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ECO
DELLE WIÍ VALDESI
Pastore
TACCIA ALIERTO
ANGROGNA
(Torino)
'S'
_ Sellimanale
della Chiesa Valdese
Anno 98 - N. 9
Una copia lire 50
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{
Eco: L. 2.500 per Tinterno
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TORRE PELLICE - 29 Febbraio 1968
Ammin. Claudiana Torre PeUice - C.CP. 2-17557
Un tentativo nuovo, di celebrare il 17 Febbraio nelle Valli Valdesi
Vivere, oggi, al servizio
la libertà ricevuta ieri
Quest'anno, in alcune comunità
delle Valli la celebrazione del 17
febbraio ha avuto un'impostazione
particolare e nuova, che teniamo a
sottolineare.
Qui sotto pubblichiamo il documento che è stato elaborato in una
riunione dei pastori delle Valli e die
diverse comunità hanno ripreso nei
loro bollettini, in occasione della 'festa valdese' (ma è assai più di questo, in realtà, quella data). Quasi
ovunque, tuttavia, l'iniziativa si è limitata a questo; qua e là il testo è
stato commentato nel corso dei discorsi e della predicazione, ma non
si è andati oltre, almeno a nostra conoscenza.
Vogliamo tuttavia segnalare due
casi, di cui il pastore Gustavo Bouchard e il pastore Alberto Taccia ci
parlano nelle pagine interne.
Il primo, quello di Pomaretto: al
tradizionale corteo hanno partecipa
“I miseri e poveri cercano acqua e non ve n'è...
io, l'Eterno, li esaudirò,, (i.bìb 41: ni
Il 17 febbraio è per noi il giorno della libertà. Ci ricorda la libertà acquistata dai Valdesi nel 1848, quando furono a loro riconosciuti tutti i diritti degli altri cittadini ; libertà di predicare, di testimoniare la propria fede nelle
manifestazioni pubbliche, come nei propri posti di lavoro e di impiego. Di
questa libertà i Valdesi si servirono allora e negli anni successivi per diffondere l'Evacigelo in tutta l'Italia.
Il 17 febbraio ci ricorda ancora la libertà di cui godiamo ora e che ci permette di continuare l'opera dei nostri padri. È quindi giusto che ringraziamo
Dio perchè qyeste Uhcrtà è dono suo, è la dimostrazione della sua misericordia. Essa jigni..ca cha Egli vuole ancora servirsi di noi, nonostante le nostre
infedeltà, per far giungere la sua Parola di liberazione agli altri uomini.
Ma il significato '' i raio sarebbe gravemente falsato se pensassimo soltanto o - u per ringraziare Dio dei doni ricevuti. Dob
bamo anciiv i it.uiiuBt.i..ie ciit a > a Dio che questa libertà l'abbiamo spesso
usata sol* e personali, dimenticando il legame che uni
sce noi tutti Vaiassi n^¡ ì
Più a t: doobiamo domandarci se abbiamo pensato agli altri. Noi celebriamo la nostra abei'ta
mondo nc sono privi? Possiamo esser indifferenti?
Nel 1655, al tempo delle Pasque Piemontesi, quando i nostri padri erano
nella sofferenza e violentemente perseguitati, in Inghilterra e nella Svizzera
si fece un ¿florno di digiuno come atto di solidarietà. Noi ci commoviamo dinanzi alla sohdarietà che gli altri ci hanno dimostrato ; pensiamo forse che i
Valdesi abbiano il privilegio di essere sostenuti dalla solidarietà altrui, senza
»vere il dovere di sostenere quelli che sono a loro volta in difficoltà?
Oggi nel mondo ci sono tante situazioni che ci dovrebbero spingere alla
solidarietà con i fratelli nel dolore. Ci sono intere popolazioni schiacciate
ridila guerra, dagli odi razziali, dallo sfruttamento atroce. Vi son uomini che
vedono, ancor oggi, negata la loro libertà civile e religiosa, talvolta anche in
paesi che si dicono cristiani.
La mancanza di adeguata informazione e la complessità delle situazioni
ci impedisce spesso di pronunciare un giudizio sicuro su tanti fatti estremamente drammatici. Tuttavia non possiamo non pronunciarci a favore di quanti
sono nel dolore e nella afflizione per colpa dell'egoismo e dell'empietà degli
uomini. Poiché il giudizio di Dio è sicuro, noi ci rivolgiamo a Lui nella preghiera e ricerchiamo onestamente di dare una chiara e impegnata testimonianza.
Proponiamo, quindi, che — d'ora innanzi — il 17 febbraio, oltre ad avere il significato di riconoscenza e di gioia per la libertà ricevuta, sia una particolare occasione per noi di manifestare concretamente la nostra solidarietà
con tutti gli oppressi.
degli
dal Signore
to, con il pastore, alcuni giovani, che
hanno preferito, ali'inalberare coccarde e allo sventolìi, cii bandiere, recare dei cartelli che affermavano la
profonda partecipazione, di fede, al
tormento di coloro chà oggi soffrono
e muoiono nel monddj di coloro che
oggi sono privati di libertà. Dato che
il 17 febbraio ha —e come non
avrebbe? — una dim^ehsione civile e
politica, la si prenda sul serio, accettando una buona volta di rompere il
nostro egoismo civile e religioso. Come crogiolarsi nella libertà, quando
altri ne mancano? Un piccolo gesto,
se si vuole; ma significativo.
Nel secondo caso, quello di Angrogna, si è andati più a fondo. Rimandiamo a come il pastore Taccia
descrive, con estrema sobrietà, il fatto assolutamente nuovo, e molto bello, che è avvenuto in Val d'Angrogna — non senza contrasti — e che
ha dato un senso nuovo e una nuova
portata alla celebrazione valdese.
E' stato un peccato che le comunità delle Valli, i loro pastori e i loro
concistori abbiano perduto, quasi tutti, l'occasione di riflettere insieme e
ognuna al suo interno — come un
solo corpo, appunto — sul richiamo
sorto in mezzo a loro per ravvivare
e ridare significato di fede a una ce
lebM?,zir?ns che. reahà dei fatti,
è ridotta in larga ffiisura, almeno spiritualmente, a vuota anche se tronfia
tradizione.
Bisognerà insistere nella via che
alcuni hanno indicata e intrapresa.
Siamo convinti che molti, discutendo
fraternamente la cosa, comprenderanno e condivideranno ; e sarà una
chiarificazione benefica, feconda anche per i rapporti fra le Valli e l'evangelismo italiano. Non bisogna aver
paura di contrasti e dissensi ; a patto
che non si tratti di un dialogo fra
sordi. Non si tratta ovviamente di
guardare con disprezzo e sufficienza
a un passato in cui Dio ha agito; sì
tratta di ascoltare che cosa Dio ci dice, oggi. Non ci dice soltanto nè anzitutto di accendere falò, ma di badare alla nostra lampada, alle Valli
e ovunque; non tanto dì festeggiare
la libertà, ma di viverla, liberi per
Lui e per gli altri.
L’opera
dopo il
di ricostruzione
terremoto in Sicilia
Il terremoto non ha fatto che sollevare un lembo di quella miseria che ha radici così profonde nella vita del nostro paese — Più grave del terremoto è il
crollo morale di gente che è stata sempre delusa nelle sue aspirazioni e che
potrebbe essere ancora più amaramente delusa dopo questa grande sventura — Il problema della ricostruzione non è solo un problema tecnico, ma
anche spirituale: il terremoto che ha scosso dalle fondamenta e fatto crollare
tante povere costruzioni di pietra, faccia anche crollare le vecchie oppressive
strutture sociali, economiche.
Del terremoto che il 15 gennaio
rase al suolo i villaggi di Montevago, S. Margherita Belice, Salaparuta, S. Ninfa, Gibellina, Poggioreale e lasciò in tanti altri paesi della Sicilia Occidentale un così tragico bilancio di morte, di dolore e di distruzione, si parla ormai poco e, forse fra non molto,
nell’incalzare degli avvenimenti, si
parlerà sempre meno.
Eppure tutti sappiamo che i lutti sono ancora troppo recenti, che
TAVOLA VALDESE
COMUNICATO
La Tavola Valdese, visti gli
atti del Sinodo 1967 (art. 36),
visti i risultati delle elezioni
della CIOV (Sinodo 1967, art.
57) e la successiva nomina del
pastore Edoardo Aime a presidente dell'ente suddetto, proclama la vacanza della Chiesa
di Bobbio Pellice.
1.» ------------ ------
to delle dimissioni del pastore
Aldo Rutigliano da pastore titolare della Chiesa di Rorà, proclama la vacanza di detta Chiesa.
La Tavola Valdese, visti gli
art. 21 e 22 RR.OO., constatato
che il pastore Ernesto Ayassot
sta per compiere il quattordicennio di ministero nella Chiesa di Torino, proclama la vacanza di detta Chiesa.
La designazione dei pastori
dovrà essere fatta a norma degli art. 17, 18, 19, 20, 22, 28
e 29 dei Regolamenti Organici.
per la Tavola Valdese
Neri Giampiccoli
Moderatore
Torre Pellice, 1 marzo 1968
iiiiiiiiiiimimimmiiiiiiiiiiiiiMiMi
iiiiiiimiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiMiiiiiiiiiiiiMmiiiiiiiiiiiiiiiiMiiiiiiiiiiimiiiimiiriitiiiiiiiiiiiiiii
iiiiiiiiiiiimiiiiiiiiMiMiiiiiiiiiiliiiiiiitimiimiiiiiiiMMimuiiii
...........
L'Lvangelo per tutto l'uomo
Ha un senso oggi parlare di Chiesa
come di una società particolare, immersa, o meglio isolata, in un deter
minato contesto sociale differente?
Eppure, mi sembra, le nostre chiese
attuali hanno la pretesa, entro certi limiti, di costituire una società a parte,
un gruppo minoritario non assimilato,
non allineato colle strutture sociali e
politiche del momento.
In realtà, le nostre comunità attuali
hanno una parvenza di struttura che
potrebbe essere definita « società della
domenica », il che equivale ad un breve riunirsi domenicale dei membri per
il culto, se non fosse che il fenomeno,
non più facilmente arrestabile, del1’« esodo domenicale », sta dissolvendo
anche quest’ultima parvenza comunitaria.
Per il resto la chiesa attuale si riduce ad essere essenzialmente la società
dei pastori, cui si affiancano in genere
pochi membri, spesso dei laici clericalizzati, i quali «lavorano per l’evangelo ». La struttura sociologica attuale è dunque costituita da una elite di
pastori, culturalmente preparata (non
direi seinpre culturalmente aggiornata) riunita in un corpo — si tratta di
una vera e propria corporazione — cui
si accede mediante una apposita cerimonia di iniziazione (la consacrazione). Adopero questa terminologia senza intenzione alcuna di « profanare »
il terreno sacro della vocazione, ma
semplicemente intendendo valutare
questi aspetti in una prospettiva sociopsicologica che non conosca frontiere.
I pastori sono i soli che, in qualche
maniera, costituiscono quel tipo particolare di società che si chiama Chiesa.
Poiché la loro vita, in genere di povertà talora grave, il loro servizio « per
la comunità », i loro interessi « teologici » li portano a vivere in una dimensione psicologica e sociale evidenternente diversa da quella dei laici
cioè dei membri delle chiese.
Questi ultimi sono tutti, chi più chi
meno, dualisti. Vivono gran parte del
loro tempo immersi in un particolare
ambiente sociale e politico, sottoposti
alle forti pressioni odierne dei mezzi
informativi di massa, soggetti alle esigenze della società dei consumi, educati secondo i nuovi criteri della (falsa) personalizzazione, talora incerti
nel loro ambiente di lavoro tra atteggiamenti autosufficienti e la nuova politica della « mano tesa » in tema di
rapporti sociali e infine, per quanto
concerne i gusti e gli svaghi, più o
meno occultamente determinati da
« persuasori ». Tutti costoro, tutti noi
laici, riserviamo alla Chiesa cui apparteniamo, una certa quota, generalmente minima, di tempo e energie; la nostra partecipazione si limita o alla
semplice frequenza dei culti, per « edi
ficazione personale », o alla partecipazione a qualcuna delle « attività » di
Chiesa, generalmente in tema di istruzione o beneficienza.
Se la Chiesa (intendo sempre la
Chiesa come comunità locale) accetta
di costituire una specie di « società
per l’anima», destinata a intrecciare
legami « spirituali » tra i suoi membri,
essa non entrerà in conflitto colla società in cui si trova, nè creerà problemi particolari ai suoi adepti, i quali
potranno continuare a vivere nel mondo comportandosi a seconda del proprio carattere sociale: in tal modo, ed
anche per non urtare le suscettibilità
dei partecipanti, la Chiesa finirà
per occuparsi soltanto più di se stessa
e delle sue sempre più sterili attività,
e la sua funzione definita generalmente « di predicazione » finirà per
concernere una sfera sempre più ristretta di problemi (problemi « spirituali » con qualche accenno vago alle
angoscie interiori e qualche indicazione generica, moraleggiante in tema di
comportamento socio-politico). Se è
cosi, se la Chiesa protestante sceglie
questa strada, non è difficile predire a
non lunga scadenza la sua fine per
inedia: svuotata di contenuto nella
predicazione, completamente priva di
mordente e di interesse, con un linguaggio «spirituale» incomprensibile
per le nuove generazioni di uomini pre
valentemente influenzati dalla società.
Se invece la parte impegnata della
Chiesa e i pastori accettano di immergere l’evangelo nella politica, nel travagliato tessuto sociale contemporaneo, essi espongono se stessi e le loro
comunità ad una travagliata trasformazione. « Non dilaniano le nostre comunità colla politica » — dicono alcuni in una prospettiva, anche giusta, di
cura d’anime. Ma il problema è: o interessarsi dell’uomo totale, o solo di
una parte di esso.
Se è vero, come l’Evangelo di Gesù
Cristo afferma, che l’uomo totale deve
essere rinnovato, come pretendere di
rinnovarne solo una parte, o come pretendere anche, in altro contesto, di
rinnovare la società, senza rinnovare
l’uomo? Se la Chiesa vuole interessarsi all’uomo nellatotalità dei suoi problemi, partendo dalla sua attuale
struttura, essa deve dapprima rinnovarla. Non basta un prudente aggiornamento, alla maniera cattolica (come direbbe Paolo Ricca). Non basta
cioè che la Chiesa attuale, colle sue
strutture (corpo dei pastori, consigi’
di Chiesa, gruppi di laici impegnati in
attività « al servizio » interno della
Chiesa) si interessi di più al mondo
contemporaneo. Certo in maniera lodevole la Chiesa cerca di aggiornare
Enrico Pascal
(continua in 6“ pag.)
i sinistrati continuano ancora a
viaggiare in vari paesi d’Europa in
cerca di lavoro e di una casa che
non trovano. Infatti gran parte di
quelli che emigrano con il biglietto ferroviario gratuito, ora ritornano col foglio di via obbligatorio.
Le rovine non sono ancora del tutto rimosse, le case prefabbricate
sorgono troppo lentamente, la speranza della ricostruzione, della ripresa economica, del lavoro è molto debole e un senso di sfiducia
paralizza la vita. Molte braccia
che già dovrebbero essere all’opera, sono inerti, nelle tendopoli e
sulle piazze dei villaggi risparmiati dal sinistro. Anche l’intenso traffico di autocolonne che percorrevano le vie di accesso alle zone
terremotate e che recavano soccorsi e soccorritori provenienti da
ogni parte del mondo, è ora ridotto ai minimi termini e le strade sono ritornate ad essere solitarie e deserte come prima.
Il pericolo quindi che, passato il
primo slancio di generosità, non si
pensi,più al terremoto e ai terre
dei lavoro , (feÌllì^^coWÌni,^uef sottosviluppo e della depressione economica che preesistevano e che
l’evento sismico non ha fatto che
mettere a nudo ed esasperare, siano accantonati e quindi non risolti e che l’opera della ricostruzione
sia sempre rinviata, è tutt’altro
che immaginario.
Il terremoto non ha fatto che
sollevare un lembo di quella miseria che ha radici così profonde
nella vita del nostro paese.
La calamità naturale che si è
abbattuta su quello che è stato definito il triangolo della povertà, ha
suscitato un meraviglioso slancio
di solidarietà umana che non deve
essere dimenticato, nè sottovalutato, anche se ogni azione umana va
sottoposta ad un giudizio critico
che la rende problematica.
Le Chiese Evangeliche in Italia
e nel mondo non sono state ultime in questa gara di solidarietà e,
come abbiamo già comunicato attraverso la stampa, ingenti quantitativi di materiale da distribuire
ai terremotati sono giunti da ogni
parte anche al nostro Centro di
Assistenza di Palermo. La distribuzione è stata fatta soprattutto
nelle località ove non giungono
normalmente i soccorsi.
La prima fase di un soccorso
immediato sta un po’ alla volta
per avviarsi verso la conclusione,
per quanto ancora molte necessità si presentano nella loro dolorosa realtà e molti appelli ci sono rivolti. Ma il problema non consiste oramai solo nell’assicurare ai
sinistrati delle razioni giornaliere
di pane e di viveri, o dei sussidi in
danaro, o delle tende o delle coperte o di fare loro solo delle promesse per l’avvenire.
Più grave del terremoto è il crollo morale di gente che è stata sempre delusa nelle sue aspirazioni e
che potrebbe essere ancora più
amaramente delusa dopo questa
grande sventura.
Oltre alla casa bisogna dare a
queste popolazioni la possibilità
P. V. Panascia
k . -f.vN - '•
(continua in 6* pag.)
2
pas. 2
N. 9 — 29 febbraio 1968
COMPRENSIONE DI OGGI PER I FATTI DI IERI
Cll euongelicì e l’evento del 1929
L’articolo apparso su L’Eco-Luce del
9-2 in commemorazione del « luttuoso »
evento dell’ll febbraio 1929 non mi ha
persuaso; mi è parso ingiusto. La valutazione del modo con cui quel fatto
fu a suo tempo presentato negli ambienti evangelici mi è sembrata più
« deprimente » di quanto l’autore non
sia riuscito a rilevare nell’episodio stesso. Vi manca quella sensibilità dialettica che, come sapore, dovrebbe sempre farsi avvertire tra i condimenti
dell’espressione di pensiero di parte
evangelica.
