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Anno 112 - N. 13
4 aprile 1975 - L. 100
BISMGTSCA VALDSSS
ÌU06C TOmB PEU.ICE
Spedizione in abbonamento postale
1 Gruppo bis/70
deik valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
LA COMUNITÀ’ DI PIETRO
Pietro il discepolo immagine della comunità dei discepoli - Una chiesa che parla, dorme
tradisce - Gli evangelisti sanno inserire il peccato dei credenti nella Passione e perciò
non creano eroi ma uomini liberi
Secondo una antica tradizione l’autore
del secondo evangelo. Marco, dopo essere stato discepolo di Paolo si sarebbe
unito a Pietro accompagnandolo nella sua
opera missionaria.
Verità? Fantasie? Non lo sapremo mai;
un fatto colpisce però; nel suo scritto
sembra di riudire a volte parlare il grande apostolo mentre gli episodi di cui Pietro è personaggo sono così numerosi e
vivi da rivelare la loro origine autobiografica.
Marco sembra cioè aver conosciuto
Gesù Cristo da Paolo ed i discepoli da
Pietro, la teologia dal primo e la vita cristiana dal secondo.
Non a caso Marco ha collocato Pietro
quale protagonista di tre episodi della
settimana santa, tre momenti carichi di
una singolare drammaticità.
Il primo è durante la cena della Pasqua. E’ il momento delFinquietudine in
cui tutto sembra avvenire per enigmi, come nelle tragedie della vita.
Le cose succedono e uno non se ne rende conto. Nell’atmosfera piena di fervore,
di vita familiare, di solidarietà dell’agape pasquale, un’atmosfera forse più vigorosa ed espressiva, ma analoga al nostro
natale, Gesù vive la sua ultima serata,
guarda per l’ultima volta quegli uomini
con cui ha vissuto, amato, sperato ed il
presentimento della morte affiora nel suo
discorso.
E Pietro risponde, senza esitare, deciso : « cosa può capitare che rompa la nostra comunione, vicini a te siamo stati e
saremo, anzi, se tutti ti lasciano io non
ti lascio ». Si trattasse della risposta di
un ragazzo di 18 anni diremmo che è un
incosciente, un superficiale, ma Pietro avrà ben i suoi 35-40 anni. Un uomo che
ha cuore e coraggio da vendere ma che
parla troppo; non di quelli che dicono e
non fanno, ma di quelli che hanno la
parola facile.
Qualche ora dopo sono nel Getsemani. Come un condannato a morte Gesù
attende la sua ora. Quante creature hanno
atteso così, nel cuore della notte l’appello
del carnefice e non sotto le stelle ma
nella morsa di una cella, di uno scantinato. La morte di Gesù non è eroica è una
morte nel combattimento della preghiera
e della paura, egli sembra aggrapparsi,
con disperazione, alla solidarietà di questi uomini che gli sono accanto : « statemi vicini perché sento le mie forze mancare, sento vicina la fine ».
Cosa abbiano capito i discepoli è un
mistero, sta di fatto che Pietro dopo un
po’ dorme avvolto nel suo mantello, come se fosse a casa, sul lago e non sotto le
mura di Gerusalemme. Che non abbia
intuito l’ora della tragedia, si capisce, chi
l’avrebbe intuita al posto suo? Ma come
fa uno ad addormentarsi quando il suo
più caro amico lo invita a stare con lui?
Come fa uno ad addormentarsi al capezzale di un moribondo?
Pietro è quello, uno che ha slancio e
decisione ma ottuso e "cieco come una
possibile, quando improvvisamente è
identificato.
Una ragazzina forse, o una vecchina e,
lui sente che sta per essere coinvolto nel1’« affare Gesù di Nazaret ». Rischia grosso? Forse neppure, ma è terrorizzato e
perduta ogni dignità nega e rinnega giura e spergiura. Un uomo grande e grosso,
di quelli che ti promettono mari e monti
ma un vigliacco.
Il gallo cantò, spuntava l’alba di quel
giorno di morte e di viltà. Mentre Gesù
saliva verso il tribunale Pietro scendeva
le stradine della vittà, verso non sapeva
neppure lui cosa, asciugandosi gli occhi
con il suo grosso fazzoletto a quadretti
da contadino.
Quando Marco racconta tutto questo
alla sua comunità un fatto è certo, quei
cristiani avevano una fede robusta, nervi
a posto, spalle quadrate per sopportare
racconti del genere. Per noi è ormai roba
passata ma per loro era tragedia incarnata perché auegli uomini li avevano conosciuti, visti, sentiti; Pietro era come il
pastore che mi ha battezzato e dato la
comunione. Più che questo, erano loro
stessi.. Il discepolo senza paura era l’immagine di tutti i discepoli, della comunità cristiana. Nel racconto evangelico Pietro è la chiesa.
Una chiesa la cui vita è intrecciata con
quella del Signore, con la sua agonia, il
suo silenzio, la sua lacerazione, ma una
chiesa che parla quando dovrebbe tacere,
che dorme quando dovrebbe vegliare che
tradisce quando basterebbe un minimo di
amor propno.
E la generazione di Marco questo lo
sapeva e lo aveva compreso a tal punto
da incastrare la sua piccola « passione »
nella grande passione del Cristo e quella
non era una generazione che parlasse a
vanvera o fosse vigliacca, era la generazione dei martiri. Bastava così poco per
mettere su un Pietro diverso, coraggioso e
forte, bastava chiudere il racconto con la
baruffa nel Getsemani dove è lui che si
lancia col suo coltellaccio a proteggere
Gesù; quello sarebbe stato un bel Pietro
da presentare ai neofiti, ai nuovi della comunità, non quella schiena curva che se
ne scende lacrimando di rimorso.
Marco e la sua comunità però hanno
scelto il loro simbolo in questo Pietro; a
ragione, lucidamente e non per amore di
mortificazione ma perché credevano in
Cristo.
La chiesa apostolica ha visto se stessa
in lui perché sapeva misurare le sue forze ed i suoi peccati, non aveva bisogno
che nessuno le ricordasse le sue parole
vuote, i suoi silenzi e le sue viltà, le conosceva ma le sapeva parte della passione di Gesù perciò umane di una nuova
umanità. G. Tourn
Teologia interconfessionale
Può la teologia essere moderna senza tradire l’Evangelo'
Essere critici pur essendo aperti
talpa.
Qualche ora dopo siamo nella vecchia
Gerusalemme, nel cortile della casa dove
Gesù viene interrogato. Notte fredda, di
quel freddo che penetra le ossa e sembra paralizzare il cervello, i servi dei sacerdoti aspettano che finisca la seduta
per riaccompagnare i loro padroni a casa, si scaldano al fuoco. E Pietro è lì,
che gira alla ricerca di una soluzione im
Un problema sta alla base di tutta la
teologia degli ultimi 150 anni: trovare il
modo di essere fedeli alla verità evangelica pur essendo aperti alle esigenze del
mondo moderno. Quello che nel secolo
scorso si è chiamato « Liberalismo », in
campo protestante e « Modernismo » in
campo cattolico è stato appunto il tentativo di esprimere la fede in termini comprensibili all’uomo del giorno d’oggi.
Alla tendenza « liberale », cioè aperta,
attenta alle voci del tempo, si è sempre
contrapposta una tendenza « ortodossa »
che insiste sulla necessità di una fedeltà
di fondo nelle affermazioni teologiche. Il
problema non è ancora risolto e probabilmente non lo sarà mai perché è forse
un falso problema. Posto in termini di
« fedeltà », di « verità », cioè in termini di
riflessione, di teoria, di formule, diventa
una battaglia fra sostenitori di idee opposte mentre il problema sembra essere
piuttosto quello di una comunicazione di
autenticità.
Le 13 tesi, che pubblichiamo, sono un
esempio di questo tipo di riflessione teologica. Ci giungono dagli Stati Uniti dove sono state redatte e sottoscritte da 18
teologi di ogni confessione cristiana (cinque cattolici, sei luterani e cinque di altre denominazioni evangeliche); sintetizzano posizioni del pensiero moderno che
la fede 'cristiana non può accogliere; intendono costituire cioè dei limiti, dei punti di riferimento negativi alla teologia.
1. Il pensiero moderno è superiore a
tutte le forme passate di comprensione
della realtà ed è perciò normativo per la
fede e la vita cristiana.
?.. Le impostazioni di fondo del discorso religioso sono totalmente indipendenti da un discorso razionale.
3. Il discorso religioso si riferisce ad
esperienze umane ed a nient’altro, Dio
essendo la più nobile creazione dell’umanità.
4. Gesù può essere concepito solo in
termini di un modello contemporaneo di
umanità.
5. Tutte le religioni sono ugualmente
valide, la scelta di una o un’altra non può
essere motivata da una convinzione riguardo alla loro verità ma solo da una
personale preferenza per una forma esistenziale.
6. Il significato pieno della salvezza è
la realizzazione delie proprie possibilità
umane e l’essere autentici con se stessi.
7. Poiché tutto ciò che è umano è
buono, il male può essere inteso propriamente come una mancanza nella realizzazione di sé e delle proprie potenzialità.
8. L’unico scopo del culto è la promozione deil’autorealizzazione di^sé e della
comunità umana.
9. Le istituzioni e tradizioni umane
hanno carattere oppressivo e sono contrarie al nostro essere veramente uornini, la liberazione da esse è indispensabile
per una esistenza autentica ed una religione autentica.
10. n mondo deve determinare lo schema di azione della chiesa. Programmi sociali politici ed economici che hanno lo
scopo di sviluppare la qualità della vita
devono essere normativi in assoluto per
la missione della chiesa nel mondo.
11. L’insistenza sulla trascendenza di
Dio è in ultima analisi un ostacolo per
l’interesse dell’azione sociale cristiana e
forse è incompatibile con essa.
12. La battaglia per una migliore umanità deve condurre al regno di Dio.
13. Le questioni riguardanti la speranza . dopo la morte sono irrilevanti e nel
migliore dei casi marginali per la comprensione di una piena realizzazione dell’uomo.
Seppellitori
o testimoni?
Giov. 19: 38-42
Due persone si muovono guardinghe attorno al sepolcro del
Maestro, la sera del suo seppellimento: Giuseppe d’Arimatea e
Nicodemo, « uno dei capi dei Giudei ». L’Evangelo non ci rivela
pienamente la loro figura, tuttavia sappiamo di sicuro dal testo
biblico che tutti e due, sebbene di
nascosto per timore dei Giudei, si
sono adoprati a deporre il corpo
di Gesù nel sepolcro.
Qui non giudichiamo quei due
discepoli « occulti » i quali, mentre i discepoli a noi più noti
« guardavano le cose da lontano ».
si davano da fare per fornire al
corpo del Maestro una degna sepoltura.
Queste informazioni introduttive si prestano ad un breve commento. Il rischio d’essere simili a
dei seppellitori di Cristo minaccia
del continuo la fede dei credenti.
L’Evangelo non è un annunzio di
morte e il culto non è una manifestazione organizzata dalle pompe funebri. La chiesa cristiana
non vive di tradizioni, di reliquie,
di memorie vecchie o addirittura
morte, mentre l’Evangelo ci annunzia che Gesù Cristo è risorto
ed è il Vivente, nei secoli dei secoli. Possiamo e dobbiamo guardare a Lui che sempre ci precede,
camminando sulle sue orme. A
giudicare dal colore, certe chiese
sembrano sempre in lutto, mentre dovrebbero gridare con gioia
ed esultanza la vittoria del Risorto, senza il quale non ci sarebbe
in noi nessuna speranza viva e
nessuna attesa del Regno di Dio.
Dio ci chiama ad essere non dei
seppellitori di Cristo, ma dei testimoni della sua risurrezione,
nel nostro tempo e in ogni luogo
« finché Egli venga ». Un Cristianesimo conservatore di cose vecchie e superate nel senso gretto
di questo termine, non è vero Cristianesimo e non offre alla fede
un terreno in cui essa possa prosperare. Non siamo dei sognatori
con la testa fra le nuvole; siamo
dei testimoni di Colui che disse in
visione a Giovanni queste parolec
visione a Giovanni queste parole:
« Io sono il primo e l’ultimo, ed il
vivente per i secoli dei secoli.
Perciò: Non temere! ».
Ermanno Rostan
IN QUESTO NUMERO
Commento all'epistola di
Giacomo
La nostra Facoltà di Teologia
Intervista al sindaco di
Villar Pollice
Antifascismo : mozione
del Consiglio Nazionale
FGEI
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9 colloquio
con / lettori
Dal fratello Nino Rostagno di Torino abbiamo ricevuto in questi giorni una lettera
esemplare per fraternità di tono, chiarezza
di pensiero e modestia.
Egli ci invita a riflettere sulle pagine del
giornale, cercando la collaborazione dei
nostri teologi, al problema della morte, risurrezione ed immortalità; problema che
resta sempre aperto nella coscienza e nella
fede di molti credenti e, come fa giustamente notare il nostro fratello, carico di
equivoci. Nel ringraziarlo per il suo scritto, ci impegnarne a mettere in cantiere
questa riflessione biblica quanto prima.
La lettera, pubblicata nello scorso numero, del sig. Baret ha suscitato inevitabili reazioni, il tema delV’uomo borghese" non verrà esaurito in pochi anni. Al
prof. Tron di Perrero la parola per una
chiarificazione:
Perrero, 31 marzo 1975
Caro Direttore,
Mi spiace che qualcuno abbia pensato che la
lettera pubblicata da « Specchio dei Tempi » col
titolo « Una borghese si confessa » potesse insegnare (c qualche utile principio ». In realtà
scritti di questo genere o vogliono confondere
le idee o sono ispirati dalla più disavvertita ingenuità. Infatti a leggere quella lettera sembra
che l’ordine, l’onestà, la laboriosità ecc. siano
virtù caratterizzanti della borghesia e che un
proletario che per avventura ne ispirasse la sua
vita sarebbe come minimo uno schizofrenico,
dandosi per scontato che il proletariato è, invece, per definizione, disordinato, disonesto, pigro,
indisciplinato, prodigo e via di questo passo. Se
cosi fosse definirsi borghesi sarebbe un atto assai
simile alla preghiera del primo dei due personaggi di una ben nota parabola evangelica (Matteo 18: 9-14). Ma nessun trattato di economia,
di sociologia o di morale autorizza una simile
impostazione. Credo che ci si possa sentire borghesi in due casi :
1) quado si è proprietari di mezzi di produzione (industrie o terre) tali da permettere
1 accumulo di profitti grazie ad un razionale
sfruttamento della manodopera, attraverso il
quale i lavoratori producono più ricchezza di
quanta ne consumano attraverso i salari e gli
oneri sociali. È noto che in termini scientifici
questo è espresso cosi : la borghesia si appropria
del plusvalore.
2) quando, pur non essendo direttamente
beneficiari di un simile sistema lo si approva, lo
si trova giusto, lo si sostiene anche indirettamente. In questo secondo caso ci si può ritenere
borghesi, evidentemente, solo in senso ampio,
perché, poi, di fatto, si può anche essere lavoratori. È solo nel quadro della lotta di classe che
si aderisce al fronte borghese anziché a quello
dei lavoratori.
Né nell’uno né nell’altro di questi casi c’entrano onestà, laboriosità ed altre virtù di questo
genere. Possono esserci o non esserci, ma, in ogni
caso, non sono caratterizzanti.
Probabilmente si deve, però, riconoscere l’equivoco da cui è partita la lettrice della « Stampa ».
Ordine, onestà, laboriosità, disciplina, parsimonia sono caratteristiche della persona che, oltre
che positive in sé, sono sempre state anche funzionali al sistema capitalistico, soprattutto quando le praticavano i lavoratori; per questo sono
state virtù raccomandate dalla società borghese.
