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ANNO LXXV
Torn PeHteé» 7
N. 18'
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Nulla aia più forte della vostra fedel
(Olanavello)
SETTIMANALE DELLA
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f ■ ■ M.iì' Í...
Rigruardate alla rocela 6hde foste tagliati
Osala U: 1)
ABBONAMENTO
Italia fino al 31 dicembre . L. 75,—
Estero . . . » » ^
Ogni oanablamwito d’indirizzo costa L. tre •
Semestie U —
» » ^
La copia Lire TRE
Cristiani incompleti
Ci auffuriamo che venga pubblicata per
esteso in forma di opuscolo, l’ispirata predicazione tenuta dal pastore Paolo Bosio nel
tempio di Torre PelUce, lunedì 3 córrente, in
occasione del culto d’apertura del Sinodo. Intanto siamo lieti di dame qui lo conclusione.
Red.
« Or avvenne, mentre Apollo era a
Corinto, che Paolo avendo attraversato la parte alta del paese, venne
ad Efeso e vi trovò alcuni discepoli
ai quali disse: Riceveste voi lo Spirito Santo quando credeste? Ed essi
a lui: Non abbiamo neppur sentito
dire che cl sia lo Spirito Santo... ».
(Atti apostolici 19: 2).
...Non crédete voi, fratelli, che una
delile verità più preziose che diverse
Chiese hanno la tendenza di lasciare scivolare alquanto neirombra, sia proprio
quellia del dono dello Spirito Santo, e
della necessità di richiedierlo senza
posa?
Risuona ^’ggi ancora il richiamo delTApostolo ai discepoli di Eifieso: « Ri'ceveste voi lo Spirito Santo quando credeste? ».
Esamini ogni Chiesa se stessa ed il
proprio messaggio.
Esamini ogni credente la propria vita
spirituale. Che ne è della dottrina del
dono dello Spirito Santo? E’ dessa solo
aifermata nella Cònfessione di fede e
nell’innologia, ovvero è deissa professata. predicata e specialimente praticata
come iparte essenziale delfe Rivelazione
cristiana?
Risuona Tappello costante a chiedere il dono dello Spirita Santo. nell'Istruzióne teológica, nei, pulpiti, nella ~
stampa evangelica, nella istruzione catechelica? Ovvero si tro¡viano oggi ancora. nelle Chiese, persone che ripetono
come i discepoli di Efeso: « Non abbiamo neppure sentito dire che ci sia lo
Spirito Santo? ».
Nella nostra vita religiosa individúale, v’è deesa la preoccupazione costante
di chiedere e chiedere il dono delio Spirito Santo; quel dono che non viene
dato una sola volta, ma che è ripetuto
e ripetuto e conduce* progressivamente
i credenti sempre più in alto nella conoscenza e nella santificazione? Quel
dono che deve accompagnare il credente fino al vertice, fino alla perfezione?
Il trascurare queste verità bibliche
potrebbe portare le Chiese a languire
ed i credenti a fermarsi o a tornare indietro.
CONCLUDENDO.
Fratelli e sorelle: l’iora che noi stiamo attraversando ‘è una delle più difficili non solo per i popoli ma anche per
le Chiese.
Dofpo ogni guerra i popoli, contemplano tristemente i mucchi di macerie;
ix>i si accingono alla ricostruzione. Ma
anche le Chiese hanno,, oggi, le loro macerie di ogni genere ed anch’esse debl)òno affrontare problemi di ricostruzioiie materiale, morale ed anche spirituale. ingenti e dolorosi.
Noi non ci preoccupiamo solo dei problemi della ricostruzione materiale, anVhe se sono tremendi per le nostre piccole forze. Per essi, vale il motto: « gjorno per giorno » poiché è vera oggi più
che mi^ la parola della sa^ezza divina:
« Basta a ciascun giamo il suo male ! ».
— A poco a poco, con l’aiuto di Dio, risorgeranno i templi, si ricostituiranno le
Comunità disperse, i probl«tni finanziari saranno risolti. Noi non* ne dubitiamo
ininiinamente.
