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Roma, 18 Aprile 1908
Si pobbllea ogni Sabato
ANNO I - N. 16
Propugna gl’interessi sociali» morali e religiosi in Italia
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Italia : Anno L. 2,50 — Semestre L. 1,50
Estero : » » 5,00 — « « 3,00
Un numero separato Cent. 5
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: AnnimSTRAZIOME : Via Maziooak, 107
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SOMMARIO :
Gli avvenimenti del giorno — E noi plaudiamo, V.
Garketto — Cronaca del movimento religioso —
I nuovissimi campioni della libertà, E. Eivoiee —
La lustra e l’allodola, E. Piva — Fatti e idee —
II Padre Giacinto Loyson nella questione TyrrellLoisy — Leggendo l’Evangelo — Questioni sociali e morali : Femminismo, L. Clerico — Attacchi
e difese : Gli Esseni e il Cristianesimo, E. Mbynier
— Problemi di educazione e distruzione: La
guerra ai tiranni, E. Bertalot — Pagine di storia ;
I barbi, G. Jalla — La dottripa cristiana spiegata
al popolo ; Il IV Comandamento del Decalogo, u. j.
— Informazioni — Bibliografia •— Appendice ;
Eroine valdesi, Monologhi di T. Gay.
AVVISO IMPORT^fiTE
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6LI ÍIÍI9EHI1HEHTI DEL GIORNO
*
* .t!
Noi siamo ancora qui in Roma tutti atterriti e commossi. Un truce misfatto è stato consumato : un povero giovane, soldato del genio, é stato ucciso barbaramente fuori Porta Pia da quattro teppisti briachi.
Perchè ? Perchè al teppista uccidere un uomo sembra
un divertimento, uno spasso ! La cittadinanza ha mostrato la sua indegnazione e la sua profonda pietà
pel povero giovane trucidato, profondendo fiori
gentili sulla sua bara; i compagni l’hanno pianto amorosamente, avendolo conosciuto di animo mite ; i genitori desolati sono accorsi a baciarlo per 1’ ultima
volta.... Quel funerale ! Lo ricorderemo sempre, tanto
era commovente. Il cielo plumbeo, la pioggerella sottile
e insistente accrescevano la mestizia della cerimonia ;
pareva che tutto piangesse.
t erto è che in tutti era un sentimento, esprimentesi in una domanda : possibile, dunque, che non si
possa in una città civile essere sicuri di tornare a
casa propria, quando si è andati fnori ? La domanda
è tanto più naturale, in quanto, appena avvenuto,
l’orribile delitto, di cui parliamo, la teppa pare che
voglia rispondere al fremito di esecrazione con un
risveglio della propria attività intensificata. Ecco
una o due sere dopo un onesto impiegato costretto a
servirsi della rivoltella, nelle vicinanze di S. Maria
Maggiore, per liberare sè e la propria signora dall’assalto di tre teppisti ; ecco Mereoledì un soldato di
cavalleria aggredito in Via Magenta da tre malfattori, i quali lo provocano e Io minacciano co’ coltelli,
e i quali sono impediti nel loro malfare dallo intervento provvidenziale di alcune guardie di P. S. che
con le rivoltelle in pugno costringono i malviventi
a lasciarsi arrestare.... Oh, dunque, non si può rimediare ?
Noi invochiamo la protezione delle autorità sui
cittadini pacifici, i quali hanno pure il diritto di
passeggiare per le vie della Capitale. E non solo
della Capitale, ma di tutte !é città, nelle quali, più o
meno, fiorisce la brutta pianta della teppa. Perchè
i 1 fatto avvenuto a Roma non è nuovo e non è peculiare a Roma ; ma questa alma mater è mater anche, purtroppo, in questo genere di fenomeni.
E Si capisce : qui convengono da ogni parte d’Italia
elementi spurii, spesso rifiutati e rigettati altrove.
L’uccisore del soldato, in fatti, non è romano.
Noi invochiamo protezione !
♦
« «
Per non uscire ancora da Roma, parliamo del principe Bùlow, nostro ospite gradito, il quale viene a
prender possesso di una villa recentemente acquistata. Naturalmente approfitta della occasione per
iscambiare qualche parola ^con i nostri reggitori e
(come lare altrimenti quaii(‘tìo si ha sulle braccia la.^
questione polacca ?) con i|;^o,?j^mo Gerarca del
licesimo-romano.
Non ripeteremo ciò che dicemmo a proposito della
visita dell’imperatore Guglielmo a Venezia; ma vogliamo aggiungere poche considerazioni a quelle già
fatte.
Non sappiamo perchè, accogliendo il principe Bùlow,
la nostra stampa ragiona in modo, che quasi si potrebbe supporre ci sia ancora da scoprire l’amicizia
esistente tra la Germania,e l’Italia.
La cosa è fortunatamente vecchia e risaputa; se
qualche nube ha potuto o|fuscare la serenità de’ rapporti italo-tedeschi, adoperiamoci a dissipare quella
nube ; ma non diamoci 1’ aria di scoprire per la prima
volta che l’imperatore ci Vuol bene e il principe suo
cancelliere anche»
Quest’ ultimo è tanto innamorato di noi, che, vi ricordate? ci rimproverava ¡di fare qualche giro di
waltzer con la Francia. Gelosia di amante !
Salutiamo il cancelliere! e ci auguriamo- che la
grande nazione tedesca sia sempre l’amica della grande
nazione latina.
*
« •
La Corte d’ Assise di Milano ha condannato don
Riva a 16 anni di reclusione 6 a 600 lire di multa ;
la Fumagalli a 10 mesi di reclusione. Don Bongo e
la Disperati sono stati assolti per inesistenza di reato.
Perchè i giornali clericali, che, appena scopertisi i
fattacci dell’ Asilo della Consolata, rifiutarono qualsiasi' solidarietà con la Fumagalli dicendola falsa
suora, sono furibondi contro la sentenza? Non rispondiamo; i lettori giudichihò da se medesimi.
Noi vogliamo essere sereni. E nella serenità diciamo: male fanno coloro che afferrano il primo annunzio di uno scandalo clericale per dare addosso al
prete botte da orbi, perchè spesso 1 processi riducono
le proporzioni degli avvenimenti ; male fanno coloro
che, sbolliti i primi furori anticlericali, cercano di
prendersi una rivincita, quasi negando, occultando
ciò che di vero pure esiste negli scandali denunziati.
Il processo odierno riduce a due i colpevoli ; ma
afferma che ci furono colpevoli. Il processo odierno
sfronda molte delle accuse fatte alla Fumagalli; ma
afferma che la Fumagalli noti è una santerella. .
E il processo odierno, caricando la dose per don
Riva, insegna quello che altra volta dicemmo su queste colonne: il prete è un pericolo permanente^ a cagione della innaturaleeza in cui è costretto a vivere
G poi plaadiaiDO
Verremmo meno a noi stessi e alla nostra grande e nobile missione, se non segnalassimo un fatto degno di rilieyo' non
solo, ma degno eziandio di encomio.
Dopo il doloroso eccidio\dÌ piazza del
,Gesù in Roma, .sono apparsi sul giornale
L'Avanti ! certi articoli di P’Wino Morgan, nuovo direttore;': del foglio socialista e
vecchio soldato fornito di esperienza, ne’
quali il buon senso, ripiglia i propri diritti
inalienabili con risoluta e ferma mano, e
si ripresenta al partito che già lo conobbe
e l’onorò per gridare a tutti : basta così!
torniamo addietro, alle nostre
avvenire più beilo ! ' i
Oddino Morgari non é scrittore togato;
ma riesce efficacissimo nella sua semplicità, perchè tutto il suo dire posa sulla
realtà;, sui fatti ; il, suo. ragionamento zampilla fresco e chiaro dalle cifre statistiche,
eloquentissime, già di per se stesse. Egli
vuol provare quanto segue : gli eccidi proletari non servonó al progresso del proletariato, ma al consolidamento ' degli avversari, i quali, tutte le volte che eccidi
sono avvenuti in Italia, ne ban sempre
ricavato molto frutto. Dunque ? Dunque,
finiamola di spargere sangue inutilmente ;
tanto non profittiamo nulla. E come ? Combattendo quella funesta tendenza, che da
qualche tempo infuria come una follia fra’
socialisti : la tendenza a riguardare l’agente
della forza pubblica come un.nemico, come
una cosa trascurabile, a cui impunemente
si può recare insulto ed offesa. La sassaiuola, infatti, è tanto deplorevole quanto
la scarica micidiale degli agenti. Or, perchè si dovrebbe così altamente strillare a
cagione delle baionettate e delle scariche
e non a cagione delle sassaiuole che feriscono come le baionettate e come le pallottole 1 E qui il Morgari osserva giustamente che negli ordini del giorno non si
è mai detta una sola parola di condanna,
non si è mai deplorata la violenza delle
masse, spesso provocatrici, sempre troppo
baldanzose e irrispettose. Educhiamo, adun
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LA LUCE
que, al rispetto per tutti gli uomini comunque vestiti, evitiamo lo ^scatenarsi dell’ odio ; smettiamo le maniere brutali e irruenti, dalle quali non possiamo aspettàrci
che danno e mina.
11 Morgari non è rimasto solo in questa
idea ; l’avvocato Pozzi lo ha seguito con
una conferenza, di cui il titolo {Rispettiamo
per essere rispettati) dice il contenuto ;
Filippo Turati in interviste e in articoli
pieni di calore gli viene in aiuto.... È tutta
una nuova orientazione, insomma, è tutta
una purificazione ; il partito socialista si
arresta, guarda indietro, fa i conti di casa
e si persuade che ha speso pazzamente
le proprie risorse.
E noi plaudiamo con tutta la nostra
forza ; plaudiamo a questi propositi di pace
e di quiete ; plaudiamo a questo trionfo
della mitezza e della compostezza ; ed au. guriamo che i socialisti, spogliatisi di abiti
indecenti e indecorosi, espulsi gli elementi
facinorosi e forsennati, compiano la loro
missione di cmltà in mezzo alla simpatia
di tutti i buoni, che tanto più li ameranno
quanto più li vedranno educati ed educatori.
E plaudiamo, perchè nel trionfo della
mitezza vediamo il trionfo di un principio
cristiano, fin qui troppo spezzato e deriso
da molti socialisti autorevoli.
Direte ancora, signori, che il Cristianesimo è degno solo de’ deboli sol perchè
consiglia, impone, anzi, di astenersi dalla
violenza ?
Vito Gappetto
Cronaca del jlliofinunto religioso
ITJLZ.IA.
