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PARTECIPAZIONE
E RESPONSABILITÀ
' «Prendete nelle vostre tribù degli uomini savi, intelligenti e conosciuti e io
li stabilirò come vostri capi»
Deuteronomio 1,13
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/L Deuteronomio si presenta come
un lungo sermone che Mosè tiene al
popolo di Israele che si accinge ad entrare nel paese di Canaan. Nel suo discorso, Mosè ricorda il periodo del deserto e la legge che Dio ha dato. La legge non è soltanto un insieme di regole
e di divieti: è l’insegnamento che Dio
dà (il termine ebraico toràh significa
soprattutto «insegnamento»), è la volontà espressa di Dio affinché il popolo
possa mantenersi unito perché, una
volta lasciato il deserto e iniziata una
nuova vita in Canaan, non si formino
cause di divisione, non vi siano spereequazioni fra ricchi e poveri e la gente
¡possa vivere felice. Mosè, l’amico di
ÌDio e leader di Israele, nella sua preghiera iniziale, afferma però di non
^uscire più a guidare da solo questo
¡popolo, che si è ampliato nei qua‘ant’anni trascorsi dalla liberazione
iirEgitto. Per questo motivo vengono
piti dei capi, dei responsabili a cui
•ne affidato il compito di vigilare af'^ché la legge venga osservata.
L racconto del libro del Deuteronomio .si dimostra quanto mai attuaf quando una società diventa com'‘•ssa richiede nuovi strumenti di gomo, e quanto più è complessa tanto
iìi questi strumenti si moltiplicano e
rischiano di diventare difficilmente
tomprensibili e gestibili. Perché il governo non si allontani dalle persone
che devono essere governate, occorre
■partecipazione. Negli ultimi vent'anni,
in Italia, abbiamo visto troppa gente
muoversi nel senso opposto: dopo una
stagione di grandi coinvolgimenti, da
un po’ è tornata la tendenza a delegate, a (farsi gli affari propri». Lo si vede
chiaramente: a ogni tornata elettorale
aumenta la percentuale di quelli che
non si recano a votare. Sono molti coloro che preferiscono testimoniare, con
h loro astensione, un senso di fastidio
e di distacco dalla cosa pubblica. Mentre scrivo, ho nella mente un’elezione e
una canzone. L’elezione è quella del
^¡Mugello, dove il secondo partito è stato
quello degli astenuti, benché si presentassero personaggi di grande spessore,
e la canzone è quella che faceva da colonna sonora all’ultimo numero ddla
trasmissione «Protestantesimo». È di
Gaberedice: «La libertà non è... questo
0 quello; la libertà è partecipazione»,
la citazione non è delle più erudite, lo
co; ma in queste parole si esprime un
grande verità, ed è tanto più impor'fMnte in quanto ci richiama a un’atttnzione che si sta perdendo.
Quando Mosè pone il suo problema davanti a Dio, questi non ricponde inviando un nuovo leader cefete, ma esorta a scegliere i più saggi e
r^onosciuti tra gli uomini (noi potrem^0 aggiungere; e le donne) di Israele,
dunque presi tra la gente, perché sia^0 i garanti dei diritti delle persone. A
^esti sarà dato il potere del governo,
il potere; non è questa la molla
spinge tanti ad assumere delle cah'che nella società? Devo dire che è
^ria parola che non mi piace e chi mi
vicino se ne è accorto; di solito preferisco parlare di responsabilità. Coloui quali viene affidato un incarico
^^ri assumono un potere personale,
^ una responsabilità (se ciò è vero
la società, tanto più lo è per la
^ksa). Devono decidere, dire dei sì e
no; ma questo è il servizio a cui so'’•'¡ehiamati. È il ministero che è loro
Affidato e come tale lo devono assu1}^re, «affinché tutti possano vivere fe(Deut. 6, 24).
Paolo Ribet
SKTII.MANali; DKLI.E CHIESE EVANGELICHE BATTESTE, METODISTE, VALDESI
L'arrivo in Puglia di poche centinaia di profughi ha suscitato un allarmismo eccessivo
Diritto d^asilo per i curdi
La guerra, la fame e la violazione dei diritti umani nel Kurdistan iracheno e turco rischiano
di provocare un genocidio. 11.000 curdi hanno trovato asilo in Germania, solo 55 in Italia
VALERIA SCHRADER
UNA valanga di interrogazioni
parlamentari e la levata di
scudi di molte associazioni (in testa
Amnesty International) sono state
la reazione al comportamento del
governo italiano di fronte a un diverso tipo di immigrazione, quella
curda. Il fatto: in Puglia, il 2 novembre, sbarcano alcuni profughi
curdi (forse 400 su 800 di varie etnie), famiglie con donne e bambini. È appena entrato in vigore il
Trattato di Schengen. I curdi non
sono rifugiati «economici». Le violazioni dei diritti umani in Turchia
e Iraq riempiono voluminosi rapporti di Amnesty International: in
quei paesi infuria una guerra ignorata dai nostri grandi giornali.
L’evento ha suscitato due tipi di
reazioni. Quella di associazioni,
sindaci, parlamentari (da Rifondazione a An), del premio Nobel Dario Fo e anche la Federazione delle
chiese evangeliche in Italia (mediante una lettera del presidente
Tomasetto al presidente del Consiglio), che hanno ricordato che i
curdi sono vittime del tentativo di
genocidio e quindi hanno pieno
diritto all’asilo politico. Subito dopo lo sbarco i telegiornali della Rai,
mostrando i volti di bimbi piccolissimi provati dal terribile viaggio,
hanno descritto i curdi come «persone ricchissime di dignità, che
non pongono problemi di ordine
pubblico, che friggono dalla guerra
e dalla fame». Dal giorno successivo i toni mutano: gli stessi Tg dipingono la situazione a tinte fosche; parlando dei curdi inquadrano drappelli di soli uomini cingalesi o pachistani. I loro volti scuri e
baffuti sono evidentemente ritenuti più idonei a incarnare la «minaccia curda» paventata dall’allarmistica reazione del nostro governo
che si è manifestata nel frattempo.
Il presidente del Consiglio parla
di «emergenza peggiore di quella
albanese». Il ministro dell’Interno
dichiara: «L’Italia accoglierà i curdi
che potranno dimostrare di essere
perseguitati, ma sarà subito espul
Famiglia di curdi senzatetto, profughi «interni» in Turchia (foto Schrader-Boffa)
so chi non farà domanda d’asilo».
Ma i profughi ignorano le conseguenze a cui vanno incontro quando, una volta ricevuto il decreto di
espulsione, credono di poter andare liberamente in Francia o in Germania. Chi li informa sulle nostre
leggi e sul fatto che solo una volta
ottenuto il riconoscimento dello
status di rifugiati potranno avere
un documento di viaggio per recarsi legalmente all’estero? Manca, in
Italia, la cultura dell’accoglienza e
del diritto d’asilo. Napolitano ha
citato i dati della Germania: nel ’97
ha concesso asilo a 2.913 curdi della Turchia e 7.919 dell’Iraq. L’Italia
nel ’96 ha dato asilo a 55 curdi (il
31% dei richiedenti).
Il sottosegretario agli Esteri, Fassino, ha incontrato il ministro degli
Esteri turco per sollecitare la firma
di un accordo di riammissione: co
sì l'Italia potrà rispedire i profughi
nel paese di partenza. L’accordo
con Ankara sarà simile a quello attuato con Tirana per rimpatriare gli
albanesi. Ciò significa, presumibilmente, che il nostro governo offrirà
«incentivi economici» e aperture
politiche alla Turchia affinché essa
accetti l’intesa. L’accordo, secondo
Fassino, dovrà contenere anche garanzie sulla sicurezza dei curdi. È
qui il caso di ricordare che la Turchia ha già disatteso accordi siglati
con l’Unione europea. L’esercito
turco, nella sua offensiva contro la
resistenza curda, occupa da mesi il
Kurdistan dell’Iraq. Qui, di recente,
l’aviazione turca ha bombardato
usando il napalm, come denuncia
un’interrogazione in Senato del 30
ottobre (primo firmatario Tapparo,
dell’Ulivo), in cui si ricorda che in
quella zona operano Ong italiane e
di altri paesi con fondi della Ue per
la ricostruzione.
Napolitano ha sollecitato il Parlamento ad approvare in fretta la
nuova legge sull’immigrazione.
«Essa prevede - ha spiegato - che
chi viene espulso e non può essere
subito accompagnato alla frontiera, invece di andare in giro per
l’Italia venga trattenuto in centri di
permanenza obbligata per poi essere rimpatriato». Contemporaneamente il Consiglio d’Europa approvava un documento che chiede sia
data protezione temporanea a coloro che fuggono da «conflitti armati, guerre civili, violenze generalizzate». Il Parlamento europeo ha
sempre condannato duramente i
paesi che perseguitano i curdi,
specie la Turchia. All’estero si mobilitano da anni a difesa dei curdi
note personalità (Danielle Mitterrand, Harold Pinter, Nelson Mandela). Anche in Italia la sensibilità
sulla questione curda è diffusa.
L’iniziativa intrapresa dal governo
italiano con il governo turco è in
contrasto con il diritto internazionale, i principi umanitari, le risoluzioni del Consiglio d’Europa e del
Parlamento europeo.
La recente gaffe del ministro Dini su Cipro ha avuto effetti negativi solo sul piano diplomatico. La
questione curda va risolta a livello
politico e umanitario. Non bisogna dimenticare le responsabilità
del nostro paese. Secondo Emergency (la Ong del medico milanese Strada che opera nel Kurdistan
d’Iraq) l’80% delle vittime curde,
in gran parte donne e bambini, è
colpito da mine antipersona di
produzione italiana. Il governo di
Ankara ha recentemente stilato
una lista nera di paesi che considera ostili, quindi da escludere dai
lucrosi contatti per l’acquisto di
armi. La lista include i paesi che
denunciano con più forza le violazioni dei diritti umani perpetrate
dalla Turchia. L’Italia in questa lista non compare. Le armi comprate dalla Turchia finora sono
servite solo per l’occupazione di
Cipro e per il genocidio del curdi.
Aumenta l'astensionismo al primo turno delle amministrative
Cercasi sindaco dalla personalità spiccata
EUCENIO BERNARDINI
OGNI città è un’esperienza a sé, e per
questo non bisogna caricare eccessivamente di
significati nazionali i risultati locali. Inoltre,
siamo in attesa dei risultati definitivi del secondo turno a cui si aggiungeranno quelli delle elezioni in Sicilia. Ma la politica, anche quella più
«amministrativa», è fatta
anche dall’aria che tira,
dalla tendenza generale
e, perché no? dalle sensazioni e dai sentimenti.
Prima di tutto: il voto
per il secondo quadriennio degli amministratori
eletti direttamente dai
cittadini conferma l’importanza del candidato
sugli schieramenti: personalità spiccate e conosciute, capacità e correttezza amministrative,
identificazione con la
propria città (e viceversa), autonomia dai partiti e dalle istanze nazionali, sono elementi premiati più che nel passato. I sindaci, con l’attuale
legge elettorale, sono destinati a essere sempre di
più protagonisti nella vita cittadina (soprattutto
se con maggioranze risicate in Consiglio comunale) e nella vita nazionale (Cacciar! che spara
a zero sul lavoro della Bicamerale dicendo che è
tutto da buttare).
Secondo: sembra passata, 0 attenuata, la polemica contro il «profes
sionismo politico» a favore dei «prestati alla
politica» (le elezioni precedenti si erano tenute
un anno dopo l’inizio di
tangentopoli). Molti candidati vincenti vengono
da una più o meno lunga
carriera politica (anche
se non a pieno tempo),
molti candidati perdenti
sembrano arrivare alla
politica un po’ per caso e
in modo polemico. Gli
elettori sembrano aver
preferito i risultati concreti alla polemica contro «la politica». Speriamo sia un segno di maturità e non di ritrovato
conformismo.
Terzo: aumenta l’astensionismo (ma non a
Napoli dove, anzi, aumentano i votanti: un
segno di speranza e di
fiducia dei napoletani
verso le istituzioni). O
perché si è pensato che
molte elezioni fossero
scontate, per cui non
valeva la pensa di affannarsi, 0 per disaffezione
verso le istituzioni. Bisognerà aspettare il secondo turno per una valutazione più precisa.
Infine la Lega Nord. In
attesa sempre dei dati
definitivi, sembra che
vada verso il ridimensionamento. Di nuovo:
perché nelle amministrative vince la concretezza e non la politica
delle parole e dei gesti
simbolici. Ma nel profondo Nord i problemi
sollevati dalla Lega rimangono.
NON DESIDERARE CIÒ CHE APPARTIENE A UN ALTRO. Termina la nostra riflessione sul Decalogo. Il decimo comandamento è un invito a combattere
l'avidità e a riconoscere che non si può
privare l'altro di ciò che è necessario
per vivere dignitosamente. (pag. 3)
LA FEBBRE DEL NORD-EST E GLI
EVANGELICI. Può esistere una lettura
«evangelica» del problema secessione-federalismo che sottende sempre
quello fra individualismo (individualeregionale) e solidarismo (collettivonazionale)? (pag. 10)
LA GIUSTIFICAZIONE PER GRAZIA. Nonostante un Importante documento
del dialogo luterano-cattolico, le comprensioni cattolica e protestante della
giustificazione continuano a essere radicalmente alternative. (pag. 10)
PEDOFILIA, ANDARE OLTRE L'INDIGNAZIONE E LA REPRESSIONE. Al di
là delle emozioni e della condanna per
crimini come quello di Cicciano, non si
sente abbastanza dire che i bambini
sono importanti, che ne abbiamo bisogno per essere migliori, che il nostro
paese ha bisogno dei suoi bambini più
di quanto non pensi. (pag. 10)
2
PAG. 2 RIFORMA
«O Signore,
tu sei stato
propizio
alla tua terra,
hai ricondotto
Giacobbe dalla
deportazione.
Hai perdonato
l’iniquità
del tuo popolo,
hai cancellato
tutti i suoi
peccati.
Hai placato
il tuo sdegno,
hai desistito
dalla tua ira
ardente.
Ristoraci, o Dio
della nostra
salvezza,
fa cessare la tua
indignazione
contro di noi.
Sarai adirato
con noi
per sempre?
Prolungherai
la tua ira
d’età in età?
Non tornerai
forse
a darci la vita.
estate, predicatrici, •**•*"'
dicatori della vai 5
nasca si sono accori « ¡nei
predicare su una », ^
salmi nelle varie rt
riunioni all'aperto ^
circuito. fa già
Queste due circoi
mi hanno aiutatosi ^
re dimensioni attuai
lettura dei salmi: j ierare
sioni di preghiera,! ono aj
to, di gioia, di cu| fietà c
ecumenismo (a Pi, ¿est
anche il coro liturgi gliber
a chiesa che ci os „gdis
ha partecipato). Dio 2g„Hair
ni che non si trovi f"“
un commentario, chi
difficilmente regist
ma fanno dei salir
solo la preghiera di iun’offc
degli ebrei, ma lapn icompr
ra di oggi, e di credi lazioni
Cristo.
imi un
perché il tuo
popolo
possa gioire
in te? Mostraci
la tua bontà.
Signore,
e concedici
la tua salvezza.
10 ascolterò
quel che dirà Dio,
11 Signore:
egli parlerà
di pace
al suo popolo
e ai suoi fedeli,
purché
non ritornino
ad agire
da stolti! Certo,
la sua salvezza
è vicina a quelli
che lo temono,
perché la gloria
abiti nel nostro
paese. La bontà
e la verità si sono
incontrate,
la giustizia
e la pace si sono
baciate. La verità
germoglia
dalla terra
e la giustizia
guarda
dal cielo.
Anche il Signore
elargirà ogni
bene e la nostra
terra produrrà
il suo frutto.
La giustizia
camminerà
davanti a lui,
e seguirà la via
dei suoi passi»
(Salmo 85)
IL DIO CHE VIENE
Dal ricordo del Dio che ha liberato il suo popolo nel passato alla quasi sfida
al Dio che sembra assente nel presente. La fiducia nel ritorno di Dio
SERGIO RIBET
ISRAELE conosce il suo Dio.
1
Per essere più precisi, Israele
ha conosciuto nel passato dei
momenti di liberazione, e in
questi momenti ha riconosciuto
la mano di Dio. Se il popolo ha
conosciuto Dio, lo ha conosciuto come un Dio liberatore che lo
ha salvato dalla schiavitù, dal
dolore, dal peccato. Il Dio di
Israele è colui che afferma «Io
sono il Signore, il tuo Dio, che ti
ha fatto uscire dal paese d’Egitto, dalla casa di schiavitù» (Esodo 20, 2, premessa al Decalogo).
Israele non dimentica di essere
stato liberato, nel passato. Questo ricordo è ripetuto in continuazione, a volte con le note
della riconoscenza, del ringraziamento, della gratitudine, altre volte come una affermazione
solenne, di confessione di fede,
altre volte ancora semplicemente come un dato di fatto che ha
segnato la storia e le coscienze.
per la terra e per il popolo sono
una cosa sola. Anche qui, in fin
dei conti, il parallelismo è rispettato.
Il riferimento alla deportazione permette di collocare il salmo
in epoca postesilica (anche se
sono state proposte altre datazioni): un ritorno alla terra dopo
un lungo esilio non può che
rafforzare questo parallelo tra
popolo e paese. Ma non c’è soltanto il ritorno di Israele sulla
sua terra; dietro a questo fatto
storico c’è il ritorno di Dio al suo
popolo, che si manifesta nel fatto che Dio ritorna sulla sua decisione di adirarsi contro il suo
popolo, che si manifesta nella
decisione di Dio di perdonare il
peccato del popolo, causa ultima della deportazione.
La «supplica comunitaria»
Tuttavia le liberazioni di
1
Il ricordo della liberazione
La prima strofa di questa pre
!..........................
ghiera si colloca in questa
prospettiva del ricordo delle liberazioni. Con perfetto parallelismo viene ricordato che Dio ha
perdonato i peccati, ha cancellato le colpe. E ancora, che Dio
ha placato la sua collera, ha desistito dalla sua ira. Il parallelismo sembrerebbe meno preciso
all’inizio: Dio è stato propizio,
ha amato la sua terra, il suo paese; Dio ha fatto ritornare Giacobbe/Israele, ha fatto ritornare
i deportati. È come se la terra e il
popolo fossero un tutt’uno, non
c’è Israele senza la sua terra, e la
terra di Israele è tale solo se
Israele la abita. L’amore di Dio
Preghiamo
Tu sei il potere, la saggezza, la giustizia,
la bontà e la verità!
Tu sei la perfezione deU’es,sere,
in Te si comprende tutto e infinitamente di più
di quanto riusciamo a immaginare.
La tua essenza è la gloria.
Susanna Wesley
(tratto da Cuori ardenti. Le preghiere della famiglia
Wesley, a cura di Michael McMullen, Claudiana, Torino, 1996, p. 57)
Dio nel passato non sembrano trovare riscontro nel presente. La seconda strofa del salmo,
spesso letta dai commentatori
come una «supplica comunitaria», assume quasi toni di sfida,
di invettiva. Sarai adirato con
noi per sempre? Non sappiamo
che cosa esattamente sia accaduto tra l’ultima liberazione affermata solennemente all’inizio
del salmo, e la situazione attuale. Forse la difficoltà e l’asprezza
della ricostruzione dopo il ritorno, forse tempi successivi in cui
si ricade, a ritorno avvenuto,
nella banalità del quotidiano e
nella propensione alTobblio,
all’infedeltà, al peccato. Certo è
che si avverte di nuovo lo sdegno, l’indignazione di Dio.
Ora, per il presente, questa
certezza dell’intervento di Dio
che ha salvato Israele in passato
sembra messa in forse. Ora sembra di poter avvertire non la presenza, ma l’assenza di Dio. Per
questo Israele grida a Dio, un
grido molto forte, che spesso risuona nei salmi, e che sentiamo
oggi ancora in quell’intreccio di
preghiera e bestemmia ebe ci
circonda, che si insinua in noi
quando, di fronte alle catastrofi,
di fronte alla morte che non
comprendiamo, ci fa chiedere
dove è Dio, ci fa sfiorare l’affermazione che, se Dio ci fosse,
non permetterebbe il male, ci fa
.sensibili al ricatto: Dio, se ci ami,
perché non vieni in nostro aiuto?
Si tratta quasi di una dichiara
zione di ateismo, si tratta quasi
di sfidare Dio... quasi. Ma in
realtà, chi grida così vuole che
Dio intervenga, non rinuncia a
credere che l’assenza di Dio sia
solo apparente, sia solo per un
tempo, ma che possa esservi invece un tempo per il ritorno di
Dio. La preghiera assume una
durezza puerile, che conosciamo molto bene, quando chiede
a Dio di dare vita al popolo, perché il popolo possa lodare Dio,
gioire in lui. A Dio piace la lode.
Non ci darà il fiato, il respiro,
per poterlo lodare? Nonostante
la forma, è la fede che parla. Nel
nostro ricatto affettivo a Dio c’è
comunque la consapevolezza
che se Dio non torna a noi, noi
siamo in una situazione di morte e per questo è, nonostante
tutto, un’indicazione di disponibilità. Torna a noi, anche noi
torneremo a te.
Il popolo di Dio sa che, quando ha gridato a Dio, Dio si è ricordato delle sue creature. Dio
non può adirarsi in eterno, Dio è
fedele a se stesso. Se io grido a
lui, egli tornerà a me, e mi darà
la forza di tornare a lui.
all’ascolto, paradossalmente so
già anche che cosa dirà il Signore; parlerà di pace, purché non
torniamo alle nostre pazzie. Dio
parlerà al suo popolo, nel futuro,
anche nel futuro che è prossimo
ma è anche l’orizzonte eterno,
atemporale, del regno di Dio.
Gianfranco Ravasi loinclus
ca questo salmo, in j)tevai
con I salmi 44, 60,] mrare
80, 83, 90 e 137,| ^„30 ,
«suppliche comunità .„knn
sottolinea che la bas
la speranza è spei .
professione di fedi
grandi azioni salvi
che nel passato DioS ^
seminato nella stoi e,tmfr
Israele. Più di unai loltrepi
aggiunge, la prej^del pi
'¡spetta
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Ìè quei
no in di
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Ite stim
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pa? «Í
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aaji.
Ijtre :
Ere I
La «gloria di Dio»
D ALLA constatazione del
La supplica individuale
Nella supplica, anche se è il
1 ' ■
popolo che parla, si scivola
quasi inavvertitamente nel grido
personale, individuale. Diciamo
«noi», ma pensiamo «io». E questo passaggio è segnato anche
nel salmo, bruscamente, all’inizio della terza strofa, che dopo il
ringraziamento per il passato,
dopo la supplica nel presente, si
apre verso il futuro che è di Dio.
«Ascolterò il Signore». Quando
si dichiara una disponibilità
all’ascolto della volontà di Dio il
discorso diviene mio, personale,
individuale. Se c’è la possibilità
di una conversione, di un ritorno a Dio, inevitabilmente questa
consapevolezza diventa quella
della mia conversione, del mio
ritorno. Certo il popolo di Dio
nella sua interezza può tornare;
ma io, personalmente, devo e
voglio dichiarare la mia disponibilità a quel ritorno. Non posso
delegare ad altri la mia fede, non
posso trovare riparo anonimamente all’interno di un popolo
indistinto, della gente. Ho la mia
parte, in questo movimento verso Dio la decisione mia, la responsabilità mia non è eludibile.
E, se sono disposto a mettermi
passato, e dell’agire di Dio
nel passato, dalla contestazione
del presente, passiamo qui quasi ad un oracolo, anche se questa «parola di Dio» è evocata con
un discorso indiretto, con te parole della preghiera umana.
Questa preghiera chiede che la
gloria di Dio, la presenza di Dio
possa abitare stabilmente il paese, anzi, riempia la terra. È il modo rispettoso, mediato, di parlare di Dio stesso, che già abbiamo
riscontrato nei salmi. Ma non solo la «gloria di Dio» è invocata.
Anche la bontà, la verità, la pace,
la giustizia. Non parole astratte,
come le nostre traduzioni e il nostro modo di pensare ci indurrebbero a comprendere. La
bontà è fare il bene, la verità è fare la verità. La giustizia non è cose uguali per tutti, ma risollevare
gli ultimi, gli orfani e le vedove.
La pace non è cessare le guerre,
ma trovare, inventare rapporti
oggi quasi impensabili di solidarietà tra creatore e creature, tra
l’umanità e l’ambiente, tra l’uomo e la donna, tra quel ebe sono
e quel che vorrei essere.
Ilontà, verità, giustizia, pace,
sono state definite, in questo
quadro, come le «virtù dell’alleanza», che formano il corteo
della gloria di Dio, che viene. I
potenti della terra hanno bisogno di farsi scortare, per la loro
sicurezza, per il prestigio, per
l’immagine. Il Dio ebe viene si fa
scortare da tutto quel che può
rendere possibile una alleanza,
un patto, tra Dio e gli uomini,
tra Dio e la sua creazione.
Nella preghiera di Susanna
Wesley, la madre del fondatore
del metodismo, la fiducia che
Dio venga in mezzo a noi, con
questo corteo delle virtù dell’Alleanza, è richiamata, quasi con
una parafrasi di questo salmo.
(Ultima di una serie di quattro
meditazioni. Le prime tre meditazioni sono state pubblicate sui
numeri 40, 41 e 42)
sfocia in un oracolol
vezza che introdij
speranza in luogo li
rore, la fiducia in»(J
castigo. Ci potremi
terrogare su questi!
to: i salmi, riutiiRiil
contesto cristiano,k
nella nostra pepai
questo riferirne
evidente nel sali
nostro passato,
preserue, ai Tuturor
Per la predicaziJ
alternativa allo sé
temporale che ho sci
in modo compleine«
si potrebbe anche fati
rimento ai «luoghini
che ai «tempi». Cèui|
trove»: il luogo t
portazione; c'è il paiij
terra di Israele; dèli
ra intera», l'orizzontfl
ampio in cui si collotf
racolo della terza stj
c'è infine il «cielo» d
scende la giustizia (0 l_
guarda la giustizia).
Non mi sono preoci ,|
to, nell'esposizione
tiene conto solo dia iRnny
temi, di un possibile r---------
saggio dall'ottica veti i
stamentaria a un'o Adoni
che tenga conto del Uomo
saggio cristiano in! Osa più
stretto. Non credo imi Zione.
bile farlo, sempre con ®rdan
vertenza che, ripeto, j'j.,
schioso vedere in ogi jj
sto dell'Antico Testali L
una profezia di Cristo
tipologia di Cristo, e
cendo. Una possibili f R
vedo proprio nelloi ’
ma, duplice, dei «tei* ta
dei «luoghi» dells^^
che senso in Cristo il 6o ad i
po della salvezza «ài toinun
piuto»? In che senso) finte 0;
pretiamo l'attesa 01 acheg
_lr _U>» «•ÌCìTU ili* .. O
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gloria di Dio che rW lo tiene
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Può essere intere:
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soprattutto un uso li® Ito offe
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pace di ispirazione a
na di una decina d' ^ che
fa, e .nella riflessi»^ tess
ha accompagnato i jj
blea ecumenica di .j ^lone
del 1989. Le occasi“ ,
«riscopf"®.]
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per esempio la Ch\^
Una lettura WSonal;
portano a
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tanti, purché po'
daño «di circostanza
sto biblico stesso
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cui se
^".quel
Itivo il
3
ì 21 NOVEMBRE 1997
E 5PI]
PAG. 3 RIFORMA
Una riflessione attuale a proposito del decimo comandamento
desiderare ciò che appartiene a un altro
no avi
cantoi
lica di
Propoj
insieme;
TSO di,
licatrid
la vai
5 accord
¡¡sogna combattere
r vivere in modo
l'avidità e riconoscere il diritto ad avere ciò che è necessario
dignitoso. L'aspetto positivo e dinamico del comandamento
■itBIHETTA GANNITO
0 incontrato Laura sul
' treno, e seguendo un
Serti t^coinpa
li già da qualche giorno,
je cirr IO chiesto: «Che cos’è la liutaio s* tà? Il decimo comandali attuai iW raccomanda di non
salmi: c lerare le cose che apparJhiera,! ono agli altri, elenca le
• di cui itletà degli altri che non
° ,(a Pii 10 desiderate. Perché ne) iiturgii j libertà di desiderare?
icredi anche tu che sia un
° andamento anacronistiarioS' 1^ società di libero
e re'qin Posso desiderare
lei sai” lacasa, o il tuo campo, e
riera di ¡un’offerta». «Oggi tutto si
naiapr [Comprare. Anche nell’afdi crei lazlone di quello che tu
lini un “comandamento”
> Ravasi j incluse tutte le cose che
limo, in otevano a quel tempo
K 60,1 iprare e vendere, con il
“ senso del proprietario»,
Srl'i la risposto Laura.
* e è così, allora significa
di fedi ¡Questo comandamento
ni salvi tesenta un limite oltre il
to Dioli e noi non possiamo an
ìlla sto;
di unai
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rracolo
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luoghi»
». Cèui
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e; c'è
Drizzontfl
I, un freno moralista per
oltrepassare la sfera pridel prossimo, un voler
iettare certe regole per
|tenere l’ordine sociale,
è questo limite che io
to ta discussione. 11 desiio non è forse quella spinstimola ad andare ànitre noi stessi, che può
ire la nostra vita più dia? «Sì, sì, d’accordo Laura -. Se tutti fossilaji, cioè, se tutti pardallo stesso punto,
tesse possibilità. Ma
i, i portatori di hanpiù deboli, le vittime
ttamenti e violenze,
ianieri fuggiti dal loro
I, quale libertà di desiio è a loro concessa? C’è
ò permettersi di desie il superfluo, e chi de
ve ancora ricevere il necessario». Mentre Laura parlava,
il treno si era fermato a uno
scambio per aspettare pigramente che un altro treno velocissimo passasse avanti.
«Non fi senti tu'; Che sei una
donna, offesa come me da
questo comandamento che
ci pone come primo elemento di possesso dell’uomo?»,
l’ho stuzzicata. Laura ha sorriso. «Ascolta, Maria. La donna, la casa, i servi che non
vanno desiderati, rappresentavano, per il popolo d’Israe
le, i beni fondamentali che
assicuravano la dignità dell’uomo e la sua libertà. Ai nostri giorni le condizioni per
garantire ad ognuno uguale
dignità e libertà sono una casa, una compagnia, un lavoro, l’istruzione, la libertà di
pensiero e di parola...».