Ma il problema fondamentale, urgente ci sembra essere quello della ricostruzione spirituale, senza la quale ogni altra opera è vana. Una Chiesa che aves*se una vita spirituale tiepida, potrebbe
anche avere i più bei templi questo
mondo e dei bilanci floriidi, ma sarebbe
incapace di compiere la sua missione:
mentre che una Chiesa povera e travagliata da problemi materiali umanannepr
le insolubili ma percorsa da fremiti di
rijsve^o spirituàle, sarebbe una Chiesa
trionfante.
Voi la potete riconoscere eubito la
Chiesa in cui la vita spirituale declini:
ci sono dei i^ni indicatori, ahimè ! molto eloquenti. Essa rum vede jnù la missione, la grande, vitale missione che Cristo ha dato alla sua Chiesa: la evangelizzazione ! Essa tende a rinohitidersi
in se stessa, la preoccuparsi solo del proprio benessere. Mette al primo posto ciò
che dovrebbe stare alila periferia: la beneficenza - l’istruzione - la cura dell’esteriore nel culto - la preoccupazione
di liturgìe complicate ed artificiose, del
c^to artistico, delle manifestazioni di
vita sociale intensa. Cose ottime,^ tutte,
e che vanno curate, ma sempre come
elementi secondari ricetto all’essenziale che sta nella vita spirituale e nella
fedeltà alla missione evangelizzatrice
ohe Cristo ha affidata alla sua Chiesa.
Le Chiese che tendono ad allontanarsi dalla loro missione, volgono tutte
le loro cure ai problemi temporali e ambiscono potenza ini seno ai popoli. I loro
Ministri non han più siete di servire e
di sacrificarsi, ma solo di dominare e d.
vivere nel modo più comodo possibile.
— Quelle Chiese portano ai posti di direzione, non gli uomini ripieni di Spirito. ma abili diplomatici, uomini d’affari, 0 quelli dalla posizione sociale più
eminente o i pm facoltosi i quali portano uno spinto mondano nella vita della Chiesa. Tutti ¡n doni possono essere
ffitìihnella Chiesa; ma solò quando'sìteo’'
complementari di doni spirituali. Ma
guai se lessi tendono*, invece, a soppiantare i doni dello Spirito ! Poiché là dove
non c è lo Spirito non icd pup essere ¡per
la Chiesa, vita* prosperosa, progresso,
successo. I credenti languono e spesso
tornano indietro. Non c’è vera gioia, entusiasmo, ardiorie. Ci sono vane competizioni, lotte di ambizioni e di fazioni
assetate di dooninio.
La fonte è disseccata e tutto soffre e
s’isterilisce. »
Ecco perchè, fratelli miei, guardando
all’opera di ricostruzione che la nostra
Chiesa deve affrontare noi pensiamo
prima di tutto alla necessità di un risveglio spirituale che valorizzi ogni altro sforzo Già nel secolo passato, in
un’ara tragica della nostra Chiesa, lo
Spirito soffiò potente su di essa, e la vita
tornò a fiorire rigogliosa quando Ffiiix
Neff spinse i credenti a chiedere con
Dlr«llflw«i !»«sler« D«ll. ALBERTO RltCA
AMMINISTRAZIONE e REDAZIONE: , i
Via Carlo Alberto, 1 bla — TORRE PELUCE
nuovo ardope, il dono dello Spìrito ed i
nastri giovani profetizzairano ed i nostri
vecchi ebbero visioni...
Sorgano molti Félix Neff in mezzo a
noi e chiamino i credenti ad alzare le
mani della* fede per prendere il dono
dello Spirito-che è loro ofiEerto'. La Chiesa vivente di vita esuberante saprà allora affrontare con slancio e con quel
senso di trionfante certezza che solo lo
Spirito può dare, ogni problema di ricostruzióne.
La promessa di Cristo sul dono dello
Spirito Santo, vale oggi, come ieri, come
sempre.
— Io ricordo ìm giovane studente, il
quale, molti anni or sono, si trovò un
giorno in un luogo di culto dove si parlava del dono dello Spirito Santo. Egli
era scoraggiato e sfiduciato. La vita cristiana lo attirava: il suo desiderio era di
seguire il Signore: ma troppi ostacoli
gl’impedivano di avanzare per quella
via. Dubbi intellettuali lo tormentavano. Oggi egli credeva di aver afferrato
una verità, ed il gipmo seguente, argomenti contrari lo turbavano e facevano
crollarle le sue deboli costruzioni.