Non gliene faccio una colpa; accade
che le cose vengono vedute così da
parte di chi non ha vissuto l’evento e
praticamente neppure il suo seguito
sino alla conclusione di quel nefasto
periodo della storia italiana. Gino
Conte è infatti un « puîné », cresciuto
e formatosi nella consapevolezza del
dopo. Non v’è dolo se non riesce a giustificare e, in parte, neppure a comprendere la situazione del prima. Per
cercar di giustificare, senza voler squalificare la crudezza dei suoi giudizi, ma
render possibile una più valida interpretazione di quel momento, mi sforzerò di presentare qualche spunto.
In quel 1929 mi trovai a passar per
Firenze e partecipai alla locale riunione del 17 febbraio, presenti oltre
200 persone stipate nei non vasti locali
deH’A.C.D.G. Fu quella per me diciannovenne, ma non i^r me solo, una
chiara presa di coscienza della realtà
in cui ci si muoveva. Ricordo la consapevolezza dei vari oratori, preoccupati
non solo della nostra « propria esistenza» di evangelici (e ne n’era di che!),
ma della « nuova situazione » in ,sè
considerata. Ovviamente si era al chiuso tra noi, in una riunione apparentemente solo conviviale e festaiola
— conformista, se si vuote — che non
poteva destare i sospetti della polizia
del regime.
Il significato politico ed ecclesiastico
dell’evento fu chiaro sin da allora.
Mentre il regime aveva ricercato la
«conciliazione» (il Trattato) come
momento del suo prestigio politico e si
disponeva a giocare la Chiesa romana
instrumentum regni, questa si era prestata al gioco ricercando in via pratica il massimo dei vantaggi (il Concordato) per consolidare la sua posizione
di presenza e di pressione in Italia,
nella consapevolezza che avrebbe in
ogni caso sopravvissuto al regime. Di
qui la vendita di alcune libertà e la
cessione di alcune posizioni fatte dal
regime alla Chiesa ai danni dei cittadini e delio Stato. Si capi, cos', anche
la susseguente, immediata, irritazione
^?%sief*^stala Tn una certa misura giocata dall’altra, nella sua presunzione di essere la più forte.
Di ciò si ebbe allora consapevolezza
nei nostri ambienti. Tutto il passato
religioso, politico, culturale dal risorgimento in avanti, a cui Conte si vuol
richiamare, facilitò nella mente dei nostri tale comprensione. Certo non tutti colsero a pieno l’evento, ma lo compressero la maggior parte di quelli che
allora contavano, avessero o meno una
diretta responsabilità ecclesiastica. Lo
attesta la presenza, nelle nostre file di
allora, di un certo numero di uomini,
già adulti e temprati, del livello di Bruno Revel, Giovanni Turin, Giovanni
Corradini, Giovanni Miegge, per citar
solo quelli che, allora più vicini a noi
giovani, pur non essendo ora in vita,
sono presenti in noi in virtù di quanto
essi ci han dato per preservarci dalla
pressione ideolo^ca allora imperante,
e per farci « capire » appunto come la
realtà fosse diversa da quella parvenza di sè che sola era possibile vedere
nell’interno del nostro paese.
« « «
Del resto la posizione degli evangelici di allora il regime stesso riuscì a
capirla benissimo, meglio di quanto
oggi non la si riesca a capire e giustificare. « È da ribadire da quanto hanno constatato i funzionari che hanno
esperite le indagini in merito a queste
sette — si legge in una circolare di polizia del marzo 1940 — che negli evangelici in genere è diffuso, benché iiiconfessate, un senso profondo di ostilità al fascismo, derivante dai loro
stessi fondamentali principi religiosi,
ed è quindi necessario seguirne attentamente le attività». Questo solo brano spiega certi perchè di ieri, la claiidestinità della circolazione delle opinioni, ed in certi casi anche la mancata pubblicità delle contestazioni;
nonché la differenza climatica tra ieri
ed oggi. Oggidì; il sistema si lascia
contestare anche nelle questioni di
fondo, ma allora era invece il sistema
che pretendeva di contestare lui in
esclusiva ogni cosa che non fosse
espressione di se stesso. E lo faceva
con una certa qual pesantezza. Ricordiamoci che allora tutto ciò che non
era vietato era obbligatorio; e che la
difesa cominciava dall’evitare l’obbligatorio prima ancora di praticare il
vietato. Per cui urgeva anzitutto non
inclinare a farsi contestare dal sistema; era questo già un modo di eroderlo.
Molti tra noi hanno sempre creduto
e riposto speranza in un poi, anche nei
momenti più difficili dell’apparente
trionfalismo nazifascista. Nè sarebbe
stato produttivo privarsi della «propria esistenza » solo per il prurito
ideologico di denunciare pubblicamente al paese «la nuova situazione » del
1929. Tale situazione gli evangelici di
allora l’hanno subita e sofferta non in
una politica di compromesso ipocrita,
ma in un atteggiamento di paziente
attesa.
* * *
Questi mi paiono i presupposti contestuali entro cui «La Luce» e «L’Eco»
del 1929 van letti ancor oggi ; ricordandosi che le lacune, i sottintesi, le brutte compiacenze esteriori (e ve ne furono troppe) debbono esser valutate
non alla luce della libertà di oggi, ma
al buio della costrizione e del timore
di allora da cui non si vedeva come
tirarsi fuori.
Pertanto ad una frase come: «non
possiamo fare altro che menzionare »,
apparsa su L’Eco del 15-2-1929, io dò
ancor oggi un bacio in fronte, perchè
a me dice tutto quello che mi diceva
in quegli anni il « non mi posso lamentare » con cui si rispondeva per la strada al saluto degli amici. Erano parole
di comprensione reciproca, di tenuta,
un minimo di erosione del sistema
mantenendo desta l’attesa di altri.
Ed anche il riportare sui nostri giornali certi brani dei discorsi del duce
non può oggi esser squalificato dai
« puînés » come se si fosse trattato di
un insulto al Vangelo e agli uomini.
Occorre considerare che nei primi
mesi del 1929, di fronte alle preoccupazioni ed ai timori insorti negli ambienti evangelici a causa della svolta operativa dalla politica ecclesiastica del
regime in senso concordatario, le dichiarazioni di carattere distensivo fatte dal duce alla prima assemblea quinquennale del regime il 10 marzo come
quelle date in parlamento il 14 maggio, presentavano un particolare rilievo; e potevano legittimamente indurre alcuni a nutrire speranze, anche se di poi queste andarono presto
deluse. Il pubblicare quindi che a seguito del « posto preminente » riconosciuto alla Chiesa cattolica « nella vita
religiosa del popolo italiano », il regime non intendeva significare, « è quasi superfiuo dirlo, che gli altri culti,
sin qui tollerati, debbano essere d’ora
innanzi perseguitati, soppressi o anche semplicemente vessati », poteva essere ritenuto adeguato cominento interpretativo della svolta politica, venutasi determinando. Nè ciò può esser
valutato oggi come scarso senso di
maturazione del problema di fondo. In
effetti la virata di bordo antiprotestante da parte del regime iniziò solo di
poi e per ragioni non soltanto confessionali, ma sociologiche e politiche in
relazione ai motivi animatori del regime stesso. Un segno evidente lo si
ebbe allorché alla seconda assemblea
quinquennale del regime, 18-3-1934, il
__ ^_____ W 1 umoa rengiusa e
una delle grandi forze di un popolo.
Comprometterla od anche soltanto incrinarla è commettere un delitto di
lesa-nazione». Brano questo che non
so se i nostri giornali abbiano a suo
tempo riportato o commentato. Nel
mio-testo delle « leggi sui culti ammessi » incollai questo brano a preferenza
di quello del 1929 riportato dalla Luce.
Ma anche se i nostri giornali noii
hanno riportato questo od altri testi
meno apprezzabili ancora, non mi sento di condannare o non giustificare i
direttori di allora. Le loro responsabilità erano pubbliche, coinvolgevano
tutti gli evangelici; ben diversa la mia
posizione di privato che intendeva documentarsi.
Del resto ottimismo e pessimismo
hanno giocato anche in quei tempi il
medesimo ruolo psicologico di oggi.
Quello che conta, a mio avviso è di
non lasciarsi andare alle commozioni
viscerali come espressioni di pensiero;
e non farlo oggi come non lo si è fatto allora.
Un punto è esatto tra quanti Conte
ha voluto cogliere nelle valutazioni di
allora; ed è quello che traspare evidente dalla frase da lui posta in risalto : « Il concordato non riguarda e
non tocca la posizione delle chiese protestanti in Italia». Prima facie ciò
era allora di sommo rilievo. E tale valutazione fu politicamente verace allora, come lo è tuttora anche sotto il
profilo giuridico. Chi lo capisce non
può non giustificarlo. L’essenziale era
reggere al peso degli eventi, preservare
la «propria esistenza» per poter passare ancora la stecca alle nuove generazioni. Una funzione di sentinella
guardinga... per i profeti di oggi.
Ora io credo che questa funzione le
generazioni allora adulte, con tutte le
lacune e gli errori che si vuole, l’hanno assolta; e noi, allora giovanetti,
dobbiamo darne loro atto. Tale compito l’hanno potuto assolvere appunto
perchè erano consapevoli di essere
« una infima minoranza ad appena ottanta anni dall’emancipazione e con
una secolare esperienza di violenze e
repressioni clericali ». Gino Conte lo
comprende anche se non riesce a giustificarlo. È estremamente esigente,
vorrebbe leggere a chiare note sui giornali quello che bisognava coltivare di
nascosto se lo si voleva trasmettere sino a lui. Pensi che anche per certe sedute private del Sinodo in quel periodo non si fecero neppure i verbali. È
vero quindi che la documentazione
pubblica fa difetto; ma, se si vuole
cogliere il senso della situazioiie di allora e capire, occorre sapersi rifare ad
altri elementi per completare il quadro.
Lo scorcio di visuale che Conte dà
sulla situazione di ieri sembra però più
che altro un pretesto per cogliere e
colpire l’errore che vede nell’oggi. Purtroppo il profilo tracciato da Conte
circa la condotta attuale delle Chiese
evangeliche nel paese, e la valutazione che fa della presunta loro linea politica in ordine ai problemi giuridici
che le riguardano, è fortemente manchevole; ed è un peccato. Dopo centoventi oririi e nel eli
mà attuale cost profondamente diverso da quello di un passato lontano o
recente, con le possibilità di espressione e di contestazione di cui oggi si
può liberamente disporre, veramente
si può esigere in ordine ai fatti ed alle
idee una maggiore consapevolezza ed
una valutazione migliore, più esatta
nella documentazione teologicamente
più chiara, politicamente più coerente,
giuridicamente più rispondente alla
realtà di oggi.
Ma, sull’aspetto attuale della situazione mi soffermerò un’altra volta; è
un discorso a sè stante e del tutto diverso. Giorgio Peyrot
itmiiiiiHiiii h '
IL Ì7 FERRAIO AD ANGROG^NA
Come possiamo essere nella gioia,
se altri sono nella sofferenza ?
Lina iniziativa, che av/'ebbe dovuto aver seguito in tutte
le Valli, ha rivelato (non prodotto, co.ne per comodo si
dice) contrasti, ma avviato una purificazione
« Come possiamo essere nella gioia, se
altri sono nella sofferenza? » Questa frase,
detta da una bambina nel corso di una piccola recita, ha costituito il tema della ricorrenza del XVI! Febbraio ad Angrogna.
La stru'ttura generale della manifestazione
è stata quella tradizionale, ma il contenuto
è stato leggermente diverso. Alla nota della riconoscenza a Dio si è voluta aggiungere quella della umiliazione e delia solidarietà
con il popolo vietnamita: la decisione fu
presa in una seduta congiunta dei due Concistori di Angrogna e presentata nelle riunioni di quartiere al seguito di uno studio
sulla sovranità di Cristo sul mondo. In
alcuni quartieri la proposta fu lungamente
dibattuta, accettala con entusiasmo da alcuni, non compresa nel suo vero significato
da altri.
La sera della vigilia sono stati accesi molti falò, uno dei quali sulla altura delle Bariole, che hanno brillato fino a tardi. Il mattino del 17. si sono costituiti i solki cortei
dal Serre e dal Capoluogo con l'incontro al
Vangie e il canto del « Giuro » accompagnato dai trombettieri. Per la prima volta
erano presenti anche i bambini di Pra del
Torno e Chio d'iaiga. Preceduto dal tamburino, tutto il corteo si è recaio nel Tempio
del Capoluogo. Qui, allentrata. era stato
predisposto un cartellone con l'esposizione
di impressionanti fotografie di visi di bimbi
vietnamiti che portavano le tracce delle
aùroci sofferenze della guerra, scene di dolore di una popolazione disperata. Tra queste impressionanti fotografie, due versetti
biblici; « Chiederò conto della vita dell’nomo a chiunque spargerà il sangue dell'uomo, perchè Dio ha fatto l'uomo a immagine sua », « ...ebbi fame e non mi deste da
mangiare, fui forestiero e non m accoglieste, ignudo e non mi rivestiste, infermo e in
prigione e non mi visitaste,' ...in quanto
non l’avete fatto ad uno di questi minimi,
non l’avete fatto neppure a me », e una preghiera: a Agnello di Dio che togli il peccato del mondo, abbi pietà di noi e donaci
la pacel »
Il nostro 17 Febbraio è stato cosi impostato come un atto di solidarie'ià nei
confronti di questo popolo sofferente. Nel
momento in cui con il cuore pieno di riconoscenza a Dio rendiamo grazie per la
nostra libertà e la nostra pace, non possiamo dimenticare chi pace e libertà non ha
ancora raggiunto. Il discorso del Pastore
Taccia è stato una rievocazione storica del1,» cniTi^renze dei bambini valdesi, durarAe la
guerra del 1686, che ha preceduto il doloroso esilio. La colletta è stata dedicata
all'infanzia vietnamita in risposta all'appello del Comitato aiuti medici per il Vietnam di Londra, che chiede denaro per acquisto di arti artificiali per i bambini dilaniati dalle bombe. I bambini delle scuole
scolastiche di Angrogna hanno presentato
una piccola recita articolata in alcuni bozzetti inquadrati sia al tempo della lotta valdese. (in particolare fu messa in rilievo la
solidarietà del popolo inglese nei nostri
riguardi in occasione dei massacri del 1655).
sia nella situazione di una famiglia vietnamita oggi. 1 trombettieri e la corale hanno
felicemente completato il programma della
iiiiiiiiiiuiiiiiimiiiiiiiiimiimiiiuiiit
miiiiMiniiiiiiiimmiiiitmiiiiiiiiii'
Valdo : un cartello di protesta
In un corteo del XVII, alcune scritte — richiamo ai cartelli viventi della nostra
storia, con a capo Pietro Valdo — suscitano pareri contrastanti.
« Cristo è venuto a mettere in libertà gli oppressi », « Signore, perdona le
nostre infedeltà », « In Dio mi confido, io non temerò gli uomini»: queste
sono le scritte recate su cartelli al corteo del XVII della chiesa di Pomaretto. Un gruppo di giovani dell’Inverso
Pinasca e di Pomaretto hanno accettato con gioia di recare i cartelli, piuttosto pesanti, per le vie di Perosa e di
Pomaretto, quale espressione di solidarietà verso i popoli oppressi, quale
confessione di peccato davanti al popolo e di fiducia rinnovata nell’Iddio
delle liberazioni. Raccolti in preghiera
ai margini della strada, poco prima
che il corteo iniziasse la traversata di
Perosa, i giovani hanno desiderato
compiere quel gesto con profonda
umiltà, nella fiducia che il messaggio
abbia suscitato un pensiero ed una decisione nuova di dono per gli ultimi
del mondo che soffrono le brutalità
della guerra e la mancanza di libertà.
Quei cartelli indicavano l’elemento
più vivo della tradizione valdese medioevale, che si è concretata nella protesta, sia verso i potenti ed i ricchi
(vedi la povertà valdese), sia verso il
mondo feudale strettamente lepto al
giuramento che condannava i servi
della gleba ad essere perennemente
schiavi (per questo i valdesi non giuravano), sia nel loro distacco di fronte ad ogni nazionalismo, ad ogni patriottismo di cattiva lega vivendo in
Europa come cittadini del Re^o celeste, che non tollera le divisioni, le contese, le barriere di qualunque genere.
I valdesi facevano della politica: quella politica dell’amore e della solidarietà che fa paura ad una parte del nostro popolo, per cui ogni accenno,
ogni allusione di simpatia per un po
polo che muore, come quello 'Vietnamita ad esempio, è subito avvertito
come un « far della politica ». Ebbene
i valdesi l’hanno fatta quella politica,
attirandosi persino le ire del Barbarossa, ma rispondendo alla missione che
Dio aveva loro affidata, d’essere testimoni di Gesù Cristo.
Per questo ho molto apprezzato la
lettera aperta di Giorgio Martinat
(penultimo numero del nostro settimanale) quando dice tra l’altro, accennando al mondo dei benpensanti;
« purché dal pulpito non si parli dì chi
soffre, di chi muore, di chi è oppresso,
di chi langue in prigione come il nostro popolo un tempo. Questi sono problemi politici che non interessano la
nostra coscienza... Che squallore questo ideale di vita che ci viene proposto. Ma questo silenzio, questo rifiuto
della « politica », questo trasformare la
chiesa in ghetto o in trappa e i credenti in scimmie cinesi che non vedono,
non odono costituisce a sua volta un
atto politico. Non significa schierarsi
come complici silenziosi a fianco di
chi difende lo "status quo”, accettare
ingiustizie e sopraffazioni, dimenticare gli umili e gli oppressi, gli affamati?
Non significa tradire il comandamento dell’amor fraterno? ».