Inaugurazione dì una Chiesa Evangelica
A Parma la Chiesa di S. Salvatore è stata consacrata al culto evangelico Domenica, 12 Aprile, alle
ore 10,30, con un discorso del dott. E. Piggott, già
Presidente della missione Wesleyana in Italia.
Egli trattò questo soggetto : OesU che spiega il suo
Evangelo.
La sera dello stesso giorno, alle ore 20, il Sig. Giovanni Gualtieri, ministro a Gremoua, tenne una conferenza.
Ed ecco il resto del programma per tutta la settimana :
Lunedi, 13 Aprile, ore 20, Conferenza sul tema :
Maggiore di Oiona e di Salomone. Oratore : dott Enrico Piggott.
Mercoledì, 15 Aprile, ore 20, conferenza del Sig.
Giov. Gualtieri.
Giovedì, 16 Aprile, ore 20, conferenza del sig. G.
Della Torre, ministro a Spezia.
Venerdì, 17 Aprile, ore 10,30, culto del Venerdì Santo.
Noi ci rallegriamo di questa nuova conquista, di
questo nuovo passo in avanti dell’opera evangelica.
Il processo per i disordini di S. Benedetto de’ Marsi
I nostri lettori sanno già che a S. Benedetto de’
Marsi i papisti si erano mossi a tumulto contro gli
evangelici e che, perciò, il Governo avea provveduto
alla tutela all’ordine con l’invio di notevoli forze dì
P, S, Ora aggiungiamo che fu iniziato processo contro
i provocatori de’ disordini e che il dibattimento è incominciato Sabato, 11 Aprile, davanti al pretore di S.
Benedetto.
Siamo in grado di dare sulla prima giornata del
processo i seguenti particolari :
L’invadenza dell’avv. Paladino, della difesa degli
imputati (papisti), ha dato orìgine a numerosissimi e
vivaci incidenti tra avvocati delle due parti ; infittii
il suddetto avvocato, tutte le volte che qualche testimone parlava favorevolmente agli evangelici, cercava
con abili manovre di imbrogliarlo e di irretirlo. Gli
incidenti poco mancò non facessero nascere un vero
pugilato tra’ difensori. Difendono gli evungelici l’avv.
Pasquale Lo Ee, nostro fratello, e l’avv. Vidimari di
Avezzano, socialista e amico nostro.
L’udienza è stata rimandata a Giovedì, 16 Aprile;
e noi speriamo di poter pubblicare la sentenza. Intanto,
continuando nella nostra cronaca, completiamo il resoconto della prima giornata, dicendo quale sia la tesi
su cui poggia la difesa degli imputati.
I veri provocatori; dicono gli avvocati de’ papisti,
sono stati gli evangelici : giacché, avendo il parroco
scritto al ministro evangelico Besesti che il 1- articolo
dello Statuto deve intendersi nel senso che la tolleranza
dello Stato verso gli evangelici è perfettamente uguale
a quella dello Stato verso i partiti sovversivi, gli evangelici provocarono i disordini per dimostrare al popolo
che non di tolleranza si dee parlare, ma di eguaglianza
vera e propria di tutti i culti. E i difensori appoggiano la tesi servendosi del fatto che il Governo inviò
carabinieri e soldati ! Ciò in linea di fatto. In linea di
diritto, essi si propongono di dimostrare l’irresponsabilità della folla. Questa teoria, per quanto scientifica, se
fosse applicata nel senso de’ difensori, verrebbe a significare che i linciaggi, per esempio, e le violenze popolari d’ogni specie sono permessi. Che bella cosa !
In attesa della sentenza, auguriamo a’ valorosi patrocinatori de’ diritti e della libertà de’ nostri fratelli
un completo trionfo, che sarà insieme il trionfo della
giustizia. Essi non vogliono vendette e punizioni, ma
vogliono che almeno le turbe sieno persuase dalla parola
solenne dell’autorità* giudiziaria ad usare tolleranza e
a nutrire rispetto per tutte le opinioni onestamente
professate.
*
* *
Speravamo di potere in questo stesso numero del giornale dare, anche sommariamente, notizia delia sentenza ;
ma, non avendo ricevuto alcun comunicato fino al momento d’andare in macchina, invitiamo i lettori ad
attendere fino al numero pro.ssimo.
Il Congresso di Benevento
Ne’ giorni 22 e 23 di ^Aprile si adunerà in Benevento un Congresso di giovani cattolici-romani dell’ Italia Meridionale (compresa la Sicilia), al quale interverranno, si dice, numerosi giovani di Associazioni cattoliche e alti personaggi del mondo romano e clericale.
Sarà il primo congresso del genere nell’Italia Meridionale
che non vuol rimanere addietro alla Settentrionale, ed
avrà i.ignificato grandissimo.
Si avranno ribassi ferroviarii e si tratteranno i seguenti temi :
I. Organizzazione giovanile.
II. Cultura religiosa.
III. Cultura sociale.
IV. Educazione fisica :
V. Azione giovanile.
Presiederà il Congresso f avv. Pericoli di Eoma,
nome conosciutissimo nel campo clericale. Interverranno : il prof. Coviello (dell’ Università di Catania) ;
l’on. Cameronì e 1’ on. Cornaggia ; il card. Lualdi ;
molti vescovi dell’ Italia Meridionale.
SVIZZERA
Una conferenza del prof. Flonmoy
L’illustre professore, onore delle scienze psicologiche, ha portato la sua autorevole parola nella grande
questione -che si dibatte a Ginevra intorno all’ assetto
da dare alla Chiesa in seguito alla separazione dallo
Stato.
Egli ha parlato nel tempio della Fasterie sul tema :
Patrie e Religión, invocando T unione e la concordia
di tutti i protestanti per assicurare la vita delia Chiesa
evangelica ginevrina, che fece la grandezza della patria e che dovrà essere sempre la sua forza migliore.
Noi non possiamo pronunciarci su tutte le idee
espresse dal chiaro scienziato, essendo le questioni da
lui trattate fuori della nostra portata : gli elementi
per un esatto giudizio ci sfuggono naturalmente a
tanta distanza dall’ ambiente cui egli si rivolgeva.
• Ma segnaliamo il fatto come una cosa bella e rallegrante, giacché troppo si è detto e si ripete che la
scienza ha messo in un cantuccio la religione e più
I non se ne occupa.
FRANCIA
, , ,, Il nuovo libro di A. Loisy
Illifi;© dì A. Loisy {Qaelques lettres) che noi annunziammo nel numero della scorsa settimana, prima
che fosse pubblicato, è già in vendita e già suscita
qnel rumore che si era preveduto. Il Matin di Parigi
stampa una lettera ad un canonico, nella quale il Loisy
polemizza intorno al Giudizio finale e spiritosamente
e fieramente risponde al suo esortatore. Noi ne riparleremo, quando potremo farlo con piena coscienza.
Una prossima lettera papale
Eiceviamo da Parigi VEclair del giorno 13 aprile^
in cui si annunzia che alcuni prelati francesi, reduci
da Eoma, hanno dichiarato che il Papa farà presto sapere il suo pensiero intorno alla legge sulla fondazione
di messe per mezzo di una lettera, che sarà indirizzata
al decano de’ cardinali francesi.
Gli organi vaticaneschi non smentiscono recisamente
ma fanuo molte riserve ; non sappiamo, quindi, che
cosa ci sia di vero neU’ìnformazione à.Q\VEclair.
GERMANIA
Un centenario
I protestanti tedeschi celebreranno il giorno 21
Aprile il centenario della nascita di J. H. Wichern,
fondatore degli stabilimenti del Eauhes Hans, presso
Amburgo, ed iniziatore delle opere di rilevamento so
ciale nel secolo XIX, Egli è stato chiamato il più
grande filantropo cristiano della Germania moderna.
I mmimi campioni della liberta’
'S
Era facile prevederlo. Il provvedimento governativo
circa riusegnameato religioso nelle scuole elementari
non ha conteatanto nissuno, come tutte le mezze misure, e meno di tutti i clericali.
Avete udito il baccano fatto dal congresso cattolico
di Genova ; proteste a Giolitti, accuse d’incostituzionalità e di violazione di legge lanciate contro il regolamento Eava, minaccie di ricorrere alle vie giudiziarie, votazione d’infiuiti ordini del giorno bellicosi e
frementi, piani dì battaglia... insomma, un putiferio,
un finimondo.
Ma infine, si potrebbe domandare, chi sono e cosa
vogliono questi cattolici ? A sentirli, essi soli sono
ossequenti alla legge e ne sono gl’iuterpreti autorizzati ; essi soli sono i veri patrioti e della patria hanno
a cuore la vera grandezza ; essi soli sono i custodi
incorrotti della morale e della religione ; essi soli rappresentano la nazione e ne interpretano i sentimenti
e le aspirazioni ; essi soli sono da tenersi in conto e
hanno diritto a imporre il loro volere.
Chi sono e cosa vogliono ? Ma sono i paladini della
libertà ! Lo hanno riepiitameute affermato nel loro con
gresso, e il conta del sacro romano impero, Soderini,
ha esclamato : « noi scenderèmo in campo per difendere
la libertà. Libertà ed insegnamento religioso saranno
la nostra bandiera » Chi mai se lo sarebbe aspettato
che i difensori della libertà dovessero venire da quella
parte ? Eppure è proprio cosi. Coloro che della libertà
hanno sempre fatto strazio, negandola agli altri e confiscandola per proprio uso e consumo ; coloro che anche al presente non sono liberi di pensare, parlare o
scrivere se non in conformità alle idee della Curia romana ; coloro che hanno per Vangelo il Sillabo che è
la condanna più esplicita di tutte le libertà si levano
a difendere la medesima ! 1 Che gioco è mai codesto ?
E sempre l’antico gioco. Chi tenta emanciparsi dal
giogo della Chiesa diventa un sovvertitore e un tiranno; ogni privilegio ifuiquo tolto alla chiesa e ogni
tentativo di porre tutti i cittadini sopra un piede di
uguaglianza di fronte alla legge, diventa un attentato
alla libertà ; dei papisti s’intende. E allora essi strillano come aquile spennacchiate e sentono il bisogno
dì scendere in campo.
E sapete in che modo la vogliono difendere codesta
libertà, nel caso concreto attuale ?
Eendendo obbligatorio nelle scuole rinsegnamento,
non del Vangelo, ma della dottrina loro ; estendendo
queir insegnamento (l’appetito viene mangiando) alle
scuole secondarie e fino alle università, dovè si dovrebbero istituire cattedre di teologia romana ; formando
in ogni comune dei comitati di sorveglianza per com
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3
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LA LUCE
battere i coni*iglieri non afBgliati alla setta, vigilare
snll’andamento della scuola e proporre all’autorità competente i provvedimenti da prendersi contro quei maestri che non insegnassero secondo i concetti del parroco e dei padri di famiglia cattolici apostolici romani,
e altre misure consimili ugualmente liberali ! E questo si chiama difendere la libertà ! Ci vuole una bella
faccia fresca.