Ci sono altri modi di vita positivi ma non funzionali a questo tipo di società, come la giustizia distributiva, ’'che dalla borghesia sono stati
lasciati piuttosto in secondo piano.
Ora mi pare si debba dire chiaro questo : nella
società capitalistica c’è chi possiede i mezzi di
produzione (i padroni) e chi vende la sua forzalavoro (i lavoratori). Gli uni sono i borghesi e
gli altri i proletari. Al di là di questo si possono
fare gli apprezzamenti morali che si vuole, ma
non si può tradurre in opposizione morale quella che è puramente e semplicemente una opposizione di classe.
Con un fraterno saluto. Claudio Tron
COMMENTO ALL’EPISTOLA DI GIACOMO Li
La vera saggezza è
un dono di Dio
Il cap. Ili dell’epistola di Giacomo descrive anzitutto i pericoli a cui la lingua
espone l’uomo imprudente, poi passa a
indicare qual è la vera saggezza, e da dove proviene.
Il Fondo di solidarietà, costituito alcuni anni or sono dal nostro giornale come iniziativa momentanea, ha preso via
via spazio ed estensione. Al membro del
comitato doti. Peyrot che segue questa
iniziativa va dunque il nostro ringraziamento fraterno per la solerzia con cui si
impegna nella raccolta delle offerte. Ecco alcune precisazioni riguardo alle iniziative in corso ed ai versamenti.
Alla Tavola valdese è stato inviato un
milione, per un sollecito reinoltro al CEC,
contro la siccità nel Sahel. Manteniamo
ancora ancora quest’ obbiettivo, dato
renorme lavoro ed i grandi impegni che
questa situazione drammatica richiede.
A Tullio Vinay abbiamo inviato 500 mila lire per i prigionieri politici del Sudvietnam e sappiamo con quanta sollecitudine questa sia pur modesta offerta andrà a destinazione. Anche in questo caso
la sottoscrizione rimane aperta.
Infine, abbiamo ancora destinato L. 100
mila alla Casa valdese di Vallecrosia, in
segno di solidale riconoscenza ed aiuto
per la prolungata o^italità da essa offerta ad una famiglia di profughi evangelici cileni, che finalmente ora ha trovato casa e lavoro a Bergamo. Il « fondo »
per quest’iniziativa dispone in questo
momento di altre 100 mila lire che servono come base di partenza per il nuovo
appello lanciato dal CEC per le vittime
della dittatura cilena. Numerose altre persone sono state arrestate: le ultime notizie {soepi del 6 corr.) precisano che secondo notizie attendibili il numero dei
prigionieri politici supera le 50 mila
unità.
La quarta iniziativa, quella che appoggia il Programma, di lotta al razzismo —
sempre del CÈC — registra in cassa L.
400 mila circa ed attendiamo che detta
1° Il controllo della lingua
^ Fratelli^ non vogliate essere in molti a diventare maestri degli altri. Sapete infatti che noi
maestri saremo giudicati da Dio in modo particolare severo. ^ Tutti commettiamo molti errori. Se
uno non commette mai errori in quel che dice^ è
un uomo perfetto, capace di dominare se stesso.
^ Noi mettiamo il morso in bocca ai cavalli per
fare in modo che ci obbediscano, e così possiamo
dominare tutto il loro corpo. * Guardate le navi:
anche se grandi e spinte da un vento molto forte,
per mezzo di un piccolissimo timone vengono
guidate là dove vuole il pilota. ^ Così anche la
lingua: è una piccola parte del corpo, ma può
vantarsi di grosse imprese. Un piccolo fuoco può
incendiare tutta una grande foresta. ® La lingua
è come un fuoco. È come una cosa malvagia
messa dentro di noi e che porta il contagio in
tutto il corpo. Essa infiamma tutta la vita con
un fuoco che viene dalVinferno.
^ Uuomo e capace di domare gli animali di
ogni specie: bestie selvatiche, uccelli, rettili, pesci...; e di fatto li ha domati. ^ La lingua, invece, nessuno è capace di domarla. Essa è cattiva, sempre in movimento, piena di veleno mortale.
^ Noi usiamo la lingua per lodare il Signore
che è nostro Padre, ma anche per maledire gli
uomini che Dio ha fatto simili a sé. Dalla
stessa bocca escono parole di preghiera e parole
di maledizione. Fratelli, questo non deve avve
so, che guida il cavallo; al timone che
dirige la nave, a un piccolo fuoco, come
quello di un fiammifero o di un mozzicone di sigaretta che scatena un incendio
capace di distruggere una foresta.
Perciò il nostro brano si rivolge in priitio luogo a tutti quelli che possono avere l’arnbizione di diventare maestri (i
maestri, o didàscali, erano nelle comunità primitive membri incaricati di un ministero specifico, quello dell’insegnamento) oppure, anche a quelli che senza assumere un incarico speciale potevano desiderare di prendere in troppi la parola
nel culto e cosi trovarsi a essere in molti
a « far da maestri » (Riv.) agli altri. In
seguito, l’esortazione è rivolta a tutti,
mettendoli in guardia contro i danni che
la lingua può arrecare (£: una cosa malvagia... porta il contagio in tutto il corpo... un fuoco che viene dall'inferno... È
cattiva, piena di veléno mortale... Nessuno è capace di domarla) (vv. 6-8 h
È un’esagerazione retorica, tanto che
al V. 9 si riconosce che la lingua serve
anche per lodare Iddio: la critica dell’epistola si sposta, dai danni compiuti con
la lingua, all’incoerenza del parlare umanc^ per cui in certe situazioni facciamo
discorsi religiosi e in altre situazioni ci
serviamo della parola per opprimere il
prossimo (vv. 9-10). Il discorso sulla lingua si riallaccia così al discorso del cap. I
sulla religiosità autentica e quella ipocrita. Ma questa doppiezza è impossibile
nel credente (vv. 11-12).
nire. Forse che da una stessa fonte può usci- 2° La VBfSi SaggGZZa
re insieme acqua buona e acqua amara? No!
Nessun albero di fichi produce olive, e nessuna vite produce fichi. Così una sorgente di acqua salata non può dare acqua dolce.
somma giunga al milione per poi inviarla.
Ricordiamo ai lettori che le offerte van
no inviate al conto corr. postale numero
2/39878 intestato a Roberto Peyrot, corso Moncalieri 79, 19133 Torino, indicandone possibilmente la destinazione.
Il Direttore
L’interesse della lettera di Giacomo per
il tema della lingua è perfettamente in
armonia con il carattere,, didattico dell’epistola. Il suo autore è un saggio maestro che conosce il valore della parola,
ma anche l’abuso che se ne può fare e i
danni che possono derivarne.
Questi danni sono assolutamente sproporzionati all’àpparente insignificanza della lingua: essa è « un piccol membro »
(Riv.), una piccola parte del corpo (N.
■Tr.), ma gli effetti della sua azione hanno una dimensione enorme. Così il testo
biblico può paragonare la lingua al mor
Qualcuno, tra voi, pensa di essere saggio e
intelligente? Bene! Lo faccia vedere con i fatti,
comportandosi bejie; mostri insieme gentilezza e
saggezza. Se invece il vostro cuore è pieno di
amara gelosia e di voglia di litigare, fate a meno di vantarvi e non- dite menzogne che offendono la verità. ^^ Una saggezza di questo genere
non viene da Dio; è sapienza di questo mondo,
materiale, diabolica.
Infatti, dove regnano la gelosia e l'istinto
di litigare, ci sono inquietudini e cattiverie di
ogni genere. Invece, la saggezza che viene da
Dio è assolutamente pura; è pacifica, comprensiva, docile, ricca di bontà e di opere buone; è
senza ingiuste preferenze e senza alcuna ipocri
' Le persone che creano la pace attorno a
TRIBUNA LIBERA
Dove sta il vero coraggio
Ho letto con un certo stupore il grido
di giubilo con cui, in apertura del numero scorso, è stata salutata la notizia che
l’Alleanza Riformata Mondiale (ARM)
— per lei il suo Comitato esecutivo —
ha annullato la sua prossima assemblea
generale, decisione definita « miracolo »
da un noto rappresentante riformato
svizzero.
Anzitutto, sarebbe più esatto parlare,
anziché di « annullamento », di « rinvio » :
non credo infatti che l’esecutivo delTARM intenda annullare in perpetuo la
doverosa convocazione dell’assemblea, ma
solo ritardarla.
Contesto poi che un comitato esecutivo abbia il diritto di decidere se convocare o meno l’assemblea che lo ha eletto
e alla quale deve rispondere. Applicando
il parallelo che lo stesso P. Ricca ha fatto con il nostro sinodo, ne sentiremmo
(spero) delle belle se a un certo punto,
magari per suoi seri motivi, la Tavola
Valdese decidesse di annullare o rinviare
la convocazione regolare del Sinodo Valdese. È vero, un organismo confessionale come l’ARM non è la stessa cosa di
una Chiesa; tuttavia in un caso come
nell’altro l’esecutivo eletto dalTassemblea
non ha autorità su questa, bensì l’inverso. Non è solo questione di forma e a
mio avviso le Chiese membri delTARM
dovrebbero farlo notare con fraterna recisione a chi ha preso una decisione indebita. Molti esecutivi, soprattutto interecclesiastici, indulgono volentieri a decisioni che esorbitano dal loro mandato,
forse spinti anche dalla frequenza distanziata delle assemblee alle quali debbono rispondere.
C’è poi il problema del contenuto :
un’assemblea di questo tipo sarebbe un
« lusso » in rapporto alla situazione finanziaria del mondo. Domando : bisogna dunque abolire queste assemblee? E ancora:
la Conferenza missionaria di Bangkok
(1973), la Conferenza delle Chiese di tutta l’Africa (Lusaka 1974), l’Assemblea generale del CEC in programma a Nairobi
per la prossima estate, sono pure dei
« lussi »? Cito solo le assise ecumeniche
più vicine, che sono, costate o costeranno
assai più di quanto costerebbe la modesta assemblea riformata di St. Andrews.
Si pensa al « lusso » solo se si è convinti
delTinutilità di tale assemblea. Ma allora bisogna dirlo chiaramente. L’ARM è
una delle più antiche famiglie confessionali e ha dietro di sé forti e feconde pagine di storia. Essa è però costituita da
Chiese nel complesso più povere di quelle costituenti altre alleanze confessionali
(ciò spiega le serie difficoltà finanziarie
in cui versa, e queste spiegano in misura notevole — ritengo — la decisione di
annullamento); d’altró lato siamo in un
periodo di ’magra’ indubitabile per ciò
che riguarda quello che, nella modestia
delle sue forze, è stato uno dei doni maggiori della famiglia riformata: una vivace riflessione teologica, centrata sulla
Scrittura, in costante riferimento alle responsabilità civili. Se dunque non abbiamo nulla, come riformati, da riflettere e
da dire e indicare circa il tema in programma, « La gloria di Dio e l’avvenire
dell’uomo », si abbia il coraggio di riconoscerlo apertamente e di invocare dal
Signore il necessario ravvedimento. Ma
dire che un’asseniblea ecclesiastica è un
lusso, è come dire che il difetto sta nella
ramazza, non nel manico, o in chi lo tiene. Altro che miracolo.
Le mie stupite riserve aumentano an
cora: la predetta assemblea «annullata»
sarà sostituita (quindi con una riduzione, non con un annullamento di spese)
da una sessione del Comitato esecutivo
allargato. Dunque si taglierà sui lussi della partecipazione dei delegati delle Chiese, ma ci sarà posto per i ’responsabili’
e per un’élite: ma come saranno scelti,
e da chi, questi pochi eletti? Torniamo a
prolungare le linee: ci pensate a un sinodo « annullato » d’imperio della Tavola e sostituito da una tornata di sedute
tabulari « allargate »?
Infine, da quanto sopra dovrebbe esser chiaro che contesto che il nostro sinodo sia o possa diventare un lusso. Può
darsi che un giorno il Signore ci mutili,
ma non ci chiede di mutilarci da soli,
bens-i di usare bene gli strumenti che
mette a nostra disposizione. Non idealizzo il sinodo, non ne sono affatto un ’patito’: mi ci sono non di rado annoiato
(anche per colpa mia), non ne sappiamo
(io per primo) sfruttare a dovere ogni
minuto, è spesso teatro di una politica
ecclesiastica penosa etc. etc.; ma è colpa
nostra se questo strumento utile e necessario non è sempre al servizio di spiriti alacri e se non sappiamo viverne ogni
ora nella speranza tesa e fiduciosa che
lo Spirito vi agisca. Il ravvedimento non
mi pare tuttavia richieda un diradare nella convocazione: questo contribuirebbe
soltanto a de-responsabilizzare le nostre
chiese nei confronti dell’assemblea «nella quale esse maniifestano la loro unità
di fede e di disciplina», come stiamo
riaffermando insieme, metodisti e vaidesi.
sé, sono come seminatori che raccolgono nella
pace il loro frutto: la salvezza.
Chi è intrigante, fazioso e disonesto
nelle sue affermazioni (v. 14) non è veramente saggio e intelligente: può essere
giudicato saggio secondo i criteri di questo mondo (v. 15: è sapienza di questo
mondo, Riv. « terrena »), mondo dominato dalla faziosità e dall’invidia (v. 16).
Invece, la vera saggezza viene da Dio.
Perciò è pura (cioè autentica, schietta,
leale); è conciliante, onesta, misericordiosa, priva di equivoci e di riserve mentali (v. 17). La vera saggezza promuove
la giustizia e la pace (v. 18).
La Nuova Traduzione si distingue dalla Riv. soprattutto per lo svecchiamento
di alcune espressioni ( « falliamo », « falla » al V. 2; « il mondo dell’iniquità », « la
ruota della vita » al v. 6; « mortifero » al
V. 8, « procedono » al v. 10, sostituito da
escono, « carnale » al v. 15, sostituito da
materiale, « contenzione » al v. 16, sostituito da istinto di litigare). Due volte precisa la natura divina del giudizio (v. 1)
e l’origine divina della sapienza (v. 17)
rendendo esplicito ciò che è implicito nel
testo.
B. Corsani
RAI-TV
Gino Conte
Torino, .22 marzo 1975.
Giovedì 17 apriie - L’Ospedale Evangelico di Torino: I protestanti italiani, nel
momento in cui iniziarono, nella seconda
metà del secolo scorso, la loro predicazione nella penisola, si preoccuparono anche di creare quelle strutture sociali delle quali lo stato, con le sue carenze, si era
disinteressato. In molti casi, queste opere vennero messe a disposizione delle
classi emarginate : altre, invece, furono
volute per « necessità », infatti gli evangelici, spesso, venivano respinti dalle
strutture allora esistenti, proprio, perché
« protestanti ». È 11 caso dell’ospedale
evangelico di Torino, la cui storia viene
descritta in un filmato. I protestanti, che
ne conservano la gestione, si battono perché l’ospedale resti un’opera evangelica.
Perché? È la domanda cui tenterà di rispondere questo servizio.
J
3
I
LA CHIESA EVANGELICA IN GERMANIA
L’offensiva dei conservatori
echi
dal mondo cristiano
I movimenti che si ispirano alla fede tradizionale, chiedono una
punte avanzate - Ma la fedeltà evangelica esige questo prezzo?
sconfessione delle
La Chiesa evangelica in Germania sta
attraversando un momento difficile. Forse il momento più grave, più carico di
tensione, dal periodo della Chiesa confessante. Ma allora il nemico era chiaro,
ben identificato, e la risposta scaturiva
da una riscoperta della Parola di Dio e
da un esame attento e preciso della situazione e dei problemi che comportava.