È sintomatica la dichiarazione del
dr. Guido Ribet, nel numero del 9 febbraio 1968 in riferimento alla polemica sulla « Veglia di Luserna San Giovanni » : « i valdesi non partecipano,
tranne rare eccesioni, alle veglie ed
alle marce politiche ». Purtroppo ! preferiamo le veglie di fine d’anno al superlativo oppure quelle edulcorate e di
tintarella evangelica dove ci si trova
bene « chez nous » con una ceiia consumata evangelicamente per poi finire
manifestazione. Al momento della distribuzione della tradizionale brioche ( a cui
i bambini avevano già deciso in precedenza di rinunciare a favore dell'infanzia vietnamita) fu deposta nella borsa delle offerte
la somma corrispondente. All’offerta dei
bambini fece seguito quella di tutta la comunità e la colletta raggiunse così la somma, per noi non trascurabile, di lire cinquantamila.
Alia rinuncia dei piccoli ha fatto seguito
quella dei grandi (a dire il vero accettata
con meno entusiasmo!); infatti il tradizionale pranzo non ha avuto luogo, è s'tato sostituito da una piccola agape fraterna in
cui ognuno ha portato con sè un modesto
pasto al sacco, avendo così la possibilità di
mettere il prezzo del pranzo nella colletta
per il Vietnam. Invece dei soliti ottani:; e
più partecipanti vi erano una trentina di
persone. Dopo l’arape (e quest’anno è stata veramente talelPj.ono state lette alcune
poesie di Thich NhaPHanh, monaco buddis'ta vietnamita, tratte dal libro : « La pace proibita»; sono state date delle informazioni sulla attività del Comitato aiuti
medici per il Vietnam, si sono cantate le
vecchie canzoni della nostra terra, si sono
uditi alcuni messaggi e la Sig.na Ethel Bonnet ci ha fa>:to vedere alcune diapositive
su un suo viaggio in Paraguay. La sera
l'Unione del Mattel ha concluso felicemente la giornata con la ¡: 'esentazione del
dramma; «La notte del vo'abondo », seguito da una gustosa farsa, ^viegii intervalli la Corale ha cantato alcuni cori e canzoni.
L’indomani, 18 Febbraio uguale manifestazione a Pradeltorno. 11 Past. Coisson ha
predicalo sul testo della Genesi; «Che hai.
fatto di tuo fratello? », Anche qui agape fraterna in formato ridottissimo. Abbiamo
avuto la gioia di avere con noi una nipotina
(78 anni!) del Past. Stefano Bonnet, venuta
dall'America con il figlio Past. Zimmermann, la nuora e nipoti. La Sig.ra BonnetZimmermann si è molto rallegrata di essere con noi e nella Chiesa costruita dal
grande zio. Il Pasi. Zimmermann ha espresso la sua adesione alla nostra solidarietà
con ie sofferenze del popolo del Vietnam.
Anche a Pradeltorno è stata fatta la colletta a questo scopo, che ha fruttato dieci- ,
mila lire.
Sia all'agape del Capoluogo che a quella
del Pradeltorno è stato firmato da tutti i
partecipanti un messaggio di solidarietà
che è stato inviato nel Vietnam, a Quang
Ngai, attraverso il Friends Service Council
dei Quaccheri americani di Filadelfia.
Ecco il testo ;
« Cari fratelli nel Vietnam, le notizie
della guerra tremenda che dilania il vostro
paese ci toccano profondamente e suscitano nel nostro cuore dei .sentimenti di profonda solidarietà per voi e di profonda
umiliazione per noi. Siamo alcuni membri
di una piccola Chiesa Cristiana Evangelica
italiana (Chiesa Valdese)' che nei secoli passati ha esperimentato la crudeltà della persecuzione e la sofferenza della guerra. Ricordando in questo 17 Febbraio, con riconoscenza a Dio la fine delle nostre lotte,
pensiamo con grande dolore alla vostra
sofferenza. In particolare ci rattrista il pensiero dei vostri bambini di cui abbiamo osservato. attraverso varie fotografie, i volti
pieni di paura e di angoscia. Crediamo in
Cristo, il Principe della pace e intercediamo presso di Lui per la vostra pace, affinchè, con la fine della guerra la giustizia e
la libertà si affermino sul vostro paese ».
Alberto Taccia
mondanamente la serata fuori, anziché una veglia in cui si dibattano i
problemi del lavoro, della distruzione
d’un popolo, della « via crucis » degli
evangelici spagnoli oppure degli arresti degli evangelici in Polonia... e questo è « un far della politica », che è in
fondo la politica dell’amore, del dimenticare noi stessi per ricordarci almeno in certe occasioni e in comunione con gente la più diversa, degli
ultimi del mondo ! Ben vengano le -veglie e le marce intese ad aiutare i giovani a pensare, a riflettere ed a operale per essere il Samaritano per tutti
gli uomini che, nelle più intricate situazioni politiche, gridano al Signore
il nostro peccato « di non far politica »
cioè di non tendere la mano, senza
riserve mentali, a tutti gli infelici del
mondo!
Nella chiusa del suo articolo, Giorgio Martinat ammonisce : « Come testimonieranno la loro fede j valdesi,
in un mondo scosso da tragici sussulti,
nel travaglio di una nuova era che nasce, mentre altri danno testimonianza
con la lotta, affrontando torture e
morte? ». Con umiltà raccogliamo 1 avvertimento ascoltando la voce ed il
gemito degli oppressi, cercando di operare con la forza che il Signore ci
dona per non tradire tutta la nostra
vocazione.
Gustavo Bouchard
PERSONAUA
È nata ad Ancona Silvia Sivini, di Giordano e di Ada Cavazzani. Ci rallegriamo
vivamente con i genitori, con i nostri migliori auguri per la piccola Silvia.
Tra i tanti problemi che si pongono ad
una Comunità delle Valli, quelli relativi agli
stabili non sono certo i più semplici. Il Con.
cistoro ha predisposto un piano generale di
riordinamento. L'autunno scorso è stato ricostruito il grande muro di sostegno della
piazzetta del presbiterio ed è stata fatta una
radicale pulizia nelle adiaeenze di cui da
tempo molto si sentiva il bisogno. Nel piano
del Concistoro c’è tuttavia una piccola incognita : le finanze. Non disperiamo però : con
l’aiuto di tutti (forse anche di chi legge que.
ste righe, perchè no?) supereremo anche questa piccola difficolta.
Quasi simultaneamente abbiamo registrato
nella nostra comunità un decesso e una nascita. Il 24 gennaio decedeva all’ospedale di
Torino Alfredo Berlin della Pianta; vi era
stalo ricoverato in seguito ad una caduta
che gli aveva provocato un grave trauma
cranico. Ancorché sordo-muto aveva mantenuto un carattere socievole e tutti lo ricorde,
ranno per la sua gentilezza e per la sua disponibililù a rendere piccoli servizi a chi ne
aveva bisogro. Il funerale è stato presieduto
dal Pastore Renato Coisson.
Le più vive felicitazioni vadano ad Alida
e Silvio Bertot dei Malan per la nascita della loro primogenita Elena, avvenuta il 2.5
Gennaio.
Domenica 4 febbraio, all'ospedale di Pinerolo decedeva Buffa Maddalena yed. Pons.
della Revellera. Una vasta partecipazione di
parenti ed amici alle esequie funebri è stata
una dimostrazione dell’affetto e della stima eh
cui era circondata questa sorella, che, ad
una grande semplicità d’animo, univa una
profonda bontà e una fede serena.
Improvvisamente, all’età di 76 anni, man.
cava nella sua abitazione del Martel, Ernesto Pons. Esprimiamo alla famiglia colpita
dal lutto la nostra viva partecipazione e simpatia cristiana.
3
29 febbraio 1968 — N. 9
pag. 3
¡N MARGINE AD UN MATRIMONIO ^ECUMENICO»
II gioco è fatto
Quello che non è stutn detto, pure, in una significativa celebrazione nuziale a Parma
Mostruosa parodia di giustizia
dice un giurista luterano deiegato delia FLM
¡1 processo di Pretoria contro un gruppo di negri
del Sud - Est africano, accusati di terrorismo
Sull’« Eco-Luce » del 12 rnaggio 1967,
a proposito dei matrimoni misti prevedevamo in questi termini le p^rospettive manovriere della chiesa cattolica.
« La chiesa cattolica sta sconcertandoci con le sue trovate ; prima ci ha proposto la triplice celebrazione del matrimonio (civile, cattolica, protestaniL‘)- ora sembra che vada oltre e ci
proponga, senza che noi ce accorgiamo, una nuova forma di matrimonio
concordatario, riconoscendo il carattere di sacramento (e quindi la validità
a tutti gli effetti del diritto canonico)
al matrimonio celebrato dinanzi al ministro non-cattolico ; i nostri pastori
diventeranno presto non soltanto ufficiali di stato civile, ma addirittura
ministri delegati dell’autorità cattolica ; cosi avremo — sempre senza accorgerci — una celebrazione che ne unisce tre ».
Quello che prevedevamo ce lo annuncia con una gioia degna di ben altra causa la « Voce Metodista » nel numero di febbraio di quest’anno, col
titolo « Un significativo matrimonio
celebrato nel Tempio Metodista di Parma ». Ci è detto ; « Lo sposo, di religione cattolica, a seguito di domanda presentata dalla Curia vescovile di Parma alla S, Congregazione della Dottrina e della Fede, aveva ottenuto dal
papa la dispensa dal doppio impedime.nto di mista religione e dalla celebrazione nella forma canonica con il
rito cattolico; era stato così ritenuto
valido, dalla chiesa cattolica, il suo
matrimonio celebrato nella Chiesa
evangelica metodista ».
Per rendere chiaro ai lettori tutto il
significato dì questa cerimonia, sarà
bene fare alcuni commenti:
1) Per la chiesa cattolica ¡1 matrimonio dei battezzati, se è valido, è un
« sacramento » nel senso strettamente cattolico. Ministri sono gli sposi; il
prete (in questo caso il pastore) è solo
testimone autorizzato. Autorizzato a
che cosa? A testimoniare che tutto si
è compiuto in modo tale che la cerimonia sacramentale sia valida. Perciò non si è trattato di riconoscer valido il m;itrimonio evangelico (nel caso da noi non accettato che ci possano
essere « matrimoni evangelici »), ma
di rendere « cattolica » una cerimonia
compiuta in un tempio metodista. Ciò
a cui il pastore metodista — con sua
buona fede — ha partecipato è stata
la vera e autentica celebrazione di un
sacramento cattolico.
2) Una dispensa del genere è ben
difficile che sia siata concessa allo sposo cattolico senza la garanzia del suo
impegno di educare cattolicamente la
prole. Di questo particolare la « Voce
Metodista » non si è interessata affatto. Non ci sembra che questo sia segno di vigilanza evangelica ! Tanto
più che rimane ancora in vigore la
scomunica per i cattolici che fanno
battezzare i figli fuori della chiesa cattolica.
3) La cerimonia sarà stata molto
commovente e pensiamo che il pastore
avrà detto tante belle cose. Vediamo,
però, tutto quello che il pastore non
ha detto e avrebbe dovuto dire. Ci
sembra che il ragionamento taciuto
doveva essere sostanzialmente questo :
Caro sposo cattolico, tu vieni qui e
pensi di celebrare il sacramento del
matrimonio ; noi ti facciamo tanti sorrisi, ma per noi il matrimonio non è
sacramento; non abbiamo nessuna in
Culto radio
domenica 3 marzo
domenica 10 marzo
Pastore
PIETRO VALDO PANASCIA
Palermo
ne radicalmente falsata. Non stai invocando il Nome del Signore in coerenza
alla tua fede — o a quella che dovrebbe essere la tua fede — ma stai celebrando un rito che per te evangelica
non ha nessun significato, anzi è un
« invocare invano il nome di Dio » perchè fa Dio testimone di una realtà che
non deriva da Lui. Tu credi che fra te
e il tuo sposo ci sia comunione di
fede ; in realtà quello che fate ha un
significato diverso per l’uno e per l’altra. Credi di aver risolto un problema,
invece esso si presenterà a te con tutta
la sua gravità. Finite le feste, la vostra
divisione apparirà in tutta luce. Se sei
credente, comprenderai che la pace
interiore non viene garantita dagli accordi e dai sorrisi delle autorità ecclesiastiche, ma soltanto dalla buona coscienza dinanzi al Signore. Tutto ciò
che caratterizza la fede del tuo sposo
ti apparirà infedeltà alTEvangelo, ed
egli cercherà nella confessione al suo
prete l’equilibrio interiore che non troverà nell’incontro di fede con te.
Quando poi verranno i figli, nuovi
problemi sorgeranno. Se li educherete
cattolici, tu sentirai di aver tradito dinanzi a loro la fedeltà al tuo Signore.
Se li educherete evangelici, egli cederà
a te, ma in cuor suo sentirà la frattura. Ora ha sentito il bisogno di ricorrere al consenso dell’autorità che egli
riconosce per sposarsi con te: domani
non sentirà egli tutto il peso di quella
autorità che condiziona cosi la sua coscienza?
I giudici, poi, saranno i vostri stessi
figli che trarranno le conclusioni del
vostro gesto respingendo assieme ai
compromessi clericali anche TEvangelo, dinanzi al quale voi avete evitato
di confrontarvi; oppure, ascoltando
l’Evangelo, respingeranno il compromesso che voi avete accettato.
In ogni modo, vi accorgerete quanto
fragile è la pace che gli uomini vi hanno garantito, evitandovi il confronto
con Cristo e insinuandovi che raccordo tra preti e pastori risolve ogni problema.
Queste sono le cose che avrebbero
dovuto essere dette in quella cerimonia ma non sono state dette. Queste
sono le cose che l’attuale atmosfera di
falso ecumenismo non permette più
di dire apertamente. Tuttavia il problema rimane e i protestanti non lo
possono evitare : il problema dell’autorità nella Chiesa. Non è possibile rifiutare ogni valore teologico all’autorità della gerarchia cattolicà e poi accettarla quando sembra che si muova
in nostro favore. Nella misura in cui
approviamo il ricorso ad essa, la dichiariamo, sia pure implicitamente
valida.
Non possiamo respingere la dottrina cattolica sui sacramenti e poi prestarci all’equivoco di scambiare un
culto evangelico in occasione delle nozze con un sacramento cattolico. Ma
forse il problema è più grave ancora e
ci si può domandare quale significato
abbia per molti evangelici, anche pastori, il rifiuto della sacramentologia
cattolica, se addirittura non si deve
arrivare al punto di chiederci che significato ha la proclamazione della
salvezza per la sola grazia di Dio, quale ci è data in Cristo.
Nel momento in cui alcuni gruppi di
cattolici sono condotti dallo Spirito
alla libertà della fede, i pasticcetti ecumenici a suon di organo sono veramente « significativi », ma in un senso
ben diverso da quello che «Voce Metcdista» sembra dare a loro!
Alfredo Sonelli
INVITO
Viaggio in Israele
Nel settembre di quest’anno, se le condizioni politiche lo permetteranno, avrà luogo,
d’accordo col Church Travel Club inglese,
l'annunciato viaggio in Palestina. Le date
esatte ed il prezzo definitivo saranno resi
noti quanto prima; il secondo dovrebbe
aggirarsi sulle L. 180.000, di cui il 10%
dovrà essere pagato all’atto deH’iscrizione,
da effettuarsi non oltre il 31 marzo. Per informazioni rivolgersi al Prof. Alberto Soggin. Via Pietro Cessa 42, 00193 Roma, tei.
(06) 371129; ai richiedenti verrà messo a
disposizione un opuscolo in inglese.
New York (soepi). - Il giurista americano A. Larson, inviato dalla Federazione
luterana mondiale (FLM) come osservatore
al processo di Pretoria, ha dichiarato che
le sentenze pronunciate contro i 33 impuiati negri del Sud-Est accusati di terrorismo
sono « la più mostruosa parodia di giustizia alla quale mi sia stato dato di assistere ». {Demmo notizia nei n. 49 dello scorso
anno di quanto si stava preparando a danno dei suddetti imputati).
Diciannove degli accusati sono stati condannati all’ergastolo, altri nove a vent'anni
di prigione e due a cinque anni. I tre restanti hanno avuto una condanna a cinque
anni con la condizionale, per violazione della legge sulla soppressione del comunismo.
Il pastore Appel, segretario generale della FLM, ha detto: «Il risultato di questo
processo, che ha preoccupato l’opinione internazionale, è manifestamente ingiusto e
sottolinea l’incapacità delie autorità di trovare una soluzione positiva alla crisi che
stanno attraversando. Sarà difficile, per
l’opinione cristiana mondiale, comprendere
o scusare un tale atto, che viene da un paese che si considera come parte della famiglia cristiana ».
Il giudice Larson ha ricordato che gli accusati erano stati arrestati ed imprigionati per 18 mesi in certi casi, mentre la
legge in virtù della quale sono stati processati e condannaci non è stata votata che
nel 1967, addirittura cinque anni dopo l’arresto di alcuni di loro.
F. Nolde, direttore della Commissione
delle Chiese per gli affari internazionali, ha
sottolineato: a L’applicazione retroattiva di
una legge è contraria alle norme della giustizia riconosciute in tutti i paesi civili ».
Ha poi soggiunto che gli accusati non avrebbero dovuto essere giudicati fuori del loro
paese.
Dopo il processo Larson ha testualmente
detto : « Parecchie prove sono state raccolte coll’arresto di 180 testimoni, messi in
prigione per un periodo di tempo illimitato,
cosa esplicitamente autorizzata dalla legge.
Testimonianze dirette fanno fede di torture ricevute sia dai testimoni che dagli imputati. Alcune dichiarazioni rese dalla polizia erano così apertamente false che la
cosa era addirittura ridicola » (se non fosse
tragica).