«Allora vuol dire che il non
desiderare i beni fondamentali del prossimo significa non
cercare di togliere agli altri il
necessario per vivere in modo
dignitoso», dico ancora. «Sì,
ma io andrei anche oltre que
sto significato immediato insiste Laura -. Prova a metterti dalla parte di chi legge
queste parole della Bibbia,
non possedendo quei beni
fondamentali. Perché non deve desiderare ciò che gli è dovuto? Intendo dire che nella
nostra società di uomini e
donne libere, nessuno dovrebbe desiderare i beni elementari, che invece per molti
sono ancora oggetto di desiderio e di necessità. Se qualcuno desidera quelli degli altri, spesso è perché è privo dei
propri, ed è quindi privo della
dignità di persona libera. 11
vero problema non è il desiderio, ma la privazione, lo direi che il non desiderare significa nessuno sia privo. Credo
che dovremmo cercare di sottolineare l’aspetto positivo e
dinamico della parola di Dio,
che ci mette in movimento,
invece di rimanere fermi ad
una lettura del “comando”
negativo che ci impedisce un
movimento. Se infatti ogni
parola della rivelazione di Dio
è finalizzata ad unirci come
uomini e donne tra di noi e
cpn Dio, allora osserviamo
queste parole solo se agiamo
in modo che nessuno sia privo dei diritti fondamentali,
solo se ci impegniamo, non
nella difesa di uno stato di cose immutabile, ma nella difesa attiva della dignità e della
libertà di ogni persona».
Ho esitato a ribattere, pensando che sarebbe stato più
facile seguire un’interpretazione letterale, che insegna a
limitarsi a non desiderare
avidamente ciò che appartiene al prossimo, anche se in
fondo non mi convince. Ho
guardato la valle fuori dal finestrino, poi ho chiuso gli
occhi, cercando il senso visibile di quelle parole, nascosto da una cecità piena di oggetti e possessi.
si coilotif
terza si
cielo»
stizia (oi
stizia).
IO preoci
isizione
I Un approccio di tipo psicologico al problema del desiderio
he cosa significa appartenere a un'altra persona?
¿FRANCESCO SCHETTER*
inssiblle ----------------------
lossibile
tica veti j
a un'o A donna per l’uomo e
nto del il’uomo per la donna sono
ano ini Osa più desiderabile della
redo imi rione. Psicologi e filosofi
tare co» :ordano neH’attribuire al
ripeto, iijjg uomo e una
significato di forza
3 Testan] p^j. riuscire a
'irto e* 8^* ostacoli che la vijossibili ®osa presenta. Mi viene
, nello! lente il mito di Teseo e
lei «tedi lina tanto caro agli psijella fd Salisti junghiani. Come fa
Cristo il éo ad uccidere il Mino;zza KÒ] to in un labirinto comple' oscuro? Grazie alla
nifc sii proviene dal filo
:he rie lo legato ad Arianna
• toress Ì?It)ricamente è fin tropquestoi *Iato che il filo svolge so^e una! ^eondariamente la fonde nei* ¡\rii traccia per il ritorno.
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scopt'LJ"te, e finalmente contatnon'llt''“ segue la soddisfazio
30i - ¡111. t> questo modello inter
individuiamo il de
siderare ai primi stadi di un
processo che non necessariamente deve andare fino in
fondo. Vale a dire che con un
minimo di spreco di energia
veniamo a conoscere il significato della meta verso la
quale vorremmo dirigerci e
nel caso della sessualità, arrivati alla simbolizzazione,
possiamo decidere se prendere o no la direzione dell’eccitazione, cioè prima di imboccare la strada di quello
che nel linguaggio corrente
chiamiamo desiderio. Una
volta individuato il desiderio
in un punto preciso di un
processo (che non ha niente
a che vedere con l’istinto animalesco) che ci conduce al
legame amoroso, possiamo
poi decidere se e quando
porre un blocco ad esso.
Secondo il decimo comandamento il blocco va posto
quando la donna è di un altro. Cosa significa essere di
un altro riferito ad una creatura umana? L’unica significazione possibile resta che la
donna è di altri se il suo cuore è di altri, o realmente o potenzialmente, cioè se è innammorata di un altro uomo
oppure ha in mente un ideale
di amante diverso da noi. In
quest’ottica il comandamento «ristora l’anima» (Salmo
19) perché non fa altro che
proteggerci dalle delusioni
d’amore. Ci invita a stare attenti a non andare incontro a
sentimenti di disfacimento, a
volte di disperazione, quando insistiamo nel corteggiare
chi non potrà mai dirci di sì.
11 desiderio ostinato e capriccioso dell’impossibile va
visto come rudimentale residuo di un’affettività infantile
fissata a stadi primordiali dello sviluppo. 11 bambino piccolo dipende in tutto e per tutto
da chi si prende cura di lui. Se
ciò avviene in maniera insufficiente o non avviene affatto,
ne soffre la salute mentale del
bambino che ne potrebbe anche morire, come studi sperimentali hanno ampiamente
dimostrato. Inoltre dentro
una creatura fortemente deprivata affettivamente si imprimono solo due sentimenti:
la rabbia e l’invidia. La rabbia
verso una madre non sufficientemente buona e l’invidia
verso una madre che possiede ma non dà.
Quel bambino deprivato è
quell’adulto immaturo che
vuole, desidera amore a qualsiasi costo, confonde per vero
amore il suo desiderio che
una donna si occupi di lui, se
ne prenda cura. È questa specie di amore che pretende
violentemente, avendo egli
della donna una visione cattiva. Una donna egoista e potente, e al tempo stesso ingannatrice e ingenerosa alla
quale si può solo rubare, e
con preteso buon diritto, ciò
che possiede. La violenza, cui
questi sentimenti di rabbia e
di invidia possono portare,
qualche volta sfocia nello
stupro e neH’omicidio. Altre
volte invece si manifesta come ricatto, molestia sessuale.
inganno, oppure può assumere la forma di andare a
prostitute, laddove il denaro
è visto come arma.
Voglio infine accennare al
ricatto che all’interno di una
famiglia «perbene» un partner a volte esercita sull’altro
0 che i partner si esercitano
vicendevolmente, utilizzando
1 figli più o meno consciamente. 11 risultato è il disagio
psichico dei figli, se ci sono, e
l’infelicità della coppia. La
causa è pretendere l’altro anziché amarlo. A volte proprio
facendosi scudo del valore di
famiglia si perpetuano atroci
violenze che danno la sensazione a molti di vivere all’inferno. «È questo dunque l’inferno? Non lo avrei mai creduto. Vi ricordate? 11 solfo, il
rogo, la graticola... buffonate! Nessun bisogno di graticole; l’inferno sono gli altri!»
(da: «Porta chiusa» di JeanPaul Sartre). Gli altri che costituiscono l’inferno siamo
noi soprattutto quando esercitiamo violenza in qualsiasi
modo sul prossimo. 11 filosofo Sartre in opere successive intravedrà uno spiraglio di
salvezza da quest’inferno,
schiudendo la porta della libertà. Non potendo addentrarmi in questa sede in tematiche così complesse vorrei solo ribadire il concetto
della indissolubilità di amore
e libertà. Come affermava Simon Weil «nessuno ha amore
più grande di colui che sa rispettare la libertà dell’altro».
* psicoterapeuta
I singoli e la società
Lo sciacallaggio
costruito sulle disgrazie
ANNA MAFFEI
OGNI volta che abbiamo
in Italia notizia di un
evento che, come recentemente è accaduto per il terremoto in Umbria e nelle Marche, costringe le persone a lasciare per qualche tempo incustodite le proprie abitazioni, immediatamente si diffonde anche la notizia, o comunque la paura, che possano
moltiplicarsi nelle zone colpite episodi di sciacallaggio. In
effetti gli sciacalli, come gli
avvoltoi e qualche altra specie
animale, in natura svolgono
un ruolo prezioso, sono conosciuti come gli spazzini del
creato poiché si cibano di carcasse di animali morti. Ma
una loro caratteristica che li
rende particolarmente odiosi
è il fatto che tendono ad appropriarsi di prede cacciate e
uccise da altre fiere. La nostra
cultura ha attribuito a questi
animali, ma soprattutto agli
esseri umani che per qualche
ragione sono a loro assimilati,
le caratteristiche della viltà,
della mancanza di lealtà, dell’atteggiamento ipocrita e
menzognero.
Sciacallo è da noi considerato qualcuno che approfitta
della disgrazia altrui, qualcuno la cui avidità lo induce ad
appropriarsi di qualcosa che
non è suo, che non ha guadagnato, che non merita, solo
perché il legittimo proprietario non può più difendere né
se stesso né ciò che possiede.
Scegliere di parlare di sciacallaggio è quindi entrare di
malavoglia nei recessi più
oscuri del nostro essere, nelle
pieghe più odiose di pur
umani comportamenti. Il solo parlarne produce in noi
un’immediata presa di distanza, una smorfia di disgusto, un moto di disprezzo.
Eppure lo sciacallaggio è uno
dei modi nella vita di singoli
individui, ma ahimè anche di
intere collettività di persone,
in cui il desiderio di possesso
si è espresso molte volte. La
possibilità nella vita di diventare anche se per breve tempo o per lo spazio di una sola
occasione degli sciacalli, dei
profittatori dell’altrui disgrazia, è sempre in agguato. E lo
è in particolare quando que
sto atteggiamento si diffonde
e si generalizza, si camuffa
quindi, e non è più avvertito
con quell’istintivo moto di
disgusto che normalmente ci
porta a bollare un comportamento e a rifiutarlo.
È avvenuto varie volte nella storia ma io voglio citare
solo un esempio. Non coinvolge quest’esempio né giornalisti né fotoreporter oggi
accusati di arricchirsi sulle
altrui disgrazie, né persone
povere che pur nella disapprovazione generale possono
godere di qualche attenuante. No, i coinvolti da un collettivo silenzioso atto di sciacallaggio furono niente di
meno che qualche centinaio
di professori e aspiranti docenti universitari. Si era in
Italia nell’anno 1938. Di questo interessante caso di sciacallaggio di élite parla Rosetta Loy nel suo libro di recente pubblicazione «La parola
ebreo» (Einaudi, 1997, p.37).
Dopo la pubblicazione del
«Manifesto degli scienziati
razzisti» vennero dal regime
fascista estromessi «per appartenenza alla razza ebraica» professori e docenti nelle
varie discipline. Dice la Loy:
«Non c’è dubbio che la soddisfazione maggiore Mussolini è destinato a riceverla dal
Corpo Accademico delTUniversità quasi al completo.
I professori ebrei, fra ordinari e straordinari, sono infatti
98 e 194 i liberi docenti. Quasi trecento posti che con le
leggi razziali si rendono immediatamente disponibili facilitando alquanto la digestione di provvedimenti in
apparenza indigeribili. Senza
tener conto che la nuova corsa ai posti vede di colpo rendersi vacanti alcune fra le
cattedre più prestigiose.
L’unica preoccupazione del
Corpo Accademico è per
quelle rimaste senza docente; e subito gli appelli perché
non vengano soppresse ma
ogni Facoltà possa conservare le sue si fanno pressanti.
Per quanto riguarda i “subentranti” si conosce un solo
rifiuto all’offerta di occupare
una cattedra forzatamente
lasciata libera dal docente di
“razza ebraica”: quello di
Massimo Bontempelli».
Un'interpretazione ebraica
Il desiderio tende
a distruggere il precetto
Samuel David Luzzatto nel
suo commento al Pentateuco
(Padova, Sacchetti, 1871) offre un’interpretazione molto
lucida e convincente del nostro asserto e, dopo aver detto, secondo la ripetuta parola
della tradizione, che chambd
è il desiderio di ciò che ora è
in possesso di altri e non può
essere acquistato senza la loro volontà, spiega ancora che
la voglia, il desiderio entrano
nell’animo dell’uomo per
aver veduto la cosa desiderabile, ed è in facoltà di ciascuno distruggere la passione
nel suo nascere e allontanarla dal cuore non appena si sia
accorto che è impossibile per
vie morali e normali la realizzazione del desiderio, come è
in facoltà di chiudere la passione nell’animo e coltivarne
la fiamma, fino a realizzarla
non appena se ne veda per
qualunque via possibile la
realizzazione.!...) Dopo aver
detto «non fornicare, non rubare, non testimoniare il falso» e avere così proibito tutto
ciò che tocca la vita, la famiglia e la proprietà del prossimo, la voce divina avverte:
neppure il desiderio di ciò
che è in possesso degli altri
deve trovare stanza nel tuo
cuore, poiché esso guiderà a
sprezzare il precetto, a considerare lieve la violenza pur
che la voglia sia soddisfatta.
(tratto da: «Il Decalogo commentato in dieci discorsi» Casa
editrice Israel, Firenze, 1930,
1974. Articolo di
Gustavo Castelbolognesi
«Non desiderare la casa del
tuo compagno», p. 146)
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4
PAG. 4 RIFORMA
VENERDÌ 21 novembri:
Vaumarcus: incontro della Federazione delle donne protestanti svizzere
Come viviamo le nostre solitudini?
La solitudine fa parte dell'esistenza: vivere con gli altri non impedisce di sentirsi
soli. Ma la solitudine può anche essere il luogo privilegiato per l'incontro con Dio
FRANÇOISE VUFFRAY
QUEST’ANNO l’incontro di
«Equinoxe» trattava un
tema molto presente nella vita di ognuna di noi: «solitudini». Una giornalista, Silvia
Ricci, che ha intitolato la sua
conferenza «La solitudine è
come un’isola», ha sottolineato che la solitudine è un’
esperienza comune a tutti. È
qualcosa che appartiene al
nostro essere e non proviene
solo dalle circostanze della
vita. Oggi esistono nuove forme di solitudine anche se
mai come ora la solitudine è
stata analizzata e studiata. La
solitudine esiste da sempre.
Nella Bibbia, fin dall’inizio,
Dio dice ad Adamo, appena
l’ha creato e posto nel giardino dell’Eden {Gen. 2, 18):
«Non è buono che l’uomo sia
solo». Nell’organizzazione
sociale che riflettono l’Antico
come il Nuovo Testamento
gli esseri umani erano protetti dalla solitudine. La solitudine può essere vista come
un segno di rottura, come per
Agar ad esempio, o Giacobbe
o ancora Elia. Ma Dio veglia
su ogni solitudine. Al di là
della rottura, della colpa, della disperazione e della fuga,
riannoda dei legami con coloro che sono soli.
La solitudine fa parte dell’esistenza: vivere con gli altri
non impedisce di sentirsi soli. Numerosi sono i testi biblici che testimoniano della
profonda e tragica solitudine
esistenziale nella quale un
uomo o una donna, anche se
circondati, possono trovarsi
isolati dalla malattia, dalla
depressione, dalla prossimità
della morte. In piena Gerusalemme, Gesù a Getsemani si
batte da solo con la necessità
della sua morte, solitudine
che troverà il suo parossismo
nel suo grido sulla croce: «Signore perché mi hai abbandonato?». E che dire ancora
di tutte le solitudini espresse
e pregate nei salmi dai malati, dai depressi, dagli esiliati,
dagli esclusi? Là ancora scopriamo che Dio può ritrovarsi al di là di una solitudine attraversata, al di là del suo silenzio vissuto.
1 discepoli, turbati, scopriranno nel Risuscitato che Dio
non ha abbandonato il suo figlio (Luca 24). Anche i salmi
testimoniano spesso di un
posto ritrovato tra gli uomini
al di là della solitudine vissuta (Salmi 22,23).
La solitudine delle donne
Attualmente nella nostra
società la solitudine delle
donne è una realtà molto
estesa, spesso dolorosa e difficilmente accettata. Tocca
delle donne ancora giovani,
celibi o divorziate, delle donne capofamiglia, delle vedove
che sopravvivono al loro congiunto a volte 20 o 30 anni. La
Bibbia ci offre alcune belle figure di donne che si battono
con la solitudine. La vedova
di Sarepta, la generosa (1 Re
17), Ruth e Noemi, le due vedove solitarie (Ruth 1-4),
Ester, la giudea in esilio diventata una delle donne del
re dei Persi (Ester 1-9). La sua
storia ci ha accompagnate
nel corso delle tre giornate di
incontro sotto la forma teatrale delle sue vicissitudini.
Si possono ancora menzionare le donne sole come Febe. Maria e tutte le anonime
che però hanno fatto vivere le
prime comunità cristiane
(Rom. 16). Coraggiose, attive,
inventive, queste donne non
si lasciano dominare dalla loro solitudine. Non ne sono
vittime, ma ne sanno fare il
punto di partenza di una speranza, il momento propizio a
un impegno.
Le une troveranno, nel figlio che nasce o che ritrova la
vita, il segno di questo avvenire sempre aperto che
Dio promette. Le altre attingeranno nella loro solitudine
la forza di impegnarsi per
salvare il loro popolo o per
testimoniare del Cristo vivente. Anche se curiosamente Dio non è molto menzio
nato in questi testi, la sua
presenza silenziosa appare là
dove la solidarietà nasce dalla solitudine. Così che qualsiasi solitudine presenta anche una faccia nascosta: è un
momento privilegiato per incontrare Dio.
Un luogo
per incontrare Dio
Qualsiasi uomo, qualsiasi
donna hanno bisogno ogni
tanto di solitudine per ritrovarsi, per fare il punto, per
discernere la strada. Nella
Bibbia, come nella vita, le
grandi decisioni si prendono
da sole, faccia a faccia con sé
stesse e con Dio. Dio apprezza questi momenti per rivolgersi all’uomo. È al deserto
che interpella Mosè attraverso il cespuglio ardente, e più
tardi chiamerà Mosè a salire
da solo sul monte Horeb per
ricevere le tavole delTAlleanza (Esodo 3 e 34/3). Samuele
sentirà la chiamata di Dio nel
pieno della notte nella casa
addormentata, ed Elia non
distinguerà la voce di Dio nel
silenzio se non grazie all’isolamento in cui si trova (1 Sam
3 e 1 Re 19). E Gesù si ritira in
disparte per pregare.
Questa solitudine, luogo
privilegiato per l’incontro con
il divino, è simboleggiata dal
deserto, luogo di prossimità
tra il popolo e il suo Dio per il
migliore e per il peggio, e più
tardi per l’esilio a Babilonia,
nuovo luogo di verità del popolo davanti a suo Dio. Luogo
di prossimità con Dio, luogo
di verità, luogo di vocazione,
la solitudine è così ricca di
promesse: promesse di essere
visto e riconosciuto, promes
sa di essere sentite, chiamate,
promessa di scoprirvi un avvenire e un senso alla vita.
Inoltre la solitudine può
anche essere vista come un
confronto: come una fonte o
come una ferita. Non esiste
una solitudine sola ma delle
solitudini definite dal vissuto. Dei momenti di solitudine
sono necessari per fare il
punto, per centrarsi, ritrovare se stesso. Quando la solitudine è scelta, questi momenti di solitudine sono vissuti in modo positivo. E
quando invece è subita, quella che si vive diventa qualcosa di disperante, una solitudine che poggia su uno stato
di mancanza.
La solitudine è magari il
momento in cui una persona
può confrontarsi alla sua parte mancante nel senso in cui
nessuno è qua per distrarla
da quella, dove non c’è più
iperattivismo, iperstimolazione, assenza di sé. La solitudine ha il potere di mettere in
contatto con le dimensioni
interiori, i sentimenti, e poi
può sembrare «un’alchimia
dell’emozione». In un primo
tempo, quello che parla di solitudine, è l’assenza dell’altro.
Il sentimento di solitudine è una reazione ad uno
stato di fatto esteriore. Forse
è sempre esistito. Oggi però
abbiamo dei mezzi di comunicazione che permettono di
respingere i sentimenti di solitudine. Si guarda la televisione e non ci si pensa più. 11
problema è che impedendosi
di pensarci, si rischi di esserne sommerso. L’essere umano appena è stato espulso dal
ventre di sua madre si ritrova
solo e nel corso della sua vita
deve trovare la sua sicurezza
interiore. La solitudine ha
quindi un carattere irriducibile. Si sono analizzati gli
aspetti sociali della solitudine
scoprendo che in Indonesia
ad esempio non si deve mai
rimanere soli. Nell’antichità
la solitudine è legata alla saggezza. È saggio quello che è
solo. La trasformazione dei
valori oggi ha modificato le
nostre solitudini.
L’incontro si è concluso
con un culto sul testo della
Samaritana e il recarsi a una
fontana all’esterno per attingere dell’acqua viva e lasciare
nella brocca una solitudine
vissuta che ci pesa e che vogliamo rimettere al Signore.
I Secondo il professor Fortunato Mallimaci, sociologo cattolico argentino
Oggi i latinoamericani «si costruiscono la propria religione»
Secondo un sociologo cattolico che ha appena concluso uno studio sulle tendenze
religiose nella parte meridionale dell’America del Sud,
molti latinoamericani «si costruiscono la propria religione». Al quarto «Incontro dei
Centri laici del Cono sud»
(dell’America Latina), che si è
svolto a Buenos Aires dal 25
al 27 settembre scorso, il professore Fortunato Mallimaci
ha dichiarato che, anche se
l’80% degli abitanti di paesi
come l’Argentina era stato
battezzato nella religione cattolica, la maggioranza della
popolazione pratica di fatto
quella che egli chiama una
«religione su misura».
«Ci fu un tempo in cui le
istituzioni dominavano le
pratiche religiose simboliche,
ma le cose sono molto cambiate. Oggi si rileva che la conoscenza del simbolismo religioso è alla portata di tutti,
pronta ad essere utilizzata da
quelli che vi si interessano ha dichiarato Mallimaci -.
Questo non vuol dire che la
gente sia indifferente. Crede,
ma si è costruita la propria
religione».
Il professore ha fatto notare che molti non sono più
«fedeli» a una chiesa o a una
credenza: «Si sentono liberi
di fare un pellegrinaggio al
più vicino altare della Vergine Maria, di leggere il libro di
un guru orientale sull’energia
positiva, di andare ad uno dei
teatri in cui predicatori pentecostali praticano la guarigione per mezzo della fede, a
cerimonie afrobrasiliane o a
corsi di yoga», ha detto. Sembra che la gente non accetti
una credenza che si dichiara
unica nel suo genere.
Presentando la sua analisi
dei cambiamenti che si sono
verificati nel cattolicesimo e
nel protestantesimo in Argentina, Mallimaci ha affermato che il cattolicesimo è in
piena ristrutturazione e che
questo processo è accompagnato da «profonde divisioni
interne e da conflitti».
Ha fatto notare che all’interno stesso della chiesa, il
cattolicesimo tradizionale
viene rimesso in discussione
da parte del movimento carismatico, che sembra essere
un concorrente delle chiese
pentecostali. Secondo il professore, il cattolicesimo tradizionale è sottoposto a critiche anche da parte dei cattolici impegnati con i poveri e
che vogliono che la loro chiesa condanni le politiche economiche neoliberali e difenda con più ardore i diritti della persona.
Per quanto riguarda le
chiese protestanti, Mallimaci
ha detto che, anche se il 10%
degli argentini è protestante,
il protestantesimo non ha conosciuto l’espansione che gli
veniva predetta dieci anni or
sono. Ha aggiunto che il par
tito politico evangelico, nato
alla vigilia delle elezioni politiche del 1995, non aveva
avuto alcun impatto tangibile. «Sembra che gli evangelici, almeno finora, non siano
interessati ad esprimere la loro identità religiosa attraverso un partito politico», ha
detto, aggiungendo che il numero dei protestanti praticanti superava quello dei cattolici praticanti nei quartieri
poveri delle città.
L’incontro è stato coordinato da German Ziljstra, pastore della Chiesa riformata
e direttore del Centro Emmanuel, in Uruguay. Ziljstra
ha dichiarato che la conferenza dava ai partecipanti
l’occasione di agire per la
riabilitazione dei laici e per
la creazione di una società
inclusiva: «Vogliamo tessere
delle collettività di speranza,
che si dedicano all’unità e
alla partecipazione», ha dichiarato. (eni)
Dal Mondo Cristia:
Messico: attentato contro il vescovo Ri
CHIAPAS — Il 4 novembre scorso alcuni membri di m,,
po paramilitare hanno sparato suH’automobile nel¡¡' fcaa/
viaggiava il vescovo cattolico di San Cristobai de las Cas¡ ' /
muel Ruiz, nella regione di Tila (Nord del Chiapas).!
Ruiz e il vescovo coadiutore Raúl Vera Lopez ne sono u» ''
denni, ma tre catechisti sono rimasti feriti. Gli ecclesia^
vano compiendo una visita «per la pace e la riconcilia,
nelle comunità di quella regione dove, dal gennaio 199,
atto una profonda tensione tra le popolazioni autoctone!
drate dall’Esercito zapatista di liberazione nazionale (Eai
forze governative. 11 vicario della diocesi di San Cristobai
Casas, Gonzalo Ituarte, ha criticato duramente gli, oil26i
dell’attentato, sottolineando che l’attentato non era so
diretto contro i due vescovi e i tre catechisti, ma anche co ^
processo di pacificazione del Chiapas. Ituarte ha preciso*®^®
rimboscata era avvenuta in una zona controllata dall
paramilitare «Pace e giustizia», legato al Partito rivoluzi ?
istituzionale (Pri). Una settimana prima, questo gruppo
lanciato un’intensa campagna in oltre 50 comunità perù]
re al vescovo Ruiz di venire a dirvi la messa. In un volanti
titolato «Dottrina diabolica», che reca la caricatura deh»— . ■
con un fucile puntato su di lui, i paramilitari, con lo sloa i
matevi gli uni gli altri», chiamavano la popolazione a n '
sciarsi influenzare dal «veleno del signor Samuel Ruiz». L’
tato è avvenuto in un momento politico particolare. Dai
i negoziati sono sospesi e il governo rifiuta di applicare
cordi di pace sottoscritti con gli zapatisti all’inizio dei '
D’altra parte, gli zapatisti hanno tentato di sbloccare la
zione lanciando una nuova offensiva politica: nel setti
scorso, un migliaio di militanti zapatisti hanno intrapres
marcia verso la capitale del Messico. In quell’occasioni
50.000 persone si sono mobilitate per appoggiare le rive» ..
18,11 pr
zioni degli autoctoni. Due giorni dopo l’attentato, anche
rella del vescovo Ruiz è stata vittima di un’aggressione, ì
colpita a martellate da uno dei figliocci del vescovo che
A una svedese il Premio Templeton 19 »todeii
' Imo co
GINEVRA — La giornalista svedese Kerstin Wallin ha
Premio Templeton 1996, assegnato al miglior giornalisi
peo dell’informazione religiosa sulla stampa non confi
le. 11 premio viene assegnato sotto gli auspici della Co:
delle chiese europee (Kek), congiuntamente alla Foni
Templeton, creata da un uomo d’affari e filantropo arai
Kerstin Wallin, redattrice delle rubriche religiose ai
Posteri, quotidiano liberale con una tiratura di 265.00i
giornalista da circa 20 anni, ma soltanto da nove ani
articoli sulla religione. La Wallin ha aciliLo ou molti atg:
religiosi, in particolare sui conflitti tra cristiani. Secondi
manicato pubblicato dalla Kek, uno dei membri della gii
precisato che gli articoli della Wallin «rispondono ai
chiesti e che sono notevoli per il loro dinamismo»,
giornalisti europei, Edgar Sebastian Hasse, del giorni
Welt di Amburgo (Germania) e Madelaine Bunting, del
diari di Londra, hanno ricevuto la menzione «eccellente».;
iato (
¡enden
li Mila:
MaP
;orian
arrestato. Secondo il vicario generale di San Cristobai,
Toussaint, l’aggressione e l’attentato sono «il risultatoi
campagna di diffamazione orchestrata dai media control -m]
cesi e contro il vescovo Ruiz in particolare». possiDi;
izione
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bto i
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Dal
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Angola: verso una nuova diocesi anglic
issi
AF
Ex Iugoslavia: appello
al dialogo tra le religioni
SLOVENIA
AD Le
JOHANNESBURG — La Chiesa della provincia d’Afrii
strale (Cpsa) progetta di estendere le sue attività con la cii
ne di una nuova diocesi in Angola entro la fine di questoi
lo. Un pellegrinaggio dei vescovi della chiesa, a metà
dovrebbe ufficializzare la creazione di questa 24‘' dioci
Chiesa della provincia d’Africa australe comprende già terreo
Africa, Sant’Elena e l’arcipelago Tristan da Cunha, il Mozi i in Ite
co, la Namibia, il Lesotho e lo Swaziland. La decisione dii ha a
la nuova diocesi è stata presa durante la riunione annua re il cc
Comitato permanente della Chiesa anglicana. Il vescovo fibbia
bombo, nel Mozambico, Dinis Sengulane, segue i’evolu imito é
del lavoro compiuto in Angola dal 1995. Nel suo rappoi ^ «sott
sottolineato che la fondazione di questa nuova diocesi Wizzatc
contempo una sfida e un privilegio. Lamentando i disasti ^ con\
vocati dalla guerra, il vescovo ha fatto osservare che «Di
può sorridere vedendo quello che gli esseri umani hannii ® dei li
ad altri esseri umani e alla sua creazione. Tombe, rovine, ^yento
matismi e handicap causati dalla guerra. Ma grazie a Dio JjVenza
siamo restituire il suo sorriso agli angolosi». (sf ,
^ ^ renuti
testuali
ni sul tt
Interve
lato da
ente ni
Oltre 120 personalità ortodosse, catto
musulmane ed ebraiche di 14 paesi d’Europa e degli
Uniti hanno partecipato, su richiesta del Consiglio d'E“ uomo
a un colloquio di tre giorni in Slovenia sul dialogo interri
so. In un documento finale, i partecipanti chiamano lej le] pj-Q
e le comunità religiose dell’ex Jugoslavia a favorire il di® er sem
la collaborazione, a garantire la libertà di religione, aj Itri. L’u
gnarsi per la pace e a sviluppare una cultura della vita.» te cor
munità religiose sono inoltre invitate a proseguire il litio fi
pegno umanitario, in particolare a favore delle centim
migliaia di rifugiati e di delocalizzati. (spP lo, alla
•lentifi
Colombia: le chiese insieme per la paifSn"**
mitato ecumenico per lottare per la pace. 11 comitato si iij; ;i,g g^
serà a tutti i focolai di violenza, quelli della guerriglia, dd'.
cito, dei narcotrafficanti, dei gruppi di autodifesa o delly_
S? a coi
io. Cos
quenza in genere e si propone inoltre di lottare contro"
lenza familiare e sociale. La coordinatrice del lavoro eoOJ ¡^j
ÌOsa to
Betran, ne spiega la posta in gioco: «Perché conoscono \
profonda del paese, le chiese, nel dare un esempio conO"
tolleranza e di riconoscimento dell’altro, si sono unitOL domar
sere più efficaci. 11 nostro obiettivo è di creare le con . igj ^
della pace e della dignità resa ai poveri».
