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SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE BATTISTE, METODISTE, VALDESI
venerdì io marzo 1995
ANNO 3 - NUMERO 10
8 MARZO
IL TEMPO
DELLE MIMOSE
FRANCA LONG MAZZARELLA
S«-',
.% .
Abbiamo amato le mimose
e i caroselli, quando non
erano folclore: ora non più.
«Quale festa?» era il titolo
deireditoriale di Francesca
Spano su queste pagine, in
occasione dell’8 marzo 1994;
l’interrogativo è lì davanti a
noi tale e quale quest’anno,
con alcune varianti legate alla
vita che produce sempre e comunque nuove situazioni,
nuove sconfitte, nuove speranze. Le cronache hanno enfatizzato percorsi singolari di
•donne nel cuore del potere
istituzionale (Parlamento,
Rai); ma anche percorsi singolari di donne che uccidono
i propri nati, abbandonandoli
nel gelo o nella spazzatura,
ancora dentro un antichissimo
regime di paura, ignoranza e
solitudine. Sempre percorsi
slegati da un'esperienza-riflessione collettiva di donne
che pure esiste e produce relazioni umane e ricerca di
identità personale e politica.
Di questa si parla, spesso in
modo approssimativo e ormai
rituale, nel mese di marzo: il
mese della donna, come maggio quello della madonna! Il
tutto preceduto dal tamtam
dei settimanali che ci bombardano con immagini di corpi nudi di «top model» miliardarie e con informazioni
di nuovi costumi sessuali che
vedono i maschi succubi di
molestie e ricatti sessuali a
opera di femmine insaziabili.
Che fine hanno fatto le proposte politiche delle donne?
La legge sui tempi di vita e di
lavoro, la legge contro la violenza sessuale, le iniziative
per una pedagogia e una legislazione che, nel garantire la
parità dei di ritti-doveri, diano
spazio e valore alle differenze
(di sesso, di età, di culture, di
bisogni, di fedi)?
Il movimento femminista
registra una sconfitta che non
è solo delle donne, ma della
società tutta. La responsabilità è forse delle donne stesse
che non hanno saputo o potuto tradurre la loro ricerca in
pratiche diffuse, capaci di assumere livelli di crescita femminile fortemente differenziati, ma è anche e soprattutto
di chi (nelle istituzioni locali
e centrali) non ha dato alcuna
■priorità ai problemi e alle ricchezze legate alla dimensione
della differenza sessuale e anche, dato il loro enorme potere, dei mezzi di informazione
per cui, ad esempio, la «notizia» della conferenza del Cai-ro non è stata, come per gli
altri paesi, il protagonismo
forte e costruttivo delle donne
d’Asia e d'Africa, ma il veto
vaticano all'aborto.
L’ultimo Sinodo delle chiese valdesi e metodiste ha ri'Conosciuto alle chiese «il dovere della vigilanza e la necessità di proporsi come luoghi di democrazia, di con
troinformazione, di laicità».
Noi crediamo che il Signore
rivolge ad ognuno/a di noi e
alla sua chie,sa una vocazione
al ravvedimento e all’annuncio di una libertà che sovverte
schemi e pigrizie profonde. In
questa direzione c’è molto da
fare, nel paese e nelle chiese:
la promessa di Dio è che vale
la pena farlo, anche se siamo
pochi e spesso confusi.
Viviamo in Italia un tempo
di cambiamenti apparentemente radicali; in realtà la
tendenza più diffusa sembra
quella di semplificare i problemi, ridurre gli scontri a
risse, le soluzioni a slogan
miracolistici, la democrazia a
misteriosi sondaggi, che non
impegnano la coscienza, né
tanto meno la responsabilità
personale. C’è poca voglia in
giro di capire, di studiare, di
riflettere insieme, senza giudizi preconfezionati, riconoscendo i conflitti, con attenzione alla storia e alla complessità deH’altro, dell’altra:
in quest’oggi travolto da novità profonde c’è bisogno
della memoria, della passione
e deH’intelligenza degli uomini e, finalmente, delle donne. 11 cammino non è indolore, ma è in gioco la perdita di
senso del nostro esistere e la
riduzione del mondo a una
valle di ossa secche, per usare
l’immagine visionaria del
profeta Ezechiele.
Scoprire la faccia ó\ Dio nel fratello che ti è accanto, che incontri per la strada
Fraternità non è essere fratelli, ma diventarlo
PAOLO T. ANGELERI
«E chiamò quel luogo Penici perché,
disse, ho veduto Iddio faccia a faccia»
«Accetta il dono... giacché ho visto la
tua faccia come uno ha visto la faccia di
Dio»
(Genesi ,T2, 30; 33, 10)
Fausto Bertinotti, segretario di Rifondazione comunista, invitato in un’intervista televisiva a dire la cosa più importante per lui, ha esitato un istante.
Avrei scommesso che avrebbe risposto:
«Il comuniSmo». E invece no. Ha detto
con sicurezza: «La fratellanza: in un
mondo impostato sull’egoismo, è la cosa
più importante per cui lottare». Eppure... la Bibbia stessa nella Genesi insiste
sulla pericolosità dell’esser fratelli: Esaù
e Giacobbe, Peres e Zerach litigano ancor prima di nascere (Genesi 25, 22; 38,
28), ed è inutile far ricorso agli esempi di
Caino e Abele o di Isacco e Ismaele.
L’episodio dello Yabbok fa parte di questa lunga storia di ostilità, la partita fra
Esaù e Giacobbe è alla stretta finale:
Giacobbe trema perché Esaù ha più gente di lui. Ricorre perciò all’astuzia: usa la
generosità come arma e si prepara allo
scontro. Durante la notte ha un incubo:
gli appare un misterioso visitatore; lotta
con lui; vorrebbe averlo dalla sua parte e
strappargli la benedizione. Ma il visitatore (Dio?), vinto, si sottrae alla stretta:
«Dimmi il tuo nome!». È lui a chiedere il
nome a Giacobbe e a dargliene uno nuovo, Israele: colui che ha lottato con Dio e
ha vinto (v. 28). Nel riconoscerne la forza, Dio ammette la propria debolezza,
ma non prima di averlo azzoppato, reso
cioè debole (32, 31): un Dio debole che
rende deboli.
Un antico «midrash» racconta di due
poveri ebrei che, andando al mattino a
raccogliere legna, incontrano un famoso
indovino straniero. «O tu che sai tutto gli si rivolgono - qual è il nostro destino?». L’indovino li scruta, guarda le loro mani, poi tristemente sentenzia: «Prima del calar del sole entrambi morrete»;
i due si allontanarono rattristati. A mezzogiorno interrompono il lavoro per dividere il loro pane ma, commossi da un
mendicante più povero di loro, rinunciano a mangiarne per donarglielo. Digiuni,
continuano il lavoro; al calar del sole,
nulla accade. Sulla strada del ritorno, incontrano l’indovino; «O amico, tu non
conosci il tuo mestiere; come vedi, il sole è calato e noi siamo vivi». L’indovino, sorpreso, li esamina di nuovo, apre
le loro fascine e vi trova una serpe tagliata a metà. «Non mi sono sbagliato! esclama - ecco la serpe che doveva uccidervi... ditemi: che cosa avete fatto
oggi?». 1 due si guardano. «Ecco, in verità siamo rimasti a digiuno». E raccontano rincontro con il mendicante. «Ho
trovato! - esclama l’indovino - ecco: io
non conoscevo il vostro DiT). Non sapevo che fosse un Dio debole capace di
commuoversi per un semplice atto di
amore. Questa è la serpe che doveva farvi morire, ma il vostro Dio non ha esitato ad ucciderla per cambiare il destino
che lui stesso aveva segnato».
Un Dio delle debolezze! Giacobbe reso zoppo (debole dunque) chiama quel
luogo Peniel: «Perché ho visto la faccia
di Dio» (v. 30). Nel suo incerto cammino
verso Esaù, il suo spirito cambia: i doni
che aveva predisposto come astuzie di
guerra, divengono qualche cosa che ha
«a che fare con la faccia di Dio». Esaù li
rifiuta, Giacobbe insiste: i due gareggiano in generosità, ma Giacobbe riesce a
convincere il fratello (Genesi 33, 30):
«Accetta i doni dalla mia mano - gli dice
- perché io ho veduto la tua faccia come
uno vede la faccia di Dio». Già: Giacobbe hq visto la faccia debole di Dio, quella della tenerezza. Fraternità non è «essere fratelli», ma divenirlo. Bertinotti ha
ragione: fraternità è conquista ideale,
verso cui marciare proprio quando i tempi sono così ingenerosi come i nostri. Infatti, se riesci a trovare il tuo fratello, hai
già scoperto la faccia di Dio...
L'Intesa battista
Approvata
dalla Camera
La Camera dei deputati ha
approvato il 2 marzo, con 308
voti a favore un contrario e un
astenuto, il provvedimento di
conversione in legge Ae\VIntesa tra lo stato e l’Unione
cristiana evangelica battista
d’Italia (Ucebi) firmata il 29
marzo 1993 dall’allora presidente del Consiglio, Giuliano
Amato. Presentando in aula il
provvedimento il relatore, il
deputato e pastore evangelico
Domenico Maselli, ha messo
in evidenza «il valore della
tradizione battista, che fin
dalle origini fu caratterizzata
dal carattere della separazione
tra Chiesa e Stato nel rispetto
dei reciproci diritti».
Maselli ha poi accennato alla presenza battista in Italia,
che data dal 1863 e può vantare uomini come il filosofo e
parlamentare Bonaventura
Mazzarella, e riviste di alto
prestigio come «Bilychnis» e
«Conscientia», a cui collaborarono Giuseppe Gangale, Lelio Basso, Piero Gobetti. Maselli ha infine accennato alla
«viva partecipazione» dei battisti italiani al movimento
ecumenico. Sono seguiti gli
interventi, tutti favorevoli, degli onorevoli Giacomo Garra
(Forza Italia), Valdo Spini
(Progressisti), e del sottosegretario agli Interni Scivoletto. Spini ha parlato di «alto
valore morale» dell’Intesa,
che «non chiede né tutele né
privilegi né sovvenzioni ma
solo il riconoscimento della
libertà di predicazione e testimonianza». L’Intesa coi battisti, che hanno rinunciato all’8
per mille, costituisce «una testimonianza limpida di separazione fra Stato e Chiesa».
La Chiesa battista, ha detto
infine l’ex ministro dell’Ambiente, è la chiesa di Martin
Luther King, campione della
tolleranza, della convivenza civile e della lotta all’
apartheid. In sede di votazione tutti i gruppi parlamentari si sono espressi a favore
del provvedimento, con gli
interventi di Rossana Moroni (Rifondazione), Luciano
Guerzoni (Progressisti), Alberto Monticone (Popolari),
Rolando Fontan (Lega Nord),
Ombretta Fumagalli Carulli
(Ccd), Lucio Malan (Liberalfederalisti) e Paolo Agostinacchio (Alleanza nazionale).
Per Moroni l’approvazione
dell’Intesa battista è un ulteriore passo nella direzione del
pluralismo di culture, fedi ed
etnie; Guerzoni ha detto che
la rinpneia all’otto per mille è
una testimonianza per tutti, e
ha sollecitato governo e Parlamento a proseguire nell’approvazione delle intese con
tutte le confessioni religiose,
Malan ha detto che non c’è libertà .senza libertà religiosa,
mentre Monticone ha fatto riferimento al cammino comune di credenti di varie confessioni durante la Resistenza. In
conclusione il vicepresidente
della Camera, Lorenzo Acquarono, ha voluto sottolineare l’elevato livello del dibattito in aula. Il provvedimento
dovrà ora passare al Senato.
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PAG. 2 RIFORMA
Testimonianza di un consulente in aiuti umanitari, di ritorno da un viaggio in Cecenia
A Grozny sono rimasti soltanto i vecchi
La guerra in Cecenia non è
terminata, anzi minaccia di
spostarsi nei villaggi e nelle
montagne della Repubblica,
anche se l’esercito russo
stringe il suo assedio attorno
alla capitale Grozny. È quanto ha affermato Finn Andersen, consulente in aiuti umanitari, al ritorno da un viaggio in Cecenia.
«I combattenti ceceni sono
stati cacciati dalla capitale,
ma una volta usciti dalla
città vanno a proseguire la
lotta nei villaggi e nelle montagne. Dicono che porteranno avanti la lotta e in tutti i
villaggi che abbiamo attraversato, abbiamo visto combattenti ceceni molto ben
equipaggiati», ha detto Andersen. Church World Action, l’organismo di aiuto
messo in piedi da vari organismi ecumenici, tra cui la Federazione luterana mondiale
(Firn) e il Consiglio ecumenico delle chiese (Cec), ha prediposto un programma di sei
mesi per portare assistenza,
cibo e vestiario alle 60.000
persone coinvolte nel conflitto. La piccola Repubblica di
Cecenia conta 1,2 milioni di
abitanti, il 25% dei quali è
russò, ma dopo due mesi di
guerra, la popolazione è fuggita in massa. Oggi vi sareb
Un’immagine di Grozny ridotta in macerie
bero solo più 171.000 persone in Cecenia.
La Chiesa ortodossa russa
è stata incaricata di applicare
sul posto il programma di
Church World Action, con
l’appoggio tecnico e logistico
di partner internazionali
coordinati daH’organismo di
aiuto delle chiese ungheresi.
Si aspettano 2,5 milioni di
dollari di doni, compresi i
420.000 dollari già promessi
dagli organismi di aiuto delle
chiese svedesi e danesi. Secondo Finn Andersen, i soldati ceceni sono disciplinati e
ben equipaggiati; «Essi hanno nuove armi leggere, nuove granate, bazooka, racchette. Hanno anche carri
armati presi ai russi. Sono
disciplinati, non bevono e
non hanno paura di nulla»,.
ha riferito.
È difficile dire quanti civili
siano rimasti a Grozny. Sarebbero tra 5.000 e 10.000
(prima della guerra, la città
contava circa 400.000 abitanti). Per lo più sono persone
anziane, che vivono in condizioni spaventose, senza viveri né elettricità, e l’unico cibo
che ricevono proviene da zone controllate dai ceceni. Ciò
che ha scioccato di più Finn
Andersen sono «le bombegrappolo utilizzate dai russi
che, esplodendo, proiettano
migliaia di proiettili che fanno molti feriti». Andersen
inoltre riporta che «i russi
utilizzano anche bombe che
proiettano una moltitudine di
aghi, bombe proibite dalla
Convenzione di Ginevra».
Secondo un portavoce di
«Church World Action», «è
difficile valutare i bisogni
esatti nelle attuali condizioni.
Quel che è sicuro è che il futuro immediato di centinaia
di migliaia di civili costretti
ad abbandonare le loro case
è molto cupo... Oggi sono
ammassati in palazzi pubblici, scuole, carrozze ferroviarie vuote, palestre, nelle repubbliche limitrofe del Daghestan, dell’Inguscezia e
delVOssetia del Nord. I russi
che sono sfuggiti hanno trovato rifugio presso le loro famiglie in Russia. E sono molti
quelli che non vorranno più
rientrare in Cecenia». (Eni)
Le preoccupazioni espresse dalla Comunità di lavoro delle opere di aiuto svizzere
A che cosa serve il Vertice di Copenaghen?
La Conferenza dell’Onu
sullo sviluppo sociale, che si
sta svolgendo a Copenaghen
dal 6 al 12 marzo, non ha suscitato un grande dibattito
nell’opinione pubblica europea. In una conferenza stampa svoltasi a Berna il 6 febbraio scorso, la Comunità di
lavoro delle opere svizzere di
aiuto si è detta preoccupata
che l’ideologia dominante oggi sia il neoliberalismo e che
la parola «solidarietà» sia stata sostituita dall’espressione
«simmetria dei sacrifici».
Contrariamente al Vertice
di Rio sul pianeta Terra o a
quello del Cairo sulla popolazione, il Vertice di Copenaghen ha suscitato poche discussioni preliminari. Lo ha
deplorato Bruno Riesen, segretario generale di Swissaid.
Eppure i problemi di povertà,
di disoccupazione, di diritti
dei lavoratori o di equa ripartizione delle risorse si pongono tanto al Nord quanto al
Sud. Nell’ideologia attuale
l’economia, il sociale e la
cultura sono del tutto dissociati; uno degli obiettivi del
Vertice è appunto di fare
prendere coscienza della
stretta connessione fra questi
tre campi per poter costmire
un futuro più equo.
Le leggi del mercato sono
incapaci di risolvere tutti i
problemi sociali, ha rilevato
Richard Gerster, segretario
della Comunità di lavoro che
raggruppa Swissaid, Action
de Carême, Pain pour le Prochain, Helvetas e Caritas. Rispetto al Vertice di Copenaghen, le opere di aiuto svizzere hanno diverse rivendicazioni concrete da fare: sono
convinte che la povertà abbia
cause strutturali contro le
quali bisogna combattere e
auspicano che venga rafforzato il diritto di accesso di
ognuno alle risorse, in particolare alla terra e all’acqua,
nonché al credito. Attualmente, tale accesso non è affatto
garantito in molte parti del
mondo. Una terza rivendica
zione è l’integrazione nei costi di produzione delle spese
sociali e ecologiche. Oggi, la
protezione della salute dei lavoratori e l’eliminazione dei
rifiuti sono troppo spesso lasciati a carico della collettività, il che falsa seriamente i
rapporti economici.
Una soluzione globale al
problema del debito del Terzo
Mondo appare altresì prioritario. Infine, secondo le opere
svizzere, il 20% dell’aiuto allo sviluppo dovrebbe essere
destinato a progetti sociali,
mentre oggi la maggior parte
degli aiuti è rivolto alla produzione o alle infrastrutture.
Da parte loro, i paesi in via di
sviluppo dovrebbero dedicare
il 20% del loro budget a questo stesso sviluppo sociale.
Jean-François Giovannini, direttore aggiunto della Cooperazione allo sviluppo e dell’aiuto umanitario, ha spiegato
che la dichiarazione che verrà
proposta a Copenaghen non
risponde alle grandi aspettative. Le discussioni preparatorie hanno portato a molti compromessi. L’opposizione ad
una soluzione globale del debito del Terzo Mondo è giunta
da paesi occidentali, mentre i
paesi in via di sviluppo hanno
rifiutato di concedere garanzie
circa l’applicazione delle convenzioni dell’Organizzazione
internazionale del lavoro, che
essi considerano come una
forma di neoprotezionismo
dei paesi del Nord.
Il problema principale rimane la mancanza di volontà
popolare e politica di affrontare seriamente questi problemi. Christoph Stuckelberger,
segretario centrale di Pain
pour le Prochain, ha sviluppato le basi etiche di un comportamento sociale più giusto. Il fine dell’economia è lo
sviluppo umano, ha sottolineato: la prosperità non può
svilupparsi pienamente senza
libertà e senza giustizia che si
condizionano reciprocamente. Lo sviluppo sociale è una
condizione del progresso
economico durevole, ha concluso. (Spp/Apic)
La testimonianza del vescovo cattolico romano Prieto Amaya
In Colombia la Chiesa è chiamata
a denunciare l'ingiustizia
La difesa dei diritti umani
in Colombia risponde alla
«dimensione profetica della
Chiesa che è di annunciare
una nuova società e di denunciare l’ingiustizia». Lo ha
affermato il vescovo cattolico
romano Jaime Prieto Amaya
durante un incontro a Bruxelles con il corrispondente
dell’agenzia ecumenica Eni.
Prieto Amaya, vescovo di
Barrancabermeja, in Colombia, ha partecipato alla Conferenza europea sui diritti
umani in Colombia che si è
svolta al Parlamento europeo
i 9 e 10 febbraio scorsi. Da
molti anni, le violazioni dei
diritti umani fondamentali si
moltiplicano in Colombia.
Ogni giorno, dal 1988, circa
sette persone vengono assassinate per motivi politici ed
altre tre muoiono vittime del
conflitto che dilania il paese;
ogni due giorni, una persona
scompare e un’altra viene uccisa nel nome della «pulizia
sociale»; le detenzioni arbitrarie sono frequenti e la tortura è un male endemico. Secondo Amnesty International,
circa 20.000 persone sono
state assassinate per motivi
politici dal 1986 e 600.000
sono state costrette a abbandonare le zone in cui vivevano per sfuggire a minacce di
morte. La maggior parte dei
delitti politici vengono commessi da membri della polizia
e da gruppi paramilitari; la
guerriglia è responsabile del
22% di questi delitti e le milizie urbane del 5%. «Da tempo, la Colombia è vittima di
una violenza che si manifesta
.sotto varie forme. Non è .stato
possibile mettere in piedi metodi adeguati per neutralizzare questa violenza» deplora il
vescovo, che afferma che nel
suo paese esiste «una vera e
propria cultura della violenza». Di fronte a questa realtà
il governo colombiano deve
mantenere l’obiettivo della
promozione e della difesa dei
diritti della persona umana:
deve farlo «senza spirito di
vendetta e senza ricorrere a
metodi che contraddicano il
suo obiettivo» aggiunge il vescovo, secondo cui la ricerca
di una soluzione nonviolenta
non spetta solo allo stato.
«Anche la Chiesa deve promuovere, insegnare e difendere i diritti della persona umana, in accordo con la sua dimensione profetica». Questa
dimensione consiste «nell’annunciare una nuova società e
nel denunciare tutto ciò che si
oppone a una società fondata
sulla verità, la giustizia, l’amore e la pace». (Eni)
Inghilterra; controversie sulla
preghiera a scuola
LONDRA — Recentemente, l’arcivescovo anglicano di
York, secondo nella gerarchia della Chiesa d’Inghilterra, dichiarava, circa l’obbligo legale di un momento di culto quotidiano nelle scuole inglesi, che «devozioni fatte male a scuola
possono avere un effetto antireligioso (...)» e che «sarebbe più
logico che solo le scuole che hanno una reale volontà di offrire un’educazione religiosa mantenessero la preghiera collettiva quotidiana». Questo parere è condiviso da una parte del
clero anglicano, fra cui il vescovo presidente della commissione per l’educazione della Chiesa d’Inghilterra e molti insegnanti. L’arcivescovo di Canterbury, primate della Comunione anglicana, non è d’accordo: vuole mantenere la preghiera
quotidiana. Anche il segretario di stato all’Educazione ha ricordato che la questione era già stata dibattuta due anni fa al
Parlamento e che non era il caso di riproporla. In realtà, meno
del 10% delle scuole statali inglesi e gallesi applica la legge
(«Education Reform Act», 1988) che fa obbligo di dare una
«educazione religiosa» a tutti gli alunni, tenendo conto che il
cristianesimo è la religione maggioritaria dell’Inghilterra. In
Gran Bretagna, dove la separazione fra chiesa e stato non esiste, la stampa si fa spesso eco di dibattiti religiosi. Alcuni articoli e lettere di lettori hanno chiesto le dimissioni dell’arcivescovo di York oppure il destablishment della Chiesa d’Inghilterra. Sono invece per il mantenimento dello statu quo tutti
coloro che fanno notare che anche se l’educazione religiosa a _
scuola non è sempre un successo, occorre mantenerla in quanto «elemento di coesione sociale». (Réforme)
Cina: governo contrario
all'insegnamento cristiano
PECHINO — Il governo di Pechino non vuole che la comunità cristiana della Cina si impegni nell’insegnamento. Secondo il presidente dell’Università di Shanghai e vicepresidente della Conferenza consultiva popolare cinese, Qian Weichang, il governo non vuole che i cristiani abbiano influenza
sul sistema educativo cinese. Secondo Weichang, Pechino
vuole tenere gli adolescenti lontani dall’insegnamento della
religione cristiana. Anche se l’investimento dello stato è molto insufficiente nel campo dell’istruzione scolastica e universitaria, ha dichiarato durante un recente seminario a Hong
Kong, il governo non incoraggerà lo sviluppo dell’insegnamento privato, in particolare all’Università. «Questo pone
molti problemi per applicare la politica governativa sull’educazione. Le autorità hanno dovuto investire massicciamente
nella costruzione di infrastrutture per accompagnare la crescita economica», ha detto Weichang. Per cui, rimangono pochi
soldi per l’istruzione; «La situazione è particolarmente preoccupante nelle zone rurali» ha aggiunto Weichang. Osservatori
a Hong Kong rilevano che se il governo cessasse di investire
in imprese di stato «malate», ci sarebbe abbastanza denaro per
sostenere il sistema educativo. Per rimediare all’assenza di
fondi, il 92% delle scuole pubbliche elementari e medie creano, accanto alle scuole, delle imprese destinate a finanziarle.
La situazione ha portato un gran numero di insegnanti a cambiare lavoro. Le statistiche rivelano che, solo nella città di Pechino, 6.300 maestri di scuola elementare hanno lasciato l’insegnamento tra il 1990 e il 1993. (Spp)
Bosnia: aiuti dell'Opera
sociale avventista
HRASNICA — Gli aiuti, che ammontano a un totale di
263.000 marchi, sono stati spediti tramite tre Tir da Adra Germania (Opera sociale avventista) ai cittadini bosniaci di Mestar, Hrasnica e Sarajevo. Tra gli aiuti c’era un’attrezzatura
completa per effettuare i raggi X, per l’ospedale di Hrasnica,
vicino a Sarajevo. Una parte della donazione è stata raccolta
dagli abitanti di Rostock. La Chiesa avventista locale ha organizzato una campagna missionaria per la raccolta di materiale
da inviare in Bosnia. Nel giro di quattro settimane, hanno ricevuto generi alimentari, medicine, forniture mediche, vestiario e
coperte per un totale di 65.000 marchi.
Iran: visita di funzionari
avventisti a Teheran
TEHERAN — Un responsabile della Chiesa cristiana avventista del T giorno e un medico dell’Università avventista di
Lorna Linda si sono recati in Iran dove hanno incontrato dei
rappresentanti del governo e hanno visitato diverse istituzioni
mediche, lo scorso dicembre. La Chiesa avventista, che è presente in Iran con un centinaio di membri, sta organizzando sul
posto un ufficio per la sua opera sociale (Adra). Nel 1992, in
occasione del terremoto, Adra era intervenuta provvedendo 85
abitazioni e 2 cliniche. La delegazione a Teheran ha discusso
un certo numero di progetti che si realizzeranno in breve.
Danimarca: insediamento
della prima donna vescovo
HELSINGÒR — Liselotte Rebel, di 44 anni, è la prima
donna eletta vescovo nella Chiesa luterana di Danimarca. Il
nuovo vescovo sarà insediato nel duomo di Helsingòr il prossimo 2 aprile. Si tratta della quarta pastora luterana che viene
chiamata a questo incarico: la prima fu il vescovo di Amburgo,
Maria Jepsen, circa tre anni fa.
3
VENERDÌ 10 MARZO 1995
Vita Delle Chiese
PAG. 3 RIFORMA
- — V ^ ^ ------—
Note in margine a un articolo sul sacerdozio femminile e le donne nella Chiesa
La prima preoccupazione dei cristiani
è di annunciare l'Evangelo di Gesù Cristo
nuntiHinr,n «I.'Unità», fascicolo 2, dedicato una manovra reazionaria che maturazione di un<
Apostolici
lorwerth
Howells
Una pagina del quotidiano «L'Unità», fascicolo 2, dedicato
a cultura, spettacolo, sport, verteva alcuni giorni fa sul problema complesso delle donne nella Chiesa. La recensione di un libro (Donne e fede, a cura di Lucietta Scaraffia e Gabriella
Zarri, Laterza) che farà discutere perché sostiene che in realtà
la Chiesa non ha emarginato le donne, si accompagnava a un
articolo di Emma Fattorini in cui si accusano le chiese di alcuni paesi (Francia e Germania in particolare) di usare come
pretesti la questione del sacerdozio femminile e quella del vescovo Gaillot «per attaccare Giovanni Paolo II». Inoltre l'articolo parla del sacerdozio femminile in sé e di altre questioni.
Abbiamo chiesto un commento a Teodora Tosatti, biblista e pastora valdese.
TEODORA TOSATTI
Le proteste straniere contro il no vaticano al sacerdozio femminile e la rimozione del vescovo Gaillot
sono in realtà motivale dal
desiderio di attaccare Karol
Wojtyla da parte di chiese
nazionaliste e scontente dell’apertura del papa alle chiese dell’Est; quella del sacerdozio femminile è una scorciatoia controproducente dovuta spesso a un malinteso
senso del potere maschile,
che allontana le donne da altri più importanti spazi e riconoscimenti; chi poi ne
avesse la vocazione, basta
che aspetti: non ci sono impedimenti, quindi il tempo
Stesso si incaricherà di imporlo. Questa la tesi di Emma
Fattorini (Nel tempio delle
future sacerdotesse, «L’unità
due» del 23 febbraio, pag. 3).
Mi colpiscono tre aspetti:
1) Se tutti i cristiani (e non
solo quelli francesi o tedeschi) non pongono i diritti di
qualcuno, donne o vescovi
«progressisti» in testa alle lo
ro preoccupazioni... e per
mettervi l’Evangelo, non certo la politica ecclesiastica.
Qui non capiamo più l’articolista, che risolve entrambe le
questioni su un piano riduttivo, in chiave quasi solo socio-politica, di scalata al potere, di prestigio delle chiese
locali; solo in fondo, timidamente, fa capolino la vocazione. E invece è proprio la
fedeltà al messaggio di Gesù
Cristo a farci esigere che
chiunque possa pienamente
rispondere alla sua vocazione, che al dissenso non si risponda con la repressione,
ecc. I ministeri nella Chiesa
non sono la vocazione «né
più prestigiosa né più santa»
(il solito leitmotiv dell’integralismo cattolico): ma certo.
