il culto
con Santa Cena della Giornata mondiale di preghiera
(Gmp).
Il culto, preparato dalle
unioniste delle valli Chisone
e Germanasca, è stato un momento di particolare suggestione, all’interno di una giornata molto ricca e simpatica.
La liturgia, proposta quest’
anno da sorelle del Guatemala, è stata ben inserita nel nostro contesto e la meditazione
a più voci era veramente ricca
di spunti.
Uno degli aspetti più importanti della Gmp, oltre a
quello di condividere serenamente pensieri e preghiere
con tante sorelle - sapendo
che questo avviene in ogni
parte del mondo - è la possibilità di conoscere la realtà
sociale e spirituale di tante
nostre sorelle in Cristo che,
ben difficilmente, potremmo
conoscere personalmente.
Quest’anno dal Guatemala
le voci delle donne ci hanno
parlato del loro paese, delle
bellezze naturali e degli enormi problemi che ha la popolazione, soprattutto india, per
poter vivere senza la paralisi
del sottosviluppo, della violenza, della malnutrizione,
della disgregazione familiare
e comunitaria.
Voci dolenti, ma serene e
dignitose che chiedono non
pietà e carità ma solidarietà,
quella solidarietà fraterna che
nasce dalla conoscenza reale
delle condizioni materiali e
spirituali, quella solidarietà
che condivide il progetto della distruzione di condizioni di
vita che disumanizza.
I testi biblici proposti come
guida alla riflessione di tutta
la giornata si trovano nel libro degli Atti (2, 42-47 e 3,
1-16); testi molto forti e, a
pensarci bene, anche piuttosto inquietanti, dato che ci
chiamano a riflettere sulla
realtà delle nostre comunità,
alla luce sia della «comunità
ideale» che della fede operante indicate dalTEvangelo.
Anche il pomeriggio, nel
salone della Foresteria, si è
articolato attorno a questi temi: una breve animazione biblica, intercalata da preghiere
spontanee e da inni, ha impegnato la prima parte dell’incontro. Tra gli inni ve ne era
anche uno guatemalteco che
Gisela Lazier, con il suo fedele flauto, ha cercato di insegnarci; dopo la fatica della
nostra paziente direttrice vi è
stata la proiezione di una dozzina di diapositive.
Prima di concludere la
giornata con l’immancabile tè
si è discusso in merito alla divisione della colletta. L’assemblea, con decisione unanime, ha concordato sulla necessità di inviare il 20% alla
Fdei e il resto direttamente in
Guatemala. Senza alcun dubbio la somma che verrà inviata è piuttosto modesta, ma il
Signore saprà far fruttare il
denaro offerto con amore. Da
parte nostra cercheremo di far
fruttare quel tesoro spirituale
che le sorelle del Guatemala
ci hanno inviato, un tesoro
prezioso che nasce dalla speranza in Cristo nostro salvatore.
MILANO — L’assemblea della chiesa valdese del 14 marzo
ha eletto quali deputati al Sinodo Gianni Rostan e Gisella
Costabel; alla Conferenza distrettuale Elda Ricciardi e Iolanda De Bernardi.
MILANO — L’assemblea della chiesa valdese del 14 marzo
ha eletto quali deputati al Sinodo Gianni Rostan e Gisella
Costabel; alla Conferenza distrettuale Elda Ricciardi e Iolanda De Bernardi
GENOVA — Lasciandosi alle spalle la loro celebre «Promenade», alcune sorelle e alcuni fratelli della Chiesa riformata
di Nizza, accompagnati dai pastori Georges Cabanis e Marc
Goertz, lo scorso 6 marzo sono venuti a visitare le chiese di
Genova. Da alcuni anni lo scambio di visite consolida il gemellaggio fra le nostre chiese e la chiesa di Nizza, un’esperienza molto arricchente.
Una delegazione di valdesi e metodisti genovesi li ha accolti affettuosamente. Dopo aver percorso la circonvallazione
a monte, siamo giunti al belvedere di Castelletto da dove si
può ammirare tutta la città. Abbiamo ricordato che nel cuore del centro storico avrebbe dovuto trovare la sua sede primitiva la chiesa valdese, ma così non è stato. Il terreno su
cui sorge l’attuale luogo di culto è stato concesso a noi
«eretici» fuori dalle mura di quel tempo, in una zona collinare scarsamente urbanizzata. Con l’espandersi della città,
via Assarotti fa ora parte di una zona residenziale.
Siamo entrati nella città rinascimentale per ammirare i bei
palazzi di via Garibaldi. Dopo la visita ai «caruggi», che è
sempre una vera e propria avventura, abbiamo dato uno
sguardo alla cattedrale di S. Lorenzo e al palazzo Ducale.
La comunità di Sestri ci ha accolti per la cena.
Domenica gli ospiti si sono divisi per partecipare ai culti
nelle diverse chiese. In via Assarotti ha predicato il pastore
Cabanis, a Sampierdarena e Sestri ha rivolto un saluto e un
messaggio il pastore Goertz. Poi nuovamente insieme per
l’agape in via Assarotti.
Dopo una visita all’ospedale evangelico, la partenza. Resta
il ricordo della fraternità e l’impegno a avviare una collaborazione più viva e concreta nella nostra comune riviera. In
autunno ci sarà un incontro programmatico dei consigli di
chiesa.
GENOVA SAMPIERDARENA — In collaborazione con il
consiglio di circoscrizione stiamo organizzando una mostra
sulla lettura della Bibbia che sarà aperta dal 19 al 24 aprile
presso il Centro civico di Sampierdarena (ore 9-12 e 1618). È un’occasione di evangelizzazione che dovrà veder
coinvolti tutti noi, per accogliere i visitatori con una presenza continua
VENEZIA — Uno «scambio di pulpiti» si è avuto recentemente fra le chiese di Marghera (battista), Venezia (valdese) e Rovigo (battista).
PORDENONE — Lunedì 15 marzo si è svolto presso la chiesa battista rincontro dei pastori della regione. Fra l’altro è
stato previsto per il 1° maggio un incontro sulla figura di
Martin Luther King, che si svolgerà a Tramonti di sopra.
Per informazioni si può telefonare al n. 041/5227549.
BOBBIO PELLICE — Domenica 14 marzo si è svolta l’assemblea di chiesa sulle finanze, sia per quanto riguarda le
necessità interne della nostra comunità, sia per quelle nei
confronti della cassa centrale.
Pur dimostrando piena consapevolezza delle incertezze economico-finanziarie determinate dall’attuale situazione nazionale, che coinvolge un po’ tutti, singoli e nuclei familiari, l’assemblea ha deciso di versare 2 milioni alla cassa centrale come contributo per colmare il deficit delle contribuzioni 1992 che, per il nostro distretto, è stato di 77.5 milioni.
Ma con altrettanta consapevolezza l’assemblea non ha potuto accettare il suggerimento della Ced del I distretto di passare per il 1993 dai 37 milioni, già fissati come impegno fi
nanziario, a circa 40 milioni. E stato però precisato che
l’impegno finanziario del 1993 è già stato aumentato di tre
milioni. Comunque la nostra comunità farà tutto il possibile
perché si possa inviare una qualche somma supplementare
anche per l’anno in corso.
* Nei giorni 28 e 29 marzo il pastore sarà in Svizzera per
prendere gli accordi definitivi con il pastore H. Haag relativamente al programma previsto per l’operazione di gemellaggio tra la comunità di Bobbio e quella di Waldensberg.
BARI — «Individuo e comunità: due spazi per un’etica della
responsabilità»: questo è stato il tema dell’interessante incontro avuto, nell’ambito della serie di seminari mensili su
temi dell’etica, con il pastore Franco Carri il 13 marzo scorso nella chiesa di Bari.
La serata si è svolta in due tempi; nella prima parte abbiamo fatto un viaggio (è il caso di dirlo, di sola andata!) nel
pianeta «individuo», ai giorni nostri sempre più massificato,
manipolato dai mass media, psicolabile, quasi abulico e abbiamo anche analizzato la comunità cittadina in cui l’individuo vive in modo sempre più impersonale, chiuso in una
sorta di corazza, che è il proprio corpo, e in solitudine.
Inevitabile un senso di scoraggiamento per una realtà che
non lascia spazio a grandi speranze di mutamento in meglio.
Nella seconda parte della serata il pessimismo viene messo
in crisi dalla lettura di alcuni testi tratti dal Nuovo Testamento, dove si vede che è possibile ricuperare la propria individualità, inserendola in una nuova dimensione. Tra i passi considerati anche Romani 12, dove il corpo diventa addirittura luogo di culto. Ognuno può dunque «essere», con la
propria personalità e caratteristiche, importante e necessario
per la comunità. Ma l’«essere» è «l’essere nuovo in Cristo»,
conforme al suo codice d’amore, alla «agape», dove non è
esclusa la sofferenza, ma vi è anche la gioia di poter essere
se stessi e si trova il coraggio della resistenza e dell’andare
contro corrente.
La serata, iniziata all’insegna del pessimismo, si è poi conclusa con la speranza che sola ci viene da Gesù
Cristo.(v.w.)
6
PAG. 6 RIFORMA
All’Ascolto Della
venerdì 26 MARZO 1993
PERCHÉ
SIGNORE?
«Perché, Signore, te ne
resti lontano?
Perché ti nascondi in
tempi duri per noi?»
Sono domande che
riecheggiano il grido
di Gesù sulla croce: «Dio
mio, Dio mio, perché mi
hai abbandonato?» e che
si affacciano spontanee
nella mente del credente
ogni qualvolta si ripresentano situazioni difficili e tragiche come quella che stiamo vivendo in
Italia e in particolare in
Sicilia: le stragi di mafia,
la corruzione, il disfacimento del tessuto sociale, la perdita di credibilità delle istituzioni che
dovrebbero essere preposte a garantire un minimo di giustizia sociale e
di convivenza civile.
ALDO CIANCI
Allora allo sfascio della
situazione generale corrisponde sempre anche una
personale crisi esistenziale: ci interroghiamo sul
senso della vita, sui nostri più profondi valori e
convinzioni, il credente
si interroga anche sulla
sua fede.
Tutto riceve colpi tremendi e sembra crollare:
il Signore sembra assente
nel momento in cui il
malvagio pare vincere,
dominare sulle sue vittime innocenti.
Il malvagio viene descritto in un modo che ci
ricorda molto da vicino i
criminali senza scrupoli
di cui purtroppo in questi
ultimi tempi sono piene
le pagine dei giornali: ecco dunque il ritratto a vivo di un mafioso che ci
«Perché, Signore, te ne resti lontano?
Perché ti nascondi in tempi duri per noi?
La prepotenza del malvagio rovina i poveri,
cadono vittime delle sue trame.
Il malvagio si vanta dei propri istinti,
intasca guadagni e bestemmia il Signore.
Dice il malvagio nella sua presunzione:
“Nessuno mi chiederà conto di nulla.
Dio non c’è”. Questo è il suo pensiero.
Quel che fa ha sempre successo.
Troppo alti per lui i tuoi giudizi,
degli avversari non glie ne importa.
“Nulla mi farà vacillare,
-dice in cuor suo,
non mi accadrà mai niente di male”.
Di maledizioni, imbrogli e ingiurie
ha sempre piena la bocca.
Ha sulla lingua parole maliziose e cattive.
Se ne sta in agguato fra le siepi,
dal suo nascondiglio uccide gli innocenti,
con gli occhi spia la gente indifesa.
Si apposta e rimane nascosto
come un leone nel folto dei cespugli.
Resta in agguato per afferrare i deboli:
li attira nella rete e li cattura.
Si abbassa, si rannicchia
e gli innocenti cadono sotto la sua violenza.
Dice in cuor suo: “Dio non se ne cura,
chiude gli occhi, non vede mai nulla”.
Alzati, Signore, colpisci!
Non dimenticarti degli oppressi!
Come mai il malvagio può disprezzarti?
Come può dire: “Dio non mi chiederà
conto”?
Tu vedi il dolore e Vangoscia,
osservi e sei pronto ad agire.
A te si affida Tinfelice,
sei tu a soccorrere l’orfano.
Spezza il potere dei malvagi,
castigali per il male che fanno
e di loro non rimanga più traccia.
Signore, tu sei re per sempre nei secoli!
Spariscano gli infedeli dalla terra.
Signore, tu che ascolti i desideri dei poveri:
dà loro coraggio, presta loro attenzione,
difendi i diritti dell’orfano e dell’oppresso.
Mai più semini terrore
l’uomo che è nato dalla terra».
(Salmo 10)
Dalla Tilc - Traduzione interconfessionale in lingua corrente
La strage di Capaci: un avvenimento tragico che ha scosso ia fede dei
stenza di Dio: «Dio non
fa capire come niente sia
cambiato sotto questo
aspetto da quei tempi ai
nostri giorni.
«La prepotenza del
malvagio rovina i poveri,
cadono vittime delle sue
trame».
Il comportamento
del mafioso
Il mafioso col suo
comportamento rovina l’economia, non le
permette di decollare;
sappiamo bene infatti come non vi sia stato sviluppo economico proprio
nelle regioni infestate
dalla malavita organizzata con grave danno per
l’occupazione.
Gli investimenti delle
aziende sane vengono
impediti e penalizzati dal
racket e dal completo
controllo sugli appalti
pubblici che la malavita
ha ormai organizzato in
questi territori.
Ecco dunque che moltissime persone, il cui
numero va ben al di là
dei morti ammazzati,
«cadono vittime delle sue
trame».
Il mafioso «si vanta dei
propri istinti», si reputa
uomo d’onore, e il suo
prestigio in Cosa Nostra
aumenta in proporzione
al numero e alla qualità
di persone che egli uccide; il suo unico obiettivo
è intascare soldi in qualsiasi modo, purché sicuro
e redditizio; non si
preoccupa di infrangere
continuamente principi
morali e civili per raggiungere i suoi risultati,
non si preoccupa delle
vittime dei suoi illeciti
mezzi di guadagno, come
il traffico di droga o di
armi.
Col suo comportamento egli «bestemmia il Signore», le sue azioni sono la negazione dell’esi
credenti. Perché pare vincere sempre la malvagità degli uomini?
c’è»\ egli è sicuro della
sua impunità di fronte
agli uomini e di fronte a
Dio: «Nessuno mi chiederà conto di nulla, nulla
mi farà vacillare - dice
in cuor suo - non mi accadrà niente di male; dice in cuor suo: Dio non
se ne cura, chiude gli occhi, non vede mai nulla».
Il successo delle sue
azioni lo fanno diventare
sempre più sicuro di sé,
prepotente, arrogante,
sprezzante.
Per demolire i suoi avversari, le sue prime armi
sono la minaccia e la diffamazione con calunnie e
falsità: «Di maledizioni,
imbrogli e ingiurie ha
sempre piena la bocca.
Ha sulla lingua parole
maliziose e cattive».
Se tutto questo non
raggiunge lo scopo, allora egli colpisce proditoriamente, dopo aver studiato attentamente le abitudini delle vittime designate: «Se ne sta in agguato fra le siepi, dal suo
nascondiglio uccide gli
innocenti, con gli occhi
spia la gente indifesa. Si
apposta e rimane nascosto come un leone nel
folto dei cespugli».
L'esasperazione
del salmista
Di fronte a tanti misfatti, a tante stragi,
a tanto sangue, anche il
salmista, come tutti noi
in questi giorni, è esasperato e, chiedendo giustizia per gli oppressi e
punizione per l’arroganza e le bestemmie dei
carnefici, invoca: «Alzati, Signore, colpisci!
spezza il potere dei malvagi, castigali per il male che fanno e di loro
non rimanga più traccia».
Ma, anche quando i
mafiosi sono schiacciati
a morte dalle loro stesse
azioni, braccati da altri
che, fino a ieri loro complici, oggi usano i loro
stessi strumenti di morte
contro di loro, il Signore
li avvisa: «Ma io, il Signore, il Dio vivente, dichiaro: Non ho affatto
piacere nel veder morire
un uomo malvagio, desidero invece vederlo cambiare atteggiamento e vivere. Smettete di agire in
modo malvagio, cambiate vita. Perché volete morire?» (Ezechiele 33,
11).
Alcuni mafiosi, colpiti
ripetutamente negli affetti più cari, sono cambiati
e si sono salvati, come il
pentito Antonino Calderone che ha definito i
suoi ex compagni «gli
uomini del disonore»; al
tri, più incalliti, continuano inesorabilmente la
loro corsa verso una fine
violenta, seminando nel
frattempo distruzione,
dolore e terrore.
La forza
della prerghiera
Ma in questo quadro
sconsolante il salmista non perde la fede e
ci insegna a pregare: «Signore, tu sei re per sempre nei secoli! Spariscano gli infedeli dalla terra. Signore, tu che ascolti i desideri dei poveri:
dà loro coraggio, presta
loro attenzione, difendi i
diritti dell’ orfano e
dell’oppresso. Mai più
semini terrore l’uomo
che è nato dalla terra».
Sia la sua preghiera anche la nostra.
Ainncrocìo delle strade
Signore, avrei un gran bisogno
del tuo aiuto,
perché il pericolo appare grande.
Ecco perché mi sono fermato
alVincrocio delle strade
6 guardo con apprensione quanto
succede;
mi sento sollevato dalla preghiera
e posso proseguire il mio cammino.
Ci incontreremo lungo la via.
Juan Marco Rivera
Puerto Rico
ftrano da Hn attera dei nuitiino*, della Cevaa, 1W91 j
7
Spedizione in abb. posi, Gr li A/70
In caso di mancato recapito rispedire a:
CASELLA POSTALE lOOòò
TORRE PELLICE
Fondato nel 1848
E Eco Delle Yaui mLDESi
VENERDÌ 26 MARZO 1993 ANNO 129 - N. 12 URE 1200
A colloquio con il dottor Emanuele Fontana, responsabile del servizio per l'UssI 43
La comunità terapeutica, una strada aperta
per affrontare il tema della salute mentale
CARMELINA MAURIZIO
NeU’ambito delle funzioni
deirUssl 43, è attivo il
Servizio di salute mentale
(Ssm), che opera sul territorio
fin dai primi anni ’70: attualmente vi lavorano 13 operatori tra medici, psichiatri,
personale infermieristico, specialistico e non, e impiegati
amministrativi; si tratta tuttavia di un organico che non
funziona a pieno regime poiché ci sono ben cinque posti
vacanti (infermieri ed educatori).
Siamo andati a vedere come
funziona il Ssm, quali attività
svolge, quali sono le proposte
e i progetti, chiedendo al responsabile Emanuele Fontana,
psichiatra facente le veci del
primario, di guidarci attraverso i vari aspetti della salute
mentale di cui il Servizio si
occupa aiutandoci anche con i
dati fomiti dalla relazione annua del Ssm dello scorso
1992.