Ma non ne avete abbastanza di libertà, o Girondini
di princisbecco ? Non vi è forse lecito d’insegnare quella
religione che volete e di moltiplicare i vostri istituti
di educazione, magari coi sistemi di Varazze, di Pallanza e di elusone ; e non state voi. in barba alla
legge, coprendo il paese di una fungaia di rongregazioni e di conventi di ogni genere e per tutti i gusti ?
Che cosa pretendete dunque, in nome di Dio ? La pretesa vostra, antica e nuova, è sempre la stessa : quando
non potete dominare e spadroneggiare, gridate all’ attentato alla libertà e scendete in campo magnanimi a
difenderla
Enniso l^iv/oire
oCcr lustra e Vallodola
Ma che chiasso per un matrimonio !
A leggere quel che si scrive sn per le gazzette c è
da credere che una persona, sol perchè si trova a
grande altezza, commetta una bassezza ad impalmare
una onesta figlia della borghesia plutocratica. Si grida
per le conquiste della libertà dal basso all alto e non
si vuol la libertà dall’alto al basso.
Tutti son di malumore ; i vecchi monarchici perchè
veggono manomessa una tradizione che lo stesso codice
civile par che sanzioni ; gli chanvinisti perchè non
vorrebbero legami con una nazione che ama gli italiani
— dicono — fino a permetterne il linciaggio ; l’aristocrazia perchè teme l’intrusione di costumanze che urtano contro le abitudini di quelle alte sfere sociali,
ed infine le ragazze da marito perchè sentono offesa la
propria bellezza dalla scelta fatta e dalla esaltazione
di una bellezza americana che — dicono — è come
un indovinello. E nessuno ha carità, nessuno ha
un medio solvente che rinnova gli attriti. Solo li. r.
Vaticano, maestro sempre in accomodements avec
le del, sorride di fronte ' agli ostacoli. ' Eppure la
maggior questione, il guaio più grosso è da quella parte.
Là non son più cose di mondo, son cose di Dio che
sogliono aggiustarsi. Ma la Chiesa non si sgomenta,
essa guarda, pensa, studia, poi si volta verso i grandi
scaffali del diritto canonico, afferra lo specifico, applica
e... fa sapone, dicono a Napoli.
»
«
E schiuma — si dirà — ma che importa ? Tutto
sta a trarne una bolla smagliante di colori. La signorina non vuol rinunziare alla propria fede ? Benissimo :
specifico N. 1 : impegni con giuramento la coscienza
dei propri figliuoli. La signorina rifiuta codesta orribile
condizione? Non importa: specifico N. 2 — specifico
N. 3, 4, 5 e via via.
Niente giova ? Specifico ultimo, da somministrarsi»
come l’ossigeno, all’agonia della speranza, questa volta
è mammona che provvede e, dinnanzi a lui, non resiste
più nulla, tutto è possibile : una elargizione accomoda
ogni cosa.
D: »!
Ma che colpo di testa ! E’ mai possibile ? - si dice
— Una persona cosi seria, che ha un passato cosi
glorioso, che ha in famìglia tante tradizioni e tante
sollecitudini cattolico-romane, giungere a dar di cozzo
a quel modo !
Eh via ! Voi dimenticate che la democrazia fu e
sarà sempre lo spavento dell’i. r. Vaticano, e che 1America è paese eminentemente democratico ; dimenticate che il matrimonio misto, se ben condotto, specialmente nella classe blasonata, fu sempre un’ arma potente di conquista per l’imperialismo papale e dimenticate, infine, la sottile arte della diplomazia pontificia.
Or non vi dice nulla ramicizia di un porporato con
una famìglia protestante ? E non vi par di veàere un
tentacolo che si allunga morbido e s insinua carezzevolmente per ottenere e recare alla piovra un nuovo
e più solido alimento ?
Colpo dì testa ? Ahimè ! Noi abbiam troppo stima
della saggezza italiana per credere che un italiano,
illustre altresì per intelligenza, valore e correttezza
abbia potuto usaré come uno scapigliato qualunque,
senza pensiero e senza consìglio. ingenuità non
è egli vero ? Eppure l’ingenuità non è al sno colmo.
C’è dell’altro. E questa quinta essenza della illusioni è
data dai nostri. !
La signorina — si dice — non si sottometterà a|le
esigenze della Chiesa ! Conosciamo troppo la fiereajza
degli americani per la loro fede quando hanno fe|e.
Sta bene, ma voi dimenticate una cosa ; l’eterno conflitto fra i bisogni dello spirito e i bisogni della carne.
Ah, sentite, quella benedetta Eiforma ha procacciato
di molte cose ottime non dico di no; ma convenite
che essa praticamente è il più tremendo legaccio per
l’uomo, è la .negazione più recisa della grande gioia
del vivere semndnm Romamm eedesium. Ma noi, noi
stessi, non lo proviamo questo legaccio ? Questa eejmpressione dei nostri slanci naturali ? Quante cose noi
vorremmo fare, che ci attraggono e ci fan pregustàre
nel pensiero il loro piacere immenso, ed ecco nella
nostra coscienza piantasi un despota, un tiranno che
grida : no ! e ci fa tremare. Santo tremore, dite jvoi
e lo dico ancor io ; ma non lo dicon tutti. I più dicéno
che fra due estremi la via giusta è quella di mezzoMaestra in ciò è la Chiesa Romana. Non sono i suoi canoni il prodotto della filtrazione di secolare esperienza
del cuo,re umano ? Deponete la vostra volontà nélla
volontà dell’i.r. Vaticano, seguite la sua via e ^oi
troverete l’armonia della vita, la gran gioia della
vita !... I
E perchè inveire contro le povere anime che | un
insinuante e dolce tentacolo trae alla novella v)ta,
mentre spremete lacrime alla vista delle allodole phe
accorrono alla lustra e cadono sotto il piombo micidiale ?
1?. Piva
fj»TTI E IPEE
La rcligiooe tli C. De Amicij
Arturo Graf scrive nella Nuota Autologia'. (1
Aprile 1908) un articolo su Edmondo De Ami|cis,
nel quale, parlando anche della religione di |lui,
dice : |
« Ho detto, e ripeto, che Edmondo De Adicis
si condusse al socialismo per vivo e puro spipto
di carità, intesa la carità .pel più alto e spirituale
significato che la parola comporta e richiede, non
nel gretto e farisaico che troppi le attribuiscono
Soggiungo, senza tema d’ essere smentito da chi
lo conobbe davvero, che egli fu un’ anima essenzialmente cristiana, il che tutt’ altro può voler lire
che cattolica, apostolica,; romana. Affermo che Cristo lo avrebbe riconosciuto per uno de’ suoi. Edmondo De Amicis non ebbe attitudini filosofichf di
pensiero, nè curiosità trascendenti. Non amò d indugiarsi in cospetto de’ grandi misteri, e t^to
meno si studiò di penetrarli. Rifuggiva istintivamente dall’ immagine della morte, e il pensiero ¡del
di là gli dava un leggiero senso di raccapriccio! Ma
non negava; e intanto viveva come se avesse risolutamente affermato. Materialista non fu ; qufesto
posso asseverare con tranquilla coscienza. Avvertimento a quei tardigradi, anzi spedati, sulle
del pensiero, che tuttodì fan professione di mate
rialismo, e si vantan d’ essere materialisti, senza
avere ancora scoperto che, non solo la specula
zione filosofica, ma la stessa scienza positiva
rigorosa e più autorevole è contro di loro >.
Qll operai inglesi sodo religioji
In Hebdo - Debats (13 Marzo) Jacques Bare,
scrive un articolo, che Minerva riassume, nel c
è messo bellamente in rilievo il carattere pr
demente religioso degli opeiai inglesi. Il Lai)
Party (Partito del lavoro) rigetta, dice 1’ au'
due dogmi del marximo ; la concezione materi«
delia storia e la lotta di classe. Il Bardoux. qu
racconta che avendo uno dei più popolari socii
dottrinarii, R. Blatchford, nei corso diuna vio'
polemica, scritto com’ egli non credesse in Dio
gasse l’efficacia della preghiera, questa professioii
fede fu adoperata abilmente dagli avversarli
Labour Party nelle elezioni del 1907 con
successo. La lezione fu salutare e i capi del
tito operaio si affrettarono a rompere ogni rela^
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ione
col pubblicista compromettente. Furono distribuiti
a centinaia di migliaia i fogli di propaganda nei
quali il Labour Party dichiarava essere suo intendimento di rispettare la convinzione religiosa di
tutte le coscienze.
Quando nel Gennaio 1908 si riunì a Hull il Congresso annuale del partito, i 600 delegati votarono
a unanimità, e senza discussione, una mozione nella
quale si confermava il culto della vita familiare e
il rispetto delle idee religiose.
Per r appunto, aggiungiamo noi con amarezza,
come si fa da noi ne’ comizii 11
DoDne contro dono«
Là gentile nostra abbonata di Londra, la quale
già scrisse alcune righe per il nostro giornale, ci
comunica ora un fascicolo della rivista Nineteenth
Century contenente un articolo della signora John
Massie, la quale non è molto entusiasta neppure
lei del movimento moderno detto femminista.
Molte delle argomentazioni della signora Massie
non sono peregrine; ma ella scrive bene e dice
con ischiettezza il proprio pensiero. Fra le altre
cose, che è inutile ripetere, ci pare degno di rilievo il giudizio di Goldwin Smith, su cui si impernia tutta la trattazione.- Il Goldwin sostiene che,
avuto il diritto al voto, la donna perderà tutta
r autorità grande di cui ha goduto fin qui, perchè •
ella sì porrà in antagonismo con 1’ nomo ; il che
sarà per la donna poco piacevole e poco utile, giacché la forza dell’ uomo, provocata, avrebbe sempre
ragione della debolezza della donna.
L’ osservazione dello Smith è giusta, ma' non sapremmo dire se essa sia opportuna. Noi crediama
che abbia ragione la nostra amica quando dice spiritosamente nella lettera con cui accompagna l’invio
della rivista : « ...in quanto a me penso che non si
arriverà mai a vedere uomini e donne accapigliati
per le vie, lottanti disperatamente e selvaggiamente
in vista di una questione... a meno che 1’ acquisto
del diritto al voto non significhi la cessazione della
vecchia costumanza, in virtù della quale gli nomini
sono i mariti delle donne e queste sono le madri
de’ égli degli uomini...! ».