Solo che non di scalare un
potere si tratta, ma del dovere
di rispondere alla vocazione
propria, non a un’altra.
2) Emma Fattorini ha ragione di analizzare il centralismo vaticano, l’arroganza
con cui si ricomprendono le
varie tradizioni ecclesiali in
quella di Roma, il rischio di
una manovra reazionaria che
strumentalizzi donne e chiese
«giovani», il ruolo accordato
ad alcune realtà ecclesiali rispetto ad altre, ma ciò non
basta a liquidare le richieste
di una diversa teologia e pastorale come rivendicazioni
corporativo-ecclesiastiche o
«ulteriore cedimento al protestantesimo».
Non si tratta di proteste occasionali o di richieste isolate;
provengono da ampi e svariati
settori ecclesiali, e producono
posizioni teologiche di ampio
respiro: basti pensare all’analisi sulla situazione attuale
della Chiesa cattolica per opera di alcuni teologi tedeschi,
alle teologie africane, alla riflessione sul senso del ministero nella Chiesa che accompagna quasi ovunque la richiesta di ministeri ordinati
femminili... Siamo di fronte a
un importante fenomeno di
maturazione di una diversa
coscienza credente in seno al
cattolicesimo romano.
Corne i fatti più recenti dimostrano in maniera inquietante, la Chiesa di Roma è
sempre più prigioniera della
propria tradizione, e in essa
sono improcrastinabili le questioni della ricerca, della libertà di espressione, dei diritti della persona all’interno
della Chiesa, il che rende tanto più importante la vicenda
(personale, ma emblematica)
del vescovo Gaillot e della
solidarietà nei suoi confronti.
3) Infine, l’Italia sarebbe
lontana «dalle influenze protestanti»: il movimento protestante, con le varie chiese di
cui si compone, è una delle
espressioni religiose più rappresentate in Italia, e la Chiesa valdese, «mater reformationis», è italiana da ben prima di Martin Lutero.
Desta ancora incomprensione ia coiiocazione della donna nella società e nella chiesa?
Il pastore lorwerth Howells,
per diversi anni responsabile
dell’Opera della Chiesa apostolica in Italia, è mancato il
13 novembre seorso in Inghilterra, a 66 anni. Howells, nato
e cresciuto in una famiglia
apostolica, era stato inviato in
Italia nel 1957 per collaborare
alla crescita della Chiesa apostolica nel nostro paese.
Howells fondò una comunità
apostolica a Torino, in via Susa, nel 1958, e nel 1962 la comunità di Loano. Nel 1963 si
trasferiva a Grosseto, essendo
. stato nominato sovrintendente
dell’Opera apostolica in Italia.
Divenuta la chiesa italiana autonoma rispetto alla missione
inglese, nel 1972 il pastore
Howells fu il primo presidente del Consiglio nazionale
della Chiesa apostolica in Italia. Dal 1986 Howells era tornato in Inghilterra per assumere la presidenza del.Consiglio nazionale inglese e occuparsi della testimonianza missionaria apostolica. Ai funerali ha partecipato una delegazione italiana guidata dal past.
, Franco Capecchi, attuale presidente della Chiesa apostolica in Italia.
Incontro di Sophia
I simbolismi
religiosi
«Il nostro pensare teologico: quali simbolismi?»: questo il tema dell’incontro annuale dell’associazione delle
donne teologhe protestanti
«Sophia», organizzato in collaborazione con le teologhe
cattoliche, nell’ambito della
Associazione donne europee
nella ricerca teologica (Afert).
L’incontro si è svolto presso
la sede dell’Unione superiore
maggiori d’Italia (Usmi), e ha
visto la partecipazione di circa 15 teologhe protestanti e
10 cattoliche. Le relazioni introduttive sono state svolte
dalle pastore protestanti Letizia Tomassone e Elizabeth
Green e dalle cattoliche Cettina Militello e suor Marcella
Farina. Presente all’incontro
anche la presidente dell’Usmi,
madre Lilia Capretti.
«Partendo dai simboli religiosi in cui ci muoviamo - ha
dichiarato all’agenzia Nev la
pastora Letizia Tomassone l’incontro si è sviluppato con
una serie di “autobiografie
teologiche’’. Le partecipanti
hanno cioè cercato di delineare il proprio percorso, interrogandosi sul significato
che ha il fare teologia e cercando nel contempo di sviluppare relazioni significative con le donne».
INIZIATIVA PER I LETTORI DI «RIFORMA»
DELLA RIFORMA IN ITALIA
Il 17 febbraio di ogni anno si ricorda la concessione dei
diritti civili ai valdesi (17 febbraio 1848) che aprì una
grande stagione di libertà per tutte le chiese evangeliche
poi presenti sul territorio italiano.
In questa occasione la redazione di Riforma offre ai suoi
lettori la possibilità di approfondire la conoscenza di alcuni importanti avvenimenti storici, acquistando a prezzo
fortemente scontato i seguenti volumi della Claudiana:
Giovanni Jalla - Storia della
Riforma in Piemonte fino alla morte di Emanuele Filiberto (1517-80)
(2- ediz.), pp. 420
L. 39.000, scontato L. 19.500
Una ricerca esemplare su un
aspetto ignorato della vita politico-religiosa del Piemonte del
’500. Ristampa anastatica dell’edizione Claudiana, 1914.
Giorgio Bouchard - Il ponte
di Salbertrand. Il ritorno dei
valdesi in Italia (1689)
pp. 80, 47 disegni e 33 grandi foto in b/n
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L’autore fa rivivere vivacemente
la più famosa pagina della storia valdese. I magnifici disegni
di U. Stagnare e le incisive foto
di A. Merlo immergono visivamente il lettore nei luoghi storici e tra i personaggi dell’epoca.
Gioiï^ Bouchard
IL PONTE DI
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Il ritorno dei valdesi in Italia
Gerolamo Miolo - Historia breve e vera de gl’affari de
i valdesi delle Valli (1587)
a cura di Enea Balmas
(2- ediz.), pp. 160
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Anonimo - Histoire memorabìe de la guerre faite par le
due de Savope Emanuel Philebert contre ses subjects
des Vallées [...] (1561)
a cura di Enea Balmas e Vittorio Diena
testo originale con versione italiana a fronte, pp. 180
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Denys Bouteroue - Discorso breve delle persecuzioni
occorse in questo tempo alle chiese del Marchesato di
Saluzzo. (1620)
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francese e versione italiana di G. Zardini Lana, pp. 280
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Tre testi del 1500 e 1600 che offrono una testimonianza
preziosa della resistenza valdese e delle chiese riformate
del Piemonte alla repressione cruenta del sovrano feudale.
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Da numerosi frammenti del complesso fenomeno dell’eresia medievale in Italia e Francia nei secoli XII-XVI,
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viva spiritualità che torna a interrogare la cultura del nostro tempo.
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4
PAG. 4 RIFORMA
m
VENERDÌ 10 MARZO 1995
La Camera ha approvato l'Intesa con le chiese battiste
I battisti italiani: una presenza
significativa per tutta la società
FRANCO SCARAMUCCIA
In un’aula apparentemente
distratta in alcuni settori
ma assai consapevole e presente in altri, che hanno punteggiato con applausi la discussione, la Camera dei deputati ha approvato il 2 marzo
il disegno di legge contenente
le norme per la regolazione
dei rapporti fra la Repubblica
italiana e TUnione cristiana
evangelica battista d’Italia
(Ucebi). Inserito il dibattito
nella seduta in coda alla ratifica di cinque trattati intemazionali, è sembrato quasi che
la minuscola Ucebi fosse
chissà quale umana potenza,
a giudicare dagli accenti ispirati di alcuni interventi e comunque dell’attenzione che il
Parlamento dedicava all’argomento.
Non ha grandi dimensioni
rUcebi né un forte peso politico, ma la Camera ha mostrato di non accorgersene: è
stato bene così perché l’attenzione verso le minoranze
qualifica una democrazia.
Giustamente il presidente della seduta, on. Acquatone,
esauriti gli interventi e prima
di passare alla votazione, ha
potuto affermare, richiamandosi a A. C. Jemolo e F. Raffini, che il Parlamento era
stato all’altezza delle sue tradizioni, come sempre in questioni di diritto ecclesiastico.
Certo, se si calcola che la
Costituzione italiana, in forza
della quale questa attenzione
è un atto dovuto, è stata approvata più di 45 aimi fa e se
si pensa che l’Intesa, che è alla base del disegno di legge, è
stata sottoscritta dal presidente del Consiglio e dal presidente dell’Ucebi il 29 marzo
1993, si deve dedurre che nel
campo dei rapporti con le
confessioni religiose non tutto funziona a dovere e con
sollecitudine. E questo è stato
rilevato da molti oratori, che
hanno sottolineato la tragica
lentezza dello stato in questo
campo, sia in relazione a questo disegno di legge e a quello con la Chiesa evangelica
luterana in Italia (le cui Intese
sono firmate da due anni) sia
in relazione alle confessioni
che attendono da tempo di
vedere regolate per legge, secondo il dettato costituzionale, i loro rapporti con lo stato.
C’è allora ancora molto da
fare, come ha detto Fon. Valdo Spini, per «sviluppare una
concezione meno provinciale» del problema: lo ha ammesso anche il rappresentante
del governo. Solo accelerando il processo delle relazioni
fra stato e confessioni religiose, si potrà dare una lettura
corretta, secondo la Costituzione, del pluralismo religioso del nostro paese. L’intolleranza, come ha ben detto
Fon. Moroni, si combatte e si
vince anche con una sana politica di rispetto «per i diversi
modi di essere, di sentire, di
parlare e di credere».
In questo senso è stato anche interessante, nell’intervento delFon. Monticone, lo
spunto che egli ha preso dal
provvedimento per sollecitare «quell’unità dei cristiani,
non tanto e non solo nell’agire civile», ma anche «unità
morale, che può rappresentare un contributo fondamentale» nella costruzione dell’Europa. Si tratta di un riconoscimento della realtà religiosa europea che non può essere sottovalutata.
Non si può tacere, però,
nell’idillico panorama genera
Intervista al segretario della Società biblica in Italia
Nel '94 distribuite nel mondo
più di 12 milioni di Bibbie
ANNA MAFFEI
le di consensi, alcune pericolose tracce di ignoranza e di
disinformazione, che preoccupano non poco. Mi riferisco in
particolare all’on. Agostinacchio (Alleanza nazionale) il
quale, nel dichiarare il voto
favorevole del suo gruppo, ha
manifestato a nome del gruppo stesso riserve per la «notevole innovazione» introdotta,
a suo dire, dal disegno di legge sul «riconoscimento del
matrimonio celebrato nel rispetto del rito della Chiesa
evangeUca», per cui si estenderebbe la qualifica di ufficiale di stato civile «al celebrante del rito religioso».
È dal 1929, dalla nota legge
voluta dal fascismo, che i ministri di culto £vangelici celebrano matrimoni riconosciuti
civilmente: è strano che il deputato Agostinacchio non lo
sappia ancora. E la dottrina
giuridica è stata sempre concorde nel sostenere che comunque tale celebrazione non
attribuiva al ministro la qualifica di pubblico ufficiale ma
semmai soltanto quella di teste qualificato a ricevere dichiarazioni su delega dell’ufficiale di stato civile. Un deputato della Repubblica dovrebbe capire che proprio
questa nuova formulazione,
contenuta nel disegno di legge (ma già presente nelle analoghe leggi riguardanti i rapporti della Repubblica italiana con la Tavola valdese, con
le Assemblee di Dio in Italia
e con l’Unione delle chiese
avventiste), consente invece
la separazione netta fra il momento civile e la celebrazione
religiosa, a evitare quella
commistione che in molti, e
non solo lui, paventano.
Comunque già una prima
tappa significativa si è conclusa: speriamo ora che il Senato faccia in fretta e non
aspetti altri due anni. E soprattutto è importante che sia
stato colto da molti interventi
il valore dell’Intesa stipulata:
Fon. Guerzoni, per esempio,
a proposito della rinuncia a
concorrere al riparto dell’8
per mille delFIrpef, ha capito
bene la «distinzione tra gli
strumenti propri della fede e
gli strumenti mondani». «In
questo senso - ha detto - è
una testimonianza che F Ucebi offre a tutti noi, credenti e
non credenti, e che, come
credenti, ci tocca in modo
particolare».
Bisogna anche fare menzione dell’appassionata presentazione dell’on. Domenico
Maselli, che un po’ tutti gli
intervenuti hanno ringraziato
e complimentato, e alla sua
premura nel seguire le Intese
battista e luterana nelle varie
fasi dell’iter parlamentare. La
sua relazione è stata accolta
da applausi e molte congratulazioni anche per l’apertura
che ha dato alle sue argomen
tazioni. Infatti, ha affermato
Maselli, l’approvazione del
disegno ha una prospettiva
molto più ampia e «consente,
in un momento difficile per la
comunità nazionale, di riaffermare i valori dello spirito,
che abbisognano di una dialettica laica e rispettosa del
pensiero altrui, e quelli della
libertà di coscienza, di culto e
di parola, senza le quali non
può esserci alcun progresso».
Merita infine di segnalare il
riconoscimento del governo
espresso in questi termini dal
sottosegretario, prefetto Scivoletto: «Una cosa sola mi
preme sottolineare: il grande
rigore morale dell’Unione
cristiana evangelica battista
d’Italia, la sua presenza nel
nostro paese dal periodo del
Risorgimento e le sue benemerenze sociali con l’apertura di orfanotrofi, di scuole e
di altri enti assistenziali.
Quindi anch’io saluto con rispetto questa chiesa, che in
Italia ha una presenza molto
significativa».
Dal 14 al 16 marzo Roma
ospiterà l’incontro annuale del Comitato europeo
delle società bibliche. Il Comitato, presieduto dal segretario generale della Società
biblica del Libano, past. Lucien Accad, è formato da 14
persone scelte dalle 51 diverse Società bibliche operanti
nella regione europea; tale regione convenzionalmente
comprende anche le Società
bibliche del Nord Africa e del
Medio Oriente.
Il 13 marzo nell’aula magna della Facoltà valdese a
Roma alle ore 18,30 i membri del Comitato europeo incontreranno le comunità locali di Roma e i loro rappresentanti per presentare il lavoro che le società bibliche
svolgono in Europa. Abbiamo rivolto a Valdo Bertalot,
segretario generale della Società bibhca in Italia e membro del comitato esecutivo
delle società bibliche europee, alcune domande sui contenuti di questo incontro.
- Quale considera come il
dato più rilevante nel lavoro
attuale delle Società bibliche
europee?
«In questi ultimi quattro
anni siamo passati da 35 a 51
Società bibliche, con la formazione e il graduale consolidamento di nuove Società
bibliche nei paesi dell’ex
blocco sovietico. Questo ovviamente ha comportato un
impegno finanziario e di lavoro molto maggiore. Si pensi che nella nostra sola regione ci sono quasi 100 progetti
di traduzione della Bibbia o
di parti della stessa. Qui in
Europa ci sono infatti ancora
molti paesi dove la Bibbia
non è stata tradotta e altri dove la traduzione ormai risale
a 200 anni fa e non è perciò
più comprensibile».
- Si tratterà dunque di discutere lo sviluppo del lavoro
delle Società bibliche alla luce di questo incremento...
«Certo, ci sono delle esigenze enormi: l’Ucraina chiede milioni di Bibbie ogni anno e non riusciamo neanche a
livello mondiale a rispondere
adeguatamente. L’anno scorso abbiamo distribuito solo in
questa area della nostra regione 2-3 milioni di Bibbie. Al
centro dell’incontro di Roma
sarà posta in questo contesto
la questione strategica del
ruolo della Bibbia nella nuova Europa».
-1 progetti avviati dalle società bibliche hanno sempre
un respiro ecumenico?
«Di solito le società bibliche lavorano su richieste specifiche delle chiese. Si cerca
un consenso quanto più ampio
possibile: a volte ci si riesce, a
volte no; a volte dietro un progetto può non esserci alcuna
chiesa, si tratta in quei casi di
un lavoro pionieristico».
- Quanto tempo ci vuole
per fare una traduzione della
Bibbia?
«Secondo i criteri della Società biblica per avere un
Nuovo Testamento ci vogliono almeno 3 o 4 anni e dai 6
ai 10 per una buona traduzione dell’Antico. Questi tempi
danno un po’ l’idea delle difficoltà e delle sfide poste a
noi dalla nuova Europa. Se diciamo che la nostra prospettiva è che ciascun popolo che
abbia una lingua definita a livello nazionale abbia una sua
traduzione della Bibbia que
sto è un impegno notevole».
- Su quali finanziamenti si
basa il lavoro delle Società
bibliche?
«Le società bibliche raccolgono fondi dalla distribuzione
delle Bibbie e dalle offerte. I
profitti provenienti dalla vendita delle Bibbie insieme alle
offerte servono a finanziare il
lavoro della locale società biblica e dove è possibile alimentano il fondo comune di
sostegno a tutti i progetti di
Società bibliche non autosufficienti. In Italia i momenti
più importanti di sostegno al
nostro lavoro sono per le
chiese evangeliche la colletta'
della domenica della Riforma, mentre a livello ecumenico sono le offerte raccolte durante la “Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani” di gennaio».
- Quali sono i dati complessivi della distribuzione di
Bibbie o parti di Bibbia nella
regione europea ?
«Fra Bibbie, Nuovi Testamenti, singoli Vangeli e selezioni abbiamo distribuito
l’anno scorso 12 milioni e
700.000 copie per un costo
complessivo di 13 milioni e
300.000 dollari».
vm
La Chiesa metodista di Savona per il XVII Febbraio
Il lavoro e la personalità
SAURO QOTTARDI
In occasione della Settimana della libertà, il 18 febbraio, nella sala di piazza
Diaz a, Savona, Franco Becchino, già presidente del Tribunale e pastore della Chiesa
metodista, ha introdotto il tema «Lavoro e dignità umana», in una conferenza pubblica, con un’ampia relazione
che è partita da ciò che la
Bibbia dice sul lavoro, mettendolo in relazione con
l’opera creatrice di Dio, e ha
ricordato il contributo della
Riforma, che individuò proprio nel lavoro il luogo in cui
il credente riceve da Dio la
vocazione e a Dio dà gloria.
La relazione ha affrontato
quindi il problema del lavoro
oggi, ricordando innanzitutto
le chiare e importanti norme
della Costituzione, che si apre
affermando solennemente che
l’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro e che colloca
il dovere della solidarietà non
solo nella dimensione individuale ma anche in quella collettiva. Nella società contemporanea l’economia postindustriale e l’economia del terziario sconvolgono vecchie
concezioni e vecchi rapporti
nel mondo del lavoro; in Italia creano un fenomeno di
grave disoccupazione, che
permane anche in presenza di
una ripresa produttiva.
Becchino ha concluso ponendo quella che ha indicato
come questione centrale: per
avviare veramente a soluzione i problemi del lavoro oggi
si possono ritenere sufficienti
i rimedi tecnici? Oppure occorre rimettere al centro il lavoro come valore? Riscoprirne la dimensione vocazionale, porlo in sintonia e non in
contraddizione con la dignità
della persona?
Da questo ampio panorama
biblico, storico e sociale si è
evidenziata la stretta connessione tra fede cristiana, servizio e lavoro, così come Finscindibilità tra individuo e società. È evidente che per elaborare i grandi schemi tecnici
e organizzativi della società
occorre avere alle spalle delle
convinzioni forti sulla dignità
della persona e sulla giustizia
sociale, ampiamente dibattute
negli ambiti sociali e religiosi
a cui apparteniamo; esse però
non devono essere imposte
con mezzi autoritari ma offerte quale contributo pacifico e
disinteressato.
Il dibattito ha ricercato delle risposte a questi quesiti: di
rilievo l’intervento della signora Maresa Leneghini, rappresentante della Cisl, che ha
messo in evidenza come il
sindacalismo confederale, rifuggendo da visioni corporative, anche scontando gli inevitabili errori, è riuscito a non
perdere mai di vista i problemi generali ed è perciò sensibile a una visione del lavoro
che non sia solo fattore della
produzione ma modo di realizzazione della personalità.
Nel complesso gli interventi
sono stati arricchenti e hanno
allargato il tema ai problemi
della famiglia, al ruolo della
donna, alla formazione dei
contratti nazionali. La famiglia patriarcale e contadina è
stata certamente funzionale al
lavoro, mentre la famiglia di
oggi non è adeguata a risolvere i problemi sociali che sorgono nella società postindustriale. Non si può costringere
la donna nella famiglia e confinarla in un solo ruolo domestico, retrocedendo nel tempo;
piuttosto occorre continuare il
cammino della parificazione
effettiva, in modo che essa
non debba caricarsi sia del lavoro di tutta la casa. È evidente che per dare ai contratti
l’impronta della flessibilità è
necessario che tutte le parti
sociali, e non solo i sindacati,
se ne facciano carico. Ai presenti è stato-distribuito il fascicolo Lavoro e dignità umana pubblicato dalla Fcei.
Movimento del
cristianesimo sociale
Il tradizionale incontro primaverile
di Mezzano (l’arma) avrà luogo il 29
e il 30 aprile 1995.
Il tema di quest'anno sarà dedicato al movimento del «cristianesimo
sociale». Interverranno i prof. Biagio De Giovanni e Luciano Guerzoni.
Per irìformazioni tei. 0521238551 (pastore M. Aquìlante).
Caltan ¡ssetta
Terminato il
restauro dei
locali di culto
I locali di culto di via Redentore sono stati recentemente restaurati grazie anche
all’aiuto della Tavola valdese. Si stava già progettando
una piccola festicciola per
rallegrarsi di questa radicale
ripulitura dei vecchi locali
che oggi sono più luminosi e
accoglienti di prima, invece
la prima grande occasione di
incontro di questi giorni è stata tristissima: la sala traboccava di gente, mercoledì 15
febbraio, per salutare per l’ultima volta Vincenzo Paraci,
spentosi in ospedale all'età di
82 anni. Originario di Riesi,
dove ha voluto essere sepolto,
lo ricordiamo come membro
attivo e presente della piccola
comunità valdese nissena di
cui è stato anche predicatore
locale e anziano.
Come cancelliere del tribunale Farad era conosciutissimo in città dove ha lasciato il
segno di una fede in Cristo
socialmente e culturalmente
aperta. La predicazione ha
preso le mosse dal Salmo 73
ed è stata tenuta dal pastore
Muehlich che ha ricordato, di
fronte ai numerosi presenti,
eome la comunità abbia perso
la sua memoria storica più lucida e un tenace testimone
dell’Evangelo. Rinnoviamo ai
familiari eolpiti la nostra cristiana simpatia.
5
VENERDÌ 10 MARZO 1995
Vita Delle Chiese
PAG. 5 RIFORMA
La Settimana deila libertà a Palermo è stata centrata sul confronto teologico
Luetica e ¡1 lavoro nelPera della tecnologìa
MASSIMO MAROTTOLI
Il 23 febbraio scorso, presso il palazzo Comitini a
Palermo, si è svolto un incontro-dibattito sul tema
«Etica e lavoro nell’era tecnologica». Organizzato dal
Centro evangelico di cultura .
Giacomo Bonelli, nel quadro
delle iniziative indette dalla
Fcei («Lavoro e dignità umana») il dibattito, ahimè molto
scarno, ha trovato spunto negli interventi dei tre relatori
invitati a introdurre l’argomento: Giuseppe Nicolaci,
docente di filosofia morale
all’Università di Palermo,
Bartolomeo Sorge, direttore
del Centro studi Arrupe, e il
pastore Sergio Aquilante.
Il professor Nicolaci ha sostenuto Purgenza di riformulare «l’idea di lavoro» sulla
base dei rinnovati orientamenti concettuali e teorici
dell’etica, che indicano la
strada di un ripensamento
dell’economia e della politica
a partire dall’etica stessa. Oggi, di nuovo, sentiamo il «bisogno di pensare l’etica come
il luogo da dove si governa
reconomia e la politica». Tale bisogno, perciò, segna anche l’inizio di una «revisione» della modernità che risulterebbe, concettualmente, a
partire dal ridimensionamento della categoria cartesiana,
centrata nel primato dell’autocoscienza. Si tratta di «progettare il senso della propria
vita rispetto a un orizzonte
nel quale io posso anche non
esserci, come soggetto singolo vivente». Nicolaci, perciò,
ritiene necessario un recupero
dell’etica «alla maniera greca», dove l’oggetto del desiderio non è oggetto da consumare, ma, innanzitutto, da
contemplare.
Qual è, dunque, l’immagine
del lavoro che nasce da questa
riformulazione teorica
dell’etica? Nicolaci vede un
lavoro libero dall’idea di fe
rialità o di presenza al posto
di lavoro, un lavoro che «non
termina nella domenica, nella
dimensione della festività»,
auspicando una rinascita del
lavoro a partire dalla festività. «Il lavoro nasce dall’
istante in cui ciascuno di noi
riesce a dilazionare il proprio
bisogno, perché di fronte
all’oggetto del desiderio, per
un momento, anche per vedere qual è il modo migliore per
mettere mano alla realtà e realizzarlo, vive la tentazione, il
bisogno e la gioia di fermarsi
a contemplarlo (festività)...
C’è un momento in cui le cose non ci appaiono come oggetti da consumare, ma come
ciò che sono per sé». Tale
prospettiva classica getta luce,
ad esempio, sul rapporto che
l’uomo ha con l’ambiente e
che in un progetto di vita in
cui «posso anche non esserci»
chiama in causa la responsabilità delle generazioni future.
Sono «rapporti fra chi ha la
parola, la ragione, la capacità
di progetto e chi non ce l’ha
ancora». Così l’era tecnologica, nella quale viviamo, può
essere assunta in questo «progetto di ritorno all’etica?».
Certamente, ma a condizione
che beni sociali, lavoro e sviluppo (come si legge nell’invito) siano insieme in modo
diverso da quello nel quale
sono stati finora. Il principio
cartesiano, che trova un suo
sviluppo politico nell’idea liberale, oggi perde terreno,
perché ciò che in questo momento sta entrando in crisi è
la possibilità di tenere uniti
insieme beni sociali, lavoro e
sviluppo, a partire dall’idea
liberale. Assistiamo alla crisi
di un’idea dell’etica fondata
sull’assolutezza della volontà,
intesa come proprio diritto a
fruire delle cose per sé. E
questo mentre il fallimento
del socialismo reale ci restituisce il compito di rileggere
Marx (ma anche Spinoza), la
cui modalità di descrizione
Lavoratori di una fabbrica di computer
dei rapporti fra gli uomini si
ricollegava proprio all’idea
greca del soggetto.
Sulla stessa linea, padre
Soi^e constata come la caduta
del socialismo reale non abbia
segnato la vittoria del capitalismo anche se questo, di fatto,
ha trovato nuovo vigore, mutando radicalmente l’assetto
dell’economia, attraverso T
applicazione dei processi
informatici alla produzione.
Questo salto informatico ha
prodotto l’instaurarsi di un regime di produzione e di lavoro asservito alla vendita (si
fanno nascere bisogni, sogni,
immagini per vendere), regime dal quale il passaggio
all’etica risulta essere estremamente complesso: «Abbiamo una nuova creazione, un
nuovo Adamo tecnologico,
informatico, ma manca l’anima: l’uomo». Così, se la tecnologia è una nuova concezione dei rapporti sociali,
dell’uomo e del suo mondo, la
difficoltà di una definizione di
tali rapporti sta nel pericolo
della manipolazione di ogni
dimensione dell’umanità.
Proprio per questo, se per i
nostri liberisti è fatto assolutamente negativo il voler indicare un qualsiasi rapporto
tra piano dei principi etici e
piano della produzione e del
lavoro, da parte nostra va so
La Chiesa metodista di Terni ricorda la «festa valdese»
Un XVII Febbraio ecumenico
In passato già era successo
spesso che la chiesa di Temi,
comunità metodista, nel corso
delle predicazioni ricordasse
il 17 febbraio: non era però
mai accaduto che questa data
venisse celebrata in forma ufficiale. Le esperienze di tale
celebrazione per i ternani,
falò e canto del giuro compresi, derivano principalmente dagli stretti rapporti e dai
frequenti incontri con la comunità valdese di Forano.
Quest’anno, sicuramente
per l’influenza del nuovo pastore valdese, Archimede
Bertolino, ma anche per volontà della comunità sempre
alla ricerca di nuove opportunità d’incontro con la realtà
cittadina, anche Temi ha celebrato l’importante ricorrenza. La forma celebrativa, che
riteniamo di poter definire
inedita, ha avuto come primo
momento di aggregazione
un’agape fraterna che ha visto riuniti a tavola la Commissione cittadina per l’ecumenismo e gran parte della
comunità, presente per l’occasione anche il vescovo della diocesi, monsignor Franco
Gualdrini.
La cena, offerta dalla comunità di Temi, è stata consumata in un’atmosfera di
franca cordialità e di simpatica allegria. Successivamente
il pastore Bertolino ha illustrato ai presenti la situazione
storica precedente il 17 febbraio 1848 e l’importante significato di questa ricorrenza
per i valdesi, per tutta la
realtà evangelica e per la libertà religiosa italiana in generale. Nel trattare l’argomento, il pastore ha trovato
spazio per una toccante riflessione sull’ecumenismo e
sull’importanza di questo nei
rapporti interconfessionali, in
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vista di più stretti vincoli di
amore e di fratellanza cristiana.