Per cominciare ci sembra
interessante citare un dato: sia
nel ’91 che nel ’92 ci sono
stati circa 12 mila contatti, di
cui il 97% tra il Servizio e il
singolo utente e il restante 3%
con gmppi; nella maggioranza
dei casi si è trattato di contatti
e interventi programmati con
un’incidenza davvero minima
di urgenza (solo 12 casi nel
1992).
Le prestazioni sono state in
gran parte di tipo sanitario
(visite di controllo, prescrizione e somministrazione di farmaci), farmacologiche (tranquillanti e neurolettici, antidepressivi) e a carattere relazionale (colloquio di sostegno individuale, psicoterapia individuale e familiare, interventi
educativi); soltanto il 7% del
totale delle prestazioni è stato
invece «di rete», vale a dire
accompagnamenti, sostegno
sociale, interventi risocializzanti.
Le sedi dove si sono svolti i
contatti e poi i successivi interventi sono nell’ordine di
preferenza gli ambulatori, le
abitazioni, la comunità terapeutica e gli istituti e ricoveri.
Per avere un’idea del tipo di
utenti del Ssm abbiamo dato
uno sguardo alle classi di età;
le fasce che si sono rivolte
con maggior frequenza al Servizio comprendono utenti di
ambo i sessi, di età compresa
fra i 15 e i 34 anni (41%) e fra
i55ei74 (41%).
Un altro dato interessante,
infine, è quello relativo ai ricoveri attuati nel 1992 a cura
del Ssm: sono stati complessivamente 56, con una
media di giorni di degenza di
circa due settimane.
Per avere un’immagine
completa del Ssm della Ussl
43 va poi aperto il discorso
della comunità terapeutica,
istituita nel 1984, che nel corso degli ultimi anni ha visto
una sua ridefinizione. Attualmente esiste una Comunità alloggio al piano superiore della
sede di via De Amicis che ha
al momento quattro residenti
ma, come ci conferma Fontana, c’è il progetto di ampliare
■
Corsi di formazione sull'agricoltura
Nuove professioni
per la montagna?
Un corso di alfabetizzazione presso l’ex ospedale psichiatrico di Trieste
il numero di posti a sette, se si
riuscirà a trovare una nuova
sistemazione degli ambulatori; e ci sono anche due alloggi
a Torre Pellice ove risiedono
complessivamente quattro
persone, assistite dal personale del Ssm. Si tratta, nella valutazione degli operatori del
Servizio, di esperienze molto
positive nell’assistenza e nel
controllo di alcune situazioni
emerse nel territorio.
Non da ultimo poi c’è una
valutazione positiva anche
dell’aspetto economico: nella
relazione annua del Servizio,
infatti, emerge come le spese
sostenute per mantenere in vita la comunità alloggio e per
gestire i due minialloggi di
Torre Pellice siano inferiori a
quelle sostenute fino al momento in cui ha funzionato la
Comunità terapeutica di Villa
Olanda.
Un altro settore di impegno
del Ssm, anch’esso in via di
ampliamento e definizione, è
il lavoro che si sta attuando
con due gruppi di utenti. Si
tratta, come ci ha spiegato il
dottor Fontana, di un gruppo
di donne che si riunisce settimanalmente presso la sede di
via De Amicis, e di un gruppo
di giovani con problematiche
simili per attività finalizzate
alla risocializzazione e al tempo libero che vanno orientate
nel corso di questo anno
all’acquisizione di competenze legate al lavoro per l’istituzione di una cooperativa di lavoro in collaborazione con il
Sert (Servizio per le tossicodipendenze) per inserire soggetti «sani» insieme ad utenti dei
due servizi.il discorso dei
gruppi di utenza fa parte inoltre di altri progetti del Servizio che intende per il futuro
mantenere costanti le prese di
carico e quindi il numero di
contatti, incrementare le prestazioni di tipo relazionale e
di rete; per quanto riguarda i
ricoveri, resta importante
l’obiettivo di contenere le degenze e limitare il fenomeno
dei ricoveri ripetuti.
In generale allora, sia
dall’esame dei dati sin qui citati, sia considerando le prospettive e i progetti in atto, il
Ssm si presenta come un settore in attivo che sta cercando
il più possibile di lavorare per
e sul territorio, pur con problemi di organico e con i limiti dell’insufficienza delle
strutture.
_______PIERVALPO ROSTAN________
Da un po’ di tempo a questa parte sorgono ovunque corsi di formazione, di approfondimento, di aggiornamento.
Si va da quelli in cui si riflette sull’agricoltura montana
a quelli che ti insegnano ad
essere apicultore, guardia ecologica, restauratore di mobili,
genitore, a recitare, a danzare
e, da ultimo, anche corsi di
creatività in cucina.
Ce n’è per tutti i gusti e del
resto, in un tempo di crisi di
occupazione e di esigenza di
nuove professionalità può anche essere importante apprendere a districarsi in nuove attività o comunque migliorarsi
nella propria. Se oggi esistono
nuovi metodi di coltivazione,
nuove opportunità di valorizzazione di risorse locali ben
vengano occasioni di formazione.
Sono occasioni interessanti
per chi ha già un’attività e magari vorrebbe impostarne
un’altra, lo sono ancor di più
per chi si trova ad inserirsi nel
mondo del lavoro; occorre anche fantasia, nuovo spirito di
iniziativa.
Non sempre tutto questo
fervore di iniziative convince
fino in fondo.
Il Formont, ente che ha come scopo proprio la formazione delle popolazioni montane,
ha lanciato nelle scorse settimane un corso per accompagnatori naturalistici; in un periodo che parte dalla metà di
aprile sono previste 150 ore di
lezioni teoriche e 50 di pratica. Un impegno di tre pomeriggi la settimana e di tutta la
giornata di sabato: sicuramen
Nuove tariffe in vigore dal Caprile
Treno più caro
anche per i pendolari
Come già anticipato nelle
scorse settimane, con il 1°
aprile costerà più caro viaggiare in treno per i pendolari;
è stata infatti abolita la «tariffa 22» che prevedeva riduzioni per i fruitori del servizio
ferroviario in modo pendolare.
Quando la notizia cominciò
a circolare ci fu un certo allarmismo fra i lavoratori e gli
studenti che usufruiscono
quotidianamente del treno visto che gli aumenti sono valutabili in circa 20 mila lire al
mese.
Ora siamo al momento
dell’entrata in vigore; qualcuno protesta, ma c’è anche la
consapevolezza che le Fs devono comunque far quadrare i
conti pena un deficit non gestibile.
Cosa cambierà? Ecco qualche esempio: da Pinerolo a
Torino si spendeva 34.900 lire
ed ora saranno 47.800; da
Torre Pellice o Luserna si
spendevano 40.700 lire che
diventeranno ora 67.200. Nulla varierà invece per quanto
riguarda il costo dei singoli
biglietti.
«Ma se confrontiamo queste
tariffe con quelle delle autolinee, - dicono i responsabili
del traffico locale delle Fs di
Torino - possiamo facilmente
notare come il treno rimanga
fortemente concorrenziale; da
Pinerolo a Torino si spendono
su gomma 86 mila lire, da
Torre Pellice a Torino 106 mila. Senza dimenticare che presto, secondo le richieste della
Regione, le tariffe delle autolinee potrebbero aumentare
del 20%».
Intanto, proprio in questi
giorni, le Fs hanno sottoposto
alla Regione e alla Provincia
di Torino i nuovi orari per il
periodo estivo.
Le ripercussioni locali dei fatti nazionali
La profonda crisi
del Psi di Luserna
Luserna si trova sempre più
nel caos amministrativo. Il
frazionamento del Consiglio
comunale in moltissimi gruppi, verificatosi negli ultimi
mesi, le numerose dimissioni
dalla giunta (nell’ordine l’indipendente Fedele, il sindaco
Longo, la De Maurino, il Psi
Canale) stanno rendendo di
fatto difficilissima ogni programmazione ed anche la
semplice gestione ordinaria.
È la crisi interna al Psi comunque a condizionare maggiormente l’attività amministrativa: l’ex sindaco Longo
ha abbandonato il partito, Livio Gobello rimane nel partito
ma non fa più parte del gruppo consiliare in cui, nel frattempo, è entrato l’ex Pei-Pds
Ernesto Rivoira.
Le vicende nazionali e regionali che hanno coinvolto il
partito del garofano in uno degli scandali più gravi di questa
Repubblica continuano a giocare un ruolo non secondario
sulla situazione lusemese.
L’approvazione della legge
che estende il sistema
maggioritario a Comuni come
Luserna, sotto i 10 mila abitanti, finirà con il rendere obbligatorie alleanze fra partiti
di area omogenea. Come è
possibile che il Psi continui la
propria alleanza con la De fino alle elezioni e poi magari
presenti una lista insieme al
Pds alla prossima consultazione elettorale?, si chiedono
molti esponenti socialisti.
Ed ecco venire fuori la proposta della segreteria: limitarsi all’appoggio esterno alla
giunta guidata da Badariotti.
Ad alcuni questa ipotesi piace;
altri sono preoccupati di perdere i contatti con i centri decisionali. Il gruppo su queste
ipotesi è spaccato, la De attende risposte entro la settimana.
te le lezioni saranno interessanti, potrebbero effettivamente dare vita ad iniziative
di tipo economico di un certo
rilievo. Si parla da tempo della possibilità di lavorare di più
e meglio alle valli sul turismo,
in particolare su quello legato
all’ambiente; dunque è proprio questa la linea su cui si
doveva intervenire.
Una sola domanda: non sarebbe stato possibile non
concentrare interamente sul
pomeriggio le lezioni?
In fondo potrebbero essere
interessati a queste nuove
professioni anche persone che
un lavoro magari già lo hanno
ma che intenderebbero proporre nuove attività oppure
agricoltori che nel turismo potrebbero vedere interessanti
integrazioni ma che sicuramente non potranno partecipare a dei corsi di tale impegno
concentrati in così breve periodo.
Sempre nelle stesse settimane il distretto scolastico 43
propone agli insegnanti della
valle un corso di aggiornamento in cui si parla della valle sotto il profilo economico,
religioso, culturale. Il numero
di adesioni, a giudicare dal
primo incontro, è alto; dopo
pochi giorni il Provveditorato
non riconosce il corso che a
quel punto salta.
Anche qui una domanda: se
i temi sono interessanti non si
potrebbe pensare ad una maggiore «militanza», con quelle
che una volta venivano definite autoconvocazioni; in fondo
nessun Provveditorato può negare a degli insegnanti di riunirsi periodicamente per riflettere sulla realtà e sui problemi
della valle in cui lavorano.
Torino
Regione:
cambiano
gli assessori
Tangentopoli ha costretto le
forze politiche che sostengono
la giunta regionale piemontese
ad un rimpasto e alla ridistribuzione delle deleghe assessoriali.
Il Psi ha designato Francesco Fiumara (ex sindaco di
Moncalieri) quale nuovo assessore in sostituzione di Eugenio Maccari.
A Fiumara sono toccate le
deleghe all’Agricoltura e
all’Artigianato mentre a Giuseppe Fulcheri (Pii) quella alla
cultura.
Daniele Cantore (Psi) si occuperà di turismo, Emilio
Lombardi (De) di ecologia,
caccia e pesca, forestazione,
Marcello Garino di difesa del
suolo, acquedotti, fognature,
protezione civile e acque minerali.
Luciano Panella invece si
occuperà di trasporti, Giuseppe Cerchio di industria. Bianca Vetrino di sanità.
8
PAG. Il
E Eco Delle Aàlli Valorst
Il dibattito sulla cultura alle valli: un intervento sulla scuola
Il tenore di vita è cresciuto,
la sete di cultura non altrettanto
VENERDÌ 26 MARZO 1993
FRANCO CALVETTI
Uno scorcio panoramico di Bibiana
Ricerca sui toponimi delle valli valdesi
Bilioun, Bibiana
Per la rubrica «L’angolo dei toponimi», curata da Osvaldo
Coisson, proponiamo questa settimana altri due luoghi della
vai Pellice.
BILIOUN
Il torrente Bilioun, che nasce dalle pendici del Vandalino e
che si getta nel Pellice all’altezza della borgata di Santa Margherita, scendeva anticamente in linea obliqua attraverso al pra
Couloumb e si congiungeva al Pellice attraverso Rio Crò. Un
«bilioun» (tronco d’albero) abbattuto da una tempesta ne
avrebbe ostruito il corso obbligando le acque a deviare ed a
percorrere il letto attuale.
«Bilioun» deriverebbe da una base preromana «bilia». Anche
il provenzale ha «bilhun» con il significato di tronco d’albero.
BIBIANA
Il nome della cittadina che, con Bricherasio, chiude la vai
Pellice, deriverebbe da una santa Bibiana (o Viviana), nata nel
11° secolo d.C., figlia di un ufficiale romano, funzionario
dell’Impero, probabilmente a Cavour. Il nome le era stato dato
presumibilmente in ricordo della tribù ligure che occupava il
fondo della valle, i Vibii o Viboni.
I pareri sono discordi nell’identificare dove fosse esattamente
il loro agglomerato più numeroso, il Fomm Vibii. Chi pensa
potesse essere Cavour (diventata poi Caburrum dalla tribù celtica dei Caburriati); altri la identificano con Bibiana stessa, altri
la vorrebbero verso San Secondo, oppure anche più in basso,
ad Envie (In Vibilis). La stessa origine avrebbero i toponimi di
Prali: Ciapèl d'Envie e Lau d’Envie.
Sul problema della cultura
alle valli, e del nostro impegno nella società abbiamo
pubblicato due articoli di
Giorgio Tourn e Marco Rostan (nn. 9 e 10). Il dibattito
prosegue con questo intervento.
D
a questo giornale sono
state lanciate ultimamente alcune parole non tanto d’ordine quanto di impegno per pensare un futuro di
qualità per le nostre valli, per
la nostra gente.
Giorgio Tourn fa sua la
conclusione di un dibattito
tenutosi di recente a San Germano: «Occorre - per le nostre valli - una nuova cultura». Marco Rostan, sicuro di
non cavarsela da solo, dice
che abbiamo bisogno di tornare a Dio per ridisegnare «i
nostri punti di orientamento,
i vplori, i criteri che ci hanno
guidato in questi anni». Io
non so se abbiamo bisogno di
una nuova cultura e di quale
nuova cultura: so per certo
che abbiamo bisogno di più
cultura.
Dopo più di 30 anni di permanenza lavorativa fuori dalle Valli constato da un osservatorio assai privilegiato che
la gente ha elevato il suo tenore di vita (vitto, alloggio,
sanità, mezzi di trasporto,
tempo libero) ma non ha aumentato proporzionalmente
né il numero di libri in bi
blioteca, né le ore destinate
alla lettura o alla riflessione.
Poco più di una cinquantina
di persone nelle due valli seguono intenzionalmente e assiduamente le attività culturali e tentano di elaborare
scenari di cultura.
Guardando ai giovani che
sono il riflesso di ciò che fanno i genitori, scuola e collettività, vedo ragazzi e ragazze
svogliatamente impegnati
nello studio, nella lettura,
nella riflessione logica: almeno per la vai Chisone la percentuale dei diplomati e dei
laureati pare attestarsi al di
sotto della media nazionale.
In nome di isterismi pedagogici inneggianti alla scuola
nuova e alternativa si è rischiato o si rischia di
dimenticare che gli obiettivi
primari della scuola di base
(perché non rispolverare la
bellissima dicitura «scuola
popolare»?) sono quelli di saper leggere con speditezza
capendo perfettamente tutto
quanto è implicito nel testo,
di saper scrivere con ortografia corretta e con proprietà e
spontaneità, di saper contare
rapidamente risolvendo problemi di vissuto reale con logicità e rigore.
Si potrà anche parlare di
una nuova cultura, ma per
ora attestiamoci sull’impegno
a lavorare per una solida base
strumentale in modo che i
nostri ragazzi possano
avvicinare le culture e la cultura.Per quanto riguarda
ella incantevole cornice del complesso monumentale della Palazzina di
Caccia di Stupinigi, nato dalla volontà
del primo Re ai Casa Savoia, Vittorio
Amedeo 11, e dal genio dell'architetto Filippo Juvarra, è aperta la GALLERIA D'ARTE E
D'ANTIQUARIATO JUVARRA. Sita a lato
della Chiesa della Visitazione della Beata Vergine
Maria, a pochi passi dal Museo dell'arredamento e
dalla sede di prestigiose Mostre e manifestazioni
internazionali, inserita in un suggestivo riutilizzo
di antiche stanze, la bottega propone mobili,
dipinti ed oggetti d'antiquariato scelti,
controllati e catalogati con
estremo rigore.
Dal Martedì al Sabato,
9.30-12.30 /15.30-19.30
Domenica, 15.30-19.30
GALLERIA D'ARTE E
D’ANTIQUARIATO JUVARRA
di Flavio e Mario Riva
Piazza Principe Amedeo n.l, - STUPINIGI / TO
Tel. e Fax 011/ 3580990 - Tel e Fax 0121/ 352310
1S
I
l’esortazione di Marco Rostan a tornare a Dio sono
convinto che, senza ripristinare certe forme di «patois
de Canaan» care alla cultura
religiosa del passato, occorre
dire più coraggiosamente di
quanto abbiamo fatto finora
che la nostra impostazione
lavorativa, la nostra etica
giornaliera risente e discende
dalla formazione religiosa ricevuta nelle nostre comunità
ascoltando la Parola, praticando la preghiera, servendo
diaconalmente.
E tutto questo pur facendo
riferimento alla laicità come
metodo che esalta il confronto e il dialogo rinnegando il
dogmatismo e l’unilateralità
di vedute.
E senza scomodare lo spirito calvinista dei nostri avi che sembra infastidire tanto
di questi tempi gli italiani non rinunciamo a un sano rigore di comportamento, verso noi stessi prima e verso gli
altri poi, non imbocchiamo la
strada facile che porta alle
compromissioni, non stanchiamoci di sdegnarci quando si attenta ai principi di democrazia e libertà; proviamo
tutti insieme con iriodestia a
impostare le nostre giornate
di impegno in questo senso
con un pizzico di intraprendenza decisionale, con una
buona dose di ottimismo, con
la sicurezza che, come dice il
salmista, «è la benedizione
dell’Eterno che ci arricchirà».
Afta epizootica
Situazione
sotto controllo
Non ci sono pericoli per
l’afta nel Pinerolese; la situazione è sotto controllo nelle
tre Ussl e alla Regione Piemonte non è stato nemmeno
imposto dalla Cee il divieto
di esportazione.
Dopo l’allarme lanciato in
alcune regioni italiane per il
diffondersi di episodi di afta
fra il bestiame, abbiamo sentito i responsabili dei servizi
veterinari delle tre Ussl; Surico, per la 44, Fedele per la 42
e Ghisolfi per la 43.