. Il messaggio della Parola di Dio fu
per lui come una luce nelle tenebre:
« Riaeveste voi lo Spirito Santo quando credeste? ». — Nessuno gli aveva
mai parlato così direttamente del dono
deilo Spirito Santo, della promessa di
Gesù, della necessità di chiedere e ricevere quel dono potente.
Da quell’ora, la sua preghiera sali a
Dio decisa, ardente, perseverante;
« Manda su me la potenza del Tuo Spirito. affinchè io possa essere \in vero
credente ! ».
in breve tempo: una forza nuova temprò la volontà vacillante, ü piede fu
condotto con sicurezza sulla \da cristiana. Da quell’ora la sua vita non fu più
in balia di pensieri contrastanti, di dubbi tormentosi, di debolezze umane. Da
promessa di Cristo diventava realtà.
— Lo Spirito guida in ogni verità. Lo
Spirito arriochisqe sempre più la mente
ed il cuore. Lo Spirito dà visioni. Lo
Spirito guida gli eletti suUa via della
santificazione, elevandoli di gloria in
gloria. Lo Spirito li riempie di una ineffabile allegrezza, di una pace che su^itera ogni intelletto.
« Riceveste voi lo Spirito Santo quando credeste? » — Chiedete e vi sarà
dato I
Solo dopo aver fatto questa esperienza U credente potrà dire con nuova, assoluta certezza: « Io so in Chi ho creduto ». Amen.
•Sfi-çfe-Sfi ífe-ifi-jífe'ifi'jíte.'ifi'Jífe,jdîL-fS'iSte'ifi-j*.
a terre
Le monde que Dieu a créé bon, est
corrompu par le péché. Il s’ensuit’que
l’homme a besoin d’être sauvé du monde, car, pour l’âme, le monde a s^ dan-'
gers. Ses séductions détournent le cœuri
des hommes de l’amour de Dieu qiui est
le bien suprême; aussi les chrétiens
sont mis en garde: ils ne doivent aimer ,
ni le monde, ni les choses qui sont dans j
le monde; ils doivent amasser des tré- '
sors dans le ciel, s’affectionner aux
choses d’en-haut, il doivient se rappeler
qu’ils sont étrangers' et voyageurs sur là
terre et que le gain du monde entier ne
compenserait pas la perte de l’âme.
Le mondie est dominé pàr les forces
du mal et s’oppose positivement au
royaume de Dieu. Il hait Jésus et ses
disciples qui. à leur tour, ne peuvent
avoir à son égard qu’une attitude d’ardente opposition. La croix est la condamnation des valeurs du monde.
Et néanmoins le dessein de Dieu est |
de sauver le monde. L’Eglise a donc,
dans le monde, une mission. Comme le *
, Fils a été envoyé dans le monde par lei
Père, il y envoie aussi ses disiciples. Ils
doivent être la lumière du monde, le sel
de la terre; 11 doivent exhorter les homr
mes à être réconciliés avec Dieu. La
victoire finale dst certaine, car le Christ
a déjà vaincu le monde. Le chrétien
peut déclarer qu’il est « plus que vainqueur », sa con^anioe n’étant pas en oe
que r homme peut accomplir, mais en
l’invincibilité du dessein rédempteur de
Dieu.
De oes convictions fondamentales
naît le .problème des Rapports entre l’EgUse et le' monde. Et ici nous sommes
en présence de deux conceptions de la
vie et de l’action chrétienne.
Les uns pensent q|ue le Royaume de
Dieu n’étant pas de ce monde et que la
terre étant livrée au mal, le devoir de
l’Eglitee consiste tout entier à orienter
les âmes vers le ciel sans essayer d’agir
sur les affaires terrestres.
D’autres estiment que la vie chrétienne doit s’exprimer dans la vie ooUeotir
ve. Les chrétiens sont, comme les autres hommes, membres de la société et
participenit aux travaux de la vie oommume. Séparer le domaine de la chose
publique de celui de la vie intérieure
de l’âme, se détourner des travaux et
des luttes des hommes ordinaires, c’est
se dérober à la responsabilité chrétienne.