Oggi siamo lontani da questa chiarezza.
Forse, tra i due periodi c’è una relazione:
molti dirigenti ecclesiastici hanno partecipato, negli anni trenta, alla Chiesa confessante, ma non tutti avevano la stessa
chiara percezione delle implicazioni politiche della posizione assunta. Questo rifiuto della rifiessione politica viene scontato oggi, con un atteggiamento che, lungi dall’aifrontare i problemi di fondo della comunità cristiana in una società in
crisi, determina tutta una serie di operazioni difensive. Tra qualche settimana,
daini al 15 giugno, si terrà a Francoforte sul Meno il 16° Kirchentag, cioè il più
importante incontro del protestantesimo
tedesco, a cui partecipano diverse migliaia di membri di Chiesa da tutta la
Germania occidentale. Il tema centrale
dell’assemblea sarà « Moribondi, eppur
eccoci viventi» (II Cor. 6: 9).
La scelta del tema dice molto sullo stato d’animo dei dirigenti ecclesiastici. Dalle loro dichiarazioni e prese di posizione
traspare infatti la preoccupazione per le
minacce che pesano sull’esistenza della
Chiesa. Che còsa teme dunque quest’organismo potente, con i suoi 245.000 collaboratori, dieci volte l’intera Chiesa Valdese, le sue Facoltà di teologia frequentate da centinaia di studenti, la sua imponente organizzazione diaconale, le sue
iniziative che toccano i più diversi settori della vita sociale?
Certo, nelle città maggiori la partecipazione all’attività ecclesiastica è ridotta
all’uno per cento. Ma non è una situazione nuova in una Chiesa di popolo, in
cui i membri più vivi sono sempre stati
coscienti di trovarsi in una situazione
missionaria.
Movimenti « confessanti »
Piuttosto le preoccupazioni riguardano
gli orientamenti di fondo, le scelte che
possono determinare il futuro della
Chiesa.
Per il 29 maggio, a due settimane dal
Kirchentag, i movimenti « confessanti »
hanno organizzato un loro raduno a Stoccarda. Sono attesi 20.000 partecipanti; il
tema centrale sarà: « Chi ha Gesù, ha la
vita ». E impossibile non vedere, nella
scelta della data e del tema, un’intenzione polemica verso la Chiesa ufficiale. Il
modello dell’incontro sarà infatti la Conferenza di Losanna sull’evangelizzazione.
Come a Losanna, anche a Stoccarda si
vuol contrapporre al discorso spesso critico e problematico che si fa nelle Chiese
e negli ambienti ecumenici, un messaggio
sicuro e positivo. « I cristiani — ha dichiarato un organizzatore — devono di
nuovo prendere coscienza del fatto che
in un mondo dove domina l’insicurezza,
essi hanno da comunicare qualcosa per
cui vai la pena vivere; l’uomo di oggi è
affamato di un messaggio che possa esser
preso sul serio». I discorsi degli evangelici « confessanti » sono pieni di questi
richiami al fondamentale, al positivo, a
ciò a cui l’uomo si può afferrare.
Ma cosa sono questi movimenti « confessanti »? Sono movimenti all’opera da
circa un decennio nelle varie Chiese regionali. Ne fanno parte pastori, evangelisti e membri di Chiesa, che finora non
hanno rotto la comunione con la Chiesa
evangelica, ma tendono a organizzarsi al
suo interno come veri e propri gruppi di
pressione. Proclamandosi portatori di
un’esigenza di fedeltà alla Bibbia e alla
Confessione di fede della Chiesa evangelica, si propongono di ottenere la sospensione o il rigetto di ogni tentativo di rinnovare la teologia, la predicazione, la
prassi ecclesiastica.
L’ortodossia innanzitutto
Ai responsabili della direzione ecclesiastica, essi chiedono continuamente delle
garanzie di ortodossia, e per ottenere il
trionfo dell’ortodossia, fanno continuamente pesare la minaccia della scissione.
Sono già numerosi i casi in cui, per partecipare a un convegno o a un’iniziativa,
hanno messo come condizione là revoca
dell’invito a qualche oratore giudicato
troppo « avanzato ». Per la partecipazione
al Kircheritag hanno posto condizioni analoghe, tipo l’esclusione di certi temi di
carattere etico-politico.
Gli organizzatori del Kirchentag hanno
fatto ogni sforzo per convincere gli esponenti di questi movimenti a partecipare
ugualmente all’assemblea, portandovi le
loro critiche e le loro posizioni. Ma la risposta è stata molto dura. Il Kirchentag,
ha dichiarato qualcuno, è una specie di
supermercato, in cui il messaggio cristiano è soltanto una delle mercanzie esposte. Il pastore Rudolf Bàumer ha dichiarato che una partecipazione significherebbe una conferma del pluralismo che
tanta confusione provoca fra i credenti.
Finora soltanto 1’« Associazione evangelica per la fedeltà alla Bibbia e alla. Confessione » del Palatinato ha consigliato ai
propri membri la partecipazione a entrambe le manifestazioni di Stoccarda e
di Francoforte, giudicandole utili per il
fondamento e l’approfondimento della
fede.
Nuova ondata di religiosità
Un pastore molto intelligente mi ha
detto una volta che a questi movimenti
si dedica un’attenzione sproporzionata alla loro importanza. Con tutto il loro attivismo, non possono evitare che i problemi della società industriale esistano, e
che qualcuno tenti di rispondervi seriamente.
Tuttavia non si può negare che un movimento di reazione stia attraversando la
Germania. Molti tedeschi si stanno pentendo di aver mandato al governo i socialdemocratici e si preparano a ridare
il potere alla Democrazia cristiana. D’altra parte sono proprio i socialdemocra
tici ad aver avviato l’operazione che intende sbarrar la strada ai « radicali »,
escludendoli dall’insegnamento e dai • posti pubblici.
Anche in campo spirituale, all’esegesi
storico-critica, alla teologia della demitizzazione che proponeva di reinterpretare
le affermazioni bibliche per l’uomo di oggi, alla contestazione politica che chiedeva ai cristiani, in nome dell’Evangelo, una
critica del sisterrja di vita capitalistico e
della cultura borghese, è succeduta una
tendenza al ripiegamento interiore, alla
pietà, alla trasmissione di valori cristiani
« sicuri ».
La « Missione studentesca », che ha la
sua sede centrale a Marburgo e opera i»
campo universitario, ottiene un successo
crescente rifiutando qualsiasi discorso
politico e offrendo ai giovani un approfondimento della loro vita interiore. Si
conoscono circoli di studenti evangelici
che hanno rimesso in valore certe pratiche religiose tradizionali, come il rosario. Di fronte a questa ondata di religiosità, la nreoccupazione maggiore dei responsabili ecclesiastici è di mantenere
l’unità della Chiesa.
Ma si tratta di sapefe se il prezzo dell’unità non rischia di essere l’esclusione
delle punte più avanzate. Le comrmità
studentesche, i pastori impegnati nell’azione politica, temono questa involuzione, che significherebbe lo stabilirsi di una
Chiesa moderata, incapace di svolgere un
ruolo profetico di fronte al nuovo conformismo che si sta delineando.
Bruno Rostagno
QmeHCCi
SUD-AFRICA
Trasferimento
del Seminario di Alice
Il seminario interconfessionale e interrazziale di Alice, in Africa del Sud, è stato trasferito pi'ovvisoriamente a Umtata
(Transkei). Nulla si è potuto contro la
decisione governativa di espropriare il
terreno e gli edifici del seminario col motivo pretestuoso della necessità di ingrandire l’università di Fort Hare. Si contílude così un altro episodio deU’interminabile catena di arbitrii commessi in nome
della politica delTapartheid: Questo atto
colpisce le Chiese sudafricane contrarie
a questa politica in una delle loro attività
essenziali: la formazione dei pastori.
112 studenti e 20 professori devono abbandonare in questi giorni il Centro, costruito una decina d’anni fa e perfettamente attrezzato, per trasferirsi provvisoriamente nella sede del Collegio teologico anglicano a Umtata, a 300 Km. di
distanza, dove il lavoro potrà riprendere
in mezzo a molti disagi.
Le proteste della Chiesa Presbiteriana
Tsonga, del Consiglio Ecumenico, dell’Alleanza Riformata Mondiale, del Consiglio
britannico delle Chiese, della Chiesa
Evangelica in Germania, della Missione
svizzera e della Federazione delle Chiese
protestanti svizzere non hanno avuto finora alcun esito.
Il seminario di Alice era stato costruito su un terreno donato nel 1855 dal celebre capo Khosa Tyhali ai missionari
presbiteriani scozzesi perché vi potessero sviluppare le loro attività, specialmente nel campo dell’educazione. Il giornale
South African Outlook accusa il governo
« di calpestare senza pietà la storia di un
popolo ».
Il ministro per gli affari bantu ha dichiarato che il motivo della decisione è
la necessità di ampliare l’università di
Fort Hare, frequentata da studenti neri.
Questa università è attualmente teatro
di molte agitazioni studentesche; in seguito alle numerose espulsioni, il numero
degli studenti è diminuito. La necessità
di ampliamento non sembra dunque urgente, ma anche se lo fosse, esistono vasti terreni liberi a nord e a sud su cui
potrebbero sorgere i nuovi edifici, senza
bisogno di espropriare il seminario teologico, tanto più che nel 1965 il Governo
aveva garantito alle Chiese, che stavano
per iniziare la costruzione, che la proprietà non sarebbe stata espropriata.
Ora il Governo offre alle Chiese di versare un compenso finanziario e di cerca
re un altro terreno sul quale il seminario
potrebbe essere ricostruito. Ma quale garanzia vi può essere che in futuro altre
decisioni governative non verranno a
colpire l’attività delle Chiese africane?
Q^i
Hca
L’informazione al servizio dello sviluppo in Etiopia.
(Bip) — La Federazione luterana mondiale ha approvato un progetto di un milione di dollari per l’impiego di mezzi di
comunicazione di massa al servizio dello
sviluppo sociale e umano in Etiopia. Il
progetto sarà realizzato in ambiente agricolo nella regione a sud-ovest di AddisAbeba, se la situazione del paese renderà possibile l’operazione. I programmi si
propongono di informare la popolazione
su diversi settori: cure sanitarie, educazione, agricoltura, attività evangelistica, e
saranno realizzati dalla stazione radio
« La Voce delTEvangelo », che funziona
da 12 anni ad Addis-Abeba.
Sono state fatte obiezioni sull’opportunità di realizzare im progetto così, costoso in un paese che soffre la fame e
ha delle necessità elementari, ma la Federazione luterana ritiene che l’informazione sia un mezzo indispensabile per
sensibilizzare la popolazione e avviare un
processo di sviluppo a lunga scadenza.
Assemblea delle chiese francofoni d’Africa e di Madagascar.
A Tananarive (Madagascar), dal 15-20
aprile avrà luogo l’Assemblea delle chiese luterane francofone sul tema : « L’Evangelo in Africa oggi». Il tema verrà
esaminato sotto 3 aspetti: 1) la proclamazione: la sua efficacia e il suo ruolo;
2) nel contesto sociale; 3) attraverso i
mass media. L’assemblea riunirà oltre 40
persone delegate dallé varie chiese e dalle missioni (chiese luterane del Madagascar, del Camerún, della Repubblica
dell’Africa centrale, del Tchad e dello
Zaire).
Ritiro della presenza luterana di origine statunitense a Cuba.
(Bip) — La Chiesa luterana del Missouri (USA) ha chiesto alla Chiesa episcopale di Cuba di provvedere alla cura
d’anime dei luterani rimasti nell’isola.
Dopo un inizio, di missione, i predicatori
luterani si erano ritirati da Cuba nel
1950, in seguito al successo della rivoluzione castrista. Negli ultimi anni, il numero dei luterani si è ridotto a 70 persone.
Non consacrato pastore perché antifemminista.
(RW) —Walter Wynn Kenyon, licenziato in teologia di Pittsburgh, non è stato ammesso alla consacrazione pastorale
nella Chiesa Presbiteriana Unita degli
Stati Uniti, perché aveva dichiarato di
non poter consacrare una donna al ministero di anziano.
?Uh&ha
w.
Catechesi degli handicappati.
(Bip) — AlTArbresle, presso Lione,
avrà luogo dalTl al 3 maggio un colloquio per catechisti che si occupano di
ragazzi minorati mentali. Il colloquio
avrà come tema: « Cosa "intendiamo con
l’affermazione “Gesù è morto per noi”? ».
La presentazione osserva che la catechesi degli handicappati mentali è centrata su Gesù Cristo vivente, che dà la
vita, lo sviluppo, la gioia. Siamo invece
spesso imbarazzati quando si tratta di
parlare della morte di Gesù, e spesso
evitiamo questo aspetto delTEvangelo.
Eppure gli handicappati hanno dei problemi sulla morte.
Il colloquio è organizzato dalle Chiese
protestanti di Alsazia e Lorena.
Tournée di TuUio Vinay in Francia.
(Bip) — Tullio Vinay sarà in Francia
per un giro di conferenze sul tema : « Da
Riesi al Vietnam, la liberazione dell’uomo oggi ». Dal 13 al 23 aprile visiterà otto città; oltre alle conferenze, avrà degli
incontri con pastori e studenti in teologia.
La Chiesa anglicana ritira le proprie
azioni da una società mineraria operante in Sud Africa.
Londra. — La Chiesa Anglicana ha ritirato metà delle sue 70.(X)0 azioni della
società mineraria « Consolidated Gold
Fields », operante in Sud Africa. La stampa britannica aveva recentemente accusato la società di pagar male i propri operai e di favorire la politica delTapartheid
nei propri stabilimenti.
La Chiesa berlinese risponde agli attacchi di Strauss.
Franz Josef Strauss, il presidente della D.C. bavarese che, per le proprie intemperanze, ha compromesso la sua candidatura a Cancelliere per le prossime
elezioni tedesche, ha dichiarato in un discorso tenuto durante la discussione sulla sicurezza al Parlamento tedesco che la
situazione nelle Scuole superiori berlinesi, tra cui «un Seminario per predicatori », è tale da costituire un « vivaio di terrorismo » e un « serio pericolo per la sicurezza di Berlino e per la libertà della
sua popolazione».
L’unico seminario per predicatori della Chiesa evangelica è l’Istituto di formazione pratico-teologica, noto per la sua
apertura ai problemi etici e sociali che i
pastori devono affrontare nel loro lavoro. La Chiesa berlinese ha protestato vivacemente per l’attacco di Strauss, definendolo una polemica smodata, che rende impossibile il dialogo obbiettivo.
(Germania : la Chiesa Evangelica ha
245.000 collaboratori.
La Chiesa Evangelica in Germania ha
circa 245.000 collaboratori a tempo pieno
e a tempo parziale. Secondo una statistica pubblicata dalla Chiesa Evangelica,
al 15 febbraio 1973, 120.0ÒO persone risultavano al servizio nelle comunità, le restanti nelle opere diaconali. H 78 per cento di questi collaboratori sono a pieno
tempo. Il 70 per cento sono donne, il 30
per cento uomini.
4
LA NOSTRA FACOLTA’ DI TEOLOGIA
Che cosa significa
fare della teologia?