In tutti i casi si è imposta
ovviamente un’attenzione
particolare sulla commercializzazione di animali provenienti da altre regioni, per il
resto non ci sono particolari
problemi. «In settimana - ha
detto il dott. Surico - sono
partiti carichi di prodotti a
base di carne da aziende della
nostra Ussl, senza controindicazioni».
«Certo - aggiunge il dott.
Ghisolfi - si è creato un po’
di disagio, sia per gli allevatori che per i veterinari impegnati nella compilazione
dell’apposito modello, ma
nulla più».
L’ultima volta che nella zona, in particolare nel Saluzzese, si riscontrarono focolai di
afta, fu nei primi anni ’80; da
allora la qualità degli allevamenti è andata costantemente
aumentando.
Purtroppo c’è sempre il rischio di incontrare commercianti poco scrupolosi in nome del guadagno per cui vengono importati capi infetti, da
paesi extraeuropei, come è
accaduto questa volta.
Nelle Chiese Valdesi
BOBBIO PELLICE — Sabato 27, alle 20, vi sarà rincontro
del Concistoro con i confermandi.
• Domenica 28, il culto in francese sarà presieduto dal pastore G. Tourn.
• Martedì 30, alle 20, avrà luogo la riunione quartierale ai
Campi.
ANGROGNA — Sabato 27, a partire dalle 8,30, si svolgerà il
campo di lavoro primaverile alla foresteria «La Rocciaglia»; è prevista la pulizia generale della casa in vista
dell’apertura e lo svuotamento del garage; come di consueto ai partecipanti verrà offerto il pranzo.
PINEROLO — Proseguono gli incontri teologici Giovanni
Miegge; sabato 3 aprile, alle 17, nei locali della chiesa valdese in via dei Mille verrà continuata la riflessione sulla
prima parte del testo «Il servo arbitrio» di Martin Lutero.
LUSERNA SAN GIOVANNI — Domenica 28 marzo, nella
sala Beckwith, dopo il culto, assemblea di chiesa per informazioni sugli stabili ed elezione dei deputati alla Conferenza distrettuale e al Sinodo.
SAN GERMANO CHISONE — Domenica 28 marzo, dalle
15, nella sala valdese, si terrà il tradizionale bazar di beneficenza; è un’occasione di incontro per tutta la comunità,
una possibilità per dare una mano a molte iniziative diaconali della nostra chiesa.
STATUTO IN EDICOLA — Dal 26 marzo è disponibile in
tutte le edicole la copia dello Statuto comunale di Pinerolo,
approvato dal Consiglio comunale alla fine del ’92. Una copia del documento sarà reperibile anche presso i Centri sociali, gli uffici comunali aperti al pubblico e presso l’Informagiovani di Pinerolo.
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VENERDÌ 26 MARZO 1993
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I ricordi di Marcellino Canton, ultimo maestro elementare di Usseaux
Una scuola basata sugli orari di montagna,
quando il proprio insegnante era «qualcuno
»
______MILEHA MARTINAT________
La scuola elementare di
Usseaux ha chiuso una
ventina di anni fa per non riaprire più i suoi battenti. Unico maestro dal dopoguerra alla chiusura è stato Marcellino
Canton, che ancora oggi abita
a Usseaux, poco lontano dalla
scuola, e ha molti ricordi da
raccontare.
«Sono nato ad Usseaux nel
1916, nella casa dove ancora
oggi abito - racconta - ho
studiato al convitto nazionale
di Aosta perché ero orfano di
guerra. Dopo aver fatto qualche supplenza, un po’ di servizio militare (era il periodo
della seconda guerra mondiale), nel 1949 ho ottenuto il
posto come maestro qui, nel
mio villaggio».
«E stato molto importante
avere il posto nel mio pace continua il maestro - oltre
all’attaccamento alla casa,
alle montagne, avere il maestro del proprio paese è un
bene anche per la gente.
L’avere il maestro che parla
«Murale» a Usseaux
patuà crea più affiatamento:
la gente veniva a chiedermi
consiglio se aveva bisogno di
fare un incorso, o per le tasse, o per un atto di successione. Facevo volentieri queste
cose, magari anche rimettendoci la carta bollata e la raccomandata».
Anche l’orario scolastico
era particolare.
«Sì, è vero, osservavamo
l’orario di montagna - dice il
maestro - Iniziavamo ad ottobre dalle nove a mezzogiorno
perché al pomeriggio si andava ancora al pascolo. Con
novembre si iniziava anche
ad andare al pomeriggio dalle 14 alle 16 e ogni due giovedì facevamo scuola anziché
vacanza così accorciavamo il
periodo scolastico. Per Natale solo due o tre giorni di
pausa, come per Capodanno.
Terminavamo verso il venti
maggio. Vi era così il tempo
per tutti di coltivare i campi,
di pascolare...»
«Non esisteva la scuola
media in alta Val Chisone, e
non c’era la possibilità di andare in città. 1 ragazzi frequentavano per più anni del
dovuto la scuola elementare:
per imparare di più, rifacevano due volte la stessa classe
anche senza essere stati bocciati. Terminata la quinta elementare, alcuni venivano ancora: con loro facevo un programma più vasto leggendo
VAriosto, la Divina Commedia. Questo era possibile perché eravamo ben attrezzati
per i tempi: avevamo un’enciclopedia, una biblioteca
con molti testi acquistati tramite l’ente scuole popolari e
altri contributi».
Da vent’anni la scuola è
chiusa. I pochi bambini di
Usseaux si devono recare a
Fenestrelle. Che cosa pensa il
signor Canton della scuola
d’oggi?
«I bambini sono cambiati:
la televisione li rovina, i genitori li trattano come superuomini e neanche gli insegnanti sono più gli stessi.
Anche se bisogna ammettere
che il loro lavoro è duro perché i bambini di un tempo
erano più disciplinati, ascoltavano; T insegnante era
“qualcuno”, sia per loro che
per i genitori».
Come vede la preparazione
dei futuri maestri?
«Quando ho fatto l’esame a
Torino per diventare maestro, nel 1936, su 24 candidati fummo promossi solo in sei.
Allora T insegnamento era
una missione, ma oggi?».
Le risposte possibili di fronte ai problema della tossicodipendenza
La comunità «La verbena» a Torre Pellice:
il primo passo è analizzare il proprio vissuto
______PIERVALDO ROSTAN______
Si discute molto in questo
periodo delle possibili risposte al fenomeno della tossicodipendenza: comunità si e
comunità no sembrano gli interrogativi più attuali anche
se probabilmente fuorvianti
rispetto ad un problema che
ha, anche localmente, dimensioni non indifferenti.
In vai Pellice funzionano
da anni sia una comunità che
un valido servizio dell’Ussl;
proveremo in questo e in un
prossimo articolo a mettere a
confronto queste esperienze
senza assolutamente volerne
uscire con giudizi di valore,
ma ben sapendo che ogni caso di tossicodipendenza ha le
sue specifiche cause e che le
possibili risposte vanno in
qualche modo «personalizzate».
Sulla collina di Torre Pellice funziona da tempo la comunità «La verbena», dal nome della casa che la ospita ed
è gestita dal Cottolengo; vi
lavora prevalentemente personale religioso. Nella fase di
recupero e di progetto la casa
si appoggia anche ad una seconda struttura a Pinerolo, la
cascina Rochè.
«A Torre Pellice - spiega
don Angelo Bovo - viene
svolta una prima parte con
analisi del vissuto, presa di
coscienza dei propri problemi
personali».
Come si arriva alla comu
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nità La verbena?
«In qualche caso i ragazzi
arrivano da noi - dice suor
Maria Grazia - su indicazione delle Ussl, in altri casi
possono essere inviati da
gruppi di aiuto a tossicodipendenti o delle stesse famiglie. Prima dell’arrivo in comunità c’è la fase di accoglienza, a Torino, alla quale i ragazzi si rivolgono
normalmente con un contatto
telefonico. Molte volte c’è
una richiesta di comunità
senza avere ben presente la
globalità del problema».
Durante la vita in comunità
che cosa viene fatto per recuperare effettivamente il giovane, per evitare che, una
volta fuori, si ritrovi esattamente nelle condizioni precedenti?
«Il nostro impegno - aggiunge ancora suor M. Grazia
- va proprio a cercare di capire e risolvere i problemi dei
ragazzi: naturalmente non è
detto che ci si riesca sempre
nell’ambito dei due anni di
comunità. Però se riusciamo
a fornire loro le chiavi per risolvere i propri problemi è
più facile un reinserimento
nella vita sociale».
«A questo proposito vorrei
aggiungere qualcosa sulla
chiave necessaria per recuperare se stessi; - dice don Angelo - da un lato puntiamo
molto sulla responsabilità
personale e sull'accettazione
dei propri limiti, dall’altro
crediamo sia fondamentale
un corretto rapporto con gli
altri: il ragazzo non si toglie
dalla strada da solo ma ha
bisogno di altre persone con
cui confrontarsi».
Nella comunità si lavora, si
discute, si assumono quotidianamente le proprie responsabilità, si legge, si scrive; una vita comunque lontana dalla quotidianità del paese che la ospita. Una scelta?
«La comunità è abbastanza
un mondo a sé- continua don
Angelo - specialmente nelle
prime fasi quando è necessaria una specie di autoriflessione. Ogni tanto comunque
si esce in paese per passeggiate, partite di pallone ecc,
comunque attività programmate. Vogliamo comunque
mantenere i ragazzi lontano
da possibili ricadute per recuperare determinati valori».
Si tratta di valori legati alla
fede cristiana, in particolare
cattolica?
«la proposta nostra è chiaramente cristiana - dice ancora suor Maria Grazia - ma
sotto questo profilo noi chiediamo ai ragazzi unicamente
la partecipazione alla messa
domenicale come momento di
comunione fra tutti. Ci sono
poi spazi di approfondimento
e di catechesi per le persone
più interessate. In ogni caso
credo che i valori che noi
proponiamo sono prima di
tutto umani».
I ragazzi normalmente provengono da fuori zona; ci sono tuttavia rapporti con le Ussl? E con le famiglie?
«Con le famiglie sono previsti incontri quindicinali,
anche se in certi casi i giovani hanno magari bisogno di
fare un loro cammino personale. Dopo alcuni mesi, otto
o nove di solito, si svolge
l’incontro fra famiglia, ragazzi ed operatori; nel frattempo, da entrambe le parti,
qualcosa normalmente è stato rivisto. Rispetto alle Ussl
di provenienza ci sono rapporti abbastanza frequenti;
sono previste visite di operatori che seguono il percorso
dei giovani. Con il Sert di
Torre Pellice siamo in buoni
rapporti; da parte loro c’è
conoscenza delle nostre modalità di intervento e, in
qualche modo, anche collaborazione».
Ricordando gli scioperi del marzo '43
L^opposìzìone partita
dagli stabilimenti Fiat
LIONELLO GAYDOU
Siamo nel 1943: alle 10,
per circa un minuto, suona lugubre, come di consueto,
la sirena principale di ogni
città sotto il potere nazifascista, e tutti devono fermarsi.
Si pensa di fare uno sciopero, o almeno di non riprendere il lavoro, dopo il segnale
d’allarme di lunedì 1° marzo;
i fascisti vengono a conoscenza dell’iniziativa e non
fanno suonare le sirene.
I lavoratori «attivisti» nella
prima ribellione ai fascisti decidono di sfruttare quel moto
di ribellione che serpeggia tra
gli operai (che sono circa
15.000 a Mirafiori), e si rimanda lo sciopero di qualche
giorno.
Il 5 marzo, dopo le 12, gli
operai, consumata la «sboba», non riprendono il lavoro.
Le maestranze della Fiat di
Mirafiori chiedono aumenti
salariali, una migliore alimentazione e la fine della
guerra.
Lo sciopero si estende alle
altre fabbriche torinesi e successivamente ad altri centri
del Piemonte^ e dell’Italia settentrionale. E la prima volta
dall’avvento al potere del fascismo che la classe operaia
scende in lotta in maniera così decisa.
Gli scioperi del ’43 rappresentano un colpo mortale per
il regime; Mussolini è costretto a piegarsi, e il 2 aprile
annuncia che a partire dal 21
aprile saranno concessi gli
aumenti.
I più noti animatori e organizzatori del primo sciopero
antifascista per la pace del
marzo ’43 sono stati Umberto
Massola, coraggioso comunista che poi fu nel Comando
generale delle brigate Garibaldi e deputato alla Costituente e poi in Parlamento, e
Leo Lanfranco, che quell’anno dirigeva il nucleo più forte
dei comunisti alla Fiat Mirafiori, e che nel giugno sarà arrestato per l’attività svolta
durante gli scioperi stessi.
Nel febbraio del ’44 sarà di
nuovo arrestato e fucilato in
sieme ai partigiani Ennio e
Ettore Curando.
Sono passati 50 anni da
quegli avvenimenti, ma essi
hanno ancora la capacità di
coinvolgerci. Gli scioperanti
erano uniti, le loro richieste
concernevano aumenti salariali, una migliore alimentazione, la fine della guerra.
E noi, ora, che cosa sappiamo fare? La parola «sciopero» non fa più paura a nessuno, non induce a riflettere. La
disoccupazione avanza: come
si può scioperare per aumenti
salariali? Non esistono le tessere, il cibo è dappertutto, dai
supermercati ai negozi di prodotti biologici. Le statistiche
dicono che siamo sovralimentati. Non c’è guerra, tant’è
vero che per giustificare le
spese della difesa dobbiamo
intervenire nelle guerre degli
altri.
Un magistratura e una polizia, finora occupate a assolvere mafiosi e condannare o
far pentire terroristi e ladri di
polli, hanno visto la corruzione e stanno smantellando gli
apparati di partito, ridando
all’Italia il proprio volto morale.
E i cittadini, ormai perle
d’onestà, fanno sacrifici, pagano le tasse e possono vedere in Tv i processi ai cattivi
uomini politici di ieri.
Occorre stare all’erta: la disoccupazione potrebbe provocare un nuovo terrorismo,
la Borsa può crollare, i governi devono vigilare che tutto proceda come impone la finanza intemazionale. E questa la nostra libertà.
Sembra un discorso paradossale? Forse lo è. Però è
reale il fatto che si sta costruendo una ferrea ragnatela
e che un ragno sta aspettando
le mosche.
Ricordando oggi i fatti del
marzo ’43, che segnarono
l’avvio del meccanismo che
portò alla rottura delle catene
nazifasciste, pensiamo un
momento a questa nostra situazione «morbidamente insidiosa». A volte, la resistenza
va fatta prima che la tenaglia
cominci a serrare le ganasce.
Comunità montana vai Pellice
Un «sì» definitivo
per lo Statuto
Col voto favorevole della
maggioranza e del gruppo indipendenti di Bobbio Pellice
è stato approvato per la terza
seduta consecutiva lo Statuto
della Comunità montana vai
Pellice
Giovedì 18 scorso c’è stata
ancora un po’ di polemica col
capogruppo De Bonansea, ma
alla fine il voto ha dato ragione alla maggioranza.
Quest’ultima si è dichiarata disponibile, come ha detto
il presidente Cotta Morandini, a riprendere in mano il
documento in autunno per
verificare meglio con i Comuni i problemi che possano
sorgere.
Proprio in conseguenza di
questa disponibilità è venuto
il voto favorevole degli esponenti di Bobbio.
Lo Statuto è tornato in
Consiglio dopo che il Coreco
aveva presentato numerose
osservazioni alla prima stesura.
La maggioranza di Comunità ha ritenuto di recepire alcune di queste osservazioni,
senza tuttavia recedere sulle
indicazioni che delineano la
volontà di autonomia della
vai Pellice, con una particolare attenzione al settore socioassistenziale.
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VENERDÌ 26 MARZO 1993
Volley: i risultati dei campionati locali
Vittoria per le ragazze
di Luserna S. Giovanni
PALLAVOLO FEMMINILE - 2° divisione
3S Nova Siria - La Salle 3
- 1
Dopo un primo set giocato
malissimo e conclusosi per 0
- 15, le ragazze del 3S si riprendono a metà della seconda frazione e, sia pure a fatica, raggiungono una meritata
vittoria.
PALLAVOLO MASCHILE -1° divisione
Polisp. Nuncas Chieri - 3S
Luserna 3-2
Il 3S disputa la peggior
partita della stagione, consentendo agli avversari di raccogliere i primi due punti in
classifica.
PALLAVOLO UNDER
16 FEMMINILE
Cavour - 3S Luserna 0-3
Buona prestazione delle al
lieve di Fodor, nonostante un
primo et giocato senza concentrazione.
TROFEO BAUDRINO
Pallavolo amatoriale maschile
Trisfera - Porte 3-1
Trisfera - Villar Perosa 3
0
Vigone - Trisfera 0-3
Barge - 3S Nova Siria 0-3
Pablo Neruda - Cercenasco
3-2
Classifica: 3S Luserna 30;
Trisfera 20; Porte, Pablo Neruda 16; Cercenasco 14; Data
Perosa 12; La Torre 10; Villar
Perosa 8; Barge 6; Vigone 0.
TROFEO STORELLO
Pallavolo amatoriale maschile (play off)
Pablo Neruda - Vigone 3
0
Garzigliana - Svet 0-3
Il Pinerolo calcio sempre in difficoltà
Non basta il bel gioco
Sono ormai sei le partite
senza gol del Pinerolo, e che
non basti giocar bene ma occorra anche segnare i biancoblù lo hanno sperimentato duramente anche domenica
scorsa sul campo di casa contro il capolista Legnano.
Gli uomini di Cavallo hanno disputato una bella partita,
mettendo talvolta anche in
difficoltà i lombardi; nel finale, come già nel turno precedente, è maturata una sconfitta pesante oltre i demeriti dei
locali.
A 10’ dal termine, con Careglio momentaneamente fuori campo per un infortunio, il
Legnano è andato a rete con
la più classica delle autoreti:
un tiro scagliato da Tolasi
colpisce al fianco Quaranta e
si insacca all’incrocio dei pali
rendendo inutile l’intervento
di Mulato.
Nei minuti finali il Pinerolo tenta il forcing ma offre il
fianco ai contropiede degli
ospiti che passano ancora
con Scienza.
Punteggio troppo severo
dunque, ma anche preoccupazione per il futuro.
m
Tennis tavolo
Colpaccio
sfiorato
Sfiora il colpo grosso la
Valpellice di tennis tavolo
contro la capolista Sanremo
nel campionato maschile di
serie C; alla palestra di via Filatoio, sabato scorso, si è assistito ad un incontro emozionante e di buon livello. Alla
fine gli ospiti hanno prevalso
per 5 - 4; i punti per i valligiani sono stati ottenuti da Rosso
(3) e da Gay (1); Malano è
stato sconfitto, nell’incontro
decisivo, ai vantaggi.