Le chrétien est appelé à acoomplk la
volonté de Dieu, non .dans un mondie
Ipintain et futut, m^ ici et maintenant,
au sein de la réalité qui nous entoure,
nous défie et nous résiste. La foi en
Dieu n’est réelle quie quand elle s’attaque «ux difficulté particulières d’une
époque. C’est seulement en agissant, selon la volonté de Dieu, dans la situation concrète, historique où il nous a
placés, que nous pouvons répondre à
notre vocation chrétienne. Et cela est
d’autant plus nécessaire à une époque
comme la nôtre où l’on accuse l’Eghse
de n’être plus qu’ime institution périmée, qu’un corps exsangue ne vivant
que par la force de l’habitude et ne faisant pltiis office dans notre société que
de plante parasite.
Cela est d’autant plus i^rgent aujourd’hui où l’on prétend, de divers oôtési,
que l’essence de la religion est de créer
un monde idéal et imaginaire, pour nous
consoler ^ ce dont la vie nous a inévitablement frustrés. Ce faisant la religion distrait l’homme de la lutte qui
constitue la réalité de la vie humaine et
qui crée dans le monde une liberté et
une fraternité, non d’idée mais de fait.
La religion est contraire à la vraie prospérité de l’homme puisqu’elle lui offre
une compensation irréelle pour des injustices réelles et lui procure un moyen
d’échapper aux luttes sociales.
Il ne suffit pas, pour répondre à ces
accusations, d’afïinner que le christianisme ise préoccupe d’autres biens, supénetirs à ceux que les hommès recherchent, car le venin de ces attaque^ con
gieuse de l’individu, on le sépare du
sort commxm. au lieu de le faire entrer
plus avant dans la communion des difficultés et des besoins de tous.
Il faut que l’Eglise entreprenne la
lutte contre tout oe qui peut empêcher
Tâme humaine die s’épanouir, c’est-àdire la lutte contre toutes les fonnes du
mal, contre tous les péchés individuels
et sociaux. Cela reviCTit à proclamer
qu’il n’est pas une seule des relations
que la vie a suscitées entre les indlvi-.
dus et entre les peuples, sur laquelle
l’Eglise ne doive exercer son action,
étant bien entendu que le seul but de
cette action est d’assurer le libre développement dé la personinalité. Face au'«'
problèmes sociaux et politiques, il faut
que relise prentie position et 'déclaite
son point de vue. EUe ne peut ni ignorer ni se d&intéresser. Elle doit agir.
Ce qui ne signifie nullement que l’Eglise doive épouser une théorie sociale ou
un parti politique.
Le contenu concret, la forme, la méthode de son' action varient sélon les
temps et les lieux, selon las question^
qui demandent ime réponse.
Une tois, ce sera l’autorité, une autre
fois la liberté qu’il faudra défendre. Ce
peut être la sainteté du mariage qui est
en cause, ou l’intégrité de la famillie, le
repos dcaninical. la position de l’Eglise,
■ le maintien de la justice pénale, l’orgahisation de l’instruction, les ÎBnanoes
publiques, la justice sociale, le chômage, l’alcoolisme la criminaiité et tant
d’autres sujets.
. Nom vivons à une époque somlbre.
Le grand catadyisme mondial a jonché la t^re de morts et de ruines et oe
qui n’est pas tombé est lézardé, fissuré,
prêt à s’effondrer.
La guerre a brassé l’humanité en une
mfemale chaudière, elle a tout remué
jusqu’à la boue du fond. Nom ne marchons plus sur im sol solide, tout est
remis en question; les problèmes les
^Im formidables se dreœent. au’Ü est
néoesKaire de résoudre immédiatement.
Et à la solutioin de ces problèmes l’Eghse doit et veut collaborer et donner
par là la démonstration de la puissance de s<m Seigneur qui agit par son
moyen let communiqu'M le'sentiment
que le Maître ne reste, pas endormi
dans la tempête, mais qu’il a la volonté
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A le pouvoir «le teoDimainiéter mat vents
et aux vaguieü* , ^ “
n est vrai <3ue c*ieist à BIew et â Lui
seul qu’il appartient d’étaitlir son Bèj|ke. II fera toujouni tzteirapher sa cause
en son temps, quand il voudra, comme
ÿv iMaistjuatpîà l’arrivée de ce jour, jusqu’à le vomie des nouveaux deux d de
ie nouvelle terre, lai loi vénaatc^ ««aii me
peut être oisive dans l’homme, l’induit
«ÎÎ<W>iQj"'tr»a/'~vPnjr-tri^lUrni5W\^r^jr-^5vrtynL3PM?ij--\x»e^^
proposiio di Jffiiionomîa
' ‘
? à s’exexeer aux oeuvres que Dieu a «ommandées dans sa parole.