Il vescovo non ha fatto
mancare il suo apporto alla
manifestazione e ha espresso
la sua solidale partecipazione
alla gioiosa ricorrenza, esprimendo nel contempo vivo apprezzaménto per l’ospitalità
ricevuta e per lo spirito di comunione fraterna che ha caratterizzato l’incontro. La serata si è conclusa con l’ottima
esecuzione, da parte della comunità, di numerosi inni
evangelici.
stenuto un programma politico in grado di tenere unite efficienza e solidarietà.
Rispetto ai due precedenti,
l’intervento del pastore Aquilante ha avuto un tono alquanto diverso, a tratti apologetico, centrato sulla riproposizione critica del rapporto
classico (alT interno del protestantesimo) tra etica professionale e dimensione di fede.
E sostenuta la ineliminabile e
assoluta centralità dell’individuo, il quale progetta la propria esistenza, i propri interessi e desideri a partire dalla
capacità soggettiva di coniugàre etica e lavoro, nel riferimento a una condotta «metodica» della responsabilità personale, inserita in una prassi
della «relazione ai valori», di
memoria weberiana. Per questo, ad esempio, la solidarietà
non è riducibile a mero oggetto di discorso, in quanto
essa poggia proprio sull’iniziativa di singole individualità, orientate secondo quella
relazione ai valori o criteri" di
indagine già presenti nel volontariato, nell’associazionismo, come nelle opere sociali
della nostra chiesa, e la cui
forza è data dalla responsabilità d’azione svolta qui e ora.
Dietro siffatti individui,
però, può esserci soltanto una
scuola in grado di creare soggetti autonomi, capaci di inserirsi in maniera qualificata
nel mondo del lavoro, ma anche di porsi in atteggiamento
critico e costruttivo nei confronti del mondo. La nostra
fede si esprime pure in una
dimensione sociale; infatti
«chi crede nel regno di Dio;
chi si adopera per il mondo
nuovo di Dio (...) non è solo
di fronte alla storia. Costruisce, opera, resiste insieme ad
altri. Delle opere di giustizia
vanno realizzate, pur nella
consapevolezza che si tratta
di cose valide solo per un
tempo ed efficaci solo nell’imprevedibile azione dello
Spirito. Tra questi gesti annoveriamo il compito arduo di
edificare, con altri, una società fondata sul criterio della
giustizia nella libertà. Riteniamo ancora possibile, anzi
urgentemente necessaria, una
società socialista».
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BOBBIO PELLICE — Oltre 140 persone si sono riunite nella
sala polivalente per la consumazione dell’agape del XVII
Febbraio. In un’atmosfera di fraternità e di piacevole conversare con i vicini di mensa, è stato consumato il^ ricco
menù preparato dalle sorelle dell’Unione femminile. E stata
un’eccellente occasione per ricevere informazioni di prima
mano dal moderatore Gianni Rostan sulla vita generale della nostra chiesa, sulla sistemazione del campo di lavoro, sul
lavoro diaconale dei nostri istituti, sul nuovo sistema di gestione delle finanze, sull’otto per mille. Il canto del Giuro di
Sibaud ha concluso l’agape. Una cinquantina di persone ha
partecipato alla cena conviviale di chiusura. La sera la nostra filodrammatica, sotto la guida di Massimo Long, ha
presentato la commedia «Metti una suocera in easa». Gli attori hanno dato prova di notevole volontà per dare il meglio
di sé in una commedia certamente brillante. Occorre tener
presente la loro età: nessuno di loro supera i 15 anni, e costituiscono infatti il gruppo cadetti. A questi ragazzi bisogna esprimere simpatia, ammirazione e elogio perché ciascuno di loro ha recitato il proprio ruolo. Esprimiamo vivissimo ringraziamento a tutti coloro che hanno contribuito al
successo della «festa valdese».
• Domenica 26 febbraio ha avuto luogo il culto giovani, a
cui hanno partecipato i ragazzi della scuola domenicale, del
precatechismo e del catechismo, alcuni genitori e il coretto
di Torre Pel lice. La libertà che si ha in Cristo è stato il tema
del culto e della predicazione tenuta dal pastore. La liturgia
è stata svolta dai catecumeni del 1° anno con la partecipazione del coretto e dell’animatore giovanile, (a.r.)
MESSINA — Il 1° marzo si è svolta, nella sala delle attività
sociali della Chiesa valdese, una conferenza tenuta dal pastore Giuseppe Platone sul tema «Lavoro e dignità umana».
La conferenza, pubblicizzata dalla stampa locale, ha registrato la presenza di un folto pubblico e la partecipazione di
una larga rappresentanza della Chiesa avventista. Il lungo e
appassionato dibattito che ne è seguito ha mostrato un lungo interesse per un argomento così problematico e attuale,
ma anche un entusiasta apprezzamento per l’oratore, (g.l.)
ANGROGNA — Ringraziamo Valeria Fusetti, Giorgio Toum,
Umberto Rovara, Dino Gardiol e Giuseppe Platone che
hanno presieduto i culti durante il mese di febbraio. Particolarmente interessante il confronto avuto con il gruppo di
scout cattolici di Pino Torinese che ha partecipato al culto
del 26 febbraio al capoluogo.
• All’età di 82 anni è mancato Davide Long, deU’Adrech di
Pradeltomo. Rinnoviamo ai famigliari la solidarietà della
comunità.
VILLAR PELLICE — Ringraziamo il pastore Aldo Comba
che domenica 26 febbraio ha tenuto il culto in francese.
TORRE PELLICE — La comunità è riconoscente al pastore
Giorgio Bouchard che ha potuto ascoltare la sera del 16
febbraio ai Coppieri e al culto del 17 al tempio.
• Due piacevoli serate sono state offerte dalla filodrammatica dei Coppieri con la presentazione della commedia «Tredici a tavola» di Marc Gilbert Sauvajon; i ripetuti applausi
hanno dimostrato l’apprezzamento del pubblico per l’impegno dei giovani attori e di chi li ha seguiti nella loro preparazione.
• La benedizione del Signore sia con Daniela Pugliese e
Walter Bonnet che si sono sposati, e con Ilenia Cordin, di
Renato e di Vilma Geymet, che è stata battezzata.
• Con cristiana simpatia la comunità è vicina alle famiglie
di Roberto Pellenco, Emma Bolla e Solange Giordan in
Gualco, che ci hanno lasciato.
Settimana per l'unità dei cristiani
Incontro dì preghiera
FEDERICO ROELA
Nel mese di gennaio numerose manifestazioni,
nell’ambito della Settimana
di preghiera per l’unità dei
cristiani, hanno impegnato
cattolici e protestanti della
nostra città. La comunità metodista di Temi non è nuova
a queste esperienze perché
incontri di preghiera e tavole
rotonde sull’ecumenismo risalgono agli anni ’60 e potrebbero ormai considerarsi
attività di routine.
C’è da dire da parte nostra
che anche il meno ecumenico
di noi si è potuto compiacere
nel vedere Gesù Cristo, e solo lui, al centro delle comuni
preghiere e predicazioni. Infatti tutto quello che poteva
essere motivo di contrasto è
stato puntualmente messo da
parte, e questo ha dato modo
alle due componenti di partecipare senza riserve mentali e
di immedesimarsi pienamente nella comune preghiera.
Le manifestazioni hanno
preso l’avvio con la conferenza del prof. Renzo Bertalot che, richiesto dalla parte
cattolica, ha parlato sulla storia dell’ecumenismo. La partecipazione è stata buona:
l’assemblea ha seguito con
molta attenzione le parole del
conferenziere. La conferenza
è stata, preceduta da una breve meditazione del pastgre
Archimede Bertolino e da
preghiere per l’unità dei cristiani.
Hanno dato il loro contributo oratorio il vescoVo della
diocesi ternana, mons. Gualdrini, e don Antonio, parroco
della comunità del Carmelo.
In serata lo stesso don Antonio, il prof. Bertalot e il pastore Bertolino hanno dato
vita a un dibattito televisivo
sulle loro esperienze ecumeniche, ospiti della tv regionale «Umbria viva».
Un’altra manifestazione ha
avuto luogo, a pochi giorni di
distanza, nella chiesa cattolica di San Cristoforo. Il vescovo Gualdrini e il pastore
Bertolino hanno rivolto il loro messaggio a un numeroso
pubblico di fedeli che ha
ascoltato con evidente commozione. Meditazioni e preghiere, novità eccezionale,
sono state alternati dai canti
del coro «Anerio», costituito
da cattolici e metodisti, che
per l’occasione ha eseguito
brillantemente solo inni
evangelici.
6
PAG. 6 RIFORMA
All’Ascolto Della Parola
VENERDÌ 10 MARZO 1995
1^*
DUE TENTAZIONI
MAURIZIO ABBA
Quando ci si trova di fronte alla Bibbia, fra le tante
impressioni ed emozioni che
essa oi può suscitare, rischiamo a volte di essere sopraffatti da qualche tentazione, un
paio in particolare. La prima è
quella di aggiungere qualche
altro libro alla raccolta di testi
canonizzati. Sicuramente,
pensiamo, «il libro x o y farebbe senz’altro la sua bella
figura e ha una importanza
non secondaria...», poi ci rendiamo conto che il contenuto
della Bibbia così com’è non è
stato assimilato e impiegato
propositivamente, altro che
ampliarla! Dunque è bene che
ascoltiamo e pratichiamo la
Parola che abbiamo.
Possiamo imbatterci poi
nella tentazione uguale e contraria: vorremmo togliere
qualche parte, scartare qualche brano che ci «suona» male, vuoi per la distanza storica, vuoi perché stona nel nostro spartito musicale contemporaneo. Ci sono passi
neotestamentari in cui affiora
un rapporto con gli ebrei non
molto brillante e dato che,
tardivamente, abbiamo acquisito una sensibilità autentica
per il dialogo con le altre religioni e con l’ebraismo in particolare, ecco che verrebbe il
desiderio di non avere questi
versetti, ma ci sono. Quindi
bisogna farci i conti, e ne
possiamo dedurre che gli
pevole che gli ebrei assolverebbero riguardo alla morte di
Gesù, è un modo stereotipo di
presentare il già caricaturale
quadretto degli increduli giudei. I passi biblici non ci è lecito tagliarli, ma i commenti
che si rivelano fuorviami e
deformanti, questi sì, li possiamo in tutta tranquillità
scartare!
Alcuni ebrei non aderirono,
mentre altri ebrei (si veda il v.
31) che militavano in qualità
di apostoli e discepoli di Gesù, e non erano certo dei campioni di comprendonio, credettero di capire, ma quando
la croce proiettò la sua ombra
il movimento di Gesù si era
già dissolto. Gesù da ebreo si
rivolge però senz’altro ad
ebrei e sollecita riscontri favorevoli al suo messaggio.
Gesù non fa campagna elettorale con tutto il contorno di
vane promesse: il mare ai
montanari, c così via. Gesù
chiede sequela: un termine
che ordinariamente indica una
sfilza di cose e fatti solitamente sgradevoli, ma il termine lo utilizziamo nel significato desueto ma più accattivante di «seguito», ossia
l’adesione motivata e convinta ad una causa.
Seguire Gesù non è una
scorciatoia, l’invito che fa è
quasi una sfida che mette in
crisi certezze diverse che hanno il denonunatore comune di
immmmà
«Egli dunque disse loro di nuovo: “Io me
ne vado e voi mi cercherete e morrete nel
vostro peccato; dove vado io, voi non potete
venire”. Perciò i Giudei dicevano: “S’ucciderà forse, poiché dice: Dove vado io, voi
non potete venire?”. Egli diceva loro: “Voi
siete di quaggiù; io sono di lassù; voi siete
di questo mondo; io non sono di questo
mondo. Perciò vi ho detto che morrete qei
vostri peccati; perché se non credete che io
sono, morrete nei vostri peccati”. Allora gli
domandarono: “Chi sei tu?”. Gesù rispose
loro: “Sono per l’appunto quel che vi dico.
Ho molte cose da dire e da giudicare sul
conto vostro; ma colui che mi ha mandato è
veritiero, e le cose che ho udito da lui, le dico al mondo”. Essi non capirono che egli
parlava loro del Padre. Gesù dunque disse
loro: “Quando avrete innalzato il Figlio
dell’uomo, allora conoscerete che io sono, e
che non faccio nulla da me, ma dico queste
cose come il Padre mi ha insegnato. E colui
che mi ha mandato è con me; egli non mi
ha lasciato solo, perché faccio sempre le cose che gli piacciono”. Mentre egli parlava
così, molti credettero in lui»
(Giovanni 8, 21-30)
ostacoli invece di aggirarli,
che poi te li ritrovi comunque
più avanti, per di più dilatati
come dimensioni e difficoltà,
è meglio affrontarli con serenità e decisione.
Incomprensioni
Gesù invita pressantemente gli interlocutori a una
scelta di vita in favore del
Dio d’Israele, una decisione
che non ammette indugi e
tentennamenti. L’esortazione
di Gesù è fraintesa come la
ricerca di un tentato suicidio
ma vedere qui, come alcuni
peraltro autorevoli commentatori cristiani ritengono, la
funzione di profezia inconsa
essere acquisite. Gesù sembra
prospettare un tipo di sequela
dura. Noi cerchiamo, a vario
titolo, di ammorbidirla e, in
definitiva, di addomesticarla.
Questo si riflette anche nel
modo in cui avviciniamo le
persone esterne ah nostro ambiente. Le invitiamo? Le accogliamo? E come? Le nostre
comunità sono a chiusura ermetica autoisolante o sanno
sbloccarsi? E le persone come le avviciniamo? Solitamente, nell’area evangelica vi
sono due atteggiamenti predominanti al riguardo: quello
della «discrezione» e quello
più «invadente». Vediamoli
rapidamente, l’esempio si
può trarre dalle più disparate
circostanze: per citarne una,
l’apertura infrasettimanale
(finalmente) al pubblico del
luogo di culto.
L’approccio «discreto» tiene conto dei tempi dell’altro,
lo rispetta, non lo disturba, al
massimo gli si porge un dépliant possibilmente aggiornato; questa giusta attenzione
net non apparire aggressivi
viene solitamente apprezzata ma può essere intesa viceversa come atteggiamento
«snob», autosufficiente. L’altro atteggiamento, quello che
ho definito «invadente» non
corre certo questi pericoli, avvicina le persone irrompendo
all’improvviso, si manifesta
subito la ricerca di parlare con
l’altro, lo si tempesta di domande, richieste; qui l’approccio è senz’altro estroverso, c’è però il difetto di non
considerare l’altra persona come un interlocutore dotato
della sua sensibilità.
Entrambi gli atteggiamenti
possono sottovalutare le reali
esigenze dell’interlocutore.
Gesù richiede una decisione
riguardo alla salvezza, alla vita non solo futura ma quella
presente. Come ci rammenta
Dietrich Bonhoeffer «/’«sistenza di chi vuole seguire
Gesù non consiste in venerazione esaltata di un buon
maestro, ma nell'obbedienza
al Figlio di Dio»'.
La cristologia dev'essere
un aiuto, non una barriera
Il brano del quarto Evangelo afferma e ribadisce la
peculiarità assoluta di Gesù; i
cristiani si chiamano così perché ritengono che Gesù sia il
Cristo, la parola ultima, decisiva, determinante, definitiva
di Dio. La cristologia vuol essere il tentativo di spiegare,
con parole inevitabilmente
umane, questa specificità
dell’evento Gesù confessato
come il Cristo, titolo che gli
preesisteva, che significa
l’unto del Signore, il consacrato. Ora però proprio la cristologia ha costituito motivo
di divisione profonda tra
ebrei e cristiani: come dobbiamo comportarci allora?
Anche qui due tentazioni si
affacciano; il rinunciare alla
nostra identità cristiana e liquidare, perché apparentemente più facile, la cristologia onde creare, con le migliori intenzioni, un ponte solido verso l’ebraismo. Di
nuovo; non si tratta di togliere qualcosa, bensì di riformulare la nostra fede in Gesù
che i cristiani confessano essere il Cristo, tenendo presente il dialogo non informale e
non monologo, com’è stato
invece finora, con gli ebrei.
Al riguardo, mi pare siano
di rilievo le seguenti parole
del teologo evangelico Jürgen
Moltmann: «In tale dialogo
abbiamo riconosciuto che la
nostra tradizione cristiana ha
spesso formulato fin dall’inizio la cristologia, il punto
centrale della teologia cristiana, in una maniera antiebraica e non in una maniera
pro ebraica, che sarebbe stata in linea con Gesù. Il dialogo ebraico-cristiano ci induce
oggi a riformulare la cristologia. Esso non ci impone di rinunciare alla nostra identità
cristiana, perché altrimenti
per gli ebrei non esisterebbe
più alcun interlocutore in tale
dialogo. Né ci impone di ritrattare la nostra fede in Gesù, il Cristo di Dio, per adattarla alla fede ebraica in Dio,
perché in tal caso la fede cristiana diventerebbe poco interessante per gli ebrei e non
Pieter Bruegel: «Cacciatori nella neve» (1565)
avrebbe più alcunché da dire
loro. Però ci costringe a vedere Gesù in modo nuovo e a
vederlo non solo con i nostri
occhi bensì, nello stesso tempo, anche con gli occhi degli
ebrei in dialogo con noi»^.
Come fratelli gemelli
La cristologia divide ma,
riveduta e corretta, può
indicare la speranza nel Messia, il che è squisitamente
ebraico. L’accento si può
quindi porre legittimamente
su ciò che unisce, e ciò che
distingue non impedisce
un’unione magari tesa a volte, ma sincera fino in fondo e
senza fini reconditi; del resto
il dialogo ebraico-cristiano
attuale non si sviluppa secondo l’ambigua categoria di
«fratelli maggiori» e «minori»’, ma si tiene ben presente
che l’Israele biblico è la madre del giudaismo e del cristianesimo, che si presentano
più appropriatamente, semmai, come «fratelli gemelli»'*.
Speranze
Per i cristiani impegnati in
questo dialogo schietto,
aperto e non preconfezionato,
vi è senz’altro il rischio
all’inizio di non riuscire subito a trovare un equilibrio, ricerca comunque molto lunga
e laboriosa, ma è la prima
volta che si procede in un
dialogo che, dopo tanti fraintendimenti, incomprensioni e
secondi fini mal celati, non
tenta di prevalere sull’altro.
Adesso la metodologia e la finalità coincidono nell’arricchimento reciproco e nel tentativo di dare, nell’obbedienza non cieca ma credente al
Dio d’Israele, risposte comuni con altri ancora, ai grandi
problemi e ai mali che affliggono tutti, perché la grande
promessa che il Signore ci rivolge è che si fa cercare e è
lui che ci trova.
Certo, restiamo ancora nell’umanamente provvisorio; il
testo tratto dall’Evangelo di
Giovanni è incorniciato nell’
ambito della festa dei tabema
coli, meglio conosciuta come
Festa delle Capanne’, in cui si
festeggia il raccolto autunnale
all’aperto nei vigneti, dove si
costruiscono ancora oggi, se il
clima lo permette, capanne
con rami d’albero. Questo
perché ogni anno il popolo
d’Israele deve, per una settimana, rammentarsi che Dio
l’ha condotto, dopo la liberazione, nel deserto (Levitico
23, 39-43). Senza sicurezze,
ma noti disorientati, facciamo
anche noi senza esitazioni,
sotto le capanne delle nostre
esistenze un po’ incomprensibili ma tutte da vivere, le nostre speranze ed anche il nostro apprendistato alla libertà
che il Signore ci rivolge oggi.
(1) Dietrich Bonhoeffer, Sequela. Tr. il. Queriniana, Brescia, p. 57 (l’editrice Queriniana
sta preparando una nuova edizione neH’ambito delle Opere di
Dietrich Bonhoeffer).
(2) Jürgen Moltmann, Chi è
Cristo per noi oggi? Tr. it. Queriniana, (Giornale di Teologia
232), Brescia, 1995. La citazione
è tratta dal capitolo «Gesù tra
ebrei e cristiani», p. 116.
(3) Com’è noto, Caino, Ismaele, Esaù sono i fratelli maggiori,
a cui corrispondono: assassinato,
esiliato, soppiantato. È quindi
evidente che l’espressione «fratelli maggiori», per quanto denoti buona volontà da parte cristiana, può essere recepita da parte
ebraica come imbarazzante.
(4) Il termine «fratelli gemelli» è di Alan F. Segai, Rehecca ' s
Children, Cambridge MA and
London. 1986, qualche scampolo
di traduzione italiana è disponibile nel Bollettino dell'Amicizia
Ebraico-Cristiana Nuova Serie,
XXVll, 1-2, gennaio-giugno
1992, in cui si evidenzia come la
tensione tra i figli di Rebecca,
Giacobbe ed Esaù, è presente ma
assunta in maniera dialettica e
feconda, pp. 3-6.
(5) Sulla Festa delle Capanne,
e le altre feste religiose d'Israele,
si veda il denso volumetto di Robert Martin-Achard, // Dio fedele. tr. it.. Edizioni Dehoniane,
Bologna, 1994, da cui ho tratto
qualche spunto.
Preghiera
Siamo uomini irriconciliati: ecco il nostro
segreto, che solo Cristo ha saputo discernere.
Siamo uomini irriconciliati: da qui tutte le nostre preoccupazioni, il nostro egoismo, la nostra mancanza di amabilità, la nostra diffidenza; da qui la nostra falsità e viltà. Da qui la
nostra solitudine. Da qui la nostra colpa. «Lasciatevi riconciliare con Dio!», e sarete così riconciliati con il vostro fratello. Penetrate con
lo sguardo in questo abisso delle vòstre anime:
lasciatevi chiedere da Cristo se siete riconciliati con Dio, o se siete in discordia con lui,
nella non pace, e poi volgete a lui il vostro
sguardo e fate ritorno a Dio. Dategli il vostro
cuore irriconciliato e irriconciliabile, ed egli vi
darà un cuòre nuovo.
Dietrich Bonhoeffer
Prima predica tenuta a Londra, il 22 ottobre 1933; tr. it. Memoria
e fedeltà (Collana Sequela oggi). Edizioni Qiqajon, Comunità di
Bose, Magnano CVc), 1995, p.l77.
7
Spedizione in abb. postale/50 - Torino
In caso di mancato recapito si prega restituire
al mittente presso l’Ufficio PT Torino CMP Nord.
L’Editore si impegna a corrispondere
il diritto di resa.
Fondato nel 1848
È arrivata anche l’ora della Fiat! Sabato e domenica
scorsi si è iniziato a lavorare alla catena anche nei giorni
festivi poiché, dice l’azienda, da qui all’estate bisogna produrre almeno 20.000 autovetture di più. Essendo però il
buon andamento produttivo più legato alla debolezza della
nostra moneta, e dunque alle facilitazioni nelle esportazioni, che a un vero «boom» non è stata considerata la richiesta del sindacato di riassumere i cassaintegrati o di pensare
a contratti a termine: meglio gli straordinari. Dunque, dopo che nelle Valli si lavora di domenica alla Manifattura di
Perosa come alla Skf e altre aziende avanzano la stessa richiesta per non fermare le macchine, la legge della produzione si afferma anche a Mirafiori e Rivalla. E il giorno
del riposo? È assicurato in settimana, si dice: ma quali saranno i rapporti familiari e interpersonali?
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DESI
VENERDÌ 10 MARZO 1995 ANNO 131 - N. 10 LIRE 2000
Si sta riflettendo in molte
scuole sulla Costituzione.
Non è solo perché sono passati 50 anni dal 1945. È anche
perché le vicende politiche
degli ultimi mesi rendono attuale questa riflessione. Si sono costituiti in varie parti
d’Italia dei comitati per la difesa della Costituzione. Anche a Luserna, grazie a una
riuscita serie di incontri organizzati dal Centro culturale
valdese e dalla scuola media,
per 5 lunedì di seguito oltre
100 persone hanno partecipato a lezioni-dibattiti ripercorrendo le vicende dell’Assemblea costituente, della Costituzione attuata e non attuata,
fino all’attuale discussione
sulle regole, al sistema maggioritario, al federalismo. Un
INCONTRI SULLA COSTITUZIONE
VIGILANZA
MARCO ROSTAN
ciclo che ci ha stimolati positivamente a una vigilanza civile, ribadendo alcuni punti.
11 carattere democratico e
antifascista della Costituzione è frutto di una storia incancellabile, di lotte e vicende umane profonde, non è solo un attributo o un valore. La
Costituzione non è un testo
sacro ma il risultato di un
compromesso alto fra diverse
culture e ideologie (liberale.
cattolica, marxista, azionista),
ma è un compromesso alto,
nel quale l’interesse di parte
di ciascuno non ha avuto il
sopravvento. Un patto possibile in quel particolare momento: perciò non si può inventare una nuova Costituente in qualsiasi tempo.
Inoltre chi pensa a modifiche della Costituzione afferma in genere che non si tratta
di cambiare la prima parte (i
Occupazione
Nuove
difficoltà per
la Buroni
La Buroni Opessi di Pinerolo, azienda che occupa una
sessantina di dipendenti nella
produzione di bilance e pesi,
denuncia nuove difficoltà ed
esuberi, malgrado l’accordo
che alcuni mesi fa portò alla
cessione di circa il 30% di
proprietà alla cooperativa bilanciai di Campogalliano.
Dopo una prima fase critica
era stato raggiunto l’accordo
con la coop di Campogalliano, detentrice di circa il 50%
del mercato. «E stato un accordo positivo per entrambe
le parti - dice Enrico Tron,
della Firn Cisl - la cooperativa ha circa 200 soci, ha un
controllo quasi quotidiano
dell’andamento economico
ed è attrezzata modernamente, a differenza della Buroni.
La ditta di Pinerolo che nel
’90 fatturava circa 14 miliardi, ha in questi anni perso
circa la metà della produzione: e questo è legato soprattutto al mancato rinnovamento tecnologico».
L’accordo con la coop viene ritenuto valido dal sindacato, poiché non si è trattato
di un assalto a un’azienda in
difficoltà ma una vera e propria collaborazione dove il
marchio Buroni viene tutelato: i venditori potranno proporre i due marchi. In questo
modo si è costituito anche un
argine a possibili ingressi sul
mercato italiano di aziende
estere creando un «cartello»
della bilancia italiana. Prospettive? «Attualmente l’azienda ha 4 miliardi di debiti
su un fatturato che è appena il
doppio - conclude Tron in
più gli spazi di lavoro sono
troppo stretti per cui si sta
pensando a una rilocalizzazione, possibilmente nel Pinerolese. C’è comunque bisogno di ridurre il personale, o
ricorrendo alla mobilità verso
la pensione o verificando in
altre aziende le possibilità di
inserimento».
Esponenti di generazioni diverse riflettono sul rapporto delle donne con la politica
La parità viene dalle lotte più che dalle leggi
CARMELINA MAURIZIO
E'' un 8 marzo forse più particolare di altri quello che
abbiamo appena vissuto: sarà
perché siamo vicini a scadenze politiche importanti, sarà
perché siamo nel pieno delle
rievocazioni e celebrazioni
del 50“ anniversario della Liberazione. Proprio per questo
abbiamo chiesto ad alcune
donne delle nostre valli, di generazioni ed esperienze diverse, di esprimere la loro opinione sul rapporto tra donne e
politica in questo periodo, per
riflettere ancora una volta sul
passato e per interrogarsi sul
presente e sul futuro delle
donne e della politica.
«Le donne - dice Monique
Jourdan, educatrice, 25 anni
- sono più della metà della
popolazione, ma nonostante
questo sono ancora poco
rappresentate nelle istituzioni. Bisogna ribaltare il luogo
comune che vuole solo l’uomo capace di occuparsi di
problemi politici. Fare politica significa per ognuno di
noi scegliere, sia nelle piccole cose di ogni giorno, sia rispetto ai grandi temi». Viene
dal passato invece la voce di
Frida Malan, partigiana combattente, figura simbolo di
donna impegnata in politica
nelle Valli: «Purtroppo sono
pessimista sul futuro delle
donne in politica e sulla questione delle pari opportunità
nel mondo del lavoro - spiega Malan la mia lunga
esperienza mi insegna che
cinquant’anni fa, durante la
Resistenza, uomini e donne
avevano acquisito sul campo
gli stessi diritti, senza le leggi
che oggi .sembrano tutelare e
promuovere le donne, cosa
che nella realtà avviene a
stento. Secondo me ci vorranno molte donne combattenti e
molti anni per arrivare a una
vera parità in politica».
Dice Franca Coisson, sindaco da quasi vent’anni del Comune di Angrogna:" «Credo
che nel rapporto tra donne e
politica sia cambiato molto
negli ultimi cinquant’anni.
grazie anche alle lotte delle
donne stesse. Per questo alcune donne hanno potuto dimostrare la loro tenacia nell’impegno, ma le condizioni generali e familiari continuano a
limitare il numero delle donne
che possono partecipare attivamente alla vita pubblica nei
ruoli importanti. Non di rado
le donne vengono promosse in
carenza di uomini disponibili
e all’altezza delle situazioni».
Esprime rabbia e insieme
rammarico Mirella Antonione
Casale, da anni impegnata a
favore dei portatori di handicap, consigliere comunale a
Torre Pellice: «Una presenza
significativa e paritaria delle
donne nelle liste elettorali
dovrebbe essere garantita da
un fattore di cultura e di sensibilità democratica - afferma - e non da una fredda
normativa, che pretende di
assicurare almeno per un
quarto dei candidati la presenza della componente “debole ’’, ovvero le donne! E triste pensare alle soglie del
Duemila che si debba garantire ciò per legge e che non
sia invece una prassi consolidata e del tutto naturale».