BOGOTÁ — Le chiese della Colombia, un paese in rd le" Ven
anno la violenza fa più di 3.000 vittime, hanno costituito“ jg
co
5
ì 21 NOVEMBRE 1997
Cultura
PAG. 5 RIFORMA
■—ili
Napoli: una tavola rotonda internazionale sul tema di Corano e Bibbia
Un unico Dio per tre grandi religioni
wle può essere un corretto e produttivo rapporto fra le tradizioni monoteiste
:he, anche nel nostro paese, cerchi di evitare ogni tipo di fondamentalismoì
pawel gajewski
una tavola rotonda
jiititolata «Un unico Dio,
^andi religioni» si è conoil 26 ottobre al Teatrino
orte del Palazzo reale di
nche^'i ** Convegno internanrpri« ale «Corano e Bibbia» or^ *" iato da Biblia, Associa
•ivolu?®« cultura biblica,
Iflaborazione con ITstituiversitario orientale, la
gruppo
à per
voianii^oteca nazionale e la Soa del ° ®ndenza ai beni ambienlo slo'^* ® architettonici di Ñapóme tavola rotonda po
luiz» r essere considerata
■e Da 1°***^^ ' lavori del con
nlirar» 1° animato dalla presenzio di ''Studiosi di fama intercare 1 ® seguito da oltre
lel setti partecipanti.
. B rappresentanti delle tre
? ® idi religioni: il rabbino ca1^ ili Milano, prof. Giuseppe
7 is, il prof. Ary Roest Crd7*'' iella Pontificia università
7! ¡oriana e il prof. Mah’t*r>h r idAyoub della Tempie
ùltS, «^erslty di Philadelphm
no dato la loro visione di
™ iossibile dialogo e riconzione tra le tre religioni
noteiste nel riconosci►n 19! della figura biblica di
Imo come padre di tutti i
jénti. Questa base comufltata molto sottolineata
pte i lavori del convegno
ito il 24 ottobre con l’intito del giornalista Gad
pr: «Il dialogo e Tinconbn possono mai signifijegazione della propria
di fede, dell’eredità spi
L oi-VooIo0Ìoa. - Ka Gotto
I Temer - perché una
genza formale e superpotrebbe rivelarsi moltiiosa». 11 prof. Ayoub,
limano professante e
Da sinistra Ary Roest Croilius e Giuseppe Laras
studioso delTIslam ha affermato che «il fatto di essere diversi non solo al livello planetario ma spesso nelTambito
della stessa città non deve essere motivo di conflitto, di rifiuto dell’altro ma può diventare, e lo è infatti, una fonte di
reciproco arricchimento e di
crescita spirituale».
I molti interventi del pubblico hanno sottolineato con
preoccupazione che Tideologizzazione della religione genera conflitti, spesso violenti
e sanguinosi. Non è però
prevalsa nel convegno una
semplice presa d’atto pessi
mistica e rassegnata dei fatti
quanto una linea di realismo
attivo da tradursi in un impegno concreto per separare
nettamente l’esperienza religiosa, sia individuale che col
lettiva, dagli interessi politici
ed economici. Nel corso del
convegno è stata spesso citata la prima parte del primo
versetto del Corano: Non c’è
nessuna costrizione nella religione. «Le parole scritte quasi quattordici secoli fa non
hanno perso la loro attualità;
c’è però la seconda parte del
versetto - ha ricordato Piero
Stefani - che recita che la verità si distingue chiaramente
dall’errore. La verità non può
essere imposta, ma non si
può abdicare troppo presto
alla ricerca di essa, il che significa ritornare alle fonti,
all’esegesi onesta e scientificamente corretta dei testi
considerati sacri». Nel suo
intervento finale Agnese Cini, presidente dell’Associazione Biblia, ha ribadito: «In
questo contesto di ricerca e
di onestà intellettuale voleva
inserirsi il convegno con il
suo sforzo di fermarsi proprio sulle fonti e non tanto
sulle interpretazioni e sulle
relative teologie».
È difficile se non proprio
impossibile trarre una conclusione definitiva da un incontro così ricco di contenuti.
Di conseguenza sembra più
ragionevole l’affermazione
che esso ha indicato al mondo eurasiatico in generale, e
ai paesi del Mediterraneo in
particolare, un altro possibile
luogo d’incontro per credenti
delle varie religioni e confessioni, nonché per non credenti, uniti dal comune proposito di produrre una più
feconda e impegnativa «cultura dello scambio».
Intervista al biblista Piero Stefani
Corano e Bibbia
studiare per comprendersi
Piero Stefani, scrittore e biblista, membro del Comitato
scientifico dell’Associazione
Biblia, è stato uno degli animatori e organizzatori del
convegno Corano e Bibbia.
Alla fine dei lavori gli abbiamo rivolto alcune domande.
- Come è nata l’idea di questo convegno?
«Soprattutto c’è il percorso
dell’Associazione Biblia che
sin dall’inizio deila sua esistenza, dal 1986, ha organizzato una serie di convegni internazionali sui vari argomenti legati alla Bibbia. Faccio un rapido elenco di alcuni: Dante e la Bibbia, l’arte e
la Bibbia, la musica e la Bibbia, il teatro e la Bibbia, la festa e la Bibbia. L’idea era
sempre questa: il primo termine è sempre un argomento
esterno, autonomo e molto
serio che si prende per confrontarlo con il testo biblico:
come esso è stato utilizzato o
manipolato, quali legami si
possono individuare tra l’argomento principale e il testo
biblico. Così abbiamo anche
pensato di usare lo stesso
metodo per riflettere sul Corano, analizzandolo dal punto di vista storico e filologico
per poi confrontarlo con la
Bibbia. Naturalmente qui la
situazione è molto più complessa, Dante ad esempio è
morto e le sue opere non sono considerate sacre da nessun gruppo religioso, quando
invece parliamo del Corano
dobbiamo tener conto di
centinaia di milioni di persone che lo ritengono non solo
sacro ma vivo e attuale».
- Si ripropone il Corano in
un contesto, quello europeo
dove la conoscenza di questo
testo, che consideriamo un po’
estraneo, è scarsa. Veniamo
alla Bibbia. Dalla sua espe
rienza didattica come giudica
il livello di conoscenza in Italia della Bibbia?
«Questo livello è piuttosto
inadeguato. Il problema sta
principalmente nella scarsa
memoria storica. C’è molta
curiosità per tutto ciò che riguarda la religione o, meglio,
le religioni. La Bibbia però
nel suo insieme viene spesso
intesa come un elemento
esterno, un sussidio e non un
fondamento della nostra cultura, per non parlare dell’aspetto religioso; cosa che
molto difficilmente può accadere tra i popoli arabi nei
confronti del Corano. Può diventare un grosso problema
una lettura astorica e l’uso di
chiavi ermeneutiche inadeguate. Si rischia di considerare la Bibbia un oggetto museale oppure ùtilizzarla come
raccolta di massime sapienziaii per confermare i discorsi
di tipo moralistico».
- Una domanda più ampia: un approccio veramente
onesto e scientificamente corretto verso la Bibbia e verso
altri grandi testi religiosi potrebbe diventare una possibile
via di riconciliazione tra le religioni?
«È una visione realistica
che ha però dei limiti: capire
che l’ermeneutica del testo
dipende sempre dal testo
stesso. Questo significa che
certe interpretazioni sono
possibili e comprensibili a
partire dal testo, altre invece
no. Faccio un esempio: l’interpretazione prevalentemente giuridica del Corano è
facilmente riconducibile al
testo stesso, mentre diventa
ermeneuticamente scorretta
per lo studio delle scritture
bibliche nel suo sviluppo storico e testuale tra l’Antico e il
Nuovo Testamento». (p.g.)
ipa<
(Sff
Una relazione di Gad Lerner ha aperto i lavori
essuno deve combattere in nome di Dio
ANNA MAFFEI
d’Afrii C'
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questo
età del
« diocf AD Lerner, giornalista,
de già èljreo nato a Beirut, spoil Moz i in Italia con una non
0ne dii ha avuto il compito di
! annui te il convegno di Napoli
escovo fibbia e Corano; si è
l’evolu itnito all’inizio parlando
rappo! 3 «sottile perfidia» degli
1 iocesi aizzatori di far introdurdisasti ti convegno di studi da
•he «Di persona che non è stui hanni ® libri sacri, ma il suo
rovine, tvento sulle modalità di
e a Dio ^enza fra ebrei, cristiani
(¡p usulmani ha offerto ai
tenuti una giusta e utile
testualizzazione dei proti sul tappeto,
intervento di Lerner si è
lato da un dato negativo
ente nel conflitto in atto
■> ,, laele per la terra, quello
f laffermarsi della figura
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mo le tei proprio credo religioe il di er seminare la morte fra
)ne, a tri. L’uomo che sceglie la
aconsiderandola un
e il le lirio fa fare un salto di
centi® Ità, che è un salto alTinfW to, alla guerra, che torna
Santificarsi così, prevaeinente, almeno nell’inl^ipne di chi quei gesti
in ciii pia, come guerra di reliìtuito“ 1^’ 'tengono poste in sesi i®' h Pl^*to le questioni poi a dell economiche e si
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Si Convivenza, l’identità
„ m, torna ad essere molonoi''' 'dii
) cofitiT
1 antitesi senza media
-»•j 'ÍSS;
2 coH“
centrale da cui
è partito è se ci sia un
percorso parallelo nella scelta
di irriducibilità della propria
identità religiosa nei vari movimenti integralisti. Ci sono
elementi in comune per Lerner fra gli integralismi ebraico, musulmano e cristiano.
Tutti e tre i movimenti nascono negli Anni Settanta e in
contesti metropolitani. «In
nessun caso - ha affermato si tratta di movimenti arretrati nati nelle periferie del mondo, prodotti da uomini e donne che sono rimasti ai margini, esclusi dallo sviluppo e
che quindi esprimono culture
antiche e anacronistiche». Al
contrario, spiega Lerner, sia il
movimento estremista ebraico «gu shemunim», sorto nelle università americane, sia i
gruppi integralisti islamici
che nelle università inglesi
ben prima di Khomeini bruciarono il libro simbolo «Versetti satanici», sia il movimento di Comunione e Liberazione, nato in un liceo classico di Milano, hanno radici
nel cuore della modernità.
«È un integralismo che nasce metropolitano, che arriva
poi alle bidonville ma ci arriva dalle università come critica radicale estrema al moderno», ha affermato Lerner secondo cui l’integralismo è
una risposta estrema fra le
tante possibili a quella che,
secondo gli studi del sociologo George Ritzer, può essere
definita come la «macdonaldizzazione» del mondo, ossia
quel modello di omogeneizzazione sociale che avviene
attraverso raffermarsi a livello planetario di marchi e simboli che diventano in ogni
angolo del mondo obiettivi.
ambizioni di integrazione,
indicatori di tranquillità, di
benessere da conquistare. La
rivendicazione della propria
identità nasce, in un mondo
che tutto eguaglia e tutto appiattisce, come esigenza vitale partendo dalla condizione,
anch’essa tutta da rivendicare, dello spaesamento.
In questa linea dunque
Lerner mette in guardia dal
pericolo che gli sforzi per il
dialogo interreligioso e la ricerca di comuni denominatori non si trasformino in
una «macdonaldizzazione»
anche della religione, che
può produrre dall’altra parte
una reazione «identitaria»,
del tipo «io non posso unirmi
all’altro perché facendolo disperderei l’essenza del mio
credo». È dunque necessario,
studiare e imparare delle regole di convivenza anche fra
le fedi che non schiaccino
ma tengano conto delle forme vitali e delle spiritualità
integrali di ciascuna.
L’unica convivenza possibile passa, per Lerner, attraverso la difficile ma indispensabile separazione fra il politico
e il religioso ma perché questa separazione sia reaiistica
devono essere riconosciuti e
onorati fino in fondo i fondamenti dei credi religiosi. È bene, ha concluso, che l’Italia
impari a conoscere l’Islam
per poi fare delle leggi che
consentano di essere buoni
musulmani a coloro che da
musulmani vivono in Italia.
Il modo migliore non sarebbe quello di onorare la Costituzione stabilendo anche
con le comunità islamiche in
Italia le opportune Intese?
Una rivelazione che non sconfessa le proprie radici
Che cosa pensa il Corano della Bibbia?
MARTA D’AURIA
COME si pone il Corano
nei confronti dell’Antico
e del Nuovo Testamento?
Questo interrogativo ha introdotto la relazione del prof.
Alberto Ventura dell’Istituto
universitario orientale di Napoli: «La concezione coranica
deila Torah e del Vangelo».
Il semplice fatto che il Corano, e la comunità musulmana che si è costituita intorno ad esso, sapesse di
camminare in un solco già
tracciato da due grandi tradizioni, la Torah e il Vangelo,
comportava una scelta di
fondo molto importante:
scegliere una prospettiva
nella quale porsi per guardare il passato. In altre parole,
il Corano doveva definire gli
elementi di continuità e di
discontinuità rispetto alla
tradizione biblica. Dunque
per una corretta interpretazione dei rapporti tra i tre testi, almeno secondo l’ottica
musulmana, è importante
capire quanto e su cosa una
rivelazione ribadisca le proprie radici passate, e dove invece nutra la consapevolezza
di rappresentare qualcosa di
mai detto prima.
La venerazione del Corano
nei confronti dei profeti e dei
libri sacri del passato è nota.
«Sin dalle origini - ha ricordato Ventura - la comunità musulmana non ha mai eluso il
problema di essere cronologicamente posteriore rispetto
all’ebraismo e al cristianesimo, ma al tempo stesso ha visto contenuto nel Corano tutto il succo delle rivelazioni
antecedenti. Ciò non ha por
tato né deve portare a credere
che il Corano abolisca semplicemente quanto è venuto prima, molte testimonianze infatti attestano un interesse
della comunità musulmana
nei confronti della lettura e
dell’ascolto delle precedenti
scritture, che facilitavano la
comprensione di alcune storie e ammmaestramenti fugacemente abbozzati nel Corano. Dunque il punto non è vedere se le frequenti citazioni
Piero Stefani, di «Bibiia», fra gii
organizzatori dei Convegno
bibliche contenute nel Corano siano più o meno fedeli
agli originali, quanto di capire
le motivazioni che ha un musulmano quando ritiene di
conoscere, attraverso il testo
coranico, la Torah e il Vangelo
pur senza averli mai letti».
In effetti il Corano, ha sottolineato Ventura, ha la consapevolezza di essere una
continuazione, una conferma di quei messaggi, e di
svolgere un ruolo di protezione delle scritture anterio
ri: il Corano cioè non intende
abolire le tradizioni precedenti, ma si limita a denunciarne la parziale corruzione
da parte degli uomini. Ultimo nella serie temporale delle rivelazioni e loro «sigillo»,
il Corano, ha detto ancora il
relatore, è manifestazione
conclusiva di un Libro che in
divinis è unico e indivisibile.
I tre testi dunque sono le manifestazioni storiche di una
sola Parola, e le loro discrepanze sono dovute alla necessità di adattare il messaggio alle contingenze terrene.
Ponendosi in questa prospettiva, il Corano ha operato delle scelte molto nette
nei confronti della tradizione
precedente. Quello che era
da confermare, anzi da riaffermare con la massima forza, era la dottrina del Dio
unico, avvertita come il messaggio che non era mai mutato con il succedersi delle rivelazioni e per il quale si erano battuti, fino alla morte,
tutti i profeti; quanto invece
non si conforrriava con tale
messaggio era frutto della
corruzione degli uomini e
doveva essere combattuto
con la massima energia.
Guerra senza compromessi,
quindi, contro ogni forma di
politeismo, ma anche rifiuto
intransigente nei confronti di
quelle dottrine, come il trinitarismo cristiano, che potevano minacciare l’idea stessa
dell’unità di Dio. «Tutti i restanti aspetti della posizione
coranica rispetto alle rivelazioni precedenti - ha concluso Ventura - derivano in maniera del tutto naturale da
questa scelta di fondo».
6
PAG. 6 RIFORMA
VENERDÌ 21 NOVEMBRE i
Una rievocazione del dialettologo da poco scomparso
Il collega Arturo Genre
Uno studioso innamorato delle sue valli che si sobbarcò
un accurato lavoro di compilazione e di analisi critica
CORRADO GRASSI*
FU il collega D’Arco Silvio
Avalle, ordinario di Filologia romanza nella facoltà di
Lettere di Torino, a segnalarmi Arturo Genre, uno studente lavoratore valdese particolarmente dotato per le discipline linguistiche, e in più occitanico di madrelingua. Proprio in quegli anni era stato
creato in Facoltà l’insegnamento della Dialettologia italiana, che io tenevo come incarico; per ragioni di competenza, il prof. Avalle mi propose di assistere Arturo nella
preparazione della sua tesi di
laurea - La fonologia della
parlata di Frali, discussa nel
1969 - che era stata ufficialmente attribuita alla sua disciplina. Accettai la proposta
molto volentieri sia perché
l’argomento della tesi mi interessava da vicino, sia perché proprio in quel momento
l’Istituto dell’Atlante linguistico italiano diretto da Benvenuto Terracini era alla ricerca
di un giovane a cui affidare la
trascrizione delle inchieste
friulane conservate nel suo
archivio, che il prof. Giovan
Battista Pellegrini chiedeva di
utilizzare per il suo atlante
linguistico regionale.
Il ritornare oggi su quei
lontani avvenimenti, apparentemente di normale routine, ha un significato che va
molto al di là della semplice
esposizione della biografia
dell’allievo, poi collaboratore
e collega, che abbiamo perduto. L’ingresso di Arturo
Genre nel nostro Istituto in
quell’occasione fu determinante per le future sorti dell’impresa. Grazie soprattutto
alla verifica sistematica e attentissima da lui condotta sui
dati da trascrivere, potemmo
renderci conto che le lacune,
le incongruenze, gli squilibri
esistenti nei materiali schedati e negli stessi strumenti di
lavoro (questionari, materiale
sussidiario di carattere etnografico, ecc.) avevano dimensioni ben maggiori di quelle
che già sospettavamo. Di
conseguenza proprio nel momento in cui, terminate le inchieste sul terreno, si pensava
di poter finalmente passare
alla redazione delle carte
dell’Atlante, ci vedemmo costretti a sottoporre a revisione
l’intera documentazione linguistica ed etnografica raccolta in decenni di lavoro in
tutte le regioni italiane.
Questo ulteriore impegno,
che nessuno aveva previsto,
ci lasciava tanto più sgomenti in quanto tra il 1968 e il
1969 perdemmo il direttore
Benvenuto Terracini e il vice
Giuseppe Vidossi e ci trovammo, da soli, a sostenere
un’eredità gravosissima e,ad
affrontare difficoltà e avversità purtroppo non solo finanziarie. Se questo impegno, che è durato ben più di
un ventennio, ha potuto essere assolto, il merito deve
essere precipuamente attribuito a Genre, alla sua ostinata volontà, alla sua adamantina onestà professionale, al suo non darsi mai per
vinto, alla sua capacità di addestrare e animare i collaboratori, di esaltarne le attitudini, di offrirsi loro come esempio di dedizione all’impresa.
La complessità del lavoro alLAtlante
Fra le sue numerosi pubblicazioni troviamo una consistente serie di relazioni e di
note che documentano il tormentoso procedere dei lavori
aH’interno delTIstituto; ma
l’arida sequenza dei titoli
nulla dice della reeile ampiezza e della natura dei compiti
che Arturo Genre ha saputo
assolvere. Mi limito qui a ricordare la Tavola di unificazione dei segni di trascrizione
fonetica di Ugo Pellis, il primo e principale raccoglitore
dell’Atlante. Quelle poche
pagine, redatte in uno stile
sobrio e estremamente sintetico e pubblicate nel 1978 nel
«Bollettino dell’Atlante linguistico italiano», sono in
realtà il frutto di un lavoro
più che decennale che ha
comportato l’individuazione,
la definizione e la translitterazione in un sistema unificato di parecchie centinaia di
segni di trascrizione dei ter
mini dialettali usati in fasi
successive delle inchieste, secondo norme diverse e non
di rado contraddittorie e dispersi in centinaia di migliaia
di schede, di fascicoli e di appunti di vario genere. Eppure
senza questo lavoro ingrato
ed estenuante, che solo Genre era in grado di affrontare e
portare a termine, le carte
dell’Atlante non sarebbero
mai diventate leggibili.
Delle due posizioni che
convivevano allora nel nostro
Istituto, vale a dire la dialettologia e la geografia linguistica intese come banco di
prova e come indispensabile
esperienza empirica da trasferire e valorizzare poi nei
vari settori delle altre scienze
del linguaggio; oppure la dialettologia finalizzata alla raccolta, all’ordinamento in repertori e all’analisi dei dati
raccolti sul terreno, Genre apparteneva indubbiamente a
quest’ultima. Nei suoi contributi non si trovano riflessioni
o proposte di carattere teorico o di metodo, ma un’impareggiabile attenzione per i dato minuto e un costante impegno a liberarlo da ogni possibile scoria che ne comprometta la chiarezza formale e
la trasparenza semantica.
Le sue pagine suscitano
sempre nel lettore una sensazione di accuratezza e di sorprendente nitore. Quando,
sempre con il collega Avalle,
proposi di inserire nello statuto della Facoltà la Fonetica
sperimentale fra le future
materie da attivare, pensavo
a Genre come alla persona
che vi avrebbe potuto trovare
la collocazione più confacente alle proprie attitudini; ciò
che avvenne effettivamente
allorché, nel 1982, la riforma
universitaria gli consentì di
diventare professore associato nella nuova disciplina.
Scienziato e al tempo stesso montanaro
Arturo Genre fu un vero
dialettologo perché possedeva in misura eccezionale le
doti di umiltà, di benevolenza
e di simpatia umana indispensabili per lavorare sul
terreno a contatto diretto con
i parlanti (mi rimane ancora
vivo il ricordo delle giornate trascorse con lui fra i montanari francesi del Queyras
«a caccia«, come dicevamo
scherzosamente, «di dittonghi in sillaba chiusa»). Sapeva
essere scienziato fra gli scienziati e montanaro fra i montanari; dagli uni come dagli
altri riscuoteva immediatamente apprezzamento e rispetto. Fu saldamente radicato nella cultura delle sue
valli, a cui dedicò parecchi
dei suoi saggi, dai primissimi
pubblicati prima ancora della
discussione della sua tesi di
laurea (1965 e 1967) fino al
Dizionario del dialetto occitano della vai Germanasca redatto con il compianto prof.
Teofilo G. Pons e presentato
a pochi giorni dalla sua morte all’ultimo Sinodo valdese
dal figlio Andrea.
Ma la cultura tradizionale
non fù per Genre soltanto il
territorio da esplorare e da rivelare con gli strumenti che
la scienza mette a disposizione del ricercatore. Nel contadino e nel montanaro Arturo
non vedeva soltanto un essere inconsapevolmente destinato a fornire passivamente i
dati di conoscenza che riguardano se stesso e la propria comunità e che poi a altri spetta di registrare e valutare. L’Atlante toponomastico
del Piemonte montano, una
impresa di dimensioni imponenti di cui egli fu promotore
e di cui si fece carico, fu per
Genre l’occasione per impostare un programma di addestramento degli informatori
locali in modo da trasformarli in agenti attivi delle inchieste. Questa concezione della
scienza non più come patrimonio esclusivo degli specialisti ma come strumento a disposizione dell’oggetto stesso
dell’indagine scientifica ha
avuto un successo insperato;
le adesioni degli aspiranti
informatori-ricercatori sono
state tanto numerose da
creare «qualche preoccupazione per chi si occupa di
coordinamento, di corsi preparatori e di redazione», come scrive lo stesso Genre in
una sua lettera del 6 ottobre
1993. I risultati di questo ulteriore impegno sono tangibili negli 11 volumetti già
pubblicati tra il 1990 e il
1997, che riguardano la toponomastica di altrettanti Comuni montani piemontesi e
sono stati tanto positivi da
ispirare un analogo progetto
da parte della Provincia autonoma di Trento.
Resta ora da chiedersi, non
senza preoccupazione, che
cosa sarà di questo Atlante, di
cui Arturo Genre era il responsabile e l’animatore e al
quale egli si era dedicato con
il consueto rigore scientifico
e morale e con uno spirito di
sacrificio che merita l’attributo di «eroico». Perché eroico è stato senza dubbio il
comportamento di questo
caro amico scomparso che al
termine della sua esistenza,
vale a dire proprio negli anni
in cui era già consapevole
della gravità del male che lo
aveva colpito, ha intensificato prodigiosamente il suo impegno e ci ha lasciato in eredità e come esempio il meglio di se stesso.
"prof, emerito dell Università
di Vienna
Il libro di Franco Girardet che ha vinto il premio Solin
Un romanzo di formazione collettiva
FRANCO CALVETTI
Frango Girardet, anche
se ha abbandonato da
anni il servizio attivo con i ragazzi, non demorde dalla sua
originaria vocazione: quella
di guardare pieno di incanto
e di trepidazione i percorsi
formativi, non sempre facili e
non sempre nella norma, dei
numerosi ragazzi che ha incontrato e a cui generosamente ha dato una mano con
il suo istinto di «problemologo», come gli piace essere
definito. E di colui che discorre, senza dogmatismo,
sui problemi esistenziali
Franco Girardet, per 20 anni
direttore del Convitto valdese di Torre Pellice, dà un saggio ammirevole nella sua ultima fatica letteraria. All’alba
il pane bianco*.
Dobbiamo ringraziare il
Centro culturale valdese che
ha dato alle stampe il testo se
possiamo condividere, anche
solo da lettori, la passione
dell’autore per il mondo dei
ragazzi, traendone ispirazione, senso di responsabilità e
volontà di impegno. La storia, a metà fra invenzione e
verità, è affascinante: una buca apertasi per un bombardamento nella stazione di
Myslowice, vicino ad Auschwitz, salva nel 1943 otto
bimbi ebrei polacchi in viaggio verso il campo di sterminio. In quella buca salta dentro e si rannicchia con loro
un giovane maestro antifascista tutto immerso nelle idee e
nelle pratiche educative di
Celestin Freinet (di cui quest’anno ricorre il centenario
della nascita). Da lì nasce una
lunga peregrinazione verso la
salvezza attraverso la Cecoslovacchia, l’Austria, la Iugoslavia che li porta in Italia a
Taglio di Po, dove si aggregano alla compagnia della disperazione la moglie del
FRANCO aRARDET
ALL’ALBA
IL PANE BIANCO
cEimoni.TURALf tw.DESE inarroRE
maestro Salvatore e i due figli. In undici arriveranno
«profughi, affamati, smarriti» in un rifugio ospitale, «la
casa mssa», abbandonata sulle colline di Firenze. Sarà
quella la loro tana sicura, calda, amatissima, spazio di scoperte importantissime quali
l’identità di sé, la socializzazione, la conquista della natura circostante, l’interrogarsi
su problemi più grandi di loro
quali la morte, il sesso, le razze, il denaro, la proprietà privata, le libertà, la democrazia.
Sono tasselli formativi di
esperienze e di conquiste personali che l’autore presenta in
modo ammirevole anche se
inconsueto, e che colpiscono
il lettore per la spontaneità
dei dialoghi, per l’acutezza
delle osservazioni, per la semplicità delle azioni conseguenti. Per questi bambini
ebrei la casa italiana rappresenta la terra promessa, tanto
che pensano di essere arrivati
in Israele. Gli ospiti di quel
«nido sicuro» vivono prima
impauriti e poi estasiati l’arrivo degli alleati, il cambio di
vita, l’incontro con altri ragazzi italiani sbandati come loro.
Dopo 13 anni c’è l’abbandono
della casa russa, il trasferimento con un numero sempre maggiore di «clienti» nella
casa d’Oltrarno a Firenze.
Da quel momento il
manzo cambia registro nai
rivo: non è più il diario dilli
do di una comunità di bj
bini, ma un notes di appi^
sugli incontri fra giovani (¡1
si adulti e il loro padre divj
Vengono presentate con t(
pieni di amore di evangeli
comprensione le sbandate
droga, gli scippi, le rapine'
suicidio, l’assassinio) di t®
ragazzi che sono transiti
nella casa-famiglia di Firem
Per ognuno di loro c’è il ¡j
mento della verità con la co
fessione delle manchevole;
seguito da un grande stm
gente abbraccio paterno. ^
L’ultimo capitolo racchi
de con un certo sgomento:
interrogativi che ogni edut
tore-padre, che ogni educ
trice-madre si pone: «g
mestiere è quello dell’edile
tore? Ti impegni, hai sodt
sfazioni, i ragazzi ti amai
ma poi? Se ne vanno, noni
più nulla... E questo è ve
anche per i propri figli. Pj
diventare loro amico, n
quel rapporto di proteziot
di fiducia, quei progetti, q»
cammino di speranze chef
cevi assieme a loro non cis
no più». E proprio allafii
del racconto al protagonis
(all’autore?) sorge un dubbi
«Forse ho sbagliato mestii
re»? A chi leggerà il libro
trepiderà accanto al maesti
e a sua moglie Magda ven
spontaneo rincuorarli qi
due educatori, padre e maè 'a •
di tanti ragazzi sbattutidalj (AZI
vita, assicurandoli chepn
certo i loro gesti di ami
non sono stati seminati biit
no. Dal libro è stato tratto«
racconto per il cinema
to dall’autore e da An^
Petrocelli, risultato vincili
del premio Solinas 1997 LV
cone
prot
del (
pod
cent
qual
no a
con
ntr;
Stan
(*) Franco Girardet: AiralA
pane bianco. Torre Pellice, Cairo culturale valdese, I997,pf.
149, £ 18.000.
Teatro di ricerca e giovani autori: Filippo Bette
Un pastore e l'«Armageddon»
PAOLO FABBRI
IL premio biennale «Pier
Vittorio Tondelli», che si
alterna al premio «Riccione»,
è riservato al teatro di ricerca
e alle opere inedite presentate da autori minori di 30 anni. Nel 1996 è andato ex-aequo a Armageddon di Filippo
Betto. Gon questo spettacolo
il teatro Litta di Milano, fedele alla sua linea che alterna il
teatro tradizionale ai progetti
nuovi, ha aperto la stagione
1997-98. Se si può rintracciare un filo conduttore nelle
varie parti che compongono
lo spettacolo, questa mi pare
sia l’evocazione. Evocazione
sensuale, intensa, rabbiosa,
allucinata di atmosfere, stati
d’animo nella prima parte,
che si configura come un
prologo, dichiarazione d’intenti, preparazione ai due
duetti che seguono.
Una giovane donna in costume da avanspettacolo scaraventa verso il pubblico sequenze di parole, di frasi, di
gesti tesi a suscitare evocazioni negli spettatori. L’insieme ricorda la narrativa allucinata di Henri Miller in Primavera nera. Segue una seconda parte con due dame
venete dai nomi significativi
di Venezia e Bisanzio che,
con pettegolezzo apparentemente noncurante, in dialetto richiamano in vita personaggi del passato, come Federico li, che compaiono in
forma di fantasmi con una
curiosa evidenza corporea,
che non stupisce le due donne e non stride con la loro
presenza. Le due dame infatti
finiscono per sembrare esse
stesse evocate da qualcuno
che, fuori scena, regge le vicende della Storia con la S
maiuscola. Osservando il palco addobbato solo con qualche specchio appeso al soffitto e ornato da stracci, qualche lampadario a gocce e due
divanetti, si comincia ad avere l’impressione di vedere
un’isola fuori dallo spazio e
dal tempo, in cui sopravvivono i resti di un’umanità esausta dal vivere senza mai avere
realmente vissuto.