Le croyant reeonnsdt que, malgré
tout,, le monde a'^tê créé par Dieu et
dleiiuxïre l’objet de son amour Tédeispteur. I .
Et le <^yant, si impuissant qu’il soit
en luinmême est désireux de remplir, à
la-lumière de la Parole de Dieu, par le
secours de son Saint-Esprit, la vocation
(pa’il la reçue d’être le sel de la terre.
Alh. R.
iK
Oondudeado il primo degH artìcoli
iiiti|ipcarso in trannes» sa queste col<mr»; i’ittimagine di terdti^ di tinta interine«^ tia due colori nettamente distìnti d» indicano sulla carta 1 diversi
atmi, aveiwa searviàe « designare le zone
cnme .fqjpunto ^no queste
nostre ¥afii Valdesi.
cm. dopo le retate se pure ancora
i/ip.iii/»irTìMyiinin^ appaiò sulla
quotidiana e periodica grande e
pteeola, qiiseste zone .a làuta intermedia
si possono anChcddamare « zone 'di autotiomia*.
A takmì questa paieva una parola
grossa <^e nasoondesse chissà quali ineqgnite. Alla iluee dei canaunioaiti stampec'dèBe trasfórnuaisioaiì in corso di applicazione -dg^a della Costituienbe
Stato Ttafianq, essa non esprimie
cibe uno dq^ aspetti di quel decentranMsito anuninistraitìvo dello Stato, che
segue come risiAtato lo^co le non liete
etìperiemse fatte dsa popoli in un secolo
e mezzo di quella progressiva oeiitraliz.iftwinitw che si era iniziata col regime
peefettizio «eato da Nsqx)ileone I. Nulla dunque di aQaæmanite neppure per i
conformisti « à totffc prix », anzi se vi
pàsce: conformismo autonomistìco.
L’amico Max Eynard, cancludendo un
raocsite kuo invito alla unità di prc^xjsitk àaa awM^Viidéesi, lia paxlato aacli’e^
dir « quella lankanoutì a che carne ^ ^
Irto ci ìaren» soffiare'». Per non ctmdiVldere questo pessìtiusmo qpiioristioo e
prepararci alFesame della questione,
senza affrantarla per ora nei suoi aspetti poiitiei generali, nazionali e federali,
veruno nusi mano- i suoi 'diversi
aspettì.
Tncominciamo oggi dalla questione
della cultura che ben si può chiamare
cultusa valdese, cioè delle due lingue
obe è come dine due corde al nostro
«reo, due 8Bpettì die! inondo, due e»lvadanai ed un senso più univiersale cioè
più vero, della nostra fede religiosa. E
nera dicano i rigoristi clxe parlare di salvadanaio ^ 'ÙEre del imaterialismo percome senipae anche qviesto proIdesna ciflturale-come'tutti gE lìdtri problìeini. se bene impastato finisce in religione.
Non è nelle podie righe di un artiealo-tdie si csantrtsoe un così vasto arr
¿wneaito. non vogliamo dhe iniziarne lo studio. Lo faremo con una citazione lihe efiamo da meditare ai nostri
lettori. Essa è tolta da un numero de
« L’iSi^a des Vallées » del 1866, col suo
ekesico versetto ottavo del capo quarte dcB’BJpèstola ai fllippesi. riportato
ned sottotìtolo: « Que toutes les choses
qui sont véritables... occupent vos pensées ».
«
iktu ■de tfrtetmetien Primedre
aux VcâijÉea
Noiis avons sous les yeux deux rappesflp qle M. ntispeeteur des écoles primaires a eu l’obUgeance de nous communiquer, et nous complétons par des
données oSkàeillesqm n^ont pu y trouver p3aoe. OcB rapports embraasent les
awaéêB. IW5 et Î886 et' traitent d’une
manière inténessante des porincipales
questions que soulève parmi nous l’état
de rinstniotion primtûne.