Si discute in questi mesi, anche in alcune fabbriche delle nostre valli, se
lavorare o meno la domenica. Evidentemente la grave situazione dell’occupazione spinge in certi casi a una risposta affermativa. Qual è la posizione dei valdesi
in merito? Conosciamo la severità dei
pronunciamenti sinodali dei secoli scorsi
contro la diffusa inosservanza del riposo
domenicale «per il Signore». Frugando
nelle memorie del passato ricordato su
Cento anni di storia valdese abbiamo trovato, nella cronaca di Rodoretto, questa
interessante citazione: «Nel 1890 quasi
tutti i capi famiglia firmano una petizione
nella quale citano per extenso'il 4” comandamento, e la inviano alla direzione
provinciale delle poste, affinché il postino sia esentato, in giorno di domenica,
dal suo servizio. Ma la risposta, sia pure
cortese, non è del tutto soddisfacente».
Rodoretto, una delle parrocchie che ha
vissuto più drammaticamente lo spopolamento, al punto da perdere oggi la pre
IL FILO DEI GIORNI
IL POSTINO DI
RODORETTO
ROBERTA PEYROT
scritta autonomia regolamentare per
l’elezione del pastore. E pensare che centro anni fa, nel 1885, il tempio, che da
quell’anno è riscaldato, riunisce più di
100 persone. La frequenza dei membri è
talmente assidua che 1’esistenza di una
persona che non frequenta il culto è talmente straordinaria da esser messa in rilievo nel rapporto annuo del Concistoro.
Che differenza con l’oggi.
Sono invece assai più vicine a noi le
discussioni sulla Santa Cena e sulla preferenza tra calice comune e calice individuale, cosa del resto frequente in molte
altre parrocchie: nella stessa epoca il
Concistoro di Frali afferma in proposito,
dopo l’introduzione del calice individuale: «Se prima alcuni avevano degli scrupoli igienici, ora, quando si celebra la S.
Cena con i due sistemi, se ne astengono
“a causa del cambiamento’’».
Un'altra nota particolare a Rodoretto è
che fra i partecipanti al culto gli uomini
sono in maggioranza e le donne prendono una parte assai meno attiva nel canto
sacro.
Il Concistoro ha cercato di elevare il
livello culturale della popolazione con
una biblioteca che nel 1860 contava 145
volumi ma solo 6 abbonati. Dieci anni
dopo, con la lettura del giornale delle
missioni di Parigi, gli abbonati passano a
21. Una cinquantina di valdesi parte per
la grande guerra, e quindici di loro non
ritornano.
fondamentali diritti civili, politici e sociali) ma la seconda,
che riguarda le istituzioni.
Sono proprio le attuali regole
e i controlli fra i poteri che
garantiscono il rispetto di
quei diritti fondamentali. E
dunque possibile che alcuni
miglioramenti nel funzionamento del Parlamento o in
senso federale siano utili e
possibili, ma occorre invece
vigilare affinché le garanzie
oggi presenti in una Costituzione nata in rapporto a un sistema elettorale di tipo proporzionale non vengano perdute o attenuate con un sistema maggioritario. Il pericolo
esiste sia rispetto ai mezzi di
informazione che negli atteggiamenti che alcuni hanno
verso il capo dello stato.
Numero
Elezioni
Il 23 aprile, dunque, si
andrà al voto amministrativo per Regione, Provincia
e per quasi tutti i Comuni.
Sono cambiate alcune norme, mentre tutti gli schieramenti politici stanno infittendo la loro agenda di
appuntamenti, incontri e
riunioni per definire quanto prima la composizione
delle liste, dei singoli partiti o delle coalizioni. Questa settimana abbiamo parlato con i rappresentanti del
Partito democratico della
sinistra e di Rifondazione
comunista.
Pagina II
Igiene e sanitA
Il Pinerolese e le valli
valdesi fanno ormai parte
di una sola Usi (la n. 10),
ma è ancora uscita una relazione frutto del lavoro di
indagine del Servizio di
igiene e sanità pubblica di
quella che era l’Ussl 43
(vai Pellice): si tratta di
un’indagine sugli alimenti
nelle aziende locali e sulle
condizioni di mense e cucine destinate al pubblico.
Pagina III
Centri sociali
Negli ultimi anni si intendono per Centri sociali
le strutture destinate alle
attività'autogestite dai giovani; ma a Pinerolo gli otto centri di quartiere svolgono una funzione di coinvolgimento di altre numerose categorie.
Pagina III
San Secondo
Una fase vivace e polemica viene vissuta in queste settimane daH’amministrazione comunale di San
Secondo. C’è chi si dimette e chi esce dal gruppo di
maggioranza. Come andrà
a finire?
Pagina III
8
PAG. Il
E Eco Delle ^lli ^desi
VENERDÌ 10 MARZO 1995
Verso il forte di Fenestrelle
»rrsKi*S3«»*»«M«ww'
PEROS A ALTA RINNOVA L’ILLUMINAZIONE — Lo
ha deciso l’ultimo Consiglio comunale di Perosa Argentina: con una spesa di circa 55 milioni si rifarà rimpianto di
illuminazione di Perosa alta. «Verranno messi a norma i
vari punti luce - dice il sindaco, Renzo Furlan, che ha già
annunciato l’intenzione di non ricandidarsi alla carica di
primo cittadino - e con l’occasione cercheremo di'caratterizzare maggiormente la zona installando lampioncini al
posto dei vecchi lampioni». Il Consiglio ha anche deciso di
intervenire nell’ampliamento della strada della cascina Colombero, una strada che serve gli abitanti di Pinasca ma
che si trova territorialmente su Perosa che accenderà un
mutuo con là Cassa depositi e prestiti. Anche il Comune vicino interverrà al 50% con fondi propri.
STORIE DI EMIGRAZIONE — L’assessorato alla Cultura di
Pinerolo organizza una serie di 4 incontri sul tema dell’emigrazione, il primo dei quali si terrà giovedì 9 marzo; gli altri
avranno cadenza quindicinale. Tema della prima serata: «Il
tempo della solidarietà: l’arrivo e l’inserimento»; tutti gli incontri si svolgeranno alle 21 alla biblioteca dell’istituto Buniva. Contemporaneamente, dal 10 al 19 marzo, presso il
Centro sociale di via Podgora, sarà allestita una mostra.dal
titolo: «Macaroni e Vù’ cumprà»; orario ore 15,30-18.
SAN SECONDO SCENDE IN PIAZZA — Il fine settimana
di S. Giuseppe sarà ancora una volta caratterizzato, a San
Secondo, da numerose iniziative. Domenica 19 sono previsti una mostra di ortofrutticoltura e di macchine agricole e
un mercato dell’usato. Inoltre sono organizzate gare di bocce, un raduno di macchine sgranatrici d’epoca, serate danzanti. Lunedì 20 tradizionale fiera.
FONDO DI SOLIDARIETÀ PER GLI ALLEVATORI —
La Comunità montana vai Pellice ha confermato anche per il
’95 il fondo di solidarietà a favore degli allevatori che vogliono assicurarsi contro perdite economiche seguite da abbattimento di animali affetti da Tbc o brucellosi o morti accidentalmente. Quanti sono interessati devono versare 8.000
lire per ogni capo assicurato e presentare domanda alla Comunità montana (servizio Agricoltura) entro il 14 aprile,
400 DOMANDE PER GUARDAPARCO IN VAL TRON
CEA — Mentre si discute del possibile ampliamento del
parco della vai Troncea, si conferma l’interesse intorno al
parco con la massiccia partecipazione al concorso per due
posti di guardaparco. Sono circa 400 le persone che hanno
presentato domanda, delle quali molte donne.
REGIONE PIEMONTE: «SALTA» LA LEGGE SULLA
CACCIA — Momenti di forte tensione la scorsa settimana
quando cacciatori e ambientalisti si sono trovati in contemporanea a manifestare davanti alla sede della Regione contro la proposta di legge sulla caccia presentata dall’assessore Riba. L’opposizione decisa degli ambientalisti guidati
dai consiglieri Pozzo, Adducci, Giuliano e Miglio ha costretto l’assessore Riba a ritirare il disegno di legge presentato dalla giunta, che rischiava di consegnare la gestione
della caccia ai cacciatori. È stato approvato un provvedimento tampone che rinvia la decisione su una nuova legge.
TRAPIANTO DEL MIDOLLO OSSEO — Si svolgerà sabato prossimo al salone dell’Istituto San Paolo in via Lugano un convegno nazionale sul futuro del trapianto del midollo osseo; i lavori inizieranno alle 8,30 e affronteranno
tutti i temi di attualità nel settore compresi il problema e le
prospettive di trapianto oggi in Italia.
NOMINE SOSPEm ALLE USL — Cinque avvisi di garanzia per il vertice politico della Regione Piemonte e oltre
30 perquisizioni effettuate dalla Guardia di Finanza. Anche
la magistratura torinese (dopo il caso Lombardia) vuol vedere chiaro sulle nomine dei manager delle Usi e degli
ospedali-azienda. Destinatari degli avvisi di garanzia inviati
dalla procura di Torino sono il capogruppo del Ppi, Rolando Picchioni, quello del Pds, Silvana Dameri, il vicepresidente della giunta regionale, Luciano Marengo (Pds), il presidente della commissione sanità, Piergiorgio Peano (Ppi) e
il vicepresidente della stessa commissione. Silvana Bortolin
(Pds). Da gennaio erano già stati iscritti fra gli indagati gli
assessori Bonino e Cucco. Al centro delle indagini sono i
criteri di valutazione adottati per la selezione dei 421 candidati ai 28 posti di direttore generale nelle Usi e negli ospedali riformati: secondo le denunce fatte da alcuni esponenti
politici la giunta non avrebbe seguito le indicazioni fomite
da cinque società di consulenza a cui era stata affidata la selezione: la consulenza era stata pagata oltre 400 milioni. I
magistrati dovranno accertare se sia stato varcato il limite
della discrezionalità propria dell’organo politico.
Viaggio alla scoperta della politica e dei politici delle Valli
La falce e ¡1 martello non uniscono più
quella che una volta era la sinistra
PIERVALDO ROSTAN
Ameno di due mesi dalle
elezioni regionali, provinciali e comunali, proseguendo nel nostro viaggio,
incontriamo i dirigenti dei due
partiti nati dal vecchio Pei e
che oggi paiono collocarsi in
posizioni assai distanti: non
sembrano proprio amarsi Pds
e Rifondazione comunista, né
a livello nazionale né locale.
Eppure nessuno dei due pone
pregiudizi assoluti nei confronti dell’altro ma difficilmente si riproporrà lo schieramento «progressista» di un
anno fa; la stessa legge elettorale per Provincia e Regione,
con la sua forte quota di proporzionalità, favorisce la presenza di maggiore autonomia
delle forze politiche.
«Come Rifondazione comunista - dice Paolo Ferrerò,
capogruppo in Comune a Torino e membro della direzione nazionale - vorremmo
partire più dai programmi che
dalle sigle dei partiti; stiamo
definendo delle linee guida su
cui vogliamo confrontarci
con gli altri e cioè ambiente,
salute, sanità su cui diciamo
no alla logica privatistica che
c’è dietro la riforma delle
Usi, lavoro. Se ci sarà accordo sul programma si potrà fare un vero schieramento unico se no siamo disposti anche
a fare solo un cartello elettorale nella chiarezza delle rispettive posizioni. Siamo lontani dal Polo berlusconiano e
anche dai Popolari, ma nel
momento attuale di grave rischio per la democrazia, non
siamo equidistanti».
Dal Pds sembrano arrivare
più no che aperture... «Stiamo
assistendo - dice ancora Ferrerò - a un attacco inaccettabile da parte del Pds che si la
menta per la nostra opposizione in Comune a Torino e
in Regione. Anche a loro diciamo che la politica è per
noi cambiamento, ricerca dei
valori e non solo manovre per
ottenere qualche percentuale
in più. È forse proprio grazie
al nostro modo diverso di far
politica che in qualche modo
riusciamo a parlare ai ventenni di oggi».
E nel Pinerolese, che succederà? «Il Pds ci ha tagliati
fuori dal discorso progressista
- aggiunge il segretario della
sezione, Giovanni Panosetti e preferisce guardare al centro; all’inizio dell’esperienza
siamo stati coinvolti poi non
ci hanno nemmeno invitati alle riunioni. Certo, localmente
dovremo fare i conti con le
nostre forze; abbiamo oltre
80 iscritti e pensiamo che in
alcuni centri, come Villar Perosa, Perosa Argentina e
Piossasco, faremo delle liste
da soli».
Il discorso progressista viene ripreso da Danilo Rivoira,
segretario dell’Unione Pds
vai Pellice, che preannuncia
la volontà di «riprendere
l’esperienza portata avanti
con successo l’anno scorso,
anche se il sistema elettorale
può favorire la presenza sulla
scheda di più simboli e candidati. Sarà più difficile riuscire
a far sì che nei Consigli regionale e provinciale ci siano
dei rappresentanti della nostra
zona». Avete preclusioni verso qualche forza politica o
partner privilegiati? «Certo
l’atteggiamento di questi
giorni di oggettiva convergenza con le scelte di voto di
Berlusconi da parte di Rifondazione - prosegue Rivoira non facilita i rapporti unitari;
del resto è quasi certo che
con la legge proporzionale ci
I Comuni alle Valli cinque anni dopo -1
Aspettando il nuovo
GIORGIO GARDIOL
Alla fine il governo ha deciso. I Consigli comunali, provinciali e regionali saranno sciolti l’8 marzo.
Alle Valli si voterà in tutti i
Comuni tranne Pinerolo e
Massello. Si sperimenterà un
nuovo sistema elettorale:
maggioritario a un turno con
l’indicazione del sindaco,
avendo tutti i Comuni dove si
voterà una popolazione inferiore a 15.000 abitanti. Per la
Provincia invece il nuovo sistema elettorale prevede i due
turni e l’indicazione del presidente, con premio di maggioranza alla coalizione vincente.
La prima novità sta dunque
nel momento della formazione delle liste, un momento
che si preannuncia molto difficile per la difficoltà a individuare i candidati. Bisogna poi
che le liste (in genere molto
maschili alle Valli) contengano almeno un terzo di donne
(o di uomini).
Occorre poi individuare il
sindaco che deve comunicare
il programma, ma questi non
sono i soli cambiamenti del
sistema politico amministrativo: in cinque anni sono accadute cose impen.sabili al momento delle elezioni del ’90:
sono finiti o ridotti al lumicino partiti come quello socialista, che alle Valli era quasi
maggioritario; altri sono nati
come Lega Nord, Forza Italia,
Rifondazione comunista e saranno chiamati alla prima verifica seria del loro radicamento. Gli «indipendenti»,
che erano la maggioranza dei
consiglieri comunali, si trovano privi di riferimenti politici
negli enti cosiddetti «sovraordinati», nella Provincia e nella Regione, dove gli assessori
in qualche modo «espressione
delle Valli» (Trovati e Maccari) sono incappati in episodi
della tangentopoli piemontese
e hanno dovuto abbandonare
anzitempo.
In cinque anni poi i Comuni
hanno visto diminuire radicalmente i fondi messi a loro disposizione dallo stato, solo
parzialmente ricuperati con
l’istituzione dell’Ici. Il blocco
delle assunzioni operato dalle
varie leggi finanziarie ha poi
ridotto il personale. Insomma
in molti Comuni delle Valli si
è quasi all’immobilismo e non
si fa molto altro che garantire
l’ordinaria amministrazione;
eppure la manutenzione del
territorio e i servizi alle persone andrebbero potenziati, pena un ulteriore spopolamento
e degrado del Comune. Ma
quali sono i problemi maggiori che i nostri Comuni hanno
affrontato in questi anni? È
quanto vedremo in una serie
di quattro articoli che pubblicheremo a partire dal prossimo numero.
saranno candidati di tutte le
_forze politiche. Noi cercheremo di candidare persone in
grado di ottenere anche voti
da parte di chi ha votato
Rifondazione. Nei Comuni ci
sarà larghissima autonomia
da parte dei gruppi locali e
noi perseguiamo una strategia
di accordo con i Popolari,
consapevoli che un aumento
di questo tipo di alleanza potrebbe rendere difficile a Buttiglione di fare scelte diverse
a livello nazionale».
C’è il rischio che i Popolari
alzino il prezzo? E il rapporto
con la Lega, localmente orfana di Malan? «La presenza
del Ppi è diffusa in tutti i Comuni delle Valli ma non è
certo la forza della vecchia
Correspon(Jance
XVII Février
à Paris
HUGUETTE VIGNE-RIBET
Cette année, notre réunion
s’est tenue le 19 assez
près du «XVII février». Malgré les vacances de neige, la
grippe, 25 personnes se sont
retrouvées chez Madame Gilmer-Appia pour recueillir les
dernières nouvelles des Vallées que vous voulez bien
nous faire parvenir les uns et
les autres.
Le professeur Henry Appia
pous rappela que les juifs
ayant bénéficié eux aussi
d’un «Edit d’émancipation»
comme les Vaudois n’en virent pas moins leurs difficultés perdurer Jusqu’à l’unification de l’Italie.
Félix Vigne révéla sa conférence prononcée en décembre 1993 où il fit découvrir à
un parterre de diplomates,
d’hommes d’affaires, d’universitaires, d’étudiants passionnés de francophonie,
l’existence trop peu connue
des Vaudois et de leur diaspora.
Notre président Henry Appia avant d’inviter le pasteur
Christian Durrlemann à un
moment de réflexion et de
prière, rappela comment cette
famille avait dès l’avantguerre introduit à la radio «La
présence protestante», prolongée de nos jours par la
télévision.
De nei momenti niigliore afferma ancora Danilo Rivoira -. Faremo il possibile per
raggiungere accordi che abbiano al centro la trasparenza.
C’è oggi, a livello nazionale,
un atteggiamento della Lega
Nord più disponibile nei confronti di quelli che possono
essere gli unici loro interlocutori e cioè i progressisti. Sono
convinto che la Lega, unico
movimento cresciuto senza
l’apporto di giornali e televisioni, abbia una sua base popolare salda; l’uscita della
componente di destra che ha
scelto il rapporto con Forza
Italia e Alleanza nazionale favorisce il rapporto con noi. in
particolare sul tema del federalismo».
Centro «Pracatinat»
Formazione
per educatori
ambientali
Si va diffondendo sempre
più l’educazione ambientale
legata a un territorio; si moltiplicano le iniziative da parte
di enti pubblici, associazioni,
soggetti privati; nell’ambito
del Piemonte è stato approntato il progetto di «rete regionale di servizi per l’educazione ambientale»: il Centro
Pracatinat, a Fenestrelle, è il
polo capofila.
Per questi motivi il Centro
di Fenestrelle propone per il
1995 un corso di formazione
per educatori ambientali in
modo da formare personale
utilizzabile nel parco. 11 corso
è rivolto a un minimo di 15
persone e a un massimo di
20, laureati o laureandi in
Scienze dell’educazione e
Psicologia, ma anche educatori professionali.
11 corso del Centro Pracatinat si articolerà in tre fasi dedicate rispettivamente a modelli di ambiente, di educazione e di educazione ambientale per un totale complessivo di 130 ore di lavoro
svolte in parte sul territorio e
in parte all’interno del parco
naturale dell’Orsiera-Rocciavrè. Per costi e modalità di
iscrizione ci si può rivolgere
telefonicamente al numero
0121-83906.
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NOTIZIARIO DELLA FEDERAZIONE GIOVANILE EVANGELICA ITALIANA
IL SENSO DELLA MEMORIA
Commento al "Viaggio delia Memoria"
“Voi che parlate con così tanto interesse
della storia del popolo ebraico durante la seconda guerra mondiale, siete per caso ebrei?”
Una domanda insidiosa che ci è stata rivolta in più di un’occasione.
Il fatto che noi avessimo da sempre dimostrato un certo interesse per quell’argomento,
senza che tra noi e quegli eventi storici ci fosse un preciso legame di tipo famigliare, storico, etnico, ci poneva in una strana luce: gli interlocutori spesso ci guardavano tra l’incuriosito e lo sconcertato.
, In fondo parafrasando Brecht, “i nazisti se
la prendono con gli ebrei, gii stranieri, i comunisti: chi non è nessuno dei tre perché dovrebbe preoccuparsi?”
Che senso ha allora la memoria?
Consiste soltanto nella registrazione incolore di dati legati a un passato che in quanto
tale ci è ormai indifferente?
Abbiamo tentato di rispondere a queste
domande attraverso alcune considerazioni.
In primo luogo abbiamo notato che è abbastanza diffuso quell’atteggiamento per cui neila registrazione degli eventi che ci accadono.
“gli altri (o le altre) non eravamo noi”, erano
qualcosa di distante, lontano. Quindi la necessità , 0 semplicemente la possibilità di ricordare eventi che non fossero direttamente
collegati con la propria esperienza personale
appariva del tutto vacua, inutile.
Negli anni ‘80, ad esempio, il cattivo individualismo trionfante creava le peggiori condizioni per la memoria: proporre, ad esempio,
un viaggio ai campi di sterminio era in grado
di suscitare, se non proprio l’ilarità, il sorrisetto di falsa comprensione anche da parte di
persone considerate “aperte" o addirittura impegnate.
Questa riflessione sulla memoria scaturisce da un viaggio a Dachau effettuato nel dicembre dello scorso anno, sulle orme di ben
altri viaggi subiti dai deportati.
Uno degli effetti immediati che esso ha
avuto è stato quello di ricreare in qualche modo la stessa memoria v;s/Va di Primo Levi e di
tanti altri/e.
Tra gii altri, l’effetto vertiginoso dell’attraversare a piedi, noi, persone vive, quelle stesse stanze dove montagne di cadaveri sono
Roma 'Viaggio della memoria
Dachau
S trasburgo
10-14
dicembre
state ammassate, e che noi abbiamo visto
con quegli “occhi della memoria” che gli
scampati stessi tante volte desiderarono trasmetterci, per farci osservare il mondo, attraverso le loro esperienze, quasi coi loro stessi
occhi.
Q, ancora, la “banalità del bene”: i più di
cento ragazzi/e ebrei nascosti da un intero
paesino in Emilia (Nonantola) e la paralizzante spiegazione di quell’azione “eroica”: “E che
altro potevamo fare?”
Conservare la memoria non è allora come
“salvare” un dato su computer, ma “è come
costruire ancora granai pubblici, ammassare
riserve contro un inverno dello spirito*”.
La memoria , storica, in questo caso, è la
memoria deH’umanità, è il pozzo a cui attingere dall’esperienza dei circa cento miliardi di
persone vissute prima di noi.
In particolare, poi, per quanto riguarda il
nazismo, occorre stare ben attenti nel coglierlo nella sua complessità per identificare segnali di un suo risorgere pur in forme larvate o
apparentemente folcloristiche, magari a partire dalla creazione di categorie di persone mal
tollerate dalla società (gii stranieri ma non solo), altro da noi.
Il razzismo in realtà è stata una visione del
mondo radicata per secoli nella storia d’Europa e d’Italia ed il nazismo non ha che portato
alle estreme conseguenze tale modo di “fratturare” il mondo.
I tempi di Dio non sono i tempi dell’umanità, e anche i processi storici spesso si generano e si sviluppano nell’arco di centinaia di
generazioni.
“Memoria vivente“ può forse essere rappresentata per noi non come una cantina dove riponiamo gli oggetti in disuso, “non un
museo delle cere o la regione dei morti... o
un luogo dove il passato è vuoto, muto **”,
ma come il tentativo di accedere alle emozioni, alle esistenze concrete, fino quasi ad incontrare le voci e i volti che gli assassini volevano cancellare e che dobbiamo salvare “per
sempre” dentro di noi.
Simona Belardinelli,
Adriano Bertolini (Genova)
*,** Da M. Yourcenar, Memorie di Adriano
FGEI ON THE ROAD
WINE OR GRAPE JUICE?
ovvero,
a che punto siamo nel dialogo ecumenico
SANTA SEVERA 20-21 MAGGIO 95
consultazione esteri igei
L’impegno della Egei in alcuni movimenti
ecumenici e il dialogo con federazioni giovanili di chiese evangeliche e non solo,
ha permesso a numerosi/e di noi ricche
esperienze nell’incontro con le diversità, e
la percezione della particolarità e relatività del proprio modo di vivere la fede e di
essere chiesa.
Al fine di continuare in questa direzione
con una certa consapevolezza, vorremmo
riflettere insieme su quali sono le radici
storiche, culturali, teologiche delle differenze e delle analogie che riscontriamo
partecipando agli incontri internazionali,
sia nei modi di espressione del rapporto
con Dio e la comunità sla nelle prese di
posizione su temi etici e politici.
Maggiori Informazioni per chiunque fosse
Interessato/a a partecipare sono disponibili presso le segreterie regionali, sul
prossimo numero del Notiziario oppure
contattando Renato Del Priore (0121807514)
Il gruppo di lavoro sugli esteri
UN’OCCASIONE ^
DA NON PERDERE
Anche quest’anno il Consiglio d’Europa
finanzia la partecipazione di giovani leader
dei movimenti giovanili a corsi di lingue
estivi.
Sono corsi di francese, inglese, tedesco, spagnolo e portoghese, della durata di
4 settimane, tra luglio e settembre, in varie
città europee.
Fgeini e fgeine possono fare domanda
attraverso l’ufficio europeo del MCS (movimento cristiano studenti), ma i tempi a disposizione sono brevissimi. Se siete interessate/i quindi dovete Immediatamente
mettervi in contatto con Bettina König
(0121-543819) 0 Donatella Rostagno (022666070).
PIETRO NON AVEVA CAPITO NIENTE!
Al convegno di Cassiopea, che si é tenuto a Milano il 25-26 febbraio scorsi, ci siamo di nuovo occupate di cristologia, cercando di metterci idealmente in relazione con le donne di cui troviamo traccia nel Nuovo Testamento. Ad esse, le nostre antenate nella fede, abbiamo scritto, esponendo i nostri dubbi e le nostre domande sulla figua di Gesù. Maria di Magdala ci ha risposto.
n°2
maraso 1995
Mie care sorelle ed apostole,
sono felice della vostra fede sopravvissuta atte menzogne che
avrebbero potuto confondervi. Vivete questa fede con autorevolezza!
Spero di potenzi aiutare In questo vostro cammino rispondendo, per
quanto mi è possibile, alle vostre domande.
Gesù era un uomo. Maschio. Ma così diverso da tutti gli altril Gli
uomini non si sacrificano mai. E’ sempre delle donne II sacrificio. Un
Dio, per giunta un maschio, che muore in croce, scardina queste categorie. Pietro non aveva capito nientel Ha vissuto nella maschilità di
Gesù la glorificazione della sua, piuttosto che II suo scardinamento. E
nella croce, un modo per lui di farsi Dio piuttosto che un modo per Dio
di farsi uomo.
“Gesù è Dio. Gesù è maschio. I maschi sono più simili a Dio. I maschi hanno potere." hanno detto. Una specie di grossolano sillogismo.
L’autorità di Gesù non era quella proveniente dal suo essere maschio,
ma quella proveniente da Dio! lo non sono meno autorevole!
MI chiedete se lui sapeva di essere Dio. No, non lo sapeva. Ero lo
che glielo ricordavo In continuazione. Volete sapere II perché del suo
sacrificio. Non chiedetemelo! E’ stato II mio tormento fino alla fine. E
qui avete ben poco da invidiare il mio averlo conosciuto! Gli dicevo:
"Fregatene, questa gente non merita tutta questa sofferenza. Lasciamoli al loro destino.” Ma lui era un radicale. Coerente a qualsiasi costo. Non rispose neppure alle domande di Pllato perché era proprio su
un altro plano. Voi dite che lo lo conoscevo. Lo conoscevo più di tutti
gli altri, è vero. Ma capirlo appieno era Impossibile. Con tutte le sue
contraddizioni! Tormentato. Imprevedibile. Spinto dallo Spirito a fare
certe cose senza talvolta capirle neppure. Senza neanche capire forse
dove andassero a parare. Tentato dalla voglia di mollare tutto. Ma poi
di nuovo in ascolto e pronto a cambiare rotta pur di seguire II soffio
dello Spirito. Ricettivo quanto sappiamo essere noi donne. Poco attento alle sue proprie esigenze come sappiamo essere noi donne.
Né io potevo aiutarlo perché la stessa contraddizione sentivo talvolta in me: tra l’assecondare la sua missione e II cercare di dissuaderlo.
Ma lui ha fronteggiato le sue contraddizioni e le mie. Gesù mi ha
salvata. Vi ha salvate. Ci ha liberate. La chiesa poi ha cercato di opprimerci di nuovo imponendoci un Gesù maschio, potente, prepotente.
Estendendo la sua maschilità a DIo-Padre-padronel
Ma ò la Sofia di Dio che si è fatta carne - In un corpo maschile.
Che essa vi illumini e vi benedica.
vostra sorella Maria di Magdala
10
Hotiziariofgei
7T^ '' 'T^
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SARANNO FAMOSI
Cgruppi alia ribaltai
%■
mi
Il gruppo giovanile della corhunità
protestante di lingua frapaafef^^’.
ie aderire aila Federazione giovanÓ^evangèii-'
ca itaiiana.