Il 13 aprile le comunità sono invitate a riflettere, in occasione della ’’domenica della facoltà”, sul significato della nostra scuola di teologia, sull’impostazione degli studi che i Sinodi scorsi, insieme alla Conferenza
metodista, hanno suggerito, per uno studio della teologia inserito nella
realtà dei problemi dell’uomo di oggi. Come ogni anno la colletta raccolta al culto è dedicata alla facoltà
« La consuetudine vuole che il Professore incaricato della Prolusione, con cui si
inaugura un nuovo anno di studi, tratti
xm soggetto scientifico attinente a qualcuna delle materie da lui insegnate. Io
mi prendo quest’anno la libertà di derogare all'antica nostra consuetudine; e lo
fo per una ragione semplicissima. Mentre cercavo un soggetto da trattare, m’è
avvenuto di fare questa riflessione; « Molte belle ed utili cose abbiam dette, anno
dopo anno, nelle Prolusioni nostre; ma in
queste, che sono le uniche occasioni nelle quali la nostra Facoltà si trovi a contatto con le Chiese sorelle e con amici
estranei alle Chiese, i nostri uditori hanno eglino potuto farsi un qualche concetto di quel che sia questo Istituto nostro,
della sua ragion d’essere, delle finalità a
cui mira con l’attività sua? » Temo di no;
e questo non del tutto infondato timore
m’ha indotto ad abbandonare la consuetudine, per dirvi, con la maggior brevità
che mi sarà possibile, tre cose: 1“ che sia
questa nostra Facoltà; 2^ di che si occupi, e con quali criteri e con qual metodo
ordini i suoi materiali, vale a dire le varie discipline che coltiva; 3® qual sia l'atteggiamento ch’essa prende di fronte alle
varie espressioni del pensiero scientifico
e del pensiero religioso del nostro paese...
La nostra è una Facoltà di Teologia.
Ora, che cos’è la « Teologia »? In un senso ristretto, essa è la scienza di Dio e delle cose divine; la scienza delle relazioni
che passano fra l’uomo e Dio; in una parola, è la scienza della religione; e in
quanto prende i suoi materiali nell’àmbito del cristianesimo, la teologia è, più
particolarmente ancora, la scienza della
religione cristiana. Ma la parola « teologia » ha un altro senso, più ampio, più
vago, più comune: quello di totalità delle
conoscenze reputate necessarie a coloro
che vogliono assumere una parte qualsivoglia della direzione spirituale della
Chiesa. E questo è il senso che bisogna
dare alla parola « teologia », nel caso nostro. Intesa così, la teologia si divide in
quattro grandi parti, che portano rispettivamente i nomi di esegetica, sistematica, storica, pratica...
E quando vi avrò detto che non tralasciamo altri rami importanti, come VEnciclopedia, che mira ad orientare gli studenti nel mare magno delle discipline
teologiche, e VArcheologia che, chiarendo
e illustrando usi, costumi, monumenti,
istituzioni, luoghi, documenti dell’antichità, tanto giova alla intelligenza della
Bibbia; e quando avrò aggiunto che, a
dare ai nostri giovani una cultura che
possa rispondere alle esigenze dei tempi,
noi aggiungiamo ai nostri corsi teologici
dei corsi speciali di Sociologia e di Economia politica e l’insegnamento di qualche lingua moderna, credo di avervi dato
un’idea abbastanza chiara e precisa di
quel che facciamo in questa Facoltà nostra.
Due nemici stanno in agguato alla porta di una Facoltà teologica; e contro questi nemici bisogna ch’io vi metta in guardia, cari studenti; essi si chiamano; il
rabbinismo e il razionalismo. Il rabbinismo è il culto, il feticismo della lettera.
Lo chiamo rabbinismo perché, appunto in
Israele, il feticismo della lettera uccise la
vita dello spirito. A guardarvi da questo
nemico converrà che ricordiate sempre
che anche nella Bibbia la lettera è l’elemento umano, è l’involucro del pensiero
divino; porsi in ginocchio dinanzi all’involucro è follìa; bisogna cercare la vita
ch’è nell’involucro; in una parola, bisogna cercare e trovare attraverso la lettera morta il Cristo che vive, se non vogliamo incorrere anche noi nel rimprovero che, Gesù moveva ai Giudei del suo
tempo: « Voi investigate le Scritture perché pensate aver per mezzo d’esse vita
eterna, ed esse son quelle che testimoniano di me; e nondimeno non volete venire
a me, per aver la vita! ». Il razionalismo
è il nemico ch’è riuscito a penetrare in
parecchie Facoltà dell’estero...
Il pericolo di lasciarsi vincere da un
nemico come cotesto è grave in una Facoltà teologica... Io sento che, se fossi ridotto a non credere ad altro che a
quello di cui mi posso render ragione, la
fede mi diventerebbe un lusso di cui potrei fare a meno, considerato che le cose
di cui nel mondo riesco a rendermi ragione 'le posso contare sulle dital... ».
Giovanni Luzzi
Un estratto della prolusione letta dal
prof. Luzzi (1856-1948), nel 1919, quando
la Facoltà aveva sede in Firenze, una fotografia di professori e studenti all’incirca della stessa epoca, due testimonianze,
di un pastore che ha compiuto i suoi studi negli anni del dopo guerra e di uno
studente attuale, questo U materiale offerto dalla nostra pagina attorno al quale si
possono fare alcune riflessioni.
La definizione della teologia che dà il
prof. Luzzi ci può sembrare, nel suo intimismo religioso, un pò invecchiata; gli
studenti della fotografia, nel loro aspetto
severo, poco studentesco, poco sessantottesco, sembrano appartenere ad un mondo lontano; diverse le due voci di oggi.
Un problema emerge però costante in
tutti, professori di ieri, studenti di oggi,
liberali, barthiani; l'inserimento dello
studio nella vita. Nella vita del mondo dice Luzzi, della scienza, dalla sociologia
all'economia (1919!), nella vita del paese
in cui si vive, nella vita della comunità
cristiana di cui si è parte e di cui si vivono le scelte.
Il maggiore o minore inserimento nella vita della chiesa e del mondo dipende
però non solo daña buona volontà di professori e studenti ma dalla vita e dalla
partecipazione dei credenti tutti. Una facoltà di teologia nella chiesa e per la
chiesa dipende in buona parte da ciò che
la chiesa dice, fa e chiede.
Questa vecchia fotografìa, scattata a Firenze nell'immediato dopoguerra, coglie
un gruppo di studenti e professori. Sono riconoscibili, seduti, i 3 proff. Ernesto
Comba, Giovanni Luzzi c Giovanni Rostagno.
Studenti di ieri e di oggi
Da quando studiamo teologia abbiamo
dovuto considerare diversi interrogativi
e affrontare diversi rischi. Su alcuni di
questi punti sarà forse utile soffermarsi
brevemente per una riflessione comune.
Sarebbe errato pensare che, una volta
presa la decisione di studiare teologia,
tutto proceda poi linearmente. Direi quasi che, invece, le difficoltà e i problemi
cominciano a questo punto. L’interrogativo principale che ci siamo trovati di
fronte in questi mesi mi pare senz’altro
essere questo: « In che rapporto si pone il nostro studio, abbastanza teorico e
specialistico, con i problemi concreti e
giornalieri, con la sensibilità delle persone a cui siamo chiamati a predicare? »
Questa domanda non è accademica o
astratta; essa nasce dall’esperienza che
quotidianamente facciamo di una vita
culturalmente ricca e di profonda riflessione, ma forse eccessivamente rinchiusa in se stessa e isolata dal resto del
mondo.
Certo, il fatto stesso che abbiamo scelto di dedicare quattro anni allo studio e
alla meditazione della Parola ci impone
delle limitazioni, anche e soprattutto, di
tempo. Tuttavia va riconosciuto e evitato il rischio, presente e insidioso, di dimenticarsi del mondo. La tentazione è
forte; la facoltà offre con i suoi struiiienti (es. la biblioteca) e con i suoi corsi la
opportunità di rinchiudersi in una ricerca teorica, certo non sterile, ma, mi chiedo, fino a che punto utile ad altri.
La prima soluzione che viene in mente a questo punto è di rinunciare alla riflessione teologica; non credo ci sarebbero neppure grosse opposizioni da parte
delle nostre comunità. La teologia è sentita perlopiù come una « mania » di alcuni intellettuali. L’importante, si dice, è
mettere in pratica l’Evangelo: inutile volerlo complicare, dal momento che esso
richiede molto più di essere attuato che
compreso. D’altra parte si fa notare che,
nel contesto della lotta per l’edificazione
di una società più giusta, lo studio della
teologia è superfluo: le masse possono
emanciparsi anche senza di noi e della
nostra riflessione.
Penso tuttavia che non dobbiamo in alcun modo abdicare a questo compito di
approfondimento e meditazione della Parola del Signore. (Beato l’uomo... il cui
diletto è nella legge del Signore e su quella legge medita giorno e notte! Salmo
1: 2), Non è rinunciando che si superano
gli ostacoli. Dovremo studiare, e molto
forse, mantenendo legami reali e profondi con la Chiesa e con i poveri e gli oppressi. 11 discorso si svolge su due piani:
uno culturale e l’altro evangelico. Qualunque riflessione, e questo ce lo insegnano i marxisti, anche se è mediata da un
singolo, deve servire a tutti, deve rendere conto della sua esistenza e della sua
essenza a chi di essa deve usufruire. Quindi la teologia, in quanto riflessione di
credenti che si preparano a svolgere un
compito nella chiesa, dev’essere calata
nella realtà. Ma, soprattutto, c’è un altro legame che bisognerà in ogni momento avere ben presente. È il legame vitale
con la parola di Dio, è l’aggancio costante con la Scrittura che non può venire
meno se la teologia vuole definirsi cristiana. Di più ancora; è il tenere ben
presente che la teologia non è una dottrina che studia un oggetto, ma è l’ascolto umile e sottomesso della parola del
Signore vivente.
Se la teologia si riducesse ad essere
una sapienza umana, una parola come
tante altre e fra tante altre, allora il giudizio è chiaro: « Io farò perire la sapienza dei savi, e annienterò l’intelligenza degli intelligenti (I Cor. 1: 19) ». Appare
quindi abbastanza chiaro che non è possibile studiare teologia rimanendo chiusi
in una torre d’avorio: il problema grosso è come evitare, praticamente, di rinchiudersi. In questa prospettiva vanno
intensificati i rapporti tra la Facoltà e la
chiesa, sia localmente che più in generale. Troppo spesso nelle nostre comunità si pensa alla Facoltà come ad un ambiente chiuso, una specie di ghetto. Invece, anche se le nostre scelte possono essere state più o meno individuali e personali, « la teologia è una funzione della
Chiesa ». Si ha quasi l’impressione che le
comunità considerino la formazione teologica come una parentesi, dopo la quale
ci si inserirà pienamente nella vita della
comunità.
Se mi è permessa, per concludere, una
valutazione di questi miei primi mesi in
Facoltà, direi che essa offre effettivamente i mezzi per una preparazione seria; col
rischio, tuttavia, che questa preparazione rimanga astratta. La realtà che sperimentiamo nel tranquillo stabile di via Pietro Cossa non è la realtà dei nostri fratelli dei campi, delle fabbriche, dei quartieri. Raramente affrontieuno con sufficiente tempestività le questioni brucianti
del nostro tempo. In questo senso abbiamo, professori e studenti, una responsabilità grandissima. Guai a noi se si producesse, e non è una possibilità così remota, una sorta di « latitanza teologica »,
per cui noi procedessimo autonomamente
in una ricerca che non serve a nessuno.
Daniele Garrone
Non posso isolare gli anni trascorsi in
Facoltà (1948-52) dal contesto degli avvenimenti di quel periodo. Il dramma traumatizzante della guerra, il crollo del fascismo e dei suoi miti, l’epoca della resistenza e la lotta per la ricostruzione e la
formazione di una democrazia vera SONQ
il terreno su cui si innesta la vocazione
al pastorato che chiede alla Facoltà di
Teologia la preparazione necessaria e gli
orientamenti adeguati per una retta predicazione in questo contesto.
Nella Chiesa il breve ma fecondo periodo dell’udienza verso l’esterno la lotta
per la libertà di coscienza e lo slancio
evangelistico e, determinante per la maggior parte dei giovani di questa generazione, i primi campi di Agape con la loro
forte incidenza vocazionale.
La Facoltà viveva in quegli anni la crisi della « grande svolta » teologica con il
termine del luntio servizio dei Proff. Ernesto Comba e Davide Bosio, il breve e
sofferto periodo del Past. Elio Eynard e
infine l’avvento di Vittorio Subilia, preparato da Valdo Vinay il grande mediatore della teologia bartiana, allora considerata (e temuta!) come novità rivoluzionaria nella Chiesa.
La teologia bartiana, ner merito di Vinay e Subilia, fu per noi la vera scoperta
e la spinta determinante per il nostro ministero. Il lavoro della Facoltà fu insostituibile considerando la quasi impossibilità di accedere a una letteratura teologica
accessibile soltanto in tedesco e difficilmente reperibile in Italia.
Accanto allo studio teologico, serbo un
bellissimo ricordo della vita comunitaria
in Facoltà, anche se poco aperta a contatti culturali verso resterno.
Fu molto importante per me l’esperienza della predicazione nella zona del basso Lazio che costituì uno dei primi contatti con il mondo operaio e del bracciantato agricolo sottosviluppato. Mi sembra
che questo tipo di esperienza profondamente vissuta nel contatto verso Testerno e nel confronto difetto con problemi
reali, sociali e umani costituisca un elemento positivo che, a parer mio, dovrebbe essere in qualche modo recuperato.
Questo mi pare più importante che il
rischio dell’escalation di corsi teorici,
peraltro necessari come la sociologia, la
psicologia, la pedagogia ecc. Il momento
della preparazione non può essere idealisticamente isolato dalla realtà vissuta e
ridotto alla pura dimensione intellettuale,
ma la retta comprensione delTEvangelo
per il nostro tempo (questa è la ragione
della teologia) deve essere continuamente confrontata e verificata con la situazione concreta. Alberto Taccia
5
f
Trieste città di frontiera
Pisa
Nel XVI secolo Trieste fu sfiorata da
una ventata riformatrice come forse nessun altra città mediterranea. Ne fanno
fede non pochi documenti déìTepoca ed
in particolare una recente pubblicazione
del Centro Studi Storico-Cristiani del
Friuli Venezia-Giulia a cura di L. e M.
Tacchella sulla Controriforma a Trieste.
Gli autori consacrano un intero capitolo
agli eretici nella diocesi di Trieste che,
dal 1520 al 1560, fu investita dal protestantesimo con una intensità che « proporzionatamente alTimportanza numerica
della sua popolazione, fu ignota ad ogni
altra città italiana ». Lo stesso Pier Paolo Vergerlo, in quel tempo non sospetto,
scriveva al tempo della sua nunziatura a
Vienna: «Ho inteso che in Trieste, che
è città della nostra Italia e giace ai lidi
del nostro mare Adriatico, pullulava molto bene il Lutherismo preso per il comertio della Germania... fuor di Trieste uscita questa peste è attaccata molto bene in
un castello nominato Piran... io conosco
la natura del paese perché ivi è la mia
patria, se tra quella semplicità di intelletti penetra la setta Lutheristica, se quel
canton de la Italia si amorba... Tè finita
per tutta ITstria e l’è finita con pericolo
di tutta Italia ». È noto che lui stesso ed
il fratello Giambattista lasciarono le loro sedi vescovili di Capodistria e Pola
per passare al protestantesimo.
La decadenza della chiesa romana è
denunciata e documentata; il clero è corrotto ed ignorante. Il popolo « a modo
suo è religioso e specie nelle campagne
frequenta con diligenza la chiesa » non
c’è traccia di corruzione di costumi nel
popolo. Non desta pertanto meraviglia se
i principi dei riformatori trovarono larga accoglienza. Evidentemente, gli uomini di quel tempo non trattavano solo gli
affari ma si occupavano anche di cose
riguardanti la fede.