La iprcmâère «t la plus inqMvtante,
est de savoir dans quelle proportion les vingt Vaudote de un»
quinze églises proûtenit de rinstruction
quivest dqpai’tie dans nos 180 écoles. A
ce quii parait, il nteziste nulle part une
seule fanaffie vaudoiâe qui né^%e absolument d’envoyer ses enfants à l’école;, bien au contraire, la moyienne de
fréquentation teod chaque année à se
rapprocher idavantage du cWfEre totel
des élèves inscrits. Or, cette moyenne
queHe est-ieÜé? En Î864, elle s’élevait à
3793; en 1865. elle est descendue à
3664, dont 1943 garçons et 1831 filles,
et en 1^6, elle est remontée à 37S9,
dont 2563 dans les écoles mixtes, dites
de quartier, 1Ù87 dans les écoles paroissiales et aimueHes. et il 00 dans les écoles enfantines. Si nous nous en tenons
à ce dernier résultat, c’est à peu près le
1 ¡5 de la population (19®/c) qui, toutes
les années, reçoit dons nos diverses écoles primaires le pain de l’instruction.
Certes c’est là un fait réjouissant à enregistrer. La vili© de Tiuihaii (Voyez notre premier numéro) qui est pourtant à
la tête du mouvienaient inteHeotuel en
Italie, nr’envoye à ses écoles élémentaires que le l|20 de sa population; et si
nous teînons compte de sies écoles secondaires et professionneles, nous n’arrivons encore qu’à 118 des habitants; tandis que chez nous, une population qui
nia pas l’avantagie de l’a^lomération et
que souvent des hivers rigoureux, comme c’«st ie «as pour t’année 1866, tiloqu^ait dans ses humbles hameaux, trou■ ve le moyen de si© faire représenter aux
« écoles primaires » pour plus du lt6 de
son effectif. Toateiois, qubn nous permette quelques rapprochements. Il y a
17 ans, nos écoles primaires étaient plus
fréquéntées qu’elles ne Je sont aujourd hui; elles comptaient alors pas moins
de 4500 élèves, c’est à dire plus du ll5
de la population. En 1857. ks éctdes
ont été fréquentées plus ou mcôns longtemps par plus de 4900 élèves. Eni 1862,
ce chiffre descendait à 3900, pour remonter en 1864 à près de 4000.
E’' pacifico che. cessata la ventennale
autarchia mentale per cui ogm cervello
non dovrebbe {jascersi che delle secrezioni proprie, nessuno ci contesta il libero uso del francelse, ma basta esaminare le cifre del rapporto ora riprodotto
e rendersi conto in confronto della situazione presente della vastità dèlia Giostra organizzazione scolastica di 70 anni
fa per capire qpal sia la differenza tra
quello stato di case e l’inserzionie dell’ordinamento scolastico elementare e
secondario delle Valili Valdesi, colle due
lingue e coUe altre sue particolari necessità, puramente e æmplicemerîte in
quello della provincia di Torino sema
le opportune delimitazioni, distinzioni o
atttonomie come più succintamente si
possono chiamare.
E non ¡era a caso che parlando de
« Nos écoles » si era detto che tutta l’efficienaa — anche quella religipsa — di
un gruppo come il nostro dipende dal
rapporto fra il suo partioidare livèllo éfi
cultura e quello dèU’ambiente circostante.
Mentre queste righe stanno per essere consegnate all’ottimo nostro Direttore
ci capita sotto mano il numero del 24
ajgosto dal quale ai rileva con gkna die
per spingece più oltre l’esame ora iniziate non ci mancherà il valido aiuto del
prof. Luigi Grill più di noi conqietente
in questa materia. Eneo RtMier.
5ll«Ì f
i E’ noto come nel dieoennio anteriore
! jallà guerra, i frequenti viceadevoli
^Pellegrinaggi di Evangelici Valdesi,
Svizzeri e Francesi, contribuissero a rinj ssQdare i vhicoli di fratdlaitraa cristiana
I internazionale fra le rispettive chiese e
I popolaidoni. Ora, concluso il terribile
periodo ibellico.- le fraterne relazioni si
ristabiliscono spontaneamente. In nome
diri-Pellegrini Fianoesi, il pastore L.