Nella terza parte Revocazione assume una vera e propria consistenza corporea.
Un pastore protestante si trova a tu per tu con il suo angelo custode con cui tesse la
trama sofferta e contorta di
un amore prima accettato e
poi respinto in un’altalena
che estenua entrambi, mentre fanno dondolare due lampadari che, nel loro pendolare senza mai toccarsi, diven
Un momento dello spettacolo
leir
nd(
tano metafora del .sentimen;
to, spingendo il reverem
John Donne a rievocateli
maledizione di Osea, inviai
da Dio a prendere per mog®
una meretrice perché Israel”
si prostituisce abbandonan
do l’Eterno. Apparentemenli
si tratta di un amore otnoses
suale (e forse lo è) pere®
l’angelo viene interpretato®
un uomo. La natura indetei
minata dell’angelo però, al
essere intermedio fra ruoi#
e Dio, un eone secondoli
dottrina gnostica, fa pensa®
piuttosto all’essere che oga“’
no di noi sogna in una tota»
aderenza alle nostre più in®
me esigenze. Un amore no»
consumato che vuole essef
la metafora dei nostri so^
più segreti d’amore, in una®
mosfera da lenta, declina^
apocalisse, da Arma;
appunto.
Lo spettacolo è retto
un’ottima regia di Antoni
Syxty, a cui si deve ramm®®.
tare solo che non è d
protestanti fare il segrio Q®
croce. L’esistenza deU'anK
custode fa parte della tra
zione ecclesiastica media'^j
riaffermata dal Concili®
Trento e negata dalla
con il «Sola Scriptura».
nell’atmosfera rarefatta o®
spettacolo tutto diventa
sibile, pur richiedendo
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Paolo Scheriani, Fabio
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Fondato nel 1848
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BARBERO FACCI LA GRAZIA! — Malgrado alcune
concessioni alle loro richieste nei mesi scorsi, continua la
protesta dei commercianti pinerolesi rispetto alla chiusura
del centro storico al traffico automobilistico. «Non bastano i
pochi parcheggi, ci vogliono altre iniziative per rilanciare il
centro storico», protestano i negozianti del centro, molti dei
quali chiedono la riapertura della Ztl. Giovedì scorso, intorno alle 18, la protesta si è concretizzata davanti al municipio
con lumini e una grande scritta: «Barbero, facci la grazia!»,
n traffico nella zona è rimasto bloccato a lungo dai manifestanti che hanno ottenuto un ulteriore incontro col sindaco.
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XI
VENERDÌ 21 NOVEMBRE 1997 ANNO 133 - N. 44 LIRE 2000
Prima di finire sommersi
dai rifiuti bisognerebbe
cominciare a produrne di meno, e anche a selezionarne il
recupero piuttosto che buttare tutto nella stessa pattumiera. Per qualcuno questi concetti possono sembrare ovvi e
quasi banali: all’estero si fa
così da anni e metà almeno
dei rifiuti vengono recuperati; per altri invece potranno
sembra-re le solite «fisime»
di chi si preoccupa troppo
dell’ambiente...
Dal prossimo anno però anche i pinerolesi dovranno fare
i conti col problema rifiuti; sì,
proprio fare i conti perché lira
più lira meno il costo della
raccolta rifiuti e conferimento
in discarica aumenterà e non
I di poco: si parla di passare
IL COSTO DEI RIFIUTI
CENTO LIRE
PIERVALDO ROSTAN
dalle attuali 60 lire al kg a
circa 100 lire.
La decisione ufficiale non è
ancora stata presa ma la linea
è quella; a dettarla ci sono diverse normative che prevedono una significativa riduzione
di rifiuti in discarica da qui al
2.000 e prima ancora ragioni
ambientali. Le discariche
vanno gestite e non costano
soltanto finché sono attive ma
anche dopo (avete presente le
fughe di gas tossici che ogni
tanto si verificano in alcune
discariche?) e per molti anni.
La raccolta differenziata che
dovrebbe rappresentare fra
pochi anni il 35% del totale
dei rifiuti oggi, nel Pinerolese
è appena al 10%, in alcune
realtà è già al 20% ma in altre
è appena abbozzata. Anche i
contenitori per la differenziata, pur senza l’intervento dei
piromani notturni, hanno un
costo; occorre dunque fare un
salto di qualità sotto il profilo
della cultura del recupero dei
materiali riutilizzabili, della
riduzione dei rifiuti attraverso
una minore produzione, della
formazione e dell’educazione
ambientale a cominciare dal
momento scolastico. Quando
qualche anno fa si cominciò a
parlare di «tasse ecologiche»,
i più presero sotto gamba
l’idea e continuarono a comportarsi esattamente come
prima: ora, esattamente secondo i tempi preventivati
dalle leggi, siamo al dunque e
cominciamo a sentirne gli effetti. Forse le cento lire al kg,
che avranno un indubbio peso
sui nostri portafogli, avranno
anche il loro peso nella sensibilizzazione ambientale?
lAzienda Usi 10
10.000 vaccini
ler vincere
''influenza
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Ila tradì;
[Si sta concludendo in quejSti giorni nei Pinerolese il
jfrogramma di vaccinazioni
i^titinfluenzali messo a punto
dall’Ausi 10: le persone fin
qui vaccinate sono state ben
10.000, dato che indica un incremento considerevole, pari
a circa 1.000 unità (10%) rispetto allo scorso anno.
Il programma di vaccinazioni, anche su indicazione
della direzione aziendale, è
stato quest’anno estremamente capillare: i medici incaricati, oltre ai vari ambulatori
hanno somministrato i vaccini
ipresso le case di riposo, le varie comunità protette e resi; denziali e presso il domicilio
cienti; sono stati inoltre inca
Un incontro organizzato a Pinerolo per discutere di assistenza e volontariato nelle strutture della chiesa
Un'etica non meritoria nella pratica della diaconia
t Vede la legge) gli stessi medici di base di recarsi al domici
tosufficienti e quindi non in
na total; ,, grado di recarsi presso le
Strutture pubbliche. Le categorie di pazienti a cui è stata
offerta prioritariamente la
Vaccinazione sono sia anziani
ohe bambini affetti da malatf tie dell’apparato respiratorio e
circolatorio, diabete, fibrosi
oistica, malattie congenite con
olente produzione di anticorPi. oppure ancora soggetti affetti da patologie per le quali
fono programmati importanti
interventi chirurgici.
Quest’anno è stata promos
iediev#l?l una campagna di vaccinatone nei confronti dei dipenilonti mediante l'invio di una
oornunicazione personale del
•lirettore dott. Massa a tutti i
responsabili di servizi con la
ijuale si informava della disponibilità aziendale a vaccinare gratuitamente gli operaferi «al fine di garantire per
guanto possibile, nonostante
fe prevedibile epidemia influenzale, la continuità nella
Bestione dei servizi sanitari
eonsiderati di primario interesse collettivo».
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jioSo"
1er.
_________CARLA BEUX_________
Quale teologia per la diaconia? Questa domanda
è stata posta un po’ in sordina
durante l’incontro che la Ced
e la Csd hanno organizzato
domenica scorsa a Pinerolo,
nel quadro della domenica
della diaconia, ma è stata il
motivo conduttore di tutta la
ricerca che vi si è svolta. Le
piste di ricerca sono state indicate da Vera Coisson (Formazione e responsabilità dei
visitatori volontari), Flavio
Maina (Un approccio globale
alla persona in malattia) e
Paolo Ribet (Quale rapporto
fra diaconia e cura d’anime).
Trattandosi della diaconia
della chiesa, il discorso si è
ben presto appuntato sulla ricerca del senso della sua
azione che non può mai prescindere da una accurata ricerca delle motivazioni, dei
mezzi e dei risultati del suo
agire. Vera Coisson, affrontando il problema della formazione e della responsabilità dei visitatori volontari, ne
ha sottolineato l’immensa importanza ma anche il suo bi
sogno di formazione per un
miglior risultato e ha poi sottolineato la gratuità dell’azione del volontario nel quadro
del sacerdozio universale, come risposta di chi sa di essere
salvato per l’azione gratuita
di Dio, ma anche l’importanza di un’etica non meritoria
che sola consente un corretto
approccio alla persona in difficoltà. In un simile contesto,
diventa fondamentale la formazione dell’accompagnamento del malato e dei suoi
familiari, nell’ascolto, nella
comprensione dei suoi biso
gni anche non verbalmente
espressi ma è altrettanto fondamentale la responsabilità
che induce i visitatori a chiedersi come si incontra l’altro
e che cosa si dice o si tace,
che cosa significa il rispetto
per l’altro, per la sua persona,
anche per i suoi oggetti.
Flavio Maina si è chiesto
«Quale etica in medicina?».
Dal ’50 in avanti si è vista
un’esplosione di conoscenza
nel campo della medicina con
risultati strabilianti e la crescita di nuove figure professionali. Il paziente da oggetto di
venta soggetto con cui si deve
comunicare; le risorse però
che sembravano infinite, dal
1992 si stanno gradualmente
riducendo con la conseguenza
di imporre una riflessione sulle scelte e le strategie mediche
da utilizzare. Nei paesi anglosassoni si sta ora assistendo al
tentativo di ottimizzare l’uso
delle risorse, promuovendo ricerche in campi diversi dirottando le cure anche su altri
fronti. Non si cura di meno, si
cura in modo diverso e meno
costoso. Paolo Ribet ha insistito sul fatto che la diaconia è
cura d’anime, è farsi carico
delle necessità di un’altra persona nella sua specifica situazione e l’evangelicità delle
opere diaconali sta nel fatto
stesso della loro esistenza, ma
è fondamentale che essa sia in
stretto contatto con le comunità perché la diaconia è il
servizio che la comunità rende
e che non si può delegare. E la
comunità die è missionaria,
cultuale, diaconale.
Nella legge per le Intese
non si è voluto inserire una
cappellania istituzionalizzata,
proprio perché la nostra è una
Chi avesse già sfogliato il calendario
Valli Nostre del prossimo anno,
avrà notato una bella fotografia del lago
di Laus (o Laux) in vai Pragelato, indicato come il luogo di una storica assemblea
che nel 1526 decise l’invio di due «barba» per prendere contatto con la Riforma
protestante che stava espandendosi in
Svizzera oltre che in Germania. In verità
di questa assemblea, per quanto storica
essa possa essere stata, si sa ben poco.
La notizia più antica di questo Sinodo la
ricaviamo dalla Historia breve e vera de
gl’affari de i valdesi delle Valli, scritta
dal pastore di Angrogna Girolamo Miolo
nel 1587. Rispondendo a un’ipotetica domanda se «i barba ministri de li valdesi
tenevano alcuni Synodi o se si ha alcuna
memoria o scritto delle loro costituzioni
sinodali» così afferma: «Io non ho trovato le loro costituzioni Synodali in scritto,
ma essi si congregavano bene una volta
l’anno circa il mese di Settembre, et come i detti Barba hanno riferito, una volta
si sono congregati il numero di 140, in
IL FILO DEI GIORNI
LAUX, 1526
ALBERTO TACCIA
un Synodo tenuto al Vaiane del Lauso in
Val elusone».
Ma intanto la Riforma si sta diffondendo anche in Italia. Già nel 1523 a Torino
le opere di Lutero sono conosciute ih
ambienti universitari e il papa non esita a
richiamare severamente il duca Carlo Ili
perché a Savigliano durante la Quaresima «s'è predicato molte cose de la secta
dei luterani». Inoltre tra le truppe francesi di Francesco I, presenti in Piemonte, si
trovano numerosi militari svizzeri, credenti riformati che non esitano con zelo a
diffondere la loro fede.
I valdesi, fortemente interessati al movimento riformato d’oltralpe, in cui rico
noscevano i principi da essi stessi propugnati, dopo uno scambio epistolare con
alcuni riformatori svizzeri e tedeschi;
decidono la convocazione di un Sinodo
generale, appunto al Laux nel settembre
del 1526 per discutere collegialmente la
questione. La presenza di ben 140 barba
sottolinea l’importanza storica dell’avvenimento. Essi rappresentavano, a detta
di barba Morel, circa 100.000 valdesi
sparsi un po’ dovunque in Europa, specie in Austria, Boemia, Polonia, Francia,
sulle Alpi occidentali, in Calabria e in
Puglia e in altre regioni e città italiane.
Non possediamo documentazione alcuna
circa il dibattito sinodale, salvo la decisione di inviare i barba Martino Gonin
d’Angrogna e Giorgio di Calabria a
prendere contatti diretti con i riformatori
svizzeri. Gli esiti di questi contatti sono
stati all’origine della convocazione del
più noto Sinodo di Chanforan che, nel
1532, deliberò la fine del movimento
valdese e la sua adesione ufficiale alla
Riforma protestante.
chiesa riformata, rispettosa
della libertà di coscienza di
tutti, protestanti, cattolici,
ebrei, musulmani anche se
questo ci fa ancora discutere.
Non tutti nel mondo protestante sono d’accordo su questa linea e ci si chiede spesso
perché non formare ad una
cappellania specifica coloro
che di fatto si trovano a doversi assumere questa responsabilità. Alberto Taccia, concludendo l’incontro, ha evidenziato il pericolo che si
faccia del dilettantismo ecclesiastico e non si vada a fondo
nelle questioni, e ha indicato
alcune possibilità di formazione in comune con altre
realtà che operano nella zona
nei confronto dei malati terminali, nel campo della medicina palliativa; è fondamentale creare un volontariato consapevole e preparato, formato
da gruppi stabili e duraturi. Il
volontariato è risorsa essenziale per ogni tipo di servizio,
ma soprattutto nella Chiesa
valdese, che si regge sul volontariato; il problema della
sua qualificazione in senso
evangelico prima ancora che
tecnico è fondamentale. In
Francia funzionano negli ospedali dei comitati etici (presenti pastori, rabbini, preti o
imam) che hanno la funzione
di promuovere la formazione
di nuclei di intervento diversificati che dialogano fra di
loro al fine di realizzare la
miglior cura e le migliori
condizioni di vita per il malato e la sua famiglia.
Se la diaconia è «Il compito
della chiesa di Cristo» come
ha detto recentemente Paolo
Ricca, perché Gesù è essenzialmente diacono e di conseguenza ogni singola creatura
che crede in lui fonda la sua
vita su questa dimensione, allora tutti i credenti sono responsabili fino in fondo della
loro visione diaconale. La
domanda teologica iniziale
«Quale teologia per la diaconia?» aspetta comunque ancora una risposta e varrebbe la
pena di continuare la ricerca.
8
PAG. Il
1E Eco Delle ^lli ^ldesi
E
ASPETTANDO L’INVERNO — I pascoli vallivi vedono
ovunque, in attesa delle nevicate invernali, greggi più o meno numerose di pecore e bovini al pascolo. È un’economia
che si sposta più volte durante l’anno; finita l’epoca dei grandi pascoli in alpeggio, si cercano gli ultimi ciuffi d’erba. Nascono anche i primi agnelli della stagione. Malgrado una burocrazia che pare sempre più imponente la pratica del pascolo si rinnova ad ogni autunno. L’Ausl 10 intanto informa che
dal 24 novembre sarà possibile ritirare le certificazioni sanitarie per i bovini (modelli P) anche presso le sedi dei distretti
di Airasca, Cavour e Vigono. Gli interessati possono prenotare telefonando alla sede centrale del servizio veterinario
(0121-396839 oppure 396818) dal lunedì al venerdì dalle
8,30 alle 12,30 e dalle 14,30 alle 16,30. Il giorno del ritiro
per i tre distretti è fissato al giovedì dalle 14,30 alle 16,30.
Alla sede centrale di Pinerolo gli uffici sono aperti ogni giorno dalle 8,30 alle 11,30 e dalle 14,30 alle 15,30.
«PICCOLE STORIE, GRANDI STORIE» — Comincerà
mercoledì 26 novembre, alle 17,15, alla scuola media «De
Amicis» di Lusema San Giovanni il corso di aggiornamento «Piccole storie, grandi storie». Si tratta di sei appuntamenti, l’ultimo dei quali sarà venerdì 27 febbraio, che vogliono proporre la riflessione su persone le cui vicende, in
modo talora imprevedibile, hanno assunto valore emblematico e sono diventate chiave di lettura per comprendere
eventi della storia moderna e contemporanea. Prima ad intervenire Marisa Musu, giornalista e scrittrice, che racconterà le sue esperienze di militante antifascista durante l’occupazione tedesca di Roma; venerdì 12 dicembre sarà il turno di C. U. Schminck-Gustavus, che parlerà dell’esperiena
dei polacchi arruolati a forza nel Terzo Reich. Il 9 gennaio
sarà il turno di Marcello Carino, testimone della recente riabilitazione di Bartolomeo Vanzetti; Enrico Fumerò il 23
gennaio ricorderà la figura di Primo Levi e il 13 febbraio
Bruna Peyrot parlerà del suo ultimo romanzo sulle donne
della Francia del ’700; per finire, il 27 febbraio si propone
una riflessione su Maurice Papon, a proposito del rapporto
tra responsabilità individuale e decisioni superiori.
SALUZZO ARTE ’97 — Dal 29 novembre all’8 dicembre il
padiglione dell’Antiquariato ospiterà trenta artisti piemontesi, che presenteranno le loro opere in una rassegna collettiva che ha fatto il suo debutto nel ’96. La rassegna è organizzata in collaborazione con il comitato promotore del
«Premio Matteo Olivero». La mostra potrà essere visitata i
giorni feriali dalle 16 alle 20 e nei festivi dalle 10 alle 12 e
dalle 16 alle 23. Tutte le informazioni desiderate saranno
fomite dalla segreteria della Sala d’arte tei. 0175-43527.
PRESTO AL VIA IL PONTE DI POMARETTO? — Inizieranno nei primi mesi del ’98 i lavori di costruzione del nuovo
ponte di Pomaretto sul Germanasca? Lo ha affermato recentemente l’assessore alla Viabilità della Provincia di Torino,
Franco Campia, ricordando il lungo iter procedurale che ha
visto per ben tre volte la Provincia rifare il progetto a seguito
delle osservazioni della Regione. «Ora dovremmo essere a
posto; il Comune dovrà ancora procedere a un esproprio di
terreni e poi avvieremo il cantiere», ha assicurato Campia.
LABORATORIO ARTIOIANALE
di PA3TICCERIA
dì Sergio Mollea
Apertura al pubblico di un punto vendita al minuto di
pasticceria fresca e secca - rinfreschi - specialità torresi
salatini - torte nuziali.
Torre Pedice, via Matteotti 5 (cortile interno) tei. 932895
VENERDÌ 21 NOVEMBRE ]qq.
MENSE BIOLOGICHE A SCUOLA? — Si può mangiare
biologico a scuola? Per dibattere su questi temi mettendo a
confronto i vari soggetti interessati, si svolgerà giovedì 20
novembre un incontro promosso da Coap, lega Coop, Distribio a Torino presso Fauditorium della Banca Popolare di
Novara in piazza San Carlo 196. Nella giornata si cercherà
anche di valorizzare l’aspetto educativo del mangiare e del
mangiare prodotti sani, saporiti e naturali; oltre ad esperti,
interverranno rappresentanti di quelle realtà comunali che
già hanno fatto la scelta biologica per le mense scolastiche.
PINEROLO: CONSIGLI DEI CENTRI SOCIALI — Fra il
13 e il 21 dicembre si voterà a Pinerolo per le elezioni dei
Consigli dei Centri sociali; i Centri partecipano all’attività
nella politica sociale attraverso la programmazione di attività di animazione negli spazi loro assegnati e nel contempo esercitano una attività di vigilanza proponendo anche
miglioramenti della qualità dei servizi e delle attività proposte. Potranno votare tutti i residenti in Pinerolo da almeno 15 giorni prima della data della votazione e che abbiano
compiuto almeno 16 anni; ogni cittadino può votare in un
solo Centro. Le elezioni si svolgeranno sabato 13 dicembre
in via Lequio e a Riva, domenica 14 a Baudenasca e Abbadia, sabato 20 in via Bravo e via Podgora, domenica 21 a
San Lazzaro, al Talucco e a Pascaretto.
Molti i gemellaggi che coinvolgono i Comuni del Pinerolese
Legami in Europa e oltreoceano
CARMELINA MAURIZIO
Quasi la metà dei Comuni
grandi e piccoli del Pinerolese e delle Valli ha in corso dei gemellaggi o ha progetti in tal senso. Due (Luserna San Giovanni e Bricherasio) stanno realizzandone di
estremo interesse proprio in
questi giorni. Cosa significa
oggi mantenere o creare questo tipo di rapporto con Comuni spesso molto lontani e
con realtà locali quasi sempre
molto diverse da quelle del
nostro territorio, e soprattutto
ha ancora senso attivare dei
gemellaggi? Per rispondere a
questi interrogativi abbiamo
svolto una piccola indagine
tra i vari amministratori e comitati pro gemellaggio, diffusi in tutto il Pinerolese. Innanzitutto emergono dei dati
comuni: sono sostanzialmente due i filoni geografici che
vengono seguiti quando si va
alla ricerca di un Comune con
il quale gemellarsi: la vicinanza e la comune origine
francofona che portano quindi alla scelta della Francia,
oppure l’America Latina, dove vivono da generazioni famiglie piemontesi e valligiane, che colgono con entusiasmo il gemellaggio come forma di contatto con la terra
d’origine alla quale si sentono sentimentalmente sempre
molto legati.
Quasi tutti i gemellaggi vivono una fase iniziale di attiva partecipazione da entrambe le parti per poi talvolta
perdere nel corso del tempo
entusiasmo e voglia di iniziative; fanno eccezione in tal
senso Torre Pellice, che ha
all’attivo un gemellaggio ultraquarantennale ma ben vivo
e vegeto con Guillestre nella
regione francese del Queyras
e Pinerolo, che ha recentemente festeggiato il 20° anniversario di gemellaggio con
Il sindaco di Luserna San Giovanni, Ghibò, firma il gemellaggio con Prievidza
Gap (Francia) e il 10° con
Traunstein (Germania). Altro
dato interessante è quello che
riguarda le modalità di svolgimento dei gemellaggi: quasi sempre nei casi migliori ci
si scambia una o due visite
l’anno, ma solo quando i Comuni gemellati sono abbastanza vicini, e spesso a mantenere i rapporti sono i singoli
e le associazioni locali.
Va citato ancora una volta
in questo senso il gemellaggio di Torre Pellice con Guillestre al quale possiamo aggiungere quello di Luserna
San Giovanni con Prievidza,
nella Repubblica ceca, molto
ben avviato grazie soprattutto
al contributo delle associazioni sportive, e anche quelli di
Pinerolo con Gap, Traunstein
e San Francisco in Argentina,
che danno vita ogni anno a
incontri sportivi triangolari,
ed è grazie all’associazione
Aib che si mantiene in vita da
quindici anni il gemellaggio
di Pinasca con il Comune tedesco di Wiernsheim, dove
tre secoli fa emigrarono diverse famiglie valdesi, fondando ben quattro Comuni ai
quali furono dati nomi delle
valli valdesi. In altri casi ge
Incontro con l'Associazione Aliseo
Il problema alcolismo
Si stenta a dire che esiste
un problema alcolismo. Se ne
paria poco, e l’etilismo continua ad essere una realtà poco
conosciuta anche se l’età di
chi usa alcol si stà abbassando, anche se l’alcol miete migliaia di vittime l’anno, molte
di più della droga.
L’associazione Aliseo, nata
dieci anni fa, in una realtà in
cui non si presentavano punti
di riferimento si è subito resa
conto di come il problema andasse affrontato professionalmente. Negli anni l’associazione ha organizzato campagne di sensibilizzazione, gestisce un centro di pronta accoglienza e una comunità
diurna a Torino e la comunità
residenziale e terapeutica nella «Cascina Nuova» di Roletto dove gli ospiti compiono
un percorso di reinserimento
nella vita sociale e un recupero di se stessi. In questi giorni
l'associazione Aliseo ha organizzato, proprio in occasione del suo decennale, una
mostra-mercato di solidarietà
al Salone dei Cavalieri a Pinerolo che si protrarrà fino al
30 novembre e che presenta
opere di 60 artisti, oltre alla
conferenza di venerdì 14 novembre alFauditorium del liceo Scientifico di Pinerolo.
«La droga - ha detto don
Ciotti, del gruppo Abele, nel
corso dell’incontro- ha calamitato tutte le attenzioni negli
ultimi anni ma non possiamo
dimenticare le altre forme di
dipendenza. Non si tratta di
demonizzare un certo modo
di bere ma stabilire la zona di
confine tra bere moderato e
bere in maniera patologica.
Tra il bicchiere e l’uomo c’è
lo stare male della persona, la
rottura di un equilibrio psicologico che molte volte avviene gradualmente. Occorre, di
fronte al problema alcolismo,
incontrare le persone, affrontare 1 problemi, “accompagnarle”; non bastano le sole
risposte tecniche servono relazioni personali». «Negli anni, proprio in quest’ottica ha detto Mariapia Bonanate,
direttrice di Aliseo -, sono
sorte iniziative importanti come la comunità semiresidenziale di via Santa Chiara a
Torino e la comunità di Reietto per chi aveva bisogno di
“staccare” per poter ricostruire quel mondo spezzato».
L’associazione Ali.seo, arrivata a Reietto nel ’92, ha
ospitato nella «Cascina Nuova» fino ad oggi 55 persone
tra uomini e donne con un età
media di 33 anni per gli uomini e 41 per le donne. «Sono
loro - ha spiegato un esponente dell’associazione. Pino
Maranzano - a scegliere di
essere “accompagnati”. Qui
si vogliono creare le condizioni perché queste persone
abbiano un progetto di vita
dopo, e il territorio è importante a questo scopo».
mellaggio significa mantenere aperte forme di corrispondenza, come nel caso di Porosa Argentina che ha attivato
un gemellaggio con Plan-dela-Tour, nei pressi di Saint
Tropez, da circa tre anni, ma
che finora si è limitato a contatti epistolari; situazione
molto simile è quella di San
Secondo, gemellato con Carlos Pellegrini in Argentina:
da poco è stato attivata una
corrispondenza tra classi di
scuola media argentine che
studiano italiano e la scuola
media locale.
Spesso essere gemellati significa anche creare e fornire
occasioni di scambio per le
attività commerciali e artigianali locali: Pomaretto per
esempio, che ha in corso un
gemellaggio con Mirabel-etBlacons, nel centro della
Francia, da circa sette anni,
sta progettando degli incontri
per il 1998 con manifestazioni sia in Francia che in Italia
anche di tipo fieristico; Bricherasio dal canto suo sta ufficializzandó proprio in questi
giorni il gemellaggio con Bel
Ville in Argentina, ed è già in
previsione la partecipazione
di questi ultimi al «Settembre
bricherasiese». Villar Pellice
ha concretizzato quest’estate
un gemellaggio con due paesi
francesi nei pressi di Lione,
Torre Pellice lo farà prossimamente con Walldorf in
quella parte di Germania che
tanta immigrazione ha ricevuto dalle Valli. Del gemellaggio fra Colonia Vaidense e
Luserna San Giovanni, che
vedrà l’atto ufficiale in terra
uruguaiana la prossima settimana e in vai Pellice intorno
al 17 Febbraio 1998, parleremo più diffusamente con una
corrispondenza della nostra
redattrice Federica Tourn che
fa parte della delegazione ufficiale partita dall’Italia venerdì scorso.
San Germano
Immaginare
la vita oltre
la guerra
Di
ORCIO I
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¡^jvolte
IVO delle
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lite da
iderale
3 che
Glazba: questa parola dai
suoni improbabili per l’idioma
italiano, che ci pare tanto dura
e difficile alla pronuncia, si.
gnifica «musica», indica cièj
che come un morbido velo si '
posa sulle cose e sulle perso-Ì
ne, anche là dove sofferenza e
violenza lasciano segni che
non scompariranno mai. È una
delicata e dura pagina scritta’
da Erri De Luca in base all’esperienza fatta quale autista^
dei convogli per gli aiuti utna-i
nitari nella martoriata Bosnia
«Glazba» è un breve monologo in cui l’autore costruisce
in un manicomio dell’ex fugo
slavia, la figura poetica di unaì
donna che sa anche sognare e
immaginare una vita migliorej
e che vede con «altri occhi ciò]
che il mondo non ha saputo)
guardare».
L’8 novembre nel tempio diMjva di
San Germano Chisone. l’«As- ielle e
semblea Teatro» di Torino ielle «a
con la regia di Renzo Siccoe firmatar
la stupenda interpretazione di |3 lugli»
Gisella Bein, musiche di Pieri la scala
Luigi Calderoni, Gaetano Bah % anche
tezzato e la voce di Cristina oze sin
Veglino ha condotto un pub- irdo spi
blico numeroso e attento ento one av»
i meandri della coscienza epei segj
della psiche umana, dei suoi;
sogni, delle parole dette, sofj
ferte, spezzate, dell’angosciai
e della morte continuamente)
in agguato, del desiderio pj
potente della vita, della spei
ranza che continuamente rinasce. Il lungo applauso
tore e riconoscente tributi
Gisella Bein, e tutta la cor
gnia, ha giustamente sottofl
neato la validità dell’opera sì
per quanto riguarda la scrittora che la sua lettura.
L’incasso della serata è stato devoluto per i lavori di ri
le e a
iste con
residuo
¡segna
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del c(
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Ü1’uniti
ioni
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lindac
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Igl, Cisa
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facimento della sala valdese :he oltn
di San Germano.
idei!’ac
993 po;
i I
La situazione della vai Pellice
Viabilità per il 2000
Ite
Quali interventi sulla viabilità pinerolese e della vai Pellice in particolare, di qui al
2000? A questo e ad altri interrogativi ha cercato di rispondere venerdì scorso l’assessore alla Viabilità e trasporti della Provincia di Torino, Franco Campia, durante
un dibattito organizzato dal
Ppi. Una viabilità che potrebbe mutare in modo significativo con completamente dell’autostrada Torino-Pinerolo,
dato per ormai definito dall’assessore provinciale, pur
con qualche perplessità di alcuni Comuni della cintura torinese, soprattutto Orbassano,
che temono di veder aumentare il traffico cittadino in
modo esagerato. In cambio si
dovrebbero realizzare alcuni
interventi sulla viabilità della
prima cintura e sul sistema
tangenziale. Inoltre, per non
invogliare gli automobilisti a
scegliere vie alternative all’autostrada onde non pagare
il previsto pedaggio, si sta ancora discutendo (e lo si dovrà
fare anche col ministero) del
sistema tariffario da avviare
con nuove modalità sperimentali. Se ottimisticamente
l’autostrada potrebbe, secondo Campia, essere realizzata
per il 2000, in qualche modo
le zone a monte potrebbero
veder aumentare il traffico;
oggi vi sono diversi punti critici, da alcuni incroci pericolosi a vere e proprie strozza
ro
0 denti
che
lai
lana, ii
isioni ci
pii tei
ture, per non parlare di questioni annose come il guadi
sul Pellice a Garzigliana
ad ogni piena viene distrutti
o il collegamento col Cunee- 'li
se che oggi passa attraverso '
centro abitato di Bibi
Senza dimenticare le responsabilità di quegli amministra- )5
tori locali che negli anni han- io
no con troppa superficialità di
lasciato costruire attività pro;
duttive e addirittura nego:
lungo la provinciale 161 dell»
vai Pellice.