11 Padre Giacinto Loyson
nella questione Tyrrel-Leisy
Nel nostro num. del 21 Marzo, discorrendo degli avvenimenti del giorno, rilevammo il giudizio
che Padre Tyrrell, in una conferenza tenuta a Parigi, avrebbe pronunziato nei riguardi dell’abate
Loisy di cui rilevava l’assenza completa di tendenza
mistica e la brutalità delle negazioni. Quel numero
del nostro giornale è stato letto dal Tyrrell ; ed
ecco che oggi il Padre Giacinto Loyson, amico del
Tyrrell e nostro, ci fa l’onore di scriverci una
lettera che comincia con la seguente rettifica :
. ... La Luce, ordinariamente bene informata,
non lo fu in ciò che concerne il preteso dissenso tra
il sig. Tyrrell ed il sig. Loisy. Ecco ciò che, a tal riguardo, mi ' scrive il sig, Tyrrell, al quale io avevo
comunicato il vostro articolo : * L’informazione della
Luce è una pura favola. Io non ho mai adoperate le
parole che mi sono attribuite. Io sono incompetente
in materia di critica. Se differissi dal sig. Loisy, non
sarei cosi vile da separarmi pubblicamente da lui in un
momento come questo. Le sue conclusioni possono
essere sconcertanti ed inattese ; ma, se sono vere,
noi dobbiamo accertarle ». « Io penso — cosi chiude
il padre Giacinto questa parte della sua lettera
— assolutamente come il sig. Tyrrell. »
Or noi diciamo a nostra giustificazione che la
notizia della conferenza Tyrrell ci venne da Parigi,
dove alcuni giornali la pubblicarono, quando non era
ancora il... 1 Aprile I L’amico che ce la trasmise la
credette vera e noi non potevamo a tanta distanza
controllare ciò che ci si scriveva.
Ma non è tutto. Nel nostro numero del 4 Aprile
4
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avevamo pubblicato un brano di lettera scritta dal
f*adre Giacinto ad un nostro collaboratore, in cui il
vecchio leone del pergamo cristiano emetteva un
interessante giudizio suU’opera dei modernisti, concludendo che « la critica dei testi e dei documenti
non ó tutto. Ci vuole anche il pensiero filosofico,
il rispetto della tradizione e il senso del mistero. »
Ora il Loyson è dolente di questa pubblicazione,
perchè la lettera era stata scritta in fretta ed a
titolo affatto personale e perciò esprimeva incompletamente il suo pensiero. A completarlo, egli nell’odierna sua lettera a noi aggiunge :
« ..... Il sig. Loisy compie una grande opera di
scienza, di sincerità, e di coraggio. Secondo me,
quest’opera non avrà punto per risultato di ruinare
le basi storiche del Cristianesimo, ma quello di preparargli fondamenta più solide che quelle della teologia tradizionale. » Il Loyson termina pregandoci
di pubblicare cotesta sua dichiarazione, cosa che
abbiamo fatta con piacere.
LEGGENDO L’EVANGELO
Resurrexit
Perciocché io vivo..
Gio. XIV, 20
Abbiamo mandata — com’era nostro dovere —
la lettera del Loyson, sopra riferita, al nostro collaboratore Ugo Janni che ci aveva comunicato
l’àttra lettera del P. Giacinto ; ed ecco ciò che egli
ci scrive :
« ... Il sig. Loyson ha perfettamente ragione :
la lettera di cui vi comunicai un brano non era
s.tata scritta pel pubblico ; ed è per un equivoco
che io interpretai come pubblicabile il passo in questione. Del resto è il caso di dire : felix culpa,
posciachè il pensiero sinteticamente manifestato in
quelle poche righe è cosi giusto e vero che sarebbe
stato peccato non arrivasse a quei nostri lettori che
seguono con interessamento sempre crescente la
crisi attuale della Chiesa romana per le ripercussioni
ch’essa può avere anche nel campo nostro.
« Circa le cose che il mio venerato amico scrive
oggi intorno alle conseguenze della critica loisiana,
10 penso come lui che questa non potrà scuotere le
basi storiche del Cristianesimo in virtù di ciò che
in essa critica ci è di vero. Ma é per me fuori dubbio che la pretesa di disgiungere il Cristo della
fede da quello della storia — come fa il Loisy e
come fanno i modernisti italiani suoi discepoli* fervorosi — è pretesa contradittoria, poiché — come
bene osserva il Mariano — non i fatti della storia
sono scaturiti dalla fede e pei bisogni della fede,
ma è la fede che fluisce da essi e ad essi va a far
capo e di essi si alimenta e si sostiene. Se sono
veri i placiti del Loisy — che Cristo non ebbe
mai un’idea ben chiara della propria missione e dignità ; che la leggenda evangelica della risurrezione
si formò intorno alle visioni di Pietro, che Cristo
fu un uomo il quale andava profetando e predicando
intorno alla venuta del Messia come tanti altri fecero
prima di lui, ecc. ecc. — allora il Cristo della fede
non si sa più dove cercarlo ed è impossibile trovarlo :
esso non è che un’illusione. So bene che il Loisy
— con soverchia grazia — ci restituisce con mano
liberale non solo il Cristo della fede ma altresì
tutte le deformazioni che il papismo fe’ subire al
Cristianesimo, e ce li restituisce mediante la sua
filosofia — chiamiamola cosi per mo’ di dire — del
fatto compiuto. Ma questa filosofia che, dopo scrollate le fondamenta divine dell’edificio cristiano, stabilisce divina la Chie.sa, divino il suo governo, divino
11 papato, divino il culto dei santi e madonne, divine
tutte le più ributtanti aberrazioni anti-cristiane del
culto papista, solo perchè esse sono un fatto compiuto, è filosofia che non si discute, ma si denunzia.
Tanto estremo di temerità — esclama con giusta
indignazione Raffaele Mariano — ninno aveva mai
osato toccarlo! >.
La prima edizione della Nuova Raccolta
di Inni Sacri sta per essere esaurita. Le
Chiese e Stazioni che ancora non la posseggono sono pregate di far pervenire senza
indugio le loro richieste al Signor Odoardo
dalla (51 Via,dei ferragli, Firenze) onde
mettere subito in grado gli Editori di por
mano alla seconda edizione
Gesù Cristo vive !
Vivono tuttora i grandi uomini che la
storia celebra e che hanno portato alPumanità il tributo del loro fecondo genio :
vivono per le loro opere. Sono immortali
ad esempio, quei poeti, quei pensatori, quegli inventori che hanno stampato un’orma
veramente indelebile nella storia delle loro
nazioni.
Vive altresì per la sua opera gigantesca il mite profeta di Galilea, che, dopo alcuni anni di apostolato esercitato in un
angolo oscuro della terra, ha saputo operare una rivoluzione tale da fondare una
nuova civiltà che fece crollare l’antica. Si
potrebbe fare a meno di Lui ? Impossibile.
Si vorrebbe non sentire più parlare di Lui ?
Impossibile. La sua opera è un monumento
perenne di Lui. Egli vive per mezzo di
quelle potenti Chiese che sono sparse sulla
faccia della terra. Egli vive per quella Civiltà che si chiama dal suo nome. Civiltà
moderna è la civiltà cristiana : è la civiltà
di Gesù Cristo. Invero Gesù vive per lo
'spirito suo che si sente nelle più varie mamifestazioni della vita odierna. L’opera sua
è tuttora un’opera di trasformazione sicura
e continua. Lo spirito suo s’è imposto nella
legislazione che va facendosi sempre più
mite e dolce ; distrugge i barbari costumi ;
innalza il livello della moralità pubblica e
privata : contribuisce alla educazione delle
masse a tal punto che molte massime morali delVangelo sono diventate degli adagi
popolari ; ha fondata quell’opinione pubblica
che diventa sempre più cristiana.
D’onde vengono quei principi di uguaglianza, fratellanza e libertà che sono scritti
nei nostri codici ed in sulla bandiera della
patria ? Da Gesù. A chi si debbono tutte
quelle istituzioni che hanno per ¡scopo di
rilevare, il caduto, di proteggere l’oppresso,
di sanare l’infermo, di lenire tutte le miserie umane ? A Gesù. È Lui che fa guerra
a tutte le tirannidi, che rivendica tutte le
libertà, che dà impulso a tutte le idee nobili e generose, a tutte le grandi aspirazioni. Si, Gesù vive !
Ma Gesù vive ancora, e sopratutto per
la sua risurrezione che tutta la Chiesa celebra con solennità magnifica. Egli aveva
predetto il grande avvenimento. I suoi discepoli si mostrarono afflitti da quell’ annunzio, ma non lo compresero punto. Lo
compresero più tardi, quando il pastore essendo stato colpito, le pecore furono disperse. Lo compresero, quando angosciati
videro il Maestro amato soffrire sulla Croce
crudele agonia. Lo compresero, quando,
alla vista del sepolcro vuoto, un grido solo
si fece sentire : Il Cristo è risorto ! Lo
compresero, quando essi lo rividero in
mezzo a loro. Questo fatto di cui la Chiesa
primitiva era pienamente accertata, perchè
aveva veduto, e di cui la Chiesa contem
poranea è pienamente persuasa, perchè ha
creduto, è la colonna sulla quale poggiano
tutto il cristianesimo e tutte le nostre speranze.
Se Gesù è morto, la nostra fede è vana,
noi siamo ancora nei nostri peccati. Ma
egli vive, e possiamo credere alle promesse
del Vangelo. E la Pasqua è veramente la
festa della Risurrezione e della Immortalità.
Sappiamo dunque apprezzare in tutta la
sua grandezza e in tutte le sue conseguenze
questo fatto che è cardine di tutta una civiltà nuova, e che è arra sublime del compimento finale di tutte quelle promesse
che sono in Gesù si ed Amen.
e. m.
QUESTIONI 30CmLI E MORALI
FEfvIMINtSMO
Sai fiaire dello scorso Marzo, nella grande sala del
Circolo Giuridico a Palazzo Laute in Roma, il Prof.
Michelangelo Vaccaro, Consigliere della Corte d’Appello
e privato docente deH’Uuiversità, tenne una conferenza
che bene a ragione il Giornale d’Italia chiama « interessante dibattito sul Femminismo ».
Il tema era : Femminismo e famiglia », e il medesimo giornale ne dà un copioso riassunto, come pure
delle repliche di due signore, ard“uti femministe.