A completare il quadro si inserisce l’opera del vescovo umanista Pietro Bonomo che fu titolare della diocesi dal 1501
al 1546. Fu ottimo letterato e uomo politico di rilievo. La sua mente ansiosa di
vastità di cultura lo guidò nelTaprire le
vie ai predicatori della nuova fede. Nel
1540, non esita ad invitare Giulio da Milano, eremitano di S. Agostino, il quale
predicò a Trieste al tempo delTAwento.
Le sue prediche piacciono al vescovo ma
sono sospette all’Inquisizione che lo trova in possesso di libri « de li più Lutheranissimi »; ne sono autori Bullinger, Melantone ed altri.
Si sa l’epilogo delle vicende di Giulio
da Milano: dopo essere stato ripetutamente incarcerato, riuscirà ad evadere e
riparare nei Grigioni. Sarà un ottimo pastore « campione dell’ortodossia protestante » come lo ha definito il nostro Emilio Comba.
In quanto al vescovo Bonomo, egli progredì nell’impegno riformatore. Se anche
non fece il passo decisivo, come i Vergerio ed altri, ci è riferito, che in punto di
Sondrio
Il Centro Evangelico di Cultura ha iniziato recentemente una nuova iniziativa
organizzando un corso di introduzione
alla sociologia. Diretto dal prof. Melotti
di Milano il corso ha raccolto l’adesione
di una cinquantina di persone interessate al tema, per lo più studenti ed insegnanti, gli operai sono purtroppo ancora
scarsamente rappresentati.
Le prossime conferenze del Centro sono previste per il 16 aprile (G. Paschoud
del Servizio Cristiano di Riesi), 23 aprile (Balducci), il 13 e 14 maggio (Franzoni).
Firenze
morte, volle fare la comunione « sub
utraque specie », estrema tenue testimonianza alla sua posizione spirituale.
Che còsa rimane, oggi a 'Trieste, di quell’ansia di Riforma.
Il viaggiatore che giunge alla stazione,
fatti pochi passi, si troverà in quella che
alcuni decenni fa era denominata « Piazza Evangelica » e che è oggi ancora conosciuta con questo nome. In mezzo alla
piazza sorge la chiesa luterana, con il suo
campanile di stile gotico. La comunità,
decimata nei suoi membri da due guerre mondiali, si è orientata in questi ultimi anni verso un notevole impegno sociale molto apprezzato in città.
Non molto lontano dalla centralissima
Piazza Unità ecco la Basilica di S. Silvestro che ricorda l’impegno concreto della
comunità elvetica nel darsi strutture adeguate. La chiesa valdese usufruisce di
quei locali da più di mezzo secolo, valido esempio di integrazione fra due comunità di diversa denominazione.
Un po’ più avanti, a lato di Piazza Goldoni, sorge la cappella metodista. Quella
comunità, con il suo impegno perseverante, reca un valido apporto all’attività
comune che è in atto da più di un decennio.
Con il recente apporto di un piccolo
gruppo battista, si può affermare che gli
evangelici triestini, pur nella diversità
delle denominazioni, mantengono continui rapporti fra di loro e si avviano sempre più ad essere una presenza che si richiama oggi ai valori della riforma protestante.
U. Beri
Il Consiglio di Chiesa ha accolto la
proposta di riprendere gli incontri di
preparazione di predicatori e ministeri.
Il primo incontro ha avuto luogo il 15
marzo con l’esame del testo della predicazione domenicale.
Dal convegno giovanile della Spezia ha
preso avvio una riflessione sulTinsegnamento catechistico. Si è avuta una prima
seduta introdotta da Giorgio Barsotti ed
è sorta la proposta di avere mensilmente fra catecumeni e fratelli della comunità incontri di riflessione biblica per
una reciproca conoscenza.
Sono stati eletti a far parte del Consiglio di Chiesa Giorgio Barsotti, Eco Giorgi, Ferruccio Giovannini, Panos Garagunis. Volodia Scorsoneili.
Carrara
È in corso da alcune settimane lo studio su « La vita e la testimonianza dei
profeti dell’A. T. », ogni martedìi alle 17.
Nel corso di un culto domenicale Lucilla Bedini e Roman Del Monte hanno
fatto professione delia loro fede con una
dichiarazione da loro redatta sullo schema della Confessione di Barmen.
Lucca
Proseguono regolari gli incontri di iattura bibiica col gruppo della parrocchia
di S. Paolino sui Padre Nostro.
Vacanze in Valle d'Aosta
La Valle d’Aosta — come tutti sanno —
è il regno delle Alpi e della natura ancora abbastanza incontaminata dal cemento e dalle ciminiere. Qui si elevano i colossi alpini: il Monte Bianco (m.
4810) con la sua magnifica catena, comprendente molte cime famose nella storia dell’alpinismo e meravigliose a vedersi, e con i suoi ghiacciai perenni; il Cervino (m. 4484) e il Monte Rosa (m. 4559).
Dalla valle centrale si diramano varie
vallate laterali tutte molte belle e diverse le une dalle altre: la valle di Gressoney che porta ai piedi del Monte Rosa;
la vai d’Ayas (la più incontaminata); la
Valtournanche che porta ai piedi del Cervino; la vai di Cogne con il magnifico
Parco Nazionale del Gran Paradiso (con
la sua fauna e la sua flora uniche in Europa); la valle del Buthier che porta al
traforo e al passo del Gran S. Bernardo;
le valli Ferrei e Veny, con la conca di
Courmayeur, fiancheggianti la catena del
Monte Bianco.
indipendenti. La camera da letto è arredata per due-tre letti. A richiesta viene
fornita anche la biancheria (lenzuola e
federe). La cucina ha una dotazione completa di tutto l’occorrente. Gli alloggi sono forniti di acqua calda.
I pasti sono a cura degli ospiti.
C’è la possibilità di avere degli incontri con la comunità locale: culti domenicàli e riunioni serali nella sala delle
attività.
Per informazioni, rivolgersi al Pastore
Giovanni Peyrot, via Croce di Città 11 11100 Aosta - Tel. (0165)44.345.
La Spezia
Ad Aosta c’è una comunità valdese
(una delle prime sorte dopo il 1848 per
l’opera di evangelizzazione). Alcuni altri
gruppi di fratelli (valdesi) sono disseminati qua e là nella regione.
La comunità valdese è in grado di offrire ai fratelli evangelici due centri per
passare qualche giorno di vacanza.
VIERING
I giorni 24 e 26 marzo il CEC ha organizzato in via Manzoni due conferenze
significative sul tema « Valdo ed il suo
messaggio nella società medievale » e
« L’espansione europea del Valdismo prima della Riforma» rispettivamente a cura del prof. R. Manselli di Roma ed A.
Molnar di Praga. ,
Domenica 23 dopo il culto ha avuto
luogo nei locali di via Manzoni rincontro comunitario proposto dal Consiglio
e che l’Assemblea aveva caldeggiato; dopo un pranzo in comune si è avuta la
proiezione di diapositive sul tema «come
gli artisti hanno interpretato la Passione » e l’audizione di dischi ; è stata data
così, ai presenti l’opportimità di trascorrere insieme alcune ore imparando a conoscersi per superare il concetto dell’incontro cultuale come unica forma di vita comunitaria.
Nella chiesa evangelica luterana è stato insediato il nuovo pastore Juerg Kleemann a cui auguriamo un ministero benedetto.
Nella media valle, a 80 Km. da Torino,
a 150 da Milano.
La casa, restaurata per iniziativa della
comunità di Aosta, con la collaborazione
di alcuni amici, è particolarmente adatta
ad ospitare gruppi di ragazzi e di giovani per la stagione estiva (non esclusi
gruppi familiari che abbiano fra loro una
certa affinità).
La casa comprende: una sala per riunioni, tre camere con 30 posti letto (a castello), servizi igienici interni, cucina comune, completa di: fornelli, stoviglie,
pentole. In caso di bisogno possono essere sistemate delle tende nell’ampio prato antistante.
Nel piccolo paese di Viering ci sono
negozi alimentari, il telefono pubblico.
Per esigenze maggiori, a Verrès (3 Km.)
si trova tutto ciò che si desidera, compresa la farmacia.
La casa non fornisce biancheria (lenzuola e asciugamani) né vitto. Per l’uso
della casa è necessario che vi sia un capo gruppo responsabile.
Si richiede una modesta offerta giornaliera prò capite per la copertura delle
spese di luce, gaz, acqua e manutenzione
ordinaria della casa.
• Da oltre un mese l’Aias spezzina promuove iniziative per sensibilizzare la cittadinanza sul grave problema dell’assistenza agli spastici che, nella provincia
di La Spezia, è completamente a carico
di lodevoli, ma insufììcenti sodalizi privati. In una conferenza, che ha dato il via
alle manifestazioni, il presidente Ing.
Ruggero ha ricordato le condizioni di
estremo disagio in cui opera l’associazione. Seguendo l’esempio di altre provincie, l’AIAS spezzina propone la costituzione di un consorzio tra comuni della
provincia, con partecipazione anche delle
forze sindacali e democratiche, per la
« pubblica gestione » del servizio.
CASA PER FERIE DI AOSTA
Presso lo stabile della Chiesa Valdese,
sono a disposizione alcuni mini-alloggi,
arredati, per famiglie evangeliche.
Qgni alloggio comprende: cucinino, tinello, una camera da letto, servizi interni
Ricordo
di L Marauda
Se è vero che il fluire del tempo trascolora e sbiadisce i ricordi di un lontano passato, tuttavia è anche vero che ci
sono scorci pur remoti della nostra esistenza che ci appaiono come di ieri. Così
si presentano alla mia memoria reminiscenze che si riferiscono al ministero del
pastore Luigi Marauda a Pinerolo-S. Secondo.
Nel corso della sua permanenza in questa chiesa, che ha inizio nel 1912 e termina nel 1946, in un arco di tempo che abbraccia i due grandi conflitti mondiali,
ho avuto modo di seguire le varie tappe
della sua intensa vita pastorale. Ma voglio ricordare specialmente un episodio
risalente a circa 56 anni fa che riaffiora
nitido nella mia mente. MI rivedo giovane ancora imberbe, in una tiepida e limpida giornata di fine settembre pedalando con lena assieme al mio pastore in visita ad alcuni evangelici della diaspora,
e precisamente a Verzuolo e Busca. E fu
durante il lungo tragitto, naturalmente
per quei tempi in bicicletta, al cospetto
della severa cerchia dei monti e della vasta pianura costellata di boschi dai cangianti colori autunnali, che il pastore Marauda mi fece presente il richiamo delTEcclesiaste : « Ricordati del tuo Creatore nei giorni della tua giovinezza ». Ed è
questo episodio che, nelle alterne vicende di quegli anni, mi si è sovente presentato alla mente: nel travaglio interiore,
con le sue inquietudini, le sue incertezze,
i suoi dubbi, i suoi cedimenti e le sue rinascite; travaglio a cui nessuna generazione può sottrarsi, sia quella attuale o
quella del passato. Perché anche allora,
come adesso, se pure meno appariscenti
e estesi, fermenti e tensioni si manifestarono fra noi giovani, spinti dall’anelito di
ricerca di nuove manifestazioni della nostra fede. Ed è quando il tramonto della
nostra esistenza comincia a profilarsi
inesorabile, che con insistenza ci assale
il dubbio di avere agito, nelle nostre esperienze giovanili, con scarso spirito di
umiltà e di carità cristiana, e di avere a
volte ignorato la voce antica dell’Ecclesiaste, monito alla giovinezza che passa.
Ho voluto ricordare questo episodio in
se stesso quasi banale, per mettere in
evidenza il carattere del pastore Marauda, il quale non disdegnando le battute
argute, com’era nel suo temperamento,
sapeva nel momento opportuno intercalare la conversazione con continui riferimenti biblici, suscitando nel giovane interlocutore un ripensamento che, nemmeno . il trascorrere degli anni avrebbe
potuto far dimenticare completamente.
Molti dei suoi catecumeni appartenenti
alle generazioni a me coeve sono già stati richiamati dal Signore, ma sono certo
che ai rimasti e a tutti quelli che lo ricordano ancora, questa modesta testimonianza sarà anche da loro condivisa.
Questi brevi e frammentari pensieri
non hanno pretese di ordine teologico,
ma sono semplicemente le riflessioni di
un laico qualxmque per ricordare un fedele servitore di Dio che nel suo lungo
ministero ha recato il messaggio dell’Evangelo con fede viva e profonda, coerente Ano all’ultimo con i suoi principi
spirituali.
B. G.
Roma
Insieme ai consigli di fabbrica e la presidenza provinciale « AGLI » anche le due
Comunità Evangeliche e la FGEI-Toscana sono state invitate a far parte del comitato Unitario. Inoltre, nei locali della
Chiesa Metodista, nel corso di una riunione di « sensibilizzazione del problema » il Dott. Ruggero ci ha ricordato che
ciò di cui l’associazione ha veramente
bisogno non è tanto «l’offerta per gli
spastici », ma l’impegno delle comunità
evangeliche perché alla «pubblica carità », che « fa comodo agli enti locali », si
sostituisca la « comune lotta per uno stato che Analmente si assuma l’onere di
tale assistenza » ; invitando dunque le due
comunità a proseguire a fianco dell’associazione in tale impegno. In xm ordine
del giorno inviato al «comime» ed alla
« provincia » gli evangelici spezzini ricordano tra l’altro, che « la lotta per l’uomo
nuovo è negli evangelici accomimata alla
Uberazione della società dalle presenti
strutture di peccato, perciò profondamente ingiuste».
Il past. Scuderi ha avuto occasione di
tenere una lezione sul pensiero di K.
Barth agli studenti del liceo Mamiani.
Il past. Franco Sommani è stato eletto
titolare della chiesa di piazza Cavour in
sostituzione del past. A. Ribet che andrà
in emeritazione il 1° ottobre 1975.
Cremona
• La preannunziata serie di incontri biblici fra la comunità metodista e quella
battista è iniziata il 13-3 e prosegue quindicinalmente alle ore 20,30 alternativamente nei locali delle due chiese. Il tema
«lo sviluppo della comunità primitiva
nel libro degli Atti» è svolto alternativamente dai pastori M. Foligno ed E. Mannelli.
La chiesa metodista di Cremona si è
radunata domenica 23 marzo per un culto-assemblea con una buona partecipazione di fratelli e sorelle. Dopo una brevissima liturgia condotta dal pastore Giuseppe Anziani, il sovrintendente di circuito pastore Valdo Benecchi ha chiaramente illustrato alla comunità presente il
« Progetto di integrazione globale fra le
chiese valdesi e metodiste».
Tutti i presenti hanno manifestato la loro approvazione del piano di
integrazione. Vivo si è dimostrato l’interesse in riferimento, in modo particolare,
ad uno degli atti più concreti della integrazione, e cioè la confluenza del Eteriodico « Voce metodista » nel settimanale
« La luce ». Questo giornale — è stato affermato — si renderà ancor più valido di
quanto lo è attualmente nella misura in
cui tutte le chiese metodiste e valdesi offriranno il loro contributo di notizie e di
dibattiti che si riferiscono alle attività locali.