Egli ha poi concluso: n Tutto il mondo
iKiitiiiiniiuiimm
ib umumiminiiiiiiniimiiiiiiimiimiiimiumiiiihiiiiiiiiiiiimiimiimniimin
Lettere alle Chiese; PEROAMO
loMzione di presenziare alla celebrazione di un sacramento cattolico, anzi ne respingiamo come eretica la concezione. Tu vieni pensando di essere a
posto con le autorità che tu credi costituite da Cristo sulla chiesa ; noi respìngiamo queste autorità, non riconosciamo a loro nessun valore, anzi le
riteniamo usurpatrici di un titolo che
spetta solo a Cristo. Lo stesso fatto di
essere evangelici — anche se non lo
diciamo — proclama che tutto ciò che
; '1 credi nei confronti della chiesa cattolica è per noi una radicale deviazione dall’Evangelo. Tu ti sei impegnato
a educare cattolicamente i tuoi figli;
noi proclameremo a loro che l’essere
cattolico significa aver rinunciato alla
libertà dei figli di Dio per essere ancora schiavi della presunta mediazione
degli uomini. Tu credi di trovarti dinanzi ad un ministro che sia l’equivalente evangelico del prete cattolico e
h sbagli radicalmente. Il compito del
’iore è soltanto quello di predicare
l’Evangelo e le sue parole sono valide
solo nella misura in cui proclamiamo
l’Evangelo, altrimenti sono false.
E tu, cara sposa, credi di aver messo a posto la tua coscienza dinanzi al
Signore, perchè sei venuta in un locale che si chiama evangelico, dinanzi s
un uomo che consideri ministro evangelico. In realtà ti trovi in una posizio
Oggi Pergamo è una località di modesta importanza
nell'Asia Minore, ma anticamente era un centro intellettuale e religioso di grande fama, a causa delle sue biblioteche, di una rinomata scuola di medicina e dei suoi
santuari.
Il Signore si presenta alla chiesa di Pergamo come
« Colui che ha la spada acuta a due tagli », simbolo della
Parola di Dio « vivente ed efficace ». Prima ancora d'essere giudicata e ammonita dagli uomini, la chiesa è sottoposta alla Parola del suo Signore. La Parola di Dio è il
vero punto di riferimento della chiesa, lo specchio in cui
si guarda, il metro che le serve da misura e da controllo.
E utile che la comunità dei credenti si confronti con il
mondo; ma è indispensabile che essa si confronti con la
Parola di « Colui al quale abbiam da rendere ragione ».
L ambiente in cui si trovava la comunità di Pergamo
è definito dal Signore con un'espressione quasi brutale:
« là dov'è il trono di Satana ». Qual'è il senso di questa
parola? Com'è possibile definire in quel modo una bella
città, ricca di arte e di splendore umano, centro di cultura e di religiosità?
La risposta potrebbe essere la seguente : Pergamo
era un centro di idolatria pagana e sede ufficiale di quell'autorità romana che scatenava la persecuzione contro
i cristiani. Se la chiesa si fosse insediata in quell'ambiente come una delle tante istituzioni che fanno parte
di una civiltà terrena, probabilmente non avrebbe incontrato molte difficoltà. La chiesa cristiana, però, è una
realtà diversa; è la comunità di coloro i quali vivono
nella città terrena, ma confidano prima di tutto in Cristo
e attendono il Suo regno, indipendentemente da qualsiasi civiltà o regime politico. Per questa ragione si può
affermare che il « trono di Satana » non si trova soltanto
nella Pergamo pagana ma in molte altre città o civiltà
che, ufficialmente, si richiamano a Cristo o ritengono di
difendere la civiltà che da Cristo prende nome. Dietro le
grandi cattedrali e le grandi istituzioni del nostro tempo
non c'è più l'altare di Giove, ma ci sono molti altri altari;
e non si può negare che a Roma, a Ginevra, a Washington, a Gerusalemme ed in molte altre celebri città. Satana trovi modo di farsi servire, deformando il culto del
vero Dio e sostituendo all'autorità della Parola di Dio
la voce di ben altri interessi. Anche nelle città « sante »
o nei luoghi « santi » esistono zone di corruzione, di idolatria, di fanatismo e di violenza, zone di cui si deve
dire; qui la Parola di Dio è rinnegata, qui c'è « il trono
di Satana », seduttore e avversario. Nessuna civiltà e nessun santuario possono mettere i credenti al riparo da
colui che Gesù chiamava « padre della menzogna ».
Nella città di Pergamo la chiesa ha cominciato a co
noscere la persecuzione : « Antipa, il mio fedel testimone, fu ucciso fra voi ». Tuttavia nella confessione della
fede la comunità è rimasta salda : « eppure tu ritieni fermamente il mio nome e non rinnegasti la mia fede ». Chi
confessa la fede cristiana, confessa Gesù Cristo ; ritiene
fermamente « il mio nome », non le sue idee o le sue
convinzioni particolari. Ritiene quel nome anche quando
cerca nuove forme o nuove vie di testimonianza nel
mondo.
Eppure quella chiesa che combatte vittoriosamente
all'esterno è in realtà già minacciata all'interno. I cristiani di Pergamo non hanno piegato il ginocchio davanti
alla statua dell'imperatore, ma non si sono accorti che
Satana sta compiendo un'opera di sabotaggio all'interno; perciò il Signore dice a quella chiesa: «Ho alcune
poche cose contro di te ».
L'allusione a quelli che « professano la dottrina di
Balaam » si spiega con il riferimento all'Antico Testamento. Nelle pianure di Moab, gli Israeliti fornicarono
con le «Figliuole di Moab»; l'astuzia di quelle donne
trascinò il popolo all'idolatria e all'impurità e in tutto ciò
Balaam ebbe la sua parte di responsabilità (Num. 25:
1-2). Il rimprovero del Signore alla chiesa di Pergamo
era dunque giustificato e potremmo chiederci se esso sia
attuale ancora oggi. La chiesa insiste sulla fedeltà dottrinale, ma chiude facilmente gli occhi sulla condotta
morale dei credenti. Si fa appello ai grandi principi ecumenici, alla missione della chiesa nel mondo, all'impegno
cristiano nella politica; ma si evita di dire che la fornicazione, l'impurità, l'avarizia e la disonestà, sono « cose
sconvenienti », come diceva Paolo. La grazia di Dio non
apre la porta alla sregolatezza dei costumi ; anche i cristiani i quali non piegherebbero mai il ginocchio davanti
ad una divinità pagana, debbono saperlo.
L'esortazione finale ha pertanto un contenuto preciso;
« Ravvediti dunque ; se no, verrò a te, e combatterò contro a loro con la spada della mia bocca ». Come dice un
commentatore: nessuna forma di inquisizione può purificare la comunità dei credenti quanto il ravvedimento.
Satana può sedurre i credenti, ma rimane sostanzialmente estraneo al ravvedimento e la sua più grande astuzia
consiste nell'indurre la chiesa a non ravvedersi. Tuttavia
la promessa di Dio rimane ferma ; « Se il mio popolo, sul
quale è invocato il mio nome si umilia, prega, cerca la
mia faccia e si converte dalle sue vie malvage, io lo esaudirò dal cielo, gli perdonerò i suoi peccati e guarirò il
suo paese » (2 Cron. 7; 14).
Ermanno Rostan
civile ha il diritto ed il dovere di protestare e di esigere che il Sud Africa ritrovi
la ragione e rinunci a questo barbaro atto
finché è ancora in tempo ».
iiiiiiiimiiiiliiiiililimiiiliiiiiiiinniiininuimiiiiimiiiiiiii iiummmii II umilili iiiiiHtiiij II lUiHHinmuuiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii Hii mmi inni l‘•ll•lllll III iiiiniM
ieri i fOi 1 «- Wi
Mentre ferve la discussione sui rapporti
tra fede e politica, conviene forse sfatare
la leggenda, creduta da molti, secondo cui
solo oggi — diciamo a partire dal 2° dopoguerra — la Chiesa Valdese, in alcuni
suoi gruppi o membri, si è messa a « far
della politica », mentre in passato ciò non
sarebbe accaduto. È senz’altro vero che
una volta i problemi sociali e politici erano in generale avvertiti e risolti nella Chiesa più sul piano della morale individuale
che su quello — poniamo — di un cambiamento del sistema, come oggi alcuni propongono. Sta però il fatto che anche in passato la Chiesa Valdese ha compiuto delle
scelte politiche precise, come quella che
qui documentiamo, riportando un editoriale del Témoin, settimanale della Chiesa
Valdese, in occasione di una visita di Re
Umberto / a Ferrerò, nelle Valli Valdesi.
Dire « Viva il Rei » nel 1891 non era solo
un atto di omaggio, comprensibile e legittimo, verso la massima autorità dello
Stato: era anche una scelta politica, se pensiamo che in Italia cera stato, fra gli altri, un Mazzini, che non avrebbe certo
detto « Viva il Rei », aveva anzi lavorato
per un’Italia repubblicana. Nè si trattava
solo di una questione istituzionale: dietro
questa c’era un nuovo modo di intendere i
rapporti tra le autorità costituite e il popolo, cioè appunto un problema politico.
Il settimanale della Chiesa Valdese di allora, intitolando il suo editoriale « Viva il
Rei », operava quindi anche una scelta politica: sceglieva di essere monarchico e sabaudo, anziché repubblicano e mazziniano.
Io so dove tu abiti,
cioè là dov'è il trono di Satana
APOCALISSE 2, 12-17
20 AGOSTO 1891
VIVA IL REI
1 glOriiUill pulitivi • w
ci, diffusesi all’inizio in modo piuttosto vago, secondo cui Sua Maestà Umberto I, in occasione del suo viaggio a
Mondovi, verrebbe verso la fine di questa settimana a passare in rivista i
battaglioni alpini concentrati a Perrero.
Nel momento in cui il Re sta per
onorare con la sua presenza il suolo
delle nostre ’Valli, ci sentiamo spinti
non solo ad assicurarlo dei sentimenti inalterabili di affetto e di devozione che i Valdesi nutrono per lui — del
resto li conosce abbastanza bene —,
ma anche a esprimergli tutta la loro
gioia per il fatto che con questa visita
inattesa ha in parte adempiuto al voti
di una popolazione, il cui desiderio più
caro sarebbe di possedere più a lungo e di avere tutto per sè il suo Re
beneamato.
’Viva il Re!
W. M.
(Da Le Témoin, del 20 agosto 1891).
La verifica
« Vi garantisco che io avrei saputo fare
meglio dei preti. Almeno sarei cascato in
piedi. Avrei mandato fuori del castello chi
non credeva più. Fuori! Ogni anno, a Pasqua, una gran cerimonia. L’avrei chiamata: ’’verifica”, per tutti. Con giuramento
solenne. Chi dubita, via! Il dubbio è contagioso ».
Questa « battuta » è stralciata dall’ultimo lavoro di Diego Fabbri — uno dei maggiori drammaturghi italiani contemporanei — intitolato « L’Avvenimento ».
Considerato nel passato lo scrittore teatrale « cattolico per eccellenza », Diego Fabbri non ha avuto, con quest’ultimo dramma,
la consueta accoglienza nel mondo cattolico, per la sua « nuova » posizione nei riguardi della chiesa tradizionale. Vi sono in
questo dramma espressioni di critica piuttosto forti. Una di esse è la proposi» di
« verifica » della fede.
Se questa proposta è fatta per la chiesa
cattolica, non vale però anche per noi?
Che ne sarebbe delle nostre comunità se
tutti gli anni si istituisse questo « catecumenato » alla rovescia?
Ma dove avrebbe luogo questa cerimonia? Dentro o fuori il sacro recinto di quella che noi chiamiamo « chiesa » e Fabbri
chiama «castello»?
Fuori e dentro! Perchè se la Chiesa fosse
vera comunità di credenti, molti — scandalizzati dalla sua incredulità e delusi dal
« contagio del dubbio » — allontanati da
essa, forse si presenterebbero a questa « ve
rifica » per rientrare, per vivere con gli altri
una vera fede in Cristo, senza ipocrisie —
ma con l’impegno totale che questa fede
richiede.
Giuliana Pascal
4
pag. 4
N. 9 — 29 febbraio 1968
I LETTORI Cl SCRIVONO
Non esageriamo con questi
‘‘poveri schiavi,,
Al Direttore di « Light »,
settimanale della ehiesa
presbiteriana del Mississippi
Johnson City, 17 febbraio 1857
Caro direttore.
ture di un mondo ingiusto spariseano.
Mìchelino Francia
pesta ciò che di meglio l’uomo possiede, l’intelligenza.
Ciò che è grave, come il sig. Beux
ha riconosciuto, è che spesso viene
permesso a persone non predisposte a
questo esercizio, di effettuare ulteriori tagli di tempo non contemplati da
avevo letto a suo tempo la lettera I gli appositi servizi, tutto ciò a 4'sca-I " . |ai»Op3 I
indirizzatale dal dott. Ford a propo- pito di chi esegue quel determinato I ®
sito della situazione degli schiavi ne-I lavoro. Questa corsa verso la riduzio-I lettrice, da Torre PelUce:
gri, e nell’ultimo numero del suo I ne dei tempi di cui non si vede un I
giornale ho visto che il pastore Sim- limite, non produce un miglioramento Signor direttore
mons ha risposto con argomentazioni 1 ma porta con se continuamente peri- | yorrej replicare
quello delle rivendicazioni e della lot- I per seguire il comandamento di ama- 1 La CGUGrClltOlB
ta per una più alta giustizia sociale I re il prossimo come se stessi perchè! ‘»A
nel mondo. <t l’amore è l’adempimento della leg- QGllO COUlUflIto
Benedetti quei servitori del Signo- I ge » (Romani 13: 10).
re che si adoperano perchè certe brut- |
“Qui non si fa
poiitica:
Opponendosi nel modo più fer- I lettore, da Milano:
I mo contro tutte le discriminazioni .Signor direttore
razziali, politiche e religiose, ovunque '
avvengano, e, per quanto riguarda ca.
sa nostra, anche contro quelle regioI nali.
- Opponendosi nel modo più ferI mo alle ingiustizie sociali, quando
mi associo a quanto hanno ultimamente scritto sull’« Eco-Luce », Inda
Ade di Roma e Rita Gay di Bergamo
circa la situazione delle nostre Scuole Domenicali.
come un tempo, un mezzo per metterli in comunicazione fra loro e col
Comitato? Quali sono le vere ragioni
che non permettono alla rivista di ritornare a essere bimestrale o, almeno,
trimestrale, con le sue normali varie
rubriche?
3) Perchè in un Paese come il noI stro, prevalentemente cattolico romano, con l’istruzione religiosa nelle
scuole pubbliche considerata fonda
I mento e coronamento di tutta l’opera
esse ledono la dignità umana e fan- I ® ^mio,^essendo | educativa, in un Paese come il no
brevemente alla
no, dell’uomo che è sottomesso ad un
altro uomo, un succube anziché un
1 collaboratore.
— Impegnandosi contro la fame e
I la miseria, nostre e del mondo aiu
yenti anni, monitore della S.D. I I’istruzlone religiosa cat
negri ueua pianiagione » iimciniau ■ ucua muc tuo ..... u..*b5,.o. — j giornale; .. .
Cotton », di Carson City. 1 gli operai vorrebbe migliorare il prò- I fondo l’ha data, nello stesso mili.
Dopo il fallimento delle piantagio-1 prio tenore di vita, ma non sono di- I numero, il chiaro e incisivo articolo Ma tutto questo è anche politica!
ni spagnole deU’isola di San Domin- I sposti ai sacrifici che questo compor- I q. Martinat. C’è, alla base del dia- Ed allora dico che ne facciamo trop- I '^mólV come la « Ceneren
go, il sottoscritto aveva cercato di fare ta ». Quello che dice è abbastanza ve- | fogo tra sordi che si svolge sulla no- j po poca di politica, e come uomini ^n stre * comunità »
di Milano, posso assicurare che, per
quanto riguarda questa città i pastori
che si sono via via succeduti hanno
dato alla S. D. il posto che le spetta
nella vita della Chiesa, forse sotto la
spinta degli stessi monitori.
Pur tuttavia credo anch’io, come
credono le due su nominate monitrici, che la S. D., specialmente in que
sti ultimi anni, sia stata e sia con
Innanzitutto si lamenta la poca attività del Comitato (specialmente della sezione valdese del comitato) in
dei suo meglio onde trovare un nuo- I ro, ma ciò accade appunto perchè gjampa, una notevole confusione soprattutto, proprio come chiesa.
padrone che prendesse cura di I l’uomo è condizionato dalla società in 1 fogg. esempio, secondo quanto I Cerchiamo allora di intenderci su
quei poveri schiavi abbandonati. Gra. I cui vive, che gli impone sempre nuo- I afferma nel suo intervento, il sig. Pa. 1 questi punti essenziali (ce ne sono
zie alla buona volontà di alcuni nomi, vi beni di consumo, che non può ri- ritiene che il lavoro del pasto- tanti altri, ovviamente!) in modo che . jgj.jgnominazionale delle Scuole Do
■ che vogliono veramente bene ai | fiutare, perchè,^ secondo una mentalità | unicamente nell’assistere i | proprio la chiesa sia in grado di *'“1’| jj,g„jgali, come giustamente ha nota
to la Commissione d’esame, nello
scorso Sinodo (v. L’« Eco-Luce » n. 35
dell’8 settembre 1967): «Siamo in
uno strano mondo : anche nella Chiesa si moltiplicano, fioriscono le iniziative per i bambini — dagli asili
doposcuola, agli istituti — e noi di
negri, ho potuto trovare una sistema- I largamente diffusa,
zione per un numero rilevante di I l’uomo rispettabile.
Un fraterno saluto.