Il Prof. Vaccaro pose arditamente innanzi la questione femminista, questione assai più complessa di
quello che sembra ed alla quale ormai anche la donna
cristiana non può e non deve rimanere estranea.
« Muto per tanti secoli, e appellato debole ed imbelle, il sesso muliebre, la metà del genere umano, finalmente si desta, e lanciando al suo antico oppressore, l’uomo, un cartello di sfida, iutuona l’inno della
propria redenzione. Donde mai questo insolito risveglio ? quali le cause ? quali le rivendicazioni e le conquiste a cui tende ? Sono esse un bene o un male ?
Devono gli uomini resistere o cedere ? » Cosi il Prof.
Vaccaro. E per sciogliere mi tale problema, l’illustre
professore studia in prima la storia della donna, sin
dall’antico mondo pagano, giudaico e più tardi cristiano, nel quale essa era tenuta in basso stato e non
sognava, uè agognava conquiste e vittorie. Pure anche
allora, grande era la sua influenza, per quanto nascosta! Col XVIII secolo, nel soffio ardente della
grande Rivoluzione, anche la donna si desta e proclama i suoi diritti ; la sua voce è soffocata un istante,
ma poi nel secolo scorso e nel nostro si fa sempre
più alta e più forte finché giungiamo all’ odierno movimento, organizzato dai rami diversi del femminismo.
Poiché, siccome nota il Prof. Vaccaro, questo movimento ha diverse tendenze : vi é il femminismo religioso, protestante e cattolico, quello borghese e quello
operaio, il socialista e l’anarchico, e finalmente l’indipendente. Ed a proposito del femminismo religioso,
pur lodandone le opere pietose, l’egregio conferenziere
fece alcune osservazioni che non mi appaiono perfettamente esatte ;
« Il femminismo cristiano, » dice egli, « ha un
gran difetto, tende al misticismo. Molte di quelle che
lo seguono, ritenendo inconciliabile l’emancipazione
della donna con la vita di famiglia, odiano il matrimonio e vorrebbero far risorgere la vita monastica,
una novella Tebaide. »
Qui mi sembra vi sia la confusione solita ad accadere allorché in Italia si parla di Cristianesimo. Vi
è certamente un falso misticismo che tende a togliere
la donna dalla famiglia e a far rifiorire un novello
monachiSmo; ma tale non è lo spirito del Cristianesimo,
e ben se ne può convincere l’illustre professore se,
come appare, egli conosce le divine massime del Vangelo. Cristo ha benedetto la famiglia e le sue gioie e
pet tutti i suoi discepoli, uomini e donne, Egli ha
pregato che non fossero tolti dal mondo, ma guardati
dal maligno.
A parte questo, le conclusioni del Prof. Vaccaro
sono belle e tali da meritare ogni plauso. Egli, pur
approvando 1 progressi della donna e le sue gmste rivendicazioni, vorrebbe che essa non abbandonasse la
sua casa, regno dolcissimo che le fu assegnato; e
tanto meno che predicasse la lotta dei sessi, assurdo
5
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LA LUCE
-quest’ultimo più pericoloso ancora della triste lotta di
alasse. Egli vuole la donqa consolatrice dell’ uomo,
pronta a compiere ogni opera di carità e ad ingentilire e correggere i nostri costumi. Ideale bellissimo e
veramente cristiano, cbe ci rammenta le pie donne
che seguirono il Cristo sino alla croce e sino al sepolcro.
Per parte mia, pur credendo che la donna, nel progresso dei tempi, sia destinata ad ascendere vette altissime, e sicura che queU’ascensione potrà mai essere
pericolosa per la donna forte e cristiana, penso non-,
dimeno che le gioie sue migliori saranno sempre quelle
che attingerà nel proprio cuore e nell’ affetto che vi
arde come lampada perenne. E se acquisterà influenza
maggiore sulle leggi e sui costami dovrà sempre servirsene per un ideale di bontà e di gentilezza ; altrimenti non sarà più donna, cioè creatura soave ed eletta.
Al Prof. Vaecaro risposero due signore femministe,
uua delle quali la Sig.ra Annita Debelli Zampetti, pronunziò pure alcune parole giuste e vere : « La donna
femminista », essa disse, « non anela altro che divenire madre cosciente... Non deve alla donna essere riservato il solo avvenire matrimoniale, ma devono tutte
le carriere esserle aperte, e devono avviarsi alla vita
familiare, cioè al matrimonio, come in America, solo
■quelle che per la vita matrimoniale hanno tendenze e
passione ».
L’egregia signora ha qui toccato uno dei punti principali che debbonsi correggere nell’educazione femminile, sopratutto nei paesi latini. Troppo spesso la donna
viene educata con un unico scopo ; quello di piacere
all’uomo, trovare, a tempo debito, un buon partito. I
genitori per questo, e per questo soltanto, coltivano
la menib della fanciulla e la sua bellezza fisica ; e a questo scopo la madre le insegpa con compiacenza l’arte di
esser bella, graziosa, attraente. E non sogna neanco
quanto questo insegnamento sia poco dignitoso, anzi
addirittura umiliante per la sua creatura...
*
.■* *
La donna dell’avvenire, se pure è lecito a noi mor
tali il far presagi, sarà assai diversa. Educata liberamente, non già per questo o quell’altro stato ma per
la vita nelle sue molteplici forme, essa non cercherà
più nel matrimonio la posisione, ma l’affetto, la stima,
la felicità. Il matrimonio non sarà più un turpe mercato, ma una soave unione dei cuori e dei pensieri ; •
quante sventure e quante colpe in meno vi saranno nel
mondo ! La .donna, la madre sarà cosciente, secondo la
bella espressione della Sig.ra Zampetti, e la sua volontà libera ed educata sarà la sua guida più sicura
tra i mille pericoli della vita.
«
^ «
Ma questo glorioso avvenire non è possibile se nell’anima femminile non arderà la sicura fiaccola della
fede... Ah ! diciamolo pure a tutte le femministe, a
tutti quelli che sognano per la donna un nuovo avvenire : Non spegnete quel fuoco sacro ! Quali possano
essere i suoi futuri trionfi, la donna, come l’uomo, ma
forse più ancora di esso, avrà sempre bisogno della
€roce attorno alla quale, nel giorno dello sconforto o
del pericolo, essa possa avvinghiare le sue deboli
braccia... Allora soltanto essa botrà essere felice e forte,
simile alla Beatrice dantesca che osa scendere sino
neH’inferno pur di salvare un essere diletto, che tutto
comprende e perciò tutto perdona, e che dalle ombre
della selva selvaggia sa rapire l’anima a lei cara e da
lei salvata, sino alle supreme alture, sino all’ Amore
Infinito, sino a Dio!...
liisa Clefieo
attacchi e difese
Gli Esseni e il Cristianesimo
Il prof. Paolo Orano ben noto quale studioso,
anche del Cristianesimo, le cui idee in detta materia, abbiamo, a suo tempo, oppugnato nel cessato
Rinnovamento, e quale autorevole sindacalista, ha
nel suo recente libro « Cristo e Quirino » lumeggiato i rapporti che intercedono fra gli Esseni e il
Cristianesimo, facendoli quasi apparire come precursori del Cristo.
Questa setta misteriosa degli Esseni attrasse
spesso per l’addietro l’attenzione dei dotti, e solo
in questi ultimi tempi si riuscì a fissarne il carattere morale e religioso. Tutti i critici sono concordi
nra nel rigettare l’opinione che faceva di Cristo
medesiiho un esseno : opinione che, fra gli altri,
venne sostenuta a suo tempo, con molto acume dal
dotto israelita tedesco Groetz.
Chi erano dunque questi Esseni, e quali rapporti
intercedono fra essi e il Cristianesimo ?
Questa setta le cui prime origini risalgono ai
tempi di Esdra e Neemia, non fu altro che una
esagerazione spinta all’estremo dei precetti mosaici.
L’esseno non ebbe altra preoccnpa'Zione che dì apparire come un giudeo perfetto osservante tutti i
minimi comandamenti della legge. Di qui il bisogno
di una vita del tutto solitaria consacrata non solo
già alla contemplazione e alla meditazione, come
crede il prof. Orano, ma ancora ai lavori della terra.
Di qui un ascetismo esagerato manifestantesi sopratutto nell’astinenza da ogni sorta di piacere e nel
disprezzo delle ricchezze.
Ora il prof. Orano vede che da tale rigidi elementi di vita e di pensiero sia sorta l’idea cristiana,
perchè secondo lui, il cristianesimo fu sopratutto
un quietismo enunciativo di assai raffinata immobilità. In altre parole, l’essenismo ha creato il « diritto
alla solitudine » che prenderà in breve l’ideale
cristiano.
E’ questa la solita concezione che si ha del Cristianesimo, concezione sbagliata, la quale ha creato
di poi la vita eremitica e monastica.
Certo il Cristo, come si desume dai Vangeli, di
tempo in tempo, si ritirava nella solitudine delle
campagne, per ritemprare quivi le sue forze spirituali nella preghiera e nella comunione con Dio :
ma non era quella la sua occupazione unica e costante. Anzi lo vediamo bene spesso mescolato con
la folla, alla quale par-la e reca il suo messaggio di
amore e di liberazione. E neppure egli si fa distinguere per un malsano ascetismo, poiché bene spesso
partecipa ai banchetti e ai conviti, sempre in vista
della sua missione. E neppure i suoi apostoli, che
dovevano essere tolti non già dal mondo, ma solo
guardati dal male, si distinguono per la solitudine
contemplativa e meditativa, poiché incessantemente
si confondono con gli ebrei e con i gentili, per convertirli alla nuova fede.
Dunque gli Esseni non hanno col Cristianesimo
che un rapporto assai indiretto. Difatti, se essi e
il Cristo ebbero comune il disprezzo delle ricchezze,
vi sono delle differenze essenziali. Ad esempio,
l’essenismo richiedeva dai suoi iniziati un giuramento.
Invece Gesù dice : « Del tutto non giurate ». Inoltre
l'idea fondamentale deiressenismo era la purificazione da ottenersi con pratiche esteriori, idea che
venne sempre combattuta da Gesù.
Che accadde di poi dell’essenismo ? Questa setta
disparve dopo la tremenda catastrofe dell’anno 70.
Forse alcuni dei suoi adepti si convertirono al Cristianenesimo. E vuoisi a prova di ciò, vedere nella
comunione dei beni della primitiva chiesa di Gerusalemme, e su alcuni precetti dell’epistola di Giàcomo un’iufiuenza esercitata dall’essenismo sul Cristianesimo nascente. E’ tutto quello che si può dire
circa i rapporti che intercedettero fra l’uno e l’altro.