, Marchand, di Castres, ha mandato ai
Valdesi un messagiggio vibrante d’emozione e d’ailetbo, da «uà striùiriaBno alffu-r
ne efra»: -« Pentieitez-^m&i de -mus *x^primer notre toujour\s très affectueuse
et toute proche pensée chrétieihine. .Que
de fais 'rdewoais-nougi po® pensé d nous
tous pendant ces temps de gnwrre ®t
surtout ces “WBOts derniers ! Que de pis
ft’mons-rmcs pas demandé à Dteu de
vous épargner dam vos wlïes et dans la
vie de uoa fmMles et de ■vos paroisses.
Vos beaux temæfdes n’allaÂent-ils pas
être nasé^ Tous ces jours-ci notes bénismts Diou à ixatfe sujet espérarit que
bientôt il vous smt ppsSlbie de nous
donner de bonnes nouueilles de vous
tous... Veuillez nous roippder à tom les
pères des Vdlées... ».
In nome poi dei numeroisi Pellegrini
Svizzeri, la sig.na Madeleine Aubert,
del Sentier (Vaudj. ha mandato ai fratelli Valdesi un caldo mesisaggio di saluto e d’augurio, in occasione del 15
agosto.
Ricambiamo con profondo memore
affetto a quei fratelli lontani i nostri salarti, augurandoci di poter riprendere tosto, iper il maggior bene comune, la bella e dolce tradizione dei Pellegrinaggi,
j: ! ■ : ■ . ' A. J.
Colle delle Fontane
^ I^ipo due anni di sospensione forzata, abbiamo rivisto con gioia e ricono
;• scenza il Colle delle Fontane per la ormai trathzionale ,« Festa di mezzo agosto dteH’alta Va'Ue S. Martino ». A queste riunioni la popolazione valdese di
Massello, Frali, Rodoretto. Penero accorsero sempre volentieri fin dal 1834,
anno in «ui i Valdesi, obbligati a non
lavorare il giorno dietla festa cattolica
dell’Assunta, e spinti dal soffio di risveglio provocato dalla predicazione di Félix Nieff. colsero l’occasione per riunirsi
la prima volta sotto quei larici che...
quesfaimo non hanno più potuto d!are
I la loro ombra, perchè tagliati da gente
non certo tradizionalista.
Ha presieduto la riunione il pastore
di Penero, sig. O. iPeyronel. ricoidandoci l’orii^ne di tali assemlblee; dopo di
che il palstore di PraH, sig. A. Genre, oi
ha condotti in meditazione sul passo antico ma pur sempre attuale: « Fermatevi sulle vie e rigu aitiate.' e domandate
dei sentieri antichi per sapere quale è la
buona strada, e camminate par essa »
(Geremia 6: 16).
La parte storica è stata svolta dal pastore dd Massello sig. E. ’Tron che,
traendo lo spunto dagli avvenimenti
vissuti in questi ultimi mesi sulle nostre montagne e nelle nostre Valli, ci riportò indietro nella Storia Valdese all’epoea della « Gueau'a'dei Banditi » del
1660-63. Anche allora i giovani e gli
uomini di tutte le età, piuttosto di piegare sotto iin giogo astile, preferirono
la via dei monti ed i suoi pericoli; combatteroao anch’essi per una causa giusta ma superiore ancora all’ideale di
patria, e... vinsero.
Il pastore di Fiume, C. Gay. ci interessò molto parlandoci di un mondo e di
una Qiieaa a noi non tanto familiare,
del mondo slavo e della Chiesa Ortodossa, la quale sotto certi aspetti, fra gli
altri per la fede nell’unico Salvatore
Gesù, per la fratellanza tra i suoi zaembri e per l’adeBione date al Moviin«nto
Ecumenico motidiaile, ha molti puBtì di
ooaitettecwa fé Chiese Protestanti. Ci
parlò inoltae defla Comunità Evangelica idi Fiuia» che. essendo in buona parte fennatsMda elementi genmanici e ungisadesl, A «tata molto dsegregata negli
ultimi quattro mesi e dispersa, tanto da
temere per la sua unità e per la ripresa
delle sue attì'vi'Si.