Roberto Peyrot
jCristiani
o marxisti :
mentichiamo l’unico organo di forma. I tenutosi lo scorso anno
il possederli fa I vecchi ed i malati e nel consolare gli I sentire la sua voce senza equivoci o
zione per un numero ruevaine tii 11 uomo rispeniiiJiic. I afflitti. I debolezze a coloro che sono stati chia
schiavi abbandonati. Egli dice anche che : « dieci anni I Certamente questi compiti rientra- mati, in qualunque settore, a dei po
Ora, tutti questi schiavi abbando- I fa c’erano degli operai che in quattro | ministero ma non ne co- I sti di comando e di responsabilità af
nati, mi hanno sempre chiesto se era I o cinque ore di lavoro facevano la gtituiscono l’essenza fondamentale che finché comprendano quali devono es
possibile farli entrare nella pianta- I produzione di otto ore ». Anche que- j j-ii^ane la difficile opera di formazio- sere i loro limiti dì fronte alEunica,
gione « American Cotton », sia per- I sto è vero, ma (a parte il fatto che ha I spirituale dei giovani e meno gio-1 vera ed eterna legge del Signore
che il trattamento sembra molto mi- I usato il complemento degli, che evi- I sensibilizzazione delle co- I Un fraterno saluto,
gliore, sia perchè l’assistenza che que- I dentemente non significa tutti) se es- I gcienze, di riflessione sui problemi
sta grande piantagione ofifre ai suoi I si erano sicuramente i più abili, si è I agitano il mondo nel quale ci
schiavi pare sia tra le più soddisfa-1 costretto anche gli altri a mantenere I ¿ojjbiamo muovere e dare la nostra
centi che un povero negro possa at- 1 il loro medesimo ritmo, e questo per I testimonianza. Certamente il sig. Pa
tendersi di questi tempi. Ancora og- I un arco di otto ore lavorative con gli gq^gt fa un’opera buona, nel senso ^ ___________
gi, assai spesso capita da me qualcu-I effetti che si possono dedurre. Oltre kj^g^j^ionale del termine, se si I auf^aut
no per chiedermi se è possibile fargli I a questo afferma che: cela base del I trovare lavoro ai disoccupati,!**«* OHI
ottenere un posto nella piantagione I problema sia soprattutto nel sapersi I avere un’occupazione che ci per- I jj^ lettore, da Pratteln
« American Cotton ». Ora però che il 1 accontentare del proprio stato o te- I jjjetta di vivere non significa — o I
pastore Simmons mi ha reso edotto I nore di vita », cosa che a lui non è I ¿Qyrebbe significare — mettere a I Caro direttore,
di quanto e quale sìa lo sfruttamento I accaduta in quanto è passato attra- I da quel momento ogni possi- I letto con molto interesso sul
degli schiavi negri in questa pianta-1 verso i vari stadi (manovale, operaio, crìtica o di valutazione del relazione sul campo I Dio».
gione, vuol dire che se qualche schia- I operatore, capo squadra e assistente). | gigtema nel quale si viene ad essere ^^yernale di Agape, il cui tema è sta- Nonostante questo richiamo, da
vo verrà da me per un posto di lavo-I Infine egli non ritiene valido u I inseriti. (Eppure ci risulta che que-k^j. «Israele 67». Mi spiace di non n. 39 del 6 ottobre ’67,
ro, non farò altro che mandarlo dal I dialogo con i giovani e gli studenti I ^ condizione alla quale si de- potuto partecipare a tale campo, 1 apprendiamo che alla riunione del
signor pastore il quale certamente I « che di lavoro non ne hanno ancora I sottostare, se non si vuol perdere I comunque ho apprezzato la valutazio- 1 (Comitato ecumenico del Consiglio
potrà trovargli un padrone migliore, compiuto molto, per cui non possono ^ posto» e quindi il pane, alla Fiat obiettiva che ne ha fatto il Prof. dell’Educazione Cristiana —
dove faticherà meno, con un vitto avere la maturità e l’esperienza ne- altri complessi industria- Associazione Scuole Domenicali (W.
più abbondante, e dove, durante le cessarie ». Ili... il che mi fa stranamente ricorda-I Amerei fare qualche piccola osser- L-q £ g 3 a.) — convocato a Roma
ore più calde delle giornate estive. E’ più che naturale che un re le scritte dell’epoca fascista: « Qui I comunisti partecipanti a ¿^i ig al 23 settembre, nell’aula ma-. ^ u' I,* rii
possa riposare dal solleone. Ine od uno studente si preoccupi di g- p^^ia di politica: si lavora »!). q^^gto campo e a tutti gli altri che facoltà valdese di teologia | del 9.2. 68)^, ^
Mi permetta, signor direttore, di I ciò a cui va incontro e chieda che u I gjg Pasquet (e con lui il I sostengono le loro tesi. Prima di fare’ . , ^ , - ---
aggiungere qualcosa : penso che fino 1 lavoro o la professione che eserciterà, I ]y[inor) considera con disprezzo cc sin- I discorsi e di sostenere certe tesi,
a quando i pastori vorranno fare i I gli dia non soltanto di che vivere, ma I dacalista » il pastore Rostagno perchè I ^ comunisti non dovrebbero dimentìpoliticanti e promettere agli schiavi I anche una certa soddisfazione. Ter-I g- interessa dei problemi degli I care il passato... Sono i fatti seguenti
una impossibile liberazione che non | mino auspicando una maggiore chia-I hanno mai pensato che, se le I si dovrebbero ricordare: Quando
è permessa dalla Scrittura e che è j rezza nei rapporti tra classe operaia J ^ ^ cristiani si fossero mae-j ^ staiu proclamato lo Stato d’Israele.
tolica si svolge ancora nel modo lamentato a pagg. 4 e 5 di « Nuovi
Tempi » del 18 febbraio u. s., perchè non si vuole comprendere che la
S. D. « scuola è e scuola nei nostro
Paese deve rimanere » (così come afferma Inda Ade, di Roma)?
4) Perchè, data la particolare situa,
zione italiana, non si vuole comprendere che la nostra S. D., dovendo sostituire Tinsegnamento religioso impartito nelle scuole pubbliche, deve
avere un proprio programma., sganciato da quello europeo? un proprio
programma, non distribuito in un
arco quinquennale, ma ripartito anno
per anno, così come avviene per i
quattro corsi catechistici?
5) Perchè non si ritiene che la S.D.
abbia, un proprio testo di religione, e
non solo un albo più 0 meno illustrato, un testo per ogni classe, così
come è stato suggerito dall’Incontro
interdenominazionale dei monitori di
zione e di collegamento utile per una
formazione pedagogica protestante,
per ravvivare il senso vocazionale in
chi esercita un ministero fra i bambini. Siamo in una curiosa stagione
ecumenica : parliamo di integrazioni,
di federazione, di fare insieme, e trascuriamo l’unico organismo interdenominazionale che da 60 anni lega i j
monitori delle varie Chiese, unisce
bambini in un comune studio della
me è adottato nelle S. D. dei battisti?
Auspicando una Scuola Domenicale
che abbia per base l’istruzione religiosa, nel nome e per la gloria del
Signore, integrata, nel corso della
settimana, da tutte quelle iniziative
atte ad avviare i piccoli verso la vita
della comunità, fraternamente saluto.
Ezio Bonoini
Come se serviste
il Signore
Una lettrice da Ferentino:
Caro direttore,
stato un piacere leggere la lettera di Fiorello Beux (« Eco-Luce »
voluta solo da quel pericoloso dema-1 p Hirìo-p^.
0I
I giormente occupati in passato delle 1 1948, una delle prime nazioni a
Arie =1 cuiaiua Àuramo L.incoln, j « Ama il prossimo tuo come te stes- l condizioni inumane in cui gli operai
e trascureranno invece il loro vero 1 so », non abbia perso il proprio va- I ¿ovevano lavorare, forse questi non
lavoro di assistenza ai malati, ai vec- | fore aH’interno degli stabilimenti. j dovrebbero solo al socialismo « senza
Cordialmente Armando D’Auria | jjfo „ gp quelle condizioni (almeno
dal punto di vista materiale) sono oggi mutate in meglio? Qui il discorso
si farebbe più lungo e complesso ma
chi e a quanti ne hanno bisogno (cioè
non agli schiavi delle piantagioni,
che già ricevono dai loro padroni 1 _
ogni cura compatibile col Progresso I LIDCPIO
e col modesto tenore di vita indispen- I nvaln ¡llfteS3 ?
sabile alla dignità dei padroni stessi), I
fino ad allora, dico, la nostra glorio- I lettore, da Roma:
sa chiesa presbiteriana andrà di male I
in peggio : la nostra chiesa finirà per | Signor direttore
dividersi in due parti nemiche per I permetta di farle osservare che
una questione cosi sciocca come quel- pubblicare tutte le lettere indirizzate
la del lavoro dei negri: anzi, le prò- g] giornale in omaggio ad una I Tp|)||IJ3 DOÌÌtÌC3?
r scomnarire ..o. un cattivo servieio I ■ ■ “
riconoscerlo fu l’Unione Sovietica;
inoltre nella sua lotta contro i paesi
arabi che volevano sterminare gli
israeliani, il nuovo Stato ebraico ricevette le armi per combattere anche
dalle nazioni comuniste (ad esempio
dalla Cecoslovacchia). Ma si può ca
« nessuno del Comitato italiano delle Scuole Domenicali era presente » e
che dei pastori di Roma solo uno ave
va « partecipato ai lavori che potevano interessare cosi da vicino la vita
delle loro comunità ».
Non solo : anche quest’anno il nu
scritta giudicava dalla propria esperienza, vista in una luce obbiettiva e
intelligente, e non secondo qualche
teoria o facile generalizzazione. E’ naturale che sia la parte del dirigerne
che quella dell’operaio comporti svan
ta,ggi e privilegi; i primi hanno re
personalmente considererei già pc®i* | pfog fo manovra politica dei comu
■ t_ ____ 1 .. etcì. ♦V» c 4-fv Fi-ifl-n Tiri 1tl.l ... in n ■ _ 11 _ ____ ......
tivo se ci lasciassimo tutti un po m
quietare da questo interrogativo.
La ringrazio, signor direttore, per
l’ospitali tà.
Mirella Bein A.
rare in una sua resipiscenza. Suo
George Bouchard
Un3 ver3 C3ten3,
quell3 di mont3ggio|
Un lettore, da Torino:
Caro direttore,
poiché nessun altro ha preso la parola in merito aUa lettera inviata dal
sig. Fiorello Beux, desidero far sen- |
tire la mia debole voce per quanto I
riguarda le condizioni di lavoro esistenti pres.so la Fiat. Ciò che mi propongo di svolgere è un'analisi, la più |
obbiettiva possibile su questo tema,
sempre molto discusso. La condizione peggiore nella quale viene a tro- I
nisti e della Russia: allora premeva
loro cacciare gli inglesi dal Medio
Oriente e quindi dovevano sostenere
gli ebrei e contro gli inglesi e contro gli arabi; oggi preme loro avere
il predominio nel Mediterraneo (vecchio sogno che risale ai tempi degli
Zar) e quindi devono farsi amici i po.
poli arabi e nel sostenerli nella loro
lotta contro Israele ci sono riusciti!
Altra cosa a cui tengo da tempo e
poter esprimere la mia opinione condivisa da non pochi cristiani in merito alla posizione presa da certi settori del protestantesimo italiano. Adesso in Italia sono di moda i « cristiano
marxisti »... Si esalta il marxismo, la
tema | di Ottobre ecc. Noi cri
stiani biblici affermiamo oggi più
che mai che solo per la potenza del
Vangelo che trasforma i cuori e le
vite degli uomini possiamo rivoluzio
nare il mondo e non con il principio
della rivoluzione marxista, che pur di
affermare la propria idea ha adottato
1 nefasto principio « ogni mezzo f
buono per raggiungere il fine prefis
so ». Tante marce e tante « veglie »
fanno...; amerei che quelli che si
dicono cristiani, facessero veglie
marce per Cristo e si preoccupassero
(secondo il mandato del loro Signore)
di evangelizzare le masse. I « cristia.
no-marxisti » non dovrebbero dimen
ticare, tra l’altro, le centinaia e le mi
mero unico della rivista « La Scuola sponsabilità globali e orari spesso
S^amenfoaÌe» (unico sussidio per la prevedibili, ad
preparazione e la guida dei monitori) pensati da maggiore guadagno mensLto pubblicato con notevole ritar- tre i secondi godono la mancanza di
do con una presentazione già ricor- gravi responsabilità ed hanno il loro
data dalla Sig^ra Gay, che non com- orario prestabilito, ma con niinor ri
l compensa. Ma, ce una parola evan
^Giunto a questo punto mi permet- | gelica per tutti, aUa quale accennava
to ora di formulare alcune domande, I il Beux e cioè; Fate il vostro dovere
pago di averle formulate anche se « servendo con benevolenza come se
^ ® ■ „o.atirio risTinsta • serviste d Signore e non gli uomini a
i) Di chi è composto ; perchè non (Efesini 6: 1)-, ed an^ra: «
^ ' ' (( Comitato ; amanti del denaro, siate contenti del’
fetizzo che essa finirà per scomparire I j^tesa libertà reca un cattivo servigio
del tutto. non solo al giornale stesso, ma anche Troppo poco!
Colgo l’occasione per dirle che non gj g^^; redattori nonché ai lettori che I
intendo rinnovare Tabbonamento al I gjfo gj,g jjqu gj capiranno più niente. I collaboratore, da Torino:
suo giornale, a meno che lei non ]y[; riferisco alla lettera, non argo- I ttore
smetta di criticare in ogni numero la rnentata, del Signor Guido Pasquet I . u- A
guerra coloniale che la nazione ingle- bbHcgig sul numero del 16 c. m., la recente assemblea di chiesa di
se sta conducendo in India a difesa 1 pjjg gratuitamente mette in cattiva I Torino, la « lettera aperta » i lordella nostra civiltà cristiana ed in yu pastore che a mio modesto I gio Martmat sul n. 7 ed ulteriori cou
appoggio ai nostri cari missionari. In gyyfoo compie un dovere civile e cri- I tatti avuti nel nostro ambiente mi
particolare la pregherei di licenziare gtfono solidarizzando con gli operai I inducono a riprendere ancora il
il signor George Martinat, che va di- sfruttati dalla FIAT. « chiesa e politica ».
cendo delle cose veramente fastidiose, n gjg Pasquet avrebbe dovuto so-1 Ho la netta sensazione che tant
richiamandosi a quel Simon Bolivar 1 g^enere con argomenti che alla Fiat I malintesi e dissensi rutto
che è notoriamente fallito nel tenta- sfruttamento e poi trarre le I un equivoco che va dissipato o atme
la rivoluzione nelTA- conclusioni ed allora aveva di-I no chiarito. A questo proposito, mi
merica latina (paese il cui vero prò- ritto alla pubblicazione deUa sua let- associo (e mi auguro che tutte le no
blema è la pigrizia degli indigeni), c Lg^g Invece senza sfiorare l’argomen-I sire « parrocchie » tacciano attrettan
confonde deplorevolmente la politica sembra voler dire : to) aBa proposta, fatta nella suddetta
con le opere della carità. I — Ah sì? a te non piace che il pa- I assemblea, di organi^are de e « a
Non posso infine non osservare con jj.gj,g p^ggg ¿igporre a suo piacimento volo rotonde » che diano il modo di
profonda amarezza che ai tempi della „perai? ebbene, quando verran- conoscersi piu a fondo, come
mia gioventù la Chiesa era molto più ¿a me dei disoccupati per essere I appunto conoscersi dei fratelli
aliena dalla politica e molto più ri- Lggg„r„gjrdati per un posto alla Fiat Personalmente, ho 1 impressi!
spettosa delle autorità. Ma voglio spe- manderò da te così sapranno chi la frazione « anti-politica » si oppon
^ . I 2a solo ad una determinata politica,
lettera è assurda e non solo L non avrebbe nulla a ridire se, ad
non chiarisee le idee, ma divide sem- esempio, venisse approvata queUa ^ ^ ...........
pre più le parti avverse, indignando I americana (o certa politica nostranaH in Cristo che sono
quanti sono coscienti che qualche co-I in quanto indiscriminatamente I parseguitati nei paesi comunisti ^ m
sa non va anche alla Fiat; facendo I comunista. „nludei-e
sganasciare dalle risate queUa gente Per contro, ritengo che '"oludere
rimasta ancora a cinquant’anni fa, automaticamente nel ruolo 8'
quando si lavorava ben bene sfruttati pressore » qualsiasi imprenditore
per diciotto o dodici ore al giorno e nel ruolo di «oppresso»
poi bisognava ringraziare il padrone voratore sia altrettanto fuori della
che «ci aveva dato da mangiare»; ed I realtà.
infine avrà profondamente addolorato E stato detto tante volte che la
il Pastore Rostagno il quale, se ha chiesa deve limitarsi a fare la poli
credulo di schierarsi a favore della tica dell Evangelo », ma
sfruttata con validissimi argo- diamo di farla tutti assieme, ed io
menti, lo ha fatto perchè costretto dal- per primo, pur con le mie quotidial’amore di Cristo. . I "c infedeltà di « benestante ».
E’ cbiaro che l’amore del prossimo . ----- „ .
nel quale è impegnato il cristiano non tico, in quanto credenti e quindi, in
esaurisce facendo delle visite, co- quanto chiesa.'
v.„i »„ op„.» . „-Al. M di» iifs- T7,.
. . .„.J. .1..;. qu.. l.U. .1 f “?* !” ,Ì “«Li. I.
ifica egli non ha possibilità di usci- e agli operai della • I n rondoUa da^^li USA in Vietnam è
da questa situazione, cioè ^ovrà be bello per padroni del vapore ch^ ^
lavorare probabilmente tutta la vita non solo "« 'e Valli ma
ad una catena di montaggio. Ad esso mondo, specie in B^o^tto^i^^^^^^ ^
viene richiesto, nel B'iBa 'ksquÌ clTparT degli oppressi cristiana.’ |no,''m'a 7o non sono nè per
nata, il massimo ^ silenzio nella rinuncia e nella — A complemento di quanto sopra g;„;gtra nè per quelli dt
funziona il su nominato
delle Scuole Domenicali », sezione
valdese?
2) L’aver raccolto le lezioni del
programma annuale in un solo fascicolo della rivista ha offerto veramente il vantaggio per i monitori di avere per tempo la spiegazione delle lezioni? E qualora anche questo vantaggio fosse stato realizzato (il che
sino a, oggi non si è verificato) non
ha forse privato i monitori di avere.
le cose che avete^ poiché Egli stesso
ha detto: Io non ti lascerò, e non ti
abbandonerò » (Ebrei 13 : 5).
E’ chiaro che TEvangelo non ci
chiama alla passività, ma, ad una vita
dinamica vissuta nel servizio e nella
più completa fiducia in Dio. Evitiamo, dunque, dì vivere per noi stessi
o fidando in noi stessi.
Cordialmente
Peggy Bertolino
Russia, in Polonia, nella Cina di
Mao, dove è perfino proibito leggere
la Bibbia (ormai i cinesi devono leg
gere solo Ù libro rosso di Mao)
Si pensa e ci si illude che si popa
essere cristiani e marxisti : tragica
iUusione! Noi non predichiamo nes
suna crociata contro il comunismo
(come fanno alcuni), ma quando ci
vengono a dire che possiamo essere
cristiani e marxisti diciamo: no! Fra
marxismo e cristianesimo c’è un abis.