La comunità nacque 8-9 anni fa da un progetto deila CEVAA (Comunità evangelica di
azione apostolica) e della chiesa valdese, come azione apostolica, per dare alle persone
di denominazione diversa e di lingua francese, un luogo per vivere la Icffo fede a Roma
(Via ^ kdlfembré, igoB ^ìito^ale in Via Batteria N^rìfritenaàwT^)- f
Quésta è una comunità molto fluttuante,
con un nucleo abbastanza stabile. Una decina di nazionalità vi è rappresentata: svizzera,
italiana, francese, burkinabé, camerunese, togolese, ivoriana, malgascia, etc.. «
Dal 1992 la c^f^càtà $ stà^i p^ono^iuta
come chiesa pad^àre c^l ^i^a^ .di^e chiese valdese e mè®iéta e'*i5^ÿ fa parte integrante delle chiese evangeliche d’Italia.
Gli obiettivi del gruppo giovanile sono: vivere insieme una vita cristiana, promuovere
delle attività culturali, sociali e spirituali ed infine pron^v^ffi,id9gli.'incQ(rtri con altri giovani,
verso Ibì ^ci^à.jn^[1^ùdturâ|e e multirazziale. i j
Ogni anno definiamo le diverse attività che
vogliamo fare ed i temi su cui discutere.
Ci incontriamo una volta al mese, l’ultimo
.sabalo^el mese.
giovani di Pomaretto, che abbiamo accolto
nei nostri locali, dal 30 ottobre all’ 1 novembre
■ 1993. Injsieme abbiamo approfondito le nostre
..conosc^e sidla storia del Cristianesimo^^lla città di Roma.
Poi a Natale è stata organizzata una Aerata per avvicinarci ai giovani italiani della nostra chiesa ospitante (Chiesa valdese di Via
IV Novembre) in Via IV Novembre.
E’ stata inoltre organizzata durante il mese
di febbraio, ogni doménica, una serie di filmdibattito, su temi vari, andando dalla segregazione razziale al conflitto di generazione. I film
sono: “Un’ arida stagione bianca, Mission,
Mai^enza mià figlia, Gioventù bruciata”.
L’ 11 marzo abbiamo organizzato una serata ricreativa con cena africana.
A Pasqua siamo stati a Nizza (Francia) per
;^aso di quest’anno,
p^ e^mpio, abbiamo organizzato un incontro con i
incontrare i giovani
RÛMA-CÛMUNITA FRANCOFONA
che tre anni fa, sono
venuti in Italia (Roma
e Sicilia) per scambi. E’ sfato un fine settimana molto intenso di fraternità!
Alcune di queste attività sono fatte per un
autofinanziamento del gruppo.
Abbiamo fatto nel mese di novembre un
“ritiro spirituale” durante il quale abbiamo riflettuto e ci slamo preparati per lo svolgimento
di servizi al profitto degli altri, principalmente
assistenza volontaria agli anziani e handicappati.
Abbiamo preparato la nostra contribuzione
al culto dei giovani organizzato dalla FGEI per
il.20 riovembré ed anche il culto dei giovani
della nostra comunità per il 27 novembre.
E’ previsto come attività dell’anno un bazar
ed una visita ai giovani di Trieste in compagnia dei giovani di Pomaretto.
La nostra scelta di aderire alla FGEI è motivata dalla voglia di vivere insieme a tutti I
giovani d’Italia.
LA NOSTRA PRIMA VOLTAI!
Ancora commenti sul campo studi di Agape
Al campo studi FGEI tenutosi ad Agape dal
3-8/1/95, abbiamo partecipato anche noi del
gruppo Aleph, neo gruppo FGEI di Torino.
Per molti è stata ia prima esperienza di
campo studi, per altri la prima opportunità di
trovarsi a contatto con l’ambiente FGEI, per il
nostro gruppo comunque era nuova l’esperienza esperienza di trovarsi tutti insieme con
altri giovani evangelici provenienti dalle parti
più disparate d’Itaiia.
Abbiamo trascorso 5 giorni sicuramente
memorabili, durante i quali abbiamo anche
condiviso, discusso, cantato, gioito, pregato e
tutto questo l’abbiamo abbiamo fatto insieme.
Il tema di questo campo studi era “Noi e la
politica...“, è stato interessante sviscerare e
anaiizzare aicuni aspetti delia politica ma è
stato ancor più gratificante scoprire che esiste
un Noi forte, presente e vivo.
E’ pressoché indiscutibiie quindi, che
l’esperienza al campo studi è stata positiva indipendentemente dal lato formativo del campo.
A questo proposito va un doveroso ringraziamento alla staff per l’ottimo lavoro svolto.
Ci auguriamo quindi che iniziative cosi importanti siano organizzate più spesso .
Vi esponiamo ora una panoramica d’impressioni di aicuni membri del gruppo Aleph.
ù tìr Ut ù ù ù
L’argomento trattato durante il campo studi
FGEI ad Agape secondo il mio parere è stato
interessante perché sono venuta a conoscenza di alcuni argomenti di cui non ero ai corrente in modo approfondito . Tra i vari argomenti trattati ho trovato particolarmente stimolante la linea del tempo riguardante gli avvenimenti politici degli ultimi vent’anni. (ELENA
SAVARINO )
S> S3r
In linea di massima ^organizzazione è stata all’altezza della situazione e la staff si è dimostrata preparata negli argomenti trattati.
Ottimo il lavoro a schemi di Samuele Montalbano, che però meritava più tempo per la
comprensione e l’approfondimento.
Anche gli interventi del pastore Giorgio
Toum e dei filosofo Miegge sono stati importanti per capire il rapporto protestanti- politica.
Unica nota dolente la FGEI come mentalità
è molto a sinistra e di conseguenza è stata
fatta propaganda in questo senso. Per il futuro la federazione dovrà integrare anche i giovani con idee pólitiche diverse . (ALBERTO
Gl AVARA )
S> O S>
Il campo studi ad Agape è stata un’esperienza motto positiva, ho trovato parecchio interessanti le attività svolte riguardanti la politica che mi hanno dato modo di saperne di più
su questo tema . Tra le cose che mi hanno interessato maggiormente vi è indubbiamente
la relazione di Giorgio Tourn.
Spero di ripetere presto un’esperienza simile anche per avere nuovamente l’occasione
di conoscere persone nuove . (MANUELA
DAINESE )
ù tìr ÜF Hr Hr tìr
Come è andato il campo studi??!
Beh, per quanto mi riguarda è stato un vera e propio successo : piacevolmente formativo, interessante a volte davvero stimolante e
sempre molto coinvolgente (anche se devo
ammetterlo, qualche momento di distrazione
me io sono permesso, soprattutto durante le
relazioni !)
Ho apprezzato quindi entrambi gli aspetti
del campo : sia quello didattico sia quello ludico- interpersonale I
All’inizio del campo ci hanno consegnato
una cartellina vuota che conteneva solo il nostro nome, man mano che passavano i giorni
si riempiva di fotocopie e diventava sempre
più pesante. Quando vi abbiamo inserito l’indirizzario è riuscita a contenerci tuti quanti
senza fatica .11 suo peso è diventato però
quasi insostenibile alla fine, quando il salone
di Agape era vuoto e tutti erano partiti, perché
quella cartella colorata conteneva anche tutti i
ricordi di quei bellissimi giorni, le voci, i volti, i
cori e tanta tanta nostalgia ! ! (CRISTINA
FERRARA)
tF ù iCt ù tr Ißt te
Le mie impressioni sul mio primo campo
FGEI nazionale, riguardano diversi aspetti del
campo.
L’efficiente organizzazione è stata una delle componenti essenziali, per la riuscita di un
campo così complesso da gestire sia per le
molte argomentazioni trattate e sia per le difficoltà incontrate su alcuni temi.
■ Non ho trovato pesante seguire le varie relazioni, perché sono state esposte in maniera
da coinvolgere il partecipante creando in lui
interesse e senso critico..
Alcune parti però, come ad esempio il lavoro a schemi, sono state trattate troppo velocemente e non mi hanno permesso di apprezzare pienamente il lavoro svolto .Vari giochi
sono stati creati sulla base di queste relazioni,
uno di quelli che mi ha colpito maggiormente,
è stato propio il gioco di schieramenti, perché
esso così come è stato formulato è riuscito a
rendere ognuno di noi più critico e così facendo si sono create delle riflessioni, dei pensieri
che ci hanno portato a delle conclusioni che
forse non erano quelle che all’inizio del gioco,
noi immaginavamo.
Ognuno di noi in questo gioco si è trovato
ad essere protagonista del pensiero politico in
cui si era schierato e ciò ha fatto si che ogni
partecipante prendesse delle decisioni in merito e che fosse in grado di sostenerle con serie motivazioni.
Il risultato di questo dibattito è stato molto
utile poiché ci ha resi maggiormente coscienti
riguardo alla politica e alle difficoltà che essa
contiene, riscontrando che la politica non è
poi così banale come ad un giudizio superfi
Ttotìzicaàctó,
c/o AnnxLÀt
uicL Çemvcb;64
/oiZ€ *taùno
ciale può apparire e soprattutto che essa non
presenta delle facili e certe risposte ai problemi sociali odierni.
Vorrei dire ancora qualche parola su un altro aspetto del campo studi, ovvero la vita comunitaria e più in particolare i rapporti interpersonali.
Ogni campo da l’occasione ad ognuno di
noi di imbastire importanti e stimolanti amicizie con nuove persone o anche con persone
che fino a quel momento si conoscevano solo
indirettamente attraverso delle foto o degli articoli pubblicati sul Notiziario e su Ge.
Il conoscere nuove persone quindi, ci ha
messo a confronto gli unì e gli altri e così facendo si sono accentuate somiglianze e diversità di mentalità, di modi di vita e perché
no anche di pensiero politico .
Queste diversità ci devono far riflettere
perchè proprio in posti come Agape , dove
s’impara a vivere insieme, si deve anche accettare il prossimo nella sua totalità con le
sue differenze e se tutto questo noi riuscissimo a portarlo anche fuori da Agape, nella vita
di tutti i giorni, molte ingiustificate intolleranze
si attenuerebbero. (SIMONA PIOVANQ)
gruppo Aleph (Torino)
KOINONIA, OVVERO "AMICIZIA APERTA"
Durante la settimana di preghiera per
l'unità dei cristiani, dal 18 al 25 gennaio, si è
tenuto a Bari, nella parrocchia di S. Marcello,
un incontro giovanile ecumenico che ha visto
la partecipazione della comunità di S. Egidio
e della corale ecumenica.
È stata una buona occasione per noi, gruppo Fgei di Bari, per uscire dal microcosmo
della nostra chiesa e confrontarci con altre
realtà giovanili e non.
Il tema della settimana di preghiera era
«Koinonia: comunione in Dio e tra noi» e in
particolare la serata ha avuto come punto
centrale l’amicizia di Dio e con Dio.
La nostra riflessione è partita da Giovanni
15, 15: «io non vi chiamo più servi, perché il
servo non sa quello che fa il suo padrone, ma
vi ho chiamati amici perché vi ho fatto conoscere tutte le cose che ho udite dal Padre
mio». Continui sono i dubbi e gli interrogativi
che ci poniamo riguardo al nostro rapporto
con Dio e di conseguenza con le persone che
vivono insieme a noi. Abbiamo impostato il
nostro inten/ento traendo spunto da un brano
delle «Confessioni» di Agostino, in cui egli afferma che quando ama Dio non ama la bellezza del corpo, né lo splendore della luce,
non le dolci melodie, ma una particolare luce,
una particolare voce, un particolare profumo:
la luce, la voce, il profumo dell’uomo interiore».
Il teologo Jürgen Moltmann risponde ad
Agostino con l’affermazione dell’amore di Dio
attraverso l’amore per la vita: «Quando amo
Dio, amo la bellezza dei corpi, il ritmo dei movimenti, la lucentezza degli occhi, gli amplessi, i sentimenti, gli odori, le tonalità di questa
variopinta creazione. Vorrei abbracciare tutto,
quando amo te, Dio mio, perché io ti amo con
tutti i miei sensi nelle creature del tuo amore.
Tu mi aspetti in tutte le cose che mi incontrano». Alla lettura del brano di Moltmann ha fatto eco un’altra risposta, quella del sèrvo «che
non sa ciò che fa il suo padrone», dell’altro e
dell’altra che non conoscono Dio e che non
possono essere suoi amici e sue amiche perché mantenuti nell’ignoranza da coloro che
esercitano il potere. Come ci può essere ami
cizia in quei paesi dove sembra che Dio stia
dalla parte dei padroni? L’amicizia nasce dalla libertà, sussiste nella libertà e conserva la
libertà reciproca. Non sL tratta della libertà
borghese, che tollera tutto perché non è interessata a niente. Noi siamo abituati ad un
concetto di amicizia «esclusiva», che può instaurarsi solo fra uguali. Gesù, l’«amico dei
pubblicani e dei peccatori», ha delineato quella che può essere chiamata una amicizia
aperta. Nella comunione di Gesù non esistono più servi e serve ma soltanto amici e amiche di Dio. Spetta alla comunità cristiana, che
non può intendersi solo come «assemblea di
credenti» ma anche come «società di amici»,
dimostrare la propria aperta amicizia nell’annunciare che il Signore non è dalla parte dei
padroni. È fondamentale l’accoglienza degli
altri nella loro alterità, poiché solo questa
esperienza del prossimo risponde all’esperienza cristiana di Dio, che, nel sacrificio di
Gesù, diventa l’amico dell’urnanità.
Cristina Arcidiacono (Bari)
11
i,.
FGEI IN CALABRIA?
HoPizioriofgei
Il 28 e 29 gennaio si è svoito nei locali del. la chiesa Valdese di Catanzaro un incontro
' fra i giovani delle comunità della città stessa,
>di Dipignano e di Reggio Calabria, avente per
• scopo una discussione circa la possibilità di
: 'costituire, anche in Calabria, una giunta Fgei.
^ t ragazzi di Dipignano, guidati da Beatrice
Grill, hanno così ricambiato la visita che i catanzaresi avevano fatto loro il17 e 18 dicem. bre del ‘94. In quell’occasione i giovani delle
‘ due comunità hanno avuto modo di conoscer- sj, di fraternizzare e di parlare di ciò che è
. ^ stato fatto e che si ha intenzione di fare, nonché dei problemi che, purtroppo, esistono nelle piccole comunità.
L’ultimo incontro, organizzato dal pastore
^ v‘ Bruno Gabrielli, ha visto, per l’occasione, l’ar/rivo in Calabria di Cristina Arcidiacono, mem. ■ bro della giunta regionale Fgei pugliese.
9f ha inizialmente raccontato qual è
"stato e qual è l’inipegno della Fgei, nei diversi
¿r - ambiti della vita sociale, durante la sua attività
5-^ventennale. In questa lunga storia, c’è stato
:|;i per esempio chi ha partecipato alle vicende
i del movimento degli studenti (e anche degli
■ operai) negli anni ‘70, chi si è occupato del
rapporto con i paesi dell’Est europeo. «C’è chi
; ; ha sostenuto - ha raccontato Cristina - le lot>' te di liberazione dei popoli di molti paesi, chi
'■ Si è mobilitato in favore delle leggi sul divorzio
, t sull’aborto, o ancora a favore della pace e
per il disarmo».
Durante la discussione che è seguita all’interVento di Cristina è stato approfondito il problema del rapporto fra fede e politica. Mentre
identico è risultato l’atteggiamento nei confronti della fede, diverso è stato fra i ragazzi
l’approccio alla politica - vista come il perseguimento di un ideale - che va dal rifiuto
all'indifferenza o alla partecipazione indiretta.
Comunque sia i giovani di Catanzaro, Dipignano e Reggio Calabria sono stati d’accordo
nell’affermare che fede e politica sono due
aspetti distinti l’uno dall’altro, ma che dovrebbero percorrere un unico cammino insieme, a
patto che non vengano strumentalizzate.
Infine si è discusso della possibilità di creare una giunta Fgei formata dai rappresentanti
delle comunità presenti nella regione. Ci si è
resi conto delle difficoltà, di varia natura, a cui
si va incontro. Per questo motivo è stato deciso che per il momento ogni gruppo si riunisca
autonomamente per affrontare la questione.
Nella serata di sabato abbiamo festeggiato
il sedicesimo compleanno delle gemelle di Dipignano Katia e Alessandra Presta e domenica 29, dopo il culto, una fraterna agape ha
concluso rincontro, con l’augurio che questo
non rimanga isolato ma sia il primo di una lunga serie.
Antonio Parisi (Catanzaro)
t
dai consigCio-—
In questa riunione il Consiglio si è occupato del tema della prossima Assemblea Sinodo (inizio di settembre), che tratterà delle diverse ecciesiologie presenti nelle chiese
bmv. La Fgei segue con particolare attenzione il processo di reciproco riconoscimento
delle chiese battiste, metodiste e valdesi, proprio perché venticinque anni fa scelse una
struttura unitaria che comprendesse pienamente le tre denominazioni.
Ha partecipato al Consiglio Renato Del Priore, il nostro responsabile dei rapporti internazionali. È stata l’occasione per rivedere globalmente tutti i nostri contatti e capire
come essere puntuali agli appuntamenti internazionali. Seguirà una Consultazione sui
tema, come da mandato del Congresso, come vedete da riquadro.
Abbiamo poi incontrato Antonio Feltrin, rappresentante Fgei nel Comitato di Ecumene, con il quale abbiamo scambiato informazioni sulle attività del centro di Ecumene.
Ricordo a tutti i gruppi giovanili di rinnovare schede e contributo per l’adesione 1995
alla Federazione. In data 24 febbraio mancano ancora la maggior parte dei gruppi.
r
atti
Roma 18-19 febbraio 1995
75. Si approva il Consuntivo 1994.
81. Si confermano le quote degli abbànamenti a GE del 1994, escluso l’abbonamento cumulativo con Confronti che.diventa di £ 85.000.
82. Si nominano Monica Becchino, Elena Bein Ricco, Samueie Bernardini, Maria Bonafede, Daniele Bouchard, Sara Comparetti, Gabriele De Cecco, Paolo Ferrerò, Bruno Gabrielli, Giorgio Guelmani, Simonpietro Marchese, Stefano Meloni, Mauro Pons, Michele Rostan, Francesca Spano, Debora Spini, Erika Tomassone, Stefano Vinti, membri
del comitato di redazione di GE.
84. Si nominano Giorgio Guelmani e Michele Rostan codirettori di GE.
VIVERE AD AGAPE
ODI ET AMO
Sono arrivata ad Agape come campiste, trascinata da un gruppo di amici ed amiche della chiesa valdese di Torino, ed è stato
amore a prima vista. Più tardi, naturalmente, è venuto anche l’odio. Certamente, durante i miei primi incontri con Agape, non avrei
mai immaginato di viverci: in quel momento ero impegnata a vivere la mia prima esperienza fuori casa ed ogni spa^o dedicato ad
Agape era prima di tutto una battaglia con ii mio compagno e con me stessa, intenta a districarmi fra lavoro, amici, vita di coppia e
genitori. ■ . ' . ^ w
Ho vissuto Agape nei suoi diversi aspetti, come campiste, staff iste, campolavorista, e l’attrazione si faceva sempre piu torte, aa
ogni incontro ritrovavo la possibilità di un arricchimento, di un percorso di crescita e di formazione, di uno spazio in cui esprimermi,
lavorare, sperimentare e sperimentarmi, fino alla decisione di venirci a vivere. Una decisione difficile, che ha contribuito a maridare
in crisi la mia relazione di coppia, ma soprattutto me stessa: è stata forse la prima volta che ho fatto una scelta per così dire egoista”, che ho anteposto un mio desiderio all’impegno preso nella relazione con il mio (ormai ex) compagno. Quella è stata la mia prima occasione di dire “no”, il momento in cui ho cominciato a riappropriarmi di me stessa, a scegliere quello che davvero volevo per
me, a mettere delle priorità, magari anche (o proprio) uscendo da un percorso noto in partenza e sperimentando altre cose, dal lavoro per un progetto alla vita comunitaria. ^
Agape mi ha insegnato tante cose: prima di tutto, per me, il motivo principale per vivere qui era condividere il progetto , lavorare
per far vivere questo luogo di democrazia, di ricerca e di riflessione, contribuire a creare una cultura che insegni a distinguere, a
mettere sempre un punto interrogativo, a creare una coscienza politica. Tutto questo, passando attraverso la scomoda strada della
vita comunitaria. Ma qui ho incontrato anche persone che non condividono questo progetto e che pure vivono in Agape e ci lavorano, che sono venute qui cercando tutt’altro, chi una comunità, chi un luogo di eremitaggio, chi altro ancora. Questo diventa arricchìmento reciproco nella fatica dell’incontro, del confronto, dello scontro anche, con chi è diverso da te perché proviene da una cultura
diversa, ha un progetto differente, un differente modo di pensare o di parlare.
Non so ancora che cosa farò quando andrò via da qui: sogni e progetti si sovrappongono. Certamente Agape ha cambiato la mia
vita, mi ha insegnato a pensare l’inconsueto, a percorrere strade diverse e non sempre note, mi ha dato il gusto della vita comunitaria. La grande scommessa di questa esperienza sarà riuscire a far vivere qualche pezzo di Agape fuori di qua, affinché non rimanga
un'isoletta nella mia memoria ma si concretizzi giorno per giorno nella relazione con gli altri e le altre.
jLI.
FRAMMENTI
La Fgei: da quest’anno, ad Agape, c’è nuovamente un gruppo Fgei:
riflettiamo insieme sul rapporto tra il nostro essere comunità e la nostra
azione politica. In questo percorso di ricerca non siamo soli/e. molti
spunti ci vengono dal campo studi, da Officina P di Torino e dall incontro
con le persone che vivono a Frali e nella valle.
Il campolavoro: da un po' di tempo c’è un nucleo affiatato di campolavoriste/i che vengono ad affiancare il gruppo residente nei periodi di
maggior afflusso; attorno a questo nucleo si aggregano altre persone,
spesso straniere, che collaborano con noi soprattutto durante l’estate ed
Il periodo natalizio. Ci stiamo interrogando insieme su come migliorare
la conoscenza e le relazioni non solo all’interno del campolavoro, ma
anche fra questo e il gruppo residente, confrontando le reciproche
aspettative ed esigenze.
GII stranieri: l’incontro fra residenti italiani e residenti stranieri è a
mio avviso una delle parti più stimolanti nella vita comunitaria: è difficile
per noi, che viviamo e lavoriamo in Italia, metterci nei panni degli stranieri, riconoscere che le differenze non sono solo linguistiche e culturali,
vedere che a volte abbiamo proprio un diverso modo di pensare, altri
schemi mentali, ed è altrettanto difficile per loro cogliere le “regole del
gioco”, inserirsi nella rete di relazioni di Agape. Questa è una delle grandi scommesse che si giocano in questo luogo.
Il Cristo: nel gruppo residente non si può dimenticare il Cristo. E’ il più vecchio residente di Agape, c’era fin dall’inizio: non
so se si è mai allontanato da qui, non gliel’ho mai chiesto. Quando lo incontro ci capita di parlare insieme della storia di questo
posto: lui mi ricorda che Agape non c’è sempre stata, è stata costruita con la fantasia di chi ha osato sognarla, con il sudore e la
fatica dei molti/e che hanno tirato su i muri, che vi hanno dedicato una parte della loro vita, che si sono impegnate/i nel progetto.
A volte parliamo dell’Agape di oggi, e lui vuole sapere tutto, viene alle riunioni, si intrufola nei campi anche se non è stato formalmente invitato, inàdmma, ha paura che cì dimentichiamo di
lui.
I muri: i muri di Agape sono pieni di crepe. Queste crepe mi
piacciono, esprimono bene la vita qui. Da un lato la concretezza
estrema - bisognerà fare qualcosa per quelle crepe, così come
bisognerà pulire le scale, accettare qualche discussione noiosa,
sapere che le relazioni, fra noi non sono sempre perfette - e
dall’altro l’utopia, poiché nell’architettura stessa, nei simboli forti
di questa struttura - il salone, il tempio all’aperto, i tetti all’insù si inseriscono la nostra azione e la nostra testimonianza. I muri
di Agape sono le persone che frequentano questo posto, gli amici e le amiche che si coinvolgono nella vita del centro e che contribuiscono in modi diversi a darci una prospettiva, una motivazione e a volte anche una ridimensionata.
Annalisa Contrafatto
HAI MAI PENSATO DI VENIRE A FARE PARTE DEL GRUPPO RESIDENTE?
SOLDI
NOSTRI
Ecco in argomento del quale parliamo poco: le
finanze. Le attività della Fgei costano e i gruppi
giovanili che contribuiscono al suo mantenimento
ne sono ben consapevoli. 1 dati che seguono sono
ricavati dal bilancio Fgei dell’anno 1994.
Da dovè provengono i soldi che spendiamo?
Un terzo proviene dai gruppi giovanili o dai singoli, un altro terzo dalle collette nelle chiese bmv in
occasione della domenica della giov^tù, e l’altro
terzo dall’estero.
Come ci diciamo spesso (ma non guasta ripeterlo!) la voce “autofinanziamento” è quella sulla
quale più puntianio; eppure il più delle volte stentiamo a raggiungere gli obiettivi che ci poniamo di
anno in anno. È questo un aspetto delle nostre finanze che non dovremmo trascurare, anche in
considerazione del fatto che non potremo contare
in eterno sui soldi che provengono dal’estero.
Come li spendiamo?
Una parte del bilancio è destinata agli incontri
del Consiglio e all’amministrazione, per esempio il
telefono, la posta e tutte quelle cose che permettono di miantenere i collegamenti e lo scambio di
informazioni.
Il Notiziario Fgei esce cóme inserto di Riforma
con sette o otto numeri all’anno. Il suo compito
principale è di collegare ed informare i gruppi giovanili. I sette numeri del 1994 sono costati L. 7.
872.000.
I seminari di formazione sono degli incontri tematici con particolare attenzione alle tecniche usate nel convegno. Nel 1994 abbiamo organizzato un
seminario nazionale a Monteforte, sulla lettura della Bibbia. Il seminario è costato come borse viaggio L. 681.000. Questo seminario è stato organizzato dal GRUppo di LAvoro TEOiogIco che si è
incontrato quattro volte con costo di L. 1.098.000.
Il gruppo coordina e promuove iniziative nell’ambito della ricerca di fede, con elaborazione di materiale scritto quale il TÈÓBLOC.
II lavoro tematico sul Mezzogiorno si è svolto
principalmente in due incontri: un convegno per il
Piemonte organizzato dalla Sicilia e un campo
estivo ad Adelfia, costo L. 1.300.000.
I due filoni sulla questione dei migranti sono
stati il progetto Albania e il lavoro in comune con il
processo della Fcei Essere Chiesa Insieme. Per
questo secondo aspetto abbiamo facilitato la partecipazione al convegno stesso con una borsa di
L. 200.000. Il progetto Albania nel 1994 ha visto
un piccoli calo dovuto al complicarsi della situazione politico-ecclesiastica del paese. Il gruppo che
lavora sul tema e mantiene i collegamenti si è incontrato due volte con il costo di L. 494.000.
Un’ultima spesa è data dai rapporti con 1 movimenti giovanili internazionali: la Fgei è membro del Movimento Cristiano Studenti, del Consiglio Ecumenico Giovanile Europeo, del Dipartimento giovanile battista e metodista. Ognuna di
queste organizzazioni richiede una quota di adesione con il totale di L. 950.000. Inoltre per promuovere la partecipazione ai convegni o campi
all’estero abbiamo speso in borse L. 1.205.000.
Silvia Rostagno (Roma)
12
V
HoPiziQriofgeì
X
7^^
25-26 marzo JWOTTOLA .
. Convegno Fgei Puglia Lucania
.11 canto e laJilurgìa.
con la partecipazione di Cario Lella
Jscrizioni;_________________________
Crisiina Arcidiacono (Q80/556ai96)
22-25aprlle5.SEVEEÌA
.Seminario di formazione Fgài - Centro
. organizzato dal GruLaTeo
Prepariamola cena Insieme____
Ritualità e quotidianità
iscrizioni: Silvia Hostagno (06/3219729)
8-9 aprile Venezia
Convegno Fgei Triveneto
Le parabole
iscrizioni: Barbara Grill (041/5239745)
1-2 aprile La Rocciaglia (Pra del Tornq)^^
Convegno Fgei Vaili
La Bibbia
iscrizioni: Barbara Paschetto (0121/500407)
T
________ì
r
VALLI VALDESI ] PIEMONTE ^
, segretaria: segretaria:
■ Barbara Paschetto Elisa Messina
via Cadomata 17/c via S.Pto V15
10060 S.SECONDO (TO) 10125 TORINO
tel.0121/500407 tel.011/6507488
***************
PINEROLO TORINO -ALEPIT^
Silvia GardioI Elisa Messina
via Chiesa di Miradolo 3 "jvia S.PiarVvfS K
10060 S.SECONDO (TO) %0125yORlkT^
tel.0121/500621 ‘ tk^W6507488
AGAPE C TORINO - OFFICINA P
Marzia Disarò \ Samu^ Montalbano via Coiraretto 107
Agape f ^
10060 FRALI • 10060 PRAROSTINO
tel.0121/8075T4 ^ tel.0121-500412
TORRE PEiJiCE RIVOLI - VENARIA
Michelie Rovara^ 0etro Romeo
via Manzoni 7^ via.Sestriere 145/b
10066 TORRE reyJCE (TO) ^ro^»<tyOLI (TO) A
^el.0121/932261 j ^lel.011/9SSQ^ _
r.