Con una certa precis
l’Assessore Campia, dopo
aver ricordato le sempre
esigue risorse economici di
della Provincia, ha illustrato! lo,
prossimi interventi nella zona. Nel 2000 si dovrebbe pat'
tire col famoso ponte sul Poi'
lice a Cavour (costo circa 3,’
miliardi). Stanno per essefO
consegnati i lavori per la
tonda all’ingresso di Brichc
rasio, mentre nei mesi succeS'
sivi si passerà alla realizza;
zione di quella del ponte
Bibiana per cui è già stai
chiesto un mutuo. Con le
si è concretizzato il passaggi
alla Provincia del sedime
la tratta Bricherasio-Bat)
onde realizzare un collega'
mento viario nella zona (pfj'
mo tratto circa 3 miliardt
Una rotonda potrebbe
essere realizzata a Luser”
San Giovanni alTaltezZ^
dell’incrocio con la s
verso Angrogna.
ipo il lu
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che a
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Onte le,
9
,Ì21 NOVEMBRE 1997
e
ala dai
Le elezioni alla Skf
Diritti sindacali
negati
E Eco Delle %lli ^ldesi
A colloquio con Tullio Parise, direttore dell'Asilo di S. Giovanni
Un'opera in continua crescita
PAG. Ili
iCIO OARDIOL*
Ifdì 4 novembre si soivolte le elezioni per
,vo delle rappresentanleali unitarie (Rsu) e
esentanti dei lavorajia sicurezza (Rls) in
Itabilimenti della Skf
, L’elezione dei rapiti è un atto impor:ché permette di scei colleghi di lavoro
che rappresenteranno
,e dei lavoratori alle
per accordi sindaca;emi aziendali, sulle
e condizioni di lavofabbrica e sulla siculel lavoro,
ligliorefeole per l’elezione soxhi dii (lite da un accordo insaputo ederale del 1° dicem)3 che stabilisce che
npiodi iva di proporre l’indir«As- ielle elezioni per le
Torino Ielle «associazioni sinSicco e fcmatarie del protocolione di !3 luglio 1993» (accordi Pier la scala mobile) e, per i
no Bat- i, anche dalle Rappre>istina ize sindacali stesse,
ili pub- lido specifica poi che
:o entro ene avviene per i due
enzae lei seggi «a suffragio
ci suoi tale e a scrutinio segre
to dura
si-j p'S
ica cièvelos
Perso-I
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autista]
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X Jugo-j
1 di una]
gnareej
te, soH
igosdì]
amenti
rio pi
la s|
te ri».
a è stari dirivaldese
fete concorrenti», menjesiduo terzo dei seggi
' segnato alle liste deliazioni sindacali firdel contratto collettimale di lavoro appliffill’unità produttiva L--)
ione ai voti ottenuatica un terzo dei
itajiti sindacali è rL
maggiori organiziindacali aderenti alle
lerazioni Cgil, Cisl,
^,Cisal.
imente l’accordo preie oltre i sindacati firielTaccordo del 23 lu993 possano presentare
òche i sindacati formaipo il luglio ’93, a conte che siano «associaìindacali con uno statu) che accettino espresI te e formalmente la re
I tentazione [per reiezio
ne Rsu, fi.d.r.] e le cui
ìiano sottoscritte da un
di que- io di firme di lavoratori
guado tenti deH’unità produtma che lari al 5% degli aventi
iistrutto lai voto».
Cunee- li stabilimenti del Pineverso il ioltre ai sindacati tradiibiana. liPim-Cisl, Fiom-Cgil,
respoU' sUil, Fali-Fismic, opera
linistra- 95 anche un nuovo sinini han- ol’Alp (Associazione
'icialitl tori pinerolesi), sorto in
ità pro; toe all’atteggiamento
negozi ìdacati confederali circa
51 dell* tota pensionistica. QueSdacato aveva deciso di
cisiont cipare alle elezioni e,
1, dopo base delle regole di parpre piò ttione, aveva presentato
amichi ammissione elettorale lo
jstratoi a, l’adesione formale alella zo- ole elettorali, e le firme
ibe pat' Coscrizione della lista,
sul Pai' bue di sottoscrizione
irca 3,^ (molte; nello stabilimen• esseri Viliar Perosa su un orli la ro- 0 di 908 lavoratori le liBrichi' 1 Alp erano state sottosucceS' teda 243 lavoratori (il
ealizzo; %), néllo stabilimento
lonte di 'a» di Viliar Perosa da 59
ià stato attori su 499 (il 11,8%) e
>n le F* ||*labilimento di Pinerolo
issaggi® ’lavoratori su 407 (il
me dal' »), Una percentuale ceri-Barg* i®te superiore a quella
■oiiegO'^ta itali’-'-i
''a dall’accordo.
na (pt|' primo tempo le cornil ¡ardi)' ®fii elettorali degli stabi; inolti® h di Villar Perosa accetmsern* panche la lista dell’Alp
altezz* bevano in bacheca la
I stradi ^ei candidati. Successile commissioni elet
torali avevano un ripensamento ed escludevano le liste
dell’Alp in tutti gli stabilimenti con l’osservazione della «mancanza dei requisiti».
I verbali della commissione
elettorale sono molto istruttivi: poiché a volar Perosa non
si raggiungeva la maggioranza perché un commissario si
asteneva dalla votazione,
questi veniva inviato a «ritrattare». Non certo un clima
sereno.
Clima difficile che si è poi
trasferito alle operazioni di
voto. Solo la metà dei lavoratori dello stabilimento di Villar andava a votare e uno su
cinque di questi depositava
scheda bianca o nulla. In pratica la Rsu dello stabilimento
di Viliar è stata eletta dal voto positivo del 40% dei lavoratori. Alp denuncia poi azioni di intimidazione perché i
lavoratori si recassero alle urne affinché si raggiungesse la
metà più uno dei votanti per
rendere regolari le elezioni.
In realtà a Viliar sono andati
a votare la metà più tre degli
aventi diritto.
Quella delle elezioni del
1997, negli stabilimenti della
Skf del Pinerolese è una brutta pagina per la democrazia.
Si sono cercati svariati pretesti per escludere un sindacato
che non piace, ma che è radicato tra i lavoratori. È una
posizione miope che serve
solo ad aumentare una conflittualità tra lavoratori. Non
serve a creare relazioni sindacali «normali» in cui si affrontano i reali problemi di
tutti i lavoratori. Si rischia
solo di favorire un sindacato,
quello maggioritario, tra una
minoranza di lavoratori, e si
fanno discriminazioni odiose
in una fabbrica che ha grandi tradizioni di democrazia
(penso al contributo dei lavoratori dell’allora Riv alla lotta antifascista e per la democrazia). Gli stessi sindacati
confederali che nello stabilimento di Viliar Perosa non
raggiungono nemmeno il numero di voti dei sottoscrittori
deir Alp dovrebbero interrogarsi politicamente sul perché di tutto questo.
La democrazia è una cosa
seria. Le regole vanno rispettate e fatte rispettare anche se
possono esserci risultati non
favorevoli. Si possono escogitare furberie che consentono per un po’ di vivere in un
mondo non reale, ma prima o
poi la verità che si vuole occultare verrà fuori. I sindacati
possono autodichiararsi rappresentativi, ma la reale rappresentanza è altra cosa.
Nella Commissione lavoro
della Camera è iniziata la discussione di un provvedimento per la rappresentanza e la
rappresentatività dei lavoratori. Tutte le forze politiche sono d’accordo che le elezioni
devono essere democratiche,
che come succede per le elezioni «civili» tutte le liste devono raccogliere un certo numero di sottoscrizioni (dal 3
al 5%), e che le elezioni debbono essere periodiche (ogni
tre anni) e controllate dal ministero del Lavoro. Se questa
legge fos.se già in vigore, le
elezioni alla Skf del Pinerolese andrebbero rifatte. Spero
che così decida anche il Comitato dei garanti che nei
prossimi giorni dovrà esaminare il ricorso di Alp. In ogni
caso delle elezioni alla Skf si
discuterà alla Camera.
* deputato. Commissione
lavoro della Camera
________FEDERICA TOURN_______
A più di cento anni dalla
sua fondazione, l’Asilo
valdese di Lusema San Giovanni ha fatto notevoli passi
avanti: la struttura si è ampliata notevolmente con la
possibilità di ospitare un
maggior numero di anziani e
si è dotata di servizi di accoglienza che vogliono renderla
anche un punto di riferimento
per l’esterno. Riconosciuto
come presidio socio-assistenziale dall’Ausi 10, l’Asilo accoglie attualmente anziani
non autosufficienti, anziani
autosufficienti ma bisognosi,
anche soltanto sotto il profilo
psicologico, di un eventuale
appoggio infermieristico e 9
ospiti Invece completamente
autosufficienti nei cosiddetti
«residence».
Secondo la convenzione
che ogni anno le Case per anziani stipulano con l’azienda
Usi, gli ospiti dell’Asilo non
autosufficienti oggi pagano
59.850 lire e percepiscono
una quota sanitaria di 46.150
lire dalla Ausi 10, per un totale di 106.000 lire al giorno,
comprensive di tutti i servizi
alberghieri e di assistenza sanitaria; gli altri anziani, che
rientrano nella categoria generale degli «autosufficienti»,
pagano una quota giornaliera
per la sola prestazione di tipo
alberghiero, una sorta di
«pensione completa», che è
di 60.000 lire al giorno. Una
volta soddisfatti pienamente i
parametri della legge regionale 41/95, che fra l’altro richiede un minimo di 96 minuti di assistenza giornaliera
al singolo anziano, la quota
complessiva per un ospite totalmente non autosufficiente
salirà a 150.000 mila lire al
giorno, ma con una quota sanitaria fornita dall’Ausl di
91.000 lire. L’Asilo è quindi
un’opera in continua crescita,
e ci è sembrato interessante
parlarne con Tullio Parise, che
dal 1° gennaio del ’97 è il
nuovo direttore.
- Cominciamo dai muri: a
che punto è la ristrutturazione della casa?
«Per rientrare nella logica
della legge 41/95 dobbiamo
ancora realizzare pochissimo:
nei prossimi tre anni trasformeremo alcune camere in
soggiorno per gli ospiti e in
stanze di sosta per il personale. Inoltre siamo in fase di ristrutturazione di uno stabile
vicino al nostro che in un anno, un anno e mezzo diventerà un nuovo residence con 8
monolocali con servizi per
ospiti completamente autosufficienti».
- A quali finanziamenti attingete? Partecipate dei proventi de II’8 per mille?
«La prima tronche dell’8
per mille alla Chiesa valdese
non ci riguarderà perché il
Uno scorcio del complesso deH’Asilo di San Giovanni
Comitato dell’Asilo non ha
fatto domanda, quindi sono
fondi su cui per ora non possiamo contare; l’anno prossimo comunque potremo metterci in lista. I lavori di ristrutturazione sono possibili
grazie ai doni e ai lasciti fatti
negli anni passati all’Asilo,
senza ovviamente pesare sulle rette degli ospiti, che servono a coprire le spese di gestione dell’opera».
- Le rette sono uguali per
tutti o è prevista una differenza in base al reddito?
«Le quote sono uguali per
tutti, gli ospiti. Certo, se una
persona è sola e ha un basso
reddito o non è convenzionata con l’Ausl, l’Asilo se ne fa
carico, almeno in parte. Adesso abbiamo una quindicina di casi del genere».
- Per la sua posizione
l'Asilo è ben radicato nel territorio: quali sono i servizi
che testimoniano questo collegamento con la realtà locale?
«Oltre a essere una struttura residenziale a termine e
una “struttura residence”, offriamo un servizio di “dayasilo” per persone che vogliono trascorrere la giornata con
noi e poi tornano a casa la sera; un servizio per tutta la
bassa valle di somministrazione pasti in convenzione
con la Comunità montana:
noi prepariamo i pasti e la
Comunità montana provvede
a portarli a circa 40 utenti;
poi un servizio di lavanderia
per 6 utenti esterni, sempre in
accordo con la Comunità
montana, senza dimenticare il
servizio riabilitativo post
trauma: in due anni sono state
seguite 12 persone, che alla
fine della terapia sono ritornate a casa. Inoltre l’Asilo è
un importante centro di incontro e riferimento per ospiti
e visitatori».
- Oltre a tutti i servizi già
realizzati, c’è un progetto che
le sta a cuore ?
«Mi piacerebbe mantenere
un rapporto saldo con la comunità e la chiesa di Lusema
San Giovanni: l’Asilo ha
sempre avuto un forte collegamento con la chiesa locale
ASSIOUR A.ZIOISII
Gruppo di Assicurazioni
la Basilese
^BasileseaiMjimiLW
Società collegata con gruppo
Banca Cange
Agente
Maria Luisa POGGIO GÖNNET
Agenzia generale
via Raviolo, 1 0/A - Pinerolo
tei. 0121-794596-76464
e io vorrei incrementarlo, perché credo che una casa per
anziani possa essere qualificata e nel contempo avere dei
rapporti belli e vivi con la comunità. Insomma, l’Asilo deve essere presente e la chiesa
deve accorgersi che esiste,
che è un punto di riferimento,
pronto a rispondere prima che
a chiedere».
- Nell’ambito di un buon
rapporto con la comunità
credo rientri anche un ’offerta
di assistenza e di appoggio
agli anziani: ci sono delle
persone disponibili in questo
senso ?
«Il volontariato è appunto
uno dei punti di forza che
vorrei incrementare. Quest’
anno si è già assistito a una
controtendenza rispetto agli
anni precedenti, con un inserimento all’Asilo di 13 volontari, di cui due provenienti
dalle chiese sorelle del Sud
America, per lavori di complemento come fare passeggiate con gli anziani, assisterli nei pasti o semplicemente
tenere loro compagnia. Vorrei fare un appello ai nostri
membri di chiesa perché si
sentano chiamati a una sorta
di “cappellania personale”, da
svolgere ovunque ci siano i
dimenticati».
- Lei non è da molto direttore dell’Asilo: che cosa vorrebbe mettere in evidenza
della sua esperienza personale fimo a oggi?
«I direttori delle opere sono spesso lasciati soli: pur
amando tantissimo questo lavoro a volte non mi sento
spiritualmente all’altezza di
dare un messaggio positivo
che aiuti le persone nella sofferenza a vivere fino all’ultimo con dignità e serenità. Ci
vorrebbero forse degli strumenti per preparare e sostenere spiritualmente chi lavora
in questi luoghi, non fosse altro che un incontro di confronto fra direttori di opere in
cui fare una lettura biblica;
per non perdere il senso della
parola di Dio. È chiaro che
questo lavoro è improduttivo
sotto il profilo economico, e
allora bisogna puntare sulla
produttività spirituale».
I DISTRETTO — Domenica 30 novembre alle
14.30 a San Secondo riunione dei Concistori.
II CIRCUITO — Alle 15
a Pinerolo nel tempio in via
dei Mille incontro conclusivo degli studi biblici del
Deuteronomio di tutte le
chiese con la partecipazione
del rabbino Caru, di Ferrara.
ANGROGNA — Riunione quartierale al Serre martedì 25 novembre alle 20,30.
BOBBIO PELLICE —
Riunione quartierale martedì
25 novembre alle 20 alla
borgata Campi.
LUSERNA SAN GIOVANNI — Riunioni quartierali: lunedì 24 novembre a
Bricherasio, martedì 25 novembre alle Vigne.
POMARETTO — Attività femminili: il prossimo
incontro dell’Unione femminile sarà venerdì 21 novembre alle 14,30 all’Inverso. Venerdì 21 ottobre culto
al Centro anziani e alle
20,30, al teatro, incontro dei
monitori. Riunioni quartierali: mercoledì 26 novembre
alle 20,30 ai Maurini, ve
nerdì 28 alle 20,30 a Perosa.
Sabato 29 novembre alle
20.30 alTEicolo grando serata informativa suH’Uruguay (Fray Bentos, Young,
Rio Negro) per chi ci è già
stato e per chi desidererebbe
visitare questa zona. Intro
ducono Marianna e Sergio
Ribet. Domenica 23 novem
bre, alle 20,30, nella saletta
del teatro, incontro del grup
po che organizza il viaggio
dei malgasci in Italia nell’agosto 1998.
FRALI — L’Unione fem
minile si incontra alle 14,30
di giovedì 20 novembre al
presbiterio.
PRAMOLLO — Studio
biblico lunedì 24 novembre
alle 20,30. Riunioni quartie
rari: martedì 25 novembre
alle 20 borgate Ruata e Bosi
giovedì 27 a borgata Pellen
chi alle 20,30.
PRAROSTINO — Riu
nione quartierale giovedì 20
alle 15 alla borgata Gay. Domenica 23 novembre alle 9
culto al Roc, alle 10,30 culto
a Roccapiatta.
RORA — Riunione di
quartiere giovedì 20 novem
bre alle 20,30 alle Fucine.
TORRE PELLICE —
Riunioni quartierali: martedì
25 novembre all’Inverso, ve
nerdì 28 agli Appiotti.
VILLAR PELLICE —
Venerdì 21 novembre riu
nione quartierale al Ciarmis.
VILLAR PEROSA —
Lunedì 24 novembre alle
20,30 studio biblico. Mar
tedi 25 alle 20,30 riunione
quartierale a Vivian.
VILLASECCA — Riunioni quartierali: venerdì 21
alle 14,30 ai Trossieri e alle
20 a Morasso, martedì 25 a
Villasecca alle 20, mercoledì
26 alle 20 alla Roccia.
ÜBRER1.A
LARE
NOVEMBRE IN LIBRERIA
PROGRAMMA DEGLI INCONTRI ALLA LIBRERIA VOLARE
SABATO 22 novembre ore 17,30
CULTURA E GASTRONOMIA, UN CONNUBIO GUSTOSO
Presentazione del libro «RICETTARI OCCITANI»
ed. Ousitano Vivo, con assaggio piatti tipici.
Sarà presente PREDO VALLA.
SABATO 29 novembre ore 17,30
OTTO BAMBINI EBREI: IL RITORNO ALLA VITA
Presentazione del libro «ALL’ALBA IL PANE BIANCO»
di FRANCO GIRARDET, ed. Centro Culturale Valdese.
Sarà presente l’autore.
PINEROLO, CORSO TORINO 44,
Per ulteriori informazioni Tel. 0121-393960
Ingresso libero
10
PAG. IV
E Eco Delle "\àlli ^ldesi
VENERDÌ 21 NOVEMBRf
Tacabanda a Lusernetta
I canti delle Alpi
A Lusernetta sabato 22 novembre alle ore 21,15 concerto de «La Kinkeme», canti e
danze delle Alpi occidentali:
il più classico e popolare dei
gruppi dell’arco alpino d’Occidente, residente in Savoia,
portatore di un messaggio
musicale che è anche un modo di vivere, schiettezza e
semplicità di accenti nello stile delle genti alpine. Attiva
fin dal 1970, «La Kinkerne»
(la «ghironda» nel patouà
franco-provenzale della Savoia) nasce dal lavoro di ricerca realizzato da Jean-Marc
Jacquier, figura storica del
folk-revival alpino, iniziato
alla fisarmonica all’età di nove anni e che scopre la ricchezza del patrimonio musicale savoiardo lavorando per
alcuni mesi come postino nelle borgate di montagna, presso Ville-La-Grand, dove risiede. La sua esperienza musicale e umana è stata riproposta in un documentario realizzato nel 1994 per la rete
France 3 da Pierre Beccu
(«En amont la zizique»), e sta
alla base non solo del repertorio e dello stile espressivo de
«La Kinkerne» ma anche di
altre importanti iniziative di
valorizzazione della musica
delle Alpi, come la messa in
scena di «Le sei de la poule»,
spettacolo ideato nel 1992 e
dedicato a Eudoxie Blanc,
uno dei più straordinari per
sonaggi incontrati da JeanMarc nel corso delle sue indagini e come, più di recente,
la costruzione dell’associazione Musik’Alpes.
I frequenti contatti con musicisti valdostani e piemontesi
hanno inoltre portato nel 1995
alla creazione di una rappresentazione scenica di ampio
respiro, «Musicalpina», sorta
di affresco della vita e della
musica delle Alpi, a cui hanno
partecipato componenti dei
gruppi «Trouveur Valdoten» e
«Tre Martelli», oltre a Evelyne Girardon, alla cantante
svizzera Mireille Bein e naturalmente al «La Kinkerne».
«La Kinkeme» ci porta lungo i sentieri di montagna delle valli del Cuneese, della vai
d’Aosta, dell’Alta Savoia e
del Valais svizzero, passando
anche per le nostre valli, e
fornendo una panoramica di
un repertorio che, pur con diversità locali, parla un linguaggio espressivo comune,
che sul piano strumentale è
più aderente alle caratteristiche dell’organetto su questo
versante e più informato alle
particolarità del gioco violinistico in Francia, mentre i brani cantati rimandano ovunque
al lirismo e alla spontaneità
della cultura locale, non senza qualche punto trasgressivo. Il biglietto d’ingresso è di
8.000 lire; al concerto seguirà
un ballo tradizionale.
ANCORA SCONFITTO
L’HOCKEY VALPE —
Perdere col Como ci stava, essere battuti dal Falchi Boscochiesanuova, dopo aver visto
la partita, francamente no.
Anche dopo una levataccia da
primo turno Fiat e sei ore di
viaggio, i biancorossi del Valpellice hanno mostrato almeno di poter giocare alla pari
dei veneti. Alcuni errori in difesa e soprattutto un calo netto nel terzo tempo, hanno prodotto il 4-3 finale per la squadra veronese. La testa della
classifica si allontana e domenica prossima ecco la prova
del nove: a Torre Pellice, inizio ore 20,30, arriva un Bergamo in fase di rilancio.
PALLAVOLO — Prosegue l’altalena delle pinerolesi:
in B2 maschile il Body ha
perso a Vercelli per 3-1, mentre in BT femminile il Magic
ha battuto al tie break l’Ipercoop Crema. Terminato il girone di andata del campionato
juniores con il 3S di Picotto in
testa al giro di boa, l’attenzione è puntata sul campionato
di 2^ divisione: terzo successo
consecutivo (3-0) alle spese
della Allotreb di Torino. Notizie meno positive nel settore
maschile: doppia sconfitta ad
opera del Kappa Cus Torino
rispettivamente per ragazzi e
juniores. In seconda divisione
da rilevare la frattura al metatarso di Tavella e la sconfitta
al tie break contro la Db2
Mondoerre di Torino. Nel torneo femminile Baudrino è al
Incontro tra americani presbiteriani e valdesi a Villar Perosa
Dagli Usa per conoscersi
TOMAS NOFFKE
Dal 3 al 17 ottobre a Villar
Perosa sono stati in visita alla Chiesa valdese Sharon
e Maurice Sharp della Chiesa
presbiteriana di Apollo, in
Pennsylvania (Kiskiminetas
Presbytery). Elemento importante di un gemellaggio avviato da diversi anni, questa
visita voleva approfondire i
legami fra le due chiese nonché fra i due distretti. Sharon
è diacona nella sua chiesa e
lavora in una banca. Maurice
è anziano e alla fine di quest’anno andrà in pensione; ha
lavorato come ingegnere.
Hanno tre figlie e un figlio e
sono nonni.
Durante il loro soggiorno
italiano abbiamo scambiato
con loro impressioni sul viaggio e sui rapporti fra le due
chiese: «Vogliamo vedere come vive la gente, il lavoro
che fanno, le attività di chiesa, le loro case - dicono gli
ospiti presbiteriani -; condividere queste informazioni
con le sorelle e i fratelli di
Apollo ci permetterà di conoscerci meglio, di avere legami
di fede più forti e profondi.
Nel far vedere come viviamo
noi in Pennsylvania pensiamo
sia utile e importante ai fini
del gemellaggio stesso e siamo convinti che queste
espressioni della comunione
fraterna che ci unisce siano
molto più importante delle
belle cose che abbiamo potuto vedere qui in Italia. La nostra visita è sponsorizzata in
parte dalla Chiesa di Apollo,
in parte dal distretto di Kiskiminetas e in parte da noi stessi. Ritorneremo con informazione su come meglio stabilire i rapporti nel futuro sia a
livello locale che al livello distrettuale».
- Quali sono le difficoltà
che avete incontrato?
«Soprattutto di comunicazione; dover avere sempre un
traduttore rende meno spontanei gli incontri ed è anche
difficile nello scambio di documenti. Vogliamo provare a
utilizzare di più la posta elettronica e sperimentare anche
un programma di computer
che traduce corrispondenza
dall’italiano all’inglese e viceversa. E importante poter
aiello
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via Nazionale, 41- 10069 Villar Perosa (To)
scambiare lettere circolari e le
nostre stampe».
- Avete ricevuto dei «compiti» particolari da svolgere
durante questa visita ?
«Ci è stato chiesto in particolare di informarci il più
possibile sulle attività che si
svolgeranno per celebrare il
150° anniversario dell’emancipazione; vogliamo condividere al massimo con voi questo momento storico così significativo. Ci interessa sapere innanzitutto la storia degli
avvenimenti che hanno portato all’emancipazione, come
questa storia sarà rievocata
nei culti, negli incontri vari,
nei canti. Facciamo tutti e
due parte della nostra corale e
sarebbe bello poter preparare
insieme alcuni canti per il 17
febbraio. Vogliamo fare anche noi un falò e cercheremo
di avere un collegamento telefonico fra la nostra comunità e quella di Villar Perosa
nel periodo delle celebrazioni
del XVII Febbraio».
- Quale esperienze vi ricorderete?
«E stato molto bello poter
lavorare con il gruppo femminile nella preparazione dei
vari progetti per il bazar. Vedere le idee diverse e poter
raccontare le cose che facciamo a Apollo era stimolante. Il
culto con la celebrazione della Santa Cena, con Maurice
che assisteva nella distribuzione del pane e del vino, era
il momento più edificante.
Alla fine del culto abbiamo
presentato due stendardi con
piccoli quadri preparati dalle
varie chiese del distretto di
Kiskiminetas. Con questo segno vogliamo visualizzare i
legami di fede che ci uniscono. Abbiamo potuto seguire
con relativa facilità il canto di
molti inni perché le melodie
ci erano conosciute. Speriamo che qualcuno di voi possa
venire da noi per condividere
simili esperienze».
comando il Bricherasio con 8
punti davanti a Perosa e Airasca con 4. Nel torneo maschile Storello il Volley La Torre
ha battuto il Barge per 3-2 e
l’Ottica Ughetto ha superato il
Morgan per 3-1.
ATLETICA LEGGERA
— Luserna riprova a creare
una struttura societaria di
buon livello nell’atletica leggera; in settimana è stato formalizzato un rapporto di collaborazione fra 3S e Us Sangermanese; sulle maglie comparirà come sponsor lo «Studio immobiliare Sestrieres».
Arriveranno grazie a questo
accordo anche alcuni atleti locali di un certo rilievo e ultimamente emigrati altrove: Fabrizio Cogno e Renato Agli.
Intanto il 14 dicembre si svolgerà il 2° Trofeo Sparea, valido come seconda prova del
Trofeo Piemonte di cross.
TENNIS TAVOLO KO
IL VALPELLICE — Sono
andati in difficoltà gli atleti
del Valpellice nei tornei di
tennis tavolo; opposti, sia in
C2 che in DI a formazioni di
livello superiore, poco hanno
potuto i valligiani. Nella C2
la Valpellice ha perso 5-2
(punti di Sergio Ghiri e Malano) con lo Csain Fiat, mentre
in DI la Valpellice dei due
Picchi e Agagliate ha perso 50 dal Ciriè. Soddisfazione per
Alberto Picchi che si è aggiudicato per la prima volta un
gran prix, a Possano, nella categoria juniores. Ultime partite a Torre Pellice sabato 29.
Posta
La storia
e l'identità
La celebrazione del 150°
anniversario della concessione delle Lettere Patenti da
parte del re Carlo Alberto si
prospetta all’insegna della
memoria e della storia. Ottima l’idea di celebrare tale ricorrenza con un festival del
teatro valdese. Chissà se verranno anche riesumati alcuni
drammi riguardanti la storia
valdese scritti nella prima
metà di questo secolo? Secondo me non sono tutti da cestinare, anche se le espressioni
desuete suonano ostiche alle
orecchie di noi moderni.
La conoscenza della storia
valdese diventa sempre più
una necessità per un valdese
che non voglia perdere la propria identità. Ho l’impressione
che poche persone, giovani e
non giovani, la conoscano,
benché molti libri siano stati
scritti su questo argomento.
Perché non dare un piccolo
spazio allo studio della storia
valdese nel catechismo, non
trascurando la Bibbia? Può
darsi infatti che un giovane
conosca tutto su Osea e Ezechiele, ma che non abbia mai
sentito parlare di Luigi Pascale né di Gioffredo Varaglia.
Uno studio sugli antichi martiri valdesi, fatto senza trionfalismo, non esclude il dialogo
ecumenico e non riesce scomodo a chi valdese non è.
Come non dobbiamo e non
possiamo dimenticare Auschwitz, così non vogliamo
dimenticare le Pasque piemontesi 0 le stragi di Guardia
Piemontese. È cosa giusta che
al nome di quest’ultima località sia stata intitolata una via
di Torre Pellice. La memoria
però è sterile, se non è accompagnata dal proposito di mantenere due capisaldi della fede
valdese: no al magistero del
papa e no a una Santa Cena
materialistica e miracolistica.
Silvana Tron
Torre Pellice
20 novembre, giovedì —
TORRE PELLICE: Alla biblioteca della Casa valdese,
alle 15,30, concerto con Walter Turicchi, violoncello, e
Stefania Salvai, pianoforte,
musiche di Boccherini e
Beethoven.
21 novembre, venerdì —
PINEROLO: Per la rassegna «Aspettando l’inverno»
«Scientimental» della compagnia Zumpa & Tallero, alle
21,15 al Teatro-incontro. Ingresso lire 15.000, ridotto lire
10.000.
21 novembre, venerdì —
VILLAR PEROSA: Presso
la scuola professionale Agnelli alle 16,45 per il corso di aggiornamento «Leggere il territorio» incontro sul tema
«L’attività estrattiva in valle»,
relatore Raimondo Genre.
21 novembre, venerdì —
TORRE PELLICE: Nella
sede Cai Uget, via Gianavello, alle 20,45 proiezione di
diapositive su Nepal e Tibet,
a cura di Federica Taricco.