Í
6
cronaca
bUb valli oggi
I ministeri
3. I problemi
da risolvere
Un problema perenne della chiesa è
quello della scarsità di operai per tutti i
suoi servizi. Da quando la rivista DIAKONIA ci rese attenti alla problematica generale dei ministeri molti punti sono, però, ormai diventati pacifici: la pluralità
dei ministeri, innanzitutto, per cui nessuno pensa più al ministero pastorale come^ a un ministero unico o predominante;
poi le differenziazioni del pastorato, per
cui si sono moltiplicati, forse persino oltre il dovuto, gli incarichi speciali in rapporto ai doni personali di ciascun pastore; il pastorato femminile; il ruolo dei
laici nella gestione della chiesa. Abbiamo
avuto un laico presidente del Sinodo
(1965); il Sinodo ha riconosciuto ai laici
la possibilità di presiedere la S. Cena e di
amministrare il Battesimo, di associarsi
alla consacrazione dei pastori mediante
l’imposizione delle mani, di assistere alle
sedute del corpo pastorale; ha inoltre invitato le comunità a sclericalizzare il culto studiando l'abolizione della toga (Sinodo del 1972, A.S. 59). Su quest'ultimo
punto è vero che i primi a non mettere
in esecuzione la deliberazione del Sinodo sono stati i predicatori d’ufficio del
Sinodo stesso ma non si può negare che
una parte dei problemi sollevati da DIAKONIA sono stati risolti positivamente.
Ne restano tuttavia diversi di aperti.
Innanzitutto: pluralità dei ministeri o universalità dei ministeri? Dobbiamo dire
solo che i ministeri sono diversi o che
tutti i credenti devono esercitarne uno?
DIJ^ONIA stessa oscillava tra le due posizioni, ma è chiaro che una chiesa confessante dovrebbe giungere alla seconda
posizione.
Quindi il secondo problema è a monte
e investe la natura delta chiesa: i ministeri sono in funzione della vita comunitaria o della missione esterna? Abbiamo
visto nello scorso numero che alle Valli i
ministeri sono quasi tutti volti all’interno, malgrado che in linea di principio tutti siano d’accordo sulla « natura missionaria della chiesa » (come si espresse il
II Congresso delle Chiese Evangeliche
Italiane: Atti e Documenti, pag. 139) o
sulla « chiesa per gli altri » (DIAKONIA,
n. 4-5 del 1965).
Va, poi, notato che sono state attuate
le riforme possibili sulla base delle energie presenti nella chiesa; si sono riconosciuti come ministeri lavori che prima
erano condotti più che altro a titolo personale da alcuni fratelli. Ma non c’è stato
un progresso di rinnovamento reale che
abbia stimolato energie nuove. Tipico è il
caso del cplto, che è rimasto come prima, anche se è presieduto più spesso dai
laici. Una riforma che coinvolgesse a fondo tutti i presenti è sempre stata bloccata tutte le volte che la si è tentata. E’
al massimo tollerata come bizzarria sopportabile ogni tanto, ma non come forma
naturale di culto evangelico.
Neppure, infine, si sono operate le scelte proposte da Giorgio Tourn tra chiesa
religiosa, adeguata ai bisogni consumistici di un pubblico religiosamente protestante; chiesa riformata, adeguata a comunità teologicamente mature in linea
con la riforma del XVI secolo; chiesa confessante, disponibile per nuovi tentativi
di evangelizzazione e di servizio al di fuori degli schemi classici messi in crisi dai
problemi del secondo dopoguerra. Problemi di fondo che non potranno essere
elusi sempre.
Ci sono tuttavia due problemi immediati a cui non si può sfuggire né alle Valli
né altrove. Il primo è quello della struttura dei ministeri. La Commissione che
ha redatto il « Progetto di integrazione
globale tra le chiese Valdesi e Metodiste »
propone che l’Unione dei predicatori laici
diventi un organismo settoriale. Noi vedremmo molto meglio un segretariato dei
ministeri, che coordini tutti ministeri e
non solo quello della predicazione laica.
Il secondo è quello della preparazione:
alle Valli si preparano per ora solo i predicatori (abbiamo visto cornei) e i monitori. Non è possibile fare molto più di
quello che si fa, ma si può sfruttare meglio il lavoro attuale: gli incontri periodici di monitori e predicatori, estesi anche
ad altri; i corsi per laici della Facoltà; lo
studio autodidattico. Oggi quest’ultimo è
circondato da un pudico velo di segreto
personale, ma ci sono fratelli che studiano e si preparano. Quando avremo abbandonato la mentalità scolasticistica dei
corsi e degli esami e ci diremo l'un l’altro
a che cosa ci siamo preparati studiando,
potremo anche organizzarci meglio per il
ministero della chiesa.
INTERVISTA Al SINDACI DELLE VALLI - 3
VILLAR PELLICE: molte prospettive di
sviluppo
frenate
dalla
scarsità
mezzi
Intervista
al sindaco
Paolo Frache
— Signor Sindaco, qual'è secondo
Lei il problema più immediato per i piccoli comuni di montagna?
— Il grosso problema mi pare essere
quello deiragricoltura-allevamento. Ritengo che l’intervento deirAmministrazione Comimale possa essere estremamente
utile nell’aiutare gli operatori agricoli a
comprendere l’utilità della cooperazione
e nel realizzare forme di cooperazione di
vario tipo. Qualcosa di positivo è stato
fatto, ma vi sono certo ancora prospettive in questo campo, per esempio per
quanto riguarda lo sfruttamento dei pascoli, sia nella zona di mezza montagna
(furèst),. sia nella zona di alta montagna
(a:ip). Può essere indicativo a questo proposito resperimento condotto nella zona
del vallone di Subiasc, in zona Pralacumba. Da alcuni anni un numero cospicuo
di giovani bovine trascorre 4 mesi all’anno in un recinto elettrico, senza custodia
fissa. Il primo anno, quando è stata avanzata questa proposta, gli allevatori favorevoli erano pochi perché pochi erano
convinti della bontà dell’innovazione. Negli anni successivi, visti i risultati positivi, è invece stato necessario rifiutare parecchie richieste di questo tipo di monticazione, perché la zona di pascolo non
poteva ricevere altro bestiame.
Un altro esempio interessante è quello
del consorzio per l’irrigazione a pioggia
nella zona deH’Indiritto. Probabilmente il
reddito di tale opera non è proporzionale ai capitali impiegati, tuttavia essa è
un interessante esperimento di cooperazione.
— Parlando con il Suo collega di Bobbio Pellice, ci diceva che lo spopolamento è un grosso problema. Com'è la situazione a Villar Pellice?
Queste strade hanno anche permesso
un migliore e più razionale (e più redditizio!) sfruttamento dei boschi di proprietà
comunale.
In modo particolare vorrei sottolineare
il ruolo determinante che hanno avuto i
privati nella realizzazione di queste strade, intervenendo sia finanziariamente sia
con lavoro volontario.
Con l’intervento dello Stato sono stati
anche ricostruiti i due ponti di attraversamento del Pellice e il ponte sul torrente Guichard, che collega la zona di Buffa (dove sorge la casa per ferie « Il Ca
stagneto») alla provinciale. Quest’ultima
opera dovrà essere completata a spese
del comune.
È stato inoltre realizzato un impianto
di fognature per la zona del capoluogo e
tutte le borgate del fondovalle sono state
dotate di acqua potabile. Alcune borgate,
hanno provveduto a costituire consorzi ed
hanno captato sorgenti comunali, per cui
si può dire che questo problema è, per il
momento, risolto, anche se non sempre
in maniera ottimale.
Da alcuni anni è anche stato istituito
un servizio di raccolta immondizie, reso
obbligatorio dopo un anno di prova in
cui è stato facoltativo. Questo servizio è
organizzato per tutte le borgate più facilmente accessibili e credo che i risultati siano da valutarsi positivamente. Le
immondizie così raccolte vengono poi incendiate in una apposita fossa situata non
lontano dal greto del Pellice.
Interamente a spese del Comune è stata anche costruita una nuova sede, funzionale e decorosa, per gli uffici comunali, contraendo un mutuo di 15 milioni e
provvedendo al rimanente della spesa con
il provento della vendita del vecchio edificio e con la vendita di un lotto straordinario di bosco.
Rimane invece aperto il problema dell’edificio scolastico. Le 5 classi sono oggi
ospitate nei vecchi locali scolastici di proprietà del Concistoro, che non rispondono più ai criteri di igiene e di funzionalità che si possono richiedere da un edificio scolastico. La domanda relativa è
stata inoltrata nel 1960, ma finora lo stato, a cui tale spesa compete, non ha ancora accennato a realizzare alcunché, sebbene il Comune abbia già provveduto all’acquisto del terreno.
SCHEDA
— Non vi è più oggi un problema acuto
di emigrazione. Dal 1961 a oggi la popolazione si è stabilizzata e questo è dimostrato dal numero delle nascite che è costante ogni anno.
— Quali problemi ha dovuto affrontare ed ha potuto portare in porto la
passata amministrazione?
— Il primo problema che è stato affrontato è stato quello della viabilità per
avvicinare al capoluogo le borgate ancora
senza strada, per permettere di raggiungere più agevolmente i fourèst ed è ora
all’esame un ulteriore passo per collegare
anche l’alpeggio della Gianna, nell’alta
Valle dei Carbonieri, così come è già avvenuto per l’alpeggio di Chiot la Sella.
Situato nell’alta Valle del Pellice,
a 6 Km. da Torre Pellice, è formato dal capoluogo e da un numero
rilevante di borgate, situate soprattutto sulla sinistra orografica
del Pellice.
La popolazione al censimento del
1971 era di 1256 abitanti, contro i
2417 del 1861.
Di essi la popolazione attiva ammonta a 538, di cui 169 attivi in
agricoltura - allevamento del bestiame (31,4%), 269 nell’industria
(31,4%), 31 nel commercio (6%) e
69 in altre occupazioni varie (12,6
per cento).
Esiste una sola scuola elementare al capoluogo con le 5 classi e 5
insegnanti con un totale di 87 alunni. Dal 1962-63 funziona a caricq
del Comune un servizio gratuito di
trasporto alunni.
Dall’anno scolastico in corso è
pure funzionante ima scuola materna statale con circa 25 alunni.
Fino allo scorso anno la scuola materna era gestita dalla chiesa valdese.
Esiste in Villar Pellice una piccola industria tessile (feltrifìcio)
che occupa 104 dipendenti. Dopo
vari periodi di crisi sembra che oggi la situazione si sia stabilizzata.
— Quali scelte dovrà fare la prossima amministrazione nella impostazione
dei problemi da risolvere?
— Personalmente ho Timpressione che
amministrazione dopo amministrazione le
possibilità decisionali siano sempre più
ridotte, data la mancanza di fondi. Le
spese obbligatorie (personale dipendente,
illuminazione, riscaldamento, manutenzione ordinaria delle strade ecc.) assorbono praticamente tutto il magro bilancio dei piccoli comuni e rimangono quindi ben poche scelte da fare!
Certo occorrerà controllare se i servizi
fin qui istituiti (visite geriatriche con apposito medico specialista, il servizio della visitatrice domestica) sono utili e quindi debbano essere continuati ed eventualmente intensificati.
Credo che altri servizi, come per esempio il trasporto alunni iniziatosi nelPanno scolastico 1962-63, siano irrinunciabili.
Rimarrebbe ancora da osservare che tra
i problemi aperti vi è quello del nuovo
regolamento di polizia rurale, varato a
suo tempo dall’amministrazione comunale ma rimasto fermo nelle tappe successive della trafila burocratica per una questione di competenze. Tale regolamento
aveva lo scopo di difendere la popolazione ancora impiegata nelTagricoltura e
nella zootecnia. Prevedeva per esempio il
divieto di raccogliere funghi a chi non
fosse in possesso di apposito tesserino
(da rilasciarsi gratuitamente), la protezione della fauna e della flora.
— In che modo si realizza il dialogo
tra l'Amministrazione comunale e la popolazione? Qual'è la partecipazione della popolazione alla vita del comune?
— Data la configurazione geografica,
per cui la popolazione è molto sparsa
nell’ambito del territorio comunale, è difficile una sua partecipazione diretta, prevista da apposite strutture, alla vita del
comune. Qualora si presentino particolari
problemi neH’ambito di un ■« quartiere », è
sempre stato cura delTamministrazione
il recarsi in loco per avere scambi di idee
e discutere direttamente con gli interessati le varie soluzioni. La stessa cosa è
avvenuta quando si è trattato di impostare nuovi servizi ed era necessario innanzitutto sentire quale fosse l’opinione
degli interessati, e quali fossero le soluzioni migliori. Certo non sarebbe male se
vi fosse una maggiore partecipazione della base, per esempio alle sedute del Consiglio.
Comunità montana
vai Pollice
SERVIZI PER LA TUTELA
DELLA SALUTE NELL’ETÀ’ EVOLUTIVA
L’intervento dello Psicopedagogista Prof. Roberto Eynard prosegue a livello di incontri di
gruppo, con una riunione sui Problemi della
psicomotricità :
La lateralizzazione e la dislessia
(difficoltà di lettura)
in data 8 aprile 1975 presso la Sala Consiliare del
Comune di Torre Pellice.
Sono vivamente invitati genitori, insegnanti ed
operatori sociali.
7
f delle valli
AGRICOLTURA
Si sono svolti in questi mesi, organizzati dalle cooperative di produzione, dall’Alleanza dei contadini
e dalle tre Federazioni sindacali,
una serie di incontri nei paesi del
pinerolese.
In questi incontri è stato sviluppato il discorso dell'associazione e
delle cooperative per avviare un
modo nuovo di jare agricoltura e
per avviare nuovi rapporti tra contadini-produttori e operai-consumatori. Mentre da parte dei rappresentanti degli operai c’è la disponibilità verso questa prospettiva da
parte dei contadini esiste della sfiducia. Sfiducia forse motivata dal
fatto di essere stati strumentalizzati dalla Coltivatori Diretti e dalle
false forme di associazionismo
(Consorzi Agrari, ecc.).
I contadini che hanno delle esperienze di cooperative autogestite
non ragionano più così. La cooperativa del pane di Vigone, quella
del latte e della frutta di Cavour e
quella del latte di Bobbio ne sono
esempi. È uscita chiara comunque
la consapevolezza che non bastano
più i piccoli contributi o i piccoli
premi; ma è necessario un cambiamento delle strutture che significa
in questi casi un intervènto a favore delle cooperative esistenti ed a
favore di nuove iniziative in questo
senso. A questo proposito è uscita
la proposta di ottenere dei locali
pubblici per le vendite e strutture
per la trasformazione dei prodotti
che permetterebbero il raggiungimento di risultati maggiori a vantaggio sia dei produttori che dei
consumatori:
Per raccogliere dalla base nuove
proposte di lavoro, si terranno ancora dei convegni in alcuni paesi.
Il materiale che è uscito e uscirà
da questi incontri servirà per preparare un convegno di zona sulla
agricoltura che si terrà a Pinerolo
verso la metà di aprile.
Mauro Gardiol
Villar Penosa
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festivo e notturno
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Torre Pellico: Tel. 91.365 - 91.300
Luserna San Giovanni: Tel. 90.084 - 90.085
Ospedali Valdesi
L’Ospedale Valdese di Pomaretto e quello di
Torre Felice bamio accolto nel 1974 1244 pazienti per complessive 39145 giornate di ricovero.
Da queste cifre risulta l’importanza di questi
Istituti nell'assistenza ai lungodegenti del Pinerolese.
In quanto Ospedali dipendenti da Ente Ecclesiastico ma sotto controllo Regionale esri ricadono, quanto a competenze economiche, sótto la
Regione che, come è noto, ha assunto le proprie responsabilità in materia dal 1“ gennaio
1975.
Ci si augurava che con il passaggio alle Regioni si ponesse prontamente fine all’insolvenza
delle Mutue é dei Comuni che, per quanto concerne i nostri Ospedali, ci sono debitori di 806
milióni: il che ha comportato per il solo 1974
interessi passivi di L. 46.500.000.