LOMBARDIA
segretario:
Daniele Del Priore
via Montegrappa 62/b
20092 CtNISELLO B. (MI)
teJ^2/66040826
Uc**'kirk1tit1fk*1c1t
MILAI^O
Isabella
via P.da Vimercate 10
20^1 MILANO
tel^6599603
A
A
segràTbria:
Laura òesorio
via M¡r^ 632/bis
570Wl^STIGLIONCELLO(U)
tel.d^/751241
FIRà^E
Silvia Zerbinati
via dei Serr^|iL49
50124 FIRENZE
tel.055/2396165
LAZIO
segretario:
luti Pallagrosi
via Camello 13/c
03036 ISOLA DEL URI (FR) ,
tel.0776/812055
ROMA MONTESACRO
Luana Pallagrosi
via G.Casati 57
00139 ROMA
tel.06/87188802
a
ROMA- comunità
di iingua francese
Mahazosoa Ratsimba-Rajohn]
via delle Alghe 70
00124 AGILI A (RM)
tel.06/52362326
A
TRIVENETO
segretaria:
Francesca Schirò
via Rabatto 9
34170 GORIZIA
tel.0481/32484
***************
TRIESTE
Pier Davide Coisson
via Monte Peralba 36
34T49 TRIESTE
tel.040/829234
VENEZIA - VICENZATREVISO
Barbara Grill
Castello 5170
30122 VENEZIA
tel.041/5239745 .
VERONA - TRENTO
Miriam Guglielmi
via Savonarola 7/b
37060 CASTEL D'AZZANO(VR)
UDINEGORIZIA
Sarah Martinelli
Circonvallaz-Ovest 12
33033 CODROIPO (UD)
tel.0432/907330
v:
ISOLA DEL URI
Elga Pallagrosi
via Camello 13/c
03036 ISOLA DEL LIRI (FfV J
tel.0776/812055 •
SilviaRostagno (segretaria)
via Pietro Cossa 42
00193 ROMA
tel.06/3219729
Giorgio Bonnet
MìSk AffÌAri
20099 SESTO S.GIOVANNI MI
tel.02/2480037
Pasquale tacoblno (vice segr.)
via dei Serragli 49
50124 FIRENZE
tel.055/294791
PUGLIA LUCANIA
segretaria: .
Cristina Arcidiacono
viale Unità d'Italia 24/d
70125 BARI
tel.080/5560196
***************
BARI
Cristina Arcidiacono
viale Unità d'Italia 24/d
70125 BARI
tel.080/5560196
CERIGNOLA
Amos Carri
via Monta Amìata 2
71042 CERIGNOLA (FG)
tel.0885/429177
CORATO
Nella Patruno
viale Adige 28
70033 CORATO (BA)
tel.080/8725629
GRAVINA
Rosanna Giacchetto
via G.b'Annunzio
70024 GRAVINA (BA)
tel.080/6962744
MATERA
Angela Stifano
via Don L.Sturzo 17
75100 MATERA
tel.0835/262119
VENOSA
Giuseppe Rienzi
via G.da Venosa 32
85029 VENOSA (PZ)
tel.0972/32470
ORSARA
Cibelli
via C9iatafimi 2
1027 ^SARA (FG)
tebp881/964654
CONSIGLIO
Emanuele Sbaffi (cassiere)
piazza Itilassimo d'Azeglio 14
50121 FIRENZE
tel.055/243116
conto corrente postale
n.20098406
intestato a: Emanuele Sbaffi
via Venezian 3 - 40121 Bologna
Lello Volpe
via Reg.Margherita 38
96016 LENTINI (SR)
tel.095/942544
MOTFOLA
Rocco La Manna
via Leonida 10
74017 MOTTOLA (TA)
tei.099/8803292
GROTTAGLIE
Annie Urselli
via Gorki s.n.
74023 GROTTAGLIE (TA)
tel.099/8635140
MIGLIONICO
Maria Castellari
pzà del Popolo 6
75010 MIGLIONICO (MT)
tel.0835/559573
GIOIA DEL COLLE
Rosa Favaie
via Cairoli 62
70023 GIOIA DEL COLLE (BA)
tel.080/848044
REDAZIONE; a Torino C/o Anna Lo Grasso, via Genova 64,10126 Torino (Fax C/o Riforma 011/657542); a Napoli C/o Riforma, via Foria 93, 80137 Napoli (tei 081/291185, Fax 081/291175).
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a Napoli Deborah D'Auria, Marta D'Auria (coordinatrice - tei 081/273194), Njjzia D'Auria, Lula Nitti, Emma Olivieri.
HANNO COLLABORATO A OUE9B NUMERO: Jj^po Aleph^Appo giovanij^della comiÿ^francofonajjRoma, Simon^elardinelli, Adriano Bettolini, Annalisa Contrafatto, Renaro Del
Priore, Antonio Parisi, Pietro RqnÄ; Silvia RostÄ^Marco S^IWlenbaum,
^CORRISPONDENTI REGIQMnp Cristina.Arf(bil&)no, L§y^rvBsorio, luji^SIigrosi, Saj^Pi/lartinelli, MjdlfMazzarelIq^Çffnluca Pug^l^, Donatey^ostagno,Ori|BrSouiller, Paolo Te^
13
V/ENERDÌ io marzo 1995
/
E Eco Delle %lli moESi i
PAG. Ili
Una relazione del Servizio Igiene dell'ex UssI 43
Vigilanza sull'igiene e la sanità
La funzione degli otto Centri sociali di Pinerolo
Spazi per creare aggregazione
/Il Servizio di Igiene e Sanità pubblica dell’ex Usi 43
ha presentato recentemente
una relazione sui controlli e
la vigilanza degli alimenti effettuati nell’arco del 1994 su
numerosi esercizi del territorio. Complessivamente sono
stati effettuati 240 controlli,
con un leggero calo rispetto
all’anno precedente, dovuto a
problemi legali alla disponibilità part-time del personale, uniti anche a vari problemi
di accesso e reperibilità delle
-.persone interessate. L’attività
di vigilanza è stata programmata per categorie e si è svolta in collaborazione con il
Servizio veterinario. Il livello
-igienico-sanitario medio degli
esercizi soggetti a vigilanza è
risultato nel complesso buo- no, come testimoniato dal ridotto numero di violazioni
contestate durante i normali
Sopralluoghi, e tra l’altro non
^ sono state riscontrate viola! zioni di natura penale da se’ gnalare alla Magistratura.
Come avviene ormai dal
Ì989 il servizio di Igiene e
Sanità pubblica ha proceduto
ad almeno un sopralluogo annuale presso tutte le cucine di
comunità (case di riposo,
/Scuole, ospedale e mense
aziendali) operanti sul territorio della vai Pellice. Non sono state riscontrate irregolarità di rilevo e solo in alcuni
casi sono stati prescritti dei
piccoli lavori di miglioramento strutturale. Gli operatori
del servizio hanno dato molto
^'pOSO anche ai controlli analif;tìci, sottoponendo a prelievo
per analisi chimiche e batteriologiche le merci provenienti da tutti i principali pro/duttori presenti sul territorio.
. in totale sono stati effettuati
,119 campionamenti; una frazione non trascurabile riguardava le acque minerali dei tre
marchi imbottigliati presso lo
stabilimento di Luserna San
Giovanni (Sparea, Alpi Cozie
e Val Mora), come previsto
da due circolari del ministero
della Sanità riguardo ai controlli sull’acqua imbottigliata
direttamente alle sorgenti.
Nessuno dei controlli ha avuto esiti sfavorevoli.
Durante la stagione estiva
il servizio di Igiene e Sanità
pubblica ha effettuato dei
controlli a tappeto su tutti i
produttori di gelato e pasticceria (produzioni artigianali)
e in ogni esercizio sono stati
prelevati due campioni; tutti
sono risultati regolamentari e
questo dimostra che una costante attività di vigilanza
può portare a un concreto e
misurabile miglioramento
del livello igienico dei prodotti. Un nuovo settore di indagine ha riguardato gli oli
di frittura con risultati che
hanno dimostrato che i gestori dei due panifici e della
birreria campione avevano
provveduto a cambiare l’olio
nelle friggitrici.
Anche i controlli sulla frutta locale (pesche e mele) e sui
prodotti di prima trasformazione hanno dato risultati nella norma. Gli operatori del
servizio hanno anche potuto
verificare un aumento del numero di richieste di voltura e
aggiornamento degli esercizi,
derivante dalla grande frequenza dei cambi di gestione
e proprietà; in particolare viene fatto rilevare che è stata
abbastanza intensa l’attività
del Comune di Torre Pellice,
a causa di una revisione delle
licenze e autorizzazioni già
concesse, attuata a cura del
competente ufficio di Polizia
urbana. A conclusione della
relazione viene infine spiegato che contrariamente a quanto avveniva negli anni scorsi
nel corso del 1994 non è stato
possibile effettuare il previsto
corso per alimentaristi, a causa dell’assenza dal servizio di
due dei tre medici.
!TA
XVII Febbraio
a Pomaretto
.. In un’Italia affascinata a
vedere e credere a madonne
che lacrimano sangue, in una
crisi che non promette niente
di buono per chi onestamente
_j^lavora e si adopera affinché
questo povero paese (sia economicamente che spiritual^ mente) si rialzi dal suo bara' tro, ebbene in questa triste situazione possiamo ancora
, sperare in momenti non solo
(fi serenità ma anche di gioia;
oserei dire di testimonianza
della nostra semplice ma genuina fede cristiana di cui
(permettetemi) poco facciamo affinché sia sempre me
glio proclamata e la sua luce
splenda nelle tenebre.
Ogni anno Riforma dedica
un’intera pagina alle diverse
manifestazioni che si svolgono il XVII Febbraio nelle valli valdesi; anche se non sono
valdese ho partecipato con
spirito di riconoscenza e gratitudine al Signore alla giornata del XVII a Pomaretto e
devo dire che sono rimasto
arricchito e soprattutto commosso di questa grande partecipazione della fratellanza.
Il corteo per le vie dei paesi, al suono di musiche e inni,
il tipico costume, il culto soprattutto, tutto questo fa onore alla Chiesa valdese di Pomaretto e per il modo in cui è
stata organizzata fa onore ai
direttori e ai musicisti delle
unioni musicali di Pomaretto
DAVIDE ROSSO
I Centri sociali sono un punto di aggregazione, un punto di incontro per molte persone, un modo per fare attività insieme; anche nella nostra zona vi sono esperienze
in questo senso pur senza arrivare, a livello giovanile, ai casi del Leoncavallo di Milano
e di altri Centri metropolitani.
A Pinerolo i Centri sociali sono nati qualche anno fa, come
prosecuzione dei comitati di
quartiere; in tutto sono otto,
distribuiti sul territorio comunale, gestiti da un direttivo
eletto dai cittadini composto
da sette persone (chiunque
può votare purché residente in
città e voti in uno solo dei
Centri sociali). Il Comune di
Pinerolo fornisce i locali e il
materiale, chi frequenta questi
centri ne programma le inizia
tive e le attività. Gli 8 centri
sociali (Riva, Abbadia, Talucco, Baudenasca, via Bravo, via Lequio, via Podgora e
San Lazzaro che però non è
agibile) sono ben frequentati;
il numero dei frequentanti varia però da Centro a Centro;
per alcuni, come quello di via
Bravo o di via Podgora, è abbastanza alto, per altri si riduce notevolmente.
I fruitori sono per la maggior parte persone anziane,
con alcune eccezioni come in
via Podgora, dove si riuniscono per la maggior parte i giovani. Le attività che vanno
per la maggiore sono i giochi
(come le carte o le bocce) ma
anche il ballo o la musica in
generale, in alcuni Centri non
mancano poi altre attività meno ludiche; inoltre vengono
organizzate anche gite (di solito un paio all’anno), finan
ziate in parte dal Comune.
Fin qui a grandi linee quel
che sono e quel che si fa nei
Centri sociali; ma quali sono i
problemi? «Fino a un po’ di
tempo fa - spiega l’assessore
Elvio Rostagno - c’erano due
animatrici sociali che tra le
altre cose curavano i rapporti
dei Centri con il Comune di
Pinerolo; quando ci siamo
trovati con una sola animatrice evidentemente poteva dedicare poco tempo a ciascun
Centro sociale. Attualmente
anche questa figura è venuta
a mancare, rendendo più difficoltosi i rapporti con il Comune. Un altro problema che
viene spesso sollevato, soprattutto dai giovani, è la
mancanza di spazi; credo
però che il problema vero sia
la mancanza di un'progetto
complessivo che li riguardi e
li coinvolga direttamente».
Il pastore era un fedele del «Colle»
Charles Monod
un amico dei valdesi
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15.03.1995 (vale il timbro postale).
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DOMENICO ABATE
e Inverso Pinasca e alla corale della chiesa per la loro bravura; ma in questa atmosfera
così gioiosa, in questo unico
angolo del nostro paese in cui
i credenti evangelici sono
presenti in maniera significativa, dove il protestantesimo
pur di rimanere fedele al Cristo ha pagato con la vita, ebbene, come mai in un tempio
gremito all’inverosimile, stracolmo di credenti, quasi quasi
non si sentivano le voci dei
presenti a lodare il Signore
con gli inni?
Leggendo la storia dei vaidesi scopro che molti di essi
morirono perché sorpresi dal
nemico, a causa dei loro canti
che si diffondevano per le
valli. Ciò mi far riflettere (e
spero che faccia riflettere tutti): questa libertà che abbiamo ricevuto un tempo, dono
sì di Carlo Alberto ma grazia
del Signore, alle volte l’abbiamo un po’ dimenticata.
Possa l’Eterno risvegliare in
ognuno di noi, come dice un
inno, l’antica fede, il desiderio di lodare Dio.
Ivo Blandino
Sant’Antonino di Susa
La dipartita di Charles
Monod ha profondamente addolorato molti fratelli
francesi, da Gap a Chàtillonen-Diois, Cannes, Marsiglia,
•fino a Le Grau-du-Roi. Impegnato in molte comunità della
Chiesa riformata ebbe un particolare rapporto con la chiesa di Cannes che^contava una
numerosa colonia di famiglie
valdesi da anni stabilite lungo
la riviera provenzale.
Dopo un primo ministerio
a Chàtillon-en-Diois (19271936), dove avviò un’opera
di risveglio e evangelizzazione, riuscì a impegnare alcune
decine di giovani non solo
nelle attività della chiesa ma
particolarmente in incontri,
gite in montagna, dibattiti soprattutto sulle vicende dei
«padri», ai luoghi storici dei
tempi delle persecuzioni.
Amato e seguito dai suoi giovani li conduceva nei giorni
di festa a riscoprire i non facili sentieri da decenni abbandonati per renderli nuovamente percorribili. Pieno di
zelo e di entusiasmo per i boschi o nelle praterie, fissava
placchette di zinco con il nome delle località. Così alcune
rocce presero il nome «Les
sucettes». Queste e altre imprese provocarono l’intervento del Club alpino di Grenoble: da dove aveva tirato fuori il nome dei roccioni di
Borne nel 1936?
Nel suo periodo di Cannes,
prima dell’ultima guerra, aveva più volte chiesto al Comune e alla Chiesa riformata di
trasformare una «cella» del
Forte deU’Isola Santa Margherita in museo del protestantesimo e delle vicende
degli ugonotti. La sua perseveranza ottenne successo e il
fatto ebbe un’eco nazionale.
Monod era un vero amico dei
valdesi: fu nel primo gruppo
ad accorrere su invito del pastore Roberto Jahier al Convegno del Colle della Croce
(1933); fu autore del famoso
«Almanacco», ricco di belle
foto e brevi cenni storici sulle
stragi di ugonotti e di altri avvenimenti delle persecuzioni
contro i... fratelli separati:
valdesi, luterani, boemi, ecc.
Con lui ci si rivedeva a parecchie riprese.
Nel suo lungo ministerio
diede libero corso alla sua
gioiosa comunicativa, da uomo forte nella sua certezza di
fede in Cristo, così convincente nelle sue predicazioni e
nell’attivismo creativo protestante. Merita ricordare il «ripescaggio» di una campana;
era riuscito a ottenere dalla
Casa madre (St.-Pierre) di Ginevra una copia della campana della cattedrale (che porta
la scritta «Grosse Cléménce»). La richiesta, dopo alcune titubanze, fu accolta e dal
campanile della sua chiesa la
campana, con la scritta «•Perire Clémence», tirando una
corda, fa risentire i timer del
passato.
Charles Monod ci ha lasciati a 90 anni con il cuore e il
pensiero riempiti dalla grazia
del Signore. Ai funerali erano
presenti moltissimi fratelli
della Provenza; ai familiari va
la solidarietà dei valdesi delle
Valli e della diaspora.
Al Colle della Croce (1984), da destra I pastori Bruno Bellion e
Claudio Pasquet, Domenico Abate e il pastore Monod con la figlia
Christine
San Secondo
È già clima
elettorale?
CLAUDIO RIVOIRA
E un momento particolarmente vivace e controverso quello che attraversa il
Consiglio comunale di San
Secondo. Durante la seduta
del 22 febbraio è stato esaminato il nuovo tracciato previsto per la strada statale 23 del
Sestriere; il Comune di San
Secondo verrebbe attraversato nella zona del ponte
di S. Martino, verso, il confine
con Porte, causando diversi
problemi sia alla viabilità esistente sia alle costruzioni
preesistenti; di fronte al rischio che alcune case vengano letteralmente «sotterrate»
dalla nuova strada c’è stato
un no unanime. Solo successive riunioni con i tecnici
hanno portato a un nuovo atto
deliberativo.
Il Consiglio ha poi deciso di
intitolare a Ferruccio Farri,
noto esponente politico pinerolese del passato e già presidente del Consiglio dei ministri, la nuova via che è stata
costruita nella zona residenziale creatasi con l’attuazione
di un piano di edilizia convenzionata nella zona adiacente il municipio. Per la nuova piazza si è invece rinviata
la scelta, con il suggerimento
di sentire la popolazione e
magari di lanciare un concorso fra gli allievi delle scuole.
Altri atti deliberativi hanno
riguardato il regolamento per
l’appalto del trasporto alunni,
la convenzione con la Lega
difesa del cane per il servizio
di custodia dei cani a Bibiana, i lavori di sistemazione
del rio Ser, che aveva provocato alcuni anni or sono una
alluvione a Miradolo.
Due lettere dal contenuto
«politico» hanno concluso la
serata aprendo nel frattempo
grossi interrogativi sul futuro
amministrativo di San Secondo: le dimissioni dalla giunta
dell’assessora Sadone e 1’
uscita dal gruppo di maggioranza dei consiglieri.Bocco,
Coduri, Nuvoli e Rivoiro; le
«grandi manovre» in vista
delle ormai imminenti elezioni sono al via?
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14
PAG. IV
E Eco Delle ^lli ^ldesi
______________________VENERDÌ 10 MARZO 1995
Nelle
Chiese Valdesi
COLLOQUIO PASTORALE — Il colloquio del primo distretto avrà luogo a Villar Pellice. Inizio alle ore 9,15.
Meditazione a cura di Daniela Di Carlo. Tema di riflessione: «L’etica e il limite», a cura di Erica Tommassone.
INCONTRI TEOLOGICI «G. MIEGGE» — Sabato 18
marzo, alle 17, nei locali della chiesa valdese di Pinerolo, prosegue la serie di incontri del collettivo teologico
«G. Miegge»; tema della serata il capitolo IV (la vita naturale) dell’Etica di Bonhoeffer.
VILLAR PELLICE — Le prossime riunioni quartierali
avranno luogo venerdì 10 al Serre, martedì 14 all’Inverso e mercoledì 15 alla Piantà.
ANGROGNA — Proseguono le riunioni quartierali a cura
dell’Unione femminile; la prossima sarà martedì 14, ore
20,30, ai Jourdan.
• Domenica 19 marzo il culto sarà presieduto dal gruppo
giovanile; seguirà l’assemblea di chiesa per la relazione
finanziaria e la nomina dei deputati al Sinodo e alla Conferenza distrettuale. Alla giornata parteciperà la Ced che
nel pomeriggio incontrerà il Concistoro e i responsabili
delle attività.
BOBBIO PELLICE — Domenica 12 marzo, in occasione
della domenica della Egei, il culto sarà tenuto dai catecumeni del terzo anno.
TORRE PELLICE — Le prossime riunioni quartierali saranno il 14 marzo all’Inverso e il 15 ai Chabriols.
RORÀ — Giovedì 16, alle 20,30, ci sarà la riunione quartierale alle Fucine.
LUSERNA SAN GIOVANNI — La prossima riunione sarà
il 14 marzo ai Gonin.
PRALI — La prossima riunione sarà il 14 marzo, ore 19,30,
a Malzat, a cura di Dario Tron.
PERRERO-MANIGLIA — Martedì 14 marzo avranno
luogo le riunioni quartierali al Bessé (ore 15) e al capoluogo, ore 20,30.
POMARETTO — Venerdì 10 marzo, alle 20,30, avrà luogo la riunione quartierale a Perosa.
VILLASECCA — Lunedì 13 marzo, alle 20, si svolgerà la
riunione ai Trussan.
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non può essere venduto separatamente
Reg. Tribunale di PInerok) n. 175/60
Resp. Franco Qiampiccoli
Stampa; La Ghisteriana Mondovl
Una copia L. 2.000
La squadra cadetti del 3S: da sinistra, in piedi: Comba (dirigente),
Comoglio E., Rosso, Mauro, Barberis, Pissia, Comba, Bonetto, Comogiio (dirigente); accosciati: Rivoira D., Rivoira S., ReveI, Bonnin,
Battagiino, Di Fazio (Foto Prisma, Torre Pellice)
PALLAMANO: BENE IL LUSERNA — Turno favorevole
per le squadre di Luserna nei rispettivi campionati di pallamano; in serie D maschile i valligiani si sono imposti in trasferta
con la seconda squadra del Città Giardino Torino secondo i pronostici della vigilia. Buona velocità di gioco, disciplina tattica e
molta attenzione a livello comportamentale hanno consentito al
3S di vincere per 25 a 14. La squadra femminile in serie C ha finalmente ottenuto il primo punto ma con un po’ di amaro; con
l’Einaudi Torino, squadra alla portata delle valligiane, si sperava nella vittoria e così sarebbe stato senza una distrazione proprio nel finale che ha consentito alle ospiti di raggiungere il 14 a
14. A questo punto l’ultimo posto è certo per le lusemesi che
per l’occasione hanno potuto contare sulla bella prestazione di
Barbara Bolognesi. Nel campionato cadetti invece i giovani
valligiani, molti dei quali al primo anno di attività, hanno subito
una sconfitta per 5 a 13 dal Rivalla; sconfitta netta ma divario
tecnico che potrebbe essere colmato nel giro di qualche anno.
TENNIS TAVOLO — Onorevole sconfitta per la Valpellice
in serie C1 nazionale con la Libertas Fossano; il risultato di 4 a
5 è maturato grazie alle buone prestazioni di Rosso, autore di
due punti, di Davide Gay e Malano, autori di un punto a testa.
In C2 regionale Amoulet, Piras e Belloni hanno subito un nettò
0 a 5 da parte della capolista Poste Torino. In D2 provinciale,
vittoria a tavolino per 5 a 0 con il Pingpong Moncalieri non
presentatosi in campo. Sabato e domenica prossimi ci sarà la
seconda prova del torneo nazionale, riservato alla quarta categoria a Modena alla quale dovrebbero partecipare Rosso (secondo
dopo la prima prova di Novara) e Gay (attualmente quarto).
VOLLEY: VINCONO LE RAGAZZE — Prosegue la serie di vittorie in serie CI di volley per il Magic Pinerolo ma anche le rivali capoliste del Genova continuano a vincere; probabilmente solo il confronto diretto dirà una parola chiara sul
campionato. I ragazzi deU’Arredacasa Pinerolo invece hanno
subito una sconfitta dal Pino per 3 a 1 e si mantengono a metà
classifica. In seconda divisione il 3S è stato battuto per 3 a 0
dal La Salle con parziali che non lasciano margine a recriminazioni. Nel torneo Baudrino femminile vittorie per Porte (che si
conferma capolista), Perosa e Cavour; nel torneo maschile Storello il Villar Perosa ha superato il Bricherasio per 3 a 2 e va
alle semifinali con Lennon pub. Riccio Bricherasio e Villafranca; finali e premiazioni 1’ 11 marzo a Villar Perosa.
BOCCE: IL VELOCE PINEROLO SECONDO IN
CLASSIFICA — Mentre la Chiavarese si è aggiudicata per il
sesto anno consecutivo lo scudetto di campioni d’Italia nel torneo di bocce di Al, grazie alla sconfitta del Tubosider per 12 a
4 il Veloce Pinerolo si è aggiudicato all’ultimo turno il secondo
posto in classifica e parteciperà così alla Coppa Europa.
CALCIO: DUE PAREGGI — Doppio pareggio per Pinerolo e Luserna nei rispettivi campionati. Fra i dilettanti il Pinerolo ha ottenuto un prezioso quanto conteso pareggio per 2 a 2
con la Torrelaghese capace di rimontare la rete iniziale dei
biancoblù e di restare in vantaggio fino a cinque minuti dal termine quando il solito Pallitto ha recuperato il risultato; sabato
prossimo i pinerolesi saranno in trasferta a Certaldo, altra
formazione in forte odore di retrocessione. Il Luserna in promozione non è andato oltre lo 0 a 0 con il Busca in casa confermando la sua nota difficoltà ad andare a rete; per domenica altro turno casalingo con il Mondovì che ha lasciato l’ultimo posto grazie alla vittoria sul Barge.
CORSA CAMPESTRE — Si è svolta domenica 5 marzo a
Chianocco la prova unica del campionato regionale Uisp di
corsa campestre. Buoni i risultati degli atleti del Gs Pomaretto;
fra le pulcine Lara Ribet giunta terza ed Elena Roberto quarta;
fra i pulcini Gianni Paschetto è stato 5". Bella doppietta fra le
ragazze grazie al duo Susy Pascal (campionessa regionale) e
Valentina Richard; Cinzia Baret è giunta 4“. Secondi posti nelle
rispettive categorie anche per Manuela Barus, Manuela Griot,
Laura Rostan, quarti posti per Rita Gaydou, Angelica Ripepi*, il
Pomaretto, grazie ai vari risultati ottenuti, è risultato anche secondo nella classifica per società nel settore giovanile, 7° nella
categoria Adulti e 4° come società più numerosa.
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I
9
DELLE VALLI VALDESI
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4-31 marzo — TORRE
PELLICE: Nell’atrio del
Centro culturale valdese è allestita una mostra curata dal
circolo Stranamore di Pinerolo dal titolo «Rumori di fondo, rassegna sui giornali minori del Pinerolese». Orario
9-12 e 14-17, festivi esclusi.
9 marzo, giovedì — SAN
GERMANO: Alle 20,457 nel
tempio. Gustavo Zagrebelsky,
professore di Diritto costituzionale, parlerà sul tema: «Riflessioni sulla democrazia a
partire dal processo di Gesù».
5 marzo, giovedì — PINEROLO: Alle 20,30, presso
l’osservatorio astronomico
«Vignolo» di Abbadia Alpina,
prenderà il via il secondo corso di astronomia teorico e pratico; suddiviso in 8 serate, si
concluderà giovedì 27 aprile.
10 marzo, venerdì —
TORRE PELLICE: Alle 21,
presso il municipio, è convocato il Consiglio comunale;
all’esame tra l’altro il regolamento per le pubbliche affissioni, il piano finanziario per
il completamento del palaghiaccio e un ordine del giorno contro la centrale nucleare
francese Superphénix.
10 marzo, venerdì — LUSERNA SAN GIOVANNI:
Organizzato dall’Auser e dal
sindacato pensionati Cgil, alle 15, presso la sala mostre
del Comune, si svolge un incontro con roperatrice dell’
Usi 10 Maura Bertin su «Alimentazione e salute».
10 marzo, venerdì — PEROSA ARGENTINA: Alle
20,30 è convocato il Consiglio comunale per esaminare
le proposte di modifiche allo
statuto dell’Acca.
11 marzo, sabato — PINEROLO: Alle 21, al circolo
Stranamore, inizia un ciclo di
incontri dedicati a «Eresie,
utopie, frammenti di mondi
possibili»; il primo incontro,
dedicato al Medio Evo, sarà
tenuto da Grado Merlo.
11 marzo, sabato —
TORRE PELLICE: Alle
20,45, presso il salone Opera
gioventù di via al Forte, inizia la quarta rassegna di teatro in vai Pellice che presenta
quest’anno sei spettacoli comici. La compagnia Vecchio
teatro di Torre Pellice presenta «L’uomo che sorride»,
commedia brillante in tre atti.
11 marzo, sabato — SAN
GERMANO: Il Gruppo teatro Angrogna propone, nella
sala, lo spettacolo «Café Liberté»; inizio ore 21,15, repliche il 18 e il 15. Prenotazioni
presso Libreria Claudiana di
Torre Pellice e casalinghi
Plavan di S. Germano.
11 ^marzo, sabato —
RORÀ: Alle 20,45 nella sala
l’Unione giovanile di San
Giovanni presenterà «Il malato immaginario» di Molière.
11 marzo, sabato — VILLAR PELLICE: Alle 21, nel
tempio, il coretto valdese di
Torre Pellice diretto da Cristina Pretto presenterà lo
spettacolo musicale «L’anima
della libertà», dedicata in
gran parte allo spiritual nero.
11 marzo, sabato — PINEROLO: Presso Stranamore, in via Bignone, alle 21, serata jazz col trio Bertot, Cisi e
Bonafede.
12 marzo, domenica —
PINEROLO: Al circolo
Stranamore, alle 21, inizia la
proiezione del film a puntate
«Heimat 2» di Edgar Reitz.