21 novembre, venerdì —
PINEROLO: Nella sala delle
attività della chiesa valdese in
via dei Mille 1, alle ore 21, in
collaborazione con Agape,
conferenza di Jim Wallis, animatore della comunità Sojourners di Washington, sul tema «Volontariato e stato sociale. Il dibattito americano».
22 novembre, sabato —
PRAROSTINO: Cena delle
associazioni di volontariato.
22-23 novembre — BAGNOLO PIEMONTE: Al
teatro Silvio Pellico, alle 21
di sabato e alle 16 di domenica, va in scena «Il malato immaginario», lettura fumettistica proposta dalla compagnia
«La bizzarria». Ingresso lire
15.000 intero, 12.000 ridotto.
23 novembre, domenica
— PINEROLO: Al Teatroincontro concerto conclusivo
del Festival musicale d’autunno con Andrea Lucchesini: brani di Beethoven, Schubert e Liszt.
25 novembre, martedì —
TORRE PELLLICE: Alla
Bottega del possibile, alle 21,
Marisa Musu, giornalista e
scrittrice, parlerà sul tema
«Palestina: vita in famiglie e
battaglie quotidiane».
26 novembre, mercoledì
— PINEROLO: Alla scuola
media Brignone, alle 16,30,
ultimo incontro del corso di
aggiornamento «Scenari della
politica e del pensiero delle
donne» con una relazione di
Tori Rochat sul tema «Al di
là dell’eguaglianza come analisi politica».
27 novembre, giovedì —
TORRE PELLICE: Alla biblioteca della casa valdese,
alle 15,30 per l’Unitrè, conferenza del dottor Giovanni
Peyrot sul tema «La biblioteca di Alessandria d’Egitto».
28 novembre, venerdì —
TORRE PELLICE: Alle ore
20,45, nella sala della biblioteca della Casa valdese, presentazione del romanzo «All’alba il pane bianco», di
Franco Girardet, Centro culturale valdese editore; introduce Francesco Agli alla presenza dell’autore.
28 novembre, venerdì —
PINEROLO: Alle 20,30, auditorium di corso Piave, incontro su «L’ascolto e il mancato ascolto dell’abuso sessuale» con proiezione del video
«Almeno fuori c’è il sole».
5 dicembre, venerdì —
TORRE PELLICE: Alle
20,45 nella sala consiliare
della Comunità montana per il
Gruppo di studi Val Lucerna
e il Centro culturale valdese il
professor Giorgio Bai mas, sovrintendente al Teatro Regio,
terrà una conversazione sul
tema «Parliamo di musica...
esperienze di ieri e di oggi».
VALLI a
CHIS0NE-GERMANAS(3
Guardia medica: ^
notturna, prefestiva, festiv,.
Ospedale di Pomaretto, tei.
Guardia farmaceutica:
DOMENiCA 23 NOVEMBRE
Perosa Argentina: Farrriact
Termini - Via Umberto I teiei
81205 ’ '
Ambuianze:
Croce Verde, Perosa: tei. 8looo
Croce Verde, Porte : tei. 201454
VAL PELLICE
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva;;
telefono 932433
Guardia farmaceutica;
DOMENICA 23 NOVEMBRE
Bobbio Pellice: Farmacia
Via Maestra 44, tei. 92744
Ambulanze:
CRI - Torre Pellice, tei. 953355
Croce V. - Bricherasio, tei. 59879o(
PINEROLO
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
Ospedale civile, tei. 2331
Ambulanza:
Croce Verde, tei. 322664
SERVIZIO ELIAMBULANZ
telefono 118
Pomeriggi
musicali
L’Unitrè di Torre Pellice li
iniziato brillantemente la sei
dei «pomeriggi musicali» ^
vedi 6 novembre con un il
nato concerto del giovanisì^
mo pianicta Luca Maic.
matosi nel 1996 al Consenatorio di Torino e già molto apprezzato a Torino e in provincia. Il programma era scelto
seguendo un tema molto congeniale al carattere sia deil
compositori che dell’csecuto-|
re: Debussy, «Reflets dan:
l’eau» e «Ondine», M. Ravel,
«Ondine» e «Jeux d’eau» e in
fine la Sonata op. 58 di Choj
pin, in cui il pianista ha dati
libero sfogo alle sue eccelleni
doti tecniche ed espressive.
SRIVO Í
nfiniiss
sben 1
iiiii.Sev(
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li, la p
iper qi
dipoi
ire sp
teme
El
sere
tono
Cinema
TORRE PELLICE —
cinema Trento ha in program
ma, giovedì 20 e venerdì 21
ore 21,15, Porzus di Renzi
Martinelli; sabato 22 novembre (ore 20 e 22,15). domenica 23, ore 15,30 17,45, 20t
22,10, e lunedì 24 ore 21,fi.
The peacemaker.
BARGE — II cinema Comunale ha in programma, venerdì 21, ore 21, Cuba libre,
velocipedi ai tropici; sabato
22 novembre, ore 21, Complice la notte.
PINEROLO — La multisala Italia propone alla sala
«2cento» Fuochi d’artificioi
feriali 20,15 e 22,20, prefestivi
20,15 e 22,30, festivi 14,30,
16.30, 18,15, 20,15, 22,20;»
seguire, coi medesimi orafiCopland. Alla sala «5cento>>'
in visione Soldato .Jane; feriali 20 e 22,20, sabato 20»
22.30, domenica ore 15. 17,3020 e 22,20.
L'Eco Delle Valli Valdesi
Via dei Mille, 1 - 10064 Pinerolo
tei. 0121-323422; fax 323831
redazione Torre Pellice
tei. 0121-933290; fax 932409
Sped. in abb. post./50
Coll
Acqi
580/Í
Pubblicazione unitaria con Riforma
non può essere venduto separatamene
Reg. Tribunale di Pinerolo n. 175/60
Resp. ai sensi di legge Piera Egidi
Stampa: La Ghisieriana Mondovì
Una copia L. 2.000
11
,121 NOVEMBRE 1997
Vita Delle Chiese
PAG. 7 RIFORMA.
festiva;
81154
a:
srniacij
' I. telai,
È scomparso un testimone dell'amore cristiano
Il pastore Severino Zotta
tia lunga esperienza nelle comunità di Rimini e Torre Pellice
jbe cura degli anziani e una grande passione per la musica
81000
astivaij
pjgBVALPO ROSTAN
«{(IVO a Torre Pellice nei
^llimissimi Anni 80; alle
«eben 17 anni trascorsi a
01451 lini. Severino Zotta amava
Ire quel periodo: il faf (0 della tranquillità del
♦ fuori dai periodi turistica anche le grandi possiitàdi testimonianza nel
)do estivo. Fra i tanti tujalla ricerca delle spiagge
jiesi anche molti luterani
lord Europa, dalla Ger'acia.j [ia. ma anche da Finlan'44 e Svezia; quando il pasto
¡otta arrivò a Torre, con la
pecchia e preziosa «Cintato», il ricordo di Rimi^fortissimo. Ogni veti sera, momento tradilie di incontro del grup«ovanile alla Casa unio,i,Tallora sessantenne pareraramente mancava aljuntamento: incontri talveloci con giovani imjati magari a impostare
’opione deH’imminente
la del 17 febbraio, ma
^ di voglia di conoscere la
|è giovanile delle Valli,
limodo pochi anni doli ritrovarmi vicino a Se,^10 Zotta nell’esperienza
[Concistoro, con la parte^ ione alle riunioni quar„ li, la predicazione semiceper quanto efficace, cadi portare la parola del
ire specialmente alle
se maggiormente sole e
}, E piano piano quella
iere accanto ai malati
ìeno giovani divenne
598790
!Stiva;'i
ice li
l SÉ
Il pastore Severino Zotta al Sinodo del 1990, l’anno in cui
andò in emeritazione
per lui una vera e propria
missione: le visite all’ospedale, ufficialmente ogni giovedì
ma anche in altri giorni, i culti nella case per anziani, le
preghiere in francese, lingua
amata proprio ed in particolare dagli anziani.
E insieme alle visite e alla
Parola detta, sempre e appassionatamente il canto. Zotta
fu anche uomo di musica e di
canto; per un periodo partecipò come membro attivo alla corale, ma soprattutto non
ci fu visita o riunione di quartiere che non lo abbia visto
intonare un canto cristiano,
sempre che la persona o il
gruppo visitato condividesse
quella espressione di lode.
Questo fu, mi pare, il senso
del ministero di Severino
Zotta, con i malati e con gli
anziani ad annunciare l’Evangelo; raramente lo ricordo
prendere la parola in assemblee di circuito o in Conferenza distrettuale, meno ancora in Sinodo. Tranne negli
ultimi anni: fu tra quanti soffrirono per la chiusura di Villa Olanda e si adoperò per il
rilancio di una struttura che
lui, per esperienza vicino ai
meno giovani, riteneva necessaria. Anche dalla Liguria
dove si era trasferito giunto il
tempo dell’emeritazione,
non mancò di mantenere alcuni rapporti con le Valli che
aveva coltivato nel tempo;
poche settimane fa era stato,
per l’ultima volta, ospite di
quella comunità che lo vide
pastore per tutti gli Anni 80.
Severino Zotta era nato a
Lugano nel 1920 e aveva studiato presso la Facoltà valdese di teologia dal 1947 al
1951, compiendo l’anno di
studio all’estero a Aberdeen
nel 1951-52. Dopo l’anno di
prova a Milano, era stato consacrato nel 1953. Le tappe del
suo ministero pastorale sono
state successivamente Riesi
(1953-57), Torino (1957-61),
Zurigo e Basilea (1961-62).
Un primo periodo di servizio
10 svolse a Rimini fra il 1962 e
11 1965. Fu pastore a Genova
Sampierdarena (1965-66), per
poi ritornare stabilmente a
Rimini dal 1966 al 1979 e concludere poi il suo ministerio a
Torre Pellice fino all’emeritazione del 1990.
Incontro interdenominazionale di donne evangeliche
La donna sradicata è due volte emarginata
MERCEDES CAMPENNI
IL 16 ottobre si è svolto a
Roma un incontro di donne evangeliche, con rappresentanze di varie denominazioni e provenienze geografiche (Europa del Nord e 0rientale, Asia, Africa, America
Latina): è stato l’incontro di
noi romane con donne migranti nella nostra città. Hanno presieduto l’incontro Annemarie Dupré, del Servizio
rifugiati e migranti della Fcei,
e la pastora Vololona Andriamitandrina, responsabile a
Roma del gruppo delle donne
emigrate. Tema dell’incontro
«L’anno degli sradicati».
Vololona ha letto una preghiera argentina, ci ha fatto
cantare tutte insieme qualche
strofe in brasiliano, italiano e
una lingua africana, portandoci subito in un’atmosfera
cosmopolita, dalle immense
dimensioni di terre lontanissime fra loro, rendendocele
più vicine, più comprensibili,
un po’ vissute anche da noi
che eravamo lì a un passo da
casa nostra. Annemarie Dupré ha poi preso la parola e ci
ha reso subito meno duro
quel termine «sradicato», che
ci colpiva in tutta la sua crudeltà. Ci ha detto che come il
termine «protestante» datoci
per spregio dalla maggioranza che ci avversava è diventato poi un termine d’onore,
così quello di «sradicati» lo si
è dato perché nel tempo
esprima con forza la sofferenza e insieme il coraggio di
una scelta cosciente di sacrifici indicibili fatta con piena
dignità dalle donne e dagli
uomini migranti.
«Sradicato» è parola brutta
ma ogni credente, ha detto
Dupré, è un po’ sradicato,
perché è un pellegrino, non è
di questa terra. Lo straniero è
per il Signore una figura importante che ha pieni diritti,
perciò il termine «sradicato»
può avere valore positivo. La
donna migrante, in quanto
donna, è doppiamente emarginata, ma è anche doppiamente positiva, perché di aiuto nella nostra società e perché con quella sua forza di resistenza e volontà di riuscire
ci è di guida e di esempio.
I migranti approdano nelle
grandi città, e la metropoli
non è accogliente per i movimenti migratori, ma è come
un muro che opprime la vita.
Pertanto il Servizio rifugiati e
migranti ha davanti a sé vari
filoni da seguire per rendere
possibile l’insediamento dei
migranti nella nostra società. Innanzitutto l’informazione e la sensibilizzazione. Per
questo e per apportare l’aiuto
necessario, il Servizio si rivolge a quella rete che esiste e
che parte da un mondo laico
e passa per tutte le organizzazioni anche religiose sempre con lo stesso preciso scopo. Inoltre assegna anche
borse di studio e è presente
in Albania con i battisti e in
Croazia, con l’esperienza di
«Essere chiesa insieme».
Dal punto di vista sociologico le nostre chiese evangeliche sono molto interessanti, perché oggi in Italia il 25%
degli evangelici sono stranieri. Questi non debbono essere considerati ospiti, ma
hanno pieno diritto di essere
parte delle nostre chiese, e
dobbiamo superare le difficoltà che provengono dal
non conoscerci. Come ha già
fatto la Fgei, che ha avviato
un programma di studi sull’argomento, debbono fare
anche tutte le nostre chiese,
a livello di tutte le nostre
realtà, e già a livello di scuola
domenicale. Così le donne
evangeliche devono sentire
l’impegno di occuparsi delle
donne straniere e essere promotrici di varie iniziative
nelle nostre comunità.
Essere chiesa insieme è difficile, ma non impossibile, è
un problema che va affrontato con serietà per comprendere e accettare le differenze,
le diverse maniere di manifestarsi; capire quanto della
nostra identità sia solo la nostra veste, la nostra cultura,
un nostro convincimento, e
quanto invece costituisca la
nostra fede, capire bene quello a cui non possiamo rinunciare. Nello stesso tempo
comprendere l’altro, quante
cose abbiamo in comune,
quante ne possiamo apprendere e quante donarne all’altro. Quindi per noi, ha concluso Dupré, l’anno degli sradicati si chiuderà con un convegno (dal 20 al 22 febbraio)
di «Essere chiesa insieme».
La pastora Andriamitandrina ha poi ribadito con forza
la grande volontà di tutte le
migranti di poter testimoniare la loro fede, esse che hanno alle spalle già una vita di
fede trascorsa nella propria
terra. E dopo aver presentato
quelle sorelle che libere dal
lavoro hanno potuto partecipare all’incontro, ha rivolto
un caldo invito alle donne romane perché accolgano le
straniere, dicendo «sperimentiamo l’ecumenismo»; a
nome di tutte le migranti ha
poi concluso: «Vi amiamo
con l’amore del Signore».
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12
PAG. 8 RIFORMA
Vita Delle Chiese
VENERDÌ 21 NOVEMBRPi
L'attività di docente alla Facoltà valdese di teologia
Giovanni Gönnet, storico valdese
Vittoria: nuova ala per la Casa di riposo
La diaconia si sposa con la predicazione
ERMANNO GENRE
Giovanni Gönnet nac
r que a Ginevra nel 1909
da genitori originari delle
valli valdesi, e gli piaceva ricordarlo: «Je suis genevois»!
La morte lo ha colto nel suo
appartamento di Roma a ridosso del 143° anno accademico della Facoltà di teologia
all’età di 88 anni. Queste brevi righe intendono tratteggiare la sua attività di studioso e
di docente presso la Facoltà
stessa.
Giovanni Gönnet iniziò 1’
insegnamento di Storia valdese nell'anno accademico
1950-51 su mandato del
Consiglio di Facoltà. Il Sinodo del 1952 (un Sinodo che
segnò una svolta importante
per la Facoltà in quanto nominò altri docenti, il prof.
Giorgio Peyrot che già insegnava Diritto ecclesiastico da
alcuni anni, il prof. Deichmann per l’Archeologia cristiana e il prof. Giovanni
Miegge per le discipline esegetiche) lo nominò «professore incaricato» per la Storia
valdese, incarico che egli ha
mantenuto, a parte alcune
assenze per impegni di lavoro che lo hanno portato fuori
d’Italia (direttore degli Istituti italiani di cultura di Oslo,
Belgrado e Rabat), fino al
1978. È nell’anno accademico 1977-78 che Giovanni
Gönnet ha tenuto il suo ultimo corso in Facoltà sul tema
Il problema della povertà e la
questione del denaro nel basso Medioevo (con particolare
riferimento ai movimenti
pauperistici e agli ordini
mendicanti). L’insegnamento della Storia valdese medievale era stato assicurato
in parallelo dal prof. Amedeo
Molnàr, e dopo la morte di
quest’ultimo è rimasto vacante fino al 1995, quando fu
nominato Giorgio Toum.
Credo che si possa dire
senza essere smentiti che
Giovanni Gönnet ha ripreso
con determinazione la questione della basi scientifiche
per lo studio della Storia valdese medievale e di ciò sono
testimonianza, oltre ai numerosi scritti pubblicati in
molte riviste, anche le dispense ciclostilate a uso degli
studenti della Facoltà, Fonti
per la storia del valdismo medievale e La protesta valdese
da Lione a Chanforan (secoli
XII-XVI), Roma 1951. In particolare merita di essere ricordato il suo lavoro minuzioso e paziente di edizione
di alcune fra le principali
fonti del valdismo medievale
dalle origini fino al 1218, Enchiridion fontium valdensium (Torre Pellice, Claudiana, 1958). In origine Gönnet
aveva previsto ben quattro
volumi, ma la difficoltà dell’
impresa lo aveva poi convinto a restringere fortemente il
progetto iniziale, modificato
ma non abbandonato; negli
ultimi anni infatti Gönnet ha
lavorato alacremente a un
secondo e più ampio volume
che prolunga il primo e che
egli stesso ha ancora potuto
vedere nelle prime bozze di
stampa e correggere di suo
pugno. Ricordo la sua gioia
quando gli comunicai, all’inizio dell’estate, che questo
secondo volume delle «fonti»
del valdismo era ormai a
buon punto e che la Claudiana lo avrebbe pubblicato forse già a fine anno o all’inizio
del nuovo nella Collana della
Facoltà.
Giovanni Gönnet merita di
essere ricordato anche per il
bel contributo dato negli anni del dopoguerra, quando il
prof. Valdo Vinay iniziò, con
la collaborazione di alcuni
studenti della Facoltà, l’evangelizzazione nel basso
Lazio. Egli fu uno dei più
preziosi collaboratori di Vi
nay e la chiesa di Colleferro,
che quest’anno ha celebrato
i 50 anni della sua costituzione, è stata fino all’ultimo la
chiesa che ancora frequentava quando ne aveva la possibilità e alla quale era iscritto.
Su proposta del Consiglio
di Facoltà, il Sinodo del 1995
ha nominato Giovanni Gönnet «professore onorario».
Seppure con molto ritardo la
Facoltà gli ha espresso «ufficialmente» tutta la sua riconoscenza durante una simpatica serata conviviale. La
Facoltà si congeda ora da
Giovanni Gönnet con un
pensiero riconoscente per
l’insegnamento che ha dato
a diverse generazioni di studenti, un insegnamento
onesto, libero da preconcetti
di ordine confessionale, come ha detto molto bene
Molnàr nell’introduzione ai
tre volumi II grano e le zizzanie (Rubbettino, 1989), che
raccolgono gran parte dei
suoi scritti. L’augurio è che
questa eredità, questa passione per la ricerca storica
che ci hanno lasciato, tra gli
altri, Amedeo Molnàr e Giovanni Gönnet, non vada perduta ma trovi presto dei
nuovi discepoli.
ITALO PONS
«
UASI sempre le case di
riposo riposano lontano diti centro, come un ammonimento. Come un ricordo
di antiche civiltà in cui i vecchi venivano separati dalla
comunità. Abbandonati a
morire soli e senza dignità,
senza nessun contatto con gli
altri» (S. Patriciani, Vecchi,
Theoria, Milano, 1994). Pensando alla Casa di riposo di
Vittoria non possiamo affermare che questa definizione
le convenga. Ubicata in una
delle principali strade delia
città, felicemente ristrutturata, sa coniugare efficienza e
servizio tali da annoverarla
tra le migliori della Sicilia.
Domenica 16 ottobre una
numerosa assemblea di
membri delle nostre chiese,
dal Piemonte alla Sicilia ma
anche dalla Svizzera e dalla
Germania, ha partecipato
all’inaugurazione della nuova
ala, che consente alla struttura nuove possibilità nell’ambito della già qualificata assistenza agli anziani del Ragusano. La nuova ricettività da
41 passa ora a 59 posti letto,
che accanto ai vari servizi di
assistenza e di animazione la
qualificano ulteriormente.
Alberto Taccia
A colloquio con la presidente del Comitato
Collegio valdese: lo conosciamo veramente?
Il Collegio valdese di Torre
Pellice è in mezzo a noi da
166 anni, è un edificio che ci
è familiare ed è parte della
nostra storia. Ma quanto sappiamo veramente del Collegio valdese di oggi? Proviamo
a parlarne con la prof. Lucetta Geymonat, presidente del
Comitato del Collegio.
- Ha senso che il Collegio
continui a esistere?
«Il Collegio è ora, come nel
passato, un luogo in cui si insegna a pensare e a riflettere
criticamente. Questa capacità di impegnare ed esercitare la mente ha consentito ai
valdesi in ogni tempo di crescere nella conoscenza della
Bibbia e di rafforzare la fede,
dando un senso alla loro vita.
Oggi ancora la capacità di
pensare è fondamentale ed è
importante che i giovani se
ne impossessino».
- Che tipo di scuola è il Collegio?
«Gli allievi hanno la scelta
di due corsi liceali: classico
ed europeo e, nell’ambito di
quest’ultimo, fra l’indirizzo
linguistico e quello giuridicoeconomico. In entrambi i
corsi è dato ampio spazio alle
lingue e alle culture straniere.
Queste vengono studiate in
aula, ma soprattutto all’estero, mediante soggiorni presso scuole in Svizzera, Francia, Germania e Gran Bretagna. Gli allievi del Collegio,
dunque, si avviano a diventare cittadini europei aperti e
versatili».
- La retta di frequenza costituisce un ostacolo insormontabile?
«Un fondo borse di studio
assegnate in base al reddito
permette di agevolare la frequenza dei corsi liceali. Negli
ultimi due anni il 30% circa
degli alunni ha goduto di una
borsa di studio che ha coperto il costo globale della retta
da un minimo del 35% a un
massimo del 70%. Anche per
i viaggi e i soggiorni di studio
all’estero sono previste agevolazioni finanziarie».
- Quanti allievi frequentano attualmente il Collegio e
da dove provengono?
La commissione per il Centenario delle Patenti del 1848 (anche se si tratta del
centocinquantesimo anniversario per comodità si continua a parlare di centenario) ha impostato il calendario delle manifestazioni raccogliendo le iniziative locali e programmando alcuni momenti significativi. Diamo qui lo schema degli
incontri che andranno ulteriormente elaborati; ogni ulteriore iniziativa è naturalmente non solo possibile ma ben accetta, si tratta solo di intergrarla in modo
da evitare sovrapposizioni con altre iniziative.
Febbraio ..............
15: culto in eurodilFusione e inaugurazione al Centro culturale a Torre Pellice dell’archivio della Tavola e
del rifacimento de! Museo storico; il presidente della Repubblica ha dato un assenso a partecipare ai due
momenti.
15-22: Settimana della libertà organizzata dalla Federazione delle chiese evangeliche;
17: giornata abituale nelle comunità;
22: a Torino giornata commemorativa delle Patenti al Carignano;
22-28: .settimana del teatro valdese;
Torino; prima quindicina, in accordo con la comunità ebraica iniziative per la ricorrenza;
Agosto \ ’ -,
15: giornata a Angrogna;
2.5: Sinodo;
30-1° .settembre: giornate storiche della Società di .studi valdesi sul 1848;
Novembre» -v
Seconda quindicina, Roma, Facoltà valdese di teologia seminario di studio sull’attualità del tema in collaborazione con le comunità israelite.
Materiale previsto per l'anno:
Nel 1997 pubblicazione, presso la Claudiana, di un volume di carattere storico divulgativo, a cura della Società di studi valdesi: Dalle Valli aU'ltalia (autori Bruno Bellion, Mario Cignoni, Gianpaolo Romagnani,
Daniele Tron).
Serie di 10 .schede di lavoro con documenti da usare per catecumeni sul periodo 1814-1870.
Nel 1998 opuscolo del 17 febbraio della Società di studi valdesi a cura di Giorgio Tourn.
Inizio ’98, mostra di 15 pannelli sul periodo 1799-1860, dalla Rivoluzione al Regno d’Italia. Per ogni informazione, richiesta e proposta fare capo alla Commissione centenario presso il Centro culturale a Torre Pellice.
«La metà circa degli 85 allievi che frequentano l’anno
scolastico in corso proviene
dalla vai Pellice; l’altra metà
ha provenienze diverse come
Perosa Argentina, Bagnolo,
Vigone e None».
Ma che cosa pensano gli
allievi della loro esperienza
di studio? Lo abbiamo chiesto a due di loro, Sara Tron e
Matteo Genovesio. «Studiare
al Collegio valdese - ci dicono - è impegnativo, ma nello
stesso tempo divertente e interessante perché vi è una
apertura a livello europeo. La
scuola ci dà una preparazione adeguata, di cui vorremmo sottolineare le lezioni tenute da docenti di madre lingua straniera e i viaggi-studio
all’estero che costituiscono
una esperienza formativa ed
educativa».
Ricordiamo infine che per
chi proviene da un’altra città
il Comitato sta verificando la
possibilità di predisporre il
vitto e l’alloggio presso la Foresteria o presso famiglie di
Torre Pellice.
La città era rappresentata
dal sindaco Francesco Aiello,
dall’assessore ai Servizi sociali Emanuele Battaglia, dall’on.
Gianni Caruano e dall’arciprete Giuseppe Cali, i quali
hanno sottolineato con toni
diversi l’importanza della casa di riposo di Vittoria esprimendo, in modo particolare,
una parola di ringraziamento
al direttore, il pastore Enrico
Trobia e alla sua famiglia, per
la loro dedizione nell’aver saputo condurre la Casa a raggiungere questo alto livello. 11
pastore Alberto Taccia, da anni impegnato nella nostra
diaconia, in una conferenza
su «Anziani e qualità della vita» ha raccolto i principali
problemi legati alla condizione dell’anziano, indicando
l’importanza della riscoperta
dell’anziano nella sua dignità,
della memoria ma anche dell’attenzione verso quelle perdite che gli impediscono di
essere indipendente e autonomo in quanto individuo.
Nell’orizzonte delle prospettive non marginali dell’anziano Taccia ha tra l’altro affermato: «È impensabile dire oggi che le Case di riposo potranno essere estese a tutti.
Dovrebbero essere l’ultima risposta, riservata come quando sorsero ai casi limite. Oggi
si tratta di pensare alla domiciliarità e alla formazione dei
visitatori». Di qui la necessità
di creare strutture di sollievo
alle famiglie, di ambienti protetti per una parte della giornata. In particolare «la Casa
di riposo non può essere
siderata un capolinea, il'
go dove si va a morire e
accoglie le persone din,
cate e sole ma una stru
che oltre all’assistenza e
riabilitazione deve saper
frire stimoli vitali toglie„,
dalla passività nella qi,.
molti sono relegati». '
Buona parte dell’inaui
zinne si è svolta nel tei,
adiacente alla casa quasi
ricordare l’ultimo lega,
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dalla quale sorse la chies
Vittoria. Questa relazi,
emergeva chiaramente di
predicazione del pasj
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Csd, sul testo di Filippesi
»Rendete perfetta la „
gioia». Nutriti dalla gioia
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opere (in questo il loro vi,
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- ordinario
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£ 160.00C
£ 195.0
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Per abbonarsi: versare l’importo sul ccp n. 14548101
intestato a Edizioni Protestanti s.r.l., via S. Pio V 15 bis, 10125 Torino.
PROTESTANTESIMO
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RIVISTA TRIMESTRALE
PUBBLICATA DALLA FACOLTÀ VALDESE DI TEOLOGIA
VIA P. COSSA 42 - 00193 ROMA - FAX: 06/3201040
N. 4-1998
Artìcoli: □ M.C. LAURENZI, Come intendere un pensiero biblico? □ S. AMBROCl
La dottrina della giustificazione per fede nella spiritualità di Marcantonio Flaminio
□ E.E. GREEN, Omosessualità, differenza sessuale e alterità
Studi critici: Là\.A. SOGCIN, Giovanni Luzzi (1856-1948), pastore, teologo, traduf
tore della Bibbia □ G. TOURN, Storia e profezia: Mario Miegge □ E. GENRE, Werner Simpfendòrfer e Ernst Lange
Rassegne: □ R. BERTALOT, Il Consiglio ecumenico delle chiese e gli ebrei □ P
GARRONE, Chiesa-Israele: nuove prospettive teologiche
Note e commenti: □ R. BERTALOT, «Airesis» o «dìàiresis»? □ D. MAIMONE, Critica del documento «L'interruzione volontaria della gravidanza» □ S. ROSTACNOIntervento al V Congresso sulla riproduzione assistita
Anniversari: S. ROSTAGNO, Gerhard Tersteegen (1697-1 769)
Incontri estivi: E. GENRE, La «Rencontre» delle Facoltà teologiche protestanti dei
paesi latini □ A. VISINTIN, Graz 1997 □ S. ROSTAGNO, Il XVI Congresso dellW'
sociazione teologica italiana
Documenti: □ SINODO 1997: I protestanti e la scuola italiana
Recensioni, Indici 1997
Corrispondenza di ogni genere: Rivista Protestantesimo, via Pietro Cossa 42
00193 Roma. Fax 06/3201040 - Tel. 06/3210789. e-mail: s.rostagno@agora.smit
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DÌ 21 NOVEMBRE 1997
Vita Delle Chiese
PAG. 9 RIFORMA
A Rovereto un gruppo di studio non confessionale
Fede e espressione artistica
“eifl/ SU arte e teologia, nella sala valdese, coinvolgono
persone al di là dell'appartenenza alle chiese
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*0* ieiiij Ljjje 5u Arte e teologia, edir,T^*'Ì Claudiana per la col
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j. ] ttati sul fatto che in Italia le
tituzioni evangeliche non
I no abituate a riflettere su
testo argomento, delegando
irciò gli studiosi stranieri o
lelli cattolici. A Rovereto
I piccola iniziativa tende
alcuni anni a porre l’acinto sul rapporto tra arte e
itualità, intesa quest’ultila non necessariamente in
so confessionale ma come
teggiamento di attenzione
le varie sensibiiità umane e
[turali. L’attività del Grup10 culturale «A. Schweitzer»
thiama circa 80 persone di
azione e provenienza vaia, tutte accomunate da un
de amore per l’arte e da
■ spirito di ricerca interiore
\laso P ^ recepire nel lin
annis artistico elementi di
* iessione e di meditazione.