I so profondo e incolmabile. Martin
Come agire dunque sul terreno pra. King, nel suo libro «La lor
di amare» (pag. 186) dice: « CoI munismo e cristianesimo sono sostanzialmente incompatibili. Un vero cristiano non può essere un vero comu1 nista, perchè le due filosofie sono an-^
titeliche e tutti i dialettici ed i logici
non possono conciliarle... ».
Naturalmente qualcuno forse pense
rà che sono un imperialista america
ranza di salvezza per il singolo e per
l’umanità.
Paolo De Caro
ore 9,15 ■
ore 10,00
ore 12,30
ore 14,00
ore 15,00
Convegno A.I.C.E.
19 marzo p. v. Il tema della riunione è
Incontri di educatori
con :i problemi del nostro tempo
e la giornata sarà così: suddivisa:
Culto di apertura;
Incontro con Israele, con diapositive di Roberto
Eynard;
Modesto pranzo in comunità;
Incontro con la città di Torino, con 1 intervento
dell’assessore Frida Malan;
Incontro con la Danimarca e la Svezia, con diapositive di Roberto Eynard.
TI ^PUB■io dell’A I C.E., nella seduta di programmazione della
presen» fiornata la «»luto
ni a anche ai Convegni stagionali che ne sono la prep .
insegnante evangelico deve sentire ^ e di So
esperienze! allo scopo di arricchirsi personalmente e ai miglio
'"'.;-‘arrnZe„r<;a.«
“ IríS.r’SaTiírf^rf»^ evangelici detono aenn ■ confida pertanto
SaTdf ToTeVllS“ no stati previsti interventi di perso"““sVrleoX'mto Inferito a tutti pi Insegnanti
evafgeS af nSplomatl e agli Amici interessatr.
Il C. N. dell’A.I.C.E.
5
29 febbraio 1968 — N. 9
pag. S
Lf! Chiese ¡/(ildesi hanno ofìerlo
Per le vitlime
del terceinolo della Skilia
Il Mil felikaio a Tom Pellice
Doni giunti dalle Chiese V aldesi per i Sinistratì del lerremolo della Sicilia, al 7-2-'68:
I DISTRETTO Angrogna Capoluogo L. 21.700 10.000 50.000
Angrogna Serre »
Bobbio Pellice »
Pinerolo » 213.500
P' Lll )) 110.000
l^-aro.-linn S. Germano Chisone )) 150.000
» 115.970
Torre Pellice )) 200.000
Villar Pellice » 113.500
II DISTRETTO Aosta e diaspora » 140.000
Genova » 380.000
Ivrea » 200.000
5ampierda rena » 50.000
Susa )) 50.000
Torino » 500.000
(dli\ (i.'SU » 12.000
111 DISTRETTO
Bergamo » 900.000
Brescia » 62.000
Como » 187.315
Mantova » 50.000
Venezia » 29.935
Verona » 100.000
Basilea D 100.000
IV DISTRETTO
Col Inferro » 27.000
Ferentino )) 41.000
Rimini » 6.000
Siena » 29.600
Roma l\ Novembre » 875.140
V DISTREl'rO
Bari » 150.000
Campobasso » 25.800
Corato » 28.300
Napoli Cimbri » 191.500
Galvano » 14.500
Napoli Vomero >y 68.535
S. Giovanni Î ipioni » 10.000
Taranto i) 50.000
VI DISTRETTO
Agrigento » 10.000
Catanzaro !) 33.500
-Cosenza }) 32.000
Dipignano •> 10.000
Reggio Calab’-a » 100.000
Altri doni : Chiesa Proteslame Mj ; ano » 127.000
Scuola -Media Torre Pellice » 45.100
Jotaie L. 5.620.795
La cL’lebra/ione deWEmancipazione del popolo valdese ha avuto inizio la domenica 11
febbraio con un culto dì riconoscenza al Signore. culto con S. Cena. Testo del Sermone;
I Corinzi 1: 26-29.
Per ben due settimane il prof. Augusto
Armand-Hugon ha parlato nelle varie riunioni quartierali con la competenza e l’entusiasmo che tutti gli conoscono, delPEditto
di Emancipazione e delle circostanze in cui
si è prodotto. Lo ringraziamo per la sua apprezzata collaborazione.
La vigilia dei 17 febbraio, tutta la vallata
era in festa e rischiarata dalle fiamme di innumerevoli falò. Da tre anni ne vediamo
uno di eccezionale altezza a S. Margherita
dovuto al signor Remo Armand Pilón ed ai
suoi collaboratori. La festa vera e propria ha
avuto inizio la mattina del 17, con il corteo
degli alunni delle Scuole Elementari che nel
Tempio hanno offerto al numeroso pubblico
un interessante programma di recite e canti.
Esprimiamo la nostra riconoscenza agli Inse.
gnanti che si sono prodigati con tanta pazienza per la buona riuscita della festa.
Il culto delle ore 11 è stato presieduto dal
Pastore Sonelli. Commentando il testo di
Calati 5: 13-15 il Past. Sonelli si chiedeva
quale significato aveva Pannuncio della libertà per la prima comunità cristiana. Era
un significato puramente interiore, oppure
aveva il suo riflesso nella realtà sociale del
tempo? L'annuncio della libertà era legato
a quello della signoria dì Cristo su tutte le
potenze che dominavano il mondo, potenze
celesti, ma che aveano la loro raffigurazione
concreta nelle potenze terrestri, politiche,
economiche, religiose. La comunità credente
non organizzò una rivoluzione, ma il suo
modo di vivere era una contestazione radicale al sistema allora dominante. Se gli schiavi potevano rimanere schiavi e servirsi di
questa stessa loro condizione per testimoniare rEvangelo, non dipendeva dal fatto che
essi accettassero la schiavitù come una situazione normale della società, ma perchè
erano profondamente liberi nello spirito e
consideravano il mondo sociale destinato a
perire. NeU interno della chiesa la distinzione tra schiavi e padroni era superata dall'annuncio della nuova realtà che univa tutti
in Cristo. E" ben comprensibile ohe lo Stato
romano perseguitasse i cristiani, non tanto
perchè rifiutavano il culto esteriore alPimperatore e alle divinità imperiali, ma perchè
la loro concezione della vita e la loro condotta condannavano radicalmente quella società e costituivano un incentivo pericoloso
alla critica più radicale.
La contestazione alla società dominante
venne meno, quando l’impero abbracciò la
chiesa e. in questo abbraccio, tolse alla co
Notizie da Vilia Olanda
Sono i Lnsti e liete... Negli ultimi
tre mc-.i soi;^ deceduti Ire ospiti di questa
Casa di biio-o: i sigg. Andrej Krasniuk.
Roman Liaiikoll’ e Lazio Marcineck; i primi due Russi, il terzo Ungherese.
Dopo brevi sofferenze il sig. Krasniuk è
deceduto all’Ospedale Valdese di Torre Pellìce. Il servizio religioso è stato presieduto
dal diacono sig. S. Tomsky di « Villa Olanda ». presente il figlio e la nuora del defunto.
Il servizio religioso per il Sig. Lìalikoff,
avvenli-la. è sfato presieduto dal Past. Cacciatore. vernilo da Torino assieme ad una
rappresentanza di quella Comunità Avven.
lista. Il Liallkoff è deceduto in Villa Olanda assistito dalla signora Colucci, da una
ospite russa nonché dalla moglie, signora
\gata.
11 sig. Marcineck è deceduto all'Ospedale
Valdese di Torino dopo molte sofferenze. Il
servizio religioso è stato presieduto dal Pastore Blrnesto Ayassot nel Tempio Valdese
di Torino dinnanzi ad una numerosa assemblea.
Sono cosi rimasti dei « vuoti » nella Comunifà degli Ospiti di « Villa Olanda ». Vivo è però nei cuori di noi tutti il ricordo
di tutti loro.
Ringraziamo i sigg. Pastori Ayassot. Cacciatore. i sigg. Speranza e Longo di Torre
Pellice, il sig. Tomsky. Ringraziamo sentì
tamente i medici ed il personale degli Ospe
dali valdesi di Torre Pellice e di Torino.
Lasciamo ora queste tristi notizie a pas
i^iamo a quelle liete.
Una visita graditis.sima è stata quella fat
ta dagli alunni e alunne della I®' media del
Collegio Valdese di Torre Pellice agli ospiti
di <( Villa Olanda ». Una trentina di ragazzi guidali dalle proff. Marnilo e Valente €
dalla sig.na Elda Turck sono venuti a ral
legrare i nostri vecchi dandoci un ottimo
programma di recite e di canti. Un bellissi
mo pomeriggio proprio qualche giorno pri
ma di Natale.
Alla fine della festicciola i ragazzi e le
ragazze hanno offerto ad ogni ospite un pìccolo presente preparato con le loro mani. 11
u'Mio è stato mollo apprezzato e gradito.
11 Direttore ha ringraziato le signore
Pioli. Marullo e Valente e Turck per l'imjx'giio messo nella preparazione dei canti e
della lecite e per aver gentilmente pensato
a noi.
Ancora grazie per il bel pomeriggio offertoci.
La sera del 6 Gennaio, vigilia del Natale
Oriodos.so. nel grande salone da pranzo un
belPalbero di Natale scintillante di molte
luci variopinte, faceva mostra di sè. La
Sig.ra Colucci ha distribuito ad ogni ospite
un |)acco dono contenente iudumento personale. biscotti, cioccolato, tè. zucchero, un
enlendario da muro e un bel panettone nonché del vermouth, da parte della Direzione
cosi come è stalo fatto negli anni precedenti.
l II grazie sentilo al sig. Bàchstàdt per
averci fatto pervenire 30 bei pacchetti di
cioccolato « Caffarel » che i nostri profughi
hanno sommamente gradito.
Grazie a quanti, vicini o lontani, ci han
peniiesso di allietare il giorno di Natale con
un qualcosa di diverso da quello di tutti i
giorni.
Il giorno 10 gennaio è stato in visita pastorale Parciprete ortodosso di Roma sig.
Ilienko e ha tenuto nella Cappella Ortodossa un solenne servizio religioso per il Natale e il Capodanno che sarà ricordato il 14
corrente.
L'anno 1968 è iniziato ed abbiamo rimesso la inano alfaratro: andiamo avanti con
Paiuto del Signore e sorrei ti dal pensiero
gentile e fraterno dei nostri amici di « Villa
Olanda ».
Pastore Seiffredo Colucci
Il nuovo numero telefonico di Villa Olanda è: (0121)90.355.
munita ufficiale la forza di una autentica testimonianza. E’ grave constatazione che la
chiesa, almeno nel ?uo aspetto ufficiale, non
abbia più saputo trovare la linea di una autentica predicazione della libertà data da Cristo. se non sotto la spinta di movimenti nominalmente atei, ma che in realtà affermavano sul piano della legge ciò che i cristiani
avrebbL^ro dovuto vivere e affermare sul piano dell'amore e della fede nella liberazione
data da Cristo. II problema di oggi è per noi,
che ricordiamo una storia nella quale in nome del cristiane-imo si opprimevano i credenti, dì annunciare nel modo più chiaro e
autentico il diritto di Cristo alla libertà degli uomini da ogni potenza umana che li
opprima. Al di fuori di un ecumenismo che
tenti di rivalutare le potenze dominanti nel
mondo, noi dobbiamo sentire le nostra solidarietà con tutti coloro che, talvolta dispera,
tamente, hanno preso sul serio quel messaggio che dalla Pentecoste Dio non ha mai
fatto mancare agli uomini.' La libertà prima
di essere una rivendicazione umana è Paffermazione del diritto di Cristo liberatore e
salvatore.
La Corale diretta dal Maestro Corsani ha
cantato il Giuro di Sibaud e il Salmo 29 :
« Date all'Eterno gloria e forza », introduzione ed elaborazione (Corsani) della melodia
dell’inno 32. La colletta del culto che ha
raggiunto la somma di L. 66.000 e quella
dei nostri bravi Cadetti di L. 12.000 sono
state devolute al Comitato Londinese per
aiuti medici alle popolazioni del Vietnam,
come da appello dell’Eco delle Valli.
Oltre duecento persone si sono riunite nel.
la nuova sala della Foresteria, gentilmente
concessa, per il tradizionale pranzo, servito
dalle signore della Corale in costume valdese.
Hanno rivolto messaggi: il vice-moderatore
Pastore Deodato, i Pastori Sonelli e Bruno
Rostagno, il prof. Augusto Armand-Hugon
per la storia valdese, il Sindaco di Torre avv.
Cotta-Morandini, il Senatore Rotta, la prof.
Frida Malan, assessore alla Sanità del comune di Torino. Hanno mandato la loro adesione: il Senatore Poèt, Pavv. Oberto, presidente delia Provincia, l’aw. Ettore Bert; Minor ha letto una sua poesia umoristica. Ci è
giunto un gradito missaggio del signor
H. Poèt, presidente delFUnione Valdese di
Marsiglia: « 17 février — Unis par la pensée
à leurs fréres de la VouTy les Vaudois de Marseille leur adressent leurs souhaits pour une
merveilleuse journée et leurs messages les
plus fraternels ».
Un ringraziamen o paitìcolare anche al signoi Italo Hugon. pr^^fate del Comitato
del 17 febbraio, p-r Fo^ima organizzazione
ed ai signori Buffa d^à Foresteria.
La Corale ha >uterealato i vari discorsi
cantando inni e. come avviene da vari anni,
ha visitato la Casa delle Diaconesse per cantare una volta ancoia gli inni preparati per
la serata, che i ricoverati hanno udito con
commozione e con molto interesse. Il programma comprendey^ 7 inni, fra i quali :
Giorno di pace, da Una poesia composta in
Un anno non precisato del secolo scorso adat.
tato alla melodia delPinno 341; Una preghie,
ra per la patria di Dalcroze: Seigneur accordo ton secours; Berceuse di Schubert e Filo
d'argento (musica di Ferruccio Rivoir), leggenda valdese, su versi della poetessa Ada
Meille. che ha illustralo la nostra storia valdese nella Raccolta di poesie ft O Paese
Paese ». L'ispirazione che ha dettalo i suoi
versi è sempre elevata, spesso commovente e
vogliamo in questa circo.stanza esprimere alla sua memoria un peu-^iero di affettuosa riconoscenza.
E' stata ricostituita la Filodrammatica: ne
fanno parte giovani delle varie Unioni e la
loro prima serata, quella del 17 febbraio, ha
avuto un esito molto lu-inghiero. Il dramma
rappresentato è di Edi na Ribet: «La cam.
pana suonerà ancO'rrt ». In un paese sperduto sui monti delle Valli, ai giorni nostri, vi
PRAMOLLO
La ricorrenza del XVII Febbraio è stala
una giornata di gioia e riconoscenza per la
chiesa che. con il solilo slancio, ha ricordalo
il 120'^ anniversario deirEmancipazione. La
sera della vigilia si è rinnovalo Ìl meraviglioso scenario del vallone costellalo dai tradizionali « falò ». accesi un po' dovunque
sulle alture dei vari quartieri. Al mattino
un bel numero di membri di chiesa, dì barn
bini e di Pramollini residenti fuori parroc
chia o già iscritti in altre comunità, ma ri
saliti al paese natio per la celebrazione d
questa festività, ha formato il corteo che si
è riunito nel tempio per il culto di adora
zione e di ringraziamento. Nel corso del ser
mone il Pastore ha sottolineato il valore del
la libertà che Dio ci ha accordata in Gesù
Cristo, la quale non può venire scalfita o
resa inoperante da alcuna forza o volontà
umana, non deve diventare per noi « un'occasione alla carne », ma è oggi ancora essenziale per vivere anche in un periodo di tranquillità come il nostro; il nostro Liberatore
ci ha chiamali a libertà perchè Lo amiamo
e Lo serviamo insieme al prossimo nella
nuova dignità di figliuoli Suoi che non hanno altri dei nel Suo cospetto. I bambini han
no dato la loro collaborazione col canto di
un inno delia raccolta italiana e con la recita dì alcune poesie. Al termine del cullo
dopo il canto del « Giuro di Sibaud » ess
hanno ricevuto un piccolo dono. Ringrazia
mo vivamente i sigg. Blanc. Panetteria-Rue
per la « brioche » offerta ai nostri bambini
Verso mezzoziorno e mezzo un’ottantina d
commensali si sono ritrovati nel salone del
la Trattoria degli Amici per il pranzo in co
mime, ottimamente preparato dai coniug
Alma e Renato Menusan e dal sig. Gustavo
Bciix, con la collaborazione del sig. Beux Eli
e servito da un gruppo di gentili signore. Al
levar delle mense, tra ralternarsi dei vari
cantici popolari, il Pastore rivolse ancora un
tro fraterno si protrasse per tutto il pomeriggio. Ringraziamo sentitamente lutti coloro che in più modi hanno collaborato alla
commemorazione di questa giornata che, una
volta ancora, ci ha rivolto l’invito a vivere
nella libertà che Dio ci ha donato, essendo
costantemente fedeli al Signore sia nella
Chiesa che nella vita di tutti i giorni.
Domenica sera, 18 febbraio, siamo stati
lieti dì avere fra di noi i giovani dell’Unìo
ne della chiesa di Prarostino, i quali insie
me al loro Pastore sig. Marco Ayassot ci han
no rappresentato con bravura ed impegno il
dramma : « La barca senza pescatore » di
Alessandro Casona, suscitando l'approva
zione di tutto il pubblico. Un vivo grazie a
questi nostri amici per il messaggio che ci
hanno lasciato attraverso la loro rappresen
lazionc e la loro visita, ed un arrivederci.
l'n affettuoso benvenuto ad Orietta, giun
ta ad allietare il 24 gennaio la famiglia di
Vanda e Renzo Balmas (Garde - San Germano): il Signore benedica questa bambina
ed ì suoi genitori.