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Venerdì 26 marzo — TORRE PELLICE: Alle 20,45, presso la biblioteca della Casa valdese, il prof. Domenico Maselli
parla sul tema I cristiani di
fronte aita situazione del nostro paese: che fare?, per l’organizzazione del Collettivo biblico ecumenico, delle chiese
cattolica e valdese, del Centro
culturale valdese e dell’YwcaUcdg.
Sabato 27 marzo — TORRE
PELLICE: Gli stessi promotori
organizzano, di nuovo alle
20,45, presso la sala della biblioteca della Casa valdese, un altro
incontro con Domenico Maselli,
sul tema: Le tre religioni monoteiste.
Sabato 27 marzo — ANGROGNA: Alle 21, nella sala
valdese, a cura di Radio
Beckwith, proseguono le serate
di musica popolare. Il gruppo I
Sarvanot presenterà una serata di
musica e danze eccitane.
Sabato 27 marzo — PEROSA ARGENTINA: Alle 16,45,
nella sala della Comunità montana, Enrico Lantelme parlerà su
Problemi aperti a proposito del
repertorio di canzoni valligiane.
Sabato 27 marzo — RORÀ:
Alle 21, nel tempio valdese, si
svolge un concerto del coro La
cricca di S. Rocco Montà; le offerte raccolte andranno a favore
della ristrutturazione del tempio.
Domenica 28 marzo — SAN
GERMANO: Con partenza alle
ore 10, davanti all’Asilo valdese
si svolge la corsa aperta a tutti
«Correre per un sorriso», organizzata a favore dell’Asilo dei
vecchi. Le iscrizioni si raccolgono presso l’Asilo, alcuni negozi
e fino a mezz’ora prima della
partenza.
Martedì 30 marzo — PEROSA ARGENTINA: Dalle 18,
presso le scuole elementari, si
svolge un incontro sul tema II
bambino e le regole: come è
difficile essere educatori; interviene la dott. Mirella Torello.
Martedì 30 marzo — PEROSA ARGENTINA: Presso la sede della Comunità montana prosegue il corso per agricoltori e
hobbysti; tema della serata Enologia: tecniche di vinificazione
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Reg. Tribunale di Pinerolon. 175/60
Résp. Franco Giampiccoli
Stampa: La Ghisleriana Mondovì
Spedizione in abb. post,; Gr 2A/70
TORRE PELLICE — Il cinema Trento ha in programma,
venerdi 26, ore 21,15 Alambrado; sabato, ore 20 e 22,10, domenica, ore 20 e 22,10 e lunedì,
ore 21,15, Luna di fiele.
PINEROLO — Il cinema Italia ha in programma per tutta la
settimana Scent of a woman
(profumo di donna); feriali ore
19,30 e 22,15; domenica ore 14,
16,45, 19,30 e 22,15.
BARGE — Il cinema Comu- •
naie ha in programma: giovedì
25, Codice d’onore; venerdì.
Non chiamarmi Omar; sabato
Caino e Caino; domenica, martedì, giovedì, Dracula. Inizio feriali ore 21, domenica ore 15, 17,
19,21.
POMARETTO — Sabato 27
marzo al teatro Edelweiss, per la
rassegna organizzata dall’Assemblea teatro, alle 21, il «Teatro del Azar» (Spagna) presenterà lo spettacolo Buscando a
Beckett.
TORRE PELLICE — Sabato 3 aprile, alle 21, presso il salone Opera gioventù, il teatro amatoriale «J’amis del borgh» di
Moncalieri presenterà lo spettacolo Scandol a l’ombra del ciochè, due atti brillanti di Secondino Tri vero.
TORRE PELLICE — Al cir
colo Nautilus giovedì 1° aprile,
alle 21,30, prosegue la rassegna
di piccolo teatro comico; gli
Omologati presentano E vissero
felici e contenti.
PINEROLO — Per la rassegna «Marzo comico» venerdì 26
marzo, alle 21,15, alTauditorium
di corso Piave, Ruggero Cara presenterà lo spettacolo Relazione
all’accademia, di Franz Kafka;
regia di Massimo Navone.
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Torre Pellice: Farmacia internazionale - Via Arnaud 8, tei.
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venerdì 26 MARZO 1993
¡Vita Delle Chiese¡
PAG. 7 RIFORMA
La facoltatività del l'ora di religione è un fatto ormai acquisito
Battiamoci per lo studio del fatto religioso
________MARCO ROSTAN________
Con questo articolo vorrei
gettare un sasso nelle acque
ormai stagnanti dell’insegnamento religioso nella scuola.
È noto che, a causa della protervia vaticana e dell’incapacità del governo italiano a
esprimere una autonoma linea laica negli indirizzi e nei
contenuti dei programmi scolastici, in particolare su questa materia, gli evangelici sono stati costretti a condurre
una lunga e faticosa battaglia
di libertà, che si è peraltro
conclusa positivamente, con
la piena affermazione di quei
diritti già sanciti dalla Costituzione ma per i quali, come
la storia ci insegna, i valdesi
hanno dovuto ripetutamente
lottare.
E stato cioè riconosciuto
che quell’insegnamento di religione cattolica (Ire) che, per
i motivi indicati nel Concordato, lo stato assicura agli
alunni delle scuole pubbliche, è pienamente facoltativo
e che chi non intende avvalersene ha la possibilità o di
seguire insegnamenti alternativi, o di studiare per conto
proprio a scuola oppure di
non essere presente a scuola
purché, se minorenne, i genitori se ne assumano la responsabilità esonerando l’autorità scolastica dalla prescritta vigilanza.
Dunque una du;a e lunga
battaglia per ottenere praticamente la situazione esistente ai tempi dell’esonero, ancorché nobilitata dal fatto che
ora esiste la scelta. Lasciamo
ora da parte le molte cose che
ancora non funzionano, fra
cui la negativa situazione
presente nella scuola materna, per aprire un nuovo discorso.
Abbiamo condotto una battaglia di libertà, per difendere
i diritti di tutti. Ne valeva
certamente la pena perché, al
di là del riconoscimento ottenuto dalla validità delle nostre affermazioni, questa battaglia ha fatto conoscere la
nostra posizione, ottenendo
consensi e registrando al nostro interno, e con gli ebrei,
significative convergenze.
Bisogna ora riconoscere,
con altrettanta chiarezza, che
quella battaglia, impostaci
dalle decisioni assunte sull’
Ire risulta culturalmente sterile, mentre gli evangelici, come si è affermato con forza
anche nella recente Settimana
della libertà e per la democrazia, dovrebbero trovare i
modi per contribuire positivamente al rinnovamento del
loro paese e quindi anche ai
contenuti educativi e culturali
della scuola: dunque formulando proposte che consentano, anche se non nell’immediato, di affrontare in modo
serio, documentato e non
confessionale lo studio del
fatto religioso nelle sue implicazioni storiche e dottrinali, attraverso le sue più importanti espressioni.
Nessuno ha più dubbi sulla
necessità di un simile studio
all’interno dei programmi
scolastici; esso è infatti indispensabile alla comprensione
dei fatti storici, culturali, economici di larga parte della
storia umana. Molti lo hanno
auspicato, pur con i legittimi
dubbi derivanti da una coesistenza con l’Irc, il quale non
sembra per ora destinato a
una collocazione oraria aggiuntiva.
Fra di noi c’è un dibattito
aperto circa il fatto che tale
studio debba rientrare nelle
materie attualmente previste
(per esempio storia o filosofía) oppure, almeno per alcuni ordini di scuola, debba
configurarsi come vera e propria materia ordinaria, con
insegnanti preparati nell’università e aventi accesso
all’insegnamento nei consueti modi dei loro colleghi,
cioè con corsi di abilitazione
e concorsi pubblici.
Ma non mi sembra il caso
di prolungare l’attesa in vista
di una nostra azione prepositiva, ritenendo che domani le
cose siano più chiare di oggi.
Tra l’altro, almeno nella
scuola che conosco meglio,
cioè la media inferiore, l’Irc
procede con buona organizzazione, discreti insegnanti,
buoni testi e contenuti apprezzati dagli alunni che lo
frequentano e che trovano, in
questa ora, uno dei pochi momenti per discutere temi e
questioni etiche.
Qui, fra l’altro, si vede
l’ipocrisia della Chiesa cattolica che, dopo aver preteso il
proprio monopolio su questa
ora sulla base del fatto che
era di insegnamenti religioso
cattolico, non ha esitato a trasformarla in un’ora di etica
varia fatta da cattolici, incontrando naturalmente la
soddisfazione di molte famiglie, anche laiche, che, pen
L'evangelista Billy Graham in mondovisione
C'è ancora speranza per
l'Europa
Con «Missione mondo-missione pianeta» l’evangelista
Billy Graham continua a stupire per la sua rara capacità di
presentare l’Evangelo di Gesù
Cristo a milioni di persone,
servendosi anche della moderna tecnologia telespaziale.
Dal gremito stadio di Essen
(Germania) nei giorni dal 18
al 21 marzo la parola di Dio è
stata captata dagli schermi giganti di oltre 1.000 località
d’Europa collegati con la città
tedesca da un satellite a
16.000 metri di quota. Le nazioni interessate sono state
55, di 40 lingue diverse. Oltre
100 i ricettori in Gran Bretagna, lo stesso numero in Russia e nei paesi dell’Est europeo, 40 in Francia, 19 in Italia, per fare solo qualche
esempio.
Da noi il collegamento con
il satellite è stato organizzato
da chiese evangeliche di Milano, Sesto San Giovanni, Torino, Trieste, Bologna, Firenze, Pistoia, Sassari, Napoli,
Aversa, Modugno, Taranto,
Cosenza, Messina, Catania,
Gela, Vittoria, Palermo.
Il ricettore di Roma è stato
installato sul teatro della Vili
circoscrizione comunale, nella popolosa borgata di Tor
Bella Monaca, dove sono affluiti nelle quattro serate gli
evangelici delle 13 chiese romane che hanno aderito
all’iniziativa evangelistica.
Ogni chiesa ha invitato amici
e simpatizzanti.
Come sempre di grande incisività e attualità il messaggio del grande evangelista
battista: senza ravvedimento e
nuova nascita in Cristo non
c’è speranza per l’Europa e
per il mondo; è quindi fondamentale un rapporto personale
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Signore, che passi attraverso
il pentimento e la gioia di appartenergli come discepoli e
annunziatori dell’Evangelo
«in mezzo a una generazione
storta e perversa» (Filippesi
2, 15).
Traduttori simultanei da Essen per l’Italia sono stati i pastori Franco Santonocito di
Roma e Giuseppe Piccolo di
Milano; assenti invece le
chiese della Fcei.
sando che in fondo Dio e la
fede sono cose secondarie,
sono invece liete che i loro
figli ricevano una qualche
«educazione» e che gli insegnanti di Ire siano aperti e
progressisti e non facciano
«catechismo».
La percentuale di quelli
che non frequentano Tire resta bassa e quanto all’ora alternativa è meglio stendere
un velo pietoso di silenzio,
anche se qua e là ci sono
eccezioni positive.
Poiché non ritengo che la
situazione si modifichi nel
tempo, credo che come evangelici ci dovremmo muovere
in una nuova direzione. La
mia proposta è che la Federazione delle nostre chiese,
d’intesa con gli esecutivi,
prenda contatto con quanti
(organizzazioni laiche e cattoliche, ebrei, sindacato scuola) a suo tempo furono vicini
alle nostre posizioni. Si verifichi nel medesimo tempo la
possibilità di presentare un
curriculum di formazione
universitaria (probabilmente
all’interno della facoltà di
Lettere e Filosofia) che prepari futuri docenti di «storia
delle religioni» nei vari ordini di scuola.
Si elabori, in collegamento
con le forze politiche che saranno disponibili, un disegno
di legge sulla materia che, se
approvato, modifichi gli attuali programmi e introduca,
come materia ordinaria, cioè
obbligatoria per tutti, lo studio del fatto religioso nella
storia dei popoli, restando invece facoltativo l’attuale insegnamento cattolico.
Accanto a questa battaglia,
certamente lunga e per nulla
scontata nei suoi esiti, ma
qualificante per il nostro apporto laico alla scuola pubblica fatto in quanto credenti
in Gesù Cristo, un altro suggerimento per l’immediato.
Occorre produrre un manuale
di storia delle religioni destinato agli attuali insegnanti di
lettere, di storia e anche di
Ire, eventualmente agli allievi delle superiori; e sono i
protestanti italiani che possono fare bene un libro come
questo!
Nelle nostre file non mancano pastori e intellettuali capaci e interessati a un compito di questo genere: occorre
mettere qualcuno di loro in
condizione di darci in tempi
brevi questo prezioso contributo.
TRITTICO DI TANGENTOPOLI
PALINGENESI
GIORGIO TOURN
La vicenda tangentopoli ha un secondo tratto caratteristico della nostra cultura latina con-troriformista:
l’attesa della palingenesi.
La parola, usata nell’antichità greca, cristiana e non
cristiana, dice tutto nella sua concisione: palin, nuovo;
genesi, creazione. Il mondo è vecchio, da buttare, ne
occorre uno nuovo; dove prenderlo? Si rifà da solo, dicevano i pagani, lo rifà Cristo con il suo giudizio, dicevano i cristiani.
Se a questa attesa confusa si sovrappone una immagine classica della teologia cristiana (san Michele
che atterra il drago) abbiamo la chiave interpretativa
della nostra vicenda. Il bene uccide il male e poi verrà
il nuovo.
La magistratura assolve oggi il compito di san Michele (in altri tempi sono stati altri protagonisti), il drago è il mondo partitico-imprenditoriale. Le conseguenze di questa lettura? Scatena immaginazione e passioni, elude la responsabilità.
Sul male, infatti, sulla corruzione, tutti possono dire
la loro e sfogarsi senza paura di essere contraddetti,
ma si tratta sempre solo di proiezioni, di proiezioni
sull’immagine del demonio caduto, e a farlo brutto
non sbagli mai.
Ma i miliardi, dirà qualcuno, sono reali, non sono
immagini, e sono stati rubati. Certo, e in un paese civile chi ha rubato paga; quello che qui interessa non è
chi, come e perché abbia rubato, ma con che occhi noi
persone oneste guardiamo l’atterramento del mostro.
Da cittadini responsabili o da devoti che dinanzi al
quadro (alla scena, dicevamo) si rallegrano della vittoria di Michele arcangelo aspettando la nuova società?
Perché qui sorge il problema della responsabilità.
La tangentopoli è la punta dell’iceberg che ha galleggiato nel nostro mare per anni (o forse da sempre?)
e non vi si è sciolto!
I miliardi non sono forse la somma dei minisoprusi
di tutti quei funzionari corrotti o fannulloni che hanno
utilizzato il loro ufficio (che letteralmente significa
«compito») come luogo di potere, delle mille lire «tangentate» da cittadini per i servizi a cui erano tenuti per
altri cittadini, dei milioni di tasse evase e di canoni
non pagati?
E tangentopoli non sta forse rivelando che non si
può tagliare la testa al drago perché ricresce, è un corpo senza fine perché è l’intera nazione?
Tutto questo non è originale, lo sappiamo tutti; forse meriterebbe riflettere sull’origine di questo costume: sono i partiti che hanno corrotto il popolo sano, o
noi abbiamo prodotto quella classe dirigente perché
siamo così, dentro?
E ancora: questo è accaduto perché oggi regna l’ingordigia, il voler sempre di più e l’egoismo, o perché
in concreto troppi hanno mentito nei partiti (anche i
non tangentisti!), taciuto nella chiesa, manovrato nei
sindacati, intrallazzato fra gli intellettuali, tirato a fregare nell’economia, calcolato nella magistratura?
«Non c’è un giusto - diceva l’apostolo Paolo neppure uno», e non si farà giustizia del mostro se non
con l’ammissione di una corresponsabilità nazionale.
La festa dell'B marzo nella chiesa battista di Gravina
Nella nostra società è ancora necessario
lottare per la liberazione di tutte donne
PINA LOVIGLIO
L’8 marzo, festa della donna: una festa gioiosa e semplice, con molta partecipazione delle interessate, animata da giochi, una pesca (a
favore del centro di Rocca di
Papa) con premi di vario tipo, un rinfresco generoso.
Ma la «festa della donna»
è soltanto questo? Un semplice appuntamento per riunire il sesso femminile? Per
stare insieme per ridere e
scherzare? La pastora Elisabeth Green ha dato a tutte
una visione diversa dell’essere e del festeggiare la donna
e ricordato come essa debba
ancora lottare per avere un
posto in questa società; un
suo ruolo e un suo compito
specifico in questo spazio e
in questo tempo.
Nel sermone domenicale
ha ricordato come Gesù ha la
parola decisiva, quella che libera la donna, mettendola in
grado di scegliere senza essere condizionata dalla mentalità corrente, dai canoni
maschili che la imprigionano. Gesù riscatta la donna
dal suo ruolo di «donna-madre», sostituendola con l’immagine della donna che
ascolta e mette in pratica la
Parola di Dio. Come sempre
le parole del Cristo capovolgono la nostra mentalità e liberano, in questo caso, la
donna.
Abbiamo pensato a tutte
quelle donne bosniache che
stanno vivendo e subendo la
violenza di uomini senza
scrupoli né pietà. Le nostre
preghiere sono state per le
vittime di tali crudeltà.
La «festa della donna» è
anche questo: ricordare che
si svolgono drammi così dolorosi.
Perciò l’8 marzo non è stata per noi una festa qualsiasi,
ma l’occasione per un bilan
cio delle conquiste realizzate
e anche degli ostacoli che,
ancora oggi, rendono difficile il cammino della donna
nella società.
Vogliamo prendere esempio dal coraggio e dalla perseveranza di quella donna
cananea, di cui parla l’Evangelo. Gesù ha dato una risposta positiva a quella donna
che con tenacia e gran fede
chiedeva di essere esaudita.
Coraggio, perseveranza, fede
sono i doni di cui anche noi
abbiamo bisogno per andare
avanti nel nostro combattimento, fino a raggiungere la
meta.
12
PAG. 8 RIFORMA
Cultura
VENERDÌ 26 MARZO 1993
I
Fra i partecipanti aita tavoia rotonda aiia Facoità di teologia; da sinistra Fulvio Rocco, Giorgio Girardet, Beniamino Placido
Quali forme di mediazione culturale?
I protestanti fra
storia e predicazione
4
_______l-UCIANO DEODATO______
Dove e come si collocano
oggi i protestanti italiani? È la domanda di fondo
con la quale si sono aperti i
lavori del seminario ad Ecumene, introdotti da quattro
interventi. Il primo, generale,
era stato affidato a Giorgio
Bouchard, il quale ha cercato
di leggere il protestantesimo
italiano sullo sfondo di quello
mondiale.