L’impostazione del Gruppo
• on vuole essere apertamente
cmS infessionale’ e accoglie inìmo persone del mondo cat
®*”co, qualche presenza ortoisa, molti liberi pensatori,
cogliente sala valdese è
lunque per se stessa un
¡0 di testimonianza: l’am|te raccolto e ospitale, la
licita dell’arredamento,
ggetti (la croce in legno,
’"“oe Diurna sul tavolo), 1
ella Claudiana sono
di esprimere una fede e
spiritualità. Soprattutto
;he conta è lo spirito fra0 di amicizia e di condivile reciproca, per cui la Sa
la è diventata nel corso degli
anni un luogo di incontro in
cui i roveretani si riuniscono
volentieri.
Naturalmente parlando di
arte non si devono intendere
solo le arti visive (pittura,
scultura, architettura), ma anche la letteratura, il cinema,
la musica. Questi vari ambiti
si alternano nelle proposte
mensili del Gruppo, intrecciando lo studio di grandi autori con la presentazione di
vari artisti locali, che con
semplicità e con gioia introducono alla comprensione
delle loro opere e del loro
mondo interiore: e sono momenti significativi in cui si
esprimono con sincerità i
percorsi di ricerca.
Tra le attività svolte nell’ultimo anno va ricordata la pre
sentazione di un testo poetico
ispirato alla figura di fra Dolcino [Quando la ricerca di fede diventa martirio)] la riflessione sulla complessa spiritualità di Pier Paolo Pasolini
quale si esprime nel Vangelo
secondo Matteo l’ascolto guidato dell’Oraforio di Natale di
Bach. Per questo nuovo anno
è prevista tra l’altro una conferenza della pastora Letizia
Tomassone su Arte e teologia.
Un momento di significativa visibilità pubblica del
Gruppo si è avuto nello scorso mese di giugno: in collaborazione con un’altra associazione culturale della città sono stati invitati il pastore
Giorgio Tourn e il prof. Paolo
Prodi per discutere su «Italiani e protestantesimo nel quadro della cultura moderna».
Chiesa battista di Bollate
Anna Monìtillo Castellano
GUIDO GABALDI
IL 23 ottobre a Bollate hanno avuto luogo i funerali
della sorella Anna Monitillo
Castellano, che ci ha lasciato
alla bella età di 94 anni. È stata un’occasione per riconsiderare la testimonianza lasciataci da questa donna piccola ma forte. Il pastore Paolo
Spanu, nel suo messaggio, ha
ricordato che la generazione
di Anna ha dovuto affrontare
eventi terribili e superare crisi di portata storica: basti
pensare alle due guerre mondiali, alla dittatura fascista e
alla vita di tutti i giorni in
questa nostra società italiana.
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lEW YORK — C’è un proverbio che dice: «Tutto il mondo è
paese»; è così che lungo la sponda del Delaware River, in
una ridente stretta valle, mi è ritornato il nostalgico ricordo
delle nostre chiese delle Valli. Domenica 19 ottobre ho avuto il piacere di prendere parte al culto nella Prima chiesa
presbiteriana di Stockton (New Jersey), con il compito particolare di celebrare il battesimo della piccola Maeve Celine
Bamei Stewart la cui mamma, di origine valdese, è sempre
stata affezionata alla nostra chiesa. Maeve è stata adottata
in Cina; la croce ugonotta stava sul suo vestito battesimale;
ora anche il padre desidera diventare valdese. Ci rivedremo,
Dio volendo, per un altro culto in primavera, (a. j.)
'RAMOLLO — Il 5 ottobre si sono sposati nel tempio di Ruata
Enrica Travers e Sergio Brunetto. La comunità augura loro
una vita felice e sempre benedetta dal Signore.
HANTOVA — Domenica 9 novembre, dopo un breve culto,
l’assemblea della Chiesa valdese ha eletto i nuovi consiglieri
in sostituzione dei due non più rieleggibili. Sono stati eletti
Eveiina Boceda e Elda Mantovani al posto di Danila Dessy
e Alfa Mantovani. A loro va il nostro augurio di buon lavoro.
■* Nella Sala Piermarini di via Accademia si tengono cinque
incontri sull’interpretazione della Bibbia nelle chiese cristiane, organizzati insieme al Comune e al Sae. Le conferenze (21 e 28 novembre, 6, 12, 19 dicembre) iniziano alle
17,30. II 21 novembre parlano della Bibbia nelle chiese
protestanti e cattoliche il pastore Gianmaria Grimaldi, don
Roberto Fiorini e la teologa cattolica Ivana Cerosa.
GERMANO — È deceduto improvvisamente, all’età di 87
anni, il fratello Stefano Cogno. Al figlio e ai suoi faniiliari la
Comunità esprime la sua simpatia ricordando che in Gesù
Cristo è la vera consolazione e l’aiuto nella prova.
in cui i principi democratici
di libertà religiosa sono rimasti a lungo lettera morta. Il
coraggio della fede ha fatto sì
che questa generazione abbia
potuto combattere, evangelicamente, la propria lotta di
resistenza contro le tentazioni di un mondo ipocrita e
bacchettone. L’efficacia di un
simile esempio ha portato la
chiesa di Bollate, insieme a
tutti gli amici e i parenti di
Anna, a ringraziare ancora
una volta il Signore.
Per espressa volontà della
defunta è stato chiesto a tutti
coloro che hanno partecipato alle esequie di non acquistare fiori ma di devolvere in
beneficenza la corrispondente somma. La chiesa di Bollate ha in questo modo raccolto la somma di un milione di
lire, che verrà fatta pervenire
alle popolazioni bisognose
dell’ex Jugoslavia.
Campo a Bethel
«Senza di te
non sono
nessuno»
MANUELA MOLINARI__
Avere una lunga infanzia
è proprio dell’uomo, ed è
proprio della società occidentale avere un’infanzia ancora più lunga. Essa consente
all’uomo di diventare un tecnico e un virtuoso dell’intelligenza, ma lascia anche in lui
la traccia, destinata a durare
per il resto della sua vita, di
immaturità emotiva. Eppure
è proprio in questa infanzia
che si dovrebbero costruire i
fondamenti della nostra identità, che quanto più è
frutto di elaborazione, discussione, conflitto, tanto più
diventerà nell’età adulta uno
strumento che non si spezza
davanti a personalità diverse
ma si piega, chinandosi con
curiosità e naturale rispetto.
Invece spesso riduttive
concezioni di giusto o ingiusto, sano o malsano governano la nostra rigida e spaventata personalità, mentre il
mondo cambia, si trasforma
e corre così veloce da non
concedere il tempo per lo sviluppo di una sana crisi. Ma
lei, la «signora crisi», non si
arrende; è tenace perché fa
parte di noi, segue l’essere
umano fin dalle sue origini,
facendogli porre quelle domande e quei dilemmi che lo
hanno accompagnato fino a
oggi lungo tutta la sua storia.
Una più profonda conoscenza di noi stessi, delle nostre vere e radicate paure,
della «signora crisi», che ha
in noi la sua nascosta casa, è
l’ottimistico obiettivo che il
campo giovani internazionale che si terrà a Bethel (vicino
a Catanzaro) dal 27 dicembre
al 3 gennaio 1998 sul tema
«Senza di te non sono nessuno», ha deciso di prefiggersi,
convinti come siamo che
questa «signora» dipinta dai
mass media come la strega
cattiva di Biancaneve, sia in
realtà una persona spiritosa
e curiosa, piena di spirito
creativo e un’inesauribile
fonte di consigli nelle nostre
relazioni con il prossimo.
Il coro «Ipharadisi» a Milano
La musica come dono di Dio
SERGIO RONCHI
Vacanza pastorale
^ Chiesa evangelica battista della Spezia rende noto di aver
aperto il periodo di vacanza pastorale. Pertanto i pastori battisti,
'’'Podisti o valdesi che fossero interessati a prestare il proprio
*®rvizio presso questa comunità, possono inviare specifica ri'•l'iesta, corredata da sintetico curriculum, al seguente indirizzo;
Chiesa evangelica battista - via Milano, 40 - 19122 La Spezia.
Jll interessati che desiderassero maggiori informazioni al riguarI®) possono prendere contatto telefonico con i componenti del^Commissione ricerca nuovo pastore, nelle persone di: StefaDi Filippo, tei. 0187-739666; Paolo Garhusi, tei. 0187^5438; Luca Masella, tei. 0187-518500; Michele Sinigaglia,
w 0187-707014; Massimo Torracca, tei. 0187-520948.
Il Consiglio di Chiesa
Se Lutero, buon dilettante
di flauto e liuto, avesse
potuto essere presente sabato 15 novembre nel tempio
battista di Milano via Pinamonte, avrebbe ribadito che
la musica «è disciplina che
rende gli uomini più pazienti, dolci, modesti e ragionevoli»; «dono di Dio che rende
felici»; «tramite di preghiera
e di comunanza con Dio»
perché oltre 200 persone sono rimaste «incatenate» su
panche e sedie afferrate dalle
23 voci che costituiscono il
coro evangelico napoletano
«Ipharadisi». Cioè il paradiso,
il regno dei cieli che irrompe
nel tempo per portare liberazione e condurre in un cammino di libertà.
È questo il titolo di un canto
sudafricano dei tempi del’apartheid, simbolicamente e
significativamente assunto da
questa corale, diretta dal
maestro Carlo Leila, la quale su iniziativa delle locali comunità battista, metodista e
valdese - si è esibita cantando
e mimando il dramma dell’estraniamento e della lacerazione dell’uomo e dell’umanità e la realtà della riconciliazione del singolo e della
totalità creaturale a opera del
risorto crocifisso verso Dio, il
mondo, l’altro, se stesso.
Parole di Martin Luther
King, che hanno preceduto il
poetare musicato del «soffio
nel vento» di Bob Dylan e
poi, in successione, voci fuori
campo lentamente materializzatesi in corpi cantanti la
sofferenza di un gospel africano. Una sofferenza a tutti
comune, una «lode sovversiva» fatta di ritmo, musica,
canto, danza, rimossa e soppiantata dalla realtà della
speranza da rinvenire nelle
dimensioni dell’esistenza originate e indicate dai legni
trasversali piantati sul Golgota e mandati in frantumi dal
Crocifisso risorto.
Le catene di morte sono
state spezzate e l’intera creazione ha alzato lo sguardo
verso i monti come hanno ricordato le parole musicate
del Salmo 121; ha intrapreso
la via della libertà, per dirla
con il negro spiritual Attraverso le acque] ha invocato la
pietà del Signore facendo
proprio il canto cinese Chiù
Cu] ha rivolto i proprio occhi
verso quella culla di cui dice
Quando nascette ninno. Ecco
quindi l’atto irreversibile di
una nuova creazione: l’odio
verbale e la violenza fisica
vengono messe a tacere da
Dio che ha fatto crollare le
mura di Gerico. Che l’altra sera, raffigurate da scatole di
cartone, sono crollate.
Agenda
TORINO — Il Centro evangelico di cultura
«Arturo Pascal», le comunità cristiane di base, il Corso per animatori biblici, la Fdei, il
Gruppo donne credenti, la redazione de «Il
foglio», «Confronti», il Sae, «Tempi di fraternità» e l’Ywca propongono, alle ore 15,30 nel
salone di corso Vittorio Emanuele II 23, un incontro con
Jim Wallis sul tema «Religione e politica negli Usa oggi».
Per ulteriori informazioni tei. 011-6692838.
FIRENZE — Il Centro culturale «Pietro Martire Vermigli»
propone alle ore 17 nei locali della chiesa metodista in via
de’ Benci 9, una conferenza su «Italiani e protestantesimo,
un incontro impossibile?». Parleranno il prof. Luciano
Martini e il prof. Massimo Bubboli dell’Università di Firenze; modera il prof. Marco Ricca. Sarà presente il past. Giorgio Tourn. Per informazioni tei. 055-572740.
CHIVASSO — Alle ore 16, nella chiesa degli
Angeli in via Torino, inaugurazione della mostra della Bibbia, che sarà aperta fino al 29
novembre. Parteciperà il coro «Freedom»
della chiesa battista di via Elvo di Torino. Venerdì 28 novembre, alle ore 17,30, conferenza
dei pastori Gregorio Plescan e Massimo Romeo sul tema
«Bibbia e società: quale rapporto?»; sabato 29 alle ore 17,30,
chiusura con la conferenza di Giorgio Girardet sul tema «La
Bibbia antica e nuova». Per informazioni tei. 0125-631960.
GORIZIA.— Alle ore 16, nella chiesa metodista di via Diaz
18, si terrà un concerto di «spiritual» come messaggio di testimonianza cristiana; soprano Daniela Macchierò, accompagnata all’armonium da Gina Carera.
MARCHERÀ — Nei locali della chiesa battista in via Canetti 27 alle ore 15, laboratorio di omiletica per i predicatori
locali coordinato dal pastore Castelluccio. Per informazioni tei. 041-936762.
TORINO — Per il ciclo di «Musica e preghiera», brani musicali e letture bibliche commentate dal pastore Giuseppe
Platone, alle ore 17 nel tempio di corso Vittorio Emanuele
II 23; Walter Gatti eseguirà musiche di Bach, Buxtehude,
Froberger. Per informazioni tei. 011-6692838.
TRIESTE — Per il ciclo di incontri organizzati dal Gruppo interconfessionale per l’unità
dei cristiani e il dialogo tra le religioni, alle
ore 18,30 nella sede di via Tigor 24, il vescovo
Eugenio Ravignani parlerà sul tema «Il cammino delTecumenismo a Trieste: una risposta all’azione dello Spirito Santo». Tel. 040-303715.
BARI — Alle ore 18,30 nella chiesa di San Luca in via Guglielmo Appulo 4 si tiene un incontro ecumenico di preghiera con l’intervento dell’ortodossa romena Simona Dobrescu e del domenicano Giancarlo Locatelli, segretario
dell’Istituto superiore di Teologia ecumenica «San Nicola».
BERGAMO — Alle ore 17, presso la Facoltà di Lingue (aula
grande n. 15, II p. in piazza Vecchia 8), Jim Wallis tiene una
conferenza sul tema: «Fede e impegno sociale negli Stati
Uniti: il difficile pluralismo della società americana».
MILANO — Alle ore 20,30 nel salone delle
Adi in via della Signora 3, Jim Wallis, animatore della comunità ecumenica Sojourners di
Washington, terrà una conferenza sul tema
«Fede e impegno sociale negli Stati Uniti: il
difficile pluralismo nella società americana».
Organizzano l’incontro le Adi provinciali di Milano, il Centro ecumenico europeo per la pace, il Centro culturale protestante e TOim; per informazioni tei. 02-76021518.
SONDRIO — «La fede e lo scandalo della sofferenza del
giusto. Giobbe contro i teologi» è il tema della conversazione del pastore Alfredo Berlendis che il Centro evangelico di
cultura propone in via Malta 16 alle ore 17.
GENOVA — Alle ore 17,30 al palazzo ducale
Ala Est (piano ammezzato, ascensore 2° piano), per il ciclo di studi del Sae su Abramo, F.
Mohammed Hammani, docente di Lingua
araba all’Università di Firenze, parla sul tema «Abramo e l’Islam». Tel. 010-8391402.
REGGIO CALABRIA — «Violenza mañosa e
autonomia comunale ieri e oggi» è il titolo
della tavola rotonda che si terrà nel cinema
«Politeama» di corso Garibaldi 161 alle ore
17. Saranno presenti il sindaco Italo Falcomatà, Saverio Mannino, membro del Consiglio superiore della magistratura, don Antonino Donisi,
responsabile diocesano per le relazioni ecumeniche, e il
pastore battista Enzo Canale. Una serie di seminari sullo
stesso tema, riservati agli studenti, si svolgerà in seguito
presso il Centro evangelico M. L. King di via XXIV maggio
6b. Per informazioni tei. 0965-45968.
TORINO — Alle ore 17 nel tempio di corso
Vittorio Emanuele II 23 si tiene un incontro
musicale con «L’Evangelo in musica (i corali
del «Catechismo di Lutero») di Johann Sebastian Bach»; introduce il musicologo Gianni
Long e canta la corale evangelica di Torino
diretta da Flavio Gatti, all’organo Massimo De Grandis. Per
ulteriori informazioni telefonare allo 011-6692838.
CULTO EVANGELICO: ogni domenica mattina alle 7,27 sul primo programma radiofonico della Rai, predicazione e notizie dal mondo evangelico italiano ed estero, appuntamenti e commenti di attualità.
\ / PROTESTANTESIMO: rubrica televisiva di
I ^ Raidue a cura della Federazione delle chiese
I O evangeliche in Italia, trasmessa a domeniche
I ’***’* ia alterne alle 23,40 circa e, in replica, il lunedì
I* della settimana seguente alle ore 9,30 circa.
Domenica 30 novembre andrà in onda: «La
libertà religiosa in Italia; incontri (rubrica biblica)». La replica sarà trasmessa lunedì 8 dicembre.
AVVERTENZA: i programmi relativi a questa rubrica vanno
inoltrati 15 giorni prima del venerdì di uscita del settimanale.
14
PAG. 10 RIFORMA
.Riforma
La febbre del Nord-Est
e gb evangelici
Michele Campione
Riprendendo aicuni spunti dai bell’articolo di Giorgio Guelmani [Riforma del 31 ottobre) e in particolare
la tesi relativa al partito di massa e alla militanza nella
Lega Nord che pare assumere un carattere «religioso»,
ho fatto mente locale a una situazione di poche settimane addietro. Ero a Venezia (a un’ora di treno dalla
cittadina dove abito, Pordenone) per visitare una mostra e mi sono Imbattuto nella manifestazione leghista
passata ormai alla storia per l’insulto al tricolore
esposto da una signora veneziana alla finestra di casa.
1 rumori della manifestazione ci passavano lontani ma
al rientro mi si sono concretizzati i «padani», in camicia verde, stanchi ma con ancora voglia di parlare. Li
osservavo, mentre interloquivo con loro, e vedevo giovani, donne e uomini 20-30enni, coppie di 30-40 anni,
qualche attempato signore (e tutti mi ricordavano,
antropologicamente, i partecipanti alle grandi manifestazioni della sinistra di un tempo).
Erano tutti molto decisi nelle loro affermazioni ma,
al di là dei ripetitivi e discutibili slogan un po’ truci e
razzisti, esprimevano in poche parole quello che un
grandissimo numero di veneti reclama e vuole: insofferenza per la burocrazia e infrastrutture efficienti,
un potere più a stretto contatto e al servizio dei cittadini e un maggiore «liberalismo» (quest’ultimo sembra unire in uno strano patto sociale imprenditori, lavoratori e liberi professionisti). La febbre del NordEst è quindi, come ormai è chiaro a tutti, più alta di
quello che i relativi pochi manifestanti in camicia
verde e altrettanto pochi (in mancanza di cifre, stando a quello che vedevamo camminando per le nostre
città il giorno delle «elezioni» padane) votanti ai gazebo elettorali leghisti possono esprimere.
Ma vorrei introdurre ora una personale riflessione
sulla posizione delle nostre chiese evangeliche nel
Nord-Est. Non sono certo in grado di fare un’analisi
puntuale ma la sensazione è che diversi fratelli e sorelle siano vicini al movimento leghista (in particolare quelli che non seggono nei Concistori e nei Consigli di chiesa) e che moltissimi siano attratti da un federalismo forte che, in certi casi, può nascondere un
certo egoismo da ex poveri (quali siamo nel NordEst, come scrissi su queste pagine circa un anno addietro). Del resto come possiamo immaginare comportamenti diversi se una parte della migliore «intellighenzia» delle nostre regioni (Massimo Cacciar!,
Paolo Costa, Mario Carraro, Giorgio Lago) si esprime
chiaramente verso tesi federaliste spinte? E per contro, può esistere una lettura «evangelica» di un problema come quello del dibattito secessione-federalismo che sottende sempre quello fra individualismo
(individuale-regionale) e solidarismo (collettivo-nazionale)? E l’Europa (a forte componente protestante) può rappresentare un modello di risposta alle peculiarità locali che esprimono questa protesta?
Non credo sia sufficiente citare la lettera di Paolo
agli Ebrei («non abbiamo quaggiù una città stabile»),
la nostra fede e la cultura protestante che abbiamo
sviluppato nei secoli ci impone di interrogarci sulla
«città presente», proponendo una risposta illuminata
dalla Grazia e dal bene comune che questa esprime.
Ritengo onestamente che questa riflessione debba essere posta con urgenza a base di un confronto in particolare nelle nostre comunità e soprattutto nei nostri
diversi organismi territoriali (7« circuito valdese metodista, Associazione battista del Nord-Est, Federazione delle chiese evangeliche del Nord-Est) non tanto per un dibattito strettamente politico ma per la riscoperta della risposta che dobbiamo alle persone
che ci circondano e che spesso annaspano in una visione contrapposta (indipendenza, federalismo, sì,
no) che comincia a essere sterile per molti.
Rifórma
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Croce, Paolo Fabbri, Fulvio Ferrarlo, Giuseppe Ficara, Giorgio GardioI, Maurizio
Girolami, Pasquale lacobino, Milena Martinat, Carmelina Maurizio, Luca Negro,
Luisa Nitti, Nicola Pantaleo, Gian Paolo Ricco, Fulvio Rocco, Marco Rostan, Mirella Scorsonelli, Florence Vinti, Raffaele Volpe.
DIRETTORA RESPONSABILE Al SENSI DI LEGGE: Piera Egidi.
REVISIONE EDITORIALE:Stelio Armand-Flugon; GRAFICA: Pietro Romeo
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Tariffe inserzioni pubblicitarie: a modulo (42,5x40 mm) £ 30.000. Partecipazioni: millimetro/colonna £ 1.800. Economici: a parola £ 1.000,
Riforma è il nuovo titolo della testata La Luce registrata dal Tribunale di Pinerolo con il
n. 176 del 1® gennaio 1951. Le modifiche sono stale registrate il 5 marzo 1993.
Il numero 43 del 14 novembre 1997 è stato consegnato per l'inoltro postale all’Ufficio
CMP Nord, via Reiss Romoli 44/11 di Torino mercoledì 12 novembre 1997.
VENERDÌ 21 NQVEMBRP
IA proposito del dialogo cattolici-luterani
La giustificazione per grazia
Come al tempo della Riforma, anche oggi la comprensione
cattolica e quella protestante sono radicalmente alternative
GINO CONTE
SU Riforma n. 41 a pag. 4,
Barbel Naeve riferisce sui
festeggiamenti del 19 ottobre
per il 75“ anniversario della
dedicazione della Chiesa luterana di Roma: festa a cui
partecipiamo di cuore, in
schietta comunione. Ma proprio per questa fraternità siano permesse delle riserve:
per metà abbondante l’articolo riferisce l’intervento del
card. Cassidy, presidente del
Pontificio Consiglio per la
promozione dell’unità dei
cristiani, in cui ha ripetuto
(pare, senza contestazione)
quello che sta diventando
uno dei «luoghi comuni» del
cosiddetto dialogo ecumenico: cioè che sulla giustificazione non c’è più ormai alcuna vera divergenza fra la fede
cattolica e quella protestante,
anzi, c’è sostanziale e lieta
comunione. Lo si afferma
sulla base di un documento
sottoscritto congiuntamente
da una commissione mista di
studio cattolico romana-luterana statunitense.
Una questione di metodo
Prima osservazione, di metodo: quello è un documento
di una commissione mista di
lavoro, non ha ancora, né da
una parte né dall’altra, alcuna veste ufficiale, esprime
solo il parere, più o meno autorevole, dei firmatari. Sventolarlo, come si sta facendo
in misura crescente, quasi
fosse un documento ufficiale
e impegnativo al più alto livello, è scorretto. Affermazioni simili meritano un dibattito generale, ampio, approfondito ed esigono, se devono diventare impegnative,
che se ne traggano con coerenza tutte le conseguenze. E
qui sia lecito domandare:
che cosa è cambiato dal XVI
secolo, dagli «anatema» dei
canoni del Concilio di Trento, come pure dagli scritti dei
riformatori e dalle confessioni di fede della Riforma? Chi
riconosce di essersi sbagliato
e, se non si vuole usare l’impegnativo termine di «conversione» (che però, dato
l’argomento, sarebbe d’obbligo), di avere cambiato
idea? L’uno? l’altro? un po’
tutti e due gli interlocutori? o
si pretende che l’alternativa
era mal posta? oppure è mal
posta la pezza che, senza il
doloroso travaglio della
«conversione» [metanoia)
vorrebbe volonterosamente
coprire lo strappo?
Siamo così già all’osservazione di contenuto.Vorrei invitare a riprendere La giustificazione per fede di Vittorio
HO avuto ropportunità di
seguire abbastanza attentamente la campagna elettorale nel Mugello, sia per
la vicinanza dei luoghi alla
città di Firenze, sia perché vi
abita una mia figliola. Ho
ascoltato discorsi e letto resoconti. Indipendentemente
dalle valutazioni politiche
verso l’uno o l’altro dei candidati, era evidente fin dall’inizio che una campagna
come quella di Giuliano Ferrara, basata sull’odio (dichiarato), sull’insulto, sul sospetto e sulla denigrazione
dell’avversario principale,
non poteva che fallire. La
gente del Mugello non è
sprovveduta. È la patria di
Giotto. Insultare gli altri, senza presentare programmi
propri positivi non serve a
nulla e i risultati lo hanno dimostrato.
Purtroppo, quel che è suc
Subilia (Brescia, 1976: è forse
passato un secolo?) e a leggere le pagine da 84 a 116. Il nostro teologo, che ha studiato
il cattolicesimo Con serietà e
rigore, nella sua evoluzione
storica e nei suoi documenti
contemporanei, fa notare come già nei canoni del Concilio di Trento si parla chiaramente della giustificazione
per grazia: ma, appunto, è
importante come se ne parla,
e in quale contesto generale
di dottrina e di prassi questo
elemento, così innegabilmente biblico, viene incastonato e depauperato di quel
sola (gratia, fide) che i riformatori hanno riascoltato nella limpidezza della sola Parola e hanno riecheggiato nelle
loro limpide e non accomodanti parole.
Significati di Grazia
A chi volesse limitarsi a
una lettura e riflessione più
semplice, ma non meno netta, consiglio alcune pagine
dell’ampia e bella appendice
che Aldo Comba ha aggiunto
al bel libro di Alister E. McGrath Le radici della spiritualità protestante (Claudiana).
Cito da p. 226: «Accade talvolta che persone, animate
da afflato ecumenico, si sforzino di trovare delle coincidenze o delle uguaglianze tra
le diverse confessioni cristiane, senza tener conto che la
stessa parola, usata in contesti diversi, può assumere dei
significati differenti». A questo punto Comba cita alcuni
esempi. «II. primo riguarda la
parola “grazia”. Dopo la
sconfitta del pelagianesimo,
tutta la cristianità afferma
che siamo salvati per la grazia di Dio. Ma altra cosa è dire che la Grazia cancella il
peccato umano, ed altra cosa
è affermare che la Grazia
conferisce all’essere umano
la capacità di mettersi in condizioni tali che possano meritargli la salvezza».
«Per usare un paragone
molto alla buona - prosegue
Comba - potremmo dire che
nel primo caso, di fronte a un
debitore, Dio straccia la cambiale: nel secondo caso gli dice: “Vieni a lavorare nel mio
orto e detrarrò il valore del
tuo lavoro dal debito anche
se, per mia bontà, magari sopravvaluterò l’importanza
della tua prestazione”. Nei
due casi si tratta certo della
grazia di Dio. Ma sotto il profilo teologico, psicologico ed
esistenziale le due concezioni
sono radicalmente diverse, e
la temperie spirituale che
creano è diversa. Nel primo
caso l’etica (le «buone opere»
per dirla con il vocabolario
popolare) è una conseguenza
della salvezza, nel secondo
caso ne è, in qualche misura,
un elemento essenziale e
condizionante».
La questione, data l’incidenza «ecumenica» che sembra avere, deve essere affrontata a fondo, dalla vita delle
nostre comunità alle facoltà
di teologia. Anzitutto non si
può restringere la portata
della giustificazione per grazia alla semplice dimensione
antropologica, individuale:
essa ha una portata anche ecclesiologica. Non è giustificato per grazia soltanto il peccatore, lo è anche la chiesa
peccatrice: giustificati per
grazia sono i suoi ministri e i
suoi ministeri, le sue assemblee e i suoi Sinodi, le sue
amministrazioni e i suoi così
parziali e provvisori «dogmi»,
il suo «diritto» e le sue «discipline», le sue opere sociali, le
sue facoltà teologiche e le sue
pubblicazioni. Ora, una chiesa che si è autoproclamata
«Madre e maestra», che ha un
magistero «infallibile», che
pronuncia dei dogmi «irreformabili», che in qualche
modo non si limita a annunciare e attestare la Grazia, ma
la «amministra» non conosce
e non vive, come chiesa, la
giustificazione per grazia. Per
sola grazia.
Cooperazione umana
E ancora, amici cattolici, e
amici protestanti co-firmatari dello sventolato documento di «accordo»: non si può
affermare che sulla giustificazione per grazia non c’è più
motivo di contrasto e non
smantellare, da parte cattolica, tutta la quasi bimillenaria,
massiccia, coerentissima costruzione dogmatica ed ecclesiastica della cooperazione
umana alla salvezza: cioè, in
termini chiari, la dottrina e la
spiritualità e la prassi delle
opere, dei meriti, dei «santi»,
del purgatorio e delle messe
di suffragio: e soprattutto
quella mariologia che nella
sua versione più aggiornata
segna il culmine della cooperazione della creatura umana
all’opera della grazia, alla redenzione. Finché tutto questo non sarà eliminato radicalmente dalla credenza e
dalla prassi cattolica, mi sarà
impossibile credere che sul
punto decisivo della salvezza
per sola grazia siamo in comunione, cattolici e protestanti. Non ne sono certo lieto, tutt’altro: vorrei però che
questo fosse detto chiaro e
forte, in sedi protestanti. Anche se si può apparire ruvidi
e scortesi, mentre i cardinali
sono così amichevoli.
-idix' y<:is\c!ìò
PIERO bensì
cesso nel Mugello è la proiezione di quanto succede quotidianamente nel nostro paese, e non solo nella vita politica. Una buona parte dei discorsi dei nostri politici è
sempre dedicata a denigrare
l’avversario. Anziché preoccuparsi di combattere le idee
e presentare le proprie proposte, si cerca spesso di colpire la persona dell’oppositore. Ed è brutto.