Nel pomeriggio del 30 gennaio s’è svolto
il funerale del fratello Long Alessio, deceduto a Torino all’età di 61 anni. Originario
dei Pelicnchi. benché avesse trascorso a Torino molli anni per ragione di lavoro, la
sua .Sj)oglia mortale è stata inumata nel cimitero di Ruata. Alla vedova, alle sorelle, ai
parenti lutti rinnoviamo la nostra cristiana
simpatia.
Teofilo Pons
Doni in occasione del ìl Febbraio
In occasione del 17 febbraio la Direzione
Generale della RIV-SKF ha fatto un'offerta
di L. 100.000 per le opere valdesi, che è
stata così ripartita: L. 25.000 a «Villa
Olanda «, L. 25.000 al Rifugio « C. Alberto », L. 25.000 airOrfanotrofio di Torre
Pellice, L. 25.000 al Convitto di Pinerolo.
Ve la sua vocazione un maestro valdese (valida interpretazione di Stefano Rostan). Attraverso la narrazione di alcuni episodi della
sua vita il dramma ne mostra la fede consapevole e responsabile. Dubbi, speranze, angosce, certezze, si alternano nell'animo del
protagonista, per dirci che la sua esperienza
non è un caso limite eccezionale, ma è anche la nostra comune, personale esperienza.
Il dramma svolge anche il tema della testimonianza della Chiesa Valdese, che non è e
non può essere circoscritta al suo territorio,
al suo tempio, al culto, ma che sarà resa
ovunque il credente si troverà. E’ cosi che la
campana del tempio di Borgo alto, di ogni
tempio delle Valli suonerà non per i pochi o
molti fedeli, ma per tutti, non solo per la
celebrazione di un rito, ma per annunziare
la salvezza in Cristo. E malgrado « le infe.
deità e le debolezze delle nostre mani e la
dispersione, per graùa di Dio, la campana
suonerà ancora ». Ringraziamo vivamente il
regista prof. Giuseppe Casini e tutti gli attori per la loro ottima ed efficace interpretazione. Essi sono, oltre al protagonista sopra
citato: Paola Taglierò, Marco Pontet, Renato Eynard, Roberto ed Enrico Charbonnìer,
Renato Sapei, Lucy Bertalot, Alido Meynet,
Marcella Bert, Marco Armand-Hugon ed i
quattro ragazzi : Stefano Alunni, Walter e
Nadia Albarin, Carla Bertalot.
I canti della Corale hanno contribuito efficacemente alla buona riuscita della serata e
hanno reso l’ambiente molto familiare. Tutte le signore e signorine indossavano il costume valdese.
AirAssc7n6/ea di Chiesa, durante il culto
del 25 febbraio, il Moderatore ha esposto la
situazione della nostra Chiesa.
Nella riunione mensile della Società E. Arnaud il prof. Augusto Armand-Hugon ha tenuto una conferenza di estremo interesse sul
tema: Il posto del Valdismo nella storia d'I.
talia e di Europa.
Lina Varese
La nostra Comunità ha risposto generosamente all’appello del Consiglio della Federazione delle Chiese Evangeliche, per una colletta a favore dei terremotati della Sicilia.
Infatti abbiamo raggiunto la somma dì Lire 464.795.
L’Unione Femminile si è occupata della
Giornata Mondiale e Interdenominazionale
di preghiera che avrà, luogo per la Valle del
Pellice, a Dio piacendo, domenica 3 marzo.,
alle ore 14,30 nella Foresteria Valdese. Tutte le sorelle di Chiesa sono cordialmente invitate. Eiano presenti alcune delegate di
Villar Pellice, di Rorà, e della Chiesa Avventista di Torre Pellice. L’Esercito della
Salvezza era rappresentalo dalla Capitana
Long a cui è affidata la meditazione della
riunione di preghiera del 3 marzo. Il testo
della meditazione della presidente, Signora
Sonelli, si trova in Geremia 31: 1 a 9: « I
Babilonesi hanno vinto e deportato Israele.
Ecco il castigo di Dìo per il popolo infedele,
Israele affranto e disperato, poteva ben domandarsi se il suo Dio lo aveva abbandonato.
Ma il Signore non abbandona il suo popolo,
parla per bocca di Geremìa e la sua voce
lo rinfranca e lo consola. L’amore di Dio,
dimostrato per Israele nella liberazione, si è
dimostrato in Cristo per Tumanità. Infatti
l'apostolo Giovanni dice : Iddio ha tanto
amato il mondo che ha dato il suo unigenito
Figliuolo affinchè chiunque crede in Lui
non perisca ma abbia vita eterna. La fede
e la speranza del credente riposano in questo
amore divino per noi. Ecco l’Evangelo il
grande annunzio del perdono; siamo deboli
e fragili, portati a vìvere tranquillamente la
nostra vita di tutti i giorni pensando più a
noi che a Dio, ad ascoltare più facilmente la
voce del mondo che la voce del Signore. Con.
siderando la società in cui viviamo perdiamo
fiducia e coraggio, ma se l'uomo è infedele.
Dio è fedele alle sue promesse! Una Comunità che prega è una Comunità che crede
nella parola di Dio, nel suo amore, nelle sue
promesse. Preghiamo per noi stessi che il
Signore ha chiamalo alla fede, preghiamo
per le nostre famiglie, alle quali dobbiamo
dare una buona testimonianza, preghiamo
per Tumanità intera. E sia la nostra preghiera una testimonianza della nostra fede,
nell ambiente in cui viviamo, nei rapporti
col nostro prossimo amandolo di un amore
libero da ogni egoismo, sospetto, rivalità, su.
sceUibilìtà. anche quando esso non ci dà
amore, quando è indifferente o quando ci fa
del male ».
POMARETT
Ricordiamo le prossime attività: Martedì
5 marzo, ore 20,30 alla Faiola; Venerdì 8
marzo a Perosa.
Domanda: E’ ancora utile il culto alla
cappella del Clot a fine mese? Attendiamo
risposta prima della decisione.
PERRERO - MANIGLIA
IJ 31 gennaio nel Tempio di Maniglia,
gremito di parenti e conoscenti, è stato celebralo il funerale della nostra sorella Luigia Valentina Barus nata Pons, deceduta serenamente dopo lunghe sofferenze,. all’età di
70 anni, nella sua abitazione a Torino. Al
marito, ai figli ed ai congiunti tutti rinnoviamo l'espressione sentita della nostra fraterna simpatia e solidarietà cristiana.
La celebrazione del 17 febbraio si è svolta secondo il gioioso programma tradizionale : i luminosi falò alla vigilia, il corteo dei
bambini, accompagnati da numerose persone il giorno della festa, il culto di ringraziamento e di consacrazione, con l’apprezzata partecipazione della Corale e dei bambini
con recite e canti accuratamente scelti e preparati, l’agape fraterna alla Serenella, e la
riunione familiare preparata con molto amore dai nostri giovani ed offerta ai membri
della comunità. Rivolgiamo un caldo ringraziamento a quanti hanno collaborato alTottima riuscita di questa commemorazione ed
in modo particolare ai nostri giovani ed alla
sig.ra E. Quattrini per l’opera sua cosi preziosa. Molto graditi ci sono giunti ì messaggi del sig. D. Canal dagli U.S.A. e dei sigg.
Poèt a nome dell’Unione di Marsiglia.
La giornata di preghiera a cura delle
Unioni femminili sarà celebrata per le sorelle delle comunità della Val Germanasca. nel
Tempio di Ferrerò la domenica 3 marzo alle
ore 14,30.
DONI RICEVUTI
PER ECO-LUCE
Bice Bertarione, Ivrea, L. 500; Ernesto
Long, Abbadia Alpina 200; Valdo Giaiero,
Rivoli 500; F. e A. Ribet, Canada 2.230;
Evaogelina Albano Zaccaro, Portogruaro '00;
M. Sehmidt, Zurigo 1.500; Angela Bertolino, Agrigento 300; Elena Mosca Toba, Brin.
disi 500; CamiUa Aversa Prassuit, Chiavari
1.000; Emilia Schreiber, Avigliana 500; Teresa Prando, Livorno 500; Renato Liverani,
Pisa 500; Arrigo Beltrami, Reggio Emilia
1.000; Enrichetta Portigliatti, Coazze 300;
Fede Miletto, Condove 500; Carlo Roncaglione, Pont Canav. 500; Flaminio Musa,
Parma 2.500; Angelo Bonino, Ivrea 500;
Guido Fantino, Cumiana 500; Maria L. Gal.
lo, Almese 800; Eulalia Trogliotti, Vercelli
2.500; F.lli Barlera, Ravenna 500; Anna
Illy, Trieste 1,500; Calogero Monreale, Grotte 500; Domenico Romeo, Reggio Calabria
500; Alberto Cane, Bologna 500; Puerger,
Piombino 1.000; Antonio Pellicciotta, Cesate 500; Fosca Panattoni, Montuolo 500;
Giulio Cesajò, Palermo 1.500; Marco T. Fiorio, Napoli 500; Fulvio Resburgo, Aosta
2.000; Giulio Genre, Maniglia 500; Alberto
Taccia, Angrogna 1.000; Carlo Ispodamia,
Genova 500; Tullio Beux, Lus. S. Giovanni
1.000; Anita Dardanelli, S. Secondo 300;
Elena Eynard, Bergamo 500; Elmanuele Quattrini, Ferrerò 1.000.
Grazie! (continua)
RINGRAZIAMENTO
« Il sonno del lavoratore è dolce »
(Ecclesiaste 5; 1)
I familiari del compianto
Enrico Bert
commossi per la sincera manifestazione di affetto tributata al loro caro,
sentitamente ringraziano.
Un ringraziamento particolare ai Signori Pastori A. Deodato e P. L. dalla.
Pinerolo, 18 febbraio 1968
RINGRAZIAMENTO
I familiari della compianta
Beatrice Durand
ved. Avondet
riconoscenti per la grande prova di
simpatia tributata loro, ringraziano
quanti hanno partecipato al loro dolore.
S. Germano Chisone, 17 febbraio 1968
RINGRAZIAMENTO
La famiglia Gardiol-Theiler ringrazia commossa tutte le persone che
hanno dimostrato la loro simpatia in
occasione della dipartenza della loro
cara
Giuseppina Gönnet Malan
In modo particolare ringrazia il Dottor Gardiol, Suor Susanna (Doisson per
le affettuose cure prodigate all’estinta
con generosità e abnegazione durante
tutto il periodo della sua degenza al
Rifugio Re Carlo Alberto, la compagna di camera, tutti coloro che Thanno visitata negli anni della sua infermità. i pastori Rogo e Ayassot.
Prarostino, 4 febbraio 1968
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Si possono ordinare lattine miste delle due
qualità. Trasporto e recipienti compresi nel
prezzo. Per informazioni e listino completo
di altre confezioni scrivere a: SCEVOLA
PAOLO - Casella Postale 426 . 18100 IMPERIA ONEGLIA.
6
pag. 6
Notiziario L’Evangelo per tutto l’uomo l’opera di ricóstniziooo
dopo il tormiioto io Sicilia
ecumenico
a cura di Roberto Peyrot
CRITICHE DELLE CHIESE UNGHERESI
ALLA DICHIARAZIONE
SULLA PACE DEL CEC
Budapest (soepi) — Il « praesidium » del
consiglio ecumenico delle Chiese ungheresi
ha chiesto al CEC di condannare « più apertamente e fermamente l’aggressione degli
USA al Vietnam ».
Il consiglio si è detto dispiaciuto che il
CEC non abbia condannato « le ingerenze
degli USA negli affari interni del popolo
vietnamita » e che le chiese membri non siano state incoraggiate a dissociarsi dall’aggressione in Vietnam e a dichiarare apertamente che il problema vietnamita non può
essere regolato con una guerra.
Il consiglio ungherese è pure dispiaciuto
che i dirigenti del CEC non abbiano lanciato
un appello agli USA affinchè metta fine agli
<( orrori provocati dai bombardamenti perma.
nenti del Nord Vietnam... ».
Il consiglio si associa, dopo aver ricordato
gli sforzi compiuti dal CEC in favore della
pace da lunghi anni, alla proposta del papa
di dedicare un giorno dell’anno alla pace
(veramente, sarebbe auspicabile un fervido
impegno quotidiano da parte di tutti i credenti! ).
Del consiglio ungherese ecumenico fanno
parte le seguenti Chiese : evangelica luterana, riformata, battista, metodista, ortodossa
e le « Chiese libere ».
Ginevra (soepi) — In risposta alle suddette critiche, il direttore della Commissione
delle chiese per gli affari internazionali del
CEC, ha inviato una lettera al presidente
del consiglio delle chiese ungheresi, nella
quale, fra Taltro, dice che il CEC si è espresso <c senza equivoci » sul problema del Vietnam e che le sue precedenti dichiarazioni so.
no ancora perfettamente valide.
Egli ha inoltre ricordato che era stata inviata una lettera al presidente Johnson il 5
gennaio (con copia per U segretario di Stato, Dean Rusk) a nel momento in cui pareva che le possibilità di negoziati fossero migliori ».
LE CHIESE PER LE VITTIME
DELLA VIOLENZA UMANA
Ginevra (soepi) — Paolo VI ha inviato
due incaricati in Biafra, i quali hanno colà
portato il materiale sanitario acquistato grazie alle offerte delle organizzazioni di aiuto
cattoliche. Essi hanno portato più di un milione e mezzo di dollari (circa un miliardo
di lire) di medicamenti.
Il papa ha pure inviato 20.000 dollari (circa 12 milioni di lire) per venire in aiuto
alle vittime dei recenti combattimenti.
Amman (soepi) — Circa 600 milioni di
lire in danaro e 500 milioni in natura sono
stati inviati dalle chiese del mondo intero in
risposta all’appello della Divisione Aiuti del
CEC lanciato nel giugno scorso in occasione
della guerra arabo-israeliana, onde venire in
aiuto alle vittime del conflitto. Le chiese del
Medio Oriente — ortodosse, cattoliche e protestanti — hanno contribuito in modo notevole alla raccolta di detta somma.
La cosa è stata annunciata in occasione
della riunione del Comitato centrale del
Consiglio delle chiese del Medio Oriente.
La Divisione aiuti del CEC ha fatto un
rapporto sulla sua visita nei campi dei profughi della valle del Giordano e sul lavoro
fatto dalle chiese per i senza tetto.
PREGHIERE PER LA PACE
IN NIGERIA
Ginevra (bip) — Un appello alla preghiera per la pace fra il Biafra ed il governo federale della Nigeria è stato lanciato dal presidente e dal segretario generale all’Alleanza Riformata Mondiale.
Eccone il testo : <c Da parecchi mesi, la
chiesa presbiteriana del Biafra, che ha pure
una parrocchia a Lagos, in Nigeria, è stata
duramente colpita dal tragico conflitto che
dilania la Nigeria ed il Biafra. Vari testimoni riferiscono sul massacro di innumerevoli persone in occasione di scontri militari
0 dei bombardamenti di città e villaggi.
« Di fronte ad una simile situazione, le
chiese membri delVA.R.M. debbono sentirsi
spinte ad intercedere colla preghiera per i
loro fratelli in Cristo in tutta la Nigeria ».
1 LUTERANI DEPLORANO
LA RIDUZIONE DEGLI AIUTI
AL TERZO MONDO
New York (bip) — Nel suo rapporto annuale pubblicato a New York, il Dipartimento degli Aiuti della Federazione Luterana
Mondiale deplora le riduzioni decise dal Con.
grosso degli Stati Uniti nel programma degli aiuti all’estero. (£ tanto più deplorevole
e tragico ci pare il fatto in quanto dette riduzioni sono ovviamente dovute alla guerra
vietnamita che "brucia” giornalmente oltre
50 miliardi di lire, n.d.r.).
I fondi americani per gli aiuti all’estero,
che consistono es.senzialmente in aiuti al
Terzo Mondo, sono attualmente al livello più
basso dalla fine della guerra.
Tuttavia — dichiara il suddetto rapporto
— è nostra convinzione che i governi hanno
una responsabilità di primo piano nello sviluppo internazionale. L’apatia dell’opinione
pubblica americana a questo proposito ha
avuto una notevole influenza sn questo regresso, conclude il rapporto.
Direttore responsabile: Gino Conte
{segue da pag. 1)
il SUO sforzo : affinamento dei criteri
pedagogici alla scuola domenicale, aggiornamento culturale dei membri (tavole rotonde, conferenze), inserimento
— tra l’altro assai duramente ostacolato — nei mezzi di informazione di
massa (radio e televisione), documentazione e informazione mediante la
stampa interna, confessionale e, ove
possibile, esterna. Ma in questa maniera, anche in rapporto alla esiguità delle forze, cioè degli uomini disponibili
e impegnati (qui ancora si tratta quasi esclusivamente dei pastori) la Chiesa non riesce mai a precedere il mondo e la società in cui vive, ma vien
sempre dopo, segue i fermenti di rinnovamento, le ansie della società contemporanea talora distanziata di molte misure.
Di fronte alla merce sofisticata della
società dei consumi in cui viviamo, la
Chiesa si dimostra incapace di offrire
un’altra merce. Se i Valdesi della prima Riforma si erano creati un particolare ruolo sociale di « mercanti » per
contrabbandare la merce a cui tenevano, cioè la « perla di gran prezzo »
delTEvangelo, la Chiesa di oggi non sa
offrire la propria merce, ma continua
a svalutarsi, e a svalutare il suo prodotto e soprattutto a lasciare che venga svalutato, sofisticato, adulterato in
tutti i modi dalle mistiche sociali contemporanee. spesso cristianeggianti.
Ciò avviene, tra l’altro, perchè la
Chiesa non ha sap>uto trovare oggi il
suo ruolo sociale. Essa continua a reggersi in base a un modello di società
essenzialmente borghese (ciò non si
dice in senso dispregiativo), cioè una
« società religiosa » i cui membri si interessano, sono istruiti, aggiornati, informati circa l’Evangelo, ma non si impegnano. Perchè mai ci si dovrebbe
impegnare dal momento che, bene o
male, le cose vanno avanti, i pastori
lavorano coadiuvati da qualcuno, le
attività e la normale routine ecclesiastica prosegue il suo corso?