Ad oltre due mesi dall’inizio dell’anno, i nostri Ospedali non hanno ancora ricevuto alcun
fondo dalla Regione, non ostante i numerosi
solleciti anche da parte delle Organizzazioni Sindacali, mentre solo relativamente a gennaio ed
a febbraio in base alla retta dell’anno scorso ed
aUe giornate di ricovero siamo creditori di L.
94.170.000.
L’INAM, da canto suo, ha sospeso i pagamenti relativi alle spedalità di novembre e dicembre 1974.
Esaurite le disponibilità di cassa ed utilizzali
^i utili e non più rinnovabili anticipi da parte
della Cassa di ¡Ri^armio, l’Amministrazione si
tròva nella situazione di non poter più garantire una normale assistenza Ospedaliera se entro le
immediate scadenze stipendiali la Regione non
provvede in materia. Donde la necessità di portare à conoscenza dei Comuni, delle Comunità
Montane e deUa popolazione, l’eccezionale gravità della attuale situazione.
Luserna S. Giovanni
• La domenica delle Palme i nostri sei
confermandi dinanzi ad una folta assemblea, hanno fatto la loro solenne professione di fede e sono stati ammessi alla
chiesa.
Nel pomeriggio, insieme ai loro familiari, hanno partecipato ad un ricevimento di benvenuto nel salone del Convitto,
ricevimento che si è svolto in un’atmosfera di gioiosa fraternità fra canti, interviste ai confermati e proiezioni conclusesi con la tradizionale tazza di té ben
guernita dalle Sorelle dell’Unione Femminile.
San Secondo
• Il 21 marzo il Signore ha richiamato
a Sé la nostra sorella Paolina Giaiero
ved. Chiabrando, di anni 74, del Vergerlo.
Il servizio funebre ha avuto luogo nella cappella dell’Ospedale di Pomaretto e
si è concluso al cimitero delle Chenevières. Al figlio, alla nuora e alle sorelle della defunta, la nostra solidarietà cristiana
nel dolore.
• Martedì 18 marzo i catecumeni di IV
anno si sono incontrati con il Concistoro
per presentare e discutere la loro dichiarazione di fede. Essa era stata preparata
durante gli ultimi mesi dai catecumeni
che hanno così precisato ed approfondito
i punti essenziali della loro fede discutendola insieme e confrontando i diversi
punti di vista. Anche la discussione con
il Concistoro è stata matura e approfondita. Il 23 hanno dichiarato la loro fede
davanti alla Comunità riunita nel tempio
e sono stati ammessi quali membri comunicanti. Essi sono: Anna Costantino, Daniela Comba, Paola Gaydou, Gabriella
Genre, Luigi Gardiol e Renzo Rostan. Le
sorelle dell’Unione Femminile con un
gruppo di monitrici hanno accolto i confermati e le loro famiglie nel pomeriggio
durante un incontro lieto e vivace nel
corso del quale è stata presentata una serie di quiz sulle Valli con diapositive.
Il culto di Pasqua è stato affollato con
una buona partecipazione alla Santa Ce^
na. Ci ha fatto piacere di rivedere fra di
noi fratelli ed amici che normalmente risiedono fuori S. Secondo e che salutiamo
con gioia.
La Corale, che ha partecipato anche alla confermazione, è intervenuta tre volte
al culto di Pasqua. Abbiamo avuto anche
il piacere di incontrare prima del culto
un gruppo di fratelli della comunità di
Brescia in visita alle Valli.
• Sabato 15 marzo la Pilodrammatica di
Pomaretto ha presentato « Il piatto di
legno». Il pubblico non era numeroso a
causa della concomitanza di altre manifestazioni nella zona, ma ha seguito con
attenzione ed interesse il lavoro presentato.
• Domenica 6 aprile è indetta un’Assemblea di chiesa per discutere il problema
dei convitti valdesi, della possibile desti-,
nazione del Convitto di Torre come Ospedale.
Angrogna
SI avverte che non avrà luogo lo spettacolo del Gruppo Teatro Angrogna stabilito per domenica 6 aprile.
Torre Peli ice Le 17 féwrier à Marseille
Assemblea antifascista.
Cori la partecipazione di Carlo Mussa
Ivaldi si è svolta nella sala operaia alla
presenza di una settantina di persone, la
preannunciata assemblea sulla messa fuolegge del MSI-DN.
Dopo la breve introduzione di Mussa
Ivaldi che ha spiegato le motivazioni che
lo hanno spinto ad appoggiare l’iniziativa, ha fatto seguito un dibattito da cui è
emersa la necessità di approfondire il significato che questo impegno può assumere nel contesto più ampio di una militanza antifascista.. È stato detto che
occorre denunciare innanzitutto a livello
locale le tendenze di mentalità e di propaganda fascista (è stato fatto il nome
di settimanali locali), innanzitutto nella
lotta alla democrazia cristiana che anche
a livello locale la da supporto alle tendenze nazionali di copertura fascista.
Mercoledì 2 aprile ha avuto luogo un
successivo incontro per coordinare le iniziative in corso!
Sul numero scorso abbiamo pubblicato gli orari per la raccolta delle firme nella Val Penice.
Ginnasio-Liceo Valdese
• Frequenza particolarmente rallegrante
ai Culti della Settimana Santa ai quali
la Corale ed i Catecumeni hanno dato la
loro preziosa collaborazione.
L’esperienza di una predicazione comunitaria come si è svolta venerdì sera al
Culto presieduto dai vari membri della
Corale è stata più che mai positiva, come pure è stata molto apprezzata la partecipazione dei catecumeni alla parte liturgica del Culto di Pasqua.
• Sabato pomeriggio un mesto corteo
accompagnava all’estrema dimora terrena le spoglie mortali della nostra sorella
in fede Pons Margherita ved. Martinat,
deceduta nella sua abitazione, dopo lunga malattia, all’età di anni 82.
Alla famiglia in lutto diciamo tutta la
nostra simpatia cristiana e chiediamo al
Signore di fortificare la loro fede guardando alla Risurrezione di Pasqua.
Dal 15 al 18 marzo un gruppo di studenti del Ginnasio-Liceo Valdese di Torre Penice si è recato in Austria a visitare alcune comunità luterane e riformate
del Burgundland ed in particolar modo
quella di Oberschiitzen, località dalla quale provenivano i giovani che l’anno scorso erano venuti nelle Valli Valdesi. Un
fitto scambio di corrispondenza aveva
contribuito a mantenere vivi i contatti
con questi amici d’oltralpe, ma innumerevoli difficoltà avevano finora impedito
di realizzare questo bellissimo viaggio.
L’accoglienza da parte dei nostri amici austriaci è stata calorosissima, e, nonostante le evidenti difficoltà dovute alla
diversità della lingua, i rapporti sono
stati fin dall’inizio camerateschi.
Hanno contribuito molto ad instaurare quel clima di amicizia che ci ha fatti
quasi sentire a casa nostra, la comunanza di interessi e di vedute, la sensazione
di conoscerci da sempre e l’istintiva simpatia reciproca.
Un’esperienza costruttiva ed interessantissima dunque, che varrebbe veramente
la pena di ripetere quanto prima, e che
invoglia tutti noi ad imparare il tedesco.
EMo Peyronél
Rorà
• Ha avuto luogo la sepoltura di Mourglia Maria ved. Morel, Callier, di anni 78.
Rinnoviamo ai figli l’espressione della nostra simpatia cristiana ricordando loro:
« Beato l’uomo che ripone in Dio la sua
fiducia» (Salmo 40: 4).
• A Dio piacendo, questa domenica 6
aprile alle ore 15, avrà luogo il « bazar »
alle Fucine.
Doni Eco-Luce
Giordina Sandrina, Noto L. 2:000; "Willielm
Germano, Pomaretto 500; Ribet Liliana, Torino
1.000; Costabel Felice, Ferrerò 1.000; Rizzi Mario, Genova Sestri 7.000; sig.ra Pecoraro, Torino
4.000; Fornerone Attilio, Busto Arsizio 5.000;
Maianot Cesare, Torre Pellice 500; Marcello
Pons, Perosa Argentina 500; Carlo PapaceUa,
Madonna di Tirano 1.000; Centro Evangelico di
Cultura, Sondrio 1.000; Elisa Jallà, Luserna S.
Giovanni 500; Joseph Rosetti, Losanna 1.000;
Heinrich Ehrhardh, Germania 4.000; Emilia
Tierque, Ginevra 1.000; Mario Pazzaglia, Forano S^ino 1.000; Zenaide Scarinci, Forano Sabino 1.000.
RINGRAZIAMENTO
I familiari del compianto
Eniesto Jahier
ringraziano tutti coloro cbe hanno partecipato al
loro dolore con parole di conforto, scritti e presenza.
Un ringraziamento particolare al pastore Rostagno, al doti. Peyrot, ai Medici e al Personale
deU’Ospedale Valdese di Pomaretto.
Pomaretto, 25 marzo 1975
C’est par une matinée presque printanière que
les Vaudois de Marseille opt commémorés le
127 ème anniversaire de l’Emancipation. Le beau
temps, le soleil étaient présents au rendez-vous,
et contribuaient à l’allegresse qui régnait dans
tous les coeurs, car, pour ce 17, Marseille avait à
nouveau la joie et l’honneur de recevoir la Chorale du Pomaret.
Le dimanche dès 10 heures, une grande animation régnait devant le Temple de la rue Grignan.
Le culte fut célébré par le Pasteur Aime
— qui dés le début de sa prédication capta l’attention de tous. La Chorale chanta avec foi et
ardeur, et fut écouté avec beaucoup de recueillement et de joie; et c’est debout, que l’assistance
écouta le cbant du « Serment de Sibaud » qui
clôtura le culte.
Et... suivant une tradition chèrement établie,
à 12 h 30 150 personnes se trouvaient réunies à
la Maison Vaudoise pour un repas fraternel. M.r
Henri Poët et M.me accueillaient leur invités,
parmi lesquels on remarquait le représentant du
Consul d’Italie Mr Del Vicario et M.me, Mr le
Commandant Bordas de l’Armée du Salut et Mme,
Mr le Pasteur Marchand et M.me, le même que
Mr le Pasteur Jacques Pôns et les divers Pasteurs
des paroisses de Marseille. Essayer de décrire l’atmosphère de chaude cordialité qui régnait alors,
semble une gajeure. Comme toujours à l’Union
de Marseille, le patois étais roi et le repas était
souvent interrompu par un chant qui fusait un
appel, ou un air. Mais... Mr Poët se leva... et
après avoir souhaité la bienvenue a tous nous
amis, il leur exprima notre reconnaissance pour
avoir tenu cette année encore, à s’associer aux
Vaudois de Marseille pour ce 17 Février ■— qui
pour nous était non seulement celui de la commémoration de la journée historique du 17 Février 1848 — mais marquait aussi un anniver
saire.
En effet, VUnion Vaudoise fondée officieusement en 1889 — fut créée officiellement en
1895 —. Ainsi donc cette année VUnion Vaudoise de Marseille a 80 ans
Mr Poët forma le souhait, que les Vaudois
d’aujourd’hui à Marseille, et tous présents ici
en ce jour, soient non seulement les dignes descendants de ceux d’avant-hier, et d’hier, dans
leur foi leur valeur morale et dans le témoignage qu’ils apportent, mais qu’ils soient comme leur ancêtres; capables d’inculquer dans le
coeur de leurs enfants les valeurs réelles, les seules vraies, que nous avons le devoir impératif de
transmettre.
• La domenica delle Palme, malgrado la
abbondante nevicata, con la partecipazione al culto anche di parenti ed amici venuti da fuori, il tempio ha accolto un’assemblea proprio delle grandi occasioni e
ha avuto luogo la Confermazione di questi catecumeni: Odin Silvana fu Alberto,
Martina Livio di Alfredo, Tourn Riccardo di Ermanno e Tourn Valdo di Gentile ai quali rinnoviamo l’augurio di essere sempre « pietre viventi... edificati qual
casa spirituale...» (I Pietro 2: 5).
Riconoscenti, le mamme di Rorà ringraziano di avere partecipato alla giornata di preghiera a Torre Pellice e di
avere ricevuto molto per lo spirito, moralmente e materialmente.
Dès 15 heures, notre salle recevait un nombre
imposant de personnes venues de toutes part pour
entendre nos choristes. Monsieur le Pasteur Aime
prononça une allocution puis donna des nouvelles fort appréciées des Vallées et de l’Eglise
Vaudoise.
Pouis, commença le concert. Ce fut pour nous
tous des instants mémorables et enchanteurs et
les applaudissements aussi chaleureux qui vibrants remerçiaient nos amis. Les chants étaient
écoutés dans un grand silence (ce qui pour
Marseille est une performance) Les 3 cloches, Nabucco, Anoum a l’alp, déchaînèrent l’enthousias
A 20 heures, une agape nous réunissaient,
nous étions alors l’agiron 130 à entourer tous
nos amis. Les vieux airs des vallées étaient chantés en choeur, chacun rappellant le titre d’une
plus ancienne encore, qui était d’abord fredonnée puis reprise avec plus d’ampleur, et pour
terminer le tout, de jeux s’organisèrent... et une
sauterie eut lieu. Un merci tout particulier a
Mr Mainerò qui, en silence, fut un talentueux
animateur de la soirée.
Merci a tous, à Mr Pons d’avoir organisé ce
voyage, à la Chorale et a son Directeur; nous
demandons que Dieu permette que pendant de
nombreuses années encore de telles rencontres
puissent avoir lieu.
A tous notre amitié reconnaissante. A. P.
doni pro Uliveto
Per il pulmino (1* lista):
In memoria del Dr. Arnaldo Eynard Yvonne
Codino Costantino, Torino L. 20.000; Anita Eynard Mathieu, Torino 10.000; Paola e Bruno
Mathieu, Torino 5.000; in memoria di Andreina
Giordano, Bouchard Marina e Franco, S. Germano Chisone 10.000; ricordando Andreina e
Armand Beux, Chiesa Valdese di S. Germano
Chisone 10.000; in memoria del magistrato doti.
Pietroantonio Loffredo, Centro Sociale di Cerignola 10.000; Crespi Felice e Maria, Torino
10.000; Spedicato Amelia, Bari 10.000; Conti
Giovanni, Roma 10.000; Peyronel René e Pierina, Pomaretto 10.000; Mantelli Giovanni, Alessandria 10.000; Comba Gustavo e Ketty, Torre
Pellice 10.000; Breuza Renato, Pinerolo 10.000;
Doni per Uliveto (2* lista):
1 membri della società Pradeltorno: Renata
Germanet, Walter Michelin Salomon, Gianni
Genre, Massimo Impiglia, Rita Avondet, Fabrizio Malan, Sandro Armand-Hugon, Sandro Sappè devolvono all’Uliveto le collette raccolte durante le riunioni quartierali da essi presiedute
30.000; Laura Lodi Long, per pulmino 5.000; in
memoria del prof. Eynard, Roberto e Enrico Jahier e Marina Bertin Jahier 30.000; Frida Malan 10.000.
Mentre ringraziamo vivamente i donatori ci
scusiamo di aver pubblicato in ritardo la 1* Hsta.
La pubblicazione, fatta a suo tempo sul « Piccolo Messaggero » era stata erroneamente omessa sull’« Eco-Luce ».
8
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uomo e società
Il pericolo
elettronucleare
Nei prossimi cinque anni l'Italia probabilmente metterà in cantiere la realizzazione di sedici centrali nucleari: la cifra prevista si aggira sui 5-6 mila miliardi. Beneficeranno dell’afEare, da un lato,
la FIAT e dall’altro, TIRI. Secondo l’inchiesta di un settimanale, un grogramma
così ambizioso in Europa trova riscontro
solo in Francia. Colla differenza che, mentre qui da noi nessuno apre bocca, in
Francia sta succedendo un vero e proprio
finimondo.