E’ davvero troppo poco per fare degli Esseni un
fattore importante della genesi e della ulteriore
germinazione delle idee cristiane.
Envico meyniev.
Froblepii di EducazIORcjJMstrpw
PREGHIERA
Domenica, 19 Aprile
A Te, Onnipotente Iddio, salgono in questo giorno
le lodi della Chiesa Universale, ohe per tutta la
terra si rallegra di grandissima allegrezza, celebrando la vittoria della tua forza.
NeU’anità della fede, che tutti anima, e della
speranza, che tutti attira, noi ti rendiamo grazie
e ti adoriamo con giubilo immenso.
Bioevi o Dio, l’espressione della nostra gratitudiS profonda per la gloria f
ricorda essere in Cristo e, per Cristo, anche in noi.
Noi non piangiamo più un morto, ma oelebnamo
Ciolui ohe vive e regna in eterno.
E a te, o Primogenito d’in &a l morti, a Te, ohe
oi ami e ci hai fatti re e sacerdoti a Dio, a Te
siano : la lode, l’onore e l’imperio ne seooU de
secoli i Amen 1
JOa guerra ai tiranni
Durante il regno del Terrore, nel 1793, un decreto
della Convenzione, pubblicato nella Francia intera, ordinava la cessazione di tutti i culti ; assemblee popolari
dovevano .prendere, il posto delle assemblee religiose.
Queste assemblee dovevano formarsi in certi giorni
fissi, nominarsi un presidente, il quale, a sua volta,
doveva scegliere un oratore popolare che parlasse contro i tiranni e deliberasse coi cittadini della località
sui mezzi più adatti alla loro estirpazione.
Quando gli ordini della Convenzione giunsero al
Ban de-la-Koehe, ove il celebre e pio Obèrlin era allora pastore, questi fece convocare i suoi parrocchiani
sotto il tiglio del villaggio e lesse loro il decreto.
Spiegò loro innanzi tutto che bisognava nominare un
presidente, aggiungendo che, siccome era stato sino
ad ora il pastore del villaggio, avrebbe ancora una
volta usufruito del diritto di esprimere il primo la sua
opinione. Propose allora di portare alla presidenza
il maestro di scuola. Questo vi si oppose, in vero, al
principio, ma il pastore l’ebbe tosto persuaso di lasciar fare. Il cittadino istitutore fu proclamato presidente aU’nnanimità. Incombeva ora al presidente la
scelta, tra i membri dell’assemblea, di un cittadino
oratore. Ma chi, meglio del pastore, poteva adempiere
a questa funzione ? La scelta fu accolta da applausi.
— Ed ora, disse Oberliu, quale locale sceglieremo noi
per le nostre assemblee ? La casa del cittadino presidente non ha che una grande sala, quella ove^ fa
scuola. Ma non, potrà contenere più della metà dell’assemblea, senza contare le donne che certamente desidereranno udire quanto diremo. La casa che ci ha
servito fin qui di presbiterio è piccola, e, in tutto il
Ban-de-la-Roche, v’ha un solo locale adatto al nostro
scopo : la nostra antica chiesa.
L’assemblea accettò questa propósta.all’unanimità.
___Quanto al giorno delle riunioni, continuò Ober
lin, quello che conviene meglio a tutti è, senza dubbio,
la nostra antica domenica ed il momento più adatto,
le nove del mattino.
Anche questo fu accolto con gioia daU’assemblea.
Quando adunque, la Domenica seguente, gli abitanti
del Ban-de-la-Koche vennero in Chiesa, trovarono il
cittadino oratore in piedi vicino alla tavola della co
munione. _ . .
— Non sarebbe meglio, chiese ai sopraggiunti, eh io
salga in pulpito ? Siamo troppo poveri per spendere
in una tribuna speciale, e di lassù mi farei meglio
sentire. L’assemblea trovò l’idea perfetta. Il^ nuovo
cittadino oratore sali dunque sul palpito. Cavò dalla
tasca il decreto del governo e lo lesse.
— Dobbiamo adunque, disse, parlare dei tiranni e
deliberare sui mezzi di estirparli. Vi furono nei tempi
antichi molti tiranni i quali fecero molto male.
Ma quassù, nella nostra remota e tranquilla Va,lle,
non ne abbiamo di simili tiranni. Sarebbe dunque inutile il parlare contro di essi. Tuttavia potrei parlarvi
e descrivervi certi tiranni che hanno stabitito la loro
residenza non solo nel Ban-de-la-Roche, ma persino nei
cuori vostri. Sarà dunque contro questi tiranni ; l’odio,
l’invidia, l’ingiustisia... — che io parlerò. V’indicherò
pure il miglior mezzo di estirparli. Vi è sempre stato
e vi sarà sempre un unico mezzo : Gesù Cristo ! che
salva e libera coloro che si confidano in lui.
Lettori, vedete un po’ se non si nascondono nel vostro cuore quei terribili tiranni denominati da Oberlin.
E se li trovate fate loro una guerra spietata. In nome
e colla potenza di Cristo voi li estirperete.
(L’ami)
E Beutalot
pJlQIHE PI STORI?^
. I Barbi
S’è veduto che Valdo aveva conservato, dei sette
gradi della gerarchia della Chiesa romana, quei tre
di cui aveva ritrovati i nomi nella Bibbia: vesèovo,
presbitero e diacono, ma, sia che i Valdesi abbiano
riconosciuto che nel Nuovo Testamento vescovo^ e
presbitero ^ono equivalenti, sìa per altre r^oni a
noi ignote, il sistema episcopale non si radicò saldamente fra essi. Trovansi bensì ancora dei vescovi
6
valdesi nel 15 secolo, in Boejnia, nelle Puglie, ed
in altre regioni, ma poche allusioni se ne hanno
riguardo alle Valli, che non erano, d’altronde, il
centro del vasto campo missionario''valdese.
Era invece vivissimo il sentimento della venerazione e deirnbhidienza dovuta all’età canuta, ’all’esperienza acquistata nel pericoloso ministerio. Onde
i seniori erano detti regidors, e coadiudors, i presbiteri più giovani che li secondavano. Venne però
assai presto in uso, almeno nelle Valli, un appellativo che li abbracciava tutti : quello di Barba.
Questo nome trovasi già adoperato nella bassa
grecità e latinità Jiel senso di Dio, esteso poi ad
ogni personaggio venerando, specie se straniero e
conosciuto. E cornea tale è ancora correttemente
nsitato fra i Valdesi del Piemonte, come in varie
parti delle campagne francesi si dice onde per dire
Mohsieur. Il nome di Barba non fu dunque il nome
ufQciale dei banditori valdesi della fede evangelica,
ma fu dato loro dal popolo, come espressione di
rispetto per la persona di quei venerabili missionari
che venivano da lontane conlirade a visitare segretamente le anime affamate di giustizia
Benché non attribuissero al celibato quella superiore santità alla quale credevano i cattolici, i Catari e lo stesso Valdo, la vita randagia cui erano
costretti li rendeva alieni dal matrimonio.
Vestiti semplicemente, assai poveramente, andavano di luogo in luogo, trovando alloggio e cibo in
casa dei fedeli, che adunavansi di notte per ascoltare le loro ferventi esortazioni. Nei paesi dove
non eianvi discepoli, bastavano ai propri bisogni,
e nello stesso tempo spiegavano la loro presenza,
col praticare la medidina popolare o vendendo
mercerie.
Giov. Jalla
La dottrina cristiana spiegata al popolo
Il quarto Comandamanto del Decaloyo
D. — Qual’è il quarto comandamento delta Legge
dì Dio ?
R. — « Ricordati del giorno del riposo per santificarlo. Lavora sei giorni e fa in essi ogni opera tua,
ma il settimo giorno è il riposo al Signore Iddio tuo.
Non fare in esso lavoro alcuno, nè tu nè il t uo figliuolo
nè il tuo servitore nè la tua serva, nè il tuo bestiame,
nè il forestiere che è dentro alle tue porte... 11 Signore
ha benedetto il giorno del riposo e l’ha santificato. »
D. — Che racchiude il quarto comandamento ?
— Il quarto comandamento contiene :
!•) L’ordine di lavorare sei giorni e di fare in
essi ogni opera propria. Il lavoro è la condizione della
nostra esistenza. (2- Tese. Ili, IO). Esso non è un
castigo, quantunque, dopo la caduta, sia divenuto più
penoso. Anche prima della caduta Adamo aveva ricevuto ordine di lavorare. {Qen. IL 15). Il lavoro è, per
colui che lo compie di buon animo, una sorgente di
gioia. D’altronde, esso è assolutamente necessario. E
con esso si arriva a tutto. {Prov. XII. 24, 27, XXIV.
30, 34).
2') L’ordine di osservare un giorno di riposo
sopra sette. {Es. XXXI 16, 17, Esech. XX. 20)) L’istituzione di questo giorno risale alla creazione. Il Sabato
(riposo) doveva proclamare in seno al paganesimo la
grande verità di un solo Dio creatore di tutte le cose,
ed essere un simbolo di alleanza fra Dio e gli uomini.
E’ per l’uomo che Dio ha istituito questo giorno di
riposo. Esso è necessario al corpo : il sonno della notte
non basta. Gli Ebrei osservavano il riposo il settimo
giorno. Nei primi tempi, i Cristiani osservano con essi
il Sabato, ma il giorno seguente avevano riunioni speciali nelle quali s’intrattenevauo intorno alle cose di
Gesù Cristo e celebravano la Santa Cena. Più tardi
conservarono solo questo giorno che ricevette il nome
di € giorno del Signore » {Dominica da Dominns, Signore) Fatt. XX. 7. La Domeitica che ricordava ad un
tempo la creazione e la risnrezione fu ufficialmente
consacrata nel quarto secolo sotto Costantino. — Nel
giorno del Sabato gli Ebrei non dovevano fare assolutamente nulla. {Es. XVI. 23, XXXI 14-15 ; Num.
XV. 32-36). I dottori ebrei avevano aggiunto alle prescrizioni della legge una quantità di piccoli ordini, ed
erano giunti a proibire di curare in quei giorni i malati. Gesù Cristo ha condannato, a questo riguardo,
I ogni vano formalismo, ed ha lasciata maggiore libertà.
{Mdrc. II, 23-28, Oiov. V. 8-17) Ciononostante, le
opere che possiamo permetterci in tal giorno sono soltanto quelle indispensabili e quelle altre che hanno
per iscopo la beneficenza. {Giac. I. 22 - 27) E’ alla Parola di Dio ed alla sua coscienza guidata da essa che
1 nomo domanderà ciò che deve o non deve fare, ricordando che oggi, ben lungi dal cadere nelle esagerazioni
dei Farisei, il mondo pende verso l’eccesso contrario :
esso viola e profana in mille modi il giorno del riposo.