La tesi, cara a Bouchard,
sostenuta con passione e in
un certo senso già nota ai lettori di «Riforma», è che il
protestantesimo inteso in senso ampio, e comprendente
perciò anche «evangelicals» e
«fondamentalisti», si presenta
oggi con due caratteristiche:
è anzitutto un fenomeno in
crescita in tutti i continenti,
dall’Asia, all’Africa, all’
America del Sud e, inoltre, ha
una carica di rinnovamento,
anzi meglio, di «ravvedimento», che trasfonde nella società civile per farla maturare
nel senso della democrazia e
della libertà. È una tesi che
non vuole avere nulla di
trionfalistico, ma mira ad
infondere coraggio e fiducia
in un protestantesimo minoritario come il nostro, fatalmente portato verso il pessimismo e a volte anche alla
rassegnazione. Fermo restando che la Storia è solo quella
della «settimana della passione», le nostre storie traggono da essa significato e nutrimento.
Ma oggi - ha osservato
Bouchard - devono essere inventate nuove forme di mediazione culturale. Come è
stato abbandonato l’anticlericalismo, così oggi non possiamo più servirci di veicoli
quali il valdismo medioevale,
o il socialismo, o la chiesa
confessante. Forse bisogna riqualificare lo storicismo (ma
in modo più moderato di Hegel), e riconoscere la storia
come cammino di libertà.
«Venga il tuo regno» è la
preghiera di ogni credente, e
dunque anche la nostra; per
Pf^TESTANTESMIIO
Lunedi 29 marzo
" ore 9,^ -Rai 2
aggiungere subito dopo «e le
nostre mani non stiano in
ozio».
E tuttavia quale storia, ci si
potrebbe domandare? «La
storia - ha osservato Elena
Bein Ricco, introducendo il
tema “Protestanti e identità” non ha un andamento lineare;
assomiglia piuttosto ad una
nuvola che segue il percorso
dei venti. Il crollo dei socialismi distrugge oggi pezzi, anche gloriosi, di storia. Il presente, privo di riferimenti significativi al passato, perde
rilevanza e non riesce più ad
essere transizione verso il futuro».
L’analisi pessimista è confermata da quanto succede intorno a noi e dentro di noi.
Acquista spazio «l’uomo consumista», mentre perde significato «l’uomo puritano». Il
concetto stesso di «identità»
subisce una radicale deformazione: invece di porsi in dialettica con l’altro, il diverso,
si pone in antagonismo. È per
questo che nascono le «piccole patrie», contro gli universalismi; ci si riconosce solo in
chi parla la tua stessa lingua o
fa parte della tua stessa etnia.
È un precipitare indietro verso il Medioevo.
Quale risposta dare a questa
situazione? Può essere che un
suggerimento possa essere
preso dal buon vecchio Kant,
quando parlava della responsabilità dell’individuo; e dal
complesso Hegel, con la sua
coscienza della storia sebbene, anche per la Bein Ricco,
essa vada scritta con la «s»
minuscola.
Su tutt’altro piano i due interventi successivi; quello di
Eugenio Bernardini, «Protestanti e società», che si è avvalso soprattutto dell’esperienza maturata nell’ambito
delle chiese di Torino, un luogo privilegiato dove il protestantesimo è conosciuto ed
anche apprezzato, sebbene caricato forse di attese che non
possono essere poi evase. Da
qui l’occasione per mettere in
guardia contro la possibilità
che l’immagine televisiva dia
alla fine una visione distorta
delle nostre realtà. E quello di
Massimo Aprile il cui intervento, articolato in cinque
punti diversi, ha posto un problema di fondo, che è ritornato nel dibattito generale. «La
predicazione - si è domandato - che, come sappiamo, è
“accadimento”, “evento”, può
essere tale anche mediante la
televisione?»
Roma-Ecumene, 12-14 marzo: il convegno sulla rubrica televisiva «Protestantesimo)
Le religioni e la televisione: un confronto
che sfida le nostre capacità di comunicare
_______ALBERTO CORSARI
PUÒ il mezzo televisivo
rendere tutto comprensibile? O non deve piuttosto
suggerire, sollecitare, rinviare
a altro, a un «non detto» inesprimibile? La questione è
sorta, in apertura del convegno sulla rubrica televisiva
Protestantesimo, venerdì 12
marzo alla Facoltà valdese di
teologia, con la tavola rotonda su: Il linguaggio della fede
nella Babele televisiva.
Eugenio Ascarelli, di Sorgente di vita, rubrica dell’
Unione delle comunità ebraiche, ha chiarito come non sia
questione di «convertire» il
pubblico (attualmente solo un
10% di spettatori è ebreo),
ma di informare correttamente sulla «vita e cultura ebraica».
A questo fine si tratta di
approfondire alcuni aspetti
dell’attualità, in un linguaggio divulgativo, recandosi sul
posto, articolando la trasmissione in 3-4 servizi. Il tutto
con la consapevolezza di partire avvantaggiati a causa
dell’interesse universale che
la cultura ha per il mondo
ebraico.
Giorgio Girardet ha indicato le strategie della nostra trasmissione, che deve dar conto
della «discontinuità» dell’argomento rispetto al quadro in
cui si colloca. Se infatti è relativamente agevole parlare
delle chiese o dell’attualità in
quanto fenomeni storici, ben
più arduo è dare visibilità
nientemeno che alla fede!
Si tratta quindi di evitare di
«sacralizzare» troppo ciò che
si fa (è più utile assumere un
atteggiamento di distacco, al
limite di autoironia, nei confronti della TV stessa); di
personalizzare con dei «testi
Ecumene: un momento dei lavori di gruppo il sabato pomeriggio
moni» i discorsi che si propongono ad un pubblico
(mediamente superiore alle
300.000 unità) in prevalenza
fatto di «esterni»; far presente, costantemente, che esiste
una realtà extratelevisiva
(proprio nella «Babele» si ha
l’impressione che il mondo
inizi e si chiuda entro i confini del piccolo schermo che ricicla, assimila e ripropone
ogni discorso secondo gli
schemi a lui propri)
In questa ottica si sono sviluppati nel corso degli anni
tre strategie di linguaggio:
l’informazione, la ricerca (soprattutto nei dibattiti in studio), la testimonianza di fede,
magari con il ricorso a mini
esperimenti di «fiction», di
rievocazione, oppure di letture bibliche commentate.
André Joos, del pontificio
Consiglio delle comunicazioni sociali, ha sfatato in
parte l’accostamento tra
cattolicesimo e immagine, attribuendo piuttosto alla Chiesa d’Oriente una familiarità
con questo linguaggio.
In seguito, tenendo sullo
sfondo più l’immagine dell’
arca di Noè che non quella
della torre di Babele, Joos ha
Come rispondere alle attese del pubblico?
Un gioco delle parti
A conclusione dei lavori
abbiamo chiesto una valutazione a Gianna Urizio, caporedattore di Protestantesimo.
«Secondo me è stato un incontro ricco di suggerimenti
e proposte e anche di occhiali per leggere la realtà in cui
ci troviamo. E questo per noi
è indispensabile, perché abbiamo bisogno di un confronto tra evangelici sulla situazione attuale, e di elaborare
una progettualità comune».
- Ti pare che questa sia
emersa dai lavori?
«Direi di si. Osando una
sintesi, direi che con la nostra trasmissione dobbiamo
avere il coraggio di affrontare la sfida con tutta la nostra
potenzialità ed intelligenza,
consapevoli che abbiamo delle parole da dire, relative non
soltanto alla crisi che vive
l'Italia (ed è già abbastanza),
ma anche sul processo economico mondiale che non ci
trova d’accordo. E quindi entrare nel dibattito sulla crisi,
con le parole della fede che
non sono solo parole che
danno speranza, ma anche
inquietudine, cioè spingono
al cambiamento e alla conversione.
Il convegno poi aveva anche un altro obiettivo, quello
di riflettere come protestanti
sulla televisione. Si tratta di
una specie di triangolo i cui
vertici sono rappresentati da
noi, dal mezzo, dal pubblico.
Quest’ ultimo ha nelle mani
uno strumento molto forte,
che condiziona il mezzo (la
televisione), ed è il telecomando. Si crea come una
specie di gioco delle parti. Il
pubblico non è più formato
da una massa passiva, perché
fa delle scelte. Noi dobbiamo
essere pronti a raccogliere
questa sfida con capacità,
fantasia, per comunicare delle cose agli altri e non soltanto a noi stessi».
- Che cosa ritieni sia prioritario comunicare in questa
situazione' grave e difficile
che stiamo vivendo? Che cosa intendi dire, quando dici
«speranza e inquietudine»?
«Voglio dire la speranza
come senso della vita e l’inquietudine come stimolo al
cambiamento. L’anno scorso
a Tucson ho incontrato una
donna qualsiasi che lavorava
a favore dei migranti messicani; mi disse che non aveva
nessun timore di essere arrestata “perché è la mia fede
che mi spinge a farlo", ed
era pronta a confrontare in
modo laico il proprio lavoro
con coloro che lo facevano
sulla base di altre motivazioni. Ecco, questa è per me la
testimonianza».
messo in luce la continua tensione fra due esigenze della
Chiesa cattolica di fronte al
problema della comunicazione: una vocazione «ministeriale» (e in questa linea potrebbero esser viste le trasmissioni di funzioni in tempo, quasi, reale) e una comunicazione cristiana profetica.
Come per le minoranze, si
tratta di fare i conti con il
proprio popolo e con il resto
dei telespettatori.
La tavola rotonda, a cui ha
fatto seguito l’intervento del
direttore di Raidue, Giampaolo Sodano, che ha ribadito
l’intenzione aziendale di aprire altri spazi alle confessioni
religiose (sia per collocazione
oraria, con alcuni minuti in
apertura dei programmi, sia
rispetto a altre realtà, come
quella islamica), è stata chiusa da Beniamino Placido, critico televisivo su Repubblica.
Il suo è stato un ammonimento; se altri oratori (per
esempio Ascarelli) avevano
insistito sulla necessità di riconoscere le specificità del
mezzo. Placido ha detto che
le «leggi» della TV ne sono
anche il limite, che si tocca
quando si dice che bisogna
rendersi comprensibili a tutti.
In realtà la TV dice «che non
tutto si può capire». C’è un
«non dicibile» che non si deve aver paura di considerare
come tale; lo si può assumere
come sfida. Al pari del linguaggio poetico, la TV può
suggerire, rinviare, incuriosire, far riflettere anche in seguito.
Si potrebbe obiettare che
forse questo è vero soprattutto per certi programmi e
per certi pubblici: ma l’assiduità con cui Protestantesimo
e Sorgente di vita vengono
seguite nonostante l’orario fa
ben sperare. Proprio un pubblico selezionato - è stato
detto nel dibattito - permette
un’esposizione dei contenuti
che superi il carattere «effimero» delle proposte culturali televisive: l’utilizzo di materiali di repertorio (su chiese
locali. Sinodi, assemblee ecumeniche...) precedentemente
trasmessi in servizi di attualità, potrebbe guidare lo
spettatore a fare i collegamenti necessari per capire la
complessità di ciò che vede, e
a selezionare un momento di
formazione dal supermercato
del telecomando.
Le linee programmatiche per il futuro
La cifra e l'identità
I partecipanti all’incontro
(circa una sessantina di persone) hanno lavorato ripartiti
in tre gruppi di studio, i cui
risultati , presentati in plenaria, possono essere così sintetizzati.
La forma della rubrica potrebbe essere quella di un
«contenitore», dotato di una
sua «cifra»: una sorta di telegiornale - come è stato
detto da qualcuno - diviso in
tre spicchi (realtà intemazionale, problematiche nazionali, predicazione), facilmente
riconoscibile e capace di
creare affezione da parte del
pubblico.
Ma se questa, ridotta all’osso, è la forma, sui contenuti e
sulle questioni che stanno
dietro ad essi, la discussione
è stata lunga, difficile e certamente non si è conclusa. Si è
parlato della «cifra»: essa
presuppone un’identità protestante chiara.
Ma questa esiste? C’è chi
l’ha negato perché, per definizione, i protestanti, a differenza degli ebrei e dei cattolici, non hanno identità. Questa non sta dietro alle nostre
spalle, ma davanti a noi.
Altra grossa questione: la
predicazione. E possibile
«predicare» alla televisione?
La risposta, emersa in più interventi, è stata negativa.
Si può tutt’al più dare una
testimonianza, per cui non
bisogna pensare ad una
predicazione tipo quella che
avviene la domenica mattina
nei nostri templi.
Si possono invece raccontare delle storie significative
di persone, la cui esistenza è
stata incontrata dalla Parola
ed è cambiata. In altri termini: come annunciare la resurrezione? La realtà della resurrezione sarà annunciata
dall’esistenza nuova di donne
e uomini.
Le attese del pubblico. Va
data una risposta alle molte
domande che la gente si fa
intorno a noi e alle molte
confusioni e alla profonda
ignoranza circa il mondo
protestante. Così come bisogna anche dire quale sia
l’opinione dei protestanti sui
gravi e numerosi problemi
dell’attualità.
Dunque assolvere ad una
funzione culturale e forse, in
questo preciso momento storico, prestare anche molta attenzione alla tematica «stato-cittadino». Inserirsi dunque nel dibattito di fondo
che travaglia la nostra società, alla ricerca di nuove
forme di democrazia. Su
questo è indubitabile che i
protestanti hanno qualcosa
da dire.
13
venerdì 26 MARZO 1993
msamm
Cultura
PAG. 9 RIFORMA
msm
La Claudiana pubblica un commento che mette a nudo i meccanismi del potere
Un salto nel vuoto dopo ^ultimo gradino:
l'attualità del primo libro dei Re
_ SEBGio N. TURTULici divisione di Israele (con i re- di fede, senza illusioni ide
JERGIO N. TURTULICI
Walter Brueggemann è
docente di Antico Testamento al Columbia Theological Seminary (Usa). Nel
suo limpido commento al I libro dei Re' propone subito la
sua chiave di lettura e apre al
testo biblico antico di 2.500
anni prospettive ermeneutiche
e di riflessione di bruciante
attualità e presa suggestiva.
Il tema conduttore è la delegittimazione del potere, la
sua oscura e crudele precarietà una volta che il potere
stesso abbia tralignato, tradito
la sua natura pattizia e convalidante. Ho ripensato, leggendo questo lavoro, a quanto ha
scritto Jan Kott sulla visione
della storia in Shakespeare\ e
non per niente la Bibbia e
Shakespeare sono i classici
più diffusi e universali.
Nell’interpretazione teologica della linea dei redattori
deuteronomistici di I e II Re e
in quella «laica» del drammaturgo emerge quello che Kott
chiama il «grande meccanismo tragico». I libri dei Re
narrano, è noto, le vicende
della monarchia israelitica tra
gli ultimi anni di Davide attraverso quelli segnati dalla
sapienza e potenza imperiale
di Salomone, la lunga fase di
divisione di Israele (con i regni del Nord e del Sud) fino
alla disfatta del 587 a. C.
Perché questo è potuto accadere, si erano chiesti gli
storici deuteronomistici? E
avevano letto la delegittimazione della monarchia, la corruzione e il fallimento dello
stato, la deportazione babilonese come conseguenza del
«peccato di Geroboamo».
Vale a dire che la monarchia
aveva via via perso legittimazione per l’apostasia di
Yahvè, per aver rotto il patto
con Dio e con il popolo che
l’aveva costituita come mediatrice della salvazione e benedizione divina.
Nella visione shakespeariana, senza apparenti speranze
il primo libro
WALTEH fifll Rii
BRUEGGMANfi 1IIÌI lili
guida alla lettura
Una «Storia del cristianesimo»
Una pubblicazione
che lascia perplessi
_______MASSIMO RUBBOLI_________
Mi sono rallegrato nel
trovare in libreria la
traduzione italiana di una storia illustrata del cristianesimo
pubblicata in Inghilterra per
la prima volta nel 1977* e ripubblicata in una nuova edizione nel 1990. Si tratta di
un’opera divulgativa, ma di
grande serietà perché i collaboratori sono quanto di meglio può offrire il mondo
evangelico anglosassone nel
campo della storia del cristianesimo. Se a questo si aggiunge l’ottima veste grafica
e il prezzo contenuto, l’opera
ha tutte le caratteristiche per
colmare una grave lacuna
dell’editoria italiana.
Anzi, avrebbe avuto; infatti
l’edizione italiana è stata (ancora una volta, verrebbe voglia di dire) «cattolicizzata»,
nel senso che intere sezioni
sono state sostituite da altre.
Con quale criterio? Per rispondere a questa domanda è
sufficiente prendere qualche
esempio: la breve ma ottima
scheda sulle Chiese dei Fratelli, scritta da Harold Row
Evangelici
a Firenze
Proseguono tutti i martedì
gli incontri presso la Casa di
riposo «Il Gignoro» dedicati
alle chiese evangeliche fiofentine. Martedì 30 marzo il
Past. Gino Conte parlerà della
tcaltà della Chiesavaldese.
don (docente di Storia della
Chiesa al London Bible College) è stata sostituita con una
su san Giovanni Bosco (pp
526-7); Zinzendorf è stato sostituito con Francesco Saverio (p. 483); Billy Graham
con il Concilio Vaticano II
(pp 633) e le società missionarie con le missioni cattoliche (pp 478-9; 571-6).
Questi cambiamenti sono
frutto di una scelta editoriale
ben precisa, chiaramente spiegata nella prefazione: «In alcune poche (sic!) parti l’edizione
italiana ha condensato alcuni
passi, che avevano interesse
per i paesi di lingua inglese e
per le chiese protestanti, in
modo da dare un po’ più spazio ad avvenimenti e figure
che caratterizzano la storia cristiana dei paesi latini nei quali
la Chiesa cattolica ha svolto un
ruolo predominante».
Obiezione: dato che in Italia
non mancano opere scientifiche e divulgative sulla storia della Chiesa cattolica, non
sarebbe stato meglio presentare al lettore italiano l’opera
originale nella sua integrità,
facendo così conoscere figure,
movimenti e avvenimenti che,
se pure marginali alla storia
del cristianesimo in Italia, sono significativi per la storia
del cristianesimo in generale?
Non resta che augurarsi che
questo libro, ottimo nonostante i tagli e le sostituzioni,
ottenga un successo pari a
quello dell’originale e che, in
una prossima edizione, si
provveda a risistemare quanto
è stato manomesso.
(*) Aa.Vv. Storia del cristianesimo. Guida illustrata. Leumann (Torino), Elle Di Ci, 1992.
di fede, senza illusioni ideologiche, il meccanismo del
dominio nulla nasconde dei
suoi crudeli ingranaggi.
L’immagine della storia di
Shakespeare è quella di una
grande scala sulla quale sfila
ininterrottamente il corteo regale. Ogni gradino, ogni passo verso l’alto avvicina al trono e lo consolida. Dopo l’ultimo gradino c’è solo il salto
nel vuoto.