13 marzo, lunedì — PINEROLO: Alle 21, nel salone dei Cavalieri, viale Giolitti
7, verrà presentato il libro di
Gianni Oliva «I vinti e i liberati».
13 marzo, lunedì — PINEROLO: Alle 16,45, presso la scuola media «Brignone» in via Einaudi, inizia il
corso di aggiornamento per
insegnanti su «Storia e presenza valdese nelle valli del
Pinerolese»; la prima lezione
(dalle origini alla Riforma)
sarà tenuta da Giorgio Tourn.
13 marzo, lunedì — TORRE PELLICE: Si concludono le iscrizioni all’iniziativa della Comunità montana vai Pellice «Dal gioco
del teatro al teatro come gioco», laboratorio teatrale per
bambini dai 4 ai 10 anni;
infofmazioni e prenotazioni
presso la Comunità montana,
tei. 953131.
14 marzo, martedì — LUSERNA SAN GIOVANNI:
Alle 15, presso la sala mostre
del Comune, il dott. Danilo
Mourglia (geriatra) interverrà
all’incontro organizzato dal
sindacato pensionati Cgil su
«Norme di comportamento
per la terza età».
18 marzo, sabato — PINEROLO: Alle 20,45, nel
tempio, il coretto valdese di
Torre Pellice presenterà lo
spettacolo di spiritual neri
«L’anima della libertà».
18 marzo, sabato —
TORRE PELLICE: Pi ■esso
il Centro culturale valdese,
alle 15, è convocata l’assemblea degli Amici della biblioteca valdese.
18-19 marzo — SAN SECONDO: Alle 20,30, nella
sala, la filodrammatica presenterà la commedia brillante
in tre atti «Pesci rossi»; prenotazioni presso Monica Fogliame (500435).
IVIZI
VALLI
CHISONE - GERMANASCA
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
Ospedale valdese, Pomaretto,
tei. 81154
Guardia farmaceutica:
DOMENICA 12 MARZO
Rinasca: Farmacia Bertorello
- Via Nazionale 22, tei.
800707
Ambulanze:
Croce verde, Perosa: tei. 81000
Croce verde. Porte : tei. 201454
VALPELLICE
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
telefono 932433
Guardia farmaceutica:
DOMENICA 12 MARZO
Bobbio Pellice: Farmacia Via Maestra 44, tei. 92744
Ambulanze;
CRI - Torre Pellice, tei. 91996
Croce Verde - Bricherasio, tei.
598790
PINEROLO
Guardia medica;
notturna, prefestiva, festiva:
Ospedale civile, Pinerolo, tei.
2331
Ambulanza:
Croce Verde, Pinerolo, tei.
22664
Cinema
TORRE PELLICE — Il
cinema Trento propone, giovedì e venerdì, ore 21,15,
Donne senza trucco, sabato,
ore 20 e 22,10, domenica ore
15,30, 17,50, 20 e 22,10 e lunedì, ore 21,15, Rivelazioni.
BARGE — Il cinema Comunale ha in programma, venerdì, Amateur; sabato.
Kika, un corpo in prestito;
da domenica (ore 15, 17, 19 e
21) a giovedì, River Wilde, il
fiume della paura. Nei giorni feriali l’inizio è alle ore 21 ;
mercoledì chiuso.
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venerdì io marzo 1995
Tradotto in italiano il dizionario curato dal Consiglio ecumenico delle chiese
Un atto di fede nella maturità ecumenica
PAG. 7 RIFORMA
Il Dizionario del movimento ecumenico*, pubblicato
nel 1991 dal Consiglio ecumenico delle Chiese (Cec)
appare ora in italiano nella
versione curata dal Centro
editoriale dehoniano. L’iniziativa va segnalata come
opera altamente meritoria da
parte delle edizioni Dehoniane (si pensi che è la prima
lingua in cui il massiccio volume viene tradotto dall’inglese) e come atto di fede
nella maturità ecumenica del
pubblico italiano.
Il volume, di circa 1.300
pagine, contiene oltre 700
voci di diversa tipologia. Le
più lunghe prendono in esa-me temi dottrinali di rilievo,
le più brevi forniscono rapidi
richiami su punti specifici. I
etiratori dell’edizione italia. na^ Giovanni Cereti, Alfio Filippi e Luigi Sartori, sono fra
i massimi esperti cattolici di
. ecumenismo a livello internazionale, fortemente impegnali anche nella pratica ecume' nica. Essi hanno aggiunto alcune voci per i lettori italiani:
■ ^a queste un’interessante panoramica sul tema «Italia e
movimento ecumenico» e
una presentazione del protestantesimo italiano.
Il taglio dell’opera è abbaii stanza sconcertante per il let■ tore cattolico abituato a vede; re sempre «Roma» al centro
del cristianesimo e a misurare
l’importanza di qualunque
. fatto religioso secondo il me7 tro fornito dal Vaticano. Ciò
’ traspare dalla stessa premessa
all’edizione italiana che dice,
fra l’altro: «A volte sembra
che la storia della Chiesa inizi
Delegati all’Assemblea dì Canberra del Cec (1991)
con la Riforma o con lo stesso movimento ecumenico, e il
punto di vista della Chiesa
cattolica è talvolta assente», e
lamenta che «alcuni autori
sembrano ancora identificare
il movimento ecumenico con
il mondo cristiano non cattolico... oppure ignorano quanto è stato detto o fatto da parte della Chiesa cattolica prima ancora che il movimento
ecumenico portasse attenzione a quel problema, come ad
esempio a proposito del dialogo fra il cristianesimo e le
altre religioni».
A parte possibili errori di
valutazione o eventuali carenze nell’aggiornamento sulla
posizione cattolica, il taglio
dell’opera può lasciare un po’
di amaro in bocca, ma è sostanzialmente corretto. La
storia non la si può correggere. L’ecumenismo è nato e si
è sviluppato in ambito protestante, ha meno di un secolo
di vita e le sue premesse risalgono ai contatti fra le chiese evangeliche della metà del
secolo scorso (Alleanza evangelica, incontri di preghiera,
movimenti giovanili ecc.'). Fino alla vigilia del secondo
Concilio vaticano l’atteggiamento della gerarchia cattolica e del pontefice è stato di
una netta, quando non sprezzante chiusura, nei confronti
di questo movimento di riavvicinamento fra le chiese.
All’invito all’incontro il papa
rispondeva che il vero ecumenismo era il ritorno all’
ovile romano.
D’altra parte non è colpa
degli autori se la storia
dell’ecumenismo non coincide con la storia della Chiesa,
a meno che non si vogliano
iscrivere come manifestazioni
ecumeniche le liti fra le varie
sedi apostoliche o le crociate,
le gesta dell’inquisizione o le
guerre di religione. Sin dai
tempi di Costantino la Chiesa
ha inglobato e battezzato ciò
che non era riuscita a demolire. Non vorremmo che ciò
avvenisse anche con il movimento ecumenico: già molti
fedeli cattolici si stanno convincendo che l’ecumenismo
sia un’iniziativa del papa e
del Concilio, alla quale finalmente anche i^ protestanti si
stanno convertendo. Questo
dizionario può essere utile
anche a chiarire molte cose.
Ciò detto raccomandiamo
ai nostri lettori il volume, vera miniera di informazioni,
sia per chi desideri avere una
visione d’insieme sull’ecumenismo o approfondire
qualche argomento specifico,
sia per chi debba tenere studi
o conferenze su temi che abbiano attinenza con la storia
del riavvicinamento fra le
chiese cristiane.
* Dizionario del Movimento
ecumenico (redatto da un gruppo
di esperti del Cec). Edizione italiana a cura di Giovanni Cereti,
Alfio Filippi, Luigi Sartori; Edizioni Dehoniane, Bologna, pp
XVI-1282, £.148.000.
In televisione i problemi del dialogo fra protestanti e cultura italiana
Non è questione di semplice tolleranza
ALBERTO CORSARI
EV
C9 è una difficoltà che il
mondo protestante incontta nel mettersi in dialogo
con la società su qualcuno dei
temi che quotidianamente interrogano credenti e non cre. adenti sui versanti etico, culturale e politico. Ne è stato una
riprova il dibattito in studio
sulla bioetica («La provetta
della discordia: le nuove sfide
per la bioetica»), andato in
onda nella trasmissione del
26 febbraio di Protestantesimo. Vediamo perché.
Lo sfondò è simile a una
giungla di esperimenti, aspirazioni e interessi che caratterizzano, soprattutto in Italia,
il mondo della procreazione
assistita; la posizione cattolica, sostenuta dal prof Francesco Compagnoni della Pontificia Università San Tommaso di Roma, è chiara, o almeno parte da presupposti
chiari (un criterio oggettivo e
: imprescindibile è quello della
«consistenza biologica» dell’essere umano, anche prima
della nascita); i rischi sono
stati evidenziati in modo netto dalla prof. Anna Rollier
(l’eugenismo, la manipolazione dei geni a fini imprecisati),
dal biologo Pietro Comba
(quale sia il futuro, anche fisico, dei bambini nati con
queste tecniche non è dato sapere, almeno al momento) e
da Silvia Rutigliano per la
Commissione valdese sui
problemi etici posti dalla
scienza (non limitare il con. cetto di unicità della persona
all’aspetto biologico); si ren. de necessario insomma regolamentare la materia per evitare abusi e speculazioni.
In questo quadro il prof.
Sergio Rostagno, della Facoltà valdese di teologia, ha
evidenziato la necessità di dare libero corso al confronto
(anche se occorreranno certo
strumenti legislativi), senza
strozzare alla base il dibattito
su una materia così nuova, in
cui in fondo la tecnologia si è
lasciata indietro di molte lunghezze la riflessione etica e
giuridica. Occorre, per Rostagno, che l’urgenza di legiferare non impedisca il dialogo.
Questa posizione ha spinto
tuttavia il prof. Compagnoni
a sostenere che il contributo
protestante si risolverebbe in
un atteggiamento di pura tolleranza democratica, intendendo certo il termine nel
senso più nobile. Ma proprio
questo deve far riflettere, qui
sta quella difficoltà protestante a porsi in dialogo con la
cultura italiana. Come mai
veniamo individuati come
«quelli della tolleranza»?
Non è riduttivo (oltre che parzialmente antistorico) pensare
al protestantesimo come a
una particolare branca? E ben
vero che al centro del pensiero protestante c’è il libero
esame, c’è la responsabilità
personale, c’è la coscienza;
che i protestanti sono «aperti» e che Voltaire (privo di
simpatie per i protestanti) si
batté in favore di Calas. Ma è
tutto qui?
Probabilmente a determinare questo fraintendimento
concorrono una scarsa conoscenza in Italia del pensiero
protestante e una scarsa capacità nostra di penetrazione
nella cultura del paese, cosicché sembra agli osservatori
che a fronte delle verità inderogabili del Magistero si contrapponga non una visione diversa ma l’accettazione di
ogni idea. E poi, succeda quel
che deverr.
Non è sicuramente questo
che vogliamo. Vogliamo, ha
ribadito Rostagno, che il confronto sia crescita e arricchimento per gli uni e per gli altri; vogliamo che questo confronto si fondi sulla Bibbia e
si animi della risposta che i
credenti danno alla vocazione
loro rivolta dalla Parola. Allora forse dovremo essere più
espliciti; forse dovremmo
chiamare dialettica (e non
semplice pluralismo) il clima
che vogliamo instaurare, nell’etica, come nella vita quotidiana come nell’impegno civile come, in maniera più
esplicita, nella politica. Non si
tratta di attenersi alle norme
imposte dall’alto, né di lasciare completamente soli i singoli alle prese con la propria coscienza; si tratta di produrre
un movimento di idee che non
sia la somma algebrica dei diversi orientamenti ma una
consapevolezza nuova, da ricercare con l’apporto di tutti.
A questo, tra l’altro, possono servire gli stessi dibattiti
televisivi, genere insidiosissimo perché inflazionato e inflazionato nel livello più basso dello stile, pronto a diventare vaniloquio ed esibizione
di sé oppure rissa. Non era
certamente il caso di questo
dibattito, che ha lasciato agli
spettatori forse non delle certezze assolute ma la chiarezza
sui binari lungo i quali impostare la riflessione.
La Terra vista dalla Luna
Ragionare partendo da pochi punti fermi: questo secondo
Goffredo Fori, direttore della neonata rivista* è Fimperativo
che deve essere recepito nell’Italia di oggi. Già l’ipotesi che si
debba «ragionare» non è per niente scontata, nella messe di
sondaggi, ripicche, attacchi verbali e vaniloqui che rinunciano
all’argomentazione e all’analisi; ma a guardare quei pochi punti fermi, così come il critico (che è anche, da una dozzina d anni direttore di un’altra seria rivista come Linea d’ombra), li accenna nell’editoriale del primo numero, il discorso si fa interessante: la solidarietà («oltre l’abuso che ne è stato fatto»), l’ambiente, la pace, i problemi del disagio e dell’emarginazione.
Accanto a questi imperativi d’ordine «morale» ve n’è un altro
più pratico: il confronto serrato e produttivo con coloro che
operano tutti i giorni proprio in riferimento alle indicazioni di
cui sopra. Tutto questo superando le distinzioni che possono
esserci in Italia fra Nord e Sud, credenti e non credenti (Fofi ha
rievocato le sue esperienze a Agape in un diario uscito due anni
fa, e Tullio Vinay figura nella redazione della nuova rivista),
tra «chi agisce nelle grandi e chi nelle piccole realtà». Insomma uno spazio di dibattito dove le idee vengono passate al vaglio delle realizzazioni, che si apre ai problemi mondiali (reportage dall’Africa del grande Kapuscinskij e foto dal Ruanda,
aggiornamenti sul processo di pace in Medio Oriente) ma si
confronta con i problemi della scuola italiana e della salute (il
punto sull’Aids), degli anziani, dell’eredità di Primo Levi. Progetto ambizioso? Forse, ma la tenacia e la serietà dell’approccio (che è sempre documentato, che valorizza le competenze)
ne fanno uno strumento importante per chi non ha ancora rinunciato a pensare.
(*) La Terra vista dalla Luna. Roma, Donzelli editore, n. 1, febbraio 1995, £ 9.000.
SATTITI
Catechismo e pena di morte
Dura ormai da due settimane la polemica che il corsivista del
supplemento letterario-culturale del «Sole-24 orp> (che esce la
domenica) intrattiene con alcuni giovani lettori intorno al nuovo Catechismo della Chiesa cattolica in materia di pena di morte (art. 2266). Se c’è chi si chiede come possa la Chiesa cattolica, che si batte «per il diritto alla vita appena si manifesta»,
possa ammettere la morte come pena, ci sono anche quelli che
non trovano contraddizione alcuna nel pronunciamento del Catechismo. Un primo intervento a cui «Merit», domenica 19 febbraio, risponde, cita san Tommaso come origine dell’ammissibilità della pena di morte. Il corsivista allora efficacemente riprende il passo della Summa Theologiae in cui l’Aquinate afferma che «uccidere un uomo che pecca può èssere un bene»,
purché sia il Principe a occuparsene, «perché la sua morte è
fatta per la salvezza della comunità». Merit lamenta dunque
che oggi siamo al punto del Medioevo. Ma c’è di più: domenica 26 è costretto a interloquire con altri lettori, che lamentano
di non trovare sul «Sole» altrettante citazioni per l’art. 2270 del
Catechismo («La vita umana deve essere rispettata e protetta
in modo assoluto fin dal concepimento»). E qui l’argomentazione del corsivista è interessante, poiché chiarisce come siamo
di fronte a un caso di normativa rinnegante, «quando cioè il legislatore - su un certo argomento - dà due risposte fra loro
contrastanti, lasciando a chi ha il potere la possibilità di usare
quella che al momento più gli va bene», cioè avvalersi del n.
2266 per condannare a morte e del 2270 per difendere la vita.
Tale tecnica, che sancisce l’arbitrio, fu ampiamente usata dalla
Chiesa: un codice medievale (il «Sesto» di Bonifacio Vili) diceva: « “Nullum delictum sine culpa, nisi subsit causa ”. Con la
prima proposizione, cioè, si diceva che non c’è delitto senza
colpevolezza (...); con quel “nisi” rinnegante si affermava
l’opposto: a meno che non ci sia una causa».
18
PAG. 8 RIFORMA
m Vita Quotidiana
VENERDÌ 10 MARZO 1995
Agenda
TORINO — Il Centro evangelico di cultura «A. Pascal» e il Comitato torinese per la
laicità della^ scuola organizzano un dibattito
sul tema «E possibile oggi in Europa una
società laica in cui convivano civilmente
culture e religioni diverse?». Intervengono
Jean Baubérot e Franco Garelli: ore 15, nel salone di corso
Vittorio Emanuele II 23; per ulteriori informazioni telefonare allo 011-6692838.
FIRENZE — Nel quadro di un ciclo di incontri sul tema «Evangelici a Firenze» Cola
Mannucci parla sul tema «Firenze agli inizi
del XX secolo» (2 parte): ore 16, presso il
Gignoro in via del Gignoro 40.
ROMA — La Società biblica organizza
all’interno del Salone del libro religioso una conferenza
del prof. Bruno Corsani sul tema «Il greco in libreria»: ore
16, nella sala Camperio, padiglione 42 (ingresso porta
Spinola, via Spinola). Alle ore 15 saranno presentate inoltre le edizioni e i programmi della Società biblica.
ROMA — Nel quadro di un ciclo di conferenze sul tema «Il cristianesimo antico nel
quadro dell’Impero romano» il dr. Giancarlo Rinaldi dell’Istituto orientale di Napoli
parla sul tema «E contributo dell’archeologia alla conoscenza del cristianesimo antico». Organizzano la Facoltà valdese di teologia, il Centro
evangelico di cultura, la Società biblica, il Centro studi
sulle civiltà e le religioni nel Mediterraneo: ore 18,
nell’Aula magna della Facoltà valdese di teologia, via Pietro Cossa 40: per informazioni tei. 06-9486486.
SONDRIO — Nell’ambito di due incontri
sul tema «La sfida di Eugen Drewermann»
Franco Barbero, animatore delle Comunità
di base, parla su «L’Evangelo di Marco:
Dio dà fiducia»: ore 21, nella sala di via
Malta 16.
MILANO —■ Il Centro culturale protestante e l’Irsae-Lombardia organizzano un ciclo
di lezioni sulla storia del protestantesimo. Il
corso è strutturato in una lezione settimanale e discussione di due ore. Per la seconda
lezione Mario Miegge parla sul tema
«Cos’è il puritanesimo»: ore 15,30, presso la sala attigua
alla Libreria Claudiana in via San Francesco Sforza 12a;
per informazioni tei. 02-76021518.
TRIESTE — Il Circolo culturale elvetico valdese Albert
Schweitzer organizza un conferenza del prof. Sergio Rostagno sul tema «Religione e bioetica: i problemi di oggi»:
ore 18,30, nella basilica di San Silvestro, piazza San Silvestro 1 ; per informazioni tei. 040-632270.
FIRENZE — Ha inizio il convegno organizzato dalla Tavola valdese e dalla Commissione di studio per la diaconia sul tema
«Scuola statale e scuola privata, scuola di
tutti». Interventi di Franca Long, Emanuele
Barbieri, Giorgio Bouchard, Elio Canale,
Beniamino Lami, Francesca Spano, Giulia Rodano, Franco Calvetti, Domenico Maselli, Paolo Naso, Luca Zevi. È
stato invitato il ministro della Pubblica Istruzione, Giancarlo Lombardi. Alle ore 9 presso l’Istituto Gould; per
informazioni tei. 06-4820503 e 091-6817941.
PISTOIA — Nel quadro di un ciclo di conferenze organizzato dalla Chiesa battista con il patrocinio del Comune;
il pastore Piero Bensi parla sul tema «La reincarnazione»:
ore 18, presso la Sala napoleonica di via degli Armeni 11.
GENOVA — Le chiese battiste di Genova
e Sampierdarena organizzano una giornata
comunitaria che prevede un culto presieduto
dai giovani, un’agape fraterna e un concerto
(nel pomeriggio) delle corali del Gruppo di
azione biblica, della parrocchia di Oregina,
della Chiesa valdese di Sampierdarena e del Gmppo ispano-americano: dalle ore 10,30, in via Dattilo 30r.
TORINO — L’associazione regionale delle chiese battiste in Piemonte tiene la sua
assemblea. Partecipa il dr. Renato Malocchi, presidente dell’Unione delle chiese
evangeliche battiste in Italia (Ucebi): ore
15, presso la sala al piano terra della chiesa
battista in via Bettola 63; per informazioni tei. 0118986459 (Roberto Mollica).
CULTO EVANGELICO: ogni domenica
mattina alle 7,30 sul primo programma radiofonico della Rai. Domenica 12, 19 e 26
predicazione del pastore Salvatore Ricciardi; inoltre saranno trasmesse notizie dal
mondo evangelico italiano ed estero, appuntamenti e commenti di attualità.
PROTESTANTESIMO: rubrica televisiva
realizzata dalla Federazione delle chiese
evangeliche in Italia, trasmessa a domeniche alterne da Raidue alle 23,30 circa e, in
replica, il lunedì della settimana seguente
alle 8,30. Domenica 12 marzo trasmissione
su: «La pace in Irlanda»; domenica 26 marzo trasmissione
su «Dietrich Bonhoeffer; un cristiano nella Resistenza».
AVVERTENZA: chi desidera usufruire di questa rubrica
deve inviare per lettera o fax i programmi quindici giorni
prima del venerdì di uscita del settimanale.
RAIDUE
Dichiarazione dei redditi 1995
A chi destinare
rotto per mille delNrpef?
GIORGIO GARDIOL
Chi vuole assolvere ai
suoi obblighi fiscali e dichiarare i propri redditi usufruendo di una procedura
semplificata ed è lavoratore
dipendente o pensionato deve
presentare il modello 730 entro il 31 marzo, se si rivolge
al proprio datore di lavoro, ed
entro il 30 aprile se si rivolge
ai Caaf (centri autorizzati di
assistenza).
Il 730 è un modulo di sole
tre facciate, nelle quali il
contribuente deve soltanto
esporre i redditi, i terreni e i
fabbricati che possiede, r familiari a carico e gli oneri deducibili o detraibili. Non esistono parti per il calcolo
dell’imposta perché a questa
operazione provvede il datore
di lavoro o il Caaf.
Se il contribuente si trova a
debito e. deve versare Irpef e
«tassa sulla salute» il datore
di lavoro direttamente o a seguito della segnalazione del
Caaf aumenta la sua ritenuta
periodica in busta paga. Se invece è a credito, questo viene
corrisposto direttamente con
lo stipendio di giugno; la stessa cosa vale per i pensionati.
Si può chiedere l’assistenza
fiscale direttamente ai datori
di lavoro o agli enti pensionistici o indirettamente ai Caaf.
Chi si avvale di questa procedura riceve poi, il 15 maggio, dal datore di lavoro o
dall’ente pensionistico o dal
Caaf il modello 730 e il modello 730-3 con il prospetto
della liquidazione.
Chi si avvale di questa procedura e vuole destinare l’8%o
dei gettito Irpef a uno degli
enti previsti dalle leggi (stato,
per interventi di carattere sociale e umanitario; Chiesa cattolica per interventi di carattere religioso e caritativo; Unione delle chiese avventiste per
interventi sociali e umanitari
anche a favore di paesi del
Terzo Mondo, Assemblee di
Dio per interventi sociali
umanitari a favore del Terzo
Mondo, Chiesa evangelica
valdese-Unione delle chiese
valdesi e metodiste) deve seguire una procedura particolare: allegata al modulo 730 vi è
una scheda (riprodotta qui
sotto) che va compilata e firmata e inserita in una busta,
che a sua volta fa firmata sui
lembi di chiusura e consegnata al datore di lavoro, all’ente
pensionistico o al Caaf.
Il datore di lavoro, gli enti
pensionistici e i Caaf non sapranno così la scelta fatta da
chi si è rivolto a loro. Chi non
effettua la scelta di fatto va a
favorire la Chiesa cattolica,
avendo le altre chiese scelto
di conteggiare solo le indicazioni espresse, mentre il calcolo percentuale per la Chiesa cattolica viene fatto sul totale delle scelte (cattolici +
stato -I- avventisti -i- pentecostali + valdesi e metodisti)
ma riguarda tutte le dichiarazioni presentate. Ad esempio
se il 30% delle scelte va alla
Chiesa cattolica, ma solo il
50% del contribuenti fa la
scelta dell’8%c, la Chiesa cattolica otterrà il 30% dell’8%c
(e non la metà). Per avventisti, pentecostali, valdesi e
metodisti, la percentuale delle scelte ottenute va calcolata
solo sulle scelte. Nell’esempio precedente, se i valdesi
ottengono il 2% essi avranno
solo il 2% del 50% dell’8%o,
e il restante 50 % andrà allo
stato.
Tra le spese deducibili, per
un importo massimo di 2 milioni di lire, vi sono anche le
offerte alla Chiesa cattolica,
alla Chiesa avventista, alle
Assemblee di Dio e alla Tavola valdese e (fino a 7,5 milioni) all’Unione delle comunità ebraiche. Gli interessati a
questo tipo dr deduzione, che
chiamiamo anche «defiscalizzazione», devono conservare
le ricevute di versamento sul
conto corrente postale, dei
cassieri delle chiese o dei bonifici bancari.
LLE FINANZE
Da consegnare, in busta chiusa e contrassegnata sui lembi di chiusura, ai sostituto d'imposta o ai C.A.A.F. unitamente
alla dichiarazione Mod. 730
éielta della destinazione dell’8 per mille dell’IRPEF
DICHIARANTE
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DATI
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SCEI.TA DEL CONIUGE DICHIARANTE PER LA DESTINAZIONE DEI LOTTO PER MILLE DELL IRPEI > «ma.
■UN UnloM awaiWM« M r giorno MwuMoo « Oto u Ralla Chwa IveogWea waeee (Untano CMtao inaloOlata a aalBail)
Una petizione al Parlamento dell'Associazione «Libera»
Confischiamo i beni dei mafiosi
FEDERICA TOURN
Continua in tutta Italia la
raccolta di firme per la
modifica della legge n. 575/
65 in materia di confisca dei
beni mafiosi. La petizione popolare ha bisogno di un milione di firme per raggiungere
l’obiettivo che si è proposto:
correggere in parte il provvedimento legislativo che, così
com’è, regola in modo troppo
macchinoso le procedure di
sequestro dei patrimoni di
provenienza illecita. Si chiede quindi che l’amministratore sia scelto, oltre che tra avvocati, procuratori legali,
commercialisti e ragionieri
del distretto, anche tra persone con specifica competenza
nel settore dei beni confiscati;
l’estensione della cassa integrazione ai dipendenti di
aziende sequestrate; la destinazione delle proprietà confi
scate ai Comuni dove hanno
sede per destinarle a scopi sociali e di pubblica utilità; infine l’istituzione presso ogni
prefettura di un fondo alimentato dal ricavato della
vendita dei beni sotto sequestro e destinato al risanamento di quartieri degradati,
o alla prevenzione e al recupero degli emarginati o, più
in generale, alla promozione
della cultura della legalità.
La campagna è stata avviata a dicembre da «Libera associazioni, nomi e numeri
contro le mafie», un’associazione di associazioni, come l’ha definita durante la
presentazione don Luigi Ciotti, del Gruppo Abele, nata per
valorizzare il lavoro sociale
organizzato e favorire il collegamento fra tutte le realtà
che operano su un territorio e
che, ognuna nel proprio campo, combattono violenze, so
prusi e illegalità, quindi le
condizioni economiche e culturali che consentono alla
mafia di svilupparsi.
La petizione popolare è un
primo esempio di come l’associazione punti a risultati
concreti, legati alle diverse
esigenze delle regioni in cui si
muove, per permettere ai
gruppi locali di essere più incisivi nella lotta contro l’azione criminale e le sue cause.
Sino ad oggi i comitati
promotori di Libera sono
sorti in una quindicina di regioni e vi hanno aderito un
centinaio di associazioni locali, tra cui la Fgei. L’associazione è sostenuta anche da
un intergruppo di parlamentari di vari orientamenti (da
cui sono assenti Alleanza
nazionale e Forza Italia) che
si sono fatti portavoce in Parlamento della proposta di
modifica della legge 575/65.
-T 7
i. Ï
Informazioni
per i malati di Aids
Il comitato «il sostegno» di
Venezia-Mestre ha iniziato il
2 marzo scorso un servizio
informativo per chi Vuole saperne di più sull’Aids. Dalle
ore 10 alle ore 13 di ogni giovedì G. L. Giudici, fondatore
della Casa «Eben-Ezer» per
malati di Aids, risponde alle
domande dei cittadini sulla
prevenzione, la cura, l’assistenza e i benifici di legge per.
le persone con HIV positivo
Telefono 041-935474.
Indennità
di disoccupazione
Il 31 marzo prossimo scade
il termine per richiedere l’indennità di disoccupazione da
parte dei lavoratori occasionaii che abbiano lavorato per almeno 78 giornate. Per avere
l’indennità di disoccupazione
con i requisiti ridotti è infatti
sufficiente aver lavorato per
almeno 78 giornate nel corso
di un anno solare e poter far
valere la prescritta anzianità
assicurativa di almeno due anni. Per il raggiungimento delle
78 giornate lavorative contano
sia le giornate a tempo pieno
che quelle a tempo parziale,
queste ultime ovviamente per
la parte lavorata. Si possono
cumulare i periodi di lavoro
lavorati in diversi settori (ad
esempio agricoltura, edilizia,
stato, parastato, enti locali, sanità, commercio, ecc.).