Ma anche nella vita comune di tutti i giorni, quanta
parte delle conversazioni fra
le persone è dedicata alla denigrazione degli altri! Questo
avviene persino negli ambienti ecclesiastici, che dovrebbero essere superiori a
questo malvezzo. Già l’antico
saggio aveva notato, quasi
3.000 anni fa: «Le parole del
maldicente sono come ghiottonerie e penetrano fin all’intimo delle viscere». (Proverbi
18, 8). Ciascuno crede, denigrando gli altri, di innalzare
se stesso. Non è così. L’Evan
Pedofilia
Andare oltre
indignazione
e repressione
ALBERTO CORSARI
UN romanzo americt.
cui è ispirato un req
film. Il dolce domani, cor
ne per due volte, a pocl®
ghe di distanza, questa aS
mazione:«i/n paese ha k
gno dei suoi bambini m
più di quanto non pensi,'
una frase che dà da pensi
È un concetto assente
riflessioni che stanno
guendo le notizie sull’o]
le fine del bambino di
ciano, fine preceduta da
terate violenze sessuali,
si indigna lo fa, giustarni,
peraltro, perché i bambi
sono i più indifesi, pen
dall’adulto dovrebbero a\
affetto e comprensione:
ché proprio l’adulto, inq|
sto caso e in altri simili,
manifestato come vile e s
dolo nel conquistarsi la fi
eia del bambino: perché
canto allo sfruttamento a
sessuali emergono le rei
dell’abbandono scolastii
del lavoro nero, quasi
schiavitù, della crescita)
ambienti degradati. Alci
volevano linciare gli arrei
(ma nessuno ha detto nii
finché sono stati scopertìjj
si considera bestie.
Non si sente dire, però,
dei bambini abbiamo bii
gno. Bisogno per essere
migliori, intendo dire. Sip»
sa magari ai più piccoli co®
futuri lavoratori che alintt
teranno le pensioni dii
sarà andato a riposo, mam
si pensa a loro come
ture che, sole, possono'
piotare la realizzazioni
valori per cui sfiàmO mSiì
noi e loro, in un vivere si
le: una società che pensi
avere già raggiunto il mai
mo prescindendo dai baffll
ni, dalle interrogazioni
pongono, dai progetti per
essi stessi chiedono una
da, è destinata a essere mii
ra cosa, autoreferenziale
formazione di certezze
comprare a buon mercato, ^
L’indignazione e la repK per il so
sione (pur necessarie), das ipfoge
le, sono segno di una socie [rollati
che sta sulla difensiva, cl verifica
reagisce, magari durameni jti alle
ma più che altro reagisi ¡¡ei don
all’orrore: una società cl chiarazi
sente il bisogno di tutelarsi' j^^ra i
in mer
•nzia (si
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fondo C
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un’immagine terrificante popoiaz
inaccettabile di se stessa al ji j-gcen
là di ogni limite: che conliBjidjo ¿1
resto dei colpevoli tira uni diUgaio
spiro di sollievo: che con nil p
ve leggi proteggerà un po'
più i bambini ma che, se pi prooetti
de una motivazione «progf
tuale», un domani si trote p
di fronte a altre violenze, i ILI
abusi più «moderni» aggH
ranno leggi e poliziotti
pensava, solo 10 anni fa,
pornografia via Internet?),
pi
idi
gelo ci ha insegnato a peo*
re in modo completameli
diverso, a pensare in mod
positivo e non negativo.
La persona che mi stai
vanti può avere tutti i diW
di questo mondo, può ai*
fatto mille errori, può pensi
in modo completamente™'
verso dal mio, ma è pur sei
pre una creatura umana »
ha diritto al mio rispetti^
non sta a me giudicarla, '
che se combatto le sue il
L’apostolo Paolo ci dice: «I
rendete ad alcuno maleP*
male. Applicatevi alle
che sono oneste al cospetW
dati
tutti gli uomini. Non p
vinto dal male, ma vinci il®’v
le con il bene». Non si tratti'
morale: è uno stile di vita.,
(Rubrica «Un fatto, untfK
mento» della trasmissioi^^,.
Radiolina «Culto evangc™.
curata dalla Fcei andata it>
0
da domenica 16 novembre)
15
RDÎ 21 NOVEMBRE 1997
AHI
lerira» imdo Cristiano» nel numero
IO ottobre, dal titolo «Ne|. avvertimento agli avventi
in rece
% conti
poche •li'"’ ricevuto la te
ista
L'Agenzia
avventista
in Nepal
Ifi TH^tito alla notizia di a~
,nzia (spplapic) che abbiamo
jiblicato nella rubrica «Dal
<nte precisazione da parte di
'^ra Bognandi, direttore ag™ bii al Dipartimento delle
”’“1 0iunicazioni dell’Unione itaP^tisu, 0a delle chiese cristiane av* pensili póste del 7° giorno, che volen-nte dal ^ pubblichiamo per maggioanno^ iòbiettività di informazione.
'.L’Agenzia avventista di aiuta ri * to e sviluppo (Adra) dichiara
„ ¿e continuano le sue attività
f *' ^ [Nepal. Tale dichiarazione è
hamv sta fatta in seguito ad alcuni
i n S tfeoli apparsi sulla stampa
’ [jg l’accusavano di proseliti'on°p-^!!! wo Nepal, paese a predo• ’1** Unanza indù in cui tali attiità sono illegali. Secondo
*’“pesta dichiarazione, le accule provengono da un ex imàiegato scontento di Adra. In
ito a queste accuse, il goietno nepalese ha condotto
'un’inchiesta a cui Adra ha
ìenamente collaborato.
Adra è l’agenzia umanitaria
-j Ai * ondata dalla Chiesa awentii „ tadel 7° giorno. Essa rispetta
to nk b autorità, le leggi e i paraonertìì “®^ti definiti dagli accordi
^ ' innati con i governi dei paesi
, , in cui opera. Adra viene in
ijQtQ di coloro che sono nel
asogno, senza distinzione di
azza o religione. Nessuna
6. oipK'
coli coi
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I, imm
le to
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3 re SOI
pensi
il mi
li baiai
doni
indizione religiosa viene ripesta alle persone che riceWo un’assistenza da questo
feanismo, e oltre il 95% dei
godenti di Adra Nepal sonadi religione indù. «Adra ha
lunga lista di interventi
joitoro doll’aiiitn umanilO nel mondo, senza alcula deviazione settaria», affer/ma Ralph Watts, presidente
j diAdra International.
“J .L’Agenzia rifiuta anche le
iccuse secondo le quali airebbe male utilizzato dei
bndi nelle sue azioni umanilarie. <dn nessun momento
iziaie Nepal ha abusato dei
^ndi forniti da agenzie come
■Usaid (Agenzia americana
a repre pgji|
socco so e lo sviluppo),
e), das [progetti di Adra sono conia socii (roiiai^i finanziariamente da
siva, c ierificatori esterni, sottoposti alle strettissime esigenze
dei donatori», precisa la di
reagisi
■ietàcl gy.
aarazione.
Adra continuerà a servire la
l' popolazione del Nepal in base
recente accordo di un susiidio di 1,8 milioni di dollari
ra un di Usaid per un programma di
conni* ■ ^ ^ ^
un po'
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di Kavre e Rasuwa. Questo
irogetto ha lo scopo di edu
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zngtl’^.
rMifl"'
nbreì
IL RIFUGIO RE CARLO ALBERTO
W
pubblica per il suo centenario di attività
un calendario storico-fotografico con le
date più significative della storia valdese
£ 8.000
Rifugio Re Carlo Alberto - località Musset
10062 Luserna San Giovanni - tei. 0121-909070
care e sensibilizzare le popolazioni in merito alla nutrizione, alla prevenzione materna
e infantile, alla pianificazione
familiare e alle campagne di
vaccinazione. Adra continuerà la sua azione secondo
gli accordi firmati con il ministero nepalese della Sanità.
La dichiarazione riconosce
che il governo del Nepal ha
espresso delle esitazioni relative all’implicazione di Adra
in una scuola originariamente
istituita per i figli dei dipendenti avventisti e in uno studio di registrazione che serviva per la produzione di programmi sulla salute. Sebbene
questi due progetti siano stati
condotti in conformità alle
leggi nepalesi, vi era qualche
esitazione circa la loro perfetta compatibilità con i parametri degli accordi di Adra
con il governo. Adra ha deciso
di tagliare i legami con la
scuola, che funziona indipendentemente, e con lo studio.
L’Agenzia ha iniziato a lavorare in Nepal nel 1987 sostenendo dei progetti come
una colonia per lebbrosi a
Kokhana e a Okhera (Malunga), delle ricostruzioni dopo
un terremoto a Okhaldhunga, e un programma di prevenzione materna e infantile
nella regione di Kavre. Adra
prosegue un programma di
chirurgia buccodentale a Banepa e attraversa i quartieri
con tre veicoli dispensari. Fra
i suoi progetti allo studio c’è
un centro sanitario a Katmandu, in collaborazione
con il ministero della Sanità e
il Rotary Club. In collaborazione con la regina Aishwarya del Nepal e l’Agenzia nepalese di riabilitazione, Adra
ha praticamente sradicato
due colonie di lebbrosi e
reintegrato i loro occupanti
nei loro villaggi di origine.
Dora Bognandi
Otto per mille
i perché
del mìo sì
In merito al dibattito in
corso sull’otto per mille
(Opm) desidero anch’io esprimere il mio modesto parere. Senza tanti preamboli
dico subito che faccio parte
dei sostenitori del sì per i seguenti motivi:
1) Nell’Assemblea delle
chiese dell’Unione battista di
qualche tempo fa si decise
(seppure per un voto) di non
avvalersi dell’Opm. Ma allo
stesso tempo si prese la decisione (a larga maggioranza)
di accettare la defiscalizzazione delle offerte liberali in denaro (legge 116/95), meccanismo che dà la possibilità di
detrarre dalla dichiarazione
dei redditi una somma in per
centuale, non oltre i due milioni annui, da inviare all’Ucebi. Ora francamente non
vedo quale gran differenza ci
sia tra l’Opm (che sembra fare scandalo) e questa strana
operazione. Sono sempre soldi «presi» all’Irpef, ovvero soldi che lo stato elargisce.
2) Sappiamo che i proventi
dell’Opm devono essere usati
per scopi sociali e umanitari.
Se non erro abbiamo un orfanotrofio, due asili per anziani, diversi Centri giovanili,
comunità locali che provvedono a gruppi di extracomunitari (in particolare bambini), e non mi pare che questi
enti navighino nell’oro. Anzi.
Si potrebbe rendere una valida testimonianza usando bene i mezzi che vengono dati
per questi scopi.
3) Inoltre abbiamo con lo
stato, volenti o no, dei rapporti per così dire «amministrativi». Infatti rinps (Cassa
malattia e fondo pensioni)
che cos’è se non un modo
con il quale lo stato provvede
anche a noi, per quanto attiene al fondo clero, chiedendoci un contributo quasi simbolico? Per non parlare della
lei (tassa comunale sugli immobili) per la quale gli enti
ecclesiastici hanno delle agevolazioni.
4) Sono per il sì infine anche per togliere l’alibi a chi
ora è «disimpegnato» con le
offerte, perché pensa che l’Ucebi dovrebbe avvalersi dell’Opm per fare fronte ai molteplici impegni nel sociale.
Certo che l’Opm non risolve tutti i problemi. Vuoi per
l’iter che deve seguire, per
cui prima che arrivino i primi
denari passano alcuni anni;
vuoi perché non sappiamo
quanti firmerebbero la nostra
casella sui modelli 101, 730,
740, ecc. (a proposito, non si
potrebbe, nel caso prevalesse
il sì, fare un unico spazio: Federazione delle chiese evangèliche in Italia?). Certamente l’Opm non risolve tutto,
ma qualcosa sicuramente sì.
Di sicuro non si è né eroi né
puri se si dice no. E non si è
né vili né infedeli se si dice sì.
Sottoponiamo sempre le nostre scelte al vaglio della misericordia del Signore, perché
sono sempre fatte «nel peccato». Se diciamo no facciamolo
con coerenza e su tutto. Se
diciamo sì, facciamolo con
l’umiltà di chi vuole rendere
un servizio agli altri.
Michele Foligno - Genova
Evangelici
e solidarietà
Il fratello Gioele Fuligno,
nel suo intervento sull’otto
per mille e le chiese battiate
pubblicato sul numero del 31
ottobre, accenna ai movimenti fondamentalisti (evangelici?) italiani dicendo che
«mettono in ridicolo tutti i
tentativi che ancora si fanno
per creare della solidarietà
comune, fatta di partecipazione e di condivisione, per
dar voce a gente sola, indifesa, sconfitta e calpestata».
Avendo conosciuto i fondamentalisti da vicino, dal di
dentro e non dall’esterno,
vorrei dire che le loro assemblee non sono composte prevalentemente da persone ricche di beni materiali, culturali
e di storia, ma di persone che
provengono da quartieri poveri, di emigrati del Sud ormai
stabilmente trapiantati, di
operai, di gente comune, che
diffidano di chi predica grandi cambiamenti sociali al di
fuori del messaggio biblico.
Non è vero che non creano
solidarietà comune, che non
partecipano e non condividono con gli altri le loro conoscenze e i loro privilegi, cioè
con la gente sola, indifesa,
sconfitta e calpestata. Lo fanno in modo diverso, a loro
modo e secondo le loro capacità che non dobbiamo giudicare ma capire. Ho conosciuto delle nuove comunità negli
ultimi dieci anni (cosiddette
PAG. 1 1 RIFORMA
I 55 minuti del culto evangelico in televisione
Il culto «incompiuto»
Purtroppo è la terza volta che devo assistere a un culto trasmesso in Tv, orrendamente
mutilato della fine. L’ultimo, quello trasmesso il 2 novembre da Luserna San Giovanni in
occasione della Domenica della Riforma:
peccato, perché avevo invitato delle persone
a seguire questo culto in Tv e siamo rimasti
un po’ perplessi che nel bel mezzo della Santa
Cena sia stato tolto il collegamento. Una cosa
è certa, nessuna messa cattolica viene mutilata, ma viene portata regolarmente alla fine.
Da incompetente quale lo sono, per quanto riguarda il palinsesto televisivo, ritengo
che la Rai dia alla rubrica «Protestantesimo»
un certo tempo per trasmettere il culto, 50-60
minuti circa: pertanto penso che per esigenze televisive occorra confezionare un culto
appropriato. Rilevo tuttavia, e non lo si può
negare, che nei nostri culti trasmessi in tv si
perde un sacco di tempo, al momento della
celebrazione della Santa Cena; e allora per
portare regolarmente a termine un culto nello spazio di tempo che ci è così avaramente
concesso, non penso che si ricorrerebbe a un
peccato mortale se si riducesse sul momento
la celebrazione della Santa Cena per poi riprenderla eventualmente al termine del collegamento: in questo modo si permetterebbe
che il culto finisse invocando la benedizione
del Signore.
Mi auguro che la rubrica «Speciale Protestantesimo» prenda atto di questo inconveniente per niente simpatico e per lo meno irritante affinché il prossimo culto, che probabilmente verrà trasmesso a Natale, possa essere felicemente portato a termine.
Sergio Margara - Vercelli
Caro Margara,
sono molto lieta per la lettera che invia a
Riforma perché ci consente di ritornare sul
problema dei culti in televisione. Nonostante
che da quattro anni curiamo i culti per la televisione, è sempre molto difficile convincere
le comunità che preparare un culto per la televisione significa confezionare un culto ad
hoc che possa contenere tutte le parti del no
stro culto fino all'amen in 55'. In teoria un’affermazione del genere trova tutti d’accordo,
ma appena si lavora concretamente sul culto,
nascono le difficoltà: ci sentiamo ripetere ad
ogni passo «ma noi facciamo così, questo non
si può cambiare», e via dicendo.
Quindi nonostante che noi siamo assolutamente d’accordo con lei che il culto in Tv dovrebbe finire con l’amen finale, quando lavoriamo con comunità numerose, abbiamo
sempre il problema del tempo della distribuzione della Santa Cena, perché le comunità
rifiutano, o vivono come una falsità o peggio
come un sacrilegio, l’interruzione della distribuzione della cena per concluderla dopo
il collegamento televisivo.
Personalmente, dopo aver per alcuni anni
insistito fortemente affinché il culto trasmesso fosse completo, oggi sono diventata più
accogliente quando constato che le esigenze
della comunicazione televisiva risultano incomprensibili o addirittura offendono la comunità, perché anche il rispetto della comunità è parte di una relazione che ritengo essenziale nel nostro lavoro. Il compromesso
trovato, una benedizione più lunga all’ultimo giro in diretta della santa cena che contenga anche un saluto, ovviamente non è
completamente soddisfacente, ma è meglio
che sacrificare una relazione a quello che potrebbe risultare un arrendersi al moloc-tv.
Spero pertanto che la sua lettera aiuti a far
riflettere le comunità con cui lavoreremo che
la richiesta di interrompere la distribuzione
della Santa Cena non è una nostra mania di
«televisionari» ma è un modo per rendere insieme, una testimonianza del nostro modo di
lodare Dio e di ascoltare la sua Parola nel
nostro culto evangelico. Ma anche se non fos
se così, devo confessare che sono giunta alla
conclusione che si può anche chiudere su un
culto incompiuto: magari a qualcuno potrà
venire la voglia di partecipare a un nostro
culto interol
Fraternamente
Gianna Urizio
caporedattrice rubrica Protestantesimo
fondamentaliste, carismatiche e non, a Napoli, Roma,
Torino, Milano, Messina, Palermo, Genova, Teramo, ecc.
tanto per citare alcuni centri)
che hanno scoperto TEvangelo che libera dalla tradizione
cattolica imperante, o dal falso e illusorio comunismo, o
dalla camorra vincolante o
dalla peste della droga e so
che negli ultimi recenti anni
molti mafiosi siciliani si sono
convertiti e sono approdati in
queste chiese. Una di queste è
sorta ultimamente Genova
nel più antico e brutto centro
storico d’Europa, a due passi
dall’Acquario, ed è composta
proprio da queste persone. I
loro responsabili, nel collocarsi in quel luogo hanno
avuto obiettivi coraggiosi e
degni di rispetto per la testimonianza che vogliono dare
in quei vicoli dove vivono
quelli che hanno più bisogno
del messaggio evangelico.
Dove sono i drogati, i mafiosi,
le prostitute, gli spacciatori, i
calpestati convertiti al Signore
nelle nostre chiese storiche?
È vero che queste chiese
non hanno una presenza culturale nel nostro paese come
i battisti, metodisti e valdesi e
non sono così presenti a simposi rappresentativi ad alto
livello (incontri ecumenici,
dibattiti sociali con personalità politiche) ma è anche vero che la loro presenza numerica è dieci volte superiore
alla nostra e la loro gestione
economica ecclesiastica decentralizzata è sovente simile
a quella della chiesa primitiva dove ognuno dava secondo la sua possibilità e dove
v’era più gioia a dare che a ricevere. Vi sono chiese non
storiche in «buona salute»
che hanno dei bilanci annuali e uno slancio evangelistico
che sono un miraggio per le
nostre chiese. Sono i nostri
fratelli «diversi», vicini di casa
(quella del Padre celeste) che
non consideriamo e che a
volte ci danno fastidio. Dovremmo considerarli doni
che il nostro Padre ci ha dato.
Ciò che interessa a loro non è
l’otto per mille, ma se lo potessero avere saprebbero cosa farne per glorificare Dio.
Molte di queste chiese che il
fratello Fuligno critica per la
loro mancanza di solidarietà
hanno collaborato quando ci
sono stati i terremoti del
Friuli o deirirpinia, hanno
dei centri per il recupero dei
tossicodipendenti (in Piemonte, nel Napoletano, in Sicilia, Centri di soggiorno per
anziani soli. Centri di vacanze e di convegni per tutte le
età e in parecchie regioni italiane) e cito solo alcuni esempi che mi vengono in mente
senza un’indagine approfondita e aggiornata.
Nell’ambito della solidarietà credo proprio che il fratello Fuligno commetta un
grosso errore se si riferisce ai
fondamentalisti evangelici
italiani. Non ha senso gettare
questo spauracchio o generalizzare casi particolari da lui
vissuti, suppongo, perché
non è così che si crea uno spirito di unità tra gli evangelici
italiani dove il pettegolezzo e
il facile e superficiale giudizio
di parte ha impedito al corpo
di Cristo di maturare, crescere nell’apprezzamento l’uno
dell’altro, traendo forza e vigore da ogni singola parte
(Efesini 4). Ravvediamoci e
non saremo più in ansietà per
le casse delle nostre chiese
perché se cerchiamo il Regno
e la giustizia di Dio egli ci
darà in sovrappiù e saremo
rinnovati dal «Signore che ag
giunge alle nostre comunità
quelli che sono salvati».
Sergio Rastello - Genova
Errata
La recensione al libro «Dolcino e il lungo cammino dei
Fratelli Apostolici», a firma di
Maurizio Abbà (n. 42, p. 5),
contiene un refuso nell’ultima riga. Invece di «perché
non è ancora qualcosa» leggasi «perché non è ancora
conclusa».
Vivi rallegramenti a Emma
Gay, che si è laureata in Medicina e Chirurgia all’Università di Torino con una tesi su
«Reflusso duodeno-gastrico
nello sviluppo della metaplasia e della displasia nell’esofago di Barrett».
Piccoli
Il diacono Dario Tron comunica il proprio nuovo indirizzo: borgata Toupioun 1,
10060 Villar Pellice (To), tei.
0121-930791.
«Il Signore è la mia luce
e la mia salvezza»
Salmo 27,1
La sorella e II cognato Ettore
annunciano costernati che è mancato il pastore
Severino lotta
dopo una vita operosa interamente dedicata al servizio del Signore.
Genova, 5 novembre 1997
RINGRAZIAMENTO
«Fattosi sera, Gesù disse loro:
Passiamo all’altra riva»
Marco 4, 35
I familiari di
Iris Michelino ved. Peyronel
commossi e riconoscenti per la
dimostrazione di affetto tributata
alla loro cara, ringraziano tutti coloro che hanno preso parte al loro dolore.
Riclaretto di Ferrerò
12 novembre 1997
RINGRAZIAMENTO
«Sii fedele fino alla morte
e io ti darò la corona della vita»
Apoc. 2, 10
I familiari di
Antonietta Pons ved. Micol
rivolgono un pensiero di profonda gratitudine a tutte le persone
che in vari modi hanno manifestato loro solidarietà e affetto.
Un ringraziamento particolare alla
dottoressa Patrizia Pascal, alla signora Silvia Gay, agli infermieri
del Servizio domiciliare dell’Ausi
10 e al prof. Claudio Tron.
Massello, 13 novembre 1997
16
PAG. 1 2 RIFORMA
Presentato a Torino presso l'aula Magna dell'Università
Verso un Osservatorio europeo sul razzismo
JEAN-JACQUES PEYRONEL
STA per concludersi ¡’«anno europeo di lotta contro
il razzismo» ma a che punto è
questa lotta nelTambito dei
quindici paesi deH’Unione
europea (Ue)? Organizzato
dalTon. Rinaldo Bontempi,
deputato al Parlamento europeo, e promosso da vari organismi torinesi e piemontesi,
lunedì 10 novembre si è svolto presso l’aula Magna dell’Università di Torino un incontro per presentare il nascente «Osservatorio europeo
dei fenomeni di razzismo e
xenofobia», la cui creazione è
stata decisa dal Consiglio europeo il 2 giugno scorso.
A illustrare il ruolo di questa nuova istituzione europea, che inizierà i suoi lavori
nel gennaio 1998 e che avrà
sede a Vienna, è stato il francese Jean Kahn, già presidente della «Commissione consultiva europea su razzismo
e xenofobia», creata nel giugno 1994. Era il periodo in
cui, in Germania, si scatenò
una serie di attentati contro i
«foyer» di migranti. Grazie alla pressione di questa Commissione, il 15 luglio 1996 vi
fu una risoluzione del Consiglio europeo contro il razzismo. Questa fu la prima dichiarazione comune dei paesi membri fin dalla fondazione della Comunità europea.
È che su questioni di natura
etica come questa, «è sempre
molto difficile convincere i
capi di stato, ognuno essendo molto geloso delle proprie
prerogative», ha detto Jean
Kahn. Perché è stata scelta
Vienna come sede delT«Osservatorio»? Perché l’Austria,
in questo momento, è il pae
se europeo che presenta i
maggiori rischi sul fronte del
razzismo e dell’ultranazionalismo. D’altra parte, per la
sua posizione geografica T
Austria rappresenta una cerniera essenziale non solo tra
Est e Ovest, ma anche tra Sud
e Centro dell’Europa.
L’«Osservatorio» sarà un
organismo ridotto (25-30
persone) e avrà come obiettivo prioritario quello di fornire alTUe e agli stati membri informazioni obiettive sui
fenomeni di razzismo e di
xenofobia. Per raggiungere
questo obiettivo l’Osservatorio raccoglierà informazioni
su attentati o comportamenti razzisti, coopererà con gli
istituti di ricerca, svolgerà inchieste per conoscere le ragioni di fondo del fenomeno
razzista, creerà un centro di
documentazione, formulerà
conclusioni, svilupperà delle
metodologie, pubblicherà un
rapporto annuale che permetta di avere una conoscenza aggiornata sul razzismo in Europa, organizzerà
tavole rotonde in ogni paese
delTUe con i responsabili dei
governi e i rappresentanti
delle Organizzazioni non governative (Ong).
Per la signora Hedy D’Ancona, presidente della «Commissione libertà pubbliche»
del Parlamento europeo, una
delle prime proposte da fare
all’Osservatorio europeo sarà
di definire un codice di comportamento per i partiti politici sulla questione del razzismo; anch’essa infatti ritiene
che il paragrafo sul razzismo,
inserito nel recente Trattato
di Amsterdam, risulti troppo
debole. Alla successiva tavola
rotonda sugli estremismi in
Europa, a partire dal rapporto
annuale del Cera (Centro europeo di ricerca e di azione
sul razzismo e l’antisemitismo) hanno assistito solo più
poche persone. Sono intervenuti Marco Revelli, dell’Università di Torino: Adriana
Goldstaub, del Centro di documentazione ebraica di Milano; Giorgio Buso, dell’Osservatorio su razzismo e xenofobia della Fondazione
piemontese A. Gramsci, e
Brunelli Mantelli, dell’Università di Torino.
Revelli ha sottolineato il
pericolo rappresentato dalla
crescita, un po’ dovunque,
del revisionismo e del relativismo storico. La Goldstaub,
pur riconoscendo che gli
ebrei non sono più oggi la
parte più colpita in Italia, ha
però ricordato che non è cessato il ricorso al cosiddetto
«complotto ebraico-massonico». Per Buso, invece, non
esiste in Italia una forza politica che abbia fatto del razzismo Tasse portante della
propria azione politica, come
invece avviene in Francia, in
Germania e in Austria: per lui
rimane valida la vecchia teoria della «soglia» (della scuola di Chicago), secondo la
quale il razzismo si manifesta quando si verifica una
concentrazione troppo alta
di stranieri in un determinato territorio. Teoria radicalmente contestata da Mantelli
per il quale bisogna sfatare
gli stereotipi populistici tipo
«italiani, brava gente» o
«l’Italia è un paese povero». I
meccanismi del razzismo e
dell’antisemitismo hanno radici complesse e profonde
che devono essere affrontate
politicamente.
Riforma
L'occhio attento ai fatti...
GUSCV
VENERDÌ 21 NOVEMBRE
L'ex leader sudafricano sarà giudicato nel febbraio '%
Condannato l'amico ragioniere di A. Boesak
Il 4 novembre scorso il ragioniere della Fondazione
«pace e giustizia» (oggi sciolta), istituita per aiutare le vittime dell’apartheid in Sud
Africa, è stato condannato a
sei anni di carcere per sottrazione di fondi versati dalle
chiese scandinave all’inizio
degli Anni 90.
Freddie Steenkamp, 41 anni, si è dichiarato colpevole
davanti al giudice della Corte
suprema di Città del Capo,
dove rispondeva di cinque
capi di accusa per truffa e di
un furto di 3,7 milioni di rand
(770.000 dollari). I fondi erano stati versati alla Fondazione da organizzazioni di aiuti
umanitari delle chiese danesi
(DanChurchAid) e norvegesi,
dall’agenzia di sviluppo internazionale svedese, dalla
Fondazione Coca-Cola ad
Atlanta (Usa) e dal cantante
americano Paul Simon.
Nel corso del processo,
Steenkamp ha messo in causa Allan Boesak, ex direttore
della Fondazione, il cui processo inizierà nel prossimo
febbraio. Allan Boesak, 52 anni, ex pastore della Chiesa
riformata olandese, è stato
presidente dell’Alleanza riformata mondiale e membro
influente del Congresso nazionale africano.
Per iscritto, Steenkamp ha
precisato al giudice che egli
falsificava deliberatamente i
conti per nascondere le spese
eccessive, i salari e i prestiti
personali. Ha anche ammesso di avere egli stesso preso
un prestito non autorizzato.
Ha detto al giudice che Boe
sak era implicato in tutt»
quelle attività. Tra l’altto'
Boesak è stato accusato di
avere sottratto a fini persona.
I
ì\
li 1,1 milione di rand (220 onà
dollari). ' ^
Freddie Steenkamp ha d.
chiarate che Allan Boesal
prendeva prestiti che poi fa,
ceva risultare come perdite
Quando Steenkamp si è accorto «con quanta facilità le
cifre e gli ammontari venivano manipolati» nei libri contabili della Fondazione, anch’egli ha cominciato a prendere per se stesso prestiti
non autorizzati. Il ragioniere'
ha confessato di aver attinto
dai fondi della Fondazione
per copiare lo stile di vita d
Allan Boesak, la sua predilezione per i grandi vini e
buoni ristoranti. (enij
t
Uganda: intere popolazioni costrette in villaggi «protetti»
Le chiese contrarie alla politica di Museveni
Alcuni responsabili di chiesa del Nord delTUganda, regione dilaniata dalla guerra
civile, hanno condannato la
politica del governo del pre
Bidente Museveni che costringe la popolazione a trasferirsi in villaggi «protetti»,
per permettere all’esercito di
lottare contro i ribelli decisi a
rovesciare il governo.
In una lettera del 12
ottobre scorso indirizzata alle
autorità militari e civili della
regione del Nord, dieci responsabili di chiesa (protestanti e cattolici romani)
hanno scritto che questa politica, che non è riuscita a ri
pristinare la sicurezza nella
zona, ha provocato molte
sofferenze umane. Fra gli autori della lettera vi è il vescovo anglicano della diocesi di
Kitgum, Macleord Baker
Ochola II, la cui moglie è rimasta uccisa in un’imboscata tesa dallo «Esercito della
resistenza del Signore» (Fra),
guidato da un ex catechista
cattolico, Joseph Kony.
La lettera è stata pubblicata al termine di un seminario
di tre giorni sulla giustizia e
la pace, organizzato dalla
Chiesa anglicana della città
di Kitgum. Gli autori affermano che i distretti di Gulu e di
Kitgum, nel Nord del paese,
non risultano nell’elenco ufficiale dei distretti che dovrebbero ricevere aiuti alimentari, nonostante la grave
siccità e il numero di morti e
di malattie provocati dalla
carestia.
Le autorità ecclesiastiche e
civili della zona hanno più
volte chiesto al presidente
Museveni di intavolare negoziati di pace con i ribelli ma
quest’ultimo ha sempre rifiutato, rispondendo che i parenti delle vittime di queste
atrocità non avrebbero peig
donato al suo governo di trat(
tare con i ribelli. (eni)
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