«Cambiano i sovrani ma la
scala è sempre la stessa. La
salgono ugualmente i buoni e
i cattivi, coraggiosi e paurosi,
vili e nobili, ingenui e cinici»
(Kott).
Questa tragica allegoria del
potere è la stessa che delinea
Brueggemann, interpretando I
Re: l’istituzione monarchica
che ha tradito la sua funzione,
la «saggezza» dei governanti
che diventa autoinganno e autodistruzione quando vuole
farsi autonoma, quando non
si accompagna più al «timor
di Dio», al patto di governo.
La storia della monarchia
di Israele è campo di tensione
tra il potere che esalta se stesso, che crede di essere autonomo (i re), il senso dell’urgenza del dovere (la legge), il
vento rinfrescante che mette
in questione ogni pretesa del
vecchio potere (i profeti).
Brueggemann sottolinea
quanto ricco di preziosi insegnamenti, e quindi di spunti
omiletici, sia tuttora un testo
come I Re, proprio perché i
meccanismi della politica, del
potere, i moventi interni del
dominio di allora sono quelli
di sempre.
«La nostra situazione politica odierna - suggerisce può essere tenuta presente
sulla base dell’analogia» a
partire dalle vicende storiche
narrate dal testo biblico.
L’autore propone appunto
una serie nutrita di riferimenti
a vicende e situazioni sociali
e politiche d’attualità tipicamente americane.
Nota il nostro editore che il
lettore italiano non avrà che
l’imbarazzo della scelta per
identificarsi nelle situazioni
accennate o per trovarne di
equivalenti nel proprio contesto. E come no: se ci guardiamo attorno qualche governante che ha fatto uso distruttivo,
per sé e la cittadinanza, del
patto di governo forse lo troviamo!
(1) Walter Brueggemann: Il
primo libro dei Re. Torino,
Claudiana, 1993, pp 150, £
18.000.
(2) Jan Kott: Shakespeare,
nostro contemporaneo. Milano,
Feltrinelli, 1964.
Torre Pellice: il convegno del 16-18 aprile
Giovanni Comenio^
i bambini e l'Europa
Si svolgerà da venerdì 16 a
domenica 18 aprile il convegno Giovanni Comenio, i
bambini e l’Europa, organizzato dal Centro culturale valdese a Torre Pellice.
Saranno affrontati in particolare il disegno e il gioco,
attività investite da Comenio
di significativa efficacia didattica.
Relazioni di Fornaca, Ge
melli, Ferrara, De Michelis,
Campi, Capkova, Lochman,
Fattori, Limiti. Seminario di
tecniche creative a cura di
Mario Clementoni.
Sono previste diverse possibilità di sistemazione alberghiera; l’esonero dall’insegnamento è concesso secondo
la normativa vigente.
Per informazioni tei.
0121/932566.
l
Acireale: dibattito di «Nuovi orizzonti)
La fede; la Bibbia e
la società di oggi
Sabato 13 marzo, nella sala
congressi Ccp di Acireale, si
è svolta una tavola rotonda
sul tema: Insegnamento della
religione o esperienza personale, promossa dall’associazione culturale «Nuovi orizzonti» di Catania.
Relatore è stato Giovanni di
Francia, che ha affrontato
l’argomento prendendo in
esame alcune verità bibliche e
citando numerose testimonianze storiche. Varie domande sono state poste nel corso
del dibattito, a cui hanno partecipato personalità del mondo accademico e religioso.
La cronaca di questi giorni,
le mille storie di intolleranza,
di xenofobia, di violenza, in
Italia come nel resto del mondo, hanno fatto da sfondo alle
diverse riflessioni emerse dagli interventi dei molti invitati. Tra questi, il prof. Bruno
Ciccarelli ha presentato il
proprio libro Le donne nella
Bibbia, per i tipi dell’editore
Aldo Marino.
A conclusione dell’incontro
il presidente dell’associazione,
Gaetano Ventimiglia, ha reso
noto il calendario delle prossime attività, fra cui spicca la 2°
conferenza annuale che si terrà
il 10 aprile prossimo a Catania
con la partecipazione, fra gli
altri, dell’on. Anna Finocchiaro, dello storico Giorgio Spini
e dello scrittore Michele Pantaleone. Il tema sarà: Cristianesimo e società: l’utopia del
mondo nuovo.
Per informazioni tei.
095/420398.
Un frammento di Dna, l’acido che forma i geni umani
Libri
Il rapporto etica-medicina
Nel panorama, sempre più vasto, delle pubblicazioni dedicate
alla problematica etica del rapporto tra la scienza medica e la dimensione del morire, il libro di H. Doucet* si segnala per il suo
sforzo di equilibrio. L’autore muove da un punto di vista cattolico-romano, ma non evita la complessità delle varie situazioni,
anzi la mette bene in luce, rinunciando a difendere un’ideologia
precostituita, sia essa quella dell’intangibilità della «vita» o
delT«autonomia» del paziente. I sei capitoli esaminano diversi
aspetti del problema della morte «medicalizzata»: l’eutanasia vera e propria; la responsabilità delle decisioni; l’astensione terapeutica e l’interruzione del trattamento; i criteri di determinazione della morte (morte cerebrale ecc.); l’interruzione dell’alimentazione artificiale; il dramma dei neonati portatori di handicap
gravi.
Ogni capitolo è introdotto dalla storia di un caso, e prosegue
presentando le varie alternative, senza rinunciare a offrire indicazioni: queste ultime non sono necessariamente da condividere
(ad esempio il sostanziale rifiuto dell’eutanasia «attiva», cioè
dell’intervento diretto del medico, su richiesta del paziente, per
porre fine a un’agonia sofferta e senza prospettive, si potrebbe
forse sfumare: è proprio vero che la medicina palliativa risolve
radicalmente il problema?), ma va apprezzata la capacità
dell’autore di accompagnare il lettore in una riflessione spregiudicata. Notevole anche la sua abilità nel citare, a proprio favore,
passi di pronunciamenti del magistero romano: resta il fatto che
lo spirito di quei documenti è, in generale, all’opposto dell’elasticità mentale e dell’aderenza alla complessità dei casi concreti
che Doucet si sforza di perseguire, (f.f.)
(*) H. Doucet. Al fiume del silenzio. Vita e morte: un dialogo
tra scienza e saggezza. SEI, Torino, 1992, pp 148, £ 17.000.
Barth: la serenità della fede
Ha ragione Pier Angelo Sequeri, nelle righe conclusive della
sua presentazione di questo volumetto*: sia chi già conosce
qualcosa dell’opera di Karl Barth, sia chi incontri per la prima
volta il grande teologo negli aneddoti qui riportati, leggerà queste pagine con profitto. Vita quotidiana e cronaca politica, grandi
passioni (Mozart!) e piccole manie, si intrecciano con la fede e
la teologia del docente di Basilea, in brani che ricordano un po’,
per vivacità, i celebri Discorsi a tavola di Lutero.
Il motivo centrale è espresso dal titolo dell’originale tedesco
{Glaubensheiterkeit: scomparso, chissà perché, dall’edizione italiana); la serenità della fede, la visione «mozartiana» del credere
e del riflettere teologicamente che caratterizza la monumentale
Dogmatica ecclesiale, le pagine indimenticabili àeWIntroduzione alla teologia evangelica e, in generale, tutta l’opera del Barth
maturo.
Una lettura da consigliare, dunque, nonostante l’assoluta inadeguatezza dell’edizione italiana. La traduzione è spesso problematica, e a volte intollerabile: passi l’inevitabile «parroco», invece di «pastore»; ma «messa» anziché «culto» è veramente
troppo; a p. 26, il tedesco «Angefochtene» è inopinatamente reso
con contestatori, mentre si tratta di quanti sono esposti alla «tentazione»; e si potrebbe continuare. Anche le note del redattore
sono a volte singolari: a p. 60, il Consiglio ecumenico è presentato come composto da sole chiese protestanti; a pag. 96 si esprime imbarazzo nei confronti del concetto di Regno (il cui uso,
veramente, vanta antecedenti autorevoli...), e si pensa bene di
purificarlo riconducendolo, in definitiva, a quello di chiesa. Karl
Barth meritava, forse, un trattamento migliore, (f.f.)
(*) E. Busch, Karl Barth, Aneddoti e incontri. Piemme, Casale
Monferrato, 1992, pp 101, £ 20.000.
Appuntamenti
Sabato 27 marzo — MILANO: Alle ore 17, nella sala di via Sforza
12/a, il past. Aldo Comha parla sul tema: Il messaggio cristiano
fra paesi ricchi e paesi poveri.
Domenica 28 marzo — SAVONA: Alle ore 16, presso la chiesa metodista (piazza Diaz), il prof. Paolo Ricca parla sul tema: La Cena del Signore. Il dibattito nel protestantesimo.
Venerdì 16 - domenica 18 aprile — MONTEFORTE IRPINO: Il
Centro incontri organizza, d’intesa con i responsabili dei Centri
evangelici Bethel e Adelfia, un seminario di formazione sull’animazione di gruppo. Per informazioni o prenotazioni:
0825/622698.
14
PAG. 10 RIFORMA
Œi
Cultura
«
VENERDÌ 26 MARZO 1993
Una giornata di preghiera anche per valutare gli scopi del «decennio» ecumenico
Solidarietà delle chiese con le donne:
i drammi che l'attualità obbliga a affrontare
mm
MARIE FRANGE COÌSSON
Siamo a metà del Decennio
ecumenico di solidarietà
delle chiese con le donne
(1988-1998). Il Consiglio
ecumenico delle chiese (Cec)
ha proposto alle chiese membro una giornata di preghiera
da tenersi tra Pasqua e Pentecoste, come occasione per ripensare gli scopi del Decennio stesso. In questa ottica segnaliamo alcuni problemi che
investono oggi le donne.
Ex Jugoslavia. Vicino a
noi, le donne che attualmente
più soffrono sono quelle
dell’ex Jugoslavia. Urge intervenire in loro favore. Due
anni fa le croate chiedevano
solidarietà tramite il Cec, per
Un intervento sul pensiero di Elisabeth Schiissler Fiorenza
Donne e uomini nella chiesa
ELISABETH GREEN
Vorrei tornare sull’argomento della chiesa delle
donne trattato da Daniela Di
Carlo nel contesto dell’incontro avvenuto tra Elisabeth
Schiissler Fiorenza e le donne
pastore e diacene Bmv (Riforma n 7, p. 10), nella speranza di avviare una riflessione sugli ordini simbolico, sociale ed ecclesiale vigenti tra
di noi.
Nel dialogo con le diacene e
le pastore, Schiissler Fiorenza
insiste sul fatto che il termine
«chiesa delle donne» fu concepito in funzione del suo procedimento ermeneutico, cioè
come centro della sua interpretazione femminista delle
Scritture. Infatti, collocandosi
all’interno della tradizione cattolica, Fiorenza considera la
«chiesa delle donne» il luogo
della rivelazione divina, posizione alquanto problematica
da un punto di vista protestante e, a mio avviso, non del tutto compatibile con altri elementi del proprio pensiero'.
Non c’è dubbio però, secondo
le ultime pagine del suo libro
In memoria di lei (Claudiana
1990) e il suo intervento alla
Facoltà valdese di teologia,
che la chiesa delle donne sia
anche una comunità che esiste
nello spazio e nel tempo formata da «donne e uomini femministi» o meglio, donne e uomini che riconoscono la mediazione femminile. Infatti la
chiesa delle donne esiste come
comunità di base negli Stati
Uniti, Olanda e in altri paesi,
con una propria organizzazione e produzione liturgica^
Nel suo articolo Daniela Di
Carlo, ispirandosi al pensiero
della differenza sessuale, si
scosta dal progetto di Fiorenza
per due motivi. Prima perché
ritiene necessario che le donne
abbiano uno spazio separato a
partire dal quale «nominare la
loro esistenza», e poi perché il
«discepolato di eguali» proposto da Fiorenza non tiene conto della differenza tra donne e
uomini.
La questione si delinea secondo due filoni di pensiero
che caratterizzano il movimento delle donne; da un lato
una teoria dell’uguaglianza
(della donna all’uomo), radicata nel liberalismo filosofico
(ma capace di trasformazioni
marxiste); dall’altro una filosofia della differenza sessuale
(della donna dall’uomo) ispirata in parte al romanticismo. Il
primo, che trova un’abile teorica in Simone de Beauvoir,
tende a sfociare nell’ emancipazionismo mentre il secondo,
il cui portavoce in Italia è il
collettivo filosofico femminile
Diotima, tende a condurre se
non al separatismo alla separatezza.
Dalla mia lettura di Schiissler Fiorenza non credo che lei
si collochi nettamente sia da
una parte che dall’altra come
pensa Daniela. Ciò nonostante
è chiaro che Fiorenza respinge
l’idea di una differenza innata
tra donne e uomini, frutto secondo lei invece di complesse
costmzioni socio-culturali’.
Che cosa significa tutto questo per le donne e le chiese oggi? Vorrei cercare di situarmi,
usando un’immagine di Tillich che mi è molto congeniale, al confine di questi due filoni (o, detto in modo meno
elegante, salvare capra e cavoli). Mi trovo molto d’accordo con Daniela sull’importanza, anzi la necessità di spazi
separati in cui le donne possano insieme dar nome a se stesse, al mondo e a Dio. Al contrario di quanto alcune pensano, ritengo che gli spazi separati che abbiamo, da Sophia ai
movimenti femminili denominazionali, passando per Cassiopea e la Fdei, vadano difesi
e potenziati. D’altra parte considero utile e importante il progetto di chiesa come «discepolato di eguali» inteso come
«l’assemblea pienamente decisionale di cittadini liberi che
sono stranieri residenti (resident alien) nella loro società»\
E vero, l’uguaglianza all’ interno delle chiese non gode di
buona fortuna. Infatti, la Chiesa cattolica romana respinge la
trasposizione della nozione
d’uguaglianza dall’ arena politica democratica alla chiesa,
come respinge la nozione di
«diritti delle donne» (acces.so
al sacerdozio) applicata a se
stessa. E evidente anche per
noi che l’uguaglianza intesa in
termini di uniformità non deve
esistere nelle ehiese alle quali
l’Iddio unico, ma complesso,
dà «una diversità di doni, una
diversità di ministeri e una varietà di operazioni» (I Cor. 12,
4-6). Ciò nonostante non credo
che rinunciare all’idea
dell’uniformità significhi rinunciare alla nozione di uguaglianza tra donne e uomini, e I
questo per due motivi.
Il primo è d’ordine teologico. Donne e uomini godono
d’uguale dignità in quanto
creati «ad immagine e somiglianza» divina. Troppe volte
si è cercato di sminuire l’immagine divina della donna per
renderla meno umana dell’uomo. Esiste un’uguaglianza di
fondo tra la donna e l’uomo
radicata in Dio e garantita da
lui, uguaglianza esplicitata
però nella differenza (e qui vedo un’apertura al pensiero della differenza sessuale). Da qui
l’ineluttabile socialità degli esseri umani e la natura comunitaria della prassi di fede’.
Questo ci porta al secondo
motivo d’ordine ecclesiologico. L’uguaglianza tra discepoli e discepole non è fondata
che sull’ascolto, la ricezione e
la confessione della Parola che
inaugura in ciascuno e in ciascuna un processo di trasformazione «nella stessa immagine di Cristo» (2 Cor. 3,
18). Questo significa, tra l’altro, che le basi del patriarcato
sono rimosse in quanto l’identità maschile non è più configurata dal potere, né quella
femminile dalla maternità
(Me. 10, 35-45; Le. 11, 27). In
questo senso dunque credo che
sia non solo legittimo parlare
del discepolato di eguali, discepolato che va vissuto nelle
specificità e singolarità di ciascuno e di ciascuna, affinché
le nostre chiese patriarcali diventino veramente delle assemblee libere e decisionali
del popolo di Dio tutto.
1 Cfr. il mio articolo «Liberazione, ermeneutica, storia: un'introduzione alla teologia femminista di Elisabeth Schiissler Fiorenza», in Protestantesimo 46,
1992, pp 289-300.
2 Cfr. Rosemary Radford Ruether:
Women Church: Theology
and Practice of Feminist Liturgica! Communities. S.
Francisco, Harper, 1985.
3 Elisabeth Schiissler Fiorenza:
Bread Not Stone: The Challenge of Feminist Biblical Interpretation. Boston, Beacon,
1984. p. 6.
4 Elisabeth Schiissler Fiorenza
«Leggere la Bibbia nel “villaggio globale’’». Lezione pubblica
tenuta alla facoltà valdese di
teologia il 20-1-93, p. 8.
5 Su tutta la discussione in corso
vedi: Anne Carr e Elisabeth
Schiissler Fiorenza (a cura di):
«La donna ha una natura speciale?», Concilium, n. 27,
1991.
ché la loro situazione si stava
degradando in quanto a diritti
di decidere la propria maternità, in quanto a servizi, accesso alle professioni, diritto
al non licenziamento per maternità. Chiedevano inoltre un
Consiglio per le donne e le
famiglie all’intemo del Parlamento, e si opponevano alla
proposta del servizio militare
femminile.
Questo ci richiama alle prese di posizione di un seminario tenutosi a Ginevra fra
donne rappresentanti di organizzazioni non governative, presentate alla Conferenza sul disarmo: chiedevano
trasparenza, vigilanza nei rispettivi paesi, perché la produzione di armi.
La «realtà globale» della
vita delle donne. Un’analisi
(Musimbi Kanyoro, Canada,
1992) chiede a ogni chiesa di
cercare donne vittime di povertà, violenza, razzismo, militarismo. Si troveranno rifugiate o migranti, donne sradicate a causa della guerra, del
degrado ecologico, della violazione dei diritti umani o di
spostamenti per ragioni economiche (prostitute, vedove,
donne senza lavoro, senza casa, analfabete).
Dietro tale situazione stanno ingiusti accumuli di terra,
di potere, di banche, di impianti militari, di brutalità.
Kanyoro chiede dei pareri a
gruppi di donne alle quali
mostra un video; si vede una
madre che vive con i 4 bambini in una vecchia Chevrolet
correndo da un Me Donald
all’altro per trovare cibo, con
problemi per trovare un posto
fisso.
Oppure c’è il caso di una
sessantenne divorziata dopo
40 anni di matrimonio: il marito, un professionista, l’ha
lasciata per un’altra. Per la
prima volta lei si trova a confrontarsi con la legge; ha allevato figli, tenuto una casa, è
stata volontaria in molte attività, «leader» in gruppi di
studio biblico, ma nessuno ha
pagato per la sua pensione.
Ora realizza che è «analfabeta» economicamente e legalmente.