A noi il dare un migliore esempio. Lo stesso comandamento che ci ordina di non lavorare ci ordina pure
di non far lavorare gli altri.
3’) L’ordine di santificare il giorno del riposo.
Lnomo ha un anima da nutrire; ha doveri verso Dio.
Se è vero che essa deve avvicinarsi al Signore ogni
giorno, è vero altresì ch’essa è chiamata a farlo specialmente nel giorno del riposo. Questo è più d’ogni
altro, il giorno della preghiera. (Ebr. X. 25). Ogni
Domenica passata senza elevare il cuore a Dio, senza
averlo invocato e senza aver letta la sua Parola è una
Domenica perduta {Divertimenti mondani). Santifichiamo inoltre la Domenica cercando di far del bene
ad altrui. Troviamo in San Marco il racconto deH’im
piego di uh Sabato fatto da Gesù Cristo. Che questo
sia un esempio per noi.
Le conseguenze del non osservare e santificare la
Domenica sono :
d) Per il corpo, lo sfinimento.
b) Per il cuore, l’impoverimento.
c) Per 1 anima, il dimenticare Dio e le cose che
si riferiscono alla vita eterna.
U. I.
Informazioni
Roma. — I giovani associati della A. C. D. G.
han dato Domenica, 12 Aprile, una festiccinola a
pugamento a beneficio della Biblioteca dell’associazione medesima.
L’introito non é stato grandissimo, ma neppur
tanto piccolo. S'incomincia bene, si vede che i nostri fratelli, quando li si invita ad aiutare l’Associazione, lo fanno volentieri ; come constatiamo con
grande soddisfazione che i nostri associati amano
profondamente la nostra bella e cara istituzione.
Catania.. — Il pastore sig. Giuseppe Fasiilo
risponde nel Corriere di Catania (12 Aprile) ad
un articolo di Folco Testena. Costui aveva sostenuto
che noi siamo ancora asserviti a Cristo e che conviene liberarsi dello spirito di mansuetitudine del
Cristianesimo per potere andare incontro ad una
nuova civiltà. Su questo tono principale il Testena
poi intesseva variazioni storico-critiche di molto
dubbia competenza. Ed il pastore Fasulo con buone
maniere gli dice il fatto suo e gli fa toccare con
mano in quale confusione egli brancoli ancora e
come non conosca o non sappia valutare i fatti storici, che son li a provare la grandezza dei principi
cristiani e la loro naturalezza e perfezione.
Ma... avrà le orecchie Folco Testena ? Speriamo !
Torino. — (F. Pagliano) Il 9 Aprile alle
ore 20 rendeva cristianamente l’anima a Dio la sorella Corlando Candida d’anni 46, maritata a Serramoglia Davide.
Per il suo trasporto (in assenza del fratello Lunati) fu invitato il Pastore Sig. Peyrot.
All’ospedale il pastore Peyrot diresse alcune consolanti parole a tutti i fratelli presenti, convenuti
in buon numero ; dopo di che il corteo funebre si
mosse verso il cimitero. Ivi il sopracitato pastore
pronunziò un bellissimo discorso di circostanza evocando la fedele testimonianza e l’esemplare condotta
di questa sorella.
Quindi prese a parlare il fratello Angelini che
rivolse calde parole di consolazione ai parenti ed ai
convenuti. Parlarono ancora : il fratello Caveglia e
l'Ufficiale dell’Esercito della Salvezza.
Che Iddio voglia benedire quelle parole per il bene
degli ascoltatori.
Falerna. — Riceviamo comunicazione dell’Appello che la Chiesa Evangelica di Falerna ha
lanciato alla cittadinanza in occasione della settimana
santa ;
» Palernesi ! — S’avvicinano i giorni di quella
settimana, che la pietà cristiana ha voluto chiamare
santa per la preziosità dei fatti divini, che in essa
si ricordano e comnemorano della vita di Cristo.
A voler rendere più salutare ed efficace per le
nostre coscienze il ritorno delle sante memorie di
quanto Gesù operò a bene ed a salvezza dell’umamanità — memorie, che sono per gli uomini un
monito solenne ed una voce di speranza e di pace
divina ! — la Chiesa Evangelica Valdese di Falerna.
sarà aperta al pubblico tutte ie sere della Settimana
Santa, alle ore 7 1]2, per la celebrazione di un
culto speciale.
Il Sig. C. De Angelis, ministro di detta Chiesa,,
terrà in tale circostanza un corso di conferenze, di
cui diamo qui appresso l’enumerazione dei soggetti :
1‘ Il concetto di « redenzione ».
2’ Il peccato deH’nmanità e la missione di Gesù,
3‘ Significato e valore della passione di Gesù.
4- Ecce Homo.
5' Crocefisso !
6- Airindomani della morte di Gesù.
7' Gesù glorioso : la sua risurrezione è la risurrezione delFumanità !
Falernesi ! che il ricordo di Gesù, di quanto Egli
fece ed insegnò, aleggi beneficamente su le anime
vostre infondendovi tanto vigore di coscienza, da
farvi rompere quella diga infernale di pregiudizi,
abbattuta la quale noi ci possiamo riconoscere fratelli
di fede e d’amore sotto lo sguardo di Cristo Gesù,
volenterosi e capaci di vivere la vita come Egli
la visse — agitati, cioè, da un alto e divino ideale
di bene e d’amore, disposti a lottare contro ogni
forma di male, pronti a soffrire per il trionfo d’ogni
principio di Giustizia ! >
S. Lucia (F. Maggi) Il giorno due Aprile,
alla corte Gabianella in quel di Schivenoglia alle
ore tre pomeridiane, rendeva lo spirito a Dio il nostro fratello Leonardi Giacomo all’età di 77 anni..
Da poco covertito al Signore, la sua vita di cristiano evangelico fu tutta una testimonianza di ciò
che gli sovrabbondava nel cuore.
Di una fede incrollabile, fermo, attivo, seppe far
conoscere l’Evangelo ai suoi numerosi famigliari
e vicini di casa, ed era tutto felice allorquando, dopo
aver fatto circa tre ore di cammino, poteva trovarsi
in mezzo di noi ai culti.
Venerdì p. p. alle ore quattro ebbe luogo il funerale al quale, per espresso desiderio dell’estinto,
presiedeva il sottoscritto. Il prete tentò ogni mezzo
onde impedire un concorso numeroso di popolo ma
i suoi sforzi fallirono pienamente.
Tutto procedette regolarmente, e quando giungemmo al camposanto lo trovammo letteralmente
gremito di gente desiderosa di udire e vedere i
protestanti. I più audaci pur di trovare posto salirono a cavalcioni ai muri del sacro recinto. L'attesa
era grande inquantochè era questa la prima volta
che a noi si presentava l’occasione di potere pubblicamente parlare della nostra fede in quel paese
bigotto al massimo grado,
Ascoltarono, per circa un’ora, il messaggio di Dio
colla massima attenzione e col più grande rispetto :
ne vidi parecchi commossi fino alle lacrime. Calato li
feretro nella fossa, mentre si volgeva alla fine del
doloroso servizio liturgico, nella solennità del momento, la commozione era generale.
Uscendo dal camposanto un tale, che seppi essere
il sacrestano, fra la maraviglia di tutti, mi disse :
« Signore quando morirò io, lascerò detto che voglio Lei ai miei funerali. »
Fni accompagnato da una cinquantina di persone
per un bel tratto di strada durante il quale diffusamente parlammo delle verità evangeliche. Ho
avuto la migliore impressione, Voglia Iddio benedire
per quelle anime la Sua Parola ohe e stata largamente seminata in quel giorno.
7
LA LUCE
G-rotte. — {A. J.) La chiesa di Grotte è stata
colpita ultimamente da un grave li^tto, il suo anziano
Sig. Licata, è passato a miglior vita.
Dopo lunghi anni di malattia, all’età di 80 anni,
il Signore lo ha chiamato nel suo riposo.
Da oltre 25 anni aveva conosciuto l’Evangelo a
-cui dette sempre buona testimonianza ; fino agli ultimi momenti di vita seppe riporre tutto il suo
peso nel Signore.
Tutti i pastori che hanno avuto il privilegio di
avvicinarlo hanno trovato in lui un valoroso sostegno dell’opera di Grotte.
Chiamato di premura il pastore, questi arrivò
ancora in tempo a leggere alcuni versetti ed a
dire due parole di conforto, dopo di che il sig. Licata si spense serenamente. A suo figlio sig. Giuseppe
Licata colportore della Società Biblica Britannica e
forestiera^ vada l’espressione sincera della simpatia
di tutta la Chiesa di Grotte.
La salma venne accompagnata da un numerosissimo COI teo, che per ben tre volte, in casa, in chiesa
ed al cimitero, partecipò ai tre servizi religiosi.
Ed ora auguriamo a questa cara chiesa di trovare
nel suo seno un fratello zelante e pio che possa
prendere onorevolmente il posto del compianto anziano Licata.
Sussi. — i^Tron.) Breve e cruda malattia tolse
alla famiglia ed ai fratelli evangelici di qnesta Valle
il compianto Domenico Bugnone, meccanico al Cotonificio Moncenisio di Snsa. Egli fu figlio ubbidiente
ad affezionato, giovane esemplare, generoso verso la
sua Chiesa e verso i poveri. Ai culti di Borgone
diresse il canto sacro finché andò e stabilirsi altrove. Alla sua sepoltura che ebbe luogo il nove
corrente in Susa, intervennero, oltre i membri di
questa chiesa, molti fratelli di Meana col loro pastore. Egli mori nel Signore ed ora si riposa delle
sue fatiche.
La sua morte è un lutto non solo per la sua
famiglia, ma per tutti quelli che ebbero rapporti
con lui. Agli afflitti parenti le nostre più sentite
condoglianze.
Fordenone. — (Udine) Fu pubblicato anche in
« Luce » che la notte di Natale dei giovinastri
invasi da furore clericale sfondarono la porta della
Chiesa Battista di via Garibaldi.
Quei fatti hanno avuto il loro epilogo ieri 7 corr.
davanti al pretore di Pordenone colla condanna degli autori a pene varianti della reclusione da un
minimo di 12 giorni a un massimo di 20 ; e alla
multa da L. 91 a L. 104 secondo l’età ; oltre alle spese
processuali e a una buona lavata di capo dal pretore.
A tutti poi è stata applicata la legge del perdono.