Per ulti^ pnese la parola il pastore
di Como,,sdg, C. Lupo, dando al suo dire
una isete di risvegHp; prendendo come
base le parole di Gesù: « Voi siete il sale
dèlia terra », ricordò le. reeponsabilità
della Chiesa e defi Popolo Vàdese verso la Patria, quali di^xriitairi della libCTtà in Cristo, della solidarietà <ristìana e della dignità della propria ooscieiaai
Come p^dfce constatare da qiuesta
breve relazione, anche alla riunione di
mezzo agosto dell’alta Valle S. Martino,
gli aiPgomenti tratteti sono -stati vari ed
im^ssaMti. ‘Arrivederci dunque, andie
voi giovani delle . Unioni della zona preaJpina. ai Colle -delle Jìoaataiae il 18 agosto 1946. se Dio vorrà {e n«5tn solo al pomeriggio, secondo la tradizione, ma per
tutta la giomafta 1). M. Gay.
Qrxmaca Valdese
ANOROONA (Serre)
H nostro affettuoso « bentornato » ad
un caro giovane tornato di recente tra
noi da un lontano campo di prigionia in
Germania: Edoardo Benech (Chiogautie).
— Ci è giunta la dolorosa notizia del
decesso del nostro fratello Frcmcesco
Plcwan, del quartiere di Cacet, avvenuto neirOspèdale militare di sèrajevo, il
13 aprtìe 1946. probabilmente in seguito
a malattia.
« I miei pensieri non sono i vostri
pensieri, nè le vostre vie sono le mie
vie, dice l’Eterno ».
Rattristati, ma sempre fiduciosi nella
misericordia di Dio, ci inchiniamo davanti alla misteiiosa 'Sua volontà, mentre esiprimiamo la nostra commossa, fraterna simpatia, cristiana alle sorelle, ai
fratelli ed ai parenti cblpiti da questo
lutto. 0. o.
BOSBiO PCLLICE
n culto di domenica prossima, 9 corrente *siarà presieduto dal nostro Moderatore, pastore Virgilio Sommani.
— I militari Guido Grand, da Creta,
¿ftafono Charbonnier e Daniele Baridon,
dalla. Germania, son tornati fèlioemente
in seno alle loro famiglie. La Chiesa li
accoglie con gioia ed aspetta fiduciosa il
ritorno degli altri. R.
TORRE PELLICE
Il culto di domenica prossima, alle
10.30, sarà -presieduto dal pastore Francesco Peyronel.
— E’ stato amministrato il Santo battesimo a Daniele Neri Gay di Manlio e
di Lily Giaimpioooli. Invochiamo sul
bimbo e sui suoi genitori le benedizioni
divine.
Signore Gesù Cristo, risehianacL interiormente. Fa risplendere la Tua luce
nel noi^o -cucaie e dása^ tiitte le sue
tenebre.
Ferma il nostro spirito che evade e si
disperde, e spezza la violenza delle teatazioni che cì opprimono
Btendi per noà, il 'Tuo braccio e doma
queste forze ciieche, queste passioni divoranti, affinchè, possiamo trovare la
pace nella Tua f<Mrza, e -cher la lode a Te
si alzi da una coscienza pura.
Manda la Tua. luce « la Tua verità,
poiché siamo come terra sterile e tenebrosa skiehiè Tu non ci rischiari.
Spandi la Tua ^azìa da alto, versa
sul nostajo cuoia la rugiada celeste. *
Rileva ia nostra anima abb2dtu¡fca «otto il peso del peocato, trasporta i imstri
desidèri verso la Tua luce, affinchè
avendo attànto alle (forati -del bene eterno, non Ci sia possibite pensare senza
disgusto alle cose effintere e basse della
terra.
Distoglici dalle consolazioni fuggitive
delle creature, ipoichè nessun oggetto
creato può soddisfare pienamente il aostrocuore.
Ueuscici a Te coll’inidissoluibiae legame dell’amore, poiché tu basti a C<5ui
die ti ama; Amen.
Past. Dbtt. Alberto ricca, Direttore
Affi "Orafii^e VfÉfñm » ■> Terre PèHha