Le reazioni al video sono
diverse a seconda delle regioni in cui viene proiettato. Una
nigeriana osserva che la madre ha comunque un riparo
nella macchina, e che essere
povera in America può significare avere la patente, cioè
un documento d’identità,
mentre in Africa i governi
non possono neanche contare
il numero dei loro poveri.
Più della metà dei paesi
africani non può provvedere
ai bisogni elementari dei loro
popoli (acqua potabile, casa,
salute, educazione). L’attuale
Una vittoria sulla sottomissione
Gesù e le donne
EUGENIA MARZOTTI CANALE
Studiando, anni addietro,
l’Antico Testamento dal
punto di vista femminile, ricordo che mi rimaneva una
sensazione di disagio e perplessità per la condizione della donna di assoluta sottomissione all’uomo e per il comportamento di alcune figure
femminili, dettato da sentimenti di odio e vendetta.
Nella società ebraica il posto della donna era subordinato e sotto la tutela del maschio; da fanciulle sotto
quella del padre, alla cui potestà cieca era sottomessa.
La donna non aveva dignità
di persona, con propri sentimenti e idee e volontà. Era
una «cosa» che poteva essere
venduta dal padre 0 dai fratelli: si pensi all’episodio di
Dina e Sichem (Genesi 34,
12), il quale è disposto a pagare un prezzo nuziale molto
alto e un dono di valore per
avere la ragazza, oppure a
Giacobbe, che compra Lia e
Rachele con servizi resi a
Labano, padre delle due ragazze, per 14 anni; oppure
alle 50 monete d’oro che
l’uomo doveva pagare al padre della ragazza ancora vergine con cui aveva giaciuto,
per poi sposarla avendola disonorata, o alla morte per lapidazione in caso di infedeltà, o al diritto del marito
di ripudiare la moglie in caso
di sterilità.
Se è vero che l’uomo ebreo
non sposato non era un uomo
completo, resta pur sempre
offensiva e indicativa della
condizione della donna nella
società ebraica la preghiera di
ringraziamento a Dio, da parte del giudeo, per non essere
stato fatto nascere infedele,
schiavo, donna.
Al tempo di Gesù la condizione della donna era di sottomissione e subordinazione.
Egli non si è espresso al riguardo, ma dal suo atteggiamento si deduce che non ha
condiviso le convenzioni del
suo tempo, che relegavano la
donna nel ruolo di moglie e
madre. Gesù infatti parla liberamente con le donne suscitando stupore nei discepoli; ha con loro un rapporto
diretto, non mediato, un rapporto privilegiato, proprio
perché anello debole della società, lo stesso rapporto che
ha con gli emarginati, i poveri, gli ultimi.
Le donne che entrano in
contatto con Gesù diventano
protagoniste e soprattutto padrone della propria vita. Abbandonano tutto per seguirlo:
famiglia, impegni, interessi.
Lo accompagneranno dall’
inizio della sua attività fino
alla morte, e sarà a una donna
che il risorto apparirà. Altre
diventeranno evangelizzatrici
della propria comunità, come
la samaritana.
Gesù ha con le donne un
dibattito teologico di alto livello, non solo con la samaritana, ma con la cananea, con
Marta, che fa la stessa confessione di fede di Pietro; «Io
credo che tu sei il Messia, il
figlio di Dio che deve venire». Eppure Marta passerà
nella storia della chiesa solo
come donna dedita alle faccende domestiche.
È alla luce del Nuovo Testamento che va studiato
l’Antico, senza provare, per
alcuni passi, sgomento, ma ricordando che Gesù è venuto
a compiere la legge.
«crisi silenziosa» uccide 8
bambini africani al minutoquasi la metà delle donne tra i
15 e i 49 anni sono anemiche
per malnutrizione (con conseguenti ritardi mentali, abbandono di bambini, prò
stituzione). Può la chiesa
investire risorse, tempo e persone in favore delle donne?
Femminizzazione della
povertà. Un terzo delle famiglie del mondo ha delle donne come capo famiglia. C’è
una relazione tra povertà e
malattie in aumento (perché
queste donne devono lavorare
un maggior numero di ore,
spesso in lavori aleatori, e in
più non possono badare ai
bambini).
La ricerca di cibi, acqua e
materiali per far fuoco raddoppia o triplica la giornata lavorativa. Nelle zone rurali, dove vive e lavora la maggioranza delle donne, le terre sono
controllate da uomini. Nei casi
in cui essi emigrano in città, le
donne restano con la totale
responsabilità di nutrire e curare i figli, gli anziani e gli
ammalati. Se seguono gli uomini, in città sono emarginate.
In generale il lavoro delle
donne non è contabilizzato; al
massimo è marginalizzato,
sottovalutato; in gran parte
non viene nemmeno pagato, e
il loro contributo in famiglia
non è riconosciuto, né a livello familiare né nazionale, né
come lavoro né come contributo economico (molte si definiscono nullafacenti). Succede anche che a causa delle
loro responsabilità familiari
molte donne non possano lavorare a pieno tempo, rinunciando così ai diritti sociali.
Violenza contro le donne.
E in aumento in tutte le società (stupri, incesti, pornografia, traffico di donne, percosse, prostituzione forzata,
molestie). Tutto questo è il risultato di ideologie che fanno
credere agli uomini di avere
il diritto di controllo e di uso
delle donne.
Non si discute apertamente
delle violenze sessuali, e
molte donne soffrono in silenzio. Solo in un recente
passato le chiese hanno iniziato a considerare questa
situazione: il loro silenzio,
compromette il loro appello
profetico.
Essere in solidarietà con
le donnq? Occorre prima di
tutto riconoscere queste oppressioni che gravano sulle
donne. Le donne acquistano
conoscenza attraverso l’esperienza delle loro sofferenze:
si identificano con chi soffre.
Sono spesso vittime sociali
di decisioni altrui sulle quali
non hanno potuto esprimersi
in ambito culturale, economico, militare, politico, religioso. Ci sono leggi che riguardano la loro vita produttiva e riproduttiva e che vengono fatte senza consultarle. Ci
sono tradizioni patriarcali e
impedimenti a accedere alle
informazioni per liberarsi della loro oppressione: tutto questo impedisce loro di prendere
il giusto posto nella società.
Per ora esse hanno imparato a chiedere alle chiese di essere solidali con loro, in una
ricerca di giustizia per tutta la
società. «Gesù ha vissuto
ascoltando i bisogni delle
persone, guarendole, dando
spazio per parlare delle loro
esperienze, dando loro la possibilità di conoscere Dio».
(informazioni tratte, in parte, da Decade Link, 1992).
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VENERDÌ 26 MARZO 1993
RIFORMA
Un esperto risponde alle richieste dei nostri lettori sul tipo di carta usato
Perché la nostra carta è «ecologica»
BARTOLOMEO BRESSY
E rinnovabile, è riciclabile,
biodegradabile. È abbondante. Dopo una vita lunga e
varia, può finire in un inceneritore e fornire ancora energia. E una materia prima perfetta per importanti produzioni, eppure incontra resistenze
emotive che le argomentazioni tecniche non riescono a
smantellare. Abbattere alberi
per farne carta piace poco:
c’è qualche cosa di sacro,
nelle foreste, che impedisce
di trattare i tronchi come un
qualsiasi giacimento minerario.
Le foreste di conifere del
Nord Europa formano una fascia assai prosperosa, anche
se di formazione recente. I
boschi storici sono stati abbattuti per scaldarsi durante
le varie guerre e, soprattutto,
per la ricostruzione di questo
dopoguerra. Al loro posto ci
sono boschi giovani, in larga
parte coltivati come piantagioni. Per questa ragione, le
risorse non sono mai state
tanto abbondanti come ora, e
di qualità altrettanto buona.
Un bosco sempre giovane
ha un valore ecologico per
certi aspetti assai superiore a
quello di una foresta antica;
per diventare adulti gli alberi
assorbono una quantità di
anidride carbonica molto alta,
assai di più di quanta non ne
occorra per invecchiare.
In questa epoca attenta a
tutto ciò che può rendere
l’aria più respirabile, non è
dettaglio irrilevante che venga assorbita l’iperproduzione
di anidride carbonica.
Un discorso a parte merita
la foresta Amazzonica in cui
l’abbattimento di alberi non
avviene per la produzione di
cellulosa, ma per altri scopi
che in questo articolo non
vorrei sviluppare. L’industria
cartaria brasiliana sfrutta l’albero di eucalipto, albero da
cui ricava una cellulosa di ottima qualità, e che è sfruttabile ogni 5/6 anni con un ciclo
sistematico di vita a rapida
crescita. L’eucalipto viene
anche qui coltivato, come
piantagione, e la disponibilità
e soprattutto la rinnovabilità
del legno rendono la carta il
prodotto industriale più ambientale esistente. Quindi è
interesse essenziale dell’industria cartaria proteggere le foreste.
Ora parliamo di ambiente:
che cosa significa ambientale?
Giudicando da diverse discussioni in diversi paesi, il
concetto di «ambientalità» di
una carta è piuttosto diversificato. In alcuni l’utilizzo di fibre riciclate è prioritario, in
altri i composti organomioalogenati (Aox) negli effluenti
sono in forte discussione ed
in altri ancora si parla di diossina contenuta nella carta
stessa. Misurare «l’ambientalità» di un prodotto è molto
più vasto e deve valutare un
insieme di fattori che debbono considerare l’impatto ambientale durante l’intero ciclo
di vita del prodotto.
1) Un processo fortemente
sotto accusa da parte delle organizzazioni ambientali mondiali (Greenpeace) è il processo di sbianca d&lla cellulosa.
Per raggiungere valori di
90/92 Iso la cellulosa è trattata con cloro elementare abbinato a biossido di cloro. Il
cloro elementare è il responsabile principale per la formazione di composti organoclorurati (Aox) veramente
tossici alla fauna ittica dei
corsi in prossimità delle fabbriche di cellulosa.
Grandi passi sono stati fatti,
ed il cloro elementare sta progressivamente sparendo dai
processi di bianchitura (solo
il 10% della cellulosa è ancora bianchito con cloro
elementare), ed è sostituito
dal biossido di cloro, acqua
ossigenata, ed ossigeno (Ecffulp).
E tecnicamente e scientificamente dimostrato che le
Riforma
Via Pio V, 15 -10125 Torino - tei. 011/655278 - fax 011/657542.
Via Feria, 93 - 80137 Napoli - tei. 081/291185 - fax 081/291175.
Via Repubblica, 6 -10066 Torre Pellice - tei. e fax 0121/932166.
DIRETTORE: Giorgio Gardiol.
VICEDIRETTORI: Luciano Deodato, Emmanuele Paschetto.
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Peyrot, Gian Paolo Ricco, Giancarlo Rinaldi, Fulvio Rocco, Marco Rostan,
Piervaldo Rostan, Marco Schellenbaum, Florence Vinti, Raffaele Volpe.
GARANTI: Franca Long, Andrea Mannucci, Mario Marziale, Fulvio Rocco,
Bruno Rostagno.
AMMINISTRAZIONE: Mitzi Menusan.
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Il presente numero 12 costituisce il n. 12 del 26 marzo 1993 de La Luce. Reg.
Tribunale di Pinerolo n. 176/60. Sped. in abb. postale gr. Il A/70.
Nella foto di prima pagina: Vita quotidiana in una casa di Mosca.
Ecf-fulp (elemental-chlorinefree) hanno un impatto ambientale minimo sugli effluenti delle fabbriche di
cellulosa. Esiste infine il processo Tcf (total chlorine-free)
che non utilizza neppure il
biossido di cloro, ma solamente acqua ossigenata e/o
ossigeno (vedi Uso mano Eco
con cui sono prodotti «Riforma» e «Il piccolo messaggero») e quindi in questo caso
le cellulose sono normalmente meno bianche con tendenza a contenere dei leggeri
puntini di sporco.
2) Il riutilizzo del macero è
già tecnologicamente consolidato da anni in alcuni settori
(imballaggio, ecc.). Anche
nelle carte grafiche vi è una
lenta crescita, ma assolutamente non confrontabile con
le yirgin-fibre.
E pur vero che il macero ha
un costo inferiore, richiede
meno energia di raffinazione,
alleggerisce lo smaltimento
alle discariche pubbliche, tuttavia è altrettanto vero che
«ambientalmente» è oggi in
discussione. I fanghi prodotti
dagli impianti di disinchiostrazione sono molto tossici.
Le acque di processo in cartiera hanno carichi di Cod e
Bod molto elevati e vengono
trattate con tutta la cautela
necessaria.
La carta prodotta infine non
è classificabile «ecologicamente», causa la forte differenziazione delle materie prime in gioco non controllabili
qualitativamente, come lo è
invece una carta prodotta da
fibre vergini Tcf o Ecf rigorosamente classificate.
3) E importante sottolineare
che l’industria della carta è
una divoratrice di energia. Il
corretto sfruttamento specifico ed il tipo di combustibile
utilizzato sono molto importanti nella valutazione di impatto ambientale di un «sistema globale».
Le emissioni in atmosfera
avranno un controllo sempre
più rigoroso (So2, Co2, Nox)
in quanto le foreste sono
compromesse dalle piogge
acide (emissione di So2).
Nelle cartiere ad alto profilo
ecologico una ideale combinazione è ottenuta con il processo di cogenerazione da
metano. Infatti l’utilizzo del
metano non genera emissione
di So2 (anidride solforosa) e
limita quello di Co2 (anidride
carbonica), mentre la tecnologia della cogenerazione permette l’ottimale rapporto fra
produzione di vapore ed energia elettrica.
4) Tra i vari processi di trasformazione della carta, l’ottimale è quello che si conduce in ambiente neutro tamponato con presenza di carbonato di calcio (pH 7,4).
La carta così prodotta è più
resistente all’invecchiamento
in quanto non vi è presenza di
acidi che ne compromettono
la resistenza meccanica. Questo è molto importante per la
carta destinata alla stampa di
libri.
Alcuni additivi comunemente usati per incrementare
il grado di bianco della carta
possono creare dei disturbi
alla vista: gli imbiancanti ottici (Oba = optical brightener
agents). La ricerca spasmodica del grado di bianco è uno
dei principali nemici dell’ambiente.
In questa breve panoramica
si è voluta dare una sintesi
delle considerazioni che si
dovrebbero valutare nel
giudicare un prodotto o un sistema.
In conclusione possiamo ritenere che l’industria della
carta possa e debba essere
amica dell’ambiente, purché
ognuno lavori con professionalità e cultura ed assuma in
tutta la catena le proprie responsabilità, dalle fonti delle
materie prime e relativi processi alle trasformazioni in
carta e proseguendo fino al
consumatore finale, con una
costante e corretta educazione
alla difesa dell’ecosistema visto nella sua globalità. La
carta di questo giornale è una
carta particolare in quanto ha
un altissimo profilo ecologico, probabilmente unico nel
suo genere. È l’espressione di
un concetto ecologico di
«ambiente globale», infatti è
l’insieme di questi fattori: utilizzo siglato Tcf (= total chlorine-free), è prodotta a pH 7
(= acid free), non è additivata
di imbiancanti ottici (= Oba
free), è prodotta con energia
generata da metano con sistema di cogenerazione.
VACANZE A GUARDIA PIEMONTESE - La «Casa valdese» di Guardia Piemontese (CS) mette a disposizione per il
periodo estivo (dal 15 giugno al 15 settembre) minialloggi a
più posti letto e servizi. La Casa valdese è situata alle porte
dell’antico borgo di Guardia, distante dal mare o dalle terme Luigiane circa 8 km e collegato con corse regolari di autobus.
Annesso alla Casa un museo ripropone i momenti più significativi della storia dei valdesi, con particolari riferimenti
alla Calabria.
Per informazioni e prenotazioni rivolgersi al sig. Marco
Presta, frazione Doviziosi, 87045 Dipignano, tei. 0984/
621242.
Si cercano inoltre custodi del museo per lo stesso periodo.
Si offre alloggio gratuito e mattinate libere, mentre nel pomeriggio/sera si richiede la disponibilità ad accogliere gli
ospiti e a guidare le visite al museo.
Comunicare la propria disponibilità al più presto alla pastora Teodora Tosatti, frazione Doviziosi, 87045 Dipignano,
tei. 0984/621490.
VIAGGIO IN GRECIA - L’ associazione turistico culturale
«Clubmet» organizza fra il 26 giugno e il 10 luglio prossimi
un viaggio in Grecia in nave e autopullman. Come lo scorso
anno (Usa) il viaggio un triplice scopo: cultura, spiritualità,
svago. Il pastore Claudio H. Martelli guiderà il gruppo sulle
memorie della storia sia in alcuni dei luoghi più suggestivi
della Grecia classica (Qlimpia, Micene, Atene, Corinto, Epidauro) sia alla scoperta delle radici della nostra fede.
Chi fosse interessato a condividere questa proposta contatti
il past. Martelli a Trieste (tei. e fax: 040/630892). Le adesioni si ricevono entro e non oltre il 30 marzo. I prezzi per
persona vanno dalle 650 alle 910 mila lire, a seconda delle
sistemazioni prescelte. I posti sono limitati.
>TA
Gli avventisti
Forse conosciamo poco
delle dottrine degli avventisti;
su di essi vi sono giudizi molto controversi: alcuni, anche
nelle nostre chiese, li includono tra le chiese evangeliche;
altri, per esempio le Assemblee di Dio, tra i culti non cristiani o pseudocristiani.
Vorrei sottoporre alla riflessione, per brevità, pochi
punti delle loro dottrine, tratti
dal libro delle edizioni AdV
di Charles Gerber Da/ tempo
all’ eternità, cap. 34.
«La purificazione del santuario celeste costituisce anch’essa un giudizio... Questa
purificazione è cominciata
nel 1844, anno che mette fine
ai 2.300 anni del profeta Daniele (Daniele 8, 14) e che segna il momento in cui Cristo,
avendo compiuto il suo ministero nel luogo santo, penetra
nel luogo santissimo per purificarlo. Essa rappresenta, in
altri termini, la prima fase del
giudizio, o piuttosto una vasta
inchiesta che interessa solo i
credenti» (pag. 268).
«Il giudizio ultimo comprende in realtà due fasi distinte: la prima, che interessa
solo la chiesa, consiste in una
vasta inchiesta; la seconda,
che è il giudizio propriamente
detto, si svolge per mille anni, alla fine dei quali gli empi
- dato che si tratta unicamente degli empi - ricevono l’applicazione del verdetto pronunciato su di loro e cioè la
distruzione» (pag. 269).
«Quei credenti che non sono stati reputati degni di partecipare alla prima risurrezione, o alla trasformazione, sono definitivamente perduti. I
loro nomi vengono cancellati
dal libro della vita (Esodo 32,
33; Salmo 69, 29; Ezechiele
18, 24; 33, 12-13). Essi sono
messi nel numero degli empi
e dovranno nuovamente comparire dinanzi al tribunale celeste; questa volta, però, senza avvocato. Cristo stesso
sarà, allora, il Giudice. Stabilita la loro colpevolezza, sarà
pronunciata ed eseguita la
sentenza» (pag. 271).