Duecento scienziati di Strasburgo hanno chiesto alla regione di non concedere
autorizzazioni per la costruzione di centrali. Anche la Lega per i diritti dell’Uomo ha invitato la popolazione ad opporsi al programma. Altri 400 uomini di
scienza, fisici, matematici, chimici, biologi, agronomi, tossicologi hanno firmato
un appello contro l’accelerazione dei programmi nucleari.
Ovviamente, se tutte queste persone ed
enti hanno preso ima simile posizione
contro l’industrializzazione dell’atomo, vi
devono essere dei motivi fondati. La gente ne sa poco delle centrali nucleari: sa
solo quanto le raccontano gli enti (ed i
loro emissari) interessati a costruirle, e
che cioè essa è più economica di quella
« tradizionale », e più « pulita ».
La realtà, invece, è assai diversa. Ad
esempio — secondo le dichiarazioni rilasciate da uno degli scienziati francesi firmatari di un « libretto arancio » contro
i pericoli delle centrali nucleari — la vita
di uno di questi complessi è di circa vent’anni, dopo di che il suo smantellamento ha un costo pari almeno a quello della sua costruzione, col risultato che la
competività va a farsi benedire. Circa la
possibilità di essere indipendenti, anche
questa è una fiaba, specie per Francia e
Italia: si tratta di cambiare dipendenza
e, nel caso specifico, di esserlo totalmente dagli Stati Uniti, che fin da ora hanno
già fatto sapere che i prezzi saliranno
perché di uranio non ne hanno abbastanza.
Circa la sicurezza, le sempre possibili
anomalie di funzionamento (documentate in USA, dove vi sono parecchie centrali nucleari in funzione) possono danneggiare anche molte generazioni di uomini, specie di fronte a fughe di materiale radioattivo.
Infine, per quanto concerne la « pulizia », contrariamente a quanto si crede,
una centrale di tal genere, oltre che a
scaldare mari e fiumi molto più di quelle termoelettriche, con gravi ripercussioni sull’equilibrio animale e vegetale, pone gravissimi e non risolti problemi di
rifiuti radioattivi, la cui pericolosità si
misura in secoli e in millenni.
Con tutto ciò non si vuol dire che l’elettronucleare non debba essere usata
per nulla. La cosa va però fatta colla massima prudenza e solo per una bassa percentuale di bisogno, tanto più in vista
dell’energia del futuro che si alimenterà
alle fonti calorifiche del sole e della terra
stessa.
Questi sono comunque i motivi reali
(sia pure appena accennati) che consigliano una molto cauta applicazione dell’energia nucleare. Si tratterà ora di vedere se anche in Italia — di fronte al recente impegno quinquennale del ministro
del l’industria Donat-Cattin — vi saranno
sufficienti pressioni sul potere politicoeconomico e soprattutto se questo potere sarà disposto a considerare seriamente che l’interesse collettivo, già così duramente provato in tanti settori, è più
importante di quello della solita élite al
comando.
Governa
anche troppo
In una precedente delle nostre annotazioni abbiamo avuto occasione di accennare ai commenti fatti dallo scià dell’Iran all’attuale situazione di crisi, particolarmente pesante in Europa. Al giornalista che lo intervistava egli fra l’altro
diceva che alcuni paesi occidentali « non
sono governati ».
Nei giorni scorsi, proprio da lui in per
sona. Reza Palhavi, ci è giunto l’esempio
pratico di come si deve intendere il modo di governare. Egli ha deciso di sciogliere le due formazioni politiche esistenti — che formalmente davano l’impressione di un sistema bipartitico all’americana — e di raccoglierne gli iscritti in
un partito unico denominato « Resurrezione dell’Iran ».
Non è che — nella sostanza — le cose
cambino molto, dato che i due partiti
preesistenti: « Nuovo Iran » e « Partito
del Popolo » erano ambedue ligi alle direttive di palazzo. Al riguardo, a Teheran, la capitale, circolava lo slogan che
se il primo partito era quello del « sì », il
secondo era quello del « naturalmente ».
Comunque anche questo velo, sia pure
molto trasparente, è caduto ed ha ulteriormente rivelato il vero volto del « modo di governare » dello scià. Infatti, unitamente all’annuncio della costituzione del
partito unico è anche stato rivolto a tutti gli oppositori 1’« invito » a lasciare il
paese, sotto pena di andare a finire negli
incartamenti apparsi su un giornale europeo, e dai quali si ricava (ad ulteriore
conferma di quanto già si sapeva) che la
pratica della tortura viene regolarmente
usata dalle varie polizie dello scià.
In una recente intervista, egli ha precisato che « adesso abbiamo ciò che vuole il popolo, ed infatti al partito unico ha
aderito tutta la nazione ». Il re continua:
« Ogni iraniano è nel partito, ed è appunto questo che è molto diverso dalla
Russia, dove solo 10 o 15 milioni di abitanti sono membri del loro partito, su
una popolazione di 250 milioni di abitanti ».
Lo scià è infatti ricorso ad una soluzione veramente geniale: ha iscritto al
suo partito tutti i nati iraniani e ha fatto
diventare la relativa tessera un vero e
proprio certificato anagrafico di cittadinanza.
Roberto Peyrot
ANTIFASCISMO
Pubblichiamo la mozione del Consiglio della FGEI sul tema antifascismo
i fronte ai recenti gravissimi atti di
violenza fascista, resi possibili, in
particolare a Roma, dalla libertà d’azione inconcepibilmente concessa agli squadristi dalle autorità dopo l’uccisione del
fascista greco Mantekas, e in considerazione dei gravi riflessi politici che si possono determinare ora e nei prossimi mesi
nella situazione italiana, riteniamo urgente richiamare i gruppi FGEI e tutti gli
evangelici ad una concreta mobilitazione
antifascista, nel quadro di un impegno
politico che mantenga tuttavia prior’taria
la lotta ai responsabili e ai complici del
fascismo, in gran parte identificabili nel
partito democristiano e in alcuni organi
dello stato.
A questo proposito;
1 Ricordiamo la mozione approvata
‘ dal Consiglio FGEI subito dopo la
strage di Brescia (Napoli, 8-9 giugno ’74,
cfr. GE n. 29) nella quale, riconoscendoci
pienamente nella risposta antifascista di
massa data sulle piazze dai lavoratori,
chiedevamo ai partiti di sinistra iniziative
per lo scioglimento del MSI-DN, per il
blocco dei finanziamenti al partito fascista, per consentire il pieno svolgimento
delle indagini sulle responsabilità dei
mandanti nelle « trame nere », perché
fossero rapidamente giudicati gli esponenti del MSI-DN per cui il parlamento
aveva dato autorizzazione a procedere.
9 Comunichiamo di aver aderito, in
occasione dell’apertura della campagna per la raccolta delle firme, all’iniziativa popolare promossa da 60 Consigli di
fabbrica per la presentazione di una legge
la settimana internazionale
a cura di tuli io viola
VERSO LA DISFATTA TOTALE?
È questo l’imminente epilogo del
Vietnam del Sud? Noi non abbiamo informazioni sufficientemente ampie ed aggiornate, per poterlo affermare con sicurezza, ma lo riteniamo molto probabile.
« La caduta di due nuovi capoluoghi di
provincia, Quang Ngai e Tarn Ky, investiti dalle forze comuniste nella giornata del
24 marzo, segna una nuova svolta nel decorso delle operazioni di guerra nel Vietnam del Sud », leggiamo su « Le Monde »
del 26.3.’75. « Le due località sono infatti
situate sulla costa orientale del paese, talché questo si trova ora tagliato in due.
Le città di Hué e di Danang sono ormai
isolate, e le forze armate di Saigon non
possono pm accedervi per via di terra »
Nel suo articolo di testa, il giornale
così commenta la situazione del Vietnam
del Sud: « Alla sconfitta militare s’aggiunge il disordine crescente provocato
dall’esodo di quasi 900 mila profughi scaraventati sulle strade del paese, sconvolti e (per così dire) calpestati dal passaggio delle truppe governative in catastrofica ritirata. La nuova sistemazione, molto
aleatoria, di quei profughi in regioni rimaste sotto l’autorità del governo di Saigon potrebbe costare, secondo gli esperti
americani, da 40 a 100 milioni di dollari.
Una tal somma sarebbe indubbiamente
sufficiente a completare la disorganizzazione dell’economia sudvietnamita, già
considerevolmente indebolita da un’inflazione galoppante.
Il risultato d’una tale situazione è quello di creare un clima generale di disorientamento, che potrebbe ormai arrivare a
Saigon. Già la stampa di Saigon, per
quanto sia strettamente sorvegliata, comincia a chiedersi se il Vietnam del Sud
sia ancora dotato d’un vero governo, o se
invece il regime non stia slittando, senza
opporre resistenza, verso l’annientamento.
Questa domanda merita, in ogni caso,
d’esser posta. L’offensiva delle forze 'comuniste ha anzitutto l’evidente obiettivo
di provocare l’eliminazione del generale
Thieu, cioè di colui che tanto il GRP
( = Governo Rivoluzionario Provvisorio)
quanto il governo di Hanoi si rifiutano
di considerare come un possibile interlocutore per l’applicazione degli accordi di
Parigi. Così delle situazioni parallele, almeno in parte, son venute a crearsi a
Saigon e a Phnom-Penh, dove l’eliminazione del maresciallo Lon Noi sembra essere, in modo del tutto analogo, una con
dizione pregiudiziale, indispensabile per
poter iniziare un negoziato.
In entrambe le situazioni, le vere scelte sono nelle mani degli USA. Infatti tocca a Washington di decidere se intende
ancora sostenere dei regimi che, giunti
ai limiti dello sfacelo, confermano la propria incapacità di crearsi delle strutture
politiche abbastanza solide per mettersi
al riparo dalla distruzione militare. Il
Congresso USA s’è dichiarato non disposto a tanto. Rimane Kissinger, lo sfortunato del M. Oriente: sappia anche lui imparare la lezione del fallimento della sua
politica in Indocina; cerchi (come gli
suggerisce il “New York Times") di “salvare dal naufragio almeno qualcosa: un
resto d’umanità e d’onore’’ ».
PORTOGALLO: TEMPO D’ATTESA
Ciò che sta avvenendo nel Portogallo non può esser giudicato col metro
di altri paesi. Provate seriamente a far
dei confronti, e vedrete che il vostro discorso non conclude. Nell’attesa, ci sembra che una valutazione provvisoria, ma
molto obiettiva ed equa, sia stata fatta
dal leader socialista francese François
Mitterrand (il 20.3, riportata su « Le Monde » del 22.3):
« Il pluralismo dei partiti, la molteplicità delle opinioni e la capacità di queste
ad esprimersi, sono una regola fondamentale di quella democrazia nella quale credono i socialisti. (...) Ma non dimentichiamo che nel Portogallo v’è stato, semplicemente pochi giorni fa, un colpo di
Stato, o un tentativo di colpo di Stato e
che, a partire dal 25.4.’74 (...), v’è stata
colà una tensione costante, una situazione rivoluzionària.
Pertanto, se esistono in Portogallo
gruppi di persone che cercano l’azione
violenta al difuori della legge, sia per, restaurare la dittatura, sia per creare una
situazione impossibile da mantenersi o
da definirsi, perché le conquiste stesse
della democrazia rischierebbero di perdersi, se tutto questo è vero, allora convinciamoci che il problema portoghese
ha degli aspetti particolari. Ma se dovesse esser compromessa, in modo istituzionale e costante, la capacità, per un partito politico, d’esprimersi liberamente, di
presentarsi alle elezioni, allora io direi
che la democrazia sarebbe in pericolo ».
che consenta lo scioglimento del MSI, in
quanto partito fascista.
Q Sottolineiamo che questa adesione, e
' la conseguente campagna per la raccolta delle firme cui i gruppi FGEI sono
invitati a partecipare attivamente, nel modo più unitario possibile con altri gruppi
e forze democratiche, rappresenta solo un
aspetto, sia pure importante di quella più
generale azione antifascista che oggi è necessaria.
Infatti, nessuno dei promotori di tale
iniziativa si illude di poter abolire 3 milioni di voti missini con una legge dello
stato, di questo stato borghese; né si crede di poter combattere il fascismo con un
provvedimento legislativo. E’ chiaro che
il fascismo potrà essere definitivamente
sconfitto solo nel quadro della lotta per il
socialismo che è l’unica vera strada anche
per la difesa della democrazia e per cambiare le condizioni economiche, sociali e
politiche che nutrono il fascismo. Il significato dell’iniziativa per lo scioglimento
del MSI — come del resto l’azione intrapresa da Bianchi d’Espinosa, tuttora ostacolata, e la recente petizione del PO che
chiede la rigorosa applicazione delle leggi e un chiaro indirizzo politico contro 1
fascisti, e che appoggiamo — è quello di
rappresentare, anche sul piano istituzionale, una risposta antifascista concreta alla mobilitazione popolare e di massa che
resta il momento essenziale dell’antifascismo, come ha dimostrato la manifestazione di Milano del 7/3.
In questo senso abbiamo aderito alla
iniziativa per lo scioglimento del MSI:
essa infatti rappresenta oggi un terreno
di grande unità di base fra le masse popolari e democratiche, e al tempo stesso
un terreno concreto di verifica per l’antifascismo proclamato a parole da varie
forze politiche, dunque un terreno di lotta
alla DC e al suo ruolo reazionario.
A Sollecitiamo dunque i gruppi FGEI
e le comunità evangeliche perché,
dove è possibile, promuovpo o partecipino a comitati unitari antifascisti di base, nei quartieri, nelle scuole, nei luoghi
di lavoro, che intervengano nei vari momenti della mobilitazione antifascista (mostre - pronaganda - manifestazioni - raccolta delle firme - impedimento dei comizi fascisti - difesa dei democratici minacciati contro le aggressioni, ecc.) e colleghino onesto impegno antifascista alla
chiara denuncia delle responsabilità DC,
dello stato e quindi alle lotte contro i
programmi d’ordine di Fanfani e quelli
economxi del governo Moro.
Er Invitiamo anche i gruppi FGEI a
promuovere, nel quadro del trentennale della Resistenza e in occasione del
prossimo 25 aprile, iniziative antifasciste
aH’intemo delle comunità evangeliche, legate alla situazione politica attuale e alla
necessità di combattere la risorgente teoria degli « opposti estremismi ».
Il'Consiglio FGEI - Venezia 8/9-3-75
Hanno collaborato: Giovanni Anziani,
Umberto Bert, Dino Gardiol, Beniamino Grill. Giovanni Peyrot, Eugenio
Stretti, Liliana Viglielmo.
^ Hué è poi infatti caduta lo stesso
giorno 26.3.
Comitato di Redazione: Bruno Bellion, Valdo Benecchi, Gustavo Bouchard, Niso De
Michel is, Ermanno Genre, Roberto Peyrot,
Paolo Ricca, Giampaolo Ricco, Bruno Rostagno, Giorgio Tourn, Tullio Viola.
Direttore responsabiie : GINO CONTE
Direttore: GIORGIO TOURN
Amministrazione: Casa Valdese, 10066 Torre Pel lice - c.c.p. 2/33094 intestato a L'Eco
delle Valli - La Luce - Torre Pellice
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Una copia L. 100, arretrata L 150
Cambio di indirizzo L. 100
Inserzioni: Prezzi per mm. di altezza, larghezza una col.: commerciali L. 100 - mortuari L. 150 • doni 50; economici L. 100
per parola.
Reg. al Tribunale di Pinerolo N. 175
8 luglio 1960
Coop. Tipografica Subalpina - Torre Pellice