Ma si ponga in crisi la struttura di
questa società ecclesiastica occupandosi dei problemi reali dell’uomo di oggi, ossia dell’ambiente sociale in cui
vive (ovviamente non può essere indifferente che uno sia operaio e l’altro
datore di lavoro, professionista o artigiano, ecc., nè può essere la stessa cosa che uno risieda in un certo quartiere signorile della città e l’altro, maga
ri l’immigrato da poco,in un tugurio
di periferia, ecc.). Tempo fa consideravo con stupore che la predicazione dall’alto dei pulpiti è fondamentalmente
giusta, fondata sulla Bibbia, come si
suol dire « ortodossa ». Eppure non
succede nulla! Non succede nulla —
ora ritengo di averlo capito a sufficienza — semplicemente perchè la
Chiesa è più o meno inesistente nei
confronti della società in cui vivono .
suoi membri ; in una parola non si interessa realmente di loro. E come potrebbero allora ritenere « interessante», e più ancora ritenersi impegnati
da una predicazione generica, vaga,
moraleggiante, che, non parlando dei
problemi veri che dilaniano l’uomo di
oggi, non lo rivela a se stesso, non lo
aiuta nella sua particolare situazione,
si interessa di lui come se non avesse
anche., dei problemi politici e sociafi,
come se non avesse un corpo?
Bisogna pur dirlo: le cose più vere,
più gravi per l’uomo di oggi sono proprio quelle di cui generalmente non si
parla in Chiesa, non si fa cenno nella
predicazione.
Niente di strano dunque se la chiesa
attuale risulta costituita da «bene informati », da « moraleggianti individualisti », da « indifferenti » o da « conformisti» che trasferiscono semplicemente sulla scena della Chiesa il loro
modo di vedere e di sentire quotidiano, senza avvertire alcuna necessità
di cambiare opinione o mentalità in
base all’Evangelo; semplicemente perchè in Chiesa di queste cose non si
parla... dunque l’Evangelo non ne parla, non sono importanti... anzi, se in
Chiesa non se ne parla, vuol dire che
forse è bene non parlarne (tale è l’infantilismo religioso di molti, troppi
membri di Chiesa).
E la Chiesa, che non si interessa d%i
suoi membri, soprattutto di coloro che
non appartengono alle classi del tempo libero, le quali hanno tempo da dedicare a qualche attività ecclesiastica-.,
non può logicamente pretendere che
costoro, e soprattutto le masse operaie
si interessino della Chiesa. Se per la
Chiesa, data la sua attuale'mentalità,
i cocenti problemi per esempio di convivenza tra padroni e servi non esistono, se un colossale tabù impedisce < i
occuparsi di tutti i problemi reali di
cui l’uomo vive, perchè stupirsi deila
indifferenza o talora della ostilità con
la quale il semplice membro di chiesi.
Echi della settimana
Reg. al Tribunale di Pinerolo
n. 175, 8-7-1960
Tip. Subalpina s.p.a. - Torre Pellice (To)
NOTIZIE SULLA GRECIA
■jF La « Voce della Grecia » (del 20 febbraio 1968) riporta dal « New York Times »
il seguente estratto di un interessante editoriale sulla Grecia :
«.Evidentemente gli U.S.A. hanno deciso
di dare la propria benedizione alla dittatura
militare in Grecia e di farlo vedere a tutti.
Non si può spiegare infatti in altro modo
la visita della portaerei Franklin D. Roosewelt al Pireo e il ricevimento offerto a
bordo ai capi della giunta dall’ambasciatore Philips Talbot.
l portavoce dell’Amministrazione dovrebbero essere espliciti al riguardo e non rifugiarsi nell’affermazione che si tratti di una
visita normale da parte di una nave addetta alla sesta flotta, e che un ricevimento a
bordo dei membri del governo è una innocente prassi del tutto normale (...).
Ma ciò che la visita della ’’Franklin D.
Roosewelt’’ provocherà con certezza è di
scoraggiare i democratici greci della Destra
e della Sinistra moderate che stanno cercando di costituire un Fronte nazionale dietro
re Costantino, in opposizione alla giunta.
Essa incoraggerà i comunisti rafforzando la
loro propaganda sugl’ imperialisti della
NATO nel Mediterraneo Orientale e può
darsi che induca altri ad assumere un atteggiamento sfavorevole al loro progetto di
Fronte popolare. La visita, in questo momento, può solo danneggiare la causa della
democrazia in Grecia. Danneggerà anche gli
USA molto al di là delle acque dell’Egeo ».
L'anticomunismo e l'illusione che re Costantino possa fare alcunché di « democratico » per la Grecia, hanno evidentemente
suggerito queste valutazioni alquanto distorte. A noi interessa il riconoscimento che
il New York Times fa della « benedizione
U.S.A. ».
Lo stesso n. della « Voce della Grecia » riporta da « Le Monde » alcuni passi
di una lettera di Andrea Papandreu, il leader dell’Unione di Centro. Questi rileva
« il carattere evidente e pernicioso che TAmbasciata americana e i servizi americani
in Grecia hanno avuto nella vita politica
greca.
Accusando Tamhasciatore americano Talhot di essere un tipico ’’gauleiter” in Grecia,
il Papandreu scrive che sia Tamhasciatore,
sia il personale delTamhasciata "non hanno
esitato a ricorrere ai metodi più ignobili per
aiutare la giunta, nella sua opera per ridurre in schiavitù il popolo greco e per distruggere in esso ogni senso di dignità umana" ».
11 Papandreu conosce gli U.S.A. Ha insegnato in un’università americana, ha la moglie americana, è stato dimesso dal carcere
ed ha potuto espatriare parecchi mesi dopo
il colpo di Stato del 21 aprile (certamente
grazie all’appoggio americano), ha chiesto
di poter ritornare in America e probabilmente ci ritornerà.
Evidentemente il Papandreu sa quello
che ha scritto.
1 rapporti fra la Francia di De
Gaulle e la Grecia dei colonnelli sembrano
migliorare sempre più. Infatti « le commissioni franco-elleniche culturali e di cooperazione tecnica, previste dall’accordo cul
a cura di Tullio Viola
turale del 14-12-1958 e dall'accordo tecnico
e scientifico del 25-7-1960, si sono riunite a
Parigi, al ministero degli affari esteri, il 20
ed il 21 c. Le due commissioni hanno fatto
il punto sulle relazioni franco-elleniche ed
hanno considerato le prospettive d’avvenire.
Queste riunioni, che hanno avuto luogo in
un clima di mutua comprensione, hanno
permesso alle due commissioni di formulare voti sulle misure atte ad accrescere gli
scambi fra i due paesi ».
(Da cc Le Monde » del 24-2-1968).
IL CONSIGLIO ECUMENICO DELLE
CHIESE LAVORA PER OPPORSI ALLE INGIUSTIZIE IN GRECIA.
Sempre a proposito della Grecia, si
ha notizia che « il comitato esecutivo del
C.E.C. (Consiglio Ecumenico delle Chiese)
ha chiesto che il segretario generale, il pastore Eugenio Carson Blake, cerchi un’occasione, in un prossimo avvenire, per recarsi
in Grecia ad incontrare le autorità ecclesiastiche e quelle del governo.
Il sig. Frederick Nolde, Direttore della
C.E.A.I. (Commissione delle Chiese per gli
Affari Internazionali), ha comunicato d’aver
inviato (il 17-H-’67) una lettera al primo
ministro greco Costantino Kollias, per protestare contro i cattivi trattamenti inflitti ai
prigionieri politici. Sulla base d’un recente
rapporto pubblicato dall’ organizzazione
"Amnesty International", in cui vengono citati dei casi precisi di torture, il Nolde ha
dichiarato la sua intenzione d’inviare una
seconda protesta ».
Inoltre «la C.E.A.I. sta cercando un giurista capace di esprimere una valutazione
sulla nuova Costituzione greca. D’altra parte è stato richiesto ai rappresentanti della
C.E.A.I. in sei paesi europei, di verificare
le affermazioni secondo cui i lavoratori greci emigrati, che avevano espresso delle critiche contro il governo, sarebbero stati minacciati ».
(Da « Le Monde » del 24-2-1968).
Il nostro appello per le vittime
del conflitto vietnamita
In risposta al nostro appello in favore
delle vittime del confli’tto vietnamita — e
in particolare dell’infanzia sofferente di quel
paese — abbiamo ancora ricevuto queste
offerte: Chiese di Angrogna (Capoluogo e
Serre), colletta del 17 febbraio L. 60.000;
Chiesa Valdese di Torre Pellice, colletta
del 17 febbraio L. 66.005; i Cadetti di Torre Pellice L. 12.590; Scuola Domenicale di
Rorà L. 1.000; Gustavo Bouchard, Pomaretto L. 3.000; N. N., Villar Pellice
L. 2.500. Totale L. 145.095. Totale precedente L. 186.500. Totale generale L. 331.595.
che non è impiegato in alcun comicitto o lega, guarda alla chiesa?
Se la Chiesa accetta di assumere un
ruolo sociale, deve interessarsi di queste cose : di come i genitori educano i
loro figli, e di come la scuola odierna
forma i giovani, o intende formarli (si
pelisi alla gravità e al tempo stesso ai1 estremo interesse della carta univer^taria proposta in questi tempi). La
Chiesa deve interessarsi dei mezzi di
informazione che« bombardano » di notizie e di suggestioni i suoi memb’’'
Deve interessarsi del mondo del lavoro, poiché se è vero che siamo tutti
uguali di fronte a Dio, non è la stessa
cosa dirigere la produzione o subirla,
fare la libera professione o lavorare a
catena (e lo stesso Evangelo assumerà significati diversi a seconda dei!:i
situazione dell’ascoltatore). La chiesa
deve interessarsi dello svago, di come
i suoi membri utilizzano il loro tempo
libero, ed anche, perchè no, di quello
che la gente mangia, se mangia, se
mangia a sufficienza, se troppo (ci sono coloro «il cui dio è il ventre! ») e
ancora di come il cristiano consuma
il proprio denaro. Ed infine di come
vive la sua sessualità. Nè la Chiesa
può disinteressarsi della politica,
delle gravi responsabilità politiche
contemporanee, nè dei gruppi di potere, che muovono le leve della politica.
Intendiamoci, non è che allo stato
atttuale la Chiesa si disinteressi tot almente di politica. Intanto perchè essa
fa della politica ecclesiastica; non si
vuole certo drammatizzare, ma l’eLte
dirigente della chiesa, i consigli di
Chiesa, dato lo scarso potere delle democratiche assemblee di Chiesa, costituiti da individui rispettabilissimi, fanno della politica, influenzano, col loro
« fascino », colla stampa, l’opinione
pubblica della comunità certamente
non meno di quanto cercano di fare
altri gruppi minoritari, al di fuori per
ora, o ai limiti della comunità dei
« fedeli ». Lo stesso slogan « il cristiano
non deve fare della politica » finisce
per poter essere abilmente strumenta
lizzato da coloro che non vogliono che
l’impostazione tradizionale della Chie
sa sia modificata. Anche questo dunque è un atteggiamento politico!
Bene o male, talora impercett’.bilmente, gli stessi membri di Chiesa fi
niscono per portare qualcosa nella
chiesa, nelle assemblee della comunità, che hanno assorbito nel mondo di
fuori, nel quale volenti o nolenti sono
immersi.
Non si tratta certamente, per riprendere l’espressione del prof. SubiUa, di
«ballare di fronte al mondo per piacergli». Si tratta semplicemente di
prendere sul serio il mondo, cioè noi
stessi, con i nostri problemi, con tutti
i nostri problemi, nel tentativo di confrontarci integralmente con l’Evangelo.
Nella misura in cui la Chiesa diviene cosciente del suo ruolo sociale e
politico, essa può contestare in nome
dell’Evangelo, non di se stessa, il mondo e la società contemporanea. Acquista finalmente buona coscienza per
farlo; la sua predicazione, ma soprattutto la sua testimonianza acquista
sapore.
Se la Chiesa accetta il suo ruolo sociale, i « gruppi di veto », cioè i gruppi capaci di opporsi, perdono al suo
interno la loro potenza; la corporazione dei pastori, i soli « produttori » di
fronte alla massa dei membri « consumatori », perde le sue caratteristiche
oligarchiche e in gran parte si dissolve in favore diun nuovo tipo di comunità. Certo vi è il rischio che la
Chiesa si risolva allora in un semplice « gruppo ».
E qui sorge allora il problema dell’autonomia.
Soprattutto psicologicamente parlando, nessuno è autonomo, libero.
Anche se il tipo definito «individualista » dimostra capacità e decisione
(specialmente all’interno della Chiesa), egli in realtà obbedisce a una
specie di « bussola » interiore, che nel
linguaggio di Chiesa si chiama coscienza, che è anche psicoio gicarnente
forgiata dalla tradizione, dall’educazione, che cioè non è in ultima analisi il risultato di una libera scelta, di
una gioiosa scoperta. In quanto al tipo influenzato dalla massa, il suo indice di conformità al gruppo, nonostante una buona disponibilità sociale e una positiva disposizione alla tolleranza, non pare essere particolarmente utile per il suo ruolo di contestatario in nome dell’Evangelo, poiché
nella misura in cui ascolta la voce del
gruppo, può diventare sordo alla voce
di Dio. .
La Chiesa impegnata socialmente e
politicamente deve essere fatta di autonomi; non può scimmiottare la società in cui vive; deve offrire una alternativa valida, costituire una
tà di riferimento, un tipo di società
particolare nella società. Si dirà cne
siamo vicini al « mito » degli Anabattisti (ed è vero). Solo che nessuno sogna utopisticamente la Chiesa come
società di uomini perfetti, ma semplicemente di uomini veri, e possibilmente liberi, autonomi.
(continua al prossimo num.)
UNO SVIZZERO PRESIDENTE
DELL'ASSOC. TEILHARD DU CHARDIN
(S.P.P.) — La Società Teilhard du Chardin, che cerca di promuovere un dialogo
fra teologi c scienziati naturalisti, ha eletto
un nuovo presidente nella persona del prof.
E. Kuhn Schnyder, direttore dell’Istituto di
paleontologia di Zurigo.
{segue da pag. 1)
di ricostruire la propria vita, il
proprio avvenire, di avere gli strumenti necessari per la ripresa del
lavoro. Ma occorre soprattutto dare a tutti un nuovo senso della
vita che non può essere vissuta solo nell'isolamento, nella esclusiva
ricerca del proprio interesse, che
paralizza ogni attività veramente
produttiva, ma nella comunità
umana, in uno spirito di cooperazione, di solidarietà, di operosità.
II problema della ricostruzione
non è solo un problema tecnico,
ma anche spirituale. Sarebbe augurabile che il terremoto che ha
scosso dalle fondamenta e fatto
crollare tante povere costruzioni
di pietra, facesse anche crollare le
vecchie oppressive strutture sociali, economiche e che la ricostruzione non fosse solo materiale, ma
anche sociale, morale, spirituale.
A quel senso di fatalismo e di
passività, di abulia che spesso caratterizza negativamente il nostro
popolo, che pure ha così alte qualità, di intelligenza e di operosità,
occorre che subentri la volontà, la
visione chiara di ciò che devono
fare i cittadini in attesa che lo
Stato intervenga onde possano, in
uno slancio di operosità, dire come Nehemia (2: 18) al tempo della ricostruzione di Gerusalemme;
« leviamoci e mettiamoci a costruire ». Il motto della prossima
assemblea ecumenica di Upsala
spesso ci è ritornato in mente vedendo tante rovine: « Ecco, io fo
— dice Colui che siede sul trono —
ogni cosa nuova » (Apoc. 21: 5).
Il mondo in cui viviamo, a causa del disordine introdotto dall’uomo, è un mondo di dolore e di
morte. Lo hanno così tragicamente sperimentato anche le nostre
popolazioni siciliane, quando nel
cuore della notte, sono state sorprese dal terremoto. Nell’opera
della ricostruzione non dobbiamo
dimenticare che solo Dio può fare
ogni cosa nuova, che se l’Eterno
non edifica la casa, invano si affaticano gli edificatori.
Pietro Valdo Panascia
l’opera della Federazioue
delle Chiese Evangeliche
per i terremotati
Mercoledì 14 gennaio ha avuto luogo
a Palermo un incontro fra i rappresentanti delle Chiese Evangeliche operanti in Silicia, allo scopo di fare un
consuntivo di quanto è stato fatto fino a questo momento per portare I
primi soccorsi alle popolazioni terremotate e studiare in loco un progettodi aiuto, nel quadro della ricostruzione e della rinascita economica, da realizzare nel più breve tempo possibile.
Si è convenuto che non è possibile
passare dalla tenda, in cui ancora tante migliaia di persone abitano, alla
casa in muratura. La psicosi dei terremotati è un dato di fatto da tenere
presente nella scelta di un programma
di ricostruzione. Pertanto l’orientamento generale è stato di fornire al
più presto delle case prefabbricate che
possono avere anche una lunga durata se ben costruite.
Oltre alla casa si vorrebbero creare,
mediante l’attuazione di un piano di
incremento agricolo, in un determinato
settore, le premesse di condizioni migliori di vita onde impedire che si verifichi Tabbandono della terra e il fenomeno deiremigrazione sia contenuto.
La riunione è stata presieduta dal
Presidente della Federazione, Pastore
Mario Sbaffi. Era presente anche il
Moderatore della Chiesa Valdese Pastore Neri Giampiccoli. Nel pomeriggio essi si sono recati nelle zone terremotate. Alla riunione hanno preso
parte il Presidente della Chiesa Avventista, Sig. Agnello Silo; il Pastore
Vincenzo Federico della Assemblea di
Dio; il Past. Tullio Vinay del Servizio
Cristiano di Riesi e della Libera Assemblea ; il Past. Liberante Matta della
Chiesa Battista; il Pastore Giorgio
Brunk della Chiesa Mennonita. Erano
presenti anche i Pastori Gianna Sciclone ed Eugenio Rivoir del centro
profughi di Adelfia.
Nostri ospiti graditi sono stati i
Sigg. Fritz Weisinger dell’organizzazione « Brot für die Welt » della Germania, il Past. Holger Samson della
Comunità di Kriftel e la Signorma
Radvan del Diakonisches Werk da
Francoforte sul Meno.
P. V. P.