Speriamo che ciò serva di lezione a questi eroi delle
tenebre.
D. Sfanganini
BIDLlOQRflPIA
Per assohila mancanza di spazio dobbiamo rimandare al prossimo numero alcune recensioni di opere
importanti, come : Il Liberatore, dramma in 4 atti
di O. Giusti Sinopoli ; e un opuscolo di polemica
filosofica del prof. Labanea.
Lumen de Lumine. — Bollettino mensile per lo sviluppo della vita cristiana.
Sommario del N# 4 :
Un pensiero inedito di Arturo Ch'ut — Idealismo e
libero pensiero : Guido Villa — Risurrezione : V. Tummolo — Pasqua di Risurrezione: Vittoria Aganoor
— Per Edmondo De Amiois : Alma Oorrèta — Le licenze poetiche... d' una .certa Critica : Vincenzo C.
Nitti — Sospiro evangelico : Pietro Taglialatela —
Bozzetti Omiletici : Noi vorremmo veder Gesù : E.
Creissel] — Pilato; V. Garretto-, I due ladroni: Alfredo Taglialatela-, Vannunzio della Risurrezione:
C. H. Spurgeon-, La prima adunanza cristiana: Alfredo Tagliamela', Le vie dell’Invisibile: G. Fulliquet — Brevi schemi per la settimana santa : V. Sarrubbi — Profili di Profeti: Naumatm —•Note Bibliografiche : La filosofia dell’ azione (di Giovanni Cesca) :
L. Lala ; Innario Evangelico : M. Carelli ; The conflict between France and Papacy (di F. D. Malan) :
M. C. ; La scuola Domenicale : M.C.— Squille ed Echi :
Politica religiosa e politica di Chiesa : Giuseppe Banchetti ; Il riposo domenicale : Franco Panza ; L’ al
di là; Le vie della fede.
4i
• «
Gioventù — Rivista de’ Giovani Protestanti d’Italia.
Sommario del N. 4 :
Cuor de’ cuori — L’individualismo — Per la bellezza di un’ idea — Il problema del male — La Missione della Mezzanotte — Pratiche religiose — La
vita religiosa base della vita morale — Cronaca modernista — Fra libri e riviste — Notizie Varie : Federazione Studenti, Italia Unionista, Attività Cristiana.
Vito Garretto Direttore responsabile
Tipografia dell’Istituto Gould Via Marghera 2, Roma
AFPKNDICE
EROINE YHLDESI
MONOLOGHI DI TEOPILO GAY
VII.
rOaddalenQ Aureli!
Signora Valdese di San Sisto {Calabria) la quale,
perchè avea un figlio studente in teologia a Ginevra,
fu fatta segno alla persecuzione dell’ inquisitore
Malvicino sin dal suo arrivo a San Sisto ; e sei
mesi dopo, nella strage dei Valdesi di Calabria, fu
tra le vittime più torturate e più eroiche. (Pentolo :
Historia 229 e 243). Ce la rappresentiamo nel carcere a Cosenza, nel Giugno 1561.
*
• *
Eran proprio vere e sante le parole che da questo
stesso carcere ci scriveva l’anno scorso Messer Gian
Luigi, il nostro amato pastore che ora sta nella gloria del Signore !
Era vero che un gran disastro ci sovrastava e che
avremmo dovuto, mentre ne avevamo 1’ opportunità,
partircene dalla Calabria e trasferirci alle Valli o a
Ginevra, ove c’è libertà di servire il Signore secondo
il suo evangelio! Oh! l’avessi ascoltato quel santo
consiglio, sarei ora libera e. felice presso al mio caro
Battista che si prepara pel ministero alla scuola di
Calvino, invece di ritrovarmi in questa fetida cella,
disfatta e morente per le orrende torture inflittemi
da questi nemici di Dio !
Ma è pur vero altresì quello che il nostro martire
Pascale ci scriveva dell’assistenza prestata dal Signore
a chi soffre per Lui; e quasi benedico le mie sofferenze, per le preziose e soavi esperienze che in grazia loro ho fatte dell’ amore del mio Padre Celeste.
Mai me lo son sentito cosi vicino, mai ho gustato
tutta la dolcezza della sua grazia, come ora che patisco per Lui e non ho proprio altro appoggio che
Lui.
Son sei mesi che mi reggo per miracolo, per la
sola assistenza dell’ Onnipotente ; giacché dall arrivo
dell’ inquisitore fra noi non ho più avuto un’ ora di
pace.
Ah ! il papa ha fatto presto, dopo aver colpito il
pastore, a disperdere il gregge. Due mesi appena dopo
d’ aver arso davanti a Castel Sant’ Angelo in Roma
il nostro Pascale, egli ha spedito qui fra Valerio Malvicino colla missione di sterminarci.
■E quell’ iniquo Domenicano s’ è insediato proprio
a San Sisto, sin dal Novembre scorso, e s’ è fatto mantener lautamente da noi. Divorava per se solo un
pranzo che sarebbe bastato per tre, e poi chiedeva
sempre nuovo vino e supplementi di pranzi da far
maravigliar tutti come egli non iscoppiasse.
Ed eccolo, satollo e briaco, a citarci davanti a lui
« per convertirci! • Noi rifiutiamo d’andare ; ed egli
allora ci fa condurre per forza in sua presenza dagli
sbirri. Il povero Francesco Crispini, preso per il
primo, riesce a fuggire. Dopo di lui, toccò a me comparir davanti a quél mostro schifoso ; già ! perchè io
ho un figlio a Ginevra che si prepara per venire a
predicar l’evangelo qui ; e perchè Dio ra’ ha fornita
di un pò di beni che fan gola all’ ingordo frate. Ma
ha avuto un bel mettere in opera tutti i suoi diabolici artifizi, non ha cavato da me nulla di quello ch’ei
voleva. Quello eh’ egli ha fatto scrivere dai suoi tirapiedi è tutto falso, è tutta invenzione sua. Volea poi
che io abiurassi e vestissi 1’ abitello dei convertiti ;
gli resistei in faccia; e così pure i nostri tutti rifiutarono, e comprendendo eh' egli stava per chiamare
da Montalto il Castagneto colla sua truppa, tutti fuggimmo via nei boschi.
Oh ! che inverno è stato questo passato in campa
gna, senz’ altro riparo che le roccie, gli alberi: e misere capanne, ali’ erta sempre e in gran difficoltà di
vettovagliamento. Ma avevamo 4 nostri ministri, le
nostre Bibbie, con noi ; ed il vitto spirituale non c’ è
mancato mai, e la nostra fede anziché scemare s’è
andata fortificando. Oh 1 fossimo rimasti così, uniti
e profughi per le montagne, non avrebbero potuto
prenderci, poiché, anche quando adunarono un’ accozzaglia di disperati contro di noi, non riuscirono
a danneggiarci.
Ma un mese fa, ci lasciammo ingannar dalle loro
promesse, ed il giorno 20 tornammo noi donne coi
fanciulli a San Sisto. Non 1’ avessimo mai fatto! Vi
eravamo appena giunte, che i Crociati del Viceré invadevan San Sisto e l’incendiavano ; cosicché noi
fuggivam via disperate e prive di difensori.
Allora fu che parecchie di noi perirono barbaramente trucidate, e noi altre fummo tratte prigioni
in Cosenza, ove da tre settimane ci fan subire cotidiane torture che passano ogni immaginazione. C’è
da invidiar davvero la sorte toccata ai nostri uomini,
i quali dopo una vittoria riportata sul Castagneto,
inorriditi al solo pensiero .di seguitare a spargere il
sangue dei nemici, si sono arresi piuttosto che seguitare ad uccidex’e uomini anche per propria difesa, e
sono stati in massa decapitati a Montalto dall’ immondo Malvicino e dal suo degno compagno Pausa.
Pochi soli ne furon risparmiati per condurli qui
e dannarli a morte più atroce.
Oh ! come mi si strinse il cuore 1’ altro giorno quando
sentii che tra gli altri era stato tratto qui Barba Stefano Negrino di Bobbio, dopo d!, essere stato ignobilmente, maltrattato dal Pansa a Montalto. Dicono che
il Viceré gli abbia fatto pronunziare un vero sermone in sua presenza. Non ne fu convertito ; anzi
decise di mandarlo a Roma. Ma Dio ha avuto pietà
del suo fedel ministro, e 1’ ha richiamato a sé prima
che lo facessero partire per la città del papa, ove l’avrebbe aspettato la crudel sorte del suo collega Pascale. Ieri mattina, i guardiani entrando nella sua
cella lo trovarono cadavere.
E martire anch’ egli però ; giacché è perito per le
sevizie patite in queste settimane di prigionia, ed ha
preso posto nella gloriosa falange di quelli che bianco
vestiti e con palme in mano stanno attorno al trono
del Signore cantando le sue lodi giorno e notte !
Ed a me, quanto resta ancora a patire prima che
suoni l’ora lieta della liberazione? Sento che poco
può essere, dappoi che tale strazio han fatto già delle
mie membra le corde degl’inquisitori ed i vermi
delle mie piaghe, che mi vo consumando d’ ora in
ora.
Chissà ? forse domani, quando mi verranno a prendere per rinnovarmi la tortura, mi troveranno morta ;
giacché un angelo pietoso, dal Dio delle misericordie
mandato, avrà trasportato l’anima mia da questo
corpo agonizzante nella gioia del paradiso.
Addio, figlio mio diletto, che avevo nutrito ed elevato per farne un banditore dell’ evangelo in Calabria! Le tue lettere piene d’ amore per-me’ ma più
ancora per Dio, mi furono gioia soave. Dal fondo,del
mio carcere, dalla soglia dell’eternità, invoco su te
la celeste benedizione. Piglio d’ una martire. Battista
mio! possa tu diventare fedele araldo di Cristo, se
non più qui (ove or sarà soppresso il culto" in ispirito e verità) in quel campo qualsiasi ove Dio ti
manderà. Così non sarò vissuta invano, benché morta,
parlerò ancora per la bocca di mio figlio. E se anche tu dovessi col tuo sangue suggellar la tua predicazione, non esitar giammai ! t’ aspetterò, ti^ riceverò lassù presso a Gesù.
Beati i perseguitati per cagione di giustizia, perchè il regno dei cieli è loro !______________
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P. S.'Aleiaiidra — Ó. J. 6. Roma — G. P. Napoli, — M. G.
Rnrdiirhera — C. A, San Giacomo Schiavom — S. R. Napoli
- pT san Remo - C. A. (ienève - R. P. San Paolo (Brasile) *_ N. M. New York — P. A. Parma — D. P. Lavalle
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