Chi ha almeno due anni di
contributi per l’assicurazione
contro la disoccupazione (in
pratica tutti coloro che sono
stati assùnti «regolarmente»)
e nel ’94 ha lavorato almeno
78 giornate può fare domanda
(anche tramite un patronato)
all’Ufficio di collocamento o
alla sede Inps più vicina.
Occorre compilare un modulo di domanda contrassegnato con la sigla Ds 21 a cui
vanno allegate le dichiarazione dei datori di lavoro del ’94
redatte sul modello DI 86/88
bis. L’indennità di disoccupazione che sarà versata a coloro che ne hanno diritto sarà
del 28,5% della retribuzione
media giornaliera percepita
nel ’94. Le sedi dei sindacati
e gli uffici dell’lnps sono a
disposizione per le ulteriori
informazioni.
. s . s' „ N r .
h
Lavorare con la Cevaa
È uscita, come ogni anno
in questo periodo, la lista di
posti di servizio nel quadro
degli scambi fra le chiese che
fanno parte della Cevaa (Comunità evangelica di azione
apostolica). Sono richiesti
medici in Camerún. Costa
d’Avorio, Mozambico; insegnanti in Camerún, Madagascar, Nuova Caledonia; pastori in Costa d’Avorio, Lesotho; servizi amministrativi
nel Benin, nel Camerún e in
Mozambico.
La conoscenza del francese
è un requisito indispensabile
per poter prestare servizio
presso le chiese nella maggioranza dei paesi elencati
(fa eccezione il Lesotho per
cui è richiesta la conoscenza
dell’inglese; nel Mozambico
è utile la conoscenza del portoghese). Per tutti questi posti è richiesto un periodo di
servizio minimo di due o tre
anni, rinnovabile per ulteriori
periodi. È di fondamentale
importanza tenere presente
che si tratta di uno scambio
di servizi da chiesa a chiesa c
questo dovrebbe dare la percezione della qualità del servizio richiesto.
Per ulteriori informazioni
scrivere a Anna Coisson, via
Deportati e Internati 2, 10066
Torre Pellice (To).
19
\/F.NERDÌ io marzo 1995
Pagina Dei
Posta
Ricordando
Ada Landi
Ho appreso da Riforma del
13 gennaio che il Signore ha
chiamato all’eterno riposo la
sorella Ada Landi, membro
della chiesa di Roma, via del
Teatro Valle.
La sua vita è stata un servire il Signore per gli altri. Per
^ ha fatto parte del Consiglio nazionale dell’Unione
femminile battista in qualità
di cassiera. Si è data molto da
■fare per la costruzione del
campo di Rocca di Papa e si è
anche occupata della gestione
dei campeggi estivi.
Ciò che più mi ha colpito è
stato il lavoro svolto nelle
carceri con opuscoli, scritti,
visite; si interessava dei detenuti anche una volta usciti
dal carcere. Mentre svolgevo
il mio ministerio ad Ancona,
mi segnalò che in quelle carceri vi erano tre detenuti. Appéna mi videro e seppero che
«0 un pastore, mi abbracciarono e mi chiesero: «E stata
mamma Ada a dirle che eravamo qui?». Così la chiamavano i carcerati e poi mi raccontarono come si erano con4,i,vèrtiti al Signore con l’aiuto
■' di mamma Ada.
La sorella Landi mi aveva
5 raccontato un episodio. Un
amico ingegnere e costruttore
. le aveva chiesto di trovargli
una persona di fiducia per la
■^a azienda. Gli presentò un
giovane appena scarcerato.
Aveva scontato una pena per
furto'. All’amico ingegnere
non disse la provenienza di
questo giovane. Quando rivide l’amico, questi le disse;
«Ada, conoscevi una persona
così brava e fidata, perché
non me l’hai segnalata prima?» e concluse; «Mi hai fatato un bel regalo».
Esprimo anche a nome di
mia moglie le condoglianze
più sincere al figlio Paolo e
famiglia e alla chiesa di Roma Teatro Valle, nella consapevolezza di essere sorretti
dalla fede in Gesù Cristo, che
. è la nostra vita.
Pasquale Mirco - Lodi
LETTERA
Il paese dei creduloni
FRANCO CAMPANELLI
onosci il paese dove
fioriscono i limoni?»
decantava Goethe, riferendosi
al nostro, in un famoso soneU
to; oggi qualcuno potrebbe
parafrasare il. verso dicendo:
«Conosci il paese dove fioriscono i creduloni?». A parte
la battuta di spirito, davvero
oggi nella nostra Italia non
c’è più freno alla fantasia religiosa popolare (e magari
fosse solo quella!).
Enfatizzate dai media (televisione, fax, internet) riceviamo, in tempo reale, una serie
di notizie a dir poco spiazzanti: le apparizioni miracolose
si susseguono a ritmo frenetico, la gente che segue questi
fenomeni ormai sembra che
abbia messo da parte anche la
voglia (poca) di lavorare.
«Andiamo a vedere il miracolo!», sembra essere diven
tato lo slogan nazionale. E
non c’è nemmeno più differenza geografica; sotto ogni
latitudine del Bel Paese, nei
più remoti posti (Canicattì e
Spilimbergo, Ururi e Abbiategrasso) c’è l’immancabile
«visione»!
Gli ambiti sensoriali investiti, le modalità di rappresentazione sono pressoché infinite: si va dallo schizzo di fango sulla parete con linee virgineomorfe alla statuetta
piangente; dai riflessi improbabili su una superficie vetrata alle folgorazioni vere e
proprie (magari durante un
temporale...), alle configurazioni artefatte (ampolle trasudanti, sacre tuniche, vesti, vestaglie e pannilini) tutte rigorosamente di origine e provenienza controllata, come si
suol dire.
E la gente accorre a frotte,
si hanno contemplazioni col
lettive, solidali cooptazioni a
confermare lo straordinario
evento; qui non mancando fenomeni di trasporto, di trance, subito qualificati come rapimenti mistici dai giornalisti
in cerca di scoop.
Insomma si vuol per forza
vedere quello che non c’è: la
Siridone è di fattura medioevale, macché, risale proprio a
Gesù. La verifica scientifica
viene disattesa o rifiutata.
Naturalmente le autorità
ecclesiastiche (cattoliche),
pur guardando qualche volta
con occhio critico a questi fenomeni, non vogliono certo
scontentare i fedeli, e poi c’è
il fatto economico, il business: coi tempi che corrono,
«quello che lasci è perduto»,
intanto ne ricavi in consenso,
là gente è distratta, è un modo per defilarsi dalle quotidiane cure e poi meglio un raduno estatico-mistico che la
cagnara nei campi di cpcio o
in altri assembramenti.
Perciò: tolerentur! Pi)n
le opinioni contrarie
sì, vanno rintuzzate,
in una qualsiasi cittadii
Meridione (per esempio
gnola), non è difficile
sui portoncini de)le abiti
dei tagliandini adesivi
rescenti, ad ammonire
cauti visitatori-Testiip
Geova di transitare ol
trasposizione aggiom,
delicata se si vuole,
gerati avvertimenti:
nicht bei Juden!», in:
una singolare interpn
del concetto di tollera^:
Così vanno le cose
lietta del 2000. Com^
bare tutto questo con
ze del modernismo
necessità irrinunci
sentire, pensare, agirò
rationis» piuttosto che
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^bile di
«more
«more
ilire:
di
La sinistra
non è Cristo
L’articolo a tutta pagina sul
n. 3 di Riforma di Paul Coeytaux è sconfortante: il pensiero della sinistra (e di quella
migliore sul piano etico), lasciati gli ardui approdi di
Marx e di Lenin, fa vela lamentosamente fra Edmondo
De Amicis e Gerolamo Savonarola, con alcuni graziosi accenti lirici in più. A quello
che è il vero «zoccolo duro»
del marxismo, il metodo dialettico, il tentativo di interpretare la realtà attraverso le sue
contraddizioni pr arrivare a
mutarla, si sostituisce l’apologià liricheggiante dei perdenti altrettanto risibile di
quella dei cosiddetti vincenti.
In tema di controllo dell’incremento demografico si sfiora il delirio: che i numerosi
figli siano un sostegno per la
vecchiaia dei genitori assomiglia in quanto a razionalità al
«hanno diritto all’Impero i
Riforma
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Riforma è il nuovo titolo dellalestata La Luce registrata dal Tribunale di Pi^erolo con il n 176
del 1® gennaio 1951, responsabile Franco Giampiccoli. Le modifiche sono state registrate
con ordinanza in data 5 marzo 1993.
Il numero 9 del 3 marzo 1995 è stalo consegnalo per l'inoltro postale all’Ufficio CMP Nord,
via Reiss Romoli 44/11 di Torino mercoledì 1®marzo1995.
popoli fecondi» di ducesca
memoria; Cina e Cuba, con le
buone e con le cattive (Cina),
hanno portato il loro incremento demografico a livelli
inferiori a quelli dei paesi
«ricchi», in base al sacrosanto
principio maoista «contare
sulle proprie forze»; il raddoppio della popolazione
ogni 20-25 anni si vede dove
ha portato Ruanda, Algeria e
Egitto. A pagina 2 dello stesso numero si accenna a gravi
persecuzioni di protestanti
proprio nello stato del Chiapas. Non c’è da stupirsene;
quando una giusta battaglia di
sinistra anziché su un’analisi
dialettica si basa su presupposti manichei, il diverso è sempre il nemico.
La sinistra non è Gesù Cristo che attraversa la propria
sconfitta e morte e redime il
mondo; la sinistra ha un compito infinitamente più modesto, quello di ottenere qualche
significativa vittoria per cambiare qualcosa di abbastanza
importante e non è che anche
per questo non presenti qualche rischio: si veda la fine dei
veri riformisti come Luther
King o Olof Palme.
Enzo Robutti - Roma
Rispetto
reciproco
C’è chi protesta e c’è chi si
vergogna. Senza entrare nel
merito della visita del pastore
luterano Klaus Engelhardt a
Roma, io come evangelica
valdese mi vergogno che nelle nostre comunità vi siano
credenti i quali, con intolleranza e durezza, giudicano i
loro fratelli definendoli
«pronti ai compromessi più
avvilenti e vergognosi, a un
protestantesimo snaturato e
degenere», affermando altresì
che «un protestante verace
non potrà mai partecipare
all’eucaristia cattolica né lo
desidera affatto» (vedi Riforma n. 5 e n. 8 1995).
Forse chi ha pronunciato
questi giudizi e queste affermazioni non solo non si è mai
aggiornato sul movimento
ecumenico e sui molti documenti espressi anche nell’ambito della nostra chiesa,
ma soprattutto non ha intuito
che (ben al di là di qualsiasi
formulazione teologica) lo
scandalo di una mensa del Signore divisa può e deve essere sommerso dalla carica
travolgente dell’amore, in cui
ogni divisione si consuma,
ogni presunta verità si riassume in Cristo, ai piedi della
croce, alla luce della resurrezione, nella pienezza del perdono e nel reciproco rispetto.
Florestana Piccoli Sfrédda
Rovereto
I nomi e
le identità
Sul n. 8 di Riforma, a pag.
5, vi è un buon articolo dal titolo «Come credere nella società di oggi» a firma della
sorella Elisabetta Senesi di
La Spezia. Ho apprezzato sia
l’articolo (una buona iniziativa culturale nella chiesa metodista della città) che il titolo. Ma sono rimasto un po’
sorpreso da un passaggio, anzi dalla premessa contenuta
nell’articolo. Leggo: «Venerdì 27 gennaio si è tenuta
nella chiesa valdese metodista di La Spezia...».
È una chiesa yaldese o metodista quella di La Spezia?
Stando al titolo è metodista
(e anche stando alla storia e
alla realtà). Allora perché
creare una confusione inutile? Perché scrivere un nome
che non esiste, non corrisponde a nulla?
chie
Oggi in Italia
chiese valdesi e
diste, e anche loca|i
utilizzati dalle di
comunità oppure
integrate (vedi Ve
non esistono chiesi
metodista», né ta
come altri scriyon^
metodista».
I nomi manifestai!
e anche per il pubbl i
legge la nostra ide:
nostra storia. Diaiq
il nome giusto alle
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confusione e senziji
in modo artificiale
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Il rappor
con gli
evangeli
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Ita
Spiri
11 clic di prima pagina
tempo delle mimose
Una tessitrice di tappeti in Iran. Le
donne di quello che viene chiamato
«Terzo Mondo» si sono rese protagoniste della Conferenza del Cairo su
demografia e sviluppo organizzato
dalle Nazioni Unite, ma l’Italia non se
n’è accorta e si è parlato quasi solo
dell’opposizione vaticana all’aborto.
Questo 8 marzo vorrebbe unire idealmente il percorso delle donne italiane
a quello delle donne del mondo.
Le comunità
storiche sempre
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chiese evangeliche
cor di più adesso
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entrate a far parte
razione. Se da u
appare come un
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proco, dall’altra
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Alcuni dei temi
di questo dialogo
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fronto biblico al
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sottolineano che
fenomeni come
gue e guarigioni
conosciuti dalle
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fede. Tali doni v
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Corinzi 14, 18Non è mia
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fica che sia.
mti
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disa:
Tale
PAG. 9 RIFORMA
ne rafforzato da una serie di
domande che mi vengono poste, finalizzate a «valutare» la
fondatezza della mia fede;
Hai ricevuto il battesimo dello Spirito Santo? Parli in altre
lingue? Hai ricevuto il dono
delle guarigioni?
Io a quel punto non sono
più in grado di aprirmi perché
mi sento giudicato nel mio
modo di credere. C’è qualcosa di perverso in questo modo
di affrontare il dialogo. Come
posso parlare se sono considerato dal mio interlocutore
un «pagano da convertire» o
nella migliore delle ipotesi un
«credente a metà»? Io non
credo che sia possibile costraire dei rapporti di stima e
collaborazione se da entrambe le parti non c’è pieno riconoscimento reciproco del valore della fede dell’altro.
Quando il confronto non
diventa giudizio, ma condivisione della grazia, io vedo
l’opera guaritrice dello Spirito di Dio. Quando mi sento
accolto e non giudicato io
ascolto e parlo il linguaggio
dell’amore. Quando la grazia
ci libera dal pregiudizio io
vedo il miracolo della conversione e il segno del regno
di Dio che viene.
Nicola Milane
resp. comunità battista
Bollate (Mi)
I idei
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ito. Il dono
in secondo
necessità
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evangelico (1
19).
RINGRAZIAMENTO
«Il Signore è il mio pastore
nulla mi mancherà»
Salmo 23, 1
I familiari di
Davide Long
riconoscenti ringraziano quanti
hanno partecipato al loro dolore.
Un grazie particolare al personale medico e paramedico dell'Ospedale valdese di Torre Pellice,
al dott. Bevacqua, al volontari
della Cri di Torre Pellice, al pastore Claudio Pasquet e a quanti sono stati loro vicino durante la degenza in ospedale.
Angrogna, 2 marzo 1995
RINGRAZIAMENTO
«lo sono la resurrezione
e la vita: chi crede in me
anche se muoia, vivrà;
e chiunque crede in me
non morrà mai»
I marito e i familiari di
Elena Vigna Monnet
profondamente commossi per la
grande dimostrazione di affetto
tributata alla loro cara, ringraziano di cuore tutti coloro che, in
modi diversi, hanno preso parte
al loro dolore.
Un pensiero riconoscente va,
in particolare, alle numerose persone che, con affetto e dedizione,
hanno assistito e confortato Elena durante i lunghi mesi di sofferenza. Un grazie speciale anche
alla dott.ssa Seves, al past. Claudio Pasquet, ai medici e al personale dell'Ospedale valdese.di
Torre Pellice.
Luserna San Giovanni
24 febbraio 1995
sa
alla
enzione qui
posizione al
ressa invece
,gio che vivo
che entro in
n fratello prochiesa evan
tìle
o carismadisagio vie
RINGRAZIAMENTO
«Nella mia distretta
ho invocato l’Eterno,
ed egli mi ha risposto»
Salmo 120,1
«lo alzo gli occhi ai monti...
donde mi verrà l’aiuto?
Il mio aiuto vien dall’Eterno»
Salmo 121,1-2
È mancata all'affetto dei suoi
cari
Frida Pastre Beux
di anni 72
Profondamente commossi per la
grande dimostrazione di stima e
di affetto data alla loro cara, i familiari ringraziano tutte le persone
che si sono unite al loro dolore.
Un ringraziamento particolare
a tutto il personale medico e infermieristico dell'Ospedale valdese di Pomaretto, al medico curante dott. Saverio Del Din, alla
pastora Lucilla Peyrot e a tutte le
persone che con grande affetto
hanno offerto il loro aiuto morale
e materiale durante la malattia.
Pomaretto, 28 febbraio 1995
20
PAG. 10 RIFORMA
Villaggio Globale
venerdì io marzo 1995
Donne del Burkina Faso al lavoro
Ovunque in Africa si moltiplicano gli incontri per fare sentire la voce delle donne
Le donne africane lottano per difendere i loro
diritti e per costruire una vera democrazia
_________D. BOMBOTE________
Le donne africane hanno
fretta. Si mobilitano per
rivendicare l’instaurarsi di
una vera giustizia che garantisca l’uguaglianza tra i sessi.
Rifiutano la rassegnazione di
fronte alle pesantezze sociali
e ai pregiudizi antidonne che
le respingono alla periferia
della società.
Sempre di più, in tutta
l’Africa, le loro voci si levano
per denunciare l’egemonia
dell’uomo. Con seminari,
conferenze, colloqui, le donne
cercano di organizzarsi per
farsi sentire. Una trentina di
esse hanno preso parte al simposio organizzato dall’Unesco
su «Donna e democrazia in
Africa», che si è svolto a
Windhoek, in Namibia, nell’
ottobre scorso. Con determinazione, hanno chiesto un accesso più equo delle donne a
tutti i livelli di potere e una
partecipazione conseguente
alle decisioni relative al divenire dell’Africa.
Il Decennio mondiale
della donna
Il movimento di emancipazione delle donne, nato nelle
società occidentali alla fine
del secolo scorso, ha avuto
echi in Africa. Progressi notevoli sono stati realizzati a favore del miglioramento del
loro statuto: l’Anno internazionale della donna nel 1975
e il Decennio mondiale della
donna 0975-1985) sono stati
decisivi. Come spiega una responsabile africana, questo ha
permesso «all’opinione africana e intemazionale di essere sensibilizzata, messa in allerta, e perfino provocata circa le difficoltà vissute dalle
donne. Nell'insieme, il discorso delle donne sulle donne è stato liberato...». Essa fa
rilevare che le numerose associazioni femminili, create
prima e durante il Decennio,
hanno contribuito a informare
e a fare prendere coscienza
dell’oppressione delle donne.
Tuttavia, anche se viene generalmente ammesso che le
donne giocano un ruolo fondamentale nello sviluppo socio-economico dell’Africa, a
Windhoek così come in altre
occasioni, esse hanno lamentato di continuare ad avere
meno possibilità di accesso al
potere e alle risorse economiche. La loro rappresentanza
nelle strutture di decisione rimane debole e a volte soltanto simbolica.
Nell’insieme del mondo la
percentuale di parlamentari
donne è di circa il 10%; in
Africa è molto più bassa. Lo
stesso vale per i governi: ad
esempio nel Senegai, che
spesso viene citato come
esempio di democratizzazione e dove le donne rappresentano il 52% della popolazione, su 29 ministri e 109
deputati si contano rispettivamente due e undici donne; ci
sono 425 donne su 7.476
consiglieri rurali (meno del
6%) e 354 donne su 2.360
consiglieri comunali.
In occasione di un incontro
a Dakar, rappresentanti di
Ong (organizzazioni non governative) hanno rilevato che
«malgrado le trasformazioni
nelle politiche sociali, favorite dall’urbanizzazione, la
scolarizzazione, l’accesso al
lavoro salariato, l’espansione
tramite i mass media dei modelli occidentali, la donna
viene considerata come inferiore e l’unico statuto che le
viene riconosciuto è quello di
sposa e madre».
La conquista della democrazia è ormai l’ossessione
delle organizzazioni femminili africane. Senza democrazia, niente salvezza. «La vera
democrazia - rileva uno studio fatto da un gruppo di donne senegalesi - è quella che
si fa carico dei bisogni e delle aspirazioni delle comunità
di base, che garanti.sce e facilita l’espressione dei bisogni
e delle aspirazioni e l’esercizio dei diritti politici».
La meta
è ancora lontana
Nel vissuto quotidiano, la
realtà dimostra che si è ancora molto lontani dalla meta.
In ottobre, una giovane senegalese di 25 anni si è uccisa
per non dover sposare uno dei
suoi cugini che i genitori volevano imporle.
Le partecipanti al simposio
di Windhoek hanno espresso
r auspicio che le donne imparino a prendersi in carico, a
creare gruppi di pressione;
hanno addirittura rimesso in
discussione la pratica del patriarcato, simbolo del dominio
dell’uomo. «Farsi chiamare
col nome del marito vuol dire
negare la propria personalità,
la propria visibilità», ha detto
una donna dello Zimbabwe.
Un fatto radicato
neirinconscio collettivo
Gli atteggiamenti di segregazione di cui sono vittime le
donne sono un fatto sociale
radicato nell’inconscio collettivo maschile certo, ma anche femminile. Tali atteggiamenti generano nelle donne
stesse una mancanza di sicurezza nelle loro capacità, di
convinzione nel loro impegno. «Non faccio mio un certo discorso ostile agli uomini
- ha dichiarato una giovane
rurale africana - in quanto
trovo la mia piena realizzazione in una sottomissione
totale a mio marito. È lui che
dà un senso alla mia vita.
Per me fa problema criticare
troppo gli uomini».
«Non esiste democrazia
quando le donne africane sono vittime quotidiane di tutte
le frustrazioni legate all’
analfabetismo» spiega Fatoumata Sow, giornalista e dirigente di una Ong nel campo
delle comunicazióni, «non si
può parlare di democrazia
quando non sanno neanche
come avviene il concepimento e vengono esposte, a questo livello, a tutti gli abusi
dei ciarlatani».
Difatti, è grazie all’educazione in senso lato che le
donne saranno in grado di capire e di gestire, ad esempio,
tutto l’apparato giuridico che
assicura il funzionamento
norrnale di uno stato moderno. E grazie all’informazione
che le donne possono legittimamente «demarginalizzarsi», accrescere le loro competenze, le loro «performance»
tecniche e di conseguenza la
loro produttività. «La formazione e l’educazione sono fattori di realizzazione persona
le. Senza di esse, la donna
non può raggiungere una pienezza individuale. L’ignoranza genera l’alienazione», aggiunge Fatoumata Sow.
Lotta per il
riconoscimento dei diritti
Le donne africane sono altresì decise a fare in modo
che il loro posto determinante
nell’economia venga riconosciuto e rivalorizzato. In Senegai, I’85% della produzione economica è merito delle
donne, ma solo il 10% del ricavato tocca a loro.
Ovunque, in Africa, le donne sono confrontate alle stesse costrizioni che frenano la
loro integrazione economica:
discriminazione nell’accesso
alle agevolazioni bancarie,
analfabetismo o debole livello di istruzione, fattori socioculturali e religiosi invocati
per giustificare pregiudizi e
stereotipi negativi.
Le difficoltà di accesso alla
proprietà fondiaria, mentre in
media più dei tre quarti delle
donne si dedicano alla produzione agricola, vengono considerate come la forma di ingiustizia più intollerabile. Recentemente una giovane donna d’affari, tornata tardi la sera al domicilio coniugale per
motivi di lavoro, è stata ripudiata dal marito.
«Malgrado l’importanza e
la diversità dei ruoli economici delle donne, l’immagine
dominante rimane quella della donna sottomessa, che non
.sarebbe nulla .senza il proprio
marito, guardiana della tradizione - commenta MarieAngélique Savané, direttrice regionale dell’Ufficio Africa del Fnuap a New York -.
Ogni tentativo per sfuggire a
tali cliché viene rigettato come una “alienazione alla cultura occidentale ’’».
Aìssata Dé, 25 anni, militante per l’uguaglianza dei
sessi, è convinta che solo con
la loro mobilitazione le donne
riusciranno a cambiare le
mentalità. «Noi donne - afferma - dobbiamo tenere presente che abbiamo sfide permanenti da raccogliere».
(Tratto da Sources Unesco n.
64, dicembre 1994)
50 anni fa la distruzione di Manila
Una tragedia passata
quasi sotto silenzio
JOHANNA SON
Molti giornali e riviste hanno
dedicato recentemente ampio
spazio ad un tragico evento della seconda guerra mondiale, i
bombardamenti terroristici indiscriminati condotti dal! 'aviazione inglese sulla popolazione
inerme della città tedesca di
Dresda, che causarono decine
di migliaia di morti e distruzioni immani, ma vi .sono tanti altri
episodi di quell’epoca che sono
quasi del tutto ignoti, come per
esempio la distruzione di Manila nello stesso febbraio 1945.
Nelle Filippine, dal 1988,
il mese di febbraio è dedicato all’amicizia filippinogiapponese ma i filippini più
anziani collegano questo mese con una serie di ricordi tristissimi della presenza giapponese e a cinquant’anni dalla
fine della seconda guerra
mondiale le ferite sono ancora
aperte, il terrore e l’orrore di
quei giorni non è dimenticato.
Nel febbraio del 1945 a Manila, la capitale, si verificò una
strage furiosa, una delle più
grosse tragedie della seconda
guerra mondiale nel Pacifico.
La terribile carneficina condotta dai soldati giapponesi e
i devastanti bombardamenti
dell’aviazione americana sono
in genere ignoti, per questo
vogliamo qui ricordarli.
Le Filippine, ex colonia
spagnola, si trovavano sotto il
dominio degli Stati Uniti,
quando le truppe giapponesi
conquistarono nel 1941-42 il
Sud-Est asiatico. Stretti fra la
controffensiva americana e la
resistenza filippina condotta
dai comunisti, le truppe giapponesi si scatenarono nel febbraio del 1945 con una particolare crudeltà. I testimoni
oculari raccontano di bambini
sbudellati con le baionette, di
donne violentate, di scuole e
chiese, piene di persone che
vi si erano rifugiate, date alle
fiamme. Il contrammiraglio
giapponese Sanji Iwabuchi,
che proseguì la battaglia ignorando l’ordine di ritirarsi impartito dai comandi supremi,
si meritò il nome di «macellaio di Manila».
A tutto ciò si aggiunsero i
bombardamenti indiscriminati
dell’aviazione americana, che
durarono settimane. Quando
alla fine di febbraio i giapponesi furono cacciati il bilancio
era desolante: la città era quasi completamente distrutta,
morti 1.000 soldati americani,
17.000 giapponesi e oltre
100.000 civili filippini. Ancora oggi ci si chiede che cosa
ci fosse dietro le strategie militari e politiche delle due potenze, Usa e Giappone. Forse
non si chiarirà mai per quale
motivo Manila dovesse essere
ridotta in macerie. Solo da poco i sopravvissuti hanno cominciato a rompere il silenzio
e a domandare ad alta voce:
erano proprio necessarie tante
vittime per liberare la città dai
giapponesi?
Perché le truppe americane
non invasero l’isola? Aurora
Roxas-Lim, che visse quelle
vicende, è ancora indignata
per i bombardamenti a tappeto degli americani: «Tutti i
nostri monumenti culturali
importanti sono stati distrutti», La vecchia città Intramuros, dell’epoca spagnola, è
stata quasi rasa al suolo, la
cattedrale danneggiata gravemente. «La distruzione di Manila è stata una delle più grosse tragedie della guerra nel
Pacifico» afferma lo storico
americano William Manchester. La scrittrice filippina
Carmen Guerrero NakpiI, che
ha perso allora il suo primo
marito, protesta contro il silenzio: «La cosa più triste non
è che i veterani giapponesi e
americani si siano dimenticati
di Manila, ma che la maggior
parte dei filippini non sappia
quasi niente di quello che è
successo durante la guerra».
La città ha deciso di intervenire con un’iniziativa:
«Memorare Manila 1945» e
ha fatto erigere un monumento in bronzo in ricordo delle
vittime dell’occupazione
giapponese: riproduce una
donna piangente, ed è stato
inaugurato a metà febbraio.
«Il perdono coirisponde al nostro spirito cristiano - ha detto Juan José Rocha, presidente del comitato organizzativo
- ma vorremmo che i giapponesi almeno riconoscessero
ciò che hanno fatto e se ne
mostrassero pentiti».
Molti sono irritati per il fatto che il Giappone sia così restio ad assumersi la responsabilità per i crimini di guerra
commessi dall’esercito imperiale. Quando due anni fa il
primo ministro Morihiro Uosokawa si scusò per la guerra
d’aggressione condotta in
Asia, molti lo criticarono
aspramente in Giappone, e le
discussioni su che cosa debba
fare il Giappone per il cinquantesimo anniversario delia
capitolazione continuano.
Nell’agosto del 1945 le tru|ipe
giapponesi ancora presenti
nelle Filippine si arresero e il
2 settembre fu firmata la capitolazione finale del Giappone.
Cresce il numero dei filippini
che chiede che non sia febbraio, ma ago.sto il mese dedicato all’amicizia con il Giappone. «Ma non ancora da
quest’anno - dice un giornalista - aspettiamo che le ferite
di questo sanguinoso passato
si richiudano». (Epd)
Una strada di Manila oggi