Aldo Cianci
Polizzi Generosa
Baptist
non British
Nel numero 9 del 5 marzo
1993 di Riforma, a pagina 3,
nello spazio dedicato a: «Il
Comitato esecutivo dell’
Unione cristiana battista
informa» leggo, ripetuta per
ben tre volte, la dizione, secondo il sottoscritto errata,
«British missionary society».
F*robabilmente si riferisce alla
Bms britannica, che tuttavia
sta per «Baptist Missionary
Society» (Società missionaria
battista), che proprio nel 1992
ha festeggiato il suo bicentenario (cfr. Rforma n. 0, 11
settembre 1992, pag 5).
Se il sottoscritto ha invece
avuto la presunzione di correggere un errore inesistente
chiede, immediatamente, scusa. Cordiali saluti.
Domenico D’Elia
Mottola
Il nostro lettore ha perfettamente ragione; in realtà si
parlava della Baptist Missionary Society, e ci scusiamo
dell’errore sfuggitoci.
I necrologi si accettano
entro le ore 9 del lunedì.
Telefonare al numero
011-655278 - fax 011657542.
M. Alberto Pagliai, son
époux;
Mme veuve Henri Poët, sa
mère;
M. et Mme Roberto Pagliai,
ses beaux-parents;
M. et Mme Lucien Poët et leur
fils;
M. et Mme Jacques Poët et
leur fille;
M. le Docteur Christophe Poët,
Mme et leurs enfants;
M. J. C. Lâché, Mme née
Poët et leurs enfants;
Mme Jean Dalest, ses enfants
Monique, André, Denise et son
petit-fils Stéphane;
Mme Clôt, née Louise Poët;
Mme Guglielmet, née Léonie
Poët, ses enfants et
petits-enfants;
M. et Mme Jacques Poët,
leurs enfants et petits-enfants;
Mme Diguet, née Elise Poët;
Mme veuve Albert Poët;
Les familles Poët, Ferrerò,
Pons, Castagno, Couret,
Gamgit, Benhalilou,
Tamzall, Moro, Regoli;
Parents, alliés et amis ont la
douleur de vous faire part du
décès de
Mme Françoise
Pagliai-Poët
Orthophoniste
leur épouse, fille, belle-fille,
sœur, tante, nièce, cousine et
marraine regrettée, décédée ie
11 mars 1993 à l’âge de 48 ans.
«Maintenant donc, ces trois
choses demeurent: la foi,
l’espérance et l'amour mais la
plus grande des trois est
l'amour».
(Corinthiens 13, verset 13)
«La lumière luit dans les ténèbres».
«Sla che viviamo o che moriamo, noi siamo del Signore»
Romani 14, 8
Rina Marauda Canapa
dopo dura prova si è addormentata nel Signore. Il marito
Paolo, la sorella Margherita, le
cognate, i nipoti, ricordano la testimonianza di fede che essa ha
dato nella famiglia e neil’opera
della chiesa, e annunciano la sua
dipartita con tristezza ma altresì
con speranza in Cristo.
S. Giovanni, 19 marzo 1993
RINGRAZIAMENTO
«lo concederò riposo a quelli che
sono stanchi e darò il necessario
a chi ne ha bisogno»
Geremia 31,25
Ha terminato il suo cammino
terreno
Fortunata Maggiani
ved. Pons
i funerali hanno avuto luogo
martedì 23 marzo alle ore 14
presso l'Asilo valdese di Luserna
San Giovanni.
Lo annunciano la figlia Giovanna Pons e la nipote Adriana Marchetti con ia sua famiglia.
Ringraziano il direttore dell'Asilo valdese, sig. Livio Gobello, i
medici, il personale tutto e le signore Marina Buffa e Claudia Rivoira per le cure prestate e l'affetto donato.
Invece di fiori, un'offerta all'Asiio valdese
Luserna S.Giovanni, 20 marzo
1993
«lo concederò il riposo a quelli
che sono stanchi e darò il necessario a chi ne ha bisogno»
Geremia 31,25
La sorella, i nipoti, i pronipoti
della compianta
Giuseppina Persico
ved. Sauthier
di anni 96
riconocenti per la dimostrazione di stima ed affetto tributata alla
loro cara ringraziano tutti coloro
che in ogni modo hanno voluto
essere vicini nella triste circostanza. Un ringraziamento particolare
vada al personale dell'Ospedale
valdese di Torre Pellice per le cure prestatele e al pastore Rostagno.
Torre Pellice, 22 marzo 1993
16
PAG. 1 2 RIFORMA
ViLLAC
VENERDÌ 26 MARZO 1993
V
E uscito un documento consuntivo elaborato dal Consiglio ecumenico delle chiese
Come si situa la fede cristiana di fronte
al problema dell'economia mondiale oggi?
_______FLORENCE VINTI_______
Il documento* contiene irisultati del lavoro svolto in
questi ultimi tempi dal Consiglio ecumenico delle chiese
nel settore dell’economia
che, come afferma Emilio
Castro, ex segretario generale
del Consiglio, «senza alcun
dubbio condiziona la vita
concreta di tutti noi, e petmol ti può anche essere una
questione di vita o di morte».
Il documento è stato redatto
dall’Agem (Advisory Group
on Economie Matters), la
commissione consultiva per
le questioni economiche: una
commissione internazionale,
interconfessionale, interdisciplinare, composta da economisti, sociologi e teologi.
Emilio Castro chiarisce
inoltre che «questo documento non rappresenta una parola definitiva su un argomento
così complesso come l’economia mondiale del nostro tempo; esso rappresenta piuttosto l'inizio di una ricerca e il
numero delle domande che
pone è superiore a quello
delle risposte che dà... ma in
un tempo in cui la storia si
muove in modo così rapido,
le chiese non possono restare
inoperose e lasciare queste
questioni soltanto agli economisti e ai politici. Il divario
scandaloso che continua ad
aumentare tra i ricchi ed i
poveri del mondo, e la crescente minaccia di distruzione dell’ambiente, impongono
una risposta ecumenica. Le
chiese hanno una missione
importante da svolgere nel
campo dell’economia mondiale...».
Nell’introduzione al documento viene chiarito che le
chiese non devono stupirsi
del fatto che venga sottoposto
alla loro attenzione il problema dell’economia perché
questo riguarda gli aspetti
concreti della nostra esistenza. Infatti anche se si parla di
«economia» come di una disciplina accademica che implica competenza professionale nel campo dell’industria,
della finanza e del governo,
essa in realtà riguarda la produzione di cibo, vestiti e abitazioni e la ricerca di posti di
lavoro. Una definizione più
complessiva potrebbe essere
«l’amministrazione delle risorse della famiglia» (economia: dal greco oikos, «casa»
e nomos, «legge» o «costume»).
I cinque capitoli di cui si
compone il documento sono
in gran parte collegati fra loro. Vengono discussi i rapporti tra fede cristiana ed economia. Sono indicati quattro
principi che dovrebbero guidare i sistemi economici in
ogni tipo di contesto culturale: a) la fondamentale bontà
della creazione e la responsabilità dell’umanità nei suoi
confronti; b) l’innato valore e
libertà di ogni essere umano e
di tutta l’umanità; c) l’interesse di Dio per tutta l’umanità, che irrompe in Cristo
superando le barriere che noi
costruiamo tra di noi; d) la
giustizia di Dio è il principio
fondamentale che deve regolare le relazioni e i comportamenti umani e che deve essere scoperto mediante una
«opzione preferenziale per i
poveri».
Nel capitolo seguente sono
presentate alcune questioni
economiche globali che richiedono di essere affrontate
con un atteggiamento e con
Favelas in Brasile: il crescente divario tra i ricchi e i poveri del mondo impone una risposta ecumenica
pensieri nuovi. Tra queste la
drammatica estensione della
«povertà estrema» e dell’indifferenza nei suoi confronti
da parte del mondo ricco;
l’indebitamento dei paesi poveri; le minacce all’ambiente;
le discriminazioni tra uomini
e donne nel mondo del lavoro; i conflitti, le guerre e la
militarizzazione; il molo sempre più importante e il potere
spesso occulto dei sistemi di
comunicazione.
Tali problemi sono influenzati dalla dimensione sempre
più globale e interdipendente
dei sistemi economici e, di
conseguenza, anche le soluzioni ad essi devono essere ricercate non solo localmente
ma a livello mondiale tenendo
conto anche del fatto che i recenti cambiamenti economici
e politici hanno creato una
nuova situazione mondiale
che apre la via a nuove possibilità ma anche a nuovi e gravi problemi.
Altre due importanti questioni vengono discusse. La
prima riguarda il problema
della partecipazione alla sfera
decisionale: in un mondo
sempre più diviso tra coloro
che hanno accesso ai processi
decisionali e quelli che ne sono esclusi, quale tipo di sistema politico può permettere
alla gente di partecipare alle
decisioni che riguardano la
loro vita?
La seconda questione riguarda la ricerca di nuovi
modelli politico-economici:
come un’autentica libertà
politica può essere collegata
con un sistema economico
giusto ed equo e con estese
misure di garanzia sociale ed
ambientale, e a tutti i livelli
di decisione, sia locale che
intemazionale?
Nell’ultimo capitolo, .sotto
il titolo «Cosa possiamo fare?
Possibilità d’intervento dei
cristiani», viene identificato il
contributo specifico che potrebbe essere dato a livello di
fede e di spiritualità. Vengono proposte alcune indicazioni per un’azione sia indivi
' .'‘■■»b'rf ìi',"'r I » * i.:
duale sia da parte delle famiglie dei credenti e delle comunità a livello locale ed intemazionale. Le chiese sono
invitate a esaminare le loro
responsabilità economiche
sul piano istituzionale ed il
loro ruolo nella edificazione
di una coscienza pubblica che
sia sensibile ai problemi economici, e a influenzare, ove
possibile, in collaborazione
con organizzazioni non ecclesiastiche, le scelte economiche dei governi.
Ogni capitolo di questo importante studio è preceduto
da un breve sommario degli
argomenti che vi vengono
trattati, e si conclude con delle domande che possono stimolare dei gruppi di studio
nelle chiese. Sarebbe auspicabile che venisse tradotto in
italiano e diffuso nelle nostre
chiese.
*«Christian faith and the
world economy today», 1992,
WWC Publications, Ginevra
India: 120 milioni di minori «schiavi» dei loro padroni
Il lavoro minorile^ molto diffuso^
aggrava la disoccupazione
Il lavoro dei bambini, molto diffuso in India, è responsabile della scarsa produttività dell’economia indiana e
della crescente disoccupazione fra gli adulti. Questo ha
affermato Kailash Satyarthi,
del «Fronte per la liberazione
dalla schiavitù per debiti».
In India lavorano 120 milioni di bambini, mentre
all’incirca lo stesso numero
di adulti è disoccupato. Circa
55 milioni di minori lavorano
in condizioni inumane come
regolari «schiavi dei loro datori di lavoro». Sul mercato
Hai fatto
r abbonamento
a
RIFORMA?
del lavoro i bambini sono la
forza meno cara e più comoda. Non protestano e non
hanno il diritto di organizzarsi o di andare in tribunale.
Sono pagati pochissimo rispetti agli adulti o addirittura
lavorano gratis, se i loro genitori sono indebitati.
Satyarthi, che è anche presidente di una organizzazione
che si batte per l’abolizione
del lavoro minorile nell’Asia
meridionale, dice che tra i
bambini indiani che lavorano
fuori casa, circa 10 milioni
sono sottoposti costantemente
a maltrattamenti e spesso ad
abusi sessuali.
Secondo indagini svolte,
quasi tutti i minori che lavorano provengono da famiglie
in cui i genitori e i fratelli più
grandi non riescono a trovare
un lavoro fisso o che li impieghi per più di cento giorni
l’anno.
«Quando i genitori hanno
un’occupazione fìssa preferiscono mandare i loro figli a
scuola» - afferma Satyarthi.
Le fatiche cui sono sottoposti questi bambini provoca
danni irreparabili alla salute,
tanto che spesso, da adulti,
essi non sono più in grado di
guadagnarsi da vivere e col
tempo diventano un peso per
la società e per gli enti previdenziali già in gravi difficoltà.
Gli assistenti sociali hanno
rilevato spesso malattie alle
vie respiratorie e agli occhi e
malattie della pelle fra i bambini che lavorano, i quali vengono prevalentemente impiegati nei lavori dei campi,
nell’edilizia, nelle cave di
pietra, nella lavorazione del
ferro o neH’industria dei tappeti e nelle vetrerie.
Diverse organizzazioni indiane stanno preparando una
marcia di 1.5(10 km per protestare contro il lavoro dei minori. Il punto di partenza sarebbe nel distretto di Palamu,
nello stato orientale di Bihar,
dove la piaga del lavoro minorile è particolarmente diffusa.
Le alchimie dei partiti in Svizzera
Le strane elezioni
al Consiglio federale
ALDO COMBA
Dal 1959 vige in Svizzera
la cosiddetta «formula
magica», ossia un coalizione
di partiti borghesi e del Partito socialista. Fa parte della
costituzione non scritta, per
cui due seggi (sui sette del
Consiglio federale, cioè del
governo) toccano ai socialisti.
Le recenti dimissioni di
René Felber (socialista) per
autentici motivi di salute, esigevano una sua sostituzione.
In questi casi il partito propone uno o vari candidati, ma
il Parlamento elegge senza
necessariamente tener conto
della designazione del partito.
Così era successo dieci anni
fa.
Il Partito socialista aveva
proposto una donna zurighese, Lilian Hiirtenager, ma i
partiti borghesi le avevano
preferito l’attuale Consigliere
federale Otto Stich, anch’egli
socialista, ma non candidato
ufficiale del partito.
La stessa cosa si ripetuta
quest’anno, con i contorni di
una sceneggiata.
René Felber è di Neuchâtel,
uno dei cantoni della Svizzera romanda che ha avuto un
gran numero di consiglieri federali; Ginevra non ne ha
avuti da una settantina d’anni. Il Partito socialista aveva
presentato come unica candidata la sindacalista Christiane
Brunner, ginevrina.
Ma i partiti borghesi hanno
tentato il colpo di dieci anni
fa: eleggere un socialista che
non fosse il candidato ufficiale. Secondo le leggi è possibile.
Dieci anni fa il Partito socialista aveva incassato, questa volta no. Il Parlamento ha
effettivamente eletto Francis
Mathey, socialista di Neuchâtel, politicamente molto vicino alle posizioni di Christiane
Brunner, ma non candidato
del suo partito. La base del
partito si è rivoltata contro
questa prepotenza dei partiti
borghesi di voler imporre un
personaggio scelto da loro,
bocciando la candidatura
femminile.
Ci sono stati cortei, manifestazioni, sit-in, soprattutto di
donne, cose mai viste in questo tranquillissimo paese. Alla fine Mathey, già eletto, ha
rinunciato, ma a condizione
che il Partito socialista presentasse comunque una doppia candidatura. E ciò allo
scopo di evitare che l’insistenza sulla Brunner venisse
percepita dai partiti borghesi
come una provocazione e
portasse di conseguenza all’
uscita del Partito socialista
dal governo.
Dopo lunghe deliberazioni
il Ps ha finalmente presentato
due candidate (la questione
della presenza delle donne al
Consiglio federale era intanto
diventata incandescente): una
era Christiane Brunner e l’altra, scelta con il suo consenso, era Ruth Dreyfuss, anch’
essa sindacalista. Sono politicamente sorelle gemelle. La
Dreyfuss ha fatto campagna
per ia Brunner e ne condivide
tutte le idee politiche.
Alla fine il Parlamento ha
mostrato di preferire Ruth
Dreyfuss. Perché? Le ragioni,
a mio modo di vedere, sono
due. La prima è politica. I
partiti borghesi vogliono
comunque scegliere loro il
candidato o la candidata socialista. In questo caso le due
donne sono politicamente as
sai simili, ma i borghesi hanno voluto mostrare di essere
loro quelli che scelgono. Un
irrigidimento del partito socialista avrebbe implicato la
sua uscita dal governo. Alla
ba.se c’erano delle voci favorevoli all’uscita, ma non un
atteggiamento unanime.
La seconda ragione è, se
CO.SÌ posso dire, subconscia.
Le due donne, Brunner e
Dreyfuss, hanno lo stesso
programma politico. La legge
vieta che uno stesso cantone
abbia due consiglieri federali.
La Dreyfuss, argoviese di nascita, educata a Ginevra ma
residente a Berna (che ha già
un consigliere federale) ha
precipitosamente richiesto il
trasferimento a Ginevra, per
potersi presentare come ginevrina.
I partiti borghesi non hanno eccepito a questa forzatura
della legge, pur di poter eleggere la Dreyfuss e dare co.sì
al Partito socialista un contentino un po’ avvelenato.
L’odio dei partiti borghesi
per Christiane Brunner si
spiega. E una signora tra i 40
e i 50 anni, segretaria generale del sindacato della metallurgia e dell’orologeria
(l’equivalente italiano della
Fiom), esperta in politica e
abile negoziatrice, ma... ha
avuto tre mariti e la sua esuberante zazzera bionda le
conferisce un’immagine un
po’ sbarazzina.
La Dreyfuss è anch’essa
una sindacalista, è femminista, favorevole alla depenalizzazione dell’aborto, antimilitarista come la Bmnner, ma
è nubile e fisicamente, con i
suoi capelli bruni accuratamente spartiti e pettinati, offre - suo malgrado - un’immagine «borghese».
In questa campagna i partiti
borghesi hanno soprattutto
voluto dimostrare che per governare bisogna essere dei loro o apparire come se lo si
fosse. La borghesia, insomma, pretende in Svizzera (e
probabilmente anche in Itaiia) di aver ereditato quella
che fino alla Rivoluzione
francese era una prerogativa
dei re: governare per una sorta di «diritto divino». Fino a
quando?
Que.sta elezione, che ha, suscitato molte e vaste manifestazioni popolari, specialmente di donne, ha messo in
evidenza una gran voglia di
cambiamento da parte della
gente; voglia che la classe dirigente, chiusa nella sua torre
d’avorio, è estremamente tarda a recepire.
A favore dei bambini
L'Unicef
per l'Iraq
L’organismo delle Nazioni
Unite che si interessa della
situazione dei bambini nel
mondo, TUnicef, nonostante
le sanzioni commerciali che
colpiscono l’Iraq, manterrà il
suo piano di aiuto che prevede l’invio di generi alimentari e medicinali nel paese
per 130 miliardi di lire entro
il 31 marzo.
L’Unicef riaprirà anche il
suo ufficio a Bassora, nel sud
del paese, che era stato fatto
chiudere dal governo iracheno nell’estate scorsa.